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Ma'lula: un'altra radice cristiana in pericolo

I rapporti delle ultime ore dalla Siria parlano della caduta della cittadina di Ma'lula in mano alle forze ribelli. Perché questa cittadina di poche migliaia di abitanti nelle montagne a nord-ovest di Damasco è importante in questi giorni di conflitto, e perché è importante per tutti noi? Vediamo alcune ragioni:

1) Ma'lula è un centro di forte presenza cristiana, con ben due monasteri, uno greco-cattolico melchita (dedicato ai santi Sergio e Bacco) e uno ortodosso antiocheno (dedicato a santa Tecla), oltre alle rovine di numerosi monasteri, chiese e santuari.

   

i monasteri di san Sergio e di santa Tecla

2) Ma'lula è uno dei tre villaggi dove si parla ancora l'aramaico occidentale, che se non è precisamente lo stesso dialetto che parlava Gesù, è comunque nel mondo la lingua più vicina alle parole del Salvatore.

3) Ma'lula è un esempio di convivenza millenaria tra cristiani e musulmani. Un fatto interessante: a causa delle radici aramaiche della zona, gli stessi musulmani non sono arabizzati, e si considerano etnicamente siriaci).

Ecco un reportage in inglese da Al Jazeera che racconta le particolarità di Ma'lula, com'era prima degli orrori di questi giorni:

4) In una delle prese di posizione più forti contro gli attacchi terroristici, Aleksandr Lukashevich, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha richiesto venerdì 6 settembre che si faccia ogni sforzo possibile per prevenire la violenza contro gli abitanti di Ma'lula e la distruzione dei suoi luoghi santi cristiani. Notiamo una sua espressione: "Особую ответственность за это несут те силы в регионе и за его пределами, которые вольно или невольно поощряют террористов" ("Una particolare responsabilità per questa [minaccia] ricade sulle forze, sia nella regione che al di fuori dei suoi confini, che, consapevolmente o inconsapevolmente, incoraggiano i terroristi"). Chi siano le "forze al di fuori dei confini" non è specificato, ma crediamo che non occorra molto per indovinarlo.

I resoconti della "liberazione" di Ma'lula ripetono gli schemi già visti a Homs, Aleppo e altri luoghi abitati da cristiani: assalti a case cristiane ed esecuzione di almeno tre civili, una chiesa bruciata e un'altra saccheggiata, diversi abitanti cristani minacciati di decapitazione se non si convertono all'islam, fuga di molti dei residenti... Sono racconti ancora parziali e di seconda mano, ma ripetono modelli già noti. C'è solo da sperare che queste notizie portino a un risveglio delle coscienze, e a fare tutto il possibile (come richiedono la Russia e la più elementare dignità umana), perché queste atrocità siano fermate.

 
L'ideologia transgender è anticristiana, antiscientifica e marxista

il vero cristianesimo difende ciò che è veramente femminile e maschile. Conferma l'unicità del maschio e della femmina, un'unicità che la modernità sta tentando di decostruire e distruggere

"Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina..." (Mt 19:4)

Il vero cristianesimo ha sempre confessato che l'umanità è creazione di Dio, opera delle sue mani. Essere veramente umani significa vivere secondo la rivelazione, la via della vita, istituita dal nostro Dio Creatore. L'umanità è intrisa di natura essenziale. Questa natura è una realtà esistente stabilita da Dio stesso ed è condivisa da ogni persona umana.

Dio stesso è il creatore della natura umana, che solo in lui si può comprendere veramente. (La natura umana è stata deformata e danneggiata dal peccato, ma è stata successivamente restaurata e guarita in Cristo Gesù. Pertanto, quando mi riferisco alla natura umana mi riferisco al suo nobile scopo come rivelato e creato da Dio).

Sotto l'influenza di Karl Marx, l'ideologia umana secolare fece un "salto" nel suo processo evolutivo. Marx ha distillato (insieme ad Engels) il secolarismo in gran parte del suo stato attuale. Una delle sue maggiori influenze sul pensiero moderno è che ogni entità sociale, governativa, morale, religiosa (e così via) non è altro che una struttura che è il risultato di costrutti storici esterni (qualcosa di simile all'idea evolutiva di "caso"); tutto è semplicemente determinato dallo sviluppo delle condizioni. Tutto – anche l'umanità stessa – non è che il risultato di questi costrutti e condizioni. Nessun valore essenziale esiste in nulla; quindi, nulla ha una sostanza innata che porta un significato creato elementare.

Marx ha insegnato: controlla i costrutti e puoi controllare e persino rifare – ricreare – l'umanità. Il pensiero secolare moderno si basa fermamente su questa ideologia marxista: essere umani non significa niente, essere maschio non significa niente, essere donna non significa niente, tutti questi sono solo costrutti esterni che non hanno sostanza intrinseca. Questo è il fondamento di base della moderna ideologia del gender. Il genere, direbbero, non è altro che un costrutto esterno e una condizione che può essere manipolata. Un'altra proposizione vitale di Marx era: per rifare il mondo, i "vecchi" costrutti e condizioni devono essere rimossi e persino distrutti, Dio deve essere rovesciato (se possibile) e l'uomo deve regnare al suo posto.

L'arcivescovo Averky di beata memoria osserva: "Se l'uomo è la sua massima autorità, e se non è solo uomo ma un 'uomo-dio' – per il quale tutto è permesso, per il quale non ci sono barriere, e per il quale tutto è possibile – allora, naturalmente, tutte le manifestazioni delle passioni e tutti i mezzi per compiacere la carne gli sono leciti. Il servizio della carne viene prima, e di conseguenza i propri bisogni spirituali sono sempre più attutiti e calpestati; quindi, per mettere fine una volta per tutte alla voce della coscienza che vive nel proprio spirito, lo spirito stesso è dichiarato inesistente. Non c'è spirito; c'è solo una realtà materiale: la carne, che richiede sazietà – tale è la proposta fondamentale della nuova epoca". (The Struggle for Virtue)

Il cristianesimo ortodosso ha sempre proclamato che l'umanità ha un valore essenziale e ha professato che il genere è la quintessenza dell'umanità e delle persone. L'umanità e il genere sono qualità elementari dell'essere e non sono costrutti di condizioni esterne: Dio è il loro creatore. Il genere non è fluido ma piuttosto un elemento intrinseco di una persona, maschio o femmina, dal concepimento e per tutta l'eternità. Le condizioni esterne possono deformare la comprensione e l'uso del genere (e di altre cose) ma non possono mai alterare radicalmente la realtà essenziale.

Oltre alle realtà biologiche e fisiche molto ovvie e lampanti del genere (non si possono alterare i cromosomi), il cristianesimo insegna che il genere – maschio e femmina – è stato stabilito e creato da Dio stesso all'inizio. Cristo Gesù stesso dice: "Da principio li creò maschio e femmina" (Matteo 19:4). Non è una condizione esterna ma una realtà essenziale e intrinseca dell'esistenza per l'umanità. Una persona è dal concepimento maschio o femmina, questo è immutabile. In effetti, la natura umana si esprime nel maschio e nella femmina. Entrambi condividono la natura comune dell'umanità e quindi sono uguali (NB: non egualitari) in sostanza, ma variano secondo la loro espressione definitiva di genere. La femmina non è maschio e il maschio non è femmina. Uno non è superiore all'altro. Ognuno porta un'espressione e un ruolo unici, distinti dall'altro, all'interno della più grande natura comune dell'umanità. Ecco la diversità creata da Dio.

Inevitabilmente i miei moderni amici secolaristi digrigneranno i denti. Per loro, il genere non ha alcun ruolo nel ruolo o nell'espressione di una persona nella società, nella vita, nella famiglia e così via. Hanno lavorato duramente per costruire una società androgina, elaborando fedelmente l'ideologia marxista. A questo punto, gli estremismi vengono espressi in faccia: "Tu pensi che le donne dovrebbero stare a casa a lavorare a maglia! Pensi che le donne non dovrebbero votare! Sei un maschio sciovinista che trasuda mascolinità tossica!" Aspettate, calmatevi e continuate a leggere.

Il vero cristianesimo difende ciò che è veramente femminile e maschile. Conferma l'unicità del maschio e della femmina, un'unicità che la modernità sta tentando di decostruire e distruggere. Alle donne è stato detto che devono fare tutto ciò che fa un uomo, rendendo effettivamente l'uomo lo standard della donna. Non è una gran una vittoria per le donne. Il cristianesimo, piuttosto, incoraggia la donna a vivere secondo il genere che Dio le ha dato, a crescere nei suoi attributi unici; nello stesso modo, incoraggia l'uomo.

Il genere stesso è un'icona ordinata da Dio, un'immagine. In principio, Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza. Il genere stesso fa parte di questa immagine. Secondo la rivelazione, il maschio partecipa all'icona di Cristo e la femmina partecipa all'icona della Chiesa. San Paolo elabora questa teologia in Efesini 5:22 e seguenti. Lì espone il rapporto tra marito e moglie. Infine ci dice che il matrimonio stesso è un'icona del misterioso rapporto di Cristo con la sua Chiesa: "Questo mistero è profondo, e mi riferisco a Cristo e alla Chiesa" (Ef 5,32).

San Clemente dice inoltre: "Ora non suppongo che tu ignori il fatto che la Chiesa vivente è il corpo di Cristo, poiché la Scrittura dice: 'Dio li creò maschio e femmina.' Il maschio è Cristo; la femmina è la Chiesa... Perché la carne è una copia dello Spirito. Nessuno, dunque, che corrompe la copia condividerà l'originale" (II Clemente). I misteri e i principi spirituali più profondi sono intrecciati nella creazione da Dio stesso, genere non escluso. Il genere stesso e la corretta interazione tra maschio e femmina – soprattutto nello stato divinamente istituito del matrimonio, non sono che riflessi della misteriosa comunione di Dio con la sua creatura più amata, soprattutto nella Chiesa. Il genere ha un significato vasto e profondo. Questo è uno dei motivi per cui i moderni stanno cercando di decostruire il genere, su istigazione del maligno.

L'ideologia del gender moderna è una forma di iconoclastia radicale. Cerca di distruggere l'icona del maschio e della femmina creata da Dio.

San Simeone il Nuovo Teologo insegna: "Questo mistero è grande – e più che grande! – e così sarà sempre, perché lo stesso tipo di comunione, e unione, e intimità, e parentela, che la donna ha con l'uomo e l'uomo con la donna, tale – inteso in maniera adeguata a Dio e come trascendente nostra ragione – è il rapporto che il Maestro e Creatore di tutto ha con la Chiesa, come con una sola donna: irreprensibile, ineffabilmente, inseparabilmente e indivisibilmente unito a lei, essendo e vivendo con lei come con colei che egli ama e tiene cara". (Sulla vita mistica: i discorsi etici)

San Simeone è chiaro, queste cose vanno intese nel modo proprio di Dio. Chiaramente, il genere appartiene all'ordine creato (ma che continua nell'eternità) ed è solo un riflesso di una realtà eterna trascendente. Dio è l'unico increato ed eterno.

È evidente che il Figlio di Dio si è incarnato come maschio, assoggettandosi così all'icona del genere che ha creato. Il genere è un'immagine fisica creata da Dio per trasmettere principi spirituali eterni. Nel nostro tempo anche il genere è stato tragicamente ridotto alle funzioni sessuali, ma nella visione evangelica il genere è molto di più. La corretta funzione sessuale non è che uno degli aspetti del genere. Pertanto, non dobbiamo mai sessualizzare l'immaginario che Dio ha stabilito. Questo è difficile per le persone moderne. La sessualizzazione di base del genere ha provocato ogni sorta di problemi, l'oggettivazione delle donne, un'epidemia di dipendenza dalla pornografia, l'orrenda crescita del traffico sessuale, ogni sorta di perversioni e abusi sessuali, per elencarne solo alcuni. La tentata abolizione della vera identità di genere, maschile e femminile, attraverso l'applicazione dei principi nichilisti di Marx è responsabile dell'eccessivo sfruttamento sessuale e della violenza dei nostri tempi.

Il vero cristianesimo dà potere alle persone di vivere e lottare per raggiungere la piena bellezza e il potenziale del proprio genere creato e dato da Dio, che è unico. Esso riconosce che la femminilità è portatrice di una sua qualità speciale, così come lo è la virilità. Non cerca mai di trasformare un uomo in una donna o una donna in un uomo (il che è, ovviamente, in definitiva impossibile, nonostante ciò che la moderna fantasia ha scelto di credere: si diventa solo un maschio femminizzato o una femmina mascolinizzata).

La sperimentazione nichilista del gender del secolarismo moderno è a dir poco abusiva. È un'ideologia e nient'altro, che viene attuata con forza senza pensare agli effetti a lungo termine sulla società, sull'umanità e sulle persone. Il suo messaggio è chiaro: l'umanità non è niente, il genere non è niente, tu non sei niente, quindi niente conta davvero. Non siete altro che foraggio androgino per alimentare la macchina nichilista dell'esistenza secolare. Oh, e sì, la "rivoluzione sessuale" e la sperimentazione sono un obiettivo fondamentale dell'ideologia marxista laica.

Il vero cristianesimo proclama che ogni persona è stata creata con uno scopo, anche nel proprio genere biologico molto chiaro. La totalità della persona umana è intrisa di significato divino elementare. Vivere all'interno dell'immagine e dello scopo che ci è stato dato da Dio è ciò che riguarda la vera vita cristiana. Solo in Dio l'umanità può raggiungere il suo significato ultimo e la sua realtà.

padre Zechariah Lynch e sua moglie Natalia

Padre Zechariah è un prete ortodosso a Pueblo, in Colorado, presso la chiesa ortodossa dell'arcangelo Michele. Scrive su The Inkless Pen ed è un collaboratore regolare di Russian Faith.

 
I nostri santi padri teofori

Sinassi dei santi progenitori, Monastero della Santa Trinità

Nelle nostre funzioni si parla spesso dei "nostri santi padri teofori, e di tutti i santi..." Capisco che sia un riferimento rivolto ai padri fondatori della Chiesa, ma chi è espressamente indicato? Tutti gli apostoli? Solo Pietro e Paolo?

Questa è una domanda interessante. Come molte domande apparentemente semplici, non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista. Da un lato, si potrebbe pensare che si riferisca a tutti i santi che ci hanno preceduti, ma poi, dopo la loro menzione, sentiamo dire "e tutti i santi", espressione che sarebbe ridondante se si riferisse allo stesso esatto gruppo di persone. Quindi, dal mero significato delle parole, penso che possiamo dire che stiamo parlando di un gruppo di santi, ma non di tutti.

Direi che si riferisce certamente agli apostoli. Senza dubbio comprende anche i Padri della Chiesa... quelli che sono considerati santi dalla Chiesa. Spesso l'espressione "Padre della Chiesa" è applicata a qualsiasi importante scrittore cristiano del periodo patristico; ma quelli come Tertulliano e Origene, che non sono considerati santi perché i loro insegnamenti contenevano errori significativi rifiutati dalla Chiesa, possono essere chiamati "Padri della Chiesa" solo in un senso molto vago del termine, e non sono ciò di cui stiamo parlando. Il termine includerebbe i Padri dei diversi Concili ecumenici e locali che la Chiesa ha ricevuto come autorità ecumenica... ma comunque, includerebbe solo quei partecipanti di tali concili che sono stati canonizzati come santi. Non possiamo conoscere tutti i nomi di questi santi, ma conosciamo i nomi di alcuni dei partecipanti che non sono sicuramente santi e quindi non saranno inclusi.

Ma sono esclusi i santi dell'Antico Testamento e le donne? Niente affatto. In molte lingue è spesso utilizzata una parola maschile in un modo che comprende maschi e femmine, e questo è vero anche in questo caso. Per esempio, abbiamo due domeniche dei Padri specialmente concentrate sui santi dell'Antico Testamento - le due domeniche prima del Natale. Alla domenica dei santi progenitori (che cade due domeniche prima del Natale), non solo cantiamo dei tanti profeti e santi uomini dell'Antico Testamento, ma nel canone della Nona Ode, nominiamo alcune delle nostre progenitrici:

"Per la tua potenza, o Signore, hai creato nell'antichità le tue figlie: Anna, Giuditta, Debora e Culda, Giaele ed Ester, Sara e Miriam, la sorella di Mosè, Rachele e Rebecca, e Rut la saggia".

E alla domenica prima del Natale (che è anche chiamata "la domenica dei santi padri" e talvolta la "domenica della genealogia", perché alla Liturgia leggiamo la genealogia di Cristo dal primo capitolo di Matteo):

"La Vergine Theotokos, che attraverso i secoli è stata predicata sulla terra dai profeti nelle loro affermazioni, colei che i saggi patriarchi e le assemblee dei giusti proclamano, con cui le sagge donne cantano in coro: Sara, Rebecca, Rachele e Anna, insieme alla gloriosa Miriam, sorella di Mosè. Con loro tutti i confini della terra si rallegrano e tutta la creazione rende onore, perché il Creatore e Dio di tutti viene a nascere nella carne per donarci la grande misericordia".

Oltre ai profeti, agli apostoli e ai Padri che hanno istruito la Chiesa nella fede, includiamo anche quei santi che sono stati istruttori ascetici. E qui ancora, scopriamo che questo non esclude le nostre madri spirituali. Per esempio, nei Detti dei Padri del deserto, oltre a santi come sant'Antonio il Grande e san Pimen, troviamo anche i detti di santa Teodora d'Alessandria, di santa Sara del deserto e di santa Sincletica d'Alessandria.

Quindi penso che possiamo dire che quando parliamo dei "nostri santi padri teofori" (ovvero "portatori di Dio), parliamo di quelli dell'Antico e del Nuovo Testamento e dei padri e delle madri che hanno contribuito a gettare le fondamenta e a costruire la nostra fede e la nostra Chiesa, sia in termini di esempi che di insegnamenti. E questo non include solo quelli del passato lontano, ma anche esempi più recenti come san Cosma d'Etolia, san Nicodemo della Montagna Santa, gli anziani di Optina, san Giovanni di Kronstadt e san Giovanni di Shanghai, e molti altri. E continueremo ad aggiungere nomi al loro numero fino al ritorno di Cristo.

 
Diario dal Kossovo (novembre 2013)

Prefazione: Il sito cambia prospettiva per alcuni giorni

Da domani, per circa una settimana, gli aggiornamenti del sito saranno fatti non da Torino, bensì dal Kossovo, dove una nostra visita era da lungo tempo attesa. Da una parte potrebbero esserci alcuni ritardi nelle novità quotidiane, e ce ne scusiamo in anticipo con i nostri lettori; d’altra parte speriamo che le novità possano acquistare ulteriore profondità con un apporto dalla prospettiva della Chiesa ortodossa serba.

22 novembre 2013

Di ritorno in Kossovo e al monastero di Decani dopo dieci anni, ho molto lavoro da fare per metabolizzare i cambiamenti di questa terra, con la quale mi sono tenuto peraltro in stretto contatto in tutto questo periodo. Il monastero sfida il passaggio dei tempi e dei regimi politici ed economici, continuando a essere un faro d’ispirazione spirituale; il santo re Stefano continua a proteggere il suo popolo, e sotto molti aspetti il monastero è ancora quello che ho visto per la prima volta, arrivando sotto scorta militare una notte di fine novembre di dieci anni fa.

Non immaginavo, invece, di vedere un altro aspetto sostanzialmente immutato: la precarietà.

C’è una preoccupante mancanza di visione per quanto riguarda il futuro dei cristiani ortodossi marginalizzati e sofferenti. Questa mancanza di visione è ben visibile nel risultato delle recenti elezioni. I serbi del Kossovo hanno appena perso la possibilità di esprimere candidati propri a livello amministrativo locale (l’unico campo in cui la loro voce può contare qualcosa in questo paese), suddivisi tra l’oltranzismo nazionalista dei boicottaggi (e della deplorevole demonizzazione di quanti hanno voluto comunque esprimere un voto), e la polverizzazione dei voti validi tra diversi candidati in concorrenza tra loro. Non ho potuto far altro che annuire (amaramente) quando mi è stato detto che la sopravvivenza dell’Ortodossia serba in Kossovo, in queste circostanze autolesioniste, è la più evidente prova dell’esistenza di Dio.

Ora fervono i preparativi per la celebrazione della festa patronale del monastero, con l’attesa di ospiti davvero importanti. Restate in ascolto… intanto, ecco alcune foto dalla recente Liturgia della festa dei santi Arcangeli al monastero:

23 novembre 2013

Il resoconto di oggi da Decani deve essere più breve, perché resta poco tempo prima della Veglia della festa patronale. Gli ospiti importanti stanno iniziando ad arrivare; da poco è giunto sua Santità il Patriarca Irinej, che dopo la dossologia di benvenuto nella chiesa sta visitando il nuovo konak (edificio di abitazione dei monaci), offerto in parte grazie a una generosa donazione del governo norvegese, ma frutto degli sforzi di tutti. C’è ancora un embargo sulle immagini dei nuovi quartieri monastici, che dovrebbe durare fino alla loro benedizione da parte del patriarca e all’inaugurazione ufficiale, ma credo di poter già condividere alcune delle impressioni della visita che mi hanno concesso di fare ieri ai locali. In parte la nuova costruzione monastica riesce a offrire un poco d’isolamento all’interno del complesso di Decani, ormai visitato da sempre più persone: tutto, in questo “monastero all’interno del monastero”, parla di serietà e di mentalità monastica autentica: costruzioni sobrie ma solide, fatte per durare, realizzate con cura ma senza sprecare nulla, nella consapevolezza che tutti quelli che hanno donato qualcosa per il monastero lo hanno fatto a grande costo personale. I nuovi quartieri danno anche testimonianza della devozione espressa dalla comunità, che per oltre due decenni ha dovuto vivere piuttosto allo stretto.

Le notizie non si fermano, purtroppo, al momento di gioia della festa: questa mattina ho avuto la prima occasione di fare una visita - che mi era stata impossibile dieci anni fa - alle poche enclave serbe ancora rimaste in Metohija. Le sensazioni sono troppo complesse per essere descritte in breve: in particolare, le continue notizie di violazioni di diritti umani (che farebbero inorridire chiunque in Italia) meriteranno qualche ulteriore approfondimento. Per ora, affidiamo al santo re Stefano (che da sovrano secolare era molto sensibile al grido di dolore del suo popolo) le speranze che ancora portiamo nel cuore.

PS. Un ringraziamento a tutti i lettori del sito, che da questa mattina ci hanno fatto superare il numero di 50.000 visite totali! Da parte nostra, continuiamo a darci da fare per offrire a tutti un servizio utile e di qualità.

24 novembre 2013

È terminata la celebrazione della festa del santo re Stefano di Decani, che è anche la Slava del monastero. Il patriarca Irinej è da poco partito assieme al vescovo Teodosije, con un vero commiato di un padre dai suoi figli, lasciando la solita quantità di ricordi che ci vorrà tempo per incasellare nella nostra memoria.

Ricorderemo a lungo nella nostra parrocchia una Liturgia patriarcale nella quale il parroco ha avuto l’onore di essere il secondo prete concelebrante, come si può vedere nella seguente foto, appena caricata sulla pagina Facebook del seminario teologico di Prizren:

Il nuovo konak (edificio monastico) è stato ufficialmente inaugurato, e il regno di Norvegia, che ne ha finanziato la costruzione, ha avuto le massime onorificenze di gratitudine da parte della Chiesa ortodossa serba.

Il nuovo konak (dalla pagina di news dell'Associazione Amici di Decani)

Mi accompagnano le molte impressioni raccolte (almeno per il giorno della festa, tutte positive!) tra i rappresentanti del corpo diplomatico, i militari, i pellegrini (di cui un gruppo dall’Italia) e gli amici del monastero. Spero di riuscire a raccogliere nel corso dei giorni che verranno alcune di queste testimonianze (è in preparazione un filmato in cui sono stati inclusi anche alcuni secondi di una mia intervista personale) e di metterle a vostra disposizione: restate in ascolto…

25 novembre 2013

Oggi ho avuto per la prima volta l'occasione di vedere il Kossovo in tutta la sua estensione geografica e sociale, dal nord al sud. Cerco di focalizzarmi su quattro punti del mio viaggio:

1 - Gracanica
In confronto alla frenetica, moderna e sfacciatamente ricca vita di Pristina, la nuova capitale, l'enclave serba di Gracanica (pron. Graciànitsa) sembra bloccata nel passato e nei ricordi, con un gioiello di monastero (patrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO), una sede episcopale un po' forzata (la vera sede del vescovo del Kossovo era a Prizren, nel sud) e un conglomerato di alcune migliaia di abitanti che nel momento del maggiore bisogno non hanno trovato un punto migliore del monastero per agglomerarsi e per difendere la propria identità e i propri diritti. I lavori pubblici sono frutto degli sforzi della diocesi, che qui deve occuparsi anche di far costruire strade, di far funzionare un ospedale, di offrire speranza a decine di famiglie di profughi che hanno perso tutto e vivono in container... ci sarebbe molto da dire, troppo per una visita tanto breve.
Voglio ricordare un momento curioso della visita all'antica chiesa... tra i cartelli di vari divieti (di abbigliamento scollato, etc.), che capita di vedere in molte chiese, ne spicca uno di divieto di ingresso con armi da fuoco. Chissà come reagirebbero, in Italia, a un simile divieto in evidenza di fronte a una chiesa!
2 - Gazimestan
Anche la torre-ricordo della battaglia di Kosovo Polje fa parte degli edifici vandalizzati nei pogrom del 2004. Qui neppure quattro mura del genere sono indenni dalla furia distruttiva. Mentre guardo l'antica zona della battaglia dalla cima della torre, mi chiedo quanto tempo dovrà ancora passare per vedere la pace dopo secoli di lotta impari, che hanno visto i cristiani sempre in minoranza, sempre costretti a battaglie già perse, sempre disposti a sacrificarsi volontariamente. Anche quando tutto sembra far sperare per il meglio... nelle foto della celebrazione del 1989, si vede un impressionante milione di persone radunato attorno alla torre di Gazimestan (il "luogo degli eroi"). Dove sarà ora, quel milione di persone? Che cosa starà pensando? Mentre osservo e rifletto, turbini di vento portano i primi fiocchi di neve di questa stagione invernale. Speriamo che la neve, che qui cade abbondante, non porti isolamento e disperazione a tanti tra i più poveri e diseredati, privati di un futuro dignitoso da giochi di potere molto più grandi di loro.
3 - Kosovska Mitrovica
Molto più che nelle enclavi nel resto del paese, la situazione del nord del Kossovo riflette i paradossi, i vicoli ciechi dell'umanità e del buon senso che hanno martoriato questa terra. Mitrovica (pron. Mìtrovitsa), come perfetto esempio di "città divisa in se stessa", vede contrapposte, sulle rive del fiume Ibar, la parte sud albanese e musulmana (con l'antico cimitero cristiano ortodosso), e la parte nord serba e cristiana ortodossa (con l'antico cimitero musulmano). La stupidità sembra equamente divisa su entrambe le rive, con bande giovanili che si affrontano quotidianamente a insulti e sassate (e raccontano tutto un mondo di mancanza di visione del futuro da parte dei giovani locali), ma le attitudini generali di rispetto non sono le stesse: il cimitero cristiano al sud subisce profanazioni su base praticamente quotidiana, esaurendo la pazienza dei carabinieri italiani che devono presidiarlo; il cimitero musulmano al nord non ha mai avuto danni.
Si potrebbe aggiungere molto sulla situazione di Mitrovica, e sull'inadeguatezza generale di ogni tentativo di soluzione. Passeggio sul "ponte della discordia", con le sue barricate di sassi e terra erette per bloccare i blindati, le sue postazioni di cecchini da entrambe le parti, il suo posto di guardia di carabinieri stanchi, che ormai intervengono solo nei casi di estrema tensione. Come prevedibile, vengo salutato da una parte e guardato con disprezzo dall'altra: chissà cosa direbbero se sapessero che non faccio parte di nessuno dei due schieramenti, ma ironicamente sono proprio un connazionale di quei carabinieri nel mezzo... o forse chi deve saperlo lo sa, e non spreca tempo e parole con uno straniero che non cambierà nulla della loro situazione. Penso a Belfast, a Gerusalemme, a Nicosia, a tante città divise in due: piuttosto che "uno spaccato di una società", qui vedo "una società spaccata". Non sono tanto cretino da pretendere di avere una soluzione in tasca, ma neppure tanto insensibile da dire che non mi compete fare qualcosa. Le impressioni di questa visita - e la ricerca di un'uscita da questo caos - mi accompagneranno a lungo.
4 - Prizren
Sono atteso per il vespro e per la cena al seminario di Prizren, dove padre Andrej, il monaco di Decani che da anni è noto in tutte le chiese ortodosse in Italia, ha assunto per il terzo anno il ruolo di pro-rettore del seminario recentemente restaurato e rinato a nuova vita. Domani mi riprometto di parlare più diffusamente dei miracoli che hanno circondato questa rinascita, e spero di iniziare la giornata con la Liturgia del giorno di festa di san Giovanni Crisostomo: in una concelebrazione tra preti del Kossovo, di Cipro e dell'Italia dovrei essere l'unico che non proviene da una terra divisa a metà... a tutti buona festa del santo più di tutti legato alla Divina Liturgia, e restate in ascolto!
 
26 novembre 2013
 
Non è la prima volta nella vita che mi sveglio all’annuncio della preghiera islamica, ma l’effetto dell’annuncio (registrato) diffuso dai minareti di Prizren è forte. Quando mi avvio verso la chiesa di san Giorgio per la Divina Liturgia ortodossa, immagino che vedrò la grande moschea di Sinan Pascià, se non frequentata, per lo meno aperta. Ma non è così. Questo mi porta a pensare quanto l’islam, da queste parti, possa essere visto più che altro come un mero fatto di identificazione sociale di persone e di gruppi. Ma non c’è da sottovalutare l’ingresso sempre più intenso (e intensamente finanziato) del wahabismo saudita nel paese.

Entro nella chiesa di san Giorgio, fatta saltare con il tritolo nel 2004, e oggi ricostruita più robusta di prima (a qualcosa servono pure, i finanzamenti della comunità internazionale), e concelebro alla Liturgia in greco, serbo, slavonico ecclesiastico e... italiano. I seminaristi mi riempiono di una certa ammirazione: questa ”cucciolata” di futuri sacerdoti non rappresenta solo la sopravvivenza di un numero di parrocchie, ma anche il tessuto connettivo di un organismo sociale che dimostra un’incredibile capacità di rigenerarsi.

Al termine della funzione, ammiro i locali del complesso del seminario: dopo essere stati ampliati – a partire dalle costruzioni del tardo XIX secolo – nel 1996, hanno subito bombardamenti, abbandono, devastazioni. Ora completamente rinato dal poco rimasto dopo gli incendi del 2004, il seminario ospita 36 seminaristi dai 13 ai 20 anni, divisi in tre classi annuali. Li rivedrò domattina, per tenere loro una lezione. Vedremo pure che cosa possono fare gli ortodossi italiani per facilitare il loro cammino.

Al rientro a Decani, trovo il monastero sotto il primo manto di neve (osservate la foto dal blog del 22 novembre...). Lo spettacolo è affascinante, se visto da un solido edificio monastico riscaldato; un pò meno se visto da un’abitazione di fortuna in un’enclave: i monaci dovranno iniziare da oggi stesso le loro visite ai più bisognosi dei dintorni.

A Decani ho anche la notizia che è finalmente disponibile su YouTube il video realizzato dagli amici italiani del monastero, a proposito della recente festa, che comprende anche una mia piccola comparsa personale:

27 novembre 2013

Lascio il monastero di Decani sotto una coltre di neve che nasconde (ma non risolve) tutte le strane contraddizioni di questa terra. Sono atteso a Prizren per tenere agli studenti delle tre classi del seminario una “lectio magistralis” sulla situazione della Chiesa ortodossa in Italia. Non so chi tra noi è più incuriosito dall’altro: una classe che si trova di fronte uno ieromonaco ortodosso italiano, o quest’ultimo che assiste alla rinascita della speranza nelle comunità ortodosse del Kossovo. Ma i nostri problemi, alla fin fine, sono molto simili: iniziamo a parlare di chi vede nella Chiesa solo un’identità culturale, e terminiamo notando quanto è importante che la vita della Chiesa coinvolga tutti, e non solo i sacerdoti presenti e futuri. Anche il vescovo Teodosije, che qui lavora anche come insegnante e che mi riceve con il suo abituale affetto paterno, è d’accordo nell’insistere nel coinvolgimento attivo di tutti i cristiani.

Al seminario di Prizren, con il vescovo Teodosije, padre Andrej e gli studenti

Anche le mie parole di incoraggiamento ai ragazzi devono sembrare loro un po’ paradossali: proprio da un paese come l’Italia, con circa trecento parrocchie ortodosse, ma nessun seminario, devono davvero fare uno sforzo per capire perché ci interessiamo di loro. Eppure, riportare speranza a comunità che sarebbero davvero senza speranza è una meta importante. La parrocchia di san Massimo di Torino dà il suo contributo mantenendo negli studi uno dei ragazzi: non è uno sforzo eccessivo, e forse molte parrocchie ortodosse in Italia potrebbero, se non contribuire agli studi di un seminarista, almeno dare un aiuto significativo a questo esempio di risurrezione dal vivo.

Strahinja, giovane musicista e cantore, è il seminarista aiutato negli studi dalla nostra parrocchia

Il mio viaggio mi porta da Prizren alla zona montuosa a nord di Gracanica, a osservare da vicino un fenomeno locale di aiuto ai poveri, che non sfigurerebbe in Italia: le cucine popolari di Prekovce, dove la presbitera Svetlana Stevic organizza la raccolta e la distribuzione di cibo agli abitanti dei villaggi più disagiati. Qui ho l’occasione di vedere quanto le attività dell’Associazione Amici di Decani sono importanti, e quanto gli aiuti dati dall’Italia (sotto qualsiasi forma) prendono corpo in una straordinaria opera di solidarietà. Ma qui è meglio che io taccia: lasciamo parlare direttamente gli attivisti dell’associazione in questa pagina sulle cucine popolari.

28 novembre 2013

Passo nel monastero di Decani le ultime ore prima della partenza. Il mio viaggio nel Kossovo non si esaurisce con l’uscita dal paese, ma prosegue su un mezzo di trasporto quanto mai insolito: uno dei camion usati dall’Associazione Amici di Decani per portare gli aiuti umanitari (soprattutto generi alimentari) generosamente donati da molti benefattori italiani. La spedizione, denominata Trasporto Solidale 2.0, dovrà raggiungere Durrësi (Durazzo) in serata, per imbarcarsi sul traghetto per Bari. Non avrò verosimilmente collegamenti con Internet per tenervi aggiornati sui dettagli di questa parte del viaggio, per cui vi offro, a titolo di anticipo, la foto della cattedrale di Durrësi (Chiesa ortodossa autocefala d’Albania), dedicata ai santi Paolo e Asteio:

Sono molte le persone a cui devo essere profondamente grato per questo viaggio; alcune di queste le avete viste durante le varie tappe del viaggio, attraverso testi, collegamenti, foto e filmati; altre probabilmente non desiderano troppa pubblicità per mezzo di questi aggiornamenti di blog, ma tutti si meritano un riconoscimento speciale. E quale riconoscimento è migliore di una raccomandazione diretta a un sovrano?

Santo Re Stefano, intercedi presso Dio per i tuoi figli!

Al posto di un epilogo...

Qui finisce il viaggio di un singolo ortodosso italiano in Kossovo, ma sicuramente nascerà in molti altri il desiderio di ripercorrere questi sentieri (magari non tutti... ma confido di aver lasciato abbastanza appigli per un pellegrinaggio significativo).

Non intendo stare a dire molto altro (diverrei facilmente noioso), ma voglio almeno sgombrare il campo da una paura ricorrente e in massima parte infondata: “oggi andare in Kossovo non è pericoloso?” Sicuramente è un paese in cui covano ancora risentimenti e tensioni irrisolte, e di fronte a tali situazioni bisogna usare una certa prudenza, ma dalla mia esperienza posso dire (e sono stato nei punti più caldi...) di non essere mai stato maltrattato o minacciato, né di essermi sentito a disagio. Per la verità, dovrei pure confessare di avere subìto un attentato! All’uscita dall’ambasciata italiana a Pristina, nel tratto di strada di fronte all’ambasciata della Repubblica di Macedonia, la nostra auto è stata oggetto del lancio di... una palla di neve. Probabilmente è lo stesso livello di rischio in cui un visitatore di oggi può imbattersi, nonostante tutte le cautele: un insulto da parte di qualche ragazzotto, o cose del genere. In tutti questi casi, la cosa migliore è affidarsi all’esperienza di chi il Kossovo lo ha visto davanti ai suoi occhi per anni.

Il monastero di Decani aspetta i suoi visitatori dall’Italia con un’accoglienza che oggi nessun altro monastero ortodosso può eguagliare: la competenza nella lingua e cultura italiana che vi si respira è superiore a quella che offrono alcuni luoghi di culto ortodossi in... Italia. L’Associazione Amici di Decani è pronta a farsi in quattro per offrire viaggi significativi e ricchi di esperienza (e, non guasta dirlo, straordinariamente economici) a chiunque voglia fare un’esperienza che segnerà profondamente la sua vita e il suo cammino spirituale.

29 novembre 2013 (Rientro)

Eccomi rientrato dal pellegrinaggio, e pronto - prima di ritornare al normale corso del sito - a stendere qualche nota di riepilogo.

Il viaggio attraverso l’Albania e il mare Adriatico, in senso stretto, non farebbe più parte del pellegrinaggio in Kossovo, ma presenta alcune connessioni che vale la pena esplorare. Il viaggio del “Trasporto solidale 2.0” dell’Associazione Amici di Decani parte da Gracanica e percorre tutta l’estensione della nuova autostrada che collega Pristina a Tirana. Si tratta della seconda più costosa grande opera sul continente europeo (…subito dopo il tunnel della Manica!), e per ora è senza pedaggio, anche se le autorità europee la vorrebbero presto rendere redditizia. Per intenderci, questo comporterebbe, in Kossovo e in Albania, il pagamento di un pedaggio autostradale pari a un quinto di uno stipendio mensile medio. Sospendiamo il giudizio su quanto queste opere faraoniche siano uno schiaffo alla miseria di decine di migliaia di abitanti dei due paesi, e soffermiamoci su ciò che significa questo collegamento per i pellegrini. Prima dell’inaugurazione dell’autostrada, il “normale” percorso dal monastero di Decani a Tirana prendeva dieci ore di auto, da percorrere rigorosamente di giorno (ci vuole del fegato a guidare al buio sui tornanti delle Alpi albanesi), e il minimo intoppo assicurava la perdita dei traghetti per l’Italia. Oggi, il percorso è decorosamente percorribile in tre ore d’auto. Questo avvicina i pellegrini in modo impressionante: ci rifletto mentre, appena sbarcato a Bari, faccio una visita alla basilica di san Nicola. Di fronte alla tomba di san Nicola, il mio sguardo si sofferma sull’icona donata proprio da santo Stefano di Decani.

Sono preda di uno shock da globalizzazione: è possibile che i miei occhi, che appena un giorno prima si erano posati sul sepolcro di re Stefano a Decani, siano ora di fronte alla sua icona alla tomba di san Nicola? E dire che sono arrivato con due mezzi relativamente lenti (un camion e un traghetto). Mi immagino quanto il viaggio sia più facile con autoveicoli meno ingombranti e più veloci.

Ho un curioso incontro, nella cripta della basilica, con un sacerdote di Kemerov: è proprio vero, per far incontrare il clero ortodosso della Siberia con quello delle altre parti del mondo, bisogna andare a Mosca o a Bari… ma forse a Bari è più facile per tutti. È incuriosito di conoscermi, ma non è più di tanto stupito: sa che ci sono parrocchie della Chiesa russa rette da italiani, sa che c’è una di queste parrocchie a Torino, vorrebbe fare un pellegrinaggio anche alla Sindone… ora realizzo che lui e gli altri pellegrini potrebbero altrettanto facilmente visitare Decani. La Russia non riconosce il Kossovo indipendente, e per i cittadini russi potrebbe essere difficile (e magari umiliante) ottenere un visto specifico, ma tutti i russi possessori di visti Schengen, come i pellegrini a Bari, possono ora includere i luoghi santi del Kossovo come mete del loro pellegrinaggio, semplicemente facendo a ritroso il percorso che ha portato me da Decani a Bari. Riceverebbero un’accoglienza a dir poco regale.

Dieci anni fa, durante il mio precedente soggiorno a Decani, avevo sentito il vescovo Atanasije (Jevtic) fare un’affermazione veramente paradossale: avrebbe desiderato un tunnel che, partendo dalle terre serbe, potesse sbucare direttamente in Italia. Allora mi era sembrata un’amabile provocazione per rompere l’isolamento degli ortodossi serbi; oggi, con il senno di poi, le parole di vladika Atanasije si sono realizzate in modo profetico: c’è perfino il tunnel, sotto una mezza dozzina di chilometri di Alpi albanesi. A noi spetta la responsabilità di non lasciare che questa strada rimanga un’utopia.

 
I paramenti moderni del clero russo – un prodotto d'alta tecnologia

Nell'impresa di oggetti sacerdotali "Sofrino" ci hanno spiegato le specificità che comporta oggi il confezionamento dei paramenti liturgici.

"Usiamo macchine automatiche tedesche o giapponesi. Il creatore del modello introduce i suoi schizzi nel computer che controlla la macchina e riproduce per ogni punto di cucitura l'ornamento previsto. Si usa anche la stampa termica: è possibile progettare un ornamento su carta da disegno, e poi far passare il foglio sovrapposto al tessuto per mezzo di rulli incandescenti" – racconta alla rivista "Московский комсомолец" il dipendente dell'impresa padre Valerij (Kuznetsov).

I paramenti così prodotti possono essere facilmente lavati, anche in lavatrici ordinarie. Tuttavia esistono procedure più sofisticate per i preti più esigenti o più benestanti. Ricordiamo, come esempio, la vecchia tecnica del ricamo in canutiglia.

L'artista fissa minuscole paillettes e perline su un filo sottile. Questo filo permette lo sviluppo di motivi decorativi di grande finezza. A ogni movimento il tessuto brilla di mille riflessi, come se fosse ricoperto con diamanti. A un artigiano, per confezionare l'ornamento di un tessuto di 50 centimetri di lato, ci vogliono sei mesi di lavoro meticoloso, lavorando per sei-otto ore al giorno.

Le casule tessute con questo processo possono valere una fortuna, i prezzi possono raggiungere più di un centinaio di migliaia di rubli.

Il più comune paramento sacerdotale, il camice bianco che il sacerdote mette sotto la sua casula, può costare 2.300 rubli; una tonaca di cotone leggero, 4.300; una casacca nera senza maniche di lana naturale della Bielorussia costa fino a 5.000 rubli. In generale, un set di paramenti sacerdotali costa al sacerdote mediamente da 8.000 a 15.000 rubli.

 
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Il Concilio di Gerusalemme sul sangue degli animali

Domanda: "In Atti 15, pur senza imporre ai convertiti gentili la circoncisione o le leggi sugli alimenti kasher, gli apostoli, tuttavia, ordinarono loro di astenersi dal sangue degli animali (Atti 15:29) Ho sentito che i cristiani ortodossi dicono che questa è una cosa che non dobbiamo più osservare. È vero?"

Il Concilio di Gerusalemme ebbe luogo come conseguenza della visione del cibo impuro da parte di san Pietro, della Pentecoste dei gentili che seguì quella visione, e quindi della rapida diffusione del Vangelo tra i pagani di Antiochia e in altri luoghi. La questione era se questi convertiti dovessero diventare ebrei, e mantenere le leggi e i costumi dell'Antico Testamento, oppure no. La decisione presa dagli Apostoli fu consegnata per mezzo della seguente lettera, che si trova in Atti 15:23-29:

"Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".

Non solo vi è nulla nella Scrittura che suggerisca che "queste cose necessarie" siano state accantonate, ma in realtà ci sono diversi canoni ecumenici che le riaffermano.

Per cominciare, c'è il canone 63 dei santi Apostoli, specificamente confermato dai Concili ecumenici IV, VI e VII:

"Se un vescovo o presbitero o diacono, o chiunque altro sulla lista del clero, mangia carne con sangue, o di animali uccisi da bestie selvagge, o che siano morti di morte naturale, che sia deposto. La legge infatti proibisce queste cose. Se lo fa un laico, che sia scomunicato ".

San Nicodemo l'Aghiorita offre il seguente commento:

"A causa del fatto che Dio, nel dare a Noè la legge su ciò che può essere mangiato, disse: "Ogni cosa che si muove e vive sarà cibo per voi; così come l'erba verde vi ho dato tutte le cose. Ma non mangiate la carne con la sua vita, cioè il suo sangue" (Gen 9:3-4), nel presente Canone i divini Apostoli ordinano che ogni vescovo o presbitero o diacono, o chiunque altro sulla lista dei sacerdoti e del clero, deve essere deposto dalla carica se mangia carne con sangue, che è la vita dell'animale; ciò significa un animale strangolato, secondo il Crisostomo, o se mangia carne uccisa da una selvaggia bestia, vale a dire, per esempio, un animale catturato e ucciso da un lupo o da un orso o da un avvoltoio o da qualsiasi altra bestia, o se mangia carne morta di morte naturale, vale a dire, una carcassa morta senza cause apparenti: ogni membro del clero, in altre parole, che è colpevole di mangiare tale carne deve essere deposto dalla carica, dal momento che la legge ne vieta il consumo, comprendendo sia la legge data a Noè, come abbiamo detto, sia quella data a Mosè nel cap. 17 del Levitico. Se, tuttavia, colui che ne mangia è un laico, egli sarà scomunicato.

Inoltre, anche nella nuova legge evangelica queste cose non possono essere mangiate. Gli stessi Apostoli hanno tenuto una riunione e hanno scritto agli abitanti pagani di Antiochia e della Siria e della Cilicia le seguenti parole: "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia" (At 15:28-29). Il motivo per cui gli animali uccisi da bestie feroci o da avvoltoi, e quelli che sono morti di morte naturale, o che sono stati strangolati, sono proibiti è che non tutto il loro sangue è stato rimosso, ma, al contrario, la maggior parte del sangue rimane in loro, essendo tutta la carne cosparsa di vene, da cui non c'è modo di farlo fuoriuscire. Perciò coloro che li mangiano stanno mangiando carne con la propria vita nel sangue. Di conseguenza, il canone 47 del VI concilio depone ogni chierico che mangia sangue in qualsiasi modo e con qualsiasi dispositivo, mentre, d'altra parte, scomunica un laico che fa la stessa cosa. Anche il canone II di Gangra vieta il consumo di sangue e di carne di animali soffocati e il cibo offerto agli idoli. Ci sono stati vari motivi per cui Dio ha comandato agli uomini non mangiare il sangue. Teodoreto dice che il sangue non deve essere consumato a causa del fatto che è l'anima animale. Quindi quando qualcuno mangia carne senza sangue è come se avesse mangiato vegetali senz'anima. Ma se la mangia con il sangue è evidente che egli sta mangiando l'anima di un animale. Crisostomo afferma che la ragione per non mangiare il sangue è che è stato consacrato per essere offerto solo a Dio. Oppure può essere che Dio ha voluto che gli uomini non versino sangue umano, e per questo motivo comanda loro di non mangiare neanche il sangue degli animali, per timore che, di conseguenza, a poco a poco degenerino nell'abitudine di uccidere esseri umani. Adelus dice che il motivo per cui Dio comandò agli uomini di mangiare carne libera dal sangue era quello di insegnare loro a non essere inumani e sanguinari come le bestie selvatiche, che mangiano tutti gli animali da loro uccisi allo stato grezzo, facendoli a pezzi con il sangue ancora in loro, ma, al contrario, di essere diversi dalle bestie feroci, e come esseri razionali sacrificare gli animali, prima di tutto versando il loro sangue, e quindi cuocendo la carne in vari modi e poi mangiandola. Perché è sufficiente che diventino tanto crudeli e privi di compassione da abbattere gli animali, ma certamente non dovrebbero essere così eccessivamente privi di compassione da mangiarli con il loro sangue. Tuttavia, la ragione principale, e quella più vicina alla verità della questione perché Dio comandò agli uomini di non mangiare il sangue, è la seguente. Il sangue ha la forma, o il tipo, dell'anima immateriale e inconsumabile e immortale dell'uomo per due ragioni: in primo luogo, perché l'anima degli animali è proprio come il loro sangue, essendo qualcosa di più caldo, più vivo e più mobile degli altri liquidi, pur essendo un'anima irrazionale e materiale, così anche l'anima dell'uomo, anche se immateriale e razionale, e anche se non è fatta di sangue, ma è senza corpo e immateriale, eppure usa il sangue umano come veicolo e strumento oppure organo delle sue attività per le proprie motivazioni o esigenze; secondo, perché il sangue è stato versato allo scopo di placare le anime razionali degli esseri umani, come dice Dio nel Levitico (17,11), "l'anima di ogni carne è il sangue; e io l'ho dato a voi sul mio altare sacrificale perché voi facciate l'espiazione per le vostre anime; perché è il sangue che fa l'espiazione per l'anima". Così chi mangia il sangue sta mangiando l'anima razionale, di cui quel sangue serve come una forma o tipo. Ma se lo mangia, è chiaro che si tratta di qualcosa di corporeo e materiale, e di conseguenza fa dell'anima qualcosa di mortale. "Perché se ne mangiate", dice Teodoreto nell'interpretare il detto di cui sopra, "mangiate l'anima. Il sangue occupa la stessa posizione di un'anima razionale, e per questo il mangiarne è detto omicidio" In tal modo i latini, e tutti gli altri esseri umani che mangiano carne soffocata, o carne uccisa da una belva, o carne morta di morte naturale, e in generale carne con il sangue in essa, o cosa peggiore di tutte, il sangue da solo, peccano contro una grande dogma. Così facendo infatti stanno dogmatizzando che l'anima razionale è sia materiale sia influenzabile come i corpi umani. Infatti tutto ciò che avviene nella forma o nel tipo, si verifica anche in quello che è caratterizzato, o vi fa riferimento. Ciò è lo stesso che dire che tutto ciò che risulta come conseguenza dal consumo di sangue interesserà anche l'anima razionale; e per questo motivo Dio minacciava di morte chi mangia il sangue: "Chiunque ne mangia sarà tagliato fuori" (Lev 17:14). Forse, anche, in un senso più mistico, il consumo di sangue è stato vietato in modo da rendere chiaro che, proprio come il sangue non deve essere mangiato indifferentemente e in modo simile alla carne, così anche il sangue tutto immacolato del Dio-uomo Gesù non deve essere consumato indifferentemente e analogamente agli altri alimenti, ma, al contrario, con grande e speciale rispetto, e con fede senza esitazioni. Quanto al fatto che il sangue dei sacrifici aveva il tipo o forma del sangue di Cristo, di questo il divino Apostolo è un testimone, e lo conferma in tutta la sua Lettera agli Ebrei, e insieme all'Apostolo anche il coro dei Padri divini. Invece per quanto dice Origene nel suo discorso contro Celso, ovvero che non dobbiamo mangiare sangue, al fine di evitare di essere nutriti con il cibo dei demoni (c'erano infatti alcuni uomini che affermavano che i demoni sono nutriti dalle esalazioni del sangue); e anche ciò che ha affermato Clemente di Alessandria, maestro di Origene, nel senso che gli esseri umani non dovrebbero mangiare il sangue, perché la loro carne è irritata e stimolata dal sangue – tutte queste idee, dico, sono state lasciate per ultime perché non possiedono così tanta forza e potenza".

E il canone 67 del Concilio Quinisesto recita:

"La Divina Scrittura ci ha comandato di "astenerci dal sangue, e dalla carne soffocata, e dall'impudicizia" (Gen 9:3-4; Lev 17 e 18:13; At 15:28-29). È quindi adeguato imporre penitenze a coloro che a causa del diletto del loro stomaco mangiano il sangue di un animale qualsiasi dopo averlo reso commestibile con qualche arte. Se, dunque, qualcuno da ora in poi cercherà di mangiare il sangue di un qualsiasi animale, in qualsivoglia modo, se è un chierico, sia deposto dalla sua carica, e se è un laico, sia scomunicato".

Questo non si riferisce al succo che può fuoriuscire da un pezzo di carne quando è cotta, ma piuttosto al sangue che è normalmente drenato da un animale nel momento in cui viene macellato. E così alimenti come il "sanguinaccio", e alcuni vini che hanno sangue aggiunto non dovrebbero essere consumati da un cristiano ortodosso.

 
La de-franchizzazione dell’Europa

Il termine 'franco' era (ed è tuttora) spesso utilizzato dai teologi ortodossi della Nuova Roma per definire l'ideologia del filioque (perché non era una teologia) dell'Occidente dopo lo scisma. Così, i ​​termini 'teologia franca' e 'icone franche' denotano la scolastica e le immagini religiose sentimentali. In greco 'frankopantaloni' denota ancora i calzoni moderni, anche questi un'invenzione dei franchi.

Questo uso di un nome razziale per un pensiero e una serie di valori scismatici è prima di tutto indicativo delle origini del filioque nella Renania, tra i franchi occidentali e orientali (francesi e tedeschi). In realtà, essi stessi hanno lavorato sotto l'influenza di ecclesiastici provenienti dalla Spagna e addestrati dagli ebrei. Il suo utilizzo successivo è indicativo di chiunque di qualsiasi razza che diffonde le conseguenze dell'ideologia del filioque, siano essi tedeschi, francesi, normanni, inglesi, spagnoli, belgi, italiani, scozzesi, norvegesi, portoghesi o irlandesi, come si può vedere più oltre.

Nel corso degli ultimi 40 anni e più abbiamo fatto campagne per la de-normannizzazione dell'Inghilterra e della vita inglese, e inoltre abbiamo applicato questo modello anche al resto delle Isole britanniche. Tuttavia, più in generale, abbiamo anche farro campagne per la 'de-franchizzazione dell'Europa'. Negli ultimi mesi abbiamo visto gruppi di 'franchi' (tedeschi e francesi) ad Atene, intenti a esaminare l'economia della Grecia incatenata dai debiti. Sembra che la storia si ripeta.

Le seguenti citazioni sono tratte dalle pagine 101-105 di The Making of Europe, Conquest, Colonization and Cultural Change 950-1350, del professor Robert Bartlett (BCA, 1993), un'opera di storiografia eccellente e illuminante:

'Fu nel processo delle drammatici imprese espansive dei secoli XI, XII e XIII, che diventò popolare una formula abbreviata che aveva la connotazione di 'occidentale aggressivo'. Tale termine era 'franco'.

L'uso e l'utilità del termine sono illustrati nel De Expugnatione Lyxbonensi, un travolgente resoconto della cattura di Lisbona nel 1147 da parte di un esercito crociato di marinai e pirati dall'Europa nord-occidentale. L'autore anonimo, probabilmente un sacerdote dell'East Anglia, inizia subito la sua storia sottolineando la diversità della flotta raccolta per la spedizione: 'popoli di varie razze, costumi e linguaggi riuniti a Dartmouth'. Poi passa a specificare i principali contingenti : sotto il comando di un nipote del duca della Bassa Lotaringia c'erano gli uomini 'dall'impero romano' - per lo più, scopriremo in seguito, abitanti di Colonia; sotto un signore fiammingo, i fiamminghi e gli uomini di Boulogne; infine, in quattro divisioni guidate da cavalieri anglo-francesi e concittadini inglesi, vi erano gli uomini dei porti inglesi. I riferimenti successivi chiariscono che la flotta comprendeva anche bretoni e scozzesi. Una delle ragioni per la severità del codice di regolamenti adottati per disciplinare la flotta era questa eterogeneità etnica e culturale...

La forza di queste divisioni etniche è evidente in tutta la campagna. In ogni punto ci sono litigi e gelosie tra i diversi gruppi. Ma questa non è tutta la storia. Ci sono due circostanze in cui è descritto qualcosa che va oltre la diversità. In primo luogo, l'autore a volte vuole impiegare un termine che si applica a tutti i membri della spedizione. Il termine che usa è 'franchi'. 'Due chiese sono state costruite dai franchi', scrive, 'una dagli uomini di Colonia e dai fiamminghi, l'altra dagli inglesi e dai normanni'. Con 'franchi' in questo brano si intendono persone da tre diversi regni che parlano tre lingue diverse (né, si precisa, queste divisioni politiche e linguistiche coincidono). Tuttavia, questo eterogeneo gruppo di cavalieri, marinai e le loro donne, raccolti dai porti della Renania, dal Mare del Nord e dalla Manica, potrebbe plausibilmente e convenientemente essere definito 'franchi'.

Un'altra persona che ha trovato utile questa etichetta generica è stato Alfonso I del Portogallo. Anche se, come discusso nel Capitolo 2, egli stesso era il figlio di un immigrato nobile franco, un borgognone che aveva prosperato nella penisola iberica, usava il termine come una pratica descrizione di questi "altri". Se l'autore anonimo è accurato nel suo resoconto: il re si riferiva a questa flotta mista tedesca, fiamminga, francese, normanna e inglese come 'le navi dei franchi'. Dopo aver concluso negoziati scritti con loro, notificò tutti 'dell'accordo tra me e i franchi' e ha promise loro il possesso di Lisbona e delle sue terre, se la città cadeva, 'da determinare secondo le onorevoli usanze e le libertà dei franchi'.

Così ci sono due circostanze strettamente correlate in cui l'etichetta generale di 'franco' era conveniente da usare. Uno era quando un membro di un corpo composto di vari gruppi etnici provenienti dall'Europa occidentale voleva utilizzare un'etichetta per tutto quel corpo, un altro quando qualcuno che si considerava al di fuori di quel corpo (anche se tale estraneità è soggettiva, come nel caso di Alfonso) voleva dare un nome di gruppo agli stranieri. Così sia come auto- denominazione sia come designazione da parte di altri, il 'franco' era associato con il 'franco lontano da casa'. Era un termine che aveva avuto origine in un nome etnico preciso ma è cresciuto nei secoli XI e XII riferendosi agli europei occidentali o ai cristiani latini in generale, soprattutto quando si trovavano per strada o in mare.

L'impresa classica che stimolò l'uso di questo termine fu la crociata, le 'gesta dei franchi', come il suo primo cronista la chiamò, e sembra essere stata la prima crociata che ha dato al termine una valenza generale. Prima di questo periodo, naturalmente, aveva già una lunga storia, prima come designazione etnica, successivamente in associazione con un particolare sistema politico, il 'regno dei franchi' (regnum francorum). La generalizzazione del nome per coprire tutti gli occidentali era un risultato abbastanza naturale dell'equivalenza virtuale dell'impero carolingio e dell'Occidente cristiano nel IX secolo e, anche qui in modo abbastanza logico, sembra essere stato utilizzato in questo modo prima di tutto da non-occidentali, visto che i musulmani denominavano gli abitanti dell'Europa occidentale Faranga o Ifranga. I musulmani del decimo secolo scrivevano della terra dei Franchi come fredda, ma fertile, con gli abitanti distinti sia per il loro coraggio  sia per la loro mancanza di igiene personale.

I Bizantini (sic) ebbero molti contatti, spesso gelidi, con le potenze occidentali e che, come i musulmani, sembrano avere definito 'franchi' (frangi) tutti gli occidentali. Uno scambio particolarmente rivelatrice ebbe luogo a metà dell'XI secolo, al culmine della lite tra Michele Cerulario, patriarca di Costantinopoli, e il papato. Cerulario aveva scritto una lettera generale al clero occidentale, che era stata tradotta in latino. L'inizio della traduzione diceva: 'a tutti i capi dei sacerdoti e ai sacerdoti dei franchi' - chiaramente l' originale greco deve aver usato una forma del termine frangi. L'irascibile cardinale Umberto di Silva Candida scrisse una risposta offesa: 'Dite che state scrivendo a tutti i sacerdoti dei franchi... ma non solo i romani ei sacerdoti dei franchi, ma anche tutta la Chiesa latina... parla per contraddirvi'. Umberto sembra pensare che la frase, 'i sacerdoti dei franchi' sia intesa come circoscrizione etnica, un senso certamente non presente nell'originale. Non è tanto il contrasto tra 'sacerdoti' e 'tutta la Chiesa' che va sottolineato qui, ma il fatto che il cardinale assuma che il termine 'franco' sa una limitazione, piuttosto che un equivalente, del termine 'latino'. Il cardinale stava scrivendo in un momento in cui questa equivalenza era normale in Oriente ma non ancora in Occidente.

Sembra che i vasti e poliglotti eserciti della Prima Crociata abbiano preso il termine 'franchi' come auto-denominazione da parte dei non occidentali che già lo impiegavano in questo modo generale. Gli scrittori bizantini (sic) del secolo XI si riferivano abitualmente ai mercenari normanni come 'franchi', e veniva naturale per applicare il nome ai cavalieri occidentali, compresi i normanni, che arrivarono a Costantinopoli nel 1096. I musulmani usavano il termine in senso così generale, che Sigurd I di Norvegia, venuto in Terra Santa nel 1110, poteva essere descritto come 'un re franco'. I crociati erano consapevoli che questa era la loro denominazione generale. 'I barbari sono abituati a chiamare tutti gli occidentali franchi', scrisse Ekkehard di Aura, mentre il cappellano Raimondo di Aguilers, che serviva la famiglia di Raimondo di Tolosa nella prima crociata, fece una attenta distinzione tra il termine come quello usato dai crociati stessi, con il significato di 'uomini dal nord della Francia', e il termine utilizzato in senso generale dal 'nemico'. Molto più tardi, in quel secolo, prevalse lo stesso uso: 'tutte le persone che vivono al di là del mare chiamano tutti i cristiani (sic) 'franchi', prendendo il termine in senso lato', ha scritto un osservatore domenicano dei mongoli, Simone di Saint Quentin. Fu questo 'senso' che gli occidentali della prima crociata giunsero a essere disposti ad applicare a se stessi.

Come spedizione che riunì molti diversi gruppi etnici e linguistici e li condusse migliaia di chilometri lontano dalle loro patrie, la crociata era chiaramente una forzatura di nuove identità. I crociati erano certamente 'pellegrini', ma anche 'pellegrini franchi'. I partecipanti alla prima crociata equiparavano 'i nostri franchi' con 'i cavalieri di Cristo pellegrini', videro i loro trionfi come qualcosa che andava 'a onore della Chiesa romana e del popolo dei franchi' e si gloriavano del modo in cui Gesù aveva portato la vittoria alla 'Chiesa pellegrina dei franchi'. Quando Baldovino I fu incoronato a Gerusalemme nel 1100, pensò a se stesso come 'primo re dei franchi'. Il nome simboleggiava la desiderata trascendenza delle rivalità locali ed etniche e risuonò nel corso degli anni, come il grido di battaglia dell'unità cristiana occidentale. Impantanato nelle liti e maldicenze della Terza Crociata, il menestrello Ambroise guardava con nostalgia alle solidarietà di un centinaio di anni prima:

Quando la Siria fu ricuperata nell'altra guerra e Antiochia assediata, nelle grandi guerre e battaglie contro i turchi e i miscredenti, molti dei quali furono massacrati, non c'era nessun complotto o litigio, nessuno chiedeva chi era normanno o francese, chi dal Poitou o dalla Bretagna, chi dal Maine o dalla Borgogna, chi era fiammingo o inglese... tutti erano chiamati 'franchi', siano essi di colore bruno o baio o sauro o bianco.

Il nuovo termine generico non era solo di valore per la crociata, tuttavia, perché era anche una comoda etichetta per la popolazione migratoria che si diffondeva verso l'esterno dalle parti centrali dell'Europa occidentale, in qualunque direzione si stesse dirigendo. Erano franchi, naturalmente, soprattutto i veri e propri franchi quando erano stranieri, per il termine aveva un riferimento limitato quando era applicato alle terre dell'Europa occidentale. Così, nella seconda metà del XII secolo troviamo menzione di 'uomini che vivono in Costantinopoli... che essi [i greci] chiamavano franchi, immigrati (advene) da ogni nazione ', mentre un insediamento di coloni in Ungheria fu chiamato 'Il villaggio degli immigrati franchi ' (villa advenarum francorum). Anche il mondo celtico ha sentito l'impatto dei franchi. Cronisti gallesi si riferiscono alle incursioni di franci o freinc ​​dalla fine dell'XI secolo agli inizi del XIII, e l'impresa anglo-normanna in Irlanda è stata, come abbiamo visto, definita 'l'avvento dei Franchi' (adventus Francorum).

Per i governanti delle terre celtiche i franchi non erano solo rivali da affrontare, ma anche modelli da emulare. Gli O'Briens di Munster espressero la loro pretesa di supremazia dinastica chiamando se stessi 'i franchi d'Irlanda'. In Scozia il nome ebbe una risonanza simile. Qui la dinastia nativa presiedette a una radicale riforma delle basi del proprio potere nel XII secolo, che trasformò la monarchia scozzese in un sistema politico molto più simile a quello dei suoi vicini al sud. Come parte di questo ri-orientamento i re scozzesi assunsero una nuova identità – come 'franchi'. 'I più recenti re degli scozzesi', osservava uno dei primi cronisti del XIII secolo, 'si considerano franchi (franci) in azione, costumi, lingua e stile, hanno sospinto gli scozzesi in schiavitù e ammettono solo franchi nel loro nucleo familiare e al loro servizio'. Nei secoli XII e XIII essere franchi significava implicitamente essere moderni e potenti.

Il termine può essere trovato a ogni confine della cristianità latina. I coloni venuti nella penisola iberica attraverso i Pirenei alla fine dell'XI secolo e nel XII erano franchi e apprezzavano 'la legge dei franchi'. Sappiamo che Alfonso I del Portogallo approvò la concessione di privilegi specifici per gli immigrati stranieri (il forum francorum), e questo spiegherebbe la sua familiarità con il concetto quando si trattava della flotta crociata nel 1147. Dopo la caduta di Costantinopoli nelle mani degli occidentali nel 1204, stabilirono al suo posto un impero che potrebbe essere definito 'nuova Francia', e quando i greci si sottomettevano a certe condizioni ai nuovi conquistatori potevano contrattare per il diritto di essere trattati come 'franchi privilegiati' (frangi enkousati). Negli insediamenti di immigrati in Europa dell'est, in Slesia, Piccola Polonia e Moravia era in vigore la 'legge franca' o si potevano utilizzare misure campestri 'di tipo franco'.

Il termine 'franchi' venne così a denominare gli occidentali come coloni o in spedizioni aggressive lontano da casa. È quindi del tutto appropriato il fatto che, quando i portoghesi e gli spagnoli arrivarono al largo delle coste cinesi nel XVI secolo, la popolazione locale li abbia chiamati fo-lang-ki, un nome tratto dal termine faranga dei commercianti arabi. Anche nella Canton del XVIII secolo il barbaro occidentale portava il nome dei suoi antenati predoni.

 
Cosa devono fare le famiglie ortodosse per mantenere ortodossi i bambini

È comune nelle parrocchie ortodosse trovare fedeli che chiedono: "perché non ci sono molti più bambini che vengono in chiesa? " È una domanda importante, dal momento che solleva due questioni più profonde: in primo luogo, dove sarà tra 20 anni la Chiesa nel mondo occidentale (fuori dai paesi tradizionalmente ortodossi), e in secondo luogo (e forse è la questione più critica); cosa hanno fatto le famiglie ortodosse negli ultimi decenni, perché la maggior parte delle parrocchie sia quasi priva di giovani?

Ovviamente, da qualche parte, la trasmissione della preziosa fede ortodossa da una generazione a quella successiva non è stata compiuta. Naturalmente, costruire la fede nei giovani è un esercizio personale, che richiede il tempo e lo sforzo concertato dei genitori, che hanno la responsabilità primaria per questo compito. Se i giovani adulti (o gli adulti non tanto giovani) non amano la Chiesa di Cristo, ci si deve chiedere quale esattamente è stata la massima priorità della loro vita a casa. Il successo accademico? Ottenere un buon lavoro? Lo sport? La vita sociale? L'intrattenimento?

San Paolo ci dice che tutto ciò che seminiamo, quello è ciò che raccoglieremo (Galati 6:7): tutto ciò che mettiamo nei nostri figli – l'amore per la musica, le esperienze di viaggio internazionali, l'ambizione sfrenata, la preoccupazione per i poveri – è molto probabile che sia questo a plasmare profondamente il loro carattere. Allo stesso modo, come ci dice san Giovanni Crisostomo, le cose di cui lasciamo che i nostro figli si circondino possono o rafforzare o minare la nostra influenza principale sulla vita dei nostri figli (il suo monito ai genitori è una lettura estremamente utile per tutte le madri e padri). Dove possiamo iniziare in questo compito immenso? Consideriamo quello che segue:

1. FATE ACQUISTI E PROGETTI COME SE DOVESTE PASSARE L'ETERNITÀ ALTROVE. Siamo tutti tentati di desiderare di essere come il mondo, di essere apprezzati da coloro che ci circondano, e di "adattarci". A volte il costo di tale accettazione è troppo alto. Il modo in cui usiamo i nostri soldi e il nostro tempo la dice lunga sulla nostra scelta, se stiamo facendo progetti più per questa vita, o più per l'eternità. Se stiamo facendo progetti principalmente per questa vita, perché mai i nostri figli dovrebbero mai prendere in considerazione di  preoccuparsi della propria vita spirituale? Quando i nostri libretti degli assegni, gli acquisti online e le gite ricreative ai centri commerciali superano il tempo trascorso in chiesa o in preghiera, perché mai i nostri figli dovrebbero risultare diversi?

2. SMETTETE DI LAVORARE E DI FARE ACQUISTI ALLA DOMENICA. Questo è un modo concreto per mettere da parte del tempo per Dio. Il Signore ci dice che il sabato (la domenica, per i cristiani), è stato fatto per noi (Marco 2:27) – per il nostro riposo e la ricostruzione spirituale dopo il vortice spirituale che ci lacera durante gli altri sei giorni della settimana. Se ci manca la forza di vivere una vita spirituale, dovremmo chiederci il perché!

3. FORNITE L'ORTODOSSIA COME OPZIONE D'IDENTITÀ. Ai bambini ortodossi nel mondo occidentale sono di solito fornite due opzioni mutualmente esclusive e spiritualmente velenose: mantenere una cultura straniera (lingua, nome, storia, ecc) come identità primaria, al fine di "mantenere" in qualche modo la fede ortodossa come parte di tale cultura, oppure occidentalizzarsi e lasciare la propria fede e cultura alle spalle. L'idea che l'Ortodossia sia "parte" di qualsiasi cultura è ovviamente assurda, dal momento che due millenni fa quasi ogni cultura era completamente pagana. Anche di recente, molte culture "ortodosse" sono cadute sotto l'effetto ipnotico del comunismo, e oggi molte sono intossicate dal materialismo capitalista.

Avere un senso ricco di cultura ereditata - qualunque sia la cultura – è un seme formativo nell'anima di un bambino, dal momento che un ricco apprezzamento e un amore ereditato per la tradizione prepara il cuore di un bambino per una vita ortodossa (dato che la nostra fede è senza tempo, e richiede un'inoculazione contro i venti delle mode passeggere). Ma la prima lealtà di un bambino, la lealtà che deve essere coltivata ed esemplificata da ogni genitore, è la fedeltà al tesoro immutabile della fede ortodossa. Se un giovane pensa di avere molto in comune con gli altri ortodossi perché sono ortodossi, c'è una buona probabilità che rimarrà fedele. D'altra parte, se un bambino crede di avere più in comune con altri coetanei di cui condivide la cultura, sia che tali coetanei siano fedeli o no, probabilmente è troppo tardi – il giovane non ha un immagine di sé come cristiano ortodosso, e con lui si dovrà fare un enorme lavoro.

4. IMPARATE LA FEDE ORTODOSSA – ACQUISITE LA MENTE DEI SANTI PADRI. Per le parrocchie che utilizzano la lingua corrente, questo significa insegnare l'Ortodossia agli adulti (i catecumeni e i fedeli da lungo tempo) in modo che possano trasmetterla a casa, mentre insegnano ai bambini. La tentazione di "fare un'Ortodossia locale" non deve mai trasformarsi in una pratica annacquata; questo è uno dei grandi motivi per cui molti ortodossi etnici non si fidano delle missioni che usano la lingua locale nell'educazione religiosa: a'Ortodossia annacquata, "modernizzata", è uno scandalo tra le persone che già hanno una profonda paura di perdere la loro cultura importata. Purtroppo, molti esempi di missioni ortodosse "locali" ​​sono pieni di tentativi di ridefinire la Santa Tradizione, di rinnovare le tradizioni liturgiche ereditate, e in generale di pretendere di "saperla più lunga" di tutti i santi fedeli che hanno vissuto la fede fin dall'inizio. Dobbiamo imparare dalla storia che l'Ortodossia è una fede universale, per tutti i tempi, luoghi e popoli, e insegnare questa lezione fondamentale ai nostri figli.

5. COLTIVATE UNA RETE DI AMICI ORTODOSSI DI TUTTE LE ETÀ. Immaginate per un momento che taglino la fornitura di energia elettrica alla vostra città. Che cosa fareste? Avete alternative a portata di mano? Molti – soprattutto i più giovani – troverebbero la vita senza divertimenti elettronici una realtà quasi insopportabile. Allo stesso modo, molte parrocchie ortodosse danno per scontato che la realtà dell'immigrazione straniera continuerà a mantenere le loro parrocchie vibranti e piene di ortodossi. Ma cosa succede quando l'immigrazione si ferma? Cosa succede quando la vitalità della vita ortodossa dipende solo dall'ingresso dei non ortodossi che sono già presenti sul posto? Purtroppo, non impariamo la lezione dalle precedenti generazioni di immigrati ortodossi: alla fine l'immigrazione si prosciuga, e dobbiamo iniziare a condividere la nostra vita di fede con altri ortodossi intorno a noi.

6. SMETTETE DI CERCARE DI "STARE AL PASSO" CON LE RELIGIONI OCCIDENTALIZZATE (IN PARTICOLARE, QUELLE DI "STILE AMERICANO"). C'è una ragione per cui la musica allegra e le funzioni danzanti conquistano in fretta la gente: fanno appello ai sensi, e attraggono facilmente i cuori rumorosi di chi vive nel mondo occidentale. Se stiamo cercando di trasmettere l'Ortodossia ai nostri figli, l'idea di emulare la vita religiosa modernizzata è veramente assurda, dal momento che non riesce a trasmettere loro gli strumenti unici che solo l'Ortodossia ha da dare. Occhi ortodossi che vedono la verità immutabile, senza tempo, una mente ortodossa che capisce gli insegnamenti della fede degli apostoli, orecchie ortodosse attratte dalla bellezza eterna, e un cuore ortodosso addestrato nella quiete interiore della preghiera: questi sono i doni dati dalla fede ortodossa. I nostri figli ne hanno bisogno. Se abbiamo accesso a questi doni, e non riusciamo a prendere le misure necessarie per darli loro ai nostri figli, manchiamo al nostro compito verso di loro.

Come ci chiede il Signore, "Se un figlio chiede un pane a qualsiasi padre tra voi, chi gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, chi gli darà uno scorpione al posto di un pesce?" (Luca 11:11). La fede ortodossa è a nostra disposizione per dare ai nostri figli il cibo spirituale di cui hanno bisogno. Cosa diremo loro se ci chiedono perché abbiamo dato loro qualcos'altro?

Padre Geoffrey Korz è sacerdote in Canada. Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel numero di marzo-aprile 2005 della newsletter della Chiesa Ortodossa di Tutti i santi del Nord America, online all'indirizzo www.asna.ca.

 
V. R. Legojda: Sono importanti le persone, non i numeri

Nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea", presentiamo nell'orginale russo e in traduzione italiana l'intervista rilasciata ieri al giornale «Столичность» dal presidente del Dipartimento sinodale per le informazioni (e portavoce del patriarca Kirill), Vladimir Romanovich Legojda (nato l'8 agosto 1973 a Kostanay, Kazakistan), in occasione del programma di costruzione di 200 nuove chiese a Mosca. Apprendiamo alcune novità da parte di uno dei più informati rappresentanti ufficiali del Patriarcato di Mosca.

 
La ri-crocifissione di Cristo in Medio Oriente

'Ancora preghiamo per il popolo ortodosso siriano sofferente, per la salvezza e la conservazione dei loro luoghi sacri e delle vite dei nostri fratelli in Siria e tutto il Medio Oriente'.

Litania usata nelle chiese ortodosse russe

 

Gli Stati Uniti, l'unica superpotenza del mondo e ufficialmente il suo più grande paese cristiano, stanno presiedendo una brutale guerra regionale in Medio Oriente e la stanno incoraggiando. Questa è stata innescata, proprio come era stato previsto a suo tempo, dalle stesse ​​spudorate menzogne che sono state utilizzate per giustificare la sua guerra di destabilizzazione contro l'Iraq dieci anni fa. Quella guerra, causata da eserciti occidentali, avrebbe dovuto portare 'la libertà e la democrazia', ma alla presenza cristiana, che era sopravvissuta a 1700 anni di oppressione straniera, ha portato la fine - in massacri, oppressione ed esilio.

Anche se l'attuale guerra regionale è tra sciiti, sunniti e musulmani secolari, le sue principali vittime sono ovunque i cristiani. Presenti in Medio Oriente molto prima degli invasori sia musulmani sia occidentali, questi nativi sono stati cacciati dai loro paesi, non solo dalla Siria come prima dall'Iraq, ma anche dall'Egitto, a milioni. I cristiani che rimangono vengono massacrati e le loro chiese profanate a centinaia. In Siria è in corso di distruzione una delle ultime tre città dove si parla l'aramaico, la lingua di Cristo.

Non c'è da stupirsi che l'Arcivescovo Crisostomo di Cipro abbia chiesto un intervento per sostenere le forze del presidente della Siria contro i terroristi e le loro armi chimiche. Eppure decine di migliaia di questi mercenari stranieri armati, molti dei quali appartenenti ad Al-Qaeda (fondata dalla CIA), vengono addestrati dalle forze speciali occidentali nei campi della Giordania e della Turchia. Inoltre, molti sono pagati 1200 dollari al mese dall'Arabia Saudita e dal Qatar, i più stretti alleati degli Stati Uniti, per portare omicidi, stupri e distruzione in Siria.

Nel frattempo in Afghanistan, i membri del governo fantoccio degli Stati Uniti, per la cui costituzione tanti eroici militari, americani e di altre nazionalità, sono morti o sono stati mutilati, stanno chiedendo che chi diventa cristiano sia impiccato. Non c'è da stupirsi che alcuni affermino che il presidente degli Stati Uniti è davvero un musulmano. In quale altro modo si può spiegare l'atteggiamento anti-cristiano del governo degli Stati Uniti, come esso finanzi, organizzi e incoraggi il genocidio di oggi dei cristiani in Medio Oriente, questa ri-crocifissione di Cristo?

 
Una parrocchia a misura di bambino

"Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché loro è il regno di Dio". (Matteo 10:14)

E vostra parrocchia accoglie i bambini?

Ma naturalmente amate i bambini. Come la mia, la vostra è probabilmente una chiesa dove gli adulti sono felici di essere insieme ai più giovani, e dove anche le persone scontrose rendono comunque grazie per la loro presenza. Darò per scontato che la vostra chiesa ama i bambini.

Ma non è questa la mia domanda.

Anche se vi piace avere bambini in giro, la struttura fisica della vostra chiesa rende onerosa per i bambini la partecipazione alle funzioni?

Come genitori di un bambino di dieci mesi, mia moglie Daphne e io abbiamo scoperto un sacco di cose nuove sulla nostra parrocchia. A nostro figlio piace venire alle funzioni. Ma a volte abbiamo paura di portarlo, perché alcune cose nella nostra chiesa – come, forse, nella vostra – rendono particolarmente gravoso avere un bambino piccolo in chiesa. Il parroco e il consiglio parrocchiale hanno iniziato a fare alcuni piccoli miglioramenti che renderanno le cose molto migliori per noi e per le altre famiglie con bambini.

Ecco alcune domande che vi aiuteranno a vedere se la vostra parrocchia "lascia che i bambini piccoli vengano a Cristo", o se si tratta di un ambiente ostile per le famiglie con bambini.

C'è un fasciatoio? Vi capita mai di perdere le conversazioni dopo la Liturgia con i genitori dei bambini, perché questi devono correre in macchina prima ancora che si serva il caffè? Molto probabilmente hanno vergogna di cambiare il pannolino del loro bambino su una sedia, sul pavimento o su un tavolo dove gli altri stanno mangiando. Installate un fasciatoio, e i vostri amici ritorneranno.

Avete probabilmente visto un fasciatoio ribaltabile nei ristoranti e nei negozi. Occupano poco spazio, e sono convenientemente situati nel bagno dove i genitori hanno facile accesso ai servizi igienici, al lavandino e a un bidone della spazzatura. Ovunque si installa un fasciatoio, deve essere alla portata di un lavandino e di un bidone della spazzatura. Non mettetelo solo nel bagno delle donne, assicuratevi che anche i papà possano cambiare i bambini!

C'è una zona nido privata, comoda? Il blogger Tony Alexiou ci ha ricordato ciò che Papa Francesco ha recentemente ricordato ai cattolici - che la chiesa è un luogo dove le madri dovrebbero sentirsi a proprio agio ad allattare i loro figli.

Ma a volte i bambini hanno bisogno di nutrirsi, e fate alla mamma un favore enorme se le fornite uno spazio tranquillo e privato dove può ritirarsi e allattare comodamente il suo bambino. Anche se non si dispone di un vero nido, potete mettere una sedia a dondolo nell'ufficio parrocchiale o addirittura appendere una tenda nel nartece o nella sala parrocchiale. Assicuratevi che la mamma sia in grado di sentire la funzione. Per favore, non spedite lei e il bambino al bagno. Voi vorreste mai mangiare in un gabinetto?

Ci sono seggioloni nella sala parrocchiale? Se avete la moquette, mettete un tappeto lavabile sotto il seggiolone. Un bollitore, un forno a microonde, un lavello aiuteranno i genitori a preparare le pappe.

Le strutture per bambini sono facilmente accessibili dalla navata? Se nel bel mezzo della funzione ho bisogno di portare mio figlio a cambiare il pannolino, devo prima impacchettarlo per uscire fuori in una bufera di neve? Idealmente, i genitori dovrebbero essere in grado di portare i loro figli dentro e fuori della funzione senza essere esposti alla furia degli elementi. Assicuratevi inoltre di controllare che le icone, i portacandele, le sedie e altri ostacoli nella navata siano disposti in modo tale che i genitori possano fare facilmente uscite e rientri.

Avete delle braccia in più? Anche se la struttura fisica della vostra parrocchia è al 100% ostile ai bambini, qui c'è qualcosa che si può già fare anche alla funzione successiva: tenere in braccio un bambino.

Darete a mamma o papà la possibilità di fare il segno della croce o anche una prosternazione. Potrai dare loro un momento in più di preghiera. Dopo la Liturgia, i genitori ringrazieranno il cielo per voi se terrete il bambino abbastanza a lungo perché possano prendere un sorso di caffè e un boccone di cibo.

Poiché alcune persone sono ansiose riguardo al tenere i figli, i genitori stanchi probabilmente non metteranno il loro bambino nelle vostre braccia a meno che voi non vi offriate. A proposito: i bambini piccoli sono più o meno indistruttibili. È molto difficile tenerli in modo sbagliato .

Mai sentito questo? "Quando avremo finito il nostro programma di costruzione e ci sposteremo nella nuova struttura, tutto sarà bello. Fino ad allora, non c'è niente che possiamo fare" .

No, no, NO! I programmi di costruzione possono richiedere decenni per essere completati. Potete lasciare che i bambini vengano oggi. Chiedete ai genitori dei bambini nella vostra congregazione di spiegarvi in dettaglio la loro domenica mattina. È probabile che vedrete miglioramenti molto modesti che renderanno molto più facile che i più piccoli tra voi siano presenti e partecipino alla vita liturgica della Chiesa.

Scoprite chi nella Chiesa ha l'autorità e la responsabilità di apportare modifiche. Potrebbe essere il parroco, ma l'autorità potrebbe essere delegata al consiglio parrocchiale o a un altro gruppo. Assicuratevi che le persone giuste siano consapevoli, e che sappiano che siete pronti ad aiutare. Parlate a nome dei genitori.

Cristo dice a tutti noi di "ricevere il regno di Dio come un bambino". Quindi cerchiamo di essere sicuri che non stiamo facendo nulla per vietare il regno di Dio ai bambini in mezzo a noi.

 
Lo ieromartire Macario, arcivescovo di Macedonia e metropolita d’Italia

Historia vero testis temporum, lux veritatis,

vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis

Marco Tullio Cicerone, De Oratore

Tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII, mentre nei paesi del nord Europa prendeva vita la Riforma, nel meridione d’Italia si consumava l’ultimo atto del sistematico genocidio della popolazione greco-ortodossa. Attraverso la “Congregazione della sacra, romana ed universale Inquisizione del santo Offizio” (1542) vennero, infatti, sterminati migliaia di abitanti del sud Italia colpevoli di essere cristiani ortodossi e greci.

Scrive Antonio monaco che solo tra il 1562 ed il 1563, “l’Inquisitore Pietro Antonio Panchez (dagli stessi gesuiti definito “boia”) condannò al rogo centinaia di eretici di Reggio e dei “paesi greci” del reggino (Cardeto, Sant’Agata, San Lorenzo, ecc.), facendo bruciare le loro case e pure gli animali domestici: i sopravvissuti furono costretti a portare addosso un contrassegno di panno giallo” [1]. La più illustre vittima di questa persecuzione ad opera del boia Pietro Antonio Panchez, fu lo ieromartire Macario, arcivescovo di Macedonia e metropolita d’Italia. Occorre sapere che “per le comunità ortodosse della Dalmazia, di Venezia, dell’Italia meridionale (in particolare Puglia, Abruzzo, Basilicata, Calabria) e della Sicilia, che si erano create dopo il sacco di Costantinopoli per l’afflusso di rifugiati di popolazione greca o albanese, era stata formata una apposita metropoli - d’Italia - che apparteneva alla diocesi di Ohrida, ma questa fu presto abolita per la reazione del clero latino” [2]. L’arcivescovo Macario, dunque, agli occhi del clero latino si era reso colpevole di aver garantito il mantenimento dei contatti tra le popolazioni ortodosse del sud Italia (ovvero la Magna Graecia), e la Chiesa-madre di Costantinopoli; colpevole di portare ai sacerdoti il sacro Myron per i battesimi; e colpevole di compiere chirotonie sacerdotali per rifornire di nuovo clero questi territori martoriati dalla persecuzione. Arrestato dal Tribunale dell’Inquisizione, fu condotto a Roma nel carcere di Tor di Quinto, certamente anche per estorcergli informazioni con la tortura e possibilmente l’abiura, e dopo un breve processo farsa (processo a cui però non ebbero diritto gli altri cristiani ortodossi di quelle terre messe a ferro e fuoco dai latini e dai latini bruciati con le loro case e coi loro animali…), infine la condanna ad essere impiccato al Ponte di Tor di Quinto la notte del 10 giugno del 1562 [3].

L’esecuzione della sentenza fu preceduta dall’ultima confessione di fede dell’arcivescovo Macario di fonte ai fanatici membri della Confraternita di San Giovanni Decollato, che lo avevano preso in consegna per estorcergli inutilmente l’abiura. Scrive Gianni Olmi che “la venerabile Arciconfraternita di S. Giovanni Decollato della Nazione fiorentina in Roma, conosciuta altresì come confraternita della Misericordia, venne istituita da Innocenzo VII l’8 maggio 1488. Nelle sue mansioni rientravano l’assistenza ai condannati a morte e la loro sepoltura. I verbali del sodalizio costituiscono una fonte di prima mano sulle esecuzioni capitali in Roma, dall’ultimo scorcio del Quattrocento fino al 1870, ovvero alla caduta del potere temporale. Dai documenti si desume che i confortatori sottoponevano i condannati a un vero e proprio assedio, per indurli a rappacificarsi con la Chiesa cattolica, cioè con l’istituzione che non di rado ne aveva determinato la rovina affidandoli, per mano del S. Uffizio, all’autorità civile, unitamente a copia della sentenza pronunziata dall’autorità ecclesiastica. Muniti di tavolette sulle quali erano dipinte scene macabre e sacrali per favorire il ravvedimento, i confortatori solevano ricorrere all’ausilio di predicatori e di confessori per vincere la resistenza dei più ostinati reprobi. Nell’imminenza delle esecuzioni s’ingaggiava una battaglia impari tra sventurati sul punto di perdere tragicamente la vita e fanatici addestrati alle controversie in materia di fede. Desta stupore che, in quei terribili frangenti, tante persone abbiano trovato le energie per ricusare siffatta assistenza e rigettare i conforti spirituali.

Alla confraternita venivano assegnate le vesti e il corredo dei condannati, e la vendita di tali beni serviva a saldare le spese sostenute, incluse quelle per i generi di conforto dei confortatori: vino greco, confetti e biscotti di Savoia. Al termine del loro lavoro, infatti, i confratelli di S. Giovanni Decollato erano spossati, dovendosi lasciare alle spalle – secondo un’efficace osservazione di Luigi Firpo – le “notturne fatiche e l’orrore degli spettacoli di mazzolati, scannati, appiccati, decapitati, squartati ed arsi, cui avevano dovuto assistere con pio zelo stranamente congiunto alla più distaccata indifferenza”. Sui registri si trovano burocratiche annotazioni sulle spese connesse con le esecuzioni, nonché le ultime volontà dei morituri, quando ciò risultava possibile. Se i condannati persistevano nel rifiuto della religione, perdevano la facoltà di fare testamento” [4].

Riportiamo, dunque, il verbale inerente il nostro ieromartire Macario che nella sostanza nulla ha da invidiare agli autentici Acta Martyrum dei primi secoli; documento breve ma eloquente, dove la confessione di fede ortodossa dell’arcivescovo, bollata come “maledetta ostinazione”, ci è stata involontariamente trasmessa dal confrate redattore, insieme alla violenza verbale di quest’ultimo.

[vol. 26, p. II, c. 159]

Reu.mo Maccario arciuescovo di Macedonia

Adì 10 di giugnio 1562

Essendo costituito in carcere in Torre di Nona Maccario monacho greco arciuescovo di Macedonia et condennato a morte per uia di iustitia per eretico pertinace, et sempre stette in quella sua maledetta ostinatione et mai si uolse confessare ne lassar memoria alcuna.

Al fine fu menato in Ponte e li fu appiccato e poi abrusciato. Presenti si trouorno la notte li sottoscritti.

Confortatori

Messer Lucantonio Orlandi

Messer Giambattista Perini

Messer Rafaello Benozzi

Messer Vincenzo Cenciolini

Messer Pagolo Guarnacci

Per Giambattista delli Albizi proueditore – Antonio Strambi scriuano. [5]

Come ultimo atto dunque, il corpo esanime del martire venne bruciato, in quanto non avendo abiurato e avendo anzi confessato la fede dei Padri, non aveva diritto alla sepoltura, motivo per cui non ebbe diritto nemmeno di lasciare una memoria scritta. Il suo testamento spirituale, noi lo sappiamo, fu firmato col sangue del suo martirio e suggellato con la confessione dell’apostolo Paolo: Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione (2 Timoteo 4: 7-8).

In questi tristi giorni in cui innumerevoli cristiani ortodossi dall’Ucraina alla Siria e nel resto del mondo soffrono persecuzione a causa dell’occidente e dei suoi vari bracci clericali (scismatici, uniati e fondamentalisti islamici) è bene fare memoria di queste dolorose pagine della nostra storia e farle conoscere, soprattutto a chi ostinatamente, per crassa ignoranza o per malafede, nega la persecuzione dei cristiani ortodossi del sud Italia, e anche a chi oggi la storia e la teologia ortodossa preferisce apprenderle nel biellese.

Per le preghiere dello ieromartire Macario, Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di noi e salvaci!

sacerdote Eugenio Miosi,

Palermo 13 settembre 2017

Note

[1] ANTONIO MONACO, Ombre della storia. Santi dell’Italia Ortodossa, Asterios Editore, Trieste 2005, 224.

[2] VAKALOPOULOS APOSTOLOS, Historia tou Hellinismou Neou, Vol. 3, Salonicco 1968.

[3] Antonio monaco, o. c., 241.

[4] GIANNI OLMI edd, Il santo rogo e le sue vittime, MILLELIRE STAMPA ALTERNATIVA. Anno I, numero 21-22 del 24/10/1993, Viterbo.

[5] DOMENICO ORANO, Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVIII secolo, Tipografia delle Mantellate, Roma, 1904 (ristampa ed. Bastogi, Foggia 1980, 14-15).

 
Russia: Chiesa e Stato invitano a criminalizzare l'incitamento della donna all'aborto

foto: RIA-Novosti

Le autorità ecclesiali e statali in Russia stanno lavorando per ridurre il peccato dell'aborto che continua ad affliggere il Paese.

L'aborto fu legalizzato per la prima volta in Russia dalle autorità bolsceviche nel 1920, e raggiunse il suo apice quando furono commessi 5.463.300 aborti solo nel 1965. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, l'aborto è rimasto legale, anche se, fortunatamente, si è registrato un netto miglioramento e il numero degli aborti è diminuito in modo significativo. Nel 2020 ci sono stati 450.000 aborti ufficialmente registrati nel Paese.

Sia i rappresentanti della Chiesa che quelli dello Stato concordano sul fatto che sarebbe molto difficile ottenere un divieto assoluto dell'aborto, ma stanno lavorando per indebolire costantemente il diritto all'aborto e per incoraggiare le famiglie ad avere più figli.

Sua Santità il patriarca Kirill si è confrontato più volte con la Duma di Stato sulla questione, chiedendo ai legislatori di sviluppare misure a sostegno della maternità e dell'infanzia, creando così le condizioni che contribuiranno a ridurre gli aborti. I rappresentanti della Chiesa hanno ripetutamente chiesto che l'aborto venga almeno rimosso dal sistema di assicurazione medica e nel 2017 madre Ksenia (Chernega), badessa del monastero di Sant'Alessio a Mosca e capo del dipartimento legale del Patriarcato di Mosca, ha potuto annunciare che gli aborti coperti dal sistema medico sono stati notevolmente ridotti, e limitati ai casi di stupro e reclusione.

Più recentemente, il patriarca Kirill e altri hanno chiesto un divieto legislativo di indurre le donne ad abortire. Tale divieto è già in vigore nelle province di Mordovia e Tver', ma dovrebbe essere esteso a livello federale, dice il primate della Chiesa, riportato da rbc.ru.

Il patriarca ha lanciato l'appello nel suo discorso di apertura dell'XI Congresso generale della Chiesa sul servizio sociale, sottolineando che "purtroppo il numero degli aborti nel Paese resta elevato".

Vietare la pratica di persuadere le donne ad abortire sarebbe particolarmente rilevante per il Paese nel contesto della crisi demografica, ha detto il patriarca Kirill. Ha anche osservato che la Chiesa attualmente gestisce più di 80 rifugi per donne in situazioni difficili. Gli assistenti sociali della Chiesa incontrano anche le donne che hanno già deciso di abortire per presentare loro alternative fattibili.

All'inizio di questo mese, le autorità della Crimea, seguite da quelle della provincia di Tver', hanno annunciato che le cliniche private si rifiutavano di eseguire aborti. A luglio, il Ministero della Sanità ha dichiarato che il Paese prevede di rafforzare i controlli sulla circolazione dei farmaci abortivi entro la fine dell'anno.

Anche la diocesi di Simferopoli e Crimea, guidata da sua Eminenza il metropolita Tikhon (Shevkunov), ha presentato questo mese un'iniziativa alla Camera pubblica chiedendo che l'induzione all'aborto sia un reato punibile. La questione è stata discussa in una recente sessione della Commissione per la preservazione e il rafforzamento dei valori spirituali e morali tradizionali russi.

Il metropolita Tikhon, che ha partecipato alla sessione, ha parlato dell'induzione all'aborto come di "costringere una donna a interrompere artificialmente la sua gravidanza mediante persuasione, offerte, corruzione, inganno o altre richieste".

La questione è stata sollevata anche nel Parlamento federale russo. Seguendo le proposte del patriarca Kirill e del metropolita Tikhon, il senatore Kovitidi, membro del Consiglio della Federazione (Camera alta dell'Assemblea federale) della Crimea, ha pubblicamente espresso il suo appoggio all'iniziativa.

"È ovvio che le azioni deliberate volte a costringere una donna incinta a interrompere artificialmente la sua gravidanza... dovrebbero comportare una punizione", ha detto Kovitidi.

"Le famiglie numerose dovrebbero diventare la norma della vita pubblica in Russia. Per fare questo, le donne devono voler dare alla luce figli. Lo Stato dovrebbe prendere in considerazione ulteriori misure di sostegno materiale per le famiglie in cui nascono quattro, cinque o più figli", ha aggiunto.

I deputati della Duma di Stato hanno anche promesso di prendere in considerazione la riduzione del periodo consentito per abortire da 12 a 8 settimane e da 22 a 12 settimane in caso di stupro.

 
Perché i preti russi assomigliano a maghi – e perché questa è una buona cosa

L'abate di un monastero nello stato di Washington parla di Ortodossia, fantasy, maghi, abiti neri e magia – del tipo vero

I sacerdoti cristiani ortodossi hanno lunghe barbe. Indossano lunghe tonache. Sacerdoti e vescovi indossano sul petto grandi croci ornate d'oro o d'argento. A volte le croci sono ornate di gioielli. Vescovi e abati portano bastoni e indossano cappelli con lunghi veli che ricadono sulle spalle.

I membri del clero sono tenuti a indossare una tonaca nera per tutti gli eventi della chiesa e i monaci devono indossarla ovunque. Il motivo principale per la tonaca è di mostrare la separazione dal mondo, e il colore nero rappresenta la morte al mondo secondo il comandamento di Cristo. A volte si indossano tonache di altri colori durante determinate stagioni o feste. Per esempio, a Pasqua si indossano tonache bianche per la risurrezione.

Visto che questi abiti sono rimasti in gran parte identici a quelli del periodo medievale, spesso chierici e monaci sembrano personaggi dai libri di fantasia e dai videogiochi quando li vede un occhio non addestrato.

Una cosa bizzarra? Esotica? Ridicola?

Spettacolarmente, incredibilmente efficace.

L'abate Tryphon, un monaco dall'aspetto simile a Gandalf e abate del monastero del Salvatore misericordioso sull'isola di Vashon, WA, della Chiesa russa all'estero (ROCOR), spiega che le lunghe tonache e le barbe che caratterizzano i monaci e i sacerdoti ortodossi li aiutano a diffondere la fede.

A volte, il "look" esotico provoca un immediato riconoscimento; a volte – curiosità; a volte – conversioni.

Il padre sottolinea che la fantasy può essere un grande mezzo per spiegare la "magia" della teologia e dei valori ortodossi in un mondo infelice che non ha interesse per un'arida moralizzazione.

Così, mentre il clero occidentale ha abbandonato il suo abito tradizionale (io stesso ho visto suore cattoliche in jeans e a capelli scoperti), i monaci ortodossi continuano a indossare i loro abiti fuori dal mondo, predicando silenziosamente la fede viva e invariata di Cristo.

Padre Tryphon dice che i bambini piccoli che lo guardano esclamano "Guarda, un mago!". Possiamo biasimarli?

Gli uomini in nero

La cosa migliore dell'Ortodossia è che non è centrata sul nostro clero, né sui nostri vescovi: è centrata su Cristo e sul cristianesimo antico, che oggi è vivo e che è stato conservato per la gente moderna, e per noi oggi ha la stessa efficacia e significato che aveva nel primo secolo. Ma noi siamo come nel primo secolo, nel senso che siamo in un mondo pagano, e così vogliamo trasmettere la fede come ha fatto san Paolo, comprendendo la cultura. Paolo evangelizzò la cultura dei greci pagani e dei romani pagani, e quando capiamo com'è una cultura non abbiamo paura della cultura perché vogliamo portare all'interno di tale cultura ciò che le manca e ciò di cui è affamata.

Ricordo che una volta stavo camminando assieme a un prete cattolico romano, mio amico da molti anni, e un uomo ci venne incontro per la strada nel centro di Seattle e mi chiese di pregare per lui. Disse: "sto vivendo un momento di vero conflitto, vuole pregare per me, padre?" e così mi fermai, presi la croce e lo benedissi con la croce, mettendola sulla sua fronte e dicendo: "Che Cristo ti aiuti in ogni modo"; poi l'uomo se ne andò e il mio amico prete cattolico romano, che era vestito in abiti civili, disse: "Oddio, a me non ha chiesto niente, vero?", e aggiunse "E so il perché: io non sono identificabile con Cristo, perché sono vestito come chiunque altro".

E così, questa falsa idea che per portare in qualche modo Cristo sulla piazza del mercato non dovremmo distinguerci dalle altre persone, che dovremmo in qualche modo fonderci tra la gente ed essere simili a loro, è un tradimento della Croce, perché non siamo chiamati a essere come loro, siamo chiamati a essere di quest'altro mondo. Come cristiani siamo parte del regno di Dio, così dobbiamo vivere una vita ultramondana, una vita centrata sulla santità e non sull'acquisizione di cose o di migliori posti di lavoro; queste cose possono essere importanti e corrette, fintanto che non perdiamo di vista che noi non siamo di questo regno, siamo di Cristo.

La cosa meravigliosa dell'impegno che ho preso come monaco è che io sono sempre vestito così, ovunque, e se c'è una situazione in cui è inappropriato che io sia vestito così, io non mi metto in tale situazione, perché sono sempre in servizio, e ho trovato che proprio perché sono disposto a essere sempre in servizio, Dio mi dà l'energia per farlo, e anche le intuizioni per essere di aiuto a una particolare persona o un gruppo di persone.

Per esempio, un giorno ero su un traghetto e stavo camminando verso un bambino di circa 10 anni, e quando eravamo vicini l'ho udito dire "Hmm... un mago". Noi non possiamo aver paura di questo tipo di immagini, perché nella nostra cultura i romanzi che mostrano personaggi come Gandalf mostrano figure di Cristo, e l'uso della fantasy e della fantascienza per presentare il cristianesimo a un'epoca di persone che non sono interessate al cristianesimo è un'incredibile opportunità per noi, e in un'era in cui la società è così secolare che non si vede alcuna immagine cristiana (non vedi più preti cattolici con colletti clericali, non vedi più suore cattoliche da nessuna parte, è come se fossero scomparse dalla scena: ci sono, ma noi non sappiamo che ci sono); perciò, come ortodossi, questo abbigliamento di base che indossiamo è una grande opportunità: non vogliamo farci imbarazzare da esso, o vederci come appartenenti ad un'altra era, e non dobbiamo modernizzarci, perché questo è il fallimento degli evangelici, che cercano sempre di rinnovarsi, di rendersi più rilevanti. L'Ortodossia è sempre stata rilevante, e sarà rilevante fino alla fine dei tempi, e noi non vogliamo provarne vergogna, ma vogliamo accoglierla con vigore.

 
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La meravigliosa icona della Panagia Prodromitissa

Alla skiti (eremo, ndt) romena del Precursore (Timios Prodromos in greco) c'è una miracolosa icona della Panagia. Si tratta di una rara icona della Chiesa ortodossa, perché è stata dipinta senza intevento di mani umane. Questo miracolo di iconografia acheropita (non manufatta) si è verificato nel modo seguente.

Nel 1863 i fondatori della skiti, i padri Niphon e Nektarios, volevano acquisire una bella icona della Panagia, come ne avevano tutti gli altri monasteri dell'Athos. A Iasi, in Romania, trovarono un pio iconografo pio di nome Nicola Iordakin, e gli chiesero di dipingere con preghiera e digiuno l'icona che desideravano. L'iconografo acconsentì, e iniziò il suo lavoro con molta reverenza.

Leggendo ogni giorno il servizio di supplica alla santissima Madre di Dio, in principio dipinse i paramenti della Panagia e del Signore. Poi cercò di dipingere i volti, ma non vi riuscì. Addolorato e turbato, interruppe il suo lavoro iconografico, coprì l'icona con un panno, chiuse il laboratorio e si ritirò nella sua stanza per pregare ulteriormente.

Il giorno dopo, volendo fare uno sforzo per dipingere i volti divini, entrò nel laboratorio. Quando ritirò il panno che copriva l'icona, vide una meraviglia del Signore. Fu stupito di vedere che i volti sacri erano miracolosamente e perfettamente compiuti, e l'icona era completata nella sua forma attuale.

I padri della skiti romena ricevettero e trasferirono l'icona miracolosa al Monte Athos. Durante il viaggio compì numerosi miracoli e continua a fare miracoli anche oggi, per la gloria del nostro santo Dio Triuno e per la salvezza dei fedeli. La sua festa si celebra il 12 luglio.

 
Massoneria o Cristo?

INTRODUZIONE

La fraternità massonica ha le sue origini nel Medioevo, intorno all'anno 800 d.C. Ebbe inizio con i costruttori del Medioevo e fu chiamata "massoneria operativa". I lavoratori formarono le loro gilde (corporazioni) o associazioni, che avevano leggi, norme, regolamenti e ufficiali. Alcuni simboli e principi religiosi e filosofici, che in precedenza erano appartenuti agli antichi adoratori segreti del sole, sono stati adottati da alcune delle corporazioni. Infine, la funzione industriale della vera massoneria è stata persa, e da allora, è diventata massoneria speculativa, con accento posto esclusivamente sull'aspetto religioso.

Le rivendicazioni di antichità della massoneria, di risalire al Tempio di Salomone o anche a un periodo precedente, non hanno alcun fondamento nella realtà storica. Le affermazioni che Gesù, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista erano massoni non meritano attenzione e sono a dir poco blasfeme.

La massoneria è diventata molto spiritualista e, come tale, è sempre stata in competizione con la Chiesa. Avendo un insegnamento religioso, con l'obiettivo di diventare la sola religione del genere umano, la massoneria è in diretta opposizione a Cristo e alla sua Chiesa.

Adottata dalle classi superiori, la massoneria è diventata una chiave per la promozione personale e la soddisfazione della vanità. Più importanti sono gli appelli all'amore per il mistero nei suoi miti, simboli, cerimonie e giuramenti; la sua segretezza e l'oscurità della sua fraseologia. La massoneria speculativa nata con gli inizi del razionalismo e del libero pensiero, quando il deismo e la religione 'naturale' in contrapposizione alla religione rivelata stavano vincendo aderenti.

A causa di queste diverse implicazioni religiose all'interno della massoneria e del fatto che molti cristiani sono massoni, riteniamo necessario fare uno studio del problema.

Che la potenza e la gloria di Dio siano rese note attraverso i nostri umili sforzi.

CAPITOLO I

Può un vero cristiano diventare massone?

La Chiesa cattolica ortodossa è convinta e ha sempre insegnato che la massoneria è un'organizzazione non cristiana, anzi anti-cristiana, e, come tale, non si può tollerare all'interno della Chiesa cattolica ortodossa.

È diventato sempre più evidente che ci sono cristiani ortodossi che si sono uniti, si stanno unendo, o sono in procinto di unirsi all'organizzazione della massoneria. Per la maggior parte questi cristiani non hanno studiato l'organizzazione della massoneria, e nella loro innocenza, non sono consapevoli del fatto che la massoneria è incompatibile con la fede cattolica ortodossa. Un vero cristiano non si unirà alla massoneria, o se vi ha aderito, ma poi ha appreso la sua vera natura, la lascerà.

Dobbiamo mettere in guardia tutti i buoni cristiani del fatto che la massoneria in realtà è una religione. Si tratta di una falsa religione che è sia pagana sia anticristiana. Ciò può essere facilmente verificato se si studiano alcune delle dichiarazioni e degli scritti di autorevoli massoni. La massoneria sostiene di rivelare ai suoi iniziati una luce spirituale ed esoterica. La massoneria crede nell'immortalità, ma non nell'immortalità in Cristo. Il vero Dio nella massoneria è respinto in favore del dio del minimo comune denominatore – per non essere offensivo per ebrei, cristiani, musulmani, indù, ecc. La massoneria accetta uomini di ogni religione a patto che credano in una divinità. Tuttavia, anche il diavolo crede in Dio e trema davanti a lui.

La fede cristiana è una fede esclusiva. Il cristianesimo è stato rivelato da Dio all'uomo e non è un sistema elaborato dall'uomo stesso. Dio è venuto nel mondo in Cristo Gesù, al fine di sollevare l'uomo fino a lui. Per un vero cristiano, Cristo significa tutto! Un vero cristiano non potrà mai rinnegare Cristo! Un cristiano è salvato attraverso il Sangue di Cristo, non c'è salvezza se non nel nome di Cristo. Ogni culto che esclude Cristo è anticristiano.

Queste sono alcune delle differenze tra la religione massonica e la fede cristiana.

Alcuni sostengono che la massoneria non è una religione, ma l'ancella etica e caritativa della Chiesa. La massoneria stessa non accetta tale posizione subordinata. La massoneria insegna la salvezza per opere e non attraverso il Sangue di Cristo. Questa è una falsa salvezza e porterà solo alla perdizione. La salvezza è all'interno della Chiesa e non nella massoneria.

La Chiesa non adora il dio che è adorato nei templi massonici. Un cristiano che partecipa al culto in un tempio massonico sfida l'autorità della Chiesa e lo fa in segreto. Come può un vero credente nella Santa Trinità sostenere di aver trovato un vero culto di Dio nella massoneria? Il dio della massoneria esclude Cristo, il nostro divino Redentore. Un cristiano si è "rivestito di Cristo" nel santo battesimo. Come può entrare nella massoneria in cui deve negare e svestirsi di Cristo, il suo Redentore?

Nel primo grado, Dio viene definito "Grande Architetto". Questo è dispregiativo per l'onnipotenza creativa del vero Dio. Un architetto costruisce solo a partire da materiali già a portata di mano. Dio crea dal nulla! Questa concezione massonica è francamente deista, ovvero basata sulla sola ragione, incredula nei confronti della rivelazione e delle verità soprannaturali del cristianesimo. "Grande Geometra" è ancora peggiore, perché implica un certo grado della matematica simbolica ormai superata della Kabbala, la teosofia mistica degli ebrei. Ma è nel grado dell'Arco Reale che sorgono difficoltà molto gravi. La parola Jah-bul-on è costituita da Jahweh ebraico insieme con Baal assiro e On ovvero Osiride egiziano. Questo è il nome che i massoni sostengono di essere il "nome sacro e misterioso del Dio vivo e vero, l'Altissimo". Si tratta di una terribile miscela che certamente non parla di Dio. La massoneria è una religione precristiana, una religione misterica molto diversa, separata ed estranea alla fede cristiana. La religione cristiana esalta la fede prima di tutto e dipende dalla grazia soprannaturale. La massoneria ha solo verità naturali e non dipende dalla fede. Essa porta la conoscenza ai propri iniziati con la sola ragione.

Sebbene la massoneria in un certo senso rappresenta la religione a un livello pre-cristiano, sostiene anche di conferire una luce, spirituale e morale, che non brilla in nessun altro luogo. E sostiene di avere segreti che accrescono il senso del valore spirituale di un uomo e migliorano il suo carattere. Rivendica il possesso esclusivo di certe verità, una delle quali è il nome sacro e misterioso di Dio. Essa sostiene di aver trovato il culto di Dio!

In altre parole, la massoneria sostiene di essere una "super-religione" e la sua grande missione è quella di abbracciare in sé tutte le religioni. Per fare questo, il messaggio unico di Cristo Redentore e della sua Chiesa deve essere neutralizzato in modo da essere compatibile con gli insegnamenti massonici.

La massoneria non è compatibile con il cristianesimo, in quanto si tratta di una organizzazione segreta, che agisce e insegna in segreto deificando il razionalismo. Non è lecito appartenere a Cristo e, allo stesso tempo, cercare la redenzione e la perfezione morale al di fuori di lui.

La massoneria è stata condannata dalla Chiesa cattolica ortodossa. Infatti, nessuna chiesa cristiana che ha analizzato seriamente gli insegnamenti religiosi della massoneria è riuscita a non condannarla.

È vergognoso e illogico per un cristiano ammettere di essere in uno stato di oscurità e di cercare la luce attraverso la massoneria. Legarsi con giuramento a segreti che non saranno rivelati se non in seguito, è parimenti sciocco e pericoloso, ed è contrario alla legge morale. Il cristiano ortodosso che è massone deve considerare il peccato che commette quando nega Cristo. Deve iniziare a rendersi conto che la massoneria è in opposizione alla fede cristiana, anche se superficialmente può dare l'impressione di essere un'organizzazione cristiana.

Alcuni entrano nelle fila della massoneria a causa della sua religiosità. Altri si uniscono per i vantaggi che offre in professioni commerciali e determinati, o per la compagnia che offre. Altri ancora si uniscono per la segretezza con cui la massoneria annebbia il suo vero sé.

Nessuna di queste ragioni può giustificare il fatto che un cristiano diventi un massone. In realtà, sono ragioni per non entrarvi!

La massoneria è una religione sincretista che cerca di unire in sé le convinzioni contrastanti di molte religioni. Si tratta di una religione naturale che non ha alcuna autorità se non la teologia naturale in cui l'uomo è una legge a se stesso. Queste cose, in aggiunta all'indifferentismo all'interno della massoneria, sono i nemici mortali della Chiesa di oggi, proprio come lo erano nella Chiesa primitiva.

Ogni sacerdote dovrebbe studiare la massoneria in modo da poter comprendere gli effetti che ha sulle anime di quelli che sono stati contaminati con questo tipo di tumore disastroso, che deve essere combattuto e distrutto all'interno della Chiesa.

La massoneria è una malattia spirituale ed è una rivale della Chiesa come guida morale. Dichiara di non essere una religione e tuttavia pretende di essere religiosa. Se i membri della Chiesa stanno ricevendo istruzioni e precetti morali da una fonte esterna, la Chiesa ha il diritto e il dovere di indagare.

"Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema" (Gal 1:8).

CAPITOLO II

La massoneria parla per se stessa

Nel nostro primo capitolo, abbiamo discusso l'idea della massoneria come una religione. Al fine di chiarire la posizione della massoneria verso la religione in generale, esaminiamo alcune affermazioni di autorevoli massoni.

Mackey dice: "Come massoni ci viene insegnato di non iniziare alcuna grande o importante impresa senza prima invocare la benedizione e la protezione della Divinità, e questo perché la massoneria è un'istituzione religiosa" (Masonic Ritualist, p. 44).

"La massoneria è un'istituzione religiosa, le sue cerimonie sono parte di un culto realmente religioso" (Encyclopedia, p. 60).

Pierson dice: "Il sistema della massoneria, come nelle sue origini, afferma ancora di essere un sistema di religione in cui tutti gli uomini possono unirsi" (Pierson: Traditions, p. 372).

Albert Pike dice che la massoneria è una religione, perché ogni uomo prima di diventare un massone, deve esprimere la sua fede nella divinità, e nella continuazione dell'esistenza della parte intellettuale dopo la morte. Il problema con i ministri della religione è che vogliono farci credere troppo, mentre gli agnostici come Ingersoll vogliono farci credere troppo poco" (Discorso a Harpers Ferry, 11 settembre 1879).

Il Grande Ispettore Cunningham dice: "La massoneria è una religione pura".

Clymer dice: "La massoneria è la religione universale solo perché e solo in quanto abbraccia tutte le religioni. Per questo motivo, e solo questo, è universale ed eterna" (Ancient Mystic Oriental Masonry, pag 59). "La massoneria non è solo una scienza universale, ma una religione mondiale, e non deve la fedeltà ad alcun credo, e non può adottare alcun dogma settario, senza perdere con questo il carattere massonico... Molti gradi sono stati cristianizzati solo per perire: come succederà alla fine a ogni grado se sarà circoscritto da credi stretti, e sminuito nella comprensione, in modo da escludere uomini buoni di qualsiasi altra comunione" (p. 58). "Senza alcun riferimento a forme e modi di fede, fornisce una serie di evidenze indirette che in silenzio operano per stabilire i grandi e generali principi della religione, e indica quel sistema trionfante che è stato oggetto di tutte le precedenti dispensazioni, e deve infine essere l'unica religione del genere umano" (p. 118).

Albert G. Mackey è considerato da molti la ​​più grande autorità massonica in America. Nella sua Encyclopedia, (p. 617, ed. 1916) scrive: "C'è stata una spesa inutile di ingegno e talento da parte di un gran numero di oratori e saggisti massonici nel tentativo inutile di dimostrare che la massoneria non è una religione". Più avanti scrive: "Ma la religione della massoneria non è settaria. Essa ammette uomini di ogni credo religioso nel suo seno ospitale, senza respingere nessuno e senza approvare nessuno per la sua particolare fede. Non è giudaismo, anche se non vi è nulla in essa che possa offendere un ebreo. Non è cristianesimo, ma non vi è nulla in essa che sia ripugnante alla fede di un cristiano (p. 619).

Una delle pubblicazioni più autorevoli dell'ordine è il Bollettino trimestrale della Biblioteca massonica a Cedar Rapids, Iowa. In un articolo che protesta contro la "cristianizzazione" dell'ordine, si legge : "Quando un uomo diventa un massone e prende su di sé il voto solenne che ci lega tutti a vincoli di amore fraterno, ciò non interferisce in alcun modo con la sua fede in Dio o con la sua religione, non importa quale possa essere il suo credo. Non deve cessare di essere musulmano, buddista, induista, ebreo, cristiano, o (un membro) di qualsiasi altra denominazione. Se studierà seriamente gli insegnamenti esoterici dell'antica massoneria come insegnato nella nostra amata fraternità, egli guadagnerà una comprensione molto più profonda nella propria fede e una concezione molto più chiara del proprio credo che gli permetterà di comprendere meglio i suoi sublimi insegnamenti e verità spirituali. Riconoscerà il fatto che tutte le religioni devono essere state emanate da una fonte comune, che tutti hanno origine dalla stessa grande sorgente, le cui eterne verità sono si trovano in tutti gli insegnamenti di tutte le religioni" (gennaio 1917).

Questi sono gli insegnamenti fondamentali della massoneria sulla religione. Ogni distinzione tra vera e falsa religione viene spazzato via. L'affermazione del cristianesimo, che è l'unica vera fede che possiede la verità salvifica, vi è negata. Ma Gesù dice che di essere la sola Via e Verità e Vita! La massoneria afferma che tutte le religioni hanno quella Verità, e tutte hanno la stessa origine. La sua posizione è chiaramente opposta a quella del cristianesimo.

C'è poco da meravigliarsi che un massone racconti a un cristiano ortodosso che questi imparerà la vera ortodossia attraverso la massoneria. Dire questo significa dimostrare la propria totale ignoranza dell'Ortodossia, oppure mentire deliberatamente. La vera fede è da ricercarsi nella sua pienezza solo nella fede cattolica ortodossa. Solo la Chiesa cattolica ortodossa è ordinata per insegnare la Verità in tutta la sua purezza e pienezza. La Sacra Scrittura dichiara che la Chiesa è la colonna e il fondamento della verità". La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, è l'unica istituzione esente da errori perché in essa lo Spirito Santo dimora e testimonia la Verità. Fuori della Chiesa c'è oscurità. È solo nella Chiesa che possiamo trovare la compagnia necessaria per la vera felicità. È solo attraverso la passione, la sofferenza, la morte e la gloriosa risurrezione di Gesù Cristo che possiamo essere salvati. È solo attraverso Cristo e nella Sua Chiesa, che possiamo trovare la Verità.

La Sacra Scrittura insegna l'idea massonica di mettere tutte le religioni su base paritaria?

Ascoltate il nostro Signore Gesù Cristo che dice : "Io sono la porta. Se uno entra attraverso di me, sarà salvato" (Giovanni 10:9); "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6); "Chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita" (Giovanni, 5:12); "Chi non crede al Figlio non vedrà la vita" (Giovanni, 3:36).

Senza Cristo non abbiamo Dio! Non abbiamo la salvezza! Per un cristiano non ci può essere accordo o compromesso tra Cristo e la massoneria.

La massoneria ignora la verità che Cristo ha sofferto per tutti. Non è stato invano che san Paolo ha detto: "La parola della croce è stoltezza per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio" (1 Cor 1:18).

Il cristiano fa un sacrificio totale della vera fede, quando diventa un massone. Quando indossa il suo piccolo grembiule massonico, abbandona Cristo implicitamente ed esplicitamente.

Poiché la massoneria respinge la divinità di Gesù Cristo e lo pone su un livello di parità con i fondatori delle altre religioni, ogni cristiano dovrebbe fermarsi e realizzare le implicazioni della massoneria per la sua fede cristiana. La massoneria elimina il nome di Cristo dai brani biblici letti nella loggia e omette il suo nome nelle preghiere della loggia. Questo dovrebbe fare in modo che un cristiano si renda conto che è colpevole di partecipazione a un procedimento eretico. Il cristiano ha una sola alternativa. Se ha già aderito una loggia, deve "uscire e separarsene" (2 Cor 6:17).

"E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele aperttamente. Di  quelle cose che si fanno da costoro in segreto è una vergogna perfino parlare" (Efesini 5:11-12)

CAPITOLO III

Il giuramento massonico

Se qualcuno dovesse chiedervi di firmare un documento senza prima permettervi di leggerlo, potreste obiettare! E nessuno direbbe che voi avete agito incautamente. Quando si entra in una organizzazione massonica questo è esattamente ciò che viene chiesto di fare. Per esempio, il primo giuramento, l'obbligo dell'apprendista, recita come segue :

"Io (nome), di mia spontanea volontà e accordo, alla presenza di Dio Onnipotente e questa venerabile loggia, eretta a lui e dedicata al santo Giovanni, qui e ora solennemente e sinceramente prometto e giuro: che io rispetterò sempre, non terrò mai per me e non rivelerò nessuna delle arti segrete, delle parti o dei luoghi dei misteri nascosti della antica massoneria che mi saranno comunicati, in questo momento o in qualsiasi periodo futuro, ad alcuna persona o persone, salvo che si tratti di un vero e legittimo fratello massone, o all'interno di una loggia di massoni regolarmente costituita: e né a lui né a loro fino a quando con rigorosa prova, dovuto esame o informazioni legali, avrò trovato lui o loro legalmente titolati come me".

Le parole indicano chiaramente che uno giura di mantenere il segreto non solo ciò che è stato rivelato, ma, anche quello che deve ancora essere rivelato. Nessuna persona sana di mente sarebbe d'accordo di comportarsi in questo modo in qualsiasi altra fase della vita, ma questa è la procedura normale in ogni rituale massonico. Gesù, tuttavia, ha detto: "Io ho parlato al mondo apertamente – non ho detto nulla di nascosto". (Giovanni 18:20) E si aspetta che tutti coloro che lo seguono nella Verità facciano altrettanto.

Più oltre, un massone giura solennemente di consentire all'Ordine Massonico di punirlo e anche di distruggerlo se svela uno dei suoi segreti. Questo è ciò che egli giura:

"Per tutto questo, solennemente e sinceramente prometto e giuro, con una ferma e costante risoluzione di mantenere ed eseguire la promessa, senza equivoci, riserve mentali, o qualsiasi progetto segreto, vincolandomi a una sanzione non minore di quella di avere la gola tagliata, la lingua strappata alle radici, e di essere sepolto nelle sabbie del mare alla bassa marea, dove la marea fluisce due volte in 24 ore, se consapevolmente o in consapevolmente violerò questo mio giuramento solenne e l'obbligo di apprendista massone. Così Dio mi aiuti e mi mantenga fermo nella corretta esecuzione della promessa".

Ora prendiamo in considerazione quello che alcuni dei presidenti degli Stati Uniti hanno avuto da dire su questo giuramento blasfemo e immorale.

Il sesto Presidente degli Stati Uniti, John Quincy Adams, ha detto, "sono pronto a completare davanti a Dio e all'uomo la dimostrazione che i giuramenti, gli obblighi e le sanzioni massoniche non possono in alcun modo essere conciliati con le leggi della morale, del cristianesimo, o del paese".

Il presidente Ulysses S. Grant ha detto: "Tutti i partiti politici segreti legati a giuramento sono pericolosi per qualsiasi nazione, non importa quanto siano puri o patriottici i motivi e i principi che li riuniscono per la prima volta".

Vorremmo ricordare a coloro che dicono che i giuramenti e gli obblighi di un massone non vengono presi sul serio o letteralmente, un incidente nella storia della massoneria americana, che svela il suo pericolo sempre presente. Dopo che il capitano William Morgan abbandonò la massoneria ed espose i primi tre gradi fu rapito e ucciso da massoni che avevano preso i loro giuramenti letteralmente e seriamente, con dolore e rimpianto di chi non lo aveva fatto. Quando questo si è verificato nel 1826, 1.500 logge abbandonarono i loro statuti e 45.000 massoni su 50.000 nella giurisdizione del nord uscirono dall'ordine. Le circostanze che erano allora presenti nella Massoneria non sono cambiate nella sostanza, e sono presenti oggi con tutto il loro potenziale pericolo.

Molti massoni negheranno di aver mai fatto il giuramento che abbiamo citato in parte, ma la ragione del loro rifiuto è di per sé evidente: il giuramento stesso glie lo vieta. L'autenticità del giuramento che abbiamo citato non è mai stata smentita. Ci sono indubbiamente molti massoni che erano e sono inconsapevoli del pieno impatto e delle implicazioni di questo giuramento e dei loro obblighi massonici. Ma quando sono esposti alla Luce e alla Verità di Cristo, loro malvagità diventa chiaramente visibile a tutti, tranne agli spiritualmente ciechi o ai cinicamente indifferenti.

Il giuramento massonico è, di fatto, un giuramento stragiudiziale! Le logge non hanno alcuna autorità da parte di Dio o dello Stato di amministrare giuramenti. Dal momento che questo giuramento non può essere vincolante per un cristiano, deve essere respinto e deve essere oggetto di pentimento, se è stato fatto. Nessun cristiano può fare un giuramento che lo obbliga a rompere la Legge di Dio. O il giuramento significa esattamente quello che dice o non significa nulla! O l'iniziato acconsente ad uccidere oppure bestemmia Dio usando il suo nome invano !

La Bibbia ci dice cosa fare se abbiamo inconsapevolmente commesso questo peccato: "Se un'anima giura, pronunciando con le labbra di fare il male, o di fare del bene, qualunque cosa sia che un uomo pronunci con un giuramento, e gli sia nascosta, quando ne verrà a conoscenza, allora sarà colpevole in una di queste cose. E quando sarà colpevole in una di queste cose, egli deve confessare di avere peccato in quella cosa e il sacerdote farà l'espiazione per lui riguardo al suo peccato" (Levitico 5:4-6).

È evidente anche da questa breve analisi del giuramento massonico di primo grado - e questo è ancor più vero per gli altri gradi – che la massoneria non può essere un'ancella della Chiesa, come alcuni sostengono. Gli ideali etici della massoneria sono direttamente opposti a quelli del cristianesimo.

È anche chiaro che nessuno può essere un vero massone e allo stesso tempo un vero cristiano. Vorremmo ricordare a coloro che dicono che la Massoneria è una organizzazione caritatevole e buona, che le buone azioni sono veramente buone solo se nascono da buone intenzioni e un buon cuore. Come cristiani, siamo tenuti a essere caritatevoli verso tutte le persone e di essere imparziali in tutte le cose. I giuramenti massonici richiedono una benevolenza parziale. A rigor di termini, la carità massonica non è carità cristiana.

"Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (Luca 6:32-36). Nella carità cristiana tutto è dato "in nome di Cristo".

Nelle parole di san Giovanni, la Chiesa si appella a tutti i cristiani, "Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è gia nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore" (1 Giovanni 4:1-6).

CAPITOLO IV

Perché entrare a far parte di una società segreta?

C'è una buona ragione al mondo per entrare in una società segreta? Perché devono esserci organizzazioni segrete? Le società segrete sono di beneficio o di ostacolo alla Chiesa cristiana?

Queste sono domande che dovrebbero interessare ogni persona che ama Dio.

In Giovanni 3:19-21 leggiamo: " E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. "

Noi crediamo sinceramente che non vi sia alcun motivo sotto il nome di Dio che giustifichi l'appartenenza di un vero cristiano a qualsivoglia società segreta.

Il segreto è un nemico della libertà ed è stata la cosa più impopolare in America tra gli anni tra il 1826 e il 1840.

Non vi è alcuna necessità di organizzazioni segrete in un paese benedetto da libertà e giustizia per tutti. Una società segreta sarà sempre tentata al male e a diventare senza legge e irrispettosa verso i diritti delle altre persone.

Un'organizzazione segreta può essere utile e lodevole quando è impegnata in un'opera necessaria di natura temporanea. Un esempio è la Chiesa primitiva, che era perseguitata sotto governi dispotici e tirannici e per la sua salvezza e prosecuzione era necessaria una certa segretezza. Tuttavia, in un paese libero e democratico, un'organizzazione segreta non è solo inutile, ma dannosa.

Nonostante ciò, viviamo in un'epoca di organizzazioni segrete. La mania del segreto è la catena che lega tali organizzazioni in un'unità. La massoneria è alla radice della mania del segreto. Le società segrete non sono certamente opera del nostro vivere la Verità, la Luce e la Vita. D'altra parte, le società segrete riconoscono il dio della menzogna, dell'oscurità e della morte.

Che la massoneria sia una minaccia per la Chiesa cristiana è evidente oltre ogni dubbio. Se la massoneria dovesse mai diventare universale, come sostiene che farà, di Cristo il Figlio di Dio non si sentirà più parlare. La massoneria è di fatto l'anticristo in veste di agnello e non può avere un posto nella Chiesa di Cristo. "Sorga Iddio, e si disperdano i suoi nemici".

Gesù ha parlato contro il segreto organizzato e ha comandato anche ai suoi discepoli di parlare apertamente.

Egli ha detto: "Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio, predicatelo sui tetti" (Mt 10:27).

È chiaro che un cristiano dovrebbe rivelare tutto ciò che è buono e vantaggioso per la razza umana, e non dovrebbe mantenere la sua lucerna sotto il moggio, ma sul candeliere in modo che "possa dare luce a tutti quelli che sono nella casa" (Matteo 5:15).

Qualsiasi organizzazione che sostiene di avere segreti che potrebbero portare beneficio all'umanità e non li rivela al mondo è certamente immorale e non può essere classificata come un buon istituto. Se non ha segreti, non dovrebbe fingere!

Tutti i segreti della massoneria sono stati rivelati e non hanno portato beneficio all'umanità. L'unico segreto nella massoneria è che non c'è nessun segreto !

La massoneria non è altro che una contraffazione della Chiesa. È antagonista alla vita e alla crescita cristiana. Gli uomini sono ingannati da un cristianesimo camuffato permesso in una certa misura in questa società non cristiana. Questi cristiani stanno facendo l'opera di Satana e non lo sanno! Una volta che sono catturati nelle insidie ​​del maligno diventano cristiani deboli e non porteranno alcun frutto.

Se tutti i cristiani all'interno delle logge "ne uscissero e si separassero", le logge cesserebbero di esistere! Non è una situazione pietosa?

CAPITOLO V

Pronunciamenti della Chiesa cattolica ortodossa contro la massoneria

La Chiesa cattolica ortodossa ha chiarito il suo atteggiamento nei confronti della massoneria in molte occasioni, e ogni volta ha dichiarato che è incompatibile con la fede cristiana.

In tempi recenti, il compianto e prominente metropolita Antonio di Kiev e Galizia ha avvertito tutti i cattolici ortodossi in termini non incerti dei pericoli della massoneria per la fede cristiana.

Nella sua posizione contro la massoneria ha detto che "...è vietato a tutti i cristiani ortodossi diventare massoni. Tutti i sacerdoti hanno il dovere di interrogare coloro che vengono a confessarsi se sono membri di ordini massonici, e nel caso che sia chiaro che sono massoni e credono e condividono gli insegnamenti massonici, essi devono essere informati che l'appartenenza all'organizzazione massonica è incompatibile con il cristianesimo ortodosso, e che dovrebbero lasciare immediatamente la massoneria, altrimenti saranno ritenuti indegni di ricevere la santa Comunione e la loro ulteriore impenitenza porterà loro la scomunica dalla Chiesa ortodossa.

La Chiesa cattolica ortodossa greco-russa in Nord America, nel corso di un grande Concilio dei vescovi, tenutosi dal 19 al 27 ottobre 1949 a New York, ha approvato una risoluzione di condanna della massoneria in risposta a una relazione speciale fatta dall'allora arcivescovo di Chicago, Leontij. Nella risoluzione si legge :

"Dopo una lunga discussione sulla questione della massoneria, il Sobor dei vescovi ha decretato: (a) di avvisare i membri della Chiesa ortodossa russa d'America, in particolare i suoi pastori, dell'incompatibilità di essere nel seno salvifico della Chiesa di Cristo, e contemporaneamente all'interno delle falsità della massoneria. La massoneria è in realtà una miscela di paganesimo e di altre religioni con alcune "iniziazioni" segrete stabilite nel rituale dell'ordine; (b) di spiegare ai fedeli che la nostra Chiesa in questo è d'accordo con l'insegnamento della Chiesa greco-ortodossa. Accetta infatti il testamento espresso da Crisostomo, metropolita di Atene, e da 66 membri della Chiesa ellenica, che è stato formulato nel corso di un Concilio ad Atene, il 12 ottobre 1933, nelle seguenti dichiarazioni:

(1) I figli fedeli della Chiesa devono evitare la massoneria, credendo fermamente nel Signore Gesù Cristo. Possedendo la verità che è stata rivelata per mezzo di lui e degli apostoli, e con la partecipazione alla santa Comunione da cui siamo santificati, non devono allontanarsi dalla grazia di Cristo, diventando partecipanti a strani misteri. È assolutamente impossibile appartenere a Cristo e, allo stesso tempo, cercare la salvezza e la perfezione morale al di fuori di lui;

(2) Chiunque sia stato coinvolto nelle iniziazioni ai misteri massonici, deve lasciare immediatamente questa organizzazione. In futuro dovrà astenersi da ogni associazione con le logge massoniche e le loro opere. In questo modo egli può avere piena certezza che rinnoverà il suo legame con il Signore e Salvatore, che è stato rotto o per ignoranza o per comprensione non corretta delle cose in cui è stato coinvolto.

(3) Spiegare il fatto innegabile che il giudizio divino ha toccato coloro che hanno rotto il loro legame con Cristo, specialmente nel caso del sacerdozio – perché sono già stati puniti da autorità superiori con il loro licenziamento dallo svolgimento delle loro funzioni sacerdotali nelle nostre chiese. Hanno perso l'integrità della vita e nella mezzo malattia hanno ereditato la morte.

(4) Ripetere l'appello di tutta la Chiesa greco-cattolica orientale a coloro che hanno sconsideratamente aderito alla fraternità massonica non rendendosi conto che sono passati in un'altra religione simile alle antiche sette gnostiche di Egitto, Siria, Asia Minore, Persia e Grecia; assicurarli che la Chiesa attende con grande amore il loro pentimento nel loro involontario abbandono di Cristo. La Chiesa chiama tutti i fedeli a pregare, in modo che il nostro Signore Gesù Cristo, "la Via, la Verità e la Vita", li illumini, riportandoli alla verità del Vangelo e li ristabilisca nella fedeltà alla Fede e alla Chiesa santa, cattolica e apostolica.

(5) Dare un avvertimento a tutti i fedeli e soprattutto ai giovani in crescita di prendere a cuore le indicazioni del nostro episcopato riguardanti la massoneria, in modo che le benedizioni di Dio possano sempre dimorare con i loro genitori, i loro parenti e tutte le loro organizzazioni ecclesiastiche, che ora beneficiano delle misericordie dall'alto per la loro fedeltà alla fede ortodossa dei loro antenati.

(6) Riportare immediatamente questa decisione all'attenzione di tutti i soggetti coinvolti e, in generale, informare e dare indicazioni a tutti i fedeli tramite la pubblicazione nell'organo ufficiale della metropolia e, se possibile, in opuscoli separati".

Umile Teofilo, metropolita di tutta l'America e del Canada.

Leonzio, arcivescovo di Chicago e Minneapolis.

Giovanni, vescovo di Sitka e di tutta l'Alaska.

Giovanni, vescovo di Detroit e Cleveland.

Dionisio, vescovo di Pittsburgh e West Virginia.

Giovanni, vescovo di Brooklyn.

Vescovo Dimitri.

(Tradotto da The Russian American Orthodox Messenger, marzo 1950, pagine 33-34)

Le conclusioni del Consiglio della Chiesa greco-ortodossa a cui si riferiscono queste risoluzioni, sono riportate qui in pieno per l'edificazione di tutti. È chiaro da quanto detto in questa affermazione che non solo la Chiesa greca, ma tutte le Chiese ortodosse autocefale sono d'accordo nei confronti della massoneria. (La dichiarazione è riportata in Darkness Visible, alle pagine 70-74)

I vescovi della Chiesa di Grecia, nella loro sessione, si erano occupati dello studio e dell'esame dell'organizzazione internazionale segreta, la massoneria. Avevano ascoltato con attenzione l'esposizione introduttiva della Commissione dei quattro vescovi nominati dal Santo Sinodo nella sua ultima seduta, e anche il parere della Facoltà Teologica dell'Università di Atene, e il parere particolare del Prof. Panaiotis Bratsiotis che vi era allegato. Avevano anche preso in considerazione pubblicazioni su tale questione in Grecia e all'estero. Dopo una discussione sono arrivati ​​alle seguenti conclusioni, accettate all'unanimità da tutti i vescovi.

"La massoneria non è semplicemente una società filantropica o una scuola filosofica, ma costituisce un sistema mistagogico che ci ricorda le antiche religioni e i culti pagani misterici, dai quali discende ed è loro continuazione e rigenerazione. Questo non solo è ammesso da docenti di spicco nelle logge, ma è dichiarato con orgoglio, affermando letteralmente: 'La massoneria è l'unica sopravvivenza degli antichi misteri e può essere chiamata la loro custode'. La massoneria è una prole diretta dei misteri egizi, 'l'umile laboratorio della loggia massonica non è altro che il riparo e il buio dei cedri dell'India e le profondità sconosciute delle piramidi e le cripte dei magnifici templi di Iside'; 'i misteri greci della massoneria, dopo aver percorso le strade luminose del sapere sotto gli iniziatori dei misteri, Prometeo, Dioniso e Orfeo, hanno formulato le leggi eterne dell'universo'.

"Tale legame tra massoneria e gli antichi misteri idolatrici si manifesta anche con tutto ciò che è recitato e compiuto nelle iniziazioni. Come nei riti degli antichi misteri idolatrici si ripeteva il dramma delle fatiche e della morte del dio misterico, e nella ripetizione imitativa di questo dramma l'iniziato muore insieme con il patrono della religione misterica, che era sempre una persona mitica che simboleggia il sole della natura che muore in inverno e si rigenera in primavera, così anche, all'iniziazione al terzo grado del patrono della massoneria Hiram e in una sorta di ripetizione della sua morte, in cui l'iniziato soffre con lui, è colpito dagli stessi strumenti e nelle stesse parti del corpo, come Hiram. Secondo la testimonianza di un insegnante di spicco della massoneria Hiram è 'come Osiride, come Mitra e come Bacco, una delle personificazioni del Sole'.

"Così la massoneria è, ovviamente, una religione misterica, molto diversa, separata ed estranea alla fede cristiana. Ciò è dimostrato senza alcun dubbio dal fatto che possiede i propri templi con altari, che sono caratterizzati da insegnanti di spicco come 'officine che non possono avere meno storia e santità della Chiesa' e come templi di virtù e di saggezza, dove l'Essere Supremo è adorato e la verità è insegnata. Possiede le proprie cerimonie religiose, come la cerimonia di adozione o battesimo massonico, la cerimonia di riconoscimento coniugale o matrimonio massonico, il servizio funebre massonico, la consacrazione del tempio massonico, e così via. Possiede le proprie iniziazioni, il proprio rituale cerimoniale, il suo ordine gerarchico e una precisa disciplina. Come può essere concluso dalle agapi massoniche e dalla festa dei solstizi d'inverno e d'estate con pasti religiosi e festeggiamenti generali, è una religione fisiolatrica.

"È vero che può sembrare a prima vista che la massoneria possa conciliarsi con ogni altra religione, perché non è interessata direttamente alla religione a cui appartengono i suoi iniziati. Questo, però, si spiega con il suo carattere sincretistico e dimostra che anche in questo punto è una figlia e una continuatrice degli antichi misteri idolatri che hanno accettato all'iniziazione i fedeli di tutti gli dèi. Ma così come le religioni misteriche, nonostante l'apparente spirito di tolleranza e di accettazione degli dèi stranieri, portavano a un sincretismo che minava e gradualmente distruggeva la fiducia nelle altre religioni, così pure la massoneria oggi, cercando di abbracciare in sé a poco a poco tutta l'umanità e promettendo di dare perfezione morale e conoscenza della verità, si solleva nella posizione di una sorta di super-religione, al vedere tutte le religioni (senza eccezione per il cristianesimo) come inferiori a se stessa. Così si sviluppa nei suoi iniziati l'idea che solo nelle logge massoniche viene eseguita la sagomatura e la levigatura della pietra non livellata e grezza. E il solo fatto che la Massoneria crea una fratellanza escludendo al di fuori di essa tutte le altre confraternite (che sono considerate dalla Massoneria come 'non istruite' anche quando sono cristiane) dimostra chiaramente le sue pretese di essere una super-religione. Questo significa che con l'iniziazione massonica un cristiano diventa un fratello del musulmano, del buddista, o di qualsiasi tipo di razionalista, mentre il cristiano non iniziato alla massoneria diventa per lui un estraneo.

"D'altra parte la massoneria, esaltando in modo preminente la conoscenza e aiutando la ricerca libera 'senza mettere alcun limite alla ricerca della verità' (secondo i suoi riti e costituzione), e più di questo adottando la cosiddetta etica naturale, si mostra in questo senso in netta contraddizione con la religione cristiana. La religione cristiana esalta infatti la fede al di sopra di tutto, limitando la ragione umana ai limiti tracciati dalla rivelazione divina e che conducono alla santità attraverso l'azione soprannaturale della grazia. In altre parole, mentre il cristianesimo, come religione di rivelazione, con i suoi dogmi e verità razionali e sovra-razionali, chiede la fede in primo luogo, e fonda la sua struttura morale sulla grazia divina soprannaturale, la massoneria ha solo la verità naturale e porta alla conoscenza dei sua iniziati libero pensiero e indagine attraverso la sola ragione. Fonda la sua struttura morale solo sulle forze naturali dell'uomo, e ha solo scopi naturali.

"Così, l'incompatibile contraddizione tra cristianesimo e massoneria è abbastanza chiara. È naturale che varie Chiese di altre denominazioni abbiano preso posizione contro la massoneria. Non solo la Chiesa occidentale ha stigmatizzato per i propri motivi il movimento massonica con numerose encicliche papali, ma anche le comunità luterana, metodista e presbiteriana hanno dichiarato che è incompatibile con il cristianesimo. Molto più la Chiesa cattolica ortodossa, mantenendo nella sua integrità il tesoro della fede cristiana, si è proclamata contro di essa ogni volta che la questione della massoneria è stata sollevata. Recentemente, la Commissione inter-ortodossa che si è riunita al Monte Athos, e a cui i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse hanno preso parte, ha caratterizzato la massoneria come un 'sistema falso e anti-cristiano'."

L'assemblea dei Vescovi della Chiesa di Grecia nella seduta di cui sopra ha ascoltato con sollievo e accettato le seguenti conclusioni che sono state tratte dalle indagini e discussioni del suo presidente, Sua Grazia l'Arcivescovo Crisostomo di Atene :

"La massoneria non può essere affatto compatibile con il cristianesimo, in quanto si tratta di un'organizzazione segreta, che agisce e insegna nel mistero e nel segreto e deificando il razionalismo. La massoneria accetta come suoi membri non solo cristiani, ma anche ebrei e musulmani. Di conseguenza agli ecclesiastici non può essere consentito di prendere parte a questa associazione. Considero degno di degradazione ogni sacerdote che lo fa. È necessario esortare tutti coloro che vi sono entrati senza la dovuta riflessione e senza esaminare ciò che è la massoneria a recidere tutti i collegamenti con essa, perché solo per il cristianesimo è la religione che insegna la verità assoluta e soddisfa le esigenze religiose e morali degli uomini. All'unanimità e con una sola voce tutti i vescovi della Chiesa di Grecia hanno approvato quanto è stato detto, e noi dichiarare che tutti i figli fedeli della Chiesa devono separarsi dalla massoneria. Con la fede incrollabile nel Signore nostro Gesù Cristo 'nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei nostri peccati, secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha riversato in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza' (Ef 1:7-9) possedendo la verità rivelata da Lui e predicata dagli Apostoli, 'non in discorsi persuasivi di sapienza, ma nella manifestazione dello Spirito e della sua potenza' (1 Cor 2:4). Partecipando ai divini misteri attraverso i quali siamo santificati e salvati per la vita eterna, non dobbiamo cadere dalla grazia di Cristo, diventando partecipi di altri misteri. Non è lecito appartenere al tempo stesso di Cristo e ricercare la redenzione e la perfezione morale al di fuori di lui. Per questi motivi il vero cristianesimo è incompatibile con la massoneria.

