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Un esame delle radici marce della nostalgia rossa tra i russi

Gli occidentali hanno delle ragioni semi-legittime per amare Lenin. I protagonisti cocciuti della Realpolitik e i vecchi noiosi russofobi potrebbero apprezzare il suo ruolo nel paralizzare la Russia rispetto a quello che avrebbe potuto essere nel XX secolo (cioè una sfidante a pieno spettro dell'ordine americano, invece di un Alto Volta con i missili).

I crescenti ceppi popolari della giustizia sociale sinistroide americana sarebbero logicamente convinti che il programma di decostruzione nazionale di Lenin, la sua lotta contro il grande sciovinismo russo (supremazia bianca) e contro il parassitismo borghese (privilegio bianco) fossero in realtà cose buone in se stesse.

Questo non dovrebbe essere un problema in Russia. La prima categoria esiste ancora – viene in mente qualcuno come Garry Kasparov – ma è elettoralmente trascurabile.

La seconda categoria non è più pertinente della prima, almeno per ora. Vengono in mente figure trotskiste marginali, come Sergej Biets del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari e vari collettivi anarchici come le Pussy Riot.

C'è una tendenza incipiente alla giustizia sociale che emerge tra gli studenti delle università d'elite di Mosca e di San Pietroburgo, ma sulla base dell'esperienza americana, ci vorranno un paio di decenni prima che questa faccia un salto nella popolazione generale.

Il Partito Comunista della Federazione Russa è più forte tra l'immigrazione rispetto al modello governativo di Russia Unita, e la sinistra russa non è stata meno ferma nel suo sostegno al Donbass rispetto ai nazionalisti maggioritari.

Eppure, i russi rimangono considerevolmente più positivi nei confronti di Lenin rispetto alla maggior parte degli occidentali. Un sondaggio di Levada del mese di aprile 2017 ha mostrato il 56% positivo verso Lenin, contro il 22% negativo. Lenin provoca emozioni positive nel 44% dei russi ed emozioni negative solo nel 9%. Solo il 14% dei russi è a favore della rimozione delle statue di Lenin, contro il 79% che si oppone – anche se al 99% quelle statue, prodotte in massa, non hanno alcun valore artistico o storico in sé. La maggior parte delle critiche contro il mio articolo (negativo) su Lenin è venuta da russi.

Egor Kholmogorov spiega in modo brillante l'apparente paradosso nel suo ultimo saggio (attualmente in fase di traduzione per questo sito). Egli sottolinea che gli apologeti moderni del bolscevismo non citano quasi mai i loro veri valori, slogan e programmi (per esempio, il comunismo mondiale, lo scatenamento della classe operaia, il trionfo dell'ateismo), ma si rivolgono invece a schemi "patriottici, nazionalisti, cospirazionisti, populisti, e anche ortodossi", tutti o quasi tutti antitetici al sistema dei valori comunisti.

Kholmogorov sottolinea che questo ha una lunga storia, che si estende ai bolscevichi nazionali degli anni '20, come Ustrjalov e Kluev – che, per inciso, furono entrambi fucilati alla fine degli anni '30. (Vorrei sottolineare che questo, naturalmente, non è l'unico esempio. Decine di migliaia di sacerdoti ortodossi sono stati uccisi sotto entrambi Lenin e Stalin, Ma va tutto bene, perché Stalin ha permesso loro di aiutare il finanziamento di massa dei carri armati nel 1941. Eppure questa "riconciliazione" tra stalinismo e cristianesimo è stata la principale attenzione accademica dell'attuale ministro dell'educazione della Russia).

No, c'è un motivo più fondamentale per cui i patrioti russi / vatniki sono portati a impegnarsi nell'apologismo rosso.

Come sottolinea Kholmogorov, negli anni '90, fu una cricca di ladri e dei loro apologisti professionali – molti dei quali erano essi stessi discendenti letterali degli alti papaveri della nomenklatura e dei carnefici dell'NKVD – che prese il comando sostenendo di aver "liberato" i russi da Lenin, dai comunisti e dal retaggio rivoluzionario. Ma poiché quelle stesse persone avevano anche "liberato" i russi dai loro diritti economici e territoriali attraverso privatizzazioni criminali e gli Accordi di Belavezha, tutti cinicamente fatti sotto la bandiera dell' "anticomunismo", una contro-reazione di nostalgia rossa era inevitabile.

Questa contro-reazione si limitava a essere molto più visibile nel caso di Stalin, sul quale la cosa migliore che si può dire è che ha arrestato l'isteria intorno al grande sciovinismo russo, pur sgretolando duramente quei nazionalismi non russi che si erano fatti troppo prendere la mano dall'indulgenza a loro offerta negli anni '20 (anche se ironicamente si allontanavano dall'economia progressiva: la disuguaglianza salariale nell'USSR raggiunse il picco alla fine del periodo di Stalin e le tasse per gli ultimi due anni di scuola furono reintrodotte nel 1940).

Di conseguenza, Stalin era molto più digeribile come figura della "resistenza" – il nome di uno dei maggiori editori "patriotici" di autori come Maksim Kalashnikov e Andrej Parshev è letteralmente "La resistenza russa" (Russkoe soprotivlenie) – che non l'internazionalista e russofobo Lenin. Di conseguenza, mentre la quota dei russi che afferma che Lenin è stato una delle "persone più grandi di tutti i tempi e luoghi" è scesa dal 72% nel 1989 a un 32% ancora peggiorabile nel 2017, l'indice di gradimento di Stalin è aumentato dal 12% nel 1989 al 35% – cioè, prima ancora che Putin salisse al potere – e da allora è rimasto attorno a quel livello. Ciò è stato reso possibile anche dalle elite liberali che dirigono il loro veleno più concentrato contro Stalin, fino a comprendere anche nuovi crimini, come se il vero bilancio di Stalin non fosse abbastanza sordido.

Politicamente, la fazione liberale-oligarchica (La Famiglia / Putin) ha sostanzialmente cooptato i nostalgici rossi ("patrioti" / Primakov e il PCRF) nel 1999-2000 e i due sono vissuti in un'inquieta, ma sorprendentemente stabile unione sin da quel tempo .

Dal punto di vista sociale, questo ha portato alla coalescenza di due tribù in Russia, che – prendendo in prestito i termini da Scott Alexander – chiamerò la tribù blu e la tribù rossa.

(Ricordiamo che il comunismo è praticamente l'equivalente del conservatorismo in Russia, quindi l'analogia è ancor più rilevante di quanto potrebbe apparire a prima vista).

La tribù blu sono i residenti di Mosca con Q.I. di 105, gli hipster, i riformatori neoliberisti, la fazione di Echo Moskvy che ha governato la Russia negli anni '90.

La tribù rossa sono i residenti di Mukhosransk con Q.I. di 95, i vatniki che lavorano a Uralvagonzavod, i budzhetniki, la gente che ha votato per i comunisti negli anni '90 e ora vota per Putin.

Ora ecco quel che succede. I liberali russi – la tribù blu – sono riusciti a definire i termini del dibattito, e il culto di Lenin, del comunismo, dell'URSS e soprattutto di Stalin sono ora a tutti gli intenti e gli scopi un identificatore tribale per il campo "patriottico", la tribù rossa, allo stesso modo in cui – per esempio – sostenere uno spettro di posizioni ritardate (l'istrionismo sessuale, la religiosità evidente, l'adorazione della bandiera, la negazione del riscaldamento globale, l'eccezionalità di Israele e il taglio di ancor più tasse per l'1%) è diventato un identificatore tribale per la tribù rossa (o almeno la sua sub- fazione dei boomer) negli Stati Uniti.

La tribù blu ha essenzialmente avvelenato il pozzo della reazione patriottica. Questo è uno stato di cose molto brutto e molto triste – e non è ovvio come uscirne.

Anche se il culto dell'homo sovieticus (o sovok) potrebbe essere utile per rendere attivi i membri iper-sensibili della tribù blu – l'equivalente russo di liberal tears – è nocivo per l'immagine della Russia all'estero (tranne forse in Venezuela e in Corea del Nord), respinge i russi intelligenti e li introduce nei ranghi della tribù blu, purché quest'ultima sia ​​l'unica alternativa offerta. Come sottolinea Kholmogorov, la "canonizzazione del bolscevismo, del leninismo e dello stalinismo" non è un amico, ma un nemico, del futuro della Russia.

La cosa buona è che le fondamenta di questa narrazione sono scricchiolanti e possono essere sostenute solo per mezzo di noiose fallacie logiche. Eccone alcune tipiche:

Se non fosse per Lenin / Stalin, il tempo sarebbe rimasto letteralmente congelato e la Russia sarebbe rimasta un pozzo nero da terzo mondo per il resto del secolo (variante: Stalin ci ha portato dall'aratro alla bomba atomica). Un argomento che solo qualcuno privo di qualsiasi conoscenza di storia economica o addirittura di logica elementare può prendere sul serio. Oppure un russofobo rabbioso che crede che l'unico modo in cui i russi possano realizzare qualcosa è essere stuzzicati da un maestro di sadomasochismo georgiano con baffoni.

Il club dell'Occidente lascia diventare ricchi solo ai propri membri. Il Giappone, la Corea del Sud, la Repubblica di Cina, la Repubblica popolare cinese (ovvero, una volta che iniziato a prendere la parte "popolare" meno sul serio), Singapore, devono essere tutti i figli della nostra immaginazione collettiva.

La Russia non avrebbe vinto la seconda guerra mondiale contro la Germania nazista. Naturalmente, non avrebbe vinto (o perso) una guerra che non sarebbe più esistita.

Lo tsar / la borghesia / l'aristocrazia stava opprimendo i contadini / i servi (anche se i servi erano feccia reazionaria che se lo meritava comunque). Quindi ... lo tsar era buono, allora? O cattivo? Io non lo so nemmeno.

Lenin ha offerto alla gente terra, pane, pace. Suppongo che lo abbia fatto, secondo le norme del Ministero della Verità di Orwell:

La guerra civile è pace

La prodrazvjorstka (razionamento alimentare) è pane

La collettivizzazione è terra

Okay, eccone un'altra"Quello che sta dicendo effettivamente è "per 70 anni molte generazioni di persone sovietiche hanno seguito l'eredità di un traditore, un parassita, un fallimento". Tutte quelle generazioni erano apparentemente stupide. E probabilmente lo sono ancora. Solo A. Karlin è intelligente. Ma sì, come no."

Sì, questa risposta si avvicina alla verità.

Ecco perché lasciar andare è duro e provoca rabbia…

...come prima tappa sulla strada dell'accettazione.

A lungo termine, la de-sovietizzazione della Russia è inevitabile, sulla base che in un libero mercato di idee, i buoni argomenti tendono a vincere su quelli cattivi.

Questo sta già succedendo; come negli Stati Uniti, dove il partito repubblicano è conosciuto come il partito stupido, anche in Russia il sovok "di base" non può competere cognitivamente con le risorse dei cervelli a disposizione della tribù blu. Una volta che queste ultime risorse vinceranno, e non ci sono buoni motivi per pensare che non lo faranno, non ci sarà più Stalin, ma sarà sostituito solo da Soros, e questo non è un miglioramento.

I sondaggi d'opinione indicano che sono i più giovani, i più istruiti e i più ricchi a essere molto più scettici su Lenin. Per esempio, secondo un sondaggio FOM dell'aprile 2014, il 52% dei russi pensava che Lenin fosse una buona persona, contro solo il 10% che lo riteneva cattivo. Tuttavia, la percentuale che lo ritiene buono scende dal 68% tra i sessantenni al 39% nel gruppo tra i 18 e i 30 anni; dal 59% tra quelli con istruzione non universitaria al 41% tra gli studenti universitari (36% tra i giovani universitari); il 67% tra il poveri contro il 43% tra i ricchi; e dal 64% tra gli abitanti rurali al 39% tra i moscoviti.

Ma non è persa ogni speranza. Si può postulare l'esistenza di una terza tribù in Russia – chiamiamola la tribù nera – che respinge i truismi di entrambe le altre tribù, i sovoki rossi e gli immunodeficienti blu, offre una visione alternativa del futuro della Russia.

E tocca a noi, la tribù nera, continuare con pazienza, sistematicamente, umoristicamente a smantellare i miti e le narrazioni dei sovoki e di liberalism.txt, proprio prima che l'immunodeficienza ci inghiotta tutti.

 
"L'Occidente sta abbandonando Dio", dice il patriarca Kirill al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Russia

Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha incontrato ieri l'ambasciatore americano recentemente nominato in Russia, John Huntsman, nella residenza patriarcale, per discutere di questioni di relazioni tra i due paesi e del destino dei cristiani sofferenti in tutto il mondo, stando a quanto riferisce patriarchia.ru.

Accogliendo l'ospite, il patriarca Kirill ha osservato che la Chiesa russa ha una relazione speciale con gli Stati Uniti, poiché grandi missionari come i santi Herman e Innokentij dell'Alaska hanno operato per anni per portare la fede ortodossa nel continente americano. "Oltre al suo servizio missionario, [sant'Innocenzo] ha svolto un lavoro culturale molto importante, creando un alfabeto della lingua aleute. La Chiesa russa si è diffusa in California dall'Alaska, e poi verso la sponda orientale", ha detto sua Santità all'ambasciatore.

Il patriarca ha anche parlato del servizio missionario di san Tikhon di Mosca in America, rilevando che quest'anno segna il centenario della restaurazione del patriarcato russo e l'elezione di san Tikhon a tale carica. "Le opere che lui e i suoi predecessori hanno portato avanti nel continente americano vivono ancora, e oggi esiste la Chiesa Ortodossa in America, a cui la nostra Chiesa ha concesso l'autocefalia nel 1970".

Il patriarca ha continuato a notare che i rapporti tra i credenti sono rapporti del cuore umano, quelli tra i diplomatici – della mente, e quelli tra gli uomini d'affari – dello stomaco. "Non penso che dovremmo escludere il cuore dalle relazioni internazionali", ha sottolineato sua Santità.

Secondo il parere del patriarca, espresso all'ambasciatore Huntsman, le difficoltà odierne vanno oltre le mere relazioni tra gli stati, ma coinvolgono le differenze tra i valori e la diversa comprensione dei valori. Il patriarca ha spiegato al diplomatico che ai tempi sovietici, i cristiani perseguitati della Russia avevano più in comune in termini di valori con i sinceri cristiani in America che con gli atei tra i loro compaesani russi. "Nonostante la propaganda ateistica nel nostro paese, la religiosità è stata sempre molto alta, ed è stata, penso, una base meravigliosa per lo sviluppo delle relazioni tra la nuova Russia e gli Stati Uniti", ha affermato il primate.

Tuttavia, quello che è successo nell'Unione Sovietica sta ora accadendo in America, come ha osservato sua Santità. "L'Occidente sta abbandonando Dio, ma la Russia non sta abbandonando Dio, come la maggioranza dei popoli nel mondo. Ciò significa che la distanza tra i nostri valori aumenta", ha detto il patriarca Kirill. Allo stesso tempo, ha espresso la convinzione che molti americani rimangono religiosi, e quindi i processi anti-religiosi in corso rappresentano una grande sfida interna per gli Stati Uniti.

"Ci piacerebbe molto se potessimo osservare e trovare le risposte giuste alle sfide della civiltà moderna insieme al popolo americano religioso", sua Santità ha assicurato l'ambasciatore.

I due hanno anche discusso le situazioni dei cristiani in Siria, Iraq e Medio Oriente, la situazione dei rifugiati e come restaurare chiese e monasteri distrutti. Hanno anche parlato della situazione in Ucraina e del ruolo della Chiesa ortodossa ucraina nel mantenimento della pace.

 
Archimandrita Damjan (Cvetković): "Grazie per la vostra franchezza, ragazzi, ma stiamo procedendo su sentieri diversi"

Stepan Ignashev ha parlato con l'archimandrita Damjan, segretario della diocesi di Žiča della Chiesa ortodossa serba, sul superamento dello scisma, sulle sfide del moderno "mondo civile" e sulla necessità di diffidare di noi stessi come un modo per resistere a queste sfide e mantenere la speranza nell'aiuto da parte di Cristo.

Per quanto riguarda il superamento dello scisma della Chiesa ortodossa macedone: come ci si sente a liberarsi da questa divisione, padre Damjan?

Penso che sia troppo presto per descrivere i miei sentimenti. Troppo presto. Pensieri e sentimenti non si sono ancora placati; dobbiamo solo cominciare a vivere una buona vita cristiana in nuove circostanze, date le condizioni che si sono create. Solo con il passare del tempo vedremo cosa è buono e cosa deve essere superato con sforzi congiunti. Non sono mai stato in Macedonia, non ho parlato con il clero locale e non ho ancora servito lì. Qualcosa di specifico si potrà dire solo quando avremo sperimentato insieme il superamento dello scisma. Dopotutto, la divisione non scomparirà da sola: la ferita richiede un trattamento e una terapia approfondita basata sull'amore, la pazienza e la tolleranza reciproci. Pertanto, non voglio scoppiare con entusiasmo in un canto da usignolo su come tutto sia bello, sereno e gioioso: sarebbe troppo irresponsabile e infantile.

L'unica cosa che posso dire e fare con piena responsabilità è invitare tutti noi a pregare con fervore per l'autentica unità della Chiesa ortodossa serba, a confidare nella nostra Chiesa e, con umiltà e senza cadere nell'euforia, ad aspettare che Cristo guarisca le nostre ferite comuni. Non dovremmo fidarci incautamente dei nostri sentimenti; sono corrotti dai nostri peccati e ci impediscono di vedere la verità, oscurandola. No, non dovremmo fidarci dei nostri cuori e delle nostre menti corrotte; questo è proprio il caso in cui la fretta nei giudizi è dannosa. Quindi consiglierei calma, preghiera e fiducia in Dio.

Quali sono le sfide che la Chiesa serba deve affrontare oggi, secondo le sue osservazioni?

La perdita dell'identità cristiana del popolo e la "europeizzazione" della mente e dell'anima, contro la quale i nostri santi dei tempi moderni ci hanno messo in guardia. Da europei, come i russi, non dobbiamo, e non vogliamo, prendere su di noi il giogo dei cosiddetti "valori" che hanno cominciato a essere considerati il segno identificativo della "nuova Europa". Credetemi, questa "novità" ci è ben nota e ha un cattivo odore: sappiamo perfettamente ciò che ha causato a suo tempo all'impero romano e a quello bizantino. Pertanto, le posizioni attuali dei nostri Stati, sia Serbia che Russia, che non sono d'accordo nel riconoscere questi "valori" come primari nelle loro politiche volte a preservare i loro popoli sono, ovviamente, sostenute dalla nostra Chiesa. Senza sovranità spirituale una nazione cessa di esistere: questa è una legge. In un senso, sono felice della pressione che l'Europa un tempo cristiana sta ora esercitando su noi serbi, a nostro vantaggio. Sotto tale pressione ognuno si trova inevitabilmente di fronte a una scelta – di decidere chi è veramente – un cristiano, o solo un "uomo comune". Allo stesso tempo, ci si può chiedere perché questa pressione sia esercitata su di noi con una persistenza così selvaggia e completamente folle, con appelli isterici e persino ordini di "fare finalmente la scelta giusta". Mi rendo perfettamente conto che lo stesso sentimento, gli stessi appelli sono stati uditi da Lot e dalla sua famiglia nella città il cui nome non voglio ripetere. Se andiamo oltre e tracciamo un'analogia, quella che allora era un'unione di città economicamente fiorenti attorno all'odierno Mar Morto deve aver portato anche a speculazioni sull'immigrazione, dove l'ingresso nel suo territorio era considerato un privilegio speciale per tutti i barbari che credevano in Dio. Penso che i russi lo capiscano bene ora.

Ciò che ci salva ora è la franchezza dei nostri nemici. Vedete, se fossero stati più furbi, se non fossero impazziti nelle loro perversioni, se avessero nascosto i loro veri obiettivi dietro qualcosa di plausibile, avrebbero probabilmente guadagnato molti sostenitori in Serbia. E ora che i loro obiettivi sono chiaramente visibili, proprio davanti ai nostri occhi, quale normale serbo o russo sarebbe d'accordo con loro? Quindi, vi dico grazie per la vostra franchezza, ragazzi, ma stiamo procedendo su sentieri diversi. Grazie a Dio, ora il male non può nascondersi: a quanto pare, la fretta e la vanità si sono guadagnate il loro tributo.

È chiaro quale atteggiamento verso il male dovremmo avere. Ma che dire dei canali del male , cioè quelli che sono sotto il suo potere?

Anche questo è chiaro; dovremmo trattarli come trattiamo i malati, con compassione. Ma credo che dobbiamo valutare la nostra forza. Non entreremmo in un reparto di malattie infettive senza una tuta protettiva speciale, altrimenti potremmo essere infettati. Ancora una volta, non dobbiamo smettere di pregare per coloro che sono stati ridotti in schiavitù dal male e per coloro che ne soffrono. Ricordiamo che sia gli individui che intere nazioni hanno sempre la possibilità di tornare a Cristo.

E non dobbiamo vantarci di essere tutti "meravigliosi cristiani spirituali". Sperimentiamo costantemente la nostra debolezza spirituale, ciò che vediamo allo specchio è spesso terrificante. Pertanto, vedendo il male aperto che sta cercando di renderci schiavi, dobbiamo lavorare sodo per purificare i nostri cuori, per avvicinarli a Cristo, non a parole, ma nella realtà. Dichiarazioni vuote, senza conferma da parte dei fatti, porteranno a una stupida vanità, e il naufragio e la rovina di una simile casa costruita sulla sabbia saranno terribili. Sappiamo e abbiamo visto tutto questo. Dimostriamo di essere una nazione cristiana nei fatti, e non solo alle manifestazioni; dimostriamolo con la nostra vita, siamo fedeli a Cristo ogni giorno, e questa sarà l'arma più potente contro il male.

Vladyka Atanasije (Jevtić) diceva che l'unico criterio per entrare nel Regno dei Cieli non saranno le mie buone azioni (e quali buone azioni ho?), ma l'immagine di Dio che ho conservato in me stesso. Da questa immagine riconoscerò Dio, e Dio riconoscerà me.

Mi perdoni, padre Damjan: se mi guardo allo specchio senza flirtare con Dio e senza ingannarmi, allora non ci vedrò affatto l'immagine di Dio. Dopotutto, non si cava sangue da una rapa.

Questo è il punto. Il paradosso cristiano sta nel fatto che, pur vedendo la propria imperfezione, se un cristiano vuole sinceramente stare con Cristo, cercherà di allineare il suo aspetto ai suoi comandamenti. In nessun caso dobbiamo perderci d'animo: abbiamo bisogno del desiderio di vivere con Dio, e Cristo non ci abbandonerà affatto. Ci aiuterà sempre, stiamo tranquilli.

 
Una prospettiva americana sulla crisi in Ucraina

Questo è il testo di un discorso che ho tenuto all'Università san Tikhon di Mosca, in una conferenza dal titolo "Le cause e le sfide dell'attuale crisi delle relazioni inter-ortodosse", il 25 febbraio 2019.

con padre Sergej Baranov, che ha tradotto

Introduzione

Io ho scoperto il cristianesimo ortodosso poco più di 30 anni fa. Stavo studiando da pastore protestante e servivo come pastore associato in una chiesa che organizzava un gruppo pro-life a Oklahoma City, e invitavo altre chiese nella zona. Al primo incontro, ero seduto con mia moglie ed è arrivato un prete ortodosso russo. Non avevo mai visto niente del genere. Indossava una tonaca nera, una croce pettorale dorata e aveva una lunga barba grigia. Ho detto a mia moglie: "Potresti immaginarmi vestito così?"

Col passare del tempo, ho avuto modo di conoscere il prete, e ho iniziato a fargli domande teologiche, ed ero incuriosito dalle sue risposte che per me avevano molto senso. Poi un sabato ho visitato la sua parrocchia per un servizio del Vespro. Non era in una bella chiesa come avete qui in Russia. Era in un piccolo negozio, in un centro commerciale fatiscente. Ma la bellezza del servizio e degli inni ha avuto un profondo impatto su di me. Non ero ancora pronto per la conversione, perché avevo molte obiezioni teologiche su cui dovevo lavorare, ma circa un anno dopo, l'ho fatto. E da quando sono diventato ortodosso, ho dedicato molto tempo e sforzi per portare gli altri nella Chiesa. Avevo scoperto un grande tesoro e volevo condividerlo con quante più persone possibile.

Questo ci porta all'argomento in questione. Ci si potrebbe chiedere perché i cristiani ortodossi in America si preoccupino di ciò che sta succedendo in Ucraina, ma anche se è molto lontano da noi, una ragione per cui questo è importante per me è perché danneggia la testimonianza della Chiesa ortodossa, e lo rende è molto più difficile spiegare alla gente cosa sia la Chiesa ortodossa, quando le acque sono intorbidate dalle azioni non canoniche del Patriarca di Costantinopoli. Molti oratori hanno già discusso abilmente la storia, e le questioni canoniche in questione qui, e quindi non cercherò di ridiscutere quei problemi, ma parlerò semplicemente di come questo problema viene visto dagli ortodossi negli Stati Uniti, come sta influenzando noi, e quali sono le implicazioni a lungo termine.

I. L'ambiente in America

Per comprendere la situazione in cui ci troviamo negli Stati Uniti, permettetemi di spiegare brevemente alcune cose sulla Chiesa ortodossa in America. La Chiesa russa mandò missionari nel Nord America 225 anni fa. Ma per la maggior parte, l'Ortodossia è stata portata negli Stati Uniti dall'immigrazione da varie parti del mondo ortodosso, e quindi abbiamo diverse giurisdizioni che riflettono i vari gruppi etnici che hanno fondato parrocchie negli Stati Uniti. Di questi gruppi, i più grandi sono i greci, anche se hanno subito un calo negli ultimi anni. I cristiani ortodossi rappresentano circa l'uno per cento della popolazione totale. I greci negli Stati Uniti erano originariamente sotto la Chiesa di Grecia, ma furono trasferiti alla giurisdizione di Costantinopoli nel 1922 dal patriarca Meletios Metaxakis, di cui parleremo più avanti.

Tuttavia, la Chiesa russa iniziò il processo di traduzione dei servizi in inglese alla fine del XIX secolo, con la speranza di aprirsi alla popolazione non ortodossa degli Stati Uniti, e questo sforzo alla fine cominciò a dare i suoi frutti - in particolare all'inizio degli anni '80, e oggi ci sono molti convertiti alla fede ortodossa negli Stati Uniti.

II. Reazioni alla crisi ucraina in America

Le reazioni tra gli ortodossi negli Stati Uniti alle azioni del patriarca ecumenico in Ucraina sono state varie. Nell'arcidiocesi greca, ci sono naturalmente uomini che sostengono il patriarca, indipendentemente dai meriti delle sue azioni; ci sono quelli che sono confusi da ciò che è successo, e ci sono quelli che sono indifferenti. Ma ci sono anche quelli che sono contrari a ciò che ha fatto il Patriarcato ecumenico. Per esempio, ora abbiamo una nuova parrocchia della ROCOR a Lubbock, in Texas, perché diverse famiglie della parrocchia greca non se la sono sentita di rimanere in buona coscienza sotto il Patriarcato ecumenico, e così ora hanno formato una nuova parrocchia. Ci sono molti altri che stanno aspettando di vedere cosa accadrà, ma ho parlato personalmente con un bel po' di questi, e se il Patriarcato ecumenico non cambia rotta, intendono andarsene anche loro.

La maggior parte delle altre giurisdizioni negli Stati Uniti ha reagito in modo molto negativo nei confronti delle azioni del Patriarcato ecumenico. D'altra parte, abbiamo nazionalisti ucraini molto antirussi e molto favorevoli a ciò che il Patriarcato ecumenico sta facendo.

La Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia è molto favorevole alla posizione presa dal Patriarcato di Mosca, e non ho visto molte opinioni dissenzienti sulla questione. E questo non è certo perché la ROCOR abbia qualcosa contro l'Ucraina o gli ucraini. Il nostro metropolita è un ucraino. Il mio arcivescovo discende dai cosacchi del Don. Il nostro monastero più importante, il monastero della Santissima Trinità a Jordanville, nello stato di New York, fu fondato dai monaci della Lavra di Pochaev. Abbiamo anche un gran numero di ucraini nelle nostre parrocchie. Nella mia parrocchia ho parecchie famiglie ucraine, provenienti da varie parti dell'Ucraina.

III. Come la crisi ci sta influenzando

In molti modi questa crisi ha un impatto maggiore su chi vive negli Stati Uniti, rispetto a chi vive in Russia. Certo, chi vive in Ucraina è di gran lunga più colpito. Ma in Russia, non avete parrocchie greche intorno a voi, e quindi il fatto che abbiamo rotto la comunione con il Patriarcato ecumenico non interrompe la fratellanza con le parrocchie della vostra zona, invece per noi è un grosso problema.

Io ho personalmente lavorato per molti anni per rafforzare le relazioni inter-ortodosse nella mia zona. Abbiamo un'associazione del clero, che è molto influente e che include tutte le chiese ortodosse nell'area di Houston, e io sono stato il presidente di quell'associazione per molti anni fino a quest'anno. Ora il capo attuale è un prete dell'Arcidiocesi greca, quindi io non posso nemmeno partecipare agli incontri. Nella mia parrocchia ho molte persone che hanno parenti che frequentano le parrocchie greche, e ho alcuni parrocchiani che si sono trasferiti in zone dove l'unica parrocchia nella loro zona è una parrocchia greca. In Texas ci sono due monasteri greci molto pii, e molti dei miei parrocchiani hanno visitato spesso quei monasteri, e amano andare lì a pregare. E questo è molto doloroso per noi, perché nell'arcidiocesi greca ci sono molte persone buone e pie, sono nostri amici e parte di molte nostre famiglie, e proprio ora queste relazioni sono turbate.

Come ho già detto, questo influenza la nostra capacità di rivolgerci ai non ortodossi nel nostro paese. Una delle domande più comuni che mi vengono rivolte dai non ortodossi è: "Cos'è la Chiesa ortodossa?" E una delle mie risposte veloci a questa domanda era: "Probabilmente avrete sentito parlare della Chiesa ortodossa greca e della Chiesa ortodossa russa... ebbene, è ​​la stessa chiesa". Questa è una risposta resa più complicata da questo pasticcio.

IV. Qual è la causa di questa crisi

Vorrei parlare delle osservazioni fatte nel 1938 da san Giovanni (Maksimovich) di Shanghai, in un rapporto al secondo congresso di tutta la diaspora, che si era tenuto in Jugoslavia. È interessante notare che ciò che aveva osservato allora è ancora più evidente oggi. Per riassumere i punti da lui trattati, aveva osservato che il Patriarcato ecumenico era stato notevolmente sminuito a causa delle guerre di liberazione dei Balcani, e poi dagli effetti della pulizia etnica turca dei greci dall'Asia minore dopo la prima guerra mondiale, e che da quel momento, Il Patriarcato ecumenico ha cercato di recuperare le terre e le entrate perdute. Il Patriarcato ecumenico ha anche cercato di trovare un modo per rendersi rilevante nel resto del mondo. Il Patriarcato ecumenico cominciò anche a sfruttare il caos provocato dalla rivoluzione bolscevica e ad appropriarsi di parte del territorio appartenuto alla Chiesa russa – e lo fece per la prima volta con il pretesto che la metropolia di Kiev era davvero stata sotto la propria giurisdizione. Fu anche in questo periodo che il Patriarcato ecumenico assunse il controllo delle parrocchie greche del Nord e del Sud America, che erano sotto l'autorità della Chiesa di Grecia, e a stabilire diocesi nell'Europa occidentale e in Australia. San Giovanni aveva anche sottolineato che durante gli anni '20, il Patriarcato ecumenico aveva riconosciuto la "Chiesa vivente" rinnovazionista come Chiesa legittima in Russia, ed era entrato in comunione con essa.

San Giovanni chiuse la sua relazione con queste parole:

Anche l'autorità morale dei patriarchi di Costantinopoli è caduta molto in basso in considerazione della loro estrema instabilità in materia ecclesiastica. Così, il Patriarca Meletios IV ha organizzato un "Congresso pan-ortodosso", con rappresentanti di varie chiese, che ha decretato l'introduzione del nuovo calendario. Questo decreto, riconosciuto solo da una parte della Chiesa, ha introdotto uno spaventoso scisma tra i cristiani ortodossi. Il patriarca Gregorio VII ha riconosciuto il decreto del consiglio della Chiesa vivente in merito alla deposizione del patriarca Tikhon, che non molto tempo prima il Sinodo di Costantinopoli aveva dichiarato "confessore", e poi è entrato in comunione con i "rinnovazionisti" in Russia, cosa che continua fino a ora.

In breve, il Patriarcato ecumenico, che in teoria abbraccia quasi l'intero universo e di fatto estende la sua autorità solo su diverse diocesi, e in altri luoghi ha solo un superficiale controllo dall'alto e per questo riceve alcune sovvenzioni, è perseguitato dal governo del suo paese e non è sostenuto da alcuna autorità governativa all'estero: avendo perduto il suo significato di pilastro della verità e essendosi trasformato in una fonte di divisione, e allo stesso tempo essendo posseduto da un amore esorbitante per il potere, rappresenta uno spettacolo pietoso che richiama i periodi peggiori nella storia della sede di Costantinopoli.

V. Meletios Metaxakis

È interessante notare che la "Chiesa vivente" tenne il suo primo "concilio" nell'aprile del 1923 e che il patriarca ecumenico Meletios Metaxakis, nel maggio del 1923, tenne un cosiddetto "congresso pan-ortodosso". Sebbene questo "congresso pan-ortodosso" avesse rilasciato una dichiarazione a sostegno del patriarca Tikhon, il suo programma era notevolmente simile a quello della "Chiesa vivente". Questo congresso fu chiamato "pan-ortodosso" nonostante il fatto che Alessandria, Antiochia e Gerusalemme si fossero rifiutate di prendervi parte. Oltre all'introduzione del nuovo calendario, sostenne il permesso ai sacerdoti risposati, la riduzione dei digiuni e la riduzione dei servizi.

Il patriarca Meletios Metaxakis ebbe una carriera molto interessante. Aveva iniziato come sacerdote del Patriarcato di Gerusalemme, ma era stato espulso per "attività contro il Santo Sepolcro". Poi andò alla Chiesa di Grecia, e fu addirittura nominato arcivescovo di Atene, ma fu deposto da essa a causa della sua attiva partecipazione a un servizio episcopaliano negli Stati Uniti (era in pieni paramenti, venerò la loro tavola sacra, tenne un sermone, e benedisse il popolo). Tuttavia, la Chiesa di Grecia fu spinta a revocare la deposizione perché era stato eletto patriarca di Costantinopoli. E anche questa elezione fu altamente discutibile. Un altro candidato era stato effettivamente eletto con 16 voti su 17, ma fu costretto a ritirare la sua candidatura e Meletios Metaxakis fu eletto. Non molto tempo dopo la sua elezione, tenne questo "congresso pan-ortodosso". I fedeli furono così irritati dalle decisioni di quel concilio che fu costretto a dimettersi. Fu eletto patriarca di Alessandria, attraverso l'influenza degli inglesi, che occuparono l'Egitto. In effetti, in ogni fase della sua carriera, i governi stranieri usarono la loro influenza per promuoverlo, perché sapevano che avrebbe favorito il loro programma. Al secondo concilio della "Chiesa vivente", tenutosi nel 1925, sia Costantinopoli che Alessandria mandarono rappresentanti e diedero il loro sostegno alla "Chiesa vivente" contro la Chiesa canonica della Russia. E poco dopo che Meletios divenne patriarca di Alessandria, anche quella Chiesa passò al nuovo calendario.

E vediamo dalle recenti proposte del Patriarcato ecumenico che anche oggi là hanno ancora lo stesso ordine del giorno della Chiesa vivente. Tuttavia, oggi, la Chiesa vivente sembra tradizionale al confronto.

Negli Stati Uniti e in generale nel mondo ortodosso di lingua inglese, sentiamo molte voci all'interno del Patriarcato di Costantinopoli che sostengono apertamente l'omosessualità. Gli arconti hanno contribuito a finanziare un istituto ortodosso alla Fordham University. I responsabili di questo istituto hanno utilizzato questa piattaforma per lanciare un sito web chiamato "Public Orthodoxy" che promuove regolarmente l'omosessualità e altre forme di devianza. E non è abbastanza negativo che pubblichino questo materiale in inglese, ma ora traducono i loro articoli in russo, greco e serbo. E lo fanno senza il minimo cenno di alcun rimprovero da parte dell'arcidiocesi greca d'America. Infatti, ogni volta che tengono un grande evento, l'arcivescovo Demetrios di New York è di solito presente, aggiungendo a quell'evento la sua autorità.

Per esempio, uno dei capi di questo istituto, Aristotele Papanikolaou, in un articolo di un altro giornale pro-omosessuale, The Wheel, ha scritto che aspettarsi che le persone che soffrono dell'attrazione per persone dello stesso sesso restino celibi è "non realistico" e malsano, e tali desideri dovrebbero essere meglio espressi nel contesto di "relazioni o matrimoni con impegni a lungo termine" (The Wheel 13/14, primavera / estate 2018, pag. 97).

L'arcidiacono del patriarca Bartolomeo, padre John Chryssavgis, ha fatto una serie di dichiarazioni omosessuali. Per esempio, ha scritto una recensione di un libro che era semplicemente propaganda omosessuale scritta da un prete episcopale omosessuale, e ha esaltato con enfasi quale grande contributo questo libro fosse all'importante "dialogo" sull'omosessualità. L'unica leggera critica che ha fatto di questo libro è stata quella di dire che è rimasto "non convinto" da alcuni degli argomenti del libro secondo cui le Scritture sostengono l'omosessualità. Questo viene da un uomo che non ha difficoltà a esprimere il suo disaccordo, in termini eloquenti e sorprendenti... quando lo desidera.

Molti di voi sono a conoscenza della telefonata che è stata fatta al "metropolita" Epifanij da un burlone russo, che finge di essere un diplomatico occidentale, e si congratula con lui per la "autocefalia" della Chiesa in Ucraina, ma esprime la speranza che Epifanij prenda una posizione diversa sull'omosessualità rispetto a quella conservatrice della Chiesa russa. Epifanij gli ha assicurato che non avrebbe preso una posizione così conservatrice contro l'omosessualità.

E ciò che ho notato, almeno nel mondo ortodosso di lingua inglese, è che coloro che promuovono l'accettazione dell'omosessualità nella Chiesa ortodossa si sono tutti allineati dietro le azioni del Patriarcato ecumenico in Ucraina.

Un altro punto all'ordine del giorno che ritengo sia chiaramente alla base delle azioni del Patriarcato ecumenico in Ucraina è l'obiettivo dell'unione con Roma. Vediamo già gli scismatici in Ucraina che concelebrano con gli uniati con crescente frequenza. Una cosa che è certa è che le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina non hanno senso, se intende rimanere nella Chiesa ortodossa.

Inoltre, vi sono forti indicazioni del fatto che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti abbia avuto un ruolo nel promuovere queste azioni, ma in quale misura, o in quale forma questa pressione sia stata applicata, non lo sappiamo ancora.

VI. Dove sembra che siamo diretti

Non mi sembra affatto probabile che il patriarca Bartolomeo cambierà rotta. Lo scenario migliore, che potrebbe ancora ridurre al minimo il danno alla Chiesa ortodossa richiederebbe una posizione molto rapida e forte presa dalle altre Chiese ortodosse locali, portando non solo a una richiesta di un Consiglio pan-ortodosso, ma a tenerne veramente uno, che condanni formalmente le azioni del Patriarcato ecumenico. Ciò avrebbe le migliori possibilità di costringere il Patriarcato ecumenico  a ritirarsi dalle posizioni che ha assunto in Ucraina – ma sembra improbabile che lo faccia, anche allora.

Se questo scisma diventasse permanente, credo che vedremo ulteriori divisioni in altre Chiese locali che apparentemente riguarderebbero lo scisma in Ucraina, ma per la verità saranno guidate da divisioni sulle questioni morali che stanno all'ordine del giorno del Patriarcato ecumenico. Penso che la Chiesa russa all'estero, Antiochia e il Patriarcato serbo rimarranno fermi sulle loro posizioni. Tuttavia, penso che l'arcidiocesi greca in America e la Chiesa ortodossa in America vedranno probabilmente una spaccatura.

La maggior parte dell'arcidiocesi greca rimarrà probabilmente con il patriarca ecumenico, a causa dei costi finanziari che verrebbero dall'opporsi a lui. Tuttavia, nell'arcidiocesi greca ci sono persone molto tradizionali e conservatrici che porranno la fedeltà alla Tradizione al di sopra di qualsiasi considerazione finanziaria che potrebbero dover affrontare.

Penso che la maggior parte della Chiesa ortodossa in America probabilmente starà con il resto della Chiesa, ma hanno una fazione liberale che probabilmente si schiererà con il Patriarcato ecumenico.

Spero di sbagliarmi e che questa intera questione sia risolta nel modo giusto al più presto, e che alla fine possiamo rimanere tutti uniti nella Fede.

Prendo atto in chiusura che credo sia stato provvidenziale che il patriarca di Costantinopoli di nuovo calendario abbia scelto la festa del vecchio calendario di san Massimo il Confessore per l'intronizzazione del "metropolita di Kiev" scismatico – chi almeno per il momento osserva il vecchio calendario. San Massimo era rimasto fermo contro un'eresia motivata da scopi puramente politici, che mirava a unire l'Impero in una sola fede e una sola Chiesa, ma aveva poca preoccupazione per la verità della Fede ortodossa, e così tentò di compromettere tale Fede. San Massimo andò all'ovest, partecipò a concili che condannarono ciò che il patriarca di Costantinopoli stava facendo, e poi quando fu catturato dall'imperatore e riportato a Costantinopoli, fu minacciato in ogni modo immaginabile per provare a costringerlo ad accettare di entrare in comunione con il patriarca eretico di Costantinopoli. Gli mentirono persino, cercando di convincerlo che tutta la Chiesa aveva ora accettato gli insegnamenti compromessi del Patriarcato ecumenico, ed era entrata nuovamente in comunione con Costantinopoli. San Massimo rispose:

"Anche se l'intero universo mantiene la comunione con il patriarca, io non sarò in comunione con lui. Perché so dagli scritti del santo apostolo Paolo: lo Spirito Santo dichiara che anche gli angeli sarebbero anatema se dovessero iniziare a predicare un altro Vangelo, introducendo qualche nuovo insegnamento".

E:

"... Questo è il motivo per cui io, vostro servo, non entrerò in comunione con la Chiesa di Costantinopoli. Che siano rimosse queste offese, introdotte nella Chiesa dagli uomini sopra menzionati; che siano deposti coloro che le hanno introdotte; la via della salvezza sarà ripulita da tutte le barriere, e camminerete sulla dolce strada del Vangelo, purificata da ogni eresia! Quando vedrò la Chiesa di Costantinopoli come era prima, allora entrerò in comunione con lei senza esortazione da parte degli uomini, ma mentre ci sono tentazioni eretiche in lei, e mentre i suoi vescovi sono eretici, nessuna parola o azione mi convincerà mai ad entrare in comunione con lei".

Per fortuna, vediamo in Ucraina molte persone che amano san Massimo, sono disposte a subire la perdita di proprietà e vengono persino picchiate per la loro Fede. San Massimo fu sconfitto e gli fu tagliata la lingua e la mano destra per zittirlo. Ma quando fu convocato il sesto Concilio ecumenico, san Massimo fu affermato, e tutti coloro che si opponevano a lui furono condannati dalla Chiesa. Perciò prego affinché la Chiesa in Ucraina rimanga ferma nella Fede, perché questo è il tesoro che voglio preservare e che voglio trasmettere agli altri negli Stati Uniti.

Voglio anche ringraziare voi, i fedeli in Russia, per essere rimasti fermi nella Fede nel vostro paese e ringraziare i vostri antenati per aver portato quella Fede negli Stati Uniti in modo che anche le persone come me possano venirne a conoscenza.

 
Il fato dell'Europa cristiana è appeso all'equilibrio della Grecia

Con un’analisi lucida e spietata, padre Andrew Phillips osserva la situazione della Grecia nel suo ultimo post del 2013, vedendo la crisi greca corrente non come mero problema economico, ma come chiave di volta di un conflitto di civiltà, un punto strategico che avrebbe la forza di trascinare l’intera regione balcanica in un cambiamento di influenze. Presentiamo la nostra traduzione italiana del post di padre Andrew nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Gerusalemme nel mio cuore

Gerusalemme è prima di tutto un simbolo, e un simbolo potente; il riconoscimento americano della sovranità ebraica sulla città santa è un segno della vittoria finale ebraica sul cristianesimo, ed è occasione di profondo rammarico. Riccardo Cuor di Lione e Tancredi non capirebbero questa resa della città per cui hanno combattuto, ma i tempi sono cambiati. I cristiani di una volta non si riferivano agli ebrei come ai loro "fratelli maggiori". Quello che è iniziato con gli americani che dicevano "Saluti stagionali" invece di "Buon Natale" si è concluso con questo vergognoso atto di negazione di Cristo.

I palestinesi non saranno in grado di salvare la città. La Terza Intifada non sta ancora arrivando, nonostante la fastidiosa dichiarazione Trump sbattuta in faccia, e nonostante l'appello di Hamas a una rivolta, e non è probabile che arriverà presto, a meno che gli israeliani non la provochino. Migliaia di uomini e donne hanno protestato durante la settimana passata; alcuni si sono fatti sparare addosso da soldati israeliani, tra gli altri un doppio amputato nella sua sedia a rotelle. Tuttavia, la Palestina non è esplosa di rabbia. Per un lettore abituale dei miei articoli, la risposta palestinese muta alla provocazione americana non è una sorpresa. Recentemente ho scritto che la situazione non è mai stata così buona, la Palestina ha ora un periodo di modesta prosperità, un boom edilizio, un boom turistico, un boom dei ristoranti, e non è probabile che i palestinesi vadano a morire per una dichiarazione, anche per una dichiarazione, per quanto fastidiosa.

I palestinesi di Gerusalemme Est sono in una posizione migliore di quella degli altri palestinesi: non hanno cittadinanza, ma possono muoversi più o meno liberamente sull'intera Palestina, incluso il "vecchio Israele". Sono pragmatici e patriottici. Si considerano i guardiani della loro eredità, inclusi i grandi santuari di al Aqsa e del Santo Sepolcro. Se e quando gli ebrei toccheranno i santuari, risponderanno in forze, come è accaduto lo scorso agosto quando Israele ha cercato di limitare l'accesso alla moschea.

Ma la decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico non li ha fatti esplodere. Nessuna persona sana di mente ha mai avuto dubbi sui sentimenti americani. Gli americani sono per Israele, è un'ossessione nazionale. Così ora hanno dichiarato Gerusalemme capitale ebraica. E prima, quando mandavano i loro ambasciatori, tutti ebrei, tutti devoti sionisti, tutti "Israel Firsters" – era diverso?

Trump non è diverso dai suoi predecessori. Tutti i presidenti americani hanno dichiarato Gerusalemme eterna capitale unita e indivisibile dello stato ebraico. Obama lo ha fatto, e così ha fatto Bush. È vero, loro l'hanno detto mentre erano in campagna elettorale, e hanno evitato di ripetere il mantra mentre erano alla Casa Bianca, ma non l'hanno neppure mai ripudiato.

Novanta su cento senatori statunitensi hanno approvato la dichiarazione di Trump. Dieci si sono astenuti, probabilmente perché non erano in grado di supportare Trump per nessuna ragione. Eppure, è stato un passo presidenziale dei più approvati. L'establishment politico americano è completamente filo-israeliano, che sia liberale o fondamentalista, repubblicano o democratico, da Sanders a Bannon; lo sapevamo, e ora Trump ha permesso alla gente di udirlo forte e chiaro. Ha fatto quello che la gente vuole. È per questo che lo avete eletto: così farà quello che volete, non quello che vi dice qualcun altro che afferma di saperla più lunga.

Perché voi americani lo volete? L'America sta lavorando alla sua Gestalt come scintillante città sul monte, come nuovo Israele del destino manifesto. Questo grande paese non vuole essere solo un altro grande paese, vuole guidare l'umanità e riformare il mondo secondo la sua forma e a sua immagine. L'America è messianica da molto tempo e questa abitudine è difficile da abbandonare.

Sotto il guscio di uno yankee astuto, c'è un fanatico dispensazionalista con la Bibbia di Scofield sotto il braccio, in attesa della guerra di Gog e Magog contro Israele. Potete guardare questo sito, che è solo uno dei tanti siti che prevedono la guerra tra Israele da una parte, Iran e Russia dall'altra parte, con gli Stati Uniti che si schierano con Israele ma restano lontani fino a essere coinvolti nella rapture della Seconda Venuta. Questo è folle, ma tali tipi di Gestalt sono profondi e spiegano il comportamento folle (la ricerca della guerra con l'Iran, il bombardamento di Babilonia e l'appoggio a Israele) meglio di un calcolo di profitti e perdite.

L'amore (o meglio l'ossessione) per Israele fa parte di questa Gestalt. Sebbene i battisti del Sud e i liberali dell'Est appaiano diversi, hanno la stessa impronta originale dei padri fondatori, dei puritani e dei pellegrini. Questa Gestalt irrompe inaspettatamente. L'attuale lotta contro le molestie è solo un'altra rottura dello zelo puritano, anche se i fondamentalisti citano la Bibbia, e i liberali si appellano alla donna i cui diritti non dovrebbero essere violati.

Questa è l'unica spiegazione plausibile di queste lamentele nel New York Times: "Samantha Holvey, ex concorrente nel concorso Miss USA, ha detto che il signor Trump ha adocchiato lei e altre donne nella sala coiffeur e trucco dello spettacolo".

Per una persona sana di mente, è evidente che una partecipante al concorso Miss USA arrivi lì per essere adocchiata e desiderata da moltitudini di uomini. Per un fanatico puritano, "chiunque guardi una donna per desiderarla, ecc.", solo guardarla con desiderio (= adocchiarla) è un peccato. Uno zelota di Boston della metà del XVII secolo approverebbe la persecuzione molto moderna di uomini bramosi e adocchianti.

La differenza tra democratici i americani de-cristianizzati e illuminati favorevoli a Clinton in Vermont e un repubblicano cristiano fondamentalista favorevole a Trump in Mississippi è minore, nella razionalizzazione dei loro sentimenti e azioni. Entrambi trovano sbagliati gli adocchiamenti o i corteggiamenti, anche se spiegano la cosa in modo diverso. Questo è il motivo per cui così tanti politici americani si suicidano quando sono accusati di un non-reato non perseguibile, come capitò alcuni anni fa per il desiderio di una ragazza di 17 anni.

È lo stesso nelle relazioni estere. I discendenti liberali dei puritani vogliono andare e uccidere persone all'estero per salvare le donne di colore dall'essere stuprate da uomini di colore in Afghanistan, i fondamentalisti vogliono distruggere Babilonia; in entrambi i casi sono motivati ​​dallo zelo messianico e dal desiderio di trasformare il mondo.

Sarebbe meglio per gli americani dimenticare per un po' il Medio Oriente, Babilonia, Israele, Gog e Magog. Forse Trump riuscirà anche yn questo, accettando pienamente la volontà popolare. Dopotutto, ha delle vere ragioni per fare ciò che ha fatto. È il distruttore della falsità nella sua lotta contro il Congresso. Il Congresso ha costretto il presidente degli Stati Uniti a certificare il buon comportamento dell'Iran ogni sei mesi; Trump si è rifiutato di farlo, e il mondo non è crollato. Il Congresso ha costrinse il Presidente degli Stati Uniti a posticipare lo spostamento dell'ambasciata da Tel Aviv ogni sei mesi; Trump si è rifiutato di farlo, e il mondo non è crollato. È stata distrutta un'altra falsità dell'establishment politico.

Con la sua azione, probabilmente ha guadagnato un po' di tempo e ha rinviato il suo impeachment. Gli ebrei non sono famosi per la loro gratitudine, poiché accettano ogni buona azione come qualcosa che comunque meritavano, ma comunque c'è una possibilità che non lo abbandonino subito.

Paradossalmente, la dichiarazione di Trump ha avuto molti buoni effetti. Il presidente degli Stati Uniti può dire, come Mefistofele, "Io faccio parte di quel potere che eternamente vuole il male e che eternamente fa il bene". Il presidente ha rifiutato di sostenere la vecchia e maliziosa pretesa che gli Stati Uniti fossero un intermediario neutrale. Ha rivelato i veri sentimenti dell'establishment statunitense verso il Medio Oriente, i suoi musulmani e i suoi cristiani, la sensazione di totale disdegno. Ha minato il bestiale Mohammed bin Salman d'Arabia. Ha riportato la Palestina all'ordine del giorno mondiale dopo una lunga sospensione. Ha dato all'Europa la possibilità di riconquistare la sua indipendenza. Ha fatto un altro passo nel disfare l'insostenibile impero americano, e anche questo deve essere accolto favorevolmente.

Trump ha resuscitato il morente accordo di riconciliazione tra Fatah e Hamas. L'accordo era nei guai: Fatah chiedeva sempre di più, e Hamas iniziava a perdere la pazienza. Il più grande ostacolo era l'aiuto degli Stati Uniti: gli americani non volevano sovvenzionare Hamas. Poiché l'aiuto non arriva comunque, questo ha smesso di essere un ostacolo. La dichiarazione di Trump ha incoraggiato le parti a spostare le trattative sulla corsia preferenziale.

Trump ha permesso agli europei di dire quello che sentono veramente su di lui, e con buone ragioni. La sua dichiarazione ha mobilitato il presidente Erdogan della Turchia, che ha chiesto un vertice degli stati musulmani. Istanbul era stata la sede del Califfato per seicento anni, dal 1362 al 1924, e ora Erdogan ha una valida pretesa per questo grande titolo. Denunciando gli israeliani e i loro tirapiedi americani, il presidente della Turchia ha acquisito molta autorità e influenza.

C'è bisogno di un arabo per tradire gli arabi, e questo lavoro è stato preso dal monello di Riyadh. Mohammed bin Salman, quando non tortura i suoi parenti in un momento di crisi, è stato coinvolto nel negare la Palestina e Gerusalemme. È lui che ha proposto e concordato con Jared Kushner di cedere Gerusalemme nel cosiddetto "accordo del secolo". Mohammed bin Salman ha cercato di costringere il presidente palestinese Mahmoud Abbas ad accettare l'accordo o le dimissioni. Abbas si è rifiutato categoricamente.

Il miglior giornalista del Medio Oriente, David Hearst (il suo libro The Gun and the Olive Branch è un'eccellente introduzione alla storia moderna della Palestina) ha notato che nell'Arabia Saudita pesantemente censurata, dove un tweet sbagliato può mandarti in prigione per anni, si incoraggia la negazione della Palestina e di Gerusalemme.

Il romanziere e scrittore saudita Turki al-Hamad ha twittato: "La Palestina non dovrebbe più essere considerata la prima causa araba. Io combatto per la causa dello sviluppo, della libertà e dell'emancipazione dal passato del mio paese. Per quanto riguarda la Palestina, la casa (la Palestina) ha un Signore (Dio) che la proteggerà se sarà abbandonata dai suoi abitanti (i palestinesi). "Hamzah Muhammad al-Salim, scrittore e analista economico, ha twittato:" Una volta conclusa la pace con Israelem questo diventerà la prima destinazione turistica dell'Arabia Saudita". L'ex direttore del canale televisivo al-Arabiyah, Abd al-Rahman al-Rashid, ha scritto: "È ora di riconsiderare il concetto di trattare con la Palestina e con Israele." Muhammad al-Sheikh ha detto: "La questione della Palestina non è la nostra..."

Questi sentimenti sono stati promossi da Mohammed bin Salman, che sulla loro base di ha proposto a Trump il suo "accordo". Ora, penso, l'accordo è morto, e probabilmente Mohammed bin Salman seguirà Anwar as-Sadat, il presidente egiziano che ha stretto un accordo con Israele e che è stato assassinato. I principi sauditi hanno già iniziato una litania di discorsi per Gerusalemme e per la Palestina.

La dichiarazione di Trump è stata un grande dono per l'Iran. Dopo che i sauditi, i più grandi nemici dell'Iran, hanno rivelato la loro duplicità, gli arabi avranno una visione nuova e positiva dell'Iran. Sciita o sunnita, l'Iran ha dimostrato la sua costante devozione alla causa di Gerusalemme e della Palestina, e sarà ricompensato.

Il presidente Putin ha buone ragioni per ringraziare Trump per la sua dichiarazione. La Russia è un attore importante in Medio Oriente e, dopo il tradimento americano della Palestina, è probabile che diventi un mediatore ricercato negli affari inter-arabi. Possiamo aspettarci che i futuri negoziati tra Israele e Palestinesi saranno gestiti dai russi, con l'assistenza delle Nazioni Unite.

È possibile, anche se non è sicuro, che Trump abbia fornito il colpo di grazia al paradigma dei due stati, all'idea stessa di partizione. Saeb Erekat, il principale negoziatore palestinese, ha affermato che ora è il momento di passare alla soluzione a un unico stato, che è molto preferibile.

L'unico stato non sarà "ebreo", e per me va bene. Non esiste uno stato francese per puri francesi etnico, ma la Francia è lo stato per tutti i suoi abitanti; non c'è più uno stato islamico, ma la Siria per tutti i siriani, siano essi musulmani, cristiani o aderenti ad altre fedi. Non c'è motivo di avere neanche uno stato ebraico. Lasciamo che sia Israele / Palestina per tutti i suoi abitanti.

Se ciò curerà il fascino americano per Sion e le fantasie della rapture, questo sarebbe il miglior contributo del presidente Trump all'umanità.

Est o ovest?

Se gli sforzi per spartire la Palestina continuano, tuttavia, quale potrebbe essere il futuro di Gerusalemme?

Gli ebrei dicono che tutta Gerusalemme è loro.

Gli americani sono d'accordo con gli ebrei, come fanno sempre.

Gli europei non sono d'accordo con gli americani e gli ebrei e si riservano il loro giudizio.

L'Autorità Nazionale Palestinese afferma che Gerusalemme Est dovrebbe essere palestinese, mentre Gerusalemme Ovest potrebbe essere ebraica.

Nell'aprile di quest'anno, il Ministero degli Esteri russo ha dichiarato che Gerusalemme Ovest sarà la capitale di Israele, mentre Gerusalemme Est dovrebbe essere la capitale della Palestina.

Questa settimana, il vertice dell'Organizzazione della cooperazione islamica (OIC) si è riunito a Istanbul, l'ultima sede del Califfato, e ha dichiarato Gerusalemme Est capitale della Palestina. La dichiarazione è stata approvata da 54 nazioni che comprendevano oltre un miliardo di musulmani.

Sembra giusto: Gerusalemme Ovest agli ebrei, Gerusalemme Est agli arabi. O no?

Io ho vissuto per alcuni anni a Gerusalemme, in un palazzo arabo ben proporzionato e solido a due piani costruito in pietra bianca di Gerusalemme, sprofondato in un giardino verde. I muratori degli anni '20 sapevano come trattare la pietra: non avevamo bisogno di aria condizionata nemmeno nelle più calde giornate estive; le case mantengono il calore negli inverni freddi di montagna. I soffitti erano alti, le finestre si aprivano nei giardini con alberi fronzuti di nespolo e di limone, i pavimenti erano piastrellati con ceramiche policrome armene e ceppi di marmo.

Questa zona di Gerusalemme è stata creata e popolata da cristiani palestinesi di origine araba, armena, greca, tedesca. È la prima area della città dichiarata dall'amministrazione statunitense come capitale eterna dello stato ebraico di 70 anni. L'area che ho descritto sopra non è Gerusalemme Est; è Gerusalemme Ovest, la parte migliore dell'Ovest. La residenza del presidente israeliano è proprio dietro l'angolo.

Nessuno discute contro la sua appartenenza ad Israele. Gerusalemme Ovest è fuori discussione, solo Gerusalemme Est è in discussione. Questo è il più grande successo degli ebrei israeliani e dei loro sostenitori americani, e come è spesso vero, i risultati più importanti non vengono riportati o sottovalutati perché appaiono così ovviamente banali.

Ma potremmo andare oltre ciò che si può leggere nel New York Times e apprendere la verità offuscata. Per diritto, Gerusalemme dovrebbe essere internazionalizzata.

L'intera Gerusalemme era stata dichiarata un corpus separatum, un organismo separato sotto la giurisdizione internazionale, dalla stessa risoluzione ONU (181 (II) 1 / del 29 novembre 1947) che richiedeva la creazione di uno stato ebraico e uno arabo in Palestina. Gli ebrei non se ne curarono e presero possesso di Gerusalemme Ovest nel 1948, espellendo la sua popolazione cristiana e musulmana. Le Nazioni Unite rifiutarono di riconoscere il dominio ebraico su Gerusalemme Ovest (303 (IV) del 9 dicembre 1949). La città dovrebbe essere posta sotto un regime internazionale permanente, governato dall'ONU.

Nel 1967, gli ebrei presero il controllo di Gerusalemme Est. Questa volta non hanno espulso la popolazione cristiana e musulmana, ma a questa non è stata data la cittadinanza israeliana. Da allora, la gente di Gerusalemme Est vive come ospite nella propria città. Hanno diritti di residenza, ma se viaggiano all'estero per studiare o lavorare, perdono la residenza e non possono tornare.

Gerusalemme Est e Ovest hanno una cosa in comune: entrambe le parti di Gerusalemme sono illegalmente occupate dallo stato ebraico. Differiscono nel fatto che la popolazione originaria della parte Ovest è stata espulsa, mentre la popolazione della parte Est è stata privata dei propri diritti. Questa differenza non trasforma Gerusalemme Ovest in un legittimo possedimento israeliano. L'espulsione di massa e la pulizia etnica non dovrebbero essere premiate con un riconoscimento internazionale. Trump effettivamente ha fatto un buon passo unendo le due parti di Gerusalemme illegalmente occupate in un'unica frase.

Gli ebrei (con il sostegno americano) ci hanno fatto dimenticare che anche Gerusalemme Ovest è occupata illegalmente. (Noam Chomsky scrisse a lungo su questo punto, descrivendo Israele e gli Stati Uniti come il vero "Fronte del rifiuto", che respinge le originarie risoluzioni dell'ONU relative alla conquista e all'espulsione del 1948 e tenta di limitare la discussione alla conquista del 1967. Persino gli amici della Palestina discutono i territori del 1967, mentre tralasciano quelli del 1948 come una cosa obsoleta).

Ma i palestinesi sanno e ricordano come sono stati cacciati dalle loro case e come gli ebrei si sono trasferiti. Qualunque sia il futuro politico di Gerusalemme, questo esproprio dovrebbe essere ribaltato. I gentili hanno restituito agli ebrei le proprietà che avevano perso durante il tumulto in Europa; ora è il momento giusto per restituire le proprietà dei gentili rubate agli arabi, ai tedeschi e ai greci di Gerusalemme Ovest.

 
Nove ottimi motivi per trasferire la vostra famiglia in Russia (e tre motivi per rimanere a casa)

Poco più di cinque anni fa, io e la mia famiglia abbiamo lasciato l'America e ci siamo trasferiti in Russia. Il giorno di Capodanno, abbiamo portato i nostri visti turistici nuovi di zecca all'aeroporto, siamo saliti su un aereo e abbiamo volato attraverso l'Atlantico, pronti per iniziare la nostra nuova vita in Russia.

Spostiamoci velocemente al 2022, e ora tutti e dieci siamo cittadini russi. Viviamo nella bellissima campagna russa a circa tre o quattro ore a nord di Mosca e abbiamo più di 40 ettari di fertile terreno agricolo russo. Io servo come sacerdote in una delle chiese locali. Sono anche un giornalista e di recente ho avuto l'opportunità di intervistare diverse famiglie di profughi che si sono trasferite in Russia.

All'inizio, io e la mia famiglia eravamo gli unici americani a Rostov Velikij. Oggi, un certo numero di famiglie sane con valori tradizionali sta lasciando l'Occidente, stabilendosi in varie città dell'Anello d'Oro della Russia. Ecco più di una dozzina di nuove famiglie locali, come esempio:

2 famiglie di lingua inglese si sono recentemente trasferite a Rostov: una dall'America, l'altra dal Brasile. E il preside della locale scuola cristiana ortodossa parla inglese.

3 famiglie di lingua inglese si sono trasferite a Pereslavl'-Zalesskij, due dall'America e una dalla Francia. E il vescovo russo locale parla inglese!

1 americano si è trasferito a Jaroslavl'.

2 famiglie di lingua inglese si sono trasferite a Suzdal, una dall'America e l'altra dalla Scozia.

8 famiglie di lingua inglese (e il numero è in crescita) stanno costruendo una comunità nella periferia rurale di Borisoglebskij, a mezz'ora di auto a ovest di Rostov Velikij. Una famiglia viene dalla Danimarca, una dall'Italia, cinque famiglie dall'America e una è una famiglia di origine russa che parla un buon inglese. Anche un'altra famiglia dall'Inghilterra sta arrivando qui. Il governo di Jaroslavl' ci sta aiutando a costruire un "villaggio americano" appena a sud della città. Molte delle famiglie stanno lavorando insieme, acquistando molti ettari di terra, costruendo/ristrutturando case, allestendo piccole fattorie familiari e stabilendosi nella nuova comunità a lungo termine.

Mi hanno chiesto spesso: "Perché ti sei trasferito in Russia?" "Cosa ti piace del vivere in Russia?" Ecco nove buoni motivi da considerare:

  1. Qui la mafia arcobaleno GloboHomo-LGBT non è autorizzata a ficcarti le sue opinioni in gola. I "matrimoni" omosessuali non sono consentiti in Russia, né esistono unioni civili. La propaganda LGBT ai minori è illegale. E ora stanno lavorando per proporre una nuova legge, che renderà illegale la propaganda LGBT a livello nazionale, indipendentemente dall'età.

  2. Non sarete chiamati "razzisti" ogni cinque secondi. Nessuna rivolta. Nessuna marcia "Black Lives Matter". Molti bianchi vivono qui e non siamo a conoscenza di alcun motivo particolare per cui dovremmo vergognarcene.

  3. Il complesso industriale militare americano non ha potere qui. Non c'è bisogno di preoccuparsi che gli Stati Uniti arrivino alle porte per rovesciare un altro governo nazionale.

  4. Qui ci sono tantissime chiese ortodosse e vivaci comunità cristiane ortodosse. Per esempio, a Rostov Velikij ci sono cinque monasteri, numerose chiese e zero moschee.

  5. Qui c'è terra economica, fertile e bella in abbondanza. Cinquemila dollari possono farvi acquistare oltre due ettari di terra. Ci sono alberi e paesaggi incantevoli, luoghi perfetti per costruire case per famiglie e vivere in campagna. Parte della terra è libera e pronta per l'agricoltura. In un prossimo futuro, ho intenzione di condividere più articoli su questo argomento, mostrando nella zona foto, prezzi e posizioni di alcuni grandi terreni disponibili per la vendita.

  6. Le tasse in Russia sono molto basse. Se siete lavoratori dipendente, pagherete una tassa fissa del 13% sul vostro reddito (o in alcuni casi del 15%). Se siete proprietari di una casa, potrete pagare 50 dollari all'anno (o meno) in tasse di proprietà.

  7. Se avete dei risparmi, dureranno molto più a lungo qui che in Occidente. I beni di consumo per la maggior parte delle sono molto più economici. In una futura serie di articoli, daremo un'occhiata a vari oggetti per la casa di uso quotidiano, confrontando i prezzi in America con i prezzi in Russia.

  8. La Russia è tecnologicamente avanzata. Dall'esercito all'università, dallo sviluppo di software alla criptovaluta, la Russia dispone di una tecnologia di prim'ordine e competitiva. I luddisti sono i benvenuti in Russia, ma non è certo un requisito.

  9. La cultura russa è molto ricca. Se siete di inclinazione intellettuale, amerete scoprire la letteratura nazionale, il cinema, l'arte, la danza, la filosofia e l'architettura. È uno dei paesi più ricchi del mondo in questo senso. Il capitale umano della Russia è molto alto. Molte persone altamente istruite, intelligenti e sofisticate considerano la Russia la loro casa.

Ma ci sono anche dei lati negativi! Non andate in Russia aspettandovi rose e fiori, a meno che non vogliate finire come il protagonista di Un frammento d'impero:

Allora qual è il trucco? Quali sono i grandi aspetti negativi del vivere in Russia, che potrebbero farvi decidere di fare le valigie e tornare a casa?

Non ingannatevi: trasferirsi in Russia è una sfida, non adatta ai deboli di cuore. Se non riuscite a gestire le seguenti tre cose, potreste voler mettere via il passaporto, accontentarvi di una bella vodka russa e di una replica Netflix di Ivan Vasil'evich: Ritorno al futuro. Quando pensate di trasferirvi in Russia, dovete tenere gli occhi ben aperti:

  1. Le pratiche di immigrazione sono frustranti e complicate. Non è consigliabile che qualcuno emigri in Russia senza l'assistenza di qualcuno che lo ha già fatto con successo.

  2. Sebbene il russo sia una bella lingua, può essere difficile da imparare. È possibile, ma non è facile.

  3. Vi mancheranno i vostri amici e la vostra famiglia. Trasferirsi in Russia non è come stare nel proprio paese, spostandosi da una zona all'altra. Non potrete fare un viaggio su strada per andare a visitare vostra cugina o vostra madre, perché non ci sono strade dalla Russia all'America. E di questi tempi i voli non sono economici.

Quanto a me e alla mia famiglia, sono contento che ci siamo trasferiti. La Russia è un buon posto dove stare, e non c'è nessun altro posto al mondo in cui preferirei vivere. Abbiamo superato con successo le pratiche burocratiche dell'immigrazione, abbiamo fatto buoni progressi nell'apprendimento della lingua e il telefono e i social media ci aiutano a rimanere in contatto con i nostri parenti.

La buona notizia è che ora che abbiamo fatto queste cose con successo, siamo in grado di aiutare anche gli altri a sapere come farlo. Quando le cose sono spiegate in modo semplice, un passo alla volta, le scartoffie non sono così difficili. E dopo aver provato molte opzioni diverse, ci siamo imbattuti in un metodo per imparare il russo che fa miracoli. Se venite nella zona di Rostov Velikij, sia che vi stiate dedicando ai documenti per l'immigrazione, sia che stiate imparando la bellissima lingua russa, avrete un'intera comunità di madrelingua inglese nelle vicinanze, felice di aiutarvi nel processo. Non farete le cose da soli.

Ho in programma di scrivere una serie estesa di articoli, approfondendo tutti questi argomenti, sia buoni che cattivi, incoraggianti o intimidatori. Se volete trasferirvi in Russia, o semplicemente volete saperne di più su com'è vivere in Russia, allora questo angolo di Internet fa proprio per voi. Le persone incuriosite dalla Russia troveranno argomenti interessanti e quelli che stanno effettivamente pianificando di trasferirsi in Russia potrebbero trovare le informazioni indispensabili.

Per quelle anime serie fermamente impegnate a trasferirsi, è disponibile una consulenza personalizzata. Fatemi sapere la vostra situazione particolare, e potrò fornirvi le migliori informazioni che ho, per aiutarvi a sapere quali ostacoli dovrete superare se volete immigrare legalmente in Russia.

In Russia, per la Libertà!

 
Синдром Иуды: зачем священники переходят в ПЦУ

Говоря о переходах священников в ПЦУ, нельзя не вспомнить историю Иуды

Небрежение пастырскими обязанностями, отсутствие любви и сребролюбие как раньше, так и сегодня служат причинами для предательства Христа.

После создания новой религиозной организации под названием ПЦУ относительно спокойная религиозная жизнь Украины фактически перестала существовать. Каждый день церковные СМИ сообщают об очередном захвате храма УПЦ, а светские радостно рапортуют о еще одном «переходе» в ПЦУ.

Естественно, что и цифры при этом подают очень разные. Если официальные представители Украинской Православной Церкви говорят о приблизительно трех десятках действительно добровольных переходов, то нецерковные СМИ утверждают, что перешло около пяти сотен.

Конечно, нельзя назвать «добровольным переходом» ту ситуацию, когда с храма срывают замки, а верующих людей, пришедших защитить свои святыни, просто избивают. Поэтому в большинстве случаев мы сталкиваемся с тем, что сельская община, а не религиозная, принимает решение, что храм УПЦ должен сменить свою юрисдикцию. Люди, которые собираются в клубе, голосуют, поносят Церковь Христову, а потом приходят и силой вторгаются в храм – никакого отношения ни к вере, ни ко Христу они не имеют. Мы скорбим о том, как они себя ведут, молимся, чтобы Господь простил им, потому что они «не ведают, что творят». Но вместе с тем понимаем, что другого поведения от этих людей ждать нельзя – они обычные язычники, для которых еще не воссиял свет веры Христовой, а называя себя «христианами», они только позорят имя Божие.

Намного больнее наблюдать те случаи, когда инициатором «перехода» в ПЦУ становится священник или даже епископ (которых на сегодня два) канонической Церкви. Ведь в этом случае речь идет о предательстве, и мы задаем себе очень сложный вопрос – как мог человек, который стоял возле престола Божия и совершал Бескровную Жертву, который подавал Святые Дары верующим, был непосредственным участником таинств и свидетелем многих чудес Божиих – как мог такой человек вдруг предать Бога и Его Церковь в обмен на временные и земные блага? Как мог тот, кто причащался Тела и Крови Христа, в какой-то момент решить, что национальные или иные принципы важнее всего того, с чем была связана его судьба? Вообще, как мог священник или епископ, то есть, человек, который понимает, что такое раскол, который много лет выступал против него, объяснял верующим его пагубность, как мог он потом просто взять и отвернуться от Церкви?

Тем более, что очень часто настоящие прихожане, те, для кого храм – это не только место освящения куличей, но в первую очередь место освящения души, остаются верными Церкви и в раскол не идут. В этом случае получается, что священник предает своих духовных чад, предает тех, с кем буквально с нуля поднимал храм, предает тех, кто поддерживал его в трудные минуты жизни, тех, кто с ним в прямом смысле этого слова делился часто последним куском хлеба. Ведь если предают священники, то как им можно верить?

Эти вопросы очень непростые, и ответить на них – значит, ответить, кто и зачем предает своего Спасителя. И в этой связи нам не обойтись без истории об Иуде…

Предатель и предательство

Христос знал, что Иуда может предать. Но все равно избрал его одним из Своих ближайших учеников. Он знал, что Иуда страдает страстью сребролюбия. Но все равно вручил ему сокровищницу (ящик для сбора пожертвований). Более того, Господь знал, что злой дух может войти в сердце Иуды. Но все равно дал ему, как и прочим апостолам, власть над духами нечистыми. Зачем Он все это делал?

Во-первых, нужно сразу отбросить мысль о том, что Иуда был избран слепым орудием Промысла Божия. Господь мог пострадать на Кресте и без его участия. Поэтому предательство – это совершенно свободный выбор Иуды Искариота. Он – только потенциальный предатель, только потенциальный вор. Другими словами, он такой же грешник, как… каждый из нас.

Вот как по этому поводу рассуждает святой Иоанн Златоуст: «Так как… Иуда был господином своих помыслов и в его власти было не повиноваться им и не склоняться к сребролюбию, то он, очевидно, сам ослепил свой ум и отказался от собственного спасения… Посмотри, сколько сделал Христос, чтобы склонить его на Свою сторону и спасти его: научил его всякому любомудрию и делами, и словами, поставил его выше бесов, сделал способным совершать многие чудеса, устрашать угрозою геенны, вразумлял обетованием царства, постоянно обличал тайные его помышления. Но, обличая, не выставлял на вид всем, омыл ноги его вместе с прочими учениками, сделал участником Своей вечери и трапезы, не опустил ничего – ни малого, ни великого; но он добровольно остался неисправимым».

Во-вторых, этот человек получил благодатные дары Святого Духа, чтобы бороться со своими страстями и победить их. Но не воспользовался ими. Святой Ефрем Сирин говорит, что Господь избрал Иуду, чтобы «показать совершенную любовь Свою и благодать милосердия Своего, потом чтобы научить Церковь Свою, что хотя в ней бывают и ложные учителя, однако (самое) учительское звание истинно, ибо место Иуды предателя не осталось праздным, наконец, чтобы научить, что хотя и бывают негодные управители, однако правление Его домостроительства истинно».

Ну, и в-третьих, Христос пришел в этот мир, чтобы спасти грешников, и Иуду – в том числе. Тот факт, что Иуда не захотел стать на путь спасения, только подчеркивает любовь Божию к нему.

Первая причина предательства – отпадение от Тела Христова

Иуда не сразу стал предателем. Более того, можно говорить, что его поступок имеет определенную причину. Блаженный Феофилакт, рассуждая об этом апостоле, высказывает интересную мысль. Он полагает, что до тех пор, пока Иуда «считался одним из учеников и членов святого лика, дотоле сатана не имел к нему такого доступа». И лишь когда на Тайной вечере Иуда причастился себе во осуждение, «сатана овладел им как оставленным от Господа и отлученным от Божественного лика». Только в тот момент, когда Иуда причастился недостойно, «сатана… проник во глубину его сердца и овладел его душой».

Получается, что до тех пор, пока человек – священник ли, мирянин – пребывает в Церкви, он в какой-то мере защищен. А как только такой человек внутренне отступает от Церкви – тут же следует и его нравственное падение. Блаженный Августин замечает, что «те, кто не может вынести чего-то в Церкви, соблазняются и удаляются либо от имени Христа, либо от Церкви. Но если ты будешь держаться любви, то не соблазнишься и ни Христа не оставишь, ни Церкви. Ибо кто оставляет Церковь, как может быть во Христе, не будучи среди Его членов? Как может быть во Христе тот, кто не в теле Христа?.. И почему нет соблазна в том, кто любит брата? Потому что кто любит брата, терпит все ради единства, так как братство состоит в единстве любви».

О том, что грех против Церкви – это грех против любви, говорит еще один святой, по времени очень близкий к нам – священномученик Илларион (Троицкий). В его знаменитой книге «Христианства нет без Церкви» мы читаем:

«Церковь есть осуществление любви Христовой, и всякое отделение от Церкви есть именно нарушение любви. Против любви грешат равно и еретики, и раскольники. Это и есть основная мысль Киприанова трактата "О единстве Церкви"; та же мысль постоянно повторяется и в письмах святого отца. "Христос даровал нам мир; Он повелел нам быть согласными и единодушными; заповедал ненарушимо и твердо хранить союз привязанности и любви. Не будет принадлежать Христу тот, кто вероломным несогласием нарушил любовь Христову: не имеющий любви и Бога не имеет. Не могут пребывать с Богом не восхотевшие быть единодушными в Церкви Божией".

У еретиков и раскольников нет любви, то есть основной христианской добродетели, а потому они христиане только по имени. "Еретик или раскольник не сохраняет ни единства Церкви, ни братской любви, действует против любви Христовой". "Маркиан, соединившись с Новатианом, сделался противником милосердия и любви". Об еретиках известно, что они отступили от любви и единства Кафолической Церкви. "Какое соблюдает единство, какую любовь хранит, или о какой любви помышляет тот, кто, предавшись порывам раздора, рассекает Церковь, разрушает веру, возмущает мир, искореняет любовь, оскверняет таинство?"».

Из этих слов можно заключить, что, несмотря на все недостатки, которые сегодня присутствуют в жизни как отдельных христиан, так и Церкви в целом, никакого другого спасительного ковчега, кроме Тела Христова, у нас нет. Это не означает, что нам должно нравиться все происходящее, что мы должны закрывать глаза на грех своего ближнего и т.д., это означает, что даже обличая, надо хранить любовь и единство.

Второй вывод: грех против любви приводит к недостойному участию в таинствах Церкви, что в итоге становится причиной духовной смерти.

Вторая причина отпадения – осуждение

Вторую причину предательства мы находим все у того же Иоанна Златоуста – это осуждение: «Находясь рядом со Христом, Иуда уже начинает действовать вопреки Ему, против Него: вот он уже уворовывает из подаяния, негодует на Христа (Мф. 26, 8), осуждает, если не поучает Его ("Для чего бы не продать это миро за триста динариев и не раздать нищим?" – Ин. 12, 5; "К чему такая трата?" – Мф. 26, 8), увлекает к негодованию своим "лукавым подстрекательством" других учеников ("Увидевши это, ученики Его вознегодовали" – Мф. 26, 8), а затем и отправляется к людям, чающим убить его Учителя, чтобы предать Его в их руки да еще рассчитывает получить за это вознаграждение».

Причем осуждение Иуды не имело ничего общего с конструктивной критикой, потому что диктовалось не ревностью по вере, например, а желанием присвоить себе то, что было отдано Христу. Святой Иннокентий Иркутский говорит, что как раз помазание ног Христа во время Вифанской вечери и стало последней каплей, которая подвигла Иуду на предательство: «Сильно тронутый потерей прибытка, который можно было – татьбой – получить из денег за продажу мира и, может быть, огорченный упреком, который сделан по тому случаю Иисусом, сребролюбец в припадке страсти решился вознаградить мнимую потерю свою продажей Самого Учителя, Который бескорыстием и нищетой Своей становился ему со дня на день все в большую тягость».

То есть замечание Иуды, хотя и казалось справедливым (потому что и прочие апостолы, по слову евангелиста, поддержали его), на самом деле было лицемерным и лживым. Святитель Иннокентий пишет:

«Прекрасный поступок Марии показался ему неуместной расточительностью, более приличной какому-либо пышному фарисейскому наставнику, любящему роскошь, а не его Учителю, Который любит простоту и не терпит излишества, далек от всякого вида роскоши и всегда восстает против жестокосердия богатых к бедным. Приличие требовало, по крайней мере, не обнаруживать подобных мыслей: Иуда, напротив, не замедлил высказать их тем из учеников, которые сидели подле него, а потом простер дерзость свою до того, что начал вслух осуждать Марию. "К чему такая трата? – рассуждал он, – не лучше ли было продать это миро за триста (столько, по крайней мере, дали бы за него) динариев и деньги эти раздать нищим?" Такой благовидный предлог к упреку, по-видимому, подействовал и на других учеников, и некоторые также возымели мысль, что если и дерзко замечание Иуды, то самое замечание сделано не без основания и в этом случае не противоречит собственным правилам Учителя и что вообще едва ли не было бы лучше, если бы с миром поступили так, как говорил Иуда (Мф. 22, 8).

Если ученики, осуждая сделанное Марией, нарушали некоторым образом долг уважения к ней, тем паче к своему Учителю, то это происходило в них не от злого намерения, тем более не от худого сердца, а от простоты, привычки изъяснять свободно перед Учителем все свои мысли, некоторой на этот раз неспособности оценить достоинство и, так сказать, сердечность поступка Марии, похвальной, но безвременной заботы о нищих, и следовательно, – увлечения примером Иуды, который по дерзости и наглости своего характера и не в этом одном случае мог увлекать своими мнениями прочих. Но в самом Иуде действовало теперь совсем другое; его мнимое сожаление о нищих происходило из самого нечистого источника… Без сомнения, и в настоящем случае низкий лицемер, изъясняясь столь дерзким образом, не думал через то сделать какую-либо неблагопристойность; надеялся, может быть, еще заслужить одобрение за свою откровенность, мнимую прямоту характера и любовь к бедным, которая наблюдает их выгоды и тогда, когда другие почли бы за лучшее молчать».

Третья причина – страсть сребролюбия

Отсюда вытекает и третья причина предательства – это одержимость грехом. Другими словами, страстью сребролюбия, которая полностью поработила душу Иуды. Все тот же великий святитель Церкви Иоанн Златоуст говорит, что грех сребролюбия – это «отверстие (Ин. 12, 6), сквозь которое этой древний змий вполз в душу несчастного апостола и неприметно опутал собой его ум и сердце. Это – страсть к сребреникам, которая, издавна зародившись в душе, тлела все время пребывания его с Иисусом, питаясь татьбой денег общественных, а теперь разгорелась в пламень совершенно адский, где, как в своем чертоге, сидел и царствовал сатана».

Блаженный Феофилакт говорит об этом так: «Если же Иуда был любостяжателен и тать, то почему Господь возложил на него распоряжение деньгами? По тому самому, что он был тать, чтобы отнять у него всякое извинение. Ибо он не мог сказать, что предал Его (Иисуса) по любви к деньгам. Денежный ящик утешал его, но, и нося ящик, он не был верен. Ибо он уносил, то есть крал то, что туда опускали, и был святотатец, присвояя себе подаяния на дело святое. Пусть слышат святотатцы, какова их участь. Верх зла в том, что Иуда впоследствии предал Иисуса и Господа. Видишь ли, до чего доводит любостяжание? – до предательства. Итак, апостол Павел прилично назвал сребролюбие корнем всех зол (1 Тим. 6, 10), потому что оно предало Господа и всегда так делает».

Предательство Иуды и ПЦУ

Из приведенных выше примеров мы можем увидеть, что предательство Иуды и предательство тех священников, которые сегодня уходят в ПЦУ, имеют много общего.

Действительно, в раскол уходят прежде всего те, кого тяготит Церковь, кому трудно молиться, кто относится к своим священническим обязанностям с небрежением. То есть в большинстве случаев Церковь покидают чуждые Ей элементы, люди, которые в силу тех или иных причин так и не смогли стать частью Тела Христова. Так же, как Иуда. Причем данный факт признают даже те, кто вне самой Церкви. Известный историк, а также автокефальный (раскольнический «епископ») Иван Огиенко пишет, что во в XVII и XVIII столетиях «к униатской Церкви перешло худшее священство… Церковь разлагалась, Церковь теряла силу, а поскольку Украина была связана с Православной Церковью, точно так же теряла силу и сама Украина. Это сильно било всех».

Данное утверждение Огиенко напрямую применимо и к тем, кто сегодня уходит в ПЦУ. Ведь они – худшая часть нашего священства. Они не любят Литургии, они не понимают, что такое Церковь, им чужда молитва. И поверьте, это не голословные утверждения – это факт, подтверждаемый многочисленными примерами как из современной жизни, так и из истории. Например, один из «обновленцев» начала ХХ столетия, епископ Антонин Грановский, называл тех, кто переходил из РПЦ в «Живую Церковь» «ассенизационной бочкой Православной Церкви», а исследователь раскола Анатолий Краснов-Левитин говорил о них как о прохвостах, которые «присоединились к обновленчеству в погоне за быстрой карьерой, спешившие воспользоваться "свободой нравов", дозволенной "обновленцами"».

Более того, ПЦУ служит своего рода «ассенизационной бочкой» не только для Православной Церкви, но и для тех же униатов. Вот, например, что говорит известный униатский епископ Борис Гудзяк: «Меня спрашивали даже на этой конференции, не боимся ли мы, что будут отдельные священники, которые захотят под этот клич перейти к такой объединенной Поместной Православной Церкви (ПЦУ – Ред.). Я думаю, что массового движения не будет, но единичные случаи, видимо, будут. И здесь, к сожалению, надо предупредить наших православных братьев, что первыми будут двигаться священники, которые имеют дисциплинарные проблемы, которые у нас под какими-то санкциями. И такой уход был бы для нашей Церкви очищением».

И тут как раз и всплывает та самая вторая (а с ней и третья причина) предательства – «дисциплинарные проблемы» и страсти (в частности, страсть сребролюбия).

Еще до возникновения ПЦУ многие священники УПЦ, которых запрещали в служении, уходили в УПЦ КП. Правда при этом они чаще всего молчали об истинных причинах своего перехода и объявляли себя патриотами либо обвиняли Церковь в «пророссийских настроениях». Страдающие различными грехами – от блуда до пьянства – они предпочитали и предпочитают оставаться в этих грехах и предать Церковь, чем покаяться и изменить свою жизнь. При этом не следует забывать, что до тех пор, пока они в Теле Христовом, все совершаемые ими Таинства являются действительными – точно так же, как и Иуда, пока пребывал среди апостолов Христовых, и мертвых воскрешал, и духов нечистых изгонял.

Потом, можно опять же заметить, что современные предатели Христа еще до того, как окончательно отпали от Него, постоянно осуждали все, что происходило в Церкви. И бывший митрополит Александр (Драбинко), и бывший протоиерей Георгий Коваленко постоянно выливали буквально тонны грязи на Церковь, которая взрастила и воспитала их. Делалось все это с изрядной долей лицемерия, потому что ни один, ни второй не отказывались от тех наград, которые им вручало священноначалие. Как не отказывались и от тех почестей, которые им, как пастырям, воздавали простые миряне.

Кроме того, даже враги Церкви признают, что еще одной существенной причиной, толкающей священника на предательство и сближающего его с Иудой, можно назвать как раз то самое сребролюбие: «Если батюшка согласится с большинством, то есть сельской общиной, которая редко ходит в церковь, то рискует остаться без клира, который будет считать его "предателем" и "Иудой". Если же он станет на строну меньшинства, то есть постоянных прихожан, может попасть в немилость сельской общины и остаться без весомого количества треб и материальной поддержки села» (журналист Денис Таргонский).

Подводя выводы всему, о чем мы говорили выше, можно сказать, что за 2 000 лет не поменялось ничего. Христос все Тот же, как все тот же Иуда и его последователи. Небрежение пастырскими обязанностями, отсутствие любви, нравственные проблемы, осуждение Церкви и сребролюбие как тогда, так и сегодня служат причинами для предательства Христа. Но как тогда, так и сейчас эта ситуация, в конечном итоге, только принесет пользу Церкви. Иуда предал Христа, но этот поступок послужил к большей славе Спасителя. Так же и те, кто сегодня предает Церковь, на самом деле очищают Ее, делают Ее одеянием Божества и светлой ризой Христовой.

Это не означает, что мы радуемся их погибели. Наоборот, мы скорбим об отпадших, умоляем их вернуться и призываем к покаянию. Но вместе с тем помним, что каждый человек должен принимать самостоятельное решение, с кем ему быть – со Христом или велиаром. Потому что от этого решения зависит не только жизнь земная, но и жизнь будущего века.

 
РОЖДЕСТВЕНСКОЕ ПОСЛАНИЕ Святейшего Патриарха Московского и всея Руси Кирилла

http://www.patriarchia.ru/db/text/3458923.html

23 декабря 2013

Рождественское послание Святейшего Патриарха Московского и всея Руси Кирилла архипастырям, пастырям, монашествующим и всем верным чадам Русской Православной Церкви.

Возлюбленные о Господе Преосвященные архипастыри, всечестные пресвитеры и диаконы, боголюбивые иноки и инокини, дорогие братья и сестры!

Сегодня наши храмы наполнены людьми, которые пришли прославить Новорожденного Богомладенца — Христа Спасителя и Его Пречистую Матерь — Деву Марию.

Рождество Христово — центральное событие всей человеческой истории. Человек всегда искал Бога: но во всей полноте Бог Сам открыл Себя человечеству только в воплощении Своего Единородного Сына. С пришествием Сына Божия — и Сына человеческого — мир узнал, что Бог есть Любовь, а не только Высшая Сила, Бог есть Милость — а не только Мздовоздаятель, Бог есть источник жизни и радости — а не только Грозный Судья, Бог есть Святая Троица, внутренним законом жизни Которого является также любовь, — а вовсе не одинокий Владыка мира.

И сегодня мы празднуем событие, в корне переменившее весь ход человеческой истории. Бог входит в самые недра человеческой жизни, становится одним из нас, берет на Себя всю тяжесть наших грехов, человеческих немощей и слабостей — приносит их на Голгофу, чтобы освободить людей от невыносимого бремени. Бог отныне — не где-то в неприступных небесах, а здесь, с нами, среди нас. Каждый раз во время совершения Божественной литургии произносятся слова «Христос посреде нас!» — и ответ: «И есть, и будет!» Это яркое свидетельство о присутствии Самого Воплотившегося Бога — Христа Спасителя — среди Своих верных. Регулярно причащаясь Его Святых Тела и Крови, прилагая усилия к исполнению Его заповедей, мы входим в реальное общение с Ним, с нашим Спасителем, и обретаем прощение грехов.

Верующие во Христа и верные Ему ученики, призваны быть свидетелями явленного во Христе Царства Божия еще во время земной жизни. На нас возложена великая честь — поступать в этом мире так, как поступал наш Учитель и Бог, силой Христовой быть непоколебимыми в противостоянии греху и злу, не ослабевать в усердном творении добрых дел, не унывать в ежедневном усилии по преображению нашего греховного естества в нового, благодатного человека.

Христом Спасителем установлен незыблемый, абсолютный критерий неподдельности отношения к Богу — это наш ближний. Принимая на себя чужие немощи, разделяя боль и скорбь, сострадая несчастным и обездоленным, мы исполняем закон Христов (Гал. 6:2) и уподобляемся Спасителю, Который взял немощи наши и понес болезни наши (Ис. 53:4).

И невозможно в этот радостный и светоносный день Христова Рождества, когда вся тварь в изумлении припадает к яслям Богомладенца, забывать о других. Та великая благодать, которую мы сегодня получаем в наших храмах, должна обильно пролиться и на тех, кто все еще за пределами Церкви и живет по стихиям мира сего, а не по Христу (Кол. 2:8). Но если мы с вами не пойдем навстречу — эта Благая Весть может и не дойти до них; если мы с вами не откроем свои сердца, чтобы поделиться переполняющей нас радостью, — она может никогда не прикоснуться к тем, кто ее не имеет, но кто готов ее принять.

Воплощением Сына Божиего человеческая природа вознесена на небывалую высоту. Каждый из нас не только создан «по образу и подобию Божию», но через Христа теперь еще и усыновлен Богу: мы уже не «чужие и не пришельцы, но сограждане святым и свои Богу» (Еф. 2:19). Об этой близости и дерзновении к Богу говорит и молитва Господня, в которой мы обращаемся к Творцу как к родному Отцу Небесному.

Любая человеческая жизнь бесценна: ведь за нее заплачено Воплощением, Жизнью, Смертью и Воскресением Единородного Сына Божия. Все это еще сильнее побуждает нас относиться с особым благоговением и вниманием к каждому человеку, вне зависимости от того, насколько он отличен от нас. По мысли святителя Московского Филарета (Дроздова), «любовь есть живое и деятельное участие в благосостоянии другого». К этой деятельной любви и хочется прежде всего призвать всех в эти радостные дни Рождества Христова: быть, по слову апостола Павла, братолюбивыми друг ко другу, в почтительности предупреждать друг друга, в усердии не ослабевать, духом пламенеть, Господу служить! (Рим. 12:10-11, Евр. 13:16)

Сердечно поздравляю вас с великим праздником Рождества Христова. Бог любви и мира (2 Кор. 13:11) да дарует народу нашему и каждому из нас мир и благоденствие в Новом году.

