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Sul calendario giuliano, la tradizione della Chiesa e la difesa della fede

Natale e Capodanno è un momento in cui molti cristiani ortodossi che seguono il calendario giuliano (vecchio) si chiedono perché lo fanno; o meglio, quelli che seguono il calendario gregoriano (nuovo) si chiedono perché le Chiese di vecchio calendario non lo vogliono cambiare. Ecco un altro sguardo approfondito su questa domanda, da un certo numero di angolazioni.

* * *

una cartolina natalizia russa pre-rivoluzionaria. Frammento

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Ultimamente si pone spesso la domanda: perché la Chiesa ortodossa russa vive secondo il calendario giuliano, quando tutto il mondo e la maggior parte delle Chiese ortodosse locali sono da tempo passati al calendario gregoriano? E davvero, perché? Quanto sono convincenti gli argomenti contro il vecchio calendario? Come è connesso il calendario con la nostra vita spirituale cristiana, e qual è il significato del conservare le nostre tradizioni nel mondo moderno? Lo storico Pavel Kuznekov parla con i nostri lettori su questo argomento.

La discussione che circonda il calendario giuliano è venuta ancora una volta alla ribalta, anche se la domanda che si pone non è: "Perché la Chiesa ortodossa russa vive secondo questo calendario?" A questo la risposta è ovvia: perché questa è la nostra tradizione millenaria. Piuttosto, la domanda è più simile a questa: perché non siamo passati al calendario che usa la maggioranza della popolazione nel paese, e che l'Unione dei Commissari dei Popoli ha chiamato l'8 febbraio 1918 "il calendario delle persone colte"? La domanda si riduce a fondo a questa: "Perché seguiamo la tradizione? " La risposta è ovvia: Perché, nella Chiesa ortodossa, la tradizione è importante.

Anche così, diamo un'occhiata agli argomenti solitamente presentati in favore del "cambiamento" dal punto di vista della tradizione della Chiesa, e l'argomento pratico-quotidiano.

La questione scientifica – la correzione dei paschalia?

l'istituzione del calendario gregoriano. Bassorilievo sulla tomba di Papa Gregorio XIII nella cattedrale di San Pietro, a Roma

L'argomento scientifico suona così: il calendario gregoriano descrive più accuratamente le manifestazioni astronomiche; cioè, corrisponde più precisamente all'anno tropicale – il periodo di rotazione della terra intorno al sole. E al fine di istituzionalizzare il calcolo del tempo, questo calendario è stato introdotto, per primo in Europa, da Gregorio XIII. Ha avuto inizio nel mondo cattolico e poi si è diffuso in altri paesi.

Ma in realtà papa Gregorio ha introdotto il nuovo calendario per un motivo diverso. L'idea principale dietro la riforma gregoriana era una correzione nei paschalia. Gli studiosi del tempo, principalmente italiani, avevano scoperto che l'intervallo indicato nel classico anno giuliano avrebbe portato, in diverse decine di migliaia di anni, a una Pasqua che cade in autunno, e questo avrebbe disturbato alcuni principi. Fu creata una commissione, e dopo una discussione abbastanza lunga si giunse alla conclusione che una riforma doveva essere fatta esattamente nei paschalia, e a causa dei paschalia l'intero anno giuliano avrebbe avuto bisogno di essere riformato. Sono state apportate modifiche che accorciavano di un poco l'anno. Fu introdotta la regola che stabilisce il regime degli anni bisestili: gli anni divisibili per quattro e per 400 sono rimasti anni bisestili, e quelli divisibili per 100 sono diventati anni non bisestili.

E per quanto riguarda i paschalia per i quali il calendario è stato modificato? L'intero mondo ortodosso segue la tradizione dei paschalia alessandrini, mentre il mondo cattolico romano non ha mai completato il suo lavoro sui propri paschalia, ed essenzialmente il suo computo della data della Pasqua dipende dagli stessi paschalia alessandrini, a cui ha semplicemente unito alcuni artifici correttivi. Inoltre, solo poco tempo fa, praticamente lo scorso anno, i cattolici di Terra Santa sono passati direttamente ai nostri paschalia ortodossi, tornando alla tradizione da cui erano partiti dal nel XVI secolo, e ammettendo con questo che si ritiene che il compito principale nella creazione del calendario gregoriano non sia stato completato con esito soddisfacente. Anche tutte le Chiese ortodosse che per convenienza pratica sono passate al calendario "di nuovo stile" nel XX secolo hanno riconosciuto questo fatto. Formalmente, non sono passate al calendario gregoriano, ma a un calendario giuliano nuovo, che per i prossimi secoli corrisponderà ancora al calendario gregoriano. Tuttavia, nel momento del passaggio a questo nuovo calendario, queste Chiese osservano ancora i paschalia secondo l'antica tradizione, quella del calendario giuliano, perché i paschalia alessandrini non sono cumulabili con il calendario gregoriano, tale è il suo apparato matematico interiore, si potrebbe dire. La data della Pasqua si calcola solo sul calendario giuliano.

Così, il primo argomento cade, perché il principale problema scientifico che ha motivato la creazione del calendario gregoriano – la correzione dei paschalia – non è stata risolta in modo soddisfacente.

Il calendario dell'anno liturgico

Risurrezione di Cristo. Affresco dal monastero di Chora

Diamo ora un'occhiata al secondo argomento – dal punto di vista della tradizione della Chiesa. Ma in primo luogo prendiamo nota: i tentativi di combinare il calendario gregoriano con i tradizionali paschalia ortodossi portano a tutta una serie di incongruenze liturgiche, per esempio, la scomparsa del digiuno degli apostoli. Queste incongruenze perturbano l'intera struttura della vita liturgica che è stata elaborata nel corso dei secoli, e non possono produrre nulla di più di una discordia ecclesiastica. In sostanza, questo è un sistema incoerente, come, per inciso, hanno ammesso gli stessi creatori del calendario giuliano nuovo. Quando nel 1920 i greci, e dopo di loro altri paesi ortodossi, sono passati a questo nuovo stile, l'obiettivo era lo stesso: sviluppare nuovi paschalia. Ma nessuno ha potuto ottenere questo risultato, perché è più di un compito meramente difficile: è un compito impossibile. Tali paschalia semplicemente non possono essere fatti. L'unica possibilità è di fare ciò che fanno i cattolici: fare correzioni annuali regolari utilizzando una complessa formula matematica. Ma sorge inevitabilmente la domanda: perché?

Che cos'è dunque un calendario nella tradizione della Chiesa?

Per la tradizione della Chiesa il calendario è un sistema utilitaristico e non dogmatico. Ecco perché le Chiese che sono passate al nuovo calendario – la greca, la bulgara, la romena – restano le stesse Chiese sorelle, non abbiamo divergenze dogmatiche con loro, e continuiamo ad avere le nostre relazioni fraterne con loro. Ma il calendario svolge una funzione molto importante.

Il calendario giuliano in sé è stato un'invenzione del mondo pagano, e non ha alcuna relazione con il cristianesimo. Di fatto, non dovrebbe esserci particolarmente caro. Ma il punto è che quegli stessi paschalia alessandrini si basano su questo calendario, e questi paschalia per secoli, a partire dalla fine del III e dagli inizi del IV secolo, hanno determinato non solo la struttura della vita liturgica, ma il costrutto di tutto l'anno liturgico. Su questi paschalia è stato formato un sistema di feste cristiane, che ha cominciato a essere creato dal quarto secolo e che nel VI secolo aveva assunto una forma più o meno stabile quasi uguale a quella che abbiamo oggi. Il calendario ha il compito di organizzare la vita liturgica, ed è in questo senso che il calendario giuliano è già cresciuto e penetrato così saldamente e durevolmente nella tradizione della Chiesa che ogni tentativo di estrarlo porterà inevitabilmente a gravi tentazioni; a ciò che i greci chiamavano "scandali"; vale a dire, a ciò che è offensivo per le persone che sono abituate a questa tradizione liturgica. E la tradizione liturgica significa molto di più di un semplice rituale per il cristiano ortodosso.

Nell'esempio dei paesi ortodossi che hanno introdotto la riforma del calendario possiamo vedere in che modo straziante e difficile questi processi sono stati vissuti dalla gente della Chiesa, quante volte sono stati causa di ogni sorta di tentazioni, scismi, e così via. L'opposizione al calendario può anche essere usata come una scusa per giustificare degli scismi, anche se ci rendiamo conto che dietro gli scismi c'è sempre una certa superbia, un tentativo di resistere contro la Chiesa. E noi, naturalmente, condanniamo queste cose. Ma come si dice: "Non tentate questi piccoli" [Cf. Mt 18:6; Mc 9:42; Lc 17:2, ndt] – non si dovrebbe dare una scusa a chi è alla ricerca di una scusa.

Dal punto di vista della tradizione della Chiesa, una cosa così dolorosa come un cambiamento di calendario non è neppure giustificata da nulla in senso pratico. Quindi l'idea che stava alla base delle riforme gregoriane, secondo la quale la Pasqua non può che essere una festa di primavera celebrata inalterabilmente dopo l'equinozio astronomico di primavera, si basa su false premesse. Da nessuna parte nella Sacra Scrittura c'è qualcosa che parla dell'equinozio di primavera, né da nessuna parte nella Sacra Scrittura si dice che la Pasqua è una festa stagionale. La Pasqua ebraica è, di fatto, un giorno sacro stagionale, collegata con il ciclo agricolo. Ma che cos'è la Pasqua cristiana? È il ricordo della risurrezione del Salvatore. Non ha alcun rapporto con i cicli astronomici o il sorgere della luna e delle stelle.

Per quanto riguarda le stagioni, non solo i cristiani ortodossi ma anche quelli cattolici del Sud del mondo già celebrano la Pasqua in autunno, e nessuno se ne è mai preoccupato, compreso l'attuale papa di Roma, che, come tutti sappiamo, viene dal Sud America.

L'argomento alla base delle riforme gregoriane, un argomento di scienze naturali, non solo è privo di significato nella tradizione cristiana, ma la contraddice addirittura. Questo perché, come la nuova Pasqua differisce dalla vecchia Pasqua nel senso che non è più una festa legata alla vita terrena, ma una festa collegata con la vita del mondo che verrà. È una festa che apre la strada per l'uomo alla vita del mondo a venire, al regno dei cieli. Questa è una festa che non è di questo mondo, e in essa il movimento degli astri o i cicli naturali non hanno assolutamente alcun significato.

Al passo con l'Occidente

Ridateci i nostri undici giorni! William Hogarth, 1755

Il terzo argomento è la convenienza pratica del calendario gregoriano. È l'argomento più spesso presentato oggi. Dopo tutto, i paesi protestanti che per tanto tempo avevano combattuto contro quel maledetto calendario pontificio, poi lo hanno adottato in forza di questa argomentazione. Gli inglesi e gli svedesi sono stati particolarmente ostinati; come sappiamo, se ne sono tenuti fuori fino al XVIII secolo. Tra l'altro, non riconoscevano alcuna celebrazione di Capodanno, e non hanno mai avuto il nostro problema del "nuovo anno". Il nuovo anno in Inghilterra iniziava il 1° marzo, secondo una antichissima tradizione cristiana romana. Il loro passaggio al calendario papale fu legato esclusivamente alle esigenze del commercio: le date di contratti commerciali, dei termini di produzione e del trasporto delle merci dovevano essere sincronizzate, perché i mercanti dipendono dai calendari dei vari paesi. La gente comune, dopo tutto, non sa che giorno è oggi in Cina secondo il calendario cinese o in Persia secondo l'hijra solare. Ma per un mercante che viaggia qua e là, questa domanda significa denaro. E il commercio ha preso la mano – ha portato l'Europa al sistema di calendario unificato in base al quale essa vive ora.

Che cosa è successo nel mondo ortodosso? Qui la situazione è più tragica, perché non è stato nemmeno il commercio che ha deciso la questione, ma la banale politica; i paesi ortodossi hanno cominciato il passaggio al nuovo stile giusto allo scoppio della prima guerra mondiale e subito dopo di essa. Si parlava di sincronizzazione delle forniture militari. In primo luogo ha cambiato la Bulgaria, che era stata attirata nel blocco militare tedesco, e poi, dopo la rivoluzione, la Russia; e una volta che gli altri paesi hanno perso il loro ancoraggio principale alla Russia hanno cambiato anch'essi. La Russia era in questo caso un'ancora della tradizione del calendario giuliano, in quanto si trattava di un settore culturale con cui gli altri dovevano vivere in modo sincrono. I paesi ortodossi preferivano sincronizzare i loro calendari con i russi, ma quando la Russia stessa è passata al nuovo calendario, la maggior parte degli altri paesi è immediatamente passata al calendario dell'Europa occidentale, ma questo è stato fatto dal governo e non dalla Chiesa. Le Chiese hanno mantenuto il vecchio calendario, in Bulgaria, in Serbia, e, naturalmente, in Russia. Così, da quel momento in poi ha avuto inizio la frammentazione della tradizione del calendario. La Grecia era l'eccezione. In Grecia, che ha conservato più a lungo che altrove (o almeno ha cercato di mantenere) un'unità dell'ordine politico e di quello ecclesiastico, la vita laica e quella ecclesiastica sono passate al nuovo calendario nello stesso tempo negli anni '20 – non al gregoriano, ma al nuovo giuliano. Hanno cercato di farlo con il massimo prestigio, se possiamo dire così, perché non passavano al calendario europeo occidentale, ma a un calendario ortodosso, solo che era nuovo. Tuttavia, il Monte Athos non è mai passato al nuovo calendario; vi si mantiene il vecchio calendario.

E non tutte le Chiese ortodosse hanno fatto questo cambiamento. Il tentativo di presentare la decisione dei greci (principalmente, la decisione di riformisti greci) come una decisione pan-ortodossa non ha avuto successo. A quel tempo sono riusciti a ingannare il patriarca Tikhon, a cui hanno detto che vi era stata una decisione pan-ortodossa di passare al nuovo stile, e quindi, questi ha pubblicato il suo famoso decreto sul come, per il bene dell'unità della Chiesa, avrebbero dovuto cambiare anche i russi. Ma non appena il patriarca Tikhon ha appreso che il patriarca di Gerusalemme non cambiava, e che neanche gli altri patriarcati erano sicuri, ha immediatamente ritirato tale decreto. Era più preoccupato di non perdere l'unità ecclesiastica nel mondo ortodosso, e se le altre Chiese ortodosse fossero state tutte d'accordo a passare al nuovo calendario, allora sarebbe stato sbagliato mostrare, come si suol dire, la superbia russa. Ma il fatto che ci fosse tanta falsità che circondava questo tema dimostra che la questione del calendario non era collegata a scopi puramente pratici. Certo, tutto era confuso con la politica, perché in sostanza si parlava del ri-orientamento verso la civiltà europea nel suo complesso, la civiltà occidentale euro-americana. E dopo aver accettato il calendario, il mondo ortodosso capitolò in uno dei suoi avamposti, che lo differenziava e lo distingueva categoricamente dal mondo occidentale.

Incongruenze del calendario

il decreto che introduce il calendario europeo occidentale nella Repubblica Russa. Pag. 1. Versione scritta a macchina. Frammento

La modifica al calendario gregoriano non era un problema dogmatico. Ma questo problema era tuttavia molto importante ed essenziale. Ed è stato sperimentato in modo piuttosto acuto in Russia.

Il popolo della Chiesa, tra l'altro, non ha accettato con gioia la riforma del calendario anche perché la separazione del secolare dallo spirituale nata da questo fatto si è rivelata molto utile per la vita spirituale della Russia, in particolare, dopo la rivoluzione. Il popolo della Chiesa rimaneva nel mondo del bene e della giustizia – nel mondo che era distrutto dal governo e dalla società, ma che era conservato nella Chiesa. Per inciso, non uno dei governi anti-bolscevichi ha mai riconosciuto il calendario europeo: tutti i documenti del movimento bianco sono datati con il vecchio stile – questa era un'altra forma di isolamento dal bolscevismo. E questa vita di calendario parallelo ha continuato ad esistere fino alla fine del regime sovietico, negli anni '90, come una forma consapevole di un altro modo di organizzare la vita ecclesiale – un'organizzazione basata sull'osservanza delle tradizioni in una nazione che aveva considerato il rifiuto di tutte le tradizioni come la pietra angolare della sua politica.

La situazione è cambiata quando il governo è tornato alla ragione e ha iniziato il suo ritorno ai valori e ai principi tradizionali, ma naturalmente nessuno ha la forza né i mezzi per abbandonare il nuovo calendario, perché questo sarebbe un'impresa costosa; e soprattutto, molto scomoda dal punto di vista degli interessi statali. E in quel momento è iniziato un processo, che naturalmente non può che metterci in guardia: la Chiesa ha cominciato gradualmente a dimenticare il fatto che il suo calendario è diverso. Le date tra parentesi che mostravano le date corrette delle feste e degli eventi nella vita della Chiesa hanno iniziato poco a poco a scomparire. È apparsa una sorta di calendario ibrido che dava alle feste nuove date, di tredici giorni diverse da quelli delle altre Chiese. Naturalmente, questo ha evocato qualche risatina ironica e molte domande. E, naturalmente, questo non è giusto, e non è normale. Si crea una certa situazione ambigua, falsa: Noi stiamo agendo come se vivessimo secondo lo stesso calendario di tutti gli altri, ma per qualche ragione si presentano regolarmente incongruenze.

Con Cristo, o con il mondo?

Fotogramma del film "L'ironia del destino"

La più nota di queste incongruenze è il Capodanno prima del Natale, intorno al quale ora circolano molti tipi di speculazioni. E questo, naturalmente, è un grande campo per tutti i tipi di insinuazioni. Ma la questione si risolve semplicemente se, in primo luogo, si visualizza il primo dell'anno nella sua data corretta, e in secondo luogo, gli si toglie lo status che aveva durante il periodo sovietico. Se nel blocco sovietico il Capodanno era diventato la principale festa di famiglia dell'anno, nel resto del mondo era il Natale ad avere tale status. I giorni di vacanza scolastica sono centrati intorno al Natale, insieme ai doni, agli alberi di Natale, e così via. L'URSS negli anni '30 ha voluto servire in tavola una vecchia tradizione in una salsa nuova, lasciando l'albero con le decorazioni, ma mettendo in cima una nuova stella, a cinque punte, presentando l'albero come una sorta di simbolo, ma senza un substrato religioso. Poi Nonno Gelo e Fiocco di Neve sono stati sostituiti a Babbo Natale [che a sua volta è un sostituto di san Nicola, ndc]. L'idea era di utilizzare le tradizioni religiose, al fine di ribaltarle e privarle del loro significato. E ha funzionato. Ora la gente moderna della Russia spesso non sa che si tratta di una festa religiosa.

È giunto il momento di mettere ogni cosa al suo posto e restituire a tutti i festeggiamenti attorno al Capodanno il loro significato natalizio originale. Quindi tutti i problemi si disperderanno da soli, e il Capodanno civile sarà meno evidente – abbastanza importante, ma allo stesso tempo una preparazione per la vera, corretta festa, che tutti aspettano in questi giorni. In questo non c'è alcuna tragedia, di fatto proprio il contrario: questo stimola gli ortodossi a mettersi alla prova: dove stiamo, con il mondo o con la tradizione? Dopo tutto, questo conflitto tra il mondo e la tradizione è fondamentale per il cristianesimo: il cristianesimo è una religione che si erge contro il mondo. È iniziato con una presa di posizione contro le festività romane. I cristiani sono stati sempre accusati di non rallegrarsi quando tutti i pagani si rallegravano, di celebrare feste che i pagani non celebravano, di condurre una vita propria.

E dopo tutto, questa era una delle idee principali del Signore: fare in modo che una persona guardasse questo mondo come una stazione temporanea, separarla dalle abitudini e dalle celebrazioni mondane; allontanarla dall'illusione che la vita nel mondo è la ragione per cui stiamo vivendo.

Più tardi, quando il cristianesimo divenne religione di stato e tradizionale, una certa parte di questa abitudine ormai cristianizzata divenne uno dei problemi della coscienza cristiana. Non è un caso che il monachesimo nacque in quel momento. I monaci cercano quella posizione contro il mondo, mentre il cristianesimo "di tutti i giorni", al contrario, la perde, cerca di rendere il cristianesimo comodo, abituale, confortevole; cerca di rendere la vita ciò a cui i pagani erano abituati, ciò a cui l'umanità in generale è abituata.

Ma questo è tipico di tutti noi; tuttavia il mondo cristiano ha sempre mantenuto questa alienazione. Non è un caso che i monaci abbiano sempre avuto uno status speciale nel cristianesimo. Queste erano le uniche persone che conducevano un modo di vita corretto. È proprio per questo motivo che i laici andavano spesso ai monasteri per le feste – là potevano percepire la vita normale. Tutto il resto è mondano, ma si tratta in qualche modo di un palliativo, una sorta di forma di transizione tra il vecchio e il nuovo uomo, cosa inevitabile, necessaria – ma non normale.

E questo tentativo di rendere comodo il calendario – in modo che non dobbiamo digiunare il giorno di Capodanno mentre tutti gli altri sono in festa, in modo da poter viaggiare senza prendere le feste della Chiesa in considerazione, con incoerenze e variazioni – è tutto un tentativo di rendere comodo il cristianesimo, un tentativo di renderlo una religione comoda, pratica, che non causa mai alcuna tensione. Ma questa non è altro che un'evirazione diretta dell'essenza stessa del cristianesimo come religione. E io considero un grande dono di Dio vivere in Russia, un paese che improvvisamente (al di là di ogni aspettativa; dopo tutto, nessuno ci contava) ha scoperto questo ulteriore mezzo per essere convinti del nostro radicamento in una tradizione come quella del calendario della Chiesa.

Amare il calendario della Chiesa

Noi conserviamo il calendario giuliano attraverso la Chiesa. Lo stato che in precedenza lo seguiva lo ha respinto, ma la Chiesa non l'ha fatto. E per questo la Chiesa si è proclamata un tesoro di tradizione. Quando in precedenza si riteneva che lo tsar conservasse la tradizione proprio come fa la Chiesa stessa, quando lo stato si dimostrava patrono della Chiesa, è sorta la percezione che la Chiesa non può fare nulla senza lo stato; che è impotente. Tra l'altro, molti hanno scritto a proposito di quest'impotenza. Ed è esistito un fattore simile. Ma ora abbiamo il supporto del calendario alla testimonianza della Chiesa – testimonianza che la tradizione non è vanità; che il suo sistema religioso e la sua visione del mondo non sono vanità. Anche questo è un punto importante, e disdegnarlo e peggio ancora sacrificarlo per il bene della convenienza pratica sarebbe proprio questo: nient'altro che la prova di quella stessa impotenza.

Ciò significherebbe che la Chiesa non è in condizione di ergersi contro il mondo, che non può sopportare la pressione della comodità, la domanda di convenienza che si fa sentire ogni giorno, ogni ora, perfino ogni minuto. "Come potrebbe essere che lì hanno un giorno, ma noi ne abbiamo un altro? Dobbiamo ricalcolare qualcosa... non riesco a comprenderlo". O "Come mai tutti gli altri festeggiano e si divertono, ma io sto ancora digiunando..." Queste anomalie possono essere risolte in due modi: percepirle come normali oppure percepirle come anormali e combatterle. Ma qui è il punto, che il cristianesimo è sempre stato in linea di principio una religione anomala – dal punto di vista del buon senso, e dal punto di vista di questo mondo. È follia, come dice l'Apostolo, che veramente vi siano cose che non hanno senso. Ma è per questo che sono così preziose per noi.

Mi sembra che questa sia una delle caratteristiche più importanti, delle più vincenti del nostro cristianesimo – il nostro calendario. E quelle Chiese che lo custodiscono insieme con noi lo sentono pure loro. Il problema è che è difficile farlo capire alla società – ma non impossibile.

La cosa principale è di superare due problemi fondamentali. Il primo è la perdita della memoria del vecchio stile, quando si dice che il Natale si celebra il 7 gennaio, il che non ha senso. Il 25 dicembre è la Natività di Cristo! E questa data deve figurare in tutto il mondo. Ma il fatto che il mondo viva secondo un calendario diverso e per questo, per quel mondo, in Inghilterra, in Francia, e in altri luoghi, ci sia un'altra data – ebbene, è così che è questo mondo: è spostato. E questo è uno dei segni più chiari, una delle testimonianze più visibili del fatto che esso è spostato – e quel mondo è spostato in relazione alle norme in tutti gli altri sensi, lo sappiamo molto bene. L'incoerenza del calendario lo mostra chiaramente. Forse è un esempio di apostasia che possiamo osservare.

E, naturalmente, dobbiamo amare il nostro calendario; e ritengo che le date di priorità dovrebbero essere quelle del calendario della Chiesa. Per comodità, naturalmente, deve essere mostrata la data secolare, è normale e non potrebbe essere altrimenti. Ma la prima data dovrebbe essere la data del calendario Chiesa, e nessun'altra.

E un secondo punto: la gente non capisce il collegamento tra i paschalia e il calendario. Pensano che sia sufficiente passare al calendario gregoriano e tutti i problemi se ne andranno via. Ma si scopre che i nostri paschalia sono quelli giuliani, non quelli gregoriai, ma i sostenitori della riforma del calendario non ne parlano mai. Perché il compito che è stato inizato negli anni '20 dai promotori di questa riforma – ovvero creare nuovi paschalia ortodossi – non è mai stato portato a termine, anche se sono stati fatti sforzi enormi in questo campo. E prima o poi ci scontreremo con questo problema. Ma ne abbiamo bisogno? Queste sono le domande che sorgono in connessione con le discussioni sul calendario.

Calendari tradizionali di altri paesi

calendario ebraico

L'incoerenza tra calendari sacri e calendari civili è caratteristica di molte tradizioni religiose viventi, comprese quelle del giudaismo moderno. In Israele, come si sa, hanno il loro tradizionale – o per essere più esatti, rinnovato – calendario giudaico, basato, è vero, in sostanza non sulla Bibbia, ma più sulla tradizione babilonese, ma che è entrato a buon diritto nella cultura ebraica, prima di tutto quella talmudica. Questo calendario esiste in Israele parallelo al calendario gregoriano civile, e ogni giorno ha due date. Questo non ha alcun effetto sul funzionamento delle istituzioni secolari.

In Iran c'è il calendario arabo con una tripla data: data europea, hijra lunare, e hijra solare – e non è una tragedia. Il calendario ufficiale è l'hijra solare. In Giappone e in Cina hanno i loro tradizionali calendari lunari e anche se nessuno oggi vive secondo le loro date, non sono mai stati scartati; e tradizionalmente – almeno dalla gente –sono utilizzati per tutte le loro feste.

 
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I sacrifici umani rituali e i medici: un dialogo basato su eventi reali

Nota del curatore: gli eventi inquietanti di questa storia non sono presi dall'immaginazione dell'autore. Piuttosto, sono presi direttamente dai titoli delle notizie di tutto il mondo. Per coloro che non hanno né il tempo né lo stomaco per leggere la storia nella sua interezza, alla fine viene fornito un elenco di articoli che ne sono stati la fonte, a dimostrazione che questi eventi sono fatti di scienza, non di fantascienza.

In questa storia di fantasia, due donne lavorano in un laboratorio di ricerca medica, e fanno un dialogo molto aperto sul lavoro che svolgono a porte chiuse. La medicina moderna nasconde alcune verità molto brutte, che mettono in discussione la virtù di molti medici e infermieri, spesso considerati irreprensibili. Questa storia ha lo scopo di portare allo scoperto queste brutte verità.

* * *

Il satanismo è noioso

"Il satanismo è noioso," piagnucolò Kelly, aprendo con cautela un piccolo contenitore, evitando il contatto diretto con il ghiaccio secco all'interno.

"Come mai?" chiese Persefone. "Pensavo fosse per questo che ti sei trasferita qui".

"Proprio così", ha detto, infilandosi guanti chirurgici ed estraendo un paio di provette. "Sai, Persy... da dove vengo, puoi seguire qualsiasi religione e credere quello che vuoi, ma i rituali ti mettono nei guai con la legge".

Persy si strinse nelle spalle, preparando la centrifuga. "Non vedo di cosa ti lamenti. Qui hai un buon lavoro, puoi praticare la tua religione e puoi partecipare ai rituali..."

"Certo. Tecnicamente. Ma solo a distanza. Ed è tutto così, così, beh... noioso".

"Cosa ti aspettavi? Pentagrammi capovolti e bambini sacrificati con pugnali sacri su tavole di pietra a mezzanotte?" Persy ridacchiò. "È roba da fumetti da quattro soldi per adolescenti. Amatoriale".

Kelly sospirò. "Lo so. O forse non lo so. È solo che... è solo che non mi aspettavo che fosse così".

"Tipo cosa?"

"Così," mormorò Kelly, tirando fuori un piccolo pezzo di fegato umano dalla prima provetta e porgendolo a Persy. "Questa carne è stata strappata a una ragazzina. Si sono divertiti, poi ce l'hanno spedita in una scatola. Ora noi facciamo la nostra parte. Poi la inviamo lungo la linea di lavorazione".

"Allora, qual è il problema? Vuoi un posto in prima fila?" Persy sorrise, macinando accuratamente il fegato, trasferendo la polpa rossa nella centrifuga. "Il nostro lavoro non è abbastanza sanguinario per te?"

"Non si tratta del sangue. Riguarda il brivido. L'impeto. Questo lo hanno tagliato dalla bambina mentre era ancora viva – l'hanno squarciata e l'hanno tirato fuori mentre era ancora calda. Riesci a immaginare lo sguardo sul suo faccino? Era abbandonata, terrorizzata e si contorceva, e non sono nemmeno riuscita a vederla".

"Abbastanza vero," disse Persy, accendendo la centrifuga. "Quando arriva a noi, è fredda come la carne del pranzo. Non è così eccitante".

"Esatto", si lamentò Kelly. "Estraiamo cellule staminali e le inviamo per esperimenti medici. Un grosso problema. Non era quello che avevo in mente quando ho iniziato ad adorare il Padrone".

"Guarda, devi avere il quadro generale. Non vedi la grandezza di quello che stiamo facendo. Certo, hanno ucciso una bambina, e con questo? Le persone muoiono tutto il tempo. Non è nemmeno la parte più eccitante di quello che noi facciamo".

Kelly strizzò gli occhi. "Passiamo dieci ore al giorno in una minuscola stanza bianca che odora di detergente, indossando camici da laboratorio, macinando fegati e facendoli girare in una centrifuga in modo da poter inviare frammenti di sangue da iniettare nei topi per esperimenti medici, e questo lo chiami eccitante? È questa la tua idea di vivere la bella vita?"

(Sospiro) "Mia cara Kali, devi ancora imparare il potere corruttore della rispettabilità. I camici da laboratorio nascondono il nostro scopo... un po' come quei guanti nascondono la tua manicure gotica. Nessuno si fida di una strega. Tutti si fidano di un'infermiera".

Non è ciò che sono io

"Giocare a fare l'aiutante e la guaritrice è così tanto da brave persone. Non è ciò che sono io", disse Kelly, rimuovendo un campione di fegato dalla seconda provetta. "Non voglio essere affidabile. Voglio essere temuta".

"C'è un tempo e un luogo per queste cose. È bello avere persone che tremano ai tuoi piedi. Ma è pericoloso".

"Come mai?"

"Passami il secondo pezzo", ordinò Persy. "Le persone hanno i loro limiti. Se ti odiano e ti temono, alla fine ti attaccano e si rivoltano contro di te. Allora il gioco finisce. Quindi è meglio se non ti vedono come una nemica".

"Suppongo di sì", mormorò Kelly, consegnando il campione a Persy. "L'ultima cosa di cui ho bisogno è un gruppo di pazzi religiosi che mi inseguono per la città con i forconi".

"Ed è proprio quello che avresti, Kali, se qualcuno di loro sapesse cosa stai facendo". Persy iniziò a macinare con cautela. "Se dicessi loro: 'Posso curare tutte le vostre malattie, sacrificando il sangue di bambini innocenti', maledirebbero il tuo nome, ti caccerebbero fuori città e saresti fortunata a vivere fino al giorno successivo".

"Ma nel modo conn cui facciamo le cose, ci ringraziano per il nostro duro lavoro e continuano a tornare per averne di più..."

"Esattamente".

"Ma vedi, anche questo fa parte del problema".

"Problema?"

"Sì. È un problema. Voglio dire, se stessimo solo fingendo di aiutare le persone, sarebbe una cosa. Ma questa ricerca porta a tutti i tipi di farmaci che guariscono davvero le persone e salvano loro la vita. E non è così, tipo, l'opposto di ciò che stiamo cercando di realizzare?"

"Ah, capisco. Il nostro nemico una volta disse: 'Una casa divisa contro se stessa non si può reggere.' Adesso stai facendo lo stesso ragionamento..."

"No! Non sto dicendo che sono d'accordo con il nostro nemico, in alcun modo! E non sto mettendo in discussione la saggezza del nostro Padrone. Tutto quello che sto dicendo è che non capisco – ancora – cosa stia succedendo qui, o come funzioni tutto questo. Voglio dire, se l'obiettivo è la malattia e la morte, allora perché stiamo salvando delle vite?"

"Salvare la vita di chi? Pensavo che mi avessi detto che l'unica cosa che facciamo qui è macinare fegati..."

Guarire gli amici prima di tutto

(Sospiro) "Sei stata agli stessi incontri con me. Parlano sempre tanto dei 'successi' della nostra ricerca medica".

"Sì, lo so. HIV, epatite B, epatite C... è lì che va la maggior parte della nostra ricerca. Abbiamo fatto molti progressi con queste cose".

"E non ti dà fastidio?"

"E perché dovrebbe?" Persefone rise. "Hai pensato a cosa fa la maggior parte delle persone quando si ammala di quelle malattie? Non si prende l'AIDS andando in chiesa la domenica..."

"E il tuo punto è..."

"Il mio punto è che se vogliamo aiutare qualcuno, voglio che siano persone che sono dalla nostra parte, persone che stanno già servendo il nostro Padrone. Inoltre, sono stufa e arcistufa dei cristiani pudichi che ci minacciano con il "giudizio di Dio" ogni volta che due persone vogliono fare l'amore. Se possiamo fare abbastanza ricerche mediche per rendere l'AIDS e l'epatite innocui come il comune raffreddore, allora faremo molto per confutare quel tipo di assurdità".

"Beh, credo che abbia senso. Un po'. Ma non è l'unica ricerca che facciamo".

"È enorme. In un periodo di pochi anni, stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari. Se sommi tutti i nostri studi sull'AIDS e sulle malattie infettive come l'epatite C realizzati con tessuti fetali, è lì che va circa la metà dei nostri soldi per la ricerca".

"Ok, quindi non ho problemi ad aiutare i nostri amici gay e libertini. Più possiamo fare per rendere sicuro l'amore, meglio è. Ma ancora non vedo il motivo di ricercare altre malattie".

"Utilizzando le cellule fetali che raccogliamo ogni giorno in questo laboratorio, studiamo le malattie in utero e svolgiamo anche molto lavoro studiando la biologia dello sviluppo. Queste due forme di ricerca costituiscono circa il 25% del nostro finanziamento annuale. Pensaci: la nostra ricerca dovrebbe aiutarci a capire e curare a meglio i bambini piccoli. E per farlo, veniamo pagati milioni di dollari per affettare migliaia di bambini piccoli per la nostra ricerca. Devi ammettere che è piuttosto poetico..."

"Non ci avevo mai pensato prima!"

"Eh, sì".

"E tutto il resto?"

"Studiamo molte cose. Sviluppo degli occhi, diabete, Parkinson, Alzheimer, influenza, febbre dengue, lesioni del midollo spinale, ictus, malattie della retina, degenerazione maculare. Anche se la maggior parte dei dollari della ricerca viene spesa per malattie che trovo più interessanti, noi usiamo queste cellule fetali per studiare praticamente tutto".

"Come mai?" si chiese Kelly.

"Un sacco di ragioni. Ricorda quello che ho detto sulla rispettabilità. Va bene dare da mangiare ai pesci un po' di esca, purché ci sia un amo nascosto all'interno. Se vogliamo continuare a fare quello che stiamo facendo, dobbiamo salvare le apparenze. "

Non tutti santi

"Suppongo che tu abbia ragione. Non è che tutti i ricercatori medici siano coinvolti per le stesse ragioni per cui lo siamo noi. Alcuni di loro sono entrati in questo business perché pensano di aiutare davvero le persone".

"E alcuni di loro lavorano qui perché è un lavoro che paga bene e li aiuta nelle conquiste sessuali", intervenne Persy. "Prendi il dottor Wallace, per esempio..."

"Non parlarne NEMMENO! Lo sai che non è andata bene".

"Sto solo dicendo che nessuno pensa che gli importi davvero delle persone. Le uniche cose di cui parla sono se stesso, le sue macchine, i suoi soldi e tutte le cose che riesce a fare ai suoi pazienti quando sono sotto anestesia generale...

"Ti ho detto di non parlare di lui". Kelly brontolò.

"Va bene. Non comportarti come se i nostri colleghi fossero dei santi. Molti di loro sono tutt'altro. Anche se la maggior parte di loro non è consapevole di quello che facciamo tu e io, non sono comunque degli angeli. Sono qui per le proprie ragioni, e ottengono ciò che vogliono".

"Beh, alcuni di loro non sono così. Alcuni di loro sono dei benefattori, che lavorano direttamente contro i nostri scopi".

"Abbastanza vero. Non puoi vincerli tutti".

"Parli del diavolo..." Kelly guardò la porta.

Persy forzò un sorriso. "Ciao Tina! Piacere di vederti. Com'era il traffico?"

"Non male, in realtà. Come state?"

"Bene". Entrambe le donne risposero all'unisono.

"Così bene, eh?" Tina sorrise. "Fate il vostro dovere per la scienza?"

"Lo sai," disse Kelly.

"Beh, ecco un'altra consegna per voi. Polmoni e cervello. Freschi. Terzo trimestre. Il capo ha detto che è prioritario. Come sapete, è stato approvato il finanziamento per il nuovo progetto e il team che lavora con il dottor Williams ha bisogno dei suoi primi campioni per questo pomeriggio".

"Ci pensiamo noi", annuì Percy. "Lasciali lì".

"Va bene," disse Tina, chiudendo la porta. "Ci vediamo dopo, ragazze".

"Ciao", dissero entrambe.

"Non la sopporto". Kelly piagnucolò, roteando gli occhi. "Ogni volta che la vedo, o dice qualcosa su 'salvare vite', oppure continua a parlare di 'fare la propria parte per la scienza'. Pensa davvero di essere qui per salvare il mondo".

"Bah. Non mi interessano i motivi,” disse Percy. "L'importante è che il suo lavoro dipenda dai sacrifici umani. Il giorno in cui smetteranno di inviarci carne fresca, è il giorno in cui ogni medico e infermiere in questo edificio dovrà fare le valigie, tornare a casa e aggiornare il proprio curriculum. Tutti servono il nostro Padrone, che credano in lui o no".

"Lamashtu è con noi ora, ed è stata conosciuta con molti nomi".

"Infatti. E la cosa non è solo limitata ai professionisti medici che lavorano in questo edificio, macinando parti umane, affettando i tessuti, preparando campioni e facendo ricerche. La nostra portata si estende molto oltre nella società", osservò Persy, iniziando a preparare un campione di tessuto polmonare. "Un'intera parte del mondo moderno dipende da noi, dagli editori ai negozi di alimentari, dai vaccini ai cosmetici. Numerose aziende, con migliaia di dipendenti e milioni di clienti, stanno letteralmente guadagnando miliardi di dollari con il nostro lavoro".

Ogni scaffale, ogni negozio

"Editoria?" Chiese Kelly. "E cibo?"

"Sì. Riviste di ricerca scientifica e medica di prim'ordine. Le migliori del settore. Centinaia di studi e migliaia di articoli nelle riviste più rispettate. Questo ci aiuta a darci la credibilità di cui abbiamo bisogno per continuare a fare ciò che stiamo facendo. Per quanto riguarda il cibo, non è ancora cannibalismo. Per ora, i prodotti sugli scaffali non hanno bambini negli ingredienti. Ma grandi aziende, come Nestlé, stanno già utilizzando cellule fetali abortite in test su varie sostanze chimiche per sviluppare nuovi sapori da utilizzare nei loro prodotti. Dovresti provare le loro creme per caffè refrigerate, dadi da brodo, zuppe e noodles istantanei, ketchup e salse varie. Ricorda solo... Nestlé..."

"Lo farò!", strillò Kelly.

"Passami un bisturi," Persy fece un cenno con la testa verso un armadietto. "Quindi, il nostro lavoro ha un impatto reale sul mondo. Più grande di quanto la maggior parte delle persone possa immaginare".

"Ecco qui". Kelly le porse un bisturi. "Sì, immagino che stiamo lasciando il segno nei negozi di alimentari e persino nel mondo dell'editoria. Ma sono un po' delusa dai vaccini. So che c'è un po' di connessione lì, ma è debole".

"Sul serio?"

"Sì, voglio dire, so che ci sono stati uno o due aborti tipo cinquant'anni fa, e ci sono un paio di vecchie linee cellulari fetali sospese che hanno usato per sviluppare alcuni dei vaccini, così come alcuni altri farmaci là fuori, ma..."

"Ha! Ha! Ha! Questo è ciò che diciamo ai cristiani, così stanno zitti e ci lasciano in pace. Ci sono voluti centinaia di aborti per avviare alcune di quelle linee cellulari. E non ci sono solo due o tre linee cellulari fetali attualmente utilizzate per esperimenti medici: ce ne sono più di mille..."

"Come..."

"Già... Ora solleva la mascella dal pavimento, ritardata...».

"Ok. Wow. Solo, wow. Sapevo che stavamo facendo progressi in quell'area, ma non ne avevo idea... ma aspetta... ho visto alcuni dei volantini che quei pazzi pro-life distribuiscono quando sono sul sentiero di guerra, e i materiali che ho visto non menzionavano nulla di tutto ciò. Quando protestano contro i vaccini e altri farmaci che utilizzano cellule fetali, perché non dovrebbero tirar fuori questa roba?"

"Alcuni di loro lo fanno", rispose Persy, affettando con cura frammenti di cervello per i campioni di prova. "Ma hai ragione, la maggior parte di loro non ne parla".

"Ma perché?"

"La maggior parte di loro non lo sa. Hanno creduto al discorso sul fatto che ci sono stati solo uno o due aborti molto, molto tempo fa, e quindi si concentrano su questo. Non ci danno nemmeno credito per il nostro lavoro più interessante". Persy preparò un'altra fetta di cervello infantile. "Poi si sparano sui piedi con tutta la loro disinformazione, sostenendo che i vaccini in realtà contengono cellule fetali, o nano-robot, o il DNA di Bill Gates, o qualsiasi altra cosa. Si fanno sembrare così stupidi con tali affermazioni, che nessuno presta attenzione quando capita loro di inciampare in qualcosa di preciso".

"I vaccini non contengono cellule fetali?"

"No. Usiamo spesso cellule di bambini assassinati nel processo di sviluppo, produzione o test di vari vaccini e altri medicinali, ma non includiamo nessuna di queste cellule nei prodotti finali". Persy sogghignò. "Che tu ci creda o no, alcuni cristiani si rilassano e ci lasciano in pace una volta che lo scoprono".

"Sul serio? Quindi... sacrificare un bambino e versare il suo sangue in un rituale satanico, è scioccante e malvagio se parte del sangue finisce nella tua medicina. Ma se ci limitiamo a spalmare sangue di bambino in tutto il processo di produzione dei farmaci, e stiamo attenti a mantenere il sangue fuori dal farmaco stesso, a loro va benissimo così... "

"A quanto pare". Persy si strinse nelle spalle, completando la preparazione di un altro campione. "E francamente, è utile che alcune delle linee cellulari sono davvero di oltre quarant'anni fa", disse Percy. "La maggior parte dei pazzi pro-life si preoccupano solo dei bambini che vengono uccisi oggi. Non si preoccupano di quelli che sono stati uccisi ieri".

"Il tempo guarisce tutte le ferite? L'assenza rende il cuore più affettuoso?"

"Ah. Suppongo di sì".

"Spero solo che quei fascisti di destra non sappiano quanto sia andato in profondità il programma. Se mai si rendessero conto che non sono solo un paio di vecchie linee cellulari utilizzate per fare alcuni vaccini, e si renderanno conto ci hanno pagato milioni per fare a fette dei bambini solo per ottenere i loro cibi preferiti, il trucco e le medicine, andranno fuori di testa. Non sarà più sicuro per noi".

"Sai, è divertente... lo pensavo anch'io," ammise Persy. "Ma di recente, mi sono resa conto che è esattamente l'opposto".

"Come mai?"

"Ecco il punto. Alla gente piace la propria routine. Vogliono le loro medicine preferite. Potrebbero rifiutare un nuovo farmaco se sanno che abbiamo fatto a pezzi dei bambini mentre lo preparavamo. Ma una volta che si attaccano a un farmaco che gli piace, tu non potresti strapparglielo dalle dita neanche se torturassi un bambino proprio di fronte a loro".

"Hmmm. Se è vero, allora non sono così diversi da me e te. La nostra influenza spirituale sul mondo deve aver fatto più progressi di quanto pensassi".

"Certo che li ha fatti".

"Non lo so, però. Voglio dire, stai dicendo che la persona media per la strada è così? Solo la tua gente comune? Presumere che sia così per tutti sembra... mi sembra che potrebbe essere un po' estremo ".

"È estremo. Ma è anche la verità. Non sto scherzando: di recente ho sentito un podcast in cui questi idioti chiacchieravano di cellule fetali e vaccini. Un ragazzo sembrava disgustato dall'intera idea, finché un dottore cristiano non lo ha messo a suo agio. Fondamentalmente ha detto: 'Non è solo questo vaccino. Ci sono tutti questi altri medicinali, alimenti e prodotti che utilizzano le cellule fetali in modi simili. Quindi, se vuoi evitare questo vaccino, allora devi evitare allo stesso modo tutti quegli altri prodotti'. Ovviamente quel ragazzo non voleva rinunciare a nulla, quindi ha ceduto".

"Quindi, in pratica, se sacrifichiamo un bambino per fare un solo prodotto, allora è un male e deve essere fermato. Ma se facciamo a pezzi i bambini per fare mille prodotti, allora va tutto bene e dobbiamo solo conviverci..."

"Proprio così". Persy scosse la testa. "Ipocriti".

La contessa di sangue

"Allora... cosmetici?" Kelly continuò. "Stai dicendo che usano le cellule dei bambini abortiti per testare il trucco delle donne?"

"Oh, no. Non solo i test". Percy guardò Kelly con le sopracciglia alzate. "In questo caso, sto parlando di ingredienti reali. Ci sono alcune famose creme anti-invecchiamento per la pelle che contengono cellule di bambini morti".

"È incredibile!" esclamò Kelly. "Devo provarne un po'. Allora potrò essere come la cara vecchia Liz Báthory".

"La contessa di sangue?" Persy ridacchiò. "L'ho sempre ammirata".

"Anch'io. Per mantenere la tua pelle bella e giovane, immagina di uccidere ragazzine e fare il bagno nel loro sangue. Che lusso! A quanto pare ha un bell'effetto sulla carnagione".

"Senza dubbio. Ma doveva ucciderle lei stessa. Tu dovrai accontentarti di usare le cellule di un bambino già morto, nascoste in un barattolo da 130 dollari di crema per la pelle Neocutis. Un po' meno glamour". Percy fece l'occhiolino a Kelly.

"Ah, così vedi davvero le cose a modo mio", rispose Kelly. "Apprezzo il nostro lavoro. Davvero. Mi piace che riusciamo a scherzare con parti e pezzi di bambini torturati e smembrati. E mi piace che attraverso il nostro lavoro medico, corromperemo le masse ignoranti, coprendo le mani di milioni con il sangue degli innocenti. Ma sia come sia, non sono contenta solo di recitare una parte in tutto questo. Sono stanca di essere un'intermediaria. Voglio andare dove c'è azione, al cuore dell'industria della ricerca medica". Kelly guardò il soffitto, sognando ad occhi aperti. "Voglio vedere i bambini piccoli torturati con dolori atroci, e poi farli a pezzi con le mie stesse mani, mentre sono ancora vivi. Voglio usare uno di questi simpatici e rispettabili bisturi medici per tagliare i loro cuoricini mentre stanno ancora battendo. Poi voglio essere pagata bene per il mio duro lavoro e voglio che le persone mi ringrazino per la mia dedizione al progresso medico".

"Hai mai pensato di lavorare in un'università?"

"Dipende. Si può fare qualcosa di divertente?"

"Oh, assolutamente. Decine di istituzioni educative lo stanno facendo, in tutto il paese e in tutto il mondo. Dovresti ascoltare tutte le storie di quando lavoravo all'Università di Pittsburgh".

"Pennsylvania?"

"Sì, quella Pittsburgh. Qualche anno fa stavo lavorando lì, aiutando la ricerca medica. Abbiamo avuto lo scalpo di bambini abortiti di 5 mesi. È stato fantastico".

"Giocando a cowboy e indiani?"

"Ah! No. Dopo aver tagliato tutto ai bambini, abbiamo cucito i loro piccoli scalpi sul dorso di topi da laboratorio. Abbiamo tagliato con cura il tessuto dalla testa e dalla schiena dei bambini, raschiando il grasso in eccesso sotto la pelle del bambino prima di cucirlo sui ratti. Siamo stati molto scrupolosi. Durante gli esperimenti, abbiamo anche potuto scattare foto dei peli dei bambini che crescevano dal cuoio capelluto impiantato sui ratti. È stato uno spasso!"

"Potrei entrare in questi esperimenti".

"Vuoi fare la tua domanda? Potrei fare un paio di telefonate".

"Forse. Non so se voglio andare così lontano, però. Credi che qualcuna delle università qui vicino stia facendo un lavoro simile?"

"Quasi certamente. Decine di università, forse anche centinaia, stanno facendo ricerche simili in tutto il mondo. Tutti vogliono diventare famosi e arricchirsi, sviluppando la prossima cura miracolosa per ogni malattia sotto il sole. Prima che tu te ne accorga, lasceremo il segno su quasi tutti gli scaffali di quasi tutte le farmacie del mondo".

Niente cambia

"E questa è la parte che ancora mi dà fastidio". Kelly rabbrividì. "Scoprono delle medicine grazie al nostro lavoro. Voglio che le persone muoiano, non voglio che vengano guarite".

"Kali, Kali", canticchiò Percy. "Non ti rendi conto che è sempre stato così? Non vedi che nulla cambia mai? Il nostro lavoro è così da secoli, quasi dall'inizio dei tempi".

"Come puoi dirlo, Persy? Questa è una tecnologia medica all'avanguardia. Non so cosa facessero nel Medioevo, ma scommetterei il mio stipendio che non usavano linee cellulari fetali per creare cure mediche per il diabete e l'Alzheimer..."

"Certo che no, Kali," sorrise Persefone. "Ovviamente, le nostre apparenze sono state al passo con i tempi. Ci siamo sempre adattati. Ma sotto la superficie, appena sotto l'impiallacciatura... non è cambiato nulla. Proprio come ai vecchi tempi, ci pagano per sacrificare il sangue degli innocenti, affinché possano godere di buona salute e prosperità".

"Ahh... allora è così..."

"Sì. La persona media non vuole vedere il sangue sacrificale di un bambino innocente, versato in obbedienza al nostro Padrone. Non l'hanno mai voluto. La maggior parte delle persone afferma che combatterebbe contro queste cose".

"In effetti... ma quando i loro raccolti vengono a mancare, o il loro bambino si ammala, o la loro madre muore di qualche malattia sconosciuta...".

"Hai colto nel segno. Nel momento in cui le persone sono nei guai, i loro principi vanno dritti fuori dalla finestra. Vogliono conforto e non si preoccupano da dove provenga. Per migliaia di anni, preti dell'oscurità hanno versato il sangue dei bambini in potenti rituali, invitando gli dei a concedere il loro favore. In preda al terrore, bambini innocenti sono stati torturati senza pietà e portati a una fine sanguinosa. Nei villaggi di tutto il mondo, innumerevoli persone hanno tollerato questi rituali, nella speranza di ricevere un clima favorevole, raccolti più grandi e una salute migliore".

"Ok, ora lo vedo. Uomini e donne, padri e madri, persone normali e comuni... tutti girano la testa e ci lasciano fare il nostro lavoro, nella speranza che dia loro una vita più confortevole. Quindi, avevi ragione: non cambia nulla".

"È sempre stato così. Sarà sempre così".

Articoli d'origine

Questa storia è basata su eventi reali. Ogni evento cruento qui rappresentato è una realtà scientifica, non fantascienza.

I tecnici di laboratorio medico macinano il fegato dai bambini, estraggono le cellule staminali e le iniettano nei topi: Scientific American: The Truth about Fetal Tissue Research

Gran parte della ricerca sui tessuti abortivi è diretta allo studio dell'AIDS e delle malattie infettive come l'epatite B e l'epatite C: Scientific American: The Truth about Fetal Tissue Research – Grafico informativo

Naturalmente, non c'è niente di sbagliato nell'usare mezzi etici per aiutare le persone malate di AIDS ed epatite. Un buon medico cristiano avrebbe cercato di aiutarle indipendentemente da come si fossero ammalate. Tuttavia, ci si potrebbe aspettare che le persone diaboliche (come quelle raffigurate nella storia) abbiano un programma nefasto riguardo a quelli su cui vogliono concentrare l'aiuto. È importante ricordare che la storia racconta di persone che hanno motivazioni malvagie e non è una descrizione di come dovrebbero comportarsi i cristiani.

Gli organi vengono regolarmente eliminati dai bambini mentre sono ancora vivi: Un articolo straordinario denuncia la realtà infernale dell'espianto di organi vivi nei feti per la ricerca medica

Ricercatori universitari prelevano organi da neonati a termine: L'università ammette l'utilizzo di neonati a termine per la raccolta di tessuto fetale

Numerosi prodotti commerciali, dal cibo ai vaccini ai cosmetici, sono realizzati con cellule fetali abortite: Prodotti che utilizzano cellule fetali abortite

In un vero podcast su Ancient Faith Radio, un medico cristiano ha discusso della ricerca sul tessuto cellulare fetale, suggerendo che non è un grosso problema prendere un vaccino testato con cellule fetali, perché numerosi alimenti e medicinali sono già stati testati con cellule fetali:

- La maggior parte dei farmaci testati con bambini abortiti - I cristiani devono combattere questa ingiustizia

- Ancient Faith Radio ha un conflitto di interessi sui vaccini? (Il signor Mark Yniguez, un fiduciario di Ancient Faith Radio, era un ex dipendente di 19 anni della Pfizer, una società che produce e vende vaccini).

Non tutti i test sulle cellule fetali sono equivalenti: Smettete di fingere che il vaccino Covid sia moralmente equivalente ad altri farmaci

1) Alcuni farmaci sono creati eticamente e sono immessi sul mercato senza alcun uso di cellule fetali e senza alcuna intenzione di utilizzare tali cellule in futuro. Decenni dopo, se alcuni terzi testano quel farmaco usando cellule fetali, questo è un atto malvagio, ma non rende retroattivamente il farmaco stesso non etico. L'aspirina, il paracetamolo (Tylenol) e l'albuterolo, per esempio, sono stati immessi sul mercato senza alcun uso di cellule fetali.

2) Alcuni farmaci sono creati in modo non etico , utilizzando intenzionalmente cellule fetali in una parte del processo per portare il farmaco sul mercato. Il vaccino Covid Johnson & Johnson (America) e il vaccino Covid Sputnik (Russia) hanno utilizzato entrambi cellule fetali abortite per tutte e tre le fasi: sviluppo, produzione e test.

Consideriamo ora il vaccino Covid Pfizer (America). Non hanno usato cellule fetali per lo sviluppo o la produzione del vaccino. Ma come parte del processo per portare il farmaco sul mercato, hanno pagato per testare il vaccino Pfizer con cellule fetali HEK-293. E quando i risultati del test sono stati pubblicati, più dipendenti Pfizer sono stati elencati come coautori dello studio pubblicato. La società Pfizer non era uno spettatore innocente, ma era piuttosto un partecipante diretto nel portare questo vaccino sul mercato attraverso l'uso di tessuto fetale abortito.

— Per citare l'articolo sopra indicato: "È giusto che questi ricercatori utilizzino le cellule di Johanna? Certo che no. Ma non è nemmeno giusto... insinuare (o affermare) che un farmaco come l'aspirina è moralmente equivalente al vaccino Covid Moderna. La prima è stata immessa sul mercato come trattamento del dolore senza l'uso di cellule staminali da un bambino abortito e senza alcuna intenzione di utilizzare tali cellule in futuro. Il secondo è stato introdotto sul mercato utilizzando Johanna".

Una popolare crema anti-invecchiamento per la pelle contiene tessuto di bambini abortiti: Rehumanize International: cellule fetali nelle industrie cosmetiche, alimentari e mediche

La contessa di sangue è veramente esistita. Uccideva ragazze e faceva il bagno nel loro sangue, pensando che questo avrebbe fatto sembrare la sua pelle più giovane: Elizabeth Báthory, la contessa di sangue

I cuori battevano ancora quando sono stati tagliati fuori dai bambini, senza anestesia: Il libro bianco sull'aborto e l'industria delle cellule fetali umane

Ricercatori universitari hanno scalpato bambini abortiti di 5 mesi e hanno cucito gli scalpi sul dorso di topi da laboratorio:

- Newsweek: l'Università di Pittsburgh non spiegherà i suoi legami con Planned Parenthood

- Nature: sviluppo di modelli umanizzati di topi e ratti con pelle umana a tutto spessore e cellule immunitarie autologhe

Numerose importanti università stanno effettuando ricerche sulle cellule fetali: Ricerca sui tessuti fetali: un'arma e una vittima nella guerra contro l'aborto

Non ci sono solo due o tre linee di cellule staminali fetali utilizzate dai ricercatori medici. Ce ne sono più di mille: Le linee cellulari staminali embrionali umane e il loro uso nella ricerca internazionale

Migliaia di articoli scientifici pubblicati documentano l'uso delle cellule staminali fetali: Tendenze recenti nella ricerca con cellule staminali pluripotenti umane

Devi uccidere le persone se le vuoi guarire – Testimonianze della comunità scientifica e medica

"La nostra posizione è che questa ricerca ha un valore così straordinario nel guidare scoperte che non potrebbero essere fatte in altro modo"

- Alan Rudolph, vicepresidente della ricerca, Colorado State University

Fonte: Gli scienziati affermano che il tessuto fetale rimane essenziale per i vaccini e lo sviluppo di trattamenti (PBS)

"Non ci sono alternative al tessuto fetale umano... che hanno dimostrato di essere così potenti nel condurre questi importanti studi..."

— Procuratori generali dello Stato (26 marzo 2020)

Fonte: A Voice for Truth

"La ricerca sui tessuti fetali è stata vitale per i progressi scientifici e medici che hanno salvato milioni di vite. Lo sviluppo di vaccini contro la poliomielite, la rosolia, il morbillo, la varicella, l'adenovirus, la rabbia e i trattamenti per malattie debilitanti come l'artrite reumatoide, la fibrosi cistica e l'emofilia ha coinvolto tutti i tessuti fetali, attualmente utilizzati per sviluppare e testare vaccini per il potenziale trattamento di influenza, febbre dengue, HIV/AIDS ed epatite B e C. È fondamentale anche per la ricerca in altre aree. La ricerca in corso che utilizza cellule derivate da tessuto fetale include lavori su malattie neurodegenerative come Parkinson, Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica, lesioni del midollo spinale, ictus, malattie della retina e degenerazione maculare senile".

— Hans Clevers, MD, professore di genetica molecolare all'Università di Utrecht, direttore della ricerca presso il Princess Maxima Center for Pediatric Oncology e presidente della International Society for Stem Cell Research

Fonte: La ricerca sui tessuti fetali è essenziale per la scoperta scientifica e il miglioramento della salute umana (Stat News)

Certo, ci sono anche dei medici buoni...

Sarebbe un grave errore immaginare che tutti i medici e gli infermieri siano diabolici come i tecnici di laboratorio della storia precedente. Sebbene ci siano alcuni che si oppongono consapevolmente a Cristo, non è il caso di tutti. Nell'Antico Testamento, la stessa Sacra Scrittura parla di medici buoni e di medicine che sono benedizioni del Signore. Uno dei migliori esempi si trova nei primi quindici versi di Siracide 38:

Siracide 38

1 Onora il medico come si deve secondo il bisogno, anch'egli è stato creato dal Signore.

2 Dall'Altissimo viene la guarigione, anche dal re egli riceve doni.

3 La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, egli è ammirato anche tra i grandi.

4 Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l'uomo assennato non li disprezza.

5 L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno, per rendere evidente la potenza di lui?

6 Dio ha dato agli uomini la scienza perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie.

7 Con esse il medico cura ed elimina il dolore e il farmacista prepara le miscele.

8 Non verranno meno le sue opere! Da lui proviene il benessere sulla terra.

9 Figlio, non avvilirti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà.

10 Purìficati, lavati le mani; monda il cuore da ogni peccato.

11 Offri incenso e un memoriale di fior di farina e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.

12 Fà poi passare il medico - il Signore ha creato anche lui - non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.

13 Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani.

14 Anch'essi pregano il Signore perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita.

15 Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico.

Sfortunatamente, questa specie di dottore benedetto è diventata l'eccezione, piuttosto che la regola. In minoranza sono anche quei professionisti medici che sono apertamente malvagi e partecipano direttamente all'omicidio rituale degli innocenti. La maggior parte dei medici oggi è insensibile e indifferente: frequenta università che mutilano i bambini, legge riviste scientifiche che riportano tali "ricerche" e prescrive numerosi farmaci sviluppati attraverso questi mezzi orribili. Non si insanguinano le mani – almeno non direttamente – quindi per loro è "fuori dalla vista, fuori dalla mente".

Per la maggior parte, le persone che cercano assistenza medica sono ugualmente indifferenti. Vogliono solo una medicina che le aiuti a sentirsi meglio: a loro non importa da dove provenga, né importa come sia stata prodotta.

Proprio come i pagani dell'antichità, sono disposti a chiudere un occhio sul massacro di bambini innocenti, purché possano essere confortati da una salute migliore e una vita più lunga.

 
Ancora sull'Ortodossia in Pakistan

Dopo i cenni fatti ieri all'apertura della nuova missione ortodossa a Sargodha in Pakistan, continuiamo a studiare questo fenomeno traducendo un articolo dalla pagina inglese di pravoslavie.ru, con un'intervista al prete fondatore della missione, padre Adrian Augustus. L'articolo si trova nella sezione "Pastorale" dei documenti.

 
Il più grande uomo della storia russa

Prefazione

L'articolo che segue, su sua Santità il Patriarca Nikon (1605-1681), è stato scritto nel 1985. Dieci anni dopo fu pubblicato nella prima e nella seconda edizione del libro Orthodox Christianity and the English Tradition. Ora lo pubblichiamo invariato, questa volta in internet, in commemorazione del quattrocentesimo anniversario della nascita del Patriarca Nikon. Nelle parole di sua Beatitudine il metropolita Antonij di Kiev (1863-1936), esattamente 75 anni fa, il patriarca Nikon fu 'il più grande uomo della storia russa'.

Ora che la Chiesa in Russia sta risorgendo dalla tomba del Golgota sovietico, questo breve saggio rappresenta il nostro modestissimo contributo agli sforzi di quei pii ortodossi che vogliono vedere la canonizzazione sia del patriarca Nikon sia del metropolita Antonij in Russia. Il 17/30 agosto commemoriamo il 324° anniversario del riposo nel Signore del patriarca Nikon. Come il metropolita Antonij molto tempo dopo di lui, il patriarca Nikon ritiene che il ruolo dell'Ortodossia russa non sia soltanto nazionale, ma universale.

Dopo la caduta di Roma nell'eresia nel 1054, e poi la caduta di Costantinopoli, Nuova Roma, nel 1453, giunse in Russia il concetto di Mosca la terza Roma ('una quarta non ci sarà'). Tuttavia, nel XVII secolo, il grande patriarca Nikon ebbe un'altra visione, una spirituale, di Mosca la Nuova Gerusalemme. Nel 1917 il concetto di Mosca terza Roma cadde. Quella di Mosca Nuova Gerusalemme è stata messa in aspettativa. E' nostra esplicita speranza che, un giorno, risorga di nuovo questa sua visione di un'Ortodossia multinazionale presso il monastero di Nuova Gerusalemme a sud di Mosca.

Il 17/30 Agosto commemoriamo tutti nelle funzioni funebri che, 'anche per le sue sante preghiere', possiamo essere salvati.

p. Andrew

Il patriarca Nikon e la Nuova Gerusalemme

L'anno 1453, l'anno della caduta di Costantinopoli, Nuova Roma, è stato un anno fatidico per tutta la cristianità ortodossa in Medio Oriente e nei Balcani. Significava che ogni speranza di respingere i turchi musulmani e di liberare le loro terre ortodosse dall'oppressione sarebbe stata persa per circa 400 anni. Tuttavia, per la Russia e la Chiesa russa il significato di questa data non fu meno grande.

In primo luogo, significava che lo Stato russo era l'unica terra ortodossa libera di proteggere e conservare l'Ortodossia dalla duplice minaccia dell'Islam e cattolicesimo romano. Dalla storia sappiamo che la realizzazione di questo compito messianico venne chiamata l'idea di 'Mosca terza Roma'. In secondo luogo, significava anche che la Russia aveva perso il contatto con gli antichi centri dell'Ortodossia in Terra Santa e sul Monte Santo. In questo modo la Russia ha perso il contatto con una visione più ampia, più cattolica dell'Ortodossia, che era stata la norma a Costantinopoli, con le sue relazioni cosmopolite e sforzi missionari.

Le tentazioni che il popolo e lo Stato russo subirono dopo la caduta di Costantinopoli sono chiaramente visibili in una serie di eventi nel XV e XVI secolo. Ci fu, prima di tutto, il conflitto tra gli 'iosifiti' e gli anziani dell'Oltrevolga, i seguaci di San Nilo di Sora. Questo era in realtà un conflitto tra coloro che sostenevano la crescente influenza e il potere sulla Chiesa dello Stato russo espansionista, e coloro che consideravano il ruolo della Chiesa e, in particolare il monachesimo, puramente spirituale e indipendente dallo Stato.

Il secondo notevole conflitto fu alla fine degli anni 1560, quando Ivan il Terribile fece assassinare san Filippo, metropolita di Mosca. Anche in questo caso il conflitto era tra Chiesa e Stato. Ivan, diviso tra i doveri dell'imperatore ortodosso, o tsar, e le influenze sempre più occidentali, in particolare del Rinascimento italiano, del suo entourage, era diventato quello che oggi chiameremmo uno 'schizofrenico'. Solo questo può spiegare i suoi scoppi alternati di fervore cristiano e megalomania machiavellica. Questa tragica scissione di personalità rispecchia una potenziale divisione tra Chiesa e Stato. Questa divisione sarebbe continuata fino a quando le due parti si fossero saldate insieme in una sinfonia di teologia ortodossa, oppure fino a quando una parte avesse totalmente dominato e soggiogato l'altra. Quando giunse questo momento, in altre parole, quando la storia russa giunse a una svolta, la Chiesa russa era presieduta dal suo più grande patriarca: Nikon.

Di origine contadina, un uomo del popolo, questo brillante vescovo era prima di tutto un monaco, la cui vita interiore era incentrata su sforzi monastici e ascetici. Tali erano le qualità di questo monaco che fu presto chiaro che la Chiesa lo avrebbe chiamato a servire anche in un altro ruolo. E fu così che nel 1652 fu chiamato a diventare patriarca. Qui dobbiamo essere molto chiari, Nikon stesso non desiderò mai essere patriarca. Infatti, in un primo momento rifiutò la proposta, e infine accettò solo a condizione che tutti gli ortodossi russi fossero obbedienti alla Tradizione della santa Ortodossia ed a lui come loro patriarca.

Qui capiamo che il santo ierarca percepiva le svariate tentazioni che la Russia stava subendo in quel momento e vedeva che l'unica soluzione era la piena confessione dell'Ortodossia. La Russia doveva diventare come un monastero. Il popolo russo, tsar compreso, gli doveva obbedienza in tutte le questioni spirituali. Sarebbe stato 'l'abate della Russia'. Qui non c'era arroganza – da parte sua aveva rifiutato di essere patriarca, furono lo tsar e il popolo che lo implorarono di essere patriarca. Nikon deve aver capito ciò che era necessario perché la Russia rimanesse una terra ortodossa e le misure che dovevano essere prese per risolvere i problemi che si erano accumulati. Questi problemi erano tali che solo un atteggiamento monastico e ascetico nei loro confronti da parte di tutto il paese avrebbe portato a una soluzione: da qui la sua chiamata all'obbedienza monastica – che ottenne.

Come fece dunque il patriarca, eletto all'unanimità, ad affrontare i problemi che erano venuti al pettine, e qual era l'esatta natura di questi problemi? Come riuscì il patriarca ad avere quasi successo e come fu annullata la sua opera? C'è qualche verità nell'accusa che il patriarca fu responsabile per lo scisma dei Vecchi Ritualisti a causa del suo orgoglio prepotente? Questa accusa è stata continuamente mossa contro di lui per tutto il periodo sinodale della storia della Chiesa russa, quando il patriarcato fu abolito e la Chiesa fu gestita su linee protestanti da un ministero, e l'accusa fu poi ripetuta fedelmente dagli storici occidentali. Cerchiamo di rispondere a queste domande alla luce della fede ortodossa.

Il primo grande problema nella vita della Chiesa russa del tempo del Patriarca Nikon era forse il conflitto tra i discendenti spirituali di san Giuseppe di Volotsk e di san Nilo di Sora. San Giuseppe e i suoi discepoli avevano detto che i monasteri possono essere proprietari terrieri, in collaborazione con lo Stato. San Nilo e i suoi seguaci avevano detto di no. Come un uomo di preghiera e digiuno, Nikon non poteva fare a meno di solidarizzare con la tradizione monastica ed esicasta dei 'niliti'. D'altra parte, come patriarca, Nikon era pienamente consapevole della necessità di una stretta collaborazione tra Chiesa e Stato, come della tradizione di San Giuseppe, che era già stato canonizzato dalla Chiesa. Conosceva bene i pericoli di un misticismo e di uno spiritualismo disincarnato, ma conosceva anche i pericoli di una Chiesa subordinata allo Stato.

Il patriarca, da profondo teologo, desiderava vedere una piena sinfonia, o armonia, ortodossa tra Chiesa e Stato. Era un teologo dell'incarnazione, ma forse era soprattutto uno che apprezzava l'equilibrio e l'armonia, comprendendo che anche Nilo era un santo, e che anche lui un giorno sarebbe stato canonizzato. Nei rapporti Chiesa-Stato il patriarca Nikon desiderava vedere l'equilibrio e l'armonia. Le conseguenze e le implicazioni di questo apprezzamento delle tradizioni di entrambi, san Giuseppe e san Nilo, le vedremo più avanti.

La seconda questione non era un problema interno, ma uno esterno. Riguardava le differenze tra i libri liturgici e le pratiche dei russi e quelle dei greci. Essendo egli stesso uno del popolo, il patriarca sapeva quanto il contadino devoto era attaccato ai riti della Chiesa. Sapeva quindi che qualsiasi armonizzazione delle pratiche russe con quelle greche, qualsiasi 'riforma', avrebbe dovuto essere effettuata con una certa elasticità e diplomazia. D'altra parte, si rendeva anche conto che era necessario portare la pratica liturgica russa in linea con la prassi dell'antico Oriente ortodosso.

Questo avveniva perché egli vedeva la necessità dell'unità ortodossa a livello mondiale contro la duplice minaccia dell'Islam e dell'Occidente. La Russia non poteva veramente accettare la responsabilità di essere la 'terza Roma', se la Chiesa russa non era d'accordo in tutto con il resto della Chiesa ortodossa. La Russia non poteva rimanere una provincia isolata quando il resto del mondo ortodosso stava appellandosi a lei per difendere l'integrità della fede ortodossa. Se Mosca doveva essere la terza Roma, avrebbe dovuto assumersene seriamente la responsabilità, in caso contrario il titolo sarebbe rimasto vuoto. L'ampiezza di visione del santo patriarca continua a stupirci in un momento in cui consideriamo noi stessi come internazionali. E non solo aveva la visione di una Chiesa forte e solidamente unitaria, unificato anche sul punto delle consuetudini liturgiche, ma era anche pronto a mettere in pratica questa visione, rischiando la propria posizione in merito.

Nel considerare Mosca come la terza Roma, il patriarca non poteva non tener conto delle sorti delle prime due Rome. La prima era caduto sotto la tentazione del potere mondano, offertole dai semi- barbari franchi, in cambio del diritto di corrompere la cristianità occidentale alterando il Credo con l'aggiunta del filioque. La seconda era caduta in una tentazione simile, quella di vendere la sua fede all'Occidente nel Concilio di Firenze in cambio del sogno di protezione militare contro i turchi. Deve essere stato chiaro al patriarca che la stessa sorte poteva capitare alla terza Roma, se avesse accettato di dare la propria fede in cambio di potere mondano e gloria.

Già c'era chi, bigotto e ignorante, considerava lo Stato russo infallibile ed era pronto, sotto l'influenza ideologica occidentale, a sacrificare tutto allo Stato. Al fine di controbilanciare i crescenti pericoli di questa ideologia, il patriarca presentò una nuova nozione – quella di Mosca la seconda Gerusalemme. Ma questo non era un semplice concetto, un'idea; il genio costantemente energico del patriarca mise in atto l'idea con la costruzione del complesso della Nuova Gerusalemme a sud di Mosca. Scegliendo un'area che assomigliava in modo piuttosto notevole a Gerusalemme e un fiume, l'Istra, che somigliava notevolmente al Giordano, il patriarca incarnò l'idea di Mosca la seconda Gerusalemme.

Al cuore della Russia, il centro dell'Ortodossia nel mondo, ci sarebbe stata una Gerusalemme interiore, incarnata nella pietra, in modo che lo Stato russo non sarebbe stato in grado di dimenticare la sua vera vocazione messianica. Sarebbe stato in grado di portare la Nuova Gerusalemme, Sion, la Chiesa, a tutti i popoli della Terra, per sostenere e proteggere la fede della Chiesa contro tutti gli aggressori, per divinizzare l'umano, per portare il Paradiso sulla Terra elevando la terra al Cielo. Tale era la teologia di questo nuovo Padre della Chiesa, il patriarca Nikon. La Nuova Gerusalemme sarebbe stata aperta a tutti i popoli, resi ortodossi, che avrebbero pregato e lavorato insieme in un'icona vivente, relativa al prototipo della Nuova Gerusalemme celeste. Qui i popoli della Terra avrebbero dimorato insieme in unità cattolica, a immagine e somiglianza della santa e vivificante Trinità.

Perché Mosca fosse una Nuova Gerusalemme, però, doveva essere risolto un altro problema: la questione dei rapporti tra la Russia e l'Occidente. Questo problema, come vedremo, era per molti versi più significativo, anche se la maggior parte della gente non ne erano consapevole al momento. Il patriarca Nikon lo era. Si rese conto che l'Europa occidentale, attraverso la sua ideologia e quindi la sua tecnologia, era già diventata la potenza più significativa nel mondo. L'influenza occidentale era penetrata tra i nobili della corte, c'era una forte influenza occidentale nell'Occidente della Russia, una forte influenza mercantile a Mosca, ed era ancora fresco nella mente di molti il ricordo dell'occupazione polacca di Mosca solo due generazioni prima. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che questa influenza si facesse sentire nella Chiesa o sullo stesso tsar?

Per combattere queste influenze, lo Stato e la Chiesa cercarono di contenere gli stranieri, "tedeschi", in determinate zone e di convertirli al cristianesimo ortodosso. Simbolica di questo tentativo fu la denuncia nel 1655 delle icone 'franche'. Queste 'icone', o piuttosto queste immagini religiose, furono chiamate così perché erano dipinte in uno stile realistico occidentale. Somigliavano più all'arte sentimentale, carnale di Polonia e Italia che all'iconografia della Chiesa. Il patriarca raccolse queste 'icone' dalle case dei nobili e la Domenica dell'Ortodossia 1655 lanciò un anatema contro chi dipingeva o possedeva queste immagini latine. Le immagini furono poi o sepolte oppure riverniciate in maniera ortodossa, diventando icone. Questa azione era profondamente simbolica, perché significava la volontà del patriarca che l'Ortodossia fosse purificata e rinnovata, liberata dalla minaccia sempre crescente dell'Occidente. Il patriarca voleva vedere il rinnovo di un'Ortodossia la immagine veniva deformata, despiritualizzata e scristianizzata attraverso falsi e parodie della fede cristiana.

Minacciosamente, i nemici oscurantisti e ignoranti del patriarca Nikon, isolazionisti xenofobi o nobili occidentalizzati, cominciarono a chiamare iconoclasta il santo patriarca. Questi nemici erano persone per le quali l'Ortodossia era semplicemente un insieme di riti formali esterni, oppure un'appendice dello Stato, o, peggio ancora, un razionalismo orientale. Questo terzo gruppo era molto forte nel sud-ovest della Russia e a Kiev. Influenzati dalla Polonia, qui avevano fatto dell'Ortodossia poco più di una scolastica orientale sul modello cattolico romano, in metodo, forma e spirito.

Il grande patriarca Nikon si era impegnato a proteggere la fede ortodossa, con il consenso della Chiesa, dello tsar e dei nobili. In considerazione della crescita della Russia come potenza mondiale, aveva preso tutte le precauzioni possibili per garantire il futuro della Chiesa in Russia e nel mondo ortodosso. La strada per una forte Chiesa in Russia, per l'unità della Chiesa ortodossa nel suo insieme, per l'opera missionaria in Siberia, Cina, Alaska, Giappone e anche in Occidente fu aperta da questo straordinario ierarca. Non aveva mai cercato di essere vescovo, figuriamoci patriarca, ma cercava solo la Gerusalemme celeste per tutta l'umanità e questo fu incarnato nella costruzione della Nuova Gerusalemme fuori Mosca. Dov'era dunque il punto debole, se il santo vescovo aveva preso tutte le precauzioni possibili?

La prima indicazione che non tutto andava bene giunse nel 1656 quando lo tsar Alessio, i cui rapporti con il patriarca erano stati in un primo momento così equilibrati e armoniosi, tornò dalla guerra russo-lituana. Il patriarca scrisse che lo tsar '...era diventato orgoglioso, cominciava a disprezzare i comandamenti e cercava anche di interferire negli affari della Chiesa'. (Una storia della Chiesa russa, del metropolita Makarij, Vol. XII, p. 309). Sembrerebbe che da questo momento in poi, esaltato dalle sue vittorie mondane, lo tsar non abbia più volto accettare la situazione di 'sinfonia' tra Chiesa e Stato. Influenzato dalle idee occidentali, desiderava una monarchia assolutista su linee occidentali. Ciò che stava succedendo in questi anni fatidici era che la monarchia ortodossa si stava sviluppando nel monarchismo, in altre parole, in un'ideologia anti-ecclesiale. Non è una sorpresa apprendere che da questo punto in poi lo Stato cominciò a intervenire sempre di più negli affari della Chiesa; in particolare, fu lo Stato a essere responsabile per lo scisma dei Vecchi Ritualisti. Il patriarca Nikon, vedendo quello che stava accadendo, rassegnò di nuovo le dimissioni nel 1658.

Lo Stato fu la causa diretta dello scisma dei Vecchi Ritualisti. Il Patriarca era abbastanza disposto affinché coloro che non volevano accettare le modifiche al rituale della Chiesa russa per portarlo in linea con le pratiche del resto della Chiesa ortodossa, potessero continuare a usare i loro riti 'antichi'. Era un uomo del popolo e ben capiva il desiderio dei semplici di mantenere i loro usi antichi. Richiese solo una cosa, che chi manteneva i riti "vecchi" rimanesse in obbedienza e in unità con il resto della Chiesa. Il metropolita Makarij scrisse che se Nikon avesse continuato a essere il patriarca, non ci sarebbe mai stato uno scisma. (Una storia della Chiesa russa, vol. XII, pp.225 - 226). Lo scisma non ebbe inizio fino a quando il patriarca fu rimosso dal suo incarico e in effetti guadagnò forza solo dopo il riposo del patriarca. Lo Stato non condivise la tolleranza di Nikon. Richiese piena uniformità. Dopo il riposo del patriarca, cominciò a perseguitare coloro che continuavano a utilizzare i riti "antichi", inasprendo così coloro che resistevano ai cambiamenti e dando forza alla sopportazione dei Vecchi Ritualisti. Il patriarca Nikon, d'altra parte, non perseguitò nessuno, anche se sapeva che molti dei riti "antichi" erano in realtà innovazioni relativamente recenti. Contro i conservatori oppose la Tradizione, il respiro dello Spirito Santo nella Chiesa. Senza persecuzioni i Vecchi Ritualisti sarebbero morti da soli. Lo Stato, tuttavia, non considerava le questioni in questo modo. Non c'è da stupirsi che molti chiamassero il successore dello tsar Alessio, Pietro I, 'Anticristo'.

Sappiamo che in seguito il patriarca Nikon fu prima calunniato e poi condannato, per essere in seguito riabilitato, ma troppo tardi, dopo il suo riposo. Come nel caso precedente di san Fozio il Grande, patriarca di Costantinopoli, ci furono molti intrighi contro Nikon, molti vendettero le loro anime allo Stato, e gli intrighi più importanti giunsero fino a Roma attraverso il vescovo uniata apostata e spretato (per sodomia), Paissio Ligarides. Alcuni diffamarono Nikon affermando che era un carrierista e voleva il potere assoluto per se stesso. Naturalmente il patriarca non aveva pretese. Non volle mai essere patriarca, e rassegnò le sue dimissioni per due volte, nel 1655 e nel 1658. Tuttavia, sappiamo anche che per il popolo russo, sia al suo riposo sia dopo, il patriarca Nikon fu visto come un santo, un giusto portatore della passione per la fede ortodossa, un confessore. Infatti molti miracoli sono stati registrati, fino alla Rivoluzione, presso la sua tomba nel monastero della Risurrezione in Nuova Gerusalemme a sud di Mosca. Ma cosa possiamo dire delle conseguenze di questo epocale conflitto Chiesa-Stato ? Che cosa possiamo concludere? Quale lezione si può trarre?

Nello sfidare il patriarca e quindi l'Ortodossia, lo tsar Alessio aprì la strada a Pietro I e poi alla tedesca Caterina, che perseguitò così violentemente il monachesimo russo, e a tutto il periodo sinodale della storia della Chiesa russa. L'idea di Mosca terza Roma divenne una ideologia di Stato nazionalista, perché non era condivisa con l'idea spirituale di Mosca seconda Gerusalemme. L'intero meccanismo di Chiesa e Stato divenne squilibrato, disarmonico, deregolamentato, come una macchina fuori controllo. Anche se alcuni degli imperatori successivi furono più che virtuosi - possiamo pensare soprattutto allo tsar-martire Nicola – erano intrappolati in un sistema che era diretto verso la distruzione. Il rituale doveva essere equilibrato dal contenuto interno, dalla preghiera. Il respiro internazionale della visione del Patriarca Nikon fu perso in un'ideologia dello Stato a volte maschilista e intollerante. Per quanto riguarda le icone 'franche' che il patriarca aveva condannato pubblicamente, queste ben presto divennero così diffuse nella società russa che i Vecchi Ritualisti divennero praticamente gli unici a rimanere fedeli all'iconografia ortodossa canonica.

Ma non dobbiamo dipingere un quadro troppo nero delle conseguenze di questo conflitto Chiesa-Stato, di questa scristianizzazione autoimposta dello Stato russo. Vi furono certamente tragedie nel periodo sinodale, in cui la Russia per oltre 200 anni rimase senza un patriarca, ma vi furono anche trionfi dello spirito. Non dobbiamo dimenticare i sacrifici di quei vescovi-santi dei secoli XVIII e XIX che sono rimasti fedeli alla Tradizione ortodossa. Non dobbiamo dimenticare gli sforzi dei santi Paisio (Velichkovskij) e Serafino di Sarov, dalle cui preghiere la Russia fu probabilmente salvata dal demonismo di Napoleone e di Hitler. Non possiamo dimenticare i santi eremiti, gli anziani di Optina e la grande fioritura di pietà ortodossa, sotto guida monastica, nel XIX secolo. Ciò ebbe il culmine nelle missioni di tutto il mondo dell'Ortodossia in Asia e anche in Occidente. In Russia portò al fenomeno spirituale di san Giovanni di Kronstadt e preparò centinaia di migliaia all'estremo sacrificio nel martirio contemporaneo della Chiesa russa.

Da questo grande patriarca, il più grande dei patriarchi russi, apprendiamo tuttavia la più grande delle lezioni: se la nostra vita non si basa sulla preghiera, sulla nuova Gerusalemme, allora il nostro regno cadrà, perché il Signore Gesù Cristo è al centro di tutte le cose. E se per un certo tempo, la cui durata è nota solo a Dio, la Nuova Gerusalemme, l'icona del Cielo costruita dal santo patriarca, si trova silenziosa e deserta nella campagna di Mosca, ciò non significa in alcun modo che i nostri cuori, anch'essi chiamati a essere icone del Cielo, devono starsene silenziosi e deserti. Finché Cristo vive in noi, anche la Nuova Gerusalemme vive dentro di noi.

 
Sull'importanza della sobrietà (2)

Dalla corrispondenza e-mail in seguito alle domande e risposte del 17 settembre

Nelle sue risposte nella corrispondenza 'sull'importanza della sobrietà ' (17 settembre) sembra difendere la ROCOR come Chiesa di moderazione, motivo per cui gli estremisti vecchi calendaristi, greci e convertiti, l'hanno lasciata tra il 1986 e il 2007. Ma sicuramente ci sono stati estremisti anche tra i russi della ROCOR, per esempio, persone che in realtà credevano seriamente che non ci fosse grazia nel resto della Chiesa ortodossa russa? E questi non se ne sono andati nel 1986.

Da parte della ROCOR so di soli due russi (figure di rango molto alto, bisogna ammetterlo), che affermavano che la parte patriarcale della Chiesa ortodossa russa non aveva grazia. Ma ho incontrato centinaia, se non migliaia, di ordinari chierici e laici della ROCOR che non la pensavano così,  che davano liberamente i sacramenti a chiunque veniva dalla Russia e in effetti erano scandalizzati da un simile pensiero assurdo di mancanza di grazia. Quindi diamo un'occhiata a tutte queste cose in proporzione. Troverete sempre alcuni estremisti in qualsiasi gruppo di esseri umani, ma questo non significa che la stragrande maggioranza sia estremista. Per definizione, non lo è.

Tuttavia, è anche vero che alcuni membri della ROCOR a quel tempo (sto parlando del periodo della guerra fredda prima del 1991) sembravano essere più interessati all'anti-comunismo che al cristianesimo. Tuttavia, i membri di quella generazione si sono estinti, oppure hanno lasciato ROCOR a partire dal 1991. Il problema per loro dopo la caduta del comunismo era che non avevano più alcuna motivazione per essere attivi nella vita della Chiesa. Non si può essere anti-comunista quando il comunismo non c'è più. Avevano perso la loro ragion d'essere, e così a poco a poco sono scomparsi dalla vita della Chiesa. Questo è stato deplorevole da parte loro, ma a livello umano è stato un grande sollievo per noi, perché avevano messo i laici e il clero ordinari della ROCOR sotto pressione cercando di politicizzare la Chiesa, cosa a cui abbiamo resistito.

E vorrei aggiungere a tutto questo una qualifica molto importante. Quei pochi che in precedenza sostenevano che non vi era alcuna grazia nel patriarcato, dopo il 1991 hanno ricevuto numerosi membri del clero dal patriarcato senza ordinarli, figuriamoci battezzarli! E davano i sacramenti ai laici del patriarcato senza sognare di battezzarli. Così erano tutte parole vuote, retorica, propaganda politica e nulla di fatto. In realtà, essi sapevano benissimo che il patriarcato conservava la successione apostolica. Essi rifiutavano la loro stessa assurdità, che era stata sempre e solo una manovra puramente politica. Penso seriamente che il concetto ridicolo di una Chiesa priva di grazia all'interno della Russia potrebbe anche essere stato inventato dalla CIA. Semplicemente non è teologico, ma puramente secolare.

Lei ha detto, nella prima conversazione 'sull'importanza della sobrietà', che tutte le parrocchie ortodosse russe fuori dalla Russia alla fine entreranno nell'amministrazione della ROCOR. Ma perché non dovrebbero tutte, comprese quelle della ROCOR, entrare sotto l'amministrazione della Chiesa in Russia, invece?

Ci sono tre ragioni perché non sia così. Prima di tutto, l'accordo del 2007 era chiaro: tutte le parrocchie fuori dalla Russia passeranno sotto la ROCOR, e tutte le parrocchie all'interno della Russia saranno sotto la Chiesa in Russia. In secondo luogo, vi è il nome, ROCOR (Chiesa ortodossa Russa fuori della Russia). È logico: solo la ROCOR è la Chiesa fuori della Russia, è assurdo avere parrocchie fuori della Russia che appartengono alla Chiesa in Russia. È letteralmente una realtà alla rovescia.

Tuttavia, vi è un terzo motivo morale. Durante il periodo della guerra fredda (voglio dire, dopo il 1945 e fino a ben dopo il 1991), la Chiesa in Russia è stata sotto l'amministrazione del KGB, e sono apparsi fuori della Russia molti rappresentanti indegni della Chiesa patriarcale: nei casi migliori burocrati sovietici, nei casi peggiori bugiardi e rinnovatori, politicamente o moralmente compromessi o semplicemente corrotti. (L'eccezione di spicco è stato l'arcivescovo Basilio (Krivoshein) di Bruxelles). E ho paura che la Chiesa in Russia abbia perso tutta la fiducia del mondo al di fuori della Russia a quel tempo. In una parola, si è data la zappa sui piedi, e da allora ha dovuto pagare il prezzo per la sfiducia che essa stessa ha creato.

Di conseguenza, non riesco a pensare a una sola persona nella ROCOR di oggi che vorrebbe andare sotto l'amministrazione patriarcale fuori della Russia. Ancora oggi, praticamente le uniche persone che vanno sotto il patriarcato al di fuori della Russia sono quelli che sono arrivati dall'ex Unione Sovietica nel corso degli ultimi 20 anni.

Ho accennato all'arcivescovo Basilio (Krivoshein) di Bruxelles come a un'eccezione, ma va anche detto che la sua integrità era sprecata, come quella di altre persone sincere. Aveva il titolo nominale di arcivescovo, ma la sua diocesi consisteva di poco più di due sacerdoti, due diaconi e circa una dozzina di laici. E, in generale, fino al 1991, il patriarcato aveva solo chiese minuscole al di fuori della Russia. I russi ortodossi fuori dalla Russia non volevano avere nulla a che fare con un'organizzazione sponsorizzata dal KGB. Questo non è un segreto e non è una teoria. È semplicemente un fatto della storia.

Un esempio di tale corruzione è il caso del defunto arcivescovo Giorgio (Wagner), che è ne stato vittima. Da sacerdote del patriarcato nel 1950 a Berlino, gli è stato chiesto da parte del patriarcato di diventare una spia sovietica. A suo credito, ha rifiutato e se ne è andato nella giurisdizione Parigi. Ed è solo uno di una lunga serie di persone sincere che hanno lasciato il patriarcato a causa della sua corruzione. Un altro esempio ancora più eclatante è l'attuale metropolita Hilarion della ROCOR, che è cresciuto nel Patriarcato in Canada e lo ha lasciato quando si è reso conto che non era libero.

E tutto questo è stato una grande perdita di talenti per il patriarcato. Ma è stata colpa loro, lo hanno fatto a se stessi. In generale, il patriarcato, a Parigi, Berlino, Vienna, Londra o New York, ha perso molte persone, i migliori amici della Russia ortodossa in Occidente, a causa dei suoi rappresentanti indegni, con i loro compromessi politici e morali e i culti di personalità corrotte. Ha perso i migliori amici della Russia ortodossa proprio perché i suoi rappresentanti non sono stati i migliori amici della Russia ortodossa. Questo è il motivo per cui la ROCOR è una parte autonoma della Chiesa russa. Se mai le cose andranno male in Russia ancora una volta - come potrebbe accadere, la situazione è ancora relativamente fragile - la ROCOR manterrà la sua indipendenza. Questo è molto importante.

Fortunatamente, quasi tutti questi rappresentanti indegni sono morti prima della riconciliazione del 2007, a volte molto prima. Ora siamo in attesa di una nuova generazione. Il patriarcato al di fuori della Russia è in espansione con la nuova emigrazione. Noi crediamo che i nuovi rappresentanti per la maggior parte sono e saranno più degni, saranno quanto meno al livello della ROCOR e così prepareranno le chiese patriarcali al di fuori della Russia al loro trasferimento alla ROCOR.

Si sente amareggiato per questo tipo di sprechi durante la guerra fredda a causa della cattività del patriarcato in quel momento?

Certo che no! Un cristiano non può sentirsi amareggiato perché crede nella divina Provvidenza, l'amore di Dio che è sempre presente e interviene. In questo modo tutti gli errori si trasformano in opportunità, tutto ciò che è negativo in positivo.

Come vede l'omicidio di padre Pavel Adelheim a Pskov lo scorso agosto?

In media un sacerdote all'anno viene assassinato in Russia e ogni omicidio è una tragedia e un crimine, incluso quello di padre Pavel. Ho visto un programma russo sull'omicidio. La sua matushka è apparsa e ha parlato della tragedia con grande dignità.

Tuttavia, padre Pavel Adelheim stesso era una ben nota figura marginale di dissidente e polemista, e in questo senso un po' simile al defunto padre Aleksandr Men', che molti ritengono essere stato un cattolico. Quest'ultimo è un eroe per tutti gli anti-ortodossi, specialmente perché aveva affermato che 'è meglio essere un Hare Krishna che essere come padre Seraphim Rose'. (A proposito, sotto il vecchio regime alla cattedrale patriarcale di Ennismore Gardens a Londra si rifiutavano di vendere i libri di padre Seraphim, proprio come si rifiutavano di esporre le icone dei nuovi martiri; questo ora è cambiato). L'omicidio è una tragedia, ma non assolve i punti di vista anti-ecclesiali. Non sto dicendo che padre Pavel fosse come padre Aleksandr Men': non era filo-cattolico, ma comunque era una personalità molto di frangia. È molto interessante che, anche se le uccisioni come quella del compianto sacerdote ortodosso padre Daniel Sisoev hanno avuto appena un cenno in Occidente, quella di padre Pavel è stata ampiamente riportata, e da due gruppi.

Il primo gruppo era quello dei massoni della russofoba Rue Daru con i loro sostenitori occidentali, e il secondo era quello altrettanto russofobo dei vecchi calendaristi. È vergognoso che questi gruppi ostili alla Chiesa russa tentino opportunisticamente e con auto-giustificazione di speculare su un tragico omicidio, effettuato da un satanista. Non si può giustificare lo scisma. Ciò che questi gruppi settari come Rue Daru e i vecchi calendaristi, due facce della stessa medaglia, non capiscono, è che la Chiesa non è un club esclusivo per individui con punti di vista eccentrici, ma è per tutti coloro che credono in Cristo. Il fatto che padre Pavel avesse punti di vista peculiari e sia stato poi tragicamente ucciso non significa per un solo momento che tali opinioni siano giustificate.

La russofobia è stata al centro dell'attenzione internazionale di recente. Cosa vorrebbe dire sulla guerra civile in Siria e sul recente intervento del presidente Putin che ha scongiurato gli attacchi missilistici degli Stati Uniti?

Prima di tutto, questa non è una guerra civile. Le originali proteste legittime contro il governo dittatoriale siriano sono state dirottate da Arabia Saudita, Qatar e Turchia (tutti con sostegno di Israele). 1200 assassini, stupratori e banditi sono stati liberati dalle prigioni saudite, armati e addestrati dai servizi speciali occidentali in campi in Giordania e in Turchia e pagati più di 1000 dollari al mese per uccidere, mutilare e cannibalizzare siriani innocenti. Insieme a loro ci sono decine di migliaia di fanatici mercenari stranieri, ceceni, tunisini, libici e molti musulmani provenienti da paesi occidentali come la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio e la Germania. (Questi terroristi, che fanno uso di armi chimiche in Siria, sono le stesse persone che preparano armi chimiche in Somalia). La guerra in Siria è una guerra tra patrioti siriani da una parte e traditori e mercenari finanziati da stranieri, dall'altra.

Per quanto riguarda l'intervento del Presidente Putin, l'uomo che è così tanto odiato da Rue Daru e dai vecchi calendaristi, ciò che è notevole è che per la prima volta qualcuno si è alzato in piedi per resistere al Nuovo Ordine Mondiale, che porterà all'intronizzazione dell'Anticristo nel tempio ricostruito di Sion. (Parlando di Russia, chiamata il 'Centro' nella scienza geopolitica, Zbigniew Brzezinski disse che il 'Nuovo Ordine Mondiale' sarebbe stato costruito sulle sue rovine). Il presidente Putin potrebbe anche aver evitato una terza guerra mondiale, e certamente merita il Premio Nobel per la pace, a differenza di Obama, a cui dovrebbe essere ritirato il suo premio.

Non sono state una Cina con un miliardo di popolazione o l'India o l'Africa, che rappresentano tra loro la metà della popolazione del pianeta, ma la Russia, che si è opposta al Nuovo Ordine Mondiale. Il presidente Putin ha svolto il ruolo di tsar ortodosso, di 'colui che trattiene' (2 Tessalonicesi 2, 6). Questo è notevole, da parte di un semplice politico. Inoltre, il 19 settembre, il presidente ha continuato nel suo Discorso di Valdaj a spiegare che il ruolo della Russia è nell'Ortodossia e che questo è il suo ruolo di civiltà cristiana contro l'Occidente laico e suicida che ha optato per Sodoma.

L'Occidente ha due grandi nemici nella Russia di oggi. Il primo è il presidente Putin, il secondo è il patriarca Kyrill. Farà tutto il possibile per abbatterli entrambi, e ci ha già provato.

Perché?

Perché l'Occidente laicista sa che se uno di loro o entrambi avranno successo, saranno con il tempo sostituiti da figure ortodosse ancora più potenti in Russia. Essi non solo resisteranno al Nuovo Ordine Mondiale con ancora più successo, ma sapranno effettivamente scacciarlo, ripristinando l'Impero ortodosso russo in Eurasia e l'unità ortodossa nel mondo. Questa sarà la fine del progetto globale unipolare anticristico, con i paesi ortodossi eternamente indebitati e schiavi dell'Unione europea, la fine degli assurdi vescovi ortodossi burattini del nuovo calendarismo e della massoneria, l'inizio della libertà per l'Ortodossia in Cina, il sostegno finanziario per le missioni ortodosse in America Latina, Africa e Asia, la costruzione di decine di migliaia di chiese in quei paesi, e se Dio vuole e se il mondo dura abbastanza a lungo, la fondazione di nuove Chiese autocefale. In una parola, questo sarà il grande raduno di tutta la cristianità ortodossa prima della fine.

Sono passati 20 anni dal tentativo di colpo di stato dell'ottobre 1993 a Mosca, con il bombardamento della Casa Bianca e l'era di Eltsin. Cosa ne pensa?

Gli anni '90 sono stati un periodo vergognoso, quando la Russia è passata dal comunismo al consumismo, dalle menzogne al furto. I beni pubblici russi sono stati rubati da quelli che noi oggi chiamiamo oligarchi attraverso la cosiddetta 'privatizzazione'. Questi oligarchi, criminali internazionali, ora vivono in asilo sotto la protezione del governo britannico a Londra e in altre parti del mondo occidentale che tanto adorava i loro miliardi rubati che hanno così tanto impoverito la Russia. È stato un massiccio furto sponsorizzato dallo Stato. Negli anni '90 l'Occidente ha cercato di smembrare e distruggere le terre russe, proprio come aveva cercato di fare nei sette mesi del governo provvisorio del 1917. Si dice che questi nuovi Kerenskij, privatizzatori istruiti a Harvard, i cowboy del 'selvaggio Est', abbiano in realtà truccato le elezioni del 1996, in modo che l'ubriacone Eltsin potesse vincere. È possibile. La CIA ha molta esperienza nelle elezioni pilotate in tutto il mondo. Nel 1917 la decadenza è durata sette mesi, negli anni '90 è durata sette anni, fino al Concilio del Giubileo del mese di agosto 2000 e alla canonizzazione dei nuovi martiri a Mosca.

Alcuni convertiti ortodossi conservatori, specialmente sotto il patriarcato di Antiochia negli USA, sarebbero forse scioccati dalle sue parole. Pensano che la privatizzazione sia una cosa buona. Cosa vorrebbe dire loro?

Il conservatorismo non è la stessa cosa della Tradizione. Per utilizzare il vocabolario americano, i neoconservatori o " neocon " (conservatori monetari senza principi o liberali economici nel linguaggio britannico) adorano insieme Dio e Mammona contro il Vangelo. In effetti, il monetarismo è solo un'altra parola per Mammona. E anche i cosiddetti paleoconservatori (i Tories alti, l'UKIP, noblesse oblige, i patriarcali) non sono la stessa cosa degli ortodossi. In primo luogo, i paleoconservatori hanno una tendenza al razzismo. In secondo luogo, a differenza degli ortodossi, hanno poco senso di giustizia sociale. (Se il socialismo esiste, ci sono ragioni). E in terzo luogo, i paleoconservatori tendono ad attrarre una frangia lunatica estremista, persone ossessionate dalle teorie della cospirazione, che odiano gli ebrei, ammirano Hitler e altre sciocchezze del genere.

Quali sono le sue speranze e paure per la rinascita della Chiesa russa nella Russia di oggi?

Dobbiamo capire che la rinascita degli ultimi 25 anni, anche se spettacolare, è appena iniziata. Come ha detto il patriarca Kirill la scorsa settimana, al ritmo attuale ci vorranno 100 anni solo per costruire abbastanza chiese per rimettersi al passo con il numero di chiese che esistevano nell'Impero russo prima della rivoluzione. Invece di costruire 1.000 chiese all'anno, nel corso dei prossimi dieci anni ci sarebbe bisogno di costruire 14.000 chiese ogni anno. Questo è ciò che succederebbe se la Russia non fosse solo nominalmente ortodossa, ma ortodossa in realtà. Un altro esempio: nel Sinodo di Mosca il 5 ottobre sono stati nominati sette nuovi vescovi. Questo è molto buono e dovrebbe portare il totale dei vescovi più o meno a 300. Ma se la Russia e i territori canonici della Chiesa fossero ortodossi in realtà e non solo nominalmente, si dovrebbero nominare 200 volte più vescovi - 1.400 nuovi vescovi. Poi ogni futura Conferenza Inter-ortodossa (erroneamente chiamata Concilio pan-ortodosso dai fanarioti) sarebbe ortodossa.

Un'ultima domanda. In precedenza lei ha citato padre Seraphim (Rose). Pensa che un giorno sarà canonizzato?

È Dio che fa i santi, non gli uomini. Può essere che un giorno Dio rivelerà padre Seraphim come un santo. È molto probabile, a giudicare dalla sua vita. Ma, prima di questo, il monastero di Platina dovrà prima ritornare alla ROCOR. Questo è quello che padre Seraphim avrebbe voluto. Questa sarebbe la giustizia che corregge l'ingiustizia storica di Platina che lascia la ROCOR, cosa avvenuta dopo il riposo di padre Seraphim. Vorrei anche dire che l'ostacolo principale per la canonizzazione di padre Seraphim è proprio il fatto che Platina non è ancora ritornata alla ROCOR. Poi tutto andrà a posto.

Padre Seraphim sarebbe d'accordo con la riconciliazione tra la ROCOR e la Chiesa in Russia?

Ma certo che lo sarebbe. Era una persona profondamente anti-settaria, come si può vedere dal modo in cui gli orgogliosi 'super-corretti' lo perseguitavano negli anni '70. Era un vero e proprio monaco che non aveva complessi patologici, come molti dei convertiti super-corretti in quel momento. Soffriva molto a causa loro, soprattutto quando insistevano per farsi fotografare con lui - fotografie che ora mostrano nella loro auto-giustificazione! 'Guardatemi, sono io in piedi accanto a padre Seraphim, sono un santo'. Questo è ciò che proclamano, e quando era ancora in vita erano i suoi peggiori nemici. È stato lo stesso con San Giovanni di Shanghai. Alcuni dei suoi peggiori persecutori durante la sua vita, che lo hanno messo sotto processo, hanno proclamato dopo la sua canonizzazione quanto lo avevano sostenuto!

Quando vede ciò che viene introdotto nel mondo occidentale, che è stato chiamato ' Eurosodoma', è pessimista o ottimista sul futuro?

È un fatto strano che tutti gli imperi trovino la fine nella sodomia perché perdono la fede, non hanno più alcuna fiducia in se stessi e così si suicidano. È successo nella Grecia antica e a Roma. E oggi stiamo assistendo non al declino e alla caduta dell'Impero romano, ma al declino e alla caduta dell'Impero d'Occidente. È una tragedia. Ed è dovere degli ortodossi di cercare di salvare il meglio della cultura occidentale prima che scompaia del tutto sotto la marea dell'ateismo.

Se sono pessimista o ottimista? È vero che è del tutto possibile che si realizzi solo una minima parte delle speranze che ho esposto per il futuro ripristino della Russia ortodossa. Non mi faccio illusioni. Ma anche così, anche nonostante tutto questo, rimango ottimista perché, anche se l'uomo propone, è Dio che dispone, e Dio ha già vinto, 'calpestando la morte con la morte'. Il peggio che può succedere è che moriremo. E se, ripeto se, moriamo pentiti, e sottolineo pentiti, andremo in Paradiso! Chi può essere pessimista? Non temere, piccolo gregge!

 
Una chiesa costruita da santi

Storia della chiesa russa di Darmstadt, patria di due sante ortodosse

Nella città tedesca di Darmstadt, c'è una stazione ferroviaria poco utilizzata, con l'eccezione di un negozio di noleggio di biciclette che ne occupa una parte. Questo luogo abbandonato, così insolito per la Germania, ha una ragione storica. Il fatto è che la stazione fu costruita con un solo scopo – accogliere i treni a scartamento differente, provenienti dalla Russia. C'erano oltre quattrocento vagoni in questi treni, che portavano anche granito dagli Urali, dal Caucaso e dalla Siberia. Questo non perché la Germania non abbia del granito proprio, ma perché qui a Darmstadt si costruiva allora una chiesa ortodossa russa dedicata a santa Maria Maddalena pari agli apostoli, la santa patrona della madre dell'imperatore Nicola II.

Si decise che la chiesa sarebbe stata costruita con pietra importata dalla Russia e su terra russa. La chiesa fu costruita per l'imperatrice Alessandra Feodorovna Romanova, nata principessa d'Assia-Darmstadt. L'imperatrice e il marito, l'imperatore Nicola, volevano essere in grado di pregare in una chiesa ortodossa quando visitavano la Germania. La chiesa fu costruita con fondi personali dell'imperatore. Il suo stile architettonico è chiamato "primitivo di Jaroslavl". L'autore del progetto, Leon Benois, fu onorato con il titolo di "architetto di corte" per i suoi sforzi. I modelli degli oggetti liturgici furono approvati dalla tsarina Aleksandra.

I Romanov visitavano Darmstadt a intervalli regolari di un anno e mezzo o due.

Alessandra Feodorovna, che alla nascita ricevette il nome di sua madre, Alice, era la sesta di sette figli nati al Granduca Luigi IV. Una delle sue sorelle maggiori si chiamava Ella, e sarebbe diventata la granduchessa Elizaveta Feodorovna Romanova. La famiglia fu provata da due grandi dolori: uno dei fratelli morì in tenera età, e pochi anni dopo la madre e la sorella minore morirono di difterite. Semi-orfane, Ella e Alice trascorrevano spesso lunghi periodi dalla loro nonna, la regina Vittoria d'Inghilterra.

A fianco della chiesa russa si trova la torre detta "dei matrimoni".

I locali la chiamano "torre delle cinque dita" o "corona della città". Fu costruita al secondo matrimonio del granduca Ernst-Ludwig, fratello di Ella e Alix. Questa torre simboleggia i cinque matrimoni dinastici dei bambini della casa ducale di Darmstadt con i rappresentanti di cinque dinastie europee.

L'interno della chiesa è caratterizzato da una decorazione insolita. Ci sono pochi affreschi o icone, per contro vi è un grande mosaico della Madre di Dio al fondo dell'altare. Il suo volto è raffigurato in un modo che ricorda l'artista Viktor Vasnetsov. Infatti, i disegni erano di sua mano, mentre il mosaico fu fatto dai fratelli Frolov. L'iconostasi fu importato da Londra. È dotata di una sola fila di icone (e rivela il mosaico all'altare) ed è dipinta a olio, metodo popolare al tempo, da Karl Neff. Le pareti sono decorate con gigli stilizzati, fiori particolarmente amati da Alessandra Feodorovna (che amava anche garofani e rose). I pittori della chiesa si ispirarono allo splendore dell'Eden, per questo vediamo molte decorazioni a vigneti.

Dal lato della strada, l'esterno della chiesa è decorato con icone a mosaico dei patroni celesti della famiglia dello tsar, tra cui san Nicola e sant'Alessandro della Neva, e i genitori di San Giovanni Battista – Elisabetta e Zaccaria. Sopra l'ingresso, si può vedere l'immagine di Santa Olga pari agli apostoli, patrona della figlia maggiore dell'imperatore Nicola.

Tra gli oggetti più sacri della chiesa vi sono i frammenti di una plashchanitsa (sindone) ricamata da Alexandra Feodorovna e un'icona della Madre di Dio di Kazan, che apparteneva alla granduchessa Elizaveta Feodorovna. La chiesa di Darmstadt le ha ricevute da un sacerdote che ha trasferito le reliquie delle sante Barbara ed Elisabetta dalla Russia in Terra Santa. Le fattezze della Madre di Dio in molti modi ricordano quelle della stessa Elizaveta Feodorovna.

Sono sopravvissuti anche dei khorugvi (stendardi) a doppia facciata, appositamente realizzati per questa chiesa per ordine dell'imperatrice.

A Darmstadt ci sono anche diverse case appartenenti alla famiglia ducale. Il complesso del Rosengarten comprende le rovine di un palazzo dove i Romanov avevano spesso dormito. Un altro castello si trovava al centro della città, ma fu distrutto in un bombardamento aereo nel 1944. La foto mostra un edificio che è stato conservato. Ma ai Romanov non piaceva molto quella casa. La "Camera russa" con i suoi ricordi è stata trasferita alla proprietà del museo comunale.

Il destino della dinastia di Assia-Darmstadt fu tragico.

Nel 1918, Elizaveta Feodorovna, Alexandra Feodorovna e i suoi figli morirono tutti per mano dei rivoluzionari. Nel 1937, nei pressi di Darmstadt, morì il fratello Ernst-Ludwig. A quel punto non era più granduca – aveva abdicato dopo la rivoluzione del novembre 1918 nell'Impero tedesco. La vedova, il figlio maggiore Georg Donatus, la moglie incinta di quest'ultimo e i loro due bambini morirono in un incidente aereo mentre si recavano in Inghilterra per partecipare al matrimonio del loro figlio più giovane, Ludwig. Il fratello Ludwig rimase senza figli, e dopo la sua morte nel 1968, non rimase più alcun erede maschio della dinastia di Assia-Darmstadt.

Il nartece della chiesa di sanrta Maria Maddalena a Darmstadt contiene due ritratti - uno dell'Imperatore Nicola II e uno di sua moglie, l'imperatrice Alessandra, ora glorificati come portatori della passione (strastoterptsy). Questi ritratti sono stati dipinti poco prima della canonizzazione della famiglia imperiale. Subito dopo la canonizzazione da parte della Chiesa ortodossa russa fuori del 1981, l'icona fu portata alla chiesa e le fu appesa davanti una lampada da vigilia. Ogni anno il 17 luglio, anniversario dell'esecuzione della famiglia reale, centinaia di persone si radunano qui per la Divina Liturgia.

Nella parrocchia di Darmstadt si incontrano serbi, romeni, bulgari e, naturalmente, russi.

Due fratelli celebrano qui i servizi divini – il protopresbitero Ioann e il prete Konstantin Grinchuk. Una parrocchiana, Ekaterina Egenberger, ci ha fatto da  guida in un affascinante tour di questa chiesa ricca di storia. Alla fine, in una piccola sala da pranzo, ci hanno offerto un grande pasto per accompagnare le nostre conversazioni. Il refettorio ha pochi posti a sedere, ma è aperto a tutti. C'era un piatto con uova dipinte, esposte tutto l'anno. A Darmstadt i negozi vendono uova cotte che sono sempre dipinte con vari colori, in modo che non siano confuse con le uova crude, e che ci hanno intrattenuti con un quotidiano ricordo della Pasqua....

Ringraziamo il Centro di Pellegrinaggio del santo apostolo Tommaso in Europa e in particolare Timofej Kitnis per i materiali che sono stati utilizzati per comporre questo articolo.

 
Come gli aleutini ortodossi sono stati inviati nei campi di concentramento statunitensi

C'è una triste rivalità su chi ha inventato per primo i campi di concentramento. Alcuni dicono che è stata la Spagna a Cuba nel 1896, altri indicano i britannici in Sud Africa nel 1900. Tuttavia, molto prima, si può leggere dei pagani romani che radunavano i popoli  prigionieri in accampamenti militari nei primi secoli dell'era cristiana e dei normanni e cavalieri teutonici costruttori di castelli che radunavano i servi della gleba in "villaggi" nei secoli XI e XII. E quale fu, dopo tutto, il destino dei nativi nord-americani? Fu quello di essere inviati in "riserve" - ​sinonimo di campi di concentramento. Solo 70 anni fa, anche i nativi ortodossi del Nord America hanno subito la stessa sorte.

Molti sapranno che circa 120.000 americani di origine giapponese furono mandati in campi di concentramento durante la guerra americana contro il Giappone per il controllo del Pacifico tra il 1941 e il 1945, anche se circa il 60% di questi erano cittadini americani. Tuttavia, dopo l'attacco giapponese a Unalaska, dal 1942 in poi, gli aleutini d'America hanno ricevuto lo stesso trattamento, come raccontato in un recente film, 'Aleut History’. Questo parla della deportazione da incubo dei popoli nativi delle Isole Aleutine e Pribylov in Alaska.

Tutti coloro che avevano anche solo un ottavo di sangue nativo furono deportati per ordine di Washington. Ai nativi non fu detto dove erano portati, ma furono caricati a forza su navi da guerra e inviati a quattro diversi campi di concentramento. Le condizioni erano terribili - li aspettavano la fame, il freddo, la malattia e la morte. Un agente federale che ha espresso la sua indignazione ha ricevuto un rimprovero ufficiale. In un campo, nel villaggio di Killisnoo, i deportati erano costretti a bere acqua fangosa ed erano posti al riparo dalle temperature dell'Alaska in baracche non riscaldate. La loro salvezza fu dovuta a nativi Tlingit che avevano dato loro coperte, sale e medicine. Le richieste delle donne di cibo e riscaldamento per i loro figli e le richieste di aiuti umanitari sono state ignorate dalle autorità. Questo campo ha registrato il più alto tasso di mortalità tra i campi.

A Barnett Inlet gli aleutini furono sistemati nelle baracche di una fabbrica di conserve da tempo abbandonata. Non c'erano riscaldamento, elettricità, acqua e letti, e intorno a loro si aggiravano lupi affamati. Le loro petizioni furono ignorate e quando, infine, i deportati furono autorizzati a tornare alle loro case a Unalaska nel 1945, scoprirono che le loro case erano state saccheggiate dai soldati americani. Inoltre, i soldati avevano saccheggiato anche le chiese ortodosse degli aleutini. Una situazione simile si ebbe nel campo presso a Lake Ward. I deportati, adulti e bambini, in tutti i campi sono stati infettati da tubercolosi, polmonite e malattie della pelle. Cronicamente sottoalimentati, molti morirono di fame e mancanza di medicine. (1)

Gli uomini furono costretti a lavorare senza retribuzione in varie attività legate al mare e fu loro detto che, in caso di rifiuto, sarebbero restati nei campi con le loro famiglie per il resto della loro vita. Non fu permesso loro di allontanarsi o di cercare lavoro retribuito altrove. Ancora oggi alcuni visitano le tombe di coloro che sono morti in questo esilio. Essi sostengono che la pura crudeltà del governo degli Stati Uniti non è stata condizionata dallo stato di guerra, ma da atteggiamenti intrinsecamente razzisti. Viene in mente il vecchio detto da cowboy: 'L'unico indiano buono è l'indiano morto'.

Nota

(1) ‘Aleut Internment Camps: The untold US atrocity’ (CENSORED NEWS, 8.11.12)

 
Una parola dal patriarca sull’unità, la grazia e la vita dopo la morte

sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'

Il 20 novembre ha segnato il compleanno di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'. Quel giorno il portale Pravoslavie.ru si è congratulato con lui e OrthoChristian.com vorrebbe, anche se in ritardo, congratularsi con sua Santità e augurargli molti anni proficui al servizio della Chiesa di Dio!

L'eredità omiletica ed epistolare del patriarca è vasta. Pubblichiamo qui in traduzione citazioni selezionate di sua Santità, tratte dai suoi sermoni pronunciati all'inizio di novembre 2020. Esprimiamo anche il nostro più sentito ringraziamento per la sua inesauribile fonte di edificazione!

Gli eventi in sé, che sono alla base della celebrazione [del Giorno dell'Unità Nazionale] e che oggi ricordiamo, non hanno avuto un grande significato militare. <…> Le forze di Minin e Pozharskij ripresero al nemico una parte di Mosca, Kitaj-Gorod. Questa non era nemmeno tutta Mosca, è una regione di Mosca.

Allora perché questa vittoria, di portata non così significativa, è stata collegata a ricordi così eroici? E perché questo evento è diventato così importante per la nostra coscienza nazionale e ha portato a questa celebrazione dell'unità nazionale? Perché questa vittoria fuori dalle mura del Cremlino ha preceduto qualcosa di molto importante.

Dopo tutto, com'era allora la società russa? Divisioni in partiti, clan e vari gruppi che combattono tra loro. Il Tempo dei torbidi è stato ed è chiamato travagliato perché c'erano problemi nella testa delle persone, che portavano a conflitti tra loro. E improvvisamente, davanti alla faccia del nemico alle mura del Cremlino, a Kitaj-Gorod, le persone che ieri erano nemici si sono unificate. Questo è ciò che celebriamo.

Da un discorso tenuto in un incontro tra i gruppi religiosi della Russia e il presidente Putin

Il nostro peggior nemico

Attraverso questa esperienza storica dovremmo imparare chi è il nostro peggior nemico: non i nemici stranieri ma i conflitti interni, che spesso portano le persone alla distruzione reciproca. Ognuno sa attraverso la propria esperienza personale quali sofferenze e disaccordi possono portare tali conflitti a famiglie e amici, quando pongono barriere insormontabili all'unità e all'amore. Questa giornata ci ricorda il grande valore dell'unità e dell'amore, della capacità di unirsi e di risolvere i problemi posti davanti a ogni persona, famiglia, società e nazione.

Da un sermone nella festa dell'icona della Madre di Dio di Kazan',

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Cos'è la grazia di Dio, e come possiamo riconoscerla?

sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'

Nel mondo fisico molte cose sono per noi invisibili, ma sappiamo nondimeno che esistono, il più delle volte a causa delle loro conseguenze. Per esempio, nessuno vede l'elettricità, ma anche qualcuno completamente scettico sull'elettricità può percepirla. Tocca un filo sotto tensione e sente subito una brutta scossa e capisce che l'invisibile esiste. È lo stesso con la grazia di Dio: non si conosce nella sua essenza, perché la natura della grazia ci è nascosta, ma si conosce dalle tracce che la grazia lascia nella nostra vita.

Contemplando questo tema, san Macario d'Egitto insegna: la grazia è dov'è la ragione; la grazia è dov'è la santità; la grazia è dov'è la buona volontà. Cioè, la grazia si realizza nel modo in cui porta all'uomo bontà, gentilezza, pace, conforto e amore. È attraverso questi segni della presenza della grazia di Dio che le persone riconoscono che cos'è la grazia, e attraverso la stessa esperienza discernono come Dio si rivela agli uomini.

In altre parole, la grazia divina è la presenza di Dio nella vita e nella storia dell'uomo; è il potere di Dio e la luce di Dio, la cui percezione ci è data attraverso la nostra esperienza spirituale. Dove e come possiamo acquisire questa esperienza? Prima di tutto, l'acquisiamo quando rivolgiamo il nostro cuore a Dio e il Signore stesso ci viene incontro.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

La grazia dell'eucaristia

Questo accade ogni volta che celebriamo la divina eucaristia, quando, spezzando e benedicendo il pane e il vino secondo il comandamento del Salvatore, serviamo in suo ricordo il mistero del suo corpo e sangue. E attraverso il contatto con il suo corpo e sangue, il Signore ci concede la grazia divina, che senza dubbio deve risuonare nei nostri cuori, trasformando la nostra mente, la nostra volontà e i nostri sentimenti. E quando questo accade, sentiamo la presenza del divino nelle nostre vite.

Ogni persona credente sperimenta in una certa misura un particolare stato spirituale dell'anima quando prende parte al corpo e al sangue del Salvatore, quando si rivolge a Dio con una preghiera sincera e il Signore risponde a quella preghiera. A ciascuno di noi ne è concessa una percezione, e la comprensione che si tratta di un'esperienza religiosa viva, un'esperienza viva di fede, e ci dà l'opportunità di vedere e sentire la grazia divina, e anche la presenza di Dio nella nostra vita.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

La fede è la realtà della nostra vita

Ma se le persone fossero private di quel sentimento, la fede non esisterebbe, perché la fede si basa sull'esperienza della vita reale delle persone. Se non ci fosse mai alcuna esperienza spirituale di contatto con il divino, non ci sarebbe fede. Questo è perfettamente ovvio. Non importa come le persone senza fede lo spieghino, il fenomeno stesso della fede in Dio, indipendentemente dalle loro spiegazioni spesso completamente false e limitate, è la realtà della nostra vita. Ed è così importante che noi fedeli non perdiamo mai quella realtà! È così importante che sempre più di coloro che dubitano, o addirittura negano la fede per un motivo o per l'altro, possano a un certo momento sentire la presenza nella loro vita della grazia divina; che sentano questo contatto con Dio stesso. Dopotutto, solo allora la fiamma della fede si accenderà in loro!

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Come se ne va l'incredulità

Ma il Signore si mostra a noi non nel tuono o nel fulmine, ma in una brezza leggera (cfr 3 Re 19: 11–12). Si mostra a noi nel tocco leggero della grazia divina. Pertanto è molto importante sintonizzare il nostro "ricevitore", cioè la nostra mente e il nostro cuore, per avere l'opportunità di ricevere dal cielo quel segnale leggero ma di vitale importanza; affinché possiamo vedere veramente Dio attraverso la purezza del nostro cuore (cfr Mt 5:8), e sentire il tocco della sua grazia divina.

Allora tutta l'incredulità se ne andrà via da noi. Allora non avremo bisogno di prove – qualcosa di cui filosofi e teologi si sono preoccupati in certe epoche, cercando di provare teoricamente il fatto della presenza di Dio nelle nostre vite, e persino l'esistenza di Dio nel suo complesso. Quando una persona non crede ma sa che Dio esiste, non è necessaria alcuna prova, perché lei stessa ha sperimentato il tocco della potenza e della grazia di Dio.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Sulla fede nel progresso e sulla fede in Dio

Viviamo tempi difficili, tempi di prove molto serie. Negli ultimi duecento, o anche trecento anni, l'umanità ha vissuto mediante la fede nel progresso. La gente era convinta che, secondo l'aumento della conoscenza, dell'educazione e della scienza, tutto ciò che è connesso alla fede sarà relegato ai margini della vita e alla fine scomparirà del tutto. Perché? Perché l'uomo diventerà onnipotente e sarà in grado di fare miracoli e risolvere qualsiasi problema solo con la sua mente. Questo è ciò che la gente pensava nel diciottesimo secolo, nel diciannovesimo secolo e nel ventesimo secolo, finché l'esperienza della vita ha mostrato alla maggioranza assoluta degli osservatori attenti che non importa quanto si sviluppino le scienze, non importa quanto cresca la conoscenza dell'uomo, rimarrà sempre una sfera in cui l'uomo non è in grado di determinare l'ordine delle cose e degli eventi quando mancano conoscenza, autorità e potere.

Forse anche oggi stiamo vivendo un periodo in cui l'incapacità dell'umanità di far fronte ai pericoli attuali sta diventando abbastanza evidente. Naturalmente, la ragione e la volontà umane possono aiutarci a trovare la risposta a tutte le prove dell'attuale pandemia, in modo che finalmente cessi. Crediamo che sarà così.

Ma dopotutto, questo non significa che una moltitudine di altri problemi non attenda la razza umana, e la nostra ragione non è in grado di rispondere in modo da evitare nuovi grandi problemi, difficoltà e pericoli. Ecco perché la fiducia nel Signore, la fede in Dio e la preghiera che ci invii la sua grazia sono i prerequisiti inevitabili per superare veramente i problemi che sorgono per incontrarci. Unendo la ragione spirituale e materiale, umana con il potere della fede, che nasce dalla preghiera e che attrae la grazia di Dio, possiamo rafforzare le nostre capacità umane attraverso il potere divino e raggiungere la possibilità di far fronte a problemi apparentemente irrisolvibili, e che l'uomo è in grado di superare arricchendo la nostra ragione e forza con la grazia divina.

Da un sermone della 23a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

Ciò che ci attende nell'eternità si forma in noi oggi

La vita di un uomo oltre la tomba è determinata da come vive in questo mondo. Dopotutto, per entrare nel regno dei cieli c'è ben poco che dobbiamo soddisfare – tanto meno quello che ci richiedono le leggi e le usanze umane – leggi e usanze che molti di noi non conoscono nemmeno completamente. Ma la parola di Dio è chiara e comprensibile; c'è un duplice comandamento, e se lo osserviamo erediteremo il regno di Dio: "Ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso" (cfr Mt 22:35-40), come ha detto il Signore. In questi comandamenti c'è la chiave per la vita eterna con Dio; e quanto prima noi, oppressi dalle tante preoccupazioni di questa vita, comprendiamo quanto sia importante questo comandamento per la nostra sorte oltre la tomba, tanto più prossima sarò per noi la gioia dell'eternità in comunione con il Signore.

La parabola [del ricco e di Lazzaro] non ci spaventa, ma ci aiuta a capire che ciò che ci aspetta nell'eternità si forma oggi nella nostra vita quotidiana attraverso il nostro rapporto con Dio e attraverso i nostri rapporti reciproci. E se concentriamo i nostri sforzi verso l'acquisizione di questi obiettivi, allora non solo erediteremo il regno di Dio, ma secondo il Signore stesso, cambieremo anche le nostre vite qui fino al punto di renderle irriconoscibili, perché in questi comandamenti sono le leggi che determinano il benessere sia nella vita terrena sia in quella eterna.

Da un sermone della 22a domenica dopo la Pentecoste

dopo la Liturgia nello skit di sant'Aleksandr Nevskij

 
La scienza moderna e la sua (continua) storia della violenza contro il libero arbitrio

il padre diacono John Dear è un oratore di spicco nelle manifestazioni settimanali contro la legislatura dello stato dell'Alberta (Canada), che impone ai cittadini misure illegali e non scientifiche

Oggi, gli ortodossi di vecchio calendario commemorano il sesto Concilio ecumenico, ovvero il terzo Concilio di Costantinopoli del 681. Questo concilio condannò l'eresia nota come monotelismo, secondo cui Cristo ha una sola volontà perché è una sola persona, anche se una persona con due nature. Il concilio, tuttavia, ha decretato la posizione ortodossa che, come persona con due nature, Cristo ha due volontà: una volontà divina e una volontà umana. Questa distinzione non ha solo importanti implicazioni teologiche, ma ha anche importanti implicazioni antropologiche. La più rilevante per questo discorso è la convinzione che il libero arbitrio sia intrinseco alla natura umana.

La mancanza di consenso informato è una violazione del libero arbitrio. Mentre la mancanza di consenso è la differenza fondamentale tra uno stupro e un'unione legale, anche un rapporto consensuale con un minore al di sotto dell'età minima del consenso è una violazione del libero arbitrio, perché la mancanza di maturità di un minore impedisce che qualsiasi presunto consenso sia un consenso informato.

I farmaci come il Midazolam (o Versed) sono utili in procedure come l'endoscopia del tratto gastrointestinale superiore. Tuttavia, sono stati utilizzati anche per violare il libero arbitrio di una persona, per esempio consentendo agli studenti di medicina di esercitare le proprie abilità di ginecologia su un soggetto dal vivo prima che si sottoponga a una procedura a cui ha effettivamente acconsentito. Il Versed viene utilizzato anche per garantire che il consenso non venga revocato all'ultimo momento in un'eutanasia volontaria (ovvero un suicidio assistito da parte del medico) e può rendere un'esecuzione per iniezione letale meno traumatica da osservare. Il Versed consente al condannato di rimanere cosciente durante la somministrazione di altri farmaci che possono causare dolore e panico estremo, cosa che renderebbe un'esecuzione capitale ancora più spiacevole da osservare.

Il Versed è ora utilizzato nel trattamento di infezioni respiratorie virali e batteriche... o meglio, per aiutare a evitare il trattamento di infezioni respiratorie virali e batteriche e per avere il consenso del paziente, senza libero arbitrio, a essere collegato a un ventilatore in modo che un'infezione respiratoria non trattata abbia una migliore possibilità di uccidere la persona.

Il consenso informato è citato nel primo punto del Codice di Norimberga, ma è tecnicamente specificato solo per gli esperimenti e anche in questo caso, ci sono modi per fabbricare il consenso e truccare le carte. Prima del Codice di Norimberga si facevano aborti chimici e chirurgici, così come l'elettroshock (terapia elettroconvulsiva), e continuano oggi senza alcun reale e onesto consenso informato. La verità è che l'aborto procurato è un abuso contro le donne, venduto falsamente come un diritto e, a porte chiuse, l'elettroshock è talvolta definito "addomesticamento della moglie".

Il Terzo Reich introdusse l'invenzione italiana dell'elettroshock negli ospedali e nei manicomi, così come nel campo di concentramento di Auschwitz per "rimettere le persone emotivamente disturbate in condizione di lavorare". Anche l'elettroshock è stato modificato in modo da poter essere utilizzato per l'eutanasia. Come persona addestrata nella teoria e nelle procedure di sicurezza dell'elettricità, posso dirvi che l'unica modifica necessaria per utilizzare l'elettroshock per l'eutanasia sarebbe quella di dirigere la corrente elettrica attraverso la cavità toracica piuttosto che attraverso il cranio. Tuttavia, sembra che gli psichiatri nazisti abbiano usato qualche altra forma di elettroshock modificato per uccidere i loro pazienti.

Il dottor Leo Alexander, uno psichiatra americano, che era un consulente medico al processo di Norimberga, dichiarò in un articolo del New England Journal of Medicine (luglio 1949): "Qualunque fossero le dimensioni che alla fine assumevano questi crimini, divenne evidente che tutti coloro che vi operavano avevano cominciato da cose piccole. All'inizio operarono solo un sottile spostamento di enfasi nell'atteggiamento di base dei medici. Tutto ebbe inizio con l'accettazione dell'atteggiamento, fondamentale nel movimento per l'eutanasia, che esiste una vita non degna di essere vissuta".

Ma è davvero qui che è iniziato tutto? In realtà non è iniziato quando il paradigma scientifico è passato a un presupposto materialistico-meccanicistico in cui l'unica vera distinzione tra vivi e morti è una differenza negli stati biochimici? Sebbene le teorie successive sulla conservazione delle razze favorite nella lotta per la vita (ovvero sull'origine delle specie per mezzo della selezione naturale) sembrino avere merito all'interno di un paradigma materialistico-meccanicistico, negano ogni possibilità di libero arbitrio. Ironia della sorte, lo stesso paradigma in cui è stato scritto il Codice di Norimberga nega la possibilità del libero arbitrio e, quindi, si limita a rispettare formalmente il consenso informato.

Il dottor Leo Alexander, e io uso il termine "dottore" in senso lato, era egli stesso un convinto sostenitore dell'elettroshock, della lobotomia e dell'eugenetica. Inizialmente aveva elogiato il programma eugenetico di Hitler, che includeva la sterilizzazione involontaria di centinaia di migliaia di persone. Naturalmente, il dottor Leo Alexander non era solo. Il programma eugenetico di Hitler ha ricevuto il sostegno internazionale di psichiatri e sostenitori dell'eugenetica in tutto il mondo, inclusi alcuni proprio qui in Alberta.

L'Alberta Eugenics Board e il Sexual Sterilization Act furono sciolti e abrogati solo nel 1972, un paio d'anni dopo che era stato compiuto un importante passo avanti verso l'eugenetica volontaria (cioè, la legalizzazione dell'aborto procurato), che è attribuita al padre del nostro attuale primo ministro.

Questo gioco di fumo e di specchi giocato dai politici è andato avanti molto prima che la maggior parte di noi nascesse, per non parlare della nostra possibilità di votare. Non pensate per un secondo che qualsiasi movimento o evento che ottiene l'attenzione internazionale non sia sotto il controllo e la manipolazione della classe politica. Come ha detto l'anziano Iustin Pârvu della Romania: "Viviamo in un mondo anarchico, l'intera classe politica è nemica di Cristo e serva del male, ecco perché anche vivere la nostra semplice vita senza abdicare ai nostri principi cristiani è una confessione quotidiana e un martirio".

Nella stessa intervista del 2009, l'anziano Iustin Pârvu aveva anche detto: "Pertanto, per favore, smettete di cercare soluzioni. Le soluzioni umane sono inesistenti, miei cari! La soluzione è morire per Cristo. I padri abbandoneranno i loro figli, le madri le loro figlie, fino alla morte. Ecco, assistiamo al compimento di questa profezia. Se la madre lascia che il bambino venga vaccinato, è come se lo lasciasse morire..."