"Perciò, tutti coloro che sono stati coinvolti nelle iniziazioni ai misteri massonici devono da questo momento rompere tutti i rapporti con logge e le attività massoniche, con la sicurezza che in tal modo rinnoveranno certamente i loro legami con il nostro unico Signore e Salvatore, indeboliti da ignoranza e da un senso errato di valori. L'Assemblea dei vescovi della Chiesa di Grecia si aspetta in particolare e con amore questo comportamento dagli iniziati delle logge, essendo convinta che per la maggior parte essi hanno ricevuto l'iniziazione massonica senza rendersi conto che in tal modo passavano a un'altra religione, ma al contrario per ignoranza, pensando di non aver fatto nulla di contrario alla fede dei loro padri. Raccomandandoli alla solidarietà, e in nessun modo all'ostilità o all'odio dei figli fedeli della Chiesa, l'Assemblea dei Vescovi li chiama cordialmente a pregare con lei per amore cristiano, in modo che l'unico Signore Gesù Cristo, 'la via, la verità e la vita' possa illuminare e far ritornare alla verità coloro che per ignoranza si sono smarriti ".

(Siamo in debito con padre Krivoshein, un sacerdote ortodosso a Oxford, e anche con Walton Hannah, l'autore di Darkness Visible, per questa dichiarazione della Chiesa greco-ortodossa).

CAPITOLO VI

Risoluzione sulla massoneria presentata al nono Concilio pan-americano da parte del decanato di Chicago

PREFAZIONE

Il Grande Concilio dei vescovi tenuto nel mese di ottobre del 1949 dopo aver ascoltato una relazione dell'arcivescovo Leontij, ha deliberato che la massoneria non può essere tollerata in una qualsiasi delle sue molteplici forme all'interno del Corpo di Cristo, la sua Chiesa. In passato, la massoneria è stata respinta e condannata dalla santa Chiesa cattolica e apostolica ortodossa come un'organizzazione o un culto esoterico, sincretista e segreto. Tali culti rivendicano per sé il diritto di comunicare e insegnare ai loro iniziati "verità" spirituali, dogmatiche e morali che contraddicono, annullano, o sostituiscono le verità della "fede che fu una volta per tutte trasmessa ai santi" (Gd 3). La santa Chiesa cattolica e apostolica ortodossa afferma che essa sola "è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità". (1 Tim 3:15).

ORA QUINDI DELIBERA

(1) Che questo nono Concilio pan-americano della Chiesa cattolica ortodossa greco-russa del Nord America, riunita sotto la guida e la protezione del Santo Sinodo nella pro-cattedrale della Santa Protezione della Santissima Madre di Dio nella città di New York in questo il giorno 10 novembre dell'anno del Signore 1955, accetta, approva e sostiene pienamente le risoluzioni sulla massoneria del Grande Concilio dei Vescovi dell'ottobre 1949.

(2) Che queste risoluzioni siano effettuate con il maggior possibile vigore e zelo nella Chiesa da parte di tutti i suoi veri membri, siano essi vescovi, clero o laici, ognuno secondo i diritti, i doveri e le responsabilità del suo ufficio a tutti i livelli e in tutte le fasi della vita della Chiesa.

(3) che tutti i cristiani cattolici ortodossi ricordino che la fedeltà a Cristo e l'unità con la vita del suo Corpo, la Chiesa, obbliga tutti e ciascuno di loro a evitare tutti i culti esoterici, sincretisti o segreti che, come la massoneria, affermano di essere custodi di alcune "verità" esoteriche, spirituali, dogmatiche ed etiche che solo loro possiedono e conferiscono ai loro iniziati. Quando un cristiano cattolico ortodosso diventa consapevolmente o inconsapevolmente membro di tale organizzazione, per ignoranza o indifferenza, egli riconosce di fatto che la verità e la luce di Cristo, il Figlio di Dio, non sono sufficienti per la salvezza. Così egli nega il Salvatore che ha detto: "Tutte le cose mi sono state affidate dal Padre mio" (Luca 10:22) perché "Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno può venire al padre, se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6). La Chiesa ha sempre affermato che la pienezza della verità è solo all'interno del Corpo di Cristo, la Chiesa, che da sola insegna e conferisce verità spirituali, dogmatiche ed etiche ai suoi membri sotto la guida dello Spirito Santo. Non concede, né condivide, né dà questo suo diritto e dovere dato da Dio a qualsiasi organizzazione, istituzione o individuo al di fuori del corpo vivificante di Cristo.

(4) Che ogni cristiano cattolico ortodosso che per ignoranza dei fatti o per qualsiasi altro motivo, si sia unito a qualsiasi organizzazione esoterica, sincretista o segreta deve pentirsi del suo peccato davanti alla Chiesa. Deve spezzare subito tutti i legami che lo legano a tale organizzazione se vuole riconciliarsi con la pienezza della verità che è all'interno del Corpo vivificante di Cristo.

(5) Che ogni cristiano cattolico ortodosso, che sia vescovo, sacerdote, diacono, o laico, perde tutti i diritti, onori e privilegi della sua appartenenza e del suo ufficio nella Chiesa, quando entra a far parte di qualsiasi organizzazione esoterica, sincretista o segreta. Se continua la sua appartenenza in segreto, il semplice fatto di tale appartenenza, che sia noto alla Chiesa o no, è sufficiente per tagliarlo fuori dalla vivificante vigna di Cristo. Se egli partecipa ai misteri del corpo e del sangue di Cristo, mantenendo segreto nel suo cuore il fatto di questa appartenenza, egli "mangia e beve senza riconoscere il corpo e mangia e beve il proprio giudizio" (1 Cor 11:29), non per salvezza ma per condanna.

 (6) Che è dovere e obbligo di ogni membro della santa Chiesa cattolica e apostolica ortodossa di esporre e combattere l'oscurità del male e delle "verità" segrete di tutti i culti esoterici, sincretisti e segreti con la luce e la verità di Cristo. Il nostro Signore ha detto: "Io ho parlato al mondo apertamente... non ho detto nulla di nascosto" (Gv 18:20). La Chiesa di Cristo esige e si aspetta da ogni membro pieno e incondizionato amore, lealtà e devozione a Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore e Redentore del mondo. Pertanto, nessun uomo può giurare in segreto amore, lealtà e devozione al falso dio della massoneria, e allo stesso tempo confessare e servire il "Padre e Figlio e il santo Spirito, la Trinità consustanziale e indivisa" (dalla Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo).

Gloria a Gesù Cristo! Gloria nei secoli!

RISOLUZIONE SULLA MASSONERIA

Il nono Concilio pan-americano della Chiesa cattolica ortodossa greco-russa del Nord America tenuto a New York City, New York, dall'8 all'11 novembre 1955, ha ascoltato con grande interesse la risoluzione del Grande Concilio dei Vescovi tenuto nel mese di ottobre del 1949. Questa risoluzione conteneva le seguenti dichiarazioni:

"La massoneria, in tutte le sue forme, non può essere tollerata all'interno del Corpo di Cristo, la sua Chiesa. In passato, la massoneria è stata respinta e condannata dalla santa Chiesa cattolica e apostolica ortodossa come organizzazione o culto esoterico, sincretista e segreto.

Tali culti rivendicano per sé il diritto di comunicare e insegnare ai loro iniziati "verità" spirituali, dogmatiche e morali che contraddicono, annullano o sostituiscono le verità della fede trasmessa una volta per sempre ai santi. (Gd 3)

La santa Chiesa cattolica e apostolica ortodossa afferma che lei sola "è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità" (1 Tim 3:15).

"Dopo aver sentito questa decisione del Grande Concilio dei vescovi, il Concilio pan-americano ha deliberato di considerare questo documento del Concilio dei vescovi obbligatorio per la Metropolia e di metterlo in pratica sena eccezione".

Le dichiarazioni di cui sopra sono riprese dal testo russo come appariva nell'organo ufficiale della Chiesa, "The Russian American Orthodox Messenger", nel dicembre 1955.

 
Un patriarca dimenticato: Massimo V di Costantinopoli

Nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti, presentiamo alcuni cenni biografici di un patriarca di Costantinopoli passato completamente sotto silenzio. Nonostante il suo patriarcato risalga a 67 anni fa (l'anniversario è proprio oggi), e la sua morte a poco più di 41 anni fa, del patriarca Maximos V (Vaportzis) non si fa quasi memoria. E leggendo i suoi dati biografici si capisce fin troppo bene il perché.
Leggendo le amarezze e le difficoltà della vita del Patriarca Massimo V, scopriamo alcuni dati che scardinano alla base diversi luoghi comuni della storia dell'Ortodossia nel XX secolo: apprendiamo, per esempio, che le prime vittime ortodosse della guerra fredda furono i cristiani ortodossi dell'Occidente; capiamo che molta della politica filoccidentale del Patriarcato Ecumenico dopo il 1948 è stata proprio... politica. Ci permettiamo infine di sorridere (amaramente) quando leggiamo di chiese che si pongono canonicamente sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli per essere "libere dall’ingerenza dei poteri di questo mondo".

 
Risposte a domande da lettere

Qui di seguito ci sono alcune risposte a domande che mi hanno fatto nella recente corrispondenza.

Nel suo recente articolo, 'Verità e misericordia', ha espresso una profezia o solo un pio desiderio?

Come al solito, ho voluto far pensare al di fuori degli schemi restrittiva che offrono i media laici e anche confortare i deboli dalla disperazione offerta da tali mezzi. In entrambi questi aspetti, a giudicare dal feedback, è chiaro che l'articolo ha avuto successo. Questo articolo descrive un possibile risultato spirituale degli attuali eventi mondiali.

Ovviamente, io non sono un profeta, ma è chiaro che quello che si vede in corso nel mondo di oggi, a Gaza, con i massacri da parte dei sionisti armati dagli Stati Uniti, in Iraq e Siria, con le stragi di cristiani da parte di terroristi finanziati dal Qatar, e in Ucraina, con massacri di ucraini da parte di terroristi e mercenari organizzati dalla CIA (tutti questi eventi sono strettamente interconnessi) è di vitale importanza. Quest'anno stiamo raggiungendo un altro enorme punto di svolta nella storia, grande come quello della caduta del muro di Berlino nel novembre 1989.

Tuttavia, vi è un elemento profetico. Tale articolo, 'Verità e misericordia', è basato sulle profezie di molti santi, di san Giovanni di Shanghai, dello schema-monaco Aristocleo, della beata Pelagia di Rjazan, di padre Paisios dell'Athos, dell'anziano Giona di Odessa e di altri. Tuttavia, dobbiamo ricordare che tutte le profezie, anche loro, sono condizionate al pentimento – e il pentimento non è certo. Quello che sto dicendo è che se non andiamo nella direzione di 'verità e misericordia', allora andremo nella direzione della fine del mondo. Non c'è via di mezzo, nessun compromesso, come immaginano sempre le persone di fantasiosa cultura anglicana. Oggi stiamo andando o verso il pentimento, oppure verso Sodoma e Gomorra e verso le catastrofi indicibili prima dell'Anticristo. Voglio dare speranza alla gente. La catastrofe non è inevitabile.

Quelli che pensano con criteri mondani non capiscono l'articolo, e lo trovano mera fantasia. Questo è perché pensano solo in termini politici, laici, che per definizione escludono la Provvidenza, il divino e i miracoli dai loro processi di pensiero. Questo è perché i loro processi di pensiero non sono ortodossi, né cristiani, e sono ingannati, perché i processi nel mondo reale non sono diretti da forze laiche. In realtà, le cose umane sono dirette da forze spirituali, o divine oppure, come possiamo vedere intorno a noi e in tutta la storia degli ultimi 100 anni, sataniche. Il divino è possibile, ma è anche possibile il satanico, ciò che nell'Antico Testamento viene chiamato 'l'ira di Dio'. È la nostra scelta. Così è il libero arbitrio umano.

Ha menzionato san Giovanni di Shanghai. Perché si distingue come IL santo dell'emigrazione?

In primo luogo, perché era davvero un santo. Questo in sé è eccezionale, soprattutto con tutti gli pseudo-santi e pseudo-anziani dell'emigrazione russa, con false pretese e culti della personalità, sviluppati da loro stessi e poi, molto peggio, dai loro discepoli dopo la loro morte. In secondo luogo, perché era universale. Ha coinvolto tutti i continenti e ha parlato a tutte le nazionalità, orientali (cinesi, giapponesi e filippini) e occidentali (europei e americani). E in terzo luogo, perché era un monarchico, uno 'tsarista' fino al midollo.

Perché questo è così importante?

Perché è la cartina di tornasole per la comprensione dell'Ortodossia di oggi. La restaurazione della monarchia in Russia a beneficio di tutto il mondo ortodosso e in effetti a vantaggio di tutto il mondo è l'unica direzione in cui possiamo andare. Coloro che non hanno capito questo non sono diventati davvero ortodossi. Sono disincarnati, semi-protestanti, non capiscono che l'Ortodossia è la religione dell'Incarnazione, delle ultime due dita quando facciamo il segno della croce. Pensano che l'Ortodossia, e la religione in generale, sia solo una questione privata, una teoria personale, senza conseguenze pratiche e pubbliche. Questa è un'eresia. Mi chiedo se sanno come fare il segno della croce correttamente. Possono essere pieni di dottorati, ma sono sicuro che non tengono assieme le ultime due dita, che rappresentano le nature divina e umana di Cristo. Farebbero bene a imparare dall'ultimo vecchietto ignorante in un villaggio della Moldova, o se per questo, della Galilea.

San Giovanni in questo è una guida perché possedeva la purezza della Santa Ortodossia. Così molti convertiti trattano l'Ortodossia come un 'elemento di conforto', una sorta di hobby part-time o di trip del proprio ego. Cristo, cioè, l'Ortodossia, non è qualcosa del genere. Un hobby o un trip dell'ego può essere un antipasto, uno spuntino; quello che dobbiamo fare è di ottenere accesso alla portata principale, il pasto completo, che si trova nell'arena. Solo quando siamo in campo con le belve che ci attaccano, perché noi siamo la loro portata principale – si può arrivare al dolce, al dessert, che è il paradiso. Come si dice, non puoi arrivare in paradiso in una Rolls-Royce.

Qual è la situazione tra i nuovi ortodossi (coloro che sono stati battezzati nel corso degli ultimi 20 anni o giù di lì) nella Chiesa all'interno della Russia? Sono giunti a ciò che ha chiamato 'l'arena', 'la portata principale'?

Questa è una domanda interessante e la risposta è varia. Posso ricordare come negli anni '90 molti neo-battezzati in Russia (e il loro numero era di decine di milioni) leggevano i libri del metropolita Antonio di Sourozh e di altri scrittori russi puramente intellettuali e teorici che scrivevano per i non ortodossi in Occidente. In altre parole, leggevano ciò che era appropriato per gli estranei e per i principianti, le introduzioni. Fortunatamente, oggi in Russia, soprattutto a causa dell'influenza del monachesimo autentico (che è così dolorosamente e disastrosamente carente in Occidente) un gran numero di persone è passato oltre a quella fase. Non sono più estranei, convertiti, ma addetti ai lavori, ortodossi. Ora leggono le vite dei santi e degli anziani, come padre Paisios, padre Ioann Krestjankin e padre Nikolaj Gurjanov. In altre parole, sono passati di fatto alla portata principale. Questo è incoraggiante.

Una domanda storica riguardo lo tsarismo di san Giovanni: perché il contro-movimento dei bianchi è fallito dopo la Rivoluzione?

È fallito proprio perché non era bianco. Non aveva alcun leader unico e unitivo (che poteva essere solo un Romanov), e non era nemmeno compattamente monarchico al seguito dello tsar Nicola. Anche bianchi individuali come Wrangel e Kolciak sono stati compromessi da individui intorno a loro, che non erano bianchi. Pochi avevano una motivazione pura e così il movimento dei bianchi è fallito. L'arcivescovo Averkij scrive in modo molto chiaro su questo, come anche molti altri scrittori ecclesiastici.

Alcuni dicono che san Giovanni sarebbe stato contro la Chiesa in Russia. Cosa risponde?

Il libro di servizio in slavonico che ho sempre usato è quello pubblicato sotto il metropolita Anastasij, il secondo dei primi ierarchi della ROCOR. In quel testo, nella grande ectenia preghiamo per 'tutti i Patriarchi ortodossi' prima di pregare per i nostri vescovi della ROCOR. Questa era la posizione reale della Chiesa prima che il settarismo cominciasse a insinuarsi attraverso il vecchio calendarismo americano negli anni '60 (ho il forte sospetto che quel vecchio calendarismo fosse finanziato dalla CIA), che ha cercato di circondare, rapire e deviare spiritualmente il nobile e venerabile metropolita Filaret, prima essere respinto in parte dal metropolita Vitalij (che ne è stato poi circondato, rapito e letteralmente deviato), e poi respinto completamente dal metropolita Lavr.

Questa tradizionale posizione ecclesiologica era anche la posizione di san Giovanni. Un prete che ho conosciuto, padre Vladimir Rodzianko (poi vescovo Basilio), ha registrato le parole di san Giovanni: 'Ogni giorno prego per il patriarca Alessio alla proscomidia. È lui il patriarca. E la nostra preghiera è sempre la stessa. Per forza di cose siamo stati tagliati fuori l'uno dall'altro, ma siamo ancora uniti liturgicamente. La Chiesa russa, come tutta la Chiesa ortodossa, è unita nell'eucaristia, noi siamo con essa e in essa. Amministrativamente, per il bene del nostro gregge e per i ben noti principi, dobbiamo prendere la strada che abbiamo preso, ma ciò non rompe l'unità sacramentale di tutta la Chiesa'.

Vedete, la ROCOR prima del 2007 aveva due parti - la parte principale patriottica (chi amava la Russia chiamata a essere ortodossa e a salvare il mondo) e una parte politico/ideologica più piccola, ma potente (nazionalisti che mettono sempre il loro vantaggio e interesse personale, finanziario o politico al di sopra della Chiesa). Ricordate che fu quell'ala politica che mise effettivamente sotto processo san Giovanni di Shanghai e San Francisco nei primi anni '60.

Come risultato delle azioni di quest'ala ideologico-politica, molti hanno lasciato la ROCOR in Inghilterra, per esempio, negli anni '70, '80 e '90. I settari hanno cercato di prendere in consegna la ROCOR a Londra e altrove. Abbiamo perso almeno quattro sacerdoti in quel momento a causa di loro – e tutto questo solo in una piccola diocesi. La vecchia generazione è stata schiacciata via; la situazione verso la metà degli anni '80 era terribile.

È stato influenzato personalmente da questa situazione in Inghilterra?

Moltissimo. È come risultato di questa situazione che siamo emigrati. Io sono entrato nella ROCOR non attraverso la situazione in Inghilterra, ma attraverso l'arcivescovo Antonij di Ginevra, che non aveva nulla a che fare con il nonsenso vecchio-calendarista venuto dall'America. Era rimasto fedele alla Tradizione, all'ecclesiologia di san Giovanni, che lo aveva preceduto in Europa occidentale. Come san Giovanni, riceveva nell'Ortodossia per mezzo della cresima. Vladyka Antonij diceva che dovevamo appartenere a una ROCOR che non concelebrava con Mosca, ma solo fino a quando la Chiesa in Russia non fosse stata libera. Ma lui e il suo clero concelebravano con tutti gli altri, con tutte le altre Chiese locali. Prima della sua morte 20 anni fa, so che un sacerdote da dentro la Russia aveva già concelebrato con lui, pur rimanendo nel Patriarcato. Vladyka Antonij, come san Giovanni, era un discepolo del metropolita Antonij di Kiev, che entrambi avevano conosciuto a Belgrado. Loro sono il mio lignaggio spirituale, i miei antenati spirituali, di un'Ortodossia universale, e non settaria. Il metropolita Lavr apparteneva alla stessa famiglia spirituale.

Tali erano anche i punti di vista di gerarchi come il vescovo Aleksandr (Mileant) e il vescovo Mitrofan (Znosko-Borovskij) della generazione precedente, che ho incontrato. Erano ardenti patrioti, non della Russia, ma della Russia ortodossa. E quella fu la ragione per cui non potevamo essere sotto ciò che allora era chiamato Patriarcato di Mosca, che al di fuori della Russia era dominato da individui che mostravano un patriottismo sovietico, che provenivano dalla paura, e così ci erano estranei. Tutti noi pensavano, come Dostoevskij, che un russo che non è ortodosso non è un russo. Quindi per noi non esisteva un nazionalismo indiscriminato.

Cosa è successo al ramo politico?

Ha lasciato la Chiesa in un periodo di 20 anni, dal 1986 in poi, finendo soprattutto in varie sette, tra cui varie sette di vecchie calendaristi. Vorrei ricordare a tutti che sia san Giovanni sia l'arcivescovo Antonij avevano sotto di loro parrocchie di nuovo calendario (per le feste fisse). Nel caso di san Giovanni, queste erano parrocchie di rito occidentale.

Che dire di san Giovanni e del rito occidentale? Sicuramente il suo sostegno al rito occidentale significa che anche noi oggi dovremmo sostenere il rito occidentale?

Le persone che dicono queste cose hanno completamente dimenticato il contesto storico. Il rito occidentale di san Giovanni operava tra ex cattolici (non tra ex anglicani e altri protestanti), ed era prima della rivoluzione del Concilio Vaticano II, in altre parole, prima della protestantizzazione o piuttosto dell'americanizzazione del cattolicesimo. A quel tempo, negli anni '50, c'era ancora un rito occidentale. Questa è la differenza fondamentale tra allora e adesso. San Giovanni si sforzava di salvare coloro che erano alla fine di una cultura per portarli all'Ortodossia. Oggi quella cultura è praticamente morta – esiste solo tra poche persone di classe superiore o molto anziane e in estinzione. Non c'è futuro per essa, e questo è il motivo per cui anche il rito occidentale è anziano e in estinzione, dove non è realmente morto.

Da 50 anni non vi è più un rito occidentale vivente e non si può rinnovare e quindi modificare un rito che non esiste più. Questo è il motivo per cui tutti gli esperimenti di rito occidentale, anche se motivati da preoccupazioni pastorali, e dalle migliori intenzioni, sono finiti in un fallimento. C'è solo un rito che oggi è vivo ed è il rito ortodosso. Io ne sono consapevole. Ho visto il fallimento del rito occidentale in Francia.

Come e perché la visione ortodossa russa di cattolici e protestanti in Russia differisce da quella nella Chiesa al di fuori della Russia?

Non c'è una grande differenza, ma c'è una differenza. Direi che il punto di vista all'interno della Russia è più filo-cattolico, ma più anti-protestante (anzi i protestanti vi sono chiamati "settari"). Le ragioni sono le seguenti.

L'esperienza russa (non quella ucraina) del cattolicesimo è quella di una confessione pre-Vaticano II, che ha in Europa orientale una gerarchia, una vita monastica e sacramenti, clero che si veste come clero, crede nella Madre di Dio e nei santi e venera persino le icone. Vede quindi nel cattolicesimo una Chiesa ortodossa dichiaratamente provinciale e allo stato primitivo, ma ancora potenzialmente ortodossa. Non ha esperienza della realtà del cattolicesimo protestantizzato e infantilizzato del mondo post-Vaticano II, come si trova in Europa occidentale. Quando lo scopre entra in uno stato di shock culturale.

D'altra parte, l'esperienza russa del protestantesimo è quella di sette rabbiosamente anti-ortodosse e che difficilmente possono essere riconosciute in alcun modo come cristiane. Questa esperienza è stata molto rafforzata dagli aggressivi predicatori evangelici americani che sono venuti in Russia negli anni '90 e hanno cercato di corrompere gli ortodossi perché si unissero a loro. Chiaramente, l'esperienza è stata del tutto negativa, e quindi in Russia i protestanti sono chiamati settari.

Quindi chi ha ragione?

La Chiesa in Russia ha ragione per quanto riguarda l'Europa orientale. La Chiesa fuori della Russia ha ragione nel suo dominio, nei paesi occidentali, tra i popoli occidentali. Cattolicesimo e protestantesimo sono così variabili, non sono monolitici; dobbiamo guardare alle realtà locali di entrambi prima di decidere sul nostro atteggiamento e sull'utilizzo di economia o di acribia.

In diverse Chiese locali è possibile trovare usanze eterodosse. Come possiamo tollerarle?

Siamo in grado di tollerarle, perché non siamo settari, ma tolleranti! Tuttavia, ciò non significa che noi stessi osserviamo tali usanze provinciali. Noi non ci focalizziamo sulle frange, ma sull'ampia corrente principale della Chiesa. Per esempio, mi ricordo di un prete antiocheno ex anglicano (in Inghilterra sono tutti ex-anglicani, praticamente senza addestramento), che voleva introdurre le bambine a servire all'altare perché lo aveva visto fare da un vescovo in Siria! Gli ho detto che solo perché altri avevano adottato usanze uniate di nazionalismo pan-arabo, questo non significa che dobbiamo farlo noi. Lo stesso vale per tante usanze, da alcuni canti carpato-russi conservati nell'emigrazione negli Stati Uniti e che sono canti in puro vecchio stile cattolico (che i cattolici hanno oggi perduto), o per certe icone bulgare, che non sono iconografia, ma arte popolare, o per il clero ucraino imberbe come nell'OCA (un'altra chiesa che soffre di sbornia dell'uniatismo) ecc. In altre parole, noi non prolunghiamo la decadenza, ma lasciamo che si spenga da sola.

La mancanza di discriminazione è tipicamente anglicana. E l'incapacità di distinguere tra la tradizione essenziale e i costumi locali eccentrici che possono non avere nulla a che fare con l'Ortodossia. Così, in una comunità del gruppo di Rue Daru in Inghilterra, un prete ex-carismatico, ex-anglicano, anche lui inesperto, fa dire ad alta voce ai suoi convertiti i nomi delle commemorazioni durante le funzioni! Sarebbe stato meglio per lui unirsi ai pentecostali, soprattutto perché egli sostiene che è meglio vivere senza un vescovo (che sta nella lontana Parigi), in modo da 'poter fare quel che vuole'.

In generale, Rue Daru sostiene di essere di 'tradizione russa', ma lì quella tradizione è stata buttata via dalla finestra 26 anni fa, nel 1988. Se sei di tradizione russa, allora dovresti essere parte della Chiesa russa, osservare il calendario ortodosso, praticare la confessione prima della comunione, indossare paramenti russi, vedere le donne che indossano il velo, mantenere i canoni e le tradizioni della Chiesa russa. Come un corrispondente in Francia mi ha scritto, la tradizione russa non ha mai resistito da un giorno all'altro nella stragrande maggioranza delle piccole comunità dei convertiti di Rue Daru, che i russi semplicemente boicottano perché non vi trovano tradizione ortodossa. Una volta che hai visto e soprattutto hai sperimentato la cosa reale, riconosci la cosa falsa, non appena la vedi.

 
Funerali e commemorazioni dei defunti: istruzioni

Dal blog in russo e in inglese di padre Sergej Sveshnikov, sacerdote della ROCOR negli Stati Uniti, presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti una serie di consigli e di istruzioni per quando si chiude la vita terrena di un cristiano ortodosso. Le istruzioni in russo e nella nostra traduzione italiana sono state modificate in alcuni dettagli, rendendole più adatte alla situazione italiana. Il documento PDF che accompagna il testo è un modulo di informazioni generali che può servire a ogni cristiano ortodosso per esprimere le sue volontà riguardo alla propria sepoltura.

 
"Pietà" o "misericordia"? Note di traduzione dei testi liturgici

Caro padre Ambrogio,

nelle tue traduzioni, il greco elèison è tradotto con “abbi misericordia”. Perché non segui la maggioranza delle versioni correnti, che traducono “abbi pietà”?

La terminologia “abbi pietà” è lo specchio di un uso molto povero e decadente della lingua italiana, nel quale ha non poco peso l’inserimento della mentalità feudale che ha progressivamente estraniato l’Occidente cristiano dall’Ortodossia.

Il latino pietas indica precisamente la devozione (evlavia in greco e in romeno, blagochestie o l’equivalente blagogovenie in slavonico), cioè l’atteggiamento di giusto rapporto con la divinità (ovvero, come ancora oggi si dice in italiano, l'essere “pio”). Tale qualità non ha correlazione con l’esercizio della misericordia (in slavonico e romeno mila: la sua sfera semantica può comprendere: amore, tenerezza, indulgenza, commiserazione, compassione…) se non nel senso lato e popolaresco di “appello alla pietà” di una data persona, di cui si vuole stimolare il senso religioso perché usi compassione. Il fatto di volersi appellare alla pietà (=devozione?) di Dio indica quanto improprio sia l'uso di questa espressione corrente.

In latino – spero non ci sia dubbio tra alcuno studioso – pietas e misericordia non erano affatto sinonimi. Sulpizio Severo, al punto 27/2 della Vita Sancti Martini episcopi et confessoris, scrive di san Martino: numquam in illius ore nisi Christus, numquam in illius corde nisi pietas, nisi pax, nisi misericordia inerat. Se nel cuore di san Martino non c’era altro che pietà e pace e misericordia, pare piuttosto evidente che pietà e misericordia – ameno alle orecchie di un autore cristiano del IV-V secolo come Sulpizio Severo – non siano la stessa cosa, così come nessuna delle due è la stessa cosa della pace.

Prendiamo come altro esempio – soprattutto perché riguarda un appello accorato – una delle colonne del pensiero cristiano ortodosso in (ottima!) lingua latina, i Dialoghi di san Gregorio Magno. Nel primo capitolo del libro III, san Paolino di Nola accompagna una vedova in Africa per ottenere la liberazione del figlio della donna, prigioniero del genero del re dei Vandali. La donna prega il barbaro con le parole: solummodo pietatem in me exhibe, “soltanto mostra pietà nei miei confronti”, ovvero “abbi soltanto pietà di me”. Versione perfetta e antica e ortodossa, MA… riferita al genero di Genserico, NON a Dio onnipotente!

Nessuno, nell’antichità cristiana, avrebbe avuto la sfacciataggine di chiedere la pietas di Dio (…a chi dovrebbe essere devoto, Dio?): si chiedeva piuttosto la sua misericordia (termine latino così come italiano), e questo è quel che fa ogni autore ortodosso in Italia fino al tempo del feudalesimo. Poi, con il moltiplicarsi degli appelli alla pietas per stimolare il potente di turno a essere pius e a non scannarti, la misericordia inizia surrettiziamente a cedere il passo alla “pietà” nel periodo più oscuro dei latinismi liturgici.

Uno dei meriti del Compendio liturgico ortodosso (1990) – per il quale non sarà mai ringraziato abbastanza – è quello di avere messo in discussione nell’ambiente ortodosso italiano la traduzione di èleos con il termine “pietà”. Al suo posto propone il termine “misericordia”, nulla di fantasioso, ma semplicemente la corretta traduzione latina (e italiana) di èleos. In tal senso non si è mosso solo un gruppo di ortodossi: così traducevano già da tempo serie figure del mondo cattolico come padre Giovanni Vannucci, osm (1913-1984) e don Divo Barsotti (1914-2006), buoni letterati e poeti oltre che esperti di lingua liturgica.

Non vedo buone ragioni, in una nuova traduzione della Liturgia, di tornare al linguaggio sacrocuorista delle versioni precedenti. In tale linguaggio non c’è nessun dogma conclamato, senz’altro, ma perché, se ce l’abbiamo teologicamente con i sacri cuori, dobbiamo meschinizzarci linguisticamente a parlare da sacrocuoristi? Forse che i modi con i quali ci esprimiamo non hanno alcun nesso con il modo di vivere la nostra fede? Non riesco a spiegarmi perché gli ortodossi di oggi, talvolta attenti in modo maniacale a cogliere i pensieri dell’Occidente latino (radici di eresie vere o presunte) devono poi bersi supinamente le espressioni linguistiche che vengono dalla stessa fonte, invece di usare i termini altrettanto accettabili dell’antico Occidente ortodosso.

Queste piccole ma importanti considerazioni sono il sine qua non di una sensibilità linguistica alle cose sacre. Se una retta dottrina porta a una retta pratica, una buona semantica non può che aiutare una buona intelligenza della fede.

Vogliamo poi vedere che razza di caos viene a crearsi nelle nostre traduzioni con l’inclusione di questa piccolezza, la “pietà di Dio”, di questo “iota”, di questa innocua espressione che tanto “ormai è entrata nell’italiano corrente”?

1 – Quei punti che meriterebbero davvero la traduzione letterale di “pietà” – per esempio la petizione per quelli che entrano in chiesa “con fede, pietà e timor di Dio” – diventano oscuri. Di solito si mantiene in questi punti il termine “pietà”, e non si riesce più a capire in cosa questa pietà dovrebbe distinguersi da quella riferita a Dio negli altri punti in cui si è tradotto eleos in questo modo.

2 – Quando si traduce eleos con “pietà” non si riesce mai ad andare a fondo nella coerenza. Perché “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia” e non: “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande pietà”? Si tratta dello stesso termine.

3 – A “misericordioso” cede il passo “pietoso”, oggi piuttosto sinonimo di “oggetto di compassione” (come in: “avere un aspetto pietoso”), e chi non si sente di parlare di un “Dio pietoso” se non in apnea, ritorna spesso e volentieri a usare il termine “misericordioso”, usando deliri di confusione del genere “abbi pietà perché sei un Dio misericordioso”.

 
La gente vuole fare il bene

È capitato un caso del genere. Dopo una funzione, un giovane si è avvicinato al sacerdote e ha chiesto di poter fare un annuncio nel tempio. Il padre gli ha dato il permesso. Allora il giovane, preoccupato, ha detto: "Fratelli e sorelle, io sono per formazione un matematico, ma lavoro in una ditta di computer, questo è il mio pane. In linea di principio, tutto ciò che conosco nella vita è la matematica. Voglio fare qualcosa per Dio, per le persone, ma non riesco a pensare a nulla, vado solo in chiesa alla domenica. Così, se uno dei vostri bambini ha problemi con la matematica, verrò da voi una o due volte alla settimana. In modo semplice, per la gloria di Dio. E preparerò i vostri figli con la matematica. Questo è tutto quello che posso fare".

Hanno risposto immediatamente alcuni papà e mamme, perché tutti avevano figli, e la metà dei loro bambini non andava bene in matematica. Come nella canzone: "Il papà di Vasja è forte in matematica, suo papà studia per Vasja tutto l'anno..."

La settimana successiva, diverse donne hanno proposto offerte per studiare lingue straniere, hanno detto che anche loro volevano fare qualcosa per l'amor di Dio. "Mi è piaciuta l'idea", dice uno. "Voglio anch'io dare lezioni per la gloria di Dio", dice un altro. – Verrò dai vostri figli, specialmente se vivono nello stesso quartiere. Posso insegnare ai vostri figli il tedesco".

Poi i proprietari di veicoli a motore hanno iniziato a offrire i loro servizi per portare le persone in chiesa: "Se uno degli anziani va nella nostra chiesa, si ricordi che ogni domenica a quel momento starò con il mio minibus all'angolo di tale casa. Vi prenderò e vi porterò. Lo farò per Dio. Nono conosco la matematica, e neanche l'inglese, ma ho una macchina".

Poi è nata l'idea di comporre un quaderno in cui era scritto da una parte: "Ho bisogno di aiuto" e dall'altra: "Posso aiutare". E nella colonna "Posso aiutare", per esempio, una pensionata ha scritto: "Posso ospitare uno o due studenti a casa mia gratuitamente o in affitto, c'è una stanza libera, vivo da sola".

La gente vuole fare del bene. Solo Satana odia tutto ciò che è buono. Il suo è odio, una rabbia terribile e testarda contro ogni tipo di bene e un desiderio di estinguere ogni accensione di una scintilla di bene. Le persone nei fatti sono molto meglio di quanto pensano di essere. Di fatto, all'interno una persona è molto più sana, molto più gentile, custodisce l'anima nelle sue forze. L'essere umano in generale è di una incantevole bontà.

Arciprete Andrej Tkachev

 
Africa Ortodossa: i cristiani della tribù Masai

"Neskuchnyj Sad" ha mandato una corrispondente in una vera spedizione africana per incontrare i cristiani della tribù Masai e pregare in una chiesa ortodossa al confine tra Kenya e Tanzania, ai piedi del monte Kilimanjaro

Masai ortodossi

I Masai sono una tribù africana che vive nelle savane del sud del Kenya. Nonostante lo sviluppo della civiltà moderna, hanno quasi completamente conservato il loro stile di vita tradizionale; nel secolo scorso, sotto l'influenza dei missionari greci, molti Masai hanno accettato l'Ortodossia, mentre il cattolicesimo e il protestantesimo e la religione sono rimasti la religione della popolazione "bianca" del paese. L' uomo in nero è un sacerdote keniota che ha cura pastorale dei Masai.

Funzione in una chiesa ortodossa africana

La chiesa africana sembra molto insolita, in particolare a causa della lingua swahili, che suona così come la lingua Masai molto esotica. Invece della solita strofa dell'inno della comunione i Masai cantano un loro inno di contenuto religioso.

 

Nel territorio del Kenya si trovano 59 parchi nazionali. Alcune persone geniali hanno inventato e implementato un sistema di aree protette in epoca coloniale e così è stato possibile preservare la flora e la fauna del paese nella sua forma originale.

 

Zebre, elefanti, giraffe, antilopi, rinoceronti, leoni - vagano tranquillamente per i parchi, non temono nessuno, perché la gente viene qui solo per i servizi fotografici nei safari.

 

Il safari è un viaggio turistico in jeep attraverso la savana alla ricerca di animali selvatici. Allontanarsi dalla jeep è severamente vietato - per questo ci sono severe sanzioni. Ogni macchina è accompagnata da rangers armati per proteggere i turisti dagli animali selvatici.

 

In generale, i viaggi in savana si fanno al mattino presto e alla sera tardi, quando gli animali escono dai loro nascondigli in cerca di cibo e si muovono da un luogo all'altro.

 

C'è stato un grande successo in tutto il safari a trovare i cinque grandi animali: elefanti, rinoceronti, bufali, leoni e leopardi. In precedenza, quando un cacciatore abbatteva almeno un rappresentante di tutte e cinque le specie, si diceva che aveva raccolto un "grande slam" di trofei africani. Ma oggi la caccia è quasi del tutto vietata e i turisti bianchi devono accontentarsi di champagne, circondati da una natura selvaggia, godendosi la vita al modo coloniale e l'ospitalità dell'Africa.

 

Nei parchi nazionali ci sono comodi rifugi per gli europei, circondati da un recinto con tensione elettrica - sia per gli animali selvatici, sia per i residenti locali - i Masai.

 

I Masai sono un popolo africano semi-nomade che vive nella savana. Nonostante lo sviluppo della civiltà moderna, hanno quasi completamente conservato il loro stile di vita tradizionale, anche se questo sta diventando sempre più difficile ogni anno che passa. Vivono in comunità, in villaggi sul territorio dei parchi nazionali. Quando è arrivato il turismo in Kenya, i Masai non sono stati in grado di approfittare del loro controllo sulla savana. Chi era al potere ha riconosciuto alla tribù Masai la tradizionale "proprietà" di tutti gli animali e ha dato loro la funzione di custodi legali, mentre un gruppo ristretto di manager del mondo " civilizzato" li ha assunti nell'industria del turismo dei safari. Di conseguenza, il turismo praticamente non ha migliorato il benessere dei Masai - non partecipano a un alto reddito se non quello dei "safari dei bianchi" e vivono in grande miseria, praticamente chiusi nelle riserve.

 

Insieme al sacerdote ortodosso Padre Mark Mwangi (rettore della chiesa dei santi Costantino ed Elena nella città di Illasit) sono stata in grado di andare in un villaggio.

 

E con mia grande sorpresa, ho scoperto che la maggior parte dei Masai è cristiana. Tra loro ci sono anche cristiani ortodossi. Padre Mark mi ha raccontato che sa di almeno quattro sacerdoti ortodossi della tribù dei Masai. Foto: una donna Masai dà a padre Mark una croce pettorale, che hanno filato con perline per il suo arrivo.

 

Esternamente, i Masai sono molto diversi da altri africani - sono magri, alti, dai lineamenti delicati. Vestono in abiti tradizionali - un mantello rosso e blu - e si adornano di braccialetti intrecciati e collane di perline. Ai piedi i Masai portano sandali fatti con gli pneumatici delle auto.

 

Un gruppo di donne, riunito per un colloquio con il padre Mark, si è seduto sotto gli alberi e il sacerdote ha tenuto loro una predica. "I Masai sono per la maggior parte già cristiani - mi ha raccontato in seguito padre Mark - e vengono molto facilmente all'Ortodossia Il fatto è che noi e i Masai siamo molto simili gli uni agli altri. Sia loro che noi - da ortodossi -  manteniamo saldamente le tradizioni. Loro capiscono perché questo è importante. Vedono che io vengo a loro in abito talare, poiché per me è importante anche questa cosa apparentemente piccola, e lo apprezzano molto. I Masai sono molto semplici, naturali, sono persone sincere non viziate dalla civiltà".

 

Un anziano ci ha condotti attraverso il villaggio, ha mostrato come vivono. Nonostante la fama dei Masai di feroci guerrieri, al centro della loro cultura è il bestiame. Una delle loro leggende dice che tutti i bovini appartengono al popolo Masai, quindi tutti coloro che possiedono il bestiame, dovevano qualche volta subire furti di bestiame da parte dei Masai. Questo non poche volte ha provocato gravi conflitti con altre tribù, quando i Masai cercavano di riportare a casa la "loro proprietà".

 

Capanne Masai costruite con letame essiccato.

 

L'arredamento è molto scarso. Il pavimento delle capanne è fatto di terra. Non ci sono finestre. Il cibo è cucinato su un fuoco aperto, acceso direttamente sul pavimento. Non c'è elettricità, naturalmente. Ma si noti che l'anziano fa luce con un telefono cellulare - che ricaricano in chioschi speciali in città.

 

A differenza di molte altre tribù, tra i Masai le donne hanno un posto importante nella cultura e nella vita della tribù . Sono facilmente distinguibili dalla testa rasata, dai vestiti brillanti e dalle perline. Nella foto: le ragazze affumicano contenitori per il latte fatti con zucche, per disinfettarli. Dopo questo trattamento il latte si conserva al loro interno per due o tre giorni a una temperatura esterna di 27-30 gradi.

 

I Masai bevono non solo il latte, ma anche il sangue di mucche e capre.

 

Inoltre, per entrambi i sessi erano soliti estrarre uno dei denti anteriori e circoncidere. La circoncisione è eseguita da un anziano dello stesso sesso, i ragazzi sono tenuti a sopportare la procedura senza emettere un suono, ma per le ragazze non c'è tale requisito. I tentativi del governo del Kenya di sradicare questa pratica sono falliti. "Io e la mia matushka - dice padre Mark - andiamo alla tribù, teniamo colloqui sulla salute con i Masai, cerchiamo di convincerli ad abbandonare la circoncisione, o almeno di disinfettare i coltelli, altrimenti la circoncisione di massa porta alla diffusione del virus HIV/AIDS tra i giovani".

 

Le tradizioni dei Masai regolamentano chiaramente le loro vite. I bambini crescono per categorie di età, tra le quali i rapporti sono regolati dalla tradizione. Ragazzi e ragazze compiono cerimonie di iniziazione. Sposarsi in giovane età è severamente vietato, specialmente gli uomini devono dare prova di sé in guerra e nella caccia. Fino a poco tempo, per poter diventare un guerriero (moran), un giovane Masai era tenuto a uccidere un leone. Ufficialmente, questa pratica non si usa più, anche se, secondo alcuni rapporti, continua ad esistere.

 

Bei vestiti e perline - Questa non è una mascherata per il nostro arrivo con padre Mark. I Masai non viaggiano mai veramente a piedi, vanno in bicicletta al negozio, e pascolano gli animali in questi abiti. Inoltre, gli uomini di solito poertano con sé un coltello e un bastone.

 

La chiesa dei santi Costantino ed Elena al confine tra Kenya e Tanzania, dove padre Mark è il rettore, ospita il dipartimento sociale della chiesa locale. Nella chiesa, padre Mark organizza una massiccia ricezione medica gratuita (la medicina in Kenya è a pagamento, quindi non tutti hanno la possibilità di incontrarsi con il medico), ospita 60 orfani, organizza riunioni per aiutare i gruppi di persone con l'AIDS, e fa missione tra i Masai, che sono felici su suo invito di andare alla funzione della domenica.

 

La chiesa di padre Mark è costruita in lamiera ondulata, a un solo piano, senza elettricità.

 

Abbiamo portato al padre paramenti russi dorati da Mosca - sono stati acquistati con le donazioni dei lettori della rivista "Neskuchnyj Sad". Padre Mark ci ha ringraziati  molto, ha detto che avrebbe pregato per tutti i nostri sostenitori! E ha anche ammesso di non aver mai visto in vita sua tanta bellezza: "Come dal patriarca!" In Kenya, è molto difficile acquistare paramenti ortodossi - non ci sono materiali idonei, e pochi sanno come cucire un felonio. Di solito un sacerdote serve per decenni con gli stessi paramenti, finché non cadono a brandelli.

 

Padre Mark legge il Vangelo nelle lingue locali - in swahili, masai e kikuyu.

 

I parrocchiani stessi cantano la funzione. Non c'è nessun coro. Tutti conoscono le parole a memoria.

 

Sulla lavagna sono scritti i brani dal Vangelo, che saranno letti durante la Liturgia.

 

Masai in chiesa.

 

Una delle parti più importanti del culto ortodosso in Africa - la predica.

 

La Liturgia e le Sacre Scritture sono tradotte ancora solo in swahili, così padre Mark deve tradurre e spiegare il significato delle letture ai Masai - nella loro lingua, e ai Kikuyu - nella loro.

 

I Masai sembrano un po' stravaganti nella chiesa ortodossa, ma ascoltano la predica con grande interesse, fanno cenni al prete, sono d'accordo con lui.

 

Nelle chiese ortodosse in Africa ci sono sedie e panche su cui sedersi durante la predica e la lettura dell'Apostolo.

 

Padre Mark è stato colpito dalla notizia che in Russia non ci sono banchi nelle chiese. Ci ha chiesto di parlarne in tutte le riunioni, aggiungendo il pensiero che ecco, per esempio, in Russia, i fedeli in chiesa stanno in piedi davanti a Dio! Ecco la fede, ecco l'Ortodossia! E qui, siamo totalmente rilassati... Nella foto: il pavimento di terra nel santuario della chiesa.

 

Il tavolo dell'offertorio.

 

Il Grande Ingresso, secondo la tradizione greca, si svolge su tutto il perimetro del tempio.

 

Adolescenti e bambini in chiesa sono molto calmi, non corrono, non fanno rumore, non piangono nemmeno. E i giovani seguono il servizio sui libri.

 

Dopo la funzione abbiamo donato a tutti i parrocchiani piccole icone e croci, acquistate con donazioni raccolte a Mosca.

 

Si è scoperto che quasi nessuno della congregazione ortodossa ha una croce da portare sul petto - semplicemente non sanno dove andare e non hanno niente con cui comprare. E tuttavia noi sottovalutiamo molto il fatto che abbiamo a nostra disposizione Sofrino...

 

Nel frattempo, gli attivisti della parrocchia hanno preparato una festa per tutti.

 

Dopo il pasto, l'anziano Masai ha ringraziato batjushka per l'invito in chiesa.

 

Il monte Kilimanjaro - la montagna più alta in Africa. È perfettamente visibile in Kenya, anche se la montagna si trova nel paese vicino - in Tanzania. Gli scienziati non credono ai viaggiatori che dicono che la sua cima è coperta di neve, fino a quando vedono la prima fotografia. Cosa senza precedenti - neve all'equatore!

 Ekaterina Stepanova

 
Una conversione moderna

Alcuni anni fa ho avuto una conversazione molto illuminante con una delle mie parrocchiane russe. Avevo battezzato lei e la sua famiglia alcuni anni prima. Nella conversazione mi riferivo a lei e alla sua famiglia come "convertiti". Lei si irrigidì e disse rapidamente, "Io non sono una convertita!" La cosa mi ha fatto pensare. Non ho detto quello che pensavo, ma ero consapevole del fatto che l'avevo catechizzata e battezzata.

"I convertiti sono persone che scelgono," disse. "Io sono sempre stata ortodossa. Ma non ero ancora battezzata".

Fu una rivelazione. "I convertiti sono persone che scelgono". Non avevo mai sentito la parola usata con tanto disprezzo. Nessun americano avrebbe mai una cattiva impressione di qualcuno che fa una scelta. Infatti, alcuni convertiti americani immaginano che la loro ortodossia sia superiore per il fatto stesso che loro l'hanno scelta.

Si tratta di uno scontro di civiltà. Non semplicemente russi contro americani, ma, più precisamente, cristiani classici contro il mondo moderno.

In un precedente articolo ho notato questa comprensione: Nel progetto moderno, gli esseri umani sono centri autonomi di coscienza le cui scelte e decisioni producono la loro auto-realizzazione .

Noi consideriamo noi stessi come il prodotto delle nostre scelte e quindi le apprezziamo quasi al di sopra di ogni altra cosa. Stimiamo non solo la nostra capacità di fare delle scelte, ma anche le persone che le fanno. I "decisionisti" (un "bushismo") nella nostra cultura sono pagati più degli altri. Le persone che fanno le scelte sono considerate come le persone più importanti, quelle degne di essere pagate di più.

Il cristianesimo americano ha cominciato molto presto ad adattarsi alla cultura della scelta. I grandi revival (della fine del XVIII e dell'inizio del XIX secolo) hanno spinto alla ribalta dell'esistenza cristiana una teologia della scelta. Essere cristiano vuol dire "prendere una decisione per Cristo". "Dio non ha nipoti!", proclamavano orgogliosamente i revivalisti. Quelli che erano nati nella fede cristiana ed erano stati battezzati da bambini, ma non avevano mai fatto una cosciente "decisione per Cristo"  erano considerati meno cristiani. Il battesimo come sacramento è stato trattato come un rituale "vuoto". La "decisione personale" è diventata tutto.

Con il passaggio del tempo, questo pensiero ha avuto i suoi effetti su gran parte del mondo cristiano moderno. Molti cristiani contemporanei potrebbero pensare che la mia descrizione appena fatta è di un cristianesimo "tradizionale " – perfino normativo, con un concetto del battesimo degli infanti come innovazione culturale del Medioevo e degenerazione del "vero" cristianesimo. Tuttavia, il cristianesimo decisionale ha meno di 250 anni, ed è semplicemente un esempio del progetto moderno sotto mentite spoglie cristiane. Non è la fede dei Padri (una volta consegnata ai santi).

Senza dubbio, non c'è vita umana senza scelte. La mia parrocchiana russa ha certamente preso una "decisione" di contattarmi e prendere accordi per il battesimo della sua famiglia. Perché non ha visto questo come una scelta?

Non è proprio la scelta a fare la differenza tra il progetto moderno e il cristianesimo classico – è la natura e il potere della scelta. Nel mondo moderno, la scelta è vista come fondamentale, il primo motore della storia e della realtà stessa. Noi siamo quello che scegliamo di essere, e il mondo è come noi scegliamo di farlo. Nel cristianesimo classico, la scelta è periferica, un requisito accessorio nel corso della vita.

Il convertito moderno vede la sua scelta come un fattore costituente della sua esistenza. "Sono ortodosso, perché ho ​​scelto di essere ortodosso". Classicamente, un convertito accetta quello che già è. "Sono ortodosso e accetto il battesimo."

Nella funzione ortodossa del battesimo, al candidato (o il padrino, se il candidato è un bambino) è chiesto "Ti unisci a Cristo?" E 'interessante che la domanda non sia: "Scegli di unirti a Cristo?" Nella comprensione classica, questo sarebbe simile a chiedere: "Respiri l'aria?" Noi diamo il nostro assenso alla nostra unione con Cristo, proprio come giustamente diamo assenso a respirare. Unirci a Cristo significa dare un assenso alla nostra vera vita. La nozione di scelta non riesce assolutamente a fare giustizia a questo assenso.

Per il progetto moderno, la nostra scelta presuppone che ci siano opzioni multiple, tutte praticabili. Posso fare acquisti in questo negozio o quel negozio. Dove farò acquisti è la mia decisione. Ho effettivamente sentito cristiani contemporanei dire che la molteplicità di denominazioni è qualcosa che Dio ha creato in modo che ogni persona possa avere una Chiesa che le si adatta!

La comprensione cristiana classica è che la natura della nostra vita non è una scelta ma un dato di fatto. Le nostre vite sono contingenti ed esistono solo perché sono radicate e fondate in Dio. Compresa nel modo giusto, la "scelta" del battesimo è semplicemente l'accettazione dell'esistenza.

La vita in Cristo è intrinsecamente il retto ordinamento della nostra esistenza. Non è una delle varie opzioni. Ci sono certamente molte opzioni per come vivere in un modo che è contrario alla vera esistenza – ma solo la vita in Cristo è vera vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso (Gv 5:25-26).

La natura della conversione nel modello classico è probabilmente meglio illustrata dalle strutture del catecumenato nella Chiesa primitiva. Coloro che volevano essere uniti a Cristo erano iscritti come "studenti" (catecumeni – menzionati in Galati 6:6). Il periodo di apprendimento incluso l'istruzione nel Vangelo, ma soprattutto nella vita della Chiesa. Questo periodo poteva estendersi per uno o più anni. È interessante notare che i catecumeni non erano istruiti nei santi Misteri (battesimo, eucaristia, ecc.) fino a dopo il battesimo, quando cominciavano le catechesi mistagogiche (apprendimento dei misteri). Nemmeno lo stesso Credo era insegnato ai catecumeni – ma "passato come tradizione" a loro come una parte della liturgia del battesimo!

La scelta era vista come una cosa di ruolo piuttosto secondario nella vita cristiana. Aveva certamente un ruolo in tutto ciò – ma l'intero processo era orientato verso la formazione, non verso il processo decisionale.

A questo si oppone la pratica cristiana moderna in cui il processo decisionale è tutto, e "l'unione" (comunque possa essere espressa sacramentalmente) è una cosa piuttosto banale. La nozione di formazione è piuttosto irrilevante.

Molte persone alla ricerca sono scoraggiate da ciò che potrebbe sembrare a prima vista una certa riluttanza da parte del cristianesimo classico (ortodosso o cattolico) di ammetterli nei ranghi della Chiesa. Si devono frequentare lezioni, e alcuni sono lasciati ad attendere la "proposta di vendita" (che può non arrivare mai). Sarà detto loro che "L'Ortodossia è un modo di vivere". Come si fa a scegliere un modo di vivere?

Le nostre scelte non ci rendono migliori o peggiori. Il tipo di persone che siamo viene dalla pratica paziente (o dalla negligenza) delle discipline spirituali nella vita dello Spirito. Coloro che si dedicano alla scelta come disciplina spirituale diventano abili solo nello shopping. Ho trovato nel lavoro missionario moderno che i catecumeni devono spesso essere fatti "rallentare", in modo che i loro "istinti commerciali" possano essere vanificati. È bene nella nostra circostanza attuale se a qualcuno è permesso di "diventare" ortodosso piuttosto che a "scegliere" l'Ortodossia.

Per molti, soprattutto quelli che vivono ancora in gran parte nella coscienza creata dal progetto moderno, questo parlare di "diventare" piuttosto che "scegliere" sembrerà strano o semplicemente semantico. Per coloro che hanno iniziato a "diventare" ortodossi, la distinzione sarà chiara. Queste parole di Cristo sembrano appropriate: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. (Gv 15:16)

 
Abba Isacco il Siro, il santo "ingiustamente accusato"

Questo documento è stato suggerito dal libro Il mondo spirituale di Isacco il Siro del vescovo Ilarion Alfeev, nonché dall'edizione in tre volumi degli scritti dello Pseudo-Isacco pubblicati dal sacro monastero del profeta Elia a Thera intitolato I discorsi ascetici di Sant'Isacco il Sirio: una traduzione dal siriaco. Dopo quest'articolo segue una lettera dell'autore all'abate del sacro Monastero del profeta Elia a Thera sulla questione degli scritti cacodossi dello Pseudo-Isacco.

 

1. Introduzione - Abba Isacco il Siro

La totale e completa mancanza della grazia increata in Occidente e la conseguente razionalizzazione dei teologi hanno creato una confusione per tutti i "cristiani" in Occidente. Molte persone seriamente interessate alla fede e la vita cristiana sono state inoculate con persistenti dubbi in relazione al Vangelo, alla sua verità e autenticità, alla fede corretta, all'autenticità dei testi patristici e persino riguardo all'esistenza di certi santi.

Purtroppo questa terribile confusione, che è stata portata nei paesi ortodossi attraverso libri, periodici, programmi, conferenze e comitati, ha avvelenato a piccole e attente dosi la coscienza ortodossa. Si semina esitazione verso la verità piena e assoluta dell'Ortodossia e si usa un supposto dialogo che mira a riconciliare l'Ortodossia con l'errore, l'Ortodossia con le religioni, sempre secondo i dettami della Nuova Era.

Il libro del vescovo russo di Vienna, Ilarion Alfeev, Il mondo spirituale di Isacco il Siro, serve a questo scopo.

Prima di parlare del libro di Alfeev dobbiamo dire chi è abba Isacco il Siro. È nato a Ninive, o secondo altri vicino a Edessa in Mesopotamia. Poiché c'è una sua lettera indirizzata all'allora giovane san Simeone del Monte mirabile (521-596), si suppone che sant'Isacco fosse "in piena fioritura" intorno al 530 d.C. e che probabilmente sia defunto alla fine del VI secolo. In giovane età divenne monaco assieme al fratello al monastero di san Matteo e più tardi si innamorò della quiete e si ritirò nel deserto. Quando suo fratello divenne abate del monastero di san Matteo, lo invitò a tornare al monastero, ma egli, dopo aver sperimentato la quiete, rifiutò questa richiesta. Più tardi, tuttavia, obbedì a una rivelazione divina e accettò di diventare vescovo di Ninive, anche se per un breve periodo. Il giorno in cui fu ordinato vescovo, due persone vennero nella sua diocesi per risolvere una controversia tra di loro. Quando il santo stabilì il Vangelo come base per la soluzione del loro problema, uno di loro rifiutò. Il santo allora pensò: "Se non obbediscon ai comandi del Signore nel vangelo, allora perché io sono venuto qui?" Così abbandonò il trono episcopale e tornò al suo amato eremo, dove visse nell'ascesi fino alla morte.

Ma se la vita dettagliata di abba Isacco non è nota, il santo è ben noto attraverso i suoi Discorsi ascetici. Tra l'ottavo e il nono secolo due monaci del monastero di san Sava in Palestina, Abramo e Patrizio, hanno scoperto il tesoro celeste dei Discorsi del santo e li hanno tradotti dal siriaco al greco antico. Questo tesoro si è diffuso ovunque attraverso le traduzioni nelle lingue araba, slavonica e latina, e poi in ogni lingua europea.

Così le opere del venerabile Isacco sono divenute la delizia, il cibo spirituale e la consolazione degli esicasti, dei monaci e di tutti i fedeli. Egli è emerso come insegnante ecumenico della vita in Cristo. Anche gli eterodossi, alle traduzioni nelle proprie lingue, sono stati affascinati dai suoi insegnamenti e li hanno studiati con sete spirituale.

Nonostante ciò, solo negli ultimi anni è stata stabilita la festa per la sua commemorazione. Nei tempi passati sul Monte Athos era onorato il 28 gennaio insieme a sant'Efrem, mentre ultimamente è celebrato il 28 settembre. Ma questo ritardo della celebrazione della sua commemorazione è forse una macchia sulla sua santità o sulla sua gloria? Forse abba Isacco non è un santo? Sin dall'inizio dobbiamo dire che ci sono molti santi che non sono citati come santi nei libri patristici e non hanno una commemorazione consolidata o, come è stato fatto con sant'Isacco il Siro, la loro commemorazione non è stata stabilita fino a poco tempo fa. Cerchereste invano il giorno della commemorazione del venerabile Teognosto i cui scritti sono nella Filocalia, mentre le commemorazioni di san Diadoco di Fotica, di Esichio il Presbitero, di san Giovanni di Karpathos che ha scritto "per l'incoraggiamento dei monaci in India", di Nicola Cabasilas e di San Simeone di Salonicco sono state tutte istituite in anni recenti.

 

2. Che cosa dicono i santi Padri sull'abba Isacco

Nonostante la mancanza di un giorno di commemorazione di questo santo e di molti altri, la Chiesa li accetta come autentici santi in Cristo, la loro vita come una vita nello Spirito Santo, i loro insegnamenti come distillato della loro esperienza della theosis, della loro "sensazione in Dio", come scrive abba Isacco. Tutte queste cose sono eminentemente applicabili al più alto grado della persona di sant'Isacco. Tutti i padri ascetici dopo di lui si riferiscono a lui come sant'Isacco, come vero insegnante di vita ascetica, come un combattente e allenatore esperto nella guerra contro il diavolo e le passioni, come cartina di tornasole spirituale con cui mettere alla prova le esperienze dei lottatori, per capire se vengono da Dio o dal diavolo. San Pietro di Damasco (sec. XII) si riferisce a lui 29 volte (!) nelle sue opere contenute nella Filocalia. È anche citato da san Niceforo il monaco, maestro di san Gregorio Palamas, nel suo "Discorso sulla vigilanza del cuore"; da san Gregorio del Sinai, che raccomanda agli esicasti lo studio dei Discorsi ascetici di sant'Isacco e lo colloca insieme a san Giovanni Climaco e a san Massimo il Confessore; e dai santi Callisto e Ignazio Xanthopoulos (26 riferimenti). È chiamato da san Callisto di Kataphygi "l'educatore ultimo alla quiete".

San Gregorio Palamas scrive: "sant'Isacco definisce l'illuminazione il frutto della preghiera...", e lo chiama "ispettore e autore di ispezioni segrete".

Nella Vita di san Sava di Vatopaidi scritta dal suo biografo san Filoteo, sant'Isacco è definito "l'esperto ed erudito siriano noto nell'esicasmo e nella teoria".

Il grande esicasta russo, san Nilo di Sora (1433-1508), si riferisce al nostro santo 37 volte nelle sue opere ascetiche.

San Nicodemo l'Agiorita lo definisce "il nostro filosofo teoforo sant'Isacco".

San Giustino Popovich scrive: "Fra questi santi filosofi, uno che detiene il primo posto è il grande asceta e santo Isacco il Siro. Nei suoi scritti sant'Isacco, con rara conoscenza empirica, osserva e descrive la procedura per la guarigione e la purificazione della facoltà umana della conoscenza".

L'anziano Giuseppe l'Esicasta diceva: "Se tutti gli scritti dei padri del deserto che ci insegnano la vigilanza e la preghiera fossero persi e sopravvivessero solo gli scritti di abba Isacco il Sirio, sarebbero sufficienti insegnare dall'inizio alla fine la vita di silenzio e di preghiera: sono l'Alfa e l'Omega della vita di vigilanza e di preghiera interiore e bastano da soli a guidare dai primi passi alla perfezione".

L'anziano Ieronymos di Egina diceva: "Isacco il Siro nasconde un grande tesoro, lo apri, lo leggi, yi arricchisci spiritualmente ... Se non hai Isacco il Siro e non hai i soldi per comprarlo, prendi una borsa ed esci per chiedere il denaro per comprarlo... Quando lo leggerai, ti rallegrerai e ti rimprovererai... Non lasciare Isacco. Ogni giorno una pagina di abba Isacco. Non di più. Isacco è lo specchio. Lì vedrai te stesso. Lo specchio serve a vedere se abbiamo delle carenze, qualsiasi macchia sul nostro viso, per rimuoverla, per purificarci. Se c'è un fardello sul tuo viso o sui tuoi occhi, nello specchio lo scoprirai e lo toglierai. In abba Isacco vedrai i tuoi pensieri, cosa stanno pensando, i tuoi piedi, dove stanno andando, i tuoi occhi, se hanno luce e vedono, Ci troverai molti modi sicuri e privi d'errore per essere aiutato. Una pagina di Isacco al giorno. Al mattino o alla sera, quando vuoi. Basta che tu ne legga una pagina".

L'anziano Paisios diceva: "Se qualcuno andasse in un ospedale psichiatrico e leggesse ai pazienti l'abba Isacco, tutti quelli che credono in Dio guarirebbero, perché riconoscerebbero il significato più profondo della vita". Nelle sue Epistole l'anziano ha scritto: "Lo studio dei Discorsi ascetici di abba Isacco aiuta molto, perché aiuta a comprendere più profondamente il significato della vita e di ogni complesso piccolo o grande e chiunque crede in Dio e abbia i Discorsi, questi lo aiuteranno a rimuovere tali complessi". Alla fine della Vita dell'anziano si legge: "Diceva che il libro di abba Isacco vale quanto un'intera biblioteca patristica. Nel libro [Discorsi ascetici] che leggeva, mentre stava sotto un'icona del santo in cui egli tiene una penna mentre scrive, aveva inserito la nota: "Mio abba, dammi la tua penna per sottolineare il tuo libro tutto intero"."

L'anziano Porphyrios diceva: "Di fatto, per quanto riguarda i misteri che Dio rivela in noi, il silenzio è il migliore. Tuttavia, ciò che è accaduto con l'apostolo Paolo potrebbe accadere a noi, dove dice: 'Ho perso il controllo, mi avete costretto a dire le cose per amore'. Abba Isacco era triste per la stessa cosa, dove era costretto a parlare dei misteri e delle profonde esperienze del suo cuore, ma alimentato solo dall'amore, vedete ciò che dice: 'Sono diventato un folle, non ho sofferto per preservare il mistero nel silenzio, ma sono diventato un folle a beneficio dei fratelli'."

Da tutte queste testimonianze dei santi padri e degli anziani moderni risulta evidente l'accettazione universale della santità di abba Isacco, così come la santità dei suoi scritti, la sua ortodossia e l'autenticità delle sue esperienze nello Spirito Santo.

 

il metropolita Ilarion Alfeev

3. Chiacchiere irriverenti riguardo alla persona di sant'Isacco

Passiamo ora al libro di Alfeev. "Dalla prefazione di Wensinck e da altre opere ho appreso chi era Isacco" scrive il vescovo Kallistos Ware nella prefazione. "Ho scoperto che apparteneva alla Chiesa assira dell'Est, chiamata comunemente "nestoriana". Ma, così sono giunto gradualmente a capire, questo non significava che Isacco stesso, o la comunità ecclesiastica a cui apparteneva, potessero giustamente essere condannati come eretici". Dagli scritti del vescovo Kallistos, così come nell'intero libro del vescovo Ilarion, si comprende immediatamente che hanno eliminato dalla loro coscienza la tradizione ecclesiastica riguardante la vita di sant'Isacco il Siro, vita che hanno "appreso" da Wensinck e da altre opere che affermano che abba Isacco era un nestoriano!

I ricercatori occidentali hanno studiato il "Libro della castità" nestoriano che fa riferimento a qualcuno di nome Isacco, nato a Beit Qatraye sulla sponda occidentale del Golfo Persico, e ordinato dal nestoriano Givargis come vescovo di Ninive attorno all'anno 660. Dopo cinque mesi si dimise per motivi sconosciuti e divenne un asceta sul Monte Matout. In seguito andò al monastero di Shabur, dove morì cieco per le molte letture. Aveva scritto alcuni libri sulla vita anacoretica. Dopo questa "scoperta" impressionante, i ricercatori hanno concluso che questo era l'abba Isacco con cui noi siamo familiari. Con grande facilità Alfeev disprezza tutti gli elementi esistenti della vita ortodossa di sant'Isacco: a) il suo luogo di origine è Ninive o Edessa in Mesopotamia e non il Qatar; b) il tempo della sua nascita è stimato a 100 anni prima; c) il racconto su ciò che lo ha fatto dimettere e la sua immediata partenza li chiama una "leggenda", piuttosto che la narrazione sui cinque mesi; d) il luogo del suo ascetismo era un eremo e non il monastero di Shabur. Crea dei miti sulle ragioni della sua ordinazione e delle dimissioni dall'ufficio episcopale. Per la maggior parte, Alfeev considera la storiografia nestoriana completamente affidabile, e informazioni ortodosse favolose e incomplete.

Tuttavia, quando si confrontano le due vite è evidente che la fonte storica nestoriana si riferisce a un Isacco diverso dal nostro santo. Il fatto che nella regione siriaca-persiano-mesopotamica il nestorianesimo fosse diffuso non significa che gli ortodossi non esistessero e che abba Isacco, il vescovo di Ninive, dovesse essere identificato come un nestoriano e non come ortodosso.

Certamente per lungo tempo ci sono stati problemi a individuare i padri ortodossi dagli eretici. San Nicodemo l'Agiorita scrive di san Barsanufio: "C'erano due individui chiamati Barsanufio, uno dei nostri attuali e più ortodossi padri, e un altro eretico dell'eresia monofisita... a cui fa riferimento il divino Sofronio, patriarca di Gerusalemme... che dice che questo divino Barsanufio... era in tutto ortodosso e accettato dalla Chiesa di Cristo come santo, è ciò è confermato dal santo patriarca Tarasio, interrogato a questo proposito da san Teodoro lo Studita. Ciò è confermato da Teodoro lo Studita nel suo Testamento: 'Inoltre... accetto... tutti i Padri divini, gli insegnanti e gli asceti, le loro vite e i loro scritti. Dico queste cose per quanto riguarda il pazzo Panfilo, che ha studiato in Oriente e ha calunniato venerabili quali Marco, Isaia, Barsanufio, Doroteo ed Esichio'." Quindi il criterio dell'ortodossia dei santi è la testimonianza che gli viene dai santi Padri. Oggi molti ricercatori e patrologi identificheranno nelle loro ricerche i due individui di nome Barsanufio seguendo i modi del "pazzo" Panfilo.

Abbiamo anche un esempio piuttosto recente. Il noto teologo ortodosso John Meyendorff ha insistito a caratterizzare san Sava di Vatopedi come anti-esicasta e anti-palamita, anche se la sua vita è piena di esperienze nello Spirito Santo. Egli lo identifica falsamente con un certo anti-esicasta di nome Savvas Logaras, anche se in un manoscritto del sacro monastero della Grande Lavra si è rivelato che il cognome del santo era Tziskos! Abbiamo davvero bisogno di questa testimonianza per essere convinti della santità di san Sava di Vatopedi, quando abbiamo come testimonianza la sua meravigliosa Vita scritta da san Filoteo?

 

il dr. Sebastian Brock

4. Le bestemmie dello Pseudo-Isacco

Dopo la pseudo-rivelazione che sant'Isacco era un nestoriano, è seguita un'altra "rivelazione". Un certo dr. Sebastian Brock ha scoperto in una biblioteca di Oxford nel 1983 un manoscritto in lingua siriaca del decimo o dell'undicesimo secolo che conteneva una raccolta di discorsi ascetici (41 capitoli) che portavano il nome di Isacco il Siro. La maggior parte dei Discorsi è stata pubblicata da Brock in una traduzione inglese nel 1995.

Purtroppo l'editore "Thesvitis" del sacro monastero del profeta Elia a Thera ha tradotto questi Discorsi in tre volumi [in greco]. Si supponeva che fossero documenti autentici di abba Isacco. Come scrive Alfeev su questa raccolta: "Non è stata tradotta in greco e la distribuzione non è stata accettata in un primo momento". Perché? C'era una ragione? Di fatto, c'era. Ci sono tre ragioni molto significative.

A) Perché, secondo la tradizione ortodossa, questi testi non appartengono a sant'Isacco.

In nessun luogo tra gli scritti ortodossi sono citati questi testi. C'è da meravigliarsi della certezza di Alfeev e dei suoi insegnanti in Europa che danno tanto credito alla loro autenticità, che egli li definisce "parte II" delle opere di abba Isacco, mentre molti ricercatori in Occidente, che Alfeev segue da vicino, dicono che durante questo periodo nella regione della Siria e della Mesopotamia c'erano molti scrittori con il nome di Isacco. Questo fatto solleva dubbi circa la paternità dei testi che portano il nome di Isacco di Ninive. Tra questi sono Isacco di Antiochia con testi contro i nestoriani e i monofisiti, Isacco di Amida e Isacco di Edessa, che erano entrambi monofisiti, e un certo ortodosso di nome Isacco che veniva da Edessa. Ma Alfeev procede nella confusione cercando di purificare i testi senza, a mio parere, un buon risultato. Vedete che cosa scrive: "Bedjan dà anche alcuni estratti della parte III [gli "esperti" parlano anche di una parte III!], ma questi testi appartengono infatti a Dadisho' del Qatar (VII secolo). Bedjan menziona anche il Libro della grazia, attribuito a Isacco, ma gli studiosi moderni mettono in dubbio la sua autenticità. D. Miller afferma che non è di Isacco, ma appartiene alla penna di Simeone d-Taibutheh". Anche i testi autentici del santo, Alfeev li attribuisce agli eretici. Confusione completa e universale!

Per noi ortodossi, ovviamente, che ci fidiamo della Tradizione, le cose sono semplici. Non accettiamo e non riceviamo da altre "fonti", cioè dai briganti e dai ladri della nostra salvezza, ciò che non ci è dato dalla nostra santa Chiesa ortodossa attraverso i santi Padri. Vediamo tuttavia la seconda ragione essenziale per rifiutare questi testi.

B) Perché in molte parti questi testi sono pieni di cacodossie nestoriane e fanno riferimento a eretici.

L'eretico Nestorio, patriarca di Costantinopoli, credeva che in Cristo non ci siano solo due nature ma anche due persone. Incapace di accettare l'unione della natura divina nella persona di Cristo e l'assunzione della natura umana nella ipostasi di Dio il Verbo, inventò vari tipi di unioni, come "secondo il valore..., secondo la volontà, secondo l'onore, secondo il beneplacito, secondo le relazioni", negando l'unione secondo l'ipostasi che è la condizione per la salvezza dell'uomo. Questa illusione fu anatemizzata dal terzo Sinodo ecumenico di Efeso.

Dagli estratti dello Pseudo-Isacco menzionati da Alfeev è evidente che l'autore era un nestoriano.

Ecco alcuni estratti:

"Io rendo lode alla tua santa natura, Signore, perché hai reso la mia natura un santuario del tuo nascondimento e un tabernacolo per i tuoi misteri, un luogo in cui puoi dimorare, e un tempio santo per la tua divinità, cioè per colui che detiene lo scettro del tuo regno, che governa tutto ciò che hai creato, il glorioso tabernacolo del tuo eterno essere... Gesù Cristo ".

Qui vediamo la separazione della natura divina dall'umano. Gesù Cristo è un uomo che è semplicemente "il glorioso tabernacolo del tuo eterno essere". Questa è una delusione nestoriana.

"Noi non esitiamo a chiamare l'umanità del nostro Signore – essendo egli veramente uomo, 'Dio' e 'Creatore' e 'Signore', o ad applicargli in modo divino l'affermazione che 'per mano sua i mondi sono stati stabiliti e tutto è stato creato'... Egli ha persino invitato gli angeli ad adorarlo... Ha concesso che fosse adorato con lui in modo indistinguibile, con un unico atto di culto per l'Uomo che è diventato Signore e ugualmente per la Divinità, mentre le due nature sono conservate con le loro proprietà, senza alcuna differenza di onore".

Vediamo qui anche due persone separate, "l'Uomo" con la U maiuscola e "la Divinità", ai quali è dato lo stesso onore! Per questo motivo il santo Damasceno chiama Nestorio "un mortale adoratore dell'umanità", in quanto considera Cristo un uomo con una U maiuscola e lo adora come Dio.

Questa illusione è nata dall'insegnante di Nestorio, Teodoro, vescovo di Mopsuestia (392-428), e da Diodoro di Tarso che aveva insegnato a Teodoro. Teodoro parla di una "congiunzione" o "unione di due esseri completamente separati secondo il contatto". Egli credeva anche che "prima della risurrezione di Cristo fosse possibile per lui peccare, che potesse essere catturato da pensieri sporchi". Per i suoi deliri fu condannato in modo postumo dal quinto Concilio ecumenico (553). Come si legge negli atti:

"In primo luogo, abbiamo considerato Teodoro di Mopsuestia: quando sono state esposte tutte le bestemmie nelle sue opere, siamo rimasti sorpresi dalla pazienza di Dio, che la lingua e la mente che avevano formato tale bestemmie non siano stati immediatamente bruciati dal fuoco divino. Noi non avremmo permesso di continuare neppure al lettore ufficiale di queste bestemmie, tale era il nostro timore della collera di Dio addirittura a sentirle recitare (poiché ogni bestemmia era peggiore della precedente nella misura della sua eresia e scuoteva alle fondamenta le menti dei loro ascoltatori), se non fosse stato perché quelli che si rallegravano in queste bestemmie ci sembravano richiedere l'umiliazione che avrebbe portato loro la loro esposizione. Tutti noi, arrabbiati dalle bestemmie contro Dio, scoppiamo in attacchi e anatemi contro Teodoro, durante e dopo la lettura, come se fosse stato vivo e presente, e dicemmo: Signore, sii clemente con noi, nemmeno i demoni stessi hanno osato dire queste cose contro di te".

San Cirillo di Alessandria scrive riguardo a Teodoro e Diodoro in una epistola all'imperatore Teodosio: "C'era un certo Teodoro e prima di lui un certo Diodoro... sono stati i padri dell'empietà di Nestorio e nei loro libri hanno composto esorbitanti bestemmie contro Cristo il Salvatore di tutti noi".

Eppure questi eresiarchi, nei testi dello Pseudo-Isacco, sono chiamati grandi maestri. "Chiunque voglia può rivolgersi agli scritti del beato interprete", dice lo Pseudo-Isacco degli scritti di Teodoro di Mopsuestia, "un uomo che aveva la sua sufficiente misura dei doni della grazia, e cui furono affidati i misteri nascosti delle Scritture... Perché non rifiutiamo le sue parole – tutt'altro! Anzi, lo accettiamo come uno degli apostoli, e chiunque si opponga alle sue parole, introduce dubbi nelle sue interpretazioni, o mostra esitazione alle sue parole, tale persona la consideriamo un estraneo alla comunità della Chiesa e uno che sta errando dalla verità". Chiama Diodoro di Tarso "il grande maestro della Chiesa" e "sacro Diodoro", e chiama Teodoro e Diodoro "pilastri della Chiesa".

C) Poiché gli scritti dello Pseudo-Isacco affermano la cacodossia origenista dell'apocatastasi di tutte le cose.

Lo Pseudo-Isacco accetta la delusione origenista dell'apocatastasi (restaurazione) di tutte le cose. Origene credeva, in opposizione alle terribili parole del Signore riguardo alla vita eterna e all'inferno eterno, che a un certo punto ci sarà una fine all'inferno e tutti entreranno nel Paradiso! Lo Pseudo-Isacco fa riferimento agli eretici Teodoro e Diodoro che hanno accettato queste idee per giustificare la loro cacodossia per quanto riguarda la fine della geenna. Si riferisce a Teodoro che scrive:

"Cristo non avrebbe mai detto...'con molti' e 'con pochi', se le sanzioni analoghe ai nostri peccati non avranno fine a un certo punto ".

E riferendosi a Diodoro dice:

"I tormenti che attendono i malvagi non sono eterni... possono essere tormentati come meritano ma solo per un breve periodo... ma poi li attendono la felicità e l'immortalità che saranno eterne".

Sulla base di questi insegnamenti eretici, lo Pseudo-Isacco precipita ancor più profondamente nella delusione quando dice:

"È chiaro che Dio non li abbandona nel momento in cui cadono e che i demoni non resteranno nel loro stato demoniaco e i peccatori non rimarranno nei loro peccati; piuttosto, egli li porterà a un unico eguale stato di perfezione in rapporto al proprio essere – in uno stato in cui sono ora gli angeli santi, nella perfezione dell'amore e nella mente priva di passioni... forse saranno elevati a una perfezione ancora maggiore di quella in cui ora sono gli angeli".

Sono terribili le bestemmie dello pseudo-santo! I demoni diverranno più grandi degli angeli?! Lo Pseudo-Isacco si è impegnato a realizzare i disegni di Lucifero mettendo lui al di sopra tutti gli altri.

 

5. Il terribile intervento del vescovo Kallistos Ware

Nel 1998 il vescovo Kallistos Ware di Diokleia ha scritto un articolo per la rivista Theology Digest (1998) intitolato: "Osiamo sperare nella salvezza di tutti?" Conclude scrivendo: "La nostra fede nell'amore di Dio ci fa osare sperare che tutti saranno salvati".

Con questo articolo viene messo in discussione il fondamento dell'escatologia ortodossa, di fatto le stesse parole di Cristo. Il vescovo Kallistos chiede se esisterà un inferno eterno. Pone il lettore di fronte al dilemma filosofico: dualismo ultimo o restaurazione e riconciliazione definitiva. Ecco il suo ragionamento:

"Se cominciamo affermando che Dio ha creato un mondo che era del tutto buono e se poi sosteniamo che una parte significativa della sua creazione razionale finirà in un'angoscia intollerabile, separata da lui per tutta l'eternità, sicuramente ciò implica che Dio abbia fallito nel suo lavoro creativo e che sia stato sconfitto dalle forze del male: dobbiamo riposare soddisfatti di una tale conclusione? Oppure oseremo guardare, per quanto a tentoni, oltre questa dualità a una restaurazione ultima dell'unità quando 'tutto sarà bene'?" Il vescovo Kallistos, pertanto, cerca una fine felice per il futuro del mondo. Ma questo è contrario alla libertà dell'amore del Signore filantropo verso le sue creature.

Il Vescovo utilizza passi noti che parlano di un "inferno eterno", un "fuoco eterno", un "verme che non dorme", un "grande abisso" che, come scrive, "può essere direttamente attribuito a Gesù"! Implica che queste siano tutte metafore e simboli, mentre l'aggettivo "eterno" può essere correlato solo con questa età e non con l'età futura. Così impianta il veleno del dubbio sul significato di queste terribili parole del Signore e poi confronta questi passi con un'altra serie di passi delle Epistole dell'apostolo Paolo, che interpreta come fece Origene. Per quanto riguarda Origene, scrive: "Senza dubbio l'errore di Origene fu che cercò di dire troppo: è un difetto che io ammiro piuttosto che esecrare, ma è comunque un errore". Nel contesto della sua ammirazione per Origene e della sua difesa, Kallistos Ware raggiunge il punto in cui mette in discussione la validità universale della condanna di Origene nel quinto Concilio ecumenico.

Per sostenere le sue menzogne ​​riguardo all'apocatastasi (restaurazione) di tutto, il vescovo Kallistos presenta abba Isacco come appartenente alla "Chiesa assira dell'Est", cioè come nestoriano, e accetta come vere le cacodossie delle opere dello Pseudo-Isacco. Scrive che abba Isacco non era tenuto alla fedeltà all'imperatore bizantino e pertanto non aveva riconosciuto il quinto Concilio ecumenico né aveva tenuto conto degli anatemi adottati contro Origene. Ecco, dunque, come abba Isacco è un nestoriano e un origenista e comunque ancora un santo! Una stranezza, se non altro.

Il vescovo Kallistos scrive anche di abba Isacco che "in modo ancor più passionale di Origene, rifiuta ogni suggerimento che Dio sia vendicativo... Quando Dio ci punisce o sembra farlo, lo scopo di questa punizione non è mai retributivo e di ritorsione, ma esclusivamente riformatore e terapeutico". Infine afferma che per sant'Isacco – o essenzialmente per lo Pseudo-Isacco - "la geenna non è altro che un luogo di purificazione che aiuta a realizzare il piano principale di Dio" affinché tutti siano salvati e giungano alla conoscenza della verità " (1 Tim 2: 4), in questo modo il nostro abba sostiene ingiustamente le menzogne ​​dello Pseudo-Isacco ed è tra i sostenitori della dottrina del purgatorio. Naturalmente, in modo obliquo ma chiaro, questa teoria è abbracciata dal vescovo Kallistos stesso che osserva "che le opinioni cattoliche e ortodosse sullo 'stato intermedio' dopo la morte sono meno contrastanti di quanto appaia all'inizio:" Pare quindi che questo vescovo abbia compreso meglio dei santi padri il purgatorio e quanto sia insignificante questa delusione del papato! Ecco un altro ponte ecumenico nei confronti dei papisti, e sant'Isacco il Siro è stato scelto per svolgere un ruolo significativo. Purtroppo per i seguaci ardenti e defunti dell'origenismo, il santo si rifiuta di svolgere tale ruolo e i suoi insegnamenti autentici negano la loro falsa speranza.

 

6. Abba Isacco sulla vita eterna e l'inferno eterno

Tutte le cacodossie sopra descritte negli scritti dello Pseudo-Isacco non hanno nulla a che vedere con abba Isacco e con i suoi insegnamenti ortodossi.

A) Per quanto riguarda le cacodossie nestoriane, nonostante i migliori sforzi di Alfeev e di quelli con lui, essi non possono dimostrare che tali delusioni esistano nelle opere autentiche del santo.

B) Per quanto riguarda l'apocatastasi di tutti, si deve dire:

Abba Isaac esprime l'amore di Dio verso tutta la creazione e persino verso i demoni:

"E che cos'è un cuore misericordioso? È il cuore che brucia per l'intera creazione, per gli uomini, per gli uccelli, per gli animali, per i demoni e per ogni cosa creata, e per il loro ricordo e la loro vista gli occhi di un uomo misericordioso versano abbondanti lacrime. Per la forte e viva misericordia che colpisce il suo cuore e per la sua grande compassione, il suo cuore è umile e non può sopportare di ascoltare né di vedere alcun pregiudizio o alcun lieve dolore nella creazione. Per questa ragione offre continuamente una preghiera con lacrime, anche per le bestie irrazionali, per i nemici della verità e per coloro che lo danneggiano, perché questi siano protetti e ricevano misericordia e, similmente, prega anche per la famiglia dei rettili a causa della grande compassione che brucia senza misura nel suo cuore nella somiglianza di Dio".

Ma questo amore non invalida gli insegnamenti del Vangelo, come ribadisce il nostro abba:

"La Scrittura non ci ha insegnato l'esistenza di tre regni, ma, 'Quando il Figlio dell'Uomo verrà nella sua gloria, metterà le pecore alla sua destra, e le capre alla sinistra'. Non ha parlato di tre ordini, ma di due: uno a destra e uno a sinistra, e ha separato definitivamente le distinzioni dei loro luoghi di dimora, dicendo: 'I giusti splenderanno come il sole nel regno del loro Padre, ma i peccatori andranno nel fuoco eterno'. E di nuovo: 'Molti verranno da est e da ovest, e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno scacciati nelle tenebre esterne, dove saranno pianto e stridore di denti', una cosa più terribile di qualsiasi fuoco".

Lo Pseudo-Isacco, un nestoriano non illuminato, giustifica la delusione dell'apocatastasi di tutti parlando dell'amore di Dio e chiedendo:

"Chi può dire o immaginare che l'amore del Creatore non sia più grande della geenna?"

Il nostro dolcissimo abba risponde:

"Sarebbe improprio per un uomo pensare che i peccatori nella geenna siano privi ​​dell'amore di Dio".

L'amore di Dio non è assente neanche nell'inferno perché l'energia increata è a disposizione di tutti. L'inferno non è altro che il rigido rifiuto dell'amore offerto. Per i credenti questo amore diventa luce, ma diventa fuoco per i dannati. Ecco come dice il beato venerabile Isacco:

"Inoltre sostengo che coloro che sono puniti in Gehenna sono flagellati dal flagello dell'amore. Che cosa c'è di tanto amaro e violento quanto la punizione dell'amore? Voglio dire che coloro che sono diventati coscienti di aver peccato contro l'amore soffrono maggior tormento da questo che da qualsiasi paura di un castigo. Infatti il dolore causato nel cuore dal peccato contro l'amore è più nitido di qualsiasi tormento che possa essere: sarebbe improprio per un uomo pensare che i peccatori nella geenna siano privati ​​dell'amore di Dio. L'amore è la prole della conoscenza della verità che, come si confessa comunemente, è data a tutti. Il potere dell'amore funziona in due modi: tormenta coloro che hanno fatto stupidaggini, come avviene anche qui quando un amico soffre a causa di un amico; ma diventa fonte di gioia per coloro che hanno osservato i suoi doveri. Dunque io dico che questo è il tormento della geenna: un rimorso amaro, ma l'amore inebria le anime dei figli del Cielo con la sua delizia".

Quindi si comprende che l'inferno non è una punizione da Dio, ma una conseguenza delle scelte umane. E Dio rispetta questo e non cerca di rovesciarlo con violenza, come sostengono gli origenisti, che insieme allo Pseudo-Isacco eliminano la libertà dell'uomo. 

7. Lo scopo del libro del vescovo Ilarion Alfeev

Tuttavia, il vescovo Ilarion, autore del libro Il mondo spirituale di Isacco il Siro, non sente la necessità di giustificare lo pseudo-santo per le sue delusioni. Lo identifica con sant'Isacco e ritiene che il santo abbia avuto tali visioni cacodosse perché presumibilmente apparteneva alla "Chiesa assira dell'Est" nestoriana. Questa "Chiesa", secondo Alfeev, in sostanza non è nestoriana, anche se "continua a commemorare Teodoro e Diodoro anche dopo gli anatemi di Bisanzio"; essa "include il nome di Nestorio nei suoi dittici"; "segue il pensiero teologico e cristologico più vicino a quello di Nestorio". Stiamo parlando di ilarità teologiche senza bisogno di commenti!

Ma l'autore non ha neppure problemi con la chiesa giacobita, che "è chiamata 'monofisita' dai suoi oppositori teologici, e la Chiesa assira dell'Est è nestoriana secondo i suoi nemici"! Tutte queste sono Chiese! La differenza è che, da un lato, abbiamo la "tradizione bizantina di lingua greca" e, dall'altro, la "tradizione siriaca orientale" e la "tradizione siriaca occidentale".

Così il vescovo Ilarion:

* Crea confusione e emana dubbi circa l'unicità e la verità della Chiesa ortodossa.

* Suscita dubbi circa le verità espresse dai Concili ecumenici.

* Mette, ingiustificatamente, in bocca del santo cacodossie blasfeme e mina la fiducia dei fedeli nei suoi insegnamenti e nella sua santità.

* E infine classifica sant'Isacco tra i nestoriani, gli rende un'ingiustizia, spegne la sua ortodossia e altera la fede fondamentale della Chiesa che ritiene santo solo un divinizzato e solo quei divinizzati che sono in comunione con la Chiesa ortodossa.

Lo scopo ultimo del libro è quello di promuovere una prospettiva ecumenica poiché, come afferma, "la parola di sant'Isacco ha attraversato non solo i confini del tempo, ma anche le barriere confessionali ... Ai nostri tempi i suoi scritti continuano a richiamare l'attenzione di cristiani che appartengono a diverse tradizioni, ma condividono una fede comune in Gesù e sono impegnati nella ricerca della salvezza".

Questo ovviamente è solo la metà della verità. Infatti gli eterodossi cercano la salvezza, ma non partecipano alla fede salvifica di sant'Isacco e della Chiesa ortodossa a cui egli apparteneva.

Quindi mi chiedo:

* Come mai alcuni ortodossi nominali osano non rispettare il "filosofo portatore di Dio" secondo i santi padri, abba Isacco, denigrando la sua venerabile persona, calpestando la sua santità e distorcendo i suoi scritti divinamente ispirati?

* Poiché non siamo degni neppure di slegargli i lacci delle scarpe, non avendo gustato la sua esperienza celeste, perché non ci attacchiamo al bordo delle sue vesti per averlo come il nostro più caldo intercessore davanti a Cristo?

* E se non abbiamo la possibilità di farlo, perché creiamo scandali a nome degli ortodossi e ostacoli sul cammino degli eterodossi che sono attratti dagli insegnamenti ortodossi e cercano di entrare nella Chiesa una, santa, cattolica e ortodossa?

* Sant'Isacco, amato da tutti, non dovrebbe rimanere un richiamo all'Ortodossia, una chiave per aprire i cuori dei nostri fratelli che si perdono nell'eresia delle delusioni dell'Occidente? Non dovrebbe essere un richiamo al battesimo ortodosso che è l'inizio della salvezza e all'ascetismo ortodosso in Cristo?

Abba Isacco scrive:

"Perché, ecco, il battesimo perdona liberamente e non richiede altro che la fede: con il pentimento dopo il battesimo, però, Dio non perdona liberamente i peccati, ma richiede sforzi, afflizioni, dolori di contrizione, lacrime e pianto per un lungo periodo di tempo, e solo allora egli dà la remissione".

* Infine, il santo non dovrebbe essere una prova viva che senza la fede e il battesimo ortodossi nessuno può gustare qualcosa dei dolci insegnamenti del santo, né può capirli correttamente?

8. L'anziano Paisios e l'ingiustizia verso la persona del santo

È scritto nella vita dell'anziano Paisios che una volta udì queste calunnie contro sant'Isacco, che dicevano che era un nestoriano. Con molta tristezza, pregò e ricevette informazioni dall'alto che il santo era ortodosso. Quindi scrisse nel suo Mineo al 28 gennaio, quando si celebra il santo Efrem il Siro: "...e Isacco il grande esicasta, molto ingiustamente accusato".

Tuttavia, l'ingiustizia fatta a sant'Isacco dal libro di Alfeev e da altri libri e pubblicazioni simili, in sostanza, è un'ingiustizia fatta non solo per alcuni ortodossi che vedono il santo con sospetto e sono privati ​​del beneficio dei suoi autentici insegnamenti e intercessioni, ma anche per gli eterodossi che lo vedono come un saggio insegnante cristiano con ottimi consigli, ma non come un mirabile maestro ecclesiastico ortodosso della vita in Cristo. Per quanto riguarda il santo stesso, questi non manca di nessuna gloria increata che circonda il Signore nel suo regno.

9. Fiducia nella tradizione sacra

Dopo tutto ciò che è stato detto, è chiaro che dobbiamo sempre avere fiducia nell'esperienza della Chiesa, che è ricevuta attraverso i santi Padri e che ci offre la vita e gli insegnamenti dei santi e dei Padri teofori. In questo caso la Chiesa ci ha dato l'abba Isacco divinamente illuminato nella traduzione greca, testi del tutto ortodossi, che effondono grazia e consolazione. Se non abbiamo fiducia nella tradizione sacra della nostra Chiesa saremo sempre confusi come "infanti, lanciati avanti e indietro dalle onde e soffiati qua e là da ogni vento d'insegnamento" (Ef 4:14), dagli atei e dai teologi franchi razionalisti, che privi di grazia divina cercano e indagano senza risultati.

Pubblicato in origine in Εφημερ. "Ορθόδοξος Τύπος", ἀριθ. 1659/6.10.2006, σελ. 1 καὶ 2; ἀριθ. 1660/13.10.2006, σελ. 1; ἀριθ. 1661/20.10.2006, σελ. 1 καὶ 2; ἀριθ. 1662/27.10.2006, σελ. 1 καὶ 2.

 

padre Ioannis Photopoulos

(La lettera che segue si riferisce a due volumi delle opere dello Pseudo-Isacco che erano stati pubblicati dal monastero, in quanto il terzo non era ancora stato pubblicato. Invece di una risposta a questa lettera, è stato pubblicato il terzo volume).

15 marzo 2006

All'abate del sacro monastero del profeta Elia a Thera,

il reverendo archimandrita Damaskinos Gavalas

Non la conosco, ma oso infastidirla per un problema serio, a mio parere. Mi riferisco alla pubblicazione da parte del suo monastero dei Discorsi ascetici di sant'Isacco il Siro, volumi B1 (Discorsi 1 - 3) e B3 (Discorsi 12 - 41), tradotti da Nestor Kavvadas.

Beneamato padre Damaskinos, leggendo questi testi, recentemente scoperti e apparentemente appartenenti a San Isacco, sono stato turbato e afflitto, perché ho capito che all'interno contengono insegnamenti eretici, in particolare la terribile cacodossia dell'apocatastasi di tutti. Nel vol. B1 a p. 58 leggiamo: "Tutti i fratelli del nostro Salvatore alla fine raggiungeranno la sua somiglianza. Sia quelli che si troveranno alla sua destra che quelli che si troveranno alla sua sinistra ... Tutti saranno esaltati nella sua somiglianza e da il loro stato terreno raggiungerà una forma di esistenza piena di gloria". Per sostenere questo testo, il traduttore si riferisce a Mt 25:33 nella nota 37! La differenza è che il vangelo del Giudizio, da cui è tratto questo passo, come sappiamo, include il passo: "Allora questi andranno all'inferno eterno, e i giusti alla vita eterna" (Mt 25:46).

Tuttavia, il peggio si trova nel vol. B3 alle pagine 137-166 (Discorsi 33-41) in cui si trova un'esposizione sistematica della delusione origenista riguardo all'apocatastasi di tutti con ridicole argomentazioni legali su ritorsioni, odio, amore, ecc. A un certo punto il testo va oltre i temi di "amore" e Origene. Ecco cosa dice: "È chiaro che Dio non abbandona i caduti e non permetterà mai ai demoni di rimanere nel loro stato demoniaco. Piuttosto, li condurrà in uno stato singolare di inalterata perfezione ... forse raggiungeranno una perfezione ancor più grande della presente esistenza degli angeli" (B3, pp. 159-160). Neppure Origen immaginava che i demoni sarebbero diventati superiori agli angeli! Forse nemmeno Satana immaginava che avrebbe trovato un tale sostenitore dei suoi sogni primitivi di porsi "al di sopra delle nuvole"!

Non inganniamo noi stessi, padre mio. Questi testi non hanno nulla a che vedere con le vere opere di abba Isacco il Siro, in cui il santo non solo non esprime mai tali cacodossie, ma invece parla del fuoco terribile ed eterno, che tutti potrebbero sfuggire mediante un contrito pentimento. Vede come il vero abba Isacco è diametralmente opposto a tali pseudo-testi:

La Scrittura non ci ha insegnato l'esistenza di tre regni, ma, "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, metterà le pecore alla sua destra, e le capre a sinistra". Non parla di tre ordini, ma di due: uno a destra e uno a sinistra. E ha definitivamente separato le distinzioni delle loro dimore, dicendo: "I giusti splenderanno come il sole nel regno del loro Padre, ma i peccatori se ne andranno nel fuoco eterno". E ancora: "Molti verranno da est e da ovest, e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esterne; là ci sarà pianto e stridore di denti", una cosa più terribile di qualsiasi fuoco.

Nelle pagine 146-151 sono elogiati gli eretici Teodoro di Mopsuestia e Diodoro di Tarso, anche se entrambi sono stati anatematizzati dal quinto Concilio ecumenico, e sono chiamati "pilastri della Chiesa", mentre il traduttore nelle sue note a piè di pagina non fa commenti a proposito. Resta un'impressione dal fatto che nella nota 85 a pagina 146 egli mette tra virgolette la parola "nestoriana" quando scrive della "Chiesa d'Oriente", come se non riconoscesse il carattere eretico di questa "Chiesa" che onora Nestorio come santo e lo commemora nei propri dittici!

Infine, sparsi per tutto il libro che avete pubblicato vi sono idee cristologiche eretiche (nestoriane). Ma queste sono chiaramente e provocatoriamente formulate in due discorsi primari dello Pseudo-Isacco (il quinto e l'undicesimo), che non avete ancora pubblicato. Come si legge nel libro recentemente pubblicato da AKRITAS scritto dal vescovo Ilarion Alfeev che porta il titolo Il mondo spirituale di Isacco il Siro, questi discorsi rivelano le deviazioni nestoriane dei nuovi testi. Ecco un piccolo esempio della schizofrenia nestoriana in cui non solo due nature (divina e umana) sono accettate per Gesù Cristo, ma anche due persone! "Gli ha concesso di essere adorato con sé in modo indistinguibile, con un solo atto di culto per l'Uomo che è diventato Signore e ugualmente per la Divinità, mentre le due nature sono conservate con le loro proprietà, senza che vi sia alcuna differenza d'onore" (p. 73 del suddetto libro).

Beneamato ieronda,

Consideri che, come pastori della Chiesa di Cristo, abbiamo una grande responsabilità per il nostro gregge razionale a noi affidato da Cristo. Non so se, tra i suoi molteplici compiti, ha trovato il tempo di analizzare attentamente questi libri. Tuttavia, credo che non dobbiamo permettere che i nostri credenti, e perfino i monaci, creino prima in se stessi una falsa immagine riguardo alla santità e all'ortodossia del nostro venerato padre Isacco il Siro, e in seguito alimentino insegnamenti anti-ortodossi che sono stati condannati dalla nostra Chiesa ortodossa.

Mi scuso per l'audacia con cui mi sono fatto avanti, ma questi libri devono essere ritirati immediatamente dal mercato librario e, se possibile, deve essere data una spiegazione.

Bacio la sua mano destra, e se lo desidera, vorrei parlare con lei al telefono.

Protopresbitero Ioannis Photopoulos,

parroco della chiesa di santa Paraskevi in Attica

 
Il movimento LGBT riconosciuto come estremista e bandito in Russia

foto: ecom.ngo

La Corte Suprema russa ha dichiarato ieri estremista il movimento internazionale LGBT, vietandone le attività all'interno del Paese.

La Corte ha così accolto la richiesta del Ministero della Giustizia, come riferisce RIA-Novosti.

Secondo il Ministero, il movimento contiene "segni e manifestazioni di un orientamento estremista, compreso l'incitamento all'odio sociale e religioso".

La decisione è entrata in vigore immediatamente.

Secondo Interfax, la decisione di ieri "non pregiudica il diritto dei cittadini alla privacy e non comporterà alcuna conseguenza giuridica negativa".

Le restrizioni sono legate alla necessità di rispettare il divieto di propaganda, pubblicità, formazione di interessi LGBT e di attrazione delle persone verso il movimento LGBT.

Il divieto è "una forma di autodifesa morale della società", ha affermato Vakhtang Kipshidze, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni tra la Chiesa, la società e i media della Chiesa ortodossa russa.

"Sappiamo dalla testimonianza di molti cristiani occidentali che aderiscono alle credenze tradizionali riguardo al matrimonio e alla famiglia che le attività dei movimenti LGBT mirano a rimuovere l'idea cristiana del matrimonio e della famiglia sia dallo spazio pubblico che da quello legale", ha aggiunto il portavoce della Chiesa.

 
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Il tempio di Gerusalemme e l'antico culto cristiano

Il giudaismo del primo secolo era una religione quasi interamente incentrata sul culto sacrificale del tempio.

Fedeli pellegrini facevano lunghi viaggi da tutta la diaspora per andare al tempio più volte all'anno, e il tempio era centrale per la loro fede e pietà.

Mentre varie forme di giudaismo post-cristiano oggi sono più centrate intorno allo studio del testo, soprattutto come si potrebbe vedere nel giudaismo rabbinico, questo non era il caso nella vita degli apostoli e dei primi cristiani (prima del 70 d.C.). In questo momento, erano solo gli scribi e i sacerdoti che avevano la possibilità di studiare sia le Scritture sia gli altri testi religiosi:

È naturale che la gente dia spesso per scontato che il giudaismo nel periodo del Secondo Tempio fosse più o meno come il giudaismo contemporaneo, in cui i fedeli si incontrano ogni settimana o anche più frequentemente nelle sinagoghe per pregare, rendere culto e ascoltare la lettura della Bibbia... Eppure il giudaismo prima dell'anno 70 era formalmente strutturato in modo molto diverso dal giudaismo dei tempi successivi. L'istituzione religiosa principale era il tempio di Gerusalemme, e il culto del tempio risaliva indietro di molti secoli di storia ebraica e israelita. Il tempio non era la stessa cosa di una sinagoga. L'attività principale del tempio erano i sacrifici di sangue. – Lester Grabbe, An Introduction to Second Temple Judaism, p. 40

Molti cristiani oggi assoceranno il culto biblico con una riunione centrata su un testo, ma questo non era vero né per il popolo ebraico del periodo biblico, né per i primi cristiani. In realtà, un culto fortemente biblico è uno che somiglia al culto del tempio come si è compiuto in Cristo, e non a ciò che si potrebbe trovare nei circoli contemporanei dei protestanti o addirittura degli ebrei.

Il culto dato da Dio al suo popolo nell'antica alleanza era un culto di rito, di liturgia, di sacrificio e di movimento corporeo. Era olistico, e lasciava un effetto sui suoi partecipanti: corpo, anima e spirito. La gente si muoveva, faceva processioni, inchini, prosternazioni, e bruciava incenso. C'erano immagini sacre, elementi scolpiti, e una serie di altre decorazioni. E al centro della teologia e del culto ebraico, naturalmente, c'erano i sacrifici di sangue. Il centro del culto non era certo l'intrattenimento, né lo stare seduti per 45 minuti o più per ascoltare una predica.

Inoltre, cosa abbastanza interessante, nonostante le dichiarazioni moderne che dicono il contrario, questa "roba religiosa" non è stata spazzata via con Gesù e i suoi apostoli. Adorare in Spirito e Verità non significa adorare in modo completamente contrario a tutto ciò che ci ha preceduti come popolo di Dio. Gesù non è venuto ad abolire la Torah e il suo culto, ma a darvi compimento in se stesso. Egli è il nuovo Israele e il nuovo tempio.

Dato che il culto dell'antica alleanza era modellato sul culto del cielo, che senso ha scartarlo come qualcosa di superstizioso? Non dovrebbe essere il nostro desiderio adorare Dio in terra così com'è adorato in cielo (per quanto ci è stato rivelato)? E nel culto celeste, ci sono processioni, angeli, immagini, incenso, inni antifonali e canti, e tutti gli altri elementi dell'antico culto biblico. Non c'è stato un cambiamento completo che ha portato dal culto liturgico o sacrificale a quello di intrattenimento, sermoni, e riflessione, ma piuttosto, il culto antico ha trovato compimento in quello nuovo. Quello che una volta era solo un'ombra è stato ora reso pienamente evidente per mezzo di Gesù Cristo.

Grabbe rileva inoltre:

L'enfasi sui sacrifici di sangue non deve essere fraintesa, per quanto la pratica possa sembrare ripugnante ad alcuni. Non era un 'rituale vuoto' come spesso descritto in una pregiudizievole propaganda cristiana (di solito protestante). Al contrario, il rito sacrificale era soffuso di un profondo simbolismo religioso. Questo simbolismo fu assunto in seguito dal giudaismo, dopo la cessazione del culto del tempio, e dal cristianesimo. La metafora cristiana centrale è, dopo tutto, il sacrificio di Cristo – che ha poco senso se il sistema sacrificale israelita non viene preso in considerazione. – Cit, p. 41

Senza capire come il popolo di Dio rendeva culto al tempo degli apostoli (e prima), non ci può essere alcuna comprensione del culto cristiano da quel punto in avanti, o del perché si comportavano in tal modo.

Invece di essere abolito completamente, il culto del tempio è stato portato a compimento. E l'essenza del tempio stesso non è eliminata, ma è piuttosto estesa in tutto il mondo, ovunque i cristiani sono raccolti nel sacrificio liturgico.

La Terra Santa non è più limitata alla terra di Palestina, ma è ora in ogni luogo in cui i cristiani sono riuniti intorno all'altare di Dio. Il nostro più puro e più vero pellegrinaggio oggi è un pellegrinaggio alla celebrazione locale della santa Eucaristia. Il culto ortodosso santifica lo spazio in cui sono raccolti i cristiani, proprio come il tempio era un luogo messo a parte per la gloria di Dio nell'antica alleanza.

 
Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia

L'iconostasi non è solo un elemento fondamentale dell'arredo di una chiesa ortodossa odierna: è anche un piccolo compendio di verità di fede e di storia della salvezza cristiana sotto forma di immagini. Pertanto ha un forte valore di testimonianza di fede.

Negli ultimi decenni si sono moltiplicate in Italia le iconostasi ortodosse, costruite secondo i più diversi usi locali, con diversi materiali e tecniche, spesso rispondendo alle più diverse esigenze di adattamento, e anche con diversi stadi di complessità (dalle più semplici e provvisorie alle più elaborate), ma tutte riflettono una profonda unità di fede nella diversità delle ambientazioni.

Quello che vi presentiamo qui è un viaggio di scoperta delle iconostasi ortodosse presenti in Italia (includiamo anche esempi da Malta e da San Marino), antiche e nuove, temporanee e definitive, di luoghi di culto dei quali per uniformità indichiamo solo la località e la dedicazione della chiesa.

Come in tutti i viaggi, abbiamo dovuto seguire alcune regole per l'itinerario. Eccole qui, in breve:

1) L'ordine di presentazione dei locali di culto è rigorosamente l'ordine alfabetico dei nomi di località, e all'interno della stessa località, l'ordine alfabetico della dedicazione. Che Dio ci scampi, in una descrizione così vasta e complessa, dalla necessità di stabilire un ordine di priorità di un luogo di culto su di un altro!

2) Laddove la cosa non ci è sembrata essenziale alla comprensione di una determinata iconostasi, non ci siamo presi la briga di specificare se questa appartiene a una parrocchia, a una cappella, a un monastero o via dicendo. In alcuni casi, le iconostasi hanno avuto una loro evoluzione da strutture temporanee a quelle più definitive, e talvolta le iconostasi iniziali di una chiesa sono state "ereditate" da un'altra.

3) Abbiamo preso liberamente esempi disponibili in rete, oltre ad alcuni esempi di foto e cartoline che avevamo a disposizione. La qualità e chiarezza delle immagini è spesso disomogenea, così come il loro formato. Se siamo riusciti a far bene il nostro lavoro, tuttavia, scoprirete che pur nelle loro diverse tipologie, le iconostasi sono più armoniche tra loro di quanto non lo siano le loro fotografie!

4) Ci siamo limitati alle iconostasi ortodosse, pur consapevoli che in Italia ci sono esempi di iconostasi delle Chiese cattoliche orientali, delle Chiese ortodosse antico-orientali, e di diverse giurisdizioni non canoniche. Anche queste meriterebbero un'analisi, ma la loro è una storia che dovrà essere raccontata un'altra volta. Per il momento, vogliamo offrire oltre alla testimonianza iconografica anche una testimonianza di unità ecclesiologica: ovvero, un fedele ortodosso che può comunicarsi in una di queste chiese è autorizzato a comunicarsi anche in tutte le altre, senza eccezioni.

5) Di preferenza, abbiamo voluto usare immagini con le chiese vuote. Questo non è perché non ci piaccia vedere gente in chiesa (anzi, le iconostasi perdono senso, se non ci sono fedeli che le osservano); piuttosto, è perché le foto con persone davanti alle iconostasi non ci permettono di vederne appieno i dettagli. Purtroppo, non è stato sempre possibile trovare immagini più sgombre, e in loro assenza abbiamo fatto ricorso a immagini di momenti delle funzioni, oppure con gruppi di persone in posa davanti alle iconostasi.

6) Laddove ci è parso rilevante, abbiamo aggiunto alcuni nostri commenti, senza alcuna pretesa generalizzata di offrire definitive valutazioni teologiche o artistiche. Ovviamente, abbiamo discusso maggiori dettagli delle iconostasi che conosciamo di più. Se ci permettiamo di presentare un maggior numero di immagini e di commenti sulla nostra parrocchia di san Massimo a Torino, non è per auto-promozione, ma è perché si tratta dell'ambiente che conosciamo in maggior dettaglio, e di cui possiamo spiegare i particolari con cognizione di causa. Se pensate che nei nostri commenti abbiamo omesso alcuni dettagli importanti... non ce ne vogliate. Possiamo osservare le cose solo dal nostro limitato punto di vista.

7) Siamo consapevoli del fatto che la maggior parte delle immagini è ospitata su siti istituzionali delle diverse giurisdizioni ortodosse. Siamo particolarmente grati alla lista delle chiese e delle parrocchie della Sacra Arcidiocesi d'Italia e di Malta, che ha fatto un lavoro particolarmente puntiglioso e ammirevole nel provvedere adeguate fotografie degli interni delle sue chiese, nonché al sito della diocesi romena, strumento indispensabile per familiarizzarsi con il numero delle sue parrocchie, ormai più grande di quello di tutte le altre giurisdizioni messe insieme.

Quello che per ora mancava è un colpo d'occhio generale su TUTTE le iconostasi ortodosse, e speriamo che questo nostro viaggio non sia altro che una premessa di uno studio più attento e dettagliato.

8) Che cos'è un'iconostasi vera e propria, e che cosa non lo è? Di per sé, il termine iconostasi significa piedistallo delle icone, per cui qualsiasi balaustra con un paio di icone appoggiate sopra, o qualsiasi parete che abbia delle icone appese, potrebbe aspirare a questa definizione. Notiamo però che molte ambientazioni provvisorie non aggiungerebbero granché di sostanziale al nostro viaggio. Abbiamo deciso arbitrariamente di includere un certo numero di luoghi di culto con iconostasi di tipo minimale, la cui particolare scelta ci è sembrata rilevante.

9) Occorre ricordare che questo è un campo in continua crescita e trasformazione. Alcune delle iconostasi qui descritte oggi non esistono più, e altre non ci saranno più in breve tempo (per essere sostituite, ci auguriamo, da strutture più definitive e ancor più significative). Forse qualcuno che segue questo viaggio assieme a noi potrà trovare qualche idea o soluzione per i problemi dell'allestimento dell'iconostasi nella propria stessa chiesa. Se non fosse che per questo, il viaggio non sarà stato intrapreso invano.

A tutti, buon viaggio alla scoperta delle iconostasi ortodosse!

Alba (CN) – san Lorenzo

Un'iconostasi stretta e ben adattata al santuario, con icone eleganti e una struttura e decorazioni molto ben studiate per armonizzarsi all'interno della chiesa.

Albenga (SV) – san Giorgio

In un locale offerto in prestito alla comunità parrocchiale, l'iconostasi ha raggiunto il massimo possibile di occupazione dello spazio, dovendo sacrificare una delle porte laterali, e fungendo anche da sostegno per oggetti usati solo in particolari stagioni, come la scritta dell'annuncio pasquale e la scena della Natività (che è quanto meno curioso vedere sistemate una accanto all'altra). Il leggio centrale, oltre che essere il supporto dell'icona patronale, funge anche da armadietto, e questo è utilissimo nelle navate di piccole dimensioni. Forse è eccessivo dover decorare le ante di un tale armadio con riproduzioni di un crocifisso intagliato: per nascondere l'armadio è più che sufficiente un telo come quello sotto all'icona, lungo abbastanza per arrivare fino a terra.

Alcamo (TP) – san Leone di Catania

Iconostasi in legno scolpito, molto elaborata, e perfettamente incastonata in un presbiterio stretto e squadrato. La mancanza di spazio ha portato a sacrificare metà delle icone dei profeti e delle grandi feste, ma ha concesso a quelle rimaste di essere ampie e armoniose con il resto dell'insieme. Ci dispiace invece vedere che l'icona della Discesa agli Inferi, la "festa delle feste", sia stata inserita al livello delle altre grandi feste, svilendo la prospettiva veramente unica della Risurrezione nella cristologia ortodossa. Questo è un errore che non va fatto, particolarmente in aree di tradizione cattolica romana, dove la prevalenza della Pasqua sulle altre feste deve essere un punto importante del dialogo sulla fede.

Alessandria – santi Varlaam e Parascheva

La struttura dell'iconostasi è stata realizzata interamente in ferro battuto, la più imponente di questo genere in Italia, e davvero unica per la delicatezza e l'armonia dei suoi dettagli.

Alghero (SS) – santa Barbara

L'iconostasi, che aveva un certo effetto nella chiesa non ancora decorata, ha perso rilievo quando le pareti sono state affrescate, fino a rimanere appena definibile. È stato tolto il fregio superiore, verosimilmente per non ostruire la vista degli affreschi.

Ancona – san Dasios

Iconostasi lignea la cui visibilità è leggermente bloccata dalle due colonne laterali nella chiesa. La seconda foto offre un'idea dell'ampio spettro e dell'intenso contrasto dei cromatismi delle icone, contrasto che oggi potrebbe sembrare troppo sgargiante, ma che in realtà è piuttosto in linea con la tradizione iconografica ortodossa. Invece non è in linea con la tradizione l'inclusione della Risurrezione tra le dodici grandi feste, cosa che purtroppo accade anche qui.

Ardea (Roma) – santa Cecilia

Anche un'iconostasi molto basilare e autoprodotta, con tavole e grate di legno, può risultare armoniosa con un attento uso di dorature, elementi di colonnine, cornici e bordi di icone.

Arona (No) – Cristo Pantocratore

La cappella di un coro di monache è stata trasformata in chiesa ortodossa con pochi elementi essenziali, ma anche in questa fase iniziale riesce a offrire la giusta atmosfera. Lo spazio per le porte sante, piuttosto ampio, ed è stato sormontato da un archetto temporaneo per accomodare decorazioni natalizie o pasquali. Nella chiesa principale (adiacente al coro, e aperta sulla strada) si è optato per un'iconostasi costruita su misura, con elementi essenziali ma ben armonizzati con le linee architettoniche del locale.

Asolo (TV) – santo profeta Mosè

Una struttura bassa e semplice, che riesce a spezzare il grigiore di un locale temporaneo con diversi elementi, anche di decorazione folcloristica.

Asti – santi Pietro e Paolo

I proskinitaria con le loro cornici elaborate creano un insolito effetto di armonia con le pitture preesistenti nella chiesa, e attenuano il contrasto tra gli elementi cattolici e quelli ortodossi nell'insieme.

Avezzano (AQ) – santi Epitteto e Astione

Con un artificio diffuso in molte comunità ortodosse in Italia, soprattutto agli inizi, o quando non ci sono i permessi di erigere una parete, sono stati utilizzati provvisoriamente due elementi di proskinitaria parietali, di pregevole fattura.

Bari – cripta della basilica di san Nicola

Allestita negli anni dell'avvicinamento ecumenico dopo il Concilio Vaticano II, la cappella 'orientale' è stata pensata come luogo di culto per i numerosi pellegrini ortodossi in visita alla tomba di san Nicola, che si trova immediatamente alla sua sinistra. Questa destinazione di servizio non le ha impedito di servire per diversi anni come luogo di culto della parrocchia ortodossa romena a Bari.

Bari – podvor'e di san Nicola

La chiesa superiore del podvor'e (rappresentanza patriarcale) è studiata per accogliere un certo numero di pellegrini. Durante le feste di san Nicola, si presta bene ad allestimenti floreali dell'iconostasi, e a ricevere un flusso costante di pellegrini in venerazione. La chiesa inferiore, dedicata a san Spiridione, presenta un'iconostasi minimale, senza porte laterali, e una curiosa fila superiore occupata da vetri colorati.

Barletta – Madonna degli angeli

Un'iconostasi antica restaurata in modo impeccabile, dall'intenso cromatismo, che risalta ancor di più sullo sfondo bianco della chiesa non affrescata. Una delle particolarità è la presenza di una sola porta laterale, quella destra, che raffigura san Spiridione. Inoltre, ha rappresentazioni iconografiche negli spazi al di sotto delle icone regali e negli elementi laterali del fregio, punti in cui la presenza di icone è normalmente molto rara.

Bassano del Grappa (VI) – santa Protezione

Iconostasi lignea leggera, resa ancor più leggera dal traforo e dagli spazi vuoti che condivide armoniosamente con le colonne laterali. Ai fini della grandezza e della visibilità delle icone, si sono sacrificate alcune icone degli apostoli e delle grandi feste, una necessità spiacevole ma legittima. Malauguratamente, nel fare così, si è proceduto a una forzatura che invece viola le regole dell'iconografia: si è messa la Pasqua (l'icona della Discesa agli inferi) allo stesso livello delle dodici grandi feste, un errore che ha conseguenze teologiche (la Pasqua è la "festa delle feste", e non ricade nel rango delle dodici grandi feste, ma le sopravanza tutte). Se la Discesa agli inferi avesse preso il posto centrale (quello che in questo caso ha la Santa Cena), l'iconostasi sarebbe stata teologicamente corretta. Un vero peccato, perché questo dettaglio rovina il messaggio di una splendida opera d'arte sacra.

Bergamo – icona Vladimirskaja

L'iconostasi temporanea è realizzata con elementi di grata di legno per i supporti delle icone, e di metallo battuto per gli archetti sulle porte. L'aggiunta al di sotto delle icone di tendaggi colorati dello stesso materiale dei paramenti è a nostro parere una soluzione molto felice, che blocca la visione di alcuni pannelli a grata che potrebbero dare un'immagine troppo simile a quella di un gazebo da giardino, e al tempo stesso i tendaggi possono essere intonati alla particolare stagione liturgica. Va aggiunto che questa è una chiesa dove l'elemento cromatico deve essere trattato con estrema attenzione, per la presenza di vetrate colorate di epoca post-Vaticano II, che non solo proiettano luci sgradevoli e innaturali (è sufficiente vedere gli aloni verdi nel santuario), ma che possono anche creare un contrasto quanto mai spiacevole con le icone.

Biella – san Cipriano

Le decorazioni natalizie in questa foto non ci permettono di valutare quanto questa iconostasi di legno semplice e leggera, ma ricca di elementi iconografici, riesca ad armonizzarsi con il resto dell’ambiente della chiesa.

Bivongi (RC) – san Giovanni il Mietitore

Le prime due foto mostrano le due fasi dello sviluppo dell'iconostasi nella chiesa principale del monastero: da una semplice struttura a griglia a una ricca iconostasi in legno scolpito. La terza foto è quella dell'iconostasi interna nella cappella dell'edificio monastico.

Bologna – san Basilio

Nel corso di oltre 40 anni di servizio, la chiesa di san Basilio ha visto diverse fasi di crescita della sua iconostasi, e un cambio di icone per ben due volte (le icone della prima serie sono passate alla chiesa della Trasfigurazione a Genova, e oggi sono state installate nuove icone regali). Alcuni dettagli dell'iconostasi (come le porte laterali situate alle estremità) sono adattamenti dovuti alla speciale conformazione del santuario, che ha una mensa eucaristica in marmo di un'insolita larghezza.

Nella nuova serie di icone, la tipologia dell'icona regale della Madre di Dio è quella detta Blagoukhannyj tsvet, o "fiore dal buon profumo" (scelta recentemente come festa patronale dell'eremo a Musadino), e l'icona del Salvatore riprende invece la tipologia del Sommo Sacerdote.

Bologna – san Demetrio

Gli ampi spazi di doratura sulle icone e sulle cornici delle porte sante, oltre ad alcuni inconsueti elementi di decorazione scolpita, sono verosimilmente un tentativo di armonizzazione con gli elementi decorativi preesistenti e con gli affreschi interni. A quanto riusciamo a vedere, la chiesa è l’unica in Italia ad avere nelle icone regali la tipologia di Gesù il Buon Pastore.

Bologna – san Nicola

Da una leggera struttura in legno pendono teli con riproduzioni plastificate di icone. Questa soluzione è stata adottata anche in altre chiese in cui, per diverse ragioni, non era possibile montare un'iconostasi più stabile.

Bologna – santa Protezione

Una struttura in legno scolpito, con alcuni particolari insoliti in Italia, è appena stata montata; le colonne di raccordo fanno presupporre la possibilità di reggere un ulteriore ordine di icone.

Bolzano – fonte della guarigione

Un'iconostasi in legno scolpito con due caratteristiche insolite: due massicci proskinitaria con piano inclinato proprio sotto alle icone regali, e una sporgenza a baldacchino proprio sopra le porte sante. Spesso gli elementi aggettanti creano nelle iconostasi un'impressione di volume, e conferiscono una singolare gradevolezza all'insieme.

Bra (CN) – santa Caterina

Nel panorama delle iconostasi romene in legno intagliato, questa si distingue per la luminosità delle icone e per un imponente elemento centrale a torre. Spesso le decorazioni lignee sottraggono visibilità alle icone, ma qui nel pannello centrale, grazie anche all'effetto singolare delle cornici, le icone si impongono subito alla vista.

Brescia – Gioia degli afflitti

Due fasi successive dello sviluppo di un'iconostasi con forme eleganti, in armonia con gli elementi decorativi della chiesa. Le soluzioni iconografiche ci sembrano ancora in parte insufficienti: le figure nelle cupole superiori laterali "nuotano" in uno spazio esteso e disadorno, mentre quelle del timpano sono tanto piccole da richiedere uno sforzo per distinguere i soggetti. Potremmo essere a uno stadio intermedio, anche perché nel pannello laterale vediamo un arcangelo e non l'icona patronale della chiesa. Attendiamo soluzioni future, che possano soprattutto vivacizzare lo spazio della parte superiore.

Brescia – Pentecoste

L'ampio salone in cui è stata allestita la chiesa è stato oggetto di lavori di rifacimento completi, dalle decorazioni parietali e delle volte all'iconostasi all'illuminazione. Raramente si sono visti in Italia adattamenti così armoniosi, che si riflettono nell'eleganza generale dell'ambiente e nell'ideale armonia cromatica del giorno della festa patronale (alla Pentecoste la chiesa è decorata di rami e di fiori e ricoperta da un pavimento d'erba). 

Brescia – santi Costantino ed Elena

La prima iconostasi temporanea, con copertura in velluto, ha lasciato posto a un'elaborata struttura in legno scolpito. Le icone originali, già di un certo pregio, non sono passate sulla nuova struttura, con l'eccezione di quella centrale della Santa Cena.

Brindisi – san Nicola

L'alta iconostasi è reminiscente di quelle delle vicine Isole Ionie. Il problema dell'illuminazione nel santuario (che spesso si pone con iconostasi così alte) è risolto dall'ampia finestra sul lato destro.

Brunate (CO) – san Donato

Una struttura semplice, apparentemente in legno scolpito, ma in realtà riprodotta su pannello, occupa abbastanza armoniosamente lo spazio. Curiosamente, la struttura non ha una croce sulla sommità centrale, e questa funzione è ricoperta dal crocifisso dell'altare cattolico preesistente. Questo però si può notare solo osservando l'iconostasi dal centro della chiesa.

La stampa policroma su pannello crea un interessante effetto trompe l'oeil, che purtroppo si tradisce sotto i riflessi di luce (inclusi i flash delle fotografie).

N.B. L'iconostasi è stata spostata in seguito in una delle cappelle del monastero del Pantocratore ad Arona (NO).

Cagliari – san Sava

L'iconostasi con forme ad arco e riproduzioni di icone ha creato facilmente un ambiente caldo e raccolto. Purtroppo, la notevole altezza della chiesa (che non si vede in questa foto) e le pareti intonacate in modo grezzo creano un forte contrasto negativo, che sminuisce tutto l'apparato iconografico. Se la parete di fondo fosse affrescata in modo imponente, l'iconostasi bassa la valorizzerebbe al massimo. Se invece questioni economiche o di tutela dell'edificio impediranno la decorazione della parete, allora questa è proprio una chiesa in cui sarebbe ideale sistemare un'iconostasi alta in stile russo.

Calascibetta (EN) – san Giovanni il Precursore

Iconostasi a uno stadio ancora piuttosto rudimentale, con elementi che potevano essere meglio armonizzati, tra cui l'apertura laterale squadrata, e il colore dello sfondo che poco si adatta al cromatismo della chiesa (appena leggermente riallineato dal colore delle guide sul pavimento).

Caltanissetta – san Benedetto

L'iconostasi è ben adattata a un interno non tipicamente ecclesiale. Le icone con riza metallica su tutta la superficie dell'iconostasi ci sembrano francamente eccessive, visto che lo scopo della riza è quello di proteggere le icone dall'usura dovuta alla venerazione (baci e vari tipi di abrasione dovuti al contatto con i fedeli), e qui sono ricoperte icone che non saranno verosimilmente mai toccate dai fedeli. Anche se una copertura metallica è talvolta un'interessante contributo all'arte sacra, lo scopo delle iconostasi dovrebbe essere quello di far risaltare le icone, non di nasconderle.

Caltanissetta – san Calogero

Qui abbiamo l'opposto dell'esempio della vicina chiesa di Calascibetta, con una voluta esagerazione degli elementi decorativi, anche se nella chiesa sarebbero andati bene anche elementi più semplici. L'aggiunta alle pareti di stasidia da coro in legno conferisce un particolare aspetto monastico alla chiesa (il che non guasta, in una chiesa il cui santo patrono ha un nome che significa 'monaco').

Campo di Carne – Aprilia (LT) – santissima Trinità

Per decenni sede di una giurisdizione non canonica, la chiesa ha avuto diversi sviluppi nel suo interno. Oggi si presenta come un locale ampio e sobrio, uniforme nei suoi elementi, con un sentore di cappella di monastero.

Camposampiero (PD) – santi Ciro e Giovanni

Una caratteristica di alcune chiese che hanno iconostasi che non si estendono da parete a parete è la presenza di estensioni di muro che possono essere usate per diversi scopi. Qui, come in alcuni altri esempi in Italia, abbiamo un paio di porte supplementari (in questo caso armonizzate con lo stile delle porte diaconali dell'iconostasi). A seconda dei posti, queste porte supplementari possono aprirsi su locali di disimpegno, sacrestie o corridoi, oppure dare direttamente sugli spazi del santuario.

Canelli (AT) – sant'Andrea

Su una struttura molto semplice è stata sovrapposta una parte superiore in legno lavorato. La  chiesa sembra una di quelle nelle quali non guasterebbe un'iconostasi più alta, e può darsi che così come appare oggi l'iconostasi debba ancora essere completata.

Canicattì (AG) – santa Filotea

Una prima iconostasi dalle linee molto sobrie e severe (forse anche per la presenza di tendaggi di impronta quaresimale) e una successiva iconostasi più ricca di dettagli e cromatismi.

Carmagnola (TO) – santi Cosma e Damiano

Ancora un gioco di proskinitaria in legno, di tendaggi e di stendardi, qui comprensibili per non occultare l'ancor più ricca iconografia del fondo absidale.

Carrara – san Giovanni Crisostomo

Questo è l'unico esempio, tra gli oltre duecento da noi analizzati, che si discosta alla grande dai binari dell'iconografia e della pietà ortodossa per dare spazio alla genialità personale del suo pittore. Non obiettiamo che Sorin Dumitrescu sia un grande artista contemporaneo, ma l'impressione generale che ci lascia questa sua opera è che il suo posto ideale sia la parete di un museo di arte moderna, e non quella di un santuario ortodosso.

Casale Monferrato (AL) – san Giovanni il Valacco

In questa parrocchia che, in un curioso contrasto con la sua dedicazione, presenta alcuni elementi caratteristici delle chiese moldave, l'iconostasi è ai primi stadi di sviluppo, ma presenta già tutti i suoi elementi essenziali, ben combinati. Le lampade al di sopra delle teste delle icone principali fanno un effetto un po' strano, ma (come facciamo notare a proposito della parrocchia di san Jacopo a Firenze), può essere un metodo per evitare urti. La sommità crea un effetto di bloccaggio parziale della pala d'altare, che non ne permette la vista, ma al tempo stesso non ricopre elementi non ortodossi come i telamoni laterali: l'augurio è che la parrocchia possa presto avere un'iconostasi più alta, che offra posto alle icone di apostoli e profeti, e che attenui i contrasti della vista presente.

Cassano d'Adda (MI) – san Giuseppe di Maramureş

La forma appuntita delle porte dell'iconostasi e di alcuni ordini di icone si armonizza in modo singolarmente omogeneo con gli archi gotici delle volte della chiesa. Anche le linee ripetute di archi e colonne rendono l'iconostasi (che nelle dimensioni ristrette del santuario, potrebbe risultare un po' sovraccarica in una chiesa più lineare) uno dei tentativi di armonizzazione stilistica meglio riusciti in Italia. 

Castelfranco Veneto (TV) – san Giacomo

Iconostasi minimale, con due elementi semplici che sostengono icone regali piuttosto ampie, e un elemento centrale di raccordo.

Castelvetrano (TP) – san Teodoro Studita

L'iconostasi bianca con colonnine tortili e bordature dorate delle icone è riuscita a creare un'armonia quasi perfetta con le linee architettoniche della chiesa, tendenti allo stile neoclassico. Questo insieme aumenta anche la visibilità e la gradevolezza delle icone. Come per la vicina chiesa di Alcamo, dobbiamo invece deplorare l'uso di ridurre la Pasqua al livello delle altre grandi feste: in questa iconostasi – a differenza di quella di Alcamo – non c'è carenza di spazio, e si sarebbe potuto mettere senza problemi l'icona della Risurrezione in uno dei posti centrali.

Castiglione delle Stiviere (MN) – san Giovanni Crisostomo

Un discreto equilibrio di semplicità e di armonia di proporzioni, con le riproduzioni plastificate delle icone degli arcangeli piuttosto inadatte a essere cucite sulle tende (sul tessuto sarebbero state più adatte icone ricamate, oppure le stesse riproduzioni sarebbero state più gradevoli una volta distese su un paio di porte laterali leggere).

Castrovillari (CS) – san Giovanni di Kronstadt

Una delle poche iconostasi di cui si possono seguire in rete (sul blog Arberia ortodossa) tutte le fasi di costruzione e di allestimento. Si notano elementi tipici di diversi usi locali ortodossi. Il risultato è ancora provvisorio, e attende sviluppi. L'unica icona dipinta, quella dell'Annunciazione sulle porte sante, era stata sulla prima iconostasi della nostra chiesa di san Massimo a Torino.

Catania – sant'Agata (I)

La parrocchia degli ortodossi romeni a Catania, ospitata in una chiesa lunga e stretta, ha fatto una scelta di visibilità: poche icone nella parte superiore (appena le 12 grandi feste, disposte su due file di 6 icone, la Cena mistica e il crocifisso), ma molto ampie e ben visibili da lontano. Le icone poste a semicerchio davanti ai due archi del soffitto costituiscono un ideale complemento. 

La seconda foto è presa da un momento in cui la chiesa è usata per scopi didattici (una conferenza). Anche in tale contesto, giudichiamo che l'installazione di amplificatori proprio sopra le icone dell'iconostasi sia un gesto di un certo sgarbo e di svilimento delle cose sante, assolutamente da evitare se proprio non è una questione di vita o di morte.

Catania – sant'Agata (II)

Nella chiesa in cui gli ortodossi russi celebrano a Catania non c'è invece il problema di visibilità presente nella chiesa precedente, per cui le icone (sostanzialmente le stesse presenti nell'altra parrocchia di sant'Agata, più il Mandylion) possono essere di dimensioni più contenute.

Cerignola (FG) – san Potito

Oltre a una dedicazione (per ora piuttosto rara in Italia) al santo martire locale, l'iconostasi di Cerignola presenta anche alcuni elementi insoliti in legno traforato. La sistemazione delle icone sembra ancora provvisoria, per cui dobbiamo ancora aspettare di capire la destinazione finale degli spazi sugli archi superiori.

Cerveteri (Roma) – santi Simeone e Anfilochio

L'immagine è a bassa risoluzione, ma ci permette di vedere alcuni particolari non comuni in Italia, come le croci in cima alle porte diaconali e le icone regali che seguono la tipologia della Deisis.

Cesena (FC) – san Timoteo

In una chiesa giunta purtroppo alla notorietà pubblica per un atto di devastazione nella notte pasquale del 2019, l'iconostasi combina la solidità degli elementi inferiori con una grande delicatezza delle arcate superiori, che formano porte a croce lobata, piuttosto rare in Italia. Comprendiamo la necessità di ricoprire l'ambone cattolico in marmo grigio, che avrebbe creato un contrasto non piacevole con il legno dell'iconostasi... anche se siamo del parere che le bandiere nazionali siano sempre piuttosto sbagliate nel contesto sacro, e sarebbe meglio coprire l'ambone con un panno decorato come quello che ricopre il leggio centrale, e riservare un uso legittimo delle bandiere - se le si desidera - per decorare le pareti di un salone parrocchiale.

Chianciano (SI) – san Giovanni Evangelista

Iconostasi imponente e ben studiata nelle dimensioni e nei cromatismi per armonizzarsi nella chiesa. Nuoce un poco all'insieme la visibilità delle barre laterali di ancoraggio al muro, effetto che si potrebbe eliminare con un semplice riempitivo ligneo. La seconda foto testimonia un posizionamento delle lampade piuttosto strano, troppo al di sopra delle icone per poterle illuminare come si deve, e anche al di sopra delle icone sulle porte diaconali (che non dovrebbero mai essere illuminate da lampade, per non causare ostruzioni al passaggio dei servitori d'altare). Purtroppo, anche qui abbiamo l'icona della Risurrezione fuori contesto, all'interno delle dodici grandi feste.

Chiari (BS) - Annunciazione

Un prolungamento della balaustra barocca, che presenta il pregio di completarla senza fare troppo contrasto e senza modificare l'impianto architettonico della chiesa; spesso, come nel caso presente, le balaustre hanno un solo ingresso, pertanto l'iconostasi deve necessariamente perdere (almeno dal punto di vista funzionale) le porte laterali. Qui abbiamo inoltre un raro caso di lampade votive preesistenti all'iconostasi.

Chioggia (VE) – san Nicola

Pochi elementi, ma estremamente ampi (inclusa la croce sulla sommità); la mancanza di ali laterali li fa risaltare ancor di più, dando alla parte centrale un aspetto di una certa leggerezza.

Chivasso (TO) – san Giorgio di Cernica

In una chiesa di ampie dimensioni costruita dalla comunità parrocchiale, i lavori stanno procedendo gradualmente. L'iconostasi centrale è adeguata per quanto basta a questo stadio, e gli elementi laterali mettono a disposizione due cappelle. Interessante l'impiego degli stendardi per spezzare il bianco uniforme dei pilastri. Al suo completamento, sarà un'imponente iconostasi tripla come si vede in molte chiese e monasteri nel mondo ortodosso, ma per ora ancora nuova in Italia.

Ciampino (Roma) – sant'Ippolito

Un'iconostasi semplice, ben studiata nell'uso degli spazi e con una disposizione curiosamente asimmetrica delle icone a medaglione degli apostoli. Frose sarebbe stato meglio lasciare queste ultime più compatte, alzando al contempo le icone regali. Simbolicamente, non è bello che i volti del Signore e della Madre di Dio siano più in basso di quelli dei fedeli, quasi come se le "finestre sul cielo" fossero quelle del piano di sotto...

Città di Castello (PG) – san Giovanni Damasceno

Quando manca una balaustra e si hanno ampi spazi di parete sul fondo della chiesa, una valida alternativa a mettere molte icone sui proskinitaria può essere quella di pannellare la parete con diverse icone disposte in un modo non dissimile da quello che avrebbero su un'iconostasi tradizionale. L'unico detrimento è costituito dalle dimensioni, che in casi come quello di Città di Castello, possono rendere le icone difficili da distinguere per chi sta nella navata.

Civita Castellana (VT) – sant'Ippazio

Un'iconostasi che mostra lo sforzo per vincere con armonia e garbo le sfide dovute alla dissimmetria di un locale a forma di "tunnel dimezzato".

Civitavecchia (Roma) – Incontro del Signore

La sede della parrocchia romena di Civitavecchia è stata ottenuta e restaurata con grandi sforzi. La chiesa è spaziosa, ma molto lunga e stretta; è anche di altezza limitata, il che esclude una sopraelevazione dell'area dell'altare. In tali condizioni, in cui la maggioranza dei fedeli presenti in chiesa non è neppure in grado di vedere l'iconostasi, quest’ultima rimane ancora al livello minimale di poche icone appese a una parete divisoria.

Como – Dormizione della Madre di Dio

Pochi elementi leggeri, adatti a una sistemazione temporanea, raccordati da archetti semicircolari, come nella parrocchia madre (quella di san Nicola a Lecco). Si nota anche un gusto per l'armonizzazione cromatica, con le parti in legno della stessa tonalità degli stalli da coro sui lati, e le dorature (anche sulle riproduzioni di icone) che si fondono in quelle dell'altare maggiore.

Como – san Gregorio Palamas

Insolitamente, su questa iconostasi manca un'icona centrale al di sopra delle porte regali: si è voluto dare spazio alle dodici grandi feste, ed è un'alternativa legittima. Purtroppo, ancora una volta, si è riservato uno dei dodici spazi all'icona della Risurrezione, che NON fa parte delle dodici grandi feste. Con il senno di poi, sarebbe stato possibile ridurre leggermente lo spazio delle dodici icone e lasciare un tredicesimo spazio centrale alla Discesa agli inferi, mentre se le cose non si possono più cambiare, un'alternativa perfettamente fattibile è quella di trasferire l'icona della Risurrezione in un posto distinto (magari un analoghio al centro della chiesa) e riportare sulla fila delle dodici feste l'icona dell'Esaltazione della Croce, che ne è stata estromessa. Dopo tutto, la parrocchia è dedicata a san Gregorio Palamas, uno strenuo difensore dell'Ortodossia dalle distorsioni latine, e la svalutazione della Pasqua è proprio una delle distorsioni dalle quali il santo ci avrebbe invitati ad astenerci.

Como – santi Pietro e Paolo

La parrocchia ha avuto nei suoi anni di formazione un'ospitalità presso la chiesa locale della metropolia di Milano (unico caso in Italia, per quanto ne sappiamo, di ospitalità concessa da ortodossi non canonici). La tipologia dell'iconostasi nella chiesa in prestito non si discosta molto da quelle delle parrocchie ortodosse di modeste dimensioni che si formavano negli anni precedenti alle grandi immigrazioni di fine millennio. Con lo spostamento nella nuova sede, una chiesa di dimensioni molto grandi, si è dovuta improvvisare un'iconostasi temporanea (dopo anni in cui non ci si era posti il problema, perché agli inizi ce n'era già una disponibile), e solo dopo alcuni anni ne è stata installata una che ha potuto coprire una parete di fondo con una composizione in bianco e nero poco attinente all'iconografia ortodossa. Alcuni anni dopo, anche la parete di fondo è stata affrescata secondo i canoni ortodossi.

Cosenza – profeta Daniele

Molti locali di chiesa nell'Italia del sud sono lunghi e stretti, con le aree di santuario delimitate da archi (la stessa tipologia si vede nella chiesa romena di Catania). Qui si è scelto di erigere un'iconostasi minimale ma imponente, sfruttando al massimo lo spazio delle colonne preesistenti.

Cremona – Natività della Madre di Dio

Iconostasi di impianto molto semplice, ma abbellita da diversi elementi decorativi, estesa in avanti nella parte centrale (è un artificio che vediamo in diverse iconostasi in Italia, usato per offrire uno spazio leggermente maggiore attorno alla mensa dell'altare, e che come effetto collaterale crea anche una sovrapposizione di insiemi non sgradevole a vedersi).

Cuggiono – Magenta (MI) – san Paissio Agiorita

Iconostasi adattata a uno spazio di santuario piccolo, ben proporzionata (salvo forse l'icona centrale della Trinità, un po' piccola). Nella foto, padre Claudiu Cocan offre un'interessante dimostrazione catechetica "dal vivo", spiegando i dettagli del rito della Proscomidia e di quelle parti cerimoniali che di solito non sono visibili dal centro della chiesa. Uno degli effetti dell'esistenza dell'iconostasi è che molti fedeli hanno scarsa idea di questi dettagli, per cui questi tipi di catechesi hanno la loro importanza.

Cuneo – santi romeni

La parrocchia ha dovuto cambiare alcune sedi nei primi anni, cosa che di solito crea un certo disagio alla realizzazione di ogni tipo di iconostasi, ma oggi sembra aver risolto il problema in modo solido e durevole.

Dolo (VE) – santi Raffaele e Partenio

Una struttura robusta regge una traforatura delicata nei suoi ornamenti; la modularità degli elementi permette una risistemazione in periodi o in locali successivi. Questo tipo di iconostasi è pensato con uno sguardo al futuro.

Fabriano (AN) – san Bartolomeo

In una chiesa barocca molto elaborata, in cui verosimilmente manca qualsiasi permesso per sistemare un'iconostasi, ne hanno creata una temporanea... usando diversi stendardi processionali in fila. Anche se il risultato non arriva a soddisfare la definizione di 'iconostasi', è d'obbligo un complimento per una soluzione priva di conflitti.

L'iconostasi è stata invece sistemata in una cappella di dimensioni più piccole, sfruttando sapientemente tutto lo spazio disponibile e cercando di armonizzare le linee con quelle dello spazio barocco. 

Faenza (RA) – san Giovanni il Russo

Due fasi di realizzazione di un'iconostasi in legno scolpito, che dimostrano come la struttura può appoggiarsi a un paio di colonne laterali per acquisire sia ampiezza di spazio sia solidità, senza sacrificare la praticità delle porte diaconali.

Fano (PU) – santi Antonio, Teodoro e Tatiana

L'iconostasi occupa l'interno di un santuario molto stretto, in una chiesa dall'insolita pianta ellittica. Evidentemente non era possibile piazzare l'iconostasi appena al di fuori della balaustra: purtroppo, ne risente la visibilità (per non parlare della facilità di accesso) delle porte laterali. Si nota certamente un tentativo di armonizzare l'iconostasi con gli elementi stilistici della chiesa (anche se l'armonia dei cromatismi richiederebbe forse un verdetto a parte).

Feltre (BL) – san Teodoro Stratilate

Una combinazione di proskinitaria e tendaggi riesce a creare un'atmosfera da iconostasi con il minimo di elementi. È una soluzione da tenere in considerazione quando non sia possibile costruire una parete, o quando si deve rispettare la visibilità di elementi preesistenti, come in questo caso la pala d'altare.

Ferrara – san Nicodemo di Tismana

Iconostasi molto elegante, con una disposizione originale delle icone a medaglione dei dodici apostoli. Non ci convincono molto i lembi di tenda sopra alle porte laterali, che non coprono granché, e che anzi accentuano un senso di sproporzione tra le parti. A meno che non sia un artificio per indicare il posizionamento futuro di elementi in legno, l'impressione che ne resta è di una sorta di "panni stesi del bucato", che deprezzano la visione d'insieme.