+КИРИЛЛ, ПАТРИАРХ МОСКОВСКИЙ И ВСЕЯ РУСИ

Рождество Христово

2013/2014 гг.

Москва

 
La lotta per la restaurazione del mondo cristiano

'La civiltà occidentale? Sarebbe un'ottima idea'.

Attribuito a Gandhi

La credenza occidentale nell'universalità della cultura occidentale soffre di tre problemi:

è falsa, è immorale ed è pericolosa.

Samuel P Huntingdon, The Clash of Civilizations, Capitolo 12

Introduzione: il mondo cristiano

Il mondo cristiano (chiamato anche ortodosso) copre quasi un settimo della superficie terrestre del mondo, conta 220 milioni di persone, il 3% della popolazione mondiale, ed è responsabile del 6% della produzione economica mondiale. Il cuore del mondo cristiano è il cuore dell'ex impero russo, per il momento chiamato Federazione Russa. Al di fuori di questo nucleo giacciono varie province, per il momento escluse dal nucleo da parte delle Potenze occidentali e delle loro manipolazioni delle vanitose vanità nazionaliste di traditori. Queste province sono: Ucraina, Romania, Serbia, Grecia, Bielorussia, Moldova, Bulgaria, Georgia, Macedonia, Montenegro, Bosnia e Cipro. Tuttavia, milioni di cristiani vivono anche in paesi come gli Stati Uniti, il Kazakistan, la Germania, la Siria, la Polonia, l'Italia, la Francia, la Lettonia, l'Australia, il Regno Unito, la Slovacchia, l'Albania, il Kenya e Israele e sono sparpagliati in numero minore in quasi tutti i paesi e continenti nel mondo.

Il mondo non cristiano

La nostra civiltà cristiana, spesso chiamata ortodossa, cioè cristiana ortodossa, confessa nel nostro segno della croce la santa Trinità e Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo è diverso dall'ex mondo giudeo-cristiano e ora ateo, chiamato anche Euroamerica. Questo mondo apostata non ha infatti confessato la vera Trinità per mille anni, abbandonando Cristo per l'auto-idolatria umanistica e diffondendo la mitologia della sua immaginaria superiorità in tutto il mondo. Di conseguenza da allora ha aggredito, invaso e stuprato avidamente il resto del mondo attraverso la violenza organizzata. Questa violenza barbarica, dal massacro dei sassoni compiuto da Carlo Magno nel 782 a quello dei cavalieri teutonici, dalla Blitzkrieg di Hitler allo "shock and awe" di Rumsfeld, non ha conosciuto limiti, così come la sua avidità, da quella dei sanguinari crociati ai sadici conquistadores, da Clive dell'India a De Beers.

La grande deviazione

Alcuni possono criticarci e dire che anche molti nel mondo cristiano non confessano la santa Trinità e Cristo: indicano la corruzione endemica, l'alto tasso di aborti e divorzi o la diffusa dipendenza da varie droghe. Certo, hanno proprio ragione a questo riguardo: nella grande deviazione del XX secolo, quella catastrofica aberrazione dell'élite occidentale e occidentalizzata che costò centinaia di milioni di vite di molti popoli, il mondo cristiano fu rovesciato dall'apostasia e dal nominalismo. Tuttavia, per grazia di Dio, nel corso dell'ultima generazione ha iniziato il suo pentimento e quindi il suo lento ritorno al Padre. Sebbene ci sia molta strada da fare per ritornare alla casa del Padre, la sua direzione generale è diametralmente opposta a quella della grande deviazione, che ha abbandonato i suoi valori per il piatto di lenticchie promesso dall'Occidente apostata, che oggi sta insistendo sempre più con le sue aberrazioni ateiste.

Un destino e una lotta

Come ortodosso nato e residente in Occidente, è stato il mio destino e la lotta della mia vita di combattere per i valori della civiltà dell'Occidente antico, della Santa Trinità e di Cristo, vero Dio e vero uomo. Questi valori sono essenziali per il nostro mondo cristiano cosciente. Abbiamo dovuto contrastare l'arroganza culturale dell'Occidente e oggi il suo globalismo trotzkista, che ha reso l'Occidente odiato da tutti. Questo è il risultato del declino morale terminale dell'Occidente, avvenuto attraverso il suo rifiuto del vero cristianesimo, che era saldo sulle proprie radici mille anni fa, come abbiamo descritto in dettaglio negli ultimi 45 anni. Abbiamo sempre combattuto contro i nostri nemici esterni, il secolarismo intrinseco ed ereditato dalle radici papali-protestanti dell'Occidente non cristiano, così come le illusioni dell'Oriente non cristiano. Tuttavia, le nostre più grandi lotte sono sempre state contro i nostri nemici interni. Di chi parlo?

Per la Fede

In primo luogo, abbiamo dovuto lottare per la purezza della Fede cristiana contro i conformisti venali, sia sovietici che occidentali. I sovietici dicevano che Dio non esiste e che quindi tutto era lecito, gli occidentali dicevano che c'era un Dio, ma che questi sosteneva la loro violenza aggressiva, la loro avidità rapace e ipocrisia, dicendo loro, per esempio, di invadere l'Iraq ricco di petrolio. C'erano nemici interni che li seguivano a causa di tradimento, vigliaccheria e inganno. Il tradimento era quello di coloro che dicevano che erano cristiani ma, approfittando della paralisi a Mosca, si comportavano in realtà immoralmente, come se tutto fosse lecito, e così ci perseguitavano. La codardia era quella di coloro che non temevano Dio, ma temevano le proprie autorità sotto il controllo dall'Occidente, e così ci perseguitavano. L'inganno era quello di quelli che dicevano che erano cristiani, ma mancavano così tanto d'amore che sostenevano i nemici di Cristo e dei loro vizi, e così ci perseguitavano.

Per l'Impero cristiano

In secondo luogo, abbiamo dovuto combattere contro coloro che volevano negare che Cristo è vero Dio e vero uomo. Negando che Cristo è vero Dio, i primi volevano secolarizzare e umanizzare il suo corpo, la Chiesa, facendola diventare una piccola mascotte nazionalista, nient'altro che una bandiera nazionale. Non riuscendo a capire che la Chiesa di Dio è internazionale e universale, hanno cercato di provincializzarla, facendola diventare parrocchiale, invece di accettarla come imperiale. Queste persone vanitose e deboli sono state raggirate e adulate dagli ambasciatori statunitensi nei Balcani, che, dividendo e governando, hanno nominato i loro patriarchi e creato così degli scismi. Negando che Cristo è vero uomo, i secondi contro cui abbiamo dovuto combattere erano quelli che volevano disincarnare il suo corpo, la Chiesa, facendola diventare una filosofia sognatrice, impraticabile, una presunzione intellettuale irrilevante, non il fuoco nel ventre della Chiesa del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Per l'imperatore

Abbiamo combattuto per la purezza della fede cristiana, resistendo al tradimento, alla vigliaccheria e all'inganno dei nemici esterni e interni. Abbiamo combattuto per l'Incarnazione del vero Dio e del vero uomo, i valori cristiani che derivano dal fatto che, sebbene non siamo di questo mondo, siamo nel mondo, giustificando così la futura restaurazione dell'Impero cristiano. In terzo luogo, abbiamo anche dovuto lottare per l'imperatore. In questa materia abbiamo dovuto lottare contro coloro che vogliono negare che lo Spirito Santo venga sulla terra per ispirare il rappresentante di Cristo sulla terra, posto in essere per volontà del popolo fedele di Dio. Questo è il motivo per cui abbiamo difeso l'ultimo imperatore dalle calunnie diffuse contro di lui. Ed è così che spieghiamo perché aspettiamo il prossimo imperatore. È vitale, poiché egli è il futuro imperatore che da solo può resistere ai preparativi occidentali per l'Anticristo e quindi può ritardare la sua venuta.

Conclusione: per il futuro

L'Euroamerica ha ignorato il consiglio di buon senso del proprio geopolitico Samuel Huntingdon. Circa 25 anni fa ha pregato l'Occidente di abbandonare la sua arroganza sprezzante e riconoscere che la sua "civiltà" di "violenza organizzata" non è affatto universale. Il suo materialismo ateo non è "la fine della storia", come lo sciocco e deluso Fukuyama proclamò dopo la fine della guerra fredda. Da allora l'Occidente si è distrutto sotto le fantasie dei neocon che vogliono conquistare il mondo. In Iraq nel 1991 e nel 2003 ha finalmente perso il mondo musulmano, in Georgia nel 2008 e in Ucraina e in Siria nel 2014 si è inimicato la Russia, nel 2016 della Turchia, e così ha alleato musulmani, ortodossi e cinesi contro se stesso. Ora sta cadendo a pezzi, con la Brexit, Trump e le linee di frattura della Unione Europea e degli USA, mentre l'Occidente cade nell'abisso della sua depravazione morale, causata dal suo millenario rifiuto di Cristo.

 
L'ex capo della Confraternita di Cristo Salvatore, Vincent Rossi, (padre Maximos) si è addormentato nel Signore

l'abate Damascene del monastero di sant'Herman ha tonsurato padre Maximos come monaco stavroforo una settimana prima del suo riposo. Foto: Facebook

L'ex capo della Confraternita di Cristo Salvatore, che ha contribuito a portare centinaia se non migliaia di anime nella santa Ortodossia, si è addormentato nel Signore.

Padre Maximos, meglio conosciuto come Vincent Rossi prima di diventare monaco, si è addormentato nel Signore la sera di venerdì 23 settembre 2022 al monastero di san Silvano l'Athonita (ROCOR) a Sonora, in California, alla vigilia della festa patronale del monastero, come riporta la pagina North American Thebaid assieme a molti altri siti legati al monastero.

Padre Maximos era stato novizio e poi monaco rassoforo presso il monastero dal 2015. In attesa della sua dipartita, domenica 18 settembre, il padre ha ricevuto la santa comunione e la santa unzione celebrate da sei sacerdoti, ed è stato tonsurato monaco stavroforo dall'abate Damascene del monastero di sant'Herman a Platina, California.

Padre Maximos ha quindi ricevuto la santa comunione ogni giorno fino al suo riposo.

Negli anni '70 padre Maximos, allora Vincent Rossi, era un membro del gruppo esoterico del Sacro Ordine di MANS, che combinava la dottrina e la spiritualità cristiana con varie influenze New Age. Divenne il leader del gruppo dopo la morte del suo fondatore Earl Blighton nel 1974 e, sotto la sua direzione, l'Ordine si allontanò gradualmente dalle sue pratiche New Age.

La ricerca spirituale di Rossi lo portò infine agli scritti di padre Seraphim (Rose), attraverso i quali sentì che lo stesso padre Seraphim lo stava chiamando all'Ortodossia. L'Ordine in seguito prese contatti con l'abate Herman (Podmoshensky) e con il Monastero di sant'Herman a Platina, che era stato co-fondato da padre Seraphim.

Continuando il percorso verso l'Ortodossia, nel 1988 il Santo Ordine di MANS si trasformò nella Confraternita di Cristo Salvatore e si unì all'arcidiocesi non canonica di Vasiloupolis (Queens, New York) sotto il "metropolita" Pangratios (Vrionis), ex sacerdote dell'arcidiocesi greco-ortodossa.

Nel 1991, Rossi si dimise dalla carica di Direttore Generale dela Confraternita di Cristo Salvatore e si trasferì in Inghilterra per conseguire un dottorato in Studi ortodossi presso l'Università di Oxford sotto il metropolita Kallistos (Ware).

Singoli membri e parrocchie della Confraternita di Cristo Salvatore si sono trasferiti nelle giurisdizioni canoniche nel corso degli anni '90 e nel 2000, sotto la guida dell'abate Gerasim del monastero di sant'Herman, si sono trasferiti in massa nelle giurisdizioni canoniche, principalmente nelle Chiese serba e bulgara e nella Chiesa ortodossa in America.

In seguito Rossi fu coinvolto nel progetto del college ortodosso di Rose Hill, di breve durata, e ha prestato servizio anche come direttore educativo per l'Esarcato americano del Patriarcato di Gerusalemme. È autore di due libri e di quasi un centinaio di articoli su teologia, spiritualità e ambiente.

Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita come monaco nel monastero di san Silvano a Sonora, dove si è addormentato nel Signore la sera di venerdì 23 settembre.

padre Maximos nel beato riposo. Foto: Facebook

 
Padre John Cox: c'è un futuro per l'Ortodossia conciliare dopo l'Ucraina?

La crisi ecclesiale che ha travolto il mondo ortodosso sulla scia della dichiarazione dell'autocefalia ucraina da parte del Patriarcato ecumenico non mostra alcun segno di dissiparsi nel prossimo futuro. Le speranze che possa farlo a lungo termine sono, forse, ottimistiche.

Tra i sostenitori del Patriarcato ecumenico, l'aspettativa è che il tempo sia dalla loro parte e che tutte o la maggior parte delle Chiese ortodosse alla fine accetteranno le decisioni di Costantinopoli.

Anche quelli che sono sfavorevoli alle azioni del Patriarcato ecumenico in Ucraina e/o alla sua retorica sempre più altezzosa ritengono che il tempo sia dalla loro parte e che le cose alla fine torneranno alla normalità se il riconoscimento della nuova chiesa ucraina viene negato e la retorica ignorata.

Questo è, credo, sbagliato. Anche se la situazione in Ucraina in qualche modo ha preso una svolta drammatica a favore del Patriarcato di Mosca, sembra improbabile che le cose torneranno, o che possano semplicemente tornare, allo status quo prima dell'autocefalia ucraina.

Il mondo ortodosso ha girato un angolo. O, piuttosto, lo ha girato il Patriarcato ecumenico e ora dobbiamo decidere cosa significherà questo per il futuro della Chiesa ortodossa nel suo insieme.

Il Patriarcato ecumenico non nasconde il fatto che è stato amaramente deluso dalla ancata partecipazione di 4 Chiese locali al Concilio del 2016 a Creta. La lettera del patriarca Bartolomeo al patriarca Giovanni X di Antiochia, che nega la sua richiesta di un incontro pan-ortodosso per risolvere la crisi ucraina, riflette una prospettiva senza speranza sulle possibilità dell'azione conciliare ortodossa. Una disperazione basata sul fallimento di Creta nel materializzarsi come evento storico e unificante per l'Ortodossia nel XXI secolo e come coronamento del lungo regno di sua Santità Bartolomeo come patriarca ecumenico.

È estremamente ironico che, mentre Creta non ha ottenuto nulla di significativo come concilio ed è stato destinato alle note a piè di pagina della storia, potrebbe ancora raggiungere un grande significato storico come catalizzatore per il cambiamento della forma dell'ecclesiologia ortodossa. Se le recenti azioni del Patriarcato ecumenico sono indicative, i vescovi di Costantinopoli vedono il fallimento di Creta come il fallimento del processo incarnato da quel concilio; una prova che, allo stato attuale, le Chiese ortodosse non sono in grado di realizzare una conciliarità funzionante a livello globale; e una prova della necessità di un primato più forte, più assertivo.

Sulla questione del primato, Orthodox Synaxis ha documentato in modo estensivo il cambiamento piuttosto marcato sia del tono che del contenuto della retorica del Patriarcato ecumenico riguardo alle sue prerogative canoniche e alla sua posizione generale tra le Chiese autocefale o, più esattamente, al di sopra di loro. Gran parte di questa retorica è apparsa nell'ultimo anno, precipitata dagli eventi e dalla ricaduta della dichiarazione d'autocefalia ucraina.

Sarebbe un errore, tuttavia, pensare che gli argomenti del Patriarcato ecumenico dipendano dal successo del suo satellite ucraino. Queste pretese di un'esperienza spirituale unica e di un'autorità canonica sulle altre Chiese sono radicate nel terreno stesso della Chiesa: storia, teologia e diritto canonico.

Questo non vuol dire che la chiesa appena creata, guidata da Epifanij Dumenko, non sia importante per le aspirazioni del Patriarcato ecumenico. L'articolo La trappola nel tomos spiega molto chiaramente i modi in cui essa serve come incarnazione delle ambizioni di Costantinopoli. Ma il suo fallimento, pur diminuendo la vivacità delle affermazioni del Patriarcato ecumenico, non confuterebbe tali ambizioni.

Quindi siamo arrivati ​​a un momento significativo per l'Ortodossia. Il Patriarcato ecumenico afferma con audacia la sua visione dell'ecclesiologia ortodossa nella forma di un forte primato, molto simile a quello del Papato nella Chiesa cattolica romana.

Mentre quasi tutte le altre chiese autocefale hanno chiesto una risoluzione conciliare alla situazione ucraina, e alcune si sono lamentate delle alte pretese che Costantinopoli sta facendo per sé, solo la Chiesa di Romania ha offerto un qualche tipo di alternativa all'ecclesiologia centralizzata per cui il Patriarcato ecumenico sta sostenendo. La maggior parte delle Chiese si è accontentata di ripetere semplicemente la parola "conciliarità" come un mantra.

Ciò suggerisce che, per la maggior parte, la visione di coloro che si oppongono in qualche misura alle azioni del Patriarcato ecumenico è, al momento, poco più che sperare in un ritorno a come stavano le cose prima di Creta nel 2016 o dell'Ucraina nel 2018. Data la profusione delle irregolarità canoniche nel XX secolo e l'incapacità delle Chiese ortodosse di superare i loro conflitti interni per incontrarsi semplicemente insieme, il perché qualcuno vorrebbe tornare a quell'era resta una domanda aperta.

Indipendentemente da ciò, senza qualche ulteriore iniziativa è probabile che questo sia un punto controverso. Di fronte a una visione muscolosa e concreta del futuro proveniente da Costantinopoli, è improbabile che una speranza all'indietro nei "bei vecchi tempi" offra una competizione molto seria.

Che non possiamo tornare indietro nel tempo prima che il Patriarcato ecumenico abbia rimestato così energicamente le acque ecclesiali facendo affermazioni così potenti al primato non significa che possiamo andare avanti solo accettandole. C'è ancora tempo perché emergano altre alternative.

La Romania ha fatto una prima offerta creativa e valida che merita ulteriori discussioni. Ci saranno altri? È possibile che le Chiese autocefale mettano in comune la loro esperienza e saggezza per sviluppare insieme un piano efficace per un sistema sinodale funzionale e dinamico a livello pan-ortodosso, che permetta a tutti noi, incluso il Patriarcato ecumenico, di andare avanti insieme con fiducia e amore fraterno?

Si deve sperare che lo sia. L'alternativa è un periodo lugubre e protratto di separazioni, lotte intestine e macchinazioni politiche tra le chiese. Non c'è bisogno di dire che questo sarebbe un disastro evangelico. Va detto che il grande scisma tra la Roma antica e la Nuova Roma dimostra che potrebbe anche portare alla balcanizzazione quasi permanente del mondo ortodosso. Nelle parole di San Giacomo, il fratello del Signore, "non dev'essere così". (Gm 3:10)

In questo momento esiste un'opportunità per le Chiese locali di sollevarsi e agire, per mostrare ai fedeli e al mondo intero che la Chiesa respira ancora l'aria dello Spirito producendo una visione chiara per il futuro, che dimostra un efficace sinodalità e produce i frutti dello Spirito ripristinando la pace e rinnovando i vincoli dell'amore reciproco che sono il segno distintivo della nostra vita in Cristo.

 
Un record di presenze

Giovedì 2 gennaio 2014 il nostro contatore di visitatori giornalieri è salito a 283... anche tenendo conto delle normali curiosità di sapere gli orari delle funzioni di Natale, il numero è comunque notevole, perché ben di rado i visitatori di un singolo giorno sono stati più di 240. Lo prendiamo come un buon segno di stima da parte dei nostri lettori, e ci impegnamo a offrire anche nel nuovo anno una serie continua di contributi di qualità, utili al cammino di chi vuole conoscere la Chiesa ortodossa e di chi ne vuole vivere la Fede.

 
Uno dei leggendari santi guerrieri russo-ucraini bandito in Ucraina

Il'ja Muromets, la versione russa di Ercole, che è sepolto a Kiev, è stato bandito nell'Ucraina moderna.

Qui non troverai riposo o benvenuto, bogatyr. Un profeta non è mai benvenuto nella sua patria.

Ганьба! (Pronuncia: Hańba.) Questa è la parola ucraina per "vergogna", ed è l'unica espressione possibile che può essere usata in un linguaggio educato per descrivere l'ultima discesa nella follia della autodistruttiva campagna nazionalista ucraina contro la Russia.

L'ultima vittima è probabilmente uno degli eroi più famosi della Rus' Kievana, il bogatyr Il'ja Muromets. Questo leggendario eroe della corte di Kiev è nato a Murom, in Russia, anche se fu sepolto alla Lavra delle Grotte di Kiev, dove finì la sua vita da monaco.

L'ironia di tutto questo è che Il'ja, il guerriero, ha protetto e combattuto per il cuore dell'Ucraina moderna, Kiev.

Ecco un video che illustra dettagliatamente questo tragico attacco ai santi e al patrimonio culturale dell'Ucraina.

(Video non disponibile - chiedetevi perché)

Per essere onesti, nominare il santo non è illegale in Ucraina, ma tutti i racconti popolari e i film russi su di lui sono stati presi d'assalto dagli storici revisionisti.

Probabilmente sosterranno che stanno rimuovendo la "propaganda russa" dalle storie della "Ucraina antica".

Per essere chiari, non esisteva un'entità chiamata Ucraina ai tempi di Il'ja Muromets; il termine corretto per l'antico territorio dell'Ucraina è Rus' di Kiev, o Rus' Kievana, termine ancora usato in Ucraina, ma solo come sinonimo dell'attuale Ucraina. Eppure chiunque abbia orecchie per intendere può dire che questa è proprio la parola da cui la Russia prende il suo nome.

Qui sopra c'è una mappa dell'Ucraina moderna, e qui sotto una mappa della Rus' Kievana: notate le differenze.

Come lo storico Andrej Vlasov dice nel video:

"(Il'ja Muromets) era un eroe che, in effetti, personificava non solo la gloria militare della Russia, ma personificava anche la statualità della Russia di Kiev, l'antica Russia, la Russia medievale e non possiamo più definire se sia l'Ucraina o la Russia di Mosca, è successo tutto prima".

Inoltre il suo collega, l'archeologo Pjotr Tolochko, ha aggiunto queste parole:

"Non avrei mai potuto immaginare che una tale stupidità potesse avere luogo al nostro tempo, dopotutto gli antichi bogatyri russi sono personaggi che non possono essere associati a nessun gruppo etnico slavo-orientale tardivo. A quei tempi non c'erano ucraini, russi o bielorussi, ma c'erano antichi ruteni [russini, antenati di russi, ucraini e bielorussi]. Questi bogatyri russi sono descritti nella nostra storia epica".

Il'ja Muromets è vissuto in un'epoca in cui non vi era alcuna distinzione tra le terre ucraine e le (vere e proprie) terre russe, quindi non può essere equiparato agli anti-ucraini.

Questo fa parte della più ampia caccia alle streghe contro qualsiasi parte della storia o letteratura ucraina che non è d'accordo con la narrativa corrente. Per esempio, le opere di Gogol', in particolare Taras Bul'ba, un tempo considerate tra le raffigurazioni più archetipiche dei cosacchi ucraini, sono ora oggetto di pesanti persecuzioni.

Gli attacchi a Il'ja Muromets portano questa tendenza a un nuovo livello; è un patetico attacco politico sia alla storia che alla spiritualità che, indipendentemente da come le si distorcono, la Russia e l'Ucraina condividono.

Questo insulto al nome e alla leggenda del santo serve solo a trascinare ulteriormente l'Ucraina più a fondo nella rovina in cui si trova. Chiunque odia la storia dei santi e della Rus' in Ucraina non è un "patriota dell'Ucraina".

tomba di Il'ja Muromets nelle Grotte di Kiev, Ucraina

Trascrizione del video

Annunciatrice:

Altre notizie dall'Ucraina. Hanno ora vietato la vendita di libri di fiabe sui bogatyri russi pubblicati nel nostro paese.

Tra gli altri, Il'ja Muromets è caduto in disgrazia.

Zinaida Kurbatova ha cercato di capire perché l'eroe, che ha difeso Kiev dagli invasori, non soddisfa le autorità.

Corrispondente:

Un bogatyr, eroe della più famosa epopea eroica, che divenne un monaco e fu classificato come un santo, Il'ja Muromets difese le frontiere della Rus' antica da malvagi infedeli che non volevano lasciare in pace gli ortodossi. Chiamarlo un aggressore è per lo meno una storpiatura. È un eroe romantico. Non ha mai conquistato nessuno, e ha lasciato la Rus' di Kiev solo una volta.

Andrej Vlasov, Supervisore del Dipartimento del Folklore dell'Accademia Russa delle Scienze: "Era un eroe che, in effetti, personificava non solo la gloria militare della Russia, ma personificava anche la statualità della Russia di Kiev, l'antica Russia, la Russia medievale e non possiamo più definire se sia l'Ucraina o ala Russia di Mosca, è successo tutto prima".

Le imprese di Il'ja si svolgono prima dell'era del giogo tataro-mongolo. Il'ja e i suoi compagni, Dobrynja Nikitich e Aljosha Popovich, non difesero i singoli principati, ma l'intero territorio descritto nel Racconto della Campagna di Igor'. Questo è il territorio documentato dello stato russo di Kiev, l'antica Russia.

Nikita Petrov, folklorista: "C'è un bogatyr che va a Kiev, c'è il knjaz di Kiev, Vladimir, c'è una lotta conto gli invasori. E la lotta è contro invasori stranieri che chiaramente non erano ortodossi, e se per questo, nemmeno slavi".

Tra i bogatyri, Il'ja è ovviamente il principale, e la maggior parte delle epopee parla di lui: più di una dozzina, conosciute sia nel nord che nel sud, dove Il'ja viene anche definito il vecchio cosacco. I nemici di Il'ja sono briganti. L'Usignolo giustifica pienamente il suo soprannome e, dal suo fischio d'usignolo, cito, "i boschi scuri si piegano a terra, tutta la gente giace morta". Il'ja sconfisse l'Usignolo e lo portò al knjaz Vladimir per essere giudicato.

Quindi, Il'ja taglia la testa del mostro pagano e poi la testa di Kalina lo tsar. Entrambi stavano assediando Kiev, cioè erano aggressori e Il'ja era il difensore. Non c'è un'altra versione.

La storia delle origini di Il'ja Muromets è interessante. Una versione dice che è nato e ha trascorso trentatré anni seduto su una stufa nel villaggio di Karacharov, vicino a Murom. Questa è terra di Vladimir.

Qui, a Murom, nel Monastero della Trasfigurazione, ci sono reliquie di sant'Il'ja Muromets.

Anna Gorskaja, Direttrice del Museo storico di Murom: "Nessuna cronaca conosce il nome di questo eroe, tutto quello che abbiamo sono solo fonti folcloristiche, ma bisogna dire che i russi e gli abitanti della città di Murom, già nei secoli XVIII e XIX (se crediamo alle descrizioni della città di Murom, le opere storiche dei nostri etnografi locali), non mettevano in dubbio che Il'ja Muromets abbia avuto origine dalla città di Murom ".

Tuttavia, l'accademico Rybakov, un'autorità riconosciuta in questo campo, riteneva che Il'ja potesse essere nato a Morovijsk, vicino a Chernigov.

In Ucraina, la storia è stata a lungo riscritta. A proposito degli antichi ucraini, e poi di Santa Sofia, che ha una cronologia diversa a seconda della linea di partito.

Pjotr Tolochko, archeologo: "Non avrei mai potuto immaginare che una tale stupidità potesse avere luogo al nostro tempo, dopotutto gli antichi bogatyri russi sono personaggi che non possono essere associati a nessun gruppo etnico slavo-orientale tardivo. A quei tempi non c'erano ucraini, russi o bielorussi, ma c'erano antichi ruteni [russini, antenati di russi, ucraini e bielorussi]. Questi bogatyri russi sono descritti nella nostra storia epica".

Allo stesso tempo, c'è la sensazione che gli scrittori non abbiano una memoria troppo buona. Un anno fa, la Wikipedia ucraina osservava che Il'ja Muromets era un eroe ucraino, proveniente dalle foreste di Chernigov. In questo caso, gli ucraini, che ora hanno deciso di definire Il'ja un aggressore, si sono puniti con le loro stesse mani.

Zinaida Kurbatova, Vesti.

 
Dipinti russi che scacceranno da voi l'oscurità postmoderna

Mentre l'arte sta assumendo forme nuove e piuttosto incomprensibili nella maggior parte del mondo moderno, la Russia sperimenta una rinascita entusiasta della pittura realista. Questo artista, Vasilij Kursaksa, si è diplomato in una scuola fondata da Il'ja Glazunov, un artista conservatore che ha rinvigorito l'arte russa.

Questo giovane artista, di stanza a Sergiev Posad, un antico centro spirituale in Russia, crea opere che effondono pace e sentimento. Ecco i suoi pensieri sulla pittura:

"Un artista è un regista. Creare un dipinto è come girare un grande film. Cioè, l'artista inserisce nell'immagine quei sentimenti che vuole che lo spettatore provi e, se lo spettatore li prova, l'immagine è stata creata con successo".

Jur'ev sul Volga

"Voglio che una persona guardi un'immagine e abbia dei sentimenti genuini che si risveglino in lei. Vorrei che la sporcizia che oscura l'anima volasse via da lei. Con il tempo, così cadrebbe tutto ciò che è innaturale, artificioso, artificiale, e il velo dagli occhi delle persone, e la durezza e l'amarezza. Quando una persona sorride a qualcosa di naturale e vivo, in lei si risvegliano altri sentimenti genuini. Li ricorda, sono stati deposti dentro di lei, nella sua anima. Credo che la pittura debba essere positiva e per questo mi sforzo".

Jur'ev Polskij, 2018

"Più il luogo è incontaminato, più è interessante per me come artista. In precedenza, tutto veniva smontato per essere ricostruito e ora tutto viene sostituito con cottage e ville. Le persone bruciano di proposito vecchie case per costruire sulle ceneri un palazzo o un edificio a più piani. Il tema del mio lavoro è la scoperta di nuove perle della Russia, che, credetemi, esistono in grande quantità; è il nostro vero tesoro, da un lato distrutto dal tempo e dall'altro non toccato dalla civiltà".

Suzdal, cavalli da slitta, 2018

"Ogni antica città russa è così peculiare e così distinta dalle altre che viene da meravigliarsi; l'importante è catturare e sentire il suo spirito. E questo può essere fatto solo con un'osservazione costante – in diversi momenti della giornata, in diversi periodi dell'anno. Se si sente, si sente dentro di sé, si comprende con tutta la propria interiorità, allora sì, il quadro può venire bene".

Una brezza autunnale, 2018

Vecchia Rostov, 2012

Rostov la Grande, 2012

Corvi

Ples sul Volga, 2011

Alba, 2015

Isole Solovki, 2018

Case careliane, 2006

Un rimorchiatore sulla Neva, 2018

Italia, 2013

Fiume Somma, 2017

Mosca dopo la pioggia, 2018

La stazione ferroviaria di Jaroslav, 2012

Nuoto, 2010

Spirito russo, 2018

Un cortile di campagna, 2018

Urzhum, in Vjatka, 2018

Il cortile del monastero, 2015

Di ritorno dall'abbeverata, 2008

La Lavra all'alba, 2018

Inverno a Sergiev Posad, 2018

Una giornata gelida, 2019

A Susannino nella primavera del 2018

Una casa a Susannino, 2018

Circa l'autore

Formazione e premi:

• 2001-2007, Accademia russa di pittura, scultura e architettura;

• 2008-2012, Studio di pittura RAKh, sotto la guida di A.P. Tkachev;

• Membro dell'Unione degli artisti russi;

• Membro dell'Unione degli artisti di Mosca, Società dei pittori;

• Membro corrispondente dell'Accademia internazionale di cultura e arti;

• Membro corrispondente dell'Accademia russa delle arti.

Nel periodo tra il 2007 e il 2018, l'artista ha creato oltre 1000 opere e organizzato oltre 30 mostre personali, oltre a pubblicare circa 40 articoli e memorie in pubblicazioni letterarie sulle attività creative degli artisti.

Membro permanente delle Esposizioni internazionali pan-russe.

L'artista è vincitore di numerosi premi e riconoscimenti nelle arti.

Le opere di Vasilij si trovano in sette musei in Russia, in musei in Cina, Italia e in collezioni private in Russia, Germania e Stati Uniti

Vive e lavora a Sergiev Posad.

 
Sul presidente Erdoğan e la chiesa della santa Sapienza

Un corrispondente degli Stati Uniti mi ha chiesto qual è la nostra attitudine nei confronti del presidente Erdoğan della Turchia, che ha recentemente parlato del massacro di musulmani da parte di un fanatico fascista in Nuova Zelanda e del progetto di trasformare nuovamente Aghia Sophia in una moschea. Ora, noi abbiamo nella nostra parrocchia tre parrocchiani ortodossi turchi e presto ce ne sarà un quarto. È interessante notare che hanno tutti la stessa attitudine nei confronti del presidente Erdoğan, il neo-ottomano "sultano della Turchia": lo ritengono un dittatore nazionalista e lo trovano molto sgradevole e disgustoso.

In tal modo, è forse simile a molti altri governanti tirannici mediorientali. Pensiamo immediatamente ai sovrani dell'Arabia Saudita, che ogni anno decapitano persone a decine, mantengono la maggior parte della gente povera in canna e i ricchi ultra-ricchi e hanno compiuto un enorme genocidio (con un entusiasta sostegno occidentale) contro il popolo dello Yemen. Per non parlare del fatto che hanno torturato e fatto a pezzetti un giornalista saudita nel loro consolato a Istanbul nello scorso ottobre. Apparentemente questo comportamento barbaro è piuttosto gradito ai sauditi e ai loro sponsor e guardiani occidentali. In altre parole, c'è sempre di peggio di Erdoğan, ma, per la verità, ci potrebbe essere di meglio, bisogna solo stare attenti: si può finire con il peggio. Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Ucraina sono esempi evidenti. Così, in Turchia, il tentativo degli Stati Uniti di assassinare il presidente Erdoğan nel luglio 2016 avrebbe sicuramente portato a conflitti incredibili e a migliaia di morti.

Certo, ci sono ortodossi che non detestano il presidente Erdoğan, non perché siano turchi, ma perché odiano la sua minaccia che la chiesa della santa Sapienza a Istanbul, per lungo tempo un sito turistico, possa ancora una volta diventare una moschea. Tuttavia, questo è un falso problema. Il vero problema è che gli ortodossi si sono mostrati indegni di avere un impero e una capitale. Fino a quando i russi non si pentiranno per il loro tradimento nel 1917, non ci sarà nessun imperatore ortodosso, e finché i greci non si pentiranno per il tradimento del cristianesimo che ha portato alla caduta del 1453, non avranno mai alcun potere, e se non si pentiranno per i loro ultimi crimini in Ucraina nel 2019, Agia Sophia diventerà una moschea. Lo stesso è vero per gli apostati greco-ciprioti, nella cui isola il terzo settentrionale fu occupato 45 anni fa dalla Turchia, con il pieno sostegno dell'Occidente, ed è vero per i serbi nel Kosovo, che hanno dimenticato la loro fede e sono stati abbandonati dagli albanesi.

Perderemo sempre il nostro territorio quando ci dimostreremo indegni di averlo. Sarà solo colpa nostra. Il territorio non ci appartiene, appartiene a Dio e ci è concesso in prestito solo finché restiamo fedeli a lui. Così, il Belgio è stato devastato nella prima guerra europea a causa dei suoi crimini in Africa centrale (milioni di africani mutilati o uccisi), la Gran Bretagna ha perso il suo impero perché ha scambiato la Bibbia con lo sfruttamento delle risorse naturali e lo stesso si può dire per altri innumerevoli imperi attraverso la storia, antica e moderna, dalla Cina a Babilonia, dagli indù agli egiziani, da Timbuktu a Machu Picchu, dai maya allo Zimbabwe, dalla Francia all'Austria-Ungheria. Il potere è appeso a un filo; è un'illusione pensare che abbiamo potere, abbiamo solo ciò che è concesso da Dio. Gli Stati Uniti perderanno il loro potere per gli stessi motivi. La decadenza spirituale e morale è sempre seguita da un collasso catastrofico.

Quando i greci o i russi inizieranno a convertire la Turchia a Cristo, invece di nascondersi nei loro angoli etnici, allora Istanbul diventerà di nuovo Costantinopoli e la chiesa della santa Sapienza riecheggerà di lodi a Cristo in turco da parte dei fedeli ortodossi turchi. Ma fino ad allora, aspettiamoci solo il peggio. Il frutto del non pentimento e dell'autogiustificazione è l'umiliazione. È l'unica cosa che può portare l'umiltà all'impenitente. In altre parole, non ci sarà nessuna Chiesa della santa Sapienza finché non avremo mostrato santa Sapienza.

 
Un miracolo del Signore: una vera storia di fede

Oggi presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti la versione russa (da pravoslavie.ru) e la nostra traduzione italiana di una storia contemporanea dalla Bulgaria. Simona Georgieva racconta la vita di padre Stojan, un prete che impiega tutte le sue energie nell’aiuto ai più poveri, e delle persone che si sono convertite grazie alla sua bontà e al suo impegno. Tra queste persone vi sono anche alcuni musulmani, tra cui Erkhan, che oggi serve come diacono nell’eparchia di Varna.

 
Non è il mio paese?

Io sono ucraino. Spiegatemi perché dovrei lodare Bandera quando mio nonno è morto a Rovno per mano dei fascisti e dei loro cani da guardia banderisti. Perché dovrei andare a uccidere mio fratello nel Donbass solo perché protegge la sua famiglia dai banditi che hanno preso il potere con un colpo di stato armato, e hanno spinto l'esercito contro i nostri fratelli? Perché dovrei credere ai media "ucraini" se so che mentono? Perché dovrei tacere e avere paura delle prigioni della SBU o dei teppisti ultranazionalisti nel mio paese solo perché conosco la verità e vedo le loro bugie? Perché dovrei entrare in Europa? Voglio vivere in Ucraina, nell'Ucraina russa, e insegnare ai miei figli in russo... la lingua dei miei antenati dai tempi della Rus' di Kiev. Dopo tutto, perché devo nascondermi e avere paura di dire che sono un ucraino russo? Perché devo pagare l'affitto e i servizi più di quanto guadagno, anche se nessuno mi ha chiesto se dovessimo avere questi prestiti del FMI a tali condizioni e se dovessimo avere questa associazione con l'Unione Europea?

Come sopravvivranno i nostri padri e nonni? Perché possiedono così tanto quegli oligarchi che hanno rubato tutto ciò che i nostri genitori hanno creato? Perché io sono straniero nel mio paese? Perché sono un reietto nel mio paese e perseguitato per le mie convinzioni? Io sono ucraino... eppure mi possono imbrogliare, terrorizzare, umiliare e uccidere, e io non posso nemmeno contrattaccare. Se è l'Ucraina, allora, perché io, un ucraino, trovo insopportabile vivere la mia vita nel mio paese? Non è il mio paese? Non ne sono padrone? Perché georgiani, americani, ebrei, baltici e polacchi mi dicono come vivere nel mio paese? Ehi... voi politici in Georgia, negli Stati Uniti, in Israele, negli Stati Baltici e in Polonia! Questo è il mio paese... è la mia Ucraina! Io sono ucraino... un ucraino russo. Farò pulizia in casa mia, se ne ha bisogno. Siate buoni.

 
Abbiamo un forte sostegno in tutto il mondo, non siamo in alcun modo isolati

Sabato 1 ottobre, il "ministro degli esteri" della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Antonij, ha rilasciato un'intervista ad ampio raggio al principale canale di informazione russo, Rossija-24, sullo stato delle relazioni internazionali della Chiesa russa.

Pochi in Occidente si rendono conto che la Chiesa ortodossa russa ha una significativa burocrazia amministrativa e decisionale che assomiglia a una specie di mini governo ombra ecclesiastico. L'unica cosa che le somiglia in Occidente è la burocrazia in Vaticano. Ci sono dipartimenti per gli affari esteri, l'editoria di libri, i seminari, la carità, la famiglia, il benessere dei bambini, la lotta all'aborto, le relazioni con i media, la cultura, i monasteri, i giovani, la produzione di materiale ecclesiastico e molti altri. I presidenti di questi comitati sono nominati dal patriarca e talvolta diventano piuttosto importanti, interagendo spesso ad alto livello con i loro equivalenti governativi.

Intervista al metropolita Antonij (in russo)

Per esempio, il metropolita Antonij incontra spesso il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, e i due coordinano le loro attività. Abbiamo recentemente pubblicato un articolo in cui il metropolita spiega che, a causa di questa cooperazione tra Chiesa e Stato, la Chiesa russa, e per estensione i valori cristiani, hanno un'influenza significativa sul governo e sulla società, molto più che in Occidente, dove i governi sono rigorosamente laicisti e dove vi è spesso una vera e propria ostilità nei confronti del cristianesimo e dei cristiani da parte dei governi.

il metropolita Antonij celebra a Mosca

Il metropolita Antonij è insolitamente giovane (37 anni) per un incarico così importante, e rappresenta una nuova generazione di giovani funzionari della Chiesa russa, chierici e laici, che guideranno la Chiesa per decenni, che conoscono molto meglio l'Occidente, e che spesso parlano lingue straniere. Il metropolita Antonij ha servito in importanti incarichi a Roma, Berlino e Budapest e ha studiato in Finlandia. Parla correntemente l'inglese. Di recente è succeduto al metropolita Ilarion, che ora serve a Budapest come capo della diocesi ungherese.

Nell'intervista, il metropolita Antonij ha raccontato un recente episodio di un raduno delle Chiese mondiali (il CEC, o Consiglio Ecumenico delle Chiese) in Germania a cui ha partecipato, e al quale la Russia ha inviato una delegazione di 20 persone. Il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier ha pronunciato un discorso emotivo e rovente ai delegati, accusando la Chiesa russa di aiutare e favorire gli sforzi militari della Russia in Ucraina, sforzi che ha definito criminali, incolpando la Russia e Putin per la guerra, e ha chiesto che il CEC escludesse la Russia dalla loro organizzazione, perché quello era l'unico passo corretto da un punto di vista cristiano. Ma in effetti, il CEC ha respinto il presidente tedesco e molti membri hanno difeso la Russia. Al termine della convenzione, il CEC ha rilasciato una dichiarazione sull'Ucraina e la delegazione russa, assieme ad altre Chiese che concordano con la Russia, è stata in grado di influenzare in modo significativo il contenuto, apportando parti essenziali che riflettono la visione russa del conflitto.

il metropolita Antonij con il capo del Consiglio Ecumenico delle Chiese al loro recente convegno a Karlsruhe, in Germania

Il metropolita Antonij ha proseguito spiegando che i nemici della Russia stanno cercando assiduamente di alimentare disaccordi e conflitti all'interno della Chiesa russa in tutto il mondo, proprio perché capiscono che la Chiesa può avere un'enorme influenza unificante al di fuori della Russia, ma in modo particolare in Ucraina. "Tale è la potenza unificatrice di Cristo", dice il metropolita. Questo spiega perché le agenzie di intelligence straniere e il governo ucraino sono stati così ansiosi di lanciare una nuova denominazione nazionalista ucraina e hanno sequestrato gli edifici ecclesiastici di parrocchie di vecchia data, causando conflitti e risentimento tra i cristiani ucraini.

La Chiesa ortodossa ucraina, oggi largamente autonoma, da 1000 anni fa formalmente parte della Chiesa russa. Lo è stata negli ultimi secoli del regime imperiale, e nell'URSS, perché l'Ucraina e la Russia erano un unico paese. Solo negli ultimi 30 anni la Chiesa ucraina ha acquisito una certa autonomia, ma i rapporti cordiali e stretti sono continuati, fino a oggi. I chierici anziani hanno studiato insieme, hanno servito in entrambi i paesi e hanno molti legami e simpatie di lunga data. È questa unità e armonia che i nazionalisti ucraini e le agenzie di intelligence occidentali stanno cercando di distruggere.

il metropolita Antonij si è lamentato del fatto che i sacerdoti ortodossi in Ucraina non sono liberi di esprimere la loro opinione sull'opportunità di rimanere in amicizia con la loro chiesa "madre" a Mosca. Molti sacerdoti sospettati di simpatie filo-russe sono stati assassinati o duramente picchiati per volere del governo di Zelenskij e dei gruppi nazionalisti radicali che lo sostengono. Anche le loro famiglie sono state minacciate e danneggiate.

Nonostante le pressioni sulla Chiesa in Ucraina e altrove, il metropolita Antonij ha espresso fiducia che un grave isolamento internazionale della Chiesa russa sia improbabile, grazie al diffuso sostegno internazionale alla Russia al di fuori dell'Europa e del Nord America.

il metropolita Antonij ha anche affermato che le relazioni della Chiesa russa con il Vaticano hanno raggiunto un punto morto a causa del conflitto in Ucraina e sono state "essenzialmente congelate".

 
Il vescovo russo in Germania propone una visione sinodale per l'Assemblea dei vescovi ortodossi, in contrapposizione all'attuale struttura monopolista di Costantinopoli

foto: pravmir.ru

Sua Eminenza l'arcivescovo Tikhon di Podolsk, capo della diocesi di Berlino e della Germania del Patriarcato di Mosca, ha recentemente inviato un appello ai membri dell'Assemblea dei vescovi ortodossi in Germania, proponendo una visione rinnovata della struttura dell'assemblea che permetterebbe continuare i suoi lavori durante questo periodo di crescenti tensioni nella Chiesa globale.

La lettera è pubblicata in tedesco sul sito diocesano e in traduzione inglese su Orthodoxie.com.

Come scrive l'arcivescovo Tikhon, il suo consiglio diocesano si è riunito di recente, ed è stato "costretto a notare che le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina e il suo rifiuto di ascoltare la voce conciliare di molte Chiese locali, hanno notoriamente complicato la costruttiva cooperazione pan-ortodossa che in precedenza si stava svolgendo nelle diocesi all'estero, specialmente in Germania".

Secondo la decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 15 ottobre, i vescovi russi non possono partecipare a riunioni tenute sotto la presidenza del clero del Patriarcato di Costantinopoli. Mentre gli statuti della Commissione delle Chiese ortodosse in Germania inizialmente richiedevano l'elezione di un nuovo presidente della commissione ogni cinque anni, le assemblee della diaspora hanno invece operato sotto un "principio a favore del monopolio della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli" a partire dal 4° Convegno preconciliare pan-ortodosso a Chambésy nel giugno 2009.

L'arcivescovo Tikhon propone quindi di ritornare al metodo sinodale per la scelta di un presidente, che corrisponde più accuratamente alla realtà della Chiesa ortodossa e ai bisogni delle sue comunità della diaspora.

La lettera di sua Eminenza dice:

Eminenze ed Eccellenze,

Nel corso dell'incontro del Consiglio della diocesi ortodossa russa di Berlino e della Germania nel marzo di quest'anno, abbiamo discusso della situazione che si è sviluppata nel campo della cooperazione pan-ortodossa in Germania.

Dopo un attento esame della situazione attuale, i membri del Consiglio diocesano sono stati costretti a notare che le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina e il suo rifiuto di ascoltare la voce conciliare di molte Chiese locali hanno notoriamente complicato la costruttiva cooperazione pan-ortodossa che aveva precedentemente svolgendosi nelle diocesi all'estero, specialmente in Germania. Condividendo il dolore dovuto all'oppressione vissuta dalla Chiesa ortodossa ucraina da parte dello Stato e dalle strutture scismatiche, e sottomettendosi alla decisione della propria gerarchia, i vescovi e il clero della Chiesa ortodossa russa sono costretti a sospendere la loro partecipazione alle riunioni tenute sotto la presidenza del clero del Patriarcato di Costantinopoli.

Ciò è tanto più triste, in quanto in Germania abbiamo compiuto molto in questi 25 anni, grazie alla comunione fraterna e al lavoro congiunto degli arcipastori e del clero delle diocesi ortodosse, in primo luogo nell'ambito della Commissione delle Chiese ortodosse in Germania (KOKiD) e poi nell'Assemblea dei vescovi ortodossi in Germania (OBKD). Si dovrebbero menzionare in particolare i successi ottenuti nel campo dell'istruzione e del catechismo, del lavoro sociale, del lavoro giovanile, dei legami con la società e i media e della collaborazione con i rappresentanti della Chiesa cattolica romana ed evangelica della Germania, nonché con altre organizzazioni religiose.

Cari fratelli vescovi, tenendo conto di tutto ciò, è necessario fare tutto il possibile, non solo per non perdere, ma piuttosto per moltiplicare ciò che è stato realizzato negli ultimi decenni. Per questo, dobbiamo usare tutte le possibilità disponibili che ci aiuterebbero a continuare il fruttuoso lavoro per il bene del pleroma della Chiesa ortodossa in Germania. Uno di questi è il ritorno alla vera sinodalità della Chiesa, basata sui principi dell'uguaglianza gerarchica e dell'amore fraterno.

Nell'interesse esclusivo del bene della Chiesa, proponiamo di esaminare la questione della rotazione regolare, e quindi della libera elezione del presidente dell'Assemblea dei vescovi ortodossi in Germania, tra tutti i suoi partecipanti. In questo caso, tutti i vescovi ortodossi della Germania, indipendentemente dalla loro giurisdizione, potranno continuare a lavorare per la gloria della santa Chiesa. E questa opzione potrebbe essere proprio quella che getta le basi per la progressiva guarigione della ferita che attualmente affligge il corpo di Cristo.

In questa situazione, dove da una parte troviamo ambizioni di potere da parte del Patriarcato di Costantinopoli, che ha purtroppo perso la comprensione della propria identità, e dall'altra, la preoccupazione dell'unità e del benessere della Chiesa ortodossa, tale opzione per risolvere il problema sembra essere l'unica possibile. Vorremmo anche ricordare che il principio dell'elezione del presidente per un periodo limitato di cinque anni è stato inizialmente approvato negli statuti della Commissione delle Chiese ortodosse in Germania (KOKiD). Il cambiamento di questo principio a favore del monopolio della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli è legato alle decisioni prese dalla quarta conferenza preconciliare pan-ortodossa che si è tenuta a Chambésy, il 6 e 12 giugno 2009. Tali decisioni non corrispondono più ai requisiti e alle vere necessità della Chiesa nel mondo moderno, tenendo conto degli eventi che si sono verificati da allora, specialmente durante lo scorso anno.

Sottolineiamo ancora una volta che questa proposta è causata dai reali bisogni della Chiesa ortodossa nella diaspora. Vi esortiamo, cari confratelli vescovi, a rafforzare insieme alla Chiesa ortodossa russa le vostre preghiere per l'unità della santa Ortodossia, in modo che la Chiesa possa essere preservata da divisioni e scismi. Esprimiamo la speranza che con i nostri sforzi congiunti e con l'aiuto di Dio, saremo in grado di superare la crisi che è sorta e che, nello spirito di amore e di pace, continueremo il nostro ministero per il bene della santa Chiesa e il popolo di Dio in tutto il mondo, e specialmente in Germania, che è sotto la nostra cura pastorale".

Amburgo, 19 marzo 2019

+ TIKHON

Arcivescovo di Podolsk

Capo della diocesi di Berlino e Germania della Chiesa ortodossa russa / Patriarcato di Mosca

 
Magi e maghi

La festa ortodossa del Natale comprende anche la vicenda dei Magi, a cui il metropolita Hierotheos di Nafpaktos dedica un’omelia piena di spunti interessanti. La traduciamo nella sezione “Santi” dei documenti, perché riconosciamo i Magi dei Vangeli come santi della Chiesa, a differenza dei maghi moderni, non tanto per una differenza di loro interessi e occupazioni, quanto per una differenza radicale di orientamento e valori della vita.

 
Ha lasciato l'Inghilterra per diventare sacerdote in Russia: la storia di padre Christopher Hill

Nota della redazione: padre Christopher Hill è un sacerdote della chiesa di santa Caterina a Mosca (rappresentanza della OCA). Parla correntemente inglese e russo e presta servizio a cristiani ortodossi di diverse origini. Dopo essere cresciuto in Inghilterra, ha scoperto la bellezza della Chiesa ortodossa e si è trasferito definitivamente in Russia. Questa è la sua storia.

padre Christopher Hill

"Non sapevamo se fossimo in cielo o sulla terra, perché sicuramente non c'è tale splendore o bellezza da nessuna parte sulla terra. Non possiamo descrivervelo: solo questo sappiamo, che Dio abita là tra gli uomini, e che il loro servizio supera il culto di tutti gli altri luoghi. Perché non possiamo dimenticare quella bellezza" (citato in The Orthodox Church di Timothy Ware, edizione 1983, p.269).

Queste parole, pronunciate da inviati che descrivono la loro esperienza del culto ortodosso nella più grande chiesa della cristianità, Hagia Sophia, o Santa Sapienza, a Costantinopoli, furono riferite al gran principe Vladimir, sovrano di un vasto regno dell'Europa orientale, la Rus' di Kiev.

Vladimir, successivamente proclamato santo dalla Chiesa ortodossa russa e ora visivamente familiare ai moscoviti e ai visitatori della capitale russa grazie alla statua monumentale che gli è stata recentemente eretta vicino al Cremlino, è ritenuto colui che ha introdotto il cristianesimo al suo popolo nel X secolo. Anche la nonna di Vladimir, la principessa Olga, aveva ricevuto il battesimo cristiano, ma più per iniziativa privata che per politica statale.

Nonostante la sua provenienza pagana (prima di diventare cristiano Vladimir godeva di guerre e banchetti, oltre che di numerose mogli e concubine) e nonostante il contesto politico della sua conversione (adottando la religione della sua futura moglie, la principessa bizantina Anna, ha certamente rafforzato la sua immagine agli occhi del suo cognato e potenziale alleato, l'imperatore Basilio II), questa esperienza di essere attratti proprio dalla bellezza del culto ortodosso vale per innumerevoli persone che hanno preso la decisione consapevole di unirsi alla Chiesa ortodossa orientale.

Questo è certamente vero nel mio caso. La prima volta che sono entrato in una chiesa ortodossa russa è stato nel settembre del 1984, quando ero arrivato nella città di provincia di Voronezh con una ventina di altri studenti britannici, per immergerci per dieci mesi nella lingua russa come parte del nostro corso di laurea. Uno dei miei due scrittori russi preferiti è Fëdor Dostoevskij (l'altro è Nikolaj Gogol), e per curiosità ho deciso di avvicinarmi a una Chiesa che inizialmente sembrava così esotica e radicalmente diversa sia dalla Chiesa cattolica che dalle varie denominazioni protestanti, e che aveva informato teologicamente e filosoficamente in modo così profondo l'opera di Dostoevskij.

Anche se forse non così drammatica come quella gli inviati russi mille anni fa a Costantinopoli, la mia impressione del culto ortodosso è stata comunque potente ed eterna. Era quello che in greco si chiama kairos, quel momento nel tempo in cui improvvisamente arriva un'intuizione penetrante, una realizzazione istintiva di appartenenza. Certo, ho capito poco del simbolismo delle azioni liturgiche dei sacerdoti barbuti pesantemente vestiti, o delle parole del coro non accompagnato da strumenti. Certamente, il maestoso canto, l'aroma dell'incenso e i colori radiosi delle icone e dei paramenti creavano un netto contrasto con la grigia e realtà dell'architettura urbana dell'era sovietica all'esterno.

Ma ciò che mi ha colpito ancora di più è stato il senso di una comunità in adorazione. In alto, si estendeva fino al cielo l'iconostasi con le sue immagini non solo di Cristo e della Vergine Maria, ma anche dei numerosi santi che condividono con loro un'eterna gloria celeste. In basso era raccolta una folla di donne prevalentemente anziane, ma anche di giovani uomini, che si segnavano ripetutamente, tutti rivolti verso il santuario e l'iconostasi. Eppure i due elementi – i santi raffigurati sullo schermo delle icone e i fedeli sotto – sembravano comprendere un tutto integrale, la Chiesa trionfante e la Chiesa militante, un 'paradiso in terra'.

Fino a oggi non posso dare consiglio migliore alle persone interessate all'Ortodossia che semplicemente essere presenti al culto nella Chiesa ortodossa per avere un senso di quell'unità di credenti uniti nel Corpo di Cristo. Mentre mi trovavo in quella chiesa affollata, le persone dietro di me mi battevano ripetutamente sulla spalla, chiedendomi di passare la loro candela a Cristo, alla Madre di Dio, a san Nicola, a san Metrofane (il santo della città) e ad altri santi. Mi ci è voluto un po' per capire che dovevo sistemare la candela sul candelabro davanti all'icona del santo. Per i cristiani ortodossi russi i santi non sono figure remote, ma amici intimi viventi di cui chiediamo l'intercessione davanti a Dio.

Quando ho lasciato la chiesa quel giorno, volevo saperne di più, ma era il 1984, un periodo in Unione Sovietica in cui la Chiesa russa viveva in un ghetto sociale, ignorato dalle autorità statali o dipinto dalla propaganda antireligiosa come un baluardo della superstizione e dell'oscurantismo. A Pasqua, la chiesa principale della città sarebbe stata circondata da attivisti del Komsomol che si davano da fare per scoraggiare le persone dall'entrare. Non c'erano librerie o biblioteche ecclesiastiche. La Chiesa non poteva impegnarsi apertamente in opere caritative o educative: tutto ciò sarebbe avvenuto molto più tardi. Ho dovuto accontentarmi di conversazioni surrettizie con altri credenti per scoprire cosa significava per loro la Chiesa.

Per il resto del mio soggiorno di dieci mesi a Voronezh ho frequentato quella stessa chiesa, copiando a un certo punto su un taccuino le parole del Credo e del Padre Nostro in rilievo sulle pareti esterne della chiesa nelle belle lettere dell'antica lingua slava ecclesiastica per orientarmi meglio nelle funzioni.

È stato solo poco prima di lasciare Voronezh che alla fine ho avuto modo di parlare con un vero prete ortodosso russo chiamato padre Daniil, che mi ha consigliato di contattare il capo della diocesi ortodossa russa in Gran Bretagna, il metropolita Anthony Bloom, se ero seriamente intenzionato a entrare a far parte della Chiesa ortodossa. Curiosamente, sono stato invitato a un'altra conversazione con padre Daniil, ma quando sono arrivato mi è stato detto dai servitori della chiesa che in nessuna circostanza avrebbe potuto vedermi di nuovo. Qualche rappresentante di certi 'organi' lo aveva ovviamente scoraggiato dall'avere a che fare con degli stranieri.

Così è stato in Inghilterra che ho divorato quanti più libri possibile sull'insegnamento della Chiesa ortodossa, soprattutto il classico libro del vescovo Kallistos Ware del 1963, The Orthodox Church, (la mia vecchia copia dalle orecchie di cane di cui mi riferisco come I scrivi questo articolo!) e, ormai sufficientemente abile nella lingua russa, potrei leggere libri di teologia in russo purtroppo non facilmente accessibili ai russi comuni.

Alla fine mi sono unito alla Chiesa ortodossa russa, a Oxford, quando ero uno studente post-laurea. Non mi descriverei come un "convertito" all'Ortodossia (o come si riferiscono scherzosamente i russi di lingua inglese, una "busta": la parola russa per quest'ultima è konvert). Infatti, la Chiesa ortodossa, e in particolare quella russa, è stata e rimane la mia unica casa spirituale.

Come la maggior parte delle persone della mia generazione, sono stato battezzato nella Chiesa d'Inghilterra, ma era una Chiesa che frequentavo solo per matrimoni e funerali. Cresciuto a Manchester, non riesco a ricordare consapevolmente un periodo in cui non sono stato credente, ma è stato nella Chiesa ortodossa in Russia che questa convinzione ha trovato un'espressione articolata. In effetti, direi che essere un membro della Chiesa ortodossa russa mi ha permesso di vedere la mia eredità cristiana inglese in un modo più profondo e riconoscente.

Nell'estate del 2015 ho visitato i sepolcri di due dei grandi santi anglosassoni, Cuthbert e il Venerabile Beda, nella cattedrale di Durham. I sentimenti che ho provato non sono stati diversi da quelli delle numerose visite al santuario di san Sergio di Radonezh presso il monastero a lui dedicato situato a una quarantina di miglia a nord-est di Mosca. In entrambi i luoghi mi sono sentito ugualmente intimorito e a mio agio in compagnia di coloro che hanno operato per Cristo e per la sua Chiesa.

Il mio primo incontro con l'Ortodossia russa risale a più di trent'anni fa e mi ha condotto sulla traiettoria di diventare un prete ortodosso in Russia dopo il crollo del comunismo nei primi anni Novanta. Lungo la strada, ho avuto più di un kairos, più di un momento decisivo nel mio cammino di fede, negli incontri con persone ed eventi.

A molti può sembrare una scelta idiosincratica, soprattutto a coloro che conoscono la Chiesa ortodossa russa solo attraverso il prisma della cultura politica in cui ora vive e opera. Ma preferisco paragonare la vita della Chiesa russa a quella dell'oceano: in superficie può apparire a volte calma, a volte con tempeste che rendono il viaggio turbolento, ma nelle sue profondità c'è un'armonia spirituale e una bellezza che non può essere facilmente osservata esternamente.

La Chiesa russa ha le sue imperfezioni, certamente, come tutte le organizzazioni a livello puramente umano, ma è una casa e una famiglia, la mia casa e la mia famiglia, e non va abbandonata. A chi vuole conoscere più a fondo la vita della Chiesa russa, basta seguire le semplici parole del Vangelo che mi hanno condotto dove sono oggi: "Venite e vedrete" (Gv 1:39).

 
Il futuro Impero cristiano

L'impero cristiano non è nuovo. È esistito per circa 1600 anni, iniziando e finendo con un santo, passando da san Costantino I a san Nicola II. L'Impero unisce tutte le generazioni di cristiani ortodossi, poiché è il nostro passato, presente e futuro. Noi serviamo lo stesso Impero Ortodosso sovrano, sia che si sia chiamato Nuova Roma, sia che si sia chiamato o che si chiami in futuro Terza Roma, ovvero Santa Rus'. Per quanto riguarda le aberrazioni traditrici e perverse che hanno temporaneamente sostituito la Terza Roma, poco più di 100 anni fa, diamo valore in esse solo ciò che hanno ereditato dalla Terza Roma, sapendo che erano e sono solo fenomeni eccezionali, di passaggio.

Quanto a noi, stiamo già guardando avanti, a ciò che verrà, al nuovo Impero Ortodosso sovrano, alla Terza Roma rinata. Tutti i cristiani ortodossi coscienti che non sono legati alla terra da politiche meschine e primitive, sono membri di questo Impero. Tutti noi lo serviamo, ognuno a modo nostro, al di sopra delle nazionalità artificiali, delle usanze provinciali e delle strutture amministrative passeggere. Il L'impero Ortodosso sovrano è l'impero universale per tutti coloro che confessano la Fede ortodossa, indipendentemente dal fatto che viviamo all'interno delle frontiere geografiche dell'Impero che verrà o al di fuori di esso, come testimoni fedeli della Fede ortodossa universale.

Qualunque sia la nostra situazione, siamo tutti soldati dell'Impero, siamo tutti ortodossi imperiali. Insieme stiamo preparando la via per l'Impero che verrà, come il Precursore, come san Giovanni Battista proclamava un tempo: "Pentitevi, poiché il regno dei cieli è vicino... la voce di uno che grida nel deserto, Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri... Ma quando vide molti tra i farisei e o sadducei venire al suo battesimo, disse loro: O generazione di vipere, chi vi ha avvisato di fuggire dall'ira a venire? Portare quindi i frutti di pentimento... E ora l'ascia è posta alla radice degli alberi...'

Quegli alberi che non danno frutti sono deformazioni aliene all'impero. La prima è l'imperialismo. Questa è la forza che ha guidato tutti gli imperi pagani antichi e moderni, dal quello persiano a quello romano, dall'impero di Carlo Magno agli imperi portoghese, spagnolo, francese, britannico, sovietico e americano. Il loro obiettivo è sempre stato quello di schiavizzare e sfruttare i loro vassalli nelle operazioni di razzia di risorse. Il secondo è il nazionalismo. Questo è lo spirito di divisione che dice che "la nostra razza e la nostra lingua sono migliori delle tue". Questa è una nozione razzista che si traduce sempre in guerre. Entrambe queste aberrazioni hanno talvolta avvelenato la vita dell'Impero.

Lo spirito dell'Impero ortodosso sovrano è fondato sulla Chiesa che è una, santa, cattolica e apostolica. È una perché è la Chiesa ortodossa universale, che già unisce così tante nazionalità e lingue in tutto il mondo. È santa perché unisce tutti i santi, da quelli di Gerusalemme e dell'Egitto a quelli della vecchia Europa e della Russia del XX secolo. È cattolica perché la nostra fede è la stessa in tutti i luoghi e in ogni momento, è la fede dei sette Concili. È apostolica perché risale agli apostoli, che sono stati ispirati dallo Spirito Santo, come anche noi siamo chiamati ad esserlo. Così sia, o Signore.

 
Синод опубликовал заявление о ситуации в украинском и мировом Православии

Синод опубликовал заявление о ситуации в украинском и мировом Православии

В заявлении Священного Синода УПЦ дается оценка ситуации в украинском и мировом Православии после предоставления Константинополем Томоса ПЦУ.

Заявление было принято 3 апреля 2019 года на заседании Священного Синода УПЦ под председательством Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия. Ниже приводим полный текст заявления.

Заявление Священного Синода Украинской Православной Церкви о ситуации в украинском и мировом Православии

Священный Синод Украинской Православной Церкви на заседании 3 апреля 2019 года обсудил ситуацию в церковной жизни Украины и в мировом Православии новосозданной «Православной Церкви Украины», и заявляет следующее:

Священный Синод Украинской Православной Церкви на заседании 3 апреля 2019 года обсудил ситуацию в церковной жизни Украины и в мировом Православии после антиканонического предоставления Константинопольским Патриархатом Томоса об автокефалии новосозданной «Православной Церкви Украины», и заявляет следующее:

1. Констатируем, что идея преодоления церковного раскола в Украине через предоставление Томоса об автокефалии неканоническим церковным группировкам («УПЦ КП» и «УАПЦ») оказалась ошибочной. Ни одна из Поместных Православных Церквей не признала этого незаконного деяния Константинопольского Патриархата, а значительная часть Поместных Церквей, в частности Антиохийская, Русская, Кипрская, Сербская, Польская, Албанская и Православная Церковь в Чешских землях и Словакии в различных формах уже выразили свое несогласие с решениями Константинопольского Патриархата. Поместные Церкви также заявили, что не признают новосозданную «Православную Церковь Украины», не признают действительность хиротоний в этой структуре и запрещают своему духовенству иметь любое молитвенное общение и литургическое сослужение с ее представителями. Таким образом, не произошло рецепции, то есть восприятия мировым Православием этих действий Константинопольского Патриархата, который фактически попытался легализовать раскол. Соответственно, легализация раскола – это не тот путь, которым можно достичь церковного единства. Напоминаем, что согласно историко-канонической традиции Церкви, автокефалия предоставляется только единой Церкви в пределах конкретного государства, а не какой-то части, отколовшейся от Тела Церкви.

2. Следует признать, что историческая и каноническая аргументация, приводимая Константинопольским Патриархатом относительно собственного права и возможности вмешательства в дела других Поместных Церквей, является безосновательной, искусственной, надуманной и противоречит церковным канонам. Соответственно, Константинопольский Патриархат не имел никакого права вмешиваться в церковную жизнь Украины. Действия и аргументация Константинопольского Патриархата, который незаконно снял анафему с главного виновника украинского церковного раскола Филарета Денисенко, а также признал иерархию «УАПЦ», в которой апостольское преемство вообще отсутствует, свидетельствуют о том, что на Фанаре не понимают до конца сути того, что произошло и происходит в православной среде Украины. На самом деле, Филарет Денисенко был анафематствован не за то, что стремился к автокефалии, как заявляют в Константинопольском Патриархате, а за аморальную личную жизнь, нераскаянный тяжкий грех совершения раскола в Церкви, за создание параллельной раскольнической иерархии и квазицерковной структуры, которая на протяжении всего своего существования противостояла и продолжает уже под другим именем бороться с канонической Украинской Православной Церковью, а теперь даже грозит разрушить единство между Поместными Православными Церквями.

3. Следует констатировать, что действия Константинопольского Патриархата в Украине нанесли большой ущерб украинскому Православию, а также стали угрозой для всеправославного единства. Считаем, что Константинопольский Патриархат и лично Патриарх Варфоломей должен признать свою ошибку и работать над ее исправлением. Способом исправления этой ошибки мог бы стать отзыв Томоса, призыв к раскольникам о покаянии в грехе раскола и созыве Всеправославного собрания для соборного решения украинского церковного вопроса.

4. Церковная действительность в Украине свидетельствует, что для православных христиан Томос не принес ни единства, ни мира, ни спокойствия, как это обещали год тому назад инициаторы этой идеи из церковных и государственных кругов. Вместо этого, плодами Томоса стали насилие, конфликты, противостояние, слезы и страдания верующих Украинской Православной Церкви. Все эти факты свидетельствуют, что простая легализация раскола не меняет раскольников, которые остаются враждебными и агрессивными к Церкви. Только покаяние и искреннее признание раскольниками своих ошибок перед Церковью и возвращение в ее лоно может принести мир и единство в церковную жизнь Украины.

5. Насилие, дискриминация и нарушения прав верующих Украинской Православной Церкви уже попали в поле зрения международных правозащитных организаций. В частности, это нашло отражение в последнем докладе Управления Верховного комиссара ООН по правам человека. Эти правонарушения, которые зачастую поддерживаются представителями властей на местах, компрометируют наше государство в мире. Насилие, захваты наших храмов и другие противоправные действия не приведут к церковному единству в Украине. Это ошибочный путь и нужно иметь мужество признать эту ошибку. С уважением просим представителей действующей власти прекратить искусственное инициирование изменения подчиненности наших приходов, поскольку среди нашего духовенства и прихожан нет на это внутреннего запроса. Считаем, что кампания по дискредитации Украинской Православной Церкви, запрет на присутствие духовенства нашей Церкви в армии, попытки насильно изменить название нашей Церкви и другие подобные антицерковные действия являются стратегической ошибкой власти в сфере внутренней политики и стабильности в государстве.

6. Особую обеспокоенность вызывает факт уголовного преследования клирика Ровенской епархии Украинской Православной Церкви протоиерея Виктора Земляного. Впервые за годы независимости Украины священника, который защищает права верующих и свободу вероисповедания, безосновательно привлекают к уголовной ответственности и обвиняют в разжигании религиозной вражды.

7. Просим государственную власть не вмешиваться в церковные дела, своими действиями не способствовать разжиганию религиозной вражды, отменить требования Закона Украины №2673-VIII от 17.01.2019 года о переименовании Украинской Православной Церкви как антиконституционные и противоречащие нормам украинского и международного законодательства и базовым принципам прав и свобод человека, а также не способствовать рейдерскому захвату приходов нашей Церкви путем незаконной их перерегистрации. Господь наделяет правителей властью не для порождения раздора в обществе, а для сохранения мира, спокойствия и согласия между всеми гражданами страны.

8. Обращаемся к представителям новосозданной структуры – «Православной Церкви Украины» с призывом вспомнить слова Христа о том, что именно любовь к ближнему является признаком настоящих христиан (см. Ин. 13:35). Чем больше насилия с вашей стороны будет сегодня к нашим верующим, тем более отдаленной будет перспектива восстановления церковного единства в Украине. То, что вы захватываете наши храмы с привлечением политических, государственных и даже иногда парамилитарных структур, выгоняете наши общины на улицу, вследствие чего они вынуждены молиться под открытым небом или в неприспособленных помещениях, мы воспринимаем с христианским терпением. «Злословят нас, мы благословляем; гонят нас, мы терпим; позорят нас, мы молимся» (1 Кор. 4: 12-13). В этом терпении мы смиренно молимся и ожидаем того времени, когда христианская любовь победит ненависть, злобу и вражду, и мы сможем встретить вас на пороге Церкви и обнять как братьев и сестер, которые вернулись домой.

9. Выражаем благодарность тем Поместным Православным Церквам, которые уже выступили в поддержку канонического церковного порядка и не согласились с легализацией раскола. Благодарим также тех священников и верующих, которые потеряв свои храмы, которые были захвачены, сохранили верность Церкви. Призываем духовенство и верующих Украинской Православной Церкви помогать и оказывать поддержку тем священникам и общинам, у которых отобрали храмы, помня слова святого апостола Павла: «Носите бремена друг друга и так исполните закон Христов» (Гал. 6:2).

10. В эти спасительные дни святого Великого поста, когда мы уже прошли половину пути к великому празднику Светлого Христова Воскресения, просим всех молиться, чтобы Господь сохранил единство Святого Православия, укрепил нас в непоколебимом стоянии за Истину Божью, даровал мир, спокойствие и взаимопонимание нашему Украинскому государству и благословил всех нас!

Как сообщал СПЖ, 3 апреля 2019 года на территории Свято-Успенской Киево-Печерской лавры под председательством Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия состоялось заседание Священного Синода Украинской Православной Церкви, во время которого были рассмотрены текущие вопросы, регулирующие различные стороны церковной жизни.

 
Cambio del metropolita nell'Esarcato di Belarus'
Alla sessione del Santo Sinodo del 25 dicembre, sono state accettate le dimissioni presentate dal metropolita Filaret (Vakhromeev) di Minsk e Slutsk, per il raggiungimento del settantacinquesimo anno d'età.
Il Metropolita Filaret, per 35 anni a capo dell'Esarcato della Chiesa ortodossa in Belarus', è stato insignito del titolo di Esarca onorario e di un diritto permanente di presenza al Santo Sinodo. Alla sede di Minsk gli succede il metropolita Pavel (Ponomarjov), che ha guidato in questi anni la sede di Rjazan e Mikhajlovsk, e ha esperienza di lavoro episcopale all'estero negli USA, in Canada e in Austria.
 
"Se Cristo occupa il primo posto nella Chiesa, tutto andrà bene"

il metropolita Nikoloz (Pachuashvili)

Un vescovo georgiano, il metropolita Nikoloz (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo e Kari, ha visitato di recente Washington, DC. Ha servito nella chiesa russa di san Giovanni il Precursore alla presenza dell'icona mirovlita "hawaiana" della Madre di Dio di Iviron che scorre la mirra. Non abbiamo sentito molto parlare della vita dei nostri fratelli e sorelle in Georgia ultimamente, quindi ho colto l'occasione per chiederlo a vladyka.

Siamo la Chiesa di Cristo, non del governo

Vladyka, quando penso alle antiche culture cristiane orientali come quella della Georgia, la prima cosa che mi viene in mente è la "sapienza". In che cosa risiede la sapienza della Chiesa georgiana, del popolo georgiano? E come si manifesta?

A mio avviso, la sapienza è conoscenza di Dio. Inoltre, Dio non è conosciuto solo con la mente, è conosciuto per mezzo della preghiera. Ogni libro di teologia dogmatica dice che la teologia è preghiera e la preghiera è teologia.

Penso che la Georgia sia, prima di tutto, un paese intriso di preghiera. I più grandi santi vi pregano fin dai primi secoli, e questa tradizione, possiamo dire, scorre nelle nostre vene. Anche le persone che in qualche modo si sono allontanate dalla Chiesa, che non vanno alle funzioni, rimangono comunque inconsciamente cristiane. Questa è la cosa più importante. Mi sembra che la sapienza non sia solo una qualità mentale, ma anche una qualità del cuore. Un uomo sapiente non ha solo conoscenza, ma anche esperienza. E noi abbiamo un'esperienza storica della conoscenza di Dio, quindi forse la vostra parola russa Богопознание [Bogopoznanie, o "conoscenza di Dio"] è nata in associazione con la Georgia.

E come vive ora la Chiesa georgiana? Siamo vicini di casa, ma la gente non parla molto di voi in Russia...

Questo perché, sebbene siamo vicini, dobbiamo affrontare le sfide del mondo moderno. Non sono d'accordo che tutto questo possa essere attribuito alla politica, ma quello che sta succedendo nel mondo ora è una sfida per tutti noi. E dobbiamo dare risposte a queste domande emergenti. Pertanto, tutti sono impegnati a cercare le risposte, il che lascia meno tempo per la comunicazione. Di conseguenza, non sappiamo molto l'uno dell'altro.

Siamo anche in gran parte occupati ora cercando di dare alle persone risposte alle domande attuali. E, naturalmente, continuiamo a pregare, a predicare l'Ortodossia e a portare avanti questa predicazione, prima all'interno della Georgia, ovviamente, ma anche oltre i suoi confini.

Negli ultimi anni sono sorti molti problemi tra Russia e Georgia. Le relazioni sono talora migliorate, talora peggiorate, e ora sono di nuovo tese. Questo influisce in qualche modo sui rapporti tra le due Chiese? Come possiamo fare in modo che le difficoltà tra le autorità statali secolari non mettano in ombra l'amore fraterno all'interno del recinto della Chiesa?

Dal 2008 non ci sono relazioni diplomatiche tra i nostri paesi. Certamente, come Chiesa, stiamo cercando di migliorare questa situazione; ma, naturalmente, la politica influisce sulle relazioni. Questo vale anche per questioni puramente tecniche che riguardano il clero, tra le altre: come possiamo viaggiare in Russia o come possono venire da noi i russi? Naturalmente, sia noi che la Chiesa russa dobbiamo fare i conti con questo. Ma non importa, siamo fratelli, siamo cristiani. E dobbiamo assolutamente mostrare ai nostri governi le giuste relazioni, come dovrebbero svilupparsi. Stiamo cercando di farlo.

E che aspetto hanno le relazioni corrette?

Prima di tutto, abbiamo bisogno di priorità correttamente ordinate. Dobbiamo sempre ricordare che siamo la Chiesa di Cristo, non la Chiesa del governo. E dobbiamo mettere Cristo al primo posto nella Chiesa. Invito assolutamente tutti i cristiani ortodossi a fare questo, compresi i vescovi e, prima di tutto, me stesso. A volte è molto difficile, perché la vita e le condizioni moderne ci presentano delle sfide. Ma se Cristo occupa il primo posto nella Chiesa, allora tutto andrà bene, perché Cristo è amore.

L'Ortodossia sta attraversando un periodo molto difficile in questo momento, con attacchi provenienti da tutte le parti. Penso che questo stia accadendo perché ci atteniamo a ciò che Cristo ci ha mostrato: sosteniamo le tradizioni. Secondo me, i georgiani bevono il rispetto delle tradizioni dal latte materno. Come possiamo resistere alla situazione attuale e non cambiare la nostra fede, non cadere nelle passioni?

Non è possibile rispondere brevemente a questa domanda. Posso dire che, con l'aiuto di Dio, abbiamo il catholicos-patriarca Ilia II, che porta tutto questo sulle proprie spalle. Presto avremo la celebrazione del quarantacinquesimo anniversario del suo ministero patriarcale. Prima di tutto, lui stesso risponde a tutte le sfide del mondo moderno, prende tutte le decisioni, quindi per noi è più facile. Non sto parlando di altri primi ierarchi, voglio solo dire che siamo molto fortunati ad avere un tale patriarca.

Fratello José Muñoz-Cortes e padre Seraphim (Rose) sono venerati come santi in Georgia

fratello José

Ci racconti del suo attuale viaggio negli Stati Uniti, per favore. Quali sono i suoi obiettivi, cosa farà? Cosa ricorda di più, a livello puramente umano?

Sono appena arrivato. Naturalmente ho degli amici qui, e prima di tutto vorrei citare il rettore della cattedrale russa di san Giovanni il precursore a Washington, l'arciprete Victor Potapov, e sua moglie Maria. Sono lo specchio di un'intera epoca. Penso che dovrebbero pubblicare un libro sulle loro vite. Hanno conosciuto tanti santi che hanno vissuto qui e che forse vivono adesso. Innanzitutto san Giovanni di Shanghai e San Francisco. E, naturalmente, fratello José Muñoz-Cortes , il custode dell'icona di Montreal della Madre di Dio di Iviron.

Lo scopo principale del mio viaggio negli Stati Uniti è la conferenza al monastero russo della santissima Trinità a Jordanville. È dedicato al quarantesimo anniversario dell'icona mirovlita di Montreal, il venticinquesimo anniversario della morte di fratello José e il quindicesimo anniversario del flusso di miro dall'icona hawaiana di Iviron. Parlerò anche lì, e ho intenzione di sollevare la questione della canonizzazione di fratello José. In Georgia è considerato un santo, anche se non c'è una decisione ufficiale in merito: stiamo aspettando che la Chiesa russa lo canonizzi.

Inoltre, ai primi di settembre, hanno commemorato il quarantesimo anniversario del riposo di padre Seraphim (Rose) negli Stati Uniti, C'ero anche io e ho fatto una proposta per la sua canonizzazione . Voglio ripetere quell'idea in questa conferenza.

Questi due asceti del XX secolo meritano di essere glorificati. Noi li consideriamo santi e saremmo molto felici se la Chiesa ortodossa russa decidesse di canonizzarli.

[Sua Eminenza ha anche tenuto presso la chiesa di san Giovanni il precursore a Washington, DC un breve discorso sulla necessità di canonizzare padre Seraphim e fratello José, ndt]

Ha menzionato le icone di Montreal e delle Hawaii. Cosa significano per lei queste icone sacre, soprattutto dato che sono legate all'antica Iberia?

Oggi, dopo la funzione nella cattedrale di san Giovanni il precursore a Washington, ho passato l'intera giornata davanti all'icona hawaiana pensando alla grazia divina che lega le nostre Chiese, i nostri paesi, i nostri popoli. Perché fratello José desiderava così tanto avere un'icona dal Monte Athos collegata non solo con la Georgia, ma anche con l'apostolo Luca, che aveva dipinto l'immagine che ora si trova al monastero di Iviron sul Monte Athos?

Forse dobbiamo solo vedere correttamente alcuni "indizi". Dopotutto, fratello José fu torturato e ucciso proprio nel giorno del santo apostolo Luca. È tutto connesso.

Per me, le icone di Montreal e Hawaii sono un'icona sola. Ho notato che la fragranza del loro miro è la stessa. Non ho mai incontrato una tale fragranza da nessun'altra parte. Ho pregato davanti all'icona hawaiana, e mi sembra che sia una rivelazione diretta della Madre di Dio alle persone, che ne hanno davvero bisogno. Lo stesso vale per l'icona di Montreal e continua ora.

Ha storie personali legate a queste icone?

Non ho avuto rivelazioni dirette. Ma ho sentito molte cose da padre Victor e Matushka Maria, e sono stato unto con il miro dell'icona di Montreal. Ho dei batuffoli di cotone con il suo miro. Per me è una rivelazione. Mi è stato regalato nel 2001, ma era stato raccolto prima della scomparsa dell'icona nel 1997. Immaginate quanto tempo è passato da allora, eppure questi batuffoli di cotone sono ancora profumati. Per me questa è una chiara rivelazione di Dio, della santissima Theotokos.

Finora, la Georgia è l'unico paese dell'ex Unione Sovietica in cui è stata l'icona hawaiana. Centinaia di migliaia di persone sono venute a venerare l'icona: è stato fantastico.

Assolutamente corretto. Ho venerato anch'io l'icona. Abbiamo ora invitato di nuovo l'icona in Georgia e molto probabilmente arriverà a febbraio. Faremo una conferenza su "La Georgia come porzione della Madre di Dio" e vogliamo che arrivi l'icona hawaiana.

l'icona hawaiana di Iviron

C'è stata una situazione unica alla Liturgia oggi nella nostra chiesa di Washington. Lei ha celebrato principalmente in georgiano, il nostro rettore principalmente in slavonico ecclesiastico e il diacono in inglese. Presumo che se ciò accadesse nella vita normale, lei e il diacono americano semplicemente non vi capireste. Ma qui, in Chiesa, è andato avanti senza intoppi. Come si sente in momenti come questi? La lingua dell'Ortodossia è la stessa?

Assolutamente. L'ho notato molti anni fa, quando mi è capitato di servire per la prima volta con il clero americano. In qualche modo è successo che non avessimo tempo per coordinare nulla, e abbiamo subito iniziato la Liturgia e abbiamo servito senza intoppi. Ho capito allora: se conosci la lingua della teologia, non importa chi pronuncia un'esclamazione o una litania oppure in quale lingua.

Padre Victor e io avevamo già tale esperienza, così quando mi ha invitato a servire la Liturgia, ho accettato senza pensarci due volte. Non mi è nemmeno venuto in mente di chiedere cosa e come avremmo servito: abbiamo semplicemente servito d'un fiato.

Penso che la Liturgia sia l'immagine del Regno di Dio sulla terra. E le lingue sono una punizione per i peccati: con Dio non parleremo in lingue. C'è una sola lingua presente durante i servizi, questo è quello che ho sentito: siamo davanti al Signore, e parliamo in una sola lingua. Come dicono i santi Padri, siate più ortodossi e tutti i vostri problemi se ne andranno via.

 
Migliaia di persone escono in strada per difendere il monastero delle Decime dai radicali ucraini (+ VIDEO)

I manifestanti vogliono distruggere il monastero perché nella loro immaginazione è un "agente russo".

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Il monastero della Madre di Dio a Kiev, detto "delle Decime", che ha avuto di recente gravi minacce da parte dei nazionalisti ucraini radicali, ha celebrato sabato un moleben in cui migliaia di fedeli si sono riuniti per invocare il Signore in preghiera per la sua intercessione e protezione. I fratelli del monastero hanno pubblicato un articolo sul loro sito web per ringraziare i chierici e i fedeli che sono usciti per offrire sostegno spirituale e fisico al santo monastero.

Più di 3.000 fedeli cristiani ortodossi sono usciti per strada e si sono fermati per dieci ore durante la notte, proteggendo in preghiera il monastero da quelli che odiano la Chiesa di Dio.

"Vogliamo far notare il lavoro ben coordinato delle forze dell'ordine che hanno prontamente soppresso le provocazioni di alcuni gruppi radicali. Grazie a Dio, l'evento di oggi si è svolto senza particolari incidenti", si legge nella nota del monastero.

Si sapeva in anticipo che i manifestanti si sarebbero radunati sabato intorno al monastero, chiedendo la demolizione della chiesa Vladimiro-Olginsky, con la scusa che si trova illegalmente sul territorio del Museo di storia di Kiev. I manifestanti si erano riuniti il ​​giorno prima presso gli uffici del Ministero della Cultura, chiedendo la demolizione della chiesa del monastero. Un'attivista, Olga Kozlovskaja, ha dichiarato le vere motivazioni del gruppo, chiedendo che le attività della chiesa del monastero siano controllate, "perché si tratta di un agente russo".

Un giovane radicale ha scritto alla fratellanza del monastero sulla sua pagina di un social network: "Vi distruggeremo. Siete rifiuti biodegradabili. "

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L'abate del Monastero delle Decime, l'archimandrita Ghedeon (Kharon), si è appellato alle autorità ucraine, alle organizzazioni internazionali e persino al governo degli Stati Uniti per difendere il monastero dai frequenti attacchi e minacce contro di esso:

"Ci siamo appellati al servizio di sicurezza ucraino, al sindaco di Kiev e al presidente dell'Ucraina... Ci siamo appellati alle Nazioni Unite. Ci siamo appellati agli ambasciatori di molti paesi. Ci siamo anche appellati al Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, con una richiesta di proteggere il monastero delle Decime", ha dichiarato padre Ghedeon.

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La confraternita del monastero comprende tre cittadini americani, tra cui lo stesso padre Ghedeon.

Il Monastero della Madre di Dio delle Decime è stato attaccato due volte il 25 gennaio, la chiesa Vladimiro-Olginsky è stata data alle fiamme con lievi danni nelle prime ore del mattino e vandalizzata nel tardo pomeriggio. I due incendiari sono stati catturati e condannati due giorni dopo. Il giudice che li ha condannati ha ricevuto minacce fin dall'inizio del processo. 10 deputati del parlamento ucraino hanno dichiarato di essere pronti a far liberare su cauzione i criminali.

 
Архиеп. Феодосий пояснил, благодатны ли таинства Константинополя и ПЦУ

Викарий Киевской Митрополии архиепископ Боярский Феодосий (Снигирёв)

Архиепископ Феодосий прокомментировал, как относиться к таинствам ПЦУ, и действует ли благодать в таинствах Константинопольского патриархата, включая монастыри Афона.

После разрыва евхаристического общения с Константинополем благодать Божия в его таинствах действовать не перестала: разрыв евхаристического общения в данном случае – это мера не мистическая, а дисциплинарная. Однако таинства ПЦУ безблагодатны, поскольку все «хиротонии» этой структуры произошли от раскольников. Об этом рассказал «Православию.Ru» викарий Киевской Митрополии архиепископ Боярский Феодосий (Снигирёв).

«Дисциплинарная мера в данном случае – это предупреждение всем верующим Русской Церкви и всего православного мира о том, что Фанаром нарушены каноны Православия, что открыто заявлена ересь Восточного папизма, и эту духовную инфекцию надо локализовать и излечить. А ещё разрыв евхаристического общения – это элементарная духовная защита для наших иерархов и клириков от совместного служения с людьми из ПЦУ, не имеющими священного сана. Ведь такое сослужение теперь в порядке вещей в Константинопольском патриархате. Поэтому Константинополю пока лучше побыть на карантине», – пояснил владыка.

Однако, по его словам, «приступать в Константинопольском Патриархате к таинствам вопреки решению своей Церкви – это всё равно что ходить на службу к запрещённому священнику, который нарушает это запрещение. Правильно это? Совсем неправильно и духовно опасно как для себя, так и для такого священника. Совсем недавно наши паломники спросили одного известного афонского духовника, можно ли им в этот период причащаться на Афоне, ведь это каноническая территория Константинопольского Патриархата? Он ответил так: такое Причастие не принесет вам пользы, так как вы нарушите благословение, нарушите послушание вашей Святой Церкви».

«У церковных сообществ, заражающихся ересью и всё дальше уходящих от Истинной Христовой Церкви и её учения, хотя бы они внешне и сохраняли вид церковных структур, иссякает благодать в таинствах. <…> По мере удаления таких сообществ от Православия, от истинного церковного Предания, всё более иссякает благодать Святого Духа в их таинствах. Пока не оскудеет совсем. Там, где царствует гордость и ересь, в том числе ересь папизма, – там нет благодати, там она под бетонным спудом и действовать уже не может. Да не случится такого никогда с нашими братьями-фанариотами! Пока ещё не поздно всё исправить», – говорит иерарх.

По его мнению, «там, где царствует гордость и ересь, – там нет благодати, там она действовать уже не может», однако «такая экклезиологическая логика уместна, если только речь идет о сообществе с апостольским преемством, а не о таких структурах, как Киевский Патриархат – ПЦУ, например. Там изначально не было силы таинств, так как нет апостольского преемства».

Комментируя апостольское преемство ПЦУ, архиерей отметил, что все «хиротонии» этой структуры произошли от двух лишенных на тот момент сана бывших епископов – Филарета (Денисенко) и Иакова (Панчука), то есть от простых монахов, надевших священнические рясы: «В июне 1992 года за учинение раскола они были извержены из сана полномочным органом – Архиерейским Собором, решение которого впоследствии прошло рецепцию во всех Православных Церквях мира. Уже после лишения сана эти раскольники создали свою новую структуру и, будучи обычными монахами, начали поставлять новых "епископов", естественно, без благодати апостольского преемства. Так создавалась параллельная УПЦ квазицерковь в Украине – "Киевский патриархат"».

«Можно теперь этих "епископов" без сана легализовывать какими угодно "Томосами" и государственными законами, но благодати от этого не прибавится. Как в математике: какое число ни умножай на ноль, в результате всё равно будет ноль. Поэтому сейчас Поместные Православные Церкви одна за другой отказываются признавать священнослужителями этих граждан во главе с Епифанием. Никто из мировых иерархов, имеющих чистую совесть, не будет сослужить перед престолом Божиим со светскими людьми. Даже если при этом будет им идеологически сочувствовать. Тем более что вступать в евхаристическое общение с ПЦУ просто духовно опасно, ведь, согласно каноническим правилам, имеющий общение с отлученными сам подлежит отлучению», – подчеркнул владыка Феодосий.

Говоря о сослужении патриарха Варфоломея с главой ПЦУ Епифанием, как не имеющим сана человеком, он отметил: «Не знаю, каково ему было на душе на той службе... Для иллюстрации этого абсурда я студентам Академии и семинарии предлагаю представить следующее. Если кому-то из них, из студентов, на ближайшей воскресной литургии я одолжу свое облачение, поставлю рядом с собой, и будем вместе «служить» – литургия совершится? Совершится, конечно, ведь совершает её архиерей. Станет ли от этого служения студент епископом? Нет, конечно, не станет. Каково же будет потом и мне, и ему отвечать за эту "службу" на Страшном Суде? Трудно будет отвечать. Вот это же самое было и в Стамбуле 6 января».

Как сообщал СПЖ, ранее Албанская Церковь высказалась в пользу необходимости перерукоположения раскольников. Предстоятель Албанской Православной Церкви архиепископ Анастасий написал письмо патриарху Варфоломею, в котором указал на ошибки и развенчал историко-каноническую позицию Фанара по украинскому церковному вопросу. Рассматривая кризисный церковный вопрос, Архиепископ Анастасий выделил три темы, «имеющие непосредственное отношение к вдохновленной Святым Духом традиции и сознанию Православной Церкви: а) Божественную Евхаристию, б) Апостольское преемство и в) Соборность».

 
Le nostre ultime parole famose...
Appena tre giorni fa ritenevamo 283 visitatori in un giorno un record per il sito: anche la rete non cessa di stupirci, a quanto abbiamo visto alla mezzanotte di Natale.
Naturalmente, molti saranno capitati sul sito solo per gli aggiornamenti sugli orari delle funzioni, ma comunque è una prova di un interesse reale, e chissà che qualcuno, capitato qui per caso, non abbia un giorno voglia di tornarci per approfondire qualcosa sulla vita della Chiesa...
Grazie per la vostra visita, grazie se vorrete tornare a trovarci (fisicamente in chiesa, oppure su questo spazio virtuale). La vostra presenza nel sito è il più bel regalo di Natale che potevamo desiderare.
 