Ed ecco una citazione di san Gabriele della Georgia: "La coscienza è una parte di Dio nel vostro cuore. Prima di andare a letto, fate un breve resoconto personale: come avete passato la giornata, cosa avete fatto, quando avete peccato, cosa avreste dovuto fare. Siate esigenti con voi stessi".

 
Caffedossia ed eterodossia

Il vostro bar locale può essere un focolaio di eresia. Controllate la seguente lista e vedete in che modo il vostro bar ne soddisfa i requisiti.

• Il decaffeinato è docetista, perché mantiene solo l'apparenza del caffè.

• Il caffè istantaneo è apollinarista, perché la sua anima è stata rimossa e sostituita.

• I cappuccini shakerati sono essenzialmente una forma di monofisismo, in cui la natura del caffè è stata inghiottita dal frappè.

• Il caffè d'orzo è ariano, non è davvero caffè, ma è una creazione separata.

• L'Irish coffee è nestoriano, con due nature unite solo per buona volontà.

• Il Caffè Nitro (caffè + Red Bull) è montanista, ha una forma di divinità di cui nega il potere.

• L'affogato è adozionista, ha una mera copertura di espresso.

•Il Café Bombón è sabelliano, a volte appare come schiuma, a volte come caffè e a volte come latte condensato.

•Il caffè americano è una forma di universalismo unitariano, essendo tanto annacquato da non qualificarsi nemmeno come caffè.

•Il Café Miel viola il Canone 57 del Concilio in Trullo, perché “non è corretto offrire latte e miele” nel caffè.

• Il mocaccino (cappuccino, panna e cioccolata) è sincretista e politeista, perché presume di aduterare il caffè con le divinità di altre nazioni.

• Il caffè doppio è monotelita, a una sola volontà è permesso di dominare.

• Cosa sia il caffelatte allo zabaione, non lo so nemmeno io.

• L'Half-Caf (mezzo espresso, mezzo decaffeinato) è un'altra forma di adozionismo, essendo un ibrido di nature disparate.

• Il Café Fariseo (caffè filtrato + 2 parti di rum + panna montata) non è altro che mero antinomismo.

• Il Red Eye (caffè filtrato + 1 parte di espresso) è ebionita, con la pretesa di inghiottire la fede pura nella legge.

• Un esclusivismo rigorista per il caffè espresso è una forma di donatismo, che insiste a dire che solo mani senza peccato possano produrre una vera bevanda.

•“Il caffè ti fa male”: la parola d'ordine dell'iconoclasta.

• Chi continua ad aggiungere zucchero al suo caffè troppo montefatto [*] è sicuramente un pelagiano.

 

Qui termina la caffeinazione. Ite, caffè est.

 

[*] Sì, lo sappiamo che il termine corretto è “torrefatto”, ma abbiamo scelto la comune paronimia del monte di zucchero per illustrare la futilità dell'eresia.

 
Metropolita Atanasio di Limassol: l’educazione dei giovani oggi

Nella Chiesa, istruzione significa "direzione", la direzione delle persone non verso idee o valori o ideali specifici, ma l'educazione delle persone ad amare il nostro Signore Gesù Cristo. Istruzione nella Chiesa significa insegnare alla gente ad amare Cristo, perché questo è tutto il suo scopo. La Chiesa parla di amore verso Dio. Una concezione secolarizzata della religione, della Chiesa, parla della fede in Dio, e solo questo. Ma la perfezione nella Chiesa è l'amore che rimarrà per sempre, dal momento che sia la fede e la speranza saranno abolite l'ultimo giorno e ciò che rimarrà sarà l'amore. Quindi la sfida è che le persone imparino ad amare Dio. Avere fede in Dio è un primo passo fondamentale, che sale al passo successivo e poi ancora più in alto. Noi non dobbiamo rimanere solo lì, perché una persona non può dare tutta la propria vita a qualcosa che semplicemente crede che sia vera. Gli idealisti possono farlo, come avviene in altre situazioni della vita di tutti i giorni intorno a noi. Eppure, nella Chiesa ciò che esiste è l'amore di Cristo. Per noi, quello che conta davvero è Cristo. Cristo è il Maestro di tutti. Vedete come dice bene il Signore nel Vangelo: "Imparate da me...". Cioè, la gente impara da Cristo, dallo stesso Cristo, dalla vita di Cristo, dalle parole di Cristo, ma soprattutto dall'esperienza dell'amore di Dio in loro. Ecco perché questa esperienza è così forte che supera ogni altro amore nel mondo.

Non è sufficiente, fratelli, raccontare ai nostri figli le idee del Vangelo, non è sufficiente dire che il Vangelo e la Chiesa è il meglio che possiamo dare loro, e che l'amore, la gioia, la libertà, e la giustizia sono cose belle. Naturalmente tutte queste cose sono davvero belle, ma ciò di cui un giovane ha bisogno oggi è imparare ad amare Cristo. Sapere che ciò che la Chiesa offre è Cristo, e questo è qualcosa che il mondo non può dare loro. La gente può sempre imparare a rispettare i propri simili, ad amarli, a essere onesti, sinceri, leali, democratici, liberali, e tutto il resto. La Chiesa non è necessaria per insegnare queste cose, che la natura stessa insegna. Il nostro sé umano e l'esistenza umana ci insegnano la libertà, la giustizia, la democrazia, il rispetto e l'amore per gli altri. Ciò che la Chiesa ha da spiegarci è l'amore di Cristo. E questo, permettetemi di dire, è il punto in cui i cristiani oggi inciampano, perché consideriamo la Chiesa come un sistema ideologico e che per noi è sufficiente essere brave persone. Che per noi è sufficiente osservare i nostri doveri. Che per i nostri bambini è sufficiente stare nei propri limiti, non essere dispettosi, non fare cose cattive. A volte sentiamo cose che ci fanno sorridere con grazia, naturalmente, ma queste non esprimono la Chiesa. Che cosa dicono? "È meglio andare in chiesa, piuttosto che essere coinvolti con la droga". "È meglio stare in chiesa, piuttosto che in prigione". È come se la Chiesa fosse l'opposto di droga e carcere. Ci si può chiedere: "Non c'è una strada dritta, una via di mezzo?" Quindi, la scelta è tra la Chiesa e le droghe? Quindi, chi non va in chiesa si droga? Ma certo che no! Non c'è bisogno di andare in chiesa per essere onorevoli, nobili, onesti, buoni mariti e mogli, buoni genitori, bravi studenti, e tutto quanto altro avete di bene in voi. Questo è il motivo per cui spesso non riusciamo a capire perché i nostri figli hanno un altro rapporto con Dio. Perché noi che siamo più anziani non siamo in grado di capire. Noi diciamo: "Perché vuoi una cosa  del genere? Non ti basta di essere diventato una brava persona, un bravo scienziato, e di avere il tuo lavoro da offrire al mondo e alla società? Perché volete di più? Queste sono esagerazioni, fanatismi, eccentricità e malattie". Perché esprimiamo tali opinioni? Perché misuriamo la nostra vita non per amore ma per dovere. "Fate il vostro dovere e questo basta". Ma l'amore, fratelli miei, non ha limiti. Quando si ama Dio, non ci sono confini. E' come quando si prova amore per una certa persona. Se si ama una persona, si vuole essere con lei, unire la propria vita con la sua. Si possono mettere confini a tale amore? L'amore è un fuoco che arde nel cuore dell'uomo. Esso non entra nei limiti e nelle muffe della logica, ma agisce da solo, dal cuore e non dalla testa. La Chiesa insegna e chiama le persone ad amare Cristo prima di tutto.

Sapete, si potrebbe osservare che in tempi più antichi c'erano molti bambini nella Chiesa. Ricordiamo, quelli di noi che sono più anziani, che fino a una certa età quasi tutti i bambini andavano alla scuola catechetica in chiesa, e avevano un rapporto con Dio. Dopo una certa età si sono persi. A quattordici, quindici o diciotto anni. Alcuni sono andati nell'esercito, alcuni sono andati a ricevere un'istruzione, e gli sforzi di persone come i catechisti e altri sono stati persi. Perché pensate che sia accaduto così? Dove è stato commesso l'errore? Va bene, naturalmente ci sono la debolezza umana, le sfide umane e le preoccupazioni che proliferano con la crescita di una persona. Ma il "torto della Chiesa", per dirlo tra virgolette, non è la Chiesa stessa, ma noi popolo della Chiesa, che, purtroppo, non ci siamo resi conto che ciò che dovevamo dare ai nostri figli era l'amore per Cristo. Abbiamo insegnato loro le idee del Vangelo: "Sii un buon figlio, un bambino onorevole, abbi amore per gli altri, fai opere di carità, sii una persona retta". Ma dell'amore per Cristo non abbiamo parlato. Questo perché la teologia per noi era idealistica, filosofica e umanistica. Abbiamo ignorato l'amore di Dio, e che cosa vuol dire amare Cristo. Per questo motivo non è stato molto importante per le persone imparare a digiunare, a fare le veglie, a confessarsi, a comunicarsi, a leggere le vite dei santi. No. Era sufficiente leggere altri libri. Le vite dei santi sono state messe da parte. La vita ascetica della Chiesa è stata messa da parte. L'uomo, che era invitato a sperimentare Cristo nel mistero della Chiesa, è stato accantonato. Altre cose si sono messe di mezzo. Questo è il motivo per cui stavamo perdendo i giovani, uno dopo l'altro, quando raggiungono l'età della pubertà. Certo, il peccato ha io suo potere e la sua esperienza. Questo è qualcosa che attrae gli uomini e li rende prigionieri. D'altra parte, che cosa richiamerà indietro la gente? Le idee? Le idee sono ombre morte della realtà. Un'idea non può trattenerti, non importa quanto ideologo tu sia.

Fortunatamente quei tempi sono andati, e oggi sembra che abbiamo recuperato e riscoperto le nostre radici e le nostre tradizioni. E vediamo i giovani nelle chiese. Vediamo giovani che amano Dio, che entrano in chiesa con una nuova prospettiva. Possono avere le loro difficoltà, i loro problemi, le loro cadute e le loro debolezze, come tutti noi. Ma ascoltano per amore di Dio. E questo è ciò che dobbiamo dire ai nostri figli, fratelli miei. Di imparare ad amare Dio. Quando si ama Dio, allora si rivela dentro di noi l'esperienza dell'amore di Dio. Poi si imparano e si ottengono forti anticorpi spirituali dentro di sé, che sono un contrappeso al peso del peccato. E con questo, se sono feriti dal peccato, avranno la presenza dell'amore di Cristo che conforta i loro cuori. Loro sanno di non poter essere salvati dal loro stesso potere, non saranno salvati dalle loro prospettive, ma dall'amore di Dio, la compassione di Dio, la misericordia di Dio, e il sacrificio di Cristo sulla Croce per tutti noi.

Se parliamo di educazione nella Chiesa di oggi, stiamo parlando proprio di questa iniziazione, di questa direttiva: aiutare le persone ad amare Dio.

 
Che dire della schiavitù nella Bibbia?

Domanda: "Sento spesso esporre la tesi secondo la quale la Bibbia approva la schiavitù, e che questo significa o che la Bibbia dovrebbe essere respinta come priva di validità, oppure che le cose si evolvono nel corso del tempo, e così come noi non consentiamo più la schiavitù, forse dovremmo cambiare le nostre opinioni sull'omosessualità. Come dobbiamo rispondere?"

Per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere in considerazione perché si formò la schiavitù in primo luogo, cosa dicono le Scritture in realtà, e come è avvenuto che per la maggior parte le forme di schiavitù sono terminate nel mondo civilizzato .

Perché è nata la schiavitù

La schiavitù è un risultato della caduta dell'uomo. A causa del peccato dell'uomo, gli uomini hanno combattuto tra loro, e alcuni sono stati ridotti in schiavitù. Prima del XIX secolo, la schiavitù era un fatto universale della vita in ogni parte del mondo, compresa l'Africa.

Immaginate per un momento di essere membri di una tribù indiana prima dei tempi di Cristoforo Colombo, e che la vostra tribù venga attaccata da una tribù vicina. Nel corso di quel conflitto, la vostra tribù cattura alcuni membri della tribù avversaria. Ora, che cosa si deve fare di loro? Non si dispone di un sistema carcerario. Non è possibile chiamare custodi internazionali per prenderli in custodia. Restano veramente solo tre scelte: 1) Si può lasciarli andare, ma poi queste stesse persone torneranno in guerra contro la tua tribù, e forse uccideranno o cattureranno i membri della tua tribù, e potranno non essere altrettanto generosi. 2) Si può ucciderli tutti, ma tutti gli esseri umani hanno una naturale avversione a uccidere altri esseri umani. 3) La vostra unica altra opzione è quella di tenerli prigionieri. Alla fine, si potrà fare con l'altra tribù uno scambio di prigionieri, ma almeno per un po questi sono ora nelle vostre mani. Ora la vostra tribù è a malapena in grado di nutrire i suoi membri, tanto meno potrà nutrire i prigionieri inattivi, e così li metterete a lavorare, in modo che possano essere produttivi e contribuire a guadagnare il loro mantenimento. Così ora avete degli schiavi... persone sottoposte a servitù involontaria. È solo quando si hanno forti stati nazionali che si inizia ad avere altre opzioni quando si tratta di gestire i prigionieri di guerra.

E va sottolineato che anche oggi, anche se abbiamo eliminato la maggior parte delle forme di schiavitù, la nostra Costituzione consente ancora forme di servitù involontaria, come punizione per un crimine. Non paghiamo ai carcerati un salario minimo, eppure li mettiamo a lavorare per contribuire a guadagnare il loro mantenimento. Abbiamo anche ancora il potenziale di una leva militare generale - e anche se molti non saranno d'accordo a definirla una forma di servitù involontaria, è di fatto involontaria, per definizione, e comporta lavoro, tra cui la lotta sul campo di battaglia e il rischio della propria vita, e se si rifiuta la coscrizione, si può essere collocati in carcere, dove si può ancora essere costretti a lavorare involontariamente.

Che cosa dice di fatto la Bibbia sulla schiavitù?

In nessuna parte nella Scrittura si approva la schiavitù come una buona cosa. In nessuna parte si ordina a qualcuno di possedere schiavi. In realtà, se si legge il libro dell'Esodo, si trova che la schiavitù è presentata come un male. La Legge di Mosè affronta la schiavitù, ma mette restrizioni sul modo in cui gli schiavi possono essere trattati. La legge mette dei limiti su quanto tempo un israelita può essere tenuto come schiavo, e stabilisce le norme su come possono essere trattati gli schiavi. Al contrario, nella Roma antica, per esempio, il capo di una famiglia non solo poteva uccidere i suoi schiavi, per qualsiasi motivo, ma poteva uccidere o schiavizzare i membri della sua stessa famiglia. Egli aveva il potere assoluto su tutti nella sua famiglia, e su ogni schiavo di proprietà della sua famiglia. Gli schiavi erano considerati strumenti viventi, e non avevano più diritti di una pala o di un martello.

Nel Nuovo Testamento, san Paolo dice che gli schiavi devono obbedire ai loro padroni come farebbero al Signore - e questo è spesso citato fuori contesto per screditare le Scritture. Tuttavia, il contesto afferma anche che i padroni devono trattare i loro schiavi come loro fratelli. Ora, si potrebbe obiettare: "Come può un maestro trattare uno schiavo come un fratello e lasciarlo come schiavo?" La risposta è che un padrone veramente cristiano non deve avere schiavi nel vero senso del termine. E uno schiavo cristiano non sarà più uno schiavo se sta servendo un tale maestro per amore cristiano. E uno schiavo cristiano che serve un padrone non credente ha la speranza di ottenere la libertà dal suo padrone con il suo amore e umiltà .

Ma, naturalmente, molti proprietari cristiani di schiavi, forse la maggior parte, non è riuscita a vivere all'altezza degli insegnamenti di san Paolo, ma questo ha anche creato il disagio con la schiavitù che alla fine ne ha provocato il termine.

Come è terminata la maggior parte delle forme di schiavitù nel mondo civilizzato?

Come ho detto, la schiavitù era un fatto universale della vita prima del XIX secolo... ma che cosa è cambiato? Tra tutte le religioni del mondo, è sorto un movimento per porre fine alla schiavitù... e quel movimento è stato generato dalla religione cristiana. Cristiani come William Wilberforce in Inghilterra e Charles Finney negli Stati Uniti hanno promosso una campagna contro la schiavitù. Un libro intitolato "La capanna dello zio Tom" è stato scritto da un'autrice cristiana, che ha fatto appello alla sensibilità cristiana del pubblico americano, e ha sottolineato come anche i ben intenzionati proprietari cristiani di schiavi, che consideravano i loro schiavi come parte della loro famiglia, erano tuttavia parte di un sistema che includeva brutalità indicibili, come mariti separati dalle loro mogli, dai genitori e dai figli, e includeva l'abuso sessuale delle donne schiave. E nel personaggio di zio Tom, che è una figura di Cristo, allo stesso tempo umile, ma anche inflessibile quando gli si chiede di partecipare al male, il pubblico americano è stato mosso a chiedere la fine della schiavitù in America. Era cristiano anche lo tsar Alessandro II, il Liberatore, che concluse la servitù della gleba in Russia, e lo fece senza una guerra civile.

È estremamente ironico il fatto che il cristianesimo debba essere oggetto di attacchi particolari a causa del fatto che si parla di schiavitù nella Bibbia, quando è stato il cristianesimo in primo luogo che ha portato un mondo schiavista a vedere i mali della schiavitù, lo ha ispirato a terminarla. L'islam abbraccia ancora oggi la schiavitù, eppure in America i musulmani neri agiscono come se fosse vero il contrario, e come se fosse stato l'islam a essere tanto contrario alla schiavitù... quando in realtà il commercio degli schiavi iniziò in gran parte con mercanti di schiavi musulmani che vendevano schiavi ai mercanti europei. E se sei un ateo, non hai alcun fondamento morale per l'opposizione alla schiavitù... non più di quanto potresti essere moralmente contrario a un ghepardo che mangia un'antilope. I forti fanno uso dei più deboli come meglio credono. E infatti, nei paesi atei militanti, la schiavitù del lavoro è sempre stata e resta un mezzo accettato di produzione.

E chi volesse confrontare la questione della schiavitù con l'omosessualità ha un grosso problema. Da nessuna parte le Scritture promuovono la schiavitù, né l'approvano come una cosa buona, ma in compenso le Scritture insegnano chiaramente che i rapporti omosessuali sono intrinsecamente peccaminosi.

 
I santi nella vita della Chiesa ortodossa: intervista a Claude Lopez-Ginisty

Durante lo scorso secolo, la Chiesa ortodossa ha proclamato molti nuovi santi. Ai santi, i fedeli chiedono grazie e assistenza nelle difficoltà. Un laico ortodosso, Claude Lopez-Ginisty, ha appena pubblicato un libro originale: un "dizionario delle intercessioni ortodosse". Religioscope coglie l'occasione per fare domande all'autore sulla sua opera e, più in generale, sul ruolo dei santi tra i cristiani ortodossi.

Ogni persona che entra in una chiesa ortodossa vedrà subito icone che raffigurano Cristo e molti santi. La venerazione dei santi è molto viva nel mondo ortodosso. Ne condivide una parte con il mondo cattolico (le sante e i santi del primo millennio prima della separazione intervenuta formalmente nell'XI secolo nel mondo cristiano); molti altri si sono aggiunti in seguito, compreso un gran numero di martiri – i più recenti, i santi nuovi martiri della Chiesa russa, uccisi durante le persecuzioni comuniste.

Claude Lopez-Ginisty, un laico ortodosso che vive in Svizzera, ha appena pubblicato un libro, senza equivalenti in francese: Le Secours des Saints. Dictionnaire des intercessions orthodoxes (Vevey, Ed. Xenia, 2007). In effetti, fin dai primi secoli del cristianesimo, molti fedeli si sono rivolti non solo alla figura di Cristo, ma anche ai santi, chiedendo aiuto spirituale, fisico o anche materiale.

In un'introduzione in cui l'autore racconta come gli è venuta l'idea del libro, spiega come per molti anni ha raccolto le informazioni presentate in questo volume. Spiega anche che non vi è, secondo la tradizione ortodossa, alcuna opposizione, concorrenza o conflitto tra l'intercessione dei santi per malattie fisiche e l'uso della medicina. Diversi santi, dice, preferiscono, a modo loro, "collaborare" con i medici, soprattutto nei casi che sembrano disperati.

Seguono 120 pagine di elenco alfabetico di intercessioni. Queste vanno dagli ascessi alle malattie dell'occhio, passando per le donne vittime di abusi, la grandine, le emorragie, i morsi, le punture di api, i terremoti, la tristezza e molti altri mali o pericoli. Per certi mali, sono elencate alcune decine di nomi di santi, ciascuno con la data della sua festa. Per altri, invece, solo un santo sembra avere questa "specialità". Se alcuni santi sono "famosi", altri nomi, invece, probabilmente non diranno nulla alla maggior parte dei lettori – oppure li inciteranno alla loro scoperta, sfogliando vecchie collezioni di vite di santi nelle biblioteche!

Infine, due appendici completano il libro: un Canone di intercessione per i malati (traduzione di un antico testo della tradizione ortodossa russa) e i "salmi terapeutici" di sant'Arsenio di Cappadocia (1840-1924): questo santo associava in effetti un particolare effetto terapeutico a ciascuno dei 150 salmi.

In occasione della pubblicazione di questo libro originale, Religioscope ha colto l'occasione per fare qualche domanda all'autore sia sul ruolo dei santi nella Chiesa ortodossa sia sull'approccio di questo volume.

Religioscope – Se alcuni hanno sufficiente familiarità, a causa della pubblicità data ad alcuni casi, con la canonizzazione praticata tra i cattolici romani, i non ortodossi hanno meno familiarità con il processo che porta al riconoscimento della santità nella Chiesa ortodossa. Com'è che un santo è riconosciuto come tale tra gli ortodossi? Vi si pratica ugualmente un processo di canonizzazione? Quali condizioni devono essere soddisfatte?

l'autore ortodosso Claude Lopez-Ginisty

Claude Lopez-Ginisty – Nell'Ortodossia, non vi è alcuna canonizzazione come è attualmente si compie in Occidente. Prima viene il culto del popolo di Dio, vale a dire i fedeli. La Chiesa non fa che riconoscere e formalizzare una pratica consolidata. Nel caso dei martiri per la fede, la venerazione segue immediatamente al martirio.

Talvolta il santo era conosciuto durante la sua vita, per esempio per avere operato miracoli, e la sua azione benefica di intercessione si limiterà a continuare anche dopo la sua nascita al cielo. Così san Serafino di Sarov, la cui santità era già evidente nel corso della sua vita, aveva detto alle sue monache di rivolgersi a lui "come se fosse vivo", dopo che avesse lasciato il mondo terreno. Ma capita anche che dei santi noti solo a Dio si manifestino ai vivi. Così negli anni sessanta del XX secolo, antichi martiri sconosciuti della Chiesa (Raffaele, Nicola e Irene) si sono manifestati a molti abitanti di Lesbo (Grecia). Di fronte alla loro mancanza di reazione, si sono ancora manifestati ad altri fino a quando hanno cercato le loro reliquie e li hanno trovati. Sono anche apparsi all'iconografo Photis Kontoglou perché conoscesse le loro fattezze e dipingesse la loro icona. E ci sono stati innumerevoli miracoli attraverso l'intercessione di questi "nuovi apparsi", come li chiamano i greci.

È naturalmente per il loro aiuto spirituale e materiale che a volte i santi sono riconosciuti localmente  per il fervore popolare riconoscente, per la loro fama in crescita che oltrepassa i confini del loro luogo di venerazione; il vescovo del luogo può "formalizzare" questa venerazione che a volte passa da una diocesi a un paese intero prima di diventare universale. Quando la Chiesa formalizza una venerazione, ha luogo una cerimonia chiamata glorificazione. L'officio liturgico composto per il santo viene poi inserito nei Minei, i libri liturgici ufficiali.

in un monastero ortodosso serbo

Gli ortodossi distinguono tra "beati" e "santi"? Ci sono diverse tappe nel riconoscimento della santità?

Non ci sono gradi di santità. A volte c'è una venerazione locale che si estende e che fa sì che il santo sia conosciuto e venerato da tutte le chiese ortodosse, ma non c'è gradazione. Le denominazioni e le condizioni applicate ai santi in greco o in russo, per esempio, designano il loro tipo di santità piuttosto che un "grado" nella Chiesa o una tappa verso la santificazione completa. Così il termine greco aghios è usato per tutti i santi, ma a volte lo si sostituisce con il termine osios perché si vuole sottolineare che il santo era un monaco o un asceta solitario. Il termine blazhenij usato in russo e che si traduce letteralmente con beato non ha nulla a che vedere con una tappa di santificazione; è semplicemente la qualità di folle per Cristo del santo che viene così segnalato.

E ci sono alcuni tipi di santità specifici della spiritualità ortodossa?

Sembra che la follia per Cristo sia una specificità ortodossa. Gli jurodivij (in russo) o saloi (in greco) sono davvero un tipo di santità particolare dell'Ortodossia. La rinuncia al mondo di questo tipo di santo è radicale. I folli Cristo hanno rinunciato a tutto, e la loro rinuncia è la più alta, perché fingono follia e mostrano in tutto il loro disprezzo delle apparenze, della correttezza, prendendo sul serio null'altro che il Regno. Esiliati dalla ragione comune, la loro follia è lode perpetua a Dio. Sembrano ingenui, ma vedono meglio dei saggi del mondo e sotto la maschera dolorosa della follia, possono denunciare i mali della società in cui vivono e, talvolta, riprendere i potenti e riportarli alla ragione. Una parola dell'apostolo Paolo spiega il loro ascetismo: "Nessuno inganni se stesso: se qualcuno di voi sembra essere sapiente secondo questo secolo, che diventi folle per essere saggio" (I Cor 3:18). Ma questa follia per Cristo è una croce pesante e non vi si impegnano altri che i più forti.

un santo contemporaneo: san Giovanni Maximovich

Nel ventesimo secolo, uno di questi pazzi per Cristo è vissuto in mezzo a noi in Europa e a Parigi in particolare: l'arcivescovo Giovanni Maximovich. Aveva spesso l'aria trasandata. Scandalizzava i suoi sacerdoti perché entrava in chiesa a piedi nudi, dopo aver donato le sue scarpe a qualcuno che ne aveva bisogno. I bambini lo amavano. I cattolici lo mostravano come esempio: lo avevano soprannominato san Giovanni a piedi nudi! Dormiva solo poche ore su una sedia. Pregava per migliaia di persone ogni giorno. Quando morì, un suo figlio spirituale dichiarò che non avrebbe trovato nessuno per sostituirlo; lui lo chiamava di notte per dirgli di smettere di pregare perché Dio aveva ascoltato le sue preghiere! Il suo corpo incorrotto si trova nella cattedrale russa di San Francisco. Ha fatto miracoli in tutti i continenti.

Un altro tipo di santità che sembra così specifico della Chiesa ortodossa è quello che è conosciuto come il santo sofferente della passione (strastoterpets in russo, tradotto soffre-passion da Pierre Pascal). I santi russi Boris e Gleb che si lasciarono uccidere senza difendersi piuttosto che prendere le armi contro il loro fratello Svjatopolk, ne sono un esempio perfetto. Sono l'immagine dell'agnello condotto al macello. Si tratta di una figura di Cristo.

La venerazione delle persone considerate sante, eccezionali, è presente in molte tradizioni, non solo nel cristianesimo. Tuttavia, alcuni credenti guardano con sospetto questa venerazione e l'assimilano alla superstizione, probabilmente ancora di più quando colui che prega un santo si aspetta un beneficio in cambio. Com'è che la tradizione cristiana ortodossa giustifica questa pratica?

In precedenza la lingua francese non parlava della morte, ma di giorno natale, vale a dire dalla nascita al cielo quando qualcuno lasciava il mondo terreno. Molti hanno perso tale prospettiva nella "terra senza Dio" dei nostri tempi. La morte è la lente della vita eterna, non una fine, ma un inizio. I "morti" non dormono, così come sostenuto da alcune tradizioni umane, sono vivi, (altrimenti com'è che Cristo ha potuto incontrare Elia e Mosè sul monte Tabor, e perché i primi cristiani si facevano battezzare per i morti?). I vincoli d'amore, d'amicizia, d'aiuto che si sono sviluppati sulla Terra attraversano la prova della morte e continuano. La preghiera non è nel tempo, è nell'eternità. Quando si prega, non lo si fa solo in questo mondo limitato del corpo e delle apparizioni tangibili. A maggior ragione, quelli che hanno condotto una vita pia su questa terra la continuano in cielo. I santi che già sulla terra vivevano nello spirito nel Regno, sono ancor più inclini e disposti a continuare il loro lavoro dopo la nascita al cielo.

Questa intercessione dei santi è attestata agli inizi del secondo secolo. Dopo il martirio di sant'Ignazio il teoforo, i testimoni del suo martirio tornarono a casa. E molti lo videro nel loro sonno. Egli li benedisse e lo sentirono pregare per loro. L'intercessione dei santi è un dato di fatto. Negli anni '90, gli Stati Uniti, un giovane drogato stava per morire di overdose. Aveva sul suo comodino una Bibbia. La prese e invocò Dio con un grande grido di disperazione. Gli apparve un uomo vestito di nero, con la barba lunga. Questo uomo parlò a lungo, lo rassicurò, lo calmò. Disse il suo nome: Efrem. Il giovane fuggì alla morte e si mise a cercare chi potesse essere il misterioso visitatore che lo aveva tratto dalla sua oscurità. Dopo molte ricerche, scoprì che il monaco che gli era apparso e lo aveva confortato era Sant'Efrem il Nuovo. Il giovane si convertì e divenne ortodosso. Sant'Efrem è un monaco martire (nel 1425), che fu rivelato nel 1950 apparendo a una monaca e dicendole chi fu e dove fu martirizzato. Il suo corpo riposa a Nea Makri in Attica.

Ci sono molti altri esempi che dimostrano che i santi sono vivi e che si prendono cura delle nostre vite, che hanno compassione di noi. Può essere utile aggiungere che noi non adoriamo i santi e non preghiamo loro, ma che piuttosto chiediamo le loro preghiere, la loro intercessione, il che è diverso. La Chiesa non conosce barriere di tempo o di luogo, dal momento che è nell'eternità, possiamo continuare a chiedere l'aiuto spirituale di qualcuno che è in questa eternità della Chiesa, così come spesso chiediamo aiuto materiale o spirituale ai nostri cari sulla terra. I santi sono ancora più vicini a Dio, sono gli amici di Cristo, e anche i nostri amici, un'amicizia incommensurabilmente fruttuosa perché è in Dio. E noi non ne facciamo delle divinità: san Simeone il Nuovo Teologo dice che poniamo lampade che illuminano le icone dei santi per dimostrare che senza la luce che è Cristo, i santi non sono nulla. È solo la luce di Cristo che li rischiara e li fa diventare vivi e luminosi!

"Viviamo insieme con loro [i santi] nella casa del Padre celeste, ma in luoghi diversi. Noi viviamo sulla terra, loro nella parte celeste, ma conversiamo con loro e loro con noi", dice san Giovanni di Kronstadt.

Quali sono le ragioni che portano ad associare l'intercessione di un particolare rilievo santa con uno specifico tipo di problema? Possiamo supporre che ciò sia generalmente legato alle circostanze e alle esperienze di vita del personaggio...

 È difficile rispondere in modo netto. A volte è davvero qualcosa nella vita o nell tipo di martirio subito dal santo che determina la sua intercessione, ma non tutti i cefalofori (quelli che sono stati decapitati) sono invocati per il mal di testa. A volte è la paretimologia (il legame tra il nome del santo e la materia di intercessione), anche se non è sempre determinante... Così san Biagio di Sebaste è tradizionalmente invocato nel mondo contro il mal di gola, ma in Germania, dove il suo nome ricorda la parola vescica, viene invocato per le malattie che colpiscono questo organo. Nella tradizione popolare slava, il profeta Naum è invocato per aprire la mente... perché na um significa sulla mente in queste lingue.

È molto probabile che per la maggior parte delle intercessioni qualcuno si rivolga per primo a un santo per un "problema" particolare, ed essendo stato esaudito, diffonda la notizia, e quindi a poco a poco il santo sia "specializzato"!!! Ma la misericordia di Dio è grande e il rapporto che possiamo avere con i santi non è un legame artificiale o intellettuale, è una vera e propria relazione. I santi offrono amicizie forti e leali e la loro presenza ci insegna che possiamo chiedere loro di intercedere per tutti i nostri mali... i santi sulla terra sapevano che Cristo era presente in ciascuno dei loro fratelli, e li amavano dell'amore che Cristo aveva loro manifestato. Stando presso Cristo, testimoniano ancora il loro amore per lui continuando la loro opera sulla terra. "Tutti i padri che sono morti prima di noi ci sostengono con la loro preghiera. Si prendono cura della salvezza degli uomini e aiutano con la loro intercessione presso Dio", dice Origene.

Intercedono per ciò che la tradizione ha loro assegnato come carisma speciale, ma rispondono alle nostre esigenze, quali che siano: sono davanti al trono di Dio e per mezzo loro, è Dio che ci risponde sicuramente e sempre.

Per forza di cose, si pensa soprattutto a varie malattie quando si parla dell'intercessione dei santi, ma tutti i cristiani ortodossi hanno particolari amicizie spirituali al di fuori di ogni contesto di malattia o di richieste specifiche. Naturalmente, noi veneriamo i santi per la loro presenza spirituale e il loro aiuto nella sola preghiera, santi la cui intercessione è dolce e preziosa perché noi preghiamo a volte, non per chiedere qualcosa, ma per essere con loro, e nello spazio di un momento eterno, gustare una comunione spirituale pura. Questi incontri nella preghiera sono i crocevia dell'eternità, il pegno della vita futura a cui aspiriamo con tutta la nostra anima.

Lei offre anche un breve elenco dei santi che intercedono per tutte le malattie.

san Panteleimone

È la lista dei santi anargiri, i medici che hanno curato senza chiedere un compenso per la loro cura. L'elenco da me offerto era quello di un'icona popolare greca. I più conosciuti sono san Panteleimone (Pantaleone in Occidente) e i santi Cosma e Damiano. Questa lista include anche Euprepio (a volte chiamato Eutropio – così il padre Justin parla di lui nelle sue Vite dei santi), che non era in realtà un santo anargiro, ma che patì il martirio con gli anargiri. Gli anargiri avevano e hanno ancora in Oriente il ruolo avevano in passato i santi ausiliatori in Occidente. Alcuni tra loro sono presenti in entrambe le categorie!

Ci sono casi sono che ha incontrato e che l'hanno lasciata incuriosito o perplesso?

Quando ho scritto la prima versione del mio libro (in inglese), nei sinassari, in numerose collezioni di vite di santi di tutti i tempi e di tutti i paesi ai quali ho avuto accesso, con l'aiuto dell'igumeno Dorotheos di Andros per la Grecia e di amici russi che mi hanno aiutato nella mia ricerca tra i santi slavi, ho letto alcuni libri recenti pubblicati in Francia, che mi hanno veramente spaventato. Non li citerò. Fatti in fretta, e certamente con il desiderio di coprire tutte le possibili richieste di "potenziali clienti", questi libretti mescolano intercessioni genuine con vere e proprie sciocchezze spesso al limite del cattivo gusto e della blasfemia. Non si dovrebbe scherzare con le cose sante.

Nella ricerche che ho fatto, nulla mi è sembrato veramente bizzarro. Sono stato fortunato, quando sono diventato ortodosso quasi trentacinque anni fa, a essere accolto nella chiesa del monastero Saint Nicolas de la Dalmerie nel sud della Francia. Non avendo mai avuto istruzione religiosa, ho avuto la possibilità di dare uno sguardo nuovo sulla fede e sui santi. Nella cappella all'ingresso, c'era un affresco del santo arcivescovo Giovanni Maximovich, il cui corpo incorrotto è a San Francisco. Questo è il primo santo che ho veramente conosciuto e "studiato". Ho conosciuto persone che lo avevano conosciuto. L'igumeno che mi ha ricevuto nell'Ortodossia era stato ordinato da lui. Più tardi ho conosciuto molte altre persone che lo avevano conosciuto. Quando ho letto la sua vita e i miracoli sorprendenti che ha fatto, questo mi ha formato, in qualche modo, a leggere le vite di altri santi. Se san Giovanni aveva fatto tante cose incredibili e meravigliose, se le vite che leggevo erano state trasmesse dalla Chiesa, potevo fidarmi... Dopo aver assistito a manifestazioni tangibili dei santi durante alcune vacanze in Grecia, ho avuto un primo sguardo benevolo su ogni manifestazione spirituale e tuttavia, continuo il mio discernimento e le "invenzioni", i falsi miracoli, gli abusi, le esagerazioni diventano ovvie. È difficile da spiegare, tuttavia...

Quanto a ciò che mi ha incuriosito, è proprio il miracolo dell'intercessione dei santi... Un santo la cui intercessione è particolarmente evidente per me è san Mina. È stato nel monastero di San Giovanni Battista a Maldon in Inghilterra che ho sentito parlare di lui. Avevo perso qualcosa ed ero disperato... Un monaco mi ha detto di chiedere l'intercessione di san Mina, e ha aggiunto che fu padre Sofronio che gli aveva insegnato a farlo... Ogni volta che ho chiesto aiuto a questo santo, sono stato esaudito in un modo incredibile (e più volte!) e incomprensibile. Quando lo chiamo, venero la sua icona, gli chiedo di aiutarmi e mi dimentico tutto, decidendo di fare qualcosa d'altro. Poi mi capita di fermarmi improvvisamente, di dirigermi verso un posto e come guidato invisibilmente, trovo quello che cercavo a volte nei posti più inverosimili, o dove avevo cercato più volte con attenzione. La sua presenza è tangibile.

fedeli ortodossi di fronte alle icone dei santi durante una cerimonia

La maggior parte dei santi intercessori è costituita da santi antichi, o ci sono nuovi tipi di intercessioni associate a santi recenti?

È evidente che i santi antichi sono i più numerosi, ma ci sono molti santi moderni invocati contro nuove malattie. San Nettario di Egina, che è un santo del XX secolo, è molto invocato da persone afflitte dal cancro, che è la malattia del nostro tempo, ma che era chiamato febbre (e poteva coprire molte altre malattie non identificate dalla scienza del tempo, ma che avevano come sintomo comune la febbre) nel Medioevo. Nella mia lista, la sua intercessione è menzionata contro le malattie incurabili.

Un nuovo martire russo, san Michele di Kiev, è invocato per le malattie degli occhi. Ci saranno sicuramente altre intercessioni che si riveleranno in futuro per santi che per ora Dio solo conosce.

La lettura del suo libro incoraggia a mettere più ampiamente in discussione il rapporto tra il cristianesimo e la salute, la fede e la guarigione. Dai santi alle tecnologie avanzate della medicina... questo per l'uomo moderno sembra un po' un grande balzo nel vuoto! Agli occhi della Chiesa ortodossa e dei santi, qualsiasi tipo di pratica terapeutica è legittimo, o ci sono incongruenze, limiti?...

I santi hanno inventato gli ospedali, come ho spiegato nella prefazione del mio libro. San Nettario di Egina, come ho già accennato, era un potente operatore di miracoli, ma inviava le sue monache dal medico e applicava i rimedi spirituali nei casi in cui la medicina era impotente. Non è assurdo far operare in sinergia la medicina degli uomini e quella di Dio. Un amico monaco in Grecia mi ha detto che sua nonna era in ospedale e doveva sottoporsi a un'operazione agli occhi. Il giorno prima dell'intervento, il medico venuto a trovarla ha parlato con un collega e ha detto che non sapeva come procedere perché l'operazione era delicata. Durante la notte alla donna sono apparsi in sogno i santi Cosma e Damiano che hanno deposto la scatola di unguento con cui vengono rappresentati sulle icone e hanno chiaramente dimostrato come procedere. Al mattino la donna ha raccontato al chirurgo questa visione. Era un uomo pio, l'ha ascoltata con attenzione e ha seguito i consigli dei suoi colleghi anargiri. E l'operazione è riuscita.

Per quanto riguarda i limiti che la Chiesa assegna alla medicina, non sono un esperto delle questioni etiche che toccano questo settore. L'uomo moderno ricerca l'immortalità, non la vita eterna, perché in realtà non crede nella risurrezione. Non credendo più, deve trovare un sostituto tangibile per quello in cui non crede più. Si rivolge alla scienza o alla medicina e si aspetta da questa una soluzione a qualsiasi prezzo, l'immortalità o, in sua assenza una morte rapida e indolore.

La ricerca non è vietata, ma ogni ricerca è desiderabile? Il vescovo Luca, il chirurgo recentemente glorificato dal Patriarcato di Mosca, che ha vissuto nel secolo scorso, è stato uno dei primi chirurghi al mondo a praticare xenotrapianti. Ci devono tuttavia essere limiti per quei cristiani che credono che "fin dal grembo materno, [Dio] ci ha custoditi", nelle parole del salmista; e Dio decide il nostro ritorno a lui. Padre Stanley Harakas (in Orthodox Christian Ethics, Light and Life Publ. Co., USA, 1993) nel suo libro sull'etica cristiana ortodossa pone domande che penso siano essenziali: "Che tipo di medicina preferirebbe un popolo che rifiuta la mortalità? Forse un farmaco che uccide. Un medico che aiuta i suoi pazienti a morire, per la medicina non è come per la Chiesa un confessore che tradisce il segreto della confessione?" (op. cit., p. 129).

Io so che, nel caso dei trapianti, i santi possono essere utili... Uno dei miei stretti conoscenti ha dovuto sottoporsi a un trapianto banale che praticato da decenni. Questo trapianto gli ha posto un problema doloroso di coscienza. Dopo aver menzionato i suoi scrupoli a un igumeno, quest'ultimo gli ha fatto leggere un miracolo dei santi Cosma e Damiano a Roma. In questo testo, i santi sembravano raccomandare il trapianto di un organo di un defunto a chi ne aveva un grande bisogno. Questo ha permesso di affrontare con più serenità l'operazione e di tessere un legame spirituale tra il donatore sconosciuto e colui che ha ricevuto il suo dono, e che prega per lui per questo.

Claude Lopez-Ginisty, Le Secours des Saints. Dictionnaire des intercessions orthodoxes, Vevey, Editions Xenia, 2007, 170p.

 
Lo studente ateo che visitò il Monte Athos

Diversi anni fa sono stato avvicinato da un giovane studente. Con grande riluttanza, ma con l'intensità di un ricercatore esigente, ha detto che era ateo; gli sarebbe piaciuto credere, ma non ci riusciva. Per anni aveva cercato e ricercato, ma inutilmente.

Aveva parlato con professori e con uomini istruiti, ma la sua sete di qualcosa di serio non era soddisfatta. Aveva sentito parlare di me e aveva deciso di condividere con me il suo bisogno esistenziale. Mi chiese la prova scientifica dell'esistenza di Dio.

"Conosci le integrali o le equazioni differenziali?" Chiesi.

"Purtroppo no", ha risposto. "Ho una preparazione da filosofo".

"Ma che peccato! Avevo proprio una prova in questo campo", dissi, ovviamente scherzando.

Si sentiva a disagio e rimase in silenzio per un po'.

"Guarda", dissi, "mi dispiace se ti ho ferito. Ma Dio non è un'equazione o una dimostrazione matematica. Se fosse così, allora tutti gli istruiti credebbero in lui. Dovresti sapere che ci sono altri modi di avvicinarsi a Dio. Sei mai stato al Monte Athos? Hai mai incontrato un asceta?"

"No, padre, ma sto pensando di andarci, dopo aver sentito tanto parlare. Se me lo dice lei, posso andarci anche domani. Ne conosce qualcuno istruito da andare a incontrare ? "

"Cosa preferisci? Qualcuno istruito che può dare le vertigini, o un santo che ti può risvegliare?"

"Preferisco le persone istruite. Temo i santi".

"La fede è una questione di cuore. Perché non provi un santo? ...qual è il tuo nome?" Chiesi.

"Gabriel", rispose lui.

Lo mandai da un asceta. Gli descrissi il modo di arrivare da lui e gli diedi le istruzioni necessarie. Abbozzai per lui anche una mappa.

"Andrai," dissi, "e gli chiederai la stessa cosa. Sono ateo, gli dirai, e voglio credere. Voglio una prova dell'esistenza di Dio".

"Ho paura, mi sento imbarazzato", mi disse.

"Perché sei imbarazzato e hai paura del santo , ma non sei imbarazzato e non hai paura di me?" Chiesi.

Dopo alcuni giorni egli andò e trovò l'asceta che conversava con un giovane nel suo giardino. Sul lato opposto altri quattro erano seduti su alcuni tronchi in attesa. Gabriel trovò tra loro un sedile provvisorio. Non più di dieci minuti più tardi l'anziano fin' la sua conversazione con il giovane.

"Come va, ragazzi? " chiese. "Avete preso un loukoumaki? Avete bevuto un po' d'acqua?"

"La ringraziamo, anziano ", risposero, con la convenzionale cortesia laica.

"Vieni qui", disse rivolgendosi a Gabriel, distinguendolo dagli altri. "Porterò l'acqua , e tu porterai la scatola con i loukoumia, e avvicinati così posso dirti un segreto: va bene che qualcuno sia un ateo, ma avere il nome di un angelo ed essere un ateo? È la prima volta che ho visto una cosa del genere".

Il nostro amico ebbe quasi un attacco di cuore dopo questa sorpresa rivelatrice.

Come faceva a sapere il suo nome? Chi gli aveva rivelato il suo problema? E infine, che cosa voleva dirgli l'anziano?

"Padre, posso parlare con lei per un po'?" chiese lui, appena in grado di borbottare.

"Guarda, ora si sta facendo buio. Prendere il loukoumi, bevi un po' d'acqua, e vai al monastero più vicino per passare la notte".

"Padre mio, voglio parlare con lei, non è possibile?"

"E cosa diremo, ragazzo mio? Per quale ragione sei venuto? "

"A questa domanda sentii il mio respiro aprirsi subito", mi disse. "Il mio cuore era inondato dalla fede. Il mio mondo interno era riscaldato. I miei erano risolti senza alcun argomento logico, senza alcuna discussione, senza l'esistenza di una risposta chiara. Tutti i se, i perché e i ma erano stati distrutti automaticamente, e tutto ciò che rimaneva era il 'come' e il 'cosa fare da questo momento in avanti'."

Quello che gli istruiti non potevano dare ai suoi pensieri, gli è stato dato dal suggerimento delicato di un santo, che aveva solo una quarta elementare. I santi hanno molto discernimento. Fanno un intervento chirurgico su di voi, e non sentite alcun dolore. Fanno un trapianto senza aprire il vostro stomaco. Vi sollevano a picchi inaccessibili senza scale o logica mondana. Piantano la fede nel vostro cuore, senza affaticare la vostra mente.

 
Despre împărtăşirea în ziua de Paşti şi în Săptămâna Luminată

De mai multe ori mi s-a adresat următoarea întrebare:

“Părinte, putem să ne împărtăşim de Paşti? Dar în Săptămâna Luminată? Pentru a ne împărtăşi este nevoie să continuăm postul?”

Întrebarea e bună, dar trădează o neînţelegere clară a lucrurilor. De Paşti nu pur şi simplu se poate, ci chiar trebuie să ne împărtăşim, iar în sprijinul acestei afirmaţii vreau să sintetizez câteva idei:

1.   În primele veacuri ale Bisericii, aşa cum vedem în Sfintele Canoane şi la Sfinţii Părinţi, participarea la Liturghie fără împărtăşirea cu Sfintele Taine era un lucru de neconceput. (Despre aceasta vă îndemn să citiţi studiul: "Când şi cum să ne împărtăşim".) Cu timpul însă, mai ales în spaţiul românesc, evlavia şi înţelegerea creştinilor a scăzut, iar rigorile pentru pregătirea de împărtăşanie au crescut pe alocuri exagerat (inclusiv prin dublul standard de pregătire a clericilor şi a mirenilor). Dar chiar şi aşa, împărtăşirea cu Sfintele Taine la Paşti era o practică generală şi a rămas şi astăzi în toate ţările ortodoxe, unii amânând împărtăşirea abia pentru noaptea de Înviere, de parcă cineva i-ar împiedica să se împărtăşească în fiecare duminică a Postului şi a întregului an, iar de Paşti cu atât mai mult. Deci, ideal ar fi să ne împărtăşim la fiecare Liturghie, dar mai ales în Joia Mare, la Paşti şi la Cincizecime - când s-au instituit şi s-au constituit Euharistia şi Biserica. 

2.   Există preoţi-duhovnici care, în cazul persoanelor oprite de la împărtăşanie pentru anumite păcate grave, le permit acestora să se împărtăşească (doar) la Paşti, hotărându-le să continue canonul/epitimia încă o perioadă de timp după aceea. Acest obicei, deşi nu este şi nici nu trebuie să devină unul general, se practica şi în vechime, cu scopul de a-i întări duhovniceşte pe penitenţi şi de a-i face şi pe ei părtaşi bucuriei praznicale. Pe de altă parte, împărtăşania dată penitenţilor la Paşti arată faptul că simpla trecere a timpului şi chiar efortul personal al penitentului nu sunt suficiente pentru a-l scăpa pe om de păcat şi de moarte, ci este nevoie ca Însuşi Hristos cel Înviat să aducă lumină şi întărire în sufletul celui care se pocăieşte (aşa cum şi Sf. Maria Egipteanca, care a fost desfrânată până în ultima zi a vieţii sale în lume, nu şi-a început pocăinţa în pustie decât după ce s-a împărtăşit cu Hristos). De aici a apărut, pe alocuri, ideea greşită precum că la Paşti s-ar împărtăşi doar tâlharii şi curvarii. Dar oare Biserica are împărtăşanie specială pentru tâlhari şi curvari, şi alta pentru cei care duc viaţă creştină? Nu este acelaşi Hristos la fiecare Liturghie din an şi cu El se împărtăşesc şi preoţii, şi împăraţii, şi cerşetorii, şi tâlharii şi copiii? Apropo, şi Cuvântul Sf. Ioan Gură de Aur (de sfârşitul Utreniei pascale) ne cheamă pe toţi fără osebire la împărtăşirea cu Hristos. Îndemnul lui de a se apropia şi cei care au postit şi care nu au postit pentru că viţelul este gras, iar Stăpânul este darnic, se referă clar la împărtăşirea cu Sfintele Taine şi este de mirare că unii citesc/ascultă acest Cuvânt fără să înţeleagă că nu la mese cu carne suntem chemaţi, ci la împărtăşirea cu Hristos. 

3.   Este foarte important şi aspectul dogmatic al problemei. Lumea se înghesuie să cumpere şi să mănânce la Paşti carne de miel - aceasta fiind singura "poruncă biblică" pe care o respectă unii în viaţă (pentru că restul poruncilor nu le convin!). Cartea Ieşirii însă, atunci când vorbeşte despre junghierea unui miel de Paşti, se referă la Paştele iudaic, unde mielul era o profeţie a Mielului-Hristos care S-a jertfit pentru noi. Deci a mânca de Paşti carne de miel fără a te împărtăşi cu Hristos, înseamnă o întoarcere în Vechiul Testament şi nerecunoaşterea lui Hristos ca „Mielul lui Dumnezeu cel ce ridică păcatul lumii” (Ioan 1:29). De asemenea, lumea coace diferiţi cozonaci sau alte copturi pe care le numesc „pască” sau, cu alte cuvinte, „paşti”, doar oare nu ştim că „Paştele nostru este Hristos” (I Corinteni 5:7)? Deci toate aceste bucate alimentare specifice zilei şi perioadei de Paşti ar trebui să fie o continuare, dar nu un substitut al împărtăşirii cu Sfintele Taine. Despre aceasta nu se prea vorbeşte prin Biserici, dar noi toţi trebuie să ştim că ziua de Paşti este centrată anume pe participarea la Liturghie şi împărtăşirea cu Hristos cel înviat.

4.   Unii mai spun că nu te poţi împărtăşi cu Sfintele Taine în ziua de Paşti pentru că după aceea mănânci de dulce/frupt, dar oare preotul nu face la fel? Pentru ce se mai slujeşte Liturghia la Paşti, iar imediat după ea se binecuvântează lactatele şi cărnurile? Oare nu-i clar că după împărtăşire se pot mânca de toate? Sau poate cineva priveşte Liturghia ca un teatru şi nu ca pe o chemare la împărtăşirea cu Hristos? Dacă ar fi fost incompatibile mâncarea de dulce/frupt cu împărtăşirea, atunci de Paşti şi Crăciun ori nu s-ar face Liturghie, ori nu s-ar dezlega la mâncare de dulce. Şi asta-i valabil pe parcursul întregului an bisericesc.

5.    Iar acum despre împărtăşirea în Săptămâna Luminată. Canonul 66 Trulan (anul 691) cere ca creştinii „să se îndestuleze cu Sfintele Taine" pe parcursul întregii Săptămâni Luminate, chiar dacă în această săptămână specială nu se posteşte nici măcar miercurea şi vinerea. Deci e clar că împărtăşirea se face fără post, căci ori nu se punea Liturghie, ori se continua postul. Ideea de a lega postul de împărtăşire se referă în primul rând la ajunarea înainte de primirea Sfintelor Taine, adică la primirea împărtăşaniei după cel puţin 6 sau chiar 9 ore de nemâncare (nu ca romano-catolicii, care se împărtăşesc la o oră după masă). Iar dacă e să ne referim la postul de durată, atunci este suficient postul de 7 săptămâni pe care l-am ţinut şi nu-i nevoie, ba chiar este interzis să-l continuăm; vom posti în zilele de miercuri şi vineri, şi în celelalte trei Posturi de peste an. La urma urmei, preoţii nu postesc în Săptămâna Luminată pentru a se împărtăşi, şi nu-i clar de unde s-a luat ideea că mirenii ar trebui?! Cu toate acestea, consider că au dezlegare la împărtăşire în zilele Săptămânii Luminate doar cei care au ţinut întregul post, duc o viaţă creştină echilibrată şi-L doresc întotdeauna pe Hristos (nu doar în posturi), pentru că nu percep împărtăşirea ca o răsplată pentru nevoinţa lor, ci ca un medicament pentru bolile sufleteşti.

Deci fiecare creştin este chemat să se pregătească de împărtăşanie şi să o ceară de la preot mai ales în ziua de Paşti, iar dacă preotul i-o refuză fără temei, adică fără ca omul să aibă păcate opritoare, ci inventând tot felul de pretexte, consider că persoana în cauză ar trebui să meargă la o altă biserică şi la un alt preot (dar numai dacă dacă motivul plecării într-o altă parohie este unul binecuvântat, şi nu unul viclean). Situaţia aceasta, care este pe larg răspândită mai ales în Republica Moldova, trebuie să dispară cât mai curând, mai ales că şi ierarhia superioară a Bisericii Ortodoxe Ruse a dat directive clare preoţilor de a nu limita accesul credincioşilor la potirul euharistic fără motive canonice evidente (a se vedea Hotărârile Soboarelor Arhiereşti din 2011 şi 2013). Deci, să căutăm duhovnici înţelepţi, iar dacă i-am aflat, să ascultăm de ei şi, sub îndrumarea lor, să ne împărtăşim cât mai des cu Sfintele Taine. Să nu ne dăm sufletul pe mâna oricui.

Sunt cazuri când unii creştini s-au apropiat la Paşti să se împărtăşească, iar preotul i-a făcut de râs în faţa întregii Biserici spunându-i: „…şapte săptămâni nu ţi-au de ajuns să te împărtăşeşti? De ce strici obiceiurile satului?”. Eu însă l-aş întreba pe un astfel de preot: "patru ani de studenţie la teologie nu ţi-au fost de ajuns să te hotărăşti: ori devii preot serios, ori te duci să paşti vacile, căci "iconomii Tainelor lui Dumnezeu" (I Corinteni 4:1) nu pot să spună aşa prostii…". Şi astfel de replici nu trebuie spuse în bătaie de joc, ci cu durere pentru Biserica lui Hristos, care a ajuns să fie slujită de astfel de oameni incompetenţi. Un preot adevărat nu numai că nu opreşte oamenii de la împărtăşire, ci îi cheamă şi-i învaţă să trăiască în aşa fel încât să se poate împărtăşi la fiecare Liturghie. Şi atunci însuşi preotul se bucură de o cu totul altă viaţă a creştinilor din parohia sa. "Cine are urechi de auzit, să audă!". 

Deci „cu frică de Dumnezeu, cu credinţă şi cu dragoste să ne apropiem” de Hristos, ca să înţelegem mai bine ce înseamnă „Hristos a înviat!” şi „Adevărat că a înviat!”, pentru că chiar El spune: „Adevărat, adevărat zic vouă, dacă nu veţi mânca trupul Fiului Omului şi nu veţi bea sângele Lui, nu veţi avea viaţă în voi. Cel ce mănâncă trupul Meu şi bea sângele Meu are viaţă veşnică, şi Eu îl voi învia în ziua cea de apoi” (Ioan 6:53-54).

 

 
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Iarăşi despre împărtăşirea la marile sărbători

Mai multă lume, din diferite colţuri ale Republicii Moldova, mi s-au plâns că preotul lor n-a vrut să-i împărtăşească la slujba Naşterii Domnului, chiar dacă aceştia au ţinut tot postul de 40 de zile şi s-au pregătit pentru împărtăşire. Exact acelaşi scenariu se întâmplă şi la slujba de Paşti. Motivul principal invocat de preoţi este că, în ziua respectivă, cei care s-au împărtăşit, vor dori să mănânce carne şi alte bucate „de dulce”, ceea ce, zic ei, ar fi interzis! Oare…? 

1. În primul rând, toată lumea trebuie să ştie că nu există o astfel de interdicţie. E o invenţie popească pe care, culmea, primii care o încalcă sunt chiar preoţii. Ei tot se împărtăşesc, apoi mănâncă de toate, după care se împărtăşesc şi a doua şi a treia zi, fără nici o problemă. Dacă ei pretind că există o astfel de regulă de a nu mânca carne după împărtăşire, atunci să o ţine ei primii, apoi să o impună altora. În legătura cu pregătirea de împărtăşire nu există şi nici nu pot exista reguli diferite pentru preoţi şi laici. Ba din contra, preoţii trebuie să aibă o pregătire mai strictă decât laicii, atât în ce priveşte postul, cât şi rugăciunea. De exemplu, Canonul 66 Trulan îi cheamă pe toţi să se împărtăşească în fiecare zi a Săptămânii Luminate, deşi atunci nu se ţine post nici măcar miercurea şi vinerea. Au fost oare Sfinţii Părinţi nebuni când au instituit această regulă sau gândirea noastră, pretins ortodoxă, nu este chiar în regulă?

2. De ce popimea noastră nu înţelege că între împărtăşire şi post nu-i absolut nici o legătură, căci dacă ea ar fi aşa cum şi-o închipuie ei, atunci ori ar fi trebuit să se săvârşească Liturghii doar în posturi, ori s-ar impune tot anul post, ca să se poată săvârşi Liturghia. Dar Biserica a rânduit altfel: când e post, postim în toate zilele şi ne împărtăşim, iar când nu este post, postim miercurea şi vinerea şi tot ne împărtăşim. O Liturghie la care se împărtăşeşte doar preotul sau, cel mult, încă 2-3 copii, nu dă nici o putere duhovnicească comunităţii respective, ci este ca o scenetă de teatru, la care lumea asistă fără să participe. E ca o nuntă la care invitaţii se uită la masă, dar nimeni nu vrea să mănânce, chiar dacă Îl supără foarte mult pe Mire… Dacă preoţii se plâng că lucrurile în parohie nu merg aşa cum ar vrea ei, să ştie că prima cauză este că ei înşişi ţin lumea departe de Hristos şi inventează tot felul de reguli ca să-i îndepărteze şi mai mult.

3. Toate „regulile” privind pregătirea pentru împărtăşire au fost elucidate în numeroase studii şi articole în diferite limbi. Părintele profesor Ioan Ică jr. a scos un volum întreg la această temă, intitulat „Împărtăşirea continuă cu Sfintele Taine”. Şi eu vorbesc la acest subiect încă din 2001, distribuind pe toate căile studiul „Când şi cum să ne împărtăşim”. În februarie 2015 Adunarea arhiereilor Bisericii Ortodoxe Ruse a aprobat un document intitulat „Despre participarea credincioşilor la Sfânta Euharistie”, dar vedem că nici documentele oficiale nu-i mişcă pe preoţii noştri. Singura lor preocupare sunt veşmintele scumpe, crucile şi mitrele…

4. Deşi ideea pe care o voi enunţa mai jos ar putea să stârnească critici acide, eu o spun cu toată responsabilitatea că: orice credincios căruia, fără un motiv serios (păcate grave, schismă sau erezie) îi este refuzată împărtăşirea în parohia lui, acesta poate să meargă fără probleme într-o altă parohie! Mai mult decât atât, oamenii trebuie să ia atitudine şi să ceară prin toate căile canonice îndreptarea lucrurilor în parohia lor, pentru că de aceasta depinde mântuirea lor. Un tată care refuză să dea de mâncare copiilor trebuie alungat! Drept că n-am auzit vreodată ca un ierarh să-l mustre pe vreun preot pentru astfel de lucruri, căci singurele mustrări sunt legate, de obicei, de altceva…

P.S. Bravo episcopilor şi preoţilor care împărtăşesc laicii (începând cu cei apropiaţi ai lor) la Naşterea Domnului, la Paşti şi în restul duminicilor şi sărbătorilor!

 
Il patriarca Kirill sui suoi quattro anni di mandato

(Interfax, venerdì 1 febbraio 2013)

Il patriarca Kirill di Mosca e tutta la Rus' ha servito la Liturgia nella Cattedrale di Cristo Salvatore, nel quarto anniversario della sua intronizzazione a patriarca.

"Questi quattro anni sono stati pieni di così tanti eventi che sarebbero sufficienti per quaranta anni e anche di più", ha detto il patriarca dopo la Liturgia.

Molto è stato fatto in tutta la Chiesa durante il suo mandato come patriarca.

"Non riassumiamo i risultati e non facciamo alcun rapporto gioioso su quello che abbiamo fatto. Ci rendiamo conto con umiltà che molto ancora non è stato fatto. Ma ringraziamo il Signore per questi quattro anni, per le gioie e i dolori, ma soprattutto per la misericordia che il Signore, il capo della nostra Chiesa, ha dato a tutti noi ", ha detto il patriarca Kirill.

Il patriarca Kirill ha ringraziato i vescovi per l'accordo tra di loro, "per aver compreso gli obiettivi comuni e l'importanza di lavorare al raggiungimento di questi obiettivi", e ha ringraziato il clero, i monaci, e tutto il popolo. Il patriarca si è detto fiducioso che "Dio avrà misericordia di tutti i paesi della Rus' storica", che sono sotto la cura del Patriarcato di Mosca e non mancherà di tenere la Chiesa "unita, spiritualmente forte e invincibile dal nemico", in risposta al lavoro e alla giustizia.

Nel periodo del suo incarico come patriarca, sua Santità Kirill ha condotto su larga scala riforme amministrative della Chiesa, tra cui il cambiamento della gestione delle diocesi formando più di trenta metropolie e quasi 90 nuove diocesi e ordinando 88 vescovi. Notevoli cambiamenti hanno avuto luogo nel sistema amministrativo della Chiesa, tra cui il rilancio della presenza inter-conciliare e la fondazione dei programmi di laurea e di dottorato della Chiesa. ci sono stati ancghe cambiamenti qualitativi nel servizio sociale della Chiesa.

Nei quattro anni del suo mandato, il patriarca Kirill ha visitato più di 100 diocesi, alcune delle quali più di una volta, e ha visitato Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Ucraina, Moldova, Kazakhstan, Egitto, Libano, Siria, Turchia, Bulgaria, Polonia, Giappone, Israele, Palestina, Giordania e Cipro.

 

Relazione del patriarca Kirill al Concilio episcopale (1/3)

 

Relazione del patriarca Kirill al Concilio episcopale (2/3)

 

Relazione del patriarca Kirill al Concilio episcopale (3/3)

 
Profezie di sant'Ignazio Brjanchaninov sugli ultimi tempi

In maggior parte gli uomini credono di essere dei veri cristiani, sebbene in realtà ignorino il cristianesimo, che confondono con le teorie filosofiche mondane. Gli uomini vogliono un cristo che parli loro di questa vita temporale e non della vita eterna. Essi desiderano un cristo che offra loro i beni della vita quaggiù e non di quella al di là, che sia un capo di questa vita terrestre e non il capo della vita futura. Per questo stesso motivo, gli uomini si precipitano per ricevere l'Anticristo – esattamente come gli ebrei al tempo di Cristo e da quel momento in poi.

Gli ebrei attesero il Messia nel corso dei secoli e quando venne non lo ricevettero, ma lo crocifissero. Perché? Perché il Cristo non era come se lo aspettavano. Per questo non riconobbero il Messia in persona. Essi attendevano un re terrestre, un conquistatore del mondo che potesse sottomettere al popolo d'Israele tutti i popoli dell'universo, donando forza e gloria ai suoi adepti.

Pertanto, vedendolo povero e umile, dolce e ricolmo della pace celeste, vedendo che offriva loro beni celesti e non beni terreni, compresero che non era per loro. Non era il Messia che attendevano, ma proprio il suo contrario. Ecco perché lo crocifissero e si misero ad attendere un altro «Messia», che continuano sempre ad attendere e che alla fine accoglieranno nella persona dell'Anticristo che deve venire.

E con gli ebrei, milioni di uomini che si pretendono cristiani attendono un messia senza sospettare che sarà lo stesso messia atteso dagli ebrei. Ed in effetti il messia ebreo verrà e donerà agli ebrei tutti i beni materiali che essi attendevano dal Cristo. Questo «messia» li meraviglierà con i suoi miracoli e i suoi prodigi, che sbigottiranno gli uomini fino ai confini della terra, i quali strisciando verranno e cadranno ai suoi piedi. Egli riunirà in un solo stato mondiale tutte le genti della terra, cosa che riempirà di gioia i cuori degli scribi e dei farisei. Egli non sarà il Cristo, ma l'Anticristo.

Questi non apparirà nella storia umana in modo fulmineo, non avrà un aspetto ributtante, perché praticherà una morale tutta umana. Verrà dopo una preparazione secolare – opera del «mistero dell'iniquità» (2 Ts 2:7) – che è iniziata con la nascita della Chiesa e che continua senza interruzione fino ad oggi. Una lenta apostasia che sarà ben presto consumata, operata dal «mistero dell'iniquità» (2 Ts 2:3-7), ha preparato l'umanità a ricevere l'Anticristo, ch'essa attende come suo capo ideale. Nella persona dell'Anticristo l'umanità vedrà il suo più grande «benefattore».

Nessuno può dire quando e come verrà l'Anticristo. Ciò che è certo è che tutti questi movimenti che portano a infrazioni da parte degli stati e delle «chiese», tutti questi compromessi, tutta quest'uniformazione dell'umanità, sotto la pressione della cultura tecnica, aprono la via all'Anticristo. Una simile evoluzione dell'umanità può essere eccellente secondo il criterio mondano, tuttavia secondo il criterio cristiano non è che un precipitare verso la catastrofe.

La morte del mondo arriverà quando questo sarà sulla sommità della sua «gloria», sulla sommità della torre di Babele, sulla sommità dell'orgoglio umano, quando l'uomo si troverà nel punto più alto della sua ambizione orgogliosa e vorrà divinizzarsi con le proprie forze, senza tener conto di Dio. E quando il Cristo ritornerà, troverà l'uomo in tutta la «gloria» della sua malattia luciferina. Cosa assai più tragica, il male si presenterà all'occhio dell'uomo come bene.

La condanna che l'uomo si attirerà non sarà soltanto una catastrofe fisica e materiale – cosa che spaventa tanto gli uomini. La morte del corpo sarà per l'umanità un male assai inferiore a quello che deve venire – e che sarà incredibilmente più crudele e più inumano. Sarà il capolavoro della fantasia diabolica, la più grande presa in giro che sia mai esistita. La catastrofe verso la quale si dirige l'umanità avrà l'apparenza della sua più grande «riuscita». Questa sarà la sommità della torre di Babele, il punto culminante della vanità umana, il coronamento dell'orgoglio dell'uomo!

Tutto ciò non spaventa il cristiano, che sa in anticipo che il mondo si condannerà da sé (Tt 3:11). Ecco perché il Cristo non prega per il mondo, che dimora nel male (1Gv 5:19), ma per coloro che gli sono stati donati (Gv 17:9). Allo stesso modo Dio non esige dal cristiano ch'egli salvi il mondo – che è un battello che naufraga a causa della sua struttura marcia. Ciò che Dio domanda ai cristiani e il «si salvi chi può» dei naufraghi. La Chiesa ortodossa di Cristo, come un'arca di Noè, naviga vicino ai naufraghi e tutti coloro che vogliono salvarsi devono rifugiarvisi.

Per questo, tutta la vita in Cristo non è che un «esodo» da questo mondo, da questo Egitto delle passioni, per rifugiarsi nell'arca della Chiesa.

Tuttavia ai tempi dell'Anticristo l'arca della Chiesa potrà essere distinta con difficoltà. Quella che riconosceremo ufficialmente come «chiesa» avrà gradualmente tradito il tesoro della fede e ricorderà una poltiglia unificata, che, in aiuto della scaltrezza luciferina, possederà alcune apparenze di chiesa. E solo piccoli gruppi sparsi di fedeli (con una minima parte del clero) avranno conservato vivente la vera tradizione.

Chi dunque potrà riconoscere la Chiesa di Cristo in questi piccoli gruppi di veri credenti ortodossi disprezzati e privati di ogni splendore interiore? Tuttavia proprio queste piccole parrocchie sparse e senza coordinamento, ma legate fra loro dai legami mistici del corpo e del sangue del Signore, dallo Spirito Santo, dalla sola fede e tradizione inalterata – proprio loro rappresenteranno, verso la fine del mondo, la Chiesa ortodossa, una, santa, cattolica e apostolica.

In quei tempi anche gli eletti rischieranno di perdersi. Sarà necessaria una grande audacia perché un uomo osi aderire a questa minoranza di veri credenti, con il rischio di essere deriso dagli «intelligenti» e dai forti di questo mondo. Sarà necessaria una grande saggezza per distinguere la Verità, là dove tutto il mondo non vedrà che l'ingenuità e la bizzarria idiota.

Quanti fra gli uomini potranno allora trovare il loro cammino, quando tutti i fari indicheranno false vie? Allora, colui che persevererà fino alla fine sarà salvato (Mt 10:22).

 
Il cielo in una cantoria: Riflessioni di fratellanza ortodossa russo-georgiana un anno dopo la guerra dell'Ossezia del Sud

Nell’attuale saga di politica estera che coinvolge la Repubblica di Georgia e la Federazione Russa, una storia è sfuggita all'attenzione dei mezzi di informazione. È la storia di una parrocchia cristiana ortodossa a Toronto, in Canada, dove ortodossi di tutte le etnie, ma soprattutto russi e georgiani, si sono uniti come fratelli, come figli nel Regno di Dio. Si tratta di un’unità gioiosa che passa inosservata al mondo esterno, ma per coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire, è un assaggio del secolo futuro, reso possibile solo in Cristo.

Toronto (Canada) - Cattedrale di Cristo Salvatore

Per molti anni, la Cattedrale di Cristo Salvatore a Toronto è stata conosciuta tra gli ortodossi canadesi per la sua strenua difesa della lingua e delle tradizioni russe. La parrocchia stessa è stata molto accogliente per i fedeli regolari di provenienza coreana, cinese, romena, e dei paesi del Mediterraneo, ma lo spirito e l'ethos prevalente della parrocchia sono rimasti saldamente russi. Tuttavia, all'inizio del 2008, un certo numero di membri del coro ha chiesto di ampliare il repertorio del coro per includere inni ortodossi georgiani. In poche settimane, il coro ha imparato provvisoriamente i rudimenti del canto georgiano, un'antica tradizione polifonica dalle montagne del Caucaso che si ritiene essere la prima forma di polifonia in tutto il mondo.

Nel mondo esterno, nel mese di agosto 2008, sono scoppiate le ostilità armate tra la Georgia e la Russia sui territori dell'Ossezia del Sud (Samachablo) e Abkhazia (Abkhazeti). Gli "esperti" dei media hanno offerto le stesse opinioni stanche, tendenziose sulla complessa storia dei rapporti tra georgiani e russi. In Nord America, Europa e Russia, sono state promosse versioni variamente polarizzate della crisi per alimentare le passioni dei loro destinatari. Tra la crescente retorica su entrambi i lati della barricata politica, l’arciprete Oleg Kirilov (rettore della Cattedrale di Cristo Salvatore) si è alzato con coraggio e ha predicato la fratellanza spirituale che trascendeva i popoli ortodossi georgiano e russo, e tra tutti i popoli che condividono la fede cristiana ortodossa. Alla televisione e sui giornali russi locali, padre Oleg ha parlato della necessità di contrastare le tattiche diaboliche di divisione nazionalistica, e di abbracciare la vera unità che esiste tra i credenti della santa Chiesa cattolica e apostolica - la Chiesa ortodossa. Nel frattempo, il coro ha continuato a migliorare il suo repertorio di canti georgiani come segno di questa fraternità cristiana, nonostante l'apparente tensione delle relazioni russo-georgiane dopo la guerra dell'Ossezia del sud.

Il messaggio veramente cristiano di fratellanza ortodossa lanciato da padre Oleg ha poi dato i suoi frutti nel settembre 2008, un mese dopo la guerra dell'Ossezia del sud. Una domenica, alla fine della Divina Liturgia, un gruppo di georgiani appena arrivati ​​si è avvicinato alla direttrice del coro della parrocchia. Dopo aver assistito alla buona volontà del coro nel cantare l’antico canto georgiano, hanno offerto di cantare qualche inno, al fine di mostrare "come si fa a casa". I parrocchiani sono rimasti inchiodati al pavimento durante l'esecuzione di un altro inquietante mondo di salmodia che, appena concluso, li ha lasciati storditi per un momento, poi rapidamente ha provocato uno scoppio di applausi (e quindi ha dato luogo a una nota di biasimo alla congregazione da parte di padre Oleg: "Battere le mani non è un comportamento adeguato nella Casa di Dio!").

Da quel giorno, il flusso di fedeli ortodossi georgiani alla Cattedrale di Cristo Salvatore è cresciuto, e il coro è stato un punto focale di fratellanza tra i georgiani appena arrivati ​​e i russi già stabili. La pietà dei georgiani ha elevato lo spirito della parrocchia e ha indotto molti a ri-concentrarsi sul legame essenziale di amore per il quale i veri cristiani, antichi e moderni, sono sempre stati conosciuti. Padre Oleg continua a commemorare i Patriarchi della Georgia e della Russia (in lingua georgiana e slava, rispettivamente), così come a pregare specificamente per le forze armate del Canada e della Russia, momento in cui tutti i parrocchiani si segnano con fervore - i georgiani più di tutti! Sia che i georgiani stiano pregando per il successo delle forze armate russe (improbabile) o che Dio illumini e abbia misericordia dei loro "avversari", questo atto di pregare per i propri "nemici" - e di farlo con l'amore e fervore mostrato ogni settimana durante la Divina Liturgia - questo è il modo cristiano ortodosso. Non c'è catechismo maggiore di vedere tutta la parrocchia che prega con una sola mente e un solo cuore per ottenere la misericordia di Dio - da parte di tutti e per tutti.

Non tutto è andato liscio, però, e all'inizio ci sono stati alcuni intoppi sulla strada. Una domenica, i georgiani nella cantoria hanno iniziato inaspettatamente a tentennare in preda al panico, e il caos si è rapidamente diffuso tra i ranghi. Un fedele georgiano angosciato ha iniziato a tirarsi i capelli. In questo clima di agitazione improvvisa, uno dei georgiani più anziani ha afferrato uno dei russi e ha implorato disperato di sapere perché i parrocchiani si erano inginocchiati alla domenica, alla consacrazione dei Santi Doni! Dato che il gesto penitenziale di stare in ginocchio alla domenica è vietato dai canoni, ma è invalso come pratica reverenziale di pietà locale, i georgiani erano sul piede di guerra. Pregare per la misericordia di Dio sulle forze armate russe durante le commemorazioni nella Liturgia va perfettamente bene, ma guai se ti azzardi a inginocchiarti alla domenica!

Alla festa di Pasqua appena passata (2009), padre Oleg si è fatto un punto di onore di leggere il santo Vangelo nel maggior numero possibile di lingue, tra cui il georgiano. Sulla base della gioia evidente e dei sorrisi da parte di tutti i georgiani ortodossi presenti, che contemporaneamente agitavano e si tenevano la testa tra le mani, due cose erano evidenti: 1) la pronuncia georgiana di padre Oleg aveva bisogno di un po' più di pratica, e 2) sapevano di essere amati e apprezzati dai loro fratelli russi nella fede, così come amavano e apprezzavano la loro nuova casa parrocchiale a Toronto.

Mentre i festeggiamenti dopo la celebrazione pasquale continuavano fino a notte fonda - i suoni di inni festosi georgiani e russi si mescolavano con la gioia del pranzo pasquale comune - c’è stato un assaggio di paradiso. Era la visione del tempo che verrà del profeta Isaia, in cui "il lupo siederà a mensa con l'agnello, e non faranno alcun male in tutto il santo monte di Dio, ed entrambi faranno festa insieme nel Regno dei Cieli".

 
All'anniversario della riunificazione: come abbiamo potuto stare tanto a lungo separati!

Sei anni fa, il 17 marzo 2007, ha avuto luogo la firma dell'atto di comunione canonica da parte di sua Santità il defunto patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Rus' (+2008), e di sua Eminenza, il defunto metropolita Lavr dell'America orientale e New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (+2008).

Mentre molti dei nostri lettori probabilmente sanno come gli eventi precedenti e successivi a questa storica riunificazione sono stati percepiti al di fuori della Russia, pochi probabilmente hanno una chiara idea di come sono stati percepiti all'interno della Chiesa in Russia.

Offriamo quindi le seguenti riflessioni dell'arciprete Nikolaj Balashov, Vice Presidente del Dipartimento delle Relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa, che ha servito come segretario della Commissione del Patriarcato di Mosca sul dialogo con la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Nell'articolo che segue, padre Nikolaj risponde alla domanda di come il lavoro delle Commissioni congiunte ha preparato la strada per il ristabilimento dell'unità canonica tra le due parti della Chiesa ortodossa russa.

L'arcivescovo Mark di Berlino, Germania e Gran Bretagna è stato presidente della Commissione della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia sul dialogo con il Patriarcato di Mosca. Come tale, il suo approccio ha largamente determinato il processo di riunificazione dalla loro parte.

L'arcivescovo Innokentij di Korsun (ora di Vilnius e Lituania) è stato Presidente della Commissione del Patriarcato di Mosca per il dialogo con la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

L'arciprete Alexander Lebedeff, Rettore della Cattedrale della Santa Trasfigurazione a Los Angeles, è stato segretario da parte della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, e io sono stato segretario da parte del Patriarcato di Mosca.

Il lavoro delle Commissioni è stato interessante e, a volte, molto difficile. Ci sono stati momenti in cui i nostri fratelli dall'estero hanno ritenuto che la stessa continuazione di un ulteriore lavoro fosse quasi impossibile e molto discutibile. In quei momenti, mi sembra, è stata la tranquilla, devota attenzione di Vladyka Innokentij - la sua estrema moderazione nelle parole e immersione nella preghiera interiore - che ha salvato la giornata.

A volte, quando ci incontravamo il giorno seguente, trovavamo molto più facile raggiungere una comprensione reciproca, che ci permetteva di trovare i termini che potevano servire come base reale per l'unità.

Ci sono stati alcuni momenti infinitamente toccanti durante le riunioni delle nostre commissioni. Il più delle volte capitava che questi momenti seguissero a esperienze in cui pareva che ci fossero difficoltà insormontabili nel trovare una soluzione che non rappresentasse un compromesso (la parola non mi piace), ma piuttosto esprimesse adeguatamente le convinzioni e la visione del mondo dei rappresentanti sia della Chiesa in patria che della Chiesa all'estero.

Questi incontri si sono svolti alternativamente in Russia e da qualche parte all'estero: in Francia, alla periferia di Parigi; in Germania, a Monaco di Baviera e Colonia, e nello Stato di New York, a Nyack. Erano accompagnati dalla preghiera comune.

Abbiamo acquisito esperienza, inclusa esperienza nell'interazione umana. La freddezza e alienazione iniziale, che si è sentita soprattutto durante i preparativi per la prima visita di una delegazione della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, a poco a poco ha lasciato il posto a un rapporto completamente diverso. Alla fine del nostro lavoro comune, sembrava strano a entrambe le parti che non potessimo ancora servire la Liturgia insieme.

Foto: www.pravoslavie.ru

Durante questo periodo, ci sono stati alcuni momenti preoccupanti. Ricordo la posa della prima pietra alla chiesa dei nuovi martiri della Russia a Butovo durante la prima visita in Russia di una nutrita delegazione della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, guidata dal metropolita Lavr, nella primavera del 2004.

Questo evento è entrato nel programma della delegazione all'ultimo momento. I rappresentanti della Chiesa Ortodossa Russa fuori dalla Russia ci avevano ricordato che il metropolita Lavr non era giovane, e che il volo dagli Stati Uniti alla Russia sarebbe stato difficile per lui. Avevano chiesto che il primo giorno della sua permanenza in Russia (che era un sabato) fosse mantenuto libero da impegni.

Ma sua Santità, il defunto patriarca Alessio II, che si apprestava a servire la Liturgia a Butovo quel giorno, aveva detto che si doveva comunque fare un invito al metropolita Lavr, e vedere se aveva voglia di venire a Butovo.

Abbiamo risposto: "Santità, ci è stato chiesto di non disturbarlo dopo il suo volo, dal momento che avrà bisogno di riposare per almeno mezza giornata". Sua Santità ha detto: "Sì, ma dovreste comunque avviarlo. Ho l'impressione che la cosa gli interessi". In effetti, il metropolita Lavr e tutta la sua delegazione sono venuti a Butovo.

Il patriarca Alessio II e il metropolita Lavr alla posa della prima pietra alla chiesa dei nuovi martiri della Russia a Butovo.

Certo, sono stati molto commossi. In primo luogo, questo era un luogo santificato dal sangue di tanti martiri; in secondo luogo, molte persone si erano radunate per la preghiera, nonostante condizioni meteorologiche piuttosto sfavorevoli; e in terzo luogo, il patriarca ha inaspettatamente invitato il metropolita Lavr a unirsi a lui nel consacrare la prima pietra della nuova chiesa.

Se avessimo lavorato attraverso il protocollo per questo evento prima del tempo, non sarebbe mai successo, dal momento che a quel punto la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia si asteneva da qualsiasi aperta manifestazione di comunione di preghiera con noi. I segretari non l'avrebbero certamente accettato. Questo è stato un passo carismatico intrapreso dal patriarca, al quale il metropolita Lavr ha risposto con piena disponibilità. Ricordo quel giorno molto bene!

Ricordo come la delegazione della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia era presente al servizio patriarcale della festa dell'Ascensione nella chiesa dell'Ascensione vicina al Nikitskij Vorot [Porta di Nikita, a Mosca] - in cui, per inciso, sua Santità il patriarca Tikhon aveva una volta servito la Liturgia in questo giorno di festa.

Durante il pasto al seguito di questa funzione, che era l'ultima di una serie di servizi inclusi nella visita della delegazione, l'arciprete Alexander Lebedeff si è alzato e ha detto: "Santità, dopo tutto quello che ho visto e sentito qui, voglio offrire il mio pentimento. Ho detto molto, e anche scritto molto, sulla Chiesa russa in Russia. Ora vedo che c'era falsità in quello che ho scritto. Le chiedo di perdonarmi".

Dopo quel momento, è diventato particolarmente facile lavorare con lui, che si è rivelato essere capace di una tale azione sincera e difficile - dopo tutto, ha detto queste parole pubblicamente, alla presenza di un gran numero di persone.

Il lavoro dei segretari ha sempre comportato un carico di lavoro speciale. Quando i vescovi erano già andati a mangiare o riposare per la notte, i segretari normalmente erano ancora al lavorando sulle formulazioni finali concordate dei documenti, nel tentativo di stabilire un protocollo reciprocamente accettabile, e così via.

Abbiamo avuto molte ore di comunicazione sincera, durante le quali abbiamo trovato facilmente un linguaggio comune, come se questi lunghi decenni di divisioni e polemiche a volte molto forti non ci fossero mai stati. Questo è stato un miracolo di Dio: ogni inimicizia è improvvisamente svanita non appena è arrivato il tempo di compiere la volontà di Dio .

Questo momento è arrivato nel 2003, quando alcuni vescovi provenienti dall'estero sono venuti a farci visita, sempre con molta cautela interiore e un certo distacco. Ma è stato allora che essi hanno sperimentato qualcosa che ha cambiato radicalmente il loro atteggiamento verso l'esperienza di vita della Chiesa in Russia nel corso di questi ultimi decenni. E, naturalmente, qualcosa è cambiato anche in noi.

I nostri fratelli provenienti dall'estero a volte dipingevano il seguente quadro della situazione tra la Chiesa in Russia e la Chiesa fuori della Russia: sì, c'era una Chiesa asservita nella terra sovietica; i suoi pastori e vescovi possono, ovviamente, essere perdonati per alcune cose, poiché vivevano in condizioni molto difficili, eppure hanno fatto molti compromessi e si sono allontanati dalla purezza.

Poi c'era la parte libera della Chiesa russa. Sì, forse non ha subito le stesse gravi privazioni - ma, con tutto questo, conservava intatta la purezza dell'Ortodossia.

Noi abbiamo cercato di trasmettere un'altra visione. C'era la Chiesa in Russia e c'era la Chiesa al di là della cortina di ferro, ma né qui né all'estero ha la Chiesa ortodossa viveva in condizioni di completa libertà. Né qui né all'estero viveva, in ogni caso, nelle condizioni di un governo ortodosso, tanto care al cuore dei rappresentanti della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

I rappresentanti della Chiesa sia qui che all'estero hanno vissuto sotto pressione, dal momento che si sono trovati su fronti avversi della guerra fredda. E questo problema politico, questa situazione di stallo politico, ha lasciato il segno sulla vita ecclesiale, sia in Russia che all'estero.

Naturalmente, questo punto di vista a poco a poco è diventato reciproco, in una certa misura, ma fin dall'inizio abbiamo concordato che l'unità di vedute storiche - e, ancor più, di opinioni politiche - non era in alcun modo un prerequisito per la nostra riunione.

Penso che sia stato anche molto importante per i nostri fratelli dall'estero familiarizzarsi con il rapporto reale tra Stato e Chiesa in Russia. Essi hanno convenuto che la descrizione teorica dei rapporti Chiesa-Stato, espressa nei Fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa, soddisfa i più severi criteri.

Sapete, dopo tutto, che proprio all'inizio del "Regolamento della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia", nel primo articolo, si precisa quanto segue: "La Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia è una parte indissolubile della Chiesa ortodossa russa, e fino al termine del governo ateo in Russia, è auto-governata su principi conciliari".

Vari rappresentanti della Chiesa all'estero sono divenuti consapevoli che era giunto il momento, sulla base di queste parole, che essa abbandonasse la sua posizione separata. Coloro che erano venuti qui spesso si erano da tempo impregnati della convinzione che, per lo meno, l'autorità politica in Russia non fosse più atea di quella degli Stati Uniti o di qualsiasi altro paese dove la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia svolge il suo ministero.

Ma quelli che non erano mai stati in Russia, che erano guidati dalla percezione che il regime sovietico non era un successore della Russia storica in alcun grado, hanno continuato ad essere guidati in gran parte da questi punti di vista. Questo è stato particolarmente caratteristico delle parti del mondo più lontane dalla Russia. In Sud America e Australia ci sono stati molti che non hanno accettato affatto il processo di riunificazione.

Uno dei miei confratelli, un prete molto intelligente e perspicace nella Chiesa all'estero, una volta mi ha detto quanto segue negli anni in cui erano in corso i negoziati: "Sai, ora siamo vittime della nostra stessa propaganda. Noi abbiamo riconsiderato da tempo il nostro atteggiamento nei confronti di ciò che sta accadendo nella Chiesa in Russia. Ma ora i nostri parrocchiani ci chiedono: 'Batjushka, quand'è che ci stava dicendo la verità: allora o adesso'?"

Un senso di responsabilità pastorale - che dovrebbe, ovviamente, essere una particolare caratteristica dei gerarchi della Chiesa - li ha costretti a muoversi molto lentamente verso la riunificazione. Noi in Russia possiamo vedere queste cose con piena comprensione.

Il 17 maggio 2007 rimarrà ovviamente una giornata indimenticabile. Fiumi di lacrime scorrevano nella cattedrale gremita di Cristo Salvatore, le persone provavano una tale felicità. Tutto ciò che ci aveva divisi era finalmente alle nostre spalle.

Firma dell'atto di comunione canonica. Dietro al metropolita Lavr e al patriarca Alessio II ci sono i padri Alexander Lebedeff e Nikolaj Balashov.

Il gran numero di persone venute dagli angoli più lontani della Russia all'estero, così come i nostri compatrioti, i più ordinari parrocchiani di Mosca, erano tutti in piedi a piangere dalla gioia, poiché era chiaro che stava avendo luogo qualcosa di molto grande e luminoso nella vita della Chiesa.

Sono passati sei anni. In passato c'erano stati anni in cui sembrava impossibile immaginare che avremmo mai essere pienamente riconciliati con la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, tale era il livello di polemiche, accuse reciproche e intolleranza.

Ora, è difficile credere che anche sei anni fa non servivamo la Liturgia insieme, che non eravamo una sola Chiesa. Questo è un guadagno enorme. Questo atto finale del processo di rinnovamento della Chiesa, la riunificazione spirituale, e la riconciliazione del nostro popolo, è stato di enorme importanza.

Ora, naturalmente, sono sorte questioni completamente diverse. Stiamo risolvendo il lato tecnico della nostra cooperazione: in che modo la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia può costruire relazioni con i vari organi di autorità ecclesiastico e di governo in Russia, con chi si deve coordinare una cosa o un'altra, e da chi meglio cercare assistenza nella risoluzione di una questione o di un'altra.

Questo livello di problematicità è del tutto incomparabile a quello che c'era allora. È impossibile elencare quanti pellegrinaggi comuni, servizi divini, conferenze del clero e iniziative per i giovani ci sono stati in questi anni. Questo è ormai diventato parte integrante della nostra vita.

La mutata percezione della Russia da parte di coloro che sono all'estero è una pagina separata, di cui è meglio che parlino i nostri fratelli all'estero. Ma questo è stato molto commovente per noi.

Durante l'era sovietica, nonostante il fatto che le nostre percezioni della realtà non corrispondevano, eravamo naturalmente grati alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia per i libri che pubblicavano, per il fatto che essi cercavano mezzi per contrabbandarli in Russia, per la conservazione della tradizione della Chiesa russa nelle difficoltà della loro vita e per la dignità con cui portavano la loro croce dell'esilio.

Ora tutto ci è stato restituito. La direzione del movimento è stata invertita in molti modi. Se i libri una volta erano segretamente inviati da Jordanville all'URSS con vari mezzi, ora si affronta una domanda diversa: come inviare tonnellate di letteratura ortodossa a buon mercato dalla Russia agli Stati Uniti. Questo è su tutt'altro livello. Ma la cosa più importante che è successa in questi anni è che abbiamo assorbito l'esperienza nata dall'emigrazione russa.

Abbiamo imparato qualcosa nel processo di questo dialogo e durante i rapporti in corso con i nostri fratelli. Essi hanno offerto un contributo molto significativo alla nostra comune vita ecclesiale. Vescovi, clero e laici provenienti dall'estero sono rappresentati praticamente in ogni struttura della chiesa: al nostro Concilio dei vescovi, al nostro Concilio locale, alla presenza inter-conciliare della Chiesa ortodossa russa, e in vari organi collegiali della Chiesa russa. Pensiamo che sia anche molto importante, per i nostri fratelli sparsi in tutta la diaspora, avere uno stretto rapporto con la Chiesa in patria.

C'erano state molte aspettative ansiose. Come sarebbe stata accettata la commemorazione del patriarca di Mosca e di tutta la Rus'? Dopo tutto, la vita liturgica è molto conservatrice. Le persone sono abituate a quello con cui sono cresciute. Certi hanno detto: "lo capisco intellettualmente, ma le parole che ci siamo abituati a sentire nel corso di molti decenni hanno in qualche modo un suono diverso. Per noi, tutto è iniziato con la preghiera per il primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia".

Si è scoperto che tutti questi pericoli erano del tutto esagerati. Tutto è andato a posto in fretta, e ora è sempre più difficile immaginare come abbiamo potuto stare tanto a lungo separati.

 
Gli "ortodossi" pro-aborto (La nascita di una nuova religione, parte 1)

san Marco di Efeso, che come mostra l'icona, è famoso per aver detto "Non ci possono essere compromessi in materia di fede ortodossa"

Negli ultimi anni, ci sono linee di divisione che non solo mostrano i segni di uno scisma emergente nella Chiesa ortodossa, ma sta diventando sempre più chiaro che stiamo assistendo alla nascita di una nuova religione, che conserverà solo alcuni dei simboli esteriori della fede cristiana ortodossa, ma di fatto sta diventando sempre più irriconoscibile come cristiana. Lo vediamo quando si tratta di come gli innovatori vedono la santità della vita, la sessualità, la natura umana, la Chiesa e la Tradizione.

Mentre attualmente prevediamo il ribaltamento della prospettiva della sentenza Roe contro Wade, è importante ricordare che nel gennaio di quest'anno, alla Marcia per la Vita, l'arcivescovo Elpidophoros ha colto l'occasione per affermare il suo sostegno ai "diritti" dell'aborto.

Quando ho visto per la prima volta il meme qui sopra, ho pensato che l'avesse messo assieme un critico, solo per scoprire che questa immagine proveniva dal sito web dell'arcidiocesi greca – e quindi evidentemente erano orgogliosi di ciò che ha detto e volevano in particolare che queste due citazioni fossero notate.

Ecco il testo integrale del suo intervento, tratto dal sito ufficiale dell'arcidiocesi greca :

"Cari fratelli e sorelle,

Oggi ci riuniamo in solidarietà con i nostri fratelli vescovi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e dell'Assemblea dei vescovi canonici ortodossi degli Stati Uniti d'America.

Affermiamo il dono e la santità della vita: tutta la vita, nata e non nata. Come cristiani confessiamo che ogni essere umano è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Ogni vita è degna della nostra preghiera e della nostra protezione, sia nel grembo materno, sia nel mondo. Siamo tutti responsabili del benessere dei bambini. Siamo i loro "custodi" e non possiamo sottrarci alla nostra responsabilità per il loro benessere.

Allo stesso tempo, affermiamo anche il nostro rispetto per l'autonomia delle donne. Sono loro che generano la vita nel mondo. Con la sua incarnazione, il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo ha assunto la natura umana, mediante il suo concepimento nel seno della Vergine Maria, che ha scelto liberamente di metterlo al mondo e Dio ha rispettato la sua libertà. Possiamo e dobbiamo sostenere la vita, sia nata che non nata, con il nostro esempio di amore incondizionato.

Non marciamo per la coercizione.

Marciamo con compassione,

Con empatia,

Con amore.

E con le braccia tese ad abbracciare tutti.

Preghiamo il Signore. Kyrie, eleison.

Signore, che ci hai donato queste preghiere comuni e concordi, promettendo che se anche due o tre saranno unanimi nel tuo nome accorderai le loro richieste: tu stesso, o Signore, che sei stato concepito nel seno della Vergine Maria per opera del tuo Spirito tutto santo, adempi anche ora le richieste dei tuoi servi. Ricorda, Signore, le persone qui presenti e quelle che sono assenti per giusta causa. Abbi misericordia di loro e di noi secondo la moltitudine della tua misericordia. Ricorda, o Dio, tutti coloro che non possiamo commemorare per dimenticanza o per la loro moltitudine, poiché tu conosci il nome e l'età di ciascuno, fin dal grembo materno. Tu infatti, Signore, sei l'aiuto degli indifesi, la speranza dei disperati, il salvatore degli afflitti, il rifugio dei viaggiatori e il medico dei malati, il protettore dei senza voce. Sii tutto a tutti, tu che conosci tutte le persone, le loro richieste, le loro famiglie e i loro bisogni. Poiché tu sei il Datore della vita, che porta ogni persona dal non essere all'essere, sigillando ogni persona con amore e santità. Possiamo noi giungere alla luce della tua verità e glorificare te, Datore di vita, insieme a tuo Padre e al tuo Spirito santissimo e vivificante, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen."

Chiaramente l'arcivescovo Elpidophoros è d'accordo con Roe contro Wade. E così pronunciare un tale discorso alla Marcia per la Vita è stato un insulto e un tradimento di tutti coloro che hanno pregato e marciato per quasi mezzo secolo perché la sentenza sia rovesciata.

Si possono trovare i rappresentanti più devoti di ogni confessione cristiana alla Marcia per la Vita, che si tiene ogni anno da quando Roe contro Wade ha reso l'aborto su richiesta la legge del paese. Avere un vescovo ortodosso che partecipa a questa marcia, ricevere una piattaforma e fargli approvare il "diritto di una donna di scegliere" per uccidere il suo bambino è stato imbarazzante. E non inganniamoci, tutti hanno capito esattamente quello che stava dicendo. Il Washington Post lo ha citato come un esempio di un cambiamento "a favore della scelta" tra molti gruppi cristiani ed ebrei. George Demacopoulos, editore di "Public Orthodoxy", che sostiene l'abbandono della moralità cristiana nella Chiesa ortodossa, è citato a sostegno del discorso di coming out dell'arcivescovo Elpidophoros:

"George Demacopoulous [sic], professore di teologia della Fordham University ed esperto di cristianesimo ortodosso, ha osservato che l'aborto è legale in tutti i principali paesi ortodossi. Sebbene la fede consideri l'aborto tragico e sbagliato, ha detto, rispetta anche l'autonomia delle donne. La Chiesa e lo stato sono generalmente separati, ha detto, e l'aborto è ancor più separato dalla politica.

"Negli Stati Uniti, il dibattito è molto teso in quanto questi due valori sono in guerra tra loro; ci viene chiesto di scegliere. Ed egli sta dicendo che questo è teologicamente sbagliato", ha detto di Elpidophoros. "È una verità cristiana che si possono avere opinioni apparentemente contraddittorie. L'insegnamento morale cristiano non è una questione di bianco o nero"." (Washington Post: "The threat to Roe v. Wade is driving a religious movement for reproductive choice", di Michelle Boorstein, 5 febbraio 2022).

George Demacopoulos

Questo fa parte di un tentativo da parte dei fordhamiti di "Public Orthodoxy" di sminuire la moralità cristiana e di suggerire che è fluida, che in qualche modo separata dal dogma, e quindi aperta al dibattito e alla revisione . Qui suggeriscono che si può affermare la santità della vita, pur sostenendo il "diritto" di uccidere l'innocente. Altrove, suggeriscono che forse il sesso omosessuale potrebbe essere consentito e il transgenderismo è qualcosa che dovremmo abbracciare. Mentre negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un cambiamento da parte dei modernisti verso la difesa della devianza sessuale, almeno, fino a poco tempo fa, erano soliti sostenere a parole di essere pro-vita. A quanto pare, esiste davvero una china sdrucciolevole, e dove questa si ferma nessuno lo sa.

Cosa intende George Demacopoulos quando dice che riteniamo che l'aborto sia "tragico e sbagliato"? La Chiesa ha insegnato inequivocabilmente, fin dall'inizio, che l'aborto non è solo una tragedia o una scelta sbagliata, ma che è un omicidio. Se credi che sia un omicidio, affermare il diritto di qualcuno di uccidere qualcun altro è una sciocchezza morale.

Il primo documento cristiano al di fuori del Nuovo Testamento è la Didaché (che di solito è datata come origine del I secolo), e dice:

"...non ucciderai un bambino con l'aborto, né lo ucciderai quando sarà nato" (Didaché 2:2).

Il canone 91 del VI Concilio ecumenico afferma:

"Quanto alle donne che forniscono droghe allo scopo di procurare l'aborto, e quelle che assumono veleni che uccidono i feti, sono soggette alla pena prevista per gli assassini" (D. Cummings, trad., The Rudder of the Orthodox Catholic Church: The Compilation of the Holy Canons by Saints Nicodemus and Agapius, West Brookfield, MA: The Orthodox Christian Educational Society, 1983, p. 395).

Il canone 2 di San Basilio (i cui canoni furono specificatamente affermati dal quarto e dal sesto Concilio ecumenico, recita:

"Una donna che abortisce deliberatamente è passibile di processo come assassina" (Ibid, 789).

Non c'è assolutamente alcuna ambiguità sulla questione se l'aborto sia o meno un omicidio. Come affrontare pastoralmente qualcuno che ha commesso questo peccato è un'altra questione – ed esiste certamente il perdono per quelli che si confessano e si pentono – ma che sia un peccato assolutamente proibito dalla Chiesa, è chiaro come la luce del sole. Non ci sono sfumature di grigio qui. Non troverai un solo Padre o un santo della Chiesa che definisca un aborto qualcosa di meno che un omicidio.

Le Scritture sono ampiamente chiare sul fatto che Dio prende molto sul serio lo spargimento di sangue innocente. Ci viene detto che Dio distrusse il regno di Giuda perché era caduto nel sacrificio di bambini:

"Ed egli [Manasse] fece passare suo figlio per il fuoco [una forma di sacrificio di bambini], praticò la divinazione e la magìa, istituì i negromanti e gli indovini. Compì in tante maniere ciò che è male agli occhi del Signore, da provocare il suo sdegno" (2 Re 21:6).

"Ciò [la distruzione di Giuda da parte dei babilonesi] avvenne in Giuda solo per volere del Signore, che volle allontanarlo dalla sua presenza a causa del peccato di Manasse, per tutto ciò che aveva fatto, e anche a causa del sangue innocente versato quando aveva riempito di sangue innocente Gerusalemme; per questo il Signore non volle placarsi" (2 Re 24:3-4).

Quindi è moralmente sostenibile dire che credi che l'aborto sia un omicidio, ma affermare il "diritto" degli altri a praticarlo? Vediamo come funziona questa logica se applicata altrove:

Una persona può davvero essere contraria allo stupro, ma non voler "imporre la propria moralità" agli altri? No.

Una persona potrebbe essere contraria al linciaggio, ma non voler "imporre la propria moralità" agli altri? No.

E così chiaramente una persona non può essere contraria all'aborto, e tuttavia affermare il "diritto" degli altri a praticarlo.

Ogni legge riflette la moralità di qualcuno. Non c'è motivo per cui i cristiani non dovrebbero usare il loro potere di voto per influenzare le leggi a tutela di vite innocenti. Questo, dopotutto, è il motivo per cui si svolge la Marcia per la Vita, e se vuoi affermare il "diritto all'aborto", dovresti solo presentarti alle manifestazioni della parte avversa, piuttosto che definirti pro-vita – e dovresti anche ammettere di esserti discostato dalla tradizione cristiana ortodossa, perché in realtà l'hai fatto.

 
"La pietrificazione di Zoja"

Samara. La casa dove ha vissuto Zoja

Nel 1956 a Kujbyshev (oggi la città ha riacquisito il nome autentico – Samara) è accaduto un fatto che ha scosso l’intero mondo ortodosso – la famosa "pietrificazione di Zoja".

Zoja prende dalla parete l’immagine di San Nicola e comincia a ballare con lei

Una certa Zoja, operaia in una fabbrica di tubature, decise di festeggiare il Capodanno con i propri amici. Sua madre, essendo credente, era contraria ai festeggiamenti allegri durante il digiuno prenatalizio, ma Zoja non la ascoltò. Tutti gli invitati giunsero alla festa, solo il fidanzato di Zoja (Nikolaj) non arrivava. La musica suonava, i giovani ballavano e Zoja era l'unica in disparte. Offesa con il fidanzato, prese dalla parete l'icona di san Nicola e disse: "Se non c’è il mio fidanzato, allora ballo con san Nicola". A un'amica che l'ammoniva di non compiere quel gesto, lei rispose: "Se Dio esiste, che mi punisca lui". Con queste parole cominciò il suo ballo. Al terzo giro la stanza all’improvviso fu avvolta da un forte rumore, vento e lampi scossero i presenti, tutti corsero via terrorizzati. Solo Zoja rimase ferma con l’icona incollata al petto, pietrificata, fredda come il marmo.

Zoja rimane immobile incollata al pavimento

Non riuscirono a spostarla, le sue gambe sembravano fuse con il pavimento. Zoja non dava segni di vita, ma non era morta: il suo cuore batteva. Da quel momento non mangiò e non bevve. I dottori fecero di tutto e di più, ma non riuscirono ad aiutarla.

I compagni chiamano la polizia e il pronto soccorso, ma i dottori non riescono a dare aiuto

La notizia di questo miracolo si sparse velocemente in tutta la città, molti vennero a vedere "Zoja di pietra". Dopo un po' le autorità della città si risvegliarono: il passaggio verso la casa fu chiuso e sorvegliato dalla polizia, ai visitatori arrivati da fuori e ai curiosi locali si rispondeva che non era avvenuto alcun miracolo.

Lo ieromonaco Serafim, a cui è consentito l'accesso alla casa, serve un moleben di benedizione delle acque, riesce a prendere l’icona dalle mani della ragazza e la ricolloca al suo posto

Le guardie in servizio di notte vicino alla dimora di Zoja sentivano la ragazza urlare: "Mamma! Prega! Stiamo morendo nei peccati! Prega!" L’esame medico confermò che il battito cardiaco della ragazza non si era fermato, nonostante i tessuti fossero duri come pietra (non riuscirono nemmeno a farle un’iniezione, perché gli aghi si rompevano). I sacerdoti invitati a casa intonarono preghiere, ma non riuscirono a prendere l’icona dalle mani congelate di Zoja. Il giorno di Natale arrivò padre Dimitrij Tjapochkin (il futuro ieromonaco Serafim), servì un moleben e benedisse tutta la casa. Quindi prese l'icona dalla mani di Zoja e disse: "Ora bisogna aspettare un segno nel Grande Giorno (Pasqua)".

San Nicola stesso arriva da Zoja e la libera

Prima della festa dell’Annunciazione un vecchio chiese alle guardie di farlo entrare, ma venne respinto. Il giorno dopo tornò nuovamente, e nemmeno questa volta le guardie lo fecero entrare. Alla terza volta, proprio nel giorno dell’Annunciazione, le guardie non lo fermarono. I testimoni sentirono il vecchio dire a Zoja: "Allora, sei stanca di stare ferma?". Passò del tempo, ma il vecchio non usciva. Quando entrarono nella stanza, non trovarono traccia di lui (tutti i testimoni si convinsero che fosse venuto san Nicola stesso).

Zoja prova grande sofferenza, si pente e arriva alla fede

Zoja rimase ferma in piedi per 4 mesi fino a Pasqua. Nella notte della santa Resurrezione di Cristo Zoja gridò a gran voce: "Pregate! È spaventoso, la terra sta bruciando! Il mondo intero sta morendo nel peccato! Pregate!" Da questo momento tornò alla vita, i suoi muscoli si ammorbidirono, tornarono vivi. Zoja fu messa a letto, ma continuava a chiamare tutti a pregare per il mondo, che sta morendo nei peccati, e per la terra, che sta bruciando nelle iniquità.

Per le preghiere di san Nicola il Signore ebbe misericordia di lei, accettò la sua penitenza e perdonò i suoi peccati... questi avvenimenti colpirono terribilmente gli abitanti di Kujbyshev e dei dintorni, molte persone si rivolsero alla fede. Tanti corsero verso la chiesa per pentirsi, i non battezzati si fecero battezzare, chi non portava una croce cominciò a indossarla (non bastavano le croci per tutti quelli che le chiedevano).

A padre Dimitrij proibirono di raccontare come aveva preso l'icona da Zoja e lo inviarono a prestare servizio in un paesino lontano. Nonostante questo la gente cercava padre Dimitrij e ciò non piacque affatto alle autorità.

Il 26 ottobre del 1960 a Solovka il vescovo di Kursk e Belgorod Leonid tonsurò al monachesimo l'arciprete Dimitrij con il nome di Serafim.

Dal 14 ottobre del 1961 e fino alla fine dei suoi giorni padre Serafim fu il rettore della chiesa di san Nicola nel paese di Rakitnoe nella regione di Belgorod. Padre Serafim diede tutto sé stesso al prossimo per “salvare almeno alcuni” (1 Cor. 9 22) di quelli che sentono la voce della Chiesa e si pentono dei loro peccati.

Film: "Чудо" ("Il miracolo", di Aleksandr Proshkin, 2009)

 
Guida spirituale e libero arbitrio: intervista di Aleksej Sokolov allo schema-archimandrita Elia (Nozdrin)

Lo schema-archimandrita Elia (Nozdrin) è uno dei più rinomati e rispettati padri spirituali della Chiesa ortodossa russa di oggi. Attualmente è il padre spirituale di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' (suo compagno di classe all'accademia teologica), e del monastero di Optina. Aleksej Sokolov ha condotto quest'intervista.

Batjushka, mi dica, perché è necessaria una guida spirituale perché qualcuno entri nella Chiesa? E come dovrebbe essere?

La vita spirituale deve essere appresa; questo è forse l'apprendimento più importante nel nostro mondo, senza la quale la nostra società è destinata alla fine. Date un'occhiata a dove ci ha portato l'empietà: al rifiuto della vita secondo i comandamenti. Non è un caso che nel bel mezzo del secolo [scorso] il mondo si è trovato sull'orlo della distruzione e della catastrofe nucleare proprio negli anni in cui era stato promesso di "mostrare l'ultimo prete" in televisione in breve tempo. [1] Ora il terrorismo, l'odio satanico, e il degrado dei nostri villaggi condividono tutti una radice comune, che tende alla distruzione della continuità dell'esperienza spirituale, senza la quale non possiamo vivere una vita normale. Questo non solo spinge l'uomo lontano dalla salvezza nella vita eterna, è anche distruttivo per la nostra vita sociale attuale.

Il compito dell'istruzione spirituale è proprio il ripristino e il rafforzamento della tradizione di trasmettere, conservare, e accrescere l'esperienza spirituale. L'importanza di questo ministero è dimostrato dal fatto che nel Vangelo il Signore stesso è chiamato maestro. Dopo tutto, egli stesso ci ha dato un esempio: il Salvatore ha camminato attraverso la palestina da un capo all'altro con i suoi discepoli, facendo proprio come facevano gli altri maestri di quel tempo – non solo in Israele, ma anche ad Atene e in Oriente. Cristo ci ha mostrato così che non è necessario uno studio confortevole per l'apprendimento spirituale; si può imparare anche sulle rocce nude. La cosa più importante è cosa imparare, e come.

Il cristianesimo offre una risposta molto chiara. La nostra fede, e la ricchezza della nostra vita spirituale, si ottengono prima di tutto attraverso la comunione diretta con Dio – cioè, attraverso la preghiera, con la quale si forma la fede. Senza questo, secondo Teofane il Recluso – già rettore dell'Accademia teologica Pietroburgo, tra l'altro – le conoscenze teoriche e l'istruzione sono di poco valore. Ma, allo stesso tempo, ciò non nega il valore della conoscenza, che è anch'essa parte integrante della vita spirituale, e non può in alcun modo essere trascurata. Perché abbiamo così tanti problemi oggi, anche nella vita spirituale e nella ricerca di un padre spirituale? Tutta la difficoltà sta nella mancanza di educazione ortodossa e di conoscenze nel campo della teologia. Quando un bambino ottiene almeno una certa comprensione iniziale di ciò che è la vita spirituale, e di ciò che è la fede, allora può evitare molti errori.

Imparare la vita spirituale significa combinare preghiera e istruzione. E, naturalmente, è particolarmente importante capire che un padre spirituale non può offrire in cinque o dieci minuti quello che richiede anni per essere acquisito in una normale vita spirituale. Dopo tutto, accade di frequente che qualcuno che entra nella Chiesa pensa che diventerà immediatamente un santo e otterrà speciali doni spirituali da Dio. Ma questo non accade.

La preghiera e l'affidamento a Dio dovrebbero essere combinati con l'educazione, l'acquisizione di conoscenze, e cambiamenti nella propria vita quotidiana.

Sono questi i cambiamenti che un padre spirituale dovrebbe guidare, ma da solo non può offrire molto a qualcuno che non è pronto a riceverlo. Un padre spirituale può spiegare qualcosa, ma – come si dice nella parabola evangelica – il seminatore può seminare, ma quando i passeri e corvi arrivano in volo e beccano i semi, l'uomo è lasciato di nuovo vuoto. Un fedele e il suo padre spirituale dovrebbero cooperare, in qualità di collaboratori. Solo allora si può cominciare a parlare della vera crescita spirituale di una persona.

Si pensa che un padre spirituale dovrebbe insegnare come pensare e crescere spiritualmente in modo indipendente. Tuttavia, molti preferiscono semplicemente affidarsi totalmente a un prete, chiedendo consigli anche su quale tipo di carta da parati comprare. Molti condannano il fatto che un laico rinunci alla sua volontà. Questo è di fatto una cosa impropria?

Uno dovrebbe preservare la propria volontà e prendere le proprie decisioni, perché solo la persona può fare delle scelte finali nella propria anima.

Il Signore potrebbe aver impedito a Giuda di tradirlo? Lo avrebbe potuto, naturalmente. Allora perché non lo ha fatto? Perché questo si sarebbe potuto fare solo con la violenza. Forzare qualcuno è inammissibile per Dio, per la santità di Dio. Un bene obbligatorio non può essere un bene. Dopo tutto, perché il Salvatore è stato crocifisso? Avrebbe potuto rendere il mondo ideale, senza difetti sulla terra, lasciando l'uomo senza alcun bisogno, né di eserciti né di uffici. Ma il Signore avrebbe potuto farlo solo con la forza, spezzando il libero arbitrio delle persone. Ma non lo ha fatto, lasciando aperta la possibilità che le persone scelgano tra il bene e il male in modo indipendente.

La nostra vita sociale dà a una persona conoscenze, cultura ed esperienza – ma le lascia il compito di usarle. È la stessa cosa nella vita spirituale. Il Signore ci dà – attraverso la sua missione redentrice, attraverso la Croce – la possibilità di superare le nostre debolezze e di compiere la battaglia con il diavolo. Eppure siamo in grado di approfittare di questa opportunità solo con la nostra volontà. Il Signore ha creato l'universo per noi; ci ha dato leggi per cui vivere; ci ha dato acqua, cibo, e tutto il necessario. Ma come vivere in questo mondo dipende proprio in primo luogo dalla nostra volontà, dal lavoro e dalla conoscenza. Pertanto, è importante che la vita si basi sia sul compimento dei precetti divini sia sulla libera scelta umana.

Ma cosa succede se un padre spirituale spezza apertamente la volontà umana, cercando non di insegnare, ma di comandare?

Allora non è un padre spirituale. Che altro c'è da dire? Tutto è stato detto nel Vangelo. Guardate come ha agito il Salvatore, come hanno agito gli apostoli. Questo è il modo in cui dovrebbe agire anche un padre spirituale. Ma se non si comporta secondo la Scrittura e non segue i comandamenti del Vangelo, ma cerca di usare la forza – allora come può essere maestro spirituale di un cristiano?

Naturalmente, c'è la necessità di incoraggiare una persona a cambiare, c'è la necessità di correggerla e guidarla – ma, allo stesso tempo, non si dovrebbe in nessun caso sopprimere la sua personalità.

Certe persone, per una questione di principio, cercano un padre spirituale in un monastero, e non guardano nemmeno la chiesa accanto a casa loro...

Anche in questo caso, non è corretto cercare per mari e per monti, pensando che tutto andrà meglio più lontano. L'anziano Silvano ha detto che se una persona crede al suo padre spirituale, il Signore le rivela la saggezza attraverso il suo padre spirituale, a prescindere da quanto saggio, colto, o sperimentato possa essere il padre spirituale. Qui chi è in ricerca ha bisogno di avere più fiducia nel Signore. Se si fida di Dio, allora la grazia di Dio gli rivelerà ciò che è necessario.

Gran parte della attrazione di monasteri per i neo-convertiti è collegata con il fatto che il percorso monastico è ritenuto più corretto e salvifico, mentre la vita di un laici sembra una sorta di "mezza misura".

Le vite dei monaci e dei laici, ovviamente, differiscono sul serio. Sono due strade diverse, ma conducono entrambe all'obiettivo principale della vita umana: la salvezza dell'anima e l'unione con Dio.

Quando qualcuno entra in un monastero, dedica interamente la sua vita alla salvezza dell'anima. La sua vita è fatta di preghiera e di obbedienza, che dovrebbe essere una parte integrante della vita di ogni monaco. E qui, tra l'altro, il ruolo della guida spirituale, e il grado di subordinazione a lui, dovrebbero essere notevolmente più elevati.

Ma la vita di un laico è anche subordinata alla stessa meta della salvezza. La differenza è che, per un laico, è accompagnata da altri compiti: la cura della propria famiglia, crescere i propri figli, e altre preoccupazioni importanti e gradite a Dio. Inoltre, uno la cui vita non viene rimossa dal mondo affronta una massa di tentazioni del mondo – ma questo non è semplicemente un pericolo in più, ma anche un'opportunità in più, perché  nel superare queste tentazioni si acquisisce una preziosa esperienza spirituale.

È importante ricordare che il Signore sa a chi inviare le prove, e quali inviare. Non c'è nessuno che non possa essere salvato. Pertanto, nella scelta di un percorso, bisogna ricordare che sia la vita del monaco sia la vita del laico sono ugualmente salvifiche. È importante fare la propria scelta razionalmente e senza fretta, sulla base delle proprie priorità interne – e quindi agire in conformità con la propria coscienza e con la verità di Dio.

Quindi cosa dovrebbe fare una persona che è appena entrata nella Chiesa ed è alla ricerca di un padre spirituale? Come dovrebbe prendere la decisione giusta?

È importante ricordare che il nostro mondo è immerso nel male e che siamo tutti peccatori dopo la caduta di Adamo. Tutti, compreso ogni padre spirituale, hanno i propri peccati. L'ideale completo non si realizza mai.

Di fatto, ci sono persone di grande conoscenza ed esperienza spirituale, a cui si può andare per una guida spirituale. Tuttavia, bisogna scegliere con attenzione, tenendo presente che anche un buon padre spirituale può, per qualche ragione, non essere personalmente adatto per voi. Anche un padre spirituale molto erudito e con esperienza potrebbe non essere adatto a criteri puramente umani, il che rende difficile costruire un rapporto. Pertanto, è importante prendere in considerazione tutto, compresa la compatibilità umana.

Inoltre, vorrei ricordare quanto detto da Teofane il Recluso sul fondamento della vita spirituale. Che cos'è il regno dei cieli? È la comunione con Dio, la purezza d'animo, e la grazia di Dio. La purificazione dai propri peccati e la conversione personale a Dio sono le ragioni più importanti per cui si entra nella Chiesa. Se qualcuno ha imparato come pentirsi, come modificare la sua anima, e come pregare – allora può vivere sotto qualsiasi padre spirituale; può agire da solo; può scegliere in modo indipendente per il bene e lottare per esso. Ma se non ha imparato a fare questo, allora nessun padre spirituale sarà in grado di aiutarlo.

È anche importante, nell'affidarsi a qualcuno, valutare la situazione in modo indipendente. È essenziale correlare le parole di un padre spirituale alle parole del Vangelo, all'insegnamento dei Padri della Chiesa, e alle decisioni conciliari della Chiesa, che sono importanti da studiare e da capire. Nessun padre spirituale ha l'autorità di ignorare queste parole.

E, naturalmente, qualcuno che è entrato nella Chiesa ha bisogno di pregare incessantemente – perché, dopo tutto, la comunione con Dio è l'obiettivo principale a cui aspira ogni cristiano.

Nota del traduttore

[1] Queste parole, attribuite a Krusciov, sono entrate nella coscienza di massa in Unione Sovietica; sia l'origine della dichiarazione e che la sua data sono contestate. La parola qui tradotta come "prete" è "pop", un termine dispregiativo.

 
La "sorella" della Vergine Maria: Maria di Cleopa

Domanda: "La Vergine Maria aveva una sorella? Non era dunque l'unica figlia dei santi Gioacchino e Anna? Nel Vangelo di San Giovanni, si dice "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria di Magdala" (Gv 19,25).

Se lo scopo di Giovanni 19:25 fosse di fare una distinzione tra "la sorella di sua madre" e "Maria di Cleopa" ci sarebbe quasi certamente un altro "e" che li separa in greco, ma non c'è:

"ειστηκεισαν δε παρα τω σταυρω του ιησου η μητηρ αυτου και η αδελφη της μητρος αυτου μαρια η του κλωπα και μαρια η μαγδαληνη".

Non si trova alcun Padre della Chiesa che interpreti questo testo in senso diverso dal fatto che la sorella in questione è Maria di Cleopa.

Questa domanda ha un ruolo importante nella questione di chi sono i "fratelli del Signore", e se la Vergine Maria è stata sempre vergine, o se ha avuto altri figli da san Giuseppe.

Uno dei passaggi chiave usati dai protestanti che rifiutano la Tradizione della Chiesa su questo tema è Matteo 1:25: " E [Giuseppe] non la conobbe, finché ella ebbe partorito il suo figlio primogenito: ed egli lo chiamò Gesù".

Prima di tutto dobbiamo ricordare che la Bibbia non è stata scritta nelle nostre lingue. La parola tradotta "finché" in questo verso è la stessa parola tradotta " fino a" in Matteo 28:20: "...Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Se seguiamo la logica del ragionamento protestante nel primo capitolo di Matteo, dobbiamo concludere che Cristo non sarà più con noi dopo la fine del mondo. Inoltre, anche diciamo "Joe si è rifiutato di pentirsi fino al giorno della sua morte" noi ovviamente non intendiamo suggerire che si è pentito dopo la morte. Il punto di questo versetto è chiaro. Non lascia spazio per dubitare che Cristo non sia stato il risultato dei rapporti tra la Vergine Maria e san Giuseppe: semplicemente non dice nulla su quello che è successo da allora in poi, in un modo o nell'altro.

San Girolamo scrisse un trattato molto dettagliato su questo argomento che si può trovare in diverse traduzioni facilmente disponibili - si intitola " La verginità perpetua di Maria santissima". Non solo questa era la visione universale nella Chiesa primitiva, ma vi hanno creduto tutti i primi riformatori, come per esempio John Wesley.

In nessuna parte del NT si dice che la Vergine Maria e San Giuseppe siano mai andati oltre il fidanzamento. La Bibbia parla della "sposa" di San Giuseppe, anche quando "era incinta" (Luca 2:05 ), ma non menziona mai che dopo vi sia stato un matrimonio. Nella cultura ebraica, un fidanzamento dà a una coppia tutte le responsabilità del matrimonio, ma nessuno dei privilegi. Una volta promessa sposa, una donna poteva rompere il fidanzamento solo con un divorzio. Tuttavia, alla coppia non era permesso di avere rapporti coniugali fino a dopo la celebrazione pubblica del matrimonio.

I protestanti spesso assumono che la dottrina della verginità perpetua di Maria sia stata progettata per glorificare la Vergine Maria, e non Dio. Ma la dottrina in realtà è importante perché mette in luce l'unicità e la santità del Figlio. Si consideri il seguente versetto :

"Allora il Signore mi disse: questa porta sarà chiusa, non deve essere aperta, e nessuno entrerà per essa, perché il Signore, Dio d'Israele, vi è entrato, quindi deve essere chiusa". (Ezechiele 44:2).

Questo è sempre stato interpretato dai Padri della Chiesa come un riferimento tipologico alla Vergine Maria e all'Incarnazione. Se consideriamo che Dio ha preso carne dal grembo della Vergine, non è difficile immaginare che questo grembo sarebbe rimasto vergine. Se Dio non permette agli uomini di passare attraverso un cancello terrena perché Dio vi era entrato, quanto più questo sarebbe necessario quando si parla del grembo materno con cui Dio si è fatto uomo?

Perché allora la Vergine ha avuto bisogno di san Giuseppe? Tale domanda è valida anche se uno crede che abbia avuto altri figli più tardi - perché ha avuto bisogno di san Giuseppe per dare vita a Cristo? La risposta è ovvia: le vergini di regola non partoriscono, e Cristo sarebbe probabilmente cresciuto come orfano se fosse nato da una ragazza madre, perché lei sarebbe stata lapidata come adultera. Certamente Dio avrebbe potuto intervenire costantemente per proteggere lei e suo figlio, ma normalmente non è così che Dio opera nella storia.

Ma i protestanti obiettano: "Maria ha avuto altri figli. Giacomo si chiama il fratello del Signore I fratelli e le sorelle che sono venuti da Gesù mentre questi insegnava non sono cugini come affermano i cattolici, dato che non vi è alcuna parola greca per cugino..." In realtà c'è una parola greca per "cugino", ma non c'è una parola aramaica per "cugino", e questo è il linguaggio che Cristo e gli Apostoli parlavano. In aramaico (e anche in arabo), se si desidera fare riferimento proprio a un cugino, si dovrebbe dire "il figlio di mio zio" o "la figlia di mia zia". Ma tali circonlocuzioni non sono di uso quotidiano: se, per esempio, stai chiamando un cugino non dici: "Ehi, figlio di mio zio! Vieni qui!" Così, invece, in aramaico, la parola "fratello" o "sorella" può essere utilizzata in riferimento ai parenti.

È estremamente improbabile che la Vergine Maria abbia avuto un'altra sorella dagli stessi genitori, anche lei di nome Maria (Giovanni 19:25). E così chiaramente il termine "sorella" è usato in un senso più ampio. Che è anche molto interessante è che questa Maria, che non è la madre di Cristo, ma che capita essere la sorella della Vergine Maria, capita anche di avere dei figli con gli stessi nomi dei fratelli di Cristo. Vedi: Matteo 27:56, Marco 15:40, 16:1, Luca 24:10, Giovanni 19:25. La versione di Matteo ha Maria madre di Giacomo e di Giuseppe. Marco ha Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe. Giovanni ha "la madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa". Tutti i resoconti menzionano Maria Maddalena separatamente e Matteo cita la madre dei figli di Zebedeo (che non poteva essere sposata con Cleopa). Questo suggerisce che Maria di Cleopa, che è la sorella di Maria, è la madre di Giacomo e di Giuseppe, ecc.

L'apostolo Giacomo, il Figlio di Alfeo non è necessariamente lo stesso Giacomo il minore. Essi non sono collegati nei Vangeli, anche se è possibile questa connessione. Giacomo il minore era il figlio di Cleopa, ma, è possibile che "Cleopa" sia una variante di traslitterazione ellenizzata del nome aramaico "Chalphi" (Alfeo).

Poi abbiamo la testimonianza molto antica di Egesippo che afferma chiaramente che i fratelli del Signore sono i figli di Cleopa fratello di san Giuseppe e sua moglie Maria.

"Dopo il martirio di Giacomo e la conquista di Gerusalemme, che seguì immediatamente, si dice che quelli degli apostoli e dei discepoli del Signore che erano ancora in vita si siano riuniti da tutte le direzioni, con quelli che erano legati al Signore secondo la carne (perché per la maggior parte anche loro erano ancora vivi), a prendere consiglio su chi fosse degno di succedere a Giacomo. Il consenso di tutti scelse Simeone, figlio di Cleopa, di cui anche il Vangelo fa menzione [notate che i Vangeli elencano Simeone come uno dei fratelli del Signore], come degno del trono episcopale di quella chiesa. Egli era un cugino, come si dice, del Salvatore, perché Egesippo nota che Cleopa era fratello di Giuseppe" Eusebio, Storia ecclesiastica 3,11. (nota: Egesippo era un ebreo palestinese del secondo secolo. Eusebio conserva uno dei pochi frammenti rimasti delle sue opere, dal momento che aveva accesso alle grandi biblioteche di Cesarea e di Alessandria, i cui contenuti sono stati per lo più persi in seguito.

"Alcuni di questi eretici, invero, denunciarono Simeone figlio di Cleopa come membro della famiglia di Davide e come cristiano. E per queste accuse soffrì il martirio all'età di 120 anni, durante il regno di Traiano Cesare, quando Attico era proconsole in Siria. Ed avvenne, dice lo stesso autore, che, quando si fecero poi indagini su quelli che appartenevano alla tribù reale degli ebrei, gli accusatori stessi furono condannati per appartenenza ad essa. A ragione si potrebbe dire che Simeone era uno di quelli che in realtà hanno visto e sentito il Signore, a motivo della sua grande età, e anche perché la Scrittura nei Vangeli fa menzione di Maria [moglie] di Cleopa, che, come il nostro racconto ha già dimostrato, era suo padre. Lo stesso storico cita anche gli altri, della famiglia di uno dei famosi fratelli del Salvatore, di nome Giuda, come sopravvissuti fino a questo stesso regno, per la testimonianza che portavano alla fede di Cristo al tempo di Domiziano, come già registrato. Egli scrive ciò che segue: vennero, quindi, e presero la presidenza in ogni chiesa, come testimoni di Cristo, e come parenti del Signore. E dopo che fu stabilita una profonda pace in ogni chiesa rimasero fino al regno di Traiano Cesare: ovvero, fino a quando un discendente di uno zio del Signore, il citato Simeone figlio di Cleopa, fu accusato di varie eresie, e sottoposto ad accuse come il resto, e per la stessa causa, di fronte al legato Attico, e soffrendo tormenti per molti giorni, egli portò testimonianza a Cristo: in modo che tutti, compreso il legato si stupivano oltre misura che un uomo di 120 anni fosse in grado di sopportare tali tormenti. Infine fu condannato a essere crocifisso...." [S. Egesippo (morto nel 170 d.C.), Frammenti dai suoi cinque libri di commentari sugli atti della Chiesa, Ante-Nicene Fathers vol. 8, pag 762]

 
I convertiti

Perché alcuni convertiti si integrano molto rapidamente e altri, anche dopo 50 anni, sembrano ancora essersi convertiti ieri? Questo mi ha lasciato perplesso per decenni. Ho concluso che tutto ha a che fare con la purezza o l'impurità della motivazione del convertito. Lo zelo dei convertiti (che è come un seme, quindi lo zelo ci deve essere), dovrebbe essere sempre zelo umile. Tale zelo può essere incanalato. Sfortunatamente, un po' di zelo è semplicemente orgoglio dovuto ad ambizione e a brama di potere e non può essere incanalato. E l'orgoglio precede sempre la caduta, così come la caduta è sempre il risultato dell'orgoglio. E l'orgoglio finisce sempre in una setta o nell'isolamento (come quello su internet). Penso che la parabola del seminatore (Lc 8) dica tutto. Per esempio:

Una parte del seme cadde sulla strada:

C'è chi cerca Dio da molto tempo e, pur avendolo trovato nella Chiesa, preferisce ancora cercarlo piuttosto che trovarlo. Trovarlo per loro è noioso.

C'è chi desidera convertirsi perché la sua vita è molto noiosa e pensa di potersi ravvivare con qualcosa che gli sembra esotico, anche se per chi nasce nella Chiesa non è affatto esotico, ma qualcosa di normale e naturale.

Un'altra parte cadde in luogo sassoso:

Ci sono quelli la cui conversione riguarda l'emozione e l'eccitazione sensuale (il suono del canto, l'odore dell'incenso, la vista delle icone) o talvolta l'attaccamento a una personalità. Una volta che la loro emozione si è prosciugata o la personalità non è ciò che pensavano o muore, si arrendono, come una fiamma che ha bruciato in modo brillante perché alimentata dalla carta, ma una volta che il carburante è stato consumato, tutto ciò che rimane è cenere.

Un'altra parte cadde sulle spine:

Ci sono quelli che vogliono essere migliori degli altri, cercano un ideale, la perfezione, anche se essi stessi non sono ideali o perfetti e non hanno alcun discernimento. Manipolati, adottano un'ideologia settaria e il loro orgoglio finisce sempre nell'odio per gli altri.

Ci sono quelli che desiderano convertirsi per poter poi rimproverare tutti coloro che non si sono voluti convertire con loro. Il loro motivo è l'auto-giustificazione e il desiderio di sentirsi superiori, che è semplicemente orgoglio.

La chiave per una vera conversione è sempre nell'umiltà.

 
Il Vangelo attraverso la lente di un detective della omicidi

Un autore cristiano, fondatore di chiese e detective della squadra omicidi ha esaminato molte delle grandi affermazioni fatte nel Vangelo e ha utilizzato le prove a disposizione per esaminare se sono o non sono vere - mostrando che il cristianesimo ha forti prove a favore .

"Jim Wallace era stato per molti anni un ateo arrabbiato. Oggi è uno degli apologeti più riflessivi e seducenti del Vangelo. Cold Case Christianity (Il delitto irrisolto del cristianesimo) è ricco di spunti da condividere con gli scettici e vi darà la fiducia necessaria per condividerli", scrive il pastore Rick Warren della Saddleback Church in California riguardo al libro.

L'autore, J. Warner Wallace, ha risposto a una serie di domande da parte di The Christian Post in un'intervista e-mail sul suo libro, che è uscito nel gennaio 2013, pubblicato da David C Cook. Da ateo, per 35 anni, Wallace aveva respinto molte delle grandi affermazioni fatte nella Bibbia, inclusa la risurrezione di Gesù Cristo.

Quando l'autore è arrivato a rendersi conto che il Vangelo può essere studiato proprio come i casi irrisolti di cui si era occupato come detective della squadra omicidi, ha applicato le sue capacità professionali alle affermazioni del Nuovo Testamento. Nella prefazione di Cold Case Christianity, Wallace dice che è giunto alla " realizzazione sorprendente" che il cristianesimo è un caso tanto convincente come quelli su cui ha lavorato come detective.

CP: Quali sono i vantaggi di studiare la Bibbia e il cristianesimo dal punto di vista dell'indagine dei casi irrisolti?