Ferrara – santa Protezione

L'iconostasi è stata realizzata con elementi a pannello dalla forma insolita (che forse potranno inserirsi nel complesso di una futura iconostasi completa) e su due livelli di profondità.

Fiano Romano (Roma) – san Leone il Grande

Una leggera soprelevazione della sommità della parete, unita a medaglioni degli apostoli di dimensioni crescenti verso il centro, ha dato a questa semplice parete bianca una movimentazione unica. Le lampade votive non illuminano i volti delle icone, ma almeno, con una trovata davvero geniale, illuminano le croci poste alle loro sommità.

Fidenza (PR) – santissima Trinità

La prima foto è di un periodo in cui la chiesa soffriva di un divieto assoluto di ergere strutture architettoniche, per quanto temporanee. C'era tuttavia il permesso di usare delle tende, e il divieto è stato aggirato in modo geniale tendendo un robusto filo metallico tra due anelli sulle pareti del santuario, e appendendovi un'ampia iconostasi di velluto, usando come icone riproduzioni su carta plastificata. In seguito, all'arrivo dei permessi, è stata eretta un'iconostasi più stabile. Il colore rosa intenso è reso un po' meno scioccante dai tendaggi rossi, e forse dovrebbe essere esaminato nel suo contrasto con le pareti di mattoni a vista della chiesa.

Fiorenzuola d’Arda (PC) – santa Febronia

Una sistemazione di proskinitaria assolutamente minimale, utile in quei casi in cui si deve mantenere in tutto l'assetto di una chiesa cattolica, anche per quanto riguarda la tavola dell'altare. In questi casi, lo spazio interno da mobile dei proskinitaria permette anche una facile custodia degli arredi sacri.

Firenze – Ascensione del Signore

Una comunità storica per la quale è stata installata in tempi relativamente recenti un'iconostasi molto elegante e ampia, evidentemente studiata per non sacrificare la luminosità naturale nella chiesa. Le colonne centrali rubano visibilità all’insieme, ma sono state opportunamente armonizzate con la sovrapposizione di due proskinitaria nello stesso stile di legno scolpito.

Al trasferimento della comunità parrocchiale in una nuova chiesa più ampia, l'iconostasi è divenuta molto più visibile, ma al tempo stesso ha dovuto convivere con alcuni elementi estranei al culto ortodosso (organi a canne, stazioni della Via Crucis, pale gotiche e così via). Si notano tentativi di armonizzazione stilistica, tra cui l'inserimento di grandi icone sulle aree laterali.

Può capitare che una parrocchia ortodossa si trasferisca in un luogo di culto più grande, e in previsione di questo, chi progetta un'iconostasi deve tenere conto di una sua eventuale ricollocazione. Per fortuna, come questo esempio dimostra, le iconostasi ben fatte hanno solitamente una certa adattabilità a un nuovo ambiente.

Firenze – Natività del Signore

Per apprezzare l'iconostasi marmorea di quella che è stata considerata la più bella chiesa russa dell'Europa occidentale, occorre vederla in un quadro d'insieme con i due cori laterali, di fattura e decorazioni simili, e osservarla nel contesto della cupola, che permette di comprendere la sua disposizione arretrata nella navata absidale.

L'iconostasi della cripta, proveniente da una cappella privata, è altrettanto ben inserita nel contesto.

Firenze – san Jacopo

Come si vede dalla prima foto, le icone erano fissate sulla balaustra di marmo: questo accade nella maggior parte delle chiese barocche che si utilizzano per il culto ortodosso. In seguito, sono state inserite in una struttura che le valorizza bene, essendo al tempo stesso elegante, non invasiva e armonizzata con la balaustra precedente (forse non troppo con le linee barocche del resto della chiesa, ma tale contrasto potrà modificarsi con l'introduzione di successivi arredi). Non si è ritenuto importante circondare le porte sante di una struttura più massiccia, e questo permette un colpo d'occhio sulle icone che sono state piazzate (in modo molto appropriato) sull'altare maggiore barocco.

L'unico aspetto che rimane un po' strano sono le lampade piazzate alla sommità delle icone. Spesso si deve usare quest'accorgimento per evitare di urtare le lampade durante le funzioni, ma la funzione delle lampade è quella di creare un riflesso di luce sui volti, non al di sopra del capo, proiettando invece sui volti la loro ombra (come si può vedere dalle lampade laterali nella seconda foto).

Firenze – santa Lucia

Anche se ha forme e dettagli piuttosto singolari, l'iconostasi segue la linea generale delle forme della chiesa.

Firenze – santa Nino

La prima iconostasi della Chiesa georgiana in Italia, ha una struttura leggera e riccamente decorata, e icone ampie e luminose. Non ha porte laterali, ma a quanto pare dall'immagine la chiesa ha aperture sui locali ai lati del santuario, che rendono le porte diaconali non strettamente necessarie.

Le posizioni più alte all'interno delle cupole delle chiese sono solitamente associate alla raffigurazione simbolica dell'alto dei cieli. Non è un caso che la sommità della cupola centrale sia generalmente occupata dalla figura del Pantocratore. Qui, al di sopra delle icone dei santi e della Croce del Signore, nel posto più alto abbiamo... la bandiera nazionale in formato gigante, che neppure le sue croci riescono a redimere da un messaggio sostanzialmente filetista. Se gli ortodossi in Italia vogliono essere accusati di tribalismo etno-politico, ecco un eccellente modo di porgere il fianco a queste accuse.

Forlì – san Gregorio il Teologo

Nelle chiese barocche molto elaborate, una sfida importante del posizionamento di un'iconostasi è quella di farla armonizzare con il contesto. In questo caso, anche se non propriamente in unità stilistica con il resto della chiesa, l'iconostasi non risulta affatto disarmonica.

Fossano – san Giacomo di Putna

In questa chiesa assistiamo al massimo grado possibile di esposizione iconografica in assenza di qualsiasi struttura di iconostasi oltre alla balaustra cattolica.

Francavilla Fontana (BR) – santa Protezione

Una delle più eleganti realizzazioni tra i locali di culto in ambiente domestico (un ampio salone seminterrato). Le prime due fotografie risalgono a un periodo in cui era estremamente difficile procurarsi icone dipinte su misura, per cui vediamo l'uso di riproduzioni di icone antiche adattate alle dimensioni reali della parete lignea. Nella terza foto vediamo l'arrivo delle icone regali, e la sistemazione delle altre icone sulle pareti laterali.

Gallicianò (RC) – santa Maria di Grecia

Una struttura semplice, ma che riesce a richiamare l'ambiente di molte chiese rupestri del mondo ortodosso greco.

Genova – san Demetrio

Iconostasi lignea elegante, imponente e perfettamente incastonata nel contesto della chiesa.

Genova – san Nicola

L'iconostasi semplice, con pochi ma eleganti elementi decorativi, va vista nel contesto di una delle più straordinarie chiese ortodosse in Italia, dove si è riusciti a trasformare un appartamento sfruttando al massimo ogni suo elemento e particolarità, e realizzando un gioiello, soprattutto nell'iconografia parietale.

Genova – Trasfigurazione

In una chiesa realizzata nei locali di un lungo e stretto magazzino del vecchio porto, gli spazi hanno dovuto essere sfruttati con precisione millimetrica. Si è dovuta sacrificare una delle porte laterali (espediente usato in numerose chiese e cappelle rupestri), ma al tempo stesso questo ha permesso lo spazio per icone regali piuttosto ampie (sono quelle ereditate dalla chiesa di san Basilio a Bologna). Ci scusiamo per la qualità della foto, che non riesce a rendere la complessità e la ricchezza delle icone, e purtroppo non permette la visione a porte sante aperte, che lasciano intravedere un santuario con una splendida Platytera. Ci associamo ai commenti di quanti hanno definito questa chiesa "la grotta di Betlemme dell'Ortodossia in Italia".

Nella nuova sede presso la storica chiesa di san Giorgio, come si vede dalla foto panoramica, non è ancora stata sistemata l'iconostasi, e per ora lo spazio dell'altare centrale è delimitato da stendardi. Non mancano le potenzialità future, che possono comprendere anche un uso creativo degli altari laterali.

Genzano (Roma) – santa Anastasia Romana

Iconostasi imponente, elegante e ben posizionata, sia grazie alla sopraelevazione del presbiterio, sia per l'effetto aggettante della parte centrale.

Giaveno (TO) – san Teotimo

In una chiesa neogotica caratterizzata da decorazione parietale a bande orizzontali, l'ampia struttura estesa in avanti sulla navata è realizzata proprio con pannelli di legno a motivi orizzontali. Gli stessi motivi sono stati mantenuti anche nei successivi abbellimenti. Forse questo è uno dei rari casi in cui non avrebbe sfigurato (o quanto meno, avrebbe armonizzato meglio con l'insieme della chiesa) un'iconostasi con archi a sesto acuto.

Grosseto – santi Zotico, Atallo, Camacio e Filippo

Fasi successive della costruzione di un'iconostasi in un grande salone, dove un elemento divisorio ad arco è stato trasformato in una parte di "pre-iconostasi". Questa può essere una soluzione ingegnosa in ogni luogo composto di più vani che deve essere adattato a chiesa.

Gubbio (PG) – san Giorgio

Qui abbiamo le più ampie icone regali di tutto il nostro viaggio, che evidentemente sono in attesa di essere sistemate su una struttura adeguata. Per ora sono appoggiate a poca distanza dal suolo: una soluzione che può essere comprensibile per fini pratici. Tuttavia, se per le icone a figura intera (o in trono) il risultato è accettabile, le icone a mezzo busto lasciano l'impressione un po' grottesca che il Pantocratore e la Madre di Dio stiano facendo capolino da un buco nel terreno. In questi casi, è sempre meglio cercare di sistemare le icone su un tipo qualsiasi di sopraelevazione (anche un tavolo, in mancanza di piedistalli più robusti), in modo che una "finestra sul cielo" non dia l'idea di essere posizionata su una trincea.

Guidonia (Roma) – profeta Geremia

In una chiesa edificata secondo lo stile tradizionale romeno, pur con tecniche architettoniche contemporanee, il collocamento di un'iconostasi in legno non è un problema. Resta invece la svista del collocamento dell'icona della Risurrezione tra le dodici grandi feste, un errore liturgico e teologico che, a vederlo ripetere così tante volte, ci fa sorgere il dubbio che sia trascurato anche in Romania...

Imola (BO) – santi Costantino ed Elena

Una combinazione essenziale di elementi iconografici e decorativi, ben studiati per armonizzarsi con le linee, il cromatismo e le pitture della chiesa barocca preesistente.

Ivrea (TO) – san Leonzio

Una grande abbondanza di componenti pittoriche è stata incastonata in modo sapiente e armonioso con il resto della chiesa. Notevole il risultato ottenuto con la giustapposizione di elementi circolari, ellittici e ad arco.

Jesi (AN) – santa Croce

L'iconostasi è al tempo stesso robusta e leggera. Si nota una certa cura nella sistemazione di elementi iconografici al posto giusto: il massimo dei voti va alla Cena Mistica che, all'ingresso nella chiesa, traspare proprio al di sopra delle porte sante. L'unica nota stonata sono gli epitrachili appesi a grande altezza: l'uso di lasciare un epitrachilio appeso all'iconostasi è comune nel monachesimo athonita (si veda la foto della cappella interna di Bivongi), per permettere un inizio immediato delle funzioni monastiche quotidiane. Nei punti a cui sono appesi in questa chiesa, invece, gli epitrachili sono inaccessibili e servono solo a un inutile sfoggio museale di paramenti: al loro posto si possono molto più adeguatamente appendere icone o stendardi.

Ladispoli (Roma) – sant'Andrea

Iconostasi lignea ampia e con decorazioni complesse, con elementi di colonna, a fronte di un fregio superiore molto essenziale. Dalle infiltrazioni di luce che si vedono in alto, sembra che le icone delle grandi feste siano ancora temporanee. Chissà se non si vorrà sostituire l'icona della Discesa agli inferi con una più adeguata teologicamente, anche un'icona della Riurrezione di Lazzaro, che in questa foto si trova sull'analoghio a destra: in senso stretto non è l'icona di una delle dodici grandi feste, ma esprimendo un'unità di festa con l'Ingresso in Gerusalemme (come testimoniato dal Tropario che le due feste hanno in comune), ha ben più diritto di figurare tra le dodici grandi feste che non l'icona della Pasqua, che non ne fa parte e che dovrebbe essere posta in un rango superiore.

La Spezia  – santi Cirillo e Alessandro

 

Originale tentativo di inserire le icone degli ordini superiori dell'iconostasi in pannelli che prolungano quelli delle icone principali, con un pannello superiore a completamento. Risultato omogeneo, forse un po' troppo squadrato, ma che non stona con le linee essenziali del locale di culto.

Lanciano (CH) – santi Sergio e Bacco

L'iconostasi bassa e squadrata può creare un certo contrasto con le linee della chiesa barocca, ma si deve attendere il completamento per una valutazione finale. Per ora, si è provveduto con gusto e con competenza a sistemare elementi di iconografia ortodossa nelle aree pittoriche della parete absidale: questo serve come conferma che una chiesa barocca, anche se presenta elementi scultorei e decorativi che non sono in linea con il concetto ortodosso di spazio sacro, può comunque essere adattata al culto ortodosso senza grandi problemi.

Lecce – san Nicola

Per ora una struttura molto semplice e lineare, ha tutte le potenzialità per svilupparsi in modo armonioso con le linee eleganti e solide della chiesa.

Lecco – san Dositeo

Nelle chiese a pianta lunga e stretta, un'iconostasi con la parte centrale che rientra verso la mensa eucaristica può fornire alcuni vantaggi, tra cui la creazione di un'area che può servire da ambone senza sottrarre spazio alla navata (come si vede in questa foto), e la presenza di spazi laterali nel santuario che, per quanto piccoli e di base triangolare, possono servire come aree di deposito di paramenti e altri oggetti liturgici. Se la comunità parrocchiale dovesse trovare un nuovo luogo di culto più ampio, inoltre, questo tipo di iconostasi può essere facilmente smontato e rimontato in forma lineare.

La sistemazione delle icone in questa chiesa ci sembra ottimale, con l'eccezione dell'icona della Risurrezione tra le dodici grandi feste. Poiché si è scelto di mettere su un lato una grande icona della Trinità sul modello di Rublev, non vediamo ragioni per non mettere nella stessa posizione anche una grande icona della Discesa agli inferi.

Lecco – san Nicola

Un'iconostasi che merita una menzione di merito per quella che è, a nostro modesto avviso, la più bella iconostasi d'Italia per rapporto tra la semplicità ed essenzialità della struttura e la ricchezza e bellezza delle icone dipinte. Se la cosa più importante di un'iconostasi sono le icone, questa particolare iconostasi ha fatto centro al cento per cento. Un unico neo: la sistemazione dell'elemento aggettante centrale ha dovuto mantenere diagonali i pannelli immediatamente contigui a quello centrale, invece dei successivi pannelli con le porte laterali, per cui ci si trova con le icone regali messe per traverso. Ci auguriamo che con qualche successiva risistemazione si possa risolvere anche questo problema.

Legnago (VR) – san Caralambo 

Per quanto poco visibile nella foto, l'iconostasi risulta elegante e ben posizionata; purtroppo, il soffitto del locale e la sua illuminazione detraggono non poco all'armonia dell'ambiente.

Limbiate (MB) – santi Bretanione e Parascheva

Le fasi successive della decorazione di una chiesa di grandi dimensioni ci offrono molti spunti di riflessione. Dobbiamo far notare che a Limbiate i lavori sono ancora in corso (per esempio, dalle ultime foto che circolano in rete si vede che sono già stati affrescati gli angoli laterali con le piccole porte di servizio). Attendiamo di osservare una sistemazione finale prima di dare una valutazione definitiva, ma intanto possiamo notare che una parete di cartongesso, per quanto semplice, può essere una buona base d'inizio per la sistemazione di un'iconostasi di legno: la parete permette di aggiungere gli elementi lignei mano a mano, rendendo il lavoro di completamento più agevole.

Non ci convincono molto i pannelli con gli angeli posti in diagonale ai lati dell'iconostasi: forse si potevano usare elementi meno stereotipati. Attendiamo comunque di vedere anche queste parti in un contesto futuro. Speriamo altresì che il balcone interno (evidentemente pensato come pulpito), possa essere abbellito da pannelli a icona invece che da mattoni a vista.

Ci auguriamo che la chiesa possa quanto prima installare un riscaldamento a pavimento, sia per rimpiazzare il pavimento presente (francamente brutto in un contesto di chiesa ortodossa), sia per poter eliminare i tubi di ventilazione, esteticamente orrendi e pericolosi per icone e dipinti (come sa chiunque abbia avuto per alcuni anni aree dipinte esposte a getti d'aria calda).

All'iconostasi non mancano grandi spazi, per cui riteniamo che tirare giù l'icona della Risurrezione dalla linea delle grandi feste e darle un posto prominente (anche nella linea delle icone regali) sarebbe un bel gesto, teologicamente rilevante.

Livorno – san Paissio

proskinitaria posti ai piedi dei gradini sono leggermente distanti dalla balaustra, e con le icone poste su quest'ultima, creano un effetto di "doppia linea" di iconostasi., che aumenta ancor più la sensazione di profondità dell'abside semicircolare.

Lodi – santi Tre Ierarchi

L'iconostasi, ricca ed elegante, sembra inserirsi in modo perfetto nel locale, nonostante l’evidente dissimmetria. La trasformazione delle colonne centrali in altrettanti proskinitaria sembra una soluzione particolarmente ingegnosa e felice.

Lucca – sant'Antonio il Grande

Ogni discorso sull'iconostasi (di per sé molto bella e imponente) di questa chiesa sarebbe riduttivo se non inserito nel contesto della sua splendida iconografia parietale, che ne fa una delle più belle chiese d'Italia, in assoluto. A dover trovare proprio un difetto (ed è il proverbiale pelo nell'uovo) notiamo, come su fin troppe iconostasi romene in Italia, l'icona della Risurrezione relegata tra le dodici grandi feste invece che posta in un luogo di prominenza.

Lunghezza (Roma) – san Giovanni il Digiunatore

La prima iconostasi è stata una semplice parete in cartongesso, con le aperture per le poste e la potenzialità di installare mano a mano tutti gli elementi necessari. Questa può essere un'alternativa economica e funzionale nelle chiese provvisorie.

Il modello della parete è stato mantenuto anche nella chiesa successiva, dove si nota una grande attenzione al design del locale e all'equilibrio tra le linee architettoniche e le parti decorative. Appare evidente che si sta attendendo uno sviluppo futuro dell'iconostasi, ma già così il risultato è molto garbato.

Tra tutte le icone, che seguono buoni modelli tradizionali, ci stupisce che proprio sulle porte sante si sia scelto di sistemare una "Trinità del Nuovo Testamento", francamente eterodossa, e oggi facilmente sostituibile con modelli più canonici, come quelli ispirati alla Trinità di Rublev.

Macerata – san Cirillo di Gerusalemme

La prima iconostasi, di tipo eclettico, riusciva a mettere assieme in modo non sgradevole elementi romeni e ucraini, e perfino una copia del crocifisso francescano di san Damiano, che essendo basato sui canoni dell'iconografia siriaca della Crocifissione, può essere ritenuto contiguo all'iconografia ortodossa.

La successiva iconostasi in legno scolpito mantiene le icone della precedente, con l'aggiunta delle icone delle dodici grandi feste in uno stile barocco e naturalistico. In questo stadio dei lavori notiamo una curiosa inversione di quanto succede in molte chiese in Italia, dove si è provato a inserire iconografie ortodosse tradizionali in ambienti barocchi che non le valorizzano al meglio. Qui invece si mantengono icone di genere barocco, in una chiesa dalle linee molto essenziali, in cui icone di stile più tradizionalmente ortodosso, come quella del santo patrono, non stonerebbero affatto.

Malta – Natività di san Giovanni Battista

Vedendo questa foto, ci sembra di essere in una situazione surreale: come può una parrocchia formatasi nel 2014 avere un'iconostasi tanto elegante e storica nella sua fase iniziale? La risposta al dilemma è semplice: la parrocchia ortodossa romena è ospitata presso la chiesa greco-cattolica della Madonna di Damasco. Ci complimentiamo con i suoi fedeli, ai quali è stata risparmiata la fatica di costruire da zero la propria iconostasi, e ci auguriamo che questo aiuti uno sviluppo più sereno di un loro luogo di culto.

Malta – san Giorgio

La cattedrale greco-ortodossa a La Valletta ha una partizione a colonne tra la navata e il santuario: il risultato è indubbiamente elegante, ma lascia poco spazio per un'eventuale iconostasi. Le icone sono sistemate sulle pareti circostanti.

Mantova – san Giovanni Crisostomo

Iconostasi lineare con motivi ad archi che creano un po' di contrasto (marcato ma non sgradevole) con la linearità squadrata del locale. Il pilone centrale, nel bel mezzo della chiesa, è stato trasformato in un proskinitarion. Questa chiesa ha la particolarità di avere una partizione interna, nello stesso materiale, che di fatto crea un locale di disipegno (potrebbe essere un artificio per non considerare un'area di passaggio come parte integrante del santuario).

Marcellina (Roma) – san Giovanni di Prislop

Un'ideale armonia tra un locale affrescato in stile e un'iconostasi semplice ma con icone ampie e brillanti. Restano ancora da completare le parti laterali: non perdiamo la speranza che l'icona della Discesa agli inferi ritrovi una sua dimensione unica (di fatto, qui è già prominente nell'affresco di sinistra della volta dell'altare) e che le icone delle dodici grandi feste tornino a raffigurare... le dodici grandi feste.

Marrubiu (OR) – perpetuo soccorso

Una delle iconostasi in Italia (e forse nel mondo) più ricche di elementi decorativi dipinti. L'unico rimpianto è che, con una superficie di parete tanto vasta e alta, non si sia potuto sistemare qualche ulteriore ordine di icone.

Merano (BZ) – san Nicola

Una storica iconostasi russa del XIX secolo, in cui gli elementi iconografici e decorativi sono condivisi armoniosamente con i due cori laterali.

Messina – Panaghia Sumelà e san Giacomo Maggiore

La pannellatura di legno a liste non è sgradevole, e offre calore ai toni di bianco e grigio del locale. Ci sembra ancora una struttura temporanea, ma con l'installazione di icone più ampie e il completamento di un elemento ligneo che circondi o sostenga le icone delle grandi feste, l'iconostasi risulterà molto elegante nella sua semplicità.

Messina – san Nicola

Un aspetto estremamente curioso dell'ospitalità di una comunità ortodossa in una chiesa evangelica. Al di là del lodevole gesto di accoglienza, si nota che il contrasto degli elementi tipici delle due chiese non potrebbe essere più stridente.

Messina – san Pancrazio

Accanto all'iconostasi in legno scolpito, leggera ed elegante e molto ben proporzionata al locale, ci si presenta un caso di studio sulla permanenza di elementi di una precedente cappella cattolica. Qui il crocifisso cattolico scolpito è stato mantenuto con una giustapposizione di un crocifisso ortodosso dipinto, e il contrasto non è affatto stridente. La presenza della statua, che invece sembra moderna e di non particolare rilevanza nella sua collocazione, crea una forte dissonanza cognitiva, tale da far dubitare, a chi entra in questa cappella, che si tratti davvero di una chiesa ortodossa. In questi casi, se proprio si vuole onorare una comunità cattolica che ha offerto un luogo di culto agli ortodossi, la cosa migliore è sistemare elementi come queste statue in un decoroso contesto separato dal locale di culto (una cappellina dedicata, una nicchia, un portico esterno, una 'grotta' in un giardino, e così via): in tal modo si vedrà un genuino rispetto senza elementi di confusione e sincretismo

Milano - Annunciazione

La più antica chiesa ortodossa ancora in funzione a Milano presenta numerosi esempi di iconografia e decorazione di origine greca; è l'unico esempio in Italia in cui abbiamo visto colonne di iconostasi con capitelli ionici.

Milano – inno Acatisto

Nella nuova chiesa ortodossa greca a Milano, agli inizi, si è fatto ricorso a un'iconostasi minimale, con ampie icone che formano proskinitaria sottili. Più recentemente, è stata montata un'iconostasi lignea ben armonizzata con le decorazioni preeesistenti.

Milano – Pentecoste

Una delle più imponenti iconostasi in legno intagliato, elegantemente sistemata nel contesto della chiesa di Santa Maria della Vittoria a Milano. Non siamo rimasti molto convinti dall'icona di sant'Ambrogio in paramenti medioevali (soprattutto in presenza di iconografie di sant'Ambrogio ben più antiche, e a lui quasi coeve), ma questo non è che un dettaglio di gusti personali.

Milano – sant'Ambrogio

L'iconostasi proveniente dal convento di Novodevich a Mosca è stata la prima iconostasi provvisoria della chiesa di santa Caterina a Roma, prima di essere portata a Milano, dove non poteva essere più adatta di così, per dimensioni, linee e ambientazione.

Milano –  sant'Ambrogio (n. 2)

Anche la Chiesa bulgara ha in Milano una parrocchia dedicata a sant'Ambrogio, che ha avuto la sua iconostasi dopo diversi anni dalla sua fondazione. Gli elementi laterali sono molto ricchi ed elaborati. Manca invece una parte centrale, e la vista sul santuario con statua lascia una certa impressione di sincretismo liturgico.

Milano – santi Sergio e Serafino

La prima sede della parrocchia (in una casa privata) aveva un'iconostasi semplice ma gradevole, con una particolarità: tutte le icone (ad eccezione di quelle delle dodici grandi feste, che erano riproduzioni del Dodecaorto di Fotis Kontoglou) erano dipinte dal parroco.

Nella successiva sede, si è affrontato il problema di conciliare le esigenze di un'iconostasi ortodossa con il vincolo architettonico della visibilità dell'affresco absidale. Si è giunti a una soluzione con un'iconostasi in ferro battuto, che permette la massima visibilità attraverso l'ampia apertura centrale, e al contempo dona un particolare risalto al numero selezionato di icone presenti sulla struttura.

Milano – santi Silvano e Benedetto

La prima sede della parrocchia dei santi Sergio e Serafino è stata nuovamente allestita come cappella, dedicata ai santi Silvano e Benedetto, e fornita di un'iconostasi con nuove icone.

Mirabella Eclano (AV) – Annunciazione

L'iconostasi bassa riesce a ridurre abbastanza bene il contrasto con l'asimmetria del tetto del locale. Gli spazi per le icone patronali sono stati ricavati sui muri laterali, con un risultato che, se riduce un poco la visibilità e l'accessibilità delle icone, rende l'iconostasi più solenne e completa.

Mirandola (MO) – san Demetrio

L'iconostasi sfrutta al meglio lo spazio, donando assieme agli arredi lignei un gradevole aspetto di cappella monastica a un locale squadrato. Si possono ancora fare dei passi per ottimizzare l'illuminazione interna. Vista l'enorme icona della Risurrezione sulla parete sinistra, non vediamo una ragione per sacrificare l'icona dell'Esaltazione della santa Croce tra le dodici grandi feste.

Mirano (VE) – arcangelo Michele

La foto è a bassa risoluzione, ma riesce a rendere l'idea di come uno stretto spazio absidale sia stato ottimamente riempito da un'iconostasi in legno. Purtroppo, le statue laterali continuano a creare un non indifferente contrasto stilistico (e quel che è peggio, teologico e simbolico). Chi si occupa di erigere iconostasi in luoghi di culto di origine cattolico-romana dovrebbe sempre fare attenzione a questi contrasti, che rischiano di protrarsi negli anni. In un caso come questo, non c'è alcun bisogno di "sfrattare" le statue dalle nicchie: basta coprire le nicchie con icone di pari dimensioni. I proprietari delle chiese che non hanno obiezioni a vedere il loro santuario centrale coperto da un'iconostasi non avranno generalmente problemi a veder trattare allo stesso modo anche le nicchie laterali.

Modena – tutti i Santi

L'iconostasi in gesso è un piccolo gioiello, che risalta ancor di più in una cappella completamente affrescata. L'insieme iconografico della chiesa, estremamente omogeneo per stile (è uno dei rarissimi casi in cui sia le icone dell'iconostasi sia quelle alle pareti sono dello stesso autore), ma incredibilmente vasto per soggetti di vari paesi, è non solo un capolavoro, ma anche un paradigma dell'internazionalità dell'Ortodossia in Italia. Ci dispiace di non poter contare su un'immagine di miglior qualità. L'icona della Madre di Dio sull'iconostasi è dipinta sul modello della Modenskaja, un'icona che negli ultimi secoli ha costituito un forte legame ideale tra Modena e la Russia.

Moncalieri (TO) – santi 40 Martiri

La chiesa lignea edificata a Moncalieri, nello stile architettonico del 'gotico del Maramureș', ha un'iconostasi con uno stile pittorico assolutamente singolare, ma a differenza dello stile dell'iconostasi della chiesa di san Giovanni Crisostomo a Carrara, si tratta di uno stile genuinamente popolare, e per quanto possa sembrare insolito, molto più ortodosso. Nella seconda foto vediamo la decorazione lignea (anch'essa con gli stessi elementi tradizionali) aggiunta in seguito per abbellire e sostenere le icone.

Mondovì (CN) – san Giovanni di Suceava

Fin dall'ingresso in questo locale, la comunità ha dovuto convivere con un elemento architettonico di grande disturbo: un pilastro di cemento proprio in mezzo alla sala e proprio davanti alle porte sante. La foto testimonia i tentativi di nascondere il pilastro, cercando di utilizzare elementi da proskinitarion, l'icona della Cena Mistica che abitualmente si mette sopra alle porte sante, e la grande riproduzione dell'icona del Pantocratore che era stata sopra all'iconostasi della nostra parrocchia a Torino.

Monfalcone (GO) – profeta Zaccaria

Nel panorama delle iconostasi ortodosse, questa colpisce per l'uso insolito di scritte che rimandano ai termini del simbolismo eucaristico. Questo potrebbe richiamare qualche uso locale in Romania, ma nel contesto italiano lascia un ambiente ortodosso stranamente confuso con quello di tante chiese evangeliche, dove – per pregiudizio contro le icone – si usano spesso scritte o versetti biblici sulle pareti. Il problema in questo caso è che non ci troviamo neppure di fronte a citazioni scritturali, né a frasi di uso ben noto, come "Cristo è risorto!", ma semplicemente a concetti simbolici. Ora, se proprio si vuole richiamare i fedeli a concetti come "il pane della vita" o "la vigna del Signore", che problema c'è, in una chiesa ortodossa, a illustrare questi concetti attraverso le icone del pane della vita o della vigna?

Come nel precedente caso di Mirandola, vediamo un'enorme icona della Risurrezione sulla parete, e non capiamo perché dover replicare quest'icona tra le dodici grandi feste, togliendo il posto alla festa della santa Croce.

Montaner (TV) – santa Barbara

Iconostasi pregevole per elementi pittorici, decorazione e armonizzazione con gli affreschi circostanti. Peccato che non si sia potuto ricavare un posto per un'icona patronale. Dopo il recente incendio nella chiesa (che grazie a Dio non ha intaccato le icone) potremo assistere a una risistemazione generale di questi elementi.

Montecatini (PT) – santa Pelagia

Questa comunità parrocchiale ha avuto la sede in più locali, molto diversi tra loro, e in tutti è riuscita a sistemare un'iconostasi con un certo garbo. Nel primo caso, abbiamo l'ospitalità in una cappella cattolica di spazio contenuto, con un'iconostasi in legno minimale ma elegante. Nella sede successiva, un locale squadrato di poca eleganza (un'ex fabbrica di pane) è abbellito mediante una disposizione armoniosa di archi e di elementi decorativi semplici, come cornici e fregi. Nella successiva chiesa (di cui per ora è usato solo il locale sotterraneo), ritorna una struttura "a scatola", che richiude con dignità il salone.

Montecorvino Rovella (SA) – santi Cosma e Damiano

Un'iconostasi semplice, arricchita di spessore dai bordi dorati attorno alle porte e sulla sommità. Le lampade al di sopra delle icone regali sarebbero adatte a icone di ben maggiori proporzioni.

Montichiari (BS) – sant'Artemio

Questa iconostasi, incastonata in modo perfetto in una parete absidale appositamente preparata, non è che uno dei dettagli di un progetto veramente singolare: la trasformazione di un capannone industriale in una chiesa ortodossa in stile romeno. Un'analisi di tutto il progetto andrebbe al di là degli scopi di questo viaggio tra le iconostasi, ma va tenuta in considerazione ogni volta che si parla dell'adattamento a chiesa ortodossa di una struttura diversa e preesistente. 

Monza – tutti i Santi

In una chiesa dall'ampio nartece esterno, ma dal limitato spazio interno, era necessario trovare una soluzione che limitasse il più possibile lo spazio attorno all'altare. Questa soluzione è stata la creazione di un'iconostasi 'a scatola', con le porte diaconali sui lati. La soluzione si può apprezzare meglio attraverso la foto panoramica.

Musadino (VA) – icona Blagoukhannyj tsvet

La prima cappella dell'eremo è stata realizzata suddividendo una stanza che (nemmeno a farlo apposta) aveva il soffitto con la volta a croce, e applicando riproduzioni di icone sull'iconostasi, sulle pareti e sul soffitto. Nella cappella successiva e più ampia dedicata alla santa Trinità, si è potuto dare maggiore spazio alla parte pittorica, che include insolite porte diaconali a due figure.

Napoli – sant'Andrea

L'iconostasi barocca si armonizza bene con l'interno della chiesa. Anche se alcuni possono considerarla manieristica e preferirle uno stile più tradizionalmente ortodosso, bisogna stare attenti nel creare ibridi con elementi barocchi.

Napoli – san Giovanni di Suceava

In questa parrocchia di Napoli lo sviluppo dell'iconostasi ha scelto una direzione inversa a quella della vicina chiesa di sant'Andrea: su una pannellatura semplice e autoprodotta sono state poste riproduzioni di icone più tradizionalmente ortodosse. L'effetto è esteticamente molto più dissonante, ma teologicamente più sapiente.

Napoli – santi Pietro e Paolo

L'iconostasi della storica chiesa greca di Napoli è molto maestosa e solenne, e perfettamente inquadrata nel contesto della chiesa.

Neive (CN) – san Michele Arcangelo

L'iconostasi della prima parrocchia ortodossa macedone in Italia testimonia lo sforzo e la determinazione di un gruppo di fedeli che ha saputo creare un perfetto ambiente ecclesiale con i propri mezzi (il rientro della Chiesa ortodossa macedone nella comunione ortodossa è coinciso con l'acquisto e la consacrazione del luogo di culto, una chiesa settecentesca di confraternita). 

Novara – san Nettario

Un'elegante iconostasi in legno lavorato offre un momento di autentico sollievo spirituale in un edificio costruito nel più agghiacciante stile brutalista postconciliare. Speriamo che le informi macchie di luce provenienti dalle finestre policrome (di cui si possono vedere gli aloni nella foto) non ricadano sulle icone rovinandone l'insieme.

Novara – san Nicola

In una chiesa in cui l'iconostasi deve essere rimossa ogni anno per permettere una funzione cattolica, si è installato un modello di iconostasi che offre la massima solidità in una situazione ancora provvisoria. Le porte regali aggettanti sono in realtà una struttura che stabilizza il resto dei pannelli, e le ali della balaustra sono divenute spazi per i cori, schermati da icone collegate al marmo della balaustra per mezzo di robuste fasciature.

Da notare, sulla parte inferiore delle porte laterali, una scelta iconografica tipica delle iconostasi russe di vecchio rito: le icone del patriarca Melchisedec e del Buon Ladrone. Interessante la scelta, sopra le porte sante, dell'icona "doppia" della Cena Mistica, con le raffigurazioni della comunione degli apostoli al pane e al calice. Delle dodici grandi feste, possono essere sistemate solo otto (per ora solo sette, a causa della presenza inopportuna in mezzo a loro dell'icona della Discesa agli inferi).

Oderzo (TV) – santa Irina

Iconostasi ampia e con elementi decorativi gradevoli; le icone sembrano un po' perse negli spazi, ma immaginiamo che in questa sistemazione siano ancora provvisorie.

Orbassano (TO) – sant'Emiliano

No, qui non si sono dimenticati di costruire l'iconostasi... la stanno ancora preparando! Si tratta della seconda chiesa in stile 'gotico del Maramureș' costruita nei dintorni di Torino. Questa foto può offrire un'idea delle proporzioni della vicina chiesa dei santi 40 martiri a Moncalieri. Attendiamo con interesse di vedere quali soluzioni saranno adottate nel completamento di questa nuova chiesa.

Orvieto (TR) – san Nicola

Si era partiti da una soluzione minimalista, fatta con elementi di proskinitaria verticali collegati a mo' di paravento, che lasciava una piena visibilità sul ciborio centrale.

L'iconostasi successiva non è male, ma avendo tolto completamente la visibilità al ciborio, e in gran parte alla volta absidale affrescata, questo è uno dei casi in cui è lecito chiedersi se un'iconostasi bassa non sarebbe stata più rispettosa dell'armonia della chiesa. La soluzione di avere 14 icone delle feste, anche se raramente adottata, permette di includere l'icona della Risurrezione al livello di quelle delle altre feste senza alcun rimprovero. Probabilmente l'aspetto dell'iconostasi potrebbe migliorare ulteriormente con l'inserimento di icone più ampie sulle porte regali.

Padova – Natività della Madre di Dio

Un'iconostasi ben bilanciata tra elementi iconografici e decorativi. Il leggero prolungamento in avanti non è tanto funzionale ad avere più spazio attorno all'altare (il santuario è infatti abbastanza lungo), quanto piuttosto a permettere il giusto spazio alle icone delle dodici grandi feste.

Padova – santa Parascheva

Iconostasi bassa e ampia, riccamente scolpita, con elementi di proskinitaria coordinati.

Padova – santi Pietro e Paolo

Un'iconostasi su cui vediamo tende davanti a tutte le porte e, particolarità unica in Italia, un'icona patronale circolare (un modello che si adatta di solito ai medaglioni dipinti a parete).

Palermo – san Caralambo

Nell'iconostasi provvisoria, una struttura minimale reggeva icone di ampie dimensioni e di stili piuttosto diversi. Lo sviluppo successivo mostra uno sforzo ben riuscito di armonizzazione delle icone con le linee della chiesa precedente.

Palermo – san Marco di Efeso

L'iconostasi ospita i ripidia (che abitualmente sono conservati dietro alla santa mensa, o ai lati del trono) e poiché le porte laterali sono costituite da tende, le icone degli arcangeli sono poste ai loro fianchi.

Palermo – sant'Alessandro di Comana

Iconostasi con una storia interessante: realizzata in Bielorussia sul modello di un'iconostasi privata (oggi in Svizzera) della cappella di Villa Florio, residenza di vacanza dei Romanov a Palermo. La grande Trinità nell'abside è opera dell'iconografo russo Aleksandr Sokolov, defunto prima di aver potuto completare le icone dell'iconostasi.

Parma - Mirofore

Locale adattato a chiesa: la presenza di tante dorature ed elementi barocchi contrasta con il salone bianco e squadrato, ma l'insieme non è disarmonico.

Parma – san Nettario

La prima iconostasi si limitava all'essenziale (due pannelli con icone duplici, e tende), lasciando lo sguardo libero su pareti ricche di elementi iconografici. L'iconostasi definitiva ha una grande armonia di dettagli, copre con garbo le basi delle colonne laterali con due proskinitaria, e mostra le icone delle 12 grandi feste come dovrebbero essere. Chi ha paura dell'esclusione dell'icona della Risurrezione dall'iconostasi, può vedere dalla terza foto come la cosa non costituisca affatto un problema.

Pavia – sant'Ambrogio

I larghi elementi di colonna conferiscono all'insieme un aspetto di grande solidità. Poiché la presenza di portacandele davanti alle icone regali impedisce incidenti da passaggio diretto, non dovrebbe esserci pericolo ad abbassare le lampade votive in modo che possano illuminare i volti delle icone regali, piuttosto che il culmine degli archi.

Pavia – santi romeni

Ampia iconostasi lignea dagli elementi squadrati. Le lampade votive delle icone regali sono un po' fuori asse: è un artificio a cui si fa talvolta ricorso nei casi in cui ci sia poco spazio e rischio di urti nella zona attorno alle porte centrali.

Perugia – san Gerasimo

Iconostasi minimale, con pannelli di balaustra in legno e icone di grandi dimensioni.

Perugia – san Sava di Buzău

Iconostasi singolare nel panorama italiano. La struttura in legno scolpito risulta molto leggera grazie all'impiego del traforo, e al tempo stesso in rilievo, per gli elementi di colonne sormontate da croci. Anche il pulpito è stato decorato nello stesso modo. Le due icone della Risurrezione e della Natività di Cristo, anche se non tradizionalmente collegate all'iconostasi (rimandano piuttosto ad affreschi parietali), ne prolungano l'imponenza nella chiesa.

Pesaro – san Giovanni di Prislop

Una serie di soluzioni geniali ha sfruttato tutto lo spazio disponibile di un santuario piuttosto stretto e ha esteso l'iconostasi all'arco esterno, guadagnando tutto lo spazio della corona dell'arco.

Piazzare una riproduzione di icona "a ritaglio" è sempre un rischio, e se qui ci sembra che ne sia valsa la pena per il Mandylion sopra alle porte sante, le figure della Vergine e di san Giovanni Evangelista accanto al crocifisso centrale, così come gli angeli con i ceri sulla corona esterna, ci sembrano ancora piuttosto spiazzate e fumettistiche.

Le nicchie laterali sono state progressivamente coperte di icone, e il risultato finale è buono e armonico nelle proporzioni. Nella fase intermedia, tuttavia, le statue nelle nicchie erano coperte a metà da icone, e questo lascia un'impressione strana, non proprio cattolica, non proprio ortodossa, ma generalmente trascurata. In questi casi, se le statue non si possono coprire (basta tendere un velo), sarebbe meglio lasciarle a vista.

Pesaro – santa Protezione

Uno dei rari casi in cui gli elementi aggettanti non sono quelli centrali, con le porte sante, ma piuttosto quelli laterali (cosa che non nuoce comunque allo sguardo d'insieme). È anche piuttosto infrequente (e leggermente irrispettoso) che l'Annunciazione sulle porte sante sia ottenuta dividendo in due una singola icona, con il triste effetto di tagliare in due la mano dell'arcangelo.

Pescara – Natività della Madre di Dio

Singolare adattamento di un salone con una marcata asimmetria e un'illuminazione alquanto irregolare. Lodevole il tentativo di mantenere un'armonia cromatica attraverso l'uso di sfumature di bianco e azzurro chiaro.

Pescara – santi Simeone e Anna

 

Nel salone usato per le prime celebrazioni, abbiamo avuto l'unico caso in Italia in cui le icone erano proiettate sulla parete di fondo durante le funzioni, con la stessa tecnica usata negli incontri di catechismo, quando il salone era usato come scuola. Conoscendo e apprezzando la propensione di padre Alin Iarca per il catechismo, non possiamo che fargli i complimenti per aver saputo focalizzare l'attenzione dei fedeli su una buona iconografia ortodossa in quello che altrimenti sarebbe risultato un ambiente un po' squallido. Gli sviluppi non si sono fatti attendere, con la costruzione di una chiesa in stile tradizionale ortodosso (uno degli esempi meglio riusciti in Italia), di cui possiamo vedere nelle foto successive l'iconostasi bassa e semplice, che si inserisce alla perfezione nel contesto della chiesa.

Piacenza – san Daniele l'Eremita

L'iconostasi è fatta con elementi combinati, che si è saputo ricomporre in modo molto efficace in due contesti diversi (questa è una prova della versatilità di un'iconostasi ortodossa). Elementi cattolici preesistenti come le statue spesso non si possono spostare oppure occultare, ma il contrasto rimane aspro, come se si stesse vivendo in due chiese diverse allo stesso tempo.

Piacenza – san Procoro di Pcinja

La seconda parrocchia ortodossa macedone in Italia ha avuto la prima sede in una chiesa rurale sull'Appennino piacentino. Vi è stata costruita un'iconostasi in legno ampia e solida, in armonia abbastanza elegante con le linee architettoniche della chiesa, se non fosse stato per gli elementi dei condizionatori d'aria sulle pareti e davanti alla solea, sgradevoli a vedersi per quanto indubbiamente utili.

Recentemente la parrocchia ha potuto acquistare una chiesa in città, dove l'iconostasi è ancora in allestimento. Come si può notare nella seconda foto, il precedente santo patrono della chiesa (l'apostolo Bartolomeo) è stato affiancato nell'icona laterale a san Procoro di Pcinja, patrono della parrocchia ortodossa macedone. In questo caso (che si può notare anche nella parrocchia dei santi Sergio e Serafino a Milano), l'inclusione del patrono precedente enfatizza il fatto che una comunità ortodossa non si pone in contrasto con il precedente culto dei santi in Occidente, e se un santo è riconosciuto come tale dalla Chiesa ortodossa, può essere inglobato nella vita di culto della comunità senza soluzioni di continuità.

Piacenza – santi tre Ierarchi

Una soluzione che dovrebbe essere presa in considerazione da chiunque si trovi in una chiesa temporanea, povera o con vincoli di edificazione di iconostasi. I pannelli di questa iconostasi, che appaiono elaborati e complessi, sono in realtà molto leggeri (laminato plastico), facili da montare e smontare, eleganti nella loro essenzialità e – ultimo ma non da meno – estremamente economici. Sono anche personalizzabili: le icone regali, quelle degli arcangeli e delle feste che vedete qui sono le stesse che abbiamo richiesto anche noi a Torino (con un'iconostasi di tutt'altra fattura) quando abbiamo avuto bisogno di riproduzioni temporanee. Pur nella loro leggerezza (li possiamo paragonare alle lastre di polistirolo delle imbottiture) sono abbastanza robusti, come si vede nella foto, da reggere lampade e sistemi di cardini e di chiusure delle porte. La loro possibilità di impiego per usi estemporanei (incluse le celebrazioni all'aperto) è davvero senza limiti.

Pinerolo (TO) – santo Stefano il Grande

In molte chiese si usano pannelli con icone per creare un'iconostasi temporanea, ma quello della chiesa di Pinerolo ai suoi inizi è l'unico caso in cui abbiamo visto sistemare l’Epitaffio (o Sindone) del Signore e quello della Madre di Dio per delimitare lo spazio dell'altare.

La seconda foto testimonia lo stadio successivo, con l'arrivo di una tradizionale iconostasi romena in legno intagliato. In questa foto, e soprattutto nella terza foto grandangolare, vediamo anche il geniale impiego di grandi riproduzioni parietali di icone, che sostituiscono molto dignitosamente gli affreschi in quei casi in cui problemi burocratici e/o finanziari ne impediscono la realizzazione.

Pino Torinese (TO) – santa Protezione

Sono stati necessari diversi adattamenti per incastonare un'iconostasi tradizionale in una cappella modernista costruita in modo molto peculiare su livelli differenti, e se in alcuni aspetti (come l'illuminazione interna) non si è potuto eliminare del tutto un certo contrasto, bisogna riconoscere che lo sforzo ha prodotto un ottimo risultato.

Pistoia – Natività della Madre di Dio

L'iconostasi a paravento viene dagli anni in cui era richiesta con una certa frequenza la sua rimozione per la celebrazione di funzioni cattoliche nella chiesa. Nonostante le sue dimensioni, è stata studiata apposta per essere montata e smontata facilmente (in caso di necessità, anche da una singola persona), e per essere ripiegata in uno spazio minimale. Le icone regali e laterali possono sembrare un po' troppo sottili: in effetti, erano state originariamente pensate per gli spazi ben più stretti e alti della nostra parrocchia a Torino.

Pistoia – san Mina

L'iconostasi sembra essere studiata in vista della successiva decorazione del vasto spazio absidale. Curioso il contrasto tra elementi solidi a triangolo ed elementi traforati ad arco.

Pomezia (Roma) – san Sebastiano

L'iconostasi della chiesa di Pomezia si distingue in vari modi dai modelli prevalenti nella diocesi romena; le sue particolarità danno a questa chiesa un aspetto molto elegante, sobrio e luminoso.

Porretta Terme (BO) – santa Barbara

La struttura dell'iconostasi ha racchiuso e circondato la conca absidale centrale, mentre per quelle laterali si è preferito lasciare gli altari ornati da affreschi, a vista libera. Tali altari, anche se indubbiamente eleganti, non sono molto funzionali nel rito ortodosso: uno dei loro usi più solenni potrebbe essere quello di ospitare teche con reliquie di santi.

L'inclusione delle luci absidali all'interno dell'iconostasi deve far riflettere sul tema dell'illuminazione interna delle chiese. Spesso, quando si erige un'iconostasi alta in una chiesa con un precedente sistema di illuminazione generale, si rischia di avere un altare intensamente illuminato e una navata che resta al buio.

Portogruaro (VE) – san Sava il Santificato

Iconostasi elegante, ampia, ricca di dettagli e di cromatismi. Sarebbe ideale, se l'icona della Risurrezione non fosse inclusa tra quelle delle 12 grandi feste.

Prata di Pordenone (PN) – santa Cristina

Il salone è chiuso da una parete in cartongesso che ospita tutti gli elementi consueti di un'iconostasi, tranne le lampade e le porte, che è sempre possibile aggiungere in momenti successivi. Preferiamo non commentare sulle bandiere nazionali poste a striscione, essendo sicuri che i chierici e i fedeli di questa parrocchia abbiano sentito parlare degli stendardi che si usano nelle processioni ecclesiastiche.

Prato – santi Anastasia la Romana e Petru Movilă

Iconostasi con molti elementi lignei traforati, che inizieranno a risaltare sulla parete di fondo man mano che sarà dipinta.

Quartu Sant'Elena (CA) – san Giuda Taddeo

Questo è uno dei rari casi in cui la parete divisoria che funge da iconostasi ha subito nel tempo modifiche strutturali (in questo caso, per accomodare la forma delle nuove porte).

Ravenna – san Giorgio

Questo è l'unico caso in cui dobbiamo concludere con tristezza che, nel cercare di fare un passo avanti per un'iconostasi, si è fatto un passo indietro per l'Ortodossia.

Ravenna è una città in cui è ancora piuttosto viva la memoria dell'antico templon bizantino (a un singolo ordine d'icone). Nella splendida cornice della storica basilica dello Spirito Santo, l'iconostasi temporanea (pur suscettibile di miglioramenti) era sicuramente sulla strada giusta per restituire alla chiesa un senso di solennità ortodossa, cosa che peraltro si poteva notare più nella sistemazione cattolica preconciliare che in quella odierna. Non abbiamo dubbi che padre Dan Vesea (che conosciamo come esperto d'arte bizantina) avesse proposto quel primo modello sulla base di notevoli testimonianze architettoniche. Ecco perché ci siamo sentiti del tutto spiazzati nel veder sistemare in seguito un'iconostasi barocca in legno intagliato, molto raffinata nei suoi dettagli artistici, ma del tutto disarmonica con le basi stesse dell'arte ravennate.

Ci basti vedere come le altre chiese di Ravenna hanno risolto le loro iconostasi: la parrocchia di san Giovanni Battista ha sistemato un'iconostasi barocca in una cappella barocca, la parrocchia della santa Protezone ha creato un'iconostasi neoclassica in una chiesa neoclassica... quanto sarebbe costato offrire una reminiscenza dello stile paleocristiano in una chiesa paleocristiana?

Ravenna – san Giovanni Battista

Elemento a croce lobata che ricorda quelli della vicina chiesa di san Timoteo a Cesena, ma con l'aggiunta delle icone degli apostoli nella cornice. In una cappella barocca fortemente ornata di elementi statuari barocchi, resta da vedere come potrà armonizzarsi con l'ambiente.

Ravenna – santa Protezione

Su un insolito sfondo azzurro, vediamo una combinazione di icone e di elementi decorativi di un certo pregio. In particolare, viste le difficoltà di riprodurre dignitosamente la Vladimirskaja, dobbiamo convenire che – almeno da lontano – l'icona regale che ne segue fedelmente la tipologia è tra le riproduzioni meglio riuscite. Si tratta di uno dei pochi casi in Italia in cui il Mandylion è usato come icona regale del Signore.

Reggio Calabria – san Gregorio Decapolita

Un'iconostasi semplice e leggera, ha subito una sopraelevazione con un curioso effetto cromatico: non si tratta di una diversa illuminazione, è proprio che le icone della parte sopraelevata sono a sfondo azzurro (e generalmente rotonde), mentre quelle della parete originaria sono a sfondo dorato (e generalmente quadrate). Il contrasto è piuttosto accentuato, e non molto gradevole a vedersi. Non avrebbe guastato un po' più di uniformità.

Reggio Calabria – santi Pietro e Paolo

In una chiesa costruita secondo i criteri architettonici ortodossi greci, l'iconostasi in legno intagliato si adatta alla perfezione, e si estende sulle tre absidi. Davvero imponente la parte centrale.

Reggio Emilia – san Dionigi vescovo

Ospitata in un salone temporaneo, la comunità ha ereditato la prima iconostasi della parrocchia di san Nettario a Parma.

Reggio Emilia – san Giobbe di Pochaev

Gli elementi costitutivi dell'iconostasi ci sono tutti, ma non sembra che sia stato fatto un grande sforzo per armonizzare o inserire l'iconostasi nel contesto della chiesa.

Reggio Emilia – san Spiridione

Purtroppo non abbiamo trovato fotografie con una migliore luminosità o maggiori dettagli, ma già vediamo più attenzione all'integrazione nell'ambiente rispetto al caso precedente. Gli archetti sulla sommità rispecchiano un poco le nicchie presenti nella chiesa. Per farci un'idea definitiva, dovremo comunque attendere il completamento delle icone.

Revello (CN) – san Basilio

Un'iconostasi semplice ed essenziale in una cappella di piccole dimensioni. A differenza di quanto avevamo notato nella chiesa della santa Protezione a Pesaro, la figura completa dell'Annunciazione sulle porte sante qui è realizzata dipingendola su due pannelli separati, e non, come nel caso precedente, tagliando in due una riproduzione preesistente.

Rieti – san Giuseppe di Partoș

In una chiesa costruita in stile tradizionale romeno, questa iconostasi ancora agli inizi ha a disposizione una vasta parete per una potenziale elevazione di molti ordini di icone.

Rignano Flaminio (Roma) – profeta Elia

Da quanto abbiamo potuto vedere, questa è una delle poche iconostasi che sono state spostate da una chiesa a un'altra nella stessa località (in poco tempo, come possiamo dedurre dalle ultime icone dei profeti nella fila superiore, che sono in corso di completamento). Da questi cambiamenti di ambiente si vede la versatilità dell'iconostasi, che si può adattare a nuovi locali con una certa facilità.

Nella prima sistemazione, l'iconostasi ancora bassa lasciava intravedere un ciclo di affreschi preesistenti, in questo caso ormai scarsamente visibili. Le decisioni di elevare o meno l'iconostasi spesso non dipendono dalla comunità ortodossa, ma da fattori locali quali la visibilità delle pareti tutelate come beni artistici.

Rimini – Ingresso al tempio

Una delle iconostasi più riccamente decorate di motivi ornamentali, si inserisce in modo eccellente nel contesto di una chiesa completamente dipinta.

Rimini – san Nicola

In realtà si tratta di una cappella laterale di una chiesa cattolica: l’ingresso alla cappella è stato decorato da una struttura di iconostasi completa di tende, per facilitare le Liturgie per i pellegrini ortodossi che vengono a venerare la reliquia del braccio di san Nicola.

Rivarolo Canavese (TO) – san Giulio il Veterano

Gli elementi ancora incompleti riescono a delimitare in modo adeguato lo spazio dell'altare barocco. Il fatto che non si sia trovato un panno per fare una tenda alle porte sante (reminiscenza del velo del tempio biblico), ma siano presenti bandiere nazionali per riempire i varchi dell'iconostasi, dovrebbe farci riflettere sulle nostre priorità in una chiesa.

Roma – Dormizione della Madre di Dio

In quanto cappella della residenza episcopale, si potrebbe pensare che la struttura dell'iconostasi sia un po' troppo minimalista, ma va tenuto conto che la cappella è frequentata da un gran numero di preti, diaconi e servitori d'altare, soprattutto in occasione di riunioni e raduni del clero. Questa struttura aperta e semplice permette la massima elasticità nel caso di concelebrazioni molto affollate, pur senza rinunciare all'eleganza e alla dignità.

Roma, Borghesiana – san Dimitrie il Nuovo

Curiosa iconostasi "a scatola" con icone anche sulle pareti laterali, studiata per garantire il massimo di mobilità senza rinunciare alla parte iconografica.

Roma, La Rustica – Concezione di sant'Anna

In una chiesa ricavata da un salone sportivo, la struttura dell'iconostasi è ancora minimale, ma non mancano le potenzialità future. Curiosa, come icona regale, la riproduzione della Madre di Dio Piangente del monastero di Boiani.

Roma, Monterotondo / Tor Lupara – Battesimo del Signore

Al pianterreno di un'edificio di una zona industriale, quest'iconostasi è un esempio di capacità creativa, che ha trasformato uno spazio anonimo e squadrato in un piccolo gioiello. L'iconostasi con sobri elementi lignei usa in modo sapiente tutto lo spazio disponibile per icone di grandi dimensioni, lasciando posto per futuri sviluppi senza compromettere l'armonia dell'insieme.

Roma – Natività della Madre di Dio

Iconostasi in legno dagli elementi molto solenni, dona un aspetto unico a un salone absidato che non sembrava progettato come chiesa.

Roma, Ostia – Ingresso a Gerusalemme

Un caso singolare in cui tutte le icone sulla parete hanno la sommità ad arco.

Roma, Palestrina – san Mina

Questa chiesa ha sfruttato nel modo migliore gli spazi di un ampio capannone in mezzo al verde, dimostrando anche con la propria iconostasi (una parete di legno larga e semplice) che trasformare un locale in chiesa ortodossa non richiede alcun particolare vezzo architettonico, ma solo una buona dose di semplicità e buon gusto.

Roma, Prima Porta – Ingresso al tempio

Iconostasi curata e pregiata, posta inizialmente in un locale di culto molto moderno e dalle linee squadrate, e poi sistemata in una chiesa acquistata dalla comunità, a cui è stata adattata perfettamente.

Roma – san Nicola

L'iconostasi è adattata al salone di un palazzo nobiliare romano. È di grande effetto l'abside a mosaico (di cui nella prima foto si intravede appena la sommità, e nella seconda foto qualche particolare dello sfondo).

Roma – san Panteleimone

Iconostasi bassa riccamente intagliata, prevista per ospitare poche icone ma di ampie dimensioni. Nella seconda foto si vedono già installate le icone, tra cui le icone patronali di san Panteleimone e del co-patrono sant'Efrem il Nuovo di Nea Makrì. Per aggiungere una dimensione inter-ortodossa, la foto testimonia la visita dell'arcivescovo Juraj di Michalovce e Košice in Slovacchia, un grande amico degli ortodossi in Italia.

Roma – san Teodoro

Un'iconostasi essenziale, elegante, armoniosa con il resto della chiesa. Le porte diaconali sono sui lati.

Roma – sant'Andrea (1)

La più antica chiesa greca ancora in funzione a Roma. Di dimensioni contenute, ma dall'iconostasi molto elaborata.

Roma – sant'Andrea (2)

Così come l'iconostasi della parrocchia di santa Nino a Firenze, quella della parrocchia georgiana di Roma unisce poche icone particolarmente luminose a motivi di legno scolpito, con caratteristiche singolari dell'architettura cristiana del Caucaso.

Roma – santa Caterina (chiesa superiore)

Un'iconostasi in marmo con icone di gran pregio. Di recente la chiesa è stata affrescata, portando le parti marmoree dell'iconostasi a risaltare ancora di più. Tecnicamente, non si trova in Italia (è sul suolo extraterritoriale dell'ambasciata russa).

Roma – santa Caterina (cripta)

Iconostasi con rivestimenti in porcellana, caso unico – per quanto ne sappiamo – tra quelli qui analizzati. Ha di fronte uno dei più pratici battisteri a immersione per adulti.

Roma – santa Croce

L'iconostasi in legno scolpito ospita in modo elegante alcune delle più grandi icone in Italia: un ottimo risultato artistico, a cui nuoce un poco la solita inclusione dell'icona della Risurrezione tra le icone delle 12 grandi feste.

Roma – santa Protezione

Anche qui si è scelto o si è dovuto scegliere di usare come iconostasi due elementi di proskinitaria verticali, ma il loro aspetto modernizzante e cromato ci lascia un po' interdetti. Troviamo interessante invece l'uso di lampade a stelo al posto di quelle pensili, una soluzione in questo caso più giustificabile.

Roma – santo protomartire Stefano

L'iconostasi ha linee sobrie e icone interessanti, con un mix armonico di elementi tondeggianti e quadrati. Le tende davanti alle porte sante (particolare comune alla chiesa dei santi Pietro e Paolo a Padova) ci sembrano fuori luogo, a differenza di quelle sulle aperture laterali, prive di porte.

Roma, Torre Spaccata – sant'Alessio

Attraverso il delicato traforo del legno dell'iconostasi filtra la luce di una vetrata multicolore che offre ben poco di ecclesiastico, ma per una chiesa dedicata a un santo che si accontentò di vivere in un sottoscala di Roma, ci accontenteremo anche noi...

Roma, Trullo – san Martino il Confessore

L'iconostasi a parete in cartongesso è tanto minimale che si è voluto sistemare riproduzioni rettangolari delle icone delle grandi feste dietro aperture fatte per icone ad arco. Non guasterà chiedere che quando saranno fatte le icone delle feste su misura, quella della Risurrezione sia posta in un luogo a parte da quelle delle altre feste.

Roma – santi Vincenzo e Anastasio

Nella storica parrocchia del Quirinale accanto alla fontana di Trevi, la comunità ortodossa bulgara ha sistemato ampi pannelli in ferro battuto, il cui delicato intreccio risalta particolarmente quando si tirano le tende tese dietro di loro.

Rossano (CS) – icona "Compagna nel Cammino"

Iconostasi ancora da completare, speriamo, con la sostituzione delle croci piuttosto semplicistiche sulla fascia inferiore, più adatte a chiese evangeliche spoglie di ornamenti che a chiese ortodosse con icone, e che di fatto stanno già creando un contrasto sgradevole con i portacandele e il leggio.

Rovigo – santo Ioan Iabob

Iconostasi a parete liscia, asimmetrica rispetto al locale, con sommità ad archetti multipli (verosimilmente basi per le future icone della fila degli apostoli).

Rovereto (TN) – santa Ksenija

Iconostasi più che adeguata per il suo scopo, anche se crea un effetto cromatico dissonante, non sufficientemente smorzato dalla presenza di teli e drappi bianchi.

Salerno – san Matteo

La struttura "a scatola" in cartongesso è stata costruita con le aperture a misura per ospitare gli elementi di legno intagliato. Questa è una soluzione brillante per quelle chiese che hanno già alcune parti di iconostasi in legno, ma non possono, per qualsiasi ragione, completare una parete con elementi dello stesso tipo.

Saluzzo (CN) – san Procopio

Il lavoro di intaglio è pregevole: se all'inizio lasciava l'impressione che ci fosse un po' troppo legno rispetto alle icone, dobbiamo ammettere che il risultato finale è ben proporzionato. Peccato che le riproduzioni di icone sulla parete di fondo dell'altare sino stranamente spezzate in due (né veramente visibili, né veramente coperte) dall'arco superiore dell'iconostasi, e che le icone poste sulle colonne laterali non riescano ad armonizzarsi con l'ambiente, risaltando in un modo un po' fumettistico (forse sarebbe bastato applicare loro una cornice e/o usare un più decoroso sfondo giallo-dorato, come era stato fatto per le due grandi icone della prima foto).

Saluzzo (CN) – san Giuda Taddeo

Iconostasi di una cappella privata, non più esistente (alcuni elementi lignei sono passati alla prima iconostasi della cappella di sant'Anastasia a Torino), testimonia il grado di amore e di cura nella realizzazione di un'iconostasi anche in ambiente domestico.

San Giovanni Valdarno (AR) – san Teodosio di Brazi

Iconostasi ricca e complessa, ben adattata alla chiesa, anche se forse sarebbe stato un po' più armonico un elemento più arrotondato sulla sommità al centro.

San Marino – san Michele Arcangelo

La prima iconostasi ortodossa nella Repubblica di San Marino ha una struttura semplice ed essenziale. La seconda foto testimonia uno stato di avanzamento ulteriore dei lavori, in cui l'iconostasi è stata ulteriormente armonizzata con l'artificio di fasce parietali per le icone.

San Marino – santa Marina

La struttura centrale è molto leggera e e per il momento si armonizza bene con l'ambiente della cappella. L'icona della Risurrezione sul leggio a sinistra mostra come sia possibile offrire a quest'icona un posto prominente al di fuori degli spazi riservati alle 12 grandi feste.

Sanremo (IM) – santi Cirillo e Metodio

Iconostasi ampia e imponente con icone belle e luminose, lunette a icona sulle porte laterali, e una serie di icone dei santi apostoli in dimensioni crescenti verso il centro. L'insieme non crea disarmonia con le linee gotiche della chiesa, se si eccettua forse un colore di base troppo scuro.

Sanremo (IM) – Cristo Salvatore

 

I lavori nella chiesa, interrotti dalla rivoluzione russa, sono proceduti in modo lento ma graduale, prima con la sopraelevazione dell'iconostasi, e quindi con la cornice degli affreschi sulla facciata, realizzando un'opera di grande pregio.

Santa Lucia del Mela (ME) – Presentazione al Tempio

L'iconostasi dell'eremo messinese, con icone regali molto ampie, racchiude un santuario posto curiosamente nella parte più bassa della cappella.

Schiavonea (Corigliano Calabro – CS) – san Fantino il Nuovo

Evoluzione di un'iconostasi da una semplice parete di legno con porte a una struttura dotata di un elaborato schema di decorazioni.

Seminara (RC) – santi Elia e Filareto

Iconostasi molto elegante e minuta, a una sola porta laterale, ben inserita nel complesso degli affreschi del monastero.

Siena – santa Anastasia Romana

Nell'iconostasi minimale fatta con icone fissate sopra la balaustra, l'icona della Cena Mistica costituisce l'elemento di arcata superiore e di raccordo con le icone regali, permettendo l'installazione della tenda centrale.

Siracusa – santa Lucia

Si nota un tentativo di riprendere le volute barocche nelle linee dell'iconostasi, anche se il risultato finale è ancora piuttosto disomogeneo dall'insieme della chiesa. Le ampie icone regali seguono i modelli del Sommo Sacerdote e della Pantanassa (Regina del mondo).

Siracusa – santi Paolo e Lucia

Lo spazio sulle porte centrali a forma di cerchio è abbastanza raro (si vedano l'iconostasi definitiva della chiesa della Trinità a Fidenza, la prima cappella dei santi Sergio e Serafino a Milano e la chiesa di sant'Andrea a Napoli), ma può creare una cornice ideale per una croce centrale. In questo caso, la cornice in legno intagliato è anch'essa parte dell'opera d'arte.

Il soffitto a luci multicolori irregolari, già strano per il locale in sé, costituisce il proverbiale pugno nell'occhio di chi usa questo spazio come chiesa.

Spilimbergo (PN) – san_Giovanni_Battista

Un vero gioiello per la delicatezza dell'intaglio del legno e l'ampiezza e la bellezza delle icone. Da una chiesa situata nella più famosa "città del mosaico" in Italia, ci saremmo aspettati qualche elemento a mosaico nell'insieme, ma è vero che la realizzazione dei mosaici è lenta e costosa: speriamo solo che da un rinnovato contatto di Spilimbergo con l'Ortodossia possano rinascere alcuni spunti di un'arte senza tempo.

Susa (TO) – san Niceta di Remesiana

Due fasi della crescita di un supporto semplice in legno liscio. La sommità arcuata della seconda versione contrasta con le le linee squadrate e semicircolari della preesistente pala d'altare, con la quale non sarebbe stato difficile concordare nella forma.

Taranto – santi Cosma e Damiano

La realizzazione dell'iconostasi è stata una sfida alle dimensioni minuscole dell'area dell'altare. Sembra che la sfida sia stata vinta con un certo garbo e armonia.

Tarquinia (VT) – Trasfigurazione e sant'Antonio il Grande

Iconostasi bassa, poco comune nelle chiese di tradizione russa, ma che ha trovato impiego in chiese russe contemporanee, soprattutto in casi in cui l'abside presenta grandi icone ad affresco o a mosaico. In questo caso, l'iconostasi è stata armonizzata con le linee della chiesa, creando un rimando ideale a un templon paleocristiano.
Teramo – santi confessori dellaTransilvania

Qui vediamo un curioso tentativo di inserire tutto il necessario per la celebrazione di un culto ortodosso, mantenendo contemporaneamente tutti gli elementi di base di una cappella cattolica. Può essere una via da seguire quando si ha in uso una chiesa che si deve regolarmente sgomberare dopo ogni celebrazione.

Thiene (VI) – tutti i Santi

Proskinitaria simili a quelli della vicina chiesa di san Giorgio a Vicenza, ma con icone più larghe ed elementi scolpiti più leggeri.

Torino – Natività di san Giovanni Battista

La realizzazione di questa iconostasi ha dimostrato come sia possibile avere icone di grandi dimensioni anche sulle porte diaconali, create con un telaio leggero rivestito di stoffa.

Torino – san Massimo

Ci soffermiamo un poco sull'evoluzione delle iconostasi nella nostra chiesa. Quando nel 1997 la nostra comunità ha avuto il suo primo luogo di culto in un locale privato, abbiamo sistemato un'iconostasi, sorretta da una barra metallica fissata a pressione ai muri (un'opzione da tenere in considerazione quando per qualche ragione non si possono piantare chiodi nelle pareti). La prima foto non mostra ancora il completamento, quando abbiamo ricoperto le estremità della barra con pannelli in legno a cui abbiamo fissato delle tende. Quando nel 2001 la comunità è stata ospitata nella sede attuale, abbiamo costruito un'iconostasi del genere "a scatola", sul fondo della navata orientale (la nostra chiesa ha la pianta a croce), usando come icone regali le prime icone della parrocchia di Tutti i Santi a Modena. La facciata dell’iconostasi è stata quindi fatta avanzare sulla parte centrale della chiesa, racchiudendo l'intera navata orientale come santuario. Nel 2006 è stata quindi montata la struttura lignea dell'iconostasi definitiva, realizzata da un laboratorio di falegnameria locale (le dimensioni della torre centrale della chiesa hanno permesso uno sviluppo in altezza nello stile delle iconostasi russe). Sono state sistemate riproduzioni di icone su carta, oggi disponibili con una certa facilità in Russia, e quindi sono state gradualmente dipinte tutte le icone (lavoro realizzato interamente all'interno della parrocchia). Laddove si è dovuto scegliere una lingua, le scritte di tutte le icone sull'iconostasi, così come delle icone parietali, sono state fatte in italiano.

Torino – santa Anastasia di Sirmio

La particolarità della cappella laterale della nostra chiesa è di non avere un santuario; perciò, le sue iconostasi (quella lignea del 2004 e quella in cartongesso installata nel 2010) sono appoggiate direttamente alla parete, in modo non dissimile da quelle dei Vecchi Credenti "senza preti". Poiché nella cappella si celebrano principalmente battesimi e offici lettorali, comunque, l'assenza del santuario non crea particolari problemi. Al contrario, l'iconostasi crea immediatamente un'atmosfera di preghiera anche in un luogo in cui non si celebra la Liturgia. Nella seconda iconostasi, hanno trovato un posto le riproduzioni di icone che erano state sistemate temporaneamente sull'iconostasi principale, in attesa dell'arrivo delle icone dipinte.

Torino – santa Croce

 

La parrocchia di Santa Croce, fin dai suoi inizi, si è trovata in una situazione simile alla nostra: avendo la chiesa principale in restauro, ha dovuto tenere le funzioni nel coro sul retro, e ha scelto quindi di installare un'iconostasi "a scatola", come nella nostra prima soluzione, per economizzare lo spazio in vista della partecipazione di un gran numero di fedeli. Tuttavia, invece di far avanzare la parte centrale con le porte sante, ha preferito far avanzare le parti laterali, realizzandovi spazi di deposito per paramenti e altri oggetti. Recentemente, la struttura è stata sostituita con un'altra di impianto simile, ma con più ordini di icone, e realizzata in legno intagliato. Quanto alla struttura precedente, è stata trasportata e sistemata presso la parrocchia di san Matteo a Ciriè (TO).

Torino – santa Parascheva

La più antica delle iconostasi ortodosse tuttora esistenti a Torino, e una delle prime portate in Italia dalla Romania. Ha servito come modello per molti altri esempi di iconostasi, ed è caratterizzata da una grande eleganza e armonia di stile. In seguito è stata arretrata dietro le colonne alle quali era originariamente appoggiata, e dietro alla balaustra: le due ali superiori, con le icone dei santi profeti, sono state quindi sistemate sulla balaustra del coro all'ingresso. Questo ha permesso una maggiore visibilità dell'icona della Madre di Dio in trono al centro della parete absidale (realizzata contemporaneamente all'iconostasi), e delle pitture murali nell'area dell'altare (realizzate negli anni successivi).

Con lo spostamento della parrocchia in una nuova sede periferica, l'iconostasi ha mostrato la sua versatilità con la combinazione delle ali superiori in senso opposto al loro posizionamento originario: questa nuova sistemazione ha permesso una perfetta soluzione rispettosa degli spazi e dell'armonia dell'ambiente.

Tortona (AL) – san Teodoro Studita

Gli elementi laterali di raccordo mostrano come si possa inserire in modo ideale in una chiesa un'iconostasi che, per qualsiasi ragione, è più stretta della larghezza del santuario. L'icona della Trinità in centro presenta la tipologia dell'Ospitalità di Abramo (da cui Rublev trasse la sua famosa icona), e ci sembra una soluzione interessante, anche se avremmo preferito vedere l'icona della Discesa agli inferi in questa posizione, anziché relegata nel rango delle icone delle 12 grandi feste.

Trapani – santa Tabita

Qui si è riusciti con eleganza in quella che sembrava la "missione impossibile" di armonizzare un'iconostasi e una pala d'altare ortodossa con l'interno di una chiesa barocca pieno di sculture marmoree fino alla completa saturazione della vista. L'uso di rize metalliche sull'iconostasi (che solitamente nasconde le icone su una parete, al punto da non farle più apprezzare) qui si è rivelato invece un artificio vincente nell'armonia dell'insieme.

Treviso – santi Cosma e Damiano

Una robusta iconostasi chiude la parte centrale di un largo salone, lasciando spazio ai lati. Le icone regali sono coperte da un rivestimento di vetro, che può creare riflessi meno che gradevoli, come si nota in questa foto.

Trieste – san Nicolò

L'iconostasi ha icone di gran pregio, che rischiano di essere trascurate a causa della grande quantità di elementi decorativi e dalla profusione di candelabri e proskinitaria, che riflettono i loro bagliori sul pavimento più lucido di tutto il mondo ortodosso in Italia.

Trieste – san Spiridione

Anche qui gli alti candelabri sottraggono qualcosa alla vista d'insieme dell'iconostasi, che è meglio inquadrata nel contesto della conca absidale.

Udine – Esaltazione della Croce

Iconostasi di fattura semplice, ancora con riproduzioni di icone, ma proprio per questo in sintonia con il resto della chiesa, in cui si è avuto cura di disporre elementi ben proporzionati di iconografia.

Spesso, in chiese cattoliche lasciate in uso agli ortodossi, si notano incongruenze tra le parti originali e quelle aggiunte per il culto ortodosso: è per esempio il caso delle chiese in cui si provvede a installare un'imponente iconostasi, e si lasciano elementi che non fanno parte della tradizione ortodossa. In questa chiesa si è riusciti a far convivere tutti gli elementi con un effetto molto garbato e rispettoso.

Udine – san Basilio

Elegante iconostasi lignea, con la particolarità piuttosto insolita di avere le icone laterali più grandi delle icone regali. L'insieme è già completo e solenne, ma una chiesa come questa offre la possibilità di estendere l'iconostasi in alto, anche fino al doppio dell'altezza attuale, come è stato fatto per diverse iconostasi storiche, soprattutto nei paesi settentrionali.

Urbino – santi Sergio e Bacco

Iconostasi realizzata affrescando il precedente muro di partizione tra la navata e il santuario, e posizionando tende sulle aperture. Una soluzione tutt’altro che sgradevole, anche se le dimensioni della 'porta' centrale rimangono esagerate.

Varese – sant'Alessandro Nevskij

Un'iconostasi assolutamente unica nel panorama italiano, riesce ad ampliare al massimo uno spazio di santuario abbastanza ristretto, e pur dovendo sacrificare alcune delle icone delle grandi feste e un'adeguata icona patronale (trasferita sulla porta diaconale), si mostra imponente e robusta, senza detrimento alla visibilità delle icone. Presenta alcuni elementi interessanti di bassorilievo (forse la Cena Mistica nel massiccio timpano centrale sarebbe stata più visibile e ariosa in forma di icona dipinta), ma l'uniforme colore scuro (dal quale non riesce a trasparire se la struttura sia in legno o in materiale plastico) rende difficile apprezzare gli elementi scolpiti, e crea un contrasto cromatico un po' troppo forte con il resto della chiesa.

Varese – santi Cipriano e Giustina

Nella sistemazione provvisoria è stato creato un vero e proprio 'muretto' davanti al santuario, con uno spazio di nicchia che accomoda le icone. L'illuminazione elettrica contribuisce sicuramente a una loro maggiore visibilità (anche se lascia una certa nostalgia delle lampade votive). Nella nuova iconostasi, rileviamo il solito problema dell'icona della Risurrezione tra le 12 grandi feste: e dire che sia prima sia dopo l'arrivo dell'iconostasi di legno, si può vedere che l'icona della Risurrezione ha un posto d'onore nei leggii frontali, cosa che rende inutile la duplicazione dell'icona sull'iconostasi.

Vasto (CH) san Gioannicchio

Con una chiesa che è stata adattata all'uso ortodosso attraverso tutti gli accorgimenti (inclusi due enormi proskinitaria, uno dei quali adattato a tavolo per la Proscomidia), stupisce che l'unico elemento mantenuto allo stato minimale sia proprio l'iconostasi, ridotta alle due icone regali su supporti davvero minuscoli rispetto al resto dell'ambiente.

Venaria Reale (TO) – sant'Ilarione

Si nota un certo sforzo per colmare le dissimmetrie della chiesa precedente. Il completamento pittorico della parete di fondo rende per ora superfluo lo sviluppo di un'iconostasi più elaborata.

Venezia – Mirofore

L'iconostasi è stata mantenuta bassa ed essenziale, ma con icone di pregio, inclusa una delle copie 'ben riuscite' della Vladimirskaja, di cui abbiamo già fatto un cenno a proposito della parrocchia della santa Protezione a Ravenna.

Venezia – san Giorgio dei greci

La più storica delle iconostasi ortodosse in Italia ha molti e complessi aspetti che qui sarebbe lungo elencare, e che si trovano in presentazioni più accurate e specialistiche. Vale la pena notare che quest'iconostasi è servita come modello per diverse soluzioni iconografiche di chiese più recenti. Per non osservare che un solo esempio, confrontate come la straordinaria Annunciazione nella lunetta superiore è stata ripresa da diverse chiese (Montaner, Rimini, Seminara...) dell'arcidiocesi che fa capo a questa cattedrale.

Venezia – santa Lucia

Due caratteristiche singolari dell'iconostasi della chiesa di santa Lucia sono le ali molto larghe racchiuse da semplici tende, ma sormontate da un elaborato fregio in legno scolpito, e la disposizione dei medaglioni con le icone degli apostoli in una corona circolare accanto all'icona del Mandylion.

Verbania – san Luca

L'iconostasi non è solo maestosa, ma anche perfettamente inserita (anche cromaticamente) nel contesto della chiesa. Si può vedere sugli analoghia di legno intagliato un particolare curioso e commovente: icone da venerazione poste ad altezza di bambino, testimonianza dell'attenzione del parroco e della sua cura pastorale per i più piccoli.

Le foto sono state scattate in occasione di una concelebrazione di preti dei patriarcati di Mosca, Romania e Costantinopoli: un evento che ci piacerebbe veder accadere in più chiese in Italia.

Verona – san Nicola

Iconostasi semplice e lineare, ma con icone di grande bellezza. Dispiace l'assenza in rete di foto più professionali.

Verona – sant'Elia

Una soluzione con struttura bassa, grandi icone e tende, necessaria nelle chiese dove è richiesta la visibilità di grandi pale d'altare.

Verona – sante Sofia, Fede, Speranza e Carità

Due soluzioni successive per adattare un'iconostasi a un locale dall'aspetto di salone solenne.

Vicenza – san Giorgio

Per uno spazio di santuario piuttosto ristretto, due larghi proskinitaria con le icone regali sono più che sufficienti.

Vicenza – san Nicola

Tra tutte le iconostasi che abbiamo visto di persona in Italia, questa è quella che ci ha lasciato il più curioso miscuglio di impressioni positive e negative. Come di consueto, diamo prima le buone notizie:

- L'iconostasi è molto robusta. Anche se non costruita in muratura o in pietra, non lascia l'impressione di essere un'aggiunta dell'ultimo momento, e questo giova all'armonia della chiesa.

- La porta centrale è ampia, molto pratica nelle grandi celebrazioni (come la Liturgia archieratica che si vede nelle fotografie), e lascia una buona visuale del precedente altare maggiore.

- Gli archi rotondi sulle porte sono letteralmente perfetti per addobbi floreali, come si nota nelle fotografie.

- L'icona della Madre di Dio di Pochaev è tipica delle chiese ucraine, ma molti monasteri e chiese in Moldova ne hanno una riproduzione come questa alla sommità delle porte sante, per cui non è affatto fuori luogo in un contesto di parrocchia moldava.

- La parete dell'iconostasi ha per ora riproduzioni (incluso, caso unico tra quelli da noi esaminati, un'icona patronale posta direttamente al di sopra della porta laterale), ma nulla impedisce, in una fase successiva, la sistemazione di icone definitive, o addirittura la pittura dell'intera superficie della parete.

Purtroppo, abbiamo da fare anche osservazioni negative:

- Le iconostasi dovrebbero o valorizzare gli elementi pittorici dell'abside (mosaici, affreschi, pale d'altare), oppure coprire i dettagli (come le statue di tradizione cattolica romana) che potrebbero essere dissonanti in un contesto ortodosso. In questo caso, abbiamo una iconostasi che non è abbastanza bassa da permettere un'adeguata visibilità del baldacchino dell'altare maggiore cattolico, ma non è neppure abbastanza alta per coprirlo del tutto: così, i due elementi finiscono per disturbarsi a vicenda.

- Con tutte le varianti della Cena Mistica che offre l'iconografia ortodossa, ci sembra un vero peccato doversi ridurre a usare una riproduzione del cenacolo di Leonardo da Vinci. Anche se l'affresco di Leonardo non ha in sé nulla di eterodosso, questo è davvero un posto in cui l'arte sacra ortodossa dovrebbe essere decisamente prevalente.

- L'icona della Risurrezione affiancata all'icona della Natività svaluta la Pasqua nella gerarchia delle festività ortodosse. Anche se questa è una sistemazione temporanea (per cui non la trattiamo con la stessa severità che abbiamo usato nei confronti della vicina chiesa di Bassano del Grappa), ci pare che non sarebbe male affiancare all'icona della Natività una qualsiasi delle icone delle altre undici grandi feste, e lasciare alla Risurrezione il posto preminente che le assegna la teologia ortodossa.

- La nostra diffidenza verso l'uso delle bandiere nazionali all'interno dei luoghi di culto si estende in modo particolare a ciò che si vede in questa chiesa. Anche se capiamo lo sforzo di padre Veniamin Onu di voler andare al di là delle frontiere nazionali mettendo una bandiera dell'Unione Europea al posto di quella italiana, il risultato è piuttosto quello di un'utopia geopolitica, in cui la Repubblica di Moldova tende a un'integrazione sovranazionale: cosa magari legittima in sé, ma fuori contesto (e francamente stramba) in una chiesa. Se vogliamo davvero che le nostre chiese non siano ristrette in pastoie nazionaliste, il miglior modo resta quello di non caricarle di bandiere nazionali (o di unioni internazionali), o ancor meglio, di considerare la Croce di Cristo come la bandiera che ci può rappresentare tutti.

Vigevano (PV) – san Giacomo

La struttura lignea è semplice, con le forme delle icone molto uniformi tra loro. A giudicare dalle due icone delle grandi feste già installate, si tratterà di icone già realizzate con la sommità ad arco, piuttosto che di icone rettangolari adattate all'interno di una cornice arcuata.

Vigevano (PV) – santa Protezione

Iconostasi leggera dalle linee semplici ma accattivanti, ha ancora bisogno di completamento (per esempio, le icone sulle porte laterali, e una serie di icone delle grandi feste di dimensioni più ampie). La scelta di includere la Cena Mistica e la Deisis al di sopra delle porte regali rende l'iconostasi più ricca, ma purtroppo anche più difficile da apprezzare, viste le dimensioni minute di entrambe le rappresentazioni. In tal caso, sarebbe forse più accorto sacrificare una delle due opzioni per permettere un impatto visivo più rilevante di una sola di esse, impiegando eventualmente l'altra come soggetto della parete absidale.

Villafranca di Verona (VR) – santo Stefano il Grande

L'iconostasi ha una certa ricchezza di elementi di legno scolpito, incluse due caratteristiche uniche nel nostro viaggio: le icone degli arcangeli sulle porte laterali sono a bassorilievo ligneo, e la soglia delle porte sante ci sembra la più imponente mai realizzata in legno in Italia. Ancora un'ultima volta, ci chiediamo perché relegare l'icona della Risurrezione al pari di quelle dele grandi feste, in una categoria alla quale la Pasqua non appartiene.

Viterbo – san Callinico di Cernica

Qui non si può parlare di 'iconostasi' nemmeno con la più liberale delle interpretazioni, ma la soluzione merita comunque un complimento per aver sistemato icone in tutti i posti possibili, inclusa la pala d'altare, i frontali delle porte laterali, e perfino... le canne dell'organo!

Voghera (PV) - sant'Eutimio

Abbiamo visto più volte i proskinitaria prendere il posto di un'iconostasi, ma qui abbiamo modelli molto massicci e affiancati, che conferiscono all'iconostasi provvisoria un senso di solidità e di tridimensionalità. Interessante anche l'idea dell'icona della Santa Cena appesa a una delle sbarre trasversali della chiesa.

EPILOGO

Qui termina il nostro viaggio attraverso le iconostasi ortodosse in Italia. Come per tutti i giri turistici, siamo profondamente coscienti di avere appena scalfito la superficie della materia, e abbiamo deliberatamente parlato poco di diversi aspetti, per non impegolarci in problemi ancor più intricati. Lo spieghiamo con un solo esempio: abbiamo evitato di parlare del posizionamento delle icone patronali (che nella tradizione greca sono a sinistra dell'icona regale della Madre di Dio, mentre nella tradizione russa e romena sono a destra dell'icona regale del Pantocratore), che pure sarebbe un fortissimo elemento identificativo della dedicazione di una chiesa. Infatti, in Italia la Sacra Arcidiocesi d'Italia e di Malta ha operato la scelta di far posizionare le icone patronali secondo la prassi greca anche nelle chiese apertamente ispirate a modelli ucraini, moldavi e romeni. La scelta è del tutto legittima, ma induce in confusione chiunque valuta una chiesa partendo dalla provenienza e dall'ambientazione delle sue icone. Pertanto, non abbiamo esaminato le icone patronali per non essere costretti a fare distinzioni giurisdizionali come eccezioni alle tradizioni che hanno ispirato alcune iconostasi.

Va aggiunto che ormai il campo delle iconostasi ortodosse in Italia è in continuo aumento, e non può più essere ricoperto con facilità da un singolo osservatore. Occorre che si facciano avanti ricercatori competenti, desiderosi di approfondire singole storie e singole tipologie, senza dimenticare di gettare di tanto in tanto un rapido sguardo a tutto l'insieme. Se il nostro sforzo di descrizione generale potrà ispirare tali ricercatori ad andare avanti nei loro progetti, ne saremo particolarmente soddisfatti.

 
Interviste sui nuovi martiri e confessori della Rus’

Il sito pravmir.com ha fatto alcune domande sull’importanza dei santi nuovi martiri e confessori della Rus’ per chi vive in occidente: ascoltiamo le risposte dell’Arciprete Andrew Phillips, del sacerdote Sergej Sveshnikov e del catechista Cornel Dascalu nella traduzione italiana dell’intervista, che presentiamo nella sezione “Santi” dei documenti. L’articolo è corredato dalla foto dell’icona dei santi nuovi martiri e confessori della Rus’, che il nostro iconografo Ovidiu Boc sta terminando in questi giorni a Torino.

 
Domande su barba e capelli del clero e dei monaci ortodossi

Domanda: Come conciliate la pratica ortodossa del clero e dei monaci di non tagliarsi i capelli con 1 Corinzi 11:14, che dice: "Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli?"

Il termine greco di questo versetto tradotto con "capelli" è komé (da cui deriva l'italiano "chioma"), che a differenza della parola generica per capelli (thrix) indica piuttosto l'acconciatura. Bisogna perciò chiedersi se questo versetto sta dicendo che è un disonore per un uomo avere i capelli lunghi, oppure se dice qualcosa sul modo in cui un uomo può intrecciare e adornarsi i capelli.

È altamente improbabile che san Paolo si opponesse al fatto che gli uomini avessero semplicemente i capelli di una certa lunghezza. Nel mondo antico, per gli uomini portare i capelli lunghi non era considerato anormale, ma piuttosto era la norma. La maggior parte degli uomini si tagliava di rado i capelli. Per esempio, nella Scrittura ci viene detto di Assalonne (il figlio del re Davide che alla fine guidò una rivolta contro il padre): "Quando si faceva tagliare i capelli, e se li faceva tagliare ogni anno perché la capigliatura gli pesava troppo, egli pesava i suoi capelli e il peso era di duecento sicli a peso del re" (2 Samuele 14:26). E l'aspetto di Assalonne era lontano da qualcosa che fosse considerato strano o inadeguato, ma, al contrario, ci viene detto: "Ora in tutto Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la sua bellezza quanto Assalonne; dalle piante dei piedi alla cima del capo, non vi era in lui difetto alcuno" (2 Samuele 14:25). Inoltre, nell'Antico Testamento, c'erano i nazirei, che facevano un voto o per un periodo di tempo, o in alcuni casi per tutta la vita, e una delle cose che comportava essere un nazireo era che non potevano tagliarsi i capelli, mentre erano sotto il voto, a meno che non entrassero in contatto con un corpo morto (Numeri 6:1-21). Sansone era un nazireo dalla nascita, ed ebbe i capelli tagliati solo una volta... quando Dalila finalmente gli fece spiegare l'origine della sua forza (che era il suo voto di nazireo, simboleggiato per i capelli non tagliati), e una volta che gli tagliò i capelli, la sua forza scomparve, e fu preso prigioniero dai filistei.

Dalila taglia i capelli a Sansone

San Giovanni Battista era un nazireo dalla nascita, come fu chiarito dalle parole dell'arcangelo Gabriele a san Zaccaria, "Perché egli sarà grande nel cospetto del Signore, e non berrà vino né bevande inebrianti" (Luca 1:15, l'astensione dal vino era un altro aspetto del voto di nazireo, cfr Numeri 6: 2-3).

È anche abbastanza evidente che san Paolo stesso era un nazireo. In Atti 18:18 leggiamo: "Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto", e in Atti 21, con inizio al versetto 15, leggiamo di come san Paolo accompagnò quattro uomini che avevano "fatto voto", e fece per loro le offerte del Tempio che dovevano fare coloro che avevano completato un voto di nazireato.

San Giacomo, il fratello del Signore, che fu anche il primo vescovo di Gerusalemme era anch'egli un nazireo permanente, secondo sant'Epifanio (Panarion 29,4), che concorda con la descrizione che di lui viene data nella storia della Chiesa di Eusebio: "Era santo fin dal grembo di sua madre, non beveva vino né bevande inebrianti, né mangiava carne. Il rasoio non era mai passato sulla sua testa, non si ungeva con olio, e non faceva bagni" (Storia Ecclesiastica 2:23:5).

Non solo i nazirei non si tagliavano i capelli, ma non lo facevano neppure i sacerdoti e i leviti dell'Antico Testamento: "Non si raderanno il capo, né si strapperanno i capelli" (Ezechiele 44:20 LXX).

Le pratiche dell'Antico Testamento non sono proseguite nella Chiesa secondo la rigida lettera della legge di Mosè, perché dalla distruzione di Gerusalemme nel 70 dC non vi era più alcun tempio, e quindi il sistema sacrificale dell'Antico Testamento ha completamente cessato di essere. Tuttavia, alcuni dei suoi elementi sono sopravvissuti. Per quanto riguarda il taglio dei capelli, con l'eccezione della tonsura, né monaci né clero tradizionalmente si tagliano i capelli.

Inoltre, secondo la tradizione iconografica universale della Chiesa, Cristo stesso e la maggior parte degli altri santi sono raffigurati con i capelli lunghi.

E così, alla luce di tutte le prove che i capelli lunghi sono una parte della tradizione biblica ed ecclesiale della Chiesa, sembra più probabile che ciò a cui san Paolo si riferisce in questo versetto sia il fatto di acconciarsi i capelli in un modo particolare – molto probabilmente nello stile consueto per una donna. 

 
Sante mense con reliquiari: una breve storia

In questa panoramica e in quella che seguirà ho combinato la storia degli altari (chiamati anche sante mense), dei cibori e dei tabernacoli, perché i loro rispettivi sviluppi sono in qualche modo correlati. In questa prima sezione mi occuperò delle sante mense e mi concentrerò su cibori e tabernacoli nella seconda parte. Il mio interesse per questi oggetti è cresciuto nel corso degli anni in cui ho lavorato su vari arredi liturgici: iconostasi, altari, reliquiari, tabernacoli, nonché icone e pitture murali. Nella preparazione dei disegni mi ha colpito il fatto che così spesso accettiamo l'attuale arte liturgica ortodossa come se fosse sempre stata così, e dimentichiamo che nel corso di due millenni vi è stata una notevole varietà. Durante la progettazione di nuove chiese ola  ristrutturazione di quelle esistenti, dobbiamo essere consapevoli di tutte le opzioni che la tradizione ci offre negli ultimi duemila anni.

Naturalmente ci sono stati altari fin dai primi tempi della Chiesa, ma qui voglio concentrarmi sugli altari con un reliquiario visibile dalla parte anteriore, come vediamo negli esempi dal quinto all'ottavo secolo che si trovano a Ravenna. In Occidente questa zona davanti all'altare è talvolta chiamata la predella.

Un ciborio è una forma di tettoia sulla santa mensa, molto comune dal quarto all'undicesimo secolo, sia in Oriente che in Occidente, fin dai primi tempi considerato virtualmente come una parte dell'altare.

Un tabernacolo è un contenitore per la riserva eucaristica, che per parecchio tempo, come vedremo di seguito, ha avuto la forma di una colomba sospesa dal ciborio.

La mia speranza è che questo articolo incoraggi le comunità ortodosse a utilizzare alcuni di questi antichi prototipi come ispirazione quando arrederanno le loro chiese. A causa del ruolo storico di Ravenna come punto di incontro dell'Occidente e dell'Oriente prima dello scisma, gli altari di Ravenna, così come i suoi famosi mosaici, sono in grado di offrire una fonte di ispirazione particolarmente ricca per le chiese ortodosse contemporanee in Occidente.

L'occasione per questo articolo è stata una commissione per un altare che ho ricevuto dalla cappellania cattolica romana all'Università di Cambridge (1, 2, 2a). Anche se il lavoro è basato su sante mense vecchie di 1500 anni presenti a Ravenna, la congregazione dice che il nuovo altare si armonizza perfettamente con gli interni moderni e minimalisti della cappella.

1. Pietra d'altare per la cappellania cattolica dell'Università di Cambridge. Calcare, ottone, bronzo. Progettazione e reliquario dell'autore, intaglio della pietra di Martin Earle.

2a

2

Sante mense con reliquiari a predella

Il mio interesse per gli altari con reliquiari è nato dalla consapevolezza che la forma enigmatica dipinto sulla parte anteriore del tavolo nell'icona della "Trinità" di Andrej Rublev (3) è in realtà una cavità per reliquiario. Si tratta di una versione semplificata dei reliquiari a predella. Ne sopravvivono molti esempi, in particolare Ravenna e dintorni (4, 5). Questi di solito avevano porte metalliche o griglie di ferro battuto, anche se nella maggior parte degli esempi superstiti rimane solo la cavità, mentre le porte in ottone sono state da tempo saccheggiate. Come ha fatto a svilupparsi questa forma di santa mensa con reliquario?

3. 'L'ospitalità di Abramo', di sant'Andrej Rublev, mostra una nicchia per reliquiario sul fronte dell'altare.

4. Un altare con reliquiario, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna. Marmo, VI-VII sec.

5. Un altare con reliquiario, Battistero degli ortodossi, Ravenna. Marmo greco, seconda metà del VI secolo.

Dagli altari in legno a quelli in pietra

I primissimi altari cristiani erano tavoli in legno, come quelli utilizzati nei pasti ordinari. Poevano essere semi-circolari, quadrati o rettangolari. Le prime rappresentazioni dello "spezzare il pane", la fractio panis, possono essere viste a Roma nella cappella greca della catacomba di santa Priscilla, dei primi anni del secondo secolo (6). Le persone sono sedute attorno a un tavolo da pranzo ricurvo e drappeggiato. Un altro secondo affresco di un pasto, che si trova nella catacomba di Callisto, è anche inteso come una raffigurazione dell'Eucaristia. Questo mostra una tavola di legno a tre gambe (7). Ci sono anche numerosi riferimenti letterari agli antichi altari lignei, come quando sant'Atanasio (c. 296-373) scrive di un altare ligneo bruciato dal conte Eraclio. [1] Un altare ligneo, che si dice sia stato in uso continuo fin dal IV secolo, è racchiuso all'interno dell'altare maggiore in pietra di San Giovanni in Laterano, a Roma. Un altro di antichità simile si trova all'interno dell'altare a Santa Pudenziana, a Roma.

6. Affresco di un'eucaristia nella cappella greca, catacomba di santa Priscilla, Roma, II sec.

7. Affresco di un'eucaristia, che mostra una tavola a tre gambe come altare. Catacombe di Callisto. II secolo.

Entro il quarto secolo gli altari di pietra sostituiscono sempre di più quelli di legno. Nel suo De Christi Baptismate san Gregorio di Nissa (c. 335 – c. 395) parla della pietra di cui è fatto l'altare che è santificata dalla consacrazione. E san Giovanni Crisostomo (c. 349-407) dice che la pietra, piuttosto che il legno, è il materiale più adatto per gli altari (Omelia su 2 Corinzi, XX). Il più antico concilio che stipula che la pietra è preferibile al legno è il Sinodo francese di Epao nel 517, anche se il concilio fu locale e non universale e questo canone non è stato considerato vincolante per tutti. Il legno ha continuato a essere fino a oggi un materiale accettabile per gli altari, sia in Occidente sia in Oriente.

I piani dei primitivi altari in pietra, chiamati mense, potevano essere rettangolari, quadrati o semi-circolari (8), ed erano spesso scolpiti con un labbro intorno al bordo. Ci sono due antiche mense bizantine, di forma semi-circolare, ora incastonate come decorazioni all'esterno di San Marco a Venezia. Una è di marmo verde della Tessaglia ed è sulla parete del transetto nord occidentale (9), e l'altra è di marmo venato rosso e si trova sulla facciata sud.

8. Altare semicircolare, mosaico in Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, inizio del secolo VI.

9. Mensa bizantina semi-circolare, ora a San Marco, Venezia, dal V al VII secolo.

Le mense di pietra erano inizialmente sostenute da colonne, una (10), quattro (11) o cinque (12) di numero. A volte altari a piedistallo singolo usavano una sezione di una colonna presa da un tempio pagano. Questo è il caso nella cappella Portaitissa al monastero Iviron, al Monte Athos.

10. Altare a colonna unica, Auriol, Francia, V secolo.

11. Mosaico nel Battistero degli ortodossi, Ravenna, fine V secolo, che mostra un altare a quattro colonne.

12. Altare a cinque colonne, Torcello, Venezia, VI / VII secolo.

La tendenza a utilizzare la pietra anziché in legno è dovuta in parte alla preferenza per un materiale più resistente, ma era sempre più giustificata dal fatto che i cristiani cominciavano a vedere l'altare anche come raffigurazione simbolica di una tomba. L'incorporazione di un reliquiario nell'altare ne è una naturale conseguenza. Così, invece di vedere la sommità sostenuta principalmente da gambe o colonne, la troviamo sempre più spesso in cima ad un reliquiario a forma di parallelepipedo. A volte ci sono ancora colonne negli angoli (13), a volte no (14). In quest'ultimo caso le colonne sono spesso integrate nella predella in forma di rilievi decorativi (15).

13. Altare reliquiario con quattro colonne, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna, VI secolo.

14. Altare reliquiario senza colonne, Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, inizio del secolo VI.

15. Fronte d'altare, senza colonne, ma con colonne scolpite a rilievo. San Carlino, Ravenna, 500-550, marmo proconnesio, ora al Cleveland Museum of Art.

Reliquie e altari

Oggi, una parte integrante della consacrazione di un altare nella tradizione della Chiesa ortodossa vuole che il vescovo fissi delle reliquie nella parte superiore dell'altare. E il panno dell'antimensio (16), che un sacerdote deve usare a ogni Santa Liturgia, ha anch'esso una reliquia inserita. Com'è allora che reliquie hanno iniziato a essere così strettamente associate agli altari?

16. Antimensio.

I primi cristiani si riunivano nelle sinagoghe, ma ben presto dovettero ricorrere a radunarsi in case private. A poco a poco furono costruite chiese edificate appositamente, anche prima della legalizzazione del cristianesimo nel 312. Fin dall'inizio era pratica comune costruire queste chiese, ove possibile, sia sul sito di chiese domestiche preesistenti (San Clemente a Roma è un famoso esempio) o il luogo di sepoltura di un martire, chiamato confessio. Il canone 83 del Concilio di Cartagine dell'anno 419 testimonia di questi altari quando sancisce: "Gli altari che sono stati eretti qua e là nei campi e lungo le strade come memorie di martiri, ma in cui non si può dimostrare che siano stati sepolti corpi o reliquie dei martiri, dovrebbero essere smantellati dai vescovi che presiedono tali luoghi, se la cosa è possibile".

All'incirca dal IV secolo era consuetudine a Roma e nei luoghi che seguivano l'usanza romana di elevare il pavimento del santuario sulla tomba del martire e costruire l'altare direttamente sopra la confessio. Un reticolo verticale (fenestella confessionis) era spesso messo davanti alla tomba, di fronte alla navata centrale, in modo che i fedeli potessero vedere il sarcofago del santo e al tempo stesso fare il collegamento tra il sacrificio di Cristo e il sacrificio dei martiri. Attraverso una ricostruzione degli inizi del XIII secolo, un esempio ancora esistente di questo può essere trovato a San Giorgio al Velabro a Roma, probabilmente costruito dal papa greco Leone II (782-783). (17). Il ciborio sopra all'altare risale al XII o al XIII secolo. Un'altra versione, con un livello del pavimento dell'altare molto più alto (probabilmente portato a questa altezza nel X secolo) si trova a San Pietro in Trento, vicino a Ravenna (18).

17. San Giorgio al Velabro, vicino a Roma, con un piano rialzato sopra la confessio e con una fenestella a reticolo. Ricostruzione del XIII secolo.

18. San Pietro in Trento, vicino a Ravenna, con un santuario a piano rialzato con fenestella (indicato da una freccia), X secolo. L'altare è del VI secolo.

La stessa basilica di san Pietro ha un'altra versione di questo sistema di un altare rialzato rispetto alla confessio (19). Poiché l'altare è a una certa distanza sopra le tombe originali dei santi Pietro e Paolo era stata edificata una lunga conduttura dall'altare alle tombe. Al di sopra della conduttura erano state collocate delle griglie (cataractae), in modo tale che un panno (chiamato brandeum) vi potesse essere appoggiato per un po', e successivamente venerato come reliquia secondaria.

19. San Pietro, Roma, prima del 590, con la tomba e le reliquie dei santi nella cripta sotto l'altare.

Fu sviluppata un'altra versione di questo sistema, che è il precursore diretto degli altari con reliquiari a predella. In questi casi la tomba vera e propria diventa il supporto per la parte superiore dell'altare, e una fenestella è aperta davanti all'altare. Un esempio del V secolo di questo sistema è stato trovato tra le rovine della basilica di sant'Alessandro sulla via Nomentana, a sette miglia fuori Roma (20). La mensa è di porfido e il resto è di marmo. Si ritiene che il foro quadrato al centro fungesse da fenestella.

20. Altare di sant'Alessandro, Roma, V secolo, con un'apertura a fenestella per i panni da posare sulle reliquie del martire.

Questa usanza di costruire altari e celebrare la Liturgia sopra il luogo di sepoltura dei martiri fu probabilmente ispirata dalla convinzione che il martirio è una condivisione delle sofferenze di Cristo. Come scrisse san Paolo: "Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

In un primo momento una chiesa era costruita dove giacevano le reliquie di un martire. C'era un forte sentimento contrario a spostare i corpi dei martiri dal loro luogo di riposo, come si può vedere in una lettera di Gregorio Magno all'imperatrice Costanza. Ma, a partire dal quarto secolo, i cristiani cominciarono a spostare le reliquie nei luoghi in cui si costruiva una chiesa. La pratica sembra essersi diffusa in Oriente in gran parte con lo sviluppo di Costantinopoli come nuova capitale cristiana dell'Impero Romano. L'imperatore Costantino aveva bisogno di reliquie per la sua nuova capitale. Costantinopoli doveva almeno corrispondere alla vecchia capitale di Roma nella sua ricchezza di chiese e reliquie, ma, a differenza di Roma, non aveva martiri locali. L'unica soluzione era quella di spostarvi le reliquie dei martiri.

La pratica del trasferimento (translatio) delle reliquie fu molto più lenta a svilupparsi in Occidente, in gran parte, forse, perché Roma era ampiamente fornita di martiri, e quindi non aveva bisogno di effettuare alcun trasferimento. A Roma iniziarono a trasferire reliquie solo nel V secolo, cosa in gran parte motivate dalla necessità di proteggere le reliquie dalle tribù di invasori barbari.

Agli inizi si trasferivano corpi interi a un altare. Un antico resoconto di un simile trasferimento è quello di san Babila a Daphne, un sobborgo di Antiochia, nel 354. La più antica menzione di una suddivisione delle reliquie viene da Teodoreto, che scrive nel V secolo, e che, difendendo la pratica, afferma che "la grazia rimane in ogni parte". Al tempo del Concilio di Nicea (787) la suddivisione delle reliquie era diventata pratica comune, e questo Concilio stabilisce che ogni altare deve contenere una reliquia.

L'altare come immagine di Cristo

Per i primi cristiani l'altare è di per sé un'immagine di Cristo. Scrivendo nel 110, sant' Ignazio di Antiochia si riferisce a Cristo come altare celeste: "Tutti sono diretti al singolo Gesù Cristo che procede dal Padre, che è uno con lui... A lui tutti devono andare come singolo tempio e altare".

L'apostolo Giovanni, scrivendo intorno al 90 d.C. e probabilmente riferendosi alla corrente pratica liturgica, afferma nella sua visione che "aveva visto sotto l'altare le anime di coloro che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che gli avevano resa" (Ap 6:9). La presenza delle reliquie reali dei santi all'interno dell'altare può essere vista come una estensione di questa visione, perché i martiri sono una forma di continuità sacramentale del corpo crocifisso e risorto di Cristo, con la sola differenza che i corpi dei martiri attendono la risurrezione dell'ultimo giorno. Il collegamento delle reliquie del martire con l'altare è dunque una forma di realizzazione della vita escatologica della Chiesa. Le reliquie collegano la Chiesa sofferente del tempo presente con la Chiesa che risorgerà nella seconda venuta di Cristo.

Questo spiega perché molti dei primi altari cristiani portano cinque croci. Queste croci scolpite sulla mensa dell'altare rappresentano le cinque piaghe di Cristo, e la sua unzione con il sacro crisma alla consacrazione rappresenta l'unzione di Cristo come sommo sacerdote all'Incarnazione. Queste pratiche sono giunte fino a noi almeno dai tempi di san Gregorio Magno. Vediamo per esempio cinque croci scolpite nell'altare ligneo portatile collocato all'interno della tomba di san Cuthbert a Lindisfarne nel 687 d. C. (21).

21. Altare ligneo portatile di san Cuthbert, Northumbria, prima dell'anno 687. Ricostruzione.

L'associazione dell'altare con Cristo spiega perché la Chiesa primitiva, in Oriente e in Occidente, era abbastanza severa nella regola di non tenere nulla sulla mensa, tranne i Vangeli e gli arredi sacri per l'Eucaristia – e non candelieri, reliquie, tabernacoli, croci o qualsiasi altra cosa. Il desiderio di mantenere la mensa sgombra da un lato, e dall'altro che l'altare avesse reliquie, è una motivazione importante per lo sviluppo di reliquiari a predella al di sotto della mensa.

La pratica di mantenere la mensa sgombra cominciò a cambiare in Occidente intorno al IX secolo, quando leggiamo un'ammonizione  sinodale attribuita a papa Leone IV (847-855): "Non lasciate che nulla sia posto sopra l'altare, tranne le casse delle reliquie, o forse il Vangelo e una pisside, con il corpo del Signore per il viatico dei malati". Questo rilassamento della pratica precedente è senza dubbio un fattore importante che porta alla scomparsa dei reliquiari a predella.

La pratica ortodossa corrente

La pratica ortodossa attuale è che una piccola reliquia sia inserita in una nicchia nella mensa con cera e resina durante il servizio di consacrazione dell'altare, e che poi sia livellata con la superficie del tavolo. Tuttavia, è la stoffa consacrata chiamata antimensio (greco per 'al posto della mensa'), che è richiesta per la celebrazione della Liturgia, piuttosto che un altare consacrato in quanto tale. La liturgia può essere celebrata ovunque purché il sacerdote abbia quest'antimensio. Esso porta l'immagine del Signore deposto nel sepolcro, la firma del vescovo e una reliquia. Originariamente, l'antimensio portava semplicemente l'immagine della croce e la firma del vescovo e la data (22).

22. Antimensio, 1148 d.C., Novgorod.

La pratica di un antimensio come panno d'altare portatile esiste almeno dall'anno 809, quando se ne parla in una lettera di Naucrazio al suo padre spirituale, san Teodoro Studita: "Se... il prete ortodosso possiede un altare consacrato in forma di una tavola di legno o di un panno..." (san Teodoro Studita, Lettere, PG 99:1056). [2] Un esempio occidentale di un altare portatile ligneo è quello posto nella tomba di san Cuthbert, già menzionato. Oltre alle cinque croci ha anche scolpite le parole IN HONOREM S PETRU, (in onore di san Pietro) [3].

La rinascita di altari con reliquiari oggi

Poiché le reliquie sia all'interno della mensa sia all'interno dell'antimensio sono ora del tutto nascoste alla vista del profano, l'associazione delle reliquie con gli altari è in pericolo di essere perduta. Questo è un potente argomento per considerare i reliquiari a predella come opzione per la creazione di nuovi altari oggi. L'altare con reliquiario, come si vede a Ravenna, e che è stato creato per la Fisher House, si trova tra questi due poli dell'antica usanza di chiese costruite sul luogo di sepoltura dei martiri e l'usanza posteriore di inserire reliquie molto piccole nella mensa. Le reliquie – o almeno la porta dietro la quale si trovano le reliquie – sono sempre visibili alla congregazione. Questo aiuta i fedeli a ricordare che la testimonianza delle morti dei martiri e la loro vita quotidiana (martire è il termine greco per il testimone) sono una partecipazione alla morte e risurrezione del Signore.

Anche se non si crea un reliquiario nella parte anteriore dell'altare, i reliquiari a predella offrono molta ispirazione per disegni da scolpire in rilievo sul lato frontale delle sante mense. Il disegno che segue è stato scolpito da me per la mia chiesa parrocchiale a Shrewsbury, nel Regno Unito. (23). Sono sopravvissute sono numerose predelle che sono disponibili per idee progettuali, anche se sono ora separate dai loro altari (24).

23. Altare contemporaneo, Shrewsbury, UK. Progettato e scolpito dall'autore, sulla base di altari con reliquiari frontali, ma senza un reliquiario. Calcare.

24. Fronte d'altare, Porec, Croazia, VI secolo. Uno dei tanti altari a predella ancora esistente ma separato dall'altare originale.

È significativo per la nostra discussione sugli arredi per le chiese ortodosse in Occidente che la maggior parte degli altari a reliquiario esistenti si trovano a Ravenna [4]. Nel periodo di massimo splendore, le chiese di Ravenna sono state il ​​frutto di un connubio di arte liturgica bizantina e occidentale. Situata nei pressi della costa nord-orientale d'Italia, Ravenna fu la capitale dell'Impero Romano d'Occidente dal 402 fino alla sua disintegrazione nel 476. Ravenna divenne la capitale degli ostrogoti ariani fino al 540, quando fu riconquistata sotto l'imperatore bizantino Giustiniano I. Da 540 fu il centro del governatore bizantino d'Italia, l'Esarcato, fino al 751 quando cadde in mano ai franchi. La maggior parte delle sue antiche chiese è stata costruita nel regno dell'ostrogoto Teodorico tra il 493 e il 526 (Sant'Apollinare Nuovo, il Battistero degli ariani, il Battistero degli ortodossi di Neon, la Cappella arcivescovile), o sotto gli imperatori bizantini tra il 540 e il 600 (le basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare in Classe, quando anche gli elementi ariani dei mosaici ostrogoti di Sant'Apollinare Nuovo sono stati espunti e resi ortodossi).

Note

[1] Atanasio, Ad. Mon, lvi.

[2] Per una storia dell'antimensio vedere "The Antimension in the Liturgical and Canonical Tradition of the Byzantine and Latin Churches", dell'archimandrita Gennaro Izzo, disponibile all'indirizzo https://archive.org/stream/antimensioninlit00izzo/antimensioninlit00izzo_djvu.txt

[3] Si veda "The Pectoral cross and Portable Altar from the Tomb of St Cuthbert", di Elizabeth Coatsworth in St. Cuthbert, His Cult and His Community to AD 1200, a cura di Gerald Bonner, David Rollason, Clare Stancliffe, (Boydell Press, 2002), pagina 297.

[4] Per una rassegna completa vedere Gli altari nella scultura e nei mosaici di Ravenna (V-VIII secolo), Letizia Sotira (Ante Quem, Bologna, 2013).

 
Che cosa possono fare gli USA per aiutare i cristiani in Egitto e in Siria

Un vescovo copto ortodosso prega con i residenti locali di una chiesa bruciata e danneggiata a Minya, in Egitto, 26 agosto 2013 (foto CNS / Louafi Larbi, Reuters)

Robert P. George è il nuovo presidente della Commissione USA sulla libertà religiosa internazionale, un gruppo in cui ha lavorato come commissario dal 2012. Sebbene egli abbia un interesse personale nella libertà religiosa (la famiglia del padre è ortodossa siriana, e alcuni suoi parenti sono fuggiti in Siria a causa della persecuzione religiosa), la sua prospettiva è globale, poiché cura le ricerche e le relazioni sulle limitazioni alla religione in tutto il mondo, che coinvolgono ebrei, musulmani, induisti, buddisti e altri.

 

Robert P. George

Da lungo tempo titolare della cattedra McCormick di Giurisprudenza presso l'Università di Princeton, quest'anno George è visiting professor presso la Harvard Law School. È l' autore del libro La coscienza e i suoi nemici (ISI , 2013) tra le altre opere. Ha parlato con The Catholic World Report il 26 agosto, mentre l'amministrazione Obama soppesava le opzioni su una risposta militare a un presunto attacco di armi chimiche da parte del governo siriano contro ribelli e civili.

L'escalation in Siria è venuta una settimana dopo i tesi combattimenti in Egitto tra i militari del paese e i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. Durante il conflitto, decine di chiese, istituzioni e aziende cristiane copte sono state attaccate e incendiate. Una chiesa che è stata rasa al suolo, la Chiesa della Vergine Maria in Delga, era sopravvissuta a numerosi sconvolgimenti da quando è stata costruita nel IV o V secolo. Ora si trova in macerie.

CWR: Che cosa sappiamo di quello che sta succedendo ai cristiani copti in Egitto?

George: La situazione in Egitto e la situazione altrettanto orribile in Siria illustrano le gravi condizioni generali dei cristiani in Medio Oriente. Queste sono comunità cristiane molto antiche, che in molti casi risalgono quasi alla fondazione del cristianesimo. Eppure, nel corso di un certo numero di anni abbiamo visto l' erosione di queste comunità, fino al punto in cui si comincia a preoccuparsi che tra non molto non ci saranno più comunità cristiane in Medio Oriente. La comunità cristiana in Iraq è stata devastata a causa della guerra in Iraq. Molti, molti cristiani iracheni sono fuggiti. In molti casi, sono fuggiti in Siria, tra tutti i posti, e adesso che cosa vediamo? Ora devono fuggire dalla Siria.

La popolazione nativa siriana cristiana, così come profughi cristiani dall'Iraq e altrove, è ora in grave pericolo. Naturalmente, non sono solo i cristiani che soffrono in Siria o in Egitto, ma per il momento sto parlando dei cristiani. La popolazione siriana cristiana originaria, che è una Chiesa antica - di fatto è la Chiesa di mio padre e dei suoi antenati - è ora in pericolo. I miei parenti siriani sono fuggiti e sono negli Stati Uniti e probabilmente non saranno mai in grado di tornare alle loro case.

La stessa cosa sta accadendo ora in Egitto, ovviamente con i cristiani copti, che sono sempre stati a rischio e sono stati oggetto di frequenti persecuzioni nel corso dei secoli. Ora sono brutalmente attaccati, trasformati in capri espiatori. Gli attacchi non provengono solo da un settore della società egiziana in generale, ma da diversi settori. Le loro chiese sono state bruciate, le loro imprese sono state attaccate, in gran numero sono stati assassinati. Anche in questo caso, una comunità cristiana molto antica del Medio Oriente è sotto attacco. Inizieremo a vedere e stiamo già vedendo profughi copti in fuga dall'Egitto.

Quindi, è una tragedia. Dovrebbe coinvolgere i cristiani di tutto il mondo. Il Medio Oriente è la culla del cristianesimo. Si tratta di antiche comunità cristiane, e dovrebbe essere fonte di preoccupazione per il mondo intero. Troppo spesso, soprattutto nei media occidentali, tra cui qui negli Stati Uniti, vi è una tendenza ideologica a trattare i cristiani come se potessero essere solo persecutori, e mai i perseguitati. Ma se guardiamo a quello che sta accadendo ora a queste antiche comunità cristiane in tutto il Medio Oriente, così come ciò che sta accadendo ai cristiani in Africa e in alcune parti dell'Asia, si vede che molto, molto spesso oggi i cristiani sono perseguitati, e le persecuzioni sono abbastanza brutali.

CWR: Ha citato la sua famiglia. È ortodosso anche lei?

George: No, io sono cattolico. Mia madre è cattolica italiana, ma la famiglia di mio padre è siro-ortodossa e ortodossa antiochena. Sono persone di profonda fede cristiana .

CWR: Che ne dice dell'opinione che queste comunità cristiane stavano meglio sotto gente come Saddam Hussein in Iraq, e, eventualmente, Hosni Mubarak in Egitto, e ora Bashar al-Assad in Siria?

George: Nessuno dovrebbe esprimere alcuna simpatia per dittatori orribili come Assad e Saddam Hussein. Spesso erano i protettori dei cristiani e delle altre minoranze non perché amassero particolarmente le minoranze cristiane o altre, ma perché per loro era politicamente conveniente farlo. Le loro coalizioni, le loro basi di sostegno erano diversificate e in molti casi includevano alcuni cristiani. Non è un complimento a Mubarak o certamente ad Assad, che è di gran lunga peggiore di Mubarak, o a Saddam Hussein, che probabilmente era ancora peggio di Assad, non è un omaggio a qualcuno di loro a dire che, se è vero che le comunità cristiane erano oppresse come lo erano tutti nel regno di quei dittatori, erano in qualche modo protette, e la loro situazione è peggiorata, e questa è una tragedia. Non dovremmo essere nostalgici del ritorno di gente come Assad e Saddam Hussein. Dovremmo sperare e pregare e lavorare per l'istituzione in queste nazioni di regimi decenti che rispettino i diritti umani fondamentali di tutte le persone, compresi i cristiani.

CWR: Quali sono i suoi pensieri sulla corretta risposta degli Stati Uniti alle situazioni in Egitto e in Siria?

George: sono casi diversi, ovviamente. Abbiamo, credo, un po' più di influenza in Egitto che in Siria. Certamente in Egitto, penso che abbiamo bisogno di fare pressione sul governo militare per proteggere i cristiani copti, e per rendere la protezione dei cristiani copti una priorità alta. Abbiamo bisogno di mettere in chiaro che dove gli attacchi contro i cristiani sono fatti con impunità, e dove il governo si limita a guardare da un'altra parte o non tratta la questione con sufficiente serietà da proteggere le vittime, ci saranno conseguenze nelle nostre relazioni con i governanti militari in Egitto .

Penso che abbiamo anche bisogno di far capire ai Fratelli Musulmani e ad altre fazioni in Egitto che, se saliranno ancora una volta al potere in Egitto, noi non dimenticheremo il loro comportamento verso i cristiani e le altre minoranze oppresse in questo periodo. Se essi aspirano a qualsiasi tipo di rapporto decente con gli Stati Uniti, devono cessare e desistere, e la loro leadership ha bisogno di giocare un ruolo nel prevenire questi attacchi dai loro sostenitori sui copti e sugli altri. Penso che sia quello che possiamo fare in questo momento.

Naturalmente, la situazione in Siria è più complicata. Noi non abbiamo molta influenza, di certo, con il regime di Assad. Parlare di "una" forza ribelle è davvero una gaffe perché non esiste una sola forza ribelle unificata o qualcosa di lontanamente simile. Ci sono molte, molte fazioni diverse. Alcune sono tanto malvagie e brutali come il regime stesso.

Il senno di poi ci vede sempre benissimo. Non voglio essere eccessivamente critico. C'è stato un tempo, credo, in questi sviluppi, quando vi erano migliori probabilità per la creazione di un regime decente in Siria sostenendo elementi che erano in grado di rovesciare Assad... Ma quel momento sembra essere perso, ed è una tragedia che non si sa bene come affrontare. Io non lo so di certo .

Ora, questo non significa stare qui seduti a girarci i pollici. Potremmo applicare pressione dove possiamo. I sauditi sono molto attivi in Siria. Abbiamo influenza sui sauditi e dovremmo utilizzarla per proteggere le minoranze perseguitate dei cristiani e degli altri.... Abbiamo bisogno di lavorare con la comunità internazionale per alleviare la difficile situazione dei profughi siriani, in particolare quelli della comunità cristiana che sono, come i miei parenti, in fuga.

Detto tutto ciò, non esiste una soluzione semplice. Certamente per quelli di noi che sono cristiani, la cosa più importante che possiamo fare è pregare per i nostri fratelli e sorelle cristiani perseguitati in Siria. Stanno passando attraverso qualcosa di assolutamente orribile in questo momento e hanno bisogno della nostra preghiera e del nostro sostegno .

CWR: Quale opportunità abbiamo avuto in Siria?

George: Ci sono stati, e il tempo li ha portati via, movimenti in Siria di una varietà di forze diverse, che sono ammassate insieme nella mente di molti americani e di altri commentatori occidentali come "forze ribelli". Ma quelle non sono forze unificate, e in moltissimi casi sono profondamente ostili l'una all'altra. Ovviamente ora ci sono forze collegate ad Al Qaeda e altri estremisti islamici che operano in Siria contro il regime di Assad. Noi come occidentali e credenti nei diritti umani diremmo "una maledizione su entrambe le case". Ma c'è stato un tempo prima, quando, credo, c'era la possibilità di dare sostegno, un po' di supporto - non sto parlando di invasioni - un certo supporto alle forze anti-Assad, anti-baathiste, prima dell'ingresso in scena in grande stile degli estremisti islamici, potrebbe aver prodotto un cambio di regime che non avrebbe comportato la sostituzione di Assad con un regime estremista islamico altrettanto cattivo. Ma anche se avessi ragione a dire che una tale opportunità esisteva una volta, ora non c'è più. Le forze islamiste radicali ora sono una parte troppo grande della ribellione, e una delle possibilità fin troppo probabili è che il regime baathista sarà, alla fine, sostituito da un regime altrettanto cattivo legato all'Iran.

CWR: Che cosa spera di ottenere qualità di presidente dell'USCIRF?

George: Sicuramente voglio costruire sui risultati del mio predecessore alla presidenza, Katrina Lantos Swett, che ha servito con grande distinzione, e sono felice che lei rimanga un membro della Commissione, in effetti ne è vice presidente. Continuerò a lavorare a stretto contatto con lei. Lei e io crediamo che alla situazione dei cristiani in tutto il Medio Oriente si debba dare maggiore priorità. Questa è una cosa che spero sarà un segno della mia presidenza.

Siamo anche molto preoccupati per le comunità ebraiche. Ci sono alcune piccole comunità ebraiche rimaste fuori di Israele in Medio Oriente. Sono sotto pressione ancora maggiore in questi giorni di quanto lo siano stati in passato in posti come lo Yemen.

Sono molto preoccupato per la persecuzione religiosa in Europa. Naturalmente, non comporta la brutalità che troviamo in Medio Oriente. Ma detesto ancora vedere regimi liberali democratici impegnati in pratiche illiberali sul fronte della libertà religiosa. Lo vediamo in una varietà di settori. Uno, ovviamente, è la fin troppo evidente rinascita dell'antisemitismo in alcuni paesi europei.

Alcuni paesi europei , anche quelli con le tradizioni di rispetto delle libertà civili, stanno imponendo restrizioni su capi di abbigliamento religiosamente orientati, come il velo islamico sulle ragazze nelle scuole, [e] i gioielli, come indossare una stella di David o una croce su una catenina. Questo estrema laicismo o secolarismo rappresenta uno sforzo per spingere la religione nella sfera puramente privata e fuori della vita pubblica, cosa che è incompatibile con una comprensione solida e corretta della libertà religiosa, che non si estende non solo a ciò che si fa in moschea o chiesa o sinagoga o tempio o in casa durante i pasti o prima di coricarsi, ma si estende alla vita pubblica di una persona. Il diritto sano alla libertà religiosa deve comprendere il diritto del credente di esprimere la sua fede in pubblico, anche per mezzo di simboli, e anche di agire in base alle sue convinzioni morali religiosamente ispirate sulla giustizia e il bene comune, proprio come Martin Luther King ha fatto nel nostro paese , proprio come gli abolizionisti e persone di altri grandi movimenti di riforma hanno fatto e continuano a fare nel nostro paese, per esempio, nel movimento pro-life.

Così sono preoccupato per l'Europa. Non è stata un centro dell'interesse dell'USCIRF in passato, ma è commentata con una certa ampiezza nella nostra relazione del 2013, e continueremo a monitorarla. C'è stata la recente sentenza di Colonia, in Germania, che equipara la circoncisione religiosa nei neonati maschi all'abuso di minori, e il tentativo di vietarla. Fortunatamente, il governo tedesco si sta muovendo per annullare tale sentenza, che tuttavia è indicativa e riflessiva di un atteggiamento e di un'ideologia che ha bisogno di essere presa sul serio e fortemente contrastata. Voglio applaudire i vescovi cattolici in Germania per essersi espressi con forza contro tale sentenza, nonostante il fatto che nessun interesse specificamente cattolico fosse qui coinvolto. I cattolici non richiedono la circoncisione dei figli maschi, anche se la permettono. Questa non era una lotta della Chiesa cattolica. I vescovi si sono distinti, parlando a nome della comunità ebraica e di alcune comunità musulmane, per le quali la circoncisione è un obbligo religioso .

Su quella stessa nota, tornando al Medio Oriente per un attimo, penso anche che dobbiamo applaudire e salutare quei musulmani che hanno difeso e parlato e cercato di proteggere i cristiani copti e le altre minoranze cristiane in Medio Oriente. In diverse occasioni, i musulmani hanno protetto le chiese contro gli estremisti e le folle, protetto le aziende dei cristiani, e preso altre misure. È un errore generalizzare e assumere che tutti i musulmani in Egitto o in altri paesi del Medio Oriente sono persecutori di cristiani. Ce ne sono stati molti, a loro grande credito, che non solo hanno rifiutato di partecipare alle persecuzioni, ma hanno fatto del loro meglio per fermarle.

Guardando ora ad altre nazioni e regioni del mondo, noi siamo, ovviamente, profondamente preoccupati per le persecuzioni religiose in Cina, Corea del Nord, Iran, Arabia Saudita, Nigeria e altri stati che sono sulla nostra lista CPC (Countries of Particular Concern). Stiamo raccomandando al Dipartimento di Stato di elencare i "paesi di particolare preoccupazione" in modo che siano sottoposti a sanzioni a meno che l'amministrazione non conceda loro un periodo di prova. E crediamo che questi periodi di prova, se sono accordati, devono essere brevi, a termine, e l'amministrazione deve fare pressioni su questi stati - questi sono i colpevoli più grossolani, i peggiori trasgressori - per chiarire loro che questi periodi di prova sono solo temporanei, e se non sono fatte riforme, verranno imposte sanzioni.

 
Diventare ortodossi nonostante Internet

Internet offre una quantità senza precedenti di informazioni, praticamente su qualsiasi argomento, tutto con un semplice clic del mouse. Le tecniche di pesca con la mosca, la raccolta di fumetti, la storia dell'intaglio del legno, come lavorare a maglia cappotti per il vostro cane - è tutto lì presente. Alcune di queste informazioni sono addirittura utili. Non solo, capita che ci sia un numero enorme di siti web dedicati interamente al cristianesimo ortodosso. Sembra una cosa meravigliosa, non è vero? Beh, forse no. Internet ha il potenziale per essere il più grande ostacolo sul quale un ricercatore potrebbe inciampare. Come persona recentemente accolta nella Chiesa, dopo un periodo di due anni di indagini e di istruzione, ho trovato che è proprio così.

Ricordo ancora la mia prima visita in una chiesa ortodossa, e la mia reazione. Era la cattedrale ortodossa russa di san Nicola a Seattle, Washington – un edificio di settant'anni, con un'iconostasi molto alta e ornata, candele e icone che coprivano praticamente ogni spazio sulle pareti, e decenni di incenso che permeavano tutto. Come ambiente liturgico, era qualcosa che non avevo mai sperimentato prima, e creava una consapevolezza molto tangibile della presenza di Dio. Avrei potuto essere rovesciato con una piuma. La mia reazione ha avuto tre fasi. In primo luogo, mentre ero ancora nella navata, mi sono sentito in dovere di accendere candele. In secondo luogo, prima di lasciare i locali, ho lasciato circa 50 dollari al banco dei libri. In terzo luogo, non appena sono arrivato a casa, ho fatto una ricerca su Google per "cristianesimo ortodosso" e ho sfogliato i risultati.

Vi sembra familiare? E perché no? Ecco come siamo stati addestrati, in questa era della super-autostrada dell'informazione. Quando ero un ragazzino, se mi si apriva un nuovo argomento di interesse, la prima cosa che facevo era di andare in biblioteca e cercare qualcosa a proposito, ma Internet permette questa ricerca senza nemmeno lasciare la nostra casa. Una ricerca su Google per "cristianesimo ortodosso", ti offre un sacco di pagine web interessanti, tra cui ho trovato: la home page dell'Arcidiocesi ortodossa greca, la home page della Chiesa Ortodossa in America, un sito chiamato "orthodoxinfo.com", il sito della Orthodox Christian Fellowship, un'altra pagina chiamata "Irlanda ortodossa", un documento chiamato "L'Ortodossia celtica - il revival cristiano ortodosso celtico"... hmm. Ed ecco infine un sito gestito da una cosa chiamata "Chiesa ortodossa americana" che sostiene di essere la "Voce del Cristianesimo cattolico ortodosso americano". Una nota sulla pagina dice: "La Chiesa ortodossa americana è stata istituita nel 1927 con la benedizione del Santo Patriarcato di Mosca. Nessun'altra cosiddetta 'Chiesa madre' o giurisdizione è esistita fino al 1971/1972 e questo è il motivo per cui noi siamo la vera Chiesa madre negli Stati Uniti e in Canada".

E qui sta il problema con il fenomeno dell'Ortodossia in Internet. Non c'è una barriera d'ingresso per quanto riguarda la pubblicazione di pagine sul World Wide Web; chiunque abbia un computer e una presa telefonica può pubblicare tutto ciò che vuole e renderlo accessibile a chiunque utilizzando un motore di ricerca (o, come dice il professore di informatica Robert Wilensky dell'università di Berkeley, "abbiamo tutti sentito dire che un milione di scimmie che battono su un milione di macchine da scrivere alla fine riprodurranno l'intera opera di Shakespeare. Ora, grazie a Internet, sappiamo che questo non è vero"). C'è un sacco di cose che un ingenuo ricercatore può facilmente incontrare, e che semplicemente non avrà la maturità spirituale per affrontare. Almeno due dei siti che ho citato sono fonti controverse per le persone all'interno della Chiesa, ma come farà un ricercatore che potrebbe anche non aver frequentato una singola funzione a riuscire a trarne un senso?

Il che ci porta a un altro problema – nessuna quantità di informazioni e nessuna quantità di letture renderà una persona ortodossa. La conoscenza non ci porterà nella Chiesa; questo deve farlo lo Spirito Santo. Sembra una cosa orribile da dire nei nostri tempi di razionalità, ma i libri e i siti web non sono un sostituto della preghiera, del frequentare le funzioni, del cercare di stabilire un contatto e ricevere istruzioni da un sacerdote. Mi chiedo veramente come farebbero i ricercatori di oggi con la pratica antica dei catecumeni che non sapevano nulla dei misteri della Chiesa fino a dopo il loro battesimo – e non veniva detto loro nemmeno che cosa stava accadendo esattamente al loro battesimo fino a dopo che era già compiuto!

La Chiesa a quel momento era del parere che la conoscenza non faceva un gran bene fino a che il nuovo venuto non era già parte della famiglia dei cristiani e poteva mettere questa conoscenza nel suo contesto. Forse, in questo tempo di informazioni immediatamente disponibili, senza restrizioni, c'è qualcosa che possiamo imparare da questo esempio. In questo 'mondo "fai-da-te", la verità dei fatti è che non si può insegnare a essere ortodossi, indipendentemente da quanto sembrino buoni i materiali didattici. Una mia parente stretta sta facendo ora il suo cammino di scoperta dell'Ortodossia; di recente abbiamo avuto una conversazione in cui mi ha raccontato di aver passato tre quarti del suo tempo a leggere cose su Internet, ma non era ancora stata a una funzione. Le ho gentilmente suggerito che la prossima cosa che doveva fare era di andare a una Divina Liturgia, e che forse era meglio non leggere più nulla fino a quando non lo avrebbe fatto. Se volete saperne di più sulla Chiesa, andate in chiesa. È così facile, e così difficile.

Un'altra cosa che è probabile incontrare su Internet: chat, gruppi di discussione, mailing list, newsgroup, comunque vogliate chiamarli, che proclamano di essere luoghi dove si può discutere l'Ortodossia. Ho passato un sacco di tempo in questi gruppi all'inizio della mia ricerca, e da parte mia, ho trovato il tono della maggior parte di questi spazi quanto meno cristiano possibile - meschino, litigioso, spesso con il messaggio complessivo "la mia giurisdizione è più santa della tua giurisdizione", e spesso dominato da argomenti di politica secolare. Un'altra cosa che pure accade inevitabilmente è la comparsa di partecipanti non ortodossi e talvolta di non cristiani che non sono veramente interessati a una discussione onesta, ma solo a dar fastidio. Anche in alcuni dei più miti di questi gruppi, dove, in teoria, le discussioni giurisdizionali erano proibite, sembrava che i partecipanti avessero una pazienza molto corta, e gli scambi potevano trasformarsi piuttosto rapidamente in litigi. Ho raggiunto un punto in cui mi sono reso conto che questi gruppi stavano distraendo la mia catechesi, e non vi contribuivano in alcun modo. Erano piuttosto "chiacchiere profane", che san Paolo consigliava di evitare (1 Timoteo 6:20).

Ci sono usi buoni di Internet per il ricercatore e il catecumeno? Ma certo. Le pagine principali delle giurisdizioni ortodosse canoniche, così come della maggior parte delle singole parrocchie, forniscono un sacco di informazioni meravigliose, e i collegamenti esterni che forniscono sono, in genere, abbastanza affidabili. Ci sono eccellenti risorse per quanto riguarda l'approccio ortodosso alla preghiera, i testi liturgici, come preparare in casa un angolo delle icone, così come una meravigliosa banca dati degli scritti dei Padri della Chiesa. Altri siti hanno fatto dell'acquisizione di oggetti liturgici (in precedenza non così facili da trovare) una questione abbastanza semplice - libri di preghiera, icone, corde da preghiera, incenso, turiboli da casa, candele, registrazioni di musica di chiesa, e così via. Al tempo stesso, è anche vero che alcuni fornitori di questi articoli sono essi stessi di status discutibile; questo non vuol dire che sia vietato fare acquisti, ma il ricercatore che visita alcuni di questi stabilimenti online deve esercitare cautela e discernimento mentre si avventura su questi siti. Forse, se una parrocchia locale fa già ordinazioni a un fornitore, è meglio che il ricercatore scelga questa strada - e in questo modo, la parrocchia ne potrà beneficiare. Chiedete al vostro sacerdote, una volta che avete un contatto con lui.

Da parte mia, posso onestamente dire che sono diventato ortodosso nonostante Internet, piuttosto che a causa di esso. E' stato quando ho deciso che avrei limitato la mia esposizione ai siti gestiti da una giurisdizione ortodossa canonica o ai negozi on-line, e di evitare quasi tutto il resto, che molte cose sono diventate chiare per me sul mio cammino di conversione. Al massimo, le ricerche in rete dovrebbero integrare con giudizio, piuttosto che soppiantare, la partecipazione alle funzioni, la preghiera, e il dialogo con un sacerdote. Se volete saperne di più su varie questioni storiche e dottrinali, la vostra parrocchia locale può avere una buona biblioteca, un banco dei libri ben fornito, o entrambi, e il sacerdote potrà suggerirvi quali libri leggere. Neanche i libri sono ancora un sostituto della frequentazione della chiesa, ma almeno è più probabile che un libro di un autore e di un editore rispettabile sia stati accuratamente controllato, in un modo di cui un sito web probabilmente non avrà beneficiato.

Purtroppo, il rapporto tra informazione e rumore rispetto a quel che è disponibile in rete è molto basso, il grano sta proprio accanto alla zizzania e la maggior parte dei ricercatori - e, francamente, la maggior parte dei laici ortodossi - non sarà in grado di dirvi la differenza. Se volete ancora tentare di utilizzare Internet come risorsa, un motore di ricerca vi darà solo una lista di risultati che saranno, nella migliore delle ipotesi, confusi una volta che inizierete a cercare di trarne un senso. Meglio iniziare con le home page delle giurisdizioni canoniche, e prendere nota delle pagine a cui hanno collegamenti.

E comunque, una ricerca su Google è ancora un gran modo per capire come fare un filo con peli di gatto.

 
Perché gli altri hanno più successo di me?

Ecco una domanda che a volte sentiamo. Immediatamente, suggerisce gelosia. Altrimenti, perché qualcuno farebbe una domanda del genere, se non provasse gelosia per qualcun altro? La gelosia è una cosa terribile perché essere gelosi non solo fa sentire male gli altri, ma fa sentire male anche chi prova gelosia. Ma se ci pensiamo, che strana domanda che è.

Che cosa intendiamo per successo? Significa avere un sacco di soldi, una grande casa e un'automobile di lusso? In questo caso, non sono interessato al successo. Dopo tutto, Cristo non aveva nessuna di queste cose. Di fatto, non aveva soldi, né una casa né un'auto.

Penso che una domanda molto più interessante sia: perché qualcun altro è più felice di me? Trovo questa domanda interessante perché mi sembra che la felicità sia molto più importante del successo. Perché?

Beh, prima di tutto, solo poche persone riusciranno a essere ricche, con grandi case e automobili di lusso. Questo è solo un fatto della vita. In secondo luogo, ho incontrato persone simili e nessuna di loro mi sembrava particolarmente felice. Per esempio, conosco una signora milionaria e infelice. E vi dirò un detto inglese: lei è così infelice da essere "infelice come il peccato". Questo è un modo di dire su cui dovremmo riflettere. Oh, sono sicuro che ci siano alcune persone ricche e "di successo" che sono anche felici. È solo che non ne ho mai incontrata una.

D'altra parte, conosco molte persone che sono felici, ma non sono ricche né di successo. Hanno lavori molto ordinari, la maggior parte di loro affitta una casa o un appartamento, alcune di loro non hanno nemmeno una macchina. Quindi non sono realmente "di successo". Quindi cosa le rende felici? Non può essere la loro età, perché sono di tutte le età, tra 9 mesi e 90 anni; non può essere il fatto che siano uomini o donne, perché sono di entrambi i sessi; non può essere la loro nazionalità perché provengono da molti diversi paesi, e non può essere il fatto che siano sposati o single, perché ce ne sono di entrambi i tipi. Quindi cos'è la felicità?

Bene, ci ho pensato molto e sono giunto a questa conclusione. Mi sembra che siano felici perché si accontentano di ciò che hanno. Sono contenti perché dicono a se stessi: 'Questo è quello che ho e ne trarrò il meglio'.

Per esempio, visito spesso persone in prigione. Ora quello non è un posto dove si vuole essere. Dico questo ai prigionieri: "Sei in un brutto posto. Allora, come hai intenzione di sopravvivere? Sopravvivrai facendo il meglio, usando la prigione come un'opportunità per trovare il bene e fare del bene. La prigione è la tua occasione per preparare il resto della tua vita dopo che sarai uscito. È un'università della vita".

La vita è ciò che ne facciamo. Sappiamo tutti che ci sono cose buone e cose cattive nella vita. Tutto ciò che dobbiamo fare per essere felici è cercare le cose buone. Non dovremmo trasformare il successo nel nostro obiettivo. Dovremmo avere come nostro obiettivo essere contenti di ciò che abbiamo dentro di noi e di ciò che possiamo fare con esso. Allora saremo felici. Ma se passiamo le nostre vite a desiderare più cose, più soldi, case più grandi, auto più lussuose, TV più grandi, smartphone e tablet più nuovi in modo da poter essere felici, allora tutto ciò che accadrà è che non saremo mai felici, perché saremo sempre lì a desiderare più soldi, una casa più grande, un'auto più lussuosa, una TV più grande, un smartphone e un tablet più nuovo, e così non saremo mai soddisfatti, mai contenti.

Oggi una delle cose peggiori in questo campo è il modo in cui alcune persone usano Facebook. Perché molte persone lo usano per mettersi in mostra e fare i prepotenti con gli altri, per mostrare quanto siano popolari, quanti "mi piace" hanno, quanti amici hanno, quante vacanze hanno, ecc. Per loro, tutta la vita è una competizione e loro sono i vincitori. Ciò rende gli altri gelosi o addirittura depressi.

Vi dirò qualcosa su Facebook: la maggior parte, e probabilmente la totalità, delle persone che si esibiscono su Facebook non è composta da persone felici. Non sono "vincitori", sono quelli che vengono chiamati "perdenti". Se sei felice, contento, non hai bisogno di mostrarlo o di fare il prepotente. Ti mantieni riservato, vivendo la tua vita (e non quella di qualcun altro) di giorno in giorno. E questo per me è successo.

 
Una strana icona

Le monache del convento di san Prohor Pchin'ski, situato nel sud della Serbia a poche miglia dal confine con la Macedonia, ci hanno raccontato questa storia.

Quando abbiamo fatto visita al negozio delle icone del convento abbiamo scoperto un'icona insolita: vi un santo era raffigurato con una croce in mano (era chiaro che era un martire o un confessore), ma era vestito in uniforme da soldato e non nelle vesti tradizionali. Qualcuno ha pensato che fosse una rappresentazione del soldato martire russo Evgenij Rodionov, che rimase fedele a Cristo fino alla fine, rifiutando di togliersi la croce dal collo, e che fu assassinato da banditi ceceni il 23 maggio 1996, all'età di diciannove anni. Ma non era lui: come si vede dall'icona, lo stemma dell'uniforme militare era serbo, non russo. Prendiamo una lente d'ingrandimento e leggiamo la seguente iscrizione in serbo: "San Giovanni il Russo, confessore. Aiutante del popolo serbo". Perché allora era raffigurato con la divisa serba? Cosa significava? È vero, tutti i santi sono i nostri aiutanti indipendentemente dalle nazionalità. Chiediamo l'intercessione di santi come Giorgio il Vittorioso, Isacco il Siro, Nicola il taumaturgo di Mira e Mosè il Nero. Ma perché il santo confessore Giovanni il Russo?