"Sono scappato dalla Chiesa cattolica, giurando di non tornare mai più"

Continuiamo a pubblicare i materiali del programma televisivo Il mio sentiero verso Dio, dal canale Spas, in cui il sacerdote Georgij Maksimov intervista persone che si sono convertite all'Ortodossia dopo aver cercato a lungo la verità. Oggi l'ospite del programma di padre Georgij è il sacerdote Sergij Labunskij. Il suo interesse adolescenziale per l'Europa medievale lo portò inizialmente a una chiesa cattolica e persino a un monastero cattolico, ma alla fine trovò la strada per la vera fede ortodossa. In questa intervista, padre Sergij ci racconta il suo viaggio verso l'Ortodossia e le cose che non è riuscito a trovare nel cattolicesimo. Discuteremo anche le realtà del cattolicesimo moderno e l'importanza delle tradizioni cristiane che sono state praticamente abbandonate dai cattolici.

Buon giorno. State guardando Il mio cammino verso Dio. Oggi il nostro ospite è padre Sergij Labunskij della regione di Mosca. Padre Sergij, ci racconta come è iniziato il suo viaggio verso la fede?

Grazie, padre. Dopo tutti i miei anni come membro della Chiesa, posso guardare indietro e dire che il mio percorso è stato spinoso e tortuoso. Tuttavia, durante questo viaggio ho ricevuto aiuto da un mio antenato, lo ieromartire Fjodor (Krjukov). Era il mio bisnonno e sono sicuro che ha pregato per me e mi ha tirato fuori da molti problemi della vita.

Sono nato in una normale famiglia di intellettuali sovietici, che non si sono mai interessati alla Chiesa e non ne sapevano nulla. In generale, avevano una buona considerazione per la religione, che però era in qualche modo al di là degli interessi della mia famiglia.

Sapeva allora che il suo antenato era un prete?

Certo, quando sono cresciuto, mi hanno detto che avevamo un prete tra i nostri antenati, ma solo questo. Dopo essere diventato sacerdote, ho iniziato a cercare informazioni e ho trovato molti fatti sul mio antenato. La diocesi di Smolensk sta attualmente preparando la sua canonizzazione. Tuttavia, quando ero bambino, non sapevo nulla di lui e in pratica sono cresciuto senza sapere assolutamente nulla di religione. Mia madre credeva che dovessi provare molte cose nella vita e poi prendere una decisione. Ecco perché non mi hanno tenuto lontano dalla Chiesa, né mi hanno spinto verso di essa. Probabilmente è stata la cosa giusta per me, perché conoscendo la mia natura ribelle, sono sicuro che se mi avessero costretto ad andare in chiesa, a pregare e digiunare, molto probabilmente non sarei diventato credente in seguito. Ero attratto dalla misteriosità della Chiesa e dal fatto che tutto lì mi sembrava così strano. Era un mondo completamente diverso con persone diverse... Anche l'illuminazione era diversa da quella della strada o del nostro appartamento. Certo, tutto mi piaceva.

Tuttavia, non ho avuto assolutamente alcun interesse per la religione fino ai quattordici anni, anche se mia nonna cercava regolarmente di portarmi in chiesa. Bene, per "regolarmente" intendo una volta all'anno nel migliore dei casi. Ricordo anche che mi portò alla chiesa di Tutti i Santi nel distretto di Sokol [a Mosca]. Quando io, da ragazzino, sono entrato in chiesa, la sua atmosfera mi ha davvero stupito. Mi è piaciuta molto la stanza poco illuminata con immagini di santi e molte persone in piedi in silenzio davanti a un prete molto dignitoso. Tuttavia, queste occasioni erano come rari episodi eterei nella mia routine mondana. A poco a poco, mi stavano riempiendo il cuore, ma non c'erano ancora risultati.

Ha detto che questo è continuato fino all'età di quattordici anni. Cosa è successo quando ha raggiunto i quattordici anni?

Le persone della nostra età probabilmente ricordano che negli anni '90 era apparsa in tv la serie Highlander. Può sembrare strano, ma questo spettacolo ha formato i miei due interessi principali nella vita. In primo luogo, il misticismo e, in secondo luogo, la storia, poiché questo spettacolo aveva sempre episodi di un lontano passato. Il secondo aspetto importante del mio sviluppo come cristiano è stato il fatto che ho iniziato... ad abbandonare la scuola. Per essere onesto, non mi piaceva la scuola e non riuscivo a stabilire un buon rapporto con i miei coetanei, quindi avevo semplicemente iniziato a distrarmi. All'inizio andavo in autobus perché lì faceva caldo e potevo sedermi tranquillamente senza essere disturbato. Poi è arrivato l'inverno e i conducenti hanno iniziato a controllare i biglietti dei passeggeri. Ovviamente andavo senza biglietto, quindi ho pensato: "Dove posso sedermi in un posto caldo e asciutto senza essere disturbato da nessuno?" E mi è venuta un'idea: "Dovrei andare in biblioteca! Quindi gli ultimi tre anni di scuola sono stato in biblioteca. Curiosamente, in quei tre anni nessun bibliotecario mi ha mai chiesto cosa facessi in biblioteca, anche se ero lì durante il periodo scolastico.

Certo. Chi penserebbe che un vagabondo salti la scuola per andare in biblioteca! (ride).

In effetti, nessuno lo penserebbe. In biblioteca ho iniziato a leggere romanzi, ma in poco tempo mi sono stufato. Volevo qualcosa di più realistico, qualche spunto di riflessione. Poiché ero già seriamente interessato al misticismo e alla storia, questo era ciò che ho letto in questi tre anni. Quella biblioteca aveva un ambiente molto informale, quindi potevi venire, prendere qualsiasi libro e sederti lì a leggerlo per tutto il tempo che volevi. Ho trovato posto vicino alla sezione dei libri religiosi e ho iniziato a leggere i libri uno dopo l'altro. Naturalmente, avevano libri su tutto, compreso buddismo, islam, libero pensiero e, naturalmente, cristianesimo. Essendo un ragazzo appassionato dei propri interessi, sono rimasto davvero affascinato dai libri che stavo leggendo. Cioè, mentre leggevo del buddismo, pensavo: "È fantastico! Probabilmente sono buddista. Tutto ciò che è scritto qui suona bene". Poi leggevo un libro sull'islam e pensavo: "No, tutto è nelle mani di Allah, ovviamente". Dopo aver letto un libro sul libero pensiero, mi dicevo: "Oh, chi se ne frega di tutte quelle religioni..."

Alla fine, ciò che mi ha aiutato a cambiare questo atteggiamento del "va bene tutto" è stato il mio amore per la storia. Amavo particolarmente la storia dell'Europa medievale che era inseparabile dal cristianesimo e dal cattolicesimo. Questo mi ha aiutato a prendere una decisione, a dare priorità ai miei interessi e a scegliere inequivocabilmente il cristianesimo. Tuttavia, ho scelto la versione cattolica del cristianesimo, perché amavo la storia dell'Europa, piuttosto che della Russia o della Grecia. Avevo una situazione spirituale abbastanza complicata, perché capivo cosa mi piaceva e dove volevo essere, ma allo stesso tempo sapevo di essere stato battezzato nell'Ortodossia da bambino, quindi mi consideravo ortodosso, anche se non sapevo nulla dell'Ortodossia né la capivo. Mi sentivo imbarazzato perché, essendo ortodosso, volevo essere cattolico.

Sono stato ad aspettare per circa sei mesi, poi ho deciso e sono andato in una chiesa cattolica. All'inizio sono andato alla chiesa di san Luigi a Mosca, poi alla Cattedrale cattolica dell'Immacolata. Ho avuto la mia prima piacevole sorpresa lì. Come sapete, in quella cattedrale si tengono regolarmente concerti di musica d'organo. Era una sera d'inverno ed era già buio quando entrai nella cattedrale vuota. Mi piacevano molto quelle volte gotiche che scomparivano nell'oscurità e i suoni dell'organo (probabilmente l'organista stava provando per il concerto dell'indomani). Mi sono seduto su una panca e ho pensato: "Ecco fatto, non me ne andrò mai. Appartengo a questo posto". Dopo di che, ho trovato la forza per fare il passo decisivo verso il cattolicesimo. Sono diventato cattolico.

È una storia piuttosto lunga, perché diventare cattolici qui in Russia non è così facile. Più tardi, mi sono interessato al cattolicesimo non solo come una certa filosofia di vita, ma volevo capirlo in profondità ed entrare in questo mondo mistico e sorprendente. Volevo diventare un prete cattolico.

La questione del celibato non le ha dato fastidio?

Niente affatto. In qualche modo, l'ho accettato per me stesso abbastanza facilmente. Avevo un obiettivo e mi stavo muovendo verso di esso. Poiché mi sono sempre piaciuti gli ordini monastici militari e l'idea di essere "gentili ma forti", ho trovato l'ordine dei domenicani, l'unico ordine esistente in quel momento a Mosca, e ho iniziato a parlare con i domenicani, anche se non mi piacevano molto. Desideravo qualcosa di reale, piuttosto che un sostituto. Dopo aver parlato con padre Aleksandr Khmelnitskij dell'Ordine domenicano, ho deciso di voler andare in un convento domenicano. Mi ha dato una lettera di referenze e sono andato a Fastov, una città a 60 km a sud-ovest di Kiev, dove per un po' ho vissuto nel convento domenicano come postulante o, come lo chiamiamo noi, novizio. Per essere onesti, questa è stata l'obbedienza più piacevole che abbia mai avuto, perché non dovevo fare nulla. Mi limitavo a stare sdraiato su una branda in un frutteto e a mangiare albicocche. Questo era tutto.

Ha sperimentato quella profonda comprensione del mondo cattolico che desiderava ardentemente?

Sì, perché ho osservato più da vicino la vita di routine del clero e ho appreso la tradizione cattolica, sebbene fosse una tradizione cattolica moderna. Dovremmo comprendere chiaramente la differenza tra la tradizione cattolica prima del Concilio Vaticano II e la neo-tradizione che si è formata dopo questo Concilio, poiché questo importante traguardo storico ha cambiato drasticamente il cattolicesimo. Il mio interesse per il cattolicesimo iniziò a svanire dopo che andai in pellegrinaggio con un gruppo di cattolici all'icona di Nostra Signora di Częstochowa.

In Polonia?

Sì. Il pellegrinaggio all'icona della Madonna di Częstochowa nel monastero di Jasna Góra è un'antica tradizione polacca. Migliaia di persone provenienti da varie città della Polonia si recano al monastero per venerare questa icona. Il mio gruppo ha impiegato due settimane per arrivarci. Quando i miei amici mi hanno invitato ad andarci, hanno detto: "Devi andare lì. Non sarai la stessa persona quando tornerai". In effetti avevano ragione: non ero più lo stesso quando sono tornato. Sfortunatamente, sono cambiato in un modo che non si aspettavano. Durante il mio pellegrinaggio, ho potuto vedere il vero cattolicesimo in un paese tradizionalmente cattolico dove non era fortemente influenzato dall'Ortodossia come in Russia o in Ucraina. Con mio grande rammarico, devo ammettere che era molto scadente. Ogni giorno avevamo tempo libero. Dopo aver camminato per un giorno, arrivavamo in una zona popolata e la gente del posto ci portava nelle loro case per passare la notte. Chi non riusciva a trovare un posto dove stare trascorreva la notte in una tenda da qualche parte nel campo. Dopo aver trovato l'alloggio per la sera, ci riunivamo in chiesa per una messa e dopo la messa c'era tempo libero. Sa cosa significava? La gente spostava le panche dal mezzo della chiesa, formando una pista da ballo, metteva un po' di musica pop e poi i sacerdoti e i pellegrini iniziavano a ballare...

pellegrini in arrivo per la festa della Dormizione. Foto: Wikipedia

Proprio lì in chiesa?

Sì, proprio lì in chiesa. Ero scioccato. Quando questo accadeva nelle chiese di stile neo-costruttivista, lo tolleravo, ma quando hanno avuto il coraggio di fare lo stesso in una chiesa del XII secolo con le fondamenta romane e il tetto gotico, un edificio con una storia così antica… questo mi ha fatto davvero venire i brividi e sono scappato dalla chiesa giurando di non tornare mai più. Un mio amico mi è corso dietro ed è riuscito in qualche modo a calmarmi, ma fu l'inizio della fine del mio cattolicesimo. Da quel momento, invece di guardare il cattolicesimo attraverso lenti rosate o attraverso il prisma del mio amore per il Medioevo, ho iniziato a vedere cosa fosse realmente il cattolicesimo. La Chiesa cattolica oggi è una chiesa del rinnovamento trionfante, dove molte tradizioni sono state abbandonate e dimenticate. Molte cose che sono state considerate preziose per venti secoli sono state dichiarate semplicemente non necessarie alla fine del XX e all'inizio del XXI secolo. In particolare, uno dei mostruosi disastri spirituali del cattolicesimo è stato il Concilio Vaticano II che ha riformato radicalmente tutto il cattolicesimo in chiave protestante.

Purtroppo, questo, in primo luogo, ha influito sulla pietà dei credenti. Per esempio, era del tutto normale che i pellegrini cattolici lasciassero i loro zaini sull'altare. Non riesco a immaginare che questo accada nell'Ortodossia. Il nostro atteggiamento verso l'altare è così reverenziale, che nemmeno il prete oserebbe metterci sopra gli occhiali o un libro di preghiere. È fatto solo per gli oggetti che dovrebbero essere lì.

Naturalmente, sono stato molto turbato da questo disprezzo per le proprie tradizioni e dall'antipatia per le cose antiche che amavo veramente nel cattolicesimo.

È strano sentire questo sulla Polonia, perché la Polonia ha una reputazione consolidata di paese che cerca di preservare le tradizioni del cattolicesimo e di mantenerle più o meno vive rispetto a paesi cattolici come, per esempio, l'Austria.

In effetti, questo ha reso la mia preoccupazione ancora più grande, perché se cose del genere stavano accadendo in Polonia, cosa accadeva in Francia, Austria e altri paesi?! Ho iniziato a capire che l'unico percorso per me era tornare all'Ortodossia, perché la continuità della tradizione era così importante per me. La corretta comprensione del cristianesimo è impossibile senza una tradizione vivente. La nostra esperienza di avere la Chiesa per 2000 anni è il tesoro più grande che abbiamo. Mi addolora molto quando tali tradizioni vengono rifiutate, negate o addirittura scartate. Fu così che decisi inequivocabilmente di tornare all'Ortodossia.

Devo dire che in quel momento molte delle mie azioni erano basate sulle mie emozioni e non mi occupavo troppo di teologia dogmatica, semplicemente perché non la capivo abbastanza bene per tener conto delle questioni del Filioque o del primato papale. Le mie azioni si basavano principalmente sui miei sentimenti personali, sulle mie impressioni sul cattolicesimo e sul fatto che non riuscivo a trovare le cose che inizialmente desideravo. Più tardi, dopo aver lasciato il convento domenicano, sono caduto in una sorta di vuoto spirituale, perché avevo già lasciato il cattolicesimo, ma non avevo ancora raggiunto l'Ortodossia.

Quale ostacolo c'era sulla sua strada?

Il fatto che non avevo mai conosciuto o capito l'Ortodossia. Durante quel periodo, ho ricevuto un grande aiuto da alcune persone molto gentili che erano interessate ai riti romani dell'Ortodossia. Questo è un argomento molto specifico e poche fonti lo spiegano, ma esistono riti romani nell'Ortodossia. Inoltre, sono stati avviati dalla nostra Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca.

Quando furono accettate le parrocchie francesi nel 1936. Alla fine, i "riti occidentali" divennero più popolari negli Stati Uniti d'America. Ci furono alcuni tentativi di introdurli in Europa, compresi quelli sostenuti da san Giovanni (Maksimovich), ma non ebbero molto successo. Tuttavia, questi riti sono stati accettati negli Stati Uniti e sono ancora praticati in varie giurisdizioni.

Sì, è vero. So che ci sono molte parrocchie come quelle negli Stati Uniti e in Australia. Curiosamente, usano una messa anglicana alterata...

Il Book of Common Prayer.

Esattamente. Il testo è stato curato da sua Santità il patriarca Tikhon ed è per questo che è chiamato Liturgia di san Tikhon. Alcune parrocchie usano i tradizionali riti romani precedenti alla riforma, la cosiddetta messa tridentina. In ogni modo, ho incontrato queste persone gentili che erano molto interessate e, in sostanza, mi hanno aiutato a convertirmi all'Ortodossia. L'obiettivo iniziale della persona coinvolta in tutto questo era convertire le persone dal cattolicesimo all'Ortodossia, e dava ai cattolici l'opportunità di conoscere l'Ortodossia attraverso i media che erano loro vicini e comprensibili. Dopo aver parlato con quest'uomo, ho davvero avuto una comprensione più profonda dell'Ortodossia. Mi ha detto: "Dovresti assolutamente partecipare alle funzioni al monastero Sretenskij", quindi sono andato alla Veglia notturna. Era lunga e confusa, ma comunque interessante. Passo dopo passo, mi sono abituato ai riti orientali. Questo mi ha portato alla vera Ortodossia, all'Ortodossia orientale. Sentendo una vera fame spirituale e il bisogno di far parte di una vera comunità ortodossa, sono andato alla chiesa più vicina. Era la chiesa di san Nicola a Klenniki in via Marosejka. Fu lì che entrai nella vita della Chiesa e iniziai la mia normale vita spirituale. Ricordo di essermi confessato lì da un prete, che mise da parte tutti i suoi affari e mi ascoltò per due ore e mezza. Mi diede l'assoluzione e sostanzialmente mi accolse nell'Ortodossia attraverso il mio pentimento, e solo dopo continuò i suoi affari.

Questo mi fece sentire calore nel cuore e da quel momento in poi andai felicemente in quella parrocchia. È lì che ho iniziato a entrare nella vita della Chiesa e ad imparare di più sull'Ortodossia. Non volevo più qualcosa di unico, qualcosa di straordinario. Il mio desiderio di scioccare il pubblico era svanito con la mia adolescenza. Ora volevo qualcosa di reale, qualcosa che potessi usare come base affidabile per il mio futuro.

Dopo essere andato per un po' in quella parrocchia, ho deciso che volevo diventare un prete ortodosso. Quando sono venuto con questa richiesta al mio padre spirituale, non ne è stato molto entusiasta, ma ho pensato: "Beh, non me l'ha proibito, quindi va tutto bene". Ho preparato tutti i documenti necessari per l'ammissione al seminario, tranne la benedizione scritta del mio padre spirituale. Tuttavia, quando mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto la benedizione, ha detto: "Non te la darò". "Perché?" Ho chiesto. Ha risposto: "No, no, no. Tu conosci la parrocchia solo dall'esterno, come parrocchiano, ma devi impararla dall'interno. Perché non lavori qui come guardiano della chiesa, e poi vedremo".

A quel tempo lavoravo come web-designer e visualizzatore 3D. Ero molto impegnato e avevo uno stipendio abbastanza buono. Questa brusca svolta quando ho lasciato un lavoro dignitoso e ho iniziato a lavorare come guardiano nella chiesa è stato uno shock per la mia famiglia non religiosa. Dopo un anno, il nostro sacerdote Aleksandr Kulikov, in una riunione del clero della nostra chiesa, ha deciso di approvare la mia domanda al seminario. Sono stato mandato al seminario di san Nicola di Pererva.

Padre, voglio farle una domanda che sono sicuro che alcuni dei nostri telespettatori, soprattutto cattolici, vorrebbero porre. Direbbero: "Quindi quest'uomo ha visto un lato squallido della vita cattolica, si è disilluso e si è convertito all'Ortodossia. Tutti gli ortodossi sono santi? Non ci sono persone ortodosse che peccano? Certo, ci sono. Allora perché questo non le fa abbandonare l'Ortodossia, se cose simili le hanno fatto abbandonare il cattolicesimo?" Chiariamo questo punto. Il problema non era solo il comportamento dei suoi compagni pellegrini, vero? Penso che ci fossero alcuni problemi di sistema. Ho ragione?

Sì, naturalmente. Inizialmente, è stato il mio amore per le tradizioni che mi ha portato al cattolicesimo. Tuttavia, ho scoperto che le tradizioni non venivano osservate e che non c'era rispetto per le antiche tradizioni cattoliche. Questo mi ha fatto rabbrividire e alla fine mi ha allontanato dal cattolicesimo. In seguito, durante il pontificato di papa Benedetto XVI, si sono avuti segnali di ritorno alle radici e alle tradizioni. Anche durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, quando ero cattolico, sono stati fatti dei tentativi per ristabilire le tradizioni. Tuttavia, ho capito che anche quei passi verso le tradizioni erano fatti esclusivamente da ragioni moderniste, per amore dell'assoluta accettazione di tutto. In un certo senso, volevano solo dire: "Abbiamo questi dinosauri d'altri tempi, quindi li lasciamo stare. Nel frattempo continueremo a suonare i tamburi durante la messa..." Ho visto con i miei occhi che durante una messa di alcune comunità africane, la gente stava in piedi in cerchio attorno all'altare e batteva i tamburi mentre il sacerdote stava compiendo i riti. Questa assoluta accettazione di tutto mi ha fatto rabbrividire ancor più delle cose che ho visto in Polonia.

Non ho visto un vero ritorno alle tradizioni nel cattolicesimo moderno. Qualunque sia il passo compiuto in quella direzione, è dovuto esclusivamente a visioni moderniste. Tuttavia, ho trovato nell'Ortodossia tradizioni che sono ancora costantemente mantenute.

Non sto parlando di alcuni tratti personali negativi di certe persone, né nel cattolicesimo (hanno anche lì molte persone molto particolari) né nell'Ortodossia. La questione è più globale. In sostanza, è la questione della Chiesa di Cristo. Cose che sono state considerate normali per venti secoli sono diventate improvvisamente anormali nel cattolicesimo moderno. Sperano che se distruggono o ricostruiscono tutte queste cose, attireranno più persone...

In base alla sua storia si potrebbe pensare che la questione della teologia dogmatica non le interessasse affatto. Tuttavia, ha detto che è stato così solo in un certo periodo. Ha studiato le differenze tra cattolicesimo e Ortodossia in seguito?

Sì, certo, ma stavamo parlando del viaggio di una persona verso Cristo e l'Ortodossia. Quando ne parli, non dovresti aspettarti che una persona abbia tutta la conoscenza e la comprensione fin dall'inizio. Ammetto che l'inizio del mio viaggio è stato emotivo e che ho preso molte decisioni in base alle mie emozioni piuttosto che al ragionamento. Naturalmente, la conoscenza è venuta più tardi e ora posso analizzare le mie precedenti ricerche spirituali. A quel tempo, non potevo formularle da solo, ed era per questo che la teologia dogmatica non era la questione più importante per me. Qualcosa lo sapevo, ovviamente; conoscevo il Filioque e altre sfumature del cattolicesimo. Tuttavia, è stata una specie di attività secondaria per me e non l'ho approfondita molto. Dopo la conversione all'Ortodossia, ho iniziato a studiare la mia amata tradizione molto più intensamente e mi sono immerso in essa con grande piacere. Ora le questioni dogmatiche sono diventate più importanti e, poiché avevo già più conoscenza ed esperienza, ho capito le cose da solo e ho compreso chiaramente la correttezza dell'Ortodossia. Essa si è sempre basata sulle decisioni dei sette Concili ecumenici e sugli insegnamenti degli apostoli, dei Padri apostolici e di altri santi Padri vissuti nel primo millennio. Sfortunatamente, i cattolici moderni non hanno queste basi. Cioè, le hanno, ma gli sviluppi che hanno avuto luogo dopo lo scisma nel secondo millennio sono molto più importanti per loro.

Lo capisco molto bene, perché quando ero in Italia, sono andato a San Pietro a Roma. Lì hanno reliquie di grandi santi, tra cui Giovanni Crisostomo, Leone Magno e Gregorio il Dialogo; ma non c'erano fedeli vicino a loro. Tuttavia, c'era una lunga fila di pellegrini vicino al corpo di Francesco d'Assisi. Per me, questa è stata una chiara indicazione che anche la grande eredità dei tempi cristiani antichi che i cattolici hanno in realtà non è importante per loro.

Grazie, padre, per la sua storia. Spero in Dio che tutti coloro che oggi si trovano al crocevia, desiderosi di trovare la vera tradizione cristiana, la trovino con l'aiuto di Dio come ha fatto lei.

 
Наместник Киево-Печерской лавры митрополит Павел: «Мы не боимся неонацистов»

Киево-Печерская лавра

Наместник Киево-Печерской лавры митрополит Павел (Петр Лебедь) рассказал корреспонденту Федерального агентства новостей о своем отношении к нападению украинских неонацистов праворадикальной группировки «С14» на религиозную организацию.

Напомним, 8 января въезд в Киево-Печерскую Лавру заблокировали около 30 человек в балаклавах. Это оказались неонацисты из праворадикальной организации «С14». На  ее странице в Facebook было сказано, что националисты выступают против отказа священников отпевать погибших украинских военных и гражданских лиц, являющихся атеистами или крещенных не в церкви Московского патриархата.

Киевский корреспондент ФАН приехал на Лаврскую улицу, где расположен Киево-Печерский монастырь, настоятель которого отец Павел не побоялся выйти к националистам и убедил их покинуть святое место.

С митрополитом Вышгородским и Чернобыльским, викарием Киевской митрополии, наместником Свято-Успенской Киево-Печерской Лавры Павлом корреспондент ФАН побеседовал около получаса, успев задать несколько вопросов.

Никаких предпосылок к нападению не было, ведь Рождество Христово — всемирный праздник, объединяющий всех верующих, и цель этого праздника — спасти человека, когда Отец небесный посылает своего сына. Атака наших ненавистников была заказной, политически обусловленной, направленной конкретно против нашей церкви, канонической Украинской православной церкви (УПЦ), самоуправляемой церкви в составе Московского патриархата. Мы живем здесь и молимся как за свою страну, так и за весь мир. То, что акция была политической провокацией, подтверждает и огромное количество журналистов, которые пришли вместе с нападавшими на нас людьми. Это был заказ, иначе не было бы столько телекамер. Сейчас все украинские телеканалы муссируют эту тему, обвиняют нас, обзывают нас. Но в праздники нужно показывать только мир, добро. А у них только хроника убийств и чернуха, распутство и беззаконие. Не сомневаюсь, что это спланированная акция против церкви и против Бога.

Говорят, что главным мотивом радикалов стало то, что вы связаны с Россией, с русской культурой, что это дело рук русофобов?

Я не знаю, кто там платит, может американцы или кто-то еще. Конечно, там демонстрировалась ненависть ко всему русскому, к православию. Это сейчас поддерживается на самом высоком уровне власти. Иначе не было бы столько телевидения. Наши недруги ведут себя как ироды.

Киево-Печерская лавра

Можно считать эту выходку националистов местью за то, что церковь приняла активное участие в недавнем обмене военнопленными между ВСУ и непризнанными республиками?

Не знаю. Когда я выходил к ним, они мне сказали, что я был коммунистом и поэтому заслуживаю кары. Я им сказал, что их родители тоже были коммунисты, а коммунисты неплохие были люди. Я им сказал, что мы не ФСБ, не террористы, мы занимаемся и будем заниматься милосердием, например, освобождением пленных. Один из них ответил мне: «Это цирк!». Я ему сказал: «Дай Бог, чтобы ты попал в плен и узнал, цирк это или не цирк».

Они обещают к вам прийти еще не раз. У вас, кроме слова, нет никакого оружия.

Бог нас не оставит — это раз. Во-вторых, они не хотят закрыть свои грехи и беззаконие, которые они творят. Еще раз говорю: украинское телевидение сегодня говорит одну неправду. Вот вчера посмотрел и узнал, что, например, прокуратура Украины завела дело за то, что мы не хотели похоронить двухлетнего мальчика. Но мы не имеем права этого делать. Семья крестилась при Киевском патриархате, не признанном ни одной из канонических поместных православных церквей. А если завтра гомосексуалисты придут и скажут, чтобы мы их обвенчали — мы должны их обвенчать? И это, между прочим, нам тоже националисты ставили на вид, укоряли нас за это. Но мы не имели права этого делать! Ну, должен же быть у людей здравый смысл. Но здесь его нет.

Наместник Киево-Печерской лавры митрополит Павел

Владыка, когда вы вышли к ним один против толпы, было ли страшно?

Нет, я не боюсь. Ведь за мной имя Христово, и чтобы ни случилось, я знаю, что правда на моей стороне.

В заключение Владыка пожелал всем читателям ФАН мира, добра и спокойствия.

Я от всей души желаю мира душевного и мира мирного. Глубокой веры, потому что, когда человек верит, он может сотворить любые дела милосердия, и Христос ему как пример. А если даже придется что-то перетерпеть в жизни, мы должны это сделать с достоинством, уповая на милосердие божие и благодаря Его. Господь милостив, он сподобил нас перетерпеть все страдания, которые сегодня есть в нашей стране. Я надеюсь, придет время, когда настанет долгожданный мир, — пожелал митрополит Павел.

Напомним, на Украине действует каноническая Украинская православная церковь (УПЦ), самоуправляемая церковь в составе Московского патриархата, а также непризнанные мировым православием структуры — Киевский патриархат (УПЦ КП) и Украинская автокефальная православная церковь (УАПЦ).

В 1992 году митрополит Филарет (Денисенко) потребовал для УПЦ автокефалии. Не получив на это согласия, он создал и юридически зарегистрировал так называемый Киевский патриархат. Ни одна из канонических поместных православных церквей его легитимность не признала.

Киево-Печерская лавра

 
Una nuova video-intervista al metropolita Kallistos sulla questione ucraina

In un'intervista al canale televisivo ucraino "Inter", il metropolita Kallistos di Diokleia (Patriarcato di Costantinopoli) ha dichiarato: "La situazione attuale in Ucraina, a mio avviso, è davvero molto seria e non sono solo i cristiani ortodossi in Ucraina che sono preoccupati. Questa situazione riguarda l'intera Chiesa ortodossa. Sappiamo che oggi esiste uno scisma tra il Patriarcato di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca, che non sono in comunione. Il patriarcato di Costantinopoli ha concesso, come esso stesso afferma, l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina, ma questo non è riconosciuto da Mosca o da qualsiasi altra Chiesa ortodossa. Nessuno ha sostenuto il Patriarcato di Costantinopoli. Ora il Patriarcato di Mosca ha cessato la comunione con il Patriarcato di Costantinopoli. Noi, dalla parte del Patriarcato di Costantinopoli, non abbiamo rotto la comunione eucaristica con nessuno, ma la situazione è molto seria. Inoltre, a mio avviso - non quello del Patriarcato - pur rispettando profondamente il patriarca Bartolomeo, non sono d'accordo con la sua decisione. È chiaro che da oltre 300 anni l'Ucraina fa parte della Chiesa russa, è un fatto storico, non possiamo cambiare il passato. Ecco perché penso che fosse sbagliato per il Patriarcato di Costantinopoli intervenire negli affari del territorio che fa parte della Chiesa russa. Sono molto preoccupato per l'uso della forza e penso che non raggiungeremo una soluzione attraverso la violenza o l'oppressione. Per me sarebbe un disastro e un grande scandalo se, ad esempio, i monaci della Lavra delle Grotte di Kiev o di Pochaev venissero espulsi con violenza. Spero e prego che questo non accada. Qual è il percorso per una soluzione? Entrambe le parti, il Patriarcato di Costantinopoli e quello di Mosca, hanno assunto una posizione diametralmente opposta: come trovare un compromesso? Non ho un'idea chiara del modo migliore per raggiungere una soluzione, ma questa potrebbe essere una discussione dei problemi dell'Ucraina durante un incontro pan-ortodosso dei primati. Si potrebbe persino convocare un nuovo Santo e Grande Concilio come quello tenuto a Creta nel 2016 e al quale, purtroppo, la Chiesa russa non è stata rappresentata. Ma potremmo riconvocare il Concilio e spero che per grazia di Dio, essa partecipi. Chiamiamo la Chiesa ortodossa "conciliare" (sobornaja), e "sobornost" è il rispetto dell'altro, la capacità di ascoltare l'altro. Quindi, ascoltiamoci l'un l'altro, nell'onestà e nella verità, ma con l'amore di Cristo".

 
Христос се Роди! Il Natale della Chiesa serba in Kossovo
Il post di Natale dell'Associazione Amici di Decani mette in risalto l'ambivalenza tra la serenità della festa al monastero di Decani e una triste recrudescenza di violenze nei confronti di due autobus di pellegrini. Per un momento ci si sente precipitare di nuovo verso i pogrom degli anni passati, e il ricordo è particolarmente doloroso proprio perché associato al Natale. Tuttavia anche questi recenti eventi non ci deprimono, perché il Natale è festa di gioia spirituale e di speranza, che niente al mondo (e certamente non l'ignoranza e il fanatismo) ci potrà mai togliere. Tuttavia, anche quando siamo allegri, è bene ricordarci di tenere alto il livello della nostra attenzione e della solidarietà verso i nostri fratelli che soffrono.
Salutiamo gli ortodossi serbi in Kossovo e Metohija e in tutto il mondo con questo simpatico e geniale adattamento della popolare canzone inglese "The Twelve Days of Christmas", augurando a tutti di passare i dodici Giorni Santi della festa di Natale con gioia e con certezza che non faremo mancare la nostra solidarietà. Срећан Божић! Buon Natale!

 
"Era importante introdurre i danesi all'Ortodossia"

La monaca Amvrosija (Garaeva) è stata tonsurata verso la fine dell'era sovietica, ma non poteva immaginare che il Signore l'avrebbe mandata in un antico castello su un'isola della lontana Danimarca per svolgere il suo podvig monastico. Oggi compie la sua obbedienza presso la chiesa dei santi Martiri Imperiali di Russia sull'isola di Bago, dove si sono sviluppate una comunità monastica e una parrocchia per connazionali russi e danesi ortodossi. Sorella Amvrosija racconta la vita in Danimarca attraverso gli occhi di una monaca, i particolari della vita in convento e le principali sfide spirituali del nostro tempo.

Ci racconti come si è convertita alla fede.

Fin dalla prima infanzia sono stata tormentata da una domanda: “Che cos'è il nostro 'io'?”. E quando mia nonna è morta, si è aggiunta un'altra domanda: "Dov'è andato l'io di mia nonna?" Il Signore mi ha portato al monastero delle grotte di Pskov (uno dei due monasteri ortodossi attivi a quel tempo sul territorio della Repubblica sovietica russa). E lì ho ricevuto una risposta.

Così profonda che ha deciso di diventare monaca?

Quando ho trovato la cosa più importante, tutto il resto è diventato superfluo. Quando ho saputo che c'erano dei conventi in URSS, non potevo credere che mi sarebbe stato permesso di andarci. Diventare monaca non è stata una mia decisione, ma un favore assolutamente immeritato di Dio nei miei confronti. Sono stata tonsurata monaca al convento della santa Trinità e di san Sergio a Riga.

Ma qui sorge la domanda principale: come si è trasferita dall'URSS alla Danimarca?

Dopo la celebrazione del 1000° anniversario del Battesimo della Rus' è iniziato il processo di restauro dei monasteri e delle chiese della Repubblica sovietica russa. Come molte altre monache del convento della santa Trinità e di san Sergio a Riga, nel 1990, la monaca che in seguito divenne la badessa Nikona (Peretjagina) e io abbiamo avuto la fortuna di andare in Russia, precisamente al convento di Shamordino. Nel novembre 2000, un cittadino danese, il signor Jørgen Laursen Vig, si presentò al Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne con una richiesta di invio di qualcuno in Danimarca per fondare un convento ortodosso russo nel suo castello di Hesbjerg. Come aveva scritto, "Solo l'Ortodossia è in grado di preservare il cristianesimo in quanto tale". Per lui era importante dare ai suoi compatrioti l'opportunità di conoscere l'Ortodossia. Io dovevo andare in Danimarca per un breve periodo per preparare tutti i documenti necessari. Ma il processo si è trascinato e ora sono in Danimarca da più di vent'anni.

Dio opera in modi misteriosi. Qual è stata la sua prima impressione del paese? Ha avuto uno shock culturale? Ci racconti cosa (sia allora che oggi) ha attirato la sua attenzione in termini di stile di vita, mentalità, regole e atteggiamenti sociali, e della vita in Danimarca in generale.

Non c'è stato alcuno shock. Questo principalmente perché nei primi anni non ho lasciato la zona del castello. E ora comunico ancora principalmente con parrocchiani e gente del posto, per lo più di origine contadina. E queste persone sono molto gentili e amichevoli. In generale, in Danimarca si sta facendo molto per creare e mantenere nella società un ambiente benevolo, patriottico e persino collettivista, che può solo essere invidiato. In un certo senso, questo ci fa provare nostalgia per l'URSS, dove a tutti noi sono state insegnate molte cose buone e siamo stati protetti dagli abomini che si sono riversati dall'Occidente sulla nostra giovinezza dopo la perestrojka. Inoltre, i danesi sono costretti a tollerare le minoranze sessuali, che qui impongono le loro regole in modo molto aggressivo. E in questo senso, i danesi possono solo essere compatiti, poiché per la maggior parte di loro queste nuove regole sono disgustose e inaccettabili, ma le leggi locali non sono dalla loro parte. Molti danesi comuni sono gelosi delle nostre leggi russe appena adottate. Esteriormente, il paese è molto curato e la sua gente ama la propria patria e ne è orgogliosa. Non ci sono molte attrazioni qui, ma i danesi sanno come creare qualcosa di interessante e attraente dal nulla. Le persone comuni, specialmente nelle zone rurali, sono molto gentili e amichevoli. Loro, come noi, custodiscono i valori tradizionali. Ma i politici, come in altri paesi occidentali, non proteggono gli interessi della loro gente: impongono leggi che a lungo andare portano alla perdita dell'identità della Danimarca e alla riduzione della sua popolazione nativa.

Le piace vivere qui? Ha il desiderio di tornare in patria?

È bello essere nell'ambiente in cui vivo. Tuttavia, anche se sono qui, non vivo qui in senso stretto: vivo in Russia. Qui eseguo le obbedienze e servo Dio e la Russia come meglio posso. Almeno due volte l'anno per due mesi sono fisicamente in Russia. E spero che verrà il momento in cui non dovrò assolutamente viaggiare in un paese straniero.

Da quanto tempo esiste l'Ortodossia in Danimarca?

La prima chiesa ortodossa fu costruita nella città di Horsens sotto Caterina II per i parenti del neonato tsar Ioann, da lei inviato in Danimarca. Ma molto prima, nel XII secolo, c'era stata una regina ortodossa, Dagmar, in Danimarca, in onore della quale fu chiamata la principessa danese che divenne l'imperatrice russa Maria Feodorovna, moglie dello tsar Alessandro III e madre del santo tsar martire Nicola.

Quante parrocchie ci sono oggi in Danimarca? E quanti ortodossi ci sono oggi e di quali giurisdizioni sono?

Ci sono tre parrocchie del Patriarcato di Mosca, due parrocchie della ROCOR, una parrocchia dell'Arcivescovado dell'Europa occidentale, una parrocchia del Patriarcato di Bulgaria, diverse parrocchie serbe e romene e due parrocchie ucraine (nate con la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij). È difficile dire quanti siano i cristiani ortodossi.

Passiamo ora alla chiesa dei santi Martiri Imperiali. Innanzitutto, parliamo della storia della sua fondazione.

Come ho già detto, è stata istituita su iniziativa di Jørgen Laursen Vig, che ha studiato all'università della Sorbona, dove ha incontrato gli emigrati russi della prima ondata e si è interessato alla nostra storia, cultura, religione; è giunto alla conclusione che solo l'Ortodossia è in grado di preservare il cristianesimo in quanto tale. Così si è rivolto al Patriarcato di Mosca chiedendoci di aiutare a costruire un convento ortodosso in Danimarca.

La vostra comunità è numerosa oggi? È composta da russi o ci sono anche rappresentanti di altre nazionalità, compresi i locali?

È una comunità piuttosto numerosa, composta da russi, inclusi gli immigrati dall'Ucraina, serbi e danesi.

C'è qualche schema nella motivazione dei parrocchiani suoi compatrioti che si sono trasferiti nel paese dalla Russia e da altre parti del mondo di lingua russa?

Sono per lo più donne che hanno sposato danesi e persone provenienti dall'Ucraina che lavorano nelle fattorie. Ora ci sono anche i rifugiati.

Può darci l'esempio più eclatante di conversione di uno dei locali all'Ortodossia?

Una delle nostre parrocchiane si è convertita all'Ortodossia attraverso le icone. Ha iniziato a frequentare corsi di pittura di icone ortodosse (che qui sono piuttosto popolari) e attraverso le icone ha sentito che l'Ortodossia glorifica davvero Dio nel modo giustamente. Così si è unita alla Chiesa di Cristo.

In che lingua celebrate? Ci sono delle particolarità nella celebrazione delle funzioni? Forse si sono sviluppate alcune tradizioni locali?

Le funzioni sono celebrate in slavonico ecclesiastico e danese. La festa patronale è la festa dei santi Martiri Imperiali, ai quali è dedicata la nostra chiesa.

I vostri parrocchiani sono coinvolti nella vita della comunità?

I nostri parrocchiani aiutano in tutto. Di recente hanno sostituito il tetto. D'estate lavorano nel giardino e nell'orto, falciano l'erba, fanno scorta di legna da ardere e così via.

Realizzate progetti educativi, di beneficenza o sociali?

In estate abbiamo un campo per bambini ortodossi.

Ci racconti gli eventi più luminosi della vita della parrocchia negli ultimi anni (o della sua storia in generale).

Non vi racconto un evento, ma solo un episodio significativo. Quando Vig era ancora vivo, una volta ero sola in chiesa. E mentre stavo leggendo i sei Salmi, due danesi (un figlio e un padre) sono entrati in chiesa. Ho finito di leggere, sono andata da loro e ho chiesto cosa volevano. Hanno risposto: "Pace". Ho continuato la funzione e poi li ho invitati a prendere una tazza di tè. Mi hanno raccontato che una volta, per caso, durante una vacanza in Grecia, erano entrati in una chiesa ortodossa e lì avevano sentito un'incredibile pace e tranquillità. Pochi minuti dopo, un gruppo di turisti giapponesi è entrato nella stessa chiesa con macchine fotografiche e una spudorata curiosità (da scimmie, come dicevano i danesi). Il padre e il figlio erano indignati e stavano per andarsene, ma sembrava che qualcuno stesse dicendo loro dall'altare: "Niente e nessuno può distruggere questa pace". La pace che avevano perso è tornata loro immediatamente. Poi mi hanno chiesto della storia del nostro convento in Danimarca e della mia conoscenza con Vig. Ho detto loro con un sorriso che Vig era scontento che io non volessi svolgere un lavoro missionario attivo. Hanno risposto: "Non è necessario che lei lo faccia! La vostra Chiesa ortodossa è come un bel fiore, che non invita nessuno a sé. Esiste e basta, e tutti coloro che desiderano ciò che è reale vengono a goderne la bellezza e ad annusare la sua fragranza. Limitatevi a esistere: non c'è nient'altro che dovreste fare". Sono stata d'accordo con loro.

Riuscite (se necessario) a interagire con rappresentanti di cristiani non ortodossi e di altre fedi?

A volte andiamo in città lontane, dove celebriamo servizi nelle chiese protestanti per i nostri parrocchiani ortodossi.

Come si sviluppano i rapporti con lo Stato? Ci sono sostegni o, al contrario, ostacoli alle attività della comunità?

Finora non ci sono stati ostacoli. A proposito, chi fa donazioni sul nostro conto della chiesa riceve una detrazione fiscale dallo Stato.

Perché lei fa dei lavori secolari?

In estate, insieme ai pellegrini, pulisco i gabinetti sul molo. Come mai? Perché mi è stato chiesto di farlo. Prima del nostro arrivo sull'isola non c'era nessuno a fare questo lavoro (gli altri abitanti dell'isola sono troppo anziani), tranne Christina, che ha tre fattorie, campi, attracchi per barche sul molo, e così via. Ci ha chiesto aiuto e noi abbiamo accettato. E questo ci ha aiutato a inserirci nella vita dell'isola. Ma non credo che un prete, per esempio, debba fare di questi lavori. Naturalmente, l'apostolo Paolo si guadagnava da vivere attraverso il lavoro manuale. Ma ora non si può guadagnare denaro costruendo tende (che non interferiscono con la predicazione), e penso che sia irragionevole e inappropriato che una parrocchia lasci che il suo prete vada a lavorare a pagamento.

Quale considera che sia la sfida di questo tempo per i cristiani ortodossi? E precisamente in Danimarca?

Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno (Eb 13:8). Credo che per un cristiano ortodosso la sfida principale di tutti i tempi siano i suoi peccati.

Qual è la lezione principale che ha imparato negli anni del suo servizio?

La lezione principale mi è stata insegnata molti, molti anni fa dal capo dell'Ispettorato distrettuale della motorizzazione, che, su ordine del suo capo, l'ispettore regionale, mi ha restituito i documenti che mi erano stati sottratti ingiustamente da un vigile urbano sulla strada. Ha detto, riferendosi a quel vigile urbano: "Lei si è lamentata di lui con le autorità. Ma sa com'è la sua salute? Sa cosa sta succedendo alla sua famiglia? Dovrebbe compatire le persone, madre". Se non posso amare, almeno la compassione è possibile. Sono molto grata a quell'uomo.

Quali luoghi consiglierebbe di visitare in Danimarca a un pellegrino o a un viaggiatore russo?

Quando fu invitato ad andare in pellegrinaggio a Gerusalemme, il padre-confessore del nostro convento rispose: "E come posso arrivare alla Gerusalemme Celeste?..." Non esce quasi mai dal convento. Se mi fanno questa domanda, risponderò: "Se avete un'opportunità così fortunata, restate a casa, in Russia".

In conclusione, le farò la nostra domanda tradizionale. Quali parole della Sacra Scrittura la ispirano e la sostengono in modo particolare nei momenti difficili della sua vita?

Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia; e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6:33).

 
La Macedonia, un banco di prova per la Chiesa ortodossa greca

Fin dall'indipendenza della Macedonia nel 1991, la Chiesa ortodossa greca si è opposta al fatto che il paese balcanico adotti lo stesso nome della regione di Salonicco.

Il ricercatore Nicolas Kazarian, specialista del mondo ortodosso, spiega le posizioni della Chiesa.

Perché la Chiesa ortodossa greca è ostile al nome della Macedonia?

Nicolas Kazarian: Nel XIX secolo, la Grecia ha messo la Chiesa al centro della macchina simbolica che doveva forgiare l'identità greca. Si tratta di un paese in cui l'identità è una questione sacra. Così il nome della Repubblica ex-jugoslava di Macedonia è visto come una riappropriazione culturale da parte di Skopje della storia greca.

Per la Chiesa greco-ortodossa, l'uso del nome di Macedonia è percepito come una forma di revisionismo storico. La Chiesa non voleva interferire all'inizio. Tuttavia, ha cambiato idea valutando che il potere religioso deve dire alla gente quando questa ha torto. La Chiesa interviene per proteggere la sacralità degli elementi costitutivi della storia nazionale greca. Tuttavia, sulla questione territoriale, dubito che l'argomento dell'invasione della Grecia da parte di questo piccolo paese dei Balcani, invocato da alcuni partiti politici greci, sia fatto proprio dalla Chiesa. È piuttosto una paura agitata dai nazionalisti

Come è cambiata la posizione della Chiesa ortodossa greca in questione dal 1991, data dell'indipendenza della Macedonia?

La posizione non è cambiata. L'arcivescovo Hieronymos di Atene rimane sulla sua linea. In realtà, non è la Chiesa che si sta radicalizzando, ma la società che si sta liberalizzando. L'unica evoluzione che esiste è ti tipo politico. La Chiesa rimprovera il primo ministro greco Alexis Tsipras di negoziare con il potere macedone. Negli ultimi anni, il primo ministro e la Chiesa ortodossa si sono opposti su questioni economiche e sociali. La posizione del potere religioso greco sulla Macedonia sarebbe quindi un'estensione del conflitto tra Alexis Tsipras e la Chiesa.

Qual è il peso della Chiesa nei negoziati attuali tra i governi greco e macedone?

Questo dibattito intorno alla Macedonia è un banco di prova per la Chiesa ortodossa greca. Protestando contro il nome di Macedonia, la Chiesa dimostra di avere ancora un peso in una società greca secolarizzata. Possiamo fare un parallelo con le manifestazioni dei primi anni 2000, quando l'Unione Europea voleva costringere la Grecia a far rimuovere la menzione della religione dalle carte d'identità. Queste proteste furono guidate dalla Chiesa, che in quel tempo si era opposta alla rimozione. Poi ha perso questa battaglia, certamente, ma la posizione dell'ex arcivescovo Christodoulos è tuttavia venuta fuori rafforzata, ri-legittimata.

"Il Monte Santo protesta energicamente"

La scorsa domenica 4 febbraio, i padri Nicodemo (monastero di san Paolo) e Sisoe (monastero di Senofonte) hanno rappresentato la Sacra Comunità del Santo Monte Athos durante la manifestazione tenutasi ad Atene contro l'inclusione del nome "Macedonia" nel nuovo nome programmato dell'ex repubblica jugoslava, la cui capitale è Skopje. La lettura del messaggio della Sacra Comunità da parte di padre Nicodemo è stata accolta da una bordata di applauso e di slogan.

"I padri athoniti mandano i loro saluti a questo immenso incontro, a questo immenso raduno. Il Monte Athos evita di commentare gli eventi attuali, ma in situazioni critiche e per paura di sviluppi pericolosi, a volte è costretto a rompere il suo silenzio responsabile, quando è in gioco la verità e la storia è distorta, come è il caso oggi, quando viene messo in questione il carattere greco della Macedonia", ha dichiarato padre Nicodemo. (orthodoxie.com)

La Chiesa ortodossa macedone

Questa Chiesa ha proclamato la sua autocefalia nel 1967, senza la benedizione della sua Chiesa madre, il Patriarcato di Serbia. Ha il sostegno delle autorità macedoni e comprende la maggioranza degli ortodossi del paese, dove l'Ortodossia è la maggioranza (65% contro il 33% dei musulmani secondo il censimento del 2002). È in comunione con le altre Chiese dissidenti: il "sinodo alternativo" bulgaro e le "Chiese autocefale" ucraina e montenegrina, tutte al di fuori dell'Ortodossia mondiale...

Per complicare le cose, questa Chiesa ha intrapreso alcuni passi con il patriarcato di Bulgaria nel novembre 2017, con il sostegno del presidente bulgaro, per "il ristabilimento dell'unità eucaristica della Chiesa ortodossa bulgara con l'arcivescovado di Ohrid restaurato nell'entità della Chiesa ortodossa di Macedonia"...

Illustrazione:

Per sistemare le idee, propongo la mappa della Macedonia nel 1892, quando era parte dell'Impero Ottomano, accanto a quella di oggi. La mappa spiega la paura dei greci riguardo a possibili rivendicazioni macedoni su gran parte della Grecia, a qual tempo integrata in questa "grande Macedonia". Spiega anche perché l'insalata che mescola diverse verdure si chiama "macedonia".

 
Epistola del clero della diocesi americana occidentale della ROCOR

Noi, il clero della diocesi americana occidentale, impegnati in umile servizio al Vangelo di Cristo e obbedienti alla vita della sua Chiesa, essendoci riuniti per tre giorni alla presenza dell'icona "Hawaiiana" della Theotokos di Iviron per la nostra conferenza pastorale quaresimale, ci rivolgiamo umilmente al nostro fedele gregge e a tutti i pii cristiani ortodossi. Stando, come abbiamo fatto in questi giorni, davanti all'icona miracolosa tra folle di fedeli provenienti da ogni terra – dall'America, dalla Russia, dall'Ucraina, dalla Grecia, dalla Romania, dalla Serbia, dalla Siria e da molti altri luoghi – che sono venuti per venerare la santa Vergine e per pregare con noi in unità spirituale, non abbiamo potuto fare a meno di sentire nello stesso tempo la grazia profonda di Dio, che attira tutti gli uomini insieme nell'abbraccio dei suoi santi, e tuttavia anche il grande dolore del suo popolo, nel quale molti stanno ora soffrendo a causa degli affronti all'unità della Chiesa a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Ci sentiamo in dovere di elevare la nostra voce davanti a voi, i fedeli, con chiarezza spirituale e incoraggiamento sulla via della verità, affinché nessuno sia abbandonato alla fugace disperazione e tutti possano mantenere la loro ferma speranza nelle misericordie e nelle compassioni di Dio che "non mancano mai" (cfr Lamentazioni 3:22). Come diocesi, diamo pieno sostegno a sua Santità il patriarca di Mosca e di Tutta la Rus' e sincera obbedienza alle decisioni e dichiarazioni del nostro Santo Sinodo episcopale, ed esprimiamo la nostra piena fiducia in queste determinazioni come chiarificazione del vero percorso della Chiesa in questi tempi turbolenti. Ci hanno espresso la necessità di aderire saldamente alle tradizioni tramandate dai nostri antenati, in cui troveremo un sostegno sicuro senza cedere mai alla mera autorità o a invenzioni umane in materia di vita ortodossa. A questo proposito, lamentiamo la parodia che si è recentemente svolta nella sacra terra dell'Ucraina, in cui l'unica Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina, sotto la guida martirica di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina insieme ai suoi benedetti fratelli, ha ricevuto la croce di una grave sofferenza attraverso le azioni anti-canoniche del Patriarcato di Costantinopoli. I nostri cuori sanguinano per i nostri fratelli e sorelle afflitti da questi eventi e invitiamo tutti i popoli ortodossi a una fervente preghiera per sua Beatitudine il metropolita Onufrij, per i suoi fratelli vescovi e per tutti i fedeli sofferenti in Ucraina e in ogni paese.

Siamo consapevoli che, nella mente di alcune persone, motivazioni "politiche" reali o percepite degli eventi in Ucraina sono sufficienti per affermare che l'intera questione è secondaria al perseguimento di una vita ortodossa in altre parti del mondo, e quindi sentiamo un bisogno urgente per chiarire, a beneficio spirituale di tutti i credenti, che le questioni identificate dal nostro Sinodo, dal Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca e da una schiera di altre autorità tra le varie Chiese locali, hanno diretto rilievo sullo stato spirituale pratico dei cristiani ortodossi in tutto il mondo. Questo è particolarmente vero nella diaspora, dove sentiamo l'intimità di forti legami con i nostri fratelli delle altre Chiese e giurisdizioni locali, con cui viviamo fianco a fianco, che stanno con noi di fronte alle nostre sacre reliquie e con cui eleviamo preghiere comuni ai luminari della vita della diaspora come san Giovanni il Taumaturgo di Shanghai e San Francisco.

Questo triste stato si è verificato perché, come la nostra Chiesa e altri hanno identificato, il Patriarcato di Costantinopoli, un tempo grande, ha fatto un passo ben oltre i limiti ecclesiali-politici e intrapreso attività che vanno contro alcune delle nozioni più fondamentali della santa Ortodossia. Come può un cristiano devoto non lamentarsi della convocazione di un concilio non canonico? O come può un patriarcato affermare, falsamente e senza alcuna autorità, che gli scismatici sconsacrati e anatematizzati sono "riabilitati" e quindi entrare in comunione eucaristica con tali individui? O sostenere non sono che dei laici senza alcuna ordinazione ortodossa solo chierici, ma addirittura nominarne uno come "primate" di una nuova struttura paraecclesiastica che, con un fiat unilaterale un singolo patriarcato chiama "Chiesa autocefala", e pone questo laico scismatico come celebrante dei santi misteri? Purtroppo, questi sono solo alcuni tra una litania di reati contro la natura stessa dell'Ortodossia che vediamo tra le attuali attività del Patriarcato di Costantinopoli; e come pastori all'interno delle parrocchie di questa diversa regione dell'America occidentale, riconosciamo che questi rappresentano un pericolo spirituale immediato per i fedeli in tutto il mondo ortodosso, poiché ciò che viene rappresentato come "Ortodossia" è in realtà profondamente discordante con la vera vita ortodossa. Una menzogna, presentata come verità, non fa che condurre gli uomini fuori strada.

Riconosciamo, come i nostri vescovi e tanti altri hanno chiarito, che il Patriarcato di Costantinopoli ha intrapreso questi passi come un'estensione di una visione esagerata e fasulla del suo posto nel mondo ortodosso. Mentre per molti secoli l'oikoumene ortodosso ha concesso, per riconoscimento fraterno, alla Chiesa di Costantinopoli un posto di onore distintivo tra le Chiese locali, considerandola come "primo fra pari" (primus inter pares) in uno spirito di cooperazione fraterna e conferendole certi privilegi che si addicono a uno riconosciuto in tal modo dai propri fratelli, ciò è sempre stato basato sulla sua adesione alle norme e alle tradizioni canoniche ortodosse. A quelli tra i fedeli che ora si domandano se la posizione del Patriarcato di Costantinopoli debba quindi essere considerata di autorità speciale nei termini delle sue azioni attuali, ci sentiamo pastoralmente obbligati a chiarire che, quando un patriarcato si allontana dal terreno solido della vita canonica ortodossa, tale autorità si perde insieme alla perdita di una vita condivisa con le altre Chiese. Siamo angosciati dal fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia espresso tardivamente, in documenti ufficiali e dichiarazioni, di essere il "primo senza eguali" (primus sine paribus), che altri "devono" sottomettersi a lei, e che lei, come se avesse un qualche diritto ontologico sulla sua esistenza, ha una sorta di autorità sulle altre Chiese locali. Questa è illusione e menzogna, come abbiamo visto confermato nella mancanza di sostegno di qualsiasi Chiesa locale verso tali pretese. Quanto più tragico è questo quando vediamo il risultato della "legittimazione" dello scisma, attuata unilateralmente, che ha incitato eventi in terre straniere che portano a persecuzioni e a sequestri illegali di chiese, e a tante altre sofferenze.

Il Patriarcato di Costantinopoli, agendo in tal modo, chiaramente non parla più a nome dell'oikoumene ortodosso. Per il bene di tutti i nostri fedeli, dobbiamo proclamare chiaramente la verità: coloro che sono stati anatematizzati dalla Chiesa rimangono anatematizzati; quelli che sono nello scisma rimangono nello scisma finché non si pentono e ritornano al patriarcato da cui si sono separati; quelli che sono stati "ordinati" nello scisma non sono ordinati e non hanno uno status clericale; i falsi corpi "ecclesiali" composti da scismatici non costituiscono una "chiesa" e non saranno riconosciuti come tali; e un patriarcato che sfida l'intero corpo delle Chiese locali, insistendo sulla propria volontà e esigendo un'adesione servile ad esso da parte degli altri, non è affatto "ecumenico", anche se, in passato, è stato degno di tale riconoscimento. Questo è il motivo per cui la nostra Chiesa si è trovata incapace di mantenere la comunione con il Patriarcato di Costantinopoli. Questa è una situazione profondamente dolorosa, e tuttavia una che è comunque del tutto giustificata e appropriata, date queste terribili circostanze. Finché non vi è un cambiamento di cuore nel Patriarcato di Costantinopoli, rimaniamo guidati dall'insegnamento del più importante degli apostoli, san Paolo: "Ora vi prego, fratelli, di guardarvi da quelli che causano divisioni e offese contrarie alla dottrina che avete imparato, e di evitarli" (Romani 16:17). Di fronte all'aperta proclamazione dello scisma come Ortodossia, non possiamo rimanere uniti a coloro che non si sottometteranno alla voce della Chiesa.

Per questo motivo, sentiamo il bisogno di spingere tutti verso un approfondimento della preghiera a favore di coloro che sono colpiti da questa situazione disastrosa. A tutti i nostri fedeli: pregate per l'unità della Chiesa nella verità; pregate per sua Beatitudine il metropolita Onufrij e per i fedeli dell'Ucraina nelle vostre preghiere domestiche, anche se lo facciamo insieme ai servizi divini; aprite i vostri cuori alla compassione per coloro che sono messi in pericolo dallo scisma e dal conflitto, affinché Dio possa guarire i feriti e sollevare i cuori infranti. E poi, fratelli e sorelle: state pronti! Non siate scoraggiati, né lasciate che la vostra fede si indebolisca. Sì, stiamo vedendo "giorni del male" (Salmo 49:5), ma Dio non abbandona mai la Sua Chiesa, e con un'incrollabile adesione alla nostra tradizione sacra, con i cuori non ostacolati dall'amarezza o dalla disperazione, vedremo a tempo debito che lo stesso Signore della pace guarirà ogni dolore dello scisma, prificando la sua Chiesa, rendendola immacolata e incorrotta in questo mondo e in quello a venire.

San Francisco, 21 marzo / 3 aprile 2019

Giorno di mezzo della Grande Quaresima

 
Credo in Dio ma non vado in chiesa

Una delle più diffuse giustificazioni per evitare l’impegno di una vita cristiana è quella del “credente non praticante”. Il blog Mystagogy riporta alcune considerazioni a proposito, scritte dell’archimandrita Pavlos Papadopoulos sul sito greco Axortagos. Presentiamo la traduzione in italiano del testo di padre Pavlos nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Intervista di Vladimir Basenkov al sacerdote Savva Gagloev (L'Avana)

Parte I - "Cuba è un paese con una storia ricca e drammatica"

Il sacerdote Savva Gagloev è nato nell'Ossezia del Sud, ma oggi per volontà di Dio è rettore della Chiesa dell'icona della Madre di Dio di Kazan' all'Avana e rappresentante della Chiesa ortodossa russa a Cuba. In questa lunga intervista ha parlato della profondità della cultura cubana, delle differenze di civiltà, dell'Ortodossia sull'"Isola della Libertà", del mistero della conversione dei locali, dell'interazione con la missione diplomatica russa, della sua responsabilità sacerdotale, della bellezza e dei luoghi santi del Paese.

Padre Savva, come si è convertito alla fede?

Sono nato nel 1973 da una famiglia di insegnanti in un pittoresco angolo dell'Unione Sovietica — nell'Ossezia del Sud, notevole per la sua natura e la sua gente. Mio padre era un preside di scuola e un insegnante di matematica e fisica, e mia madre era un'insegnante di biologia e chimica. Mio padre era un membro del Partito Comunista. La famiglia in cui sono cresciuto era laica, ma grazie alle specificità della regione, sono stati preservati i costumi e le tradizioni dei nostri antenati. Si celebravano feste religiose. Nessun pasto festivo era completo senza una preghiera a Dio, alla Madre di Dio e alle potenze celesti. Era e rimane una parte organica della cultura locale, quindi il punto di svolta per me può essere definito una comprensione più profonda della fede piuttosto che una conversione. Ero al liceo quando sono apparse le mie domande esistenziali.

Perché ha deciso di diventare sacerdote?

Per diventare sacerdote bisogna avere una vocazione. E io posso affermare con fermezza di aver sentito una tale chiamata. Mi ha aiutato a superare tutti gli ostacoli e, nonostante le circostanze (a quel tempo l'Ossezia del Sud era praticamente in uno stato d'assedio), [1] sono entrato all'Accademia teologica di Mosca a Sergiev Posad. A scuola avevo una passione sia per le scienze naturali che per le materie umanitarie, quindi è stato difficile fare una scelta. Sembrava che l'educazione spirituale fosse integrale perché abbracciava tutte le sfere della vita e della conoscenza. In un certo senso, è così.

Ma qui sorge la domanda principale: come è finito a Cuba?

Questa è una storia sulla Provvidenza di Dio. Nel settembre 2011, in occasione della festa della traslazione delle reliquie del santo principe Aleksandr Nevskij, sono stato ordinato sacerdote da sua Santità il patriarca Kirill al monastero di san Daniele di Mosca. Pochi mesi dopo sono stato inviato in missione nel Caucaso settentrionale per aiutare il vescovo della neonata diocesi di Vladikavkaz e Makhachkala. Nel 2017, al termine della missione, mi è stato chiesto di scegliere il mio prossimo luogo di ministero: gli Stati Uniti o Cuba. E ho scelto "l'isola della libertà".

Prima del viaggio attraverso l'oceano ho visitato l'archimandrita Vlasij (Peregontsev; 1934–2021) di benedetta memoria, l'anziano del monastero di san Pafnuzio di Borovsk nella regione di Kaluga, e ho ricevuto la sua benedizione. La sua benedizione e le sue preghiere mi sostengono ancora nel mio ministero.

Quali sono state le sue prime impressioni? Ha avuto uno shock culturale? Ci racconti: che cosa (sia allora che oggi) ha attirato la sua attenzione in termini di stile di vita, mentalità, regole, atteggiamenti sociali e vita a Cuba in generale?

Non c'è stato uno shock, ma ci è voluto davvero del tempo per abituarmi alla nuova realtà, nella quale mi sono trovato provvidenzialmente. A volte non riuscivo a credere di aver già vissuto a Cuba. Avevo bisogno di fare uno sforzo per arrivare a credere nelle cose ovvie. Cuba appartiene a una civiltà diversa, un paese con una storia ricca e drammatica. Si può parlare delle nostre differenze per ore, ma questo è un argomento per un'altra conversazione.

Sembra che le differenze principali risiedano sempre nelle sottigliezze, negli strati profondi della cultura, e la loro scoperta e comprensione richiedono abilità e conoscenze considerevoli. Ci sono molte differenze in superficie, ma difficilmente possiamo dire che questo sia ciò che rende unico l'uno o l'altro paese. Per esempio, è impossibile immaginare Cuba senza auto d'epoca (fanno parte dell'immagine del paese), ma allo stesso tempo è ovvio che, scientificamente parlando, le auto non coprono tutta l'idiosincrasia di Cuba.

Le piace qui? Ha il desiderio di tornare in patria?

Imparare cose nuove è sempre interessante. Con tutta la mia famiglia – mia moglie, due figli e io – siamo grati a Dio per questa opportunità e per l'esperienza di vita a Cuba. Non ci sono state nostalgie dolorose, grazie a Dio, ma la patria non lascia mai i nostri cuori. E la vita non è sempre costruita sui propri desideri; ci sono anche doveri, obbedienza e altre circostanze.

Ci racconti della vita a Cuba: la sua gente, l'atmosfera, i vantaggi e gli svantaggi. Che aspetto ha il paese attraverso gli occhi di un russo?

Dal punto di vista di un russo, a Cuba è estate tutto l'anno e in inverno si può nuotare tranquillamente nei mari locali. L'abbondanza di luce solare crea un'atmosfera positiva della vita sull'isola. I cubani sono aperti e talentuosi. Direi che Cuba è la capitale musicale dell'America centrale. C'è un'abbondanza di musicisti, ballerini e artisti qui. La gente del posto ha un innato senso del ritmo e per la maggior parte si tratta di ballerini dalla nascita. Alcune aree della medicina e della farmacologia sono di alto livello. Tuttavia, l'isolamento economico che dura da mezzo secolo ha ostacolato lo sviluppo del Paese e non tutti possono sopportare le condizioni di vita del luogo. C'è un notevole deflusso di popolazione. Le persone emigrano all'estero in cerca di una vita migliore per sé e per i propri figli. Le sanzioni economiche causano carenze di cibo e di merci. Le file per generi alimentari e altri beni sono una realtà quotidiana a Cuba. Le persone sono così abituate che quando sono all'estero hanno nostalgia delle code. Mentre passano ore in coda, le persone parlano e si scambiano informazioni. Le semplici file di attesa si sono trasformate in un fenomeno socio-culturale. Ma, nonostante tutto, i cubani non si perdono d'animo e conservano la fiducia nel loro paese e nel suo futuro. C'è un detto: "Dove c'è almeno un cubano, c'è vittoria".

Da quanto tempo esiste l'Ortodossia sull'"isola della libertà"?

La presenza della Chiesa ortodossa russa a Cuba risale all'ordinazione sacerdotale del primo cubano ortodosso nel 1971. Era un rappresentante dell'intelligentsia dell'Avana, Julio Dominguez Garcia. L'ordinazione, su richiesta della comunità ortodossa, fu celebrata dall'arcivescovo Nikodim (Rusnakov) di Kharkov e Bogodukhov, esarca del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia in Centro e Sud America. Allo stesso tempo, fu fondata la parrocchia dei santi Costantino ed Elena pari agli apostoli. La comunità era composta principalmente da greci e russi. Prima di quello storico evento, il clero del Patriarcato di Costantinopoli veniva a Cuba, ma nessuna delle Chiese vi aveva una presenza ufficiale. La chiesa dei dei santi Costantino ed Elena fu presto ufficialmente chiusa a causa di uno "stato di emergenza". La comunità stessa ha vissuto più a lungo, ma senza chiesa e senza vita liturgica non può esserci una parrocchia a tutti gli effetti.

Quante parrocchie ci sono oggi nella diocesi a cui appartiene Cuba? Quanti ortodossi ci sono oggi a Cuba e di quali giurisdizioni?

La nostra parrocchia non fa parte di nessuna diocesi. Oltre a noi, a Cuba è presente il Patriarcato di Costantinopoli. Hanno tre chiese in diverse città e un certo numero di piccole comunità eucaristiche in tutta l'isola. La chiesa dell'Avana del Patriarcato ecumenico è adiacente alla nostra chiesa dell'icona di Kazan'. Ci sono pochi ortodossi a Cuba. Inoltre, a causa dell'elevato flusso migratorio, si registra una diminuzione del numero delle comunità religiose, comprese quelle ortodosse.

Ora passiamo alla sua parrocchia. Per prima cosa parliamo della storia della sua fondazione. Come è nata l'idea di costruire qui una chiesa e chi sono stati gli iniziatori di questa bella iniziativa?

Negli anni 2000 sono apparse condizioni favorevoli per l'istituzione di una nuova parrocchia e la costruzione di una chiesa. Quindi, su richiesta di alcuni dei nostri compatrioti a Cuba, guidati da Tamara Lvovna Blackhood Hernandez, lo ieromonaco Markell (Fanyshev) è stato inviato qui da Mosca in coordinamento con la leadership del paese. Ben presto, durante un incontro tra il leader della Rivoluzione cubana e il metropolita Kirill (l'attuale patriarca di Mosca e di tutta la Rus'), è stato raggiunto un accordo sulla costruzione di una chiesa russa all'Avana. La costruzione è iniziata nel 2006 e la chiesa è stata consacrata il 19 ottobre 2008. La nuova chiesa è stata dedicata all'icona di Kazan'. La costruzione è stata realizzata utilizzando fondi cubani. Le cupole, l'iconostasi, gli arredi interni e gli utensili liturgici sono stati consegnati dalla Russia.

Dopo lo ieromonaco Markell (Fanyshev), i successivi rettori della parrocchia sono stati lo ieromonaco Merkurij (Gorbov), gli arcipreti Vladimir Kljuev, Vjacheslav Bachin e Dmitrijj Orekhov. Padre Dmitrij è stato il mio predecessore. Quando sono arrivato a Cuba nel 2017, l'arciprete Julio Dominguez era ancora vivo. Sfortunatamente, è morto poco dopo. Sebbene non ci fossimo mai incontrati durante la sua vita, sono stato onorato di servire il suo funerale e di seppellirlo. Questa è la continuità nella storia dell'Ortodossia russa a Cuba.

Parte II – I cubani ortodossi sono un ponte tra le nostre culture

La comunità è numerosa oggi? È composta da russi o ci sono rappresentanti di altre nazionalità, compresi i locali?

La comunità è piccola. Alcuni dei nostri parrocchiani sono diplomatici inviati a Cuba e dipendenti di varie organizzazioni. Alle funzioni si possono vedere russi, ucraini, bielorussi, serbi, bulgari e romeni. Ci sono anche alcuni cubani che si sono convertiti all'Ortodossia. La parrocchia è mista. Ma, oltre alla comunità, c'è un'ampia cerchia di persone con cui intratteniamo rapporti amichevoli, e sono nostri ospiti abituali. Alcuni di loro sono persone non religiose, altri sono in cammino verso la fede, ma tutti sono uniti dall'amore per la cultura russa. Potrebbero essere chiamati "membri associati" della nostra comunità.

C'è qualche schema nelle motivazioni dei parrocchiani compatrioti che si sono trasferiti nel paese dalla Russia e da altre parti del mondo di lingua russa?

La maggior parte dei nostri compatrioti è composta da donne che nell'era sovietica e nei periodi successivi hanno sposato cubani. Pertanto, tutto qui è fatto per amore.

Può darci l'esempio più eclatante di conversione di uno dei locali all'Ortodossia, o solo un esempio interessante?

Non posso davvero fornire esempi eclatanti, ma ci sono casi in cui dei cubani hanno mostrato un genuino interesse per l'Ortodossia. Senza conoscere la lingua e la cultura russa, hanno partecipato a tutte le funzioni domenicali, ascoltando instancabilmente canti, preghiere e prediche, diventando gradualmente membri della nostra comunità parrocchiale. Ho avuto occasione di battezzare queste persone o di accoglierle nell'Ortodossia. C'è un certo mistero qui che ispira stupore e ti fa meravigliare della conversione di una persona a Dio nonostante gli ostacoli culturali e forse anche di civiltà.

Abbiamo un lettore di nome Dmitrij da Cuba, che è russo da parte di madre. Queste persone sono solitamente chiamate "metà" qui, ma lui si considera cubano al 100% e russo al 100%. E infatti lo è. La profondità della sua conoscenza dell'Ortodossia, della cultura e della lingua russa è impressionante: è come se vivesse a Mosca o San Pietroburgo e non a Cuba. Non si può sorprendere nessuno con la conoscenza di Pushkin o Dostoevskij , ma quando i nomi dei filosofi Lev Shestov, Konstantin Leontiev, Aleksandr Kozhev, padre Pavel Florenskij, Alexej Losev, insieme a intellettuali contemporanei ampiamente conosciuti solo in circoli ristretti, spuntano in una conversazione a Cuba, è un momento più che impressionante. Queste persone sono un ponte vivente tra i nostri paesi e le nostre culture.

In che lingua celebrate? Ci sono delle particolarità nella celebrazione dei servizi? Forse si sono sviluppate alcune tradizioni locali e ci sono delle feste speciali?

Le funzioni nella nostra chiesa sono celebrate in due lingue: slavonico ecclesiastico e spagnolo. Ci sono casi, a seconda delle circostanze, in cui serviamo principalmente in slavonico ecclesiastico o in spagnolo. Di norma io tengo sermoni in russo, ma questi sono accompagnati da traduzioni simultanee in spagnolo grazie agli sforzi di Dmitrij Prieto.

I cubani venerano in modo particolare san Lazzaro della parabola del ricco e Lazzaro (i cattolici cubani lo considerano una persona storica), insieme alla grande martire Barbara; all'Avana venerano san Cristoforo, patrono della capitale. Nell'anniversario della fondazione dell'Avana, il 16 novembre, una processione con una sua statua marcia per le strade dell'Avana Vecchia.

I suoi parrocchiani sono coinvolti nella vita della comunità?

L'evento centrale della vita parrocchiale è l'Eucaristia. La Liturgia è il principale fattore di unione. Dopo le funzioni i nostri parrocchiani non si separano, ma restano per un tè o un caffè, e in questi incontri spesso leggiamo e discutiamo insieme vari testi di natura spirituale e culturale. I nostri parrocchiani contribuiscono certamente al mantenimento della chiesa, ma nel complesso siamo sostenuti dal Patriarcato di Mosca. In quanto tali, in senso legale, non abbiamo né consiglio parrocchiale né assemblea parrocchiale.

Realizzate progetti educativi, di beneficenza o sociali?

Prima della pandemia, in chiesa tenevamo corsi di lingua russa e spagnola e corsi biblici. Tutto questo dovrebbe riprendere. Insieme all'Agenzia federale per la Comunità degli Stati Indipendenti, i compatrioti che vivono all'estero e la cooperazione umanitaria internazionale (Rossotrudnichestvo), presso la chiesa si svolgono vari eventi. Per esempio, la Giornata della famiglia, dell'amore e della fedeltà, l'azione commemorativa "Candela della memoria" (un omaggio alla memoria dei milioni di morti durante la Grande Guerra Patriottica) [1], feste natalizie per bambini e persino la Giornata internazionale della donna l'8 marzo, perché la maggior parte dei fedeli della diaspora è costituita da donne con un passato sovietico.

A volte, insieme ai funzionari consolari, visito i prigionieri russi a Cuba. Cerchiamo di aiutarli sia spiritualmente che finanziariamente. Il servizio sociale si riduce al sostegno reciproco all'interno della comunità parrocchiale, ma a volte raccogliamo anche aiuti per le vittime di vari cataclismi, di solito uragani.

Ci racconti gli eventi più luminosi della vita della parrocchia negli ultimi anni.

L'evento più eclatante e risonante è stata la celebrazione del decimo anniversario della consacrazione della chiesa. Il servizio festivo è stato presieduto dal metropolita Antonij di Volokolamsk, attuale presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Durante la sua permanenza a Cuba hanno avuto luogo numerosi incontri: con il nunzio del Vaticano a Cuba, con l'arcivescovo cattolico romano dell'Avana, con il capo storico dell'Avana, Eusebio Leal di beata memoria, che si è occupato della conservazione del patrimonio storico dell'Avana Vecchia e ha svolto un ruolo significativo nell'apertura della nostra chiesa. Un ricevimento è stato dato dalla chiesa in occasione dell'anniversario.

Per l'anniversario eravamo riusciti a realizzare lavori su larga scala: imbiancare le facciate della chiesa, del campanile e della casa parrocchiale, lucidare i pavimenti in marmo della chiesa e riparare l'impianto di climatizzazione. Per l'anniversario è stato preparato anche un libro di preghiere per bambini in lingua spagnola con illustrazioni originali di un artista locale con radici russe da parte materna, Ernesto Litvinov.

Tra i recenti eventi degni di nota posso menzionare la donazione alla nostra chiesa di un'icona del santo giusto Fjodor Ushakov con una particella della sua uniforme il 17 novembre di quest'anno. L'icona è stata presentata da Sergej Cherjomin, ministro del governo della città di Mosca, capo del dipartimento per le relazioni economiche esterne e internazionali della città di Mosca, che ha visitato Cuba nell'ambito del programma delle Giornate di Mosca all'Avana. Questo è un dono dell'archimandrita Innokentij (Rudenko), abate del monastero della Natività della Madre di Dio a Sanaksar [nella Repubblica di Mordovia in Russia, ndt], alla nostra chiesa, per il quale gli siamo molto grati .

Mantiene legami con la sua terra a livello parrocchiale?

La nostra lontananza dalla nostra patria influenza e complica l'interazione. Ma ci sono eccezioni. Per esempio, la suddetta pubblicazione di un libro di preghiere in spagnolo è stata resa possibile grazie al sostegno dell'arciprete Oleg Kostroma, presidente del dipartimento informazioni della diocesi di Gomel' della Chiesa ortodossa bielorussa.

Riesce (se necessario) a interagire con rappresentanti di cristiani non ortodossi e di altre fedi?

Storicamente, Cuba è stata un paese cattolico. Qui sono forti anche varie comunità protestanti. I culti religiosi afro-cubani si stanno sviluppando rapidamente. Le autorità sono interessate a preservare la pace e l'armonia interreligiosa. La nostra parrocchia interagisce principalmente con la Chiesa cattolica e varie organizzazioni cattoliche, per esempio con la Comunità di Sant'Egidio, un'associazione cattolica laica dedita al servizio sociale, e con il movimento dei Focolari. Prima della costruzione della chiesa dell'Icona di Kazan', la Chiesa cattolica aveva gentilmente offerto le sue chiese all'Avana per le funzioni ortodosse. È ancora così oggi quando si tratta di tenere servizi fuori dell'Avana.

Come si sviluppano i rapporti con lo Stato?

I nostri rapporti con le autorità sono basati sul rispetto reciproco. Un dipartimento speciale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba per l'interazione con le organizzazioni religiose sovrintende alle attività di queste ultime. Abbiamo ottimi rapporti con il capo del dipartimento. Non ci sono ostacoli alle nostre attività da parte delle autorità: al contrario, sono sempre pronte a fornire supporto e assistenza.

Ha un lavoro secolare? Pensa che un prete dovrebbe averne uno?

Passo tutto il mio tempo servendo in chiesa e risolvendo questioni relative alla vita parrocchiale. Mi va bene l'idea di unire ministero e lavoro. Tutto dipende dalle circostanze e dal tipo di attività. Certo, ci sono alcuni tipi di lavoro che sono incompatibili con il ministero sacerdotale. Nel mondo occidentale è comune un prete ortodosso che lavora.

Quali serie domande spirituali da parte dei parrocchiani incontra come pastore nel suo ministero?

Come parte del suo ministero, un pastore è chiamato a fornire una guida spirituale ai fedeli. Fare il pastore significa guidare sulla retta via, evitando i pericoli. Spesso le persone si rivolgono a un sacerdote quando si trovano in una situazione difficile, sperando di ricevere consigli e indicazioni pratiche. Il destino di una persona può dipendere dal consiglio di un prete, per esempio se una famiglia si salverà o si disgregherà. Ci sono conflitti così complessi che spesso la mia vita e la mia modesta esperienza spirituale non bastano. Quindi una via d'uscita deve essere cercata nella semplice simpatia umana e, naturalmente, nella preghiera. Dopotutto, il nostro principale timoniere è Cristo.

Quale considera la sfida dei tempi per una persona ortodossa? Forse specificamente a Cuba.

In tutti i tempi è stato importante trovare un equilibrio tra l'eterno e il temporale, lo spirito e la lettera, il contenuto e la forma. È una tragedia quando la lettera ha la precedenza sullo spirito, sugli interessi temporali e sullo stato attuale delle cose, sugli ideali universali e sui valori eterni. Viviamo in un'era di cambiamenti radicali e spostamenti tettonici in molte sfere della vita. È molto importante sia preservare le tradizioni storiche sia dimostrare un approccio creativo, ed essere aperti a nuove forme di vita ecclesiale per non cadere nelle trappole dell'uno o dell'altro sistema storico-culturale con i suoi limiti intrinseci.

Possiamo dire che le principali linee di tensione si trovano tra la modernità e il passato da un lato, e con il mondo del futuro che ci viene incontro come una valanga, dall'altro. Queste considerazioni generali sono nel nostro caso rilevanti sia per la Chiesa nel suo insieme sia per una singola persona in essa.

Qual è la lezione principale che ha imparato negli anni del suo ministero sacerdotale?

Guardando indietro e analizzando i miei stati emotivi e le mie azioni in varie circostanze, vedo in me stesso una mancanza di fede e speranza in Dio e nella Divina Provvidenza. Spesso drammatizziamo questa o quella situazione a causa della mancanza di fede in Dio e di fiducia in lui. Pertanto, forse la lezione principale è affidarsi di più, se non interamente, a Dio: affidare a lui tutta la tua vita. Come diciamo nelle litanie: "Affidiamo noi stessi e gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio". Quando ci arrendiamo a Dio, intraprendiamo il cammino del suo servizio. Solo seguendo questo percorso puoi ritrovare te stesso e la pienezza della tua esistenza.

Se un pellegrino (o viaggiatore) ortodosso viene a Cuba, quali luoghi gli consiglierebbe sicuramente di visitare?

Per ovvie ragioni, Cuba non è un paese in cui si organizzano pellegrinaggi ortodossi. Piuttosto, possiamo parlare di turismo religioso per conoscere l'esperienza spirituale dei cubani moderni.

In questo caso, penso che si dovrebbe visitare El Rincon. È un villaggio vicino all'Avana dove si trova il Santuario de San Lazaro, una chiesa cattolica costruita accanto a un ospedale per malati di lebbra e altre infezioni della pelle.

Entro il 17 dicembre, festa locale di san Lazzaro, decine di migliaia di pellegrini provenienti da tutta l'isola accorrono qui per esprimere la loro devozione al santo e portargli i sacrifici promessi per esaudire le loro preghiere per sé o per i propri cari, oppure offrire preghiere per la guarigione con la promessa di fare un certo sacrificio. Molti percorrono decine e centinaia di chilometri in ginocchio o a piedi.

Nel Cimitero Cristoforo Colombo dell'Avana, che è monumento nazionale di Cuba e coronato dalle immagini delle tre virtù dal lato del passaggio principale – carità, fede e speranza – si trova la tomba più visitata, la cosiddetta La Milagrosa de Cuba (Miracolosa). Qui è sepolta l'aristocratica Amelia Goyri, ritenuta una santa dalla gente del posto. Le sue preghiere sono richieste per il successo nel parto, per la salute dei bambini, ecc.

Vale la pena visitare anche la Basilica della Vergine Maria nella città mineraria di El Cobre, nella regione orientale dell'isola, vicino alla prima capitale di Santiago de Cuba. Qui è custodito il santuario nazionale: l'immagine della Madre di Dio "Caridad del Cobre", la Patrona di Cuba. Nel suo significato spirituale e simbolico per la storia di Cuba può essere paragonato alla nostra icona della Madre di Dio di Kazan'.

Quali parole della Sacra Scrittura la ispirano e la sostengono in modo particolare nei momenti difficili della vita?

In una recente lettura del Vangelo domenicale, che ha coinciso con il compleanno di sua Santità il patriarca Kirill, nostro Signore Gesù Cristo si rivolge a un capo della sinagoga, addolorato, che aveva appena ricevuto la notizia della morte della sua figlia dodicenne, con queste parole: non temere, solo abbi fede (Mc 5:36). Queste parole dovrebbero sostenere ogni cristiano nei momenti difficili della sua vita, ispirare e rafforzare in ciascuno di noi la speranza nella misericordia e nella bontà di Dio e nel suo amore sconfinato per noi peccatori.

NOTE

[1] Si riferisce a quella che generalmente viene chiamata la guerra russo-georgiana (2008), combattuta per l'Ossezia del Sud.

[2] La seconda guerra mondiale.

 
I retroscena dietro la lettera di Filarete (Denisenko) che hanno causato confusione nel clero russo

Il 16 novembre 2017 l'autoproclamato "patriarca" Filarete (Denisenko) di Kiev e tutta la Rus'-Ucraina ha scritto una lettera di riconciliazione e di ripristino della comunione alla Chiesa ortodossa russa. Ma due settimane dopo ha negato qualsiasi richiesta di scuse o di unità formale con la Chiesa ortodossa russa. Allora, perché ha scritto una lettera tanto ambigua?

Il 30 novembre 2017, l'intero mondo ortodosso è rimasto scioccato da rapporti dei media su una lettera proveniente dal capo del patriarcato non riconosciuto di Kiev, il "patriarca" Filarete (Denisenko) al Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa. Questo ex metropolita di Kiev aveva lasciato la Chiesa ortodossa russa dopo aver perso l'elezione a suo primate. Nel documento del 16 novembre 2017 ha dichiarato la sua volontà "di porre fine alle divisioni e ai dissidi tra i cristiani ortodossi, di ripristinare la comunione nell'Eucaristia e nella preghiera, come si addice all'unica, santa, cattolica e apostolica Chiesa". "Per raggiungere la pace comandata da Dio tra i cristiani ortodossi e la riconciliazione tra le nazioni", Filarete ha chiesto al Concilio di "annullare" l'anatema che gli era stato imposto nel 1997.

Dopo aver considerato l'appello, i vescovi della Chiesa ortodossa russa non hanno trovato possibile ignorare le parole di richiesta di prendersi cura del bene della Chiesa cristiana ortodossa. I membri del Concilio hanno immediatamente istituito una commissione speciale per negoziare con il patriarcato di Kiev su come ripristinare l'ordine canonico in Ucraina e su come affrontare le relative questioni tecniche.

Tuttavia, una volta che Mosca ha iniziato ad attuare accordi preliminari e i media si sono insospettiti su possibili colloqui riservati dietro a tali accordi, il patriarcato di Kiev ha improvvisamente invertito la sua rotta. Invece di fare un altro passo verso il dialogo, hanno fatto due passi indietro. A una conferenza stampa del 2 dicembre 2017, Filarete (Denisenko) ha annunciato che il suo appello al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa era stato frainteso. Il primate dell'UOC-KP ha dichiarato che nella sua lettera non aveva alcuna intenzione di scusarsi o di cercare qualunque unità formale con la Chiesa ortodossa russa. Ha detto che la lettera è stata scritta per dare a Mosca l'opportunità di correggere il suo errore e sollevare le proibizioni "ingiuste" che impediscono alla Chiesa ortodossa russa di riconoscere l'autocefalia a cui UOC-KP ha "legittimo" diritto. A sua volta, il sinodo del patriarcato di Kiev ha decretato di "accettare di negoziare con la Chiesa ortodossa russa", ma non ha stabilito alcuna commissione relativa a tale scopo.

È semplicemente incredibile: perché mai i russi hanno creduto che il patriarca Filarete si sia pentito del suo scisma? Lo stesso Filarete aveva ripetutamente dichiarato che non si sarebbe sottomesso a nessun altro patriarca, né a Mosca né a Costantinopoli. Inoltre, nei negoziati con Costantinopoli, la dirigenza del patriarcato di Kiev ha già dimostrato la sua incapacità di adempiere agli accordi e mantenere la riservatezza. Ora Mosca ha sperimentato tale incapacità nel modo più duro.

I sostenitori di Filarete hanno cercato segretamente assistenza al Fanar per decenni, rivolgendosi ad esso come alla loro Chiesa madre. Nel 2016, le autorità ucraine hanno adottato e presentato appelli al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e hanno atteso una risposta (o almeno un accenno di risposta) per quasi sei mesi. E quando tutti questi sforzi si sono rivelati vani hanno fatto un'immediata inversione a U. Da allora, gli ucraini hanno accusato il Patriarcato ecumenico di "vagabondaggio spirituale", di "arte bizantina del temporeggiamento", di intrighi e sciovinismo greco. In contrasto con i fanarioti, la Chiesa ortodossa russa non solo ha ricevuto delegati del patriarcato di Kiev, ma li ha praticamente accolti con ogni onore. I rappresentanti del patriarcato di Kiev sono stati ospitati nell'hotel a 5 stelle Metropol, hanno avuto una conversazione pacifica e doni di libri di valore.

Inoltre il Concilio episcopale di Mosca ha dimostrato la sua disponibilità a dialogare istituendo una commissione per negoziare ulteriormente con il patriarca Filarete dopo la sua precedente lettera. Secondo i commenti del clero del patriarcato di Kiev, l'intero processo è durato circa un mese dal primo incontro non ufficiale alla creazione della commissione da parte della Chiesa ortodossa russa. Nondimeno, la questione è rimasta in stallo a causa del successivo voltafaccia del patriarca di Kiev. Perché allora costui ha scritto quella lettera ambigua?

La questione delle motivazioni del patriarcato di Kiev è davvero complicata. Si potrebbe suggerire che nel patriarcato di Kiev ci sono alcuni che si battono per il miglioramento delle relazioni con le Chiese cristiane ortodosse canoniche, ma i tentativi di portare Filarete al tavolo dei negoziati sono stati bloccati da quelli che sono interessati ad alienare la rivale Chiesa ucraina ortodossa (entità dotata di autogoverno sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca). Ciò provoca tensioni tra diversi gruppi e movimenti all'interno del patriarcato di Kiev che combattono per l'influenza e le opportunità di intronizzare i propri candidati sulla sede di Kiev al momento giusto. Se questo è vero, è probabile che il patriarcato di Kiev si divida ulteriormente.

L'appello di Filarete a Mosca potrebbe anche essere guidato dall'intenzione di far ingelosire il Fanar e di indurlo a intraprendere azioni più specifiche. Ma ricordiamo che, secondo le dichiarazioni dei gerarchi del patriarcato di Kiev, la loro Chiesa è di fatto autocefala e non si preoccupano se questo status sia riconosciuto formalmente da altri patriarcati o meno. Quindi possiamo supporre che siano i politici ucraini che potrebbero essere desiderosi di simulare l'inizio dei negoziati con Mosca. Tuttavia, è improbabile che le loro grossolane manovre raggiungano il loro obiettivo. Il patriarca Bartolomeo è ben consapevole della complessità della situazione in Ucraina e tiene conto di tutti i possibili rischi.

Inoltre, la sua saggezza e la sua profonda visione situazionale sono provate dalla discussione non ufficiale dell'appello dei parlamentari ucraini al patriarca ecumenico a margine del Concilio a Creta. Come si aspettava la maggior parte dei vescovi presenti a giugno 2016, il patriarca ecumenico ovviamente ha preso le distanze dalla questione ucraina.

Tuttavia, non si può escludere che la vera missione e la ragion d'essere del patriarcato di Kiev sia quella di mantenere l'attuale instabilità, che indebolisce la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca e dà benefici ai greco-cattolici ucraini. Gli uniati sono interessati a promuovere altre denominazioni cristiane ortodosse in Ucraina. Per esempio, la maggior parte dei parlamentari ucraini che hanno inviato la lettera al patriarca Bartolomeo è costituita da greco-cattolici. E persino alcuni chierici della Chiesa greco-cattolica ucraina dichiarano che radunare tutti i credenti ortodossi ucraini sotto l'omoforio del patriarca ecumenico non è che un primo passo per portarli sotto l'autorità del papa. Inoltre la situazione tra i patriarcati di Mosca e Costantinopoli è un'altra questione problematica nel contesto delle relazioni russo-turche. Questo è esattamente l'obiettivo della politica estera di Washington nella regione. E la Casa Bianca è, a proposito, uno dei partner cruciali dell'attuale amministrazione ucraina.

Tamar Lomidze è una giornalista di Brentwood News (Los Angeles, USA) e appartiene alla Chiesa ortodossa georgiana. Si occupa anche di eventi della vita ortodossa, trattati nel suo blog personale e sul sito web "The Orthodox Church" (TheOrthodoxChurch.info) e altri.

 
Contestualizzare l'autorità dei concili ecumenici: alcuni pensieri sui commenti del metropolita Hierotheos

 

Di recente sua Eminenza il metropolita Hierotheos di Nafpaktos ha commentato che "tutti gli altri patriarcati portano il loro titolo solo attraverso l'economia e il beneplacito di Costantinopoli. In un certo senso non sono Chiese autocefale piene e complete, perché esistono a discrezione del Patriarcato di Costantinopoli e non sono mai state ratificate da alcun Concilio ecumenico".

Ciò non riflette in modo accurato la struttura dell'autorità della Chiesa né il contesto dei Concili ecumenici. La dichiarazione del metropolita presuppone che le decisioni dei Concili ecumenici siano la più alta autorità nella Chiesa. Il patriarca di Serbia, tuttavia, è più corretto quando nella sua lettera al patriarca Bartolomeo (13 agosto 2018) afferma che le autocefalie delle Chiese sono radicate nelle circostanze storiche e nell'accordo panortodosso di tutte le Chiese, riconoscendo questi aspetti come l'autorità principale.