Wallace: i casi di omicidio irrisolti sono eventi (omicidi) del lontano passato nei quali spesso non ci sono più testimoni oculari viventi e scarse prove dirette o forense (se ve ne sono) per risolvere il caso. Gli investigatori imparano a valutare e utilizzare le prove indiziarie per dimostrare ciò che è accaduto sulla scena del crimine. In modo analogo, il cristianesimo avanza pretese su un evento in un lontano passato, per il quali non ci sono più testimoni oculari viventi e poche (se ve ne sono) prove dirette o forensi. Gli investigatori dei delitti irrisolti sviluppano una serie di competenze che possono essere applicate direttamente all'esame della vita, della morte e della risurrezione di Gesù.

CP: Quali sono le più grandi idee sbagliate che i non cristiani hanno del cristianesimo ?

Wallace: Io sono stato un non cristiano fino all'età di trentacinque anni. Ero spesso frustrato dai pochi cristiani che conoscevo al dipartimento di polizia perché non erano in grado di rispondere con prove alle mie scettiche (e spesso sarcastiche) obiezioni. Pensavo: "Come fanno queste persone che sembrano avere una così grande considerazione per le prove nella loro vita professionale, a credere qualcosa su Dio riguardo al quale non hanno assolutamente alcuna prova?" Ero simile ad altri atei che conoscevo al momento. Non pensavo che ci fosse alcuna buona prova per sostenere le affermazioni del cristianesimo. Più ho imparato a conoscere la natura della prova in generale, e più ho imparato a conoscere gli elementi di prova per il cristianesimo in particolare, più mi sono convinto che le affermazioni dei Vangeli erano vere .

CP: Con così tante prove storiche dietro a Gesù Cristo, perché così tanti continuano a credere che l'intera sua storia sia finzione?

Wallace: Molto del mio scetticismo di ateo era radicato nel fatto che avevo un pregiudizio che mi impediva di seguire le prove là dove queste portavano: io ero un convinto naturalista. Rifiutato di accettare la possibilità che accadesse o si verificasse qualcosa di soprannaturale o miracoloso . Ero sleale con i presupposti delle indagini fin dall'inizio. In sostanza, cercavo di rispondere alla domanda: "Dio (un essere soprannaturale) esiste?" partendo dal presupposto che non esiste nulla di soprannaturale. Era un esercizio di ragionamento circolare. Rifiutavo ogni ragionevole deduzione che indicava l'esistenza soprannaturale di Dio perché ​​rifiutavo per partito preso il soprannaturalismo.

Io dico spesso che la gente evita la verità per uno di tre motivi. Hanno obiezioni o razionali o emotive o volitive. Nel mio caso, era l'ultima delle tre. Ero molto contento di essere l'unico dio di cui Jim aveva realmente bisogno; mi rifiutato di piegare il ginocchio a chiunque tranne a me. Quando ho esaminato le prove, alla fine ho dovuto chiedere a me stesso: "Sto resistendo perché penso che non ci sono prove sufficienti per dimostrare che questo è vero, o sto resistendo perché non voglio che ci siano abbastanza prove per dimostrare questo è vero?" Alla fine ho dovuto ammettere che stavo resistendo per motivi volitivi. Oggi, riconosco che Dio ha usato le prove come mezzo per raggiungere me. Ero un evidenzialista scettico e Dio certamente lo sapeva. Ma Dio prima ha rimosso la mia ostilità verso di lui perché potessi valutare le prove in modo equo. Quando parlo ai miei amici non credenti in questi giorni, sono pronto a ricordare a me stesso che il mio lavoro è di affrontare le obiezioni razionali che hanno le persone riguardo agli elementi di prova; Dio solo, tuttavia, può affrontare il genere di obiezioni volitive che molti di noi mantengono. Ho imparato ad articolare le prove mentre cerco la potenza di Dio nella preghiera.

 
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La missione ortodossa coreana

[Ristampato da "Word of the Church" del luglio 2000, pubblicazione ufficiale della diocesi di Australia e Nuova Zelanda della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Stampato con la benedizione di sua Eminenza l'arcivescovo Hilarion]

Da sinistra: sua Eminenza l'arcivescovo Hilarion, padre Justin Kang, e il signor Evgenij Pervukhin, a Yonghwa, Samchuk-si, Kangwon-do, sulla costa orientale della Corea

Prego che la pace del nostro Signore Gesù Cristo sia con voi. Rendo grazie a Dio che ha reso questo viaggio possibile e mi ha dato l'opportunità di parlare con voi in Australia.

Ringrazio tutti voi, e soprattutto esprimo il mio sentito ringraziamento a sua Eminenza l'arcivescovo Hilarion e al fratello Evgenij Pervukhin, che ha sostenuto il mio viaggio.

In questi tempi, in Estremo Oriente, la situazione politica, economica, sociale, culturale e religiosa sta cambiando rapidamente. Pertanto, la comunicazione di massa a livello mondiale è focalizzata sulla penisola coreana.

Forse avete sentito parlare del vertice di Pyongyang tra il presidente Kim della Corea del Sud e il leader nordcoreano Kim. Dopo mezzo secolo di separazione fredda e tragica, ora è stato fatto il primo passo storico verso la pace e la riunificazione. Il secondo vertice è previsto per la primavera del prossimo anno a Seul.

Ora vorrei brevemente parlare del cristianesimo coreano. La Chiesa Cattolica Romana in Corea ha 3 milioni di fedeli, 20 vescovi, un cardinale e 10.000 sacerdoti, suore e monaci. I protestanti coreani hanno 10 milioni di fedeli e più di 50.000 pastori e missionari. La Chiesa anglicana ha circa 50.000 fedeli, tre vescovi e 100 sacerdoti. Anche se la Chiesa anglicana è di piccole dimensioni, fa un notevole lavoro pionieristico per lo sviluppo della società coreana. La Chiesa greco-ortodossa ha 1.000 fedeli, 1 vescovo e 7 sacerdoti. Altri coreani credono nel buddismo, nel confucianesimo e nelle religioni tradizionali coreane. Quasi tutti i coreani, naturalmente, non amano l'ateismo materialista.

Recentemente, la Corea del Nord ha invitato papa Giovanni Paolo II a visitarla, e un giornale coreano ha riferito che il Vaticano sta ore contemplando quest’offerta. L'anno scorso, il presidente Kim ha incontrato il patriarca di Mosca, Alessio II e lo ha invitato in Corea.

Questo è il secondo invito dalla Corea: il patriarca era stato invitato prima da un'associazione protestante coreana. Tuttavia, Mosca non ha risposto a questo invito. Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha visitato la Corea due volte. Ha incontrato l'ex presidente Kim, che è un credente protestante. Ma l'attuale presidente Kim, che è cattolico romano, ha respinto la richiesta di un incontro fatta da Costantinopoli.

Lo scorso aprile, il patriarca di Mosca Alessio II ha visitato il Giappone per ordinare il nuovo metropolita Daniel per la Chiesa ortodossa giapponese. Molto di recente, ho sentito dire che Mosca e Costantinopoli hanno accettato di collaborare alla missione ortodossa coreana. Costruiranno una cattedrale greco-ortodossa nella città di Daejon (situata nel mezzo della Corea, con una popolazione di 1,2 milioni) e lì condurranno opera missionaria in collaborazione gli uni con gli altri. Nel luglio di quest'anno, il presidente russo Putin ha visitato la Corea del Nord. In questi giorni, effetti personali della casa reale Romanov e icone ortodosse russe sono esibiti al Palazzo Duksu a Seoul.

Questa sequenza di azioni da parte dei leader politici e delle chiese dimostra che essi stanno lavorando per aumentare la loro influenza, vantaggi e giurisdizione sulla penisola coreana.

Quando la Corea del Nord e del Sud intensificheranno gli scambi sportivi, culturali ed economici, i cattolici romani e protestanti invieranno rapidamente missionari al Nord. Dubito che il Nord diventerà come l'ex Unione Sovietica, che, dopo il suo crollo, è stata inondata dalla religione e dalla cultura occidentale.

Credo che la missione più importante e unica della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) in Corea è quella di diffondere la spiritualità dei primi Padri della Chiesa e della Santa Tradizione dell'Ortodossia. Queste cose sono molto necessarie nell'attuale cristianesimo coreano. Credo che non solo i non credenti, ma molti cristiani eterodossi verranno alla nostra Chiesa per imparare le vere e sublimi credenze cristiane che sono state tramandate direttamente dagli Apostoli.

La nostra missione della ROCOR in Corea è una comunità molto piccola. Non abbiamo una chiesa a Seoul, capitale della Corea del Sud, né alcun potere politico, organizzativo o economico. Abbiamo solo un piccolo edificio in legno (la chiesa di sant’Anna, consacrata da sua Eminenza l'arcivescovo Hilarion). Ci sono circa 100 credenti in tutta la nazione, compresi coloro che si preparano a ricevere il battesimo. Abbiamo un sacerdote, un suddiacono e un lettore. La situazione finanziaria è difficile e abbiamo conti in rosso. Tuttavia, per il bene del raccolto futuro del Vangelo, abbiamo seminato il seme della Buona Novella e curiamo la sua crescita. Abbiamo una forte fiducia che Dio è con noi.

Per esempio, quando abbiamo avuto bisogno di soldi per pubblicare il libro intitolato la Chiesa ortodossa orientale - la sua storia e teologia, un non cristiano ha donato 7.000 dollari. Quindi, siamo stati in grado di stamparne 2.000 copie. Questo libro è stato selezionato come "Libro dell'anno" nel campo della religione da parte del Ministero della Cultura e dello Sport nel 1996, e a seguito della selezione il governo coreano ha acquistato 400 copie e le ha distribuite a tutte le biblioteche nazionali in Corea. Altri credenti non ortodossi hanno sostenuto finanziariamente la pubblicazione di 3.000 copie di un altro piccolo libro sull’Ortodossia.

La costruzione della chiesa di sant’Anna è stata sostenuta anche da alcuni fedeli protestanti.

Ho introdotto la spiritualità, teologia, storia e tradizione della Chiesa ortodossa russa a conferenze su invito di gruppi cattolici, protestanti, e anglicani più di 15 volte. I nostri amici cristiani non ortodossi capiscono la ROCOR molto bene e ci hanno sostenuto. Purtroppo, non si può dire lo stesso della comunità greco-ortodossa in Corea.

A causa della povertà della missione della ROCOR in Corea, un sacerdote ci ha lasciato ed è passato a una comunità greco-ortodossa al fine di ottenere uno stipendio. Molti candidati al sacerdozio e al monachesimo ci hanno lasciati, vedendo le nostre difficoltà.

Siamo ispirati, però, dalla lettura del libro di Ester nell'Antico Testamento e dalla preghiera e dalla contemplazione.

Recentemente, Dio ci ha mandato alcuni nuovi giovani capaci che, credo, seguiranno la santa vocazione e diventeranno buoni candidati al sacerdozio. Inoltre, il Dipartimento degli Affari Esteri del governo coreano ha formalmente approvato la nostra comunità della missione ortodossa coreana secondo la legge coreana come organizzazione che promuove un migliore interscambio culturale tra la Corea e la Russia.

Fino ad ora, abbiamo aperto due volte un ufficio missionario, affittato mese per mese, a Seul, dal 1994 al 1997 e una volta nella città di Samchuk, sulla costa orientale della Corea, fino a pochi mesi fa. A causa di difficoltà finanziarie, abbiamo chiuso l'ufficio.

Tuttavia, è ancora in funzionare il nostro ufficio missionario della ROCOR presso la chiesa di sant’Anna, e stiamo rendendo disponibile ulteriore spazio per l'ufficio con le nostre fatiche e con l'aiuto di lavoratori stipendiati.

Per continuare in modo efficace la missione in Corea, sono necessari un centro missionario e un edificio di chiesa. Questi permetteranno ai credenti ortodossi di riunirsi per la Divina Liturgia, circondati da icone, e di sperimentare interiormente la spiritualità dei Padri della Chiesa.

Sulla penisola coreana, ci aspettiamo che la costa orientale diventi il centro degli scambi internazionali. La nostra chiesa di sant’Anna si trova nella città di Samchuk, a 33 chilometri a sud del porto di Donghae, il più grande porto sulla costa orientale. Questo porto è oggi il centro dello scambio tra Corea del Nord e Corea del Sud. E gli interscambi con Primorskiy Kraj in Russia e Hunchun in Cina sono in aumento ora.

La rotta marittima giapponese Tsuruga sarà collegata al porto di Donghae. Questo porto è ancora in fase di sviluppo, e può essere raggiunto in autostrada direttamente da Seul, mentre l'aeroporto si trova a una distanza di 40 minuti. Sarà costruita anche una ferrovia per collegarlo con la Corea del Nord.

Ci auguriamo di poter costruire una bella chiesa ortodossa qui. I prezzi nella zona centrale sono alti, mentre in periferia sono bassi, ma sembra che saliranno.

Se riusciremo a costruire una chiesa a Donghae, la ROCOR sarà riconosciuta in Corea e molte nuove persone verranno alla nostra chiesa.

Dal momento che Seul è una capitale molto costosa, speriamo per ora di aprirvi un ufficio missionario, invece di una chiesa, da affittare su base di depositi, se possibile. Crediamo che sia nostro dovere intraprendere un lavoro missionario non solo a Seul e in Corea del Sud, ma anche a Pyongyang (capitale della Corea del Nord), a Nazin, nell'area di Sunbong della Corea del Nord, e anche nella regione nord-est della Cina (Harbin) e in Russia (Primorskiy Kraj). Speriamo e preghiamo di compiere la nostra missione in Estremo Oriente.

Ma in primo luogo, abbiamo bisogno di costruire una chiesa nella città di Donghae e un ufficio missionario a Seul.

Abbiamo bisogno di sostegno finanziario.

Cari fratelli e sorelle, pregate per noi e aiutateci a costruire una chiesa monumentale della ROCOR nella città di Donghae, sulla costa orientale della Corea, che è molto vicina al distretto Hassansk, a Ussuriisk, e Harbin. Cerchiamo di costruire una chiesa, un compito sacro di lode al Signore!

Molto recentemente, abbiamo sperimentato diverse occasioni miracolose. Permettetemi di presentarvene tre.

In primo luogo, alcuni mesi fa, abbiamo ricevuto un pacchetto per posta da Hong Kong contenente sette icone ortodosse russe molto antiche. Non sappiamo chi le ha inviate. Che miracolo ed evento di grazia! Crediamo che il nostro Signore abbia mandato le icone attraverso un angelo dal cielo.

    

Le icone consegnate anonimamente da Hong Kong, che ora sono nella chiesa di sant'Anna

In secondo luogo, un giorno avevo bisogno di andare a Seul, ma ho scoperto che avevo solo 15 dollari in tasca, mentre avevo bisogno di almeno 70 dollari per il gasolio, la tariffa dell’autostrada, il vitto e l’alloggio. Dopo aver guidato 2 km dalla chiesa per entrare nella grande strada, mi sono fermato ad allacciare la cintura di sicurezza e mi sono detto: "Come sarebbe bello se avessi mille dollari!" In realtà, avevo bisogno di quella somma di denaro in quel momento. Non un minuto è passato quando un postino su una moto rossa è venuto da me e mi ha chiesto la firma per ritirare un assegno.

Dio aveva ascoltato le mie parole! Ho esclamato: "Grazie, mio ​​Signore!" L'importo inviatomi era esattamente di 1.000 dollari. Sono subito andato a una banca per pagare le tasse in ritardo e gli interessi, e poi ho proceduto verso Seul in uno stato mentale tranquillo e riconoscente.

Infine, il terzo miracolo riguarda un grande incendio di montagna nella nostra zona sulla costa orientale, che è continuato per circa una settimana. Le montagne ora sono quasi spoglie e di colore rosso, e dicono che ci vorranno 30 anni perché la natura possa rigenerarsi.

Cinque case vicine, nel raggio di 100 metri, sono state completamente bruciate. Anche se alcune braci sono volate sopra la nostra chiesa, questa è rimasta intatta. Ogni vicino di casa dice che questo è un vero miracolo. Rendiamo grazie al nostro Signore e alla Theotokos.

Ho fiducia che il nostro Signore ci darà una bella e magnifica chiesa della ROCOR a Donghae e un centro di missione a Seoul. Crediamo pure che ci aiuterà a pubblicare libri ortodossi in continuazione.

Occasionalmente sono stato ridicolizzato, tanto da essere chiamato un "prete mendicante", un "prete fasullo", o un "povero prete". Sono stato socialmente isolato con enorme sofferenza economica.

Le parole seguenti di san Paolo dalle sue lettere ai Corinzi e ai Romani sono state di grande conforto e di incoraggiamento. Vorrei concludere il mio intervento citandole:

"Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi." (1 Corinzi 4:11-13).

"Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore."(Romani 8:37-39).

Possano Dio Padre, Gesù Cristo nostro Signore, e lo Spirito Santo darvi grazia, misericordia e pace. Amen.

 
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L'informazione sull'Ucraina messa in satira in Germania

[applausi]

Il club teatrale 'Napalm' presenta il saggio "La guerra dell'informazione per l'Ucraina", in bianco e nero.

[il video passa al bianco e nero]

Ogni somiglianza con le notizie attuali è casuale e non voluta, ma assolutamente inevitabile.

- Generale von Wagner, qual è la situazione nelle retrovie?

- Siamo riusciti più o meno a serrare i ranghi. La diversità di opinioni si è ridotta alla larghezza della cannoniera.

[dalla trincea] - Messaggio da Odessa: più di 40 persone sono state ammassate nella casa dei sindacati e bruciate al suo interno.

- Oh, è la nostra chance di avanzare in territorio nemico! Scrivete: "Teppaglia filo-russa ha bruciato ucraini indifesi". Punto!

- Ehm... generale?

- Sì?

- Ma le vittime sono dal campo del nemico!

- Accidenti! Le vittime non sono cittadini, ma solo separatisti!

- Dovrei scrivere allora: "Teppaglia ucraina brucia separatisti filo-russi"?

- No-no-no! La linea editoriale deve essere tenuta a ogni costo! Scrivi quanto segue per il notiziario del Primo canale: "A Odessa durante gli scontri tra attivisti pro-russi e sostenitori del governo sono morte almeno 46 persone". Non è chiaro come!

- Se lo sono fatti da soli, generale?

- Sì!

[dalla trincea] - Rapporto! Un messaggio! Un aereo civile è stato abbattuto, una tragedia!

- No, è un dono dal cielo! Scaricate tutto sul nemico.

- Ma non sappiamo nulla di sicuro!

- Ancor meglio! Allora possiamo agire senza riportare assolutamente alcun fatto!

- Sì!

[applausi]

- Intende, come questo?

- Oh, se vi piace, sarà grande!

(copertina dello 'Spiegel': "Fermate Putin immediatamente"!)

[dalla trincea] - Messaggio! Un rapporto preliminare sulla caduta dell'MH17 è stato pubblicato!

- E che cosa dice?

- L'aereo era pieno di qualcosa!

- Ci sono indicazioni su chi sono i colpevoli?

- No!

- Meraviglioso! Significa, "possiamo concludere che non resta quasi alcun dubbio che siano stati i separatisti"!

- Molto bene, von Wagner!

[dalla trincea] - Al ripa-a-aro! [esplosione]

- Cos'è stato?

- Un rimprovero dal Consiglio della Stampa tedesca. Hanno detto che "Le foto delle vittime della caduta sono state usate deliberatamente per diffondere un ordine del giorno politico".

- Ha, ha, ha!

- Rimprovero dal Consiglio della Stampa. Colpo mancato! Il giornale non è obbligato a pubblicarlo. Nessuno ne saprà nulla, se non lo mostrano a milioni di persone in TV!

- E grazie a Dio per questo!

[applausi]

- Speriamo, herr General!

- Avete qualcos'altro sull'aereo?

- Sì, io ho una foto!

- Bene, mostrala!

- Meraviglioso! Guarda come strangola quell'orsacchiotto! Propongo di darla alla Boulevard Press. Scrivi "Che razza di gente è questa? I ribelli di Putin si puliscono gli stivali con la dignità delle vittime". (Sonntags Blick)

- Tutto chiaro! Ho anche un video correlato, se le interessa.

- Perfetto, mostralo!

- Guarda! Come si sta pulendo gli stivali! Ora getterà via l'orsacchiotto e dimostrerà una volta per tutte che razza di...

[il miliziano nel video si toglie il cappello e si fa il segno della croce]

...persona che è...

- Oh, mio Dio, questo è già troppo commovente.

- Propongo di accordarci per un fermo immagine.

[dalla trincea] - Qui qualcuno dice che i separatisti hanno condotto un esame modello del sito del disastro.

- E chi è l'idiota che lo dice?

- Il capo del team investigativo olandese.

- Dobbiamo essere fermi! Ignoratelo!

[dalla trincea] - Allarme giallo! Un convoglio umanitario russo sta dirigendosi verso l'Ucraina, signore!

- Accidenti! Questi russi prima destabilizzano la regione con i loro misteriosi soldati e ora mandano dietro a loro la Croce Rossa!

- Questo è brillante! Perché non è venuta a noi la stessa idea? Quale sarà la sua strategia di risposta?

- Scrivi: secondo i media ucraini, l'invasione illegittima ha condotto a una sopravvivenza di massa a causa del pane russo e della violazione della sovranità dell'Ucraina". Punto!

[dalla trincea] - Oh, la TV tedesca sta mostrando i soldati ucraini con le rune delle SS e la svastica!

- Madre di Dio! Nazisti, che combattono per la verità? Come lo formulerà?

- Continueremo a chiamarli "battaglioni di volontari"!

[dalla trincea] - Credo di vedere qualcosa!

- Cosa? Oh, mio Dio, è l'invasione, vero?

- Non è chiaro, ci sono dei veicoli...

- Veicoli? Scrivi: "Convoglio armato russo sta oltrepassando la frontiera ucraina"!

- Aspettate! Stanno andando dall'altra parte!

- Scrivi: "Convoglio russo scappa inseguito dall'esercito ucraino"!

- No, sono fermi.

- Scrivi: "Convoglio militare russo distrutto"!

- Sì! Gli americani hanno immagini satellitari!

- Abbiamo la prova dell'invasione!

- No! Ex agenti della CIA dicono che non ci si riesce a vedere niente!

- Impossibile? Allora trovate qualcuno che ci possa vedere sopra qualcosa, diamine!

- ...

- Almeno trovate qualcuno dalla CSU! [partito della coalizione di governo in Germania]

- Dalla CSU?

- Sì! Fate almeno qualcosa!

- Ma perché dalla CSU?

- Ora sono tutti esperti a notare i veicoli stranieri. [la CSU ha proposto un controverso decreto per far pagare agli stranieri le tasse stradali tedesche]

[risate e applausi]

- Un momento...

- Che cosa?

- Abbiamo immagini satellitari non chiare...

- Esatto!

- Esperti inaffidabili...

- Esatto!

- E allora come posso ricavarne un messaggio?

- Ma certo, useremo una strategia ben collaudata: metti una dichiarazione nel titolo e lascia gli standard del giornalismo nell'ultima frase.

- Sì, ok.

[applausi]

Scrivi: "Convoglio militare russo distrutto". A fine paragrafo: "Secondo dati ancora non confermati".

[dalla trincea] - L'invasione ha raggiunto il suo obiettivo!

- Quale, Kiev?

- No, sanzioni!

- Grazie a Dio.

[esplosioni]

- Che c'è ora?

[dalla trincea] - Sfondamento alle spalle! I giornalisti sono sotto il tiro dei lettori!

- Non accettate e-mail dai lettori!

- Ma sono dovunque in Internet!

- Allora spegni i forum!

- Oh, no, la gente sta passando a Facebook!

- Allora moderate, bloccate e cancellate, cancellate!

- Ma noi stiamo combattendo per la libertà di stampa!

- ...sì, ma in Russia, non qui!

[risate e applausi]

[dalla trincea] - Allarme!

- Che c'è ora?

- Il sindacato dei redattori del Primo canale critica i suoi stessi notiziari sull'Ucraina come tendenziosi e parziali!

- [respiro affannoso] Questo è un colpo decisivo...

- Ricomponiti!

[dalla trincea] - Oddio! Un programma satirico sul Secondo canale sta prendendo in giro i giornalisti tedeschi!

- Che cosa?

[il video ritorna a colori]

- No! Immediatamente, immediatamente! Ve lo ordino: bloccateli con divieti di andare in onda, non lasciate che facciano una mossa!

- Non abbiamo più tempo per questo.

- No, è esattamente per questo che abbiamo "Tempo" (Zeit), accidenti! [il giornale Zeit ("Tempo") ha ottenuto un'ingiunzione contro la ZDF, che proibiva la messa in onda di un precedente episodio di 'Die Anstalt', che metteva in dubbio l'imparzialità dell'editore di Zeit]

[risate e applausi]

- Dobbiamo fare qualcosa!

- No, volevo dire che per oggi non c'è più tempo...

- Non c'è più tempo? Questa è la fine? Tutto è perduto? Nonostante buoni collaboratori come Simone Solga, John Doyle e Tobias Mann! È così, spegnete le luci, spegnete le luci...

[titoli di coda]

 
I requisiti per fondare e far crescere una parrocchia ortodossa

L'arciprete Andrew Phillips, in base ai dati di esperienza di molti decenni, ci ricorda i requisiti indispensabili per far sorgere e radicare nel tempo una parrocchia ortodossa. I dati sono spiegati per essere ricordati facilmente, anche se non sempre, dall'esperienza reale, si è offerta una prova della loro comprensione profonda. L'articolo di padre Andrew è nella sezione "Pastorale" dei documenti.

 
Il matrimonio è eterno?

Domanda: La Chiesa insegna che il vincolo matrimoniale è indissolubile ed eterno, come il legame tra Cristo e la sua Chiesa?

Senza dubbio, non c'è un matrimonio in cielo nello stesso senso in cui questo esiste in questa vita. I sadducei, che negavano la risurrezione, presentarono a Cristo un argomento che, pensavano, avrebbe mostrato l'assurdità del risorgere. Presentarono il caso di una donna che aveva sposato sette fratelli l'uno dopo l'altro, ma ognuno di loro morì senza generare figli da lei, e poi finalmente morì anche la donna. E così chiesero a Cristo "Alla risurrezione, di quale dei sette sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta" (Matteo 22:28).

La risposta di Cristo fu: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo" (Matteo 22:29-30).

I padri dicono che abbiamo il matrimonio e la procreazione in questa vita perché abbiamo la morte, ma nella vita a venire, dove non c'è la morte, non è necessaria la procreazione, e quindi non c'è nessun matrimonio. Per esempio san Giovanni Damasceno, parlando della risurrezione, dice:

"Perché essi saranno, dice il Signore, come gli angeli di Dio [Marco 12:25]: non ci sarà più il matrimonio né la procreazione di figli. Il divino apostolo, in verità, dice: La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso [Filippesi 3:20-21]: questo non significa trasformazione in un'altra forma (Dio non voglia!), ma piuttosto cambiamento dalla corruzione all'incorruttibilità" (Esposizione della fede ortodossa, 4:27).

I santi Pietro e Febronia

Ma la domanda rimane: rimarranno alcuni legami di relazione tra un marito e una moglie che continueranno oltre la tomba? Non possiamo rispondere definitivamente a questa domanda, anche se forse la vita dei santi Pietro e Febronia di Murom ci dà qualche motivo di credere che un tale legame continua in un certo senso. In questa coppia, che è venerata come esempio di amore coniugale cristiano, entrambi ricevettero la tonsura monastica prima della morte, ma avevano espresso il desiderio si essere sepolti insieme. Anche se separati, si addormentarono nel Signore a pochi minuti l'uno dall'altra. A causa della loro tonsura monastica molti ritennero inadeguato seppellirli insieme, e i loro funerali furono tenuti in due chiese diverse. Tuttavia, le loro bare furono trovate vuote, e i loro corpi furono trovati insieme nella tomba che san Pietro aveva voluto per loro. I loro corpi furono riportati alle rispettive bare, ma quando questo accadde ancora una volta, nessuno osò separarli di nuovo.

 
Una chiesa ortodossa in Afghanistan

Oggi in Afghanistan esiste una chiesa ortodossa, forse l’unico vero e proprio edificio religioso cristiano su tutto il territorio afgano.

Nel 2001 la Romania ha inviato un battaglione di fanteria in Afghanistan ed è diventata uno dei paesi più attivi nella missione della NATO. Uno dei tratti distintivi del corpo di spedizione romeno è stato sicuramente la costruzione della propria chiesa, dove le truppe della base militare di Kandahar vengono a pregare prima di partire in missione. L’idea della chiesa è venuta dalle immagini di una cappella di monastero in Transilvania, che i soldati romeni hanno voluto duplicare all’interno del loro compound.

La chiesa è stata progettata da un ingegnere militare americano di etnia romena, e costruita in soli 45 giorni nel 2005. Da allora, migliaia di persone ne hanno varcato la soglia. Questa manifestazione di fede ha contribuito a creare un rispetto per i romeni tra i soldati afgani, sbugiardando le politiche “neutraliste” (di fatto, atee) che vedono nell’ostentazione di simboli cristiani un pericolo di destabilizzazione. In caso di partenza dal paese del contingente militare romeno, comunque, la chiesa è pronta per essere smontata e riportata in Romania.

Una parete della chiesa è dedicata ai 20 soldati dell'esercito romeno morti nei dieci anni di missione in Afghanistan. Per onestà, bisognerebbe ricordare che ben di più sono stati i militari di madre lingua romena morti in missione in Afghanistan nei decenni passati, e ancora oggi la Metropolia ortodossa di Moldova li ricorda nelle proprie preghiere pubbliche.

Nella chiesa hanno celebrato, oltre ai cappellani romeni, anche preti georgiani e americani. Padre David Alexander, un prete dell’Arcidiocesi antiochena d’America, ha lasciato in un’intervista e in una lettera resoconti del suo servizio in Afghanistan come cappellano militare ortodosso.

Padre Sean Levine, cappellano militare della O.C.A., ci ha lasciato questo racconto della Pasqua del 2011, completo di una galleria di foto della funzione pasquale.

 
Il pastore semplice – papa-Nicola Planas

Il santo "papas" Nicola Planas si è addormentato nel Signore il 2 marzo 1932 ed è commemorato in tale data nel calendario greco e il 17 febbraio/1 marzo nel calendario russo.

Una delle figure più stimolanti di giusti che sia venuta alla nostra attenzione negli ultimi anni è papa-Nicola Planas. La rivelazione di questo santo sacerdote greco ortodosso ai lettori di lingua inglese [1] è davvero provvidenziale, perché la sua vita contiene praticamente tutti gli elementi dei conflitti spirituali che affliggono l'Ortodossia del XX secolo, e nella sua personalità si trova l'antidoto alla soffocante complessità dei nostri tempi moderni.

"Il marchio dell'Ortodossia è la semplicità di cuore che porta fede" – Photios Kontoglou

Nato in Grecia verso la metà del XIX secolo, papa-Nicola era sposato ed ebbe un figlio, dopo di che trascorse il resto della sua vita nel celibato. Fu ordinato diacono nel 1879 e presbitero nel 1884, e passò tutta la vita in mezzo alla città rumorosa e caotica di Atene, come se vivesse in una grotta nel deserto; "La sua mente era estranea a tutto." Il suo stato interiore era di tale purezza e l'intensità della sua vita spirituale era così grande, che non è sorprendente apprendere che spesso gli apparivano i santi, o che era chiaroveggente e operava innumerevoli miracoli. Nella sua ingenuità profonda fede, papa-Nicola considerava questi doni divini e manifestazioni come cose del tutto naturali; se, tuttavia, gli capitava di raccontare qualche visione e vedeva che i suoi ascoltatori erano sbalorditi, si metteva a dire: "Non ho visto niente, l'ho solo immaginato", in modo da evitare qualsiasi reputazione di santità. Egli stesso non aveva idea della sua santità", ma piuttosto le lacrime per i suoi peccati non erano mai assenti dai suoi occhi."

Papà Nicola è stato un perfetto esempio moderno delle istruzioni di san Serafino di Sarov: "acquisite lo spirito della pace, e migliaia intorno a voi saranno salvati". Evitava tutte le occasioni di discussione. Una volta, quando due sacrestani stavano litigando in sua presenza, si nascose sotto un tavolo, non per timidezza, ma da saggio stratega della guerra spirituale. Consigliando una delle sue figlie spirituali su come controllare il suo temperamento, disse, "Pensi, figlia mia, che io non sappia dire la mia? Lo so fare, ma penso ai risultati, e così continuo a stare in silenzio". Per tutta la vita il suo spirito di pacifica mitezza ha sempre stupito tutti quelli con cui veniva in contatto. Anche quando doveva ammonire qualcuno, papa-Nicola non aveva bisogno di molte parole: la sua vita stessa, la sua presenza servito a portare le anime erranti al cambiamento, poiché possedeva l'abbondanza della grazia dello Spirito Santo.

La presenza dello Spirito Santo lo induceva a essere allegro anche quando incontrava amarezza o dolore. Senza istruzione per gli standard del mondo, estremamente semplice nel linguaggio e nel comportamento, era spesso frainteso e ridicolizzato; chi si lasciava colpire dalle tendenze moderniste lo considerava come una sorta di sciocco. Ma in tutta la sua vita non fu mai calunniato, cioè, non fu mai accusato falsamente. Egli credeva che la ragione per cui era così protetto fosse che ogni volta che faceva un passo fuori di casa cominciava a pregare quanto segue dal Salmo 118: "Dirigi i miei passi fare secondo la tua parola, e nessun iniquo abbia dominio su di me. Liberami dalla falsa accusa degli uomini, e io osserverò i tuoi comandamenti...", ecc. Molte persone oggi, come allora, considerano questo tipo di approccio ai problemi della vita come semplicistico, infantile, vecchio stile, o anche superstizioso. Semplice e infantile e vecchio stile lo sarà davvero, ma partecipa della semplicità del Vangelo e della forza divina che viene a coloro che si considerano i minori tra gli uomini. Come dice uno scritto su papa-Nicola, oggi "la calma e la pace sono state messe da parte, e ci è rimasta la confusione spirituale".

Il centro di tutta la vita di padre Nicola, e anzi di tutta la creazione, era il tradizionale ciclo liturgico della Chiesa ortodossa, che culmina nella Divina Liturgia quotidiana – in cinquant'anni non saltò mai la Liturgia gornaliera, a prescindere da tempeste di neve o sa rivoluzioni, "neppure sotto l'invasione degli inglesi e dei francesi!" Le sue commemorazioni duravano per ore. Ogni volta che gli davano un foglio con dei nomi, lo conservava e ricordava i nomi ogni giorno per diversi mesi fino a quando uno dei suoi aiutanti lo "metteva da parte" in modo che il prete coscienzioso non rimanesse totalmente esaurito. "Il suo amore per la preghiera non gli permetteva di prendere in considerazione le sue forze fisiche". Uno dei partecipati alle funzioni di papa-Nicola ricorda: "Quando commemorava i santi, avrebbe voluto, se fosse possibile, ricordare ogni singolo santo –tanti quanti se ne trovano nel sinassario, ciascuno separatamente per nome Poiché passava molto tempo, qualcuno cominciava a gridargli, "papa-Nicola! Dica: '... e di tutti i tuoi santi'!", ma lui, senza essere minimamente disturbato, continuava fino alla fine ".

Era entrato così intensamente nella vita liturgica della Chiesa, che si può ragionevolmente dire che la sua personalità individuale avesse cessato di esistere mentre si lasciava prendere sempre di più dalla "psicologia" dei servizi della Chiesa. Lo spirito di preghiera non lo lasciava neanche mentre girava per le strade affollate della città. Una volta era così rapito nella preghiera che quando un vecchio lo invitò a entrare in casa per mettersi al riparo dalla pioggia battente, confessò che non si era nemmeno accorto che pioveva, e in effetti, il vecchio aveva visto con stupore che la tonaca di padre Nicola era perfettamente asciutta anche se aveva già camminato una certa distanza sotto la pioggia.

Tale unione di preghiera con Dio portò inevitabilmente a un conflitto con il nemico della nostra salvezza. Ma papa-Nicola affrontava sempre tutte le tentazioni e le lusinghe del maligno con fermezza e con grande fiducia nel Signore. Come disse a una delle sue figlie spirituali: "Con pazienza, figlia mia, ho superato tutti gli ostacoli che mi apparivano davanti".

Forse il più grave di questi ostacoli fu il cambiamento forzato del calendario della Chiesa dalla vecchia alla nuova osservanza. Questo ha permesso a uno spirito demoniaco di confusione di entrare nella Chiesa greca subito dopo che lo stesso spirito era entrato nella Chiesa ortodossa in Russia attraverso la Rivoluzione, facendo inciampare entrambe le Chiese in un modo o nell'altro, e introducendo sia un forte desiderio di idee moderne sia innovazioni che alla fine hanno mandato in frantumi l'armonia dell'Ortodossia in tutto il mondo. Come ha affrontato papa-Nicola questi eventi e queste influenze apocalittiche?

Quando uno dei suoi lettori gli chiese il suo parere sulla controversa riforma del calendario, papa-Nicola gli rispose: "Per convinzione, il vecchio, e per obbligo, il nuovo!" In altre parole, continuò a servire secondo il vecchio calendario, anche quando ciò richiedeva di servire in segreto durante la notte, ma non lasciò i vescovi di nuovo calendario che avevano emanato questo cambiamento illegale. Alla "politica ecclesiastica" del suo tempo ha reagito con la sua caratteristica pazienza, mitezza e obbedienza per quanto possibile, senza compromettere i principi dell'Ortodossia tradizionale.

Quando le sue funzioni in segreto secondo il vecchio calendario sono state scoperte è stato spesso rimproverato dalle autorità superiori nella Chiesa. È sempre apparso quando convocato e si è preso le sue strigliate senza auto-giustificazione, disarmando i suoi accusatori con la sua infantile semplicità e franchezza. Il suo intento era di rimanere fedele alla sua coscienza; non cercò di costruirsi un seguito o di fomentare in qualsiasi modo i fedeli sulla questione del calendario, anche se benedisse altre persone a seguire il suo esempio e a lavorare per il ripristino formale del vecchio calendario. Diceva di continuo a tutti, "Qualunque cosa sia stata fatta non canonicamente non può stare in piedi – cadrà".

Purtroppo, la questione del calendario non è mai stata risolta. Le polemiche dure e ben poco  cristiane che da allora sono diventate una caratteristica di molti nel movimento vecchio-calendarista greco sono molto lontane dal comportamento di papa-Nicola che viene difeso come il fondatore di tale movimento. Non si può fare a meno di desiderare che il suo esempio attivo di carità fosse stato preso più a cuore da parte di coloro che condividevano il suo amore per le tradizioni della Chiesa.

Photios Kontoglou, il grande iconografo dell'Ortodossia greca del XX secolo, egli stesso un amante delle tradizioni della Chiesa, ha scritto che "per i cristiani non esiste un insegnamento più efficace che leggere la vita di un santo, in particolare di chi è vissuto nel nostro tempo e che, con la propria vita, si è manifestato come santo senza fanfare". Papà Nicola è stato descritto come "una predica vivente." Nella sua vita troviamo non solo una lezione per trattare con alcune delle difficoltà senza precedenti postedi fronte alla Chiesa di oggi, ma anche un criterio con il quale possiamo misurare il nostro comportamento come cristiani ortodossi, ovunque ci troviamo, quali che siano le nostre circostanze, non importa quale scandali, tentazioni o prove ci vengono messe davanti.

le reliquie di san Nicola Planas nella chiesa di san Giovanni il Cacciatore ad Atene, Grecia

Originariamente apparso in Orthodox America n. 56, vol. VI n. 6, gennaio 1986

[1] Il materiale per quest'articolo proviene dal libro Papa Nicholas Planas, della monaca Marta; tradotto dal greco e pubblicato dal monastero della santa Trasfigurazione, 1981.

 
Gli "ortodossi" pro-LGBTQP (La nascita di una nuova religione, parte 2)

Il fatto che oggi abbiamo persone che promuovono apertamente l'ordine del giorno LGBTQP nella Chiesa ortodossa è qualcosa che era impensabile meno di una dozzina di anni fa. Queste persone sono sicuramente una minoranza, ma come la maggior parte della sinistra, cercano di convincerci che la minoranza è composta dai loro oppositori, motivati solo dall'odio.

La tattica che gli "ortodossi" pro-LGBTQP hanno generalmente adottato per promuovere il loro ordine del giorno è fingere che le uniche persone a loro contrarie siano i convertiti "fondamentalisti". Il suggerimento è che in qualche modo, prima del tempo in cui un gran numero di americani ha iniziato a convertirsi all'Ortodossia, tutti nella Chiesa ortodossa erano dell'idea che l'omosessualità fosse uno stile di vita accettabile. Allora, come ci vorrebbero far credere, nessuno si sarebbe opposto al transgenderismo, o a una qualsiasi delle altre illimitate "preferenze sessuali" e "identità di genere". Questa è ovviamente una totale assurdità. Non solo nessuno spingeva per l'accettazione dell'omosessualità nella Chiesa ortodossa prima del 2009, nessuno nella Chiesa ortodossa stava nemmeno contemplando l'accettazione del transgenderismo, e la maggior parte non ne aveva nemmeno sentito parlare.

L'omosessualità era stata considerata un disturbo mentale dall'American Psychiatric Association fino al 1973, quando gli attivisti spinsero l'organizzazione a cambiare questa designazione. Solo nel 1987 l'omosessualità è stata completamente rimossa dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Fu sulla scia dell'epidemia di AIDS, iniziata nel 1981, che l'accettazione dell'omosessualità nella cultura più ampia iniziò a crescere da qualcosa che in precedenza era stato quasi inesistente.

Di solito padre Alexander Schmemann non è considerato un fondamentalista convertito, eppure uno dei suoi studenti mi disse che intorno al 1981 disse: "Mi rifiuto di essere il preside di un seminario di omosessuali fumatori d'erba". Questo era stato detto nel contesto in cui lui aveva effettivamente cacciato dal seminario un seminarista omosessuale fumatore d'erba, e quindi queste non erano parole vuote.

Se si osservano le opinioni degli ortodossi nei paesi ortodossi tradizionali ancora oggi, si scopre che neppure loro accettano l'omosessualità o il transgenderismo – questo è vero per le popolazioni nel loro insieme, ma è tanto più vero se si considerano quelli che effettivamente frequentano le chiese.

Io scrivo sul mio blog dal 2004, e il primo articolo che ho in cui ho sentito il bisogno di rispondere alla spinta verso il matrimonio gay è stato nel 2009, ed era un periodo del tutto privo di qualsiasi controversia all'interno della Chiesa, perché a quel tempo c'era non c'era una tale disputa. Sospetto che ciò sia iniziato nel 2009 perché, prima di allora, George W. Bush aveva usato con successo la questione per vincere il suo secondo mandato, assicurando che ci fossero misure di voto negli stati oscillanti che vietavano i matrimoni gay. Ma dopo l'elezione di Obama, a quanto pare, le sinistre si sono sentite incoraggiate, e così è iniziata la spinta. Ed è stato solo nel 2011 che ho iniziato a vedere cristiani ortodossi che spingevano per l'accettazione dell'omosessualità. Inizialmente, ciò avveniva principalmente in modo anonimo o in gruppi di discussione privati.

Il 2013 è stato l'anno in cui la Corte Suprema ha annullato la legge sulla difesa del matrimonio e ha costretto ogni stato a consentire il matrimonio gay. Molti all'epoca ne ignorarono il significato, ma di conseguenza accaddero quasi immediatamente due cose: ciò rafforzò la spinta generale all'accettazione dell'omosessualità, e non appena il matrimonio gay fu imposto nel paese, iniziò sul serio la spinta per l'accettazione dell'omosessualità e del transgenderismo.

Il 2014 è stata la prima volta che ho saputo che un prete ortodosso aveva iniziato a spingere pubblicamente per l'accettazione dell'omosessualità. Nel novembre 2014 padre Robert Arida ha pubblicato un saggio sul sito web ufficiale dell'OCA. Dopo essere stata sopraffatta da lamentele, l'OCA ha rimosso il saggio, sebbene sia ancora possibile leggerlo tramite Internet Archive. Tra le tante dichiarazioni che hanno risposto a questo saggio, l'Associazione del clero ortodosso di Houston e del sud-est del Texas ha scritto una confutazione, che è stata firmata da quasi tutto il clero dell'Associazione (ed è stata firmata da tutti i presenti all'incontro che ne ha discusso). Questa confutazione è stata ripostata all'epoca sul sito web dell'arcidiocesi greca.

Nel 2015, la città di Houston ha cercato di far approvare un'ordinanza che avrebbe costretto le chiese e le imprese a consentire agli uomini che si identificano come donne di utilizzare i bagni delle donne. Ancora una volta, l'Associazione del clero ortodosso ha rilasciato una dichiarazione contro l'ordinanza, che è stata annullata da un referendum. Sono state principalmente le chiese nere e ispaniche a Houston a guidare la lotta contro di essa. Houston è per il 44% ispanica, per il 24% bianca (non ispanica), per il 22% nera e per il 7% asiatica, quindi non è stato un gruppo di bianchi razzisti a ribaltare questa ordinanza. Non è stato nemmeno un conflitto all'ultimo voto: il 61% contrario e il 39% a favore.

Sono quindi entrati in scena George Demacopoulos e più tardi Public Orthodoxy. George ha scritto un saggio che attacca coloro che ha definito fondamentalisti ortodossi il 29 gennaio 2015. Ho scritto una risposta e in seguito abbiamo avuto una sorta di dibattito condotto da Kevin Allen su Ancient Faith Radio. Da allora, George ha fatto carriera nell'attaccare chiunque non fosse pronto ad abbracciare l'omosessualità, il transgenderismo, il modernismo e tutta una serie di altre perversioni attraverso il suo sito web Public Orthodoxy, che fa parte del Centro di studi cristiani ortodossi della Fordham University, formalmente approvato dall'arcidiocesi greca.

Se si guarda negli archivi di Public Orthodoxy, si vedrà che ha prodotto un flusso costante di articoli che sfidano quasi ogni aspetto della moralità cristiana ortodossa, e in effetti sostengono regolarmente che mentre le questioni dogmatiche (che definiscono come limitate a questioni strettamente teologiche) sono fuori discussione, le questioni morali non sono dogmatiche, e quindi suscettibili di revisione. Questo è un approccio completamente nuovo, eretico e contrario all'esplicita Tradizione della Chiesa.

Più recentemente, l'ex Cancelliere dell'OCA, padre John Jillions, ha tenuto una conferenza per la Società Teologica Ortodossa in America, in cui si è lamentato di quei "fondamentalisti" ortodossi che non sono disposti a dialogare su questioni come l'omosessualità e il transgenderismo. Sostiene che non possiamo giudicare tali questioni "prima del tempo", cosa che apparentemente arriverà solo quando (così sperano) alla fine tutti gli altri saranno sfiniti dalla loro incessante pressione sul proprio ordine del giorno, e noi lasceremo che facciano a modo loro. Il problema è che questi temi non sono in discussione. Non solo le Scritture sono chiare su questi temi, abbiamo numerosi canoni dei Concili ecumenici e la testimonianza chiara e unitaria dei Padri e dei santi della Chiesa che non lasciano spazio a dubbi su ciò che la Chiesa ha sempre insegnato su questi argomenti. In questa lezione, vedete lo stesso tipo di argomentazione ipocrita che abbiamo trovato nel saggio di padre Robert Arida, ma col passare del tempo si sentono più incoraggiati. C'è da chiedersi per quanto tempo i loro rispettivi vescovi li sopporteranno, ma penso che a questo punto dobbiamo concludere che almeno alcuni dei vescovi in questione permettono che ciò avvenga perché sono d'accordo con loro.

Ora, se persone come padre John Jillions vogliono dialogare su come affrontare pastoralmente le persone che stanno lottando con questi peccati, per aiutarle a superare i loro peccati, sarebbe un dialogo che vale la pena avere. Ma non si può avere un simile dialogo con persone che non sono disposte ad ammettere che stiamo parlando di peccati reali. Questa deve essere la premessa di partenza. E per essere chiari, questo è il punto che si rifiutano di accettare. In effetti, non forniranno quasi mai una risposta diretta a una domanda diretta sul fatto che queste cose siano intrinsecamente peccaminose o meno - e questo è per la semplice ragione che dire ciò in cui credono realmente li metterebbe in una posizione indifendibile, e costringerebbe i loro vescovi a fare qualcosa a riguardo.

Noi non siamo contrari all'ordine del giorno LGBTQP perché odiamo quelli che sono stati cooptati ad accettarlo. Siamo contrari perché quest'ordine del giorno è distruttivo per queste persone. Come ci dice san Paolo, queste cose sono contrarie all'ordine creato da Dio e, come tali, possono solo portare a una grande miseria e alla distruzione delle anime. San Paolo ci dice che gli omosessuali e i transgender (cioè gli effeminati) non erediteranno il Regno di Dio:

"O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!" (1 Cor 6:9-11).

Non ereditare il Regno di Dio è un grosso problema, se credi davvero in Dio, e quindi se ami le persone che lottano con questi problemi, vorresti aiutarle a pentirsi e superarle, piuttosto che affermarle in una scelta che porterà alla loro morte spirituale.

Spero di sbagliarmi, ma credo che stiamo assistendo allo sviluppo di uno scisma in piena regola. Non sarà solo sull'aborto, sull'ordine del giorno LGBTQP o sulle altre questioni che esamineremo, ma ognuno di questi è un tassello di un puzzle più ampio. Se uno scisma deve essere evitato, sarà evitato solo perché i vescovi inizieranno a trovare le loro spine dorsali, a esprimersi colettivamente e a porre fine alla diffusione di questi insegnamenti falsi e distruttivi.

 
Il premio "Coppa di porcellana" per il peggiore servizio sulla Russia

È giunto il tempo di riconoscere l'eccellenza!

L'ambita Coppa di porcellana

Ho pensato a lungo che ci dovrebbe essere un premio che riconosce il duro lavoro e le realizzazioni delle persone che scrivono – vale a dire, emettono – pezzi eccezionali – vale a dire, propaganda insolitamente idiota – sulla Russia nei media occidentali. Un raccolto insolitamente ricco di sciocchezze nell'ultima settimana mi ha ispirato a proporre questa idea.

Posso avere la busta, per favore:

Signore e signori, la nostra prima nomination è per Amanda Foreman del Sunday Times per "A view from afar: Chest-beating Putin aims his vilest weapon at the West — misogyny", che si apre con queste parole: "La Russia di Putin è uno dei paesi più odiosamente misogini nel mondo". La realtà è questa: la Russia ha più donne in posti elevati di management di qualunque altro paese.

La nostra seconda nomination è per Liisa Tuhkanen di Reuters per "Putin's high approval ratings not real: protest group". Ignorando i dati ripetuti da veri istituti di sondaggio come Levada o Gallup, che trovano la sua popolarità alle stelle, preferisce citare le uniche due rappresentanti del gruppo Pussy Riot/Voyna che abbiamo mai sentito parlare (che cosa è successo alle altre?). A quanto pare le opinioni di queste due fuochiste professioniste delle fiamme anti-Putin valgono la morte di alcuni alberi.

La nostra terza nomination, e una delle mie preferite, è per questa vignetta di Tom Toles sull'International New York Times.

È così incredibilmente l'esatto contrario della realtà, che non credo che sia possibile alcun commento. Grazie a Eric Kraus che ha trovato la vignetta: spero che la copia del giornale gli sia arrivata gratis.

Quindi, tocca a voi che vi trovate là fuori nel paese di Internet: annunciate i vostri candidati (solo dell'ultimo mese o due – non c'è abbastanza tempo per valutare tutti i potenziali vincitori degli ultimi 20 anni) e votate per i vostri preferiti.

Facciamo del Premio "Coppa di porcellana" un ambito onore tra le coorti dei russofobi e uno zimbello e una pernacchia tra quelli che sanno usare la ragione.

 
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L'Ortodossia russa in America - un tempo di opportunità

La città di Jordanville, NY, è piccola, ma ha un grande significato per una persona russa che vive all'estero. È il sito di una delle principali comunità monastiche della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia: il Monastero della Santa Trinità e anche il Seminario della Santa Trinità, istituito nel 1948 per rispondere alle esigenze della ROCOR.

Il seminario ortodosso è la principale istituzione educativa della Chiesa Russa all'Estero. Jordanville ha fatto molto per i cristiani ortodossi in Russia: in un tempo in cui non era possibile pubblicare letteratura religiosa, Jordanville ha stampato numerosi titoli, che inviava gratuitamente in Russia, che allora si chiamava Unione Sovietica. Oggi, la questione della pubblicazione di libri religiosi ortodossi in Russia è stata risolta, e gli sforzi di Jordanville sembrano insignificanti, eppure solo pochi decenni fa questo "sforzo insignificante" ha saziato la fame spirituale di una nazione russa sofferente. Dobbiamo ricordarcene con gratitudine.

I nomi dell’arcivescovo Averky (Taushev), dell'archimandrita Konstantin (Zaitsev), del protopresbitero Michael Pomazansky, di N. D. Talberg, di I. M. Andreevsky sono senza dubbio noti a tutti i cristiani ortodossi che hanno cercato di apprendere la sapienza della disciplina teologica. Vladyka Averky, abate del monastero e rettore del seminario, ha compiuto un grande sforzo per rendere Jordanville il protettore del modo di vita della Chiesa russa.

La particolarità del seminario di Jordanville è che l'istruzione è esclusivamente in russo. Nei primi tempi, pronunciare la lingua inglese poteva causare punizioni sotto forma di prosternazioni, tale era il rigore della regola. Ma questo ha avuto i suoi vantaggi: per esempio l’attuale primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, il metropolita Hilarion, ha imparato il russo durante la sua permanenza a Jordanville. E non è stato il solo: a molti futuri pastori della Chiesa Russa all'Estero, Jordanville ha aperto la porta al tesoro della cultura ortodossa russa, che è semplicemente inimmaginabile senza la lingua russa e i servizi divini in slavonico ecclesiastico.

Foto: M.Rodionov / Pravoslavie.ru

Il seme del cristianesimo ortodosso, piantato sul suolo americano dai russi, ha iniziato a germogliare. Non sono solo i russi che desiderano vivere nella fede ortodossa, da parte di molti altri popoli dell'America l’attenzione si è rivolta alla Chiesa ortodossa, nella speranza che questa diventi la chiara fonte della vera fede.

Quegli americani che hanno incontrato la vera Ortodossia sono stati incapaci di abbandonarla, molti si sono sentiti in obbligo di imparare la lingua russa, la cultura russa e le funzioni in slavonico ecclesiastico. Uno tra gli esempi più brillanti è lo ieromonaco Seraphim (Rose) di beata memoria, molto venerato sia in America sia in Russia. Padre Seraphim non era un laureato del Seminario della Santa Trinità, né era un residente del Monastero della Santa Trinità, ma ha compiuto il percorso tipico degli americani che si convertono all'Ortodossia da un'altra fede, e che sono generalmente chiamati convertiti.

La Chiesa russa è sempre stata e sarà sempre una Chiesa missionaria, il che significa che è pronta a ricevere chiunque da una grande varietà di tradizioni nazionali e culturali. I missionari ortodossi che andavano a fare proseliti tra gli aleutini, i coriachi, i ciukci e altri popoli dell'estremo nord hanno sempre onorato le culture locali. Il problema principale che questi missionari affrontavano era la barriera linguistica e la spiegazione dei testi della Sacra Scrittura, dei servizi divini e delle preghiere. Secondo il grande missionario della Chiesa russa, l'apostolo della Siberia e dell'America, sant’ Innocenzo di Mosca, la principale sfida del missionario è quella di tradurre i testi della Sacra Scrittura in vernacolo. La difficoltà non è quella di imporre una tradizione culturale aliena sulla popolazione locale, ma di garantire che la verità di Cristo cresca all'interno della cultura locale.

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La Chiesa russa all'estero si è data come obiettivo prima di tutto di essere una chiesa per il popolo russo che si trovava in esilio forzato. Ma con il tempo, a poco a poco, è diventato evidente che la sua missione era molto più ampio. L'aroma della vera Ortodossia, come padre Seraphim amava dire, non poteva non attrarre persone di altre nazioni, che in un modo o nell'altro venivano a contatto con il cristianesimo ortodosso.

Secondo uno dei defunti ierarchi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, il seminario di Jordanville è "una scuola di pensiero positivo, di pensiero corretto, di ortodossia." I seminaristi di Jordanville hanno l'opportunità di cogliere l'insegnamento ortodosso non solo dalle lezioni, ma attraverso il contatto diretto con i portatori viventi di una vera e propria visione ortodossa del mondo. La memoria del Metropolita Laurus, quinto primate della Chiesa all'estero, è venerata all'interno delle mura del monastero e della scuola teologica. Vladyka Laurus, come abate del monastero e decano di lunga data del seminario, è stato un testimone vivente della vera attitudine ortodossa nei confronti del mondo. Niente ispira quanto l'esempio vivente offerto dal metropolita Laurus, che anche adesso dona forza per servire la Chiesa.

Nei tempi antichi, quando la Chiesa all'estero era sola nel mondo ortodosso, molti la vedevano come un tesoro di vera Ortodossia, d'insegnamento ortodosso illeso, di zelo per il dogma e il canone. Indubbiamente, questo atteggiamento ha attirato, se non una moltitudine, almeno un buon numero di persone nel seno della Chiesa russa all'estero. La vera Ortodossia è sempre associata alla russicità, con la conservazione delle tradizioni specifiche della Russia pre-rivoluzionaria. Per il monastero e il seminario di Jordanville, questa era stata considerata l'età dell'oro. La tradizione monastica e quella della sua scuola teologica sono state istituite in quegli anni, e il seminario di Jordanville è diventato la principale università spirituale della Chiesa Russa all'Estero, e il monastero la sua Lavra.

Oggi, l'organizzazione del processo educativo è complicata, il numero degli studenti è diminuito drasticamente negli ultimi anni, ma la presenza di studenti provenienti da scuole teologiche russe è la sua grazia salvifica. È ovvio che riempire i vuoti con gli studenti dei seminari russi non è ideale, ma, allo stesso tempo, per un americano imparare il russo è come per un russo imparare il cinese - l'interesse c'è, ma la difficoltà potrebbe essere troppo grande.

Il rettore del monastero della Santa Trinità e del seminario, l'archimandrita Luka (Murianka), riconosce questo problema. I padri che hanno fondato il monastero hanno lasciato in eredità il compito di mantenere i servizi ortodossi russi in slavo ecclesiastico, ma oggi sempre più americani vogliono conoscere il cristianesimo ortodosso. Costringerli a imparare la lingua russa non sembra ragionevole. A quel tempo, l'obiettivo principale dei russi che vivevano all'estero era quello di preservare le tradizioni della loro cultura russa. Non si può dire che oggi questo obiettivo abbia perso il suo scopo, ma allo stesso tempo non possiamo ostacolare la popolazione locale dalla conversione all'Ortodossia. Ovviamente, la presenza russa in America non deve avere solo una funzione conservativa, ma deve prima di tutto avere uno scopo missionario, vale a dire, aperto alle persone di tutte le nazioni che desiderano ricevere la verità del cristianesimo nella sua pienezza.

Questa è la principale sfida dell'Ortodossia russa in America. Il futuro dell'Ortodossia in Nord America dipende dal fatto che questa sfida possa essere affrontata.

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La tassazione delle anime, o sulle stazioni di pedaggio

Dal libro Life After Death, trad. di Esther Williams (Levadia, Grecia: Monastero della Natività della Theotokos, 1995), pp 62-80.

In relazione a quanto sopra è l'insegnamento sia della Sacra Scrittura sia dei santi Padri sulla tassazione delle anime. A questo punto esamineremo a fondo l'argomento, in quanto ha attinenza con il terribile mistero della morte. Troviamo questo tema in tutta la tradizione biblico-patristica, e corrisponde a una realtà che abbiamo bisogno di guardare al fine di prepararci per la terribile ora della morte. Quello che segue è scritto non per suscitare ansia, ma per richiedere il pentimento, che ha la gioia come il suo risultato. Infatti chi ha il dono dello Spirito Santo ed è unito con Cristo evita la terribile presenza e l'attività dei demoni delle stazioni di pedaggio.

Secondo l'insegnamento dei Padri della Chiesa, l'anima alla sua partenza dal corpo, così come quando si appresta a lasciarlo, avverte la presenza dei demoni che sono chiamati demoni doganieri, ed è presa dalla paura di dover passare attraverso le stazioni di pedaggio.

Naturalmente dobbiamo dire fin dall'inizio che i demoni doganieri non hanno alcuna sovranità sui giusti, su coloro che si sono uniti con Cristo. I giusti non solo non passeranno attraverso le "stazioni di pedaggio", ma potranno anche non averne paura. Vedremo meglio tutto questo quando ci confronteremo con l'insegnamento dei Padri. La caratterizzazione del passaggio dell'anima attraverso i demoni le dogane è tratta dai pubblicani di quel tempo. Possiamo guardare brevemente questo tema, al fine di capire perché i Padri caratterizzano il passaggio dell'anima attraverso i demoni e le dogane.

Nei tempi antichi il nome di esattori delle tasse era dato a coloro che acquistavano le tasse pubbliche da parte dello Stato e poi le raccoglievano dal popolo " [1]. Gli esattori delle tasse erano divisi in due classi. La prima classe comprende il cosiddetto "pubblicani ('confiscatori') o collettori di decime", che erano la classe più ricca e la forza di autorità, e la secondo comprendeva gli "esattori delle tasse". I pubblicani erano gli raccoglitori pubblici generali, che avevano acquistato le imposte dallo Stato, mentre gli esattori erano i loro servi stipendiati, che raccoglievano le tasse dal popolo e le davano ai pubblicani.

Gli esattori erano ingiusti perché raccoglievano tasse più grandi di quanto non si dovesse pagare ai loro padroni. Questo è il motivo per cui avevano una pessima reputazione nelle comunità antiche. Platone diceva che gli esattori erano oppressivi, non tanto quando raccoglievano i dazi da importi visibili, "ma quando, nella ricerca di ciò che era stato nascosto, si immischiavano negli affari e nelle proprietà di altre persone". Perciò, quando a Teocrito fu chiesto quali fossero le bestie più feroci, egli rispose: "in montagna, orsi e leoni, e nelle città, pubblicani e sicofanti".

Gli esattori delle tasse, nel loro sforzo di raccogliere quante più tasse potevano, e soprattutto di non lasciar scappare alcune persone che non potevano accettare tasse, studiavano diversi metodi: tendevano agguati in strade strette e bloccavano i passanti, costringendoli a dare quello che dovevano. Era molto sgradevole e odioso per la gente di quel tempo.

È proprio questa immagine familiare e odiosa che i Padri utilizzavano al fine di dare al popolo di quel tempo la comprensione del mistero terribile della morte e delle cose terribili che si sviluppano quando l'anima è in fase di preparazione per la partenza, soprattutto quando sta lasciando il corpo. San Macario d'Egitto diceva espressamente: "Come gli esattori siedono nelle strade strette per cogliere i passanti e gli oppressi, così anche i demoni guardano con attenzione per afferrare le anime. E quando queste escono fuori dal corpo, se non sono completamente purificate, non sono autorizzate a salire nei palazzi del Cielo a incontrare il loro Maestro. Sono infatti guidate dai demoni dell'aria". [2]

L'immagine degli esattori appartiene certamente alla realtà di quel tempo. Ma l'insegnamento che i demoni cercano di cogliere l'anima di un uomo alla sua partenza è citato in molti testi della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa. Abbiamo già visto che dopo la morte le anime dei giusti sono ricevute dagli angeli e le anime dei peccatori e degli impenitenti sono ricevute dai demoni. Con la malizia che tutti i demoni hanno contro gli uomini, vorrebbero dominare tutti e averli in loro potere per sempre. Ma non possono avere autorità sopra i giusti.

Un passo fondamentale che i Padri della Chiesa interpretano come riferimento ai demoni doganieri è ciò che Cristo ha detto poco prima della sua passione: "il principe di questo mondo è in arrivo, e non ha alcun potere su di me" (Giovanni 14:30). Il principe di questo mondo è il diavolo. Egli è chiamato il principe del mondo non perché è davvero il sovrano e l'autorità finale in tutto il mondo, ma perché domina il mondo degli ingiusti. Cristo dichiara che il diavolo non ha alcuna autorità su di lui. Egli certamente si riferisce qui al diavolo e alla morte.

San Paolo, riferendosi a chi è spiritualmente morto per essere stato privato ​​della grazia di Dio, scrive: "Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli "(Ef 2, 1-2). Questo passo indica che gli uomini sono indeboliti a causa dei peccati e dell'opera del diavolo.

Allo stesso modo il diavolo è caratterizzato come il principe della potenza dell'aria, perché è nell'atmosfera e muove costantemente guerra contro gli uomini. È proprio questa immagine che i Padri hanno in vista, dicendo che quando l'anima lascia il corpo e passa attraverso l'aria verso il cielo, incontra il dominatore dell'aria. Il passo menziona anche che questo sovrano sta lavorando ora anche negli uomini ribelli.

Ci sono molti passi del Vecchio Testamento che i Padri usano per indicare quello che viene chiamato il pagamento delle anime nelle stazioni di pedaggio. Vorrei menzionarne due. Uno viene da un salmo di Davide, in cui il re profeta parla a Dio e dice: "O Signore, mio ​​Dio, in te ho posto la mia fiducia; salvami da tutti coloro che mi perseguitano, e liberami, perché non mi facciano a pezzi come un leone e mi lacerino, senza che ci sia nessuno a salvarmi "(Salmo 7:1-2). L'altro passo è nel libro del profeta Geremia, dove si dice: "sembrava esserci un fuoco che bruciava nelle mie ossa; ero stanco e non potevo sopportare, perché sentivo che molti si prendevano gioco di me da ogni parte" (Ger 20:9-10).

Ora che abbiamo citato i passi più elementari interpretati dai Padri, andremo al loro insegnamento sui "pedaggi" delle anime. Per prima cosa confronteremo il loro insegnamento circa i pedaggi e quindi parleremo dell'interpretazione mistica di questa condizione. Come si vedrà più chiaramente in seguito, le anime dei giusti non sono nella paura, dal momento che hanno la grazia di Dio, e i demoni non hanno alcun potere su di loro. Le anime degli impenitenti sono nell'angoscia, essendo soggette all'influenza dei demoni così come all'azione delle passioni. Ci sono demoni, ma il pagamento dei pedaggi significa anche l'azione delle passioni. Non dobbiamo mai dimenticare questo punto, perché non esserne a conoscenza crea false concezioni. Il lettore di questo capitolo deve essere particolarmente attento a studiare la dottrina patristica.

San Basilio il Grande, interpretando il passo dai Salmi: "salvami da tutti coloro che mi perseguitano, e liberami, perché non mi facciano a pezzi come un leone" (Salmo 7, 2-3), dice che gli uomini coraggiosi che hanno lottato tutta la vita contro il nemico invisibile, verso la fine della loro vita, "saranno cercati dal sovrano del mondo", per tenerli in cattività se sono trovati con ferite o stigmate o impronte di peccati. Ma se si trovano illesi e senza macchia, allora "poiché sono invincibili e liberi, Cristo darà loro riposo". Perciò colui che è sotto il potere della morte, poiché sa che "Uno è Colui che salva, uno è colui che redime", grida a Cristo Salvatore: "liberami nel tempo della ricerca, perché la mia anima non si a dilaniata come da un leone". E Cristo, poiché era senza peccato, ha detto: "il principe di questo mondo è in arrivo, e non ha alcun potere su di me"; per l'uomo, tuttavia, è sufficiente dire che il sovrano del mondo sta arrivando e lui avrà "poche e piccole cose in sé" [3].

L'ora della morte è terribile, perché allora la persona ricorda i suoi peccati, ma anche perché vede cose spaventose. San Giovanni Crisostomo testimonia che ci sono molti uomini che raccontano terribili visioni, che chi sta trapassando non può respingere. Sono così terribili che "il suo stesso letto si scuote violentemente, ed egli guarda con paura ai passanti".

Vale a dire, il suo stesso corpo è scosso dalla paura della sua anima, e fa molti movimenti disturbati. San Giovanni Crisostomo aggiunge che, se siamo spaventati dalla vista di uomini terribili, quanto più spaventati saremo quando alla partenza della nostra anima dal corpo vedremo "angeli e poteri severi che ci minacciano". L'anima che si separa dal corpo si lamenta inutilmente, invano [4].

San Simeone il Nuovo Teologo ne parla, sottolineando soprattutto che colui che ha la luce di Dio conquista i demoni che gli vengono vicino, perché i demoni sono bruciati dalla luce divina. È così anche ora, per quanto la persona è nella visione di Dio ed è rivestita di luce divina. E lo è molto di più quando l'anima di una persona sta lasciando il suo corpo. San Simeone dice che il cristiano non ha alcun beneficio dalla lotta spirituale che sta attraversando, se il diavolo non è infiammato dalla Luce di Dio. E questo significa che l'essenza e lo scopo della vita spirituale è di essere uniti con la Luce. San Simeone scrive:

"Se il principe delle tenebre, quando arriva, non vede la tua gloria che mi accompagna e non è del tutto confuso, lui, la tenebra, consumata dalla tua luce inaccessibile - e se tutte le potenze ostili con lui non fuggono nel vedere il marchio del tuo sigillo, mentre io passo attraverso a loro, perfettamente intrepido, confidando nella tua grazia, mi avvicino a te e mi inchino, a che cosa serve ciò che sta succedendo in me adesso? " [5].

I demoni che vogliono prendere l'anima di una persona, anche all'ultimo momento sono caratterizzati da san Diadoco di Foticea come governanti del tartaro, vale a dire, capi dell'ade. Una persona che ama Dio non sarà nel timore, perché l'amore scaccia la paura, e questi terrà liberamente a distanza "i governanti del tartaro". L'anima di un uomo che gioisce nell'amore di Dio, nell'ora della morte, "viene sollevata con gli angeli della pace al di sopra di tutte le schiere delle tenebre". [6]

Così i santi Padri non sono soddisfatti solo di sottolineare l'esistenza dei demoni e la loro rabbia aggressiva contro gli uomini, ma sottolineano inoltre il modo in cui siamo in grado di sfuggire alle loro minacce. Confessando completamente i propri peccati una persona viene liberata dalla viltà e paura, riempita dell'amore di Cristo, e così è liberata dai mali dei demoni. Il diavolo non ha alcun potere su di lei.

Abba Isaia chiama i demoni che si avvicinano all'anima quando questa lascia il corpo "governanti delle tenebre" e "governanti del male". Egli insegna che quando l'anima di un uomo lascia il suo corpo, gli angeli viaggiano con lei. Ma poi anche le potenze delle tenebre le vanno incontro per dominarla. In quel momento gli angeli non combattono con i demoni, ma circondano la persona con una parete di buone azioni che questa ha fatto. Quando la persona ha conquistato i demoni a causa delle buone azioni che ha fatto nella sua vita, allora "gli Angeli si rallegreranno con lei quando la vedono, liberata dalle potenze delle tenebre". Ecco perché Abba Isaia ci esorta ad amare la pace, ad avere amore verso gli uomini, a pensare a Dio e alla sua giustizia, a ignorare le necessità del mondo e il suo onore, e così via. [7]

I Detti dei Padri del Deserto contengono l'insegnamento dell'arcivescovo Teofilo sul tema che stiamo trattando. Egli dice che, al momento del trapasso, si svolge un caso giudiziario tra gli angeli e i demoni. I demoni presentano "tutti i peccati commessi deliberatamente o per ignoranza, dalla nascita a questa ultima ora", e fanno accuse contro la persona. Allo stesso modo gli angeli portano le buone azioni che l'anima della persona ha fatto in particolare. Allora l'anima sotto il giudizio è in grande paura. Se i demoni vincono, sente le parole: "Portate via l'anima empia, perché non possa vedere la gloria di Dio". Ma se esce vittoriosa e le viene data la libertà, i demoni vengono svergognati e gli angeli ricevono l'anima e la guidano "in quella indicibile gioia e gloria". [8]

Troviamo questi punti di vista in molti testi patristici. Esichio il sacerdote prega che, quando il sovrano delle tenebre arriverà, egli possa trovare i nostri misfatti poco numerosi e piccoli. [9] Egli insegna che quando l'anima ha Cristo con essa, "Egli la vendicherà prontamente". [10]

Allo stesso modo san Teognosto dice che l'anima giusta sale al cielo, andando in pace "a incontrare l'angelo radioso e gioioso che viene giù per viaggiare con lei senza ostacoli attraverso l'aria, totalmente indenne dagli spiriti maligni". [11]

I santi Padri insegnano tutte queste cose non dalla loro immaginazione, ma da esperienze illuminanti. A volte altri santi uomini hanno rivelato loro queste cose, e altre volte essi stessi, illuminati da Dio, hanno avuto tali esperienze spaventose.

Antonio il Grande una volta raggiunse il punto di vedere personalmente queste cose terribili. Nella sua cella andò in estasi e poi si vide andare fuori del suo corpo e camminare nell'aria, ovviamente guidato da angeli. Alcuni demoni amari e terribili impedivano loro di ascendere al cielo e cercavano un motivo per accusarlo. Poi quelli che guidavano Antonio il Grande combatterono con i terribili demoni, dicendo che Dio gli aveva perdonato tutte le sue opere dalla sua nascita e che lo dovevano accusare solo di ciò che aveva fatto dal momento in cui era divenuto monaco". Poi, quando lo ebbero accusato senza dimostrare che aveva torto, il suo cammino divenne libero e senza ostacoli". [12]

In una storia terribile di Antonio il Grande si racconta quanto segue: Durante la notte una voce lo risvegliò e lo invitò a uscire dalla sua cella e a guardare. Poi in realtà vide qualcuno "alto, senza forma corporea e terribile", che era il diavolo, dritto in piedi con le mani alzate, impedendo ad alcuni di salire, mantenendoli nella sua presa, e digrignando i denti verso altri perché fuggiti sono stati di ascendere al cielo. Fu rivelato ad Antonio il Grande che questo terribile spettacolo era "il passaggio delle anime". [13]

San Giovanni Climaco descrive uno spettacolo terribile visto dall'eremita Stefano, che era un asceta sul monte Sinai, vicino alla grotta del profeta Elia. Il giorno prima della sua morte, mentre i suoi occhi erano aperti, andò in estasi e cominciò a guardare a destra e a sinistra del suo letto. I presenti lo sentirono rispondere come se fosse sotto interrogatorio. Qualche volta ha detto: "Certo che è vero. È per questo che ho ​​digiunato per tanti anni". O ancora: "Sì, è corretto, ma ho pianto e ho servito i miei fratelli". O ancora: "No. Mi stai accusando falsamente". O talvolta: "Giustissimo. No, non ho scuse. Ma Dio è misericordioso". E san Giovanni Climaco aggiunge che "questo interrogatorio invisibile e implacabile era uno spettacolo davvero terribile e spaventoso". Peggio di tutto era il fatto che era accusato di cose che non aveva fatto " [14].

Da quello che abbiamo citato, sembra che tutta la tradizione della Chiesa parla della esistenza dei demoni doganieri, degli spiriti nell'aria, che combattono un uomo con odio e malvagità non solo in tutta la sua vita, ma soprattutto prima e dopo la partenza della sua anima dal corpo.

Nella tradizione della Chiesa, tuttavia, si vede chiaramente che i demoni non hanno padronanza sopra gli uomini di Dio, perché coloro che si sono rivestiti di Dio non passano attraverso un tale martirio. Se il padrone del mondo non ha potere su Cristo, questo è vero anche per quegli uomini che sono uniti a lui. Questo è il motivo per cui i Padri consigliano di vivere all'interno della Chiesa, con il pentimento, la confessione e le opere spirituali, di vivere e morire nella Chiesa con la fede ortodossa e le preghiere dei nostri Padri, in modo che il sovrano delle tenebre e gli spiriti del male non possano avere potere su di noi.

In ogni caso è un fatto che durante la partenza dell'anima dal corpo si svolge una grande battaglia, soprattutto nelle persone che hanno insufficiente purificazione. La cosa terribile è che molte persone nel nostro tempo muoiono senza essere consapevoli del momento sconvolgente della morte. Vale a dire, le malattie del nostro tempo, così come la potente cultura farmaceutica, distorcono la costituzione psicosomatica dell'uomo e gli rendono difficile passare queste ore cruciali con conveniente attenzione, timore di Dio e preghiera. Naturalmente le medicine ci aiutano davvero a non sentire il dolore delle nostre malattie, ma alterano anche tutta la nostra costituzione psico-somatica; non ci permettono di realizzare quello che sta succedendo e di cercare la misericordia di Dio.

Queste ore sono molto cruciali. Questo è il motivo per cui tutti coloro che temono Dio e hanno una conoscenza spirituale dei momenti cruciali pregano di essere resi consapevoli degli eventi di quel tempo. Si tratta di una vera e propria opportunità per la persona di pentirsi di tutto ciò che ha commesso, di cercare la misericordia di Dio. Essere vigile in quell'ora spaventosa è l'opera più importante. Ecco perché la Chiesa prega che Dio ci liberi dalla "morte improvvisa".

Ma dobbiamo guardare l'esistenza delle stazioni di pedaggio da due lati. Un lato è la malizia dei demoni e l'altro è l'esistenza delle passioni. Nella dottrina patristica troviamo che c'è anche un'altra interpretazione delle stazioni di pedaggio. Senza, ovviamente, trascurare l'insegnamento sull'esistenza dei governanti delle tenebre e degli spiriti del male, vorrei che anche noi a questo punto rivolgessimo la nostra attenzione alla dottrina mistica dei Padri della Chiesa sulle stazioni di pedaggio.

Abbiamo anche detto prima che quando l'anima di una persona è in procinto di lasciare il corpo, le ritorna la memoria dei peccati che ha commesso nella sua vita. È uno stato veramente intollerabile. San Giovanni Crisostomo ne parla. Egli dice che l'ultimo giorno della vita biologica di una persona "i peccati le contorcono l'anima ", la sconvolgono. Questo si riferisce alle passioni che "si muovono da sotto al cuore". [15] Le passioni cercano soddisfazione, ma la persona non è in grado di rispondere. Si tratta di uno stato terribile.

Questo insaziabile desiderio dell'anima è intensificato ancor di più quando l'anima è separata dal corpo. San Gregorio di Nissa attribuisce questo tipo di interpretazione a sua sorella Macrina. Egli dice che, come accade con le persone che sono rimaste in luoghi sporchi per un lungo periodo di tempo, che non perdono l'odiosità della sporcizia, anche se vivono in seguito all'aria pulita, lo stesso accade per l' anima, quando esce dal corpo. Gli amanti della carne, anche se si sono rivolti alla vita incorporea e raffinata, non sono in grado di liberarsi dall'odore carnale. Proprio allora l'anima diventa più materializzata e tal modo "sono in grande difficoltà". San Gregorio aggiunge che se è vero quello che dicono alcune persone, che le forme indistinte dei defunti sono vista in prossimità delle tombe, questa è un'indicazione che l'anima non vuole essere separata dalla vita della carne, anche dopo che ha lasciato il corpo. La parabola del ricco e Lazzaro, in cui il ricco, trovandosi nell'ade, sembra pensare ai suoi parenti, indica che le anime degli amanti della carne davvero non possono allontanarsi dalle passioni che costituiscono la vita carnale [16].

Sappiamo dalla tradizione ortodossa che ci sono passioni del corpo e passioni dell'anima. Poiché vi è unità tra anima e corpo, vi è anche una relazione tra le passioni dell'anima e quelle del corpo. Le passioni dell'anima operano attraverso i sensi corporei. Quando l'anima è liberata dal corpo, non può soddisfare le sue passioni. Le passioni insoddisfatte producono un dolore intollerabile e una condizione soffocante per l'anima. Questo è il vero inferno e una sofferenza terribile. Per questo motivo i santi Padri ci consigliano di purificare le nostre anime dalle passioni, mentre siamo in questa vita, in modo che l' anima possa essere rilasciata e liberata dopo la sua partenza. Deve essere soddisfatta e attratta da Dio stesso.

C'è anche un altro problema per l'anima dopo la sua partenza dal corpo. San Gregorio di Nissa insegna che tutto in natura è attratto da ciò che è simile, dai suoi parenti. Così anche l'anima è attratta verso il divino ed è legata ad esso, dal momento che l'uomo è legato a Dio e contiene in sé le copie dell'archetipo. Dopo aver lasciato il corpo, l'anima è leggera, senza alcun dolore fisico, e quindi le è facile e piacevole procedere verso ciò che l'attrae, verso Dio. Ma se l'anima è bloccata da abitudini materiali e dai chiodi delle passioni, allora subisce sofferenze nel modo che subisce il corpo durante i terremoti, quando non è soltanto schiacciato dal peso della terra ma può anche essere ferito da vari oggetti appuntiti che sono nella terra. [17]

È proprio questo che costituisce il tormento dell'anima. Essa sperimenta una terribile biforcazione, potremmo dire. Da un lato, vuole ascendere verso Dio e unirsi a lui, dal momento che è la sua immagine. D'altra parte essa è impedita dalle passioni che la mettono alla prova, la pressano e la tormentano. E questo punto di vista è una parte dell'interpretazione dei santi Padri riguardante le stazioni di pedaggio.

Il tormento di un'anima che si separa dal corpo è descritto in un modo meraviglioso e realistico da Abba Doroteo. Egli dice che in questa vita l'anima è confortata attraverso le distrazioni delle passioni. Può provare grande tristezza e un dolore terribile, ma per mezzo del corpo e le passioni può sentirsi confortata e alleviata nel suo dolore. In un tale stato malinconico e spaventoso la persona "si nutre, beve, dorme, si incontra e si associa con gli amici", vale a dire che è intrattenuta da persone a lei care. Così è consolata in parte e può dimenticare più facilmente il problema più profondo che la preoccupa. Ma quando l'anima lascia il corpo, "è sola con le proprie passioni e, in breve, è sempre tormentata da loro". A questo punto l'anima è in fiamme per il fastidio delle passioni, viene distratta da loro e non può essere consapevole di Dio. Questa è una vera tragedia, perché in questo momento, in cui non c'è nemmeno il corpo, non può sentire neanche il minimo conforto.

In ciò che segue Abba Doroteo offre un esempio sorprendente. Supponiamo che qualcuno sia rinchiuso in una cella buia, senza cibo o bevande per tre giorni, senza dormire o incontrare qualcuno, o salmodiare, o pregare, o pensare in alcun modo a Dio. Allora saprebbe sapere "che cosa gli fanno le passioni". In realtà in una situazione del genere l'anima e tutto l'uomo sono infuriati. Siamo certi di questo da varie persone che sperimentano l'agonia dei luoghi di tortura e una spaventosa prigionia. Se è così, anche quando l'anima è legata al corpo, quanto più lo è quando ha lasciato il corpo ed è isolata con le sue passioni.

Abba Doroteo fa anche uso dell'immagine del malato con una febbre che brucia. Questo naturalmente crea pure molti altri problemi, soprattutto se la persona è fisicamente malinconica e di cattivo umore. La stessa cosa accade con l'anima carica di passioni. "Il conflitto derivante dalle proprie cattive abitudini la punisce tutto il tempo, lasciandole la memoria sempre amareggiata, mentre i borbottii delle sue passioni emergono emergenti, bruciandola e infuriandola sempre". Se si aggiunge a questo tormento e sofferenza dell'anima i terribili luoghi dell'Inferno e i demoni e il fuoco e il buio, e così via, allora si può capire la sofferenza e tormento dell'anima dopo la sua dipartita e il suo soggiorno nell'ade e nell'inferno".

Le cose che abbiamo detto finora mostrano solo ciò di cui si parla nei testi patristici a proposito delle stazioni di pedaggio. Da un lato, vi sono le passioni dell'anima, che, a causa della non- esistenza del corpo, non possono essere soddisfatte, e quindi soffocano l'anima. Dall'altra parte, vi sono i demoni del male che hanno acquisito padronanza sulle persone schiave delle passioni, ed è naturale che dopo la partenza dell'anima abbiano maggiore padronanza su di loro. Le persone giuste, che durante la loro vita hanno purificato le loro anime e i loro corpi dalle passioni dell'anima e del corpo e sono stati rivestiti del pegno dello Spirito e uniti a Dio, sono sottratti al potere delle stazioni di pedaggio, dal momento che i demoni non hanno alcun potere su di loro. Le anime dei giusti sono guidate, liberamente e senza distrazioni, verso Dio, con cui sono unite.

Quindi tutto il problema non è di avere paura dei demoni doganieri, ma piuttosto, finché viviamo, di curare la nostra anima e il nostro intero essere dalle passioni, di partecipare della grazia increata di Dio, in modo che la partenza della nostra anima dal nostro corpo possa essere una questione di gioia e delizia.

Naturalmente ci sono alcuni che sostengono che le nozioni come le stazioni di pedaggio e gli spiriti dell'aria sono venute nel cristianesimo dalle teorie gnostiche e dai miti pagani che hanno prevalso durante quel periodo.

Non vi è dubbio che tali opinioni si possano trovare in molti testi gnostici, in idee pagane che si trovano nei miti egizi e caldei. Tuttavia va sottolineato che molti Padri hanno adottato la dottrina delle stazioni di pedaggio, ma l'hanno liberata dalla cornice di riferimenti idolatrici e gnostici e l'hanno posta in un'atmosfera ecclesiastica. I santi Padri non avevano paura di fare un lavoro creativo di questo genere.

È un dato di fatto che i Padri hanno lavorato in modo creativo e produttivo quando hanno preso molti punti di vista e teorie dal mondo pagano, ma hanno dato loro un contenuto ecclesiastica. È ben noto che i Padri hanno preso l'insegnamento circa l' immortalità dell'anima, circa l'estasi dell'uomo e il distacco dell'anima e del corpo, l'insegnamento circa l'anima tripartita e molte altre cose dalle antiche filosofie, così come da antiche tradizioni, ma è chiaro che hanno dato loro un altro contenuto e una prospettiva diversa. Non possiamo scartare l'insegnamento circa l'immortalità dell'anima solo perché ne parlavano i filosofi antichi. Dobbiamo guardare i contenuti che i santi Padri vi hanno dato.

Quindi quello che è successo ad altri argomenti è accaduto anche al tema delle stazioni di pedaggio. È vero che le antiche tradizioni e le idee eretiche parlavano di "governanti della sfera astrale", di "porte di un viaggio astrale", di "spiriti aerei", e così via. Troviamo molte di queste frasi nella Bibbia e nei testi patristici. Come abbiamo accennato in questo capitolo, molti Padri della Chiesa parlano di stazioni di pedaggio e di spiriti aerei, ma hanno dato loro diversi contenuti e diversi significati. L'insegnamento patristico sulle stazioni di pedaggio deve essere interpretato nei seguenti quattro punti.

Primo. Il linguaggio simbolico della Bibbia richiede l'interpretazione necessaria. Chi si tiene solo alle immagini utilizzate distorce il messaggio del Vangelo. Per esempio, dobbiamo dire che le parole della Bibbia possono essere male interpretate se guardiamo solo al loro significato teologico. La stessa cosa è vera nel caso delle stazioni di pedaggio. Non dovremmo pensare solo alle dogane di oggi, attraverso le quali tutti devono passare alle frontiere nazionali. L'immagine simbolica ha lo scopo di presentare qualcosa, ma deve essere interpretata in modo ortodosso.

Secondo. Ci sono i demoni, ovvero gli angeli oscuri. Essi sono persone e quindi hanno la libertà, e con il permesso di Dio, ma anche attraverso l'uso sbagliato della libertà da parte dell'uomo, sono stati in grado di dominarlo. Vale a dire, dopo la partenza dell'anima dal corpo, i demoni richiedono di possedere un'anima che hanno dominato a causa della sua mancanza di pentimento. Nella ben nota parabola di Cristo sul ricco stolto c'è la frase: "Stolto, questa notte ti sarà richiesta la tua anima; che ne sarà quindi delle cose che hai accumulato?" Secondo l'interpretazione patristica sono i demoni che richiedono il possesso dell'anima del ricco stolto, dopo la sua partenza dal corpo.

Terzo. I demoni non hanno alcuna autorità sugli uomini di Dio. Tutti coloro che sono uniti a Dio e hanno all'interno della loro anima e del loro cuore l'energia increata di Dio sono al di fuori del controllo dei demoni. Così i deificati non passeranno attraverso le cosiddette stazioni di pedaggio.

Quarto. Secondo l'insegnamento dei Padri, come abbiamo visto prima, i demoni, che sono spiriti reali, agiscono per mezzo delle passioni. Il fatto che le passioni non possono essere gratificate dopo la partenza dell'anima dal corpo è un soffocamento dell'anima.

Quando esaminiamo le stazioni di pedaggio in questa cornice teologica, l'uso di questo insegnamento non è inappropriato. Ma se abbiamo altre concezioni, siamo sulla strada sbagliata.

Note

[1] Cfr. l'analisi estesa in G. Konstantinou: Dizionario della Sacra Scrittura, ed. Grigori, op. 966 (gr).

[2] Macario d'Egitto: Omelia 43, 9, CWS p. 222.

[3] Basilio il Grande: Omelia sul Salmo 7, 2. PG 29, 232B, D.

[4] Giovanni Crisostomo: Omelia 44 su Matteo, EPE 11, pag. 170 (gr).

[5] SC 174, pag. 310.

[6] Diadoco di Foticea: "Sulla conoscenza spirituale", 100, Filocalia 1, p. 295.

[7] Evergetinos, op. cit. p. 101f.55. 55. Ibid. p. 102F.

[8] Esichio: "Sulla vigilanza e santità " 161, Filoc. 1, pag. 190.

[9] Ibidem 149, pag. 188.

[10] Theognostos: "Sulla pratica delle virtù " 61, Filoc. 2.

[11] Evergetinos, op. cit. p. 99.

[12] Ibid. p. 100.

[13] Giovanni Climaco: Gradino 7, CWS p. 142.

[14] Giovanni Crisostomo: Omelia 44 su Matteo, EPE 11, pag. 168 (Por).

[15] Gregorio di Nissa: "Sull'anima e la risurrezione", cap. 6, SVS p. 76.

[16] Ibid. p. 83.

[17] Doroteo: Discorso 12, La paura del castigo, CS 33, pag. 183F.

 
Architettura e iconografia ortodosse come soggetti di pittura

Interno della Basilica di Santa Sofia, di John Singer Sargent, 1891. Questa è probabilmente la miglior interpretazione mai fatta in pittura dell'interno della Grande Chiesa. Trasmette l'esperienza della materia trasfigurata che ci abbraccia da tutti i lati, cancellando ogni dubbio nella gloria di Dio. Mostra una luce dorata così sostanziale che sembra l'aria che si respira nella nuova Gerusalemme. Non ho mai visto una fotografia che non abbia fallito nel cogliere questa atmosfera laddove è riuscito questo dipinto.

Gli artisti liturgici ortodossi trattano il vasto mondo secolare delle belle arti con una certa trepidazione. La questione dell'influenza delle belle arti sull'iconografia, in particolare, è molto delicata. Gli stili di pittura occidentali hanno fatto un gran danno all'iconografia storica. Anche il contrario è probabilmente vero. La 'scoperta' della pittura medievale ha portato l'arte occidentale negli abissi dell'astrazione cubista. D'altra parte, possiamo identificare pure buone influenze. Quei pittori moderni hanno aperto gli occhi del mondo al l'iconografia medievale e hanno posto le basi per la sua rinascita.

Ma oggi vorrei condividere un diverso genere di dipinti – quelli che descrivono l'arte ortodossa come soggetto, onestamente e nello stile naturale del pittore. Questi non sono dipinti 'influenzati' dall'arte ortodossa, ma dipinti che per varie circostanze la rappresentano. Per il pittore, la scelta del soggetto è stata spesso solo un incidente di tempo e di luogo – una settimana da trascorrere a Istanbul dipingendo qualcosa – e allora perché non Hagia Sophia ?

Tali dipinti sono piuttosto rari. Le chiese ortodosse non sono mai state un argomento frequente per gli artisti di pregio, essendo lontane dai sentieri battuti dai viaggiatori del XIX secolo. Ma quelli che abbiamo, che sono stati dipinti dai migliori artisti occidentali, hanno davvero molta bellezza da offrirci. La virtù principale della pittura naturalistica è il fatto che mostra le cose materiali non con il realismo uniforme di una fotografia, ma come noi le percepiamo veramente con i nostri sensi. Un grande pittore trova la bellezza più preziosa e distinta in un soggetto, la raffina e la sottolinea, e descrive così il suo ethos visivo.

Le opere di John Singer Sargent (1856-1925), in particolare, rivelano una straordinaria sensibilità per la bellezza unica delle chiese bizantine. I suoi dipinti rendono partecipi dell'esperienza di quelle chiese infinitamente meglio di qualsiasi fotografia. E poiché quell'esperienza visiva è inevitabilmente santa, i dipinti stessi hanno una bellezza di preghiera. Sono preziosi perché ci mostrano cose che non si offrono in parole – il lustro sottile del marmo consumato, il lampo infuocato di un raggio di sole su tessere d'oro, la pesante quiete di una chiesa vuota al mattino presto. È difficile parlare di queste cose nel modo in cui possiamo parlare di forme architettoniche o programmi iconografici. Ma è questa bellezza sottile di beni materialità che rende l'arte ortodossa veramente trasfigurante. I progetti architettonici e i concetti iconologici non hanno importanza se in ultima analisi la loro espressione materiale non ci lascia attoniti per la bellezza. Questi dipinti ci mostrano quel momento della conversione, in cui un visitatore esterno vive un momento di perfezione atmosferica in una chiesa antica, e improvvisamente vede la trasfigurazione della materia in qualcosa di sacro.

Ho incluso qui una serie di quadri che ho incontrato nel corso degli anni e che mi piacciono particolarmente.

Schizzo di Hagia Sophia, di John Singer Sargent, 1891. A differenza della pittura di sopra, che mostra una chiesa ancora silenziosa e traboccante di luce brillante, questo schizzo mostra il trambusto di metà giornata, i raggi del sole e la gente, come se questi danzassero insieme su una pista di sala da ballo.

Pavimentazione a San Marco a Venezia, di John Singer Sargent, c.1880-1882. Il pavimento a mosaico di San Marco è una delle grandi vedute del mondo - immenso e ondulato come l'oceano stesso. È stato oggetto di famosi dibattiti tra i conservazionisti vittoriane, secondo i quali poteva essere stato effettivamente costruito su un piano ondulato per rappresentare al meglio il mare mistico. Qui Sargent si concentra sull'antico selciato che riflette la fredda luce del mattino, e che sembra davvero un porto circondato da alte mura bizantine – o forse il fiume delle acque della vita che scorre fuori dalla nuova Gerusalemme.

Pavimentazione nella Chiesa di San Cataldo, Palermo, Sicilia, di John Singer Sargent, 1897

Mosaico di sant'Anna nella chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, Palermo, Sicilia, di John Singer Sargent, 1897. Qui Sargent sembra affascinato dalle geometrie complesse dei riflessi dorati sulle vesti.

Mosaico di San Pietro nella Cattedrale di Monreale, Sicilia, di John Singer Sargent, 1897.

Mosaico della Theotokos nella Cattedrale di Monreale, Sicilia, di John Singer Sargent, 1897.

Mosaico del Cristo Pantocratore nel Duomo di Monreale, Sicilia, di John Singer Sargent, 1897. Questa è una delle opere più insolite di Sargent. A differenza di altri suoi quadri di mosaici, qui si concentra sul viso, rendendo la sua pittura in sé quasi un'icona. Il volto è immensamente bello e sensibile, forse ancor più del mosaico originale (vedi sotto). E il bagliore intenso dell'oro sulla tunica di Cristo trasmette uno straordinario calore divino che risplende dall'interno.

Mosaico del Cristo Pantocratore nel Duomo di Monreale, Sicilia. Il mosaico è stato realizzato da artigiani greci che lavorarono per il re normanno di Sicilia negli anni dopo il 1180.

Mosaici della cupola della Cappella Palatina, Palermo, Sicilia, di John Singer Sargent, 1897. Una spettacolare interpretazione della ricchezza del mosaico d'oro resa in acquerello.

Il mosaico della Theotokos nella Chiesa dei santi Maria e Donato, Murano. Acquerello di John Singer Sargent, 1898.

Mosaico in Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, di John Singer Sargent, 1898.

Chiesa di sant'Alessio nel monastero Chudov, Mosca. Dipinto di Stepan Shukhvostov nel 1866. Questo è un buon esempio di uno stile precedente di pittura, brillante e neoclassico. Non coglie le atmosfere bene quanto Sargent, ma sottolinea bene la complessità e la precisione della lavorazione dell'iconostasi lignea.

Interno di San Marco a Venezia, di Walter Sickert, c.1900. L' impressionista inglese, dipingendo in penombra, ha catturato l'essenza stessa del mistero visivo – un'oscurità e un'incertezza in cui vive una ricchezza appena percettibile.

Chiesa a Plyos, di Isaak Levitan, 1888. Gli impressionisti russi si focalizzavano sulla bellezza delle chiese come oggetti nel paesaggio. Questa chiesa di villaggio sembra spuntare fuori dal campo come un fungo, delicato e organico, una caratteristica naturale del paesaggio della Santa Russia.

La tradizione dell'impressionismo russo continua fino a oggi. Questo dipinto è stato fatto recentemente da A. Osipov, studente all'Istituto Repin in Russia.

Il XX secolo ha portato il fascino dell'astrazione e della sua espressione nella pittura. Questo dipinto del 1915 del campanile di Ivan il Grande esprime la potenza di un grande scampanio. Di Aristarkh Lentulov.

Un affascinante dipinto di un iconografo al lavoro, di Vladimir Makovskij, 1891.

Una pittura contemporanea dello studio di un iconografo sul Monte Athos. Di Aleksej Evstigeniev, 1997.

 
Dieci cose da ricordare per la Settimana Santa

(Predica alla quinta domenica della Grande Quaresima)

Questa mattina, abbiamo sentito Giacomo e Giovanni che esprimono il desiderio di essere seduti con Cristo nella sua gloria. E il nostro Signore, per metterli alla prova, chiede se sono in grado di bere il calice che egli beve, e di essere battezzati con il battesimo con cui egli è battezzato. Giacomo e Giovanni dicono "Lo siamo!" La risposta da parte di Gesù, in poche parole, è: fate attenzione a ciò che desiderate, perché lo potreste ottenere.

Oggi è l'ultima Domenica della Grande Quaresima, e il venerdì sera, appena cinque giorni da oggi, inizierà la celebrazione della Settimana Santa. Venerdì sera si aprirà una processione lunga dieci giorni verso la croce, la tomba e la risurrezione.

E mentre ci prepariamo, il nostro Signore estende a noi lo stesso invito che ha esteso a Giacomo e Giovanni. Tutti noi desideriamo vedere la sua gloria, desideriamo essere al suo fianco a Pasqua, e Gesù, prima dice a voi e a me, "ma siete in grado e siete disposti a bere il calice che io bevo? Siete in grado di camminare con me nella Settimana Santa? Siete disposti a essere al mio fianco, e a portare la mia croce con me?"

Spero che la vostra risposta sia sì. Spero che la Pasqua non sia solo una Domenica in cui ci mostriamo a tutti, senza aver riservato nessun pensiero a Cristo nei giorni della Settimana Santa.

Per aiutare a prepararci – per aiutarci a bere dallo stesso calice del Signore – ho voluto condividere una lista di 10 cose da fare durante la Settimana Santa. Si tratta di dieci raccomandazioni su come essere battezzati con lo stesso battesimo con cui il nostro Signore è battezzato.

(1) Andate al maggior numero di funzioni possibile. Ne offriamo un gran numero. Generalmente, almeno due ogni giorno. E se non potete andare a ogni funzione, mettere da parte del tempo per leggere in spirito di preghiera al momento delle funzioni a cui non potete assistere. È attraverso il culto che torniamo a unirci a Cristo. Le funzioni della Settimana Santa non sono solo esercizi di memoria. La Settimana Santa è una sola liturgia ininterrotta che per più di dieci giorni ci invita a partecipare all'amore salvifico di Gesù Cristo, non solo a ricordare alcuni eventi avvenuti molto tempo fa. L'amore che Gesù mostra è reale, è presente, e noi siamo invitati attraverso il culto a riceverlo.

Vi sembra irragionevole andare in chiesa così tanto in una sola settimana? Certo che lo è! Ma l'amore di Cristo per noi è estremo e intenso. E così noi restituiamo quell'amore durante la Settimana Santa in un modo che è al di là della ragione!

(2) Intensificate il vostro digiuno. Ogni persona è chiamata a digiunare per quanto è in grado. Alcuni sono in grado di digiunare di più, alcuni di meno. Durante la Settimana Santa, ognuno di noi dovrebbe aumentare l'intensità del digiuno. Pensate a come avete seguito il digiuno fino a questo punto. Durante la Settimana Santa, continuate ciò che fate, e fatene un po' di più. Digiunate solo un paio di giorni a settimana? Aumentate il numero dei vostri giorni di digiuno. Vi astenete solo dalla carne? Considerate di astenervi pure dai latticini. Considerate l'idea di fare piccoli pasti ogni volta. Per alcuni, può essere possibile mangiare solo due piccoli pasti al giorno anziché tre. La Settimana Santa è un momento in cui dobbiamo aumentare la nostra fame di Cristo, e la fame fisica è un modo per farlo. La fame fisica ci ricorda che abbiamo bisogno di ciò che Dio offre, e il digiuno ci aiuta a concentrarci sull'amore di Cristo. Il digiuno è difficile, ma ricordate il buon dono che ci attende alla Liturgia pasquale della Risurrezione – il buon dono di Cristo stesso!

(3) Create silenzio. Disconnettetevi interamente dal telefono cellulare, dalla posta elettronica, dall'uso di Internet e in particolare dei social media. (Se una di queste cose è necessaria per il lavoro o la scuola, designate una finestra di utilizzo di non più di un paio d'ore). Non guardate la TV e non ascoltate la radio. Annullate lezioni, sport e attività sociali. È solo per una settimana. Il mondo sarà ancora lì dopo Pasqua. Quando creiamo silenzio in questo modo, ci permettiamo lo spazio e la possibilità per essere attratti più profondamente da Cristo nelle sue parole e azioni durante la Settimana Santa. Togliamo alcune delle barriere artificiali che ci separano dal "bere al suo calice" (Marco 10:38). E se non creiamo silenzio, il rumore di questo mondo potrà facilmente sopraffare la "piccola voce quieta" attraverso la quale parla lo Spirito Santo (1 Re 19:12). Per ascoltare la voce di Cristo, dobbiamo mettere a tacere la cascata incessante di distrazioni con cui lasciamo che il mondo introduca tutta la sua forza nei nostri cuori e menti.

(4) Create preghiera. Accendete un po' di musica di chiesa. In particolare, ascoltate gli inni della Settimana Santa. E imparare qualcosa su ogni inno che sentite: In quale giorno cantiamo questo inno? Durante quale funzione? Qual è il luogo e lo scopo di questo inno? Gli inni della Settimana della Passione creano echi sacri che aiutano a collegare il nostro culto con il resto della vita quotidiana. Cantare "Ecco lo sposo viene nel mezzo della notte" alle funzioni con cui inizia la Settimana Santa è buono, ma ascoltare e cantare lo stesso inno quando si guida, si cammina o si pulisce la casa è ancora meglio. In questo modo, permettiamo alla preghiera della Chiesa di diventare la preghiera della vita quotidiana.

(5) Siate quieti. Mettete da parte ogni giorno il tempo per sedervi tranquillamente davanti a un'icona di Cristo, per circa 20-30 minuti. Accendete una candela, dite una breve preghiera, e poi semplicemente aspettate in silenzio che il Signore dica una parola, o vi doni un senso più profondo della sua presenza. Essere in silenzio è un modo di dire a Dio: "Io sono qui. E non aspetto altri che te. Vieni a trovarmi nella mia piccolezza. "La quiete durante la Settimana Santa è una buona pratica per l'esperienza del Venerdì e del Sabato Santo. La parola più eloquente mai detta è il silenzio del nostro Salvatore morto appeso alla croce, e mentre giace nella tomba. Il suo silenzio dice tutto. La quiete della sua morte è la grande azione che redime e santifica tutto il mondo. Il suo silenzio sulla croce azzittisce l'inferno. La sua immobilità nella tomba fa esplodere il regno dei morti e dà la vita a tutti. Quando pratichiamo la quiete e il silenzio durante la Settimana Santa, ci prepariamo a unire il nostro silenzio a quello di Cristo. Ci prepariamo a morire con il nostro Salvatore... in modo che anche noi possiamo essere portati a nuova vita!

(6) Siate sempre con Cristo. Occupate la mente tutte le volte che è possibile con una breve preghiera. Se non avete già l'abitudine di recitare la preghiera di Gesù, la Settimana Santa è un grande momento per iniziare: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore" Questa preghiera aumenta la nostra consapevolezza della vicinanza del Padre, del Figlio e del santo Spirito. Ci ricorda che nulla può mai separarci dall'amore di Dio. Cristo è sempre con noi, e attraverso la preghiera continua, ci sforziamo di fare lo stesso – di essere sempre con il Signore che ama e ci fortifica.

(7) Leggete uno dei Vangeli. Mettete da parte del tempo ogni giorno per leggere alcuni capitoli da Matteo, Marco o Luca (teniamo Giovanni per dopo la Pasqua!) E ricordate che nei Vangeli non troviamo parole su Cristo, troviamo le parole di Cristo. Ogni verso della Sacra Scrittura è una parola che vi arriva direttamente dal Signore risorto e glorificato. Ogni parola è una parola per il presente, ogni parola è una parola nuova che non avete mai ricevuto prima. Godetevi il dono! Gesù lo vuole dare a voi!

(8) Cercate perdono e guarigione. È probabile che ognuno di noi abbia almeno una piccolo numero di rapporti che hanno bisogno di guarigione. Durante la Settimana Santa, lavorate per quella guarigione. Ammettere i vostri errori, e perdonate gli errori commessi da altri. Offrite voi stessi con amore almeno a un'altra persona da cui vi siete allontanati. Fate una telefonata, inviate una lettera o un'e-mail – avete la benedizione per utilizzare la posta elettronica in questo caso! – oppure programmate un incontro per un caffè. Ricordate quanto amate quella persona, e ricordate che siamo stati creati per vivere in pace e gioia gli uni con gli altri. L'amore di Cristo per noi è enorme, a paragone con le meschinità a cui così spesso ci aggrappiamo. E se siete stati profondamente danneggiati da un'altra persona, chiedete aiuto! Entrate in contatto con qualcuno – il coniuge, un altro membro della famiglia o un amico, il vostro sacerdote – e chiedete indicazioni. Cercate una via d'uscita attraverso la preghiera, il digiuno e la comunicazione onesta. Come si dice, trattenere la rabbia (o l'odio o il risentimento o la vendetta) è come ingoiare veleno e attendere che qualcun altro muoia. Cercate di liberarvi da ciò che possedete. Godetevi la leggerezza di un rapporto che è stato guarito e restaurato.

(9) Chiamate qualcuno che è malato o solo. Visitatelo se potete. Condividete voi stesso con qualcuno che ha bisogno di voi. Le nostre parrocchie e le nostre zone sono piene di persone che stanno morendo di solitudine e d'isolamento. Estendete voi stessi e date loro il dono della presenza umana. Uno dei grandi temi della Settimana Santa è l'abbandono – come il nostro Signore è stato abbandonato da quasi tutti, persino apparentemente da suo padre. Mentre cerchiamo di unirci a Cristo attraverso la preghiera e il culto durante la Settimana Santa, possiamo allo stesso tempo non abbandonare coloro che hanno bisogno di noi. Essendo uniti a Cristo, dobbiamo allo stesso tempo, rafforzare la nostra solidarietà con tutti coloro che ci circondano. Noi siamo parte del corpo mistico di Cristo e siamo chiamati ad una vita di unità e di comunione con gli altri.

(10) Pensate alla Settimana luminosa e oltre! Con la Pasqua arriva la luce vera che illumina il mondo intero e ogni persona in esso. Mentre noi ci uniamo a Cristo, lo splendore della risurrezione cambia tutto. La settimana dopo la Pasqua è veramente una settimana luminosa – la Risurrezione colora tutto in modo bello e brillante. Nulla dovrebbe mai più essere lo stesso. Che questa Settimana Santa sia un trampolino di lancio nel resto della vita. Essendoci uniti noi stessi a Cristo nella morte e risurrezione – avendo vissuto il nostro battesimo, con la celebrazione della Settimana Santa – dovremmo essere pronti ad annunciare la buona novella in tutto ciò che facciamo. Ricordiamoci che ogni domenica è una "piccola Pasqua" e che ogni volta che si riuniamo per celebrare la Liturgia proclamiamo la morte di Cristo e confessiamo la sua risurrezione. E se ogni domenica è una piccola Pasqua, allora ogni settimana è un po' la Settimana Santa. Ogni giorno dell'anno è un giorno in cui rendiamo grazie per i santi misteri che abbiamo ricevuto, e non vediamo l'ora di ricevere da Cristo ancora una volta il calice che dà la vita. La Settimana Santa e la Pasqua si verificano una volta l'anno, ma sono la regola, non l'eccezione. La Settimana Santa e la Pasqua sono i modelli per ogni settimana dell'anno. Gesù Cristo tocca tutto il tempo attraverso la Croce, e tutto il tempo collassa nell'eterno presente del suo amore divino. Possiamo noi vivere tutta la vita alla luce della Resurrezione!

Padre Theophan Whitfield è il rettore della chiesa ortodossa di san Nicola a Salem, nel Massachusetts. Padre Theophan è stato un insegnante per quindici anni in scuole indipendenti, prima a New York e più tardi nel Connecticut, prima di proseguire gli studi al St. Vladimir's. Lui e sua moglie, matushka Manna, hanno tre figlie: Ayame, Miya, ed Emi.

 

 
Canto delle Beatitudini nella melodia antica russa

Nel brano che potete ascoltare a questo link, le Beatitudini sono cantate dal noto complesso folk Sirin Ensemble, noto per il suo lavoro nel canto russo antico. Qui il complesso è diretto dal compositore Vladimir Martynov.

 

 
Quando la fine si avvicina – il silenzio

San Giovanni Battista ha detto di Cristo che "il ventilabro è nella sua mano". (Lc 3,17) Si tratta di un attrezzo agricolo, uno strumento per separare il grano dal loglio, cioè per separare la parte commestibile del grano dalla buccia che deve essere scartata. In questo senso, è uno strumento di giudizio. Il carattere di Cristo, che è l'immagine secondo la quale siamo creati, è tale che l'essere umano rivela più pienamente ciò che è quando si avvicina a Cristo (o quando Cristo stesso si avvicina a noi). C'è stato un momento in cui gli undici discepoli non sapevano che Giuda era potenzialmente un traditore. In effetti, si fidavano abbastanza di lui da lasciarlo servire come loro tesoriere. Cristo, ci viene detto, ha sempre saputo che Giuda era quello che era, ma lo ha sopportato pazientemente fino a quando non si è rivelato un traditore.

In modo simile, credo, ci sono prove che Cristo vedeva anche negli altri discepoli ciò che dovevano diventare. Simone fu chiamato "Pietro" molto prima che mettesse in evidenza qualcosa di un personaggio "simile a una roccia". Era rumoroso, supponente, capace di cercare di correggere Cristo in qualsiasi numero di punti. Non c'è niente di simile a una roccia in un simile comportamento. Tuttavia, ho il sospetto che, alla presenza di Cristo, Pietro abbia sentito un qualche movimento della roccia dentro di sé. Alla sua presenza, quelli che non riuscivano a camminare sentivano un'agitazione di forza nelle loro membra, proprio come gli occhi ciechi tendevano verso la luce della vista. Individui non credenti hanno scoperto una capacità di credere che avrebbero ritenuto impossibile. La presenza di Cristo ci rivela.

Che i venti e i mari obbedissero alla voce di Cristo non era contrario alla loro natura – era il compimento della loro natura – come finalmente udirono di nuovo la voce di Adamo (ora il secondo Adamo, invece del primo) comandare loro. Erano vissuti tra gemiti e travagli attraverso i secoli, aspettando la gloriosa libertà dell'obbedienza. Alla voce di Cristo, i venti e il mare sono diventati i loro veri sé.

Non ho parole di saggezza per parlare di coloro che si rivelano in qualche modo "perduti", coloro per i quali la presenza di Cristo sembra rivelare la loro alienazione da Dio. Nella mia esperienza, questa non è una cosa comune. La bontà, sebbene sembri fragile, è, infatti, abbastanza forte e spesso vittoriosa. Ciò che è stato alienato da Dio non ha la grazia di sostenersi. Niente lo "energizza". Tuttavia, c'è qualche forma di entropia ontologica che di tanto in tanto si instaura, un "cadere" nel nulla. Ricordo, di fronte a ciò, la discesa di Cristo nelle profondità dell'Ade, così che negli angoli più remoti di quell'oscura entropia risplendesse una luce redentrice.

In un dato giorno, non oso pensare a lungo o intensamente a questa entropia. Il suo stesso ricordo può venire come un invito a unirsi alla sua spirale discendente. Cristo avverte nella Scrittura che gli "ultimi giorni" saranno così difficili che pochissimi rimarranno fedeli. Sospetto che il colpevole non sarà il dolore o la sofferenza, ma la semplice disperazione. Anche adesso sento la sua voce paurosa e stanca nelle lamentele di molti.

Siamo agli "ultimi giorni"? Nella prima settimana della Grande Quaresima cantiamo:

Anima mia, anima mia, alzati! Perché stai dormendo?

La fine si avvicina e rimarrai confusa.

Svegliati, dunque, e veglia, perché ti risparmi Cristo nostro Dio,

che è ovunque presente e riempie ogni cosa.

+ Prima settimana della Grande Quaresima, Contacio, Tono 6°

La "fine" che si avvicina è Cristo stesso. Non sono le macchinazioni dei governi e le cospirazioni nascoste a segnare gli ultimi giorni. Che il male diventi più manifesto è un effetto secondario di Cristo che "si avvicina". Gli eventi umani non determinano in alcun modo i tempi di Dio. Se stiamo guardando tali eventi, i nostri occhi sono distratti e probabilmente viviamo nell'illusione. Gli scritti su queste cose sono generalmente accompagnati dall'ammonimento a prendersi cura della nostra anima.

L'ultima lettera di san Paolo è stata scritta ai Filippesi dal carcere. Spera di essere rilasciato, ma è anche incerto sull'esito che lo attende (sarebbe stato giustiziato). (Fil 1:20) È degno di nota che questa sia chiamata la sua "epistola della gioia". Mentre la fine si avvicina, la luminosità della sua anima aumenta. Offre questo consiglio:

In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. (Fil 4:8)

Questo ammonimento è molto più di un invito dell'Apostolo verso cose piacevoli. Non c'è niente di ingenuo nella sua vita spirituale. Questa è una direzione per il cuore, un'istruzione specifica che ci permette di prepararci alla fine. Chi pensa alla bruttezza del mondo, o a voci di cose e intenzioni terribili, di fatto, dorme. È un sonno che ci culla in una disperazione che farà naufragare la nostra fede in modi che non possiamo immaginare.

C'è una grande battaglia spirituale che viene condotta nel cuore umano. È la battaglia del vero, del nobile, del giusto, del puro, del bello, del buon rapporto, delle virtù e del degno di lode, che hanno tutti un vero essere e sono sostenuti dalla mano di Dio, contro le bugie, le paure, il pericolo immaginario, il brutto e l'oscuro, che alla fine non hanno sostanza e passeranno come il vento. Questa battaglia è la vera lotta del nostro tempo. Questi avversari sono gli "spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" che san Paolo descrive in Efesini 6.

C'è una ragione per cui san Serafino di Sarov dice: "Acquisisci lo Spirito della pace e migliaia di persone intorno a te saranno salvate". Abbiamo, in gran parte, scambiato la vera guerra spirituale del cuore con le lotte ideologiche della nostra epoca. In quanto tali, ci poniamo su un piano di parità con ogni argomentazione o azione secolare. Le tentazioni politiche abbondano perché rimaniamo nell'illusione che in quel processo vengano stabilite cose di grande valore. L'illusione è che fintanto che i nostri obiettivi sono nobili e dichiarati correttamente, il risultato sarà ugualmente nobile e corretto. San Paolo avverte: "Poiché il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza" (1 Cor 4:20) La potenza (chiaramente identificata da san Serafino) non è nelle nostre argomentazioni, ma nella tranquilla vittoria ottenuta mediante l'unione con il Cristo che dimora in noi.

È stata questa stessa potenza a risuscitare Cristo dai morti.

E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. (Rom 8:11)

Questa è la vita che salva migliaia di persone intorno a noi. Trovo che ogni volta che scrivo in questo modo, c'è un respingimento da parte di alcuni che mi accusano di "quietismo", che è una strana critica da parte degli ortodossi. "Esicasmo" è la forma greca della stessa parola, ed è visto come il cuore stesso della fede – nella fede e nella pratica. La storia del "quietismo" in Occidente non è la stessa dell'esicasmo in Oriente. Tuttavia, sembra essere un facile bersaglio per le critiche. Noi crediamo nella nostra politica.

Ecco una parola su cui vale la pena riflettere. È di Alexander Kalomiros, l'autore dell'articolo "Il fiume di fuoco".

L'esicasmo è la caratteristica più profonda della vita ortodossa, il segno della genuinità ortodossa, il presupposto del retto pensiero e del giusto credo e gloria, il paradigma della fede e dell'Ortodossia. In tutte le battaglie interne ed esterne della Chiesa, abbiamo avuto gli esicasti da una parte e gli antiesicasti dall'altra.

Il tessuto stesso dell'eresia è antiesicastico.

Anche in questo caso, l'esicasmo si trova nella pratica, non nella retorica. Credo che sia stato l'esicasmo ad aprire le acque del Mar Rosso. Ha causato la caduta delle mura di Gerico. Ha risuscitato i morti e purificato i lebbrosi. I demoni tremano in sua presenza.

Il Signore è nel suo santo tempio. Che tutta la terra taccia davanti a lui.

 
L'inferno è lo stesso per tutti?

Domanda: "Come possiamo far concordare Luca 13:1-5 con l'idea che l'inferno non è sperimentato allo stesso modo da tutti coloro che sono al di fuori della Chiesa?"

Il passo di Luca 13:1-5 in realtà non affronta la questione se l'inferno sia vissuto da ognuno allo stesso modo. Secondo il commento del beato Teofilatto, i Galilei uccisi da Pilato erano seguaci di un uomo di nome Giuda il Galileo, che fomentò una ribellione contro Roma.

Così, quando gli parlarono di quelli che erano stati uccisi, Cristo chiese al popolo: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo."

Il suo punto era che se non si fossero pentiti, cessando di suscitare ribellioni, e avessero servito Dio, sarebbero tutti periti allo stesso modo. E poi menzionò un altro episodio: "O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo." Secondo il beato Teofilatto, questa torre che cade sui 18 a Siloe era un'immagine di ciò che sarebbe accaduto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, quando i Romani l'avrebbero distrutta nel 70 d.C.

Gradi diversi di punizione

Che ci saranno diversi gradi di punizione nell'inferno è reso chiaro da molti passi delle Scritture:

"Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più" (Luca 12:47-48).

"Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo" (Giacomo 3:1)

"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!" (Matteo 11:21-24 ) .

"Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?" (Ebrei 10:29).

Gradi diversi di ricompensa

Le Scritture indicano anche che coloro che sono salvati riceveranno altresì diversi gradi di ricompensa:

"il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni" (Matteo 16:27).

"Non c'è differenza tra chi pianta e chi irriga, ma ciascuno riceverà la sua ricompensa secondo il proprio lavoro." (1 Corinzi 3:8).

"L'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco" (1 Corinzi 3:13-15).

"Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere" (Apocalisse 22:12).

Conclusione

Il Vangelo di Giovanni ci dice che Cristo è "la luce vera, che illumina ogni uomo che viene nel mondo" (Giovanni 1:9). E Cristo ha chiarito che saremo giudicati in base a ciò che ci è stato dato : "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più." (Luca 12:48) . Quindi, chiaramente , quelli che hanno ricevuto meno saranno ritenuti responsabili per meno. Quindi, coloro che non sono mai stati nella Chiesa , e che andranno all'inferno, saranno giudicati meno duramente di coloro che sono stati nella Chiesa, hanno avuto la pienezza della fede, eppure o non ha fatto niente con essa, o l'hanno ignorata del tutto, e hanno vissuto vite attivamente malvagie. Esattamente come si manifesteranno i diversi gradi di premi e punizioni, non possiamo dirlo. Ma sappiamo per certo che al giorno del giudizio, nessuno sarà in grado di dire che qualcuno ha ricevuto una punizione ingiusta, ma dirà piuttosto che "i giudizi del Signore sono veri e giusti" (Salmo 18[19]:9).

 
Il mistero dell'arcivescovo Averky

Il futuro arcivescovo Averky (Taushev) nacque nel 1906 a Kazan'. A causa della natura del lavoro del padre, in gioventù viaggiò per tutta la Russia e giunse ad amare i suoi monasteri, facendo profonde letture. Nel 1920 la famiglia Taushev fuggì dalla Russia nella città bulgara di Varna. Qui, mentre ancora al liceo, il giovane incontrò l'arcivescovo esule Teofane di Poltava, che ispirò ulteriormente il suo amore per la vita monastica. Dopo aver lasciato la scuola il futuro arcivescovo si iscrisse alla facoltà di teologia dell'Università di Sofia.

Dopo la laurea accettò un posto di lavoro come assistente segretario della diocesi carpato-russa in quella che allora era la Cecoslovacchia. Lì, nel 1931, fu tonsurato monaco con il nome di Averky, fu ordinato diacono e nel 1932 sacerdote, in servizio nelle parrocchie locali. Dopo aver svolto vari compiti per la diocesi, nel 1940 padre Averky fu costretto a lasciare la Rus' carpatica. Si trasferì a Belgrado, dove insegnò teologia pastorale e omiletica, ma nel 1945, ritirandosi di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa, arrivò a Monaco insieme con il Sinodo dei Vescovi della Chiesa fuori della Russia. Qui continuò l'insegnamento.

Nel 1951 padre Averky fu assegnato a insegnare al Seminario della Santa Trinità a Jordanville nello Stato di New York. Padre Averky fu presto consacrato vescovo e nel 1960 fu scelto come abate del monastero. Come abate, l'arcivescovo Averky – questo era il suo nuovo titolo – guidò gli studi, insegnando Nuovo Testamento e omiletica, scrittura e predicazione. Inoltre partecipò attivamente alla pubblicazione del periodico russo 'Rus ortodossa'. Si addormentò nel Signore nel 1976, noto per i suoi scritti e sermoni ortodossi che invitavano al pentimento, la sua vita santa, l'adesione alla Tradizione contro l'ecumenismo e l'estremismo, e la sua convinzione che la fine del mondo si stava rapidamente avvicinando in mezzo all'apostasia contemporanea.

Il mistero che ci riguarda è perché l'arcivescovo era così convinto che la fine del mondo era vicina. Dopo tutto, dopo 40 anni, siamo ancora qui. La risposta, tuttavia, non è complessa. Già una volta, oltre 1950 anni fa, l'apostolo Paolo scrisse allo stesso modo riguardo alla fine del mondo. È possibile quindi che i santi si sbaglino? In realtà, i santi non si sono sbagliati. La fine del mondo è stata vicina in diverse occasioni. Le persone di vita santa ne hanno intuizioni ed è proprio per questo che sono inviati da Dio ad avvertirci e a chiamarci al pentimento. Questo è ciò che ha fatto l'apostolo Paolo ed è anche quello che ha fatto l'arcivescovo Averky. E i fedeli hanno ascoltato le loro parole e quelle di altri.

Nel 1981, cinque anni dopo il riposo dell'arcivescovo Averky, il Sinodo dei Vescovi ha canonizzato i nuovi martiri e confessori della Russia. Grazie alle loro preghiere, le persecuzioni sono cessate nelle terre russe e ha avuto inizio il processo del ribattesimo della Rus'. Con questo atto di pentimento per l'abbattimento della vecchia Russia e dei suoi fondamenti ortodossi tre generazioni prima nel 1917, il mondo è cambiato. Dio ha dato una proroga al mondo, e la fine che effettivamente era stata vicina negli anni '60 e '70, proprio come aveva detto il santo arcivescovo, si ritrasse.

Oggi, con la situazione del mondo sul filo del rasoio, con il mondo occidentale che è attanagliato dalla brama satanica di controllo militare ed economico globale e cerca di distruggere le ultime vestigia di vita spirituale in tutto il mondo, con molti paesi ortodossi come la Grecia, Cipro, la Romania e la Bulgaria compromessi dalla propaganda occidentale, con molte delle ultime roccaforti di pietà ortodossa, tra cui la Serbia, la Georgia, la Moldova e ora l'Ucraina sotto minaccia, e con la Russia solo a metà strada del cammino del pentimento, è chiaro che la fine si avvicina ancora una volta. Ora solo la Madre di Dio può estendere la storia e concederci un altro periodo di pentimento. Ora dobbiamo tornare di nuovo alle profezie e agli avvertimenti dell'arcivescovo Averky.

 
La chiesa ortodossa a Gaza festeggia i suoi 1606 anni

Chiesa ortodossa di san Porfirio a Gaza

Nell'unica chiesa ortodossa a Gaza, circondata da icone di santi sulle pareti, frdeli giovani e meno giovani - con il vescovo greco ortodosso Alexios - cantano inni, reggono candele e bruciano incenso, riempiendo il luogo con una fragranza aromatica e portando più santità in questa dimora sacra. Pregano per celebrare il 1606° anniversario della fondazione della chiesa, costruita nell'anno 407 d.C.

Maria, nove anni, Giulia, sei, e Cristina, tre, sono tutte sorelle e indossano colori vivaci come se fossero state invitate alla cerimonia di un balletto. Sono euforiche per la celebrazione dell'anniversario della fondazione della chiesa. "Sono molto orgogliosa del fatto che Gaza ha una chiesa molto antica, dove posso pregare con le mie figlie ogni domenica," ha detto la madre di due ragazze.

Sanaa Khoury ha detto che la sua famiglia è originaria della città di Gaza e che è fiera di questa chiesa che hanno frequentato i suoi antenati. Ha aggiunto, "San Porfirio è il patrono di Gaza, oggi è il suo giorno di festa, l'anniversario della fondazione della chiesa. E' un giorno santo".

Mentre oggi i cristiani nella Striscia di Gaza sono circa 1.500 persone, la maggior parte dei quali greco-ortodossi, nella metà degli anni '90 c'erano fino a 5.000 cristiani.

Suheil Abu Dawo e Sami Salama sono due amici che hanno quasi 70 anni. Hanno lasciato la cerimonia presto e parlato con Al-Monitor, spesso completandosi le frasi a vicenda. "Oggi è la festa di San Porfirio. Questo santo aveva lottato per raggiungere Gaza, al fine di diffondere il cristianesimo, perché Gaza era una città pagana, a quel tempo. Questa chiesa è una delle più antiche del mondo. È stata dedicata a san Porfirio", hanno detto.

Salama ha aggiunto: "Ho visitato molte chiese in Cisgiordania, ma nessuna chiesa è antica come questa. Anche se mancano decorazioni sgargianti, ha una sua statura notevole. La chiesa ha resistito alla prova del tempo ed è considerata come la nave di salvataggio della vita. "

Dopo tre ore di canti e preghiere, i fedeli hanno lasciato la chiesa e sono andati alla sala comune per conversare e scambiarsi gli auguri con il vescovo.

Padre Andrea ha detto ad Al-Monitor: "Oggi è un onore per tutti noi. La chiesa è ancora più antica di quanto non fosse prima. Si tratta di un luogo sacro in questa antica città".

Da parte sua, il vescovo Alessio, che era vestito con l'abito talare, indossava un medaglione raffigurante la Vergine Maria e portava un bastone ornato, ha detto ad Al-Monitor: "Quest'antica chiesa riflette la storia di Gaza, che ha conosciuto periodi di paganesimo, cristianesimo e islam. Questo giorno segna il 1606 ° anniversario della chiesa, che è una prova che il cristianesimo continua ad esistere nella città".

La chiesa si estende su una superficie di circa 216 metri quadrati nel quartiere Zeitoun, uno dei quartieri più antichi di Gaza. La chiesa di San Porfirio è adiacente alla moschea Welayat, una delle moschee nella città vecchia di Gaza.

Il custode della chiesa Nabil Iyada ha detto che oggi è un giorno di festa normale, ma ciò che non è normale è il grande numero di anni da cui esiste la chiesa. Così, Iyada sente che dovremmo essere più responsabili nel conservarla, in quanto è una delle più antiche chiese del mondo.

Queste cerimonie si svolgono molto spesso tra i cristiani di Gaza, che considerano la chiesa un luogo dove si possono raccogliere e scambiarsi gli auguri in mezzo a una popolazione a maggioranza musulmana di più di un milione e mezzo.

Hana al-Suri considera la Chiesa la sua seconda casa. "Io dico con orgoglio che questa chiesa è la mia seconda casa, dove tutti si incontrano per conversare, ricevere consigli religiosi, e condividere le reciproche gioie e dolori, tanto più che questa è l'unica chiesa ortodossa della città", ha detto.

Suheil Salama si vanta di essere cristiano, il cristianesimo ha una storia antica. Ha aggiunto che è venuto con i suoi parenti a pregare in questa chiesa antica, che contiene reliquie di San Porfirio.

Anche i bambini sono venuti a pregare e celebrare insieme con gli adulti. Aspiro, di otto anni, era vestito con un abito bianco ricamato con filo d'oro. In una mano teneva la Bibbia, mentre si aggrappava al padre con l'altra.

La comunità cristiana è la più piccola minoranza a Gaza. Comprende una famiglia copta composta da cinque membri, 20 protestanti, 200 cattolici e il resto greco-ortodossi. Tutti vivono sotto il blocco imposto da Israele, che impedisce i cristiani tra i 16 ei 35 anni di lasciare la striscia per pregare o trascorrere le feste in Cisgiordania, secondo Jabr al-Jalada, direttore delle relazioni religiose nella Chiesa ortodossa .

 

Asmaa Al-Ghoul è una giornalista e scrittrice dal campo profughi di Rafah con sede a Gaza.

 
Orgogliosi di essere umili: la confessione non è sempre la risposta

La confessione, la confessione, la confessione. Questi sono i tre argomenti preferiti di molti cristiani ortodossi. Eppure è un luogo comune ed è dolorosamente prevedibile che i preti deplorino il declino della confessione nella società moderna, anche quando sono immersi fino al collo nelle confessioni senza tempo di fare altro, e nonostante le prove che le generazioni ortodosse più giovani, anche tra coloro che non vanno in chiesa ogni domenica, si confessano più spesso di quanto siamo disposti a suggerire. Per ragioni di cui non posso essere sicuro, c'è un'ossessione per la confessione nella Chiesa ortodossa. Per alcuni sacerdoti, il loro ministero è praticamente definito dalla confessione, mentre per alcuni laici, si tratta di un'attività più frequente della partecipazione alla Divina Liturgia. Mi sembra che questo sia dovuto almeno in parte alla nozione che andare alla confessione è di per sé una cosa buona e pia da fare. È diventato per molti qualcosa di cui essere orgogliosi. Ci sono persone che, convinte di essere cristiani devoti perché si confessano una volta al mese o più, fanno pressione sugli altri perché facciano lo stesso, sia che ne abbiano bisogno o no.

Posso udire la solita motivazione: "ma tutti hanno bisogno della confessione tutto il tempo, dal momento che pecchiamo ogni giorno!" Questo mi porta al cuore della questione. Abbiamo così tanto minato il valore di un autentico pentimento prima della confessione o anche senza confessione, che abbiamo praticamente cessato di prenderlo in considerazione. Forse siamo sfortunati perché spesso "pentimento" e "confessione" nel lessico ortodosso sono sinonimi. In realtà, io non sono sicuro di aver mai sentito un prete o un insegnante ortodosso parlare del pentimento senza che il soggetto in realtà sia il sacramento della confessione, e poco altro (questo non è l'approccio degli antichi Padri della Chiesa). Ma senza un pentimento sincero, senza il tempo per pregare Dio di perdonarci e per cercare di correggere le nostre abitudini, la confessione regolare farà ben poco per aiutarci. Al contrario, può ostacolare la nostra crescita spirituale, perché anche il nostro "pentimento" può essere solo un altro obbligo religioso che, se compiuto, ci fa sentire soddisfatti di noi stessi.

Forse parte del problema è l'eccessiva focalizzazione di ricevere una coscienza pulita, sapendo che attraverso la preghiera di assoluzione, e "il potere di legare e sciogliere" del sacerdote, il penitente può sentire un senso di sollievo, che tutti quei peccati sono stati magicamente portati via. Così, piuttosto che fare della confessione una parte del nostro progresso spirituale, questa diventa l'asse su cui ruota il ciclo infinito di "Pecca. Fatti perdonare. Ripeti." Temo che insistendo per così tanto tempo sull'andare a confessarsi come un dovere pio e quasi un obiettivo in sé, abbiamo creato una spiritualità malata che favorisce la peggiore forma di orgoglio religioso – l'esatto contrario di ciò a cui il pentimento e la confessione hanno lo scopo di condurci.

Non è la confessione più frequente che dovremmo incoraggiare, ma "un cuore contrito e umiliato" (Salmo 50).

 
Pace e guerra nella Chiesa ortodossa

Chi ha familiarità con la liturgia della Chiesa ortodossa sa che si usa spesso il termine "pace" nelle sue funzioni. I principali uffici ortodossi contengono tutti la "Litania della pace", che inizia con la petizione: "In pace, preghiamo il Signore", e poi continua: "Per la pace dall'alto e per la salvezza delle nostre anime [...] per la pace del mondo intero, per la prosperità delle sante Chiese di Dio e per l'unione di tutto preghiamo il Signore". appelli alla pace, nella sua dimensione personale, sociale e globale.

Molti cristiani sono consapevoli che il concetto biblico di pace è radicato nell'ebraico "shalom" ("salam arabo"), che contiene una concezione positiva della pace. Ciò significa che la pace non è solo assenza di guerre e conflitti, ma è uno stato attivo di armonia e benessere che si applica a tutti i rapporti, e in modo speciale e fondamentale, al rapporto tra Dio e l'uomo. La Chiesa di Gesù Cristo, come manifestazione storica del regno di Dio, incarna e promuove l'anelito dinamico per ogni forma di pace nel mondo.