Ecco ciò che ci hanno detto le monache. Tutti ricordano bene la terribile campagna di bombardamento della NATO nel marzo 1999, grazie alla quale il Kosovo e la Metohija, culla dell'Ortodossia serba, sono caduti sotto il potere degli islamisti e dei loro padroni – i "pacificatori" della NATO. Ricordiamo anche quegli "auguri pasquali" canzonatori che gli invasori avevano scritto sulle bombe e sui missili. Come risultato di questi bombardamenti migliaia di persone sono state uccise. Le principali vittime di quella brutale campagna sono stati dei civili innocenti. Secondo il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo nell'ex Jugoslavia, Jiri Dienstbier, l'operazione balcanica della NATO ha causato più morti tra i civili rispetto al conflitto in Kosovo per la cui risoluzione apparentemente era stata lanciata. L'ecologia della Serbia è stata devastata, le industrie del paese sono state rovinate. Ora, diciotto anni dopo questi eventi, la Serbia, abituata a guerre infinite attraverso la sua storia, si è gradualmente ripresa. Ma dei bombardamenti più prolungati avrebbero probabilmente portato a un caos totale nel paese e a un numero maggiore di vittime. Sì, la Serbia è stata costretta a sottomettersi alla NATO per evitare la totale distruzione e devastazione del Paese. E, come ricordiamo, la Russia (che aveva precedentemente dato una mano alla Serbia in molte occasioni) non era un partner affidabile in quel momento [1]. Ma i serbi facevano affidamento sui santi russi. Il santo confessore Giovanni il Russo era stato un esempio sorprendente di umiltà nelle difficili circostanze che i serbi stavano attraversando. Nella sua prigionia in Turchia, san Giovanni convertì molte persone a Cristo attraverso la sua umiltà. Non ci furono vittorie secolari e risuonanti nella sua vita, non ci furono altisonanti inni di lode allo tsar russo, ma ci fu la vittoria di Cristo e dell'umiltà – una vittoria silenziosa e radiante di Dio che preferisce convincere per mezzo della sua presenza e del suo amore, nel mormorio di un vento leggero (1 Re 19:12).

E, come ci hanno detto le monache, san Giovanni il Russo è apparso a un monaco serbo del Monte Athos mentre pregava con fervore (nella visione il santo era vestito in uniforme militare serba). San Giovanni ha detto: "vado ad aiutare i miei fratelli, i serbi". Il giorno seguente, il 10 giugno 1999, è terminato il bombardamento della NATO...

I cristiani hanno affrontato prove in qualsiasi momento durante la storia, e i nostri giorni non costituiscono un'eccezione. Se guardiamo a che cosa sta succedendo in Kosovo e Metohija, non si può definire una vita pacifica e felice. Tuttavia, la Buona Novella di Cristo è ancora diffusa nonostante tutto. E, secondo i monaci dei monasteri locali, alcuni degli albanesi e dei soldati della NATO, che in un primo momento ignoravano l'Ortodossia ed erano persino ostili verso di essa, hanno finito per diventare dei convinti cristiani ortodossi. Alcuni hanno abbracciato l'Ortodossia dopo aver sperimentato miracoli, altri sono stati ispirati dal citato "mormorio di un vento leggero" – la luce pacifica dell'amore di Cristo che trionfa su ogni tipo di arma. Quindi è troppo presto per dire che l'Ortodossia in Kosovo e Metohija è morta. Se un santo prigioniero russo fu in grado di convertire migliaia di persone a Cristo per mezzo della sua mansuetudine, allora perché non possono fare la stessa cosa migliaia di serbi ortodossi, che sono diventati prigionieri nella loro patria?

Nota

[1] L'autore si riferisce probabilmente a ciò che i russi ora chiamano "i terribili anni '90", quando la loro economia era a pezzi e il paese era fondamentalmente governato dall'estero. – ndc

 
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La Chiesa e il clero sui social network

Qualsiasi chierico che partecipa alle discussioni su Facebook, Twitter, LiveJournal e altre comunità online deve ricordare costantemente la responsabilità che gli viene imposta parlando in uno spazio pubblico. La gente vi vede principalmente come sacerdoti. Le dichiarazioni avventate e talvolta oltraggiose dei singoli ecclesiastici gettano un'ombra sull'intera Chiesa di Dio, provocando ondate di discussioni reciproche nella blogosfera, in cui oggetto degli attacchi non è tanto l'autore stesso delle righe quanto la Chiesa ortodossa russa nel suo insieme. Nessuno vi vieta di partecipare alla vita delle comunità di Internet e di lasciare i vostri commenti negli argomenti, ma è necessario agire con giudizio e discrezione.

Relazione all'Assemblea diocesana di Mosca, 23 dicembre 2011

La comunicazione con il gregge sui social network, per quanto interessante e utile possa essere, non può sostituire la comunicazione personale. Il nostro compito è aiutare le persone a trovare Dio, a venire in chiesa, a ottenere sostegno spirituale e a realizzare il valore della comunicazione personale con i fratelli e le sorelle nel Signore, testimoniando Cristo in tutti i modi disponibili.

Relazione all'Assemblea diocesana di Mosca, 28 dicembre 2012

Nello sviluppo dei social network vedo un fenomeno positivo molto importante: la rinascita del genere epistolare. La seconda metà del XX secolo ha visto la scomparsa di questo genere. La gente ha smesso di scrivere lettere, e invece tutti si chiamavano al telefono. Tuttavia, il processo di scrittura di una lettera è molto disciplinare per la mente. Qualsiasi pensiero messo su carta diventa proprietà di una vasta cerchia di persone, soprattutto se c'è un feedback, e gli altri possono immediatamente reagire in modo critico a questo testo. Questo disciplina moltissimo una persona. La capacità di esprimere pensieri per iscritto è uno degli indicatori più importanti della cultura di una persona.

Io incoraggio i chierici a partecipare a questo scambio di informazioni con un altissimo senso di responsabilità. Non si può semplicemente chattare su Internet e presentare i propri pensieri in modo tale che le persone li percepiscano come i pensieri della Chiesa. Pertanto, da un lato, esorto i chierici a utilizzare in modo più attivo queste nuove "buste per la corrispondenza". Ma d'altra parte, dato che la responsabilità sta crescendo, propongo loro di prepararsi molto seriamente, sia spiritualmente che intellettualmente, per partecipare a questo tipo di lavoro.

Intervista ai giornalisti televisivi ucraini, 19 luglio 2010

Considerando che il pubblico dei social media è diventato molto più giovane, possiamo dire che i consumatori di calunnie e menzogne rivolte contro la Chiesa sono soprattutto i giovani. Molti di loro non hanno alcuna esperienza religiosa personale né un'adeguata formazione religiosa e culturale. Spesso diventano facili vittime di coloro la cui missione è diventata intrattenimento o lavoro retribuito.

Naturalmente, ci sono molti su Internet che diffondono informazioni autentiche sulla vita della Chiesa e condividono le loro storie personali di conversione alla Parola salvifica di Dio, ma il numero di cinici, fan degli scandali e delle false rivelazioni è molte volte maggiore. Quando una persona pone a un motore di ricerca una domanda relativa alla vita della Chiesa, trova molte bugie, ipocrisia e odio. Questi sono i risultati visibili dell'attività del nemico della razza umana.

La missione della Chiesa può e deve essere ampiamente diffusa su Internet. Blog, social media, e così via: tutto ciò offre nuove opportunità per la testimonianza cristiana. Non esserci significa etichettarsi come impotenti e noncuranti della salvezza del proprio prossimo. Ora, quando c'è un enorme, anche se non sempre sano, interesse dei social media per la vita della Chiesa, è nostro dovere trasformarlo in bene, creare le condizioni affinché i giovani possano conoscere Cristo e conoscere la verità sulla vita dei fedeli. Si tratta di un lavoro vasto e minuzioso al quale siamo tutti chiamati.

Allo stesso tempo, la Chiesa non vive nel mondo virtuale, ma in quello reale, in cui si compiono buone azioni, si manifestano partecipazione pastorale e amore, e in cui, infine, si celebra la Divina Liturgia. L'immagine di una persona che vive principalmente nello spazio mediatico è lontana dall'ideale cristiano. La bellezza della pace di Dio non può essere sostituita dallo spazio di comunicazione creato artificialmente dalle persone. Rivolgo questa osservazione anche ai pastori, per i quali Internet talvolta sostituisce la vera comunicazione con il gregge. Una missione virtuale non può sostituire l'opera parrocchiale, ma deve solo integrarla.

Relazione al Concilio episcopale 2013, Mosca, 2 febbraio 2013

La vita di una persona moderna è in gran parte concentrata sui social network, che per alcuni stanno diventando una fonte di informazione universale, ma lontana dall'essere affidabile. Anche i social network rappresentano un vasto campo di attività. I dipartimenti informatico, missionario e giovanile stanno facendo sforzi per rendere il linguaggio dei social media un linguaggio operativo per la missione della Chiesa.

Non abbiamo il diritto di assentarci da dove si trova o da dove potrebbe trovarsi il nostro gregge. Il nostro gregge oggi è rappresentato sui social network e quella parte del nostro gregge è la più attiva. Se siamo insoddisfatti della reazione del gregge a qualche evento, inclusa la vita di chiesa, sorge la domanda: cosa abbiamo fatto per prevenire questa reazione? Quanto siamo attivi nello spiegare la posizione della Chiesa? Quanto siamo attivi nel discutere i problemi urgenti?

Discorso alla riunione del Consiglio supremo della Chiesa, Mosca, 29 aprile 2015

Un peccato come la vanità sta diventando molto diffuso e pervasivo nel nostro tempo. Ciò è ampiamente facilitato dallo sviluppo dei media, o da ciò che chiamiamo società dell'informazione. Ogni persona ha la possibilità di dire qualcosa che diventa noto a tante persone, anche attraverso i social network. Se si osserva più da vicino ciò che accade in queste discussioni spontanee, si vede una fiera della vanità umana. Il loro obiettivo non è tanto trovare la verità, quanto rivelare alcune persone come più intelligenti, intraprendenti e perspicaci di altre.

A volte le persone che non sono pronte a partecipare a tutto questo sono trascinate sotto le macine di questa discussione – alla quale molti partecipano proprio per mostrare se stessi, e per niente per raggiungere la verità. Molti li considerano deboli, altri obsoleti, privi delle competenze e dei mezzi per la guerra dell'informazione. In effetti, il più delle volte, queste persone non vogliono giocare secondo le regole di qualcun altro.

Tutto ciò ha a che fare non solo con la nostra vita nella società dell'informazione, ma molto spesso anche con la politica, l'economia, l'arte e la cultura. Vediamo che il grado di vanità umana è così alto da oscurare le reali conquiste delle persone. Sorprendentemente, una persona vanitosa è l'ultima a indovinare la propria vanità. Gli osservatori astuti vedono questa debolezza umana. Qualcuno tratta tale debolezza con condiscendenza, qualcuno la condanna, ma una persona vanitosa si rivela sempre debole, vulnerabile e peccaminosa.

Allora, cos'è la vanità? Secondo san Basilio il Grande, l'uomo vanitoso dice e fa qualcosa solo per amore della gloria umana. Facendo attenzione alla diffusione di questo peccato tra i monaci e tra i fedeli in generale, il santo osserva che la vanità non è altro che un atto, non in nome dell'amore di Dio, ma in nome della lode umana...

... I santi Padri propongono anche un mezzo per combattere la vanità. In Massimo il Confessore troviamo un consiglio estremamente semplice: nulla distrugge la vanità quanto la virtù segreta e la preghiera frequente. Se qualcuno, avendo compreso il suo cuore, sente che alcune delle sue azioni avvengono non perché siano guidate dalla buona volontà o dal desiderio di piacere al Signore e di adempiere ai Suoi comandamenti, ma sono determinate dalla vanità, tale persona dovrebbe cominciare a fare segretamente buone azioni in modo che nessuno lo sappia. Allora tutto diventerà chiaro. Se queste buone azioni sono compiute con facilità e gioia, significa che la persona ha intrapreso la via della correzione. Se è insopportabilmente doloroso nascondere le emozioni, se c'è un ardente desiderio di condividere con qualcuno, di dire, scrivere o lanciare qualcosa nello spazio informativo, allora la vanità è cresciuta così tanto nell'anima umana da trasformarsi in un pericoloso tumore maligno.

Sermone dopo la Grande Compieta del mercoledì della prima settimana della Grande Quaresima nel monastero stauropigiale di sant'Andrea, 25 febbraio 2015

 
Perché l'arcivescovo di Canterbury non è diventato padre Roman?

Il Times di Londra di sabato 12 novembre 2005 ha fatto un interessante articolo sull'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, dal titolo: 'L'arcivescovo rivela la sua via eterodossa a Dio'. Anche se scritto dalla corrispondente del Times per le questioni religiose, Ruth Gledhill, contiene le solite assurdità giornalistica sulla Chiesa d'Inghilterra che risale a prima del Sinodo di Whitby nel 664 (!), afferma che le Chiese ortodosse risalgono all'impero 'bizantino' (sic), che 'sono in scisma con Roma' (!), che nella Chiesa ortodossa abbiamo 'messe quotidiane' (!), che queste durano 'tre ore' (!), e inoltre implica che noi onoriamo il Patriarca di Costantinopoli come il nostro papa! Purtroppo, nel nuovo mondo rincretinito del tabloid Times, va bene tutto. (Non possiamo dimenticare che Rupert Murdoch, proprietario australiano di The Times e sostenitore di Blair, pubblica anche il noto tabloid per adulti The Sun).

Nondimeno, l'articolo rivela che il primo incontro dell'arcivescovo anglicano con Dio fu in una liturgia della Chiesa ortodossa russa, quando aveva 14 anni. Qui ha incontrato il 'Dio vivente', e quando se n'è andato sentiva di 'avere visto la gloria e la lode per la prima volta'. 'Ho sentito che avevo visto e sentito persone che si comportavano come se Dio fosse reale. Sono venuto via con il senso di assoluta oggettività e maestà e bellezza di Dio, che non ho mai dimenticato. Se la gente celebrasse così, sento che Dio sarebbe molto più reale di quanto io lo abbia mai conosciuto finora'.

La domanda che sorge è: per quale motivo il ragazzo, come molti prima e dopo di lui, non ha aderito alla Chiesa ortodossa? Per rispondere a questo, immaginiamo per un momento che lo abbia fatto. Quale sarebbe stato il suo futuro?

Prima di tutto, probabilmente avrebbe dovuto aspettare di unirsi alla Chiesa ortodossa fino all'età di diciotto anni – a meno che, naturalmente, i suoi genitori gli avessero dato il permesso di unirsi alla Chiesa da minorenne e un prete ortodosso avesse accettato di riceverlo in così giovane età. In secondo luogo, avrebbe dovuto prendere il nome di un santo, piuttosto che di un albero [Rowan è il nome del sorbo selvatico, un nome senza un santo patrono, ndt]. Per amor di discussione, mettiamo che forse avrebbe fatto al caso suo il nome 'Roman', sufficientemente simile al suo nome.

Con la sua inclinazione accademica, il giovane Roman sarebbe andato all'università e forse avrebbe studiato teologia. Non avrebbe studiato nel modo teorico con cui ha fatto i suoi studi, ma, come ortodosso, avrebbe vissuto la teologia. Date le sue inclinazioni, avrebbe fatto una tesi di dottorato, forse su un Padre della Chiesa, antico o forse contemporaneo. Avrebbe fatto pellegrinaggi in terre ortodosse e a monasteri. Avrebbe imparato non solo il greco patristico, ma forse anche il russo. Se avesse voluto servire non solo come accademico, ma anche come sacerdote, avrebbe sposato una donna ortodossa. Date le sue inclinazioni religiose, sarebbe poi diventato sacerdote – padre Roman Williams.

Finora possiamo vedere diversi paralleli tra la sua vita reale e la sua vita immaginaria. Ma a questo punto tutti i paralleli si fermano. In primo luogo, da uomo sposato ortodosso, non sarebbe mai diventato un vescovo. In secondo luogo, come non-russo e non-greco (e non-serbo e non-romeno), sarebbe stato trattato come un cittadino di seconda classe, a qualsiasi giurisdizione appartenesse. Senza il giusto cognome e sfondo etnico, avrebbe finito per diventare un prete non retribuito in una piccola parrocchia, vivendo dei frutti delle sue fatiche secolari, lottando da solo per finanziare l'acquisto di una casa di famiglia, e la creazione di una piccola chiesa parrocchia, facendo sforzi da giocoliere per bilanciare la vita sacerdotale, professionale e familiare. Dopo trenta o quaranta anni di lavori forzati, avrebbe ricevuto qualche piccolo segno di apprezzamento, che, se avesse avuto un cognome etnico, avrebbe ricevuto dopo trenta o quaranta mesi.

Ora diventa molto chiaro perché il dottor Rowan Williams non è diventato padre Roman Williams. La sua mente gli ha detto, consciamente o inconsciamente, che sarebbe stato un pazzo a rinunciare a una carriera pagata, a una casa gratuita e a una promozione episcopale nella Chiesa Anglicana per intraprendere una sofferenza continua nella Chiesa ortodossa.

Tali infatti sono le ragioni per cui migliaia di persone occidentali non hanno aderito alla Chiesa ortodossa. La Chiesa ortodossa significa portare la Croce. Come tante persone mi dicono: 'È troppo difficile'. Purtroppo , la mentalità occidentale è tale che, anche se il suo cuore può essere toccato dal cristianesimo ortodosso, la sua mente razionalistica calcola che il cristianesimo ortodosso non fa per lei. Come dicono il detto russo e lo scrittore Griboedov: 'Il dolore viene dalla mente' ('Gore ot uma'). La barriera più grande per la conversione dell'Occidente è proprio questo problema. Molti in Occidente hanno un cuore credente, ma, dopo mille anni di deformazione culturale, la mente occidentale, più spesso inconsciamente che consciamente, è profondamente atea e calcolatrice. Quando il futuro arcivescovo vide nell'Ortodossia 'il Dio vivente', vide e sentì 'la gente che si comportava come se Dio fosse reale', vide la verità. Ma la sua mente non poteva accettare, e non ha accettato, il vero sacrificio che l'Ortodossia comporta.

Quando ho incontrato il dottorando Rowan Williams a Oxford alla fine del 1976 o all'inizio del 1977 e ho avuto con lui una conversazione su san Gregorio Palamas, ho incontrato un uomo interessante. Il suo cuore era sicuramente al posto giusto, ma purtroppo la sua mente sembrava già essere stata distorta dal pregiudizio intellettuale e culturale del mondo accademico occidentale. Da allora è stata sfigurata ulteriormente studiando correttezza politica nello stile del Guardian, che lo ha portato in ogni sorta di scorrettezza dottrinale, e di fatto nella vera eresia. E il problema con l'eresia, il risultato dell'impurità spirituale, è che acceca la mente alla verità e quindi infetta il cuore, accecando anche questo.

Più sopra, ho elencato una serie di vantaggi che il dottor Williams ha goduto nel non unirsi alla Chiesa ortodossa. Tuttavia, nel non fare questo sacrificio, il dottor Williams ha perso così tanto. La sua mente non si è conformata alla fede del suo cuore, egli non ha conosciuto la vita dello Spirito; un compromesso ha seguito a un compromesso. Dal momento che ho fortissimi dubbi sulla mia stessa salvezza eterna, non vorrei affatto esprimere un giudizio circa la salvezza eterna di chiunque altro. Ma posso dire questo: che nel portare la Croce ortodossa, vediamo la luce della Risurrezione ortodossa. E questa è sconosciuta al di fuori della Chiesa ortodossa. E per questa sola grazia, non ho alcuna esitazione a dire che mi dispiace della scelta del nostro perduto padre Roman Williams.

padre Andrew

31 ottobre/13 novembre 2005

Santo apostolo Aristobulo, vescovo della Britannia

 
Intervista all'arcivescovo Mark di Berlino

L’arcivescovo Mark (Arndt) di Berlino è una figura molto interessante della Chiesa russa contemporanea, ancor più in quanto tedesco (esattamente come il patriarca Alessio II). È stato suo il compito principale di negoziare la riconciliazione tra la Chiesa Russa all’Estero e il Patriarcato di Mosca, mentre da parte del Patriarcato il ruolo analogo è stato ricoperto dal nostro ex arcivescovo Innokentij (Vassilev). Dopo il recente Concilio dei Vescovi a Mosca, Vladyka Mark è stato intervistato l’altro ieri da Olga Kir'janova di Pravoslavie.ru. Nella sezione “Pastorale” dei documenti, presentiamo il testo russo e la nostra traduzione italiana dell’intervista all’arcivescovo Mark, con spunti interessanti sulla pratica della confessione e della comunione, sulla lingua delle funzioni e sul ruolo del monachesimo ortodosso.

 
Cibori e tabernacoli: una breve storia

(Questo articolo è la continuazione del mio ultimo post, Sante mense con reliquiari: una breve storia).

Il ciborio

Un ciborio è una forma di tettoia sorretta da colonne che sta sopra alla santa mensa (25). A volte viene chiamato anche baldacchino, ma a rigor di termini quest'ultimo termine dovrebbe essere limitato alle tettoie di stoffa. I cibori sono divenute comuni, almeno nelle grandi chiese, dal quarto secolo in poi. Tradizionalmente avevano tende che potevano essere tirate su tutti e quattro i lati (26). I cibori servivano a richiamare l'attenzione all'altare e a donargli imponenza, così come ad aiutare a proteggere i santi doni dalla caduta di detriti e polvere.

25. Ciborio, Panagia Ekatontapyliani, Paros, Grecia.

26. Vangelo di Jaroslavl, 1220 d.C., con la raffigurazione di un ciborio con tende.

Antecedenti e simbolismo del ciborio

In molte culture si utilizzano tettoie per coprire i governanti, per motivi sia simbolici sia pratici. Le tettoie che ricoprivano imperatori romani si chiamati aediculae, e continuarono a essere usate nell'epoca bizantina. Una versione in pietra piuttosto grande, chiamata tetraphylon, era utilizzata, in particolare nelle province orientali, sopra l'intersezione di due strade. Versioni più piccole a volte erano erette per commemorare la tomba di un notabile (27). Un primo esempio di un tetraphylon cristiano è quello sulla tomba di san Giovanni Evangelista a Efeso, che Richard Krautheimer fa risalire forse già al 300 d. C. [5]

27. Tombe romane a edicola, Rupphegy, Budapest, I o II secolo. Una probabile ispirazione per i cibori cristiani.

L'arco dietro a Teodosio I raffigurato nel Missorium di Teodosio – un piatto d'argento fatto nel 388 – è visto come la rappresentazione di una aedicula (28). Il termine aedicula sembra essersi radicato quando ci si riferisce al ciborio sopra il Santo Sepolcro, ma per il resto il termine ciborio è quello utilizzato più comunemente per una copertura sopra all'altare.

28. Il Missorium di Teodosio, 388, mostra un ciborio imperiale.

Il patriarca Germano di Costantinopoli (c. 634-73), nella sua opera Sulla Divina Liturgia, scrive che il ciborio simboleggia il luogo della crocifissione, sepoltura e risurrezione del Signore, e anche l'arca dell'alleanza, la dimora del Signore.

I primi esempi e le loro varie forme

A giudicare dai manoscritti, dalle icone e dai pochi esempi antichi esistenti, le più comuni forme dei cibori erano a cupola (29), piramidale (30) e ottagonale (31a).

29. Un affresco che mostra un ciborio a cupola. Gracanica, Serbia, 1321-1322.

30. Un ciborio romanico con tetto piramidale. Legno dipinto, Barcellona, ​​c. 1175.

31. Un ciborio ottagonale mostrato in un mosaico. Rotonda, Thessaloniki, probabilmente del tardo IV secolo.

I cibori erano inizialmente eretti sulle tombe dei martiri, e a quel punto è stato naturale averli al di sopra degli altari che, come abbiamo visto in precedenza, erano spesso costruiti sulle tombe dei martiri o ne contenevano le reliquie.

Un esempio insolito e un tempo famoso di tomba a ciborio è la tomba che una volta esisteva nella basilica di san Demetrio, a Thessaloniki. Questo ciborio esagonale era originariamente in marmo. È raffigurato alle spalle di san Demetrio nell'ancora esistente mosaico del quinto secolo che si può vedere nel lato sud-ovest della chiesa (31b), e così di fatto il ciborio precede il mosaico. Si trovava leggermente a nord-ovest nella navata della chiesa. Probabilmente al tempo di Giustiniano è stato sostituito da una struttura placcata in argento con un tetto piramidale esagonale, con porte, e un divano all'interno. Per molto tempo è stato al centro di pellegrinaggi alla basilica, poiché la gerarchia di Tessalonica sosteneva di ignorare il luogo delle reliquie del santo, al fine di evitare che gli imperatori bizantini le portassero a Costantinopoli. [6] Nell'assenza virtuale delle reliquie il ciborio è diventato una casa simbolica del santo, un centro di culto.

31b. Mosaico di San Demetrio del V secolo, con un ciborio esagonale alle spalle, una sostituzione simbolica della sua stessa confessio, la cui ubicazione era tenuta segreta.

La pratica di collocare cibori sugli altari inizia nel IV secolo. Il primo esempio citato nei testi è un ciborio d'argento (probabilmente in legno ricoperto d'argento) a San Giovanni in Laterano a Roma, donato dall'imperatore Costantino. Questi ne donò anche un altro sopra la tomba di San Pietro, attorno al 324. [7] Il ciborio del Santo Sepolcro di Gerusalemme è simile per antichità: fu anch'esso donato da Costantino. La forma di questo ciborio a Gerusalemme può essere ricostruita da tre fonti: le ampolle del V secolo che ora si trovano a Bobbio e Monza (le ampolle sono piccoli contenitori per acqua santa o olio) (32); un modello in pietra del V secolo ora a Narbonne, Francia; descrizioni scritte, come quella della pellegrina Egeria 381-384 AD (33). [8]

32. Ampolla del VI secolo che mostra il ciborio costruito dall'imperatore Costantino al Santo Sepolcro, Gerusalemme, all'inizio del IV secolo. Museo dell'abbazia di Bobbio.

33. Ricostruzione della tomba di Cristo con il ciborio di Costantino, da Egeria's Travels, di John Wilkinson , p. 174.

Probabilmente il più antico ciborio completamente intatto è quello che trova a sinistra del santuario a Sant'Apollinare in Classe, a Ravenna (34, 35). Risale circa all'anno 806-810. Il Royal Ontario Museum possiede un alto ciborio bizantino, ma senza le colonne originali, datate attorno al 550. (36).

34. Il più antico ciborio completo, 806-810, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna.

35. Dettaglio del più antico ciborio completo, 806-810, Sant'Apollinare in Classe, Ravenna.

36. Ciborio bizantino, senza colonne originali, 550 d.C. Ricavato da un unico blocco di pietra calcarea. Royal Ontario Museum.

Agia Sophia sfoggiava un ciborio placcato d'argento con aggiunte in oro, commissionate da Giustiniano attorno al 537. Paulus Silentarius (d. 575-580 d. C.), il poeta e ufficiale di palazzo di Giustiniano, descrive il tetto a otto pannelli, dal che deduco che avesse o una sommità piramidale a otto facce o forse emisferica con otto pannelli sagomati.

La maggior parte dei cibori medievali esistenti proviene dalle basiliche o da altre grandi chiese. Non è noto se le chiese minori li avessero o no. Forse quello illustrato sotto (37) apparteneva a una piccola chiesa. Datato all'VIII o al IX secolo, è insolito per le sue piccole dimensioni, il che suggerisce che fosse collocato non a terra ma direttamente sull'altare. Il catalogo del museo offre la regione di Roma come sua provenienza, ma a mio avviso lo stile della sua scultura è più spagnolo che italiano.

37. Un piccolo ciborio, probabilmente collocato direttamente sull'altare. Dalla regione di Roma (o forse dalla Spagna). VIII o IX secolo. Museo Archeologico Nazionale di Spagna.

Sappiamo che i cibori di solito avevano veli su tutti e quattro i lati. Per esempio, si legge che papa Giovanni VI (701-705) donò una serie di veli (tetravela, un termine greco che significa quattro veli) a San Paolo fuori le Mura. Non si sa con certezza a quali punti nella liturgia si tirassero questi veli. San Giovanni Crisostomo nella sua terza Omelia su Efesini parla di tende tirate al momento della consacrazione eucaristica. I mosaici tra le finestre absidali a Sant'Apollinare in Classe mostrano vescovi dentro quello che sembra essere un ciborio a cupola, con le tende tirate e una corona appesa sopra (38), e le miniature a volte mostrano cibori con tende (vedi l'immagine 26 come esempio).

38. Mosaico in Sant 'Apollinare in Classe (533-549), Ravenna, che mostra un ciborio con tende.

Pochi cibori medievali sono rimasti intatti nel mondo ortodosso orientale. Un esempio si trova nella antica chiesa di Ekatontapyliani a Paro, in Grecia (39). È sostenuto da quattro colonne e capitelli corinzi risalenti all'epoca classica. Il ciborio è stato descritto di prima mano da Simone il Metafraste all'inizio del X secolo, quando aveva visitato Paro accompagnando l'ammiraglio Imerio nella sua campagna contro i saraceni di Creta. "Non appena abbiamo visto il baldacchino sopra la santa mensa siamo rimasti sorpresi dalla sua bellezza perché non sembra essere scolpito nel marmo né sembra cesellato da strumenti di ferro o da mani umane, ma sembrava modellato, come il latte cagliato".

39. Ciborio bizantino nella chiesa della Panagia Ekatontapyliani, Paro, Grecia.

Scomparsa

Dal X secolo circa, fatta eccezione per l'Italia e l'Oriente, i cibori furono impiegati raramente. La diminuzione della popolarità dei cibori nelle chiese bizantine potrebbe essere legata allo sviluppo delle iconostasi. Prima di questo periodo le partizioni del coro avevano la forma di muretti (40), e più tardi, di colonne con architravi (41, 42). Questi schermi o templa non avevano icone. Ma intorno al X secolo si comincia a vedere le icone poste in cima all'architrave (43), e in seguito, tra le colonne (44). Le iconostasi, in particolare quelle più alte viste in Russia dall'inizio del XV secolo, e le tende e le porte sante messe attraverso l'apertura centrale, resero effettivamente ridondante il ciborio. Possiamo supporre che in Europa occidentale lo sviluppo delle partizioni di tipo jubé e  rood screen ha avuto lo stesso effetto di far scomparire i cibori.

40. Schermo basso da coro a Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, VI secolo, del tipo consueto in entrambe le chiese orientali e occidentali prima dell'avvento del rood screen o dell' iconostasi.

41. Schermo per coro a colonne con ciborio, Sant'Eufemia, Costantinopoli, VII secolo.

42. Templon bizantino, senza icone, circa sec. X

43. Un templon del X secolo circa, con icone (tardo medievali) sull'architrave, Torcello, Venezia.

44. Un templon bizantino con le icone inserite.

Potenziale odierno per la rinascita del ciborio

In molte parti del mondo ortodosso c'è una tendenza verso templa più semplici e trasparenti, con un minor numero di icone. Questa tendenza corre parallela allo spostamento dell'enfasi dalle icone su tavola alle pitture murali. È soprattutto in queste situazioni che un ciborio può essere preso in considerazione: evita che la zona del santuario diventi troppo semplice e aggiunge enfasi visiva alla santa mensa.

Si deve prestare attenzione a non fare cibori tanto alti o massicci da oscurare qualsiasi iconografia nell'abside. Si veda l'esempio nell'immagine 45, dove il ciborio sovra-dimensionato aggiunto nel 1294 ostacola la vista dell'abside affrescata. C'è stato anche poco tentativo di armonizzare il suo stile con quello dell'architettura e degli arredi esistenti.

45. Santa Maria in Cosmedin, Roma, c. 782, con ciborio sovra-dimensionato aggiunto nel 1294.

Anche se forse ancora di dimensioni un po' troppo grandi, un ciborio di maggior successo è quello aggiunto nel 1227 alla notevole basilica eufrasiana a Porec, Croazia (46). Quest'abside della cattedrale ha splendidi mosaici bizantini del VI secolo in condizioni quasi incontaminate. Nel 1227 il vescovo Otto fece sostituire il ciborio originale del VI secolo con quello attuale. Le colonne originali sono state riutilizzate, ma la struttura del tetto è stata rifatta di nuovo, probabilmente un po' più massiccia di quella originale, simile a quella costruita nello stesso secolo a Veliko Tarnovo, in Bulgaria (47). In una certa misura questo aumento di massa è mitigato dall'uso di mosaici sul ciborio stesso (48), che lo fonde con i mosaici absidali dietro, e l'uso di un tetto piano per consentire una visione chiara dell'abside. E i mosaici absidali inferiori situati tra le finestre rimangono in gran parte visibili attraverso gli archi del ciborio.

46. ​​Un ciborio aggiunto nel 1227 alla basilica eufrasiana a Porec, Croazia, con mosaici del VI secolo.

47. Altare e coro a Veliko Tarnovo, in Bulgaria, VI secolo. Ricostruzione di N. Angelov.

48. Mosaici del ciborio del 1227, progettati per fondere il ciborio con i mosaici parietali del secolo VI.

Ogni ciborio deve essere messo in scala con le dimensioni della sua chiesa. La dovuta proporzione, la scelta di buoni materiali, e se si desidera un'ornamentazione, l'uso controllato di scultura a basso rilievo è sufficiente per la loro bellezza. Penso che gli ornamenti superflui dovrebbero essere evitati. Un esempio contemporaneo di ciborio è quello progettato dall'archimandrita Zinon (Teodor) per la cripta della cattedrale di san Teodoro a Pietroburgo (49). I cibori hanno anche il vantaggio di consentire la ripresa dei tabernacoli a colomba discussi sotto, in quanto questi sono di solito sospesi nei cibori al di sopra della santa mensa.

49. Un ciborio contemporaneo, cripta della cattedrale di san Teodoro, Pietroburgo, 2002. Progettato dall'archimandrita Zinon (Teodor).

Tabernacoli/artofori

Un tabernacolo è un ricettacolo per la conservazione della riserva eucaristica, o più precisamente, l'alloggiamento esterno entro cui i sacramenti sono conservati in una pisside più piccola di metallo prezioso. Nei tempi moderni questa pisside è spesso chiamata ciborio. Nella pratica ortodossa corrente del tabernacolo, chiamato anche artoforio, è situato sopra la mensa dell'altare in ogni momento, e spesso ha la forma di una chiesa in miniatura (50, 51).

50. Un piccolo tabernacolo di metallo (daronositsa), Kiev, Rus'.

51. Un tabernacolo, detto anche Sion, XIX secolo, dall'originale del 1486, fatto per la cattedrale della Dormizione, Cremlino. Museo storico di Stato, Mosca.

Negli ultimi anni sono stato incaricato di fare tre tabernacoli. Due sono in forma di una chiesa in miniatura, da posizionare sulla santa mensa (52, 53). Uno di questi ha la forma di una chiesa russa in quanto commissionato da un monastero russo, e il secondo è romanico, per una cappella in Gran Bretagna. Il terzo tabernacolo ha una struttura più grande (820 x 444 mm) ed è stato progettato per essere fissato alla parete dietro la santa mensa (54). Questa opera raffigura l'Annunciazione sulle porte alla maniera delle porte sante dell'iconostasi. L'associazione dell'Annunciazione con i santi doni ha lo scopo di associare la discesa dello Spirito Santo su Maria con la sua discesa sui doni e sulla congregazione all'epiclesi.

52. Artoforio fatto dall'autore per il monastero di san Silvano a Saint Mar de Locquenay, Francia. tiglio policromo e doratura.

53. Artoforio realizzato dall'autore per una cappella privata a Leeds, UK. Quercia dorata, porta di mogano.

54. Tabernacolo con Annunciazione sulle porte. Realizzato dall'autore per il priorato di Silverstream, Repubblica d'Irlanda.

Qual è la storia del tabernacolo, e quali forme ha preso negli ultimi due millenni?

Nei primi tre secoli dopo Cristo non era sicuro tenere la riserva eucaristica nelle chiese a causa delle persecuzioni. Ma era consuetudine in molti casi dare ai fedeli, dopo che avevano ricevuto la comunione alla Liturgia, del pane consacrato da portare a casa per la loro comunione durante la settimana, o al fine di riceverlo prima del momento della morte. San Basilio il Grande (c.329-379) scrive: "Anche ad Alessandria e in Egitto, la maggior parte dei laici mantiene la comunione a casa, e vi partecipa ogni volta che lo desidera". [9]

Un diacono o un'altra persona ordinata, forse anche un servitore della chiesa, portava i doni ai malati o a coloro che non potevano partecipare. Il martirio di san Tarcisio nel terzo secolo (registrato da papa Damaso, 366-384) si è verificato quando era sulla strada per portare i santi doni ai cristiani imprigionati. Sant'Ambrogio di Milano (339-397) menziona che i marinai cristiani e i passeggeri in pericolo di morte in mare "hanno con loro il sacramento divino dei fedeli." In tutti questi casi, i sacramenti erano coservati al sicuro in qualche forma di scatola, che fu la prima forma di tabernacolo o pisside.

Ma dopo che la persecuzione cessò sotto con l'Editto di Milano (313 dC), questa usanza presto si arrestò. Al suo posto si sviluppò la tradizione di conservare il sacramento in modo permanente nelle chiese, in un primo momento soprattutto per gli infermi e più tardi in modo che ai fedeli potesse essere data la comunione alla Liturgia dei Presantificati durante i giorni feriali della Quaresima, quando non si celebrava la Santa Liturgia.

I mezzi utilizzati per conservare il sacramento variarono con il tempo e luogo. Le opzioni principali erano: in una camera nella sacrestia, chiamata in Occidente secretarium; in una nicchia nel muro, che è stata la comune pratica cattolico-romana fino alle riforme tridentine (1545-1563); in un locale separato dalla navata o dal santuario, variamente chiamato diaconium, sacrarium, pastophorium e vestiarium; nell'altare, nei reliquiari a predella descritti in precedenza. Quest'ultimo metodo è menzionato nella "Admonitio synodalis" del IX secolo da Regino di Prum (+ 915). Ovunque sono stati mantenuti i doni, ci si aspettava che il loro contenitore o pisside fosse di argento o d'oro. Questo non era solo per onorare i doni, ma aveva la ragione pratica di evitare qualsiasi contaminazione dovuta alla corrosione o ai tarli del legno.

Dal tempo dell'imperatore Costantino una forma comune di tabernacolo, sia in Oriente e Occidente, è quella di colomba, che era appesa sopra l'altare dal baldacchino del ciborio (55). Era abbastanza in alto da non essere facilmente rubata, e poteva essere abbassata con un sistema di pulegge. In alcuni casi, questa corda era attaccata alle campane della chiesa in modo da dare l'allarme se qualcuno avesse cercato di rubare la colomba. Era idealmente d'argento o d'oro, anche se in età romanica vediamo versioni in ottone smaltato, dal momento che la riserva era contenuta in una pisside d'argento o d'oro conservata all'interno della colomba (56,57, 58,). Per un esempio contemporaneo si veda l'illustrazione 59.

55. Tabernacolo a colomba, argento, fine VI / inizio VII secolo, Siria. Metropolitan Museum di New York.

56. Tabernacolo francese a colomba, Limoges, 1215-1235. Metropolitan Museum di New York. Di rame dorato e smalto champlevé.

57. Tabernacolo a colomba.

58. Tabernacolo a colomba francese, inizi del XIII secolo. Museo Walters, New York.

59. Tabernacolo contemporaneo a colomba. Cappella del centro pastorale di Boston. Fatto in Spagna.

La forma di colomba del tabernacolo forse derivava dalla pratica iniziale di conservare il crisma consacrato in una colomba sospesa sopra il fonte battesimale. Una delle accuse mosse contro il patriarca monofisita Severo di Antiochia da parte del clero di Antiochia al Concilio di Costantinopoli nel 536 era che aveva rimosso e preso per uso proprio le colombe d'oro e d'argento sospese sopra gli altari e i fonti battesimali. L'associazione della colomba con l'Eucaristia è anche naturale a causa dell'epiclesi, quando si chiede che scenda lo Spirito Santo "su di noi e su questi doni".

A Roma e in altre parti d'Occidente era consuetudine di contenere la colomba all'interno di un recipiente a forma di torre (turres). Nel Liber Pontificalis troviamo dal IV secolo in poi che le menzioni dei doni di colombe non sono mai senza un dono parallelo di una torre. Sappiamo che l'imperatore Costantino ha dato una torre e una colomba d'oro alla basilica di San Pietro a Roma, e alcuni papi poi hanno fatto lo stesso. È argomento di dibattito il luogo in cui erano custodite queste torri. Alcuni studiosi dicono che erano tenute in sacrestia, altri sostengono che erano state collocate sull'altare fin dai primi tempi. Quest'ultima teoria è discutibile alla luce dei primi divieti di avere oggetti sulla mensa a parte i sacri vasi e i Vangeli.

La pratica della colomba e della torre continuò in Occidente fino intorno al XVI secolo, quando divenne usanza avere un tabernacolo sull'altare (l'attuale pratica ortodossa). In Gran Bretagna l'adozione di tali tabernacoli fissi e bloccabili sembra essere stata introdotta a causa dei crescenti racconti di profanazione e furto delle colombe d'oro e d'argento, come nel caso del figlio maggiore di re Enrico II d'Inghilterra, il principe Enrico.

Non fu fino alla Controriforma (c. 1545-1648) e in particolare alle riforme del Concilio di Trento che il sacramento riservato divenne un centro di devozione tra i cristiani occidentali, una reazione al rifiuto protestante della presenza reale. Fino ad allora il sacramento era stato riservato esclusivamente per dare la comunione ai malati o quando non c'era Liturgia, e non come centro di devozione.

Alcune riflessioni sui tabernacoli ortodossi contemporanei

Sarebbe bene esplorare i meriti di far rivivere la tradizione della colomba. Ha il vantaggio di lasciare la mensa più libera, il che a sua volta restituisce l'enfasi al ruolo primario della santa mensa come altare per il sacrificio eucaristico. L'alta visibilità della colomba servirebbe anche a sottolineare il ruolo dello Spirito Santo nella Liturgia.

Una rinascita degli artofori a colomba dovrebbe andare di pari passo con la rinascita del ciborio da cui di solito sono appesi. Un sistema di pulegge potrebbe essere usato per abbassare la colomba, e doni stessi possono essere contenuti in una pisside all'interno della colomba per permetterne una facile rimozione.

Note

[5] Early Christian and Byzantine Architecture, Richard Krautheimer, revised with Slobodan Curcic, (New Haven & London, Yale University Press, 1986), p. 36.

[6] Per dettagli si veda “Pilgrimage to Thessalonike: The Tomb of St. Demetrios”, di Charalambos Bakirtzis , in Dumbarton Oaks Papers, No. 56 , Editor: Alice-Mary Talbot , Dumbarton Oaks, Washington, D.C., 2002.

[7] Early Christian and Byzantine Architecture, Richard Krautheimer, revised with Slobodan Curcic, (New Haven & London, Yale University Press, 1986), p. 36.

[8] Egeria's Travels, John Wilkinson (SPCK, 1971), page 174

[9] San Basilio, Lettera 93, trad. W.H. Freestone, in The Sacrament Reserved (Alcuin Club Collections, Vol. XXI; London: A. R. Mowbray and Co, 1917), p. 41.

 
I cristiani russi si danno da fare per aiutare i siriani

 

Raccolta di aiuti umanitari per il popolo della Siria, al convento di Marta e Maria a Mosca

RIA Novosti

I russi ordinari sono in gran parte contrari a qualsiasi intervento militare in Siria. Ma questo non significa che sono indifferenti alla situazione della popolazione locale. I parrocchiani da tutto il paese hanno raccolto denaro da inviare ai siriani in difficoltà. Negli ultimi mesi i fedeli russi hanno inviato 1,3 milioni di dollari per la Siria.

Hanno spedito i soldi a una chiesa greco-ortodossa a Damasco, che comprerà per i siriani beni fondamentali come cibo, vestiti e materassi.

La raccolta è iniziata quando il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa in Russia, ha fatto un appello ai cristiani russi di donare denaro a giugno.

Da allora i russi in chiese lontane come Vladivostok e Murmansk hanno dato soldi da inviare in Siria .

Vasilij Rulinskij è del dipartimento per i progetti caritativi della Chiesa ortodossa di Mosca .

"Tutto è cominciato quando un messaggio del patriarca Kirill è stato letto in tutte le chiese ortodosse in Russia il 25 giugno 2013. In questo messaggio il patriarca ha descritto la situazione in Siria, ha descritto i bisogni della gente e ha chiesto a chi non è indifferente alla sofferenza dei nostri fratelli di fare donazioni per aiutare i nostri fratelli in Siria e in altri paesi del Medio Oriente, dove sono costretti al momento a vivere come rifugiati.

"C'è necessità di aiuti umanitari - Cibo, articoli per l'igiene, e tutte le necessità  di base. I rappresentanti della Chiesa [Greco-Ortodossa] di Antiochia [a Damasco] ci hanno chiesto di inviare aiuti in forma di trasferimento finanziario perché è molto difficile inviare aiuti umanitari dalla Russia alla Siria, per tutta una serie di questioni burocratiche e doganali . Così si è deciso di inviare denaro".

Vasilij Rulinskij dice che i russi si sono profondamente commossi per il conflitto in Siria.

"La gente diceva che era pronta a donare prima ancora del messaggio del Patriarca. Infatti, molti cuori sono stati toccati dalla tragedia del popolo siriano.

"Ci sono molte persone in Russia che non sono indifferenti alle tragedie di altri paesi e della loro gente.

"Quindi penso che il messaggio del patriarca sia servito come un segnale molto importante per tutti coloro che sono desiderosi di aiutare gli altri, indipendentemente da dove si trovano, perché possono essere davvero molto lontani. Penso che molte persone erano pronte ad aiutare in ogni modo, ma il messaggio del patriarca ha avuto un ruolo molto importante per aiutarci a raccogliere una somma così significativa ".

Uno dei sacerdoti che raccolgono donazioni è padre Aleksandr Diagilev, la cui chiesa si trova appena al di fuori di san Pietroburgo.

Padre Aleksandr si è rivolto alla Bibbia per spiegare ai suoi parrocchiani perché dovrebbero aiutare i siriani.

"Così ho detto loro che san Paolo ha raccolto denaro per i cristiani di Gerusalemme. Ha raccolto soldi a Corinto, sebbene Corinto fosse nel distante territorio della Grecia, piuttosto lontana dalla Palestina.

"Ho dato alla gente la stessa ragione ora: probabilmente non conoscete queste persone in Siria, ma questi sono i nostri fratelli e sorelle che soffrono".

Padre Aleksandr dice che le recenti esperienze di guerra della Russia significano che la sua gente ha una profonda familiarità con la sofferenza di coloro che vivono attraverso un conflitto .

"Siamo passati attraverso grandi persecuzioni e la seconda guerra mondiale non è stata molti anni fa, tanti di noi la ricordano, o i nostri genitori ci ricordano come è stata. Quindi dobbiamo aiutare le persone che soffrono oggi".

Egli ha fatto prima delle raccolte per altre cause all'estero, come l'incidente nucleare di Fukushima nel 2011.

"Alcune persone in quel momento sono venute da me e mi hanno detto, abbiamo troppi problemi in Russia, perché dovremmo raccogliere fondi per il Giappone, che non è un paese così povero?

"Ho spiegato che forse il Giappone sopravvivrà , e troveranno i soldi per ripristinare tutto, ma la gente ha bisogno di aiuto in questo momento. Ecco perché abbiamo bisogno di sostenerli in questo momento. Successivamente, il governo riuscirà magari a organizzare qualcosa, e così via.

"C'è la stessa situazione adesso in Siria, ma ora la gente sa già che per me è normale suggerire di prendere parte a una donazione [di soldi]".

Padre Aleksandr e Vasilij Rulinskij dicono che è possibile che chiedano ai fedeli russi di donare in occasione di un ulteriore appello per la Siria in futuro.

Alice Lagnado

 
Cosa c'è in una mente turbata?

Le storie di "viaggi verso l'Ortodossia" sono molto popolari in Internet. Di solito si è contenti di leggere dell'incontro di qualcuno con l'Ortodossia, del suo cammino verso la fede, e della sua conversione finale alla Chiesa ortodossa. Ma la vita non è sempre una favola a lieto fine. Per alcuni, l'incontro con l'Ortodossia può essere una fonte di dolore. Non possiamo fare a meno di pubblicare la seguente storia che abbiamo ricevuto via e-mail. Per non lasciare questa lettera senza risposta, abbiamo chiesto all'igumeno Raphael (Vereshak), rettore della Chiesa ortodossa russa della Risurrezione a Winnipeg, in Canada, di offrire una risposta. Speriamo che non questa non sia la fine del suo viaggio!

Lo staff di Pravmir

Cosa c'è in una mente turbata?

Negli ultimi anni sono stato innamorato di una donna. La amo ancora, molti mesi dopo averla vista per l'ultima volta, mentre lei non mi ama. Lei è ortodossa. La fede svolge un ruolo importante nella sua vita, probabilmente la parte più importante di tutte. Da parte mia, io non sono niente, mi dispiace dirlo, perché questo ora sta rovinando la mia vita.

Ho bisogno di riassumere come siamo arrivati ​​a conoscerci l'un l'altro, in quello che ritengo un ritratto onesto (è sempre una questione di prospettiva), anche se succinto. Proveniamo da due paesi diversi. Diciamo solo che l'inglese non è la mia lingua madre. Così è iniziato proprio con differenze culturali, linguistiche, e presto anche religiose (e di età, dato che io sono tredici anni più vecchio). Ero uscito da un brutto rapporto pochi mesi prima di incontrarla, un rapporto che mi aveva lasciato piuttosto scosso, sia fisicamente che moralmente. L'ultima cosa che volevo era fare un altro incontro, ma appena l'ho vista sono stato catturato. E intendo davvero catturato: era veramente la donna più bella che avessi mai incontrato. Ho saputo presto che aveva un fidanzato, e che viveva negli Stati Uniti, lontano da dove abitavo io. Fin dall'inizio sapevo che la religione era importante per lei, e naturalmente anche lei sapeva che non era lo stesso per me. Ma stavamo facendo un giro incredibile nel cuore rosso dell'Australia, quindi alla fine questo non è stato un problema, e siamo andati d'accordo durante il tempo che abbiamo trascorso insieme. Ma, per quanto la cosa si sia evoluta, era un vicolo cieco – chiunque avrebbe potuto vederlo. Comunque, subito dopo il ritorno a casa abbiamo iniziato un rapporto epistolare, e abbiamo preso a scriverci con regolarità. Certo, sapevo che per lei non significava tanto come per me, ma ognuno dei suoi messaggi di posta elettronica era il centro della mia giornata, e non riuscivo a trattenermi dallo scriverle. Ero innamorato di lei, ma non volevo dirglielo, perché non avrebbe portato a nulla. Penso che il nostro rapporto abbia avuto una svolta due anni più tardi, quando sono entrato a far parte di una organizzazione umanitaria. Ho deciso che se dovevo dare un senso alla mia vita (cosa che tutti dovremmo dare, ma a volte si finisce per fare un lavoro che non ti dà soddisfazione), quello poteva essere il modo migliore; in qualche modo è stata lei a darmi l'impulso di farlo, anche se era una cosa che avevo in mente da qualche tempo. Ma le nostre discussioni e la sua passione per quello che stava facendo mi hanno convinto che dovevo fare il salto. A un certo momento ha rotto con il suo fidanzato e, mentre ero in un paese totalmente estraneo, ho cominciato a pensare per davvero di vederla di nuovo dopo la mia missione, e le mie lettere hanno cominciato a essere più esplicite riguardo ai miei sentimenti. Non abbiamo mai avuto profonde discussioni sulla religione, ma le facevo domande sull'Ortodossia e lei era sempre lieta di informarmi. Non parlavamo direttamente dei sentimenti che avevo espresso, lei non li ricambiava e non li negava, e ho pensato che fosse (saggiamente) cauta, non sapendo se mai ci saremmo rivisti. Che cosa è successo alla fine?

Come si può desiderare così tanto qualcosa solo per farla andare via una volta che è nelle proprie mani? Mi sono posto a volte questa domanda quando si trattava di altre persone, perché non capivo le loro motivazioni. Ora me lo chiedo di me stesso, mesi più tardi, cercando ancora di capire quali erano le mie motivazioni. L'ho vista durante una pausa dalla mia missione, così mi sentivo decisamente fuori fase, non avendo avuto abbastanza tempo per riadattarmi al "mondo". Questo l'ho capito qualche tempo dopo, ma continuo a pensare che avrei dovuto superarlo. Forse la religione era una parte del problema. Ma la verità è che il più grande problema ero io. Posso solo dare la colpa a me stesso. Sapevo quanto l'Ortodossia significava per lei, lo sapevo da anni, quindi perché sono stato così idiota quando parlavamo proprio di quest'argomento ? Per anni ho aspettato di rivederla, e tutto quello per cui che mi ricorderà saranno le stupidaggini che ho detto sulla sua religione, le domande che non ho fatto sulla sua fede, il mio silenzio quando avrei dovuto essere più attivo, non avendo molta confidenza con il mio inglese. Che cosa vuol dire? Che ero sopraffatto quando ero con lei, e che dopo le cose che ho detto, forse ho sentito che non mi avrebbe perdonato. O forse lo avrebbe fatto, se solo avessi parlato con lei. Perché mi sono lasciato scappare la possibilità di stare con una che amo più di ogni altra cosa? Perché mi piaceva il mio lavoro e volevo fare quante più missioni possibile, mi sarebbe stato permesso di vederla solo una volta ogni sei mesi, e forse ho pensato che una donna che voleva una famiglia non avrebbe tollerato questo a lungo. O mi sarei sentito io come un perfetto sconosciuto, a dover imparare un nuovo modo di vivere, e non mi sentivo all'altezza del compito? O sarebbe stato estremamente frustrante per lei, dovermi insegnare come a un bambino mentre lei era su un altro livello, e alla fine sarebbe stato frustrante per entrambi? O più semplicemente, come persona non religiosa, questo mi avrebbe cambiato? Ho considerato tutto questo, e l'unica cosa che mi viene in mente è che, poiché lei era l'unica cosa che contava, avrei fatto qualsiasi cosa per far funzionare il rapporto. Era troppo tardi. L'ultimo giorno che ero con lei le ho detto i miei sentimenti e lei ha detto che non li ricambiava. Poco dopo la mia partenza lei ha considerato il nostro rapporto finito, e da allora io non esisto più per lei. Non posso biasimarla, vorrei solo che mi avesse raccontato il suo lato della storia. Dio, devo averla delusa così tanto! Il risultato è che ora odio me stesso.

Non posso dimenticare. Cerco, per amor mio e della mia sanità mentale, ma non faccio che ritornare ai miei rimorsi. All'inizio dello scorso anno controllavo la sua bacheca di Facebook per vedere cosa stava succedendo nella sua vita (sì, è una forma di stalking): mi annegavo nell'alcool. Pensare a lei ora riporta indietro solo la più grande tristezza, e la codeina aiuta un po'. Non siamo neppure mai stati insieme! La cosa migliora davvero se parli con Dio? Probabilmente aiuta condividerla con un amico, un parente o un sacerdote, ma non fa sparire il dolore. Perché dovrebbe essere diverso con Dio? Non è egoista a pensare che egli si interessi in qualche modo speciale a me, considerando quello che il mondo sta attraversando ogni giorno? Ferirla è l'ultima cosa che voglio fare, ma lo faccio di continuo, inviandole lettere e fiori. So che questo è puro egoismo, ma non posso sopportare il suo silenzio.

Sono pienamente d'accordo che non è perché sei parte di una ONG e cerchi per quanto possibile di aiutare gli altri (anche se non provo alcun sentimento per loro ora, o per chiunque altro se è per questo) che sei davvero un uomo buono. Prima di tutto, perché ho sentito alcune storie piuttosto inquietanti sugli emigranti, poi a causa della mia incapacità di far fronte alla situazione, per come questa influisce sulla mia mente, e per come inevitabilmente ha un effetto sui miei amici e sulle persone con cui lavoro. Quindi io non mi considero come un uomo buono, ve l'assicuro. Ma vorrebbe anche dire che almeno il 30% della popolazione del mio paese non è degna di avere grazia agli occhi di Dio? Allo stesso tempo, la gente "semplicemente" onesta, gentile, leale non costituisce la maggioranza in questo mondo e, se le loro azioni possono contribuire a rendere la vita degli altri migliori, forse potrebbero essere considerati come tali. Forse, più semplicemente, io non capisco. Ci provo. Davvero. Ma cosa dovresti fare allora, se pensi che neppure Dio sia abbastanza per aiutarti?

Se non altro, lei mi ha fatto interessare all'Ortodossia e alla sua storia, ma è ancora ben lungi dal darmi un po' di serenità. Mi rendo conto che, non importa quante missioni io abbia fatto e abbia ancora intenzione di fare, e non importa quante persone io abbia incontrato che hanno avuto la loro vita totalmente spezzata e sono molto più angosciate di me, questo non cambia nulla: la mia vita è bloccata sui pochi momenti che ho trascorso con lei. Mentre cerco l'Ortodossia ho trovato questo sito e ho colto l'opportunità di condividere i miei pensieri, qualcosa che di solito non farei. Di nuovo l'egoismo. Temo che sia ancora lontano il tempo in cui il dolore si separerà dai pensieri. Cosa rimarrà sarà come un ricordo annebbiato, qualcosa che è lì e che non è abbastanza presente allo stesso tempo: una specie di epifania per una mente turbata, e una realizzazione che posso andare avanti, finalmente, con la mia vita.

 

Risposta di padre Raphael:

Mio caro ___

Per quanto riguarda la tua lettera, vorrei innanzi tutto esprimerti la mia solidarietà. Le situazioni come quelle che descrivi sono sempre molto difficili da sopportare. E ogni volta che è coinvolto l'amore, lo sono ancor di più.

Tuttavia, poiché la tua lettera era indirizzata a un sito ortodosso e io sono un prete ortodosso, questo influenzerà la mia risposta. Sono sicuro che capisci. Quindi, prima di tutto, ti ripeto che hai la mia solidarietà per te e per la tua attuale sofferenza.

Come andrai avanti? Questa è la domanda principale che farebbe chiunque; è quello sembri chiedere direttamente. Qui dobbiamo essere molto attenti. Soffermarsi solo su ciò che ti è accaduto sarebbe dannoso; non ti permetterà di andare avanti con la tua vita. Pertanto, è necessario fissare lo sguardo su ciò che è davanti a te, piuttosto che su ciò che è accaduto.

Naturalmente, questo può sembrare del tutto irrealistico nel tuo dolore di oggi. Ma distaccarci da ciò che ci tiene inchiodati - i nostri ricordi e i tormenti e così via - ci libererà. Ci permette di andare avanti verso ciò che la vita ha da offrirci in futuro.

Conosci il detto: "il tempo guarisce tutte le ferite". Questo significa che la vita stessa ci offre innumerevoli opportunità, promesse e ancora opportunità, una volta che ci solleviamo e ci spostiamo in avanti. Questo non è un sogno vano. La vita stessa è così. Se puoi credere, Dio stesso ha organizzato la nostra vita in questo modo. Ma, per trovare questa nuova misura della vita e la pace che essa ci offre, abbiamo andare avanti, come la vita stessa ci indica.

Direi che, per quel che vale, è il momento di uscire dalla stanza del dolore e della memoria in questo nuovo spazio di opportunità. Se gli dai un po' di tempo, è sicuro che un giorno il passato diventare qualcosa da cui sei in grado di andare avanti in modo positivo – e anche di imparare le lezioni che ti ha fornito.

La pace di Dio sia con te!

 
Perché un catecumenato?

Domanda: "Perché la Chiesa Ortodossa richiede agli adulti che si preparano al battesimo di diventare catecumeni, e di aspettare prima di poter essere battezzati? Questo requisito non si adatta al modello di conversioni negli Atti degli Apostoli. Nel giorno di Pentecoste, circa 3000 furono battezzati nel giorno stesso in cui Pietro predicò a loro (At 2, 37-42). I samaritani ai quali predicò Filippo furono battezzati quando credettero (At 8:12). L'eunuco etiope fu battezzato il giorno stesso (At 8: 26-39) Cornelio, un gentile, fu battezzato lo stesso giorno in cui incontrò Pietro (At 10:44-48) il carceriere di Filippi fu battezzato nel giro di poche ore dopo aver creduto (At 16: 31-34) Perché? C'è stato un cambiamento nella pratica?"

La maggior parte delle persone menzionate sopra erano persone che avevano una conoscenza preventiva del giudaismo. Per un ebreo, o un gentile timorato di Dio, diventare un cristiano non era un ingresso in un territorio completamente estraneo. L'unica eccezione è il carceriere di Filippi, la cui conversione fu piuttosto drammatica. Tuttavia, quando si trattava di persone con un background pagano che si interessavano al cristianesimo, ma che non avevano un retroterra per capirlo immediatamente, era ragionevole che la Chiesa normalmente volesse un periodo di tempo in cui tali persone fossero istruite nella fede prima di essere ammesse ai sacramenti. Si consideri il fatto che san Paolo insegnava che se qualcuno partecipa dell'Eucaristia indegnamente, mangia e beve la propria condanna (1 Cor 11: 27-29) – non è normale che la Chiesa volesse dare a un convertito dal paganesimo un po' di tempo per arrivare a capire che cosa significa l'Eucaristia, prima di metterlo in una posizione in cui ne avrebbe probabilmente partecipato indegnamente?

Col passare del tempo l'esperienza della Chiesa ha anche confermato la necessità che i convertiti dal paganesimo fossero ben istruiti prima di essere battezzati, perché quando sorsero le persecuzioni, molti di loro abbandonarono la Chiesa, perché non erano sufficientemente fondati nella Fede.

Cristo diede agli apostoli il potere di legare e di sciogliere (Mt 16:19, 18:18, Gv 20:23), e la Chiesa insegna che questo potere è stato tramandato attraverso i loro successori, i vescovi. E così anche durante il tempo degli apostoli, la Chiesa ha preso decisioni e stabilito norme dicendo "abbiamo deciso, lo Spirito Santo, e noi" (At 15,28). Infatti, la stessa Chiesa che ha deciso quali libri appartenevano alla Bibbia, ha anche deciso che il catecumenato era una buona idea quando si ricevono convertiti adulti. Il periodo di tempo in cui qualcuno deve rimanere un catecumeno dipende dal loro background, e anche da quanto sono diligenti nello studio della Fede.

 
La santa grande martire regina Ketevan (†1624)

santa grande martire regina Ketevan (†1624)

commemorata il 13/26 settembre

La santa regina Ketevan era la figlia di Ashotan Mukhran-Batoni, un prominente governatore della famiglia reale dei Bagrationi. L'intelligente e pia Ketevan era sposata con il principe Davit, erede al trono di Kakheti. Il padre di Davit, re Alexandre II (1574-1605), aveva altri due figli, Giorgi e Constantine, ma secondo la legge il trono apparteneva a Davit. Constantine fu convertito all'islam e cresciuto alla corte dello scià persiano Abbas I.

Diversi anni dopo che Davit e Ketevan si erano sposati, il re Alexandre abdicò al trono e fu tonsurato monaco ad Alaverdi. Ma dopo quattro mesi, nel 1602, il giovane re Davit morì improvvisamente. Gli sopravvisse la moglie Ketevan e due figli - il figlio Teimuraz e la figlia Elene - e suo padre salì al trono ancora una volta.

Dopo aver udito della morte di Davit e del ritorno di Alexandre al trono regale, lo scià Abbas comandò al figlio più piccolo di Alexandre, Constantine-Mirza, di andare a Kakheti, di uccidere suo padre e il fratello di mezzo, Giorgi, e di prendere il trono di Kakheti.

Come gli era stato ordinato, Constantine-Mirza decapitò il padre e il fratello, poi mandò le loro teste, come un prezioso dono, allo scià Abbas. Inviò i loro corpi senza testa ad Alaverdi. [1] La regina vedova Ketevan fu lasciata a seppellire suocero e cognato.

Ma Constantine-Mirza era ancora insoddisfatto, e propose di prendere la regina Ketevan come sua moglie. Indignati dalla sua proposta, i nobili di Kakheti si sollevarono e uccisero il giovane che aveva commesso un patricidio e profanato la sua fede e il trono. Dopo aver sepolto il malvagio Constantine-Mirza con l'onore che corrispondeva alla sua eredità regale, Ketevan inviò doni generosi allo scià Abbas e chiese di proclamare suo figlio, Teimuraz, come erede al trono. Mentre stava aspettando la sua risposta, Ketevan assunse la reggenza di Kakheti.

Preoccupato che, se avesse negato questa richiesta, Kakheti si sarebbe separata forzatamente da lui e si sarebbe unita a Kartli, lo scià Abbas inviò in fretta il principe Teimuraz in Georgia, carico di grandi ricchezze.

Nel 1614 lo scià Abbas informò il re Teimuraz che suo figlio sarebbe stato preso in ostaggio, e Teimuraz fu costretto a mandare il figlio Alexandre e sua madre Ketevan a Persia. Come tentativo finale di dividere la famiglia reale di Kakheti, lo scià Abbas chiese che il principe più anziano, Levan, venisse portato davanti a lui e finalmente convocò il re Teimuraz stesso.

Le intenzioni dello scià erano chiare: tenere tutta la famiglia reale in Persia e mandare i propri viceré a governare a Kakheti. Cercò di eliminare anche il re Luarsab II di Kartli, ma Teimuraz e Luarsab accettarono di attaccare l'esercito persiano con forze congiunte e di scacciare il nemico dalla Georgia.

Lo scià Abbas inviò i suoi ostaggi, la regina Ketevan e i suoi nipoti, all'interno della Persia, mentre lui stesso lanciava un attacco contro Kakheti. Con fuoco e spada il governante senza dio saccheggiò tutta la Georgia.

Il palazzo reale fu raso, chiese e monasteri furono distrutti, e interi villaggi furono abbandonati. Per ordine dello scià, più di trecentomila georgiani furono esiliati in Persia e le loro case furono occupate da tribù turche dell'Asia centrale. La fame e la violenza regnarono sulla Georgia.

I re georgiani sconfitti Teimuraz e Luarsab si rifugiarono presso il re Giorgi III di Imereti.

Dopo aver trascorso cinque anni in esilio a Shiraz (Persia), i principi Alexandre e Levan furono separati da Ketevan e castrati a Isfahan. Alexandre non sopportò la sofferenza e morì, mentre Levan impazzì.

Nel frattempo, santa Ketevan rimase prigioniera del governatore della Persia sudorientale, l'imam georgiano Quli-Khan Undiladze, che trattò con grande rispetto la regina vedova di Kakheti. Secondo il suo comando, Ketevan non doveva scoprire il destino dei suoi nipoti.

La regina Ketevan trascorse dieci anni in prigione, pregando per la sua patria e i suoi cari con tutta la sua forza e aderendo a un rigoroso regime ascetico. Il digiuno costante, la preghiera e un letto di pietra esaurirono il suo corpo in precedenza viziato, ma in spirito era coraggiosa e piena di vitalità. Si occupava di coloro che erano stati assegnati alle sue cure e li istruiva nella vita spirituale.

Dopo qualche tempo Abbas decise di convertire Ketevan all'islam e annunciò la sua intenzione di sposarla. Chiese che la sua proposta venisse trasmessa nella stessa data in cui veniva informata del destino dei nipoti. Come condizione del loro matrimonio, Abbas insistette che Ketevan rinunciasse alla fede cristiana e si convertisse all'islam. Nel caso di una sua approvazione, l'imam Quli-Khan doveva rispettarla e onorarla come regina, e nel caso di un suo rifiuto, sottoporla a torture pubbliche. L'imam allarmato pregò la regina di sottomettersi alla volontà dello scià e di salvarsi, ma la regina si rifiutò fermamente e cominciò a prepararsi per il suo martirio. [2]

La regina Ketevan si vestì in abito festivo e si diresse verso una piazza affollata. I suoi persecutori la sottoposero a tormenti indescrivibili: le posero sul capo un calderone di rame arroventato, le squarciarono il petto con pinze roventi, le trafissero il corpo con una lancia incandescente, le strapparono le unghie, inchiodarono una tavola alla sua spina dorsale, e infine le spezzarono la fronte con una vanga arroventata.

L'anima di santa Ketevan si allontanò dal suo corpo e i carcerieri diedero il corpo mutilato alle bestie. Ma il Signore Iddio mandò un miracolo: le sue sante reliquie si illuminarono di una luce radiante.

Alcuni padri missionari agostiniani francesi, che avevano assistito alle torture disumane, avvolsero il corpo della regina Ketevan in lini profumati di mirra e incenso e lo seppellirono in un monastero cattolico.

Qualche tempo dopo le sacre reliquie della grande martire Ketevan furono consegnate al figlio Teimuraz, re di Kakheti.

Teimuraz pianse amaramente per sua madre e i suoi figli e seppellì le reliquie con grande onore nella Cattedrale di San Giorgio ad Alaverdi.

Assetata di santo desiderio hai subito molte ferite, hai sopportato innumerevoli torture e hai rinunciato alla maestà terrena per avvicinarti al regno celeste. O tre volte benedetta Ketevan, prega Cristo Dio di avere misericordia delle nostre anime!

Note

[1] Dall'inizio dellXI secolo, Alaverdi era stato il luogo di riposo dei re di Kakheti.

[2] Secondo un osservatore straniero, la sua fermezza ritardò l'islamizzazione dei georgiani in Persia: "Nel corso di una conversazione alla corte dello scià Abbas, dove era presente un giovane georgiano recentemente convertito, fu chiesto perché, mentre tutti i giovani georgiani erano costretti ad abbracciare l'islam, le loro madri non lo erano. La spiegazione data da uno dei presenti fu che, poiché la regina non aveva cambiato fede, anche le madri georgiane avevano rifiutato ugualmente" (Z. Avalishvili, "Teimuraz I e la sua poesia 'il martirio della regina Ketevan'," Georgica [vol. I, n. 4/5, 1937] p. 22.)

 
Come rafforzare la vostra vita di preghiera nella Quaresima

I tradizionali atti di ascetismo associati alla Grande Quaresima (e all'intera vita cristiana) sono la preghiera, il digiuno, l'elemosina e il pentimento. Nella mia esperienza, i fedeli ortodossi tendono a concentrarsi sul digiuno e forse a fare una buona confessione. Se abbiamo delle debolezze, si trovano nelle nostre preghiere e nell'elemosina. Questi due atti si reggono a vicenda. Cristo ha detto:

E io vi dico, fatevi amici con le ricchezze ingiuste, affinché quando queste verranno a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. (Lc 16:9)

Per molti, questo detto sembra estremamente oscuro. Chi sono questi amici che ci accoglieranno? Sono i poveri. Come Lazzaro nella parabola, riposeranno nel seno di Abramo. Il ricco chiamava per chiedere aiuto ma non trovò nessuno. Cristo suggerisce qui, che se il ricco avesse "fatto amicizia" con Lazzaro con atti di misericordia, gentilezza e generosità, avrebbe trovato un pronto aiuto e un percorso dall'Ade al Paradiso.

Se volete rafforzare le vostre preghiere, fate amicizia con i poveri. Questa storia è una grande illustrazione:

Durante il regno di Alessandro I, un certo nobile cadde in disgrazia con lo tsar. Sua moglie chiese a padre Nazario [abate del monastero di Valaam] di pregare affinché il caso del marito si risolvesse bene. "Molto bene", rispose l'anziano, "ma prima dobbiamo chiedere l'aiuto di chi è vicino allo tsar".

"Lo abbiamo già fatto", ha risposto, "ma c'è poca speranza".

"Ma non ha chiesto a chi di dovere", disse padre Nazario. "Mi dia un po' di soldi, e chiederò a quelli che conosco".

La donna gli diede cinque pezzi d'oro. "No", ha detto, "questi non sono buoni. Non ha monetine di rame o d'argento?" Padre Nazario prese i soldi e durante il giorno li diede ai poveri e ai disgraziati. Tornò a casa della donna verso sera.

"Gloria a Dio", ha detto, "quelli vicini allo tsar hanno promesso di aiutarla". Dopo di questo venne la notizia dell'esito positivo del caso del dignitario. L'uomo e sua moglie si rallegrarono e volevano sapere esattamente chi lo aveva aiutato con lo tsar. Rimasero stupiti quando l'anziano disse loro che erano i poveri, che sono vicini al Re celeste. Profondamente toccati dalla pietà dell'anziano, mantennero il loro grande rispetto e amore per lui fino alla fine.

Per mezzo di Cristo, offriamo continuamente a Dio il sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che riconoscono il suo nome. Non dimenticate di fare del bene e di condividere; perché Dio si compiace di tali sacrifici. (Eb 13:15-16)

 
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Un problema non risolto alla riunione dei primati ortodossi del marzo 2014

La delegazione del Patriarcato di Antiochia ha partecipato alla sinassi dei capi delle chiese ortodosse e alle sue attività preparatorie, tenute presso la sede del Patriarcato ecumenico a Costantinopoli dal 6 al 9 marzo 2014, La delegazione, composta dalle loro Eminenze il metropolita Saba (Esber) e il metropolita Siluan (Moussi) e da padre Porphyrios (Giorgi), ha lavorato con grande gioia e un chiaro impegno per assicurare il successo delle attività della Sinassi. Sua Beatitudine il patriarca Giovanni X era assente dalla sinassi per motivi di salute. Alla sinassi, la delegazione antiochena ha sollevato la questione del dissenso in corso tra il Patriarcato di Antiochia e il Patriarcato di Gerusalemme. Ha tentato, sotto la guida diretta di sua Beatitudine il patriarca Giovanni X, e in collaborazione con sua Santità il patriarca Ecumenico, di trovare una soluzione per questo conflitto in conformità con le decisioni che sono state abbozzate alla riunione tenutasi ad Atene nel giugno 2013 in presenza dei rappresentanti delle Chiese di Costantinopoli, Antiochia e Gerusalemme.

Poiché tutti gli sforzi compiuti da sua Santità il patriarca ecumenico e dalla delegazione antiochena di trovare una soluzione con sua Beatitudine il patriarca di Gerusalemme si sono conclusi con un fallimento;

E poiché la Chiesa di Gerusalemme continua a insistere sulla creazione di un'arcidiocesi e a elevare un arcivescovo entro i confini canonici del Patriarcato di Antiochia;

E poiché il Patriarcato di Gerusalemme sta rifiutando ogni soluzione a questo conflitto che non presenti la situazione corrente come un fatto compiuto, senza riconoscere che la maggior parte delle Chiese ortodosse ritiene corretta la posizione antiochiena;

E poiché il Patriarcato di Antiochia ha esaurito tutte le soluzioni pacifiche e ha ritardato la decisione del suo Santo Sinodo di interrompere la comunione con il Patriarcato di Gerusalemme al fine di fornire tutte le opportunità per il successo della sinassi dei capi delle Chiese ortodosse nella speranza che ci fosse una soluzione a questa crisi in uno spirito di fratellanza e di pace durante questo incontro;

A fronte del rifiuto del patriarca di Gerusalemme della mediazione di sua Santità il patriarca ecumenico nel risolvere questa crisi in conformità con la santa Tradizione e i canoni della Chiesa;

Il Patriarcato di Antiochia ha deciso:

1 - Di ritirare la propria delegazione dalla sinassi dei capi delle Chiese che si terrà a Costantinopoli dal 5 al 9 marzo 2014 e di astenersi dal firmare la sua dichiarazione finale finché non si sarà raggiunta una soluzione alla crisi.

2 - Di non partecipare alla celebrazione della Divina Liturgia di chiusura che si terrà la Domenica dell'Ortodossia, al fine di esprimere che l'unità ortodossa non può essere realizzata all'ombra di una chiesa che viola i confini di una chiesa sorella e negando l'accordo che ha avuto luogo con la guida e l'amorevole cura di sua Santità il patriarca ecumenico.

3 - Di riprendere la questione una volta di più in occasione della sessione del Santo Sinodo antiocheno che si terrà il 27 marzo 2014, al fine di prendere le misure che il Sinodo riterrà opportune in considerazione della recente situazione.

In conclusione, il Patriarcato di Antiochia non può fare altro che sollecitare i capi delle Chiese ortodosse sorelle a lavorare per risolvere questo disaccordo prima possibile, in conformità con i decreti canonici della Chiesa, al fine di evitare ogni impedimento all'unità ortodossa prodotto da questa questione.

 
La Chiesa russa lancia 5 progetti di beneficenza in onore della festa di san Nicola

foto: mirom.help

In onore della festa di san Nicola il Taumaturgo, il Dipartimento sinodale per la carità del Patriarcato di Mosca ha organizzato diversi nuovi progetti di beneficenza.

"Questa iniziativa mira a garantire che tutti coloro che lo desiderano possano compiere una buona azione in memoria del santo ierarca e aiutare chi è nel bisogno", afferma il dipartimento .

"San Nicola il Taumaturgo è noto per la sua misericordia. Tradizionalmente, durante la sua festa, le persone si scambiano doni e compiono buone azioni. Per questo motivo abbiamo deciso di organizzare una campagna speciale", afferma Natalia Kuljeva della piattaforma online mirom.help dove le persone possono donare per una serie di cause.

I nuovi progetti di beneficenza includono:

  • Regali di Natale per i bambini del Donbass – a beneficio di 6.500 bambini

  • Dalla Siberia con amore : i volontari cuciono biancheria da letto e altri articoli necessari per i pazienti ospedalieri

  • Ripristinare un centro di aiuto umanitario nel Donbass

  • Pacchetti alimentari natalizi per bambini con disabilità

  • Copertura dell'affitto per l'unico centro di aiuti umanitari oltre il Circolo Polare Artico

Il sito mirom.help comprende anche più di una dozzina di altri progetti già attivi e funzionanti. Fino a oggi sono state completate 47 campagne, per un totale di 30,9 milioni di rubli raccolti (oltre 3.094.000 euro).

La Chiesa ortodossa russa è uno dei maggiori organizzatori di beneficenza in Russia oggi, con 84 rifugi per madri, 264 centri di aiuto umanitario, 50 centri di assistenza agli anziani, più di 10.000 assistenti sociali, volontari e infermieri, dipartimenti sociali in più di 200 diocesi, e una hotline 24 ore su 24.

 
VIDEO - Chiesa e Stato nella Russia contemporanea

Ascoltiamo in un video da poco caricato su YouTube le parole rivolte dal presidente Vladimir Putin all'episcopato della Chiesa Ortodossa Russa, venerdì 1 febbraio 2013, prima dell'apertura del recente Concilio dei Vescovi. Presentiamo il video con la traduzione italiana del discorso di Putin nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti: le parole del presidente sono poche, ma molto significative per tutti quelli che si chiedono come debba essere una sinfonia cristiana tra Stato e Chiesa. Il video si chiude con il canto dell’inno “Contemplata la risurrezione di Cristo”, non immediatamente correlato alla questione del rapporto tra Stato e Chiesa, ma che comunque non guasta ascoltare.

 
L'ultimo prete della missione di Pechino: conversazione con l'arciprete Michael Li

L'arciprete mitrato Michael Li, capo della Missione ortodossa russo-cinese della Chiesa Russa all'Estero in Australia, sacerdote della Chiesa di Tutti i Santi della Russia a Croydon, ha compiuto novant'anni nel gennaio di quest'anno. Padre Michael è l'ultimo sacerdote della Chiesa ortodossa in Cina a essere stato ordinato al tempo della missione spirituale di Pechino e che continua a servire con regolarità. Padre Michael racconta ai nostri lettori la sua vita, la storia della ortodossia in Cina, e la sofferenza per la fede durante gli anni della Rivoluzione Culturale.

i padri Michael Li e Georgij Maksimov

l'arciprete Michael Li

Padre Michael, posso farle qualche domanda?

Sì. Ma io non parlo molto bene il russo. Ho perso la mia lingua russa. Sono stato in esilio dal 1966, ha trascorso 20 anni facendo i lavori "neri" (lavori forzati in una cava di pietra, ndc). Ho perso il diritto di parlare. Durante questo periodo ho dimenticato tutto, e mi è stato proibito di dire una sola parola in russo. Ma prima conoscevo bene il russo, ci era stato insegnato bene. Nel 1966 siamo stati sfrattati da casa nostra, e sono stato mandato a fare un duro lavoro manuale. Questo è stato a causa della nostra fede ortodossa.

Non si sa molto su quel periodo della Chiesa ortodossa in Cina. Può dirci cos'è successo in quel periodo?

È stato un brutto periodo. La missione spirituale russa è stata chiusa. Tutti i parrocchiani sono stati sfrattati. Abbiamo perso tutto. Allora vivevamo nell'appartamento della chiesa. Siamo stati sfrattati e ci è stata data una stanza molto piccola, senza cucina, acqua, elettricità o servizi igienici. Abbiamo vissuto lì per 20 anni, con quattro figli. Sono stato costretto a lavorare nella cava di pietra, dove avrei dovuto scavare una tonnellata di roccia al giorno. È stato difficile, duro. Poi sono stato liberato.

Nel 1986, hanno aperto la Chiesa ortodossa a Harbin. Mi è stato offerto di servire lì. Ma la gente dagli "organi" di stato osservava, convocava [i sacerdoti], e chiedeva ai parrocchiani che cosa dicevano e facevano. Queste cose non mi importavano, non avevo voglia di parteciparvi. Non sono andato a servire lì. Ma una parrocchiana di Harbin ha detto al metropolita Hilarion (Kapral) dalla Chiesa Russa all'Estero, che era allora in Australia che padre Michael Li era ancora vivo, che viveva a Shanghai. E sua Eminenza mi ha invitato, mi ha aiutato a trasferirmi, e ho cominciato a servire in Australia.

Durante il tempo delle persecuzioni, quando è stato esiliato e inviato ai lavori forzati, cosa l'ha aiutato a mantenere la sua fede?

La lettura delle preghiere. Ma dovevo pregare di nascosto.

il metropolita Hilarion e padre Michael Li a Croydon, Australia

Ci parli del tempo della sua infanzia, quando l'Ortodossia in Cina era al suo apice.

Sono nato a Pechino, in Bei Huan, nella missione spirituale russa. Il territorio della missione era molto grande, un intero complesso. C'era una stamperia, un caseificio, e molto altro. Tutti i lavoratori erano ortodossi. È stato un periodo molto bello. Mio padre, Gregorio, aveva studiato in seminario, e aveva pensato al monachesimo, ma poi si è sposato. Ebbe sei figli, di cui io ero il maggiore. A sette anni sono andato a scuola, lì sul territorio della missione. Era chiamata la Scuola ortodossa russo-cinese. Dall'età di dieci anni ho cantato nel coro della chiesa; ci hanno insegnato tutto, come leggere le note, e cantavo come prima voce [soprano o tenore]. Cantavo bene, ma dopo 20 anni di duro lavoro ho dimenticato tutto... adesso ricordo molto poco. Quando ero piccolo amavo la chiesa e pregavo molto. A Pechino, nella missione spirituale, c'era una cantoria molto alta. Era bellissima. Ogni Pasqua, dopo la funzione, ci rimanevo tutta la notte. Amavo molto le funzioni.

C'erano molti cinesi ortodossi a Pechino a quel tempo?

Sì, molti. Quasi duemila.

Chi è stato il suo primo padre spirituale?

L'arcivescovo Viktor. C'erano tre vescovi [come capi della missione] in Cina ai miei tempi. Il primo era il metropolita Innokentij. [1] Era molto severo. Quando qualcuno non obbediva, lo puniva. Il secondo era l'arcivescovo Simon, [2] e il terzo era l'arcivescovo Viktor, [3] che poi partì per la Russia. Mi ha ordinato sacerdote nel 1952.

Fotografia d'addio dell'arcivescovo Victor con i lavoratori presso il caseificio. Pechino, Bei Huang, 1956.

Come è arrivato al sacerdozio?

Dopo la scuola sono andato al seminario. C'erano una ventina di noi alla scuola della missione, ma molti studiavano male, per loro era appena un passatempo. Tre sono stati ordinati sacerdoti dalla nostra scuola: il primo era il monaco Taddeo, il secondo era Evangelo, e io ero il terzo. Taddeo era divenuto diacono prima del monachesimo, e più tardi, durante la rivoluzione [culturale], è stato ucciso. Il diacono Evangelo vive ancora, a Shanghai. Non molto tempo fa è caduto e si è rotto una gamba, e ora si trova a letto, non riesce a camminare. Io sono l'unico rimasto a servire.

Quando ha finalmente servito la prima Divina Liturgia in Australia dopo tanto tempo, cosa ha provato?

Sono stato molto felice. Ma ero preoccupato perché avevo dimenticato tanto. Mi hanno dato tutto, i Vangeli, un libro di servizio e un Trebnik. Ma avevo completamente dimenticato come servire. E immaginare un po': ho ricordato tutto fin dal primo servizio!

Ha visto san Giovanni di Shanghai?

Sì. Una volta è venuto a trovare l'arcivescovo Viktor e ha servito la liturgia a Pechino, e io ho servito con lui, ho ricevuto la sua benedizione: il santo ierarca Ioann. Era piccolo di statura.

alla Liturgia nella chiesa dei santi Pietro e Paolo a Hong Kong. 2012

E la sua famiglia? Sono stati in grado di mantenere la fede ortodossa?

Sì. Ma i miei figli sono rimasti a Shanghai, io sono venuto in Australia solo con la mia matushka.

Quando è stato ordinato sacerdote, serviva in cinese o in slavonico ecclesiastico?

All'inizio in cinese – i Vangeli, e quasi tutto il resto – e molto poco in slavonico ecclesiastico. Avevo i Vangeli, il libretto di servizio e il Trebnik in cinese... Molti libri. Più tardi li hanno confiscati e bruciati tutti.

Ci sono cinesi ortodossi tra i vostri parrocchiani in Australia?

Sì, molti. Sono venuti da Gwangzhou. Alcuni di loro non sanno l'inglese né il russo.

Che cosa pensa del futuro dell'Ortodossia nelle terre cinesi?

Non so cosa accadrà in futuro. È difficile da spiegare. Ora, in Cina ogni parola, ogni azione si confonde con la politica. Ma un cristiano deve essere al di là della politica. Dobbiamo essere pazienti. Dobbiamo solo pregare. Dio prepara le cose per bene. Lui sa tutto. Tutta la nostra speranza è riposta in lui.

Note

1 Il metropolita Innokentij (Figurovskij), il diciottesimo capo della missione spirituale russa a Pechino, che l'ha diretta dal 1896 al 1931. Fu ai suoi tempi e grazie ai suoi sforzi che iniziò una missione ampia e di successo tra i cinesi.

2 L'arcivescovo Simon (Vinogradov), il diciannovesimo capo della missione spirituale russa a Pechino, che l'ha diretta dal 1931 al 1933.

3 L'arcivescovo Victor (Svjatin), il ventesimo e ultimo capo della missione spirituale russa a Pechino, che l'ha diretta dal 1933 al 1955. Dopo il ritorno in URSS è stato nominato alla cattedra di Krasnodar, che ha retto fino alla sua morte nel 1966.

 
Un cristiano ortodosso dalla Siria: "Ho vissuto in Romania per 7 anni e dico sinceramente che non credo che i cristiani romeni abbiano più libertà di quanta ne hanno i cristiani siriani "

Dal redattore della rivista romena: È siriano, è cristiano ortodosso e ha appena terminato i suoi studi in Romania. S. M. sperimenta la guerra in Siria come testimone oculare e il suo punto di vista è completamente diverso da quello che si presenta a noi in Romania. (Il siriano mi ha chiesto di non fare il suo nome, ma vi garantisco che la seguente intervista è sincera, e che S. M. non è costretto dalle autorità siriane a parlar bene di Bashar Al Assad).

 

Foto: Khalil Ashawi | Reuters

Com'è che un cristiano che vive in Siria vede la situazione attuale della Siria?

Io sono un siriano che ha studiato in Romania. Ho appena finito i miei studi e sono tornato al mio paese. La situazione è molto triste, perché qualche anno fa, la Siria era uno dei migliori paesi del mondo (nel 2009 è stata il quarto più pacifico paese del mondo e nel 2010 è stata l'ottava attrazione turistica nel mondo) e ora la situazione è cambiata e nel 2012 la Siria è stata tra i dieci paesi più miserabili del mondo. Il cambiamento triste e molto rapido è stato uno shock, non solo per me ma per tutti i siriani in tutto il mondo. Personalmente in questi ultimi due anni sono stato costantemente preoccupato per la mia famiglia che era in pericolo e io, essendo in Romania, non potevo fare nulla per aiutarla. Ora che sono tornato ho capito che tipo di pericolo i siriani hanno affrontato in questi due anni e mezzo e, purtroppo, la situazione è molto peggiore di quanto immaginassi.

Ciò che vi dirò può sembrare uno shock per molti, che sono disinformati dai mass-media occidentali. Eppure, devo dirvi la verità. Dal punto di vista di un cristiano siriano posso dirvi che quello che sta ora accadendo in Siria non è una rivoluzione. Perché avremmo bisogno di una rivoluzione quando andiamo gratis alle scuole, alle università, agli ospedali? I prezzi erano molto bassi. Non possiamo dire che la vita in Siria era perfetta, ma c'era bisogno di una rivoluzione? Niente affatto! La corruzione del mio paese esiste in ogni altro paese. Allo stesso tempo, i diritti che abbiamo avuto sono al di là di ogni confronto con gli altri paesi musulmani. Un siriano cristiano viveva molto bene, aveva tutti i diritti di un musulmano. Non ho mai sentito di essere in qualche modo ostruito o che avevo bisogno di più libertà. Come cristiano avevo tutti i diritti di un musulmano tranne quello di diventare presidente. Avevamo perfino maggiori diritti rispetto ad alcuni paesi cristiani o secolarizzati. Per esempio, il clero può indossare la propria tonaca in pubblico, ed è anche trattato con rispetto, mentre in Turchia solo il Patriarca ecumenico può indossare la tonaca in pubblico. In Siria le chiese sono esentate dal pagamento delle spese di manutenzione, una cosa che non accade in Romania, ecc.

 

Foto: Reuters | Khaled Tellawi | Shaam News Network

Vuol dire allora che non ci sono state proteste autentiche? Sono state pilotate?

Quando è iniziata la cosiddetta "rivoluzione " alcuni sono usciti in piazza a chiedere una riforma. E in effetti il nostro paese ha bisogno di una riforma. Ma l'Occidente e i paesi arabi, che non sono d'accordo con la politica della Siria, hanno usato queste proteste pacifiche per infiltrare alcuni estremisti musulmani armati ed ecco come è iniziata la crisi. Chi chiede a un siriano scoprirà immediatamente che allo stato attuale la Siria è piena di terroristi stranieri provenienti da 38 paesi. Alcuni di loro vengono anche dall'Europa, dall'Australia, dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, mentre la maggior parte proviene da paesi arabi e dalla Turchia. Armi da fuoco provenienti da Israele, Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna sono state trovate nelle mani dei terroristi. L'esercito ufficiale di sicuro non li usa. Molti dei miei amici che sono stati uccisi, sono stati uccisi da stranieri, alcuni di loro non sapevano nemmeno parlare arabo, e quelli che parlano arabo utilizzano un dialetto diverso dal dialetto siriano, come quelli della Libia, dell'Arabia Saudita, dell'Egitto, ecc. Il mio cuore si spezza ogni volta che sento nei mass-media che l'esercito siriano uccide i civili, o che il presidente Bashar al -Assad uccide i civili mentre noi, i siriani, vediamo con i nostri occhi chi uccide, e chi uccide i nostri soldati. Vediamo e sentiamo queste menzogne ​​e non possiamo fare nulla. Perché? Perché l'Occidente, in particolare Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, vogliono farvi credere quello che dicono. Parlano per tutto il tempo in nome dei siriani, ma nessuno ha pensato di chiedere ai siriani come essi stessi vedono la situazione.

Bene, allora chi ha usato il gas sarin, l'esercito di Al Assad o l'opposizione?

Prima di tutto l'espressione "l'esercito di Al-Assad" non appartiene al linguaggio dei siriani. In Siria ci sono tre forze ora: l'esercito nazionale del paese - non "del presidente", l'Esercito siriano libero, con truppe molto limitate, composto dei ribelli siriani che hanno fatto uso di questa crisi, e la terza forza è Al Qaeda. Chiunque dica qualcosa d'altro non sa nulla della crisi siriana ed è manipolato dai mass-media Occidentali, i quali sostengono che la lotta in Siria è tra "l'esercito di Al-Assad" e quelli che chiedono libertà e democrazia. Quando hanno usato il gas sarin ero a Damasco, a 3 chilometri di distanza dalla zona. Quelli che vi dicono che l'esercito del paese ha usato il gas sarin sono i mass-media occidentali. Chi crederebbe che l'esercito avrebbe usato le armi chimiche proprio nello stesso giorno in cui gli investigatori hanno progettato di arrivare in Siria? Non sarebbe stato possibile per il gas non arrivare a noi che eravamo a tre chilometri di distanza dal punto. Le immagini che i mass-media occidentali non vi hanno mostrato dimostrano che il gas è stato iniettato nei corpi delle vittime. La Russia ha prove che l'Occidente non vuole sentire. E tuttavia, non avete sentito nulla dell'attacco chimico del giorno successivo sull'esercito del paese perché i vostri mass-media occidentali non hanno voluto farvene sapere niente.

 

Foto: Reuters | Khalil Ashawi

Perché gli ispettori delle Nazioni Unite che hanno studiato l' attacco con il gas sarin non hanno prodotto un rapporto filmato?

È molto chiaro il perché. Perché le Nazioni Unite e gli Stati Uniti e l'Europa vogliono accusare direttamente l'esercito del paese, ma non sono riusciti a trovare alcuna prova. E quando trovano prove che accusano l'opposizione tacciono su di esse, perché il loro obiettivo è sempre quello di mostrare al mondo che il braccio armato dell'opposizione siriana è onorevole e combatte per la libertà e non poteva fare cose del genere. Eppure, la gente non dovrebbe dimenticare la guerra americana contro l'Iraq, come l'accusa che l'Iraq aveva armi di distruzione di massa è stata il pretesto per invadere l'Iraq, e come in seguito non ne hanno potuto trovare nessuna. È per questo che hanno paura di ripetere lo stesso pretesto. Il governo siriano ha dichiarato più volte: le armi chimiche, se esistono, non saranno utilizzate in Siria.

 

Foto: Mahmoud Hassano | Reuters

Non direbbe che non ci sono cristiani uccisi in Siria come abbiamo visto accadere in Iran, vero?

Il modo in cui lei pone la questione è un chiaro esempio di manipolazione dei mass-media... Perché ha fatto l'esempio dell'Iran, mentre i cristiani in Iran non sono perseguitati come quelli in Arabia Saudita, Qatar, Egitto, ecc... Perché? Poiché questi paesi sono amici degli americani, per questo i mass-media non parlano delle persecuzioni in quei paesi, e circa il fatto che i cristiani in questi paesi non hanno la libertà di cui godono i cristiani in Siria. In ogni caso, i cristiani di Siria non sono mai stati perseguitati fino alla cosiddetta rivoluzione. Fino al 2010 la Siria era un paradiso per i suoi cristiani. È solo in Siria, che le feste cristiane sono feste ufficiali di Stato. I cristiani nel servizio pubblico possono arrivare in ritardo al lavoro la domenica, per essere in grado di partecipare alla liturgia. I monumenti storici cristiani ristrutturati dalla Siria, noti in tutto il mondo cristiano, sono una grande prova della libertà dei cristiani. Damasco è la sede di tre patriarchi, vale a dire, è la città con il maggior numero di patriarchi del mondo... Niente forza questi patriarchi ad avere la loro sede in un paese che li perseguita. Ho vissuto in Romania per 7 anni e le dico sinceramente che non credo che i cristiani romeni abbiano più libertà di quanta ne hanno i cristiani siriani, ad eccezione del diventare presidente, che è riservato ai musulmani. Solo dopo l'inizio della cosiddetta rivoluzione sono iniziati i problemi per i cristiani. Molti villaggi cristiani sono stati attaccati dai terroristi estremisti. Molti cristiani sono stati costretti ad abbandonare le loro case, molti sono stati uccisi solo perché erano cristiani. Ora, mentre sto parlando con lei un villaggio cristiano, Ma'lula, è attaccato da terroristi stranieri, non siriani. Ieri hanno attaccato due monasteri di quel villaggio, hanno distrutto una chiesa e una scuola di lingua aramaica. Questo non è mai successo prima della cosiddetta "rivoluzione". La Chiesa in Siria afferma che il numero di cristiani uccisi in questa guerra è più di 4.200, 21 chiese e 8 monasteri sono stati distrutti, e ci sono più di 7.000 cristiani rapiti. Noi siriani siamo giunti a questa situazione, noi che eravamo così orgogliosi di vivere in uno dei paesi più pacifici del mondo.

 

Foto: Yazen Homsy | Reuters

Cos'è che la sua famiglia, i suoi amici in Siria pensano che dovrebbe essere fatto al fine di fermare questa guerra civile? Gli Stati Uniti, la Francia e Israele dovrebbero intervenire come vogliono? Questa sarebbe una soluzione?

Nessuno di noi pensa che abbiamo bisogno di un intervento militare... Abbiamo visto quello che gli americani hanno fatto quando hanno invaso l'Iraq. La soluzione è che l'Occidente smetta di sostenere i terroristi e che la Turchia mantenga i suoi confini chiusi. LASCIATE CHE IL NOSTRO PAESE VIVA, CHE IL MIO POPOLO VIVA, la Siria nel corso del tempo ha insegnato al mondo il potere della civiltà, non la civiltà del potere. È solo questo che voglio dire a tutto il mondo.

In questi mesi di incubo ha sentito un minimo sostegno da parte delle autorità romene ai romeni in Siria?

Da siriano, non so rispondere alla sua domanda. Ma so del caso di una donna romena in Siria che aveva bisogno di aiuto dall'ambasciata romena e non l'ha avuto.

Perché non torna in Romania? È meglio stare in Siria?

La mia famiglia soffre in Siria, il mio popolo soffre lì, e la mia Chiesa soffre lì. La mia "sirianità", se posso dire così, non sarebbe soddisfatta se non partecipassi a questa sofferenza.

So che quello che le ho detto potrebbe essere una sorpresa per voi, perché siete manipolati dai mass-media. Avete il diritto di credermi e avete il diritto di non farlo. Ma, credetemi, ho raccontato la sofferenza di un siriano che vive attraverso questa esperienza e che sta affrontando la morte ogni giorno.

Alexandru Căuțiș, Drum european

 
Omosessualità: il parere del metropolita Nikolaos di Mesogaia

Introduzione

Per due anni e mezzo, da solo, ho setacciato la bibliografia mondiale. Voglio capire.

Esiste uno sfondo genetico? Esiste uno sfondo epigenetico?

È una questione di ormoni? Non sono riuscito a trovare risposte.

E noi cerchiamo di capire, unicamente per rispettare.

Se una persona viene da me, dice che è così, e io cerco di cambiarla, allora pecco. Così è ciò che sento.

Se però qualcuno fosse diventato così, e si fosse convinto di dover restare tale, e io non mi curassi – nella misura in cui me ne dà il diritto – di aiutarlo poco a poco, con tutto il rispetto, di liberarlo da questa crisi d'identità, allora pecco.

"Il matrimonio è il padre dei santi"

San Gregorio il Teologo dice: "Il matrimonio è il padre dei santi".

Che espressione monumentale!

Questa istituzione che genera santi non parla di tale esercizio spirituale.

"Il matrimonio è il padre dei santi."

Quindi l'ascesi è un laboratorio di santità e la comunità cenobitica è un laboratorio di santità.

Tuttavia, anche il matrimonio è un mezzo per produrre santi.

In effetti, quindi, si vede che proprio come l'asceta che si impegna, e il martire che sparge il suo sangue, e colui che si sforza di seguire una strada in salita, così accade anche nel matrimonio.

La pazienza, la sopportazione, la pazienza, il perdono, quel cammino di due persone insieme, questo è un altro elemento su cui la Chiesa fonda la sua natura mistica, la natura sacramentale del matrimonio.

Il matrimonio richiede la benedizione di Dio.

E questo fa la differenza.

Condizioni per l'unione psicosomatica di due persone

C'è ancora una cosa.

Proprio come Dio ha creato il mondo dal suo amore traboccante, così ha creato la vita.

La vita nasce dall'amore.

Allo stesso modo, la vita nasce dall'amore all'interno del matrimonio.

Il matrimonio è un grembo che partorisce la vita.

E il grembo partorisce figli.

Dirò due o tre cose a riguardo, che ritengo molto importanti.

È la seguente – e questo perché oggi si dice molto spesso che due persone si amano; quindi non dovrebbero sposarsi, anche se sono dello stesso sesso?

NO.

Innanzitutto, l'obiettivo è che l'amore fornisca l'unione.

Vi dirò cosa significa.

Perché avvenga l'unione, un'unione psicosomatica sia delle anime che dei corpi – cominciamo dai corpi – le persone devono essere complementari.

Non devono essere lo stesso: devono essere complementari.

Due uomini non possono combinarsi tra loro, scusate se mi riferisco ad altro, e nemmeno due donne.

Per essere anatomicamente complementari, ci vogliono un uomo e una donna.

La fisiologia dei corpi.

Seconda cosa: la loro fisiologia.

Guardato quanto è bella la fisiologia dei corpi.

Tutti i sistemi del corpo umano sono gli stessi negli uomini e nelle donne.

La funzione renale è la stessa sia negli uomini che nelle donne, così come la funzione respiratoria, il sistema digestivo, la funzione epatica, tutto.

L'unica differenza è nel sistema riproduttivo.

E c'è qualcos'altro da considerare.

Tutte le funzioni digestive avvengono per il corpo stesso.

Si auto-completano in modo da servire il corpo stesso.

La riproduzione non può funzionare al servizio di un singolo individuo.

La funzione riproduttiva è soggetta al controllo umano

E un terzo punto:

Tutte le funzioni si verificano in modalità di riflesso.

Io non posso, in questo momento, fermare la mia funzione renale.

Non posso impedire ai reni di funzionare. Non è possibile farlo.

La funzione riproduttiva è soggetta al controllo umano.

Pertanto, ogni persona può controllarla secondo la propria autorità.

Questo è un punto. In secondo luogo, la funzione riproduttiva richiede anche una seconda persona di anatomia, fisiologia e biologia complementari.

Le cellule genetiche (spermatozoi e ovuli)

Tutte le cellule sono più o meno le stesse. Le cellule genetiche differiscono.

Abbiamo gli ovuli, che hanno un genoma aploide, mentre tutte le cellule sono diploidi, e anche gli spermatozoi hanno un genoma aploide.

E a cosa mirano? Non si può unire un ovulo con un ovulo, né uno spermatozoo con uno spermatozoo.

Ma un ovulo e uno spermatozoo possono unirsi.

Ecco ciò che avviene. Nessuno è riuscito a farlo in altro modo.

Questa è la fisiologia dei corpi.

E questo è il loro sfondo biologico.

E come avverrà questa cosa? Con l'unione.

Quindi l'eterosessualità è una condizione necessaria per l'unione delle persone: fisicamente, e poi, con l'anima.

Come avviene l'unione delle anime?

L'unione delle anime avviene con l'amore.

Ma che tipo di amore?

L'amore che svuota. Cosa significa amore?

Quando una donna dice che "il mio uomo" non intende "quello che mi soddisfa"; è lui – in senso cristiano – al quale mi dono; per il quale vivo, che costituisce il dono di Dio nella mia vita.

Perché dovremmo essere così lontani dal comprendere le cose in questo modo?

E quando un uomo dice: "questa è mia moglie; vivo per renderla felice". – Non "per renderla soddisfatta". – Vivo per mettere a suo agio Dio.

Vivo per vedere, per sperimentare insieme la sua presenza nella nostra vita.

E se non fossimo compatibili?

Io sapevo che i miei genitori – non mi vergogno di dirlo – non erano compatibili.

Chiedevo loro: "Ma chi è stato il vostro sensale di matrimonio? Era cieco?"

Beh, hanno formato una grande famiglia. Avevano un amore molto forte.

Ho ricordi meravigliosi di quando sono cresciuto a casa mia.

E sono grato a Dio.

Come si sono unite queste persone così diverse, che tuttavia nutrivano un grande amore perché si rispettavano a vicenda, anche se non riuscivano facilmente ad andare d'accordo?

Avevano percezioni diverse.

Quindi dico che tutto quel tesoro – di coltivazione, di santificazione, di presenza di Dio nella nostra vita – tutto può avvenire all'interno del laboratorio di tale simbiosi.

Che cos'è l'amore

Vengono anche tante giovani – perché vedo anche delle giovani – e mi chiedono: "Padre, devo andare avanti? Io lo amo, lui mi ama".

Io dico: "Vedi se ti rispetta".

Cosa significa questa cosa?

È la cosa più elementare. Vedi se ti rispetta.

Ti ama. Ciò potrebbe significare che ti desidera.

Questo non è amore.

Se ti rispetta, significa che sei qualcosa di molto prezioso per lui.

E da ciò nasce un altro amore: l'amore che contiene gratitudine.

Amore che contiene fiducia.

Amore che contiene misericordia. Amore che contiene speranza.

Amore che contiene libertà.

Amore che contiene clemenza e comprensione.

Amore che contiene apprezzamento.

Quell'amore ha bisogno di rispetto.

Domanda del pubblico

"Ho due domande da porre.

Una è direttamente correlata a ciò che ha detto. L'altra, non tanto.

Ma poiché si tratta di giovani adulti, di giovani, vorrei...

Credo che lei, in particolare, sarà in grado di rispondere.

Il primo riguarda gli omosessuali.

Hai detto che l'amore è normalmente complementare l'uno per l'altro, complementare – anatomicamente e psicosomaticamente..."

Il compimento presuppone la complementarità. Avevo detto che le cellule [genetiche, ndc] sono delle metà; che le funzioni sono incomplete, in attesa di essere completate; che i corpi devono avere un'anatomia complementare.

"Mi limiterò alla parte psicologica. Perché gli omosessuali sono pur sempre due persone diverse come esseri spirituali che saranno in grado di completarsi a vicenda a questo livello, in modo che possa verificarsi lo svuotamento di sé, l'acquiescenza, in modo che uno possa comprendere la posizione dell'altro; e imitare la santità di Cristo. Sto parlando del livello spirituale..."

Mi sta confondendo un po'. Le dirò la verità come la sento. Non è perché voglio interromperla, ma ha menzionato la santità di Cristo, lo svuotamento di sé. Sono parole molto pesanti.

"Volevo chiedere se un omosessuale può sperimentare quello svuotamento, quella santità – a livello spirituale – e in che misura il livello fisico lo ostacolerà in questa azione?"

La santità dell'entità psicosomatica dell'uomo

Bene. Parliamo della prima domanda e analizzeremo la seconda più tardi.

Innanzitutto, una persona non è un'anima e un corpo; è un insieme psicosomatico.

Ciò è molto importante e si manifesta particolarmente bene nell'unione coniugale, che è, per eccellenza, una funzione psicosomatica.

Non sono due corpi attaccati insieme che si divertono.

Questa è assoluta crudeltà sessuale come approccio all'argomento.

Ma lo scopo di tutto questo è la realizzazione della persona – non solo dell'anima – di tutta la persona. Cioè, in modo psicosomatico.

E così, l'anima e il corpo si uniscono.

Tutti si uniscono; è una cosa sacra.

Personalmente ritengo che non ci sia cosa più santa di questa unione che si possa fare con il proprio corpo, eccetto l'ascetismo divino, che è qualcos'altro che coinvolge il corpo.

Quindi dico che l'unione coniugale ha una santità e per questo la violazione di quella santità è un peccato.

Come esempio, se metto un piatto con del cibo sul Santo Altare e comincio a mangiare, non ho fatto nulla di male, ma ho fatto qualcosa di irrispettoso.

Io uso qualcosa che è per uso sacro, il Santo Altare, per uso comune, che è mangiare.

Ho sete? Non metterò il Santo Calice sotto il rubinetto per prendere acqua e bere.

Il Santo Calice è destinato a un altro uso.

Lo stesso vale anche per il corpo; il corpo è per un uso sacro.

Ecco perché la Chiesa chiama il corpo il tempio dello Spirito Santo dentro di noi (1 Cor 3:16-17).

Quindi questo corpo deve avere un uso sacro.

Se è semplicemente per uso sessuale, ciò significa degradarlo.

Tale santo uso deve coinvolgere anche l'unione delle anime.

L'unione delle anime non avviene solo in senso psicologico, ma nel concetto di anima come inteso dalla Chiesa, che ha a che fare con la santificazione del corpo.

Per questo l'ho interrotta per un attimo quando parlava della santificazione in Cristo e dello svuotamento di sé.

Quelle sono parole oltre la psicologia e oltre i corpi.

Le anime che si uniscono sono contenute in quelle parole.

Quindi quello che dovrei dire, innanzitutto, è che, specificare qualcuno e dire che è omosessuale, e sia condannarlo, sia accettarlo come tale, è sbagliato.

Ma dire che quest'uomo pensa di essere così...

La lobby politica globale

Quello che l'intero sistema ha fatto oggi, è farci credere che è così che si nasce, o è così che si diventa in tenera età e non lo si supera mai.

Esiste uno sfondo epigenetico

Noi del Comitato di Bioetica – io innanzitutto, per due anni e mezzo da solo ho spulciato la bibliografia mondiale. Io voglio capire.

Esiste uno sfondo genetico?

Esiste uno sfondo epigenetico?

È una questione di ormoni?

È un problema neurofisiologico? sta succedendo qualcosa nel cervello?

Non sono riuscito a trovare risposte.

Conduciamo, ormai da altri due anni e mezzo, incontri con i migliori professori che possiamo trovare in questi campi.

Molti di loro cercano di spiegare.

E noi cerchiamo di capire, se non altro per rispetto.

Se una persona così viene da me e io tento di cambiarla, allora pecco. Così è ciò che sento.

Se però qualcuno fosse diventato così, e si fosse convinto di dover restare tale, e io non mi curassi – nella misura in cui me ne dà il diritto – di aiutarlo poco a poco, con tutto il rispetto, di liberarlo da questa crisi d'identità, allora pecco.

Vorrei, quindi, per chiunque sia il peccatore, e oggi questo peccato, se nei casi concreti è peccato, abbracciare questa persona e poterla liberare.

Quindi non accetto facilmente quello che dice riguardo al fatto che qualcuno sia gay. NO; se qualcuno viene e mi dice "sono gay", allora vieni, mio caro fratello, vediamo cosa significa.

Così ho fatto; così faccio molto spesso.

Molte di queste persone sono venute da me; anche delle coppie sono venute da me.

E c'è una divisione interna, c'è chi vuole essere aiutato e io dico che non posso condannare nessuno, ma so – se volete che vi aiuti – dirvi cosa significa la santificazione, cosa significa la grazia di Dio.

E potrei dirvi pubblicamente, e ho una grandissima gioia nel dirlo, che una volta pensavo che si potesse liberarsi più facilmente dalla dipendenza dalla droga che da questa percezione.

Non posso confrontare i due temi adesso; ho avuto diversi casi che richiedevano collaborazione.

Alcuni potrebbero interpretarli diversamente.

Il mio primo punto, quindi, è: non affrettiamoci a dire che qualcuno è così.

No. C'è una lobby che vuole che sia così – che vuole che sia così.

E il secondo punto è che potete vedere che questo si è evoluto in una potente lobby politica.

Vi darò un esempio.

Quando si tennero le ultime elezioni municipali a New York, poco prima di esse, il precedente sindaco aveva detto: "Sono repubblicano per convinzione".

Tuttavia, poiché Obama nelle elezioni precedenti aveva detto... scusate, non intendevo le elezioni municipali, ma quelle federali.

"Ci sono tre ragioni per cui si dovrebbe votare per i democratici".

Due dei tre motivi: il primo era che voleva che l'aborto fosse legalizzato a livello federale e il secondo motivo era che voleva istituzionalizzare la convivenza omosessuale.

Questa è una ragione politica.

Non si preoccupava tanto dei diritti umani, e questo non significa che non si siano commessi errori enormi nell'offendere queste persone.

Questo è un dettaglio.

In secondo luogo: nel 2011 la Serbia ha avviato i negoziati per l'adesione all'Unione Europea e nel 2012, quando è stata vietata la parata gay, i negoziati per l'adesione sono stati immediatamente interrotti.

Nel settembre del 2014, una parata si è tenuta nel centro di Belgrado con la partecipazione di 6.000 poliziotti e circa 200 partecipanti; e a novembre i negoziati sono ripresi. Questa è una decisione politica.

Allora ci si rende conto che c'è una lobby che spinge una politica che persuade, che manifesta che il rispetto è una cosa molto buona... "Cosa possiamo fare per la povera gente?"

Si presentano sentimenti filantropici... purtroppo non lo sono.

D'altro canto, le religioni appaiono crudeli, implacabili, il che potrebbe essere sbagliato. Dovrebbero esprimere misericordia, comprensione e così via.

Questo è il motivo per cui ci siamo impegnati.

Non voglio condividere questo tema in un settore del genere.

E penso che stiamo facendo qualcosa che andrà bene: non prendetela come sembra, ma è così che stanno le cose.

A livello mondiale non è stata effettuata l'analisi dell'argomento e noi non abbiamo aperto bocca.

Arriveremo da qualche parte e poi parleremo.

Qual è lo stato biologico? Qual è la realtà neurofisiologica?

Qual è la realtà psicologica? Cosa significa il pensiero?!

Che cosa bella nella Chiesa, una grande eredità: il pensiero. Ti colpisce un'idea, come poi evolve un po' e non può essere demolita, – diciamo la paura dell'altezza.

Un attimo: è possibile che una persona del genere possa pensare una cosa del genere?

E poi non è omofobia; è eterofobia.

L'eterofobia è un pericolo maggiore.

Tuttavia è stata coniata la parola omofobia. Cosa significa omofobia... Beh, proprio questo. Di conseguenza, una cosa è che dobbiamo stare un po' attenti se affronteremo la cosa in questo modo, cioè se qualcuno è [gay].

E la seconda cosa: la separazione di una persona in parte spirituale e fisica è sbagliata.

Domanda del pubblico

Seconda domanda. "Se ho capito bene, in base a quello che hai detto, che poiché è fuori dalla propria mente, non può amare veramente.

Che ne dice? È d'accordo con questo?"

Tutti hanno il potenziale per l'amore di Dio

Non posso esprimerlo così, ma penso che sia una questione molto grande... Anche in questioni spirituali, penso che la prima cosa che dovrei fare se una persona viene da me è aiutarla a mettere in pace la propria anima.

L'abba Isacco, un grande asceta, dice: "Prima conforta tuo fratello e poi ammoniscilo".

Non c'è bisogno di tempestarlo di consigli; dagli un po' di riposo.

Viceversa, questo è l'errore che fanno i genitori, quando schiacciano i figli a forza di consigli che i figli non vogliono.

Mi dicono: "Li amo ma non posso accettarli! Non sopporto mio padre! Gli dica qualcosa!"

L'approccio pastorale della Chiesa è qualcosa di diverso. O chi ci chiede, diamo riposo; lo abbracciamo, qualunque cosa abbia fatto.

Qualunque cosa abbia fatto.

Il ladrone sulla croce si è pentito.

Ognuno ha il potenziale per lottare, avanzare e cadere a capofitto nella misericordia dell'amore di Dio, nel mare dell'amore e della misericordia di Dio.

Di conseguenza, voglio dire che non posso dire esattamente queste parole: "Oh, ma non può".

Sì, può! Ma in modo leggermente diverso, non su questo problema.

La crisi è un ostacolo a ciò; la crisi d'identità è un ostacolo.

 
L'avvio di una missione e la costruzione di una parrocchia

I suggerimenti che seguono si adatteranno al meglio in una situazione missionaria in ambiente urbano o suburbano. Quanto più rurale è una  data situazione, tanti più fattori dovrebbero essere presi in considerazione, e di questi non posso parlare per esperienza.

1. Partire da zero

Di solito, occorrono almeno tre famiglie (tra le quali la famiglia del sacerdote) per iniziare una missione vitale. Questa intuizione è venuta da matushka Ann Lardas, ma la mia esperienza e l'osservazione l'hanno confermata.

Una parrocchia ortodossa ha bisogno di molti oggetti liturgici di base. Quando iniziate, dovreste parlare con altri sacerdoti della zona e vedere se hanno oggetti più vecchi che non usano e che sarebbero disposti a donarevi. Si può iniziare con versioni casalinghe di alcuni oggetti. Per esempio, un bel supporto per un incensiere può costare diverse centinaia di euro, ma se ne può fare uno con materiali di bricolage per poche decine di euro. Se parlate con sacerdoti che hanno iniziato le loro missioni da zero, è possibile ottenere da loro molte buone idee. dovreste anche fare una lista degli oggetti che vi servono, e pubblicarla sul vostro sito parrocchiale. I fedeli che vogliono fare una donazione, magari in memoria di qualcuno, sono spesso disposti ad acquistare qualcosa di specifico per una parrocchia e a donarlo.

Dovete fare attenzione a una cosa in questa fase: non mettetevi nella posizione di tenere funzioni in locali sotto il controllo di un parrocchiano, ma senza un preciso contratto di locazione. Potreste pensare che i mendicanti non possono permettersi il lusso di essere schizzinosi, ma potreste vedervi sfrattati dai locali all'improvviso, se il parrocchiano ha motivi di essere scontento della vostra parrocchia, e questo potrebbe accadere durante la Settimana Santa, o in qualche altro momento molto inopportuno.

2. Essere pazienti

Un sacerdote che inizia una missione deve essere pronto a essere paziente, e fare progetti a lunga scadenza. Per alcune volte, potrà venire alle funzioni solo la vostra famiglia (e, a volte, potrete essere da soli), ma bisogna essere persistenti e non mollare. Può essere frustrante e deludente. Ci possono essere molte volte in cui vi chiedete perché state sprecando il vostro tempo a preparare e a celebrare tali funzioni, ma a meno che ci sia qualche altra barriera nella crescita della vostra parrocchia, questo passerà, se non vi arrendete. Inoltre, si dovrebbe tenere a mente che le funzioni sono prima di tutto il nostro servizio a Dio, non un servizio alla gente (anche se si spera che la gente venga e ne tragga beneficio). Dio sarà sempre lì, se ci sarete voi. Se ve lo ricordate a voi stessi, non sentirete mai che un servizio a Dio è una perdita di tempo.

3. Avere una vita liturgica prevedibile, affidabile e completa

Il programma delle funzioni deve essere prevedibile e affidabile. Matushka Ann Lardas ha anche detto che la gente si aspetta che una parrocchia sia come la lampadina all'interno del vostro frigorifero. Quando aprono la porta, si aspettano che la luce sia accesa. E, per fare un altro esempio, una persona potrebbe non voler usare l'autobus oggi o domani, ma quando lo farà, si aspetta che l'autobus sia in servizio, nei tempi previsti. Se si annulla una funzione alla domenica, e qualche famiglia si presenta e trova le porte chiuse, ci sono buone probabilità che non verrà una seconda volta. Ci possono essere occasioni in cui si deve proprio annullare una funzione, ma dovrebbe essere molto raro, e dovrebbe essere comunicare a quante più persone possibili di quelle che potrebbero venire, per evitare tali delusioni. E se si annulla una funzione, è necessario esporre una mappa con il percorso verso la più vicina parrocchia aperta nella zona, con una nota che avvisa chi può arrivare per caso sul perché la funzione nella vostra parrocchia è stata annullata, e quando hanno inizio le funzioni nell'altra parrocchia.

Dovreste cercare il più possibile di fare un ciclo completo di funzioni per le domeniche, feste, e altri importanti commemorazioni dell'anno Chiesa che sono più comunemente osservati a livello parrocchiale. Non tutte queste funzioni saranno così frequentate come si potrebbe desiderare, ma nel corso del tempo, la frequenza migliorerà, e questo rende una comunità più forte. Quando le funzioni del sabato sera non sono ben frequentate si potrebbe essere tentati di fare solo il Vespro finché sarete più numerosi, ma una volta che avrete abituato i fedeli a frequentare solo il Vespro, sarà difficile abituarli a fare una Veglia completa.

La Veglia in una parrocchia non deve normalmente durare più di circa 2 ore e mezza, anche se a volte sarà più lunga a causa di una commemorazione particolare. Ho sentito questa regola dall'arcivescovo Gabriel (Chemodakov), ma ho anche sentito altri vescovi, come l'arcivescovo Alypy (Gamanovich) fare commenti simili. Inoltre, se si segue la prassi di una normale parrocchia russa, questa sarà all'incirca la durata della Veglia. Cercare di fare gli offici come un monastero del monte Athos non invoglierà la gente a partecipare, a causa della loro difficoltà. (Sono consapevole che alcune parrocchie fanno veglie molto più lunghe, che sono molto ben frequentate, e quindi non posso dire che è impossibile farlo, ma credo che per la parrocchia media, che cerca di essere solo una parrocchia normale rispetto a standard storici e pii, questo è probabilmente quello a cui dovrebbe tenere la maggior parte delle missioni). D'altra parte, ridurre le funzioni al minimo priva le persone della possibilità di sperimentare la loro bellezza, o di trovare i loro tesori spirituali.

4. Le fasi di sviluppo

Quanto più lontana è la vostra parrocchia dall'avere una bella sede e una vita liturgica piena, tanto più difficile sarà per voi per attirare nuovi membri. E così, se fate offici dei lettori in qualche luogo privato, andrete avanti molto lentamente. Se iniziate con una Liturgia normale in una casa, questo aiuterà, ma sarà ancora relativamente difficile ottenere l'interesse della partecipazione del fedele medio. Quando si arriva in un locale aperto al pubblico sulla strada, o si ottiene l'uso di una parte di qualche altra chiesa per le funzioni, questo farà una grande differenza, perché a questo punto sembra esserci almeno l'inizio di una missione seria. E a ogni passo nel processo di entrare in una bella chiesa indipendente, con una vita liturgica piena, e un buon coro, vedrete il tasso di crescita accelerare. In ogni fase, è necessario costruire la massa critica di persone e i fondi per fare il salto alla fase successiva, ma in generale sarà più facile a ogni salto.

Se, tuttavia, si verifica un passo indietro nella vostra missione, è una cosa fatale se come risultato vi farà fermare, a meno che il problema sia di natura estremamente grave. Ancora una volta, pazienza e determinazione normalmente vincono a lungo termine.

5. I fattori di limitazione

La vostra crescita sarà limitata da una piccola capacità del luogo di culto, della sala comune, e del parcheggio. Si può avere una grande sala comune, e un grande spazio di culto, ma se il parcheggio può ospitare solo poche persone, questo limiterà la vostra partecipazione finché potrete espanderlo. E lo stesso vale se il vostro spazio di culto può gestire solo poche persone, anche se disponete di una grande sala e parcheggio. E questo è vero anche se si dispone di un'enorme chiesa e parcheggio, ma di uno spazio comune che ospita solo poche persone.

Quando si arriva a circa l'80 per cento della capacità massima, si vedrà il livello di crescita arrestarsi, e poi fluttuare su e giù, ma in media, rimarrà circa l'80 per cento. Quando si raggiunge questo punto, avete bisogno di espandervi, o di cominciare a pensare a iniziare un'altra parrocchia. Ricordate, tutto ciò che vive o è in crescita o sta morendo.

6. Essere accogliente

Se qualcuno visita la vostra parrocchia, e se ne va senza che nessuno li abbia salutati, c'è una buona possibilità che non torneranno. È meglio se qualcuno li prende sotto le sue ali, e li guida, soprattutto se non sono ortodossi. È anche meglio se avete qualche sistema per mettervi di nuovo in contatto con quei visitatori, dopo che vi hanno fatto visita.

Dovreste rendere una priorità l'accoglienza dei bambini, e incoraggiare anche i vostri fedeli a dare il benvenuto dei bambini. Nella nostra cultura anti-bambini, a molte persone non piace avere bambini intorno a loro, ma una parrocchia senza figli è una parrocchia che presto morirà. È bene esprimere la vostra felicità per la presenza dei bambini piccoli di volta in volta, e ricordare loro questa verità innegabile della nostra necessità di avere il "disagio" dei bambini.

7. Convivialità

Fare un pasto (trapeza) dopo la Liturgia è un modo fondamentale per costruire la comunione nella vostra comunità. Dopo la Liturgia, quando le persone hanno digiunato, se volete che rimangano in visita, è necessario avere qualcosa per soddisfare la loro fame. Non è necessario avere un pasto di sette portate. Potrebbe essere zuppa e pane, oppure panini e caffè, ma avete bisogno almeno di coinvolgerli fino a che non potranno fare un pasto più completo più tardi. In un contesto urbano, in realtà non ci sarà normalmente un'altra in cui i vostri fedeli si riconoscano l'un l'altro. Ci vuole lavoro, ma i fedeli aspetteranno questo momento, e si sentiranno di appartenere a una vera e propria famiglia parrocchiale.

8. Avere un progetto

Fate un progetto per la crescita. Pensate a dove desiderate avere la parrocchia quando sarà pienamente cresciuta. Poi stabilire il percorso dal punto in cui siete ora al punto dove vorrete essere, e impostate obiettivi realistici di crescita. La gente vi sorprenderà con la buona volontà di realizzare le cose quando si vede un piano, e si è entusiasti di dove stanno andando le cose. D'altra parte, se fissate obiettivi inesistenti, colpirete sempre il bersaglio.

Quando arrivate al punto in cui la vostra parrocchia può seriamente iniziare a cercare un immobile da acquistare, parlate con il clero che ha acquistato immobili negli ultimi anni, e chiedete i loro consigli. Ci sono un molte lezioni costose che possono essere apprese nel modo più difficile, oppure imparate dall'esperienza di altre persone. In genere, vi accorgerete che avrete molto meno ostacoli normativi al di fuori di una città. A volte, percorrere un tratto di strada farà una differenza enorme nel modo in cui potrete sviluppare una proprietà. All'interno di una città, sarebbe meglio cercare di acquistare un edificio di chiesa preesistente. In entrambi i casi, l'acquisto di una proprietà con una struttura esistente che può essere utilizzata per le funzioni, almeno inizialmente, è una buona idea, perché l'acquisto del solo terreno è abbastanza difficile. Costruire un nuovo edificio dal nulla è probabilmente più di quanto una piccola parrocchia può permettersi, e non vorrete avere una nuova proprietà inutilizzabile per diversi anni.

9. Finanze

Non iniziate nemmeno a parlare di quote parrocchiali. Incoraggiate i vostri fedeli a offrire la decima. (*) Il sistemi delle quote si concentrano su una quantità minima di sostegno finanziario, e questo è generalmente quello che riescono ad ottenere. Definite nei vostri statuti un membro della parrocchia come qualcuno che è in buoni rapporti con la Chiesa, sostiene finanziariamente la Chiesa (senza definire un importo fisso, o una percentuale), e abbiate fiducia che i vostri fedeli si faranno avanti. Non si dovrebbe pubblicizzare questo stato di membro della parrocchia, ma proprio come non si deve aver paura di predicare contro la fornicazione o il furto, non si deve aver paura di far sapere che la Chiesa non vuole solo che diamo le decime, ma vuole che cerchiamo di fare molto di più, per quanto ne siamo capaci, ma la decima è biblica, è coerente con gli insegnamenti dei Padri in materia, ed è un buon obiettivo da fissare per tutti, fino a quando sono in grado di andare al di là. Vorrei anche incoraggiare una parrocchia a non stabilire un prezzo per candele, o per le prosfore, basta avere una cassetta per le offerte e far donare ciò che vogliono. Questo incoraggia la decima e le offerte sacrificali, piuttosto che mantenere la concentrazione su un importo minimo che qualcuno dovrebbe sentirsi obbligato a pagare. So che le parrocchie che hanno una lunga storia di queste modalità hanno difficoltà a immaginare come funzionano, e forse in tali situazioni un cambiamento dovrebbe essere fatto molto lentamente, ma se si istituiscono queste cose all'inizio della vita di una missione, sarete già molto avanti nel lungo periodo.

10. Fate sapere che ci siete

Si dovrebbe avere una buona insegna davanti alla vostra chiesa che dice alla gente come mettersi in contatto con voi, e quando ci sonno normalmente le funzioni. Questa cosa dovrebbe essere evidente, ma ho visto molte parrocchie che non hanno nemmeno questo livello minimo di pubblicità. Se qualcuno volesse visitare queste parrocchie, sarebbe difficile per loro sapere come fare. Ma dal momento che non possono nemmeno sapere che la vostra parrocchia è una chiesa cristiana, tanto meno ortodossa, come riuscirebbero a sapere dall'esterno  anche solo che desiderano visitarla?

Avere un buon sito web della parrocchia è fondamentale. La cosa principale che il vostro sito web ha bisogno di comunicare è come raggiungere la vostra parrocchia, e quando si svolgono le funzioni. Tale informazione dovrebbe essere molto facile da trovare. È bene avere anche informazioni sulla vita della parrocchia, immagini di eventi, informazioni su chi può ricevere la comunione, collegamenti a informazioni sulla Fede ortodossa, ecc.

Può anche essere utile avere un blog parrocchiale. Per prima cosa, è gratuito. È più facile da aggiornare, se non si sa come modificare le pagine web, e il vostro blog può aiutare il traffico verso il vostro sito web.

È anche molto utile avere una lista di e-mail della parrocchia. Questa permette di tenere aggiornati i fedeli su ciò che sta succedendo, anche se non frequentano regolarmente al momento. I gruppi di Yahoo sono gratuiti, e permettono molto facilmente la creazione di un gruppo.

È anche una buona idea avere eventi occasionali a cui è invitata la comunità più ampia (i non ortodossi) per far loro sapere che esistete, e dare loro una opportunità non minacciosa per entrare nella vostra chiesa e fare domande. Tali eventi possono variare da vendite di beneficienza a mostre di icone, concerti corali, relatori ospiti, grigliate, ecc.

Dovrebbe anche conoscere gli altri membri del clero ortodosso e le parrocchie nella vostra zona. Questo aiuta a rafforzare la vostra comunità per avere momenti di fraternità con loro; e se vi conoscono, quando qualcuno chiede della vostra parrocchia, avranno una base per rispondere a queste domande.

 

(*) Siamo consapevoli del fatto che nel mondo ortodosso imperversa il dibattito sulla decima, e il parere maggioritario è contrario a quello di padre John Whiteford. Siamo anche consapevoli che la decima, così come è pagata oggi nelle chiese cristiane che la praticano, NON è la decima biblica, ma solo un'idea moderna con alcune basi bibliche. Del resto, nemmeno le quote parrocchiali (laddove si usa questo sistema) e neppure i prezzi delle candele (la fonte di reddito della stragrande maggioranza delle chiese ortodosse) sono precisamente ispirati dalla Bibbia o dai sacri Canoni della Chiesa. Abbiamo notato che le persone che reagiscono nel modo più avverso alle proposte del finanziamento per mezzo della decima (di solito sostenendo che le offerte dovrebbero essere fatte su base di assoluta libertà, senza alcuna regola) di solito non sarebbero MAI disposte a mettere un'offerta libera sulle candele. In assenza di una regola che possa andare bene a tutti, pertanto, riteniamo che la proposta della decima sia una delle alternative possibili, che per lo meno, oltre ad avere un richiamo biblico, è molto semplice da applicare in pratica.

 
La Chiesa ortodossa e il problema della pedofilia

Le Chiese ortodosse hanno avuto un problema con la pedofilia simile a quello della Chiesa Cattolica Romana?

La risposta breve è "no". Certo, ci sono state alcune eccezioni, ma sono molto rare. Ci sono due ragioni principali per questo, uno pratica e una più profonda.

1) La ragione pratica: i preti ortodossi devono essere sposati. Ci sono, purtroppo, alcuni sacerdoti celibi, ma questo è il risultato di circostanze particolari oppure è semplicemente sbagliato. Così, almeno in teoria, i sacerdoti ortodossi possono godere di una normale vita sessuale coniugale. L'eccezione a questa regola sarebbe un sacerdote-monaco (ieromonaco), ma si suppone che viva in un monastero e non nel "mondo". Anche in questo caso, ci sono eccezioni a questa regola generale, ma o sono dovute a circostanze particolari o sono una deviazione chiaramente sbagliata dal percorso migliore. Questo principio del prete sposato è un ottimo modo per evitare di avere preti omosessuali (come ho detto molte volte, l'omosessualità e la pedofilia sono strettamente collegate, nonostante la propaganda moderna). La maggior parte dei parroci sono quindi piuttosto "uomini virili", barbuti, tipi duri, con una famiglia di cui prendersi cura, una moglie da amare e bambini da crescere. E come nella maggior parte dei matrimoni basati su un vero legame spirituale, godono di una vita sessuale normale e soddisfacente con le loro mogli. Io ho passato tutta la mia vita a contatto con membri del clero che andavano da lettori e suddiaconi ad arcivescovi e metropoliti. Non ho mai incontrato un prete omosessuale o pedofilo in tutta la mia vita. Ho sentito voci su un vescovo omosessuale (di recente, in una giurisdizione con immensi problemi) e so per certo che un monaco aveva un'amante (donna). Ho saputo anche di un monastero con problemi di omosessualità, ma tutti sapevano di loro e fondamentalmente hanno dovuto andarsene e formare un proprio gruppo perché temevano indagini clericali. Comunque, ci sono casi di promiscuità sessuale eterosessuale di sacerdoti, alcuni rari casi di omosessualità e casi estremamente rari di pedofilia. Questo per quanto riguarda la Chiesa ortodossa russa. Mi hanno detto che il clero ortodosso greco ha qualche problema in più con l'omosessualità. Mai sentito parlare tra loro di un caso di pedofilia.

2) La ragione spirituale: a differenza del cristianesimo latino, che vede il sesso come qualcosa di brutto e la pulsione sessuale come una cosa che deve essere soppressa, l'Ortodossia vede la sessualità come buona e sana. Nell'Ortodossia la pulsione sessuale non deve mai essere soppressa, ma o diretta o sublimata o entrambe le cose. Molti monaci e monache nella Chiesa ortodossa sono stati sposati in passato (o i loro coniugi sono defunti o entrambi i coniugi hanno deciso di diventare monaci). In passato esistevano vescovi sposati (come per esempio san Gregorio di Nissa), ma con il tempo la tradizione si è evoluta nel consacrare solo monaci all'episcopato. Ma, ancora una volta, mentre ai vescovi è spesso assegnato il compito di molte attività amministrative, il clero in "prima linea" del mondo secolare è (o dovrebbe essere) composto da ecclesiastici "bianchi" (sacerdoti sposati) e non "neri" (monaci).

Tutte queste sono regole generali. Inoltre, e questo è FONDAMENTALE, gli ortodossi – inclusi gli ecclesiastici – non sono in alcun modo "migliori" dei latini o di chiunque altro. La Chiesa è un ospedale per i peccatori, non un'associazione di santi e così la propensione al peccato (sessuale o altro) è esattamente la stessa tra i cristiani ortodossi come in qualsiasi altro gruppo di esseri umani. La differenza è che i sacerdoti latini sono, a mio parere, messi in una situazione impossibile: viene detto loro di vivere nel celibato totale e nell'astinenza sessuale NEL MONDO e viene detto loro semplicemente di sopprimere la loro pulsione sessuale come "peccaminosa". Non c'è da stupirsi che questo si traduca in un ossessione per il sesso simile a quella della società wahabita in Arabia Saudita! E i poveri sacerdoti latini non sono nemmeno monaci, quindi mancano degli strumenti spirituali che hanno i monaci per controllare i loro impulsi naturali. Mi sento molto, molto triste per loro.

Ecco ancora un altro esempio del terribile prezzo pagato da coloro che si sono allontanati dalle tradizioni della Chiesa originale e hanno introdotto innovazioni disastrose.

Ho dimenticato di dire qualcosa di ovvio per me, ma che potrebbe non essere evidente a qualcuno esposto alle pratiche latine: nessun vescovo ortodosso sposterebbe mai un prete pedofilo in un'altra parrocchia, né lo coprirebbe, né gli permetterebbe di servire la Liturgia. Ogni forma di immoralità sessuale di un sacerdote porterebbe almeno all'immediata sospensione dell'uomo dal servizio e, probabilmente, a una sospensione permanente da qualsiasi opera pastorale. Per un laico qualunque forma di immoralità sessuale (=il sesso al di fuori del matrimonio) è motivo di un divieto immediato di ricevere i Misteri (chiamati "sacramenti" in Occidente, cioè l'Eucaristia). Limitarsi a spostare i pedofili delinquenti abituali come hanno fatto i Latini per decenni è semplicemente impensabile e sarebbe un motivo per deporre un vescovo che tenti un trucco del genere. Ancora una volta, in tutta la mia vita non ho mai nemmeno sentito parlare di un caso del genere, almeno non tra le chiese ortodosse di orientamento tradizionale.

Va bene, mi auguro che la risposta sia abbastanza completa. Grazie per avermi dato l'opportunità di spiegare.

Saker

 
Santa Brienna di Nisibis

Nisibis è una città dell’antica Siria, presso Edessa. Oggi, con il nome di Nusaybin, si trova in Turchia, a poca distanza dal confine siriano.

La più famosa santa di Nisibis è santa Febronia, commemorata il 25 giugno/8 luglio, lo stesso giorno in cui si festeggia san Massimo di Torino.

Santa Brienna era un'anziana badessa di Sivapoli o Sibapoli, nella Siria nord-orientale. Era la zia della santa martire Febronia di Nisibis. L'insegnante di santa Brienna nel monachesimo era stata una diaconessa di nome Platonia. "La pratica di Platonia era di non permettere alle sorelle di fare alcun lavoro al venerdì; invece, si riunivano nel luogo della preghiera a celebrare l'officio del Mattutino. Poi, dall'alba all'ora terza (le nove del mattino) Platonia prendeva un libro e leggeva loro. Dopo l'officio dell'Ora Terza dava il libro a Brienna, dicendole di leggere alle sorelle fino all'ora del Vespro. Quando Brienna fu eletta badessa del convento, continuò questa pratica.

Purtroppo, santa Brienna era di età avanzata quando giunse la persecuzione, e doveva essere trasportata dovunque andasse. Dopo che le monache ricevettero un avvertimento, mandò via tutte le sorelle in un luogo sicuro, se volevano andare. Ma santa Febronia era troppo malata per andare. Santa Brienna e un'altra anziana sorella e insegnante, la beata Tomais, rimasero con lei. Santa Febronia fu catturata, ma santa Brienna fu risparmiata e poté riorganizzare le monache spaventate che ritornavano, mente Tomais fu in grado di travestirsi per vedere la fine di santa Febronia. L'anziana santa Brienna non morì fino a due anni più tardi, nell'anniversario della nascita nella gloria di santa Febronia. Fu poi seguita dalla beata Tomais.

Non abbiamo una versione degli eventi del martirio con la trascrizione degli atti del tribunale, come abbiamo di molti martiri romani. C'è una versione degli Atti di santa Febronia attribuita alla sua consorella Tomais, ma apparentemente è una sorta di storia cristiana romanzata. Tuttavia, per la preoccupazione per i dettagli della regola sotto la quale vivevano le monache, e per le insegnanti che la trasmettevano, molti sostengono che l'autrice degli Atti di santa Febronia fosse veramente una sorella del convento di santa Febronia, vissuta in un periodo successivo.

Santa Febronia è molto popolare nelle Chiese orientali, e ha anche una statua in Piazza San Pietro. Per questo santa Brienna è abbastanza nota, e il suo nome ha una lunga eredità come nome battesimale cristiano. La sua festa, il 30 agosto / 12 settembre, è l'onomastico di quanti portano variazioni del nome Brienna o Brianna, o del maschile Brian.

 
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Il nostro Credo

Noi cristiani ortodossi siamo scelti da Dio per compiere il destino a noi assegnato. In questa epoca è nostro destino sfidare tutti coloro che rinnegano la Santa Trinità, sia con parole che con pensieri o azioni. Il nostro Dio non è il dio degli altri, compresi quelli che hanno in pratica rinunciato alla Chiesa e alla Fede, nonostante la loro etichetta esteriore. Il nostro Dio è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Confessiamo il Padre e respingiamo il nazionalismo artificiale e il ritualismo idolatrico, che da sempre si pongono al di sopra del Padre. Le loro vittime mettono le loro culture locali tribali e razziste al di sopra di Dio, respingendo la sua Chiesa.

Dicono, per esempio: "Non posso unirmi alla Chiesa ortodossa a causa della mia cultura occidentale". Quante volte abbiamo sentito questo mito. Tale atteggiamento viene dal collocare il nostro condizionamento etnico al di sopra di Cristo. Non capiscono che l'Europa stessa è un'illusione: est e ovest sono stati uniti assieme nella Chiesa di Cristo. All'estremo limite dell'Eurasia, hanno inventato l'Europa tagliandola fuori dall'Eurasia 1.000 anni fa, per giustificare il suo dominio aggressivo e l'annientamento di tutto il resto.

Noi confessiamo l'Incarnazione e rifiutiamo le teorie accademiche e le fantasie disincarnate, che non hanno alcun effetto spirituale o morale nella vita. Le loro vittime mettono la loro immaginazione impura al di sopra di Dio, respingendo il sacrificio universale del Dio-uomo.

Dicono, per esempio: "Non posso vivere una vita nella Chiesa a causa delle mie opinioni personali". Quante volte abbiamo sentito questo egoismo. Tale atteggiamento viene dal collocare il nostro condizionamento egoistico al di sopra di Cristo. Non capiscono che il sé è un'illusione: facciamo tutti parte della creazione di Dio, uniti nella Chiesa di Cristo. Il mondo occidentale ha inventato un tale individualismo, tagliandosi fuori dalla solidarietà con il resto della creazione di Dio, l'uomo e la natura, per giustificare il suo dominio aggressivo e l'annientamento di tutto il resto.

Noi confessiamo lo Spirito Santo e respingiamo la burocrazia farisaica e il carrierismo senza principi, che attutiscono e distruggono la vita della Chiesa. Le loro vittime mettono i loro interessi mondani al di sopra dello Spirito Santo, respingendo lo Spirito libero di Dio, che soffia dove vuole.

Dicono, ad esempio: "Le nostre regole e interessi sono più in alto di tutti gli altri". Quante volte abbiamo sentito questo artificio. Tale atteggiamento viene dal collocare il condizionamento terreno al di sopra di Cristo. Non capiscono che il mondo è un'illusione: il mondo è stato vinto da Cristo. La piccola burocrazia e le carriere svaniranno con il tempo e la morte, perché sono state inventate solo per promuovere le usanze passeggere e artificiali, con i loro tentativi di dominio aggressivo e di annientamento di tutto il resto.

Noi cristiani ortodossi siamo scelti da Dio per compiere il destino a noi assegnato. In questa epoca è nostro destino sfidare tutti coloro che rinnegano la Santa Trinità, sia con parole che con pensieri o azioni. Oggi questo destino ci chiama a unirci assieme prima della fine, perché la nostra è la missione apostolica di predicare a tutti e raccogliere il resto fedele da tutte le nazioni prima della Seconda Venuta.

 
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Sua Santità il Patriarca Kirill: Lo scisma ecclesiale in Ucraina può essere superato solo per via canonica

"Da già ben più di 20 anni sul territorio dell'Ucraina hanno luogo complicati processi politici che hanno portato alla tragica divisione della nostra Chiesa. Negli ultimi anni ci sono stati tentativi di utilizzare il potere politico per risolvere la questione della Chiesa in Ucraina. Voglio dire oggi, rivolgendomi a tutto il popolo ucraino: il potere statale non dovrebbe interferire negli affari della Chiesa. è impossibile risolvere con la forza i problemi della Chiesa. L'unità della Chiesa non può essere raggiunta con la violenza, "- ha detto Sua Santità alla predica dopo la Liturgia il 23 febbraio 2014 nella cattedrale di san Michele Arcangelo in Troparevo a Mosca.

"Mai nella storia i problemi della Chiesa sono stati risolti per mezzo della forza. È necessario che la Chiesa trovi soluzioni in modo indipendente, senza fare affidamento su eventuali fattori esterni, per tutti i problemi che deve affrontare", ha constatato sua Santità.

"Anche oggi, come già prima, mi appello ai fratelli e alle sorelle in Ucraina che si trovano in scisma, con un appello all'unità. Ma non a quell'unità che è il risultato del cambiamento di situazione politica, non a quell'unità che si baserà sul potere, ma su quell'unità che nascerà da un sincero desiderio di tornare ai principi canonici, senza i quali la Chiesa non può vivere " ha continuato il patriarca Kirill.

"Il superamento dello scisma deve sempre seguire la via del ritorno ai principi canonici della vita della Chiesa. Solo una tale unità sarà duratura e portatrice di salvezza", è convinto il primate.

"Credo che attraverso le preghiere dei santi delle Grotte di Kiev, attraverso le preghiere di tutti i santi glorificati nella nostra Chiesa il Signore conserverà la Chiesa in Ucraina e darà al popolo ucraino la forza per superare molte delle difficoltà della sua condizione spirituale e materiale, e in primo luogo – la metterà sul percorso legittimo e giusto superare la divisione nella Chiesa... crediamo che la forza spirituale che deriva dal fonte battesimale di Kiev, che ci ha aiutato a mantenere l'unità spirituale per mille anni, anche oggi ci aiuterà a superare le difficoltà e le divisioni, sulla base della fede ortodossa, della Parola di Dio", ha concluso sua Santità il patriarca Kirill.

Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'

 

 
Padre Daniil Sysoev sul neo-rinnovazionismo parigino

Il sacerdote Daniil Sysoev, recentemente martirizzato a Mosca, aveva iniziato i suoi studi teologici negli anni ’90, quando in Russia era viva la polemica intorno alla controversa figura di padre Georgij Kochetkov, e del movimento che aveva preso il nome di ‘neo-rinnovazionista’. In un saggio tanto accurato quanto spietato, padre Daniil dimostra una rara chiarezza di visione riconducendo le deviazioni del movimento russo a lui contemporaneo alla produzione teologica della diaspora russa a Parigi, responsabile di derive moderniste in diversi paesi dell’Europa e in America.

Presentiamo il saggio di padre Daniil nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia”, nel suo originale russo e nella nostra traduzione italiana, che include anche le note scritte da padre Andrew Phillips per la traduzione inglese del testo.

 
La (fanta)scienza del mito del dieci per cento del cervello

Ma allora non è vero che noi esseri umani usiamo solo il 10 per cento del nostro cervello?

I film di fantascienza non si servono quasi mai di scienza di un certo valore, ma ultimamente è uscita una serie di film di Hollywood che si alimenta del mito che noi usiamo solo il dieci per cento del nostro cervello. Qualche anno fa Limitless si basava questo mito, e più recentemente Transcendence e Lucy. Tuttavia la complessità del cervello si basa sul fatto che è una vasta rete che funziona come un tutt'uno per poter fare ciò che fa. Si potrebbe semplicemente trascurare questo mito come sciocco se non fosse per il fatto che la maggioranza degli americani in realtà crede che sia vero. Uno studio dello scorso anno della Michael J. Fox Foundation per la ricerca sul Parkinson ha concluso che il 65 per cento degli americani ha accettato il mito del 10 per cento come un dato di fatto. Purtroppo, anche quando Mythbusters ha dimostrato che questo mito non è vero, hanno ancora sostenuto che usiamo solo il 35 per cento del nostro cervello, e anche questo non è vero. Non c'è dubbio che Internet ha fatto molto per diffondere questo mito, insieme con l'altrettanto mitica dicotomia cerebrale tra cervello destro e sinistro, ma si potrebbe anche sottolineare che una caratteristica comune in tutti i film citati è che quando siamo in grado di utilizzare tutte le funzionalità del nostro cervello, abbiamo qualità quasi divine. È un sogno laicista di auto-deificazione realizzata. Non c'è da meravigliarsi che le origini di questo mito si trovano in pensatori popolari tra i seguaci della New Age, che è un sistema di credenze centrata sull'auto-deificazione e sulla realizzazione del dio dentro di noi.

Con l'arrivo di Lucy nei cinema, Sam McDougle dell'Atlantic ha analizzato la persistenza del mito del dieci per cento, dalle sue origini tra le opere del famoso psicologo del primo XX secolo William James, che teorizzava "gli esseri umani hanno inutilizzato mentale potenziale "al suo fascino comprensibile nella società di oggi. Scrive McDougle:

"La falsità del mito del 10 per cento può essere dimostrata su un certo numero di livelli. Innanzitutto, l'intero cervello è attivo per tutto il tempo. Il cervello è un organo... In realtà, l'intera premessa di 'utilizzare' solo una certa percentuale del tuo cervello è fuorviante. Quando il cervello lavora su un problema – trasformando la luce che colpisce la retina in un'immagine, o preparandosi a raggiungere un bicchiere di birra, o a risolvere un problema di algebra – la sua efficacia è tanto una questione di 'dove' e di 'quando', quanto lo è di 'in quale quantità'... Eppure, il fascino del mito è chiaro. Se usiamo solo il 10 per cento del nostro cervello, immaginate come la vita sarebbe favolosamente grande se potessimo usarne di più... Ed è per questo che il mito del 10 per cento, rispetto ad altre fantasie, è particolarmente pernicioso. Ha un aria distinta di plausibilità scientifica – è una battuta pronta con un numero tondo piacevole, un virus con vettori evidenti nei libri di psicologia pop, facile da ripetere alle feste".

Il resto dell'articolo di McDougle può essere letto qui.

Un articolo di Wikipedia offre ulteriori informazioni che confutano questo mito, e come questo si perpetua nella cultura moderna.

 
Gli aleviti si sentono più vicini al cristianesimo ortodosso che all'islam

Di Nikos Chiladakis, giornalista e scrittore, esperto di questioni turche

La visione rivelatrice che gli aleviti in Turchia sono più vicini al cristianesimo che all'islam è stata fatta da Sevılay Yükselir, un giornalista ed editorialista del noto quotidiano turco Sabah (haber3 16/7/2013). Questo invita ancora una volta ad un dibattito sulla vera identità religiosa degli aleviti che si considerano discendenti dei cristiani dell'Asia Minore. Questo è un tema che occasionalmente occupa con forza gli affari turchi con chiare tendenze dirompenti per la Turchia stessa.

Ma la più importante rivelazione del giornalista turco è che qualche tempo fa in Germania, dove vivono grandi comunità di aleviti turchi, è stato fondato un istituto di aleviti con il titolo molto caratteristico: "Hıristiyan Alevilik Arkadaşlik Birliği" che significa "Unione delle fratellanze cristiane e alevite". Il titolo di questo Istituto mostra nel modo più indicativo e rivelatore che gli aleviti non sentono di essere musulmani, ma sono molto più vicini alla religione cristiana. Sevılay Yükselir osserva che questo Istituto è stato creato per dimostrare che gli aleviti hanno più in comune con il cristianesimo (e, naturalmente, il cristianesimo ortodosso, dal quale hanno avuto origine) che non con l'islam. Infatti l'"Unione delle fratellanze cristiane e alevite" ha chiesto il sostegno del Partito cristiano democratico della Germania, rendendosi conto che essi dovranno affrontare l'ira dei turchi islamici dell'attuale primo ministro Erdoğan, che solo a parole vuole dimostrare di essere un democratico classico.

La questione degli aleviti in Turchia è giunta di nuovo in prima pagina con i recenti avvenimenti di Gazipark e le manifestazioni che hanno sconvolto il paese vicino, e in molti casi portano gli aleviti a considerarsi perseguitati dal governo islamico di Erdoğan. Accanto alla politica di Erdoğan, la guerra civile in Siria è stato un altro motivo di rivolta per gli aleviti, dopo aver visto il primo ministro turco turno schierarsi contro Assad, che è egli stesso un alawita. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è il nome che Erdoğan ha dato al terzo ponte sul Bosforo, "sultano Selim Yavuz", ovvero il responsabile del più grande massacro di aleviti in Asia Minore.

Certamente quello degli aleviti è uno dei più grandi problemi della moderna identità turca e per molti storici risale alla radice dei problemi generali delle identità attuali degli abitanti dell'Asia Minore. La prevalenza dell'Islam in un posto con una storia cristiano-ortodossa greca a volte preoccupa la Turchia moderna ed è un altro "anello " della catena di problemi che creano terremoti nel moderno establishment turco.

Vale la pena ricordare alcuni degli elementi chiave degli aleviti, che li estraniano completamente dai musulmani e li identificano di più con i cristiani ortodossi:

1. I loro luoghi di culto sono chiamati cem (pronunciato "gem") e non moschee. Essi considerano il cem come un luogo mistico, più simile a una chiesa greco-ortodossa. In alcuni di essi, soprattutto nella Tracia greca occidentale, dove la maggioranza dei musulmani erano bektashi, esistevano (prima della propaganda turca) offerte votive e icone della Panaghia e di san Giorgio che essi onorano particolarmente.

2. La loro fede ha un carattere trinitario di tipo cristiano e si riferiscono ad un solo Dio uno e trino, che è costituito da Allah, Muhammad e Ali.

3. Nelle cerimonie religiose, bevono vino e raki (grappa), cosa scandalosa per i sunniti.

4. Accettano il monachesimo e hanno ordini monastici. I loro monasteri corrispondono perfettamente ai monasteri ortodossi come luoghi di contemplazione, ascesi e purezza.

5. Hanno un rituale di confessione e pentimento, chiamato "Baş Okutma".

6. Nei loro luoghi di culto sono raffigurate icone di Ali e di altri loro santi, anche questo scandaloso per l'islam classico.

7. Le donne non portano il velo e sono considerate uguali agli uomini come nel cristianesimo, e al contrario dell'islam classico.

8. Hanno l'equivalente dei dodici apostoli, che chiamano i dodici imam.

9. Nelle loro cerimonie incrociano le mani nello stile del vecchio typikon greco-ortodosso (oggi conservato in Russia), con lo stesso gesto che i fedeli usano quando si accostano alla comunione.

 
La cattedrale di san Sava – simbolo dello stato, delle tradizioni, dell'indipendenza nazionale e di quella religiosa

La schiavitù del popolo serbo sotto il dominio ottomano durò cinque secoli [1]. La fama del regno dei Nemanja finì, ma rimase la Chiesa ortodossa e la fede in Cristo Salvatore, e al popolo serbo rimase un retaggio inestimabile: monasteri dotati di splendidi dipinti e manoscritti sulla storia dei serbi.

Tuttavia, nessun serbo può dimenticare il più grande dolore e offesa causati al popolo serbo nel 1594 dai turchi [2], quando questi ultimi bruciarono le reliquie di san Sava, primo arcivescovo serbo [3]. Le reliquie erano al monastero di Mileshevo, portate nel 1237 da Târnovo, dove san Sava era deceduto nel 1235 [4]. I turchi le portarono da Mileshevo a Belgrado e le bruciarono davanti alla folla sulla collina della città chiamata Vrachar.

Nel 1894, 300 anni dopo il rogo delle reliquie di san Sava [5], per il desiderio di commemorare questo evento, il metropolita Mihajlo [6] di Belgrado e un centinaio di altre persone importanti di Belgrado, costituì la Società per la costruzione della cattedrale di san Sava sulla collina di Vrachar, con l'obiettivo di costruire una cattedrale sul sito in cui le reliquie del santo erano state bruciate. La cattedrale doveva diventare un simbolo dello Stato, della Chiesa ortodossa, delle tradizioni, dell'indipendenza e dell'identità nazionale e religiosa.

La Società per la costruzione della cattedrale di san Sava sulla collina di Vrachar creò uno statuto regolare per la costruzione della cattedrale, composto da 29 articoli, e il primo articolo dello statuto precisava che la Società per la costruzione della cattedrale di san Sava era stata formata a Belgrado per soddisfare un desiderio secolare del popolo serbo di avere una cattedrale nazionale dedicata al primo arcivescovo e illuminatore del popolo serbo, san Sava [7].

Per dare l'avvio a una cattedrale, i primi membri della Società decisero di costruire una chiesa-cappella, detta chiesa di san Sava – la predecessore. Questa chiesa fu costruita in 57 giorni, e consacrata il 10 maggio 1895.

Nella cronaca della chiesa di san Sava si dice che il terreno su cui sarebbe stata costruita la cattedrale fu acquistato, e in parte donato, e in totale si tratta di una superficie di 58.518 m² [8].

Nel 1900, l'Assemblea Nazionale dichiarò per legge che la futura cattedrale sarebbe stata il simbolo nazionale di tutti i serbi, e nel 1911 il presidente del consiglio comunale Liuba M. Davidović decise il luogo dove la futura cattedrale sarebbe stata costruita [9]. Il sito scelto per la costruzione della cattedrale simbolo del popolo serbo è molto adatto: su una collina situata al centro della conversione di diversi ampi viali, in una prospettiva in cui si vede crescere in dimensioni una grande chiesa, imponente alla vista anche senza essere cercata. È un luogo che offre alla cattedrale l'opportunità di proteggere tutta la città, garantendole la vera pace di cui ha bisogno. Il luogo fa in modo che la cattedrale sia vista in tutte le parti della città.

L'idea di costruire una cattedrale nazionale si trova per la prima volta nel 1878 negli scritti del giudice Sreten Popović [10]. Ma solo il 13 maggio 1905 si svolse il primo concorso per i progetti della futura cattedrale. Le condizioni che dovevano rispettare gli architetti nei progetti da presentare erano queste: la cattedrale doveva essere rappresentativa, monumentale, in stile bizantino-serbo, avere una superficie di 2000-2500 m², essere dotata di sistema riscaldamento e avere un campanile separato [11].

Al concorso furono presentati cinque progetti, ma per mancanza di specialisti in architettura, questi progetti furono inviati nel 1906 per consultazione, correzione e miglioramento all'Accademia delle Arti dell'Impero Russo a San Pietroburgo. La commissione dell'Accademia decise: data l'importanza della cattedrale, non siamo in grado di raccomandare nessuno dei progetti presentati [12].

Dopo l'iniziò della guerra bulgaro-serba nel 1912 [13], seguita dalla prima guerra mondiale, non ci furono possibilità di organizzare un altro concorso, e il progetto fu bloccato. Solo dopo la prima guerra mondiale e la liberazione della Serbia dagli eserciti stranieri nel 1920 si formò una nuova Società per la costruzione della cattedrale di san Sava, il cui responsabile era il patriarca Dimitri [14].

Nel 1926, fu annunciato un nuovo concorso a cui furono chiamati gli architetti di tutta la Jugoslavia. Le condizioni per il progetto erano le seguenti: la cattedrale doveva essere in stile bizantino-serbo contemporaneo, avere una capacità di 6000 persone e una superficie di 3000. Al concorso furono presentati 22 progetti. La Commissione decise che nessun progetto soddisfaceva pienamente i requisiti, quindi non furono assegnati il primo e il terzo posto e il secondo posto al concorso fu vinto da Bogdan Nestorović, che in futuro avrebbe collaborato con Aleksandar Deroko [15].

Nel 1930, alla guida della Chiesa ortodossa serba fu scelto il patriarca Varnava [16]. In un incontro con i membri della Società per la costruzione della cattedrale di san Sava, questi precisè alcuni aspetti importanti per la cattedrale: per la costruzione della cattedrale è stato stabilito un progetto, ma restano da trovare famosi specialisti che facessero il prototipo della cattedrale del santo serbo. Desideriamo che sia in marmo, in rilievo, ben decorata, e che mosaici e affreschi trasmettano la nostra storia, la nostra vita e gli eventi importanti... [17]. Ai tempi del patriarca Varnava non furono assegnati altri ruoli se non quelli degli specialisti che avrebbero ripreso i lavori della cattedrale.

La costruzione della Cattedrale ebbe inizio nel 1935, e il 10 maggio 1939 [18], giorno in cui si commemoravano 345 anni dall'incendio delle reliquie di san Sava, il patriarca Gavrilo (Dojić) [19], insieme con il re Pietro II Karageorgević e con la partecipazione di molti fedeli, pose sulla pietra angolare l'iscrizione: Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito, nel periodo del regno del pio sovrano Pietro II Karageorgević e del governo regale, con la benedizione di sua Beatitudine il beatissimo patriarca Gavrilo della Serbia e la partecipazione di una moltitudine di credenti, si benedice oggi, 10 maggio dell'anno della salvezza1939, questo inizio di fondazione della cattedrale metropolitana in onore e ricordo di san Sava... con il contributo del nostro pio popolo e con lo zelo della Società per la costruzione della cattedrale di san Sava, si costruisce questa grande cattedrale sulla collina Vrachar a Belgrado, sul luogo in cui sono state bruciate le reliquie di san Sava, come monumento visibile ed eterno, come segno di profonda gratitudine di tutto il nostro popolo, al primo arcivescovo, maestro, illuminatore e ri-vivificatore del popolo serbo, gradito a Dio, pari agli apostoli tra gli slavi, san Sava... per il bene della nostra santa Chiesa ortodossa, per la benedizione e la prosperità della casa reale e di tutto il nostro popolo. AMEN [20].

Dal momento della ripresa dei lavori di costruzione nel 1935 fino all'occupazione tedesca della Serbia, sono state edificate le mura fino a un'altezza di circa 7-11 metri. Con l'inizio del bombardamento tedesco di Belgrado il 6 maggio 1941 sono stati sospesi tutti i lavori [21], e il luogo è stato utilizzato dall'esercito tedesco come parcheggio. Dopo la fine della guerra nel 1944, la costruzione è stata occupata dai partigiani e dalle truppe sovietiche, sempre utilizzata come parcheggio, e in seguito è stata utilizzata come magazzino per diverse attività.

Nel 1945, il nuovo potere comunista sequestrò tutti i terreni previsti per la cattedrale, tra cui la chiesa-cappella e la casa parrocchiale [22]. A seguito di questi spiacevoli eventi, la Società per la costruzione della cattedrale di san Sava venne annullata e non sarebbe stata ristabilita fino al 2001.

Con l'arrivo a capo della Chiesa ortodossa serba del patriarca Gherman [23] rinacque anche l'idea di costruire la cattedrale simbolo. Dopo molte insistenze presso la leadership della Jugoslavia, e solo dopo 88 richieste formali al vertice statale, richieste ogni volta respinte, nel 1984 si giunse a un accordo per riprendere i lavori di costruzione. Nel settembre dello stesso anno, il patriarca Gherman nominò il professor Branko Pesić ingegnere capo per la continuazione dei progetti e l'organizzazione del lavoro per la cattedrale di san Sava [24].

Dopo mezzo secolo, Domenica 12 maggio 1985, all'interno delle mura della cattedrale incompiuta, dopo una pulizia e una preparazione speciale, si celebrò la santa Liturgia con il patriarca Gherman a capo di un gruppo di 20 vescovi, 27 sacerdoti e 22 diaconi. L'immagine di questo evento è riportata dall'ingegnere capo Branko Pesić: c'era una grande commozione il 12 maggio 1985 non solo a Belgrado, ma in tutta la Serbia. Non riuscivamo a credere che finalmente riprendessero i lavori della cattedrale, che i comunisti avessero ceduto... Tutto era pronto per la grande liturgia. Grosse nuvole incombevano su Belgrado, ci aspettavamo da un momento all'altro la pioggia. Folle di gente accorrevano da tutte le parti della città, la cattedrale era piena, e anche tutta la zona circostante. Il coro composto da 300 cantori era pronto sul podio... Al momento in cui sono apparsi il patriarca Gherman circondato da 20 vescovi, 27 sacerdoti e 22 diaconi, il sole è spuntato a sorpresa, portando un sollievo totale [25].

A questa Liturgia parteciparono molte persone: nella cattedrale entrarono circa 12.000 persone e attorno ad essa ce n'erano circa 80.000 [26]. Dopo la Liturgia furono consacrate le pareti e fu posta una nuova iscrizione. Ecco il testo dell'iscrizione: Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Noi, Gherman, per grazia di Dio arcivescovo di Peć, metropolita di Belgrado e Karlovac e patriarca della Chiesa ortodossa serba, insieme ai vescovi della Chiesa ortodossa serba, abbiamo celebrato la santa Liturgia oggi, domenica 12 maggio 1985, e abbiamo riconsacrato le fondamenta della cattedrale-simbolo di san Sava, iniziate molto tempo fa (1935) a Belgrado sulla collina di Vrachar, in onore del primo arcivescovo e illuminatore serbo, e lo confermiamo attraverso questa iscrizione e la nostra firma [27].

La costruzione era pronta per la continuazione dei lavori, e il 14 aprile 1986, alla presenza del patriarca Gherman, circondato da vescovi, ebbero inizio le gettate di cemento. Questo fu il primo cambiamento fisico alla cattedrale, la prima crescita in altezza. Il primo salto nella crescita dei muri fu di 5 metri, e mostrò agli abitanti di Belgrado, e non solo, che erano ripresi i lavori della più grande chiesa serba di tutti i tempi.

Raccolta di fondi

Per realizzare questo grande progetto del popolo serbo, di avere una cattedrale-simbolo, il Patriarcato serbo, insieme con lo Stato, organizzò una campagna di informazione. Questa aveva come scopo di informare il pubblico in merito al progetto della cattedrale e di attrarre sponsor e donazioni per la sua costruzione. Furono anche organizzate mostre e convegni sulla futura cattedrale, supportati da vescovi, professori e architetti, che parlavano del futuro simbolo dei serbi.

La prima conferenza di questo genere si tenne presso il Museo di belle arti di Belgrado nel febbraio 1988, e alla sua apertura c'erano tanti partecipanti che non bastava lo spazio all'interno del Museo. Fu la mostra più visitata dopo la seconda guerra mondiale. Fu aperta dal patriarca Gherman e dal direttore del Museo, Bojan Radojković. A questa mostra fu venduto il libro La cattedrale-monumento a san Sava sulla collina di Vrachar 1895-1988, scritto da Branko Pesić, e furono donati fondi per la costruzione della cattedrale [28].

Tali conferenze ebbero luogo in tutta la ex Jugoslavia: a Belgrado, Kraguevac, Novi Sad, Nis e Pancevo, Serbia; a Podgorica, Montenegro; a Dubrovnik e Zagabria, Croazia; ma anche in alcuni dei monasteri più famosi in Serbia. Si organizzarono conferenze anche al di fuori della Jugoslavia: a Londra, Birmingham, Bedford e Derby, Regno Unito; a Malmo e Stoccolma, Svezia; a Monaco di Baviera, Dusseldorf e Hildesheim, Germania; a Zurigo, Svizzera; a Vienna, Austria; a Trieste, Italia; ad Atene e Salonicco, Grecia; a Melbourne, Sydney, Adelaide, Canberra e Brisbane, Australia; a Varsavia, Polonia e a Mosca, Russia. Tali conferenze, con gran numero di partecipanti, portarono notevoli entrate per costruire la futura cattedrale.

Il 25 maggio 2002, nel palazzo patriarcale di Belgrado alla presenza dei membri del Santo Sinodo si riunì in sessione corpo centrale per la continuazione dei lavori della cattedrale di san Sava. L'incontro vide la partecipazione dal rappresentante dei serbi negli USA – Kosta Papić, che donò, da parte della comunità serba negli Stati Uniti, 80.000 dollari [29].

Dopo l'appello lanciato ai cittadini dal primo ministro serbo, Zoran Djindjić, dal 3 settembre all'8 ottobre 2002, per completare i lavori della facciata della cattedrale di san Sava furono raccolti 52 milioni di dinari, l'equivalente di € 850.000 [30].

Fino al 1991, la maggior parte delle donazioni equivaleva a grandi somme, ma gli anni di guerra e le altre avversità che colpirono il popolo serbo portarono i donatori a contribuire piccoli importi. Il professore e ingegnere capo Branko Pesic disse a un certo punto: se ogni cittadino serbo contribuisse due dollari, ci sarebbero abbastanza soldi per completare la cattedrale. Ciò significa che piccoli sussidi sono molto importanti per la costruzione della chiesa. E non dimenticate che tutti i grandi edifici, in particolare le chiese, sono realizzati in tempi di crisi [31].

Le più grandi raccolte sono state fatte nell'Arcidiocesi di Belgrado e Karlovac, poi nel territorio dell’ex Jugoslavia, e il terzo contributo è stato quello della diaspora. Queste donazioni riflettono anche la necessità spirituale per il popolo di questa chiesa-simbolo.

Ricordiamo che i lavori della Chiesa furono ripresi nel 1985 sulle vecchie fondamenta pre-esistenti, e che da allora fino al 1991 si è raccolto denaro per circa 15 milioni di dollari USA [32].

Un ruolo importante nella costruzione della cattedrale fu quello della Società per la costruzione della cattedrale di san Sava. Anche se la società era stata sciolta nel 1945, fu ricostituita nel settembre 2001 su iniziativa del primo ministro serbo Zoran Djindjić. Questa volta i membri dell'associazione erano politici, banchieri e imprenditori privati. Si è convenuto che ciascuno dei 31 membri presenti contribuisse ogni anno due milioni di dinari, pari a € 32.260, in totale 1.000.000 € all'anno.

Un'altra forma di raccolta di fondi per la costruzione della cattedrale è stata l'organizzazione di una Serata di donazioni per la chiesa di san Sava. Questa ha avuto luogo il 26 novembre 2002, all'Hotel Intercontinental di Belgrado, organizzata dal ministro per gli Affari religiosi, Vojislav Milovanović. Erano attesi oltre un centinaio di imprenditori pubblici e privati. L'ingresso per gli imprenditori era di 300.000 dinari (5.000 euro) e per i cittadini di 5000 dinari (80 euro), e furono raccolti 112 milioni di dinari (1,8 milioni di euro). A questa serata di beneficenza partecipò il primo ministro Zoran Djindjić, che era anche presidente della Società per la costruzione della cattedrale di san Sava. Nel suo discorso, Djindjić dichiarò: Qualunque cosa accada nel prossimo anno, la cattedrale sarà completata. Nessuna crisi può rallentare il lavoro e il progetto sarà portato a compimento, a prescindere dalla situazione politica in parlamento e nel governo [33]. Il municipio di Belgrado concesse aiuti nel 2002 per 20 milioni di dinari (circa 325.000 euro), e dal consiglio comunale di Nis furono ricevuti 50 mila dinari (circa 850 euro).

Un'altra forma per raccogliere fondi per la cattedrale-simbolo dei serbi è stata l'introduzione di un timbro di otto dinari per tutti i pacchi inviati per posta. Così, dal 16 gennaio al 31 luglio 2006, furono raccolti 135,8 milioni di dinari, ovvero 1.630.000 euro. Il 20 agosto 2011, il governo serbo decise che su ogni busta o pacco inviato si pagasse un timbro di 10 dinari per la cattedrale-simbolo di san Sava. Molta gente protestò contro questa decisione, ma il governo precisò che il completamento della cattedrale di san Sava non è una questione di fede, di religione o di numero di credenti, ma un progetto nazionale iniziato nel 1939 e tuttora incompiuto [34].

Le rifiniture interne, i mosaici e gli affreschi richiederanno oltre 30 milioni di euro, soldi che saranno pagati dal governo della Federazione Russa [35].

Consolidamenti della vecchia struttura

Per continuare il lavoro di costruzione è stato necessario, in primo luogo, rafforzare le vecchie fondamenta e costruzioni. Sono stati introdotti rinforzi di cemento armato sotto le vecchie fondamenta a una profondità di 12 metri. Nelle zone del santuario, del nartece e delle absidi sono state cambiate tutte le fondamenta, poiché si è constatato che non erano in cemento armato. Si è intervenuto sul progetto e sono state fatte estensioni, è stato deciso che i pilastri che sostengono la grande cupola siano separati da parti minori della cattedrale. Inoltre, sono stati predisposti sistemi di canalizzazione e di ventilazione. Dopo tutte queste importanti opere sono stati fatti i preparativi per la cupola. La cattedrale è prevista per resistere a un terremoto di magnitudo fino a 8 gradi della scala Richter [36].

Dopo molte ricerche e studi si è constatato che, dal punto di vista finanziario e tecnico, era meglio costruire la cupola centrale al livello del suolo, e quindi issarla sulle pareti di resistenza della chiesa attraverso un difficile processo. La cupola è stata costruita all'interno della chiesa, con un diametro di 35 metri, un'altezza 28 metri e un peso di 4.000 tonnellate. La cupola è stata sollevata a un'altezza di 40 metri in 20 giorni, per 2,5 metri al giorno, e quindi con un'ultima ascesa di 36,69 metri. La cupola è stata coperta con un foglio di rame e sollevata nella chiesa tramite 16 gru idrauliche. Dopo il sollevamento della cupola non si è più lavorato su di essa [37]. La cupola è supportata da pendenti, un'innovazione prima testata anche a Hagia Sofia, mentre le cupole adiacenti, più piccole, svolgono il ruolo di archi di bilanciamento, inventati molto più tardi nello stile gotico.

La grande croce posta sulla cupola centrale, è di 12 metri d'altezza e del peso di 4 tonnellate. Sul tetto della cattedrale sono quattro croci di 4,5 metri sulle torri, di 3,5 metri su otto guglie minori e cinque croci, tutte di 3,5 metri, sull'abside dell'altare. Tutte queste croci sono dorate, e il modello della croce sulla grande cupola, a seguito di una decisione del Santo Sinodo del 22 settembre 1988, è stata chiamata Croce di san Sava, modello da allora utilizzato per le onorificenze e le croci pettorali [38].

Dopo questi anni di lavoro continuo la molto ambita cattedrale del popolo serbo, per l'abilità mostrata da ingegneri e operai, era pronta per quanto riguarda la costruzione esterna e interna. Ma, purtroppo, quando è stata eretta più grande cattedrale nel centro di Belgrado e quando tutti gli occhi si erano concentrati su di lei, sul popolo serbo sono piombati altri problemi. Si è smembrata la Jugoslavia, ci sono state guerre tra paesi dell'ex Jugoslavia, pesanti sanzioni sullo stato hanno ridotto in povertà il paese, molti profughi vi hanno cercato rifugio, e, infine, hanno subito i bombardamenti della NATO e degli Stati Uniti. Tutto questo ha avuto conseguenze negative sulla Chiesa ortodossa serba, sui costruttori, e anche sulla continuazione del progetto della cattedrale di san Sava.

Il tetto e tutte le grondaie dalla cattedrale sono stati fatti dall'azienda Drajić. Sulla facciata della chiesa, disposte in un insieme architettonico si vedono 130 aperture: finestre, rosette, aperture dei campanili, ecc. Tutti questi insieme occupano una superficie di 874 m². La costruzione di tutti gli infissi è stata fatta secondo una tecnica specializzata in alluminio anodizzato color bronzo. La loro esecuzione e installazione è stata fatta dall'azienda Tehnokoping di Belgrado. I vetri delle finestre sono stati montati dall'azienda Zvezda, di Zemun.

Il 16 luglio 1996, al principale architetto professor Branko Pesić, a causa di problemi di salute e d'età, è stato concesso di ritirarsi dal progetto. A questo proposito ha ricevuto una comunicazione del Santo Sinodo che lo ringrazia per il contributo al successo della prosecuzione dei lavori di costruzione, del sollevamento e dell'installazione della cupola, dei montaggi del tetto e delle finestre, della speciale acustica, ecc, ricordandogli che il suo nome rimarrà nella memoria di tutti, per la fatica e lo sforzo nella costruzione della cattedrale-simbolo, e i lavori sono stati affidati all'accademico Georgij Zloković [39].

L'accademico Zloković e l'ingegner Stojković hanno insistito molto che la cupola fosse cambiata, sostenendo che sarebbe caduta, ma non sono riusciti a convincere il Santo Sinodo e la cupola è rimasta. Per tre anni non è stato fatto quasi nulla di significativo e la monumentale cattedrale è stata lasciata abbandonata. Alcuni rivestimenti e tubi nelle parti inferiori della chiesa sono stati rubati, la pioggia infiltrandosi e danneggiando l'interno della chiesa e le pareti è scesa alle fondamenta.

Dopo il 1990, la Serbia si è trovata in un periodo difficile [40] e il Patriarca Pavle [41] ha rifiutato di fare grandi investimenti durante la guerra. Dopo il bombardamento che ha avuto luogo in Serbia, il patriarca, che era un asceta, vedendo la povertà nel paese, diceva: il popolo è affamato, non è opportuno preoccuparmi ora di lavori così maestosi. Agli argomenti addotti da parte del primo ministro serbo Zoran Djindjić, che ha detto al patriarca che i soldi sarebbero stati spesi comunque, e la cattedrale sarebbe rimasta incompiuta, il patriarca ha benedetto la continuazione dei lavori. Così Djindjić ha dato un contributo molto grande alla ripresa dei lavori della cattedrale.

Il 3 settembre 2002, il Patriarca Pavle si è incontrato con il primo ministro della Serbia, Zoran Djindjić, i membri della famiglia reale e i rappresentanti delle 31 imprese per decidere come isolare la facciata della chiesa. Il primo ministro ha detto che l'esterno del Tempio di San Sava sarà pronto entro l'anniversario di 200 anni dalla prima rivolta, nel 2004 [42]. Djindjić ha pure detto che la dinamica della costruzione della cattedrale è un simbolo della situazione del paese e ha fatto un appello a tutti i cittadini, invitandoli a contribuire al completamento dei lavori: è arrivato il tempo che tutti i rappresentanti del nostro popolo contribuiscano al sostegno dei lavori; piuttosto che poche centinaia di donazioni consistenti, è meglio avere alcuni milioni di piccole donazioni, in cui ciascuno contribuisce quanto può. Questa cattedrale è la ricchezza di ogni cittadino della Serbia, di chiunque vive in essa, che daremo eredità ai nostri figli e nipoti... Se finiamo bene questa chiesa, sarà un esempio che abbiamo iniziato con successo questo secolo [43].

La facciata è rivestita in marmo bianco portato da Drama, in Grecia. Il parapetto fino a un'altezza di 2 metri è in granito. La quantità di marmo bianco utilizzato è di 10.500 m², del peso di 3.000 tonnellate [44]. La facciata è stata completata il 18 dicembre 2003.

Autori del progetto della cattedrale

Tra gli anni 1935 e 1941:

Architettura: Prof. Arch. Bogdan Nestorović e Prof. Arch. Aleksandar Deroko.

Costruttore: Prof. Ing. Vojislav Zagina.

Ripresa dei lavori nel 1985:

Architettura: Prof. Arch. Branko Pesić.

Edilizia e Tecnologia: ingegneri costruttori - Vojislav Marisavlević, Dusan Arbaiter e Milutin Marianović.

Dal 2000:

Interni: Architetto Dragomir Acović.

Dimensioni della cattedrale

Parlando della cattedrale-simbolo di san Sava a Belgrado possiamo affermare che è il monumento più importante del popolo serbo. Con le sue dimensioni imponenti, è tra le prime dieci chiese cristiane nel mondo, e ai primi posti tra le chiese ortodosse, insieme alla cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca e alla cattedrale di sant'Isacco a San Pietroburgo [45]. Per design e spazio architettonico, la chiesa è un monumento della storia dell'architettura contemporanea. Il progetto è in stile serbo-bizantino.

L'architetto Bogdan Nestorović e e l'accademico Aleksandar Deroko hanno realizzato un progetto finora inedito in architettura delle chiese, dalla forma unica, di un singolo spazio senza pilastri. Il nuovo progetto del 1985 è conforme alla forma generale del progetto precedente, ma lascia la sua impronta con la modernizzazione della costruzione e la finitura della facciata.

La cupola centrale è modificata rispetto al precedente progetto, trasformata da una cupola piatta a una cupola profonda, consentendo l'accesso all'interno e all'esterno intorno ad essa. Inoltre l'acustica della cattedrale è migliorata montando vasetti nel fondo della cupola. È migliorato il sistema di protezione dall'umidità che potrebbe penetrare dall'esterno. Invece di una croce di 6 metri sulla cupola centrale è stata montata una croce 12 metri, e sulle altre cupole sono montate 18 croci di diverse dimensioni, tutte dorate. La facciata è rivestita in marmo bianco spesso 3 cm e ha un sistema di ventilazione.

La cattedrale ha una lunghezza di 91 metri da est a ovest, e di 81 metri da nord a sud, un'altezza di 68 metri, con una croce sulla cupola di altri 12 metri, 80 metri in totale. La chiesa occupa un'area di 3.650 m² al suolo, con tre gallerie al primo piano di 1.276 m², e il campanile di 504 m². Al secondo livello si trova una galleria di 186m², e sotto a questa e sotto la cupola vi è un'altra galleria di 401 m². La superficie esterna della cupola, fin dove si può andare, è di 160 m², mentre la cripta è di  1800 m², a una profondità di 7 metri. In totale, la superficie utilizzata è di 7.382 m². La cubatura esterna della chiesa è di 150.000 m³, e di 130.000 m³ all'interno. Nella Chiesa e nelle gallerie c'è posto per 12.000 persone, e per 800 persone nella galleria del coro.

La chiesa ha 13 cupole, 5 semicupole a guscio e 5 piccole cupole sopra l'altare. L'apertura della cupola centrale è di 36 metri all'esterno e di 35,15 metri all'interno. Tutte le cupole e semicupole sono ricoperte da lastre di rame. La cupola centrale è semicircolare, con il tamburo composto da 24 finestre. In essa sono fissati 400 vasetti per l'acustica.

La cattedrale ha quattro torri campanarie, ciascuna con scale e spazi previsti per ascensori. Nelle guglie di ingresso sono montate 49 campane di diverse dimensioni, tutte insieme del peso di 25 tonnellate. La campana più grande è di 204 cm di diametro e pesa 6.128 kg e la campana più piccola ha un diametro di 20 cm e pesa 11 kg. Le campane hanno una precisione tonica ben definita. Ognuna ha un'armonia di 50 toni, e tutte insieme danno un bel colore al suono. Il suono è orientato da ovest verso est, sollecitando in tal modo i fedeli ad accostarsi all'altare [46]. Il costo totale delle campane è di 330 mila dollari. Ogni campana è stata donata alla chiesa e su di essa è segnato il nome del donatore. La campana più costosa è costata 110.000 dollari USA. Tutte le campane sono state create in Austria dalla compagnia Grasmair [47].

La chiesa è illuminata da 130 finestre, tutte in cristallo, che insieme hanno una superficie di 875 m². Le 9 grandi porte, sue due parti, fatte di quercia bianca, hanno le dimensioni di 3,90 x 6,10 metri e un peso di 3,5 tonnellate. Ci sono anche porte a ovest, nord e sud, 4 porte ai campanili e 4 all'uscita della cupola. Il pavimento è in piastrelle in granito di vari colori, sotto le quali è installato il riscaldamento. Al centro della chiesa sarà montato un lampadario del diametro di 30 metri. Nel seminterrato si trovano la cripta della chiesa e un magazzino dalla superficie di 1600 m².

Pitture della cattedrale

La decorazione interna della cattedrale di san Sava sulla collina di Vrachar sarà pronta nel 2022. l'interno della più grande cattedrale dei Balcani sarà fatto dei migliori mosaici in stile bizantino serbo e avrà una superficie di 17.000 m². I lavori saranno eseguiti da oltre trecento specialisti russi e bielorussi con una vasta esperienza nel settore, guidati dal rinomato accademico Nikolaj Mukhin [48], conosciuto nei Balcani per il lavoro svolto nella cattedrale metropolitana di Zagabria.

Gli ultimi e più difficili dettagli all'interno della chiesa di San Sava sono stati analizzati nel corso della riunione tenutasi presso l'Accademia di belle arti di Mosca. Qui è stato deciso che questo vasto lavoro sia eseguito dagli specialisti russi che hanno lavorato alla Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, che è anche un modello per la cattedrale di Belgrado.

Nella cattedrale a Belgrado lavoreranno più di 300 specialisti e il loro lavoro sarà il più grande del suo genere in Europa. La pittura comprenderà 572 santi sotto le arcate, e le opere decorative e di ornamentazione di pilastri sono state avviate nel 2003. Gli specialisti che si occuperanno dei mosaici lavoreranno in stile serbo-bizantino, senza influenze moderne. In primo luogo visiteranno alcuni monasteri e chiese in Serbia e Montenegro, per conoscere meglio la pittura serba. La loro missione non è facile, perché deve rappresentare tutta la storia della Serbia e quella universale, dell'Antico e del Nuovo Testamento. Le pareti saranno dipinte con oltre 500 santi, grandi figure spirituali: serbi, russi, georgiani, bulgari e romeni. Nella grande cupola sarà fatta l'icona della Risurrezione e sulla navata centrale, sopra l'abside dell'altare, dominerà l'icona della Pentecoste [49]. Il popolo serbo è in attesa di vedere questa cattedrale-simbolo completata, realizzando così il desiderio secolare di questa nazione cristiana ortodossa.

Inaugurazione della Cattedrale di San Sava

Dall'8 al 10 maggio 2004, al compimento dei due secoli dalla prima rivolta serba del 1804, la Chiesa ortodossa serba e la città di Belgrado hanno organizzato funzioni, processioni e concerti in memoria della prima ribellione, ma anche in occasione dell'inaugurazione della cattedrale-simbolo di san Sava.

Il 10 maggio 2004, alla festa del santo arcivescovo Sava, nella Cattedrale è stata celebrata la santa Liturgia da parte del Patriarca Ecumenico Bartolomeo [50] circondato da tutti i gerarchi della Chiesa ortodossa serba guidata dal Patriarca Pavle e da vescovi rappresentanti delle Chiese ortodosse sorelle [51]. La presenza impressionante di membri di altre Chiese sorelle evidenzia che tali eventi sono una gioia per tutta la Chiesa universale.

Sottolineiamo che sul territorio della Serbia non si era mai visto un numero tanto grande di delegati dalle Chiese ortodosse sorelle fin dal 1920, quando la Chiesa serba era stata elevata di nuovo al rango di patriarcato. [52]

Alla celebrazione hanno partecipato anche membri delle autorità locali e centrali, guidati da Svetozar Marović – presidente dell'Unione di Serbia e Montenegro, dal presidente del governo serbo – Vojislav Kostunica, dal sindaco di Belgrado – Nenad Bogdanović, i membri della casa reale, ma anche membri di altre confessioni e religioni in Serbia e Montenegro.

Dopo la Divina Liturgia è stata inaugurata la cattedrale-simbolo. Dopo l'apertura è stata officiata una cerimonia commemorativa per coloro che sono morti sui campi di battaglia nelle due rivolte serbe e, infine, è stata posta la prima pietra del futuro palazzo patriarcale serbo, che sarà costruito accanto a questa bella chiesa.

Al termine di questo lavoro vorrei fare un confronto tra la Serbia e la Federazione Russa, i due paesi ortodossi che hanno le più grandi cattedrali. La Serbia ha una popolazione di 7.120.666 abitanti, senza il Kosovo [53], e una diaspora di circa 4 milioni. La situazione economica è precaria, con poche risorse naturali. La Federazione Russa ha una popolazione di 148.704.300 abitanti [54], con un'economia molto più sviluppata di quella della Serbia e con molte risorse naturali. A prescindere da qualsiasi bilancio sociale o economico di questi stati, hanno qualcosa in comune, hanno una cattedrale-simbolo, e queste cattedrali sono le più grandi del mondo ortodosso.

Quindi, perché un popolo abbia una cattedrale-simbolo non è determinante il numero di abitanti di uno Stato, né il suo livello economico, ma è importante l'amore e il rispettare che il popolo ha per il suo passato, presente e futuro, così come per la sua identità nazionale e religiosa rafforzata dalle offerte dei santi del popolo.

Note

[1] Le traduzioni di questo documento sono proprietà dell'autore.

[2] Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква у историји, Ed. Академија Српске Православне Цркве за уметност и консервацију, Београд 2007, p. 333. Проф. Др. Рајко Веселиновић, Историја Српске Православне Цркве са народном историјом, Vol II, Ed. Свети Архијерејски Синод Српске Православне Цркве, Београд, 2010, p. 105. Le reliquie di San Sava sono state bruciate dai turchi nel 1594, il 27 aprile / 10 maggio.

[3]Проф. Др. Рајко Веселиновић, Историја Српске Православне Цркве са народном историјом, Vol I, Ed. Свети Архијерејски Синод Српске Православне Цркве, Београд 2010, pp. 113-115.

[4] Проф. Др. Рајко Веселиновић, Историја Српске... Vol II, p. 18.

[5] Бранко Пешић, Позив код Германа in Вечерње Новости, 3 maggio 2004.

[6] Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква..., pag 335.; il metropolita di Belgrado Mihajlo (Jovanović), 1826-1898, fu metropolita negli anni 1859-1881 e 1889-1898.

[7] Lo Statuto della Società per la costruzione della cattedrale di san Sava sulla collina di Vrachar è stato approvato con la legge n. 1477 del 31 dicembre 1895 del Ministero della Pubblica Istruzione e dei culti a in Belgrado.

http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Istorija/PocetakGradnje.htm, consultato il 20.11.2014.

[8] Бранко Пешић, Позив код...

[9] Соња Влајнић, Пројекат дуг 129 година, în Недељни Телеграф 1 agosto 2007.

[10] Ibidem.

[13] La prima guerra balcanica del 1912 segnò la decisione dei popoli balcanici (greci, bulgari, serbi) di dividere in modo permanente ciò che era rimasto della parte europea dell'Impero Ottomano. http://www.ipedia.ro/razboaiele-balcanice-754/, consultato il 20.11.2014.

[14] Проф. Др. Рајко Веселиновић, Историја Српске Православне Цркве са народном историјом, Vol III, Ed. Свети Архијерејски Синод Српске Православне Цркве, Београд, 2010, p 259.; Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква..., pag. 335. Il patriarca Dimitri (Pavlović), 1846-1930, fu l'ultimo metropolita di Belgrado (1905-1920) e il primo patriarca della Chiesa ortodossa serba unita (1920-1930).

[15] Освећење темеља велелепног храма Св. Cаве, in Гласник, rivista del patriarcato serbo, anno XX, 4/17 maggio 1939, n. 10-11, pp. 249; http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Istorija/PocetakGradnje.htm, consultato il 20.11.2014.

[16] Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква..., pag 335.; il patriarca Varnava (Rosić), 1880-1937, fu patriarca di Serbia nel periodo 1903-1937.

[17] Бранко Пешић, Позив код... "За израду плана решили смо да позовемо признате стручњаке који ће дати прототип за храма српског светитеља. Хоћемо да буде у мермеру, рељефима, украсима, у мазајку и фрескама изложена сва наша историја, зивот и догађаји ... ".

[18] Соња Влајнић, Пројекат дуг 129 година, in Недељни Телеграф, 1 аgosto 2007.

[19] Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква..., pag 335.; il patriarca Gavrilo (Dojić), 1881-1950 fu patriarca nel periodo 1938-1950.

[20] Освећење темеља..., pp. 248-249. "У име Оца и Сина и Светог Духа, за владе благоветног господара Петра Другог карађорђевића и Његовог Краљевског Намесништва, благословом и чинодејством Његове Светости патријарха српског Гаврила и многобројног народа освети се 10.маја љета Господњег 1939.овај темељ започетог саборног храма у славу и спомен Светог Саве .... пожртвовањем благочестивог нашег народа и ревносним руководством Друштва за подизање храма Светог Саве на Врачару подиже се овај величанствени храм у Београду на Врачару на месту где су спаљене чесне мошти Светитељеве као видан и вечити споменик дубоке захвалности свега нашега народа своме првом Архиепископу, Учитељу, Просветитељу и Препородитељу српском, великом Угоднику Божјем, Равноапостолу и Светитељу Словена Светом Сави ... на добро наше свете православне Цркве, на срећу и напредак нашег узвишеног Краљевског Дома и целог нашег народа. Амин ".

[21] Соња Влајнић, Пројекат дуг 129...

[22] http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Istorija/PocetakGradnje.htm, consultato il 20.11.2014.

[23] Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква..., pag 335.; il patriarca Gherman (Djorić), 1899-1991, fu patriarca di Serbia nel periodo 1958-1990.

[24] http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Istorija/PocetakGradnje.htm, consultato il 21.11.2014.

[25] Бранко Пешић, Комунисти најзад попустили in Вечерње Новости, 4 maggio 2004. "Велико узбуђење је било 12. маја 1985. у Београду и целој Србији. Нисмо могли да верујемо да најзад почињемо градњу храма, да је комунистична власт најзад попустила ... Све је било спремно за велику литургију. Тамни облаци су се надвили над Београдом, стрепели смо да ће падати киша. Народ се сливао из свих крајева града, храм је био потпуно испуњен, Светосавски плато и простор око храма такође. Хор смештен на подијуму имао је око 300 певача ... У часу када се појавио патријарх Герман са двадесет архијереја, двадесет седам свештеника и двадесет два ђакона, грануло је изненада сунце, на опште усхићење ".

[26] http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Istorija/PocetakGradnje.htm, consultato il 21.11.2014.

[27] Бранко Пешић, Комунисти најзад ... "У име Оца и Сина и Светога Духа Ми Герман по милости Божјој православни архиепископПећки митрополит Београдско-Каровачки и Патриарх Српски са Архијерејима православне цркве одслужисмо свету литургију данас, у недељу 12 маја 1985 и извршисмо ново освећењије темеља, давно започетог (1935) у Београду на Врачару, Спомен-Храма Светитеља Саве, првог српског Архијепископа и просветитеља, што овом Повељом и нашим потписима сведочимо ".

[28] Бранко Пешић, Светиње поново расте in Вечерње Новости, 5 maggio 2004.

[29] Срби из САД даривали 80.000 долара за завршетак Храма, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2002-2.htm, consultato il 22.11.2014.

[30] Динар по динар - Храм до 2004 године, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2002-3.htm, consultato il 22.11.2014.

[31] Ibidem, "Да два долара прилога од сваког Србина завршавају храм до краја. Значи, мали прилози чине велику и значајну своту за изградњу храма. Све највеће грађевине, првенствено црквене, готово увек су грађене у најтежим временима ".

[32] Ibidem.

[33] "Шта год да се деси у наредних годину дана, храм ће бити завршен ... ниједна криза не може спречити наставак градње и да ће радови бити приведени крају без обзира на односе у парламенту и влади, рекао је премијер Владе Србије др Зоран Ђинђић ". Донаторска вечера у хотелу Интерконтинентал у Београду, 27 Novembre 2002, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2002-3.htm, consultato il 24.11.2014.

[34] MD Milik, Pošiljku Utilizzare la "dobrovoljni prilog" za izgradnju patrono Svetog Save, http://www.danas.rs/danasrs/drustvo/uz_posiljku_i_dobrovoljni_prilog_za_izgradnju_hrama_svetog_save_.55.html?news_id=218405, consultato il 25.11.2014.

[35] Б. Влаховић - Р. Драговић, Руси дају 30 милиона евра за осликавање Храма Светог Саве, Вечерње Новости 7 ottobre 2014. http://www.Новости.rs/naslovna/drustvo, consultato il 25.11.2014.

[36] Бранко Пешић, Светиње поново...

[37] Бранко Пешић, Свет упознао српског светитеља in Вечерње Новости, 6 maggio 2004.

[38] Бранко Пешић, Блиста златни крст, in Вечерње Новости, 7 maggio, 2004.

[39] Ibidem.

[40] Соња Влајнић, Пројекат дуг 129...

[41] Протојереј Др. Радомир Поповић, Српска Црква..., pag 335; il patriarca Pavle (Stojković), 1914-2009, è stato patriarca della Chiesa ortodossa serba nel periodo 1990-2009.

[42] Храм добија фасаду, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2002-2.htm, consultato il 22.11.2014. "Екстеријер Храма Светог Саве биће завршен на 200. годисњицу од Првог српског устанка 2004. Године "рекао је премијер Ђинђић.

[43] Ibidem, "Време је да се сви представници нашег народа укључе, да уместо неколико стотина великих прилога имамо неколико милиона малих, нека свако да колико мозе. Да овај Храм буде власништво свих грађана Србије који данас живе у њој и који ће га завештати нашој деци и унуцима ... Ако завршимо овај храм успешно, нека то буде један од доказа да смо у овом веку кренули успешно" рекао је премијер Ђинђић.

[44] Димензије и архитектонске карактеристикехрама Светог Саве на Врачару, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Izgradnja/Arhitektura.htm, consultato il 25.11.2014.

[45] Бранко Пешић, Понос свих срба, in Вечерње Новости, 9 maggio 2004.

[46] Динар по динар-Храм до 2004 године, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2002-3.htm, consultato il 22.11.2014.

[47] Звона Храма Светог Саве, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2001-5.htm, consultato il 22.11.2014.

[48] ​​Б. Влаховић-Р. Драговић, Руси дају 30 милиона евра за осликавање Храма Светог Саве, Вечерње Новости, 7 ottobre 2014. http://www.Новости.rs/naslovna/drustvo  http://www.vesti.rs/Sveti-Sava/Rusi-Daju-30000000-Evra-za-oslikavanje-patron-Svetog-Save-2.html, consultati il 25.11.2014.

[49] Ibidem.

[50] Ho avuto l'opportunità di partecipare anche io a questi giorni di festa per la Chiesa serba, mentre ero studente presso la Facoltà di Teologia ortodossa di Belgrado. Sono riuscito a ottenere la benedizione anche da parte dei vescovi della nostra chiesa.

[51] Dalla Chiesa ortodossa romena erano presenti: sua Eminenza Teofan, allora metropolita di Oltenia e sua Grazia Vincenţiu di Ploieşti, allora vicario patriarcale.

[52] Три дана молитве, http://www.hramsvetogsave.com/Hram/ser/Arhiva/Foto/2004-4.htm#bk2004_4_2, consultato il 29.11.2014.

[53] http://www.srbija.gov.rs/pages/article.php?id=59, consultato il 1.12.2014.

[54] http://www.scritub.com/geografie/Federatia-Rusa3213121314.php, consultato il 1.12.2014.

 
Obbedienza ai vescovi e imposizione di penitenze durante la pandemia di Covid-19 del 2020

Riassunto: La reazione episcopale della Chiesa all'epidemia di SARS-CoV-2 (Covid-19) del 2020 ha presupposto due concetti fondamentali e correlati della vita della Chiesa: la natura dell'obbedienza alle direttive dei vescovi e l'accettazione delle penitenze per la salute spirituale. I decreti che hanno limitato la vita della Chiesa, basata sulla subordinazione all'autorità sanitaria pubblica e civile (Tito 3:1; per esempio, lockdown, distanziamento sociale, tracciamento dei contatti, mascherine, funzioni virtuali, ecc.) hanno contemporaneamente sospeso i fedeli dalle normali riunioni per la santa comunione e per la partecipazione ai misteri (sacramenti) della Chiesa. Il popolo di Dio deve obbedire incondizionatamente agli ordini dei vescovi, soprattutto quando questi ordini penalizzano perone che altrimenti sarebbero fedeli per aver adempiuto alle norme stesse della loro vocazione? La natura dell'obbedienza ai vescovi non limita la capacità della Chiesa di esercitare le sue attività essenziali; piuttosto, l'obbedienza ai vescovi dovrebbe incoraggiare tale attività.

La natura dell'obbedienza ai vescovi

Secondo i canoni ortodossi, "I presbiteri (sacerdoti) o i diaconi non facciano nulla senza l'approvazione del vescovo; poiché è a lui che è affidato il popolo del Signore, ed è a lui che sarà chiesto conto delle loro anime". "Nessuno si sottragga con arroganza all'autorità del proprio vescovo". [1] Questo è il linguaggio tipico dei canoni.

L'autorità e il rispetto del vescovo risiedono nel rapporto del vescovo con la Chiesa. Al vescovo è affidato da Dio il governo della Chiesa che appartiene a Dio. Quindi il vescovo è un amministratore della casa di Dio, responsabile in ultima analisi nei confronti del proprietario della casa, che è Dio. Il vescovo amministra la Chiesa secondo la volontà di Dio, alla quale egli stesso è obbligato.

"Nessuno dunque si vanti negli uomini. Perché tutte le cose sono tue: sia Paolo, sia Apollo, sia Cefa, sia il mondo, sia la vita, sia la morte, sia le cose presenti, sia quelle future, tutto è tuo. E tu sei di Cristo, e Cristo è di Dio. Considerateci così, come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Inoltre è richiesto agli amministratori di essere trovati fedeli". "Mi è stato affidato un ministero" (in greco oikonomia; 1 Cor. 3:21-4:2; 9:17; cfr Ef. 3:2; Col. 1:25; Lc. 12:42-48 ).

Un altro modo per affermare questo rapporto è il modo del pastore (pastore) con il suo gregge. "Esorto i presbiteri [2] che sono in mezzo a voi, io che sono confratello e testimone delle sofferenze di Cristo e anche partecipe della gloria che sarà rivelata: pascete il gregge di Dio che è in mezzo a voi, servite come vescovi, [3] non per costrizione ma volontariamente, non per guadagno disonesto ma con entusiasmo; né come signori su coloro che vi sono affidati, ma come esempi del gregge; e quando apparirà il sommo pastore, riceverete la corona della gloria che non svanisce" (1 Pt 5:1-4). Come un amministratore, il pastore guida il gregge che appartiene a un altro, cioè a Dio.

È importante sottolineare che, in quanto amministratore e pastore, il vescovo governa non con la forza, ma con coloro che vogliono seguirlo volontariamente, guidando come esempio (in greco typos) di ciò che vuole che il gregge faccia. "Imitate me, come anch'io imito Cristo" (1 Cor 11:1). Pertanto l'obbedienza come azione volontaria è molto diversa dalla mera obbedienza che presuppone la coercizione e la rinuncia alla libertà. [4] Due capitoli prima, l'apostolo Pietro scrive: "Eravate come pecore erranti, ma ora siete ritornati al pastore e vescovo delle vostre anime" (1 Pt 2:25), cioè al Signore Gesù crocifisso. Cristo. Come nel caso del Signore Gesù, la guida del vescovo è caratterizzata dall'amore (cfr Gv 10:1-18). [5]

Il vescovo governa ricordando sempre che egli stesso è una delle pecore al seguito di Cristo, e il vescovo non impone mai al gregge ciò che egli stesso non vuole prima praticare, cioè la direzione di Cristo, Vescovo di ogni vescovo e della Chiesa. L'obbedienza al vescovo è uno sforzo reciproco sia del vescovo che della Chiesa nell'obbedienza a Cristo. A questo riguardo il vescovo deve essere disposto a essere obbediente alla Chiesa nella quale governa non con la forza, ma con umiltà e amore reciproco, riconoscendo che la pienezza della Fede non risiede in lui stesso, ma nella Chiesa di cui fa parte. [6]

Rivolgendosi ai presbiteri della Chiesa di Efeso, l'apostolo Paolo parla allo stesso modo: "Abbiate dunque cura di voi stessi e di tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistato con il proprio sangue. Io infatti so questo: dopo la mia partenza entreranno tra voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge. Anche tra voi sorgeranno degli uomini che insegneranno cose perverse per trascinare dietro a sé i discepoli". (At 20:28-30)

Notate innanzitutto che lo Spirito Santo crea i vescovi, questo stesso Spirito Santo che riunisce la Chiesa "in un unico luogo" e la riempie di grazia e della Parola di Dio nella fede (At 2:1; 4:31; 13:2; ecc.) , "la fede che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi" (Gd 3). Leggiamo del Concilio di Gerusalemme che trattava della controversia del giudaismo: "Allora piacque agli apostoli e ai presbiteri, con tutta la Chiesa, di mandare uomini scelti dalla loro comunità... Poiché è parso bene allo Spirito Santo, e a noi, di non imporvi nessun peso maggiore di queste cose necessarie" (At 15:22, 28).

In secondo luogo, la divisione della famiglia e del gregge della Chiesa sarà causata dai vescovi (presbiteri) che trascineranno i discepoli dietro di sé, con le loro opinioni contrarie a "tutto il consiglio di Dio" (At 20:27) già trasmesso alla Chiesa. Nonostante gli inevitabili tentativi dei vescovi in errore, la perversione della verità sarà sempre immediatamente riconoscibile, così che il gregge non sarà sviato, se la Chiesa rimane vigile.

L'apostolo Pietro avverte della natura ingannevole dell'errore che coglie di sorpresa gli incuranti. "Ci saranno tra voi falsi maestri, che introdurranno segretamente eresie distruttive, rinnegando perfino il Signore che li ha acquistati, e attireranno su se stessi una rapida distruzione. E molti seguiranno le loro vie distruttive, a causa dei quali la via della verità sarà blasfema. Con la cupidigia vi sfrutteranno con parole ingannevoli" (2 Pt 2,1-3). Nostro Signore chiama questi falsi profeti lupi travestiti da pecore; tuttavia, "li riconoscerete dai loro frutti" (Mt 7,15-16).

L'obbedienza incondizionata e priva di discernimento alle direttive di un vescovo, semplicemente perché costui ha il titolo e l'incarico di vescovo, può infatti facilitare errori distruttivi nella Chiesa. Spiega san Giovanni Crisostomo. "C'è anche un terzo male (oltre all'anarchia e alla disobbedienza), quando chi governa è cattivo... Perché è meglio non lasciarsi guidare da nessuno, che essere guidati da qualcuno che è malvagio... Come allora dice Paolo: Obbedite a chi vi governa e siate sottomessi (Ebr 13:17)... Che (dici) dunque, quando chi ci governa è malvagio, dovremmo obbedirgli?... Se davvero sbaglia per quanto riguarda la fede, fuggitelo ed evitatelo; non solo se è un uomo, ma anche se è un angelo disceso dal cielo (cfr Gal 1:8)... Ascoltate infatti Cristo che dice: Sulla cattedra di Mosè siedono gli scribi e i farisei. Perciò qualunque cosa vi dicano di osservarla, osservatela e fatela, ma non fatela secondo le loro opere; poiché dicono e non fanno (Mt 23:2-3). Hanno (egli intende) la dignità dell'ufficio, ma sono di vita impura". [7]

Precedentemente, nello stesso capitolo della Lettera agli Ebrei, l'Apostolo scrive: "Ricordate coloro che vi guidano, che vi hanno annunziato la parola di Dio, la cui fede seguite, considerando l'esito della loro condotta. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno" (13,7-8). La regola legittima di un vescovo, e l'obbedienza commisurata a quella regola, ha una duplice base: prima, insegnare la parola di Dio secondo il modello delle sane parole, la sana dottrina (cioè la tradizione ortodossa; si vedano 1 Tim 4:12-16; 2 Tim 1:13-14; Tt 1:9); e in secondo luogo, la condotta pratica tra i fedeli che dimostra tale dottrina. [8] Ancora una volta, il vescovo è per il gregge un esempio di fede e di vita in Cristo immutabile, e nell'esercizio di quella fede e di vita nella Chiesa gli è dovuta piena obbedienza.

L'ultimo aspetto della natura dell'obbedienza ai vescovi è in accordo con la loro funzione primaria all'interno della Chiesa come vescovi: pastori che presiedono la Divina Liturgia che è la definizione stessa, la manifestazione o rivelazione, della Chiesa nella sua interezza. "Il compito del vescovo fin dall'inizio è stato principalmente liturgico, consistente nell'offerta della Divina Eucaristia". [9]

Sant'Ignazio di Antiochia (+107), tra la prima generazione di vescovi dopo gli Apostoli, scrive: "Guardate che tutti seguano il vescovo, come Gesù Cristo segue il Padre, e il presbiterio come se fossero gli Apostoli. E riverite i diaconi come un comandamento di Dio. Nessuno faccia alcuna delle cose che appartengono alla Chiesa senza il vescovo. Si consideri valida (o sicura) eucaristia quella celebrata dal vescovo, o da chi da lui è nominato. Dovunque appaia il vescovo, sia presente la congregazione; come dovunque c'è Gesù Cristo, lì c'è la Chiesa cattolica. Non è lecito né battezzare né tenere un'agape (lett. "pasto d'amore"; v. Gd 12) senza il vescovo; ma tutto ciò che egli approva, questo piace anche a Dio, affinché tutto ciò che fate sia sicuro e valido. [10] Il vescovo Ignazio sta semplicemente chiarificando ciò che scrive l'apostolo Paolo: "quando vi riunite come chiesa" (1 Cor 11:18); cioè, la Chiesa è proprio l'assemblea dei fedeli riuniti per la Divina Liturgia (eucaristia, santa comunione), presieduta dal vescovo.

Clemente, vescovo di Roma (fine del I secolo), esorta i fedeli a riconoscere e a restare nel rango che il Signore ha loro assegnato nella Chiesa: il sommo sacerdote (vescovo), i sacerdoti (presbiteri), i leviti (diaconi) e i laici (il popolo), "non trasgredendo le regole stabilite del proprio ministero, con tutta riverenza". Scrive degli Apostoli che ricevettero il ministero da Cristo: "Predicavano di contrada in contrada e di città in città e costituivano vescovi e diaconi dei futuri credenti (cfr At 6:1-6; 13:1-3; 14:23; 20:17, 28; Fil 1:1; 1 Pt 5:1-4). E questo non era un metodo nuovo, poiché molti anni prima si era scritto di vescovi e diaconi; poiché la Scrittura dice così in un passo: "Stabilirò i loro vescovi nella giustizia e i loro diaconi nella fede" (Is 60:17)". Riguardo alla loro principale funzione liturgica, scrive in questo linguaggio tipico: "Il nostro peccato infatti non è piccolo, se espelleremo dall'episcopato quanti hanno offerto i propri sacrifici in modo irreprensibile e santo". [11]

Questa preghiera di consacrazione di un vescovo dell'inizio del terzo secolo esprime il dovere primario del vescovo nel suo contesto eucaristico e liturgico: "Padre che conosci i cuori di tutti, concedi a questo tuo servo che hai scelto per l'episcopato di nutrire il tuo santo gregge e di servire come tuo sommo sacerdote, affinché possa ministrare irreprensibile notte e giorno, affinché possa incessantemente contemplare e propiziare il tuo volto e offrirti i doni della tua santa Chiesa. E affinché mediante il sommo Spirito sacerdotale abbia il potere di rimettere i peccati secondo il tuo comando (Gv 20:23), di assegnare le sorti secondo il tuo comando (At 1:26), di sciogliere ogni legame secondo l'autorità che tu hai dato. agli Apostoli (Is 58:6; Mt 10:1), e affinché ti piaccia con mansuetudine e cuore puro, offrendoti un profumo soave (Ef. 5:2)". [12]

L'autorità del vescovo, e l'obbedienza a lui dovuta, provengono direttamente dalla santa e divina Trinità residente nella Chiesa riunita attorno a Dio per compiere la sua volontà manifestata nella Divina Liturgia. Il vescovo opera quindi in completa armonia con i presbiteri, i diaconi e le persone così riunite, ciascuno al proprio posto, per guidare la Chiesa verso la salvezza. L'azione del vescovo inizia nella Liturgia (battesimo, ordinazione, matrimonio, [13] comunione), si estende dalla Liturgia alla vita personale dei fedeli (insegnamento, confessione, uso delle offerte, benedizione delle case, cura dei malati), e riconduce alla Liturgia (digiuno, veglia, preghiera, mancanza di coinvolgimento in affari secolari e politici).

Il vescovo e le persone sotto la sua autorità devono concentrarsi singolarmente su ciò che accade nella Divina Liturgia perché "essa è l'intero schema dell'opera di redenzione… il piano divino, affinché guardando ad esso le nostre anime possano essere santificate, e così noi possano essere resi idonei a ricevere questi santi doni... Pieni di queste idee e con il loro ricordo fresco dentro di noi, riceviamo la comunione. In tal modo, aggiungendo santificazione a santificazione, quella del rito sacro a quella delle meditazioni, 'noi siamo trasformati di gloria in gloria' (2 Cor 3:18), cioè da ciò che è minore a ciò che è più grande di tutti" [14]

"Ogni operazione sacra iniziatica (cioè i misteri, o sacramenti) riunisce le nostre vite frammentate in un'unica divinizzazione. Forgia un'unità divina dalle divisioni dentro di noi. Ci garantisce la comunione e l'unione con l'Uno. Ma ritengo che la perfezione degli altri simboli ierarchici (cioè compiuta da uno ierarca, ovvero da un vescovo) sia raggiunta solo attraverso i doni divini perfezionatori della comunione. Infatti difficilmente uno qualunque dei sacramenti ierarchici può essere celebrato senza la divina eucaristia, quale culmine di ogni rito, che opera divinamente un'unione spirituale con colui che riceve il sacramento, concedendogli come dono di Dio le sue misteriose capacità di perfezionamento, perfezionando infatti la sua comunione con Dio... La guida sacra (cioè il vescovo) partecipa anzitutto dell'abbondanza dei santi doni che Dio gli ha comandato di donare agli altri e in questo modo passa a impartirli agli altri. Lo stesso vale per le regole che governano un modo di vivere veramente divino. Chiunque osi ingiustamente insegnare la santità agli altri prima di averla praticata regolarmente è empio ed è estraneo alle norme sacre". [15]

I doveri di un vescovo secondo i canoni della Chiesa si concentrano sulle sue responsabilità liturgiche condotte in modo ortodosso nel contesto della confessione di fede ortodossa. Questi includono: ordinare sacerdoti e diaconi; avere devota cura dei beni, delle proprietà e dei fondi della Chiesa che provvedono al luogo di culto e alla cura dei poveri e dei bisognosi; essere sostenuto dai fondi della Chiesa; risolvere le controversie tra il clero; catechizzare e battezzare; non impegnarsi in affari mondani; occuparsi della propria giurisdizione (la propria chiesa locale); non partecipare alle funzioni degli eretici, degli scismatici, dei miscredenti o degli scomunicati; ammaestrare il proprio gregge, soprattutto durante la liturgia domenicale; ridurre o estendere le penitenze e perdonare i pentiti (ammettendoli così di nuovo alla comunione). [16]

Parametri dell'obbedienza e della penitenza episcopale

Nella sua Seconda Lettera ai Corinzi, l'apostolo Paolo stabilisce le credenziali di leadership sue e dei suoi co-ministri (Timoteo, Silvano, Tito) come "ministri (diakonous) della nuova alleanza…il ministero della riconciliazione... Corinzi! Vi abbiamo parlato apertamente, il nostro cuore è spalancato. Non siete limitati da noi, ma siete limitati dai vostri stessi affetti" (2 Cor 3:6; 5:18; 6:11-12). "Poiché le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza al Cristo. Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta". (2 Cor 10:4-6)

San Paolo prosegue scrivendo: "Certo noi non abbiamo l'audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura (to metron tou kanonos – 'la misura del modello') che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo". (2 Cor 10:12-14)

Il ministero apostolico della nuova alleanza era stato "affidato a Paolo per gli incirconcisi (gentili), come a Pietro per i circoncisi (ebrei)" (Gal 2:7). Queste erano le loro "sfere", gli standard, o regole, del loro ministero nel Vangelo. "L'autorità" che gli apostoli possedevano nelle rispettive sfere del ministero era basata sulla potenza della risurrezione di Cristo "per l'edificazione" (2 Cor 13:3-4, 10; 1 Pt 1:1-5). L'obbedienza alla predicazione e all'insegnamento degli apostoli nell'ambito dei loro ambiti è, infatti, prigionia di ogni nozione (pan noema – 'ogni movimento della mente [nous]'; 2 Cor 10:5) all'obbedienza di Cristo.

Questo stesso ministero apostolico della nuova alleanza con la sua autorità e aspettativa di obbedienza è stato trasmesso ai vescovi (presbiteri) dove esercitano questo ministero nella loro sfera d'influenza locale, l'assemblea locale (chiesa) dei fedeli. "Per questo ti ho lasciato a Creta, affinché tu sistemi ciò che manca e costituisca dei presbiteri in ogni città, come ti ho comandato... Il vescovo infatti deve essere irreprensibile" (Tt 1,5.7; cfr At 14:23).

Sebbene nel linguaggio del Nuovo Testamento i termini vescovo e presbitero siano sinonimi riferiti ai pastori, "l'episkopos per eccellenza è Dio, il cui posto nell'assemblea eucaristica era ora occupato dal vescovo che la presiedeva", come testimonia la visione dell'Apocalisse (4-5). [17] I vescovi sono innanzitutto icone di Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote, il Liturgista della Liturgia, la Nuova Alleanza. (Eb 8)

Fin dalle origini della Chiesa, l'autorità del vescovo è stata definita come estesa sulla Chiesa locale sotto la sua regola spirituale e in particolare sull'assemblea eucaristica locale, da lui presieduta insieme ai presbiteri e ai diaconi. Questo principio di giurisdizione episcopale alla fine comprendeva qualcosa di più del semplice raduno locale tipico di una città o di un paese più grande.

In primo luogo, il vescovo manteneva la giurisdizione su più di un raduno eucaristico nella stessa città o paese, nominando un presbitero a presiedere un'altra eucaristia oltre a quella del vescovo. In secondo luogo, il vescovo di una città manteneva la giurisdizione sulla riunione eucaristica nelle campagne annesse a una città o paese dove presiedeva un "vescovo di campagna" (chorepiskopos). I "vescovi di campagna" furono infine soppiantati interamente dai presbiteri che presiedevano queste chiese di campagna collegate alla città più grande. [18] In terzo luogo, le giurisdizioni dei vescovi si espansero identificandosi con i modelli amministrativi del governo e della società romani, adottando le strutture di nazione, diocesi, provincia e città dominanti (per esempio, metropoli, capitale, ecc.). Parallelamente a questo ampliamento della giurisdizione si procedette all'uso dei titoli episcopali corrispondenti: arcivescovo, metropolita, patriarca, ecc. [19]

Il prestigio e l'influenza dei vescovi di unità territoriali più grandi dell'unica comunità locale crescevano naturalmente, e i vescovi delle giurisdizioni più piccole erano canonicamente tenuti a cedere al consenso del vescovo con giurisdizione maggiore come avente la precedenza. Ma questa precedenza dipendeva dal mutuo consenso di tutti i vescovi indipendentemente dal rango e dal titolo, mantenendo così il principio essenziale del governo episcopale fondato sulla cattolicità (e quindi sull'uguaglianza) di ciascuna assemblea eucaristica locale che definisce la natura della Chiesa e l'ambito di competenza della sua autorità di vescovo. [20] "Il corpo della Chiesa non ha altra ipostasi, né giuridica né amministrativa, oltre all'assemblea eucaristica. La sinassi eucaristica costituisce, realizza e manifesta la Chiesa... L'unico modo in cui il corpo eucaristico può essere rappresentato è attraverso una persona fisica, la persona del padre della sinassi che è il vescovo, "come tipo e in luogo di Cristo" "...Il vescovo incarna e riassume la vita della Chiesa, il suo modo personale di esistere, il fatto di comunione e di relazione personale che costituisce la Chiesa." [21]

I parametri dell'obbedienza episcopale coincidono con i confini canonici di un vescovo, comportando sempre preoccupazioni giurisdizionali sovrapposte che richiedono il consenso di tutti i vescovi, [22] ma definiti principalmente dalle condizioni necessarie per l'esercizio "dignitoso e ordinato" (1 Cor 14:40) dell'eucaristia con il popolo di Dio. Come sopra accennato, l'esercizio dell'Eucaristia implica necessariamente tutti gli altri misteri essenziali (sacramenti, ministeri) della Chiesa compiuti e pertinenti all'eucaristia. Pertanto il vescovo che presiede supervisiona e dirige questa attività eucaristica della Chiesa sotto due grandi categorie: fede e morale, cioè mantenimento dell'Ortodossia e disciplina della Chiesa.

"Prometto di fare visita al gregge che mi è stato affidato, alla maniera degli Apostoli, e di vigilare su di esso, sia nella fedeltà alla Fede, sia nell'esercizio delle buone opere, ma, soprattutto, di fare visita ai sacerdoti; e di controllare con diligenza, istruire e proibire, in modo che non si accrescano scismi, superstizioni ed eresie, e che nessuna consuetudine contraria alla pietà cristiana e al buon carattere possa arrecare danno allo stile di vita cristiano. [23]

L'Ortodossia esiste come affermazioni positive di dottrina e pratica, ma la prova ultima dell'Ortodossia nella Chiesa è sempre stata l'eucaristia. "Ma la nostra opinione è conforme all'eucaristia, e l'eucaristia a sua volta stabilisce la nostra opinione". [24] I misteri iniziatici del battesimo e della cresima, e soprattutto dell'ordinazione, con la corrispondente preparazione catechetica e la confessione di fede (il Credo), sono conferiti avendo in mente il fine dell'eucaristia, non come fini a se stessi. "L'inclusione del simbolo della fede (il Credo) nell'ordine della liturgia, divenuto universale in tempi relativamente brevi (inizio del VI secolo), non è stato altro che la conferma del legame originariamente evidente, organico e inalienabile tra l'unità della fede e della Chiesa e la sua auto-realizzazione nell'eucaristia". [25]

Sia interrogativo che dichiarativo, l'uso dei credi nella Chiesa primitiva era fondamentalmente legato alla preparazione e all'esecuzione del battesimo e della cresima, [26] conducendo sempre i nuovi illuminati alla partecipazione alla santa comunione. La stessa dinamica si applica all'accettazione e alla confessione delle definizioni dogmatiche dei Concili della Chiesa con i loro canoni corrispondenti: il contenuto della Divina Liturgia ha fornito il contesto adeguato per una comprensione corretta (cioè ortodossa) del significato del Credo così come espresso negli antichi massima: lex orandi lex est credendi (la regola del pregare è la regola del credere).

Il vescovo guida la preghiera come il vescovo guida i credenti, viceversa. Prima della standardizzazione delle preghiere dell'anafora nelle liturgie di san Basilio il Grande e di san Giovanni Crisostomo, queste grandi preghiere che delineano il piano di salvezza di Dio in Cristo Gesù, abbiamo le prime indicazioni riguardanti il posto del vescovo all'interno della Liturgia. "[Quando] la nostra preghiera è terminata, vengono portati pane, vino e acqua, e il presidente (cioè il vescovo) in modo simile offre preghiere e ringraziamenti, secondo le sue capacità"; allo stesso modo, "E il vescovo renderà grazie secondo i suddetti (modelli)... purché la sua preghiera sia corretta e giusta (ortodossa)". [27]

Il mantenimento episcopale dell'Ortodossia nella Chiesa comprende: la corretta confessione della fede, che utilizza le definizioni e i significati delle parole ortodosse, e le pratiche risultanti che trasmettono quelle parole in modo devoto, e si manifestano principalmente nel mantenimento dell'integrità dell'eucaristia. L'eucaristia è la suprema confessione della vita divina della santa Trinità resa accessibile a noi come insegnata dallo stesso Gesù, il Signore incarnato. "Fate questo in memoria di me... e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele". (Lc 22:19.29-30)

In caso di scisma ed eresia, il vescovo esercita adeguatamente la sua autorità nell'Ortodossia non concelebrando con individui e gruppi divisivi ed eretici. Inoltre, il vescovo che presiede nella Chiesa ammette o proibisce alle persone di ricevere la santa comunione come atto di Ortodossia. "Le divisioni possono essere di vario tipo. Nel caso dell'eresia si tratta di una divisione confessionale. L'estensione o il rifiuto della comunione eucaristica è quindi sempre un atto confessionale di tutta la congregazione. In caso di divisioni personali vi sarebbe lesione anche dell'integrità della koinonia. Per questa ragione i formulari della chiesa primitiva richiedono che tutte queste divisioni siano messe a posto prima di partecipare alla cena del Signore". [28] Al contrario, un vescovo alla Divina Liturgia che non prende lui stesso la santa comunione senza una ragione ragionevole deve essere scomunicato (richiedendo la riconciliazione) in quanto causa di offesa e divisione all'interno della Chiesa. [29]

Vietare a qualcuno di ricevere la santa comunione (scomunica) [30] è l'esercizio più grave dell'autorità del vescovo. La scomunica dimostra che una persona ha rotto la propria unione con Dio e con la Chiesa a causa del persistente peccato dottrinale e/o morale e corre il pericolo della dannazione eterna. L'obbedienza a questa direttiva del vescovo dimostra il riconoscimento del peccato, il desiderio di riconciliarsi con Dio e la Chiesa, e l'accettazione di questa misura come prova di genuino pentimento con conseguente ripristino finale della comunione (la salvezza eterna, il cuore stesso dell'Ortodossia). La misura della scomunica comprende la sua durata e la corrispondente regola penitenziale di attività analoghe al peccato commesso e confessato (epitimie, o penitenze).

"Colui che ha ricevuto da Dio il potere di sciogliere e di legare (Mt 16:19; Gv 20:23) dovrebbe considerare attentamente il peccato e l'indole del peccatore e dargli tali penitenze (epitimie) tali da guarire le ferite e portarlo con rapidità e sicurezza alla verità (Quinisesto, 102). Un sacerdote che fa penitenza dovrebbe stare attento che 'né la gentilezza scada nella licenza, né la severità nella durezza' (Quinisesto, 3). Un vescovo ha il diritto di estendere o ridurre le penitenze (epitimie); ha anche il diritto di perdonare i penitenti che si sono sinceramente pentiti dei loro peccati... Un vescovo non dovrebbe abusare del suo potere di scomunica; in caso di abuso, il sinodo provinciale può fungere da corte d'appello (Nicea I, 5). Coloro che sono scomunicati in una diocesi non possono essere ricevuti in un'altra". [31]

L'aspetto essenziale del dovere episcopale di essere un amministratore, o pastore, è il lavoro di un guaritore spirituale. Il governo di un vescovo è caratterizzato dalla cura paterna (1 Cor 4:15-16), dalla compassione (2 Cor 2:5-11), dalla gentilezza (1 Ts 2:6-8) e dall'imposizione della disciplina a volte severa ma veramente mirata a guarire. "Ora nessuna disciplina (paideia) sembra essere al presente gioiosa, ma dolorosa; tuttavia, poi produce il pacifico frutto della giustizia a coloro che ne sono stati addestrati" (Eb 12:11). "[Ho consegnato] tale persona a Satana per la distruzione della carne, affinché il suo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore Gesù" (1 Cor 5:5). I fedeli sono chiamati ad obbedire al loro vescovo perché le sue indicazioni, soprattutto nel caso delle penitenze per la malattia del peccato, portino guarigione e salute non solo al singolo peccatore, ma all'intera comunità necessariamente unita nell'eucaristia. [32]

Il diritto di scomunica, compresa la sua durata e l'assegnazione della penitenza, non è mai uno strumento di controllo arbitrario episcopale. In generale, la scomunica viene imposta sia al clero che ai laici che sbagliano per peccati gravi (cioè mortali) [33] che comportano la distruzione della comunione con Dio e con la Chiesa perché l'unità eucaristica è: appropriata egoisticamente (per esempio, intromettersi nella giurisdizione di un altro, ottenere uffici attraverso il potere temporale, il nepotismo, la simonia); spezzata dall'orgogliosa lussuria o dall'odio (per esempio, apostasia, derisione degli altri sacerdoti, delle autorità civili o degli infermi, rifiuto di partecipare alla Liturgia o di ricevere la comunione); o contraddetti da uno stile di vita falso e immorale (per esempio idolatria, omicidio, adulterio, furto).

Le penitenze associate a questi peccati eclatanti contengono gradi di restaurazione testimoniati pubblicamente: la scomunica stessa; i piangenti (che stavano fuori chiedendo le preghiere dei fedeli che entravano in Chiesa); gli uditori (ammessi nel nartece, o vestibolo, della Chiesa); gli inginocchiati o prosternati (che stavano con i fedeli nella navata centrale, o parte principale, della Chiesa, e venivano congedati con i catecumeni con la preghiera mentre si prosternavano); e infine i co-astanti (che rimanevano per tutta la Liturgia senza comunicarsi). Ogni grado include un periodo di tempo specificato in quella condizione. [34] I chierici colpevoli sono sospesi o destituiti dalle sue funzioni.

Il test del Covid-19 sull'obbedienza e sulla penitenza episcopale

La natura dell'obbedienza ai vescovi e i parametri di tale obbedienza, soprattutto quelli relativi alla penitenza, sono stati messi alla prova sotto la minaccia dell'epidemia di SARS-CoV-2 (Covid-19). "La Chiesa è il corpo mistico di Cristo. Niente può influenzare o cambiare questo sacro mistero. Inoltre, nulla di ciò che viene fatto in tutta riverenza, pietà e timore di Dio in risposta a questo virus dovrebbe essere interpretato come qualcosa di diverso da una prudente risposta pastorale e temporanea a una situazione che ha la possibilità di gravi conseguenze... Come in altre Chiese ortodosse locali, in risposta alle sfide poste da questo virus, e sempre consapevoli che dobbiamo fare la nostra parte per contenerne la diffusione, non permettiamo tuttavia modifiche alla pratica di dare la santa comunione...

"L'epidemia di COVID-19 richiede che le nostre diocesi, le nostre comunità parrocchiali e i loro fedeli siano vigili nel mantenere le nostre parrocchie al sicuro. Le misure attente, precauzionali e temporanee adottate ora possono prevenire la diffusione estrema di questo virus. Le chiese e le istituzioni dovrebbero adottare misure di buon senso come consigliato dal CDC [https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/community/organizations/index.html]. [35]

"Nelle città e comunità dove l'effetto di questo virus è grave, il vescovo diocesano deve essere consultato per una benedizione per adottare ulteriori misure limitate per prevenire la diffusione della malattia nell'ambito degli incontri liturgici, che potrebbero includere una temporanea alterazione delle normali attività vita liturgica... Se le parrocchie della Chiesa ortodossa in America sono obbligate a fare lo stesso (cioè chiudere a causa di ordini di emergenza delle autorità civili), dovrebbero a) allertare immediatamente il proprio vescovo diocesano e b) cercare di rispettare le indicazioni delle autorità civili.

"Cerchiamo con queste misure di seguire i principi enumerati da sua Eminenza il metropolita Nikolaos di Mesogeia della Chiesa di Grecia che ha detto: 'Tutte le misure che minano la fede e la speranza in Dio, tutto ciò che mette in dubbio l'efficacia della santa comunione e dei misteri deve essere essere rifiutato. Tutto ciò che onora la comunità dei fedeli e i nostri simili è espressione di amore per loro e per Dio'." [36]

Quattro giorni dopo, il Santo Sinodo ha rilasciato un'altra dichiarazione sull'epidemia di coronavirus dopo aver ricevuto "rapporti di esperti" e "interrogato [ndr] professionisti nelle aree di preoccupazione relative al virus, compresi i medici". "Pertanto, i vescovi diocesani possono consentire alle chiese all'interno delle loro diocesi di celebrare i servizi divini con una partecipazione limitata... e designare un numero limitato di chiese nelle loro diocesi per celebrare un numero limitato di servizi con solo poche persone presenti o per essere chiuse del tutto per il momento... in linea con le suddette direttive governative." [37]

Questa stessa affermazione è stata ribadita il 30 marzo 2020, prorogandola fino alla fine del prossimo aprile, con le relative Direttive sinodali. "Tutti i monasteri, le parrocchie, le missioni e le stazioni missionarie devono chiedere una benedizione specifica al proprio vescovo per svolgere qualsiasi servizio divino durante questo periodo... Tutti gli altri incontri di persone e attività di qualsiasi tipo continuano a essere vietati.

"La competenza ad interpretare le direttive dell'autorità civile spetta al vescovo. Tutti i servizi divini svolti in una comunità locale devono essere conformi a tutte le direttive civili locali, statali/provinciali e federali relative alla prevenzione della diffusione del Covid-19. Tutti i parroci... devono garantire che i servizi divini della loro parrocchia o comunità missionaria siano conformi a tutte queste direttive civili. Se qualcuno tra il clero o qualsiasi membro di una parrocchia, missione o stazione missionaria tiene qualsiasi tipo di servizio religioso o riunione in diretta opposizione alle direttive preventive Covid-19 delle autorità civili locali, tale azione può comportare gravi sanzioni canoniche". [38]

Queste stesse direttive limitavano i servizi divini a un gruppo limitato di servitori dietro porte chiuse con una dichiarazione di avvertimento, escludendo per definizione chiunque avesse avuto contatti con un paziente Covid-19 entro 15 giorni e gli operatori sanitari con accesso a persone a rischio. Doveva essere fornita la trasmissione in streaming delle funzioni. Alle persone escluse dai servizi divini secondo le definizioni precedenti era data la benedizione di non ricevere la santa comunione. Il sacramento della confessione doveva essere disponibile di persona solo al gruppo limitato di servitori e cantori; la confessione poteva invece avvenire tramite comunicazione telefonica o video, ma chiunque si sentisse a disagio con questa soluzione telefonica non era tenuto a confessarsi. La santa unzione era disponibile solo per il gruppo limitato di servitori e cantori.

Entro il 1 maggio 2020, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa in America aveva pubblicato una lettera e direttive che delineavano la logica e il processo per "la possibile apertura delle parrocchie". "Questo lavoro preparatorio sarà difficile mentre ci facciamo strada attraverso gli effetti spirituali, emotivi e psicologici dell'isolamento e della quarantena…[Noi] notiamo che c'è molto che causa ansia nelle circostanze attuali, dai dibattiti politici ai litigi scientifici e alla contrapposizione tra esperti e altri esperti. Ricordiamo al clero e ai fedeli che l'attuale pandemia è senza precedenti (il corsivo è mio) e che anche gli esperti, seguendo fedelmente il metodo scientifico, devono avere il tempo di raccogliere e analizzare i dati. In una situazione in così rapida evoluzione, anche questi studi sono provvisori e soggetti a correzione. Questa è la natura del modello scientifico". [39]

Un anno dopo, all'inizio della Grande Quaresima, i vescovi hanno celebrato il primo anniversario della diffusione mondiale del coronavirus. "La pandemia ci ha imposto un peso pesante… Il lavoro preliminare richiesto dal Santo Sinodo lo scorso anno è stato portato a termine con grande successo, ed è evidente che le nostre parrocchie e istituzioni si sono adattate alle difficoltà mantenendo fedeltà ai bisogni fondamentali e necessari attività liturgiche e pastorali della Chiesa… Le nostre restrizioni iniziali potrebbero essere sembrate eccessivamente rigide; tuttavia, l'intento di tali restrizioni non era quello di offuscare la gloria della Chiesa o di "chiudere le cose", ma piuttosto di aprire la strada a una riapertura ordinata e al pieno ripristino della vita della Chiesa". [40]

Citando ampiamente queste direttive dei vescovi riguardo alla crisi del Covid, tre punti diventano fondamentali. In primo luogo, i vescovi hanno emesso mandati di sospensione della normale attività eucaristica della Chiesa in base al motivo che questa crisi era così pericolosa da richiedere un uso dell'autorità senza precedenti, cioè straordinario (di emergenza). In secondo luogo, la subordinazione alle direttive dei vescovi veniva identificata con la subordinazione alle direttive delle autorità civili, rendendo di fatto l'obbedienza ai vescovi conforme all'autorità civile nonostante le conseguenze ecclesiastiche. In terzo luogo, i vescovi hanno imposto misure che vietavano ai fedeli di ricevere i misteri sotto pena di una rigorosa sanzione canonica, modificando così il sistema penitenziale della Chiesa e allontanandolo dal suo disegno essenziale.

Direttive senza precedenti e obbedienza

In primo luogo, l'obbedienza ai vescovi è stata imposta sulla base della presunta gravità senza precedenti del virus Covid-19, secondo cui la normale attività eucaristica deve essere sospesa per salvaguardare la salute e il benessere di coloro che altrimenti si riunirebbero con altri e inevitabilmente si ammalerebbero e morirebbero. [41] Questa assunzione è stata presto giustificata dai dati e dalle proiezioni accettate dalle autorità sanitarie pubbliche, e le direttive dei vescovi sono passate dalla stima di misure temporanee e limitate alla chiusura permanente delle chiese che vietavano le riunioni eucaristiche e l'amministrazione dei misteri a tutti tranne che a un gruppo molto limitato di pochi eletti, un ordine certamente senza precedenti ("eccessivamente severo") nella sua portata in tutta la storia della Chiesa. [42]

Da parte delle principali autorità sanitarie pubbliche che guidano la politica e le direttive civili, l'affermazione della gravità senza precedenti del nuovo coronavirus (Covid-19) ha portato alla fine all'autorizzazione all'uso d'emergenza e alla somministrazione obbligatoria delle vaccinazioni sperimentali e non testate di mRNA come unica soluzione a questo problema, dichiarato come crisi sanitaria pubblica pandemica. L'autorizzazione all'uso dell'emergenza si basava sul presupposto che non esistesse alcun trattamento convenzionale per la prevenzione e l'infezione da Covid-19, un'affermazione falsa e nota ai funzionari governativi almeno già nell'aprile 2020, e che il tasso di mortalità dovuto all'infezione fosse insolitamente alto, quindi quanto al pericolo straordinario per le persone e la società, altra affermazione notoriamente falsa. [43] Tutti i protocolli Covid-19 inizialmente obbligatori: lockdown, mascherine, distanziamento sociale, rimozione e disinfezione di oggetti condivisi, sono stati promulgati su affermazioni di efficacia (che erano note per essere false) da parte delle autorità sanitarie pubbliche. [44]

Le condizioni della pandemia non erano senza precedenti. Il nostro Signore ha predetto: "si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno. E vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi. Tutto questo è il principio dei dolori" (Mt 24:8). Pestilenze, piaghe ed epidemie caratterizzano gli ultimi tempi in cui viviamo, come illustrato graficamente nel libro dell'Apocalisse. Eppure la risposta della Chiesa alle epidemie è riunirsi in assemblea nella santa comunione (lettere alle sette chiese, Ap 2-3). "Allora l'angelo mi disse: Scrivi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!" (Ap 19:9). "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese... Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!. E chi ascolta ripeta: Vieni!. Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita... Amen. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!" (Ap 22:16, 17, 20-21). [45]

Il vescovo Cipriano di Cartagine esortava il suo gregge in tempo di peste: "Chi combatte per Dio, fratelli carissimi, deve riconoscersi come uno che, posto nell'accampamento celeste, spera già nelle cose divine, affinché possiamo non avere alcun tremore davanti alle tempeste e ai turbini del mondo, e nessun turbamento, poiché il Signore aveva predetto che ciò sarebbe accaduto... Ad alcuni disturba il fatto che questa mortalità sia comune con altri; eppure che cosa c'è in questo mondo che non sia comune a noi e agli altri, finché questa nostra carne rimane, secondo la legge della nostra prima nascita, comune a noi e a loro? ...Che queste cose non siano offese per voi, ma battaglie: né indeboliscano né spezzino la fede del cristiano, ma mostrino piuttosto la sua forza nella lotta, poiché tutto il danno causato dalle presenti tribolazioni è da disprezzare nella certezza delle benedizioni future. [46]

Più tardi, durante la stessa pestilenza, poco prima della Pasqua dell'anno 263, il vescovo Dionigi di Alessandria scrisse al suo gregge: "Prima di tutto, [i non cristiani] ci scacciarono; e quando eravamo soli, perseguitati e messi a morte da tutti, anche allora celebravamo la festa. E ogni luogo di afflizione era per noi un luogo di festa: campo, deserto, nave, locanda, prigione; ma i martiri perfetti celebravano la festa più gioiosa di tutte, banchettando in cielo... [47]

"Veramente i migliori dei nostri fratelli si sono allontanati dalla vita in questo modo (visitando i malati senza timore, e assistendoli continuamente, servendoli in Cristo), compresi alcuni presbiteri e diaconi e quelli del popolo che avevano la più alta reputazione; così che questa forma di morte, per la grande pietà e la forte fede che mostrava, sembrava non mancare nulla del martirio... E dopo un po' ricevettero anch'essi lo stesso trattamento, perché i sopravvissuti seguivano continuamente coloro che li avevano preceduti. Ma per i pagani le cose andarono diversamente. Abbandonavano coloro che cominciavano ad ammalarsi e fuggivano dai loro amici più cari... Rifuggivano da ogni partecipazione o comunione con la morte; alla quale tuttavia, nonostante tutte le precauzioni, non era facile per loro sfuggire". [48]

Più recentemente, "Molte controversie sono sorte sul modo in cui i cristiani ricevono la Santa Comunione, in particolare sulla scia di quella che alcuni chiamano la 'pandemia H1N1'... Il metropolita Nikolaos (Hadjinikolaou, che ha studiato ad Harvard e al MIT, fondatore dell'istituto di bioetica a Atene, citato sopra nella dichiarazione del Santo Sinodo dell'OCA del 13 marzo 2020) ha sottolineato il punto che la società odierna è anticristiana in modo militante e, in tutta Europa e negli Stati Uniti, sta usando l'allarme H1N1 per minare ulteriormente la fede e le pratiche liturgiche tradizionali della Chiesa. Non lasciate che 2000 anni di esperienza, ha esortato, siano messi in discussione dal "razionalismo e dalla superficialità" dei tempi attuali… il vero problema non è il virus H1N1, né il panico mondiale; è piuttosto "il virus dell'empietà e della mancanza di fede", contro il quale il miglior rimedio è proprio la comunione frequente". [49]

Salomone nella sua predicazione scrisse: "Non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Chi parlerà e dirà: "Vedi, questa è nuova"? Poiché lo era già nei secoli che sono passati davanti a noi" (Qo 1:9,10). Certamente dal punto di vista della Chiesa, la minaccia del Covid-19 non era senza precedenti, [50] e non giustificava la misura senza precedenti della sospensione di tutti i misteri eucaristici per la stragrande maggioranza dei fedeli. L'accettazione del razionalismo delle autorità sanitarie pubbliche – "professionisti medici esperti… la scienza" – che annulla e preclude la saggezza convenzionale e la pratica della Chiesa è stato l'aspetto davvero senza precedenti messo in atto durante la crisi del Covid-19. [51]

Obbedienza come conformità

In secondo luogo, affrontando la crisi del Covid-19, poiché "l'autorità di interpretare le direttive dell'autorità civile risiede nel vescovo", i vescovi hanno definito i loro mandati come il rispetto delle direttive civili sotto la minaccia di "severe sanzioni canoniche". Sottomettendosi alla logica delle autorità sanitarie civili, i vescovi hanno ristretto la definizione di salute nella Chiesa alla salvaguardia della salute fisica dei suoi membri, e hanno quindi accettato le direttive sulla sanità civile come mezzo necessario per garantire tale salute fisica, escludendo mezzi regolari di salute generale dati nella Chiesa, cioè i misteri (sacramenti).

Dall'inizio del rispetto delle direttive sanitarie civili, vale a dire il distanziamento sociale e il divieto di assembramenti pubblici, l'incoraggiamento dei servizi virtuali e l'isolamento dei parrocchiani a casa, l'esistenza della Chiesa nel provvedere alla salute generale dei suoi membri attraverso l'amministrazione e l'accoglienza personale dei misteri (sacramenti) risaltava in netto contrasto per la sue assenza. "[Finora] il più grande bisogno di aiuto è trovare nuovi modi per offrire sostegno spirituale personale e nutrimento ai singoli parrocchiani pur essendo fisicamente lontani da loro... In senso figurato, 'imporre le mani' è stato e rimane centrale nella vocazione pastorale. Rispetto a molte altre comunità di fede, questo è forse particolarmente vero per la Chiesa ortodossa che attribuisce grande importanza ai sacramenti della confessione, della santa unzione e della santa comunione". [52]

L'osservanza delle direttive civili riguardanti il solo benessere fisico ha messo in risalto molti altri aspetti della salute che soffrivano di abbandono: spirituale, mentale, affettivo, socializzante, formativo/educativo (soprattutto nei bambini e nei giovani), ed economico. Le direttive civili che classificano le imprese e le organizzazioni in categorie di "essenziali" e "non essenziali" e il rispetto della classificazione delle chiese come "non essenziali" chiudendole così alle normali operazioni, hanno diviso molti parrocchiani scettici riguardo alle restrizioni. "La chiesa deve essere considerata essenziale e restare aperta (come i negozi di alimentari), non ridotta alla sfera del tempo libero e del divertimento (come bar e teatri)". [53] Con l'allentamento delle chiusure, i continui obblighi di mascheramento e distanziamento sociale (alla fine, la pressione per ricevere l'inoculazione di Covid-19) sono serviti solo a dividere ulteriormente i membri della Chiesa non solo gli uni dagli altri ma dalla stessa santa comunione a seconda della conformità percepita. sia dei chierici che dei parrocchiani. [54]

"La fede è molto radicata nel cuore dei credenti. È più necessaria del nostro respiro. Le misure imposte senza che si senta il nostro respiro o il nostro grido sono mortali per la nostra esistenza. Non possiamo sopportarlo. Il bisogno della Chiesa e dei suoi sacramenti è un bisogno esistenziale… C'è forse stata una diffusione della pandemia nelle chiese, dove comunque c'era meno gente che nei supermercati e nei negozi? E se qualche sacerdote o monaco si ammala, questo cosa significa? Che si sono infettati in chiesa? E perché si ammala il clero e non i fedeli? Ministri e deputati del Parlamento si sono ammalati nei loro uffici? ...Le misure attuate ci hanno gettato in terapia intensiva... Le chiese chiuse minacciano i fedeli". [55]

Al centro della pietà ortodossa c'è il comandamento di Cristo: "Prendete, mangiate; questo è il mio corpo... Bevetene tutti. Questo è il mio sangue della nuova alleanza, versato per molti in remissione dei peccati" (Mt 26:26-28; 1 Cor 11:17-26). "Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso. Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina". (Eb 10:19-25)

L'osservanza per mandato episcopale delle direttive civili basate su metodi e modelli scientifici secolari ha prescritto la disobbedienza al comando di Cristo e alla pratica apostolica e ha vietato l'autentica opera terapeutica della Chiesa che si svolge nell'assemblea eucaristica. Questa cura eucaristica delle anime (dunque delle persone intere) è chiamata dai Padri "l'arte delle arti e la scienza delle scienze". [56] Pur vietando le riunioni di persona per la stragrande maggioranza dei fedeli, i vescovi hanno incoraggiato la partecipazione virtuale tramite media elettronici giustificando tali misure come se la celebrazione liturgica di pochi eletti rappresentasse tutti senza che la maggioranza ricevesse effettivamente la santa comunione, una pratica non sconosciuta nella storia della cristianità, ma certamente non ortodossa. [57]

Infine, a questo proposito, equiparare obbedienza e conformità mina la natura stessa dell'obbedienza, che porta a veri frutti di fede e di amore necessari per il genuino mantenimento della vita spirituale nella Chiesa. La conformità implica la sottomissione alla forza (attraverso la paura o la persuasione), o la rinuncia alla scelta (lasciata a un'autorità superiore); l'una e l'altra sono l'abdicazione alla mutua responsabilità nell'amore di Dio che è caratteristica della vera obbedienza. [58]

San Basilio il Grande dà la definizione classica della vera obbedienza. "Riassumendo, noto i seguenti tre tipi di disposizione che costringono necessariamente alla nostra obbedienza: evitiamo il male per paura della punizione e assumiamo un atteggiamento da schiavo; oppure, cercando di ottenere la ricompensa, osserviamo i comandamenti per il nostro vantaggio e in questo siamo come mercenari; oppure, per lo stesso atto virtuoso e per amore di Colui che ci ha dato la legge, ci rallegriamo di essere ritenuti degni di servire un Dio sì buono e così glorioso e siamo così nelle disposizioni di figli". [59] Il nostro Signore dice: "Se mi amate, osservate i miei comandamenti" (Gv 14:15). E l'Apostolo: "L'amore di Cristo ci spinge" (2 Cor 5:14).

Correlando questi punti con l'obbedienza ai vescovi, san Gregorio Nazianzeno dice: "Non esiste cosa più utile o più sicura di quando i governanti volenterosi governano i sudditi volenterosi: poiché è nostra abitudine non guidare con la forza, o con la costrizione, ma per buona volontà. Infatti non reggerebbe un'altra forma di governo, poiché chi è trattenuto con la forza è solito, quando si presenta l'occasione, fuggire verso la libertà: ma è la libertà di volontà più di ogni altra cosa, che tiene insieme la nostra tutela – preferisco non chiamarla regola. Poiché il mistero della pietà (1 Tim 3:16) appartiene a coloro che sono disposti, non a coloro che sono sopraffatti. [60]

Una cosa è esigere il rispetto delle norme, un'altra è conformarsi. Le condizioni psicologiche offerte dalla crisi del Covid-19 hanno consentito ai vescovi di promuovere l'adesione alle autorità sanitarie civili come esercizio di obbedienza alla propria autorità. Ciò è stato possibile a causa del pericolo incombente dato per scontato dalle autorità civili ed ecclesiastiche, e alla luce di tale incertezza e paura personale, le persone sono state disposte a rinunciare alle proprie libertà, soprattutto alla libertà della propria deliberazione, a beneficio di coloro che affermavano di sapere la soluzione a questo dilemma, enunciata in normative autorevoli.

"Un agente libero è costretto a lottare con le complessità e le ambiguità della sua vita e a giungere a un giudizio su ciò che conta – e si assume la responsabilità sia della lotta che del giudizio. Questo è un fardello pesante di cui molte persone hanno semplicemente troppa paura di farsi carico. Chiedono invece che lo Stato sia un motore di ordine e certezza nei loro mondi, proprio come un genitore lo è in quello dei propri figli, e che emetta e imponga loro questi giudizi. I socialisti parentali vogliono che lo Stato dica loro cosa conta, cosa è sicuro e giusto e cosa è rischioso e sbagliato, ma non viene data loro la libertà di deliberare da soli... Sebbene le stesse politiche di gestione della pandemia fossero senza precedenti e scioccanti, il ruolo che hanno dato allo Stato non era del tutto presente nelle nostre vite, e quindi può aiutare a spiegare perché li abbiamo accettati così prontamente". [61]

Con i mandati del Covid-19, i funzionari statali e i vescovi della Chiesa sono diventati come co-genitori di bambini, al tempo stesso cittadini e parrocchiani, pronti a prendere ordini, pronti a obbedire. Accettando la crisi del Covid-19 nei termini straordinari del modello scientifico ufficiale, sia l'autorità civile che i vescovi della Chiesa hanno oltrepassato l'ordine [62] del loro reciproco rapporto per il vero benessere delle persone sotto la loro giurisdizione. Classificando le chiese come "non essenziali", le autorità civili hanno proibito proprio le attività eucaristiche necessarie per il bene ultimo della nazione e dei suoi cittadini. [63] Imponendo il rispetto delle direttive civili che vietano le attività eucaristiche più essenziali della Chiesa, i vescovi non hanno "obbedito a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5:29; v. anche Mt 22:21), mettendo così in discussione che la più alta fedeltà sia quella di appartenere a Dio "nell'assemblea (chiesa) dei santi" (Sal 88:6;81).

Un nuovo sistema penitenziale

In terzo luogo, utilizzando l'espressione "severe sanzioni canoniche", i vescovi hanno inquadrato le loro direttive durante la crisi del Covid-19 all'interno del sistema penitenziale della Chiesa, poiché lo scopo dei canoni è "per la cura delle anime e la guarigione dei disordini". [64] si riferivano sempre principalmente alla celebrazione e alla ricezione della santa comunione nell'eucaristia e ai misteri della Chiesa ad essa correlati. Le sanzioni canoniche che colpiscono il clero consistono nella sospensione sia dalla comunione che dall'adempimento dei doveri (servizi) sacramentali, e nella deposizione dall'ufficio. Le sanzioni canoniche che colpiscono i laici consistono principalmente nella sospensione dalla comunione, ma anche nell'espulsione definitiva dalla Chiesa. Queste sanzioni sono anche chiamate penitenze. [65]

Imponendo alla Chiesa direttive civili (mascherine e distanziamento sociale; isolamento e quarantena; disinfezione/igienizzazione delle superfici e divieto di toccare e baciare croci, icone e altre persone), e soprattutto impedendo gli assembramenti per ricevere la santa comunione, la confessione e la santa unzione, i vescovi imponevano alla Chiesa un nuovo sistema penitenziale, che sospende i fedeli dalla comunione e li divide in gradi di approccio ai misteri.

La giustificazione di questo nuovo sistema penitenziale si basava sulla trasgressione volontaria, o involontaria, dell'infezione da Covid-19 con conseguente inevitabile trasmissione di questo contagio a qualcun altro che molto probabilmente si sarebbe ammalato con un'alta probabilità di morire a causa del virus, in altri parole, un peccato mortale. Questa trasgressione è stata definita come una mancanza egoistica di amore verso il prossimo, per la quale l'accettazione dei mandati del Covid-19 serviva come un autentico segno di pentimento e di eventuale riconciliazione con la Chiesa. "Dobbiamo continuare ad aderire alle linee guida civili... Le autorità civili sono state in gran parte riluttanti a imporre restrizioni alle chiese, ma ci si aspetta che le nostre comunità rispondano in modo consono al benessere pubblico. Il Santo Sinodo, preoccupato per la salute e il benessere di tutti, intende seguire lo spirito con cui vengono date tali indicazioni". [66]

Il metropolita Joseph scrisse: "Il nostro mondo si è trovato di fronte a un nuovo virus al quale nessuno era ancora stato esposto e nessun medico aveva ancora imparato a curarlo. Oltre a questi fattori, il virus poteva diffondersi prima della comparsa dei sintomi da parte di persone ignare di essere malate. Ci è stato chiesto di unirci alle nostre comunità locali nel rallentare la diffusione del virus evitando di radunarci in folle. Questo per evitare un sovraccarico del sistema sanitario, consentendo a medici e infermieri di fornire cure adeguate ai malati ed evitare così morti inutili". "Nel mezzo di una pandemia globale, la preoccupazione compassionevole per gli altri ha richiesto sacrifici nuovi e senza precedenti... Poiché l'eucaristia manifesta la comunione dei credenti con Cristo, l'insistenza nel celebrare servizi religiosi senza riguardo per la salute e il benessere dei malati contraddice sicuramente la esigenze del discepolato". [67]

Mentre la pandemia avanzava nel suo secondo anno, la logica penitenziale applicata ai mandati iniziali è stata nuovamente espressa riguardo alla necessità di ricevere la vaccinazione Covid-19. "L'osservazione del metropolita Ilarion (di Volokolamsk) riguardava quanti rifiutavano di farsi vaccinare e poi trasmettevano il Covid a qualcuno che di conseguenza moriva – indicando che erano in un certo senso responsabili, che pensavano solo a se stessi nella scelta di non vaccinarsi e non pensare agli altri". [68] Sebbene incoraggiato da molti vescovi e imposto dalle autorità federali, il mandato del "vaccino" contro il Covid-19 [69] non è mai diventato una direttiva ufficiale per la (ri)ammissione alla comunione nella Chiesa.

Inquadrando la malattia spirituale e la cura come una proposta aut-aut incentrata sull'eucaristia – o astenersi dal riunirsi in chiesa per la Divina Liturgia, o qualcuno si ammalerà e morirà di Covid-19; o astenersi dal riunirsi in Chiesa, o dimostrare la propria mancanza di amore per il prossimo – ai fedeli veniva comandato di stare lontani dalla santa comunione, per poi riavvicinarsi ad essa in condizioni di cautela iper-vigile, assumendo che la trasgressione di tali misure precauzionali potesse risultare nella cdel tutto ausa di ulteriori malattie e morte. L'insistenza nell'attuazione del nuovo sistema penitenziale durante la crisi del Covid-19 ha spostato l'attenzione della Chiesa dalla fede e dalla morale manifestate nell'eucaristia al sospetto e alla moralizzazione (segnalazione di virtù) esibiti nei simboli di quel sistema (ad esempio, mascheramento, distanziamento sociale, streaming servizi, test frequenti, ecc.).

Vorrei che i vescovi e i fedeli fossero così attenti quando si avvicinano al calice in ogni Divina Liturgia, non in termini di medicina e igiene moderne, ma in termini di effettivo contagio del peccato e delle passioni affrontate nella pratica penitenziale canonica della Chiesa! Tuttavia, aderendo ai dettami della medicina e dell'igiene moderne e annullando la norma essenziale della partecipazione all'eucaristia, si applicano le parole di nostro Signore: "Così avete reso inefficace il comandamento di Dio con la vostra tradizione... insegnando come dottrine i comandamenti degli uomini" (Mt 15:6, 9). Altrove il monito è lo stesso: "Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; poiché voi stessi non entrate e non lasciate entrare quelli che entrano" (Mt 23:13).

Le prudenti direttive dei vescovi sarebbero state quelle di mantenere le chiese aperte per le loro essenziali attività liturgiche ed eucaristiche: "la medicina dell'immortalità, l'antidoto affinché possiamo non morire, ma vivere per sempre in Gesù Cristo". [70] Allo stesso tempo, consigliare alle persone di esercitare il buon senso riguardo al virus e di partecipare alle riunioni comuni della Chiesa, proprio come si faceva prima dell'avvento del Covid-19. I deboli e i vulnerabili sono sempre trattati con particolare cura nella Chiesa proprio a causa del loro bisogno della santa comunione e dei misteri di Cristo, senza isolarli da questi doni della grazia.

Circa un quinto delle parrocchie ortodosse negli Stati Uniti ha seguito questa strada rimanendo aperta e ha prosperato durante la crisi. "Rispetto al periodo pre-pandemia, era molto più probabile che fossero cresciuti nella frequenza al culto, nel coinvolgimento generale dei membri nella vita della parrocchia al di là dei servizi di culto, e nella partecipazione dei bambini e degli adolescenti all'istruzione religiosa parrocchiale. Inoltre, un numero maggiore di membri di tali congregazioni ritiene di essere cresciuta in modo significativo nella propria fede personale durante la pandemia". [71]

Conclusione

L'obbedienza ai vescovi nella Chiesa ortodossa può essere compresa solo nel contesto della reciproca obbedienza a Gesù Cristo, il vescovo, e alla Chiesa, suo corpo, con i suoi membri che vivono la sua fede e tradizione. I vescovi non possono mai esigere obbedienza ai loro mandati semplicemente a causa del loro titolo e posizione personale, ma perché quelle direttive attuano la volontà di Cristo e della Chiesa, e i vescovi stessi sono obbedienti a quelle stesse direttive.

Allo stesso modo, l'obbedienza ai vescovi può essere propriamente intesa solo come adesione alle prescrizioni per la salute spirituale, la guarigione e la vita eterna nel Regno di Dio manifestata nell'amministrazione (gestione) della Chiesa. Innanzitutto, il vescovo presiede la Divina Liturgia e amministra la santa comunione ai fedeli. Ogni altro aspetto della vita della Chiesa si irradia da quell'atto centrale di culto. Il vescovo amministra i misteri in base alla condizione spirituale dei fedeli e al loro bisogno di guarigione attraverso il pentimento, la fede e l'amore. La regola del vescovo non è arbitraria, così come non gli è dovuta l'obbedienza, soprattutto per quanto riguarda la cura del peccato e delle passioni, e l'accesso alle attività eucaristiche/sacramentali della Chiesa.

La crisi del Covid-19 iniziata nel 2020 è stata una prova della fedeltà dei vescovi e dei laici alla Tradizione essenziale di Cristo e della sua Chiesa. Tale prova ha rivelato molti punti di forza, ma ancor più punti deboli nel tessuto della Chiesa ortodossa, cioè aree vitali per la correzione e la crescita. Soprattutto, la reazione di chiudere le chiese alla normale attività eucaristica non è mai stata ufficialmente ritirata da quei vescovi che la giustificavano. Continuando a giustificare tale azione, si perpetua erroneamente anche l'appello all'obbedienza incondizionata (conformità) ai vescovi.

Il pentimento genuino è l'unica soluzione a questo problema, come a qualsiasi problema genuino della Chiesa che influenzi necessariamente la sua fede e la sua morale. Il pentimento è richiesto sia ai chierici (vescovi) che ai laici come il primo e più fondamentale comando del nostro Signore stesso (Mt 4:17). Il test del Covid-19 ha rivelato, come sempre, che la pietra di paragone del pentimento è l'eucaristia e la nostra incessante partecipazione ad essa come la nostra forza, vita e salvezza ultima.

Gloria al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

Note

[1] Canoni Apostolici, 39; Laodicea, 57; Calcedonia, 8 (la raccolta di canoni può essere trovata in The Nicene and Post-Nicene Fathers [NPNF], Seconda Serie, Volume XIV, ed. Philip Schaff e Henry Wace, Edimburgo: T & T Clark, ristampato da Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids, Michigan, 1991).

[2] Per maggiore precisione mantengo la parola greca presbyter, solitamente tradotta come anziano.

[3] Episkopountes; come per la parola presbitero, qui mantengo la parola greca vescovo (episkopos), solitamente tradotta come sorvegliante.

[4] Vedi sotto, sezione 3.

[5] Lettera a Diogneto 7,4-5: "[Dio onnipotente] mandò [il Figlio] come re, lo mandò come Dio, lo mandò come uomo agli uomini, a salvare e a persuadere, non a costringeree, perché la costrizione non è un attributo di Dio. Quando lo mandò, chiamava, non perseguitava; quando lo mandò amava, non giudicava". (The Apostolic Fathers, Volume 2, trad. di Kirsopp Lake, Cambridge: Harvard University Press, 1985, pag. 365).

[6] "E [Dio Padre] ha messo ogni cosa sotto i piedi [di Cristo], e gli ha dato capo su tutte le cose alla Chiesa, che è il suo corpo, la pienezza di colui che compie ogni cosa in tutti" (Ef 1:22-23). "Scrivo affinché tu sappia come devi comportarti nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (1 Tim 3:15). "L'obbedienza nella Chiesa è modellata sull'obbedienza tra il Figlio e il Padre. "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che io sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo così come mi ha insegnato il Padre" (Gv 8:28-29). Come i discepoli e gli apostoli furono obbedienti a Cristo, così i fedeli e il clero dovevano essere obbedienti alla Chiesa; questa aspettativa fu elevata al livello di comandamento divino. "Chi ascolta voi, ascolta me, e chi respinge voi, rifiuta me, e chi rifiuta me, rifiuta colui che mi ha mandato" (Lc 10:16). Il potere della Chiesa di sanzionare i reati si basa sulla legge divina: "e se egli rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18:17)". (Libro di consultazione sul diritto canonico ortodosso, di padre Vasile Mihai, Brookline: Holy Cross Byzantine Press, 2014, pag. 301).

[7] Omelia 34.1 sulla Lettera agli Ebrei, NPNF, Prima Serie, Volume 14, pp. 518-519.

[8] "Siano ritenuti degni di doppio onore i presbiteri che governano bene, soprattutto quelli che faticano nella parola e nella dottrina. Poiché la Scrittura dice: 'Non metterai la museruola al bue che trebbia' (Dt 25:4; 1 Cor 9:9), e: 'L'operaio è degno della sua paga'" (Mt 10:10; Lc 10,7) ...I peccati di alcuni uomini sono chiaramente evidenti, e li precedono al giudizio, ma quelli di alcuni uomini seguono dopo. Allo stesso modo, le buone opere di alcuni sono chiaramente evidenti, e quelle che lo sono altrimenti non possono essere nascoste". (1 Tim. 5:17-18, 24-25) Qui in 1 Tim 5:17 la parola per "governante" è proistamenos (presidente; cfr. 1 Ts 5:12), mentre in Eb 13:7,17 è hegoumenos (condottiero; cfr At 15:22). In tutto questo articolo si presume, senza ulteriori spiegazioni dettagliate, come dimostra l'uso nel contesto della Scrittura, che questi diversi termini: amministratore, pastore, presbitero, insegnante, leader (governante) e presidente, si riferiscono tutti preminentemente alla stessa posizione in la Chiesa conosciuta anche come vescovo.

[9] Eucharist, Bishop, Church, di John D. Zizioulas Metropolita di Pergamo, trad. Di Elizabeth Theokritoff, (Brookline: Holy Cross Byzantine Press, 2001), pag. 66. Questo libro offre una trattazione esauriente di questo argomento. "[Era] proprio il vescovo a presiedere abitualmente l'assemblea eucaristica. Solo molto più tardi, con la progressiva trasformazione della comunità ecclesiale locale in un distretto amministrativo (diocesi) suddiviso in una moltitudine di parrocchie, la posizione del sacerdote si è trasformata da quella di celebrante straordinario dell'eucaristia, in quanto deputato della vescovo, in quella del celebrante ordinario"; Eucharist, di Alexander Schmemann, trad. di Paul Kachur, (Crestwood: St. Vladimir's Seminary Press, 1988), pag. 16.

[10] Smirnesi, 8; v. anche Efesini, 2.2; 4.1; 5.3; Magnesiaci, 6; Tralliani , 7.2; Filadelfiesi, 4; ne I Padri Apostolici, volume 1, pag. 261.

[11] 1 Clemente, 40,5-41,1; 42,4-5; 44.4, ne I Padri Apostolici, volume 1, pp. 79, 81, 85.

[12] La Tradizione Apostolica, 3,4-5, dello ieromartire Ippolito di Roma, trad. del rev. Gregory Dix, ristampato da Henry Chadwick (Londra: The Alban Press, 1991), pp. 5-6.

[13] L'inizio dei servizi (ora) separati del battesimo e del matrimonio indica che originariamente erano sempre celebrati nell'ambito della Divina Liturgia ("Benedetto il regno del Padre, e del Figlio e del santo Spirito"). Dell'acqua e dello spirito, di Alexander Schmemann (Crestwood: St. Vladimir's Seminary Press, 1974), pag. 40-41: "[I]n passato i sacramenti del battesimo e del matrimonio non solo venivano celebrati nel contesto del raduno eucaristico della Chiesa, ma l'eucaristia ne costituiva il loro evidente fine e compimento".

[14] Commento alla Divina Liturgia, I.1, di Nicola Cabasilas, trad. di JM Hussey e PA McNulty (Crestwood: St. Vladimir's Press, 1960), pp. 26, 28, 30.

[15] La gerarchia ecclesiastica, 3.I, III.14, in Pseudo-Dionigi, Le opere complete, trad. di Colm Luibheid (New York: Paulist Press, 1987), pp. 209, 223.

[16] Mihai, Libro di consultazione sul diritto canonico ortodosso, pp. 79-84.

[17] Zizioulas, Eucharist, Bishop, Church, pp. 66-67.

[18] Sardica, 6: "Non è assolutamente lecito ordinare un vescovo in un villaggio o in una piccola città, per la quale è sufficiente anche un solo presbitero (non essendovi infatti alcuna necessità di ordinare un vescovo), affinché il nome e l'autorità di vescovo non divengano di poco conto, ma i vescovi della provincia dovrebbero, come prima detto, ordinare vescovi in quelle città in cui prima c'erano vescovi". (NPNF, 2.XIV.420; vedi anche Laodicea, 57).

[19] Op. cit., Eucharist, Bishop, Church, la nascita della parrocchia e della diocesi, pp. 197-227. V. anche Imperial Unity and Christian Divisions, di John Meyendorff, (Crestwood: St. Vladimir's Seminary Press, 1989), pag. 42: "Già nel III secolo i vescovi, soprattutto nelle città più grandi, avevano cessato di essere gli unici celebranti regolari dell'eucaristia – come avveniva in origine (cfr. soprattutto Ignazio di Antiochia, ca. 100 d.C.) – e la loro leadership perse gradualmente parte del suo carattere pastorale e sacramentale immediato, per diventare un ministero di insegnamento e di governo su diverse comunità eucaristiche... Nel IV secolo, tuttavia, la funzione episcopale divenne strettamente associata alla città, che era il centro amministrativo e sociale che controllava il territorio circostante. Questo sviluppo (iniziato prima di Costantino) era probabilmente inevitabile, implicava una certa secolarizzazione della carica episcopale".

[20] Antiochia, 9: "Spetta ai vescovi di ogni provincia riconoscere il vescovo che presiede la metropoli, e che deve pensare a tutta la provincia; perché tutti gli uomini d'affari si riuniscono da ogni quartiere nella metropoli. Pertanto è decretato che egli abbia la precedenza nel grado, e che gli altri vescovi senza di lui non facciano nulla di straordinario (secondo l'antico canone che prevaleva dai tempi dei nostri padri) ma solo cose riguardanti le loro parrocchie particolari e i distretti a loro soggetti. Infatti ciascun vescovo ha autorità sulla propria parrocchia, sia per amministrarla con la pietà che è dovuta a ciascuno, sia per provvedere a tutto il distretto che dipende dalla sua città; ordinare presbiteri e diaconi; e risolvere tutto con giudizio. Ma non faccia nulla senza il vescovo della metropoli; né questi ultimi senza il consenso degli altri". Cfr. anche Canoni Apostolici, 34, 35. Il mutuo consenso dei vescovi è codificato con l'obbligo di riunioni semestrali per "esaminare i decreti riguardanti la religione e dirimere le controversie ecclesiastiche eventualmente avvenute", la quarta settimana dopo la Pasqua e nel mese di ottobre (Canoni Apostolici, 37; Calcedonia, 19; Antiochia, 20); se un vescovo può partecipare ma non lo fa, sia ammonito.

[21] La libertà morale, di Christos Yannaras, trad. di Elizabeth Briere, (Crestwood: St. Vladimir's Seminary Press, 1996), pag. 192.

[22] "La terza confessione di fede – L'ufficio della confessione e della risposta di un vescovo", The Great Book of Needs, volume 1 (South Canaan: monastero di san Tikhon, 1998), pag. 274: "Seguirò in ogni cosa e obbedirò sempre al Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa in America; e di essere in ogni cosa concorde con sua Beatitudine il metropolita e con i reverendissimi arcivescovi e vescovi, fratelli miei, e insieme con loro sottomessi alle leggi divine e ai sacri Canoni dei santi Apostoli e dei santi Padri; e con tutto il fervore nutrire per loro amore spirituale e rispettarli come fratelli".

[23] Ibid, pag. 274.

[24] Sant'Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4.18.5, I Padri anteniceni (ANF), Volume 1, ed. di Alexander Roberts e James Donaldson, (Edimburgo: T & T Clark, ristampato da Wm. B. Eerdmans Publishing, Grand Rapids, 1993), pag. 486. John D. Zizioulis, The One and the Many , (Alhambra: Sebastian Press, 2010), pp. 353-354: "Ma non è mai stato vero che le dichiarazioni di credo potessero essere la base né per la teologia né per la Chiesa. La Chiesa è sempre stata intesa come il grande mistero del disegno di Dio sulle sorti del mondo, mistero che si celebra nell'Eucaristia e del quale si diventa partecipi come membri di una concreta comunità locale... Ma nella stessa Chiesa antica , il termine "teologia" non era basato su credi o proposizioni di fede; veniva usato per denotare la comprensione del mistero dell'esistenza divina così come viene offerto al mondo e sperimentato nella comunità ecclesiale".

[25] Schmemann, The Eucharist , p. 141. "...la corona dell'edificio spirituale della vostra edificazione... Per la ragione per cui recitiamo questa confessione di Dio, trasmessaci dai serafini, è questa, affinché possiamo essere partecipi delle schiere del mondo di sopra in il loro inno di lode". (San Cirillo di Gerusalemme, Lezioni catechetiche, 23.1, 6; NPNF, Seconda Serie, Volume 7, pag. 153, 154).

[26] JND Kelly, Early Christian Creeds, Terza edizione (New York: Longman Inc., 1972), pp. 30-52.

[27] San Giustino martire, Prima Apologia, 67 (ANF 1, pag. 186); op. cit., La Tradizione Apostolica , 10.3, 5, pag.19.

[28] Eucaristia e comunione ecclesiale nei primi quattro secoli, di Werner Elert, trad. di NE Nagel (Saint Louis: Concordia, 1966), pag. 80; anche il capitolo: "La congregazione locale e gli eretici", pp. 108-121.

[29] Canoni Apostolici, 8; cfr Canoni Apostolici, 45; Antiochia, 2; Laodicea, 33. Questo principio vale anche per i laici: "Tutti i fedeli che vengono e ascoltano le Scritture, ma non si fermano per le preghiere e la santa comunione, devono essere scomunicati, poiché causano disordine nella Chiesa" (Canoni Apostolici, 9; NPNF, Seconda serie, Volume 14, pag. 594). Il posto essenziale dell'eucaristia nella vita dei fedeli è incarnato in questo canone: "Se qualche vescovo, o presbitero, o diacono, o qualcuno di coloro che sono elencati nell'elenco del clero, o un laico, non ha grave necessità né affari difficili che lo tengano lontano dalla chiesa per molto tempo, ma essendo in città non va in chiesa (cioè all'assemblea eucaristica) per tre domeniche consecutive – tre settimane – se è chierico sia deposto, ma se è laico sia escluso (dalla comunione)" (Quinisesto, 80; Sardica, 11; NPNF, Seconda Serie, Volume 14, pp. 400, 426).

[30] Esclusione dalla santa comunione è il significato originale del termine scomunica, che arrivò fino a recidere completamente i legami con la comunità della Chiesa per coloro che rifiutavano di pentirsi. Vedi Mihai, Libro di consultazione sul diritto canonico ortodosso, pag. 185-186.

[31] Mihai, Libro di consultazione sul diritto canonico ortodosso, 180, 93, 186. Vedi anche Exomologetarion, un manuale sulla confessione, di Nicodemo l'Agiorita, trad. di p. George Dokos, (Atene: Uncut Mountain Press, 2006), pp. 164-170.

[32] La Grande Quaresima, di Alexander Schmemann, (Crestwood: St. Vladimir's Seminary Press, 1996), pp. 126-127: "[Il sacramento della penitenza] era ed è, secondo l'insegnamento essenziale della Chiesa, tuttora il sacramento della riconciliazione con la Chiesa, del ritorno ad essa e nella sua vita degli scomunicati, cioè degli esclusi dall'assemblea eucaristica della Chiesa... era riservato ai soli scomunicati dalla Chiesa per atti e peccati chiaramente definiti nella tradizione canonica della Chiesa... mentre alcuni peccati scomunicano il cristiano, altri peccati non portano a questa separazione dal corpo dei credenti e dalla partecipazione ai sacramenti". Yannaras, La libertà della moralità, pp. 180-181: "I canoni sono stabiliti per avere carattere curativo e terapeutico, non legale e giuridico... I canoni definiscono e delimitano l'azione risanatrice e terapeutica dell'istruzione pastorale nella Chiesa, il modo in cui la Chiesa guida l'uomo alla realizzazione delle sue possibilità nella vita... Semplicemente riconoscere la nostra lontananza dalla verità della vita e sottomettersi ai canoni, alla misura della coscienza ascetica della Chiesa, è un atto di partecipazione alla Chiesa, il primo e più grande passo verso la comunione con il corpo stesso della vita".

[33] Cabasilas, Commento alla Divina Liturgia, IV.36, pag. 89: "E che cosa può recidere le membra da questo corpo santo? "Sono i vostri peccati che mi hanno separato da voi" (Is 59:2), dice Dio. Ogni peccato porta dunque la morte all'uomo? No davvero, ma solo un peccato mortale; ecco perché è chiamato mortale. Perché secondo san Giovanni ci sono peccati che non sono mortali (1 Gv 5:16-17). Per questo motivo i cristiani, se non hanno commesso peccati tali da separarli da Cristo e portarli alla morte, non sono in alcun modo impediti, quando partecipano ai santi misteri, di ricevere la santificazione, non solo di nome, ma di fatto, poiché continuano a essere membra vive unite al capo". V. anche Exomologetarion, un manuale sulla confessione,, pp. 78—84, testo e note a piè di pagina.

[34] Cfr. NPNF, Seconda Serie, Volume 14, pp. 25-27, "Excursus sulla disciplina pubblica o esomologesi della Chiesa primitiva", a commento del Canone 11 di Nicea I.

[35] "Come proteggere sé stessi e gli altri: vaccinarsi; indossare una maschera; eseguire controlli del contagio COVID-19; evitare spazi poco ventilati e affollati; fare test per prevenire la diffusione ad altri; lavarsi spesso le mani; coprire tosse e starnuti; pulire e disinfettare; monitorare quotidianamente la propria salute; seguire le raccomandazioni per la quarantena; seguire le raccomandazioni per l'isolamento; prendere precauzioni quando si viaggia".

[36] "Dichiarazione del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa Ortodossa in America sul Corona Virus" (13 marzo 2020), su www.oca.org

.

[37] "Dichiarazione del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa in America sull'epidemia di coronavirus" (17 marzo 2020), su www.oca.org

. Il metropolita Joseph dell'arcidiocesi cristiana ortodossa antiochena del Nord America ha emesso nella stessa data un'enciclica con direttive in cui espone la logica di questa azione: "Con l'annuncio di ieri delle nuove raccomandazioni del CDC da parte del presidente Trump, è purtroppo giunto il momento" (su www.antiochian.org

).

[38] "Dichiarazione del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa in America sul coronavirus" (30 marzo 2020) e "Direttive sinodali per il clero e le comunità parrocchiali, missionarie e monastiche della Chiesa ortodossa in America riguardo al Coronavirus (COVID-19)" (30 marzo 2020), su www.oca.org

.

[39] Lettera del 1 maggio 2020 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa in America, che accompagna le "DIRETTIVE SINODALI Verso una riapertura delle nostre Chiese in vigore dal 1 maggio 2020", su www.oca.org

: "una parziale riapertura graduale...quando usciamo dall'isolamento e dalla quarantena...pienamente consapevoli delle direttive civili...osservare rigorosamente tutte le direttive rilevanti...in accordo e parallelamente alle fasi stabilite dal governo federale...deve seguire in ogni modo in cui i decreti civili... le linee guida del CDC... Linee guida federali degli Stati Uniti... venire in chiesa alle funzioni a rotazione... calcolare quante persone possono stare in sicurezza in chiesa... Dovranno essere conservati registri precisi di chi viene in quale giorno... dove possono entrare in chiesa... appendere i cappotti... devono igienizzare o lavarsi le mani... saranno controllati i dispositivi di protezione individuale (DPI)... controlli della temperatura... comprendere e seguire rigorosamente le direttive... requisiti di distanziamento sociale".

[40] Lettera del 4 marzo 2021 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa in America.

[41] "Le restrizioni imposte su alcune delle pratiche più caratteristiche dell'Ortodossia, come la partecipazione alla Divina Liturgia e la ricezione della comunione da un cucchiaio comune, hanno alimentato controversie che hanno messo in luce punti di tensione riguardanti il rapporto tra la vita sacramentale della Chiesa e l'obbligo prendersi cura dei malati per amore del prossimo". ("Un'analisi teologica ed etica della risposta degli ortodossi alla pandemia di COVID-19", di Philip LeMasters, Review and Expositor, 2022, Vol. 119(1-2) 110-121, sagepub.com)

[42] Gli esempi tratti dalla Scrittura e dalla storia della Chiesa utilizzati per giustificare una tale risposta illustrano la loro applicazione senza precedenti per l'intera Chiesa, soprattutto dal momento che questi eventi si sono verificati durante la Quaresima appena prima della celebrazione pasquale: l rinvio della celebrazione della Pasqua come fatto dal re Ezechia nel secondo mese dell'anno invece del primo come prescritto dalla Legge (2 Cronache 30), e la designazione di un piccolo gruppo per servire nella Chiesa per conto di tutti gli altri come era consuetudine del monastero presso il Giordano di lasciare alcuni monaci a mantenere i servizi divini del monastero durante la Quaresima, mentre la maggioranza andava nel deserto per il digiuno ("Vita della nostra santa madre Maria Egiziaca", ne Il Grande Canone (Jordanville: monastero della santa Trinità, senza data), pagina 83). Tuttavia, la Pasqua delle Cronache fu rinviata perché il tempio era contaminato da pratiche idolatriche, non da malattie, e non fu purificato definitivamente fino al secondo mese. Allo stesso modo, la pratica quaresimale del monastero presso il Giordano era la pratica particolare di quel monastero, non quella universale; utilizzando un esempio tratto dalla stessa storia, si potrebbe proporre di vivere in completo isolamento e di astenersi dalla santa comunione per 47 anni come fece santa Maria Egiziaca, solo per ricevere la comunione al tempo della propria morte.

[43] "BOMBSHELL: Veritas Documents Reveal DC Bureaucrats Had Evidence Ivermectin and Hydroxychloroquine Were Effective in Treating COVID – BUT HID THIS FROM THE PUBLIC", di Jim Hoft, 12 gennaio 2022, su https://www.thegatewaypundit.com/2022/01

: "I documenti archiviati in una cartella TOP SECRET sui computer della Defense Advanced Research Project Agency (DARPA) dimostrano che i medicinali Ivermectina, Idrossiclorochina e Interferone sono stati DIMOSTRATI 'curativi' del COVID-19 nell'aprile 2020 – le cure sono state sepolte come 'Top Secret'... il governo federale degli Stati Uniti SAPEVA nell'aprile 2020 che l'intera 'pandemia COVID-19' era completamente curabile attraverso l'uso di questi farmaci comuni. "Blaylock on Vaccines: What You Need To Know For Informed Consent", del Dr. Russell Blaylock, 26 gennaio 2021, su https://www.technocracy.news

: "Per consentire alla popolazione di utilizzare questi prodotti biologici interamente sperimentali il governo ha dovuto dichiarare questa "pandemia" un'emergenza medica e utilizzare l'autorizzazione all'uso di emergenza (EUA)... Poiché questo virus non soddisfaceva i criteri accettati per una pandemia, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha cambiato i criteri, eliminando la necessità che il virus sia mortale per una percentuale significativa della popolazione o causi lesioni gravi a una massa della popolazione. Questo virus non si è mai nemmeno avvicinato a soddisfare questi criteri. Peggio ancora, per aumentare la percezione che tutti fossero in pericolo, il CDC ha incaricato le autorità sanitarie pubbliche di utilizzare solo i test RT-PCR per diagnosticare i casi e ha specificamente incaricato queste agenzie di impostare i cicli ben oltre ciò che era standard per test accurati (da 20 a 30 cicli). In questo modo, il CDC e altre agenzie hanno trasformato i test negativi in test falsi positivi, facendo sembrare che l'infezione fosse ovunque".

[44] Opportunamente riassunto in "30 facts you NEED to know: Your Covid Cribsheet", 22 settembre 2021, su https://off-guardian.org/2021/09/22

. Si veda anche Unreported Truths about Covid-19 and Lockdowns, di Alex Berenson (North Chelmsford, MA, dicembre 2020): "Ciò che è passato quasi inosservato nella spinta ai blocchi è stato il fatto che le principali organizzazioni sanitarie pubbliche avevano per decenni hanno rifiutato questi mezzi come potenziale soluzione alle epidemie... Come protezione, le mascherine sono in gran parte inutili, e i mandati sulle mascherine lo sono ancora di più. Ma come simbolo del fatto che il coronavirus è un pericolo serio che ci impone di rinunciare ai nostri diritti, sono incredibilmente efficaci".

[45] Si tratta di un monito liturgico ed eucaristico che si trova anche alla fine di 1 Corinzi (16,22-23): "Se qualcuno non ama il Signore Gesù Cristo, sia anatema. Marana tha (aramaico per Nostro Signore, vieni!). La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con voi"; e la Didache della fine del I secolo , 9-10: "E riguardo all'eucaristia, rendete grazie così (greco, evcharistesate)..."; la preghiera termina così: "Venga la grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio di Davide. Se qualcuno è santo, venga! Se qualcuno non lo è, si penta: Marana tha. Amen" (I Padri Apostolici, volume 1, pp. 322-325).

[46] Sulla mortalità, 2, 8, 12 (252 d.C.; ANF, 5, pp. 469, 471, 472).

[47] San Giovanni Crisostomo scrisse più tardi del potere onnipresente della Pasqua nella celebrazione della Divina Liturgia: "Il mistero della Pasqua non è di maggiore efficacia di quello che viene ora celebrato (cioè in ogni liturgia domenicale). È la stessa cosa. C'è la stessa grazia dello Spirito; è sempre Pasqua... Non lasciate quindi che il tempo faccia alcuna differenza nel vostro approccio. C'è in ogni momento lo stesso potere, la stessa dignità, la stessa grazia, uno e lo stesso corpo; né una sua celebrazione è più o meno santa di un'altra". (Omelia 5 su Timoteo, NPNF, Prima serie, Volume 13, pag. 425)

[48] Storia ecclesiastica di Eusebio , VII.22.4, 8-10 (NPNF, Seconda Serie, Volume 1, pp. 306-307).

[49] "La malattia e la santa comunione", di p. John Breck, 1 ottobre 2009 (www.oca.org/reflections

). "[Il metropolita Nikolaos di Mesogaia] ha sottolineato (nel 2018) che l'interpretazione della santa eucaristia come veicolo attraverso il quale possono essere trasmesse malattie contagiose deriva dalla mancanza di fede e di razionalità umana. È notevole che di fronte a questo disastro umano (la pandemia di Covid-19) sia emersa l'esigenza di uno stile di vita spirituale. I medici impegnati nei paesi gravemente colpiti dalla pandemia di coronavirus, come l'Italia, hanno assistito a conversioni religiose tra gli operatori sanitari infetti. Hanno riconosciuto l'importanza della spiritualità e della fede per alleviare lo stress e la sofferenza psichica. Un numero crescente di ricerche segnala un effetto benefico della religiosità sul funzionamento immunitario e sulla salute mentale... Da parte della scienza, la comune coppa della comunione può servire come potenziale veicolo di trasmissione. Tuttavia, il rischio è notevolmente inferiore rispetto ad altre condizioni di aggregazione sociale. Inoltre, non è mai stata documentata la trasmissione di alcuna malattia infettiva... La scienza sembra essere in opposizione al concetto di santa comunione". (Dimitrios Anyfantakis, "La santa comunione e la trasmissione delle infezioni: una revisione della letteratura", DOI: 10.7759/cureus.8741, 21 giugno 2020)

[50] "[Una] circostanza come non è mai stata registrata prima... senza lasciare, come suppongo, nessuna parte della razza umana indenne dalla malattia", scritto da Evagrio Scolastico, Storia ecclesiastica (431-594 d.C.) , Libro 4 , capitolo 29, trad. di E. Walford (su https://tertullian.org/fathers

), riguardante la peste bubbonica al tempo dell'imperatore Giustiniano I (il Grande). Vedi "Brief History of Pandemics (Pandemics across History)", di Damir Huremovic (Springer Nature Switzerland AG 2019) su https://doi.org/10.1007/978-3-030-15346-5_2

.

[51] Il parere degli esperti medici accettato dai vescovi non era affatto universale, ma è stato promulgato nell'arena pubblica escludendo informazioni dissenzienti da parte delle autorità sanitarie civili in collaborazione con la maggior parte dei mass media. Vedi "Ciò che sapevamo nei primi giorni", 4 novembre 2022, su www.brownstone.org/articles

; "La Grande Dichiarazione di Barrington", 4 ottobre 2020, su https://gbdeclaration.org

; "Trusted News Initiative (TNI) per combattere la diffusione della disinformazione dannosa sui vaccini e annuncia un importante progetto di ricerca", 10 dicembre 2020, su www.bbc.com/mediacentre

; e "un anno di crisi: perché la pandemia è 10 volte peggiore di quanto pensi", di Nurith Aizenman, 6 febbraio 2021, su https://www.npr.org/sections/health-shots/2021

. Ancora più significativo è il progressivo accumulo all'interno della comunità della sanità pubblica di una pandemia virale anticipata e pianificata che getta i semi per ciò che alla fine è stato implementato durante la crisi del Covid-19. "Il piano è intitolato 'Presentazione della Coalizione per le innovazioni in materia di preparazione alle epidemie (CEPI) all'OMS (Organizzazione mondiale della sanità)' ed è datato 21 luglio 2017. Si tratta di un modello per ciò che è già avvenuto e continua ad essere implementato durante il COVID -19. Dal punto di vista finanziario e di governance, è ciò che (Bill) Gates, (Anthony) Fauci, l'OMS, l'industria farmaceutica, la FDA, il CDC, gli NIH e molti altri in tutto il mondo stanno implementando durante il COVID-19 con il pretesto di sanità pubblica. ...Tutta la pianificazione necessaria per l'imminente pandemia riguardava l'uso dei vaccini per ottenere ricchezza, espansione e potere". Da COVID-19 and Global Predators: We Are The Prey, di Peter R. Breggin, MD, e Ginger Ross Breggin, (Ithaca: Lake Edge Press, 2021); questo libro estremamente ben documentato descrive in dettaglio l'intero processo. Vedi anche, "E-mail di Fauci: come i migliori funzionari della sanità pubblica hanno intrecciato una rete di bugie sull'origine e i trattamenti del COVID", di Meryl Nass, MD, 4 giugno 2021, su https://childrenshealthdefense.org/defender

; e "MEMORY HOLE: The Original COVID-19 Lie", di Matt Orflea, 3 marzo 2020, su https://censorednews.substack.com/p

: "La narrativa dei media era che Trump fosse" meno dell'1% (Covid -19 tasso di mortalità)', la cifra non è stata supportata da scienziati, medici o dati, ma lo era. I migliori medici nazionali, le autorità sanitarie (CDC) e i dati della Corea del Sud – il paese con il maggior numero di test COVID pro capite, che ha calcolato un tasso di mortalità pari allo 0,6% – hanno tutti sostenuto la presa di Trump. Al pubblico è stato detto che non solo era folle mettere in discussione l'autorità dell'OMS, ma era anche pericoloso".

[52] Alla vigilia di Pasqua 2020: Coronavirus e parrocchie cristiane ortodosse degli Stati Uniti, di Alexei Krindatch, aprile 2020, (Secondo censimento delle Chiese ortodosse degli Stati Uniti/Censimento della religione degli Stati Uniti del 2020 su www.usreligioncensus.org).

[53] "Resistenza o sottomissione? Reazioni alla pandemia di Covid-19 nella Chiesa ortodossa russa", di Alexander Agadjanian e Scott Kenworthy, 19 agosto 2021, (su https://berkleycenter.georgetown.edu

), pag. 4.

[54] The "New Traditional" in a Most Traditional Church: How the Pandemic Has Reshaped American Orthodox Christian Churches, di Alexei Krindatch, gennaio 2022, su www.orthodoxreality.org

, pag. 75: "La pandemia ha provocato una maggiore polarizzazione politica della vita ecclesiale, basata sui disaccordi su varie restrizioni e nuove regole nei servizi di culto introdotte dalla pandemia. Alcune parrocchie si sono divise in fazioni ostili, creando spaccature che saranno molto difficili da sanare, per non parlare di dimenticare".

[55] "I fedeli soffocano, aprite le Chiese! – Metropolita Nikolaos di Mesogaia", 3 dicembre 2020, su https://orthochristian.com/135831.html

.

[56] Per esempio, San Gregorio Nazianzeno, Orazione 2.16 (In difesa della fuga sul Ponto), NPNF, Seconda Serie, Volume 7, p. 208.