Il metropolita Hierotheos non ritiene che un Concilio ecumenico abbia alcuna autorità propria. Riceve la sua autorità come "ecumenico" in virtù dell'intera Chiesa che lo accetta come autorevole. Se tutta la Chiesa accetta le attuali autocefalie come autentiche, allora non è necessario alcun Concilio ecumenico. Se Costantinopoli vuole cambiare o abolire l'ordine corrente, sta andando contro un accordo che esiste già. Così il suo nuovo ordine sarà qualcosa di insostanziale e non esisterà come "pieno" senza l'approvazione di tutte le altre Chiese. Incontrato. Il metropolita Hierotheos sta invertendo le cose e mettendo il "beneplacito" di Costantinopoli al di sopra del "beneplacito" di tutti. Storicamente ed ecclesiologicamente nessuna parte della Chiesa ha l'autorità assoluta o l'ultima parola, ma lo ha solo l'accordo di tutte. Spesso la prima parola di autorità arriva da qualche parte inaspettata, da qualcuno che non è immediatamente al comando (un diacono di Alessandria, un vescovo di Efeso, un monaco nel deserto) e poi la parola finale viene elaborata nel tempo come qualcosa di conciliare. La vita, l'ordine e la verità della Chiesa non sono la competenza di un singolo patriarcato né di un singolo concilio. Costantinopoli potrebbe aver emesso vari Tomoi d'autocefalia, ma sono state le circostanze storiche oltre al riconoscimento delle altre Chiese a dare la determinazione finale.

Vorrei sottolineare che ci sono due diverse ecclesiologie in voga in questo momento, e non tutti hanno davvero compreso le implicazioni o le fonti delle opinioni che stanno sostenendo, quindi è bene portarle più alla luce. Il primo punto di vista è quello che potrebbe essere definito il punto di vista politico-istituzionale dell'autorità nella Chiesa. La fonte di questa visione è l'esempio del modo in cui operano le organizzazioni politiche nel mondo. Per esempio, nel mondo l'autorità finale spetta a un presidente e un congresso, o a una corte suprema nell'area giudiziaria, oppure potrebbe spettare a un autocrate di qualche tipo. Ciò che è comune a tutti questi è che l'autorità finale spetta a un uomo o un gruppo di uomini al vertice di una sorta di struttura autoritaria creata dall'uomo.

La visione politico-istituzionale della Chiesa postula una struttura di autorità come questa. L'autorità si fonda su una particolare struttura gerarchico-sinodale pan-ortodossa, come un concilio ecumenico o pan-ortodosso, o in campo giudiziario, che spetta al Patriarcato di Costantinopoli, o nella Chiesa cattolica nel papa come autocrate. Mentre in una nazione questo riflette l'effettiva auto-comprensione del sistema legale di una nazione, la Chiesa ha una diversa auto-comprensione.

L'altra ecclesiologia comprende la Chiesa come una struttura spiritualmente/cristologicamente centrata. L'autorità finale non dipende da qualche vescovo supremo, ma dalla mente della Chiesa nel suo insieme, che è la mente di Cristo. Questa mente si evidenzia nel tempo quando si verifica una lotta per sottomettersi alla verità di chi è Cristo, di quali sono i suoi obiettivi, i suoi mezzi e le sue operazioni.

Cosa significa questo nella vita reale? Bene, nell'ordine delle cose del mondo la decisione di un dato corpo supremo è la più alta istanza. Se la Corte Suprema si incontra e decide cosa significa una legge, questa è la fine della storia. L'unica risorsa è la sottomissione o la rivoluzione.

Tuttavia, la Chiesa non ha mai avuto alcuna "legge suprema", nemmeno i concili pan-ortodossi. Dei concili pan-ortodossi convocati dagli imperatori in occasioni speciali, alcuni furono rifiutati come concili di briganti, e alcuni accettati come "ecumenici", cioè come espressioni della verità universale della Chiesa. Quale autorità ha preso la decisione di quale concilio accettare e quale respingere? Chi decide qual è la verità universale della Chiesa? Non il concilio stesso. Non una particolare Chiesa locale. Piuttosto, un concilio riceve autorità come ecumenico solo dopo che vi è stato l'accordo della Chiesa nel suo insieme. Questo accordo è qualcosa che avviene organicamente, non attraverso mezzi istituzionali. Come nota san Giustino Popovich, la Chiesa è un organismo divino-umano, non un'istituzione umana.

È anche degno di nota il fatto che le decisioni di un Concilio ecumenico non siano rese autorevoli dai concili successivi, ma i concili successivi confermano semplicemente ciò che è già riconosciuto e accettato.

Il termine "Theotokos" è diventato un termine autorevole per la Vergine solo dopo essere stato confermato al concilio? O era autorevole fin da prima nell'uso tradizionale e nell'accordo generale, e il concilio si è limitato a riconoscerlo nel mezzo della confusione suscitata da Nestorio? Allo stesso modo avviene con i canoni. La vita disciplinare della Chiesa non è propagata dai concili come una sorta di precedente legale. Piuttosto, la vita disciplinare della Chiesa è parte della sua vita pastorale e pratica fondamentale, e i canoni disciplinari sono emessi come risposte a situazioni storiche particolari al fine di aiutare a mantenere questa vita retta e in ordine. A differenza di una corte suprema o di un congresso, i concili non sono una fonte di legislazione, ma piuttosto un centro di verità attorno al quale può avvenire una chiarificazione in mezzo alla confusione.

Nella Chiesa c'è spazio per l'azione di Cristo. Non c'è nessuna suprema fonte politica di autorità per creare l'ordine, piuttosto l'ordine di Cristo come Logos è la base della vita della Chiesa – il suo ordine incorporato nella creazione e che trova la sua espressione più perfetta nei santi, e che è una presenza attiva e viva nella vita della Chiesa. Nella Chiesa questo ordine non è promulgato come una legge fatta da uomini, ma è riconosciuto e propagato come qualcosa che proviene da Cristo e che gli appartiene. C'è un mutuo riconoscimento di Cristo in ognuno e in tutti i popoli che riconoscono Cristo nei vescovi e che obbediscono a loro, e i vescovi riconoscono Cristo l'uno nell'altro, e riconoscono l'esempio e l'insegnamento che Cristo e i santi ci hanno lasciato circa chi siamo in quanto Ecclesia.

Anche le circostanze storiche fanno parte dell'autorità provvidenziale di Dio che agisce nell'ordine amministrativo della Chiesa. Costantinopoli fu elevata al secondo posto contro il volere di Roma, ma questo ordine fu infine accettato come parte delle circostanze storiche. I vari cambiamenti nei confini, la perdita e la reintroduzione delle autocefalie sono stati guidati in misura preponderante dalle circostanze politiche. La Chiesa fa tutto il possibile per fornire sia stabilità che flessibilità in modo tale da poter meglio vivere il suo scopo di santificare le persone tra cui dimora. Ma questa comprensione pastorale e spirituale dell'organizzazione della Chiesa è molto diversa da una comprensione politica della sua organizzazione.

Lo scopo di un'organizzazione politica è l'autoconservazione e l'aumento del proprio potere. Essa si organizza per promuovere questo scopo e questa autoconservazione è intesa in termini di certi poteri, strutture e risorse materiali. Lo scopo della Chiesa è di realizzare la deificazione dell'umanità e in definitiva tutta la creazione. Si organizza in modo tale da realizzare questo obiettivo. Quindi parte di ciò che determina l'organizzazione della Chiesa è l'economia divina.

Economia non è semplicemente una sorta di condiscendenza da parte di un'autorità nei confronti di coloro che sono minori. L'economia è piuttosto la buona gestione della famiglia di Dio per realizzare la salvezza dell'umanità. Opera all'interno e nonostante le mutevoli circostanze politiche. La flessibilità di questa economia è mostrata nel modo in cui la Chiesa russa fiorì spiritualmente anche quando gli imperatori russi abolirono il Patriarcato facendone una Chiesa sinodale, e continuò a produrre santi quando i comunisti abolirono l'intera struttura gerarchica del potere. Questa economia funzionò anche sotto i modi innaturali ottomani di nominare e sbarazzarsi di vari patriarchi. La santità viveva ancora e prosperava in tali circostanze. Nessuna struttura amministrativa è assoluta nella vita della Chiesa. Piuttosto, vi è sempre un adattamento a qualsiasi circostanza buona o cattiva in cui la Chiesa si trovi. Ciò che è coerente non è una struttura istituzionale-amministrativa o una fonte di autorità, ma piuttosto un certo modo di vivere in Cristo. È la mancanza di conoscenza di questa Via che può causare tanta confusione.

In sintesi, possiamo dire che le attuali Chiese autocefale esistono a discrezione e beneplacito di Cristo. La loro esistenza è stata determinata sotto la provvidenza di Dio come risultato di circostanze storiche. Esistono secondo l'economia di Dio – la sua decisione che questo è il modo migliore per testimoniare e portare la salvezza a coloro che sono sotto la Sua cura. Le azioni del Patriarcato di Costantinopoli erano parte integrante di questa cura. Tuttavia, le nuove Chiese autocefale esistono non solo secondo il beneplacito e il riconoscimento di Costantinopoli, ma anche secondo il beneplacito e il reciproco riconoscimento reciproco. Questi tre: circostanze storiche, riconoscimento reciproco e leadership di Costantinopoli sono ciò che ha portato alla situazione attuale. Se Costantinopoli ritira la sua approvazione, questo non invalida l'esistenza di una Chiesa autocefala, ma pone semplicemente le cose in una situazione confusa come una sedia a tre gambe con una gamba rotta, che non è più stabile. Non è necessario un concilio per approvare ciò che già esiste e viene concordato e non vi è alcuna contesa. Un concilio è necessario solo quando viene introdotta la confusione, e quindi il lavoro del concilio è quello di individuare e contenere la fonte di confusione, proteggendo il buon ordine e la verità della Chiesa.

Comunque, posso simpatizzare con il metropolita. Senza dubbio Costantinopoli potrebbe causare molta devastazione nella Chiesa greca e forse questo è ciò che il metropolita Hierotheos sta cercando di dire. Ha paura che se la sua Chiesa non collabora, il Patriarcato di Costantinopoli potrebbe persino decidere di revocare il suo Tomos. Manteniamo i nostri fratelli e sorelle greci in preghiera, poiché c'è tanta pressione su di loro, e crediamo anche che Dio li guida. Io sono la prima ad ammettere che non capisco i retroscena delle lotte che accadono al loro interno. Ma alla fine Cristo sosterrà coloro che lottano per arrivare a lui e proteggerà tutti coloro che sono suoi.

 
Il prete che non voleva servire la Liturgia

C'era una volta un prete che non voleva servire la Liturgia, perché era un freddo giorno d'inverno.

La temperatura era di 10 gradi sotto zero e il prete sapeva che l'unica persona che era in grado di venire alla funzione era il cantore. Il prete non aveva alcuna idea della dottrina della Chiesa sulla presenza della Chiesa trionfante e di come la Divina Liturgia sia a beneficio dei vivi e dei defunti. Con difficoltà si costrinse ad andare in chiesa. Sulla strada per la chiesa continuò a desiderare che il cantore non si presentasse: in tal modo egli non avrebbe dovuto servire e sarebbe tornato a casa. Tuttavia, il cantore arrivò.

Il sacerdote terminò in fretta la Proscomidia (l'officio di preparazione dei santi doni) e iniziò la Divina Liturgia. Poco dopo, arrivarono alcuni vescovi, sacerdoti, monaci e monache e alcuni laici. Per la maggior parte andarono a sistemarsi al coro e cominciarono a cantare così bene che il sacerdote si dimenticò di quanto freddo e solitario si sentiva prima. Tutto il suo corpo era caldo e tutto il suo essere era infuocato... Quando fece il piccolo ingresso notò che la chiesa era piena di gente - per la maggior parte, erano persone a lui familiari - ma non vi prestò molta attenzione e continuò con la Divina Liturgia.

Quando arrivò il momento della consacrazione dei santi doni vide tre vescovi, vestiti vivacemente e radianti, entrare nel santo altare. Si inginocchiarono e pregarono con lui. Il sacerdote poi si alzò molto attentamente con timore, prese il turibolo e disse ad alta voce,

'In particolare per la tuttasanta, purissima, più che benedetta, gloriosa Sovrana nostra Madre di Dio e semprevergine Maria...'.

L'anima del sacerdote fu sorpresa e colmata di gioia divina. Pace e quiete paradisiaca, esichia, dominavano la sua interiorità. Quando arrivò il momento dell'elevazione e divisione dell'agnello l'intera chiesa fu colma delle melodie più dolci. Tutta la moltitudine presente insieme ai monaci, sacerdoti e vescovi cantò non solo una volta, ma molte volte,

'Uno solo è il Santo, uno solo è il Signore: Gesù Cristo, nella gloria di Dio Padre. Amen'.

Poi cantarono l'inno della santa comunione,

'Gustate e vedete quanto è buono il Signore, Alleluia'.

Il sacerdote si stava chiedendo cosa fare. Doveva partecipare alla santa comunione per primo o farsi da parte davanti ai tre vescovi presenti? Proprio mentre stava pensando questo, uno dei vescovi annuì indicandogli di ricevere la santa comunione e poi di riporre il restante delle porzioni dell'Agnello nel calice. Dopo aver completato questo il sacerdote aprì poi le porte sante... e non vide nessuno nella Chiesa... si girò e guardò di nuovo nel santo altare, guardò a destra, guardò a sinistra: i vescovi erano scomparsi, ed egli rimase lì senza parole, stupito. Aprì lentamente la bocca e cantò la seguente petizione,

'Con timor di Dio e con fede, avvicinatevi...'

E il cantore si avvicinò lentamente a ricevere la Santa Comunione. Il prete era ancora stupito, ancora senza parole! Tutta la Chiesa trionfante era presente. Tutti i presenti in chiesa erano persone a lui familiari, erano persone dipartiti da questa vita e di cui di volta in volta commemorava i nomi nel corso di ogni Liturgia: 'è per questo che erano presenti, è per questo che tutti sembravano così familiari', pensò.

Per quanto riguarda i vescovi ​​all'altare, erano i Tre Ierarchi: san Giovanni Crisostomo, san Basilio il Grande e san Gregorio il Teologo.

Gli sforzi di tanti anni di studio all'università, di tanta ricerca e di tante notti insonni trascorse a studiare non erano stati in grado di dargli nemmeno una goccia della dolcezza e della conoscenza divina che gli portò quella Divina Liturgia.

 
Il popolo curdo e il cristianesimo

"Dire la verità è utile a chi ascolta, ma svantaggioso per chi la dice, perché rende antipatici".

Blaise Pascal, Pensieri.

il monaco Madai (Maamdi)

Questa traduzione di un'intervista del corrispondente russo per il quotidiano "Rûdaw" con il monaco Madai, un curdo ortodosso, è stata inviata a OrthoChristian.com per la pubblicazione.

Il monaco Madai (Maamdi) è nato a Tbilisi, in Georgia, da una famiglia curdo-yazida. Nel 2002 si è trasferito con la sua famiglia a Mosca, dove nel 2007 è stato battezzato nella Chiesa ortodossa con il nome di Serafim.

Nel 2009 Serafim ha terminato la "Scuola della missione ortodossa", fondata dal sacerdote Daniil Sysoev. Quello stesso anno, padre Daniil è stato ucciso nella sua stessa chiesa da un estremista musulmano.

Nel 2012 Serafim è andato in Grecia, a vivere in uno dei monasteri greci. Nel 2014 è stato tonsurato monaco con il nome di Madai (in onore del nipote di Noè, figlio di Jafet, nonno di Medi, una delle stirpi di cui i curdi sono i discendenti). Nello stesso anno è entrato nel Dipartimento di teologia dell'Università di Atene. È un monaco della Chiesa ortodossa georgiana, e vive al monastero dello Spirito Santo, nel Maryland, USA.

Hoshavi Muhammad: Vorremmo dare il benvenuto al nostro onorato ospite, il monaco Madai. Nella sua prima intervista ha affermato che la maggioranza dei curdi confessa la fede islamica, mentre la minoranza appartiene a una religione chiusa, nota come yazidismo. Perché pensa che lo yazidismo sia una falsa religione?

Monaco Madai: Lo dico da cristiano, parlando dal punto di vista della Rivelazione divina. Una religione che è chiusa agli altri e che è detenuta da un piccolo numero di persone non può essere la verità per tutti. Né può venire da Dio una fede che riconosca solo una lingua, e qui parlo dell'islam.

il sacerdote Daniil Sysoev

Lo yazidismo in sé e per sé è sorto come risultato della raccolta di vari insegnamenti religiosi. È un fenomeno naturale quando nel contesto del cristianesimo, dell'ebraismo o dell'islam compaiono leader religiosi che, sulla base degli insegnamenti religiosi tradizionali, aggiungono qualcosa di nuovo e creano il proprio "vero cammino".

Secondo lei il fondatore dello yazidismo è l'arabo sufi Sheikh Adi. Ha cambiato radicalmente la visione del mondo della società curda. Ha unito idee dal cristianesimo eretico, dall'islam, dall'ebraismo e dal paganesimo per formare lo yazidismo. Per gli yazidi, lo sceicco Adi è Dio o un messaggero di Dio?

Questa non è solo la mia opinione; è un fatto ben noto e credibile che lo sceicco arabo Adi discendesse dai califfi arabi omayyadi. Le testimonianze dei suoi contemporanei ci dicono che era un musulmano della dottrina sufi e studiò sotto noti sufi dell'epoca. Successivamente si stabilì in un monastero cristiano (ora chiamato Lalish) e scrisse la sua Tariqa (percorso). I suoi seguaci iniziarono a essere chiamati "Adavis" (seguaci di Adi) tra la gente del posto. Oggi sono conosciuti come yazidi.

Sfortunatamente, i moderni sceicchi e pir, e i chierici di Lalish nel loro complesso, reagiscono in modo molto negativo ai fatti storici che mostrano che lo yazidismo è un ramo dell'islam. Ciò è legato al fatto che gli yazidi sono sempre stati perseguitati dai musulmani. Qualsiasi contatto con i musulmani è, quindi, categoricamente rifiutato dagli yazidi. Pertanto, la predicazione di sceicchi, pir e qawwal yazidi su una connessione tra lo yazidismo e le antiche credenze della Mesopotamia ha trasformato i loro seguaci in un gruppo emarginato. È in particolare tra gli yazidi che osserviamo una totale ignoranza nel campo degli studi religiosi e della storiografia. La loro vita è nutrita dall'immaginazione, da fantasie che li distolgono dal pensiero di Dio e danno invece origine a un'incredibile presunzione. Versioni altamente improbabili sulle origini dello yazidismo sono emerse nelle opere di vari rappresentanti della religione. Ciò che è più importante è che non mostrano un'opinione unificata praticamente su nessuna delle questioni dottrinali e storiche sullo yazidismo. Bisogna notare che queste versioni iniziarono a circolare all'inizio del XX secolo; e ad aggiungere benzina al fuoco è stato il nazionalismo curdo, i cui rappresentanti hanno deciso di scegliere lo yazidismo come "religione curda preislamica".

Un esempio di disunione si vede quando solleviamo la domanda: "Chi è lo sceicco Adi per gli yazidi?" Anche tra gli yazidi non riusciamo a trovare una risposta univoca. Per alcuni è Dio, per altri è il messaggero di Dio. Tuttavia, la maggior parte dei "teologi" yazidi lo considerano una reincarnazione di Dio o di Tawsi Melek. [1] Sebbene nel sufismo gli adepti deifichino i loro insegnanti, nei loro scritti i contemporanei dello sceicco Adi non menzionano nulla che possa indurre a credere che egli si considerasse un'incarnazione di Allah o di Tawsi Melek.

Cosa non è chiaro nello yazidismo? Sta affermando che i teologi yazidi non vorrebbero dimostrare qualcosa?

Tra i rappresentanti dello yazidismo non ci sono veri teologi, cioè persone che potrebbero scrivere una tesi teologica totalmente indipendente dal punto di vista scientifico e basata su fatti attendibili. I "teologi" yazidi sono schiavi della loro casta. Ciò riguarda gli sceicchi, i pir e vari elim che hanno pieno diritto di scrivere e parlare dello yazidismo. La loro schiavitù risiede nel fatto che conoscono la verità sullo yazidismo ma non scrivono nulla che contraddica la tradizione mitologica popolare. Attualmente, è per la maggior parte la casta dei pir che scrive di yazidismo e di capi comunità religiose. Sono proprio loro che offrono ai murid [2] un "surrogato" religioso. Conoscono la verità sullo yazidismo, possedendo una grande quantità di materiale scientifico, oltre ad aver acquisito una buona conoscenza della storia degli studi religiosi, tuttavia, a prescindere da ciò, nascondono consapevolmente la verità e propagandano bugie. Guai a tali "teologi" yazidi! Sanno molto bene che le dottrine della risurrezione dei morti e della reincarnazione sono tanto diverse quanto la notte e il giorno. Ma nello yazidismo entrambe le dottrine sono riconosciute come vere. Dobbiamo credere che non sappiano che la risurrezione dei morti è una dottrina biblica estranea a tutto il mondo pagano, mentre la reincarnazione è presente nel paganesimo, in particolare nella filosofia indiana? Se i fondatori dello yazidismo non lo sapevano o se semplicemente confondevano le cose, i moderni insegnanti yazidi lo sanno, eppure continuano a ignorarlo. Oppure consideri la questione di come uno possa definirsi monoteista quando adora il sole e un animale (il pavone). Nel monoteismo crediamo esclusivamente in un solo Dio; è una fede che non permette l'adorazione della creazione di Dio: il sole, la luna, gli animali, ecc. L'adorazione della creazione si trova solo nel paganesimo, in particolare l'adorazione del sole e degli animali. Tuttavia, gli yazidi sono ingenui in quanto combinano i concetti che si escludono a vicenda di monoteismo e paganesimo, ignorando le contraddizioni tra queste due dottrine. Potremmo continuare l'elenco delle contraddizioni, ma qui ci si deve chiedere: i "teologi" yazidi non vedono i palesi errori teologici nella loro religione? Li vedono, ma come ho detto prima, sono diventati schiavi della loro casta. Dopotutto, non è solo importante essere colti e intelligenti, bisogna anche essere onesti. Ed è proprio questo che manca ai "teologi" yazidi: l'onestà e la professionalità scientifica (almeno quelli che conosco). Questo però non si può dire della nostra gente semplice, che nella sua semplicità accetta tutto ciò che dicono loro gli sceicchi e i pir. Le persone, essendo ignoranti, generalmente sanno molto poco della storia dello yazidismo. Ma hanno il diritto di sapere!

Lei ha detto che dopo essere diventato cristiano ha acquisito la pace della mente e un certo rapporto con Dio. Non l'aveva sentito nello yazidismo?

Questa non è solo la mia esperienza, ma l'esperienza di un gran numero di persone che si sono rivolte a Cristo. Da molti anni raccolgo materiale sui curdi che si sono convertiti dall'islam e dallo yazidismo al cristianesimo. Ognuno di loro esprime essenzialmente la stessa cosa: un incontro vivo, reale con Dio, che prima non avevano.

Come si può sperimentare Dio quando Dio non è desiderato? Tutti i sermoni e gli scritti dei "teologi" yazidi equivalgono a un tentativo di dimostrare quanto sia antica la loro religione o a un discorso sui rituali, ecc. Hanno creato un gran numero di siti Internet e blog yazidi, dove si discute di tutto sotto il sole, tranne che di Dio. Non troverà un solo sito yazida che faccia appello alla purezza morale, alla lotta contro il peccato, o che almeno dia qualche pratico consiglio spirituale. Gli articoli sono incentrati esclusivamente sull'attualità, la storia della religione e la diffusione del cristianesimo. Inoltre, ci sono anche alcune pubblicazioni anticristiane.

Le persone che cercano la vera vita spirituale, una vita con Dio, non si accontentano di questi "surrogati". Molte persone sono alla ricerca e, come hanno dimostrato gli ultimi 20 anni, moltissime persone trovano una vicinanza a Dio nella Chiesa ortodossa. Se ci fosse davvero una "connessione spirituale" nello yazidismo, perché le persone dovrebbero convertirsi al cristianesimo? Come dimostra l'esperienza, se gli yazidi o i musulmani incontrano il cristianesimo autentico di loro spontanea volontà, gran parte di loro accetta il battesimo.

Gli yazidi sono essi stessi molto radicali e crudeli con coloro che rifiutano la loro religione. Nel Kurdistan meridionale gli yazidi spesso uccidono coloro che abbandonano la loro religione. Qual è l'atteggiamento dei suoi genitori, parenti e amici intimi su questo argomento?

Tale radicalismo tra gli yazidi è un residuo delle sue radici islamiche. Grazie a un secolo di convivenza con i cristiani (con georgiani, russi e armeni) questo radicalismo è sostanzialmente scomparso. Gli yazidi, proprio come i musulmani nei paesi post-sovietici, hanno iniziato a guardare a questa questione in un modo che assomiglia alla visione cristiana, vale a dire il rispetto della libertà concessa a ogni persona da Dio. Tuttavia, rimane una certa categoria di persone dedite al radicalismo. Fortunatamente, gli stati-nazione cristiani hanno creato leggi a livello costituzionale che proteggono quella che è nota come "libertà di pensiero". Queste leggi garantiscono e difendono il diritto del cittadino di scegliere liberamente ciò che crede. Pertanto, per paura della legge, i radicali sono costretti a rassegnarsi alla situazione.

Non pensa che gli yazidi diventeranno più religiosi dopo gli eventi di Shingal? [3]

Gli eventi di Shingal sono una ferita per l'intera nazione. La milizia êzîdxan è stata scossa fino alle fondamenta: come possiamo parlare qui di una rivolta spirituale? Dopo una tale catastrofe, c'è disperazione piuttosto che speranza di rinnovamento.

Ha detto che molti curdi sono diventati cristiani ortodossi. Secondo lei qual è la causa di ciò?

Serafim Maamdi

Ci sono due fattori. La prima è che il cristianesimo ci insegna che Dio è Amore. Questa è la più grande rivelazione di tutte, completamente sconosciuta a qualsiasi altra religione prima di essa, che Dio è un Padre amorevole che ha creato gli angeli e gli esseri umani dall'abbondanza del suo amore e li chiama alla Vita eterna. Questo era sconosciuto allo yazidismo e all'islam.

Per esempio, nell'islam troviamo la figura di Allah come giudice giusto, ma retributivo. Tuttavia, questa immagine di Dio non è elevata alla figura manifestata nel cristianesimo: l'immagine del Padre celeste che ama così tanto la sua creazione da essere disposto a sacrificarsi per la sua redenzione.

C'è una festa nell'islam, una notte in cui, come credono i musulmani, Allah scende dall'alto di una scala celeste fino al gradino più basso. I musulmani credono che Allah si avvicini a loro in questo momento e lo pregano con fervore per tutti i loro bisogni. Per Dio tutto è possibile, e il cristianesimo ci insegna che non solo Dio può scendere nei cieli inferiori, ma anche sulla terra per aiutare le persone. Sappiamo anche che, per il suo amore per noi, è disceso fino agli oscuri abissi dell'inferno... Ecco le opere che il vero amore è capace di compiere. E questo messaggio, e l'incontro personale con esso, conduce le persone a Cristo, perché è proprio il Vangelo (Mezgini) che viene consegnato da Dio dal cielo.

Per quanto riguarda lo yazidismo, dovremmo iniziare dicendo che il cristianesimo è l'unica religione che rivela la luce all'uomo, che gli apre i cieli, mentre il paganesimo esiste solo qui, sulla terra. Nel paganesimo tutta l'attenzione è rivolta alle cose esterne immerse negli elementi della terra. Al paganesimo manca il paradiso che il cristianesimo ci insegna. Manca la fede in un unico Dio a cui dobbiamo dare tutta la nostra adorazione. Manca la fede nell'immagine di Dio nell'uomo, chiamato a divinizzarsi e a raggiungere in Dio l'infinita perfezione. Tutte le suppliche del pagano agli dei, o all'unico Dio, sono legate a elargizioni temporali e terrene, il pagano ha bisogno solo di cose temporali da Dio, ma non di Dio stesso. E questa è la particolarità del paganesimo: mira a creare sempre più conforto per l'uomo, che cerca sempre meno di rivolgersi a Dio e di limitarsi ai desideri della carne. Lo yazidismo è una religione senza un ideale di perfezione umana. Non richiede di cercare la perfezione spirituale; l'accento è posto piuttosto sull'attuazione di precetti solo superficiali, i cui valori possiedono tutti un carattere esclusivamente mondano.

Il secondo fattore è di natura etnica. Se lo yazidismo è la religione di un singolo gruppo etnico, e se l'islam è la religione di una sola lingua e di una nazione titolare, il cristianesimo è per tutte le nazioni e tutte le lingue.

Quando i musulmani curdi leggono la Bibbia e le preghiere ortodosse in curdo, rimangono stupiti perché per secoli agli occhi di molti musulmani praticanti la lingua curda è stata considerata inferiore all'arabo. Secondo la dottrina islamica, la salat [4] non può essere praticata in curdo; deve essere praticata in arabo, anche se non lo si capisce. La traduzione curda del Corano non è considerata la parola di Dio, che si ritiene sia limitata al solo testo arabo. Anche gli Hadith [5] devono essere letti in arabo, e lì si legge che l'arabo è la lingua di Allah così come la lingua parlata in paradiso. Sembrerebbe che nell'islam tutti i non arabi siano cittadini di seconda classe. Anche quando si cita il Corano in curdo, bisogna prima fare la sua citazione in arabo, dimostrando così che il curdo è in qualche modo inferiore, incapace di esprimere adeguatamente le parole del Corano. Non siamo d'accordo con questa posizione. Il curdo è una lingua a tutti gli effetti e in nessun modo inferiore all'arabo.

Tali pretese di superiorità linguistica non esistono nel cristianesimo. La parola di Dio esiste nella lingua madre di ognuno e si può anche pregare in essa. La Rivelazione divina, proclamata da Gesù Cristo, è considerata uguale in tutte le lingue perché il Signore ha rivelato chiaramente il suo Vangelo. La prova di ciò è la Pentecoste, con il dono di parlare in lingue diverse che il Signore ha concesso ai suoi apostoli per superare ogni barriera linguistica. E come testimoniano gli Atti degli Apostoli, gli apostoli parlavano addirittura nella lingua dei medi. [6]

La situazione dello yazidismo è molto peggiore perché i qawl [7] e i bayt [8] sono così pieni di influenza araba che a volte bisogna essere d'accordo con coloro che affermano che questi generi usano un arabo stentato. Quindi, anche qui ci troviamo di fronte a un problema linguistico.

Lo sceicco Adi ha creato lo yazidismo e i convertiti a questa religione tra il popolo curdo si sono essenzialmente staccati dalla popolazione curda principale. Se gli insegnamenti di Maometto hanno portato conflitto e separazione al popolo curdo, gli insegnamenti dello sceicco Adi sono serviti come continuazione di un processo già in atto. Fino ad oggi le persone non sanno chi sono: curdi? O yazidi? O yazidi curdi?

Forse solo il Signore Gesù Cristo può far diventare realtà il sogno ultimo del popolo curdo: portare coesione e genuina unità al popolo curdo. Curdi battezzati, convertiti da sunnismo, sciismo, alevismo e yazidismo, stanno fianco a fianco nella stessa chiesa e pregano insieme nello stesso luogo dove possono andare anche i curdi non battezzati. Al contrario, non si troveranno yazidi nelle moschee; e certamente non si troverà nessun musulmano che prega a Lalish. Si può già vedere come crescerà un albero e che tipo di frutti porterà guardando le sue radici. Come afferma il nostro proverbio: Axiryaxêrsivêdaxêre (una buona fine si vede dall'inizio).

Lei predica l'Ortodossia solo agli yazidi? O ha intenzione di predicare anche ai musulmani?

È Cristo che predica; con il suo amore raggiunge i cuori di coloro che cercano la verità e la vera vita, mentre le persone come me si limitano ad aiutarlo.

Ci sono molti curdi ortodossi in Russia. Sta pensando di avviare una sua organizzazione?

Sì, ci sono molti curdi ortodossi in Russia. E non solo in Russia, ci sono molti curdi ortodossi in Georgia e nell'Europa occidentale. Non dobbiamo semplicemente avviare le nostre organizzazioni, dobbiamo anche costruire chiese in cui le funzioni si tengono in curdo. Questo è ciò che vogliono i curdi ortodossi, e bisogna dire che ci sono molti yazidi e musulmani curdi che vogliono la stessa cosa. C'è un bisogno vitale di tale azione, ma quando e dove avrà luogo dipenderà interamente dalla benedizione di Dio.

Note

[1] Tawsi Melek si traduce come "l'angelo pavone". Fonte: http://www.yeziditruth.org/

[2] Nel sistema delle caste yazidi i murid, o cittadini comuni, occupano il rango più basso. Fonte: ibid.

[3] Shingal o Sinjar nel Kurdistan iracheno settentrionale è stato teatro di un massacro di curdi nell'agosto 2014 da parte dell'autoproclamato Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL).

[4] La salat è la pratica della preghiera rituale nell'islam.

[5] Gli Hadith sono anche chiamati "tradizioni profetiche", cioè i detti e le azioni di Maometto.

[6] La lingua dei medi era un'antica lingua iraniana (500 a.C. – 100 d.C.), parte del gruppo indoeuropeo e imparentata con il curdo.

[7] Un qawl è una forma di poesia yazida trasmessa oralmente, centrale nella vita religiosa nello yazidismo. Fonte: http://www.iranicaonline.org

[8] Un bayt è una forma di letteratura popolare yazida trasmessa oralmente, cantata in versi o parlata in prosa. Fonte: ibid.

 
Un confronto con la realtà per i lettori-vittime dell'Economist

Uno spettro incombe sull'Occidente: si chiama Cristo.

Quando insegnavo alla Business School di Parigi, dovevo leggere "The Economist" ogni settimana. Certo, la rivista era trasparente. Potevamo vedere le sue motivazioni di rivista che considera gli esseri umani come nient'altro che unità economiche che sfruttano e che vanno sfruttate. Era una rivista anticristiana, e quindi con una visione molto distorta della realtà. Di proprietà dei Rothschild, riflette soprattutto le opinioni non solo dell'Establishment britannico con i suoi portavoce di stato nella BBC, nei tabloid, a Oxford e Cambridge, nell'MI5 e nel resto dell'apparato statale, ma dell'intero Establishment trostkista ("globalista") occidentale, con ONU, UE, NATO, G7, banchieri, Davos e i gruppi che stanno dietro di loro. Purtroppo, le sue numerose vittime ("lettori" - inclusi persino alcuni che in realtà si dichiarano "ortodossi"!) sono così ingenue da bersi i miti da loro propagandati senza comprendere la realtà.

Un divertente articolo recente (divertente perché era così mal scritto e mal informato), sostenendo che la Chiesa russa è "troppo vicina al Cremlino" (!) ne è un esempio tipico. Lo scorso luglio il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, intervenendo a una conferenza in Germania, ha spiegato quest'assurda russofobia: "L'Occidente odia la Russia perché sta tornando ai suoi valori tradizionali" (= cristianesimo). Dunque, le teorie cospirative anti-russe propagandate da tali riviste sono in definitiva basate sull'anti-cristianesimo intrinseco che infetta e informa l'intero Establishment occidentale. Così, seguendo la nota linea di partito, questo articolo rimpiange gli anni '90, quando gli adolescenti di Harvard, gli oligarchi neocon e i gangster loro servitori avevano nelle loro mani un presidente russo alcolizzato a Mosca e il popolo stava morendo di fame e di disperazione a milioni.

Quello era il periodo dei banchieri al vertice, quando invece alla base la Chiesa russa, liberandosi finalmente dallo stato occidentale ("sovietico"), stava iniziando a battezzare 100 milioni di persone. Oggi, mentre la Chiesa continua a rafforzarsi e combattere contro il nominalismo laicista di ispirazione occidentale, sta finalmente cominciando a influenzare i resti fin troppo forti dello stato. Sebbene la maggior parte dei media russi sia ancora sotto il controllo dei media occidentali, sebbene gran parte dei sistemi di istruzione e sanità sia ancora in balia di burocrati anticristiani, la Chiesa sta finalmente cominciando a influenzare lo stato: in verità, lo stato russo 'si sta avvicinando troppo alla Chiesa' per i rappresentanti dell'Establishment occidentale e di "The Economist". Per loro la fede deve essere un affare privato e avere influenza zero sulla politica, l'economia e la società in generale.

Dopo che l'Occidente aveva organizzato il colpo di stato del 1917 a San Pietroburgo e sostituito il legittimo governo cristiano, allora sull'orlo della vittoria nella guerra tedesca, una vittoria che terrorizzava l'Occidente, ha ignorato la più grande persecuzione della storia. Come tutti gli altri, "The Economist" non ha parlato dei 600 vescovi martiri, dei 120.000 sacerdoti, monaci e monache martiri e delle decine di milioni di vittime dei marxisti. Dopotutto, molti marxisti, come Lenin e Trotskij, non erano russi, e avevano vissuto e si erano addestrati in Occidente per anni prima di essere rispediti in Russia nel 1917 per creare il caos. Né ha parlato dell'olocausto dei 27 milioni di vittime dell'invasione occidentale del 1941, desiderata sia a Berlino che a Londra. "The Economist" non aveva spazio per riferire dei martiri per Cristo; il suo interesse era rivolto a Mammona.

Oggi, a 100 anni da quegli eventi terribili, l'élite occidentale è preoccupata. E se la Chiesa cristiana dovesse rivivere e sfidare la loro ideologia secolarista? E se lo stato diventasse cristiano? Il pensiero li terrorizza perché perderebbero il potere; da qui la propaganda anti-russa. Tutto questo è pubblicato in un paese che gestisce una "Chiesa di Stato", di cui ogni vescovo è nominato dai primi ministri, dei quali la maggior parte è costituita da atei che sostengono ogni perversione! Lasciate che gli scribacchini sbraitino mentre lo Stato russo ricomincia a diventare cristiano grazie alla Chiesa di Dio. Lasciate che gli scribacchini odino Cristo e la sua santa Chiesa e tutti noi cristiani ortodossi. Noi continueremo a ignorarli, nella consapevolezza che Cristo sta arrivando e spazzerà via tutte queste fantasie. La Verità farà liberi anche voi, resi schiavi dalla propaganda occidentale!

 
5 тезисов Священного Синода УПЦ о Томосе ПЦУ

Приняв антиканонические решения, патриарх Варфоломей сам стал на путь раскола, заявил Собор епископов УПЦ

В Украинской Православной Церкви дали оценку беззакониям, которые принес стране Томос для раскольников.

3 апреля 2019 года состоялось заседание Священного Синода Украинской Православной Церкви, на котором приняли заявление о ситуации в церковной жизни Украины и в мировом Православии после антиканонического предоставления Константинопольским патриархатом Томоса об автокефалии «Православной Церкви Украины».

Проанализируем пять основных тезисов этого документа.

Тезис 1: затея с Томосом провалилась

Петр Порошенко и Епифаний Думенко получили Томос об автокефалии ПЦУ 6 января 2019 г., то есть три месяца назад. Однако принципиальное решение о том, что Фанар предоставит автокефалию украинским раскольникам было принято уже почти год назад. Об этом Порошенко заявил, вернувшись из Стамбула в апреле 2018 г. Прошедшего с тех пор времени уже достаточно, чтобы констатировать очевидное: затея с Томосом провалилась.

Инициаторы этой затеи декларировали, что «мудрое» решение патриарха Варфоломея приведет к:

•объединению всех православных конфессий Украины под омофором «матери-Церкви»;

•созданию автокефальной Церкви Украины;

•признанию этой Церкви всеми остальными Поместными Православными Церквями.

Ни одна из этих целей не была достигнута. Объединение православных конфессий не состоялось по той простой причине, что возвращение из раскола, как и из любого другого греха, обратно в Церковь предполагает не объединение, а воссоединение с Церковью тех, кто от нее отпал ранее. Воссоединение же, в свою очередь, предполагает покаяние в содеянном грехе. Цитата из заявления Синода: «Только покаяние и искреннее признание раскольниками своих ошибок перед Церковью и возвращение в ее лоно может принести мир и единство в церковную жизнь Украины». Фанар почему-то решил, что может предложить иной способ, чем тот, о котором говорится в Евангелии.

Цитата из заявления Синода: «Констатируем, что идея преодоления церковного раскола в Украине через предоставление Томоса об автокефалии неканоническим церковным группировкам (УПЦ КП и УАПЦ) оказалась ошибочной». Да, каяться порой бывает сложно, но иного пути не существует в природе. Фанар решил с этим поспорить и вместо покаяния просто признать беззаконие законным. Как говорится в заявлении, Константинопольский патриархат «фактически попытался легализовать раскол. Соответственно, легализация раскола – это не тот путь, которым можно достичь церковного единства».

По меткому выражению митрополита Луки (Коваленко) признание раскольников без покаяния, а просто решением Константинопольского Синода – это справка трупу о том, что он жив. Совершенно естественно, что каноническая УПЦ не захотела объединяться с этим «трупом со справкой» и не участвовала в так называемом объединительном Соборе 15 декабря 2018 г. Того объединения, которое задумывал Фанар, не получилось.

Даже если бы раскольники выразили желание принести покаяние в своем грехе, Фанар – это не тот субъект, который может принимать такое покаяние. Господин Денисенко сотоварищи разорвал отношения с Украинской Православной Церковью. С ней же он должен и воссоединиться. Но Фанар принял даже не покаяние, а некую апелляцию, которую удовлетворил без всякого судебного разбирательства. Тем самым продемонстрировав не только попрание священных канонов Церкви, но и незнание (а скорее всего, намеренное искажение) церковной ситуации в Украине.

Цитата из заявления: «Действия и аргументация Константинопольского патриархата, который незаконно снял анафему с главного виновника украинского церковного раскола Филарета Денисенко, а также признал иерархию УАПЦ, в которой апостольское преемство вообще отсутствует, свидетельствуют о том, что на Фанаре не понимают до конца сути того, что произошло и происходит в православной среде Украины. На самом деле Филарет Денисенко был анафематствован не за то, что стремился к автокефалии, как заявляют в Константинопольском патриархате, а за аморальную личную жизнь, нераскаянный тяжкий грех совершения раскола в Церкви, за создание параллельной раскольнической иерархии и квазицерковной структуры, которая на протяжении всего своего существования противостояла и продолжает уже под другим именем бороться с канонической Украинской Православной Церковью».

Создание автокефальной Церкви в Украине не состоялось. Фанар учинил в Украине чистой воды беззаконие и думал, что духовенство и верующие УПЦ этому подчинятся. Но этого не произошло. Даже сторонники автокефалии в среде УПЦ, как, например, митрополит Черкасский Софроний, отказались получать автокефалию таким способом. В итоге Томос об автокефалии получили раскольнические группировки, которые и объединиться-то толком до сих пор не смогли.

Дарование Томоса в таких условиях – это неслыханная вещь в истории Церкви. И Синод УПЦ об этом прямо заявляет: «Напоминаем, что согласно историко-канонической традиции Церкви, автокефалия предоставляется только единой Церкви в пределах конкретного государства, а не какой-то части, отколовшейся от Тела Церкви».

Фанар постоянно напоминает, что именно он даровал автокефалию всем восточно-европейским Поместным Церквям: Сербской, Румынской, Албанской и т.д. Однако умалчивает, что церковные структуры в соответствующих странах были едины. Епископат, духовенство и верующие все вместе выступали за автокефалию.

В Украине же существует единая каноническая УПЦ и две раскольнические группировки, которые и получили эту псевдоавтокефалию. А ведь очень давно в Русской Православной Церкви предлагали формулу: возвращение раскольников в Церковь через покаяние – единство в желании получить автокефалию епископата, духовенства и народа – дарование автокефалии.

Ну, и признания новосозданной ПЦУ Поместными Православными Церквями не состоялось. Цитата из Заявления: «Ни одна из Поместных Православных Церквей не признала этого незаконного деяния Константинопольского патриархата, а значительная часть Поместных Церквей, в частности, Антиохийская, Русская, Кипрская, Сербская, Польская, Албанская и Православная Церковь в Чешских землях и Словакии в различных формах уже выразили свое несогласие с решениями Константинопольского патриархата. Поместные Церкви также заявили, что не признают новосозданную "Православную Церковь Украины", не признают действительность хиротоний в этой структуре и запрещают своему духовенству иметь любое молитвенное общение и литургическое сослужение с ее представителями. Таким образом, не произошло рецепции, то есть восприятия мировым Православием этих действий Константинопольского патриархата, который фактически попытался легализовать раскол».

Заметим, что ПЦУ и вообще действия Фанара не признали также и те Поместные Церкви, которых трудно заподозрить в симпатиях к РПЦ и которые, наоборот, традиционно являются лояльными к Фанару. Это Кипрская, Элладская, Иерусалимская и в меньшей степени Грузинская Церкви. Значит, дело не в симпатиях и антипатиях, все намного серьезней. Нельзя признавать то, что так явно противоречит каноническому строю Церкви.

Тезис 2: затея с Томосом принесла в Украину беззаконие, насилие и вражду

Патриарх Варфоломей и другие фанарские иерархи на все лады рассказывали, что они принесут в Украину, которая уже более четверти века страдает от церковных расколов и других нестроений, мир, согласие и единство.

Им возражали, что нельзя принести мир путем беззакония и обмана. Фанариоты не послушали и сделали по-своему. Что в итоге получилось, говорится в заявлении Синода: «Церковная действительность в Украине свидетельствует, что для православных христиан Томос не принес ни единства, ни мира, ни спокойствия, как это обещали год тому назад инициаторы этой идеи из церковных и государственных кругов. Вместо этого плодами Томоса стали насилие, конфликты, противостояние, слезы и страдания верующих Украинской Православной Церкви. Все эти факты свидетельствуют, что простая легализация раскола не меняет раскольников, которые остаются враждебными и агрессивными к Церкви».

Сторонники ПЦУ захватывают храмы, срезают болгарками замки, избивают женщин, выгоняют из домов священников с семьями и даже с грудными детьми. А против тех, кто пытается отстоять права верующих, заводят уголовные дела.

Цитата: «Особую обеспокоенность вызывает факт уголовного преследования клирика Ровенской епархии Украинской Православной Церкви протоиерея Виктора Земляного. Впервые за годы независимости Украины священника, который защищает права верующих и свободу вероисповедания, безосновательно привлекают к уголовной ответственности и обвиняют в разжигании религиозной вражды».

Вот плоды, которые принес в Украину Томос его всесвятейшества. «По плодам их узнаете их. Собирают ли с терновника виноград или с репейника смоквы? Так всякое дерево доброе приносит и плоды добрые, а худое дерево приносит и плоды худые. Не может дерево доброе приносить плоды худые, ни дерево худое приносить плоды добрые. Всякое дерево, не приносящее плода доброго, срубают и бросают в огонь. Итак, по плодам их узнаете их» (Матф. 7, 16-20).

Плоды – налицо, а значит, и вся затея с Томсом – дело недоброе. Разве признание раскольников сделало их миролюбивыми? Разве после дарования Томоса они стали жить по Евангелию? Разве после вмешательства его всесвятейшества раскольники стали творить добро? Да они даже в захваченные храмы не ходят! Захватить – захватили, а молиться некому. И служить некому, поскольку священники УПЦ в большинстве своем остались верными Церкви. А из уст «архиереев» ПЦУ звучат призывы к мужчинам «рукополагаться» хоть кому-нибудь, без духовного образования, без высоких моральных качеств и т.д.

И все это насилие и беззаконие – это не единичные случаи. Это систематическое нарушение прав верующих, которое уже вынуждены признать и на международном уровне. Цитата: «Насилие, дискриминация и нарушения прав верующих Украинской Православной Церкви уже попали в поле зрения международных правозащитных организаций. В частности, это нашло отражение в последнем докладе Управления верховного комиссара ООН по правам человека. Эти правонарушения, которые зачастую поддерживаются представителями властей на местах, компрометируют наше государство в мире. Насилие, захваты наших храмов и другие противоправные действия не приведут к церковному единству в Украине».

Тезис 3: затея с Томосом поставила Православие на грань раскола

Цитата из Заявления Синода УПЦ: «Следует констатировать, что действия Константинопольского патриархата в Украине нанесли большой ущерб украинскому Православию, а также стали угрозой для всеправославного единства».

Русская Православная Церковь в ответ на признание раскольников и другие антиканонические решения по Украине разорвала с Константинополем евхаристическое общение. Это крайняя мера, на которую вынуждена была пойти РПЦ.

Украинская Православная Церковь 13 ноября 2018 г. Собором епископов приняла аналогичное решение, подробно объяснив, почему она вынуждена была пойти на это. Эти аргументы будет не лишним вспомнить:

«Собор епископов Украинской Православной Церкви считает, что решения Священного Синода Константинопольского патриархата от 11 октября 2018 года относительно украинского церковного вопроса являются недействительными и такими, которые не имеют никакой канонической силы. В частности, решение об установлении юрисдикции Константинопольского патриархата на территории Украины является следствием спекулятивного трактования церковной истории. А решение о снятии анафемы и других церковных запретов с лидеров раскола и признание действительности псевдохиротоний, которые были совершены ими во время пребывания в расколе, является следствием искаженного толкования православных канонов. История Православной Церкви не знает случаев преодоления раскола путем его простой легализации. Приняв такие антиканонические решения, признав раскольников в сущем сане, Константинопольский патриархат, согласно церковным правилам, сам стал на путь раскола. В связи с этим евхаристическое общение Украинской Православной Церкви с Константинопольским патриархатом в настоящее время невозможно и прекращается».

Остальные Поместные Церкви пока сохраняют евхаристическое общение с Константинопольской Церковью. Но все дело в том, что действия Фанара в Украине являются лишь открытым выражением неправомыслия, если не сказать ереси, которую Фанар взращивает в своих недрах уже примерно сто лет.

Тезис 4: затея с Томосом обозначила неправосмыслие Фанара

Цитата из заявления Синода: «Следует признать, что историческая и каноническая аргументация, приводимая Константинопольским патриархатом относительно собственного права и возможности вмешательства в дела других Поместных Церквей, является безосновательной, искусственной, надуманной и противоречит церковным канонам. Соответственно, Константинопольский патриархат не имел никакого права вмешиваться в церковную жизнь Украины».

Да, в Заявлении Синода УПЦ нет указания на то, в чем именно заблуждается Фанар, какие именно аргументы, приводимые им, противоречат церковным канонам. Но слова и действия Фанара не только относительно Украины, но и других стран позволяют говорить, что Константинополь пытается всем Поместным Церквям навязать новое эклессиологическое учение, новую модель Церкви, в которой он, Фанар, займет главенствующее положение.

Ученик преподобного Силуана Афонского архимандрит Софроний (Сахаров) еще в 1950 г. писал: «В настоящее время в недрах нашей Святой Церкви появилась великая опасность извращения догматического учения о ней… Вы спросите: в чем же это искажение видно теперь? Отвечаем: в константинопольском неопапизме, который быстро из фазы теоретической пытается перейти в практическую».

Сегодня мы, к сожалению, уже можем констатировать этот переход константинопольского неопапизма из теоретической фазы в практическую. Своими действиями в Украине Фанар это полностью подтвердил. Если Константинопольский патриархат и дальше будет упорствовать в своем заблуждении о главенстве в Церкви, это неминуемо должно будет привести к тому, что и другие Поместные Церкви будут по примеру РПЦ прекращать евхаристическое общение с Константинополем. Но…

Тезис 5: еще не поздно все исправить

Об этом также говорится в заявлении Священного Синода УПЦ. Церковь обращает свой призыв к Фанару, к украинским властям и к раскольникам из ПЦУ.

Призыв к Фанару: «Считаем, что Константинопольский патриархат и лично патриарх Варфоломей должен признать свою ошибку и работать над ее исправлением. Способом исправления этой ошибки мог бы стать отзыв Томоса, призыв к раскольникам о покаянии в грехе раскола и созыве всеправославного собрания для соборного решения украинского церковного вопроса».

Сможет ли пойти его всесвятейшество на признание своей ошибки? Вероятность этого примерно такая же, как и вероятность раскаяния господина Денисенко. Но чудеса в мире случаются, и кому как не верующим это знать.

Призыв к украинским властям: «Просим государственную власть не вмешиваться в церковные дела, своими действиями не способствовать разжиганию религиозной вражды, отменить требования Закона Украины № 2673-VIII от 17.01.2019 года о переименовании Украинской Православной Церкви как антиконституционные и противоречащие нормам украинского и международного законодательства и базовым принципам прав и свобод человека, а также не способствовать рейдерскому захвату приходов нашей Церкви путем незаконной их перерегистрации. Господь наделяет правителей властью не для порождения раздора в обществе, а для сохранения мира, спокойствия и согласия между всеми гражданами страны».

Призыв к сторонникам ПЦУ: «Обращаемся к представителям новосозданной структуры – "Православной Церкви Украины" с призывом вспомнить слова Христа о том, что именно любовь к ближнему является признаком настоящих христиан (см. Ин. 13, 35). Чем больше насилия с вашей стороны будет сегодня к нашим верующим, тем более отдаленной будет перспектива восстановления церковного единства в Украине. То, что вы захватываете наши храмы с привлечением политических, государственных и даже иногда парамилитарных структур, выгоняете наши общины на улицу, вследствие чего они вынуждены молиться под открытым небом или в неприспособленных помещениях, мы воспринимаем с христианским терпением. "Злословят нас, мы благословляем; гонят нас, мы терпим; позорят нас, мы молимся" (1 Кор. 4, 12-13). В этом терпении мы смиренно молимся и ожидаем того времени, когда христианская любовь победит ненависть, злобу и вражду, и мы сможем встретить вас на пороге Церкви и обнять как братьев и сестер, которые вернулись домой».

Захватам храмов Церковь противопоставляет терпение, вражде – любовь, гонениям – молитву. В этом призыве и обнаруживается истинность УПЦ как Церкви Христовой. Да, сейчас гонители Церкви пытаются уничтожить ее и всех загнать в ПЦУ. Очень многие делают это, искренне уверенные в своей правоте. Но вспомним, как Церковь гнал юноша по имени Савл. Вспомним, как впоследствии он, святой апостол Павел, ревностно потрудился на ниве Христовой. Дай Бог, чтобы среди нынешних гонителей УПЦ оказалось побольше таких Савлов. Молиться об этом и призывает Священный Синод УПЦ.

Завершается заявление Синода следующими словами: «В эти спасительные дни святого Великого поста, когда мы уже прошли половину пути к великому празднику Светлого Христова Воскресения, просим всех молиться, чтобы Господь сохранил единство Святого Православия, укрепил нас в непоколебимом стоянии за Истину Божью, даровал мир, спокойствие и взаимопонимание нашему Украинскому государству и благословил всех нас!»

И еще одно следует заметить в отношении заявления. Это то, что в нем нет и намека на призыв поменять власть в Украине, проголосовать за правильного кандидата, выбрать для страны верховного главнокомандующего и т.п. Нет политики. Но это и естественно. Украинская Православная Церковь не политическая организация, в отличие от ПЦУ.

 
Nuovi aggiornamenti alla guida del sito

Abbiamo rinnovato la guida all’uso del sito con gli aggiornamenti degli ultimi due mesi

Da oggi è disponibile anche su queste pagine l’intervista sulla storia e lo sviluppo del nostro sito che ci è stata fatta a dicembre dallo staff di Ortodossia.info.

 
"Sono venuto a Singapore per studiare e sono diventato prete"

il sacerdote Evgenij Shmelev con la sua famiglia

Il sacerdote Evgenij Shmelev, chierico della chiesa della Dormizione della Madre di Dio a Singapore, racconta ai nostri lettori una storia straordinaria su come lui, laureato all'Università tecnica statale Bauman a Mosca, ingegnere e programmatore, è venuto a Singapore per ottenere una seconda istruzione superiore e alla fine è divenuto sacerdote della Chiesa ortodossa russa, ha officiato il battesimo di suo padre, e ora lui, sua moglie e i loro sette figli combinano le faccende domestiche, i servizi religiosi e la vita in una delle città in più rapida crescita del mondo.

È mattina presto e fuori è ancora buio. Il padre di una famiglia numerosa sveglia i figli più grandi e li aiuta a prepararsi per la scuola. Sulla strada per il lavoro porta la figlia più piccola all'asilo. La scena in ufficio è familiare: il mormorio ovattato delle conversazioni tra colleghi, tanta gente, spazi aperti... La giornata passa, e di nuovo alle sei di sera la giornata lavorativa è finita. Potreste obiettare che non è niente di speciale, un giorno normale per una persona comune. Ma il nostro eroe non è ordinario. Sale in macchina e va in una chiesa ortodossa per celebrare la funzione della sera.

Integrarsi nella vita della Chiesa a Singapore

Se nella lista delle funzioni c'è una liturgia mattutina alle sette del mattino, allora prima del lavoro vado in chiesa per servire. La sera io e la mia famiglia passiamo il tempo ad aiutare i nostri figli a fare i compiti o a parlare, e alle dieci vanno tutti a letto. Tutto è proprio come in una famiglia tipica. Nelle ore serali continuo i miei studi nei corsi pastorali. Il Signore ha organizzato tutto nella mia vita nel migliore dei modi. Ma io e mia moglie avevamo percorso un lungo cammino verso questo stile di vita.

Sono stato battezzato a venticinque anni quando avevo cominciato a frequentare la mia futura moglie. Sua nonna era una persona molto religiosa. Ci ha detto: "Così non va bene! Devi farti battezzare". Ho ascoltato il suo consiglio e sono stato battezzato.

Dopo il matrimonio abbiamo deciso di organizzare per noi stessi un insolito viaggio di nozze. Una parte del denaro era stata messa da parte, una parte presa in prestito. L'agenzia di viaggi ci ha consigliato di visitare la Malesia e Singapore. Così abbiamo saputo dell'esistenza di Singapore.

All'arrivo a Kuala Lumpur ci siamo sentiti come in una sauna: era estremamente umido e insolitamente caldo. Molti locali cercano di non camminare all'aperto durante il giorno. È lo stesso in tutta l'Asia sud-orientale. In realtà non ci sono stagioni qui, ma c'è una stagione delle piogge da dicembre a gennaio. A volte ci sono piogge abbondanti, e in questo periodo diventa più fresco, ma è sempre molto umido.

il sacerdote Evgenij Shmelev con sua moglie Anna

Abbiamo fatto battezzare il nostro figlio maggiore in una chiesa di Mosca. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello allevarlo nella tradizione ortodossa. Abbiamo visitato la chiesa dopo il battesimo di nostro figlio. Ma è accaduto che il prete non mi ha permesso di fare la comunione. Mi ha chiesto: "Hai digiunato? Hai letto la regola della preghiera? In caso contrario, mi dispiace, non puoi accostarti al calice". Dopo di che non ho più avuto il coraggio di andare in chiesa per un po' di tempo. C'erano molti parrocchiani e non mi era chiaro cosa fare e cosa leggere, e il lavoro della mia integrazione nella vita della Chiesa non andava avanti.

Il nostro trasferimento a Singapore

A un certo punto ho iniziato a pensare a una seconda istruzione superiore. Ho cercato un'università e Singapore si è presentata come opzione. Per divina Provvidenza, sono stato facilmente ammesso all'Università di Singapore. Ho imparato l'inglese da solo per studiare all'estero, e quando è arrivato il momento della pratica linguistica, la prima cosa che mi ha sorpreso è stato il cosiddetto "Singlish" – l'inglese colloquiale di Singapore. Mentre parlano inglese, i locali possono usare la grammatica del cinese, oltre ad alcune interiezioni e parole di collegamento dal malese. Mi ci è voluto molto tempo per abituarmici.

il metropolita Sergij (Chashin) di Singapore e del sud-est asiatico

Mi sono trasferito prima io, e poi mia moglie. Abbiamo provato a trovare un lavoro e ci siamo riusciti. Lei ed io avevamo circa trent'anni all'epoca. Abbiamo perso la comunicazione con i nostri compatrioti. E poi mia moglie ha trovato online informazioni sulla parrocchia della Dormizione della Madre di Dio, che a quel tempo era relativamente vicina a noi. Singapore non è una città molto grande, misura circa quaranta chilometri per venticinque. Puoi girarci intorno in un paio d'ore. Ci sono voluti circa quindici minuti per raggiungere la chiesa in autobus. E così abbiamo iniziato a frequentare regolarmente la chiesa alla domenica. Si può dire che la mia vita nella Chiesa è iniziata quando mi sono trasferito a Singapore.

Per i primi tre anni, i sacerdoti nella nostra parrocchia cambiavano continuamente. Ogni tre mesi vladyka Sergij [il metropolita di Singapore e del sud-est asiatico, ndc] mandava sacerdoti dalla Russia a farci visita. A volte ci mandava qualcuno per la seconda volta, ma questi sacerdoti ci erano per lo più sconosciuti. Nel 2009, abbiamo ottenuto un sacerdote permanente quando un parrocchiano della nostra chiesa, Aleksandr, è stato ordinato sacerdote [ora è il vescovo Pitirim (Dondenko) di Giacarta, vicario della diocesi di Singapore, ndc].

Il futuro vladyka Pitirim compiva le obbedienze nel coro quando io e mia moglie abbiamo iniziato a frequentare la parrocchia. Abbiamo una lunga tradizione di rimanere a parlare al tè o a un pasto dopo le funzioni. È stato allora che lo abbiamo incontrato per la prima volta, e che il vescovo Sergij mi ha suggeito di aiutare all'altare.

"Cosa ci faccio qui?!"

Per circa cinque anni sono stato un normale parrocchiano, prestando servizio come accolito e aiutando in ogni modo possibile. Ma un giorno dopo il servizio vladyka Sergij mi ha invitato all'altare e mi ha chiesto se avevo considerato il ministero sacerdotale... Ero stupito perché non ci avevo mai pensato. Dopo quella conversazione ho iniziato a riflettere e a guardare indietro agli eventi che mi erano accaduti nel corso degli anni.

"Cosa sto facendo qui? Come sono arrivato qui?" Improvvisamente ho trovato la Provvidenza di Dio in tutto ciò che mi era accaduto e in quella sua offerta ho visto la mia vocazione. Speravo di poter servire come diacono per un po' perché avevo paura di diventare subito sacerdote. Ma un anno e mezzo dopo sono stato ordinato sacerdote. Mia moglie mi ha sostenuto: abbiamo una completa comprensione reciproca in questa faccenda.

Le prime funzioni

Ricordo la mia prima Veglia quando recitavo le litanie. Uno dei parrocchiani è venuto da me e mi ha detto: "Come le hai lette bene! Ho capito tutto, ma prima non capivo niente". Ero così preoccupato che penso che queste parole mi siano state dette come consolazione. Inizialmente, ho dovuto imparare a pronunciare le litanie in slavonico ecclesiastico, e poi abbiamo iniziato a servire in inglese. Ricordo come mi preparavo, ripetendo continuamente le funzioni nella mia testa. Ascoltavo la registrazione della Liturgia mentre guidavo, provando, per così dire. Sono stato ordinato diacono a Singapore.

Sono stato ordinato sacerdote presso la chiesa della santa Trinità a Ostankino a Mosca alla vigilia della festa di Pentecoste del 2016. Ricordo quanti parrocchiani si sono riuniti per la confessione, e subito dopo la mia ordinazione ho avuto la benedizione di ascoltare le confessioni.

Ho concelebrato alle mie prime funzioni sacerdotali. Ma quando ho servito la prima Liturgia da solo, ovviamente ero molto preoccupato. Era una prima liturgia e il sacerdote Aleksandr Churochkin (che presta servizio nella chiesa della santa Trinità a Ostankino) mi ha consigliato di non preoccuparmi se non avessi avuto il tempo di finire di leggere le preghiere, e ha detto che se fosse successo qualcosa di inaspettato, le avrebbe finite lui per me. Questa attenzione è stata molto importante per me. E tutto è andato bene, grazie a Dio!

Conservo ancora vivo il ricordo del mio primo servizio, come se fosse ieri. Era un passo che dovevo fare, superando la paura e l'indecisione. Ascoltare le confessioni per la prima volta era spaventoso, anche entrare all'altare era spaventoso. Ora capisco che non era ansia, ma soggezione.

Credo che abbiamo trovato la strada per la Chiesa attraverso le preghiere della nonna di mia moglie. Mia madre è stata battezzata anni fa e mio padre è stato battezzato all'età di sessantacinque anni non molto tempo fa. Un tempo, tutta la nostra famiglia aggiungeva alla regola della sera una preghiera in cui chiedevamo al Signore con parole nostre che "il nonno decida di farsi battezzare". Il Signore ha organizzato tutto in modo sorprendente: io stesso ho celebrato il sacramento del Battesimo quando ci ha fatto visita a Singapore quattro anni fa.

La parrocchia della Dormizione a Singapore

Qui si svolgono funzioni regolari. A poco a poco il numero dei parrocchiani è cresciuto. Inizialmente la chiesa era lontana dal centro e non era comodo per tutti raggiungerla, prima in metro, poi in autobus. E più tardi, quando la parrocchia si è trasferita in Highland Road, è diventato molto più comodo arrivarci: ora ci vogliono cinque minuti a piedi dalla metropolitana alla chiesa. Qui è più spazioso e c'è un'area intorno alla casa. Abbiamo una chiesa domestica.

La composizione della nostra parrocchia cambia spesso perché alcuni vengono a Singapore per lavorare temporaneamente, per uno o due anni o per cinque anni. La maggior parte dei nostri parrocchiani parla russo, ma ci sono anche locali: cinesi e indiani. Tra loro ci sono intere famiglie in cui un membro ha portato un altro alla Chiesa; ci sono ex cattolici e protestanti che erano insoddisfatti di qualcosa nella teologia della loro religione e in cerca della verità sono venuti da noi. Altri invitano i loro amici, altri vengono perché hanno trovato informazioni su di noi da qualche parte.

Ecco una storia. Abbiamo ricevuto un giovane, ex cattolico. È di Singapore e la sua ragazza è russa. Voleva farsi battezzare in Russia, ma non riusciva a trovare nessuno che potesse parlargli della fede in inglese. Non conosceva la lingua russa, e quindi non riusciva a comprendere l'Ortodossia. Arrivato a casa, ha trovato la nostra chiesa, ha parlato con il clero e lo abbiamo battezzato.

"Perché sei venuto a farti battezzare?"

Abbiamo questo ordine stabilito: il primo sacerdote con cui una persona è entrata in contatto la prepara al battesimo. Se qualcuno mi chiama, decido con lui quando incontrarci, parlare e fissare la data del battesimo. Ma se chiamano vladyka Pitirim, allora lui stesso parla con loro e celebra il sacramento del battesimo.

Per la maggior parte i discorsi si tengono con i padrini, perché il più delle volte a essere battezzati sono i bambini. Non cerchiamo di dare alla gente tutto il catechismo in due incontri. Per me è importante che dopo una conversazione o il battesimo una persona decida di sua iniziativa di venire alla comunione. Invito le persone a pensare alla cosa più importante: "Perché sei venuto a farti battezzare?"

Cerco di chiarire che questa persona ha una relazione continua con Dio, che se ne renda conto o meno. E se Dio partecipa alla sua vita, allora ha bisogno di stabilire in qualche modo questo contatto con Dio. Come puoi non pensare allo scopo della vita? Se almeno una volta pensi seriamente al fatto che la vita è eterna, che non c'è morte e che l'obiettivo principale è la salvezza della tua anima, sorge la domanda: "Cosa dovremmo fare per ottenere la salvezza?"

È qui che le persone iniziano a pensare a cosa inserire in questa catena logica. E se cerchiamo di rispondere onestamente alla domanda se possiamo ottenere la salvezza da soli, la risposta sarà ovvia. L'aiuto esterno, la partecipazione ai sacramenti stabiliti dal Signore e la sincera fiducia nella sua santa volontà ci sono tanto necessari quanto il respiro.

 
La Chiesa ortodossa serba rispetterà sempre i suoi veri amici

Il 14 febbraio di quest'anno il vescovo Teodosije ha conferito al capo di stato maggiore dell'esercito italiano, il generale di corpo d’armata Danilo Errico, il più alto riconoscimento della Chiesa ortodossa serba – la medaglia del santo imperatore Costantino (il primo imperatore romano cristiano nato sul territorio della Serbia odierna ).

Il generale Errico, come ex comandante della KFOR, ha dimostrato il più sincero rispetto per la Chiesa ortodossa serba e il popolo serbo e ha dato un profondo contributo alla ricostruzione dei nostri monasteri vandalizzati, alla protezione del Patriarcato di Peć e del Monastero di Dečani e ha agito come un fidato testimone della verità sulla sofferenza post-bellica del nostro popolo in Kosovo e Metohija. Il generale Danilo Errico è stato premiato per decisione del patriarca serbo Irinej il 23 gennaio su iniziativa del vescovo Teodosije di Raška-Prizren.

Alla cerimonia presso la base militare della KFOR "Villaggio Italia" vicino a Peć hanno partecipato l'attuale comandante della KFOR, il generale di divisione Salvatore Cuoci (esercito italiano), rappresentanti militari di altri contingenti della KFOR, l'arcivescovo Santo Marciano dell'Ordinariato militare italiano, l'abate del monastero di Visoki Dečani p. Sava (Janjić) con i suoi monaci e due monache del monastero del Patriarcato di Peć. La medaglia del santo imperatore Costantino porta il simbolo Chi-Ro (in greco ΧΡ) di Cristo, il segno che l'imperatore Costantino usò la prima volta nella storia romana alla Battaglia del Ponte Milvio vicino a Roma nel 312, con l'aggiunta delle lettere A e Ω che simboleggiano Cristo come l'inizio e la fine di ogni cosa. La Chiesa ortodossa serba e il suo popolo rispetteranno sempre i loro veri amici, e il generale Errico è uno di loro.

 
Благодатны ли теперь таинства в Константинопольском Патриархате и в «Православной церкви Украины»?

В последние месяцы у православных верующих Украины, в том числе и у духовенства, всё чаще возникают вопросы: как теперь относиться к обрядам и таинствам украинских раскольников? Следует ли по-прежнему крестить заново «крещенных» ранее в «УПЦ КП – ПЦУ»? Действует ли теперь (после совместной службы Патриарха Варфоломея и лидера «ПЦУ» Епифания) благодать Божия в таинствах Константинопольского Патриархата, в частности, в монастырях Афона? Сегодня наша беседа на эти темы с архиепископом Боярским Феодосием (Снигирёвым) – викарием Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия, председателем Церковного суда Киевской епархии и преподавателем Пастырского богословия в Киевских духовных Академии и семинарии.

Божественная Литургия в Скиту Пророка Илии на Афоне. Фото: ikivotos.gr

Владыка, после разрыва евхаристического общения с Константинопольским Патриархатом от некоторых богословов можно услышать, что благодать Божия перестала действовать в таинствах Константинопольского Патриархата. Что вы думаете по этому поводу?

Думаю, что это не так. Разрыв евхаристического общения в данном случае – это мера не мистическая, а дисциплинарная. Поэтому благодать, конечно же, продолжает действовать в таинствах Константинопольской Церкви. Странно было бы думать, что в совершаемой сегодня литургии, например, в Свято-Пантелеимоновом монастыре на Афоне, хлеб и вино не преложились в Тело и Кровь Христовы.

Но некоторые в православном мире воспринимают решение Русской Церкви именно так: например, в недавнем письме Блаженнейшего архиепископа Албанского Анастасия Святейшему Патриарху Кириллу говорится: «Решения иерархии Русской Церкви не могут лишить действительности действия Святого Духа в православных храмах юрисдикции Вселенского Патриархата».

Никто такого и не утверждал. Мне кажется, это очевидно. Странно, что такая мысль вообще возникает. Разрыв евхаристического общения – это действие дипломатически-дисциплинарного характера во взаимоотношениях Церквей. Крайняя мера воздействия. Это примерно так же, как в случае, если священник за какие-то нравственные преступления запрещен в священнослужении – это тоже мера дисциплинарная. То есть благодать от пастыря не отнимается, хотя служить и совершать таинства ему запрещено. Если при этом запрещенный священник всё-таки отслужит литургию, то ситуация повлечет за собой извержение из сана такого священника. Хотя данная литургия всё-таки совершится, ведь он пока не лишен священного сана. А вот если этот же клирик будет извержен из сана, то он станет обычным мирянином. После этого, даже если он продолжит незаконно рядиться в священные облачения, благодать действовать через него уже не будет: он перестал быть священником.

Хочу уточнить по запрещенным священникам. Есть такое мнение, что у священника под запретом таинства не совершаются.

Это заблуждение. У лишенного сана священника – да, таинства не совершаются. Но в то время, как священник находится под запретом в священнослужении, ситуация иная. Таинства ему запрещено совершать, но благодать священства у него не отнята. В некоторых случаях ему даже разрешается носить иерейский крест и благословлять людей. Если запрет у священника пожизненный, и при этом он живёт благочестиво, то в редких случаях, например, раз в году, на День ангела, ему могут разрешить служить литургию. Он под запретом не перестает быть священником. Также «страха ради смертного» запрещенный священник может принять Исповедь и причастить умирающего. Хотя после этого он должен обязательно исповедоваться в случившемся своему архиерею и принять от него либо разрешение, либо усугубление канонического наказания, в зависимости от оправданности своих действий, ведь по церковным правилам за самовольное нарушение запрета он должен быть окончательно извергнут из сана.

Это обычная логика признания или непризнания благодати священства, а значит, и действенности таинств, заложенная святыми отцами в своде канонических правил Православной Церкви. Именно согласно этой логике, по каноническим правилам и исторической практике Церкви, если епископ, незаконно или будучи под запрещением, кого-то рукоположит, то потом следует извергнуть из сана и самого этого епископа, и рукоположенного им, а не только первого. То есть второй, рукоположенный, тоже считается клириком, и таинство хиротонии под запретом признается совершившимся, хотя и незаконно совершившимся. И в то же время клирики, которые были рукоположены в расколе запрещенными в служении архиереями, если они принесут покаяние, могут быть приняты в церковное лоно уже в сущем сане, без перерукоположения, как настоящие священнослужители. Есть множество подобных примеров из жизни Церкви, вплоть до наших дней. И совсем другое дело, если епископы, рукополагавшие таковых, на тот момент сами были извержены из сана, как было в «Киевском патриархате». Такие хиротонии признаваться уже никак не могут, поскольку извержение из сана – это мера уже не дисциплинарная, а мистическая.

Понятно. Но вернемся к разрыву евхаристического общения с Константинопольским Патриархатом. Говорят, что Русская Церковь запретила Константинополю совершать таинства, а он продолжает.

Нет, конечно. В нашем случае дисциплинарная мера заключается не в запрете Константинополю что-либо совершать, мы ведь над ним не властны. Приведенная аналогия применима лишь в отношении действия благодати. То есть благодать, несмотря на наш с ними разрыв евхаристического общения, действует в их храмах. Хотя при этом существует и обозначена серьёзная церковная проблема. Дисциплинарная мера в данном случае – это предупреждение всем верующим Русской Церкви и всего православного мира о том, что Фанаром нарушены каноны Православия, что открыто заявлена ересь Восточного папизма, и эту духовную инфекцию надо локализовать и излечить. А ещё разрыв евхаристического общения – это элементарная духовная защита для наших иерархов и клириков от совместного служения с людьми из ПЦУ, не имеющими священного сана. Ведь такое сослужение теперь в порядке вещей в Константинопольском Патриархате. Поэтому Константинополю пока лучше побыть на карантине.

Получается, для простого верующего нет разницы? Благодать равно действует и там, где Истина, и там, где «духовная инфекция», как вы говорите, то есть нарушение канонов и ересь?

Пока – думаю, что да, благодать действует. Но приступать в Константинопольском Патриархате к таинствам вопреки решению своей Церкви – это всё равно что ходить на службу к запрещённому священнику, который нарушает это запрещение. Правильно это? Совсем неправильно и духовно опасно как для себя, так и для такого священника. Совсем недавно наши паломники спросили одного известного афонского духовника, можно ли им в этот период причащаться на Афоне, ведь это каноническая территория Константинопольского Патриархата? Он ответил так: такое Причастие не принесет вам пользы, так как вы нарушите благословение, нарушите послушание вашей Святой Церкви.

Вообще же, если говорить о благодатной действенности таинств, то, по моему мнению, деградация церковности в том или ином церковном сообществе должна пройти определенный путь, чтобы достигнуть состояния бездейственности таинств. Это в том случае, если речь идет о сообществе с апостольским преемством.

Что это означает?

У церковных сообществ, заражающихся ересью и всё дальше уходящих от Истинной Христовой Церкви и её учения, хотя бы они внешне и сохраняли вид церковных структур, иссякает благодать в таинствах. Святитель Серафим (Соболев), например, говорил, что вне границ Православной Церкви, у раскольников и еретиков, имеющих, тем не менее, апостольское преемство, благодать, преподаваемая в Крещении и Миропомазании, хотя и присутствует, но лишь как Божественная искра – она глубоко сокрыта под пеплом лжеучений и поэтому не может действовать. Продолжая мысль святого отца, справедливо предположить, что лишь по мере удаления таких сообществ от Православия, от истинного церковного Предания, всё более иссякает благодать Святого Духа в их таинствах. Пока не оскудеет совсем. Там, где царствует гордость и ересь, в том числе ересь папизма, – там нет благодати, там она под бетонным спудом и действовать уже не может. Да не случится такого никогда с нашими братьями-фанариотами! Пока ещё не поздно всё исправить.

Но повторю ещё раз: такая экклезиологическая логика уместна, если только речь идет о сообществе с апостольским преемством, а не о таких структурах, как «Киевский Патриархат – ПЦУ», например. Там изначально не было силы таинств, так как нет апостольского преемства.

Скажите несколько слов об апостольском преемстве в «УПЦ КП – ПЦУ». Насколько я помню, их иерархия основана лишенными сана бывшими священниками?

Все «хиротонии» этой структуры произошли от двух лишенных на тот момент сана бывших епископов – Филарета (Денисенко) и Иакова (Панчука), то есть от простых монахов, надевших священнические рясы. В июне 1992 года за учинение раскола они были извержены из сана полномочным органом – Архиерейским Собором, решение которого впоследствии прошло рецепцию во всех Православных Церквях мира. Уже после лишения сана эти раскольники создали свою новую структуру и, будучи обычными монахами, начали поставлять новых «епископов», естественно, без благодати апостольского преемства. Так создавалась параллельная УПЦ квазицерковь на Украине – «Киевский патриархат».

Можно теперь этих «епископов» без сана легализовывать какими угодно «Томосами» и государственными законами, но благодати от этого не прибавится. Как в математике: какое число ни умножай на ноль, в результате всё равно будет ноль. Поэтому сейчас Поместные Православные Церкви одна за другой отказываются признавать священнослужителями этих граждан во главе с Епифанием. Никто из мировых иерархов, имеющих чистую совесть, не будет сослужить перед престолом Божиим со светскими людьми. Даже если при этом будет им идеологически сочувствовать. Тем более что вступать в евхаристическое общение с «ПЦУ» просто духовно опасно, ведь, согласно каноническим правилам, имеющий общение с отлученными сам подлежит отлучению.

А как же сам Патриарх Варфоломей сослужил с не имеющим сана человеком? Совершилось ли на той литургии таинство Святой Евхаристии?

Вот так и сослужил. Не знаю, каково ему было на душе на той службе... Для иллюстрации этого абсурда я студентам Академии и семинарии предлагаю представить следующее. Если кому-то из них, из студентов, на ближайшей воскресной литургии я одолжу свое облачение, поставлю рядом с собой, и будем вместе «служить» – литургия совершится? Совершится, конечно, ведь совершает её архиерей. Станет ли от этого служения студент епископом? Нет, конечно, не станет. Каково же будет потом и мне, и ему отвечать за эту «службу» на Страшном Суде? Трудно будет отвечать. Вот это же самое было и в Стамбуле 6 января.

Владыка, вы говорите, что священнослужитель, находящийся под запрещением, не лишается благодати совершаемых таинств. В то же время иерархия УПЦ КП основана лишенными сана епископами. Но бытует мнение, что благодать священства (епископства) не смывается никогда, как и благодать Крещения. Если это так, то Филарет и Иаков оставались в 1992-м году законными, хотя и запрещенными епископами, а значит, произошедшая от них иерархия тоже законна и имеет апостольское преемство?

Если бы благодать священства была несмываема, то эта логика была бы справедлива. Но это не так. Это обман. В отличие от благодати Крещения, священного сана можно лишиться. Причем раз и навсегда. Об этом говорит весь свод канонических правил Православной Церкви. При этом, единожды лишившись священного сана, его больше никогда нельзя восстановить или получить заново. В Католической церкви другое учение по этому вопросу, отличное от православного. И иногда это католическое заблуждение некоторые пытаются в своих интересах выдавать за православное. Но это не так, это обман.

Кто-то говорит, что есть исторические прецеденты, исключения из правил, когда Церковь своих священнослужителей восстанавливает в сане после извержения, даже посмертно. Но кажущиеся исключения, по сути, не являются ни исключениями, ни нарушениями канонических правил. В подобных случаях Церковь определяет, что принятое ранее решение о лишении сана было следствием ошибки, без учета открывшихся обстоятельств, либо безосновательно, либо по другим незаконным причинам. А значит, оно не имело и не имеет законной силы, священнослужитель был и остается священнослужителем. Это своего рода духовная «реабилитация», признание такого священника потерпевшим незаслуженно и изначально не лишенным сана. Сан в такой ситуации не возвращается, а констатируется его наличие, признается ошибка судопроизводства. Такое, естественно, происходит в самых редких случаях, при совершенно очевидных и неоспоримых основаниях. При этом такое решение находится в исключительной компетенции Церкви, лишившей сана священнослужителя.

В нашем же случае Филарет и Иаков были вполне обоснованно, законно и окончательно извержены из священного сана своей Матерью-Церковью, и нет абсолютно никаких оснований для признания Церковью этого извержения недействительным. Более того, они с этим не смирились и устроили колоссальный церковный раскол. Уже после законного извержения их из сана они начали создавать свою «иерархию» УПЦ КП. В этой «иерархии» отсутствует апостольское преемство, а значит, и благодать. Это понятно всему православному миру, поэтому никто с ними сослужить не хочет.

А как же было при возвращении Русской Зарубежной Церкви в состав Московского Патриархата? Разве там не было аналогичной ситуации, когда всех приняли в священном сане? Этот пример любят теперь приводить представители «ПЦУ» как аргумент.

Ситуация была совершенно иной. И наши раскольники об этом прекрасно знают, просто, как обычно, вводят людей в заблуждение. За весь буреломный ХХ век никто из иерархов РПЦЗ не был лишен священного сана по причине раскола, а тем более не отлучен от Церкви. Со стороны Московского Патриархата были предприняты лишь дисциплинарные меры воздействия – запрещения в священнослужении, которые, как мы говорили выше, не лишают священнослужителя ни благодати сана, ни апостольского преемства. Даже во время того раскола в некоторых Поместных Церквях иерархи РПЦЗ иногда принимались и сослужили с местным духовенством. Никто никогда не сомневался в законности и благодатности их посвящений. Поэтому, когда пришло время объединения, все были признаны в сущем сане. Совершенно иная ситуация с «УПЦ КП – ПЦУ».

Понятно. Но как же быть с тем, что в ПЦУ есть два законно рукоположенных «иерарха»?

Действительно, переход митрополитов Симеона и Александра в эту структуру усложнил каноническое понимание происходящего. Раньше всё было просто: вот черное, а вот белое; здесь есть благодать таинств, а тут нет. Теперь ситуацию внутри этого раскола можно назвать «гибридной».

Объясните, пожалуйста, подробней.

После ухода в безблагодатный раскол «УПЦ КП – ПЦУ» двух настоящих архиереев и нескольких десятков священников из Украинской Православной Церкви эти наши клирики автоматически подверглись запрету в священнослужении от Священного Синода УПЦ или от своих епархиальных архиереев. При этом, как мы говорили выше, запрет в священнослужении не лишает клирика благодати священства, а лишь запрещает ему что-либо совершать. Если со временем последует лишение сана ушедших в раскол, то всё станет на свои логические места. А пока, согласно православной экклезиологии, таинства их руками совершаются. В том числе таинство хиротоний диаконов и священников, которые практикуют эти митрополиты под запретом. Получается гибридная ситуация: среди безблагодатного поля кое-где совершаются таинства священнослужителями с апостольским преемством. И хотя совершаются под запрещением, но не лишены своего законного действия.

Как же в такой ситуации разобраться, крещен ли ребенок, если он крестился в ПЦУ? Также и с венчаниями, отпеваниями усопших и прочим?

Прежде всего, хочу сказать, что кому-то эти рассуждения о действиях благодати покажутся безжизненной схоластикой. Ведь все слышали, что «Дух дышит, где хочет» (Ин. 3, 8). Но на самом деле эти вопросы – жизненные и важные для каждого конкретного верующего человека. Сам Господь, устраивая Свой Новозаветный виноградник, утвердил в нем ограду и определил правила жизни Церкви. Через Соборы апостолов и святителей людям была открыта логика устройства Церкви на земле, прописаны законы и правила её жизни. До сего дня мы в Православной Церкви живем в этой парадигме, познавая в духовном опыте её истинность, удостоверяясь, что её Создатель – Бог. Поэтому когда нам «православные протестанты» начинают рассказывать, что мы не вправе определять, где и как действовать Божией благодати, что нет такого «приборчика», чтобы благодать измерять, то мы прекрасно понимаем для себя, что не мы, а Сам Господь определил логику действия Своей благодати среди людей для их спасения. Определил и открыл эту логику в Церкви, установив законную иерархию, каноны и церковные правила. Не надо считать себя умнее и милосерднее Бога. И «приборчики» есть, чтобы благодать измерять – это души человеческие. Поэтому и пустуют на обыденных службах городские храмы ПЦУ, в отличие от наших храмов и монастырей. Так же пустуют, как это было и при обновленцах в ХХ веке. Поэтому там нет монахов и настоящих монастырей. Так что это не схоластика, а реальная духовная жизнь.

Что же касается «таинств» ПЦУ, то теперь в каждом конкретном случае священнику или епископу нашей Церкви в меру необходимости приходится разбираться: кто крестил ребенка, кто венчал пару? Кто рукополагал клирика? Запрещенный ли в служении митрополит (священник) или представитель «старой гвардии» УПЦ КП? И в зависимости от этого можно определить, возможно ли считать совершенное таинство законным. Так будет до тех пор, пока либо запрещенных клириков не лишат окончательно сана, либо пока этот вопрос не будет решен как-то иначе Всеправославным консенсусом.

Но бывшие митрополиты утверждают, что над ними теперь канонически не властна Украинская Православная Церковь, их нельзя лишить священного сана, ведь они накануне лжесобора перешли в юрисдикцию Константинополя? И предъявляют соответствующие письма Патриарха Варфоломея.

Это всё лжеканоническая эквилибристика. Никакой клирик, а тем более архиерей, ни в какую другую юрисдикцию перейти не может, не будучи отпущен и благословлен на это своей Церковью, которая его рукополагала. Это аксиома канонического права, принятая и утвержденная на Вселенских Соборах. Её не может ни отменить, ни переступить ни Патриарх Варфоломей, ни Верховная Рада своими законами, и никто иной. Юридически, как граждане, они вольны перейти куда угодно, хоть в «Киевский патриархат», хоть к Патриарху Варфоломею, хоть к униатам, хоть к баптистам. Но канонически, как православные архиреи, они подвластны только своей изначальной Церкви. Так что, несмотря ни на какие письма, митрополиты Симеон и Александр остаются запрещенными в служении клириками Украинской Православной Церкви, в которой они принимали священный сан и которая имеет исключительное право решать их дальнейшую каноническую участь.

Тогда сразу возникает вопрос: почему же тогда бывших митрополитов и клириков, ушедших в раскол, не лишают священного сана? И можно ли теперь молиться за них, вынимать частичку на Проскомидии? Как их называть, в соответствии со старым саном?

Начну со второго. Именовать митрополитов и священников, ушедших в раскол, пока нужно по-прежнему: митрополитами, протоиереями, иереями – в соответствии с их саном, добавляя «запрещенный в служении». Ведь они не лишены своих санов. Хотя лишены старых титулов с названиями городов, которые теперь, естественно, не поминаются. Молиться за них не только можно, но и нужно. Это же наши собратья, хотя и заблудившиеся. Особенно если кто знал такого священнослужителя лично, у кого были какие-то взаимоотношения. Священный Синод Украинской Православной Церкви в декабре прошлого года прямо призвал молиться за ушедших в раскол митрополитов и священников.

По поводу их поминовения на Проскомидии есть разные мнения. Кто-то считает, что можно поминать таких клириков на Проскомидии до тех пор, пока они, не дай Господь, не будут отлучены от Церкви. Кто-то, напротив, считает, что поминать их на Проскомидии уже сейчас категорически нельзя. Думаю, что в этом вопросе можно руководствоваться мнением святителя Симеона Солунского:

«Ежели кто, будучи предан греху, и от него отступить не хочет, такой, как недостойный общения с Богом, горшее осуждение себе примет от принесенной за него жертвы... Сколько полезно тому, за кого приносится эта жертва, когда он живет достойно христианскому званию, столько бедственно и вредно тому, кто, предав себя греховной жизни, нерадит о достойном исправлении звания христианского».

Что же касается лишения сана этих клириков, то этот вопрос, я думаю, будет решаться Церковью тогда, когда священноначалие увидит в этом пастырскую целесообразность. То есть тогда, наверное, когда вред, приносимый пастве их поведением, превысит вероятность их скорого покаяния и возвращения к служению в сущем сане.

 
Le cucine popolari di Prekovce in Kossovo
Il 27 novembre scorso abbiamo partecipato alla realizzazione di un filmato sulle cucine popolari di Prekovce, nella zona collinare vicino a Gracanica. Qui una somministrazione di aiuti alimentari può segnare il confine tra la sopravvivenza e l'estinzione delle comunità di serbi ortodossi delle enclavi. Anche a questo contribuisce la nostra solidarietà, ogni volta che sosteniamo il monastero di Decani e l'Associazione Amici di Decani.
[Nota di redazione: Purtroppo, il video della nostra visita non è più disponibile in rete: tuttavia, su questa pagina potrete trovare le notizie essenziali di quest'iniziativa benefica].
 
Il concetto di tempo nella scienza e nella Bibbia

Parte I. Il concetto di tempo nella scienza

Questo argomento è molto complesso, quindi piuttosto che spiegare che cos'è il tempo, questo articolo delinea semplicemente i problemi correlati e invita il lettore a contemplare e discutere questo problema.

Alice sospirò stancamente. "Penso che potresti fare qualcosa di meglio con il tempo", disse, "che sprecarlo in domande senza risposta".

"Se tu conoscessi il Tempo bene quanto me", disse il Cappellaio, "non parleresti di sprecarlo. Non ti sta attaccato."

"Non so cosa vuoi dire", disse Alice.

"Certo che no!" disse il Cappellaio, scuotendo la testa con disprezzo. "Oserei dire che non hai mai nemmeno parlato con il Tempo!"

"Forse no", rispose cautamente Alice: "ma so che devo battere il tempo quando imparo la musica".

"Ah! questo spiega tutto", disse il Cappellaio. "Non sopporterà le tue botte. Ora, se solo mantenessi buoni rapporti con lui, farebbe quasi tutto quello che vuoi con l'orologio. Per esempio, supponiamo che fossero le nove del mattino, giusto il tempo di iniziare le lezioni: basterebbe sussurrare un accenno al Tempo, e l'orologio girerebbe in un batter d'occhio! L'una e mezza, ora di pranzo!"

"Sarebbe grandioso, certamente," disse Alice pensierosa, "ma allora... non dovrei avere fame, lo sai".

"Non all'inizio, forse," disse il Cappellaio, "ma potresti tenere fermo il tempo all'una e mezza finché vuoi".

Alice Nel Paese Delle Meraviglie, Lewis Carroll

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Lewis Carrol descrive metaforicamente il tempo come un essere vivente con cui puoi parlare o che puoi persuadere ad affrettarsi, rallentare o fermarsi del tutto. Dal punto di vista cristiano, Dio, in quanto persona vivente, ha creato il tempo, dotandolo saggiamente di proprietà piuttosto curiose, alcune delle quali la scienza sta appena iniziando a scoprire, sebbene incapace di comprendere razionalmente la natura del tempo.

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Ci sono due opinioni sul tempo:

I sostenitori della prima opinione ritengono che il tempo non sia associato a nessuna dimensione realmente esistente e che sia semplicemente un concetto nozionale che consente alle persone di seguire, confrontare e organizzare eventi. Questo punto di vista è stato sostenuto dai filosofi idealisti come Agostino, Kant e Mach. Gottfried Leibniz, uno scienziato, condivideva questa convinzione, affermando che il mondo fisico, lo spazio e il tempo sono percepiti soggettivamente e rappresentano una riproduzione sensoriale imperfetta del mondo reale di entità di base indivisibili chiamate monadi. [1]

Secondo un diverso punto di vista, espresso più chiaramente da Newton, lo spazio e il tempo sono assoluti; sono oggettive e totalmente indipendenti l'una dall'altra e dalla materia che si sviluppa in esse. Lo spazio è euclideo e tridimensionale; è infinito, statico e uguale ovunque. In altre parole, è omogeneo e isotropo. [2] Esiste anche quando non contiene oggetti fisici. In sostanza, è un magazzino vuoto dove si muovono gli oggetti (e cambiano i campi), il che non comporta il cambiamento delle sue proprietà. Il tempo è infinito, scorre uniformemente in una direzione dal passato al presente e al futuro, anche in assenza di materia. È lo stesso nell'intero sconfinato Universo. Scorrendo costantemente in tutte le aree del mondo, è omogeneo e indipendente da qualsiasi processo fisico.

1. Il tempo nella teoria della relatività

Sviluppando la sua teoria della relatività, Einstein giunse alla conclusione che materia, spazio e tempo non possono esistere indipendentemente in quanto sono semplicemente aspetti relativi di un unico insieme. Per esempio, il flusso del tempo, e così pure le dimensioni e la massa degli oggetti, dipendono dal loro movimento, mentre a velocità inferiori alla luce, il tempo rallenta, la massa aumenta e gli oggetti diventano più piccoli. Allo stesso modo, la struttura (cioè la geometria) del continuum spazio-tempo quadridimensionale [3] cambia a seconda dell'accumulo della massa dell'oggetto e del campo gravitazionale da esso generato. In prossimità di oggetti di grandi dimensioni lo spazio è distorto e il tempo rallenta notevolmente. Secondo Einstein, l'idea di spazio e tempo non può venire alla luce se non c'è materia, e se tale materia non si sviluppa o non è percepita dall'uomo. In questo senso si può dire che se non fosse per la materia, spazio e tempo non sarebbero esistiti. La materia è in continuo movimento e tale movimento può essere determinato solo in relazione a vari punti di riferimento, quindi tale movimento è relativo.