Seguendo le tradizioni della Sacra Scrittura e l'insegnamento dei Padri della Chiesa, la Chiesa ortodossa insegna che la pace è una condizione divinamente ordinata per l'esistenza umana e che ogni forma di conflitto e di aggressione è una manifestazione del peccato. La guerra, in quanto antitesi della pace, appartiene quindi al regno del peccato umano. Pertanto, la guerra come attività appartiene al regno dell'esistenza umana caduta e non può in alcun modo incarnare la giustizia, la rettitudine e persino la pace che sono l'essenza stessa della riconciliazione di Dio e dell'umanità.

Tuttavia, quando si esaminano più in dettaglio i servizi della Chiesa ortodossa, si trovano altre petizioni che implicano il riconoscimento della guerra come attività in cui il popolo di Dio è attivamente coinvolto. Le forze armate nazionali vengono regolarmente commemorate e si chiede loro di ottenere "la vittoria su ogni nemico e avversario". Frasi come "concedi al tuo popolo fedele la vittoria sui barbari" incarnano reminiscenze storiche in cui un impero cristiano respinge attivamente attacchi barbarici. Seguendo il precedente di Costantino il Grande, la croce è vista come un potente simbolo con cui sono sconfitti i nemici della fede e dell'impero. Anche la Vergine Maria è presentata come colei che intercede dal cielo e protegge lo stato cristiano da tali assalti.

Eppure, nonostante questi sentimenti apparentemente favorevoli alla guerra, il diritto canonico ortodosso prescrive che i soldati che uccidono in guerra debbano subire un periodo penitenziale di separazione dall'eucaristia, ovvero una "scomunica" nel gergo orientale. Togliere una vita umana è sempre considerato un male oggettivo, anche se compiuto nel perseguimento di una "giusta causa". Come tale, ha l'effetto di rompere la propria comunione con Cristo e quindi richiede il pentimento.

Come possono coesistere queste enfasi apparentemente opposte nella tradizione cristiana ortodossa? Forse questo può essere meglio compreso dalle applicazioni uniche di "acribia" ed "economia" nell'etica ortodossa e nel diritto canonico. "Acribia" rappresenta la rigorosa applicazione dei principi evangelici contenuti nel diritto canonico. "Economia" è una dispensazione da questi rigidi requisiti in vista della debolezza umana e dei compromessi della vita in un mondo decaduto. Forse il divorzio è un buon esempio. Secondo "acribia", la norma è un singolo matrimonio per tutta la vita e un divorzio e un nuovo matrimonio costituiscono adulterio. Questa è una parola diretta del Signore.

Tuttavia, la Chiesa ortodossa benedice le seconde nozze dei divorziati in varie circostanze come atto di misericordia, conoscendo le debolezze della nostra natura decaduta e le difficili situazioni della vita. Allo stesso tempo, la norma viene mantenuta e c'è un accomodamento alle realtà del mondo caduto – un concetto e una pratica che possono sembrare contraddittori ai cristiani occidentali.

Allo stesso modo, la pace è per tutti la norma e la meta della vita cristiana. Nella sua stessa natura incarna il Vangelo del Regno. La guerra per natura è una manifestazione del peccato e quindi non può mai essere "giusta". La guerra deve essere evitata a tutti i costi e la risoluzione pacifica dei conflitti umani deve essere perseguita senza limitazioni. Tuttavia, ci sono occasioni in cui la risoluzione pacifica dei conflitti è di fatto impossibile. Tale è il caso in cui un nemico ostile attacca e priverebbe i cittadini cristiani pacifici della vita e della libertà. In tali situazioni, una posizione pacifista può effettivamente attrarre e generare violenza a causa del suo rifiuto pubblico di difendere anche gli innocenti dalla violenza e dall'omicidio.

I cristiani ortodossi intraprendono davvero la guerra in tali situazioni, ma solo come un "male necessario". È necessario perché l'innocente e il buono devono essere protetti; è malvagio perché tale protezione comporta il prelievo di vite umane, che a detta di tutti è uno dei crimini più terribili.

I cristiani ortodossi intraprendono davvero la guerra in tali situazioni, ma puramente come un "male necessario". È necessario perché l'innocente e il buono devono essere protetti; è malvagio perché tale protezione comporta il prelievo di vite umane, che a detta di tutti è uno dei crimini più terribili.

La Chiesa ortodossa quindi non è pacifista, anche se in pratica incoraggia i governi a perseguire sempre "l'opzione preferenziale per la pace". Tuttavia, la Chiesa riconosce che questo mondo è caduto e non è ancora equivalente al regno di Dio. Per questo motivo, i governi in generale non possono essere tenuti alle rigide esigenze del Vangelo. Sebbene sotto l'autorità di Dio, appartengono al mondo caduto.

A volte i governanti falliscono e i cristiani sono chiamati dai loro governi a difendere la loro comunità per mezzo della guerra, perché non farlo comporterebbe un aumento della misura del male nel mondo. Questo non significa che la guerra possa essere "giusta". Può servire a una giusta causa giusta, ma la guerra stessa è ingiusta per natura. La Chiesa ortodossa, quindi, non ha mai sviluppato una teoria della "guerra giusta". Per i cristiani ortodossi, la "guerra giusta" è una contraddizione in termini.

 
Sulla rinascita della venerazione dei santi occidentali locali nella Chiesa ortodossa

Risposte a domande della recente corrispondenza

icona di tutti i santi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda

Padre Andrew, quando ha iniziato a interessarsi ai santi locali?

Quasi esattamente 50 anni fa, quando avevo nove anni: a scuola ho letto del santo Alfredo il Grande e ho fatto un progetto di ricerca su di lui. Da qui ho iniziato a indagare su luoghi nelle vicinanze che commemoravano questi santi. Vicino a dove abitavo c'era un piccolo luogo chiamato St Albright (Etelberto, + 794) e la città di St Osyth (+ c.700), la città di Bury St Edmunds (sant'Edmondo, + 869), la città di Ely (santa Audrey + 679) e Felixstowe (san Felice + 647) e una stazione ferroviaria chiamata St Botolph (+ 680). Tuttavia, da bambino, tutto quello che potevo fare era porre domande agli adulti e chiedermi chi erano stati questi uomini e donne e perché erano stati chiamati santi, che dovevano essere stati grandi perché 1300 anni dopo la gente li ricordava ancora nella toponomastica.

L'anno dopo, quando avevo dieci anni, era il 900° anniversario della cosiddetta battaglia di Hastings. Ho capito che allora era accaduto qualcosa di catastrofico, che aveva distrutto e sepolto tutta una misteriosa civiltà cristiana inglese insieme a tutti quei santi e a tutta quella santità. E questo era stato tenuto segreto.

È stato solo nella mia adolescenza che ho cominciato a leggere e chiedermi perché questi santi erano stati dimenticati e nascosti e come erano stati ricoperti e oscurati da un nuovo strato di non santità e persino di anti-santità. L'altra domanda che mi sono posto è stata perché non c'erano più santi, né nuovi santi, ma solo quelli antichi. La sorgente della santità si era chiaramente prosciugata. Nessuno era più interessato alla santità. Ora vivevamo in una civiltà diversa, con valori diversi, per me estranei. Perché? Era una domanda a cui nessuno intorno a me poteva rispondere, così ho letto e ho capito che era così perché la Chiesa, la sorgente di ogni santità, era stata persa. Senza la Chiesa non c'è la santità, non ci sono i santi, perché solo la Chiesa è santa.

Come ha fatto la Chiesa a perdere la memoria di questi santi?

Il ricordo dei santi ortodossi occidentali grandi o internazionali non è mai stato perso dalla Chiesa: per esempio, molti dei martiri romani come santa Tatiana o sant'Anastasia e altri come sant'Alessio, san Giustino Martire, sant'Ireneo di Lione, sant'Ilario di Poitiers, sant'Ambrogio di Milano, san Giovanni Cassiano, san Martino di Tours, san Leone Magno, san Gregorio il Dialogo e san Martino di Roma sono sempre stati ben noti e sono da sempre nel calendario della Chiesa. Ma i santi occidentali locali, ricordati solo in alcune regioni limitate o persino in singoli paesi in Europa occidentale, sono stati persi, semplicemente per ragioni geografiche. Quando l'Ortodossia non è stata più vissuta a livello locale, non è rimasto semplicemente nessuno per venerarli e la loro memoria è stata sempre più dimenticata.

I cattolici dunque non li venerano?

Solo in misura minima; in gran parte hanno sostituito i santi con nuovi individui, filosofi e spiritualmente illusi, come Anselmo, Bernardo, Domenico, Teresa e quant'altri. In altre parole, hanno sostituito il primo millennio con il secondo, cioè, hanno sostituito l'Ortodossia con il cattolicesimo romano. Per gli ortodossi queste nuove figure non sono santi, poiché hanno una mentalità del tutto estranea a quello della Chiesa. Ecco il motivo per cui oggi conosciamo così poco la maggior parte dei santi – sono stati dimenticati o le loro vite reali sono state sostituite da false vite, leggende e folklore. Ancora oggi potete andare nei villaggi irlandesi e invece di vedere commemorato il locale eremita irlandese del VI secolo, troverete che la chiesa locale è dedicata a Bernadette e ha una grotta con una statua. Una mentalità completamente estranea.

Per quanto riguarda i protestanti, ovviamente hanno completamente negato i santi nel loro rifiuto generale anche del concetto di santità e di vita ascetica. Oggi, i cattolici sempre più protestantizzati hanno smesso di venerare le reliquie dei santi; per esempio, a Bari in Italia, sono solo i russi ortodossi che vanno a venerare san Nicola, i cattolici lo trascurano. Le reliquie nelle chiese cattoliche sono tenute nascoste in scatole di vetro in luoghi accessibili. E se andate in Vaticano e chiedete di venerare le reliquie di san Pietro, vi diranno che è necessario inviare una lettera per chiedere il permesso con tre settimane di anticipo! Hanno perso tutto.

Com'è iniziata la rinascita della venerazione di questi santi locali tra gli ortodossi?

Senza dubbio questo è dovuto a san Giovanni di Shanghai, quando è diventato arcivescovo dell'Europa occidentale negli anni '50. Egli amava i santi e non era un ristretto nazionalista.

È stato lui a influenzarla?

No, per niente. A quel tempo non avevo mai sentito parlare di lui. Sono arrivato a venerare questi santi per una via del tutto indipendente, durante l'infanzia, come ho descritto. In ogni caso, ho scoperto san Giovanni solo nel 1978, molto tempo dopo che avevo fatto un grande sforzo di ricerca e di lettura su questi santi a Oxford, avevo fatto pellegrinaggi a molti siti e avevo compilato un calendario nel 1975. A Oxford san Giovanni mi era stato tenuto nascosto. Tuttavia, la scoperta di

san Giovanni è stata rassicurante, perché ha confermato le mie intuizioni intime ed era di fatto l'unico che spiritualmente, per quanto invisibilmente, mi sosteneva. Ovviamente, non paragono me stesso a lui, ma ci sono stati e ci sono percorsi paralleli nella vita di molte persone che sono giunte a venerare i santi occidentali locali.

Quindi nessun altro da lei conosciuto ne era interessato a quel tempo?

Una persona che aveva un interesse accademico era l'allora padre Kallistos, che, come mi disse nel 1976, amava san Cuthbert e san Beda il Venerabile, anche se non lo aveva mai espresso pubblicamente e non c'erano icone di santi locali nella parrocchia di Oxford in quel momento. Infatti, molti parrocchiani erano molto ostili, e respingevano questi santi come una mia fantasia personale e come qualcosa di 'non ortodosso'. Il mio cuore mi parlava in modo diverso e mi dispiaceva per la loro ignoranza e le loro ristrette vedute etniche e politiche. Tuttavia, ancora nel 1976, padre Benedict Ramsden mi aveva mostrato il progetto di Canone ai santi delle isole che aveva scritto. È stato stimolante.

Qual era l'atteggiamento del metropolita Antony (Bloom)?

Ho parlato con lui di questo argomento nel 1977 e non aveva chiaramente alcun interesse per questi santi in quel momento, ma penso che abbia cambiato idea attorno al 1990, perché si è reso conto che stava perdendo fedeli che passavano alla Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR), che invece ne era interessata. Quindi è stata una questione di tenere il passo con la concorrenza.

E l'atteggiamento di padre Sofronio (Sakharov)?

Non aveva alcun interesse né lui, né alcuno dei suoi monaci. L'abate Kyrill mi ha detto nel 1977 che dal momento che i ciprioti non veneravano i santi occidentali locali, Tolleshunt Knights non li avrebbe promossi. Naturalmente, un tale atteggiamento ha spinto coloro che veneravano davvero questi santi verso giurisdizioni che ne erano interessate.

Perché pensa che padre Sofronio non fosse interessato?

Padre Sofronio, come sapete, è stato un filosofo e un artista ed era rimasto affascinato dall'espressione filosofica della sua esperienza di incontro con un santo contadino, san Silvano. Il suo grande interesse era nelle parole del santo, 'mantieni la mente all'inferno e non disperare', anche se queste non sono essenzialmente parole nuove, essendo parole della Sacra Scrittura, Matteo 16:18 e 2 Corinzi 4:8. La rivelazione di san Silvano era la stessa di quella di tutti i santi nel corso dei secoli, ma padre Sofronio ha trascorso tutta la sua vita al lavoro sulle implicazioni filosofiche di quelle parole. Ricordate che era stato il bibliotecario al monastero di san Panteleimone, dove aveva incontrato padre Silvano – era molto erudita. Tolleshunt Knights ha probabilmente la miglior biblioteca patristica in questo paese, dove si possono studiare gli asceti ortodossi.

Quando ha iniziato a scrivere dei santi?

Nel 1974. Nel 1977 per la prima volta con esitazione ho mostrato a qualcuno, una delle monache a Tolleshunt Knights, uno dei miei articoli, ma non era interessata e ha semplicemente detto che l'articolo era 'poetico'. Ha poi lasciato il convento ed è tornata a essere anglicana. La pubblicazione dei miei scritti non ha avuto luogo fino alla fine degli anni '80 e ai primi anni '90.

Ma certo, ci sono stati altri individui che erano interessati a questi santi?

Sì, alcuni individui. In parallelo a me, anche se non lo sapevo al momento, nei primi anni '70 padre Mark (Meyrick – quando è diventato un monaco ha preso il nome di padre David) della cappella della ROCOR a Walsingham aveva iniziato a includere nomi di santi nel suo calendario di san Serafino, ma sembrava avere l'idea che solo i santi celtici, per quanto oscuri, dovevano essere inclusi. L'ho incontrato la prima volta nel 1976, ma non riuscivo a capire una certa ostilità verso i santi inglesi e altri santi occidentali, soprattutto perché viveva in Inghilterra ed era molto inglese. Era una mentalità molto insulare.

Due dei suoi convertiti anglicani hanno compilato un piccolo libro su questi santi celtici, alcuni dei quali molto oscuri, ma soprattutto copiati dallo scrittore anglicano del XIX secolo S. Baring-Gould, anche se hanno aggiunto i tropari che avevano scritto. Sembravano pensare che solo i celti o coloro che erano vissuti prima del VII secolo potevano essere santi. Ma ero comunque incoraggiato da questo, dal momento che non avevo avuto alcun supporto fino a quel momento ed ero piuttosto isolato. Inoltre, cosa molto importante, padre Mark è stato il primo a iniziare a dipingere icone di questi santi, in particolare di sant'Albano (+ c. 304) e san Colombano (+ 597), anche se non di sant'Agostino (+ 604).

Nel 1981, credo, una missione vecchio-calendarista ex-anglicana è stata aperta in Inghilterra sotto la ROCOR e le sono state date le reliquie di sant'Edoardo il Martire. Là veneravano apertamente tutti i santi occidentali. Anche questo è stato piacevole e ci sono andato due volte prima che abbiano abbandonato la Chiesa nel 2007, anche se il loro vecchio calendarismo anglo-cattolico era sconfortante. Nel 1984, quando vivevo in Francia e lavoravo sui santi della Francia, ho scoperto padre Seraphim Rose e ho appreso che aveva avuto un certo interesse, soprattutto per i santi in Gallia, qualcosa che aveva compreso attraverso san Giovanni.

Poi c'è stato un vescovo greco a Londra, il defunto vescovo Christopher di Telmissos, che nel 1985 ha scritto un libretto su questi santi in greco. Nel 1989 ho scoperto che il padre Pietro (Cantacuzene – in seguito vescovo Ambrogio di Vevey) della ROCOR aveva composto un officio a tutti i santi della Svizzera. Nel 1992 in Portogallo ho scoperto la venerazione per i santi portoghesi e spagnoli e ho appreso che processi simili erano in corso in Svezia e in Germania. Ma tutti questi movimenti erano collegati con la ROCOR.

Perché è stata la ROCOR a iniziare tutto in questo campo e nessun'altra giurisdizione ha mostrato alcun interesse fino a molto più tardi?

Semplicemente perché le altre giurisdizioni erano ripiegate verso l'interno, o assorte nella politica e nell'identità delle loro madrepatrie oppure in culti di personalità locali. La ROCOR aveva perso la sua patria e non vi poteva tornare. Di conseguenza, alcuni semplicemente vivevano nel passato, in una nostalgia culturale, una sorta di mentalità edoardiana russa. Ma altri si sono resi conto che il futuro stava nell'incarnare noi stessi come ortodossi senza compromessi nei nostri paesi di adozione. Eravamo proprio la chiesa fuori della Russia, non dentro la Russia. Ecco perché nella ROCOR abbiamo avuto riviste come Orthodox America, Orthodox Australia e Orthodox England. È il principio dell'Incarnazione. Altre giurisdizioni erano interessate solo alla politica nazionalista, greca, sovietica o balcanica, oppure a una vaga, accademica, annebbiata, disincarnata, filosofica 'spiritualità' di Oxbridge, che alimenta solo il cervello, non il cuore. Questa è un conforto di auto-soddisfazione solo per intellettuali, e fa parte del modernismo.

E così, quando hanno iniziato a interessarsi quelli al di fuori della ROCOR?

Prima di tutto, negli anni '90, se non prima, c'è stato il calendario della compagnia greco-ortodossa di san Giovanni Battista, a cura dell'allora vescovo Kallistos e di altri ex-anglicani, che ha iniziato a includere alcuni di questi santi, come padre Mark della ROCOR aveva fatto già da circa 20 anni. Poi, nel 1996, un gruppo di 300 anglicani ha aderito al Patriarcato di Antiochia e ha iniziato a venerare questi santi e a dedicare loro le chiese. È stato molto piacevole. In seguito la venerazione dei santi e i pellegrinaggi ai loro luoghi sono diventate cose di moda, a un livello abbastanza incredibile.

Un grande passo in avanti è stato la nomina del Vescovo Elisej come capo della diocesi di Sourozh nel 2006. Quelli che mi avevano disprezzato negli anni '70 e '80 si sono improvvisamente interessati! Se solo un vescovo come Elisej fosse stato lì negli anni '70! Quello che avevo scritto negli anni '70 e '80 è stato pubblicato e anche tradotto in russo e parti in altre lingue. In seguito circa 2000 persone come Misha Sarni di Sourozh e anche l'ottimo Dmitrij Lapa a Mosca si sono molto interessate.

Quando ha composto i primi offici ai santi locali e quali ha composto?

Ho iniziato nel 1998 o 1999 con offici a sant'Edmund, san Felice e santa Audrey, poi a tutti i santi delle isole e più tardi, nel 2014, a tutti i santi delle terre d'Europa. Questi sforzi sono ovviamente sminuiti dal lavoro di Isaac Lambertson, che ha composto servizi a decine di santi delle terre occidentali, tutti i santi principali. Il nostro debito con lui per questo e per le sue traduzioni è enorme.

Quale è stato per lei il momento culminante?

Penso che sia stato nel 2008, quando abbiamo aperto la prima cappella a tutti i santi delle isole, nella mia città natale di Colchester. Un'ambizione di quarant'anni prima era stata realizzata! Poi nel 2012 abbiamo finalmente fatto dipingere una nuova icona di tutti i santi delle isole per l'iconostasi, che ha corretto il lavoro pionieristico del caro padre Mark.

Cosa accadrà in futuro?

A Mosca stanno ancora pensando di incorporare alcuni di questi santi, che erano già venerati nel primo millennio in Occidente, nel calendario della Chiesa russa, almeno sant'Albano. Sono almeno otto anni che lo stanno prendendo in considerazione. Ma questo significherebbe solo mettersi al passo con gli sviluppi che qui hanno avuto luogo negli ultimi 60 anni. A volte qualcuno inizia qualcosa nelle province e solo successivamente altri nel Centro lo recuperano. Uno dei problemi a Mosca è la pronuncia di nomi sconosciuti come Alfred e Ethelbert e il fatto che suanoano un po' cattolici, ma se li si traduce letteralmente in russo, vengono più o meno fuori come Miroslav e Svetoslav.

Che consiglio darebbe a chi vuole venerare questi santi? Li accettiamo tutti fino al 1054?

Lo scisma non è stato un evento, ma un processo. È ancora in corso, è il processo di sostituzione del peccato umano alla rivelazione divina, del culto dell'uomo al culto del Dio-uomo; l'essenza dello scisma continua fino ad oggi. Ma la questione per noi è esattamente questa: quando la gente ha cominciato ad allontanarsi dalla Chiesa?

Come possiamo vedere dall'arcivescovo greco di Canterbury, san Teodoro (+ 690), o dal papa greco di Roma, san Zaccaria (+ 752), il processo dello scisma chiaramente non è iniziato fino alla metà del secolo VIII. Tuttavia, vi è stato un brutto periodo con il re eretico e genocida dei franchi, Carlo Magno (il beato Carlo Magno per i papisti), e il suo Concilio di Francoforte nel 794. Ma Carlo Magno è morto nell'814 e le sue eresie e il suo cosiddetto 'impero' sono crollati e l'Ortodossia è rinata. A Roma non hanno accettato la sua eresia e lo hanno respinto come un barbaro ignorante assetato di potere.

C'è stato un altro brutto periodo alla fine del IX secolo, corretto dal Concilio anti-filioquista di Costantinopoli nell'879-80 e da papa Giovanni VIII, assassinato per la sua ortodossia e il suo anti-filioquismo nell'882, ma influenzato dal ricordo dell'eretico Papa Niccolò di Roma (san Niccolò per i papisti). Questo provocò l'opera di san Fozio contro l'eresia del filioque. Poi ci fu una rinascita dell'Ortodossia in Germania con l'imperatrice greca d'Occidente, Teofano (+ 991). Tuttavia, possiamo anche vedere il declino spirituale dell'Occidente a partire dalla fine del X secolo, quando apparvero i primi segni del feudalesimo, completamente estraneo al cristianesimo. Probabilmente nel 1014 il filioque è stato cantato a Roma per la prima volta. Allo stesso tempo, ci sono stati sempre meno pellegrini provenienti da ovest che andavano a Gerusalemme e Costantinopoli e sempre meno monaci e chierici greci che visitavano l'Occidente. Questo è stato il sintomo di un cambiamento spirituale, di un declino.

In altre parole, dobbiamo guardare molto attentamente alla vita di chiunque in Occidente, soprattutto in quella che oggi è la Germania e la Francia settentrionale, dopo la metà del secolo VIII fino alla metà del secolo XI, alla data simbolica del 1054. Tuttavia, dobbiamo guardare con attenzione anche dopo questa data in alcune regioni, perché ci sono stati santi ortodossi sul territorio occidentale anche dopo il 1054, probabilmente in Inghilterra almeno fino al 1066 (anche se non il traditore mezzo-normanno Edoardo detto il Confessore), forse nelle aree celtiche e in Scandinavia, anche dopo questo periodo, e certamente nella Sicilia e Calabria greche, dove l'Ortodossia è sopravvissuta intatta fino almeno al XII secolo.

Qual è l'importanza del culto di questi santi?

La venerazione di questi santi significa la reintegrazione e il reinserimento dei popoli occidentali nella santità della Chiesa. Questo è spiritualmente significativo, non solo a livello personale, ma a livello nazionale. Non ci può essere salvezza per il mondo occidentale separato fino a quando questo accadrà. Escatologicamente, è parte del raduno nella Chiesa prima della fine, l'incontro tra la Chiesa celeste, i santi, e la Chiesa sulla terra, noi.

 
Patriarca Kirill: il Signore aiuta le persone a comprendere le proprie delusioni attraverso i dolori globali

La sera dell'8 marzo 2022, martedì della prima settimana della Grande Quaresima, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha celebrato la Grande Compieta con la lettura del Grande Canone penitenziale di sant'Andrea di Creta nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Al termine del servizio, sua Santità ha pronunciato un sermone.

"Il desiderio di benessere di una persona", ha sottolineato il patriarca, "sviluppa molte inclinazioni peccaminose, perché se il raggiungimento del comfort e della prosperità materiale diventa l'unico obiettivo, tutto il resto va alla periferia. E se anche la cultura di massa supporta tale definizione di obiettivi, allora le persone entrano nel sistema della vita con false linee guida. Ma non si può vivere senza punti di riferimento! Durante il giorno la guida è la luce del sole, che ci indica la strada; di notte, è la luce artificiale. Ma se non c'è luce, allora non ci sono punti di riferimento, le persone che sono private della vista lo sanno bene. Per tutti noi, la vera luce che dà veri orientamenti nella vita e conduce alle vere mete dell'essere è la parola di Dio. E non c'è bisogno di inventare nulla, c'è una parola data da Dio stesso attraverso i profeti, attraverso gli apostoli. Questa non è sapienza umana e non è un altro insegnamento filosofico. Il vangelo è la parola di Dio stesso rivolta a noi; è proprio qui che la sapienza divina chiarifica le linee guida della vita.

"Ma cosa succede a una persona che non conosce questi punti di riferimento? È molto facile e semplice che recepisca qualsiasi luce, cioè qualsiasi stimolo che attiri l'attenzione, come un obiettivo di vita genuino e agognato. Cosa ci dà la fede? La fede ci dà una sorta di bussola che ci aiuta a non deviare dal cammino della vita, il cammino che il Signore ha preparato per noi, per condurci alla vera felicità, alla pienezza della vita già qui sulla terra, e poi nell'eternità.

Naturalmente, sotto l'influenza dell'ambiente, sotto l'influenza dei nostri pensieri, desideri o qualche tipo di filosofia di vita, ognuno di noi commette degli errori. E se una persona non ha l'opportunità di correggere la sua traiettoria di vita, di rendersi conto che si è smarrita, allora è minacciata da un abisso spirituale, la morte. E se fossimo abbandonati a noi stessi, se il Signore non osservasse in alcun modo la nostra vita, se non ci desse la sua mano salvifica, allora difficilmente esisterebbero la pace di Dio e il genere umano. Ma il Signore corregge il nostro cammino di vita, ammonendoci, anche attraverso la sofferenza e il dolore. Spesso le persone le sopportano con grande difficoltà, ma i santi Padri ci insegnano che dobbiamo trattare ogni dolore con grande attenzione, perché il dolore espone la nostra debolezza, e una persona, avendo sentito la sua debolezza, si rivolge a Dio. È attraverso la sofferenza e il dolore che le persone si avvicinano a Dio. Questo accade anche nella vita personale, e quando il pericolo spirituale incombe sulle persone, su un paese, sul genere umano, il Signore, attraverso i dolori globali, aiuta le persone a capire le loro delusioni, l'irregolarità della loro traiettoria di vita, e quindi apre il opportunità di correggere il proprio percorso di vita.

Così, e non altrimenti, dovremmo percepire i dolori che incontriamo nella vita. Naturalmente, ci sono diversi tipi di dolore. Ci sono dolori per colpa nostra, per codardia, per pietrificata insensibilità, come si dice nella preghiera, per stupidità, per incomprensione, per coincidenza di circostanze. Ma spesso i dolori arrivano come da fuori, inaspettatamente. E se non possiamo, da soli, evitare ciò che ci porta dolore e sofferenza, allora è particolarmente necessario affrontare le prove della vita con un senso di fiducia in Dio. Spesso queste prove sono associate a una grave malattia, a una disabilità, alla perdita di persone care con cui abbiamo legato quasi tutta la nostra vita. Per esempio, due coniugi sono felicemente sposati da molti anni e improvvisamente uno di loro muore. Come sanare questo dolore, quando le persone sono diventate davvero una cosa sola, e improvvisamente la loro unità, rinsaldata da decenni di convivenza, è distrutta? Si possono fare molti esempi di come una persona attraversa prove difficili, non avendo modo di evitarle. E affinché queste circostanze della vita non ci spezzino, non ci trasformino in persone con pietrificata insensibilità, e ancor di più non portino a una perdita di fede, dobbiamo percepire premurosamente tutto ciò che ci accade, e in quei casi in cui non capiamo le ragioni, dobbiamo chiedere al Signore che ci riveli il senso di ciò che è accaduto. Ma in ogni caso, prove lugubri, difficili, dolorose non dovrebbero mai causare disperazione o, cosa più pericolosa, dubbi nella fede", ha sottolineato il patriarca.

 
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Arcivescovo Mark di Egor'evsk: Il compito principale di un vescovo è di pregare per il gregge a lui affidato

Decine di nuove diocesi sono state create negli ultimi anni nella Chiesa russa, a poco a poco crescono le radici: appaiono nuove parrocchie, si formano diverse strutture diocesane - dai servizi stampa ai dipartimenti per le opere sociali.

A proposito del costo delle riforme amministrative, di quali cambiamenti nella vita delle diocesi si sono verificati in questo periodo, e di come e perché è cambiato lo status e il ministero del vescovo diocesano, il portale Pravoslavie.ru ha intervistato il capo del dipartimento per le istituzioni del Patriarcato di Mosca all’estero, nonché rettore dei vicariati nord-occidentale e settentrionale di Mosca, l'arcivescovo Mark di Egor’evsk.

Vladyka Mark, presto celebrerà il decimo anniversario della sua consacrazione episcopale. Potrebbe definire la differenza tra il ministero episcopale oggi da quello che era, diciamo, durante il periodo sovietico o dieci anni fa?

Senza dubbio, la vita cambia, e pure la vita dei vescovi. Se mettiamo a confronto la vita del periodo sovietico con quella corrente, si possono vedere non poche differenze. Fin dall’infanzia ho esperienza della liturgia episcopale come un evento solenne, speciale, ma raro. Negli anni sovietici, il vescovo era in una posizione molto dipendente delle autorità secolari. Era possibile nominare un sacerdote in una parrocchia solo con il previo accordo e l’autorizzazione del Consiglio per gli affari religiosi. E la posizione del potere secolare era abbastanza certa: che il prete non fosse troppo attivo, non parlasse dall’ambone con prediche ispirate, non interferisse negli affari della parrocchia. Qualunque tipo di missione era fuori questione. Il vescovo era percepito in questo sistema come un "principino vassallo", un essere celestiale nel suo sistema: celebrava belle funzioni, un culto solenne, ma non interferiva nella vita reale. Da un certo punto di vista, il vescovo, come una sorta di essere celestiale, era un simbolo dell'esistenza di successo della Chiesa nella società sovietica.

Certo, ci sono stati vescovi che hanno sinceramente cercato di proteggere e prendersi cura del clero e della vita ecclesiale. Tuttavia, in questo caso, non vivevano tranquillamente nella diocesi, li spingevano da luogo a luogo, da pulpito a pulpito. Era impensabile, per esempio, che il vescovo visitasse una scuola o un'università, o anche solo il sindaco della città. Ricordo ai tempi sovietici la dichiarazione di uno starosta nella cattedrale: "Ho tenuto così tanti vescovi sotto il mio potere".

Quando il Signore mi ha chiamato al ministero episcopale, la vita della Chiesa era di natura completamente diversa. Anche il posto di vescovo era diverso. Un impegno attivo del vescovo per la chiesa e la comunità era solo incoraggiato. Il vescovo non era più che un lontano "essere celestiale". La congregazione aspettava i propri arcipastori. E il sempre memorabile Patriarca Alessio II e il patriarca Kirill hanno fortemente contribuito al fatto che il vescovo sia stato più vicino alla gente, disponibile sia ai sacerdoti che ai parrocchiani. Tuttavia, per quanto riguarda la vita dei vescovi, nella mente delle persone spesso continuavano a dominare gli stereotipi del tempo passato pori.

A quel tempo c’erano molti meno vescovi. E a volte nell’animo c'era una domanda: come può un vescovo a gestire i territori tanto enormi in cui vive il suo gregge? In alcune regioni della Siberia e dell'Estremo Oriente, le cattedre episcopali sono state istituite solo di recente.

Lei ha una grande esperienza non solo pastorale, ma anche di lavoro amministrativo. È vero che lo stato del vescovo è ora più basso? Ora aumentano le diocesi e il numero di vescovi, e se prima che il governatore di una regione aveva rapporti con un solo vescovo, ora saranno diversi a dover stabilire un contatto con le autorità regionali.

Nella Chiesa, a mio parere, è improbabile che si debba parlare di uno stato nella società. Gli apostoli di Cristo pensavano forse al loro stato? Vi pensavano i vescovi della Chiesa primitiva? Vi pensavano i vescovi missionari che andavano a predicare il cristianesimo alle altre nazioni? O che rapporto avevano i nuovi martiri russi con il proprio stato? L'unico stato, a cui dovrebbe pensare il vescovo - è il nostro posto in relazione a Cristo. Tutto il resto nel ministero del vescovo è secondario. In genere, gli accenti esterni, come ad esempio lo status, il prestigio, e così via, acquistano un posto speciale nella vita solo quando si perde il significato del servizio. Se una persona si è "bruciata" nella Chiesa, il Signore le crea una "posizione" e uno "stato". A volte i preti di parrocchia non sono meno rispettati, sia dalle autorità sia dal popolo di Dio, dei vescovi dipartimentali.

Se parliamo del meccanismo amministrativo, una nuova diocesi è sempre creata dove è necessario in termini di sviluppo della vita della chiesa. E non importa quante diocesi siano situate nel territorio di una regione o provincia. Quando iniziamo a paragonare un vescovo al governatore di una regione, senza volerlo assimiliamo un vescovo a un alto funzionario. L'unica differenza è solo che il governatore è impegnato in faccende del mondo, e il vescovo in quelle della chiesa. Questo approccio ci porterà nella Chiesa uno spirito mondano. Pensate al ruolo del vescovo nella Chiesa primitiva. Se si guarda alla storia, gli antichi vescovi avevano cattedre in città, che, per gli standard di oggi, possono essere paragonate solo con i villaggi. La cosa più importante adesso è iniettare un nuovo impulso allo sviluppo della vita della chiesa. E quanti saranno i vescovi su quali territori, non importa affatto.

Come si fa a ripartire i mandati del sacerdote e vescovo, se il vescovo se ne va a visitare gli orfanotrofi, e di fronte alla stampa locale a parlare e comunicare con le autorità locali?

I mandati sono distribuiti come la situazione una diocesi concreta richiede o permette. Credetemi, non ci sarà mai uno sforzo di troppo nella sfera ecclesiastica. Se il vescovo ha tempo di visitare un ospedale o di concedere un intervista, o di andare a predicare a un concerto - perché non farlo. Tuttavia, tutto questo non sostituisce il lavoro delle competenti strutture della chiesa.

Un vescovo può normalmente gestire da 50 a 100 parrocchie - è più facile e più efficiente rispetto a quando il vescovo ha a che fare con 300 o 500 parrocchie. In questo caso, il vescovo difficilmente conosce anche tutti i nomi dei sacerdoti - ed egli deve non solo conoscerli, ma avere personalmente familiarità con ciascuno di loro, per sapere cosa sta succedendo con il parroco, per orientare le sue attività e per aiutarlo. Il vescovo ha una visione più globale della vita e della missione della Chiesa. Il sacerdote nella sua parrocchia, in un certo senso, è limitato dalle preoccupazioni quotidiane e talvolta percepisce anche dolorosamente la formazione di una nuova comunità, o la costruzione di una nuova chiesa accanto alla sua. Spesso dice questo: io ho costruito una chiesa, una comunità, e ore aprono un’altra chiesa vicino, e alcune persone ne andranno, la vita parrocchiale diminuirà, ci saranno meno donazioni... Così iniziano gelosia e confusione. Ma il vescovo non ha interessi personali, parrocchiali. Il sacerdote deve mantenere una famiglia, è costretto a pensare ai soldi. Ma per il vescovo tutti i cristiani sono figli, in modo che la sua preoccupazione è di aprire nuove chiese, di avere più comunità. Le sue azioni, di regola, hanno più obiettività. E la sua visione dei problemi della chiesa è più ampia di quella del sacerdote.

La stessa parola "vescovo" significa "sorvegliante". Egli sovrintende i sacerdoti, in come celebrano, come predicano, come insegnano. In molte regioni la nomina del nuovo vescovo sulla cattedra è un potente impulso per lo sviluppo della vita parrocchiale e per l’attività missionaria. Ricordo che sua Santità il patriarca ha detto che dopo la nomina di un vescovo in un paese dell'Asia centrale la vita fino a quel punto lenta della chiesa è immediatamente cambiata. Intorno al vescovo appena arrivato si sono radunati gli intellettuali locali, e i parrocchiani sono stati incoraggiati. Si è sentita solidarietà e unità. La gente ha sentito davvero che cos’è la Chiesa.

Se si parla di stereotipi, si possono ancora ricordare le accuse di formalizzazione della vita della chiesa, dicendo che se ci sono così tanti nuovi "funzionari della chiesa", questo non rallenterà la missione? Com’è che le riforme diocesane aiuteranno l’ingresso delle persone nella Chiesa?

Il numero dei vescovi non ostacola la missione. Questa non si fermerà, anche se il numero dei vescovi raddoppia. Al contrario, l’istituzione delle nuove diocesi sarà solo un ulteriore incentivo per una maggiore vita della Chiesa. Una delle nostre principali preoccupazioni - è l'inerzia. La gente è abituata a vivere nel vecchio modo, a vivere tra i propri interessi parrocchiali. Il patriarca dice qualcosa, il vescovo benedice, e il sacerdote o il consiglio della chiesa continuano a vivere la propria vita tranquilla e misurata.

È da questo - dall’indifferenza e dall'insensibilità dei pastori - che bisogna liberare la gente. La condizione principale per la creazione di una parrocchia - è un buon sacerdote, non indifferente. Se serve in modo non indifferente e approfondisce i problemi della gente, risponde alle domande, allora le persone si radunano intorno a lui. E le persone comuni non sono attratte da discorsi su temi di politica, né da sermoni o articoli di stampa, anche se spiritosi e intelligenti - le persone sono attratte soprattutto dalla spiritualità di un uomo, dalla sua rettitudine di vita.

Ogni persona ha le proprie inclinazioni e talenti. Qualcuno ha un talento di predicatore, qualcuno è ben versato nelle opere sociali, qualcuno in teologia o nella tecnologia multimediale. Quale servizio è essenziale per un vescovo, e quale può esserci secondario?

Il primo e più importante compito di un vescovo è quello di pregare per il gregge a lui affidato, di essere il suo padre spirituale. Egli deve dare se stesso a Dio e agli uomini. Il vescovo ordina i nuovi sacerdoti. Anche questa è una cosa molto importante, perché non importa quanto sia buono un vescovo, ha bisogno di un gran numero di assistenti, solo così la missione è possibile ed efficace.

Se il vescovo non sa predicare bene o è mal versato nelle attività sociali, amministrative, o di qualsiasi altro tipo, non è una tragedia. A tutto questo si può supplire. Si possono trovare collaboratori che lo aiuteranno a tempo indeterminato. L'unica cosa che non può trasmettere ai collaboratori - è la responsabilità per il suo gregge, così importante nel ministero del vescovo - il calore del proprio cuore.

Lei dirige il vicariato nord-occidentale nei confini dei distretti amministrativi del Nord-Ovest e di Zelenograd a Mosca, e il vicariato settentrionale all'interno del distretto amministrativo settentrionale. Come funziona questo nuovo sistema di vicariati e decanati?

Il regolamento sui vicariati nelle diocesi della Chiesa ortodossa russa è stato adottato due anni fa. Secondo questo documento, il vicariato è una suddivisione canonica della diocesi, che comprende uno o più decanati.

In città ci sono quasi 400 parrocchie. E il loro numero aumenterà. Naturalmente, sua Santità il patriarca non può gestirle fisicamente senza assistenti. Il vescovo incaricato dei vicariati supervisiona l'esecuzione di decreti e ordini del vescovo diocesano, visita le parrocchie, vi celebra le funzioni. Per esempio, nel corso dell'anno passato ho servito in quasi ogni chiesa del mio vicariato, e in costante contatto con il clero e i parrocchiani. La maggior parte dei documenti passa ora attraverso i vescovi vicari. A mio parere, questo è un significativo passo in avanti. Molti dei problemi che non sono stati risolti da anni, ora ricevono soluzioni corrette. Dico questo conoscendo la situazione in prima persona, non per sentito dire, ma dal di dentro.

Per quanto possa sembrare strano, il grosso problema qui a Mosca - è la mancanza di sacerdoti. Anche se negli ultimi anni sono diventati di più, ancora non sono abbastanza. E questo ha facilitato la formazione del vicariato per le ordinazioni sacerdotali. Prima di ricevere il sacerdozio è stato considerato un tempo molto più lungo, alcuni candidati sono stati in attesa per tre o quattro anni. Il sistema dei vicariati ora ci permette di risolvere queste cose in modo molto più veloce. Il consiglio del vicariato, che è guidato dal vescovo vicario, decide se una persona è pronta all’ordinazione o se ha bisogno di lavorarvi. Il verbale del consiglio è indirizzato al patriarca, che prende la decisione. Il patriarca solitamente benedice i vicari a ordinare al rango di diacono.

E per quali problemi i parrocchiani possono rivolgersi al vescovo vicario? Ci saranno più richieste, ora che si fa un gran parlare della Chiesa nei media?

Per qualsiasi problema. Si lamentano, e ringraziano, scrivono lettere con una serie di richieste. Non direi che ora si fanno più richieste - spesso l'immagine dei media non è come le cose stanno realmente. Penso che la gente di chiesa sia ora più consapevole. Un popolo non praticante di solito non va dal vescovo, piuttosto trasferisce subito le proprie richieste alla Chiesa nella sfera pubblica.

Quando servo in diverse chiese, i parrocchiani si fanno avanti anche con richieste. Cerco di ascoltare le persone, ma se non ottengo le informazioni necessarie - prego di inviarmi una richiesta scritta per sistemare le cose. Nessuna richiesta, se non è anonima e non è diffamatoria, rimane senza risposta.

Diversi anni fa, il patriarca Alessio II, e più tardi il patriarca Kirill hanno costantemente ricordato ai sacerdoti, per esempio, che una chiesa dovrebbe essere aperta tutto il giorno, e il rettore deve avere un cellulare costantemente acceso su cui i parrocchiani possono contattarlo. In un primo momento è stata una cosa sorprendente, ma poi ci si è abituati a un tale ordine di cose. Ci sarà presto una nuova disposizione simile per i vescovi?

Ci sono molti vescovi sinceri, dignitosi che sono disposti a lavorare duro come apostoli, e non aspirano alla grandezza decorativa o ai beni materiali. Ora, nel nostro paese questi sono tempi apostolici. La gente ha bisogno di una missione. E da questa non dovrebbe rifuggire nessun sacerdote o vescovo. Molti vescovi oggi sono ordinati in età piuttosto giovane. E non è casuale, in quanto, al fine di rilanciare la vita della Chiesa, il vescovo deve avere molta energia e forza.

 
Padre Ioannis Romanidis su Robin Hood e l'Ortodossia

TESTO I

Estratto dal saggio La menzogna di Carlo Magno del 794 d.C., i greco-latini di Alba Longa e di Roma, la menzogna dell'Impero bizantino e la balcanizzazione

46. Come abbiamo già notato, la popolazione della Francia nel 1789 includeva il 2% di nobili, il 13% di classe media libera e l'85% di villani e servi. Quest'ultimo 85% era racchiuso all'interno di aree di servitù e bloccato dalla fuga da circa 40.000 castelli. Questi servi e villani erano stati isolati gli uni dagli altri da tanti secoli, che avevano finito per parlare il proprio patois locale, forme dialettali di cui circa 35 sono tramandate e ancora parlate localmente. Questa realtà ha costretto l'85% della popolazione ad apprendere e adottare il linguaggio dei loro ex oppressori. Questo significa chiaramente che ci doveva essere un motivo molto grave per cui i militari franchi tenevano così tanta parte della popolazione isolata gli uni dagli altri. Sembra che la migliore spiegazione di questo fenomeno di tante aree di servitù fino al 1789 è da ricercarsi nelle Decretali pseudo-isidoriane apparse nell'850. [35] Questi documenti manomessi e falsificati supportavano una struttura di Chiesa che metteva i vescovi franchi direttamente sotto il controllo del papa di Roma e della sua curia, entrambi ancora formati da cittadini romani, e quindi sotto il dominio dell'Impero romano e il suo imperatore romano a Costantinopoli Nuova Roma. All'epoca i franchi accettatero queste Decretali come autentiche e sostennero che erano valide a livello locale solo all'interno dell'Impero romano, un argomento difficile da sostenere quando un piccolo numero di franchi governava su un numero di gran lunga superiore di romani. Così i franchi presero la loro decisione finale di che ha provocò la loro occupazione definitiva del papato mettendo sul trono pontificio i loro lacchè dal 1012 al 1046, quando riuscirono a liberarsi definitivamente dei papi romani e della loro curia e divennero essi stessi il papa di Roma e la sua curia.

47. Tuttavia, questo nuovo papato franco iniziò a consolidare il proprio potere in Occidente attraverso l'invasione normanna dell'Inghilterra 1066. Mentre i franchi normanni stavano continuando il processo di espulsione dell'esercito romano dal Sud Italia e di aiuto agli italo-franchi a strappare il papato dagli imperatori di Franconia, il loro duca Guglielmo di Normandia invase l'Inghilterra con la benedizione di papa Alessandro nel 1066. Fece installare il suo amico lombardo, il "santo e beato " Lanfranco, maestro del papa, come primo arcivescovo non romano/sassone di Canterbury nel 1070, e insieme sostituirono tutti i vescovi autoctoni con vescovi franco-latini. Tutti i vescovi e abati sassoni e celti furono licenziati in massa [36] e condannati al carcere a morire morti premature per tortura e fame. [37] I nuovi vescovi, nobili dell'impero dei franchi, furono a loro volta uccisi dal popolo ogni volta che se ne presentava l'occasione. [38] in effetti sassoni e celti celebrarono la morte di Lanfranco nel 1089 con il lancio della loro terza e più grave rivolta contro gli invasori stranieri. [39] Il più famoso dei leader rivoluzionari sassoni contro i normanni era Robin Hood. Ammalato, fu portato da Little John in un convento di suore dove qualcuno lo riconobbe. La suora normanna che lo stava curando con un salasso trasformò questa cura in un assassinio facendolo sanguinare a morte. Little John e i suoi uomini fuggirono in Irlanda per continuare la loro guerra contro i normanni. [40] Quella che Robin Hood e i suoi uomini stavano combattendo contro il cattivo re Giovanni a favore del buon re Riccardo è una favola davvero interessante e astuta. In ogni caso le riforme normanne e la loro potenza militare si svilupparono nelle crociate in Oriente e in Occidente. Favorirono infine la riforma protestante, che ebbe scarso successo presso i romani d’Oriente e alcuni tra gli slavi.

48. Questa tradizione di vescovi, chierici e monaci assassini ebbe il suo fondamento teologico quasi definitivo con "san" Bernardo di Chiaravalle nei suoi sermoni "De laude novae militiae ad milites Templi" [41] in cui sostiene che il cavaliere templare, un religioso "che uccide per la religione non commette un male, ma piuttosto fa il bene, per il suo popolo e se stesso. Se muore in battaglia, si guadagna il cielo; se uccide i suoi avversari, vendica Cristo. In ogni modo, Dio è compiaciuto". [42] La sua forma definitiva le fu data dall'Inquisizione che condannava a morte, ma di solito passava le esecuzioni ai laici.

Note

[35] Ioannis S. Romanidis, "Franchi, romani, feudalesimo e dottrina, un'interazione tra teologia e società", Holy Cross Orthodox Press, 1981, pp.20 -32.

[36] Per le fonti documentate dei dettagli dell'omicidio dei vescovi e abati celti e sassoni e la loro sostituzione con nobili dai regni franchi, ossia Gallia, Germania e Italia, v. Auguste Thierry, Histoire de la Conquète de l'Angleterre par les Normands, Paris 1843, vol. 2, pp 147 (1071-1072), 215-219 (1075-1076), 284, 313-314, 318 (1087-1094), vol. 3, pp 35 (1110-1138), 214-215 (1203).

[37] Ibid. voI. 2, pp 55, ' 66 (1068) 111.145.184 (1070-1072), 215 (1075-1076), 240-242 (1082), 313-316 (1088-1089), vol. 3, pp 35, 44, 47 (1110-1140).

[38] Ibidem,. Vol. 2, pp 232, 236 (1080); vol. 3, pp 27, 36-37, 39 (1110-1138), 55 (1141-1142), vol. 4, pag. 349 (1387).

[39] Ibid., Vol, 2, p. 315. Robin Hood guidò una fase di questa rivoluzione fino a che non fu riconosciuto da suore normanne che lo lasciarono morire dissanguato mentre lo curavano per mezzo di un salasso.

[40] 1189-1194. Nessuna delle ballate che sono state conservate fino a noi ci racconta la morte di Robin Hood; la tradizione popolare dice che è morto in un convento di suore, dove un giorno, sentendosi malato, era andato a chiedere aiuto. Dovettero praticargli un salasso, e la suora che sapeva fare questa operazione, riconoscendo Robin Hood, la praticò su di lui in modo da ucciderlo. (Percy, Reliquies of ancient English poetry, vol. I, p.198, 6e cdd.)

Questa storia, che nessuno può confermare né smentire, è del tutto coerente con gli standard del XII secolo; molte donne nei monasteri ricchi si occupavano di studiare medicina e di preparare rimedi che offrivano gratuitamente ai poveri. Inoltre, in Inghilterra, dopo la conquista, le superiore delle abbazie e la maggior parte delle monache erano di estrazione normanna, come dimostrano i loro statuti, scritti in francese antico (Regula monialium Beatae Mariae de Sopwell, in auctuario, additamentor, ad Matth. Paris, t. I, p. 261): forse questo fatto spiega come mai il capo dei banditi sassoni, che gli ordini reali avevano messo fuori legge, trovasse dei nemici nel convento dove era andato a cercare aiuto. Dopo la sua morte, il gruppo di cui era il leader e l'anima si disperse, e Little John, suo fedele compagno, disperando di poter rimanere in Inghilterra, e spinto dal desiderio di continuare la guerra contro i normanni, andò in Irlanda, dove prese parte alle rivolta dei locali. Così fu sciolto l'ultimo gruppo di briganti inglesi ad avere uno scopo e un carattere politico, e che merita quindi una menzione nella storia.

[41] Migne, P.L. 182, 921-940.

[42] Come sintetizzato ne La storia del feudalesimo, a cura di David Herlihy, 1970, p. 282-283.

Il retro della portineria del convento di Kirklees, dove si dice che Robin Hood sia stato dissanguato a morte dalla priora

TESTO II

Estratto dal saggio La cura della malattia neurobiologica della religione, la civiltà ellenica dell'Impero romano, la menzogna di Carlo Magno del 794, e la sua menzogna oggi

25. Robin Hood - un martire ortodosso?

Il più famoso dei leader rivoluzionari sassoni contro i normanni era Robin Hood. Ammalato, fu portato da Little John in un convento di suore dove qualcuno lo riconobbe. La suora normanna che lo stava curando con un salasso trasformò questa cura in un assassinio facendolo sanguinare a morte. Little John e i suoi uomini fuggirono in Irlanda per continuare la loro guerra contro i normanni. [96]

Così tanti sassoni si diressero verso Costantinopoli Nuova Roma dopo la conquista normanna per unirsi all'esercito dei variaghi dell'imperatore romano, da superare gli scandinavi come maggioranza. [97] Uno dei grandi generali di questo esercito dei variaghi era stato re Harald III Hadrada di Norvegia (1015-1066). Questo significa che la Norvegia era ancora ortodossa. Era diventato il capo dell'esercito dei variaghi sotto l'imperatore [98] Zoe (1042-1056). Il generale Harald condusse i suoi variaghi "a frequenti vittorie in Italia, in Sicilia e in Nord Africa, penetrando anche a Gerusalemme. In Italia e in Sicilia combatteva franchi e normanni nel momento in cui erano in procinto di liberarsi dei papi di facciata, i romani tuscolani (1014-1056) a favore dei reali papi franco-latini. È molto probabile che la sua attenzione sia stata distratta per qualche tempo dall'inizio della penetrazione dell'eresia carolingia in Scandinavia, cosa che può spiegare i suoi frequenti tentativi di soggiogare la Danimarca. Nel 1064 abbandonò questo tentativo e fece la pace con la Danimarca. sua invasione dell'Inghilterra nel 1066 a Eburacum era evidentemente un tentativo di sconfiggere il partito filo-franco-normanno, che stava cercando di avere la meglio sui sassoni. Evidentemente non fu solo su iniziativa del conte sassone di Tostig, filo-romano e ortodosso, che intraprese l'invasione dell'Inghilterra, dato che ebbe anche alleati ortodossi scozzesi, irlandesi e di Ebor (Yorkshire in normannno) che sostennero la sua invasione dell'Inghilterra.

Non ci può essere alcun dubbio che i cristiani ortodossi d'Inghilterra sapessero benissimo che il loro papato romano aveva lottato contro una presa di potere dei franchi nel 983-984, nel 996-999, nel 999-1003 e, infine, nel 1009-1046, quando dei voltagabbana romani tuscolani furono posti a forza dagli imperatori tedeschi al soglio papale, finché questo diventò finalmente franco-latino dal 1046. Fu in questo contesto che l'invasione normanna dell'Inghilterra ebbe luogo con la benedizione del papa lombardo Alessandro II (1061-1073).

In ogni caso il re sassone Harold del West Essex incontrò l'esercito norvegese a Eburacum (in normanno York) e nella battaglia che ne seguì il re di Norvegia fu ucciso. Tuttavia, mentre celebrava la sua vittoria il re sassone Harold apprese che un esercito normanno era appena sbarcato. Senza aspettare che i suoi osservatori dessero una buona occhiata a questo nemico normanno, re Harold si precipitò con il suo esercito, fresco della sua vittoria sui norvegesi, per incontrare i normanni solo per confrontarsi con i nuovi tipo di cavalli e uomini pesantemente corazzati. Un fenomeno di cui non avevano ancora sentito parlare, né che potevano immaginare.

Guglielmo sbarcò sulle coste della Gran Bretagna portando la bandiera papale a capo di quello che era essenzialmente l'esercito della prima crociata. Il francofilo Harold rimase abbastanza stupito quando seppe che il papa lombardo Alessandro II aveva dato la sua benedizione papale all'invasione di William. Fece molto poche e molto povere manovre difensive sul campo di Hastings quel giorno e lui e i suoi uomini furono completamente schiacciati. [99]

Sicuramente il norvegese Harald non fu mai consapevole che stava combattendo per un cosiddetto imperatore "greco" o "bizantino". Egli aveva vissuto e lavorato per l'impero romano e il suo imperatore romano Zoe sapendo che lei e la sua gente erano romani. Con la battaglia di Hastings fu la volta dei romani sassoni, gallesi, irlandesi e scozzesi di diventare schiavi dei nobili franco-latini che ora saccheggiavano la loro terra. Tutti questi veri cristiani "cattolici romani" d'Inghilterra stavano ancora pregando nelle loro chiese per l'Imperium Romanum di cui l'imperatore romano e la capitale erano a Costantinopoli, la Nuova Roma, che era anche il quartier generale dell'esercito dei variaghi in cui i loro figli stavano servendo.

Note

[96] 1189-1194. Nessuna delle ballate che sono state conservate fino a noi ci racconta la morte di Robin Hood; la tradizione popolare dice che è morto in un convento di suore, dove un giorno, sentendosi malato, era andato a chiedere aiuto. Dovettero praticargli un salasso, e la suora che sapeva fare questa operazione, riconoscendo Robin Hood, la praticò su di lui in modo da ucciderlo. (Percy, Reliquies of ancient English poetry, vol. I, p.198, 6e cdd.)

Questa storia, che nessuno può confermare né smentire, è del tutto coerente con gli standard del XII secolo; molte donne nei monasteri ricchi si occupavano di studiare medicina e di preparare rimedi che offrivano gratuitamente ai poveri. Inoltre, in Inghilterra, dopo la conquista, le superiore delle abbazie e la maggior parte delle monache erano di estrazione normanna, come dimostrano i loro statuti, scritti in francese antico (Regula monialium Beatae Mariae de Sopwell, in auctuario, additamentor, ad Matth. Paris, t. I, p. 261): forse questo fatto spiega come mai il capo dei banditi sassoni, che gli ordini reali avevano messo fuori legge, trovasse dei nemici nel convento dove era andato a cercare aiuto. Dopo la sua morte, il gruppo di cui era il leader e l'anima si disperse, e Little John, suo fedele compagno, disperando di poter rimanere in Inghilterra, e spinto dal desiderio di continuare la guerra contro i normanni, andò in Irlanda, dove prese parte alle rivolta dei locali. Così fu sciolto l'ultimo gruppo di briganti inglesi ad avere uno scopo e un carattere politico, e che merita quindi una menzione nella storia.

[97] Cfr. G. Ostrogorsky, "Storia dello Stato bizantino, " New Brunswick, New Jersey, 1957, p. 293.

[98] I governanti romani donne portavano il titolo di "Imperatore", mai di imperatrice.

[99] David Howarth, "1066 l'anno della conquista", 1978 Viking Press.

 
Dottore, può ricucirmi addosso la Crimea?

- Buon giorno, dottore!

- Buon giorno, chi è lei?

- L'Ucraina.

- Che cos'ha? Mi faccia vedere!

- Ecco qui!

- Ah, sì, non è bello da vedere. Qualcosa glie lo ha scatenato addosso.

- Pensavo che mi fosse venuto da solo.

- E le fa male da vent'anni?

- Da venticinque.

- Qualcuno glie l'ha caricato addosso.

- Dottore, mi guardi anche lì, nel Donbass.

- Ah sì, lo vedo, è brutto.

- Ora lì ho una piccola infiammazione.

- Sì, ma altro che una piccola infiammazione, lei ha la metà del Donbass infiammata. E che cosa ha fatto per curarsi?

- Ho applicato un po' di federalizzazione, ma continua a prudermi, molto forte.

- Doveva essere tenuto al caldo. Con impacchi di grivne. Aveva bisogno di sonno e di tranquillità.

- Il Donbass mi prude così forte. Dottore, faccia qualcosa!

- La cura le darà fastidio!

- Perché, a causa del prezzo dei farmaci?

- Ma quali farmaci? Nessun farmaco... sarà piuttosto una complessa operazione.

- Un'operazione?

- Sì, non si preoccupi più del Donbass. Dovrò rimuoverlo.

- Che cosa significa, rimuoverlo?

- Amputare!

- Dottore, no!

- Ma sì! Altrimenti, l'esito sarà fatale.

- Ma no, dottore, io sono favorevole agli impacchi di grivne!

- Ma quali grivne? Proprio lei! E lì, anche il dollaro sarà inutile!

- E gli euro? Presto avrò un sacco di euro!

- Anche l'euro sarà inutile, lì.

- Non le credo, dottore, mi è stato detto che questo mi poteva aiutare!

- E chi glie l'ha detto?

- L'euro-terapista. Mi ha detto che l'euro è buono per curare tutto.

- L'euro va bene per chi ha un'economia sana, mi capisce?

- Ma cosa si dovrebbe fare, allora?

- Amputare!

- Ma... io volevo invece che lei mi ricucisse la Crimea...

- La Crimea?

- Sì. Me l'hanno rimossa!

- E dove si trova, ora?

- Fuori, in sala d'attesa, seduta con la Russia.

- Le faccia entrare.

(La Russia e la Crimea entrano nell'ufficio del medico).

- Ecco, è lei che me l'ha tolta.

- Capisco. C'era da aspettarselo.

- Me la vuole ricucire addosso?

- No, le si staccherà di nuovo.

- Ma questo non è possibile!

- Era appesa per un "Perekop".

- Sì, ma era appesa!

- ...fino a quando qualcuno ha cominciato a colpirla e a scuoterla. L'ha fatto lei?

- No.

- Questo non è vero, è lei che l'ha scossa, lo vedo chiaramente.

- Non la colpirò e non la scuoterò più, me la ricucisca di nuovo addosso!

- Che cosa intende con 'Non la colpirò e non la scuoterò più? Crede veramente a quello che sta dicendo?

- Sì!

- Per me, le cose sono chiare, le restano tre opzioni.

- C'è qualcosa di strano qui...

- O lo psichiatra, o l'amputazione, o i comunisti.

- ...i comunisti?

- Vi sottoporranno a una socioterapia.

- E che cos'è?

- Una parte costruirà fabbriche, e un'altra andrà nei campi.

- No, non voglio questo. Voglio gli euro!

- E quando va dai comunisti, prenda con lei la Russia.

- E perché?

- Per i campi. Lei non ha mai costruito campi, il suo clima è troppo mite.

- Dottore, no, non voglio!

- E la smetta di grattarsi Kharkov e Odessa...

- Ma io non mi gratto!

- Cosa stavo dicendo? Lo vedo chiaramente!

- Dottore, non potrei provare con le pillole? O andare ad accedere una candela da qualche parte?

- Se non fa quello che le dico, accenda pure una candela, ma oggi! E vada dallo psichiatra! E cerchi di arrivare per le 4 del pomeriggio, altrimenti arriverà troppo tardi! Sì, è così, vada dallo psichiatra! Deve iniziare un trattamento!

 
Intervista a Milena Faustova

Come promesso alcuni giorni fa, facciamo la conoscenza di Milena Faustova, giornalista de “La voce della Russia” nel pool dei cronisti del patriarca Kirill, che da tempo cura una rubrica di notizie religiose disponibile anche in italiano. Un’intervista a una giornalista in un sito parrocchiale? Può sembrare strano, ma abbiamo per le notizie date da giornalisti indipendenti un interesse più genuino che non per quelle dei comunicati stampa ufficiali delle chiese. Milena Faustova, per di più, in quanto cattolica con una formazione nel campo della filosofia occidentale moderna, rappresenta per noi una fonte davvero non accusabile di favoritismi ortodossi, neppure inconsci. Quando sentiamo i suoi commenti sui cambiamenti nell’Ortodossia russa contemporanea, siamo in presenza di un punto di vista estremamente realistico. Presentiamo il testo russo e la nostra traduzione italiana dell’intervista a Milena Faustova nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Come può Dio perdonare coloro che hanno commesso crimini orribili?

Fjodor Dostoevskij

Domanda: Hai detto che alcune persone riceveranno misericordia nel giudizio finale, mentre gli altri riceveranno giustizia. Ma cosa succede se coloro che ti hanno offeso sono perdonati? Tu non riceverai giustizia, allora? E che dire del tuo perdono e di quelli che ha offeso - loro non riceveranno giustizia? La giustizia reale è una ricompensa alla vittima, e potrebbe essere retributiva invece che una restituzione o qualche altra cosa del genere, ma per essa non va bene una forma qualsiasi di retribuzione. Non è sufficiente che "anche loro abbiano sofferto". Devono subire una misura precisa di conseguenze per avere abusato di te mentre tu sei vendicato e reintegrato. Così, come può una persona che ha danneggiato un'altra essere salvata e ricevere misericordia se nel giudizio finale è fatta perfetta giustizia?

Risponderò alla tua domanda con citazioni di una parte del più grande romanzo mai scritto, I fratelli Karamazov, di Fjodor Dostoevskij (un devoto cristiano ortodosso, che potremmo definire un grande teologo laico):

Nel romanzo, ci sono tre fratelli. Ivan, il secondo dei fratelli, è un ateo, mentre il fratello minore Alexej (Aljosha) è un monaco novizio e un credente devoto. In una conversazione, Ivan presenta al suo fratello un problema che ricalca la tua domanda. Racconta una storia, basata su un episodio reale:

* * * * *

Ancora una scena, una soltanto, per curiosità, anche questa molto caratteristica, l'ho appena letta in una raccolta di antichità russe, nell'"Archivio" o ne "Il passato", ho dimenticato il nome, devo controllarlo. Era il periodo più cupo della servitù della gleba, ancora all'inizio del secolo; e qui un evviva al Liberatore del Popolo! [Alessandro II, che abolì la servitù della gleba nel 1861, ndt] All'inizio del secolo, dicevo, c'era un generale, un generale con conoscenze importanti, un ricchissimo proprietario terriero, ma uno di quelli (e pare che anche allora non ce ne fossero molti), che ritirandosi a vita privata, quasi quasi erano convinti di essersi conquistati il diritto di vita e di morte sui loro sudditi. Ce n'erano di tipi così a quei tempi. Allora il generale risiedeva nella sua proprietà di duemila anime, viveva nel lusso e spadroneggiava con i poveri vicini come se fossero i suoi parassiti e buffoni. Aveva un canile con un centinaio di cani da caccia e quasi cento custodi, tutti in uniforme e tutti a cavallo. Un giorno un servo, un ragazzino di soli otto anni, mentre giocava, lanciò una pietra e ferì una zampa del levriero preferito dal generale. "Come mai il mio cane è azzoppato?" Gli riferirono che era stato quel ragazzino a lanciargli una pietra e ferirlo a una zampa. "Ah, sei stato tu?", disse il generale squadrando il ragazzino: "Prendetelo!" Lo presero, togliendolo alla madre, e lo rinchiusero in gattabuia per tutta la notte; il mattino dopo, all'alba, il generale uscì in pompa magna per andare a caccia, in groppa al suo cavallo, attorniato dai suoi parassiti, dai cani, dai custodi e dai capocaccia, tutti a cavallo. Tutti i servi erano stati riuniti perché assistessero alla punizione, e davanti a tutti c'era la madre del bambino colpevole. Portano fuori il bambino dalla gattabuia. Era una giornata d'autunno cupa, fredda, nebbiosa, ideale per la caccia. Il generale ordina di spogliare il bambino e quello rimane tutto nudo, annichilito dal terrore, non osa mandare un grido..."Fatelo correre!", ordina il generale, "Corri, corri!", gli gridano i custodi dei cani e il bambino si mette a correre..."Prendetelo!", urla il generale e gli lanciano dietro l'intera muta di levrieri. I cani lo raggiunsero e lo dilaniarono davanti agli occhi della madre!... Credo che in seguito il generale sia stato interdetto. Allora...che cosa si meritava? La fucilazione? Che lo fucilassero per soddisfare il nostro senso morale? Parla, Aljoshka!"

[Dopo un po' di divagazioni, Ivan chiude con questo argomento:]

"Ascoltami: ho preso il caso dei bambini perché tutto fosse più evidente. Di tutte le altre lacrime dell'umanità, delle quali è imbevuta la terra intera, dalla crosta fino al centro, non dirò nemmeno una parola, ho ristretto di proposito l' ambito della mia discussione. Io sono una cimice e riconosco in tutta umiltà che non capisco per nulla perché il mondo sia fatto così. Vuol dire che gli uomini stessi hanno colpa di questo: è stato concesso loro il paradiso, ma essi hanno voluto la libertà e hanno rubato il fuoco dal cielo, pur sapendo che sarebbero diventati infelici, quindi non c'è tanto da impietosirsi per loro. La mia povera mente, terrestre ed euclidea, arriva solo a capire che la sofferenza c'è, che non ci sono colpevoli, che ogni cosa deriva dall'altra direttamente, semplicemente, che tutto scorre e si livella - ma queste sono soltanto baggianate euclidee, io lo so, e non posso accettare di vivere in questo modo! Che conforto mi può dare il fatto che non ci sono colpevoli e che questo io lo so - io devo avere la giusta punizione, altrimenti distruggerò me stesso. E non già la giusta punizione nell'infinito di un tempo o di uno spazio remoti, ma qui sulla terra, in modo che io la possa vedere con i miei occhi. Ho creduto e voglio vedere con i miei occhi, e se per quel giorno sarò già morto, che mi resuscitino, giacché se tutto accadesse senza di me, sarebbe troppo ingiusto. Certo non ho sofferto unicamente per concimare con me stesso, con le mie malefatte e le mie sofferenze, l'armonia futura di qualcun altro. Io voglio vedere con i miei occhi il daino sdraiato accanto al leone e la vittima che si alza ad abbracciare il suo assassino. Voglio essere presente quando d'un tratto si scoprirà perché tutto è stato com'è stato. Tutte le religioni di questo mondo si basano su questa aspirazione, e io sono un credente. Ma ci sono i bambini: che cosa dovrò fare con loro? È questa la domanda alla quale non so dare risposta. Per la centesima volta lo ripeto: c'è una miriade di questioni, ma ho preso soltanto l'esempio dei bambini, perché nel loro caso quello che voglio dire risulta inoppugnabilmente chiaro. Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l'armonia eterna, che c'entrano qui i bambini? Rispondimi, per favore. È del tutto incomprensibile il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocca pure a loro comprare l'armonia con le sofferenze. Perché anch'essi dovrebbero costituire il materiale per concimare l'armonia futura di qualcun altro? La solidarietà fra gli uomini nel peccato la capisco, capisco la solidarietà nella giusta punizione, ma con i bambini non ci può essere solidarietà nel peccato, e se è vero che essi devono condividere la responsabilità di tutti i misfatti compiuti dai loro padri, allora io dico che una tale verità non è di questo mondo e io non la capisco. Qualche spiritoso potrebbe dirmi che quel bambino sarebbe comunque cresciuto e avrebbe peccato, ma, come vedete, egli non è cresciuto, è stato dilaniato dai cani all'età di otto anni. Oh, Aljosha, non sto bestemmiando! Io capisco quale sconvolgimento universale avverrà quando ogni cosa in cielo e sotto terra si fonderà in un unico inno di lode e ogni creatura viva, o che ha vissuto, griderà: "Tu sei giusto, o Signore, giacché le tue vie sono state rivelate!" Quando la madre abbraccerà l'aguzzino che ha fatto dilaniare suo figlio dai cani e tutti e tre grideranno fra le lacrime: "Tu sei giusto, o Signore!": allora si sarà raggiunto il coronamento della conoscenza e tutto sarà chiaro. Ma l'intoppo è proprio qui: è proprio questo che non posso accettare. E fintanto che mi trovo sulla terra, mi affretto a prendere i miei provvedimenti. Vedi, Aljosha, potrebbe accadere davvero che se vivessi fino a quel giorno o se risorgessi per vederlo, guardando la madre che abbraccia l'aguzzino di suo figlio, anch'io potrei mettermi a gridare con gli altri: "Tu sei giusto, o Signore!"; ma io non voglio gridare allora. Finché c'è tempo, voglio correre ai ripari e quindi rifiuto decisamente l'armonia superiore. Essa non vale le lacrime neanche di quella sola bambina torturata, che si batte il petto con il pugno piccino e prega in quel fetido stambugio, piangendo lacrime irriscattate al suo "buon Dio"! Non vale, perché quelle lacrime sono rimaste irriscattate. Ma esse devono essere riscattate, altrimenti non ci può essere armonia. Ma in che modo puoi riscattarle? È forse possibile? Forse con la promessa che saranno vendicate? Ma che cosa me ne importa della vendetta, a che mi serve l'inferno per i torturatori, che cosa può riparare l'inferno in questo caso, quando quei bambini sono già stati torturati? E quale armonia potrà esserci se c'è l'inferno? Io voglio perdonare e voglio abbracciare, ma non voglio che si continui a soffrire. E se la sofferenza dei bambini servisse a raggiungere la somma delle sofferenze necessaria all'acquisto della verità, allora io dichiaro in anticipo che la verità tutta non vale un prezzo così alto. Non voglio insomma che la madre abbracci l'aguzzino che ha fatto dilaniare il figlio dai cani! Non deve osare perdonarlo! Che perdoni a nome suo, se vuole, che perdoni l'aguzzino per l'incommensurabile sofferenza inflitta al suo cuore di madre; ma le sofferenze del suo piccino dilaniato ella non ha il diritto di perdonarle, ella non deve osare di perdonare quell'aguzzino per quelle sofferenze, neanche se il bambino stesso gliele avesse perdonate! E se le cose stanno così, se essi non oseranno perdonare, dove va a finire l'armonia? C'è forse un essere in tutto il mondo che potrebbe o avrebbe il diritto di perdonare? Non voglio l'armonia, è per amore dell'umanità che non la voglio. Preferisco rimanere con le sofferenze non vendicate. Preferisco rimanere con le mie sofferenze non vendicate e nella mia indignazione insoddisfatta, anche se non dovessi avere ragione. Hanno fissato un prezzo troppo alto per l'armonia; non possiamo permetterci di pagare tanto per accedervi. Pertanto mi affretto a restituire il biglietto d'entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. E lo sto facendo. Non che non accetti Dio, Aljosha, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto".

"Questa è ribellione", disse Aljosha sommessamente e a capo chino.

"Ribellione? Non avrei voluto sentire una parola simile da te", replicò Ivan con ardore. "È impossibile vivere nella ribellione, mentre io voglio vivere. Dimmelo tu, ti sfido, rispondimi: immagina che tocchi a te innalzare l'edificio del destino umano allo scopo finale di rendere gli uomini felici e di dare loro pace e tranquillità, ma immagina pure che per far questo sia necessario e inevitabile torturare almeno un piccolo esserino, ecco, proprio quella bambina che si batteva il petto con il pugno, immagina che l'edificio debba fondarsi sulle lacrime invendicate di quella bambina - accetteresti di essere l'architetto a queste condizioni? Su, dimmelo e non mentire!"

"No, non accetterei", disse Aljosha sommessamente.

"E potresti accettare l'idea che gli uomini, per i quali stai innalzando l'edificio, acconsentano essi stessi a ricevere una tale felicità sulla base del sangue irriscattato di una piccola vittima e, una volta accettato questo, vivano felici per sempre?"

"No, non posso accettare questa idea. Fratello", prese a dire Aljosha all'improvviso con gli occhi che brillavano, "hai appena detto: c'è in tutto il mondo un essere che possa e abbia il diritto di perdonare tutto? Ma quell'essere esiste, e può perdonare tutto, tutto, qualunque peccato si sia commesso, perché egli stesso ha dato il suo sangue innocente per tutti e per tutto. Ti sei dimenticato di lui, su di lui si fonda l'edificio ed è a lui che grideranno: "Tu sei giusto, o Signore, giacché le tue vie sono state rivelate!""

* * * * *

Cristo è stato il più grande dei sofferenti innocenti, e ha il potere di perdonare anche coloro che hanno commesso i più orribili dei crimini. La parabola del servo spietato (Matteo 18:21-35) chiarisce che i debiti che gli uomini devono gli uni agli altri per i loro reati sono relativamente minori in confronto con il debito che abbiamo con Dio. Dio è il nostro creatore, e a lui dobbiamo la nostra stessa esistenza, eppure pecchiamo contro di lui. Gli altri uomini sono creature finite, e mentre noi pecchiamo contro l'altro, il grado dell'offesa è piccolo, perché non stiamo offendendo il nostro grande benefattore, ma altre creature. E' il nostro Creatore a cui dobbiamo il debito reale, ed è lui che ha il potere di perdonare i grandi peccatori, e anche il potere non solo di reintegrare coloro che hanno sofferto tutto, ma di riversare su di loro infinite benedizioni che neppure loro meritano.

Quindi, coloro che si pentono dei loro peccati e accettano il perdono e la grazia di Dio riceveranno misericordia nel giorno del giudizio. Coloro che rifiutano la grazia di Dio otterranno la giustizia di Dio nel giorno del giudizio. Nessuno riceverà ingiustizia nel giorno del giudizio.

 
Il racconto della preghiera e del volpacchiotto

In Egitto, nel cui antico passato cristiano c'erano stati una volta monasteri molto grandi, un tempo viveva un monaco che aveva fatto amicizia con un contadino ignorante e semplice. Un giorno questo contadino disse al monaco, "anche io rispetto Dio che ha creato questo mondo! Ogni sera verso una ciotola di latte di capra e la lascio fuori sotto una palma. Di notte Dio viene a bere tutto il mio latte! E gli piace molto! Non c'è mai stata una volta in cui abbia lasciato nemmeno una goccia di latte nella ciotola ".

Sentendo queste parole, il monaco non riuscì a trattenere un sorriso. In modo gentile e logico spiegò al suo amico che Dio non ha bisogno di una ciotola di latte di capra. Ma il contadino insisteva così ostinatamente che era così, che il monaco suggerì di andare a guardare in segreto la notte successiva per vedere cosa succedeva dopo che la ciotola di latte era stata lasciata sotto la palma.

Così fecero. Quando scese la notte, il monaco e il contadino si nascosero a una certa distanza dall'albero, e presto al chiaro di luna videro un volpacchiotto strisciare fino alla ciotola e leccare tutto il latte, finché la ciotola rimase vuota.

"È vero" sospirò il contadino deluso. "Adesso vedo che non era Dio!"

Il monaco cercò di confortare il contadino e gli spiegò che Dio è spirito, che Dio è completamente oltre la nostra scarsa capacità di comprensione nel nostro mondo, e che la gente comprende la sua presenza ognuno nel suo modo unico. Ma il contadino rimase semplicemente triste, a testa china. Poi pianse e tornò a casa nel suo tugurio.

Anche il monaco tornò nella sua cella, ma quando arrivò fu stupito di vedere un angelo che gli bloccava il cammino. Assolutamente terrorizzato, il monaco cadde in ginocchio, ma l'angelo gli disse:

"Questo uomo semplice non aveva né l'istruzione né sapienza né abbastanza erudizione per essere in grado di comprendere Dio in altro modo. Poi tu con la tua saggezza e la tua istruzione dai libri gli hai portato via quel poco che aveva! Dirai senza dubbio che hai ragionato correttamente. Ma c'è una cosa che non si sai, o uomo erudito: Dio, vedendo la sincerità e il vero cuore di questo buon contadino, ogni sera inviava il volpacchiotto a quella palma per confortarlo e accettare il suo sacrificio".

 
La magia del mantra: sull'eresia del culto del nome

L'eresia del culto del nome (imjaslavie, "onomatodossia") degli inizi del XX secolo, ovvero il culto del nome di Dio come se fosse Dio stesso, è un curioso amalgama di assurdità e di ignoranza, di idolatria magica e superstiziosa e di panteismo pagano e intellettualista, platonizzante e induizzante. La crisi del culto del nome raggiunse il suo picco nei monasteri e nelle celle dei russi al Monte Athos nel 1913, con atti di violenza effettuati dagli 'adoratori del nome'. Dopo che l'eresia era stata condannata dal Santo Sinodo russo e dal patriarca di Costantinopoli, le autorità russe ebbero paura che le autorità greche ultra-nazionaliste del tempo, utilizzando un'eresia 'straniera' come scusa, avrebbero mandato le truppe a scacciare tutti i 7.000 monaci russi fuori dal Monte Athos. Due navi russe furono pertanto inviate a evitare spargimenti di sangue e deportarono dal Monte Athos 736 monaci, tra cui 26 capi che erano stati coinvolti nell'eresia del culto del nome. Fu poi scoperto che alcuni dei capi violenti degli adoratori del nome non erano affatto monaci, ma novizi, disertori dell'esercito, prigionieri in fuga e ubriaconi vestiti da monaci.

Va detto che anche dopo il 1913 rimase una simpatia per il culto del nome, soprattutto al monastero russo di san Panteleimone su Athos, che si spense solo negli anni '50, dopo che si allontanarono o morirono gli ultimi monaci che erano stati presenti nel 1913. Anche se questa crisi ebbe il culmine solo nel 1913, provocata da un libro sulla cosiddetta 'preghiera di Gesù', scritto nel 1907 ('Sulle montagne del Caucaso'), è chiaro che gli elementi dell'eresia erano presenti in Russia anche prima di questi anni, e si possono trovare indirettamente nei libretti russi della metà del XIX secolo, noti come  'I racconti di un pellegrino'. Molto più popolare tra gli eterodossi ingenui e pietisti di quanto lo siano in Russia (molti ortodossi russi non ne hanno mai sentito parlare), questi libretti, criticati nel XIX secolo da sant'Ignazio (Brjanchaninov) e corretti da san Teofane il Recluso a causa del loro pericolo spirituale, suggeriscono che si può 'vedere Dio' abbastanza facilmente. Vivendo al di fuori della Chiesa e delle sue discipline spirituali del Salterio e del ciclo liturgico, e alimentando sogni e fantasie intellettuali e filosofiche, molti convertiti all'Ortodossia non praticanti di tutte le nazionalità, russi, romeni, greci e occidentali, sono caduti come risultato in un delirio spirituale ('prelest'). La magia del mantra, davvero.

Questo spiega il motivo per cui, anche se il culto del nome inizialmente aveva attirato l'attenzione di monaci contadini ignoranti, divenne poi un polo d'attrazione per gli intellettuali liberali politicizzati, in particolare quelli della scuola di Parigi, in particolare l'eresiarca Bulgakov. Nella loro filosofia della disincarnazione, sfocata e annacquata, 'spiritista' e anti-statale, alcuni di questi individui hanno trovano nel culto del nome un modo per attaccare e minare l'autorità della Chiesa russa e la disciplina della Chiesa e, in stile protestante, denigrare i sacramenti. Alla ricerca della auto-giustificazione sotto la maschera della 'spiritualità', caddero nella delusione dell'orgoglio, abbandonando la Chiesa russa e la tradizione ortodossa. Tale orgoglio può essere facilmente identificato perché porta le sue vittime al settarismo (celebrare i servizi in modo diverso dal resto del mondo ortodosso) e all'auto-giustificazione aggressiva e arrabbiata. Metteteli in dubbio e si infuriano subito. In effetti, questo atteggiamento è molto comune tra queste persone, ma noi dobbiamo sempre pregare sia per quelli che ci amano sia per quelli che ci odiano, come ordina san Basilio il Grande. Fortunatamente, tali illusioni non hanno mai attirato gli ortodossi radicati nei monasteri e nelle parrocchie tradizionali, e quelli che dimorano in un simile delirio rimangono molto marginali, attirando convertiti non praticanti ed eterodossi.

 
"La sfiga càpita": i punti di vista di religioni, filosofie e patologie varie

Agnosticismo: Forse la sfiga capita, forse no

Altruismo: Volete un po' di sfiga che capita?

Ateismo: La sfiga non capita

Buddhismo: Se affermi che la sfiga capita, neghi la tua natura di sfigato

Capitalismo: Quando la sfiga capita, quanto costerà?

Cartesianismo: Mi capita la sfiga, perciò esisto

Christian Science: La sfiga capita nella tua mente

Cristianesimo anglicano: Quando la sfiga capita, rendiamola attraente

Cristianesimo avventista: La sfiga capita al sabato

Cristianesimo calvinista: La sfiga capita perché non lavori abbastanza

Cristianesimo carismatico: Nel nome di Gesù, capiti questa sfiga!

Cristianesimo cattolico: La sfiga capita perché te lo meriti

Cristianesimo evangelico: La sfiga capita perché lo dice la Bibbia

Cristianesimo ortodosso: Signore, abbi misericordia di noi a cui capita la sfiga

Comunismo: La sfiga capiterà a tutti

Confucianesimo: Disse Confucio, "La sfiga capita"

Creazionismo: La sfiga capita per provare che è Dio che l'ha creata

Darwinismo: Noi proveniamo dalla sfiga che è capitata

Decostruzionismo: La sfiga capita nelle meta-narrative egemoniche

Dislessia: La ciga sfapita

Edonismo: Non c'è niente di meglio di una bella sfiga che capita

Evangelismo televisivo: Avete bisogno che vi capiti la nostra sfiga, ma vi costerà

Femminismo: La sfiga capita nelle società maschiliste e patriarcali

Giudaismo: Chissà perché la sfiga capita sempre a noi?

Guerre Stellari (1): Che non ti capiti di farti corrompere dal lato oscuro della sfiga

Guerre Stellari (2): Trovo inquietante la tua mancanza di sfiga che capita

Hare Krishna: La sfiga capita, Rama Rama

Induismo: La sfiga capita ancora... e ancora... e ancora...

Inquisizione: Credi che la sfiga capiti? Se no, ti bruceremo sul rogo

Islam: Se la sfiga capita, è la volontà di Allah

Marxismo: La sfiga capita ai lavoratori, ma questi ve la faranno pagare

Meditazione Trascendentale: Sfiga... Sfiga... Sfiga... Sfiga...

Mormonismo: La sfiga che capita a voi, è capitata a noi; la sfiga che capita a noi, capiterà a voi

Murphysmo: La sfiga capita sempre nel peggiore momento possibile

Narcisismo: La sfiga capita a me meglio che a tutti gli altri

Neopaganesimo: La sfiga capita, e fa parte della natura

Nichilismo: Nulla è sfiga che capita

Nixonismo: La sfiga non è capitata, e se è capitata, io non ne so nulla

Obiettivismo (Ayn Rand): La sfiga che capita è sfiga che capita

Panenteismo: Tutto è immanente nella sfiga che capita, ma la trascende

Panteismo: Tutto è sfiga che capita

Paradosso di Zenone: E' logicamente impossible che la sfiga capiti

Platonismo: Capita una sfiga ideale, di cui ogni sfiga che capita non è che un'immagine imperfetta

Rastafarismo: Fumiamoci questa sfiga che capita

Reincarnazionismo: Questa sfiga è già capitata in un'altra vita

Scientology: La sfiga capita a pagina 152 di Dianetics, di L. Ron Hubbard

Sfigati Anonimi: Noi abbiamo ammesso la nostra totale impotenza di fronte alla sfiga che capita

Solipsismo: L'unica cosa di cui posso essere sicuro è che la mia sfiga capita

Star Trek: ...fino ad arrivare là dove nessuna sfiga è mai capitata prima

Stoicismo: La sfiga che capita è la ricompensa di se stessa

Surrealismo: La sfiga che capita è lucida e cammina accanto al coccodrillo

Taoismo: La sfiga che può capitare, non è vera sfiga

Testimoni di Geova: Toc toc... La sfiga capita

Umanesimo secolare: La sfiga capita, ma c'è una spiegazione razionale

Unitarismo: Esiste una sola sfiga che capita, ma puoi farla capitare nel modo che vuoi

Utilitarismo: Facciamo ciò che può far capitare la massima sfiga con il minimo sforzo per il massimo numero di persone

Veganismo: La sfiga deve capitare senza alcun consumo di prodotti animali

Zen: Qual è il suono della sfiga che capita?

Zoroastrismo: Da una parte la sfiga capita, dall'altra non capita

 
Al passo con san Patrizio e san Gregorio di Tours

Un'omelia di padre Seraphim Rose alla festa di san Patrizio nel 1977. Da appassionato veneratore dei santi occidentali anteriori allo scisma, padre Seraphim rivela il suo approccio di buon senso alla vita spirituale e offre una ventata di aria fresca a tanti di noi oggi, che sono in cammino verso il regno celeste.

1. Una prospettiva su san Patrizio

san Patrizio

La Confessione di San Patrizio è un documento molto semplice su come egli prevedeva di servire Dio e su alcune delle prove e sofferenze attraverso le quali era passato. Da quello che scrive san Patrizio, vediamo che nella sua vita non ha avuto la gloria universale che lo circonda oggi. A quanto pare fece miracoli e molti ebbero grande rispetto per lui, ma ebbe comunque difficoltà con vescovi e persone di chiesa, e ci fu polemica sul fatto che stesse facendo le cose nel modo giusto. Questo ci mostra che anche coloro che in seguito diventano le figure più gloriose devono passare, nelle loro vite, attraverso le stesse lotte per le quali ognuno di noi deve passare; e non si vede fino alla fine se una persona salva anche solo la sua anima.

È estremamente importante guardare a san Patrizio, non dal punto di vista delle gloria agli occhi degli uomini, ma come lui è spiritualmente: al suo valore spirituale. Non ha assolutamente alcun significato che oggi tutti indossino qualcosa di verde nel suo giorno di festa. Quando andavo a scuola, dovevi fare qualcosa a chi non si vestiva di verde – legarlo, o qualcosa del genere. Era ovvio che chi si comportava così non aveva alcuna idea di ciò che significava san Patrizio, o di che tipo di santo ortodosso era; era solo l'opinione generale della sua grande importanza che si era formata nella società. A poco a poco è stato privato di tutto il suo significato religioso, e alla fine il rispetto della sua memoria diventa qualcosa di simile alla superstizione, una sorta di rito totalmente privo di significato. Naturalmente, questo non è il modo in cui dovremmo guardare a san Patrizio. Era un ardente apostolo di Cristo, e poiché era vicino a Dio, e poiché Dio lo aveva scelto, è stato in grado di convertire tutto il popolo dell'Irlanda.

Tutti noi siamo molto ispirati da vite come la sua, e questo fa venire voglia di fare qualcosa noi stessi. Cosa si può fare? Il convertito inesperto ha un'idea: "Oh! Andrò in Irlanda e farò qualcosa". Naturalmente, non funzionerà. Non farà come san Patrizio perché ciò che fece lui poteva essere fatto solo una volta. Su piccola scala è possibile imitarlo, ma in generale tali imitazioni letterali non funzionano. Dobbiamo guardare a vite come quella di san Patrizio per ottenere qualche tipo di ispirazione o indicazione su ciò che possiamo fare noi stessi nelle nostre condizioni.

Che cosa è realistico? Che cosa possiamo fare per ardere con lo stesso apostolato nelle condizioni che abbiamo oggi? Ci guardiamo intorno e vediamo che non sembrano esserci molti dei fenomeni ispiratori del periodo di san Patrizio: interi paesi in fase di conversione, grandi risvegli monastici, grandi movimenti verso l'Ortodossia. Al contrario, ci guardiamo intorno e vediamo cose che possono molto facilmente farci scoraggiare. Ci chiediamo il motivo per cui oggi non ci sono grandi apostoli come san Patrizio. Naturalmente, dobbiamo essere molto realistici storicamente. C'è stata un'epoca degli apostoli, c'è stato un tempo in cui interi popoli non erano convertiti, e sono stati inviati loro degli apostoli. Oggi, praticamente il mondo intero ha sentito parlare di Cristo, e sono rimasti pochissimi popoli totalmente pagani a cui non è predicato il Verbo. In Africa continuiamo a sentire che il Vangelo ortodosso è predicato a tribù selvagge, da un paese all'altro, in Africa orientale e centrale. Ma nella maggior parte dei luoghi, i popoli del mondo sono diventati piuttosto stanchi e logorati: una volta hanno sentito parlare di cristianesimo e ora ne sono annoiati. È molto difficile farsi ispirare in queste condizioni. Qua e là ci sono alcuni convertiti che ritengono che il cristianesimo è qualcosa di fresco, ben diverso dalla sua idea ordinaria. Tuttavia, ben poco è molto stimolante quando guardate in giro per il mondo, dal punto di vista dell'Ortodossia.

2. Le condizioni della vita moderna

Ci sono, naturalmente, precise ragioni per questo. Le condizioni del mondo di oggi sono molto diverse da quelle che erano in passato. L'intero fenomeno dell'apostasia, dell'allontanamento dalla verità, significa che la gente non sa come accettare il Vangelo in modo nuovo. Essi ne hanno già sentito parlare e sono stati inoculati contro di esso. Pertanto, pochissimi di loro, quando sentono il messaggio dell'Ortodossia, si fanno avanti.

Un'altra cosa che nell'aria di oggi è diversa dai tempi precedenti è quest'atmosfera "disneyana". È la mancanza di serietà che si vede nell'aria, proprio nelle abitudini quotidiane. Ad esempio, quando ci si saluta, si dice, "Take it easy": un'affermazione che indica: "Rilassati, prendila con comodo, non c'è niente di importante che sta succedendo. Limitati a farti trasportare da ciò che accade". Un tempo eravamo abituati a dire cose come: "Dio sia con te". Anche la parola di commiato, "Goodbye", deriva dalla parola "God", o Dio.

I giovani di oggi sono molto assorbiti da tutto il mondo della fantasia televisiva. Ci sono "luoghi di Topolino" chiamati Disneyland o Disney World. Tutta la nostra visione spirituale e sobrietà ne è influenzata, anche le opinioni religiose. C'è un protestante fondamentalista molto sincero in Florida che ha un grande appezzamento di terreno proprio accanto a Disney World, e che intende costruirvi una replica del tempio di Gerusalemme, al fine di attirare le persone che vanno a Disney World a venire a vedere una cosa spirituale, sullo stesso livello. E i visitatori resteranno incantati, e sarà per loro la stessa impressione di tutti i castelli delle fate visti a Disney World. Quest'intera atmosfera irreale, da film, non solo è molto diffusa, ma pervade le nostre stesse case. Ha effetto su ogni serietà della vita, sul modo in cui sono cresciuti i bambini, anche, ovviamente, si può dire che i bambini non sono più cresciuti. L'intera idea di farli crescere, di modellarli su un certo stampo, ora è perduta. Si limitano a crescere da soli, andando dietro a qualunque influenza, e il risultato è qualcosa di molto poco serio. Questa è la ragione principale per cui, quando i giovani diventano indipendenti, così tanti di loro semplicemente impazziscono e finiscono coinvolti in varie religioni selvagge e droghe, sperimentano il crimine e ogni genere di cose folli. Durante l'infanzia non hanno mai avuto dei contatti con i piedi per terra, o con la vita spirituale o semplicemente con la serietà di vivere da un giorno all'altro. Questo è una delle cose principali che rende i nostri tempi diversi e molto più difficili per gli sforzi spirituali.

Un'altra cosa sono tutte le comodità moderne che ci circondano e che, senza dubbio, spersonalizzano e inducono la gente a essere meno preoccupata gli uni degli altri, e più preoccupata delle cose, degli oggetti. L'idea stessa del telefono significa che puoi avere immediatamente contatto con qualcuno per un messaggio – e niente di personale. Se lo devi andare a trovare con un certo sforzo, la tua anima è diversa da quella che sarebbe se dovessi solo comporre un numero. Tutto questo rende i nostri tempi diversi e molto sfavorevoli per qualsiasi tipo di attività spirituale, come l'apostolato, l'attività missionaria, una mera vita spirituale ordinaria, la vita monastica e cose simili.

C'è anche qualcos'altro nell'aria di cui noi cristiani ortodossi dovremmo essere consapevoli, ed è il peso della tradizione. Se accettiamo tutto ciò che la Chiesa ci ha tramandato semplicemente come qualcosa di già compiuto, qualcosa che ci è dato senza il nostro sforzo, come qualcosa che possiamo dare per scontato, questo già ci attutisce spiritualmente, perché tutto ciò che è elevato deve essere ottenuto a caro prezzo, a costo di sforzi. Questa è una ragione per cui le comodità moderne sono spersonalizzanti. L'intero sforzo per rendere tutto più conveniente rimuove l'elemento di lotta, che è il tessuto, la fibra della vita.

Tenendo conto di tutte queste cose, tutta la vita moderna diventa estremamente opprimente. Per molto tempo, fin dai tempi di William Butler Yeats, settantacinque anni fa o giù di lì, tutto nell'età moderna è già compiuto e fatto, tutti i semi sono stati seminati. Il ventesimo secolo non ha potuto aggiungere quasi nulla di sua iniziativa. Non ha fatto altro che mettere in atto ciò che era già stato seminato nei secoli XVIII e XIX. Il risultato è stato che non c'era più nulla da fare. Tutto è fatto, senza speranza. Come William Butler Yeats, un sensibile poeta irlandese, esprime nel suo poema, La seconda venuta:

Turbinando nel cerchio che si allarga

Il falcone non può sentire il falconiere

Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.

Pura anarchia dilaga nel mondo

La marea insanguinata s'innalza e dovunque

La cerimonia dell'innocenza è annegata.

I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori

Sono pieni di intensità appassionata.

Certo è imminente una rivelazione

Certo è imminente la seconda venuta

La seconda venuta! Difficile pronunciare queste parole

Un ampio squarcio fuor dallo Spiritus Mundi

Tormenta la mia visione;

Da qualche parte nelle sabbie del deserto

Una forma con il corpo di leone e la testa di uomo

Bianco lo sguardo e senza pietà come il sole

Muove le sue cosce lente. Tutto intorno

Spirali fosche di uccelli del deserto.

La tenebra discende: adesso intendo

Che venti secoli di granitico sonno

Erano condannati all'incubo da una culla ondeggiante

E quale bestia orrenda, ora che alfine è venuta la sua ora

Striscia verso Betlemme per venire al mondo?

Questo è un tipo di visione fattuale della vita: le persone peggiori sono semplicemente immerse in azioni malvagie e le persone migliori stanno diventando frenetiche, perché non resta più spiritualità, non c'è nulla per cui lottare, tutto è portato via, il materialismo trionfa, non c'è speranza per il mondo, e "la bestia striscia verso Betlemme per nascere" – la visione dell'Anticristo. Il mondo sta andando irrimediabilmente verso il basso e non vi è alcuna speranza di uscirne.

3. La vita spirituale al di fuori del tempo

Tutto questo è il lato negativo che vediamo oggi attorno a noi, ed è una vera e propria parte dell'atmosfera che respiriamo ogni giorno. D'altra parte, abbiamo la rivelazione cristiana ortodossa; vale a dire, la rivelazione di Dio alla sua Chiesa. È giunta fino a noi in questi duemila anni, molto ricca, con molte testimonianze dalle Scritture e dai santi padri, dandoci una visione spirituale precisa, una definita legge spirituale di vita. La vita spirituale e il suo scopo non cambiano da un momento all'altro. In realtà, sappiamo che fin dall'inizio, dal momento in cui il Vangelo è stato predicato fino a ora, vengono radunati fuori dal mondo dei cittadini di un singolo regno, che vanno tutti verso il regno celeste. Tutti questi cittadini parleranno la stessa lingua, e si conosceranno l'un l'altro, perché sono passati attraverso la stessa vita ortodossa, la stessa lotta spirituale, secondo le leggi della vita spirituale.

san Giovanni di Kronstadt

I santi Padri hanno parlato degli ultimi tempi come di momenti di grande debolezza, in cui non vi saranno i grandi segni compiuti nei primi tempi degli apostoli e nel deserto dai primi monaci, laddove si operavano migliaia di miracoli, grandi Padri facevano risorgere persone dai morti e accadevano molti eventi soprannaturali; e questi stessi santi Padri hanno detto che questa abbagliante epoca di miracoli sarebbe svanita, e alla fine non ci sarebbe stato quasi nulla di simile. Infatti, coloro che si salvano sembrerebbero del tutto indistinguibili da tutti gli altri, tranne che in qualche modo mantengono viva la lotta contro tutte queste tentazioni. Solo mantenere viva la scintilla della vera fede cristiana, senza fare miracoli senza fare nulla di straordinario, già li arebbe resi, se perseveravano sino alla fine, altrettanto grandi o addirittura superiori a quei grandi Padri che operavano miracoli.

Pertanto, ai nostri tempi, sembra che l'attività esteriore per i cristiani ortodossi sia molto limitata rispetto ai tempi passati. Sembra proprio così. Tuttavia, l'attività spirituale interiore deve essere altrettanto possibile per coloro che sono disposti a lottare. E, infatti, ci guardiamo intorno e vediamo esempi piuttosto spettacolari nel nostro secolo: san Giovanni di Kronstadt, che ha operato migliaia di miracoli, probabilmente più miracoli di chiunque altro nella storia della Chiesa; san Nettario in Grecia, una persona molto umile, completamente in disgrazia come vescovo, ma un taumaturgo soprattutto dopo la sua morte; e il nostro arcivescovo John [san Giovanni di San Francisco, glorificato nel 1994, ndc], che ha vissuto e in realtà ha camminato sulla nostra stessa terra ed è passato entro quaranta miglia di qui molte volte, senza dubbio benedicendo tutta questa zona, in particolare con l'icona della Madre di Dio di Kursk. E così è ovvio, guardando queste persone e rendendosi conto che sono giganti spirituali, che è possibile fare qualcosa anche nei nostri tempi cattivi.

4. Consapevolezza

Questo ci porta ad alcune considerazioni pratiche sulle qualità necessarie per essere spiritualmente creativi e fecondi. Ci sono alcune cose importanti che vengono in mente. Una cosa è che dobbiamo vedere le cose per quello che sono; cioè non andare fuori alla cieca, agendo alla cieca senza sapere quello che sta succedendo nel mondo. Dobbiamo essere consapevoli che c'è una cosa chiamata apostasia, che ci sono molti diversi tipi di persone che si definiscono cristiani, che agiscono in modi diversi e alcuni di loro sono sicuramente in conflitto tra loro e con noi, e che non può essere che tutti abbiano ragione e siano sulla strada giusta. Possiamo vedere storicamente quanti tipi diversi di errori, visioni errate, tipi sbagliati di azioni si sono mescolati con la fede cristiana. Vediamo lo spaventoso movimento rivoluzionario moderno; vale a dire, il totale allontanamento dalla religione, che punta verso un grande impero mondiale dell'ateismo, di cui si vede una prefigurazione nel comunismo. Questo non è solo tra i non credenti o tra coloro che non credono nel modo ortodosso, ma anche tra gli ortodossi. Ci guardiamo intorno e vediamo che molti ortodossi sono semplicemente, totalmente mondani e non pensano al lato superiore della loro fede. Lo danno per scontato. "È tutto automatico. È ciò che è stato tramandato. C'è sempre un prete da qualche parte. Se non è in questa città, è nella prossima. Ha i sacramenti e la santa comunione. Andiamo da lui e otteniamo quello che ci serve e questo è tutto... Torni a casa e sei soddisfatto..."

Leggendo e ottenendo una prospettiva storica, vediamo che in epoche passate questo non era considerato sufficiente, anche per i laici ordinari. Facevano costantemente cose fuori dal comune. Si alzavano molto presto la mattina. Ogni villaggio aveva funzioni giornaliere. Alle quattro o cinque del mattino, aveva inizio il Mattutino. Le persone si svegliavano e andavano in chiesa ogni mattina, e ancora al Vespro alla sera. Prendiamo molte, molte vite di santi, e leggiamo come sentivano la campana della chiesa quando erano bambini. Se un bambino aveva molto zelo per Dio, era il primo ad alzarsi la mattina e a svegliare i genitori perché si preparassero per andare in chiesa. Se il padre non poteva andare perché doveva lavorare nei campi, il bambino avrebbe svegliato la madre e sarebbero andati insieme in chiesa. A volte è andato da solo. L'intera atmosfera era penetrato con churchliness. E ora, vediamo la mondanità. Molto raramente si può trovare un luogo dove si celebrano anche solo funzioni quotidiane in tutto il mondo. La gente si è disabituata all'idea che ci dovrebbe essere una chiesa per tutti i giorni, o funzioni religiose tutti i giorni.

Questa, dunque, è una delle cose principali che vediamo di fronte a noi: questo atteggiamento mondano delle persone che si trovano nella Chiesa. Dobbiamo guardarlo con realismo e vedere le cose come sono: l'apostasia, l'errore, il male, l'attività demoniaca e la mondanità, come mai prima nella storia del mondo. Queste cose sono tutte anti-spirituali, anti-ortodosse. Conducono verso il basso; e se qualcuno segue tali sentieri, questi non lo portano alla salvezza.

Poi, una volta fatto questo, ovvero, dopo aver visto le cose come sono e averle considerate in modo realistico, si deve imparare a combattere sui giusti campi di battaglia. Tutta la vita spirituale è unaa lotta. Si deve imparare a sapere dove si deve combattere, ciò che si deve fare. Questo è estremamente importante, perché è molto facile, in una fase iniziale, andare completamente fuori rotta, leggendo in modo casuale un libro che parla di spiritualità, esicasmo, e così via.

5. Spiritualità per imitazione

il vescovo Teofane il Recluso

Il vescovo Teofane il Recluso [1894], quando citava alcuni dei Santi Padri, ometteva deliberatamente molti dei passi che trattano degli aspetti fisici della preghiera. Lo ha fatto sapendo che – anche ai suoi tempi, nel XIX secolo – molti avrebbero preso quegli aspetti fisici come un fine e avrebbero iniziato a imitare senza ottenere l'essenza. Quindi lasciò fuori quegli scritti dalle sue opere pubblicate. Ora, però, molti di loro sono in corso di pubblicazione in lingua inglese e si può leggere come ci si dovrebbe sedere su uno sgabello con la testa inchinata in giù, ecc. La gente comincia a imitare; comincia a pensare "si fa così!" – ed è un dato di fatto che se digiunate per un lungo periodo di tempo e fate alcuni esercizi, inizierà ad accadervi ogni genere di cose. Ma quella non è la vita spirituale. È quasi garantito, al contrario, che è l'attività dei demoni. La vita spirituale è molto più seria, molto più con i piedi per terra, e quindi non è nel primo posto in cui supponete di trovarla all'inizio.

Di solito si possono individuare le persone che non sono serie e che stanno imitando. Abbiamo anche un episodio dalla storia antica della nostra fraternità... A San Francisco c'era uno che ardeva per l'idea della preghiera di Gesù. Ha iniziato ad aggiungere preghiera su preghiera, e alla fine è arrivato a recitarne, al mattino, 5.000. Proprio nel mezzo del mondo, nel cuore della città, al mattino, prima di fare qualsiasi altra cosa, prima di mangiare, era in grado di dire 5.000 preghiere di Gesù sul balcone, e si sentiva meravigliosamente rinfrescato e ispirato. È accaduto che una mattina qualcun altro è uscito proprio sotto il suo balcone e ha cominciato ad affaccendarsi e a fare rumore mentre questa persona stava dicendo le sue ultime mille preghiere, e lo ha così sconvolto che questi ha finito per lanciargli addosso dei piatti! Che si può fare con una persona che si occupa della vita spirituale, della preghiera di Gesù, e tutto a un tratto, mentre la sta recitando, è in grado di iniziare a tirare piatti?

Ciò significa che dentro di lui le passioni erano libere, perché aveva qualche tipo di idea o opinione ingannevole che riteneva spiritualmente giusta per se stesso. Ha agito secondo la sua opinione, ma non sobriamente, non secondo conoscenza; e quando l'occasione è venuta, le passioni sono venute fuori. In questo caso è più redditizio non dire quelle 5.000 preghiere di Gesù, ma fare qualcos'altro di spirituale.

Questo, dunque, non è il luogo dove dovremmo combattere la battaglia. Dovremmo cominciare a combattere la battaglia proprio sul livello della consapevolezza, essendo consapevoli del fatto che siamo circondati da forze mondane. Dobbiamo combatterle per mantenere le nostre menti costantemente puntate verso l'alto piuttosto che verso il basso; vale a dire, avendo in mente le cose celesti. (Spiegherò brevemente che cosa significa questo). Per tutti gli scopi pratici, ai nostri tempi questo significa che dovremo essere un po' folli; ovvero, non saremo al passo con quello che la gente ordinario della chiesa sta facendo. Saremo considerato un po', almeno un po', fuori dal comune, o addirittura folli. Questa è una cosa assolutamente essenziale. Tornerò su questo tema.

6. Guardare verso l'alto

La Sacra Scrittura, gli scritti dei santi Padri, gli esempi di vita dei santi, le funzioni della Chiesa, tutte queste cose hanno a che fare, non con la mondanità nella nostra vita quotidiana, ma servono a condurci al cielo. Guardando a queste cose, ci è dato di avere zelo; vale a dire, vedere che c'è qualcosa al di sopra questa routine di mondanità, che è molto noiosa, scoraggiante, e che non porta da nessuna parte. Ma queste cose più elevate, queste funzioni, storie di persone che sono tornati dai morti, vite dei santi, scritti dei santi Padri, Sacre Scritture, interpretazioni dei santi Padri sui passi della Scrittura, che sono talvolta molto profonde – queste cose ci rendono sempre molto zelanti, se abbiamo una scintilla di amore per Dio dentro di noi. Vogliamo vivere noi stessi in un tale stato e andare in paradiso. Ma questo zelo, di per sé, deve essere di natura tale che non si limita ad arrivare in uno scatto e poi alla fine svanisce. Deve essere di natura tale da durare. Ciò significa che lo zelo deve essere temperato da qualcosa di più profondo, e questo qualcosa di più profondo è quello che san Serafino chiama determinazione; vale a dire, lo zelo che è costante e continua – una sorta di elemento costante per tutta la vita. Ti fa continuare, anche quando sei scoraggiato, perché vedi che c'è al di sopra qualcosa verso la quale tendi, e che non dipende dai tuoi stati d'animo o dalle tue opinioni. È qualcosa che deve essere un tuo possesso costante. È la tua determinazione di arrivare in cielo. E questa determinazione, o meglio questo zelo che diventa determinazione, deve essere costante, in modo da non fare una breve fiammata e poi spegnersi.

In tutto ciò che accade, dobbiamo guardare al lato superiore, vale a dire, al lato spirituale; perché se guardiamo a volte il lato superiore e a volte quello inferiore, saremo in alto e in basso. E il lato inferiore è così potente, che opera anche attraverso quello che abbiamo visto nella vita di san Patrizio nel periodo d'oro del cristianesimo: anche attraverso i vescovi, attraverso quelli che si suppone siano proprio quelli che portano il gregge verso il cielo. Possono essere contrari, perché sono anche loro esseri umani. Possono essere realmente scoraggianti, e tenere la gente lontano da questo obiettivo ai nostri tempi, naturalmente, è ancora peggio.

Pertanto, se guardiamo a volte sopra e a volte sotto, se vogliamo fare un passo in avanti, un passo indietro, e poi un passo avanti e due indietro, noi semplicemente non raggiungeremo la porta del cielo. Dobbiamo essere in grado in ogni momento di vedere in qualche modo la realtà spirituale. Ho una citazione interessante da abba Doroteo di Gaza, che abbiamo letto da poco in chiesa, e che dà un piccolo suggerimento su questo aspetto. Egli dice: "È bene, o fratelli, come vi ho sempre detto, in ogni azione inserire la vostra speranza in Dio, e dire che non succede nulla senza la volontà di Dio. Naturalmente, Dio sapeva che questo era buono e utile e proficuo, e quindi ha fatto in modo che accadesse così, anche se c'è anche una causa esterna. Per esempio, potrei dire che nella misura in cui mangio cibo con i pellegrini e mi costringo un po' a fare la parte del padrone di casa, (vale a dire, mangio troppo) il mio stomaco si appesantisce, mi intorpidisco e mi ammalo. Potrei citare anche varie altre ragioni per chi le cerca. Per uno che cerca le ragioni, queste non mancano. Ma la cosa più sicura e proficua è dire: in verità, Dio sapeva che questo sarebbe stato più utile per la mia anima, e quindi è successo così. Perché da tutto ciò che Dio crea, non c'è nulla di cui si può dire che non è buono. In principio ha creato tutto, ed ecco, tutto era molto buono. E così nessuno dovrebbe lamentarsi di ciò che accade, ma in tutto dovrebbe mettere la sua speranza nella Provvidenza di Dio, ed essere a proprio agio". [1]

7. Trovare le vere cause

san Gregorio di Tours

C'è un libro molto interessante dello stesso periodo di abba Doroteo (VI secolo), di san Gregorio di Tours, la Storia dei Franchi, che è tutta dedicata alla vita alla corte di quel tempo e tra le persone religiose. Ci sono molte vite interessanti di santi in essa, così come vite dei re. I re di quel tempo erano spettacoli molto poco edificanti. Cercavano costantemente di avvelenarsi a vicenda. Le donne erano anche peggio... C'erano una certa Brunilde e sua sorella Fredegonda che cercavano di far salire i loro figli e nipoti sul trono, e cosa non hanno fatto per farlo! Facevano trascinare delle persone attaccandole alle code dei cavalli e le uccidevano, e mentivano e imbrogliavano e facevano cose simili, ben poco edificanti. Ma questo vescovo, san Gregorio, era lì e stava scrivendo una storia di questo popolo, scrivendo in modo tale che in realtà appare molto stimolante. Dietro tutto ciò c'è un significato. San Gregorio è costantemente alla ricerca di comete, terremoti e cose del genere. Quando un re fa qualcosa di sbagliato, accade nei dintorni un terremoto, o se uccide una persona o un intero villaggio ingiustamente, allora c'è una carestia: e san Gregorio vede sempre che Dio sta osservando. C'è sempre qualcosa di spirituale ogni volta che succede qualcosa, si osserva una cometa, un re muore, ecc. C'è sempre una connessione tra ciò che accade nel mondo e lo stato morale del popolo. Anche quando lo stato morale è molto negativo, tutti i costanti terremoti e carestie e tutto il resto ci ricordano che questo è il modo sbagliato di comportarsi, e ispirano le persone a comportarsi in modo corretto. Al giorno d'oggi, gli storici dicono che questo è un modo terribilmente fuori moda di guardare le cose, che è molto "caratteristico" e "ingenuo" e non sofisticato, e che, naturalmente, oggi nessuno può pensare in tal modo. Pensano che sia molto brillante, in realtà, osservare queste cose dopo tutti questi secoli come persone abituate a pensare. "Ma naturalmente", dicono, "noi seri storici siamo alla ricerca delle vere cause". Per vere cause intendono ciò che una persona ha mangiato e che cosa l'ha fatta comportare in un certo modo, e così via. Il punto di vista cristiano, tuttavia, è che queste non sono le vere cause, ma le cause secondarie. La vera causa è l'anima e Dio: tutto ciò che sta facendo Dio e che sta facendo l'anima. Queste due cose attualizzano tutta la storia, e tutti gli eventi esterni – quale trattato è stato firmato, o le ragioni economiche per il malcontento delle masse, e così via, sono del tutto secondarie. Infatti, se si guarda alla storia moderna, all'intero movimento rivoluzionario, è ovvio che il fattore principale non è l'economia, ma varie idee su come costruire il paradiso in terra che entrano nell'anima della gente. Una volta che arrivano le idee, allora si fanno grandi cose, perché questa è una causa spirituale. Anche se l'idea viene dal diavolo, si trova su un livello spirituale, ed è qui che si fa la storia reale; tutte le cose esterne non significano nulla.

Così san Gregorio in realtà sta guardando alla storia nel modo corretto, perché vede che c'è una prima causa, che è ciò che Dio fa nella storia e come reagisce l'anima, e la causa secondaria sono gli eventi ordinari. Pertanto, ogni volta che vede qualche grande evento come una cometa o un'eclisse, cerca di dargli un senso. A un certo punto, nel raccontare di un segno strano che è stato visto nel cielo della Gallia, dice in tutta semplicità, "Non ho idea di che cosa significasse tutto questo". [2] Naturalmente, dal punto di vista scientifico sappiamo che siamo in grado di prevedere queste cose, che sono causate dall'ombra della luna e sa cose simili; ma dal punto di vista di san Gregorio, perché Dio sceglie di spaventarci in questo modo? Qual è il significato morale? Era costantemente rivolto verso l'alto, non verso il basso.

8. Serenità costante

Tutta la nostra visione moderna è tesa a guardare verso il basso per trovare le cause secondarie. Tutta la visione cristiana è tesa a guardare verso l'alto, ed è per questo che persone come san Gregorio come si può vedere leggendo i loro scritti e le loro vite, sono sempre serene. Questo non significa che sprizzano allegria, ma piuttosto che si trovano in uno stato di profonda gioia, perché sono costantemente alla ricerca di ciò che è in alto, e si forzano, con determinazione e costanza, si arrivare a un certo posto, che è il cielo, e in tal modo vedono tutti i dettagli del mondo in quella luce. Se ciò che vedono ha a che fare con il male, con le reti dei demoni, con la mondanità, con la noia, con lo scoraggiamento, o semplicemente con i dettagli ordinari della vita, tutto ciò è secondario e non gli è mai permesso di avere il primo posto. Infatti, ci viene detto dai santi Padri che dovremmo vedere in tutto qualcosa che serve alla nostra salvezza. Se lo potete fare, potete essere salvati.

In un modo semplicistico, potete pensare a qualcosa di simile a una macchina da stampa che non funziona. Siete in piedi accanto alla macchina e vi piace guardare le pagine stampate uscire belle, pulite, buone, e questo vi dà un bel senso di soddisfazione, e vi fa sognare di fare un'attività missionaria, di diffondere più copie in molti diversi paesi. Ma improvvisamente la macchina inizia a funzionare male, e a sputare pagine a destra e sinistra. Le pagine cominciano a incollarsi e a strapparsi reciprocamente. Vedete che tutte quelle copie in più stanno scomparendo, distruggendosi l'una con l'altra, e alla fine siete così tesi che tutto ciò che potete fare è stare lì e dire la preghiera di Gesù mentre cercate di aggiustare tutto. Anche se questo non vi riempie di un senso di soddisfazione (come lo farebbe guardare le belle copie pulite che escono automaticamente), spiritualmente probabilmente fa molto di più, perché vi risveglia e vi dà la possibilità di lottare. Ma se invece siete solo così scoraggiati da rompere la macchina, allora avete perso la battaglia. La battaglia non è il numero di copie all'ora che producete: la battaglia è quello che la vostra anima sta facendo. Se la vostra anima può salvare se stessa e produrre parole che possono salvare gli altri, tanto meglio; ma se producete parole che possono salvare gli altri e allo stesso tempo distruggete la vostra stessa anima, il risultato non è così buono.

9. Iniezioni spirituali giornaliere

Anche in questo caso, si deve guardare in tutto verso l'alto, e non verso il basso, al regno dei cieli e non ai dettagli della vita terrena. Cioè, i dettagli della vita terrena devono essere al secondo posto, e questo sguardo verso l'alto deve essere uno sguardo di zelo, determinazione e costanza. La costanza è qualcosa che si sviluppa con un regime spirituale basato sulla saggezza tramandata dai santi Padri – non su una mera obbedienza alla tradizione per amore della tradizione, ma piuttosto un'assimilazione consapevole di ciò che gli uomini sapienti in Dio hanno visto e scritto. Esteriormente, questa costanza si sviluppa con un poco di preghiera, e abbiamo questo poco di preghiera di base nelle funzioni della chiesa, che sono giunte fino a noi. Naturalmente in luoghi diversi si compiono secondo le proprie forze, talvolta più e talvolta meno.

La costanza comporta anche una lettura regolare dei testi spirituali, per esempio durante i pasti, perché dobbiamo essere costantemente iniettati con uno spirito ultra-mondano. Questo significa costantemente nutrire noi stessi con questi testi, sia nelle funzioni sia nella lettura, al fine di combattere contro l'altro lato, contro la mondanità che ci rode continuamente. Se per un solo giorno fermiamo queste "iniezioni" ultra-mondane, è ovvio che la mondanità comincia a prendere il sopravvento. Quando stiamo senza di loro per un giorno, la mondanità ci invade – per due giorni, molto di più. Troviamo che presto pensiamo sempre di più in un modo mondano, tanto più ci permettiamo di essere esposti a quel modo di pensare e tanto meno ci esponiamo a un pensiero ultra-mondano.

Queste iniezioni giornaliere di cibo celeste sono il lato esteriore, il lato interiore è quello che viene chiamato vita spirituale. La vita spirituale non significa essere tra le nuvole e dire la Preghiera di Gesù o fare vari movimenti. Significa scoprire come le leggi di questa vita spirituale si applicano a alla propria situazione. Questo avviene nel corso di anni di lettura attenta dei santi Padri con un taccuino, segnando quei passi che ci sembrano più significativi, studiandoli, trovando come si applicano a noi, e, se necessario, rivedendo i modi in cui li vedevano in precedenza quando siamo andati un po' più in profondità nella loro lettura, trovando ciò che dice un padre di qualcosa, ciò che dice un altro padre della stessa cosa, e così via. Non vi è alcuna enciclopedia che vi darà una cosa del genere. Non si può decidere che si desidera trovare tutto su un certo tema e cominciare a leggere i santi Padri. Ci sono alcuni indici negli scritti dei Padri, ma non si può semplicemente andare alla vita spirituale in quel modo. Ci si deve andare un po' alla volta, accogliendo l'insegnamento in quanto si è in grado di assorbirlo, ripercorrendo gli stessi testi negli anni successivi, riassorbendoli, sempre di più, e gradualmente arrivare a scoprire come queste leggi spirituali si applicano a noi. Quando una persona fa così, scopre che ogni volta che legge lo stesso santo Padre scopre cose nuove. Va sempre più in profondità.

10. Preservare lo zelo

san Giovanni di San Francisco

Se uno ha tutto questo in mente, avendo la possibilità di un costante nutrimento spirituale, allora si deve dire che non è vero che tutta la situazione ecclesiale è oggi senza speranza e che non si può fare nulla. Infatti, le possibili attività per oggi sono abbastanza sorprendenti e inaspettate. Che cosa potrebbe venire fuori, non lo sappiamo, ma ci sono tutti i tipi di possibilità. Dobbiamo sempre imparare ad aspettare l'inaspettato, essere preparati per qualcosa che sia diversa da come era solo poco tempo fa, ma che è ancora all'interno della possibilità del vero cristianesimo. Questo si può fare solo guardando verso l'alto e non verso il basso. Abbiamo davanti a noi un esempio di qualcuno che faceva così costantemente, il nostro arcivescovo John. È ovvio che era costantemente in un mondo diverso. Egli stesso, mi ricordo una volta, ha tenuto un sermone sulla vita spirituale, la vita mistica, in cui ha detto: "Noi non abbiamo cose come alcuni dei santi più tardi della Chiesa latina, in qualche modo persi tra le nuvole, in una specie di regno di dolcezza e luce e nuvole rosa: questo è prelest [inganno]. Tutta la nostra santità si basa sul tenere fermamente i piedi per terra, e, pur essendo per terra, stare sempre con la mente elevata verso l'alto". È ovvio che l'arcivescovo John viveva lui stesso in quel modo. Veniva di tanto in tanto al nostro negozio vicino alla cattedrale [San Francisco], e aveva sempre qualcosa di nuovo e stimolante da dire. Veniva con qualche cartellina l'apriva e diceva: "Guardate! Ecco un'immagine di sant'Albano, e qui è la sua vita". L'aveva trovata da qualche parte. Raccoglieva queste cose: la vita dei santi romeni e tutti i tipi di cose diverse che erano molto stimolanti e non avevano nulla a che fare con gli affari di tutti i giorni o l'amministrazione della diocesi. In effetti, alcuni hanno detto che era un cattivo amministratore, ma non ne sono sicuro. Ne dubito, perché so che ogni volta che qualcuno gli scriveva una lettera, quella persona aveva sempre una risposta nella lingua in cui aveva scritto, ed entro un tempo molto breve; pertanto, quando si trattava di cose del genere, era molto, molto attento. Ma la prima cosa a cui era attento era di essere costantemente in un altro mondo, costantemente ispirato e vivificato da questo mondo. L'opposto di questo è trasformare anche la Chiesa in qualche tipo di attività, di essere alla ricerca solo della parte amministrativa o del lato economico o del lato mondano rivolto verso il basso. Se lo fate abbastanza a lungo, perdete la scintilla, perdete il lato superiore. L'arcivescovo John ci ha dato l'esempio elevando costantemente lo sguardo, pensando costantemente alle cose più elevate. Alla fine, più vi entrate a fondo, più vedete che niente altro è possibile. Se siete cristiani ortodossi, potete comportarvi così e ci saranno persone che vi chiamano pazzi o dicono che siete un po' toccati, o qualcosa di simile; ma avrete ancora il controllo della vostro vita e arriverete al cielo. L'alternativa è di essere impantanati in questo mondo noioso, completamente invaso da macchine e comodità e opinioni. Sareste sorpresi di come queste opinioni su ciò che è giusto e cosa è sbagliato, sul modo di agire e così via, non hanno alcun contatto con la realtà. Capita anche che circoli una certa opinione – direi che è universale tra le persone di chiesa, se mai si fermassero a pensarci – che, naturalmente, quando si arriva in chiesa si deve stare al caldo, perché non si può pensare alle funzioni della chiesa e prepararsi per la comunione quando si pensa al freddo ai piedi. La gente ce ne parla. "È un grandissimo inconveniente", ci dicono. "Non si può andare e avere freddo ai piedi e aspettarsi che ne esca fuori spiritualità". Questo sembra il parere corrente, ed è completamente sbagliato. I santi Padri hanno vissuto nel corso dei secoli in tutte le condizioni; e, anche se nessuno fa un complotto deliberato per torturarsi con il freddo ai piedi – tuttavia, questa è una cosa che contribuisce a renderci un po' più sobri per la vita spirituale, forse ad aiutarci ad apprezzare ciò che abbiamo, e a non dare per scontato solo che tutto deve essere confortevole e accogliente. Ai nostri tempi, se uno intraprende qualcosa nella Chiesa, e non ha in mente di essere costantemente alla ricerca del regno celeste, perderà la scintilla dello zelo, l'interesse nel fare le cose spirituali, e diventerà mondano. Mondano significa morto, spiritualmente morto.

11. La mente dei padri

È molto difficile in questi nostri tempi essere alla ricerca al cielo, a causa di tutto il peso morto della mondanità che si trova su di noi. Se ci si applica costantemente, tuttavia, si può cominciare a farlo. Anche con un po' di sforzo, se applicato costantemente, si comincia a formare per sé un intero punto di vista diverso, un intero modo diverso di vedere la vita, tutta una possibilità diversa d'azione. Qualsiasi tipo di attività spirituale prodotta dal nostro mondo di oggi, qualsiasi tipo di attività missionaria ortodossa, apostolato, ecc, deve essere sulla base di una tale visione delle cose. Deve basarsi sul guardare in primo luogo a ciò che Dio vuole, al lato superiore, a ciò che i santi Padri pensano, e solo in seguito sul guardare ai mezzi pratici che si deve usare, ai problemi dei soldi, e anche a cose come le malattie, perché tutto ci è inviato per il nostro bene, e dobbiamo trovare il modo di trarne fuori il bene. Se uno non lo fa, è appesantito, soprattutto ai nostri giorni. Se una persona è in un posto di leadership, come per esempio un prete in una parrocchia, e se si guarda alle spalle e osserva i fedeli, vedrà che il 99% lo trascinerà verso il basso, perché ha i propri problemi e passioni, le confessioni lo appesantiranno, e così via. Se questo lato diventa troppo importante per lui, lo trascinerà semplicemente indietro e non lo porterà al cielo. Naturalmente, un pastore o qualsiasi tipo di leader spirituale deve guardare al cielo prima per se stesso e poi per gli altri, cercando per prima cosa l'altro mondo. Non c'è bisogno di immaginare che cosa sia o come sia l'altro mondo o avere opinioni su di esso, perché abbiamo tutto il tesoro – gran parte del quale è ora disponibile in inglese – degli scritti dei santi Padri. Recentemente abbiamo avuto grandi padri come il vescovo Ignazio Brianchininov (+1867), che è stato uno tra i più acuti a parlare dell'apostasia, e anche uno dei più grandi a parlare dei santi Padri. Dobbiamo entrare nel loro linguaggio, nel loro modo di vedere le cose, perché questa è l'Ortodossia. L'Ortodossia, ovviamente, non cambia da un giorno all'altro, o da un secolo all'altro. Guardando il mondo protestante e cattolico romano, possiamo vedere che alcuni dei loro scritti spirituali diventano obsoleti. A volte ritornano di moda, a volte escono di moda. È ovvio che sono legati alle cose del mondo, che si rivolgono alla gente di un certo periodo, o meglio allo spirito dei tempi. Non è così con i nostri scritti sacri ortodossi. Una volta che si riesce a entrare nella prospettiva cristiana ortodossa – nella prospettiva semplicemente cristiana –tramandata da Cristo e dagli apostoli ai giorni nostri, allora tutto diventa contemporaneo. Avete letto le parole di chi, come san Macario, viveva nei deserti dell'Egitto nel VI secolo, e vi sta parlando adesso. Le sue condizioni sono un po' diverse, ma sta parlando proprio a voi ora, nella vostra stessa lingua; sta andando nello stesso posto, sta usando la stessa mente, ha le stesse tentazioni e fallimenti, e non c'è niente di diverso in lui. È lo stesso con tutti gli altri padri da quel tempo fino al nostro secolo, come san Giovanni di Kronstadt (+1908). Hanno tutti parlano la stessa lingua, un tipo di linguaggio, il linguaggio della vita spirituale, in cui dobbiamo entrare. Quando lo facciamo, possiamo salvare noi stessi; e, come dice san Serafino, "Quando acquisisci lo spirito della pace, lo Spirito Santo, puoi salvare migliaia attorno a te". Non sta a noi calcolare se migliaia di persone intorno a noi saranno salvate. Ci tocca solo acquisire lo Spirito Santo, e ciò che Dio farà con questo spetta a lui.

Dobbiamo ancora aspettarci nei nostri tempi molte cose sorprendenti, quindi non dovremmo avere l'opinione che sia troppo tardi per fare qualcosa, che tutto sia bloccato, che nessuno si interessi, che il mondo stia crollando... Tutto questo è opinione, e l'opinione è la prima fase del prelest (inganno). Quindi dovremmo liberarci dal rimanere bloccati nelle opinioni, e dobbiamo guardare le cose in modo nuovo, vale a dire, secondo la vita spirituale. Padre Nicholas Deputatov, che è, ovviamente, uno che ha molto amore per i santi Padri, ha letto i loro scritti, li ha sottolineati e li ha riportati in quaderni. Egli dice: Quando mi sento in uno stato d'animo molto basso, scoraggiato e depresso, apro uno dei miei quaderni, e comincio a leggere qualcosa che mi ha ispirato. È quasi garantito che quando ho letto qualcosa che una volta mi ha ispirato, mi tornerà a essere di ispirazione, perché è la mia anima che è stata un tempo ispirata, e ora vedo che era una cosa che mi ha ispirato allora e mi può nutrire anche ora. Quindi è come una fonte d'ispirazione automatica, aprire una cosa che mi ha ispirato in passato.

Così, quando pensiamo a qualcuno come san Patrizio, il nostro atteggiamento non deve essere semplicemente: "Ah, è stato molto tempo fa, è stato fonte di ispirazione; ma ora, a cosa serve?" Al contrario, nell'attività di san Patrizio dovremmo vedere l'attività di una persona contemporanea, di un'anima che arde di zelo e di amore per Dio. Ora è partito per quel paese di cui ci troveremo a essere cittadini, se solo ci impegneremo. Siamo tutti della stessa nazionalità, la razza cristiana. La vita di San Patrizio dovrebbe essere per noi una cosa contemporanea, qualcosa che si applica a noi oggi. Qualunque sia l'ispirazione che possiamo prendere da essa, è per noi, proprio in questo momento. E quanto frutto questa porterà, dipende da quanto amiamo Dio e da quante opportunità ci sono. L'ispirazione è nostra, gratuitamente.

Note

[1] I consigli di Abba Doroteo, capitolo 12 (tradotto dalla versione russa da padre Seraphim Rose).

[2] Storia dei franchi, V, 23.

 
L'atteggiamento della Chiesa nei confronti della pena capitale, nel passato e nel presente

Di recente c'è stato un acceso dibattito sulla pena di morte nella società russa: se sia ragionevole revocare la moratoria sulla pena capitale in relazione a un tragico evento recente, vale a dire l'omicidio di un'innocente bambina di nove anni nella città di Saratov.

Abbiamo parlato con l'arciprete Vladislav Tsypin, dottore in storia della Chiesa, dottore in teologia, professore dell'Accademia teologica di Mosca e del seminario teologico Sretenskij, a proposito della posizione della Chiesa sulla pena capitale nel passato e nel presente.

Padre Vladislav, secondo lei, qual era storicamente la prospettiva della Chiesa ortodossa russa sulla pena di morte? Ha accettato questa forma di punizione e non l'ha mai contestata? Ha difeso la sua eliminazione o ha avuto un atteggiamento neutrale nei suoi confronti e non ha mai espresso la sua posizione su di essa?

Se dovessi scegliere tra le risposte da lei suggerite, direi che la Chiesa ha naturalmente accettato la pena capitale come realtà, e non ha mai contestato la legittimità della sua esistenza. Allo stesso tempo, nella storia della Chiesa primitiva, di Costantinopoli e della Chiesa russa, la gerarchia ha spesso fatto specifici appelli alle autorità per chiedere clemenza per i condannati a morte. Così, pur non negando la necessità dell'uso della pena di morte, in diversi periodi della sua storia la Chiesa ha tuttavia sostenuto la misericordia verso coloro che hanno commesso gravi crimini.

È vero, in alcuni casi persone che erano palesemente innocenti furono condannate a morte; in tali casi la Chiesa nella persona dei suoi primati si appellava alle autorità supreme, ai monarchi per la revisione delle sentenze. Forse l'esempio più distinto di intercessione e mediazione per coloro che sono stati condannati ingiustamente è stato offerto dal metropolita Filipp di Mosca.

Inoltre, questo tipo di punizione è considerato nei "Fonamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa". Questo documento presta molta attenzione a questo argomento. L'approccio della Chiesa si riduce a quanto segue: mentre la Chiesa non ha basi bibliche per insistere sull'abolizione della pena di morte, sostiene che se la società è diventata abbastanza matura da fermare l'uso della pena capitale, allora questa iniziativa dovrebbe essere sostenuta.

Ho capito bene che la Chiesa non ha mai alzato la voce a favore dell'abolizione della pena capitale in quanto tale?

Ha ragione.

Ma perché?

Non passerà molto tempo, prima che la pena capitale sia rimossa dai codici penali di molti paesi. Ma in passato la legalità dell'uso della pena di morte era evidente: il suo scopo era proteggere la società da gravi crimini.

Dal punto di vista dogmatico è anche ovvio che da una prospettiva cristiana la morte non è la fine della vita umana. La vita continua dopo la morte fisica e la giustizia definitiva non sarà rivelata fino al Giudizio Universale.

Pertanto, anche se si è verificato un errore giudiziario (che è, ovviamente, una cosa deplorevole e terribile), non è comunque una tragedia totale. Coloro che sono stati sottoposti alla pena capitale da innocenti saranno in qualche modo ricompensati per questo nell'eternità. Inoltre, anche un criminale condannato a morte può arrivare al pentimento a condizione che vi sia un intervallo di tempo (anche se breve) tra l'emanazione della sentenza e la sua esecuzione.