[57] "Era maturata l'idea che lo sguardo frequente sull'eucaristia potesse in qualche modo sostituire la ricezione sacramentale. Si sviluppò l'idea della comunione spirituale... Nel tardo Medioevo, il desiderio della comunione sacramentale era considerato un requisito di tale spiritualis communio, anzi il suo segno essenziale. In un'epoca in cui la comunione frequente era resa quasi impossibile da esigenze esagerate, questo desiderio doveva essere davvero genuino per molte persone. Una certa giustificazione per la pratica esistente della comunione poco frequente si trovava nel Medioevo nel pensiero che il sacerdote sicuramente si comunica e lo fa come rappresentante dell'intera comunità... comunione al posto di qualcun altro. Così nel XIII secolo si hanno testimonianze della pratica di ricevere o, per usare un termine migliore, di 'offrire' la comunione per gli altri, soprattutto per i defunti. Nella Messa del rito romano , di Joseph A. Jungmann, SJ, trad. del Rev. Francis A Brunner, C.SS.R., 2 volumi, (Allen, TX: Christian Classics, 1986), vol. 2, pp. 364-365.

[58] Il campo della psicologia sociale offre importanti spunti sui gradi, le distinzioni e i fattori di influenza: conformità, conformità, pensiero di gruppo, persuasione e obbedienza. Vedi Influence: Science and Practice, 4a ed., di RB Cialdini, (Boston: Allyn and Bacon, 2001).

[59] San Basilio, Opere ascetiche, trad. di Suor M. Monica Wagner, CSC, The Fathers of the Church, Volume 9 (Washington, DC: The Catholic University of America Press, 1962), "The Long Rules, Preface", pag. 227.

[60] Orazione 12,5 (Al padre suo, quando gli ebbe affidato la cura della Chiesa di Nazianzo), NPNF, Seconda Serie, Volume 7, pp. 246-247.

[61] "Perché le persone si sono conformate", di Maximilien Lacour, 1 ottobre 2023, su www.brownstone.org/articles. I sondaggi hanno rilevato che "la paura personale del virus o della coercizione da parte dello Stato potrebbe essere stata relativamente poco importante nel determinare il rispetto delle regole del blocco. Invece, hanno scoperto che, in generale, le persone seguivano le regole perché (1) erano la legge e (2) perché ci fornivano una comprensione condivisa di ciò che era bene e giusto fare, che molti di noi sembrano aver interiorizzato". Nel 1920, WH Kellogg, MD, funzionario esecutivo del California State Board of Health, osservò il fallimento del mascheramento nel contenere la dilagante e devastante epidemia di influenza spagnola del 1918: "Le maschere, contrariamente alle aspettative, erano indossate allegramente e universalmente, e inoltre, contrariamente alle aspettative su ciò che sarebbe seguito in tali circostanze, non si è visto alcun effetto sulla curva epidemica. C'era qualcosa chiaramente sbagliato nelle nostre ipotesi", in "Maskerade: COVID-1984 and evidence-free compulsory masking", di Andrew Bostum, dicembre 2020 su https://www.theblaze.com/conservative-review

. Brandon Smith osserva un principio generale: "Tutto ciò che i funzionari governativi ci hanno detto durante la pandemia era una bugia. Non è stato un errore, non è stata confusione burocratica, è stata una bugia (per esempio, l'efficacia dei lockdown, delle mascherine, dei vaccini, dei test, della pandemia dei non vaccinati, dei tassi di mortalità, ecc.)… Come hanno ammesso apertamente molti esponenti della sinistra, l'obiettivo era quello di rendere la vita così difficile ai non vaccinati che alla fine avrebbero accettato per sopravvivere. In questo modo, le élite dell'establishment e la sinistra potevano affermare che le persone si erano "volontariamente offerte" per i vaccini e nessuno era costretto. Ciò che intendevano veramente era che nessuno è stato costretto sotto la minaccia delle armi, ma sapevamo tutti che la minaccia sarebbe arrivata dopo", in "Non dimenticare mai: la sinistra ha mostrato i suoi veri colori autoritari durante il Covid", 11 agosto 2023, su https://alt-market.us

. Strettamente correlata alla questione della conformità è la concessione, o la negazione, del consenso informato (libertà di scelta) per le misure sanitarie e i trattamenti medici obbligatori.

[62] Tito 3:1, 1 Pt 2:13; e Rm 13:1 usano tutti la parola "essere subordinato" (in greco ipotasso), la cui radice è taxis, cioè "ordine o rango", quando descrivono il rapporto dei cristiani con l'autorità governativa. V. Krindatch, The "New Traditional" in a Most Traditional Church, pag. 75: "La pandemia ha rivelato quanto fortemente le autorità secolari e il governo possano interferire negli affari interni delle congregazioni religiose imponendo loro varie regole e restrizioni". Le regole e le restrizioni sono state adottate volontariamente tanto quanto sono state imposte.

[63] Cfr. le Apologie di san Giustino martire e di Tertulliano, ANF, rispettivamente volumi 1 e 3.

[64] Quinisesto, 2; NPNF, Seconda Serie, Volume 14, pag. 361.

[65] Mihai, Orthodox Canon Law Reference Book, pag. 181, 185: "Le epitimie, o penitenze, sono le sanzioni date a chi commette peccati; le epitimie hanno carattere temporale e scopo curativo... La disciplina della Chiesa ispirata agli insegnamenti del Signore e degli apostoli applicava la sanzione della scomunica a coloro che si rendevano colpevoli di peccati gravi (es. eresia, scisma); ciò significava che ai trasgressori era negata la santa comunione; se non mostravano rimorso e pentimento, non solo veniva loro negata la santa comunione, ma venivano anche ostracizzati dalla comunità".

[66] 4 marzo 2021, Lettera del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa in America, in www.oca.org; questa citazione è una riproduzione letterale della lettera del Santo Sinodo pubblicata un anno prima, il 1 maggio 2020, che accompagna il documento: "Direttive sinodali verso una riapertura delle nostre Chiese", esprimendo l'estrema cautela da esercitare nel prevenire qualsiasi trasmissione del virus.

[67] LeMasters, "Un'analisi teologica ed etica", pag. 114. La prima citazione è tratta da una "Lettera agli 'amati fedeli in Cristo'" dell'8 giugno 2020, del metropolita Joseph (dell'arcidiocesi antiochena d'America), in possesso dell'autore. L'autore è un sacerdote dell'arcidiocesi antiochena.

[68] Agadjanian e Kenworthy, "Resistenza o sottomissione?" Man mano che si pubblicavano sempre più dati sulle vaccinazioni per il Covid-19, divenne evidente che non avevano mai impedito l'infezione né la trasmissione del virus. Vedere "Non c'è mai stata una 'pandemia dei non vaccinati' e i dati ufficiali sulla sanità pubblica lo dimostrano", del Dr. Paul Elias Alexander, 29 luglio 2022, su https://lifesitenews.com/opinion; e "Peggio della malattia? Revisione di alcune possibili conseguenze indesiderate dei vaccini mRNA contro il COVID-19", di Stephanie Seneff e Greg Nigh, International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research, 10 maggio 2021, pp. 38-79.

[69] "I prodotti biologici a mRNA non sono veri vaccini", perché non soddisfano due requisiti fondamentali per la definizione di vaccino: una preparazione di agenti patogeni indeboliti o uccisi ed essere stati rigorosamente testati per sicurezza ed efficacia (tipicamente 10-15 anni); "Gli mRNA biologici... sono quindi più simili ai trattamenti sperimentali". Da "A Report on the US Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) of the COVID-19 Messenger Ribonucleic Acid (mRNA) Biologicals", di Jessica Rose, PhD, MSc, BSc, maggio 2021, Science, Public Health Policy, and The Law, volume 2:59-80, pp. 59-80. Vedi anche "mRNA: vaccino o terapia genica? Le questioni dei regolamenti di sicurezza", di Helene Banoun, 22 giugno 2023, International Journal of Molecular Sciences, https://doi.org/10.3390/ijms241310514.

[70] Sant'Ignazio di Antiochia, Efesini 20,2; I Padri Apostolici, vol. 1, pag. 195.

[71] Krindatch, The "New Traditional" in a Most Traditional Church, pag. 2.

 
Note sulla restaurazione della Chiesa ortodossa russa

Introduzione

In questo momento della restaurazione della Chiesa, la nostra coscienza e le ambizioni dell'Ortodossia russa sono chiare – il nostro obiettivo non è restaurare la Chiesa che esisteva nel 1917. Non è un obiettivo abbastanza buono, altrimenti ci sarà un'altra rivoluzione. Il nostro scopo è più di una restaurazione storica, è di fare di meglio. Che cosa dobbiamo vedere in particolare?

1. Un patriarcato

Già nel 1905 il futuro tsar martire Nicola II propose il ripristino del patriarcato ortodosso russo dopo un doloroso intervallo di 200 anni. Purtroppo, quelli che erano abituati al vecchio sistema non canonico rifiutarono la sua offerta – non erano ancora pronti per la restaurazione e preferivano la prigionia agrodolce del sistema protestante dei procuratori capi e del governo sinodale. Tuttavia, nel 1918 le forze pro-patriarcato, a lungo guidate dal metropolita Antonio di Kiev, avevano trionfato. Tuttavia, questo restauro fu ribaltato dall'ateismo sovietico e anche dopo la sua seconda restaurazione durante la Seconda Guerra Mondiale, fece poca differenza, poiché i burocrati sovietici degli affari religiosi, atei militanti, trattavano la Chiesa in modi ancora peggiori rispetto ai peggiori procuratori capi, massoni, del XVIII secolo. Dopo il tragico periodo sovietico, oggi è evidente che la restaurazione del patriarcato è permanente.

2. Libertà

La libertà e l'indipendenza del patriarcato contemporaneo dallo sato della Federazione Russa, soggetta ai capricci e alle mode della democrazia e della politica di partito, e da altri stati successori, devono continuare come in epoca post - sovietica di oggi. Nessuno deve temere alcuna interferenza statale. Questo principio è tanto più importante in quanto il patriarcato è per natura e titolo multinazionale, e rappresenta non solo la Federazione Russa, ma tutta la Rus' e i suoi territori canonici, che coprono la maggior parte dell'ex impero russo, così come il Giappone e la Cina, così come i territori condivisi dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia – complessivamente 62 diverse nazionalità. La Chiesa divino-umana deve resistere ovunque alla sudditanza ai capricci di degli stati occidentalizzati o di altri stati e mostrare chiaramente la sua libertà di predicare il Vangelo di Cristo e non diventare una mera istituzione di stato per il moralismo.

3. Indipendenza finanziaria

Viene quindi la questione spinosa delle finanze della Chiesa. Prima della rivoluzione il clero viveva spesso in povertà e la Chiesa era spesso soggetta ai capricci dei ricchi mercanti, l'equivalente di uomini d'affari e 'sponsor' moderni. Qui gli stati contemporanei hanno un ruolo da svolgere. Le chiese devono essere ricostruite dagli stati successori dello stato sovietico che le ha distrutte. I successori dei responsabili della distruzione hanno obblighi morali e qui c'è una lunga strada da percorrere anche solo per tornare ai numeri di edifici ecclesiastici  prima della rivoluzione. Una volta che questo compito è stato svolto, ci sono questioni riguardanti il finanziamento del ​​clero dei cori. Non è sufficiente permettere ai chierici di vivere in povertà e costringerli a lavorare in posti di lavoro secolari e ad affidarsi a direttori di coro che non sono mai liberi durante la settimana, il che significa che tutte le funzioni nei giorni feriali devono essere cantate da sacerdoti. Ci deve essere sicurezza finanziaria.

4. Istruzione

La questione della formazione del clero è collegata con il problema precedente, come abbiamo visto, sia prima della Rivoluzione sia con alcune ordinazioni errate degli anni '90 post-sovietici. Se la Chiesa non può pagare al suo clero un salario di sussistenza, troverà che i suoi talenti vanno altrove. Così, molti studiano teologia, ma non fanno uso delle loro conoscenze come parte del clero, per poter trovare una migliore retribuzione e condizioni molto migliori altrove. Alcuni possono essere scioccati da questo, ma è solo una questione di realismo: se i parroci sono sposati e hanno figli, non puoi tormentarti ancora di più, privando le mogli e i figli del sostentamento. Per quanto riguarda la natura della formazione del clero, deve essere di livello dovuto e morale. In caso contrario, la vita della Chiesa può essere ridotta al ritualismo. Ridurre la Chiesa al ritualismo esterno può essere una facile via d'uscita, ma è un errore e anche un'eresia, che allontana i fedeli che cercano un contenuto interno.

5. Cultura ecclesiale: musica, iconografia, arredamento, arte e architettura

Per due secoli prima della rivoluzione la musica ecclesiastica è stata dominata sia dal canto all'italiana del tipo del concerto professionale, inaccessibile ai fedeli, oppure da canti di solisti per mancanza di cori. Allo stesso tempo anche l'iconografia è stata dominata da immagini cattolico-romane di stile realistico e umanistico che non esprime nulla dell'iconografia ortodossa. Ha sofferto pure la qualità dei paramenti, a volte troppo ornati ed eccessivamente pesanti, e degli arredi della Chiesa. D'altra parte, poco prima della rivoluzione ci fu una rinascita dell'arte e dell'architettura tradizionale. È da auspicare che le forme tradizionali continuino a rivivere e che il cattivo gusto di alcuni "sponsor", innamorati dell'oro, possa essere superato, in modo che i fondi disponibili possano essere utilizzati non per costruire poche chiese super-elaborate o di lusso, ma molte più chiese funzionali, seppur semplici e più modeste nella forma.

Conclusione

La restaurazione non significa la ripetizione cieca degli errori. Un'autentica restaurazione significa un ritorno ai migliori modelli del passato. La restaurazione di un libero, indipendente, colto patriarcato della Rus' esteso a livello mondiale, multinazionale e multilingue, protettore delle altre Chiese locali, e modello di cultura e pratica della Chiesa, è il nostro obiettivo.

 
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Sulla canonizzazione dei martiri imperiali

Mentre continuiamo a commemorare il centenario della rivoluzione russa, che ha rovesciato lo tsar e ha portato al martirio di milioni di persone, inclusi i membri della famiglia imperiale l'anno successivo, qui ripensiamo a quale atteggiamento aveva il popolo russo verso lo tsar e la sua famiglia nel periodo che ha portato alla loro glorificazione da parte del Patriarcato di Mosca nel 2000.

24 gennaio 2000

la famiglia imperiale. Foto di Sergej Prokudin-Gorskij

È giunto il momento di glorificare lo tsar martire Nicola e la sua augusta famiglia. Non sono ancora glorificati dalla nostra Chiesa [1] ma l'atteggiamento verso questo tema nella Chiesa e nella società è completamente diverso da quello che era qualche anno fa. È un segno che, nonostante l'apparente disperazione della situazione attuale, una parte del popolo si è risvegliata. Ci sono molte chiese, come afferma la relazione della Commissione per le canonizzazioni, dove già pregano davanti alle icone dei martiri imperiali. È un miracolo a cui oggi stiamo assistendo: la richiesta naturale del popolo ortodosso russo per la canonizzazione dello tsar martire, che si allinea con la volontà di Dio. Il popolo russo è unito intorno allo tsar in questo.

"Vi manca il vostro tsar-batjushka?", i nostri nemici ci chiedono con scherno, come se il suo non fosse stato il periodo migliore per la Russia.

Ecco alcune conversazioni che ho sentito durante una processione in onore dello tsar martire:

"Il significato della canonizzazione è enorme; nessuna parola può esprimerla" ha detto un giovane.

"La cosa più importante rivelata qui", ha fatto notare un altro, "è che siamo russi e questo è il nostro tsar. Qui c'è allo stesso tempo sia il pentimento sia l'acquisizione della gioia. "

"Ho pregato molto perché lo tsar sia canonizzato", ha aggiunto un terzo. "Allora sarò in grado di percepire me stesso come russo nel mio paese. Sarà più facile per me che non all'estero, ma qui abbiamo riconosciuto lo tsar come santo. In questo affermerò che vivo in Russia, non in qualche colonia".

Il tema della canonizzazione è veramente, innanzitutto, il tema del risveglio, della riflessione su come la memoria della gente è stata soffocata, come è stata tenuta in uno stato ipnotico, suggerendo che non c'è stato nessuno tsar. Il tema più proibito era lo tsar.

Era un tabù, un argomento proibito. Ma, come dicono, Dio vede la verità, ma non la racconterà presto – e Dio ha rivelato questa verità. E più le persone hanno contatto con lo tsar, più vedono i suoi ritratti, più leggono libri su di lui, come gli studi di Sokolov o del generale Diterikhs, tanto più questo tabù si indebolisce. Il fatto che questa verità sia stata rivelata è un buon segno per la Russia, che un tempo aveva lo tsar, e ora lo ha come intercessore celeste. È un atto mistico di pentimento: colui che è stato ucciso, che hanno cercato di deridere nascondendo ogni verità su di lui, è ora dichiarato santo.

Il nostro tsar è un simbolo santo della Russia. Ogni popolo ha la sua vocazione storica e le sue caratteristiche. Ora è sempre più in atto una depersonalizzazione dei popoli proprio perché in ogni popolo, come in ogni persona, solo ciò che appartiene a Cristo è veramente e inequivocabilmente irripetibile: lo tsar russo differiva dai monarchi europei e il popolo russo corrispondeva a questa forma di governo. Il popolo russo è semplice e ha bisogno di uno tsar saggio e semplice. Tutto questo era unito nell'ultimo tsar.

È per questo che le anime di così tante persone si sono risvegliate e si precipitano verso questo mistero. Ecco la testimonianza di un sacerdote riguardo alla sua visione della tsarina alla vigilia del cinquantesimo anniversario della rivoluzione: "Fino a quando lo tsar non sarà glorificato, ci sarà una maledizione sulla Russia", e concorda con decine di altre lettere che io ricevo costantemente. E le riflessioni dei giovani credenti durante la processione imperiale, che ho citato sopra, non sono patriottismo superficiale, ma una manifestazione di una profonda coscienza ortodossa.

Se non avessero detronizzato e ucciso lo tsar, non avrebbero potuto uccidere i sacerdoti e tutta la gente ortodossa. Lo tsar è stato il primo martire in una chiesa di nuovi martiri, anche se non in modo strettamente cronologico.

Ma i nemici hanno trattato lo tsar e la Chiesa in modo furtivo. Quando hanno detto di non avere bisogno di uno tsar ortodosso, hanno voluto privare la gente anche dell'istinto di autoconservazione. Hanno calunniato lo tsar, in modo che i russi smettessero di essere russi, e oggi dobbiamo capire questo almeno a livello dell'istinto di autoconservazione.

* * *

Glorificare un santo richiede sempre due condizioni: per prima, la venerazione dei fedeli, e in seguito miracoli postumi.

Quando cinque anni fa ho iniziato a leggere le testimonianze di Radio Radonezh sui miracoli dei martiri imperiali, non avrei potuto immaginare che questi programmi avrebbero causato una tale reazione. Da allora sono state pubblicate quattro raccolte di miracoli dei martiri imperiali e se ne prepara una quinta, e il flusso di testimonianze non diminuisce.

E infine c'è il miracolo di un'icona che emana miro profumato, un flusso che ha avuto inizio il 7 novembre 1998 e non si è ancora fermato. [2] Ci sono stati 5.000 testimoni di questo miro fragrante che scorreva a Mosca nella processione del giorno del compleanno dello tsar martire, il 19 maggio 1999. L'icona è portata di chiesa in chiesa, riempiendo intere chiese con il suo dolce profumo. Ogni testimonianza dei miracoli dei martiri imperiali ha la fragranza dell'amore, ma qui è data per essere sentita da tutti, attraverso un'immagine visibile, che tutti vedranno sentendo questa unzione di santità sui santi imperiali e forse in modo che tutti capiscano che l'unzione regale di Cristo è rimasta sul nostro sovrano, nonostante sia stato rimosso dal trono. Poiché la principale pietra d'inciampo per molti nella questione della canonizzazione dello tsar martire rimane la sua abdicazione forzata, riceviamo in risposta la testimonianza del cielo.

Questi miracoli faranno vergognare molti. Cosa possiamo dire dopo di loro? Dovremmo proclamare che migliaia di persone sono impazzite?! Per tutti coloro che si oppongono, è odore di morte a morte, come dice l'apostolo Paolo, ma per noi, odore di vita a vita (2 Corinzi 2:16). Il coinvolgimento dello tsar martire nella pienezza del mistero della Croce e della Resurrezione è quella fragranza di cui la nostra Chiesa e la nostra Russia hanno oggi quanto mai bisogno.

Tra la moltitudine di segni miracolosi con cui il Signore ha glorificato lo tsar Nicola II, dobbiamo evidenziare in particolare due miracoli grandi e veramente profetici. Sono un miracolo di una famiglia cristiana, una "piccola chiesa", alla vigilia della distruzione di milioni di famiglie e un miracolo delle autorità legittime alla vigilia della presa di potere dell'uomo dell'iniquità, l'anticristo.

Il servizio governativo dello tsar corrispondeva alla gloriosa unzione celeste ricevuta da Dio: un governatore dovrebbe amare il suo popolo (l'amore dello tsar, specialmente per i semplici, come se non distinguesse tra i ricchi e i poveri, non può non stupirci) e compiacere Dio in tutte le cose. Nessuno tra quelli che oggi vantano di essere in posti di autorità ha una tale comprensione. Durante il suo regno, Nicola II stupiva la gente con la pietà, l'umiltà e la semplicità che lo distinguevano da tutti gli altri governanti. L'ultimo sacrificio di sé nella linea di dovere verso la Russia è espresso nelle famose parole dello tsar, "Se un sacrificio è necessario per la salvezza della Russia, io sarò quel sacrificio".

La famiglia dello tsar è ritenuta un'icona della famiglia ortodossa. Questa famiglia impressiona per l'attenzione e l'amore dei cinque figli l'uno per l'altro – erano tutti connessi, con il padre, con la madre; erano un amore solo, un'anima sola. E non era solo una famiglia ritirata nella loro felicità familiare: vivevano tutta la vita della società russa, partecipando direttamente a ogni esigenza dei loro sudditi. Erano veramente una famiglia reale.

L'omicidio dello tsar aveva molti obiettivi a lungo termine, tra cui la distruzione della famiglia. Trotskij scrisse negli anni '30, "la Russia è diventata di nuovo borghese; c'è ancora il culto della famiglia". Volevano distruggere la famiglia. La famiglia è una piccola Chiesa, e così prende forma la distruzione di tutta la Chiesa.

Tutto dipende dalla famiglia – sia la morale sia lo stato. L'omicidio della famiglia imperiale è stato seguito nella società dagli slogan, "Basta con il matrimonio!" "Basta con la vergogna!" – come se scoppiasse fuori e si manifestasse chiaramente l'essenza spirituale di questo omicidio. Il potere dello Stato sarebbe durato per decenni, ma non poteva che crollare alla fine.

È simbolico che abbiano ucciso non solo lo tsar e la sua famiglia, ma anche tutti i suoi fedeli servitori. I martiri imperiali e i loro servitori sono un simbolo della Russia. Era come uno sterminio di tutta la Russia, di tutti quelli che erano fedeli allo tsar. Poi hanno cercato di uccidere quelli che sapevano, perché i martiri non fossero ricordati. Non ci sorprende che dopo la distruzione della monarchia ortodossa si sia verificata la rapida distruzione delle caratteristiche dell'unicità del popolo russo, prima nel collettivo comunista depersonalizzante e adesso, in misura più terribile, la depersonalizzazione che ha trasformato la gente in bestie attraverso la legalizzazione e la normalizzazione dei peccati più corrotti.

Ciò che sta succedendo oggi in Russia, la disintegrazione della famiglia, della morale e dello stato, è un risultato diretto del crimine inconsapevole e privo di pentimento del 1918. Ora, quando la distruzione della famiglia sta raggiungendo i suoi limiti, la canonizzazione dello tsar sarà una riunione del popolo russo in una singola famiglia e il ritorno del figliol prodigo al proprio padre.

Come il notevole teologo dei nostri tempi, l'archimandrita Konstantin (Zaitsev) aveva scritto qualche decennio fa: "Ora, forse, i segni più evidenti della divisione della società russa in due campi spiritualmente opposti sono i modi in cui trattano la famiglia imperiale". E oggi, aggiungeremmo, questo è collegato come mai prima con il destino della Russia, per la quale lo tsar si è offerto come sacrificio.

Qualcuno può lamentarsi: "È troppo tardi per parlare ora di una canonizzazione", ma tutto è possibile per Dio. Come l'oppressione tataro-mongola e l'invasione polacco-svedese – quando sembrava che la Russia fosse finita – si sono improvvisamente disperse, così il giogo odierno del "vitello d'oro" e l'invasione delle bugie in Russia saranno fatti sparire solo dalla forza di Dio. La canonizzazione dello tsar sarà un miracolo storico: Fino a poco tempo fa, era impossibile anche immaginarne la possibilità in mezzo al tradimento e all'oblio universale. Alla fine del ventesimo secolo, quando la guerra contro il male sta entrando in un nuovo periodo, ci viene dato questo invisibile sostegno spirituale da parte di Dio.

Perché la canonizzazione dello tsar dovrebbe dare forza spirituale ai fedeli? Perché sarebbe un miracolo dei miracoli? Perché significherebbe che tutte le bugie del ventesimo secolo sono cessate e cadute a pezzi, e la verità è stata rivelata. La glorificazione dello tsar sarà una vittoria sulle potenze oscure dell'anticristo che ha sconfitto la Russia nel 1917 – forse per una piccola porzione della popolazione, ma comunque una vittoria. La canonizzazione scaccerà i demoni lontano dalla Russia e dalla Chiesa.

Il nostro tsar è un orientamento e una guida per i ciechi – di cui la Russia deve fidarsi e si è fidata.

Con l'esecuzione dello tsar, è come se la grazia si fosse ritirata dalla Russia. Tutto è andato male per la Russia ed è divenuto confuso. Tanto mostruoso è stato il delitto, che è come se la nostra gente fosse stata privata della propria infanzia – pura, incontaminata e bella.

Come un bambino con occhi aperti e un cuore puro, su cui il male che lo circonda preme in modo conscio o inconscio, non può vivere una vita naturale e spensierata, così la naturalezza del nostro popolo è stata perduta. Si è trattato di un peccato contro la natura.

"Mia nonna me ne ha parlato quando avevo sette anni", ha detto una parrocchiana della nostra chiesa, condividendo le sue impressioni con me. "La faccia della nonna è cambiata quando ha parlato della fucilazione dello tsar, della tsarina, dei figli e dei servitori, anche se lei stessa era una rivoluzionaria. Ho sentito il suo orrore".

Questo orrore è passato di generazione in generazione. Ecco perché la gente è andata ai gulag di generazione in generazione con obbedienza tanto servile. Ecco perché la gente chiamava "Tsar-Nikolashka" [3] colui che era stato ucciso e rideva di un riso innaturale: nascondevano così la paura. E ora sono arrivati ​​a un orrore ancora maggiore. È stato un crimine innaturale e illegale, e il fatto che ll tsar martire è tornato alla nostra memoria (e perché doveva tornare? Perché non dimenticarlo?) testimonia che questa memoria e tutto ciò che le è collegato è vivo allo stato latente nei cuori e nelle coscienze della gente. Poco faa abbiamo parlato della perdita della personalità del popolo russo e della persona russa. In conclusione, diremo alcune parole sulla personalità del santo tsar-martire. Come dice il Paterikon:

"Perché non mi stai chiedendo nulla?" Chiese l'abba al suo discepolo. "Per me, basta guardarti", rispose costui.

Nella persona dello tsar vediamo la grazia della pace divina. Possiamo essere leniti guardando la sua fotografia. Anche nell'esilio, la sua pace non cambia (guardate le foto in cui è seduto sui tronchi o spala la neve). Il nostro popolo può, dopo le nostre turbolenze, ritornare alla pace. Un uomo con un'anima sensibile non può che comprendere.

Il volto dello tsar parla da solo. È gradevole e lucido. È colmo della più alta nobiltà. Lo tsar conservava una purezza infantile. Lo tsar era pieno di timidezza; si sentiva a disagio ad avere potere sulle persone. Era un segno divino, che mantenne fino alla fine.

Non importa come si guardi lo tsar, è impossibile negare che il suo volto sia sempre pieno di importanza genuina. La natura meravigliosa della famiglia imperiale è catturata nelle fotografie. Non stavano recitando. Non c'è malizia nei loro volti, il loro sguardo è diretto, perché questi volti sono in parte iconografici in se stessi. L'icona dello tsar nella Chiesa all'estero è fondamentalmente solo una fotografia con un'aureola, e diverse fotografie dei martiri imperiali sono percepite come icone. Non è un caso che siano appese insieme alle icone in molte case ortodosse.

ritratto dell'imperatore Nicola II. V.Serov, 1900

Confrontate un ritratto dello tsar con qualsiasi altro statista – non solo i nostriChernenko, Chernomyrdin e Chubais, ma tutti i famosi leader occidentali, come Churchill, Roosevelt o de Gaulle. Sul volto dello tsar c'è un segno dall'alto.

Mostrate volto dello tsar a un bambino, e agirà favorevolmente sulla sua anima. Con la canonizzazione dello tsar, tornerà alla gente una percezione pura. I bambini sentono con i loro cuori – non puoi ingannarli. Non importa cosa succede, l'anima infantile del popolo russo vive ancora. La purezza infantile esiste nelle icone, e il volto dello tsar l'ha in comune con il volto di Cristo, un volto che si fida di Dio e del popolo.

Note

[1] Erano stati canonizzati dalla Chiesa ortodossa russa fuori della Russia nel 1981.

[2] Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2000.

[3] Per le persone di lingua russa, questo termine suona maleducato e sprezzante.

 
5 regole per ristabilire la civiltà nelle conversazioni in Internet

Che settimana! Mi ero abituato a pensare che i social media tirassero fuori il male dalla gente. Ma mi sbagliavo: tirano fuori il peggio dalla gente. L'odio, la rabbia e la totale stupidità di cui sono stato testimone su Facebook questa settimana lasciano stupefatti. E sapete cosa vi dico? Spesso provenivano da persone che so essere miti e gentili nella vita reale. Ma una specie di demone sembra prenderli e togliere loro tutta la civiltà.

Prendete questa citazione, in cui una giovane donna di una certa cultura riversa bile su un'altra donna con cui non è d'accordo:

A chi interessano gli aborti? Non vuoi farne? Non farne! Quando è stata l'ultima volta che hai nutrito qualche bambino? O hai adottato qualche bambino? O consegnato contraccettivi o insegnato il sesso sicuro ai ragazzi? Non predicare contro l'aborto se non hai intenzione di fare qualcosa per i bambini che ora sono vivi. Tieni le tue prediche in chiesa.

Il problema è che la donna a cui si stava rivolgendo ha dato tutta la sua vita a servire gli altri. Oops!

O prendere questa ridicola esternazione di una persona altrimenti meravigliosa che amo molto.

Se non fai parte di gruppi oggetti di violenze, non puoi decidere se a questi gruppi è permesso avere paura.

Eh? Questa dichiarazione non ha nemmeno un senso logico. In che modo si potrebbe mai "decidere di permettere a qualcun altro di avere paura"?

Pertanto, penso che dobbiamo riconsiderare le vecchie regole della civiltà e della conversazione civile. Soprattutto quando pubblichiamo qualcosa in Internet.

Ecco cosa ha detto il marchese di Vauvenargues, uno scrittore francese del XVIII secolo, riguardo alla civiltà:

La vera civiltà scaturisce dal cuore. Essere civili non significa forse desiderare di essere graditi al prossimo, spesso contrariamente ai propri gusti e alle proprie abitudini? Quando agiamo così, non proviamo chiaramente agli altri che il loro conforto e piacere sono per noi più preziosi dei nostri? Non è questa l'essenza delle virtù cristiane dell'umiltà e della misericordia?

Io la penso certamente così. Ed è giunto il momento che tutti iniziamo a comportarci così, specialmente in Internet. Ecco cinque regole su come ristabilire la civiltà nelle nostre conversazioni con gli altri, specialmente in Internet. Sono adattati da un manuale d'etichetta russo del diciannovesimo secolo.

Cinque regole per ristabilire la civiltà nelle conversazioni

1. Non importa ciò di cui parli, non parlare mai con eccessiva passione o fervore.

Parlare a voce alta e con l'animazione non rafforza la tua argomentazione. Al contrario, riduce il suo potere.

2. La civiltà è impossibile senza condiscendenza

La compassione per la debolezza degli altri è l'inizio di ogni civiltà. Pertanto, non insistere sui piccoli difetti nel comportamento o nel ragionamento. Questo è maleducato e ti rende insopportabile.

3. Abbi cura quando ti opponi alle opinioni degli altri

Qualsiasi argomento o persino parola contraria è automaticamente un'obiezione all'opinione di un altro. Stando così le cose, dovresti fare molta attenzione a rivelare tale obiezione in una conversazione pubblica, per non insultare la dignità di chi è respinto dalla tua opinione.

4. Allenati ad ascoltare pazientemente le opinioni con le quali puoi non essere d'accordo

Ci sono molte persone che parlano molto. Ma rara è la persona che sa ascoltare per bene.

5. Non dire mai cose per le quali dovrai scusarti più tardi, o in un tono che poi rimpiangerai.

In quelle situazioni in cui sacrifichiamo i nostri bisogni o le nostre opinioni ai bisogni e alle opinioni dei nostri conoscenti, la vera civiltà consiste nel fatto che non stiamo mai veramente inchinandoci a tali opinioni contrarie. E questo è molto difficile e richiede molta arte, delicatezza e tatto. Così, la civiltà ci permette questa preziosissima opportunità: non essere d'accordo con le opinioni degli altri senza mai insultarli o ferirli, ma senza svilire neanche noi stessi davanti a loro. La civiltà è ugualmente lontana dall'adulazione e dalle offese maleducate.

 
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Seminario ortodosso chiuso in Turchia tenuto in ottime condizioni nella speranza di una riapertura

ISTANBUL – Anche se chiuso da più di quattro decenni, uno dei più importanti seminari della Chiesa ortodossa è tenuto in ottime condizioni, nella speranza che possa riaprire un giorno per educare i futuri patriarchi e membri del clero.

Un vescovo all'interno della scuola teologica di Halki

La Scuola teologica di Halki, arroccata in cima a una collina sull'isola di Heybeli al largo della costa di Istanbul, ha chiuso i battenti nel 1971 a causa di una legge turca che richiedeva che l'istruzione superiore privata fosse controllata dallo Stato. Da allora, le aule con banchi risalenti al XIX secolo sono pronte per essere riutilizzate con un istante di preavviso, mentre le camere in stile di dormitorio attendono la prossima classe di studenti di teologia.

La stagione religiosa della Quaresima è iniziata questa settimana e la scuola non è ancora nemmeno un passo più vicina alla riapertura. Ma il metropolita Elpidophoros (Lambriniadis), il cui nome monastico significa "colui che porta la speranza", sarà preparato se le sue preghiere vengono esaudite.

"Se la decisione è presa oggi, domani sarò pronto a ospitare la prima classe", ha detto Lambriniadis, che si occupa del monastero e del seminario su Heybeli.

Fin dal suo arrivo al potere nel 2002, il governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha promulgato riforme per migliorare i diritti dei gruppi etnici e religiosi in Turchia. Nonostante le pressioni degli Stati Uniti e l'Unione europea, lo status del seminario rimane incerto.

Erdogan ha detto che la riapertura di Halki dipende dalle misure reciproche della vicina Grecia che potrebbero migliorare i diritti dei musulmani locali.

"Abbiamo due moschee ad Atene", ha detto Erdogan. "Loro (la Grecia) ci hanno promesso tante volte (di aprire le moschee al culto). È stato all'ordine del giorno per 10 anni. Purtroppo, stanno ancora menando il can per l'aia".

Il Patriarcato ecumenico a Istanbul risale ai tempi dell'impero bizantino greco-ortodosso, che è crollato quando i turchi ottomani musulmani conquistarono l'impero bizantino di Costantinopoli, l'odierna Istanbul, nel 1453.

Il seminario di Halki, fondato nel 1844, è stato il centro di formazione per molti leader ortodossi, tra cui l'attuale patriarca Bartolomeo I, leader spirituale di oltre 250 milioni di cristiani ortodossi in tutto il mondo.

Il suo patriarcato è considerato il centro della Chiesa cristiana ortodossa, ma tuttora la chiesa non può addestrare il proprio clero, ha detto Lambriniadis, 46 anni, nato a Istanbul, ma che è troppo giovane per aver potuto studiare a Halki e che è stato costretto per poter studiare a unirsi al clero in un seminario greco.

 
Arciprete Andrew Phillips: la cristianità, l'Occidente e il parricidio

Dal blog del sito Orthodox England (che ci sta fornendo più spunti di quanti riusciamo a seguire) presentiamo nella sezione “confronti” dei documenti un articolo dell’arciprete Andrew Phillips sul divario tra l’Oriente e l’Occidente cristiano, che vede questo divario attraverso il motivo conduttore del parricidio. Come l’idea stessa del parricidio, l’articolo non è facile da assimilare senza reazioni, ma offre molti spunti a cui pensare. Soprattutto, ci aiuta a capire che nessun dialogo è veramente efficace se non arriva alle cause più profonde della spaccatura tra le due metà della cristianità.

 
Le preoccupanti conversioni dei musulmani in Agiaria

Nel 1991, il 75 % degli agiariani in Georgia era musulmano. Oggi, sono diventati per il 75 % cristiani ortodossi. Come spiegare queste conversioni, apparentemente uniche al mondo ?

Ian Hamel, di ritorno dalla Georgia

"A che ora cominciano le funzioni alla chiesa di san Nicola a Batumi la domenica mattina?" La domanda mette in imbarazzo l'impiegato dell'hotel President Plaza, uno dei più grandi edifici della città, a un colpo di acceleratore dalla  sede della Repubblica autonoma di Agiaria e dal consolato iraniano. È vero che in questa provincia della Georgia, bagnata dal Mar Nero, la popolazione non padroneggia l'inglese. Tutti i documenti, come i cartelli per le strade, sono in georgiano o in russo. Il dipendente alla fine suggerisce di recarsi alla chiesa di san Nicola verso le 9 del mattino. In realtà, l'officio funziona stranamente come un self-service. I fedeli, uomini, donne (a capo sistematicamente coperto) e i bambini entrano ed escono a loro piacimento, dopo aver baciato a lungo le icone e dopo essersi segnati più volte.

 

La chiesa ortodossa di san Nicola a Batumi

Questo curioso va e vieni prende gran parte della mattinata. Il sacerdote non può parlare granché con noi, non parla che russo e georgiano. Una studentessa, tutta sorridente, diplomata nella lingua di Shakespeare, viene in nostro soccorso. Le rivolgiamo la domanda: "Come è possibile che la maggior parte degli abitanti della Repubblica autonoma di Agiara, in seno alla Georgia, abbia abbandonato in due decenni l'islam per l'Ortodossia?" La ragazza si scusa, non ne è al corrente, e preferisce schivare velocemente la domanda...

Una provincia ottomana, e poi russa

Tuttavia i fatti sono lì, l'Agiaria, conquistata dagli ottomani nel XVII secolo, diventa a stragrande maggioranza musulmana. Nel 1878, questa provincia di 3000 km2 cade in grembo all'impero russo. Nel 1991, dopo la caduta del comunismo e l'indipendenza della Georgia, l'Agiaria dichiara la secessione. Fino al 2004, questa repubblica "indipendente" è governata da un dittatore di confessione musulmana, Aslan Abashidze, oggi in fuga. Da allora l'Agiaria (400.000 abitanti) è tornato in seno alla Georgia .

 

La Grande Moschea di Batumi

Secondo i documenti ufficiali, nel 1991, gli Agiariani erano al 75% musulmani . Ora sono al 75% ortodossi. Come si spiega questa conversione di massa? In una lunga intervista pubblicata nel dicembre 2012, il metropolita Dimitri di Batumi (la capitale dell'Agiaria), che peraltro è nipote di Ilia II, il patriarca della Georgia, racconta che è stato nominato prete della parrocchia di san Nicola a Batumi nel 1986. A quel tempo, non c'era che una sola chiesa ortodossa a Batumi.

"È la volontà di Dio"

Il metropolita Dimitri afferma che "questa metamorfosi di un'intera regione, questa conversione dall'islam all'Ortodossia, o meglio, questo ritorno alle origini, alla fede dei loro antenati", ha avuto luogo davanti ai suoi occhi. Il 13 maggio 1991, "5000 musulmani e atei sono divenuti ortodossi. Nello stesso anno sono stati aperti la scuola ecclesiastica a Khulo e il liceo ecclesiastico Sant'Andrea, il primo liceo religioso in URSS". Il metropolita di Batumi dice che gli agiariani, convertiti forzatamente all'islam dagli ottomani, di fatto, sono però rimasti cristiani nel cuore. Secondo la sua dichiarazione, hanno continuato a portare di nascosto una croce, hanno dipinto le uova di Pasqua, e hanno mantenuto le icone nelle loro case.

 

Ufficialmente, ortodossi e musulmani coabitano senza problemi in Georgia.

Il metropolita Dimitri aggiunge che molti sacerdoti provengono da famiglie musulmane. Il rettore del seminario è il nipote di un mullah, formato a Istanbul. Come spiegare le conversioni, riporta il sito Pravoslavie i mir (l'Ortodossia e il mondo): "È la volontà di Dio. È un miracolo di Dio, inspiegabile con il solo mezzo della previsione", risponde il metropolita Dimitri .

Missionari venuti dalla Turchia

La Grande Moschea di Batumi è a pochi isolati dalla chiesa di San Nicola, nei pressi del porto. Prima osservazione: in realtà è molto meno affollata rispetto al luogo di culto ortodosso. Tuttavia, alcune pubblicazioni locali denunciano un "ritorno all'islam sostenuto dalla Turchia". Ma durante il nostro soggiorno in Agiaria, non abbiamo visto questa "presenza islamica turca abbastanza consistente" dovuta al "massiccio afflusso di missionari", soprattutto i discepoli del predicatore turco Süleyman Hilmi Tunahan.

Il posto di confine con la Turchia a Sarpi si trova solo a una ventina di chilometri da Batumi. Se la capitale dell'Agiaria è divenuta a prevalenza cristiana, al contrario, i piccoli villaggi tra le montagne dell'Agiaria non hanno ancora rinnegato il Profeta. Il villaggio di Khulo, a più di due ore di distanza dal Mar Nero, ha una moschea e una madrasa. Ci hanno detto che alcuni anziani continuano a parlare turco, ma non siamo in grado di verificarlo.

 

Batumi, capitale dell'Agiaria, una città futurista

Uno stato nazionale e ortodosso

Per il visitatore dall'esterno , le due religioni sembrano coesistere senza problemi. Gli agiariani ti danno senza esitazione le indicazioni per la chiesa o la moschea più vicina. Nessuno menziona alcuna persecuzione nei confronti delle minoranze religiose. Tuttavia, queste conversioni di massa rimangono un soggetto tabù. Tanto più che gli altri musulmani di Georgia (circa il 10 % della popolazione) non sembrano adottare l'Ortodossia altrettanto rapidamente, compresi i kisti, un'etnia cecena vicina al confine con la Cecenia e il Daghestan, e gli sciiti in Georgia orientale, vicino all'Azerbaijan .

"Dobbiamo capire che la Chiesa ortodossa è un pilastro fondamentale della nostra identità nazionale. Nel passato, siamo stati invasi da tutti i nostri grandi vicini, i persiani, gli ottomani, i russi. Se non ci fosse stato il cemento della religione, non ci sarebbe più alcun popolo della Georgia", ha detto Alina Okkropiridze, ex giornalista e traduttrice. Dopo 70 anni di ateismo di stato al tempo dell'URSS, Zviad Gamsakhurdia, il primo presidente della Georgia, ha voluto creare uno stato "nazionale e ortodosso". Il suo successore, Eduard Shevardnadze, ex ministro degli Esteri dell'URSS, si prese cura "di annunciare la sua conversione all'Ortodossia, di farsi battezzare e di scegliere come suo direttore spirituale il patriarca Ilia II, capo della Chiesa georgiana dal 1977", ricorda il sito svizzero Religioscope.

Smontaggio di un minareto

Chiaramente, nel corso degli ultimi due decenni, i poteri, i media e i partiti nazionalisti non hanno smesso di ripetere costantemente che un vero georgiano deve essere prima di tutto ortodosso. È abbastanza per spiegare, come affermato dal metropolita Dimitri, "il ritorno alla fede dei loro antenati" degli agiariani? Alla fine del mese di agosto, nel distretto di Adigeni, nel sud-ovest della Georgia, le autorità hanno smantellato un minareto sulla base del fatto che non erano stati pagati i dazi doganali per i materiali da costruzione. I musulmani che si opponevano alla distruzione dell'edificio sono stati arrestati. "Un modo molto 'eterodosso' di agire che mira solo all'esilio del popolo musulmano", si lamenta un sito locale in un articolo intitolato "La Georgia: il minareto della discordia".

 
Sulle ingiustizie nella vita della Chiesa

La Chiesa, il corpo incarnato di Cristo, è sempre stato il campo di battaglia centrale tra Dio e il mondo, il cui principe è Satana. È per questa ragione che il mondo cerca costantemente di distruggere e corrompere la Chiesa, infiltrandola con coloro che scioccamente e ciecamente fanno la volontà di Satana. La storia è piena di famosi esempi di nemici interni e di traditori nella vita della Chiesa. Di fatto fu questo il fondamento della vita monastica nel IV secolo. Tutto questo perché la presenza di Cristo è aberrante per Satana, che vuole il mondo per se stesso, come vediamo nelle tentazioni di Cristo, raccontate nel quarto capitolo del Vangelo di Matteo. Satana ha sempre cercato di trasformare la Chiesa nel mondo, per fare della Fede una semplice "religione" statale o istituzionale. Trasforma vescovi e preti in anti-pastori, in scribi (intellettuali vanitosi e pomposi come Ario e così tanti accademici che, gonfiati dalla futile conoscenza descritta dall'apostolo Paolo in 2 Timoteo 3: 4, pensano di sapere tutto) e farisei (ritualisti), per non parlare di persecutori e burocrati. Così, nella storia della Chiesa, ogni eresia e ogni scisma è stato un tentativo, solitamente inconsapevole a causa della delusione spirituale di coloro che guidano l'eresia e lo scisma, per compromettere la Chiesa con il mondo.

Così, nel settimo secolo in queste isole, monaci irlandesi disordinati ma santi erano disorientati da una religione romana organizzata ma fredda; durante il primo millennio successivo gli zelanti monaci della Nuova Roma (Costantinopoli) furono crudelmente perseguitati da imperatori e imperatrici con i loro progetti politici iconoclasti filo-islamici; nell'XI secolo la Vecchia Roma cadde nella tentazione di trasformare il suo vescovo in un imperatore universale che comandava eserciti e torturatori, sostituva Dio e dal quale, si diceva, procedeva lo Spirito Santo e così tutta la verità e l'autorità; alcuni secoli fa in Russia sorse un grande dibattito tra gli eremiti non possessori e coloro che gestivano i monasteri come unità economiche con terreni agricoli e contadini; poco più di un secolo fa la Chiesa russa, sebbene con grandi istituzioni, era compromessa come parte delle macchine statali, e la gente non si radunava attorno a ricchi vescovi-burocrati, preti cittadini carrieristi e cori professionisti operistici all'italiana in chiese di pietra, ma attorno a poveri anziani portatori di spirito in cappelle di legno nei monasteri provinciali; e ai nostri tempi il più grande santo della diaspora, san Giovanni di Shanghai, fu processato da vescovi che sostenevano i laici con denaro e potere, e non gli autentici fedeli.

Che cosa dobbiamo fare di fronte alle ingiustizie nella vita della Chiesa?

In primo luogo, potremmo sbagliarci: possiamo sapere che abbiamo ragione, solo se siamo perseguitati. Ce lo dice Cristo (Luca 21 e Giovanni 16). Accettiamo quindi la persecuzione, a condizione che non ci costringa a violare i comandamenti. Se ciò significa compromettere i comandamenti, dobbiamo trasferirci in un'altra diocesi canonica, ma non in una non canonica. La persecuzione non è infatti una scusa auto-giustificante per cadere nello scisma. La Chiesa è ovunque disseminata di piccoli gruppi, o per meglio dire sette estremiste, per esempio di nuovi calendaristi o di vecchi calendaristi, che furono spesso inizialmente vittime di ingiustizie episcopali, ma che ora non hanno alcuno status canonico e quindi hanno screditato se stessi. Ma il calendario della Chiesa è anche e ovunque disseminato di santi che hanno sopportato le ingiustizie, tra quelli recenti san Nettario di Egina e san Giovanni di Shanghai, e che così sono diventati santi. Non si sono tolti le loro corone.

In secondo luogo, mentre rimanete nella Chiesa con quelli che causano l'ingiustizia, non partecipate a quell'ingiustizia, mettetevi dalla parte delle vittime dell'ingiustizia. Ci saranno degli anti-pastori, ma voi dovete rimanere pastori, e la vostra coscienza pulita. I bulli, i narcisisti e i manipolatori degli ingenui, con le loro menzogne insinuatrici, l'ipocrisia e i tentativi di screditare, non vinceranno. Questi non pensano al Giudizio ultimo e non tremano, ma voi pensateci e tremate.

In terzo luogo, dobbiamo sapere che, come si suol dire, ciò che dai, ti ritorna. I nostri persecutori dovrebbero tremare – in ogni caso, lo faranno presto. Ho visto così tanti che hanno perseguitato la gente della Chiesa, e cose terribili sono accadute a tutti prima o poi, senza eccezioni. Negli ultimi quarant'anni e più, li ho visti, vescovi e sacerdoti che muoiono improvvisamente dopo aver agito in modo oltraggioso. Pensavano di poter farla franca: non ci sono riusciti. Siate pazienti: la verità verrà allo scoperto. Dio è sempre dalla parte dei buoni e dei fedeli. Siate pazienti, la giustizia arriverà sempre, perché l'uomo propone, ma Dio dispone: non fatevi ingannare; non ci si può prendere gioco di Dio; poiché ciò che l'uomo semina, quello ancora raccoglierà (Galati 6:7).

 
Che cos'è il cesaropapismo?

L'imperatore Costantino Copronimo

Domanda: "Ho sentito sostenere che, fin dai tempi di Costantino, la Chiesa ortodossa è stata sotto la pressione dello Stato, e ha fatto qualunque cosa il potere costituito le abbia detto di fare. Cosa direste a chi sostiene che noi rifiutiamo il papa, ma abbracciamo il "cesaropapismo" "?

Se leggete la Bibbia, vedrete che non vi era alcuna separazione tra Chiesa e Stato nell'Antico Testamento, e i re d'Israele e di Giuda non erano solo leader laici, ma avevano un ruolo da svolgere nella vita spirituale del loro popolo, per il bene o per il male... quelli che hanno promosso la giustizia sono lodati nella Scrittura, e quelli che hanno condotto il popolo fuori strada sono condannati. Allo stesso modo, con la conversione di san Costantino il Grande, gli imperatori romani e l'Impero romano d'Oriente hanno avuto un ruolo simile. Tuttavia, il fatto che la Chiesa non seguiva gli imperatori quando questi cercavano di condurre la Chiesa in una direzione eretica è visto dalla reazione della Chiesa con un altro imperatore di nome Costantino... Costantino V, noto alla Chiesa come Costantino Copronimo. "Copronimo" non era il suo nome, ma un soprannome che secondo la tradizione deriva dal suo battesimo. Quando era stato battezzato, si dice che se l'era fatta addosso nel fonte battesimale, e questo faceva presagire il fatto che avrebbe tentato di profanare la Chiesa con la sua eresia. "Copronimo" significa letteralmente "nome di merda." Costantino Copronimo era un iconoclasta, e perseguitò vigorosamente coloro che gli resistevano... e i fedeli della Chiesa gli fecero resistenza durante il suo regno, e il regno di suo figlio, Leone IV. Poi, dopo che il settimo Concilio Ecumenico ebbe condannato l'eresia iconoclasta, e dopo soli 28 anni di tregua, l'iconoclastia fu ripresa dall'Imperatore Leone V, ma ancora una volta, dopo un altro quarto di secolo di persecuzione degli ortodossi, l'iconoclastia fu nuovamente sconfitta, e questa volta definitivamente. Se l'Impero romano d'Oriente (bizantino) avesse avuto un qualsiasi concetto di cesaropapismo, la Chiesa avrebbe abbracciato l'iconoclastia, ma invece fece resistenza all'iconoclastia con le unghie e coi denti, fino a quando alla fine trionfò su di essa.

I nuovi martiri e confessori della Russia

Spesso, quando si fanno accuse di "cesaropapismo", si denuncia la Chiesa ortodossa sotto il comunismo, e si pretende che la Chiesa sia stata la serva obbediente delle autorità comuniste. Questa affermazione è smentita dal fatto che nei soli primi 9 anni di governo bolscevico, 78 vescovi, 2.700 sacerdoti, 2.000 monaci e 3.400 monache siano stati uccisi dai comunisti. Negli anni '60, la stima del numero dei sacerdoti uccisi era salita a 12.000. Un tempo, vi furono circa 150 vescovi nei gulag sovietici – e prima della rivoluzione, c'erano solo 130 vescovi attivi, e quindi questo significa che non solo la maggior parte dei vescovi era stata imprigionata, ma che anche i loro sostituti erano stati rapidamente imprigionati, come scrive Timothy Ware [ora metropolita Kallistos] in The Orthodox Church (London: Penguin, 1964), p 155s. Il numero di laici uccisi per la loro fede è sconosciuto, ma è valutato a milioni. Questa non è certo una storia di una serva obbediente che fa tutto quel che le dice il suo padrone. La storia è complessa, e alcuni hanno resistito fino al martirio, mentre altri hanno resistito e sofferto in altri modi. È certamente vero che molti hanno capitolato, ma questo vale per qualsiasi persecuzione intensa nella storia della Chiesa.

Come ha sottolineato Aleksej Khomjakov:

"... tutti i protestanti sono cripto-papisti; e, anzi, sarebbe un compito molto facile dimostrare che nella loro teologia (e filosofia) tutte le definizioni di tutti gli oggetti di fede o di comprensione sono semplicemente prese dal vecchio sistema latino, anche se spesso rese negative nell'applicazione. In breve, se dovessimo esprimerci nel linguaggio conciso dell'algebra, tutto l'Occidente conosce un solo dato, a; sia che questo dato sia preceduto dal segno positivo +, come tra i latini, o con il negativo -, come tra i protestanti, il dato a rimane lo stesso. Ora, un passaggio all'ortodossia sembra davvero come un'apostasia dal passato, dalla sua scienza, credo, e vita. Significa entrare in un mondo nuovo e sconosciuto, un passo coraggioso da intraprendere, o addirittura da consigliare "(Aleksej Khomjakov, Terza Lettera a William Palmer; questa è anche la citazione con cui il metropolita Kallistos inizia il suo classico libro "The Orthodox Church").

Poiché l'Occidente tende a vedere le cose o in termini di papismo, o di anti-papismo (che è in realtà papismo democratizzato, cioè, ogni uomo come il papa di se stesso), l'Occidente è incline a voler imporre qualche variazione del tema sugli ortodossi, e quindi pretendono che siamo cesaropapisti. La realtà è, però, che abbiamo scelto di non partecipare a qualsiasi varietà di papismo. Se si vuole capire che cos'è l'Ortodossia, la si deve capire nei propri termini, distaccati dal papismo.

Per ulteriori informazioni:

Per una storia corretta della Chiesa russa sotto il giogo sovietico, si veda A Long Walk to Church, di Nathaniel Davis.

Per ulteriori informazioni sulle icone e sull'iconoclastia, si veda il testo Domande e risposte sulle icone.

 
Come sfatare le "basi scientifiche" dell'educazione sessuale comprensiva

Parte 1 – Teoria del gender: scienza o ideologia?

Nei paesi dell'ex blocco dell'Est si assiste a un aumento significativo del numero dei partiti autoproclamatisi liberali democratici che mirano a realizzare progressi paragonabili a quelli dei paesi occidentali più sviluppati. L'obiettivo eccessivamente ambizioso di questi partiti è quello di instillare i cosiddetti valori euro-atlantici nei sistemi educativi dei loro paesi, in modo che i giovani possano plasmare il proprio destino in una società libera e democratica. Questo articolo esaminerà alcune delle questioni più allarmanti che attualmente colpiscono i bambini e gli studenti nei paesi liberali occidentali. Esamineremo se questo nuovo modello educativo che respinge categoricamente i valori cristiani come obsoleti e superati sia davvero così scientificamente fondato come affermato. Inoltre, esploreremo le conseguenze di questo modello per la società e le generazioni future.

Secondo la comunità LGBT, i programmi educativi attualmente utilizzati dalla maggior parte dei paesi sono prevalentemente basati sulla segregazione di genere e impongono gravose aspettative eteronormative e ruoli sessisti su uomini e donne. Ecco perché si ritiene necessaria l'adozione di nuovi programmi scolastici per affrontare i problemi legati all'identità sessuale e all'omofobia. Ciò potrebbe essere ottenuto introducendo vari libri di testo e metodologie per bambini e giovani adulti per consentire loro di sfidare gli stereotipi "obsoleti" con le moderne tecniche educative.

Gli standard di educazione sessuale adottati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in Europa indicano che, per comprendere la propria identità di genere, i bambini da 0 a 4 anni dovrebbero essere istruiti sulla masturbazione e sul piacere che possono provare toccando il proprio corpo. I bambini dai 4 ai 6 anni dovrebbero essere informati sulla masturbazione nella prima infanzia, sulle relazioni omosessuali, sui diversi concetti di famiglia, e dovrebbero essere educati a rispettare le varie norme sulla sessualità. Quando i bambini raggiungono i 6-9 anni, hanno bisogno di essere educati sui vari metodi di concepimento e istruiti sull'amicizia e sull'amore tra persone dello stesso sesso. Quando hanno 9-12 anni, è necessario fornire loro informazioni sulle varie identità di genere, sul genere biologico e sui concetti correlati. [1]

Tuttavia, la ricerca sistematica condotta nei paesi che avevano implementato la cosiddetta metodologia di insegnamento dell'educazione sessuale comprensiva ha rivelato che questa strategia non è efficace per la salute pubblica. Questa conclusione è stata supportata da più di un centinaio di articoli di ricerca contemporanei che hanno studiato i programmi di studio in vari paesi per valutare l'efficacia dell'educazione sessuale. Dimostrano che questa strategia non ha successo e che comporta molte conseguenze negative, come un aumento dell'attività sessuale, un maggior numero di partner sessuali, gravidanze premature, malattie sessualmente trasmissibili, ecc. [2]

I programmi di educazione sessuale comprensiva si basano sulla cosiddetta "teoria del gender" sviluppata dai filosofi del movimento LGBT e sulla ricerca sulla sessualità umana condotta da Alfred Kinsey nel Kinsey Institute dell'Università dell'Indiana. Esaminiamo ciò che sta accadendo nel mondo occidentale come risultato dell'attuazione di questi programmi educativi, che sono stati intenzionalmente progettati per sfidare i valori cristiani e le norme morali nella formazione delle giovani generazioni!

L'origine e il significato scientifico della teoria del gender

Fin dall'inizio dell'illuminismo (fine XVII secolo), il mondo occidentale è stato influenzato da un umanesimo di tendenza ateistica. Successivamente (a partire dalla metà del XX secolo) è stato influenzato anche dal femminismo radicale. In sostanza, per più di 300 anni, i valori morali cristiani sono stati sottoposti a decostruzione, con conseguente incapacità di distinguere tra "buono" e "cattivo" o di distinguere "sano" e "normale" da "malato e pervertito". Per evitare di essere accusati di calunnie ed esagerazioni riguardo agli avvenimenti attuali nel "mondo nuovo" che noi, popoli dell'ex blocco socialista, sogniamo da tanto tempo, esaminiamo ciò che dicono questi autori nelle loro pubblicazioni, poiché ciò potrebbe rivelare possibili sviluppi in questi paesi.

In The Global Sexual Revolution, la sociologa tedesca Gabriele Kuby traccia l'evoluzione del femminismo estremo mentre si trasforma nella cosiddetta ideologia del gender, che, pur preservando i tratti "rosa", alla fine degenera in totalitarismo e dittatura. Ecco la sua descrizione del processo:

(Le femministe radicali) hanno dichiarato che avrebbero raggiunto un'uguaglianza ancora maggiore per le donne. In realtà, la loro lotta era contro il matrimonio, la famiglia, i bambini e le donne in quanto madri, nel tentativo di raggiungere la completa deregolamentazione della sessualità... Lottavano per trasformare la società per liberarla da ciò che consideravano "anormalità" (cioè le norme cristiane, nda), decostruendo il contrasto tra l'identità sessuale di uomini e donne e sfidando "l'eterosessualità obbligatoria".

Secondo Judith Butler, lesbica e principale ideologa della teoria del gender, "il termine 'genere biologico' è un costrutto ideale che viene rafforzato nel tempo. Non è un fatto o un carattere statico di un corpo; si tratta invece di un processo in cui le norme regolatrici rafforzano il genere biologico attraverso la costante ripetizione di determinate norme". [3]

Gabriele Kuby spiega questa affermazione come segue:

"Traduzione: non ci sono uomini o donne. Il genere è una fantasia, qualcosa in cui crediamo perché lo abbiamo sentito molte volte. Il genere sociale non è legato al genere biologico, poiché quest'ultimo non ha alcun significato ed esiste esclusivamente come un costrutto linguistico in cui le persone credono perché lo sentono continuamente. Secondo Judith Butler l'identità è qualcosa di fluido e flessibile senza alcuna essenza maschile o femminile. Invece, c'è solo una sorta di "prestazione e comportamento che può essere modificato in qualsiasi momento…"

Butler è considerata la massima autorità in materia di "teoria queer". Proprio come "gender", "queer" è una parola a cui è stato dato un significato completamente diverso. Si suppone che la parola "queer" eviti di fare affidamento su etichette come "lesbica", "gay", "bi" o "transessuale", che, pur rifiutando l'eterosessualità, ne implicano l'esistenza. "Queer" si riferisce semplicemente a chiunque non sia etero. Il contrasto tra eterosessualità e omosessualità deve essere eliminato per amore della completa distruzione dell'identità di genere, perché solo allora "il dominio dell'eterosessualità forzata" sarà sradicato e le persone saranno libere di costruire la propria identità come desiderano.

"Sradicamento della libertà per amore della libertà…

"Questi valori, tradizioni e leggi (ereditati dal cristianesimo, nda) sono stati sistematicamente smantellati negli ultimi quarant'anni. Nella cultura del prospero Occidente, questo processo ebbe inizio con la ribellione degli studenti. Oggi, questo costituisce l'ordine del giorno della rivoluzione culturale guidata dalle potenti élite di questo pianeta. Dall'inizio degli anni '70, una potente lobby aiutata dall'ONU, dalla Comunità Europea e dai mass media si è battuta per cambiare il sistema di valori.

"L'obiettivo è la libertà assoluta, sganciata da ogni confine naturale o morale, dove l'uomo è considerato un individuo "nudo". Per tale libertà assoluta, che cerca la liberazione anche dalla "dittatura della natura", ogni vincolo naturale è visto come un ostacolo da superare.

"Quindi, questo tipo di libertà non ha concetti di "bene" e "male" o alcuna norma. Gli strumenti specifici utilizzati in questa lotta includono la decostruzione della sessualità binaria, il cambiamento delle norme e delle credenze sociali, soprattutto tra i giovani, e il raggiungimento della completa uguaglianza giuridica tra le unioni omosessuali e il matrimonio, arrivando fino all'impegno nell'ostracismo sociale e nella criminalizzazione della resistenza…

"Oggi chiunque, in ambito politico, accademico, mediatico o anche ecclesiastico, adduce ragioni per cui l'atto sessuale rientra esclusivamente nel rapporto coniugale tra un uomo e una donna, e dovrebbe essere disponibile a concepire figli, si mette a rischio. Chiunque discuta scientificamente i rischi e le conseguenze del comportamento non eterosessuale, o si opponga apertamente alla deregolamentazione sessuale, si espone a diventare un paria sociale. Potrebbe essere escluso dal discorso pubblico, stigmatizzato con oscenità, perdere la sua posizione professionale, essere molestato in molti modi da gruppi di interesse o altrimenti discriminato.

La criminalizzazione attraverso leggi antidiscriminatorie e nuovi reati punibili come "omofobia" e "incitamento all'odio" è già una realtà in alcuni paesi e viene promossa a livello globale.

"Coloro che si considerano fermamente dalla parte del bene – che oggi combattono così coraggiosamente il terrore di stato di un secolo passato – hanno la volontà di opporsi alla crescente limitazione della libertà nel nostro tempo? La linea di demarcazione tra difendere la libertà e rinunciare alla libertà è la volontà di pagare oggi il prezzo per non nuotare tra gli squali". [4]

Nel 1992, quando il sistema socialista crollò e l'Occidente rivelò il suo vero volto, il professor Henry Bower disse: "Attualmente, la comunità scientifica e, in misura maggiore, quella popolare, si sta allontanando sempre più dai metodi scientifici per conformarsi all'ideologia liberale come unico modo decisivo di interpretare "scientificamente" il mondo che ci circonda". [5]

Il numero di esempi simili continua a crescere! Il solo libro The Rhetoric of the LGBT Movement in Light of Scientific Facts di Viktor Lysov fa riferimento a diverse centinaia di articoli di ricerca contemporanei in cui gli autori sono influenzati da preferenze soggettive o mantengono la correttezza politica rispetto all'ideologia LGBT. In uno dei capitoli, Viktor Lysov cita il seguente meraviglioso pensiero di Austin Ruse:

"La reputazione della vera scienza è stata rubata dalla sua gemella malvagia, una scienza falsa che in realtà è solo un'ideologia e una narrazione. Quell'ideologia si sta semplicemente mascherando con la credibilità che appartiene di diritto alla vera scienza". [6]

Considerando i limiti di spazio, esaminiamo solo un esempio per illustrare la gravità della situazione. Alla fine del 2018, il New York Times ha pubblicato un articolo in cui tre scienziati, James Lindsay, Helen Pluckrose e Peter Boghossian, dimostravano come l'ideologia avesse prevalso sul buon senso nel regno delle scienze sociali.

"Dall'agosto 2017", riporta l'articolo, "Lindsay, Boghossian e Pluckrose hanno presentato venti articoli sotto forma di documenti di ricerca convenzionali a rispettabili riviste sottoposte a revisione paritaria. Gli articoli trattavano diversi argomenti, affrontando varie strategie per affrontare la disuguaglianza sociale, tra cui femminismo, mascolinità, identificazione razziale, orientamento sessuale, positività corporea e altro ancora.

Ciascuno degli articoli postulava una teoria radicalmente scettica che criticava un certo "costrutto sociale" (per esempio i ruoli di genere). Gli articoli erano vistosamente assurdi e intenzionalmente intrisi di umorismo per sollevare dubbi sulla serietà della ricerca. Da un punto di vista scientifico, gli articoli non resistevano a un esame accurato, poiché le teorie ipotizzate non erano supportate dai numeri forniti e gli autori a volte facevano riferimento a fonti inesistenti o fittizie.

Per esempio, uno degli articoli raccomandava che gli uomini fossero addestrati come cani. L'altro suggeriva che gli studenti bianchi ascoltassero le lezioni seduti in catene sul pavimento come punizione per il fatto che i loro antenati erano proprietari di schiavi.

Il terzo articolo pubblicizzava l'obesità estrema come la libera scelta di una persona sana. Il quarto articolo postulava che masturbarsi mentre si fantastica su una donna reale è un atto di violenza sessuale contro la donna.

L'articolo intitolato Dog Park afferma che i ricercatori hanno tastato i genitali di quasi diecimila cani quando hanno interrogato i proprietari sull'orientamento sessuale dei loro animali domestici. In The Breast, gli autori si chiedevano sinceramente cosa gli uomini eterosessuali potessero trovare attraente nelle donne. Uno degli articoli sul femminismo, La nostra lotta è la mia lotta, era in realtà un capitolo leggermente modificato del Mein Kampf di Hitler.

Almeno sette dei venti articoli presentati sono stati esaminati da eminenti scienziati e accettati per la pubblicazione. Diciamo "almeno sette" perché altri sette articoli erano in fase di revisione quando gli scienziati hanno dovuto interrompere l'esperimento e rivelare la propria identità.

James Lindsay ha registrato un video in cui ha cercato di giustificare le loro azioni e spiegare la loro posizione.

"Crediamo che le questioni di genere, l'identità razziale e l'orientamento sessuale debbano assolutamente essere studiate", ha affermato. "È importante però ricercarle in modo obiettivo, senza preconcetti. Il problema è il modo in cui sono studiate oggi".

"La cultura esistente impone che solo alcuni tipi di conclusioni siano ritenute accettabili. Per esempio, il colore bianco della pelle o la mascolinità sono costantemente associati a problemi. Pertanto, la lotta contro la disuguaglianza sociale ha la precedenza sul perseguimento della verità oggettiva", ha spiegato.

Tuttavia, gli autori di questo esperimento affermano che la loro reputazione nella comunità scientifica è stata danneggiata in un modo o nell'altro e hanno poche speranze in un esito positivo.

Boghossian è sicuro che l'università lo licenzierà o troverà un altro modo per rimproverarlo. Pluckrose è preoccupata di non riuscire a conseguire il dottorato. Lindsay dice che probabilmente diventerà "un paria accademico" a cui non sarà permesso né di insegnare né di pubblicare opere accademiche serie.

Tuttavia, tutti credono che ne sia valsa la pena.

"Il rischio che una ricerca distorta continui a influenzare l'istruzione, i mass media, la politica e la cultura ci preoccupa molto più di qualsiasi ripercussione che potremmo affrontare", ha affermato James Lindsay nella sua intervista al WSJ. [7]

Considerati i numerosi casi che mettono in luce l'influenza ideologica sulla scienza, in particolare nella sfera sociale, la teoria del gender può rimanere il fondamento dei cosiddetti programmi di educazione sessuale globale imposti in un numero crescente di paesi?

Questo articolo informerà i genitori cristiani sulle sfide significative che i loro figli potrebbero incontrare a seguito dell'attuazione di questi programmi.

Poiché questo articolo non può affrontare tutti gli aspetti dell'ideologia LGBT, concentriamoci esclusivamente sull'educazione sessuale comprensiva. Influisce direttamente sulle componenti cruciali per il futuro del mondo cristiano: la mentalità della generazione futura e le norme di comportamento sociale.

Cos'è la moderna educazione sessuale comprensiva?

L'educazione sessuale comprensiva pretende di essere più ampia e più dettagliata della "tradizionale educazione sessuale", perché insegna ai bambini e ai giovani a raggiungere il piacere sessuale in ogni modo possibile. I suoi programmi danno ossessivamente priorità alla promiscuità, nascondendo intenzionalmente le gravi conseguenze emotive, psicologiche e fisiologiche derivanti dall'intraprendere un comportamento sessuale così rischioso. L'educazione sessuale integrale si basa sulla "idea dei diritti" . Il suo obiettivo finale è cambiare le norme legate al sesso e al genere nella società, quindi molte persone si riferiscono giustamente ad esso come "educazione al diritto all'aborto, alla promiscuità e all'identità LGBT". [8]

Uno degli obiettivi primari dell'educazione sessuale globale è la libertà di scelta riguardo al cambiamento di sesso e al riconoscimento dei bambini come individui sessualmente autonomi. Di seguito vengono forniti diversi punti dell'elenco dei "diritti dei bambini" utilizzati come base per i programmi completi di educazione sessuale.

"I bambini mostrano aspetti naturali della sessualità fin dalla nascita, quindi qualsiasi restrizione della loro espressione o attività sessuale costituisce una violazione dei loro diritti sessuali.

"Il diritto di provare piacere sessuale fin dalla tenera età è un diritto umano fondamentale del bambino; questo diritto è associato anche ad altri diritti del bambino.

"I bambini hanno il diritto di abortire e avere rapporti sessuali senza la conoscenza o il consenso dei loro genitori.

"Per la maggior parte le norme sociali riguardanti la sessualità e il genere, soprattutto quelle radicate nelle credenze religiose, sono repressive e malsane, quindi devono essere cambiate.

"Per sviluppare una sessualità sana, i bambini hanno il diritto di sperimentare varie identità e orientamenti sessuali e di impegnarsi in comportamenti correlati".

Secondo i diritti alla salute e all'istruzione riconosciuti a livello internazionale, i bambini hanno il diritto di ricevere informazioni sessuali complete e non censurate senza il consenso dei genitori.

Secondo i massimi esperti internazionali J. Reisman e M. Grossman, le radici del movimento per i diritti sessuali che ha dato origine alla Comprehensive Sexuality Education possono essere ricondotte alla ricerca fraudolenta condotta dal dottor Alfred Kinsey. Le sue pubblicazioni sono diventate bestseller globali e la maggior parte degli psicologi crede fermamente che siano state il catalizzatore e il fondamento della rivoluzione sessuale degli anni '60 che continua fino ai giorni nostri. [9]

Nel 1947, Alfred Kinsey fondò il Kinsey Institute presso l'Università dell'Indiana, dove progettò di condurre ricerche scientifiche su "sesso, genere e riproduzione". L'obiettivo di Alfred Kinsey era dimostrare che i bambini hanno sessualità fin dalla nascita e che la promiscuità è comune a tutte le fasce d'età, il che dimostra che tali individui sono normali e sani.

Oggi è ampiamente riconosciuto che questa ricerca sulla sessualità umana è stata ampiamente falsificata e intenzionalmente fuorviante, poiché era parzialmente basata su interviste con detenuti e coinvolgeva esperimenti con prostitute e pedofili. Kinsey, tuttavia, insiste sul fatto che i risultati sono applicabili all'intero spettro della società.

Il lavoro più controverso del Kinsey Institute, Sexual Behavior in the Human Male, è stato pubblicizzato dal 1948 e rimane facilmente accessibile al pubblico. Documenta le "reazioni sessuali" di bambini di varie età (dai neonati agli adolescenti) che sono state registrate e ordinate in ordine cronologico dai loro stupratori adulti. Questi pedofili hanno sperimentato su centinaia di bambini, facendo loro sperimentare ciò che i ricercatori chiamano "orgasmi", ma che in realtà erano urla, convulsioni, pianto e resistenza al loro "partner" sessuale!

I moderni programmi educativi completi per le generazioni più giovani che insegnano che i bambini hanno il diritto alla conoscenza e al piacere sessuale si basano su questi esperimenti e speculazioni pseudo-scientifiche. Le conclusioni pubblicate nel cosiddetto Rapporto Kinsey vengono ancora utilizzate per promuovere la promiscuità, l'inganno, l'aborto, la pedofilia, l'incesto e l'omosessualità. Queste conclusioni sono anche ampiamente utilizzate per liberalizzare le leggi contro gli abusi sessuali, commutare la pena dei criminali sessuali, legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso e così via. [10]

Note alla parte 1

[1] Standards for Sexuality Education in Europe, pp. 38-50. // https://www.bzga-whocc.de/fileadmin/user_upload/WHO_BZgA_Standards_English.pdf

[2] Questi dati provengono dal rapporto dell'American Institute for Research and Evaluation noto per il suo ampio lavoro nella valutazione dei risultati dei programmi di educazione sessuale negli ultimi 25 anni: Stan E. Weed, Ph.D. & Irene H. Ericksen, M.S., April, 2019, Re-Examining the Evidence for Comprehensive Sexuality Education in Schools: A Global Research Review, The Institute for Research &Evaluation // https://www.institute-research.com/CSEReport/Global%20CSE%20Report--US%26non-US_Combined__4-1-19.pdf

[3] Батлър, Джудит. Безпокойствата около родовия пол. Феминизмът и подриването на идентичността. С., Критика и хуманизъм, С., 2003

[4] Global sexual revolution // https://glasove.com/categories/glasovete-koito-pomnim/news/globalnata-seksualna-revolyuciya

[5] Scientific Literacy and the Myth of the Scientific Method // https://www.press.uillinois.edu/books/catalog/77xzw7sp9780252064364.html

[6] The Rhetoric of the LGBT Movement in Light of Scientific Facts // http://pro-lgbt.ru/5155/

[7] ВВС: "We had a lot of fun". Scholars wrote fake research papers that were successfully published in journals. // http://id.biolar.ru/?p=1543

[8] What is Comprehensive Sexuality Education? // https://www.daspasimdecatanabulgaria.org/kakvo-e-cyalostno-seksualno-obrazovanie/

[9] The Comprehensive Sexuality Education Agenda: Core Philosophies, Origins, and Goals // https://familywatch.org/fwi/CSE_philosophy.cfm

[10] Fraudulent Kinsey Sex Research // https://familywatch.org/fwi/Kinsey_fraud.cfm

* * *

Parte 2 - Un'industria multimiliardaria che sfrutta i nostri figli

L'insegnamento dell'educazione sessuale comprensiva (CSE) si traduce in un drammatico aumento del numero di bambini e giovani che scelgono di cambiare il proprio genere biologico. Nel 2017, il quotidiano britannico The Telegraph ha riferito che negli ultimi cinque anni il numero di bambini che si sono rivolti alle cliniche per l'identità sessuale è quadruplicato tra quelli di età compresa tra 3 e 10 anni e sestuplicato per bambini e giovani di età compresa tra 3 e 18 anni. Rispetto al 2009 si tratta di un aumento di venticinque volte. Inoltre, rispetto al 1997, quando il programma di educazione sessuale precoce fu inizialmente integrato nei materiali curriculari, l'incremento appare ancora più sostanziale. [1] Questo aumento della domanda ha creato un enorme mercato per i chirurghi plastici e ha trasformato questi tipi di interventi chirurgici in un business estremamente redditizio.

Chris McGovern, ex consigliere del Dipartimento dell'Istruzione della Gran Bretagna, afferma: "Questa è diventata un'industria. Le persone stanno facendo carriera incoraggiando i bambini a mettere in discussione il loro genere in un'età in cui hanno bisogno di poter essere bambini".

Joanna Williams, professoressa universitaria e autrice di Women vs. Feminism, ritiene che le femministe stiano cercando di cambiare le politiche legate al genere nelle scuole e che a volte i bambini siano costretti a "disimparare" la differenza tra ragazzi e ragazze.

"La ricerca suggerisce che solo l'1% della popolazione sperimenta problemi di genere. Sebbene il numero di bambini transgender sia piccolo, sta crescendo rapidamente. Incoraggiati dalle loro esperienze a scuola, i bambini cominciano a mettere in discussione la propria identità di genere a età sempre più giovani".

Joanna Williams aggiunge che il numero crescente di bambini indirizzati a consulenze di genere (e, di conseguenza, a cliniche per il cambio di sesso) è causato dalle nuove politiche adottate nelle scuole che "incoraggiano anche i bambini più piccoli a chiedersi se sono davvero maschi o femmine". [2]

Prima di sottoporsi all'intervento chirurgico finale per il cambio di sesso, i bambini devono attraversare quattro fasi.

  1. I bambini dai 3 anni in su possono essere indirizzati al Servizio per lo Sviluppo dell'Identità di Genere dal medico di famiglia o dai Servizi di Salute Mentale dell'Infanzia e dell'Adolescenza;

  2. Prima di raggiungere l'adolescenza (all'età di undici anni), il paziente potrebbe ricevere prescrizioni di bloccanti ormonali, anche se la portata degli effetti psicologici di questi farmaci e il loro impatto sul cervello non è chiara.

  3. La terza fase inizia a sedici anni, quando vengono prescritti estrogeni o testosterone dopo che il paziente ha assunto bloccanti ormonali per un minimo di dodici mesi.

  4. L'ultima fase è l'intervento chirurgico per il cambio di sesso.

Alcuni effetti collaterali noti della terapia ormonale sono elencati di seguito.

Durante la transizione da uomo a donna, i potenziali effetti collaterali possono includere infertilità, problemi alla vista, diminuzione della libido, suscettibilità ai disturbi della cistifellea, aumento del rischio di trombosi venosa profonda, aumento del rischio di embolia polmonare, suscettibilità alla depressione, frequenti sbalzi d'umore e altre condizioni.

La transizione da donna a uomo è legata a effetti collaterali come la suscettibilità al diabete di tipo II e ai disturbi cardiovascolari, danni al fegato, cancro al fegato, aumento di peso, sindrome dell'ovaia policistica, aumento del rischio di cancro dell'endometrio e altri. [3]

La quarta fase prevede la mutilazione irreversibile del corpo! I ragazzi vengono sottoposti all'evirazione (amputazione dei genitali), mentre le ragazze vengono sottoposte a mastectomia e isterectomia (rimozione del seno e dell'utero). [4] Di conseguenza, i giovani possono diventare permanentemente disabili, non solo perdendo la capacità di procreare ma, come osservato nella pratica, sperimentando anche la privazione di qualsiasi piacere sessuale. (È ironico che le femministe, che protestano contro la circoncisione femminile nell'islam, sostengano programmi transgender che comportano mutilazioni molto più crudeli di persone di entrambi i sessi!)

Queste informazioni sono presentate nel trailer di un breve documentario (il link è fornito nella nota Sex Change Problems) che descrive la vita degli adolescenti sottoposti a terapia ormonale e intervento chirurgico per il cambio di sesso negli Stati Uniti. Nel documentario parlano delle preoccupazioni, delle disillusione e dei problemi che li hanno portati a decidere di ritornare al loro genere biologico, anche se capiscono che qualcosa è andato perso in modo irreversibile. Il documentario, prodotto da Family Watch International in collaborazione con l'American College of Pediatricians, include testimonianze di genitori, sessuologi, pediatri, endocrinologi, psichiatri, chirurghi, terapisti e altri specialisti. [5]

La dottoressa Michelle Cretella, presidente dell'American College of Pediatricians, mantiene una posizione molto ferma.

"L'ideologia transgender è abuso sui minori, perché stiamo manipolando i nostri figli. E ora che sono completamente confusi, penseranno di appartenere davvero al sesso opposto e verranno inviati lungo un percorso medico. Quando si avvicinano alla pubertà, verranno sottoposti a farmaci che bloccano la pubertà e poi a ormoni sessuali incrociati. Questa combinazione sterilizzerà permanentemente la maggior parte di questi bambini, se non tutti, e li metterà anche a rischio di malattie cardiache, diabete e vari tipi di cancro. Se le ragazze hanno assunto testosterone, che è il loro ormone per il cambio di sesso, per un anno intero, all'età di sedici anni possono sottoporsi a una doppia mastectomia. Quindi, manipolazione psicologica, castrazione puberale e mutilazione chirurgica: questi sono abusi istituzionalizzati sui minori". [6]

Più tardi tutti questi giovani diventano membri della comunità LGBT! Tuttavia, numerosi studi scientifici indicano che il rischio di disturbi psichiatrici, comportamenti suicidi (con conseguente suicidio), dipendenza da alcol e droghe, vari tipi di cancro e altre malattie gravi è in media 4-5 volte superiore rispetto al segmento eterosessuale della popolazione. [7]

Le Nazioni Unite (ONU) utilizzano spesso lobbisti pagati da aziende ad alto budget per promuovere l'adozione dell'educazione sessuale comprensiva nella legislazione nazionale dei propri paesi membri. [8] I "servizi di salute sessuale e riproduttiva" a pagamento possono includere consulenze legate alla salute sessuale, pianificazione familiare, test e trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili, nonché prevenzione e trattamento dell'AIDS. Ciò include anche prodotti farmaceutici correlati, vaccini, contraccettivi, aborti e altri servizi correlati. La sessualizzazione precoce dei bambini attraverso l'educazione sessuale comprensiva può creare clienti permanenti che pagheranno per questi prodotti e servizi per tutta la vita. Ecco perché si tratta di un affare serio, multimiliardario.

La gravità del problema ha costretto il Centro europeo per il diritto e la giustizia a condurre un'indagine approfondita. Sulla base di questa indagine, all'inizio del 2021 è stato pubblicato un rapporto che descrive dettagliatamente i coinvolgimenti finanziari e i collegamenti tra gli esperti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e diverse organizzazioni private. La conclusione principale del rapporto è che le fondazioni private finanziano direttamente gli esperti delle Nazioni Unite per sviluppare programmi in linea con gli interessi delle fondazioni. Questi programmi sono successivamente promossi come raccomandazioni indipendenti delle Nazioni Unite e utilizzati dai governi e dai tribunali internazionali per sostenere o giustificare le loro decisioni. Si tratta di una violazione delle regole per l'adozione delle risoluzioni del Consiglio dei diritti umani e di una palese violazione del codice di condotta degli esperti, poiché gli esperti dovrebbero essere indipendenti sia dai governi che dalle fondazioni private. La Open Society Foundation di George Soros e gli enti associati sono tra gli sponsor più generosi degli esperti delle Nazioni Unite. [9]

Il documentario The War on Children rivela fatti scioccanti su vari programmi, strategie e linee guida implementate dalle Nazioni Unite e dalle sue divisioni con il pretesto di migliorare l'educazione sessuale per promuovere una maggiore tolleranza all'idea che ai bambini venga "insegnato" come "cambiare il proprio genere", e raggiungere "il piacere sessuale con partner dello stesso sesso, oggetti inanimati, animali e persone non consenzienti".

Un opuscolo Healthy, Happy and Hot informa esplicitamente i giovani affetti da HIV che possono impegnarsi in attività sessuali senza informare i partner del loro stato di sieropositività e senza usare contraccettivi!" [10]

Tutto ciò rende molto difficile per i sostenitori dell'educazione sessuale comprensiva convincerci che questo programma non sessualizzi i bambini e che sia orientato solo alla riduzione delle gravidanze adolescenziali e delle malattie sessualmente trasmissibili. In realtà, i programmi completi di educazione sessuale vanno ben oltre la "presentazione accademica dei fatti della vita". Piuttosto che limitarsi a fornire informazioni, l'obiettivo primario sembra essere quello di influenzare e modellare le opinioni, i comportamenti e le decisioni dei giovani riguardo alla loro sessualità e identità sessuale. Inoltre, questa forma di educazione radica comportamenti sessuali ad alto rischio nei bambini fin dalla tenera età, con conseguenti potenziali gravi danni fisici e mentali più avanti nella vita!

Possono i genitori opporsi all'implementazione dell'educazione sessuale comprensiva nelle scuole o impedire ai propri figli di cambiare genere perché sono troppo giovani per prendere una tale decisione? Si scopre che non possono, se la legislazione relativa alla CSE è già stata emanata nel loro paese! In Germania, i genitori che rifiutano di permettere ai propri figli di frequentare i corsi di educazione sessuale comprensiva sono prima multati e poi incarcerati. [11] In Gran Bretagna, i genitori che si oppongono alla decisione dei loro figli di sottoporsi a un intervento chirurgico per cambiare sesso, sono semplicemente privati dei loro diritti genitoriali! [12]

In alcuni paesi, come il Canada, la situazione è disastrosa. Ai genitori è vietato rivelare ai media la situazione dei propri figli e tutte le pubblicazioni di questo tipo sono ritirate o rimosse con la forza dalla polizia. Rob Hoogland, padre di una ragazza di quattordici anni, ha deciso di parlare con la giornalista radiofonica locale Alexandra Gerson della sua lotta con le autorità per proteggere sua figlia dai danni fisici e mentali.

"Le ingiunzioni del tribunale", come riportato nell'articolo su questo caso, "hanno messo a tacere tutti i mass media in Canada, di conseguenza nessun mezzo cartaceo o elettronico sta attualmente coprendo la storia. A parte Gerson che ha parlato dell'arresto di Hoogland nel blog di un giornalista americano, solo le pubblicazioni americane si sono occupate della vicenda negli ultimi giorni...

"Dopo che Rob Hoogland ha rilasciato diverse interviste ai blogger canadesi, giovedì scorso si è riunita la Corte Suprema della Columbia Britannica. Il giudice Michael Tayman ha stabilito che tutti i documenti che citano il padre vengano rimossi dai social media. Una delle blogger, Laura-Lynn Thompson, ha rifiutato di rimuovere la sua pubblicazione ed è stata visitata dalla polizia, che aveva l'ordine di localizzare l'attrezzatura di registrazione e rimuovere personalmente il videoclip." [13]

Ci siamo imbattuti in questo caso particolare per caso, poiché le autorità canadesi non consentono alcuna indagine per accertare il numero effettivo di casi simili! Un simile blackout mediatico, tuttavia, crea un pericoloso precedente, poiché i genitori che lottano contro le azioni arbitrarie dei servizi sociali nei confronti dei loro figli possono sparire nelle carceri (o chissà dove!) e nessuno dentro o fuori dal paese saprà nulla del loro destino!

In Canada è stata proposta un'altra legge che, se approvata, criminalizzerà qualsiasi sforzo che coinvolga la consulenza spirituale terapeutica o cristiana per i giovani che li aiuti a superare l'incertezza riguardo alla loro identità sessuale e ad accettare la realtà del loro genere biologico! Gli individui che violano questa legge dovranno affrontare gravi sanzioni, tra cui multe e reclusione fino a cinque anni. [14] Si prevede che misure simili verranno presto estese all'intero Occidente liberale e democratico. Secondo uno degli autori, "Quindi, le persone che sostengono con fervore la libertà di scelta riguardo al genere, all'orientamento e all'identità sessuale mostrano tolleranza zero verso coloro che cercano di tornare all'eterosessualità!"

In altre parole, la situazione comincia ad assumere le caratteristiche del satanismo!

Nel frattempo, negli Stati Uniti nel 2016 è stato annunciato che esistevano dozzine di generi sociali e il mancato rispetto delle norme che stabiliscono i pronomi corretti quando ci si rivolge a tali individui comporterebbe una multa sostanziosa di 250.000 dollari! [15] Fortunatamente, ben presto i repubblicani guidati dal presidente Donald Trump sono saliti al potere e hanno impedito l'attuazione pratica di questo regolamento. Tuttavia, non appena i democratici sono tornati al potere, le cose sono tornate come prima e i cambiamenti negativi sono continuati a pieno ritmo. All'inizio del 2021, la Camera dei Rappresentanti (la camera bassa del Congresso) ha adottato emendamenti all'Equality Act del 1964 che consentono ai bambini di età pari o superiore a quattordici anni di cambiare genere senza il consenso dei genitori. Questo atto sarà esaminato al Senato (Camera alta), dove gli emendamenti saranno probabilmente approvati senza difficoltà, poiché entrambe le camere del Congresso sono dominate dal Partito Democratico, liberale e globalista. L'atto aggiornato entrerà in vigore non appena lo ratificherà il presidente Joe Biden, che ha affermato che lo firmerà sicuramente.

Quando questa legge sarà adottata, la legislazione federale sui diritti civili includerà termini come "orientamento sessuale" e "identità di genere". Secondo l'Equality Act, le scuole religiose, i centri di adozione e altre organizzazioni di beneficenza saranno soggetti a sanzioni federali se aderiscono all'insegnamento tradizionale sul sesso e sul matrimonio basato sulla biologia e sulla Bibbia o sulla genetica e il Libro della Genesi. Sia i medici religiosi che quelli atei violerebbero le leggi sui diritti civili se il loro parere di esperti suggerisce che il cambiamento di sesso non è necessario. Inoltre, il rifiuto di abortire sarà considerato "discriminazione in gravidanza". [16]

Date le pratiche di extraterritorialità di lunga data degli Stati Uniti (che impongono le leggi del proprio paese in tutto il mondo), è probabile che gli ambasciatori statunitensi, compreso quello a Sofia [Bulgaria], possano tentare di introdurre emendamenti simili in tutti i paesi sotto l'influenza degli Stati Uniti.

Chi promuove, finanzia e trae profitto dal settore criminale dell'educazione sessuale globale?

La dottoressa Miriam Grossman, esperta e psichiatra infantile riconosciuta a livello internazionale, ha posto la seguente domanda retorica durante uno dei suoi discorsi alle Nazioni Unite.

"Chi ha avuto l'idea che sia necessario insegnare ai bambini del mondo atti sessuali ad alto rischio di cui i loro genitori non hanno mai sentito parlare? I soliti sospetti: Planned Parenthood e il Consiglio per l'educazione e l'informazione sessuale degli Stati Uniti (SEICUS). Questi gruppi si presentano come guardiani della salute dei nostri figli; affermano di fornire agli studenti tutte le informazioni e le competenze di cui hanno bisogno per fare scelte intelligenti. I loro programmi di studio, dichiarano, sono completi, adeguati all'età, ideologicamente neutrali e accurati dal punto di vista medico. Ho scoperto che la visione di questi due gruppi non è la salute sessuale. È la libertà sessuale. Queste grandi e potenti organizzazioni credono nella sessualità che si estende dalla culla alla tomba. Sostengono tacitamente l'attività sessuale precoce, la possibilità di avere più partner e la sperimentazione sessuale, che sono proprio i comportamenti che alimentano le epidemie di malattie sessualmente trasmissibili, l'HIV/AIDS, l'aborto e il disagio emotivo... Uno degli obiettivi di apprendimento [dell'educazione sessuale] è quello di "cambiare le norme sociali". Immaginano un mondo senza tabù e restrizioni sessuali, un mondo libero dalla moralità giudaico/cristiana in cui ogni individuo, indipendentemente dall'età, dovrebbe essere libero di fare le proprie scelte sessuali". [17]

Come si sono formate queste due organizzazioni? Nel 1942, una razzista, nota per il suo sostegno all'eugenetica e al nazismo tedesco, fondò Planned Parenthood [18] negli Stati Uniti. Nel corso del tempo l'organizzazione si è espansa a livello globale e si è evoluta nella International Planned Parenthood Federation (IPPF). Mary Calderone, un'ardente sostenitrice delle idee di Alfred Kinsey, fu nominata direttore medico. Nel 1964, Hugh Hefner, l'editore della rivista Playboy, fornì a Mary Calderone un finanziamento appositamente stanziato per il loro progetto comune intitolato Sexuality Education and Information Council of the United States (SEICUS). [19]

Dopo un po', IPPF e SIECUS hanno ottenuto un riconoscimento presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, sfruttando abilmente questo status per diventare leader mondiali nello sviluppo e nella promozione di programmi completi di educazione sessuale. Questi programmi includevano i controversi esperimenti filosofici del Kinsey Institute. Attualmente, i loro partner includono numerose agenzie delle Nazioni Unite, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), UNAIDS, UNESCO, UNICEF e UNFPA, nonché molte altre istituzioni! [20]

Nel 2014-2015, il Center for Medical Progress ha scoperto il coinvolgimento di Planned Parenthood in un significativo scandalo internazionale, che è diventato oggetto di indagine da parte di una commissione parlamentare di questionario. Lo scandalo era incentrato su video con telecamere nascoste girati da attivisti che dimostravano inequivocabilmente che per molti anni Planned Parenthood era stata coinvolta in aborti a sfondo razziale, pubblicità falsa, vendita di organi embrionali abortiti, copertura di abusi sessuali su minori, protezione dei trafficanti di sesso, coperture di casi di pedofilia, forniture di consulenze amorali ai bambini e molte altre attività non etiche. [21]

Anche se Planned Parenthood non ha potuto confutare l'autenticità dei video incriminati, sta cercando di nascondere i dettagli più scioccanti sotto il tappeto. Nello specifico, cercano di nascondere il fatto che l'organizzazione è stata trasformata in una fabbrica di aborti che vende organi di bambini non ancora nati e che i suoi dirigenti e dipendenti ne traggono profitto! Quest'ultimo denuncia una moralità discutibile dietro il tentativo dell'organizzazione di persuadere le donne ad abortire. Secondo i dati dell'organizzazione, nel 2013-2014 ha facilitato l'interruzione di 327.653 gravidanze! [22]

Tuttavia, un anno e mezzo dopo, il Center for Medical Progress scoprì che non era stata intrapresa alcuna azione contro Planned Parenthood. In effetti, l'organizzazione aveva stipulato contratti per la vendita di organi di bambini abortiti per gli anni a venire. In altre parole, Planned Parenthood ha bisogno di un flusso costante di donne incinte i cui bambini non ancora nati dovranno essere uccisi affinché l'organizzazione possa adempiere ai propri obblighi contrattuali. Per esempio, questo tipo di contratto era in essere con il laboratorio Stem Express. Il laboratorio ha pagato a Planned Parenthood circa un milione di dollari all'anno per gli aborti al fine di ricevere polmoni, cervello e altre parti del corpo dei bambini abortiti.

Nonostante le prove scoperte, il governo del presidente Barack Obama ha continuato a finanziare Planned Parenthood, stanziando una somma gigantesca attraverso sovvenzioni statali che hanno superato i 500 milioni di dollari all'anno. Ciò non include ulteriori "iniezioni finanziarie" ricevute da una serie di potenti società internazionali. Una collega democratica, Hilary Clinton, allora candidata alla presidenza del Partito Democratico, aveva affermato in molte occasioni che se avesse vinto le elezioni, avrebbe inequivocabilmente sostenuto l'organizzazione e tutte le cliniche abortive. [23]

Durante il procedimento giudiziario, i giornalisti sotto copertura David Daleiden e Sandra Merritt, che avevano realizzato i video compromettenti utilizzando una telecamera nascosta, sono stati incriminati per quattordici capi d'accusa relativi alla registrazione di informazioni riservate senza consenso! L'ordine subdolo del tribunale è stato eseguito su richiesta diretta dell'allora senatrice della California Kamala Harris, attuale vicepresidente degli Stati Uniti. Un articolo del Washington Examiner (si veda la nota alla fine di questo paragrafo) afferma che lei ha "sporchi rapporti politici" con Planned Parenthood! Solo nel 2019, la Corte della California ha avviato l'udienza preliminare delle dichiarazioni dei testimoni sotto giuramento, alcune delle quali scioccanti! Per esempio, l'ostetrico-ginecologo Forest Smith ha affermato che l'industria dell'aborto (che comprende varie organizzazioni) impiega pratiche fraudolente per garantire che i bambini nascano vivi durante le procedure di aborto. Poi i bambini vengono uccisi, per garantire che gli organi e i tessuti da vendere siano freschi e intatti! [24]

Gli infiniti ritardi nei procedimenti legali contro Planned Parenthood e i tentativi di perseguire i giornalisti investigativi suggeriscono che l'intero cartello criminale dell'aborto negli Stati Uniti (e nel mondo!) beneficia di protezione ai massimi livelli. Questi sospetti sono confermati dall'esistenza di un mercato nero globale ben organizzato che commercia in organi umani, tessuti e materiale genetico, mentre i ricavi delle cliniche abortive sono misurati in miliardi di dollari!

L'allontanamento illegale dei bambini dalle loro famiglie perché "i loro diritti sono violati" (non solo in Norvegia ma a livello globale) si traduce anche in una serie di crimini contro i membri più vulnerabili della società. Per esempio, Nancy Schaefer, senatrice americana, parlando al congresso mondiale di Amsterdam, nei Paesi Bassi, ha rivelato fatti scioccanti sugli abusi sui minori. Nel suo rapporto presentato al governo degli Stati Uniti dal titolo The Corrupt Business of Child Protective Services, ha denunciato numerosi casi di traffico tra diversi stati e paesi in cui i bambini venivano venduti alla prostituzione o a pedofili di alto rango. Secondo le statistiche ufficiali, il tasso di mortalità infantile è sei volte più alto nei cosiddetti "affidamenti" che nelle loro stesse famiglie. Suggeriamo ai lettori di familiarizzarsi con i fatti del suo rapporto (si veda il collegamento al video nella nota), poiché riflette chiaramente le cose che accadono dietro le quinte dei paesi democratici occidentali e che sono deliberatamente nascoste dai loro governi. [25]

Secondo Gabriele Kuby " Chi controlla i giovani controlla il futuro e vincerà la guerra culturale. La cultura cristiana occidentale si basa su norme familiari e sessuali che rendono possibile la famiglia; vale a dire, sulla monogamia...

"Chiariamo una cosa. Se i valori cristiani non sono trasmessi di generazione in generazione, la tradizione scompare, come dice il proverbio: "Dio non ha nipoti". La parola tradizione deriva dal latino tradere, che significa tramandare e guidare. Se una generazione non riceve cose buone, vere e giuste, non potrà trasmetterle alle generazioni successive. È un'interruzione della cultura. "

E continua: "Allora chi trarrà beneficio dalla sessualizzazione dei bambini e degli adolescenti e dalla loro formazione sul 'bisogno di diversità'? Possiamo supporre diversi partecipanti a questo processo:

  • Coloro che vogliono creare persone senza radici facili da manipolare ai fini del raggiungimento di obiettivi strategici globali.

  • Coloro che hanno investito nel frenare la crescita della popolazione globale senza alterare la distribuzione della ricchezza mondiale.

  • Coloro che sono colpiti dalla "normatività eterosessuale" cercano il riconoscimento attraverso la sua distruzione.

  • Coloro che sono interessati ad osservare il declino della popolazione occidentale in un 'inverno demografico'.

  • Coloro che hanno un interesse particolare nello smantellamento della religione, in particolare del cristianesimo!"

Alla fine l'autore giunge alla seguente conclusione:

"La rivoluzione culturale del nostro tempo limita sempre più la libertà individuale e amplia il potere dello Stato sull'individuo e delle organizzazioni internazionali sugli Stati, al servizio dell'oligarchia finanziaria e del rovesciamento dell'ordine morale. In effetti, il cambiamento dei valori può portare a cambiare l'ordine mondiale, e poiché i cambiamenti sono globali, ci si può aspettare che lo scopo della rivoluzione sia quello di creare un nuovo ordine mondiale. Masse sradicate, dipendenti e malleabili potrebbero essere pronte a celebrare un nuovo salvatore globale". [26]

I "diritti dei bambini" menzionati nella prima parte dell'articolo consentono al governo, agendo sulla base del presupposto fittizio che tali misure salvaguardano meglio gli interessi dei bambini, di imporre leggi altamente severe e oppressive contro i genitori! È facile vedere che il Partito Democratico della Bulgaria, sostenuto dal presidente Rumen Radev, dall'avvocato Hadjigenov e da molti altri leader e organizzazioni liberali, sta sostenendo emendamenti costituzionali intesi ad allineare la legislazione bulgara con queste leggi liberali e globaliste!

Per anni, centinaia di migliaia di genitori bulgari, guidati dalla Chiesa ortodossa di Bulgaria, si sono opposti con veemenza alle pressioni dell'Unione Europea e degli Stati Uniti per modificare la nostra legislazione in modo da consentire l'introduzione dell'educazione sessuale comprensiva nelle scuole e garantire alle autorità la possibilità di capacità di allontanare i bambini dai genitori che presumibilmente violano i loro "diritti sessuali fondamentali". Noi permetteremo che ciò accada?

Note alla parte 2

[1] Indagine del governo sul motivo per cui così tante ragazze vogliono essere ragazzi: indagine ordinata dopo che il numero di "rinvii di transizione" è aumentato del quattromila per cento // // https://www.dailymail.co.uk/news/article-6172097/Investigation-ordered-number-transitioning-referrals-increase-four-thousand-cent.html

[2] The Evolution of Children’s Sex Change Surgery into an Industry in Great Britain // http://www.memoriabg.com/2018/01/19/promiana-pol-deca-velikobritaniq-industria/

[3] Hormonal Gender Transition // https://tinyurl.com/tm7u787

[4] What You Need to Know about Sex Change Surgery // https://www.puls.bg/estetichni-protseduri-c-27/khirurgicheska-smiana-na-pola-kakvo-triabva-da-znaem-n-27276

[5] Sex Change Problems // https://www.youtube.com/watch?v=f2q0sWwdH7U

[6] Dr. Cretella on Transgenderism: A Mental Illness Is Not a Civil Right // https://tfpstudentaction.org/blog/dr-michelle-cretella-on-transgender-ideology

[7] Mental and Physical Health Issues in the LGBT Community // https://pro-lgbt.ru/156/

[8] Netherland NGO Representative Reveals How He Manipulated Ugandan UN Delegation // https://familywatch.org/fwi/NGO_manipulates_Uganda.cfm

[9] The financing of UN experts in the special procedures of the Human Rights Council // https://static.eclj.org/pdf/ECLJ%20Report%20-%20THE%20FINANCING%20OF%20UN%20EXPERTS.pdf?

[10] The War on Children // https://www.youtube.com/watch?v=tM8HKeY0Cyc

[11] Russia! Denounce Sex Education for Children! Thousands Attend a Demonstration in Cologne. // http://www.logoslovo.ru/forum/all/topic_8671/

[12] UK gov't begins taking kids away from parents who won't go along with gender 'transitions' // https://www.lifesitenews.com/blogs/uk-govt-begins-taking-kids-away-from-parents-who-wont-go-along-with-gender-transitions

[13] Father arrested in Canada After Speaking Against Daughter's Gender Transition by Government // https://www.flagman.bg/article/236725

Purtroppo il video con i sottotitoli in bulgaro è stato rimosso. Possiamo solo chiederci se ciò sia avvenuto dopo l'intervento del consolato canadese a Sofia. L'articolo riguardante questo caso in inglese può essere trovato al seguente link: Father Jailed for Refusing to Affirm Daughter as Male // https://thevelvetchronicle.com/father-jailed-for-refusing-to-affirm-daughter-as-male/

[14] Pro-family MP warns about Canadian bills that could oppress Christians across the country // https://www.lifesitenews.com/news/pro-family-mp-warns-about-canadian-bills-which-could-oppress-christians-across-the-country/?utm_source=telegram

[15] US Declares Recognition of 31 Genders: Failure to Comply Incurs $250,000 Fines // http://www.memoriabg.com/2016/05/27/new-york-gender/

[16] Promoting Homosexuality Among Young Americans // https://glasove.com/categories/na-fokus/news/kuibringa-na-mlada-amerika

[17] The Comprehensive Sexuality Education Agenda: Core Philosophies, Origins, and Goals // https://familywatch.org/fwi/CSE_philosophy.cfm

[18] The History of "Family Planning" // https://www.youtube.com/watch?v=JBKKrSzusLg&t=49m57s

[19] V. Nota 26.

[20] Organizations in Support of CSE // https://www.comprehensivesexualityeducation.org/cse-facts/what-is-cse/organizations-in-support-of-cse/

[21] 6 Scandals Involving Planned Parenthood // https://www.dailysignal.com/2015/07/15/6-past-planned-parenthood-scandals/

[22] Exposing New Details about Planned Parenthood Dealing in Aborted Baby Parts // http://www.catholic-news.bg/?p=69146

[23] V. anche http://www.catholic-news.bg/?p=69146

[24] Abortion doctor admits he sold baby parts that often came from babies born alive // https://www.washingtonexaminer.com/opinion/abortion-doctor-admits-sold-baby-parts-often-came-from-babies-born-alive

[25] Nancy Schaefer on CPS // https://www.youtube.com/watch?v=K1HjVU-UIQU

[26] Куби Г. Глобалната сексуална революция. София: Омофор, 2019. С. 329; 378; 445.

 
Le Solovki d'inverno

L'arcipelago delle Solovki, noto attraverso i secoli come la Tebaide del Nord o del l'Athos Nord, è un gruppo di isole situate alla foce della baia dell'Onega, nella parte sud-orientale del Mar Bianco, l'unico mare interno del Mar Glaciale Artico. Il Mar Bianco è una delle più interessanti aree geografiche della Russia a causa della sua origine unica, della sua flora e della sua fauna. Per quasi la metà dell'anno è coperto da ghiaccio alla deriva, ma quando il ghiaccio si ritira si può ammirare ogni giorno le maree in entrata e in uscita, guardare le foche e le balene bianche, e anche spiare miraggi misteriosi che trasformano la realtà in un paesaggio di fantasia. Il principale punto di interesse e centro spirituale delle isole è il Monastero stavropigiale delle Solovki, fondato nel 1436, l'anno in cui san Zosima giunse nelle isole dal monastero di san Cirillo del Lago Bianco.

Nella prima epoca sovietica è stato il sito del primo campo di concentramento in cui centinaia di membri del clero ortodosso hanno sofferto e sono morti per la loro fede. Inaugurato nel 1921 per ordine di Vladimir Lenin, fu chiuso nel 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale. All'inizio della guerra vi fu istituita un'accademia navale, e nel 1974 le isole sono state dichiarate museo storico e architettonico, e riserva naturale.

La vita monastica è stata rinnovata alle Solovki nel 1990. Nel 1992 il complesso museale è stato inserito nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.

Offriamo ai nostri lettori questa raccolta di fotografie, "Le Solovki d'inverno", dell'artista e iconografa Nadezhda Terekhova.

Gli eremi

Chiesa dell'Ascensione sulla cima della collina Sekirnaja, vista da lontano

La strada forestale innevata conduce al luogo sulla collina Sekirnaja dove in epoca sovietica è stato ucciso un gran numero di martiri rimasti senza nome. Ora sulle fosse comuni sono state erette croci e si celebrano funzioni commemorative.

Vista dalla collina Sekirnaja

Chiesa della Dormizione e faro

Eremo di san Savvatij

Sauna con pareti di pietra all'eremo dell'Ascensione

Alci

Vista sulla collina Sekirnaja con il lago

Eremo di sant'Isakij

Cappella di sant'Aleksandr Nevskij all'eremo di san Makarij

 
La perla di gran prezzo: la risurrezione dell'Ortodossia in Cina

Padre Dionisij Pozdnjaev, un sacerdote del patriarcato di Mosca ora in missione a Hong Kong, ha lavorato a stretto contatto con il personale della rivista Road to Emmaus fin dall'inizio della rivista. Il suo interesse di tutta la vita per la Cina e l'Ortodossia cinese ha provocato una cordiale risposta tra il personale di Road to Emmaus, gli editori e i lettori della rivista, che hanno assistito i seminaristi cinesi e le loro famiglie fin dal 2002. In risposta alle richieste di molti lettori, in questa intervista padre Dionisij ci porta un aggiornamento sulla condizione politica e spirituale degli ortodossi cinesi, e sulle sue speranze per il futuro.

RTE: Nel 2003, Road to Emmaus ha fatto una lunga intervista a Ioannis Chen, un cristiano ortodosso di Shanghai, sull'Ortodossia in Cina e il cristianesimo in generale [1]. Come è cresciuta la missione cinese da allora?

Padre Dionisij: Non posso ancora parlare di vero lavoro missionario, stiamo ancora preparandoci per un lavoro missionario. Dobbiamo gettare le basi e preparare i missionari, e abbiamo appena iniziato.

Due anni fa, mi sono trasferito a Hong Kong da Mosca per essere più vicino alla Cina continentale. E' molto più facile fare visita da Hong Kong a causa della regolamentazione dei visti, delle spese e della distanza, e, naturalmente, Hong Kong è già parte del mondo cinese.

Cattedrale greco-ortodossa di san Luca, Hong Kong

Quando sono arrivato, ho servito per un anno nella chiesa del metropolita Nikitas, che sovrintende le missioni asiatiche del Patriarcato Ecumenico. Abbiamo buoni rapporti e questo è importante, è sempre un peccato quando i problemi intergiurisdizionali influenzano il lavoro missionario. Mi piacerebbe vedere buone relazioni tra tutti gli ortodossi - a Costantinopoli, a Tokyo, a Mosca, in Cina e in tutta l'Asia. A mio parere l'unico modo per fare opera missionaria in Cina è che tutti gli ortodossi riconoscano la Chiesa Ortodossa autonoma cinese stabilita in precedenza, e lavorino insieme verso un pieno riconoscimento da parte del governo cinese.

RTE: Lei ha la sua chiesa, ora, a Hong Kong?

Padre Dionisij: Sì. C'era stata a lungo una parrocchia del patriarcato di Mosca a Hong Kong, ma il sacerdote è morto nel 1971 e nessuno è stato mandato a prendere il suo posto. Quindi, questa è una parrocchia riaperta del patriarcato di Mosca, che ha una lunga tradizione. Una parte del vecchio cimitero anglicano è stato messa da parte molto tempo fa e consacrata per i credenti ortodossi e i sacerdoti ortodossi.

Parrocchia dei santi Pietro e Paolo, Hong Kong

Ora abbiamo una chiesa in una casa nel centro di Hong Kong, dedicata ai santi Pietro e Paolo. I nostri parrocchiani affittano un appartamento e la chiesa è aperta non solo ai russi, ma a tutti gli stranieri, così come ai cinesi di Hong Kong.

RTE: Le funzioni sono in slavonico?

Padre Dionisij: Le funzioni sono in slavonico e in inglese, e, a volte, se ci sono ortodossi cinesi, facciamo le Ore o i sei salmi in cinese. Dipende da chi è presente. Se ci sono più slavi, usiamo lo slavonico; con più stranieri di lingua inglese, facciamo di più in inglese. Abbiamo appena iniziato un anno fa, e abbiamo una lunga strada da percorrere.

Parrocchia di san Sergio di Radonezh, Shenzen

Abbiamo anche aperto una parrocchia dedicata a San Sergio di Radonezh nella Cina continentale, a Shenzhen. Questa è una città e piuttosto grande e vicina al confine - è a una mezz'ora di treno dal centro di Hong Kong sul confine - e la popolazione di Shenzhen è di sette milioni di persone. Ci sono molti stranieri lì, perché è stata la prima zona di libero scambio in Cina secondo le nuove riforme economiche. Trentacinque anni fa era un villaggio molto piccolo, ora è una città molto grande.

RTE: Anche la chiesa di Shenzhen è una chiesa domestica?

Padre Dionisij: sì. Abbiamo il permesso dalle autorità locali di celebrare funzioni per espatriati ortodossi, perché ci sono molti stranieri a Shenzhen provenienti da Russia, Ucraina, Stati Uniti, Serbia e Romania. Non abbiamo ancora il permesso di svolgere opera missionaria con i cinesi continentali, quindi non possiamo invitarli alle funzioni religiose, anche se possiamo parlare con loro sul piano culturale. Possiamo invitarli a prendere il tè, a discutere diverse questioni di scambi culturali e di cooperazione tra il mondo ortodosso e la Cina. Nel campo delle relazioni internazionali, possiamo fare progetti comuni. Non possiamo insegnare religione in sé, ma possiamo tenere corsi di lingua e cultura russa, per esempio, e se gli studenti sono interessati, attraverso questi otterranno una certa conoscenza dell'Ortodossia.

RTE: Se qualcuno di loro volesse venire alla vostra chiesa lo potrebbe fare apertamente, o dovrebbe farlo di nascosto?

Padre Dionisij: Di nascosto. Abbiamo promesso alle autorità che non faremo proselitismo - questa è una condizione del nostro essere in Cina - e se violiamo questa promessa potremmo causare problemi non solo a noi, ma a loro in futuro.

Posso dire, però, che la Cina è ora sempre più aperta al cristianesimo e abbiamo un ottimo esempio nel lavoro dei missionari cattolici in Cina continentale. Stanno lavorando lì adesso come facevano un centinaio di anni fa, come studiosi di università che offrono studi sul cristianesimo occidentale. Hanno studenti e docenti cinesi coinvolti in questo lavoro perché hanno molte risorse, e questa è vera opera missionaria, sotto l'ombrello del mondo accademico.

RTE: La mia comprensione è che una volta che alla Chiesa ortodossa cinese sarà ufficialmente dato il riconoscimento che aveva prima della rivoluzione culturale [2], e quando avrete membri del clero autoctoni, questi saranno liberi di insegnare apertamente.

Padre Dionisij: Questa questione non è chiara per noi oggi, ma certamente è una condizione che ci debba essere un clero nativo per avere le funzioni. Ora stiamo preparando due studenti di seminario per l'ordinazione, e sarà molto importante per loro essere riconosciuti dal governo cinese. Questa è assolutamente una decisione interna cinese. Non possiamo insistere su questo, ma stiamo aspettando.

RTE: Dal momento che hanno permesso ai cattolici di avere la loro Chiesa cinese nazionale, e riconosciuto molti gruppi protestanti cinesi, sembra ragionevole che l'autonomia ortodossa, originariamente riconosciuta dal regime comunista, sarà rinnovata.

Padre Dionisij: Speriamo di sì, ma un altro fattore è che il cristianesimo ortodosso è ora riconosciuto soltanto come religione della minoranza etnica russa nel nord della Cina. Credo che sia molto importante far cambiare l'atteggiamento delle autorità cinesi, in modo che riconoscano l'Ortodossia non solo come la religione dei russi, in modo che possa essere aperta a tutte le nazionalità. Certo, il loro attuale riconoscimento dell'Ortodossia come religione di una minoranza etnica in Cina è una possibilità per noi adesso, ma in futuro questo approccio dovrebbe cambiare. Abbiamo bisogno di creare una vera e propria chiesa ortodossa cinese, con lingua cinese e modi di espressione in iconografia e in musica sacra. I cinesi stessi creeranno queste espressioni.

Credo anche che l'opera missionaria in Cina dovrebbe essere fatta da cinesi nativi. Come stranieri, possiamo solo aiutare. Possiamo orientare, educarli all'Ortodossia e prepararli a insegnare. Naturalmente, la variante migliore sarebbe quella di aprire una scuola teologica in Cina continentale, ma le restrizioni politiche lo rendono ora impossibile, quindi l'unica possibilità di dare agli studenti l'esperienza della vita della Chiesa e di una conoscenza di base della teologia ortodossa è quello di invitarli ai nostri seminari e scuole ecclesiali.

RTE: Vuole parlare un po' del suo interesse per la Cina? Era qualcosa che ha avuto fin dalla giovane età?

Padre Dionisij: Sì, sono stato interessato alla cultura cinese fin dall'infanzia. Mi ricordo che a cinque anni cercavo di copiare i caratteri cinesi. Quando avevo circa dieci anni avevamo un vicino di casa cinese. Era un amico, e discutevamo di molte cose, compresa la vita spirituale. Dopo che sono diventato prete è venuto da me e mi ha detto che mi aveva conosciuto da lungo tempo, che aveva capito che l'Ortodossia era un vero e proprio sistema religioso, e che aveva un grande rispetto per la Chiesa ortodossa; ha chiesto di essere battezzato. L'ho battezzato, e quindi mi ha invitato a visitare la sua famiglia in Cina. È stato il mio primo viaggio all'estero, circa dieci anni fa. Da allora, molte persone in modi diversi hanno ampliato la mia conoscenza della Cina, e la mia comprensione della presenza ortodossa russa nel paese. Ho trovato alcuni documenti storici relativi a questo negli archivi, e questo tema è stato per me molto interessante. Più tardi, ho potuto servire alla cappella dell'ambasciata russa a Pechino.

RTE: Sta ancora servendo lì?

Padre Dionisij: Ogni mese. Questo è un privilegio diplomatico, poiché l'ambasciata è territorio russo sovrano. L'ambasciata è situata sul territorio dell'ex missione ecclesiastica russa, ma quando passò sotto la giurisdizione dell'ambasciata sovietica, la chiesa fu distrutta. Una seconda chiesa a Pechino è stata successivamente chiusa per ordine delle autorità cinesi. Quest'anno l'ambasciata russa inizierà la ricostruzione della chiesa sui terreni dell'ambasciata. Potrebbe essere una nuova cappella di legno o una replica della vecchia chiesa di pietra che era qui prima, stiamo ancora negoziando con il nostro ministro degli Esteri.

Pechino è una delle poche capitali del mondo che oggi non hanno una chiesa ortodossa [l'ha riavuta nel 2009; ndt]. Questo è un problema non solo per i credenti cinesi, ma anche per gli espatriati e per i russi. L'unica possibilità di partecipare a funzioni religiose adesso in Pechino è presso l'ambasciata russa, ma questo è limitato agli espatriati russi. Secondo la legge cinese, i cinesi non possono partecipare.

Esterno e interno della nuova chiesa all'ambasciata russa di Pechino

RTE: Ho sentito che il presidente Putin può mettere una buona parola per voi quando si incontrerà con le autorità cinesi entro la fine dell'anno.

Padre Dionisij: sì. Non sappiamo esattamente di che cosa parlerà, ma abbiamo presentato la domanda al ministro degli esteri russo e al presidente e speriamo che avrà tempo per discuterne con le autorità: l'Ortodossia come la religione delle minoranze etniche russe, e il ripristino dell'Ortodossia sotto la Chiesa ortodossa autonoma cinese.

RTE: Per i nostri lettori che non lo sanno, il Patriarcato di Mosca ha dato l'autonomia alla Chiesa cinese nel 1957.

Padre Dionisij: Sì, sotto i comunisti cinesi. Non c'era scelta. L'unico modo per la Chiesa di continuare a funzionare in Cina era stato quello di darle l'autonomia. Gli ortodossi cinesi non erano forse pronti per questo, ma non c'era alternativa. Hanno finito per avere due vescovi e alcuni sacerdoti. Uno dei vescovi è morto prima che fossero in grado di consacrarne un terzo, e non ci sono mai stati concili sinodali della Chiesa ortodossa cinese.

Durante la rivoluzione culturale, la struttura canonica della Chiesa e tutte le forme esteriori della religione sono state distrutte. L'ultimo prete attivo, padre Alexander Du, è morto lo scorso anno. Non era in servizio attivo, ma è venuto all'ambasciata russa a ricevere la Santa Comunione. Era stato ordinato a Pechino dall'arcivescovo Viktor Svjatin che era il capo dell'ultima missione ecclesiastica russa a Pechino e arcivescovo di Pechino e di tutta la Cina. Dopo la rivoluzione culturale, padre Alexander ha ripetutamente chiesto al governo locale di Pechino di aprire una delle antiche chiese per la piccola comunità di fedeli ortodossi, ma non ha mai ricevuto una risposta.

RTE: E quando padre Alexander è morto, lei è stato in grado di servire il suo funerale.

Commemorazione funebre di padre Alexander Du

Padre Dionisij: Sì, si è tenuto nella cattedrale cattolica, e io sono stato in grado di servirlo. L'arcivescovo cattolico della Chiesa cattolica nazionale cinese di Pechino era vicino a padre Alexander. È un uomo piuttosto potente ed è stato in grado di dare questa autorizzazione.

Papij, un suddiacono dai tempi prima della rivoluzione culturale, ora sta studiando per il diaconato alla Lavra della Trinità e di san Sergio, nei pressi di Mosca. È rimasto solo un vecchio prete a Shanghai, molto malato, che non ha servito per diversi decenni. Io non so nemmeno il suo nome, perché lui e la sua famiglia hanno così paura di avere contatti con gli stranieri che non incontrano nessuno. C'è anche un vecchio diacono, padre Evangelos, ma naturalmente non può servire da solo.

RTE: Ha mai incontrato qualche laico cinese ortodosso che sia stato in grado di mantenere viva la propria fede facendo offici da lettore privatamente, o le cose erano così difficili, come in Albania, che non potevano parlare della fede neanche nelle loro famiglie?

Padre Dionisij: Anche ora hanno paura, e non parlano apertamente di quei tempi o delle loro convinzioni. In particolare agli stranieri. Questo argomento è molto privato anche adesso.

RTE: Ricordo di aver letto una storia su una donna albaziniana [3], vicino al confine con la Cina, il cui nome ortodosso era Matrona. Ha detto che quando lei era piccola, la fede della sua famiglia è stata tenuta segreta anche a lei.

Padre Dionisij: Sì. Questo è tutto storia, e ora dobbiamo assolutamente preparare un nuovo terreno per nuovi credenti ortodossi.

RTE: Quanti cinesi si considerano ortodossi ora, sia per discendenza, per battesimo in epoca pre-comunista, o sono riusciti a essere battezzati di recente?

Padre Dionisij: È difficile da dire, perché quelli delle giovani generazioni non sono battezzati, anche se si definiscono ortodossi a causa della loro tradizione di famiglia. Penso che probabilmente circa 10.000 persone ai confini settentrionali della Cina sostengano di essere ortodosse. A Pechino forse 250, a Shanghai anche meno, forse cinquanta.

RTE: Senza entrare in dettagli che possano causare problemi politici, qualcuna di queste persone è stata in grado di ricevere i sacramenti negli ultimi anni?

Padre Dionisij: A volte. Ho battezzato alcuni di loro, e ho celebrato la Liturgia a Shanghai. So che alcuni altri sacerdoti in visita hanno celebrato lì, per esempio dalla Chiesa ortodossa russa all'estero, e dal Patriarcato di Costantinopoli in visita da Taipei. Di tanto in tanto vi è una Liturgia, e alcuni gruppi di persone ricevono la santa comunione.

RTE: E questo è tenuto segreto al governo.

Padre Dionisij: Non direi segreto, non possiamo annunciare annunciare le funzioni come servizi pubblici, perché questo può essere interpretato come lavoro missionario.

RTE: Avete avuto alcun contatto personale con il governo su questo?

Padre Dionisij: Sì, in effetti il vice-presidente del Dipartimento patriarcale per le relazioni ecclesiastiche esterne, il vescovo Mark di Egor'evsk, è ora in Cina per conferire con le autorità sulla pratica dell'Ortodossia.

RTE: Lei ha detto che avete già seminaristi cinesi a Mosca e San Pietroburgo.

Padre Dionisij: Si, circa diciotto, e le autorità cinesi sanno che noi abbiamo questi studenti. La loro venuta è stata una scelta personale degli studenti. Pochi mesi fa il metropolita Kirill ha visitato l'ambasciata cinese e ha presentato alcuni degli studenti all'ambasciatore cinese, e lo abbiamo annunciato anche a Pechino, all'Ufficio affari religiosi. È meglio farlo ora, perché alla fine dovranno essere riconosciuti dal governo cinese. Non abbiamo solo uomini, abbiamo anche donne cinesi, che stanno studiando direzione di coro e iconografia.

RTE: Vedete le donne anche come catechiste?

Padre Dionisij: Sì, certo, diventare catechiste è una possibilità molto reale per loro. In questo contesto non vi è alcuna differenza tra donne e uomini. Inoltre, ci auguriamo che alcune donne saranno interessate al monachesimo e vorranno aiutare a iniziare la vita monastica in Cina.

Un'altra esigenza molto importante sono sacerdoti che possono parlare cinese per aiutare a formare i seminaristi e i catechisti cinesi. Quest'anno abbiamo inviato quattro dei nostri seminaristi russi, che speriamo eventualmente di ordinare, a Taipei per studiare cinese a Taiwan. Certo, avremmo preferito la Cina continentale, ma il governo cinese non ha offerto alcuno stipendio o supporto per la loro istruzione, mentre Taiwan lo ha fatto. Inoltre, una donna russa sta andando a insegnare lingua e cultura russa ai cinesi a Taiwan, un progetto civile promosso dall'università. Questa è una buona occasione per introdurre l'Ortodossia. Abbiamo alcuni russi che parlano cinese e che potrebbero diventare catechisti e insegnanti di catechisti, ma abbiamo bisogno di trovare un modo per sostenere loro e le loro famiglie. Purtroppo, il Patriarcato di Mosca non può sostenere finanziariamente questo progetto, in modo che una variante migliore sarebbe che qualcuno di loro abbia un lavoro civile, come l'insegnamento della lingua inglese, e poi faccia opera missionaria nel proprio tempo libero.

RTE: Questo non sarebbe in conflitto con la politica del governo?

Padre Dionisij: No, perché il compito missionario primario che ci attende ora è la traduzione, e con questo non ci sono difficoltà.

RTE: Sono stupito dal numero di russi che ho incontrato e che hanno studiato cinese o sono sinologi accademici.

Padre Dionisij: Sì, e molti di loro sono ortodossi e sarebbero felici di aiutare, ma l'occasione proprio non c'è ancora.

RTE: Puoi dirci di più sulle attività di traduzione e di pubblicazione?

Padre Dionisij: La nostra prima necessità è quella di creare un dizionario cinese di precisi termini ortodossi per l'utilizzo da parte di traduttori e di credenti. Questo è estremamente necessario come base per tutte le buone traduzioni per il futuro, non solo in Cina, ma nelle comunità cinesi in Russia, Europa, Australia e negli Stati Uniti.

RTE: Volete cercare di ottenere una sensazione più antica, più formale in cinese, oppure propendete per un linguaggio contemporaneo?

Padre Dionisij: A causa del mio background nello slavonico, preferisco una traduzione più classico, conservatrice del cinese, ma penso che questa sia una questione che riguarda i credenti cinesi stessi. Che cosa potranno accettare e che cosa sarà utile per loro? Come stranieri, questo non lo possiamo dettare noi.

RTE: Ma immagino che anche loro preferirebbero qualcosa di elevato e bello al contrario di un uso più comune.

Padre Dionisij: Sì, certo, non dovrebbe mai essere linguaggio quotidiano. La lingua cinese, tuttavia, è piuttosto complicata e ha livelli molto differenti, anche nella vita contemporanea. I livelli letterari dei documenti ufficiali e quelli del linguaggio quotidiano, per esempio, sono molto diversi.

RTE: In inglese, noi non abbiamo ancora regole lessicali per molte parole della Chiesa. Spesso usiamo parole greche o russe, quando l'equivalente inglese non è abbastanza adatto. Ad esempio, non solo i concetti teologici complessi, ma anche gli elementi particolari dei paramenti e delle tonache differiscono alquanto tra gli ortodossi e la Chiesa cattolica e quella anglicana, così le loro terminologie in inglese non sono sempre applicabili. Anche nella nostra ecclesiologia, qualcosa di semplice come la festa cattolica dell'Epifania ha un accento diverso dalla Teofania ortodossa che si celebra nello stesso momento. Tutte queste cose devono essere spiegate.

Padre Dionisij: Sì, ma in cinese non abbiamo questo problema perché abbiamo pochissime parole straniere. Ogni parola in cinese ha un suo significato particolare, e null'altro, ma bisogna trovarlo. È inoltre possibile formare nuove parole, ma queste dovrebbero essere create con cura, per esprimere l'idea in modo preciso. I due filologi ortodossi cinesi che lavorano sul dizionario sono una donna cinese anglofona di Hong Kong, e Ioannis Chen, che voi avete intervistato due anni fa. Da parte russa, abbiamo due sinologi russi, una donna da Mosca, e un uomo da Vladivostok. Fortunatamente, Internet ci sta dando la possibilità di creare una rete di linguisti qualificati.

RTE: Si facevano Liturgie in cinese prima della rivoluzione culturale, o erano tutte in slavonico?

Padre Dionisij: Dopo il 1905, la maggior parte dei servizi della Missione ecclesiastica russa sono stati in cinese. Chiese che avevano grandi popolazioni russe, come a Harbin, celebravano in slavonico, ma la Missione ecclesiastica di Pechino serviva Liturgia, Vespro e Mattutino in cinese. Dopo che avremo ripristinato i vecchi testi e fatto alcune correzioni, questi potranno essere ripubblicati, ma le correzioni sono certamente necessarie perché la lingua cinese cambia rapidamente, molto più rapidamente delle lingue dell'Europa occidentale. Ciò che funzionava all'inizio del XX secolo non funziona adesso.

Naturalmente, le persone istruite sono in grado di leggere e comprendere il linguaggio antico, ma non la gente di campagna o quella di regioni remote. Dal momento che il 65 per cento della popolazione cinese vive al di fuori delle grandi città, dobbiamo tenerne conto in qualsiasi traduzione.

RTE: Una volta che il dizionario in via di pubblicazione stabilirà le norme lessicali, che cosa seguirà?

Padre Dionisij: Un libro di servizio e un libro di preghiere. Il libro di preghiere sarà il testo di preghiere comuni e della liturgia per i laici, e il libro di servizio sarà il testo dei servizi per il clero. Successivamente, abbiamo in programma di fare l'Ottoico, poi l'Orologio (Libro delle Ore), il Mineo festivo, il Triodio quaresimale, come al solito...

Abbiamo già un Libro delle Ore tradotto nel 1913. Una volta che avremo stabilito le norme, potremo pubblicarlo come un'antica variante con alcune correzioni per rendere la traduzione più accurata e leggibile.

Abbiamo anche una traduzione di un libro dell'anziano Sofronio, La vita dell'anziano Silvano, che è pronta per la pubblicazione. La traduzione è stata fatta in Cina da un cinese studioso di russo, ma lì non può essere ancora pubblicata. Sarebbe molto costoso stamparla a Hong Kong, quindi la mia idea è quella di stamparla in Russia, e di importarla.

RTE: Perché è stata scelta la vita dell'anziano Silvano? C'è qualcosa nel modo di scrivere di padre Sofronio che si pensa sarà particolarmente interessante per i cinesi?

Padre Dionisij: La mia esperienza è che durante il periodo sovietico in Russia, questo libro è stato molto importante per i credenti ortodossi russi, e anche per i non credenti. So di molte persone che, conoscendo in precedenza poco dell'Ortodossia, hanno letto questo libro e hanno sviluppato non solo un interesse verso la tradizione, ma anche verso la reale vita spirituale. È importante essere all'interno della tradizione, ma non è tutto. Le forme tradizionali devono essere riempite di una vera vita spirituale, e questo libro è particolarmente efficace per attirare le persone verso una fede più profonda. Inoltre, un ulteriore passo nella pubblicazione di letteratura spirituale sarebbe di avere qualche buon libro generale in materia di Ortodossia. Io non sono sicuro sui Padri della Chiesa, all'inizio, molto dipende dal linguaggio, che può essere molto difficile. Bisogna essere preparati sia per tradurre sia per leggere i Padri... Ma non c'è dubbio che abbiamo bisogno di buona letteratura adesso. Abbiamo iniziato una raccolta di libri in inglese in una piccola biblioteca a Hong Kong. Il monastero di padre Sofronio nell'Essex ha donato libri, come ha fatto la fraternità di sant'Herman dell'Alaska a Platina, California. Saremmo anche molto felici di avere le risorse per tradurre dall'inglese al cinese. Non siamo obbligati a tradurre solo dal russo. L'obiettivo è di tradurre e pubblicare buon materiale ortodosso in lingua cinese. La mia speranza a lungo termine è quella di organizzare l'istruzione ortodossa in Cina.

Cattedrale ortodossa della Santissima Madre di Dio "Sicurezza dei peccatori", Shanghai, marzo 2004. Acquistata dal governo cinese da parte di imprenditori privati e adibita a ristorante fino al 2005; in seguito restaurata come chiesa

RTE: In modo informale, con classi domestiche di basso profilo, o come qualcosa di più pubblico, come una istituzione?

Padre Dionisij: Passo dopo passo, dovremo portare la questione dinanzi alle autorità cinesi. Se la Chiesa ortodossa cinese è riconosciuta all'interno della Cina, se il governo permette la nostra proposta, e se siamo in grado di raccogliere fondi, inizieremo invitando insegnanti dall'estero per insegnare teologia, catechesi, storia della Chiesa, ecc, fino a quando saremo in grado di istruire i cinesi nativi a prendere il sopravvento. Questo è un approccio realistico.

In futuro potrebbe essere possibile aprire un seminario in Cina, ma prima che questo accada dobbiamo cominciare a pensare a libri di testo in lingua cinese per questi studenti. Dobbiamo trovare buoni libri di testo e libri di conferenze su questi temi in inglese o in russo da tradurre in cinese: storia della Chiesa, liturgia, dogmatica. Se qualcuno sarà interessato a sponsorizzare traduzioni di alta qualità di questi temi, potremo farli stampare in Russia. Abbiamo sistemi di distribuzione in Cina, ma abbiamo bisogno di traduttori ortodossi che abbiano un'idea di ciò che stanno traducendo, e che possano seguire le norme lessicali, una volta che sono impostate. E, naturalmente, abbiamo bisogno di contribuire a sostenerli mentre traducono.

RTE: E questi libri saranno distribuiti gratuitamente? Un salario medio cinese è basso per i nostri standard.

Padre Dionisij: Sì, certo. Ma non abbiamo bisogno di così tanto per cominciare. Solo poche migliaia di copie di ogni libro. Inoltre, metteremo tutte le traduzioni su internet, in modo che questi testi ortodossi siano disponibili gratuitamente ai lettori di lingua cinese in giro per il mondo.

RTE: Che cosa nell'Ortodossia è più attraente per i credenti cinesi?

Padre Dionisij: L'attrazione principale è la sensazione di verità. Questa sensazione dovrebbe essere il motivo principale per la fede. Essere attratti dal tradizionalismo o dal non-tradizionalismo è importante, ma non è la cosa principale. L'impressione delle funzioni ortodosse sarà molto importante per i cinesi, perché possono capire la Liturgia attraverso l'esperienza, non attraverso la mente, o la filosofia. Possono guardarla e provare qualcosa. Dobbiamo coinvolgere la mente in questo processo, ovviamente, ma la tradizione da sola non è sufficiente. Anche il buddismo è molto tradizionale e anche più antico, come lo è il giudaismo, ma il loro tradizionalismo non è una ragione sufficiente per sceglierli.

Se siamo in grado di presentare il ciclo degli offici: Vespro, Mattutino, Ore e Liturgia in lingua cinese, in uno stile tradizionale ortodosso di uso riverente, sarà molto interessante. Come ho detto, il nostro primo compito di traduzione è quello di creare norme lessicali in cinese sia per le funzioni in chiesa sia per le altre letture, in modo che le traduzioni saranno uniformi e di alta qualità.

Forse il governo cinese permetterà finalmente l'Ortodossia a causa degli stretti legami storici tra la Cina e la Russia. E questo non è male. Anche in Russia, l'Ortodossia è stata scelta sotto l'influenza di motivi politici. Fu la scelta personale di san Vladimir a causa della sua personale esperienza della spiritualità ortodossa, ma i suoi ambasciatori in diversi paesi gli consigliarono di scegliere l'Ortodossia a causa di impressioni abbastanza semplici, non a causa di una qualsiasi filosofia. L'enfasi nell'Ortodossia russa è spesso l'attenzione alla forma, ai dettagli. A volte questo è molto buono, ma a volte può creare un sacco di problemi, come si vede nello scisma dei vecchi credenti. Ma c'è già un inizio - il governo ha contribuito a costruire tre nuove chiese ortodosse in Cina.

RTE: Sono state costruite in risposta a persone che chiedevano un risarcimento per le loro chiese distrutte durante la rivoluzione culturale?

Padre Dionisij: Sì. Due sono state costruite nello Xinjiang, la regione autonoma della Mongolia Interna, e la comunità ortodossa nella città di Chuguchak, vicino al confine tra Cina e Kazakistan, ha ricevuto il permesso di costruire una nuova chiesa. Inoltre, una vecchia chiesa è stata riaperta a Harbin.

RTE: Hanno anche permesso di tenere funzioni?

Padre Dionisij: Questa è un'altra questione. Il governo può dare i soldi per ricostruire gli edifici, ma se la comunità non è pronta per le funzioni e se non c'è clero autoctono riconosciuto, il governo non può fare nulla.

RTE: Cosa fanno per le icone, i paramenti e i rifornimenti della chiesa?

Padre Dionisij: A volte comprano icone di carta dall'estero, dalla Russia o in Australia, per l'iconostasi. Ci sono anche nei magazzini del Ministero della Cultura cinese molti vecchi oggetti provenienti da chiese ortodosse che sono stati confiscati durante la rivoluzione culturale. Hanno molte icone e beni ecclesiastici da Pechino, Harbin, Tianjin, ma nessuno ha ancora avviato i negoziati per riaverli.

RTE: So che ci sono state almeno due icone del Signore e del neoartire Mitrophan, dipinte in uno stile piuttosto cinese, che sono state distribuite dall'arcidiocesi greca a Hong Kong. Sono state fatte da un iconografo cinese, o dipinte da qualche altra parte?

Padre Dionisij: Non possiamo davvero ancora parlare di iconografia cinese. Forse esisterà in futuro, quando ci saranno maestri cinesi che possono trovare un modo per creare l'iconografia cinese con una tradizionale comprensione ortodossa secondo tutti i canoni. È un problema perché ora nell'iconografia abbiamo molte copie di vecchie icone, ma pochi veri nuovi pittori di icone. Questo può essere un problema per una delle nostre studenti cinesi alla Lavra di san Sergio, che ha già una laurea con la sua tesi sull'iconografia. Una volta che si sarà addestrata come iconografa presso la Lavra, forse potrà cominciare a pensare alle specificità dell'iconografia cinese.

RTE: Quindi, se tutto andrà bene e il governo cinese riconoscerà la futura ordinazione dei seminaristi, quando inizieranno a servire?

Padre Dionisij: Spero che potremo ordinare due studenti come diaconi alla Lavra di san Sergio Lavra quest'anno, ma avranno bisogno di continuare lì la loro istruzione, e poi avere una certa prassi pastorale in una diocesi russa vicino al confine per acquisire esperienza. Sarà la decisione dei vescovi, naturalmente, ma il mio suggerimento sarebbe di mandarli a Chita, che è proprio sul lato russo del confine russo-cinese, o a Kharbarovsk o Vladivostok per ottenere qualche pratica reale e avere la possibilità di passare in Cina, una volta che saranno riconosciuti. Inoltre, lì saranno protetti. Se il governo cinese non li riconosce, li manderemo comunque a servire a queste zone di frontiera russe. Ci sono molte comunità cinesi ora nell'Estremo Oriente russo, lavoratori che sono venuti a fare lavori che i russi non vogliono fare. Le condizioni economiche sono molto povere nella maggior parte della Cina, in particolare nelle campagne. Le persone forse hanno il loro cibo quotidiano, ma nient'altro. Nessun reddito, nessuna possibilità per una buona istruzione o per cure mediche. C'è una differenza enorme tra le ricche città come Shanghai e Guangzhou, e il sessantacinque per cento della popolazione al di fuori delle città. Ci sono 250 milioni di disoccupati in Cina.

   

Chiesa di san Nicola, di recente costruzione, nello Xinjiang

RTE: Quanti cinesi ci sono ora in Russia?

Padre Dionisij: Abbiamo 70.000 cinesi a Mosca e nella regione di Mosca al momento. Ma questo non è molto rispetto a Parigi, che ha 450.000 cinesi. In tutta la Siberia, non abbiamo tanti cinesi quanti ne ha la città di Parigi. L'ondata principale dell'immigrazione dalla Cina continentale è ora diretta in Australia e in Canada, non in Russia. Quelli che arrivano in Russia vengono solo dalla Cina nord-orientale. La Siberia ha un clima molto rigido e l'economia è molto povera, vediamo la loro presenza in Siberia come un impatto solo perché la popolazione della Cina è dieci volte quella della Russia - La Cina ha 1,3 miliardi di persone, un sesto della popolazione mondiale. Gli stessi cinesi preferiscono emigrare in Nord America, Europa o Australia.

Un'altra difficoltà è che la popolazione russa siberiana è molto contraria ai cinesi. Abbiamo molto nazionalismo ora in Russia, e questo è un problema soprattutto per gli asiatici.

Il nazionalismo è un problema per la Chiesa in molti paesi. Per esempio, un uomo d'affari greco di Hong Kong ha donato il suo ufficio alla chiesa, ma lui stesso non visita mai la chiesa. Le persone a volte sono contente di sostenere la Chiesa come parte dello stato-nazione, come parte dell'identità nazionale, ma questa è una visione pagana. Io la chiamo patriottismo pagano, perché c'è una differenza tra il patriottismo pagano e quello cristiano.

Molta gente ora parla della rinascita del cristianesimo ortodosso in Russia. Molto spesso sento dire che la Chiesa ortodossa russa dovrebbe servire la Russia. Questo non è corretto. È la Russia che dovrebbe servire la Chiesa, allora avrà un vero senso di se stessa. È assolutamente sbagliato dire che la Chiesa greca dovrebbe servire la Grecia, e la Chiesa russa dovrebbe servire la Russia.

Chiesa di san Nicola a Shanghai, marzo 2004. Venduta dal governo a imprenditori privati, oggi utilizzata come ristorante

RTE: Che approccio avrebbe verso un cinese che viene da lei dicendo di essere interessato alla religione? La Cina è una cultura diversa, certo, ma l'approccio alla fede è così diverso?

Padre Dionisij: No, la differenza non è grande. Le persone sono le stesse, e tutti cercano la stessa cosa - la verità. La differenza è solo nel linguaggio, forse nei mezzi di espressione. Si possono utilizzare diverse immagini per presentare il cristianesimo a diversi gruppi etnici, ma in realtà non ci sono differenze tanto grandi di comprensione o prospettiva. Questo è uno degli effetti positivi della globalizzazione, che siamo in grado di capire l'altro in un modo in cui gruppi etnici molto isolati non erano capaci di agire un secolo fa. Un mio amico una volta ha detto che il primo processo di globalizzazione è stato l'Impero romano, e per questo il cristianesimo si diffuse in tutto il Mediterraneo e oltre. Questo non è stato un caso. Naturalmente, la globalizzazione ha cattivi elementi, ma crea anche possibilità positive. Questo è un nuovo tempo e dobbiamo sfruttare le opportunità che abbiamo. Questo tempo e queste possibilità saranno i nostri giudici. Abbiamo la forza di presentare lo spirito dell'Ortodossia al mondo contemporaneo? Ci sono ora più possibilità che mai.

RTE: Ci sono persone in Cina continentale che scoprono l'Ortodossia attraverso internet?

Padre Dionisij: Ho incontrato molti cinesi via internet, e per molti di loro questa era l'unica possibilità di entrare in contatto con ortodossi e di ricevere informazioni sull'Ortodossia. Per esempio, qualche mese fa ho incontrato un uomo cinese in Malesia. Aveva ricevuto informazioni sull'Ortodossia solo via internet, e infine è divenuto ortodosso.

RTE: Così lei vede internet come una buona risorsa per mettere gli scritti ortodossi a disposizione dei cinesi. Se questi scritti sono disponibili in tutto il mondo, non sembra che il governo cinese potrebbe lamentarsi che stiate facendo proselitismo specificamente tra i cinesi del continente.