La teoria postula che il tempo scorre in modo diverso in un sistema statico e in un sistema che si muove uniformemente rispetto all'osservatore. Gli esperimenti condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato che le particelle non stabili vivono più a lungo quando si muovono a velocità più elevate. A velocità al di sotto della luce, la loro durata di vita aumenta senza restrizioni. Il rallentamento del tempo era misurato anche dagli orologi atomici al cesio installati sugli aeroplani. Questi orologi erano sincronizzati con cronometri simili in un laboratorio terrestre. Al termine del volo gli scienziati hanno stabilito che la differenza tra le misurazioni del tempo corrispondeva ai valori stimati.

Il campo gravitazionale provoca la distorsione dello spazio-tempo, con conseguente espansione degli eventi. Si è scoperto che un orologio in riva al mare è più lento di un orologio in alta montagna perché il primo è più vicino al baricentro terrestre. Allo stesso modo, nelle vicinanze di un buco nero il ritardo sarebbe piuttosto evidente. Se usassimo un potente telescopio per osservare un cosmonauta su una stazione orbitale in prossimità dell'orizzonte degli eventi di un buco nero, [4] a noi sembrerebbe che l'astronauta si muova al rallentatore, mentre il cosmonauta (che ci sta osservando) penserebbe che ci muoviamo alla velocità della luce. Paradossalmente, il tempo sulla stazione spaziale del cosmonauta scorrerebbe alla stessa velocità con cui scorre per noi, ma egli vedrebbe che le stelle e i pianeti si muovono lungo le loro orbite a velocità molto elevate e, di conseguenza, l'universo sarebbe invecchiando davanti ai suoi occhi a una velocità da capogiro.

Se chiedessimo quale orologio segna l'ora corretta, la nostra o quella dell'astronauta, la risposta sarebbe: "entrambi sono corretti nei propri tempi". È impossibile determinare il "livello esatto" del tempo in quanto tutto dipende dalla nostra posizione rispetto al campo gravitazionale.

2. I viaggi nel tempo

Nella fisica classica newtoniana, il tempo è paragonato a una freccia che vola uniformemente in una direzione, dal passato al presente e al futuro. Secondo la teoria di Einstein, il tempo è come un fiume che scorre più veloce in un momento e più lento in un altro mentre serpeggia nello spazio distorto dell'Universo. Il grande scienziato temeva, tuttavia, che potessero esserci vortici nascosti o biforcazioni che potessero interrompere il flusso unidirezionale del fiume. Le sue preoccupazioni furono confermate nel 1937 quando Willem Jakob van Stockum trovò la soluzione per l'equazione della Teoria della Relatività Generale, che consentiva la possibilità di tornare al passato. In seguito, scienziati come Kurt Gödel, Kip Thorne, John Richard Gott e altri continuarono a sviluppare l'idea del viaggio nel tempo. Tuttavia, i loro progetti sono ancora impossibili da realizzare in quanto richiederebbero enormi quantità di materia ed energia negative, "corde cosmiche" con massa colossale e velocità al di sotto della luce, e così via. [5]

Dal punto di vista scientifico, "tornare al futuro" è possibile, ed è stato provato empiricamente migliaia di volte. Nella sua Fisica Fondamentale, [6] Jay Orear descrive il seguente esempio relativistico (il "paradosso dei gemelli"). Uno di due fratelli gemelli di 20 anni vola su un'astronave verso una stella vicina. Se la nave si muove a una velocità inferiore alla luce, può raggiungere quella stella e tornare sulla Terra in dieci anni (in termini di tempo sulla nave). Quando torna, scopre che sono passati ottant'anni sulla Terra e suo fratello gemello ha quasi cento anni, mentre lui ne ha solo trenta. Così, ha viaggiato settant'anni nel futuro. (I nostri cosmonauti infatti viaggiano nel tempo per un breve periodo di tempo ogni volta che tornano sulla Terra – l'orologio di bordo mostra che sono alcune frazioni di secondo più giovani rispetto a quello che sarebbe successo se fossero rimasti sulla Terra).

Citiamo brevemente diversi paradossi che possono verificarsi se viaggiamo nel passato e interrompiamo la relazione cronologica di causa ed effetto:

a) "Il paradosso del nonno". Viaggi nel tempo di 40-50 anni nel passato e uccidi accidentalmente un ragazzo che sarebbe diventato tuo nonno. La sua morte rende impossibile la nascita di uno dei tuoi genitori, quindi la tua esistenza è inspiegabile.

b) "La conoscenza dal futuro" (il paradosso dell'informazione). Michael Dummett, un filosofo di Oxford, offre una teoria su un pittore privo di talento che vede i suoi quadri ancora non dipinti in un libro portato da un intenditore d'arte del futuro. Il pittore riesce a rubare il libro e a copiare le immagini, creando così capolavori per le generazioni future. Ciò significa che le informazioni sui dipinti non hanno origine.

c) "Il paradosso dell'ingannatore". Inventi una macchina del tempo che ti porta nel futuro. Lì scopri di essere sposato con una donna di nome Cristina. Ora sai cosa ti succederà se la sposerai, così quando tornerai, deciderai di sposarti con un'altra donna. Così "inganni" il futuro, evitando gli eventi indesiderati che ora non hanno possibilità di accadere.

Nel 1992 Stephen Hawking avanzò un'ipotesi sulla "protezione cronologica" secondo la quale il viaggio nel tempo non era possibile in quanto violava alcuni principi della fisica. Le sue argomentazioni, tuttavia, furono confutate da Sergey Krasnikov e Li-Xin Li che affermarono che "non esisteva alcuna legge della fisica che escludesse la formazione di curve chiuse simili al tempo". [7] Tuttavia, gli adepti della protezione della cronologia come Igor Novikov e Matt Visser insistono sul fatto che una tale legge sarà scoperta quando sarà sviluppata "una teoria completa della gravitazione quantistica".

Ci sono due (o tre per l'esattezza) obiezioni al viaggio nel tempo. Immaginate che il pronipote di Einstein decida di fargli visita. Dopo la morte del geniale scienziato, gli atomi del suo corpo si sono dissipati nella natura: nel suolo, nell'acqua, nell'aria, nelle creature viventi, ecc. formando il corpo del discendente di Einstein. Se si incontrano, gli stessi atomi dovrebbero essere presenti in due posti contemporaneamente, [8] il che significa che il viaggio nel tempo viola la legge di conservazione della massa/energia (che ovviamente è la stessa legge che esclude il viaggio nel tempo!)

Quando questo pronipote entra nella macchina del tempo e decide di viaggiare, viaggerebbe contemporaneamente nel passato e nel futuro (poiché ogni secondo dopo il lancio è senza dubbio nel futuro). Ciò si traduce in un'assurdità logica, e una contraddizione interna così significativa in una teoria non è una prova molto buona della sua solidità. [9]

Se consideriamo le cose alla lettera, non significherebbe che gli eventi della sua vita dovrebbero essere riavvolti all'indietro? Cioè, il viaggiatore dovrebbe tornare al momento prima del lancio, quindi alla sua età adulta, infanzia, nascita, ecc. In altre parole, il viaggio finirebbe subito dopo essere iniziato.

3. Altre peculiarità legate al tempo

Come risultato della velocità limitata della luce, lo stesso evento può trovarsi nel passato per una persona, nel presente per un'altra e persino nel futuro per un altro osservatore. Immaginiamo di vivere nel 2175 e che la nostra civiltà sia riuscita a colonizzare Marte e la più grande luna di Giove, Ganimede. Sulla Terra si sta giocando un'interessante partita di calcio, trasmessa via satellite agli insediamenti delle persone nello spazio. Il segnale impiega circa quattro minuti per arrivare su Marte e quasi mezz'ora per raggiungere Ganimede. [10] La partita va avanti per quindici minuti e una squadra segna all'undicesimo minuto. I tifosi felici sugli spalti sulla Terra si sono già calmati quando i tifosi marziani gridano di gioia, mentre i tifosi di Ganimede devono aspettare altri 27 minuti per godersi lo spettacolare gol.

Un fenomeno in fisica noto come "attaccamento quantico (correlazione) [11] coinvolge due particelle che si scambiano "segnali" che possono essere trasmessi a una velocità infinitamente alta. [12] Se a un certo punto impariamo a trasmettere eventi a tale velocità, gli spettatori su Marte, Ganimede e ovunque nell'Universo sarebbero in grado di guardare le partite di calcio in tempo reale. [13] Ma anche allora non saremmo in grado di vedere il futuro o di conoscere qualcosa che non è ancora successo. Per esempio, è improbabile che qualcuno possa prevedere che al quarantatreesimo minuto uno dei cani poliziotto a guardia dello stadio si liberi dal guinzaglio e corra in campo per inseguire la palla.

Gli scienziati affermano che le particelle virtuali [14] si muovono perpendicolarmente al tempo; cioè possono cambiare posizione anche se il tempo si ferma. Inoltre, le relazioni di causa ed effetto non possono essere chiaramente stabilite nella fisica quantistica e, secondo alcune disposizioni della teoria della relatività, l'effetto può precedere la causa. Richard Feynman ha spiegato le qualità opposte di antiparticelle e particelle, suggerendo che potrebbero viaggiare nel tempo in direzioni diverse l'una rispetto all'altra. Per esempio, un positrone è visto come un equivalente di un elettrone che viene dal futuro. [15]

Le leggi della fisica sono temporalmente simmetriche, cioè la possibilità di tornare al passato dal futuro non è esclusa. Ecco perché è ancora impossibile spiegare il movimento unidirezionale della "freccia del tempo". L'argomento più serio (anche se insufficiente) per spiegare questo problema è il secondo principio della termodinamica. [16]

Gli autori di The Grand Design non esprimono un'opinione chiara sulle questioni delle origini del tempo e dell'Universo .

Finora, nessuno dei pilastri della fisica moderna – né la Teoria della Relatività Generale, né la meccanica quantistica, nemmeno la teoria delle stringhe – è stato in grado di spiegare l'esistenza dello spazio e del tempo.

Per quanto riguarda la seconda questione, Stephen Hawking e Jim Hartle in un loro lavoro introducono il concetto di cosiddetto " tempo virtuale " in cui " la differenza tra spazio e tempo scompare completamente " (hanno avanzato questa idea nel 1982 e l'hanno successivamente ribadita in The Grand Design). Secondo questa teoria, lo spazio-tempo può essere finito in termini di lunghezza, mentre l'Universo non ha né inizio né fine, poiché in questi punti le singolarità scompaiono. (Nel 2015, anche la pubblicazione congiunta di A. F. Ali e S. Das ha affermato questa posizione sulla base delle equazioni della fisica quantistica). [17]

Tuttavia, come ammette lo stesso Hawking, questa affermazione è ipotetica: "Devo notare che l'idea che il tempo e lo spazio siano finiti ma non abbiano confini è solo un presupposto in quanto non può essere derivato da nessun altro principio."

Ecco perché è facile intuire che usa questo approccio solo per arrivare alla seguente conclusione: "Finché l'universo ha avuto un inizio, potremmo supporre che abbia avuto un creatore. Ma se l'universo fosse davvero completamente autosufficiente, non avendo confini o margini, non avrebbe né inizio né fine: esisterebbe semplicemente. Che posto ci sarebbe, allora, per un creatore? [18]

Tuttavia, proprio di recente un gruppo di scienziati guidato da Jean-Luc Lehners e comprendente Job Feldbrugge e Neil Turok ha applicato con successo metodi e tecniche matematici considerevolmente più robusti per dimostrare che il modello "illimitato" di Hawking e Hartle era insostenibile (hanno anche smentito il cosiddetto modello di Vilenkin, il concetto di "tunnel" che esclude anche la possibilità dell'inizio del tempo)! [19]

4. L'età della Terra, del Sistema Solare e dell'Universo

I geologi utilizzano diversi metodi di base per determinare l'età assoluta delle rocce mediante la datazione radioattiva. A seconda del tipo di decadimento e dei prodotti risultanti, questi metodi sono classificati come datazione uranio-piombo, datazione rubidio-stronzio e datazione potassio-argon. Le emivite sono le seguenti:

  • Uranio (U235) → Elio (He) + Piombo (Pb207) = 700 milioni di anni;

  • Potassio (K40) → Argon (Ar40) = 1,3 miliardi di anni;

  • Uranio (U238) → Elio (He) + Piombo (Pb206) = 4,5 miliardi di anni;

  • Rubidio (Rb87) → Stronzio (Sr87) = 48,8 miliardi di anni.

L'elemento radioattivo sorgente decade in un prodotto finale stabile, che consente di creare un'espressione matematica per calcolare l'età geologica. Secondo i calcoli più recenti, la Terra esiste da almeno 4,54 miliardi di anni.

L'attuale rapporto di due isotopi longevi dell'uranio (U235 e U238) e i rapporti misurati dei prodotti del loro decadimento ci hanno permesso di determinare che l'età del sistema solare è di circa 5 miliardi di anni. Confrontando la massa e la luminosità del Sole con quelle di altre stelle, si può concludere che questa stima è accurata. L'età delle inclusioni ricche di calcio e alluminio, i più antichi componenti noti di meteoriti che si sono formati contemporaneamente al sistema solare, è di circa 4,56 miliardi di anni. Questa è considerata l'età effettiva del sistema solare e il limite superiore dell'età della Terra.

Secondo i dati sull'espansione accelerata dell'Universo ottenuti osservando le supernove di tipo Ia e misurando lo spettro e l'anisotropia della radiazione residua effettuata dal satellite WMAP, l'età dell'Universo è di 13,7 ± 0,2 miliardi di anni.

Note (Parte I)

[1] Secondo Leibniz, il mondo è costituito da entità spirituali indivisibili che egli chiama "monadi". Ogni monade (unità) contiene potenzialmente lo sviluppo dell'intero Universo. La vita viene creata quando le monadi si risvegliano e in seguito possono raggiungere il livello di autocoscienza (appercezione). In quanto tale, anche la mente umana è una monade. Nonostante il suo atomismo, Leibniz ritiene che le monadi siano prodotte e assorbite da Dio che mantiene tra loro l'armonia prestabilita. (La prospettiva religiosa e filosofica di questo scienziato è stata ovviamente influenzata dagli scolastici cristiani così come da Democrito, Platone, Aristotele, Cartesio, ecc.)

[2] Omogeneità – lo stato di avere una struttura uniforme; l'isotropia è l'uniformità in tutti gli orientamenti.

[3] L'idea che lo spazio e il tempo debbano essere visti come un tutto appartiene al celebre matematico Hermann Minkowski. Questi suggerì di introdurre "un continuum spazio-temporale quadridimensionale" come elemento aggiuntivo originale che facilita una migliore comprensione della teoria della relatività ristretta. Nel 1908, nella sua famosa lezione all'Università di Göttingen, Minkowski disse: "D'ora in poi, lo spazio per se stesso e il tempo per se stesso si ridurranno completamente a una mera ombra, e solo una sorta di unione dei due conserverà l'indipendenza". // https://en.m.wikisource.org/wiki/Translation:Space_and_Time

[4] L'orizzonte degli eventi (il raggio di Schwarzschild) è un termine astrofisico che descrive la vicinanza di un buco nero. È definito come un confine sferico, dopo il quale nulla, nemmeno la luce, può lasciare questo oggetto extra denso a causa della sua forza gravitazionale estremamente elevata. (Stephen Hawking una volta lo paragonò abilmente alla scritta sopra l'ingresso dell'Inferno di Dante, "Lasciate ogni speranza, voi che entrate"). Il punto di origine del raggio è chiamato singolarità (qualcosa di notevole o insolito), cioè è il luogo in cui tutte le leggi fisiche conosciute non sono più applicabili.

[5] Per ulteriori informazioni sui viaggi nel tempo, si veda Time Travel and Modern Physics // https://plato.stanford.edu/entries/time-travel-phys/

[6] J. Orear, Fisica fondamentale (Sofia: Scienza e arte, 1970), 194 [in bulgaro].

[7] Curve temporali chiuse è un termine tecnico che descrive i percorsi che permettono di visitare il passato. Seguendo questi percorsi si torna al punto di partenza prima del viaggio nel tempo.

[8] La meccanica quantistica include il principio della sovrapposizione lineare, secondo cui una particella può essere presente contemporaneamente in due (o più) luoghi. Tuttavia, P. Penrose, noto esperto nel campo della fisica matematica, afferma che questo principio (per ragioni ancora sconosciute) non può essere applicato a oggetti macroscopici costituiti da una moltitudine di particelle (per esempio, palline da golf), quindi sicuramente non può essere applicato alle persone. Il fisico irlandese e candidato al premio Nobel Robert Gilmore ritiene che questo principio sia applicabile principalmente agli elettroni sugli orbitali atomici. (Non si può affermare che le particelle siano presenti contemporaneamente in molti luoghi. Arriviamo a questa conclusione implicitamente, poiché tale ipotesi è suggerita dalle ampiezze delle particelle). Nel 2016, un team di fisici dell'Università di Leida nei Paesi Bassi ha annunciato di essere riuscito a determinare il confine tra il micromondo e il macromondo. https://nauka.offnews.bg/news/Fizika_14/Nameriha-gornata%C2%A0granitca-na-kvantoviia-sviat_39569.html

[9] Alcuni storici della scienza contemporanei ipotizzano che Galileo probabilmente non abbia mai lasciato cadere alcun peso dalla torre pendente di Pisa, ma sia riuscito a confutare la teoria di Aristotele solo per deduzione. Pensava che poiché gli oggetti più leggeri cadono a una velocità inferiore rispetto agli oggetti più pesanti, attaccare un oggetto più leggero a quello più pesante rallenterà la caduta e il tempo di caduta aumenterà. In effetti, è vero il contrario: poiché la massa totale di due oggetti è maggiore, cadrebbero più velocemente. Questo esempio mostra che a volte una contraddizione logica è tutto ciò che serve per scartare qualsiasi teoria "autorevole".

[10] Supponendo che in questo punto Marte e Ganimede siano rispettivamente a circa 80 e 560 milioni di chilometri dalla Terra, le onde elettromagnetiche che viaggiano alla velocità della luce (circa 300.000 km/s) li raggiungeranno nel tempo specificato in questo paragrafo.

[11] Nel 1935, Albert Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen suggerirono un esperimento mentale per dimostrare che la descrizione meccanica quantistica del mondo era incompleta e che era necessaria una teoria (deterministica) più completa. Il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen (EPR) è il risultato di certe qualità degli stati impigliati dei sistemi nel micromondo. Dopo aver misurato lo stato di una particella, la sua funzione d'onda collassa, e la "notizia" sulla misura completata sembra trasferirsi istantaneamente all'altra particella che è "impigliata" nella prima, per esempio in termini di spin.

John Bell formulò un teorema (1964) secondo il quale la meccanica quantistica postula un impigliamento più significativo tra le misure di due particelle rispetto all' impigliamento che si potrebbe prevedere sulla base di qualsiasi informazione preliminare. Negli anni '80, Alain Aspect ha condotto una serie di esperimenti presso l'École supérieure d'optique di Orsay che hanno dimostrato l'esistenza del cosiddetto impigliamento non locale.

[12] Se nel paradosso EPR il "segnale" tra le particelle viaggia a una velocità infinita, ciò potrebbe implicare l'esistenza del "tempo assoluto" (sebbene siano possibili altre spiegazioni di questo fenomeno). In quanto tale, il continuum spazio-temporale di Einstein può esistere in parallelo con il tempo assoluto e lo spazio assoluto di Newton (sebbene questi ultimi si trovino su un certo sottolivello che non siamo ancora in grado di rilevare con i nostri strumenti di misura).

Ci sono diversi motivi per giungere a questa conclusione:

1. L'accelerazione degli oggetti è assoluta anche dal punto di vista della teoria della relatività, che implica l'esistenza del sistema di riferimento assoluto.

2. La meccanica quantistica non è applicabile alla teoria generale della relatività, ma è abbastanza coerente con i sistemi classici basati sulle leggi newtoniane.

3. Anche se quasi tutti i valori della meccanica quantistica sono quantizzati, il tempo è ancora considerato un parametro esterno non quantizzato.

4. Sebbene le leggi della fisica consentano il viaggio nel tempo, la "freccia del tempo" non è soggetta ad esse.

5. I due esempi precedenti indicano chiaramente che alcuni aspetti del tempo non dipendono dalla materia, il che conferma almeno in parte il punto di vista di Newton.

(Questo non significa che tutto sia come lo descrive Newton. Per esempio, il tempo assoluto non deve necessariamente essere perpetuo poiché potrebbe essersi formato nello stesso momento in cui è iniziato l'Universo).

[13] Ask Ethan: "Possiamo usare l'impigliamento quantistico per comunicare più velocemente della luce?" // https://www.forbes.com/sites/startswithabang/2016/04/30/ask-ethan-can-we-use-quantum-entanglement-to-communicate-faster-than-light/#60cbc034fbcd

[14] Le particelle virtuali provengono dal vuoto e scompaiono rapidamente a causa del principio di indeterminazione, violando le regole della conservazione della materia (che è consentita per un tempo molto breve). A volte le particelle virtuali possono diventare reali, se al vuoto viene aggiunta una quantità sufficiente di energia. Nella teoria quantistica dei campi, le interazioni tra particelle reali sono descritte come uno scambio di particelle virtuali. Spiegano anche molti altri fenomeni fisici, come il tunneling, le forze di Van der Waals, la radiazione di Hawking, ecc.

[15] R. Feynman significa sostanzialmente che se un elettrone viaggia normalmente nel tempo, sta portando la sua carica negativa dal passato al futuro. Ma se il suo movimento è invertito e viaggia dal futuro al passato, allora è come una particella carica positivamente (positrone) che viaggia dal passato al futuro. Pertanto, l'addebito totale in futuro sta diventando più positivo.

[16] Tuttavia, gli esperimenti di fisica quantistica mostrano un quadro diverso. Si veda Quantum Correlations Reverse Thermodynamic Arrow of Time // https://www.quantamagazine.org/quantum-correlations-reverse-thermodynamic-arrow-of-time-20180402/

[17] "Niente Big Bang? L'equazione quantistica predice che l'universo non ha inizio" // https://m.phys.org/news/2015-02-big-quantum-equation-universe.html

[18] Steven Hawking, Breve storia del tempo, p. 217-223 dell'edizione bulgara.

[19] "Nessun universo senza Big Bang" // https://m.phys.org/news/2017-06-universe-big.html

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Parte II. Il tempo nella Bibbia

Ci sono alcune cose che Dio ha tenuto segrete finché non siamo in grado di comprenderle. Al profeta Daniele fu detto: "E tu, Daniele, nascondi queste parole e sigilla questo libro fino alla fine dei tempi; molti lo leggeranno e la conoscenza aumenterà" (Dan. 12:4). Cosa accadrebbe, per esempio, se gli scrittori sacri dichiarassero che la Terra si muove nello spazio? Per diverse migliaia di anni, fino all'età di Newton, le controversie religiose non si placarono e gli oppositori della Sacra Scrittura ne attaccarono continuamente la veridicità. Tutti i tipi di trasporto noti agli antichi: a piedi, su animali (cavallo, cammello, elefante), su carro, nave, ecc. – erano sempre accompagnati da qualche scuotimento tattile. Ricordiamo che quando Copernico, e poi Galileo, giunsero alla conclusione che la Terra ruota attorno al Sole, non solo i leader religiosi, ma anche gli scienziati secolari dichiararono questa dottrina insostenibile.

5. I giorni della creazione

La situazione nel tempo è simile. Ci siamo già convinti che l'essenza del tempo da un punto di vista scientifico sia inspiegabile e incomprensibile anche per l'uomo moderno. La parola "yom" nella Bibbia può significare sia un giorno ordinario che un periodo di tempo indefinito. Pertanto, negli ambienti cristiani c'è spesso un dibattito su quale di questi significati dovrebbe essere usato per interpretare i giorni della creazione nel Libro della Genesi. Molti teologi odierni credono che questa sia una giornata di 24 ore, poiché nella maggior parte dei testi sacri questo o quel giorno della settimana è designato da questa parola. Ma qui commenteremo un diverso punto di vista. È possibile intendere la parola ebraica "yom" nel racconto della creazione del mondo non come un certo periodo di tempo definito con precisione? Nel Libro di Giobbe (20:28) "yom" si riferisce al momento dell'ira di Dio, e nel Salterio (19:1) si riferisce al giorno della tribolazione. Si ammette anche che in 2 Cr 21:19, Os 6:2, Gen 2:4 e in altri luoghi questa parola è usata per denotare un lungo periodo di tempo.

Nel primo giorno della creazione, la luce è stata chiamata all'esistenza: "E Dio disse: sia la luce. E la luce fu" (Gen 1:3). Alcuni ipotizzano che questa luce provenga da una sorta di sorgente puntiforme di luce (che ora manca?), e mentre la Terra ruotava sul suo asse, il giorno e la notte si alternavano per un periodo di 24 ore. L'espressione "fu sera e fu mattina" implica l'alba e il tramonto. Ma se è così, allora Dio ha dovuto creare in un luogo ben definito sulla superficie terrestre, e non creare l'intero pianeta, come segue dal contesto. Pertanto, è più plausibile il punto di vista, secondo il quale la luce che ha illuminato la Terra e le distese celesti in questo giorno proveniva da tutte le direzioni e, probabilmente, il suo residuo è il cosiddetto. fondo cosmico a microonde (CMB).

Con l'espansione dell'Universo, si è gradualmente indebolito, e quindi nel quarto giorno della creazione sono stati creati il Sole, la Luna e le stelle in modo che le persone potessero distinguere il giorno dalla notte, e anche per "segni, tempi, giorni e anni". (Gen 1:14). Sebbene la parola "notte" sia usata all'inizio della storia (Gen 1:5), si riferisce ovviamente a qualcosa che apparirà in seguito, poiché per Dio non ci sono tenebre: "Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra e intorno a me sia la notte"; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce" (Ps 138:11-12). In questo caso, l'intervallo "sera-mattina" (cioè "notte creatrice") può essere inteso unicamente come la sospensione dell'attività di Dio durante questo periodo di tempo. Va anche notato qui che affinché le stelle brillino nel nostro cielo, è necessario un tempo considerevole. A occhio nudo si possono distinguere circa duemila stelle che si trovano a diverse distanze nello spazio. La loro luce, però, doveva passare da quattro (nel caso di Proxima Centauri) a diverse migliaia di anni (nel caso delle stelle più lontane), affinché le prime persone potessero godere della loro bellezza.

All'inizio del sesto giorno della creazione, Dio creò gli animali terrestri, e poi "a sua immagine e somiglianza" Adamo, che doveva regnare su tutte le cose create, coltivare e preservare il giardino dell'Eden. A questo proposito, Charles Thaxton e Nancy Piercy scrivono:

"Dal Libro della Genesi apprendiamo anche che Dio portò gli animali ad Adamo perché desse loro dei nomi (Gen 2:19-20). In ebraico, l'espressione "dare un nome a qualcosa" significa "acquisire potere su qualcosa", cioè questo testo biblico indica il potere dell'uomo sulla natura. Inoltre, secondo il pensiero ebraico, il nome di un dato oggetto dovrebbe esprimere la sua essenza, la sua natura. Pertanto, per dare nomi agli animali, era necessario esaminarli attentamente e determinare cosa fossero, un compito che richiedeva un'osservazione, una descrizione e una classificazione dettagliate". [1]

Per questo motivo una persona doveva vivere per un certo periodo con gli abitanti di questo "zoo" per identificarli e nominarli secondo i loro tratti caratteristici. Se assumiamo che siano state nominate circa diverse migliaia di animali terrestri (forse quelli che Noè portò con sé nell'arca), allora un tale incarico richiese molto tempo e uno sforzo intellettuale [2] Successivamente, una persona ha comunicato con loro per un certo tempo, al fine di assicurarsi che nessuno di loro potesse fungere da suo assistente adatto. Poi Dio lo fece addormentare e dalla sua costola creò Eva, che Adamo amò. Con questo la creazione è stata completata. Tutto questo non sarebbe potuto accadere entro 12 ore diurne!

Riguardo all'ultimo, il settimo giorno della creazione, non è detto che sia finito (dopo di esso "la sera e il mattino non sono venuti"), forse doveva essere infinito. In questo caso, il "sabato" benedetto e santificato da Dio era quello stato senza peccato di ordine fisico e spirituale, armonia e pace, in cui si trovava il mondo perfetto costruito dal Creatore. Così la settimana di sette giorni divenne un simbolo e un esempio da seguire per gli israeliti, come dice il quarto comandamento:

"Ricorda il giorno del sabato per santificarlo; lavora per sei giorni e fai tutto il tuo lavoro... perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si è riposato il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha santificato". (Es 20:8-11) [3]

Da quanto detto risulta chiaro che i giorni terreni sono un riflesso dei "giorni della creazione", ma in nessun caso si può sostenere che entrambi abbiano la stessa durata. Naturalmente, ci sono altri argomenti biblici che supportano la nostra conclusione, ma qui ci limiteremo solo a quelli più importanti.

6. Come i Padri della Chiesa intendono i giorni della Creazione nel Libro della Genesi

Secondo la visione cristiana, Dio crea l'universo ex nihilo, ma egli stesso rimane al di fuori della materia, dello spazio e del tempo. Il momento dell'origine del mondo è anche l'inizio del tempo (che è in pieno accordo con la teoria della relatività), e in questo senso il beato Agostino osserva: "Dio non ha creato nel tempo, ma insieme al tempo".

I Padri della Chiesa credevano anche che fosse impossibile determinare la durata dei giorni della creazione. Lo ieromonaco Seraphim (Rose), che commenta ampiamente le loro interpretazioni del Libro della Genesi, scrive:

"Ma la maggior parte dei Padri non ne parla affatto: all'epoca non era oggetto di contesa, e probabilmente non venne loro in mente di insistere a riportare la linea temporale del nostro mondo decaduto ai meravigliosi eventi di questi sei giorni. Il beato Agostino ha riassunto integralmente la posizione patristica, dicendo: "È molto difficile o addirittura del tutto impossibile per noi concludere che tipo di giorni fossero quei giorni; tanto più è impossibile per noi parlarne" (Sulla città di Dio, XI, 6)". [4]

Molti autori cristiani (san Giustino il Filosofo, sant'Ireneo di Lione, Clemente Alessandrino, san Cipriano di Cartagine, ecc.), senza specificare la durata dei giorni della creazione, ammisero che essi, forse, corrispondono figurativamente a periodi storici di vita umana (ciascuno di circa mille anni) fino alla fine del mondo. [5]

Alcuni (per esempio, sant'Efrem il Siro) credevano che fosse una giornata di 24 ore, ma la stragrande maggioranza degli scrittori ecclesiastici non discuteva affatto della loro durata. È interessante notare un'altra tendenza generale, vale a dire: secondo l'opinione della maggior parte di loro, il processo di creazione si è svolto attraverso atti creativi successivi, ma istantanei.

All'inizio si formò il rilievo del terreno: al comando di Dio, i continenti si alzarono all'istante, si formarono montagne, pianure e fiumi; si delinearono le coste dei mari e degli oceani. Allo stesso modo, in seguito apparve la natura vivente – erbe, fiori, alberi, pesci, uccelli e animali e, infine, l'uomo, come "immagine e somiglianza" del Dio invisibile.

I santi Padri ripetono spesso che Dio crea direttamente e istantaneamente (cioè fuori dal tempo), che è la sua parola, e solo essa, che fa nascere la natura morta e vivente. Nota san Basilio il Grande:

"O forse, poiché l'atto della creazione è istantaneo e non dura nel tempo, per questo si dice: in principio creò; poiché l'inizio è qualcosa che non consiste di parti ed è inestricabile. Come l'inizio del sentiero non è ancora un sentiero e l'inizio della casa non è ancora una casa, così l'inizio del tempo non è ancora il tempo e nemmeno la più piccola parte del tempo [...] Affinché possiamo capire che il mondo è stato creato per volontà di Dio non nel tempo, si dice: in principio creò. Per sottolinearlo, gli antichi interpreti, esprimendo questo pensiero in modo ancora più chiaro, dicevano: "in breve (ἐν κεφαλαίῳ), Dio creò", cioè improvvisamente e istantaneamente". (Esamerone І:6)

Lo conferma Clemente Alessandrino:

"E come è possibile che la creazione del mondo avvenga nel tempo, quando vediamo che il tempo stesso è nato insieme alle cose create? [...] E affinché comprendiamo che il mondo ebbe inizio così, e non crediamo che Dio lo creò nel tempo, la profezia aggiunge: "Questa è l'origine del cielo e della terra, alla loro creazione, quando il Signore Dio creò la terra e il cielo" (Gen 2:4). Infatti l'espressione "quando... creò" mostra una creazione indefinita e senza tempo" (Clemente Alessandrino, Miscellanee 6:16).

San Basilio il Grande fa un'altra osservazione estremamente importante: all'inizio del processo creativo non è stata creata solo la natura, ma anche le leggi che la governano. Insegna che non era naturale che le acque occupassero il posto più basso; tale è la legge del nostro mondo, ma allora, quando non c'erano i comandi di Dio, non c'erano leggi:

"Perché ... ciò che è inerente all'acqua per natura, cioè il potere di tendere verso il basso, attribuisce la Scrittura al comando del Creatore? [...] Se questa è la proprietà dell'acqua, allora non c'era bisogno di ordinarle di riunirsi in "un solo luogo". [...] A (questa domanda) rispondiamo che conosciamo i movimenti dell'acqua solo dopo il comando datole dal Signore. Ora l'acqua si riversa ovunque, tende a luoghi inclinati e approfonditi, ma quale potere aveva prima, prima che le fosse ordinato di tendere a un tale movimento, non lo su sa e non lo si può imparare da nessun testimone oculare "(Esamerone ІV:2).

Alcuni dottori della Chiesa hanno cercato di capire quanti anni sono passati dall'inizio del mondo. Clemente Alessandrino arriva a 5592 (Miscellanee 1:21), Giulio Africano – fino a 5550 (Cronologia, Frammento 1), Ippolito di Roma – fino a 5500 (Daniele, 2, 4), Origene – fino a meno di 10.000 (Contro Celso 1:20 ), e il beato Agostino il Beato – fino a meno di 5600 anni (La città di Dio 12:11) [6] .

A metà del XVII secolo, il vescovo irlandese James Asher fece alcuni calcoli basati sulle genealogie dei patriarchi e calcolò che il mondo fu creato nel 4004 a.C. e. Tuttavia, nel 1890, il professor William Green dell'Università di Princeton, sulla base di una seria analisi della cronologia biblica, giunse alla conclusione che essa non è coerente e continua. [7]

Pertanto, tenendo presente tutto quanto detto sopra, e la possibilità di un numero considerevole di genealogie mancate, possiamo solo dire che, secondo la Bibbia, dalla creazione dell'uomo (e, di conseguenza, dalla caduta), ma non dall'emergere del mondo (!), ai nostri giorni sono trascorsi circa una decina (o al massimo diverse decine) di migliaia di anni.

7. È possibile conciliare la storia della creazione del mondo con la scienza?

L'atto della creazione è soprannaturale, cioè non è condizionato dalle leggi naturali, non è soggetto ad esse e non risulta da esse, per cui nessun suo aspetto può essere ripetuto e rigorosamente analizzato dagli scienziati. Eppure le ultime scoperte fatte dalla scienza sulle inspiegabili proprietà del tempo possono aiutarci a farci un'idea almeno parziale e intuitiva di cosa accadde in quella meravigliosa prima settimana.

Ogni risultato diretto dell'opera creativa di Dio appare necessariamente nella sua forma compiuta – il sole, la luna, le stelle, le piante, gli animali, Adamo ed Eva – ma sembra che abbia una lunga storia. Lo stesso vale per molti dei miracoli di Gesù: il vino che apparve dall'acqua a Cana di Galilea, il pane con cui nutrì diverse migliaia di persone, come se passassero attraverso i processi della vendemmia, della macinazione del grano, ecc., fino alla produzione del prodotto finito.

Se l'Universo è stato creato in breve tempo (o addirittura all'istante!), come credono i Padri della Chiesa, allora, ovviamente, la luce di galassie lontane non potrebbe raggiungerci, e per spiegare questo fenomeno, dovremmo fare riferimento a un miracolo. (A differenza di Hawking e Mlodinov, che molto spesso usano teorie non dimostrate senza menzionarle, siamo pronti ad ammettere che questa è solo la nostra speculazione, e non la useremo, discutendo ulteriormente sulla possibilità di provare l'esistenza di Dio). Se i raggi di luce si muovessero a una velocità infinita, allora osserveremmo tutte le galassie contemporaneamente. Ma a causa del fatto che la velocità della luce è limitata, siamo in grado di tracciare il passato dell'Universo e presto, con ogni probabilità, diventeremo testimoni del momento stesso della Creazione!

Ricordiamo che con il "tempo virtuale" di Hawking "la differenza tra spazio e tempo scompare completamente". Quando i Padri della Chiesa dichiarano che la creazione dell'universo è stata un atto istantaneo, allora, dal punto di vista della scienza moderna, in realtà giungono a una conclusione molto simile (ma che porta a conseguenze diverse!), vale a dire, che quel tempo si è fuso con le dimensioni spaziali. Ora osserviamo un universo spazioso, ma che è, nelle parole di Clemente Alessandrino, il prodotto di una creazione indefinita e senza tempo. A differenza, tuttavia, dell'universo di Hawking, che è "eternamente esistente", questo universo ha un inizio e una fine nel tempo.

Un'altra analogia che ci aiuta a illustrare la questione del tempo nella Bibbia è l'analogia dell'astronauta. Mentre gli eventi nella sua stazione orbitale procedono normalmente, i sistemi galattici girano a rotta di collo davanti ai suoi occhi. Allo stesso modo, i grandiosi eoni cosmici possono eguagliare solo un "giorno della creazione" sulla Terra (poiché "per il Signore mille anni sono come un giorno", 2 Pt 3:8).

Comprendiamo sempre il movimento come una funzione del tempo. Ma, come già accennato, le particelle virtuali sono in grado di cambiare posizione, anche se il tempo si è completamente fermato. In altre parole, è possibile che i sistemi planetari, stellari e galattici abbiano avuto origine in movimento, anche se l'universo nel suo insieme è stato creato al di fuori del tempo.

Inoltre, si scopre che la datazione dei radioisotopi non è affatto affidabile. Più recentemente, sono stati fatti tentativi per determinare l'età delle rocce formate negli ultimi decenni dalle eruzioni vulcaniche mediante datazione radioisotopica. I risultati hanno dato da centinaia di migliaia a diversi milioni di anni. La domanda sorge spontanea: se la datazione con radioisotopi non può datare correttamente rocce di età nota, allora perché dovremmo crederci quando abbiamo a che fare con rocce di età sconosciuta? [8]

Come ha giustamente sottolineato San Basilio il Grande, quando sorse l'universo, le leggi potevano essere diverse. Nel mondo primordiale perfetto, la legge dell'entropia non avrebbe dovuto generare caos e distruzione, ma avrebbe dovuto mantenere l'ordine e l'armonia (oppure avrebbe dovuto esserci qualche legge aggiuntiva che la bilanciasse, cioè non permettesse processi di disorganizzazione). Se il secondo principio della termodinamica è realmente connesso con il trascorrere del tempo, allora il mutato stato di cose dopo la caduta (quando la creazione fu sottoposta alla "schiavitù della corruzione" (cfr Rm 8:20-21) avrebbe dovuto portare a un cambiamento nel corso dei processi fisici. Inoltre, quando Adamo peccò, non solo la natura della Terra ne soffrì, ma anche – istantaneamente – l'intero Universo, a seguito del quale osserviamo l'esplosione di stelle, la collisione di galassie, ecc.

Alla domanda sull'età dell'Universo (e, di conseguenza, della Terra), il fisico nucleare ucraino prof. Vladislav Olkhovsky risponde come segue:

"Per i nuclei alfa-attivi, esiste una legge secondo la quale per ogni megaelettronvolt di eccitazione, il tempo di decadimento può diminuire di centinaia di migliaia di volte. E per il decadimento beta, è stata scoperta un'altra legge secondo cui se un atomo è privo di un guscio elettronico, il tempo di decadimento può diminuire da decine di miliardi di anni a diverse decine di anni. Pertanto, la scienza non dà una risposta definitiva a questa domanda". [9]

Le sue parole sono confermate da due recenti scoperte. Un team di scienziati ha scoperto che durante il decadimento radioattivo dell'uranio (U238) → elio (He) + piombo (Pb206), c'è troppo elio nelle rocce, il che suggerisce che a un certo punto della storia il decadimento nucleare è stato significativamente diverso da quello attuale. Gli scienziati sono giunti alla seguente conclusione:

"I dati e la nostra analisi mostrano che in un tempo molto breve prima di noi, da circa 4mila a circa 8mila anni, si è verificato un decadimento nucleare, che in condizioni normali avrebbe richiesto più di un miliardo di anni" [10]

Un altro studio ha mostrato che in campioni di carbone e diamanti risalenti a centinaia di milioni e miliardi di anni, è presente carbonio-14, che può essere spiegato solo se la loro età effettiva è dell'ordine di una decina (o, al massimo, di diverse decine) di migliaia d'anni. [11] Come abbiamo già detto, questi periodi sono in perfetto accordo con il tempo della caduta.

Negli ultimi due decenni, in fossili di origine animale, la cui età è stimata in decine di milioni di anni, trovano spesso... tessuti molli. Per esempio, in resti di Tyrannosaurus rex, la cui età è datata a 65 milioni di anni, è stata trovata la proteina fibrillare del collagene insieme a vasi sanguigni. [12] Test successivi hanno mostrato che i vasi sanguigni contenevano resti di cellule del sangue con tracce conservate di emoglobina. [13] È più che chiaro a qualsiasi biologo che non vi è alcuna possibilità che queste sostanze organiche si siano conservate per un periodo di tempo così lungo. Lo stesso è supportato dall'isolamento del DNA ben conservato da fossili vegetali incorporati in rocce che si ritiene abbiano milioni di anni. A causa della velocità con cui decade, è impossibile che il DNA sopravviva più di 10.000 anni. [14] [15]

Molti teologi e scienziati ci assicurano che la Bibbia e la natura sono due libri scritti da Dio che non si contraddicono, ma si completano a vicenda.

Se la natura è un altro "libro" in cui Dio ha scritto i suoi pensieri, allora la sua testimonianza deve confermare in modo assolutamente indipendente ciò che dice la Bibbia! Sfortunatamente, oggi la teoria evoluzionistica ha un'egemonia onnipresente, non consentendo alcuna interpretazione di quei risultati scientifici che sono in conflitto con essa. Eppure speriamo in futuro in una maggiore correttezza e collaborazione da parte degli scienziati, che aprano la porta a una spiegazione scientifica della storia della Creazione del mondo. [16]

Note (Parte II)

[1] Такстън, Ч., Н. Пиърси. Душата на науката. София: Нов човек, 2001. c. 33.

[2] La classificazione è la distribuzione degli organismi in gruppi gerarchici (taxa) secondo le loro caratteristiche. La moderna sistematica armoniosa del mondo vivente è il frutto degli sforzi di un numero enorme di scienziati nel corso di centinaia di anni. Per far fronte a un simile compito, Adamo aveva bisogno di osservazioni a lungo termine, confronti, analisi comparative approfondite. Tutto ciò è possibile solo se il nostro progenitore avesse avuto capacità intellettuali eccezionali e non fosse una sorta di collegamento intermedio tra scimmia e uomo, come i sostenitori della cosiddetta "evoluzione teistica".

[3] Come osserviamo esattamente il "sabato del Nuovo Testamento" è mostrato nella controversia con gli avventisti nel cap. 2 del libro "Una breve analisi storica e biblica dell'avventismo" // http://kosmos-21.blogspot.com/2011/07/blog-post_8349.html

[4] Ieromonaco Seraphim (Rose) . La Genesi, la creazione e l'uomo primitivo. Si veda il cap. II: I sei giorni della creazione // http://pravoslavna-vyara.blogspot.com/2009/06/blog-post.html

[5] Marchev, R., Научният креационизъм – догма или алтернатива. См. ч. 5: Отците на Църквата и дължината на творческите дни // http://rado76.wordpress.com/2011/06/29/creationism_5/

[6] Ibidem.

[7] Greene, W. H., Древната хронология // http://rado76.wordpress.com/2010/02/01/chronology/

[8] Ham, K. Книгата с отговори І. См. гл. 9: Дали радиометричното датиране доказва, че Земята е стара? // http://bojidarmarinov.com/bgrecon/Ham/khab/chap09.htm

[9] Professore di fisica nucleare Vladislav Olkhovsky: "L'intero Universo è stato creato per l'uomo" // http://2010.orthodoxy.org.ua/content/vsya-vselennaya-sozdana-pod-cheloveka-18647

[10] Nel 1997, un team di otto ricercatori noto come il gruppo RATE (Radioisotopes and the Age of the Earth) ha deciso di indagare sulle ipotesi utilizzate nelle pratiche standard di datazione dei radioisotopi. Per esempio, analizzando campioni ottenuti inserendo una sonda nella roccia "principale" nel New Mexico a una profondità di 4,3 km, la sua età è stata determinata con il metodo uranio-piombo a 1,4 miliardi di anni. Il calcolo basato sulla quantità di elio, invece, dava un'età di 6mila anni. Ciò dimostra che l'ipotesi di un tasso di decadimento costante (su cui si basano tutte le datazioni radiometriche) è sbagliata e che il tasso di decadimento era molto più veloce in passato. Se questo è vero, allora tutti i "dati" radiometrici che dovrebbero datare la Terra e le sue rocce sedimentarie in molti milioni di anni sono estremamente fuorvianti. // Larry Vardiman , Andrew Snelling e Eugene Chaffin, (a cura di), Radioisotopes and the Age of the Earth, volumi 1 e 2 (El Cajon, CA: Institute for Creation Research, 2000). È disponibile anche una versione di livello popolare: Don DeYoung, Thousands Not Billions (Green Forest, AR: Master Books, 2005).

Si veda anche: Ham, K., K. Книгата с отговори І. См. гл. 9: Дали радиометричното датиране доказва, че Земята е стара? // http://bojidarmarinov.com/bgrecon/Ham/khab/chap09.htm

Per maggiore obiettività, però, va notato che questa teoria si trova di fronte a un problema serio, che, almeno in questa fase, non trova una buona spiegazione naturale. Il decadimento nucleare accelerato sarebbe accompagnato da un'enorme quantità di calore e radiazioni rilasciate in un tempo molto breve, che incenerirebbero la vita. Radiohalos in Granites: Evidence for Accelerated Nuclear Decay // https://www.icr.org/i/pdf/technical/Radiohalos-in-Granites.pdf

[11] Il carbonio-14 si trova molto frequentemente in fossili che si pensa abbiano da decine a centinaia di milioni di anni: molluschi, ossa di animali, carbone, petrolio e gas naturale. Gli evoluzionisti sostengono con forza l'idea che debbano essere stati inquinati negli ultimi 100.000 anni da sedimenti contenenti carbonio-14. Il team RATE, tuttavia, è stato in grado di determinare l'età dei diamanti, che, a causa della loro durezza, non avrebbero potuto essere contaminati. I risultati hanno confermato ancora una volta la presenza di carbonio-14, il che dimostra che i diamanti non hanno affatto milioni di anni, come affermano i geologi.

Ham, K., Книгата с отговори І», гл. 7 «Датирането с въглерод-14 не опровергава ли Библията?» / Хам, К. Книга ответов І. См. гл. 7: “Не опровергает ли Библию датирование с помощью углерода-14?” // http://bojidarmarinov.com/bgrecon/Ham/khab/chap07.htm

[12] Mary Schweitzer and Tracy Staedter. The Real Jurassic Park, Earth (June 1997), p. 55–57; Mary Schweitzer et al. Analyses of Soft Tissue from Tyrannosaurus Rex Suggest the Presence of Protein, Science, 316 (2007), pp. 277–280;

Shaun Doyle. Squishosaur Scepticism Squashed:Tests Confirm Proteins Found in T. Rex Bones, CMI, April, 2007, su creationontheweb.com.

[13] Karl Wieland. "Sensational Dinosaur Blood Report!", Creation, 19/4 (1997), pp. 42–43, su creationontheweb.com; answersingenesis.org; Carl Wieland, "Evolutionist Questions CMI Report: Have Red Blood Cells Really Been Found in T. Rex Fossils?", 25 marzo 2002, su creationontheweb.com; "Evolutionist Questions AiG Report", su answersingenesis.org.

[14] Carl Wieland. "DNA Dating: Positive Evidence that the Fossils Are Young", Creation, 14/3 (1992), p. 43, su creationontheweb.com; answersingenesis.org.

[15] "Un numero enorme di opere scientifiche sulla conservazione della materia organica nella terra in varie condizioni e temperature indica che anche le molecole più stabili di sostanze organiche difficilmente possono rimanere nella terra per più di 100.000 anni. E quindi, quando sulla stampa iniziarono ad apparire pubblicazioni sulla scoperta di sostanze organiche labili nelle ossa dei dinosauri, la comunità scientifica le percepì con ostilità. I critici hanno affermato che la materia organica scoperta è una contaminazione successiva, una pellicola batterica o semplicemente una bufala. Tuttavia, un'attenta analisi ha mostrato che questi sono davvero tessuti di animali fossili. Materia organica "fresca" di 550 milioni di anni? // http://www.biolar.ru/?p=829

[16] L'articolo utilizza materiali tratti dal libro "Il piano supremo. Discussione sulla corrispondenza con Stephen Hawking". L'ultima versione del libro in russo può essere scaricata qui: https://burevestnik-bg.com/%D0%BA%D0%BD%D0%B8%D0%B3%D0%B8/

 
Фанар оказался в изоляции от автокефальных Церквей, – греческий богослов

Константинопольский патриарх Варфоломей

Из-за своих неканонических действий по предоставлению автокефалии ПЦУ Фанар впервые оказался в изоляции от других Церквей, считает профессор богословия.

Политика Фанара поставила под сомнение его общепризнанную координирующую роль — роль центра церковного единства, и завершилась крахом. Об этом пишет протопресвитер Феодор Зисис, профессор Богословской школы Университета Аристотеля в Салониках.

По его словам, «началом всему этому было ущербное и неполноценное представительство церковного Тела на Критском лже-соборе».

«Неканоничность вторжения Константинопольской Церкви на каноническую территорию Русской Церкви ясна, как день. Эта территория уже больше трех веков (с 1686 г.) принадлежала Русской Церкви при несомненном и всемирном признании этого всеми Поместными Церквами (в том числе и самим Вселенским патриархатом), как показали научные исторические и канонические исследования», – поясняет богослов.

Он подчеркивает, что, несмотря на это, «некоторые исследователи прилагают усилия, чтобы представить иную картину: якобы Вселенскому патриархату принадлежит каноническая юрисдикция в Украине и, что еще хуже, будто бы ему принадлежит исключительное право даровать автокефалию без согласия всего Тела Церкви, которое должно выражаться соборно и всеправославно».

«Эта новоявленная экклезиология, стремящаяся представить Вселенского патриарха не как "первого среди равных" (primus inter pares), принимающего решения и судящего в согласии с остальными, но как "первого без равных" (primus sine paribus), принимающего решения единовластно, как папа, достигал своей вершины в совершенно единоличном и авторитарном решении Вселенского патриархата восстановить украинских раскольников без соблюдения предусмотренных священными канонами условий — публичного покаяния, перерукоположения или повторного возложения рук», – продолжил греческий ученый.

По его мнению, «что хуже всего в ситуации с украинскими раскольниками (и это обстоятельство еще не вполне осознано с канонической и пастырской точки зрения), так это то, что много веков уже существует каноническая Церковь, ныне возглавляемая митр. Онуфрием, от которой отпали раскольники, но при этом патр. Варфоломей создает параллельную юрисдикцию в том же месте, создает новый синод, тем самым становясь создателем раскола, который может иметь горькие последствия не только для Украины, но и для всего Вселенского Православия».

«Однако ни в одном из прошлых случаев предоставления автокефалии в церковном пространстве, которое выделялось в автокефалию, не было противостояния канонической и раскольнической церквей. Об автокефалии просила — и получала ее! — Церковь, которая заключала в себе всю полноту верных этой страны», – считает Феодор Зисис.

Он добавил: «Бывало и такое, что Церковь уходила в раскол, изъявляла покаяние, возвращалась в канонический статус и получала автокефалию. В Украине есть одна и только одна каноническая Церковь, которую века признавали все автокефальные Церкви, и она ни о какой автокефалии не просила. Просили о ней раскольники, которым вселенский патриархат должен был рекомендовать покаяться и вернуться в каноническую Церковь, поскольку она и только она имеет право просить об автокефалии и получить ее».

«Теперь в той же стране Вселенским патриархом была создана параллельная поместная церковь со своим отдельным синодом, не признаваемым канонической Церковью. Патриаршим указом, по сути, был создан раскол. Как могут в одной стране существовать две церковные юрисдикции? Годами мы пытаемся решить проблему множественности юрисдикций в православной диаспоре, а Вселенский патриарх вносит ту же проблему на законную каноническую территорию автокефальных Церквей, где для этого и вовсе нет никаких богословских и канонических оснований», – пояснил профессор богословия.

Он подчеркивает, что священноначалие грекоязычных Поместных Церквей – четыре из пяти – не соглашается с автокефалией ПЦУ: «На данный момент четыре из пяти грекоязычных поместных Церквей отказались встать на сторону Константинопольской Церкви, а пятая, Элладская, молчит и выжидает. Две — Албанская и Кипрская особо просят о созыве Всеправославного собора по украинскому вопросу».

«Ничто так не оскорбляет Бога, как ереси и расколы. Даже мученическая кровь не может смыть грех раскола. Разумеется, с церковной точки зрения все и так совершенно ясно: ни одна поместная автокефальная Церковь не признает лже-автокефалию в Украине; ни одна поместная автокефальная Церковь не поминает в диптихах предстоятеля раскольников Епифания», – пишет в заключение богослов.

 
Una Russia indipendente e sovrana deve essere distrutta!

Per oltre una settimana ho resistito alle richieste di scrivere sull'argomento Skripal, ma i lettori me lo hanno chiesto troppo spesso. Ora stanno iniziando provocazioni e calunnie contro gli ortodossi in questo paese. Dobbiamo dire parole di verità contro la raffica di menzogne ​​che provengono dai portavoce dell'Establishment britannico come la BBC e la stampa scandalistica.

Una Russia indipendente e sovrana deve essere distrutta! L'ordine è partito a Londra e New York nel 1916 e il legittimo governo russo, ritenuto troppo potente per l'Occidente, è stato debitamente rovesciato nel 1917 con la collusione attiva e visibile del governo britannico dell'epoca. Gli Stati Uniti entrarono nella prima guerra mondiale entro poche settimane, come era stato concordato. Lloyd-George, l'allora primo ministro britannico, ha apertamente gioito in Parlamento, una volta raggiunto uno dei suoi "obiettivi". Malvagi terroristi di lingua russa, ospitati dall'Occidente per decenni, furono inviati a distruggere la Russia da Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti, Germania e Svizzera, e così i bolscevichi atei finanziati dall'occidente arrivarono al potere. Ma il piano è fallito.

Quindi da Londra venne l'incoraggiamento di Hitler, finanziato dall'Occidente, a invadere le terre russe nel 1941, lasciando 27 milioni di morti. Dopo il 1991, il Regno Unito prese parte alla distruzione delle tristi rovine dell'Impero russo e ladri oligarchi di lingua russa furono accolti a Londra. Nel frattempo, il Regno Unito ha contribuito a smembrare la Jugoslavia, ha invaso l'Afghanistan e l'Iraq (di nuovo), gettando decine di migliaia di vite e decine di miliardi di sterline. Ma il piano è fallito.

Così la spia Litvinenko fu assassinata con il polonio a Londra. Chiaramente, il governo russo non aveva interesse a farlo; le spie vengono assassinate in modi che non incriminano quelli che ordinano i loro omicidi. Il SIS, che fa il lavoro sporco per MI5 e MI6, assassina circa 100 persone all'anno, secondo i miei informatori sudafricani. Chiaramente, la crudele morte di Litivinenko fu ordinata da altri, che volevano provare a incriminare la Russia. Nel frattempo, la NATO ha diviso il Montenegro e il Kosovo dalla Serbia, ha minacciato la Moldova e circondato i confini della Russia con i suoi missili. Ma il piano è fallito.

Quindi il Regno Unito ha incoraggiato i georgiani addestrati dagli Stati Uniti ad invadere la Russia, accusando la Russia di invadere la Georgia! Poi il Regno Unito ha incoraggiato il violento rovesciamento del governo democratico in Ucraina e la sua sostituzione con una giunta genocida a Kiev. La Russia è stata accusata di aver invaso l'Ucraina! I pazzi al controllo a Kiev hanno poi abbattuto un aereo di linea civile; il Regno Unito ha accusato la Russia e armato la giunta! Quindi ha fatto sfilare le sue truppe e mezzi corazzati lungo il confine russo con l'Estonia. Quando la Russia ha impedito alla terza guerra mondiale di esplodere in Siria (nelle parole di Lord Owen), il regime del Regno Unito (eletto da meno del 40% degli elettori) ha armato i terroristi (i "ribelli", nel linguaggio della BBC).

Avendo fallito alla grande nell'interrompere le imminenti elezioni russe, tutto ciò che ha potuto fare il regime del Regno Unito (nel migliore dei casi eccentrico, nel peggiore dei casi malvagio) è stato di mandare in Russia il pagliaccio Johnson a sostenere apertamente il traditore anti-russo Navalny. Poi, ha aiutato a mettere al bando alcuni atleti olimpici russi che prendono droghe, anche se i suoi stessi atleti si drogano, come fanno in tutti i principali paesi, a sostegno degli interessi politici e commerciali di tutti i moderni sport internazionali.

Il terribile attacco alla spia britannica in pensione (non spia "rossa", come lo descrivono i tabloid), Skripal, non è altro che Litvinenko II. I servizi segreti russi non avevano alcun motivo per ucciderlo; anche se ne avessero avuti, lo avrebbero ucciso in modo discreto e professionale, come fanno tutti i servizi segreti. Molto probabilmente, il raro veleno usato per uccidere la spia (e per pasticciare la sua morte) nella città altamente militarizzata di Salisbury proveniva dalla vicina Porton Down, il più importante stabilimento di guerra chimica segreta dove hanno inventato e immagazzinato migliaia di veleni mortali e di virus. E tutto arriva poco prima delle elezioni nella Russia democratica e prima della Coppa del Mondo. Quindi hanno espulso 23 "spie" russe. Ma se fossero spie, perché sono state ammesse nel Regno Unito in primo luogo, o non sono state espulse prima?

Non doveva andare così. Poteva andare in un modo del tutto diverso. Finirà tutto molto male - per il Regno Unito, che è sempre stato una minaccia alla pace mondiale e ai governi popolari in tutto il mondo. L'Establishment britannico, che ha già invaso nove paesi su dieci nel mondo (inclusa ovviamente la Russia, https://www.telegraph.co.uk/history/9653497/British-have-invaded-nine-out-of-ten-countries-so-look-out-Luxembourg.html ), ha ora iniziato un'altra guerra fredda con la Russia. Ignorando la sua povertà cronica di infrastrutture (strade e ospedali, per esempio) e il suo sbalorditivo  e incolmabile debito nazionale di 1.800 miliardi di sterline, preferisce iniziare guerre all'estero. Tale è l'eredità dell'Establishment britannico, che "mai, mai, mai sarà schiavo" - anche se lo saranno il popolo britannico e il resto del mondo. Una Russia indipendente e sovrana deve essere distrutta!

 
Un passo in più verso l'uniatismo al Patriarcato Ecumenico

Il recente articolo del metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) di Bursa, Primus sine paribus ('Primo senza eguali'), postato in inglese sul sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli (qui in pdf nell'originale greco), senza data (ma dalle note si deduce che è degli inizi di gennaio 2014), segna una nuova, preoccupante tappa dell’appiattimento dell’ecclesiologia fanariota, ormai pronta a sposare un papismo orientale pur di contrastare la visione ecclesiologica ortodossa espressa a Mosca, ricorrendo anche a formule di sapore ricattatorio. Padre Andrew Phillips, che non è uomo di mezzi termini in questioni così importanti, denuncia questo abuso in un articolo del blog del sito Orthodox England, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti.

 
Il vescovo Tikhon della diocesi dell'Occidente dell'OCA si è addormentato nel Signore

foto: dowoca.org

Sua Grazia il vescovo Tikhon (Fitzgerald), già vescovo di San Francisco, Los Angeles e dell'Occidente della Chiesa ortodossa in America, si è addormentato nel Signore ieri mattina, 22 gennaio, come riferisce la diocesi dell'Occidente.

Il vescovo Tikhon è stato ordinario della diocesi occidentale dell'OCA dal 1987 al 2007.

Possa la sua memoria essere eterna!

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La cattedrale della santa Trinità dell'OCA a San Francisco fornisce una sua biografia del 1987:

Stephen Fitzgerald è nato il 14 novembre 1932 a Detroit, nel Michigan. Il 18 dicembre dello stesso anno è stato battezzato nella Chiesa luterana. Ha frequentato il St. Olaf College dal 1952 al 1954 e si è laureato alla Wayne State University, Detroit, nel 1958. Ha prestato servizio nell'esercito degli Stati Uniti dal 1954 al 1957. È stato accolto nella Chiesa ortodossa attraverso la cresima nel settembre 1960, presso la cappella della base aeronautica di Lackland da padre Peter Zolnerovich. Si è nuovamente arruolato nell'aeronautica militare statunitense dal 1960 al 1965 e dal 1966 al 1971. Nell'anno accademico 1965-1966 ha studiato presso il Seminario teologico ortodosso St Vladimir.

Il Vescovo Dmitri lo ha ordinato al diaconato nel dicembre 1971 nella cattedrale ortodossa di san Nicola, Washington DC, dopodiché è stato trasferito a Los Angeles nel 1972, dove ha prestato servizio presso la cattedrale della santa Vergine Maria come diacono, e poi come protodiacono, fino al 1978. Il vescovo Gregory dell'Alaska lo ha ordinato al sacerdozio nel 1978 per continuare a servire la cattedrale come secondo sacerdote; ed è divenuto rettore della cattedrale nel dicembre del 1979, mantenendo tale responsabilità fino alla sua elezione a vescovo di San Francisco. Il Santo Sinodo lo ha elevato al rango di arciprete nel 1982.

A livello diocesano è stato a lungo membro del consiglio diocesano, delegato diocesano supplente al consiglio metropolitano e membro del Tribunale diocesano della diocesi dell'Occidente. Dal 1981 al 1984 è stato decano del decanato del sud-ovest dell'area del Pacifico, dopodiché è diventato cancelliere diocesano per due anni.

Dopo la nomina a vescovo di San Francisco all'Assemblea diocesana straordinaria tenutasi nella cattedrale della santa Trinità di San Francisco il 12 marzo 1987, padre Stephen è stato eletto vescovo di San Francisco dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa in America il 17 marzo 1987. Alla vigilia della festa dell'Annunciazione è stato tonsurato monaco con il nome di Tikhon nel monastero di san Tikhon, a South Canaan, Pennsylvania, ed è stato elevato al rango di archimandrita al Sabato di Lazzaro presso la chiesa di Cristo il Salvatore di San Francisco dal vescovo Job, amministratore temporaneo della diocesi dell'occidente.

 
Церковь Молдовы осудила действия Фанара в Украине и выразила поддержку УПЦ

Синод Православной Церкви Молдовы выразил поддержку канонической Украинской Православной Церкви.

Синод Православной Церкви Молдовы призвал международное сообщество обратить внимание на преследование канонической Православной Церкви в Украине.

Православная Церковь Молдовы выступила с осуждением антиканонического вмешательства Константинопольского патриархата в церковную жизнь Украины и выразила глубокую обеспокоенность «нынешней трагической ситуацией преследования духовенства и паствы Украинской Православной Церкви, во главе с ее Предстоятелем – Блаженнейшим Онуфрием, Митрополитом Киевским и всея Украины». Об этом говорится в заявлении, принятом на заседании Синода 19 апреля 2019 года, сообщает официальный сайт Православной Церкви Молдовы.

«Епископат Православной Церкви Молдовы категорически осуждает антиканоническое вмешательство Константинопольского Патриарха Варфоломея, предоставившего "Томос об автокефалии" так называемой "Православной Церкви Украины", искусственно созданной в результате слияния двух раскольничьих структур, что в свою очередь абсолютно ничем не способствовало восстановлению единства и мира среди украинских христиан, но напротив только спровоцировало еще более тяжкие последствия для всего Вселенского Православия», – говорится в заявлении Синода.

Священный Синод подчеркнул, что методы Константинопольского патриархата, выбранные им для «разрешения церковной проблемы» в Украине, при участии и поддержке светской власти государства, а также враждебные и дискриминационные меры в отношении духовенства и паствы канонической УПЦ являются «чуждыми многовековой жизни и учению нашей Святой Православной Церкви».

«Нарушение фундаментальных прав и свобод священнослужителей и верующих канонической Церкви путем лишения Украинской Православной Церкви ее имени, и фактическое узаконивание практики конфискации ее храмов и исторических монастырей при поддержке силовых структур, осуществляемых вопреки решениям религиозных общин, выразивших желание остаться в лоне канонической Церкви, четко говорит о главной цели новосозданной церковной структуры – ликвидировать каноническую Православную Церковь на этой территории», – отмечается в документе.

В лице всего епископата, духовенства и паствы, Синод Православной Церкви Молдовы выразил верующим Украинской Православной Церкви молитвенную поддержку: «вознося свои молитвы к Всеблагому Богу, дабы Он укрепил их в страданиях, даруя всем терпения и твердого стояния в исповедании святой православной веры, по словам досточтимого апостола Павла, неоднократно подверженного притеснениям ради Господа: "умоляю вас поступать достойно звания, в которое вы призваны, со всяким смиренномудрием и кротостью и долготерпением, снисходя друг ко другу с любовью, стараясь сохранять единство духа в союзе мира" (Еф. 4, 1-3)».

Также Синод призвал международное сообщество «обратить внимание на происходящую в Украине несправедливость, в результате которой нарушаются основные права человека, а также на жестокое и оскорбительное вмешательство государственной власти Украины в жизнь и церковно-административную организацию местной Православной Церкви».

Как сообщал СПЖ, 18 апреля 2019 года Патриарх Александрийский Феодор II, Патриарх Антиохийский Иоанн X, Патриарх Иерусалимский Феофил III и Архиепископ Кипрский Хризостом II призвали защитить украинских верующих и их храмы от «любых насильственных действий».

 
Scontri di ecclesiologia o calendari di Stalin... tutto va bene per screditare la Chiesa russa, purché appaia nei giorni "giusti"!
In Russia, dal Capodanno (di calendario gregoriano) al lunedì dopo la festa del Natale (di calendario giuliano) tutto è fermo per le vacanze invernali. E' un po' come da noi ad agosto... è pure il momento buono per un attacco alla Chiesa russa, perché anche quelli che devono fornire le necessarie risposte si sono presi una pausa.
 
In questi giorni dell'inizio del 2014 abbiamo assistito a due attacchi portati avanti ad arte. Il primo è di carattere scandalistico: Un calendario commemorativo del 2014 con foto e citazioni di Stalin è stato pubblicato da una casa editrice di libri religiosi, Достоинство (Dignità), legata alle pubblicazioni patriarcali della Lavra della Trinità e di san Sergio. La comprensibile perplessità per un accostamento così inopportuno ha creato un putiferio mediatico, con un ampio spettro di accuse, che vanno da quella di servilismo della Chiesa ortodossa russa nei confronti dello stato (quello di Stalin o quello di Putin, non fa differenza, purché gli si dia contro), fino all'accusa di una Chiesa interessata solo a fare soldi.
 
Solo il 9 gennaio - con alcuni, provvidenziali giorni di ritardo utili per far fare allo scandalo il giro del mondo - i portavoce della Chiesa hanno potuto offrire qualche spiegazione. Il calendario, pensato per veterani di guerra e per storici, era stato finanziato da una fonte esterna alla casa editrice, e non per fini commerciali (costa la metà dei calendari religiosi abitualmente stampati dalla casa editrice). Di fatto il direttore della casa editrice ha compiuto un errore nel permetterne la pubblicazione, e per questo è stato licenziato appena le autorità ecclesiastiche hanno saputo dell'incidente, ma dopo che i calendari erano stati consegnati al committente. La VERA notizia è che il licenziamento del direttore colpevole ha avuto luogo a... luglio! Le critiche che arrivano ora, quando il calendario viene effettivamente distribuito, sono un tantino in ritardo per apparire autentiche, e la coincidenza con i giorni di pausa di gennaio è fin troppo ideale per non lasciare il sospetto che la reazione di indignazione sia stata abilmente manovrata.
 
La seconda bufera mediatica riguarda le critiche del metropolita Elpidoforo di Bursa al documento ecclesiologico prodotto dal Sinodo di Mosca il 26 dicembre 2013, riguardo al quale abbiamo presentato ieri una contro-critica di padre Andrew Phillips. Anche se le tempistiche di questo documento possono essere più consone con le modalità di una risposta immediata, ci colpisce il fatto che anche questo testo sia stato diffuso proprio nei giorni in cui la Chiesa russa non aveva modo di rispondere. Abbiamo avuto modo di sentire i nostri amici cattolici romani apprezzare il documento del metropolita Elpidoforo "per il suo contenuto teologico". Non ci stupisce. È una capitolazione al principio primaziale romano in chiave esteriormente ortodossa. Ai cattolici romani piace la teologia del documento, perché è la loro. Se avessimo avuto tempo per analizzare il documento con calma, avremmo potuto far notare che propone una tesi essenzialmente contraddittoria. Sostiene che il primato universale sia legato alla "persona" del patriarca di Costantinopoli, e non derivato dai canoni o dai dittici della Chiesa, che non fanno altro che manifestare il carattere necessario del primato personale. Eppure, allo stesso tempo dichiara che il primato universale era originariamente quello di Roma, e solo dopo lo scisma questo primato è passato a Costantinopoli. Eppure, se il primato universale è personale e non è dervato dalla conciliarità, perché gli ortodossi non dovrebbero tutti essere cattolici romani? Cosa succede quando l'integrità dottrinale e il primato personale sono in conflitto? Su quali basi i dittici manifestano il primato, se non per essere stati stabiliti in maniera conciliare? Per quale potere i canoni conferiscono o negano poteri di primato, se questo è in sé indipendente dalla conciliarità? Questi e altri interrogativi ci fanno capire che il testo del metropolita Elpidoforo fa acqua da diverse parti, ma nondimeno è riuscito a creare un'onda nel pubblico cattolico, e l'onda ha ormai ben poco a che fare con i principi dell'ecclesiologia. È sufficente intorbidare le acque parlando dei russi che mettono il "veto contro Francesco e Bartolomeo", come Sandro Magister dice (absit iniuria verbo) magistralmente nel suo blog del 9 gennaio, e la demonizzazione mediatica è servita.
 
Ovviamente, ci potranno anche far notare che esistono nel mondo le coincidenze temporali, e non tutto quel che fa male deve essere necessariamente stato diretto con un intento dannoso. Tuttavia, non ci facciamo illusioni che la Chiesa ortodossa russa non sia il bersaglio numero uno di un preciso piano di distruzione, e notiamo con attenzione il target degli attacchi. Lo scandalo del calendario serve a diminuire la fiducia nella Chiesa di tutti quelli (e non sono pochi) che hanno sofferto, nel mondo russo o all'estero, a causa dei regimi comunisti. Le martellate ecclesiologiche fanariote, tanto ben accolte nei circoli cattolici romani, sono un buon motivo per alimentare diffidenza per la Chiesa russa nel mondo cattolico (che potrebbe trovare invece a Mosca un sostegno insperato nella sua evangelizzazione). In questi giorni abbiamo assistito a una "manovra a tenaglia" che sfrutta i silenzi dal Patriarcato per alienare mediaticamente le simpatie degli anti-comunisti e dei cattolici romani dalla Chiesa ortodossa russa... non ci sembra una cosa da sottovalutare, nemmeno nelle feste di Natale.
 
Il futuro del mondo e la crimeanizzazione

Il presidente Putin ha vinto il secondo mandato della sua seconda presidenza con circa il 76% dei voti e un'alta affluenza alle urne. Non è stata una sorpresa e, come alcuni hanno notato, l'odiosa e diffamatoria campagna anti-russa condotta dall'Establishment britannico nelle due settimane prima dell'elezione lo ha indubbiamente aiutato a vincere con un margine tanto ampio [1]. Apparentemente, per l'Establishment britannico anti-cristiano, che nella sua grossolana incompetenza sta mettendoci cinque anni invece di due per liberare il Regno Unito dalla tirannia dell'Unione Europea come richiesto dalla democrazia, si è colpevoli fino a prova contraria. Quindi la popolarità del presidente Putin, a differenza di quella degli invidiosi capi occidentali, rimane inviolata. Tuttavia, quale tipo di sfida potrebbe ora incontrare la Russia?

La Federazione Russa è un paese multinazionale, di gran lunga il più grande del mondo, con porti che conducono a tre oceani, il Pacifico, l'Artico e l'Atlantico, e a molti mari. È un impero, ma, tragicamente, un impero tradito, rovinato e sabotato, un impero di territori perduti e cittadini crudelmente separati da esso, un impero di martiri – e pertanto è il leader del mondo cristiano di oggi. Qual è il suo destino geopolitico? Con territori enormi e spopolati, potrebbe assorbire rifugiati cristiani da tutto il mondo prima della fine – la sua Stella Polare potrebbe diventare una stella guida per coloro che fuggono dalle persecuzioni. Questa è una chiamata, che potremmo chiamare "crimeanizzazione". Cosa significa questa parola?

Qui ci riferiamo al 2014 quando la Federazione ha offerto al popolo della Crimea la possibilità di un referendum libero per il ritorno alla Russia, da cui erano stati forzatamente separati dalla tirannia comunista sessant'anni prima. E hanno votato in maniera massiccia per questo ritorno, restituendo in pieno la Russia al Mar Nero, al Bosforo, ai Dardanelli, al Mediterraneo e così alla Terra Santa e a Gerusalemme. Così, sentiamo il richiamo del progetto di ripristinare non solo le ancestrali e devastate terre russe, ma tutti gli ortodossi dell'Impero Cristiano. Il compito della "crimeanizzazione" significa riunire tutti coloro che desiderano volontariamente aderire alla Russia, non necessariamente in un'unione politica come ha scelto la Crimea, ma soprattutto in un'unione spirituale.

Attualmente gli agenti degli stati anti-cristiani stanno riempiendo il mondo di guerre senza fine, omicidi, avvelenamenti, complotti, calunnie, minacce, privandolo persino dei più basilari valori spirituali e morali. La Russia oggi affronta il compito di ripulire questo pozzo nero laicista, in cui il mondo è stato calato fin dalla tragedia del 1918, quando l'ultimo imperatore cristiano e la sua famiglia furono massacrati. Se c'è pentimento, la "crimeanizzazione" significherà che la Russia potrebbe diventare un faro di speranza per i perseguitati spiritualmente, non solo nell'Europa orientale, o nel mondo occidentale, ma in tutti i continenti. La Russia potrebbe diventare un faro, allo stesso tempo, della grazia della Tradizione e della giustizia sociale.

Il compito di coloro che si oppongono alla Chiesa è di portare l'inferno sulla terra. Questo è quello che hanno visibilmente fatto in tutto il mondo negli ultimi cento anni. Dalla creazione delle guerre mondiali e dal massacro e dalla mutilazione di centinaia di milioni nelle guerre e nell'olocausto dell'aborto, alla creazione di armi che possono annientare tutti gli esseri viventi sulla terra, questo è il compito delle forze dell'inferno. Questa è la loro preparazione per la venuta dell'Anticristo, perché possa sentirsi a casa sulla terra. Tuttavia, il compito della Chiesa di Dio, ora focalizzato sulla Federazione Russa multinazionale, è di portare il paradiso sulla terra, in preparazione della venuta di Cristo, che sarà vittorioso. Non abbiate paura!

Nota

[1] Nel 2012 presso l'ambasciata russa a Londra lo aveva scelto solo il 22% degli elettori; domenica scorsa lo ha fatto il 52%. Solo nel Caucaso è diminuita l'affluenza: dal 99% al 92%.

 
"La famiglia è un luogo in cui dovresti sacrificare i tuoi interessi per il bene del tuo prossimo"

Il sacerdote Viktor Gavrish è nato nel 1985 nel villaggio di Malaja Dubna, nel distretto di Orekhovo-Zuevo, nella regione di Mosca. Nel 2001 si è diplomato al liceo e nello stesso anno è entrato al Seminario teologico di Kolomna. Nel 2006 è stato ordinato diacono e nel 2007 sacerdote. Ha prestato servizio presso la chiesa della beata Matrona di Mosca nel distretto di Orekhovo-Zuevo, poi presso la chiesa dell'icona della Madre di Dio "Igumena del Monte Athos" nel distretto di Taldom. Ora presta servizio presso la chiesa dell'arcangelo Michele nella città di Taldom. È sposato e ha tre figli.

il matrimonio di Viktor Gavrish e sua moglie Anna

I giovani spesso si chiedono come trovare la loro metà. Potrebbe condividere la storia di come ha incontrato sua moglie?

Ci siamo incontrati per la prima volta in un modo tipico per i giovani credenti: in chiesa. Da seminarista del quarto anno sono andato a trovare un amico, un compagno di seminario, per due giorni. Mi ha invitato nella chiesa dove aiutava il prete. Durante la funzione il sacerdote mi ha invitato a leggere sul kliros. Diverse giovani donne cantavano nel coro e dopo la funzione siamo andati tutti a fare una passeggiata. Il tempo era bello e questa chiesa è abbastanza lontana dalla città, abbiamo dovuto camminare per diversi chilometri. Abbiamo iniziato a parlare mentre camminavamo. A quel tempo (era il 2004) avevo appena letto un libro di un famoso autore. Una delle ragazze, Anna, mi ha detto che anche lei aveva un libro del genere e abbiamo iniziato a parlarne. Così ho fatto amicizia con lei. Poi sono andato a un campo giovanile estivo nel distretto di Taldom. Ci sono andato come guida, e Anna era la guida di un gruppo diverso. Abbiamo avuto due settimane per comunicare e conoscerci meglio. Poi le ho fatto la proposta. Ci siamo sposati sei mesi dopo. Ora penso che probabilmente era troppo presto, ma in quel momento non ci sembrava così.

La vostra unione di diciotto anni è stata collaudata nel tempo. Come possono i giovani capire di aver trovato i partner con cui cammineranno mano nella mano nella vita?

Sembra che la questione non sia quella di trovare un algoritmo inequivocabile che ti aiuti a scegliere un partner per la vita, ma nella tua disponibilità interiore a un atteggiamento responsabile. Puoi vedere una persona e cadere subito a capofitto per lei, ma questa sarà infatuazione, emozione. Una persona potrebbe dire: "È stato amore a prima vista, e mi ha tolto il fiato". Poi passano due o tre (a volte anche dieci) anni di matrimonio e gli sposi si rendono conto di essere dei perfetti estranei. Penso che sia importante avere interessi comuni ed essere sulla stessa lunghezza d'onda.

Ciò che ci ha aiutato è che eravamo entrambi credenti, condividevamo gli stessi valori e parlavamo la stessa lingua. Leggiamo gli stessi libri, ne discutiamo, guardiamo e riguardiamo gli stessi film e ne parliamo. Ci piace la reciproca compagnia, abbiamo sempre argomenti di conversazione e non comunichiamo solo sull'educazione dei figli e sulle cose domestiche. Ci deve essere amicizia nella prima fase della comunicazione. Se questa fase finisce troppo in fretta e si trasforma in una relazione romantica, significa che i giovani hanno saltato questo passaggio e dopo un po' si scopre che hanno visioni diverse della vita e le loro opinioni non concordano. In questo caso la loro relazione dovrà superare una dura prova. Naturalmente, le persone possono impegnarsi e alla fine trovare un terreno comune, ma per loro sarà molto più difficile. Penso che prima di iniziare a frequentarsi, dovrebbero solo essere amici e parlare di più per un certo periodo di tempo, vedendo come vive il loro potenziale compagno di vita. Non è un segreto che i sentimenti romantici facciano immediatamente vedere una persona con occhiali color rosa: non si noterà nulla di negativo e non di sarà in grado di valutare nulla in modo obiettivo.

Anna

Padre Viktor, sua moglie lavora? Qual è la sua professione?

Anna si è laureata all'università statale di Dubna vicino a Mosca (Dipartimento di opere sociali). Non ha lavorato finché i bambini erano piccoli. Ora sono cresciuti, hanno diciassette, quattordici e dieci anni. Sono tutti studenti; possono riscaldarsi un pranzo da soli e prendersi cura di se stessi; quindi da quattro anni mia moglie lavora nel suo campo.

Il Dipartimento di opere sociali è l'organizzazione che gestisce i movimenti di volontariato e d'aiuto sociale alle persone. Durante la quarantena questo tipo di lavoro è stato molto rilevante. A Dubna abbiamo un attivo movimento di volontariato che fornisce aiuto ai parrocchiani soli; questa esperienza è preziosa. Ora Anna lavora nel servizio di assistenza sociale per anziani soli e per reduci di guerra.

Oggi molte madri di famiglie numerose e mogli di chierici lavorano, facendo attività interessanti a loro gradite. Tuttavia, alcuni sostengono che il "lavoro" principale di una madre e di una moglie siano le faccende domestiche. Cosa direbbe a riguardo?

Il Signore ha dotato tutte le persone di talenti e sarebbe sbagliato seppellire i propri talenti. Molte persone citano l'apostolo Paolo e sostengono che la donna si salva attraverso la gravidanza. È vero, ma se guardiamo a questo problema in modo più ampio, vedremo che include non solo la gestazione e la nascita di un bambino, ma anche la sua corretta educazione. Una donna poco istruita potrà dare molto ai suoi figli? Se i suoi orizzonti sono ristretti, se non ha letto libri diversi da quelli che le erano necessari a scuola e se non si sviluppa, intellettualmente darà molto di meno ai suoi figli e figlie.

Fare un lavoro interessante è importante per qualsiasi persona. Lo stereotipo secondo cui una moglie dovrebbe restare a casa, limitandosi a cucinare e a fare altre faccende domestiche, è obsoleto. Ora viviamo in una società diversa.

Può anche esserci una professione preferita, in cui una persona realizza il suo potenziale e che le dà gioia. Perché una donna non può occuparsene? Certo, quando i suoi figli sono piccoli, è difficile per una madre realizzare i suoi talenti, perché si prende cura di loro. Ma ci sono situazioni opposte. Conosco personalmente un caso in cui il padre si è preso cura dei bambini, perché sua moglie aveva una buona posizione e un alto stipendio. Dopo aver riflettuto, i coniugi hanno deciso che era meglio che fosse il marito a prendere un congedo di paternità per prendersi cura dei bambini. La famiglia aveva un mutuo e la moglie poteva pagarlo. Il padre ha fatto tutto coscienziosamente, portando i bambini a gruppi e club ricreativi, camminando con loro, ecc. Questo è durato diversi anni, poi il padre è tornato al lavoro. La sua autorità come capofamiglia non ne è stata minata.

Questo è un esempio dalla vita reale, di una famiglia ortodossa credente e conservatrice. Tali erano le circostanze. Non credo che ci sia qualcosa di sbagliato qui. Inoltre, una donna può avere un talento per qualche tipo di attività.

Conosco una donna che all'età di trentacinque anni ha iniziato a dipingere magnificamente, anche se non aveva mai provato a farlo prima. Ora ha già tenuto diverse mostre. Ha preso in mano un pennello per la prima volta solo per interesse a far fronte alla sua depressione post-parto dopo la nascita del suo quinto figlio. Con tanti bambini aveva avuto un esaurimento nervoso. Il medico le ha detto: "Devi prendere delle medicine e dare una pausa al tuo sistema nervoso. Prova a dipingere, per esempio. Ha comprato colori e pennelli e ha iniziato a dipingere. Ora dipinge professionalmente. Molte donne hanno buone capacità organizzative. Se la moglie di qualcuno ha una piccola impresa e sa come gestirla, è forse un male?

Ecco un altro esempio concreto. C'è un prete la cui moglie è proprietaria della sua azienda. Sono una famiglia benestante, sebbene lui sia un semplice sacerdote e non il rettore di una grande chiesa cittadina; ma sua moglie con una vena organizzativa e imprenditoriale ha aperto un'attività in proprio. Ora il marito può dedicare più tempo ai suoi doveri sacerdotali, visitando gli anziani negli ospedali e gli ammalati soli a casa, tenendo discorsi nelle istituzioni educative, e così via. Non pensa a come provvedere alla sua famiglia e non cerca dove celebrare più servizi chiedendo offerte per pagare le attività di crescita dei bambini.

È difficile conciliare l'educazione dei figli e le faccende domestiche con l'ambizione professionale. Cosa può consigliare?

Un marito ragionevole dovrebbe dare una tale opportunità a sua moglie. Può dirle: "Ti lascerò libera per un po' di tempo e porterò i bambini a fare una passeggiata o delle lezioni". Oppure troverà un'altra opportunità: diciamo, la madre farà parte dei suoi lavori domestici assieme ai bambini, o forse assumeranno una tata. E lo stereotipo "solo figli e attività domestiche" mi sembra sbagliato. Se questo piace, allora va bene. Conosco famiglie credenti in cui la moglie non ha mai dovuto lavorare fuori in vent'anni di vita familiare. Anche quando la moglie ha un'istruzione superiore, entrambi i coniugi sono soddisfatti. Ma in alcune situazioni questo non è adatto. Non può esserci un singolo schema che tutti dovrebbero seguire.

Come passa il tempo con la sua famiglia? Riesce a discutere di qualcosa con i bambini e parlare di argomenti diversi?

Ci piace guardare film per famiglie: sovietici, russi e americani, vecchi e nuovi, divertenti e meno divertenti. Di recente abbiamo visto "La mia vita è uno zoo" con Matt Damon e ci è piaciuto molto.

Ora a volte guardiamo film diversi con i bambini più grandi e con quelli più piccoli. Per esempio, al quattordicenne Serjozha non interessa ciò che piace alla sorella minore, che ha dieci anni. Scegliamo i film a turno: prima è lui suggerire un film, poi io.

Parliamo sempre dopo aver visto. Dopo il film “Ricomincio da capo”, io e mio figlio abbiamo discusso del messaggio e della filosofia di questo film. Abbiamo visto il film "Non è mai troppo tardi" con Morgan Freeman nel ruolo del protagonista. Un giorno Serjozha è venuto da me e mi ha detto di aver visto il film "Qualcuno volò sul nido del cuculo" da suo zio. Ha detto: "La trama è interessante, la guarderei con te". Io stesso lo avevo visto cinque volte. Il film ha suscitato un vivo interesse in mio figlio. In realtà, preferisce un formato diverso: guardiamo "Marvel" con lui, blockbuster con supereroi che salvano l'universo.

Quando i genitori provano a mostrare ai propri figli solo film ortodossi, a un certo punto i figli ne hanno abbastanza e li rifiutano. È vero, fino a una certa età figlie e figli guarderanno i film mostrati dagli adulti e ne discuteranno, ma questo non sarà il loro impulso interiore: lo faranno perché i genitori insistono. È bello quando c'è dialogo, quando la situazione è così: scegliamo insieme, guardiamo insieme e discutiamo insieme. Con i miei figli più grandi abbiamo anche guardato "The Matrix", le prime due parti del franchise. Questoa portato a una vivace discussione sulla struttura dell'universo e sulla realtà del mondo virtuale. È un grosso problema: gli adolescenti non parlano molto con i genitori. Gli adulti si lamentano: "Oh, tutti i vostri film d'azione mi annoiano..." E la generazione più giovane risponde: "Oh, anche i vostri prolissi film in bianco e nero sono noiosi!"

Con la nostra figlia maggiore abbiamo visto un bellissimo dramma storico coreano, "Empress Ki". Consiglierei ai genitori di adolescenti di rinunciare al proprio tempo e guardarlo insieme. All'inizio pensavo: "guarderò due o tre puntate per fare compagnia a mia figlia", ma poi è piaciuto anche a me. Ci sono relazioni profonde, amore, tradimento, vendetta e perdono. È vagamente basato su una storia vera di una schiava del XIV secolo che divenne imperatrice. Mia moglie, mia figlia e io abbiamo visto l'intera serie. Mia figlia è entrata nella sua adolescenza, quando un bambino diventa distaccato, e guardarlo insieme è diventata un'occasione per noi di comunicare e un'opportunità per scoprire cosa aveva in mente. Non puoi fare domande a bruciapelo a un figlio adolescente, ma durante le nostre discussioni familiari lei esprime le sue opinioni,

Ho visto un vostro bellissimo e sincero post sui social media: saluti a tua moglie per il suo compleanno. Come festeggiate le feste? Che tradizioni avete?

Negli ultimi due anni si è formata la seguente tradizione: per i compleanni dei nostri familiari, le nostre figlie cucinano una torta. Di solito prendono i biscotti Jubileinoe ("del giubileo"), li macinano, fanno una panna montata, aggiungono guarnizioni diverse e inventano sempre qualcosa di nuovo. Le nostre figlie bandiscono me e mia moglie dalla cucina in quel momento, dicendo: "Non guardate! Non entrate!"

Una delle nostre tradizioni più importanti per trascorrere del tempo con i bambini sono i giochi da tavolo. Qualche anno fa abbiamo scoperto che esistono giochi da tavolo che adulti e ragazzi possono giocare insieme. I giochi sono spesso percepiti come qualcosa esclusivamente per bambini, ma ci sono opzioni meravigliose (ad esempio Imaginarium, Gnome Pests, Alias), che consentono di giocare ad adulti e adolescenti. Se giochi con bambini molto piccoli, devi giocare al loro livello e a loro favore.

Invitiamo spesso una decina di parenti (ci piace molto la compagnia). Ci asteniamo dall'alcol a casa. Mia moglie ed io abbiamo preso una decisione del genere dieci anni fa: offriamo aiuto gli alcolisti, il che significa che noi stessi dobbiamo dare il buon esempio. Pranziamo con i nostri ospiti, sparecchiamo la tavola, giochiamo a giochi da tavolo per due o tre ore e poi beviamo il tè con la torta. Cantiamo spesso canzoni: canti popolari, canzoni cosacche e moderne. Tutti nella nostra famiglia hanno un'educazione musicale e un'esperienza di canto (mia moglie cantava nel coro della chiesa, io cantavo nel coro maschile del seminario e i bambini frequentano la scuola di musica).

Ci piace anche uscire all'aperto per un picnic, per accendere un fuoco, e non necessariamente in un luogo ben curato e familiare. I nostri figli adorano rilassarsi con i genitori, nessuno li obbliga ad andare. Quando si stancano dei loro amici, ci dicono: "Andiamo insieme! Solo il nostro piccolo gruppo".

Se viene da lei una coppia che convive ma esita a sposarsi, cosa consiglia?

Questo è un argomento per una conversazione separata. I giovani che decidono di vivere in questo modo di solito non cercano il consiglio di un prete. Ma a volte lo fanno. Di solito dico: "Vi assumete una responsabilità l'uno davanti all'altro, davanti alla società e davanti a Dio se siete credenti. Anche se non frequentate la chiesa e comunque venite in chiesa a porre una domanda al prete, vi assumete comunque una responsabilità. Questa responsabilità non è solo emotiva e spirituale, ma dovrebbe anche essere legale e finanziaria". A volte le persone che vivono insieme come coppia non sposata da cinque a dieci anni e hanno già figli, dicono: "Perché ne abbiamo bisogno? Perché dovremmo diventare ufficialmente coniugi?" I problemi sorgono quando uno di loro muore e l'altro non ha diritti legali. Attraverso il tribunale dovranno dimostrare che esiste una proprietà acquisita in comune, e anche questa è una cosa fastidiosa e che richiede tempo. Se un uomo rifiuta di contrarre matrimonio, lascia i suoi cari vulnerabili. Molto spesso gli uomini sono gli iniziatori della convivenza, ma possono esserlo anche le donne.

Di norma, l'argomento principale a favore della convivenza è il seguente: "Aspettiamo e vediamo . Per il momento non vogliamo avere figli".

Se si tratta di una coppia sposata che desidera rimandare la nascita dei figli per qualche grave motivo, questo è comprensibile. Ci sono situazioni in cui una ragazza ha bisogno di finire gli studi, scrivere e terminare una tesi, o un ragazzo deve fare un viaggio d'affari per un anno o due. Chiaramente, sarà difficile per una madre giovane affrontare da sola un bambino. Abbiamo i Fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa, che affermano che in caso di gravi motivi i coniugi possono utilizzare mezzi di contraccezione non abortiva (e se ci sono problemi di salute, allora non si pongono domande). Una famiglia giovane può aspettare un anno o due prima di avere figli in modo che in seguito possano dedicare loro tempo ed energie. Sottolineo che non stiamo parlando di egoismo: "Non è il momento per noi di avere figli adesso perché prima vogliamo andare in vacanza nei mari tropicali, viaggiare attraverso paesi e continenti e comprare una macchina nuova." No, intendo ragioni serie e valide.

Ma quando non vogliono sposarsi e avere figli, anche se vivono insieme, e questo dura anni, chiedo sempre: "Se vi amate veramente, allora di cosa avete paura? Che cosa stai aspettando? Oggi parlate di amore eterno l'uno per l'altro e vi guardate negli occhi, ma lasciate la porta socchiusa dietro la schiena".

Forse hanno paura delle responsabilità, di una relazione seria e vogliono una vita facile per non affaticarsi... Posso fare un esempio: una persona non compra un'auto, ma la affitta per un periodo. Ha guidato una BMW per un mese, poi ha preso una Mercedes, poi un'auto di un'altra marca. Guarda quale macchina è la migliore e poi sceglie, perché l'acquisto è una responsabilità: deve mantenerla e pagare un prestito, mentre il leasing non lo obbliga a fare nulla. Una volta scaduto il periodo di noleggio, restituisce l'auto. È lo stesso con la convivenza: due persone si "affittano" a vicenda, vivendo senza obblighi. Aspetta di incontrarne qualcun altro più interessante; pensano che incontreranno qualcuno più ricco e più galante. E a quel punto la loro relazione si interrompe: "Ecco. Ti sto lasciando!" È amore? No, questo è consumismo. Si limitano a usarsi a vicenda.

I preti preoccupati per la convivenza spesso cercano di far capire alle ragazze (a volte in tono aspro) che non dovrebbero seguire la moda o assecondare i capricci dei ragazzi...