Inoltre, una richiesta di proibizione della pena di morte in qualsiasi circostanza, per esempio durante le ostilità, significherebbe un approccio distruttivo al funzionamento dell'esercito e, quindi, dello Stato. Ci sarebbe qui un elemento di anarchismo, un'idea che la Chiesa non potrà mai accettare.

C'è forse eccessiva umanità e sentimentalismo nelle richieste di abolizione incondizionata della pena capitale?

Potrebbe avere ragione. Può essere proprio l'umanesimo che contrasta con la comprensione cristiana dell'uomo e della società.

E su cosa sono esattamente in disaccordo?

Essi divergono in quanto la vita umana terrena è considerata dall'umanesimo un valore assoluto che supera tutto il resto, anche il benessere della società. Non si tiene conto del fatto che la vita umana è eterna. Ecco perché la pena capitale è vista come qualcosa di molto più tragico quando non si tiene conto della prospettiva della vita eterna.

Lei ha detto prima che la Chiesa non ha trovato nella Bibbia alcun motivo per l'abolizione della pena capitale. Ma alcuni possono contraddire e dire: che dire del comandamento "non uccidere", per esempio?

Vediamo che molti casi di pena capitale menzionati e descritti nell'Antico Testamento sono giustificati. E queste non sono solo esecuzioni come misura penale; è anche il massacro di intere nazioni pagane che si opposero al popolo eletto.

Segue anche dal contesto completo che il comandamento "non uccidere" riguarda le relazioni tra le persone. Vale a dire, si tratta di casi in cui un individuo toglie la vita a un altro individuo.

Ma non è una sfida all'esistenza stessa dello stato e del potere statale. Noti ciò che scrive l'apostolo Paolo nella sua Lettera ai Romani: poiché [l'autorità] è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male (Rom 13:4).

In verità chi ha autorità non porta una spada come decorazione. Ne consegue che è giustificata l'esistenza nel mondo (che è sotto il potere del maligno) di coloro che hanno autorità, che usano la pena capitale e comandano eserciti quando devono combattere contro il nemico.

Cioè, l'apostolo Paolo, che non contraddisse in alcun modo l'insegnamento di Cristo e il Discorso della Montagna, non trovò alcun divieto dell'esercito, del sistema giudiziario e delle misure punitive (fino all'uso della spada per l'esecuzione dei criminali) nel comandamento "non uccidere".

Lei ha anche affermato che la società deve diventare sufficientemente matura per l'abolizione della pena capitale. Cosa significa? Secondo lei, quando succede?

Penso che succeda quando i crimini gravi diventano estremamente rari nella società. Allora sarà probabilmente sufficiente l'irrogazione di sanzioni più blande. Ma per non applicare alcuna sanzione è necessario uno stato della società impossibile da raggiungere sulla terra. Quindi qualsiasi progetto volto ad abolire lo stato (e, quindi, i tribunali, l'esercito e così via) è assolutamente utopico per natura. Una società senza lo stato è inconcepibile; lo stato presuppone la presenza e l'uso di forze e mezzi molto fisici di difesa, sia dalle minacce esterne che dai crimini interni.

Mi chiedo se sostenga personalmente l'attuale moratoria sulla pena capitale in Russia nelle attuali circostanze socioculturali e nella nostra situazione di criminalità.

Direi che come pastore non ho il diritto di esprimermi a favore della revoca della moratoria. Tuttavia, se la maggioranza della popolazione del nostro paese è favorevole alla revoca, non sarò contrario.

E perché lei come sacerdote non ha il diritto di premere per la revoca della moratoria?

Da un lato, noi chierici benediciamo i soldati affinché svolgano i loro doveri militari, inclusa la partecipazione all'uccisione di altri. Ma, d'altra parte, non possiamo prendere le armi e partecipare noi stessi alla guerra. Di conseguenza, sarebbe fuori luogo per me come sacerdote parlare per il ritorno della pena di morte.

 
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Una visione per il futuro della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia

Introduzione

A livello internazionale: la metropolizzazione

Al momento attuale, la Chiesa ortodossa russa multinazionale sta attraversando un periodo di ristrutturazione, noto come 'metropolizzazione'. Così, all'interno dell'enorme Federazione Russa si stanno suddividendo diocesi estremamente grandi, che a volte coprono territori con popolazioni ortodosse nominali forse da due a quattro milioni e della dimensione di grandi paesi dell'Europa occidentale come la Francia. Ognuna sta diventando una Metropolia, in genere con quattro o cinque diocesi di circa 100 parrocchie ciascuna, guidati al centro da un Metropolita. L'obiettivo è quello di portare i vescovi più vicino alla gente. Di conseguenza la Chiesa ha già quasi 300 vescovi, oltre il doppio rispetto al 1917, così come centinaia di altri potenziali candidati.

In questo modo la gerarchia della Chiesa ortodossa russa sta cercando di venire incontro alle sue responsabilità verso i fedeli. A Mosca nel maggio 2012 Sua Santità il Patriarca Kirill ci ha spiegato chiaramente che gli sarebbe piaciuto, con il tempo, di vedere questo processo esteso in tutto il mondo nei paesi al di fuori del territorio canonico dell'Ortodossia russa (i territori dell'ex impero russo, a parte Georgia e Polonia, oltre a Cina e Giappone). In altre parole, stiamo parlando del territorio della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR). Questo creerebbe Metropolie nelle grandi aree continentali dell'Europa Occidentale, dell'America del Nord, dell'America Latina, dell'Australia e forse anche dell'Alaska, un tempo chiamata 'l'America russa'.

Come è stato chiarito ancora una volta alla Conferenza di Londra del mese di ottobre 2012, tutte le parrocchie e i monasteri dell'Ortodossia russa in Europa occidentale entreranno a suo tempo nell'amministrazione della ROCOR. (Delle cinque possibili Metropolie fuori dalla Rus', si potrebbe pensare che, forse, Sud America e Alaska potrebbero inizialmente essere sotto l'amministrazione di Mosca, mentre Nord America, Europa occidentale e Australasia potrebbero essere sotto la ROCOR). Come abbiamo suggerito già nel 1986, e come abbiamo pubblicato in seguito, una Metropolia ortodossa russa dell'Europa occidentale, probabilmente con centro a Parigi e con un seminario, potrebbe essere divisa in sei diocesi, tre di lingua latina e tre di lingua germanica, e avere almeno sette vescovi. Nel 2003 il Patriarca Alessio II ha annunciato pubblicamente questa speranza a lungo attesa di una Metropolia in Europa, centrata a Parigi, come proposto dall'allora Metropolita Kirill.

Le sei diocesi di tale Metropolia di forse 400 chiese sarebbero: le terre francesi - Francia, Svizzera francese, Belgio del sud e Lussemburgo (72 milioni e forse 70 chiese), Italia, Svizzera italiana e Malta (62 milioni e forse 60 chiese); Iberia - Spagna e Portogallo (58 milioni e forse 60 chiese), le terre tedesche e olandesi - Germania, Austria, la maggior parte della Svizzera, Paesi Bassi e Belgio fiammingo (118 milioni e, forse, 120 chiese e quindi due vescovi); Regno Unito e Irlanda (68 milioni e forse 70 chiese); Scandinavia - Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda (20 milioni e, forse, 20 chiese, un piccolo numero di parrocchie, ma un territorio enorme per un vescovo).

In questo modo, con ciascuna delle 400 parrocchie che copre in media un bacino di utenza di circa 50 miglia (80 chilometri) di diametro, e di circa 2.000 miglia quadrate (circa 5.000 kmq) di area, la maggior parte del territorio dell'Europa occidentale sarebbe coperta. Non abbiamo ancora questa Metropolia multinazionale di 400 parrocchie per coprire una popolazione di poco meno di 400 milioni. Tuttavia, le isole britanniche e l'Irlanda, con una popolazione di 68 milioni, formerebbero la terza delle sue sei diocesi. Poiché noi non costruiamo partendo dal vertice fino alla base nella Chiesa ortodossa, ma realizzare infrastrutture pastoralmente, nessuna Metropolia può esistere senza la base. Ed è dalla base che potremmo almeno guardare al possibile futuro e a come, sia a livello nazionale che locale, le Isole britanniche e l’Irlanda e quindi l’Inghilterra potrebbero rientrare nella visione patriarcale di una grande diocesi locale di tale Metropolia.

A livello nazionale: Le Isole britanniche e l’Irlanda e il caso dell’Inghilterra

In generale, la Scozia, il Galles e pure l'Irlanda, con una popolazione totale di poco meno di 15 milioni, hanno livelli più bassi di popolazione ortodossa rispetto all’Inghilterra. Tuttavia, si potrebbe pensare di avere parrocchie in Scozia a Glasgow, Edimburgo, Aberdeen, Dundee, Inverness e una cappella o un centro di pellegrinaggio monastico a Iona. Vorremmo pensare che l’Irlanda abbia parrocchie forse a Dublino, Belfast, Cork, Derry, Waterford e Galway. Ci piacerebbe pensare che il Galles abbia parrocchie a Cardiff, Swansea, Aberystwyth e Bangor. Questo darebbe un totale di 16 chiese. Ovviamente i luoghi in cui fondare le chiese dipenderanno da scelte locali; i precedenti sono solo suggerimenti. Vediamo ora in dettaglio l’Inghilterra, che, anche se piccola, ha quasi l'80% della popolazione delle isole.

Con una superficie di poco più di 50.000 miglia quadrate (130.000 kmq) e densamente popolata da 53 milioni di persone, una media di poco più di un milione di persone per 1.000 miglia quadrate, l'Inghilterra è suddivisa in nove regioni, come mostrato sopra. Ogni regione ha diverse concentrazioni di abitanti ortodossi russi, ma Londra prima di tutto e poi le due regioni più vicine a Londra hanno la più grande concentrazione. Vorremmo suggerire che generalmente ci dovrebbe essere una chiesa, di varie dimensioni, per ogni bacino di utenza di circa un milione di persone, dato che la popolazione russa ortodossa locale, comunque irregolarmente praticante, è in media di circa uno su mille. Ciò potrebbe creare parrocchie potenziali di circa 1.000 persone, anche se i partecipanti in una domenica media potrebbero essere solo 100-200.

Ovviamente, la concentrazione della popolazione ortodossa russa varia enormemente, essendo più alta a Londra, media nelle città del Sud e dell'Est, e più basso nelle aree rurali del Nord e dell'Ovest. Pertanto le più grandi chiese di Londra e delle altre grandi città avrebbero bacini d’utenza molto piccoli di forse solo 50 miglia quadrate, mentre nelle province le chiese minori potrebbero coprire tra i 500 e 2.500 chilometri quadrati, in media, circa 1.500 chilometri quadrati, a seconda di quanto è rurale la zona circostante.

Come si può vedere qui di seguito, in Inghilterra ci sono esattamente cinquanta città con una popolazione di oltre 100.000 abitanti. Logicamente, è alla maggior parte di questi centri di popolazione che dobbiamo mirare per stabilire chiese. È vero che alcune di queste città e paesi hanno già chiese ortodosse russe permanenti, ad accesso pubblico, multinazionali, anche se quattro di queste sono state stabilite solo in anni molto recenti. In particolare, questo è il caso di Londra, sebbene le parrocchie locali siano totalmente insufficienti in numero, con solo due chiese, una media e una piccola, per una popolazione urbana di oltre 11.000.000. Al di fuori di Londra alcune città sono relativamente meglio attrezzate - per esempio, Manchester, Liverpool/Birkenhead, Oxford e Colchester, anche se c'è ancora molto da fare anche qui.

Città

Popolazione della città

Popolazione dell'area urbana

Londra

7.393.800

11.230.500

Birmingham

985.900

3.202.800

Liverpool

466.600

3.630.100

Sheffield

421.800

1.104.900

Leeds

420.300

1.498.500

Bristol

409.300

614.800

Manchester

394.300

394.300

Leicester

319.100

319.100

Kingston on Hull

309.100

309.100

Coventry

295.000

411.200

Bradford

290.400

290.400

Nottingham

271.400

632.300

Stoke-on-Trent

266.700

266.700

Wolverhampton

258.100

258.100

Plymouth

249.900

249.900

Derby

227.900

227.900

Reading

222.700

222.700

Southampton

211.500

733.600

Newcastle on Tyne

187.200

1.147.200

Preston

183.400

183.400

Sunderland

180.700

180.700

Luton

179.700

179.700

Portsmouth

176.300

176.300

Norwich

173.300

173.300

Bournemouth

161.800

161.800

Southend on Sea

160.900

160.900

Swindon

153.700

153.700

Blackpool

147.500

147.500

Poole

146.000

146.000

Middlesbrough

144.800

692.500

Peterborough

144.800

144.800

Huddersfield

143.500

143.500

Bolton

138.400

138.400

Stockport

133.000

133.000

Ipswich

131.400

131.400

York

126.200

126.200

Brighton

122.500

122.500

Rotherham

122.000

122.000

Oxford

121.700

121.700

Gloucester

117.900

117.900

Watford

115.400

115.400

Slough

113.300

113.300

Blackburn

105.600

105.600

Basildon

104.600

104.600

Saint Helens

104.400

104.400

Northampton

104.100

104.100

Oldham

103.700

103.700

Woking-Byfleet

102.800

102.800

Chelmsford

100.700

100.700

Colchester

100.300

100.300

In generale, vorremmo suggerire che dove le città di 100.000 o più abitanti sono vicine l'una all'altra, solo una singola chiesa permanente è necessaria. Per esempio, dalla lista di cui sopra: Sunderland è vicina a Newcastle; Blackburn e Blackpool sono accanto a Preston; Bolton, Oldham e Stockport sono accanto a Manchester; Rotherham è accanto a Sheffield; Huddersfield e Bradford sono accanto a Leeds; St Helens è accanto a Liverpool; Derby è accanto a Nottingham; Wolverhampton si trova vicino a Birmingham; Ipswich, Chelmsford e Southend-on-Sea sono accanto a Colchester; Reading è vicina a Oxford; Basildon, Watford, Woking-Byfleet e Slough entrerebbe sotto le parrocchie dell’area urbana di Londra; Portsmouth è vicina a Southampton, Bournemouth è accanto a Poole. Solo una di queste città deve avere una chiesa.

Nondimeno, se potessimo pianificare di fornire una copertura per la maggior parte dell'Inghilterra con, chiese multinazionali, ad accesso pubblico permanente, fedeli alla Chiesa ortodossa russa e al calendario ortodosso, avremmo bisogno di: altre nove chiese a Londra, tre chiese a Birmingham; altre due chiese a Liverpool (in quanto ve n’è già una nella vicina Birkenhead); una chiesa in ciascuna di queste città: Sheffield, Leeds, Bristol, Leicester, Hull, Coventry, Nottingham, Stoke, Plymouth, Southampton, Newcastle, Preston, Norwich, Bournemouth, Swindon, Middlesbrough, Peterborough, York, Brighton, Gloucester, Luton (St Albans) e Northampton.

In base a quanto sopra, stiamo suggerendo l'ottenimento o la costruzione di non meno di 36 altre chiese, oltre alle cinque già presenti. L'obiettivo di questo percorso è di garantire che la Chiesa ortodossa russa e il suo calendario liturgico siano costantemente accessibili alla popolazione interessata, in Inghilterra, in inglese e in slavonico. Tuttavia, anche un tale schema minimo di fondazione di una chiesa, grande o piccola a seconda delle esigenze locali, per circa ogni milione di persone nei principali centri locali di popolazione, in modo che la maggior parte non dovrebbe viaggiare più di 25 miglia in linea retta (di fatto un po’ di più, perché non si può viaggiare in linea retta) per arrivare in chiesa, significa che sono state omesse le aree con diverse città, ma tutte con popolazioni di meno di 100.000 abitanti e le zone relativamente più rurali.

Per esempio, anche nello schema di cui sopra non vi è, sorprendentemente, nessuna chiesa nel Kent, nel sud-ovest al di fuori di Plymouth, in Herefordshire, Worcestershire, Shropshire, Lincolnshire, Northumberland e Cumbria. Pertanto, sembrerebbe anche ragionevole sperare di stabilire 13 altre chiese o centri di pellegrinaggio monastico, forse a: Canterbury, Exeter, Barnstaple, Truro, Hereford, Worcester, Shrewsbury, Lincoln, Lindisfarne, Carlisle, così come a Newport nell'Isola di Wight, a Douglas nell'Isola di Man e nelle Isole del Canale. Ciò significherebbe un totale di 54 chiese in Inghilterra e un totale di 70 chiese per la parte ortodossa russa dei 68 milioni di abitanti nelle Isole britanniche e in Irlanda.

A livello locale: L'Inghilterra dell'Est

Che dire della visione patriarcale a livello locale? L'est dell'Inghilterra è per area la seconda più grande delle nove regioni inglesi. Esso copre le sei contee di Norfolk, Suffolk, Essex, Cambridgeshire, Bedfordshire e Hertfordshire. La popolazione regionale al censimento del 2011 era di 5.847.000, 11% del totale della popolazione dell’Inghilterra, cosa che la rende una regione 'media'. Le più grandi città sono Luton, Basildon, Peterborough, Southend-on-Sea, Norwich, Ipswich, Cambridge, Chelmsford e Colchester. Questa regione ha un numero medio di ortodossi russi, perché è vicina a Londra e anche perché si trova di fronte all'Europa orientale, in particolare gli Stati baltici, da dove sono venuti in molti. Quindi, con una popolazione che tocca sei milioni, anche se molti in Essex e Hertfordshire vivono nell’area urbana di Londra, la regione dovrebbe avere cinque chiese, di cui oggi solo una in esistenza.

Attualmente l'East of England Orthodox Church (EEOC - un fondo di beneficenza) è presente a Colchester (popolazione: 104.390). Questo fondo è il proprietario dell'unica chiesa permanente di lingua russa e lingua inglese nella regione, che si trova a Colchester. Al momento non copre solo la sua naturale area di utenza dell’Essex al di fuori di Londra e del Suffolk, ma gran parte della regione e anche oltre. Questo bacino d’utenza naturale di circa un milione e mezzo di abitanti comprende Southend-on-Sea (174.300), Ipswich (133.384), dove stiamo aiutando una nuova missione ortodossa russa, Chelmsford (120.000) e diversi centri minori come Clacton, vicino al quale c’è ora un’altra missione, Braintree, Witham, Sudbury e Felixstowe, da dove è iniziata quest’intera missione nell’est dell'Inghilterra. I santi locali sono: sant’Elena, San Botolph, San Cedd, Sant’Osyth, Sant’Edmund.

Tuttavia, al momento attuale, a causa della mancanza nella regione di centri permanenti di lingua russa e inglese fedeli alla tradizione ortodossa russa e al calendario ortodosso, il nostro gregge proviene da tutto l’est dell'Inghilterra. A volte proviene anche da fuori di esso, da Londra, dal sud-est e dalle Midlands orientali. Pertanto, se Dio vuole e se ci sono fedeli che lo desiderano e possono fare i sacrifici necessari, dovremmo cercare di creare altri centri permanenti, di lingua russa e inglese, fedeli alla tradizione ortodossa russa e il calendario ortodosso. Inizialmente, suggeriamo un minimo di quattro altri centri abitati come possibili luoghi in aggiunta a Colchester, forse come segue:

1. Norwich (173.300). Il bacino d’utenza naturale di circa un milione di abitanti copre la maggior parte del Norfolk e del Suffolk settentrionale, comprende Great Yarmouth (68.317), Lowestoft (64.358), Thetford (21.588) e centri minori. Questa zona è stata la nostra priorità per diversi anni, finora senza successo, con i parrocchiani che ci visitano noi da Norwich ogni fine settimana. Santi locali: San Walstan, Sant’Edmund, San Felix. Date le numerose chiese medievali in questa città e le loro molte dedicazioni, forse la chiesa potrebbe essere dedicata a Tutti i Santi.

2. Peterborough (144.800). Anche se appena dentro il Cambridgeshire, il bacino di utenza naturale copre le città al di fuori della regione dell’Inghilterra dell’Est, tra cui Boston (58.124), King’s Lynn (42.800), Spalding (28.722) e Wisbech (20.200). Anche se questo bacino di utenza è piccolo, ha un’alta percentuale di immigrati russi ortodossi dall'Europa orientale e soprattutto dagli Stati baltici e deve essere una priorità. Santi locali: San Pietro, San Paolo, San Guthlac, Santa Huna, Santa Wendreda, i martiri di Crowland. Dato il nome della città, la chiesa dovrebbe essere dedicata ai Santi Pietro e Paolo.

3. St Albans (58.000). Anche se questa è una piccola città vicino alle ben più grandi Watford e Luton, sembrerebbe giusto per ragioni storiche che un centro della chiesa sia stabilito proprio qui, nella città del primo martire delle Isole Britanniche, e dedicato a lui. Il bacino di utenza naturale di circa un milione e mezzo di abitanti copre la maggior parte del Bedfordshire, a nord, dell’Hertfordshire fuori Londra a sud e anche l’ovest dell’Essex. Appena a nord di Londra, è circondata da altre città, grandi e piccole. Queste includono: Luton (179.700), Watford (115.499), Harlow (94.365), Stevenage (84.651), Hemel Hempstead (81.143), Bedford (79.190) e numerosi centri minori. (Watford e Hemel Hempstead sono ufficialmente incluse nell’area urbana della Grande Londra). Santo locale: Sant’Albano. La chiesa dovrebbe essere dedicata a Sant’Albano e costruita in stile romano e coperta con coppi, come era la chiesa in Silchester.

4. Cambridge (123.900). Il bacino di utenza comprende le città più piccole nel Cambridgeshire, nell’ovest del Suffolk e nel nord-ovest dell’Essex come Bury St Edmunds (35.015), Haverhill (25.000), Huntingdon (19.830), Newmarket, Saffron Walden e Ely. Anche se questo è un bacino di utenza più piccolo, è importante a causa degli altissimi numeri di russi presso l'Università di Cambridge. (Ci sono più di 1000 membri del club russo di Cambridge e oltre 200 bambini della scuola russa). Santi locali: Santa Audrey, San Neot, Sant’Ives, Santa Pandwyna. Data l'università, forse la chiesa potrebbe essere dedicata ai Tre Ierarchi.

Colchester e queste quattro città in realtà formano una croce disegnata sopra l'est dell'Inghilterra. E 'vero che ci sono già altri gruppi ortodossi e missioni nell'est dell'Inghilterra, che utilizzano locali provvisori o  anglicani oppure cappelle domestiche. Tuttavia, la maggior parte di questi non sono ortodossi russi o escludono coloro che vivono secondo il calendario della Chiesa, e tutti generalmente si rivolgono a una sola nazionalità o a un sotto-gruppo nazionale, per esempio, greci, romeni o ex-anglicani. In ogni caso, nessuno di questi è permanente e ad accesso pubblico e si occupa della tradizione ortodossa russa, multinazionale, di lingua russa e inglese e di calendario ortodosso. Tuttavia, anche tutte queste cappelle e strutture svolgono il loro ruolo nella vita ortodossa regionale, occupandosi di singoli gruppi nazionali, sia quelli più grandi provenienti dall'Europa dell'Est sia le piccole cappelle con ex-anglicani convertiti. Se alcuni volessero, su base puramente volontaria, aderire al precedente piano per un Ortodossia locale, rimanendo per tutto il tempo nelle loro Chiese madri, ovviamente, sarebbero i benvenuti.

Conclusione

Come esempio di una diocesi della Metropolia futura, abbiamo preso le Isole britanniche e l’Irlanda, ma ci siamo concentrati su quella parte della diocesi dove sono concentrati più ortodossi russi - l’Inghilterra. Da qui ci siamo concentrati su una sola regione, come una sorta di caso di studio - l'est dell'Inghilterra. Abbiamo suggerito che nei centri regionali Inghilterra si dovrebbero fondare chiese a fronte di circa ogni milione di persone, il che significa che idealmente si dovrebbero stabilire 54 chiese se si vuole venire incontro ai bisogni della popolazione ortodossa russa multinazionale. Al momento ci sono solo cinque di queste chiese - solo circa un decimo del nostro lavoro iniziale è stato fatto.

Il fatto che si possa anche solo discutere di una tale visione mostra, tuttavia, un notevole cambiamento da fino a pochi anni fa, quando una cosa del genere sarebbe stata inimmaginabile. Naturalmente, questi sono ancora propositi astratti, espressi solo per stimolare il pensiero. In realtà, tutto dipenderà dall'esistenza di questa Metropolia, dalle sue infrastrutture e da un personale adatto, e anche da dove la popolazione ortodossa russa multinazionale è concentrata localmente, dai suoi bisogni, capacità e volontà, dalla capacità finanziaria e, soprattutto, dalla disponibilità umana a fare sacrifici per la Chiesa. Abbiamo bisogno di infrastrutture adeguate, non solo gli edifici delle chiese, ma anche sale parrocchiali con servizi igienici e cucine, posti di parcheggio per le auto, alloggi per il clero e i direttori di coro e investimenti per fornire gli stipendi, ma, soprattutto, abbiamo bisogno di persone che hanno fede e vogliono chiese.

Alcuni respingeranno tutti i suggerimenti di cui sopra per una Metropolia europea occidentale come fantasie. Ma dato che molte città in Europa occidentale hanno già chiese, o almeno comunità, alcune di queste chiese persino costruite nel XIX secolo, stiamo parlando di forse un miliardo di euro per stabilire questa Metropolia di 400 chiese. Si tratta di una somma incredibilmente enorme per noi, ma una piccola somma per un oligarca russo - per esempio. Le chiese nascono attraverso la grazia dello Spirito Santo che ispira la motivazione umana, la fede. È vero che se non c'è la fede a ispirarci, allora non c'è speranza, poiché la speranza è sempre il risultato della fede. È vero quindi che tutti i 'piani' sono solo astratti. E le realtà possono spesso rivelarsi molto diverse dalle nostre speranze, che devono essere benedette per diventare realtà. Come sempre: l'uomo propone ma Dio dispone.

Appendice

Possibili dedicazioni di chiese ortodosse russe nelle Isole britanniche e in Irlanda

Inghilterra

Già esistenti:

Londra: La Dormizione e Tutti i Santi / La Dormizione e i Martiri Reali

Oxford: San Nicola

Birkenhead: St Elisabetta la Granduchessa

Manchester: La santa Protezione della Madre di Dio

Colchester: San Giovanni il Taumaturgo / Tutti i Santi delle isole

Nuove:

Barnstaple: Santa Morwenna

Birmingham (3): Esaltazione della Croce, Tutti i Santi delle isole, san Serafino di Sarov

Bournemouth: S. Edoardo il Martire

Brighton: Sant'Andrea Apostolo

Bristol: San Nicola

Cambridge: Tre Gerarchi

Canterbury: Cristo Salvatore

Carlisle: San Ninian

Coventry: La Trasfigurazione

Douglas (Isola di Man): San Maughold

Exeter: San Bonifacio

Gloucester: Tutti i Santi

Hereford: Sant’Etelberto

Scafo: Santa Hilda

Leeds: Il Battesimo del Signore

Leicester: San Tommaso Apostolo

Lincoln: San Paolino

Lindisfarne: San Cuthbert

Liverpool (2): Il Battesimo del Signore, San Nicola

Londra (9): Santissima Trinità, La Resurrezione, La Natività di Cristo, i santi Pietro e Paolo, San Pancrazio, San Giorgio, Sant’Agostino di Canterbury, Sant’Edmund, Tutti i Santi delle isole

Middlesborough: San Beda il Venerabile

Newcastle: Sant’Aidan

Newport (Isola di Wight): San Bonifacio

Northampton: San Michele Arcangelo

Norwich: Tutti i Santi

Nottingham: San Giovanni il Teologo

Peterborough: Santi Pietro e Paolo

Plymouth: San Giovanni Battista

Preston: San Giovanni Crisostomo

St Albans: Sant’Albano

Saint Helier: Sant’Helier

Sheffield: L’Ascensione

Shrewsbury: Santa Winifred

Southampton: Santi Pietro e Paolo

Stoke on Trent: La Presentazione di Cristo

Swindon: La Resurrezione e Sant’Alfredo

Truro: San Michele Arcangelo

Worcester: L'Annunciazione

York: Santi Costantino ed Elena

Scozia

Aberdeen: Santi Pietro e Paolo

Dundee: San Nicola

Edimburgo: Sant'Andrea Apostolo

Glasgow: San Kentigern

Inverness: La Resurrezione

Iona: San Colombano

Irlanda

Belfast: La Trasfigurazione

Cork: San Finbar

Derry: La Resurrezione

Dublino: San Patrizio

Galway: San Brandano il Viaggiatore

Waterford: Santa Brigid

Galles

Aberystwyth: San David

Bangor: San Deiniol

Cardiff: San Nicola

Swansea: La Risurrezione e i Santi Giulio e Aronne

 
Cosa possono portare alla Chiesa le terre e i popoli dell'Europa occidentale?

In Europa centrale e orientale, ogni terra e popolo può imparare l'Ortodossia sia dalla sua storia che dai suoi attuali vicini, offrendo in tal modo il suo particolare genio alla Chiesa di Dio. Così, da nord a sud:

La Finlandia impara l’Ortodossia dalla vicina Carelia russa e dai suoi santi come san Trifone di Pechenga (+1583), Illuminatore della Lapponia.

La Polonia impara la sua Ortodossia da Mieszko I, battezzato in Moravia nel 966, e oggi l’impara dalla Belarus, dall'Ucraina e dai suoi nativi carpato-russi Lemko.

La Slovacchia impara la sua Ortodossia dai santi Cirillo e Metodio, nonché dai carpato-russi, sia nativi che nella vicina Transcarpazia.

Le terre ceche imparano dalla gloriosa eredità di san Rostislav e dai santi Cirillo e Metodio in Moravia, da santa Ludmila e san Vjacheslav a Praga, e impara dalle lotte di Jan Hus in Boemia.

L’Ungheria impara dal patrimonio antico dei suoi primi cristiani, provenienti dalla Nuova Roma con il vescovo Hierotheos attorno al 950, nonché dai suoi vicini ortodossi.

La Slovenia e la Croazia imparano dalle prime missioni slave dei santi Cirillo e Metodio e dei loro discepoli.

Ma che dire delle terre dell'Europa occidentale, che, anche se hanno un glorioso ma lontano passato ortodosso, non hanno alcun vicino ortodosso e così devono imparare da nuove popolazioni immigrate? Che cosa possono portare?

Le terre tedesche, la Germania, l'Austria e la maggior parte della Svizzera, possono portare ordine e disciplina. Non è un caso che il primo libro liturgico tradotto in tedesco sia stato il Tipico.

Le terre francesi, la Francia, il Belgio meridionale e la Svizzera occidentale, possono portare la contemplazione di Dio, la filosofia della fede.

L’Inghilterra e le terre celtiche, Irlanda, Scozia e Galles, possono portare l'ascetismo. Non è un caso che il primo libro liturgico tradotto in inglese sia stato il Triodio quaresimale.

L’Italia, deposito di reliquie della Chiesa, può portare il senso della storia della Chiesa, come centro storico dell’Ortodossia in occidente.

La Spagna e il Portogallo possono portare il loro senso della bellezza, dei riti e dei paramenti.

Le Terre olandesi, i Paesi Bassi, le Fiandre e il Lussemburgo, possono portare la cooperazione e il coordinamento.

Scandinavia, Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda, possono portare l'efficienza e l'efficacia pratica.

Se deve venire alla luce una Metropolia ortodossa russa in Europa occidentale, possiamo suggerire come ognuna delle sue terre e dei suoi popoli potrà contribuire con la propria storia dal primo millennio e anche con le proprie qualità, così come si sono sviluppate nel secondo millennio.

 
Riflessioni sulla separazione tra cristianità occidentale e orientale

Madre di Dio con il bambino, Santa Sofia, Costantinopoli

Se osserviamo la vita o le opere dei cristiani occidentali durante i cosiddetti "secoli bui", il periodo dal 450 al 1050 circa, siamo sempre colpiti dalla loro debolezza intellettuale e culturale e dalla loro informe, immatura, e anche grossolana, prospettiva teologica. Mentre nel terzo e quarto secolo siamo in grado di trovare grandi Padri (il beato Girolamo, il beato Agostino), che davano il loro contributo teologico allo sviluppo dell'Ortodossia in Occidente, e anche coloro che operavano per diffondere l'influenza dell'Ortodossia orientale in occidente (sant'Ilario di Poitiers, san Martino di Tours, san Giovanni Cassiano), dal sesto all'undicesimo secolo vi è una rottura nella crescita intellettuale e culturale dell'Occidente. Ci sono pochi infatti in questo periodo che possono reggere il confronto con i grandi teologi mistici dell'Oriente, dove si tenevano i grandi Concili ecumenici e in cui la fede veniva formulata. Roma stessa svanisce come centro intellettuale in questo periodo. La luce della conoscenza era conservata in luoghi lontani, da sant'Isidoro in Spagna, da Beda il Venerabile in Gran Bretagna, dai cristiani dell'Irlanda, alcuni dei quali conoscevano il greco. La loro conoscenza, però, era di gran lunga inferiore a quella dei Padri orientali, e un uomo come Giovanni Scoto Eriugena, che aveva tradotto alcune opere dello 'Pseudo-Dionigi' in latino nel IX secolo, si erge come un faro nel buio dell'ignoranza. I santi uomini e donne dell'Occidente nei 'secoli bui' sono così diversi dai grandi mistici egiziani, siriani e greci dell'Oriente multi-culturale, quanto l'iconografia carolingia o anglosassone lo è dall'iconografia bizantina post-iconoclasta. Eppure, anche se c'erano divergenze sociali, politiche ed economiche tra Oriente e Occidente, si sentiva la Chiesa Una. C'erano variazioni locali, culturali nella pratica della fede, ma nel cuore i cristiani erano uniti nella loro confessione fede cattolica ortodossa. L'Oriente era un nuovo e fiorente fondamento, che saliva intellettualmente e culturalmente al suo apice, l'Occidente era un impero caduto, isolato per opera dei maomettani delle ricchezze culturali di Costantinopoli. L'Occidente era politicamente paralizzato da assalti e invasioni pagane, vivendo senza una grande consapevolezza culturale o intellettuale della fede e ovunque alla ricerca di sostegno politico e militare contro i suoi nemici. Era anche disposto a incoronare un re franco e a istituire un impero occidentale per la propria auto-protezione. Rimaneva, tuttavia, l'unità spirituale.

Differenze di usanze erano sorte anche nei primi secoli. L'Oriente, per cultura e per storia, era più incline alla contemplazione mistica e speculazione filosofica. L'Occidente, d'altra parte, era rinomato per la pratica della legislazione e del governo. Inoltre, dopo la caduta dell'impero in Occidente, la necessità di tali qualità era sempre maggiore. La stabilità politica e religiosa della sede di Roma dipendeva dalle attività dei governatori, sorveglianti, confessori e missionari tra i pagani che avevano inondato l'Occidente. L'Occidente chiedeva a re e regine dalla vita devota di portare alle sue terre ordine e protezione dai nemici del cristianesimo. L'Oriente, invece, viveva in una situazione più stabile in questo momento. La sede dell'universo cristiano era stata fissata in Nuova Roma, la città di Costantino. Questa città era il centro di teologia, arte, architettura e governo ecclesiale. Tutti i suoi abitanti erano stati ufficialmente accolti nella Chiesa. Uomini e donne di conseguenza si ritirarono nel deserto per formare monasteri a pregare per il mondo e la Chiesa di Cristo sulla terra, che ora brulicava di nuovi convertiti che tanto spesso erano cristiani solo nella forma esteriore.

Cristo fra gli Apostoli in un arcosolio della cripta di Ampliato nelle catacombe di Santa Domitilla a Roma

L'Occidente viveva in una situazione completamente diversa. Non aveva ancora vinto grandi battaglie spirituali, militari e politiche, per poter diventare anch'esso pienamente parte dell'Impero cristiano. Comprensibilmente la Chiesa in Occidente era disposta a dare la sua sanzione religiosa a  eventuali neofiti franchi o teutoni, disposti a difenderla contro i pagani. La cristianità, tuttavia, non era divisa in due in questo senso. C'erano, per esempio, grandi amministratori ecclesiastici in Oriente, e che avevano bisogno di forza per proteggere i loro patriarcati da usurpazioni e rivendicazioni degli imperatori eretici. E in Occidente vi era un grande movimento monastico, che si era diffuso a decine di migliaia di monaci dal deserto egiziano all'Italia, dalla Gallia meridionale all'Irlanda. Vi furono grandi mistici e santi. Pensiamo ai celti, con centinaia di eremiti e santi vescovi, i più famosi dei quali sono i santi Patrizio, Colomba, Colombano e Aidan. Pensiamo ai santi anglosassoni come Cuthbert e Guthlac le cui vite ricordano quelle dei padri del deserto. Pensiamo alla grande influenza della Regola di san Benedetto, di ispirazione orientale. Pensiamo anche alla moltitudine di eremiti anglosassoni e Franchi, ai grandi santi abati e badesse, vescovi, principesse, re e regine: per esempio, i santi Edmondo ed Edoardo il Martire. Eppure, anche se questi erano tutti santi, molti di loro erano analfabeti, non raffinati, non sufficientemente istruiti per esprimere la loro esperienza mistica in opere di teologia, come fecero i grandi santi orientali.

Lo iato tra la cultura precoce e non sviluppata della Roma cristiana e la crescita di una nuova cultura cristiana occidentale, tra  secoli V e XI, significò in Occidente la formazione di un ambiente culturale diverso da quello dell'Oriente. L'Occidente cristiano non ha avuto il tempo di cristianizzare la cultura pagana, classica di Roma, mentre l'Oriente viveva un nuovo inizio. Il mondo intellettuale e culturale dell'Occidente è stato quindi lasciato aperto a chiunque potesse con successo cristianizzarlo e santificarlo, appropriandosi e sacralizzandolo per la gloria di Dio e l'uso della Chiesa. E in quel tempo tale lavoro è stato lasciato incompiuto: la cultura classica di Roma pagana giaceva in gran parte ignorata. Nel frattempo Costantinopoli provvedeva ai bisogni culturali e artistici dell'Occidente. L'iconografia, l'architettura e l'arte orientali, cristianizzate, depaganizzate, inondarono l'Occidente, soprattutto attraverso l'Italia e la Sicilia, e si irradiarono attraverso le terre del Mediterraneo e fino al nord. Tuttavia, al di sotto di questo processo, le sfere intellettuali e culturali sono rimaste invariate, teologicamente non assimilate e non sviluppate. L'arte della cristianità orientale è stata il prodotto della sola teologia orientale, e l'Occidente ha ricevuto solo l'arte, non la teologia. Per ragioni linguistiche, geografiche e di altro genere, il mondo intellettuale e culturale dell'Occidente non è stato ripreso nei processi di spiritualizzazione, di divinizzazione, che avevano portato una completa armonia di pienezza e unità al pensiero e alla cultura cristiana orientale. Il cuore occidentale era cristiano, ma la testa era rimasta ignorante. Anche se l'ortodossia della cristianità occidentale non poteva seriamente essere messa in dubbio in questo periodo, si può dire che l'Oriente era in una fase molto più sviluppata, avanzata nella crescita della pienezza della cultura cristiana. Per questo motivo siamo in grado di percepire la differenza culturalmente e intellettualmente qualitativa tra l'Oriente e l'Occidente in questi secoli. Infatti l'Occidente era incapace di dare profondità teologica ai problemi che l'Oriente aveva già risolto, soprattutto nell'iconografia.

L'ascesa del papato riformato nella seconda metà dell'XI secolo, dopo un periodo di scioccante corruzione, aveva portato la possibilità di guardare indietro al mondo antico e di considerare i problemi teologici e intellettuali del cristianesimo. Purtroppo, i problemi sono stati esaminati alla luce della logica pagana, della filosofia del mondo antico. E la teologia che fu prodotta come risultato era una teologia artificiale, non una teologia vivente, una teologia di scuole, di soluzioni intellettuali a problemi che richiedevano soluzioni spirituali, o soluzioni fornite da un intelletto spirituale. Con il patrocinio degli imperatori tedeschi, l'Occidente aveva già cercato di cristianizzare le sfere intellettuali e culturali del cristianesimo, questo era già stato fatto sotto Carlo Magno nei secoli VIII e IX. Ma nel secolo XI ci fu un tentativo profondo e coerente di cristianizzare queste sfere. Col senno di poi, sembra inevitabile che questo sarebbe accaduto, data la situazione dell'Occidente durante i "secoli bui". Se nell'XI secolo l'Occidente non aveva ancora scoperto che la santificazione di intelletto e cultura non dipende dai nostri ragionamenti autonomi, ma dalla saggezza che i santi traggono dal loro cuore, dove incontrano Dio, allora non ci sarebbe mai arrivato senza una grande influenza dall'Oriente. È un fatto strano che questa influenza dall'Oriente teologicamente più avanzato è diventata possibile solo nel XX secolo, 900 anni dopo.

Fu proprio nell'XI secolo che la Chiesa d'Occidente iniziò a divergere seriamente dalla Tradizione cristiana. L'XI secolo è il più importante per lo studio delle cause e degli effetti della separazione della cristianità orientale e occidentale. Dal punto di vista cristiano ortodosso la prima metà di questo secolo forma una serie di occasioni mancate, in cui la crescente spaccatura tra Oriente e Occidente avrebbe potuto essere ridotta. Se solo l'Occidente avesse rinnovato la sua conoscenza con la cultura classica attraverso gli occhi dell'Oriente, la casa del tesoro culturale e spirituale della cristianità. Se solo Rus' di Kiev avesse aiutato la Germania nei primi anni del secolo XI a familiarizzarsi con la teologia orientale, e quindi superare gli errori del patrimonio carolingio e le sue vedute primitive e politicizzate. Se solo l'opera dell'imperatore occidentale, per metà bizantino, del X secolo, Ottone III, fosse stata continuata in modo più positivo nell'XI. Se solo la missione dei santi Cirillo e Metodio fosse proseguita in Moravia e Boemia, invece di essere perseguitata per motivi razziali e politici. Se solo il Papato non fosse stato germanizzato alla fine del decimo secolo. Se solo il Papato avesse dato ascolto alla richiesta dell'imperatore orientale di un Concilio Ecumenico nel 1040. La separazione non sarebbe avvenuta. Nel XI secolo, l'Occidente avrebbe quindi potuto assorbire le tradizioni culturali ellenica e latina, le filosofie di Platone e di Aristotele, proprio come avevano già fatto i Padri orientali, in modo cristiano. Non ci sarebbe stata alcuna Scolastica, nessun Rinascimento pagano nei secoli a venire. L'Occidente non è riuscito a fare questo, non è riuscito a santificare la filosofia, a cristianizzare il passato pagano e la sua mentalità. Non è riuscito a raggiungere la visione del mondo integrale e armonica che era già stata formulata dalla cristianità orientale, non è riuscito a raggiungere la pienezza e totalità già raggiunta in Oriente.

Non vi può essere dubbio che il "filioque" ha svolto un ruolo molto importante in questo processo di separazione. Quello che era iniziato come un'espressione teologicamente goffa dell'Ortodossia divenne nel IX secolo uno strumento politico o un pretesto nelle mani dei carolingi e poi di papa Niccolò I. Fu allora, alla fine del IX secolo, che san Fozio il Grande, patriarca di Costantinopoli, si oppose al suo uso. Gli studiosi teologicamente non sofisticati dell'Europa nord-occidentale, avevano accettato il "filioque" per ignoranza o invidia politica, piuttosto che per vera convinzione teologica. È da notare che Roma vi è sempre stata ostile fino all'inizio del secolo XI, probabilmente fino al 1009, fino, in altre parole, ai primi papi tedeschi. Inoltre dove era confessato in Europa occidentale, non era capito nella sua forma scolastica più tarda del XII secolo. Fu solo alla fine del secolo XI che il filioque è diventato più di un equivoco, un parere teologico erroneo di ignoranti, ed è diventato un problema pratico con risultati e ramificazioni concrete e visibili. Il primo coerente tentativo occidentale di difendere il 'filioque' avvenne nel 1090 e fu fatto da Anselmo di Canterbury, il 'padre della Scolastica'. Quali sono le implicazioni pratiche del "filioque"?

Papa Gregorio VII

La vita del cristiano ortodosso dovrebbe essere radicata nel suo Dio, la Santissima Trinità. Un cambiamento, quindi, nella sua concezione della Santissima Trinità porta a un cambiamento nel suo modo di vivere. Quello che era iniziato come un malinteso divenne nell'XI secolo una questione letteralmente vitale. Le rivendicazioni papali devono essere l'implicazione pratica del "filioque". La pretesa di Ildebrando (papa Gregorio VII), nel 1070, di essere il "vicario di Cristo", invece del "vicario di san Pietro", che in passato era sempre stato il titolo dei papi di Roma, è stato il risultato della confessione consapevole del "filioque". Perché se lo Spirito Santo procede da Cristo, come dice il "filioque", allora è chiaro che deve anche procedere dal "vicario di Cristo", il papa. L'implicazione che lo Spirito Santo procede anche dal "vicario di Cristo" equivale a un confinamento, una prigionia dello Spirito Santo. Un abisso è fissato tra Dio e l'uomo, l'unico mediatore è il papa. Senza l'illuminazione dello Spirito Santo, non ci resta che usare la nostra ragione caduta per comprendere Dio. Questo spiega la seconda grande conseguenza della separazione dell'Occidente dall'Oriente - il razionalismo o la scolastica. Nel Prologo al suo lavoro "Sic et Non", lo scolastico Abelardo, scrivendo circa nel 1120, osserva: "I ​​Padri erano guidati dallo Spirito Santo, ma noi non lo siamo". In questo modo giustificava l'uso della ragione caduta per fare teologia. La terza conseguenza del "filioque" fu nella devozione popolare. Dal momento che la dottrina della Trinità, di Dio, era diventata un'astrazione teologica, un problema per gli intellettuali, e la dottrina dello Spirito Santo era diventata inaccessibile, essendo un affare del solo papato, la pietà popolare si rivolse verso la natura umana di Cristo, l'aspetto esteriore del suo corpo. Si sviluppò una spiritualità nuova, umana, un po' morbosa sviluppata: la devozione alla sofferenza fisica, alla crocifissione, le "cinque piaghe di Cristo", il "sacro Cuore", la festa del Corpus Domini, la venerazione delle statue.

La seconda metà del secolo XI indica quindi la separazione della cristianità orientale e occidentale, simboleggiata dalla data del 1054. Essa ha significato l'assunzione del potere temporale del papato, che si riflette nella cosiddetta "lotta per le investiture". Questo pose fine alla comprensione ortodossa della regalità in Occidente, che era stata una imitazione, sia pure provinciale, del concetto ortodosso di "Symphonia", o equilibrio armonico della Chiesa e dello Stato. Il re, che rappresenta i laici, fu ridotto di importanza, come lo fu il laicato. Il celibato fu gradualmente imposto al clero. Ebbe inizio il clericalismo. Inoltre, la separazione dell'Occidente dall'Oriente significava anche la perdita per l'Occidente del grande patrimonio patristico dell'Oriente, con la sua chiara comprensione dello Spirito Santo, la libertà della persona umana e la divinizzazione dell'essere umano da parte dello Spirito Santo. Da questo momento in poi, comincia in Occidente la crescita dell' "agostinismo", la dipendenza da un solo Padre della Chiesa per la comprensione teologica. Il risultato fu come se l'Oriente avesse fatto affidamento su un solo Padre per l'insegnamento. Peggio ancora, gli scolastici presero anche e poi distorsero certe opinioni del beato Agostino, che non appartenevano alla mente comune della Chiesa del primo millennio, in particolare i suoi insegnamenti sulla grazia e la libertà. Dal momento che l'Occidente dipendeva così tanto dal beato Agostino, in realtà isolava se stesso dai Padri orientali, e anche da Padri occidentali come sant'Ambrogio, con il risultato di non essere in grado di vedere il punto di vista del beato Agostino in prospettiva. Questo a sua volta avrebbe prodotto ulteriori distorsioni nella teologia del Medioevo e poi quella della Riforma.

Entro la metà del XII secolo il movimento scolastico era in piena fioritura. L'espressione visibile della teologia scolastica, lo stile gotico, stava sostituendo quello romanico. Era chiaro che l'Occidente aveva intrapreso un corso separato di sviluppo religioso, lasciando l'Ortodossia all'Oriente. Certo non vorremmo far coincidere questa separazione con qualche singolo evento: è stato un processo lento. I contadini ignoranti dell'Occidente conservarono l'eredità ortodossa dell'Occidente per lunghi anni. Lo spirito della religione popolare continuò nello stesso modo. C'erano ancora persone che ne vivevano la teologia, l'esperienza religiosa. Nel XIV secolo in Inghilterra, scritti come "La nube della non conoscenza", indicano questo processo. Lo stesso può essere vero di Jan Hus in Boemia. In Inghilterra Wyclif scrisse: "Solo i greci sono fedeli a Cristo". Ci furono in seguito contatti tra l'Inghilterra e le Chiese ortodosse, nel XVII, XVIII e XIX secolo. Il vescovo Ken, il Non-Juror, scrisse: "Io muoio nella fede della Chiesa indivisa". Altri hanno adottato un atteggiamento simile e ci sono stati casi isolati di conversione, o meglio di ritorno alla fede ortodossa.

L'Ortodossia, in una forma o nell'altra, è emersa di tanto in tanto in vari paesi occidentali come una sorta di flusso di luce vitale, puramente spirituale. Nel complesso, tuttavia, la storia del secondo millennio del cristianesimo occidentale è stata la storia avvincente ma tragica della riduzione e frammentazione dell'Ortodossia. La storia dell'Occidente dopo il secolo undicesimo è la storia del trasferimento di energia, di fede e di impegno dal regno spirituale a quello caduto. L'Ortodossia cerca costantemente all'interno la risposta ai problemi del cristianesimo, mentre l'Occidente, a partire da questo periodo, ha reso esterno il suo essere spirituale, mettendo la sua forza nelle mani del suo essere temporale.

Alla luce di queste considerazioni, sembra che l'unico modo per uscire da questa impasse per un europeo occidentale sia l'adozione della fede cristiana ortodossa. È questa fede che si trova alle radici spirituali di tutti i popoli occidentali, e diventare un cristiano ortodosso per un occidentale significa diventare se stesso in modo più vero, diventando quello che i suoi antenati erano in un lontano passato, un confessore dell'Ortodossia. Il significato dell'Ortodossia nel contesto occidentale è la restaurazione, la ricostituzione della Chiesa, il reinserimento in essa, il ritorno a casa del figliol prodigo. Le radici spirituali d'Oriente e d'Occidente rappresentano lo stesso fine, lo stesso ideale - la fede ortodossa. L'Ortodossia in Occidente significa non solo l'unità con la Chiesa ortodossa, ma anche l'unità con una decina di secoli di tradizione cristiana occidentale. L'Ortodossia è al cuore del cristianesimo in Occidente, una volta che tutti gli strati di pregiudizio, ignoranza e illusione sono stati rimossi. Le nostre radici spirituali sono nell'Ortodossia, il ritorno alla più autentica e profonda tradizione cristiana.

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Settembre 1976 - dal libro di padre Andrew Phillips, Orthodox Christianity and the English Tradition (Il cristianesimo ortodosso e la tradizione inglese), pubblicato a Felixstowe da The Orthodox Trust nel 1997.

 
La morte di Dio

Il Figlio di Dio ha creato lo stesso albero che sarebbe stato usato per crocifiggerlo. Ha creato il cespuglio di spine che è stato intessuto nella sua corona di spine. Quando un soldato romano si è fermato ai piedi della croce e gli ha trafitto il costato con una lancia, è stato il Figlio di Dio – il Signore della vita – a far battere il cuore di quel soldato, anche se il soldato verificava che il cuore di Dio si era fermato...

Che tipo di elogio funebre si potrebbe fare per un uomo simile?

Che tipo di necrologio si potrebbe scrivere?

"Qui giace un senzatetto, senza moglie, senza figli, senza datore di lavoro, senza laurea. Non pubblicato articoli. Non ha scritto libri. Quelli che lo hanno respinto e lo hanno consegnato alla morte sono i suoi stessi compatrioti. Chi lo ha seguito per un po', lo ha abbandonato. Non è nemmeno cittadino dell'impero che lo ha crocifisso..."

I capi religiosi possono contraddirsi a vicenda su molte cose, ma una cosa su cui sono tutti d'accordo è che non sanno chi sia suo padre. Ironia della sorte, questa è una delle poche cose in cui Gesù era d'accordo con loro. Non sanno chi sia suo Padre.

Se il filosofo Nietzsche fosse vissuto duemila anni prima, solo per pochi giorni, avrebbe parlato sinceramente quando diceva: "Dio è morto". Cosa può significare per Dio essere morto? Il Figlio di Dio, Il Verbo, Il Logos – Colui che ha creato i mondi. Che cosa può mai significare per la Via, la Verità e la Vita essere morti?

Prima di poter comprendere la crocifissione, dobbiamo essere immersi nel mistero dell'Incarnazione. È un malinteso comune che un membro della Trinità abbia preso un congedo dal cielo, abbia indossato un abito da uomo e abbia camminato quaggiù per trentatré anni, prima di avere finalmente l'opportunità di appendere l'abito e tornare indietro nel paradiso. Nel frattempo, Dio il Padre e Dio lo Spirito Santo [presumibilmente] stavano aspettando con il fiato sospeso che la Trinità si riunisse. Come ho detto, questo è un malinteso, perché non è ciò che è successo.

Come scrive sant'Atanasio nella sua opera classica, Sull'incarnazione del Verbo, alla seconda Persona della Trinità non è stato sottratto nulla. La Via, la Verità, la Vita, il Logos, il Verbo di Dio, non ha rinunciato alla sua onnipotenza. Non ha rinunciato alla sua onniscienza. E non ha rinunciato alla sua onnipresenza. Vedete, Egli è sempre stato dappertutto e in tutti i luoghi in cielo, sulla terra e sotto la terra. Non c'è nessun posto in tutta la creazione in cui si possa andare, o si sia mai potuti andare, per sfuggire alla presenza del Verbo di Dio. La sua umiltà non era una sottrazione, ma un'aggiunta incomprensibile alla seconda persona della Trinità. Perché all'Incarnazione, non si tolse il suo "vestito da Dio", come se una cosa del genere fosse possibile. All'Incarnazione, ha aggiunto un corpo umano, e una mente umana, e una volontà umana, e un'anima umana, al suo essere.

E ciò che questo significa per noi, letteralmente sconvolge la mente. Perché significa che nell'Incarnazione il Figlio di Dio non solo era veramente figlio di Maria, non solo era concepito e cresceva come un bambino piccolo nel suo grembo, ma, nello stesso tempo, quello stesso Figlio di Dio stava edificando quel corpo nel suo grembo. Stava creando il proprio corpo!

Il Figlio di Dio è colui che ha creato lo stesso albero che sarebbe stato tagliato e modellato nella Croce che sarebbe stata usata per crocifiggerlo. Il Figlio di Dio è colui che con il potere della sua creazione e con il potere della sua stessa vita e divinità, ha nutrito, ha fatto crescere e ha coltivato il grano e l'uva, che avrebbero attraversato il loro personale Golgota e Getsemani mentre venivano schiacciati e macinati per fare il primissimo pane e il calice di vino che avrebbero costituito l'Ultima Cena. Era la sua vita che pulsava nelle mani degli uomini che lo schiaffeggiavano. Fu il suo cespuglio spinoso, quello che egli creò, a essere intessuto in una corona di spine che doveva finire sul suo capo. Quando il soldato romano si fermò ai piedi della croce e gli trafisse il costato con una lancia, era questo Figlio di Dio, questo Signore della vita, che faceva battere il cuore di quel soldato, proprio mentre il soldato stava verificando che il cuore di Dio si fosse fermato.

Non fu solo nella vita che il Figlio di Dio era nello stesso momento in cielo e sulla terra, ma anche nella morte. Perché vedete, nella morte, la sua anima umana e il suo corpo umano si erano separati in modo innaturale. Il suo cadavere andò nella tomba. La sua anima andò nell'Ade. E come anima umana nell'Ade, predicando agli spiriti in prigione, allo stesso tempo, come Dio, era ancora parte della Trinità, tenendo ancora insieme tutto nell'universo con la parola della sua potenza, mentre il suo corpo era nella tomba e la sua anima era nell'Ade. Come il proverbiale gatto di Schrödinger, è morto e vivo allo stesso tempo.

Cristo ha detto: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15:13). E certamente nella vita dei santi e nella vita dei martiri, vediamo casi di persone che danno volontariamente la vita per i loro amici, confessano volontariamente Cristo, assumendo volontariamente il martirio, come fece sant'Ignazio intorno all'anno 107. Egli volontariamente cercò il martirio, affinché quelli sotto di lui nella sua diocesi fossero protetti dall'ira dell'imperatore. Leggiamo di uomini e donne che hanno dato la vita per i loro amici. E per quanto difficile fosse, per quanto amorevole fosse, era ancora solo una cosa una tantum. Perché una volta che sei stato consegnato al boia, non c'è più niente che tu possa fare al riguardo. Può essere stato molto difficile diventare un martire, può essere stato molto difficile professare Cristo e rifiutarsi di offrire quel granello di incenso all'imperatore. Ma una volta consegnato al carnefice, ora è solo questione di tempo. Dì quello che ti piace, fai quello che ti piace, ma è probabile che morirai.

Ma non fu così per Cristo alla sua passione. Non prese una decisione una tantum di andare davanti a Pilato e di tacere come era necessario affinché Pilato prendesse finalmente la decisione di mandarlo al Calvario. Mentre Gesù percorreva la Via Dolorosa, mentre i suoi polsi erano legati, mentre barcollava sotto il dolore della croce, non c'era un momento in cui egli disse: "Oh... Ho avuto la possibilità di sfuggire a tutto questo! Ma ora non posso più farci niente". In nessun punto della croce egli fu una vittima indifesa.

Perché vedete, il suo amore era tale che non depose la sua vita una sola volta. Ma la depose continuamente, ancora e ancora, ogni secondo, ogni momento. Perché non c'è stato nessun momento in cui non sia riuscito a controllare perfettamente la situazione. Alcuni di voi hanno visto il film La passione di Cristo. E se siete come me, riuscite a malapena a guardare lo schermo quando viene frustato. Vedete il dolore insopportabile che dilania il suo corpo, i tremori e i brividi, il sangue schizzato letteralmente ovunque, così vi chiedete come sia sopravvissuto per essere crocifisso.

Vi rendete conto che a ogni frustata, a ogni secondo passato, a ogni goccia di sangue caduta, ha avuto la capacità di andarsene? Le catene erano impotenti per quelle mani che avevano plasmato il mondo. Queste mani che avevano guarito, che avevano anche risuscitato i morti, non erano impotenti a guarire il suo stesso corpo. Quei chiodi, che egli ha creato, non avevano il potere di tenerlo a quell'albero vergognoso. Come è stato detto molte volte, è stato l'amore a tenerlo sulla croce. Per la gioia che aveva davanti a lui, disprezzò la vergogna. Sapeva che la morte, l'inferno e la tomba non potevano trattenerlo...

Egli rinuncia alla sua vita in riscatto per molti. E la morte, la corruzione e l'inferno che avevano terrorizzato il genere umano fin dall'inizio, dal momento del peccato di Adamo – il loro potere era stato spezzato – perché quel giorno il 100% di ciò che era dovuto alla morte era stato pagato. Ma [secondo sant'Atanasio] fu un doppio miracolo, perché non solo tutti noi prigionieri siamo stati rilasciati attraverso quell'atto, ma una volta che la morte ha serrato le mascelle sul Signore della Vita, si è ress conto – solo un po' troppo tardi – che aveva morso più di quanto potesse masticare.

La tomba non poteva trattenerlo. La morte non poteva trattenerlo. Lo spettacolo è stato trionfante. E davanti all'intero cosmo, ha messo in imbarazzo il diavolo. Ha messo in imbarazzo tutti i demoni. Ha preso e tolto i denti del leone, così che tutto ciò che gli è rimasto era un ruggito. Ha tolto al maligno le chiavi della morte e dell'inferno, così che ora è il Figlio di Dio che le detiene.

E ha fatto qualcosa di assolutamente incredibile. Ha preso un simbolo che era l'epitome stessa di vergogna, rifiuto, finalità, corruzione, fetore e morte, e lo ha trasformato in quella che chiamiamo la "Croce vivificante". Vi rendete conto di quale contraddizione in termini sarebbe suonata alle orecchie del primo secolo? La "Croce vivificante"? Sarebbe come chiamare "vivificante" una sedia elettrica, un'iniezione letale o un plotone d'esecuzione. Sarebbe come assumersi la vergogna del simbolo della Germania nazista, e in qualche modo avere il potere – non solo nella vita di una persona o di una comunità, ma in tutto il mondo – di convertirlo in un simbolo che tutti santificano, lodano e venerano come simbolo vivificante e glorioso.

Vi rendete conto che simbolo orribile era la croce per qualcuno che viveva a Roma? Per quanti anni della propria vita si doveva fare attenzione alla strada che si faceva, per non sentire l'odore della carne in decomposizione dei propri familiari e dei propri vicini, mentre l'ira di Roma si manifestava a tutti? Quante volte si doveva vedere una persona torturata negli ultimi giorni della sua vita? Quante volte si doveva sentire l'odore della carne in decomposizione degli esseri umani? Quante volte si doveva vedere una carcassa dilaniata dai rapaci, prima che divenisse completamente disprezzata e odiata anche la sola idea di due bastoncini di legno che si incrociano?

È ancora più sorprendente quando sentiamo da Giustino martire che gli ebrei, quando celebravano la Pasqua, non arrostivano l'agnello esattamente nello stesso modo in cui possiamo immaginarlo: su uno spiedo. Abbiamo quest'idea di un unico spiedo che trapassa l'agnello e che ruota sul fuoco, proprio come fanno oggi gli ortodossi greci per la Pasqua. Ma no. Per tradizione gli ebrei di 2000 anni fa, per la festa della Pasqua, non usavano il metallo; usavano il legno. E non un solo pezzo di legno, ma due. E non in parallelo, ma questi due pezzi di legno erano disposti a croce. Uno serviva da spiedo come potremmo prevedere, e poi l'altro pezzo di legno era messo trasversalmente e vi si infilavano le zampe dell'agnello. Quindi ogni anno si mangiava la carne di un agnello letteralmente arrostito su una croce di legno.

Il sangue dell'agnello era messo sull'architrave e sugli stipiti delle porte. E la carne dell'agnello era mangiata, nella maggior parte dei casi, non per salvare se stessi, ma proprio in quella prima Pasqua, per salvare i propri figli. Poiché non erano i capifamiglia a essere condannati a morte, ma versavano il sangue dell'agnello sulla propria casa, perché fossero risparmiati i loro primogeniti. E poi, alla crocifissione, sentiamo di queste persone che Dio aveva liberato dall'Egitto, che dicevano: "Crocifiggilo, crocifiggilo! Il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli..."

Grazie a Dio che Cristo è il nostro Agnello pasquale, immolato per noi. E non diversamente dall'agnello pasquale: non era solo per chi lo immolava, ma era per i primogeniti, era per i figli, era per le generazioni dei discendenti. Così oggi, la promessa non è fatta solo a voi, ma la promessa è fatta a voi, ai vostri figli e ai figli dei vostri figli, anche fino a mille generazioni, e a quelli che sono lontani, a quanti saranno chiamati dal Signore.

Avevano bisogno del sangue di quell'agnello per la protezione delle loro case. Avevano bisogno di mangiare la carne di quell'agnello per la protezione delle loro case. E anche noi, la Chiesa. Abbiamo bisogno del sangue di quell'Agnello e della carne di quell'Agnello che consumiamo, poiché il suo corpo spezzato, sanguinante, immolato ci viene dato come nutrimento nell'Eucaristia. Cristo è la nostra Pasqua, sacrificata per noi.

 
A proposito del tour del coro del monastero Sretenskij negli USA

Presentiamo nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti la traduzione italiana di una conversazione dell'archimandrita Tikhon (Shevkunov) con Anton Pospelov di pravoslavie.ru, a proposito del recente tour negli Stati Uniti del coro del monastero Sretenskij di Mosca (considerato il miglior coro ecclesiastico russo al mondo). La conversazione tocca i temi della riconciliazione tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa russa all'estero (da cui il titolo del brano, "Tutto è tornato a posto"), la ricezione del libro Santi Quotidiani di padre Tikhon, la storia della conversione all'Ortodossia del suo traduttore in lingua inglese, nonché l'esperienza della vita di fede negli Stati Uniti agli occhi di un ortodosso di Mosca. Il testo è corredato dalle immagini del tour americano del coro, e da un filmato YouTube della sua esibizione a Capitol Hill.

 
Liturgia storica in un eremo isolato delle Meteore

Una storica Divina Liturgia ha avuto luogo il 24 maggio 2014 in un eremo isolato delle Meteore, dove si può accedere solo con una scalata sulle rocce.

L'ultima Divina Liturgia era stata celebrata presso l'eremo di san Gregorio 50 anni fa, a causa della difficoltà di raggiungerlo.

Eppure quest'anno, con l'aiuto di cinque vigili del fuoco del Dipartimento dei pompieri di Kalambaka, due abati e quattro monaci hanno scalato una parete a picco di 50 metri per raggiungere l'eremo di san Gregorio, nascosto alla vista in una grotta.

L'eremo di san Gregorio risale a qualche anno tra il 1370 e il 1375 ed è stato costruito dai santi fratelli ieromonaci Gregorio e Teodosio. L'eremo è composto da tre successivi ambienti cavernosi con caratteristici balconi in legno, il primo all'altezza di circa 25 metri, il secondo a 35 e il terzo quasi a 50. L'area non è bagnata dalla pioggia, perché si trova ad angolo acuto tra la roccia e il terreno, ed è il motivo per cui i balconi in legno sono stati in grado di sopravvivere a tanti secoli.

La cappella è decorata con affreschi in stile macedone, vecchi ma belli e ben conservati. I padri delle Meteore si sono arrampicati fino a questo eremo isolato negli anni '70 e hanno scoperto gli affreschi dei santi Gregorio e Teodosio, insieme con le loro tombe.

Dal 1994 l'eremo di san Gregorio è una dipendenza del monastero della santa Trinità, per decreto del metropolita Seraphim di Stagon e Meteora. Si spera che il monastero della santa Trinità possa presto costruire un mezzo di accesso perché i pellegrini siano in grado di visitare questo eremo, e perché vi si possano celebrare regolari Divine Liturgie, soprattutto in occasione della festa dei fondatori.

 

(cliccate sulla foto qui sopra per vedere il video)

 
La preghiera per scopi specifici e la Liturgia

Domanda: Provengo dal cattolicesimo romano, e in passato ho fatto donazioni per far celebrare una Messa per i miei cari defunti. Esiste una pratica cristiana ortodossa per far celebrare una Liturgia per un mio caro recentemente scomparso, o posso solo accendere una candela?

Nella Chiesa ortodossa, non abbiamo la pratica di celebrare una Liturgia una speciale intenzione... in altre parole, non faremmo una Liturgia speciale solo perché qualcuno vuole dedicarla alla preghiera per una persona cara, viva o morta. I cattolici romani hanno una tale pratica (la Messa votiva), ma hanno anche la pratica di far celebrare a un sacerdote o a un vescovo più Messe in un solo giorno, e servire quelle Messe sullo stesso altare. Nella Chiesa ortodossa, si può celebrare una Liturgia nella maggior parte dei giorni dell'anno, ma un sacerdote la può servire solo una volta al giorno, e una Liturgia può essere servita solo una volta al giorno su un dato altare, e tutte le pratiche contrarie sono severamente vietate.

Abbiamo funzioni che possono essere richieste per intenzioni specifiche. Per esempio, è possibile richiedere al vostro sacerdote di servire una Panichida per chi è defunto, o si può richiedere un Moleben (officio di preghiera, chiamato nell'uso greco Paraclisi) per pregare per qualche altro scopo specifico.

Entro il contesto della liturgia, ci sono anche modi per pregare per scopi specifici. Naturalmente, si può sempre accendere una candela in combinazione con qualsiasi preghiera. Nella pratica russa, è possibile inviare una prosfora prima della Liturgia, insieme a un elenco di persone che si desidera commemorare durante la Liturgia. Nelle parrocchie che non seguono questa pratica, si potrebbe ancora chiedere al sacerdote di commemorare determinate persone quando sta servendo la Proscomidia, ed egli prenderà particole dai pani utilizzati in questa funzione (la pratica russa viene dalla stessa idea, si tratta semplicemente dell'offerta di un pane separato, che è poi restituito alla persona che lo ha presentato, meno le particelle che il sacerdote ha rimosso). Si può anche chiedere a una parrocchia o a un monastero di commemorare sia viventi che defunti a lungo termine (o addirittura in perpetuo), ma si dovrebbe offrire una donazione almeno sufficiente a coprire le spese delle prosfore, e anche per aiutare la parrocchia o il monastero, come offerta donata a Dio a nome della persona o delle persone per cui si desidera pregare. Per esempio, alcune persone fanno una donazione annuale per questo scopo, insieme a un elenco dei vivi e dei morti per i quali desiderano pregare.

Di solito, nei giorni diversi dalla domenica, si può fare la litania per i defunti in una Liturgia, e quindi se la vostra parrocchia celebra Liturgie quotidiane, o in un sabato dedicato ai defunti, si potrebbe chiedere al sacerdote di commemorare un cristiano ortodosso defunto.

In ogni Liturgia c'è anche la litania di supplica intensa, nella quale possono essere inserite preghiere per vari scopi, e così per esempio si potrebbe chiedere al prete di commemorare chi viaggia o chi è malato.

Naturalmente se avete intenzione di chiedere a un prete di pregare per qualcuno, dovreste assicurarvi di farlo anche voi. L'idea di queste pratiche è di unire le vostre preghiere per queste persone con quelle del resto della Chiesa, ogni volta che presentate un nome da commemorare.

 
Perché le chiese sono decorate con rami di betulla nel giorno di Pentecoste?

Dell'arciprete Boris Stark, ben noto nella diaspora russa in Francia, ritornato in URSS nel 1952 e morto a Yaroslavl' (1909-1996)

L'usanza di decorare chiese e case con rami di betulla e fiori nel giorno di Pentecoste esiste da lungo tempo. Molti si chiedono quali sono le sue origini. Una ragione è storica e teologica, l'altra è simbolica.

I rami ci ricordano le querce di Mamre, dove il Signore ha visitato Abramo sotto le sembianze di tre angeli, quale immagine della Trinità.

Il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli, gli ebrei celebravano il loro esodo dall'Egitto. Il cinquantesimo giorno si erano avvicinati al monte Sinai, dove Dio diede a Mosè i 10 comandamenti che dirigono la nostra vita fino ad oggi. Questo è accaduto in primavera, quando il Sinai era coperto di rigogliosi alberi. Inoltre, i rami di betulla e i fiori per la Pentecoste ci trasferiscono mentalmente al Monte Sinai al fianco di Mosè.

Anche la stanza in cui i discepoli erano riuniti per accogliere lo Spirito Santo era decorata di verde. In memoria di questo, decoriamo anche le chiese.

Infine, il significato simbolico implica l'emergere dell'anima dopo una sorta di letargo. In inverno i rami sono spogli e in primavera il verde si sveglia. Il nostro cuore era freddo come l'inverno. È fiorito quando lo Spirito Santo lo ha toccato con la sua grazia.

Il ramo è vivo solo quando cresce sull'albero. Una volta tagliato, si secca. Così l'anima umana: fintanto che è connessa alla vite è viva. Se le capita di staccarsi, muore. Il Signore stesso dice: "Io sono la vite, voi i tralci" (Gv 15:5). Così, cerchiamo sempre di dimorare con Dio.

In questo giorno di festa, preghiamo il Signore di concederci la grazia dello Spirito Santo che riceviamo nei misteri, e che spesso allontaniamo con i nostri peccati e le nostre cattive azioni.

Preghiamo attraverso la preghiera che sentiamo spesso alla Divina Liturgia: "Signore, tu che all'ora terza hai mandato sui tuoi apostoli il tuo Spirito tuttosanto: non rimuoverlo da noi, o Buono, ma rinnovalo a noi che ti preghiamo."

Amen.

Протоиерей Борис Старк. Из проповеди в день Духа Святаго, 1981 г. “Вся моя жизнь чудо”. – М., 2007 г. – ПСТГУ

 
Istruzioni per l'elemosina

2 Cor 9:6 – Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché 'Dio' ama 'chi dona con gioia'. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, come sta scritto: 'ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno'. Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro.

Dopo l'ascensione del Signore al Cielo, predicando prima il Vangelo in Giudea e poi tra le altre nazioni, i santi apostoli ricordarono fermamente il comandamento del Signore sull'amore come primo segno della sua sequela: Da questo sapranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13:35). Osservando fermamente questo comandamento del Signore tra di loro, gli apostoli cercarono di instillarlo in tutti coloro che credevano in Cristo attraverso la loro predicazione. La prima manifestazione di questo amore fu l'unità dello spirito e l'unità dei beni. Per servire i poveri, gli apostoli scelsero sette diaconi (At 6:5). Nessuno allora considerava proprio nulla, ma tutto era in comune (At 4:32). Così è stato prima con la Chiesa madre – la Chiesa di Gerusalemme – e poi in altre Chiese.

Quando mandarono san Paolo a predicare tra i pagani, gli apostoli gli chiesero di non dimenticare i fratelli cristiani di Gerusalemme che soffrivano a causa dell'oppressione degli ebrei non credenti e della carestia che aveva colpito il loro paese. L'apostolo Paolo cercò con cura di adempiere la promessa del Signore Gesù Cristo. Tra le sue fatiche apostoliche, si assunse la responsabilità di raccogliere l'elemosina. Tornato a Gerusalemme, invitò coloro che si erano convertiti alla fede, compresi i cristiani di Corinto, a prendersi cura prima del suo arrivo di raccogliere l'elemosina per i fratelli di Gerusalemme e, quando sarebbe venuto, a inviare con lui ciò che avevano raccolto.

Nella sua epistola ai Corinzi, che leggiamo oggi, l'Apostolo li istruisce su come fare l'elemosina perché sia gradita a Dio e fruttuosa per coloro che fanno l'elemosina, e che un sentimento di gratitudine a Dio nasca in coloro che ricevono l'elemosina. L'Apostolo paragona l'elemosina e la carità in genere, come opere di amore cristiano, con la semina e dice: Chi semina scarsamente mieterà anche scarsamente; e chi semina con abbondanza mieterà anche con abbondanza (2 Cor 9:6). Ciò significa: chi fa l'elemosina, lo faccia senza avarizia, generosamente, sapendo che più dà, più riceve, proprio come un contadino, più semina, più miete; ma chi semina poco, raccoglie poco.

La carità è un dono di Dio. Chi vuole che il suo dono sia accolto da Dio deve sacrificare secondo la disposizione del suo cuore, non di malavoglia, né di necessità: perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9:7). Alcuni si astengono dal fare l'elemosina ai poveri, dal partecipare alla carità pubblica, giustificandosi con se stessi dicendo che si preoccupano di diventare loro stessi poveri facendo l'elemosina in modo generoso. Come per prevenire tali scuse, l'Apostolo dice: Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene (2 Corinzi 9:8). La gente non diventa povera per essere stata generosa con l'elemosina, ma per essere stata troppo avara per dare anche poco a chi è nel bisogno mentre è troppo generosa con se stessa, soddisfacendo i propri capricci.

Come è scritto, 'ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno'. (2 Cor 9:9). L'Apostolo porta una testimonianza della verità di ciò che è stato detto: il detto profetico che chi distribuisce l'elemosina con mano generosa non si impoverirà mai (Sal 111:9). Anche se i suoi mezzi per una vita lussuosa temporanea diventano scarsi, la sua verità e rettitudine non diventeranno mai scarse. A volte, nei suoi modi incomprensibili, il Signore qui non dà una ricompensa per aver fatto l'elemosina. A volte anche chi offre elemosine può aver bisogno dell'aiuto degli uomini, ma ciò non significa che Dio abbia dimenticato l'elemosina, perché egli ha preparato misericordia e ricompensa per i misericordiosi. Il misericordioso riceverà misericordia (Mt 5:7). La loro giustizia durerà per sempre: saranno con i giusti nell'eternità.

Perciò non siamo avari, piuttosto disperdiamo i nostri beni con mano generosa. San Giovanni Crisostomo dice:

Non vedi quanto danno gli altri ai comici e alle donne dissolute? Dai a Cristo almeno la metà di quanto gli altri danno ai comici e alle donne dissolute. Dai a Cristo almeno la metà di quanto danno ai ballerini; dai almeno agli affamati tanto quanto loro, nella loro vanità, danno agli artisti negli spettacoli pubblici. Ornano i corpi dei dissoluti di molto oro, e tu non vuoi rivestire la carne di Cristo di vesti anche semplici, anche quando lo vedi nudo. Spendi volentieri in cose vuote, ma quando hai bisogno di vestire la povertà di qualcuno, ti consideri il più povero di tutti.

Tale istruzione di questo santo Padre non è meno pertinente per il nostro tempo che per la società del suo tempo.

Continuiamo la spiegazione della lettura apostolica. Per rendere ancora più disponibili i cristiani di Corinto all'elemosina volontaria e generosa, previene il timore di alcuni che, se doniamo generosamente agli altri, noi stessi potremmo impoverirci e trovarci bisognosi dell'aiuto di qualcun altro. L'Apostolo li persuade ad abbandonare questi timori e a coniugare questa convinzione con la preghiera, affinché Dio, che dà seme al seminatore e pane per nutrimento, dia abbondanza a ciò che hanno seminato e moltiplichi i frutti della loro giustizia (2 Cor 9:10). Con queste parole di preghiera esprime il desiderio che Dio ci ricompensi generosamente per le nostre elemosine con la moltiplicazione dei beni terreni e materiali, tanto che non ci manchi nulla; e inoltre, che moltiplichi i frutti della giustizia, quella giustizia che si manifesta attraverso la carità, perché è detto che i misericordiosi riceveranno misericordia (Mt 5:7). Questo è il primo frutto della giustizia.

Inoltre, la giustizia di coloro che disperdono i loro beni per fare elemosina ai poveri rimane per sempre (2 Cor 9:9). Cioè, anche se hanno una temporanea scarsità di beni terreni, tuttavia, la loro bontà rimarrà per sempre nella memoria di Dio e riceveranno da lui una ricompensa centuplicata. Questo è un altro frutto della giustizia.

Perciò, conclude l'Apostolo, non siate avari, non temete l'impoverimento, ma siate ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro (2 Cor 9:11). Aggiungiamo un altro incentivo per i cristiani: l'elemosina generosa opera la stessa gratitudine verso Dio in coloro che la ricevono; e ciò significa che, facendo l'elemosina, glorifichiamo Dio, ispirando gratitudine verso di lui in coloro che aiutiamo generosamente. E se glorifichiamo Dio, allora Dio ci glorificherà secondo la sua immutabile promessa: io onorerò quelli che mi onorano (1 Re 2:30).

Tutta la lettura apostolica di oggi comprende dunque un'istruzione sull'elemosina. Ci sono lezioni qui per molti di noi, o meglio, per tutti noi. La lezione per chi ama fare l'elemosina senza riserve nel nome di Cristo è che chi semina generosamente mieterà anche generosamente; coloro che danno nel nome di Dio riceveranno anche una ricompensa da Dio: la moltiplicazione dei frutti della giustizia: la vita eterna. La lezione per i vanagloriosi, per coloro che amano fare l'elemosina e si fanno pubblicità per essere glorificati dalla gente, è che hanno già ricevuto qui il loro salario e quindi non riceveranno alcuna ricompensa celeste (Mt 6:2). Questa lezione è anche per coloro che si allontanano dal mendicante che tende loro la mano, ma quando c'è una causa pubblica per aiutare chi è nel bisogno, cercano di superare gli altri offrendo di più, o almeno non rimanendo indietro, spesso lo fanno a malincuore, tristemente, mormorando contro coloro che hanno proposto la causa. Questi non sono donatori volontari. L'ispirazione principale per tali elemosine è la vanagloria. Queste persone non meritano l'amore di Dio.

Facciamo dunque l'elemosina con generosità nell'attesa di una generosa ricompensa da Dio; o meglio, semplicemente per amore di chi è nel bisogno, come per i nostri fratelli in Cristo, senza aspettarci alcun tipo di ricompensa. Non diamo né per vanagloria né per ostentazione, ma per amore di Dio, secondo il comandamento di Cristo, facendo in modo che la mano sinistra non sappia cosa fa la destra (Mt 6:3). E Dio, che vede nel segreto, ci ricompenserà apertamente (Mt 6:4).

 
Più di 50.000 fedeli a Mosca hanno venerato le reliquie di san Luca della Crimea

Più di 50.000 persone da venerdì a sabato hanno venerato nel monastero Donskoj di Mosca le reliquie del santo ierarca Luca (Vojno-Jasenevskij), che sono state portate da Simferopoli alla capitale russa sulla strada per la Grecia, come riportato da RIA-Novosti nel servizio stampa della Fondazione dedicata a sant'Andrea il Primo Chiamato, che ha organizzato il trasporto delle reliquie.

"Il 1 aprile i fedeli sono venuti al monastero alle sette del mattino per venerare le reliquie alle due del pomeriggio. Nel pomeriggio la coda si è estesa fino alla stazione della metropolitana 'Shabolovskaya'. L'accesso alle reliquie è stato esteso per tutta la notte ", riferisce la Fondazione. Intorno al monastero Donskoj sono stati installati servizi igienici extra e una cucina mobile, ed erano in servizio ambulanze, polizia e servizi medici di emergenza.

Prima della partenza delle reliquie per la Grecia è stato servito un Moleben.

"Oggi le reliquie saranno portate a Patrasso, dove per dieci giorni saranno in grado di venerarle i fedeli, il cui arrivo è previsto da varie regioni della Grecia, ", ha detto il rappresentante dell'agenzia.

Le reliquie di San Luca sono conservate nella chiesa principale del monastero di Santa Trinità a Simferopoli, e una parte di esse è stata inviata a Mosca e in Grecia in una teca speciale. A Patrasso il reliquiario sarà esposto alla cattedrale di sant'Andrea il Primo Chiamato. In Grecia c'è attualmente una quarantina di chiese ortodosse consacrate a san Luca della Crimea, che è molto venerato nel paese. I medici e il personale medico militare in Grecia considerano san Luca il loro patrono celeste.

 
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Enciclica sull'abrogazione di Roe contro Wade

Amati chierici e fedeli della nostra santa metropolia, grazia a voi e pace, da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo nello Spirito Santo. Nel Libro del santo profeta Giona leggiamo che, in risposta alle parole del profeta di Dio, 'i cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo... Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece (Giona 3:5, 10).

Nel settembre 2020, i fedeli della nostra metropolia protetta da Dio hanno intrapreso uno speciale digiuno di tre giorni – un triemeron – in risposta al mio appello ierarchico, affinché Dio protegga la nostra Chiesa, le nostre famiglie e la nostra nazione e allontani e dissipi lo sdegno che si è acceso contro di noi e il nostro prossimo, a causa dei nostri molti peccati.

Il giorno successivo dopo il digiuno di pentimento, nostro Signore ha provveduto al futuro ribaltamento della famigerata decisione Roe contro Wade con la nomina e il successivo insediamento di un altro giudice pro-vita alla Corte Suprema degli Stati Uniti d'America.

L'11/24 giugno 2022, nella festa della Madre di Dio 'Axion Esti', la Corte Suprema ha finalmente abrogato il precedente legale di cinquant'anni che aveva consentito l'uccisione di decine di milioni di bambini innocenti nel corso dei decenni.

Il capovolgimento dell'abominio che è stato Roe contro Wade è un evento di grande significato. Per noi non è una questione politica, ma spirituale. L'aborto è assassinio. Permetterlo significa essere complici di omicidio. Sostenerlo significa sostenere l'omicidio di innocenti, e perciò essere "pro-choice" è del tutto incompatibile con l'essere un cristiano ortodosso. L'abrogazione della decisione che ha permesso e sanzionato l'aborto in tutto il paese è una vittoria per la verità, la bontà e la giustizia.

Ma soprattutto, è una dimostrazione dell'intervento divino. In un'epoca in cui le nostre libertà sono sempre più imbrigliate dalle forze del dispotismo tecnocratico e, più in generale, in cui il mistero dell'iniquità è all'opera senza freni, chi avrebbe potuto prevedere che la libertà religiosa e i principi della legge di Dio sarebbero stati mantenuti nei tribunali del mondo?

I cristiani ortodossi ordinari non hanno accesso alle sale del potere secolare per avere un'udienza con la Corte Suprema degli Stati Uniti o per influenzare la politica e la legislazione. I pii, tuttavia, hanno accesso al Maestro di tutti, che guida la storia e provvede alla nostra salvezza. Non confidano nei figli degli uomini, perché, davvero, in loro non c'è salvezza. Piuttosto affidano tutta la loro vita a Dio e sperano solo in lui; e il nostro Maestro, quando vede i frutti genuini del pentimento, ascolta le preghiere del suo popolo ed esaudisce le richieste di salvezza.

Di conseguenza, il recente capovolgimento dimostra la potenza del pentimento e della preghiera per attirare la misericordia di Dio e per confondere i piani del maligno. Per questo dico spesso ai fedeli di non sottovalutare mai il potere della preghiera. Nel corso della storia sacra, ogni volta che il popolo di Dio si è pentito, dopo aver affrontato la distruzione a causa dei suoi peccati, Dio ha mostrato misericordia e ha liberato il popolo dal giusto castigo. Nella vita dei santi, vediamo come Dio, in risposta alla preghiera e al pentimento, ha ribaltato le trame del maligno. Così anche ai nostri giorni vediamo i piani dei demoni capovolti e disfatti, e da questo abbiamo una ferma speranza che la sua misericordia prevarrà. In questo troviamo un grande conforto, perché Dio è con noi.

Continuiamo quindi il nostro pentimento e rendiamo grazie al Signore affinché continui ad aiutarci nella lotta per vincere del tutto il grande male dell'aborto. Sant'Isacco il Siro insegna che la gratitudine del ricevente incita il donatore a elargire doni più grandi di prima. In segno di gratitudine a nostro Signore per la sua manifesta benevolenza e misericordia, questa domenica, 12/26 giugno 2022, tutte le parrocchie della nostra santa metropolia protetta da Dio cantino una dossologia di ringraziamento dopo la Divina Liturgia.

Infine, continuiamo a pentirci, perché i giorni sono cattivi. Il maligno non smetterà mai di combattere contro la Chiesa. Ma ricordiamoci: se Dio è con noi, chi può essere contro di noi?

Il vostro fervente supplice di fronte a Dio,

Il metropolita Demetrius d'America

 
Due barzellette di chiesa

1

Una ragazza vestita in modo modesto va dal prete dopo la funzione:

- Batjushka, vorrei portare una mia amica alla nostra chiesa.

- Dio lo benedica, portala.

- Ma lei, batjushka...

- Che c'è?

- Ma lei... Il suo aspetto... Non è niente affatto...

- Beh, che aspetto ha?

- I suoi vestiti e la sua acconciatura - sono completamente inadatti a una chiesa.

- Non fa niente. Pensa che da noi veniva una ragazza con i capelli blu e un anello al naso.

- Batjushka, quella ero io - un anno fa...

2

Un cristiano legge la Bibbia sul treno. Un non credente è seduto lì vicino. E all'improvviso sul viso del credente si accende una sorpresa.

- Wow! Ma guarda un po'!

- Che cosa hai letto lì? - chiede l'ateo.

- Il Signore ha diviso il Mar Rosso! E gli ebrei lo hanno attraversato a piedi asciutti. Questo è un miracolo!

Il non credente, con aria intelligente:

- Sciocchezze, gli scienziati dicono che in quel luogo l'acqua arrivava alle ginocchia...

Il cristiano continua a leggere, e di nuovo dice all'improvviso:

- Ma guarda che classe!

- Cosa c'è questa volta? - chiede l'ateo con un sorriso.

- Là dove l'acqua arrivava alle ginocchia, Dio ha affogato un intero esercito di egiziani!

 
Vita e (dis)avventure del nuovo "Arcivescovo di Torino", Daniil (Mogutnov)

Negli anni 2012 e 2013, abbiamo assistito a un tentativo di rientro in seno al Patriarcato di Mosca del movimento noto con il nome di "Santo Sinodo di Milano" (e con vari altri nomi del corso della sua pluridecennale storia). In quello che possiamo definire un complesso periodo di prova, abbiamo visto (e apprezzato) il Sinodo di Milano rinunciare all'esercizio di prerogative episcopali, e orientarsi a una politica di "basso profilo", in vista di una reintegrazione nel patriarcato. Abbiamo tutti sperato che questo processo fosse solo una questione di tempo.

Purtroppo, non è stato così, e nell'autunno del 2013 il Sinodo di Milano ha ripreso la sua storia separata, con relativo esercizio di prerogative episcopali. Per noi è una tristezza (c'erano molti che aspettavamo di abbracciare o riabbracciare fraternamente in un momento di riunificazione), ma non un motivo di risentimento o di ripicca. Anzi, dobbiamo dare credito al Sinodo di Milano del fatto di aver provato, a differenza di tanti non canonici, a rientrare in comunione con la Chiesa ortodossa. I periodi di prova, dopo tutto, servono a questo: a vedere se si è compatibili a stare fianco a fianco e a lavorare insieme.

Proprio quando eravamo portati a congedarci in modo triste ma rispettoso dal Sinodo di Milano, ringraziandoli per lo meno per il loro sincero sforzo di ritornare in seno alla Chiesa ortodossa russa, ci è arrivata la notizia dell'incorporazione nel loro Sinodo di un nuovo "arcivescovo di Torino", per giunta russo. Niente di meno! La cosa ci ha incuriositi, e ci ha spinti a saperne di più.

Così il sito del Sinodo presenta la notizia:

Nuovo membro del Santo Sinodo di Milano

27 ottobre 2013

Venerdì, il 12/25 ottobre 2013  nella Festa di Sant Apostolo FILIPPO – è stato ricevuto nella Chiesa Ortodossa di Milano e Aquileia Vladyka Daniel (Dmitry) Mogutnov. Mons. Daniel è stato ricevuto, senza alcun consacrazione perché ha ricevuto la Sua consacrazione Episcopale nel 2001 (da ROCOR). A S.E. Mons. Daniel è stato dato il titolo di Arcivescovo di Torino e titolare Metropolita della Metohion della Chiesa di Milano e Aquileia nella città protetta da Dio di Mosca. Il nuovo Arcivescovo di Torino Kyrios Daniel diventa pienamente parte del Santo Sinodo della Santa Metropolita Ortodossa dell’Europa Occidentale e del Canada.

Ci rendiamo conto che quella di Torino è solo una sede titolare (anche il titolo di arcivescovo, nella tradizione russa, è inferiore a quello di metropolita), e che probabilmente il nuovo "metropolita titolare" non si vedrà molto spesso dalle nostre parti. Tuttavia, abbiamo voluto sapere quale persona sia stata insignita di una sede proprio nella nostra città, e abbiamo trovato molti dettagli interessanti nel sito anti-raskol.ru, una buona (anche se non sempre correttamente aggiornata) banca dati on-line sui vari fenomeni della cosiddetta "Ortodossia alternativa", ovvero gli scismi interni al mondo ortodosso. Dopo avere letto questi dettagli, compilati da Aleksandr Slesarev, il ricercatore di San Pietroburgo specialista di scismi vecchio-calendaristi, possiamo concludere, come già era solita dire la regina Vittoria d'Inghilterra, "we are not amused".

Vita del "metropolita" Daniil (Mogutnov)

http://www.anti-raskol.ru/pages/1472

L'"arcivescovo-metropolita" Daniil (al secolo Dmitrij Ivanovich Mogutnov) è nato il 25 marzo 1967. Nel 1988 è diventato novizio nel monastero Danilov di Mosca, e poi è stato trasferito al monastero Vysotskij di Serpukhov, dove il 14 ottobre 1991 è stato tonsurato al monachesimo.

Il 3 novembre 1991 il monaco Daniil (Mogutnov) è stato ordinato ierodiacono, e il 4 novembre dello stesso anno c'è stata la sua ordinazione a ieromonaco. Successivamente ha terminato il seminario ortodosso della santa Ascensione nella città di Ivanovo. Inoltre, ha fatto studi secolari specializzandosi in "storia dell'arte". Dal 4 gennaio 2002 al 29 gennaio 2005 è stato vicario del monastero dell'Ingresso al Tempio a Kizichesk nella diocesi di Kazan, e dal 31 marzo 2009, vicario del monastero dei santi Boris e Gleb a Torzhok, nella regione di Tver'. Ci sono prove che l'archimandrita Daniil (Mogutnov) abbia tentato senza successo di diventare un collaboratore delle istituzioni sinodali del Patriarcato di Mosca.

Il 12 marzo 2010, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) ha presentato all'arcivescovo Viktor di Tver' e Kashin una richiesta di esenzione dal suo ufficio, e di uscita dal personale della diocesi di Tver. Allo stesso tempo, l'archimandrita Daniil ha annunciato di aver già completato il trasferimento dei documenti statutari, chiavi e sigilli del monastero, così come la sua intenzione di lasciare la dimora il 14 marzo 2010. Per decreto dell'arcivescovo Viktor di Tver' e Kashin, sulla base della decisione del consiglio monastico del 23 marzo 2010, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) è stato esentato dal servizio presso il monastero dei santi Boris e Gleb, rimosso dall'elenco del personale della diocesi di Tver e sospeso dalle funzioni sacerdotali con la formulazione "per aver lasciato di propria volontà il monastero" (decreto n. 13 del 30 marzo 2010).

Per decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, nella seduta del 31 maggio 2010, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) è stato esentato dalla dignità a lui affidata di vicario del monastero dei santi Boris e Gleb a Torzhok, nella regione di Tver'.

Nel gennaio 2011, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) è entrato in scisma, unendosi all'organizzazione non-canonica religiosa "Vera Chiesa Ortodossa", guidata dal "metropolita di Mosca e di tutta la Russia" Rafail (Prokop'ev). Dopo aver esaminato la petizione dell'archimandrita Daniil, il sinodo episcopale della "Vera Chiesa Ortodossa", tenuto il 23-24 gennaio 2011, lo ha iscritto nel clero della sua diocesi di Podgorica e Montenegro.

Al sinodo episcopale tenuto il 21 febbraio 2011, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) è stato nominato vice presidente del "Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Vera Chiesa Ortodossa".

A partire dal maggio 2011, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) è stato rimosso dall'elenco dei chierici sospesi dalle funzioni sacerdotali della diocesi di Tver' della Chiesa ortodossa russa.

Per decisione unanime del sinodo episcopale della "Vera Chiesa Ortodossa", il 16 luglio 2011, l'archimandrita Daniil (Mogutnov) è stato ordinato "vescovo di Budva", vicario dell'esarcato ballcanico della "Vera Chiesa Ortodossa". Alla sua chirotonia "episcopale" hanno preso parte i seguenti "ierarchi":

  • Rafail (Prokop'ev), "metropolita di Mosca e di tutta la Russia";
  • Angelos (Anastasiou), "metropolita di Avlona e Viotitsa", presidente del "Santo Sinodo della Chiesa Metropolitana della Vera Chiesa Ortodossa del Calendario dei Padri in Grecia";
  • John (Lo Bue), "metropolita del Nord e Sud America e delle Isole Britanniche," primate della "Arcidiocesi Ortodossa autonoma del Nord e Sud America e delle Isole Britanniche";
  • Gervasij (Patyrov), "metropolita di Sofia e di tutta la Bulgaria", primate della "Chiesa ortodossa bulgara" alternativa:
  • Sergij (Moyseenko) "metropolita dei Balcani", esarca dei Balcani per la "Vera Chiesa Ortodossa"
  • Porfirio (Alexandr), "vescovo di Martiriopoli"
  • Cherubim, "vescovo della Pentapoli"
  • altri "ierarchi" della "Vera Chiesa Ortodossa".

In occasione della riunione del Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa", tenuta il 5 Settembre 2011, "il Vescovo di Budva" Daniil (Mogutnov) è stato nominato presidente della Commissione sinodale per la canonizzazione dei santi.

In occasione della riunione del Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa", tenuta il 28 ottobre 2011, Daniil (Mogutnov) è stato insignito del titolo di "vescovo di Kolomna", vicario della diocesi di Mosca, è stato nominato segretario del Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa" ed è entrato nel Santo Sinodo dell'organizzazione religiosa non canonica.

Durante la riunione del Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa", tenuto il 20 febbraio 2012, è stata considerata la petizione del Consiglio Supremo della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara" per un aiuto nella cura pastorale. In risposta, il Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa" ha raccomandato di eleggere come primate della "Vera Chiesa Ortodossa bulgara" il "vescovo di Kolomna" Daniil (Mogutnov), a cui è stato conferito nello stesso giorno il titolo di "Arcivescovo". L'"Arcivescovo" Daniil è stato sollevato dai suoi doveri nel Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa", ed è stato stabilito il suo diritto di soggiorno nella Repubblica di Bulgaria per un periodo di un mese ogni trimestre.

Nel quadro della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara", l'"Arcivescovo" Daniil (Mogutnov) è stato chiamato Daniil II, "metropolita di Filippopoli", ma già nella primavera del 2012 è stato allontanato da parte del suo gregge bulgaro.

Nel mese di aprile 2012, il "metropolita" Daniil (Mogutnov) ha pubblicato due dei suoi messaggi "arcipastorali", nei quali ha mostrato un'ignoranza colossale. Così, nel decreto ai membri del Consiglio Supremo, al clero e ai laici della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara", che sta su un singolo foglio di carta formato A4, il "metropolita" Daniil ha commesso 37 errori grammaticali, e nel messaggio di Pasqua del 2012, che ammontava a tre fogli di formato A4, ha fatto 44 errori grammaticali, oltre a un voluminoso plagio del messaggio pasquale del 2011 del metropolita Filaret di Minsk e Slutsk, esarca patriarcale di tutta la Belarus'.

Il 6 giugno 2012 Daniil (Mogutnov) è stato insignito del titolo di "metropolita di Volokolamsk e Kolomna", ma il 25 gennaio 2013 è stato licenziato dalla carica di Segretario del Santo Sinodo della "Vera Chiesa Ortodossa".

Il 26 ottobre 2013 Daniil (Mogutnov) ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sulle sue dimissioni da presidente del Dipartimento degli affari esteri e presidente della Commissione sinodale sulla canonizzazione dei santi, e sulla sua uscita dalla "Vera Chiesa Ortodossa". Allo stesso tempo, ha compiuto una falsificazione di documenti, stampando su carta intestata ufficiale del vicariato di Vevey della ROCOR un certificato di ordinazione "episcopale", che sostene di avere ricevuto nella Chiesa ortodossa russa all'Estero. Sulla base di questi documenti falsi il "metropolita" Daniil il 26 ottobre 2013 è stato ammesso al "Santo Sinodo di Milano" nel rango di "ierarca" e insignito del titolo di "arcivescovo di Torino."

La falsificazione di documenti ufficiali della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, compiuta da Daniil (Mogutnov) e che dovrebbe testimoniare la dignità del suo stato episcopale, fornisce le basi per percepire le sue attività come una frode religiosa.

Il "metropolita" Daniil II (Mogutnov) crea uno scisma nello scisma bulgaro e dimostra una colossale ignoranza

http://www.anti-raskol.ru/pages/2053

Un'altra divisione interna tra i seguaci dello scisma ecclesiastico bulgaro che esiste dall'inizio degli anni '90 è stata provocata dal primate della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara", il "metropolita di Filippopoli, arcivescovo di Kolomna" Daniil II (Mogutnov). Dopo essere stato nominato a questa carica il 20 febbraio 2012, il "metropolita-arcivescovo" Daniil, dopo un solo un mese del suo soggiorno in Bulgaria è riuscito a inimicarsi una parte significativa della sua nuova congregazione, guidata dal "protopresbitero" Radoslav Simeonov, membro del Consiglio Supremo della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara". Volendo neutralizzare l'opposizione alla sua persona per mezzo di risorse amministrative, il "metropolita-arcivescovo" ha emanato un decreto che colpisce per la sua ignoranza, in cui simultaneamente sospende dal servizio e depone dal sacerdozio il "protopresbitero" Radoslav.

Non avendo ricevuto una formazione teologica sistematica, Daniil (Mogutnov) mostra un'ignoranza delle norme elementari del diritto canonico ortodosso, che vieta la doppia punizione per una singola colpa (la simultanea sospensione dal servizio e deposizione). Inoltre, il primate della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara" nel suo decreto, pubblicato in russo, ha fatto 37 (trentasette - !!!!!) errori ortografici e di punteggiatura . Tale palese ignoranza del "metropolita-arcivescovo" Daniil (Mogutnov) può servire come una vivida illustrazione della scarsa qualità del fenomeno della vita religiosa, che nel giornalismo nazionale è diventato noto con il nome di "Ortodossia alternativa". Non avendo realizzato le sue aspirazioni di carriera nella Chiesa canonica, non avendo ricevuto una nomina a strutture sinodali, non essendosi iscritto a una scuola di specializzazione e non essendo candidato all'ordinazione episcopale, il cercatore di felicità poco istruito riceve senza alcuna interferenza nello scisma "l'episcopato", la nomina a Presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della "Vera Chiesa Ortodossa" e anche il titolo di primate. Ma qual è la qualità di tutto questo ?

Per chiarezza pubblichiamo la fotocopia del decreto completamente ignorante del "metropolita- arcivescovo" Daniil (Mogutnov). In rosso sono evidenziati gli errori grammaticali, e in blu quelli di punteggiatura.

Plagio e analfabetismo: il messaggio di Pasqua del "metropolita" Daniil II (Mogutnov). Aprile 2012

http://www.anti-raskol.ru/pages/2054

Pochi giorni fa, il "metropolita di Filippopoli, arcivescovo di Kolomna" Daniil II (Mogutnov), primate della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara", ha pubblicato un messaggio pasquale, indirizzato agli "arcipastori, pastori, monaci e laici della della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara". Nel compilare questo testo il "metropolita-arcivescovo" Daniil ha mostrato il suo incredibile analfabetismo, compiendo in un testo relativamente breve 44 (quarantaquattro - !!!!!) errori ortografici e di punteggiatura. È probabile che gli errori sarebbero stati molti di più se il primate della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara" non si fosse dato al plagio, cioè al furto del testo di un altro autore. Come fonte di tale immorale prestito, il "metropolita-arcivescovo" Daniil (Mogutnov) ha scelto il messaggio pasquale del Metropolita Filaret di Minsk e Slutsk, esarca patriarcale di tutta la Belarus', composto nel 2011 e pubblicato sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa bielorussa (vedi QUI).

Firmando il messaggio pasquale della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara" con il suo nome, e sigillandolo con il suo sigillo personale, il "metropolita-arcivescovo" Daniil (Mogutnov) ha approvato ufficialmente il furto del testo di qualcun altro, dimostrando così in modo espressivo il livello della sua istruzione e delle sue qualità morali ed etiche.

Per chiarezza pubblichiamo una fotocopia del messaggio pasquale analfabeta del primate della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara". In rosso sono evidenziati gli errori grammaticali e in blu quelli di punteggiatura.

Qui di seguito riportiamo il messaggio pasquale del 2011 del metropolita Filarete di Minsk e Slutsk, esarca patriarcale di tutta la Belarus'. In turchese sono evidenziate le parafrasi, e in giallo le parti di testo rubate dal primate della "Vera Chiesa Ortodossa Bulgara", il "metropolita di Filippopoli, arcivescovo di Kolomna" Daniil II (Mogutnov).

Пасхальное послание

Митрополита Минского и Слуцкого

ФИЛАРЕТА,

Патриаршего Экзарха всея Беларуси

Возлюбленные архипастыри, пастыри, монашествующие и все верные чада Белорусской Православной Церкви!

ХРИСТОС ВОСКРЕСЕ!

Сей возглас, подобно лучу солнца, разгоняет ночную тьму и возвещает утро жизни, утверждает Царство благодати и радость о Воскресшем Господе!

«Христос Воскресе»! — ликует сердце!

«Христос Воскресе»! — торжествует ум!

«Христос Воскресе»! — празднует воля, обновленная подвигом поста!

Нам снова и снова хочется повторять этот возглас. Всё наше существо желает наполниться благодатью Воскресшего Бога, потому что мы с вами — участники радости Пресвятой Богородицы, радости апостолов и учеников Христовых, радости всех святых...

Пройден путь Святой Четыредесятницы. Мы слышали покаянные песнопения канона Андрея Критского. Подобно апостолам Луке и Клеопе, шествовавшим в Эммаус, мы, в своем шествии к Пасхе Христовой, рассуждали между собой о событиях Страстной седмицы: «что было с Иисусом Назарянином… как предали Его… для осуждения на смерть и распяли» (Лк. 24: 15).

Вся наша жизнь — это путь учеников в Эммаус, путь через горечь сомнения к сиянию Пасхи Христовой. Его разделяет с нами Сам Господь. Как благовествует святой апостол Лука: «И когда они разговаривали и рассуждали между собою, и Сам Иисус, приблизившись, пошел с ними» (Лк. 24: 15).

Возлюбленные! То, что нам представляется нашим, человеческим путем к Богу, оказывается в то же время путем, по которому Сам Господь снисходит к нам. Порой нам кажется, что мы одиноки... Но это Господь научает нас тишине, в которой зазвучит Пасхальный благовест! Мы, думаем, что нас оскорбляют... Но это Господь дает нам возможность приобщиться ко Кресту, чтобы и в нашей душе воссиял свет Воскресения Христова!

Дорогие братья и сестры! Путь от Креста к Пасхе мы совершаем и в этом году. Во дни Великого поста в метро города Минска произошел террористический акт. Погибли люди. Многие были ранены. Но не паника, не подозрительность и отчуждение стали доминирующими чувствами наших сограждан. Горе объединило нас, выявило лучшие черты белорусского народа: сострадательность, милосердие, желание помочь ближнему. Пусть эти добродетели, подобно духовному щиту, отражают любую неприятельскую стрелу, летящую на нашу землю.

В этом году исполняется 25 лет шествия белорусского народа по крестному пути Чернобыльской беды. Много слов сказано о ней… Еще больше пережито сердцами простых людей. Сегодня сердца наши вновь смущаются при виде беспрецедентных природных катаклизмов, войн и иных вызовов, с которыми сталкивается современная цивилизация.

Но Пасха — это торжество Жизни! Господь, взявший на Себя грехи мира, ныне просвещает нас лучами пресветлого Воскресения! Поэтому мы дерзновенно поем, взываем и глаголем победную песнь:

Христос воскресе из мертвых, смертию смерть поправ и сущим во гробех живот даровав!

Наш Божественный Наставник победил мир и вручил нам плоды этой победы. Поэтому мы, христиане, имеем власть творить добро и любить друг друга! Именно к этому призывает нас святой апостол и евангелист Иоанн Богослов: «Возлюбленные! если так возлюбил нас Бог, то и мы должны любить друг друга» (I Ин. 4: 10-11).

Жизненная позиция христианина — это пасхальная, деятельная любовь. Христианином именуется не тот, кто пассивно ожидает от соседа сочувствия. Мы сами должны быть примером стойкости и мужества для ближнего. Пусть ныне каждый страждущий и обремененный, глядя на христианина, ощущая ликования его сердца, пожелает приобщиться к нашей радости. Пусть каждый повторяет слова апостола Павла: «Я уверен, что ни смерть, ни жизнь, …, ни настоящее, ни будущее, ни высота, ни глубина, ни другая какая тварь не может отлучить нас от любви Божией во Христе Иисусе, Господе нашем» (Рим. 8: 38-39).

Чудо любви способно предотвратить чернобыль греха в наших душах, в наших семьях, в нашем дорогом Отечестве — Беларуси! Отбросим страх от наших сердец. Ибо, по слову Писания: «Совершенная любовь изгоняет страх» (I Ин. 4: 18). Если мы рождены в этот мир — будем помнить, что Бог любит нас! Если мы живем в семьях — будем знать, что мы — Церковь Христова! Если мы — граждане Беларуси, — будем радоваться и благодарить Бога за это! Ибо мы ходим по земле, дышим воздухом и говорим на языке святых, прославивших место сие пред Лицом Божиим!

Сила Воскресшего Бога действует через века. Она животворит Церковь, а вместе с Ней всё общество, и в наши дни. Движимый этой силой, недавно состоялся Архиерейский Собор Русской Православной Церкви, принявший важные решения в области внутренней и внешней деятельности Матери-Церкви. В эти пасхальные дни я обращаюсь ко всем чадам Белорусской Православной Церкви с призывом словом и делом содействовать их воплощению в жизнь.

Дорогие братья и сестры! Светло празднуя ныне Воскресение Христово и посылая друг другу радостные пасхальные приветствия, мы свидетельствуем всем о спасении мира, дарованного нам во Христе. Как Господь, разделяя, умножил пять хлебов и насытил ими пять тысяч человек, так и мы призваны делить свою радость с ближним и через это — приумножать ее, дабы никто не остался алчущим и жаждущим.

Приветствую и поздравляю с Христовой Пасхой всех белорусов, сущих в рассеянии. Мы отстоим друг от друга пространством, но в эти дни наши сердца едины. Ибо Христос руки распростер на Кресте, чтобы собрать расточенныя и явить единство человеческого рода Своим Преславным Воскресением!

В сей день, «егоже сотвори Господь» (Пс. 117: 24), желаю всем чадам Белорусской Православной Церкви обильных благодатных даров от Воскресшего Господа нашего Иисуса Христа! Будем следовать жизнеутверждающему призыву апостола Павла: «Радуйтесь, усовершайтесь, утешайтесь, будьте единомысленны, мирны, — и Бог любви и мира будет с вами» (II Кор. 13: 11).

ХРИСТОС ВОСКРЕСЕ!

ВОИСТИНУ ВОСКРЕСЕ ХРИСТОС! 

Митрополит Минский и Слуцкий,

Патриарший Экзарх всея Беларуси

24 апреля 2011 года

Пасха Христова

Минск

Il "metropolita" Daniil (Mogutnov) falsifica documenti ufficiali della ROCOR

http://www.anti-raskol.ru/pages/2409

Come precedentemente riportato, il 26 ottobre 2013 il famigerato "metropolita di Volokolamsk e Kolomna" Daniil (Mogutnov) , Presidente del Dipartimento degli affari esteri della "Vera Chiesa Ortodossa" della giurisdizione del "metropolita" Rafail (Prokop'ev - Motovilov), ha annunciato il suo ritiro dalla suddetta organizzazione religiosa. Nello stesso giorno, il "metropolita" Daniil è passato alla giurisdizione del "Santo Sinodo di Milano" e sulla base dei documenti a loro forniti è stato ricevuto nel rango di "vescovo".

Una delle prove documentali che dovrebbero dimostrare l'accettazione di Daniel (Mogutnov) nel rango "episcopale" sarebbe una lettera della sua ordinazione a vescovo di Vevey, vicario della diocesi occidentale europea della ROCOR. Questo documento è datato 3/16 agosto 2001 ed è stampato su carta intestata ufficiale e firmata dal Vescovo di Vevey Ambrogio (Cantacuzene), Vicario della diocesi occidentale europea della ROCOR.

Certificato falso di "consacrazione episcopale " di Daniel (Mogutnov)

Come è noto, la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) non ha mai preso una decisione in merito all'ordinazione dell'archimandrita Daniil (Mogutnov) come vescovo di Vevey. Nella Chiesa Russa all'Estero non è mai avvenuto un litigio giudiziario per una consacrazione episcopale non autorizzata, il cui celebrante potrebbe essere il vescovo Ambrogio (Cantacuzene).

Inoltre, il documento presentato da Daniil (Mogutnov) è datato agosto 2001, quando il vescovo Ambrogio (Cantacuzene) da dieci mesi non era più vescovo di Vevey ma vescovo di Ginevra e dell'Europa occidentale.

Ci sono alcune stranezze nel documento allegato e con cui sostiene l'ordinazione... del vicario di Ginevra e della diocesi dell'Europa occidentale, il vescovo Daniil (Mogutnov) di Vevey, per mano del vicario di Ginevra e della diocesi dell'Europa occidentale, il vescovo Ambrogio (Cantacuzene). Secondo la logica di questo documento, un vescovo ha ordinato un altro vescovo per la sua stessa sede episcopale, ma ha continuato a rimanere su tale sede. Dichiarazione assurda.

Da segnalare anche che il sempre memorabile vescovo Ambrogio (Cantacuzene) nei testi scritti utilizzava regole ortografiche prerivoluzionarie, che non si possono vedere nella testimonianza della "consacrazione episcopale" del "metropolita" Daniil (Mogutnov).

Conclusione

Giunti a questo punto della nostra indagine, non crediamo che resti molto spazio di manovra per giustificare la ricezione di un simile personaggio, e ancor più per insignirlo del titolo di "arcivescovo di Torino". Se non fosse stato per questo titolo, la nostra stessa curiosità si sarebbe dissipata ben presto, di fronte all'ennesimo esempio di episcopus vagans che infesta il sottobosco delle periferie dell'Ortodossia. Possiamo capire le ragioni che spingono una persona a voler primeggiare a tutti i costi anche là dove non ce n'è alcun bisogno. Quel che capiamo un po' di meno è perché una tale persona debba essere accolta tanto rapidamente, con tanta assenza di prudenza e con un'attitudine che può essere vista al meglio come credulona (non una buona caratteristica, per guidare un gregge di cristiani) o al peggio come complice di una frode deliberata.

 
Cina e Giappone aggiunti al territorio canonico della Chiesa russa

pravoslavie.ru, 6 febbraio 2013

Cina e Giappone sono stati aggiunti alla lista ufficiale dei paesi che formano il territorio canonico della Chiesa ortodossa russa.
 
Secondo la costituzione riveduta del Patriarcato di Mosca, la Cina e il Giappone sono parte del suo territorio canonico. Il documento è stato adottato dal Concilio episcopale che ha avuto luogo a Mosca il 2-5 febbraio, ed è stato pubblicato martedì 5 febbraio sul sito web della Chiesa ortodossa russa.

Russia, Ucraina, Belarus', Moldova, Azerbaigian, i paesi baltici e gli stati dell'Asia centrale sono i paesi che formano il suo territorio canonico (tutti questi paesi, ad eccezione di Cina e Giappone, erano stati inseriti nella precedente versione della costituzione).

L'attività pastorale della Chiesa russa in Cina è iniziata nel XVIII secolo, quando un sacerdote russo, padre Maxim Leontiev, è arrivato a Pechino. La missione russa in Cina è stata fondata nel 1713. L'Ortodossia è entrata in Cina attraverso le fatiche dei missionari russi.

Il 23 novembre 1956, per decisione del Santo Sinodo, tutte le chiese ortodosse in Cina sono stati consegnate alla giurisdizione della Chiesa ortodossa della Cina, a cui è stata concessa l'autonomia, con l'approvazione della elezione del suo capo da parte del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'.

Nel 1997 il Sinodo della Chiesa russa ha dichiarato che, poiché la Chiesa di Cina non ha il suo primo ierarca, il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' sarà responsabile della cura canonica del suo gregge, fino all'elezione da parte di un un Concilio della Chiesa in base al diritto canonico ortodosso.

Missionari russi hanno portato l'Ortodossia anche in Giappone.

Lo sfondo per l'istituzione della missione russa in Giappone è stata l'apertura del consolato russo nel 1859 e la nomina di Iosif Goshkevich come primo console nella città di Hakodate. Un medico e un prete ortodosso, padre Vasilij Makhov, lo hanno accompagnato per la cura del personale consolare. A causa di una malattia padre Vasilij ha dovuto tornare in Russia nel 1860, ed è stato nominato un sacerdote nuovo al suo posto. Questo è stato il futuro illuminatore del Giappone - san Nicola (Kasatkin), pari agli apostoli.

 
Lo straordinario sviluppo dell'Ortodossia in Guatemala

Negli ultimi anni, il Guatemala è salito in cima alle statistiche religiose mondiali come il paese in cui la Chiesa ortodossa sta avendo la sua maggiore crescita, grazie all'integrazione di un movimento locale che ha portato centinaia di migliaia di nuovi fedeli.

Questo fenomeno nasce da un ex prete cattolico, padre Andrés Girón, e dalla sua scelta radicale di aiuto alle popolazioni più povere della costa pacifica (occidentale) del paese. Già membro del senato e rappresentante del Guatemala all'ONU, padre Andres ha guidato negli anni '80 La Marcha, una imponente marcia attraverso il Guatemala per sostenere i diritti dei nativi ad acquistare la terra di cui avevano disperato bisogno. Con la terra ottenuta grazie ai suoi sforzi, ha costruito 42 villaggi con le sue mani. Lasciata la Chiesa cattolica romana, ha organizzato i nativi in una chiesa indipendente con un mix di elementi cattolici e ortodossi, e un orientamento carismatico.

Nel 2009 sono iniziate le consultazioni con varie chiese ortodosse (a quel tempo solo il Patriarcato di Antiochia aveva una presenza in Guatemala) per chiedere di portare il movimento, chiamato "Chiesa Cattolica Ortodossa del Guatemala", all’interno dell’Ortodossia canonica. Dopo un interessamento da parte della Chiesa Ortodossa in America (il Metropolita Jonah sembra parlare dell’accettazione del movimento nella OCA come cosa fatta, in un’intervista rilasciata in russo in inglese), e una visita in Guatemala da parte del vescovo Benjamin (Peterson) e dell’arciprete Michael Oleksa, il movimento è passato sotto l’influenza del Patriarcato di Costantinopoli attraverso padre Andrej (Vujisić), archimandrita di origine montenegrina e responsabile della missione ortodossa di Puerto Rico, e recentemente eletto all’episcopato.

L’archimandrita Andrej (Vujisić).

Agli inizi del 2010, il Patriarcato di Costantinopoli ha annunciato l'integrazione di questo movimento nella propria diocesi del Messico e dell'America Centrale, sostenendo di avere accolto 527.000 persone nella Chiesa ortodossa. Questa cifra da capogiro ha fatto subito scatenare le consuete "guerre dei numeri" sui convertiti effettivi: in diverse occasioni il loro numero è stato fatto salire fino a 800.000, e scendere fino a 50.000. Le valutazioni successive, più ragionate, parlano di una cifra tra i 100.000 e i 200.000 fedeli (verosimilmente più vicina alla seconda che alla prima), suddivisi in circa 300 villaggi, periodicamente visitati da 8 preti e da alcune centinaia di catechisti laici. Quali che siano i numeri definitivi, si tratta comunque di un fenomeno di conversione estremamente esteso: in percentuale di popolazione nazionale, il Guatemala è diventato lo stato più ortodosso dell’emisfero occidentale.

Una miniera di informazioni in materia si trova nel blog http://www.theonewaytolive.com, scritto da Jesse Brandow, un seminarista ortodosso degli Stati Uniti che ha compiuto due viaggi in Guatemala, nel 2009 (quando nel paese era attiva solo la missione della Chiesa ortodossa antiochena) e dal giugno all'agosto del 2012 (nel pieno sviluppo della nuova missione sotto il Patriarcato Ecumenico). Ripercorriamo le fasi di questo viaggio attraverso il reportage fotografico tratto dal blog.

Comunità ortodossa in Guatemala.

Una chiesa piena di fedeli.

Padre Andrés Girón (al centro) sovrintende oltre 300 comunità che sono ora - grazie alla sua influenza - parte della Chiesa ortodossa. Padre John Chakos (a destra nella foto) è il prete inviato dal Centro Missionario Cristiano Ortodosso (OCMC) degli Stati Uniti a prendersi cura del seminario ortodosso in Guatemala, dei programmi educativi e della preparazione dei catechisti.

Padre Mihail vive e lavora al seminario ortodosso di Nueva Concepción, dove anche padre Andres risiede la maggior parte del tempo. Padre Mihail tiene le lezioni di teologia e al tempo stesso impara da padre Andres, che lo definisce il suo "braccio destro e sinistro".

Madre Ines è la badessa del monastero ortodosso sul lago Amatitlan, poco lontano da Città del Guatemala. La sua comunità monastica è composta da altre tre monache: madre Ivonne, madre Maria, e sorella Monica. Oltre al monastero, le monache hanno fondato un eccellente orfanotrofio a Città del Guatemala, chiamato Hogar Rafael Ayau.

Ingresso del seminario.

Presso il Seminario, padre Andres incontra gli abitanti dei villaggi per i quali ha ottenuto le terre.

Un ponte costruito da padre Andres per aiutare un villaggio, testimonianza dell'immenso lavoro da lui fatto per il suo paese.

Giugno 2012: la prima visita in Guatemala del Metropolita Atenagora del Messico e dell'America Centrale.

La parrocchia della città di Pinula è la prima che padre Andres ha guidato dopo aver lasciato la Chiesa cattolica romana. Il coivolgimento con il movimento dei Campesinos e con il movimento carismatico aveva estraniato molte comunità, che si sentivano abbandonate dall'episcopato cattolico.

Il metropolita Atenagora e Padre Andres a Pinula. Anche se aveva ricevuto una consacrazione episcopale per guidare il suo movimento indipendente, l'Iglesia Católica Ortodoxa de Guatemala (ICOG), padre Andres è stato ricevuto nella Chiesa ortodossa come prete. I fedeli parlano ancora di lui come "il vescovo", e gli sono estremamente leali per tutto ciò che ha fatto per loro.

Padre Mihail a Pinula. Le chiese presentano un mix di pratiche cattolico-romane e ortodosse, non solo nelle immagini sacre, ma anche in alcuni momenti delle funzioni (per esempio, le letture dalle sacre Scritture durante la Liturgia sono seguite dall'invocazione "Parola del Signore" e dalla risposta "Rendiamo grazie a Dio". Ci sono alcuni segni di influenze di pratiche religiose precedenti, non solo cattolico-romane. Eppure, l'Ortodossia non è stata accettata per imposizione: i fedeli l'hanno abbracciata con zelo e finora hanno reagito bene ad alcuni dei cambiamenti fatti per rendere le loro pratiche più vicine alla tradizione ortodossa.

La parrocchia di Malaga.

Il parroco della chiesa di Malaga, padre Antonio, viene "riconfermato" (riordinato) al diaconato.

I membri del clero che avevano avuto ordinazioni non canoniche da parte di padre Andres vengono regolarizzati dal metropolita Atenagora mediante ordinazioni al diaconato e al presbiterato. Come misura di indulgenza, lo stesso metropolita si riferisce a queste ordinazioni con il termine "riconfermazioni".

Il metropolita Atenagora impartisce la comunione.

L'esterno della chiesa del monastero.

L'interno della chiesa del monastero.

Padre Antonio è "riconfermato" prete presso la chiesa del monastero, su richiesta di madre Ines. Il fatto che il vescovo del Patriarcato Ecumenico ordini un prete del suo clero in un monastero del Patriarcato di Antiochia mostra la serenità dei rapporti inter-ortodossi in Guatemala.

Il nuovo orfanotrofio in contruzione presso il lago Amatitlan.

Madre Ines mostra i lavori in corso.

Padre Mihail, madre Ines, padre Antonio e il seminarista Jesse davanti al lago Amatitlan.

Le delegazioni del dipartimento di Huehuetenango incontrano il metropolita ad Agua Alegre.

Discorso di padre Andres ad Agua Alegre.

Il seminarista Jesse con fratello Juan, uno dei catechisti di Agua Alegre.

La chiesa di Agua Alegre.

Il Centro Apostólico a Huehuetenango. In questo centro i catechisti si incontrano ogni due mesi per istruzioni sulla fede. Con solo 8 preti per 300 comunità, la Chiesa dipende dai leader delle comunità nell'aiuto a catechizzare i fedeli. I catechisti stessi hanno ancora molto da imparare, ma mentre continuano a ricevere istruzioni, portano pian piano quelle conoscenze nelle loro comunità.

Una vera e propria parata di veicoli con un altoparlante annuncia la visita del metropolita Atenagora a Todos Santos.

Una delle parrocchie ortodosse di Todos Santos.

Il metropolita parla ai fedeli.

I rappresentanti delle comunità vengono a incontrare il metropolita.

Un rappresentante fa un discorso di benvenuto in un misto di lingua spagnola e Maya.

Famiglia di parrocchiani di Todos Santos.

Accoglienza dei visitatori a Todos Santos.

Una "reunión" a Nentón.

Un'accoglienza calorosa.

Padre Andres abbraccia la sua gente.

Il campo di calcio accanto alla parrocchia di Tajumucu, con vista sulla Sierra Madre.

La chiesa parrocchiale di Tajumucu.

L'interno della chiesa a Tajumucu.

Oltre una trentina di ragazzi aspetta la cresima. Per consuetudine ereditata dal cattolicesimo romano, molte famiglie hanno atteso un'età più avanzata per portare i figli alla cresima.

Tonsura dei nuovi cresimati.

Iconografia locale della chiesa di Tajumucu, uno dei lavori iconografici più avanzati di tutto il Guatemala.

Padre Evangelos, il prete che sovrintende alle parrocchie della regione di Huehuetenango e oltre il confine con il sud del Messico. La parrocchia del suo villaggio di Aguacate è una delle poche con un'iconostasi completa.

Fino a 1500 persone vengono a incontrare il vescovo ad Aguacate.

L'ingresso nella chiesa di Aguacate.

Intorno alla chiesa.

Il metropolita di fronte alla chiesa.

La "reunión" ad Aguacate

"Gioventù ortodossa presente!"

I leader delle comunità parlano al metropolita.

Un momento della "reunión"

"Ora sappiamo che non siamo soli!" I leader delle comunità raccontano anni di sofferenze, in cui sono stati messi in dubbio e sminuiti dagli altri cristiani (sia cattolici che protestanti) nelle loro città. La visita del vescovo è un segno della loro fedeltà alla Chiesa radicata nell'insegnamento degli apostoli e di Cristo.

La fede ortodossa è tramandata ai popoli del Guatemala… uno a uno.

Dopo la fine della visita episcopale, Jesse Brandow ha passato un mese in compagnia di padre Evangelos di Aguacate e della sua comunità, vedendo più da vicino la vita quotidiana degli ortodossi in Guatemala. Qui è a tavola con padre Evangelos (che è un prete non sposato) e sua madre.

Mezzi di trasporto I: l’automezzo per la famiglia.

Mezzi di trasporto II: a dorso di cavallo verso la Laguna Brava.

Mezzi di trasporto III: in barca sulla Laguna Brava.

La casa di padre Evangelos ad Aguacate.

Un tipico pasto: tortillas, fagioli, uova, caffè.

Preparazione della pasta di mais per il pan de elote.

Viaggio dalle montagne alla costa del Pacifico. Così padre Evangelos si sposta di continuo da una all’altra delle sue comunità.

Giorno di matrimoni ad Aguacate. Uno o due giorni al mese sono dedicati ai matrimoni, spesso con coppie multiple. Oggi le coppie sono quattro, con gli sposi non più che ventenni.

Una buona metafora visuale: il matrimonio elevato da Cristo, dalla Chiesa, dalla Madre di Dio e dai santi.

Questa giustapposizione riassume lo stato attuale della Chiesa ortodossa in Guatemala: padre Evangelos incensa durante la Divina Liturgia mentre la banda musicale suona alle sue spalle. Il popolo è in una lunga fase di transizione tra uno spirito di preghiera carismatica e orientata alla musica strumentale, e lo spirito più quieto della vita liturgica ortodossa.

Battesimo nella chiesa di Inchehuex

Una delle "veglie", da non confondere con la Veglia ortodossa di tutta la notte. Queste veglie consistono in quattro ore di musica ad alto volume, applausi, danze occasionali e appassionati messaggi di predicazione fatti da padre Evangelos nel mezzo della funzione.

Incontri con i leader delle comunità in Messico. Nello stato messicano del Chiapas ci sono 52 comunità (in parte formate da immigrati dal Guatemala) che dipendono dal movimento fondato da padre Andres, e se possibile, hanno un potenziale ancor maggiore di sviluppo rispetto a quelle del Guatemala. Questi incontri sono i momenti giusti per le istruzioni sulle pratiche ortodosse di base: il segno della Croce, come venerare le icone, e così via.

A Toquián, sul versante messicano del vulcano Tacaná, si trovano due parrocchie molto povere servite da padre Blas, uno dei tre preti sposati del  clero ortodosso in Guatemala. Questo è il cartello all’ingresso della chiesa più piccola.

La comunità è tanto povera che ha solo questa baracca da usare come chiesa.

Un momento di preghiera personale.

Benedizione di una casa.

 

Un’altra veglia di quattro ore con musica, applausi, molto entusiasmo e un messaggio finale.

A piedi verso la seconda parrocchia.

La chiesa della seconda comunità.

Il carbone per il turibolo viene da una stufa domestica.

Questi carboni sono più difficili da accendere di quelli sintetici.

L’interno della chiesa.

Canti alla fine della Liturgia.

 
Il prete che "traduce" il Vangelo nella lingua dei segni

Una volta all'anno, durante il Vespro dell'Agape a Pasqua, l'archimandrita Ioannis Karamouzis esce dal santo Altare attraverso le porte regali e proclama il Vangelo nel linguaggio dei segni perché i sordi possano comprendere il testo. Papa-Iannis, come è chiamato, ha trascorso gli ultimi anni di ministero per i sordi e gli ipo-udenti, ed è uno dei quattro sacerdoti in Grecia a conoscere il linguaggio dei segni.

"Il mio coinvolgimento è iniziato 11 anni fa, quando la madre di un bambino sordo si è avvicinata a me e mi ha chiesto di trattare con lui perché aveva finito la scuola per i sordi, e al suo ritorno a casa a Calcide non riusciva a comunicare con quelli che potevano sentire. Ho pensato che questo era un messaggio da Dio per rivolgermi alle persone sorde e dare loro tutto il mio interesse ed energia", ha detto p. Ioannis a «Κυριακάτικη Δημοκρατία». Per padre Ioannis si è ha aperta una nuova strada nella vita, e ha deciso di affrontarla non solo dal punto di vista pastorale ma anche scientificamente.

Studi

Padre Ioannis ha studiato il greco nel linguaggio dei segni, che egli conosce a livello di insegnante e di interprete, e ha fatto la sua tesi sulla cura pastorale dei sordi presso l'Università Aristotelica di Salonicco. E' un predicatore della santa Metropolia di Calcide e collabora alle relazioni inter-cristiane del Santo Sinodo. "L'ultima domenica di ogni mese alla parrocchia di Tutti i Santi a Kallithea la Divina Liturgia si celebra con traduzione simultanea in lingua dei segni da parte dei laici. Sordi provenienti da tutte le parti di Atene prendono parte questa importante iniziativa", dice padre Ioannis, e aggiunge: "A stesso tempo in diverse Metropolie ci sono incontri liturgici e ci si rivela il grado di necessità, forse non al livello che volevamo, ma anche così è un'offerta significativa. "

Avvicinarsi ai sordi è un compito estremamente difficile. C'è bisogno di esperienza, pazienza e amore incondizionato. "E' necessario che più persone imparino la lingua dei segni", dice padre Ioannis, aggiungendo: "Si potrebbe tradurre oggi stesso l'intera Divina Liturgia in lingua dei segni da parte dei sacerdoti, perché la scienza ce ne dà le 'armi'. La comunità dei non udenti non è un popolo di disabili, ma una 'minoranza culturale' secondo le ultime opinioni mediche. Questa minoranza ha il suo linguaggio, e dobbiamo imparare ad avvicinarci a lei. Probabilmente ci vorranno molti anni per farlo, ma vale la pena provare. "

Una comunità chiusa

La comunità dei non udenti è molto chiusa e sorvegliata. "Quando si avvicina una persona sorda si dovrebbe sapere come trattare con loro per essere accettati. Per esempio, se una persona sorda rivolge la sua attenzione da qualche parte e chi ascolta si avvicina e li tocca sulla schiena, i sordi lo ritengono un approccio ostile e non amichevole. Si dovrebbero conoscere questi 'codici' e questo avviene solo quando socializzi con loro", dice padre Ioannis. Il sacerdote deve comprendere il particolare temperamento dei sordi. Si tratta di persone socialmente isolate e sospettose. Hanno anche paura di non essere in grado di comunicare e di essere delusi.

Padre Ioannis ha studiato scientificamente tutti questi dati per il suo lavoro, ma anche per insegnare ad altri sacerdoti. I pregiudizi sono davvero molti. "In precedenza ci sono stati scienziati che hanno detto che non si dovrebbe usare la lingua dei segni  perché è mimetica. In Francia negli anni '60, per evitare che i non udenti usassero le mani, li legavano per concentrarli sulla 'lettura' delle labbra. Questa pratica è scientificamente crollata come disumana. Poi hanno detto che il linguaggio dei segni li degrada mentalmente. solo nel 2000 il linguaggio dei segni è stato ufficialmente riconosciuto", dice padre Ioannis.

In Grecia, il primo sacerdote sordo che si è dedicato a loro è stato il defunto metropolita Nicodemo di Tebe, che ha imparato il linguaggio dei segni e ha comunicato con loro fin dagli anni '50, e ha dato parte della sua fortuna personale per comprare il primo edificio del club dove lavorava pastoralmente con i sordi.

Il momento più difficile per Papa-Iannis è la confessione. "Ogni uomo ha le proprie emozioni e la necessità di esprimerle in modo da mostrare pentimento," dice, aggiungendo: "Il pastore che ascolta la confessione deve essere fluente nella lingua dei segni, per essere emotivamente presente e sapere che le reazioni dei sordi possono essere più intense, perché non possono esprimere a parole ciò che hanno in loro".

Mancanza di conoscenza e peccato

"Il pastore ha bisogno di conoscere tutti gli aspetti della vita di una persona sorda. Il più importante di tutte è che i sordi non hanno la percezione di essere sordi e sono più inclini a commettere peccati, perché nessuno ha spiegato loro cosa è peccato e cosa non lo è. Il sacerdote è spesso in contrasto con l'intera visione del mondo dei sordi. Per esempio, ho ascoltato confessioni di persone sorde che non consideravano l'aborto un peccato, perché nessuno lo aveva detto loro. Quando ho spiegato che lo era, è stato molto difficile convincerle. Sentivo la difficoltà di convincere un uomo che ciò che ha fatto per tutta la vita, pensando che fosse giusto, è di fatto un peccato e deve essere cambiato. Fondamentalmente, quando si entra in contatto con una persona sorda che non ha un rapporto speciale con la Chiesa è come essere di fronte a un bambino piccolo a cui si deve insegnare."