Padre Dionisij: Sì, dovrebbe andar bene, soprattutto perché non parliamo contro il governo. È assolutamente un mondo parallelo. Per esempio, non parliamo di "persecuzione dei cristiani". Questo è stato un tema tradizionale per il mondo occidentale, che utilizza temi religiosi per imporre cambiamenti. Le chiese cristiane occidentali spesso accusano apertamente il governo e usano casi personali e pressione verbale per forzare cambiamenti politici.

RTE: E lei non lo farebbe?

Padre Dionisij: Se dovessimo discutere di questo problema, non lo discuteremmo mai apertamente. Sarebbe una discussione chiusa con i funzionari adeguati. Imbarazzarli in pubblico non porta alcun risultato, e addirittura ostacola il processo. Inoltre, questo non è il nostro obiettivo principale. Ci possono essere problemi di questo tipo, ma esistono in tutto il mondo. Il problema maggiore è la fame spirituale.

RTE: Ci sono molti cinesi continentali tornati alle loro antiche tradizioni del buddismo e del taoismo dopo la rivoluzione culturale?

Padre Dionisij: Sì, c'è stato un grande rinnovamento di interesse per la vita religiosa in Cina negli ultimi dieci anni, e sembra essere sempre più forte. La popolazione protestante è in aumento del 13 per cento all'anno, i cattolici del 9 per cento all'anno. Non sono sicuro dei buddisti o taoisti, ma capisco che stanno crescendo anche loro; dopo il crollo dell'ideologia marxista, c'era un vuoto.

Una forza parallela è la secolarizzazione. Il mondo intero è ora molto materialista, e i paesi si sono secolarizzati in modi diversi - l' Occidente in un modo, la Russia in un altro. La Cina vi si è preparata in un altro modo ancora, ma ogni paese ora sperimenta gli stessi problemi, il materialismo e la secolarizzazione, mentre allo stesso tempo, si parla di cercare di proteggere i diritti umani. È un momento di polarizzazione.

RTE: Ha avuto contatti con la Mongolia? Ricordo che la Mongolia ha avuto una forte presenza cristiana nestoriana dall'XI al XIII secolo nei pressi del lago Bajkal, una presenza che poi scomparve. C'è stata qualche influenza ortodossa, o questa si è limitata al nord della Cina?

Padre Dionisij: Sono stato in Mongolia due volte, e abbiamo riaperto una chiesa e iniziato la costruzione di una nuova chiesa a Ulan Bator, dove c'è un sacerdote russo, sebbene la maggior parte dei credenti siano russi, non mongoli.

Presso l'Istituto russo di studi orientali, tuttavia, hanno testi liturgici ortodossi tradotti in mongolo oltre un secolo fa, quindi c'erano credenti ortodossi mongoli. Nessuno è ancora in grado di fare questo lavoro nel mondo mongolo, ma è un argomento molto interessante. La Mongolia sarebbe molto aperta a un'opera del genere, ma non abbiamo nessuno da mandare che possa parlare mongolo. Anche in Buriazia, so solo di uno o due sacerdoti Buriati. Fanno quello che possono, ma la rinascita del buddismo è molto rapida in Buriazia e Mongolia. Era stata la tradizione per generazioni e fa parte dell'auto-identificazione nazionale. Ogni missionario deve essere pronto a sostenere la cultura locale. Egli non deve inculturare i mongoli o i buriati come ortodossi russi, dovrebbe essere in grado di pensare alla creazione di un'autentica cultura mongola ortodossa. Non dobbiamo distruggere la cultura originale. L'Ortodossia non distrugge la cultura, l'Ortodossia crea cultura. Questo significa che dobbiamo avere autentiche culture ortodosse mongole, cinesi, giapponesi, coreane, indonesiane.

RTE: Alla Lavra di san Sergio, ci sono anche alcuni studenti dalla Corea del Nord e diversi indonesiani in diversi seminari.

Padre Dionisij: Sì, e molti degli indonesiani sono già stati ordinati. I nordcoreani non sono il tipo classico di seminaristi. Sono con noi a causa della decisione di Kim Jong-Il, presidente della Corea del Nord, di costruire una chiesa ortodossa a Pyongyang.

RTE: Qual è il suo interesse per l'ortodossia?

Padre Dionisij: È stata una decisione politica, perché sta cercando protezione da parte della Russia e capisce che la costruzione di una chiesa ortodossa è un simbolo di rispetto per la Russia in generale. Non sono sicuro di cosa si aspetta come risultato politico di questo gesto, ma in ogni caso, gli abbiamo detto, "Va bene, vuole avere una chiesa a Pyongyang, ma questo è solo un edificio. Se non dispone di funzioni religiose reali, sarà solo un edificio vuoto". Gli ho proposto di inviare alcuni coreani a studiare nel nostro seminario, e gli ho chiesto di accettare due dei nostri seminaristi russi a studiare coreano a Pyongyang. È stato d'accordo e ci ha inviato quattro studenti della Corea del Nord. Sono già stati qui un anno, e gli insegnanti dicono che sono studenti abbastanza buoni.

RTE: Erano ortodossi quando sono arrivati?

Padre Dionisij: È stata una grande eccezione per il nostro seminario, la prima volta che avevamo invitato studenti non ortodossi a studiare con noi. Sono stati battezzati dopo il loro arrivo.

RTE: E sono stati disposti a farlo, hanno capito cosa stavano facendo?

Padre Dionisij: Sì, credo di sì, ma si deve capire che la mentalità della Corea del Nord è molto insolita per noi. Faranno tutto ciò che il governo decide, e lo faranno con tutto il cuore. Se il governo dice: "Tu devi essere ortodosso," lo fanno volentieri.

RTE: Quindi il suo problema è di fare in modo che vadano al di là di quell'obbedienza, di assicurarsi che l'Ortodossia sia qualcosa che è in realtà una parte di loro?

Padre Dionisij: Non è così semplice. Non è solo una questione di obbedienza al governo, si tratta di un aspetto di tutte le società tradizionali asiatiche, dove la società e il governo hanno molto più potere rispetto alla persona. Questo è un atteggiamento molto diverso da quello dell'Occidente, ed è stato solo il cristianesimo che ha dato al mondo la comprensione del valore della persona. Questa è ora una grande questione per le società asiatiche che stanno diventando consapevoli dell'idea del valore della persona. Questo è nuovo per loro, e dovranno decidere cosa fare con la filosofia del valore dell'individuo. Le società asiatiche sono sistemi molto antichi e complessi che richiederanno molto tempo per cambiare. Purtroppo, anche nelle società occidentali, dove hanno avuto un senso del valore della persona, passo dopo passo, la mente sta tornando a essere quella dell'ex mondo pagano. Nel mondo pagano il valore della società era decisamente superiore a quello del singolo, le nostre società contemporanee stanno tornando a quel punto.

RTE: C'è qualcos'altro che vorrebbe dire ai nostri lettori?

Padre Dionisij: Penso che una delle cose più importanti per gli occidentali non è solo per assistere nel lavoro missionario nella Cina continentale, ma che americani, europei, australiani e sinologi ortodossi facciano opera missionaria nelle comunità cinesi nei loro paesi. Le traduzioni e le pubblicazioni su cui stiamo lavorando sul nostro sito possono essere a beneficio dei cinesi in tutto il mondo. La mia speranza è che l'interesse per l'opera missionaria ortodosso in Cina e per la Chiesa in Cina aumenterà. La Cina ha bisogno di sostegno spirituale così come di sostegno materiale. La Chiesa in Cina ha poche risorse, ma credo che abbia un futuro.

Note

[1] Per una panoramica completa della storia e dello stato attuale dell'Ortodossia in Cina, vedere Road to Emmaus, primavera 2003: "Al di là della Grande Muraglia: l'Ortodossia in Cina", un'intervista con il cinese cristiano ortodosso Ioannes Chen.

[2] La Rivoluzione Culturale (1966-1976) è stata lanciata da Mao Tse-tung, che era salito al potere con i comunisti nel 1949, in una mossa per "purificare " il partito comunista. La rivoluzione ha visto la crescita del movimento delle guardie rosse tra i giovani cinesi, e il governo ha lavorato attraverso le scuole, la propaganda diffusa e la rieducazione obbligatoria per inculcare la filosofia atea di Mao. Le tradizioni culturali cinesi sono state sradicate e tutti i templi, chiese, sinagoghe e moschee che non erano stati distrutti nel periodo comunista precedente sono stati chiusi. Secondo alcuni analisti storici, tra il 1966 e solo 1968, più di 400.000 cinesi dissidenti politici e filosofici sono stati uccisi. Tra loro vi erano cristiani di tutte le confessioni.

[3] Albaziniani: discendenti cinesi di soldati russi dello zar Pietro il Grande, portati a Pechino nel XVII secolo come prigionieri di guerra. Quando furono liberati dall'imperatore cinese, molti scelsero di rimanere in Cina, dove fu data loro della terra, assieme al permesso di sposare donne cinesi e di praticare liberamente la propria fede ortodossa.

 
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Reliquie di san Serafino donate alla chiesa russa di Bucarest

Il reliquiario con una particola delle reliquie di san Serafino di Sarov, portato in Romania la scorsa settimana da sua Santità il patriarca Kirill, è stato trasferito giovedì alla comunità ortodossa russa presso la chiesa di san Nicola-Tabacu a Bucarest. Padre Evgenij Rogoti ha ricevuto le reliquie per conto della comunità presso la residenza patriarcale ieri, come riferisce l'agenzia di stampa Basilica.

Il patriarca Kirill e sua Beatitudine il patriarca Daniel di Romania hanno diretto giovedì scorso il trasferimento del reliquiario al centro spirituale del patriarcato romeno, dove le reliquie sono rimaste per una settimana esposte alla venerazione dei fedeli.

San Serafino è ben noto e venerato in Romania. Ci sono diversi libri pubblicati sull'anziano di Sarov in lingua romena, e in tempi recenti sono stati fondati monasteri, eremi, parrocchie e fondazioni caritative in nome di san Serafino. Diversi credenti ortodossi romeni hanno testimoniato miracoli di san Serafino da loro sperimentati.

Durante la cerimonia della consegna delle reliquie, il patriarca Daniel ha sottolineato che la presenza di san Serafino attraverso le sue reliquie ha notevolmente rafforzato la magnificenza delle celebrazioni di quest'anno per san Demetrio il Nuovo, protettore di Bucarest.

"È stata una grande gioia e ho sentito la pace e l'armonia che san Serafino donava ai pellegrini che vwnivano durante la sua vita nella sua cella e dopo la sua dipartita a quei credenti ortodossi che lo onorano e chiedono il suo aiuto", ha detto sua Beatitudine. Ha anche notato che le reliquie erano state inizialmente richieste dalla comunità russa a Bucarest nel 2012.

La cerimonia si è conclusa con il tropario a san Serafino cantato in slavonico, dopo di che le reliquie sono state ufficialmente affidate a padre Evgenij a beneficio della sua comunità, e per tutta Bucarest. Alla manifestazione hanno partecipato i membri del consiglio nazionale della Chiesa e dell'arcidiocesi di Bucarest.

 
Quindici chiese come una: Intervista con l'arciprete Nikolaj Balashov

Un Concilio pan-ortodosso si riunirà nel 2016. Vi parteciperanno quindici chiese locali, ha confermato il primo ierarca della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', appena rientrato dalla riunione pan-ortodossa al Fanar, dicendo: il concilio ci sarà. L'arciprete Nikolaj Balashov, vice presidente del Dipartimenti delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca commenta i risultati della riunione con Rossijskaja Gazeta.

Padre Nikolaj, quali sono i risultati più importanti della riunione al Fanar ?

Arciprete Nikolaj Balashov: Tra i principali risultati della riunione, vorrei sottolineare quanto segue. È stata fatta una dichiarazione molto importante sulla situazione in Ucraina inclusa nel messaggio elaborato dai primati, che sono stati unanimi nel dire che è essenziale trovare una soluzione pacifica alla crisi in Ucraina, condannare la minaccia di cattura di monasteri e di chiese, pregare per il ritorno degli scismatici nel seno della santa Chiesa, sapendo che superare lo scisma è molto importante per l'Ucraina.

È altrettanto importante che la riunione abbia espresso il suo sostegno per la presenza cristiana in Medio Oriente e in Siria. I primati hanno espresso la loro solidarietà alle vittime della tragedia siriana. Hanno condannato il terrorismo in tutti i suoi aspetti e richiesto il rilascio dei due metropoliti ortodossi che sono stati rapiti così come dei preti e delle monache rapite al monastero di santa Tecla a Ma'lula. Non a caso, il giorno dopo la dichiarazione dei primati le monache sono state rilasciate.

I primati riuniti hanno preso una decisione molto importante sulla convocare di un Concilio pan-ortodosso. I primati delle chiese locali hanno espresso il loro accordo con il principio sostenuto dalla Chiesa ortodossa russa (formulato un anno fa dal Concilio dei vescovi e, a più riprese, dal patriarca Kirill), secondo il quale tutte le decisioni del Concilio e quelle dei suoi comitati devono, a partire dalla fase preparatoria fino alla fine dei lavori, essere adottate in conformità con il consenso, vale a dire il voto unanime di tutti i partecipanti. Negli ultimi anni erano state espresse divergenze su questo tema, e alcune chiese sostenevano il principio della maggioranza, come avviene in parlamento. Ma la profonda convinzione della nostra Chiesa, confermata con molte prove storiche offerte ai primati nel corso della riunione, dimostra che qualsiasi decisione sulla fede, l'organizzazione della Chiesa e le sue attività nel mondo moderno deve essere presa all'unanimità, sulla base del consenso di tutte le Chiese. Tutti i primati hanno fatto proprio questo approccio e sono stati unanimi a firmare le conclusioni della riunione.

I primati hanno concordato i termini della preparazione del Concilio. Da settembre sarà istituita una commissione preparatoria inter-ortodossa. Ogni chiesa vi sarà rappresentata da un vescovo e da un consigliere. La commissione passerà a revisione tutti i documenti preparati per il Concilio. Dovrà completare questo lavoro per la Pasqua del 2015. Alcuni di questi documenti sono stati sviluppati diversi decenni fa. È quindi necessario rivederli e arricchirli tenendo conto della realtà di oggi.

Una conferenza pan-ortodossa pre-conciliare dovrà discutere i documenti presentati dalla commissione. Il successo di questa conferenza aprirà la strada per lo svolgimento del Concilio, che si dovrà tenere a Istanbul-Costantinopoli nel 2016.

I primati della maggior parte delle Chiese ortodosse locali hanno partecipato alla sinassi, che si è tenuta in un'atmosfera molto buona. Si rimpiange, tuttavia, l'assenza della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia. Alcuni rappresentanti della Chiesa di Cechia non hanno accettato i risultati delle elezioni che hanno recentemente avuto luogo. La delegazione della Chiesa ortodossa di Antiochia è stata presente a tutte le riunioni della conferenza dei primati. Conformemente alle indicazioni del suo patriarca e del suo sinodo, non ha apposto la sua firma al documento finale della sinassi a causa del dissenso non ancora superato che oppone la Chiesa di Antiochia alla Chiesa di Gerusalemme. Infatti, la Chiesa di Gerusalemme ha creato una diocesi in Qatar, che, secondo la Chiesa di Antiochia, fa parte del suo territorio canonico .

Che cosa dice riguardo alla partecipazione della Chiesa ortodossa russa a questo incontro?

Arciprete Nikolaj Balashov: La presenza del Patriarca Kirill è stata essenziale. Il patriarca aveva ripetutamente partecipato agli incontri precedenti, e il ruolo della Chiesa ortodossa russa in questo importante incontro e nella preparazione della sua formulazione finale è stato molto alto. Il patriarca Kirill, nel contesto della riunione, ha potuto intrattenersi con i primati di altre Chiese ortodosse.

Padre Nikolaj, la stessa espressione "concilio ecumenico" suona molto solenne per i fedeli ortodossi, che celebrano la memoria dei santi Padri dei Concili ecumenici. Allo stesso tempo vi è una sorta di paura, per una convinzione pre-apocalittica che uno dei Concili Ecumenici adotterà dogmi non conformi alla fede. E questo sarà l'inizio della fine.

Arciprete Nikolaj Balashov: Il prossimo concilio non sarà denominato e non sarà "ecumenico", sarà pan-ortodosso o, secondo la terminologia adottata, un "santo e grande concilio della Chiesa ortodossa". Alcuni "grandi Concili" si sono riuniti dopo lo svolgimento dei "Concili ecumenici". Ecco un esempio: il Concilio dei patriarchi d'Oriente riunito nel 1593. È questo concilio che ha definitivamente stabilito il patriarcato nella Chiesa ortodossa russa. Tenere questi concili è diventato molto difficile, quasi impossibile, dopo la caduta di Bisanzio. Oggi viene restituita questa possibilità. Naturalmente, le Chiese hanno molte domande, ma non credo che saranno tutte consentite al Concilio imminente. Ma il Concilio deve aprire l'inizio di un processo di feconda considerazione dei temi e questioni che occupano l'intera Chiesa ortodossa. Al prossimo Concilio pan-ortodosso non è prevista alcuna revisione delle disposizioni precedentemente adottate dai Concili Ecumenici. Stiamo parlando di come rispondere alle sfide che si rivolgono all'era moderna della Chiesa ortodossa.

Vale a dire?

Arciprete Nikolaj Balashov:  Si sono presi in considerazione, tra i temi precedentemente considerati e la documentazione dei progetti conciliari, il rapporto della Chiesa ortodossa con il mondo non ortodosso, le questioni disciplinari ecclesiastiche, le procedure per la concessione dell'autonomia ad alcune parti del corpo della Chiesa, e le questioni di cooperazione nella cosiddetta diaspora ortodossa, ovvero i luoghi al di fuori dei confini tradizionali delle Chiese ortodosse locali.

 
Per la prima volta nella storia russa, il capo di Stato ha dato un'alta onorificenza al leader dei vecchi credenti


Il metropolita di vecchio rito Kornilij di Mosca e di tutta la Rus' e il metropolita Ilarion di Volokolamsk

Mosca. 22 febbraio 2013. Interfax-religion
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha conferito l'Ordine dell'amicizia al primo ierarca della Chiesa ortodossa russa di vecchio rito, il metropolita Kornilij (Titov).
"Ringrazio di cuore per l'alta onorificenza, che ho l'onore oggi di ricevere... Si tratta di un evento storico. Per la prima volta nei 350 anni della nostra storia, il capo dello Stato russo presenta un'alta onorificenza al primo ierarca della Chiesa ortodossa russa di vecchio rito", ha detto il metropolita Kornilij durante la cerimonia.
Questo ordine è stato conferito anche al capo del Sangha dei buddhisti russi Damba Ayusheyev, il 24° Pandit Hambo Lama. Con l'ordine di Aleksander Nevskij è stato premiato il metropolita Vladimir di San Pietroburgo e Ladoga.
Vladimir Putin ha conferito l'ordine di Santa Caterina a Natalia Sarganovu, che in 30 anni ha cresciuto 35 figli adottivi.
Tra i premiati il direttore di "Interfax" Mikhail Komissar, che è stato insignito dell'ordine "per i servizi alla patria" di III classe.

 
"Il primo passo per un nuovo inizio". La missione ortodossa di san Michele Arcangelo in Pakistan

Divina Liturgia e cerimonia di inaugurazione

Chiesa ortodossa di sant'Antonio a Hyderabad - Sindh, Pakistan

Questa relazione su un recente evento alla chiesa ortodossa di sant'Antonio a Hyderabad (Pakistan) è stata preparata da padre Joseph Farouq, assistente del rettore della chiesa ortodossa di San Sergio a Sargodha, e sacerdote in visita a Islamabad per le famiglie ortodosse iraniane.

 

Il 18 agosto 2013, (ottava domenica dopo la Pentecoste), con la benedizione di sua Eminenza il metropolita Hilarion, Arcivescovo d'America orientale e New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, tre eventi storici hanno avuto luogo presso la chiesa ortodossa sant'Antonio a Hyderabad, Sindh (una parrocchia ortodossa russa nella provincia meridionale del Pakistan). Il rev. padre Adrian Augustus, decano e rettore della missione ortodossa di san Michele Arcangelo in Pakistan, ha viaggiato dall'Australia al Pakistan per essere presente alla cerimonia, e per servire come maestro di cerimonie. Il clero della Chiesa Ortodossa Russa in Pakistan è stato testimone di questa storica occasione. È stata un'opportunità unica per tutta la nostra comunità ortodossa di riunirsi per celebrare l'inizio della Chiesa fondata dal nostro Salvatore, diffuse in lungo e in largo dai suoi apostoli e dai loro successori, e che ora ha raggiunto il popolo del Pakistan. Questo evento è stato ospitato dal rev. padre Anthony Masih, Rettore della Chiesa ortodossa di sant'Antonio a Hyderabad, Sindh.

Il Pakistan è uno Stato islamico in cui gli estremisti sono molto potenti. Le minoranze cristiane non sono al sicuro in mezzo a loro. La comunità è estremamente povera e privata ​​dei diritti umani fondamentali. Il clero della Chiesa Ortodossa Russa fuori dalla Russia sta sempre con il proprio popolo tra alti e bassi, e partecipa alla lotta della Chiesa ortodossa del Pakistan per i diritti delle minoranze in diversi forum. Fin dalla creazione del Pakistan, la nostra comunità ha affrontato molte persecuzioni, e ci sono molti episodi di fanatismo religioso e violenza contro la minoranza cristiana oppressa in Pakistan. Il governo del Pakistan e le forze dell'ordine sono riusciti a controllare i gruppi estremisti. Noi confidiamo nel nostro Signore Gesù Cristo, e queste preoccupazioni, problemi, forze antagoniste, e la mancanza di risorse finanziarie non ci impediranno mai di svolgere questa missione, perché la nostra forte fede e la speranza ci danno ragione per continuare, e il coraggio di andare avanti. La Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) è fermamente stabilito in Pakistan. La nostra missione ortodossa in Pakistan di fatto si sviluppa bene sotto la guida dello Spirito Santo e della santissima Madre di Dio.

La Divina Liturgia

 

La Divina Liturgia è stata celebrata in tende di fortuna, e più di 300 fedeli ortodossi hanno partecipato. Padre Adrian ha guidato la liturgia insieme ai padri Anthony, Cyril e Joseph. Le oltre 300 persone presenti in preghiera erano un buon mix di giovani e meno giovani.

La benedizione del terreno

 

Dopo la Divina Liturgia, il momento atteso della dedicazione del luogo è iniziato con una preghiera del rev. padre Adrian. Padre Adrian è andato in processione a benedire il terreno, accompagnato dal clero della Chiesa Ortodossa Russa in Pakistan e dai parrocchiani della chiesa ortodossa di sant'Antonio. La missione ortodossa in Pakistan intende costruire una casa per bambini indigenti e una sala di preghiera per la Divina Liturgia. Come solido fondamento, preghiamo che lo spirito di fede e di amore ci guidi e ci conduca. È indispensabile far sì che i donatori sentano di essere dei partner nel compimento della nostra missione ortodossa in Pakistan.

Il battesimo e la cresima dei catecumeni

 

Diciassette persone hanno abbracciato la fede ortodossa, e sono stati battezzati e cresimati. I nuovi membri hanno avuto l'opportunità benedetta di ricevere il corpo e il sangue di Cristo. Dio ci sta mandando persone che cercano la verità del cristianesimo ortodosso.

Programma culturale e cerimonia dei certificati

 

Un programma culturale è stato tenuto da un gruppo di giovani della chiesa ortodossa di sant'Antonio a Hyderabad, Sindh. Vale la pena ricordare che durante le vacanze estive, padre Anthony e la sua Matushka Maria Anthony hanno organizzato un campo giovanile per studenti cristiani. Sessantacinque studenti hanno partecipato al campo estivo giovanile. Le seguenti attività e lezioni si sono tenute con gli studenti: lingua inglese, sviluppo della personalità, orientamento professionale, ma il più importante programma di lezione è stato "L'insegnamento dell'Ortodossia": 1) la storia della Chiesa ortodossa russa; 2) la preghiera ortodossa; 3) la Divina Liturgia e 4) la vita e le opere dei santi ortodossi.

 

In questa magnifica occasione, il rev. padre Adrian ha pronunciato un discorso, e in 30 minuti ha sottolineato che "la presenza della Chiesa ortodossa russa in questa regione non è per convertire la gente al cristianesimo, ma per mostrare loro la via dell'amore fraterno basata sugli insegnamenti del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Noi siamo qui per rappresentare il metropolita Hilarion, arcivescovo dell'America orientale e di New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia; e il popolo russo. Padre Adrian ha ricordato loro che il Pakistan è una nazione, ma il suo sviluppo è ostacolato a causa di persone che hanno dimenticato Dio".

 

Alla fine, tutti i partecipanti sono stati premiati con attestati dal rev. padre Adrian. Anche se la missione ortodossa di san Michele Arcangelo in Pakistan manca di fonti finanziarie, il clero lavora e predica la fede ortodossa con impegno e dedizione. Si sente piena soddisfazione e gioia nel loro lavoro pastorale. Siamo fiduciosi e ci affidiamo a Dio, affinché con l'aiuto della comunità ortodossa internazionale, la nostra Chiesa possa sorgere e brillare come una galassia.

Cerimonia di inaugurazione del Libro di Preghiere al club della stampa di Hyderabad

I libri (tradotti in lingua urdu) delle preghiere ortodosse e della Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo sono stati formalmente inaugurati al club della stampa di Hyderabad il 26 settembre 2013 dal rev. padre Adrian. Padre Adrian è stato poi intervistato dal Servizio Nazionale della Stampa pakistano, alla presenza di operatori sociali e ortodossi fedeli presenti per l'occasione. All'intero evento è stata data copertura da parte della stampa ed è stato presentato al telegiornale nazionale.

P. Joseph Farooq

 
Cosa intendiamo per "guerra giusta"?

L'idea che qualcosa di così distruttivo come la guerra possa essere "giusto" o "giustificabile" irrita da tempo i pensatori cristiani. In effetti, ha lasciato per lungo tempo perplessi anche i pagani e altri non cristiani. Questo perché, in ultima analisi, la minaccia della violenza è la raison d'être di tutti i governi. [1]

Perché?

Perché la guerra è una cosa seria, forse la cosa più seria di tutte. Ciò spiega perché le società funzionali e civili danno al governo il monopolio della violenza. Altrimenti, i gruppi tribali si trincereranno nelle loro località e infliggeranno violenza ad altri gruppi tribali che faranno lo stesso.

Questo perché è naturale che i gruppi di persone abitino nelle proprie aree di risonanza. Questa mancanza di unità e concentrazione può consentire a un conflitto meno importante di passare al centro della scena, con il risultato di perdere un'occasione per affrontare qualcosa di più importante.

Ciò non significa che un conflitto non sia senza causa. Quando si tratta di giustizia, gli esseri umani sono profondamente consapevoli della sua assenza, quindi non si può ignorare la questione per troppo tempo, a meno che non si immagini uno scenario di schiavitù. La giustizia è allo stesso livello di giusto e sbagliato; il bene e il male. San Paolo, in poche parole, chiama questa "coscienza" – e dice che è scritta nel cuore di tutti gli uomini, non solo dei credenti (Rom 2:12-16). A volte la violenza è un atto di coscienza. Un esempio potrebbe essere la guerra al traffico dei bambini. Sarebbe inconcepibile non fare nulla.

Le guerre giuste richiedono sobrietà. Su questo non ci possono essere dubbi. Nessun gruppo dovrebbe assumersi la responsabilità di correggere un problema che ha un impatto su un gruppo più ampio a meno che tutti non siano pienamente d'accordo. È necessario dare priorità ai conflitti e, in ogni misura possibile, la soluzione non deve comportare una situazione altrettanto ingiusta per l'altra parte. Bisogna cercare di comportarsi con onore e senso del fair play. L'interferenza nella vita quotidiana dei civili nemici deve essere ridotta al minimo, quando possibile. La violenza gratuita non dovrebbe essere solo scoraggiata: deve essere sradicata, se possibile.

Detto questo, in sostanza una guerra giusta non è punitiva. È riparativa.

Inutile dire che le guerre giuste sono abilmente pianificate, con carte, scopi, aspettative e date. Vengono creati registri di rischi e problemi, nonché piani di emergenza. Una guerra giusta è organizzata e mirata.

Vale la pena notare che coloro che sono coinvolti nei conflitti vivranno con le cicatrici per il resto della loro vita, a seconda del grado del loro coinvolgimento. Spesso ciò può portare a ulteriori aberrazioni o ingiustizie.

Anche ogni generazione successiva è influenzata dalla rivisitazione della storia. Se il nonno di qualcuno è stato in guerra, quella guerra diventa la loro; la loro missione, il loro punto di vista. Il loro modo di pensare e di comportarsi è decisamente diverso da ciò che sarebbe potuto essere se la guerra non fosse accaduta. Le guerre non si dimenticano. I protagonisti e gli avversari sono fissi nella mente delle persone. Fare amicizia con ex nemici è raro. Spesso quando ci si libera di un problema, ne compaiono altri cinque uguali. Oppure si ripresenta lo stesso problema.

Il conflitto è sempre carico di pericoli. Una donna può perdere l'uomo che ama. Una madre, suo figlio. Un figlio o una figlia, il loro padre. Tutti sentono profondamente la perdita delle persone che amavano e la perdita dei loro obiettivi e sogni precedenti. La vita cambia per tutti. Nessuno si allontana integro nemmeno da una guerra giusta. Le guerre dovrebbero essere poche e rare.

Noi viviamo in un mondo caduto. Le ingiustizie abbondano. Grandi filosofi di ogni genere lo riconoscono e sono giunti alla stessa conclusione; la guerra è spesso necessaria.

Uno di questi filosofi fu il grande sant'Agostino di Ippona. La sua visione pessimistica dell'uomo lo portò a teorizzare che esistesse una giustificazione affinché gli attori statali (legittimi) si impegnassero in azioni militari.

Stando così le cose, ha individuato sette criteri per perseguire legittimamente una guerra, questi sono: (1) giusta causa, (2) giusto intento, (3) beneficio netto, (4) legittima autorità, (5) ultima risorsa, (6) proporzionalità e (7) condotta corretta. Il grado in cui si riesce a raggiungere questi obiettivi diventa come una "palla magica delle risposte" quando si guarda al futuro: ci si può aspettare meno traumi, maggiore accettazione e maggiore coesione andando avanti con altre sfide se questi criteri sono soddisfatti.

Ciò non mitiga ogni aspetto di una guerra giusta, ma rende la storia più facile da raccontare.

Il danno inflitto a un avversario, tuttavia, è spesso di lunga durata. Il vincitore deve continuare a mantenere una mente sobria ed evitare di essere punitivo in seguito. Come disse Churchill: "Nella vittoria, magnanimità".

La gente preferisce ciò che può essere legato con un piccolo fiocco, invece che con una catena nodosa con più fessure. La diplomazia, che si è rivelata infruttuosa nel scongiurare un determinato conflitto, all'improvviso assume una nuova urgenza e necessita di essere rivisitata. Dovrebbe esserci una ragionevole aspettativa di successo e di esclusione dei mali più gravi di quelli attenuati dall'aggressione originaria.

In questo video, approfondisco l'attuale bellicosità che ha afflitto il mondo, non solo in Ucraina e nel Medio Oriente, ma nei futuri conflitti pianificati per l'Indo-Pacifico. Affronterò anche le preoccupazioni di alcuni dei nostri commentatori riguardo ai costi personali che i combattenti devono affrontare a causa della loro partecipazione.

Questa è stata una preoccupazione costante e ritengo che meriti particolare attenzione.

pax.

Nota

[1] Per coloro che sono interessati ad approfondire questa tesi, consiglio vivamente The Virtue of War: Reclaiming the Classic Christian Traditions of East and West, di padre Alexander F.C. Webster e Darrell Cole.

 
Arciprete Andrew Phillips: La resistenza e il posponimento dell'anticristo, la visione profetica della Chiesa Ortodossa Russa e altre domande e risposte da corrispondenza e conversazioni recenti

Parte I – 23 novembre 2014

Cosa pensa da un punto di vista ortodosso del recente G-20 a Brisbane, dove gran parte si è incentrata sulla guerra in Ucraina?

A Brisbane, dei politici occidentali – non dei leader mondiali, come pretenziosamente si chiamano – hanno parlato tanto della guerra civile in Ucraina. Questo perché l'hanno causata e la fanno continuare. A Brisbane è stato dato un messaggio chiaro ai bulli occidentali da parte del mondo libero, guidato dalla Russia: Se l'Occidente continua a destabilizzare, rovesciare la democrazia corrompendo criminali e distruggendo la sovranità dell'Ucraina, la Russia estenderà le sanzioni contro il mondo occidentale, possibilmente chiudendogli lo spazio aereo russo. Gli Obama, Biden, Cameron, Hollande e Merkel dell'Occidente rischiano l'isolamento autoimposto.

La Federazione Russa, l'Unione Economica Eurasiatica, la Cina, l'India, gran parte dell'America Latina, quasi la metà del mondo, stanno lavorando per un nuovo ordine mondiale e non tollerano l'arrogante bullismo occidentale, che ha già causato così tanto spargimento di sangue e caos in bombardamenti genocidi, invasioni e occupazioni in Jugoslavia, Iraq e Afghanistan e nelle "rivoluzioni colorate" organizzate dalla CIA in Libia, Siria e Ucraina. La Libia è stata l'ultima goccia, ma anche adesso ci sono individui aggressivi negli Stati Uniti, le cui menti sono così impazzite dal potere che parlano apertamente di avviare una terza guerra mondiale contro la Russia e la Cina.

Pensa che ci sia qualche speranza che i capi di alcuni paesi dell'Unione Europea parleranno contro questo bullismo dal centro negli USA?

L'Unione europea è diventata più o meno un'isola al largo della costa occidentale degli Stati Uniti, in altri termini, una colonia o un 'protettorato' degli Stati Uniti, di fatto nello stato successivo di quello di una colonia, ed è governata da fantocci e teppisti economici, come abbiamo visto in Grecia e in Spagna. Gli Stati Uniti hanno isolato l'Europa dalle proprie radici e dai propri interessi. Finché non sarà ripristinato l'asse Parigi-Berlino-Mosca, come agli inizi del 1900, non vi è alcuna speranza per l'Europa. Sorprendentemente, però, i leader di alcuni piccoli paesi dell'UE hanno protestato, in particolare i capi dell'Ungheria e della Repubblica Ceca. Sono stati, naturalmente, condannati per questo dai media europei a conduzione americana.

Che dire dei leader di paesi un tempo ortodossi come la Grecia, Cipro, la Bulgaria, la Romania e, fuori dall'UE, Serbia e Montenegro?

A parte la Serbia, dove l'Ortodossia è ancora in qualche misura una forza politica, le élite di tutti i paesi hanno tradito la fede ortodossa e le loro popolazioni. Non possiamo aspettarci nulla da queste élite. Riescono a pensare solo a pagamenti da Bruxelles nei loro conti bancari svizzeri.

Quando dice che 'gli Stati Uniti hanno isolato l'Europa', che cosa intende con gli Stati Uniti?

Intendo i finanzieri plutocrati, industriali e commercianti d'armi che hanno visto opportunità e sono emigrati negli Stati Uniti dall'Europa, dove si erano già arricchiti con la schiavitù oltre 200 anni fa e che ora gestiscono negli Stati Uniti. Non mi riferisco, naturalmente, al popolo americano. Fino alla fine degli anni '50 vi era ancora tra molti americani comuni una cultura da piccola città, basata sulla Bibbia, però carente e parziale. Questa è stata più o meno distrutta dai plutocrati ed è rimpianta da cantanti popolari americani come Don McClean e Johnny Cash nelle canzoni nostalgiche come American Pie e Family Bible. Gli americani sono stati le prime vittime dei plutocrati, le prime vittime di se stessi, come abbiamo visto nella guerra civile degli Stati Uniti. Non c'è niente che Satana ama più delle guerre dove il fratello uccide il fratello, sia negli Stati Uniti o nell'Ucraina.

La Russia non ha sofferto per le sanzioni occidentali imposte a causa dell'Ucraina?

Ci sono naturalmente problemi che ne derivano, ma il risultato principale del bullismo occidentale a causa della protezione della Russia in Ucraina, le cosiddette "sanzioni", è stato per i russi il ritrovamento della propria identità. Provvidenzialmente l'Ucraina, culla dell'Ortodossia russa, sta preparando la Russia per il futuro, preparandola a superare la confusione e l'occidentalizzazione decadente degli ultimi 25 anni, a rendersi conto di avere una sua identità, un percorso e un ruolo. Se l'élite occidentale vuole davvero avviare una terza guerra mondiale, ora deve rendersi conto che i russi non si limiteranno più semplicemente a sdraiarsi e ad accettare di perdere quella guerra, il loro paese e, soprattutto, la loro fede cristiana per mano di Mammona.

Questa è la stessa situazione del XIII secolo, quando i Mongoli invasero la Russia. Fino ad allora i russi erano stati divisi; tutto è cambiato dopo che hanno trovato l'unità contro il nemico comune e i litigi sono stati dimenticati. Così oggi la Russia, che era divisa prima dell'invasione occidentale dell'Ucraina, ora sta trovando l'unità una volta di più. Lo straordinario consenso odierno di unità nazionale attorno al presidente Putin non è esistito in Russia per esattamente 100 anni, dalla prima guerra mondiale, un altro momento in cui la Russia si è unita contro i nemici occidentali aggressivi.

Per proseguire, si è parlato recentemente del prossimo Concilio pan-ortodosso nel 2016 e molte preoccupazioni sono state espresse a riguardo. Condivide tali preoccupazioni?

No. Preoccuparsi di questo significa davvero mostrare una mancanza di fiducia nella Divina Provvidenza e nella Chiesa, che non è una semplice istituzione umana, ma un organismo divino-umano. Prima di tutto, nessuno sa se ci sarà un Concilio, figuriamoci se uno di questi sia imminente; ricordiamoci che 'l'uomo propone ma Dio dispone'. È vero, un incontro di diversi vescovi ortodossi è previsto tra due anni, ma un incontro non è di per sé un Concilio. E nessuno sa, con la situazione attuale tra Costantinopoli e cechi e slovacchi, se perfino quell'incontro avrà luogo. E chissà chi sarà il patriarca di Costantinopoli tra due anni.

Anche se ci sarà un incontro e la politica prende il sopravvento, resterà senza effetti se non troverà alcun consenso. Tuttavia, se un 'Concilio' avesse luogo, perché dovrebbe essere un male? Sicuramente un Concilio – piuttosto che un semplice incontro – proclamerà la Chiesa e la nostra fede ortodossa al mondo intero, lancerà anatemi contro tutti gli 'ismi', l'ateismo, il consumismo, l'ecumenismo, il globalismo ecc. Come potrebbe essere negativo? Ricordate che solo gli ortodossi canonici saranno presenti, e non prenderanno parte quelli di canonicità contestata come l'OCA, quelli negli scismi, come in Ucraina, Macedonia, Montenegro ed Estonia, quelli nelle sette, come i vecchi calendaristi, così come gli eterodossi.

Allora, perché alcuni si preoccupano?

Penso che coloro che si preoccupano, per esempio i vecchi calendaristi, abbiano una motivazione psicologica e non teologica. Stanno davvero cercando solo di giustificare i loro scismi. Per esempio, puntano alla decadenza all'interno del patriarcato di Costantinopoli, ma poi dimenticano che il Monte Athos e molti chierici e fedeli al di fuori delle frange dei convertiti sono sotto tale patriarcato. I vecchi calendaristi vogliono un mondo in stile fariseo, in bianco e nero, in cui loro sono bianchi e tutti gli altri sono neri. Tale mondo non esiste e non è mai esistito. Il grano è sempre cresciuto di pari passo con la zizzania. Guardate i dodici apostoli: la maggior parte di loro ha tradito Cristo, uno è rimasto pure impenitente, e tuttavia undici di loro sono diventati santi. Le critiche dei vecchi calendaristi sono auto-giustificazioni psicologicamente motivate.

Ma sappiamo che ci sono molti problemi reali tra le Chiese locali, per esempio, vi è il problema del nuovo calendario.

Mi ricordo quando negli anni '70 leggevo le parole di san Giustino (Popovich) che denunciavano l'idea di un Concilio perché allora la stragrande maggioranza degli ortodossi viveva sotto il giogo del comunismo. Allora aveva ragione, naturalmente, ma ora la situazione è molto diversa. Oggi la maggior parte degli ortodossi, circa l'85%, è libera. Vero che circa il 15% non è libero, e vive sotto quelle che possono essere chiamate 'Chiese della CIA', ma si tratta di una piccola minoranza.

Chissà, se questo incontro avrà luogo e si trasformerà davvero in un Concilio, questo può significare che le gerarchie di nuovo calendario si pentiranno e torneranno al calendario ortodosso, lasciando il calendario cattolico romano. Il Monte Athos ha abbandonato quel calendario decenni fa e ora la Chiesa polacca ha fatto lo stesso. Altre sicuramente seguiranno. E ricordate anche che le Chiese della CIA, soggette a ogni sorta di manipolazioni uniatizzanti e protestantizzanti, sono per lo più piccole e i loro rappresentanti sono anziani. La maggior parte delle Chiese locali libere è giovane e segue la tradizione. Il tempo è dalla nostra parte.

Che cosa si intende per 'Chiese della CIA'?

Quelle i cui dirigenti sono nominati dalla CIA, o corrotte da parte dell'Unione Europea e da circoli massonici, il che è più o meno la stessa cosa.

Qual è il ruolo della Chiesa russa tra le altre Chiese locali?

Essendo i tre quarti di tutta la Chiesa, abbiamo una responsabilità speciale: la nostra visione, la nostra missione e il nostro compito sono profetici. Tale visione, missione e compito consistono nella resistenza e tattica dilatoria al fine di contrastare l'avvento dell'anticristo, verso il quale il mondo si è diretto a gran velocità negli ultimi cento anni e in particolare negli ultimi 50 anni. Vi ricordate come Reagan chiamava l'Unione Sovietica 'l'impero del male'? Beh, dove sono andati i demoni che erano entrati nell'Impero Russo nel 1917, facendo pendere la bilancia contro di esso e creando quell'impero del male? Non sono scomparsi all'inferno, ma, vedendo la loro battaglia in gran parte perduta in Russia, sono andati a infestare l'Occidente, dove, tragedia delle tragedie, non hanno trovato resistenza ed è stato dato loro il benvenuto.

Ecco il messaggio della Russia all'Occidente: dopo il 1917 i demoni hanno prevalso in Russia ma alla fine li abbiamo scacciati per le preghiere dei nuovi martiri e confessori, per la forza della fede e della cultura ortodossa. La Russia dice all'Occidente: seguite il nostro esempio, tornate al Cristo ortodosso e anche voi potrete scrollarvi di dosso i demoni. Ma, naturalmente, l'Occidente è talmente accecato dal suo torreggiante orgoglio razziale e nazionalista che non può neanche vedere che è tormentato dai demoni. Infatti, non crede nemmeno nei demoni e respinge la dolcezza della Risurrezione di Cristo, che ritiene un 'asiatico ignorante'.

Dire che il ruolo della Chiesa russa è di opporsi alla venuta dell'anticristo è una dichiarazione molto grave, con molte implicazioni.

Sì, è molto grave, perché significa che la Chiesa ortodossa russa è una sorta di prova del nove. Il mondo può essere diviso in due parti, da un lato, coloro che sono con noi, i nostri amici, quelli che stanno anche loro resistendo e ritardando l'avvento dell'anticristo, e, d'altra parte, coloro che resistono alla Chiesa russa e, consapevolmente o, più spesso, inconsapevolmente, stanno lavorando per la venuta dell'anticristo. Coloro che inconsciamente e ingenuamente pensano che stanno lavorando per la 'libertà, la democrazia, l'umanità', ecc, sono pedine nel gioco dell'Anticristo. Sarebbero scioccati se se ne rendessero conto, e se ne pentirebbero.

A questo proposito l'incidente delle Pussy Riot, così completamente e così ovviamente messo in scena dall'Occidente, è stato altamente simbolico. In questo abbiamo chiaramente visto chi è per l'anticristo e chi è contro. Coloro che hanno sostenuto le Pussy Riot, parole che sono in se stesse una chiave per il sesso e la violenza della 'cultura' moderna occidentale, tra cui la quinta colonna, gli intellettuali nominalmente ortodossi, alcuni dei quali anche sacerdoti, l'eterodossia modernista, i media occidentali e i cosiddetti attivisti dei diritti umani, stanno tutti lavorando per l'anticristo.

Dice che resistere e ritardare la venuta dell'anticristo è il compito della Chiesa russa. Ma in pratica cosa può fare la Chiesa russa che le altre Chiese locali non possono?

Solo la Chiesa russa sarà in grado, quando i tempi saranno maturi, di predisporre le infrastrutture per le metropolie nelle Americhe, in Asia, Australasia ed Europa occidentale, e anche di aiutare il Patriarcato di Alessandria a diventare la vera Chiesa dell'Africa e di smettere di essere una colonia greca gestita ad Atene dal ministero degli Esteri greco controllato dall'Unione Europea. Le altre Chiese locali sono troppo piccole, troppo deboli, troppo nazionaliste e, nei casi delle Chiese della CIA, non sono neanche libere, per farlo.

Questo suona come papismo, la creazione di una singola Chiesa in tutto il mondo?

Niente affatto. Il papismo è fissato sulla costruzione di imperi e sulla centralizzazione, ed è vero, è diventato l'ethos di molti nel moderna patriarcato di Costantinopoli e a suo tempo ha anche colpito funzionari statali carrieristi e nazionalisti nella Chiesa russa prima della rivoluzione. Oggi la Chiesa russa vuole impostare le metropolie come basi per nuove Chiese locali, come è già successo in Polonia e in Cecoslovacchia, e come è in corso in Giappone e in Cina. Questi paesi sono parti del suo territorio canonico, ma rimarranno tali solo finché le Chiese locali saranno troppo piccole per ottenere l'autocefalia.

L'obiettivo non è costruzione di un impero, che è una centralizzazione, ma il decentramento, ponendo le basi per poi stabilire nuove Chiese locali autocefale, come ha detto sua Santità il patriarca Alessio II nel 2003, quando ha parlato di una futura Metropolia in Europa occidentale. Noi abbiamo come nostro modello non il dio artificiale, papista, unionista, filioquista, razionalista dei filosofi occidentali, ma il vero Dio cristiano della Santissima Trinità rivelato in tutto il potere e gloria nel Nuovo Testamento, l'unità nella diversità.

Pensa che altri territori saranno aggiunti al territorio canonico della Rus', a parte la Cina e il Giappone?

Certamente. Penso che alla fine in Europa potrà essere aggiunta l'Ungheria, e al di fuori dell'Europa il Sud-Est asiatico, con le missioni ortodosse russe già presenti, in Thailandia e in Laos, e penso che forse un giorno potrebbe essere aggiunto anche l'Iran.

Quindi il resto del mondo, fatta eccezione per l'Africa e gli altri territori sotto la giurisdizione delle altre 13 Chiese canoniche locali, può essere coperto dalla Chiesa al di fuori della Russia (ROCOR)?

Sì. La Chiesa al di fuori della Russia significa in realtà la Chiesa al di fuori della Rus', al di fuori dalle terre russe. E la Rus' attualmente copre solo le terre dell'ex Unione Sovietica – fatta eccezione per la Georgia – tra cui l'Ucraina, l'Estonia e così via, e, come abbiamo detto, la Cina e il Giappone. La ROCOR è in grado di coprire il resto, tranne quei paesi che formano i territori canonici delle altre Chiese locali.

Ma quei paesi "al di fuori della Rus' " hanno spesso popolazioni ortodosse che sono sotto altre Chiese locali. Così come possono essere sotto la ROCOR?

Non possono 'essere sotto' la ROCOR: ho detto, 'possono essere coperti dalla ROCOR', non essere 'sotto' di lei. La ROCOR è la Chiesa al di fuori della Rus'. A differenza della Chiesa all'interno della Rus', che ha un territorio canonico, la chiesa al di fuori della Rus' non ha territorio canonico. Tuttavia, abbiamo un territorio condiviso, un territorio che possiamo coprire, e dove possiamo avere un gregge canonico.

Che cosa intende per gregge canonico?

Tutti quelli di tutte le nazionalità che vivono al di fuori del territorio canonico della Rus' e vi appartengono liberamente e confessano la Chiesa e la Tradizione ortodossa russa. E al momento nessuno, comprese le élite degli Stati Uniti e dell'Unione europea, può impedirci di appartenere alla ROCOR.

Con una tale definizione, dove si situa la 'Chiesa ortodossa in America', l'OCA? Dopo tutto è in Nord America, in un territorio coperto dalla ROCOR, e l'OCA è stata fondata per opera della Chiesa Russa.

Io non so dove si situa l'OCA. Dovete chiederlo ai suoi membri. L'OCA era una creazione temporanea di epoca sovietica al tempo della guerra fredda, in gran parte composta non di discendenti dei sudditi dell'impero russo, ma di discendenti dei sudditi dell'impero austro-ungarico. Per quasi 45 anni la sua canonicità è stata contestata ed è stata lacerata da dissensi interni. Come tutti i conglomerati, le sue diverse parti sono spinte in direzioni diverse.

Credo che invece di stare tra due (e, a volte più di due) fuochi, un giorno si dividerà in parti, con una piccola maggioranza, in particolare ma non solo in Alaska, 'l'America russa', che tornerà alla Chiesa russa e alla libertà e integrità spirituale, e una grande minoranza, sotto l'influenza del nazionalismo americano settario e possibilmente sotto l'influenza diretta del governo degli Stati Uniti, si dirigerà verso gruppi di convertiti liberali ecumenisti, verso il patriarcato di Costantinopoli a conduzione statunitense e alcuni verso gli uniati.

E per quanto riguarda la giurisdizione di Parigi? Essa afferma di essere 'di tradizione russa'. Dove fa che rientrano in tale definizione?

Anch'essa ha lasciato la Chiesa russa e quindi i nostri affari non la riguardano. Per quanto riguarda quell'affermazione, come qualcuno a Parigi mi ha detto all'inizio di quest'anno, anche se la giurisdizione di Parigi può pretendere di essere 'di tradizione russa', la tradizione russa non ha nemmeno 'trascorso la notte' nella maggior parte delle sue comunità. Quando si vive, come alcuni fanno, sotto il calendario cattolico romano, si vuole la Pasqua cattolica romana, non si ha un'iconostasi, si indossano paramenti greci, si abbrevia la Liturgia, si dà la comunione ai cattolici romani, si scrive contro la Chiesa russa e la si condanna, ci si rifiuta di venerare i suoi martiri e di appartenere a lei, che razza di 'tradizione russa' è? Quello è uniatismo, non è Ortodossia. A parte alcuni ultimi avamposti, tale affermazione è una finzione.

Così, è molto interessante pensare a prima del 2007, prima che la ROCOR e la Chiesa in Russia rientrassero in comunione canonica tra loro. A quel tempo la giurisdizione di Parigi – e i suoi membri che colonizzarono l'OCA in Nord America – erano soliti condannare la ROCOR come 'una setta' perché non concelebrare con la Chiesa in Russia (perché la ROCOR riteneva che i vescovi della Chiesa in Russia non fossero liberi e quindi avrebbero potuto non agire canonicamente). Tuttavia, non appena la libertà è venuta e la ROCOR e la Chiesa in Russia hanno iniziato a concelebrare, l'ethos massonico della propaganda di Parigi ha oscillato di circa 180 gradi. I rappresentanti della giurisdizione di Parigi hanno iniziato a condannare la ROCOR proprio perché concelebrava con la Chiesa in Russia, che – si sono messi a dire a quel tempo – non era libera!

Così sono passati dal criticare la ROCOR in quanto anti-Mosca a criticare la ROCOR in quanto pro-Mosca, non riconoscendo la trasformazione e la liberazione di Mosca. È chiaro che il punto di vista di coloro che controllano la giurisdizione di Parigi è una mera auto-giustificazione, ovvero la stessa psicologia di tutti gli estremisti, sia i neo-calendaristi di Parigi sia i vecchi calendaristi greci. In altre parole, le loro opinioni sono una manipolazione politica, condizionata dalla propaganda politica occidentale anti-russa, proveniente sia dalla CIA sia dal Vaticano per manipolare i cuori e le menti deboli e irrazionali, e non ha nulla a che fare con i valori spirituali.

Che cosa è stato a portare la ROCOR e la Chiesa in Russia alla comunione canonica?

Il Cocilio del Giubileo dell'agosto 2000 della Chiesa in Russia, che ha soddisfatto le tre condizioni della ROCOR: la canonizzazione dei nuovi martiri, la condanna della collusione con lo Stato ateo, nota come sergianismo, e il rifiuto completo della teoria delle branche, conosciuta come ecumenismo.

In questo caso perché la ROCOR non è entrata in comunione con la Chiesa in Russia direttamente nel 2000?

Molto semplicemente perché una cosa è annunciare qualcosa in un Concilio, e un'altra è metterla in pratica. Per esempio, anche dopo il Concilio del Giubileo, presso la Cattedrale della Chiesa in Russia a Londra rifiutavano ancora di mettere le icone dei nuovi martiri, con il pretesto che non avevano spazio sulle loro pareti spoglie! Inoltre hanno proibito la vendita dei libri scritti da padre Seraphim Rose, che erano a quel tempo tanto popolari in Russia. In Inghilterra la ROCOR ha dovuto aspettare la morte di un individuo nel 2004 e quindi la partenza di altri modernisti nel 2006 verso la giurisdizione di Parigi prima che un nuovo vescovo ortodosso potesse essere inviato dalla Russia, un vescovo scelto su raccomandazione della ROCOR, e così abbiamo potuto avere l'unità locale.

Molti rappresentanti della Chiesa in Russia, ma che vivevano in Occidente, avevano tradito la Chiesa e la Tradizione russa per decenni, erano compromessi. Questo è in parte il motivo per cui la ROCOR era così popolare. Mi ricordo di quasi quarant'anni fa, quando alla domenica 600 emigrati russi stavano in piedi nella cattedrale della ROCOR a Londra, mentre presso la cattedrale patriarcale ce n'erano forse 200, oltre la metà dei quali erano ingenui non russi e visitatori ignari. A Bruxelles e a Parigi, le chiese patriarcali non erano più che cappelle domestiche. I russi e quelli che conoscevano la Tradizione non ci andavano.

Ricordate come, poco prima che la chiesa fuori dalla Russia e la Chiesa in Russia entrassero in comunione tra loro, nel 2006, una piccola parte dei convertiti della rappresentazione estera della Chiesa in Russia, in Inghilterra e in Francia, la abbandonarono. Perché ha avuto luogo questo tradimento della Chiesa che, ironia della sorte, era sul punto di essere riunita? A causa dei due culti della personalità locali, soprattutto tra i convertiti non integrati, che hanno messo quei culti particolari al di sopra la Chiesa russa e dell'unità con lei. Il mantra individualista delle sette e del settarismo è venuto prima della Chiesa di Cristo.

I leader manipolatori dei fuoriusciti ingenui e disinformati aveva fatto un cattivo servizio alla Chiesa in Russia per decenni mentre Mosca, paralizzata da un illegittimo regime ateo militante, non era stata in grado di fare nulla. La lezione che impariamo da questo è che coloro che non sono integrati nella vita della Chiesa, ma hanno i loro ordini del giorno, si disintegrano sempre. È interessante notare che coloro che se ne sono andati in Inghilterra sono stati ardentemente sostenuti da una stampa britannica rabbiosamente russofoba e, naturalmente, dalla BBC di stato.

In altre parole, a livello locale, ci sono voluti anni perché fossero attuate le decisioni del Concilio del Giubileo. Ci sono state situazioni simili in altre parti della Chiesa in Russia, dove gli individui di mentalità sovietica e i loro seguaci hanno dovuto lasciare la scena perché fossero attuate le decisioni del Concilio. Ecco perché fondamentalmente ci sono voluti sette anni perché potessimo progredire.

Ma questo non è stato l'unico motivo per un ritardo di sette anni. Anche la ROCOR ha avuto la sua parte di colpe, o no?

Certo, anche individui nella ROCOR e nella gerarchia della ROCOR avevano fatto degli errori. Uno di questi errori è stato la confusione tra l'Unione Sovietica e la Russia. Emigrati che erano bambini prima della rivoluzione o che erano nati al di fuori della Russia oppure all'interno dell'Unione Sovietica prima del 1945 e che erano stati crudelmente perseguitati per la fede, spesso non riuscivano a capire la differenza tra l'Unione Sovietica post-stalinista e la Russia. In realtà, nonostante l'ideologia bolscevica anti-russa, importata dall'Occidente, l'Unione Sovietica aveva conservato gran parte della cultura ortodossa.

Il 1917 non è stato un interruttore della luce che si è spento – c'è stata continuità. La vittoria sul fascismo nella seconda guerra mondiale, l'istruzione e sistema sanitario, i riflessi della giustizia per i poveri e per il Terzo Mondo, le qualità di generosità, ospitalità e misericordia – non erano sovietici, sono russi, e provengono dalla visione ortodossa del mondo e da riflessi ortodossi. D'altra parte, la filosofia materialistica dell'Unione Sovietica, la feroce persecuzione della Chiesa, il gulag, tutto ciò era ovviamente un male profondo, satanico. Il comunismo era l'Ortodossia senza Dio, proprio come il mammonismo è il Protestantesimo senza Dio.

Gli errori commessi da alcuni nella ROCOR sono stati il motivo per cui le gerarchie della ROCOR e della Chiesa in Russia si sono chiesta perdono l'una all'altra prima del 2007. Essendo umani, tutti facciamo errori. Nessuno è perfetto. Come risultato della richiesta reciproca di perdono, dal 2007 la Chiesa in Russia è diventata sempre più 'de-sovietizzata' e la ROCOR è diventata sempre più 'de-ghettizzata', più aperta e più internazionale. Entrambe le parti ne hanno tratto enormi benefici, facendo grandi passi in avanti. Chiedere perdono è sempre utile, creativo e dinamico. Dio ci ha dato ogni grazia per il pentimento.

Il fallimento della giurisdizione di Parigi di ammettere i suoi errori, a differenza delle due parti della Chiesa russa dentro e fuori la Russia, che li hanno ammessi, è proprio il problema fondamentale di quelli che controllano la giurisdizione di Parigi. Ciò è dovuto all'impenitente arroganza abituale per gli intellettuali. A Parigi gli eredi di coloro che hanno causato per il loro tradimento la rivoluzione nel 1917 stanno ancora giustificando se stessi e i loro antenati. Coloro che mantengono il controllo a Parigi sono infatti gli eredi del degrado e della spietatezza degli intellettuali russi occidentalizzati prima della rivoluzione. Per esempio, i peccati dei singoli rappresentanti della Chiesa in Russia erano i peccati di ostaggi politici, non di uomini liberi. E se ti rifiuti di riconoscere la conversione di queste persone, fai come il fratello maggiore del figliol prodigo, una montagna spietata di imponente orgoglio, che rifiuta di prendere parte al banchetto del Padre amorevole.

Quindi lei distingue tra chi 'controlla la giurisdizione di Parigi' e i suoi membri?

Naturalmente. Sono stato testimone oculare del processo di ritorno di molti dalla giurisdizione di Parigi verso entrambe le parti della Chiesa russa a partire dagli anni '80. Purtroppo, il processo di uniatizzazione là iniziato, soprattutto dal 1981 in poi, e che personalmente ho cercato di combattere, è andato molto oltre da allora. Conosco personalmente otto sacerdoti e diaconi e quattro parrocchie rientrati dalla giurisdizione di Parigi dalla fine degli anni '80, quando intravidero il tradimento di chi deteneva il controllo e compresero la loro base mancanza di amore per la Chiesa russa.

Perché l'uniatizzazione vi è accelerata a partire dal 1981?

La disintegrazione della giurisdizione di Parigi ha avuto inizio nel 1981, dopo il riposo del sempre memorabile arcivescovo George (Tarasov), l'ultimo arcivescovo che era stato adulto prima della rivoluzione (era davvero un pilota russo sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale). Coloro che dopo quell'anno sono tornati alla Chiesa russa al fine di mantenere la loro integrità, nonostante le calunnie che hanno affrontato, avevano capito che la giurisdizione di Parigi non sarebbe tornata in massa come gruppo alla Chiesa russa, e che c'erano forze in essa che erano profondamente politicizzate e russofobe, le stesse forze che sostenevano con orgoglio di essere 'apolitiche!' Di fatto, non erano apolitiche, ma semplicemente disincarnate, 'utili' solo ai nemici della Chiesa, come il Vaticano e le agenzie di spionaggio occidentali. Di fatto, è stato recentemente dimostrato che uno di quelli che era in controllo nella giurisdizione di Parigi negli anni '80 era stato un agente anziano dei servizi segreti francesi. L'esodo è stato tale che ora nella giurisdizione di Parigi sono rimasti solo due sacerdoti anziani che sono cresciuti nella ROCOR e quindi hanno un senso della Tradizione

Quelli della Giurisdizione di Parigi che hanno ormai lasciato questa vita, i metropoliti Evlogij e Vladimir, gli arcivescovi Georgij (Tarasov) e Sergij (Konovalov), i vescovi Mefodij (Kulmann), Roman (Zolotov) e Aleksandr (Tian-Shanskij), il protopresbitero Aleksej Knjazev, gli arcipreti Aleksandr Rehbinder e Igor Vernik e una massa di altri, clero e popolo, tornerebbero alla Chiesa russa, se fossero vivi oggi. Ho conosciuto personalmente alcune di queste persone e sono convinto che sarebbero indignati per l'atteggiamento di coloro che rifiutano di tornare alla Chiesa russa oggi, 25 anni dopo la caduta del muro di Berlino.

Perché?

Costantinopoli per loro era stata sempre e solo un rifugio temporaneo. Era sempre stata loro intenzione tornare alla Chiesa russa, una volta libera, proprio come noi nella ROCOR. Oggi non vi è alcuna giustificazione spirituale per rimanere in quella che è in gran parte non è solo una giurisdizione non-russa, ma anti-russa. E che cosa è rimasto di quella giurisdizione? In generale, a parte qualche convertito non integrato in poche decine di locali provvisori e piccole cappelle sparse in tutta la Francia e nei paesi limitrofi, ci sono solo la chiesa di Rue Daru, popolata principalmente da fedeli dell'ex Unione Sovietica, un Istituto San Sergio in tragica bancarotta, circa quattro piccole cappelle russe a Parigi, due gruppi di convertiti a Parigi, la chiesa fatiscente di Biarritz, a cui in modo non democratico non è stato permesso di tornare alla Chiesa russa, e il convento di Bussy. Forse 5.000 persone in tutto, e la maggior parte di loro arriva dall'ex Unione Sovietica e non ha un altro posto dove andare. Dagli anni '80 le forze vitali hanno lasciato la giurisdizione di Parigi. Un sacerdote che se n'è andato, il caro padre Nikolaj Soldatenkov, è arrivato anche a chiedere la cittadinanza russa, per potersene andare.

Puo' fornire altri esempi di quelle persone che ha menzionato sopra, che pensa che ora tornerebbero alla Chiesa Russa?

Sì. Prendete il metropolita Evlogij – si pentì e tornò, sulla carta, alla Chiesa russa per due volte, nel 1934 e nel 1945, ma i massoni nella giurisdizione di Parigi gli impedirono di farlo effettivamente. Negli anni '60 e '70, sia il vescovo Mefodij (Kulmann) sia il protopresbitero Aleksej Knjazev cercarono attivamente di tornare alla Chiesa russa ed ebbero a soffrire per i loro sforzi. Per quanto riguarda il vescovo Roman (Zolotov), di famiglia cosacca – non abbiamo avuto dubbi su di lui, così come per il caro padre Igor Vernik. Ricordo come era solito sostenere la squadra di calcio russa contro la squadra di calcio francese! E l'arciprete Aleksandr Rehbinder rifiutò di trasferirsi negli Stati Uniti negli anni '50, perché sapeva che i suoi numerosi figli avrebbero perso la fede nella terra di mammona. L'arcivescovo Sergij (Konovalov), che ho conosciuto quando era sacerdote, era sul punto di convincere l'intera giurisdizione di Parigi a passare alla Chiesa in Russia quando è morto. Sua Santità il patriarca Alessio II aveva sperato che la sua giurisdizione sarebbe diventata la prima pietra di una Metropolia ortodossa russa autonoma dell'Europa occidentale.

Torniamo alla ROCOR. Perché solo il 95% della ROCOR è entrato in comunione con la Chiesa in Russia nel 2007? E l'altro 5%?

Quando ho lasciato Mosca dopo la mia seconda visita nella Russia sovietica nel 1976, mi sono ripromesso da laico ortodosso russo che non avrei fatto ritorno fino a quando la Chiesa russa non fosse stata libera da un leader e un regime ateo. E infatti, quando ho fatto ritorno, 31 anni dopo, nel 2007, è stato alla Cattedrale di Cristo Salvatore, dove ho concelebrato come sacerdote della Chiesa di fuori della Russia, insieme a moltissimi altri, con sua Santità il patriarca Alessio II e alla presenza del presidente ortodosso della Federazione Russa. Quando nel 2007 circa il 95% della Chiesa al di fuori della Russia (ROCOR) e l'allora Chiesa patriarcale libera all'interno della Russia sono entrate in comunione tra loro, è vero, circa il 5% della ROCOR non ha l'ha seguita proprio perché era in crisi di negazione dei grandi cambiamenti in Russia tra il 1976 e il 2007. Alcuni hanno semplicemente abbandonato la Chiesa, ma altri si sono allontanati sette scismatiche pro-CIA con sedi in Ucraina, Russia e Grecia. Perché?

In primo luogo, c'erano idealisti ingenui e di buon cuore, ma male informati, che sono stati ingannati e da allora sono in maggioranza ritornati. In secondo luogo, c'erano quelli che avevano rancori personali contro singoli vescovi della ROCOR, che avevano messo le loro idee non integrate da convertiti al di sopra della propria salvezza. In terzo luogo, c'erano persone mosse dal loro ego, alla ricerca di una carriera. E, infine, la maggior parte del 5% o giù di lì che se ne è andato e non ha più fatto ritorno, lo ha fatto a causa di una mentalità politica, perché erano anti-comunisti, piuttosto che pro-ortodossi. Tra di loro c'erano alcuni estremisti che si erano consapevolmente e liberamente schierati con Hitler negli anni '40.

Va detto che molti dei capi di questi circoli erano in realtà dipendenti della CIA o dei servizi segreti canadesi, così come ci è stato almeno un caso di un dipendente dei servizi segreti francesi nella giurisdizione di Parigi. Così la politica e gli stipendi pagati dai servizi di spionaggio occidentali, presentate dai capi dei circoli come 'libertà' e 'atteggiamento apolitico', sono stati la vera ragione per i loro scismi. Quando il comunismo è caduto, queste persone non avevano più ragione di frequentare la Chiesa, in quanto per loro la Chiesa era stata principalmente l'espressione di un mero nazionalismo anti-comunista. Hanno finito per essere anti-russi, in quanto non avevano capito che anche anti-sovietico potrebbe significare anti-russo. Non sono stati in grado di discernere la Russia attraverso la nebbia sovietica.

È stato così perché fondamentalmente avevano poca fedeltà verso la vera Chiesa ortodossa russa e il suo ideale internazionale della santa Rus', ma piuttosto verso un nazionalismo politico di mentalità ristretta. Il loro comportamento era sempre stato il più grande sconforto per non-russi che si univano alla Chiesa. A molti di noi che venivano alla Chiesa alla ricerca di pane di fatto è stato detto di andare via e senza mezzi termini, in altre parole, ci hanno dato pietre. Come un vescovo della ROCOR, parlando di una parrocchia della ROCOR a me ben nota negli anni '80, mi ha detto di recente, 'quelli non erano cristiani'. Come al solito, la loro mancanza di amore verso gli altri ha finito per farli lasciare la Chiesa nel 2007, e anche prima, a partire dagli anni 1990. Oggi noi siamo ancora qui nella Chiesa; loro sono quelli che l'hanno abbandonata.

Per tornare all'idea di una Metropolia per l'Europa occidentale che ha citato prima, quanto è importante tale concetto per l'Europa occidentale in sé?

È vitale. So che sto per fare un esempio assurdo perché tocca un dettaglio tanto piccolo, ma devo raccontarvelo, perché è il simbolo della degenerazione dell'Europa. Due settimane fa una donna russa che vive in Germania mi ha scritto dicendomi che per molti tedeschi una donna che indossa una gonna è vista o come una russa oppure come una prostituta. Quello che sto dicendo con questo simbolo, forse ridicolo è che sono ormai morte anche le vestigia della cultura cristiana che era viva in Europa 50 anni fa nel modo normale in cui si vestiva la gente.

I giovani occidentali le cui anime sono almeno ancora vive oggi si rivolgono a strane sottoculture o l'Islam e combattono addirittura per lo Stato islamico, che contrasta il vuoto spirituale occidentale di oggi. La loro disaffezione e alienazione è così grande che anche queste scelte bizzarre e letali sembrano più logiche rispetto al consumismo anticonformista, a vampiri infernali, alieni, mostri, droghe, alcool, sesso, obesità, depressione, malattia mentale e suicidio, di cui è composto il moderno occidentale. L'Europa si è zombificata ed è regredita allo stadio infantile accettando l'americanizzazione, è stata derubata e denudata della propria cultura ed è in punto di morte spirituale. L'Europa è l'uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico ed è stato derubato e lasciato some morto. Solo un buon samaritano, uno che sia al di fuori dell'Occidente, ma sia ancora legato alle sue radici e alla loro comprensione, può salvare l'Europa; i falsi preti possono fare nulla per lei, perché passano dall'altro lato.

Come può l'Europa essere rigenerata, senza la Chiesa e la sua visione profetica? Non è possibile. L'Europa ha un disperato bisogno di essere innalzata dalla sporcizia spirituale mortale della sua volgare, carnale consumismo da panem et circenses, e dalla tirannia della sua cultura babilonese di morte, frutto della sua millenaria apostasia, alla visione della bellezza spirituale, della purezza spirituale e della cultura dell'anima, alla nobiltà del destino umano, alla Gerusalemme celeste, che sono offerti dalla Chiesa ortodossa russa. Stiamo parlando di salvezza, di vita o di morte.

Ora posso ricordare qui gli avvenimenti di 200 anni fa, l'11 aprile 1814. Questo è stato quando le truppe russe ortodosse liberatrici hanno celebrato la notte di Pasqua su Place de la Concorde a Parigi, dove era stata sistemata una chiesa da campo. Dopo aver sconfitto Napoleone, che aveva preso una Mosca bruciata solo circa 18 mesi prima, lo zar Alessandro I si trovava in quella grande piazza, dove il re di Francia era stato decapitato meno di una generazione prima, nel 1792, e dove di fronte a una stella rossa a cinque punte si era trovato nel 1804 Napoleone incoronato, e sentiva migliaia di soldati russi rispondere al grido dei sacerdoti 'Cristo è risorto!' con le parole 'veramente è risorto!' Questa è stata la vittoria spirituale sul cuore degenerato dell'Europa atea, che è seguita alla vittoria fisica sull'Europa atea. Questa vittoria spirituale deve essere ripetuta nell'Europa atea di oggi. In caso contrario, l'Europa geriatrica sarà completamente spazzata via dal proprio ateismo e dalla marea dell'immigrazione islamica.

Perché invece delle sottoculture e dell'Islam i giovani occidentali non scelgono l'Ortodossia, quando l'Ortodossia è alle radici dell'Occidente, nel suo primo millennio?

In primo luogo, perché gli occidentali moderni sono stati tagliati fuori da quelle radici, la loro storia è stata loro nascosta, spesso mentalmente non possono andare più indietro del 1945, per non parlare di 1.000 anni. E in secondo luogo perché è così difficile trovare un'autentica Ortodossia in Europa occidentale.

Di quali paesi consisterebbe una Metropolia in Europa?

Solo di quelli in Europa occidentale. Slovenia e Croazia già rientrano nella Chiesa serba. Gli Stati baltici sono già sotto la Chiesa russa. Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno già le loro Chiese autocefale. Per quanto riguarda l'Ungheria, in considerazione del fatto che la sua prima fede è venuta nel X secolo da est e non da Roma, a mio parere dovrebbe avere anch'essa un giorno la propria Chiesa locale, proprio come la Polonia, la Cechia e la Slovacchia, che originariamente hanno ricevuto anch'esse la loro fede dall'Oriente. Ancora oggi il cattolicesimo ungherese, come in certi paesi vicini, si colora di valori ortodossi, per esempio la venerazione delle icone.

Rimangono venti paesi dell'Europa occidentale, tutti post-cattolici romani o post-protestanti, e dove la Chiesa russa, in una o entrambe le sue parti, è già presente. Essi sono: Islanda, Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia; Irlanda, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Austria; Portogallo, Spagna, Francia, Italia. Questi paesi, insieme con i piccoli Andorra, Liechtenstein e San Marino, formerebbero il territorio di questa Metropolia.

Perché questi paesi non possono avere le loro proprie Chiese locali?

Questa è un'idea disperatamente insulare, stretta e nazionalista. È il genere di cosa che sognano gli ex-anglicani nazionalisti di mentalità ristretta. L'Europa occidentale è un intero e i suoi singoli paesi sono troppo piccoli per avere le proprie Chiese locali. L'Europa occidentale era il territorio di un singolo Patriarcato ortodosso. Non riusciremo mai a dividerlo. Una Metropolia ortodossa russa in Europa è il fondamento per il restauro del singolo, storico della Chiesa locale in questo territorio. Vogliamo mantenere quell'unità storica. Qui in Svezia, per esempio, avete due grandi santi, sant'Olaf e sant'Anna, e sono appunto parte di tutta la storia d'Europa, non simboli nazionalistici rirstretti, tagliati fuori dal contesto, ma nei loro casi legati all'Inghilterra e alla Russia

Quale speranza realistica ha la fondazione di una tale Metropolia?

Ufficialmente oggi si dice che ci siano 7 milioni di ortodossi russi in Europa occidentale. Questo è di gran lunga più dei quattro antichi patriarcati ortodossi greci di Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme messi insieme, ovvero più delle Chiese ortodosse georgiana, polacca, cipriota e cecoslovacca messe insieme, per non parlare dei 30.000-100.000 sulla lista dei membri dell'OCA. Eppure, la nostra infrastruttura è patetica. Non abbiamo ancora la nuova cattedrale a Parigi e abbiamo davvero bisogno di una grande cattedrale, appositamente costruita, nel centro di Londra.

Dubito che complessivamente in Europa occidentale ci siano anche solo 200 chiese e 200 sacerdoti per questi 7 milioni di ortodossa russa. Questo è scandaloso; al massimo una chiesa e un sacerdote ogni 35.000 persone! Come ho detto molte volte, abbiamo bisogno di uno spazioso edificio di chiesa e di un programma di infrastrutture attraverso una rete di almeno 500 città dell'Europa occidentale. Oggi, ovunque uno vada in Europa occidentale, anche in piccole città, il flusso di immigrazione è tale che si incontra almeno un russo ortodosso. Bisogna pensare a loro. Facciamo in modo che ogni città dell'Europa occidentale oltre i 100.000 abitanti abbia la propria chiesa ortodossa russa bilingue a tempo pieno e facciamo in modo che ci siano almeno delle cappelle altrove, in modo che nessuno, qualunque sia la loro origine e la lingua madre, sia a più di 50 chilometri dalla propria chiesa e centro bilingue russo ortodosso.

Di chi è la colpa per la situazione attuale?

Prima di tutto, di noi stessi. Dobbiamo costruire la nostra Chiesa. La Chiesa lavora dal basso. Non dovremmo mai dare la colpa agli altri per questo. Tuttavia, è vero che se siamo in grado di dimostrare in primo luogo che siamo motivati, allora possiamo attirare l'attenzione della gerarchia. Poi possiamo chiedere aiuto dall'alto e, nei termini del nostro mondo ortodosso russo, questo significa l'aiuto di Mosca. I rifugiati economici e i loro figli, che costituiscono la maggior parte del 7 milioni, non sono per definizione le persone più ricche del mondo. E come potrebbero gli europei occidentali, già ortodossi russi o potenzialmente ortodossi russi, integrarsi nella Chiesa ortodossa russa in Europa, se ci sono così poche chiese, così pochi centri di cultura ecclesiale?

Come vede una simile Metropolia?

Per quasi un decennio ho appartenuto a un gruppo informale di sacerdoti ortodossi russi in alcune grandi e piccole città dell'Europa occidentale. Guardiamo l'Europa occidentale nel suo insieme, vogliamo disegnare la croce ortodossa sull'Europa. Abbiamo un amore e un attaccamento alla Tradizione ortodossa russa, ma anche una conoscenza delle lingue locali e della cultura eterodossa locale. Vogliamo creare delle oasi bilingui di ortodossa russa dell'Europa, dove tutti possono sentirsi a casa.

Questo è l'opposto della politica della giurisdizione di Parigi, che soffre di una mancanza di amore e di conoscenza della Tradizione ortodossa russa, sostituendole con un attaccamento alle lingue locali e alla cultura eterodossa locale. Tuttavia, non si può essere ortodossi e allo stesso tempo avere un attaccamento alla cultura eterodossa. Questa non è Ortodossia locale. L'Ortodossia locale viene creata per integrazione nella fede ortodossa, non per l'integrazione nella cultura eterodossa, che disintegra. Questa cultura è il sale che ha perso il suo sapore. L'Ortodossia locale non può crescere dall'attaccamento all'eterodossia.

Cosa significa questo in termini pratici?

Per tutta la mia vita adulta ho combattuto per l'unità della Chiesa ortodossa russa, che è una madre che raccoglie i suoi pulcini, come Gerusalemme. Vedo un tempo, anche se può essere ancora lontano, quando ci sarà una Metropolia ortodossa russa in Europa, i cui edifici delle chiese e infrastrutture saranno inizialmente finanziati dalla Russia, ma il cui clero sarà pagato integralmente a livello locale da parte dei fedeli, rimanendo così libero e indipendente. Ma abbiamo bisogno di formare a livello europeo una Confraternita ortodossa russa o Unione ortodossa russa di base, benedetta dai nostri vescovi locali, per far avanzare questo processo.

Non ha ancora risposto alla mia domanda: qual è la speranza realistica per una tale Metropolia?

Ho risposto, ma qui rispondo in modo più diretto. È in una nuova coscienza, sia qui che a livello europeo e a Mosca, alla base e al livello della gerarchia, una coscienza della vocazione internazionale della Chiesa ortodossa russa. Qui la nostra unità a livello europeo è di vitale importanza. E su cosa è basata tale unità? La nostra unità è basata sul nostro amore per la Chiesa russa, così come la nostra disunione viene da una mancanza di amore per lei. Dovremmo avere un patriottismo per la Chiesa, che per il principio dell'incarnazione si diffonde a tutti i paesi, in quanto ogni paese è parte della Chiesa.

In altre parole, la santa Rus' deve essere resa globale. Per questo abbiamo bisogno di purezza spirituale, della Chiesa pre-rivoluzionaria purificata – non dobbiamo dimenticare che la Chiesa pre-rivoluzionaria aveva in sé traditori carrieristi che hanno sostenuto Kerenskij. Non dobbiamo dimenticare che la disunione è sempre causata da ristrettezza, sia settaria o nazionalista, come oggi di vede in Ucraina, Macedonia, Montenegro ed Estonia. La disunità è causata dal primato delle preoccupazioni politiche umane decadute invece del primato della fede, e dalla mancanza di una visione coerente del mondo ortodosso russo. Abbiamo bisogno di unità intorno alla Chiesa.

A chi è grato per questa sua visione a livello europeo dell'unità ortodossa russa?

Quattro persone, in particolare, mi hanno ispirato e sarò sempre loro grato. In primo luogo, il sempre memorabile arciprete Lev Lebedev, che ho incontrato dapprima a Krasnodar in Russia nel 1976, e, nonostante la sua successiva malattia e tragedia, è stato uno dei migliori pensatori della Chiesa russa; in secondo luogo la sempre memorabile baronessa Maria Rehbinder (Cattoire) della giurisdizione di Parigi, che era una giovane donna prima della Rivoluzione, figlia di un nuovo martire e una fine russa europea, che ho incontrato la prima volta nel suo piccolo appartamento a Passy a Parigi nel 1983; in terzo luogo il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra della ROCOR, nato a Kiev, discepolo del grande metropolita Antonij di Kiev a Belgrado, già sacerdote del Patriarcato e che ho incontrato nel 1986 e che mi ha ordinato. E, infine, sua Santità il patriarca Kyrill, che ho incontrato a Mosca nel 2012 e che ha rafforzato in me la comprensione della necessità di questa Metropolia. Grazie a tutti loro.

Arciprete Andrew Phillips

Rappresentante del Dipartimento missionario della ROCOR per l'Europa occidentale,

Halland, Svezia, novembre 2014

 

Parte II – 29 novembre 2014

Da ulteriore corrispondenza e conversazioni

A seguito delle domande e risposte pubblicate il 23 novembre, ora pubblichiamo ulteriori domande e risposte che ne derivano.

Qualcuno cerca di farla smettere di scrivere?

Oh sì, due o tre individui anonimi, probabilmente sia di estrema destra sia di estrema sinistra (curiosamente, i loro parere sono identici – gli estremi si toccano sempre) provano a farmi censurare. Il fatto che, in modo aggressivo e dittatoriale, cercano di imporre la loro censura sulla libera espressione significa che si sbagliano. Se vogliono leggere ciò con cui sono d'accordo, possono rivolgersi a uno qualsiasi dei media conformisti, laicisti; perché cercano di censurare coloro che sono cristiani ortodossi, e quindi la pensano diversamente?

Come dicono di quelli di estrema sinistra: 'Non c'è nessuno tanto intollerante quanto un liberale'. Per quanto riguarda quelli di estrema destra, sono per definizione illiberali. Io ignoro gli estremisti, soprattutto quelli anonimi, perché sono motivati non da amore, ma da odio. È interessante notare che all'inizio di questo mese ho incontrato a Londra uno che non era stato anonimo e aveva cercato di farmi tacere qualche anno fa. Ha completamente cambiato la sua vita e si è scusato per quello che mi aveva chiesto di fare sei anni fa. Le persone cambiano, le persone maturano con l'esperienza. Diamo loro il tempo per il pentimento. Non ripetiamo la loro intolleranza, ma mostriamo pazienza.

Lei ha detto nelle prime domande e risposte che alcuni vecchi calendaristi sono preoccupati dal possibile incontro pan-ortodosso del 2016. Ma quando confronta la pietà dei vecchi calendaristi con quella dei nuovi calendaristi, non riesce a sostenere i primi?

Un esempio. Il mese scorso una donna greca (vestita in jeans e, naturalmente, senza alcun copricapo) è venuta da Londra per visitare la nostra Chiesa. La prima domanda che mi ha fatto è stata: 'Perché non ci sono banchi?' (!). Tale è il risultato di decenni di modernismo nella diaspora del patriarcato di Costantinopoli. Ma perché dovrei confrontare una persona non praticante di una Chiesa di nuovo calendario con un convertito vecchio calendarista? Non potete giustificare il vostro scisma confrontandovi con qualche non praticante la cui presenza in chiesa consiste di 20 minuti all'anno la notte di Pasqua.

Mi ricordo di avere incontrato nel 1977 un vecchio calendarista non praticante in un villaggio vecchio calendarista nel nord della Grecia. Non mi ha impressionato. Confrontiamo il simile con il simile. Ci sono individui devoti che vivono con il nuovo calendario (perché vi sono costretti, sicuramente non nuovi calendaristi) e individui devoti che vivono con il vecchio calendario (liberamente, ma sicuramente non vecchi calendaristi). E ci sono anche persone non devote che vivono con ciascuno dei calendari.

A proposito di quel possibile sinodo del 2016, avrei dovuto pure menzionare che, a parte il contenzioso tra Costantinopoli con i cechi e gli slovacchi, anche la disputa tra i patriarcati di Antiochia e Gerusalemme può impedire che abbia luogo. E non solo quella. Questa settimana il politico statunitense Joe Biden, il cui figlio Hunter ha convenientemente ottenuto un lavoro molto ben pagato nel settore energetico in Ucraina, era di nuovo a Istanbul, a discutere dell'Ucraina – con

un patriarcato che non ha alcuna competenza sull'Ucraina. Tutti i famigerati portavoce della CIA del Fanar erano presenti alla riunione, pronti a prendere i loro ordini da un'organizzazione che ha una storia di omicidi di massa.

Che cosa potrebbe accadere come conseguenza?

Se Biden corrompe il Fanar per creare uno scisma pro-CIA in Ucraina, come il Fanar ha fatto in Estonia, ci sarà uno scisma di grande portata, con l'elite di Costantinopoli che si allontana del tutto dalla Chiesa; forse il suo patriarca potrà divenire il capo dell'irrilevante dipartimento degli uniati in un ufficio oscuro in Vaticano. Tuttavia, se si verifica una tale scissione, solo l'elite decadrebbe, come al Concilio di Firenze, mentre pochi vescovi fedeli, come san Marco di Efeso, con la maggior parte dei monaci, parroci e dei fedeli rimarrebbero nella Chiesa, forse passando sotto la Chiesa di Grecia. Come dice il proverbio; 'Un pesce marcisce dalla testa'.

La corruzione è un'opzione realistica?

Sì. Ricordate che l'ex ambasciatore degli Stati Uniti a Kiev, John Herbst, ha già stabilito lo scisma di Agafangel a Odessa. Divide et impera è il motto di Washington e anche se costa qualche decina di milioni di dollari, a loro non importa. Hanno appena stampato i soldi a Washington e lo chiamano 'quantitative easing'. Ricordate che è costato loro 5 miliardi di dollari, come ha ammesso Victoria Nuland, solo per far salire al potere l'attuale regime di anatre zoppe a Kiev. Con 17.000 miliardi dollari di dollari di debito (ed è così che l'Unione Sovietica è stata sconfitta – gli Stati Uniti potevano affrontare un debito di massa, ma l'URSS non poteva),si tratta di una goccia nel mare.

Che cosa potrebbe accadere se Costantinopoli cadesse in scisma?

In tal caso, le restanti Chiese locali fedeli potrebbero tenere un Concilio vero e libero nel monastero di Nuova Gerusalemme fuori Mosca. Il monastero è quasi pronto per questo fine. Io ci sono stato. Da lì la verità ortodossa potrebbe essere proclamata nella sua integrità in tutto il mondo, cosa che farebbe vedere l'essenziale unità di base della Chiesa, priva di manipolazioni della CIA. In tal caso potremmo aspettarci che le Chiese locali interessate abbandonino i loro compromessi, come per esempio il nuovo calendario, e tornino alla pienezza dell'Ortodossia. Forse il patriarcato di Mosca potrebbe, in quanto composto dai tre quarti della Chiesa ortodossa, diventare il primo patriarcato nei dittici. Sarebbe un aggiornamento necessario per la realtà della Chiesa di oggi. Certamente, cambierebbe completamente lo stato delle diverse Chiese locali dal controllo della CIA e dalla stagnazione nazionalista al dinamismo missionario.

Come potrebbe l'anticristo salire al potere?

Ci sono due tecniche per stabilire il nuovo ordine mondiale dell'anticristo, cioè, per ottenere la dittatura globale del Governo mondiale.

Prima di tutto, si ppossono corrompere i leader ingenui e organizzare folle pagate di disoccupati e criminali che creino disordini per rovesciare il governo legittimo (chiamato 'regime' dai media occidentali gestiti dagli USA, che debitamente demonizzano il governo legittimo). Questo è educatamente noto come 'cambio di regime', ed è anche l'obiettivo delle sanzioni occidentali. Questo è ciò che è stato provato senza successo a Mosca e, più recentemente, a Hong Kong, ma con successo a Kiev – una tecnica che era stata ben praticata in quella che i media pagati dalla CIA ha soprannominato 'primavera araba', una serie di catastrofi che è costata finora centinaia di migliaia di vite.

Credo che Washington potrebbe presto provare la stessa tecnica di 'cambio di regime' a Chișinău (dove è riuscita a far bandire tutti i partiti tranne quelli pro-Unione Europea – lo scenario di Kiev ripetuto di nuovo), Belgrado, Praga e Budapest – capitali di paesi i cui leader stanno ora cercando di resistere alla corruzione degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, al bullismo e alle minacce alla loro indipendenza. Naturalmente, questo non accade a Tokyo, Berlino, Parigi e Londra, perché là i regimi (spesso eletti con meno del 30% del voto popolare) sono solo vassalli, capi di stati vassalli degli Stati Uniti. Laddove le élite selezionate (che chiama noi "plebe") sono già nelle loro tasche, non c'è bisogno di spodestarle – controllano già il paese

La seconda tecnica è quella di utilizzare i media, compresi i social media, per demonizzare un governo e poi bombardare il paese fino a farlo tornare all'età della pietra. Questo è lo scenario visto in Iraq / Afghanistan / Libia. Dopo aver bombardato il paese in mille pezzi e scatenato interminabili lotte tribali, sono poi liberi di saccheggiare le risorse naturali, in modo da dividere e governare, perché, ancora una volta, si controlla già il paese.

Nella prima serie di domande e risposte ha menzionato il fatto che esisteva nella Chiesa russa un sostegno per Kerenskij dopo la rivoluzione del febbraio 1917. Come si spiega questo?

A parte gli ingenuo, ignoranti e illusi, c'erano rinnovazionisti infide. Avevano infiltrato la Chiesa russa a partire dai primi anni del 1900. Pensate al prete due volte sposato, Georgij Gapon, che ha guidato la protesta del 1905 e subito dopo si è impiccato. Queste persone volevano un'Ortodossia socialista! Lo scisma rinnovazionista degli anni '20 sotto eretici come il rinnovazionista Vvedenskij e lo scisma dell'emigrazione a Parigi non sono venutu dal nulla – gli elementi altamente politicizzati responsabili di questi scismi avevano da tempo infiltrato la Chiesa. Tali individui auto-illusi chiamavano il patriarca anticristo o Giuda e avevano ancora il coraggio di prendere la comunione. Tale blasfemia fa bruciare vivi, come fece tra i Vecchi Credenti. Credetemi, l'ho visto accadere. Tali individui finiscono sempre fuori della Chiesa, amareggiati per la loro illusione e l'odio, e spesso si suicidano.

Ci sono ancora rinnovazionisti nella Chiesa russa?

Ce ne sono ancora alcuni qua e là, ma molto, molto pochi e stanno esaurendosi. La maggior parte ha lasciato la Chiesa, anche se alcuni si sono uniti a Costantinopoli.

Lei sembra trascurare il ruolo del cattolicesimo. Non potrebbe essere questo, e non l'Ortodossia, a salvare l'Occidente?

L'Occidente ha categoricamente respinto il cattolicesimo. E qui non mi riferisco solo all'Occidente protestante, che è diventato direttamente ateo. Intendo anche i paesi una volta cattolici d'Europa. In Europa il cattolicesimo è in caduta libera, anche in un paese come la Polonia, dove il numero di coloro che praticano il cattolicesimo si è dimezzato negli ultimi 25 anni. Perché?

Perché il cattolicesimo è parte del problema, non parte della soluzione. Il cattolicesimo è il padre del protestantesimo, che è il padre del moderno Occidente ateo. Nessun nuovo papa, anche se è un maestro di relazioni pubbliche, è completamente anti-ortodosso e pro-uniate, è stato votato da Washington e ha alle sue spalle i media occidentali appoggiati dalla CIA, può cambiare nulla. È 1.000 anni in ritardo.

Che cosa intende dicendo che il cattolicesimo è parte del problema?

Storicamente, l'Occidente è degenerato da Cristo (Ortodossia) al feudalesimo (cattolicesimo), poi alla democrazia (protestantesimo) e quindi all'anticristo (post-protestantesimo). Possiamo vedere questo in molti esempi. Ad esempio, il feudalesimo è apparso in Inghilterra improvvisamente, nel 1066. Semplicemente non esisteva prima nel paese. In altre parole, il feudalesimo è il risultato socio-politico ed economico del cattolicesimo. O, per fare un altro esempio di oggi, l'attuale genocidio nel Messico cattolico (100.000 morti negli ultimi dodici mesi, si dice) è causato da feudatari narcotrafficanti, che sono rintanati nei loro castelli-ranch, e pagano servi della gleba per lavorare per loro. (Naturalmente, i narcotrafficanti esistono solo perché una parte della popolazione degli Stati Uniti si droga. Altrimenti sarebbero fuori dal mercato).

Per quanto riguarda la Russia, la servitù della gleba, ovvero il feudalesimo, è stato introdotto solo nel XVII secolo da governanti occidentali e occidentalizzati come Pietro I e Caterina II. Significativamente, entrambi sono stati lodati fino al cielo e chiamati 'i Grandi' sia dagli storici occidentali sia da quelli sovietici. Perché? Perché entrambi hanno rappresentato imperi feudali. L'Occidente ha utilizzato il feudalesimo per mantenere i propri imperi coloniali e i sovietici hanno reintrodotto il feudalesimo per mantenere il loro impero. Cos'era la collettivizzazione staliniana se non una ri-feudalizzazione? Prendere la terra dal popolo e massacrare quelli che resistono, questo è ri-feudalizzazione.

L'Occidente odia il fatto che la servitù della gleba di introduzione occidentale è stata abolita solo dopo un secolo e mezzo in Russia, mentre in Occidente era durata per secoli. In Russia, l'Ortodossia ha sconfitto la servitù della gleba e gli ortodossi russi si sono sempre opposti e hanno distrutto la schiavitù, liberando gli schiavi. Tuttavia, in Occidente l'ideologia cattolica dominante era intrinsecamente feudale e quindi non poteva essere sconfitta, poteva solo degenerare nel protestantesimo, il passo successivo verso l'anticristo.

Allo stesso modo, possiamo vedere l'esempio della democrazia occidentale in Russia, che è durata solo sette mesi nel 1917. Perché? Perché possa esistere la democrazia occidentale, come viene chiamata, è necessario avere una mentalità protestante. Questo il motivo per cui non ha mai funzionato altrove e non può essere imposta altrove, dove è sempre accompagnata da corruzione massiccia, come in Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, America Latina, Vietnam del Sud, Giappone, Thailandia – o nell'Ucraina. Dalla democrazia occidentale in Russia, c'è voluto solo un passo per l'anticristo, cioè il bolscevismo. È vero, questa cosiddetta democrazia occidentale è durata molto più a lungo in Occidente, dove esisteva il protestantesimo, ma anche qui possiamo vedere che anche oggi sta degenerando, poiché il protestantesimo è stato respinto. Anche nella capitale estone oggi la principale chiesa luterana è in vendita perché è fallita.

La democrazia occidentale ha terminato il suo scopo, che era quello di rovesciare i re cristiani. Fatto questo, l'anticristo si è preparato a prendere il posto dei presidenti, primi ministri e cancellieri laici, che avevano sostituito i monarchi cristiani. Lo abbiamo visto con Napoleone e Hitler, che hanno sostituito leader cristiani e sono stati entrambi prefigurazioni dell'Anticristo e non a caso hanno invaso entrambi la Russia, proprio come gli Stati Uniti stanno cercando oggi di invadere la Russia.

Lo possiamo vedere oggi nella sostituzione della democrazia e nella sua degenerazione nei paesi occidentali, che abbastanza liberamente introducono una legislazione sempre più fascista, con omicidi selettivi da parte dei servizi segreti, censura dei media, militarizzazione della polizia, arresti senza accuse, cittadini privati dei loro passaporti, a cui è negato il diritto di vivere dove vogliono, la sorveglianza di ogni loro movimento attraverso reti di telecamere e Stato, spionaggio delle e-mail e telefonate, ecc

La Russia ortodossa ha amici in Occidente?

Sì. A parte gli ortodossi russi locali e gli alleati ortodossi di altre nazionalità, ci sono ancora minoranze in Occidente che hanno un senso di tradizione nazionale, sovranità e identità. Tutti loro sostengono la Russia in qualche modo. Il nemico è il burocrate cosmopolita di Bruxelles / Berlino che prende i suoi ordini da Washington e ha solo disprezzo per veri europei e per il nostro patriottismo. Vi è in preparazione una alleanza tra la Russia ortodossa e forze 'sovraniste' sane nell'Europa occidentale attualmente schiava.

Che possibilità c'è del ritorno di un imperatore ortodosso, uno tsar, che possa proteggere tutti gli ortodossi in tutto il mondo dal bullismo occidentale e quindi ritardare il dominio dell'anticristo?

La Chiesa può lavorare e sopravvivere in qualsiasi sistema politico, come dimostra la storia, ma il nostro ideale è uno Stato cristiano, che incarna i valori della Chiesa, creando una civiltà cristiana. Se questo esiste, l'anticristo non può venire. La nostra situazione dal 1917 è stata anormale; non vi è stato alcun imperatore cristiano, nessuno tsar, e così le Chiese locali sono state sviate in un modo o in un altro dalle forze politiche laiciste, siano esse comuniste o capitaliste, atee o mammoniste, ma la fine non è ancora arrivata. La domanda è se possiamo di tornare alla normalità, all'Impero cristiano, o se vogliamo continuare il cammino verso l'anticristo.

Così, gli ultimi 100 anni circa sono stati del tutto eccezionali, tutto avrebbe dovuto finire nel 1917, ma ci è stato concesso più tempo per misericordia di Dio. Tuttavia, siamo ancora a un bivio tra il sentiero verso l'apocalisse o il sentiero verso la restaurazione. Ma ci sono motivi per pensare che la restaurazione sia ancora possibile a causa dei sacrifici dei nuovi martiri e confessori durante la prima generazione dopo il 1917, sui quali si è fondata l'intera rinascita della Chiesa russa.

Dato il lungo e lento processo del rovesciamento dell'anticristo in Russia, che di fatto è iniziato nel 1941 con la prima invasione nazista (la seconda invasione nazista è quella dell'Ucraina nel 2014) e la rinascita della Chiesa in Russia, abbiamo cominciato a vedere le tre diverse fasi della restaurazione della Chiesa. Questi sono: l'Ortodossia; il popolo; la sovranità. Vengono in ordine inverso a quello che ci si aspetterebbe, Ortodossia, Sovranità e popolo, perché stiamo mettendo la storia in retromarcia.

Prima di tutto, abbiamo visto il processo di restaurazione dell'Ortodossia, con la fine della persecuzione esterna da parte del comunismo e la fine della persecuzione interna da parte del rinnovazionismo. Questa prima fase di questo processo è tuttora in corso, ma è ora quasi al termine. La persecuzione esterna da parte dei comunisti è conclusa. E sia i rinnovatori che sono stati supportati dal Fanar e dai bolscevichi negli anni '20 e che erano ancora attivi nella diaspora fino a poco tempo fa, e i neo-rinnovazionisti venuti alla ribalta in Russia negli anni '90 e 2000 (con l'appoggio dei vecchi rinnovazionisti della diaspora), stanno letteralmente morendo. Questi ultimi sono stati respinti a titolo definitivo dal Patriarca Alessio II e da anziani come padre Ioann Krestjankin e sono stati sconfitti. È per questo che gli ultimi sono così aggressivi. Il ripristino e la riaffermazione dell'Ortodossia all'interno della Chiesa ortodossa russa è chiaro. Solo pochi individui infidi in Russia e nella diaspora resistono ancora – ma stanno vivendo in un passato irrilevante.

La seconda fase del processo è la rinascita del popolo come forza credente. Questa fase è in corso, ma deve ancora andare molto lontano. La testimonianza missionaria della Chiesa per le masse è appena cominciata, ma almeno è cominciata. Solo quando alla Chiesa sarà permesso dalla Divina Provvidenza di andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo autentico, che è stato così compromesso da cattolicesimo, protestantesimo e modernismo, potremo passare alla terza fase. Già, però, c'è stata la prima emigrazione politica dopo il 1917, che ha portato l'Ortodossia in paesi che in precedenza non ne sapevano nulla, e dopo il crollo dell'Unione Sovietica, c'è stata una seconda emigrazione economica, molto più grande della prima. Tutto questo è un'occasione provvidenziale per tale testimonianza.

Solo quando il popolo sarà stato integrato nella Chiesa, quando sarà pronto per un nuovo imperatore ortodossa, lo tsar, potrà verificarsi tale restaurazione. In altre parole, non ci può essere il ripristino del dell'impero cristiano sovrano fino a quando le masse battezzate lo vorranno, fino a quando si sono pentite in preparazione per esso. Solo il pentimento può portare la restaurazione. E siamo ancora lontani da questo - anche se devo dire che siamo molto più vicini di quanto lo fossimo anche cinque anni fa, per non parlare di 25 anni fa, quando tutto questo era ancora solo un sogno.

La Russia ha cominciato ora a svolgere il ruolo di paese che frena o trattiene il movimento verso l'anticristo. Questo è il motivo per cui le forze di questo mondo stanno attaccando così aggressivamente la Russia in questo momento, cercando di punirla attraverso le cosiddette sanzioni. Gli elitari anti-cristiani occidentali più spietatamente logici e coerenti come Brzezinski negli Stati Uniti e Bildt in Svezia hanno pubblicamente dichiarato che l'Occidente deve distruggere la Chiesa Ortodossa Russa (al fine di accelerare l'arrivo dell'anticristo – anche se sono talmente deliranti da non credere nemmeno nell'anticristo).

Se avverrà il pentimento o il processo di integrazione nella Chiesa, chi sarà il nuovo imperatore?

Non lo sappiamo e non possiamo saperlo. Questo è nelle mani di Dio, o piuttosto nelle mani della Madre di Dio, in quanto dall'abdicazione forzata e fasulla del 1917 l'Impero è stato nelle mani della Madre di Dio Sovrana. Il nostro compito è quello di pentirci, non di discutere possibili candidati. Dio sceglierà il candidato giusto per noi e sarà chiaro a tutti gli ortodossi integrati nella Chiesa che questa è la scelta giusta.

 
Il fotografo dello tsar e il suo incredibile contributo alla conservazione della storia russa

Il chimico e fotografo russo Sergej Mikhailovich Prokudin-Gorskij presso le cascate di Kivach sul fiume Suna - 1915

Sergej Prokudin-Gorskij era un chimico e fotografo russo, famoso per il suo lavoro pionieristico nella fotografia a colori all'inizio del XX secolo.

Nel 1905 Gorskij intraprese il compito di documentare fotograficamente l'Impero Russo, con l'obiettivo primario di educare gli scolari russi sulle diversità di storia e di cultura del regno. Dopo la sua famosa fotografia a colori del famoso autore Lev Tolstoj nel 1908, Gorskij ricevette un invito a presentare il suo lavoro allo tsar Nicola II e alla sua famiglia. Lo tsar ne rimase così colpito, che commissionò il progetto di Gorskij e gli fornì un finanziamento e un vagone ferroviario con una camera oscura appositamente attrezzata per il suo lavoro.

Dal 1909 al 1915 Gorskij attraversò instancabilmente l'Impero Russo catturando migliaia di immagini, virtualmente di ogni aspetto della vita russa. In commemorazione del 100° anniversario della realizzazione della sua missione storica, pubblichiamo 100 dei suoi migliori scatti, che offrono un vivido sguardo sulla Russia tsarista, alla vigilia della rivoluzione comunista.

L'autore di 'Guerra e Pace', Lev Tolstoj – 1908

L'ottantaquattrenne Pinkhus Karlinskij era il supervisore della chiusa di Chernigov da 66 anni – 1909

Coppia del Dagestan – tra il 1909 e il 1915

Cattedrale dell'Assunzione nel monastero di Dalmatov – 1912

Cattedrale dell'Assunzione a Tobolsk, fortificazione e parte della recinzione – 1912

Prigionieri di guerra austriaci in una caserma vicino a Kjappeselga – 1915

Ragazzo in piedi accanto a un cancello – 1910

Burocrate di Bukhara – tra il 1909 e il 1915

Cattedrale di Shadrinsk – 1912

Cattedrale della Natività della Madre di Dio nel monastero Ipatevskij – 1910

Cattedrale della Trasfigurazione del Salvatore e chiesa dell'Ingresso a Gerusalemme a Torzhok – 1910

Il principale della fabbrica di tè a Chakva, Lau Dzhen Dzhau – tra il 1909 e il 1915

Cappella dei tempi di Pietro il Grande, vicino alle cascate di Kivach sul fiume Suna – 1915

Cappella sul luogo dove la città di Belozersk fu fondata in tempi antichi – 1909

Bambini seduti su una collina nei pressi di una chiesa e di un campanile nella campagna vicino al Lago Bianco, nel nord della Russia – 1909

Chiesa della Resurrezione sul sangue – tra il 1909 e il 1915

Chiesa della Santa Madre di Dio a Tobolsk – 1912

Chiesa della Resurrezione in un boschetto a Kostroma – 1910

Vista di Dalmatov dal campanile del monastero – 1912

Confluenza dei fiumi Irtysh e Tobol – 1912

Cortile della Chiesa della Resurrezione – tra il 1909 e il 1915

Coppia del Dagestan – tra il 1909 e il 1915

Cattedrale di san Dmitrij a Vladimir – 1911

Reti in essiccazione sul lago Seliger – 1910

L'ingresso alla Chiesa della Risurrezione a Kostroma – 1910

Uscita dal cortile della chiesa di san Giorgio nella fortezza di Rjurik a Staraja Lagoda – 1909

Mercante di tappeti a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Famiglia al lavoro nelle miniere di ferro delle colline Bakaly con pale e carri trainati da cavalli – tra il 1909 e il 1915

Agricoltori prendono una pausa dalla fienagione – 1909

Foresta russa – 1910

Affresco su una colonna nella chiesa di san Giovanni Crisostomo a Jaroslavl – 1911

Panoramica di Artvin dalla cittadina di Svet – tra il 1909 e il 1915

Veduta del palazzo Liksanskìij dal fiume Kura – tra il 1909 e il 1915

Vista della cattedrale di Nikolaevsk da sud-ovest – 1911

Veduta della moschea Shakh-i-Zendi a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Donna georgiana in piedi accanto a un albero - tra il 1909 e il 1915

Ragazza con bacche – 1909

Sergej Gorskij al fiume Karolitskhali - 1912

Vangelo appartenente alla monaca Varsanofiya, superiore della Tsarevna, nel monastero della Trinità ad Aleksandrov – 1911

Gruppo di raccoglitori greci di tè a Chavka – tra il 1909 e il 1915

Stoccaggio del fieno alla stazione di Vjazovaja – 1910

Iconostasi in una chiesa di Borodino – 1911

Iconostasi presso la Chiesa invernale della Madre di Dio di Fedorov a Jaroslavl – 1911

Tesori nella sacrestia del monastero Ipatevskij a Kostroma – 1911

Museo di Borodino – 1911

Bambini ebrei con il loro insegnante a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Impianto per la produzione di foderi nella fabbrica di armi a Zlatoust – 1910

Cantiere per barche a Kareshka – 1909

Grande raduno di uomini in Asia centrale, forse per una partita di Bajga – tra il 1909 e il 1915

Lavoratori posano il calcestruzzo per una diga sul fiume Oka – 1912

Locomotiva e tender in un cantiere ferroviario – tra il 1909 e il 1915

Cavaliere nella steppa di Golodnaja – tra il 1909 e il 1915

Uomo seduto tra alberi di bambù – tra il 1909 e il 1915

Uomo seduto su un tronco accanto a una capanna di boscaioli – 1912

Venditore di meloni a Samarcanda - tra il 1909 e il 1915

Mulini nella provincia di Tobolsk – 1912

L'ultimo emiro di Bukhara, Mohammad Alim Khan – 1911

Lavori artistici alle ferriere di Kasli – tra il 1909 e il 1915

Monaci piantano patate al monastero del Getsemani – 1910

Madre di Dio Odigitria, nella Chiesa della Dormizione a Smolensk – 1912

Mullah in una moschea ad Aziziya, Batum – tra il 1909 e il 1915

Sergej Gorskj vicino alle cascate di Kivach sul fiume Suna – 1915

Hotel a Gagra con autista – tra il 1909 e il 1915

Accampamento per la notte presso una roccia sulla riva del fiume Chusovaja – 1912

Famiglia del Kirghizistan nella steppa – tra il 1909 e il 1915

Stagni del monastero di Novij Afon – tra il 1909 e il 1915

Vecchio con dei volatili a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Fiume Ordezh vicino alla stazione di Siverskaja nella regione di San Pietroburgo – tra il 1909 e il 1915

Carro ferroviario a mano presso Petrozavodsk sulla ferrovia di Murmansk – tra il 1909 e il 1915

Fiume Skuritskhali – tra il 1909 e il 1915

Ospiti presso le fonti di Caterina in un centro benessere a Borzhom – tra il 1909 e il 1915

Zattere sul canale di Pietro il Grande a Shlisselburg – 1909

Riva destra del fiume Irtysh a Tobolsk – 1912

Armatura e casco di san Dalmat – 1912

Campi a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Sergei Gorsky con due cosacchi a Murmansk – 1915

Famiglia di coloni nel villaggio di Grafovka – tra il 1909 e il 1915

Motore a vapore 'Kompaund' con riscaldatore Schmidt – 1915

Cicogna in un nido a Bukhara – tra il 1909 e il 1915

Stufa di maiolica nella camera del principe a Rosta Velikij – 1911

Ponte su un canale nel villaggio di Lava – 1909

Cattedrale della Trinità nella città di Lalaturovsk – 1912

Monastero della Trinità nella città di Tjumen – 1912

Vangelo dello tsar Aleksej Mikhailovich e vasi sacri dello tsar Mikhail Feodorovich al monastero della Trinità ad Aleksandrov – 1911

Doni degli tsar al monastero Goritskij – 1909

Due uomini e una donna al di fuori della fabbrica di armi di Zlatoust – 1910

Due uomini e due ragazzi a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Due uomini con una barca a Ostrechiny – 1909

Madrassa Shir Dar a Samarcanda – tra il 1909 e il 1915

Monastero di Solovetskij – 1915

Vista di Tbilisi dalla chiesa di san Davide – tra il 1909 e il 1915

Vista del monastero di Dalmatov dal fiume Iset – 1912

Vista di Tobolsk dalla cattedrale della Dormizione – 1912

Villaggio di Kolchedan – 1912

Stazione di pesatura alla fabbrica di tè di Chakva – tra il 1909 e il 1915

Donna accanto a una porta di legno a Purdah – tra il 1909 e il 1915

Donna alla filatura nel villaggio di Izvedod – 1910

Chiesa della Trasfigurazione del Signore nel villaggio di Pidma – 1909

Giovane donna in Malorossija (Ucraina) – tra il 1909 e il 1915

Giovani donne offrono bacche ai visitatori alle loro izbe, le tradizionali case in legno lungo il fiume Sheksna vicino a Kirillov – 1909

 
Come stordire un portale ortodosso e diventare il sito numero 1 in Italia

Da un paio di mesi non mettevamo piede sul blog L'Arpa di Davide, del nostro confratello ieromonaco Marco. Guardando le ultime novità sul blog, abbiamo visto questo curioso post di Natale:

martedì 7 gennaio 2014

Strenne natalizie

Sin da quando è stato inserito nel catalogo di Cristianesimo Ortodosso nel mese di aprile del 2013, “L’Arpa di Davide” è praticamente sempre rimasto nella “top ten” del rating del catalogo, ovvero i 10 siti più “gettonati” nel web ortodosso, insieme con il sito del Decanato d'Italia dell’Arcivescovado per le chiese ortodosse russe in Europa occidentale. Oggi pomeriggio L’Arpa di Davide ha raggiunto il ragguardevole punteggio di 72, oltre ad aver superato i 50.000 accessi e le 100.000 pagine visitate. Il sito del Decanato era a quota 81. il tutto documentato da questo screen-shot. Non male, no? Grazie a tutti i lettori!

Ora, ci sarebbe da aggiungersi all'applauso, perché, detto tra noi, L'Arpa di Davide è veramente un blog carino e fatto bene (quando non si tuffa a capo fitto in articoli di russofobia idiota, il che – grazie a Dio – non succede molto spesso), e anche il sito del decanato italiano di Rue Daru, pur non il più attivo o storico dei siti istituzionali, è ben strutturato e fa egregiamente il suo lavoro. Tuttavia, ci ha davvero colpiti il fatto che questi due siti riescano a essere nei primi dieci della classifica di Hristianstvo.ru, pur non essendo né molto frequentemente aggiornati né (diciamocelo) molto attivamente visitati, quanto per esempio il nostro sito parrocchiale (ci dispiace per questo paragone – che sa di vanteria – ma a qualcosa dovremo pur paragonarli, e il nostro stesso sito, per lo meno, lo conosciamo e lo monitoriamo bene!), che invece non va mai nella "top ten", e mantiene fisso un rating "praticamente sempre" al di sotto del 20: una cosa, per intenderci, abbastanza normale per un sito parrocchiale, perfino in una categoria come quella dei siti ortodossi in italiano, dove la concorrenza è tra poche decine di siti, e non tra centinaia o migliaia come per i siti in russo, greco, romeno o inglese. Quello che invece ci ha davvero aperto gli occhi è vedere come un sito di notevole traffico (la parte italiana del sito del Dipartimento delle relazioni estere del Patriarcato di Mosca, Mospat.ru) si trova per la verità nei primi dieci, ma in coda, con un rating fra 30 e 40 il giorno di Natale (!) e di circa 45 in questi giorni.

Appartenendo alla categoria degli ápoti (dal termine coniato nel 1922 da Giuseppe Prezzolini, "coloro che non se la bevono"), non riusciamo facilmente a immaginare due siti – di peso non soverchiante nel panorama ortodosso italiano – entrambi espressioni della stessa giurisdizione – di peso non soverchiante nel panorama ortodosso italiano – che di punto in bianco diventano i matadores del traffico in rete, superando siti più storici o più visitati, e attirando più traffico perfino rispetto al sito che serve da riferimento istituzionale a tutti i giornalisti di lingua italiana che vogliono news autentiche dal Patriarcato di Mosca. Ci intriga ancor di più il fatto che esiste un terzo sito legato all'Esarcato russo di Costantinopoli, Ortodossia russa in Italia, che pur presente nelle statistiche ed essendo in rete da molti più anni degli altri due siti (con tutto ciò che questo comporta in termini di collegamenti stabiliti e testati), riceve un rating molto piccolo, intorno a 10. Come spiegare tutte queste stranezze? Magia informatica? Miracoli divini? O semplicemente buona conoscenza di un trucco di manipolazione del rating?

Siamo andati a vedere come funziona il rating di Hristianstvo.ru, e abbiamo visto che, sostanzialmente, questo sistema di valutazione si sviluppa attraverso i passaggi diretti dal sito collegato a Hristianstvo.ru (cliccando sul banner che apre il portale) e all'incontrario, attraverso i passaggi dal portale ai siti su di esso elencati. Le due direzioni non hanno un peso specifico univoco, e i passaggi dai siti al portale sono valutati il doppio di quelli dal portale ai siti (è normale che a tutti piacciano più le entrate delle uscite!) Ora, questo in sé è un modo come un altro di dare una valutazione, anche se non premia un sito per quel che è, ma solo per un relativo traffico di passaggi che produce. Il vero guaio di questo sistema di rating è che è estremamente manipolabile. Un sito sul quale i visitatori si mettessero tutti "per caso" a cliccare il banner "Cristianesimo ortodosso in Internet" diventerebbe in pochi giorni il sito numero 1 praticamente in qualsiasi categoria. Per questo, Hristianstvo.ru fa benissimo a imporre regole  piuttosto restrittive al sistema del rating. Citiamo dalla versione italiana della pagina delle regole:

E’ vietato categoricamente l’utilizzo di qualsiasi metodo di ampliamento artificioso del rating del sito, compresa “carica” del contatore attraverso l’ingresso multiplo al sito e passaggio dal sito al Catalogo da diversi indirizzi IP. Tutti gli indirizzi IP di server, dai quali si effettua il passaggio cliccando il tasto banner dei siti e cataloghi, sono protocollati e vengono conservati durante una settimana nel log-file. In relazione della gravità, ai violatori di questa regola potranno essere applicati deterrenti, come azzeramento del contatore, sospensione temporanea di partecipazione al rating e, nei casi recidivi, annullamento della citazione/link del sito attraverso il Catalogo.

Abbiamo voluto verificare se queste regole coprono davvero una possibilità reale di alterare i dati del rating, e ci siamo resi conto che purtroppo è proprio così. Cliccando alcune decine di volte sul banner (un numero pur sempre limitato, che potrebbe corrispondere all'effettivo numero di visitatori che "casualmente" si collegano al portale in un certo giorno) e in senso inverso, dal portale al nostro sito parrocchiale, ecco il risultato rivelato dalla schermata del giorno dopo:

In 24 ore (!) il rating del nostro sito è salito da 19 a 50, portando www.ortodossiatorino.net nella "top ten" al numero 9 della lista, superando appena (quale sfrontatezza!) il sito italiano del Dipartimento esteri del patriarcato di Mosca. Speriamo che i redattori del portale Hristianstvo.ru non ce ne vogliano, visto che non abbiamo fatto centinaia o migliaia di accessi contro le regole, e soprattutto perché lo abbiamo fatto solo per controllare una nostra ipotesi. Non ci interessa molto un rating da "top ten" su questi tipi di liste, soprattutto perché abbiamo già i nostri mezzi, molto semplici, di monitoraggio del sito, dai quali possiamo vedere l'andamento delle visite, le fluttuazioni settimanali e periodiche, e tutto quanto fa del nostro un normale sito parrocchiale, con una buona frequentazione.

Sgombriamo il campo da un possibile equivoco. Stiamo forse accusando il blog di padre Marco e il sito dell'Esarcato di usare mezzi fraudolenti per gonfiare artificialmente il loro rating? Niente affatto! Con percentuali così significative manovrate da numeri di accessi così piccoli, anche il fatto che da un sito si acceda due o tre volte al giorno, ogni giorno, al portale attraverso l'apposito banner (cosa che qualunque webmaster di sito può fare senza alcun biasimo) può far cambiare il rating. E se gli accessi sono fatti regolarmente e con metodo, questo è soprattutto un segno della coerenza di chi usa il sito, non necessariamente di intenti manipolatori.

Questo però ci riporta alla questione che abbiamo messo nel titolo qui sopra. Come potrete diventare il sito ortodosso numero 1 in Italia?

Risposta n. 1 (corretta): con il vostro duro lavoro. Dedicate al sito tempo, energia ed esperienza, e contribuirete negli anni a farne un punto di riferimento per tutte quelle persone (italiane o straniere) che in questo paese cercano un contatto con Cristo e con la Chiesa, nella fedeltà alla Tradizione degli apostoli. Non sarà un'opera da poco.

Risposta n. 2 (furbetta): mettete un banner di Hristiantsvo.ru sul vostro sito. Fate qualche accesso al portale, con regolarità, ogni giorno (cosa che del resto non vi farà male, perché il portale è ricchissimo di siti interessanti, e magari ci trovate qualche cosa che vi piace, o qualche esempio da seguire); incoraggiate qualche amico a fare lo stesso (è importante che gli accessi vengano da indirizzi IP differenti) e presto potrete presentare il vostro sito nella "top ten" dei siti ortodossi in Italia, anche se è il sito della piccola comunità ortodossa appena fondata a Golasecca (VA) o a Capracotta (CB), o magari è un semplice blog ortodosso privato. A quel punto, vi rimane solo da ricordare un piccolo proverbio, neppure italiano, ma che potrete facilmente capire: noblesse oblige.

 
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Permesso nella Chiesa il servizio funebre per gli infanti non battezzati

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, nella sessione del 14 luglio 2018, ha approvato il rito della sepoltura degli infanti non battezzati.

La notizia è stata riferita dal sacerdote Aleksandr Volkov, segretario stampa di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'.

Secondo padre Aleksandr, questo rito diventerà obbligatorio in tutte le parrocchie della Chiesa ortodossa russa.

"Come sapete, in precedenza la Chiesa non aveva l'opportunità di celebrare un servizio di sepoltura per i bambini non battezzati. A volte i neonati nascono morti o muoiono poco dopo a causa di varie circostanze che non possono essere superate dal potere umano. Naturalmente, i genitori in lutto vanno in una chiesa e chiedono ai sacerdoti di officiare almeno qualche rito per i loro figli defunti, e cercano consolazione", afferma il servizio di informazione RIA citando il sacerdote.

Secondo lui, la comprensione teologica dello stato dell'anima del defunto non è completamente determinata, ci sono diversi punti di vista riguardo a questo problema.

"Ma in ogni caso, il servizio funebre di un defunto in un'età consapevole è principalmente collegato alla preghiera per il perdono dei peccati. Questo non può essere attribuito ai bambini non battezzati che non possono avere peccati personali", ha specificato il segretario stampa del primate della Chiesa russa.

Secondo padre Aleksandr, il servizio funebre approvato dal Santo Sinodo ha lo scopo di aiutare i genitori che piangono la morte prematura dei loro figli e diventerà "il servizio dell'amore" per coloro che sono stati lasciati soli.

In precedenza, i bambini non battezzati erano ricordati solo nelle preghiere domestiche.

 
Il significato spirituale dei tre santi alla guida della ROCOR

Introduzione

L'Impero ortodosso della santa Rus', chiamato anche l'Impero della Terza Roma, è stato preservato dalla sua fede nella santa Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, come espresso nell'incorrotto Credo Niceno, confessato solo dalla Chiesa ortodossa. La nostra fede pura e senza compromessi nella santa Trinità è rappresentata da tre fondamentali principi di fede: l'Ortodossia (che rappresenta il primato dell'amore del Padre), la monarchia sovrana (che rappresenta la presenza del corpo incarnato di Cristo, il Figlio), e il popolo fedele (che rappresenta i portatori dello Spirito Santo).

Nelle parole dell'ultimo imperatore cristiano, lo tsar-martire Nicola II, l'Impero ortodosso è caduto a causa dei vizi opposti a questi tre principi della Santa Trinità. Nelle sue precise parole, l'Impero è caduto a causa di tradimento, codardia e inganno. E infatti, l'Ortodossia è stata minata dal tradimento dei traditori spirituali, la monarchia sovrana è stata abbandonata dalla codardia di chi non aveva fede, e il popolo fedele è stato ingannato dall'inganno di chi ha promesso il paradiso in terra e invece ha creato l'inferno sulla terra.

I tre vizi di tradimento, codardia e inganno da allora hanno minacciato anche la sopravvivenza della Chiesa, sia in Russia che fuori dalla Russia. Così, la Chiesa in Russia è stata minacciata dal tradimento farisaico dell'ortodossia a opera dei sergianisti, ritualisti e nazionalisti che hanno compromesso la Chiesa con uno stato ateo, dalla codardia della fede debole di chi non riconosceva la monarchia sovrana dei martiri imperiali e dei loro fedeli, e dall'inganno scismatico del popolo fedele da parte di chi sosteneva che la Chiesa doveva essere "rinnovata" dal loro liberalismo ed ecumenismo.

Tuttavia, anche la Chiesa fuori dalla Russia era minacciata da tradimento, codardia e inganno, e da entrambe le parti, da destra e da sinistra: da chi comprometteva la Chiesa negli Stati occidentali, siano essi massonici e liberali o fascisti e razzisti; dalla codardia di chi non riconosceva come santi i Nuovi Martiri e Confessori, inclusa la famiglia imperiale e quelli a loro vicini, o i santi locali dell'Antico Occidente; e dall'inganno di chi sosteneva che la Chiesa dovesse "adattarsi", sia al liberalismo riformista e all'ecumenismo, sia al ritualismo formalista e al nazionalismo.

I tre santi che hanno guidato la Chiesa fuori dalla Russia, San Giona di Hankow, San Serafino di Sofia e San Giovanni di Shanghai, Parigi e San Francisco, furono inviati da Dio per proteggere gli ortodossi russi fuori dalla Russia proprio da queste tentazioni e malattie. Ricordiamo le loro vite, in modo da poter capire il loro significato spirituale.

San Giona di Hankow (1888-1925), il testimone dell'amore di Dio Padre

Nato Vladimir Pokrovskij, il futuro santo rimase orfano in tenera età e fu adottato da un sacrestano di villaggio, che diede al bambino il proprio cognome e un'educazione. Dopo aver completato una scuola religiosa a Mosca, si iscrisse al seminario di Kaluga, dove si laureò con lode. Successivamente, passò all'Accademia teologica di Kazan'. Nel suo terzo anno vi fu tonsurato monaco con il nome di Giona. Qui, in obbedienza all'anziano Gabriele di Optina, assunse una posizione accademica. Il suo padre spirituale era il famoso anziano Gabriele Sedmiezerskij, venerato a livello locale come un santo.

Gli anni della rivoluzione gli portarono grandi sofferenze per mano dei bolscevichi. Fu arrestato, brutalmente picchiato fino a perdere conoscenza, e gli furono strappati violentemente tutti i capelli. Miracolosamente, il futuro santo, ora igumeno, sopravvisse e riuscì a fuggire. L'abate Giona trascorse la guerra civile nell'esercito dell'ammiraglio Aleksandr Kolchak, nel quale fondò il distaccamento della Santa Croce. Servì poi come primo sacerdote denn'armata cosacca di Esenburg. Accanto a questi uomini, san Giona sopportò una pericolosa marcia attraverso le steppe e passò il valico ghiacciato del Pamir per ritrovarsi nello Xinjiang, il Turkestan cinese.

Nel gennaio del 1922 l'igumeno Giona inviò un resoconto sulla sua vita e sul suo lavoro al metropolita Antonij (Khrapovitskij), che allora si trovava in Serbia, e si offrì di dedicarsi al Concilio e ai suoi lavori. In risposta, il Concilio prese in considerazione il suo nome come vescovo. La consacrazione del nuovo vescovo avvenne il 18 settembre 1922 nella missione spirituale russa a Pechino. Come vescovo, san Giona avrebbe guidato il vicariato di Xianjiang (Hankow) e sarebbe stato nominato decano della missione ecclesiastica in Manciuria, dove arrivò il 19 ottobre 1922.

Lo zelante servitore della Chiesa di Dio e famoso missionario, il giovane ed energico Vescovo Giona, si incaricò di rafforzare il suo gregge nella fede. Istituì i servizi di chiesa prescritti, avviò un coro meraviglioso e pronunciò instancabilmente omelie. Il vescovo Giona fu anche presidente del Comitato internazionale per la liberazione dalla fame, fin dal giorno del suo arrivo in Manciuria e fino alla sua morte. Il peso del lavoro gravava sulle sue spalle. San Giona cominciò a raccogliere fondi. Da persona intelligente e pratica, san Giona creò una divisione commerciale all'interno del comitato, il cui obiettivo principale era quello di guadagnare in modo indipendente denaro che avrebbe finanziato opere di beneficenza che il comitato aveva fondato. Non restò, ovviamente, senza nemici.

I limiti di alcuni, l'invidia di altri, il fariseismo e l'ipocrisia di altri ancora tessevano una trama di intrighi attorno al vescovo e tentavano di compromettere il suo buon nome in virtù del fatto che lui, da vescovo, promuoveva un lavoro così poco dignitoso come un commercio. Ma egli prestò poca attenzione a tutti gli attacchi, pregò semplicemente Dio e disse: "Queste voci diffuse dai nostri nemici pavimentano il nostro cammino verso il Regno dei Cieli".

Avendo assaporato l'amarezza di una vita simile, il santo provava una compassione particolarmente profonda per gli orfani. Aprì un orfanotrofio nella vecchia chiesa dove viveva, per prendersi cura dei bambini orfani e poveri, e affidandolo all'autorità del Comitato internazionale. L'opera missionaria ed educativa aveva un posto speciale nel suo cuore. Ben 500 persone frequentarono gratuitamente le scuole elementari e medie fondate da vladyka.

Il 1 agosto 1923 il Comitato internazionale aveva aperto una clinica ambulatoriale gratuita che forniva assistenza medica e distribuiva medicine ai settori più poveri della popolazione e dei territori circostanti. Accanto c'era uno studio dentistico gratuito. Prima dell'arrivo del santo, era impossibile trovare medicine. Oltre alle cure mediche e alle medicine gratuita, ai poveri erano fornite certificazioni di malattia e disabilità ed era stata avviata una petizione per fornire gratuitamente i passaporti. Fu data assistenza medica a 6.387 persone in un anno.

Con il sostegno di mecenati egli creò imprese modeste che, pur fornendo solo un reddito modesto, creavano posti di lavoro per i rifugiati più poveri. I loro oggetti in metallo e ceramica erano ben noti a Harbin come particolarmente resistenti e ben fatti. Ecco un elenco delle imprese che san Giona ha iniziato durante i tre anni in cui ha risieduto in Manciuria: (1) orfanotrofio, (2) scuola elementare, (3) scuola media, (4) mensa per i poveri, (5) ambulatorio gratuito, (6) farmacia con reparto di medicine gratuite per i poveri, (7) corsi professionali nelle scuole e (8) biblioteca.

La vita di san Giona era molto umile. Era incredibile che fosse un "principe della chiesa". Non aveva né un cuoco, né una cucina. I suoi pasti erano umili e semplici. Il suo piatto preferito erano le patate fritte e il pane nero di segale. Gli abiti e le scarpe di vladyka erano più che modesti. Le toppe erano il consueto ornamento su tutto. Spesso il sarto e il ciabattino si rifiutavano di ripararli – le toppe non reggevano. Era abile nell'assicurare risorse agli altri, ma spendeva pochissimo per se stesso. Tutti i suoi fondi personali erano dedicati alla beneficenza.

Sempre cordiale, sempre allegro e coinvolgente, il santo era amato e rispettato da tutti quelli che lo circondavano. Come attestano i racconti di coloro che lo conoscevano, un flusso costante di persone lo chiamava: alcuni per consiglio, altri per aiuto. Le porte del suo modesto appartamento rimanevo aperte dalle 7 del mattino fino alle 10 o alle 11 di sera. Poi, alle 11, quando non c'era nessuno che lo disturbasse, vladyka si sedeva al lavoro. E nei giorni di festa, era impossibile trovare posto nella stanza. Russi, cinesi e stranieri desideravano parlare con vladyka.

San Giona lasciò questo mondo inaspettatamente, all'età di 37 anni, esattamente tre anni dopo il suo arrivo in Manciuria. Non era abituato a prendersi cura di se stesso, sviluppò una tonsillite e morì. Prima della sua morte il santo scrisse nelle sue ultime volontà:

Nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito. – Troppo improvvisamente ho appreso della mia morte imminente. I miei pensieri stanno diventando confusi... Che cosa desidero lasciare in eredità a voi? Miei cari e amati figli di Manciuria e Hankow. Sono venuto da te con le parole d'amore dell'Apostolo: "Figlioli, amatevi gli uni gli altri"... e vi lascio con queste parole: "Amatevi gli uni gli altri"... Questa è la volontà del vostro pastore. È con gioia di spirito che perdono chiunque mi abbia fatto torto. Ce ne saranno mai, di queste persone? Io in lacrime chiedo perdono e sto in ginocchio davanti a ciascuno di quelli a cui ho fatto torto. Non abbandonate i piccoli... perdonatemi per amor di Dio; e non dimenticare le vostre preghiere... Scrivete il mio nome nei vostri libri di preghiere... E così, fino all'eternità, fino a quando non saremo tutti di fronte al giudice finale. Giona, vescovo di Hankow. 1925, 4/17 ottobre.

Furono fatte tremila copie del suo testamento, a malapena sufficiente per metà dei presenti al suo funerale. Persino la morte non impedì al santo di compiere la sua buona opera. La notte della sua sepoltura, guarì un bambino di dieci anni, Nikolaj Dergachev, mentre dormiva. L'infiammazione delle ginocchia del bambino era così grave che non poteva stare in piedi, e tanto meno camminare. Nel suo sogno, vladyka si avvicinò al ragazzo e gli disse: "Prendi le mie gambe. Non ho più bisogno di loro, dammi le tue". 'Aveva insegnato: ama il tuo prossimo come te stesso, ma il suo amore era ancora più grande di questo...'

San Giona fu canonizzato dalla Chiesa ortodossa russa nel 1996. La sua glorificazione coincise con il giorno del suo riposo e questa fu la data decretata per il suo ricordo: 7/20 ottobre.

San Serafino di Sofia (1881-1950), il testimone dell'incarnazione di Cristo il Figlio attraverso la Chiesa e nella monarchia sovrana

Come se avesse intuito quale potente nemico avrebbe avuto in vladyka Serafino, il diavolo cercò di distruggerlo mentre era ancora nel grembo di sua madre. Costei ebbe un travaglio estremamente difficile e doloroso e i medici decisero che avrebbero dovuto operarla per estrarre il bambino pezzo per pezzo per salvare la vita della madre. In quel momento la madre riprese coscienza e, apprendendo la decisione del medico, proibì al marito di permettere l'omicidio del figlio. La mattina dopo, al primo rintocco di campana della chiesa, il 1 dicembre 1881, partorì senza alcun aiuto.

Quando vide il bambino, esclamò: "Oh, che serio mukhtar!" Il bambino si chiamava Nikolaj in onore di san Nicola il Taumaturgo, ma a volte la sua famiglia lo chiamava "mukhtar", una parola apparentemente insignificante che gli risultava terribilmente sgradita. Anni dopo, il vescovo Nestor della Manciuria visitò vladyka Serafino a Sofia. Gli presentò un libro delle sue memorie, in cui, nel capitolo sulla sua visita a Gerusalemme, si diceva che la parola mukhtar significa "vescovo" in arabo. E così, non rendendosene conto lei stessa, sua madre aveva predetto il destino di suo figlio.

Nikolaj era uno studente eccellente e, dopo aver frequentato la scuola parrocchiale locale, entrò in seminario. Lì, nel penultimo anno, decise di dedicare la sua vita a Dio. Dopo la laurea frequentò l'Accademia teologica di San Pietroburgo e qui divenne monaco. Il vescovo e rettore che faceva la tonsura si ricordò improvvisamente che quando era stato presente all'inaugurazione delle reliquie di san Serafino, aveva fatto voto al santo che se fosse diventato rettore dell'Accademia teologica di San Pietroburgo, il primo studente da lui tonsurato si sarebbe chiamato Serafino. Così, diede questo nome a Nikolaj in onore del grande santo di Sarov.

Laureato tra i primi della sua classe, padre Serafino insegnò per un anno alla scuola di un sacerdote prima di essere nominato supervisore assistente della scuola diocesana di Kaluga. Gli studenti amavano molto padre Serafino. Nel 1912 lo ieromonaco Serafino fu nominato rettore del seminario di Voronezh. Il 1 ottobre 1920, alla festa della protezione della Santissima Madre di Dio, nella cattedrale di Simferopol, padre Serafino fu consacrato vescovo. Fu per lui un grande conforto il fatto che in quell'occasione, per le vie imperscrutabili di Dio, un grande tesoro sacro, l'icona della Madre di Dio della Radice di Kursk fosse presente nella cattedrale.

Poco dopo, con suo dolore, vladyka dovette lasciare la sua terra natia. Trascorse un breve periodo a Costantinopoli prima di trasferirsi in Bulgaria, dove, nell'agosto del 1921, fu nominato direttore delle comunità monastiche ortodosse russe. Vivendo in incessanti sforzi ascetici, in astinenza e in difficili condizioni di vita, vladyka contrasse la tubercolosi. Nonostante la sua grave malattia, si prese cura del suo gregge con vero fervore pastorale. Serviva spesso e predicava tre volte alla settimana, chiamando il suo gregge al pentimento, al rinnovamento pieno di grazia e alla virtù più basilare: l'umiltà.

Come arcipastore, vladyka Serafino fece il giro delle parrocchie russe nelle province e visitò le scuole russe. I suoi discorsi e la sua calda e amorevole personalità lasciavano ovunque un'impressione duratura e piena di grazia. In condizioni materiali difficili, Vladyka si occupava anche dei russi poveri e malati. Per alcuni egli organizzò un trattamento ospedaliero gratuito, altri li mise in case per invalidi, per alcuni ottenne pensioni, alcuni li nutrì a casa sua e alcuni li fece stabilire nel suo monastero. Vladyka non trascurò neppure i monaci russi indigenti sul monte Athos. Formò un comitato per raccogliere aiuti per loro e nei suoi sermoni fece appello ai parrocchiani per fare donazioni per questa santa opera.

Nel 1934 Vladyka fu elevato alla posizione di arcivescovo. Spiritualmente dotato fin dai suoi primi anni e costantemente impegnato in una lotta ardente con le passioni, Vladyka, pur essendo un vescovo relativamente giovane, raggiunse grandi vette spirituali. Molti dei suoi figli spirituali registrarono casi della sua chiaroveggenza, che si manifestò anche a distanza. Per la sua purezza angelica, Vladyka ricevette dal Signore il dono di percepire sottili deviazioni dalla verità cristiana ortodossa. Osservava la vita cristiana ortodossa e ne era la coscienza, per così dire. Dove osservava delle irregolarità, le denunciava, non temendo di soffrire per la verità. Di conseguenza, produsse opere teologiche inestimabili.

Una delle opere principali di vladyka fu la confutazione dell'eresia gnostica, anti-incarnazionista del filosofo parigino, l'arciprete Sergio Bulgakov, opera per la quale, nel 1937, vladyka ricevette un magistero in teologia. Si stava affrettando a completare questo lavoro entro una certa scadenza quando si ammalò. Implorò la Madre di Dio, alla cui intercessione orante aveva fatto ricorso per tutta la sua vita, supplicandola di guarirlo. E cosa successe? La temperatura di Vladyka scese immediatamente e fu in grado di finire il suo lavoro entro il tempo assegnato.

Vladyka riversava tutto il suo amore per il Salvatore nelle sue opere teologiche, difendendo con fervore le verità dell'Ortodossia contro il compromesso e l'ecumenismo e anche in difesa della santa monarchia. "I miei libri sono il mio sangue", dichiarò. E veramente, diede la sua vita per Cristo nella lotta contro gli eretici, non risparmiando né la sua forza né la salute spezzata. Vladyka lavorava costantemente di notte, segretamente. La sera si sdraiava e, quando tutti gli altri si erano addormentati, si alzava e continuava a scrivere, approfittando della quiete notturna, considerando come suo dovere pastorale la difesa della verità.

Non è un caso che il Signore abbia chiamato Vladyka nell'altro mondo proprio nel giorno in cui la santa Chiesa celebra il trionfo dell'Ortodossia e dei suoi difensori. Il giorno del riposo dell'arcivescovo Serafino fu il 13/26 febbraio 1950. È stato canonizzato congiuntamente dalla Chiesa ortodossa russa e dalla Chiesa ortodossa bulgara nel 2016 e la sua festa è il 13/26 febbraio.

San Giovanni di Shanghai (1896-1966), il testimone dello Spirito Santo tra tutti i fedeli

Mikhail Maksimovich, il futuro arcivescovo Giovanni, era nato il 4 giugno 1896 nel villaggio di Adamovka, nella provincia di Kharkov, in quella che attualmente è l'Ucraina. Era un membro della piccola famiglia nobile russa dei Maksimovich, a cui apparteneva anche san Giovanni di Tobol'sk. Era un bambino malaticcio e mangiava poco. Completò la sua istruzione secondaria nella scuola militare di Poltava, che frequentò dal 1907 al 1914. Dopo aver completato la scuola militare, entrò all'università imperiale di Kharkov nella facoltà di giurisprudenza, dove si laureò nel 1918.

Nel 1921, in seguito alla guerra civile in Russia, il futuro arcivescovo, i suoi genitori, i suoi fratelli e sua sorella fuggirono a Belgrado, dove lui e i suoi fratelli entrarono all'università. Nel 1924, Mikhail fu ordinato lettore nella chiesa russa a Belgrado dal metropolita Antonij (Khrapovitskij), che continuò a esercitare una grande influenza su di lui. Nel 1926, il metropolita Antonij lo tonsurò monaco e lo ordinò ierodiacono nel monastero di Milkovo, dandogli il nome di Giovanni, dal lontano parente del futuro arcivescovo, san Giovanni (Maksimovich) di Tobolsk. Il 21 novembre dello stesso anno, padre Giovanni fu ordinato ieromonaco.

Da qui andò nella città di Bitola, nella diocesi di Ocrida. A quel tempo il vescovo al governo di questa diocesi era il futuro san Nicola Velimirovich – noto predicatore, poeta, scrittore e ispiratore di un movimento spirituale popolare. Lui, così il metropolita Antonij, apprezzava e amava il giovane ieromonaco Giovanni, e lui stesso esercitava su di lui un'influenza benefica. Più di una volta fu sentito dire: "Se volete vedere un santo vivente, andate a Bitola da padre Giovanni".

In effetti, cominciò ad apparire evidente che era un uomo assolutamente straordinario. I suoi stessi studenti furono i primi a scoprire quale fosse la più grande impresa ascetica di padre Giovanni. Si accorsero che rimaneva in piedi a lungo dopo che tutti gli altri erano andati a letto; di notte passava attraverso i dormitori, prendeva le coperte che erano cadute e ricopriva gli ignari dormienti, facendo su di loro il segno della croce. Alla fine, si scoprì che non dormiva quasi mai, e mai in un letto, concedendosi ogni notte solo un'ora o due di disagiato riposo in posizione seduta, o chinato sul pavimento a pregare davanti alle icone. Anni dopo egli stesso ammise che da quando aveva preso i voti monastici non aveva più dormito in un letto.

Padre Giovanni viveva secondo gli alti ideali del cristianesimo ortodosso e quindi della santa Russia, e fu scelto come vescovo. La sua consacrazione, inaspettata per lui, ebbe luogo il 28 maggio 1934. Vladyka fu l'ultimo di molti vescovi a essere consacrato dal metropolita Antonij e fu assegnato alla diocesi di Shanghai in Cina. Vladyka arrivò a Shanghai alla fine di novembre e trovò una grande cattedrale incompleta e un conflitto da risolvere. La prima cosa che fece fu restaurare l'unità ecclesiale, stabilendo contatti con russi, serbi, greci e ucraini.

Prestò particolare attenzione all'educazione religiosa e divenne anche un mecenate di varie organizzazioni di beneficenza e partecipò attivamente al loro lavoro, specialmente dopo aver visto le circostanze di bisogno in cui vivevano così tanti suoi fedeli. Lo stesso vladyka raccolse bambini malati e affamati dalle strade e dai vicoli bui delle baraccopoli di Shanghai. In seguito l'orfanotrofio ospitò un centinaio di bambini alla volta, circa 1500 in tutto. Vladyka celebrava ogni giorno la Divina Liturgia, come avrebbe fatto per il resto della sua vita, e se per qualche ragione non poteva servire, riceveva comunque la santa comunione. Non importa dove fosse, non perdeva un singolo servizio.

Ormai si sapeva che Vladyka non era solo un uomo retto e un asceta, ma era anche così vicino a Dio da essere dotato del dono della chiaroveggenza, e ci furono le guarigioni per mezzo delle sue preghiere. Vladyka amava visitare gli ammalati e lo faceva ogni giorno, ascoltando le confessioni e dando la santa comunione. Vladyka visitava anche la prigione e celebrava la Divina Liturgia per i detenuti su un tavolo primitivo. Ma il compito più difficile per un pastore è visitare i malati mentali e i posseduti – e vladyka sapeva distinguere chiaramente tra i due. Fuori da Shanghai c'era un ospedale psichiatrico, e solo vladyka aveva il potere spirituale di visitare questi malati. Dava loro la santa comunione e loro, sorprendentemente, lo ricevevano in pace e lo ascoltavano.

Vladyka aveva grande coraggio. Durante l'occupazione giapponese le autorità giapponesi cercarono in tutti i modi di piegare la colonia russa ai loro voleri. La pressione era diretta attraverso i capi del comitato degli emigrati russi. Due presidenti del comitato si sforzarono di mantenere la propria indipendenza ed entrambi furono uccisi. Confusione e terrore colsero la colonia russa e in quel momento vladyka Giovanni, nonostante gli avvertimenti dei russi che stavano collaborando con i giapponesi, si dichiarò temporaneamente capo della colonia russa.

Durante l'occupazione giapponese era estremamente pericoloso camminare per le strade di notte, e la maggior parte della gente cercava di tornare a casa al buio. Vladyka, tuttavia, non prestando attenzione al pericolo, continuò a visitare i malati e i bisognosi a qualsiasi ora della notte e non fu mai toccato. Con l'avvento del comunismo, i russi in Cina furono costretti a fuggire di nuovo, per la maggior parte attraverso le Filippine. Nel 1949 circa 5.000 rifugiati dalla Cina continentale vivevano in un campo dell'Organizzazione internazionale per i rifugiati sull'isola di Tubabao, nelle Filippine. Quest'isola si trova sul percorso dei tifoni stagionali che attraversano quella parte del Pacifico. Durante i 27 mesi di occupazione del campo, l'isola fu minacciata solo una volta da un tifone, che cambiò rotta e scavalcò l'isola.

Quando la paura dei tifoni fu menzionata da un russo ai filippini, essi risposero che non c'era motivo di preoccuparsi, perché "il vostro sant'uomo benedice il vostro campo in quattro direzioni ogni notte". Si riferivano a vladyka Giovanni, perché nessun tifone colpì l'isola mentre egli era lì. Dopo che il campo fu quasi completamente evacuato e le persone trasferite altrove (principalmente negli Stati Uniti e in Australia), il luogo fu colpito da un terribile tifone che distrusse completamente il campo. Vladyka stesso andò a Washington D.C., per portare la sua gente in America. La legislazione fu cambiata e quasi tutto il campo venne nel Nuovo Mondo, ancora grazie a vladyka.