Sono d'accordo con questo, anche se è meglio esprimere la tua idea con delicatezza e con amore. Il problema è che se una donna si lascia trattare in questo modo, l'uomo non la rispetterà e la tratterà come una "opzione temporanea". Rimarrà a sperare che lui la sposi prima o poi. Nel nostro Paese, secondo le statistiche, ci sono circa sei milioni di donne sposate in più rispetto agli uomini sposati. Abbastanza divertente, le donne conviventi si considerano "sposate" e spuntano questa casella nei questionari e nei sondaggi. Nella stessa occasione, gli uomini si considerano "singoli". Un tale uomo ha una donna e forse dei figli con lei, ma non è legalmente sposato: il matrimonio non è registrato. Le donne sono in una situazione vulnerabile. Se un partner se ne va, chi sarà responsabile dell'educazione dei figli? Raramente i bambini vivono con il padre, più spesso con la madre. Alcuni uomini ne sono persino orgogliosi: "Ho dieci figli e figlie, anche se da cinque donne diverse". Non solo non è cristiano: non è umano.

Chiaramente, ogni famiglia è individuale e ognuno ha i suoi problemi e le sue preoccupazioni. Tuttavia, ci sono domande che interessano molti. Chi è il capofamiglia? Cosa significa essere il capofamiglia?

Nel Vangelo di Marco i discepoli discutevano tra loro su chi fosse il più grande . E il Signore rispose: se uno vuol essere il primo, che sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti (Mc 9:34-35). Il Salvatore ci ha dato l'esempio. Leggiamo come Cristo lavò i piedi ai suoi discepoli prima dell'Ultima Cena. Suona così bello: ha lavato i piedi dei discepoli. Immaginate ora come apparivano davvero: erano dodici uomini robusti che camminavano scalzi o in sandali, quindi i loro piedi non profumavano certo di violetta... Era un lavoro umiliante, che di solito veniva affidato ai servitori più giovani.

Il Signore ci mostra un esempio di servizio e di amore. Anche la famiglia è un luogo di servizio. Un luogo in cui dovresti sacrificare i tuoi interessi per il bene del tuo prossimo. Credo che ci sia un certo pregiudizio nella nostra cultura. Spesso interpretiamo queste parole in modo tale che la donna dovrebbe sacrificare i suoi interessi e desideri per il bene della sua famiglia. Ma l'apostolo Paolo osserva che la donna è il vaso più debole che richiede un trattamento speciale. Lo sappiamo; la medicina dice che la psiche femminile è più mobile di quella maschile. La psiche maschile è più ruvida e più diretta. Quando una donna diventa isterica, un uomo può reagire con calma. La fragile metà dell'umanità ha altri talenti: più sincerità, empatia e comprensione delle sottili sfumature della psiche e del comportamento dei bambini. Per esempio, quando il padre usa la cinghia, la madre cerca un compromesso o una spiegazione: un bambino potrebbe essere stanco o un adolescente potrebbe avere problemi personali.

Perché dico tutto questo? A mio avviso, i mariti dovrebbero ricordare questo comandamento più spesso. Sfortunatamente, abbiamo su questo un grosso problema. Molti dicono che il marito dovrebbe essere superiore alla moglie, citando le parole dell'apostolo Paolo: Il capo della donna è l'uomo. (1 Cor 11:3) E va bene, se vuoi essere il capo, assumiti un carico di lavoro maggiore. Se vuoi dimostrare di essere il capofamiglia, va benissimo: assumiti una maggiore responsabilità. Quando torni a casa dal lavoro, invece di sdraiarti sul divano lava i piatti, pela le patate, stendi il bucato, fai una passeggiata con i bambini e dì a tua moglie: "Sdraiati, riposati o fatti una passeggiata da sola per mezz'ora". Alla moglie dovrebbe essere data la possibilità di stare da sola senza figli per un po', soprattutto se sono piccoli.

Quando si discute del contributo di ciascun coniuge alla famiglia, spesso si dimentica che la mole del lavoro domestico è enorme, anche se è impercettibile. Vediamo quanto costa il lavoro di una governante, di una domestica: cucinare, lavare, stirare, pulire e così via. Il suo lavoro costerà da 50.000 a 70.000 rubli (720-1000 dollari USA) al mese. Perché quando una moglie (che va a lavorare e si occupa dei figli) fa la stessa cosa, sembra che non faccia niente di speciale? E il marito, il capofamiglia, viene dal lavoro, apre il Domostroj [un dettagliato manuale del XVI secolo sulla gestione della casa in Russia, ndt] e dice: "Devi obbedirmi". Quando vedo uno spettacolo del genere, non riesco a capirlo. Questa situazione è sbagliata.

Non è un caso che leggiamo durante il matrimonio della Chiesa le parole dell'apostolo Paolo dall'Epistola agli Efesini (Ef 5: 22-23). Mogli, sottomettetevi ai vostri mariti, come al Signore. Infatti il marito è capo della moglie, come Cristo è capo della Chiesa e il salvatore del suo corpo. Queste parole sono rivolte non solo alle donne, ma anche agli uomini. Il marito dovrebbe essere come Cristo. L'apostolo dice che Cristo ha tanto amato la Chiesa che ha dato se stesso per essa. Il marito ha il diritto di aspettarsi qualcosa, non di pretenderla! Vale a dire, aspettarsi il rispetto, sperare nel rispetto da parte di sua moglie, a condizione che cerchi di comportarsi come Cristo e compia il lavoro del sacrificio di sé. Se non compie un'impresa del genere, tutte le sue affermazioni non valgono uno spillo.

Parlando di questo argomento, dovremmo guardare un po' alla storia. Il ruolo sociale delle donne in Medio Oriente era quello di dare alla luce i bambini, lavare, pulire, cucinare e servire. Ma improvvisamente nel Vangelo leggiamo che Maria di Betania, sorella di Marta, sedeva ai piedi di Cristo e ascoltava. Perché questo momento è così importante? Ricordiamo che l'apostolo Paolo sedeva ai piedi di Gamaliele. Non era solo uno dei suoi discepoli: poteva sedere ai piedi di questo rispettato maestro della Legge, era il suo discepolo più vicino. E il Signore Gesù Cristo permise a Maria non solo di stare alla porta e ascoltare, ma le permise di sedersi accanto a lsui, ai suoi piedi. Ciò dimostra che non c'è differenza in senso spirituale tra un uomo e una donna. C'è una differenza nei ruoli sociali, nei talenti e nelle opportunità. Sopra tutti gli angeli, i santi, i giusti e gli apostoli noi onoriamo la santissima Theotokos. Pertanto, è sbagliato prendere una citazione dalle Sacre Scritture fuori contesto e dire: "Da queste parole consegue che dovrebbe essere in una posizione subordinata e svolgere esclusivamente le faccende domestiche senza ricevere un'istruzione o sviluppare le sue capacità lavorative". Questa è manipolazione.

È anche noto che gli uomini insicuri hanno paura delle donne forti. Una donna istruita, di successo, sicura di sé e che ha un lavoro ben pagato provoca paura in questi uomini. Non può essere manipolata: è una persona indipendente. Un uomo del genere non può dire apertamente: "Sono infantile, un ragazzone che vuole solo che tu mi obbedisca" Perciò cerca (a volte consapevolmente e a volte inconsciamente) alcune scuse pseudo-pie per raggiungere il suo obiettivo. Da qui iniziano le manipolazioni: "Devi fare così!" e così via. Io vedo la situazione in questo modo.

Ma se c'è vero amore, allora accade il contrario: il marito è solo contento che la sua amata donna realizzi i suoi talenti, che tragga gioia dalla vita, che sia impegnata in un'attività interessante che la aiuti a svilupparsi e crescere.

Grazie mille per la chiacchierata! In conclusione, può condividere qualche tecnica personale che l'aiuta nella vita familiare?

Cinque anni fa, nella nostra cucina sono apparsi gli scacchi. Una piccola scacchiera con pezzi magnetici, che ha viaggiato con noi in tutti i pellegrinaggi e le vacanze. Io e la mia Anechka giochiamo a scacchi quando ci sediamo per il tè: disponiamo i pezzi degli scacchi e iniziamo... All'inizio mia moglie perdeva spesso perché non aveva mai giocato prima, mentre io ho giocato a scacchi fin dall'infanzia. Ma poi ha acquisito esperienza e ha iniziato a vincere. Ora possiamo dire che giochiamo ad armi pari.

Ci possono essere situazioni di tensione nelle relazioni familiari. A quel punto uno di noi dispone silenziosamente i pezzi degli scacchi e fa la prima mossa. Potrei essere il primo a muovere un mio cavallo, e mia moglie, dopo aver guardato con uno sguardo offeso per un minuto o due, fa la sua mossa di ritorno. Il gioco va avanti e tutti i disaccordi vengono lentamente dimenticati. Abbiamo una posta in gioco: per esempio, il vincitore sceglie un film da guardare insieme. Per la nostra famiglia, questa è una scoperta molto positiva e incoraggiante, che a volte ci aiuta a superare i momenti di tensione e ci permette di trascorrere del tempo insieme, distraendoci dalle faccende quotidiane.

 
Ha screditato l'Ortodossia screditando se stesso!

Ha puntato sul cavallo sbagliato. In tutte le corse...

Diceva di essere venuto su richiesta del popolo ucraino.

Diceva di essere venuto a portare l'amore come si dice nella lingua cristiana.

Di fatto ha orribilmente pervertito la lingua cristiana in una lingua diplomatica legnosa, senza carne o spirito. Il popolo ucraino ha espresso la sua volontà.

Il popolo ha cacciato Poroshenko.

I progetti nazionalisti, eretici, scismatici, immersi nella corruzione fino al capo di cui Bartolomeo è stato il sostegno e il complice, sono stati respinti da queste elezioni.

Il vero popolo ortodosso dell'Ucraina non ha mai voluto una falsa unione con gli scismatici, una falsa unione con gli uniati o una falsa unione con la Roma decadente.

In realtà è la minoranza della Costantinopoli decadente che vuole unirsi con la minoranza della Roma decadente per formare un'unica pseudo-chiesa, dai costumi alieni ai precetti cristiani, una falsa chiesa, senza collegamento al corpo di Cristo, per governare indebitamente e imporre la propria legge alla maggioranza come ormai si fa nel mondo. Le minoranze un tempo vittime della legge del maggior numero secondo la regola della maggioranza – a volte ipocrita, ingiusta e priva di comprensione e di amore, quindi in contrasto con i precetti del Signore misericordioso, dobbiamo comunque dire – ora vogliono invertire la voce, i costumi e le leggi dei popoli della terra. Sono diventati i nuovi giudici ingiusti, i nuovi farisei ottusi, pronti a giudicare e condannare a loro volta.

Se Dio vuole – e come potrebbe essere altrimenti? – il mondo ortodosso, il vero gregge di Cristo sopravvivrà in Ucraina, come sul Monte Santo (scandalosamente avvelenato dalla divisione seguita alle trame sconsiderate ma vergognosamente interessate del suo gerarca, del suo pastore), come nel mondo veramente cristiano, a questo obbrobrio che "sua Santità" ha imposto alla Chiesa ecumenica con questa alleanza contro natura con leader politici affaristi, corrotti, nazionalisti, razzisti e con pseudo-vescovi carrieristi e ignari di ciò che sono veramente la fede, la Chiesa e i precetti della legge divina, manipolatori di risentimento, d'odio e dei peggiori sentimenti e le debolezze di un popolo.

Guai e vergogna a tutti coloro che si saranno direttamente o indirettamente associati a questa razza di servi dal male! È arrivato per loro il momento di dissociarsi da questi orrori che non hanno prodotto altro che divisioni, distruzione, omicidi e stragi!

Non è solo Poroshenko che è stato respinto, ma tutti coloro che lo hanno promosso e sostenuto in ogni modo: dai servizi geopolitiche americane ai sedicenti rappresentanti del mondo ortodosso!

La Grande e Santa Quaresima è davvero il momento di pentirsi!

Μετανοήστε!

Maxime il minimo

 
Flash-mob ortodosso a Mosca

Nei Giorni Santi del Natale del 2011, in un centro commerciale a Mosca, visitatori e clienti hanno avuto la sorpresa di essere spettatori di questo flash-mob preparato con cura, ma anche con estremo garbo e simpatia. Le modalità per testimoniare la fede in Cristo sono davvero molte, e non si vede perché un ambiente consumistico dovrebbe necessariamente esservi contrario.

 
Come il giovane tenente colonnello Putin ha salvato gli archivi del KGB a Dresda dai dimostranti della Germania Est

(Video non disponibile - chiedetevi perché)

Un’onda di proteste sconvolse la Germania Est nell’autunno del 1989. Nel mese di novembre, le autorità della Repubblica Democratica Tedesca aprirono i posti di blocco di confine, e un mese dopo i dimostranti cominciarono a chiedere che la Stasi fosse liquidata. Il 5 dicembre, proprio qui, davanti alla sede del Ministero della sicurezza dello Stato a Dresda c’erano migliaia di dimostranti.

Herbert Wagner, sindaco di Dresda dal 1990 al 2001: “Sono andato a casa e ho lasciato un bigletto per mia moglie: ‘Cara Pia, vado alla sede della Stasi. Stasera possono esserci problemi, per favore prega per me. Tuo Herbert’. Poteva essere una lettera d’addio”.

Herbert Wagner era un capo dei dimostranti che invasero la sede della Stasi. Il direttore del Ministero a Dresda, Horst Behm, aveva ordinato di aprire i cancelli, ma fu costretto a deporre le armi e ad aprire gli archivi. Fu allora che i dimostranti, ispirati dalla loro vittoria, si ricordarono che nella strada accanto c’era un edificio dei servizi segreti sovietici.

Herbert Wagner: “Uno dei dimostranti venne da me e mi disse: ‘Ora, andiamo a disarmare il KGB’. Io ero terrificato. Che bisogno avevano di provocare i militari russi e il KGB?”

Siegfried Dannat Grabs ha sempre vissuto sul lato opposto della villa del KGB in Angelikastrasse. Quando una folla si avvicinò alle sue finestre il 5 dicembre 1989, uscì a vedere di persona tutti gli eventi.

Siegfried Dannat Grabs: “Siamo qui. Il KGB era a sinistra, al numero 4 di Angelikastrasse. Sì, è qui che lavorava Putin. Questo muro era alto 3 metri. E qui era il posto dove stavano le guardie. Qui. No, qui. Questo tetto era sopraelevato, e non c’era questa stanza”.

“Dov’erano i dimostranti?”

“Il gruppo era qui, di fronte alla casa”.

Era quasi notte quando i dimostranti, per lo più giovani, si erano radunati attorno alla residenza sovietica. Erano dei radicali, determinati a mettere le mani sugli archivi del KGB.

“Appena arrivata la folla, i soldati di guardia sono usciti da questa casa e sono corsi all’ingresso dell’edificio. Poi  si è aperta la porta, ed è uscito un ufficiale in uniforme. Era piuttosto basso. Ha iniziato a camminare rapidamente verso la folla”.

“Lei è andato verso la folla. E poi?”

Vladimir Putin: “Onestamente, qui non vorrei entrare troppo in dettaglio. Una folla è una folla, ma quel che stava succedendo in Germania Est era naturale in quel momento. Ma, ovviamente, noi non potevamo lasciar uscire per strada i dettagli delle analisi investigative dei nostri servizi segreti. Non potevamo dare loro informazioni sulle persone con cui lavoravamo, e non nella Garmania Est, a proposito. Noi non lavoravamo nemmeno nella Germania Est: lavoravamo a partire dal territorio della Germania Est nei paesi del nemico principale, come dicevano a quei tempi. Ma naturalmente, non potevamo dare alcuna di quelle informazioni a nessuno, a prescindere dalla legittimità delle richieste di quella gente di controllarci”.

Mosca era neutrale nei riguardi dei processi politici nella Germania Est. I russi non criticavano le richieste dei tedeschi orientali, e non vi si immischiavano. Ma sapendo come le cose potevano andare per il peggio, accesero la fornace nella residenza. La usarono per bruciare documenti segreti, che contenevano nomi di persone che potevano essere compromesse se i dettagli fossero stati rivelati al pubblico. Come ricorda Vladimir Putin, egli stesso aveva bruciato così tanti documenti che la fornace si era crepata. La folla dei dimostranti era là proprio per quei documenti,

Vladimir Putin: “Dovevamo dimostrare di essere pronti ad agire nei termini dei nostri accordi statali allora in vigore. Anche le nostre guardie di sicurezza dovevano mostrare le loro armi, purtroppo, a mio parere”.

“In quel momento era armato?”

“Naturalmente, avevo la mia pistola di servizio: ero un ufficiale. Ma il problema non era la mia pistola di servizio, erano i fucili delle guardie di sicurezza”.

“Così, lei ha dovuto gestire i negoziati”.

“Sì. L’ho fatto. Sono uscito e ho chiesto alla folla che cosa volevano. Hanno detto che volevano ispezionare l’edificio. Ho detto che era una proprietà dell’esercito sovietico, e non era soggetto a ispezioni sotto i termini dell’accordo intergovernativo. Mi hanno chiesto dove avevo imparato a parlare così bene tedesco. Dovevo aderire alla mia copertura, così ho detto loro di essere un traduttore. Mi hanno chiesto perché avevo una macchina con targa tedesca. Ho detto che avevo diritto ad averne una secondo l’accordo intergovernativo. E così, abbiamo fatto una piccola discussione. Poi, i soldati e io ci siamo voltati e siamo rientrati. Era tardi, ma era stato necessario allertare le guardie”.

“Così, è stata una conversazione brusca?”

“Beh, non c’è stato nulla di osceno. Ho solo cercato di spiegare chi eravamo e perché non potevano ispezionare l’edificio”.

“Così si è voltato, dando la schiena a quelle persone aggressive?”

“Ebbene, sì, ho dovuto farlo. Ma ho pensato che fosse una dimostrazione di un certo livello di fiducia verso quelle persone, e di una mancanza di desiderio di elevare il conflitto da parte nostra”.

Siegfried Dannat Grabs: “Ha cominciato a parlare in ottimo tedesco e ha detto esplicitamente: ‘Vi intimo di evitare di entrare su questo territorio. I miei compagni sono armati e io ho dato ordini di difendere questo edificio’. La folla non se lo aspettava, e naturalmente, era intimorita dal vigore di questo ufficiale”.

Vladimir Putin: “La cosa più importante è che la situazione non è degenerata in un conflitto o in una sorta di confronto. Non ci sono state vittime. La gente ha agito in modo molto razionale, e noi non avevamo un’opzione di comportarci altrimenti, perché questa era la divisione dei servizi segreti internazionali dell’Unione Sovietica: non potevamo lasciar entrare nessuno”.

È sconvolgente, ma dopo aver preso facilmente d’assalto la Stasi, i dimostranti persero il loro coraggio incontro al KGB. In qualche modo, si convinsero che quelle erano persone con cui non bisognava avere a che fare. Anche i più coraggiosi, alcuni dei quali non erano sobri, iniziarono ad allontanarsi, guardandosi alle spalle.

Siegfried Dannat Grabs: “Quell’ufficiale russo, che poi si scoprì essere Vladimir Putin, un impiegato del KGB a Dresda, aveva contribuito a tale risultato”.

Lazar Matveev, rappresentante del KGB in Germania Est negli anni ’80: “Aveva talento nel parlare con le persone, di andare d'accordo con loro, sapeva come trarne beneficio”.

Grazie il fatto che le proteste a Dresda non portarono a un bagno di sangue, il loro organizzatore Herbert Wagner divenne presto sindaco della città. Ora conserva le immagini di Putin in un museo della Stasi da lui fondato.

Herbert Wagner: “Il fatto che tutto sia finito in modo pacifico, che non ci siano state vittime, per me è stato il più grande miracolo di tutti”.

Tuttavia, tutta la Germania Est era ancora in crisi durante la fine del 1989. Interi distretti ed entità governative furono liquidati. Questo fu meno di un anno prima dell'annientamento della stessa Repubblica Democratica Tedesca.

Il muro tra Berlino Est e Ovest è caduto il 9 novembre 1989. In questo momento, è difficile immaginare che il muro fosse proprio contro queste colonne: la Porta di Brandeburgo che era stata un simbolo della separazione della Germania per 30 anni, divenne immediatamente un simbolo di unità, tuttavia il muro rimase per un altro anno: iniziarono a demolirlo nell'autunno del 1990, quando Vladimir Putin era già tornato in Unione Sovietica, quindi non è riuscito a vedere questo evento con i suoi occhi. Tuttavia, erano in corso serie demolizioni nel suo stesso paese, e non era più preoccupato di questo muro.

 
L'élite dell'Occidente fa marcia indietro – per il momento

Ecco, Damasco cesserà di essere una città e sarà un mucchio di rovine. (Isaia 17, 1)

Ulteriori attacchi aerei occidentali aggressivi e illegali contro lo stato sovrano della Siria non hanno causato questa volta vittime. Sono stati lanciati 100 missili, ma per la maggior parte sono stati intercettati e distrutti prima che potessero causare danni. Un altro miliardo di dollari sprecati in attacchi simbolici per giustificare l'imperialismo, denaro che avrebbe potuto invece essere usato per nutrire i milioni di vittime della guerra occidentale contro la Siria, che ha osato opporsi a Israele.

Con le sue false notizie sulle armi chimiche rilasciate in concerto dai media controllati dagli stati occidentali, da mercanti di armi e da sei società di stampa di proprietà straniera, con dichiarazioni che avrebbero fatto arrossire anche il dottor Goebbels, stiamo vedendo con la Siria e la Russia una ripetizione delle storie di oltre 100 anni fa, 'i tedeschi uccidono i bambini belgi' e le mitiche 'armi di distruzione di massa' irachene. Ora comprendiamo perché l'Establishment britannico abbia creato l'incidente sotto falsa bandiera a Salisbury il 4 marzo, quando spie britanniche hanno tentato di avvelenare due cittadini russi e in seguito hanno rapito uno di loro, che in precedenza viveva tranquillamente in Russia. Vediamo che tutto questo era legato al più grande obiettivo geopolitico di rovesciare il governo siriano, regolarmente bombardato dal micidiale stato delegato occidentale di Israele, in modo che l'altro alleato occidentale, il Qatar, possa costruire il suo lungamente sognato gasdotto attraverso la Siria fino all'Europa imprigionata dall'Unione Europea.

I media occidentali hanno opportunamente dimenticato come l'Occidente abbia inventato armi chimiche, rifiutando di vietarle, come invece aveva proposto l'Impero Russo alla fine del XIX secolo. Hanno dimenticato le migliaia di morti e i 500.000 feriti a Bhopal nel 1984 causati dalle sue sostanze chimiche. Nel frattempo, terroristi appoggiati dall'Occidente ('ribelli', nel gergo della BBC) continuano a massacrare in Siria, usando armi chimiche fornite dai sauditi, e bombe britanniche piovono dagli aerei forniti dagli inglesi su decine di migliaia di donne e bambini innocenti nello Yemen , L'Afghanistan distrutto dall'Occidente è governato da baroni della droga musulmani che alimentano i ghetti occidentali in nuove guerre dell'oppio, l'Iraq distrutto dall'Occidente giace in rovina, la Libia distrutta dall'Occidente e il Kosovo creato dall'Occidente sono governati da terroristi che fanno contrabbando di immigrati, di armi contrabbando e di organi umani, e, in Europa, i cittadini ucraini muoiono ogni giorno sotto i proiettili della giunta occidentale insediata a Kiev nel corso di una guerra di cui ai media occidentali non è consentito parlare.

Almeno per ora l'Occidente ha fatto marcia indietro dal cominciare la terza guerra mondiale, perché qualcuno stava pregando. Proprio come nel 1962 fu costretto a ritirare i suoi missili dai confini sovietici in Turchia e così l'Unione Sovietica fu per suo sollievo in grado di far tornare le sue navi cariche di missili da Cuba, ora vediamo accadere lo stesso evento. Come ogni bullo, l'Occidente si ritira quando gli si oppone qualcuno abbastanza potente. Tuttavia, è chiaro che ora sarà necessario un accordo più ampio. Dopo aver portato la NATO sui confini russi in Europa e in Asia, nonostante la promessa di non farlo, e dopo aver invaso la Russia attraverso il suo satellite georgiano dieci anni fa, e dopo aver rovesciato il governo democratico ucraino e istituito la sua giunta fantoccio fascista e genocida a Kiev, così tante ingiustizie si sono ora accumulate, che il tempo della resa dei conti per l'Occidente arriverà presto.

L'Establishment occidentale ha tradito la sua parola ogni volta, ha tradito l'intero mondo libero, inclusi i propri popoli intrappolati, tutto nell'interesse dell'élite parassitaria. Fa la volontà di Satana. Come cristiani dobbiamo opporci. È l'1% del mondo contro il 99% del mondo, e quel 99% è la vera comunità internazionale. Ma la verità, così odiata dall'élite occidentale e amata dai cristiani coscienti, ci fa liberi.

 
Informazioni sui blogger ortodossi

A proposito dei blogger, di padre Andrew Moore...

C'è stata una crescente attenzione da parte di alcuni Santi Sinodi verso i blogger. La preoccupazione è che esistano su Internet persone che parlano e presentano argomenti e articoli ortodossi che non piacciono ai vescovi.

Recentemente, la Chiesa ortodossa in America ha aggiornato le sue linee guida per il clero includendo quanto segue: "Un chierico non può iniziare un blog o un podcast senza la previa benedizione del suo vescovo diocesano. Un chierico non può separare il suo ministero sacerdotale dalle sue comunicazioni personali o da quelle online".

A essere onesti, un linguaggio simile era già presente nelle linee guida precedenti a causa del rischio intrinseco dei blog in generale. Ora, tuttavia, le linee guida si concentrano non tanto sui contenuti dei blog quanto sui gestori dei blog.

In particolare, parliamo di padre Peter Heers, di padre Zachariah Lynch, del padre diacono Ananias Sorem, di padre John Peck, di padre John Whiteford, di padre Josiah Trenham, del monastero di Sant'Antonio, di Monomakhos, di Patristic Faith e di Orthodox Reflections, tra gli altri.

A titolo di esempio di questa eccessiva preoccupazione, il Sinodo dell'OCA ha recentemente incaricato un sacerdote appena ordinato di allertare i suoi colleghi sacerdoti sui pericoli di questi blog.

Io non sono un blogger, perché ho più che abbastanza da fare per stare al passo con i bisogni della mia parrocchia e della mia famiglia, ma volevo capire la natura del problema, quindi ho fatto alcune domande. Ecco alcune delle risposte che ho ricevuto:

"Non ci piacciono le cose di cui parlano".

"Non ci piace il loro approccio".

"Sono spigolosi".

"Sono personalità antipatiche".

"Stanno cercando di essere una Chiesa su Internet".

"Sono inaffidabili".

"Sono rigoristi".

"Sono tradizionalisti".

"Non ci piace il loro tono".

"Sono odiatori".

"Stanno attirando indesiderabili tipi di destra".

"Stanno dividendo la Chiesa".

"Sono troppo controversi".

"Sono radicali e insurrezionisti".

Quando ho chiesto esempi specifici, non me ne hanno forniti, lasciandomi a chiedermi se questi problemi fossero veri o percepiti. Che siano stati percepiti è assolutamente vero; che siano accaduti in larga misura è più difficile da determinare. I sacerdoti accusati non hanno avuto alcun procedimento canonico contro di loro e Monomakhos esiste da oltre un decennio. So che hanno avuto l'appoggio di molti sacerdoti, vescovi e persino di un metropolita o due, sia qui che all'estero.

È interessante notare che non è stata fatta alcuna menzione di Public Orthodoxy (della Fordham University), di Orthodoxy in Dialogue o di Theoria. Forse non vengono menzionati perché li visitano in pochi, o forse non vengono chiamati in causa perché rispecchiano più da vicino la cultura dominante odierna, che francamente alcuni considerano intoccabile.

Anche se io non sono un blogger, ho conosciuto oppure ho avuto l'occasione di parlare con alcune delle persone in questo elenco e personalmente non ho mai trovato in loro alcunché di particolarmente preoccupante. Apparentemente hanno una cosa in comune: amano la Chiesa.

Ora, ovviamente, non sto difendendo ogni parola pronunciata da un blogger su Internet, ma non posso nemmeno difendere ogni parola che ho detto io, o il modo in cui l'ho detta, nei miei 35 anni di ministero.

Immagino che ogni vescovo, sacerdote e diacono si senta così. Nei nostri ruoli di insegnamento, che sono molto pubblici e costanti, non possiamo fare a meno di aver desiderato, una volta o l'altra, di aver formulato qualcosa in modo diverso. Tutti abbiamo usato parole sbagliate al momento sbagliato o abbiamo articolato un punto con carenza di equilibrio o con un'enfasi sbagliata.

L'arte della comunicazione nell'insegnamento, nella predicazione o anche nell'esprimere un'idea è quanto mai difficile. In questa cultura, la moderazione è spesso applicata al linguaggio semplice da coloro che si fingono offesi, fino al punto in cui ci sono occasioni in cui la comunicazione diventa quasi impossibile.

È quindi imperativo che, nell'affrontare qualsiasi problema di comunicazione, ci limitiamo alle effettive parole pronunciate e al loro significato inteso nel contesto in cui sono state pronunciate.

E se è necessario lottare in questo campo, dobbiamo farlo. Se vogliamo rimanere una Chiesa conciliare, non possiamo chiudere il dialogo. I sacerdoti, i diaconi e i laici devono essere liberi di condividere i loro pensieri che si confrontano o si contrastano con quelli dei loro vescovi, perché siamo tutti responsabili gli uni verso gli altri. A meno che i propri pensieri non siano disordinati o scollegati dal cuore in cui dimora Cristo, abbiamo poco spazio per obiettare.

Se i vescovi non incoraggiano un feedback da parte dei loro sacerdoti nelle discussioni che coinvolgono i fedeli, non dovrebbe sorprendere che il risultato finale sarà uno scollamento tra il vescovo e i laici. Ciò è stato particolarmente vero durante la pandemia. L'approccio dall'alto, in cui i vescovi assumevano la piena autorità e il controllo sulla Chiesa, non è stato ben accolto da parte dei sacerdoti o dei fedeli.

I fedeli erano affamati di guida spirituale durante quello che forse è stato uno dei periodi più stressanti della storia moderna, ma i vescovi hanno specificamente incaricato i loro sacerdoti di adottare un approccio di non intervento. Sono state emanate regole ferree che impedivano ai sacerdoti di prendersi cura dei fedeli a loro affidati. È durante questo periodo che i blog sono cresciuti più velocemente.

C'è una connessione?

I fedeli si sono rivolti ai blogger per avere informazioni perché in alcuni casi i blogger ne sapevano di più sulla scienza del COVID rispetto ai vescovi. Era frustrante per loro che invece di affidarsi alla più profonda sapienza della Chiesa, i vescovi si affidassero per avere un consiglio ad agenti assicurativi e avvocati. I fedeli si rivolgevano gli uni agli altri sui blog per affermare di appartenere ancora alla Chiesa, e non alle autorità secolari.

A complicare le cose, i vescovi restavano spesso rintanati nei loro appartamenti senza effettuare visite pastorali. Sono passati interi mesi senza la loro presenza. Le funzioni in streaming con il solo prete sembravano scoraggiare quanti avevano bisogno di comunità, specialmente quelli senza un'ampia famiglia, che si affidavano alla Chiesa per trovarvi un appoggio del genere.

Sappiamo tutti che non c'è speranza nell'isolamento; san Simeone il Nuovo Teologo ci dice che l'isolamento è la definizione stessa dell'inferno. Questo isolamento è stato molto più distruttivo per i nostri fedeli di quanto lo sia mai stato il virus. Questo probabilmente vale anche per i vescovi.

I blog non solo hanno fornito informazioni e un necessario sollievo dall'isolamento, ma hanno permesso alle persone di esprimere le proprie frustrazioni e paure in un periodo in cui era pressante una minaccia di morte. Le prove storiche hanno dimostrato che la Chiesa aveva agito in modo diverso nelle passate pandemie, e questo ha esacerbato la situazione.

Spinti a obbedire alle decisioni dei sinodi, molti sacerdoti sono stati trattati come mercenari e scoraggiati dal provvedere ai bisogni delle loro parrocchie. I sacerdoti che avevano preoccupazioni per la cura pastorale sono stati ignorati. Le persone che si aspettavano che un sacerdote sarebbe stato al loro capezzale al momento della morte sono rimaste deluse.

Man mano che la blogosfera cresceva, alle persone che avevano già paura veniva detto dai loro vescovi che dovevano prendere appuntamenti per venire alla Liturgia e che ci sarebbero stati vincoli o condizioni per ricevere i "misteri vivifici di Cristo", tutto in nome della salute pubblica. Ciò ha fatto apparire i sinodi deboli nella loro incapacità di allontanare i funzionari sanitari che minacciavano di chiudere le nostre parrocchie.

I blog si sono rivolti ai bisogni dei fedeli in modi che i sacerdoti non erano più in grado di gestire, per paura di punizioni da parte dei loro vescovi. Molti dei blog sono esplosi per numero di lettori e ascoltatori.

Ora, due anni dopo, i sacerdoti che sono stati ignorati nelle loro preoccupazioni pastorali hanno il compito di mettere in guardia i nostri fedeli dai blogger che letteralmente li hanno tenuti assieme quando la Chiesa non lo faceva.

Neanche San Marco di Efeso avrebbe ricevuto una benedizione per aver pubblicato le sue opinioni. Senza dubbio fu detto anche a lui di sedersi e stare zitto mentre la Chiesa era in pericolo e cedeva.

Ma ciò che stava dicendo non poteva essere messo a tacere, poiché proveniva da Dio, e sospetto che anche più di alcuni dei blogger stessero ricevendo le loro istruzioni da Dio, poiché in questo venivano incontro ai bisogni dei fedeli, che avremmo dovuto curare nelle nostre parrocchie.

È un mistero il motivo per cui i fedeli si rivolgono ancora a loro?

Quando i vescovi cercano di chiudere e controllare le idee, ciò non fa nulla per garantire che siano ascoltati. Perché i nostri vescovi non aprono essi stessi un blog? Perché non portano sulla pubblica piazza le questioni che ci dividono? Potrebbero invitare altri blogger a esprimere apertamente le loro preoccupazioni. Questo potrebbe essere un passo avanti, visto che i blog non se ne andranno.

Fino a quando i nostri vescovi non riacquisteranno la voce di Cristo e la potenza dello Spirito Santo [con grande amore], concentrandosi sui bisogni dei fedeli, molti continueranno a rivolgersi ai blog. I blog non se ne andranno perché la verità non se ne andrà. Continuiamo ad avere nella Chiesa grandi problemi, che hanno portato a questi risultati:

  • Indignazione morale per il ruolo del patriarca di Costantinopoli nell'indebolimento della Chiesa canonica in Ucraina. L'attacco ai monaci nelle Grotte della Lavra è particolarmente difficile da sopportare.

  • Disprezzo per l'associazione dell'arcivescovo Elpidophoros con gruppi politici e socialisti che hanno scopi temporali, che minano il messaggio eterno dato alla santa Chiesa.

  • Sconcerto per le dichiarazioni pubbliche di papa Francesco e del patriarca Bartolomeo in merito alla loro unione nel 2025.

  • Preoccupazioni per le mutilazione di gender, per i matrimoni tra persone dello stesso sesso e altre questioni relative alla sessualità umana che sono in netto contrasto con l'insegnamento della Chiesa riguardo al peccato, alla morte, al pentimento e alla salvezza.

  • Domande pastorali senza risposta sul santo Battesimo e l'ingresso nella santa Chiesa.

  • La confusione sui vaccini a mRNA che si non sono dimostrati sicuri né efficaci, e che come ora stiamo apprendendo, possono causare gravi disabilità, cancro e persino la morte in alcuni casi, mesi o anni dopo il fatto.

Invece di affrontare online i problemi di questa grandezza, si sentono i vescovi che offrono in privato le proprie valutazioni, che francamente la maggior parte dei fedeli troverebbe oltraggiose:

  • Sono un seguace di Bernie Sanders...

  • Odio Trump e tutto ciò che rappresenta...

  • Non ho alcun problema con le origini delle linee di cellule staminali, e non dovreste averne nemmeno voi...

  • Non sono mai state ammesse armi nella Chiesa ortodossa e io proibisco le armi in chiesa (anche se per una reale minaccia di violenza l'OCA ha permesso l'introduzione di armi in chiesa durante l'elezione del metropolita Tikhon).

  • Gli ortodossi possono votare senza alcun senso di colpa per un candidato abortista, anche se quel candidato sostiene l'aborto all'ultimo istante di gestazione.

  • Raccomandiamo e incoraggiamo i vaccini a mRNA perché sono sicuri ed efficaci.

  • Siamo grati a quelli di Fordham per aver posto domande che non sono mai state poste prima, anche se la Chiesa non è preparata a dare una risposta.

  • Non c'è niente di più importante dell'obbedienza al proprio vescovo (...dobbiamo essere obbedienti a un vescovo che cambia la dottrina e la prassi ortodosse?)

  • Il patriarca di Mosca ha benedetto le sue truppe a stuprare, uccidere e commettere crimini di guerra.

Sono stati i blogger a eccepire a queste valutazioni. I vescovi hanno riconosciuto che devono stare più attenti a quello che dicono? No. Invece, hanno concluso che il problema sono quelli che riferiscono ciò che essi stessi dicono.

Quindi, se c'è un problema con ciò che i blogger stanno segnalando, la risposta è porre fine ai blog, una soluzione che di fatto non può essere applicata, poiché gli utenti possono accedere in modo anonimo.

O la soluzione è tacere su ciò che si vede e si sente dai vescovi, così che non ci siano argomenti di discussione? Potrebbe anche essere utile parlare con i fedeli di ciò di cui vogliono discutere, piuttosto che troncare autocraticamente la comunicazione.

I blog riempiono un vuoto. Chiudere i punti di vista opposti, piuttosto che modellarli con un sano insegnamento, argomentazioni e dialogo, assicurerà ai vescovi di continuare a perdere quei pochi legami che hanno ancora con i propri fedeli.

I sacerdoti in prima linea affrontano ogni giorno una varietà di situazioni personali molto scomode. Se i vescovi non sono disposti a fare lo stesso, scopriranno che la cultura, e i fedeli nella Chiesa, li ignoreranno in egual misura.

Il popolo di Dio affidato a questi vescovi è confuso e affamato della loro attenzione. Vogliono gli strumenti necessari per allontanare i tanti lupi culturali contro i i quali lottano ogni giorno. Vorrebbero ascoltare la voce di Cristo dai loro vescovi, ma ascoltare la condanna e la critica delle uniche voci che sono rimaste loro aperte in un momento estremamente difficile e angosciante non è ascoltare la voce di un pastore.

I vescovi non hanno nulla da temere dai blog. Possono portare unità alla nostra Chiesa articolando chiaramente la teologia ortodossa e difendendola davanti alla Chiesa e alla cultura radicalizzata. In assenza di questo sforzo, penso che i blogger continueranno a fare il lavoro pesante al posto loro. [Forse dovrei aprire pure io un blog! Ma no, lasciamo perdere...]

Padre Andrew Moore

Chiesa di san Marco Evangelista

Great Falls, MT

 
La posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato

Dopo le questioni sollevate nei giorni scorsi riguardo ai documenti di ecclesiologia riteniamo importante avere sott’occhio il testo sulla posizione ecclesiologica del Patriarcato di Mosca sul primato, approvato al Sinodo di Mosca lo scorso 26 dicembre. Lo presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti, nell’originale russo e nella nostra traduzione italiana.

 
"Tregua" tra Antiochia e Gerusalemme per il Qatar

La questione ucraina è stata l'occasione per il loro incontro a Cipro, ma i patriarchi di Antiochia e Gerusalemme hanno raggiunto un compromesso sul tema del Qatar.

La differenza che li divideva, secondo le informazioni esclusive di Romfea.gr, sembra essere stata colmata.

I primati, Giovanni X di Antiochia e Teofilo III di Gerusalemme, dopo una lunga conversazione, stando a tutte le apparenze, hanno finito per trovare un accordo...

Le informazioni di Romfea indicano che il Patriarcato di Gerusalemme sta seriamente considerando di ritirare l'arcivescovo Makarios dal Qatar.

Un altro problema che è stato affrontato è la modifica del titolo, in modo che non ci sia motivo di contestare questioni di competenza ecclesiastica.

 
Una dichiarazione dei patriarcati di Antochia e di tutto l'Oriente per i greco-ortodossi, siro-ortodossi e greco-cattolici melchiti

Dio è con noi: sappiatelo, nazioni, e siate vinte!

Noi, i patriarchi: Giovanni X, patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, Ignazio Efrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia e tutto l'Oriente, e Giuseppe Absi, patriarca greco-cattolico melchita di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, condanniamo e denunciamo la brutale aggressione che ha avuto luogo questa mattina contro il nostro prezioso paese, la Siria, da parte degli Stati Uniti, della Francia e del Regno Unito, dopo accuse secondo cui il governo siriano ha usato armi chimiche. Facciamo sentire le nostre voci per affermare quanto segue:

1. Questa brutale aggressione è una chiara violazione delle leggi internazionali e della Carta delle Nazioni Unite, perché è un assalto ingiustificato a un paese sovrano, membro dell'ONU.

2. Ci provoca grande dolore che questo assalto provenga da paesi potenti a cui la Siria non ha causato alcun danno in alcun modo.

3. Le accuse degli Stati Uniti e di altri paesi secondo cui l'esercito siriano utilizza armi chimiche, e che la Siria è un paese che possiede e utilizza questo tipo di armi, è un'affermazione ingiustificata e non supportata da prove sufficienti e chiare.

4. I tempi di questa ingiustificata aggressione contro la Siria, quando la Commissione internazionale indipendente d'inchiesta stava per iniziare il suo lavoro in Siria, mina il lavoro di questa commissione.

5. Questa brutale aggressione distrugge le possibilità di una soluzione politica pacifica e porta a un'escalation e a maggiori complicazioni.

6. Questa ingiusta aggressione incoraggia le organizzazioni terroristiche e dà loro lo slancio per continuare nel loro terrorismo.

7. Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di svolgere il suo ruolo naturale nel portare la pace piuttosto che contribuire all'escalation delle guerre.

8. Facciamo appello a tutte le chiese nei paesi che hanno partecipato all'aggressione, perché adempiano ai loro doveri cristiani, secondo gli insegnamenti del Vangelo, e condannino questa aggressione richiamando i loro governi a impegnarsi per la protezione della pace internazionale.

9. Salutiamo il coraggio, l'eroismo e i sacrifici dell'Esercito arabo siriano che coraggiosamente protegge la Siria e fornisce sicurezza alla sua popolazione. Preghiamo per le anime dei martiri e per il ristabilimento dei feriti. Siamo fiduciosi che l'esercito non si piegherà davanti alle aggressioni terroristiche esterne o interne, ma continuerà a combattere coraggiosamente contro il terrorismo fino a quando ogni palmo di terra siriana sarà ripulito dal terrorismo. Allo stesso modo, lodiamo la coraggiosa posizione dei paesi che sono amichevoli nei confronti della Siria e della sua popolazione.

Offriamo le nostre preghiere per la sicurezza, la vittoria e la liberazione della Siria da ogni tipo di guerra e terrorismo. Preghiamo anche per la pace in Siria e in tutto il mondo e chiediamo di rafforzare gli sforzi di riconciliazione nazionale per proteggere il paese e preservare la dignità di tutti i siriani.

 
Visioni profetiche: dopo la terza guerra mondiale

Introduzione: condizioni per la pace in Ucraina

L'attuale capo a Kiev, nato a Krivoy Rog nell'Ucraina orientale all'inizio del 1978 e che parla ancora male l'ucraino, è un 'correligionario' (= ateo) di uno nato quasi esattamente 100 anni prima, a circa 350 km a ovest, nell'ucraina Janovka. Era Lev Davidovich Bronshtein, detto anche Trotskij. Entrambi sono stati inviati a fomentare la guerra nelle terre russe dall'élite degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. In effetti, Bronshtein è morto in Nord America, come potrebbe capitare anche al suo successore.

In un'intervista rilasciata a RTVI il 29 marzo, riportata anche dal sito in lingua inglese Pravda, il viceministro degli Esteri della Federazione Russa, Mikhail Galuzin, ha affermato che il conflitto in Ucraina può essere risolto, ma che ci sono otto condizioni. [1] Queste sono:

  1. L'Occidente deve smettere di fornire armi alle Forze Armate dell'Ucraina (l'esercito di Kiev).

  2. Tutte le forze armate devono cessare le ostilità.

  3. Tutti i mercenari stranieri devono essere ritirati dall'Ucraina.

  4. Kiev deve rinunciare a qualsiasi ambizione di aderire alla NATO e all'Unione Europea.

  5. Kiev deve confermare il suo status non nucleare.

  6. Kiev e i governi stranieri devono riconoscere le realtà territoriali che le Repubbliche popolari di Donetsk, Lugansk, Zaporozh'e e Kherson, per non parlare della Crimea, fanno ora parte della Federazione Russa.

  7. Kiev deve ripristinare la sua situazione contrattuale e legale con la Federazione Russa e le infrastrutture civili che ha distrutto dal 2014 devono essere ripristinate a spese dell'Occidente, che ne è stato responsabile.

  8. Kiev e l'Occidente devono revocare tutte le sanzioni anti-russe, ritirare le azioni legali, cessare i procedimenti legali contro la Russia, le persone e le entità giuridiche russe.

Così parlano i politici, ma cosa dicono gli uomini di Dio?

La terza guerra mondiale e le profezie dei santi e degli anziani

Per noi è chiaro che siamo nella terza guerra mondiale, e che lo siamo stati da tempo. È vero, alcuni ritengono che ci sia stata solo una guerra mondiale, ma in tre parti. Questa terza guerra mondiale generazionale, o, come direbbe qualcuno, la parte III della prima guerra mondiale, è iniziata nel 2014 a Kiev. È scoppiata nel centenario della prima guerra mondiale (parte I), che iniziò effettivamente a Sarajevo nel 1914, e 75 anni dopo la seconda guerra mondiale (parte II), che iniziò effettivamente a Varsavia nel 1939. Tutte queste guerre iniziano sempre più a est, come risultato dell'espansione aggressiva del mondo occidentale verso est.

Dal 2014 il mondo sta affrontando una crisi finanziaria, le cui radici risalgono al 2008 e in realtà ben prima, così come affronta il genocidio lanciato dal regime di Kiev insediato dagli Stati Uniti e poi il tentativo di controllo globale con i prodotti geneticamente modificati e poi trapelati del virus COVID-19. La prima guerra mondiale durò più di quattro anni, la seconda quasi sei. Se la Terza Guerra Mondiale finirà nel 2024, come molti pensano, sarà durata dieci anni, la stessa durata di entrambe le precedenti guerre mondiali messe insieme. Le profezie che hanno predetto tutte queste cose sono, come tutte le profezie, condizionali. Le profezie negative si avverano a causa della mancanza di pentimento, le profezie positive si avverano a causa del pentimento. Se c'è solo tiepidezza nei loro confronti, allora i tempi delle profezie si dilatano come elastici, motivo per cui i tempi sono sempre vaghi, come nel Libro dell'Apocalisse,

Molti santi recenti e canonizzati delle Terre Russe hanno profetizzato gli eventi di oggi. Tra i santi ci sono Serafino di Sarov (1754-1833), Giovanni di Kronshtadt (1829-1908), Serafino di Vyritsa (1866-1949), Lorenzo di Chernigov (1868-1950), Kuksha di Odessa (1875-1964), Giovanni di Shanghai (1896-1966) e Anfilochio di Pochaev (1894-1971). Tra gli anziani, ancora non canonizzati, ci sono padre Tavrion Batozskij (1898-1978), Serafim Tjapochkin (1894-1982), Kristofor Nikolskij (1905-1996) Nikolaj Gurjanov (1909-2002), Zosima Sokur (1944-2002) e Iona Ignatenko (1925-2012).

Tutti parlano di uno tsar che sta arrivando, alcuni dicono come successore del presidente Putin. Si dice che guiderà la Russia dopo la fine della terza guerra mondiale. Si dice che viva già in Russia e conosca il suo destino. Padre Serafim Tjapochkin, di cui ho ricevuto la benedizione in Russia nel 1976, ha detto che tutti coloro che in Bielorussia e in Ucraina si oppongono alla Russia sono "servi del diavolo". Ha anche detto che i monaci del Monastero delle Grotte di Kiev, sotto minaccia di espulsione mentre scrivo, hanno "una parola importante da dire e pregheranno e otterranno da Dio l'unione dei tre popoli fratelli".

Lo schema-archimandrita (un titolo che denota un monaco anziano) Kristofor (Nikolskij) di Tula profetizzò all'inizio degli anni '90 dopo il crollo dell'URSS e la libertà ottenuta dalla Chiesa che: "Adorneranno le chiese. Ma questo non sarà necessario, è necessaria solo la preghiera... Aprite le chiese per poter pregare. Questo è tutto! Non è necessario decorarle dall'alto al basso. Questa è solo una tentazione satanica, non ne abbiamo bisogno, siamo cristiani ortodossi, abbiamo bisogno di tutto ciò che è più semplice. Dobbiamo salvare le nostre anime, e tutta quella bellezza è superflua... Quel lusso è superfluo, abbiamo bisogno della preghiera, abbiamo bisogno della salvezza". [2]

Questo anziano venerava molto lo tsar Nicola II e la sua famiglia e negli anni '80 predisse che sarebbero stati canonizzati: "Lo tsar e i suoi servi irreprensibili hanno sofferto per noi, lavando la Russia nel loro sangue... Il popolo pagherà perché lo abbiamo tradito". "Grigorij Rasputin è stato un grande, grande uomo di Dio. Sarà canonizzato insieme allo tsar e allo tsarevich. Era onorevole e grande davanti a Dio; fu calunniato". "La Russia prospererà, ci sarà un nuovo tsar, la Russia risorgerà dai morti e si libererà da questa infezione satanica... ma tutto dipende dal nostro pentimento, pentimento collettivo... senza pentimento uno tsar non verrà... prima di allora ci saranno guerre... vogliono calpestare la fede ortodossa e ridurla in polvere... Dopo il 2008 il tempo volerà, un anno sarà come un mese, dopo il 2008 siate particolarmente umili... L'Ortodossia sarà raccolta dalle schegge e andrà per la sua strada".

Quanto all'anziano Tavrion, ben noto a un caro amico e sacerdote, questi disse: "La Chiesa (con questo intendeva l'episcopato) ha consapevolmente tradito lo tsar. (Questo è un fatto). Si è messa dalla parte del nemico – i crocifissori di Cristo… Lo tsar ha riacquistato la Russia attraverso la sua sofferenza e morte. Ma la Russia lo rifiuterà a lungo. Molti vescovi saranno contro la sua venerazione, ma dopo un po' lo glorificheranno comunque, ma non lo glorificheranno come è glorificato da Dio in cielo... ma verrà il tempo in cui il popolo, non molti, lo glorificheranno come è necessario... allora tutti cadranno davanti a lui e piangeranno e chiederanno perdono... e poi la Russia si alzerà dalle sue catene'.

Conclusione

Anni fa era stato predetto che sarebbe venuta una guerra mondiale, una rivolta universale, malattie e carestie, ma che le Terre Russe sarebbero state nuovamente guidate da uno tsar ancora sconosciuto e che sta già portando la sua Croce di servizio. L'anziano Nikolaj (Gurjanov), il santo del lago di Pskov, si definiva il prete dello tsar, come molti altri tra noi e noi abbiamo davvero i nostri passaporti dello tsar pronti. Siamo soldati del futuro tsar, che stanno ancora realizzando i desideri dello tsar martire per la diffusione dell'Ortodossia, interrotti dai Giuda nel 1917. E, come sappiamo, San Serafino di Sarov profetizzò lo stesso 200 anni fa.

Anche se più di un secolo fa i russi apostati hanno tradito il loro zar, un tradimento che è iniziato ai vertici, tra la famiglia Romanov, gli aristocratici, la maggior parte dei vescovi della Chiesa, i generali, gli avvocati, i giornalisti e le classi professionali, la Russia non si è ancora pentita. Nel giorno della festa dello tsar, il 4/17 luglio, la maggior parte delle chiese è in gran parte vuota, le icone sono decorative ma pochi le venerano. La Russia è ancora addormentata, da qui questo terribile conflitto in Ucraina adesso. Il Signore ci custodirà fino al giorno provvidenziale in cui apparirà e abbatterà i nostri nemici, i nemici della Chiesa.

Note

[1] English.pravda.ru

[2] Qui per 'ornamento' il santo anziano si riferisce alla decadenza effeminata con oro e marmo che andò di moda con il denaro degli oligarchi dopo la caduta dell'URSS e all'episcopato omosessuale, profetizzato anche dall'apostolo Paolo.

 
VIDEO: Andjeli pevaju (canto serbo di Natale)

Ecco un video del canto Andjeli Pevaju (Gli angeli cantano), in una versione contemporanea del testo del santo vescovo Nikolaj Velimirović.

 

Andjeli Pevaju

Noć prekrasna i noć tija,

nad pećinom zvezda sija,

u pećini mati spi,

nad Isusom andjel bdi.

Andjeli pevaju,

pastiri sviraju,

andjeli pevaju,

mudraci javljaju:

što narodi čekaše,

što proroci rekoše,

evo sad se u svet javi,

u svet javi i objavi:

rodi nam se Hristos Spas

za spasenje sviju nas.

Aliluja, aliluja,

Gospodi pomiluj!

Gli angeli cantano

Notte splendida e notte placida,

sulla grotta la stella risplende,

nella grotta la madre dorme,

su Gesù un angelo veglia.

Gli angeli cantano,

i pastori suonano,

gli angeli cantano,

i magi rivelano:

ciò che le genti aspettavano,

ciò che i profeti hanno detto,

qui e ora viene alla luce

è annunciato e presentato:

è nato il Cristo Salvatore

per la salvezza di tutti noi.

Alleluia, alleluia,

Kyrie eleison!

 

 
"Il patriarca Bartolomeo non rispetta i sacri canoni": 12 anziani athoniti si rivolgono alla sacra Comunità in difesa della Chiesa ucraina canonica

nowiknow.com

Le conseguenze della creazione da parte del Patriarcato di Costantinopoli di una nuova chiesa scismatica in Ucraina e la concessione a essa dell'autocefalia continuano ad avere riverberi in tutto il mondo ortodosso e l'enclave monastica del Monte Athos non fa eccezione. La questione ha diviso i monasteri, alcuni dei quali hanno accettato con i rappresentanti in visita della nuova "chiesa" e concelebrato con loro, e altri che li rigettano categoricamente come scismatici.

OrthoChristian ha recentemente pubblicato una traduzione dell'opinione dei rappresentanti di quattro monasteri greci che hanno criticato bruscamente la Chiesa ortodossa russa e il monastero russo di san Panteleimon sul monte Athos.

Ora una lettera di 12 anziani athoniti di varie skiti e celle è stata pubblicata in greco da Romfea e in russo dal Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa. La lettera è datata 17 marzo – un mese dopo che la prima delegazione scismatica ha visitato il Monte Athos e ha celebrato liturgie in diversi monasteri.

"Con grande tristezza e preoccupazione apprendiamo ciò che sta accadendo nella Chiesa ortodossa nel suo complesso a causa della concessione non canonica dell'autocefalia agli scismatici dell'Ucraina senza il consenso della Chiesa canonica autonoma guidata dal metropolita Onufrij, che continua a considerare i nuovi autocefalisti come scismatici, a non avere alcuna comunione con loro e, sulla base dei sacri canoni, con tutti coloro che hanno comunione con gli scismatici", sta scritto in apertura alla lettera.

Il Patriarcato di Costantinopoli ha concesso un'autocefalia a un gruppo all'interno della giurisdizione di un'altra Chiesa, in chiara violazione dei sacri canoni, scrivono i padri athoniti, e così la Chiesa russa ha rotto la comunione con il Patriarcato di Costantinopoli. Secondo gli autori, le azioni di Costantinopoli minacciano uno scisma sulla scala della divisione del 1054 tra Roma e Costantinopoli.

La Chiesa continua a sanguinare per le ferite del concilio ecumenista di Creta nel 2016, e ora è stata inflitta una nuova ferita "per la quale il Patriarcato ecumenico è l'unico responsabile", si legge nella lettera. Inoltre, questa giustificazione dello scisma mette le anime dei fedeli in pericolo di dannazione perché lo Spirito Santo non è attivo nello scisma, scrivono i padri, con riferimento agli insegnamenti dei santi Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo.

L'eresia e lo scisma sono opera di satana, scrivono categoricamente gli athoniti. "Quando [il diavolo] non riesce a contrastare la salvezza attraverso le eresie, allora lavora per provocare scismi", affermano. Il motivo della scrittura di questa lettera, scrivono gli autori, è che non vogliono cadere in quest'opera distruttrice dell'anima da parte del diavolo.

Gli anziani athoniti continuano a riconoscere gli scismatici proprio come tali, e respingono il revisionismo storico di Costantinopoli che afferma che l'Ucraina è sempre stata il suo territorio:

Abbiamo lasciato il mondo e i piaceri del mondo e usiamo le nostre anime e i nostri corpi per podvig ascetici, per ottenere la misericordia di Dio. Sarebbe un'imperdonabile negligenza e follia rendere prive di valore le nostre fatiche e le nostre aspirazioni entrando in comunione con gli scismatici ucraini che sono stati allontanati dalla comunione eucaristica e scacciati dalla Chiesa russa a cui appartenevano da più di tre secoli, secondo l'immutabile e continuo riconoscimento generale di tutta l'Ortodossia, incluso il Patriarcato ecumenico?

I padri quindi indicano i canoni dei concili ecumenicamente riconosciuti di Laodicea e Antiochia per dimostrare che è vietata la preghiera congiunta con gli scismatici e che coloro che entrano in comunione con gli scomunicati dovrebbero essere scomunicati. Inoltre, solo la Chiesa che scomunica qualcuno può riceverlo indietro, una regola chiaramente spezzata dal patriarca Bartolomeo, che, scrivono i padri, secondo il Concilio di Antiochia lo rende soggetto alla scomunica.

"Nel 1686, con un atto del patriarca Dionisio IV, [l'Ucraina] entrò nella giurisdizione del Patriarcato di Mosca, che secondo il consenso pan-ortodosso è rimasto per 333 anni fino ad oggi", si legge nella lettera. Più tardi, dopo la caduta del comunismo, Filaret Denisenko entrò in scisma dopo aver perso le elezioni per il Patriarca di Mosca e successivamente fu deposto e anatematizzato. Così, gli asceti athoniti rifiutano il revisionismo storico secondo cui Filaret è stato punito semplicemente per aver desiderato l'autocefalia. Inoltre, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" di Makarij Maletich non è composta solo da scismatici, ma anche da uomini totalmente privi di qualsiasi successione apostolica, afferma la lettera, e quindi sono riconosciuti come scismatici da tutti, tranne che da Costantinopoli. La Chiesa canonica rimane quella guidata dal metropolita Onufrij, secondo gli anziani athoniti.

E il problema non è iniziato con la situazione ucraina: "È noto da tempo che il patriarca Bartolomeo non ha alcun rispetto particolare per i sacri canoni, che ha violato ripetutamente, specialmente per quanto riguarda i rapporti con gli eretici, e ora con gli scismatici".

L'intero costrutto su cui poggia l'invasione del patriarca Bartolomeo nel territorio della Chiesa ucraina è come una casa costruita sulla sabbia da inetti consiglieri:

All'inizio, facendo affidamento su consulenti teologici poco istruiti o egoisti, ha cercato di giustificare la sua invasione facendo riferimento al concetto di ekkliton (ἔκκλητον), cioè che lui solo, come un secondo papa, può accettare appelli e petizioni da altre Chiese autocefale, essendo egli, presumibilmente, secondo l'opinione prevalente apparsa di recente tra gli pseudo-teologi dell'era post-patristica, non il primo tra uguali (primus inter pares), ma il primo senza uguali (primus sine paribus).

E inoltre:

Ma questo argomento si è schiantato immediatamente, perché contraddice il sistema di governo conciliare della Chiesa, in cui tutti i patriarchi e i primati sono considerati uguali tra loro, con Costantinopoli che ha solo un primato di onore, non di potere, come sostenuto dal papa. Il diritto di ascoltare gli appelli si estende solo a quelli della propria giurisdizione, e non alla giurisdizione di altri patriarchi.

I padri fanno quindi riferimento ai commenti sul nono canone del quarto Concilio ecumenico fatti da san Nicodemo l'Agiorita "l'ispirato da Dio", "uno dei nostri più grandi teologi e canonisti", per sostanziare le loro argomentazioni su chi ha il diritto di ascoltare gli appelli.

Gli anziani athoniti indicano quindi le tattiche mutevoli di Costantinopoli per quanto riguarda la situazione ucraina:

Quando il patriarca Bartolomeo si è reso conto che non poteva fare affidamento sull'ekkliton nel suo intervento transfrontaliero entro i confini di un'altra giurisdizione, allora con l'aiuto dei suoi stessi consiglieri, pronti a servirlo, ha scoperto con 333 anni di ritardo che l'Ucraina rientrava nella giurisdizione non della Chiesa russa, ma di quella di Costantinopoli! I suoi teologi disattenti o partigiani hanno nascosto e interpretato erroneamente molti documenti e opinioni per giungere alla ridicola conclusione sul carattere temporaneo del trasferimento dell'Ucraina alla Chiesa russa (un carattere temporaneo di oltre tre secoli!), e che ora questa concessione è cancellata.

Nonostante questi giochi da parte di Costantinopoli, ogni Chiesa locale riconosce come Chiesa in Ucraina quella guidata dal "saggio e modesto" metropolita Onufrij, come scrivono gli anziani, che non ha richiesto l'autocefalia. Sicome l'autocefalia è stata data a un gruppo minoritario di scismatici, contro l'opinione pan-ortodossa, tale autocefalia è altamente problematica.

Gli autori della lettera considerano anche ingiusto e privo di basilare logica "passare sotto la lente d'ingrandimento" le tendenze nazionaliste o ecumeniste di alcuni nella Chiesa russa (passata e presente), sebbene non della Chiesa ucraina canonica, per giustificare l'invasione anti-canonica di Costantinopoli.

Gli anziani poi testimoniano che la maggior parte dei padri della Montagna Santa si è rallegrata di grande gioia quando la sacra Comunità ha deciso di non inviare una delegazione all'intronizzazione del "metropolita" scismatico Epifanij Dumenko o persino di inviargli una lettera di congratulazioni. Ma sono stati molto turbati dalla minoranza di monasteri e di padri che hanno comunque partecipato all'intronizzazione.

Gli stessi sentimenti lacerati sono stati causati dalla visita della delegazione della chiesa scismatica alla Montagna Santa: "Gli stessi esatti sentimenti di gioia hanno riempito i nostri cuori perché molti monasteri hanno impedito la visita di "vescovi" e "chierici" della nuova falsa chiesa, ma anche di amarezza e spassionata rabbia verso quelli (per fortuna, pochi) che li hanno accolti costresemente e / o hanno servito insieme con loro !!! "

A causa della gravità del problema, per il bene dell'alta autorità di cui il Monte Athos gode nel mondo ortodosso, e per garantire l'unità inter-athonita, gli autori della lettera implorano che agli scismatici venga negato l'accesso alla Montagna Santa, o almeno che i loro "chierici" non siano autorizzati a servire, fino a quando non sarà raggiunta una risoluzione pan-ortodossa, dato che, nonostante estreme pressioni, nessuna Chiesa ha riconosciuto gli scismatici negli ultimi tre mesi. Questa decisione dovrebbe essere presa al più presto, date le notizie sugli scismatici che organizzano ulteriori visite al Monte Athos, scrivono i padri.

Inoltre, i fondatori del movimento scismatico ucraino non sono solo condannati dalla Chiesa, ma hanno anche condanne dei tribunali civili per gravi crimini morali, impensabili anche per i non cristiani, si legge nella lettera. Sono anche appesantiti dal coinvolgimento nel recente scisma bulgaro, dai legami con gli uniati ucraini e dalle persecuzioni contro la Chiesa canonica, specialmente dopo che Costantinopoli li ha riconosciuti. Sono oggetto di lamento anche le recenti dichiarazioni d'ammorbidimento di Epifanij Dumenko sul peccato dell'omosessualità.

Inoltre, gli scismatici che visitano la Montagna Santa non sono motivati spiritualmente, ma piuttosto politicamente ​​– cercano solo l'accettazione del loro gruppo illegittimo per potersi quindi fare pubblicità nel mondo ortodosso "e per raggiungere i loro piani malvagi", scrivono gli anziani athoniti.

In conclusione, i padri sottolineano che non metteranno a repentaglio la loro salvezza entrando in comunione con gli scismatici scomunicati e che non promuoveranno l'attuale scisma a livello locale o globale ortodosso.

"Temiamo uno scisma inter-athonita se non prendiamo decisioni corrette e coraggiose" concludono i padri.

La lettera è firmata da:

• anziano ieromonaco Arsenios con la fratellanza della cella di Panagouda del monastero di Koutloumousiou;

• anziano ieromonaco Avraam con la fratellanza della kaliva di san Gerasimo della skiti di Koutloumousiou;

• anziano ierodiacono Theophilos con la fratellanza della cella dei santi Anargiri del monastero di Grigoriou;

• anziano Nicola della cella di san Demetrio del monastero di Hilandar;

• anziano Iosif con la fratellanza della cella di san Teodoro del monastero di san Paolo;

• anziano Savva con la fratellanza della cella dei santi Arcangeli del monastero di Hilandar;

• anziano Nikodemos della cella di san Nektarios del monastero di Stavronikita;

• anziano Gabriel della cella di San Christodoulos del monastero di Koutloumousiou;

• anziano Euphrosynos con la fratellanza della cella di san Giovanni il Precursore del monastero di Koutloumousiou;

• anziano Paisios con la fratellanza della cella dei santi Arcangeli del monastero di Hilandar;

• anziano Nikodemos della cella di san Giovanni il Teologo della Grande Lavra;

• anziano Arsenios della kaliva del santo monaco-Martire Gerasimo della skiti di Koutloumousiou.

 
Dodici citazioni su Ortodossia, ecumenismo e cattolicesimo

i monaci del Monte Athos martirizzati dai cattolici romani

1. Ecumenismo: inventato dai protestanti. Adattato dai cattolici. Imposto sugli ortodossi. Non siete d'accordo che c'è qualcosa di sospetto?

2. Molti protestanti vedono i cattolici con generosità, considerandoli come fondamentalmente equivalenti ai protestanti. I cattolici estendono lo stesso spirito di generosità nel vedere gli ortodossi come essenzialmente cattolici. Ma le differenze sono fondamentalmente più profonde.

3. Ciò che ortodossi, cattolici e protestanti hanno in comune è veramente significativo. C'è davvero molto in comune. Ma c'è anche molto in comune tra cristiani, indù e taoisti classici, anche se c'è meno in comune di ciò che i cristiani hanno in comune tra loro. I punti in comune sono significativi, ma al di là delle differenze che sono anche significative, la comunione ortodossa costituisce una profonda differenza. Guardare alle somiglianze teologiche e ignorare il punto della comunione è un modo di filtrare un moscerino e inghiottire un cammello.

4. La Chiesa deve respirare con entrambi i polmoni. (E prima inizia a respirare con il polmone occidentale, meglio è).

5. Ho visto magliette con la scritta "cristiano ortodosso in comunione con Roma" e ho desiderato, tra le altre cose, una maglietta con la scritta "cristiano cattolico in comunione con l'arcidruido di Canterbury". Cercare di essere ortodossi senza essere in comunione con la Chiesa ortodossa è come cercare di essere un marito senza avere una moglie.

6. La Chiesa ortodossa condivide terreni comuni. Ha un terreno comune in una dimensione con cattolici e protestanti, e ha un terreno comune in un'altra dimensione con indù e buddisti, e non cogli il punto essenziale se dici "Sì, ma gli altri cristiani condividono il vero terreno comune". Di fatto, la Chiesa ortodossa è sempre in grado di condividere un terreno comune e di riconoscere le differenze esistenti. Ed esiste anche un modo per cattolici e protestanti, indù e buddisti di ricevere la piena comunione con l'Ortodossia: possono diventare ortodossi.

7. In materia di ecumenismo e in particolare di intercomunione, Roma è ortodossa nei suoi rapporti con i protestanti e protestante nei suoi rapporti con gli ortodossi. Se vuoi sapere perché l'Ortodossia rifiuta l'intercomunione con Roma, potresti trovare un indizio della risposta nel motivo per cui Roma rifiuta l'intercomunione con i protestanti. E se la tua reazione immediata è "Ma la nostra teologia è equivalente", medita su questo: questa è la stessa cosa che dicono a Roma i protestanti ecumenisti. (E lo dicono perfettamente in buona fede).

8. Sarebbe strano che ogni papa da qui in poi possa essere come papa Benedetto XVI e non come papa Giovanni XXIII. E sotto papa Giovanni XXIII, la domanda "Ma il papa è cattolico?" Ha cominciato ad avere la risposta, "Beh, da un certo punto di vista..."

9. Nella storia che è comune a cattolici e ortodossi, ogni volta che qualcuno ha proposto una soluzione come l'ecumenismo, la Chiesa l'ha respinta con decisione. Se abbiamo raggiunto uno stato in cui possiamo respingere l'antica saggezza di queste decisioni, questa è un'altra ragione per cui ci siamo allontanati dall'Ortodossia e un'altra ragione per cui l'Ortodossia dovrebbe respingere le nostre avances.

10. Il Cristo ha pregato che tutti noi possiamo essere uno. Ma vedere "ecumenismo" in quella preghiera è un po' come ascoltare una preghiera che una stanza possa essere pulita mentre si spinge tutto lo sporco sotto un letto. La preghiera di Cristo, che i suoi discepoli possano essere uno, trascende la semplice ombra che l'ecumenismo non può che offrire. (La preghiera di Cristo secondo cui tutti possiamo essere una cosa sola è oro massiccio. L'ecumenismo è una ricca vena, ma è ricca solo di oro dello sciocco).

11. Nelle proposte ecumeniche cattoliche, non ho mai sentito nessuno menzionare alcuna delle preoccupazioni sulle cose che Roma ha fatto e che potrebbero essere ostacoli al ripristino della comunione. Che tipo di progresso sano si illude e ignora le riserve dell'altro?

12. Le buone recinzioni creano buoni vicini. L'ecumenismo calpesta le recinzioni e si autoinvita nelle case degli altri. Gli ortodossi possono essere buoni vicini, ma quando rifiutano i progressi ecumenici, questo fa parte del mantenere buone recinzioni per avere buoni vicini.

 
La Chiesa ortodossa russa e la politica estera russa

Da “The Russian Orthodox Church,” in Andrei P. Tsygankov, ed., Routledge Handbook of Russian Foreign Policy, (London: Routledge, 2018), pp. 217-232.

Nicolai N. Petro

Titolare della cattedra Silvia-Chandley di studi sulla pace e la nonviolenza dell'Università del Rhode Island

Abstract: La recente "svolta conservatrice" nella politica russa ha portato a nuovi livelli il ruolo dei valori spirituali e morali nel discorso politico. Il nuovo partenariato formato tra la Chiesa ortodossa russa (COR) e lo stato, una versione modernizzata della tradizionale symphonia bizantina, ha influenzato anche la politica estera russa. Un esempio degno di nota è l'emergere del "mondo russo" come un concetto chiave nelle relazioni della Russia con l'Ucraina e il resto della CSI.

Sebbene la Chiesa abbia un ruolo subordinato in questa relazione, è ben lungi dall'essere semplicemente il burattino del Cremlino. Decentrando la nazione, questa indagine cerca di far luce sull'approccio distinto della Chiesa alla politica, e mostra dove essa traccia la linea sulla cooperazione con le autorità civili. Solo osservando la COR come un attore politico ed escatologico autonomo, saremo in grado di apprezzare come essa influenza la politica estera russa.

[NB: In questo documento il termine "Chiesa", quando è in maiuscolo, si riferisce all'intera comunità ortodossa. Quando è minuscolo, si riferisce a qualsiasi altra denominazione religiosa cristiana.]

Dal crollo dell'Unione Sovietica, la Chiesa ortodossa russa (ROC) è emersa come un attore influente nella politica estera russa. Questo capitolo esplora la relazione tra chiesa e stato in Russia. Esamina il dibattito accademico sul ruolo attuale della Chiesa ortodossa russa nella politica estera russa, nonché le arene per il potenziale conflitto e cooperazione tra chiesa e stato in politica estera.

1. Introduzione: la Chiesa ortodossa russa è uno "strumento dello stato?"

Una questione fondamentale deve essere affrontata fin dall'inizio. Ha senso anche solo discutere il ruolo della Chiesa ortodossa russa nella politica estera russa? Per molti studiosi questo argomento non esiste. Secondo questo punto di vista, non può esserci alcuna influenza di politica estera della COR perché la COR non è un attore politico e sociale autonomo.

I libri pubblicati sulla Chiesa ortodossa russa negli ultimi anni sostengono per la maggior parte che poco è cambiato nel rapporto tra Chiesa e Stato dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Per un gruppo di studiosi la COR è sempre uno strumento affidabile dello stato (Fagan 2013, Knox 2004, Mitrofanova 2005, Papkova 2011, Blitt 2011). Dal momento che non esiste un programma distinto di politica estera della COR, non è necessario che essa venga esaminata separatamente dal programma di politica estera dello Stato.

Un secondo gruppo accorda alla COR una certa autonomia, ma sostiene che la sua libertà di movimento è fortemente limitata (Marsh 2004, Curanović 2012, Richters 2012, Payne 2010). Il suo programma di politica estera è quindi di qualche interesse, ma solo come un'espressione di ciò che è già stato deciso all'interno delle istituzioni statali. Per entrambi i gruppi il programma di politica estera della COR deriva interamente dallo stato russo.

C'è molto nella storia russa che supporta questa visione, e che rende oggi così pericolosa la sua accettazione acritica. Piuttosto che guardare come sono cambiate le relazioni dopo il crollo del comunismo, la maggior parte degli studiosi ha avuto la tendenza a ricadere su stereotipi familiari.

Il presupposto casuale più comune è che, poiché la COR sostiene lo stato russo in molti campi, tale sostegno deve derivare dalla sua subordinazione allo stato, piuttosto che da una somiglianza di vedute. Le asserzioni da parte dei vescovi della COR che questa è in partenariato con lo stato, piuttosto che subordinata ad esso, sono generalmente respinte, poiché si presume che lo stato istruisca la ROC a dire proprio così. L'argomentazione è quindi non confutabile.

Una ragione prima facie dell'autonomia della COR in politica estera, tuttavia, si può facilmente trovare indicando le priorità religiose che sono diventate parti di una parte del programma della politica estera russa. I diplomatici professionisti sono particolarmente riluttanti ad adottare un "programma di valori" di questo tipo perché complica il loro lavoro. Quando ciò accade nel caso delle preoccupazioni relative ai diritti umani o religiosi, pertanto, ciò è generalmente considerato come una misura indiretta dell'influenza di questi attori esterni sulla politica dello stato.

Io, tuttavia, propongo di andare oltre e prendere sul serio non solo il programma sociale della Chiesa, ma anche il suo programma escatologico. Decentrando la nazione dalla nostra indagine, si può far luce nuova sull'approccio della Chiesa alla politica, e dove questa traccia la linea sulla cooperazione con le autorità civili. La mia tesi è che, nelle aree in cui gli interessi della Chiesa e dello stato si sovrappongono, l'influenza della COR nella società è tale da non poter essere semplicemente ignorata. Inoltre, con l'aumento di questa influenza, la COR ha acquisito una maggiore autonomia, ha perseguito il proprio programma, diventando un vero partner dello stato russo.

Per illustrare l'ascesa di questa influenza, farò prima una breve discussione sull'approccio ortodosso alla politica, poi esplorerò come questo approccio influenzi il pensiero della politica estera russa attraverso il concetto del russkij mir, o mondo russo. Infine, esaminerò le aree in cui è probabile che I programmi della COR e del governo russo divergano nel tempo.

2. Teoria / ipotesi: la visione del mondo della COR e il suo potenziale in politica estera

Relazioni tra Chiesa e Stato: un po' di contesto storico

La prospettiva dell'Ortodossia sulle giuste relazioni tra chiesa e stato deriva dall'impero romano-orientale o bizantino. Il fatto che la dottrina cristiana delle relazioni Stato-Chiesa sia stata codificata per la prima volta nell'Impero romano d'Oriente le conferisce alcune caratteristiche specifiche.

Mentre il patriarca di Roma (il papa) ha affrontato il difficile compito di preservare la Chiesa di fronte al collasso delle istituzioni politiche, così vividamente descritto da sant'Agostino nel suo classico La città di Dio, il patriarca di Costantinopoli si è tenuto al suo posto d'onore all'interno della società bizantina (per una buona panoramica si veda Gvosdev 2000). Di conseguenza, nonostante frequenti conflitti con il basileus, le relazioni tra Stato e Chiesa si sono evolute in modo molto diverso in Europa orientale e in quella occidentale.

In Occidente, la Chiesa ha prima lottato per sopravvivere al collasso dello stato, poi ha lottato per preservare la sua indipendenza dal controllo statale, una volta che quest'ultimo era stato ristabilito. Questa marcia del progresso occidentale, dal rinascimento, alla riforma, all'illuminismo, è spesso equiparata all'ascesa dei concetti moderni della libertà personale e delle libertà individuali (Swidler 1986, Casanova 2003), mentre la perdita della "cristianità" – la manifestazione sociale e politica di un comune ideale sociale cristiano – è solitamente vista come il prezzo da pagare per l'emergere della libertà individuale e politica.

Al contrario, il modello delle relazioni stato-chiesa che emerse in Oriente presumeva che il patriarca e il Basileus continuassero a lavorare insieme per realizzare lo scopo di Dio sulla Terra. Come descritto nella Sesta Novella dell'imperatore romano Giustiniano (482-565), le loro rispettive sfere di competenza potevano sovrapporsi, ma restavano distinte:

Ci sono due sommi doni che Dio, nel suo amore per gli uomini, ha concesso dall'alto: il sacerdozio e la dignità imperiale. Il primo serve le cose divine, la seconda dirige e amministra le vicende umane... se il sacerdozio è in ogni modo libero da colpa e ha accesso a Dio, e se gli imperatori amministrano equamente e giudiziosamente lo stato affidato alle loro cure, ne risulterà l'armonia generale, e tutto ciò che è benefico sarà conferito all'umanità (Meyendorff 1968, pagina 48).

Il rapporto ideale tra chiesa e stato era quindi uno di symphonia, o di armonia, tra istituzioni religiose e statali. Sebbene questo ideale fosse raramente raggiunto, rimase l'ideale in cui la cultura greca sopravvisse, dopo la caduta di Roma. Al tempo della riforma gran parte del Medio Oriente e della Grecia erano sotto il dominio ottomano, e la Russia era emersa come la "terza Roma". Secondo la leggenda, come ultimi sovrani sopravvissuti di un paese ortodosso, toccò quindi ai principi di Mosca per preservare "l'unica vera fede".

Il regno di Pietro il Grande ha creato in Russia una nuova casta di persone che erano più in sintonia con i modelli occidentali di sviluppo. Nel suo sforzo di creare una sua versione di un concistoro luterano per supervisionare la COR, Peter subordinò interamente la chiesa. Il regno di Pietro il Grande segna così la fine della sinfonia e l'inizio della Russia imperiale moderna. (Petro 1995, capitolo 3). Nei due secoli successivi l'élite intellettuale si allontanò dalla Chiesa post-petrina, indebolita e socialmente isolata, abbracciando idee occidentali che sembravano fornire soluzioni all'arretratezza della Russia. Tra le soluzioni più ambiziose e radicali c'era il marxismo.

I bolscevichi interpretarono l'accusa di Marx alla religione come una chiamata a lanciare un assalto a oltranza alla Chiesa che terminò quasi nella sua estinzione. Alla vigilia della rivoluzione russa, la Chiesa ortodossa russa aveva più di 55.000 chiese e circa 66.000 sacerdoti. Due decenni dopo, nel 1939, rimanevano solo 300 chiese ortodosse russe, e all'incirca altrettanti sacerdoti ("Russkaja pravoslavnaja tserkov" 2016).

Oggi, un quarto di secolo dopo il collasso del regime sovietico, la situazione appare straordinariamente diversa. I dati dell'indagine mostrano che tra il 1991 e il 2008 la quota di adulti russi che si considerano ortodossi è cresciuta dal 31% al 72%, mentre la quota che non si considera religiosa è scesa dal 61% al 18% (Romeo 2015). Oggi la Chiesa ortodossa russa ha più di 34.000 chiese e più di 35.000 sacerdoti ("Russkaja pravoslavnaja tserkov" 2016). Se dobbiamo credere ad un sondaggio Ipsos del 2011 in 23 paesi europei, la Russia è diventata il paese più religioso in Europa (Weir 2011).

Questo "miracolo della rinascita della fede nella nostra epoca secolare", come lo chiama il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus', Kirill (Gundjaev), è stato accompagnato da un aumento di sette volte delle attività filantropiche e da un livello di attività sociale che ha reso la Chiesa ortodossa russa "la più grande e autorevole istituzione sociale nella Russia contemporanea" (Anishjuk 2011, 'Slovo Svjateishego Patriarkha Kirilla' 2016). L'ascesa dell'Ortodossia è stata quindi positiva non solo per gli affari, ma anche per la stabilità politica.

Alcuni analisti, tuttavia, considerano superficiale questa rinnovata pietà. Sottolineano che la stragrande maggioranza degli ortodossi non frequenta regolarmente la chiesa e non segue molte pratiche religiose tradizionali. Ma, come ha dimostrato Stephen Prothero (2008), l'alfabetizzazione religiosa è in declino a livello globale. Ciò che è diverso in Russia, e ciò che la rende un fenomeno sociale così notevole, è la convergenza dell'attaccamento confessionale con l'identità nazionale, qualcosa che Jerry Pankhurst chiama "la confessionalizzazione della cultura politica". (Pankhurst, J e Kilp, A 2013, p .22).

Come sottolinea Andrej Shirin, "non si può capire la politica russa senza un riferimento all'Ortodossia russa e all'influenza che questa fede ha avuto sulla formazione della visione del mondo predominante nella cultura russa. La visione del mondo dell'Ortodossia russa è olistica e organica. Non ha divisioni nette tra le varie sfere della società umana o rami del potere "(Shirin 2016).

Il successo più ovvio della Chiesa è stato quello di trasformare i rapporti con lo stato dalla subordinazione a una partnership significativa riaffermando la centralità della sinfonia nelle relazioni tra chiesa e Stato. Mentre molti elementi della relazione devono ancora essere perfezionati, la Chiesa ha le idee chiare su come vorrebbe che questa partnership si evolva. In primo luogo, invece di una separazione tra chiesa e stato, dovrebbe esserci una "separazione di sfere di competenza". Secondo, le autorità spirituali e secolari dovrebbero cooperare in aree di interesse comune e beneficio reciproco. Terzo, mentre in passato la Chiesa è stata relativamente passiva, oggi deve essere più assertiva e lavorare a fianco del governo per creare un clima spirituale e morale-sociale salutare, pace sociale e solidarietà. Al centro del suo insegnamento c'è il concetto di co-autorialità della politica con lo stato. (Kirill 2009).

Sinfonia e politica estera dei nostri tempi

Questa collaborazione tra Chiesa e stato si estende naturalmente alla politica estera. Qui la Chiesa ortodossa russa cerca di rafforzare il ruolo della religione nella diplomazia e di assistere alla costruzione di un mondo multipolare che rispetti le diverse visioni culturali del mondo (Lipich 2004). In ogni nazione del globo, ha detto il patriarca Kirill, il compito della Chiesa è quello di rendere quella particolare nazione "una portatrice di civiltà ortodossa ('Mitropolit Kirill otvetil' 2005)."

Nel suo discorso del 2009 all'Accademia del servizio civile russo, il patriarca ha elencato un'ampia lista di aree comuni di interesse, in cui la ROC collabora con le istituzioni statali. Queste aree includono:

preoccupazione per l'educazione morale dei giovani, sostegno all'istituzione della famiglia, lotta alla tossicodipendenza, all'alcolismo e ad altri vizi pericolosi, prevenzione dei crimini, assistenza ai carcerati, conservazione dell'eredità culturale, superamento dell'intolleranza nazionale e religiosa, assistenza alla conservazione di pace e armonia sociale, contrasto all'ascesa di atteggiamenti radicali ed estremisti, opposizione ai movimenti pseudo-religiosi, aiuto a risolvere i conflitti internazionali, promozione del dialogo interreligioso e interculturale sia all'interno dello stato che a livello globale, così come nelle organizzazioni internazionali "Vystuplenie Svjateishego Patriarkha" 2009).

Prendendo atto della "nostra comune aspirazione per la conservazione dell'identità spirituale e culturale dei nostri fratelli e sorelle", il Patriarca ha anche sottolineato che la COR potrebbe aiutare la politica estera russa attraverso:

  • Il miglioramento della situazione delle Chiese ortodosse in tutto il mondo;

·       Il miglioramento dei contatti con i russi che vivono all'estero;

  • L'espansione del dialogo delle comunità religiose in Russia con strutture statali e organizzazioni internazionali;
  • La promozione di un'immagine positiva della Russia, della sua storia, cultura e religione all'estero.

A tal fine, la COR e il Ministero degli affari esteri hanno istituito diverse commissioni permanenti per coordinare le loro attività. Uno dei settori in cui la cooperazione si è rivelata proficua è stato nel ristabilire le relazioni con la Georgia, dopo il conflitto dell'agosto 2008. Vale la pena notare che, così facendo, la COR si è opposta alla volontà dello stato russo, che promuoveva l'autonomia dei diritti territoriali, culturali e religiosi dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud dalla Georgia ("Russia church says" 2011).

Invece, ha sostenuto la volontà del Patriarcato georgiano e ha continuato a riconoscere la giurisdizione di quest'ultimo in queste regioni contese ('Obmen' tserkovnymi poslami' 2009).

Rispetto al suo programma escatologico, la ROC è riuscita non solo a focalizzare l'interesse delle istituzioni della politica estera russa sulla difesa delle comunità ortodosse in tutto il mondo, il che coinciderebbe probabilmente con l'interesse nazionale della Russia, ma anche sui valori morali cristiani in generale.

Shirin sostiene che qui gli interessi dello Stato e della Chiesa coincidono perché tre caratteristiche principali della cultura occidentale – consumismo, individualismo e laicità – non sono state pienamente accettate dai russi (Shirin 2016). Il suo più grande successo fino ad oggi in questo campo è il discorso di Putin del 2013 al Club Valdai, in cui ha sottolineato l'importanza dei valori religiosi tradizionali per la dignità umana, e ha affermato che l'abbandono dei valori cristiani tradizionali ha portato l'Occidente a una crisi morale. La Russia, ha detto Putin, intende contrastare questa tendenza difendendo i principi morali cristiani, sia in patria che all'estero (Putin 2013).

Dovremmo quindi aspettarci che l'influenza della ROC sulla politica estera russa si manifesti sempre più in difesa dei diritti dei cristiani ortodossi, anche se questi non sono cittadini russi, e nella promozione dei valori morali e sociali cristiani nelle sedi internazionali. Laddove non ha accesso diretto a tali forum, si affiderà ai canali di stato russi per promuovere questo programma.

Oggi, quindi, la COR fornisce supporto intellettuale e morale alle politiche statali non perché deve, ma perché lo vuole. Di fatto, nella misura in cui esiste una struttura morale che guida la politica estera russa, questa struttura è il quadro morale della Chiesa. La Chiesa lo promuove perché è convinta che aiutare il governo russo a creare un "congeniale ordine internazionale" aiuterà la Chiesa nella sua triplice missione salvifica – salvare anime individuali, salvare tutte le culture nazionali che sono state battezzate in Cristo, e salvare tutta l'umanità.

Se prendiamo sul serio la natura escatologica della missione della Chiesa, come potremmo descrivere meglio il suo obiettivo di politica estera? In poche parole, tale obiettivo è salvare anime. All'interno del suo territorio canonico lo fa promuovendo il ri-battesimo della Rus'; al di fuori del suo territorio canonico lo fa lavorando a fianco di organizzazioni religiose di altri paesi per promuovere "tutto ciò che è buono nelle relazioni tra i popoli... [ed essendo] una forza di promozione della pace" ("V zavershenie vizita", 2016).

A prima vista, gli obiettivi di Chiesa e Stato sembrano così diversi che non è nemmeno chiaro il motivo per cui si dovrebbero mai sovrapporre. Il legame tra i due, come ha sottolineato Andrej Tsygankov (2012), sta nel senso dell'onore della Russia – i principi morali di base che sono comunemente citati all'interno di una cultura come la ragione della sua esistenza, e che ne informano lo scopo quando interagiscono con altre nazioni. Il senso dell'onore di una nazione, quindi, serve come base per quello che potrebbe essere chiamato l'interesse nazionale a lungo termine che, per la Russia, ruota intorno a tre costanti: prima, sovranità o "libertà spirituale"; seconda, uno stato forte e socialmente protettivo che sia in grado di difendere tale sovranità; e terza, la fedeltà culturale a coloro che condividono il senso dell'onore della Russia, ovunque essi siano. Ognuno di questi comporta, di conseguenza, la difesa del cristianesimo ortodosso, la difesa della Chiesa ortodossa russa e la difesa dei cristiani ortodossi in tutto il mondo.

Per essere chiari, lo stato è sempre al posto di guida quando si tratta di rispondere a preoccupazioni immediate in materia di politica estera. Ma quando si tratta di plasmare la strategia a lungo termine della Russia, anche questi ideali culturalmente integrati svolgono un ruolo di primo piano. Assumendo nuovamente il suo ruolo tradizionale di arbitro supremo della moralità nella società russa, la COR è diventata contemporaneamente un attore chiave nel plasmare queste strategie.

Finora, ci siamo concentrati sul quadro teorico e culturale all'interno del quale operano la COR e lo stato russo. L'Ucraina è un buon esempio di come la COR contribuisca a modellare e condizionare il programma della politica estera della Russia a lungo termine.

3. Come la COR influenza la politica estera russa: il caso del russkij mir

Ben prima dell'attuale crisi, in assenza di attori statali disposti a fornire una visione culturalmente radicata delle relazioni russo-ucraine, la COR ha promosso l'idea che Russia, Ucraina e Bielorussia costituiscano una comunità distinta: una santa Rus' (svjataja Rus'), o un mondo russo (russkij mir o rus'kij mir), che condivide un comune destino spirituale (Doklad Patriarkha Moskovskogo 2013). La COR ha così assistito lo stato promuovendo un sistema di valori duraturo, storicamente radicato, e in seguito ha servito come strumento di mobilitazione politica degli interessi dello stato.

Non è una coincidenza che la COR abbia preso l'iniziativa nello sviluppo del concetto di un russkij mir, o che l'Ucraina sia emersa come l'obiettivo principale di tali sforzi. Per diversi anni dopo il crollo, la maggior parte delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa si trovava di fatto al di fuori della Federazione Russa. Rispondendo a questa circostanza storica unica, la COR ha iniziato a sottolineare l'unità spirituale al di sopra delle divisioni che erano state create dai nuovi confini nazionali. L'idea di un russkij mir è emersa come parte della risposta della Chiesa ortodossa russa alla frammentazione della sua comunità pastorale con il crollo dell'URSS.

Il termine "russkij" in "russkij mir" non è né un concetto geografico né un concetto etnico. È un'identità spirituale nata nella culla della civiltà di ucraini, russi e bielorussi – la Rus' kievana ('Vystuplenie svyateishego Patriarkha Kirilla '2009). Quando, nel 988, la Rus' di Kiev adottò il cristianesimo da Costantinopoli, dicono i vescovi della Chiesa, gli slavi orientali furono consacrati in un'unica civiltà e incaricati di costruire la santa Rus'.

Tale missione è sopravvissuta nel corso di tutta la storia russa. È sopravvissuta alle persecuzioni religiose dell'era sovietica e continua oggi nella Russia democratica (Rjabykh 2010). Il nucleo di questa comunità risiede in Russia, Ucraina e Bielorussia (altre volte, il patriarca Kirill ha anche aggiunto Moldova e Kazakistan), ma può riferirsi a chiunque condivida la fede ortodossa, un affidamento alla lingua russa, una memoria storica comune e una comune visione dello sviluppo sociale. ('Vystuplenie svyateishego Patriarkha Kirilla' 2009).

Nel giugno del 2007, il presidente Putin ha contribuito ad inaugurare il Fondo russkij mir, un'entità sponsorizzata dallo stato che promuove la lingua e la cultura russa in tutto il mondo ("Stenograficheskij otchet" 2007). L'uso dello stesso termine in un contesto sia laico che religioso ha portato a una notevole confusione, mascherando alcune importanti differenze.

Come usato dallo stato, il termine russkij mir è una tipica iniziativa di pubbliche relazioni. Si sforza di popolarizzare la Russia e l'uso del russo all'estero. È un elemento del "soft power" della Russia, che aumenta la sua influenza tra gli stati confinanti e migliora l'immagine della Russia come potenza globale. Dal punto di vista dello stato, la Chiesa ortodossa russa può essere uno strumento utile per questi scopi.

Come usato dalla Chiesa, il termine russkij mir è il progetto di Dio, dal momento che è per disegno di Dio che queste nazioni sono state battezzate in un'unica civiltà. La COR vede così questi sforzi come la realizzazione del piano di Dio – l'istituzione della santa Rus'. Per raggiungere questo ideale, la Chiesa, qui e ora, cerca di invertire la secolarizzazione della società post-sovietica, un compito che il patriarca Kirill ha definito la "seconda cristianizzazione" della Rus' ("Patriarch Kirill challenges Church", 2010). Dal punto di vista della Chiesa ortodossa russa, quindi, tutti i governi all'interno del suo territorio canonico, compreso il governo russo, possono essere strumenti utili per questo scopo (per una discussione sul russkij mir come nient'altro che uno strumento dello stato, si veda Hovorun 2016 e Fekljunina 2016).

La reazione all'uso del termine da parte del patriarca è stata mista. Ha suscitato le maggiori polemiche in Ucraina, dove la chiesa greco-cattolica (uniate) e la Chiesa ortodossa ucraina non canonica del Patriarcato di Kiev (COU-PK) l'hanno respinta a titolo definitivo, mentre la Chiesa ortodossa ucraina che è in comunione con il patriarcato di Mosca (COU-PM), che serve circa la metà di tutti i cristiani in Ucraina, è stata cautamente ricettiva.