Lealtà

"E' necessario molto impegno e dedizione per il ministero dei sordi", dice l'archimandrita. Per nove anni nella metropolia di Calcide offrono corsi di lingua dei segni. Il corso dura due anni e in ogni ciclo circa 30 persone che ascoltano imparano a comunicare con i sordi. Uno è stato anche ordinato lettore dal metropolita Demetrio (Bouleros) di Calcide, che è il primo non udente eletto a una cattedra episcopale nella Chiesa di Grecia.

Ogni domenica Padre Ioannis raccoglie tutte le persone sorde nella regione e discute con loro i loro problemi. Comunque, è sempre pronto ad aiutare una persona sorda nelle relazioni con lo Stato, e nei servizi in situazioni di emergenza. "Ci sono casi in cui un sordo si ammala ed è portata in ospedale. Lì non può spiegare ciò di cui soffre, o comprendere quali test e che tipo di trattamento gli forniscono i medici. Si capisce che è in preda al panico. Pensate di qualcuno che dovrebbe essere operato e non sa se è o non è in pericolo. In questi casi, mi affretto a sostituire la voce e l'udito, e soprattutto offro sostegno psicologico", ha detto padre Ioannis.

Sentono rabbia verso Dio

Padre Ioannis ha in corso due importanti indagini scientifiche. Nella prima studia se la religiosità ha un effetto sulla socialità delle persone sorde. Con appositi questionari ha studiato se la sordità ha effetto sulla loro fede e sul rapporto con Dio. I risultati finora dimostrano che la comunità dei non udenti è in gran parte lontana da Cristo, perché la maggior parte è cresciuta in famiglie che non avevano parlato loro di questo argomento, perché i genitori non conoscevano la lingua dei segni. Circa il 99% delle persone non udenti sono nate in famiglie di persone udenti e sono sorde fino all'età adulta e non comunicano con la gente intorno. "Molti dicono che sentono rabbia verso Dio a causa del loro problema. Molti dicono che Dio non è interessato e altri (di meno) dicono di credere perché sperano che Dio li guarirà. Comunque, come Chiesa abbiamo bisogno di vedere questi risultati con attenzione per capire meglio il problema", conclude padre Ioannis.

La seconda indagine è fatta su un campione di circa 500 persone che studiano le persone udenti e le loro opinioni religiose sul tema per mostrare il trattamento delle persone non udenti che hanno un background spirituale. Qui, i primi risultati sono importanti, in gran parte perché sembra esserci indifferenza, mentre molti dicono che riterrebbero una punizione di Dio dare alla luce un bambino sordo. "Molti di coloro che si definiscono credenti non considerano un bambino sordo come una benedizione di Dio e questo è frustrante", dice padre Ioannis.

 
Sei giorni a Mosca: Pensieri dall’esterno

Nell’anno che è terminato 90 anni sono passati dal giorno dell’assassinio criminale dei martiri imperiali. Nei giorni della loro memoria, decine di migliaia di credenti giunti sui luoghi delle loro sofferenze hanno chiesto il loro aiuto per il nostro popolo nella sua rinascita spirituale, nella correzione dei suoi cammini storici. Restiamo fermi nella speranza che il Signore ci accorderà di sormontare tutte le conseguenze delle tragedie, dei conflitti e dei crimini del XX secolo, risollevando la Santa Rus’ di forza in forza.

Possa Dio realizzare le parole di San Giovanni di Shanghai e San Francisco, pronunciate nel tragico anno 1938: «Benedetta sei tu, terra russa, che sei stata purificata dal fuoco della sofferenza! Tu hai attraversato l’acqua del battesimo, tu attraversi adesso il fuoco della sofferenza, e tu entrerai nel riposo».

Sua Santità il Patriarca Alessio di Mosca

Epistola della Natività 2008/9

 

Introduzione

Mentre mi preparo per andare a Mosca, da Londra, mi interrogo sul rapporto di amore-odio tra il popolo russo e quello inglese e rispettivamente tra i governi russo e britannico. Come la granduchessa Olga, sorella dello zar martire, ha commentato più di cinquanta anni fa, e centinaia di altri prima e da allora: 'Molti dei miei migliori amici sono inglesi e li amo molto, ma per quanto riguarda le politiche dei vari governi britannici verso la Russia, sono spregevoli'. Come inglese, posso dire la stessa cosa. Dall'assassinio da parte di amici dell'allora ambasciatore britannico dello zar Paolo I fino all'assassinio di Rasputin organizzato dal terribile Lloyd George, che poi salutò la Rivoluzione in pubblico, o agli atteggiamenti dei successivi regimi britannici contemporanei, il ruolo dei successivi governi britannici nel cercare di distruggere la Russia è stato spaventoso.

Lunedì 27 Maggio 2013

Una delle prime impressioni di Mosca, oltre ai suoi aeroporti ultra-spaziosi, ultra-puliti e ultra-ordinati, è la mancanza di spazio, la sporcizia e il disordine. L'individualismo che è entrato Russia dall'Occidente dopo il brutale e disastroso collasso del comunismo, manovrato dall'Occidente negli anni '90, è tale che la maggior parte oggi è interessata solo alla propria vita e al proprio benessere. Questo forse suona bene, quasi come fosse responsabilità, ma non riesce a nascondere malcelati problemi e decomposizione sociale, scortesia e imbrogli, mancanza di salute e di sicurezza di base, branchi di cani abbandonati che abbaiano la notte in mezzo all'onnipresente corruzione - ancora più onnipresente che nella vita occidentale. E, credetemi, è davvero onnipresente nella vita occidentale - anche se i media occidentali amano negarlo - senza dubbio perché sono i più corrotti di tutti.

L'interesse personale si rivela nel contemporaneo disprezzo russo per la vita pubblica, per le regole del traffico e del parcheggio (attraverso l'ironica mancanza di spazi di parcheggio in quello che è di gran lunga il paese più grande del mondo), nel disprezzo per lo stato dei suoi treni dell'era di Krushchev, per gli uffici postali (i pacchi arrivano sei mesi di ritardo!), le strade, i marciapiedi, il suolo pubblico e le foreste in cui vengono scaricati cumuli di rifiuti, nel disprezzo per gli ascensori (se funzionano) e gli ingressi ai blocchi di appartamenti dove vivono le masse. L'orgoglio civico nella Russia di oggi deve essere al minimo storico. Buche e fango, strade allagate quando piove, l'acqua calda improvvisamente tagliata per giorni e giorni 'per la pulizia dei tubi', piattaforme ferroviarie di legno che sembrano venire dall'Africa, l'aspetto quasi da terzo mondo di molti edifici pubblici, il fumo nei garage e alle fermate dei tram, gli ubriachi - spesso giovani – che bighellonano sui lati delle strade, tutti testimoniano questo stato di cose.

Peggio ancora, il disprezzo per i portatori di handicap e le pensioni di pochi spiccioli offerte a loro e ai pensionati, umiliati e costretti a mendicare per sopravvivere, parlano del disprezzo dello Stato per coloro che non sono in grado di essere schiavizzati per le sue esigenze. Non è un bene che alcuni siti web politici e fonti mediatiche nazionaliste suggeriscano che tutto va bene in Russia, mentre in Occidente, con le sue parate gay e le chiese vuote e vandalizzate (tutte reali, è pur vero), tutto è decadente. Tali dichiarazioni indicano una miscela di becera xenofobia e ignoranza provinciale. Se fossero vere, allora non ci sarebbe nella Russia contemporanea il clamore per l'introduzione degli 'standard europei', cosa che è più di un semplice desiderio di imitare, ma descrive una reale necessità e una vera e propria frustrazione per la mancanza di rifornimenti, che equivale a mancanza di pre-visione, cioè, mancanza di pianificazione.

Tutto questo sporco e disordine è reale, ma queste critiche sono superficiali e vengono da persone viziate, in quanto non mostrano alcuna analisi o comprensione del problema più profondo ed essenziale della Russia contemporanea. La vera domanda è perché tutto questo esiste e tuttavia allo stesso tempo perché gli aeroporti sono eccellenti (molto meglio della maggior parte di quelli in Occidente), le linee aeree e i treni ad alta velocità eccellenti, perché si può andare alla meravigliosa Tsaritsyno, l'ex tenuta di Caterina II nella periferia sud di Mosca, o a Tsarskoe Selo, la tenuta magnificamente restaurata dello tsar martire Nicola II presso San Pietroburgo, e si può veramente dire che questo è il meglio del mondo. E non intendo del terzo mondo, né del secondo mondo, e neppure del primo mondo (un titolo inventato in modo arrogante e egoista da e per il mondo occidentale), ma semplicemente il meglio del mondo.

La risposta alla domanda di cui sopra si trova, mi pare, in ciò che i russi spesso dicono di se stessi, a volte in modo piuttosto scioccante, che 'i russi hanno bisogno del knut', cioè della frusta. In altre parole, dicono di se stessi che hanno bisogno di essere frustati perché si faccia qualcosa di loro, per essere 'messi in forma'. In altre parole, stanno dicendo 'noi siamo anarchici naturali e abbiamo bisogno di un uomo o di una donna forte (forse chi sa qualcosa di storia può pensare a uno dei variaghi?) che governi su di noi'. Tuttavia, questa risposta è, credo, molto mal formulata e mostra una vera e propria mancanza di serietà. In realtà, solo quelli che non hanno auto-disciplina e autocontrollo hanno bisogno di una frusta. Quelli che sanno controllare se stessi, che hanno auto-disciplina, non hanno bisogno di fruste. Il problema allora è come disciplinare e controllare prima noi stessi, e non gli altri. E questa è una questione spirituale.

Martedì 28 maggio

Ho scritto ieri che la Russia contemporanea si caratterizza per l'assenza di autorità (in russo bezvlast'e, una parola che suggerisce caos, disordine e anarchia). Perché questo sporco e disordine, quest'assenza così reale di autorità? Dopo tutto, il mito attuale favorito dei media occidentali è di insinuare che la Russia non è una democrazia, ma una tirannia gestita da un dittatore chiamato Putin. Vorrei suggerire che questa assenza di autorità è così reale proprio a causa della mancanza di autorità legittima. Sì, il presidente Putin è stato eletto da una maggioranza dei russi - anche tenendo conto della corruzione locale, una maggioranza più grande di quella che potrebbe sognare di avere qualsiasi uomo politico occidentale, ed è ancora più popolare di quanto ogni uomo politico occidentale potrebbe sognare di essere, soprattutto in un paese in cui i lampioni non sempre funzionano. Tuttavia, in un certo senso, egli non ha un'autorità 'legittima'.

La verità è che, nonostante tale vera popolarità in una vera maggioranza (e una vera impopolarità in una vera minoranza), e nonostante il suo apparato di relazioni pubbliche, il Presidente Putin è solo un uomo, un uomo debole. Spiritualmente e misticamente, non dobbiamo dimenticare che il Presidente non ha davvero alcuna autorità legittima. Parliamo ora di lui non nel volgare senso occidentale di persona priva di 'alcuna autorità legittima'; l'odio occidentale nei suoi confronti si basa solo sull'invidia, sul desiderio di rubare le ricchezze naturali della Russia, la terra, il petrolio, il gas e il legname, le stesse ricchezze che hanno fatalmente attratto Napoleone, il Kaiser, Hitler e oggi gli Stati Uniti. Parliamo di mancanza di autorità spirituale e mistica del presidente. C'è solo una legittima autorità in Russia ed è l'autorità dello tsar, interrotta dal colpo di stato del marzo 1917 e ha assunta temporaneamente dalla Madre di Dio Sovrana.

La Santa Vergine è pazientemente in attesa di quel momento in cui la Russia attraverso il pentimento sarà degna di un sovrano terreno, un nuovo tsar. Allora non ci sarà più questa sporcizia e disordine, quest'assenza di autorità. Non ci sarà più bisogno del knut, ci sarà il rispetto per un esempio mostrato dall'alto - non solo da uno tsar, ma dalla consapevolezza che, a differenza delle pseudo-democrazie occidentali guidate dalle relazioni pubbliche, dai media e dalla folla, al di sopra dello zar regna Dio Onnipotente. Se la gente non è degna di uno zar, allora questi le sarà tolto - come prima. E invece ci saranno o la bezvlast'e, la primitiva anarchia slavo-pagana, o altrimenti il ​​knut, come imposto dal comunismo in passato, e come sarà imposto di nuovo in futuro da qualche altro altrettanto orribile 'ismo', imposto dall’Ovest per opera di sciocchi, proprio come il comunismo nel 1917.

Continuo a pensare alla recente atrocità di Londra, in cui un militare fuori servizio, orribilmente massacrato in un attacco di vendetta da due fanatici islamisti, dovrebbe servire da lezione per il governo britannico. Impegnato oggi nella stessa politica del XIX secolo, a sostenere e armare i musulmani fanatici contro i cristiani (allora nei Balcani, oggi in Siria e altrove), il rischio è che questa politica ottenga l’effetto opposto - come è successo di recente. Penso a questo a Mosca perché oggi un processo simile a quello di Londra negli ultimi 50 anni è in atto anche qui. Mosca è stata invasa da daghestani, ceceni, uzbeki, kirghisi, tagichi e altri dalle repubbliche principalmente musulmane dell'ex Unione Sovietica. Si stanno già vivendo tensioni razziali, attacchi da parte di musulmani armati di coltelli o pistole, e minacce di costruzione di moschee.

Si dice che gli immigrati musulmani, molti di loro presenti qui illegalmente attraverso gli onnipresenti pagamenti ai 'funzionari' corrotti del governo, stanno facendo i lavori che i russi non vogliono fare - o non faranno senza forti dosi di vodka. La risposta è semplice: pagare ai russi sobri salari adeguati per fare lavori veri e propri, invece di 200-300 sterline al mese, in modo che possano vivere in una delle città più costose del mondo, e poi questi faranno il lavoro che deve essere fatto senza vodka. Com'è che le 'autorità' russe (come impropriamente si chiamano) non possono imparare dagli errori dell'Occidente? Quando su due cittadini di Stoccarda, Amburgo, Marsiglia, Lione, Bruxelles, Anversa, Amsterdam, Stoccolma, Oslo, Londra e Bradford, uno si chiamerà Mohammed o Fatima e su due chiese una sarà stata trasformata in una moschea, sarà troppo tardi. Impariamolo ora, non dopo.

Mercoledì 29 maggio

Quello che ho scritto ieri non è razzista o islamofobo, ma è semplicemente una dichiarazione pragmatica della realtà. I cristiani e musulmani non si mescolano, l'unico modo in cui possono convivere è separatamente. Il Medio Oriente lo sapeva da secoli prima che l'Occidente allora cattolico invadesse comunità pacifiche ma parallele di cristiani ortodossi e musulmani nelle loro crociate jihadiste, dando ai musulmani l'idea di usare la loro vecchia parola 'jihad' nel senso occidentale di 'crociata', vale a dire, nel senso di barbaro massacro di tutti coloro che non sono della tua religione. Da allora l'Occidente ora protestante ha continuato il suo barbaro massacro, in modo che l'Iraq è ormai stato del tutto abbandonato dai suoi antichi cristiani, ed è ora sull’orlo della somalizzazione e jugoslavizzazione - come l'Afghanistan e ora la Siria. Le conseguenze sono incalcolabili, cioè, non evidente per i calcolatori, ma ovvie per quelli con buon senso.

Mosca - e la Russia si salveranno non commettendo suicidio. Mi sembra ovvio, ma è indispensabile dirlo in un mondo in cui il buon senso è raro. Questo è il mondo che quotidianamente si suicida per mancanza di buon senso. Quando la massa di moscoviti - e la massa dei russi - andrà in chiesa come cristiani e così inizierà a trattarsi l'un l'altro come cristiani, con cortesia, allora i nuovi immigrati musulmani se ne andranno. In ogni caso, in quel momento il tasso di natalità russa, anziché il tasso degli aborti russi (cioè il tasso dei suicidi), sarà tale che non sarà più necessaria la manodopera di anche un solo musulmano. Lo stesso si potrebbe naturalmente dire dell'Occidente, ma qui è probabilmente troppo tardi, perché, a differenza di Mosca, non ci sono abbastanza fedeli che si alzino in piedi e parlino di buon senso, per non parlare di essere ascoltati dai pochi che sono rimasti con una qualsiasi dose di buon senso.

Recentemente ho letto come le storie di come l'Armata Rossa si sia fatta strada verso Berlino a forza di stupri sono state inventate dal dottor Goebbels. Poi sono state entusiasticamente adottate da americani e britannici, tra cui alcuni guerrafondai erano molto disposti a continuare la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, cercando di portarla a Mosca, proprio come Hitler aveva appena fatto prima di loro. L'Occidente ha sempre creduto alla propria propaganda. Ma gli storici guardano ai fatti. L'esercito tedesco, facendo irruzione in Russia nel suo attacco non provocato, nel 1941, violentava ovunque andava - uno su due soldati della Wehrmacht ha affermato di avere compiuto uno stupro. Ancora peggio, di solito uccidevano le loro vittime dopo averle violentate. Milioni di donne e ragazze bielorusse, ucraine e russe divennero così martiri. Si calcola nella Russia contemporanea che solo 100.000 bambini sono nati da questi stupri. Gli altri sono stati uccisi nel grembo delle loro madri.

Confrontate questi dati con ciò che è successo in Occidente. Nel corso dell’occupazione dell’Inghilterra da parte delle forze alleate americane, ci sono stati oltre 10.000 stupri di donne inglesi. Churchill, che era per metà americano, li fece passare sotto silenzio. Quando gli alleati invasero l'Europa occidentale, si verificarono stupri in ogni luogo. Gli inglesi, nazione di negozianti calcolatori, pagavano per i loro tristi piaceri nei bordelli improvvisamente gonfi di Bruxelles. Gli stupri degli americani a Stoccarda e in seguito a Berlino Ovest sono ben noti. Anche i francesi vi presero parte. Sì, alcune truppe russe hanno compiuto stupri all’ingresso in Prussia orientale e in Germania. In un periodo di tre mesi, sono stati scoperti 72 casi su un milione di soldati dell'Armata Rossa. Molti di questi soldati sono stati fucilati per punizione. In realtà, di gran lunga i peggiori casi di stupri seriali commessi erano attacchi di vendetta da parte di prigionieri di guerra sovietici liberati, che erano stati trattati dai tedeschi molto peggio degli animali.

'La Chiesa in Russia è proprio come la chiesa fuori della Russia, è ricca. Lo so perché sono stato in due cattedrali a Mosca e una a Washington'. La crassa ignoranza di questa dichiarazione ci provoca in crisi di risate. Il concetto che la Chiesa fuori della Russia sia ricca è di per sé esilarante. Ma non solo tra di noi. Mi viene in mente un giovane sacerdote non lontano da Mosca, sposato e con due figli, che è pagato in galline e uova (quali siano venute prima, non lo so). Senza il suo appezzamento di terreno dove coltiva i suoi ortaggi e senza un lavoro part-time (come il resto di noi), non sarebbe sopravvissuto. Non c'è dubbio che, con il tempo, costruirà la sua parrocchia (come il resto di noi). Forse dopo 30 anni o giù di lì (cioè il tempo che ha preso a me), sarà anche in grado di vivere da sacerdote senza lavorare a metà tempo. Il punto è che non possiamo chiedere soldi a parrocchiani che sono ancora più poveri di noi. Io non lo faccio.

Giovedì 30 maggio

Tali erano i miei pensieri di ieri su quei due istinti umani - l'istinto di sopravvivenza (la raccolta dei mezzi per vivere), che è così spesso pervertito nell'accumulo di denaro che non possiamo portare con noi, e l'istinto per la prosecuzione della razza (riproduzione sessuale), che è così spesso pervertito nel disordine sessuale. In Occidente, dopo, per la verità, generazioni intere di ipocrisia, il disordine sessuale ha cominciato a diventare accettabile 50 anni fa. In una generazione, si è pervertito al punto da permettere e perfino da incoraggiare la sodomia. Oggi, dopo ancora un'altra generazione, le forze sessuali selvagge e apparentemente quasi indomabili che sono state scatenate sono impostate sulla pedofilia, il crimine del quale Cristo ha detto che sarebbe meglio non nascere piuttosto che commetterlo, perché è l'estrema violazione della sacra innocenza.

Oggi sto andando a Dmitrov, un'antica città a una cinquantina di chilometri a nord di Mosca. Sul treno vedo il mio secondo e ultimo russo con un tatuaggio e capelli tinti di rosso, la gente qui si veste come in Occidente negli anni '70. (Possa la Russia non 'seguire' mai l'Occidente sotto questo aspetto). È importante vedere al di fuori delle capitali, vedere la realtà. In caso contrario, si può finire con le stesse false impressioni di chi visita Londra per qualche giorno e si immagina di aver visto l'Inghilterra! Qui si può vedere la povertà, anche se si può anche vedere la prosperità. Una delle mie prime impressioni è delle due statue sulla piazza centrale. Una è di quel mostro giudeo-russo dal Volga, il cui cadavere ancora sguazza nei suoi conservanti chimici a Mosca, l'altra è del fondatore anglo-russo di questa città, e anche di Mosca, Jurij Dolgorukij. Una di fronte all'altra. Spero solo che Jurij una notte attraversi la piazza e tagli la testa all'altro.

Dopo aver visitato la leggermente dimenticata ma bellissima piccola cattedrale nel Cremlino (fortezza) della città, con i suoi enormi bastioni di terra e alberi di lilla ormai sfioriti, visito i musei tutt'intorno. In uno di questi si trova un antico calice in legno dalla cattedrale. È molto piccolo. Mi viene in mente che la rovina della Russia è nata proprio a causa di atteggiamenti che hanno portato all'uso di tali calici minuscoli. Significa che in città come queste, come in tutta la Russia, Romania, Grecia e altrove, gli ortodossi tendono a essere inerti, passivi, addormentati. Dicono: 'Siamo tutti ortodossi, quindi non ci preoccuperemo di andare in chiesa, alla confessione e alla comunione'. Eppure fu proprio questo atteggiamento che ha portato alla soppressione del Patriarcato, alle icone inutilmente coperte di cornici d'oro e ai pesanti, lussuosi e scomodi paramenti, mentre i poveri morivano di fame - e questo ha portato alla rivoluzione.

Com'è che a Dmitrov, una piacevole cittadina di 60.000 abitanti, ci sono solo tre chiese, anche se, a dire il vero, la cattedrale ha tre altari, anche se ancora una volta una delle chiese è solo ora in fase di restauro? La capacità di queste tre piccole chiese non può essere molto più di 600 persone. Ciò suggerisce che solo 1 su 1000 sta praticando qui. Sono pochi, ma, onestamente, sono abbastanza per fare la differenza. Poi penso allo stato della città. Com'è che nel più grande paese del mondo, a quanto pare, tutti i nuovi blocchi di appartamenti devono essere a dodici o più piani di altezza? Perché non limitarli a, diciamo, cinque piani? Oppure, perché non incoraggiare semplicemente la costruzione di case di legno tradizionali con i loro appezzamenti di terreno da coltivare per comprare e vendere il cibo? La terra russa è molto fertile. Perché non creare una moderna rete ferroviaria intorno a Mosca al posto del disperato e arcaico sistema degli anni '50 che hanno attualmente?

In tal modo la Mosca affollata potrebbe cominciare a svuotarsi. Le città all'interno del raggio di 200 km (120 miglia) da Mosca potrebbero essere rivitalizzare con un'infrastruttura ferroviaria del XXI secolo portandoli entro un'ora da Mosca. Una regione intera, di due terzi delle dimensioni dell'Inghilterra e con un terzo della sua popolazione, potrebbe essere rinnovata da un servizio di treni diretti. Ciò richiederebbe investimenti da parte del governo centrale. E perché il governo manda ispettori ufficiali e incorruttibili (buoni stipendi e condanne molto dure per la violazione della legge) per controllare le autorità locali e vedere che stiano attuando le leggi, abolendo gli sporchi cimeli sovietici, le loro insegne e nomi, mantenendo edifici pubblici puliti e verniciati, rinnovando il sistema arcaico degli uffici postali ed evitando la sporcizia e il disordine così comuni? Naturalmente, nei piccoli centri come questo si potrebbe superare la prova abbastanza bene, mentre a Mosca...

Venerdì 31 maggio

L'unica cosa che segna la Russia di oggi e dà speranza a tutti sono i nuovi martiri e confessori, guidati dallo tsar martirizzato e dal santo patriarca. La loro resistenza - e pertanto la nostra resistenza attraverso la loro venerazione - al 'nuovo ordine mondiale' è l'unica cosa che si frappone tra noi e la fine, che si avvicina ogni giorno. Qui ognuno di noi porta una responsabilità pesante per il nostro territorio canonico. Per la Chiesa in Russia questo significa i vasti territori e i popoli di quasi tutto il vecchio impero russo, insieme a Cina e Giappone e, probabilmente, in realtà, molti altri paesi, come la Corea del Nord, l'Indocina (Vietnam, Laos, Cambogia), la Thailandia , l'Iran, il Golfo Persico, Cuba e l'Alaska, così come la testimonianza a quelli che si trovano nei territori canonici dei Patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme e di altre Chiese locali.

Per la Chiesa ortodossa russa fuori della Russia 'territorio canonico' significa tutto il mondo occidentale, vale a dire, l'Europa occidentale, le Americhe, l'Australia, e quelli che vivono in paesi sotto la loro influenza come il Pakistan o l'Indonesia. Qui devono essere evitati due estremi. Il primo estremo è quello di creare ghetti nazionali. Ciò è stato fatto nella chiesa fuori la Russia, in passato, per esempio, in paesi dell'Africa e anche in Europa occidentale. Una volta che i russi hanno lasciato quei paesi attraverso l'emigrazione oppure si sono estinti, le chiese sono morte – perche non si erano radicate tra i popoli nativi. Il secondo estremo è quello di molte parrocchie della Chiesa in Russia, che si trovano in modo non canonico fuori dal proprio territorio canonico, per esempio in Francia, Inghilterra e Nord America. Questo estremo è stato di identificarsi così strettamente con il paese ospitante, che gli elementi essenziali della Fede sono stati dimenticati.

 

I risultati sono stati - e sono finora - scismi o piccole parrocchie che hanno perso tutte le loro radici, tanto disperata era la Chiesa Patriarcale di avere qualche presenza di fuori della Russia durante la Guerra Fredda. Oggi un caro prezzo viene pagato per tali errori del passato tragicamente politicizzato. Fortunatamente, nel nostro tempo, quasi tutte le funzioni ortodosse sono accessibili, fedelmente tradotte in diverse lingue locali. Ciò significa che non vi è alcun motivo di essere infedeli. Inoltre, nella misura in cui tali traduzioni sono realizzati principalmente in modo idiomatico, non c'è motivo per cui la popolazione locale non possa entrare nell'autentica vita della Chiesa. Naturalmente, le parrocchie con tali funzioni sono poche, ma esistono ancora e con la volontà di Dio nel tempo cresceranno e si diffonderanno. Con il tempo, proprio quando Dio vorrà, non vi è alcun motivo per cui non saremo in grado di andare avanti insieme, diffondendo la parola dell'autentico cristianesimo ortodosso anche nel nostro territorio canonico.

Tutti gli estremi devono essere evitati. Da un lato, dentro la Russia o fuori dalla Russia, dobbiamo essere aperti al mondo che ci circonda, senza creare una sorta di ghetto chiuso. D'altra parte, non dobbiamo mai abbandonare i nostri principi, gli elementi essenziali che compongono la nostra Fede. Soprattutto in questo momento, questa tensione è creativa ma anche difficile. Dobbiamo evitare un nazionalismo chiuso, dal momento che abbiamo una responsabilità per il mondo intero, dato che le altre Chiese ortodosse locali sono fondamentalmente mononazionali. Come abbiamo già detto, qui la fedeltà al sangue sacrificale dei nuovi martiri e la dichiarazione di fede dei nuovi confessori sono essenziali. Non c'è spazio per la politica di destra o sinistra, per qualsiasi 'ismo', solo per la Verità del Vangelo di Dio, per cui hanno sofferto e sono morti centinaia di migliaia di fedeli nuovi martiri e confessori delle terre russe.

Naturalmente, se non fossi un inglese ortodosso, tutto questo suonerebbe ipocrita. Dopo tutto, vivo in un paese dove Enrico VIII ed Elisabetta I non sono ancora ovunque riconosciuti come i mostri che erano, e dove la statua del Lenin inglese, l'omicida succhiasangue Cromwell (1 milione di morti in Irlanda?), sta al di fuori del Parlamento a Londra. Comunque, io sono un inglese ortodosso. Solo oggi ho letto che sul Monte Athos, monaci greci stanno pregando per la restaurazione di uno tsar in Russia. Sono rassicurato, temevo che io e pochi amici sacerdoti e fedeli sparsi nella nostra rete in tutta Europa fossimo gli unici. La Russia è sul filo del rasoio, può andare avanti in entrambi i modi, ma forse ha dovuto, grazie alla Provvidenza di Dio, sperimentare la sporcizia e il disordine, la povertà materiale, per poter fare la scelta giusta, quella che l'Occidente viziato, pertanto, non può fare.

Sabato 1 giugno

La recente visita del Patriarca Kirill in Cina, un paese proibito al Papa, mostra una possibile via da seguire in tutto l'Oriente. Il fatto è che l'Oriente ha respinto il cristianesimo dell'Occidente. I musulmani non perdoneranno mai i cattolici per le Crociate. Gli indù non perdoneranno mai i protestanti inglesi di averli sfruttati. Per quanto riguarda i cinesi con le loro filosofie, buddista, confuciana e taoista, possono ancora imparare la nuova Philo-Sophia, l'amore per la Sapienza di Dio, dall'Ortodossia russa. Non impareranno da Chiese mononazionali, come la greca o la romena o la serba. Non impareranno da strane sette, vecchi ritualisti o 'veri ortodossi' semplicemente nell'errore - è il momento, del raccolto, della messe, di non strisciare via in sette - ma potranno imparare dalla nostra grande Chiesa ortodossa russa multinazionale.

Chi lo sa, forse potremo ancora vedere il Patriarca in Tibet. Il Tibet ha una bella e veneranda tradizione monastica - quello che le manca è Cristo per riempire il suo spazio vuoto. Ricordiamo che se non fosse stato per lo spargimento di sangue della rivoluzione, la Chiesa russa oggi conterebbe un dodicesimo dell'umanità, invece di un quarantaduesimo. Naturalmente, le sfide sono enormi. L'Oriente ha rifiutato l'Occidente, quindi a meno di non cadere nel nazionalismo rabbioso e fanatico, come fanno spesso i musulmani e gli indù, o in una cieca imitazione dell'Occidente, come fanno spesso la Corea del Sud e Giappone, l'unica strada percorribile è quella di adottare l'Ortodossia, che guarda sia a Oriente che a Occidente. La Russia ortodossa doveva cadere perché la sua semplice esistenza impediva alle potenze di stabilire il nuovo ordine mondiale. Ma supponiamo di poter ristabilire nuovamente il nostro vecchio ordine mondiale? Non è forse anche scritto che la salvezza della Russia arriverà dall'Oriente?

Sporcizia e disordine oppure Santa Russia, perché dove c'è l'Ortodossia, non c'è sporcizia e disordine. Questa è la scelta a cui la Russia si trova di fronte. Basta cercare di immaginare le strade di Mosca pulite, con un traffico ordinato, senza ubriaconi perdigiorno, senza fumo, bestemmie, mendicanti e parcheggi caotici, senza manifesti che offrono 'credito' incollati su ogni parete. La scelta sembra sicuramente chiara. Alcuni russi hanno sicuramente già scelto la Santa Russia - e si possono istantaneamente riconoscere per la strada. La maggior parte devono ancora decidere come vogliono vivere. Tuttavia, c'è qualcosa di ancora più inquietante di tutto questo. È che anche le persone in Occidente devono decidere quale Russia vogliono vedere. E mi si permetta di sottolinearlo ora a tutti i popoli occidentali; c'è solo questa scelta: la sporcizia e il disordine oppure la Santa Russia. E c'è qualcosa di ancora più profondamente inquietante di questo.

È il fatto che ci sono molti in Occidente che preferirebbero vedere lo sporco e il disordine in Russia. E qui c'è un altro punto serio. È che fino a quando l'Occidente riconoscerà che la Santa Russia è l'unica scelta, esso stesso non guarirà, ma scivolerà sempre più rapidamente nella propria depravazione e degenerazione, nella propria sporcizia e disordine spirituale. Questo riconoscimento che il suo benessere dipende dal benessere della Russia si chiama pentimento per un migliaio di anni di errori, è il pentimento dell'Occidente un tempo cattolico, che di volta in volta, attraverso mercenari cavalieri teutonici, polacchi e gesuiti, ha cercato di distruggere la Santa Russia; è il pentimento dell'Occidente un tempo protestante, che di volta in volta, attraverso settari britannici ed evangelici statunitensi, ha cercato di distruggere la Santa Russia; è il pentimento dell'Occidente un tempo ateo, che di volta in volta, attraverso Napoleone, Hitler e ancora oggi, ha cercato di distruggere la Santa Russia.

Il 'nuovo ordine mondiale' è un mito propagandistico. Il propagandista polacco-americano, Zbigniew Brzezinski, lo ha ammesso sinceramente, quando nel febbraio 2012 non ha parlato di 'un nuovo ordine mondiale', ma del 'più ampio Occidente'. Questo in verità è tutto il significato dello slogan del 'nuovo ordine mondiale' - una volgare e avida espansione imperialista. E noi ortodossi russa possiamo anche ammetterlo in termini veritieri: Il mondo è diviso tra due Rome, due modelli; la Roma pagana caratterizzata dal tempio classico e dai portali massonici della Casa Bianca settecentesca a Washington (senza una sola chiesa in vista) e la Roma cristiana, caratterizzato dalle cupole dorate del Cremlino a Mosca (con solo chiese in vista). La scelta è tra pagani e cristiani, tra Babilonia e Gerusalemme. Ma vorrei ricordare a tutti quelli di Mosca che la parola Gerusalemme significa "città della pace '.

Conclusione

L'Occidente non si è mai aspettato la risurrezione della Russia e ha fatto del suo meglio per negarla, per mettere a tacere tutto. Proprio come i facilmente corruttibili soldati romani antichi che furono pagati per 'dire che il suo corpo era stato rubato dai suoi discepoli nella notte', i suoi mezzi di comunicazione hanno messo a tacere la storia della risurrezione russa. Non si aspettavano che la Russia risuscitasse dai morti dopo che, come Pilato, si sono lavati le mani riguardo alla Russia nel 1917 e per viltà ha permesso la sua Crocifissione e sono stati a guardarla indifferenti. E tuttavia la risurrezione è qui, per quanto ciò debba ancora essere annunciato. Durante le ore buie degli anni '40, san Serafino di Vyritsa - e vi dico questo ora, in modo che lo ricordiate poi - si affacciò sul Golfo di Finlandia e vide molte navi che vi arrivavano da molte terre e profetizzò: 'Tutto il mondo farà rotta per la Russia per pentirsi'. Questo significa che ci saranno sacerdoti ortodossi di moltee nazionalità che lì impartiranno i sacramenti.

«Sì, verrò presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù!

Arciprete Andrew Phillips

Da qualche parte sopra il Mar Baltico

 
Nessuna differenza dogmatica tra cattolici e ortodossi? Il parere di Canon il barbaro

Ci è appena arrivato un commento di Canon il barbaro:

Non ci sarebbero differenze dogmatiche tra la Chiesa ortodossa e il Cattolicesimo romano?

Suppongo di dover usare quel vecchio disclaimer preferito: "Beh, io non sono un teologo..." D'altro canto:

Io non sono uno zoologo, ma posso vedere la differenza tra un asino e un cavalluccio marino. Non sono un geologo, ma posso notare la differenza tra una montagna e una valle.

Non sono uno chef, ma posso gustare la differenza tra un'insalata Waldorf e l'erba del prato. Non sono un artista, ma posso capire la differenza tra un Picasso e una macchia sulla camicia.

Non sono un musicista, ma posso udire la differenza tra una sinfonia e una flatulenza. Non sono un banchiere, ma posso valutare la differenza tra un lingotto d'oro e un conto scoperto.

Quando si tratta di confrontare l'Ortodossia e il Cattolicesimo romano:

Non sono un chimico, ma posso percepire la differenza tra olio e acqua. Non si mescolano.

Certo, hanno somiglianze. Sono entrambi liquidi.

Entrambi possono essere puri. Oppure no. Tuttavia, non sono gli stessi.

L'unità dei due non è "inevitabile". È "impossibile". Come ho detto, non sono un chimico. Non sono un teologo.

Tuttavia, so che ci sono molte differenze teologiche tra Ortodossia e Cattolicesimo.

Dire che i due sono uguali ha tanto senso quanto bere olio invece di acqua – o lubrificare un motore con acqua invece che con olio.

Se la tua fede è ortodossa, molto bene. Se ami la fede cattolica romana, molto bene.

Sii solo onesto. Non pretendere che siano esattamente la stessa cosa senza distinzioni "dogmatiche". Ma comunque, io sono solo un "barbaro".

Non so assolutamente nulla di poesia o di impianti idraulici. E ora, devo tornare alla mia casa sull'albero.

A cena stasera avrò scoiattoli e bacche velenose.

Canon

 
La teologia dell'icona come strumento ermeneutico nel dialogo tra scienza e religione

I. Il problema

Quanti cristiani credono che i testi del Vecchio Testamento descrivano persone e azioni esattamente come erano quando gli eventi hanno avuto luogo? Secondo tali cristiani, le storie bibliche ci danno un' immagine vera e dettagliata della gente e degli eventi in esse descritti. La relazione tra le parole del testo e l'evento in sé è molto vicina. Questi cristiani leggono la storia e vedono un "film", piuttosto un documentario o un notiziario, nelle loro teste. Questo modo di leggere le storie bibliche è spesso chiamato letterale, fondamentalista, parola per parola, ecc. Oggi ha una pessima reputazione, perché coloro che credono in questo tipo di interpretazione, spesso oppongono 'i pessimi atei della scienza' ai 'credenti fedeli che lottano coraggiosamente per mantenere e difendere la loro fede'. Così, abbiamo avuto tutte le classiche battaglie tra religione e scienza. Purtroppo, l'immagine che possiamo avere nelle nostre teste di una particolare storia della Bibbia e l'immagine dello stesso evento, proposta dai moderni studiosi della Bibbia, raramente coincidono. Allora cosa dobbiamo fare?

Prima di tutto, dobbiamo capire che la questione del rapporto tra i testi biblici e gli eventi che descrivono si è sviluppata nel "regno della Sola Scriptura", vale a dire nel mondo protestante, in Germania, Inghilterra, Stati Uniti, ecc. Non vi è alcuna tradizione o Chiesa o autorità esterna che possa ufficialmente interpretare la Bibbia che parla da sé e per sé direttamente al cuore di ogni cristiano. Con la riforma, la dottrina della Sola Scriptura è stata vista come libertà di interpretazione umana. La Sola Scriptura è stata una protesta contro l'autorità pesante e oppressiva della Chiesa romana, come i riformatori la vedevano. Lo svantaggio di questa posizione è che quando la scienza moderna, l'archeologia e la critica biblica hanno cominciato a esaminare la Bibbia e la storia di Israele dal punto di vista critico, i sostenitori della Sola Scriptura spesso si sono sentiti in dovere di difendere la Bibbia e una sua interpretazione piuttosto letterale, perché le Scritture erano l'unico sostegno della loro fede. Accettare che la Bibbia non è infallibile o inerrante in tutto sembrava aprire le cateratte a un relativismo che, a lungo andare, avrebbe potuto sciogliere i fondamenti della fede cristiana. Dal punto di vista sia degli attaccanti sia dei difensori della credibilità della Bibbia, gli ultimi due secoli della battaglia tra scienza e religione sembrano essere stati un costante sforzo di ridurre la Bibbia al livello di tutti i libri umani e così indebolire la pretesa che essa sia il veicolo della rivelazione di Dio all'uomo. E le guerre continuano.

Di sicuro, altri esegeti biblici, meno fondamentalisti ma altrettanto seri quanto i sostenitori di una lettura letterale delle Scritture, hanno cercato di mantenere l'integrità della Bibbia, pur tenendo conto delle critiche scientifiche di tutti i tipi. È pur vero che molti cristiani – e anche ebrei – da ogni punto di vista ritengono che la loro fede sia sotto assedio da parte della scienza moderna e soprattutto della critica biblica. I titoli di notizie annunciano : 'Nuova scoperta in Israele', E alcune persone pensano: 'Oh, ancora una. Che cos'altro nella Bibbia non è vero?' Oppure 'gli studiosi della Bibbia mettono in dubbio una credenza tradizionale'. E alcuni si chiedono, 'E va bene, quindi che cos'altro è un mito?'

I cristiani protestanti non sono gli unici toccati da questo problema. Alcuni studiosi biblici cattolica hanno adottato i metodi della critica moderna a tal punto che è difficile distinguere le loro conclusioni e i risultati dei loro studi da quelli dei protestanti, e anche di alcuni studiosi ebrei. I cattolici che studiano la Bibbia da questo punto di vista sono in realtà molto contenti che la loro fede cattolica abbia poca o nessuna influenza sui loro studi. Secondo questi studiosi, i loro studi scientifici sono obiettivi e liberi da preconcetti imposti da un'autorità della Chiesa. Le opinioni degli studiosi biblici cattolici, come quelli delle persone di qualsiasi organizzazione, sono diffuse in una vasta gamma. Alcuni ricercatori prestano più attenzione di altri alle direttive del magistero romano sugli studi biblici, ma per la maggior parte, dal Concilio Vaticano II, cattolici e protestanti hanno camminato mano nella mano, seguendo la stessa metodologia per gli studi biblici. Possiamo sempre chiederci quanti "cattolici ordinari" sarebbero sorpresi e scossi nella loro fede dai risultati di alcuni biblisti cattolici. Se ci sono dei fondamentalisti nella Chiesa cattolica, più o meno nascosti, i biblisti cattolici hanno una grande libertà, entro certi limiti, di seguire i propri studi.

Quanto ai cristiani ortodossi, questi sono piuttosto neofiti nel campo, e molte ragioni storiche possono spiegarlo. In generale, prendono posizioni molto più conservatrici, come ritengono i loro colleghi cattolici e protestanti. Non è un'esagerazione dire che un buon numero di ortodossi è molto allergico alla critica biblica moderna. Le conclusioni di questi studi, in particolare per quanto ritengono i russi e gli altri popoli ex-comunisti, sembrano essere troppo vicine alla propaganda atea comunista, proveniente dai feroci nemici del cristianesimo. Altri ortodossi, molto anti-occidentali nella loro prospettiva, non vogliono avere nulla a che fare con la critica biblica. Per loro, è solo un altro esempio della lunga deriva di cattolici e protestanti nell'abisso dell'incredulità. Altri ancora sono prudenti ma comunque aperti ai benefici dello studio scientifico della Bibbia, al quale sono anche desiderosi di contribuire.

Il problema della disparità tra ciò che dicono i testi dell'Antico Testamento e l'evento storico sottostante i testi descrivono si fa più acuto per i cristiani, perché gli studiosi della Bibbia hanno usato la parola mythos. Nel Nuovo Testamento, questa parola significa "falsità, storie fantastiche", ed è sempre in contrasto con alétheia, la verità. I mythoi, sia quelli ebraici, quelli gnostici o quelli pagani, sono il contrario del Vangelo, e per estensione della Bibbia in generale. La Bibbia è verità da capire, "eventi reali e storici", tra le altre cose - e i miti sono le creazioni immaginarie dei pagani. Dopo tutto, la fede contenuta nella Bibbia è soprattutto una fede ancorata nella storia, in quello che Dio ha davvero fatto per il suo popolo nella storia. Dare l'impressione di tagliare il legame con la storia non può che mettere a disagio i credenti. Quindi non è difficile capire come i credenti cristiani ed ebrei sentivano, e sentono ancora, lo shock delle conclusioni degli studi scientifici della Bibbia che mettono in discussione la base reale e storica di molti eventi scritturali. La Bibbia è mito o realtà storica? Molti studiosi biblici, di tutte le confessioni, vedono questa antinomia come una falsa polarizzazione e provano in molti modi a uscire dall'impasse, con più o meno successo. La cultura occidentale, tuttavia, è profondamente influenzata dalle mitologie greca, romana, egiziana e di altre civiltà – che contengono fantastiche storie di dei, dee ed eroi – ma nessuno crede che Zeus e compagnia siano, o siano mai stati, reali. Così, nonostante gli sforzi degli studiosi biblici di dare un significato positivo al mythos, parlare di miti nella Bibbia è sempre un tentativo rischioso e spesso richiede più tempo ed energie per spiegare ciò che la parola non significa, che non a spiegare che cosa vuol dire. E nonostante tutti gli sforzi degli studiosi della Bibbia, c'è un tacito, a volte inconscio sentimento, una risacca, un odore persistente: tutto ciò che è mito è un racconto fantastico, non connesso alla storia.

Un suggerimento che viene da lontano

Tutti riconoscono che gli ortodossi sono il popolo delle icone: queste immagini religiose, bizzarre per i cristiani occidentali, ma comunque così affascinanti. Chiunque sia interessato all'arte in generale e all'arte cristiana in particolare, deve studiare questa forma di pittura religiosa, ma alcuni possono legittimamente chiedere quale potrebbe essere il rapporto tra l'icona ortodossa e lo studio scientifico e critico della Bibbia. Lo scopo di questa presentazione è di mostrare che la nozione (la visione teologica, il concetto) dell'icona ortodossa può aiutare gli studi biblici a uscire dalla sterile contrapposizione tra 'mito o storia'. È possibile che esista una terza via.

II. Che cosa è un'icona?

1. Le icone sono ancorate nella storia.

Prima di tutto, un'icona è ovviamente una rappresentazione visuale, artistica – in pittura, mosaico, encausto, ecc – di una persona o di un evento storico. Ogni icona canonica – cioè che segue le regole e i canoni che governano la sua produzione – è ancorata nella storia. L'immagine di una forma umana suppone che al di sotto, alle spalle, al di là, dell'opera d'arte, esista una persona reale: umana, angelica o divina. Abbiamo qui la famosa formula typos-prototypos, dove il typos è l'oggetto materiale, l'opera d'arte, e il prototypos è la persona reale rappresentata: una foto di mia nonna è il typos, e mia nonna stessa è il prototypos. Una foto della Statua della Libertà, di Marianne, di John Bull, dello zio Sam, la statua di Santa Sofia a Sofia, o le quattro ragazze chiamate Estate, Autunno, Inverno e Primavera, le stagioni, non sono icone, e neanche immagini, nel senso stretto senso dell'iconologia ortodossa perché non ci sono persone reali, o ipostasi – per usare un termine tecnico – dietro l'immagine. La nozione stessa di typos-prototypos è applicabile a un evento perché l'icona di un evento presuppone la presenza di persone in azione. Dove non c'è storicità – per esempio, un "evento" mitologico o un racconto fiabesco – non c'è prototypos, quindi pm c'è nemmeno typos, sempre secondo l'iconologia ortodossa.

2. Le icone sono un'interpretazione teologica di una persona o di un evento.

Eppure, un'icona non è una rappresentazione cruda, fotografica, diretta, immediata, di una persona o di un evento (supponendo ovviamente che tale rappresentazione sia possibile). Anche una fotografia mostra una persona da un certo punto di vista. Nel nostro mondo, tutto è fatto, detto, pensato da un particolare punto di vista. L'icona è sempre un'interpretazione del significato della persona o dell'evento. I due livelli, storico e teologico, sono combinati in un'unica rappresentazione visiva.

Cristo Pantocratore

• Prendiamo l'icona del Cristo Pantocratore. Quale cristiano ortodosso, quale persona, immagina seriamente che Gesù camminasse per la Giudea con un cerchio di luce intorno alla testa e una croce inscritta nella luce con le tre lettere greche ὁ ὤν, che indossava sempre, o anche occasionalmente, una tunica rossa con un laticlavio su una spalla o su entrambe (un laticlavio era un segno di nobiltà a Roma), insieme con un mantello blu, che portava in giro in una mano un libro o un rotolo con un testo di un libro che all'epoca ancora non esisteva e che era scritto in una lingua che egli non parlava o non leggeva. Chiunque ci pensa un po' capisce che questi elementi dell'icona di Cristo non sono storici, sono parte della interpretazione teologica della persona di Gesù, che la Chiesa nel corso dei secoli ha aggiunto all'immagine di un uomo semitico con la barba, di circa 33 anni e che porta il nome di Gesù Cristo, abbreviato nelle lettere greche IΣ XΣ, un'immagine, tuttavia, che riproduce quanto più possibile i tratti fisici e storici di questo uomo. Non dimentichiamo che la Chiesa ha respinto l'immagine di Cristo come bambino, a volte come un piccolo uomo o un adolescente in stile greco-romano: giovane, 'bello', imberbe, spesso nudo. La Chiesa ha fatto questo proprio perché una tale rappresentazione non corrispondeva alla storia. Ma ancora una volta, quale cristiano ortodosso direbbe che, a causa di queste caratteristiche antistoriche, l'immagine del Cristo Pantocratore è una falsa immagine, e, come tale, dovrebbe essere eliminata? Nessuno! La conclusione quindi, è questa: è del tutto possibile avere un'immagine di una persona reale e storica che mostra elementi antistorici che proclamano il significato teologico di quella persona, e ciò senza che essa sia definita una "falsa immagine".

• E un'icona di un evento? Prendiamo l'icona della Pentecoste. Secondo il Nuovo Testamento, (Atti 2, 1-13), dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, i discepoli erano molto agitati, parlavano lingue straniere, in modo tale che alcuni dei presenti li prendevano in giro loro a causa del loro comportamento frenetico: "Queste persone sono pazze". Altri dicevano che erano ubriachi, alle nove del mattino! Ma cosa vediamo nell'icona della Pentecoste? Prima di tutto, non tutti i discepoli sono rappresentati, solo dodici di loro sono seduti in semicerchio, tutti molto calmi, rilassati, e parlano tranquillamente tra di loro. Nella parte superiore del semicerchio, c'è uno spazio vuoto. Su entrambi i lati di questo spazio, vediamo un uomo: a destra, san Pietro, che possiamo identificare con il suo viso rotondo, i capelli bianchi, corti, ricci e la barba. D'altra parte, vediamo san Paolo che possiamo anche identificare dai suoi tratti classici: viso lungo, lunga barba a punta, un po' calvo. Ma perché san Paolo è nell'icona? A Pentecoste, era ancora ebreo e ferocemente anti-cristiano. E, infine, in basso, troviamo un "uomo" che indossa una corona. In realtà, non è un vero uomo, ma un'allegoria antropomorfica dell'universo, chiamato Cosmo. Perché è lì, è un'altra storia. Questo typos, però, sembra essere abbastanza diverso dall'evento prototypos descritto nel Nuovo Testamento. E infatti, nell'icona della Pentecoste, la distanza tra la narrazione storica nel libro degli Atti che descrive l'evento, il prototypos, e la rappresentazione iconografica di questo evento, il typos, è molto grande, probabilmente la più grande tra tutte le icone ortodosse. Tuttavia, nessuno dice che l'icona della Pentecoste è una falsa immagine.

L'Annunciazione di Ustjug

• L'Annunciazione, 25 marzo. La sua icona è molto vicina al racconto storico nel Nuovo Testamento: una conversazione tra due esseri, una angelica e l'altra umana. L'icona, nella sua forma più semplice, mostra solo due forme umane, in colloquio silenzioso. Di fatto, la semplicità aumenta la sua bellezza (Annunciazione di Ustjug, 1150-1200, Galleria Tretjakov, Mosca). La distanza tra il tipo e il prototipo non esiste quasi.

L'ingresso della Theotokos nel Tempio

• Abbiamo anche una icona che, come evento, non ha alcun prototipo storico, anche se le persone rappresentate sono reali, ma l'icona dell'evento è solo una rappresentazione teologica di un evento che molti hanno creduto di essere storico, ma la cui storicità è difficile da difendere. Sto parlando dell'icona del Ingresso della Madre di Dio nel Tempio, 21 novembre. Non è facile immaginare che una bambina ebrea davvero entrata nel Tempio di Gerusalemme, andando fino in fondo nel Santo dei Santi, dove ha vissuto per alcuni anni. Tuttavia, il significato teologico di questo "evento" è molto profondo e ha nutrito la vita della Chiesa per secoli.

Così abbiamo icone dove lo "spazio" che separa la rappresentazione artistica della persona o evento, il typos, dalle basi storiche primarie, il prototypos, varia notevolmente: passando da un evento non biblico, e magari non storico (l' ingresso della Madre di Dio nel Tempio), attraverso un'immagine in cui il tipo è molto vicino al prototipo (l'Annunciazione), a un'altra che mostra una certa distanza tra i due (il Cristo Pantocrator), infine a un'icona che mostra una distanza molto grande tra i due (la Pentecoste).

E così ora abbiamo la domanda: è possibile applicare la nozione di un'icona ai testi biblici, una nozione che comprende una distanza variabile tra il tipo e il prototipo e che consente l'aggiunta di elementi antistorici all'immagine senza "falsificare" l'immagine?

Cristo crea il sole, la luna e le stelle il quarto giorno. Dettaglio di un affresco, Monastero di Suceviţa, Romania.

III. Applicare il concetto di icona ai testi biblici

Ci fu nell'antichità una comunità, i figli di Israele, o Israele in breve, che produsse un gruppo di scritti chiamato Bibbia. Questa comunità ha prodotto i testi non solo sulla base di tradizioni orali, anche se i singoli autori ed editori hanno effettivamente scritto i documenti, ma hanno anche definito la collezione selezionando i testi in mezzo a un corpus più ampio di scritti. A questa collezione, Israele ha dato il nome Bibbia. La comunità quindi non solo ha creato la collezione, ma ha anche inventato l'idea della Bibbia, e attraverso questo libro, ha espresso la sua comprensione della propria storia e identità: chi era, da dove veniva, perché esisteva, dove stava andando. La vita di questa comunità esisteva già prima che i testi venissero alla luce e che fossero organizzati nella Bibbia. Così, la vita della comunità ha la precedenza sulla collezione, la Bibbia; la comunità vivente è la fonte degli scritti che nondimeno esprimono la visione che questa comunità ha di se stessa. Fino a questo punto, siamo nella zona che la scienza può trattare come una materia di studio. In realtà, la comunità e il libro da essa prodotto potrebbe essere un qualsiasi gruppo storico, e vi potrebbero essere applicati gli stessi metodi di ricerca. L'antico Israele e il suo libro sacro non è diverso.

Ma qual è il contenuto teologico di questa collezione? Quali sono le idee che essa esprime? In altre parole, che cosa capiva e che cosa credeva Israele riguardo a se stesso, in quanto queste idee sono espresse nella Bibbia? Questo non è il posto per uno studio completo della visione di fede dell'Antico Testamento, ma un elemento di quella visione richiede la nostra attenzione: il Dio di Israele, che è uno dei principali attori, se non l'unico iniziatore. Questo Dio si manifesta nella storia reale degli esseri umani in un modo molto diverso dai vari tipi di mitologie dove gli dèi e gli eroi giocano su un palcoscenico atemporale, al di fuori e al di là della storia. La comunità di Israele e i suoi testi sacri affermano chiaramente che l'Eterno – una delle sue designazioni – interviene nella storia di uomini e donne e reali e agisce all'interno di, e attraverso, eventi storici reali per compiere la sua volontà. Così, proclamando l'esistenza di alcuni eventi storici in cui tale e talaltra persona hanno fatto questo o quello, essendo guidati, ispirati, spinti dal Signore, la Bibbia e la fede di Israele si aprono all'indagine delle scienze critiche. Naturalmente queste non possono dire nulla sul tema di Dio stesso, o sul suo modo di agire nella storia (tali questioni sono al di fuori del regno della ricerca scientifica), ma le persone e gli eventi, che sono ritenuti storici, possono essere studiati.

Ci sono poi tre campi di ricerca che portano insieme la scienza e la religione:

1. Quello in cui c'è poca o nessuna relazione e quindi poco o nessun potenziale di conflitto: per esempio, gli scavi archeologici a Masada, gli studi della ceramica di una particolare città palestinese antica, o lo studio comparato della poesia semitica dal tredicesimo secolo a. C.

2. Quello in cui, ancora una volta, c'è poco o nessun potenziale di conflitto perché l'affermazione di alcune verità contenute nella Bibbia non può essere indagata dalle scienze empiriche: per esempio, "Dio parlò a Mosè", "Dio ha richiamato indietro i figli d'Israele a Gerusalemme dopo l'esilio in Babilonia" e "Ascolta, Israele, il tuo Dio è uno".

3. Quello in cui la Bibbia afferma che Dio ha agito in determinate circostanze storiche per realizzare determinati risultati in linea con la sua volontà : per esempio, "Sodoma e Gomorra furono distrutte da fuoco e zolfo piovuti su di loro" (Gn 19:24), "...e una grande inondazione coprì la terra e tutte le montagne... e l'arca si posò sul monte Ararat" (Gn 6:17), e "le mura di Gerico crollarono" (Gs 10 : 13). In questa terza categoria, la scienza e l'archeologia possono indagare, e già hanno indagato, i luoghi di questi eventi, in alcuni casi, "per provare che la Bibbia è vera". Come sappiamo, soprattutto con le mura di Gerico e l'arca di Noè che si posa sul monte Ararat, la ricerca non ha sempre confermato la storia biblica.

Abbiamo quindi in questa terza categoria il problema del rapporto tra i testi biblici che descrivono un evento storico dato per scontato e la storia come questa può essere stabilita dalle scienze. I potenziali conflitti tra il testo e la "storia scientifica " possono far dubitare a qualcuno la "verità" delle Scritture. Ed è qui che vorremmo applicare la nozione di icona. Se consideriamo le narrazioni bibliche come icone – sia come immagini statiche di un evento sia come un film d'animazione di una serie di eventi – abbiamo non solo la narrazione di ciò che è accaduto un giorno in un posto particolare, ma anche una interpretazione teologica di tale evento. Non dimentichiamo che questo è in realtà la definizione di un aspetto di un'icona: una rappresentazione artistica di una persona o di un evento interpretato visivamente alla luce di una visione di fede. Perché non possiamo dire la stessa cosa per le narrazioni bibliche? In questo caso, persone ed eventi sono interpretati alla luce della fede d'Israele: Dio ha scelto i figli d'Israele per una vocazione speciale tra tutte le nazioni della terra, quella di essere un veicolo per una rivelazione circa l'origine, il 'perché', e il destino ultimo del mondo e dell'umanità. Come abbiamo già visto, un aspetto di quella visione di fede si trova nell'affermazione che Dio ha dato questa rivelazione al suo popolo in e attraverso la vera storia di alcuni eventi e persone. E questo popolo, Israele, ha dapprima raccontato e trasmesso il messaggio oralmente, poi lo ha scritto, lo ha riveduto, lo ha canonizzato nella Bibbia, e, infine, lo ha interpretato all'interno della continuità della propria vita. Ma per decenni, se non per secoli, le scienze empiriche ci hanno mostrato che le nostre concezioni del mondo e della storia, come si trovano nella Bibbia, non corrispondono esattamente alla realtà: per esempio, la terra non è il centro del cosmo. È stato uno shock per cristiani ed ebrei a realizzare non solo la propria incomprensione cosmologica, ma anche il fatto che la stessa visione cosmologica erronea è la visione della Bibbia. La Bibbia contiene un errore, o almeno non è conforme alla realtà. Con il tempo, però, abbiamo imparato che la verità contenuta nella Bibbia, quella che Dio vuole che impariamo, non è strettamente di ordine cosmologico, ma si trova piuttosto nella visione di fede dell’"evento storico", per così dire, della creazione. Abbiamo anche tali rappresentazioni della creazione nelle antiche miniature bibliche, nelle vecchie Bibbie illustrate. Abbiamo visto che nel corso dei secoli la distanza tra la storia della creazione e le illustrazioni e l’'evento reale' della creazione è cresciuta, ma abbiamo anche imparato che si può convivere con tale distanza. La verità che Dio vuole rivelarci non è nei dettagli del 'come' della creazione, ma piuttosto nella visione della fede alla luce della quale la storia è stata composta. Noi diciamo, "In principio..."; la scienza dice " il Big Bang. " La storia di Adamo ed Eva è dello stesso tipo. Come noi, i popoli del Libro – cioè ebrei e cristiani, forse anche i musulmani – almeno una buona parte di noi si è adeguata alla distanza tra il racconto biblico della creazione e ciò che le scienze possono insegnarci sull’"evento", così noi, un buon numero in ogni caso, ci siamo abituati alla distanza tra il racconto biblico della creazione dei primi esseri umani, così come nelle antiche illustrazioni bibliche, e ciò che la scienza ci può insegnare sulla storia dell'umanità, di solito raccontato in termini di evoluzione. Tutti sono d'accordo che da qualche parte, qualche volta, apparvero per la prima volta creature che possiamo dire uguali a noi, uno o più uomini, e così pure donne. C'è stato, dunque, un 'evento storico' dietro la narrazione biblica, ma ancora una volta la verità che Dio vuole che impariamo non è nei dettagli del 'come' della comparsa del genere umano, ma piuttosto nella visione della fede alla luce di cui l'autore biblico ha composto la storia. Quanto a tutti i capitoli dalla cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell'Eden fino ad Abramo, inclusi Noè e il diluvio, abbiamo una serie di storie, diciamo anche di leggende, sulle cui basi storiche si sa molto poco. Ma queste storie sono parte dell'icona animata della protostoria o preistoria, e la loro importanza si trova quasi esclusivamente nel punto di vista, alla luce della visione di fede, dal quale sono raccontate. La distanza tra le narrazioni e il substrato storico (se ve n'è uno) è molto grande.

Quando arriviamo alla storia di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, abbiamo l'impressione di entrare in un'altra categoria: quella dei fatti reali e storici. Il quadro della storia, il palcoscenico sul quale gli attori recitano, sembra riflettere il periodo storico in cui la recita ha effettivamente avuto luogo. Non si può provare – e con quali metodi, comunque? – che Abramo e gli altri patriarchi e padri, così come i dettagli delle storie, siano reali e storici, e nemmeno il contrario, ed è abbastanza possibile che ci sia una certa distanza tra le basi storiche e il testo biblico, qualunque questa distanza possa essere, ma nulla ci impedisce di accettare le storie come icone – basi storiche più interpretazione – che Dio ci ha dato come elementi della sua rivelazione. Dopo tutto, le ipotesi che gli studiosi hanno offerto circa la storicità dei racconti biblici sono legione, e sono cambiate con i tempi e con le scuole. Non dimentichiamo che fino al XIX secolo il "consenso accademico" diceva che l'Iliade e l'Odissea non erano altro che favole, leggende, belle storie di finzione, miti senza fondamenti storici. Poi arrivò un uomo di nome Heinrich Schliemann, e tutto è cambiato. Dal momento che siamo persone del nostro tempo, vogliamo essere aperti a tutto ciò che la scienza propone come scoperta, anche nel campo degli studi biblici, ma siamo anche cristiani, e nel mio caso un cristiano ortodosso, il quale, pur avendo un orecchio aperto alla scienza, vuole avere l'altro orecchio aperto alla Parola di Dio che tutti i cristiani confessano come contenuta nella Bibbia. Così nella Bibbia abbiamo la storia reale e l'interpretazione teologica di quella storia secondo la visione della fede di una comunità di credenti, Israele. Entrambe sono contenute nella Bibbia, e per capire meglio questo libro nella sua totalità, proponiamo la nozione di icona, quella lucente gemma del tesoro del cristianesimo ortodosso, come strumento di interpretazione. Con questa nozione, la scelta tra "la Bibbia come assolutamente storica e libera da ogni errore" e "la Bibbia come mito che ha scarse o nulle basi storiche" è vista come una falsa opposizione. Esiste una terza posizione : la Bibbia non è né letteralmente storica, né un mito, ma un'icona.

 
I diritti di un prete

Sono finalmente rientrato a casa dai miei giri di tutta l'estate. Ci si sente bene all'idea di stare a casa (più o meno) per i prossimi nove mesi.

il metropolita Hierotheos di Nafpaktos

Uno dei miei viaggi all'inizio di questa estate è stato a un simposio del clero. L'oratore era il metropolita Hierotheos di Nafpaktos. Sono rimasto stupito e benedetto dalla sua presenza e dal suo insegnamento. Non che sua Eminenza Hierotheos abbia detto tanto di particolarmente nuovo o sconosciuto, non certo se avete letto alcuni dei suoi molti libri che sono stati tradotti in inglese (come per esempio "La mente della Chiesa ortodossa" o "Una notte nel deserto del Monte Santo" o "La vita dopo la morte", solo per citarne alcuni). Ma ha parlato con una sorta di umiltà e gentilezza che dava alle sue parole una straordinaria potenza. Tra le molte pagine di appunti che ho preso, una delle citazioni è rimasta con me in modo speciale questa estate. La citazione è questa (almeno per quanto ho scritto nelle mie note):

"L'Occidente sottolinea la giustizia di Dio come la più alta regola o giudizio; ma l'Oriente sottolinea l'amore: l'amore di Dio come padre".

Ora, la ragione per questa citazione mi è rimasta in mente non ha nulla a che fare con le differenze teologiche tra le forme occidentali e orientali del cristianesimo. Piuttosto, ha a che fare con la realtà che, anche se la teologia ortodossa sottolinea l'amore paterno di Dio, molti dei padri nella chiesa, dei membri del clero – io stesso primo fra tutti – enfatizzare i loro diritti, piuttosto che l'amore paterno, quando si tratta di affrontare i conflitti con i loro parrocchiani.

Lasciatemi spiegare. Molti chierici ortodossi sono piuttosto isolati. Comunemente i preti ortodossi vivono in comunità in cui non vi sono altri preti ortodossi con i quali si può sviluppare un rapporto di amicizia. Ci possono, di fatto, essere alcuni altri preti ortodossi raggiungibili a breve distanza in auto, ma (come tutti sanno) solo perché si condivide la stessa carriera professionale di qualcun altro, ciò non significa che si sarà automaticamente buoni amici. E in particolare nel caso di clero ortodosso, proprio perché ci potrebbero essere alcuni preti ortodossi in una città, ciò non vuol dire che tutti parlino la stessa lingua o condividano la stessa cultura.

Di conseguenza, quando i chierici ortodossi si riuniscono nei raduni o nei campi o per ritiri, li si trova spesso ammassati in piccoli gruppi o a coppie, assorti in intense conversazioni mentre si riversano l'un l'altro i loro guai, preoccupazioni, rabbie, paure e dubbi. Un tema che è venuto alla superficie in più di un paio di riunioni in cui mi sono trovato in questa estate è quello dei "diritti" di un prete. In particolare, se ne è parlato nel contesto dei diritti di un prete nei confronti della parrocchia o del consiglio parrocchiale. Per esempio, secondo la costituzione di una parrocchia e l'istruzione del vescovo, un sacerdote ha il diritto di aspettarsi di essere sostenuto finanziariamente dalla parrocchia che sta servendo.

Tuttavia, ho anche sentito la parola "diritti" utilizzata in un altro contesto, un contesto che mi ha turbato un po', e questo è ciò che vorrei analizzare oggi. Il contesto che mi preoccupa è quando io, o qualunque sacerdote, parlo di un diritto a essere rispettato come il padre di una comunità. Ora, da una parte, è stato l'insegnamento costante della Chiesa fin dai primi giorni che la grazia del sacerdozio deve essere rispettata a prescindere dalla dignità dell'uomo portatore della grazia. Questo principio non è molto diverso, in realtà, dal rispetto del rango in campo militare o dell'ufficio in politica. Che io rispetti oppure no la nostra regina personalmente, devo rispettare il suo ufficio. D'altra parte, talvolta accade che un uomo che porta la grazia del sacerdozio parli o si comporti in modi che non sono degni di rispetto. Quando questo accade, è molto difficile per un sacerdote ascoltare i laici che tentano di spiegargli che, anche se rispettano la grazia del sacerdozio da lui portata, alcune delle sue parole o azioni sono indegne di quella stessa grazia. In realtà, a parte un miracolo, può essere impossibile che un prete ascolti tali spiegazioni.

Di solito, il meglio che si possa sperare a livello umano è che il vescovo del sacerdote sarà abbastanza vicino e abbastanza attento per sentire il belato delle pecore, per ascoltare le loro frustrazioni e preoccupazioni, e poi parlare egli stesso al sacerdote circa il discorso o comportamento indegno. Ma anche se è molto più facile per un prete sentire e ascoltare le critiche del suo vescovo, anche in questo caso può essere molto difficile. Ho osservato che le persone in posizioni di rispetto e di potere spesso non riescono a sentire critiche valide, non solo di quelli di cui hanno cura, ma anche di quelli che li sorvegliano. E non sto solo parlando dei preti. Ho passato circa 25 anni nel mondo accademico. Se esiste nella società moderna una posizione più inattaccabile di quella di un prete da parte dei suoi parrocchiani, è quella di un professore universitario di ruolo da parte dei suoi allievi. Potrei raccontarvi storie agghiaccianti sull'arroganza, sull'insensibilità e a volte sulla semplice crudeltà dei professori universitari. I medici, la polizia, i politici, gli insegnanti, i burocrati di tutte le forme e dimensioni, in pratica chiunque abbia autorità nella società può essere abbastanza sordo quando si tratta di ascoltare le legittime preoccupazioni di coloro sui quali esercita autorità.

Ma, potreste dire, i preti non dovrebbero essere differenti? Non dovrebbero avere uno standard più elevato? I preti non dovrebbero essere – beh, più cristiani? Sì, immagino di sì, proprio come, forse, ci si aspetterebbe che i medici fossero più sani. Ma neanche i medici seguono sempre i loro stessi consigli.

Quindi, cosa dovremmo fare? Cosa dovrebbero fare i laici quando hanno un sacerdote le cui parole o azioni sono indegne della grazia del sacerdozio? Cosa dovrebbero fare i sacerdoti (o qualsiasi persona in una posizione di autorità) per ascoltare meglio la voce di coloro di cui hanno cura, soprattutto quando quella voce è critica verso di loro?

Quando un laico è offeso dalle parole o dalle azioni di un prete, come prima cosa deve sempre pregare. Io posso parlare solo alle orecchie di qualcuno, Dio può parlare al cuore. La preghiera non è la nostra ultima risorsa, è la nostra prima e unica risposta veramente efficace al conflitto con gli altri, in particolare all'interno della famiglia cristiana. Oltre alla preghiera, in qualsiasi conflitto con un prete (o con qualsiasi persona, se è per questo) è generalmente una buona idea seguire il consiglio di Matteo 18:15-17. Rispettosamente, si dovrebbe andare dal sacerdote privatamente e condividere la preoccupazione con lui. Se non vi ascolta, dovreste andare di nuovo a parlargli con uno o due altri. Se si rifiuta ancora di ascoltare, parlate con il vescovo. A questo punto, la cosa è fuori delle vostre mani. Avete fatto tutto quel che si può fare, almeno tutto quel che si può fare rettamente. Naturalmente, se non vi importa della giustizia, ci sono tutti i tipi di modi politici per mandar via un prete da una chiesa. Ma pensateci: se a voi non importa della giustizia, perché dovrebbe importare al vostro prete?

Ma potreste dire, "Così distruggerà la Chiesa! Devo fare qualcosa". Ebbene, nel caso che lo abbiate dimenticato, anche pregare è fare qualcosa. Quale Chiesa, comunque? Pensate di avere più cura voi della Chiesa di quanta ne abbia Dio? Il nostro dovere è pregare e mantenere la giustizia anche in circostanze difficili. Se noi combattiamo il fuoco con il fuoco, se ricorriamo a ingiusti pettegolezzi e sotterfugi di manovre politiche per ottenere quel che vogliamo, come possiamo dire che stiamo agendo in modo diverso dal sacerdote da cui siamo offesi? Forse riceviamo il prete che ci meritiamo, come ho sentito dire una volta da padre Thomas Hopko.

D'altra parte, che cosa può fare un sacerdote per ascoltare meglio? Ebbene, come prete posso sire onestamente che non lo so. Un consiglio che ho sentito dal mio vescovo in una riunione del clero molto tempo fa, tuttavia, mi stato utile nel corso degli anni. Ha detto ai sacerdoti che dovevano guadagnare il rispetto delle persone attraverso l'amore. Ha detto che non sono affari del prete se la gente lo rispetta o no. È vantaggioso per i fedeli rispettare il loro sacerdote; ma se non lo fanno, sono affari loro, non del prete. Il prete è chiamato a guadagnare il loro rispetto attraverso l'amore.

Queste parole mi ricordano una storia, che ho letto una volta (non ricordo dove), di un uomo che è tornato a casa dopo dieci anni in un campo di lavoro comunista. Quando era stato portato via, sua moglie era incinta. Quando tornò, aveva un figlio di nove anni e mezzo, che lo percepiva come un estraneo e un intruso nel rapporto intimo di parentela che il ragazzo aveva con la madre. Non c'era alcun dubbio che il padre fosse davvero il ​​padre e che avesse tutti i diritti di un padre nella famiglia. Il padre aveva il diritto di essere rispettato. Ma anche se il ragazzo non rispettava il padre né si fidava di lui e lo vedeva solo come un estraneo, il padre amava il ragazzo. Eppure il ragazzo era incredulo. Anche le parole della madre erano inutili; infatti, le esortazioni della madre a rispettare il padre peggioravano solo le cose. Rendevano solo il ragazzo più sicuro che il padre fosse un'influenza esterna, che corrompeva e distruggeva la sua famiglia, e la serietà della madre lo spinse persino a prendere in considerazione la fuga. Il padre saggiamente comprese la frustrazione e la rabbia del ragazzo, e molto lentamente, nel corso di un paio d'anni, lavorò per guadagnare la fiducia del ragazzo e, infine, il suo rispetto e il suo amore.

Sono giunto a pensare che questo è il modo in cui devo imparare a interagire con i miei parrocchiani. Da un lato, sono stato ordinato e assegnato dal vescovo come parroco di una certa parrocchia. I "diritti" o rispetto associati a questa ordinazione e nomina non sono in discussione. Tuttavia, d'altra parte, come il ragazzo di nove anni e mezzo nella storia, i miei parrocchiani non mi conoscono. Io sono un estraneo per loro. Se insisto sui miei diritti, se insisto sul loro rispetto, allora c'è una buona probabilità che io possa alienare alcune persone della comunità, dando loro una scusa per stare lontano dalla chiesa (con loro dolore, e forse a la mia condanna nel giorno del giudizio). Ma se, come un padre amorevole, posso ignorare le espressioni di mancanza di rispetto; se posso ignorare i fatti sui quali posso avere il diritto di insistere; e se posso amare, e ascoltare il dolore e la confusione e le preoccupazioni dei miei parrocchiani, forse in pochi anni posso guadagnare il loro rispetto, non per me, ma per il bene della loro salvezza e, forse, anche per la mia salvezza.

La teoria del vivere insieme in pace come famiglia cristiana all'interno della chiesa è ingannevolmente semplice. Viverla, però, richiederà a tutti noi di morire a noi stessi e di avere fiducia in Dio con tutto il nostro cuore.

 
Metropolita Ilarion di Volokolamsk: "È impossibile parlare di 'riconoscimento dei sacramenti' amministrati da scismatici"

In una intervista al portale Patriarhia.ru, il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, il metropolita Ilarion, riassume il lavoro della Commissione mista per il dialogo ortodosso-cattolico di Vienna e della Commissione inter-conciliare per contrastare e superare gli scismi religiosi, e parla dello stato del dialogo inter-cristiano oggi.

Eminenza, alcuni partecipanti alla Commissione mista per il dialogo ortodosso-cattolico di Vienna hanno dichiarato che si è fatto un promettente progresso sul cammino verso l'unità. Fino a che punto la Chiesa russa ortodossa condivide questa valutazione?

Nei titoli di alcuni mass media riguardanti la riunione di Vienna della Commissione teologica cattolico-ortodossa, è balenata la parola 'svolta', ma i partecipanti ai colloqui stessi riassumono il loro lavoro in termini più moderati. Su proposta della parte ortodossa, la Commissione ha convenuto di non dare uno status ufficiale alla bozza di documento preparato in precedenza. Si è ritenuto ragionevole utilizzare questo documento come materiale di lavoro per la stesura di un nuovo documento sui problemi teologici esistenti nei rapporti tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana relativi al primato e alla conciliarità nella vita della Chiesa.

Quali i problemi restano più importanti nel dialogo ortodosso-cattolico in questa fase?

Negli anni '90, la Commissione mista ha adottato importanti dichiarazioni sull'unia, che, come tutti speravano in quel momento, avrebbero posto termine alle dispute di lunga data. Tuttavia, i greco-cattolici hanno rifiutato di accettarli come guida pratica. E oggi siamo in grado di vedere una continuazione dell'espansione della Chiesa greco-cattolica ucraina nel territorio dell'Ucraina orientale, dove l'uniatismo non ha mai avuto alcun ruolo significativo. Il trasferimento della sede dell'Arcidiocesi greco-cattolica da Leopoli a Kiev e i tentativi insistenti per ottenere per essa lo status mai esistito di patriarcato sono la prova eloquente del loro desiderio di ricolmare i loro ranghi a spese dei credenti ortodossi.

Noi continuiamo a credere che solo il rifiuto cosciente da parte dei greco-cattolici della politica di espansione permetterà di risolvere i problemi che oscurano i rapporti tra cattolici e ortodossi oggi.

La Chiesa ortodossa russa ha ripetutamente affermato che l'unia rimane uno dei principali ostacoli al dialogo ortodosso-cattolico. Che cosa pensa dell'intenzione della Chiesa greco-cattolica ucraina di costruire la sua chiesa a Odessa?

È sorprendente vedere la risposta dei greco-cattolici che hanno fatto tante storie per la situazione a Odessa. Non sanno che i veri problemi e le vere violazioni dei diritti dei credenti hanno luogo non a Odessa, ma, per esempio, a Lvov? Dopo la cattura forzata di chiese ortodosse da parte uniati negli anni '90, le autorità locali di Lvov non hanno dato una sola chiesa alla Chiesa ortodossa ucraina in città, né un appezzamento di terreno per costruirne una. Speriamo vivamente che presto la situazione cambierà, ma in tutti questi anni la nostra diocesi di Leopoli ha avuto alcuna cattedrale. Nel frattempo, il numero dei parrocchiani ortodossi ucraini è incommensurabile con il numero di uniati a Odessa. E le proteste contro la discriminazione religiosa dovrebbero aver avuto luogo prima di tutto in quei casi in cui ha avuto luogo davvero, violando il diritto di un ampio gruppo di fedeli.

Vladyka, lei è tornato di recente dall'Ucraina, dove ha partecipato a una riunione della Commissione inter-conciliare per contrastare e superare gli scismi. Quali sono i risultati del suo lavoro?

La Commissione ha elaborato due documenti sui suoi lavori e li presenterà al presidio inter-conciliare. Un documento riguarda alcune misure per superare le conseguenze dello scisma del XVII secolo. Il secondo riguarda l'accettazione di coloro che tornano dagli scismi in seno alla Chiesa. Entrambi i documenti, secondo le procedure inter-conciliari, sono riservati. Per questo motivo non li posso pubblicizzare finché non saranno considerati dal presidio e dalla riunione plenaria inter-conciliare e poi da un Concilio dei vescovi o dal Santo Sinodo.

Avete discusso il riconoscimento dei 'sacramenti' amministrati da scismatici? Qual è il suo atteggiamento su questo problema?

Questo problema è stato più volte discusso sia in colloqui privati ​​dei membri della commissione sia nel corso della riunione. La Chiesa non riconosce e non può riconoscere come portatore di grazia e salvifico alcun 'sacramento', incluso il battesimo, amministrato in uno scisma. Questo è un punto di vista comune confermato da molte testimonianze della tradizione della Chiesa. Il 'riconoscimento dei sacramenti degli scismatici' è un'espressione del tutto impropria che può essere solo fuorviante. Il punto qui non è una manifestazione diplomatica di cortesia, ma i tentativi di imporre agli ortodossi il riconoscimento di una presenza reale della grazia salvifica al di fuori della Chiesa. Per la Chiesa, l'autenticità dei sacramenti è una questione di salvezza. È impossibile e insensato parlare di 'riconoscimento dei sacramenti' amministrati da scismatici che rimangono al di fuori della Chiesa e non hanno comunione con lei.

Tuttavia, come sua Beatitudine Vladimir, metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina, ha sottolineato, 'il ritorno degli scismatici nel seno salvifico della Chiesa può infondere vita alle loro azioni prive di grazia'. Quando gli scismatici tornano alla Chiesa, si tratta di una prassi normale di chiedere loro il santo Battesimo. Ma se la Chiesa lo ritiene necessario e se è utile per la guarigione di uno scisma, può in alcuni casi offrire una procedura diversa, come è avvenuto in più occasioni nella storia.

La Chiesa non riconoscerà mai le ordinazioni degli scismatici, e tutto il clero che torna da uno scisma deve essere ordinato, anche se non è affatto necessario farlo in pubblico. Per quanto riguarda il sacramento del battesimo, non è possibile amministrarlo a tutti i laici di ritorno da uno scisma. In effetti, alcuni di loro non ricordano nemmeno in quale chiesa sono stati battezzati, canonica o scismatica.

Inoltre, ci sono situazioni in cui, per esempio, un sacerdote scismatico torna alla Chiesa insieme ai suoi parrocchiani. Il successivo 'ri-battesimo' dei parrocchiani che aveva battezzato in precedenza non può essere una condizione imposta per il suo ritorno, proprio come un 'ri-matrimonio' ​​di quelli che aveva sposato in precedenza o il 'ri-funerale' di tutti i morti per i quali ha fatto un servizio di sepoltura. È impossibile costringere un sacerdote ora ordinato in una Chiesa canonica a ritornare dai suoi parrocchiani e dire loro: 'Tutto ciò che ho fatto qui per dieci (o venti) anni è stato un inganno, e solo ora inizierò a fare tutto in modo reale'. La gente non lo capirà e non gli crederà. Per quanto ne so, potrebbero pensare che lui intenda chiedere loro per la seconda volta le offerte per i sacramenti che aveva già amministrati.

È per situazioni come queste che si afferma che la Chiesa può infondere un potere di grazia nelle azioni prive di grazia degli scismatici e informare con la grazia ciò che prima era solo una forma vuota e priva di grazia. In altre parole, la questione del riconoscimento dei sacramenti degli scismatici non si pone affatto fuori dal contesto del loro ritorno dallo scisma. Ma la questione della procedura di accettazione da uno scisma può e deve essere posta. E qui, a seconda della situazione, possono essere applicati vari approcci.

Sentiamo a volte le voci dei cosiddetti 'zeloti della purezza dell'Ortodossia', il cui tema preferito è la critica dell'ecumenismo sulla base di congetture. In che cosa consiste la cooperazione inter-cristiana oggi?

L'autorità suprema della Chiesa Ortodossa Russa ha più volte spiegato cosa si intende per cooperazione inter-cristiana, quali scopi persegue questa cooperazione, quali risultati ha portato e può portare alla nostra Chiesa in futuro. Credo che non vi sia alcun senso nel ripetere tutto ciò che è stato detto su di esso, per esempio, nei Principi di base dell'attitudine della Chiesa Ortodossa Russa verso le altre confessioni cristiane, un documento ufficiale del Concilio dei vescovi del 2000.

Vorrei parlare di una cosa diversa. Oggi, milioni di fedeli della Chiesa Ortodossa Russa, tra cui russi, ucraini, bielorussi, moldavi, sono andati a vivere fuori della loro patria storica. È un triste sviluppo in molti sensi, in quanto comporta assimilazione, fuga di cervelli, ecc. Ma è una realtà che esiste indipendentemente dalla sua valutazione emotiva. Si può soffrire tanto quanto si vuole, ma la Chiesa ha l'obbligo di aiutare i suoi figli a rimanere ortodossi in un ambiente alieno.

Mi chiedo se qualcuno degli 'zeloti' si è mai preoccupato dei problemi di cura pastorale della diaspora russa? I critici della nostra cooperazione con la Chiesa cattolica sanno chi effettivamente fornisce ai nostri connazionali all'estero i servizi necessari per le funzioni di culto, le scuole domenicali, e per la creazione di un ambiente ortodosso di fraternità? Molte comunità ortodosse di nuova costituzione all'estero utilizzano edifici ecclesiastici forniti dai non ortodossi, in primo luogo, dai cattolici. Quando i cattolici danno agli ortodossi la possibilità di pregare in chiese che appartengono a loro e lo fanno spesso gratis, questo che cosa mostra?

E quanti ex cattolici e protestanti sono diventati cristiani ortodossi e membri delle nostre comunità all'estero, a seguito, tra le altre cose, di matrimoni misti? Gli autori che sostengono di essere la voce del 'pubblico conservatore della Chiesa' sanno quanto sia difficile in Europa occidentale, per esempio, ottenere il permesso per la costruzione di una chiesa e negoziare la sua progettazione con le autorità locali? E quale assistenza danno le parrocchie cattoliche e talvolta anche le comunità protestanti alle nostre nuove parrocchie? E quanti dei nostri connazionali che si sono trovati in Occidente in situazione di immigrati illegali sono riusciti a ottenere i documenti necessari e posti di  lavoro con l'aiuto di enti di beneficenza cattolici e protestanti su richiesta di parrocchie ortodosse russe?

Quali compiti affronta la nostra Chiesa oggi nel dialogo con le Chiese cristiane in Europa, con le altre comunità religiose e le organizzazioni socio-politiche?

Attualmente, l'Europa occidentale si sta trasformando in una cittadella di laicismo aggressivo. La nostra partecipazione a organizzazioni inter-cristiane è volta a compiti pratici e concreti per opporsi all'ulteriore secolarizzazione e per tutelare con ogni mezzo legittimo gli interessi e i diritti del nostro gregge.

Lo stesso si può dire per l'ingresso della Russia e di una serie di altri paesi dello spazio post-sovietico nella 'casa comune europea'. Che lo si voglia o no, il processo è in corso, e non possiamo far finta di non vederlo. Fate attenzione, ci sono stati recentemente sforzi attivi per adeguare la nostra legislazione a quella europea, cosa che presenta vantaggi e svantaggi. Se la Chiesa non partecipa al dibattito pubblico su questo tema la legislazione può produrre più svantaggi che vantaggi. E l'esperienza delle chiese cristiane in Europa ci può dare un notevole aiuto in questa direzione.

 
La predicazione senza la Bibbia: come la Chiesa ha prosperato per secoli senza una Bibbia

Immagina di essere un predicatore. Dio stesso ti ha chiamato ad essere un predicatore e ha affidato molte persone alle tue cure. Il tuo compito è insegnare loro le risposte a tre domande:

  1. Chi è Dio?

  2. Cosa ha fatto Dio?

  3. Cosa richiede Dio?

Hai solo una settimana per preparare una predica di prim'ordine, degna di essere presentata al popolo di Dio. Quindi, ti metti al lavoro e prepari diligentemente la tua predica.

C'è solo un problema: non ti è permesso usare una Bibbia! Non ti è nemmeno permesso di vedere alcun libro che citi qualcosa dalla Bibbia. E non hai memorizzato alcun versetto biblico.

Ora, cosa vorrai fare? Come farai a predicare alla gente riguardo a Dio, se non puoi nemmeno usare la Bibbia? È possibile una cosa del genere?

In effetti, la Bibbia ci parla di un uomo che svolse fedelmente proprio quel compito, in più occasioni. Il suo nome è Noè. In 2 Pietro 2:5, Noè è chiamato "predicatore di giustizia". Prima del diluvio predicava alla gente la giustizia di Dio. Eppure Noè visse molti secoli prima che Mosè mettesse insieme il Pentateuco. Secondo la Bibbia, Noè predicava buoni sermoni senza usare la Bibbia.

In effetti, questo è stato il normale stato di cose per migliaia di anni. Il popolo di Dio non aveva la Bibbia, eppure predicava fedelmente. Enoc visse molto prima di Noè, e la Scrittura ci dice che insegnò alla gente la seconda venuta di Gesù. Enos visse anche prima di Enoc, e la Scrittura ci dice che ai suoi tempi le persone invocarono il nome del Signore. Ma come poteva essere così, se nessuno aveva una copia della Bibbia?

Senza una Bibbia, non ci potrebbero essere studi biblici, nessuna predicazione esegetica delle Scritture, nessun commento alla Bibbia... Allora come mai il popolo di Dio ha imparato a predicare, pregare, cantare o rendere culto? Senza una Bibbia, come è possibile?

Ma, potremmo dire: "Quelli erano i tempi dell'Antico Testamento". Dio allora operava in modi misteriosi. Ha permesso ogni sorta di cose che ora ci sembrano estranee, tra cui la monarchia, la poligamia, i sacrifici di capre e... mi fa male anche solo dirlo... la circoncisione! Dio ha fatto anche molte cose che ci sembrano strane. Se i figli erano ostinatamente ribelli, Dio richiedeva che fossero lapidati a morte. Se la figlia di un prete era sessualmente immorale, Dio richiedeva che fosse messa a morte sul rogo. Dio disse a Isaia di andare in giro nudo, a Ezechiele di cucinare il suo cibo sullo sterco e Osea di sposare una prostituta. Dio trasformò un pastorello in un grande re, poi prese un altro grande re e gli fece mangiare erba per sette anni, proprio come una pecora. In effetti, il nostro Dio ha fatto molte cose molto strane durante i tempi dell'Antico Testamento. Quindi forse questa "predicazione senza la Bibbia" è solo un'altra delle stranezze che possiamo gettare nel mare della nostra stessa dimenticanza. Dio sicuramente non si comporta ancora in modo così strano, vero?

Andiamo avanti velocemente di duemila anni. Enoc, Noè, Abramo, Mosè e Davide sono tutti lontani e sono iniziati i giorni gloriosi della Chiesa. Gesù è morto, è risorto ed è asceso al cielo. La Pentecoste è arrivata e lo Spirito Santo ha riempito magnificamente il suo popolo. Ora che viviamo nella Chiesa del Nuovo Testamento, Dio non si aspetterebbe che qualcuno predichi senza un Nuovo Testamento in mano, vero? Riesci a immaginare di predicare per anni, senza mai usare il Nuovo Testamento?

In effetti, la Chiesa primitiva fiorì letteralmente per decenni senza avere alcun Nuovo Testamento! Per molti anni gli apostoli viaggiarono in tutto il mondo conosciuto, predicando il Vangelo, battezzando nuovi convertiti e le loro famiglie, predicando di nuovo il Vangelo, ordinando anziani e fondando chiese. Hanno fatto tutto questo senza avere a disposizione nemmeno un libro del Nuovo Testamento. Quando predicavano, non potevano assolutamente fare riferimento al Nuovo Testamento, e quando fondavano chiese, non erano in grado di dare una copia del Nuovo Testamento a nessuno dei nuovi convertiti. Hanno fondato centinaia di chiese in tutto l'Impero romano e le hanno lasciate tutte senza una sola copia del Nuovo Testamento. Per anni, gli apostoli sono stati semplicemente troppo occupati per scrivere le Sacre Scritture. Non era una priorità per loro. Pensavano che fosse più importante predicare il Vangelo e fondare chiese. Per molti anni, lo Spirito Santo ha pensato che fosse giusto che tutte le chiese predicassero e insegnassero, sulla base degli insegnamenti orali che avevano appreso dagli apostoli, e nient'altro. Passarono molti anni, molte chiese furono fondate e vi entrarono molte migliaia di convertiti, prima che qualcuno degli apostoli finalmente si prendesse il tempo di sedersi e comporre i libri che abbiamo messo insieme nella raccolta che ora chiamiamo "Il Nuovo Testamento". È un libro così prezioso per noi ora, eppure la Chiesa primitiva ha prosperato per decenni senza di esso.

Ok, va bene. C'erano predicatori nell'Antico Testamento che non avevano affatto la Bibbia. Ma Dio ha fatto molte cose strane nell'Antico Testamento. E sì, dobbiamo ammettere che la primissima Chiesa crebbe e prosperò per molti anni prima ancora che il Nuovo Testamento fosse scritto. Ma almeno allora gli apostoli erano ancora vivi! Potremmo suggerire che la Chiesa primitiva fosse carente riguardo alle Scritture, ma che la loro carenza fosse più che compensata dal fatto che gli apostoli erano ancora in vita. Dopo tutto, invece di fare ore e ore di difficile studio delle Scritture, pensa solo a quanto sarebbe più facile andare direttamente dagli apostoli e porre loro alcune serie domande: "Pietro, dovremmo battezzare i bambini o no? Paolo, quante volte dovremmo servire la comunione? Giacomo, va bene che la nostra chiesa abbia un pastore donna, o lo disapprovi? Giovanni, mi piace tanto quel libro della 'Rivelazione' che hai scritto, ma mi sembra tutto così stravagante. Quindi, per favore, dimmi con chiarezza... Cosa dovrei credere riguardo alla fine dei tempi? Dovrei essere premillenario, amillenario o postmillenario?"

Sarebbe bello poter fare domande agli apostoli, faccia a faccia! E in effetti, probabilmente era anche più facile di così, la maggior parte delle volte. Senza chiedere nulla a un apostolo, potevi semplicemente guardarlo tu stesso, per vedere se battezzava o meno i bambini. Potrevi visitare molte delle prime chiese e vedere di persona se ordinavano donne o meno. Se avevi domande su quanto spesso si serviva la comunione, tutto quello che dovevi fare era guardare. Se eri curioso di sapere quale tipo di musica fosse appropriato in chiesa, potresti semplicemente ascoltarla tu stesso. Se volevi vedere quanto poteva durare un sermone, potevi preparare un pranzo al sacco (e una cena al sacco!) mentre ascoltavi personalmente Paolo predicare fino a mezzanotte.

In effetti, gli apostoli viventi sono stati un grande dono per la Chiesa. Quindi forse la loro presenza nei primi decenni della storia della Chiesa spiega perché il Nuovo Testamento non era ancora necessario. Potremmo pensare che Dio abbia operato in modi strani nell'Antico Testamento, e forse ha operato in modo strano anche nei primi anni della Chiesa del Nuovo Testamento. Quindi fino a che punto dobbiamo avanzare nel tempo per vedere qualcosa che assomigli lontanamente allo stato di cose che pensiamo sia normale oggi? Fino a che punto nel futuro dobbiamo arrivare prima di poterci sentire a nostro agio?

Sicuramente, una volta che fu scritto l'ultimo libro del Nuovo Testamento e morì l'ultimo apostolo, la Chiesa si stabilì finalmente nella posizione "normale" che vediamo oggi, giusto? Gli storici ci dicono che l'apostolo Giovanni fu l'ultimo apostolo a morire, e che morì verso la fine del I secolo. Quindi, a partire dall'anno 100 d.C., Dio aveva finalmente benedetto la sua Chiesa con un Nuovo Testamento completo, in modo che potessero iniziare a scrivere commentari, avviare studi biblici, distribuire copie del Nuovo Testamento, fare esegesi e predicare regolarmente dal Nuovo Testamento. Giusto?

Sbagliato.

La Chiesa primitiva impiegò quasi 300 anni per riconoscere pienamente quali libri appartenessero al Nuovo Testamento. Per le prime due generazioni dopo la morte dell'apostolo Giovanni, la Chiesa non era ancora ampiamente d'accordo sulla canonicità di Atti, Ebrei, Giacomo, 1 e 2 Pietro, 1, 2 e 3 Giovanni, Giuda e Apocalisse. Sono 10 libri su 27! Inoltre, in un certo numero di chiese si credeva che 1 Clemente, la Didachè e il Pastore di Erma appartenessero alla Scrittura. Poi, per i successivi due secoli, la Chiesa ha studiato, pregato e discusso tutti questi libri. Entro la fine del IV secolo , la Chiesa ha finalmente concordato il canone del Nuovo Testamento che riconosciamo oggi.

In altre parole, la Chiesa primitiva crebbe, prosperò e predicò per 300 anni, prima che qualcuno, da qualunque parte, avesse una copia completa del "Nuovo Testamento" che oggi conosciamo. Per molte generazioni, letteralmente milioni di fedeli cristiani sono vissuti e sono morti, senza aver mai sentito parlare di una cosa del genere. A quel tempo, le stanze degli alberghi non avevano una copia della Bibbia dei Gedeoni, con il Nuovo Testamento, i Salmi e i Proverbi. Se la Chiesa fosse una gallina e il Nuovo Testamento un uovo, non ci vorrebbe un premio Nobel per capire quale dei due sia venuto prima.

Ma come è sopravvissuta la Chiesa? In che modo gli uomini cristiani guidavano le loro famiglie? In che modo i predicatori svolgevano i loro doveri? Come hanno predicato per tre secoli, senza nemmeno avere accesso a un Nuovo Testamento completo?

La risposta a questa domanda diventa molto più chiara se ci concentriamo per un momento su alcune cose che Gesù non ha mai fatto:

  1. Osserva tutto il Nuovo Testamento e non troverai mai Gesù che scrive libri.

  2. Cerca ovunque nel Nuovo Testamento e non troverai mai Gesù che comanda ai suoi discepoli di scrivere libri.

  3. Cerca tutto il Nuovo Testamento e non troverai mai Gesù che predice che un libro come "Il Nuovo Testamento" sarebbe mai venuto all'esistenza.

Infatti, se il Nuovo Testamento tace su qualsiasi dottrina, tace sulla formazione ultima del Nuovo Testamento stesso!

Nel Grande Mandato, Gesù non disse ai suoi apostoli di portare copie del Nuovo Testamento in tutti gli angoli della terra, perché a quel tempo nessun libro del Nuovo Testamento era stato ancora scritto. Inoltre non ordinò ai suoi apostoli di prendersi un anno sabbatico per poter scrivere il Nuovo Testamento. In verità, non disse loro di scrivere proprio niente. Invece, diede loro il seguente comando:

“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28:19-20 )

In questo Grande Mandato, Gesù usa la parola “insegnare” due volte, e la parola “battezzare” una volta, ma la parola “scrivere” non è mai menzionata. Infatti, più di 20 anni dopo, alcuni apostoli scrissero dei libri per integrare il loro insegnamento. Ma dall'inizio alla fine, il loro insegnamento è stato svolto principalmente oralmente e liturgicamente, utilizzando sia la vista che l'udito. Invece di predicare da un'epistola del Nuovo Testamento, predicavano semplicemente le cose che avevano imparato da Cristo. Invece di scrivere istruzioni dettagliate per il battesimo, si limitavano a battezzare le persone. Invece di comporre liturgie scritte per la Cena del Signore, benedicevano semplicemente il pane e il vino e li davano ai cristiani fedeli al momento opportuno durante il servizio di culto. Invece di sviluppare programmi di studio per fondatori di chiese, hanno semplicemente fondato chiese. Invece di scrivere articoli sull'insegnamento, insegnavano. Invece di scrivere libri sulla predicazione, predicavano. Gli apostoli camminarono sulle orme di Cristo e i fedeli cristiani li seguirono. Gli apostoli hanno vissuto la vita cristiana e i fedeli cristiani li hanno imitati. Questo è il potere della Chiesa primitiva, che non poteva essere racchiuso in semplici libri. Allora, proprio come oggi, le azioni creavano un'impressione molto maggiore delle parole.

Così, alla chiesa di Tessalonica, l'apostolo Paolo scrive: “Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera”. (2 Ts 2:15) Paolo dice che non importa se un cristiano ha imparato qualcosa da lui verbalmente o attraverso i suoi scritti. In ogni caso, la dottrina di Paolo doveva essere seguita, perché Paolo stesso era un apostolo di Cristo. Se Paolo fondò una chiesa, allora quella chiesa sapeva come celebrare l'eucaristia, perché avevano visto Paolo farlo, anche se non avevano una copia di 1 Corinzi. Sapevano come pregare, come predicare e come introdurre le persone a Cristo, anche se non avevano una copia di Romani. E comprendevano i requisiti per i pastori (sacerdoti), anche se non avevano copie delle epistole pastorali. Molto prima di avere copie del Nuovo Testamento, tramandarono fedelmente gli insegnamenti di Paolo, di anno in anno e di generazione in generazione.

L'apostolo Paolo ordinò molti uomini al ministero. Uno dei discepoli più famosi di Paolo era un vescovo di nome Timoteo. Verso la fine della sua vita, Paolo voleva assicurarsi che la Chiesa continuasse a essere forte dopo la sua morte e che il Vangelo continuasse ad essere predicato nella sua purezza. Così diede istruzioni a Timoteo riguardo al metodo attraverso il quale l'insegnamento apostolico sarebbe stato propagato in tutta la Chiesa, nel tempo:

“E le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri”. (2 Tim 2:2)

A questo punto, è molto importante che non ci concentriamo su Timoteo stesso. Anzi, sarebbe giusto notare la sua posizione privilegiata, poiché ebbe la fortuna di ricevere una corrispondenza personale dallo stesso apostolo Paolo! Nessuno di noi oggi può onestamente affermare di aver ricevuto una nota personale da Paolo, quindi per il momento spostiamo il nostro pensiero oltre Timoteo. Pensiamo invece agli altri anonimi predicatori citati in questo brano.

Innanzitutto, notate che Paolo dice a Timoteo di “trasmettere” gli insegnamenti di Paolo a “persone fidate”. In altre parole, Paolo sta dicendo a Timoteo di insegnare la Verità ad altri uomini che alla fine diventeranno essi stessi ministri del Vangelo. Paolo sta dicendo a Timoteo di addestrare gli uomini a diventare vescovi e presbiteri (sacerdoti). Ora, non ci viene detto il nome di tutti questi uomini. Ma per nostra comodità, supponiamo che dopo la morte dell'apostolo Paolo, Timoteo abbia acquisito un discepolo di nome "Davide". Timoteo gli insegna fedelmente e alla fine ordina Davide ai ranghi del clero. Davide quindi procede a prendersi fedelmente la cura pastorale di una chiesa.

Ma se tu dovessi chiedere a Davide le sue credenziali? Cosa potrebbe dirti? Non aveva una copia del Nuovo Testamento, perché una copia completa non sarebbe esistita per altri 200 anni o più. Non aveva una licenza di seminario, perché i seminari non erano ancora stati inventati. Allora gli chiedi se sia stato istruito direttamente da un apostolo. Ma ahimè, la sua risposta alla tua domanda è “no”. Proprio come te e me, Davide non ha mai incontrato nessuno degli apostoli di persona. Ma ecco cosa dice Davide: “Ho appreso la fede da un uomo che ha appreso la fede da un apostolo, e quell'apostolo ha appreso la fede da Cristo. E poiché 2 Tim 2:2 suggerisce che questo tipo di credenziali sia accettabile, probabilmente faremmo bene a convenire che l'ordinazione di Davide è davvero valida. Costui detiene un legittimo posto di autorità all'interno del ministero della Chiesa, perché la sua consacrazione è stata conforme alla dottrina apostolica e alla pratica apostolica. Inoltre, molti dei confratelli di Davide concordano sul fatto che Davide sia un buon pastore che insegna la dottrina apostolica. Quindi non abbiamo alcun motivo legittimo per mettere in discussione l'autorità di Davide, né abbiamo alcun motivo legittimo per mettere in discussione la sua comprensione della dottrina. Anche se il Nuovo Testamento è lontano secoli dall'essere pienamente riconosciuto dalla Chiesa mondiale, Davide è ancora qualcuno di cui ci si può fidare per una predica fedele del Vangelo, di settimana in settimana, ogni domenica mattina. La sua congregazione è in buone mani.

Davide non è un apostolo, né è stato istruito da un apostolo. Davide inoltre non ha una copia completa del Nuovo Testamento. Eppure ha trascorso decenni della sua vita come pio predicatore, insegnando fedelmente alla sua congregazione le dottrine della fede cristiana. In effetti, questo è impressionante. Ma non abbiamo ancora scavato nelle profondità di 2 Tim 2:2. C'è ancora un altro gruppo di persone menzionato in questo versetto.

Paolo non solo comanda a Timoteo di insegnare agli altri ciò che aveva imparato da Paolo. Comanda anche a Timoteo di insegnare a persone come Davide in modo che “ siano in grado di insegnare anche ad altri”. In altre parole, l'insegnamento non si ferma dopo una sola generazione. Timoteo dovrebbe insegnare a Davide ad essere un insegnante. E poi Davide dovrebbe ripetere lo stesso processo. Proprio come Paolo era un discepolo di Gesù, Timoteo era un discepolo di Paolo e Davide era un discepolo di Timoteo, ora Davide dovrebbe formare una nuova generazione di ministri che possano continuare a predicare fedelmente il Vangelo dopo che Davide stesso sarà andato in paradiso.

Supponiamo che Davide addestri un uomo di nome Iesse. Supponiamo che Iesse diventi l'amata guida di una fiorente congregazione devota, verso la fine del II secolo. Quali sono le credenziali di Iesse? Ha imparato direttamente da Gesù? No. Ha imparato da un apostolo? No. Ha imparato da qualcuno che ha imparato da un apostolo? No. Deve guardare indietro di tre intere generazioni per raggiungere un apostolo. Iesse ha imparato da qualcuno che ha imparato da qualcuno che ha imparato da un apostolo. Tuttavia, secondo 2 Tim 2:2, non c'è motivo di mettere in dubbio né la sua autorità né la sua dottrina. La Chiesa riconosce pienamente Iesse come fedele predicatore, oltre 200 anni prima che la Chiesa riconosca pienamente il Nuovo Testamento.

Ma, ahimè, il diavolo non si accontenta di stare in disparte. Fin dall'inizio, la Chiesa è stata attaccata dall'interno e dall'esterno da eretici che predicavano false dottrine, falsi messia e falsi vangeli. Tra gli eretici nella Chiesa primitiva c'erano gruppi famigerati noti come gnostici, donatisti, sabelliani, patripassiani, ariani e tutta una serie di altri nomi. Negavano tutto, dalla bontà della materia alla divinità di Cristo. Tutti sostenevano di essere veri membri della Chiesa di Cristo, e tutti escogitarono argomenti intelligenti per sviare innumerevoli migliaia di persone. La maggior parte di questi gruppi usava persino citazioni dalla Scrittura come supporto per le loro eresie. Cosa doveva fare la Chiesa per proteggersi da questo assalto?

Proprio come Gesù e gli apostoli avevano comandato, i pii capi della Chiesa continuarono a predicare i puri insegnamenti apostolici che avevano ricevuto. Si incontravano tra loro e mettevano insieme affermazioni dottrinali come il Credo degli Apostoli, che articolava chiaramente gli insegnamenti degli apostoli in modo tale che gli eretici potessero essere sradicati.

Nell'anno 325, al primo concilio di Nicea, un ampio spaccato della Chiesa si riunì in un unico luogo, allo scopo di sradicare l'eresia ariana. Gli ariani negavano la divinità di Cristo e affermavano che varie Scritture sostenevano le loro opinioni. La vera Chiesa sapeva che essi avevano torto, ma non era in grado di presentare un singolo testo della Scrittura con cui gli ariani non si dichiarassero d'accordo. Questi veri cristiani riconobbero la necessità di articolare la Fede in modo così chiaro, che gli ariani avrebbero trovato impossibile mettersi d'accordo. Così, nell'anno 325, composero la versione originale del Credo di Nicea, una dichiarazione di fede che ancora oggi è rispettata in tutta la cristianità mondiale.

Cinquantuno anni dopo, nell'anno 376, Atanasio scrisse una lettera che includeva un elenco dei 27 libri del canone del Nuovo Testamento. Subito dopo, la Chiesa mondiale convenne che il canone del Nuovo Testamento era stato finalmente pienamente riconosciuto. Ebrei faceva parte della Scrittura, e 1 Clemente no. L'Apocalisse faceva parte della Scrittura, e il Pastore di Erma no. Verso la fine del IV secolo , la Chiesa ha finalmente ricevuto pienamente il dono di Dio del Nuovo Testamento.

Appena cinque anni dopo che Atanasio scrisse la sua lettera, nell'anno 381, il Credo niceno fu finalmente messo nella sua forma moderna al primo Concilio di Costantinopoli. E poco dopo, negli anni 393 e 397, i concili regionali di Ippona e Cartagine apposero i loro timbri di approvazione allo stesso canone del Nuovo Testamento che era stato promulgato da Atanasio.

È illuminante considerare che la versione originale del Credo di Nicea fu scritta dalla Chiesa più di mezzo secolo prima del pieno riconoscimento da parte della Chiesa del canone del Nuovo Testamento. La battaglia sulla dottrina della Trinità, il nucleo stesso della nostra Fede, fu combattuta valorosamente per molti anni prima ancora che la Chiesa sapesse quali libri appartenessero alla sua Bibbia. Quindi, c'è un senso molto reale in cui possiamo dire che il Credo ha preceduto le Scritture. Prima che un cristiano dovesse credere in tutti i 27 libri del Nuovo Testamento, doveva credere fermamente nel Credo di Nicea. Questa era la cartina di tornasole della fede apostolica.

Immagina di vivere nell'anno 330 d.C. Quale chiesa vorresti frequentare? A quale dottrina vorresti credere? Cosa si aspetterebbe Dio stesso da te? Dio ti istruirà in accordo con Eb 13:17, “Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto;”. In accordo con Ef 4:11, Dio vorrebbe farti sapere che ha dato autorità a pastori e insegnanti, il che suggerisce anche che ha dato al resto di noi la responsabilità di ascoltarli. Se Dio intende che essi siano insegnanti, allora Dio intende che noi siamo studenti. In accordo con 2 Tim 2:2, cerchiamo quei pastori e insegnanti che possono far risalire le loro ordinazioni agli stessi apostoli. E in umile sottomissione a questi uomini di Dio ripieni di Spirito, seguiamo i loro insegnamenti, e sottomettiamoci alle loro affermazioni dottrinali ampiamente accettate, come il Credo di Nicea.

In precedenza, in riferimento a 2 Tim 2:2, abbiamo discusso di ipotetici predicatori chiamati “Davide” e “Iesse”, e sentiamo l'apostolo Paolo che ci dice di ascoltarli, anche se essi stessi non sono apostoli. Dio ci comanda di ascoltare Iesse perché ha imparato da Davide. Dio ci comanda di imparare da Davide perché ha imparato da Timoteo. Dio ci comanda di ascoltare Timoteo perché ha imparato da Paolo. E Dio ci comanda di ascoltare Paolo, perché ha imparato da Gesù.

Ma non è necessario per noi considerare semplicemente uomini ipotetici come Davide e Iesse. Ci sono altri uomini, veri uomini, che meritano davvero il nostro rispetto. Oggi abbiamo ancora un libro scritto da Clemente, un uomo che fu ordinato sacerdote dallo stesso apostolo Pietro. Abbiamo anche diversi scritti di Ignazio, un uomo che fu anche lui ordinato sacerdote da Pietro. Possiamo leggere del martirio di Policarpo, un uomo che fu discepolo dell'apostolo Giovanni. E possiamo leggere gli scritti di Ireneo, un uomo che conobbe Policarpo faccia a faccia. Questi sono gli uomini a cui si fa riferimento nella Scrittura stessa, in 2 Tim 2:2. Questi sono gli uomini che hanno imparato dagli apostoli e che hanno imparato dai discepoli degli apostoli. Questi sono i primi Padri della Chiesa. Questi sono uomini a cui Dio ci ordina di obbedire. Se non li ascoltiamo, violiamo lo spirito di 2 Tim 2:2, Eb 13:7, Ef 4:11 e tutta una serie di altre Scritture. In altre parole, la Bibbia stessa ci insegna a dare ascolto alle voci dei primi Padri della Chiesa.

Per migliaia di anni prima che l'Antico Testamento fosse scritto, Dio aveva conferito agli uomini il potere di essere predicatori. Per centinaia di anni prima che il Nuovo Testamento fosse pienamente riconosciuto, Dio ha conferito ancora agli uomini il potere di predicare il Vangelo. In effetti, la maggior parte della nostra eredità è fondata su “predicatori senza Bibbie”.

Ma cosa significa questo per noi oggi? Dovremmo semplicemente gettare da parte le nostre Bibbie e lasciare che raccolgano polvere? Dio non voglia! Ogni pastore (sacerdote) moderno dovrebbe essere uno studente devoto della Bibbia e ogni sermone dovrebbe essere saturo di Scrittura. Il nostro viaggio attraverso la storia non dovrebbe indebolire la nostra visione della Scrittura, ma piuttosto dovrebbe rafforzarla. La Bibbia non ci è stata fatta scendere dal Cielo, scritta su tavole d'oro. Piuttosto, lo Spirito Santo ha scritto le parole di Dio nei cuori degli uomini nella Chiesa, ed è da quegli uomini che abbiamo ricevuto la nostra fede cristiana. Perché veneriamo così tanto la Bibbia? La veneriamo per la stessa ragione per cui veneriamo i primi Padri della Chiesa... la veneriamo perché contiene gli insegnamenti degli apostoli e dei discepoli degli apostoli.

I primi Padri della Chiesa non sono i concorrenti della Bibbia. Piuttosto, sono i maestri apostolici attraverso i quali Dio ci ha dato la Bibbia.

Questo sermone è stato predicato nell'estate del 2009, presso la Christ the King Church di Omaha, Illinois, da Joseph M. Gleason.

 
Il patriarca Kirill su san Marco d’Efeso

(...) sono stato intronizzato patriarca, il 1 febbraio 2009, alla festa di san Marco di Efeso. Marco di Efeso è una persona che da sola ha salvato tutta l'Ortodossia dall'Unia. Quando Costantinopoli è stata indebolita dalle incursioni dei saraceni, l'imperatore di Costantinopoli ha creduto che la risposta risiedesse nelle forze militari delle nazioni occidentali, e che queste avrebbero salvato Costantinopoli dall'attacco. Ma senza la benedizione del papa di Roma, nessuno voleva andare a proteggere Costantinopoli; e per salvare Costantinopoli, l'imperatore decise di sottomettere la Chiesa ortodossa a Roma. Il patriarca di Costantinopoli fu d'accordo con la maggior parte dell'episcopato, e andarono nelle città italiane di Ferrara e Firenze, al Concilio di Ferrara-Firenze, dove il patriarca e i vescovi firmarono l'unione con Roma. Solo Marco di Efeso non firmò. Egli credeva che non ci possa essere un'unione basata sulla paura, sul pragmatismo, e cosa ancor più importante, sulla minaccia. Unendosi con Roma, spezzarono l'unità del mondo ortodosso. San Marco sopportò tutta la miseria che ricadde sull'Ortodossia. Rimase coraggioso al Concilio di Ferrara-Firenze e non firmò quell'unione. Io sono stato consacrato vescovo 40 anni fa alla festa del Trionfo dell'Ortodossia, il simbolo della vittoria su ogni eresia, e sono stato intronizzato patriarca alla festa di san Marco di Efeso. Io non lo vedo come una coincidenza. Ma ci sono molte coincidenze, e alcuni diranno che non significa niente. Se per alcuni non importa niente, per me importa molto. Io sono qui per proteggere la purezza della fede ortodossa, e per oppormi a ogni eresia e a ogni seduzione. Noi dobbiamo proteggere l'Ortodossia, come lo hanno fatto i Padri del settimo Concilio Ecumenico, come hanno fatto il patriarca Metodio e l'imperatrice Teodora con il consesso dei vescovi, come la protesse san Marco di Efeso, e come hanno fatto i nostri nuovi martiri e confessori della Rus'.

 
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Probleme practice legate de Slujba Sfântului Maslu

Întrebare: Părinte Petru, sunt preot român în Occident. În parohia mea am credincioşi din toate zonele ţării şi fiecare încearcă să-şi impună propriile obiceiuri. Aceasta se întâmplă mai ales la Sfântul Maslu, când unii enoriaşi aduc mai multe sticle de ulei, după care le iau acasă şi nu ştiu ce fac cu ele. Alţii aduc şi făină pentru a coace turte sau îmi cer să le ung hainele rudelor cu ulei. Mai sunt unii care ţin 7 lumânări aprinse, câte una la fiecare Evanghelie, şi cam toţi îmi cer să fac Sfântul Maslu în fiecare săptămână, ceea ce, sincer vorbind, din punct de vedere economic este profitabil. Dar ce este corect din toate acestea şi ce nu? Binecuvântarea uleiului se răsfrânge asupra tuturor sticlelor de ulei puse pe masă? La ce foloseşte făina? Vă mulţumesc!

Răspuns: Înainte de a formula un răspuns la întrebările de mai sus, vreau să apreciez sinceritatea de a aborda astfel de probleme şi dorinţa de a îndrepta ceea ce este greşit. Pentru început vă propun să citiţi studiul meu istorico-liturgic asupra slujbei Sfântului Maslu, precum şi textul propriu-zis al slujbei (în ultima ediţie). Acolo găsiţi răspunsuri, fie şi mai indirecte, la toate întrebările adresate. Totuşi, vreau să detaliez câteva aspecte mai speciale (cu precizarea biblică de la Matei 5:17 - "Să nu socotiţi că am venit să stric Legea sau proorocii; n-am venit să stric, ci să împlinesc"): 

1. Aţi menţionat foarte bine că săvârşirea săptămânală a Sfântului Maslu e destul de profitabilă. Am întâlnit preoţi care mi-au mărturisit că din asta trăiesc. Consider că acesta şi este motivul pentru care practica Maslului săptămânal se răspândeşte tot mai mult, căutându-se diferite modalităţi de a justifica scurgerea de bani din oameni. Aşa ceva este inadmisibil! Oamenii trebuie chemaţi spre trăirea Evangheliei şi spre o împărtăşire cât mai deasă cu Trupul şi Sângele Domnului, dar nu spre exorcisme sau masluri. Astfel, preotul care-şi face bine datoria nu va muri de foame. De la Maslu săptămânal şi împărtăşire de 4 ori pe an, trebuie să trecem la împărtăşire săptămânală şi Maslu de 4 ori pe an (+ ori de câte ori este nevoie, la patul bolnavului). Cam asta învaţă Biserica! Eu vă asigur că, dacă Sfântul Sinod ar interzice sub orice formă primirea de bani la Sfântul Maslu, precum şi practica celor 7 lumânări şi a pomenirii celor absenţi, totul ar reveni la normalitate şi preoţii şi-ar schimba imediat discursul – ar spune că nu-i bine să se facă Sfântul Maslu chiar atât de des şi la oameni relativ sănătoşi. Şi într-adevăr nu-i bine! Aşa ceva n-a fost niciodată şi nicăieri în Biserica Ortodoxă. Dacă Sfântul Maslu e una din cele 7 Taine (şi este net superioară consumului de anafură sau agheasmă), atunci pregătirea pentru Maslu şi modul de administrare a acestuia trebuie să fie la înălţimea unei Taine bisericeşti, dar nu să devină un fel de bazar cu tarabe pline cu ulei şi făină şi cu o „inflaţie sacramentală” care se revarsă „la fără frecvenţă” chiar şi peste beţivii din cârciumi, pomeniţi cu mult zel la fiecare Maslu. 

2. La Sfântul Maslu trebuie să fie adus şi binecuvântat doar atâta ulei cât va fi folosit pentru ungere (adică un singur pahar sau câteva, în funcţie de numărul preoţilor prezenţi). Nicăieri în slujba Sfântului Maslu nu se pomeneşte de consumul alimentar al uleiului binecuvântat, ci doar de ungerile care se fac de către preoţi. La fel spune şi Scriptura (Iacov 5:14). Deci ideea de a binecuvânta mai mult ulei, cu care să se ungă credincioşii singuri sau să fie folosit la mâncare contravine textului biblic şi liturgic. Nici într-o altă Biserică Ortodoxă nu se face aşa ceva, ci doar în cazuri cu totul speciale, când preotului nu i se permite să intre în secţia de reanimare, se poate da puţin ulei sfinţit unui medic credincios pentru a unge un bolnav. Eu însă, am văzut că, prin marele oraşe şi mănăstiri din România (şi de prin Republica Moldova), se aduc sute de sticle de ulei dintre care o parte rămân la Biserică, iar altă parte sunt luate acasă. Cred că acest obicei greşit trebuie să înceteze cât mai repede. Oare cât vom mai amăgi lumea? Oare de cât ulei are nevoie o biserică sau un preot? Şi chiar dacă ar fi nevoie de  cantități mari, putem oare folosi în orice situaţie ulei de la Maslu? Friptura nu se poate prăji în ulei nesfinţit?

3. Obiceiul de a aduce făină la Maslu nu are nici o legătură cu coacerea turtelor, care apare menţionată mai nou, găsindu-se parcă o utilitate liturgică pentru făina despre care nu se ştie la ce foloseşte. În realitate însă, din punct de vedere practic, făina servea la înfigerea lumânărilor şi a beţişoarelor pentru ungere şi nimic mai mult. Închipuiţi-vă că suntem în secolul al 18-lea şi preotul merge la casa unui bolnav de la ţară. Sfeşnic în casă nu este, iar lumânările se înfig în pâine. Miruitor tot nu este, dar, din evlavie faţă de fiecare picătură de ulei sfinţit(!), beţişoarele folosite la ungere nu pot fi puse direct pe masă sau aruncate la gunoi, ci se înfig în făină, iar după aceea se ard. Mai devreme sau mai târziu făina va fi folosită la coacerea pâinii sau a unor turte, dar asta fără nici o legătură cu Maslul sau cu vreo binecuvântare pe care acea făină ar fi primit-o, ci pentru simplul motiv că fiecare gram de făină costă. În prezent însă, având miruitoare speciale şi şerveţele de unică folosinţă ce pot fi uşor arse, făina poate lipsi cu desăvârşire de pe masa pentru Maslu. Această făină oricum nu se binecuvântează în vreun fel, din moment ce nu există nici o rugăciune specială pentru ea. Iar dacă harul s-ar revărsa în mod haotic peste tot ce este în jurul uleiului sfinţit, atunci, primul lucru de care ar trebuie să ne preocupăm ar fi păstrarea cu evlavie a vaselor din plastic în care se aduc tonele de ulei în toată ţara. Dar n-am auzit pe nimeni să aibă astfel de preocupări. 

4. Referitor la obiceiul cu ţinerea a şapte lumânări nici nu am ce să comentez. E o afacere curată şi o amăgire pe faţă a credincioşilor naivi. Eu înţeleg că-i profitabilă treaba, dar ca să spui că aceasta face parte din rânduială, trebuie să ai mare tupeu. Oamenii trebuie să devină ei înşişi făclii luminoase ale virtuţilor, dar nu sfeşnice moarte pentru nişte lumânări care nici măcar nu sunt din ceară.  

5. La Sfântul Maslu nu se ung hăinuţele celor absenţi şi nu se pomenesc decât primitorii nemijlociţi ai Tainei. Dacă nu putem boteza hainele unui prunc şi nici pomeni mireasa la Cununie fără să fie prezentă, tot aşa nici Maslul nu poate avea forme de oficiere „la fără frecvenţă”. Biserica are suficiente slujbe la care pot fi pomeniţi bolnavii de prin spitale sau de acasă. La Maslu însă se pomenesc doar cei care primesc ungerea cea sfântă. Mai mult decât atât, cei ce doresc să primească această ungere trebuie să se pregătească duhovniceşte şi, dacă nu sunt de mult timp spovediţi şi împărtăşiţi, neapărat să se spovedească şi să se împărtăşească. Maslul nu este un act magic, ci una din căile de împărtăşire a harului dumnezeiesc pentru cei care cred în Dumnezeu şi trăiesc după poruncile Lui. Este foarte important să le amintim celor care solicită Sfântul Maslu să nu caute doar vindecare de la Dumnezeu şi rezolvarea diferitor probleme cu ajutorul Lui, ci să-L caute pe Însuşi Dumnezeu şi Împărăţia Lui, iar „toate celelalte se vor adăuga lor” (Matei 6:33).

 
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Come dovremmo convivere ulteriormente con la Convenzione di Istanbul?

l'Ucraina potrebbe essere messa a repentaglio dalla distruzione dei valori tradizionali. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il 21 giugno 2022, il presidente dell'Ucraina ha firmato una legge, alla quale si erano opposte tutte le organizzazioni religiose in Ucraina e una parte significativa della società. Come mai?

Il 20 giugno 2022 la Verkhovna Rada ha votato per la ratifica della Convenzione di Istanbul, il giorno successivo il presidente ha firmato la legge sulla ratifica della Convenzione: "Il suo contenuto principale è semplice, ma estremamente importante. È un obbligo proteggere le donne dalla violenza e da ogni forma di discriminazione. Condividiamo i valori europei". Ma la società ucraina, in particolare quella cristiana, non condivide l'ottimismo del capo dello Stato. Che cosa accadrà?

Perché l'Ucraina ha ratificato la Convenzione di Istanbul

L'Ucraina ha firmato la Convenzione di Istanbul il 7 novembre 2011 (tra l'altro, sotto il presidente Viktor Janukovich), e da allora, per quasi 11 anni, ci sono state deliberazioni pubbliche sull'opportunità della sua ratifica. I tentativi di ratifica si sono intensificati di pari passo con gli sforzi per andare avanti lungo la via dell'integrazione europea. Quando l'integrazione europea ha rallentato, le passioni per la Convenzione si sono placate. Una parte significativa della società civile ucraina ha resistito con successo alla ratifica della Convenzione di Istanbul, sottolineando giustamente che essa ha un "falso fondo" e che dietro la volontà di proteggere le donne dalla violenza domestica si cela la volontà di imporre un'ideologia di genere alla popolo ucraino.

L'essenza di questa ideologia è la seguente: non importa con quale gender una persona è nata, ciò che conta è come si identifica. Sia la società che lo stato sono obbligati ad accettare questa auto-identificazione. Ma la Sacra Scrittura afferma qualcosa di completamente diverso: "La donna non si metterà un indumento da uomo né l'uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio" (Dt 22:5). In effetti, non si tratta affatto di vestiti, ma di gender. Nei tempi biblici, l'abbigliamento femminile e quello maschile non differivano in modi fondamentali; basta guardare le figure delle persone adulte nelle icone.

Tuttavia, protestando contro la Convenzione di Istanbul, le organizzazioni religiose in Ucraina hanno fatto riferimento principalmente al trauma psicologico che può essere inflitto alla personalità di un bambino dall'imposizione del gender. "L'ignoranza del fatto dell'esistenza di sessi biologici che caratterizzano una donna o un uomo, e il relativo obbligo di educare i bambini a ruoli di gender non stereotipati (articolo 14 della Convenzione) minaccia di distorcere la generazione più giovane nella propria identità di gender, di popolarizzare i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e di diffondere casi di disforia di gender tra bambini e giovani", si legge nel comunicato del Consiglio pan-ucraino delle Chiese, pubblicato alla vigilia del voto per la Convenzione.

Tuttavia, le autorità hanno ignorato la posizione delle organizzazioni religiose ucraine e hanno ratificato frettolosamente la Convenzione di Istanbul. La ragione di tale fretta è abbastanza ovvia: dimostrare l'impegno dell'Ucraina nei confronti dei valori europei alla vigilia del vertice dell'Unione Europea del 23 e 24 giugno, durante il quale al nostro paese poteva essere concesso (e lo è stato effettivamente) lo status di membro candidato dell'Unione Europea. Commentando la Convenzione, il presidente parla solo di tutela delle donne. Tuttavia, il contenuto della Convenzione è tutt'altro che così semplice. Vediamo cosa si nasconde nel testo del documento.

Le principali disposizioni distruttive della Convenzione

1. Divulgazione dell'ideologia del gender a tutti i livelli dell'istruzione, della cultura e dello sport

L'articolo 14 della Convenzione di Istanbul afferma: "Le parti adottano, ove opportuno, le misure necessarie per includere materiale didattico su questioni quali la parità tra donne e uomini, ruoli di gender non stereotipati, rispetto reciproco, risoluzione non violenta dei conflitti nelle relazioni interpersonali, violenza di gender contro le donne e diritto all'integrità personale, adattato alle capacità in evoluzione degli studenti, nei programmi di studio formali e a tutti i livelli dell'istruzione".

Ciò significa che a partire dal livello d'istruzione prescolare, i bambini ucraini possono (e sicuramente lo saranno) essere nutriti con il "materiale didattico" che rende popolare l'ideologia del gender. Pertanto, saranno spinti a dubitare della propria identità di gender con la prospettiva di un cambio di sesso (cosa che sta avvenendo ora in Occidente con forza e potere).

2. Distruzione delle idee tradizionali sui ruoli sociali

Articolo 12 della Convenzione: "Le parti adottano le misure necessarie per promuovere il cambiamento dei modelli di comportamento sociale e culturale delle donne e degli uomini al fine di sradicare pregiudizi, costumi, tradizioni e ogni altra pratica che si basi sull'idea di inferiorità delle donne o su ruoli stereotipati per donne e uomini".

Pertanto, gli Stati che hanno adottato la Convenzione di Istanbul si impegnano a sradicare la tradizionale visione religiosa del ruolo delle donne e degli uomini. Per esempio, quella delle parole dell'apostolo Paolo che "il capo della donna è l'uomo" e che "l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo" (1 Cor 11:3.9).

3. Ampio spazio per abusi

La Convenzione di Istanbul contiene disposizioni formulate in modo così vago da creare molte opportunità d'abuso, quando il diritto alla protezione dalla violenza domestica si trasforma nel migliore dei casi in ricatto o nel peggiore dei casi in punizione degli innocenti.

Per esempio, l'art. 27 della Convenzione recita: "Le parti adottano le misure necessarie per incoraggiare chiunque sia testimone della commissione di atti di violenza rientranti nell'ambito di applicazione della presente Convenzione o che abbia fondati motivi di ritenere che tali atti possano essere commessi, o che siano prevedibili ulteriori atti di violenza, a segnalarli alle organizzazioni o autorità competenti".

Cioè, la Convenzione in realtà chiede alle forze dell'ordine o ad altre autorità competenti di intervenire nei rapporti familiari sulla base del fatto che "è sembrato qualcosa a qualcuno". Può essere chiunque: vicini, parenti, conoscenti, ecc. Inoltre, la Convenzione invita espressamente a incoraggiare questi "chiunque" a fare segnalazioni alle autorità competenti. Questo non è solo un incoraggiamento alla denuncia, ma anche un'opportunità per ricattare una persona che vive nelle vicinanze con minacce di punizione.

Queste non sono le uniche disposizioni della Convenzione di Istanbul che sono una bomba a orologeria, ma mostrano abbastanza bene che questo documento è tutt'altro che semplice come sembra e che dietro la maschera della protezione dalla violenza domestica si celano minacce molto serie alla società ucraina.

Cosa dobbiamo fare adesso?

La Convenzione di Istanbul è stata ratificata e firmata dal presidente dell'Ucraina, e in breve entrerà in vigore. Tuttavia, sia la Chiesa ortodossa ucraina che la società ucraina (più precisamente, coloro che non sostengono l'ideologia della Convenzione di Istanbul) possono prendere provvedimenti per minimizzarne o annullarne le conseguenze.

In primo luogo, per non stare a re-inventare la ruota, possiamo adottare l'esperienza dei nostri fratelli ortodossi dei paesi in cui la Convenzione di Istanbul è in vigore da molto tempo. Per esempio, Polonia, Romania, Serbia, Grecia, Cipro e altri. In questi paesi gli ortodossi hanno sicuramente incontrato gli effetti della Convenzione, e sicuramente ci sono stati precedenti per lo scontro dell'ideologia del gender con i valori tradizionali. Dobbiamo familiarizzarci con questa esperienza e usarla da noi.

In secondo luogo, la società ucraina può resistere ai tentativi di inculcare l'ideologia del gender e la distruzione dei valori tradizionali con tutti i mezzi legali. È necessario spiegare agli ucraini attraverso i media e i social network quelle disposizioni della Convenzione che minacciano il tradizionale sistema di valori del nostro popolo e contrastano con gli insegnamenti della fede ortodossa. Se la gente comprende che la Convenzione ha molte insidie, che minaccia le idee tradizionali sulla moralità, allora sarà molto più difficile, e forse anche impossibile, per gli organi statali attuare quelle disposizioni che provocano contraccolpi nella nostra società.

È inoltre necessario elaborare uno schema di tutela giuridica in casi specifici che possono sorgere nel corso dell'applicazione della Convenzione. Per esempio, se insegnanti o genitori vengono perseguitati per aver rifiutato le classi scolastiche sull'ideologia del gender. Qui c'è un campo di attività per l'Unione degli avvocati ortodossi e per altre strutture della società civile.

In terzo luogo, è necessario garantire l'adozione da parte della Verkhovna Rada di una legge che tuteli i valori tradizionali del popolo ucraino e crei meccanismi per tale protezione, oltre a obbligare lo stato a rendere popolari questi valori a tutti i livelli del sistema educativo. L'unione pubblica "Miriane" ha già esperienza nello sviluppo di un disegno di legge sull'abolizione delle "leggi anti-ecclesiastiche" e nel presentarlo alla Verkhovna Rada. Sembra che ci siano sufficienti avvocati professionisti nella comunità ortodossa (e non solo) dell'Ucraina che potrebbero comporre correttamente il testo di tale disegno di legge. Il suo scopo principale è fungere da alternativa alla Convenzione di Istanbul in materia di protezione e promozione della morale tradizionale e dei valori familiari.

Sì, questo può creare situazioni in cui le disposizioni delle varie leggi sono in conflitto tra loro, ma in questo caso prevale la legge sui valori tradizionali, poiché la loro tutela è esplicitata nella nostra Costituzione. Per esempio, già nel preambolo si dice che la Verkhovna Rada adotta la Costituzione "realizzando la responsabilità davanti a Dio", mentre l'articolo 11 dice: "Lo Stato contribuisce al consolidamento e allo sviluppo della nazione ucraina, della sua coscienza storica, delle sue tradizioni e della sua cultura…"

Conclusione

Nonostante il fatto che sia la Chiesa sia la società ucraina possono resistere con successo all'introduzione dell'ideologia del gender, è necessario rendersi conto che i tempi in cui la Chiesa ortodossa ucraina viveva in condizioni esterne favorevoli sono finiti. La Chiesa ha bisogno di imparare a vivere sotto una legislazione ostile. Per i primi tre secoli i cristiani sono esistiti proprio in tali condizioni: sia lo stato sia la società erano pagani. Tuttavia, i cristiani allo stesso tempo hanno vissuto e sono rimasti fedeli alla loro fede e alla loro Chiesa. Furono in grado non solo di resistere all'assalto dell'ideologia anticristiana, ma anche di espandere la loro influenza: il cristianesimo divenne presto la religione dominante in tutto il mondo.