Portato a compimento l'esodo del suo gregge dalla Cina, nel 1951, l'arcivescovo Giovanni ricevette un nuovo campo per i suoi sforzi pastorali: fu inviato dal Sinodo dei vescovi all'arcidiocesi dell'Europa occidentale, con la sua sede prima a Parigi e poi a Bruxelles. Nell'Europa occidentale, Vladyka ebbe un profondo interesse non solo per i russi, per i quali si esercitava instancabilmente in lavori simili a quelli per cui era stato conosciuto a Shanghai, ma anche per la popolazione locale. Ricevette nella sua diocesi francesi e olandesi, proteggendoli e incoraggiando il loro sviluppo ortodosso. Celebrò la Divina Liturgia in olandese e in francese, come prima aveva servito in greco e cinese, e come più tardi avrebbe servito in inglese.

L'interesse e la devozione di vladyka per i santi della Chiesa, di cui la sua conoscenza era già apparentemente senza limiti, si estese ora ai santi dell'Europa occidentale prima dello scisma latino. Molti di loro, venerati solo localmente, non erano a quel tempo inclusi in alcun calendario di santi ortodossi. Egli raccolse le loro vite e le loro immagini e in seguito ne presentò una lunga lista al Sinodo.

A San Francisco l'amico di una vita di vladyka, il pio arcivescovo Tikhon di San Francisco, si ritirò a causa di problemi di salute, e in sua assenza la costruzione di una nuova cattedrale si arrestò quando un'aspra disputa paralizzò la comunità russa. In risposta all'urgente richiesta di migliaia di russi a San Francisco che lo avevano conosciuto a Shanghai, l'arcivescovo John fu inviato dal Sinodo nel 1962 come l'unico vescovo capace di riportare la pace nella comunità divisa. Arrivò al suo ultimo incarico da vescovo ventotto anni dopo il suo arrivo a Shanghai – alla festa dell'Ingresso al Tempio della Madre di Dio, il 21 novembre 1962.

Sotto la guida di vladyka fu ripristinata una misura di pace, si concluse la paralisi della comunità e fu terminata la cattedrale. Eppure, anche nel ruolo di pacificatore, vladyka fu attaccato, e furono ammucchiate accuse e calunnie sul suo capo, anche da parte di altri vescovi. Fu costretto a comparire in un tribunale pubblico – in flagrante violazione dei canoni della Chiesa – per rispondere alle assurde accuse di occultamento di disonestà finanziarie da parte del consiglio parrocchiale. Tutte le persone coinvolte furono completamente scagionate, ma questo riempì gli ultimi anni di vladyka con l'amarezza delle calunnie e delle persecuzioni, alle quali rispose immancabilmente senza lamentarsi, senza giudicare nessuno, con pacata tranquillità.

La sera prima di partire per Seattle, nel giugno del 1966, quattro giorni prima del suo riposo, vladyka stupì un uomo per il quale aveva appena celebrato una funzione con le parole: "Non mi bacerai più la mano". E nel giorno del suo riposo, alla conclusione della Divina Liturgia che aveva celebrato, trascorse tre ore sull'altare pregando, emergendo poco prima del suo riposo il 2 luglio. Si addormentò nella sua stanza nell'edificio parrocchiale accanto alla chiesa. Lo si sentì cadere, e, essendo stato collocato su una sedia da quelli che correvano ad aiutarlo, esalò il suo ultimo respiro pacificamente e con poco dolore evidente, alla presenza dell'icona miracolosa della Radice di Kursk.

Fino alla sua canonizzazione, le reliquie dell'arcivescovo Giovanni si trovavano in una cappella nel seminterrato della cattedrale di San Francisco (dopo la canonizzazione del 2 luglio 1994 le reliquie furono trasferite al piano principale della cattedrale). Vladyka ha anche dimostrato di ascoltare quelli che riveriscono la sua memoria. A una donna apparve in un sogno e disse: "Dite alla gente: sebbene io sia morto, vivo!" Quando la gente è attratta versola Chiesa di Cristo prima dello scatenarsi del male, guardiamo a lui come nostra guida amorevole e come pastore che non conosce morte. È un metro di misura che indica la verità nei nostri tempi confusi. La sua unità di misura non è altro che la santità, cioè il puro amore cristiano, che egli possedeva e distribuiva in abbondanza.

Conclusione

Testimone del Padre, che è Amore, e dei due grandi comandamenti di amare Dio e il prossimo, come apostolo dell'Amore, san Giona mostrò così fedeltà all'Ortodossia contro coloro che commisero il tradimento. I ritualisti farisaici, il tipo che avrebbe poi supportato in modo traditore i nazisti, lo accusarono di "socialismo", dove c'era solo l'amore per il nostro prossimo, l'autentico modo di vivere ortodosso.

Testimone dell'Incarnazione del Figlio, san Serafino sostenne la dottrina dell'Incarnazione, il regno di Dio sulla terra nella forma della Monarchia Cristiana, contro gli eretici e gli ecumenisti disincarnati. Questi modernisti mostrarono codardia abbandonando gli insegnamenti della Chiesa, compreso l'insegnamento ortodosso sul governo sovrano dello tsar. Preferirono la massoneria occidentale alla Chiesa e al riconoscimento dei Martiri Imperiali.

Testimone della presenza dello Spirito Santo tra tutti i fedeli ortodossi ovunque, san Giovanni ha dimostrato che il frutto dello Spirito sono i santi che ha tanto amato. Fu lui che aveva già chiesto la canonizzazione dei Martiri Imperiali negli anni '30 contro il punto di vista di altri che ritardarono quella canonizzazione fino al 1981. La missione mondiale di san Giovanni era contraria all'inganno del nazionalismo ristretto e del razzismo di ogni sorta, amando tutte le persone e usando tutte le lingue per parlare di Cristo.

La vita della Chiesa è piena di tentazioni. C'è un solo modo per superarle – la fedeltà alla santa Trinità. Qualunque sia l'organizzazione della Chiesa fuori dalla Russia, dobbiamo rimanere fedeli alla santa Trinità nell'Ortodossia, nella monarchia sovrana e nel popolo fedele della santa Rus'. Dobbiamo resistere a coloro che pensano che gli edifici ecclesiastici siano più importanti delle anime del gregge, al tradimento antiortodosso dei ricchi lusinghieri, alla vigliaccheria dei cospiratori alla ricerca del potere e all'inganno dei farisei superficiali.

Santi ierarchi Giona, Serafino e Giovanni, intercedete presso Dio per noi!

 
La vittoria dei martiri e dei confessori

Nel XX secolo la Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia ha riportato una grande vittoria contro il materialismo occidentale nella sua forma comunista, una vittoria conquistata soprattutto attraverso il martirio. Con 600 vescovi martiri, 200.000 sacerdoti, monaci e monache martiri, e milioni di laici martiri, i suoi sacrifici sono stati un esempio immenso per tutto il mondo, a condizione che il mondo voglia vederlo e non sia accecato dai suoi pregiudizi culturali che gli fanno odiare la Chiesa di Dio.

Allo stesso tempo, vivendo in libertà esteriore, la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia ha riportato una grande vittoria contro il materialismo occidentale nella sua forma laicista, una vittoria conquistata soprattutto attraverso la confessione della fede. Con figure come i metropoliti Antonij, Anastasij, Filaret e Lavr, gli arcivescovi Averkij, Antonij di Ginevra, Tikhon , Ioann e Antonij di San Francisco, e una serie di fedeli sacerdoti, monaci, monache e laici, ha resistito alle vie del mondo laicista occidentale, rimanendo fedele al meglio della Russia dello tsar.

A un certo punto, durante la decadenza degli anni '60, '70 e '80 , la Chiesa fuori dalla Russia fu di fatto praticamente la sola a parlare a nome dell'autentica Ortodossia e a combattere i compromessi modernisti ed ecumenisti del nuovo calendarismo, mentre la Chiesa in Russia era paralizzata, ostaggio del regime ateo sovietico. La Chiesa fuori della Russia si è opposta alla 'teologia ortodossa' di stile franco, che riempie il cervello con mere teorie accademiche, ma non fa nulla per nutrire il cuore, e ai tentativi di creare una 'mezzodossia' occidentale istituzionale, in realtà una anti-Ortodossia, al posto dell'Ortodossia reale.

La vittoria della Chiesa fuori dalla Russia è evidente dal fatto che la Chiesa ora libera in Russia parla con la stessa voce e lo stesso spirito della Chiesa fuori dalla Russia. Ecumenisti, vescovi immorali, cultori della personalità, sincretisti che vogliono unire l'induismo con l'Ortodossia negli ashram, sono tutti ricordi del passato. Oggi il vecchio modernismo ed ecumenismo decadente, così diffuso nel Patriarcato di Costantinopoli per esempio solo pochi anni fa, si sta spegnendo, e i suoi restanti rappresentanti sono per lo più ottantenni.

Questa doppia vittoria di entrambe le parti della Chiesa ortodossa russa è evidente nel prossimo Concilio inter-ortodosso, che si terrà probabilmente nel 2016. (La data del 2015 prematuramente annunciata è sempre stata irrealistica, data la quantità di lavoro di preparazione che c'è da fare). Questo Concilio era impensabile, come rilevava san Giustino di Chelije negli anni '70, finché l'Europa dell'Est soffriva sotto la persecuzione comunista e le Chiese greche erano beni mobili della CIA. Se il Patriarcato di Costantinopoli può essere persuaso ad accettare l'autocefalia delle Chiese delle Terre Ceche e della Slovacchia e dell'America, e se il Patriarcato di Gerusalemme può rinunciare alle sue ambizioni imperialiste in Qatar, allora un Concilio già nel 2016 è ancora possibile.

Con il Patriarcato di Costantinopoli che ha ormai accettato il principio ortodosso del consenso, invece del sistema papista del voto a maggioranza, le Chiese ortodosse locali dovranno preparare insieme un ordine del giorno, poiché quello vecchio è da molto tempo irrimediabilmente screditato. È vero che, poiché questo concilio si terrà a Costantinopoli, dove le risorse sono molto limitate, solo un terzo dei circa 800 vescovi ortodossi sarà in grado di incontrarsi. Tuttavia, può essere che dopo questo concilio iniziale ne venga un altro più significativo, che potrebbe essere tenuto per esempio in Russia, dove ci sono le infrastrutture per tenere un concilio di 800 e più vescovi .

Tuttavia, è bene che questo Concilio si tenga. Il mondo eterodosso imparerà qualcosa. Esso contribuirà a porre fine alla deriva decadente nelle Chiese locali di nuovo calendario più piccole e spiritualmente deboli e potrebbe anche mettere fine all'ingerenza di Stati Uniti e Unione Europea nella vita della Chiesa ortodossa. Potrebbe anche mettere fine all'isolazionismo culturale e al nazionalismo del Patriarcato di Costantinopoli e di altre Chiese locali di nuovo calendario. Fu, dopo tutto, l'isolazionismo culturale dell'Europa occidentale che portò al Grande Scisma nell'XI secolo, un isolazionismo che sostituì Dio per l'uomo occidentale con la sua eresia del filioque.

Allora il mondo occidentale si tagliò fuori dalla Chiesa di Cristo e dallo Spirito Santo e si spinse in avanti in una umanizzazione decaduta. Entrò nella sempre più profonda e tragica ideologia della sua civiltà filioquista e nelle sue conseguenze inevitabili, laicità e ateismo. Se le Chiese di nuovo calendario possono essere ricondotte al calendario ortodosso e al suo ethos ascetico e liturgico, questo sarà un potente esempio per il mondo eterodosso. Forse il Concilio, riunito insieme in unità, potrebbe addirittura dire parole profetiche al mondo contemporaneo, come fece san Giovanni Battista prima della Prima Venuta - pentitevi dei vostri peccati prima della Seconda Venuta.

 
Intervista a Juha Molari, ex pastore luterano finlandese ricevuto nella Chiesa Ortodossa Russa

Nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti, presentiamo un’intervista di Interfax a Juha Molari, ex pastore della Chiesa luterana finlandese convertito all’Ortodossia nella Chiesa russa, dopo la sua attività di denuncia degli estremismi dei separatisti ceceni che agiscono liberamente in Finlandia. Nel caso di Juha Molari possiamo vedere all’opera uno dei paradossi della moderna democrazia, l’intolleranza del liberalismo: la propaganda di un separatismo che giustifica ogni terrorismo (fino a proporsi come mandante della strage di bambini di Beslan), e il relativo lobbysmo politico, sono “espressioni di opinione” degne di tutela legale, mentre la denuncia di queste posizioni fatta da un singolo pastore è una “violazione di diritti” meritevole di deposizione ecclesiastica e di disinteresse giudiziario. Segnaliamo il fatto che Juha Molari non è l’unico finlandese che, pur avendo nel suo paese una Chiesa ortodossa “autonoma” locale, preferisce ricorrere al Patriarcato di Mosca, in cui vede molti meno compromessi con il “mondo alla rovescia” delle Chiese occidentali.

 
Perché non dovreste convertirvi all'Ortodossia

Sono stato coinvolto con la Chiesa ortodossa solo per circa quattro anni, ma in questo tempo ho assistito a diverse conversioni, catecumenati e altri viaggi verso l'antica fede. Diciamo che alcuni viaggi si sono conclusi meglio di altri.

Poco dopo l'inizio del catecumenato della nostra famiglia, abbiamo avuto altri amici (e le loro famiglie) che hanno cominciato il loro percorso di ritorno a casa. Fin da quando siamo stati più coinvolti con una parrocchia locale nel corso degli ultimi mesi - e soprattutto servendo in un consiglio parrocchiale ed essendo coinvolti nell'insegnamento e in altri compiti a livello parrocchiale - ho visto molti altri avvicinarsi alla Chiesa, testare le acque, e o aderire al corpo di Cristo oppure voltarsi e uscire dalla porta.

Data la mia esperienza personale, trovo difficile capire come e perché qualcuno possa arrivare così vicino alla Chiesa ortodossa, solo per lasciarsela inevitabilmente alle spalle. Tuttavia, credo che ci siano alcuni fattori che, forse, influenzano o provocano questi abbandoni e - in alcuni casi tragici - apostasie dalla fede. Allo stesso modo, ci sono due lati di questa medaglia: alcune persone diventano ortodosse per una serie di ragioni sbagliate, mentre alcuni non diventano ortodossi per una serie di ragioni sbagliate.

Sono stato esposto a molte ragioni sbagliate per diventare ortodossi, e queste esperienze conducono quasi sempre una persona a lasciare la Chiesa dopo un breve periodo di tempo.

Per esempio, se qualcuno ha fatto parte di una denominazione o di una parrocchia che è stata circondata da varie controversie o addirittura da un comportamento pubblico immorale (scandalo) da parte del clero o di altre figure di leadership (soprattutto se queste persone erano vicine alla persona che considera l'Ortodossia), questa persona si avvicinerà alla Chiesa ortodossa come a un rifugio sicuro da quelle polemiche e scandali, ritenendo che la Chiesa ortodossa - in quanto unica vera Chiesa - "al di sopra" o perfino immune agli scandali e alle polemiche. Tuttavia, questo è un punto di vista sbagliato che porterà solo alla distruzione della fede di una persona.

Al centro di questa prospettiva sta un'ecclesiologia difettosa, che non riesce a spiegare la parte antropica della Chiesa teantropica (divino-umana). Come corpo di Cristo, la Chiesa è un corpo divino e umano (come la persona di Cristo, il Dio-uomo). Mentre la Chiesa è certamente divina, è anche composta da esseri umani - esseri umani che possono sbagliare, e sbagliano. Senza tenere questo in considerazione, si può essere regolarmente scandalizzati e perfino perdere la fede nella Chiesa, non riuscendo a distinguere tra la natura divina e quella umana (o confondendo le due).

Un altro motivo sbagliato per diventare ortodossi è pensare che la Chiesa ci ricompenserà in qualche modo per la conversione. Per esempio, se una persona passa attraverso una grande quantità di disagi, di sacrifici e di agitazione al fine di unirsi alla Chiesa (come nel caso di un ex ministro protestante eterodosso, o quando la propria famiglia non approva), tutto questo dolore potrebbe farle nascere una sensazione che la Chiesa deve loro qualcosa per essere disposti a passare attraverso queste prove. Tuttavia, proverà solo delusione e persino sentimenti di rammarico quando si renderà conto che la Chiesa ortodossa non dipende da qualsivoglia convertito individuale né vi si adegua – non importa quali prove abbia attraversato per convertirsi.

Mentre qualcuno avrebbe potuto avere un ruolo ministeriale di successo nella propria denominazione di provenienza, questa non è una garanzia per essere accettato al santo sacerdozio della Chiesa ortodossa, né è un indice di maggior dignità, rispetto a qualsiasi altro cristiano ortodosso o convertito, a una tale chiamata di servizio (e di nuovo, non importa quanto ben istruito o esperto sia stato nella propria precedente affiliazione). Una parte dell'unione alla Chiesa ortodossa è la disponibilità a sottomettersi alla Chiesa e alla saggezza dei suoi vescovi, che possono essere interessati oppure possono non essere interessati a ordinare qualcuno al sacerdozio (o a qualsiasi altro ruolo correlato). Se uno non è pronto a sottomettersi alla voce dello Spirito e alla mente della Chiesa, dovrebbe – francamente – starne lontano.

Ancora un altro motivo per non diventare ortodossi è essere solo infatuati della bellezza e della natura "mistica" del culto e della pietà ortodossa. Sì, anch'io mi sono sentito a casa quando ho sperimentato la Divina Liturgia per la prima volta, ma questo è stato dopo molti mesi di studio e di indagine sulla Chiesa stessa. Mentre il culto ortodosso può essere bello e attraente in modo travolgente (su più livelli, profondamente sentiti), questo non dovrebbe essere l'unico motivo per cui una persona dovrebbe convertirsi dal proprio passato eterodosso o non cristiano. Quello che succede in questi casi è che alla fine il culto ortodosso fa annoiare il convertito e l'attaccamento emotivo svanisce (dobbiamo ricordare che le emozioni non sono il percorso più puro alla vera spiritualità), soprattutto una volta che ci si rende conto che facciamo gli stessi servizi (più o meno) ogni settimana e lo stesso ciclo di servizi ogni anno! Se la novità del culto ortodosso è la cosa che attira, la sua ripetitività farà sicuramente assottigliare rapidamente tale infatuazione.

D'altra parte, ho visto alcuni tristi casi in cui una persona respinge la Chiesa ortodossa per quelli che io considero motivi erronei e sfortunati.

Per esempio, conosco una persona che ha trascorso più di un anno a studiare quasi ogni aspetto dell'Ortodossia, tra cui molti padri della Chiesa e praticamente ogni sfumatura sia della dottrina sia della storia. Tuttavia, raramente ha passato qualche momento ai servizi di culto ortodossi, non ha sviluppato una vera relazione con un prete o una parrocchia locale e non ha coinvolto la propria moglie nelle sue nuove conoscenze e affetto per la Chiesa ortodossa. Alla fine del percorso, ha trovato una lista di scuse perché per lui non era necessario convertirsi – era quasi come se avesse spento la sua mente o messo un blocco a tutte le conoscenze acquisite durante questo ampio periodo di studio. La sua parrocchia locale era troppo "etnica", il prete non era abbastanza bravo, la moglie non era interessata; trovava incoerenze logiche negli scritti dei padri o in altre minuzie dottrinali. E così via.

Se qualcuno si avvicina alla fede ortodossa da un punto di vista puramente razionalista, la troverà quasi sempre difettosa. La Chiesa Ortodossa non si adatta ai termini e alle condizioni della mente occidentale moderna (e dei nostri principali metodi di apprendimento). Questo non significa che evitiamo la catechesi, ma solo che questa non è sempre fatta nello stesso modo in ogni luogo, ed è certamente diversa da ciò che un nuovo catecumeno si potrebbe aspettare. Si deve essere disposti ad abbracciare il Mistero, di sottomettersi ad altre autorità, e in ultima analisi, alla Chiesa stessa. Coloro che si avvicinano alla Chiesa in cerca di una Chiesa logicamente coerente e argomentata saranno molto delusi e se ne andranno rifiutando la fede a cui sono stati esposti solo per breve tempo.

E allora, perché uno dovrebbe desiderare di diventare ortodosso e di unirsi con la "Chiesa una, santa, cattolica e apostolica?"

In definitiva, dobbiamo desiderare l'Ortodossia perché vogliamo essere parte del corpo di Cristo. E non solo questo, ma anche perché noi confessiamo e crediamo nella "Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Credere nella Chiesa (come recita il Credo), significa che non siamo alla ricerca di una Chiesa che si adatta alle nostre preferenze, ma piuttosto una Chiesa che ci insegna quali dovrebbero essere le nostre preferenze. Noi non stiamo cercando di riformare una Chiesa, o di insegnare alla Chiesa come può fare le cose diversamente, ma piuttosto stiamo cercando di essere formate dalla Chiesa e di imparare come dovremmo fare le cose in modo diverso, cioè come fedeli cristiani.

Non scrivo queste cose per dissuadere chiunque dal diventare un catecumeno o dall'indagare le affermazioni e le credenze della Chiesa ortodossa, ma piuttosto per incoraggiare coloro che hanno intrapreso un viaggio del genere, o forse quelli che si sono allontanati al di fuori dai sentieri battuti. Siate diligenti, siate disciplinati, e prendetevela con calma.

Il viaggio verso l'antica fede non è facile, e non promette altro che una croce e un'unione con Cristo nella sofferenza e nell'umiliazione. Tuttavia, se vi trovate ancora incuriosito e attratti verso la Chiesa – a dispetto di tutto questo – potete intraprendere questo viaggio con ogni fede, riverenza e timore. Chiedete la misericordia del Signore nel vostro cammino, e potrete trovare la forza di sopportare. Credete nella Chiesa come vero corpo di Cristo, e la Chiesa vi aiuterà mostrandovi la strada, la strada verso la retta gloria e verso la fede corretta (il duplice significato di ortodossia); ma per favore, non fatelo per una serie di ragioni sbagliate.

 
Valerij Dukhanin: Lo yoga e altre pratiche orientali

Nella loro ricerca della salute, del benessere, o anche dello sviluppo dei poteri esoterici, molti dei nostri contemporanei stanno rivolgendo la loro attenzione alle varie pratiche orientali, in particolare allo yoga.

Lo yoga è pubblicizzato come un metodo che aiuterà a prevenire la malattia, a riprenderci da malattie già in corso (anche quelle che non cedono facilmente al trattamento), che insegnerà all'uomo a guadagnare l'autocontrollo e a influenzare gli altri, e che conferirà un afflusso di vitalità.

La maggior parte della gente è attratta dagli aspetti esterni (così si pensa) dello yoga che migliorano la salute: posture terapeutiche, bagni freddi, lavaggi interni purificatori, tecniche di respirazione speciali e così via. Il miglioramento del funzionamento dei propri organi e sistemi interni (digestione, potenza, pressione sanguigna, memoria e altri aspetti) è visto come obiettivo. La persona media crede di poter ignorare la visione del mondo dello yoga e allo stesso tempo sfruttare il suo sistema unico di sviluppo fisico e mentale. Lo yoga moderno utilizza i tradizionali esercizi fisici hindu – hatha yoga – simili agli esercizi fisici dei cinesi e degli antichi persiani. Si incontrano anche scuole come il raja-yoga e il mantra-yoga (alla quale è legata la "meditazione trascendentale"), il taoismo mistico, i metodi del buddismo tibetano, le tecniche di respirazione e così via.

Che cosa, tuttavia, la saggezza della soleggiata India ha in serbo per noi?

Lo yoga è un componente degli insegnamenti filosofico-religiosi dell'India antica e medievale. Si tratta di un sistema di esercizi, metodi e tecniche, il cui scopo non è solo di controllare i processi psicologici e fisiologici del proprio sistema, ma anche di portare a un particolare stato spirituale. Inizialmente, l'obiettivo del sistema di esercizi psicofisici dello yoga era quello di sviluppare l'indipendenza dell'anima dal corpo, in modo che dopo la morte della persona l'anima evitasse la reincarnazione e si dissolvesse nella sostanza spirituale impersonale primordiale.

Gli esercizi fisici sviluppati nello yoga, di fatto, sono riti religiosi che si aprono una persona a incontrare la "spiritualità" hindu. Gli esercizi di yoga nella loro applicazione diretta sono legati a meditazioni occulte, mentre diverse posture yoga identificano un individuo con animali o addirittura oggetti (per esempio, "la postura del cobra", "la testa di mucca", "un cane a muso in giù", e altri). Di norma, sono utilizzati movimenti particolari del corpo, posture fisiche, la ritenzione del respiro, e la ripetizione dei mantra, così come la visualizzazione – un metodo di lavoro con l'immaginazione in cui una persona chiude gli occhi e richiama mentalmente qualche immagine nel buio, e alla fine vede la cosa che ha immaginato in modo molto vivido e distinto. Alcune pose stimolano i centri sessuali, al fine di fare uso dell'energia sessuale, per trasformarla e distribuirla in tutto il corpo per migliorare la salute e per rinvigorire.

Purtroppo, pochi sanno che la fede religiosa e la morale sono profondamente interconnessi con riti e pratiche esteriori, in modo che è impossibile utilizzare un qualche tipo di pratica da sola senza sperimentare l'influenza dell'essenza spirituale che questa pratica esprime. Anche i movimenti esterni possono contenere una formula – un segno preciso, che comunica all'anima un corrispondente stato d'animo della religione hindu. I sistemi occulti degli hindu o degli orientali offrono le proprie tecniche psicologiche, finalizzate alla "espansione della coscienza", alla "percezione extrasensoriale", e alla "apertura di uno spazio interno". Tuttavia, il vero obiettivo di tutti questi tipi di yoga è quello di scoprire la propria "divinità" nascosta, di fondersi con la realtà primordiale e così di sviluppare in se stessi poteri spirituali soprannaturali. Ecco ciò che il noto apologeta francese dello yoga, Jean-Marie Dechanet, che era nominalmente appartenuto all'ordine benedettino cattolico, riconosceva apertamente nel suo libro Yoga cristiano: "Gli obiettivi dello yoga indiano sono spirituali. Equivale a un tradimento dimenticarselo e mantenere solo il lato fisico di questo insegnamento spirituale, quando la gente vede in esso solo un mezzo per la salute e la bellezza del corpo.... L'arte dello yoga consiste di immergersi nel completo silenzio, di mollare gli ormeggi da tutti i pensieri e le illusioni, di rifiutare e di dimenticare tutto, tranne una sola verità: la vera essenza dell'uomo è divina: è Dio – tutto il resto è solo sogno". (1)

Nell'induismo, l'idea che l'uomo è divino in se stesso attira molti: l'idea che tutta la perfezione è incorporata in lui, e che può essere scoperta con l'aiuto di speciali metodi. E significa che il percorso faticoso verso Dio attraverso il superamento delle proprie passioni, che il cristianesimo presenta, non è affatto obbligatorio. Tutto ciò che si deve fare è portare alla luce la propria divinità nascosta. È interessante notare che uno dei mantra più comuni in India è "so-kham, so-kham", cioè, "io sono lui, io sono lui". Come è noto, un sentimento della propria importanza e autosufficienza, insieme a una sensazione di euforia e gioia in se stessi, in pratica cristiana si chiama "prelest", cioè illusione, autoinganno ascetico. Un uomo immagina di essere divino, ma in realtà rimane senza Dio, mentre le forze oscure lusingano il suo orgoglio con l'imitazione delle perfezioni divine. Si tratta di una ripetizione dell'antica tentazione di diventare "come Dio" (Gen 3,5), di acquisire conoscenze e poteri divini, che il seduttore invisibile sussurra continuamente nelle nostre orecchie.

Citeremo un esempio dalla vita reale che riflette tutta la realtà della pratica orientale. C'è una donna che vive vicino alla città di Sergiev Posad, che è stata battezzata ortodossa e a un certo punto è stata affascinato dal buddismo, anche se non aveva idea che questo potesse contraddire in qualche modo la fede cristiana. Semplicemente non aveva una sensazione di sostituzione spirituale, dal momento che non aveva alcuna esperienza della vita della chiesa, e solo occasionalmente apriva il suo libro di preghiere. Le verità morali del buddismo l'attraevano, il perdono per tutti, l'assenza di egoismo, il rinnegamento personale di ogni tipo di desideri, e le piaceva la loro pratica di meditazione, che, a quanto pareva, portava a un'anima sconvolta la pace a lungo attesa.

La donna divenne sempre più attratta dalla spiritualità orientale, e raggiunse, come le sembrava in quel momento, non poco successo. Una volta vide in sogno due venerabili maestri buddisti – mahatma, che si rivolsero a lei con queste parole, "Tu hai già raggiunto molto. Tuttavia, al fine di giungere alla completa perfezione, resta solo una cosa da fare: rinunciare a Cristo". La donna chiese con stupore: "Ma perché devo farlo – pensavo che il cristianesimo non contraddice il buddismo..." Come molti dei nostri contemporanei, riteneva che le varie religioni, anche se sono diverse, fossero tutte strade uguali verso Dio, ma in cuor suo venerava Cristo.

La donna intuitivamente sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, strano e cattivo. Gli ospiti notturni risposero: "Hai bisogno di farlo per arrivare alla piena perfezione. "A quanto pare, nel suo entusiasmo per il buddismo, non era giunta molto in profondità nella sua filosofia, dove la rinuncia di tutti i desideri e attaccamenti ha una posizione chiave. Ne conseguirebbe che uno di questi attaccamenti è anche l'attaccamento a Cristo.

"No", disse la donna, " non posso rinunciare a Cristo".

"Oh ! Allora in questo caso", reagirono inaspettatamente i visitatori, "ti tormenteremo!" A quel punto i due presero il sinistro aspetto di demoni e cominciarono a lanciare carboni ardenti sulla testa della donna.

Naturalmente, è possibile spiegare una tale visione come un semplice incubo. Ma le torture stesse erano percepite in modo così vivido che la donna sofferente iniziò a gridare. Sua madre sentì le grida della figlia, e vedendo che stava accadendo qualcosa di brutto, chiamò un'ambulanza. I medici tentarono invano di fare un'iniezione alla giovane sofferente: i suoi muscoli erano così tesi che l'ago non penetrava. Durante le torture nel sonno la donna ricordò una semplice preghiera cristiana: "Signore, abbi misericordia!" e i demoni con i loro tormenti scomparvero in un istante. Quando ebbe ripreso i sensi e bevuto un po' d'acqua santa, si rese conto che doveva andare in chiesa a chiedere aiuto spirituale. Quando il sacerdote ebbe approfondito la condizione della donna, le raccomandò di confessarsi e di ricevere la santa comunione ogni settimana.

La sua condizione spirituale migliorò gradualmente.... solo una cosa peculiare cominciò ad accadere dopo i fatti quella notte: talvolta la donna vedeva demoni. Una volta incontrò una sua conoscente, che cominciò a dirle con entusiasmo che si era interessata al buddismo, e che era tutto affascinante e semplicemente meraviglioso. Avendo imparato per amara esperienza, la donna volle mettere subito in guardia l'amica dal lasciarsi trasportare da queste cose, ma aveva appena iniziato ad aprire la bocca quando vide due demoni sornioni sulle spalle della sua amica, che agilmente le tappavano le orecchie, sogghignando, come a dire: "vedremo che successo avrai". La donna si rese conto che nulla di ciò che poteva dirle avrebbe fatto presa sulla sua amica.

Infatti, le persone spesso sono così conquistate dalle pratiche orientali da non ascoltare qualsiasi argomento, e solo la scuola dei duri fallimenti fa loro riconsiderare le loro vite.

Purtroppo, molte persone presumono che l'insegnamento del buddhismo coincida con l'insegnamento cristiano su tutta una serie di questioni, diciamo, nel superamento delle passioni, nell'eradicazione dei desideri peccaminosi, nell'auto-perfezione, nell'amore verso il prossimo e nell'auto-sacrificio. Tuttavia, la somiglianza esteriore spesso nasconde un abisso, e chiunque vuole unire in un colpo ciò che non può essere unito, vi cade dentro e si distrugge. Vorrei citare le riflessioni del principe N. S. Trubetskoj, un ricercatore nelle religioni dell'India, in merito a tale somiglianza esteriore e profonda differenza interiore che si osserva tra buddismo e cristianesimo:

"La via mostrata dal Buddha al Nirvana è duplice. Da un lato, esercizi psicofisici di auto-immersione, meditazione concentrata, trattenimento del respiro – nelle parti tecniche, un sistema quasi identico allo yoga. Ma d'altra parte, sacrificio e amore verso tutti gli esseri viventi. Tuttavia, questo secondo modo è, per così dire, una parte del primo, soprattutto dell'esercizio psicofisico. L'amore, la misericordia, la compassione, tutto questo per i buddisti non sono sentimenti, i sentimenti non devono rimanere nella sua anima, ma soltanto i risultati, le conseguenze della perdita completa del suo sentimento di individualità e dei suoi desideri personali. In un tale stato mentale, non costa nulla a una persona sacrificarsi per il prossimo, perché, non avendo desideri propri, egli compie facilmente e in modo naturale i desideri degli altri. Sopprimere la propria volontà tanto da fare esclusivamente la volontà di un altro è raccomandato proprio come esercizio. Il perdono verso tutti è considerato come un mezzo per cancellare i sentimenti. L'apatia o l'indifferenza raggiungono la perfezione quando una persona tratta il suo nemico nello stesso modo del suo amico, quando è indifferente alla gioia o al dolore, all'onorare o al disonore". (2)

In altre parole, una tale persona diventa come un robot, che non ha né personalità né sentimenti, e compie in modo impassibile qualunque programma è installato al suo interno. In contrasto con questo, il sacrificio, il perdono e l'amore cristiano non sono basati sulla repressione dei desideri all'interno di se stessi, né sulla distruzione della propria autorità personale, ma sulla purezza di un cuore che ha acquisito la grazia di Dio. L'anima che ha trovato in Dio la libertà dal peccato aiuta con gioia il suo vicino; perdona e fa sacrifici perché ama: in questo risiede il segreto della sua felicità.

Tornando allo yoga, notiamo che gli esercizi di respirazione e le posture corporee preparano una persona a chiare esperienze spirituali. Ripetiamo, il vero scopo dello yoga è religioso-ascetico. Gli stessi yogi considerano che sui gradini più alti di questa pratica ascetica, dove tutti i processi mentali si fermano e uno raggiunge il samadhi, cioè uno stato di concentrazione senza contenuto, che "i semi del karma bruciano in lui", e questo lo libera da una nuova rinascita; gli consente una volta per tutte di essere liberato dal corpo e di fermare la sua esistenza come persona. Qui vediamo la divergenza fondamentale dal cristianesimo, in cui la personalità non è annientata, ma trasformata, e raggiunge la sua più alta espressione di sé in comunione con Dio.

In conformità con l'insegnamento cristiano, i doni dati a una persona concreta si manifesta nell'anima che si è unita a Dio. E anche nel mondo a venire, dopo la risurrezione generale, quando Dio "sarà tutto in tutti" (I Cor 15:28), la personalità non sarà annullata, perché, come è detto nelle Scritture, vedremo Dio "faccia a faccia " (I Cor 13:12), cioè la comunione con Dio è sempre una comunione profondamente personale, che non diventa impersonale anche nella preghiera comune in chiesa. Questa esperienza è a disposizione di ogni cristiano, qui e ora, in maggiore o minore misura. E in questo incontro personale con Dio come vita, amore e gioia, la nostra vita diventa più genuina, più ricca interiormente, più vivida e ispirata.

La meditazione svolge un ruolo essenziale nello yoga. La meditazione (dal latino meditatio – riflessione, pensiero) è la concentrazione interiore della mente su un'idea precisa. La persona che medita respinge mentalmente tutti gli oggetti esterni, lottando per un particolare stato mentale.

Se la preghiera è un appello a Dio, allora la meditazione è una conversazione con il proprio sé: di fatto, un'auto-ipnosi. Si suppone che la meditazione risvegli forze profonde che dormono nel profondo dell'anima della persona che medita, e che una tale persona diventi, per esempio, chiaroveggente. Se nel cristianesimo esistono una "attività mentale" e la Preghiera di Gesù, in cui il cristiano con tutto il suo essere si rivolge a Dio e alla sua misericordia, nell'occultismo e nelle pratiche orientali una persona cerca per mezzo della meditazione un ingresso segreto nel proprio sé, che conduca alla perfezione spirituale. Nella meditazione hindu una persona aspira all'identità con l'assoluto, e, raggiungendo uno stato di trance, ottiene l'impressione si essere uno con la divinità - o, ​​più esattamente, che nel suo stesso sé la divinità primordiale è stata rivelata.

La meditazione, come esperienza di pratica religiosa-mistica non cristiana, coinvolge naturalmente stati spirituali al di fuori di Cristo e senza la comunione con la sua grazia. Prima o poi, può sembrare a chi la pratica che lui stesso sta diventando un veicolo delle più alte rivelazioni, per compiere una missione speciale sulla terra. Viene in mente l'esempio del poeta e mistico indiano, uno dei fondatori del krishnaismo del Bengali, Chandidas (secoli XIV-XV), che fu consacrato dalla sua giovinezza come sacerdote della dea Durga. Rappresentante della più alta casta dei brahmini, Chandidas si innamorò di una donna di una casta inferiore, la semplice lavandaia Rami. Per un brahmino, mantenere la purezza della casta era un dovere sacro. Chandidas cercò di risolvere i suoi problemi personali con la meditazione e il ricorso interno alla dea Durga. Nel fare questo iniziò a contemplare la sua amata, e in tali meditazioni Chandidas acquisì la certezza che lui stesso era la manifestazione dello spirito di Krishna, e che Rami era l'incarnazione dell'amata di Krishna, la pastorella Radhi. Chandidas credeva che la dea Durga gli avesse rivelato questo segreto. Ecco come la pratica spirituale occulta ottiene rivelazioni occulte.

Lo yoga e la pratica meditativa portano alla gente qualche tipo di risultato? Spesso, i rappresentanti di queste pratiche testimoniano che lo yoga controbilancia le forze interiori e calma il sistema nervoso. Ma come risultato, la persona cessa di provare dolore nella sua anima. Non sente alcun tipo di contraddizione nella sua anima, e non si sente il bisogno di confessare i suoi peccati. Così, la tranquillità raggiunta per mezzo di yoga e meditazione priva una persona della possibilità di pentirsi dei suoi peccati e di liberarsene. La persona ha raggiunto il conforto emotivo, ma nel profondo della sua anima restano peccati non confessati che semplicemente non ricorda. In realtà, l'instabilità emotiva nella nostra vita reale può essere un indicatore che ci spinge in chiesa a ricevere i sacramenti, a pentirci davanti a Dio, a correggere noi stessi. Ma lo yoga, con la sua pratica meditativa, priva l'anima di questo indicatore.

Per quanto riguarda il beneficio fisico apparentemente evidente nel praticare lo yoga, questa è una delusione molto diffusa. Il vantaggio dei semplici esercizi yoga in base alle osservazioni non è superiore a quello di qualsiasi altro sistema atletico. Se si prende sul serio lo yoga diventa dannoso per la salute, e quelli che credono che gli yogi indiani vivano una vita lunga e non soffrano di malattie gravi si sbagliano sul serio. In India, negli anni '80, è stata effettuata un'indagine medica generale, che ha dimostrato che in media, uno yogi ha una durata ancora più breve di un abitante ordinario dell'India. Lo yogi, infatti, soffre di una moltitudine di disturbi, per esempio, del tratto respiratorio superiore e del tratto digestivo, perché ogni giorno si pulisce il cavo rinofaringeo con filamenti e pratica clisteri, e con il tempo le mucose della cavità nasale e intestinale sono danneggiate. Gli yogi soffrono anche di dislocazioni delle articolazioni, di varie forme di artrite e l'artrosi causate dallo stare così frequentemente in posture innaturali, e rischiano la cataratta agli occhi, perché spesso concentrano la loro attenzione sul sole. Ne è stato trovato un buon numero che soffre di malattie veneree croniche.

Perché l'enfasi nello yoga è data alla ristrutturazione del proprio sistema e dei suoi ritmi, ciò può rovinare i processi biologici in modo tale che un disturbo psicosomatico diventa irreversibile, e non un singolo medico sarà in grado di dire cosa è successo alla persona.

In conclusione, va detto che in tutti i sistemi mistico-occulti, pratiche e meditazioni ci si può imbattere in ogni tipo di riflessione, pensiero o idea tranne una: il pentimento. Non vi è alcun pentimento in questi sistemi. Il cristianesimo attesta che quanto più l'anima si avvicina a Dio, più chiaramente la persona vede la sua imperfezione e inadeguatezza. Pertanto, l'esperienza di avvicinarsi a Dio conferma un cristiano nell'umiltà, nel pentimento e nell'amore. Grazie a questo, la pura, sincera gioia dell'unità con il Signore, che ci vede, ci sente e ci ama, diventa possibile. Ma l'esperienza mistica orientale respinge il Dio personale, e quindi cerca il superamento della personalità dell'uomo nel samadhi o nel nirvana, dando la sensazione della dissoluzione della propria individualità nell'oceano impersonale. Non avendo incontrato il Dio personale, nel misticismo orientale una persona aspira naturalmente alla morte personale.

Note

1) Dechanet, Jean-Marie. Christian Yoga. New York: 1972, p. 54, 63.

2) Trubetskoj, principe N. S., Il cristianesimo e le religioni dell'India. Mosca: Monastero Sretenskij. 2000. Pp. 38, 39.

 
Leader cristiano ortodosso condanna gli attacchi dei ribelli siriani presso i monasteri

Robin Young, conduttrice: Siamo alla trasmissione Here and Now, e prima della pausa abbiamo sentito parlare di un rapporto odierno delle Nazioni Unite, in cui gli ispettori hanno concluso che non vi sono prove chiare e convincenti che siano state usate armi chimiche contro i civili su larga scala in Siria il mese scorso. Nel frattempo, il gruppo islamico Fronte Al-Nusra legato ad al-Qaeda rivendica la responsabilità di aver ucciso almeno 30 membri della minoranza alawita del presidente Assad durante un attacco a tre villaggi nella Siria centrale questa ultima settimana. E le forze militari siriane continuano a combattere i ribelli nei pressi dell'antica città cristiana di Ma'loula.

Questa città è la patria di alcuni dei più antichi siti cristiani in Siria, tra cui un convento dove le suore e gli orfani rimangono rintanati, rifiutandosi di andare via mentre la lotta infuria intorno alla città. Sono membri della Chiesa ortodossa di Antiochia, e il loro leader qui negli Stati Uniti, l'arcivescovo Philip Saliba, è preoccupato per loro. Ci parla dalla linea dal suo ufficio di Englewood, New Jersey; arcivescovo Saliba, diteci qualcosa di più delle vostre paure.

Arcivescovo Philip Saliba: La mia preoccupazione è per il convento di Santa Tecla e per altri luoghi santi in Siria, che sono minacciati. La gente di Ma'loula parla ancora la lingua del Cristo, l'aramaico, e questa è l'unicità di questa città, e siamo preoccupati per la sua distruzione. Già 400 famiglie hanno lasciato Ma'loula. Sono fuggite a Damasco.

Young: Può parlarcene più in dettaglio? Ci descriva i siti che si trovano lì.

Saliba: Beh, i siti sono caverne, nelle rocce. È una montagna piena di antichi siti archeologici come il convento di Santa Tecla e il monastero di San Sarkis.

Young: Così il monastero e il convento sono scolpiti nella montagna?

Saliba: Sì, sì.

Young: E da quanto capisco i siti sono lì da 2000 anni.

Saliba: Sì, da 2000 anni, perché il cristianesimo inizia in Palestina e in Siria.

Young: Quindi, come ha detto, la maggior parte delle famiglie, oltre 400, hanno abbandonato la città. Ma le suore sono ancora lì. Che cosa stanno facendo?

Saliba: Le suore si stanno prendendo cura di un gruppo di orfani, e si rifiutano di lasciare il convento. Dicono che rimarranno - sono pronte a morire e non abbandoneranno questi orfani.

Young: Già. Bene, so che ha parlato con qualcuno al convento, penso con la madre superiora. Cosa ha saputo?

Saliba: Quando ho parlato con la madre superiora, era circondata dai ribelli. Non poteva parlare molto liberamente. Ha detto oh, oh, noi stiamo bene, tutto è OK, tutto va bene, ma non era così. Ho capito in seguito che uno dei ribelli stava bussando alla porta del convento, e le suore chiedevano chi è, ma lui non voleva dirlo.

Ha detto loro di aprire la porta altrimenti avrebbe messo una bomba sotto la porta e sarebbe entrato con la forza. Così hanno aperto la porta.

Young: Beh, quando dice ribelli, sappiamo che ci sono una varietà di ribelli in Siria. Alcuni sono nazionalisti. Alcuni sono siriani. All'inizio della rivolta...

Saliba: Io non mi preoccupo dei ribelli siriani. Mi preoccupo degli stranieri, i mercenari che sono venuti in Siria dalla Cecenia, dalla Turchia, dall'Arabia Saudita, dalla Libia, dalla Tunisia. Mi preoccupo di al-Qaeda e Al-Nusra. Sono organizzazioni sorelle.

Young: Quindi non sono i ribelli siriani che fanno parte del movimento nazionalista che inizialmente voleva rovesciare il presidente Assad, sono i ribelli che sono venuti in seguito, e molti vengono da gruppi islamici, come quelli che ha nominato. Cosa le piacerebbe vedere accadere?

Saliba: Mi piacerebbe vedere una conferenza, una conferenza internazionale, che porti l'opposizione in Siria. Abbiamo alcuni ribelli siriani, anche, ma non sono così feroci come al-Qaeda.

Young: Guardi, la sua chiesa e i membri della chiesa sono stati sostenitori del presidente Assad. Il suo regime al potere è ora in minoranza in Siria. Lei si sentiva protetto da Assad in passato. Dice che vuole vedere una conferenza. Si sente in qualche modo incoraggiato dai colloqui internazionali che stanno accadendo? Era contro gli attacchi perché forse avrebbero fatto più danni delle che le armi di distruzione di massa.

Ora i colloqui mirano a far rinunciare la Siria a tutte le sue armi chimiche. E chissà che con i riflettori puntati su questo e con la Russia coinvolta, forse ci sarà una diminuzione della guerra civile. Qual è la sua speranza riguardo ai colloqui in corso?

Saliba: La mia speranza è che il regime rimanga. L'alternativa è quella di avere al-Qaeda, al-Qaeda che ha distrutto le nostre Torri Gemelle a New York e ha attaccato il Pentagono e ha fatto esplodere un aereo sulla Pennsylvania. Ci hanno combattuti tutto il tempo. Ci odiano in quanto americani. Odiano i cristiani. Hanno - ci chiamano bestemmiatori, lo sa.

Young: Così sembra che lei non abbia simpatia per la rivolta originale contro Assad da parte della maggioranza dei siriani che, non si sentivano protetti da lui, non quanto lei e i cristiani.

Saliba: Robin, i ribelli originali erano siriani.

Young: Giusto.

Saliba: Al-Qaeda è venuta in seguito, e Al-Nusra è venuta in seguito. Ma i ribelli originali sono brave persone. Io li chiamerei la vera, genuina opposizione. Essi stavano chiedendo qualcosa di genuino. Vogliono più democrazia. Vogliono più libertà. Alcuni di loro sono ancora a Damasco, e stanno parlando con il governo. Sono persone molto brave. Non sto dicendo che la rivoluzione originale era composto da al-Qaeda e Al-Nusra, come vede.

Young: Ma ora, ovviamente, sente che tutto è diverso, che è una battaglia diversa.

Saliba: Sì, è molto, molto diverso, e spero che non capitoleremo la Siria in mano a queste persone, perché se lo facciamo, allora non ci saranno più cristiani in quel paese.

Young: Mons. Philip Saliba, primate dell'Arcidiocesi antiochena del Nord America, grazie mille.

Saliba: OK, Robin, grazie.

 
San Giovanni Maximovich e ciò che è al di là del conservatore e del liberale

I grandi spiriti hanno sempre incontrato violente opposizioni da parte di menti mediocri.

Einstein

Non c'è nulla di nuovo nell'essere conservatori e liberali. Alcuni per natura preferiranno sempre il vecchio, altri il nuovo, alcuni saranno sempre pessimisti, altri ottimisti, alcuni saranno sempre negativi, altri positivi, alcuni saranno sempre chiusi, altri aperti, alcuni saranno sempre individuali, altri sociali, altri saranno sempre introversi, altri estroversi, alcuni saranno sempre cauti, altri visionari, alcuni saranno sempre letterali, altri allegorici, alcuni saranno sempre passivi, altri attivi, alcuni saranno sempre rivolti al passato, altri al futuro, alcuni saranno sempre rivolti al divino, altri all'umano.

Al tempo di Cristo c'erano i farisei (conservatori fondamentalisti) e i sadducei (liberali sincretisti). I primi detestavano quando si faceva del bene di sabato, gli altri rifiutavano la risurrezione e i miracoli. Dopo Cristo ci sono stati i conservatori monofisiti che vedevano Cristo solo come Dio e gli ariani liberali che vedevano Cristo solo come uomo. Poi ci sono state la scuola letterale di Antiochia e la scuola allegorica di Alessandria. Più tardi, nel cattolicesimo, ci sono stati gli scolastici liberali e gli scolastici conservatori, e nel protestantesimo ci nono stati calvinisti dalla mentalità lugubre e dissidenti liberali che rifiutavano ogni autorità.

Ai nostri tempi, i mondi dei cattolici romani e dei protestanti sono stati a lungo divisi tra conservatori e liberali. Ciò è diventato particolarmente chiaro negli ultimi anni con la comparsa della questione dell'atteggiamento nei confronti dell'omosessualità, ma in realtà è stato chiaro sin dagli anni '60. È triste che una tale divisione sia apparsa anche nelle Chiese ortodosse, per la maggior parte ovviamente negli Stati Uniti. Qui ci sono sette vecchio-calendariste e sette no-calendariste, anche se queste ultime spesso si infiltrano e si nascondono dietro la Chiesa. Tutti pretendono di essere ortodossi ma, non essendo in comunione con la Chiesa della Tradizione, non lo sono.

Anche all'interno della Chiesa, ci sono diocesi ("giurisdizioni") di Chiese locali che attirano cattolici e protestanti conservatori e altre che attirano cattolici e protestanti liberali. Tuttavia, i conservatori sono scioccati quando apprendono che gli ortodossi hanno come norma i preti sposati, oltre a consentire il divorzio nella Chiesa, le seconde nozze e la contraccezione non abortiva. I liberali sono scioccati dalle regole di stare in piedi per lunghe funzioni, dai digiuni, dalle regole di preghiera, dalla modestia nell'abbigliamento e dai nomi di santi. Tutti dimenticano una cosa e, se non la ricordano, finiranno per trovarsi anch'essi fuori dalla Chiesa.

Ciò che dimenticano è lo spirituale. E la fonte dello spirituale è lo Spirito Santo, che unisce sia il conservatore che il liberale, poiché è al di là e più in alto di entrambi. Questo lo possiamo vedere nella vita di san Giovanni di Shanghai. I liberali ecumenisti odiavano il suo ascetismo, fonte della grazia che aveva acquisito, il suo amore per le funzioni, per i santi, in una parola, il suo amore per la Tradizione ortodossa. I conservatori anti-missionari odiavano la sua opera missionaria, la sua coscienza che la Tradizione dello Spirito Santo è per il mondo intero. Ecco perché loro, clero e laici, nazionalisti, politici di destra e agenti della CIA, lo hanno messo sotto processo – e hanno perso.

Quanto a noi, seguiamo san Giovanni e la tradizione dello Spirito Santo, la santità. Il nostro padre spirituale, l'arcivescovo Antonio di Ginevra, era figlio spirituale di san Giovanni (che era nato nello stesso anno di mio nonno) e quindi siamo nipoti spirituali di san Giovanni. Molti dimenticano che san Giovanni fu arcivescovo dell'Europa occidentale (1951-1962), per molto più tempo di quanto sia stato arcivescovo di San Francisco. Qui in Europa occidentale è il nostro santo patrono. Si trova molto al di sopra degli anti-missionari e dei nazionalisti, degli intellettuali e dei modernisti. Si trova molto al di sopra del conservatorismo e del liberalismo, perché era ed è ispirato dallo Spirito Santo.

È solo su questa base che possiamo guardare avanti per costruire una metropolia ortodossa dell'Europa occidentale e da lì una nuova Chiesa locale. Nessuna Chiesa locale può essere costruita senza l'impulso ad acquisire lo Spirito Santo, cioè senza la ricerca della santità. La ricerca della santità significa vita monastica e ascetica, digiuno, preghiera e elemosina, pentimento, cioè confessione e comunione, e venerazione dei santi, inclusi i santi locali, che hanno acquisito lo Spirito Santo. E così torniamo a san Giovanni di Shanghai, che in tutta Europa ha respinto sia i ghetti dei farisei che la mezzodossia dei modernisti.

 
Domande e risposte sul digiuno della Natività

"Non dobbiamo digiunare in modo ipocrita"

L'arciprete Serafim Gascoigne della Chiesa ortodossa della santa Protezione della Theotokos a Seattle, Washington, e il sacerdote Sergei Sveshnikov, rettore della chiesa russa dei Santi nuovi martiri e confessori a Mulino, di Oregon, rispondono alle domande di Pravmir circa il digiuno e la celebrazione della Natività.

Pravmir: La Chiesa ortodossa prepara i fedeli per la Natività del Signore con un periodo di digiuno di 40 giorni. Il mondo laico ha il proprio spirito di preparazione al Natale: feste, regali, mercatini di Natale, negozi decorati fin da subito... Come non essere coinvolti dalla pre-celebrazione laica del Natale e per mantenere il digiuno non solo nel cibo, ma anche nello spirito?

Padre Sergej Sveshnikov: Prima di tutto, vorrei mettere in guardia contro la costruzione di una partizione troppo alta tra il "mondo cristiano", e il "mondo laico". Nel vero senso della parola, non esiste una cosa come un mondo laico; c'è un mondo solo, quello che è stato creato da Dio e corrotto dal peccato. Cercare di "fuggire dal mondo" potrebbe essere davvero una nobile aspirazione, ma nella sua forma più pura ci richiederebbe di abbandonare le nostre occupazioni, famiglie, relazioni, e... oh, probabilmente pure Internet. Eppure è impensabile che la Chiesa vorrebbe che tutti noi diventassimo monaci eremiti – i cristiani scomparirebbero semplicemente nell'arco di una generazione o due!

A differenza della Grande Quaresima, che è un periodo dimesso di preparazione per la Settimana della Passione, il digiuno della Natività è pieno di gioia, mentre ci prepariamo perché Dio stesso possa entrare in questo "mondo laico" caduto nel peccato, e  abitare in mezzo a noi, non solo tra gli esseni, i nazirei e altri abitanti nel deserto – ma anche in mezzo a noi. Come una donna incinta che sa quale sarà il risultato delle sue doglie e sorride in attesa, la Chiesa non può non sapere che gioia ci attende alla fine del digiuno della Natività e gioisce in previsione dell'amore di Dio e della sua grande misericordia. Cristo ci dice di non apparire tristi quando digiuniamo, ma di ungere il nostro capo e di lavarci la faccia (Matteo 6:16-17), vale a dire, di agire nei modi normali che si aspetta da noi la nostra società.

Non c'è nulla di intrinsecamente peccaminoso nelle feste o nei regali. Questo non vuol dire che la gola o la dipendenza dagli acquisti non sono malattie peccaminose – lo sono in tutte le stagioni, sia in Avvento sia in qualsiasi altra; e se riteniamo che non dovremmo proprio fare qualcosa durante l'Avvento, probabilmente non dovrebbero farla neppure prima o dopo il digiuno. Detto questo, certamente mi rendo conto che molte persone sperimentano quella che viene chiamata "pressione del conformismo", quando i nostri amici, compagni di scuola o colleghi ci invitano alle loro feste di Natale dove si servono cibi non di digiuno e bevande alcoliche nei giorni in cui non possiamo parteciparne.

Fortunatamente, in Occidente è molto accettabile essere diversi. La maggior parte delle persone di fatto capisce e rispetta le preferenze alimentari dei loro amici. A volte, i cristiani ortodossi scusano il  loro desiderio di rompere il digiuno citando una storia della vita di qualche asceta che ha rotto il suo digiuno per non offendere le persone che gli offrivano cibo. Questi cristiani solito dimenticano che un simile asceta conduceva una vita molto rigorosa prima di un tale evento, e che avrebbe digiunato altro quaranta giorni dopo aver mangiato il pollo che gli era stato portato da alcuni poveri che gli avevano donato tutto ciò che avevano. La nostra situazione non ha alcun paragone con quella. Abbiamo un grande controllo su ciò che viene servito ad una festa: possiamo chiedere ai padroni di casa prima del tempo di preparare alcuni piatti di digiuno, possiamo portare alcuni piatti la festa, o possiamo esimerci con rispetto e discrezione e non andare affatto alla festa. Nella maggior parte dei casi, la gente capirà e rispetterà le nostre scelte nello stesso modo in cui noi comprendiamo e rispettiamo le loro.

Cosa consiglierebbe a coloro che affrontano il problema di celebrare due Natività (in un caso in cui uno dei coniugi è un non-ortodosso o  quando i coniugi ortodossi vengono da parrocchie di diverso calendario)?

Se i nostri coniugi celebrano la Natività di Cristo secondo il calendario gregoriano (non affronterò qui il gioco di parole del calendario "giuliano riformato"), dobbiamo dimostrare loro il nostro massimo amore e rispetto e festeggiare con loro. Certo, lo facciamo senza rompere il digiuno; ma una vera festa può essere altrettanto gioiosa anche se non mangiamo un pezzo di anatra o prosciutto. E se mostriamo di accettare i loro costumi, tradizioni e convinzioni, i nostri cari saranno propensi ad accettare i nostri. In ogni caso, ciò che dobbiamo evitare è una divisione in famiglia. "Nessuna casa divisa contro se stessa resterà" (Mt. 12:25), e se vogliamo avere una famiglia forte, dobbiamo imparare a rispettare l'altro, comprese le rispettive scelte di celebrare la Natività.

Come affrontare il problema delle due date della celebrazione della Natività nella Chiesa ortodossa, se uno segue un calendario, ma va alla parrocchia più vicina che ne segue un altro?

Questo è un problema molto difficile e doloroso. Non so se Cristo è nato il 25 dicembre, il 7 gennaio o in qualche altro giorno, ma penso che sia molto importante che la Chiesa sia unita. L'adozione di un nuovo calendario non riconosciuto dalla pienezza della Chiesa ortodossa ha chiaramente causato divisioni e conflitti all'interno della Chiesa. Come membri del Corpo di Cristo, dobbiamo vedere le divisioni e le separazioni come uno dei più grandi mali che possono essere sopportati solo in caso di grande necessità. E non credo che la questione del calendario presenti una tale necessità. Per me, questa affermazione va in entrambe le direzioni: chi ha istigato la riforma del calendario non aveva il diritto di farlo, a meno che tutta la Chiesa fosse d'accordo; ma allo stesso modo, non abbiamo il diritto di separarci dai nostri fratelli e sorelle in Cristo per la questione del calendario.

Liturgicamente, però, un fedele non può celebrare due Natività in un anno più di quanto possa celebrare due Liturgie in un giorno. Possiamo certamente essere presenti a entrambi i servizi (anche se vi consiglierei vivamente di non farlo), ma possiamo partecipare a pieno titolo a uno solo. In altre parole, se scegliamo di partecipare a una parrocchia di calendario diverso, dovremmo celebrare le feste della Chiesa e i digiuni secondo i costumi della parrocchia da noi scelta. Se preghiamo con loro nella stessa chiesa, ci comunichiamo con loro allo stesso calice, chiediamo loro di battezzare i nostri figli, ma pensiamo che la loro Natività non sia "corretta", perché quella "corretta" è due settimane prima o dopo, non abbiamo fatto altro che mettere una divisione tra noi e la Chiesa e siamo colpevoli di scisma. Possiamo scegliere di rendere le cose molto complicate quando il clero di diverse giurisdizioni concelebra insieme, ma per la maggior parte dei laici, il principio di unità ortodossa dovrebbe essere primario a qualsiasi argomento astronomico, storico, culturale, o di altro tipo presentato da sostenitori e oppositori del Nuovo Calendario.

Risposta di padre Seraphim alle domande di cui sopra:

Credo che le 'porte del cielo' siano spalancate durante questa stagione di preparazione alla Natività del nostro Signore Gesù Cristo. Questo periodo dell'anno porta con sé benedizioni speciali, soprattutto se siamo obbedienti alla santa Tradizione della Chiesa. Con il digiuno fisico e spirituale, ci facciamo recettivi alla grazia dello Spirito Santo, in modo che quando si arriva a celebrare il Natale del Signore, questo sarà per noi non solo una commemorazione, ma un evento spirituale in cui usciamo dal tempo ed entriamo nell'Eterno Presente. Anche noi saremo con i pastori di Betlemme.

Il digiuno non è difficile se viviamo in una famiglia ortodossa. Infatti l'atto esterno dell'astensione da prodotti di origine animale non è difficile, perché fa parte della nostra vita liturgica quotidiana. A livello spirituale è più impegnativo, in particolare con le richieste che ci vengono fatte in questo periodo dell'anno. Mi riferisco al nostro 'obbligo' di unirci a feste aziendali o socializzare con gli amici non ortodossi. Per quelli di noi la cui famiglia non è ortodossa, questo pone una sfida anche a livello fisico.

Quando lavoravo per una società, ci si aspettava la partecipazione a un pizza-party di gruppo, che aveva sempre luogo di venerdì. A queste feste digiunavo, ma comunque mi univo al divertimento con i miei colleghi. Dopo un po', per rispetto a me come prete ortodosso, mi è stato in seguito permesso di non partecipare a queste riunioni. La stessa considerazione era applicata ai musulmani, ai vegetariani, ai vegani e a chiunque avesse qualche motivo 'religioso' per non andarci.

La sfida che affrontiamo come cristiani ortodossi, è come poter mantenere questo periodo dell'anno santo e puro? Nel corso degli anni, il Natale è diventato sempre più una festa laica. È il momento per riunirsi con la famiglia e gli amici, non necessariamente per celebrare la nascita di Cristo secondo il calendario civile, ma per festeggiare il fatto di stare insieme. Per non allontanarci gli uni dagli altri, ma allo stesso tempo osservare il digiuno, vi consiglio di frequentare le feste di familiari e colleghi, ma mantenendo il digiuno fisico. Se fossi diabetico o avessi una condizione cardiaca che mi impone una dieta, i miei cari non si aspetterebbero che io uccida il mio corpo rompendo la mia dieta. Nessuno si aspetterebbe che mangiassi tacchino se fossi un vegano praticante. C'è sempre bisogno di condividere il nostro amore con gli altri, ma non necessariamente di compromettere la nostra fede. Mi viene in mente in questo momento la defunta contessa Orlova, una dama della corte che era anche una monaca segreta. Alla fine di una giornata di banchetti e ricevimenti, si ritirava nella sua stanza, di toglieva i suoi abiti di seta e i suoi gioielli, indossava i suoi abiti monastici e trascorreva la notte in preghiera. Vi è anche la storia di un padre del deserto che non rifiutava mai l'ospitalità che gli era offerta. Tuttavia quando tornava nella sua cella, digiunava dei giorni in più, a seconda della quantità che aveva mangiato e bevuto. Il suo discepolo spirituale si lamentò con un padrone di casa generoso che il vecchio si sarebbe ucciso con il digiuno e pregò l'ospite di non dargli troppo.

Questo è un meraviglioso tempo dell'anno per fare di una stagione di pace e di buona volontà un'esperienza veramente ortodossa, per noi e per chi ci circonda.

 
Ragazzi e tecnologia: I sorprendenti risultati dell'esperimento di una psicologa

Tre hanno avuto pensieri suicidi. Cinque hanno sperimentato acuti "attacchi di panico". In 27 casi sono stati osservati sintomi vegetativi diretti: nausea, sudorazione, vertigini, vampate di calore, dolori addominali, sensazione di "movimento" dei capelli sulla testa, ecc. Quasi tutti hanno sperimentato sentimenti di paura e ansia. Dei 68 partecipanti, solo 3 hanno completato l'esperimento: una ragazza e due ragazzi...

Apparso originariamente su: 3rm.info

A un gruppo di ragazzi dai 12 ai 18 anni è stato chiesto di trascorrere volontariamente otto ore da soli con se stessi, escludendo la possibilità di utilizzare mezzi di comunicazione (telefoni cellulari, Internet). Allo stesso tempo, era loro vietato accendere il computer, qualsiasi gadget, radio o TV. Era consentita solo tutta una serie di attività classiche: scrivere, leggere, suonare strumenti musicali, disegnare, fare lavori manuali, cantare, camminare, ecc.

L'autrice dell'esperimento ha voluto dimostrare la sua ipotesi secondo cui i ragazzi moderni si divertono troppo, non sono in grado di occuparsi di altro e non hanno alcuna familiarità con il loro mondo interiore. Secondo le regole dell'esperimento, i ragazzi dovevano rigorosamente presentarsi il giorno successivo e raccontare come era andato il test della solitudine. Era stato permesso loro di descrivere il loro stato durante l'esperimento, scrivendo le loro azioni e pensieri. In caso di eccessiva ansia, disagio o tensione, lo psicologo consigliava di interrompere immediatamente l'esperimento e di registrare l'ora e il motivo della sua conclusione.

A prima vista, l'idea dell'esperimento sembrava molto innocua. Quindi la psicologa credeva erroneamente che sarebbe stato un test completamente sicuro. Nessuno si aspettava dall'esperimento risultati così scioccanti. Dei 68 partecipanti, solo TRE hanno completato l'esperimento: una ragazza e due ragazzi.

Tre hanno avuto pensieri suicidi. Cinque hanno sperimentato acuti "attacchi di panico". In 27 casi sono stati osservati sintomi vegetativi diretti: nausea, sudorazione, vertigini, vampate di calore, dolori addominali, sensazione di "movimento" dei capelli sulla testa, ecc. Quasi tutti hanno sperimentato sensazioni di paura e di ansia.

La novità della situazione, l'interesse e la gioia di incontrarsi sono scomparsi per quasi tutti all'inizio della seconda o terza ora. Solo dieci ragazzi che hanno interrotto l'esperimento si sono sentiti irrequieti dopo tre (o più) ore di solitudine.

L'eroica ragazza che ha completato l'esperimento ha portato un diario in cui ha descritto dettagliatamente le sue condizioni per otto ore. A questo punto alla psicologa hanno cominciato a rizzarsi i capelli. Per ragioni etiche, non ha pubblicato queste registrazioni.

Cosa hanno fatto gli adolescenti durante l'esperimento?

  • cucinare e mangiare;

  • leggere o provare a leggere,

  • fare alcuni compiti di scuola (l'esperimento era avvenuto durante le vacanze, ma molti per disperazione hanno preso i libri di testo);

  • guardare fuori dalla finestra o camminare nell'appartamento;

  • uscire e andare in un negozio o in un bar (le conversazioni erano vietate dalle condizioni dell'esperimento, ma i ragazzi hanno deciso che le ordinazioni ai venditori o ai cassieri non contavano);

  • assemblare puzzle o un set Lego;

  • disegnare o provare a disegnare;

  • lavarsi;

  • pulire la propria stanza o l'appartamento;

  • giocare con un cane o un gatto;

  • allenarsi con macchine per esercizi ginnici o fare ginnastica;

  • annotare i loro sentimenti o pensieri, scrivere una lettera su carta;

  • suonare la chitarra o il pianoforte (uno suonava il flauto);

  • in tre hanno scritto poesie o prosa;

  • un ragazzo ha viaggiato per la città su autobus e filobus per quasi cinque ore;

  • una ragazza ha ricamato su tela;

  • un ragazzo è andato al parco divertimenti e ha passato tre ore sulle giostre finché non ha cominciato a vomitare;

  • un ragazzo ha camminato per San Pietroburgo da un capo all'altro, circa 25 km;

  • una ragazza è andata al Museo di storia politica e un altro ragazzo è andato allo zoo;

  • una ragazza ha pregato...

Quasi tutti ad un certo punto hanno provato ad addormentarsi, ma nessuno ci è riuscito. Pensieri "stupidi" turbinavano ossessivamente nelle loro teste.

Dopo aver interrotto l'esperimento, 14 adolescenti sono andati sui social network, 20 hanno chiamato gli amici sui cellulari, tre hanno chiamato i genitori e cinque sono andati alla casa o al giardino di un amico. Gli altri hanno acceso la TV o si sono immersi nei giochi per computer. Inoltre, quasi tutti hanno ascoltato musica o si sono messi quasi immediatamente le cuffie sulle orecchie.

Tutte le paure e i sintomi sono scomparsi immediatamente dopo l'interruzione dell'esperimento.

63 adolescenti hanno trovato retrospettivamente l'esperimento utile e interessante per la conoscenza di sé. Sei lo hanno ripetuto da soli e affermano di esserci riusciti la seconda, la terza o la quinta volta.

Analizzando ciò che è successo loro durante l'esperimento, 51 ragazzi hanno utilizzato le frasi "dipendenza", "ho scoperto che non posso vivere senza...", "dose", "astinenza", "sindrome da astinenza", "ho sempre bisogno...", "liberarsi da una dipendenza", ecc. Tutti, nessuno escluso, hanno affermato di essere rimasti terribilmente sorpresi dai pensieri che sono venuti loro in mente durante l'esperimento, ma di non essere in grado di "esaminarli" attentamente a causa del deterioramento delle loro condizioni generali.

Uno dei due ragazzi che hanno completato con successo l'esperimento ha trascorso tutte le otto ore incollando insieme il modello di un veliero, con pause per mangiare e una passeggiata con un cane. L'altro prima ha ordinato e sistematizzato le sue collezioni, quindi ha travasato dei fiori. Né l'uno né l'altro hanno provato emozioni negative durante l'esperimento e non hanno notato il verificarsi di pensieri "strani".

Avendo ricevuto tali risultati, la psicologa di famiglia ha provato paura. Un'ipotesi è un'ipotesi, ma quando viene confermata così... Ma bisogna anche tenere conto che non tutti hanno preso parte all'esperimento, ma solo chi era interessato e ha acconsentito.

Dal libro di Ekaterina Murashova, "Любить или воспитывать" ("Amare o Educare")

 
Regione di Dnepropetrovsk: un tornado ha cambiato la sua direzione di fronte alla cappella della beata Matrona

Volosskoe (villaggio nella regione di Dnepropetrovsk in Ucraina centrale), 2 luglio 2015

Un tornado si è formato sul fiume Dnepr vicino al villaggio di Volosskoe nel pomeriggio del 26 giugno. Secondo i rapporti dei testimoni oculari", aveva almeno 100 metri di diametro ed era alto circa un chilometro.

"Mentre si muoveva lungo il Dnepr, il tornado era luminoso, ma, piombando sul villaggio, è divenuto molto più scuro, assorbendo tutto sul suo cammino. Oscurità, lamenti, ruggiti, alberi sradicati, tetti e recinzioni portate miglia di distanza dalle loro case, tubazioni contorte, linee elettriche strappate, case in rovina e pesantemente danneggiate, bambini spaventati e adulti scioccati – questo è ciò che il disastro naturale ha lasciato nel nostro villaggio", dice il messaggio sul sito della chiesa del santo arcangelo Michele a Volosskoe.

Esattamente due settimane prima del disastro il metropolita Irinej di Dnepropetrovsk aveva consacrato una cappella in onore della beata Matrona a Volosskoe. È stata costruita in segno di gratitudine per una guarigione miracolosa di un parrocchiano, avvenuta dopo fervide preghiere alla santa, come riferisce il sito web della chiesa.

Il tornado si precipitava verso la cappella ed era già molto vicino, quando Angelina, una madre di tre figli che vive vicino alla cappella e che aveva visto avvicinarsi il turbine dalla finestra della sua casa, ha preso una icona della beata Matrona tra le mani e con essa ha tracciato un segno della croce verso il tornado. Subito il vortice ha cambiato la sua direzione, ha deviato a sinistra, e, costeggiando la cappella, la casa di Angelina, e tutte le abitazioni vicine, si è diretto verso il villaggio di Rakshivka, perdendo la sua forza a ogni metro.

Tuttavia, il paese di Volosskoe ha subito ingenti danni. "Non avrei mai potuto immaginare che le finestre in metallo e plastica si potessero piegare tanto facilmente!", racconta un residente locale. "Tutto intorno è diventato scuro e si è sentito un lamento così orribile – non avevo mai sentito niente di simile prima d'ora!", racconta un altro abitante.

Una donna è stata sollevata in aria dalla violenta tempesta. È riuscita a mala pena a tenersi al corrimano ed è stata infine salvata da sua figlia. Il tornado ha anche sollevato una macchina con il suo autista a una certa altezza e poi l'ha lasciata cadere sull'asfalto. Una forte pioggia è caduta sul paese. Il vortice è infuriato per circa 15 minuti.

Distruzione

Secondo le ultime informazioni, 38 case e circa 100 casette estive sono state danneggiate dal tornado.

La parrocchia del santo arcangelo Michele, guidata dal suo rettore, il sacerdote Andrej Pinchuk, sta aiutando attivamente le persone colpite dal disastro. È iniziata una raccolta di materiali da costruzione, ed è stato lanciato un programma di raccolta di fondi per l'acquisto di ardesia, tubi, finestre, mattoni, tavole e barre per il restauro delle abitazioni dei residenti.

Il sito della chiesa ha pubblicato i dettagli per coloro che desiderano dare assistenza materiale agli abitanti sofferenti del villaggio.

 
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10 consigli semplici per i nuovi credenti ortodossi

Molto spesso, ci sembra che i nostri dubbi e le nostre domande non abbiano una risposta; che distruggono l'immagine del mondo dipinta dalla religione; e che... siano assolutamente unici. Noi smettiamo di cercare la verità quando, in realtà, il motivo della nostra riluttanza a continuare a cercare la verità è la nostra pigrizia. Ogni persona ha una conoscenza decente di alcuni fatti di minore importanza dal punto di vista dell'esistenza postuma di una persona e della vita eterna, per esempio, conoscenze professionali, politiche, economiche, tecnologiche e sportive. Sfortunatamente, il nostro livello di padronanza delle esperienze religiose pratiche accumulate dalla razza umana e la nostra comprensione del significato delle nostre vite sono estremamente bassi. Di norma, le persone possiedono una comprensione sorprendentemente ingenua e superficiale di tutte quelle questioni. Ci mancano le informazioni di base sui metodi che i nostri antenati usavano per affrontare le domande essenziali, cosa cercavano, su cosa basavano le loro filosofie, quali erano i successi dei loro migliori rappresentanti e chi erano i loro leader spirituali. Abbiamo un immenso vantaggio rispetto alle generazioni precedenti a causa di tanti libri, della possibilità di chiedere ai preti online, di andare liberamente in chiesa e di poter fare pellegrinaggi ai luoghi santi. Inoltre, le nostre domande tendono a essere abbastanza comuni e ci sono dozzine di risposte a queste domande, da molte fonti. Vorremmo darvi diversi consigli riguardo alle domande più tipiche.

• Ci sono molte persone che vorrebbero assumere una posizione neutrale nei confronti di Dio: non siamo contro la Chiesa, ma preferiamo stare lontani da lei; crediamo in Dio nel nostro cuore. Sfortunatamente, questo è auto-inganno, una falsa fede.

• Non esiste una via di mezzo nel regno spirituale: se non andiamo dietro a Dio, lo respingiamo e ci creiamo ideali (o idoli) personali.

• Ci può essere una forte tentazione di criticare le persone che vanno in chiesa e di accusare le loro cattive azioni per giustificare la propria inazione. Non fate questo errore. Le persone che siete così desiderosi di condannare sono sulla strada che porta alla purificazione e alla salvezza delle loro anime, e la Chiesa ha dato loro tutti gli strumenti e i mezzi necessari per procedere. Nessuno diventa santo per il solo fatto di entrare in chiesa. Tuttavia, se venite in chiesa, avete trovato l'unica via che porta alla santità.

• Spesso siamo pronti a idealizzare un prete e poi a deluderci quando scopriamo le numerose carenze del sacerdote. I sacerdoti ci trasmettono la grazia e l'amore di Dio grazie alla successione apostolica che ricevono durante l'ordinazione; sotto tutti gli altri aspetti, sono umani proprio come tutti gli altri, con i loro tratti personali buoni e cattivi. Non perdete tempo a cercare un prete "unico" che corrisponda alle vostre idee su un "vero" prete. Questo non vi farà bene, ma vi aiuterà facilmente a spiegare perché non andate in chiesa.

• Leggete di scandali del clero sui giornali e non andate in chiesa a causa di ciò? Non è diverso dal rifiuto di un paziente di andare in ospedale a causa di cure mediche di bassa qualità, invece di cercare un buon medico. Anche se c'è un solo medico in tutto il paese che è capace di guarire i loro corpi mortali, le persone fanno la fila per vederlo. E qui stiamo parlando dell'anima immortale e della vita eterna. Persino i detrattori più duri della Chiesa non affermano che il cento per cento dei suoi servi sia indegno del proprio rango ecclesiastico. Evitiamo di mescolare le cose. La Chiesa è un luogo in cui un essere umano incontra Dio nel sacramento dell'eucaristia (imparate a prepararvi per la comunione), non i palazzi di un metropolita o i famigerati sacerdoti in Mercedes.

• La fede ortodossa vi respinge per il suo dogmatismo. Siete persone moderne e lungimiranti e apprezzate la libertà di opinione. Provate a sostituire la parola "dogmatico" con "eterno", se ne avete ancora paura. Se qualcuno vi dice che la Chiesa proibisce di guardare la TV o leggere romanzi, non credetegli. Solo la vostra coscienza e la vostra esperienza spirituale possono trattenervi.

• Siate pronti a incontrare ostacoli esterni e interni sulla vostra strada verso la fede. Non siete soli: questi ostacoli sono chiamati "tentazioni". Sarete circondati da molte prospettive brillanti, preoccupazioni inaspettate, attrazioni e forse anche problemi. Rimanete saldi, perché se Dio è con noi, chi può essere contro di noi? (Romani 8:31).

• Avete paura di fare qualcosa di sbagliato in chiesa e di essere sgridati da "vecchie signore arrabbiate". Di fatto, non succede quasi mai. La stragrande maggioranza dei sacerdoti blocca questi attacchi. Se qualcuno commenta il vostro comportamento, fate attenzione: potrebbe essere ragionevole. Se incontrate un conflitto in chiesa, siate calmi, educati e fermi. Ricordate che le vecchiea signore non sono mai state assegnate a dare consigli o ad ammonire qualcuno. (E rivedete anche il suggerimento precedente). Leggete di più sul tema dell'etichetta in chiesa.

• Evitate le storie horror pseudo-ortodosse. Ci sono storie emozionanti che parlano dei codici a barre come del "numero della Bestia", o profezie dei nostri tempi; le date esatte della fine del mondo non hanno nulla in comune con la fede ortodossa. Non ha senso sprecare tempo a combattere i nemici esterni quando non avete messo il vostro sé interiore sotto controllo.

• Non dovreste continuare a sentirvi "non pronti per la Chiesa" e continuare a ritardare la vostra conversione alla fede. Non abbiate paura degli errori. Non potete imparare a nuotare se non entrate in acqua.

• Siete persone libere e rimarrete liberi quando verrete in chiesa. La Chiesa ortodossa non è una setta. Nessuno e nient'altro che la vostra fede vi imporrà come costruire la vostra vita; nessuno vi costringerà a fare nulla o limiterà la vostra libertà. D'altra parte, il vostro concetto di libertà acquisirà un significato completamente nuovo e meraviglioso dopo che vi sarete rivolti alla fede. E conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi (Giovanni 8:32).

 
Le oscenità in cattedrale vanno bene a Mosca, ma NON a Parigi!

La settimana scorsa, a Parigi, una manifestazione delle attiviste Femen nella cattedrale di Notre Dame a Parigi ha stabilito uno stretto parallelo con il gesto simile delle Pussy Riot nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, nello stesso periodo dello scorso anno. Ci si sarebbe aspettati una reazione “laica”, “democratica” e “pluralista” da parte delle stesse autorità francesi che l’anno scorso condannavano l’attitudine “oscurantista” della Russia verso le Pussy Riot… andiamo a vedere le reazioni di bigottismo e intolleranza dei governanti francesi (gli stessi dell’anno scorso!) nei confronti dell’episodio parigino, raccontate da Dmitrij Babich in un articolo della radio La voce della Russia, che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. La morale della (patetica) favola è sempre uguale: le donne che compiono oscenità in Russia, magari in una cattedrale ortodossa, devono essere tutelate con tutta la forza dell’establishment “democratico”, mentre le donne che fanno le stesse cose in una capitale dell’Occidente… sono teppiste da condannare.

 
Perché i luterani si stanno convertendo all'Ortodossia?

In un recente podcast dal titolo "Introduzione all'Ortodossia orientale" sul blog Just & Sinner, l'autore luterano Jordan Cooper pone alcune basi non solo per aiutare a spiegare perché molti luterani conservatori si stanno muovendo 'verso est', ma anche per fornire un'introduzione alla fede e alla pratica ortodossa per il suo pubblico in gran parte luterano.

Dal momento che ho molto rispetto sia per i luterani sia per la loro teologia, specialmente quella di Martin Lutero rispetto ad altri riformatori più recenti, ho pensato che potrebbe essere utile prendere alcuni appunti e fornire una breve risposta.

Dato che sto rispondendo sulla base delle note che ho preso ascoltandolo, è possibile che abbia frainteso i punti del discorso di Jordan, e quindi mi scuso in anticipo se è così. Vorrei anche dire che lo scopo di questo articolo non è quello di impegnarmi in una qualche battaglia ostile, ma di rimanere equilibrato su quella che ritengo una rappresentazione accurata del cristianesimo ortodosso.

Perché ci sono conversioni?

Fin dall'inizio, Jordan discute il fenomeno di conversione di questi ultimi decenni, dove un certo numero di evangelici di alto profilo e anche interi movimenti come la Chiesa Evangelica ortodossa, guidata da Peter E. Gillquist (di beata memoria) - sono stati ricevuti nella Chiesa Ortodossa. Per lui, e per altri conservatori della Chiesa luterana (Sinodo del Missouri), questo provoca la domanda: 'Perché?'

Purtroppo, ritengo che Jordan commetta un errore che molti di noi fanno fronte a questo genere di cose, soprattutto se si tratta di amici o persone care. Ne sono stato colpevole io stesso.

Mentre la tentazione di spiegare le conversioni individuali o anche di massa da un credo religioso ad un altro è forte, dovremmo resistere a questa tentazione. Ogni persona ha il suo percorso individuale. Il tentativo di classificare e infine di spiegare queste conversioni (e queste persone) non è né onesto né utile. Jordan vuole catalogare queste conversioni come una categoria per lo più composta da evangelici di bassa istruzione oppure attratti dalla bellezza esteriore del cristianesimo orientale, ma questo non è davvero il fattore principale e motivante (anche se è un fattore supplementare per alcuni). Ho scritto in precedenza sulle ragioni sbagliate per la conversione.

Invece, è molto più utile chiedere a queste persone direttamente che cosa ha portato alla loro conversione, e dialogare con loro (se è proprio necessario) sulla base di convinzioni dottrinali. Meglio ancora, semplicemente pregate per loro, amateli, e cercare di capire come questo passaggio non è che uno dei tanti sul loro cammino di salvezza. Discernere motivi è una cosa che è sempre meglio lasciare a Dio solo.

Un amore per la storia della Chiesa e i primi Padri della Chiesa

Jordan ritiene che per quelli di poca istruzione, non esposti o alla storia della Chiesa o ai primi padri della Chiesa, la loro conversione è fatta forse per ignoranza. Se avessero capito che l'amore sia per la storia della Chiesa antica sia per i padri è presente anche nel luteranesimo confessionale (come con Martin Chemnitz, per esempio, nel suo Esame del Concilio di Trento), allora una conversione all'Ortodossia o al cattolicesimo romano non sarebbe necessaria. Jordan ritiene, inoltre, che nell'Ortodossia si trovi una versione romanzata della storia della Chiesa, con un mitico 'consenso dei padri' per la maggior parte delle dottrine, così come una comprensione ingenua sia della storia cristiana sia della lotta per l'ortodossia dottrinale.

Senza dubbio, per molti convertiti all'Ortodossia da altre forme di cristianesimo, una robusta esposizione alla Chiesa antica e alle sue credenze è una motivazione chiave dietro la conversione. Si prova una profonda esperienza esistenziale quando si può leggere la descrizione della liturgia per i catecumeni scritta di un santo del terzo secolo, e poi sperimentare la stessa funzione – parola per parola e gesto per gesto – qui e ora. Sono rimasto colpito io stesso da questa esperienza, anche dopo oltre 26 anni di vita da protestante semi-istruito e di buone letture (al momento della mia conversione).

Ma piuttosto che farne un problema di saltare il 'luteranesimo patristico' (o il suo equivalente anglicano, o presbiteriano), molti prendono un percorso diretto che porta dallo studio storico alla realtà incarnata. In altre parole, piuttosto che leggere della Chiesa del passato, nell'Ortodossia si ritrova la stessa Chiesa nel presente. Si tratta di una conversione ontologica, non di un esercizio di curiosità accademica. Piuttosto che tentare di ricreare i migliori elementi del nostro passato cristiano nel presente, i convertiti all'Ortodossia sono profondamente convinti, il più delle volte, che la Chiesa in cui sono innestati è veramente quella stessa Chiesa del terzo secolo (o per meglio dire, di ogni secolo). Jordan e altri sono certamente liberi di dissentire su questo punto, ma questo è il punto in cui ci troviamo.

Quando si tratta di una visione romanzata della storia o dei Padri della Chiesa, sento che questa critica è quasi inevitabile per quelli che non sono coinvolti con la vita e il ministero della Chiesa ortodossa, in altre parole, per quelli da fuori guardano all'interno. Ciò è in parte dovuto a una mancanza di risorse in lingua inglese che siano accessibili e pertinenti per chi è interessato a saperne di più sulla Chiesa ortodossa (ma questo sta lentamente cambiando). Invece, la speculazione e le mezze verità troppo spesso ripetute regnano sovrane (soprattutto in Internet).

In realtà, i cristiani ortodossi e gli studiosi sono acutamente consapevoli delle lotte per l'ortodossia, che iniziano fin dagli scritti di Ireneo contro gli gnostici e continuano fino al presente, dove qualsiasi tipo di lotta alle eresie può essere facilmente numerato (Kyrie, eleison). Non c'è stata alcuna 'età dell'oro' della Chiesa, né ce ne sarà mai una prima della risurrezione. Alcuni dei nostri più grandi eroi della fede sono morti o in esilio (san Giovanni Crisostomo, sant'Atanasio di Alessandria), o con arti recisi o lingue tagliate (san Massimo il Confessore). Anche il 'buon' san Nicola è morto con il naso rotto e dopo aver schiaffeggiato Ario. La storia cristiana è davvero una cosa complicata, disordinato. Il Corpo teantropico di Cristo non è mai senza la parte 'antropica' e senza una lotta per la purezza sia dottrinale sia morale.

Sulla questione di un 'consenso dei Padri', è un po' impreciso attribuire questa prospettiva alla Chiesa ortodossa come se fosse l'unica o anche la principale cartina di tornasole dell'Ortodossia. In realtà, questa prospettiva ha più attinenza con i Riformatori che con la Chiesa ortodossa. Per ortodossia, il 'dogma' è definito per consenso conciliare, come stabilito dai Concili ecumenici. Il Dogma ortodosso, poi, è in realtà ristretto a un numero piuttosto limitato di 'confini' dottrinali (dal greco 'horos'), all'interno dei quali ha posto ogni dialogo, dibattito e pia opinione. Anche le dottrine come la deificazione non sono state 'dogmatizzate' nella tradizione orientale, ma rappresentano invece un consenso prevalente di espressione teologica. Lo stesso si potrebbe dire per qualsiasi numero di dottrine ortodosse che vengono spesso erroneamente caratterizzate dai non ortodossi come 'la posizione ortodossa' su un argomento (ne parleremo più avanti).

Per inciso, il cosiddetto canone di san Vincenzo di Lérins (spesso citato come esempio di necessità di consenso patristico) non descrive il modo in cui il dogma è determinato, ma piuttosto il modo in cui i cristiani nel corso della storia si sono impegnati con discernimento in una vera e propria discussione di questioni non dogmatiche, cioè questioni che non sono di dogma ecumenico – e solo una di queste tre opzioni (che non devono essere applicate contemporaneamente, ma piuttosto in successione) comporta un 'consenso' dei padri.

Dal punto di vista ortodosso, i padri della Chiesa sono vivi oggi, proprio come lo erano nel quarto secolo. Non c'è stata alcuna cessazione carismatica dei padri alla fine del settimo Concilio ecumenico, e le nostre funzioni spesso si concludono invocando le preghiere dei "nostri santi padri", che sono tra noi. Gli scrittori cristiani nella Chiesa di oggi sono essi stessi una parte della vita e del respiro della nostra tradizione. Mentre alcune opere a livello popolare potrebbe essere fuorvianti nel caratterizzare l'Ortodossia come una fede che guarda sempre indietro, siamo una fede molto vivente, presente e dinamica. Quello che riteniamo essere vero, non è vero perché è antico, ma piuttosto perché è ortodosso.

Oriente greco e Occidente latino

Jordan rileva giustamente una distinzione crescente tra lo sviluppo teologico dell'Occidente di lingua latina e dell'Oriente di lingua greca, già a partire dal terzo secolo. Per esempio, oò docente del terzo secolo, Tertulliano di Cartagine (160-225), divenuto più tardi nella sua vita un membro della setta eretica dei montanisti – viene spesso chiamato il 'padre della teologia latina'. Jordan cita figure chiave tra i greci, compresi i santi Massimo il Confessore e Gregorio Palamas, la cui teologia è stata senza dubbio influente sulla teologia ortodossa tardo-medievale e anche su quella odierna.

Una delle distinzioni specifiche da lui rilevate è l'aggiunta del Filioque (dal latino "e dal Figlio") al Simbolo niceno-costantinopolitano del 381 – un'aggiunta fatta per la prima volta dai cristiani spagnoli nel VI secolo, e poi ufficialmente sancita da Roma all'inizio dell'XI secolo. Ho apprezzato la maggior parte di quello che Jordan aveva da dire su questo tema, ammettendo che i cristiani latini non furono esattamente caritatevoli nella loro decisione unilaterale di modificare il Credo. Tuttavia, come molti cristiani ortodossi, non credo necessariamente che un emendamento al Credo sia impossibile (io direi che è inutile). Invece, il problema è l'ortodossia (o la non ortodossia) che sta dietro a questa affermazione e le sue implicazioni.

Mentre non sono probabilmente d'accordo con lui sulla teologia sottostante, rispetto le convinzioni confessionali di Jordan che, da luterano fedele che rispetta il Libro della Concordia, non può a ragione sostenere una rimozione del Filioque dal suo utilizzo nel credo.

Jordan menziona anche il concetto di sviluppo della dottrina nella chiesa romana di oggi, a differenza dall'Oriente. Per esempio, cita il numero di ulteriori 'Concili ecumenici' assemblati dalla Chiesa romana dopo il Settimo Concilio Ecumenico (AD 787), tutti meno che grandi sia in dimensioni sia per importanza se confrontati con i primi sette.

Ma qui credo che Jordan commetta un altro errore comune quando si tratta di comprendere la Chiesa ortodossa, dicendo che noi crediamo che 'ogni eresia' sia stata fermata al settimo Concilio ecumenico, senza necessità di un simile 'sviluppo della dottrina'. (Attribuisce anche al settimo Concilio la celebrazione del trionfo dell'Ortodossia, una festa che in realtà commemora il sinodo di Costantinopoli nel 843 sotto l'imperatrice Teodora, ma questa è una confusione comune).

Per esempio, va notato che ci sono un certo numero di cristiani ortodossi e teologi oggi che vorrebbero chiamare il quarto sinodo ecumenico di Costantinopoli (879-880 d.C.) con il nome di Ottavo Concilio Ecumenico. Questo sinodo è indicato come tale sia negli scritti quattrocenteschi di San Marco di Efeso sia nell'Enciclica dei Patriarchi orientali (1848), scritta in risposta all'Epistola agli orientali di papa Pio IX. Nella chiesa greca oggi, ci sono discussioni sinodali per affermare questo sinodo, così come i sinodi che si sono occupati della controversia palamita del 1341-1351, rispettivamente come ottavo e nono Concilio Ecumenico. Un Concilio pan-ortodosso potrebbe un giorno decretare che questo è l'insegnamento ufficiale della Chiesa.

Al di là di questo, c'è stata una serie di dichiarazioni formative ecumeniche o formulazioni dottrinali da parte delle chiese orientali fin dal secolo VIII. Il metropolita Kallistos Ware, infatti, delinea questi eventi e dichiarazioni in The Orthodox Church, a cui Jordan fa riferimento più volte nella sua discussione. Ma dobbiamo tenere a mente quello che ho già detto: i nostri confini dogmatici sono impostati, ma una grande libertà è consentita all'interno. La necessità di uno sviluppo dogmatico continuo non è data per scontata da parte dei cristiani ortodossi, soprattutto data la nostra predilezione verso l'apofatismo.

E, infine, su questo punto, non si possono trascurare le circostanze storiche che circondano la Chiesa ortodossa dopo la caduta di Costantinopoli (1453). Per secoli, la Chiesa operò, nel migliore dei casi, in una condizione di 'modalità di sopravvivenza' perseguitata, pregando solo di poter sopravvivere per un'altra generazione. Questo è continuato per tutto il tempo fino alla caduta della cortina di ferro, e persiste ancora oggi. Fortunatamente, in molti luoghi dove l'Ortodossia è rappresentata, questo non è più il caso. Ma non si possono ignorare anche le attuali sofferenze dei nostri fratelli e sorelle in Egitto, Siria, Turchia, e ora in Ucraina, dove la prospettiva di uno 'sviluppo dogmatico' è la cosa più lontana dalla mente di chiunque.

Io sostengo che la presenza di uno sviluppo dogmatico è un sintomo di stagnazione, non la soluzione contro di essa.

L'eredità di sant'Agostino di Ippona

Il discorso di Jordan si sposta poi sia alla teologia sia all'influenza di sant'Agostino sul cristianesimo occidentale nel suo complesso, e su Martin Lutero in particolare.

Menzionando i punti di vista di Agostino sulla depravazione umana, il peccato originale, e la doppia predestinazione, Jordan afferma che Agostino non è stato altrettanto influente in Oriente, e che noi non lo consideriamo 'pienamente' santo, preferendo riferirci a lui solo come 'beato'.

Nel corso del suo podcast, Jordan cita alcune fonti diverse della sua conoscenza della dottrina ortodossa. Va notato qui che alcune delle opere su cui si basa – soprattutto quella di Losskij, per quanto sia un grande – rappresentano un particolare punto di vista di espressione teologica ortodossa, motivata da varie circostanze storiche. Anche in questo caso, non tutto ciò che è scritto da un cristiano ortodosso – chierico o no – è rappresentativo delle credenze dogmatiche della Chiesa (che sono ben poche). Jordan prende le opinioni di pochi come normative per tutta la Chiesa. Ci sono certamente alcuni ortodossi nel secolo scorso o giù di lì che hanno iper-reagito a una 'cattività' occidentale nel pensiero ortodosso della loro generazione, focalizzando questa divergenza sulla figura e gli scritti di sant'Agostino, ma questo non rappresenta alcun insegnamento ufficiale della Chiesa.

Di fatto, il Quinto Concilio Ecumenico (tenuto in Oriente nel 553) annovera Agostino in un gruppo selezionato di padri da venerare altamente sia per la loro pietà sia per gli scritti teologici. Questo non significa che siano infallibili, e alcuni dei loro scritti sono più importanti di altri – ma certamente, e con autorità dogmatica conciliare, non si lascia spazio di sorta per negare che Agostino sia un santo. Su questo punto dobbiamo affermare che coloro che pensano altrimenti sono semplicemente in errore. (I cristiani ortodossi non hanno "livelli" di distinzione per le figure venerate, cosi 'beato' non è una denominazione 'minore' di 'santo', per esempio chiamare la Theotokos 'beata' non la rende meno che santa).

Mentre i cristiani ortodossi potrebbero dissentire da gran parte di Agostino così come espresso da Tommaso d'Aquino o dai riformatori successivi, noi veneriamo e apprezziamo Agostino per le aree in cui è stato più influente sulla vita permanente della Chiesa: per esempio, i suoi scritti anti- donatisti, la sua posizione sul canone e il testo della Scrittura, le sue opere sul battesimo e sugli altri misteri cristiani, e così via. Agostino come espresso da Massimo il Confessore e altre opere scritte ai nostri giorni sono molto più interessanti per gli studiosi orientali, naturalmente, ma noi lo veneriamo comunque. Molti cristiani ortodossi prendono Agostino come loro nome di battesimo e ancor più venerano la sua santa icona – noi amiamo sant'Agostino.

Monergismo, peccato originale e semi-pelagianesimo

La figura di Agostino e la sua influenza sull'Occidente (e il presunto disprezzo in Oriente) porta Jordan a fare una breve discussione delle differenze tra monergismo e sinergia.

In sostanza, il monergismo è la convinzione che tutta la salvezza di una persona, dall'inizio alla fine, è interamente opera di Dio e della sua grazia, mentre sinergismo insegna che Dio inizia l'opera della salvezza per grazia, ma la persona deve poi collaborare con la grazia di Dio per il resto della sua vita. Jordan menziona la figura di Giovanni Cassiano come campione della dottrina della sinergia, venerato dall'Oriente e respinto dall'Occidente (o almeno, non venerato come santo). Inoltre accenna brevemente alla posizione dottrinale del semi-pelagianesimo, presumibilmente sostenuta sia da Giovanni Cassiano sia anche dagli attuali cristiani ortodossi. Jordan rileva che gli ortodossi non sono pelagiani in piena regola, ma che noi non vediamo il peccato originale come 'corruzione' totale o completa della natura umana. Per l'Oriente, dice Jordan, l'accento non è sul peccato o sulla colpa di Adamo, ma sulla conseguenza della morte.

Si potrebbe scrivere quasi senza limiti su questi pochi punti, quindi farò del mio meglio per essere breve.

In primo luogo, si deve sottolineare con forza che sant'Agostino non sosteneva il monergismo (una dottrina della Riforma), ma è in realtà un sinergizzante assieme, in pratica, a ogni altro padre e autorità cristiana antica. Tanto per fare un esempio, Agostino offre un'analogia sintetica di un albero, che illustra la collaborazione tra Dio e l'uomo nella salvezza (Sulla grazia di Cristo 1.19.20). La grazia di Dio rende prima buono un albero cattivo (al battesimo), e poi "Dio co-opera nella produzione di frutti nei buoni alberi".

Questa è la posizione assunta dal secondo sinodo di Orange (529), un concilio curiosamente chiamato dai calvinisti 'prova patristica' sia del monergismo sia delle loro dottrine della grazia:

"Secondo la fede cattolica crediamo anche che, dopo che la grazia è stata ricevuta con il battesimo, tutti i battezzati hanno la capacità e la responsabilità, se vogliono lavorare fedelmente, di attuare con l'aiuto e la collaborazione di Cristo, ciò che è di fondamentale importanza per quanto riguarda la salvezza della loro anima".

E per quanto riguarda doppia predestinazione (che sia stata insegnata da Agostino o meno), il concilio conclude:

"Noi non solo non crediamo che ci sia qualcuno preordinato al male dalla forza di Dio, ma affermiamo anche con assoluta riprovazione che se ci sono alcuni che vogliono credere a una cosa così empia, che siano anatema".

Il semi-pelagianesimo stesso è un'invenzione del XVI secolo, e non esiste in nessuna discussione del quinto o sesto (il termine fu coniato nel 1577). Mentre santi come Giovanni Cassiano e Vincenzo di Lérins sono spesso erroneamente associati a questa eterodossia fabbricata, in realtà sono in accordo (contro il monergismo) con il secondo sinodo di Orange. Questo concilio è stato un compromesso ortodosso tra le speculazioni isolate di sant'Agostino e quelle dei pelagiani eretici. San Vincenzo stesso menziona questa discussione nel suo Commonitorium intorno al periodo di Calcedonia (451 d.C.), dove egli denigra la dottrina della doppia predestinazione. Per quelli come Cassiano, la salvezza proviene dalla grazia dall'inizio alla fine, pur non ignorando sia la realtà sia la necessità della cooperazione dell'uomo con quella grazia dal battesimo all'ultimo respiro.

Talvolta si sostiene che Giovanni Cassiano non è venerato come sa dalla Roma, ma questo non è vero. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, egli è citato due volte ( come "San Giovanni Cassiano, " cf. CCC 1866, 2785 ). Denzinger si riferisce a lui un certo numero di volte nei Fondamenti del dogma cattolico come "San Giovanni Cassiano". Il suo giorno di festa, certamente di poco rilievo nelle ultime riforme vaticane del Martyrologium Romanum, è il 23 luglio (29 febbraio per ortodossi e anglicani). Cassiano fu anche incredibilmente influente sulle fondamenta del monachesimo benedettino in Europa occidentale, insieme con padri del calibro di Pacomio e dei "padri del deserto" egiziano. Non è molto amato come lo era una volta nell'Occidente cristiano, ma non è certo respinta o considerato meno santo e padre della Chiesa.

Sul tema del peccato originale oppure ancestrale, questo è un altro esempio di assunzione di alcuni, anche popolari, scritti ortodossi in prospettiva dottrinale, pretendendo che siano normativi, esclusivi e dogmatici.

Si può certamente dire che la maggior parte della teologia greca e anche slava sul peccato originale nel secolo scorso si è concentrata sul retaggio di morte e corruzione da Adamo. Questo è anche ciò che spesso viene sottolineato nei discorsi introduttivi o a livello popolare. In parte, questo ha a che fare con il fatto che la narrazione si ritrova nella stragrande maggioranza dei nostri servizi liturgici (inni e preghiere) relativi al tema. Per esempio, gli inni pasquali hanno come ritornello il tropario:

"Cristo è risorto dai morti,

con la morte ha vinto la morte,

e a chi giace nei sepolcri ha elargito la vita".

Mentre la stragrande enfasi delle opere orientali sul tema del peccato originale si concentra sulle conseguenze della morte e della corruzione ( e sulla loro inversione con la morte e risurrezione di Cristo), questo non significa che noi rifiutiamo una suscettibilità e anche una forte inclinazione verso il peccato come risultato della caduta. Come Jordan sarebbe probabilmente d'accordo, questi punti di vista non si escludono a vicenda: è semplicemente una questione di enfasi. E quell'enfasi è cambiata nel corso del tempo, con confessioni o catechismi dei secoli XVI e XVII che si occupano di più degli effetti psichici e morali del peccato originale che semplicemente della sola morte e corruzione.

Per ulteriori informazioni sull'altro angolo di fede ortodossa sul peccato originale, raccomanderei due saggi: Original Sin and Orthodoxy: Reflections on Carthage e Original Sin and Ephesus: Carthage’s Influence on the East. Come si può capire, l'attenzione è posta sui decreti conciliari, ecumenici, non su un presunto 'consenso dei padri' o sui punti di vista di alcuni, anche importanti, scrittori.

Est contro Ovest?

Jordan ritiene che molti cristiani ortodossi siano impegnati in una reazione eccessiva a quello che noi chiamiamo la teologia 'occidentale'. Egli vede questo in Losskij, e trova che per tale genere di autori, la cattiva teologia è associato con l'essere 'occidentali', mentre la teologia ortodossa è sempre 'orientale'.

Da un lato, credo che molto di questo sia colpa nostra. Come accennato in precedenza, c'è sicuramente una parte dell'Ortodossia nel secolo scorso che ha elaborato distinzioni nette tra la teologia d'Oriente e la teologia dell'Occidente (e per buone ragioni, storiche, a volte). Tutti i problemi del mondo sono ben confezionati come pensiero occidentale, con Agostino come il principale personaggio da biasimare. Tuttavia, devo sottolineare che gli estremi di questo atteggiamento non esprimono l'Ortodossia normativa, dogmatica.

Ho già notato la nostra affinità per Sant'Agostino, ma quando si tratta di una divisione tra Oriente e Occidente, la Chiesa ortodossa non è solo per le persone 'orientali', ma si ritiene una fede cattolica e universale fede che include le prospettive greca e latina, ebraica e gentile. 'Orientale' è più una descrizione per motivi di chiarezza che non qualcosa di profondamente significativo o teologica, e ancor meno è da prendere come l'inverso di un insulto. Se la Chiesa ortodossa è chiamata 'orientale', questo è quasi sempre detto oggi per distinguere tra Roma e gli altri patriarcati e Chiese autocefale che non sono in comunione con il papa della città di Roma. Così, mentre c'è sicuramente qualcuno che usa questi termini come un ulteriore motivo di distinzione o di divisione, dobbiamo ricordare che è più un termine di chiarificazione che non di discriminazione.

Jordan ritiene inoltre che i cristiani ortodossi (come Losskij) sono portati a false dicotomie quando si tratta di discussione dottrinale, come conseguenza di questo bigottismo anti-occidentale. La teologia orientale è pensata come l'antitesi assoluta alla teologia occidentale, con le idee orientali che prevalgono completamente ed eliminano quelle occidentali. Per esempio, Jordan è convinto che i cristiani ortodossi accettino uno e un solo punto di vista quando si tratta di una serie di distinzioni dottrinali (come l'espiazione), ad esclusione di altre posizioni ugualmente valide.

Anche in questo caso, penso che questo malinteso derivi da tre diversi fattori: 1) Una scarsa familiarità con la vita e la liturgia della Chiesa ortodossa da parte di uno dei suoi membri, 2) Un'esposizione limitata soltanto a certi tipi di letteratura o di prospettiva ortodossa e 3) Un'assunzione che le prospettive particolari degli autori ortodossi – per quanto popolari – siano un'espressione normativa e dogmatica degli "insegnamenti ufficiali" della Chiesa ortodossa.

E mentre questo non è del tutto colpa di Jordan (o come lo definisco io, un 'malinteso'), avendo vissuto come parte della Chiesa ortodossa per diversi anni, non riesco a pensare a niente tra le cose dette sull'Ortodossia che sia più ovviamente falsa. In verità, l'Ortodossia è spesso chiamata una chiesa sia di paradosso sia di mistero.  La nostra risposta a cuor leggero alle più profonde domande dei nostri amici non ortodossi è: "È un mistero". Ogni volta che qualcuno comincia a chiedermi: "Qual è la posizione ortodossa ufficiale su...", li fermo sempre e dico "Non ne abbiamo una". (In tono semiserio, naturalmente. )

Così, mentre molti autori ortodossi di oggi parleranno di Christus victor, peccato ancestrale, theosis e concetti non giuridici della salvezza, questa non è la parola ortodossa finale su questi temi. All'interno dei nostri confini ecumenici del dogma, tutto è aperto per la discussione, dialogo e dibattito sano. Mentre si potrebbe trovare una prospettiva dominante nell'ortodossia su determinati argomenti, questo non significa che noi rifiutiamo tutti gli altri punti di vista sullo stesso argomento. Un'affinità per la theosis non è un rifiuto del perdono dei peccati con la morte di Cristo sulla croce, né è un rifiuto di concetti come la giustificazione o anche le metafore "legali" per la salvezza.

Si deve anche tenere a mente che le discussioni teologiche e dibattiti della Chiesa ortodossa non vanno necessariamente ad ordinatamente 'allinearsi' con quelli dell'occidente (usando il termine come una descrizione, non un insulto). In tutta onestà, la teologia protestante è in gran parte una reazione contro Roma, con gran parte della moderna teologia romana che è una contro-reazione contro il protestantesimo (e con una grande quantità di sintesi, in alcuni casi). Mentre l'Ortodossia sta fuori a guardare, non abbiamo sempre un terreno comune. Questa contestualizzazione e la realtà storica non devono essere scambiate come una mancanza di preoccupazione da parte dei cristiani ortodossi di idee e concetti che sono più vicini al credo protestante o cattolico.

Sostenere che i cristiani ortodossi fraintendono la sola fide o che si preoccupano di più della theosis che non della giustificazione equivale a chiedersi se la Chiesa ortodossa debba essere luterana o riformata per essere corretta. Questa è, nella migliore delle ipotesi, un'astrazione – che confonde l'epistemologia con l'ontologia – e intorbida le acque di un dialogo significativo.

Pensieri conclusivi

Anche se può sembrare a questo punto che io abbia un certo numero di divergenze sostanziali con Jordan sulla sua introduzione all'Ortodossia, non ho delineato tutte le aree in cui siamo d'accordo (e dove spiega le cose in modo corretto). Mentre ascoltavo, sono rimasto impressionato da molte delle dichiarazioni chiarificatrici da lui fatte, anche cercando di capire i cristiani ortodossi nei loro termini, e non costringendo tutto in categorie o prospettive non necessariamente condivise tra luteranesimo e Ortodossia. In più di un'occasione durante l'ascolto della sua presentazione, stavo per scrivere un altro punto per la risposta, ma in seguito sentivo che forniva le dichiarazioni corrette ed equilibrate al fine di rappresentare in modo più accurato la fede ortodossa.

Se c'è una debolezza prevalente nella sua presentazione, è che sta guardando le cose dall'esterno, e basandosi solo su poche fonti selezionate. Credo che i cristiani ortodossi siano colpevoli per gran parte dell'apologetica a livello popolare e per altro materiale impreciso che si può trovare in formato cartaceo o online, ma le cose stanno migliorando di continuo. Le risorse ortodosse in lingua inglese, per quantità e qualità, sono ancora nell'infanzia.

Alla fine, vorrei incoraggiare gli interessati a conoscere di più dell'Ortodossia a non iniziare necessariamente con un libro qualsiasi, ma con una semplice visita a una parrocchia vicina. Prendete un caffè con il sacerdote o il diacono, e tempestateli con le vostre domande o dubbi. Più spesso che no, saranno felici di rispondere, e senza alcuna pressione o presunzione che siate interessati a convertirvi. L’assistenza ad alcune funzioni nel corso della settimana, quando non coincidono con la vostra presenza religiosa domenicale, è un'altra opzione disponibile (soprattutto durante la Grande Quaresima). Una cosa è leggere dell'Ortodossia, e un'altra cosa è sperimentarla ed essere esposti alla realtà incarnata della Chiesa su base regolare.

Spero che qualcuno trovi utile questa 'conversazione', e che possa cancellare eventuali confusioni che i luterani (o altri cristiani protestanti) potrebbero avere dei confronti della Chiesa e della fede ortodossa. Vorrei anche fare a Jordan i migliori auguri nel suo ministero e nei suoi sforzi, e chiedergli perdono per tutti i punti in cui ho frainteso o travisato quello che aveva da dire.

 
Una nuova festa di Tutti i Santi della Penisola Iberica sarà proclamata a ottobre

san Fruttuoso di Tarragona (Spagna)

Una festa pan-ortodossa della venerazione della Sinassi dei santi iberici sarà aggiunta ai calendari liturgici delle Chiese ortodosse locali, come riporta il sito della Chiesa ortodossa romena.

L'iniziativa di aggiungere una tale festa è stata fatta dall'Assemblea dei vescovi ortodossi di Spagna e Portogallo, che si è tenuta venerdì a Madrid. Alla riunione hanno presenziato il vescovo Nestor di Korsun (Chiesa ortodossa russa), il metropolita Polykarpos di Spagna e Portogallo (Patriarcato ecumenico), e il vescovo Timotei di Spagna e Portogallo (Chiesa ortodossa romena), come riferisce il sito della diocesi di Korsun della Chiesa ortodossa russa.

Durante la sessione dell'assemblea, i vescovi hanno approvato il menologio, o collezione delle vite dei santi che hanno rifulso nella penisola iberica nel periodo prima dello scisma occidentale, compilato dall'arciprete Andrej Kordochkin. Di conseguenza, i vescovi hanno deciso di presentare una petizione ai primati delle loro Chiese locali per stabilire una data per una venerazione panortodossa della schiera dei santi iberici.

Dopo l'incontro, si è deciso di celebrare la nuova festa la domenica prima della festa nazionale della Spagna, che si celebra ogni anno il 12 ottobre. Così, la nuova festa di Tutti i Santi che hanno rifulso nella Penisola Iberica sarà proclamata liturgicamente e celebrata per la prima volta quest'anno il 7 ottobre a Madrid.

La celebrazione sarà guidata da sua Eminenza il metropolita Iosif della diocesi dell'Europa occidentale e meridionale della Chiesa ortodossa romena.

La penisola iberica si trova nel sud-ovest dell'Europa. Attualmente comprende gli stati di Spagna, Portogallo e Andorra, parti della Francia e Gibilterra, un territorio della Gran Bretagna.

L'assemblea ha anche approvato il testo di una traduzione spagnola della Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo a uso dei fedeli ortodossi delle giurisdizioni canoniche rappresentate in Spagna. Anche questa traduzione è stata preparata dal suddetto padre Andrej.

 
Il virus Ebola e la sfida alla missione ortodossa In Sierra Leone

Ebola, una minaccia all'Europa!

La paura del contagio del virus Ebola ha raggiunto l'Europa quando un volo Air France dalla Guinea (Conakry) è stato messo in quarantena (il 4 aprile) per due ore a Parigi. A causa dei precedenti legami coloniali con l'Africa occidentale, in particolare con la Guinea, e del costante movimento umano dalla Guinea alla Francia, le autorità sanitarie francesi hanno ora allertato i servizi medici a vigilare sui casi sospetti di Ebola. Questa infezione assassina del virus Ebola non rispetta alcun confine nazionale!

La diffusione di Ebola in Africa occidentale

L'attuale epicentro di questa infezione assassina non curabile in Africa occidentale è in Guinea (il vicino al confine settentrionale e orientale della Sierra Leone). Ora ha iniziato a diffondersi oltre i confini della Guinea. È interessante che Ebola non è mai stato registrato in precedenza in Guinea. Proprio perché si tratta di un fenomeno senza precedenti, alcuni abitanti della Guinea hanno recentemente attaccato i membri dell'organizzazione Medici Senza Frontiere, credendo che questi avessero deliberatamente introdotto il virus in Guinea come parte di un "complotto straniero".

Ora ci troviamo ad affrontare questa nuova minaccia mortale e abbiamo iniziato con misure preventive nella nostra missione ortodossa in Sierra Leone mentre ci sforziamo di proteggere la sua popolazione.

La nostra missione in Sierra Leone è ora in situazione di emergenza. Stiamo monitorando la diffusione di Ebola in Sierra Leone e prendendo varie forme di misure preventive ambientali, igieniche e spirituali per proteggere le persone che serviamo qui. Ecco quali sono le misure:

Suppliche spirituali: la santa missione ortodossa in Sierra Leone compie costantemente almeno un servizio ecclesiastico al giorno. I servizi ortodossi abbondano di petizioni per la salute, la sicurezza, la prevenzione e la liberazione da varie afflizioni (comprese le malattie) e pericoli e minacce:

"Per essere liberati da ogni afflizione, collera, pericolo.... preghiamo il Signore " (Liturgia di San Giovanni Crisostomo; offici del Mattutino e del Vespro).

"Non si accosterà a te alcun male, né flagello si avvicinerà alla tua tenda." (Salmo 90:10; Grande Compieta).

Queste petizioni o simili sono cantate dalla nostra missione su base quotidiana. Naturalmente chiediamo anche le vostre preghiere di intercessione. Ci aspettiamo quindi che la potente protezione di Cristo ci protegga da questa piaga minacciosa.

Educazione igienica preventiva

La nostra missione possiede tre grandi campi nell'area urbana di Freetown, campi che servono oltre 2000 bambini, giovani e adulti in tutti i nostri progetti educativi, ecclesiastici e medici. Abbiamo l' obbligo di tenerli al sicuro da questa infezione mortale che non ha alcuna cura o terapia conosciuta. In questo caso la prevenzione del contagio è la migliore e forse l'unica politica possibile. Di conseguenza stiamo fornendo una costante sensibilizzazione di informazioni, discussioni e aggiornamenti ai nostri alunni, genitori e insegnanti, studenti universitari, docenti, sacerdoti, parrocchiani e personale, in merito alla natura dell'infezione e a come salvaguardare se stessi dalla contaminazione. Abbiamo anche mobilitato i servizi della Croce Rossa per aiutarci in questo sforzo educativo e preventivo.

I metodi prescritti di prevenzione di base dipendono da:

• una corretta dieta (evitando il consumo di carni di pipistrelli, scimmie, serpenti e altri tipi di carne di animali selvatici che si mangiano in alcune regioni dell'Africa occidentale).

• adeguata igiene personale (lavaggio delle mani, dei vestiti, bollitura dell'acqua, lavaggio degli alimenti prima della cottura, ecc.)

• stiamo assicurando che tutti i nostri edifici siano puliti e disinfettati, soprattutto gabinetti e bagni.

• inoltre stiamo scoraggiando qualsiasi viaggio in Guinea e Liberia per il momento. Vorrei anche consigliare a tutti i visitatori stranieri che intendono visitare la nostra missione in Sierra Leone di annullare o rimandare il loro viaggio fino a quando il periodo di pericolo sarà passato in modo sicuro.

Richiesta di aiuto

Nel caso in cui questa infezione assassina raggiunga Freetown, tra tutti i nostri campi forse il più potenzialmente vulnerabile è il campo Waterloo (alla periferia di Freetown). Qui ospitiamo una comunità di persone disabili (soprattutto vittime della poliomielite e amputati), insieme con i loro figli e coniugi – il villaggio ortodosso dedicato a san Mosè l'Etiope.

A questo punto non abbiamo un muro perimetrale completo intorno alla zona abitativa per i disabili. Ciò significa che la comunità è esposta a tutti i tipi di minacce da parte delle comunità circostanti e confinanti. Per esempio, non è insolito che gli individui dalla zona circostante oltrepassino il recinto di notte e utilizzino senza permesso i servizi igienici della comunità di san Mosè (così come a volte si verificano molestie e furti). Questo significa che se l'infezione Ebola raggiunge Freetown questo campo è a grande rischio di esposizione alla contaminazione.

Inoltre, mentre stiamo fornendo alloggio gratuito, servizi medici gratuiti, opportunità educative gratuite così come assistenza finanziaria ai membri della comunità di san Mosè, tuttavia in questo momento a causa di ristrettezze finanziarie gli impianti sanitari e i bagni sono a uno stadio molto primitivo. Questo è un altro punto di debolezza nel nostro campo che potrebbe attirare il virus Ebola.

Chiedo quindi il vostro aiuto per attuare misure di emergenza nel nostro campo Waterloo, al fine di fornire un ambiente sicuro e igienico alla nostra comunità ortodossa che vive nel campo:

Abbiamo bisogno di costruire un muro perimetrale completo per proteggere la nostra comunità per disabili Waterloo da estranei che utilizzano i servizi igienici esistenti e che quindi possono infettare il campo. La costruzione di questo muro è già iniziata, ma deve essere completata.

Per garantire livelli ottimali di igiene abbiamo bisogno di fornire impianti sanitari decenti per i nostri fratelli e sorelle disabili. Questi saranno composti da vani separati per maschi e femmine per il bagno personale e per il lavaggio dei vestiti.

Infine, se vogliamo garantire la possibilità di lavarsi con sicurezza e igiene avremo bisogno di costruire un pozzo d'acqua permanente, una pompa e una torre adiacente con un considerevole serbatoio d'acqua. Il pozzo dovrebbe essere abbastanza profondo per fornire acqua tutto l'anno. L'acqua sarà quindi pompata dal pozzo al serbatoio sopraelevato, che potrà fornire la sua acqua ai rubinetti e alle docce nei bagni. Naturalmente garantiremo un costante rifornimento di sapone e detersivo.

Grazie!

Vorrei ringraziare il generoso donatore dal Canada, che dopo aver ascoltato la nostra situazione ci ha inviato una somma necessaria e molto generosa, insieme con "Paradise 4 Kids" che ha deviato i fondi da un altro progetto in modo che potessimo iniziare la recinzione perimetrale.

E vi ringrazio tutti fin da ora per il vostro aiuto in questo campo, in modo che possiamo proteggere la nostra comunità ortodossa di Waterloo nel caso in cui arrivi l'infezione di Ebola.

Chiediamo le vostre preghiere.

Rispettosamente in Cristo

+ Archimandrita Themistocles Adamopoulos

Freetown,

Sierra Leone

 
Apostoli del XXI secolo

Dal 14 al 30 settembre 2013 si è tenuta alla Casa Centrale dei Giornalisti a Mosca l'esibizione intitolata “Apostoli del XXI secolo”. Si tratta della prima esibizione dedicata alle missioni estere della Chiesa ortodossa. I visitatori hanno potuto vedere come l'Ortodossia si sta diffondendo in paesi come le Filippine, la Mongolia, l'India, il Pakistan, la Thailandia, la Cambogia, la Costa d'Avorio, il Kenya, e altri luoghi. Le fotografie erano accompagnate da testi con citazioni dalle storie, sia dei missionari sia dei nuovi convertiti. L'esposizione ha incluso pubblicazioni missionarie moderne sull'Ortodossia in varie lingue, e presentazioni che mostrano come il Cristianesimo trova espressione nella cultura di popoli non ortodossi. I visitatori hanno potuto ascoltare i canti degli ortodossi africani, seguire video di viaggi missionari, e comunicare con persone che sono statwe in missione. I missionari che sono stati in Mongolia hanno invitato i visitatori ad assaggiare l'autentico tè mongolo.

L'esibizione è stata organizzata dalla scuola missionaria ortodossa del dipartimento sinodale per le missioni, e per questo l'evento ha anche incluso presentazioni da parte della scuola, che sta attualmente accettando candidati per l'anno accademico in corso. Hanno parlato i rappresentanti del dipartimento missionario, l'igumeno Serapion (Mitko) e l'arciprete Aleksandr Korotikin, così come gli insegnanti della scuola, il diacono Georgij Maksimov, A. V. Liulka, D. M. Volodikhin, A. M. Maler, and I. A. Molev.

Chi desidera ulteriori informazioni sull'opera missionaria odierna o vuole aiutare a sostenere i missionari può contattare la Società missionaria ortodossa di san Serapione di Kozheozersk e la Scuola Missionaria Ortodossa.

 

Esibizione “Apostoli del XX secolo”. Le bandierine indicano i luoghi raffigurati nelle fotografie

 

 Visitatori all'esibizione

Caratteri calligrafici cristiani nello stile cinese tradizionale

Particolare dell'esibizione. Libri ortodossi in ceceno, kirghizo, tataro, kumyk, thai e urdu

 

Un diplomato della Scuola missionaria, Il'ja Molev, parla del suo viaggio in Kenya

 

I visitatori ascoltano la presentazione

 

Il diplomato della Scuola missionaria, il sacerdote Roman Bychkov, che è partito per servire in permanenza in Thailandia

 

Un sermone durante la Liturgia in Kenya. Il sacerdote Vladimir

 

Un sermone durante la Liturgia in Pakistan. Il sacerdote Joseph Tanveer

 

Confessione a Jakarta, Indonesia. Lo ieromonaco Joasaph (Tandibilang)

 

Prima comunione. Chandrapur, India. Il sacerdote Stanislav Rasputin

 

Ortodossi in India

 

Una prosfora. Hong Kong

 

Un diplomato della Scuola missionaria ortodossa, il diacono Andrej Kalinin, ora in servizio permanente nella Repubblica di Tuva, e direttore del dipartimento missionario della diocesi di Kyzyl

 

Nuovi convertiti all'Ortodossia. La comunità si san Giovanni di Shanghai, Davao del Sur, Filippine

 

Ortodossi nelle Filippine

Il Monastero della Dormizione nella provincia di Ratchaburi, Thailandia

 

Un battesimo in Kenya

 

Dopo il battesimo. Shagonar, repubblica di Tuva

 

La chiesa degli apostoli Pietro e Paolo a Hong Kong

 

L'arciprete Michael Li, uno degli ultimi preti viventi della vecchia missione cinese. Nato in una famiglia di cinesi ortodossi, è andato in chiesa fin dall'infanzia. Dopo che i comunisti hanno preso il potere in Cina, ha sofferto persecuzioni e vent'anni di prigionia. Ora vive e serve nella diocesi australiana della Chiesa ortodossa russa fuori della Russia

 

La chiesa del santo grande martire Giorgio a Pnom Penh, Cambogia, costruita in memoria dei membri dei corpi di pace bulgari morti in Cambogia. Nella foto appare un missionario ortodosso venuto a organizzare la celebrazione della Pasqua ortodossa per la comunità ortodossa locale

 

La chiesa della santa Trinità a Ulan Bator, Mongolia. È la più grande chiesa ortodossa in Asia

 

Una cristiana ortodossa della Mongolia ascolta un sacerdote

 

Attività con le ragazze dell'orfanotrofio greco ortodosso di Calcutta, India

Una cappella della Chiesa ortodossa russa dedicata a san Giovanni Crisostomo a Bangalore, India. Tra i parrocchiani c'è un ex brahmino, che si è convertito con tutta la sua famiglia all'Ortodossia dopo che Cristo gli è apparso miracolosamente

Silhouan, indiano ortodosso, predica ai suoi vicini parlando loro delle icone. Bangalore, India

Un'icona nella residenza del Metropolita Makarios del Kenya

Lettura dei Vangeli in chiesa. Kenya

Costantino, ortodosso del Laos, mostra la sua prima icona

Ortodossi a Papua. Canto del Credo nella chiesa di sant'Atanasio il Grande a Jayapura, nella parte indonesiana di Papua

Il sacerdote ortodosso pachistano padre Kirill (ROCOR) saluta un nuovo convertito

Fedeli ortodossi alla parrocchia di san Sergio di Radonezh durante la Liturgia a Sargodha, Pakistan

Cristiani ortodossi in Guatemala

Un missionario greco contemporaneo, il metropolita Amphilochios della Nuova Zelanda, con una famiglia di ortodossi nativi delle isole Fiji, membri della prima missione ortodossa in Oceania

 
Il peccato dei tatuaggi e delle modifiche corporee

A titolo di introduzione, lasciatemi dire che anch'io ho dei tatuaggi e a un certo punto ho portato un piercing al sopracciglio. I tatuaggi sono un argomento delicato perché sono qualcosa che non può essere cancellato. Questo si riferisce per la maggior parte al mio io più giovane.

Allora perché i tatuaggi sono un peccato? La Bibbia non ne parla direttamente, tranne che in un versetto.

Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore (Lev 19:28)

Questo sembra essere un riferimento a una pratica pagana contemporanea. È immediatamente preceduto dal non radere gli angoli dei propri capelli (da qui i riccioli degli ebrei moderni) e seguito dal non far prostituire la propria figlia. Quindi secondo me non è rilevante.

I tatuaggi sono un peccato per lo stesso motivo per cui lo sono i cosmetici. Forse non è un peccato assoluto se lo fai per ignoranza, ma se ne sai qualcosa, allora è un peccato. Tutti i Padri che hanno parlato di questo argomento – Agostino, Clemente di Alessandria, Girolamo, Cipriano di Cartagine, Simeone il Nuovo Teologo, Giovanni Crisostomo, Cirillo di Gerusalemme – concordano sul fatto che dipingersi il viso è un peccato molto grave e non una piccola svista.

Supponiamo che un pittore dipinga con colori che rivaleggiano con quelli della natura i lineamenti, la forma e la carnagione di un uomo, e che, una volta terminato il ritratto con arte consumata, un altro pittore metta la mano sopra al dipinto già completato, come per migliorarlo con la sua abilità superiore; sicuramente il primo artista si sentirebbe profondamente offeso, e la sua indignazione sarebbe giustamente suscitata. Credi tu dunque di compiere impunemente un atto di malvagità così audace, un simile insulto a Dio il grande artefice? Infatti, anche se non sei immodesto nel tuo comportamento verso gli uomini e non sei inquinato nell'animo da questi inganni da meretrici, tuttavia, corrompendo e violando ciò che è di Dio, ti mostri peggiore di un'adultera [san Cipriano di Cartagine, citato da sant'Agostino in Sulla dottrina cristiana].

Dio ti ha fatto bello? Perché ti comporti diversamente? Infatti, come se si dovesse ricoprire una statua d'oro con una pennellata di fango, così avviene con quelle donne che usano i colori. Ti spalmi di terra rossa e bianca! Ma il semplice, dici tu, può giustamente ricorrere a questo. E perché? Per nascondere la loro bruttezza? È un tentativo vano. Quando infatti l'aspetto naturale è stato migliorato da quello studiato e artificiale? E perché dovresti essere turbato dalla tua mancanza di bellezza, dal momento che non è un rimprovero? Ascolta infatti il detto del saggio: "Non lodare un uomo per la sua bellezza, né detestare un uomo per il suo aspetto esteriore" (Eccl 11:2.) [san Giovanni Crisostomo, 4a omelia su 1 Timoteo].

E tutti i Padri che parlano di questo argomento dicono cose simili. Nel Nuovo Testamento vediamo anche avvertimenti sui gioielli e sulla moda dei capelli.

1 Tim 2:9 Allo stesso modo anche le donne si adornano con abiti modesti, con pudore e sobrietà; non con capelli intrecciati, né oro, né perle, né ornamenti costosi;

1 Pt 3:3 Il cui ornamento non sia quello esteriore di intrecciare i capelli, di indossare oro o di indossare vesti;

Quindi, se indossare gioielli, intrecciarsi i capelli e indossare abiti eleganti è un peccato, e se dipingersi il viso è un peccato, e sono tutte cose temporanee, quanto più lo è qualcosa di permanente come tatuaggi e piercing?

La tradizione cristiana non ha il concetto di tatuaggio. Non esiste una parola per descriverlo. La nostra parola "tatuaggio" è tanto straniera da venire dalle lingue polinesiane. Tatuaggi e marchi, al massimo, si facevano su detenuti e schiavi. Non è mai stata una dichiarazione di moda fino agli ultimi secoli, e solo negli ultimi decenni è diventata una norma sociale.

Allo stesso modo, fino al secolo scorso, solo le prostitute si dipingevano il viso perché ciò simulava l'ovulazione.

Qualcuno dirà: "Ma i copti si fanno tatuare croci sui polsi". Il contesto dei copti è quello di sopravvivere come cultura minoritaria circondata dall'islam. Non era un progetto estetico: era un rituale di unità culturale. Li distingueva dalle altre persone che costituiscono la maggioranza. Noi non abbiamo quella cultura o quel contesto, ed è falso fare un'eccezione alla regola e usarla per la nostra vanità.

La pelle è l'organo più esteso del corpo ed è assolutamente unica per te. Un fegato è semplicemente un fegato, ma ogni sistema cutaneo è diverso. Il tatuaggio comporta la rottura della pelle e l'iniezione di inchiostro al suo interno. Questo inchiostro è un veleno e il corpo cerca di rimuoverlo, motivo per cui i tatuaggi sbiadiscono nel tempo. Farsi un tatuaggio è letteralmente autolesionismo. In nessun altro contesto consideriamo il tagliarsi o l'avvelenarsi come qualcosa di moralmente neutro.

I tatuaggi aumentano il rischio di cancro del 21%

I tatuaggi sono diventati sempre più popolari come mezzo di auto-espressione. Circa il 32% degli americani ha almeno un tatuaggio e circa il 22% ne ha più di uno.

Tuttavia, man mano che i tatuaggi diventano più diffusi, anche l'incidenza del linfoma maligno è aumentata, aumentando dal 3% al 4% negli ultimi 40 anni. Una recente ricerca dell'Università di Lund in Svezia, pubblicata su eClinicalMedicine di The Lancet, suggerisce una potenziale connessione.

Lo studio ha analizzato i dati di quasi 12.000 persone di età compresa tra 20 e 60 anni, abbinati a un gruppo di controllo della stessa età e sesso senza linfoma. I partecipanti hanno completato questionari sui fattori legati allo stile di vita, compresi i tatuaggi. I ricercatori hanno scoperto che quelli con tatuaggi avevano maggiori probabilità di sviluppare un linfoma maligno rispetto a quelli senza tatuaggi.

Le persone con tatuaggi avevano un rischio maggiore del 21% di sviluppare qualsiasi tipo di linfoma dopo gli aggiustamenti per altri fattori.

Il rischio di linfoma era più alto (81% più alto) per coloro che si erano fatti il primo tatuaggio meno di due anni prima della diagnosi. Il rischio diminuiva per coloro che si erano fatti tatuare tra i tre e i 10 anni fa, ma aumentava nuovamente (rischio più alto del 19%) per coloro che avevano fatto il primo tatuaggio 11 o più anni fa.

"Sappiamo che l'inchiostro del tatuaggio spesso contiene sostanze chimiche pericolose e che si deposita nei linfonodi", ha detto la signora Nielsen a The Epoch Times. Il sistema immunitario "cerca sempre di eliminare le particelle di inchiostro che percepisce come qualcosa di estraneo che non dovrebbe essere lì", ha aggiunto.

Uno studio del 2022 pubblicato su Toxicology and Industrial Health ha identificato sostanze tossiche negli inchiostri per tatuaggi e ha avvertito che "potrebbero comportare rischi tossicologici per la salute umana".

A un certo punto, a memoria d'uomo, la scienza medica è diventata tutta scienza pazza. L'assistenza sanitaria ora spesso comporta la rottura del corpo. Usiamo il controllo delle nascite e l'aborto per interrompere la funzione naturale di una donna e togliere una vita. Usiamo ormoni transgender e chirurgia per deformare le persone. Usiamo la chirurgia plastica per aumentare il sex appeal di qualcuno. E con crescente legalità, usiamo l'eutanasia per fermare del tutto la vita. Nessuna di queste procedure "sanitarie" riguarda la cura della salute del corpo: sono tutte utilizzate per sovvertire i processi naturali del corpo.

In che modo il tatuaggio è diverso? Considerate soprattutto il fatto che le giovani donne di solito hanno una pelle così bella, e oggi è solitamente rovinata da tatuaggi spazzatura che dovrebbero migliorarla. Se il tatuaggio è una procedura medica – e il tatuatore ti dice di trattare il nuovo tatuaggio come una piccola ustione – allora qual è il vantaggio pratico? Niente affatto: è semplicemente estetico.

Perché ci facciamo i tatuaggi? I copti si fanno tatuaggi per non farsi convertire all'islam. Lo fanno perché preservano la loro identità etnica e culturale che risale agli antichi faraoni. I carcerati russi si fanno tatuaggi per indicare le loro affiliazioni e le loro storie. I marinai si fanno tatuaggi per commemorare il luogo in cui hanno viaggiato.

Ma nessuna di queste ragioni è vera per gli americani (con l'eccezione dei carcerati). Ci facciamo tatuaggi per ragioni egoistiche. I nostri tatuaggi riguardano la nostra autorealizzazione. Li facciamo perché pensiamo che ci renderanno felici. E davvero, li facciamo perché odiamo i nostri corpi.

In definitiva, i tatuaggi sono radicati nel disprezzo di sé. Gli uomini si fanno tatuare perché vogliamo essere più cattivi. Sono i tipi nerd deboli ad avere più tatuaggi. Le donne si fanno tatuare perché odiano il proprio corpo, perché ogni giovane donna, senza eccezioni, è consapevole di qualcosa nel proprio corpo.

E questi due motivi sono davvero gli stessi. Non ci piace il nostro aspetto e vogliamo assumercene la proprietà. Vogliamo renderci belli. Oppure, se non possiamo essere belli, almeno vogliamo essere brutti alle nostre condizioni. Vogliamo dire che abbiamo scelto il nostro aspetto, per quanto terribile, perché almeno poi ci appartiene.

Ma questo non risolve il problema. La giovane donna ha ancora il naso grosso o il viso piatto. Il giovane è ancora debole e codardo. Mi ricorda l'Esodo quando Mosè trasforma l'acqua in sangue, e i maghi eseguono lo stesso trucco per dimostrare che possono fare tutto ciò che può fare lui. Ma in realtà ciò che avrebbe risolto il problema sarebbe stato trasformare il sangue in acqua.

Nella migliore delle ipotesi, un tatuaggio ti darà solo una felicità temporanea in modo permanente. Nessuno guarda il suo tatuaggio cinque anni dopo e pensa: "Sono un vero figo per essermi fatto fare quel tatuaggio". La migliore delle ipotesi è che negli anni successivi ti sentirai indifferente nei confronti del tuo tatuaggio.

Se imparassimo ad amare noi stessi, non vorremmo farci tatuaggi. Non intendo questa dottrina dell'autostima, in cui ti convinci di essere la cosa migliore in assoluto, solo in virtù del fatto di esistere. Intendo amare sinceramente te stesso oltre le categorie di giusto e sbagliato, bello e brutto, forte e debole. Se vedessimo noi stessi nel modo in cui ci vede Dio, cioè che abbiamo valore solo per il fatto di essere noi stessi, allora non vorremmo farci dei tatuaggi.

E quindi, alla fine, quando ci facciamo un tatuaggio, stiamo dicendo che Dio ha torto. Stiamo dicendo che non siamo degni di amore e che c'è qualcosa di rotto in noi che ci impedisce di essere amati. Non crediamo che qualcuno possa amarci per quello che siamo. Sappiamo che siamo fatti a immagine di Dio, ma non amiamo veramente Dio come affermiamo, e quindi siamo incapaci di amare noi stessi.

I tatuaggi commemorativi non sono diversi. La nonna muore e tu ti affretti a farti tatuare al polso la data della sua morte. Ma questo è solo il calore delle emozioni. Hai paura di dimenticarla e ti convinci che in qualche modo non sia davvero morta se è ancora lì permanentemente al tuo braccio. Questa non è una decisione presa con sobrietà, e spesso è perché ti senti segretamente in colpa per aver trascurato la nonna. Una foto incorniciata sullo scaffale sarebbe molto più appropriata, ma non ha la grande drammaticità di farsi un tatuaggio. Non c'è ritualismo e nessuna forte dichiarazione di devozione in un quadro sul muro. Piuttosto, farti un tatuaggio grida al mondo quanto amore hai avuto per la nonna invece di riflettere tranquillamente su di lei con umiltà. Il tatuaggio commemorativo porta tutti in una relazione privata con la nonna, nella quale non hanno il diritto di intromettersi.

E questo è alla base del problema di tutti i tatuaggi: sono guidati dalle passioni. Li facciamo perché siamo vanitosi, pieni di odio per noi stessi, scoraggiati o per qualche altra emozione che ci guida. I tatuaggi raramente si fanno in modo sobrio per ragioni che non sono almeno in parte guidate da se stessi.

Se lo desideri, puoi essere uno schiavo delle passione, e se lo desideri, puoi rimanere libero e non sottometterti al loro giogo; Dio ti ha infatti creato con tale potere.

Sant'Antonio il Grande

I tatuaggi sono progettati per essere guardati. Dovrebbero attirare l'attenzione, anche se in un luogo nascosto. Ciò è al contrario di ciò che fanno i copti, che usano qualcosa di piccolo e sottile. Ma noi non dovremmo attirare l'attenzione degli altri. Dovremmo solo attirare l'attenzione di Dio.

Anche farti tatuare i nomi dei tuoi figli è un atto egocentrico. I tuoi figli non sono migliori per questo. Nessuno ne trae profitto. Ma lo si fa comunque solo per amore di autorealizzazione.

E quindi, in conclusione, vediamo che non esiste alcun motivo moralmente giustificabile per farsi un tatuaggio. I tatuaggi sono autolesionistici, sono radicati nel disprezzo di sé e sono narcisistici. Non vi è alcun vantaggio pratico nel farsi un tatuaggio. Tutto ciò che nella tradizione cristiana, e soprattutto in quella ortodossa, si confronta con pratiche simili le condanna sempre nei termini più forti.

Odio sembrare una femminista, e soprattutto una femminista che glorifica l'obesità, ma fuori dal suo contesto, il loro mantra è vero: devi amare il corpo in cui ti trovi, perché è l'unico che hai.

 
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La croce sul petto dei cristiani

È necessario che un cristiano ortodosso indossi sempre una croce?

La pratica di indossare una croce è molto antica, e si fa per due ragioni: 1) si tratta di una confessione di fede che siamo cristiani; e 2) la croce è un'arma contro il male.

In Russia, dire che qualcuno "si è tolto la croce" è un altro modo per dire che ha rinunciato alla propria fede cristiana. Uno dei santi più venerati popolarmente degli ultimi tempi è il soldato Evgenij Rodionov, che era stato catturato da ceceni musulmani durante la prima guerra cecena. Era stato picchiato e torturato, e infine decapitato perché aveva rifiutato di togliersi la croce.

Ci sono alcune buone ragioni per cui qualcuno potrebbe avere bisogno di togliersi temporaneamente la croce, per esempio a causa di alcuni problemi di sicurezza sul lavoro, ma a parte tali circostanze eccezionali, si dovrebbe portare la propria croce in qualsiasi momento.

I laici indossano la croce sulla pelle, e così questa di solito non è visibile agli altri, ma a se stessi è un ricordo costante della propria fede. Tuttavia, può a volte essere vista da altri, e così è anche una testimonianza per gli altri, come lo è stato molto chiaramente nel caso del nuovo martire Evgenij.

Sul retro della maggior parte delle croci ortodosse, si trova uno di due testi. Il più comune è "Спаси и Сохрани", che significa "Salva e proteggi". Si vede anche questa preghiera, anche se di solito non l'intera preghiera, a meno che la croce non sia abbastanza grande:

"Да воскреснет Бог, и расточатся врази Его, и да бежат от лица Его ненавидящии Его. Яко исчезает дым, да исчезнут; яко тает воск от лица огня, тако да погибнут беси от лица любящих Бога и знаменующихся крестным знамением, и в веселии глаголющих: радуйся, Пречестный и Животворящий Кресте Господень, прогоняяй бесы силою на тебе пропятаго Господа нашего Иисуса Христа, во ад сшедшаго и поправшаго силу диаволю, и даровавшаго нам тебе Крест Свой Честный на прогнание всякаго супостата. О, Пречестный и Животворящий Кресте Господень! Помогай ми со Святою Госпожею Девою Богородицею и со всеми святыми во веки. Аминь."

Il testo significa:

"Sorga Iddio, e si disperdano i suoi nemici, e fuggano dinanzi al suo volto coloro che lo odiano; come svanisce il fumo, così svaniscano; come la cera si strugge davanti al fuoco, così spariscano i demoni dalla presenza di coloro che amano Dio e che si segnano con il segno della croce e dicono in letizia: gioisci, preziosissima e vivificante Croce del Signore, perché tu scacci via i demoni con il potere del Signore nostro Gesù Cristo, che è stato crocifisso su di te, che è sceso nell'ade e ha calpestato il potere del diavolo, e ci ha dato te, la sua preziosa Croce, per scacciare ogni avversario. O preziosissima e vivificante Croce del Signore, aiutami assieme alla santa Vergine Theotokos, e a tutti i santi, nei secoli, amen."

Questa preghiera inizia con le parole del Salmo 67 [68], ma prosegue con un’interpretazione delle parole come una preghiera contro i nostri nemici invisibili, i demoni, sconfitti dalla potenza della Croce.

Indossare una croce non è un portafortuna che sia di qualche beneficio a un non credente, né è una garanzia che anche un pio cristiano ortodosso non sperimenterà alcun danno fisico mentre la indossa; ma per coloro che la indossano con la fede nel potere della croce di Cristo, è di grande conforto e beneficio spirituale.

 
60.000 persone celebrano i giorni imperiali a Ekaterinburg

La notte tra il 16 e il 17 luglio, per onorare la memoria dell'imperatore russo assassinato Nicola II e della sua famiglia, più di 60.000 fedeli ortodossi hanno preso parte al pellegrinaggio della processione imperiale di 20 chilometri, dalla cattedrale sul Sangue in onore di Tutti i Santi glorificati nella Rus' a Ekaterinburg fino al monastero dei martiri imperiali a Ganina Jama. La processione si è svolta senza incidenti, come ha detto al quotidiano regionale il servizio stampa della diocesi di Ekaterinburg.

Prima della processione si è celebrata una Divina Liturgia presso la cattedrale sul Sangue, guidata dal metropolita Kirill di Ekaterinburg e Verkhotur': hanno concelebrato il metropolita Vikentij di Tashkent e dell'Uzbekistan, l'arcivescovo Teodosio di Sebaste (patriarcato di Gerusalemme), il vescovo Savvatij di Tarsk e Tjukalinsk, il vescovo Viktor di Glazov e Igra, il vescovo Innokentij di Nizhny Tagil e Serov, il vescovo Mefodij di Kamensk e di Alapaevsk.

Alle due del mattino del 17 luglio, residenti e ospiti di Ekaterinburg, inclusi i cristiani ortodossi, i monarchici e altri, hanno iniziato la processione di 20 chilometri, che si è conclusa alle 6:30 del mattino. La processione è stata guidata dal metropolita Kirill di Ekaterinburg e Verkhotur'e, accompagnato dai membri del suo clero. Sono stati seguiti da cosacchi che trasportavano icone e stendardi. Quest'anno, un gruppo di pellegrini giapponesi, vestiti in armatura da samurai, ha preso parte alla processione. La colonna si estendeva per diversi chilometri.

Durante tutto il corso della processione, i pellegrini sono stati accompagnati da squadre mobili di assistenza che hanno fornito ai fedeli bottiglie di acqua potabile e servizi di pronto soccorso. Sono stati forniti autobus lungo il percorso della processione per soste di riposo, o per coloro che non potevano completare il viaggio.

 
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