Questo suggerisce che l'identità nazionale dovrebbe, in definitiva, essere meno importante per una persona religiosa rispetto all'identità religiosa. Come ha detto il metropolita Pavel (Lebed), capo della Lavra delle Grotte di Kiev, uno dei più antichi monasteri dell'Ortodossia:

...per guadagnare il diritto di chiamarci santa Rus' dobbiamo sforzarci di rendere noi stessi santi... il venerabile Ilarion chiamò la nostra terra Rus' nel 1051. In questo senso siamo tutti russi. Ma c'è uno stato chiamato Ucraina su questa terra, e io sono un suo cittadino. In questo senso, siamo tutti ucraini. Qui non vedo alcuna contraddizione. Come ucraino, noterei che non vi è alcun merito particolare nel far parte di una nazione. Sono le azioni che ci qualificano. (Taksjur 2016).

Ma, proprio come questo problema evidenzia gli obiettivi a lungo termine della Chiesa, illustra anche la limitata capacità della COR di influenzare decisioni politiche immediate. Gli approcci molto diversi alle crisi in Crimea e nel Donbass illustrano questi limiti.

La maggior parte degli analisti considera l'annessione della Crimea come l'opportunità colta dallo stato di assicurare un vantaggio strategico per la Russia nella regione del Mar Nero. Alcuni ritengono che sia stata una mossa comprensibile data l'ostilità della leadership del Maidan, mentre altri sostengono che non vi era alcuna prospettiva che quell'ostilità stesse realmente minacciando gli interessi russi.

All'epoca, il presidente Putin costruì un racconto che descriveva l'annessione della Crimea sia come una difesa contro minacce imminenti all'identità russa di questa regione, sia come una ritorno alla propria sfera culturale russa – un obiettivo in linea con gli obiettivi del mondo russo. Più tardi, durante il suo discorso all'Assemblea federale del 4 dicembre 2014, Putin ha unito in modo esplicito gli aspetti geopolitici e religiosi dell'annessione della Crimea in uno, dicendo:

Per la Russia, la Crimea, l'antica Korsun (Chersoneso), Sebastopoli hanno un enorme significato di civiltà e sacralità – proprio come il Monte del Tempio a Gerusalemme ne ha per coloro che professano l'islam e l'ebraismo... questo territorio è strategicamente importante perché è la fonte spirituale della formazione della nostra multiforme ma monolitica nazione russa e dello stato russo centralizzato. Fu proprio in questo posto, in Crimea, nell'antica Chersoneso, o come la chiamavano i cronisti russi, Korsun, che fu battezzato il principe Vladimir, e [lui] poi battezzò tutta la Rus' ('Krym imeet sakral'noe znachenie' 2014)

Tuttavia, rispetto alla rivolta del Donbass, che si è evoluta quasi simultaneamente, Putin ha assunto una posizione molto diversa.

Piuttosto che incoraggiare il separatismo nell'Ucraina orientale, i funzionari russi si sono rapidamente distanziati dai ribelli, offrendo vaghe dichiarazioni sulla necessità di rispettare la volontà del popolo. Quando i ribelli hanno programmato il proprio referendum sulla secessione, il presidente Putin li ha esortati pubblicamente a non tenerlo. La Russia ha condotto esercitazioni militari vicino al confine ucraino a fine febbraio, ma ha rimandato queste truppe nelle loro caserme alla fine di aprile, dopo l'inizio della campagna militare di Kiev nel Donbass. A maggio Putin ha riconosciuto la legittimità delle elezioni presidenziali ucraine, e alla fine di giugno, proprio mentre la campagna militare in Oriente stava aumentando, Putin ha chiesto al parlamento russo di revocare la sua autorità di utilizzare truppe fuori dalla Russia.

Nel caso della Crimea, la cultura russa e la religione ortodossa sono state utilizzate per popolarizzare una politica che era già stata considerata conforme agli interessi strategici della nazione. Nel caso del Donbass, tuttavia, simili ricorsi sono stati ignorati (alcuni osservatori dicono che sono stati addirittura soppressi) perché non corrispondevano agli interessi strategici della Russia. Sembra che la COR non abbia avuto un impatto visibile sulle scelte politiche immediate in entrambi i casi.

A lungo termine, tuttavia, la questione di come riconciliare Russia e Ucraina è ancora molto all'ordine del giorno, e la ROC è l'unica istituzione che fornisce un'alternativa completa alla narrativa ucraina post-Maidan. Lo fa radunando la comunità ortodossa globale dietro la COU-PM, che condanna apertamente le operazioni militari del governo ucraino nell'Ucraina orientale e definisce il conflitto una "guerra civile" ("Sait Sojuza pravoslavnykh zhurnalistov" 2015) ed espandendo la cooperazione con i cattolici romani per stabilire un'agenda sociale cristiana pan-europea.

Il suo più drammatico successo internazionale fino a oggi è stata la dichiarazione congiunta di papa Francesco I e del patriarca Kirill firmata all'Avana il 12 febbraio 2016. I due leader ecclesiali hanno elaborato una formula per la riconciliazione sulla controversa questione del proselitismo cattolico in Ucraina. Mentre il capo della Chiesa cattolica ha dichiarato di deplorare "l'uniatismo" del passato, "inteso come unione di una comunità all'altra, separandola dalla sua Chiesa", il capo della Chiesa ortodossa russa ha riconosciuto che "le comunità ecclesiali emerse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare i bisogni spirituali dei loro fedeli" (Petro 2016).

In secondo luogo, Papa Francesco ha pubblicamente espresso la sua speranza che gli scismi all'interno della Chiesa ortodossa "possano essere superati attraverso le norme canoniche esistenti", espressione che mette chiaramente il Papa dalla parte della Sinassi dei primati ortodossi del mondo, tenutosi a Ginevra (21-27 gennaio) , 2016), che ha rifiutato di invitare la COU-PK a partecipare al Concilio pan-ortodosso che si è svolto nel giugno del 2016 (Petro 2016).

Infine, riferendosi alle ostilità in Ucraina, il papa e il patriarca hanno chiesto ai loro seguaci "di astenersi dal prendere parte agli scontri, e di non sostenere alcun ulteriore sviluppo del conflitto". Anche questo è un passo notevole a favore del punto di vista della Chiesa ortodossa ucraina canonica, che è l'unica in Ucraina che ha rifiutato di sostenere l'operazione "anti-terrorismo" del governo ucraino nell'Ucraina orientale.

In risposta, il governo ucraino ha dato il suo pieno sostegno alla Chiesa ucraina ortodossa non canonica del Patriarcato di Kiev e alla Chiesa greco-cattolica ucraina (CGCU). Quest'ultima identifica l'indipendenza dell'Ucraina e il risorgimento della CGCU con la teologia pasquale, mentre il capo della prima ha definito la Chiesa ortodossa russa come un'aberrazione generata da Satana (Denysenko 2015).

In questa lotta per i cuori e le menti degli ucraini, la stampa ufficiale ucraina associa comunemente il termine "mondo russo" al separatismo, mentre nelle ribelli province orientali il termine è spesso visto come sinonimo della "primavera russa". Come osserva padre Nicholas Denysenko (2015):

L'ironia dell'intensità delle attuali narrazioni religiose in Ucraina è che uno è condannato prescindere da quale chiesa frequenti. Gli appartenenti alla CGCU sono irrimediabilmente nazionalisti e cercano la distruzione dell'ortodossia canonica. Gli appartenenti alla COU-PK sono scismatici e non godono di alcun sostegno all'interno dell'Ortodossia globale. Gli appartenenti al patriarcato di Mosca sono avversari dell'Ucraina e sono paragonati a Caino, Faraone e Giuda... lo spazio di ogni chiesa è occupato da scandalosi peccatori, anche se difendono vecchi e nuovi santi come modelli su cui dovrebbero modellare le loro vite.

Nonostante gli sforzi di politicizzare il significato religioso del russkij mir ("contro la volontà dei suoi autori", come nota Denysenko) sembrino infiammare l'animosità nazionale e religiosa, la COR non mostra ancora alcun segno di voler abbandonare il concetto.

Il motivo per cui la Chiesa non può abbandonare questo concetto, ha ripetutamente affermato il patriarca Kirill, è perché sarebbe contrario alla volontà di Dio [ослушаться самого Бога] voltare le spalle allo sviluppo spirituale del popolo che Dio ha affidato alla cura pastorale della Chiesa russa ('Vystuplenie svyateishego Patriarkha Kirilla' 2009).

Inoltre, poiché l'influenza della COR nella società russa è cresciuta, ha influenzato la retorica politica dei funzionari russi. Tra molti esempi, si dovrebbe evidenziare il discorso del presidente Putin a Kiev in occasione del 1025° anniversario del battesimo della Rus' nel 2013 ('Konferentsiya', 2013). Questa è stata anche più recente la visita di Putin nell'Ucraina.

Le sue osservazioni riflettono quasi ogni motivo religioso del russkij mir, tra cui: il decisivo significato spirituale e culturale del battesimo della Rus'; l'unicità dei valori ortodossi nel mondo moderno; la deferenza al significato storico di Kiev (prima della rivoluzione era "la seconda capitale culturale e intellettuale dopo San Pietroburgo", prima di Mosca); e il riconoscimento pubblico del diritto dell'Ucraina di fare qualsiasi scelta politica che desidera, cosa che tuttavia "non cancella in alcun modo il nostro comune passato storico" ("Konferentsija", 2013).

In conclusione, vale la pena sottolineare che la prospettiva transnazionale implicita nel russkij mir mette la COR in contrasto con uno dei capisaldi della politica internazionale: la sovranità dello stato. Mentre la Chiesa afferma di rispettare la sovranità degli stati, non prende posizione sul merito della sovranità ("Vystuplenie svjateishego Patriarkha Kirilla" 2009). Gli stati nazionali non sono né buoni né cattivi di per sé. Sono semplicemente la struttura corrente all'interno della quale Dio intende che la Chiesa realizzi la restaurazione della santa Rus' (Rjabykh 2010).

La COR vede così il russkij mir come un complemento spirituale della sovranità nazionale, che consente ai popoli di vedere il loro patrimonio comune non come una minaccia d'indipendenza, ma come una preziosa risorsa in un mondo globalizzato. L'Impero bizantino serviva come modello in passato. Oggi, dice Kirill, l'Unione Europea e la CSI hanno lo stesso scopo ('Vystuplenie svjateishego Patriarkha Kirilla' 2009).

Questo è anche il motivo per cui, secondo la COR, dovrebbero esserci centri politici e culturali molteplici nel mondo, una visione che coincide con la posizione ufficiale della Russia in materia di politica estera.

Il russkij mir è uno di questi centri perché fornisce "un sistema di valori che è la base per diversi stati moderni" (Rjabykh 2010). Nella promozione della cultura e della lingua russa all'estero, tuttavia, la sua missione escatologica differisce da quella dello stato russo. Mentre lo stato cerca di promuovere l'interesse e la cultura nazionale russa, la COR cerca di promuovere la più ampia identità e cultura associata alla Rus' kievana. Questa distinzione, che è il risultato di una visione teologicamente profonda di come l'attuale conflitto deve essere risolto, potrebbe diventare significativa nelle relazioni russo-ucraine a lungo termine.

4. Sviluppi e problemi futuri

Dopo aver esaminato i vantaggi che ogni parte trae attualmente da una relazione armoniosa tra Stato e Chiesa, guardiamo al futuro, alla prospettiva che la COR funga da fonte di conflitto o di risoluzione dei conflitti.

La COR come fonte di conflitto futuro.

Una potenziale fonte di tensione, sia con lo stato che con le altre religioni, è che la Chiesa ortodossa russa non si considera come una sola tra le molte parti costitutive della società. È, piuttosto, la stessa "anima della gente e, al suo livello più profondo, la Chiesa rappresenta la sua gente esteriormente" ("V zavershenie vizita", 2016). La sua competenza quindi supera quella di ogni altro gruppo sociale, incluso il governo, perché mentre il governo parla ai valori della società nel presente, la Chiesa parla dei valori eterni della santa Rus'.

Come dice il patriarca: "Dal tempo del battesimo della Rus' fino al presente, la Chiesa ha una speciale responsabilità per il benessere spirituale e morale della gente... La preoccupazione per le anime del popolo è la componente principale del servizio della Chiesa nel passato, nel presente e nel futuro" ('Doklad Patriarkha Moskovskogo' 2013). Inoltre, la COR si concede un privilegio speciale nell'offrire soluzioni sociali ('Vsevolod Chaplin' 2012). Questa soluzione è "ecclesializzare" tutti gli aspetti della società. Per citare il patriarca, "La Chiesa ha una visione chiara della realtà, rivelata al mondo da Dio stesso, ed è nostra missione portare questa visione ai nostri contemporanei, con piena fiducia nella sua corrispondenza unica con la verità" ('Doklad Patriarkha Moskovskogo' 2013). Pertanto, la COR non può sostenere politiche, non importa quanto socialmente benefiche, che si traducano in un allontanamento dal suo ideale della santa Rus'. Ciò che gli ortodossi russi stanno cercando può essere meglio descritto come la modernizzazione della società senza la sua secolarizzazione.

Il casuale disprezzo della politica da parte dell'Ortodossia come una cosa priva di valore intrinseco ("Obshchestvennaya dejatel'nost" e "Praktika zayavalenij" del 2011) implica che il sostegno della COR alla politica del governo sia condizionato dal suo giudizio sui benefici spirituali di tale politica. Tuttavia, mentre la Chiesa non si considera un attore politico, si considera attivamente impegnata nella società. Come spiega il patriarca Kirill:

Non possiamo, attraverso il nostro silenzio, appoggiare apparentemente posizioni... che sono mortali per le anime delle persone. Senza entrare nella battaglia politica, dobbiamo rimanere fedeli alla nostra visione religiosa del mondo, anche nel dare la nostra valutazione delle azioni degli attori politici... [specialmente quelli] i cui documenti programmatici esprimono idee contrarie agli insegnamenti della Chiesa". (Yannoulatos 2003, 74)

Questo sforzo di tracciare una netta distinzione tra "politico" e "sociale" ha colpito molti osservatori come elemento estraneo alle moderne realtà politiche della Russia e del mondo (Stoeckl, Gabriel, Papanikolaou 2017).

D'altro canto, la questione delle libertà democratiche e religiose probabilmente non emergerà come fonte di attrito tra lo stato e la Chiesa. Non perché la stessa Chiesa non apprezzi la libertà personale (anzi, come sottolinea Nicolas Berdjaev (1926), la libertà è essenziale per l'obiettivo di ecclesializzazione che si è fissata la Chiesa), ma perché entrambe le parti si sono poste il compito di lavorare insieme in armonia. Sarebbe quindi fuori luogo per entrambi essere in disaccordo pubblicamente. Se sorgono conflitti, la COR molto probabilmente funzionerà senza lo stato nelle arene in cui il loro interesse non coincide, e in concerto laddove gli interessi coincidono.

Paradossalmente, queste relazioni largamente armoniose e di reciproco sostegno tra la Chiesa e lo stato in Russia sono diventate esse stesse fonte di conflitto con l'Occidente, perché portano a conclusioni che alcuni in Occidente trovano problematiche.

Se le alte valutazioni di popolarità di Vladimir Putin derivano in parte dal suo sostegno molto pubblico alla religione, allora sia l'impopolarità di Putin in Occidente sia i suoi straordinari livelli di sostegno in Russia, derivano dalla stessa fonte: la popolarità dei tradizionali valori sociali sostenuti dalla COR. Per molti, questo rende il conflitto dell'Occidente con la Russia un "conflitto di valori" alla Huntington.

L'essenza di questo disaccordo è sintetizzata nella letteratura occidentale come "il divario dei valori". E mentre gli esempi tipicamente indicati riguardano il mancato rispetto da parte della Russia degli standard internazionali (si legga "occidentali"), essi possono essere ricondotti a profonde divergenze culturali sul ruolo che le istituzioni religiose dovrebbero giocare nel modellare valori e politiche.

In poche parole, molti in Occidente considerano reazionario il partenariato tra chiesa e stato, mentre molti in Russia considerano la sua assenza come un segno di decadenza morale. Secondo tale logica, il conflitto tra la Russia e l'Occidente è inevitabile finché la Russia non altererà fondamentalmente i suoi valori (Petro 2013b).

Questa conclusione sembra prematura. Dopotutto, non è la prima volta che le differenze religiose hanno avuto un ruolo nelle relazioni internazionali e, come hanno sostenuto molti astuti osservatori, non è sempre stato un ruolo negativo. Mentre la maggior parte guarda al ruolo della COR, vale certamente la pena esplorare il potenziale della tradizione dell'Ortodossia in generale, e la COR in particolare, per fungere da fonte di riconciliazione con l'Occidente.

La COR come fonte di risoluzione dei conflitti

Ci sono due modi in cui la COR potrebbe diventare una fonte di riconciliazione tra Russia e Occidente. Uno è focalizzare maggiore attenzione sulle attività di pacificazione, cosa che unisce le principali religioni e aiuta anche ad espandere le nostre nozioni di diplomazia tradizionale. L'altro è quello di smantellare la nozione di "divario dei valori".

Douglas Johnston, ex diplomatico, è coautore di numerosi libri e articoli su ciò che definisce "diplomazia religiosa". Secondo lui, la diplomazia religiosa o "basata sulla fede" è particolarmente adatta ai "conflitti basati sulle identità non materiali", poiché concentra l'attenzione sull'impatto trasformativo degli appelli sulla base di convinzioni o valori spirituali condivisi. Questi appelli permettono ai partecipanti di apprezzare le sfide emotive coinvolte in un conflitto (Johnston 1994, pp. 3,5).

R. Scott Appleby (2003, p.231) descrive la religione come "la dimensione mancante del potere statale". Il suo recupero implica: 1) l'identificazione del genio di ciascuna tradizione religiosa e dei suoi modi di produrre armonia sociale; 2) l'accesso alle dimensioni mistiche, esperienziali e sincretistiche delle tradizioni di fede; 3) l'impegno di studiosi, teologi e di altri che considerano la risoluzione del conflitto come un impegno normativo della loro tradizione religiosa; 4) lo sviluppo di esperti in materia di risoluzione dei conflitti all'interno delle comunità religiose; 5) la cooperazione con ONG, attori statali e privati, per migliorare il dialogo religioso-secolare.

Edward Luttwak (1994, p.10) sostiene che, nel processo di risoluzione dei conflitti, l'introduzione dell'autorità religiosa può consentire alle parti di concedere beni rappresentando le concessioni come atti di deferenza verso la religione. In Occidente, aggiunge, un importante ostacolo allo sviluppo di una solida diplomazia religiosa è stato quello che Luttwak (1994, p.10) definisce "un'erudita ripugnanza per contrapporsi intellettualmente a tutto ciò che è religione o che appartiene ad essa". Come esempio, cita l'ignoranza occidentale degli approcci bizantini al conflitto.

In realtà, tuttavia, l'ideale bizantino della sinfonia fornisce un quadro altamente adattabile e storicamente significativo per ciò che questi studiosi sembrano richiedere. La COR potrebbe aiutare a incoraggiare una comprensione più ampia e più sofisticata della nostra comune eredità bizantina, trascurata e spesso diffamata, che, come ha osservato James H. Billington (1990), è stata "un punto fermo di tutte le convenzionali idee sbagliate" sulla Russia e sull'Europa orientale.

Questo non è meno vero oggi di quando Billington lo disse più di un quarto di secolo fa. Ci vorranno molto tempo e sforzi per cambiare le idee convenzionali, ma senza tali sforzi l'Occidente non sarà mai in grado di superare l'idea corrosiva secondo cui una sorta di mistico "divario di valori" divide in modo permanente le due metà della civiltà europea.

Noi non abbiamo sempre pensato in questo modo. In effetti, dopo la caduta del muro di Berlino, si pensava che la Russia sarebbe rientrata in Europa. Sfortunatamente, è successo esattamente il contrario. Mentre la NATO si espandeva verso est, la Russia è stata spinta lontano dall'Europa sia concettualmente che praticamente, realizzando così il monito dello storico russo emigrato Vladimir Weidlé (1952), che l'incapacità di vedere la cultura russa come parte della civiltà occidentale sarebbe stata al centro dell'incapacità dell'Occidente di superare la Guerra Fredda, e dell'incapacità della Russia di superare l'eredità del comunismo sovietico.

Per evitare una tragedia ancora più grande in futuro, dovremmo prestare attenzione all'avvertimento del più venerato esperto vivente sulla Russia negli Stati Uniti, l'ex bibliotecario del Congresso James H. Billington (1997):

se gli americani non riusciranno a penetrare nel dialogo spirituale interiore degli altri popoli, non saranno mai in grado di comprendere, e tanto meno anticipare o influenzare, i grandi e discontinui cambiamenti che sono le forze trainanti della storia e che probabilmente continueranno a far scoppiare trappole inaspettate negli anni a venire.

Per dirla in altro modo, se non riusciamo a imparare ad ascoltare gli altri mentre sussurrano le loro preghiere, potremo affrontarli più tardi quando ululano le loro grida di guerra".

5. Questioni per un'ulteriore esplorazione

Ho proposto un approccio che inizi a prendere sul serio il ruolo della Chiesa sia come attore politico che come attore escatologico. Trattare la COR come nient'altro che un attore politico secolare è fuorviante. Sebbene sia chiaramente un attore politico (oltre che un attore economico, un attore legale, un attore culturale, un attore educativo), non dovremmo mai perdere di vista il fatto che la Chiesa vede se stessa, prima di tutto, come attore soprannaturale, una manifestazione tangibile dello Spirito Santo nel mondo (Losskij 1998).

Questo dualismo aiuta a spiegare sia la capacità della COR di contribuire a risolvere i conflitti tra i paesi ortodossi, sia la sua incapacità a farlo in Ucraina, dove le questioni politiche hanno quasi escluso le priorità escatologiche.

Nell'osservare come questa relazione possa svolgersi in futuro, quindi, credo che dobbiamo tenere a mente entrambi i contesti, quello politico e quello religioso. Gli studiosi dovrebbero riesaminare periodicamente il grado in cui la COR sta diventando una fonte di tensione o di consolidamento, sia all'interno della società russa che nelle relazioni della Russia con altri paesi.

Tale approccio ha altre ramificazioni interessanti. Se la popolarità della leadership russa è, come io sostengo, in parte il risultato dell'abbraccio utilitaristico dei valori religiosi, allora quella leadership e il sistema politico non sono solo più stabili di quanto pensi la maggior parte degli analisti occidentali; anche il suo comportamento diventa più prevedibile, se si includono le opinioni della COR in tali calcoli a lungo termine.

Infine, vorrei incoraggiare un riesame della rilevanza dell'eredità bizantina, sia nella politica che nelle relazioni internazionali. Per alcuni aspetti, quel patrimonio si allontana dall'Occidente, mentre in altri esiste ancora una considerevole sovrapposizione. Una valutazione più sistematica dell'eredità che condividiamo potrebbe incoraggiare una rivalutazione degli ideali politici bizantini secondo linee suggerite da studiosi come James H. Billington (1997), Antonie Carile (2000), Deno Deanakopolos (1976), Judith Herrin, Warren Treadgold , Helene Ahrweiler (1975), Silvia Ronchey, Sergei Ivanov, nonché, più classicamente, Sergej Averintsev, Steven Runciman (1970) e Robert Byron.

Il futuro potrebbe dipendere dal fatto che riusciamo ancora una volta a imparare ad apprezzare i valori che un tempo componevano queste due parti, ora estranee, dell'identità europea.

Fonti

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La santa culla del monachesimo

13 marzo. Inizio della terza settimana della Grande Quaresima. Mi cade tra le mani un video della distribuzione di libri nella Lavra, che oso chiamare la mia casa. Rispetto agli altri noti e tristi eventi delle ultime settimane, si tratta di un episodio insignificante. La biblioteca sta distribuendo il suo patrimonio, che era stato accuratamente raccolto e conservato. Scaffali vuoti, una piccola fila di pie laiche e seminaristi. Qualcuno sta camminando tra gli scaffali, che hanno già perso un bel po' di libri. I libri vengono distribuiti per evitare che diventino senza proprietario, in modo che possano continuare a servire al loro scopo.

Nel bel mezzo di questa movimentata serata vedo l'anziano capo della biblioteca; con le proprie mani questo monaco sta aiutando altri a sistemare i beni della biblioteca a lui affidata. Uno spettacolo angosciante, anche se è solo uno di una serie di episodi simili. Provoca un'angoscia acuta nell'anima. E non solo per simpatia... Conoscevo questa biblioteca quando era diversa. Per esempio, ecco la libreria in cui venivo io stesso a cercare i libri per la mia tesi di laurea. C'erano ottime e rarissime edizioni sul pensiero teologico del Novecento. Poco più in là c'è uno scaffale con libri unici stampati prima della Rivoluzione, per lo più libri liturgici. Avevano un odore speciale di sacra antichità. Nel video questi scaffali sono già vuoti: un seminarista sta esaminando un libriccino solitario rannicchiato in un angolo. I monaci potrebbero aver già portato gli altri libri all'eremo o averli distribuiti. La telecamera fa una panoramica: nello stesso punto, nel semicerchio delle finestre, c'è il tavolo al quale una volta scrivevo con ispirazione. Ricordo questi momenti come se fosse ieri: dalle finestre si vedevano il clima autunnale di Kiev e le strade laterali della Lavra nel verde ingiallito. Potevamo vedere cupole e croci. In biblioteca regnava il silenzio. Vicino a noi c'erano libri che potevamo liberamente togliere dagli scaffali, sfogliare, scegliere ciò di cui avevamo bisogno e persino portare qualche libro nelle nostre "celle" – così chiamavamo le stanze del dormitorio del seminario. La mia prima tesi: volevo scrivere di tutto, sentendo uno speciale impulso creativo. Era così bello costruire i pensieri del libro in armonia con la tua composizione!

l'archimandrita Siluan (Pasenko)

Il video finisce, e con esso i miei ricordi. La Lavra ha lasciato così tanto nella mia anima, anche attraverso episodi così piccoli! Perderà la sua proprietà vivificante, santificante ed edificante con l'avvento degli atei militanti? Lascerà la storia come un fenomeno temporaneo? Credo che non lo farà. Questo è l'eterno dominio terreno della Madre di Dio. Come dice l'aforisma della Lavra: "Il monastero è nelle grotte". Il monastero vive grazie alle incessanti preghiere dei suoi venerati padri. Attraverso le intercessioni celesti la Lavra supererà la discordia, come dimostrano i suoi mille anni di storia. Per me c'è un altro argomento per l'inviolabilità dell'essenza sacra del monastero delle Grotte di Kiev. Proviene da sette anni di vita al monastero, il cui frutto è stata la mia tonsura monastica.

Per me la vita nella Lavra è iniziata con il seminario. Non è stato facile, ma, come potete giudicare oggi, è stata un'esperienza estremamente importante. Il primo anno della mia vita tra le mura del monastero è stato accompagnato da infinite tentazioni. Le obbedienze erano molto difficili da gestire; il lavoro sembrava estremamente difficile e distraeva dalle lezioni. Io ero spesso malato. Una sera d'autunno mi è venuta la polmonite e poi la sinusite. L'amministrazione del seminario mi avrebbe mandato in congedo per malattia, ma in qualche modo sono riuscito a continuare i miei studi. Inutile dire che la vita del monastero sembrava passarmi accanto. Anche se assistevo ai servizi della Lavra e persino ad alcuni eventi monastici, la mia comprensione di essi non ha tenuto il passo con il rapido passare del tempo.

Le prove e le tribolazioni sono continuate per i due anni successivi. Sono diventate decisive: per la prima volta si è posta acutamente la questione di una scelta nella vita spirituale, se fossi in grado o meno di agire da cristiano, superando la rabbia, l'orgoglio e il risentimento. Era simile alla tentazione su cui una volta aveva scritto il patriarca Pavle di Serbia. Durante i suoi anni di seminario, come seppi in seguito, aveva una domanda intima, e senza una risposta a questa domanda avrebbe potuto lasciare il seminario. Eppure ha trovato una risposta. Una risposta al dolore e al tormento mi è venuta in un piccolo cimitero monastico accanto alla Chiesa della Natività della santissima Madre di Dio, edificata sul sito della prima chiesa in legno del Monastero delle Grotte di Kiev (nelle Grotte Lontane). Le stelle si vedevano già nel cielo e c'erano chiarezza, conforto e pace dentro di me. Fino alla fine della mia permanenza nel monastero non mi sono mai più ammalato. E la persona che aveva causato la mitribolazione è scomparsa dalla vista. Letteralmente scomparsa.

Nello stesso anno il Signore mi mandò un padre confessore. Ero felice. Allo stesso tempo, le mie gambe avevano smesso di farmi male durante le funzioni: ero sempre meno distratto. Tuttavia, la vita non differiva ancora da quella generalmente accettata in seminario: servizi ordinari e obbligatori, obbedienze, visite alle Grotte dei venerabili padri, sortite in città e comunicazioni con i coetanei. Inoltre, l'obiettivo di tutto sembrava essere il ministero pastorale come sacerdote sposato, in nessun modo la vita monastica. Questo era ripetutamente espresso in comunicazione con il mio più caro amico, un altro dono inviato dalla Lavra e dal seminario attraverso le preghiere dei miei genitori. Tuttavia, allo stesso tempo, il mio padre confessore mi ha benedetto per studiare la Vita di san Silvano del Monte Athos, che, insieme all'antico Patericon, divenne la mia letteratura preferita. Altra consolazione fu un viaggio organizzato dall'Accademia in Terra Santa, a Gerusalemme, per la Pasqua.

affresco nella Lavra delle Grotte di Kiev

L'ultimo anno di seminario, il quarto, un quel periodo meraviglioso, stavo scrivendo la mia tesi di laurea e mi stavo familiarizzando con la biblioteca della Lavra. Allo stesso tempo, non avevo fatto ampie conoscenze con i fratelli del monastero e anzi non le avevo nemmeno cercate. Volevo sempre più andare alle reliquie di san Gregorio il Taumaturgo nelle Grotte Lontane. Andai al suo santuario nell'angolo dietro la chiesa rupestre. Conoscendo l'usanza di salutare i santi con le parole: "Cristo è risorto!" L'ho fatto. Ho scoperto che la preghiera al santuario era diventata come una conversazione. Il santo ascoltava tutto in silenzio. In quell'anno, in quei momenti, un sentimento edificante e una gioia hanno prevalso nella mia anima. Ho potuto confessarmi più spesso. Il Signore mi ha mandato l'obbedienza di insegnare i corsi di catechismo alla Lavra. Era uno spettacolo straordinario: alla fine della giornata lavorativa, le persone venivano al monastero per dedicare diverse ore alle lezioni fino a tarda sera. C'erano da venti a trenta persone in un'angusta aula. E c'erano molti di questi gruppi contemporaneamente. Ricordo gli occhi di quelle persone: il loro genuino interesse, il loro desiderio per la Chiesa. Sono stati una lezione per me. Così è andato avanti l'anno accademico, e con esso la vita del seminario... Quando sono andato in vacanza, ho cominciato a sorprendermi a pensare che non volevo lasciare la Lavra.

Poi è arrivato il corso di magistero. Due anni dopo il seminario: il quinto e sesto anno di vita in monastero. È successo così che sono diventato suddiacono e ho iniziato a lavorare alla metropolia di Kiev. È stato un periodo turbolento: la rivoluzione del "Majdan" del 2014. Ricordo come, mentre svolgevo la mia obbedienza al Dipartimento per l'informazione e l'istruzione, dovevo combattere contro le tonnellate di fango gettate alla Chiesa su Internet. Mi alzavo presto, alle quattro del mattino, poi prendevo appunti ispirati dalle lezioni, poi partecipavo alle funzioni alla Lavra e in città. Sembrava stupefacente pregare nelle chiese rupestri, santificate dalle preghiere dei venerati padri. Questi sono i ricordi più vividi di quel tempo. Sviluppai l'usanza di rivolgermi in preghiera a ciascun santo delle Grotte, come prima mi ero rivolto al venerabile Gregorio. I loro nomi sono rimasti impressi nella mia memoria: "San Nestore il Senza Libri, migliora la mia alfabetizzazione spirituale! Padre Zenone il Digiunatore, insegnami a digiunare!" Ricordo i servizi nella chiesa del refettorio, il calore delle pareti, lo spirito di preghiera, l'architettura da chiesa russa e il meraviglioso canto corale monastico e studentesco. Ho conosciuto l'abate, un pastore molto pio e premuroso, e alcuni fratelli attraverso il lavoro. Tuttavia, la mia comunicazione con gli altri studenti dell'Accademia non è stata meno attiva. Mi è stato concesso di visitare il Monte Athos con loro per la prima volta. Potevo sentire una provvidenza speciale in tutto. È venuta la consapevolezza dell'importanza delle obbedienze, del lavoro fisico, della regola e soprattutto della preghiera. A quel punto, avevo ricevuto la benedizione di pregare con una corda da preghiera, anche se non la consideravo una preparazione alla mia tonsura monastica, ma solo un'attività utile. La Lavra è rimasta impressa nella mia memoria come una madre amorevole. Mi ha fornito tutto ciò di cui avevo bisogno, e sempre al momento giusto. Tuttavia, vorrei fare un'ammissione: la vita nel monastero era combinata con le sortite nel mondo esterno. A quel tempo, il mio corso per corrispondenza all'università mi spingeva a uscire, volente o nolente. Per inciso, è avvenuto con una benedizione, un'altra importante lezione di vita nel monastero.

I miei studi post-laurea. Il primo anno e sette anni di vita nel monastero. Certo, durante questo periodo c'erano vacanze e viaggi fuori dal monastero, eppure ogni anno diventavano sempre più brevi. È sorta la domanda se potessi dedicarmi completamente al servizio nella Chiesa nel caso mi fossi sposato. Con questa domanda avevo già viaggiato diverse volte sul Monte Athos e chiesto ai venerabili padri delle Grotte. Ho ricevuto una risposta e ho posto di nuovo la domanda. Tuttavia, questa domanda non poneva un problema, poiché ora tutto stava diventando chiaro. Avevo bisogno di un attento ricontrollo e di onestà. La tonsura è stata eseguita nelle Grotte Lontane: sono stati tonsurati diversi studenti dell'accademia. Non hanno scelto i loro nomi; conoscevano l'usanza che la tonsura, sebbene eseguita in un monastero, seguiva la tradizione dell'Accademia di nominare i laureati in onore dei suoi santi. Ho sentito alla tonsura il nome "Siluan" su di me, in onore di san Silvano del Monte Athos. È stata un'eccezione alla regola in occasione del millesimo anniversario del monachesimo russo sul santo Monte Athos. Ho avuto la gioia di essere ordinato sacerdote nella chiesa dell'Esaltazione della Croce della Lavra, dove di solito pregano i fratelli. Ho servito quaranta Liturgie al monastero con i monaci. Non dimenticherò la gentilezza dei chierici, che ci hanno accolti come fratelli. È interessante notare che ho cantato il mio primo Acatisto alla Dormizione della Madre di Dio come ierodiacono assieme a un altro ierodiacono, che risultò essere la stessa persona che era stata causa di gravi tentazioni nei primi anni della mia vita alla Lavra.

Sebbene per volontà di Dio ho dovuto comunque lasciare la Lavra per il mio ministero pastorale, sento di esserne uno studente, dalle prime dure lezioni di obbedienza alla gioia della preghiera nell'altare della chiesa rupestre o nella cattedrale della Dormizione. Vedo molto vividamente il monastero come la culla del monachesimo, un dominio terreno della Madre di Dio, che incarna la Divina Provvidenza in modi insondabili. La Lavra è un fenomeno spirituale che non è apparso per volontà umana, ma per volontà di Dio; ed esisterà secondo le sue leggi spirituali nonostante ogni vanità mondana. Nella Lavra si può vedere un potere onnipotente capace di influenzare la roccaforte più inespugnabile di un essere umano: il suo cuore. Per questo sono convinto e credo che il monastero spirituale, quello delle Grotte, non può essere tolto alla Chiesa né chiuso né seppellito. A Dio piacendo, se saremo trovati degni, i venerabili padri ci concederanno una gloria maggiore anche nel nostro tempo sulle colline di Kiev, poiché le parole del Vangelo sono immutabili: Beati i miti, poiché erediteranno la terra. (Mt 5:5)

 
Intervista a padre Andrew Phillips dai suoi lettori russi

Alla fine di dicembre, sul blog russo di Sergej Larin è apparsa un’intervista a padre Andrew Phillips con domande presentate da diverse persone che hanno letto gli articoli di padre Andrew su Pravoslavie.ru. Presentiamo l’intervista nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 

 

 
Раскольники остались раскольниками: главные тезисы афонских старцев о ПЦУ

Малетич, Денисенко и Думенко остаются для афонитов раскольниками

Что 12 уважаемых старцев Святой Горы заявили об украинском расколе, Томосе для ПЦУ и действиях патриарха Варфоломея.

17 марта 2019 года группа насельников Святой Горы, большая часть которых проживают в административной столице Афона Карее, написали письмо в Священный Кинот с изложением своей позиции относительно ПЦУ.

Для тех, кто не знает: Кинот – это управленческий орган святогорского братства, своего рода парламент Афона.

Авторы письма попросили Кинот запретить въезд украинским раскольникам на территорию Святой Горы. Такая позиция афонитов, которые всегда отличались большой гостеприимностью и любовью к ближним, очень жестка. Но если мы вчитаемся в текст письма, то поймем причины как жесткости по отношению к украинским раскольникам, так и неприятия их легализации патриархом Варфоломеем.

Что же побудило афонитов выступить с открытым протестом против ПЦУ? Таких мотивов несколько.

Сотериологический мотив

По мнению святогорцев, тот, кто поддерживает украинских раскольников, подвергает опасности свое собственное спасение. «Священное Писание и отеческая традиция многократно научают, что ересь и раскол ведут в погибель, поскольку там не действует Святой Дух», – напоминают они. Так как «ересь и раскол есть дела диавола».

Насельники Святой Горы четко заявляют, что они не будут причащаться «с отлученными от евхаристического общения украинскими раскольниками, изверженными из сана Русской Церковью», так как подобная практика, по их мнению, является безумием и способна привести «в негодность их труды и чаяния» подвергнув, таким образом, опасности их спасение.

Экклезиологический мотив

Отцы уверены, что легализация украинского раскола патриархом Варфоломеем напоминает ситуацию, которая уже существовала в XI веке, когда в 1054 году произошел самый крупный раскол в истории христианства. И если тогда в расколе были виноваты папские притязания и еретические учения Западной Церкви, то теперь «исключительная ответственность» за всеправославный кризис «лежит на Вселенском патриархате, когда оправдываются уже не ереси, а расколы».

Они считают, что действия патриарха Варфоломея не только не преодолевают схизматическую проблему в Украине, но, наоборот, способствуют ее «увековечению на местном уровне и на уровне всего Православия». Они предупреждают, что возможен и «внутриафонский раскол».

Этический мотив

Отцы-святогорцы уверены, что визиты украинских раскольников на Святую Гору «не носят паломнический характер», а рассчитаны на авторитет Афона, который позволит им выйти «из всеправославной изоляции» и достичь «своих беззаконных планов». Афониты подчеркивают, что их жесткая позиция по неприятию представителей ПЦУ продиктована и нежеланием участвовать в гонениях на каноническую Церковь Украины.

Само письмо монахов-афонитов довольно большое. Они приводят огромное количество аргументов, которые не позволяют им принять легализацию украинского раскола. Именно эти аргументы позволяют им сделать свою позицию более чем обоснованной, а мотивацию – оправданной. Поэтому выделим основные тезисы и аргументы.

1. Раскольники – безблагодатны

«У раскольников нет законного преемства, и все их таинства недействительны так как они отпали от благодати Святого Духа».

Аргумент: Афониты подчеркивают, что изверженный из священнического сана Макарий Малетич «"был рукоположен во епископы" не просто раскольниками, а одновременно и лишенными формального канонического преемства». То есть его «епископскую хиротонию» нельзя считать действительной, как и последующие «хиротонии» других раскольнических «епископов».

2. Раскольники пребывают вне Церкви

Аргумент: Причащаться с украинскими раскольниками нельзя, так как они пребывают вне Церкви, что признавал и Вселенский патриархат: «Разве не было бы непростительным нерадением и безумием привести в негодность наши труды и чаяния, причащаясь с отлученными от евхаристического общения украинскими раскольниками, изверженными из сана Русской Церковью, которой они принадлежат три с лишним века, согласно неизменному, непрерывному и общему признанию всех православных, не исключая Вселенский патриархат?»

3. Патриарх Варфоломей не имел права снимать анафему с украинских раскольников

Аргумент: Отлученных от общения Синод другой Церкви вернуть в общение не может. Это может сделать только тот, кто подверг их прещению. Святогроцы напоминают, что согласно 2-му правилу Антиохиойского Собора, «тот, кто будет в общении с отлученными, то да будет и сам вне общения, и что другая Церковь не может восстановить отлученных от общения».

4. Патриарх Варфоломей не имел права принимать апелляцию от украинских раскольников

Аргумент: Старцы Святой Горы уверены: тезис патриарших богословов о том, что Вселенский престол имеет право принимать апелляции от представителей других Церквей, «противоречит соборной системе управления Церковью, в рамках которой все патриархи и предстоятели рассматриваются как равные между собой, а Константинопольский имеет лишь первенство чести, а не власти, на что претендует папа. Право же принятия апелляций распространяется только на относящихся к его собственной юрисдикции, а не к юрисдикции других патриархов».

Монахи ссылаются на толкование преподобным Никодимом Святогорцем 9-го правила IV Вселенского Собора: «Константинопольский предстоятель не имеет права действовать в диоцезах и областях других патриархов, и это правило не дало ему права принимать апелляции по любому делу во вселенской Церкви». Такого же мнения придерживается и другой авторитетный канонист Православной Церкви – Зонара.

5. Патриарх Варфоломей, вступив в общение с раскольниками, сам стал нарушителем священных канонов

Аргумент: В качестве доказательства этого утверждения святогорцы приводят 33-е правило Лаодикийского Собора, «которое запрещает совместные молитвы с еретиками и раскольниками», и 2-е правило Антиохийского Собора, которое «определяет, что тот, кто будет в общении с отлученными, то да будет и сам вне общения».

6. Раскольники остались раскольниками

Аргумент: Насельники Святой Горы подчеркивают, что «на интронизации "архиепископа" Епифания не присутствовала в лице своего представителя ни одна Церковь, а также то, что, несмотря на невыносимое давление, за истекшие три месяца ни одна Церковь не вошла в общение с его "Церковью"». Данный факт дает им право утверждать, что «митрополит» Епифаний – это раскольник, а его «Церковь» – лжеавтокефальна.

Исходя из этого монахи Святой Горы недоумевают, на основании чего люди, которых все православные христиане считали раскольниками, были «самочинно приняты в общение одним лишь патриархом Варфоломеем»?

7. Единственная каноническая Церковь Украины – та, которую возглавляет Митрополит Онуфрий

Аргумент: Монахи напоминают, что «все без исключения автокефальные Церкви до сего дня всегда считали и считают Украинскую Церковь частью Церкви Русской, а Митрополитом Киевским признают мудрого и скромного владыку Онуфрия». Только эта автономная Церковь в Украине, которая, по словам святогорцев, «принадлежит юрисдикции Русской Церкви», – каноническая и законная.

8. Киевская митрополия более 300 лет принадлежит юрисдикции Русской Церкви

Аргумент: Афонские старцы приводят историческую справку, согласно которой «до 1686 года Украина подчинялась Вселенскому патриархату, как ранее, до 1590 года, подчинялась ему и Русская Церковь. В 1686 году деянием патриарха Дионисия IV она вошла в юрисдикцию Московского Патриархата, в которой по общеправославному согласию пребывает вплоть до сего дня 333 года».

Они с недоумением замечают, что только спустя 333 года Вселенский патриархат вдруг «обнаружил, что Украина относится к юрисдикции не Русской, а Константинопольской Церкви!» Святогорцы уверены, что «невнимательные или воинствующие богословы» Вселенского престола «скрыли и превратно перетолковали множество документов и мнений, чтобы прийти к смешному выводу о временном характере передачи Украины Русской Церкви (временный характер длинною в три с лишним века!)».

9. Нравственные преступления раскольников

Аргумент: Афониты напоминают, что «самые главные деятели (прошлого и нынешнего) раскольнической "иерархии" отягощены осуждением церковных (не только Украинской Церкви, но и Константинопольской, Болгарской и др.), но и гражданских судов за тяжкие нравственные преступления, немыслимые и для мирян, и для нехристиан!» Скорее всего, здесь намек на педофилию одного из самых известных деятелей украинского раскола Чекалина, который участвовал в «хиротонии» Малетича.

Отцы-святогорцы подчеркивают, что украинские автокефалисты «отягощены активным вмешательством в относительно недавний болгарский раскол, связями с украинскими униатами, страшными гонениями, которым при содействии государственных властей они подвергают каноническую Церковь, <…> недавними неприемлемыми заявлениями "архиепископа" Епифания по поводу гомосексуалистов и т.п.».

Подводя итог, святогорцы приходят к выводу, что статус новой автокефалии выглядит проблематичным, потому что:

•патриарх Варфоломей вторгся на чужую каноническую территорию;

•патриарх предоставил автокефалию самочинно;

•каноническая Поместная Церковь этой автокефалии не просила;

•более того, выражала противоположное мнение;

•по этому вопросу вместо всеправославного консенсуса мы наблюдаем всеправославное возражение;

•отсылка на право принимать апелляции – неканонична;

•претензия на юрисдикцию спустя три с лишним века, сопровождавшаяся перетолкованием соответствующих документов, – смехотворна.

Таким образом, позиция многих очень уважаемых насельников Святой Горы, несмотря на давление со стороны Константинопольского патриархата, остается верной канонической традиции нашей Церкви. Для них никакой ПЦУ не существует, Епифаний – «лжемитрополит», а его религиозная организация – «лжецерковь».

Это означает, что все усилия патриарха Варфоломея, в конечном итоге, окажутся тщетными, потому что нельзя легализовать зло и неправду.

Остается только надеяться на то, что на Фанаре наконец-то поймут тот непреложный факт, что Церковь – это Тело Христово, которое ведет человека к Царствию Небесному, а не организация, которая решает геополитические проблемы. Раскол, угроза которого нависла над Православной Церковью, может быть преодолен только признанием патриархом Варфоломеем своей ошибки и покаянием раскольников.

Любой другой путь приведет только к погибели, потому что между Христом и велиаром ничего общего быть не может.

 
Un'ambasciata a Gerusalemme

Israele è stato proclamato stato indipendente il 14 maggio 1948: esattamente settanta anni dopo l'élite impazzita degli Stati Uniti ha riconosciuto Gerusalemme come sua capitale: in un giorno solo oltre 50 persone sono morte, e 2.000 sono state ferite. Secondo Israele, è "un giorno glorioso". Questo non include coloro che sono già morti sotto i bombardamenti illegali israeliani in Siria. C'è chi ritiene che Israele sia uno stato fantoccio degli Stati Uniti; altri ritengono che gli Stati Uniti siano uno Stato fantoccio di Israele.

Perché l'élite americana ha fatto questo, sapendo che Israele ha occupato illegalmente Gerusalemme, mettendosi contro il mondo musulmano? Può essere solo perché una volta che Israele controllerà Gerusalemme con il supporto della sola superpotenza del mondo, potrà finalmente iniziare a costruire il terzo Tempio in modo che l'Anticristo vi possa essere intronizzato. Le sue corna sono già visibili nel globalismo, sia politico che elettronico, che è solo la preparazione per il suo dominio globale, e nell'accettazione di perversioni disumanizzanti che distruggono la vita familiare e aumentano così la dipendenza dall'Anticristo.

C'è chi dice che tutto ciò è inevitabile perché gli ultimi cristiani fedeli rimasti sono pochi. E allora? L'Impero romano pagano fu abbattuto da dodici uomini. I resti dell'Impero cristiano, la santa Rus', stanno risorgendo nonostante la cultura sovietica che aveva cercato crudelmente di soffocarli. La santa Rus' esiste per contrastare la crescente cultura dell'Anticristo, per essere un luogo di rifugio per coloro che fuggono dal mondo esterno, tutti coloro che credono ancora nel vero Cristo.

La responsabilità della santa Rus' per il futuro dell'umanità è enorme. Per prima cosa le terre russe devono essere completamente trasfigurate, gettando via la vecchia cultura materialistica sovietica. Solo allora la sua influenza potrà diffondersi altrove. Solo allora si potrà scegliere il prossimo tsar cristiano. La sua venuta era già preparata dal sacrificio di sé dell'ultimo tsar e della sua famiglia, che sono stati glorificati. Solo la presenza di un nuovo imperatore cristiano, che rappresenta il Messia, può fermare l'Anticristo, il falso Messia. Il compito ortodosso è l'opposto di quello del team genocida Israele-USA.

Il futuro imperatore cristiano, lo tsar restaurato, continuerà il lavoro dei suoi antenati spirituali. Riunirà tutte le terre e i popoli ortodossi insieme, opponendosi alla nuova Sodoma e Gomorra, proposta da quegli stessi agenti che hanno costruito un'ambasciata a Gerusalemme e dal nuovo euro-ordine che ha scacciato Cristo per proteggere i suoi cambiavalute e che racconta odiose bugie sulla Russia. L'imminente imperatore cristiano e il suo popolo pentito saranno in grado di contrastare l'Anticristo. Così egli servirà tutti i popoli della terra che cercano rifugio dal dominio demoniaco che siederà sul suo trono nel Tempio di Gerusalemme, la capitale del Nuovo Ordine Mondiale.

 
La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e lo scisma sull'Athos: di chi è la colpa e cosa fare?

gli abati dei monasteri dell'Athos si rifiutano di concelebrare con coloro che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Gli abati di alcuni monasteri dell'Athos si rifiutano di concelebrare con chi ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". I fanarioti parlano di scisma e accusano la Chiesa ortodossa russa. Di chi è davvero la colpa?

Sul Monte Athos, ribollono le passioni per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Attualmente, la "questione ucraina" è diventata una delle questioni più urgenti sul Monte Athos. E non è tanto a causa della guerra della Russia contro l'Ucraina, ma a causa della guerra tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa ortodossa ucraina. Cosa è successo esattamente?

Durante un servizio festivo alla festa dell'Annunciazione della Madre di Dio al monastero di Philotheou, gli abati di diversi monasteri athoniti si sono rifiutati di concelebrare con i rappresentanti di quei monasteri che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" .

Così, dopo la veglia notturna, l'abate del monastero di Philotheou, l'archimandrita Nikodimos, ha convocato i delegati e rappresentanti del monastero di Pantokratoros, lo ierodiacono Niphon e lo ieromonaco Vissarion, e ha detto loro che non potevano restare per la solenne liturgia archieratica del giorno dopo. "Non vi considero eretici, ma i monasteri hanno riconosciuto che avete concelebrato con gli scismatici! Pertanto, non potete restare a concelebrare con noi", ha detto loro padre Nikodimos.

Di chi è la colpa secondo il Fanar?

In seguito si è saputo che oltre all'archimandrita Nikodimos, anche l'archimandrita Iosif, abate del monastero di Xiropotamou, si rifiutò di servire con i rappresentanti di Xenophontos e Pantokratoros. Gli abati degli altri monasteri di Zographou, Chilandari (Hilandar), Karakallou e Panteleimon aderiscono alla stessa posizione.

In altre parole, se prima gli athoniti che si opponevano alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cercavano in qualche modo di mantenere l'apparenza dell'unità (per esempio, rifiutandosi di concelebrare con chi riconosceva la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", riferendosi al Covid-19), ora hanno deciso di dichiarare apertamente la loro posizione.

Comprensibilmente, nei media di lingua greca, questa posizione ha provocato reazioni contrastanti. La risorsa pro-Fanar 'Fos Fanariou' si è affrettata ad accusare l'igumeno di Xiropotamou dell'accaduto, lasciando intendere che la ricostruzione del suo monastero "potrebbe essere finanziata dai russi". Il fatto che, per esempio, il monastero di Simonopetra sia finanziato dall'uomo d'affari ucraino Matsola, sponsor della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", non solleva dubbi. Né creano problemi le riparazioni iniziate a Xenophontos subito dopo che uno dei suoi monaci ha scritto il testo del Tomos.

Inoltre, secondo 'Fos Fanariou', gli athoniti non possono opporsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" perché Dumenko è pro-Fanar. La logica è strana, soprattutto perché molti dei patriarchi di Costantinopoli sono stati eretici – non si può parlare neanche contro di loro?

Inoltre, i fanarioti generalmente credono che la colpa sia della Russia per l'intera situazione, che chiamano lo "scisma sull'Athos". Ma è vero?

Di chi è davvero la colpa?

In generale, lo scisma sull'Athos è sorto dopo che il Fanar ha concesso il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inizialmente, la maggior parte dei monasteri non era d'accordo con questo. Sono seguiti diversi appelli (principalmente da parte dei monaci delle celle): alcuni monasteri non hanno consentito l'ingresso ai rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molti anziani athoniti hanno affermato che riconoscere lo status canonico degli scismatici ucraini è stato un grosso errore del Patriarcato di Costantinopoli. Poi tutto è sembrato calmarsi. Inoltre, alcuni monasteri, come Xenophontos, Pantokratoros, Simonopetra e Nuova Esphigmenou, hanno iniziato a sostenere apertamente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", mentre altri, come Iviron e Vatopedi, lo hanno fatto segretamente, e sembrava che alla fine tutto sarebbe caduto nel dimenticatoio. Ma…

In effetti, la situazione per quanto riguarda la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sull'Athos è rimasta difficile. Molti monasteri, celle, eremi e singoli monaci hanno continuato a resistere, alcuni silenziosamente, altri apertamente. Una cosa era chiara: il problema esisteva anche se non se ne parlava sempre. Inoltre, c'erano altri problemi, ad esempio la pandemia di Covid.

E ora, quando il Covid è diventato irrilevante e la riluttanza a concelebrare con chi ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non poteva essere giustificata dalla quarantena, è giunto il momento di prendere chiaramente posizione.

Inoltre, sullo stesso Monte Athos, dicono che l'igumeno Iosif, che prima si limitava a non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ora è diventato un intransigente oppositore di Dumenko a causa di ciò che sta accadendo in Ucraina. Come molti athoniti, è scioccato dalle persecuzioni contro la Chiesa ortodossa ucraina da parte delle autorità, che costringono letteralmente i credenti della nostra Chiesa ad aderire all'organizzazione di Dumenko. Presumibilmente, l'ultimo argomento per l'archimandrita Iosif è stata la persecuzione dei monaci della Lavra delle Grotte di Kiev, la distruzione della chiesa a Leopoli e la cavigliera elettronica imposta al metropolita Pavel.

Inoltre, gli abati dei monasteri athoniti sono fortemente insoddisfatti del fatto che l'abate di Pantokratoros, l'archimandrita Gavriil, abbia inferto un duro colpo all'unità athonita permettendo che una cella fosse occupata da scismatici ucraini senza consultare la sacra comunità athonita, cosa di cui i fanarioti si sono improvvisamente ricordati solo ora.

Inoltre, gli athoniti sono stati a lungo oltraggiati dalle azioni di istigazione del "pool del patriarca Bartolomeo", i cui rappresentanti (che includono Nuova Esphigmenou, Xenophontos e Pantokratoros) agiscono costantemente contro la pace e l'unità del Santo Monte. Basti ricordare, per esempio, le parole dell'abate di Nuova Esphigmenou, che ha invitato le autorità greche a punire e "ritenere responsabili" quei monaci che non volevano essere vaccinati o le sue parole che "il Monte Athos potrebbe diventare un base per navi e sottomarini russi". Questa persona è stata a lungo disprezzata dagli abati del Monte Athos e dai monaci del Santo Monte, ma è tollerata, perché è un seguace e protetto del patriarca Bartolomeo.

Cosa sta succedendo adesso?

In questo momento, c'è un'enorme pressione sull'abate del monastero di Philotheou. È chiaro che il Fanar e i suoi "partner" svolgono un ruolo significativo in questo. A causa di questa pressione, l'archimandrita Nikodimos ha dovuto persino scrivere una lettera di "giustificazione", che, a nostro avviso, è divenuta un'altra prova che l'abate di Philotheou ha preso la decisione di espellere i monaci che riconoscevano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non da solo, ma dopo un consiglio con i fratelli di altri monasteri.

In particolare, una lettera pubblicata a nome del monastero affermava che "durante la festa dell'Annunciazione della Madre di Dio e soprattutto dall'inizio della veglia, l'abate del monastero è stato oggetto di molte lamentele da parte di molti padri dello stesso monastero di Philotheou e di rappresentanti dei monasteri del Monte Athos, provocando la loro reazione alla presenza dei rappresentanti dei santi monasteri di Pantokratoros e Xenophontos. L'abate si è trovato in una posizione particolarmente difficile, sapendo per esperienza che altri i monasteri hanno affrontato lo stesso problema (la riluttanza a concelebrare con chi ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc) o si sono trovati in una situazione simile, e hanno cercato di trovare un equilibrio tra le due parti, senza intraprendere alcuna azione estrema". Ebbene, ha semplicemente chiesto ai monaci di Xenophontos e Pantokratoros di "andarsene".

Cosa impariamo da questa lettera?

  1. I fratelli del monastero di Philotheou non vogliono concelebrare con coloro che riconoscono gli scismatici.

  2. I fratelli di altri monasteri non vogliono collaborare con coloro che riconoscono gli scismatici.

  3. Questa situazione non è nuova, in quanto "altri monasteri hanno affrontato lo stesso problema".

Ciò significa che è improbabile che il semplice "silenzio" sullo scandalo abbia successo. Né sarà possibile mettere a tacere quei monaci che non vogliono tacere.

Oggi in Grecia in generale e sull'Athos in particolare si dice sempre più spesso che Epifanij Dumenko non è uno scismatico. Il "patriarca" Filaret Denisenko è uno scismatico perché aveva un'ordinazione legittima, che ha perso andando in scisma. E in tal caso Sergij Petrovich Dumenko non ha avuto alcuna ordinazione, il che significa che lui, secondo un numero crescente di greci, non è un scismatico ma un eretico, in quanto osa "servire" senza alcun diritto di farlo. Nessuno – nessun patriarca, figuriamoci una super-potenza – può riconoscere la canonicità degli scismatici se questi non si sono pentiti. Pertanto, il Tomos del patriarca Bartolomeo è un documento che di fronte alla Chiesa non ha valore canonico: questo fatto è ben compreso sull'Athos.

E Dio conceda che tutte le Chiese ortodosse abbiano la stessa comprensione. Perché allora avremo la possibilità di risolvere la "questione ucraina" non in termini di geopolitica ma in termini di canoni e tradizione della Chiesa.

 
I doni dei magi in pellegrinaggio nella Rus'

Per la prima volta nella storia, dal 14 al 30 gennaio 2014, le reliquie dei doni dei magi, conservate al monastero di San Paolo al Monte Athos, sono state portate fuori dalla Grecia, in un pellegrinaggio che tocca Mosca, San Pietroburgo, Minsk e Kiev. Presentiamo una breve storia delle reliquie, assieme a foto e video della loro venerazione alla cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti.

 
Христос и Варавва: что пожелали Митрополит Онуфрий и Филарет Зеленскому

Митрополит Онуфрий и «патриарх» Филарет традиционно говорят о противоположном

Евроатлантический курс или жизнь по заповедям Христа – о чем говорят предстоятели украинских конфессий в поздравлениях новоизбранному Президенту.

После сенсационной победы Владимира Зеленского на президентских выборах его с разницей в один день поздравили Предстоятель УПЦ Блаженнейший Митрополит Онуфрий и «почетный патриарх» ПЦУ Филарет.

Из этих двух текстов мы можем сделать выводы о том, какие надежды и чаяния связывают представители разных православных конфессий с именем нового Президента. Чего они ждут от Владимира Зеленского и, в конечном итоге, от новой украинской власти вообще.

Известно, что от избытка сердца глаголют уста. Это означает, что даже маленькие и, казалось бы, незначительные оговорки (как говорят, «по Фрейду») могут очень многое рассказать о человеке, о том, что у него на сердце. И в этом смысле очень интересно сравнить поздравительные послания Митрополита Онуфрия и «патриарха» Филарета. По сути, в этих текстах как раз и содержатся ответы на вопросы, поставленные выше.

Что сказал Блаженнейший Онуфрий

1. Митрополит Онуфрий подчеркнул, что Зеленский получил от народа большой кредит доверия. Народ, по слову Блаженнейшего, стремится к единству, миру и процветанию, а также надеется на «искоренение всего того, что вносит раздор и вражду внутри украинского государства».

Другими словами, наш Предстоятель в очередной раз заявил, что Церковь хочет мира и единства. Он ни слова не сказал о войне, военных действиях, агрессии и злобе. Господь Иисус Христос – это Бог мира, а не войны.

Блаженнейший подчеркнул, что внутри страны есть вещи, которые разделяют общество и способствуют вражде между украинцами. Это не только церковная проблема, но и языковые, исторические и культурные проблемы. Нельзя их не учитывать и, вместе с тем, нельзя насильно навязывать одной части Украины мнение другой ее части. Сильное государство умеет находить компромиссы и решения, которые объединяют народ, а не разделяют его.

2. Второй тезис Блаженнейшего – самый важный, т.к. содержит надежду на то, что новый Президент Украины «будет выступать гарантом соблюдения государственной властью Конституции, определенного Основным законом принципа невмешательства государства в дела Церкви, а также прав и свобод верующих всех конфессий».

Другими словами, Митрополит Онуфрий попросил Президента оставить в покое Церковь и заниматься своими прямыми обязанностями. Например, обеспечить соблюдение Конституции, согласно которой Церковь отделена от государства.

Как справедливо заметил публицист Сергей Комаров, «строки обращения дают почувствовать боль и страдание, которые несет УПЦ с самого начала "томосной" эпопеи, затеянной Петром Порошенко». Действительно, «у Церкви во все времена было только одно желание по отношению к государству: чтобы ее оставили в покое. Она будет молиться за власть, будет воспитывать своих прихожан примерными законопослушными гражданами, будет благословлять воинов и в случае каких-то гражданских волнений всегда выступит за умиротворение – только бы ей дали спокойно молиться и прославлять Воскресшего Христа».

Почти то же самое сказал в своем поздравительном обращении и Патриарх Московский и всея Руси Кирилл, который выразил «искреннюю надежду на завершение скорбного периода притеснений и дискриминации граждан Украины, принадлежащих к Украинской Православной Церкви».

Об этом говорили и митрополит Запорожский Лука, и митрополит Волоколамский Илларион. Владимира Зеленского просят просто по-человечески понять, что нам действительно больно, и мы действительно страдаем.

3. В самом конце своего поздравительного письма Митрополит Онуфрий четко дал понять будущему Президенту, что Украинская Православная Церковь – это Церковь Христа, а не политиков. Блаженнейший владыка гарантировал церковную поддержку украинской власти только в тех вопросах «которые будут способствовать утверждению и развитию духовных и нравственных ценностей украинского общества». Этим самым он еще раз напомнил, что миссия Церкви состоит в том, чтобы вести человека в частности и общество в целом ко Христу, что Церковь не играет в политические игры и в дальнейшем играть не собирается. Она не будет освящать то, с чем не согласна, и поддерживать своим авторитетом то, что не согласно с Евангелием.

Что сказал Филарет

Совсем другие слова, которые передают другое настроение, нашел для своего поздравительного адреса «почетный патриарх» ПЦУ Филарет. В принципе, ничего нового для нас и непривычного для себя он не сказал, но неприятный осадок от прочтения его пассажей все равно остается.

1. Способность резко менять свое мнение в зависимости от ситуации Филарет давно и прочно отработал до автоматизма. Еще совсем недавно он писал письма Президенту и парламенту Украины с просьбой похлопотать перед патриархом Варфоломеем о предоставлении УПЦ КП Томоса, чем фактически побуждал их нарушить Конституцию страны, а сегодня он призвал нового Президента «соблюдать Конституцию Украины и законы».

Еще совсем недавно Филарету было плевать на мнение соотечественников, которые не хотели, чтобы Президент и парламент вмешивались в дела Церкви, а сегодня он заявил, что украинская власть должна заботиться о «благосостоянии украинского народа, отстаивать права и свободы граждан» и «исполнять свои обязанности в интересах всех соотечественников».

Почему же раньше, на протяжении пяти лет, «патриарх» Филарет ни слова не сказал о об этом? Потому что власть действовала в его интересах. Но как только замаячила перспектива смены курса – тут же поменялась и риторика.

2. В третьем абзаце Филарет провел интересные исторические параллели, призывая Владимира Зеленского продолжать государственное дело «святого Владимира Великого, святого Ярослава Мудрого, Владимира Мономаха, Даниила Галицкого, Богдана Хмельницкого, Ивана Мазепы, Михаила Грушевского, Симона Петлюры».

Честно скажем, несколько имен из этого списка не очень вписываются в ту «государственную работу», которую подразумевает Филарет. Например, Богдан Хмельницкий – это человек, благодаря которому Украина стала частью Российской империи.

Иван Мазепа – большой друг Петра Первого, участвовавший в обоих походах русского государя на Азов, второй кавалер учрежденного Петром ордена Андрея Первозванного, еще в начале Северной войны помогавший Петру. За 20 лет своей службы московскому государству Мазепа стал одним из богатейших людей не только Украины, но и России. Он владел 19 654 дворами в Украине и 4 117 дворами (всего порядка 100 000 душ) на юге России. Правда, позже Мазепа предал своего друга, перешел на сторону шведов и был анафематствован.

Довольно противоречивой можно назвать и фигуру Грушевского, который в 1919 году принес искреннее покаяние перед советским правительством за свою контрреволюционную деятельность, а уже в 1929 году получил статус действительного член Академии наук СССР. Даже после ареста, суда и освобождения он спокойно жил и работал в Москве, пока не умер на одном из курортов Кисловодска в 1934 году.

Еще более странным можно назвать упоминание имени Симона Петлюры в качестве строителя украинского государства. Особенно это касается его ранних взглядов. Например, политик и писатель Владимир Винниченко писал, что основным направлением работы издаваемого Петлюрой журнала «Украинская жизнь» была «пропаганда среди украинцев лозунга "Бороться за Россию до победного конца"». Петлюра утверждал, что он выступает за объединение всех (в том числе галицийских) украинцев под эгидой царской России. Позже Петлюра возглавил правительство Директории и в договоре с Польшей согласился на установление границы между Польшей и Украиной по реке Збруч, тем самым признав вхождение Галиции и Волыни в состав Польши.

Можно приводить и другие примеры не совсем «государственнической» деятельности перечисленных Филаретом людей, но достаточно и этих. Создается впечатление, что «патриарх» просто назвал несколько первых пришедших на ум имен, не задумываясь, что за ними стоит. И совсем непонятно, почему в список Филарета не попали Степан Бандера, Роман Шухевич и Дмитрий Донцов. Он не хочет, чтобы новый Президент Украины был похожим на этих людей?

3. Далее «почетный патриарх» упомянул, что Зеленский должен продолжить «государственный, проевропейский и евроатлантический курс Украины». Это нужно сделать потому, что «упомянутые ценности украинцы не раз защищали на Майдане, защищают они их и на войне с российским агрессором». Другими словами, Филарет считает, что умирать за евроатлантический альянс – это нормально. Ну, и характерно, что все ценности, которые вспомнил Филарет, ограничиваются государственным, европейским и евроатлантическим курсом Украины. Странные ценности для человека, который называет себя «патриархом».

4. Филарет подробно остановился на своей излюбленной теме – войне и борьбе с агрессором. Правда, едва ли не впервые за последние несколько лет он вспомнил о единстве и национальной консолидации. И в контексте своих последних выступлений совсем неожиданно процитировал Ярослава Мудрого, который призывал своих чад жить в любви. Пять лет господин Денисенко говорил о войне, и вот сейчас вспомнил о любви…

5. Ну, и в конце «почетный патриарх» заверил Зеленского, что его конфессия будет поддерживать новую власть в вопросах «консолидации всех проукраинских и государственных сил». Обратите внимание на этот очень существенный момент. Потому что здесь Филарет четко определил основную миссию своей религиозной организации – политика, политика и еще раз политика.

* * *

Поздравительное обращение Блаженнейшего Митрополита Онуфрия – это текст, который написал пастырь, переживающий за Церковь. Предстоятель УПЦ говорит о мире и о единстве, о том, что нужно искать компромиссы и объединять украинское общество. Но главное – это судьба Церкви и прекращение гонений. Такая позиция неудивительна, ведь история учит нас, что страна, в которой Церковь Христова гонима, – обречена. Кроме того, Блаженнейший владыка подчеркнул, что Украинская Православная Церковь – вне политики. Это означает, что будущему Президенту может быть оказана поддержка только в тех вопросах, которые не противоречат учению Христа.

Поздравительное обращение «патриарха» Филарета – это слова искушенного политика, но не слова ученика Христова. Война, агрессия, коррупция, евроатлантический альянс – и ничего о морали, нравственности или духовных ценностях. Ничего не было сказано и о мире, кроме того, что «мир в неволе нам не нужен». Да, Филарет призывает к единству. Но единство в его понимании зиждется не на устранении того, что вносит раздор и вражду в украинское общество, а на «консолидации проукраинских сил».

Другими словами, Блаженнейший желает мира для Украины и спокойствия для Церкви, а Филарет – продолжения того курса, который избрал предыдущий Президент. Митрополит Онуфрий своим поздравлением говорит, что Царство Христа – не от мира сего, а Филарет, как и раньше, требует отпустить Варавву.

 
Intervista del vescovo Tikhon (Shevkunov) a Radio Libertà

La giornalista del sito liberale Open Russia (Открытой России), Zoja Svetova, è la figlia di Zoja Krakhmalnikova. Chiunque abbia seguito le notizie provenienti dall'Unione Sovietica negli anni '80 sui prigionieri di coscienza, in particolare cristiani ortodossi, sicuramente avrà sentito parlare o letto articoli pubblicati da questa autrice. Zoja Krakhmalnikova era particolarmente nota in Occidente per il suo articolo pubblicato sulla rivista parigina Russkij Mysl', intitolata "I frutti amari di una dolce prigionia". L'autorità di Zoja Krakhmalnikova in materia di persecuzione della Chiesa era stata guadagnata a caro prezzo: era stata in prigione per cinque anni ed esiliata per un certo numero di anni in Siberia, e aveva sofferto molto per la sua schietta fede ortodossa. Il suo articolo discuteva l'argomento della sottomissione dei funzionari della Chiesa al governo e come questa influenzava la vita dei credenti.

Per il suo profondo rispetto per la madre di questo giornalista, il vescovo Tikhon (Shevkunov) di Egor'evsk, abate del monastero Sretenskij, presidente del Consiglio patriarcale per la cultura e autore del popolare libro Santi di tutti i giorni e altre storie, ha accettato un'intervista e l'insolita pubblicazione su Radio Libertà. In linea con la nostra intenzione di pubblicare articoli sulla rivoluzione russa e sui suoi effetti sulla Chiesa ortodossa russa, abbiamo tradotto questa intervista per i nostri lettori. La giornalista pone domande piuttosto provocatorie e disinformate sui rapporti passati e presenti della Chiesa con i governi sovietico e russo, e il vescovo Tikhon esprime il suo punto di vista sul complesso tema del "sergianismo", dei dissidenti e della Chiesa nella società russa di oggi. Anche se la giornalista liberale e il vescovo non sono generalmente sulla stessa lunghezza d'onda intellettuale, questa intervista rivela ciò che la Chiesa in Russia deve affrontare ora, non più da parte dalla stampa comunista, ma ora da parte dalla stampa liberale.

Lei è stato battezzato negli anni '80. A quel tempo i credenti erano perseguitati e mia madre, la scrittrice Zoja Krakhmalnikova, era una di loro. Cosa ha sentito di lei in quegli anni?

Ho un grande rispetto per la memoria di sua madre, Zoja Aleksandrovna. La sua proposta di ricordare quel poco che so di lei, di condividere le impressioni che noi, la generazione dei giovani cristiani ortodossi degli anni '80, abbiamo ricavato dalla nostra conoscenza di questa straordinaria personalità, è l'unico motivo per cui ho accettato di rilasciare un'intervista ai media che lei rappresenta.

Ho sentito parlare di Zoja Aleksandrovna Krakhmalnikova dal sacerdote Vladimir Shibaev. Io e i miei amici a volte andavamo alle funzioni alla chiesa di padre Vladimir, nella periferia di Mosca. Allora eravamo giovani laureati delle università della capitale e stavamo appena iniziando a conoscere la vita ecclesiale di Mosca, visitando varie chiese. Questo accadeva quasi quarant'anni fa. Una volta in un suo sermone padre Vladimir ci ha raccontato dell'arresto di Zoja Krakhmalinikova, la stessa autrice che pubblicava un almanacco cristiano illegale, Nadezhda ("Speranza"). Questo periodico pubblicava testi dei santi Padri della Chiesa, prediche e storie dei nuovi martiri. Abbiamo letto questi volumi e ce li siamo scambiati [Zoja Krakhmalnikova fu arrestata il 3 settembre 1982, nda].

Ma questa raccolta di letture cristiane era unica nel suo genere.

Era rivolta proprio ai neofiti come noi. Nella chiesa di padre Vladimir abbiamo raccolto denaro per aiutare a sostenere Zoja Aleksandrovna, e una certa persona si è presa la responsabilità di portarle questo aiuto in prigione e comprarle le cose di cui aveva bisogno. Altri hanno cercato di spaventarci, dicendo che questo era pericoloso e che potevano esserci spiacevoli conseguenze. Ma non vi abbiamo prestato attenzione. Per quanto riguarda il movimento dissidente in sé, non ci interessava particolarmente: io e i miei amici ci eravamo completamente immersi nell'apprendimento dell'Ortodossia. All'epoca avevo già scritto la mia dichiarazione di dimissioni dal Komsomol (l'organizzazone dei giovani comunisti) e non mi occupavo particolarmente di problemi ideologici. Non c'era eroismo in questo. Era fondamentalmente il tramonto del regime sovietico.

Il 1982 non fu affatto il tramonto del regime sovietico. Stavano ancora mandando persone in prigione per la loro fede e per il possesso di letteratura "antisovietica". Vorrei chiederle un'altra cosa: nel 1989, mia madre Zoja Krakhmalnikova pubblicò un articolo sul giornale Russkij Mysl' intitolato "I frutti amari di una dolce prigionia", che attirò grande attenzione e commento. Questo era un articolo sul cosiddetto "sergianismo" (la politica di lealtà al regime nell'URSS), il cui inizio è generalmente collegato con la Dichiarazione del metropolita [poi patriarca] Sergij [Starogorodskij, nda]. La Chiesa oggi è contagiata dal sergianisimo?

Definiamo prima cos'è il sergianismo. Il sergiansimo, come lo intendevano i critici del Patriarcato di quel tempo, è una politica specifica della Chiesa scelta dal metropolita Sergij. Consiste nel fatto che nelle condizioni di aperto terrore del governo bolscevico contro la Chiesa, in condizioni di reale minaccia di sostituire astutamente l'Ortodossia con il cosiddetto rinnovazionismo – ed era questo che il regime bolscevico cercava attivamente di fare – il locum tenens del trono patriarcale, il metropolita Sergij (Starogorodskij) scelse la via non di un'esistenza sotterranea della Chiesa, ma della conservazione di una struttura legale della Chiesa. Per fare questo dovette accettare seri compromessi. Il più tragico di essi consisteva nel fatto che l'amministrazione ecclesiastica concedeva praticamente al governo il diritto di nominare o trasferire vescovi e sacerdoti e di rimuovere i chierici non sottomessi dalle loro cattedre e parrocchie, e l'amministrazione ecclesiastica praticamente non protestò mai contro la persecuzione del clero e l'illegalità che stava avvenendo nel paese.

Allora, cos'era successo? Forse il metropolita stava cercando di salvarsi la pelle? No, non è per questo che lo criticavano i rigorosi critici ecclesiastici del suo corso. Tutti loro erano sinceri con se stessi: per un anziano vescovo che aveva vissuto una lunga vita, parte di essa durante un periodo di indicibili persecuzioni, e che aveva la responsabilità dell'intera Chiesa russa, morire sarebbe stata la via più facile. No, lo hanno criticato non per questo, ma per l'errore del corso che aveva scelto nei confronti delle autorità. Lo stesso metropolita Sergio giustificò la sua politica ecclesiastica con la convinzione che se la Chiesa fosse andata in clandestinità, i bolscevichi avrebbero inevitabilmente inculcato nel paese la chiesa fasa e non canonica dei rinnovazionisti, che avevano già preparato per questo compito. Con la prolungata presenza dei bolscevichi a capo di costoro, e con la totale distruzione da parte loro della Chiesa ortodossa canonica, ciò avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, fino alla completa scomparsa dell'Ortodossia tra il popolo russo. Sfortunatamente, ci sono stati proprio esempi del genere nella storia.

Ma per la scelta di questa politica ecclesiastica fu pagato un prezzo veramente terribile. Vi furono casi in cui il metropolita Sergij si addossò il gravissimo peccato della falsità, quando, per esempio, nella sua tragicamente nota intervista del 16 febbraio 1930 pubblicata sui giornali Pravda e Izvestija, affermò che non c'erano state persecuzioni contro la fede nella Russia sovietica. Ovviamente questa era una bugia, anche se forzata, ma una bugia. Perché aveva acconsentito a tali passi? Il metropolita Sergij sapeva benissimo che qualsiasi opposizione agli ordini delle autorità, come l'esperienza aveva già dimostrato, avrebbe immediatamente provocato un molteplice aumento delle repressioni e delle esecuzioni di massa di vescovi e sacerdoti allora incarcerati. L'unica cosa che possiamo dire è: il Signore non voglia che ci troviamo mai nella sua posizione.

La politica scelta dal metropolita Sergij trovò sia solidarietà che severe critiche e opposizione nella società ecclesiastica. La cosa più brutta che possiamo fare dalla nostra posizione di sicurezza di oggi sarebbe giudicare persone specifiche su entrambi i lati. C'erano grandi santi tra coloro che sostenevano la dichiarazione del metropolita Sergij: l'arcivescovo Ilarion (Troitskij), uno dei più coraggiosi nuovi martiri degli anni '20, e il famoso ierarca, confessore e chirurgo Luka (Vojno-Jasenestkij), che divenne sacerdote e poi vescovo, comprendendo benissimo che davanti a lui c'erano solo prigioni, sofferenze e molto probabilmente la morte. Il metropolita Konstantin (Djakov), il metropolita Evgenij (Zernov)... potremmo continuare a citarne molti altri, quasi tutti martiri, che rimasero sostenitori del corso ecclesiastico del metropolita Sergij.

Ma tra i loro oppositori spirituali c'erano ierarchi non meno illustri: il metropolita Kirill (Smirnov), il metropolita Agafangel (Preobrazhenskij), l'arcivescovo Varlaam (Rjashentsev) e l'arcivescovo Seraphim (Samojlovich). Anche loro sono glorificati tra i santi della Chiesa. La politica ecclesiastica li ha separati sui diversi lati della barricata in quei tempi difficili e senza precedenti, ma il loro martirio per Cristo li ha uniti nell'eternità. Così, il 20 novembre 1937 a Chimkent, i seguaci di tre diverse tendenze in guerra nella vita della Chiesa furono fucilati e sepolti nella stessa fossa comune: il metropolita Iosif (Petrovikh), il metropolita Kirill (Smirnov) e il vescovo "sergianista" Evgenij (Kobranov).

Il metropolita Sergij (Starogorodskij) non è stato canonizzato dalla Chiesa come santo. Ma io non intendo giudicarlo dal punto di vista dei nostri tempi, e soprattutto non intendo tirargli pietre.

Il mio padre spirituale, padre Ioann (Krestjankin), mi ha raccontato di una visione che aveva avuto (una delle tre che ha avuto nei suoi 96 anni di vita), che ha influenzato fondamentalmente il suo destino. Ancora laico, all'inizio degli anni '30, era in opposizione al metropolita Sergij. Quindi ecco la visione: era nella cattedrale Elokhovskij e tutti stavano aspettando il metropolita Sergij. C'era una folla numerosa nella chiesa, e in essa c'era il futuro padre Ioann, che allora si chiamava Ivan Mikhailovich Krestiankin, e sapeva che il metropolita sarebbe passato di lì per andare all'altare. E veramente, il metropolita fu accolto alle porte della chiesa, e mentre passava si trovò improvvisamente accanto a padre Ioann e gli disse piano: "So che mi giudichi molto. Ma sappi che mi pento". Il metropolita entrò nell'altare e quindi la visione terminò. Per padre Ioann questo fu uno shock straordinario,

La mia domanda non riguarda specificamente il metropolita Sergij (Starogorodskij), ma una valutazione del sergianismo come fenomeno. Noi laici comprendiamo che il sergianismo significa la cooperazione della Chiesa e il sostegno alle autorità e al governo.

Non capisco del tutto cosa intende. Cerchiamo di essere più specifici. Noi [il monastero Sretenskij, ndt] per esempio abbiamo una casa per bambini. È sovvenzionata da noi e dalle autorità locali.

Ma lei capisce di cosa sto parlando.

Riguardo a cosa?

Non sto parlando di opere di beneficenza. Per cosa è stato criticato il metropolita Sergij? Nella sua famosa Dichiarazione del 1927 disse: "Vogliamo essere ortodossi e allo stesso tempo riconoscere l'Unione Sovietica come la nostra patria civile, le cui gioie e successi sono le nostre gioie e successi, e le cui disgrazie sono le nostre disgrazie". Nel frattempo, i sacerdoti venivano imprigionati e giustiziati ovunque.

Ho già parlato dei seri compromessi, del peccato di menzogna che si era addossato su di sé il metropolita Sergij. Questo è ciò che oggi, senza giudicare personalmente il metropolita Sergij e i suoi sostenitori, non accettiamo e molte volte abbiamo dichiarato che la vita ecclesiale non può e non deve assolutamente essere costruita su tali principi. Nel suo centro c'è solo Dio, Cristo. Questo è "l'alfa e l'omega" dell'Ortodossia. Quanto a "le vostre gioie sono le nostre gioie", la dichiarazione del metropolita Sergij parlava delle "gioie e dei successi" della madrepatria, seppur sovietica – alla coscienza ecclesiale un concetto malato, tragicamente distorto – ma comunque della madrepatria.

Le sto chiedendo di oggi.

Penso che la maggioranza della Chiesa ortodossa russa, composta da molti milioni di persone, accetti come proprie le gioie e le disgrazie della Russia contemporanea. Lei dice che la Chiesa sostiene il governo. Ovviamente lo supporta in tutto ciò che è costruttivo e buono. E invita il governo a correggere tutto ciò che è malato e cattivo. Perché critica la Chiesa per questo? Ha mai pensato al fatto che per oltre 1000 anni della nostra storia è stata proprio la Chiesa che in molti modi ha creato e formato la nazione russa? E ci sono stati momenti, diciamo, nel periodo delle invasioni tartare/mongole o del Tempo dei Torbidi in cui proprio la Chiesa e solo la Chiesa ha salvato e preservato la Russia. E perché, dopo questi mille anni di maternità, non può sostenere la nazione in tutto ciò che è costruttivo e buono, e aiutarla nei momenti difficili? Perché i liberali non lo vogliono?

Non sto confrontando le posizioni. Sto confrontando lo spirito.

Cosa intendi?

Per che cosa l'intelligentsia critica oggi la Chiesa? Per il fatto che collabora con il governo, glorifica il governo. Ricordate le elezioni presidenziali del 2012, quando il patriarca Kirill ha praticamente invitato tutti a votare per Putin.

Questo non è successo. Le regole della Chiesa ortodossa russa vietano di invitare chiunque a votare per uno o per un altro uomo politico o partito politico.

Ecco la citazione: "Dovrei dire completamente apertamente come patriarca, che è chiamato a dire la verità, senza prestare alcuna attenzione alla congiuntura politica o agli accenti propagandistici, che proprio lei ha svolto un ruolo enorme nel correggere la tortuosità della nostra storia, Vladimir Vladimirovich. Vorrei ringraziarla. Una volta ha detto che lavora come un galeotto, con una sola differenza: uno schiavo non ha mai prodotto un tale rendimento, e lei ha avuto un rendimento molto alto" (discorso pronunciato l'8 febbraio 2012 in una riunione del presidente con i leader delle comunità religiose). Il patriarca parla di Putin come di un candidato "che ha, ovviamente, le maggiori possibilità di realizzare questa candidatura come una posizione praticabile". Questo non è un invito a votare, ma è sicuramente un supporto, da cui il gregge deve trarre le proprie conclusioni.

Guardi, questi sono affari del patriarca. Ha deciso che avrebbe dovuto pronunciare così il suo discorso alla presenza di tutti i capi delle congregazioni religiose della Russia. Sono d'accordo con lei sul fatto che si trattava di sostegno nell'ambito della legge e non di un invito diretto a votare per un candidato. Ha detto correttamente. Allora qual è il crimine qui?

La Chiesa non critica quasi mai il governo. Non difende mai i prigionieri politici. La Chiesa ha sostenuto l'annessione della Crimea, anche se c'erano opinioni divergenti. La Chiesa si attiene sempre alla "linea del partito".

Prendiamo le cose una alla volta. "La Chiesa non critica quasi mai il governo". Indubbiamente, per la Chiesa, al contrario degli odierni oppositori, la critica al governo non è fine a se stessa o al senso della sua esistenza. Ecco, qui ha ragione. Ma quando la Chiesa ritiene necessario segnalare pericoli ed errori al governo e alla società, ovviamente diciamo qualcosa. È proprio dalla Chiesa, dal patriarca, e da una moltitudine di sacerdoti e laici che si manifestano le critiche più dure contro la legge governativa sull'aborto. C'è stata una raccolta di firme, l'apparizione del patriarca davanti alla Duma per criticare il governo su questo argomento, critiche nei media e nei sermoni, dopotutto. Stiamo parlando di milioni di persone, su una cessazione sistemica di questo oltraggioso permissivismo e omicidio sistematico. Proponiamo misure basate sull'esperienza internazionale per ridurre gli aborti.

Inoltre c'è la politica governativa sulla produzione e distribuzione di bevande alcoliche. Questa indulgenza nella produzione non regolamentata di alcol è andata avanti con il pretesto di rafforzare il libero mercato. Il risultato di questa critica, e quindi della collaborazione di molti anni tra la Chiesa e il governo in questo campo, è che diversi anni fa sono state approvate nuove leggi per ridurre il consumo di alcol, e ora si sono verificati cambiamenti in meglio rispetto a questo problema: e la Chiesa ha partecipato a questo cambiamento. Il consumo di alcol pro capite nel 2008, secondo il Ministero della salute russo, era di 15,8 litri (in realtà erano circa 18 litri) e nel 2015 si era ridotto a 10,5 litri. Posso citare queste cifre perché sono stato direttamente coinvolto in questa vicenda dalla parte della Chiesa.

Sui prigionieri politici, questa è la mia opinione personale: se conosci personalmente qualcuno e sai che è stato effettivamente condannato per le sue opinioni politiche, hai il diritto di difenderlo da questo abuso arbitrario. Dunque questa materia è veramente esclusivamente personale per ogni sacerdote. Ho conosciuto un uomo, un mio amico, che è stato arrestato e processato per le sue opinioni politiche dopo l'ottobre del 1993. E proprio perché lo conoscevo, ero sicuro di lui e della sua correttezza e innocenza, sono andato al processo e l'ho difeso come difensore sociale. Ma se non conosci minimamente la persona, né il nocciolo della questione, e ti viene solo detto che "dal nostro punto di vista" si tratta di un prigioniero politico... La Chiesa non ha le strutture per indagare. Deve essere d'accordo sul fatto che queste sono situazioni assolutamente diverse.

Sulla Crimea, ci sono persone di Chiesa che hanno sostenuto la riunificazione della Crimea, moltissime, comprese quelle che vivono in Crimea. Ci sono anche cristiani ortodossi che si sono espressi contro. Ci sono sacerdoti che si sono espressi pubblicamente contro e non ci sono state repressioni contro di loro.

Dia un nome a quei sacerdoti.

Beh, non li ricordo così di sfuggita. So che diverse persone hanno espresso la loro opinione in merito. Il protodiacono Andrej Kuraev, chierico del mio vicariato a Mosca, ha scritto e ha parlato di questo come di un errore.

Ma questo non si può chiamare "esprimersi pubblicamente e non ci sono state repressioni contro di loro". Stiamo parlando di dichiarazioni di rappresentanti o vescovi della Chiesa, e non del blog di padre Andrej Kuraev.

Naturalmente il nostro padre Andrej non è un vescovo, ma non è nemmeno un normale blogger di chiesa. Ha ripetutamente e specificamente dichiarato pubblicamente la sua opinione sulla Crimea e non ci sono state repressioni di sorta contro di lui. Per quanto riguarda i vescovi, perché pense che dovrebbero avere su questo problema un'opinione simile o identica alla sua, e non essere solidali con il novantacinque per cento degli abitanti della Crimea che hanno votato per la riunificazione con la Russia?

Bene, lo stesso diacono Andrej Kuraev ha rilasciato un'intervista al canale televisivo "Dozhd" ("Pioggia") dal titolo "Questo è il peccato del patriarca Kirill". L'ha vista?

No. Qual era il peccato?

Secondo Kuraev, "Né il patriarca Kirill, né il metropolita Ilarion [(Alfeev), capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, ndt], né Vladimir Legojda [presidente del dipartimento del Patriarcato di Mosca per l'interazione con la società e i media, ndt] né nessun altro in quel gruppo ha dato una valutazione morale, ecclesiastico-morale o teologica di stati d'animo e di atti pogromisti.

A giudicare da quello che ha citato si tratta ancora una volta di "Matil'da". [1] Il rappresentante ufficiale della Chiesa ortodossa russa Vladimir Romanovich Legojda ha dichiarato più volte ufficialmente che la Chiesa condanna categoricamente qualsiasi atto estremista in relazione al film "Matil'da". Il metropolita Ilarion ha detto la stessa cosa. Bisogna davvero fare uno sforzo per non notare queste affermazioni sulla stampa.

Io ho capito che parlando del "peccato del patriarca", Kuraev intendeva dire che il patriarca non ha fermato in tempo queste persone che si definivano cristiani ortodossi ma erano essenzialmente dei pogromisti.

Vuol dire l'organizzazione "Nazione cristiana?" Che è composta da due persone, entrambe, a quanto pare, erano già sotto inchiesta? Ripeto, su benedizione del patriarca, il suo addetto stampa ufficiale e il capo del dipartimento per l'interazione con i media ha condannato qualsiasi manifestazione di estremismo. Tutti i vescovi delle numerose diocesi della Chiesa ortodossa russa hanno avvertito il loro gregge sui giornali locali, sui siti web diocesani e su altri media circa l'inaccettabilità delle proteste al di fuori del campo legale, anche se sono convinto che solo provocatori deliberati senza alcun legame alla Chiesa sarebbero ricorsi ad attività estremiste. Per quanto riguarda le legittime proteste civili, pensa che il patriarca dovrebbe proibirle? Proponete di avviare repressioni ecclesiastiche contro proteste legittime?

E che dire degli "adoratori dello tsar"? Cosa pensa di loro?

Ha mai visto almeno un adoratore dello tsar? Può fare almeno un nome? Io visto solo una di queste persone, una donna. Una. È tutto. So che ci sono alcuni piccoli gruppi che hanno proclamato lo tsar [Nicola II] "redentore". È vero che sono un po' più di quei due di "Nazione cristiana". Ma se i sacerdoti sentono parlare di tali sette, cercano di parlare con i loro aderenti e spiegare loro il loro errore. Le interessano davvero così tanto?

Sono anche molto aggressivi.

Abbiamo attivisti di tutti i tipi più disparati nel nostro paese. Ma noi non chiediamo il bando di tutti i pazzi "schizofrenici democratici" solo perché non ci piacciono. Se si sentono ispirati, che saltino pure fuori di tanto in tanto, ognuno con il suo repertorio, purché non infrangano la legge.

E la protesta contro il "Tannhäuser " nel teatro di Novosibirsk?

Un altro esempio strano. Il metropolita di Novosibirsk è cittadino della Federazione Russa, giusto? In conformità con la legge, ha intentato una causa per far chiudere lo spettacolo in base alla legge russa contro l'offesa alla sensibilità religiosa. E ha vinto quella causa! Solo in un secondo momento il Ministero della cultura ha preso la decisione di togliere quell'opera dal repertorio, perché attorno a questa storia poteva nascere rapidamente un conflitto civile.

Il metropolita di Novosibirsk si è consultato con qualcuno degli altri vescovi prima di intentare questa causa?

Ogni vescovo è assolutamente libero di prendere le proprie decisioni. I più cauti chiedono consiglio. Ma è loro diritto fare o non fare qualcosa.

Lei è stato aspramente critico nei confronti del film "Leviatano". Cito: "Questo film è tanto un pezzo di 'arte' quanto quello che hanno fatto le 'Pussy Riot' nella cattedrale di Cristo Salvatore".

Non è una citazione esatta. Ho detto, parola per parola: "Coloro che hanno applaudito le 'Pussy Riot' hanno anche applaudito 'Leviatano'." Ma a parte il mio atteggiamento negativo nei confronti del film, che è connesso con la sua evidente tendenziosità e iperbole, nessuno, compreso il sottoscritto, ha pensato di fare dichiarazioni che chiedessero il divieto di quel film. Ho ripetuto molte volte che i divieti sono assolutamente un vicolo cieco e un percorso errato. Per inciso, la calunnia obbligatoria su questo argomento sta diventando abituale.

Non molto tempo fa sono stato informato della voce secondo cui la prima dello spettacolo "Nureev" di Kirill Serebrennikov è stata chiusa da me o con la mia partecipazione. L'autore di questa voce era Aleksej Venediktov. Dove l'ha presa? La mia risposta è stata molto severa.

Ma gli ha risposto in modo piuttosto vago.

Gli ho detto che sta mentendo. Le sembra vago?

Venediktov ha scritto sul suo canale Telegram che allo spettacolo c'erano rappresentanti della Chiesa ortodossa russa in abiti civili. A loro non è piaciuto lo spettacolo: hanno chiamato lei e lei ha chiamato il ministro della cultura Medinskij.

Bugie. Immaginazione morbosa.

Allora perché a Mosca girano voci secondo cui non le è piaciuto il film di Serebrennikov, "Uchenik" ("Lo studente")?

Non glie lo so dire. Io non ho visto il film. Ma mi piacerebbe guardarlo visto che il tema mi interessa. Ma poiché le voci girano intorno a Mosca e a San Pietroburgo, questo sta accadendo solo perché le voci e i pettegolezzi sono l'ispirazione e la gioia di una parte significativa della nostra società "creativa" progressista.

Si spieghi.