Ora la Chiesa sta tornando a vivere un clima di rifiuto della morale cristiana e persino di attiva opposizione ad essa da parte dello Stato e della società. Non c'è speranza che la Convenzione di Istanbul sia abolita. Così come non c'è speranza che la società moderna promuova nuovamente i valori tradizionali e le norme morali. Al contrario, le tendenze sono esattamente l'opposto, poiché l'Europa sta diventando sempre più post-cristiana.

In queste circostanze, il ruolo delle famiglie cristiane e delle comunità cristiane affiatate aumenta notevolmente. Dopotutto, se l'ideologia del gender è imposta ai bambini nelle scuole, l'unico modo per instillare in loro concetti e valori cristiani è l'educazione familiare – non tanto con le lezioni, ma con esempi pratici di vita dei genitori secondo il Vangelo. La semplice esperienza di un bambino che vive in una tale famiglia, dove accoglie il comportamento dei suoi genitori, sarà il più efficace contrasto all'ideologia del gender o a qualsiasi altra ideologia non cristiana. In altre parole, se una essere umano, e ancor più un bambino, vive in una famiglia attivamente credente, se partecipa consapevolmente al culto e alla vita della sua comunità e partecipa con riverenza ai sacramenti, allora nessuna ideologia del gender e nessuna "convenzione di Istanbul" riuscirà a sconfiggerlo.

 
Che cosa ci impedisce di diventare santi

Noi monaci dobbiamo dimenticare di che genere siamo, femminile o maschile. Noi siamo monaci. Il Signore ci chiama per vivere al di fuori delle debolezze legate al genere e per unirci a lui. Quando nei monasteri maschili cominciamo a considerarci prima di tutto maschi, con questo danneggiamo la nostra vita monastica, perché nella nostra vita cominciano a prevalere l'aggressività e la sensualità. Anche quando prevalgono i sentimenti femminili, la vita si complica molto.

Dio è la semplicità, l'uomo è un essere complicato. Questo pensiero suona certamente come una concezione filosofica, ma significa che Dio è esclusivamente "Colui che è" (il nome di Dio che Dio stesso ha detto a Mosè, ndt), e non ha nessuna complicazione, come una linea retta in geometria non ha nessuna deviazione. Questa caratteristica, la chiamiamo "semplicità". Quando nel mondo entra una complicazione, le cose diventano aggrovigliate.

Per esempio, qualcuno vi fa una domanda e voi gli rispondete per un'ora, e il tema del vostro discorso diventa complicato. Ma se la vostra risposta sarà "sì" o "no", il discorso sarà chiaro e semplice.

Immaginiamo di avere delle tavole di legno delle stesse dimensioni, della stessa larghezza e lunghezza e dello stesso spessore. Sono semplicemente delle tavole. Si può prendere migliaia di queste tavole e metterle insieme, formeranno una costruzione ideale perché sono semplici. Se prendiamo tavole diverse tra di loro, di varie dimensioni, di vario spessore, lavorate e non lavorate, diritte e storte, e cerchiamo di metterle insieme, l'oggetto ottenuto non sarà uniforme perché queste tavole non potranno formare un insieme compatto. Altrettanto funziona anche un monastero. Più assomigliamo a Dio, e più siamo capaci di formare un unico organismo. Più complicati diventiamo, più ci occupiamo di noi stessi, e meno presentiamo un unico organismo. Chi siamo, noi? Tavole semplici che Dio unisce in un'unica costruzione, oppure siamo un insieme di tavole storte che non è possibile mettere insieme?

Per grazia divina abbiamo una grande possibilità di diventare santi. Però c'è una sola strada per la santità: morire. L'apostolo Paolo dice: "Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" (Galati 2,20) – e appena ciò diventa realtà, nella vita di una determinata persona, qualsiasi persona potrà stare insieme con questa realtà, ed essa potrà stare insieme a qualsiasi persona. Il santo vescovo Ignatij Brjanchaninov nel suo libro "Un'offerta al monachesimo moderno" dice che uno dei più grandi miracoli della vita monastica consiste non nel fatto che io posso convivere con qualcuno, ma che gli altri riescono a convivere con me.

Se avessimo la possibilità di clonare noi stessi sotto tutti gli aspetti, fisici, spirituali, sociali, con tutte le nostre virtù e difetti, e poi metterci davanti questa copia perfetta di noi stessi, scopriremmo  che questo clone ci irrita fino al punto di volerlo uccidere. E questo è proprio quel che facciamo con le altre persone senza accorgercene.

La causa di questo stato e del fatto che non ce ne accorgiamo di questo, si trova nel fatto che il centro della nostra vita siamo sempre noi stessi, e non Gesù Cristo. Se fosse Gesù Cristo il centro della nostra vita, potremmo amare qualsiasi persona senza irritarci mai. Ma noi ci irritiamo, ci preoccupiamo, perdiamo la pace solo perché prima di tutto amiamo noi stessi.

Se devo parlare di me, la mia vita interna si trova in uno stato di assoluto disordine. Io ho detto alla vostra superiora che mi vergogno di come sono stato accolto nel vostro monastero – vorrei nascondermi e fuggire, perché mi rendo conto di chi sono in realtà. E se tu cerchi di capire chi sei, e Dio ti benedice con questa consapevolezza, tu capisci che non meriti alcun amore, se non per il fatto che Dio ci ha amati per primo. Dio ci ama non perché possiamo o non possiamo fare qualcosa, Dio ci ama solo perché ci ha creati. E qualsiasi cosa faremo, non smetterà di amarci.

E proprio questo dobbiamo imparare a fare anche noi. Ma il problema è che noi amiamo noi stessi. Voi direte: "No, non mi amo!" Quando lo sento da uno dei miei monaci, gli dico: "Mettiti seduto, ti faccio una foto e la do ai pittori perché facciano un'icona: abbiamo un santo che vive tra noi!"

Vi insegnerò tre cose.

La prima – l'ubbidienza è la vita. La seconda – è meglio essere ubbidienti che avere ragione. La terza – se non morirai prima della morte, morirai quando morirai... (v. san Paolo)

Tutto che ci serve per diventare santi, l'abbiamo appieno in questo monastero. Non c'è bisogno di andare a cercarlo altrove. Basta cominciare la lotta contro noi stessi, contro le passioni.

Noi tutti siamo dei bambini cattivi del nostro Padre...

Nella vostra città viveva un grande santo (Ioann di Kronshtadt – ndt). Non so quanto sia vero, ma un anziano vescovo, l'arcivescovo Averkij (Taushev, 1906-1976) mi ha raccontato che si interessava molto di psicologia, e una volta uno studente gli ha detto che il santo Ioann di Kronshtadt leggeva Sigmund Freud, e che lo studente era molto curioso di sapere l'opinione dell'arcivescovo Averkij. Lo studente domandò:

- Lei ha sentito parlare di Sigmund Freud?

- Certamente – rispose l'arcivescovo.

- E lei crede nell'esistenza delle malattie psichiche?

L'arcivescovo rispose:

- Certamente, perché le vedo ogni giorno. Chiunque è amato da Dio e, nonostante questo, è pronto a peccare di propria volontà e a non amare in risposta, è veramente un malato di mente.

Potete immaginare, chi siamo?

La vita monastica esiste allo scopo di aiutarci di morire a noi stessi. Pensate, quanto tempo e quante forze abbiamo perso invano pensando a cosa fanno e a cosa dicono le altre persone, invece di pensare a cosa facciamo e a cosa diciamo noi stessi? Il modello per il nostro comportamento ci è stato dato da Cristo: lui è venuto sulla terra non per essere servito, ma per servire, è venuto per amare. Noi dobbiamo imparare da lui a farlo. Se non ami tutti, vuol dire che ami solo te stesso, perché l'amore non fa differenza. Altrimenti non si tratta di amore, ma di compiacenza.

L'unica libertà reale per noi come creature di Dio è l'ubbidienza. Dio infatti ci ha creati e sa che cosa è per noi la cosa migliore. Se siamo ubbidienti a lui, facciamo quello per cui siamo stati creati.

Per esempio, abbiamo un'automobile e al posto della benzina mettiamo dello sciroppo. In queste condizioni persino l'auto migliore non funzionerà, perché non è stata creata per questo combustibile.

Se noi facciamo ubbidienza a noi stessi e non a Dio, non entreremo in Paradiso, perché siamo stati creati esclusivamente per amare Dio e il prossimo.

Noi, dell'amore, non sappiamo niente. Guardate voi stessi! Nessuno di noi può amare se non crediamo in Dio. È importante sapere in che cosa credi. Ognuno di noi vive per se stesso persino dentro un monastero, e per questo la nostra presenza in un monastero perde ogni senso.

Parlando con le monache dico sempre: le emozioni forti che fanno parte della natura femminile, sono sia una benedizione sia una maledizione per le monache. Ma non sono le emozioni il problema, il problema è fidarsi di loro.

A causa delle emozioni le donne vivono come dentro un vortice. Quando visito un monastero femminile, invece di provare una gioia costante della presenza di Dio, mi trovo sempre in un campo di emozioni.

Il segno dell'amore spirituale è la gioia. Questo non significa che dobbiamo correre, ridere e gridare. Questo significa sapere lo scopo della nostra presenza qui ed essere grati a Dio perché ci dà tutto ciò che ci serve.

Quando vi alzate di mattina, dovete ringraziare Dio per un giorno in più in cui possiamo pentirci. Invece il primo pensiero quando ci svegliamo è: "Devo andare di nuovo in chiesa, devo andare di nuovo a lavorare, dove ho messo le mie pillole?".

Cosa c'è che non va, in noi? - siamo innamorati di noi stessi, siamo egocentrici.

Penso che tutte voi leggiate le Sacre Scritture, ma se per qualche ragione non lo possiamo fare, le sentiamo leggere in chiesa. Il Signore Gesù Cristo ci dice: "...ciò che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25, 40).

Cosa sarebbe successo se avessimo visto Gesù Cristo di Persona, nel nostro tempio, quando vi entriamo, come al solito, irritati e cattivi, cosa ci avrebbe detto? Cosa ci sta succedendo? Rispondo ripetendo: siamo innamorati di noi stessi.

Parliamo dell'esperienza della preghiera, ma precisamente, dell'assenza di questa esperienza.

Voi sapete cosa sia una pioggia di meteoriti. Quando un meteorite entra nell'atmosfera, all'istante viene circondato da una fiamma e esplode in piccoli frammenti che piovono come una doccia. Nelle vostre teste quando pregate succede qualcosa di simile - piovono mille pensieri che non hanno a che fare con Dio. Questo succede per il motivo che amiamo noi stessi, e non Dio... Noi preferiamo a lui qualsiasi cosa.

Quello che dice Dio è semplicissimo, ma noi complichiamo tutto all'inverosimile. Lui ci dice: "Avendo occhi, non vedete? Avendo orecchie, non sentite?" (Marco 8,18)

Questo succede perché noi vogliamo che sia fatta la nostra volontà, sempre e comunque, noi facciamo solo quello che ci fa piacere, e facendo piacere a noi stessi diventiamo o gli schiavi dei nostri piaceri, oppure ci irritiamo se non li riceviamo appieno.

Io prego perché Dio non vi dia mai niente di quello che gli chiedete, ma che vi dia solo quello di cui avete bisogno, perché voi, come me, non siete ragionevoli e non sapete di che cosa avete bisogno, ma sapete solo quello che volete per viziarvi.

Sono venuto come un esperto in un'unica cosa: come peccare. Lo faccio sempre. Ecco tutto ciò che so. Però ho lottato per sapere cosa sia la vita monastica. Il Signore è stato misericordioso con me, perciò vorrei condividere con voi l'esperienza di questa lotta per avvertirvi delle trappole, la più grande delle quali è il nostro "io". Non esiste, sulla terra, nessuna persona che vi può danneggiare più di voi stessi.

E ora spiegatemi per quale ragione vi fidate di voi stessi? Noi dobbiamo fidarci di Dio, delle altre persone, ma mai di noi stessi!

...Care sorelle, voi capite cosa sia il pentimento? Quando facciamo i voti, ci dicono che il monastero è il luogo del pentimento. Cosa significa? Se non lo sapete, vuol dire non lo fate! Il Signore ci esorta: "Pentitevi, poiché il regno dei cieli è vicino" (Matteo 3, 2). Voi vi pentite? Che cosa vuol dire pentirsi? Come possiamo pentirci se non sappiamo cosa sia?

Il pentimento non vuol dire vivere piagnucolando, nella tristezza e nei guai, il pentimento non è una tortura che facciamo a noi stessi e agli altri.

Il pentimento è il cambiamento radicale della direzione della propria vita. Se andavi verso il nord e ora stai andando verso l'ovest, questo non è un cambiamento radicale. Radicale vuol dire cominciare ad andare a sud.

Allora che direzione ha la vostra vita? Non ditemi che direzione deve avere, ma quella che ha ora. Vi posso dire della mia vita – ha una direzione verso me stesso, mentre deve andare verso Dio.

Il Signore ci dice: per vivere dovete morire, per trovare la vita dovete perderla. Se volete venirmi dietro, dovete prendere la croce, rinnegare voi stessi e seguirmi (v. Matteo 16, 24). Il Signore ci dice che l'unica strada per seguirlo è morire a noi stessi e vivere in lui. Questo è il radicale cambiamento di direzione della nostra vita. Il Signore pensa a noi, si prende cura di noi e ci ama sempre. Sempre, in ogni momento, altrimenti non sopravivremmo.

Ma voi... se tutto va bene, in ventiquattro ore pensate a Dio per dieci minuti, il resto del tempo penserete solo a voi stesse.

Se Dio pensasse a noi solo dieci minuti in ventiquattro ore, saremmo morti. Se sposandoci lavorassimo per la nostra famiglia solo dieci minuti al giorno, saremmo morti di fame. Se entrando in un'università studiassimo solo dieci minuti al giorno, non finiremmo mai gli studi.

Se vogliamo entrare in paradiso e stare con Dio, ma gli dedichiamo solo dieci minuti al giorno, e il resto del tempo lo dedichiamo a noi stessi, non troveremo mai Dio.

...Care sorelle, la vostra vita spirituale è un caos totale, e può metterlo in ordine solo Dio. Ma voi dovete permettergli di farlo, e non lottare con lui. Se volete essere le prime, dovete essere le ultime.

Io trovo sempre strano e triste quando i sacerdoti si trovano insieme per celebrare la liturgia e si domandano: "Quando sei diventato sacerdote? Quante onorificenze hai? Che posto devo prendere e dietro a chi?" Questa è una follia! Nessuno ha alcun diritto di trovarsi all'altare! Ma noi all'altare vogliamo sapere chi sia il primo. Siamo dei folli. Noi entriamo nella casa di Dio vivente dove il Signore si apre in tutta la sua pienezza, dove Dio sta con noi, e il nostro primo pensiero è: "Ho freddo! Ho caldo! Sono stanco, ho mal di schiena, e ai piedi; questo è cattivo, quello è buono..." Ma persino con questo atteggiamento verso il sacro, i Misteri s'avverano – Dio ci ama nonostante tutto. È sorprendente!

Padre, da che cosa cominciare per smettere di amare se stessi?

Prima di tutto bisogna capire che l'amor proprio è corruzione. È paura, presunzione che vi divorerà vive e vi renderà orribili. Le persone che amano se stesse non possono convivere con nessuno. Vi è capitato di vedere una persona che dopo aver visto un'altra mettere qualcosa sul tavolo, dice: "No, questo bisogna metterlo lì e non qui"? Perché siamo così folli?

Una volta sono stato in un monastero femminile... a proposito, non critico solo le monache, i monaci fanno le stesse cose. Ma questa storia è successa in un monastero femminile. Allora facevo delle cure, la mia temperatura corporea ora saliva ora scendeva, come anche la pressione, perciò in chiesa ero costretto a stare seduto vicino ad una finestrina aperta, altrimenti soffocavo. Vicino alla finestrina c'era un tavolino con una lampada. A un certo punto si è avvicinata una monaca, ha acceso la lampada dicendo: "Padre, le faccio un po' di luce, e starà meglio". Ho detto: "Grazie". Dopo cinque minuti si è avvicinata un'altra monaca: "Caro padre, forse, la luce la disturba" – e ha spento la lampada. Poco dopo arriva la terza, accende la luce dicendo: "Padre, perché sta qui al buio?" E tutto questo è successo durante la funzione. Ho domandato alla superiora: "Come mai le sorelle sono così ansiose? Stavo pregando, ma loro pensano a questa stupida luce, se io stia male o bene al buio o alla luce".

È come se entrasse il Signore in questa stanza e qualcuna di voi gli dicesse: "Aspetta, Signore, permettimi di aggiustarti i capelli". Siamo folli, no? Ma lo facciamo ogni secondo.

Le sorelle volevano semplicemente farle piacere...

No, le sorelle volevano fare piacere a loro stesse. In questo preciso caso era importante non fare il bene, ma ricevere da me una reazione. Di che cosa ho bisogno, essendo un monaco? Di preghiera. Non ho bisogno del cibo, ho bisogno delle vostre preghiere, ho bisogno vedere la vostra fede, ho bisogno che voi mi mostrate come bisogna amare Dio. Tutto il resto, lo posso fare da me. Non voglio dire che sono ingrato per l'attenzione, ma non mi serve, e voi non ci dovete pensare.

Padre, vorrei fare una domanda sull'ordine esterno. In un libro sugli startsy del Monte Athos è scritto che uno starets ci teneva molto all'ordine prestabilito e avvertiva i novizi di non cambiare niente: "Per due volte vi avvertirò, alla terza vi manderò via!". Nei monasteri di lunga tradizione ci sono cose che non cambiano da secoli. E lì infatti ci tengono, a queste cose. Per esempio, in uno dei monasteri le sorelle mostrano una pentola usata dalle monache per decenni. Ma nei monasteri, come il nostro, che è stato fondato da poco, questo sembra spesso ridicolo. Per esempio, qualcuna dice: "È già da un mese e mezzo che abbiamo questo, è una tradizione del nostro monastero". Qualcuno lascia un lavoro, viene un'altro per fare lo stesso lavoro, e gli dicono: "È da tre giorni che è la tradizione del nostro monastero". Ma è peggio ancora quando arrivano persone nuove e distruggono anche questo piccolo ordine. Possiamo dire che persino in queste piccole cose esterne dobbiamo essere ubbidienti, altrimenti ci saranno anarchia e caos?

Il problema non è quello che facciamo, ma perché. Se in un monastero si è formata una tradizione nel fare le cose, quali che siano, è importante capire perché non vogliamo rispettare la tradizione. Una pentola ha venti o trent'anni, non è importante; importante è fare quello a cui sei stato assegnato, per ubbidienza. La struttura di ogni monastero esiste per educare la nostra ubbidienza. L'ubbidienza è superiore a qualsiasi lavoro. Abbiamo una legge. La legge ci è stata data da Dio. La nostra Chiesa ci ha dato delle leggi. E tutte queste leggi sono state date per rafforzare i legami tra l'uomo e Dio. La legge non è superiore ai nostri rapporti con Dio, i rapporti sono superiori alla legge.

Vi darò un esempio semplice e ovvio. La Chiesa dice che ogni ortodosso deve rispettare i digiuni, i periodi di astinenza. C'è però un'eccezione: chi non pecca, non ha bisogno di digiunare. Perché facciamo i digiuni? Perché siamo peccatori. Noi digiuniamo per vincere il peccato e per imparare ad amare Dio. Noi non facciamo i digiuni per fare i digiuni. Noi facciamo i digiuni per liberarci dalle passioni.

Se non avete niente in contrario, vi racconterò ancora un poco del nostro monastero. Noi siamo una riunione di peccatori. Noi sappiamo peccare meglio di qualsiasi altra cosa. Ma stiamo cercando di aggiustarci. Io dico di continuo ai monaci: "Siete venuti al monastero per trovare Dio e imparare ad amarlo. L'ubbidienza è la strada per raggiungere questo scopo. La preghiera è il lavoro più importante tra tutti quelli che può fare un monaco. Non siete venuti al monastero per lavorare. Lavorare, lo si può fare anche altrove. Non siete venuti al monastero per insegnare. Siete venuti per studiare.

Alcuni monaci hanno difficoltà a capirlo. Dico loro: "Se la cena sta bruciando, che si bruci del tutto, ma nessuno avrà il permesso di assentarsi dai Vespri!" Se mi rispondono: "Ma il cibo si brucerà!", io rispondo: "È meglio se si brucerà il cibo piuttosto che ti bruci tu. Mangeremo la cena bruciata, ma pregheremo".

Io rimango scioccato quando visito i monasteri e vedo che i monaci non vengono in chiesa per la funzione perché preparano il pranzo per i pellegrini.

Guardate voi stesse – non avete bisogno di mangiare! Nessuna di voi morirà di fame! State in chiesa e pregate, date da mangiare prima di tutto alla vostra anima, non preoccupatevi del vostro corpo, il corpo morirà in ogni caso. Alcuni di noi sono più vicini alla fine, ma le nostre anime sono affamate come prima. Sono affamate di Dio, ma noi non diamo loro da mangiare, facendo ingrassare invece i nostri corpi.

Io dico ai miei monaci: "Se dovete andare da qualche parte, andateci, ma dovete essere in chiesa per la funzione in ogni caso. Se l'ora di tornare al monastero vi coglierà a metà del lavoro, lasciate il lavoro e tornate. Altrimenti a che scopo siamo qui se non preghiamo?".

...Se mettiamo Dio al di sopra di tutto, e subito dopo a lui i nostri fratelli e le nostre sorelle, avremo la pace interiore indisturbata. Niente e nessuno la potrà far vacillare. Non avremo mai nessuna preoccupazione. Nessuno ci farà irritare. Solo noi lo potremo fare!

Vorrei raccontarvi una storia di un rabbino. C'era un monastero maschile molto grande e molto ricco. Una volta c'erano tanti monaci, ma poi pian piano i fratelli iniziarono a invecchiare e ad ammalarsi, perciò molti di loro cominciarono a portare con loro in chiesa sgabelli e cuscini dove sistemarsi durante le funzioni. Uno aveva bisogno di un tappeto sotto i piedi, l'altro doveva mettersi sulle spalle uno scialle, ed ecco che sciocchezze venivano fuori: "Devo stare comodo durante la funzione". E così pregavano, senza amore e senza ardore. Si preoccupavano piuttosto della loro posizione nel monastero che del fatto che si presentavano agli occhi di Dio. Perciò pian piano il monastero ha cominciato a deteriorarsi, i vecchi monaci morivano, non ne venivano di nuovi. Quelli rimasti vedevano il degrado ed erano nella malinconia.

Una mattina alle porte del monastero bussò un rabbino che disse al portinaio:

- Vorrei parlare con il priore.

- Aspetti qui, - ha detto il monaco ed è andato dal priore.

- Che cosa vuole? Non conosco nessun rabbino – si stupì il Priore.

- Non so cosa vuole.

- Vai a domandare.

Il monaco tornò al portone e chiese al rabbino lo scopo della sua visita. Allora il rabbino rispose:

- Sono ormai vecchio e mi rimane poco da vivere. Non ho dove vivere, voi invece avete molto spazio. Ho visto che nel bosco si trova una cella (una piccola casetta) che appartiene al vostro monastero. Se me lo permettete, ci vivrò io e pregherò, finché arriverà la mia morte.

Il priore pensò che questa casetta abbandonata non serviva al monastero ed permise al rabbino di viverci.

Il rabbino passò tutto l'autunno nella sua casa nuova a pregare. Arrivò l'inverno, poi la primavera, e il priore mandò i monaci nel bosco per tagliare la legna. Tornando, i monaci raccontarono con stupore al priore che il rabbino pregava ogni giorno nella sua casetta.

Il priore si incuriosì e ci andò di persona. Quando si avvicinò alla casetta, il rabbino spuntò fuori, lo abbracciò e disse:

- Vi sono molto grato. Ho pregato tutto questo tempo, e Dio mi ha detto che nel vostro monastero si trova il Messia.

Il priore domandò meravigliato:

- CHI si trova da noi???

E il rabbino ripeté:

- Tra voi si trova il MESSIA!!!

Il priore lo guardò e si convinse che il rabbino era semplicemente diventato matto. Tornato al monastero, raccontò ai monaci, anche loro incuriositi, del rabbino:

- Ha detto che tra noi si trova il Messia.

Tutti cominciarono a scherzare e ridere. Ma nella stessa notte il priore non riusciva a prendere sonno e pensava: "Forse è quello, o questo, oppure quell'altro, o forse sono io?" La mattina successiva quando entrò in chiesa, osservò i monaci pensando: "Forse quello è il Messia, oppure l'altro?" Altrettanto i monaci, incontrando i fratelli, si domandavano: "Ma forse questo è il Messia, come mi devo comportare, con lui?" E pian piano ogni monaco cominciò a comportarsi con ogni suo fratello come se quello fosse il Messia. Tutti cominciarono a pregare di più, a cantare con gioia, cominciarono a trattarsi l'un l'altro con amore, pazienza e tenerezza. Da fuori iniziarono ad arrivare nel monastero altri monaci, e il monastero riprese a crescere.

Però, col passare degli anni, i monaci cominciarono a dimenticarsi, per cosa si erano radunati, e il monastero cominciò di nuovo a degradarsi, fino alla sua chiusura.

Io vi domando, sorelle: forse il Messia si trova tra voi? E se si trova tra voi, come vi comportate, con lui? Il Signore ha detto: "Chi vede me, vede il Padre" (Giov. 14, 9). Ha detto anche: "...ciò che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25, 40).

Credetemi: tra voi vive il Salvatore, è nella vostra sorella, ma voi non vi comportate in modo adeguato, come bisogna comportarsi con il Messia. E quando verremo al Giudizio Universale, il Signore ci dirà:

- Va' via, non ti conosco. Avevo fame, e non mi hai dato da mangiare; ero triste, e non mi hai rasserenato; quando tremavo dal freddo, non mi hai scaldato.

E voi risponderete:

- Signore, ma quando mi sono comportata così, con te?

E Lui nominerà ognuna delle sorelle e domanderà:

- Ricordi? Ricordi?..

Sorelle, ancora una volta vi faccio questa domanda: credete a Dio, oppure pensate che sia un imbroglione? Se non facciamo quello che ha detto, o siamo stupidi, oppure davvero crediamo che sia un imbroglione.

Perché questo monastero non è santo? Questo monastero non è santo perché voi amate voi stesse più che Dio. E se mi direte che questo non è vero, vi dirò: "Mostratemi almeno una sorella che amate più di voi!" E voi risponderete: "Ma io non posso amare tutti in modo uguale!" Ma proprio questo significa che voi amate prima di tutte e più di tutte voi stesse. Ma se amate voi stesse, non amate Dio. Allora, in questo caso, cosa ci fate, in questo luogo?

Come si dice da noi in America, una persona può essere una parte della risoluzione del problema, oppure una parte del problema stesso. Allora, chi siamo? O ci mettete del vostro per far diventare questo monastero un luogo santo, oppure state uccidendo voi stesse e le sorelle attorno a voi.

... La saggezza dei santi Padri non consiste nella nostra imitazione dei loro atti. La Vita di sant'Antonio il Grande non è stata scritta perché noi, dopo averla letta, corriamo nel deserto. Questo non farà di noi dei santi. Quando leggiamo queste pagine, dobbiamo capire con il cuore le cause dell'amore di sant'Antonio per Dio. Non dobbiamo fare atti simili a quelli di sant'Antonio, ma amare con tanta forza, come amava lui, per poter fare poi tutto ciò che bisogna fare per quest'amore. Lui si lasciava cadere dentro i rovi non perché Dio voleva questo da lui, ma perché lui cercava di liberarsi da tutto che lo separava da Dio.

Immaginate una piazza piena di persone affamate che hanno un solo pezzo di pane, un pezzo in tutto il mondo. Come si azzufferanno, per questo pane! E proprio questo facevano i santi: loro rinnegavano assolutamente tutto ciò che li separava da Gesù Cristo. Noi non lo facciamo, perché amiamo noi stessi e ci preoccupiamo solo di noi stessi.

Una volta avevo l'abitudine di applicare sulle pareti della mia cella dei foglietti con scritte, finché i monaci che venivano da me per la confessione non hanno cominciato a distrarsi leggendole, invece di pensare ai peccati. Allora, ho messo sulla porta una scritta: "Tutto è per te, Signore. Niente è per me". E quando uscivo dalla mia cella, tutto che facevo era in nome di Dio, e non nel mio, perciò in ognuno vedevo Dio, e non me.

Nessuno di noi entrerà in Paradiso se non cambierà. Non vi è nessun dubbio che Dio ci ama molto di più di quello che potremo mai capire. Ma il problema è se noi amiamo qualcuno più di noi stessi.

E ora, dopo che ho dipinto il quadro molto negativo di cosa siamo in realtà, posso domandarvi: cosa dobbiamo fare?

La risposta è semplice: amate il prossimo. Non sopportatelo, non sfuggitelo, non deridetelo, ma amatelo: prendetevi cura dei bisogni delle persone che stanno attorno a voi, cercate di aiutarli a salvarsi, pregate per loro. Fate di tutto perché il prossimo stia bene, augurategli la salvezza nell'eternità, pregate per lui!

... l'amore non è un sentimento. L'amore è fede, fiducia.

Noi diciamo: "Io sento Dio vicino a me". È una dichiarazione terribilmente miope! Dio non è per niente vicino, Dio è totalmente dentro noi! Il fatto è che non ce ne rendiamo conto, ma è proprio lì, nonostante le nostre incapacità di capirlo. Lui è lì, invece voi non siete dov'è lui.

Nessuno può essere costretto ad amare. Fare il bene al prossimo senza amore, non è amore. Lo sanno tutti, e anch'io ho sperimentato quando qualcuno fa qualcosa per noi sinceramente, per amore, oppure con indulgenza, oppure semplicemente sopportandoci. E quando qualcuno vi ama davvero, voi lo sapete. È inspiegabile, è come un legame istantaneo che si crea tra voi. Questa è una cosa autentica.

Quando incontrate qualcuno che ha la pace nel cuore, non sapete ancora cos'abbia, ma volete parteciparvi. Voi vedete l'integrità di questa persona.

I fratelli mi dicono: "Padre, perché lei è così clemente? Cacciamo via dal monastero quel fratello". Io rispondo: "Per la stessa ragione perché non caccio via anche voi – non sono stato io, a portarlo qui, Dio ha portato qui questa persona, e Dio stesso, se sarà necessario, la caccerà via".

È una follia... Esigono da me che cambi il comportamento di una persona. Ma loro stessi non vogliono elevare questa persona con il loro amore fino allo stato di integrità. Loro mi chiedono di tenere sotto controllo quello che li irrita in questa persona. Questo non è amore.

Lo schi-archimandrita Ioachim (Parr) a Tredwell

Allora, ecco la nostra lotta di ogni giorno: tutto sia per Dio, niente per noi. Ogni persona del monastero, indipendentemente dal lavoro che fa, deve partecipare alle funzioni della chiesa.

Mi dicono:

- Ho appena versato il cemento, si solidificherà.

Io rispondo:

- Vai a pregare, e che si solidifichi. È più facile fare altro cemento che imparare a pregare.

 Uno dei fratelli mi ha detto:

- Padre, con queste funzioni non è possibile finire nessun lavoro! Non abbiamo mai tempo per lavorare bene!

Gli ho risposto:

- L'unica causa per cui sei venuto qui è il lavoro sulla tua anima. Perché sprechi le tue energie per queste stupidaggini?

Sono convinto che i monasteri si trovano in gran pericolo quando i monaci non vogliono, non amano e non cercano di pregare. Potete inventare una cosa più importante della preghiera? Cosa vi sta succedendo?..

Vi racconterò un'altra storia. Sono diventato monaco sul santo Monte Athos, nello skit del profeta Elia. Poco lontano da quel posto c'è un luogo degli eremiti, si chiama Kapsala. Ci saranno circa quaranta celle nel bosco, in ogni cella vivono quattro – cinque monaci. Una volta celebravo i Vespri della Festa dell'Esaltazione della Croce del Signore. E quando sono uscito dall'altare, ho visto un vecchio monaco vestito molto semplicemente, ma accuratamente. Tutti nel tempio gli si avvicinavano per prendere la benedizione. Ho pensato che fosse un sacerdote. Durante il canone è entrato nell'Altare e ha chiesto di confessarsi. Ho acconsentito, e durante la confessione ho saputo che è un vescovo... Il giorno successivo dopo la Liturgia abbiamo parlato e gli ho chiesto di raccontarmi di lui. Mi ha risposto:

- La mia vita è come quella di tutti gli altri. Sono un peccatore, continuo a peccare e cerco di fermarmi.

Allora ho domandato:

- Com'è successo che lei, essendo vescovo, è finito all'Athos?

Lui mi ha raccontato la sua storia:

- Ho studiato all'Università di Atene alla Facoltà di Teologia ed ero il miglior studente in tutto il corso. Durante le ultime cerimonie il patriarca di Alessandria che aveva partecipato, ha detto all'Arcivescovo greco: "Vorrei che questo giovane sacerdote insegnasse nel mio seminario. La Chiesa di Alessandria sta morendo, abbiamo bisogno di gente istruita per aiutare la Chiesa". Si sono accordati, e io sono andato ad Alessandria per tre anni. Ma invece di tre, ci sono stato dieci anni e sono diventato vescovo. Sono passati altri anni e una sera piovosa d'inverno, dopo che avevo finito la lezione all'Università Aristotele, mentre tornavo a casa sono stato coinvolto in un incidente stradale. L'ambulanza mi ha portato al reparto di rianimazione. Quando sono rinvenuto, i dottori mi hanno detto: "Lei ha subito un grave trauma, dobbiamo controllare se il suo cervello non abbia subito danni". A questo punto ho domandato di chiamare un sacerdote, e loro hanno trovato, tra i pazienti, un anziano monaco del Monte Athos. Era vecchio, di bassa statura e sporco. Io ho cominciato a confessarmi, ma lui mi ha interrotto e ha detto che dovevo smettere con la vita sfarzosa, andare sul Monte Athos e diventare un vero monaco. Avrei dovuto, secondo lui, smettere di andare in giro per tutto il mondo e di fare finta di essere una persona molto importante. Mi sono molto arrabbiato e l'ho cacciato via dalla stanza. Ma questa storia è rimasta nella mia memoria per lungo tempo. Da una parte, mi sono arrabbiato fino a punto che ho sentito il mal di cuore, dall'altra parte capivo che quello che aveva detto il vecchio monaco era una verità che non volevo ascoltare.

Dopo un po' sono stato dimesso e si è interessato di me il Patriarca Ecumenico. Lui mi ha invitato a partecipare a un evento. Dovevo tenere un discorso. Ma appena l'ho cominciato, ho avuto mal di cuore. Sono caduto, ho rovesciato il tavolo e sono finito di nuovo in rianimazione. All'ospedale periodicamente perdevo i sensi, ed i dottori hanno dovuto lavorare tanto. Tra la vita e la morte, no fatto una preghiera: "Madre di Dio, se mi salverai ora, ti prometto che andrò sul Monte Athos e tutta la vita che mi rimane la consacrerò al pentimento". La Madre di Dio mi ha salvato, ma io non sono andato sul Monte Athos.

Sono andato dal Patriarca e ho detto:

- Santità, ho promesso alla Madre di Dio di andare sul Monte Athos, mi lasci andare.

Il Patriarca mi ha risposto:

- Ma non eri in te, si può promettere di tutto, in quello stato! Sei vivo, non ti preoccupare.

Ho cominciato a pregare il Patriarca, ma lui ha risposto:

- Devi essere ubbidiente alla Chiesa. La Chiesa ti ha fatto vescovo, ubbidisci e lavora!

Ogni anno portavo al Patriarca la mia richiesta, ma lui non mi lasciava andare. Ma ecco una volta, quando credo che l'avessi infastidito abbastanza, ha detto:

- Ti do tre anni, lavora, e poi andrai all'Athos.

Dopo tre anni ci sono andato. Non sapevo niente del monachesimo. Ero un vescovo grasso con mani morbide e tenere. Portavo un paio di belle morbide scarpe italiane con la suola molto sottile, e una tonaca di seta. E vestito così sono arrivato sul Monte Athos. A Dafni i monaci mi hanno domandato:

- Eminenza, chi vuole vedere?

Ho risposto:

- Sto cercando un monaco, - e  ho descritto il piccolo monaco sporco che molti anni prima mi aveva confessato.

I monaci mi hanno domandato:

- Come si chiama? Dove abita?

Ma io non sapevo niente, l'ho di nuovo descritto, e mi hanno risposto:

- Tutti al Monte Athos hanno questo aspetto.

Mi sono rattristato, perché volevo trovare il monaco che mi aveva indirizzato sul Monte Athos.

Allora uno dei monaci ha detto:

- Se questo starets esiste, allora vivrà nel punto più lontano del Monte, a Karulia. Salga il monte, forse lo troverà lì.

E ci sono andato. Mente salivo, sudavo, le pietre mi pungevano attraverso le suole sottili delle mie scarpe italiane e mi sono stancato fino al punto di credere che sarei morto strada facendo. Ma i monaci mi dicevano:

- Vada avanti, lo starets è lì.

E finalmente qualcuno mi ha detto che ero arrivato. Davanti a me c'era una piccola cella con una finestra chiusa con gli scuri. Era circondata da un muro in pietra, ma la vista che si apriva da quel posto era tale che veniva la voglia di volare.

Vicino alla cella c'era una fila di monaci. Io volevo passare avanti, ma sono stato fermato.

Ero un vescovo e non ero abituato ad aspettare. Mi sono arrabbiato, ma ho deciso di rimanere. Ed ecco esce dalla cella il novizio dello starets e mi dice:

- Ma tu, cosa vuoi?

- Sono venuto a vedere lo starets.

- Lo starets si è stancato, oggi ha ricevuto i fratelli per tutto il giorno e ora è andato a dormire. Oggi non può vederti.

- Ma io ho fatto una strada lunga così, sono salito sulla montagna! Cosa devo fare?

- Vieni domani.

- Non ho un posto dove andare.

- Tutti dormono per terra, fa' così anche tu e dormi.

Ho passato quella notte sulla strada. Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Arriva l'alba, esce il monaco e dice:

- Lo starets oggi non parlerà con nessuno, lui pregherà.

Non riuscivo a credere a ciò che sentivo. Un'altro giorno è andato perso. Avevo fatto una lunga strada, non avevo un posto dove andare, e allora ho deciso di aspettare. Quel giorno, l'ho passato sotto un albero, ho cercato di pregare, ma tutto di che ero capace di pensare era la rabbia che provavo verso lo starets.

Il giorno successivo il monaco si è avvicinato a me e mi ha detto:

 - Sei ancora qui? E va bene, sei stato paziente, vieni, lo starets parlerà con te.

Sono entrato. Lo starets mi ha visto e mi ha domandato:

- Cosa vuoi?

- Voglio essere un monaco, – gli ho risposto.

- E perché sei venuto qui se vuoi essere un monaco?

Gli ho raccontato la mia storia, com'era venuto, all'ospedale, il monaco dell'Athos.

Lo starets mi ha domandato:

- Quanti anni sono passati?

- Trentadue anni.

- Ma sei matto? Lui è già morto da un pezzo! Tu stesso hai detto: piccolo, vecchio, trentadue anni fa! Nemmeno tu, qui, sopravviverai.

Io gli domando:

- Perché?

- Perché non potrai mai eseguire quello che ti dirò. Che cosa facevi prima di venire qui?

- Sono un vescovo.

Lo starets si è messo le mani tra i capelli:

- Dio mio! Nella vita, solo le donne possono recare più tentazioni! Vai via da qui!

Io mi sono messo a pregarlo:

- Ti prego, aiutami a diventare un monaco!!!

Lui mi dice:

- Ti permetterò di rimanere nella cella solo a un patto.

- Cercherò di farlo.

- No. Tu devi dire: "Lo farò, starets". Perché se dici che cercherai di fare qualcosa, significa che ti sei già arreso.

- Lo farò, starets.

- Va bene. Allora, ascolta. Non hai permesso di parlare con nessuno - né con me, né con quelli che vengono da me. Con nessuno! Solo se ti chiederò di dire qualcosa, solo allora potrai parlare.

E mi ha dato l'ubbidienza di fare tutte le cose di casa.

Dallo starets veniva sempre gente. Io preparavo il tè, lavavo le tazze e ascoltavo. E volevo sempre dire qualcosa mentre lo starets parlava con gli ospiti. Veniva, per esempio, un monaco e diceva: "Ecco, Gregorio Palamas ha detto...", ma io sapevo di certo che quello lo aveva detto non Gregorio, ma un'altro santo! Gli volevo dire: "Idiota! Questo non lo ha detto Palamas, lo ha detto un'altro santo..." Dentro di me tutto bolliva dalla rabbia, e questo è durato per anni... Ma poi mi sono calmato e non provavo più niente, semplicemente lavavo le tazze, pregavo, versavo del tè. Una mattina sono venuto dallo starets per cominciare la giornata di sempre, e lui mi dice:

- D'ora in poi, puoi parlare.

Ho pensato e ho risposto:

- Non ho niente da dire.

Lo starets mi fa:

- Fratello mio, quando sei venuto, anche allora non avevi niente da dire, ma non lo sapevi. Quando hai lasciato il mondo pensavi che tutto il mondo avesse bisogno di te. Guarda ora, se ha bisogno di te. Ma nemmeno prima aveva bisogno di te. L'unica cosa di cui noi abbiamo bisogno, è Dio.

Ecco che storia mi ha raccontato quel vescovo.

Voi avete bisogno di Dio. Non vi serve altro. Nessuno ha bisogno di una vostra parola.

Se ora andrete nelle vostre celle e al posto delle preghiere andate a dormire, siete stupide.

"O Signore, volevo pregare, ma sono così stanca..." Che bella scusa! Dio dirà: "Volevo svegliarti oggi, ma anch'io ero così stanco..." Noi questo non lo sentiamo, da Dio.

Io cerco di sera fare le preghiere in piedi, ma per via della malattia sono costretto ad appoggiarmi sul leggio. E, che ci posso fare, qualche volta mi addormento.

Una volta mi sono svegliato sotto il leggio, mi sono spaventato perché non riuscivo a capire cosa fosse successo. Poi ho capito che mi ero addormentato, sono caduto e il leggio è caduto sopra di me. Sentendo un rumore nella mia cella, è entrato di corsa un fratello e ha domandato:

- Padre, va tutto bene?

- Non ti preoccupare, – gli ho risposto, – pregavo...

 - Eh, – ha sogghignato lui, – lo vedo.

Allora, finendo il nostro discorso, vi dico: andate a rovesciare i vostri leggii, ora. È sempre meglio addormentarsi facendo una preghiera che addormentarsi senza preghiere. Vi auguro buona notte, ma non vi auguro buon sonno.

 
Pagina Livestream con i video dalla chiesa di santa Parascheva

La parrocchia ortodossa romena di Santa Parascheva a Torino ha aperto una pagina Livestream con i filmati delle sue Liturgie e di altre funzioni ed esibizioni del coro:

http://www.livestream.com/bisericasfantaparascheva

Ogni filmato è preceduto da un'interruzione pubblicitaria che può essere un po' fastidiosa, ma il sito merita comunque attenzione per il grande numero di filmati e la loro durata, una notevole testimonianza della vita liturgica di una parrocchia dalla quale negli anni passati molti dei nostri fedeli hanno avuto una fraterna cura spirituale. La mulți ani!

 
Intervista al parroco della cattedrale della ROCOR a Melbourne

Oggi andiamo in visita agli antipodi, a incontrare il parroco della cattedrale ortodossa russa della santa Protezione a Melbourne, in Australia. Presentiamo l'intervista a padre Nikolaj Karipov, tradotta dal sito ufficiale della Chiesa russa all'estero, nella sezione "Pastorale" dei documenti. Di questa parrocchia ci stupisce la straordinaria vitalità, ed essendo una parrocchia di immigrati in una vasta area urbana, non è fuori luogo fare un paragone con la nostra chiesa. Osserviamo con attenzione cosa è stato realizzato in sessant'anni di vita di una parrocchia che conta un "bacino di utenza" di 4000 persone, e chiediamoci cosa possiamo realizzare nella nostra chiesa (che per fenomeni analoghi di immigrazione ha registrato nell'ultimo decennio un bacino di utenza di oltre 5000 persone). Cosa sarà la nostra parrocchia tra cinquant'anni? Impariamo da quest'esempio!

 
Un richiamo al pentimento

Il giornalista Gennadij Dubovoj ha condotto un'intervista in prima linea nella guerra in Ucraina con "padre Viktor", uno ieromonaco ortodosso che serve come cappellano dei soldati delle Forze Armate della Novorossija. Dubovoj sostiene che la conversazione è stata registrata a maggio, prima dell'abbattimento dell'aereo di linea MH17 della Malaysia, ed è stata pubblicata solo alla fine di luglio. Traduzione dal russo di Mark Hackard.

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"Stanno intenzionalmente affrettando l'arrivo del regno dell'Anticristo..." Il nostro interlocutore è un veterano della guerra in Afghanistan e un ex ufficiale di polizia; ora è uno ieromonaco. Questo è tutto ciò che siamo riusciti a sapere di lui, dal momento che, come ogni monaco, egli ritiene inutile parlare di sé. "Perché? Il Signore conosce tutti, tutti quelli che ha chiamati in questo mondo. Dalla terra sono venuto e alla terra ritornerò". Con un illimitato rispetto, i soldati dell'unità del leggendario "Motorola" lo hanno glorificato come il loro "prete da battaglia." Era con la milizia a Semenovka durante il periodo dei più terribili combattimenti e ha compiuto il suo dovere clericale e militare, stando in piedi nelle veglie di preghiera. Sotto un feroce fuoco di mortaio e di obice, parlava ai combattenti del significato provvidenziale di ciò che stava avvenendo e del senso sacrale della monarchia. Spiegava che pronunciare quelle bestemmie così abituali per la maggior parte dei combattenti significa "consolare i demoni e privarsi della protezione angelica"

Una volta, quando un mortaio ha colpito il tetto dell'edificio in cui stava leggendo ai soldati inni acatisti alla Madre di Dio, padre Viktor, ricordando la sua esperienza afgana, è saltato fuori dalla finestra "come un pesce", insieme con il comandante del plotone "Cedar" del quartier generale. Ed è venuto da noi a Semenovka per sostenere spiritualmente i soldati, in modo che essi sappiano che "anche il soldato è un monaco, ma non combatte una guerra interiore con gli spiriti del male, bensì una guerra esteriore". Questa conversazione ha avuto luogo negli ultimi giorni di maggio, molto prima del ritiro delle forze della milizia da Slavjansk. Padre Viktor ci ha chiesto di non pubblicare questa intervista "finché avverrà un grande incidente aereo, dopo di che tutto cambierà, e la guerra diventerà diversa da qualsiasi guerra precedente". L'aereo si è schiantato, e tutto sta cambiando rapidamente...

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Le ragioni socio-culturali, politiche economiche di questo e di qualsiasi altra guerra sono sempre secondarie; la causa principale è la dimensione spirituale. Qual è la causa centrale, profonda, spirituale, di questa guerra?

Nelle parole dell'apostolo Paolo agli Efesini: "La nostra lotta non è contro la carne e il sangue, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori delle tenebre di questo mondo, contro gli spiriti malvagi nei luoghi alti". Questo riguarda qualsiasi guerra. Le cause visibili, materiali della guerra non spiegano nulla; questo è uno stratagemma delle forze oscure. Un vero guerriero combatte sempre contro i demoni ed è l'avversario dei poteri demoniaci. Noi combattiamo con la preghiera e la Parola di Dio. Al momento, queste forze si sono riunite intorno a Slavjansk, perché questo è il centro spirituale della Novorossija, e il Monastero Svjatogorskij è uno dei baluardi dell'Ortodossia. Prove terribili attendono tutti coloro che difendono Slavjansk e altre città, tutti i protettori della fede ortodossa. Tuttavia, queste prove saranno di beneficio al nostro esercito ortodosso e lo renderanno spiritualmente forte. Come ha detto ai fedeli il santo principe Aleksandr Nevskij, "Dio non è nel potere, ma nella verità." La verità di Dio è con noi, e la vittoria sarà nostra.

Padre Viktor

Queste prove permesse dal Signore sono terribili. Cadremo indietro e ci ritireremo dalle città che difendiamo. Ci ritireremo per ritornare come uomini diversi purificati nel dolore. Come l'oro viene testato nel forno ed è purificato dalle altre leghe metalliche, così il Signore mette alla prova la nostra purezza.

Qui, dopo tutto, tra i miliziani, ce ne sono alcuni ingannati, che professano la fede negli dèi scandinavi e in altre sciocchezze del genere. Quando sembrerà che tutto sia perduto, che il nemico sia invincibile e che non vi sia alcun aiuto dall'alto, il buio della disperazione di coloro che invocano Cristo Salvatore nel pentimento sarà trasfigurato in comprensione e in fede incrollabile. Il resto rimarrà fuori nelle tenebre della follia senza Dio, e questa sarà la loro scelta – una scelta senza alcuna giustificazione, perché la verità di questa guerra sarà rivelata a tutti: i nostri guerrieri, i nostri nemici, e i filistei tiepidi. Chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per sentire comprenderà chi sta commettendo un omicidio di massa e perché. La rivelazione farà inorridire molti, e cercheranno di non vedere, di non sentire e di non capire, tanto sarà terribile questo richiamo ai sensi. Cercheranno come prima di mentire a se stessi, spiegando gli eventi solo a partire da cause ideologiche e politiche, e riducendo tutto al materiale, ma queste "spiegazioni" saranno auto-incriminanti, e sarà chiaro a tutti: queste sono menzogne​​, e sappiamo chi è il padre della menzogna...

È vero? Qual è il significato spirituale ed escatologico profondo di questa particolare guerra?

La creazione di un dominio satanico planetario. Ciò che sta accadendo qui è l'inizio di una guerra globale. Non per le risorse o il territorio, questo è secondario. Questa è una guerra per la distruzione del vero Cristianesimo, l'Ortodossia. La visione del mondo degli uomini più ricchi che possiedono quasi tutti i beni materiali nel mondo è il satanismo. Dopo aver convocato gli elementi della Prima e Seconda Guerra Mondiale e una terza guerra dell'informazione, e dopo aver deposto centinaia di milioni di vittime sull'altare del loro padre, Satana, hanno avviato la quarta guerra mondiale. Stanno intenzionalmente affrettando l'arrivo del regno dell'Anticristo – un ordine offensivo verso Dio, in cui l'uomo non è immagine e somiglianza del Creatore dei mondi visibili e invisibili, ma una biomassa programmata attraverso l'informazione e diretta attraverso le cifre delle banche virtuali, soggetta in ogni momento all'annientamento.

Gli spiriti del male creeranno molte insidie ​​in modo che i "padroni del mondo" a loro subordinati inizino un massacro di massa. Aerei che nessuno ha colpito saranno abbattuti, i morti chiameranno i loro parenti come se fossero ancora in vita; ci saranno uomini armati fino ai denti che sono indifesi, e uomini disarmati che diventeranno più terribili di eserciti... Molti ritengono che le forze punitive stiano sparando sulla popolazione pacifica a distanza di sicurezza solo per un ragionamento politico-militare. No. I carnefici di livello inferiore sono stati ispirati così, e credono di dover preservare l'unità del paese a qualsiasi prezzo, uccidendo i loro fratelli ucraini. E quei politici che danno quegli ordini agli assassini capiscono quello che stanno facendo: stanno portando avanti un sacrificio. Proprio come fece Hitler. E come era lui allora, i governanti nascosti di oggi sono razzisti. Le radici del razzismo sono nell'occultismo e nel satanismo. Il Fuhrer posseduto non ha solo cercato di distruggere una popolazione che era inadeguata dal suo punto di vista. Con piena comprensione, come uno sciamano pagano, ha fatto sacrifici di massa per le orde demoniache, placandole con il sangue in cambio di una promessa di potere sul mondo.

I pazzi che si prostrano davanti al vitello d'oro e si ritengono i dominatori di questo mondo stanno facendo lo stesso. Loro, gli "eletti", stanno ripulendo il mondo dai "sub-umani in eccesso". E l'unica cosa che blocca genuinamente i loro piani satanici è la Chiesa ortodossa, e la protettrice della fede ortodossa è la Russia. I nostri nemici si sforzano di schiacciarli spezzando il grande mondo russo a cui appartiene l'Ucraina, trasformando quest'ultima in una piattaforma nazista, un trampolino di lancio per una nuova guerra mondiale, in cui si prevede di "purificare il pianeta dalla biomassa in eccesso" e fornire così molte vittime alle forze oscure, in modo che non rimanga fisicamente alcun difensori di un'Ucraina unita.

Combattenti dell'esercito della Novorossija

'La storia", ha osservato uno scrittore, "è il compimento dei desideri segreti del popolo sospesi nel tempo. Sono davvero questi i desideri segreti della maggioranza del popolo, e non solo del popolo ucraino – liberarci dalla vita con Cristo per una totale liceità nel peccato, quello stato bestiale che oggi è imposto sotto forma di "valori" liberali europei?

Dio permette la guerra per richiamarci ai nostri sensi. Ora è arrivato un tempo in cui molti sommi sacerdoti sono caduti nell'apostasia dalla verità, secondo le parole di Giovanni di Kronstadt, "saranno ingannati anche gli eletti." E così stanno pensando di convocare un nuovo Concilio ecumenico – l'ottavo. Gli avversari della Chiesa ortodossa e della Russia stanno da tempo preparando un tale concilio e sognano di imporre su di noi l'ecumenismo, questa eresia delle eresie che oggi sta sparando su di noi con l'artiglieria, uccidendo donne, bambini e anziani. Ma i santi padri hanno testimoniato che non ci sarà nessun ottavo concilio. E la guerra ci ricorda: riflettete. "Non ci sono atei in trincea." La gente dovrebbe rendersi conto di che cosa sta realmente desiderando, rendersi conto di quanto l'oscurità e il male sono nelle loro anime – e pentirsi. Ritornate al Padre celeste come il figliol prodigo – che era morto ed è tornato alla vita, che era perso e si è ritrovato.

 
Il "modello di mitezza" e lo schiaffo ad Ario

san Nicola schiaffeggia Ario sul viso. Frammento di un'icona del XVII secolo

Quando contemplano come dovrebbero contrastare i nemici della Chiesa, i cristiani ortodossi spesso ricordano san Nicola, che ha schiaffeggiato Ario sulla faccia. Diversi chierici ortodossi russi parlano con noi dell'atto "intollerante" del santo.

"Ario fu colpito al cuore dalla tua voce erudita"

Diacono Vladimir Vasilik, candidato a un dottorato di linguistica; docente del Dipartimento di storia dell'Università di San Pietroburgo; docente del Seminario Sretenskij.

Iniziamo pure dalla questione della realtà di questo evento. Prima di tutto, san Nicola era presente al primo concilio ecumenico?

Abbiamo ancora un elenco dei nomi di coloro che hanno partecipato al primo concilio ecumenico. San Nicola non è tra questi. Tuttavia, come i ricercatori stessi riconoscono, questi elenchi sono lungi dall'essere completi [1]. Non vi è alcun parere unanime neanche sul numero dei padri. Alcuni ritengono che ce ne siano stati 270, altri 318 come il numero dei servi di Abramo che andarono con lui a liberare Lot. Prendendo in considerazione che alcuni partirono e altri arrivarono prima della fine del concilio, tutto è possibile. Anche alcuni dei vescovi più significativi non sono nella lista, per non parlare del vescovo della modesta sede di Mira in Licia, un nome che potrebbe essere scomparso dalla lista.

Ma gli storici vi diranno che secondo la sua Vita, san Nicola ebbe dei dibattiti con Ario. Ciò significa che questi dibattiti si sarebbero dovuti registrare nei protocolli. Devo deludere il lettore –noi non abbiamo i protocolli del primo concilio ecumenico. È improbabile perfino che siano stati stesi dei protocolli, altrimenti vari apologeti ortodossi li avrebbero citati, come per esempio sant'Atanasio di Alessandria e altri. Solo alcuni documenti sono stati miracolosamente tramandati ai nostri tempi: un discorso dell'imperatore Costantino, il Credo di Nicea, e le regole del concilio. Se non è sopravvissuto altro, tanto meno sarebbe sopravvissuto qualsiasi resoconto dei dibattiti di san Nicola con Ario.

Vi è una testimonianza dell'arrivo di san Nicola in occasione del concilio nelle prime Vite, tra cui la Vita scritta dall'archimandrita Michele. E anche se scritta attorno all'anno 800, il suo compilatore era molto probabilmente un compilatore di antiche storie di San Nicola, piuttosto che un autore indipendente. Negli antichi inni dedicati al santo ci sono informazioni su come san Nicola aveva discusso con Ario e vinto. Prendiamo per esempio le antiche beatitudini datate ai primi anni del secolo VIII:

Ario fu colpito al cuore

 dalla tua voce erudita

 ed Eunomio fu catturato

 nelle tue reti teologiche.

Tu hai pienamente predicato

 la Trinità senza origine –

 Padre, Figlio e Spirito

 uno in essenza –

e per questo hai condannato

 al profondo silenzio

 coloro che equiparano

 il Creatore alla creazione.

L'origine di questo tropario è chiara: è l'epistola 159 di san Basilio il Grande. "Poiché il Padre è santo per natura e il Figlio è santo per natura, e noi non accettiamo quelli che dividono e separano la divina e santissima Trinità, né quelli che alla leggera considerano il Figlio come un essere creato". [2] La testimonianza dell'inno è anche sostenuta da fonti più prosaiche. Citiamo per esempio l'economia di sant'Andrea di Creta: "Con la spada della fede ispirata, hai abbattuto alla radice la separazione di Ario insieme alla commistione di Sabellio". [3] Troviamo un pensiero simile nella Vita scritta dall'archimandrita Michele: "Ha abbattuto i discorsi vuoti e contaminati degli empi ariani e sabelliani". [4]

Né negli antichi inni né nelle antiche Vite c'è qualcosa di scritto su san Nicola che schiaffeggia fisicamente Ario; tuttavia è più che sufficientemente dichiarato che lo ha fatto moralmente e verbalmente. Ci sono esempi nell'Ottoeco – i canoni scritti da san Giuseppe l'Innografo (+880) in onore di san Nicola. Nel resto dei sei canoni dell'Ottoeco sentiamo un magnifico sermone sulla lotta di san Nicola contro Ario e l'arianesimo:

Sei stato un'affilata spada spirituale, o sapiente, tagliando le zizzanie ingannevoli degli eretici e raddrizzando le vie salvifiche delle virtù, o padre Nicola (Canone, 3° tono, ode 3, tropario 1).

Con la tua divina eloquenza, o Nicola, hai visibilmente serrato le bocche aperte dei senza legge e hai salvato molti dalla distruzione di Ario... (Canone, 4° tono, ode 8, tropario 1).

Con la potenza di Dio, o beatissimo, tu hai calpestato le forze eretiche, e hai salvato il tuo gregge dai loro inganni, o Nicola (Canone, 6° tono, ode 7, tropario 1).

[E altri.]

Sulla base di questi inni del periodo post-bizantino, si formò il concetto che san Nicola ha colpito Ario non verbalmente ma fisicamente. Ma se ci pensiamo bene, che differenza c'è tra uno schiaffo verbale e uno fisico in faccia? L'eretico che lacera le vesti di Cristo e distrugge la Chiesa di Dio fondamentalmente si merita entrambi. Ci sono anche casi in cui "Dio è tradito dal nostro silenzio", e come il dice il saggio proverbio, "Non tacere, quando qualcosa deve essere detto." La parola "tolleranza" nella terminologia medica significa insensibilità al dolore. Guai a noi se il nostro organismo spirituale personale rimane insensibile al dolore che l'eresia porta alla Chiesa. Ricordiamo che gli ariani sono i padri spirituali dei moderni testimoni di Geova, che considerano il Figlio di Dio una creatura, qualcosa sulla falsariga dell'arcangelo Michele. E se san Nicola ha colpito il falso maestro, ha fatto il suo dovere pastorale: dare la vita per il suo gregge e predicare la verità.

"Dovremmo assolutamente avere misericordia, ma ci dovrebbe essere anche la frusta della fede e dello spirito"

Arciprete Andrej Khvilia-Olinter, candidato a un dottorato in diritto; docente all'Università statale San Tikhon; docente all'Accademia del ministero russo degli interni:

San Nicola ci mostra un grande esempio nel risolvere le situazioni della vita – la scelta di come agiamo in accordo con la nostra coscienza ortodossa. Sappiamo tutti che ricercando opzioni scopriamo quasi sempre una vera e ingannevole ambiguità. Da un lato vi è la veridicità della fede e dello spirito, e d'altra parte vi è l'impulso di piacere agli uomini, e in una certa misura, ai demoni. Tutta una serie di auguri, buone prospettive, e dubbi si mette in fila insieme... Cosa dovremmo fare?

Dobbiamo agire secondo la nostra coscienza ortodossa. Tuttavia, la nostra coscienza non è affatto una "libertà di coscienza" onnivora e senza principi. La coscienza è co-scienza, cooperazione con la scienza, o la conoscenza. Per noi, gli ortodossi, è cooperazione con il Vangelo, il che significa con Cristo. Il Vangelo ci dice come il Signore Gesù Cristo perdona la donna peccatrice, ovviamente, ma allo stesso tempo scaccia i mercanti dal tempio, senza alcun compromesso o tolleranza. È lo stesso con san Nicola, che con amore aiuta il musulmano nella sua tragedia personale, ma mostra fermezza e forza nella sua difesa della fede ortodossa. Lo fa anche adesso. Ricordiamo l'episodio della pietrificazione di Zoja nel 1956.

Sì, dovremmo assolutamente avere misericordia, ma dobbiamo anche avere la frusta della fede e dello spirito. Il grande filosofo russo Ivan Il'in ha scritto su questo un intero libro intitolato, Sull'opposizione al male con la forza. San Filarete di Mosca nella sua omelia alla XIX settimana dopo la Pentecoste ci comanda, "Disprezzate i nemici di Dio, conquistate i nemici della patria, e amate i vostri nemici". L'amore ortodosso comprende tutti e tutto, ma non è affatto senza spina dorsale. Attraverso le preghiere e le opere di san Nicola e tutti i santi ci insegna a odiare il peccato e non il peccatore, ad avere tolleranza per gli eterodossi, ma non per l'eterodossia, a non confondere la politica con la teologia, a non legare la menzogna alla verità. Questo tocca tutti i livelli dell'esistenza della nostra Chiesa e ognuno di noi. Questo è il comandamento che san Nicola ci ha dato, e in questi tempi anticristiani è più importante che mai.

"Dobbiamo avere la purezza della vita e della fede dei santi, per avere il loro coraggio"

Sacerdote Dimitrij Shishkin, rettore della Chiesa della Protezione della Madre di Dio nel villaggio di Pochtovoe (diocesi di Simferopol e Crimea).

Nella Vita di san Nicola il Taumaturgo di Mira in Licia c'è un episodio che oggi chiameremmo "ambiguo": al primo concilio ecumenico san Nicola schiaffeggiò il folle Ario, che con il veleno dei suoi discorsi sfacciati e blasfemi avvelenava le anime dei fedeli. Tra l'altro, questo schiaffo in faccia al "folle" Ario non incontrò alcuna simpatia o sostegno da parte della maggioranza dei presenti al concilio dei vescovi; e, come sappiamo, il santo fu anche estromesso dal concilio e condotto in prigione sotto scorta. Ma ben presto per una speciale rivelazione divina fu liberato e dichiarato innocente.

Penso che tutto dipenda dal fatto che il santo abbia visto il pericolo straordinario proveniente dal folle discorso di Ario; e il gesto del vescovo Nicola venne dalla sua estrema compassione per coloro che voleva proteggere dal veleno eretico che avrebbe potuto distruggere le fatiche di molte generazioni di predicatori della Chiesa, avvelenando non solo una botte, ma un intero mare di miele benedetto. [5] Noi sappiamo, per inciso, che questo è proprio ciò che poi è accaduto, e quasi tutto l'Oriente è stato infettato dall'eresia ariana per molti decenni. Quindi, al fine di valutare l'atto di san Nicola dobbiamo considerare la grandezza del suo spirito, la grandezza e il significato della sua stessa personalità, e quindi anche la grandezza del pericolo spirituale proveniente dalle labbra dell'eresiarca Ario.

Ma cosa possiamo ricavare da questa storia? Anche oggi vediamo molte iniquità e molti attacchi contro la vera fede e la vera Chiesa. Come possiamo opporci a questa marea montante di malvagità? Possiamo fermare il male solo con la preghiera e la fede, o anche con i fatti, anche con azioni che coinvolgono la forza? Naturalmente, la vita è così complessa e sfaccettata che è semplicemente impossibile decretare in partenza tutti i nostri atti, e anche se fossero tutti decretati non riusciremmo ancora ad agire con precisione in base alle parole, ma piuttosto a seconda delle circostanze e, soprattutto, secondo l'inclinazione della nostra anima. Questo sembra essere il concetto chiave: l'inclinazione della nostra anima dovrebbe essere, senza dubbio, ortodossa; e questo significa non solo seguire rigorosamente tutte le norme e i regolamenti, ma anche essere in comunione con lo Spirito di Cristo, e uniti a lui; perché è lo Spirito Santo che ci aiuta a prendere la decisione giusta e spesso spontanea che potremmo semplicemente non avere il tempo di considerare. È improbabile che san Nicola avesse pensato anche solo un minuto prima di schiaffeggiare Ario che gli avrebbe dato uno schiaffo! Ma a quanto pare c'è stato un momento in cui il discorso del folle eretico ha superato, se possiamo dire così, ogni pazienza per il suo grado di errore ed è andato oltre i limiti, oltre l'equilibrio, ed è diventato blasfemo e audace al massimo grado. E quindi il santo preso dallo zelo colpì Ario. Questo fu probabilmente un atto spontaneo, ma non accidentale, naturalmente. Solo un uomo di fede ardente, illuminata dalla grazia e dotato di una tagliente visione spirituale, sarebbe capace di farlo.

In generale, un simile esempio può essere raro ma non affatto unico. Sappiamo di quando il Signore ha scacciato i mercanti dal tempio, perché avevano trasformato il tempio di Dio in un "covo di ladri". E l'apostolo Pietro, come si ricorderà, ha consegnato una coppia che aveva "mentito contro lo Spirito Santo" alla morte. E san Giovanni Crisostomo dice da qualche parte che se qualcuno bestemmia il nome del Signore in tua presenza, dovresti santificare la tua mano con un colpo. Vale a dire, in ogni caso, difendere la verità di Dio non esclude tutto ciò che non sia un comportamento pacifista passivo. Tuttavia... Si dovrebbe probabilmente avere la purezza della vita e della fede dei santi, per avere il loro coraggio. Quindi, prima di "santificare la mano a suon di colpi", sarebbe bene almeno per un attimo osservare se stessi in tutta serietà e onestà e rispondere alla domanda: Ho anch'io qualcosa che potrebbe meritare un "pio" pugno sulla bocca?

Mi sembra che il problema sta anche nel fatto che nei nostri tempi si è registrato un aumento delle tendenze radicali in tutte le più diverse sfere e c'è una tentazione di piegarsi verso il radicalismo da "crociato ortodosso". Per inciso, questo esiste già, ma mi sembra che sia uno spirito alieno ... a volte si va al di là dei confini del cristianesimo. Dopo tutto, il Signore ha scacciato i cambiavalute dal tempio solo una volta; non ha condotto incursioni regolari, e di san Nicola sappiamo solo di un simile episodio estremo, del tutto fuori dal comune, diciamo. Cioè, la norma in sé dovrebbe essere qualcosa di diverso: una vita santa e buona, amabile, sincera e piena di compassione per le persone, con la volontà di opporsi al peccato. Questa dovrebbe essere la norma; ma se la dimostrazione di forza diventa un metodo regolare, allora l'Ortodossia stessa è screditata.

Se parliamo di metodi di difendere la nostra fede, allora i problemi più acuti non consistono nell'assenza di cristiani ortodossi coi "denti", pronti a lottare per la verità fino alla fuoriuscita del sangue proprio e altrui, ma nel fatto che noi, ortodossi, in qualche modo non sappiamo come manifestare la straordinaria bellezza e l'altezza spirituale dell'Ortodossia, che sarebbe così attraente e convincente da far cambiare tutta la loro vita alle persone che ci guardano. E se guardiamo attentamente la vita di san Nicola vedremo che è per questo che tutti lo amano e lo venerano – perché è così compassionevole e vicino a ogni anima, e pronto ad aiutare a ogni chiamata. Questo è ciò che dovremmo imparare da lui.

"La comunicazione nello spirito di mitezza e d'amore può più facilmente portare una persona al pentimento rispetto alla critica e al rimprovero."

Sacerdote Sergej Begijan, rettore della chiesa del grande martire Giorgio, villaggio di Novokolosovo, diocesi di Molodenchensk

Lo zelo per Dio è molto buono e anche necessario. Ma questo zelo dovrebbe essere rivolto prima di tutto a noi stessi. Lo zelo per la giustizia di Dio dovrebbe muovere una persona, prima di tutto, a sradicare i peccati in se stesso. Quando la santità e l'amore di Dio ci fanno lottare con le passioni e i vizi, questo è meraviglioso.

Tuttavia, in questi nostri tempi così ricchi di malattie spirituali, questo zelo spesso porta una persona a combattere non con la propria carne e le proprie passioni, ma con i peccati di altri popoli. Una tale persona potrebbe tirare fuori la sua spada drl rimprovero e iniziare a tagliare tutto a destra e a sinistra senza notare la trave nel proprio occhio. E questa tentazione fiorisce soprattutto in quelle persone che credono in Dio, ma non vanno in chiesa. La troviamo anche, naturalmente, nelle persone che vanno in chiesa, ma in misura minore, in quanto queste ultime sentono spesso l'insegnamento di non giudicare.

Fino a che punto possiamo permetterci di criticare e rimproverare altre persone? Se stiamo parlando di bestemmia aperta, sacrilegio, e cose del genere, allora, naturalmente, dobbiamo intervenire e fermare il bestemmiatore. A volte non è possibile farlo. Allora dobbiamo seguire il consiglio dell'apostolo Paolo: rigettare un eretico dopo la prima e la seconda ammonizione (Tito 3:10).

Vediamo nei santi padri che, con tutta la loro perfezione e grande zelo, hanno sempre cercato di trattare con dolcezza quelli che peccano per debolezza. Tuttavia, i santi padri potevano a volte essere molto duri con coloro che avevano cattive intenzioni, che coscientemente si opponevano a Dio, ed erano ostinati nella loro malvagità. Noi tutti conosciamo lo schiaffo di san Nicola sulla faccia di Ario. Molti storici sostengono che questo non è mai accaduto, ma penso che potrebbe essere successo davvero.

Citerò alcuni esempi della vita di un solo santo – il santo vescovo Epifanio di Cipro. Alle preghiere di sant'Epifanio un mago restò intorpidito, e alla sua parola un empio diacono morì. Per domare l'avidità e l'ira di un vescovo di Gerusalemme, sant'Epifanio alitò su di lui e lo accecò. Una volta alcuni truffatori vollero chiedere al santo il suo mantello, e uno di fece finta di essere morto. Epifanio lo coprì con il suo mantello e lesse le preghiere per i morti, e il truffatore morì davvero. Dopo la morte di sant'Epifanio, un barcaiolo curioso volle scoprire il suo corpo, e il vescovo morto gli diede un calcio così forte che questi fece un volo di diversi metri, cadde e morì. Tuttavia, tutte queste azioni e altre come loro compiute da Epifanio e da altri santi furono fatte esclusivamente per riportare gli empi alla ragione. I peccatori che successivamente si sono pentiti sono stati guariti e addirittura risuscitati. E non dobbiamo farci guidare nelle nostre azioni da ciò che hanno osato fare questi padri teofori illuminati dall'alto,. Dopo tutto, anche nelle Vite dei santi padri ci sono pochissimi di tali atti.

Dobbiamo ricordare che una comunicazione in spirito di mitezza e d'amore può più facilmente portare una persona al pentimento rispetto alla critica e al rimprovero. Ricordiamo come san Macario il Grande con poche parole gentili ha convertito un prete idolatra. Sia questo il nostro costante esempio. E nei casi speciali in cui una parola d'amore non ha alcun effetto, prima di utilizzare qualsiasi altra parola dobbiamo insegnare a noi stessi come rivolgere i nostri pensieri a Dio e chiedergli di darci la saggezza su come comportarci e cosa dire.

"Non dobbiamo restare timidamente in silenzio se la verità viene calpestata. Soprattutto su Internet"

Sacerdote Valerij Dukhanin, candidato a un dottorato di teologia, pro-rettore del seminario di san Nicola a Ugresh.

San Nicola il Taumaturgo è un santo nel quale si combina una sorprendente misericordia verso il prossimo e una fervente fedeltà a Dio. E la fedeltà a Dio non è semplicemente la sequela di regole morali, ma anche una confessione pura di fede; è la disponibilità ad adoperarsi attivamente per la fede e a resistere contro la menzogna.

Dalla vita del santo sappiamo che secondo gli standard moderni, ha agito con intolleranza totale: ha sradicato l'idolatria nella sua diocesi, ha distrutto i templi pagani, ha ordinato in parte la distruzione di un tempio dedicato ad Artemide, che è stato probabilmente considerato un tesoro architettonico, e per i pagani, religioso e culturale. Ricordiamo che questo era un punto di rottura – il passaggio tra il terzo e il quarto secolo in cui il paganesimo era ancora la significativa religione di maggioranza, ma non soddisfaceva più le anime delle persone, e il cristianesimo stava attirando sempre più persone. Così, gli idoli vincolavano le anime della gente ai vecchi modi, e quindi questo sradicamento esterno era importante anche in senso spirituale, perché quando non c'era più un ricordo esterno non c'era neanche alcuna motivazione interiore per ritornare al paganesimo. Cioè, le misure decisive di san Nicola erano state dettate dal suo zelo per la vera fede e di fatto dalla sua misericordia per le anime umane. Così, il suo zelo per la fede e la sua misericordia verso il prossimo si manifestò, per strano che possa sembrare, nella sua dura presa di posizione contro i falsi insegnamenti di Ario. Ricordiamo che l'arianesimo era la prima eresia su larga scala, che minacciava l'esistenza stessa del cristianesimo. L'arianesimo distruggeva la fede nella Trinità una nell'essenza. L'arianesimo ha attirato molti vescovi e sacerdoti, e ha tentato un gran numero di laici. Non c'era stato nulla di simile prima dell'arianesimo. Lo schiaffo in faccia era un severo avvertimento a Ario; san Nicola lo fece come per dire, "Torna alla ragione. Cosa fai? Hai allungato le mani per rubare ciò che c'è di più sacro". San Nicola ha agito proprio come il Signore, quando vuole spingere le persone lontano dal male!; dopo tutto, il Signore manda pene del destino al fine di portare una persona alla ragione e condurla lontano da qualcosa di brutto.

La tradizione sullo schiaffo di san Nicola è descritta nella sua Vita da san Dimitrij di Rostov, che aveva raccolto le testimonianze di fonti antiche. Inoltre, questa tradizione esisteva nella chiesa di Nicea, descritto dal famoso viaggiatore terre sante e scrittore religioso A. N. Muraviev; anche i turchi musulmani a Nicea gli avevano mostrato il carcere in cui san Nicola era stato imprigionato per lo schiaffo ad Ario. Questa tradizione è supportata anche dalla iconografia di san Nicola al quale il Signore presenta al santo un vangelo, e la Madre di Dio un omoforio. Questa era la visione che ebbero i vescovi del primo concilio ecumenico – il Signore e la Madre di Dio che ripristinavano san Nicola nel suo rango episcopale. Naturalmente, noi non siamo dello stesso livello spirituale di san Nicola, e questo significa che non possiamo imitare il suo zelo per la vera fede in tutta la sua misura. Noi semplicemente non abbiamo lo stesso coraggio di fronte a Dio. Tuttavia, il santo dà a tutti noi un esempio di come si debbano considerare i falsi insegnamenti. Se sentiamo da qualche parte che la verità è presa in giro, che qualcuno sta attaccando l'Ortodossia, non dovremmo stare timidamente in silenzio, vergognandoci di esprimere la nostra obiezione in modo dignitoso. È particolarmente importante fare questo su Internet, con tutti i nostri contatti e le altre risorse in rete. È importante per noi avere fedeltà interiore a Dio, che ci aiuterà in un momento decisivo a confessare la fede e non essere d'accordo con una bugia. Non c'è alcun bisogno che noi tocchiamo fisicamente qualcuno se nella nostra epoca tecnologica possiamo abilmente fare il nostro lavoro con le parole. Il Signore Gesù Cristo ha detto – e queste parole si applicano a ogni vero cristiano – io vi darò una saggezza che nessun uomo può contraddire o resistere (Luca 21:15). Cioè, non dobbiamo temere ma confessare la verità all'interno di tutte le possibili strutture a nostra disposizione. Il Signore sicuramente ci aiuterà; ma naturalmente a condizione che noi stessi siamo con Cristo.

Note

[1] Arciprete Vladislav Tsypin, "Il primo concilio ecumenico", Enciclopedia ortodossa, 1:571-580

[2] Basilio di Cesarea, Epistola 159.2.30. Cfr. Saint Basile, Lettres, ed. Y. Courtonne, vol. 2 .paris, Les Belles Lettres, 1961, p. 230.

[3] Andreas Cretensis, Encomium in sanctum Nicolaum, PG 97 Col 1200.

[4] Anrich p. 126.

[5] Si tratta di un riferimento al detto russo, "un cucchiaio di pece rovina un barile di miele".

 
Il seminario serbo del Kosovo e Metohija in visita in Russia

Con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', dal 4 giugno è in visita a Mosca un gruppo di seminaristi e di docenti del seminario serbo di Prizren, che opera nel territorio del Kosovo e Metohija. Il gruppo è guidato dal vescovo di Raska e Prizren Teodosio, rettore del seminario e membro del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba.

Gli ospiti provenienti dalla Serbia sono venuti per venerare le reliquie della Chiesa russa, e per fare conoscenza con la cultura russa e la storia della Russia. La loro visita è stata organizzata dalla Chiesa ortodossa russa nel quadro del programma di assistenza alla Chiesa serba in Kosovo e Metohija.

Il seminario è stato riaperto nella città di Prizren due anni fa, dopo anni di abbandono. Attualmente, in parallelo con il processo degli studi del seminario proseguono i lavori di restauro. Il complesso del seminario di Prizren ha bisogno di vaste riparazioni, dato che nel 2004 è stato bruciato dai teppisti della mafia albanese. Nell'estate del 2012 per aiutare il Seminario la Chiesa ortodossa russa ha donato duecentomila euro, raccolti dal monastero Sretenskij con la benedizione di sua Santità il patriarca di Mosca. Grazie a questo aiuto il seminario ha riparato diversi edifici e ha aperto un altro corso di studio dei seminaristi. Attualmente continua la raccolta di fondi per il restauro del complesso del seminario.

Nel giro di pochi giorni della loro permanenza in Russia, gli ospiti hanno avuto il tempo di visitare i templi e musei del Cremlino di Mosca, la cattedrale di Cristo Salvatore, la galleria Tretjakov, la Lavra della Trinità e di san Sergio e l'Accademia teologica di Mosca, il monastero Pokrovskij a Mosca, l'eremo di Optina e altri luoghi sacri. Ovunque gli ospiti hanno avuto un caloroso benvenuto.

Domenica 9 giugno il coro del seminario di Prizren ha cantato alla Divina Liturgia nel monastero Sretenskij, il prorettore del seminario protosincello Andrej (Sajć) ha concelebrato con i confratelli del monastero, e il vescovo Teodosio di Raska e Prizren ha pregato all'altare.

La visita degli ospiti serbi dal Kosovo durerà fino al 14 giugno.

 
La venerazione della Croce

Mosè e Giosuè si inchinano davanti all'arca

Domanda: Come rispondere a un protestante che considera la nostra venerazione della Croce (inchinarsi di fonte a una croce e baciarla) come idolatria?

In primo luogo dobbiamo considerare se inchinarsi di fronte a qualcosa o baciarla comporta quel culto di adorazione che è dovuto a Dio solo. Se guardiamo le Scritture e l'usanza ebraica, la risposta è chiaramente "no".

Abramo si prosternò davanti al popolo di Hebron (Genesi 23:7,12), i fratelli di Giuseppe si prosternarono davanti a lui (Genesi 42:6, 43:26,28), e potrebbero essere citati molti altri esempi, che dimostrano che inchinarsi era un'espressione di rispetto, e inchinarsi agli idoli è discutibile solo perché l'oggetto in questione è in realtà un idolo, un'immagine di una falsa divinità. Nel secondo comandamento ci viene detto che non possiamo fare idoli, né possiamo prosternarci davanti a loro, né possiamo adorarli (Esodo 20:4-5). Le Scritture fanno anche numerosi riferimenti a persone che baciano coloro che amano. E nella tradizione ebraica, baciare le cose sante è un atto comune nel quale i pii ebrei si impegnano numerose volte ogni giorno. Nel suo libro, "Pregare come un ebreo", il rabbino Haim Halevy Donin afferma:

"Il bacio è un segno universale di affetto. Si tratta di un atto d'amore, un'espressione di affetto, non solo tra uomo e donna, tra genitori e figli, ma è anche l'espressione dei propri sentimenti per gli oggetti rituali e per i doveri religiosi a loro associati.

Non ci sono leggi religiose che ci impongono di baciare un oggetto rituale o sacro. C'è solo la forza della consuetudine, che si sviluppa attraverso i secoli. In varia misura il bacio è diventato una scelta comune tra gli ebrei come espressione di devozione religiosa nei seguenti casi:

   * Il tallit [scialle di preghiera] si bacia appena prima di indossarlo.

   * I tefillin [filatteri] si baciano quando si estraggono dalla loro borsa e prima di rimetterli nella borsa.

    * La mezuzah sugli stipiti delle porte a volte si bacia entrando o lasciando una casa. Lo si fa toccando la mezuzah con la mano e baciando le dita che hanno toccato la mezuzah.

    * La Torah si bacia quando passa nella sinagoga. Anche qui, lo si fa spesso estendendo una mano per toccare il manto della Torah e poi baciando la mano. Alcuni toccano la Torah con il bordo di un tallit e poi baciano il tallit.

    * La Torah si bacia anche prima di recitare la benedizione su di essa. Lo si fa prendendo il bordo del proprio tallit o la fascia che si utilizzato per legare insieme il rotolo, toccando con essi la parte esterna del rotolo, e poi baciando il tallit o la fascia. Molti pongono il tallit o la fascia sulle stesse parole in cui la lettura sta per iniziare. I saggi sconsigliano di farlo, perché questo può accelerare l'erosione o la cancellazione delle lettere. Nella migliore delle ipotesi, si consiglia di toccare solo la zona del margine nei pressi della linea in cui si è in procinto di iniziare la lettura. In tutti i casi, non si deve toccare la pergamena della Torah con la mano nuda. L'usanza di non farlo deriva da un editto speciale emanato dai saggi che vietano tale contatto (Shabbat 14a : OH 147:1).

    * La tenda sull'arca (paokhet) è baciata prima di aprirla, o dopo la chiusura quando la Torah è messa via.

    * Un siddur [libro di preghiere] e la Humash [Bibbia ebraica] si baciano prima di riporli. Questi libri sacri sono baciati anche quando vengono accidentalmente lasciare cadere a terra " (da To Pray as a Jew: A Guide to the Prayer book and the Synagogue Service, (New York: Basic Books [Harper Collins], 1980), p. 43s).

E se guardiamo a come gli israeliti trattavano l'Arca dell'Alleanza, è chiaro che gli atti di riverenza verso le cose sacre come quelli che noi mostriamo verso la Croce non sono affatto in contrasto con la loro comprensione della Legge dell'Antico Testamento.

L'Arca è indicata come "lo sgabello" dei piedi di Dio:

"Allora il re Davide si alzò in piedi, e disse: Ascoltatemi, fratelli miei, e popolo mio: per quanto mi riguarda, ho avuto a cuore di costruire una casa di riposo per l'arca del patto del Signore, e per il poggiapiedi del nostro Dio, e mi sono preparato a costruirla" (1 Cronache 28:2).

"Andremo nei suoi tabernacoli: adoreremo allo sgabello dei suoi piedi. Sorgi, Signore, nel tuo riposo, tu e l'arca della tua forza." (131[132]:7 - 8).

E i Salmi ci comandano specificamente il culto (letteralmente, inchinarsi davanti) all'Arca:

"Esaltate il Signore nostro Dio, prosternatevi allo sgabello dei suoi piedi, poiché egli è santo" (Sal 98 [99], 5).

E vediamo che gli Israeliti di fatto si prosternavano davanti all'Arca :

"E Giosuè si stracciò le vesti, e cadde a terra con la faccia davanti all'Arca del Signore fino alla sera, lui e gli anziani d'Israele, e misero polvere sulle loro teste" (Giosuè 7:6).

La Tradizione della Chiesa collega direttamente la Croce e l'Arca dell'Alleanza, perché l'Arca è il luogo dell'espiazione, e mentre l'Arca viene indicato come "il luogo dove hanno riposato suoi piedi" (Salmo 131:7 LXX), la Croce è il luogo dove sono stati posati i piedi di Cristo, quando ha espiato i nostri peccati.

E quindi non c'è nulla nella nostra pratica che in qualche modo contraddica le Scritture.

 
La Chiesa ortodossa è "supersessionista"?

Secondo Oleg Usenkov, addetto stampa dell'associazione Sophia dei cristiani ortodossi russi in Terrasanta, ci sono circa 70.000-100.000 israeliani russi ortodossi, e forse "le cifre reali sono ancora più alte". [1] Il numero è significativo, e "il patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme è stato informato dal Ministero dell'Assorbimento degli immigrati che circa il 10 per cento dell'Aliya totale dall'ex Unione Sovietica è di fede cristiana ortodossa". [2] Ciò rende la Chiesa ortodossa di gran lunga la più grande negli ultimi decenni di immigrazione in Israele. [3] È anche la più grande tra i cristiani palestinesi, di cui si contano circa 400.000 membri in tutto il mondo, e attraverso i quali si ricollega alla prima comunità cristiana. [4]

Nello stesso periodo dell'immigrazione, è cresciuta una polemica tra gli studiosi del mondo occidentale che vedono le tradizioni cristiane come "supersessioniste". Questo pone indirettamente i cristiani ortodossi al centro involontario di una discussione che ha effetto sul modo in cui vengono visti. [5] Considerando il ruolo di ponte che hanno fra tre grandi culture, è utile considerare la loro fede in un modo che possa migliorare le relazioni interreligiose che quegli studiosi ricercano.

Di fronte a una serie di definizioni del "supersessionismo" (o "teologia della sostituzione") e al relativo silenzio di scrittori ortodossi che lo citano direttamente, bisogna rivolgersi a una comprensione più fondamentale della parola "sostituzione" e al suo raro uso da parte di scrittori ortodossi. Il tema del supersessionismo può essere una moneta con due facce: per quanto duro può essere da capire, sembra all'autore che l'insegnamento ortodosso sull'Antico Testamento è supersessionista, ma non del tutto. Legata alle indagini degli studiosi occidentali è spesso la questione dell'antisemitismo, che alcuni sostengono sia inerente al supersessionismo. In realtà, la Chiesa ha parlato contro l'antisemitismo, e il supersessionismo che l'Ortodossia può avere in ultima analisi non sostiene l'antisemitismo.

La definizione di "supersessionismo"

Il dr. Michael Vlach, uno studioso evangelico, definisce il supersessionismo come "la visione che la Chiesa del Nuovo Testamento sostituisce, rimpiazza, o prende il posto della nazione di Israele e il suo ruolo nel piano di Dio". [6] Egli sottolinea che "il supersessionismo... può comprendere i concetti di 'sostituire' o 'compiere il ruolo'". [7] Una difficoltà con questa descrizione è che "rimpiazzare", "compiere" e "sostituire" hanno ciascuno significati e connotazioni molto diverse. Come risultato Vlach osserva che alcuni cristiani userebbero la parola "compiere", ma non "sostituire". [8]

Mentre Vlach vede il "rimpiazzo" come una possibile parte del supersessionismo, l'enciclopedia cristiana online Theopedia non concorda e dice:

Il supersessionismo è la fede cristiana tradizionale che il cristianesimo è il compimento del giudaismo biblico, e quindi che gli ebrei che negano che Gesù è il Messia ebraico perdono la loro vocazione come popolo eletto di Dio... La forma tradizionale di supersessionismo non teorizza una sostituzione, invece sostiene che Israele è stato superato solo nel senso che alla Chiesa è stato affidato il compimento delle promesse fatte all'Israele ebraico. [9]

-in The Mis-Education of a Young Evangelical, pubblicato dalla United Church of Christ, Dexter Van Zile ritiene il supersessionismo come "l'idea che il cristianesimo ha rimpiazzato gli ebrei". Scrive che alcuni cristiani sionisti "prendono semplicemente la Scrittura al valore nominale, rifiutano il supersessionismo... e proclamano che le promesse di Dio agli ebrei sono, come la sua promessa ai cristiani, affidabili e veritiere". [10] Van Zile sta puntando ad una differenza principale tra i protestanti e l'interpretazione biblica ortodossa: quest'ultima si concentra maggiormente sul mantenimento delle opinioni tramandate dal cristianesimo primitivo. Entrambi i gruppi, in realtà cercano la lettura semplice (il "valore nominale") e considerano i testi alla luce delle loro rispettive tradizioni.

Il dr. Thomas A. Idinopulos, Direttore di Studi ebraici alla Miami University in Ohio, è stato cresciuto come greco-ortodosso e sembra che abbia sviluppato un orientamento più protestante. [11] Nel suo libro Betrayal of Spirit, Idinopulos si dichiara d'accordo con le critiche al supersessionismo di Clark Williamson:

Qual è l'insegnamento cristiano teologico di base per il disprezzo anti-giudaico? La risposta di Williamson è il supersessionismo: la credenza che la rivelazione di Dio in Gesù Cristo ha superato e quindi annullato la validità in corso della rivelazione di Dio al popolo biblico di Israele. Il supersessionismo, in tutte le sue varianti, si vede nella valutazione ecclesiastica del Nuovo Testamento al di sopra dell'Antico Testamento (a cominciare da quegli stessi termini, "nuovo" e "antico"). Il supersessionismo è convogliato dal senso di trionfo della Chiesa come nuovo popolo eletto di Dio, nuova alleanza, che sostituisce la vecchia alleanza (Israele). Il supersessionismo valuta le Scritture ebraiche solo come preparazione profetica della rivelazione di Gesù come il Cristo. L'insegnamento del disprezzo viene trasmesso con forza nel messaggio che Israele è giudicato, giudicato colpevole, ed eternamente punito per aver respinto il suo Re messianico, Gesù proclamato il Cristo (Messia). [12]

Idinopulos tuttavia aggiunge subito che il sionismo cristiano non è incompatibile con il supersessionismo: "Oggi, il supersessionismo si vede nella posizione dei leader evangelici americani, come Jerry Falwell e Pat Robertson, la cui politica di destra consente loro di difendere lo Stato di Israele mentre allo stesso tempo predicano un tipo di cristianesimo escatologico che di fatto nega il giudaismo". [13] Se studiosi come Idinopulos vedono tali posizioni evangeliche come il supersessionismo di oggi, può essere che il concetto di supersessionismo sia percepito e re- interpretato dagli studiosi occidentali attraverso la lente delle moderne formulazioni protestanti sul giudaismo. Vale a dire, il pensiero protestante può essere più strettamente giuridico, negativo, e totalizzante con concetti come la "totale depravazione" [14] che erano sconosciuti al cristianesimo ortodosso e all'antico giudaismo (e lo rimangono ancora oggi). Poi, di fronte alle polemiche dei primi cristiani, gli studiosi li interpretano nei termini più assoluti utilizzati nelle tipologie moderne del supersessionismo.

Indipendentemente dal fatto che Idinopulos stesse guardando le cose in maniera protestante, molte delle sue descrizioni degli effetti negativi del supersessionismo sono troppo assolute per l'Ortodossia. Le Scritture ebraiche sono ben più di una preparazione per Cristo, dal momento che continuano a fornire istruzione morale (2 Timoteo 3:16-17), anche se questa viene letta alla luce del Nuovo Testamento. L'Ortodossia indica i giusti dell'Antico Testamento come santi da emulare. In secondo luogo, come potrebbe Israele essere "eternamente punito" quando san Giovanni Crisostomo, uno dei padri della Chiesa più polemici con gli ebrei, commentava in merito a quelli di loro che respingevano il cristianesimo: "non periranno per sempre", [15] indicando l'aspettativa di san Paul della loro conversione?

Per quanto riguarda il significato dei termini "Antico Testamento" e "Nuovo Testamento", una vasta gamma di significati è stata suggerita. Tuttavia, il vero significato deve essere quello che Paolo ha dato all'antico in 2 Cor 3:14, dove dice che Cristo ha tolto il velo dalla "lettura del Vecchio Testamento", mostrando il suo significato profetico. Allo stesso modo, Geremia profetizzò una futura "nuova alleanza" in Ger. 31:31, una frase che Cristo ha usato per riferirsi alla sua "alleanza" con i cristiani (Lc 22:20, 1 Cor 11,25; Eb 8:8). Se si stabilisce che queste frasi sono supersessioniste, non si deve andare oltre per determinare che lo è anche il cristianesimo.

In ogni caso, le definizioni di supersessionismo sono molteplici. Vlach lo vede come un cncetto che comprende la sostituzione o il compimento di Israele, i redattori di Theopedia lo vedono come compimento, ma non come sostituzione del giudaismo, Van Zile lo vede come sostituzione degli ebrei, e Idinopulos lo vede come superamento e annullamento della validità della rivelazione di Dio al popolo di Israele. L'unico elemento comune in queste definizioni è l'idea di "superamento" in sé, una parola che in alcuni casi può comprendere una sostituzione, e i cui effetti possono variare notevolmente.

Due lati della parola "sostituzione"

Un ragazzo dice a suo zio: "Posso muovere l'acqua nel tuo stagno, tutto da solo". Suo zio chiede "Dove? E come?" Il nipote risponde: "Là dove si trova. Come? Mi limito a mescolarla".

Mentre una persona può normalmente pensare che la parola "movimento" significa spostare qualcosa in un'altra posizione, può anche significare muovere qualcosa entro un dato spazio. Ci sono molte parole che possono avere più di un significato relativo, e in pratica "sostituzione" si rivela una di loro.

La parola viene dall'uso scozzese della parola "soprassedere" nel XV-XVII secolo, dove significava "posporre, rinviare, ...rimpiazzare", o "sostituire". [16] Nel diritto scozzese indicava particolarmente "un ordine giudiziario che protegge un debitore". [17] Il significato giuridico di bloccare una sentenza è passato nella lingua inglese, dove per esempio "supersedeas" è un "atto di sospensione del giudizio", che significa in latino, letteralmente, 'si deve desistere'. [18] Così, la parola ha una connotazione particolarmente legalistica, e riflette il fatto che il latino è un'origine comune per la terminologia giuridica inglese.

Il significato principale di "soprassedere" in latino è "essere superiore a, astenersi da", [19] letteralmente "sedersi al di sopra". La gamma completa dei significati è: "Stare al di sopra, passare al di sopra, preferire un altro a danno di, venire al posto di, prendere il posto di, annullare, rendere inefficace o inutile in virtù di un potere superiore, non tener conto, mettere da parte, sospendere". [20] Per esempio, una legge potrebbe richiedere una punizione, ma un re misericordioso potrebbe "sostituirla" con la grazia, senza rimuovere la legge stessa dagli statuti del regno.

Per dare un esempio dell'uso della parola da parte di uno scrittore ortodosso, padre Anatoliy Bandura della Chiesa greco-ortodossa di san Nettario a Holy Cross commenta che secondo quasi tutti i Padri della Chiesa orientale, scendendo agli inferi (il luogo dei morti), dopo la Crocifissione, Cristo ha offerto la salvezza a tutti i suoi abitanti,

'giudei o greci, giusti o ingiusti'. Se accettiamo il punto di vista di quegli scrittori della Chiesa occidentale che sostengono che Cristo ha liberato solo i giusti dell'Antico Testamento [alla sua discesa], allora l'azione benefica di Cristo si riduce al mero ripristino della giustizia. Tuttavia, la teologia ortodossa va oltre e afferma che Dio ci salverà in modo 'scandaloso' perché la giustizia di Dio sostituisce la logica e la comprensione umana. [21]

In altri termini, mentre la logica umana pensa in termini di giustizia e a salvare solo i giusti, la giustizia di Dio la sostituisce, le è superiore, ed è preferita da Lui sulla logica umana, che ovviamente esiste allo stesso modo. Pur non dicendo che il cristianesimo sostituisce l'Antico Testamento per sé, questo passaggio riflette il tema cristiano per cui la redenzione di Cristo (qui : la giustizia di Dio) è considerata qualcosa che "sostituisce", o prevale su, un altro concetto di "giustizia" o "legge".

Un argomento comune contro l'uso del termine "sostituire" nel cristianesimo è che suggerirebbe che la cosa più antica sarebbe completamente separata, distrutta e resa irrilevante in ogni senso. In realtà, questo non è necessariamente il caso quando una cosa sostituisce l'altra: il corpo di una persona potrebbe "sedersi sopra" una sedia (due cose separate), ma potrebbe anche "sedersi sopra" i suoi piedi (un intero sopra una parte dell'intero). Un pittore può iniziare con uno schizzo e "sostituirlo" con strati di vernice, e tuttavia lo schizzo sopravvive nella forma del contorno.

L'autore di una raccolta di citazioni di Einstein scrive: "Ho cancellato alcune citazioni non verificabili, discutibili o messe nella sezione 'Attribuite ad Einstein'. Questa edizione sostituisce quindi le citazioni e le fonti delle precedenti edizioni". [22] Così, anche se alcuni di citazioni di una collezione sono soppresse o spostate in una sezione diversa, la stragrande maggioranza delle citazioni può rimanere.

Allo stesso modo, un custode può fare un accordo (patto) per mantenere la casa del suo vicino per un compenso. Più tardi, fanno un breve contratto che dice solo che il custode non deve più pulire il sottotetto. Il nuovo accordo sostituisce quello vecchio, ma il vecchio è ancora in vigore, anche se non tutti i suoi requisiti sono seguiti. [23] Una logica simile può funzionare per una comunità riorganizzata, che, come un ente di beneficenza ristrutturato con un nome e uno statuto un po' alterato, può sostituire un altro senza che quest'ultimo sia giunto al termine. [24]

In realtà, la parola "superamento" in un contesto religioso significa che il cristianesimo deve accettare in sé il giudaismo in modi importanti, come scrisse il grande poeta inglese Percy Bysshe Shelley:

la mitologia e le istituzioni dei celti conquistatori dell'impero romano sopravvissero all'oscurità... connessi con la loro crescita e vittoria... L'incorporazione delle nazioni celtiche con la popolazione esausta del sud impresse su di essa la figura della propria poesia nella loro mitologia e nelle loro istituzioni... può essere dato per scontato che nessuna nazione o religione può sostituire un'altra senza incorporare in sé una parte di quella che sostituisce.

Cioè, Shelly vede le antiche usanze celtiche sopravvissute nel Medioevo, nonostante il fatto che i celti abbiano accettato istituzioni in stile romano divenendo "civilizzati". [25] Naturalmente, il grado della necessaria integrazione può variare. In teoria, una nuova fase di sviluppo religioso potrebbe integrare pienamente il proprio predecessore.

Un altro argomento contro l'uso dell'idea del Nuovo Testamento che "supera" l'Antico è che presumibilmente implica che coloro che rifiutano il nuovo patto siano completamente dimenticati. Sarebbe in contraddizione con la discussione di san Paolo su coloro che rifiutavano la nuova alleanza, che li paragonava a rami spezzati dal loro olivo (Rm 11:16-26). Nonostante la loro perdita, san Paolo aspettava che sarebbero tornati a essere innestati di nuovo.

Tuttavia, il termine "sostituzione" non esclude l'aspettativa di un ritorno. Un re potrebbe emettere un editto che dice che i suoi sudditi non devono più pagare una "tassa del pane", superando una legge precedente in cui soltanto gli agricoltori sfuggivano alla tassa. Alcuni coltivatori possono essere in disaccordo con il nuovo editto ed emigrare, ma il re può ancora aspettare il loro ritorno, a causa del suo amore per loro. E se ritornano, godranno degli stessi benefici del suo editto. Quindi, semplicemente perché qualcuno lascia un gruppo in cui si fa un cambiamento non significa che sia stato dimenticato o che il suo ritorno non sia previsto.

L'Ortodossia al di fuori del dibattito sul supersessionismo

Di fronte alla estrema scarsità di utilizzo del termine negli scritti ortodossi si può considerare che il concetto stesso sia sconosciuto all'Ortodossia. Vlach definisce il supersessionismo come un termine di "recente" designazione, [26] e, quindi, il termine non è nella tradizione da cui gli scritti ortodossi moderni attingono. Michael Forrest, uno studioso cattolico, scrive che "il supersessionismo... non ha alcuna definizione cattolica stabilita. Non diversamente da 'proselitismo', è un termine caricato di connotazioni, implicazioni e sfumature molto diverse". [27]

Il greco e le lingue slave, parlate dalla grande maggioranza degli ortodossi, non contengono un esatto equivalente della parola "soprassedere" con le sue sfumature, e praticamente non usano mai la parola "supersessionismo". Certo, le persone possono esprimere un concetto senza dargli il significato che possono assegnargli quelli di un'altra cultura. Per fare un'analogia con la questione sollevata dalla mancanza della parola "soprassedere": potrebbero gli occidentali riassumere perfettamente la complessità del concetto di "anima" della letteratura classica russa del XIX secolo con un'unica parola "occidentale"?

Il secondo ostacolo non è veramente linguistico, ma concettuale. Considerando le connotazioni legalistiche del termine "soprassedere", il "supersessionismo" dà una sfumatura particolarmente legalistica ai rapporti tra i due testamenti. Così, la voce di Factopedia sul supersessionismo commenta questa difficoltà:

I gruppi ortodossi orientali... si concentrano sull'opera dello Spirito Santo nella definizione di membri della chiesa. Da tempo è stato notato da teologi che il perseguimento di un'esperienza dinamica, empirica e personale della fede è tipico della teologia orientale, mentre le formulazioni giuridiche e logiche hanno dominato nelle chiese occidentali... la concentrazione sulla spiritualità personale, piuttosto che sull'assenso intellettuale, significa che un'analisi dettagliata dei problemi delle alleanze con Dio è molto meno caratteristica di queste tradizioni. [28]

Herman Blaydoe, un cantore della chiesa che ha studiato presso il Seminario di Cristo Salvatore, va oltre e vede l'Ortodossia come al di fuori delle categorie ideologiche ("-ismi"):

L'Ortodossia non "corrisponde" ad alcuna versione del supersessionismo. Noi non creiamo e non abbiamo o bisogno di alcun "ismo". La Chiesa è più grande di qualsiasi "ismo". Quasi ogni parola con un suffisso "ismo" è probabilmente quasi inutile in ogni discussione degli insegnamenti dell'Ortodossia. È estranea, non è davvero patristica. Non abbiamo bisogno di riabilitare la cattiva teologia protestante. [29]

Ciò riporta alla mente la difficoltà, fatta notare dallo studioso cattolico Michael Forrest, di usare il controverso termine "proselitismo". [30] D' altra parte, "giudaismo " è un'idea centrale in questo dibattito, e la Chiesa si impegna in iniziative di "evangelismo". Così, mentre alcuni "-ismi" possono entrare nella discussione, gli ortodossi sono di solito riluttanti a introdurne di nuovi.

Tutto questo può servire come una nota di cautela: se il "supersessionismo" può esistere nell'Ortodossia, non vi può svolgere un ruolo centrale o essere formulato nel modo in cui gli altri lo descrivono.

Quanto è "supersessionista" l'Ortodossia

Fermo restando quanto sopra, appare supersessionismo è una " parte" del pensiero ortodosso. I testi ortodossi di tanto in tanto usano la parola "sostituire" per descrivere ciò che crede la Chiesa in modi diversi. La Orthodox Study Bible (Bibbia di studio ortodossa) La usa nel senso di trasformazione. Traduce la profezia di Isaia 28:4-6 così :

il fiore caduto dalla speranza della gloria sulla cima della montagna alta sarà come il precursore del fico. Colui che lo vede intende ingoiarlo prima che gli arrivi in mano. In quel giorno, il Signore degli eserciti sarà la corona della speranza, intessuta di gloria, per il resto del mio popolo. Essi devono essere lasciati in uno spirito di giudizio su giudizio e per la forza di coloro che impediscono l'uccisione.

Forse si può paragonare la "montagna alta" al Monte Sinai, e a Mosè il fiore che scende da esso per l'alleanza. Il "fiore" non è distrutto, ma trasformato in un delizioso fico che attrae la gente ad esso. È associato con "giudizio", che concorda con la precedente discussione di p. Bandura sulla giustizia di Dio, superiore al senso che ne ha l'uomo. Il nuovo spirito del popolo è anche associato con la prevenzione delle uccisioni, cioè, l'attuazione della misericordia. La Orthodox Study Bible vede in questa immagine elementi fondamentali del rapporto di Cristo con la legge, commentando: "Proprio come il fico sostituisce il fiore che appassisce, Cristo sostituirà la legge che si dissolve e diventerà la corona di speranza, intessuta di gloria". [31]

La Orthodox Study Bible mette in relazione questo superamento al sistema sacrificale del Tempio e all'Eucaristia:

Nel Giorno dell'Espiazione, si compiva il principale sacrificio dell'Antico Testamento. Doveva espiare tutti i peccati che la nazione di Israele aveva commesso quell'anno (Lv 16:2-34)... Questo evento prefigura il sacrificio di Cristo, nostro sommo sacerdote, una volta per tutte (Eb 4-5; 10)... L'offerta che Cristo fa di se stesso una volta per tutte è per tutte le persone per tutti i tempi, e sostituisce il sistema dei sacrifici mosaici. Di conseguenza, il mistero del servizio eucaristico, compiuto nella Divina Liturgia della Chiesa, è... un 'sacrificio razionale e senza spargimento di sangue' inteso come il nostro sacrificio od offerta a Dio... Nella Divina Liturgia, invece di un'offerta animale o di grano, offriamo il corpo e il sangue di Cristo a Dio. In un mistero noto solo a Dio, noi partecipiamo così al corpo e sangue di Cristo offerto una volta per tutte. [32]

Il passo si riferisce a come la Liturgia chiama l'eucaristia un "sacrificio senza sangue", che era anche il nome per i sacrifici di grano del Tempio. L'esatta natura dell'Eucaristia, tuttavia, è considerata un "santo mistero" e non una cosa spiegata esattamente.

La natura misteriosa dell'Eucaristia rende più difficile giudicare l'esatta relazione tra l'Eucaristia e il divieto di cibarsi di sangue nell'Antico Testamento, che il rabbino dottor Richard Rubenstein, ex Presidente della University of Bridgeport, vede come una questione chiave in materia di "supersessionismo". Scrivendo in The New English Review, commenta: "Uno degli aspetti più importanti delle leggi alimentari era il rigoroso tabù sul consumo del sangue di un animale, ma nell'Eucaristia è il sangue di Cristo che viene offerto al credente come 'medicina dell'immortalità'". [33] Il dr. Rubenstein scrive che Giovanni 6:53-58, in cui Cristo dice: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna", è "stato criticato come supersessionista... ma [esprime] la convinzione fondamentale della cristianità che la salvezza... viene solo per mezzo di Gesù Cristo". [34[ Egli traccia poi un confronto con il giudaismo :

Per quei primi padri della Chiesa che esplicitamente fanno il confronto, l'Akedah di Isacco è un Golgota interrotto. Essi raffigurano Gesù come il perfetto Isacco e Isacco come privo della capacità di redimere l'umanità perché non è veramente morto sulla sua pira di legno. Vorrei suggerire che il cristianesimo porta all'espressione manifesta molto di ciò che rimane latente nel giudaismo... la differenza è stata scritta molto tempo fa nella seguente osservazione: Ciò che latet (è latente) nel giudaismo patet (è palese o manifesto) nel cristianesimo. [35] Nella religione sacrificale... troviamo gli elementi più importanti sia di continuità sia di discontinuità tra le due tradizioni... [36]

Ma la Chiesa, di fatto, non abolisce il divieto dell'Antico Testamento sugli alimenti a base di sangue. In Atti 15 leggiamo come la Chiesa primitiva ha vietato ai cristiani il consumo di alimenti a base di sangue, così come fa il Canone 67 del concilio Quinisesto. [37] Considerando l'Eucaristia un santo mistero, l'Ortodossia differisce dal Cattolicesimo, che considera chiaramente che si verifica un cambiamento fisico ("transustanziazione") nell'Eucaristia e più probabilmente vede le istruzioni di Cristo sull'Eucaristia come qualcosa che prende la precedenza sul divieto. Tuttavia, si differenzia anche dal tradizionale protestantesimo, che sottolinea che il cambiamento è spirituale per mezzo della Presenza Divina ("consustanziazione") e sembra più compatibile con un divieto il cui contesto era il cibo fisico. Indipendentemente dal fatto che vi è una contraddizione, però, trasformando la "religione sacrificale", si può dire che l'Eucaristia sostituisce i sacrifici precedenti.

Padre Anatoliy Bandura della chiesa greco-ortodossa di san Nettario ha discusso di come Lattanzio, uno scrittore paleocristiano, descrive il sacerdozio di Cristo. P. Bandura spiega che

Cristo... ha ricevuto la dignità del sacerdozio eterno dal Padre. Nella sua visione, il profeta Zaccaria menziona il nome del sacerdote eterno: 'E il Signore Dio mi ha mostrato Gesù (in ebraico Giosuè) [38], il grande sacerdote in piedi davanti al volto dell'angelo del Signore...' (Zc 3:1-8) Paolo chiama Gesù il sommo sacerdote che sostituisce il sommo sacerdote del tempio di Gerusalemme (Eb 3:1-2;7:21). Il sommo sacerdote nel Vecchio Testamento è anche un tipo di Cristo, come in questo caso. [39]

Questa idea di qualcosa di importante nell'antico Testamento, che prefigura qualcosa nel Nuovo Testamento si riflette anche nel saggio "The Law and the King" di Kevin Edgecomb, della scuola di teologia greco-ortodosso di Santa Croce. Edgecomb scrive:

Come è stato tradizionalmente inteso, Pentecoste era il giorno in cui fu data la legge sul Monte Sinai. Nella Chiesa, la Pentecoste è nota per la discesa dello Spirito Santo sui primi cristiani, come descritto nel libro degli Atti. Nell'innografia della Chiesa d'Oriente, questa duplice importanza del giorno non è persa: l'ultimo significato è visto come superiore al primo. [40]

Edgecomb cita l'ottava ode dal canone del Mattutino della Domenica di Pentecoste, che descrive il roveto ardente che parla a Mosè sul Sinai, lo zelo per Dio che proteggere i tre giovani cantori nella fornace ardente, e lo Spirito Santo che risuona sugli Apostoli sotto forma di lingue di fuoco. L'inno conclude:

Voi che non salite su quella montagna intoccabile, né temete il fuoco impressionante,

Stiamo sul Monte Sion, nella città del Dio vivente,

E formiamo un coro con i discepoli teofori. [41]

Si noti che gli antichi israeliti non sono saliti sul Monte Sinai, né i giovani hanno temuto il fuoco, così l'inno si rivolge loro con lode. Eppure, allo stesso tempo richiama quegli israeliti "noi"! Edgecomb commenta: "Questa è l'antica prospettiva cristiana che quest'ultima Pentecoste adempie, completa e migliora e sostituisce la precedente, in quanto le persone hanno ora la legge scritta nei loro cuori attraverso l'azione diretta di Dio, attraverso lo Spirito Santo". [42]

Allo stesso modo, Robert Arakaki in The Biblical Basis for Icons usa il "superamento" per riflettere il posto più elevato di Cristo:

Le prime righe della lettera agli Ebrei raccontano come la storia della progressiva rivelazione di Dio raggiunge il suo culmine definitivo in Cristo. [Eb 1,1-2] La superiorità di Cristo è provata dal fatto che la venuta del Figlio sostituisce tutte le precedenti rivelazioni dell'Antico Testamento... l'Apostolo Giovanni sottolinea qualcosa di simile: "Perché la legge fu data per mezzo di Mosè : la grazia e la verità è stata data per mezzo di Gesù Cristo. Nessuno ha mai visto Dio, ma colui che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". (Giovanni 1:17-18) Il significato rivelatore dell'Incarnazione sta nel fatto che, laddove il messaggio profetico consisteva di persone che ascoltano la parola del Signore, l'Incarnazione consiste nella Parola di Dio che viene a noi nella carne. [43]

In altre parole, Cristo "sostituisce" le precedenti rivelazioni con cui il Verbo è stato ascoltato, perché è il Verbo stesso. Questo è come un architetto che costruisce una casa: una volta costruita la casa da lui voluta, l'operazione è compiuta e la casa sostituisce il progetto. Eppure il progetto mantiene comunque valore per il nuovo proprietario.

Infine, quando è posta loro direttamente la domanda, a questo punto del dibattito scientifico, questo è accettato più spesso di quanto è negato. I partecipanti a due di quattro significative discussioni sul tema sui forum ortodossi in internet generalmente vedono come l'Ortodossia come supersessionista, mentre quelli su un altro forum tendono a opporsi al termine. [44] 'Peter the Aleut', il moderatore del diffuso "Orthodox Christianity Forum" ha commentato: "La teologia supersessionist (conosciuta in senso peggiorativo come teologia della sostituzione) non è qualcosa di estraneo alla nostra tradizione. In realtà, la teologia si basa sulla dottrina biblica dell'Apostolo Paolo (Rm 9:1-11:36), per non parlare dei profeti che san Paolo cita diffusiamente e anche di alcune parole di Cristo stesso". [45]

Quanto non è "supersessionista" l'Ortodossia

Nonostante le descrizioni di cui sopra del Nuovo Testamento che sostituisce l'Antico Testamento o i suoi elementi, alcuni scrittori ortodossi, concentrandosi sulla continuità tra cristianesimo ed ebraismo, negano che abbia luogo un superamento o non lo identificano con il termine supersessionismo. Herman Blaydoe spiega:

Certamente possiamo dire che il sacrificio di Cristo ha superato il sacrificio del Tempio. Ci sono aspetti e spiegazioni dove il termine "superamento" può di fatto essere opportuno, ma questo non significa in alcun modo dire che l'Ortodossia sostiene in toto il concetto teologico e moderno di supersessionismo... Entro una teologia ortodossa, il "supersessionismo" non è affatto utile, porta con sé fin troppi bagagli. Non sono sicuro che il tentativo di riabilitare il termine e impiegarlo in un contesto ortodosso sia una buona idea.

Il supersessionismo porta con sé l'idea che la Chiesa ha sostituito Israele, e che gli ebrei sono stati sostituiti dai gentili. Questo semplicemente non è vero. La Chiesa è la continuazione di Israele. Noi la chiamiamo il nuovo Israele, non perché non include più il popolo ebraico, ma perché ora include tutte le persone. Essa va oltre quello che era, ma non sostituisce quello che era prima. [46]

In altre parole, il problema per Blaydoe non è che un superamento si verifichi in qualche modo, ma che egli, come Alex, vede il supersessionismo come la sostituzione di una comunità (Israele) con un'altra, non collegata, separata (la Chiesa), o come un gruppo etnico che sostituisce un altro.

Il professor Gregory Benevitch dell'Istituto di Religione e Filosofia di San Pietroburgo, d'altro canto, non è d'accordo neanche con l'uso della parola "sostituzione". Egli scrive che dopo l'Olocausto si è sviluppato un movimento teologico nel cristianesimo occidentale, che:

non capisce il mistero della Chiesa, quando dice che la Chiesa ortodossa insegna che il cristianesimo (cioè il nuovo Israele) afferma di sostituire il vecchio Israele... La Chiesa Ortodossa non pretende di sostituire il vecchio Israele proprio perché il nuovo Israele (cioè la Chiesa ) non è altro che quello stesso Israele di Abramo, di Mosè e dei profeti, ma aperto (rivelato) ai non ebrei che credono in Cristo.

La posizione cattolica può essere chiarita con l'aiuto del "Commentario sui documenti del Concilio Vaticano II"... Prendete per esempio [la sua dichiarazione] : "... la Nuova Alleanza ha confermato, rinnovato e trasceso l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento... ha soddisfatto e superato l'Antico, ma comunque non lo ha reso invalido " (cfr. III, p.18)... Qui troviamo tutto questo insieme di idee, connesse a parole come "sostituire", "trascendere" e "due alleanze", che rende questo insegnamento latino ambiguo e inaccettabile per l'Ortodossia...

Per quanto riguarda la posizione ortodossa, è espressa nel modo migliore nei termini usati da san Massimo circa il cosiddetto Antico Testamento: "La grazia è completamente priva di vecchiaia" (1.Th.Ec. 89). Il che significa che dopo Cristo, la legge e i profeti, essendo dati dalla grazia sono ancora nuovo. Non sono stati né sostituiti dal cosiddetto Nuovo Testamento, né sono diventati "vecchi", ma, essendo un tutt'uno con il Vangelo, sono stati rivelati di nuovo, dalla stessa grazia. [47]

Così, Benevitch vede l'uso cattolico formale della parola "sostituire" come "inaccettabile" per il pensiero ortodosso, perché vede la Chiesa e il Nuovo Testamento come una continuazione di Israele e deòl'Antico Testamento. Egli ritiene che la parola oscuri il vero rapporto tra loro, rendendo l'insegnamento ambiguo.

Un altro commentatore ortodosso scrive che un teologo ortodosso di spicco, padre Thomas Hopko, "ha detto che non esiste una cosa come un 'nuovo Israele', nel senso supersessionista. C'è, ha detto, una Nuova Gerusalemme, che è un concetto che è presente in antichi testi ebraici prima della venuta di Cristo". [48] Non è chiaro se p. Hopko stesso usi la parola "supersessionista", ma le sue affermazioni suggeriscono che in un certo senso c'è un "nuovo Israele", mentre in un altro senso non c'è. P. Hopko ha detto in varie occasioni:

• Dio allora manda il suo Figlio unigenito... per essere il nuovo Israele, o il vero Israele, per mostrare ciò che è Israele. [49]

• Israele era la primizia della Alleanza, ora lo è il nuovo Israele. [50]

• Nell'Antica Alleanza, il qahal [Congregazione] era il qahal Israel. Era l'assemblea di Israele. Nel Nuovo Testamento, è la chiesa di Gesù il Messia. E nel Nuovo Testamento è ancora il qahal Israel. Quante volte St. Paul parla a tale proposito: noi i gentili siamo innestati in Israele. Non vi è alcun nuovo Israele, c'è un Israele di Dio, che è il popolo che Dio ha radunato. [51]

• Secondo le Scritture del Nuovo Testamento e in particolare secondo san Paolo, la Chiesa è in continuità completa con Israele, al punto che, con tutta l'enfasi del Nuovo Testamento sulla novità... non vediamo l'espressione 'nuovo Israele'. Pertanto, quando San Paolo dice, 'su tutto l'Israele di Dio' (Gal 6:16), egli parla della Chiesa. A causa di questa enfasi, i cristiani ortodossi credono che la Chiesa sia lo storico Israele che continua... [52]

Si può pensare al " supersessionismo " nel senso di un gruppo (la Chiesa) che sostituisce di un gruppo completamente separato (Israele), e naturalmente concludere che p. Hopko rifiuta il supersessionismo vedendo i due gruppi come la stessa organizzazione che continua. Eppure, se il supersessionismo significa semplicemente che la Chiesa sostituisce l'antico Israele, in ogni senso, allora le spiegazioni di p. Hopko non escludono che questo accada. Finché esiste qualche cambiamento, il nuovo Israele potrebbe sostituire il suo predecessore, nel senso di essere una sua fase successiva.

Si può notare l'importanza della frase "nuovo Israele", a significare una sorta di "Israele" nell'era cristiana. Un termine complementare, la "Chiesa dell'Antico Testamento", può fornire prospettiva. Come ha menzionato p. Hopko, il "qahal" di Israele era la sua congregazione, in greco "Ecclesia", di solito reso in inglese come "Chiesa". Così, l'antica congregazione dei giusti di Israele sotto il sua alleanza è talvolta chiamata "Chiesa dell'Antico Testamento" nell'Ortodossia. L'attesa di Cristo da parte dei giusti israeliti attraverso la profezia è un altro motivo per cui essi sono considerati parte della Chiesa. [53] Così, quando si definisce un "nuovo Israele", la Chiesa significa che questa congregazione è rinnovata e trasformata con la venuta del Messia.

Un'icona che riflette in particolare la continuità tra l'Antico Testamento e il cristianesimo è l'icona del XVII secolo, del monastero di santa Caterina nel Sinai. L'icona raffigura non solo Mosè che riceve la legge sulla cima del monte, ma anche l'immagine di angeli che vi portano le reliquie di santa Caterina. La scena include i monaci e le cappelle del monastero.

Inoltre, mentre alcuni critici del supersessionismo associano la teoria con l'antisemitismo, l'Ortodossia non pensa in termini genetici razzisti, come quando si percepisce un gruppo razziale come la "Chiesa" che "supera" un altro gruppo biologico separato (i discendenti fisici di Abramo), come se quest'ultimo non possa appartenere nel primo. Una prova di questo è che p. Hopko dice: "Gesù è un ebreo, sua Madre è un'ebrea, tutti gli apostoli sono ebrei". [54] L'Ortodossia non contempla la possibilità che una persona possa essere spiritualmente superiore a un'altra a causa del suo colore della pelle o struttura genetica. [55]

Pertanto, tenendo conto della diretta continuità che l'Ortodossia vede tra se stessa e l'antica comunità ebraica, ha senso che gli scrittori ortodossi si oppongano a chi vede la Chiesa come un "superamento" di Israele, quando vedono questo come un suggerimento che Israele è necessariamente scollegato, o che le persone sono separate in base alla razza. Non di tratta di nessuno dei due casi.

L'antisemitismo è parte del supersessionismo ?

Secondo il giornalista Robert Harris :

La teologia della sostituzione... è stata una pietra miliare dell'antisemitismo all'interno della fede cristiana per un tempo molto lungo... la teologia della sostituzione o supersessionismo sostituisce la menzione degli ebrei nella Bibbia, e le promesse fatte loro da Dio, con quelle dei cristiani. Gli ebrei (come un analogo della nazione israeliana) diventano dei paria, rifiutati dalla storia per aver respinto il Figlio di Dio. [56]

Harris è corretto nel contrastare l'antisemitismo, ma è dubbio che il supersessionismo sia la causa, dal momento che un passo chiave che usano i suoi seguaci è Romani 9-11, che mette in guardia quelli che parlano contro i "rami" staccati dall’"albero d'olivo" a causa del rifiuto. La logica di Paolo è che se a quei rami manca la fede, i cristiani non ebrei potrebbero perderla allo stesso modo, e le difficoltà della separazione si applicano indipendentemente dalla propria provenienza.

Una linea comune di pensiero è che se i cristiani avessero invece abbracciato una teologia della "duplice alleanza", lasciando l'antica alleanza senza impedimenti, allora l'antisemitismo causato dal supersessionismo sarebbe acomparso. Questo però non è il caso, poiché rimarrebbe la controversia causata dalla mancanza di accettazione del Messia regale di Israele. Anche le aspettative apocalittiche indicate dal dr. Idinopulos suggeriscono il contrario. Il vero problema dell'antisemitismo quindi non è veramente di rapporti tra le alleanze o anche tra la Chiesa e Israele, ma di atteggiamenti verso le altre religioni.

L'Ortodossia essenzialmente non prova odio neanche verso i non cristiani, perché ha un atteggiamento di minor giudizio nei confronti degli individui. Il metropolita Damaskinos della Svizzera scrive che la verità della propria fede viene vissuta 'non come una condizione di avvolgimento in una sindrome arrogante di superiorità rispetto ad altre religioni, ma piuttosto come un servizio responsabile di dialogo e di testimonianza'. [57] La chiave qui è una mancanza di arroganza verso gli altri, e naturalmente non la convinzione che le proprie credenze sono altrettanto giuste come quelle degli altri. In caso contrario, non avremmo nulla di cui "dialogare"!

Altri scrittori ripetono il senso di umiltà e di testimonianza responsabile del metropolita Damaskinos. Il diacono Stephen Methodius Hayes della Società Missionaria di san Nicola di Giappone commenta: "Noi preghiamo ogni giorno di Quaresima dicendo 'dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare il mio fratello'. Questo è lo spirito della vera Ortodossia. Niente potrebbe essere più lontano da esso dell'antisemitismo". [58] Un'altra caratteristica dell'Ortodossia, che condivide con il giudaismo antico, è una mancanza dell'idea che la colpa – come quella del peccato originale o della crocifissione di Cristo – possa essere ereditata biologicamente. [59]

Il professor Benevitch parla dell'antisemitismo in "The Jewish Question in the Orthodox Church". Egli osserva che oltre a lui "ci sono molti ebrei tra i sacerdoti e i monaci, così come tra i migliori teologi" nella Chiesa ortodossa. [60] Benevitch scrive che l'ostacolo fondamentale per affrontare le questioni dell'antisemitismo nel modo degli studiosi protestanti è che "l'Ortodossia non rifiuterà mai il proprio patrimonio... il cristianesimo ortodosso è fedele alla propria tradizione almeno quanto l'ebraismo ortodosso". [61] Ma si possono affrontare questioni di colpa e di inimicizia "molto semplicemente – ognuno è colpevole perché tutti hanno peccato'." [62]

Egli continua a dire che ebrei e cristiani russi condividono il "carattere universale della Chiesa " e quindi devono amarsi a vicenda "a dispetto di tutte le differenze culturali, etniche e di altro genere". Benevitch spiega:

Non è corretto parlare della Chiesa da una parte e Israele dall'altra... la Chiesa cristiana non è una Chiesa dei gentili... la missione di Cristo in questo senso era quella di distruggere il muro di separazione tra Israele e gentili. Secondo l'apostolo Paolo, Cristo... " è la nostra pace che ci ha resi uno e ha abbattuto il muro di separazione dell'inimicizia " (Ef 2,14). [63]

Benevitch spiega che "Questa inimicizia da parte dei gentili non era altro che quello che noi oggi chiamiamo antisemitismo." [64] Aggiunge che Cristo la supera portando i gentili non in una religione nuova, ma nel "compimento della fede ebraica" dei patriarchi. [65]

Mentre Benevitch si concentra sull'unità all'interno della Chiesa per superare l'antisemitismo, il metropolita Kallistos Ware si concentra sul rapporto di Dio con gli ebrei che non sono parte della Chiesa nel suo articolo "Has God Rejected His People?" Egli sottolinea che la reazione di Paolo a quella separazione "non è di rabbia... ma di... 'grande dolore'." [66] ( Rm 9:2). Paolo li vede ancora "come suoi ' parenti '... e dice che preferirebbe essere 'maledetto e tagliato fuori da Cristo' piuttosto che salvato senza di loro". [67] Paolo prega e si aspetta che Dio salverà "non solo un 'residuo' tra loro, ma tutti". [68] Ware aggiunge:

Sono ancora particolarmente "amati" da Dio (11:29), "perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (11:29). Per di più, quando il popolo ebraico alla fine si rivolgerà a Cristo, questo si rivelerà un arricchimento per la Chiesa totale, ben oltre la nostra attuale immaginazione. "Se il loro fallimento significa ricchezza per le genti, quanto più lo sarà la loro piena inclusione!" (11:12).

Ware conclude che questa svolta verso Cristo deve essere di loro spontanea volontà e che non dobbiamo mai mostrare loro " la minima mancanza di rispetto oppure odio". [69]

Questi scritti dei teologi sono accompagnati da simili dichiarazioni dei leader ortodossi. Il Patriarca ecumenico ha dichiarato il 2013 un "Anno di solidarietà mondiale". Nella sua enciclica, ha detto che mentre "La pace è veramente venuta sulla terra attraverso la riconciliazione tra Dio e gli esseri umani nella persona di Gesù Cristo", [70] si rammaricava dello stato di conflitto nel mondo: "Purtroppo... noi esseri umani non ci siamo riconciliati, nonostante la sacra volontà di Dio. Manteniamo una disposizione d'odio uno per l'altro. Ci discriminiamo l'un l'altro per mezzo di fanatismo per quanto riguarda le convinzioni religiose e politiche". [71]

Proprio questo mese di luglio, l'ottava consultazione accademica tra Giudaismo e Ortodossia si è tenuta a Salonicco, in Grecia. Là:

Circa 40 tra sacerdoti cristiani ortodossi, rabbini e studiosi provenienti da tutto il mondo, tra cui Russia, Georgia, Romania, Israele, Francia, Grecia, Finlandia e Stati Uniti si sono incontrati con i locali governanti e leader religiosi...

Notando che il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha dichiarato il 2013 Anno di solidarietà mondiale, il metropolita Emmanuel ha detto: "È ben documentato che i greci di Salonicco al tempo della Shoah sono stati accanto ai loro vicini e amici ebrei. Oggi, più che mai, dobbiamo stare insieme per combattere i mali dell'antisemitismo, i pregiudizi religiosi e tutte le forme di discriminazione". [72]

Particolarmente notevoli sono i santi Alexander Schmorell, Maria Skobtsova, p. Dimitri Klepinin, Yuri Skobtsov, Ilya Fondaminsky (lui stesso ebreo), e altri santi che morirono resistendo al genocidio nazista, perché i santi sono modelli di emulazione. Sant'Alexander era uno dei fondatori del gruppo antinazista della Rosa Bianca, e fu giustiziato dai nazisti nel 1943. Una delle principali motivazioni per la Rosa Bianca era la sua fede cristiana. I suoi volantini furono sparsi per tutta la Germania e l'Austria, e e il suo secondo volantino dichiarava: "Vogliamo citare il fatto che, dopo la conquista della Polonia, 300.000 ebrei sono stati assassinati in quel paese in una maniera bestiale. Qui vediamo il più terribile crimine commesso contro la dignità dell'uomo". [73] Jim Forest, direttore della Orthodox Peace Fellowship, scrive perché Schmorell propose il nome "La rosa bianca" basandosi su una storia dello scrittore ortodosso Fëdor Dostoevskij:

In un capitolo de I Fratelli Karamazov, "Il Grande Inquisitore", Cristo torna sulla terra "a bassa voce, inosservato, eppure, strano a dirsi, ognuno lo riconosce". A un tratto è presente in mezzo alle tante persone che affollano la piazza del Duomo di Siviglia, il cui suolo è ancora caldo dalla combustione di un centinaio di eretici il giorno prima. In questo momento accade che una bara aperta contenente il corpo di una giovane ragazza è portato attraverso la piazza nel suo itinerario verso il cimitero. Passano accanto a Gesù. "La processione si ferma, la bara viene posta sui gradini ai piedi [di Cristo]. Egli guarda con compassione, e le sue labbra dolcemente pronunciano le parole, 'Fanciulla, alzati!' E lei si alza. La bambina si siede nella bara e si guarda intorno, sorride con occhi meravigliati aperti, tenendo un mazzo di rose bianche che le avevano messo in mano". Completata azione misericordiosa, il Grande Inquisitore, dopo aver assistito al miracolo, ordina di arrestare Cristo. Egli è indignato per la libertà sconfinata che Cristo ha dato all'umanità. [74]

Conclusione: l'Ortodossia come supersessionismo che rifiuta l'antisemitismo

Il ruolo dei cristiani ortodossi nella società israeliana è un tema importante. È solo un dato di fatto che molti israeliani non conoscono personalmente i cristiani come li conoscevano un tempo, [75] e devono contare su discussioni o studi di terza mano per raggiungere un parere. Qualcosa di simile si può dire sul contatto degli americani con i cristiani ortodossi.

Mentre gli studiosi occidentali hanno la giusta intenzione di affrontare l'antisemitismo culturale e migliorare le relazioni interreligiose, vi è il rischio involontario di considerare le credenze dei cristiani israeliani e palestinesi come antisemite. Per i cristiani ortodossi che si concentrano sul mantenimento della base della loro teologia, questo approccio impedisce la riconciliazione sociale che si desidera.

Nel frattempo, il "supersessionismo" funge da centro di molte di queste discussioni, e anche le due descrizioni sono in continuo mutamento. Le descrizioni del "supersessionismo" di solito sono negative, e a volte assolutiste, e c'è da chiedersi se esse descrivano con precisione le credenze cristiane tradizionali. Il comune denominatore nelle sue varie definizioni è l'idea che il Nuovo Testamento o Chiesa "sostituisce" l'Antico Testamento o Israele. La parola "sostituire" ha significati che vanno da una cosa che ha un'autorità o precedenza superiore, a una cosa che ne rimpiazza un'altra senza tenerne conto. In pratica, ciò che precede può essere sostituito in tutto o in parte, o potrebbe essere anche pienamente inserito in ciò che è nuovo. Prima di mettere un'etichetta sull'Ortodossia, si deve considerare seriamente la possibilità che l'argomento in sé sia al di fuori della discussione tra gli ortodossi – supersessionismo è una parola praticamente inutilizzata dagli ortodossi e persino la parola "sostituzione" è rara. Inoltre, il pensiero ortodosso in genere non funziona in modo legalistico, mentre il termine "sostituire" deriva dal ragionamento giuridico.

Per capire l'Ortodossia, bisogna armonizzare i punti di vista dei suoi teologi. In generale, gli scritti ortodossi usano la parola 'sostituzione' soprattutto per quanto riguarda la precedenza di Cristo sul Vecchio Testamento, mentre le discussioni del rapporto della Chiesa con Israele si concentrano principalmente sulla continuazione. Essi descrivono Cristo che sostituisce la legge trasformandola, il sacrificio di Cristo e l'Eucaristia che sostituiscono i sacrifici precedenti nell'ambito del sistema mosaico del sacrificio, La Pentecoste cristiana che supera la Pentecoste del dono della legge sul Sinai arricchendola. Considerano che Dio fornisce una progressiva rivelazione culminante in Cristo, e che Cristo sostituisce in tal modo le precedenti rivelazioni.

Ci sono modi nei quali il superamento non si verifica. I gentili non "sostituiscono" gli ebrei. Il professor Benevitch rifiuta l'idea che la Chiesa "sostituisca" Israele perché li vede come una continuazione l'una dell'altro. Egli si spinge fino a dire l'Antico Testamento è un tutt'uno con il Vangelo in cui è rivelato di nuovo, e conclude che questo significa che non si verifica una sostituzione tra di loro. Molto probabilmente Benevitch rifiuta l'uso della parola "sostituire", perché la percepisce in modo assoluto. Dopo tutto, si potrebbe dire che una rinnovata versione più dettagliata di un accordo tra due parti "sostituisce" l'accordo stesso nel suo stato precedente. Di conseguenza, anche se ci sono più ortodossi che si identificano con il "supersessionismo" di quanti lo rifiutano, essi rimangono divisi a causa di queste obiezioni.

In ogni caso, gli insegnamenti della Chiesa non supportano l'antisemitismo. Le differenze tra ebrei e non ebrei sono superate dall'unità all'interno della Chiesa, e le promesse di Dio non sono state revocate neanche per gli ebrei al di fuori della Chiesa, in base alle loro radici comuni. La vera causa dell'antisemitismo non è una di posizione sui due testamenti, ma l'intolleranza verso gli individui di diversa provenienza, intolleranza a cui l'insegnamento ortodosso si oppone. Il rifiuto dell'antisemitismo nella Chiesa si riflette nelle dichiarazioni della Chiesa e dei martiri che hanno resistito all'Olocausto.

Torniamo alla storia del ragazzo e del suo zio: il ragazzo muove l'acqua del laghetto? Sì, lo fa mescolandola, anche se non porta via l'acqua dallo stagno. Egli è innegabilmente un "sostitutore" di acqua, anche se ci sono modi in cui egli non sostituisce l'acqua.

Il cristianesimo ortodosso deve essere "supersessionista" nel senso più aperto del termine, perché dà a Cristo e alla nuova Alleanza "posto più alto" rispetto ai precedenti stadi di sviluppo religioso. Di conseguenza, anche il cristianesimo di base deve essere "supersessionista": non si può negare che ha portato qualcosa che ha fatto muovere le acque della fede.

Note

[1] In genere immigrati dall'ex Unione Sovietica sotto la "Legge del Ritorno" israeliana, sulla base del fatto di avere antenati o parenti ebrei. Ksenia Svetlova, "A Different Sort of Orthodoxy", Jerusalem Post, 4 Febbraio 2010.

http://www.jpost.com/Magazine/Features/A-different-sort-of-orthodoxy

[2] In genere immigrati dall'ex Unione Sovietica sotto la "Legge del Ritorno" israeliana, sulla base del fatto di avere antenati o parenti ebrei. Research Directorate, Immigration and Refugee Board, Canada, "Israel: Information on Russian Orthodox Christians Immigrating from the former Soviet Union", Immigration and Refugee Board of Canada, 1 settembre 1996.

[3] In confronto, 15.000 ebrei messianici vivono in Terra Santa. "Messianic Jews", Maoz Israel, http://www.maozisrael.org/site/PageServer?pagename=messianic_jews

[4] Steven Gertz, "The Palestinian Christians: Strangers in a Familiar Land", Christian History, http://www.christianitytoday.com/ch/news/2003/aug8.html

[5] Per l'importanza delle opinioni sul cristianesimo, si veda ad esempio lo studio sulle opinioni israeliane sul cristianesimo da parte del Jerusalem Center for Jewish-Christian Relations. Indagine del 2008, http://www.jcjcr.org/category/survey-1

[6] Dr. Michael Vlach, 12 Reasons Why Supersessionism / Replacement Theology Is Not a Biblical Doctrine, http://theologicalstudies.org/resource-library/supersessionism/327-12-reasons-why-supersessionism-replacement-theology-is-not-a-biblical-doctrine

[7] Dr. Michael Vlach, Various Forms of Replacement Theology, http://www.tms.edu/tmsj/tmsj20d.pdf

[8] Dr. Michael Vlach, Defining Supersessionism, http://theologicalstudies.org/resource-library/supersessionism/324-defining-supersessionism

[9] Supersessionism, Theopedia. http://www.theopedia.com/Supersessionism (ultimo accesso 25 settembre 2013)

[10] Dexter Van Zile, "The Mis-Education of a Young Evangelical" New English Review, ottobre 2011, http://www.newenglishreview.org/Dexter_Van_Zile/The_Mis-Education_of_a_Young_Evangelical

[11] Cfr: Jorunn Buckley J., " In Memoriam: Thomas A. Idinopulos" Religious Studies News, http://rsnonline.org/index.php?option=com_content&view=article&id=554&Itemid=639

[12] Thomas A. Idinopulos, Betrayal of Spirit: Jew-hatred, the Holocaust, and Christianity (Davies Group, 2007), p. 43.

[13] Ibid.

[14] L'idea protestante che l'uomo è nato in uno stato di "depravazione totale".

[15] San Giovanni Crisostomo, Omelia 19 su Romani, http://www.newadvent.org/fathers/210219.htm

[16] Online Etymology Dictionary, http://www.etymonline.com/index.php?search=supers.

[17] Ibid.

[18] Ibid.

[19] Webster’s New Students Dictionary, (G & C Merriam, 1964) p. 890.

[20] A Comprehensive Dictionary of the World, vol. 2, parte 2, (Mittal Publications, 1992) p. 581.

[21] Fr. Anatoliy Bandura, "A Historical Overview of Eastern Orthodox Theology on the Doctrine of the Three Offices of Christ" (Toronto: Regis College, 2012) p. 73.

https://tspace.library.utoronto.ca/bitstream/1807/34905/1/Bandura_Anatoliy_201211_ThM_thesis.pdf

[22] Enfasi nell'originale. Alice Calaprice, The Ultimate Quotable Einstein (Princeton University Press, 2010) p. xx.

[23] La continuazione dei benefici di un accordo senza tutti i requisiti ricorda il Concilio di Gerusalemme (Atti 15). Il Concilio decise che i non ebrei potevano appartenere alla Chiesa e ricevere la sua benedizione di salvezza senza essere circoncisi, cosa che agiva come un ostacolo all'adesione.

[24] Per esempio, l'Ortodossia interpreta Israele in un certo senso come una comunità spirituale, la Ekklesia (Congregazione o Chiesa) in cui molte nazioni sono entrate, piuttosto che un'etnia. Il diacono Silouan Thompson scrive: "L'ekklesia è sempre stato il resto credente, i fedeli al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe". (Did the Church Replace Israel? http://silouanthompson.net/2011/09/did-the-church-replace-israel) Questo di riferisce all'idea che, nonostante le difficoltà, rimarrebbe un residuo di giusti di Israele. In questo pensiero, mentre naturalmente ci sarebbero altre persone che discendono da Israele, come le tribù scomparse, il resto sarebbe la comunità spirituale continua. In altre parole, si distingue un Israele nazionale o terreno da Israele come una comunità spirituale, tenendo a mente le parole di san Paolo: "non sono tutti in Israele sono Israele" (Rm 9:6).

[25] L'utilizzo fatto dagli scozzesi della parola latina "sostituire" è, tra l'altro, un esempio di quest'accettazione.

[26] Michael Vlach, Defining Supersessionism, http://www.theologicalstudies.org/resource-library/supersessionism/324-defining-supersessionism

[27] Michael Forrest, A Response to Robert Sungenis' Critique of our Lay Witness Article, https://sites.google.com/site/sungenisandthejews/critique-of-all-in-the-family

In realtà esiste una confusione non del tutto differente sul termine " proselitismo", come scrive il diacono Dr. Stephen Methodius Hayes, un missionario ortodosso: "Se si parla della necessità di evangelizzare, si incontra la risposta, 'La Chiesa Ortodossa non fa proselitismo', come se l'evangelizzazione e il proselitismo fossero la stessa cosa." Deacon Stephen Hayes, "Evangelism and Proselytism", http://www.orthodoxy.faithweb.com/evanpros.htm

[28] Supersessionism, Factual World, http://www.factualworld.com/article/Supersessionism

[29] Blaydoe scrive anche come moderatore su Monachos, uno dei principali forum ortodossi. "Orthodoxy and Supersessionism", Monachos Forum

[30] Michael Forrest, A Response to Robert Sungenis' Critique of our Lay Witness Article, https://sites.google.com/site/sungenisandthejews/critique-of-all-in-the-family

[31] Orthodox Study Bible, (Chesterton, IN: Conciliar Press, 2008) p. 1078.

[32] Orthodox Study Bible, (Chesterton, IN: Conciliar Press, 2008) p. 140.

[33] Dr. Richard Rubenstein, "The Religion of Sacrifice and Abraham, Isaac and Jesus", New English Review, ottobre 2009, http://www.newenglishreview.org/print.cfm?pg=custpage&frm=47585&sec_id=47585

[34] Ibid.

[35] Il Dr. Rubenstein aggiunge che non si ricorda chi ha citato. Sembra essere Sant'Agostino che disse: "Novum Testamentum in vetere latet, Vetus in novo patet".

[36] Dr. Richard Rubenstein, "The Religion of Sacrifice and Abraham, Isaac and Jesus".

[37] Council in Trullo, New Advent, http://www.newadvent.org/fathers/3814.htm

[38] In ebraico antico, il nome di Gesù è scritto allo stesso modo in cui è scritto Giosuà, e Lattanzio vedeva questo come un legame profetico.

[39] Fr. Anatoliy Bandura, "A Historical Overview of Eastern Orthodox Theology on the Doctrine of the Three Offices of Christ" (Toronto: Regis College, 2012) p. 73.

https://tspace.library.utoronto.ca/bitstream/1807/34905/1/Bandura_Anatoliy_201211_ThM_thesis.pdf

P. Bandura cita a supporto: The Orthodox Study Bible, St. Athanasius Academy. Thomas Nelson. Nashville, TN 2008. pp.1042-1043.

[40] Kevin Edgecomb, The Law and the King, http://www.bombaxo.com/blog/?p=1680

[41] Ibid.

[42] Id.. Edgecomb sottolinea che l'idea dello Spirito Santo che scrive la legge nel cuore degli uomini corrisponde l'idea in Geremia 31:30-33, dove Dio promette una nuova alleanza e dice che metterà la sua legge nei cuori della gente.

[43] Robert Arakaki, The Biblical Basis for Icons, http://orthodoxbridge.com/is-there-a-biblical-basis-for-icons

[44] Israel, http://www.orthodoxchristianity.net/forum/index.php/topic,263.0.html;

Supersessionism, http://www.orthodoxchristianity.net/forum/index.php?topic=21834.0;

The Ancient Way: Replacement Theology, http://www.christianforums.com/t7703383;

The Orthodox Church and Supersessionism

[45] Peter the Aleut, "Calls for removal of 'anti-Semitic' imagery in Orthodox Liturgy", http://www.orthodoxchristianity.net/forum/index.php?topic=11534.0

[46] Orthodoxy and Supersessionism, Monachos Forum

[47] Gregory Benevitch, "The Jewish Question in the Orthodox Church", http://www.ocf.org/OrthodoxPage/reading/jewish_3.html

[48] Alex, Response to Neither Jew nor Greek, http://byzantinejewess.wordpress.com/2011/11/11/neither-jew-nor-greek-a-failure

[49] Fr. Thomas Hopko, The Names of Jesus: Jesus - The Firstborn, http://ancientfaith.com/podcasts/namesofjesus/jesus_-_the_firstborn/print

[50] Fr. Hopko, The Names of Jesus: Jesus - The Firstfruit http://ancientfaith.com/podcasts/namesofjesus/jesus_-_the_firstfruit/print

[51] Fr. Hopko, The One True Church, http://ancientfaith.com/podcasts/hopko/the_one_true_church

[52] Fr. Hopko, The Fountain of Israel. Again Magazine, vol. 19, No. 4, dicembre '96 / gennaio '97.

[53] Fr. George Morelli, “Toward Healing Schism”, http://www.antiochian.org/content/toward-healing-church-schism

[54] Fr. Hopko, The Fountain of Israel. Again Magazine, vol. 19, No. 4, dicembre '96 / gennaio '97.

[55] Inoltre, importanti santi e teologi ortodossi hanno origini ebraiche. Certo, ci sono dichiarazioni di Padri della Chiesa medievale che polemizzano contro il popolo ebraico in termini generali, ma o "popoli", non erano stati pensati allo stesso modo biologico di oggi. Ciò si riflette nella parola latina "populus", che significa non solo "nazione", ma anche "sistema politico". Una traccia di questo modo di pensare sono gli ortodossi in Medio Oriente che ancora si chiamano "romani ortodossi", eppure sono etnicamente tutt'altro che "romani".

[56] Robert Harris, "Who are the EAPPI", New English Review, ottobre 2012 http://www.newenglishreview.org/print.cfm?pg=custpage&frm=100533&sec_id=124327

[57] Mary C. Boys, Has God Only One Blessing?: Judaism as a Source of Christian Self-understanding, (Paulist Press, 2000) p. 8.

[58] Stephen Methodius Hayes, Antisemitism and Orthodoxy, http://www.orthodoxy.faithweb.com/antisem.htm

[59] Il cristianesimo occidentale ha sviluppato il parere che la colpa sia ereditaria, in particolare quella del peccato originale.

[60] Gregory Benevitch, The Jewish Question in the Orthodox Church, Cap. 1, http://www.ocf.org/OrthodoxPage/reading/jewish_1.html

[61] Ibid.

[62] Ibid., Cap. 2, http://www.ocf.org/OrthodoxPage/reading/jewish_2.html

Benevitch sottolinea che Cristo chiese al Padre di perdonare i suoi assassini, e chiede: "Come possiamo ancora parlare di colpevolezza degli assassini di Cristo, se egli stesso li ha perdonati?" Ibid., Cap. 1, http://www.ocf.org/OrthodoxPage/reading/jewish_1.html

[63] Ibid., Cap. 1.

[64] Ibid., Cap. 3. http://www.ocf.org/OrthodoxPage/reading/jewish_3.html

[65] Ibid.

[66] Met. Kallistos Ware, "Has God Rejected His People?", Orthodox Research Institute, http://www.orthodoxresearchinstitute.org/articles/misc/kallistos_ware_rejected_his_people.htm

[67] Ibid.

[68] Ibid.

[69] Ibid. Il punto principale del metropolita Ware è che Dio non ha respinto Israele e che noi non possiamo essere antisemiti. Due questioni che il met. Ware non affronta sono se le benedizioni non revocate di Dio per Israele sono ancora in funzione per tutto il popolo ebraico finché rimane la separazione, e se il popolo ebraico sia l'unico popolo eletto. Nel pensiero ortodosso i pieni benefici sono ricevuti quando si è insieme con la Chiesa e che Dio ha di fatto scelto tutti i popoli come suoi.

[70] Pat. Bartolomeo, Enciclica Patriarcale, Natale 2012 http://www.patriarchate.org/documents/2012-patriarchal-christmas-encyclical

[71] Ibid.

[72] "Orthodox Christian and Jewish leaders hold historic meeting in Thessaloniki", 14 Luglio 2013 http://www.pravoslavie.ru/english/62141.htm

[73] "Feast of St. Ephrem the Syrian", In Communion. Numero 59, Inverno 2011

http://www.incommunion.org/2011/02/20/alexander-schmorell-a-witness-in-dark-times

[74] Jim Forest, “Alexander Schmorell and the White Rose” http://jimandnancyforest.com/2012/11/schmorell-dialog/

[75] Survey - Jerusalem Center for Jewish-Christian Relations, 2008, http://www.jcjcr.org/category/survey-1

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Hal Smith appartiene alla Chiesa Ortodossa in America e ha visitato monasteri ortodossi in Russia, Ucraina e Grecia. Appartiene alla Orthodox Peace Fellowship, dedicata in parte al miglioramento delle relazioni interreligiose, e i suoi articoli sono stati stampati sulla rivista ortodossa antiochena The Word (http://www.antiochian.org/sites/default/files/september_2011_word. pdf) e sulla rivista russa Voda zhivaja (Acqua viva).

 
Se Gesù avesse scelto i suoi apostoli con i metodi di oggi...

Ecco una lettera immaginaria che potrebbe essere scritta oggi se i dodici apostoli del Signore fossero i candidati per dirigere un’organizzazione del nostro mondo...

Caro signore,

grazie per averci sottoposto il curriculum vitae dei dodici uomini che lei ha scelto per affidare loro dei posti di responsabilità nella sua nuova organizzazione. Tutti sono passati per una serie impressionante di test, i risultati sono stati analizzati al computer e, per ciascuno, abbiamo anche organizzato un incontro personalizzato con il nostro psicologo e con un consulente attitudinale per i ruoli ministeriali.

Il nostro studio è giunto alla conclusione che per la maggior parte i suoi candidati mancano d’esperienza, che non hanno la minima formazione e che hanno ben poca attitudine per il genere d’impresa nella quale lei conta di lanciarli. Non hanno spirito di gruppo. Noi le raccomandiamo di continuare a cercare dei candidati che abbiano esperienza nella gestione degli affari e che abbiano messo alla prova le loro competenze.

Simon Pietro è emotivamente instabile, soggetto a sbalzi d’umore. Andrea non ha veramente alcun dono per farsi carico di responsabilità. I due fratelli Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, pongono i loro interessi personali al di sopra della devozione verso la società. Tommaso ha una tendenza a mettere le cose in discussione, che non potrà che frenare l’entusiasmo dell’insieme del gruppo. Ci troviamo obbligati a farle sapere che Matteo figura sulla lista nera della Commissione di Gerusalemme per l’onestà negli affari. Giacomo figlio di Alfeo e Taddeo hanno innegabilmente una tendenza alla radicalizzazione e hanno raggiunto entrambi un punteggio elevato sulla scala maniaco-depressiva.

Tuttavia, uno dei candidati presenta grandi potenzialità. Ha talento e immaginazione, facilità nei contatti e uno sviluppato senso degli affari; non manca di relazioni con personalità altolocate. Noi le consigliamo di prendere Giuda Iscariota come suo amministratore e braccio destro. È un uomo molto motivato e ambizioso, e non ha paura delle responsabilità. I profili degli altri candidati non meritano commenti.

Le auguriamo molto successo nella sua nuova impresa, e le porgiamo i migliori saluti.

 
La Chiesa ortodossa russa all’Estero blocca il “rito occidentale”

New York: sessione straordinaria del sinodo dei vescovi

Mercoledì 10 luglio si è tenuta una sessione straordinaria del sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, presieduta dal suo primo ierarca, sua Eminenza Hilarion, metropolita dell'America Orientale e di New York. Hanno partecipato alla riunione i membri permanenti del sinodo dei vescovi: sua Eminenza Mark, arcivescovo di Berlino, Germania e Gran Bretagna, sua Eminenza Kyrill, arcivescovo di San Francisco e dell'America occidentale; sua Eminenza Gabriel, arcivescovo di Montreal e del Canada, e sua Grazia Peter, Vescovo di Cleveland, amministratore della diocesi di Chicago e dell'America centrale.

Deliberando sulla questione del vescovo Jerome di Manhattan, il Sinodo dei Vescovi ha preso la seguente decisione:

"Nel corso di una riunione del sinodo dei vescovi, tenuta mercoledì 10 luglio 2013, presieduta dal primo ierarca della Chiesa Russa all'Estero, SI È PRESA UNA DECISIONE sulle attività del vescovo Girolamo di Manhattan, Vicario del Presidente per l'Amministrazione delle parrocchie di rito occidentale.

Dopo esaustiva deliberazione, È STATO DECRETATO:

1) Di fermare l'ordinazione di nuovi sacerdoti per le parrocchie che aderiscono al rito occidentale.

2) Di censurare il vescovo Jerome per avere agito di propria iniziativa nell'amministrare le parrocchie che aderiscono al rito occidentale, compiendo vari servizi ecclesiali non approvati dal Sinodo dei Vescovi, e per aver criticato i suoi fratelli in lettere al clero e laici.

3) Di negare il riconoscimento dell'ordinazione di un gruppo di individui da parte del vescovo Jerome durante un singolo servizio divino, e di regolarizzarli a seguito di un approfondito esame dei candidati.

4) Di sciogliere il vescovo Jerome da tutti i doveri, compresi quelli di Vicario del Presidente nell'amministrazione delle parrocchie di rito occidentale, designandolo come vescovo in pensione, senza il diritto di servire nella Cattedrale sinodale del Segno a New York, o di effettuare ordinazioni o di dare onorificenze ai chierici, e designando il suo luogo di residenza presso la chiesa memoriale di san Vladimiro e del Millennio del Battesimo della Rus' a Jackson, NJ.

5) Di benedire il vescovo Jerome a celebrare servizi divini entro i confini della Diocesi americana orientale con il consenso del suo Vescovo ordinario.

6) Di sciogliere il monaco Anthony (Bondi) da tutti i suoi doveri amministrativi e dal ministero spirituale al vicariato delle parrocchie di rito occidentale.

7) Di istituire una commissione per esaminare le modalità di integrazione del clero e delle comunità di rito occidentale nella vita liturgica della Chiesa ortodossa russa, commissione composta da: il metropolita Hilarion dell'America orientale e di New York, presidente; il vescovo George di Mayfield, Vicario della diocesi dell'America orientale; l’arciprete David Straut della diocesi dell'America orientale, e l’arciprete Anthony Nelson della diocesi dell'America centrale.

8) Di inviare ai sacerdoti e alle comunità di rito occidentale una lettera per quanto riguarda la necessità della loro adozione dell'ordine dei servizi divini della Chiesa cattolica ortodossa orientale, mantenendo, ove necessario, alcune peculiarità del rito occidentale.

9) Di sottolineare la nostra adesione alle regole e alle tradizioni della Chiesa cattolica ortodossa orientale in generale e della Chiesa ortodossa russa in particolare.

10) Di ritenere questo decreto immediatamente valido e di sottoporlo ai membri del Concilio dei vescovi sotto forma di questionario per la conferma."

L'incontro si è concluso con il canto del Megalinario della Madre di Dio.

Sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia

www.russianorthodoxchurch.ws

 
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Il mese del Pride è la voce dei demoni

(cliccate sulla foto per aprire il video)

In questo momento tutto è tranquillo: nessuno deve indossare una mascherina, non siamo troppo preoccupati per questo o quello, ma potrebbero accadere cose terribili molto, molto presto: di certo il mondo sta diventando sempre più fascista, usando questo termine metaforicamente, non necessariamente politicamente, ovunque. Voglio dire, ora siamo nel bel mezzo di un mese in cui le persone si vantano del loro peccato: ve lo immaginate, vantarsi del proprio peccato? Essere orgogliosi del proprio peccato? In che mondo terribile ci troviamo ora: le persone sono orgogliose del loro peccato, è promosso dal governo e alla fine diventerà la legge del paese. Non solo le leggi lo promuovono, ma si sta facendo in modo che non lo si possa denunciare, se no finirete in un manicomio o in terapia farmacologica o in prigione: questo succederà a voi e ai vostri figli. Io non so cosa stiate facendo voi che avete figli che frequentano la scuola pubblica. Forse ne siete inconsapevoli, ma le cose che vengono raccontate ai vostri figli nella scuola pubblica e su cui non avete alcun controllo sono orrende, orribili; stanno insegnando alle persone, stanno insegnando ai vostri figli non solo cose perverse: stanno insegnando ai vostri figli una salvezza diversa. Ecco cos'è fondamentalmente: è demoniaca, è una salvezza diversa: c'è solo una salvezza, c'è la santa Trinità e noi dobbiamo essere uno con la santa Trinità, non c'è altra salvezza; ma la loro salvezza, la salvezza del mondo, che è mescolata con la perversità e con l'orgoglio e con tutto il resto, è che stanno ridefinendo chi siamo come esseri umani. È assolutamente demoniaco, il mese del Pride è la voce dei demoni. Ora onestamente non sapevo che avrei parlato di questo quando ho iniziato il sermone, ma dovete sapere che queste cose stanno accadendo: stanno accadendo ai vostri figli, stanno accadendo a voi, sui vostri posti di lavoro, e in qualche modo ci sono tutti i tipi di possibilità di capitolazione a queste cose demoniache, che ci influenzano anche se non ci arrendiamo a queste cose, anche se non abbiamo paura di dire ad alta voce che tutta questa roba è demoniaca e peccaminosa come movimento. Una singola persona avrebbe potuto lottare con il peccato, ma come movimento questo è un movimento demoniaco inteso a divorare le persone, ed è quello che sta succedendo: le persone vengono divorate a destra e sinistra, specialmente con tutta la questione trans che sta ridefinendo completamente ciò che è un essere umano. Un essere umano è fatto a immagine di Dio, è fatto per conoscere Dio, non è definito dal suo genere o dalla sua sessualità o altro: l'unica cosa che ci definisce è che siamo fatti a immagine di Dio, ecco. Nient'altro. Qualsiasi altra definizione è dei demoni, ed è quello che sta accadendo in questo mondo ora. Come avete intenzione di vaccinare voi stessi e i vostri figli contro queste cose? Beh, potete certamente fare cose pratiche come toglierli dalla scuola pubblica, certo, potete fare cose pratiche e insegnare loro come farle, cose pratiche come, per esempio, non dare loro un telefono quando hanno cinque anni o cose del genere, ma assieme a tutte queste cose pratiche dovete fare qualcosa per la vostra anima, e alcuni di voi ieri sera non l'hanno fatto: hanno perso questa opportunità. Ogni singola volta che siamo presenti in chiesa c'è questa grande grazia che viene su di noi, sia che le funzioni ci piacciano o meno, probabilmente a volte dobbiamo fare molta attenzione e a volte è difficile per noi, ecc. Dio ci sta aiutando e c'è questa grande grazia che viene su di noi ed è cumulativa, cresce con il tempo e ci vaccina contro il male, contro queste false credenze che sono così prevalenti nel mondo, ci dona più coraggio: avremo bisogno di molto coraggio nei tempi che arrivano. Avremo tutti bisogno di molto coraggio, perché il mondo sta serrando i ranghi e dovremo sostanzialmente capitolare o subirne le conseguenze nel mondo. Succederà, e cosa avete intenzione di fare al riguardo? Beh, suppongo che potreste procurarvi cartucce, fucili e cibo, acqua e depuratori d'acqua e tutte quelle cose. Potete farlo, io non sono contrario, è una buona idea avere una scorta di cibo ecc. ecc., ma tutte queste cose sono solo misure temporanee. Quello di cui avete bisogno è avere un cuore che sia solo con Dio, un cuore che non sia di pietra ma di carne: è quello che vi serve, e di questo hanno bisogno anche i vostri figli. È un fattore importante mentre siamo liberi, mentre possiamo riunirci e non ci preoccupiamo che la polizia venga alla nostra porta, mentre abbiamo finestre aperte e non oscurate: mentre abbiamo ancora questa libertà e fino a quando accadrà che non l'avremo più, state ingannando voi stessi, state uccidendo voi stessi e i vostri figli non avvalendovi della grazia di Dio nelle funzioni, nelle preghiere, nella lotta, ma forse ad alcuni di voi questo non piace: forse alcuni di voi pensano che io sia piuttosto prepotente o sfacciato... io ho solo una cosa che voglio da voi: voglio che andiate in paradiso! Questo è tutto. Non voglio che impariate solo concetti teologici e cose del genere, non voglio essere solo qualcuno che serve la Liturgia in modo che voi possiate fare la comunione una volta ogni tanto, o venire a casa vostra per benedirla: io non non voglio essere solo quel tipo di persona. Voglio essere qualcuno che è con voi sulla via del paradiso. Vogliamo andarci tutti insieme: questo è davvero fondamentale per quelli di noi che sono pigri in qualche modo, e questo vale per tutti i presenti, anche per me. Ora, non sono io quello che non va alle funzioni, perché se non andassi alle funzioni non ci sarebbe una funzione, ma sono uno che a volte non dice le preghiere come dovrebbe, o cose del genere: ognuno di noi deve solo migliorare; non ci sono molte opportunità rimaste prima che la situazione diventi davvero, davvero, davvero difficile, e quando sarà davvero difficile sarete pronti? Quando i vostri figli tornano da scuola dopo essere stati a scuola per sei o sette anni e vi dicono cose che vi sembrano incomprensibili, folli, ebbene, li avete tenuti a scuola per sei anni, non avete presentato loro un'altra opzione, non avete mostrato loro che era più importante prepararsi per la comunione, venire in chiesa, leggere insieme il Vangelo, pregare, fare le prosternazioni insieme, non avete mostrato loro che questo era importante, quindi ovviamente vi diranno: “Penso che questa roba trans sia meravigliosa”. Oh! Ora ci sono 118 generi sessuali. Ora, penso che ci siano 78 orientamenti: sono così confuso al riguardo, penso che abbiano letteralmente descritto 78 o 76 orientamenti sessuali, e se fate attenzione alla zuppa delle lettere, ora mettono “+”, perché l'idea è che puoi continuare ad aggiungere altro. C'è un movimento, e succederà, per aggiungere la pedofilia. Non si chiamerà così, si chiamerà attrazione per i minori; aggiungeranno anche questa. Succederà, ecco che tipo di parola in codice è diventato quel “+” là dentro; alla fine diventerà sempre più lungo e i vostri figli saranno illusi e voi sarete illusi. Forse non sarete più la stessa persona tra 10 anni e lascerete queste cose. Cosa vi fa pensare che non sarete come tutti gli altri? Siete immuni? Non siete immuni, nessuno di noi lo è. Io stesso potrei ritrovarmi a dire cose terribili sul significato della vita, e su cosa sia un essere umano e tutto questo genere di cose, e capitolare davanti ai programmi del Pride, se non continuo a tuffarmi nello Spirito Santo, a tuffarmi in quell'acqua che ci rende puliti: dovete farlo anche voi.

 
Sulla cremazione

Il rogo dei libri è discutibile in linea di principio. Infatti, ogni volta che sento parlare di libri bruciati, ho sempre in mente la famosa frase di Heinrich Heine, nato in una famiglia ebrea, ma convertito al cristianesimo, e morto nel 1856. Egli disse: "Dove bruciano i libri, finiranno per bruciare le persone". (C'è una fine ironia nella sua saggezza lungimirante, dal momento che i suoi libri erano tra i tanti consegnati alle fiamme dai nazisti negli anni '30). la ragione per cui il rogo dei libri è discutibile è che consegnare un oggetto alle fiamme significa non solo distruggerlo, ma in molte circostanze rinunciare ad esso, e affermare la sua totale mancanza di valore. E praticamente tutti i libri hanno un valore – anche i libri con il cui contenuto non siamo d'accordo. Noi non siamo d'accordo con le idee che alcuni libri contengono, ma l'idea di un libro in sé, cioè offrire idee da una persona a un'altra, è preziosa e buona, poiché tutti i libri coinvolgono la condivisione e il dialogo, e ogni dialogo umano ha valore.

Allo stesso modo in cui bruciare libri è male, anche bruciare la gente è un male. In altre parole, la cremazione non è una parte della nostra tradizione cristiana. Affermare una cosa del genere sembra un affronto a molta cultura nordamericana moderna, dove la cremazione sta rapidamente diventando il metodo preferito di trattare i corpi dei morti, ma l'Ortodossia continua a fare comunque quest'affermazione. Per quanto riguarda la pratica storica della Chiesa, la cremazione significa bruciare persone.

La moderna cultura secolare nega quest'idea. Dice che le persone – le persone umane – devono essere nettamente differenziate dai loro corpi, in modo che la cremazione non brucia la persona, ma il corpo della persona. La persona – la persona reale – è identificata con l'anima, e quest'anima risiede nel corpo nello stesso modo in cui una lettera risiede in una busta. Nel caso di lettere e buste, la busta non ha una vera e duratura funzione a parte la consegna sicura della lettera, e dopo che la lettera è stata ricevuta, la busta può essere gettata via. Dopo tutto, è la lettera che ha valore, ed è la lettera che teniamo. Allo stesso modo, il secolarismo moderno sostiene che l'anima è la persona reale, e il corpo e solo il contenitore temporaneo o il veicolo per l'anima. Quando l'anima si allontana dal corpo al momento della morte, il corpo non ha alcun valore più duraturo di quello della busta dopo che la lettera è stata rimossa. Entrambi possono essere gettati via o bruciati.

Al contrario, la Chiesa afferma che il corpo non è semplicemente il contenitore dell'anima, ma, insieme con l'anima, condivide anch'esso la bellezza e l'immagine di Dio. Non è quindi il caso di dire che abbiamo dei corpi, ma che dei siamo corpi – oltre ad essere anime e spiriti. Il corpo è fatto da Dio, e condivide la sua immagine: questo non vuol dire, naturalmente, che Dio ha due occhi e un naso e due orecchie, ma che la bellezza e la grazia del corpo hanno la loro fonte in Dio. E non solo il corpo partecipa della grazia di Dio nella sua creazione, ma anche nella sua redenzione, perché è il corpo che è battezzato e cresimato, è il corpo che riceve il corpo e il sangue di Cristo nell'eucaristia, è il corpo che sarà un giorno portato a una nuova vita immortale alla risurrezione finale. In una parola, il corpo umano è sacro, e ha un ruolo centrale nella nostra salvezza totale. Come tutte le cose sante, deve essere trattato con rispetto. Come detto sopra, dare qualcosa alle fiamme parla della sua mancanza di valore. Questa pratica aveva un senso nel paganesimo, perché i pagani negavano che i corpi avessero un valore ultimo (questo fu il motivo per cui gli ateniesi filosofici, quando san Paolo iniziò ad affermare che i corpi sarebbero risorti, si fecero beffe di lui; v. At 17:32). I pagani potevano bruciare i loro morti ed essere coerenti con le loro credenze religiose. I cristiani non possono, perché i cristiani credono che il corpo abbia troppo valore per essere dato alle fiamme.

Ci sono altri problemi nell'attuale pratica della cremazione. Per prima cosa, alcuni che nel settore funerario promuovono la cremazione non dicono su di essa tutta la verità. In particolare, non menzionano la verità che le ossa non bruciano. Brucia la carne, bruciano i capelli e il grasso, se il fuoco è abbastanza caldo (e quando bruciano, non è uno spettacolo edificante. Infatti, alcune persone che hanno assistito a una cremazione hanno detto che se molti sapessero esattamente ciò che si verifica nel processo di cremazione di un corpo, non lo sceglierebbero). Ma le ossa non bruciano, per quanto caldo possa essere il fuoco. Che cosa succede dunque alle ossa dopo la cremazione? Sono messe in una macchina che le tritura, e macinate in pezzi piccoli. Mi è stato detto che la pulizia di tali macchine non è facile da fare, e che i pezzi di un corpo escono mescolati ai pezzi di un altro. Alcuni mi hanno detto che talvolta si aggiunge polvere di talco per rendere i pezzi più simili a cenere. Questo, naturalmente, è un tentativo di nascondere la verità che le ossa non bruciano.

come si fa una cremazione

Ci sono anche altri problemi. Ricordo che ero presente in un momento in cui le ceneri erano depositate al loro posto designato nel cimitero. Si dicevano preghiere per i defunti, riferite ai morti in termini personali, come a una persona. L'operaio addetto al crematorio è poi venuto, portando le ceneri in un sacchetto di plastica. Il defunto era ormai diventato non un "chi", ma un "cosa": l'operaio ha detto, "Dove volete che le metta?" Notate: non "lui" o "lei", ma "le ceneri". L'operaio non era senza cuore, e sono sicuro che non intendeva mancare di rispetto. Stava solo facendo il suo lavoro, e affermava una cosa ovvia: la cremazione aveva trasformato una persona in una cosa, che poteva essere trasportata in un sacchetto di plastica sotto il braccio e infilata in un piccolo cilindro funerario. La cremazione significava spersonalizzazione.

Ecco allora la principale differenza tra la cremazione e la storica pratica della sepoltura nella Chiesa – solo quest'ultima rende giustizia alla personalità dei defunti e alla santità della carne umana. Non si tratta di giudicare o condannare chi ha permesso la cremazione dei propri cari, perché tutti noi cerchiamo di fare del nostro meglio, e i momenti di lutto e dolore non sono i periodi migliori per imparare di nuovo e per ripensare. Ma se la Chiesa non giudica, offre comunque un modo migliore. Facciamo il massimo onore ai nostri cari dipartiti quando evitiamo la cremazione, quando li consegniamo con riverenza alla terra. Non abbiamo bisogno di bruciare i corpi di coloro che amiamo. Invece, deponiamo i loro corpi nella buona terra, e le loro anime nelle mani del buon Dio.

 
Una nostra intervista a Teresa Tordo, presidente dell'associazione Russkij Mir di Torino

Russkij Mir (Mondo Russo) è la più "storica" tra le associazioni che collegano Torino al mondo di lingua russa. Negli ultimi anni non sono mancati i contatti tra la nostra parrocchia e Russkij Mir, ma per varie ragioni ci è mancata l'occasione di presentarci gli uni agli altri in modo più completo. Iniziamo a venirci incontro con l'intervista alla nuova presidente dell'associazione, la nostra cara amica Teresa Tordo, che ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande. Troviamo il testo dell'intervista nella sezione "Confronti" dei documenti.

 
Gli anime sono stati un errore e la Russia lo sa: i contenuti dannosi per i bambini continuano a essere banditi nel Paese

La Russia continua a ripulire le fognature del mondo dell'animazione giapponese per proteggere lo sviluppo dei bambini.

L'anno scorso le pagine dei siti "AnimeGo", "Anime Pik" e "Anime bit" sono state bandite. Tutti i collegamenti ai cartoni animati sono disponibili in doppiaggio russo e l'ultimo sito er disponibile "senza censura".

Allo stesso modo, i tribunali di San Pietroburgo hanno vietato i collegamenti a otto anime: "Tokyo Gul", "Death Notebook", "Prince of Darkness from the Back Desk", "Still Life in Grayscale", "Blade Manju", "Elf Song" " Inuyashiki" e "Aki & Sora". La maggior parte di essi è bloccata perché contiene "informazioni dannose per la salute dei minori". Inoltre, la procura ha chiesto il bando degli anime "Tokyo Terror" e "Naruto".

Quest'anno, il tribunale del distretto Kirovskij di San Pietroburgo ha deciso di bloccare i collegamenti a un cartone animato e a un gioco giapponese, come ha riferito mercoledì il servizio stampa combinato dei tribunali della città.

Durante l'ispezione, il pubblico ministero, che ha intentato una causa per dichiarare vietata la distribuzione delle informazioni nella Federazione Russa, ha riscontrato che la pagina con l'anime "Party of the Dead: tortured souls" contiene "materiale inappropriato incentrato sulla creazione di motivazione nei minori verso comportamenti illegali distruttivi, compreso l'uso della violenza contro gli altri".

È stato inoltre osservato che il video contiene scene naturalistiche legate a omicidi, sangue, metodi di privazione della vita e tali informazioni sono psicotraumatiche, dannose per la salute e lo sviluppo dei bambini.

 
La Russia imperiale: 1894-1914

I nostri figli e nipoti non saranno nemmeno in grado di immaginare la Russia dove una volta (cioè ieri) vivevamo, e che non siamo riusciti ad apprezzare e a comprendere – tutta quella potenza, complessità, ricchezza e felicità ...

Ivan Bunin, scrittore russo emigrato e premio Nobel

Prefazione

Uno dei miti della propaganda occidentale, fedelmente copiato in ogni dettaglio dalla propaganda sovietica, erede in tutte le cose dell'Occidente materialista – solo più coerente di quest'ultimo, è che la Russia imperiale fosse arretrata. In realtà, tutto ciò che c'era di buono nell'Unione Sovietica, i suoi sistemi educativi e sanitari, il tasso di alfabetizzazione, l'assenza di disoccupazione, il basso tasso di criminalità e la sete di giustizia sociale, faceva parte del patrimonio della Russia dello tsar Nicola II; ciò che vi era di male, il suo ateismo e la persecuzione dei valori cristiani ortodossi, venne dall'Occidente. Alcuni immaginano che come ortodossi russi dobbiamo essere anti-sovietici; in realtà, visto che siamo anti-atei, siamo anti-sovietici solo nella misura in cui l'ideologia sovietica perseguita la Chiesa ortodossa e impone l'ateismo. Noi non siamo anti-sovietici per quanto riguarda i valori che il sistema sovietico aveva ereditato dal governo dello tsar.

Quindi, c'è stato un momento in cui noi ortodossi russi in Occidente abbiamo sostenuto l'anti-ateismo dell'Occidente. Tuttavia, non appena, una generazione fa, quell'anti-ateismo ha cominciato a trasformarsi in russofobia, abbiamo cominciato a prendere un'altra strada. Oggi, la situazione è l'opposto del passato. L'Occidente, guidato da Washington e fedelmente obbedito dai suoi sconsiderati barboncini dell'Europa, parte della quale è occupata fin dal 1942 ('l'invasione amichevole' della Gran Bretagna da parte di 2 milioni di soldati americani) e un'altra parte fin dal 1944 (l'invasione del D-Day) , è diventato il più virulento centro dell'ateismo nel mondo. Allo stesso tempo, l'attuale Federazione Russa sotto molti aspetti è ritornata all'Ortodossia. Ancora oggi, come è logico, ci opponiamo all'ateismo, e se questo rende noi ortodossi russi opposti all'Occidente apostata di oggi e ci rende protettivi verso le antiche radici cristiane dell'Occidente, non dovrebbe essere una sorpresa. Noi siamo coerenti.

Introduzione

100 anni fa la Russia imperiale ortodossa si trovava sul punto di diventare la più grande potenza del mondo. Solo le tre potenze europee, la Gran Bretagna, la Germania e la Francia, in particolare a prima con il suo paranoico 'Grande Gioco' russofobo, le sbarravano la strada. Infatti, l'impero russo multinazionale e territorialmente continuo aveva fatto enormi progressi dopo l'incoronazione dello tsar Nicola II nel 1894 in tutti i settori, nell'astronomia, nei radar, nella radio (Popov), nella missilistica (Tsiolkovsky), nelle monorotaie, nei rompighiaccio (tutti progressi del XIX secolo), nei motori a benzina e diesel, nelle automobili, nei camion, nei filobus, nei tram, nei trattori diesel e nei modelli di carri armati (questi due ultimi campi sono stati introdotti per la prima volta al mondo dalla Russia).

Nel settore dell'aviazione l'Impero russo ha inventato gli elicotteri (Igor' Sikorskij era il nipote di un sacerdote), i primi aerei quadrimotori di tutto il mondo, i monoplani, gli idrovolanti, l'aerodinamica (nel 1914 263 dei circa 850 aerei da guerra del mondo erano russi), i dirigibili, il paracadute (il primo al mondo), i sottomarini, le ferrovie elettriche (le ferrovie russe erano le più economiche e le più comode del mondo). Inoltre era all'avanguardia in questi campi: telegrafia, telefonia, televisione (la prima al mondo), chimica (Mendeleev), medicina, fisiologia (Pavlov era il figlio di un sacerdote), zoologia, geologia, oleodotti e idroelettrica.

La libertà da un complesso militare-industriale

Da una parte, i giapponesi avevano quasi fatto bancarotta a causa della guerra che nel 1904-5 avevano lanciato contro l'Impero russo a causa del loro militarismo, che aveva portato a spese militari molto elevate. Questo era stato incoraggiato dai politici, industriali e banchieri occidentali, con i quali i giapponesi si erano indebitati (ma tutto questo ritornò indietro contro l'Occidente con le sofferenze nella seconda guerra mondiale a causa della sua avidità nell'inserimento e nella vendita di tecnologia in Giappone). D'altra parte, le spese militari russe erano molto basse (cosa che spiega le battute d'arresto iniziali sia nella guerra contro l'invasione giapponese sia di nuovo dieci anni dopo nella sua difesa locale e della Serbia contro il militarismo tedesco e austro-ungarico).

Non essendo dominato da un complesso militare-industriale come i paesi occidentali, che si basavano su di esso per il loro sviluppo economico, la spesa militare complessiva dell'impero russo era meno di un terzo di quella della Gran Bretagna e della Francia, meno della metà di quella della Germania e di circa il 25% inferiore a quelle di Austria-Ungheria e Italia. Per quanto riguarda la spesa navale, era un quarto di quella della Gran Bretagna, poco più di un terzo di quella del Giappone e di due terzi di quella degli Stati Uniti. In proporzione, aveva meno della metà della popolazione arruolata che avevano Francia, Germania e Italia e poco meno di quella dell'Austria-Ungheria. Anche la sua forza di polizia era molto piccola. Nel 1914 aveva sette volte meno poliziotti della Gran Bretagna e cinque volte meno della Francia. Anche il crimine era più basso. Nel 1905-6 si contavano 77 criminali su 100.000 abitanti nell'Impero russo, 132 negli Stati Uniti, 429 in Gran Bretagna e 853 in Germania.

Grazie alla sua libertà dalla tirannia di un complesso militare-industriale, la produttività russa era aumentata di quattro volte tra il 1890 e il 1913; nel 1901 produceva il 51% del petrolio mondiale e nel 1909 era diventata il più grande produttore mondiale di cereali. Tra il 1892 e il 1913 la sua produzione di grano era aumentata del 78% e nel 1913 il suo raccolto di grano era stato del 28% superiore a quello degli Stati Uniti, del Canada e dell'Argentina combinati. Nel 1913 esportava il 50% delle uova di tutto il mondo, il 70% del burro e l'80% del lino. Produceva inoltre più del 25% di grano, avena e patate nel mondo, il 40% dell'orzo e oltre il 50% della segale.

Tra il 1890 e il 1910 il tasso di crescita medio dell'Impero russo fu superiore al 9%, superiore a quelle degli USA nel loro periodo iniziale. Nel 1913 aveva le imposte dirette più basse al mondo, quattro volte inferiori a quelle di Francia e Germania e 8,5 volte inferiori a quelle della Gran Bretagna, e il reddito è aumentato di sei volte tra il 1893 e il 1913. Nello stesso periodo, la lunghezza delle ferrovie è raddoppiata, così come il suo raccolto di grano. I manufatti russi surclassavano le merci inglesi e giapponesi in Estremo Oriente – erano sia di qualità migliore sia più economici.

Questioni internazionali

A livello internazionale, fu lo tsar Nicola, che nel 1898 aveva chiesto una conferenza internazionale di pace da tenere all'Aia, al fine di vietare, o almeno limitare, le armi. Anche se questa proposta divenne il fondamento della Corte internazionale, della Società delle Nazioni e poi delle Nazioni Unite, purtroppo per le vittime della prima guerra mondiale, la proposta iniziale fu respinta a titolo definitivo e anche derisa dall'aggressiva e imperialista Gran Bretagna, così dai militaristi Germania, Francia e Giappone.

L'impero russo si oppose al colonialismo e non permise a capitalisti stranieri di sfruttare i popoli indigeni o di massacrarli, come le potenze occidentali avevano fatto nelle Americhe (mettendo gli 'indiani' nelle 'riserve', o campi di concentramento, una tecnica oggi copiata da Israele in Palestina), in Africa (massacrando i popoli nativi, come nel Congo Belga, nell'Africa francese del Nord-Ovest, nel Sudan britannico e in Sud Africa, o nell'Africa tedesca del sud-ovest) e commettendo genocidi, come in Tasmania. I diversi popoli dell'impero russo sono stati rispettati, non massacrati, che è il motivo per cui paesi come le Hawaii, il Siam (Thailandia), il Tibet, l'Abissinia (Etiopia) e i boeri cercarono la protezione russa o addirittura chiesero la nazionalità russa.

Questa politica anti-colonialista fu poi continuata da parte dell'Unione Sovietica, che non l'ha inventata, come alcuni immaginano a causa della sua propaganda, ma l'ha semplicemente continuata. Così, l'impero russo si oppose con la forza nel 1899al sequestro da parte degli USA delle Hawaii, un territorio che in precedenza aveva chiesto volontariamente di ricevere la protezione e anche la nazionalità russa, al fine di proteggersi dall'imperialismo occidentale. Nel 1900, lo tsar russo protesse similmente il Tibet dall'imperialismo e dai massacri britannici, ponendolo sotto la tutela cinese. Nel 1912 fondò l'Unione balcanica di Bulgaria, Serbia, Montenegro e Grecia al fine di contrastare l'imperialismo turco e anche il provinciale nazionalismo/filetismo dei governi di questi quattro paesi. Purtroppo, il perfido re Ferdinando di Bulgaria, istigato dal Kaiser tedesco, ben presto ruppe l'Unione e attaccò la Serbia.

Ortodossia Internazionale

Tra il 1894 e il 1912 furono costruite 7.546 nuove chiese parrocchiali ortodosse, non comprese le cappelle, e furono aperti 211 nuovi monasteri. Furono costruite 17 chiese anche nelle principali città europee come testimonianze dell'Ortodossia, alcune con i soldi dello tsar, come a Nizza e a New York con la chiesa di san Nicola. Lo tsar Nicola fece generosi doni personali alle altre Chiese ortodosse locali, tra cui quelle greca, bulgara, serba, romena, montenegrina, costantinopolitana (Monte Athos), antiochena, alessandrina e abissina (etiope), come pure in Terra Santa (Gerusalemme ).

Nel 1914 c'erano 117 milioni di ortodossi nell'impero, con 48.000 chiese parrocchiali, circa 25.000 cappelle e chiese di monasteri e altre istituzioni, circa 50.000 sacerdoti e diaconi e 130 vescovi in 67 diocesi. La Chiesa aveva oltre 35.000 scuole primarie e 58 seminari. (Nel 1917 c'erano 163 vescovi, 51.105 sacerdoti e 79.767 chiese, tra cui 25.593 cappelle e 1257 chiese di monasteri e altre istituzioni).

Nel 1895 c'erano 22.000 ortodossi e un seminario in Giappone. Nel 1897 una missione ortodossa fu fondata a Seoul in Corea. Nel 1898 i nestoriani di Urmia in Persia si unirono alla Chiesa ortodossa russa. Nel 1903 86 scuole russe furono aperte in Siria. Nel 1913, c'erano 3.812 ortodossi e un seminario in Cina. A parte il suo zelo per la glorificazione dei nuovi santi, nel marzo 1905 lo zar Nicola propose se stesso come patriarca, cosa che avrebbe effettivamente ripristinato il Patriarcato quasi immediatamente, se solo la sua offerta fosse stata accettata.

La russofobia occidentale

I giornali occidentali, spesso di proprietà di banchieri imperialisti, industriali e commercianti di armi, amavano attaccare la Russia per i "pogrom". In realtà, questi non ebbero luogo nella Russia vera e propria, ma soprattutto nella Vienna cattolica e a Berlino e tra gli insediamenti di ebrei nell'Impero russo (che si erano rifugiati lì secoli prima a causa del l'antisemitismo occidentale), vale a dire nella Polonia cattolica, nella Lituania cattolica, nella Galizia cattolica e nella Bessarabia (Moldova) ortodossa romena.

Nei quattro anni tra il 1903 e il 1907 1.622 persone furono uccise nei "pogrom" nell'Impero russo, tra questi però solo 711 erano ebrei (lo stesso numero di ebrei furono uccisi ogni quattro ore e lo stesso numero di cittadini sovietici furono uccisi ogni ora dai nazisti occidentali nei quattro anni tra il 1942 e il 1945). Le altre vittime erano cattolici e ortodossi. In effetti, molti dei pogrom furono avviati da ebrei, ma il governo dello tsar dovette intervenire costantemente tra le due parti, di solito cattolici ed ebrei, cercando di essere più imparziale possibile. Nonostante i pogrom, la popolazione ebraica aumentò notevolmente, nonostante la massiccia emigrazione, soprattutto verso gli Stati Uniti.

Un altro oggetto della propaganda fu la guerra lanciata dal Giappone, un vicino armato fino ai denti dall'Occidente contro la Russia. Così, l'attacco giapponese a Port Arthur, in nessun modo diverso nella sua infida imprevedibilità da Pearl Harbour, fu accolto con gioia dai giornali inglesi e americani, dal momento che la marina giapponese era stata costruita e armata principalmente dalla Gran Bretagna, tutta parte del 'Grande Gioco' della Gran Bretagna per controllare il mondo intero. Anche se la marina russa, molto più piccola e più vecchia, perse battaglie navali contro il Giappone, il suo esercito stava cominciando a vincere sulla terra e, se non fosse stato per i problemi fomentati da giapponesi e occidentali che ebbero inizio nel 1905, non c'è dubbio che la Russia avrebbe vinto la guerra entro un anno, schiacciando il Giappone, come fece nel 1945.

Sostegno occidentale ai nemici della Russia

Il sostegno aperto ai nemici della Russia può essere visto anche nell'incidente di Dogger Bank, in un periodo in cui le corazzate russe navigavano coraggiosamente in tutto il mondo, da ovest a est, per combattere contro la superiore marina giapponese. Arrivando nel Mare del Nord, furono i russi provocati, probabilmente di proposito, dai britannici alleati del Giappone, e spararono per errore su un peschereccio britannico. Una volta che i russi arrivarono ​​in Estremo Oriente, la loro piccola flotta fu sconfitta a Tsushima dalla flotta giapponese, due volte più numerosa e potente. Rompendo la Convenzione dell'Aia del 1899, le vicine navi giapponesi rifiutarono di permettere a due navi ospedale russe di raccogliere i marinai russi feriti e sequestrarono invece le navi come bottino di guerra,.

Un altro esempio di straordinaria propaganda di parte si è verificato quando i giornali occidentali travisarono deliberatamente i tragici eventi conosciuti come 'Domenica di sangue'. Questo evento accadde nel 1905 durante i tumulti finanziati dall'Occidente in Russia, quando il 9 gennaio il prete rinnovazionista Georgij Gapon (che più tardi si suicidò dopo che si scoprì che era in realtà un agente segreto), guidò una folla al palazzo dello tsar con una petizione, ben sapendo che lo tsar era assente, e terroristi tra la folla, nascosti dietro le icone, aprirono il fuoco contro le truppe che difendevano la residenza dello tsar. Molti morirono nel fuoco incrociato, forse fino a 128 persone.

Quando lo zar apprese di questo evento, personalmente e generosamente risarcì le famiglie che avevano perso membri nel fuoco incrociato tra i terroristi e le truppe. Istituì immediatamente una commissione per indagare sulle esigenze dei lavoratori. Tuttavia, in confronto, nei successivi due anni diverse migliaia di persone sarebbero morte per mano di terroristi, di cui solo poche centinaia furono catturati e puniti, e molti dei quali fuggirono in paesi occidentali, come la Gran Bretagna (Lenin), gli USA (Trotskij) e la Svizzera, dove furono deliberatamente protetti dalle autorità. Anche il libro per i bambini britannici dell'epoca edoardiana, 'The Railway Children', scritto da E. Nesbit, sostiene sentimentalmente la protezione dei terroristi anti-russi in Inghilterra, che era un fatto reale, basti pensare per esempio alla formazione del partito bolscevico a Londra.

Conquiste sociali

Libera dalla dominazione di un complesso militare-industriale, nel 1897 la popolazione dell'Impero russo aveva raggiunto 129,1 milioni e il tasso di incremento annuo era allora di 1,6 milioni. Circa il 12% delle persone viveva nelle città. Il tasso di natalità era del 48 per 1.000, mentre nel resto d'Europa era tra 22 e 41. Nel 1902 la popolazione aveva raggiunto 139 milioni e nel 1913 170 milioni, un tasso medio di incremento di 3,7 milioni all'anno, il doppio di quello del decennio tra il 1892 e il 1902. La crescita era diventata la più alta del mondo e si stima che entro il 2000 la popolazione avrebbe raggiunto i 600 milioni.

L'istruzione era stata resa gratuita all'inizio del regno dello tsar Nicola nel 1894 e tra il 1893 e il 1913 la spesa per l'istruzione era aumentata del 628%. Tra il 1902 e il 1913 il bilancio nazionale per l'istruzione era di quattro volte superiore al bilancio della difesa – una proporzione che l'Unione Sovietica non fu in grado di mantenere. Alla vigilia della prima guerra mondiale metà degli studenti presso l'Università di Mosca studiava gratuitamente, un altro quarto riceveva sovvenzioni. C'erano allora oltre 39.000 studenti universitari in Russia e più donne nell'istruzione superiore che in qualsiasi altro paese del mondo. Nel 1912 quasi due milioni di bambini erano educati in oltre 37.000 scuole ecclesiastiche, ma c'erano complessivamente130.000 scuole, dato che nel 1908 si aprivano 10.000 scuole ogni anno.

Nel 1908 furono pubblicati in Russia 70 milioni di libri. Nel 1914 150.000 nuovi titoli furono pubblicati in tutto il mondo, di cui 32.238 furono pubblicati in Russia, 25.531 in russo, gli altri in altre lingue dell'Impero. Questo era un numero di libri maggiore di quello di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti messi insieme. Nel 1914 c'erano quasi 150.000 biblioteche in Russia e nel 1920 l'alfabetizzazione avrebbe raggiunto circa il 90%. A differenza della successiva burocrazia dell'Unione Sovietica, il numero dei dipendenti pubblici in Russia nel 1914 era di 336.000 – nella ben più piccola Francia era già di 500.000. Il misericordioso tsar Nicola II non firmò mai una sola condanna a morte durante il suo regno e graziò un gran numero di condannati dai tribunali.

Nel 1913 il trattamento medico dei poveri era gratuito e praticamente ogni ospedale aveva reparti gratuiti per il loro trattamento. Nel 1897 il giorno di lavoro era stato limitato a un massimo di undici ore e mezza, e di dieci in un turno di notte (in Francia il massimo era di 12 ore, in Italia era pure di 12 ore, ma solo per le donne, in altri paesi non vi era assolutamente alcun limite) e le domeniche erano giorni non lavorativi. Non c'era disoccupazione in Russia – proprio come più tardi in Unione Sovietica. Per la legge di 1903 gli infortuni causati da incidenti industriali erano generosamente compensati dopo più di tre giorni di incapacità. Se i lavoratori erano incapacitati da un grave incidente, veniva loro pagata una pensione di due terzi del loro stipendio. Nel 1912 il presidente degli Stati Uniti Taft dichiarò pubblicamente: 'il vostro Imperatore ha creato la più perfetta legislazione del lavoro, che neppure un singolo Stato democratico può vantare'.

Conclusione

Satana ha ispirato la gelosia delle potenze laiche occidentali per distruggere l'impero russo nella loro avida, anti-cristiana brama dell'egemonia mondiale, sia attraverso la loro esportazione del comunismo ateo nel 1917 sia attraverso l'esportazione del capitalismo ateo nel 2014. L'unica differenza è che allora era la Gran Bretagna che muoveva guerra contro la Russia. Oggi è il suo fratello minore, gli Stati Uniti, che ha eclissato la Gran Bretagna, trasformandola in una sua colonia nel 1942 sotto Churchill, che era per metà americano. E da quel momento in poi l'Establishment britannico ha fedelmente seguito gli ordini di Washington, scodinzolando a ciascuno di essi, e ricevendo in premio briciole dalla tavola del padrone. Come si può vedere sopra, i progressi falsamente vantati dall'Unione Sovietica erano in realtà per la maggior parte le vere conquiste della Russia dello tsar, costruite sulla sua solida base.

Durante il regno dello zar Nicola, la lunghezza delle ferrovie è aumentata di quasi il 150%, la produzione di carbone del 430%, di zucchero del 400%, di minerale di ferro del 140%, di petrolio del 100% e le riserve auree sono cresciute del 250% , nonostante l'aggressione giapponese e poi quella austro-ungarica e tedesca nelle loro guerre anti-russe. Nel 1912 un giornale francese ha previsto che se le nazioni europee avessero continuato a progredire tra il 1912 e il 1950 come avevano fatto tra il 1902 e il 1912, allora entro la metà del secolo la Russia avrebbe dominato l'Europa, politicamente, economicamente e finanziariamente. Una recensione nel numero di novembre 1914 della rivista americana 'National Geographic Magazine' chiamava la Russia 'la terra delle opportunità illimitate'. È a questo che oggi vogliamo tornare. Se la Russia di oggi sarà fedele all'Ortodossia e ai valori ortodossi, allora diventerà davvero una volta di più 'la terra delle opportunità illimitate'.

Foto del Cremlino di Mosca con illuminazione elettrica: siamo nel 1894, durante i festeggiamenti per l’incoronazione dello tsar Nicola II, in un periodo in cui solo le città tecnologicamente più avanzate nel mondo potevano contare su apparati di illuminazione pari a quello che vediamo nell’immagine.

 
Piccola isola

Mentre la violenza anti-islamista scoppia in tutta la Turchia, un altro pericolo per le ambizioni di Recep Tayyip Erdogan è la crescente tensione tra i cristiani e la maggioranza musulmana. Il problema si focalizza su Halki, sede di un seminario ortodosso venerato e in via di estinzione.

"Non potete entrare," scatta il guardiano baffuto davanti ai cancelli.

"Perché no?" Chiedo. Al Patriarcato, a Istanbul, l'archimandrita padre Niphon aveva detto che non avevo bisogno di un permesso per visitare il grande seminario ortodosso. Andate pure, aveva consigliato, allegramente.

Così io e la mia guida, un professore a una università di Istanbul, abbiamo fatto i 90 minuti di traghetto attraverso il Mar di Marmara fino all'isola di Halki (conosciuta in turco come Heybeliada). Ci siamo inerpicati sul "Colle della Speranza" di Halki, passando tra casette estive di assicelle di epoca ottomana, costruite da greci e ora abitate da turchi. L'aria puzza di letame di cavallo: carrozze a cavalli e biciclette sono i soli mezzi di trasporto di Halki, e mentre ci avviciniamo alla vetta boscosa, due cavalli bruni ci trottano accanto. Trainano una carrozza che porta cinque chierici ortodossi che indossano abiti neri e cappelli cilindrici neri drappeggiati in veli neri. Chiaramente siamo sulla strada giusta.

"La prego di farci entrare," il mio amico professore chiede al guardiano. "Abbiamo percorso tutta questa strada."

"Sono venuta fin dall'Inghilterra," aggiungo, sperando di impressionarlo con l'idea dello sforzo di coprire quella distanza. Alla fine ci fa passare a malincuore. "Potete andare in giro, ma solo nel giardino. Non potete entrare nell'edificio ".

Dalle aiuole dolci e curate spunta un vasto edificio del XIX secolo, con muri in mattoni e in pietra e tetto in terracotta che fanno cenni architettonici a Bisanzio. Seguo le orme di mio bisnonno George Bowen, che è venuto qui nel 1848 prima di partire per fare ricerche per il suo Murray’s Handbook, la prima guida alla Grecia moderna. Bowen si chiedeva quando i greci di recente indipendenza - che da poco avevano strappato una parte del loro territorio da sotto il "giogo ottomano" - avrebbero ancora fatto sventolare la loro bandiera dalla cupola di Santa Sofia, la loro grande basilica, sequestrata dai turchi con la conquista del 1453.

Invece è successo il contrario, e la popolazione greca etnica della Turchia, conosciuta come i rum (romei), è precipitata da 1,8 milioni nel 1912 ai circa 2.500 di oggi. Greci hanno vissuto qui dalla fondazione della colonia di Bisanzio nel VII secolo a. C. Ora, secondo un rapporto del 2009 della Commissione europea dei diritti dell'uomo, "è necessaria un'azione urgente se [la comunità romea] vuole sopravvivere".

Il seminario di Halki, al centro delle dispute politiche per quattro decenni, simboleggia quella lotta per la sopravvivenza. È stato fondato nel 1844 dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli nella Chiesa ortodossa e i suoi alunni comprendono alcuni tra gli ecclesiastici più importanti del mondo. Tuttavia, nel 1971 il governo turco laico chiuse il seminario. I sacerdoti del Patriarcato, che per legge devono essere cittadini turchi, ora non hanno un posto dove prepararsi. Senza sacerdoti, la sopravvivenza della Chiesa ortodossa qui è minacciata.

Questo è un fondamento della cristianità. Gran parte del Nuovo Testamento ha avuto origine in quella che oggi è la Turchia; fu anche il luogo dei grandi Concili ecumenici tra il IV e l'VIII secolo, dove sono state dibattute le dottrine cristiane. Queste includono il Credo di Nicea, la professione di fede recitata ogni domenica nelle chiese di quasi tutte le denominazioni in tutto il mondo.

La chiusura di Halki rimane una piaga purulenta nei rapporti non solo tra la Turchia e la sua minoranza romea, ma tra la Turchia e l'Unione europea e gli Stati Uniti. Tuttavia, nel marzo 2012, quando il presidente Barack Obama ha sollevato la questione, il primo ministro della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha detto che, per lui, non sarebbe un problema. Da allora non è successo nulla, ma nel gennaio di quest'anno, forse in segno di buona fede, lo Stato ha accettato di restituire 470 ettari di foresta circostante al seminario, fino ad oggi il più grande ritorno di proprietà a qualsiasi minoranza in Turchia.

Sono venuta per saperne di più. "Entriamo", suggerisco, dirigendomi verso i gradini d'ingresso in marmo. Il guardiano è voltato da un'altra parte. Il mio amico esita. Vivendo e lavorando in Turchia, per molti versi uno stato di polizia, ha la sfortuna di conoscere le regole. "Continuate a camminare", lo esorto, risolutamente. Ignoriamo un grido dalla guardiola. Il professore, nervoso ma curioso, mi segue attraverso un portico in un corridoio lastricato in pietra, poi su per una scala grandiosa. Una porta lasciata socchiusa dà un assaggio di una camera con un tappeto cremisi, le pareti rivestite di icone e di ritratti di patriarchi barbuti. Sentendo voci, la mia guida scruta all'interno e mi parla di chierici anziani che sorseggiano tè, riuniti come una congrega di maghi. Qui ci sono gli uomini che avevamo visto nella carrozza a cavalli.

"Ehi!" Un prete avvolto in abiti neri, i capelli neri annodati sulla nuca, viene verso di noi da un corridoio laterale. Aspettandomi di essere espulsa sul posto, spiego che sono venuta dall'Inghilterra e che sto seguendo i passi del mio bisnonno. "Oh sì," il giovane sorride, stringendomi la mano. "Padre Niphon al Patriarcato mi ha parlato di lei. Sono padre Samuel. Benvenuti. "In quel momento il guardiano arriva, ansimante, in cima alle scale. Mentre Padre Samuel ci porta lontano, il guardiano non può che lanciarci uno sguardo furioso. Glie ne lancio uno trionfante in cambio.

Padre Samuel ci dirige fuori su una terrazza dove ci sentiamo piccoli davanti alle due ali posteriori del palazzo. Queste una volta ospitavano una scuola secondaria per ragazzi, il monastero e il seminario, con annesse infermeria, biblioteca, cucine e dormitori, ora tutto chiuso tranne che per ospitare convegni occasionali. La grandiosità dell'edificio rivela la portata delle ambizioni ortodosse del XIX secolo, che coincisero con le riforme ottomane che hanno permesso alla Chiesa nuove libertà dopo secoli di oppressione.

Padre Samuel, con il suo abito nero che sbatte intorno alla sua struttura snella, ci mostra una classe. Ha una lavagna e file di antiche scrivanie con coperchio incise con graffiti, messe in naftalina per 40 anni. Queste camere una volta riecheggiavano delle grida di 125 studenti che studiavano argomenti arcani come dogmatica, patristica, liturgia, filosofia, teologia e studi biblici.

Di 930 laureati di Halki, 343 divennero vescovi e 12 divennero patriarchi - capi di chiese. Basilio Anagnostopoulos, che ora ha 90 anni, era un laureato del seminario che è ritornato nel 1950 come professore di patristica, lo studio dei primi padri della Chiesa, fino alla chiusura nel 1971 che lo costrinse al pensionamento anticipato. I suoi ex studenti sono parroci, professori di teologia e vescovi diocesani in Europa e negli Stati Uniti, così come l'attuale arcivescovo ortodosso d'Australia e il metropolita della Nuova Zelanda. Egli ricorda che uno dei suoi allievi più brillanti era Demetrios Archondonis, ora conosciuto come Sua tutta-santità Bartolomeo I, 270° patriarca ecumenico di Costantinopoli, la cui giurisdizione si estende non solo ai romei e a parti della Grecia, ma anche a cinque milioni stimati della diaspora greca, soprattutto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Australia e Germania. Bartolomeo è anche il leader spirituale preminente di 300 milioni di fedeli ortodossi del mondo, perché anche se ci sono altri patriarchi, è considerato "primus inter pares".

Lo Stato turco, tuttavia, nega al Patriarcato uno status giuridico e considera Bartolomeo come un leader meramente spirituale della minoranza romea in estinzione. E così il seminario è un mausoleo di apprendimento ortodosso, freddo come i sepolcri che punteggiano i giardini esterni. Padre Samuel, i cui capelli che si diradano smentiscono la sua giovinezza, condivide l'intero spazio con un vescovo e un altro sacerdote. "So a cosa sta pensando," dice con un sorriso complice, "ma qui c'è molto da fare. Riceviamo 400.000 visitatori all'anno - ortodossi, cattolici, musulmani. La vita è bella, non è noiosa".

Spiega che Halki è stato chiuso perché il governo turco ha approvato una legge per mettere tutti gli istituti di istruzione superiore sotto il controllo statale, cosa che la Chiesa ortodossa ha rifiutato di accettare. "Il governo ha detto che era per proteggere il sistema di istruzione laica da ogni influenza religiosa", dice, "cristiana e musulmana".

Deve misurare le sue parole. La Turchia ha una reputazione di essere ostile verso le sue minoranze, e in una libera interpretazione delle leggi antiterrorismo, dirette nominalmente contro i curdi, i critici del governo in Turchia sono sempre più costretti al silenzio. Gli individui possono essere penalizzati per avere fatto "propaganda" - cosa che potrebbe includere una campagna a favore di Halki. Nel mese di ottobre 2012, il Committee to Protect Journalists, un'organizzazione non-profit indipendente, ha riferito che di 76 giornalisti in carcere in Turchia, più che in qualsiasi altro paese - quasi il doppio del numero dell'Iran (42) e tre volte il numero della Cina.

Il figlio del prof. Anagnostopoulos, Panos, che è cresciuto a Halki, ma ora vive a Londra, può essere più esplicito. "Halki è stato chiuso per motivi politici", dice, "quando il sentimento anti-greco derivante dal conflitto di Cipro era al suo apice". Alcuni credono che sia rimasto chiuso perché il Patriarcato è sospettato di essere un covo di spie con un deposito di armi segrete, spie che continuano a sposare la Megali Idea - la grande idea di recuperare tutte le ex terre elleniche per la Grecia sotto un megastato, con Costantinopoli come capitale.

I romei sono stati a lungo presi nel mezzo dell'animosità storica tra la Grecia e la Turchia. In seguito allo scambio delle popolazioni greche e turche nel 1923, a 200.000 romei è stato permesso di rimanere, soprattutto a Istanbul e nelle isole di Tenedo e Imbro nell'Egeo, dove è nato il Patriarca Bartolomeo. La loro presenza era l'ultimo residuo di cosmopolitismo ottomano, in cui le strade erano affollate di greci, turchi, ebrei, armeni, arabi e levantini, che coesistevano con i loro differenti idiomi, vestiti, cibi, affari, scuole e luoghi di culto.

Questo cosmopolitismo è quasi scomparso. Considerati, più che cittadini turchi, un avamposto della Grecia, i romei hanno sopportato ciò che la Federazione Ecumenica dei Costantinopolitani, un gruppo moderato che si incontra con i funzionari ministeriali turchi per risolvere i problemi della minoranza romea, descrive come "discriminazione e molestie sistematiche". Il conflitto di Cipro dagli anni '50 agli anni '70 ha provocato violente rivolte, sponsorizzate dal governo, contro i romei e 2.000 edifici Rum, tra cui chiese, scuole, ospedali e 24 monasteri - alcuni antichi più di mille anni - sono stati confiscati. La maggior parte è stata venduta o demolita.

La famiglia di padre Samuel è stata costretta a lasciare la Turchia, così lui ha studiato per il sacerdozio in Grecia. Senza la cittadinanza turca, qui gli è vietato per legge lavorare come sacerdote. Eppure, nessun sacerdote può addestrarsi qui. Senza sacerdoti, la Chiesa non può funzionare. E senza sacerdoti, non c'è un pool da cui scegliere il prossimo patriarca, che deve anche essere nato in Turchia. Quando il 73enne Bartolomeo si ritirerà o morirà, potrà risultare difficile trovare il suo successore. Il metropolita Elpidophoros Lambriniadis viene additato come un possibile patriarca, ma deve essere convinto a tornare dall'estero, fare il servizio nazionale e riacquistare la cittadinanza turca. In futuro, la Chiesa potrebbe non essere così fortunata.

"Perché non dovrebbero studiare nella loro patria?", chiede Panos Anagnostopoulos, che assiste all'Associazione dei laureati della scuola teologica di Halki, con sede ad Atene, di cui suo padre è presidente. "Halki è protetto dal Trattato di Losanna del 1923, che il governo turco - una democrazia - ha ignorato".

Mi chiedo quanti romei vorrebbero studiare teologia ortodossa, dato che ne rimangono solo 2.500 e la loro età media è di 65 anni. Nel corso degli anni '60 la scuola elementare romea di Panos Anagnostopoulos sull'isola di Halki aveva 60 alunni: da allora, i numeri in diminuzione hanno costretto alla sua chiusura, e in tutta la Turchia solo 120 studenti di lingua greca rimangono nelle scuole della minoranza romea. Dopo le rivolte di Istanbul del 1955, i romei fuggirono e altri furono deportati.

Nel 1964, allo zio di Anagnostopoulos, insieme ad altri 12.000 cittadini turchi che per ragioni storiche avevano passaporti greci, sono state 48 ore per lasciare il paese, con una valigia e 22 dollari. La sua casa è stata confiscata. Sua moglie, che aveva un passaporto turco, ha dovuto vendere i loro beni e andare con lui per iniziare una nuova vita ad Atene, dove non sono stati particolarmente benvenuti. La loro storia è ripresa nel lungometraggio greco del 2003 Politiki kouzina (Un tocco di zenzero), in cui un personaggio dice tristemente che essi sono passati da essere greci in Turchia a essere turchi in Grecia.

Nel frattempo, la popolazione della Turchia si è moltiplicata di cinque volte dal 1912, fino a poco meno di 75 milioni, la metà al di sotto dell'età di 28 anni, e si stima che il 99 per cento dei turchi siano musulmani. Dalla fondazione della repubblica laica di Turchia nel 1923, la religione nella vita pubblica è stata spesso soppressa con zelo e l'abbigliamento islamico bandito dalle università e dalle professioni. Tuttavia, la migrazione interna dalle campagne ha importato i valori rurali e spesso più ferventemente islamici nelle città. Insieme con respingimenti da parte dell'Unione Europea, la reazione contro anni di laicismo autoritario e una spavalderia nata da un boom economico che ha evitato il peggio della crisi globale del credito, questo ha portato ad un aumento del nazionalismo e ha contribuito a riorientare la Turchia lontano dall'Europa - il suo storico punto focale - verso il Medio Oriente e l'Africa.

Il passaggio è esemplificato dalla polemica sull'hijab. I laicisti sostengono che il velo è regressivo e oppressivo, ma molte donne, tra cui colte professioniste, hanno combattuto per il diritto di velarsi il capo. Nell'affollato Beyoglu, il centro della vita notturna di Istanbul, sono sorpresa dal numero di donne che indossano soprabiti lunghi, l'hijab e anche il niqab che copre la faccia.

Ciò si riflette al più alto livello di governo, che dal 2002 è stato guidato dal partito filo-islamico Giustizia e Sviluppo (AKP). Nel 1999 Recep Tayyip Erdogan, allora sindaco di Istanbul, ha trascorso quattro mesi in prigione per aver recitato una poesia che i suoi accusatori laicisti consideravano islamica militante; nel 2003, lo stesso sindaco divenne primo ministro. Ora sua moglie indossa l'hijab in occasione di eventi di stato, cosa che avrebbe fatto inorridire Mustafa Kemal Atatürk, il padre fondatore della Turchia.

I critici di Erdogan, molti dei quali sono stati incarcerati per presunti complotti contro il governo, hanno paura che, da quando ha vinto le elezioni del 2011 con quasi il 50 per cento dei voti, ci sia poca opposizione a un sospetto ordine del giorno segreto di sostituire il sistema secolare di Atatürk con uno islamico. Considerano le scuole conservatrici "Imam-Hatip" come un segno di questa tendenza. Originariamente create per formare gli imam, forniscono istruzione religiosa, tra cui la recita del Corano, insieme con l'insegnamento generale. Erdogan ha frequentato una scuola Imam-Hatip a Istanbul. E mentre il seminario di Halki rimane chiuso, di recente circa 67 scuole Imam-Hatip sono state aperte nella sola Istanbul. Dal marzo dello scorso anno, i bambini sono stati in grado di entrarvi a partire dall'età di 11 anni invece di 15 anni come prima. Ali Boga, un membro del parlamento dell'AKP, descrive l'espansione come l'inizio di un movimento più ampio. "Abbiamo la possibilità di trasformare tutte le scuole in scuole Imam-Hatip," dice. Erdogan spera che esse allevino una "generazione pia".

Nonostante la diminuzione del numero dei romei e la crescita del numero dei musulmani, Panos Anagnostopoulos insiste sul fatto che Halki non avrebbe problemi a riempire le sue aule. "Questo è più di una questione locale. A chiunque fosse sotto la giurisdizione del Patriarcato era permesso di venire a studiare qui. Al suo apice il 90 per cento degli studenti proveniva dall'estero, da paesi lontani come gli Stati Uniti, l'Egitto e l'Etiopia". Per la comunità ortodossa in tutto il mondo, nessun altro luogo ha l'autorità spirituale e storica di Costantinopoli, e Anagnostopoulos sottolinea la natura "ecumenica" di Halki. "Il patriarca vuole che i laureati vadano fuori nel mondo non da un'istituzione greca, ma da una globale, sovranazionale", dice.

La mattina seguente ho un'udienza con Bartolomeo I. Il patriarcato è rifugiato dietro ai muri in pietra al Fener, un ex quartiere romeo sul Corno d'Oro ora in gran parte abbandonato in preda a squatter dall'Anatolia. Vestito modestamente in abiti neri, il suo unico ornamento una catena al collo con un'icona della Vergine con il bambino, sua Santità mi accoglie nel suo ufficio in legno. Il lampadario scintillante, il tappeto cremisi e la sua spumeggiante barba bianca mi ricordano la grotta di Babbo Natale. In effetti, come Bartolomeo, san Nicola era un greco, nato in Asia Minore, e per coincidenza, data la debacle del seminario, è anche il patrono degli studenti in alcuni paesi, tra cui la Grecia. Ma Bartolomeo non è un Babbo Natale coccolone; ha la reputazione di essere duro e scaltro, tanto quanto studioso.

Mi dice che la sua missione come patriarca oggi è la stessa che ai tempi di mio bisnonno - servire le chiese orientali - ma che le circostanze sono molto diverse. "È stato difficile, sotto la repubblica turca. Molto difficile". Dal suo insediamento nel 1991, ha combattuto per i romeni e per Halki. Con voce stanca delle vicende del mondo, egli descrive la chiusura della sua alma mater come "un'offesa alla dignità umana".

C'è qualcosa del santo martire in questo uomo anziano che si destreggia nel campo minato della politica turca. Ma Bartolomeo ora si sta ponendo sopra le questioni locali e nazionali greche e sta diventando un attivista di alto profilo per l'ambiente, così come un mediatore tra est e ovest, tra musulmani e cristiani. Facendo virtù della sua posizione come greco etnico di nazionalità turca, parla sette lingue e vive nell'unica città al mondo a cavallo tra due continenti, e ha visitato più leader politici e religiosi musulmani di ogni altro leader cristiano. Ziya Meral, scrittore e accademico turco, mi dice che Bartolomeo è rispettato in tutta la Turchia come pacificatore.

Altri gruppi cristiani, che mancano del sostegno dell'Unione Europea e degli Stati Uniti o di un portavoce della statura del patriarca, continuano a soffrire. Lo scorso dicembre un gruppo di musulmani legati agli Hezbollah, secondo quanto riferito, ha minacciato di uccidere il sacerdote di una chiesa siro-ortodossa a Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, a meno che non abbattesse il suo campanile antico di 250 anni. Questo è stato in risposta a un referendum che ha vietato la costruzione di nuovi minareti in Svizzera, suscitando accuse di islamofobia nella stampa turca.

Al sacerdote è stata data protezione di polizia e il suo campanile è ancora in piedi. Tuttavia, la minaccia può riflettere attitudini più ampie in Turchia. Secondo il World Watch Monitor, un'agenzia di segnalazione di notizie dal fronte del cristianesimo, uno studio del 2009 compiuto da ricercatori dell'Università Sabanci di Istanbul ha scoperto che il 59 per cento degli intervistati ritenevano che i non musulmani non dovrebbero essere autorizzati a tenere incontri aperti per discutere le loro idee, e quasi il 40 per cento ha confessato di aver opinioni negative dei cristiani, di cui temevano l'intenzione di dividere il paese. Un pastore protestante nella provincia di Kocaeli, nella Turchia nord-occidentale, ha subito minacce di morte per oltre un annoù; a metà gennaio la polizia ha sventato un attentato contro di lui.

La maggior parte delle chiese subisce frequenti dispute su proprietà immobiliari e altre pressioni sottili. Un amico collegato con la chiesa protestante di Istanbul, che non vuole essere nominato per paura di rappresaglie, dice: "Per sopravvivere qui, le chiese devono tenere la testa in basso sotto il parapetto."

Quindi, è sorprendente sentire Bartolomeo dichiarare che le cose sono migliorate. Le tensioni tra la Grecia e la Turchia si sono allentate quando hanno condiviso l'assistenza dopo i terremoti che nel 1999 hanno scosso Istanbul e Atene, e la Grecia sostiene l'adesione della Turchia all'Unione Europea. Erdogan, si pensa, riconosce pure che l'esodo dei romei ha fatto diminuire il giro di affari di Istanbul, e nel tentativo di attirare indietro i romei, sta restituendo alcune proprietà confiscate e offrendo di ripristinare la cittadinanza turca agli esuli, dei quali una parte sempre più grande, non riuscendo a trovare lavoro in Grecia, vede la Turchia come una prospettiva attraente. E nel 2010, ha modificato le leggi sulla cittadinanza turca e ha permesso a tutti i vescovi sotto la giurisdizione di Bartolomeo di chiedere la cittadinanza, aumentando notevolmente il numero di potenziali candidati al patriarcato.

È un'ironia che il governo filo-islamico si sia dimostrato più comprensivo verso i cristiani - e verso la religione in generale - di ogni altro da quando è stata fondata la repubblica turca. Tra il 2005 e il 2008, gli attacchi contro i cristiani sono aumentati, ma secondo i rapporti sono da biasimare i kemalisti secolari. Ziya Meral, che è un cristiano, sostiene che l'AKP è meno islamista che musulmano conservatore, nel perseguimento di un'economia di mercato liberale e integrazione nei sistemi globali insieme al desiderio di proteggere i vecchi valori turchi.

Le riforme dell'AKP, e i suoi sforzi per trasmettere apertura, possono segnalare il continuo desiderio della Turchia di aderire all'Unione Europea. Si pensava che Erdogan, precedentemente respinto da Francia e Cipro, si fosse rivolto lontano dall'Occidente costruendo più stretti legami economici e diplomatici con il Medio Oriente e la Russia. Ma con la vicina Siria nel caos e le crescenti tensioni con l'Iran, la Turchia sembra tornare alla compagnia della Nato e dell'Unione Europea. In questo contesto, Barack Obama, incitato da potenti arconti, o leader di comunità, greco-americani, tra i quali alcuni membri del Congresso, ha sollevato la questione di Halki nel marzo 2012. Erdogan - intenzionato a mantenere le sue credenziali di riformista moderato - ha risposto di non vedere alcun motivo per cui il seminario non debba riaprire.

A Halki, non si può non riconoscere un'atmosfera di anticipazione. Il giardino è immacolato, gli interni lucidati a specchio. Alcuni pittori sono all'opera a ridipingere la cappella e Padre Samuel risponde costantemente al cellulare. "Potremmo riaprire un giorno all'altro", dice eccitato. "Dobbiamo essere preparati. Potrebbe essere domani. "

Il suo ottimismo potrebbe rivelarsi prematuro. Secondo il giornale di lingua inglese Today’s Zaman, i turchi sono a favore della riapertura di Halki, ma Erdogan avrebbe bisogno di cambiare la costituzione turca - cosa che incontrerà l'opposizione dei partiti nazionalisti e del suo stesso AKP. Alcuni temono i separatisti cristiani e alcuni temono le ambizioni nazionaliste greche, mentre altri sostengono che questo cambiamento permetterebbe agli estremisti musulmani di aprire le proprie madrasse piene di odio. Nel mese di maggio, violenti disordini che coinvolgono i laicisti sono scoppiati nelle principali città della Turchia.

C'è anche il problema della reciprocità, con la quale il Trattato di Losanna del 1923 tutela le libertà religiose non solo dei romei in Turchia, ma anche dei 100.000 musulmani, per lo più di origine turca, che sono rimasti in Grecia. Un turco nato in Grecia che ora vive a Istanbul nota che, mentre i romei hanno il loro patriarca, che vive "come un re" a Istanbul, i musulmani in Grecia non hanno nemmeno il permesso di eleggere il proprio mufti, il loro leader spirituale e legale, e devono sopportare quello imposto dal governo greco, e che essi stessi non rispettano. "Halki dovrebbe riaprire quando Atene avrà una moschea ufficiale", aggiunge. È l'unica capitale europea occidentale a esserne priva.

L'apertura di una moschea ad Atene non è nei poteri di Bartolomeo. Anche se gode di un enorme sostegno in Grecia, la Chiesa greca è indipendente, ed egli ha solo un'autorità limitata sopra una parte del paese. Inoltre, sa quanto sia poco saggio coinvolgere se stesso nella politica greco-turca.

Come il defunto, rispettato giornalista liberale turco Mehmet Ali Birand ha scritto nella sua rubrica finale per il Hürriyet Daily News: "...il seminario è una parte di questo paese. I chierici che vi sono istruiti sono nostri cittadini. Aspettarsi reciprocità è un approccio estremamente sbagliato". In precedenza, egli aveva citato Hüseyin Çelik, un ex ministro dell'educazione che ora è un portavoce e vicepresidente del AKP, che ammetteva: "È stato un errore chiudere Halki, ed è un altro errore non aprirlo".

Quindi, il seminario di Halki risorgerà dalla tomba? Questo resta da vedere. Mentre il professore e io ci congediamo da padre Samuel nella sala con le colonne, i sacerdoti greci finiscono il tè e scendono la scala. I tre sacerdoti più giovani, abbondantemente barbuti, sostengono due padri anziani e avvizziti. Uno è corto e grassoccio, con un cuoio capelluto pieno di lentiggini e capelli radi raccolti in una crocchia, e incollato al labbro inferiore è uno stuzzicadenti che poggia sulla sua barba grigia. Dopo molte educate strette di mano, salgono nella loro carrozza e trottano giù per la Collina della Speranza.

 
Le preghiere per i morti al terzo, nono e quarantesimo giorno

Domanda: Perché preghiamo per i morti al terzo, nono e quarantesimo giorno dal riposo nel Signore di una persona, e qual è la base di questa pratica?

San Giovanni Crisostomo afferma che la pratica di pregare per i defunti proviene dagli stessi apostoli: "Non invano gli apostoli hanno ordinato che si facesse memoria dei defunti nei tremendi misteri. Sapevano che essi ne traggono un grande guadagno, un grande beneficio, perché quando tutto il popolo sta con le mani alzate, un gruppo sacerdotale, e sono esposti i tremendi misteri, come potremo non ottenere l'aiuto di Dio dalle nostre preghiere per loro"? (Omelia 3 su Filippesi).

La Chiesa commemora i morti a ogni liturgia, e in ogni tipo di liturgia (quella di san Basilio il Grande, di san Giovanni Crisostomo, di san Giacomo, ecc.) Ma ci sono giorni speciali di commemorazione dei morti, e anche queste commemorazioni risalgono agli apostoli.

Le Costituzioni Apostoliche dicono: "Lasciate che il terzo giorno dalla dipartita sia celebrato con salmi, e letture, e preghiere, a causa di colui che è risorto nel giro di tre giorni, e lasciate che il nono giorno sia celebrata in ricordo dei vivi, e dei defunti, e il quarantesimo giorno secondo il modello antico: così fece il popolo piangendo Mosè, e il giorno dell'anniversario in memoria di lui. E che dai beni del defunto siano lasciate elemosine ai poveri in sua memoria" (Costituzioni Apostoliche 8:42).

San Simeone di Tessalonica dice che il memoriale al terzo giorno è in onore della Trinità, il memoriale al nono giorno è in onore delle nove schiere degli angeli, il memoriale del quarantesimo giorno è in onore dell'Ascensione di Cristo il quarantesimo giorno, mentre il memoriale annuale significa che il dipartito vive ed è immortale nell'anima (Nikolaos P. Vassiliadis, Il mistero della morte, Atene, Grecia defunti: Fratellanza ortodossa dei teologi, 1997, p 422s).

Un vecchio articolo di Orthodox Life ("La preghiera della Chiesa per i morti", 1978, n 1, p. 16s), riassume l'insegnamento della Chiesa su questo tema:

"Noi commemoriamo i morti in primo luogo il terzo giorno, perché coloro che sono dipartiti sono stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, l'unico Dio in tre persone, e hanno conservato la fede ortodossa che hanno ricevuto al santo battesimo; in secondo luogo, perché hanno conservato le tre virtù che costituiscono il fondamento della nostra salvezza, ossia fede, speranza e amore; in terzo luogo, perché l'essere umano possiede tre poteri - ragione, emozione e desiderio con cui tutti noi abbiamo trasgredito intimamente. E siccome le azioni dell'uomo si manifestano in tre modi (azione, parola e pensiero) con le nostre commemorazioni il terzo giorno supplichiamo la Santissima Trinità di perdonare ai defunti tutte le trasgressioni commesse dai tre suddetti poteri e azioni. Quando san Macario di Alessandria supplicò l'angelo che lo accompagnava nel deserto di spiegargli il significato della commemorazione della Chiesa al terzo giorno, l'angelo gli rispose: "Quando l'offerta è fatta in chiesa, il terzo giorno, l'anima del defunto riceve dal suo angelo custode sollievo dal dolore che si prova a seguito della separazione dal corpo. Questo sollievo lo riceve perché la glorificazione e l'offerta che sono fatte nella Chiesa di Dio oroginano in lui beata speranza, nel corso dei due giorni dopo il decesso l'anima è autorizzata a vagare sulla terra, ovunque vuole, in compagnia degli angeli che sono con lei. Pertanto, l'anima, amando il corpo, a volte si aggira nel luogo in cui è stato deposto il suo corpo, e trascorre quindi due giorni come un uccello che cerca il suo nido. Ma l'anima virtuosa va in giro in quei luoghi in cui era solita fare buone azioni. Il terzo giorno, colui che è risorto dai morti il terzo giorno comanda all'anima cristiana, a imitazione della sua risurrezione, dir ascendere al cielo per adorare il Dio dell'universo".

Il nono giorno, la Santa Chiesa offre preghiere e il sacrificio incruento per i defunti, perché la sua anima sia fatta degna di essere annoverata tra i cori dei santi attraverso le preghiere e l'intercessione delle nove schiere angeliche. San Macario di Alessandria, in accordo con la rivelazione dell'angelo, dice che dopo aver adorato Dio il terzo giorno, è arriva il comando di mostrare all'anima le varie dimore beate dei santi e la bellezza del Paradiso. L'anima considera tutto questo per sei giorni, persa nello stupore e glorificando il Creatore di tutto. Contemplando tutto questo, si trasforma e dimentica il dolore che provava nel corpo. Ma se è colpevole di peccati, alla vista delle delizie dei santi comincia a piangere e rimproverare se stessa, dicendo: "Guai a me! Quanto mi sono occupato nella vanità di questo mondo! Innamorato della gratificazione della lussuria, ho trascorso la maggior parte della mia vita nella spensieratezza e non ho servito Dio come avrei dovuto, per poter essere per anch'io ritenuto degno di questa grazia e gloria. Guai a me! Povero me!" Dopo aver esaminato tutte le gioie dei giusti nel corso di sei giorni, ancora una volta è portata dagli angeli ad adorare Dio.

Dalla più remota antichità la Santa Chiesa ha correttamente e devotamente preso come regola di commemorare i defunti nel corso di 40 giorni, e il quarantesimo giorno in particolare. Come Cristo è vittorioso sul diavolo, dopo aver trascorso 40 giorni in digiuno e preghiera, così la santa Chiesa, allo stesso modo, offrendo per i defunti preghiere, atti di carità e il sacrificio incruento nel corso di 40 giorni, chiede del Signore la grazia per che il defunto conquisti il nemico, il tenebroso principe dell'aria, e che riceva il regno celeste come sua eredità. San Macario di Alessandria, discutendo lo stato dell'anima dell'uomo dopo la morte del corpo, dice: " Dopo la seconda adorazione, il sovrano universale comanda che l'anima sia condotto all'inferno e che le vengano mostrati i luoghi di tormento, le varie parti dell'inferno, e le diverse torture dei malvagi, in cui le anime dei peccatori stanno incessantemente nel pianto e stridore di denti. L'anima è portata per questi vari luoghi di tormento per 30 giorni, tremando per timore che essa stessa vi possa essere imprigionata. Al quarantesimo giorno è ancora una volta rapita in alto per adorare il Signore Dio, ed è in questo momento che il giudice determina il suo luogo di confino in conformità con le sue azioni. Questo è un giorno importante per il defunto, perché vi si determina la sua destinazione fino al tremendo giudizio di Dio, e, quindi, la Santa Chiesa comanda, giustamente, in questo giorno si faccia una preghiera fervente per i defunti."

In aggiunta a questi giorni, ci sono giorni stabiliti nel corso dell'anno ecclesiastico in modo speciale per la commemorazione dei defunti. I cristiani hanno sempre pregato per i morti, e questa è una delle tradizioni meglio attestate della Chiesa, e si trova in primi scritti della Chiesa, tra tutti i padri, ed è una pratica che si ritrova anche nel giudaismo e nell'islam. Solo con l' avvento del protestantesimo si trovano i cristiani che non pregano per i morti, ma neppure tutti i protestanti rifiutano le preghiere per i morti.

 
Cos'è il matrimonio cristiano?

io e mia moglie con nostra figlia Catherine e il nostro genero Benjamin Dixon

Il seguente sermone è stato tenuto il 7 maggio 2023, al matrimonio di mia figlia Catherine Whiteford e di mio genero Benjamin Dixon, a Charlotte, nella Carolina del Nord.

* * *

Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito.

Il matrimonio è stato istituito da Dio nella creazione. Anche se oggi molte persone sono confuse su cosa sia il matrimonio, posso garantirvi che le persone qui presenti hanno al il 100% un padre maschio e una madre femmina, e solo uno per ciascuno. Questa è la base di tutta la vita umana. Dio ne ha fatto la radice stessa e il fondamento della società, e in una società sana la maggior parte delle persone nasce da genitori sposati e vive in una casa stabile. Quanto più questa situazione cessa di essere la norma, tanto più instabile diventa la società.

Ecco perché è tanto più importante per noi cristiani impegnarci nel matrimonio, perché ogni matrimonio è come un filo di una grande tela tessuta. Potreste tirare fuori un filo senza rovinare l'intero capo, ma se continuate a tirare fuori i fili, uno dopo l'altro, molto presto tutto si disfa. Il matrimonio è molto importante.

Il matrimonio cristiano è qualcosa in più. Nel brano del Vangelo abbiamo sentito parlare di come Cristo prese l'acqua naturale – che è buona in sé, ed è fatta da Dio al momento della creazione – e di come, quando la benedisse, trasformò quell'acqua in vino. Dio prende ciò che ha già benedetto nella creazione in termini di matrimonio naturale e lo trasforma in qualcos'altro. Non è solo una strada attraverso la quale emerge la vita e produciamo le generazioni future, né solo la base della società. È anche il percorso attraverso il quale potete salvare le vostre anime.

Un marito e una moglie in una famiglia cristiana devono impegnarsi l'uno verso l'altra in modo tale che quando una persona è debole, l'altra è forte. Se dovete trascinare l'altra persona oltre il traguardo della vita verso il paradiso, lo fate perché siete impegnati nella relazione.

Non è importante solo per voi, ma anche per i vostri figli. È difficile per i figli vedere genitori che non vanno d'accordo, soprattutto se sono stati loro a insegnare loro la Fede. Possono ragionevolmente chiedere: "Se i miei genitori mi hanno insegnato la Fede ma non sono riusciti a tenere unito il matrimonio, allora a che serve?"

Noi genitori dobbiamo essere buoni modelli di cosa significa essere genitori cristiani, anche se è difficile. Il fatto è che ci saranno sempre momenti difficili. Ci saranno sempre momenti nel vostro matrimonio in cui penserete: "Ho fatto un grosso errore, non lo so, non sta andando bene". Ma il fatto è che, se rimanete costanti in questo impegno – e se lo fate entrambi – sarete in grado di rimanere saldi.

Come si ottiene questo tipo di benedizione da Dio? Fate quello che la vergine Maria ha detto ai servitori nel brano del Vangelo: "Fate tutto quello che vi dirà". Ed essi portarono l'acqua a Cristo, che la benedisse, trasformandola in vino. Se fate qualunque cosa Cristo vi dica di fare, allora non avrete problemi tra voi, i vostri figli saranno benedetti e la società intorno a voi sarà benedetta perché potrà guardarvi come un esempio di un uomo e una donna cristiani.

Che Dio vi benedica.

 
Pensieri sul rito occidentale nella Chiesa ortodossa

Sua Grazia il vescovo Jerome di Manhattan sul rito occidentale nella ROCOR

New York, 22 febbraio 2013

Diacono Andrej: Vostra Grazia, qual è l'importanza del rito occidentale oggi?

Vescovo Jerome: L'importanza è il fatto che oggi nella Chiesa ortodossa ci sono molti convertiti. Io sono uno di loro, naturalmente. E noi sentiamo che, anche se i nostri genitori, nonni, e antenati più recenti non erano ortodossi, mille anni fa i nostri antenati erano ortodossi. Questa era la loro tradizione liturgica, e noi, per questo motivo l'amiamo, desideriamo tornare ad essa, ricostruirla di nuovo come parte del patrimonio generale della Chiesa ortodossa.

Qual è il posto del rito occidentale nella storia della Chiesa ortodossa?

La Chiesa ortodossa ha molte antiche tradizioni liturgiche. Naturalmente abbiamo la tradizione greca, la tradizione russa, e ce ne sono altre. Abbiamo la tradizione alessandrina con la liturgia di san Marco, la tradizione di Gerusalemme con la liturgia di san Giacomo, e, naturalmente, c'è anche la tradizione occidentale. L'importanza di questo non è solo per chi ama una particolare tradizione, ma anche per gli studenti di teologia e gli studenti che si preparano al sacerdozio, perché, proprio come conoscere una lingua straniera rende facile impararne altre, allo stesso modo conoscere più di una forma della divina liturgia e di altri servizi rende più facile capire le altre forme.

Quando e come la Chiesa ortodossa russa permise per la prima volta l'uso del rito occidentale?

Il Rito Occidentale fu ammesso ufficialmente nel 1878, quando il Santo Sinodo in Russia approvò una forma del rito romano noto come la Liturgia di Overbeck, in latino, per coloro che si erano uniti alla Chiesa ortodossa da una tradizione occidentale, anche se per lungo tempo non ebbe un grande sviluppo. Ma all'inizio del XX secolo, quando il santo patriarca Tichon era qui a New York e costruì la cattedrale di san Nicola sulla 97a strada, c'era una congregazione di rito occidentale che serviva nella cappella di sinistra di quella cattedrale fino al momento in cui la rivoluzione interruppe la vita della chiesa e la "Chiesa vivente" sequestrò l'edificio. Quella cappella fu utilizzata di nuovo per il rito occidentale a partire dal 1962, nello stesso tempo in cui la Chiesa all'estero, sotto la direzione di san Giovanni Maksimovich riceveva un gruppo di parrocchie di rito occidentale in Francia. Esse avevano fatto parte della Chiesa russa dal 1936, ma nel 1962 un gran numero di loro si unì alla Chiesa russa all'Estero. San Giovanni Maksimovich era il loro grande sostenitore e difensore.

Lei ha menzionato, vladyka, lo sviluppo del rito occidentale sulla 97a strada. Forse questo in qualche modo ha provocato la Chiesa Russa all'Estero ad accettare il rito occidentale, dal momento che il Patriarcato di Mosca aveva già la propria comunità di rito occidentale? O non c'è alcuna relazione tra i due sviluppi?

Penso che ci possa essere stato qualche rapporto, perché proprio come il Patriarcato di Mosca ha sollevato l'anatema sul vecchio rito, così la Chiesa all'Estero ha fatto la stessa cosa un anno o due più tardi.

Per quanto capisco la storia del Rito Occidentale è stata un po' problematica. Può per favore sottolineare un rappresentante di questa tradizione che si è mantenuto stabile e fedele alla Chiesa ortodossa?

Ce ne sono diversi, ovviamente. Il più stabile è stato il defunto abate Augustine (Whitfield), che era entrato nella Chiesa ortodossa nel 1962 e nel 1975 è passato dal Patriarcato di Mosca alla Chiesa all'Estero. Non era solo fedele ma molto ostinato. Non voleva cedere ad alcuna pressione, ma ha insistito sulla continuità nel rito occidentale, per la quale aveva ricevuto una benedizione. Come risultato della sua stabilità - era un monaco benedettino - l'idea del rito occidentale è stata sempre conservata dal 1962 fino ad oggi.

Da quanto capisco, negli anni '70 la Chiesa russa all'Estero ha deciso di non accettare più alcuna parrocchia di rito occidentale. Può commentare questo fatto?

Prima di tutto, quando è stata fatta questa decisione si erano dimenticati di padre Augustine. A quel tempo ho scritto una lettera al riguardo a Vladyka Laurus e lui mi ha risposto che in quel caso la decisione non era valida perché a padre Augustine era permesso di continuare con il rito occidentale.

Capisco che fu deciso di non elencare informazioni su padre Augustine nelle liste. Così, mentre continuava nella Chiesa russa all'estero come unica comunità di rito occidentale, il suo indirizzo non fu pubblicato.

In realtà, fu lui stesso a chiederlo. Il motivo era che i russi stavano cominciando a trovarlo e lui poteva solo parlare qualche parola di russo, e ne aveva una sorta di imbarazzo.

Quindi, è stato per ragioni molto diverse rispetto a quello che pensavo che fosse. Vuole parlarci dell'atteggiamento del suo padre spirituale, vladyka Nikon, verso il rito occidentale?

Vladyka Nikon (Rklitskij) era molto favorevole al rito occidentale. Mi ha detto che il metropolita Anthony (Khrapovitskij), che era stato suo il padre spirituale, ne era molto fortemente a favore. Anche se non ha lasciato scritto nulla a riguardo, vladyka Nikon lo conosceva da vicino e personalmente ha detto che lo sosteneva. Così pure il patriarca Tichon, così san Giovanni Maksimovich e altri studenti del metropolita Anthony, come il metropolita Sergei (Stragorodskij). Avevano tutti la stessa opinione, che avevano imparato dal metropolita Anthony. Vladyka Nikon è stato anche colui che, attraverso la sua amicizia personale con p. Augustine, lo incoraggiò a entrare nella Chiesa all'estero in un momento in cui c'erano problemi con il Patriarcato di Mosca. Quindi è grazie a vladyka Nikon che il rito occidentale ha continuato.

Grazie, vladyka. Com'è cambiata la situazione della nostra Chiesa dalla decisione nel 1978?

Nel 1991 vladyka Hilarion, che allora era vescovo di Manhattan, ha ricevuto padre James (Deschene), che ora è archimandrita. Vive in Canada e ha un monastero di rito occidentale con alcuni monaci.

Il suo predecessore.

Sì.

Ho capito dalla mia conversazione di oggi con sua Eminenza che la nostra Chiesa ha recentemente modificato il nostro approccio verso il rito occidentale, in modo che questo è ora ufficialmente parte della Chiesa russa all'Estero.

Sì. È stato in un primo momento una decisione del metropolita, poi il Sinodo ha deciso nel 2010. C'è stata una decisione sinodale di creare un vicariato di rito occidentale. Il Concilio del 2011 ha confermato la decisione e ha ufficialmente istituito il vicariato di rito occidentale e me ne ha fatto vescovo vicario. Il metropolita è il vescovo ordinario per tutte le chiese di rito occidentale, e io servo come suo vicario.

Può spiegare se i servizi di rito occidentale che sono stati in uso nella Chiesa russa all'Estero trovano le loro radici nella pratica anglicana?

No, non nella pratica anglicana. Le radici sono nella pratica romana. Uno dei gruppi nello Iowa utilizza il rito gallicano restaurato che è stato approvato da san Giovanni Maksimovich.

Capisco che alcune parrocchie celebrano feste stabilite molto tempo dopo lo scisma, come il Corpus Domini, le Sette Piaghe della Beata Vergine Maria, e la festa di Cristo Re. Può commentare su questo?

Quanto alla festa di Cristo Re - abbiamo una chiesa dedicata a questa festa, e quindi c'è una tradizione di celebrarla l'ultima domenica di ottobre. Questa l'abbiamo. Ma le altre non sono celebrate nel nostro rito occidentale. Le feste del Corpus Domini e delle Sette Piaghe sono nel rito occidentale antiocheno. Noi non le abbiamo.

Mi sembra che il Corpus Domini sia stato probabilmente introdotto durante il Concilio di Lione nel 1274.

Sì, molto probabile.

E le Sette Piaghe anche più tardi, all'inizio del XIX secolo, da parte di papa Pio.

Beh, sicuramente non abbiamo nessuno che festeggia le Sette Piaghe, e non sono sicuro che le festeggino gli antiocheni, ma noi non lo facciamo.

Grazie, vladyka. Il clero indossa paramenti liturgici e abbigliamento ecclesiastico quotidiano di rito occidentale?

Penso che i nostri sacerdoti di rito occidentale per la maggior parte utilizzino in strada lo stesso abbigliamento del clero russo. Molti di loro portano la barba e hanno un aspetto russo. So che in Germania, dove abbiamo appena ricevuto un monastero, l'abate indossa un abbigliamento clericale occidentale, ma penso che usi l'abbigliamento clericale russo quando va a incontri con il clero russo. Io ho una tonaca da vescovo occidentale, ma è quasi identica alla tonaca episcopale di vecchio rito che indossava il vescovo Daniil.

Può paragonare gli uniati cattolici con i parrocchiani ortodossi di rito occidentale? La loro dinamica è simile? Si può chiamarli "i nostri uniati di rito occidentale"?

No. Prima di tutto, gli uniati nella Chiesa cattolica romana non si unirono per convinzione. Quelli iniziali in Europa si unirono per pressione delle autorità civili. Quelli in Medio Oriente sono stati condotti a unirsi per altri motivi. Ebbero promesse di istruzione o di protezione politica o qualcosa di simile, mentre il clero di rito occidentale e tutti i parrocchiani si sono uniti per propria volontà e convinzione. Direi che la maggior parte dei parrocchiani di rito occidentale aveva già aderito alla Chiesa Ortodossa prima di interessarsi al rito occidentale. Quindi, anche se si tratta di un rito di minoranza nella Chiesa ortodossa, ha una storia completamente diversa.

Così, mentre nella Chiesa cattolica romana l'intento finale era quello di avvicinarli al rito latino (era solo una fase di transizione), da noi questo non è un obiettivo.

No. Tutti i nostri chierici di rito occidentale sono autorizzati a servire in rito bizantino se lo conoscono, ma devono sapere come celebrarlo correttamente.

I cristiani ortodossi di tradizione occidentale hanno rapporti fraterni con i cristiani ortodossi di tradizione liturgica bizantina?

Sì. Sono accolti da molti.

Non è che sono evitati?

No. Alcuni di coloro che hanno avuto esperienze negative diventano esitanti. Ma quando sono accolti tutto va bene.

Quindi ci sono casi di cooperazione.

Sì, molti casi.

Lei ha servito in parrocchie nel Mid-West, così ha avuto anche rapporti con i fedeli locali.

Abbiamo una parrocchia abbastanza grande nello Iowa. È quella che utilizza il rito occidentale di san Giovanni Maksimovich. Vi ho servito l'anno scorso. Hanno molti fedeli, ma non hanno il proprio luogo di culto. È venuto il prete greco. Aveva già celebrato la Liturgia quella mattina, ma è stato alla nostra funzione ed è stato molto cordiale.

I sacerdoti di rito occidentale sanno come servire le liturgie bizantine?

Molti di loro lo sanno.

Abbiamo bisogno di consultare altre Chiese ortodosse in materia di accoglienza di chierici e parrocchie di rito occidentale, perché non tutti nel mondo ortodosso si trovano sulle stesse posizioni per quanto riguarda il rito occidentale? Stiamo creando un precedente, aprendo una porta, quando altre Chiese non hanno alcuna intenzione di riceverli.

Ebbene, ora abbiamo relazioni molto fraterne con il vicariato antiocheno di rito occidentale. Alcuni del loro clero si sono incontrati con noi a un congresso due anni fa, e solo pochi mesi fa, quando ho fatto alcune ordinazioni per il rito occidentale, il Vescovo antiocheno Thomas e il sacerdote che lo accompagnava sono venutio da noi. Il vescovo ha ricevuto la comunione al servizio di rito occidentale e il suo sacerdote ha concelebrato. Dove è possibile abbiamo ottimi rapporti.

Quante comunità di rito occidentale abbiamo in questo momento?

Abbiamo una trentina di comunità in tutto l'emisfero occidentale, incluso il Canada. Abbiamo appena ricevuto un monastero in Germania. C'è un gruppo in Italia che sta cercando di unirsi a noi ora. Ma saranno sotto l'arcivescovo Mikhail di Ginevra. Tutti gli altri sono sotto il metropolita. Mi sembra di capire che abbiamo un certo numero di chierici che si preparano per l'ordinazione in rito occidentale. Abbiamo già una cinquantina di chierici, e ci sono altri undici candidati.

Quali documenti regolano la loro vita interiore? Usano i normale statuti parrocchiali, tutto ciò che una regolare parrocchia della ROCOR usa per regolare la sua vita?

Abbiamo una grande parrocchia vicino a Philadelphia, la parrocchia di Cristo il Salvatore, e credo che abbia lo stesso statuto delle altre parrocchie. Ma la maggior parte di queste sono piccole missioni e non sono abbastanza ampie per avere tutte le cose descritte negli statuti. Alcune di loro sono composte da cinque, dieci, quindici persone. Così tutti sono nel consiglio parrocchiale. Non è ancora pratico, ma man mano che cresceranno, seguiranno gli stessi statuti parrocchiali come tutti gli altri.

Quali sono le sue responsabilità in materia di rito occidentale?

La mia responsabilità è, ovviamente, in primo luogo compiere le ordinazioni secondo il rito occidentale, non secondo il rito bizantino. Visito le parrocchie, naturalmente, così come le parrocchie russe. Do dei consigli. Sono abbastanza spesso consultato sui dettagli e così via. Più o meno come con le parrocchie russe.

Che cosa direbbe alle parrocchie russe che non sono mai stati esposte al rito occidentale? Perché la Chiesa russa all'Estero dovrebbe averne bisogno? Molti diranno: "Perché non appena li prendiamo alle nostre condizioni, in modo che accettino il rito bizantino?"

I russi che sono state esposti al rito occidentale di solito non hanno alcun problema con esso. Ho incontrato un gruppo di russi quando ho servito in Virginia in una delle nostre chiese. Naturalmente, ho usato per loro un po' di slavonico. Abbiamo alcuni russi che sono entrati a far parte delle parrocchie di rito occidentale. C'è un uomo di nome Victor a Philadelphia che va alla chiesa di rito occidentale e ha insegnato nella sua scuola domenica. Quella parrocchia ha un direttore di coro dalla Lituania. Quando ero in Germania c'era una signora ucraina che andava alla chiesa di rito occidentale. C'è una signora tedesca che sta per convertirsi all'Ortodossia e sposare un russo, ma nella chiesa tedesca di rito occidentale.

Vladyka, ha avuto la possibilità di sollevare la questione del rito occidentale di Mosca? Sanno del nostro decanato di rito occidentale e, se lo sanno, qual'è il loro atteggiamento verso il nostro rito occidentale?

Lo conoscono certamente. Non ho sentito nulla di negativo quando ero là. Ma ho avuto un colloquio con il patriarca sulle antiche liturgie in generale, e mi ha detto che quando insegnava al seminario, trovava molto utile per i suoi studenti quando si celebravano lì queste antiche liturgie, perché li aiutavano a capire la liturgia consueta.

Non solo lei ha tradotto queste liturgie ma le ha anche servite. Questo è parte dell'antica diversità che ha citato?

Sì. C'è un collegamento diretto. Una delle antiche liturgie è la Liturgia di san Pietro, che è una forma di rito occidentale che è conservata, tra tutti i luoghi, sul monte Athos. Esiste in greco, in slavonico e in georgiano. Ho tradotto la forma slavonica, che è conservata nei manoscritti del monastero di Hilandar, in inglese. A tre delle nostre parrocchie di rito occidentale è piaciuta così tanto che hanno iniziato a usare quel servizio come la loro liturgia normale. Ciò in qualche modo colma il divario. Quello stesso manoscritto nel monastero di Hilandar contiene anche la più antica versione conosciuta della liturgia di san Giacomo.

La ringrazio molto per il suo tempo, vladyka. I suoi commenti sono stati molto istruttivi.

 

 

Pensieri sul 'rito occidentale'

Testo pubblicato sul sito Orthodox England nel 2009

Introduzione

Tutte le religioni hanno riti. I riti sono necessari perché siamo incarnati. Gli angeli incorporei non hanno bisogno di riti, ma noi sì. In altre parole, le strutture esteriori dei riti sono necessarie al fine di mantenere il contenuto spirituale della religione, così come i nostri corpi sono necessari al fine di contenere le nostre anime immortali. Si può dire che un rito è un bicchiere; il contenuto è il vino. È chiaro quale dei due sia il più importante.

Ma quale rito o riti dovremmo usare per contenere questo vino? Chiaramente, devono essere degni. Nella Chiesa ortodossa abbiamo quattro riti eucaristici molto antichi: quelli di san Giovanni Crisostomo, di san Basilio il Grande, di san Giacomo di Gerusalemme (il più antico di tutti) e il rito dei Presantificati attribuito a san Gregorio il Dialogo. Risalgono tutti al primo secolo, ma non furono veramente stabiliti fino al IV secolo, e vi furono fatte alcune modifiche anche dopo questo secolo. Ma al di là di questi, abbiamo i riti connessi con i molti altri servizi dei cicli liturgici dell'anno. I riti eucaristici sono solo una parte dei riti che usiamo. Per quanto importante, l'eucaristia è solo una parte della vita della Chiesa.

La questione di un rito occidentale nell'Ortodossia risale a generazioni addietro e ha tutta una storia in Europa occidentale, in Nord America e altrove. Tale questione di un 'rito occidentale' sembra essere sollevata a intervalli regolari, ogni dieci anni o giù di lì, e ogni volta sono presentati a favore di esso argomenti ben studiati. Per il bene di chi è nuovo alla Chiesa, sarebbe anche utile parlare degli argomenti contrari. Questi non sono espressi frequentemente, tanto più quando gli argomenti vengono dall'esperienza e dall'osservazione della realtà. Quali sono questi argomenti?

1. Perché?

Il primo argomento contro un rito occidentale è 'perché?' Perché avere un rito 'occidentale'? I riti non salvano le anime, è il contenuto spirituale dei riti che salva le anime. Così, i riti ortodossi non salvano in se stessi: il caso dell'uniatismo, che imita i riti ortodossi, lo dimostra. Inoltre, se si dà una grande attenzione ai riti, questo porta al ritualismo, un particolare pericolo nella Chiesa alta anglicana o nell'anglo-cattolicesimo. Dopo che l'anglicanesimo aveva perso la continuità con i riti liturgici cattolici romani, questo movimento aveva cercato di ricrearli nel XIX secolo.

Inevitabilmente, ciò ha condotto al ritualismo, lo studio dei riti morti e i tentativi di farli rivivere attraverso una sorta di respirazione artificiale. La maggior parte delle persone trova ogni ritualismo irrilevante per la propria vita quotidiana e noioso. Essi dicono: perché avere un altro rito nell'Ortodossia, quando ne abbiamo già di perfettamente buoni? Perché cercare di dare vita a quello che è stato morto a lungo? Perché tanto interesse per il bicchiere, quando è solo il vino che è interessante?

2. Sciovinismo?

In risposta a questa ultima domanda, arriviamo a un secondo argomento. Questo è l'argomento che i 'ritualisti occidentali' stanno dando alla loro cultura locale un posto superiore a quello della cultura della Chiesa. Così, il concetto di un rito occidentale prolunga semplicemente il mito Est-Ovest, amato dalla teoria anglicana dei rami, che dichiara ereticamente che la Chiesa ortodossa è una Chiesa meramente 'orientale' (e i suoi riti 'orientali' e non universali) e che 'l'altra metà della Chiesa' è 'occidentale'. Il fatto è che tutti i riti vengono a noi da 'oriente', ovvero dal tempio di Gerusalemme attraverso il Nuovo Testamento e le Vite dei Santi. In altre parole, i nostri riti vengono dallo Spirito Santo, in cui non c'è né Oriente né Occidente.

Il concetto di un rito occidentale suggerisce ereticamente che la Chiesa ortodossa universale è incompleta. Il rito occidentale pone una cultura locale, in particolare una occidentale, che mille anni fa si allontanò dalla Chiesa, al di sopra della cattolicità e dell'universalità della Chiesa. Dobbiamo quindi rigettare Cristo, perché anch'egli è venuto dal Tempio di Gerusalemme, perché era 'orientale', asiatico, e cercare di sostituirlo con un Cristo 'occidentale' o 'europeo'? Questo parlare di 'rito occidentale' non è semplicemente sciovinismo occidentale, razzismo, la solita sensazione occidentale di 'superiorità' sul resto dell'umanità? I popoli siberiani, cinesi, aleuti, giapponesi, kikuyu, indonesiani e thai utilizzano tutti i riti della Chiesa ortodossa. Che cosa c'è di così speciale tra gli 'occidentali' perché abbiano bisogno di qualche rito particolare?

La pienezza dei riti viventi

In terzo luogo, ogni rito è molto più di ciò che si trova sulla carta. Così, un testo della liturgia di san Giovanni Crisostomo non dà alcuna idea della ricchezza e della bellezza di questo rito nella pratica. Dà ancora meno idea dei cicli liturgici giornalieri, settimanali, mensili e annuali. Il testo sulla carta di una liturgia eucaristica non dà alcuna idea dello schema dei Vespri ortodossi o del Mattutino, delle Ore, del santorale (i servizi ai santi), della Settimana Santa, della Pasqua, del Natale, ecc.

Inoltre, i testi non danno alcuna idea della bellezza esteriore dell'edificio della chiesa, del canto, dei paramenti, delle azioni rituali e, soprattutto, dell'atmosfera di preghiera che un rito degno crea. Il cristianesimo ortodosso è un intero modo di vita, non un rito tratto da un manoscritto celebrato all'interno di un edificio ecclesiastico per due ore alla settimana. Il cristianesimo ortodosso deve essere trasmesso di generazione in generazione nel corso dei secoli da parte di famiglie e di monasteri, non può essere inventato da studi sui manoscritti di un 'rito' morto.

Quale rito occidentale?

In quarto luogo, quando si usa il termine 'rito occidentale', di quale rito occidentale si desidera la rinascita? Il rito romano? Gallicano? Ambrosiano? Mozarabico? O qualche versione successiva sulla base del Book of Common Prayer anglicano? Il problema è che i riti antichi sopravvivono solo sotto forma di manoscritti incompleti. Possono mai essere ripristinati?

Sicuramente, ogni rinnovamento sarebbe solo parziale, lasciando un pericolo di fantasia e di mancanza di autenticità, come fu il caso con il tanto contestato rito 'gallicano' rinato utilizzato dal gruppo conosciuto come l'ECOF ('L'Eglise Catholique Orthodoxe de France') in Francia. Come può un rito essere ripristinato in ogni caso? Sicuramente un rito deve essere vivo, praticato in continuità? Un rito ripristinato non sarebbe artificiale, introverso, innaturale?

E per chi, poi?

In quinto luogo, anche se fosse possibile ripristinare un rito, per chi sarebbe? Nel 2009, la maggioranza degli europei occidentali non ha mai messo piede in una chiesa e il 99% dei praticanti non ortodossi non ha più alcun rito storico. Il rito cattolico romano della Controriforma è stato quasi del tutto abolito dal Concilio Vaticano II a favore di un rito protestantizzato. Dagli anni '60 gli anglicani hanno utilizzato solo molto raramente i loro Libri di preghiere, che conservano vestigia del rito cattolico precedente alla riforma e li hanno sostituiti con riti ingenui, improvvisati sul momento. Anche il canto gregoriano è in gran parte un'invenzione del mondo benedettino del XIX secolo. (E c’è qualche ortodosso radicato nella sua tradizione che si sente davvero a suo agio con questo?)

Per me, come per il 99,99% degli europei occidentali, anche se per ragioni diverse, il termine 'rito occidentale' è privo di significato. Non ho mai conosciuto altri riti che quelli usati dalla Chiesa ortodossa, dal momento che non sono mai stato anglicano né cattolico romano. Se mi si chiedesse di celebrare un servizio secondo il 'rito occidentale', prima di tutto, anche prima di considerare se lo voglio davvero e di chiedere al mio vescovo una benedizione per farlo, dovrei sapere di che cosa si tratta. Non avrei alcuna idea circa la sua attuazione pratica. Gli ortodossi occidentali come noi hanno già riti 'occidentali'. Questi sono i riti universali della Chiesa ortodossa, utilizzati nelle lingue dell'Europa occidentale e anche con la venerazione dei santi occidentali locali. Non abbiamo bisogno di niente di più, per noi il 'rito occidentale' è già qui ed è in uso regolare.

Teoria e Pratica

Per quanto il concetto di un 'rito occidentale' restaurato suoni bene in teoria, sembra non funzionare nella pratica. Certo, l'esempio della ECOF, la cosiddetta 'Chiesa cattolica ortodossa francese', fondata sotto Mons. Jean (Kovalevskij) e una volta forte di centinaia di aderenti, manda brividi giù per la schiena degli ortodossi canonici che ne hanno avuto esperienza. Non può essere che il 'rito occidentale' semplicemente non funzioni in pratica?

Sicuramente un rito occidentale attirerebbe sempre e solo una piccola minoranza di cattolici romani o di anglicani di vecchio stampo? Essi sarebbero incapaci di integrarsi organicamente nell'Ortodossia e non sarebbero in grado di trasmettere qualsiasi cosa alla prossima generazione o a chiunque altro al di fuori del loro gruppo 'rituale' chiuso. Questi sarebbero inevitabilmente tagliati fuori dalla maggioranza degli ortodossi, che ignorerebbero le loro funzioni, come se appartenessero a una setta non canonica.

San Tikhon e san Giovanni

Tuttavia, vi è un forte argomento a favore del 'rito occidentale'. Una forma del rito anglicano fu approvata dal Santo Sinodo della Chiesa russa pre-rivoluzionaria e sponsorizzata nientemeno che dal vescovo (poi patriarca e santo) Tikhon, all'inizio del XX secolo. E 50 anni fa, il vescovo (poi arcivescovo e santo) Giovanni di Shanghai aiutò il passaggio di ex cattolici romani all'Ortodossia attraverso padre Evgraf Kovalevskij, che poi consacrò vescovo, a lanciare una 'Chiesa ortodossa francese' missionaria, consentendole un 'rito occidentale' e il nuovo calendario per le feste fisse.

Tuttavia, il fatto che questo piccolo gruppo in seguito ha lasciato la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia al fine di celebrare la Pasqua cattolica romana, ha vagato attraverso molte giurisdizioni, causando molti scandali, è degenerato nell'ECOF ed era praticamente estinto alla fine del XX secolo, offre pensieri che fanno riflettere. Soprattutto, si deve ammettere che un secolo fa gli anglicani avevano ancora un rito e un senso della Tradizione. E mezzo secolo fa, nella Francia degli anni '50, li avevano ancora anche i cattolici romani. Pertanto, pastoralmente, si può vedere ciò che è stato fatto allora come giustificato, persino eroico. Ma sicuramente i tempi sono cambiati. Oggi i cattolici e gli anglicani non hanno seri riti storici. Più e più volte mi capita di incontrare cattolici romani che vengono alla Liturgia ortodossa e dicono: 'Almeno voi avete 'una vera Messa', quella che abbiamo noi è un insulto'. C'è quindi una reale necessità o un interesse a far rivivere un 'rito occidentale', anche se è possibile?

Conclusione

Qualunque riserva possa avere la maggioranza degli ortodossi, va detto che i vescovi possono dare la loro benedizione per la formazione e la pratica di un rito occidentale nelle Chiese ortodosse, se lo ritengono pastoralmente necessario; se, in altre parole, ci sono persone che possono essere introdotte attraverso questo rito alla genuina Ortodossia.

Può essere che con la dissoluzione dell'anglicanesimo in particolare, vi sia ora un posto per un 'rito occidentale' nell'Ortodossia. Nonostante ogni sorta di inconvenienti e difficoltà, un 'rito occidentale' potrebbe forse riempire un bisogno pastorale temporaneo per alcuni piccoli gruppi specifici.

Tuttavia, è dubbio che questa esigenza vada oltre una manciata di individui. In ogni caso, sia che siamo a favore o contro, interessati o annoiati dalla questione del 'rito occidentale', questa non dipende da noi. Spetta in ultima analisi a coloro che hanno una supervisione pastorale, i nostri vescovi, di incoraggiare o scoraggiare un 'rito occidentale', a seconda che trovino qualcuno che ne abbia bisogno oppure no.

 
Quaranta scuse per non entrare nella Chiesa ortodossa

'Non posso diventare ortodosso, perché sono nato cattolico/protestante'.

(No, non è vero. Sei nato pagano, come tutti noi. Sei stato in seguito condizionato e manipolato da una serie di valori culturali etnocentrici. Guarda gli apostoli: per la maggior parte sono nati ebrei, quindi hanno cambiato liberamente scegliendo il cristianesimo ortodosso.).

'Non posso diventare ortodosso, perché non avete un papa'.

(Non hai bisogno di un papa; Cristo è il capo della Chiesa)

'Non posso diventare ortodosso, perché voi non avete il filioque'.

(Non ce l'ha nemmeno il Nuovo Testamento... guarda Giovanni 15,26 o Atti 2,33).

'Non posso diventare ortodosso, perché voi non avete il purgatorio'

(Il Vangelo non menziona mai questa parola latina, che fu usata la prima volta alla fine del dodicesimo secolo).

'Non posso diventare ortodosso, perché è una setta'.

(Per circa duemila anni, miliardi di persone non l'hanno pensata così. Sei tanto più intelligente di tutti loro?).

'Non posso diventare ortodosso, perché avete i santi'.

(Peccato, ci perdi tu. Non vuoi conoscere gli amici di Cristo?).

'Non posso diventare ortodosso, perché il vostro modo di ricevere la comunione è così poco igienico'.

(Allora perché gli ortodossi non sono tutti costantemente ammalati?).

'Non posso diventare ortodosso, perché voi baciate le icone'.

(Tu non baci i tuoi familiari? Non ami Cristo e i suoi cari? Non sei parte della famiglia di Cristo? O sei vittima dello scientismo protestante?).

'Non posso diventare ortodosso, perché dovete confessarvi'.

(Vuoi dire che non hai peccati da confessare? Allora dammi la tua foto, e la metterò nel mio angolo delle icone).

'Non posso diventare ortodosso, perché gli ortodossi sono peccatori e litigano tra loro'.

(Sì, sappiamo di essere peccatori. Pensiamo anche che la nostra Fede sia importante – ecco perché discutiamo, perché non siamo tiepidi e indifferenti. Ed ecco perché andiamo in chiesa, andiamo alla confessione e alla comunione, facciamo penitenza, leggiamo le vite dei santi e troviamo una cura per le nostre diatribe. Tu conosci qualcosa di te stesso e della tua necessità di pentimento?).

'Non posso diventare ortodosso, perché voi non cantate i nostri inni'.

(Perché cantare banalità romantiche, quando puoi avere un'antica profondità spirituale?).

'Non posso diventare ortodosso, perché il coro canta male'.

(Allora vieni tu stesso a cantare e aiuta a migliorarlo).

'Non posso diventare ortodosso, perché le funzioni sono sempre le stesse'.

(Vuoi dire che non sei mai stato a più di un singolo tipo di funzione ortodossa?).

'Non posso diventare ortodosso, perché non si può prendere parte alle funzioni'.

(Vuoi dire che non hai mai cercato di pregare?).

'Non posso diventare ortodosso, perché non sarò più libero di cambiare la fede e prendere da questa ciò che voglio'.

(Non vieni in chiesa per cambiare la fede ortodossa, vieni in chiesa per farti cambiare dalla fede ortodossa. O credi di non aver bisogno di farti cambiare?).

'Non posso diventare ortodosso, perché posso pregare ovunque, senza rituali'.

(Davvero? Se puoi vivere senza rituali, perché allora hai una routine quotidiana?).

'Non posso diventare ortodosso, perché non c'è differenza con la mia religione di oggi'.

(Allora perché esitare?).

'Non posso diventare ortodosso, perché questo non mi aiuterà'.

(Corretto. Niente ti aiuterà, se non fai prima uno sforzo per migliorarti).

'Non posso diventare ortodosso, perché voi non avete lo stesso calendario'.

(No, siete voi che non avete lo stesso calendario).

'Non posso diventare ortodosso, perché l'Ortodossia non è occidentale, è orientale'.

(Allora è come Cristo. Veniva dal Medio Oriente, e neppure lui era occidentale o secolarizzato).

'Non posso diventare ortodosso, perché sono nato in questo paese'.

(Neppure Cristo è nato in questo paese. A proposito, non sapevo che 'questo paese' fosse una religione).

'Non posso diventare ortodosso, perché in chiesa ci sono stranieri'.

(Una cosa da razzisti e xenofobi. Come ho detto, anche Cristo era uno 'straniero').

'Non posso diventare ortodosso, perché siete così diversi'.

(Ecco perché non siamo noiosi).

'Non posso diventare ortodosso, perché gli altri sono differenti da me'.

(Sei anti-sociale? Anche tu sei differente dagli altri, e quelli ti accettano).

'Non posso diventare ortodosso, perché il clero porta la barba'.

(La portava anche Cristo. Un'altra vittima dei propri pregiudizi culturali).

'Non posso diventare ortodosso, perché le donne non possono indossare pantaloni in chiesa e devono coprirsi il capo. Come nell'islam'.

(Come la Madre di Dio? O pensi che fosse anche lei musulmana? Oppure vuoi dire che non hai alcun senso della modestia?)

'Non posso diventare ortodosso, perché gli uomini non possono andare in chiesa in pantaloncini corti'.

(Né ci andavano gli apostoli e i santi e i tuoi stessi antenati, quando andavano in chiesa. Perché hai bisogno di distrarre gli altri dalla preghiera vestendoti senza modestia?).

'Non posso diventare ortodosso, perché le funzioni sono troppo lunghe'.

(Vuol dire che sei pigro?).

'Non posso diventare ortodosso, perché le funzioni iniziano troppo presto e finiscono troppo tardi'.

(Vedi sopra).

'Non posso diventare ortodosso, perché non me ne importa nulla'.

(Vedi sopra, ma grazie per la tua onestà).

'Non posso diventare ortodosso, perché non potremo più vivere insieme da fidanzati'.

(Sì, potrete farlo: riceverete solo una benedizione divina, la vostra unione diventerà spirituale oltre che fisica, e da 'fidanzati' diventerete sposi legittimi, invece che complici in un peccato).

'Non posso diventare ortodosso, perché dovete digiunare'.

(Vorresti rifiutare il sacrificio che Cristo ha fatto digiunando nel deserto e le sue istruzioni evangeliche di liberarti dai demoni con la preghiera e il digiuno?)

'Non posso diventare ortodosso, perché non posso mangiare l'arrosto ogni domenica a pranzo'.

(Vuoi dire che la passione per la carne è la cosa più importante della tua vita?).

'Non posso diventare ortodosso, perché non posso uscire a bere al sabato sera'.

(Vuoi dire che sei troppo debole per rinunciare alle scappatelle alcoliche?).

'Non posso diventare ortodosso, perché il prete dice che dovrei cercare di smettere di fumare'.

(Vuoi dire che le tue passioni sono più forti della tua fede?).

'Non posso diventare ortodosso, perché non credo in Dio'.

(Ti capisco. Ma come lo sai? Quando eri sotto stress, ti ho sentito invocare il nome di Dio. Se inizi ora a cercare, troverai la fede e sarai in grado di diventare ortodosso. Cerca, e troverai).

'Non posso diventare ortodosso, perché la mia famiglia mi ripudierà'.

(Ti capisco. Ma ne sei sicuro? In ogni caso, Cristo non ti ripudierà).

'Non posso diventare ortodosso, perché non vivo vicino a una chiesa ortodossa'.

(Ti capisco. Prova a cambiare la tua vita, in modo che le tue priorità siano basate sulla Chiesa).

'Non posso diventare ortodosso, perché non ci capisco niente'.

(Se vuoi capire qualcosa, inizia a pregare chiedendo comprensione).

Oppure la mia scusa preferita:

'Non posso diventare ortodosso, perché devi stare in piedi a pregare'.

(Vuol dire che non te ne importa niente. Almeno questa non è una scusa, ma è qualcosa di onesto).

 
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