Amano le voci. Un noto polemista, Ivan Luk'janovich Solonevich, ha detto: "La Russia è stata distrutta da voci e pettegolezzi", intendendo la rivoluzione del febbraio 1917. [2] Si diffuse la voce che fosse stata istituita una linea telegrafica tra Tsarskoe Selo e lo stato maggiore tedesco e che l'imperatrice Aleksandra Feodorovna stesse informando personalmente il nemico di tutti i segreti militari. Correva voce che, poiché non veniva inviata farina di segale a Pietrogrado per diversi giorni, sarebbe iniziata una carestia da un giorno all'altro, sebbene Pietrogrado avesse più cibo di tutte le capitali dei paesi europei che combattevano nella prima guerra mondiale. Ecco perché alcuni storici chiamano la rivoluzione di febbraio la "rivoluzione dei sazi". Ora sappiamo che alla vigilia della rivoluzione di febbraio c'era pane in abbondanza. 197 milioni di pud (oltre 3,5 milioni di tonnellate, ndt) di grano rimanevano fino al raccolto successivo; questo sarebbe bastato alla patria, e al fronte, e per rifornire gli alleati. Ci furono interruzioni temporanee dovute alla neve alta e al sabotaggio da parte di cospiratori rivoluzionari di alto rango che lavoravano nel sistema ferroviario. Tutto ciò alla fine ha portato al caos controllato, alla rivoluzione e a tutto ciò che è seguito. Pettegolezzi, e ancora pettegolezzi. Non pensi che io stia insinuando che le attività della "classe creativa" di oggi e le strette di mano tra calunniatori e pettegoli porteranno alla rivoluzione. È una sciocchezza: sono troppo banali e primitivi se confrontati con i Guchkov, i Miliukov e i Rodzianko. Ma lasciamo perdere. Non ho visto il film di Kirill Serebrennikov di cui parli e non ho mai visto nulla di ciò che ha prodotto. Ci furono interruzioni temporanee dovute alla neve alta e al sabotaggio da parte di cospiratori rivoluzionari di alto rango che lavoravano nel sistema ferroviario. Tutto ciò alla fine ha portato al caos controllato, alla rivoluzione e a tutto ciò che è seguito. Gossip e ancora gossip. Non pensare che io stia insinuando che le attività della "classe creativa" di oggi e le strette di mano di calunniatori e pettegoli porteranno alla rivoluzione. È una sciocchezza: sono troppo banali e primitivi se confrontati con i Guchkov, i Miljukov e i Rodzjanko. Ma lasciamo perdere. Non ho visto il film di Kirill Serebrennikov di cui parla e non ho mai visto nulla di ciò che ha prodotto.

Ma sa chi è quel produttore?

Certo che lo so.

Come fai a saperlo, se non hai mai visto niente di lui?

Questo la sorprende? È un personaggio noto. Ho letto la notizia.

"Lo studente" è un film aspramente anticlericale.

Questo lo so, conosco la sua trama. Solo da quello che ho sentito, non è anticlericale, ma piuttosto un film che denuncia il fanatismo aggressivo e la super-correttezza: il fariseismo.

Ma non l'ha mai visto? E non l'ha mostrato a Putin?

Sta scherzando?

Le dico quello che dicono.

Non si sa mai quello che dicono.

Allora mi spiega il perché?

Perché, ripeto, ci sono molti bugiardi e pettegoli nel mondo.

Solo per crearle problemi?

Penso che per la maggior parte sia per creare l'illusione che siano ben informati e importanti.

(L'intervistatrice chiede informazioni su articoli e film prodotti contro l'intervistato e su chi li sta pagando).

Per quanto ne so, il canale televisivo "Dozhd" sta girando un film su di lei perché hai un ruolo così importante in politica.

Sta facendo ironia?

È scritto ovunque che lei è il confessore di Putin. E lei non lo nega mai.

"Dozhd" ha ordinato un film. Presto ci sarà una grande marea di film e articoli simili sulla Chiesa ortodossa russa. Lo sappiamo. Lo consideriamo con calma.

Cosa intende per "ordinato"?

Ci sono persone che pensano che l'influenza della Chiesa dovrebbe essere ridotta al minimo.

Influenza sul governo?

Prima di tutto sulle persone.

In Russia il governo controlla tutto.

Qui lei ed io divergiamo un po'. A mio modesto parere, Dio controlla sia la Russia che il mondo.

Ma oggi tutte le persone nel nostro governo sono credenti.

Tutte? Ovviamente non tutte.

Dozhd ha solo 70.000 abbonati. Quindi non è una grande influenza.

Il giornale "Iskra" (La Scintilla) aveva una tiratura ancora minore ai suoi tempi. Ma ha contribuito con successo ad accendere un fuoco [la rivoluzione, ndt]. Quindi non tutto è perduto per quelli di "Dozhd".

Questa è una teoria del complotto. Hanno per lei un interesse puramente giornalistico. Per esempio, io ho una domanda. Quando era giovane, quando studiava all'istituto di cinema, leggeva L'arcipelago Gulag in samizdat. Perché allora si fide del KGB e dell'FSB?

In che modo si esprime questa fiducia? Soprattutto spiegare del KGB.

Per me i due sono la stessa cosa. Dopotutto, non nega di essere il confessore di Putin?

Ho già ripetutamente affermato che per le risposte alle domande sul cristianesimo, Vladimir Vladimirovich Putin ha la possibilità di consultare un numero non piccolo di persone competenti, da sua Santità il patriarca ai semplici sacerdoti e laici. Tra tali chierici c'è anche il sottoscritto, questo è vero. Il presidente visita regolarmente il monastero di Valaam e parla con noti padri spirituali sul Monte Athos. Per inciso, quando dice "confessore" intende ovviamente una qualche sorta di malfattore che è in grado di esercitare un'influenza speciale sul presidente. È suo diritto fantasticare quanto vuole su questo argomento o creare un numero qualsiasi di favole avvincenti, ma il fatto è che in natura non esiste una persona del genere, se non altro perché il presidente, come quasi tutti sanno, non tollera nessun tentativo diretto o anche obliquo di influenzarlo. È semplicemente ridicolo suggerire una cosa del genere. Qualsiasi analista che abbia studiato obiettivamente i movimenti del presidente nell'arco della sua vita pubblica in politica può cogliere questo dato. Il resto è per le persone a cui piacciono le teorie del complotto. Per inciso, questo ho dovuto ripeterlo fino alla nausea.

Ma lei conosce il presidente?

Beh, chi non lo conosce qui? Oh, va bene... ho il piacere di conoscerlo un poco personalmente.

Beh, lei è evasivo.

Perché? Mi perdonati, ma se dico che lo conosco un poco vuol dire solo che conosco davvero un poco Vladimir Vladimirovich Putin. Chi può dire di conoscere a fondo il nostro presidente, scagli la prima pietra contro di me.

Chi ha scritto per primo che lei è il confessore del presidente? Non è stato lei stesso?

Ovviamente no. Conosco quel giornalista. Non lo nominerò ora. Lo rispetto, anche se sedici anni fa, quando scrisse per la prima volta qualcosa del genere nel suo articolo, rimasi terribilmente deluso da lui.

Trae beneficio dall'essere chiamato dai media il confessore del presidente?

Non ci faccio caso.

[L'intervistatrice ricorda che tutti gli alti funzionari sono usciti per incontrarlo a Ekaterinburg, al che il vescovo Tikhon risponde che è andato in quella città per aprire una mostra come capo del Consiglio patriarcale per la cultura e come membro del presidio del Consiglio presidenziale per la cultura e l'arte. All'aeroporto è stato accolto da altri vescovi e membri dell'amministrazione locale. Ha discusso con loro l'apertura di un parco storico. In questo caso è venuto il governatore stesso, ma negli altri casi il governatore invia un suo rappresentante]

Le dà fastidio che il governo russo perseguiti coloro che la pensano diversamente?

In questa materia c'è una differenza fondamentale tra i tempi sovietici e i nostri tempi. Durante il periodo sovietico, conoscevamo persone specifiche che avevano represse per aver pensato in modo diverso secondo il codice politico. Nella prima metà del Novecento questi erano, diciamo, i nuovi martiri che tutti conosciamo. Più tardi, già nella nostra memoria, tutti nel nostro paese conoscevano persone come Aleksandr Solzhenitsyn, Zoja Krakhmalnikova, e Aleksandr Ogorodnikov (famoso dissidente ortodosso e organizzatore di un seminario cristiano, che ha trascorso dieci anni in carcere, nda), mentre nelle chiese si pregava per Victor Burdiuga (condannato nel 1982 a tre anni di campo di prigioni a per possesso e distribuzione di letteratura antisovietica, nda), e Nikolaj Blokhin (condannato nel 1982 a tre anni di campo di prigionia per possesso di letteratura antisovietica, nda). Conosco personalmente gli ultimi tre. Ma oggi semplicemente non conosco i nomi di persone incarcerate nei campi e nelle prigioni per le loro convinzioni.

Probabilmente non ha l'opportunità di seguirli, ma tali casi vengono falsificati ovunque e abbiamo gli stessi prigionieri politici che avevamo allora. Ce ne sono di meno, ma esistono. La Chiesa dovrebbe difendere coloro che sono stati condannati innocentemente.

Vuole che dirigiamo un movimento di dissidenti?

Sarebbe troppo. So che era favorevole alla riunificazione della Crimea.

Sì.

E la guerra nel Donbass?

Terribile.

Ha sentito parlare del produttore cinematografico ucraino Oleg Sentsov, che è stato condannato a vent'anni perché avrebbe voluto far saltare in aria la statua di Lenin a Simferopol? È stato difeso dal produttore Aleksandr Sokurov. Deve sapere che oggi il governo, anche se non nella stessa scala, sostanzialmente fa le stesse cose che faceva prima.

L'ho visto al telegiornale.

Un'altra domanda: chi le è più vicino il metropolita Filipp (Kolychev) (che fu assassinato per ordine dello tsar Ivan il Terribile per le sue critiche, ndt) o il metropolita Sergij (Starogorodksij) (che divenne famoso per aver firmato una dichiarazione compromettente con il regime sovietico, ndt)?

Il metropolita Filipp fu un grande santo e un uomo di notevole coraggio. Aveva rimproverato lo tsar per un male che era assolutamente ovvio per tutti. Ma non aveva davanti a sé la scelta che tormentava il metropolita Sergij. Il metropolita Filipp sapeva che avrebbe rimproverato Ivan il Terribile e poi sarebbe morto, ma l'Ortodossia e la Chiesa sarebbero andate avanti. Il metropolita Sergij, tuttavia, aveva una scelta diversa da fare: la prima opzione era salvare la Chiesa ortodossa nello spazio legale della Russia sovietica. Ma questo avrebbe significato acconsentire ai compromessi più seri, per impedire che i rinnovazionisti, succeduti ai bolscevichi, si impadronissero della Russia. L'attività dei rinnovazionisti, sostenuta e incoraggiata dal governo teomachico, stava portando alla sostituzione dell'Ortodossia con lo pseudo-cristianesimo predicato dai rinnovazionisti. Situazioni simili sono note nella storia della Chiesa universale. Col passare del tempo, come sappiamo da quella stessa storia, diventa impossibile un ritorno all'Ortodossia, al vero cristianesimo tra nazioni che hanno attraversato simili calamità. Il metropolita Sergij lo sapeva molto bene e, preservando la Chiesa, ha aspettato che le briciole delle istituzioni ecclesiastiche rimaste dopo quelle repressioni potessero essere riunite e restaurate.

La seconda scelta offerta al metropolita Sergij era quella di rinunciare all'esistenza legale della Chiesa, perire eroicamente insieme ai suoi fratelli e rimanere inconfutabilmente un eroe per l'eternità. Ma questo avrebbe aperto la porta al rafforzamento senza ostacoli nel paese di questo falso cristianesimo – il rinnovazionismo nelle sue varie forme – senza alternative. Ci sarebbe stata un'enorme probabilità che la Chiesa ortodossa russa locale sarebbe stata totalmente e per sempre distrutta nella sua gerarchia. Ci sono esempi del genere nella storia.

"Che il mio nome perisca nella storia, purché la Chiesa ne tragga beneficio", queste parole appartenevano al santo patriarca Tikhon. Il metropolita Sergij avrebbe sicuramente potuto ripeterle. Lui stesso ha detto: "La cosa più facile per me ora sarebbe l'esecuzione". Naturalmente non possiamo dire ora se la Chiesa russa locale si sarebbe salvata se avesse intrapreso un corso diverso. Forse, nonostante la pressione totalitaria e il potere politico dei rinnovazionisti, il loro totale sostegno da parte del governo e la sua onnipresente macchina repressiva, l'Ortodossia sarebbe potuta rinascere negli anni '90 da ciò che ne sarebbe rimasto nel sottosuolo. Ma questa è solo una congettura. Quelle persone vivevano in quei tempi e in quelle realtà. Erano responsabili della Chiesa davanti a Dio e risponderanno delle loro decisioni e atti al Giudizio Universale.

Note

[1] Film di recente uscita che calunnia gli imperatori Nikolaj e Aleksandra Romanov.

[2] Si parla della rivoluzione che rovesciò il governo imperiale e mise un gruppo di nobili di mentalità liberale a capo di una forma di governo parlamentare, che fu a sua volta rovesciato dai bolscevichi nell'ottobre 1917.

 
Мифы о Византии

Церковь, государство и Император, внутренний мир ромея, богатство и благочестие, Россия как преемница Византии

О Византии, чьей духовной и политической наследницей во многом является Россия, очень распространены мифы и ложные представления. Что якобы это было отсталое и неразвитое государство, восточная деспотия с застывшей мертвой культурой. Сегодня, в день падения Константинополя (29 мая по ст. стилю), мы публикуем вторую часть беседы об этих мифах и о Византии с кандидатом исторических наук, преподавателем Сретенской духовной семинарии Павлом Кузенковым.

Византийская церковь не была частью византийского государства

Есть такой распространенный миф, что Византия была деспотией, деспотическим государством.

Сначала надо разобраться со словом «деспот». Изначально так в античной Греции обозначали домохозяина. Так было и позже. Т.е. деспот, говоря по-русски, – это просто владыка, владелец чего бы то ни было, без каких-то негативных коннотаций. Но в европейской культуре где-то с XVIII века «деспот» начинает обозначать тирана. Происходит подмена понятий. И слово «деспот» начинает резать слух европейца, например, в здравице епископа: «Ис полла эти, деспота!» («Многая лета, владыко!»). Дескать, у православных одна сплошная деспотия.

Таким образом, деспот – это по-русски просто хозяин: человек, который ответственен за подведомственные ему территорию и людей. Люди, которые находятся под властью императора, ему послушны и подчинены. Но в таком подчинении нет никакого признака насилия. Поэтому для тогдашнего греческого уха деспотия – это просто нормальная власть.

Под деспотией имеют в виду чаще всего произвол одного человека, что-то вроде самодурственной и жестокой монархии.

Это назвалось тиранией и осуждалось как извращение власти. Императорская же власть определялась именно как «законное правление» (ἔννομοςἐπιστασία). В римско-византийской законодательной традиции есть закон, изданный ещё императором Феодосием II (V в.) и вошедший в кодекс Юстиниана (VI в.): если постановление императора противоречит законам, оно не исполняется. То есть император должен соблюдать законы и править справедливо. За это он отвечает перед Богом. Любопытно, что император стоял над законами – он был ничем и никем не ограничен, но это ограничение – чтобы его законодательные акты соответствовали законам – Феодосий II наложил на себя сам, заявив: «Нет ничего более прекрасного, нежели если император действует по законам».

А была в Византии система сдержек и противовесов?

Ну конечно, мощнейшая! Во-первых, всегда существовал сенат, который назывался по-гречески синклитом. В определенные моменты большую роль играли народные массы и армия. Наконец, Церковь всегда была независимой и никогда не находилась под контролем государства.

Император не являлся фактически главой Церкви?

Никогда! Это было бы грубейшим нарушением церковных канонов, которые запрещают любому мирянину вторгаться в церковные дела, а император считался хотя и непростым, но мирянином. Глава же Церкви – Христос.

Собор святой Софии

Это так по церковным законам и нормам, в идеале. А как дело обстояло фактически?

Фактически сложился консенсус: поскольку Церковь находится в миру, то император действует в ней как представитель светского общества. В частности, от лица всех мирян он участвует в избрании патриарха. Сначала Синод представляет три кандидатуры, а император выбирает одну из них. Он созывает Вселенские Соборы, устанавливает границы епархий – которые, как правило, совпадают с административными границами. Вот его участие в церковной жизни, и это важное участие. Но если по какой-то причине церковная иерархия возражает императору, он не имеет права своим решением, например, сместить патриарха или епископа. Точнее, он, конечно, может его арестовать и сослать, но это немедленно вызывает бурную реакцию в обществе, и он рискует потерять власть и даже жизнь. Да такое и происходило неоднократно, когда императоры вызывали жесточайшую смуту, силой действуя против духовенства. Особенно отличились в этом отношении иконоборцы и униаты. Но это были яркие примеры неподобающего поведения, которое решительно осуждалось.

В этом – одно из самых ярких отличий византийской практики от русской, когда у нас великие князья и цари прямо назначали митрополитов и Патриархов. Более того, со времен Петра наше духовенство давало клятву верности престолу, что, вообще говоря, являлось нарушением не только канонов, но и библейской заповеди. В Византии духовенство не приносило клятвы императору: клирики служили Богу и только Богу. Они не получали зарплат от государства, не находились с ним ни в каких формальных отношениях. С современной юридической точки зрения можно говорить, что Церковь была отделена от государства – хотя и была неотъемлемой частью византийского общества. Церковные и государственные институты действовали согласно – но независимо.

Вообще, независимость – важнейший инструмент церковной миссии и проповеди. Неслучайно самыми популярными наставниками всегда были отшельники. Если духовенство зависимо от власти, оно не воспринимается в качестве авторитетной силы. Учить, поучать может только беспрекословный авторитет, обладающий полной свободой. Следует признать, что это помешало нашей Церкви правильно сыграть свою роль в предреволюционный период. Зависимость от государства фатальным образом сказалось на ее авторитете. А в советский период гонимая государством Церковь авторитет вновь обрела.

Но разве плохо, если Церковь будет иметь влияние на государственные дела и государственных людей? Будут более нравственные законы, смягчатся нравы.

Самое важное – не потакать «властям предержащим». Показывать, что у Церкви есть своя программа и свои принципы, напоминать государству и его представителям о границах добра и зла. Обличать их время от времени и публично наставлять. Таким был механизм поддержания церковного авторитета в Византии – вспомним Иоанна Златоуста, образца святителя на все времена.

О византийском коварстве

Если продолжать разговор о мифах вокруг Византии, то еще распространен миф о якобы особом византийском коварстве.

Возникновение этого мифа напрямую связано с культурной пропастью, которая в средние века разделяла Запад и Восток. В глазах западноевропейских рыцарей и даже наших русских летописцев, людей, можно сказать, бесхитростных, греки казались воплощением коварства. Но с чем это было связано? С тем, что византийская армия, как правило, воевала не числом, а уменьем. Искусство византийской стратегии – это искусство победы малой кровью и малыми силами, при максимальном сбережении людей. Успеха стремились достигать с помощью военной хитрости или дипломатии. Поэтому византийцы были мастерами политической интриги. Политика воспринималась ими как шахматная игра.

Конечно, для средневековой рыцарской культуры, для русских дружинных обычаев это выглядело низостью: там была своя культура – культура поединка, честной силовой борьбы. Вспомним Святославово: «Иду на вы!» Но византийцы уже не могли позволить себе этой роскоши, свойственной задорным молодым нациям, не жалеющим своих сил. В этом смысле Византия больше похожа на Китай.

А как же представления, имеющие скорее внутренний характер – византийские интриги при дворе, особое коварство во внутренних межэлитных столкновениях?

Высокая политическая культура неизбежно приводит к тому, что возрастает напряженность скрытой борьбы за власть. Она уже не выплескивается в грубые потасовки и резню, а принимает форму изощренной интриги, подковерного соперничества элит. Тем более что при византийском дворе очень большую роль играли женщины. Византийская цивилизация в целом характеризуется высокой ролью женщины, которая почти во всем считалась равной мужчине. Заметим, что даже на фресках в Святой Софии император почти всегда изображается рядом с императрицей – причем симметрично, на равных. Ни один прием не мог состояться без августы – либо жены, либо, если император – вдовец, его дочери или невестки. Ну, а там, где женщины, – там эмоции и страсти. Кроме того, во дворце было немало евнухов, мода на которых пришла из Персии еще во времена Диоклетиана. Евнухи считались людьми талантливыми, но крайне властолюбивыми и злопамятными, склонными к интриганству.

Впрочем, по сравнению с интригами какого-нибудь мадридского, парижского или лондонского двора византийские интриги не представляют ничего выдающегося. А по части жестокости они вообще далеко отстают: сплошь и рядом источники говорят о сановниках, которые после осуждения за измену и даже бегства за границу получали прощение и занимали самые высокие должности в государстве.

А как же ослепление? Жестокое очень действие.

Что такое ослепление? Это устранение опаснейшего претендента на престол без его убийства. Можно, конечно, навсегда засадить конкурента в темницу, как несчастного Иоанна Антоновича, а можно ослепить и оставить жить в монастыре.

Внутренний мир средневекового человека совсем другой, чем наш

А почему нельзя просто оставить жить в монастыре? Зачем нужно еще и ослеплять?

Потому что друзья его освободят, и будет гражданская война, тысячи убитых. Впрочем, далеко не всех свергнутых императоров ослепляли – вспомним Михаила VII Дуку, ставшего митрополитом, или Иоанна VI Кантакузина (XIV в.), который после смещения с престола прожил многие годы как монах Иоасаф, занимаясь литературой и богословием.

Между прочим, мы знаем случаи, когда ослепленные правители считали, что их ослепили по их грехам, начинали много молиться и беседовать с Богом. Таков был наш великий князь Василий Васильевич Темный. Ослепление он воспринял как некий дар Божий, помогающий отойти от мирской суеты и приготовиться к смерти. Следует помнить, что внутренний мир средневекового человека был совсем не похож на наш. Для него смерть – это только начало настоящей жизни. Главная цель любого христианина – попасть в Царство Небесное. А император – всего лишь временный наместник Христа. Но придет Христос, восстановится Царство Божие, и вот тогда-то и начнется нормальная империя.

Этот параллелизм Царства Христа и царства христиан постоянно подчеркивается. Они пытаются предугадать те формы, в которых будет развиваться политическая жизнь уже после Воскресения. Это будет жизнь на этой земле во главе со Христом. Царство будущего века, Царство Христа будет соединением этих двух начал – государства и Церкви. Но в грешном земном мире мирское и духовное разобщено, и любая попытка соединить их до Второго Пришествия катастрофична. Как только государство берет на себя функции Церкви, Церковь вырождается в часть аппарата принуждения. И наоборот, как только сама Церковь берет на себя функции государства, ее проповедь превращается из духовного наставления в грубый приказ. Ни в том, ни в другом случае не достигается главная цель – воспитание нового человека. Корень греха – волевое начало. Не тело, не ум, а порочное воление приводит ко греху, и уврачевано оно может быть только через уврачевание самой этой свободной воли. Поэтому свобода – необходимое условие спасения человека, и христианство по праву может быть названо религией свободно постигаемой Истины – т.е. веры. В этом контексте любая теократия как форма правления фальшива и антицерковна. Бог и так правит миром, но попытки выдать Его за главу земного государства приводят к страшным последствиям. Царствие Христово не от мира сего, и Он возглавит Своё Государство только по Втором Пришествии.

Поэтому Византия не была теократией, и государственная власть там не принадлежала Церкви. Но она не была и светской монархией в нашем смысле. Это был уникальный синтез двух начал: начала духовного и начала мирского, которые органически соединялись в симфонической двоице царства и священства, императора и патриарха. Самое сложное, но и самое важное – соблюсти между ними баланс, равновеличие и независимость обоих.

А что можно сказать про распространенные представления о якобы культурной отсталости византийцев?

Как мы уже говорили, византийцы уже в самом начале своей цивилизации, то есть в ранее Средневековье или позднюю Античность, имели настолько высокий уровень цивилизации, что развивать ее еще дальше было уже очень трудно. Яркий пример – храм Святой Софии. Ничего подобного до него не существовало, на долгие века он стал эталоном и своеобразной визитной карточкой Византии как цивилизации.

С другой стороны, их культура, как раз благодаря своему богатству, на своих поздних этапах может показаться вторичной. Но это свойственно абсолютно любой цивилизации на ее поздних этапах. То же самое можно сказать, например, про позднюю Античность, которая по сравнению с Античностью ранней может показаться эпигонской. Это же, кстати, характерно и для нашей сегодняшней цивилизации. Сегодня любой ученый обязан знать все, что написано до него, и научная работа должна содержать целые подвалы ссылок на литературу. Если бы в таких условиях творили, например, Платон или Аристотель, создавать свои труды им было бы сложнее.

Впрочем, хотя цитат в разных византийских сочинениях и правда много, но творческое начало вовсе не угасло – скорее, дремало, сокрытое под пластами мыслей классиков. Но как только появлялась новая задача, новый вызов, оно просыпалось к жизни. Как это и произошло в XIV веке, когда в Византию приехал из итальянской Калабрии монах-философ Варлаам. Он подверг уничижающей критике византийский исихазм – и тут же в ответ появилось тонкое и изощренное учение святителя Григория Паламы, которое мы до сих пор не очень хорошо знаем, потому что Византия вскоре погибла и не успела его широко транслировать. Многие богословские трактаты этой эпохи еще не изучены должным образом.

Удивительно, насколько плодотворной и яркой была богословская и философская дискуссия, которая вспыхнула на закате Византии. Казалось бы, надо было заниматься военным делом, думать, как обороняться от турок, – а они спорили, как правильно молиться. Но это и есть едва ли не главный топос византийской культуры – побеждает не тот, у кого много войск, а тот, с кем Бог. А Бог с тем, кто правильно молится. А правильно молится тот, кто правильно понимает заповеди Божии и соблюдает их.

Этот топос перейдет и в нашу культуру: не в силе Бог, а в правде. Даже слова Молотова 22 июня 1941 года – «Наше дело правое, враг будет разбит, победа будет за нами» – не что иное, как переформулированная византийская формула победы.

Монастыри богатые, а монахи нищие

Часто Византию и византийскую культуру также обвиняют в показной роскоши, лишь внешнем и слишком пышном благочестии.

Богатство и благочестие в православной традиции часто рассматриваются как антиподы. Но византийский рецепт или, если угодно, секрет заключается в том, что богатство – это продукт благочестия. Неожиданно, но очень по-библейски. И не только по Ветхому, но и по Новому Завету, ибо Господь – Податель благ. Возьмите, например, послания апостола Павла – и увидите, что это был, говоря современным языком, умелый и хваткий организатор. Для него этот практический аспект церковной жизни был очень важен. А афонские монастыри? Из их документов мы видим, что богатство и процветание обители расценивалось как доброе дело монахов, а запустение – как результат богопротивного нерадения.

Вы спросите – а как же традиция аскетизма? Главная идея тут в том, что богатство не должно быть привязано к личности. Именно зависимость от богатства делает его опасным, мешающим спасению души – вспомним слова Господа о верблюде и игольном ушке. Но само по себе богатство и изобилие – великая милость, благодать Божия. Изобилие, процветание может стать прекрасной основой для благочестивой и праведной жизни. Главное – чтобы человек не привыкал к нему, не зависел от комфорта и достатка. Поэтому в богатых монастырях монахи – нищие аскеты, обеспеченные только самым необходимым.

Роскошь в Византии была как бы презентационной функцией. Если ты сановник, ты обязан вести роскошную жизнь, одеваться в дорогие одежды и жить в прекрасном дворце. На это ты обязан тратить все свое высокое жалование – и заказы от сановников поддерживали высокий уровень ювелирного, иконописного, строительного дела, питая тысячи семей. Эта роскошь – не дань тщеславию и гордыне. Это своего рода общественная нагрузка: сановники обязаны роскошью демонстрировать важность той должности, которую занимают. То же касается и церковных облачений, и богатого убранства храмов.

Другое дело – монахи. Они как бы умерли для мира, и все мирские понятия им чужды. Монашеское одеяние – самая простая одежда, которая только может быть. Недалеко от них и простые священники, и даже епископы. В X веке Лиутпранд, посол германского короля при византийском дворе, сам епископ, удивлялся: «У нас даже крестьянин живет лучше, чем греческий епископ». Дело в том, что в Византии Церковь не только не находилась на содержании у государства, но еще и платила налоги. Типичное для Запада представление о том, что сан епископа обеспечивает богатство, разительно отличалось от скромной и полной хлопот жизни византийских архиереев.

Надо сказать, что экономил даже императорский двор. Например, что делали хитрые византийцы, чтобы бросить пыль в глаза иностранцам? Из всех ювелирных лавок во дворец свозились золотые изделия и прочие украшения, ими наполняли целую комнату и вводили туда посла. Конечно, изумленный посол писал своему султану или королю: «Воевать с ними нет никакого смысла, у них только в одной комнате золота столько, что они могут купить всех наших воинов». Такая уловка помогала поддерживать престиж и сберегла множество жизней. Но в каком-то смысле византийцы сами стали жертвой собственной хитрости, поскольку их соседи, особенно на нищем Западе, стали мечтать о несметных, как им казалось, богатствах Константинополя.

Византия как христианская страна

Святитель Фотий Константинопольский

Если Византия была христианской страной, то население там тоже было благочестивым?

В свое время новоокрещенные болгары спрашивали патриарха Фотия, почему в христианской империи так много людей живут совсем не праведно, тогда как в Болгарии даже среди язычников немало честных и порядочных людей. Фотий ответил: «Язычники не интересуют демонов, а вот христиане подвергаются их постоянным нападениям и искушениям». Один сбитый с пути праведник для дьявола важнее, чем тысяча мелких грешников. Исходя из этой логики, распространение христианства – долгий и далеко не равномерный процесс.

Я бы все же сказал, что Византия долгое время была позднеантичным обществом, со всеми типичными для него пороками: мздоимство, сребролюбие, властолюбие, блудодеяние, зависть… Даже в государстве, где христианство считалось господствующей религией, люди продолжали жить, как привыкли. Но это не значит, что общество не менялось. Изменились идеалы, появились примеры истинной христианской жизни – святые. И они стали образцом воспитания для будущих поколений.

Если же говорить о специфически византийских пороках, которые в конце концов и разрушили империю, то я бы назвал эгоизм. Эгоизм индивидуальный, который усиливал расслоение общества. Эгоизм сословный, который привел к отчуждению аристократии от простого народа. Эгоизм этнический, в ходе которого Византия переродилась из многонациональной империи в национальное греческое государство. После крестовых походов зараза национализма деформировала византийское сознание. Они стали говорить: мы – эллины, великий народ, мы – главные.

Мы русские, а Россия – для русских?

Похоже. Ромеи стали ощущать себя греками и отталкивать сербов, болгар, албанцев и других «варваров» – которые и сами, надо сказать, отвечали тем же. Когда-то единый византийский мир распался на несколько враждующих православных государств – и когда пришли турки, сербы, греки и болгары предпочитали смотреть, как их соседи по очереди становятся подданными султана, но даже не пытались объединить силы против общего врага. Более того: идут турки на Болгарию – и сербы с ними вместе. Идут турки на Сербию – болгары и греки идут с ними. И, наконец, турки осадили Константинополь. И болгары с сербами участвуют в осаде. И не просто участвуют – радуются его падению! Вот до такого состояния дошли православные народы. Но пришли турки – и всех помирили, поставив в положение рабов. Такова была расплата за национальный эгоизм.

Досталось по заслугам и византийской элите. Когда константинопольские богачи поднесли султану дары, сказав, что все богатства теперь его, он ответил: «Эти богатства вы должны были дать своему царю, чтобы он снарядил армию и сражался со мной». Богатства он, конечно, забрал, но их бывших хозяев не поблагодарил, а казнил как предателей.

Таков был османский стиль управления: примитивно, жестоко – но честно. Турки вообще славились среди окрестных народов своей справедливостью. Русский публицист XVI века Иван Пересветов писал, что Бог наказал греков за лживость и неспособность договариваться друг с другом. Господь отвернулся от этого народа – и к кому обратил Свой лик? К праведному басурманскому царю! Ибо тот, хотя и нехристь, не на словах, а на деле следовал заповедям Христа.

Если вкратце, чем Россия похожа на Византию? Каковы основные параллели?

Коротко: Россия единственное на планете государство, способное защитить сегодня традиционные ценности. Даже не собственно христианские, а общие базовые религиозные ценности, лежавшие в основе великих цивилизаций прошлого – прежде всего, Византии.

Если Россия – преемница Византии, почему мы так мало о Византии знаем?

Мы ленивы и нелюбопытны, как говорил Пушкин. Бывает, что наследники ничего не знают о своих предках. И это наша беда и трагедия. Если мы в этом состоянии «Иванов, не помнящих родства» будем оставаться дальше, наше будущее печально.

Напоследок, что посоветуете нашим читателям читать в качестве введения по истории Византии?

В первую очередь, это книга Георгия Александровича Острогорского «История Византийского государства». Написана она выходцем из России, еще по-немецки, в Германии. После прихода к власти фашистов автор был вынужден уехать в Чехословакию, затем в Югославию. Книга была отредактирована после войны, выдержала несколько переизданий и была переведена на огромное количество языков. Характерно, что русский перевод появился одним из последних – после турецкого и украинского. Но, слава Богу, он теперь доступен нашим читателям, в сопровождении справочных приложений и более новой библиографии.

 
Eletto il nuovo metropolita delle Terre ceche e della Slovacchia

Dopo alcuni mesi in cui il mondo ortodosso ha ricevuto notizie contraddittorie degli eventi nella Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia, si è giunti a una decisione conciliare che ha eletto come nuovo metropolita l’arcivescovo Rastislav (Gont) di Prešov e Slovacchia. Presentiamo le notizie dell’elezione, corredate dalla sua fotocronaca, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti. Assieme alle notizie, per far vedere di persona ai nostri lettori il nuovo, giovane primo ierarca, presentiamo anche il video della Divina Liturgia archieratica presieduta dall’arcivescovo Rastislav alla chiesa dei santi Cosma e Damiano a Vyšná Jedľová, il 14 novembre 2013.

 
Vescovo Petru Pruteanu: un'intervista a tre settimane dall'ordinazione

Eccellenza, lei è stato eletto vescovo della Chiesa ortodossa russa, in un momento in cui la Russia ha scatenato una violenta guerra contro l'Ucraina, le cui conseguenze si fanno sentire anche in Moldova. Ciò ha causato molta delusione nella Repubblica di Moldova e in Romania. Come interpretare questo passaggio?

In genere, rimane deluso solo chi si illude e non sa come funzionano le cose nella Chiesa, dove la storia non si conta in mesi o anni, ma in secoli e millenni. Mi rendo conto che, nel contesto di una guerra così grande e violenta come quella in Ucraina, qualsiasi evento locale o globale rischia di essere correlato ad essa, soprattutto se le emozioni del momento prevalgono sul pensiero logico e apolitico. Non mi stupisce quindi che anche l'elezione di un vescovo, che non ha mai rinnegato o camuffato la propria identità etnica e linguistica, sia diventata per alcuni una "occasione per scherzare". La linea di fondo, tuttavia, è che la "follia" non è per il coinvolgimento nella politica ma, a quanto pare, per la mancanza di una certa posizione e attitudine politica. Quale altro atteggiamento ci si poteva aspettare da un sacerdote moldavo dall'estremità della terra, che ha nella sua comunità credenti di sette o otto paesi, di lingue e culture diverse, ma che egli ha mantenuto nella pace e nell'unità anche in questi momenti difficili? O anche questo approccio pacifista potrebbe essere uno stratagemma cospirativo? Se è così, allora anche in connessione con la guerra in Ucraina, dobbiamo considerare anche la non accettazione della Romania nell'area Schengen, e il cambiamento nel discorso pro o anti-Covid in tutto il mondo, e persino i risultati del Mondiali in Qatar, dove i grandi sostenitori dell'Ucraina sono stati rapidamente eliminati dalla competizione, ovviamente, "per volere del Cremlino". Ma spero che ogni persona onesta e razionale prenda le distanze da un approccio così fantasioso e "da sobborgo"...

Ma come è successo che lei ha studiato in Romania, ma poi è tornato in Moldova, in seno alla Chiesa russa e, infine, è finito in Portogallo, anche qui nella Chiesa russa?

Per chi non lo sapesse o se ne dimenticasse, io sono stato battezzato nella Chiesa russa, l'unica a quel tempo nella Repubblica socialista moldava, e nella stessa Chiesa sono stato ordinato diacono e sacerdote nel 2003. Sì, ho studiato e sono diventato monaco nella Chiesa ortodossa romena, dove ho molti amici e colleghi, ma nonostante i buoni risultati nell'insegnamento e qualche ricerca teologica originale, non mi è mai stato offerto alcun ministero attraverso il quale potessi dare un contributo sostanziale alla vita della Chiesa. In Moldova, invece, fin dal primo anno mi è stato offerto di insegnare in seminario, poi in facoltà, e dal 2007 al 2009 sono stato anche preside ad interim, mentre in Romania non mi è stato nemmeno offerto un posto di assistente universitario. Se avessi la mentalità di un "manelista", [1] probabilmente direi che sono stato tradito o umiliato, ma poiché non sono un "manelista", lascio parlare di tradimenti, frustrazioni e complessi altre persone, che hanno tutto il loro pensiero formattato solo in questi termini. Per me ciò che conta non è la giurisdizione (che comunque è relativa e umana), ma il diritto e la libertà di fare ciò che so e che posso fare! E, grazie a Dio, ovunque io sia stato finora, il mio diritto di scrivere e parlare non è stato limitato, e per me questo è essenziale.

Nel 2012, a seguito di circostanze davvero provvidenziali (da me percepite all'epoca un po' come un "esilio"), sono finito a prestare servizio in Portogallo, nella diocesi russa di Chersoneso (Korsun), che comprendeva Francia, Svizzera, Spagna e Portogallo, con sede a Parigi. Già nell'estate del 2018 il vescovo Nestor di Chersoneso mi aveva promosso vescovo vicario per la Spagna e il Portogallo, ma alla fina, dopo solo pochi mesi, egli stesso è stato inviato alla diocesi per la Spagna e il Portogallo (e promosso al rango di arcivescovo), ed è stato nominato un metropolita-esarca a Parigi. Dato che la Spagna e il Portogallo avevano allora circa 30 parrocchie, l'arcivescovo Nestor non aveva più bisogno di un vicario, e l'argomento della mia promozione aveva perso la sua rilevanza.

E come è tornata l'idea di un vescovo vicario, e perché proprio adesso, in piena guerra?

Il 7 giugno 2022 il metropolita Antonij Sevrjuk di Parigi ha preso il posto del metropolita Ilarion Alfeev di Volokolamsk, e l'arcivescovo Nestor è stato trasferito a Parigi, prendendosi nuovamente cura di Francia e Svizzera. Si è così ripresentata la necessità di un vicario per la Spagna e il Portogallo, tanto più che, nel frattempo, aumentava anche il numero delle parrocchie, e tra i fedeli della diocesi arrivavano molti profughi dall'Ucraina.

Non ho modo di sapere se l'uscita del metropolita Ilarion Alfeev dalla carica di capo delle relazioni ecclesiastiche esterne e la sua sostituzione con il metropolita Antonij il 7 giugno abbia o meno qualcosa a che fare con la guerra in Ucraina (lo stesso metropolita Ilarion nega tale connessione). Certo è che la mia elezione a vescovo vicario è solo una conseguenza secondaria di questi cambiamenti nella gerarchia occidentale, poiché, ripeto, l'ex arcivescovo di Spagna e Portogallo, vladyka Nestor Sirotenko, è stato nominato metropolita-esarca a Parigi, e in Spagna e il Portogallo aveva bisogno di almeno un vescovo vicario. Inoltre, ero l'unico ieromonaco della Penisola iberica con studi idonei per un tale ministero, e su richiesta di sua Eminenza Nestor, che mi ha sempre ispirato e mi ha dato fiducia e libertà, ho accettato questo servizio proprio perché non aveva alcuna connotazione politica e proveniva da una reale necessità pastorale e missionaria sentita da tempo.

Ha avuto incontri e discussioni con il patriarca prima dell'elezione?

Come previsto dal Regolamento sull'elezione dei vescovi della Chiesa russa, prima della mia presentazione al Sinodo, ho avuto un breve incontro con il patriarca Kirill e un altro con il nuovo capo delle relazioni ecclesiastiche esterne, il metropolita Antonij. In nessuno dei due incontri è stato toccato il tema della guerra, né mi sono stati fissati compiti od obblighi politici. Non si è parlato di "russkij mir", né di promuovere o difendere alcuna idea o ideologia, ma solo di evitare discussioni o dibattiti politici e di mantenere la pace e la buona comprensione tra tutti i credenti nelle nostre comunità, indipendentemente dalla lingua, dalla nazione e dalle visioni politiche. Francamente, ho avuto l'impressione che qualsiasi discorso politico o politico-religioso relativo a questa guerra o ad altre questioni correlate sia riservato a una cerchia ristretta di persone dell'"apparato patriarcale", perché se tutti i 400 vescovi della Chiesa russa fossero messi a parlare su tali argomenti, o fosse loro permesso di farlo, penso che il caos e la follia sarebbero molto maggiori.

E per placare anche i più sublimi teorici della cospirazione, voglio dire che non mi è stato chiesto o proposto di firmare alcun tipo di documento o impegno riguardo a qualcuno o a qualcosa. L'unico testo che ho firmato è stata la confessione di fede prima dell'ordinazione, che ho anche recitato pubblicamente (come è tradizione ortodossa universale), e in cui, a differenza del testo romeno della stessa confessione, manca l'impegno di lealtà verso un certo Paese o nazione. Quindi, da questo punto di vista, io sono più libero di qualsiasi vescovo romeno, che deve essere fedele a un presidente non romeno e non ortodosso.

Non era più opportuno, in questo contesto, non accettare l'ordinazione nella Chiesa russa?

Ho sentito opinioni secondo cui avrei dovuto rifiutare l'ordinazione per mano del patriarca Kirill. Ma non so di alcun vescovo romeno che, dopo l'anno 1453, abbia rifiutato l'ordinazione o la commemorazione del patriarca di Costantinopoli, anche se il patriarca era insediato e rimosso dal sultano ogniqualvolta lo voleva la "Porta ottomana", e ancora dietro forti pagamenti di denaro, e inoltre gli stessi patriarchi dovevano sostenere le campagne militari dei turchi contro i popoli ortodossi. Quando il patriarca Gregorio V di Costantinopoli appoggiò (indirettamente!) il movimento per liberare i greci dai turchi nel 1821, pur chiedendo perdono al Sultano, fu comunque impiccato alle porte del Patriarcato. Inoltre, tutti i patriarchi di Costantinopoli, dai quali dipendevano anche i metropoliti romeni fino al 1885, invitavano i greci e gli altri popoli balcanici a non protestare contro la Porta ottomana! Dov'erano i "confessori" romeni che ruppero con il Fanar e smisero di menzionare il patriarca di Costantinopoli? Inoltre, i vescovi romeni commemoravano i fanarioti e allo stesso tempo pregavano per la vittoria dell'esercito imperiale russo, che li avrebbe liberati dai turchi. Questa è storia e non possiamo negarla o dimenticarla. Pertanto, perché dovrei condannare o giudicare le dichiarazioni del patriarca Kirill, quando tutti gli altri patriarchi, incluso il patriarca Daniel, mantengono la comunione con lui e lo commemorano? Conosce qualche patriarca che ha interrotto la commemorazione del patriarca Kirill a causa delle sue dichiarazioni sulla guerra in Ucraina? C'è qualche patriarca che avrebbe detto che il patriarca Kirill ha perso la grazia del sacerdozio perché sostiene la guerra iniziata dal Paese in cui è nato, vive e serve?

Io, servendo in Occidente, prego per i leader del Paese in cui vivo e per il suo esercito, che è membro del blocco NATO; non prego per l'esercito russo, né per quello ucraino, e nemmeno per quello moldavo (quasi inesistente). Piaccia o no, devo pregare per l'esercito della NATO! Nella guerra russo-giapponese (1904-1905), il santo ierarca Nicola del Giappone, russo di nascita, pregò per l'esercito giapponese, mentre i vescovi in Russia pregavano per l'esercito russo. Allo stesso tempo, mantennero la comunione canonica ed eucaristica, e la Chiesa russa, nonostante la guerra persa dall'esercito russo, ha canonizzato san Nicola Kassatkin, considerandolo "l'apostolo del Giappone".

Quindi, senza dimenticare le lezioni storiche e lasciando da parte le emozioni del momento, ispirate anche da mass media servili, non confondiamo la politica con la vita della Chiesa e lasciamo che i sacerdoti e i vescovi facciano il loro lavoro. Come servo di Dio e della Chiesa, prego per la pace in tutto il mondo, condanno ogni guerra o aggressione e cerco, per quanto posso, di aiutare i senzatetto, i rifugiati, le vedove e gli orfani. Chi da me si aspetta rivoluzioni o proteste, ha sbagliato indirizzo...

Quali compiti rientrano nelle attribuzioni del vescovo di Caffa e vicario dell'Europa occidentale?

Innanzitutto voglio precisare che questo titolo "di Caffa", sebbene rappresenti il vecchio nome di una città della Crimea, non ha nulla a che vedere con la guerra in corso e con l'occupazione della Crimea da parte delle truppe russe nel 2014. Come si pratica anche nel Patriarcato di Costantinopoli, i vescovi ortodossi in Occidente portano spesso i titoli di città antiche, che un tempo erano centri diocesani, ma ora non lo sono più. Così, il metropolita di Parigi porta il titolo "di Chersoneso" (o Korsun), e il vescovo di Gran Bretagna ha il titolo "di Surozh". Già nel 2010, quando l'attuale metropolita di Korsun fu eletto vescovo vicario, gli fu dato lo stesso titolo "di Caffa", poi passato all'attuale vescovo diocesano di Vienna, e alla fine a me. Questi titoli onorifici rispettano solo formalmente la regola canonica di ordinare il vescovo solo per una città concreta e non senza destinazione. Anche nella Chiesa romena, per esempio, il vicario dall'Italia ha il titolo "di Bogdania", che è uno dei vecchi nomi della Moldova, ma questo non significa che sia un vescovo diocesano in Moldova, dove ci sono già due metropolie, una a Iasi e un'altra a Chişinău.

Come vescovo vicario, dovrò aiutare nel suo ministero il metropolita Nestor, che ormai supervisiona più di cento parrocchie sparse in quattro paesi. Servirò principalmente in Portogallo, ma anche nelle parrocchie moldave in Spagna e Francia, che sono poche, ma alle quali il metropolita Nestor presta particolare attenzione e rispetto per la loro identità, ritenendo assolutamente necessario avere un vescovo che le serva e che predichi in romeno. Sempre con questa missione c'è anche un vescovo moldavo in Italia, sua Eccellenza Ambrozie Munteanu.

Ho sentito il parere di alcuni cosiddetti "analisti", che hanno visto nella mia elezione un tentativo della Chiesa russa di rafforzare le proprie posizioni. Ma chiederei a coloro che dicono cose del genere: hanno visto un atteggiamento negativo o un complesso del Patriarcato di Mosca nel fatto che in Italia o in Spagna la Chiesa ortodossa romena ha circa cinque volte più parrocchie, molte delle quali sono formate da credenti della Moldova? È stata emessa una nota di protesta in relazione a questo, anche se alcuni vescovi della Chiesa romena hanno ricevuto diaconi o sacerdoti della Moldova senza dimissoriali canoniche? Quindi smettiamola con le invenzioni e le cospirazioni e vediamo come stanno realmente le cose. E fintanto che non ho dato alcuna reale opportunità di pensare che io stia facendo politica russa o sostenendo la guerra, davvero non capisco da dove vengano le delusioni e le accuse! Siamo diventati così malati spiritualmente da non credere più che ci siano nella Chiesa sacerdoti e vescovi onesti, che non confondono le cose di Cesare con quelle di Dio?

Infine, pensa che il suo rapporto con la Chiesa ortodossa romena potrebbe peggiorare?

Spero di poter conservare e ampliare il rapporto di amicizia con tutti gli ortodossi della diaspora, ma soprattutto con la Chiesa ortodossa romena e l'ambiente teologico romeno, con il quale ho sempre avuto un rapporto speciale. Dopo la mia elezione e ordinazione al rango episcopale, ho ricevuto le congratulazioni da diversi vescovi romeni, e alcuni mi hanno persino invitato a concelebrare con loro – cosa assolutamente naturale tra i vescovi ortodossi, indipendentemente dalla giurisdizione e dalla lingua, ma ancora di più tra i vescovi che parlano la stessa lingua. Da parte del Patriarcato di Mosca non ci sono divieti o riserve a servire o collaborare con altri vescovi canonici ortodossi, se anche loro, ovviamente, lo desiderano. Spero che nella Chiesa ortodossa romena ci sia e ci sarà lo stesso atteggiamento... Purtroppo, però, ci sono anche alcuni vescovi, sacerdoti e fedeli della Chiesa ortodossa romena che, soprattutto di recente, danno alcuni segnali di ostilità, e credono che, sull'onda della russofobia (parzialmente giustificata) in Europa, potrebbero aumentare la loro influenza soprattutto tra i moldavi. Ma non si può liberare qualcuno dalle reti di una politica trascinandolo nelle reti di un'altra o ricattandolo emotivamente. Non molto tempo fa, una comunità romena in Occidente, venendo a conoscenza che una comunità di moldavi e ucraini (capeggiata da un sacerdote della metropolia di Chişinău), voleva fondare una parrocchia in quella città, ha invitato la comunità cattolica e la società civile della zona a non dare la chiesa agli "agenti di Mosca" e ai "sostenitori di Putin". Al di là del fatto che sui social romeni si vedono più sostenitori di Putin e critici di Zelenskij di quanti se ne vedano in Moldova, spero che tutte queste momentanee emozioni passino il prima possibile, e che le persone, indipendentemente dalla loro nazione, dalla loro lingua e dal luogo in cui vivono, inizino a pensare razionalmente e costruiscano il loro rapporto con il prossimo sulla base del messaggio evangelico, non su frustrazioni complesse e aspirazioni imperialiste, e seppure su allarmismi cospiratori estranei allo spirito dell'Ortodossia.

Nota

[1] Le "manele" sono un genere musicale popolare di derivazione turca tipico della Romania, tradizionalmente suonato dagli zingari. Sono spesso criticate come una forma di sottocultura a causa delle vanterie dei cantanti e di alcune espressioni volgari. (ndt)

 
Двуглавая гидра украинского раскола и мировое Православие

Статья председателя Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополита Волоколамского Илариона на православном интернет-портале «Иисус».

6 мая исполнилось четыре месяца с тех пор, как Константинопольский Патриарх Варфоломей подписал «томос» об автокефалии «Православной церкви Украины», согласно которому главой новосозданной структуры назначен Епифаний Думенко с титулом «митрополит Киевский и всея Украины». Патриархом Варфоломеем было разослано письмо предстоятелям Поместных Православных Церквей с требованием признать данную структуру канонической Православной Церковью Украины вместо Украинской Православной Церкви, возглавляемой Блаженнейшим митрополитом Киевским и всея Украины Онуфрием.

За прошедшие четыре месяца ни одна Поместная Православная Церковь не признала деяние Патриарха Варфоломея, совершённое с вопиющим нарушением церковных канонов. Ряд Церквей официально заявил о несогласии с этим деянием, о непризнании легализации раскольников, о поддержке канонической Украинской Православной Церкви во главе с митрополитом Онуфрием. Другие Церкви взяли время на изучение ситуации. Но ни одна не поддержала свершившееся беззаконие. Почему?

Во-первых, всем известно, что Украинская Православная Церковь объединяет большинство православных верующих Украины. Она включает в себя почти 13 тысяч приходов, более 200 монастырей, ее членами являются миллионы верующих. Именно она, а не группа раскольников, ныне получившая легитимизацию со стороны Патриарха Варфоломея, является единственной канонической Церковью Украины, о чем не однажды во всеуслышание заявлял и сам Патриарх Варфоломей, в последний раз – в январе 2016 года, на Синаксисе Предстоятелей Поместных Церквей.

Во-вторых, именно Украинская Православная Церковь во главе с Блаженнейшим митрополитом Онуфрием является национальной Православной Церковью Украины. Это не «Российская церковь», как пытался ее обозвать уходящий с поста президента П.А. Порошенко. Ее члены – граждане Украины, родившиеся и выросшие в своей стране, имеющие украинский паспорт и любящие свою родину. Ее административный центр находится не в Москве, а в Киеве. Вопреки утверждениям Порошенко, молитвы в Украинской Церкви возносятся не за российскую власть и не за российскую армию, а за украинскую власть и украинскую армию. Самоуправляемая Украинская Православная Церковь обладает всей полнотой прав, позволяющих ей быть национальной Церковью своей страны. С Московским Патриархатом ее связывает духовное и историческое единство, восходящее ко временам Киевской Руси, но ни административной, ни финансовой, ни какой-либо иной зависимости от Москвы она не имеет.

В-третьих, всем известно, что раскольничье сообщество, ныне легализованное Патриархом Варфоломеем, представляет собой конгломерат из двух групп, ни одна из которых не имела канонической иерархии на момент признания Константинополем. Одну группу – так называемый «Киевский патриархат» – возглавляет человек, чье отлучение от Церкви было признано всеми Поместными Церквами, включая Константинопольскую. Другая группа восходит к запрещенному в служении епископу Русской Церкви и лицу, никогда не имевшему не только епископского, но даже священнического рукоположения. В народе таких людей называют «самосвятами». Признание этой лже-иерархии совершилось без должного исследования ее происхождения и даже без формального перерукоположения, одним волевым актом Патриарха Варфоломея.

В-четвертых, даже после получения «томоса» раскольничье сообщество продолжает демонстрировать полный канонический беспредел, попрание всех церковных правил. У этого сообщества, именующего себя «Православной церковью Украины», два главы с почти одинаковым титулом. Один именуется «митрополитом Киевским и всея Украины», другой – «патриархом Киевским и всея Руси-Украины». Первый существует для внешнего употребления, второй – для внутреннего. Именно второй, а не первый, управляет «Киевской митрополией». Вот его недавнее заявление: «ПЦУ официально признана Вселенским патриархом. Но в Украине существует Киевский патриархат. Потому что мы не удовлетворены статусом митрополии. Мы более 25 лет существуем как патриархат. И народ избирал патриархов. Я – третий патриарх. А до меня был патриарх Владимир, патриарх Мстислав. Патриархи были! И поэтому для Украины мы патриархат. А для внешнего мира, то есть для православного мира, мы – Киевская митрополия». Может ли такую двуглавую гидру признать хотя бы одна Поместная Православная Церковь?

В-пятых, раскол демонстрирует полную духовную и каноническую несостоятельность. Позиции «томоса» подвергаются двусмысленной интерпретации и не выполняются. Так например, в «томосе» оговорено, что «Православная церковь Украины» не может включать в себя приходы за пределами Украины. Однако, с точки зрения лже-патриарха Филарета Денисенко, эти приходы могут не выходить из так называемого «Киевского патриархата»: «Мы их заставить не можем, но и не можем отвергнуть. Поскольку они не хотят от нас отойти, мы считаем их своими». У двуглавой гидры не может не быть и двойной бухгалтерии. Для внутреннего потребителя остается «Киевский патриархат» с сетью зарубежных «приходов», а для внешнего – «Киевская митрополия» без таковых.

В-шестых, при поддержке власти, позорно проигравшей выборы, была инициирована – и пока еще не остановлена – кампания по захвату храмов канонической Украинской Православной Церкви сторонниками раскола. Этот захват осуществляется силовыми методами: люди в масках врываются в храм, избивают верующих, выгоняют их и священника из здания, провозглашают себя его законными владельцами. Как должно реагировать на это беззаконие мировое Православие? Именно так, как оно уже отреагировало в лице Патриархов Александрийского Феодора, Антиохийского Иоанна и Иерусалимского Феофила, которые собрались на Кипре и вместе с Архиепископом Кипрским Хризостомом «призвали все стороны сотрудничать для достижения, с одной стороны, евхаристического единства, которое составляет полноту Церкви во Христе Иисусе, а с другой, с целью защиты верующих, храмов и монастырей от нападений и всякого рода насилия, откуда бы они не происходили и какими бы ни были их причины и мотивы, их вызывающие».

Принимая беспрецедентное решение о легализации украинского раскола, Патриарх Варфоломей рассчитывал на то, что к созданной им структуре примкнут архиереи канонической Церкви и что эта структура будет признана Поместными Православными Церквами. Ни того, ни другого не произошло, «блицкриг» провалился. Вместо уврачевания раскола Патриарх Варфоломей лишь углубил его, вызвав справедливое неприятие своих действий в мировом Православии. И если раньше, будучи «первым среди равных», он мог играть координирующую и консолидирующую роль в семье Поместных Православных Церквей, то теперь, объявив себя «первым без равных», он в качестве координирующего центра самоликвидировался.

А потому вполне естественно, что Предстоятели Поместных Православных Церквей начинают искать новые форматы для взаимодействия. И первая ласточка – встреча четырех Предстоятелей на Кипре. В итоговом коммюнике встречи сообщается: «После того, как Блаженнейший Архиепископ Кипрский Хризостом сообщил о посреднической инициативе, которую он лично предпринял, три Предстоятеля согласились с ней, так чтобы Его Блаженство продолжил заниматься ей на пользу единства во Христе Православной Церкви».

Что это означает? То, что в отсутствие координирующего центра в лице «первого среди равных» Православные Церкви будут пытаться создать иной центр взаимодействия. В условиях, когда первый по диптиху фактически самоустранился и самоизолировался, координатором общеправославных усилий по преодолению расколов и нестроений может стать и второй, и третий, и четвертый, и десятый – тот, кому Поместные Православные Церкви доверят эту миссию потому, что он обладает необходимой для нее мудростью и смирением, не претендуя на первенство и господство.

Когда в V веке Константинопольский Патриарх Несторий впал в ересь, Александрийский Патриарх Кирилл на III Вселенском соборе сыграл решающую роль в осуждении этой ереси. И когда в XV веке Константинопольский Патриарх поддержал унию с Римом, другие Восточные Патриархи это деяние не признали. Сейчас, когда Константинопольский Патриарх Варфоломей оказался на стороне раскола, мировое Православие отнюдь не оказалось обезглавленным. Главой Вселенской Церкви никогда не был Константинопольский Патриарх. Им всегда был и остается Сам Господь Иисус Христос. И если в католической традиции сложилось представление о папе Римском как викарии Христа, Его земном представителе, то в православной традиции такого представления никогда не было.

«Так как человек подвержен смерти и не может быть постоянною главою Церкви, то Господь наш Иисус Христос Сам, как Глава, держа кормило правления Церкви, управляет ею посредством Святых Отцов». Под этими словами в 1723 году подписались четыре Восточных Патриарха – Константинопольский, Александрийский, Антиохийский и Иерусалимский. А в 1895 году, отвечая на призыв папы Римского Льва XIII, Синод Константинопольской Церкви заявлял: «…Обращаясь к отцам и Вселенским соборам Церкви первых девяти веков, мы удостоверяемся, что никогда епископ римский не считался высшим начальником и непогрешимым главою Церкви, и что всякий епископ есть глава и предстоятель своей частной церкви, подчиняющийся только соборным постановлениям и решениям кафолической Церкви как единственно непогрешимым, и никоим образом не составлял, как показывает церковная история, исключения из этого правила и епископ римский. Единый же вечный Началовождь и бессмертный Глава Церкви – Господь наш Иисус Христос».

Нынешний Константинопольский Патриарх фактически отрекся от общеправославного учения, недвусмысленно выраженного в этих текстах, и возомнил себя единым непогрешимым главой Православной Церкви, который имеет право принимать апелляции из любых Поместных Церквей, вмешиваться в их жизнь, судить и рядить их дела по своему усмотрению и произволу. Но печальный опыт его волюнтаристского вмешательства в украинскую ситуацию показал: при полном уважении к существующим институциям, проистекающим из первенства чести по диптиху, Полнота мирового Православия отвергает такое превышение Константинопольским патриархом своих полномочий, как и в прошлом она последовательно отвергала попытки тех или иных иерархов усвоить себе не принадлежащие им прерогативы.

Раскол остается расколом, а Православие от переносимых испытаний только крепнет. Это показывает пример Украинской Православной Церкви, которая сегодня идет путем исповедничества, спокойно и мужественно отвечая на внешние и внутренние вызовы. В своем подвиге стояния за правду она имеет мощную поддержку со стороны Поместных Православных Церквей, и именно эта консолидированная поддержка в конечном итоге поможет уврачевать украинский раскол.

 
I lettoni ricordano i tempi migliori dell'Unione Sovietica, di Ruslan Ostashko

Il mito della "occupazione sovietica" ha iniziato a mostrare crepe nel momento in cui l'euro-integrazione ha spopolato la Lettonia della metà dei suoi abitanti. E non sono nemmeno i russi etnici a essere desiderosi di distruggere il mito, ma i lettoni.

Recenti dibattiti tra i lettoni su Facebook sono stati scatenati dal post di Inara Ballade, che incolpa i "patrioti" lettoni di avere fatto il lavaggio del cervello alla popolazione.

"È disgustoso leggere queste assurdità inventate e fasulle dei maniaci nazionalisti. Io sono nata nella Repubblica Sovietica Lettone nel 1960. Non ho mai percepito alcuna occupazione. I miei genitori non erano membri del partito (comunista). Ho avuto un'educazione gratuita in lettone, parlavo correntemente russo e inglese. Mi sono diplomata gratuitamente al Conservatorio.

Abbiamo avuto un'infanzia felice, istruzione gratuita, cibo ecologicamente pulito. Non dovremmo dire che la nostra vita nell'URSS è stata inutile e inadatta alla madrepatria".

Inoltre, questa donna lettone che respinge le credenze nell '"occupazione sovietica" ha ricordato ai suoi compatrioti che, in realtà, sono stupidi a vivere nei debiti.

"Siete tutti poveri come topi da sacrestia. Mentre cercate colpe nella 'occupazione', avete distrutto tutte le manifatture e le attività produttive, avete creato disoccupazione, costringendo un terzo della popolazione all'esilio volontario. Il rublo russo, tra le altre cose, era più stabile, e dieci copechi potevano comprarti un sacco di cose. Non si può dire lo stesso degli attuali centesimi".

Vorrei dire che finalmente hanno capito. E non si tratta solo di qualche donna normale, ma anche di politici lettoni più o meno sani di mente.

Nel febbraio di quest'anno, l'ex capo del partito comunista lettone Alfred Rubiks, che non solo si è adattato con successo al mercato, ma ha anche fatto parte del Parlamento Europeo, ha ricordato quanto è stato fatto sotto la "occupazione".

"In quei giorni, costruivamo migliaia di appartamenti all'anno, che la gente riceveva gratuitamente. Sì, la gente doveva aspettare quegli appartamenti, e non erano chic come quelli moderni, ma pochissimi possono permettersi questi appartamenti di lusso oggi, comunque. Quelli che hanno rubato le nostre risorse si sono dati alla speculazione, che ora chiamano con orgoglio business. In epoca sovietica, la gente veniva in Lettonia per viverci e per lavorare, e ora centinaia di migliaia di persone hanno lasciato il paese. Alla fine degli anni '80 la Lettonia contava quasi 2,7 milioni di abitanti, ora ne rimane meno della metà. Con questo ci stiamo avvicinando al centenario della Lettonia".

Con cosa Riga si stia avvicinando al centenario della Lettonia, la Commissione Europea lo sa perfettamente. Ecco la previsione fatta tre anni fa, che è ancora attuale oggi. Si possono fare variazioni sicure nella direzione del deterioramento.

"LTV.LV: le statistiche preoccupanti pubblicate dalla Commissione Europea mostrano che nel 2060 in Lettonia un terzo della popolazione sarà composta da persone di 65 anni e oltre. Il nostro paese è alla cima della statistica dei membri dell'UE che stano morendo attivamente. Secondo la Commissione europea, la popolazione sarà ridotta di 500.000 persone entro il 2050".

Se Bruxelles è a conoscenza della povertà dei lettoni, perché non agiscono? La risposta è ovvia: la Lettonia era originariamente un paese da "mangiare". Così come altre "giovani democrazie" come la Bulgaria che si stanno estinguendo ancora più rapidamente.

Pertanto, l'UE chiude gli occhi su tutte le marce dei Legionari SS a Riga e su altri trucchi di lamento nazionalista locale sull'occupazione "sovietica". Lasciate che si divertano, perché tra 50 anni la Lettonia cesserà di esistere.

 
Note sull’autocefalia della Chiesa cecoslovacca

Molte delle controverse notizie giunte in questi mesi dalla Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia avevano a che fare con le polemiche relative all’autocefalia di una Chiesa ortodossa singolarmente “occidentale” (Praga è più a ovest di Vienna!). Chi ha dato l’autocefalia a questa Chiesa, il Patriarcato di Mosca nel 1951, o il Patriarcato di Costantinopoli nel 1998? L’arciprete Vladislav Tsypin (nella foto), un ben noto canonista russo, cerca di chiarire la questione a partire da certe affermazioni contenute nella corrispondenza tra il patriarca Bartolomeo e il Metropolita Cristoforo di Praga. Presentiamo il testo di padre Vladislav nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Una minaccia di scisma consuma la Chiesa scismatica ucraina: Filaret vuole rinnovare il "patriarcato di Kiev"

photo: spzh.news

I media ucraini hanno riferito di problemi che covano sotto la superficie della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica da diverse settimane. Si sono formate fazioni tra coloro che sostengono il primate ufficiale, il "metropolita" Epifanij Dumenko, e coloro che rimangono fedeli e solidali al "patriarca" Filaret Denisenko e si indignano per il suo ruolo minimale nella nuova struttura.

Denisenko è stato il leader senza rivali del movimento scismatico autocefalista in Ucraina per 30 anni, ma è stato relegato nel ruolo di "patriarca onorario" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", a cui è stato proibito di mettere il suo nome come primate dal Patriarcato di Costantinopoli che ha creato la nuova chiesa in cooperazione con il presidente Petro Poroshenko dell'Ucraina. Il primo incontro del Sinodo della nuova "chiesa" gli ha dato il controllo delle chiese di Kiev - ben lontano dalla leadership primaziale che aveva immaginato per se stesso.

Ora il problema è tornato alla ribalta e Filaret ha apertamente dichiarato che intende ripristinare il "patriarcato di Kiev" scismatico e prendere i vescovi a lui fedeli. Cioè, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, formata da due corpi scismatici, ora affronta la grave minaccia di scindersi nuovamente in due gruppi scismatici.

Nonostante le promesse a Costantinopoli che il "patriarcato di Kiev" sarebbe stato liquidato poco prima del "concilio d'unificazione" del 15 dicembre, che ha unito il "patriarcato di Kiev" con la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" per creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Filaret da allora ha continuamente dichiarato che il "patriarcato di Kiev" esiste ancora. Ha consegnato premi per conto del "patriarcato di Kiev" e le parrocchie della Chiesa canonica che hanno deciso di andare in scisma sono state registrate nel "patriarcato di Kiev", non nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ha anche dichiarato che il "concilio d'unificazione" non è stato in alcun modo un concilio ucraino, ma è stato una funzione della chiesa di Costantinopoli.

È diventato chiaro che Philaret ha mantenuto vivo il "patriarcato di Kiev" come piano B nel caso non fosse soddisfatto della nuova "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e chiaramente non lo è.

"Il patriarcato di Kiev esiste, non ha bisogno di essere ricreato", ha detto in una recente intervista a 1+1. "C'è un patriarca, e se c'è un patriarca, c'è un patriarcato, il patriarcato di Kiev. Esiste e dovrebbe esistere. E verrà il momento in cui sarà riconosciuto. Ne sono sicuro al 100%", ha aggiunto.

Ha continuato a riconoscere che esiste una divisione nella "Chiesa ucraina", ma ha detto: "Stiamo creando un'unica chiesa, il patriarcato di Kiev. Necessariamente".

Il Ministero della Cultura dell'Ucraina, d'altro canto, ha dichiarato ufficialmente il 10 maggio che il "patriarcato di Kiev" non esiste più legalmente in Ucraina dal 30 gennaio. Tuttavia, le prove dimostrano il contrario, poiché il "patriarcato di Kiev" (assieme alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina") rimane attivo nel registro statale delle persone giuridiche, dei singoli imprenditori e delle formazioni pubbliche. Come accennato in precedenza, il "patriarcato di Kiev" ha continuato a ricevere nuove parrocchie dal 30 gennaio. Filaret ha anche dichiarato che solo chi ha creato il "patriarcato di Kiev" può liquidarlo.

Epifanij Dumenko era il protetto di Filaret Denisenko nel "patriarcato di Kiev". Denisenko ha costretto un altro "vescovo" del "patriarcato di Kiev", Mikhail Zinkevich, a rimuovere il suo nome dalla candidatura a primate, così che il suo fedele protégé Dumenko potesse essere eletto. Denisenko ha presunto fedeltà continua da parte di Dumenko e ha anche dichiarato che avrebbe continuato a governare la chiesa in tandem con il molto più giovane Dumenko.

Tuttavia, il gelo nella loro relazione è diventato evidente quando Denisenko ha recentemente invitato un certo numero di "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a unirsi a lui alla Cattedrale di Vladimir di Kiev il 14 maggio per celebrare la memoria di san Macario di Kiev, le cui reliquie sono conservate nella cattedrale. Gli inviti sono stati inviati per conto del "patriarcato di Kiev", e Dumenko non era tra gli invitati. È ampiamente previsto che vi sarà discussa la rinascita del "patriarcato di Kiev".

La diocesi di Ternopil della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in precedenza la diocesi di Ternopil della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", ha offerto l'astuta risposta di esprimere il proprio sostegno a Epifanij Dumenko in una lettera pubblicata su carta intestata della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

Denisenko alla fine ha invitato Dumenko, commentandogli che inizialmente non lo aveva invitato perché "non una volta dopo la tua elezione come primate, per cinque mesi, hai celebrato con me la Divina Liturgia. Ho pensato, forse è sbagliato dire che consideri umiliante servire con il patriarca Filaret?"

Il fatto che Dumenko non abbia servito per cinque mesi con il suo mentore e "Patriarca onorario" indica il sentimento crescente tra i membri più giovani del KP che il futuro non è con Denisekno: è ora di andare avanti.

E i sostenitori di Dumenko stanno colpendo di nuovo. Un appello ai sostenitori di Filaret , "10 tesi per la Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è circolato online, implorandoli di non provocare un nuovo scisma. Inoltre, l'amministrazione dell'Accademia teologica scismatica di Kiev ha proibito ai suoi studenti di frequentare il servizio di Filaret del 14 maggio a san Makarij.

L'appello online afferma: "Subito dopo il Concilio d'unificazione, sono iniziati strani processi incomprensibili per noi, che colleghiamo con l'inaccettabile brama di potere e ambizione di alcuni vescovi... Prima di tutto, parliamo di diverse interviste del primo patriarca del "patriarcato di Kiev", Filaret".

Il mondo ortodosso ha da tempo saputo che Filaret Denisenko è andato in scisma, in primo luogo 30 anni fa, dopo che gli fu rifiutato il trono patriarcale russo. Come metropolita di Kiev e Locum Tenens dopo il riposo del patriarca Pimen, Denisenko si aspettava di salire sul trono, ma all'indomani dell'elezione e dell'incoronazione di Alessio II, tradì Cristo nella sua Chiesa e divenne un ideologo del nazionalismo scismatico. Fu deposto, scomunicato e alla fine anatematizzato per aver persistito nello scisma.

L'11 ottobre , il Santo Sinodo di Costantinopoli ha dichiarato nullo l'anatema contro di lui. I suoi portavoce hanno giustificato il rovesciamento dell'anatema sostenendo che non è mai stato giustificato in primo luogo. Mosca si era semplicemente vendicata su Filaret per aver cercato l'autocefalia ucraina, affermavano: non aveva nulla a che fare con la brama di potere di Filaret.

Tuttavia, ora che la chiesa scismatica ucraina ha un'autocefalia da parte di Costantinopoli (anche se è riconosciuta solo da Costantinopoli), non sembra esserci alcuna giustificazione per le provocazioni in corso di Filaret, oltre al suo egocentrismo e brama di potere di cui ha parlato l'arcivescovo di Albania, sua Beatitudine Anastasios, in un'intervista del 2015 .

Da parte sua, Epifanij Dumenko, che non parteciperà al raduno di Filaret, ha risposto che un ritorno al "patriarcato di Kiev" significherebbe la perdita del Tomos d'autocefalia da Costantinopoli e l'isolamento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", di fatto, è attualmente isolata dal resto del mondo ortodosso, sebbene Dumenko abbia recentemente espresso la speranza e la convinzione che questo cambierà.

Lo stato attuale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è solo una continuazione di ciò che è sempre stato. Prima del "concilio d'unificazione" a dicembre, i "vescovi" del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" non potevano lavorare insieme e il Santo Sinodo di Costantinopoli è stato costretto a scrivere gli statuti per la chiesa scismatica e a convocare il "concilio", forzando un'unificazione di gruppi incompatibili.

 
Un pellegrinaggio ai luoghi santi della Bulgaria

Parte 1. I bulgari e i santi russi

Nella primavera di quest'anno, lo ieromonaco Irinej (Pikovskij) del monastero Sretenskij di Mosca ha visitato la rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia. In questa intervista padre Irinej ha condiviso le sue impressioni sugli antichi santuari della Bulgaria, i suoi viaggi in luoghi significativi per la Chiesa e i colloqui con il clero locale.

il monastero di Rila

Padre Irinej, è stata la sua prima visita in Bulgaria? Quali santuari della Chiesa ortodossa bulgara è riuscito a vedere?

Sono stato in Bulgaria per la prima volta, anche se sognavo da tempo di visitare i luoghi sacri di questa terra benedetta. Sono nato nella festa del patrono più venerato del popolo bulgaro, san Giovanni di Rila, e dal momento del battesimo ho portato il suo nome come mio intercessore celeste. Naturalmente, prima di tutto ho voluto visitare il luogo delle fatiche ascetiche del santo e il monastero dove riposano le sue reliquie. C'erano stretti rapporti tra il monastero di Rila e il monastero di san Panteleimon sul Monte Athos nel XV secolo. E per molti russi, il monastero di san Panteleimon sul Monte Athos è il simbolo del monachesimo athonita russo. Fino ad ora, il monastero di Rila ha conservato lo spirito del Monte Athos nella sua architettura e nei suoi dipinti. La disposizione bizantina del katholikon e il cortile del monastero ricordano in qualche modo il monastero di Zographou sul santo Monte Athos. A proposito, gli affreschi della chiesa principale del monastero di san Giovanni di Rila sono stati dipinti dai più grandi pittori di icone bulgari del XIX secolo: Zahari e Dimitar Zograf. Quando sono entrato nel katholikon del monastero di Rila, ho visto i sedili del coro tipici della Montagna Santa, e in quel momento un prete romeno e i suoi pellegrini stavano facendo un servizio di preghiera, cantando inni con musica bizantina.

Lo spirito del Monte Athos si avverte anche quando visiti la grotta dove san Giovanni ha lottato nell'ascesi. Ci si arrica attraverso un tortuoso sentiero roccioso, dal quale si possono vedere le pendici dei monti di Rila, ricoperte di alberi di un verde brillante. Ci sono alberi ad alto fusto intorno, come in un giardino botanico. Il pellegrino inizia il suo viaggio da un ruscello di montagna, che in alcuni punti forma vere e proprie cascate. La salita si conclude con una chiesetta bizantina e una kaliva in onore di san Luca, nipote di san Giovanni. Quando ho visitato il luogo delle fatiche ascetiche di san Giovanni e il monastero di Rila, mi è sembrato di essere sul Monte Athos, dove tutto respira il mistero della comunione con Dio, il mistero delle fatiche ascetiche e della preghiera del cuore, il costruzione di uno stile di vita sobrio e la purificazione del cuore dal peccato.

i monti di Rila

Sono stato anche colpito dal convento di Kazanlak, dedicato all'Ingresso al tempio della Madre di Dio e dal monastero di Chirpan di sant'Atanasio il Grande. Nel primo vive solo un piccolo gruppo di monache anziane e nel secondo risiede un archimandrita anziano. Sono tutti molto socievoli, felici di parlare della storia delle loro comunità e di come un tempo i russi li hanno aiutati a costruire o ad abbellire le loro chiese. Quando ho voluto ordinare commemorazioni quotidiane per quaranta giorni durante la Liturgia e ho offerto una donazione, hanno rifiutato il mio denaro, dicendo che avrebbero pregato in segno della nostra amicizia cristiana. Da un lato mi sentivo un po' a disagio perché hanno chiese povere (che riscaldano con la legna in una stufa in mezzo alla chiesa), e allo stesso tempo rifiutano le donazioni.

il convento di Kazanlak, dedicato all'Ingresso al tempio della Madre di Dio

D'altra parte, guardando negli occhi questi anziani asceti, ho capito che erano venuti qui per una chiamata dall'alto, e per loro la preghiera reciproca dei monaci era più preziosa del denaro. Io e il mio accompagnatore, un bulgaro che aveva studiato al Dipartimento di iconografia dell'Accademia teologica di Mosca, non siamo rimasti a lungo in queste chiese monastiche. Ma lì, come nelle parrocchie dei piccoli centri della metropoli di Stara Zagora, la gente entrava per accendere candele e fare domande. È stato gratificante vedere che, nonostante l'esiguo numero di sacerdoti e monaci nella diocesi, c'era interesse per loro come per una sorta di mistero coperto da un velo divino.

chiesa-monastero della Natività di Cristo vicino a Shipka

Difficile anche dimenticare la chiesa-monumento dell'amicizia bulgaro-russa in onore della Natività di Cristo vicino alla città di Shipka. Avevano progettato persino di aprirvi un seminario teologico, ma per motivi diplomatici non lo fecero. Ora questo posto è chiamato monastero, anche se ci sono pochi monaci. Alcuni elementi decorativi e il significato di questa enorme chiesa nella storia del popolo bulgaro mi hanno ricordato la cappella di Plevna a Mosca: un monumento ai granatieri russi caduti durante l'assedio di Plevna nella guerra russo-turca del 1877-1878. Poiché il monastero Sretenskij non è lontano da piazza Il'inskij a Mosca, passo spesso davanti alla cappella di Plevna. Questa cappella, come la chiesa della Natività in Bulgaria, contiene simboli della lotta congiunta dei popoli russo e bulgaro contro il giogo ottomano. All'interno della chiesa sono installate lastre di marmo con i nomi delle unità che combatterono per la liberazione di Shipka, e vicino si può vedere il vecchio cimitero, dove sono sepolti ufficiali e soldati dell'esercito imperiale russo, che finirono in Bulgaria dopo il 1917 e vissero nel monastero di Shipka in una casa per soldati gravemente disabili e anziani. Il monumento al Passo Shipka offre una vista spettacolare.

monumento degli eroi di Plevna, Kitaj-Gorod, Mosca

Mi sembra che gli antichi santi, come gli eroi dei nostri giorni, uniscano i nostri popoli e servano come motivo per la presentazione di materiali per le scuole nelle lezioni di storia di entrambi i nostri paesi.

È stato alla grotta di san Giovanni di Rila. Cosa ha notato in comune con l'organizzazione della vita dei nostri asceti russi?

C'era molto in comune con i nostri santi che vivevano nelle caverne. La sua grotta si trova sul pendio di una montagna nella foresta, dove chiunque può perdersi. C'è un foro in cima alla grotta per il flusso di aria fresca e per l'uscita del fumo in caso di incendio. Nelle vicinanze scorre un fiume e c'è anche una sorgente. Tutte le celle di questo tipo, quelle dei santi Giovanni Climaco, Dionisio dell'Olimpo e Giovanni di Rila, sono molto simili nella loro struttura.

la grotta di San Giovanni di Rila

Anche il modello di sviluppo di questi monasteri è simile: in primo luogo, un eremita arriva in un luogo appartato. Poi si uniscono a lui i laici, suoi figli spirituali e discepoli, che si stabiliscono lì vicino. L'eremita non sa com'è la vita cenobitica; tuttavia, nelle vicinanze si organizza un monastero cenobitico. C'è un certo schema: scappando dalla gloria mondana, una persona riceve la gloria divina; fuggendo dalla saggezza mondana, riceve la saggezza divina; e affinché risplendano questi doni di Dio crea le condizioni in cui conduce uno stile di vita concentrato e sobrio. La cella di San Giovanni di Rila era un tipico esempio di questa logica.

Per favore, condivida le sue impressioni sulla sua visita alla rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia.

Come sa, la chiesa di san Nicola il Taumaturgo, consacrata nel 1914, è la chiesa di rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia. La prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stato il gran numero di bulgari che vengono in chiesa nei giorni feriali per pregare e venerare le reliquie di san Serafino, arcivescovo di Boguchar e Taumaturgo di Sofia. Il santo si era laureato al Seminario teologico di Rjazan', era stato poi ispettore del Seminario di Kostroma e rettore del Seminario teologico di Voronezh. All'eremo di san Serafino del monastero Sretenskij nella regione di Rjazan' sono organizzati anche corsi di seminario, e a Mosca i futuri pastori sono formati dall'Accademia teologica Sretenskij. Il campo dell'illuminazione spirituale unisce invisibilmente San Serafino (Sobolev) con il monastero Sretenskij.

chiesa di San Nicola, rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia

Il giorno della mia visita, molte persone si sono riunite per un servizio di preghiera presso le reliquie del santo ierarca. Erano presenti sia rappresentanti dell'ambasciata russa che di organizzazioni pubbliche patriottiche bulgare. Allo stesso tempo, sia russi che bulgari testimoniano miracoli di guarigione che avvengono attraverso le preghiere al santo ierarca. C'è una scuola domenicale presso la rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia, e lì viene insegnata la lingua russa. I parrocchiani che ho incontrato in chiesa erano molto amichevoli, devoti e parlavano bene il russo. Una chiesa con un'atmosfera intrisa di preghiera e bellissimi affreschi, un meraviglioso coro che ha cantato durante il servizio di preghiera, i sacerdoti russi e bulgari che formano una squadra unita come clero, un rettore ospitale, l'archimandrita Vassian (Zmeev): tutto ciò ha lasciato un'impressione indelebile e piacevolissima dalla visita alla rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia.

Parte 2. I russi e i santi bulgari

il patriarca Neofit alla Liturgia presso la Chiesa dell'Incontro dell'Icona della Madre di Dio di Vladimir

Nel maggio 2014, sua Santità il patriarca Neofit ha visitato il Seminario teologico Sretenskij. Quali sono state le sue impressioni sul suo soggiorno?

Tutti i fratelli del monastero e gli studenti del seminario si sono rallegrati della visita di sua Santità il patriarca Neofit come parte della delegazione ufficiale della Chiesa ortodossa bulgara nel 2014. Ho avuto la fortuna di essere lì quando gli abbiamo mostrato i locali del seminario teologico. A un certo punto sono rimasto persino solo con il patriarca mentre camminavamo con lui nel corridoio lungo le aule e la biblioteca. Stava completando il suo giro del seminario teologico ed era molto interessato al modo in cui i nostri seminaristi studiavano e a quali fossero le loro aspirazioni. Sono rimasto colpito dal fatto che in quel momento il suo viso irradiasse un'incredibile gentilezza. Allo stesso tempo, aveva uno sguardo attento e penetrante. Era chiaro che nulla poteva essere nascosto a quest'uomo: sulla base di molti anni di esperienza, avrebbe capito immediatamente cosa stava succedendo.

Pochi anni dopo la visita di sua Santità il patriarca Neofit al monastero Sretenskij, il metropolita Kiprian (Kazandzhiev) ha visitato il nostro monastero. Era accompagnato da sacerdoti della metropolia di Stara Zagora, che ancora ricordano e raccontano le loro impressioni sulla cattedrale dei nuovi martiri e confessori della Chiesa ortodossa russa nel monastero Sretensky, i suoi affreschi, arredi, lampade e acustica. Come mi è stato detto personalmente, sono rimasti colpiti dalla bellezza e dallo splendore del seminario teologico, ispirati dal fatto che tanti giovani vi studiavano per diventare in futuro sacerdoti.

I fedeli della rappresentanza della Chiesa ortodossa russa in Bulgaria hanno donato al monastero Sretenskij un'icona del santo ierarca Cipriano attraverso di voi. Ci racconti di più di quest'evento.

La mia visita in Bulgaria è stata un gesto di reciprocità dopo la visita di sua Santità il patriarca Neofit al monastero Sretenskij. L'incontro è stato organizzato dal rettore della chiesa di rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia, l'archimandrita Vassian (Zmeev). Abbiamo celebrato un servizio di preghiera presso le reliquie di san Serafino, molto venerato dai bulgari. I fedeli della Bulgaria, come segno del loro stretto legame spirituale con il monastero Sretenskij, mi hanno consegnato un'icona di san Cipriano, che ho recentemente portato al monastero Sretenskij.

Ho notato che c'erano molti bulgari nella chiesa di rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Sofia, consacrata sotto san Nicola II. I credenti continuano ad accorrere alla tomba e alla croce commemorativa di san Serafino. C'è un incessante afflusso di credenti, che arrivano anche durante l'orario di lavoro nei giorni feriali.

Ci racconti in che modo il monastero Sretenskij è collegato al santo ierarca Cipriano.

San Cipriano nacque intorno al 1330 nella città di Veliko Tarnovo, allora capitale del Regno di Bulgaria. Tra il 1389 e il 1406, con il titolo di metropolita di Kiev e di tutta la Rus' prestò servizio a Mosca e fu coinvolto nella fondazione del monastero Sretenskij di Mosca. Secondo le cronache, il 26 agosto 1395, la processione della croce, guidata dal metropolita Cipriano, incontrò l'icona miracolosa della Madre di Dio, portata dalla città di Vladimir durante l'invasione della Rus' da parte degli oppressori asiatici. Quando l'icona si avvicinò a Mosca, il conquistatore turco-mongolo Tamerlano vide la Madre di Dio in una visione notturna e il giorno successivo ordinò ai suoi soldati di ritirarsi dalle terre russe. L'incontro dell'icona di Vladimir, che fu accompagnato dalla miracolosa ritirata degli invasori senza combattere, ebbe luogo nel campo di Kuchkovo, dove in seguito fu allestita una chiesa in onore dell'icona della Madre di Dio di Vladimir, la chiesa principale del monastero Sretenskij.

Il santo ierarca Cipriano è ancora venerato liturgicamente al monastero Sretenskij come suo fondatore. Così lo commemoriamo a ogni Litia durante la Veglia. Di lui si parla durante le visite al monastero. Gli insegnanti del seminario parlano a conferenze con relazioni sulle complicazioni di quel periodo della storia russa (il XIV e il XV secolo), quando san Cipriano governava la metropolia.

Quali altri santi bulgari sono venerati nel monastero Sretenskij, oltre a san Cipriano?

Il monastero Sretensky non è solo collegato con il santo ierarca Cipriano e il venerabile Giovanni di Rila, ma anche con san Clemente di Ohrid. Clemente fu uno dei più stretti discepoli dei santi Cirillo e Metodio, pari agli apostoli. Fondò scuole a Devol e Glavinica, insieme alla Scuola letteraria di Ohrid, che divenne uno dei primi centri culturali del primo Regno bulgaro nei Balcani. Nell'893 fu eletto all'unanimità primo vescovo slavo di Ohrid. Si presume che san Clemente di Ohrid abbia creato l'alfabeto cirillico dell'antico slavonico sulla base dell'alfabeto greco. San Clemente è considerato l'incarnazione di tutta l'antica innografia slava, e principalmente di quella bulgara.

Poiché presso l'Accademia teologica Sretenskij esiste un programma di magistero progettato per formare pastori con una conoscenza approfondita dello slavonico ecclesiastico, della vita di san Clemente di Ohrid, dei suoi inni, nonché dell'eredità letteraria dei suoi discepoli nelle generazioni successive che portarono la lingua scritta nella Rus' di Kiev, questi temi sono oggetto della nostra costante ricerca. I nostri insegnanti e studenti sono interessati agli antichi libri bulgari, alla natura della lingua slava in essi presentata e alle dinamiche di rinnovamento dei testi slavi nel corso dei secoli.

san Clemente di Ohrid

Oltre a san Clemente di Ohrid, veneriamo anche il santo ierarca Serafino (Sobolev), che visse nel periodo tragico che colpì la Russia nella prima metà del XX secolo. La natura del suo ministero arcipastorale e le sfide del tempo che san Serafino ha dovuto affrontare lo avvicinano ai nuovi martiri e confessori della Chiesa russa venerati nel monastero Sretenskij.

Il santo ieromartire Ilarion (Troitskij), particolarmente venerato nel monastero Sretenskij, dopo essersi diplomato all'Accademia teologica di Mosca, fece un viaggio sul Monte Athos. Viaggiò in treno attraverso il paese da Mosca a Odessa, quindi navigaò su un piroscafo fino al Monte Athos, facendo tappa nelle città della Bulgaria e a Istanbul. Esistono diari con i suoi appunti di viaggio. In essi descrive i costumi del clero bulgaro dell'inizio del XX secolo, confrontando la vita nelle parrocchie bulgare e russe. Consiglio a tutti di leggerli. Questi diari sono stati inclusi nell'opera omnia di sant'Ilarion, pubblicata dal monastero Sretenskij.

Non posso fare a meno di citare un altro santo bulgaro, che ricordo ad ogni lezione sulle Sacre Scritture del Nuovo Testamento. Intendo il beato Teofilatto (c. 1050–1107), arcivescovo di Ohrid nella provincia bizantina della Bulgaria. Il culmine dell'attività letteraria di Teofilatto furono i suoi commenti ai libri dell'Antico e del Nuovo Testamento. Noi usiamo i suoi commenti ai Vangeli nelle nostre lezioni sull'approccio patristico all'esegesi biblica.

Gli studenti della Bulgaria sono venuti a trovarci dopo la visita di sua Santità il patriarca Neofit al monastero Sretenskij?

Tradizionalmente, all'Accademia teologica Sretenskij studiano studenti stranieri. Dal giorno della sua fondazione, le porte del nostro seminario teologico sono state aperte a tutti, senza distinzione di nazionalità. Poiché i professori del nostro istituto scolastico sono pastori eccezionali, insieme a specialisti delle principali università di Mosca, fino al trenta per cento dei nostri studenti sono stranieri. Questi erano per lo più immigrati dall'Ucraina, dalla Bielorussia e dalla Moldova. Prima venivano ogni anno anche giovani dall'Europa e dall'Asia.

Dopo la visita di sua Santità il patriarca Neofit, abbiamo ricevuto uno studente dalla Bulgaria. Prima della pandemia studiava a tempo pieno e completava i suoi studi online. Cerchiamo di mantenere rapporti amichevoli con lui e con altri alunni dell'Accademia teologica Sretenskij. Siamo interessati a ciò che stanno facendo e li invitiamo costantemente alle nostre liturgie del seminario congiunto a Mosca. Non è stato il primo bulgaro a studiare al seminario teologico Sretensky, e nemmeno l'ultimo. Al momento abbiamo un altro studente bulgaro, nato a Ismail. Speriamo che in futuro più bulgari continueranno a venire da noi. È facile per loro studiare qui perché le nostre lingue sono strettamente imparentate, specialmente la lingua liturgica.

Padre, ci racconti come ha visto la Bulgaria dall'interno durante il suo viaggio.

La Bulgaria ha i suoi problemi con la disoccupazione, le cattive condizioni di vita, e così via. In termini di standard di vita, la Bulgaria non è né la Germania né la Francia. Anche gli attuali rifugiati arrivano solo brevemente nel paese per spostarsi più a nord-ovest. Ha un'economia e un sistema politico molto instabili: negli ultimi due anni c'è stato un governo puramente nominale, motivo per cui questioni importanti non vengono risolte prontamente.

Sinassi dei santi della Bulgaria

Non ho notato alcuna pietà particolare tra i bulgari. Poche persone vanno in chiesa regolarmente, il che è probabilmente il risultato dell'eredità comunista. C'è una drammatica carenza di monaci. Anche in luoghi come il monastero di Rila, uno dei più grandi e belli dei Balcani, ci sono seri problemi con i monaci. Di norma, vi vivono due o tre persone di età avanzata, che semplicemente sostengono la vita, un certo status nel monastero. Gli edifici del monastero sono affittati da persone e organizzazioni secolari il cui livello di integrazione nella vita della Chiesa lascia molto a desiderare.

Ma ci sono anche aspetti positivi: i monaci che abbiamo incontrato lungo il cammino hanno una fede molto sincera; vivono vite modeste e semplici, ma in grandezza di spirito. E le persone che vanno in chiesa fanno molto tesoro della loro fede. I sacerdoti sono estremamente accoglienti e amichevoli. E c'è abbondanza di luoghi santi in Bulgaria. C'è molto da vedere per il pellegrino ortodosso.

Tutte le chiese della Chiesa ortodossa russa in Bulgaria sono molto solide, con la loro riconoscibile antica architettura russa. La presenza russa qui è vivissima: con le "nostre" specifiche iconostasi e ricche decorazioni. Queste sono isole di Russia in Bulgaria.

Quali sono le differenze tra la tradizione liturgica bulgara e quella russa?

In parte, un numero così esiguo di parrocchiani nelle chiese è dovuto al fatto che, nella tradizione bulgara, i parrocchiani possono ricevere la comunione solo una volta all'anno o quattro volte l'anno. Quindi il sacerdote serve la Liturgia quotidianamente o tre volte alla settimana e riceve la comunione, mentre i fedeli stanno alle porte chiuse e non hanno tale opportunità.

Questo fenomeno ha una spiegazione: tradizionalmente in questo modo si insegna ai parrocchiani un atteggiamento molto riverente nei confronti del sacramento dell'eucaristia. Quando il metropolita Tikhon (Shevkunov) ha incontrato sua Santità il patriarca Neofit e gli ha chiesto dell'opportunità di una comunione così rara, ha ricevuto una risposta basata sulla consolidata tradizione bulgara.

 
Gli scismatici distorcono i numeri delle celebrazioni del fine settimana nella continua ricerca dell'autocefalia

Credono che se più gente partecipa alla loro processione della croce rispetto a quella della Chiesa canonica, Costantinopoli sarà costretta a concedere loro l'autocefalia.

foto: news.church.ua

La polizia ucraina e gli scismatici ucraini stanno diffondendo intenzionalmente false informazioni sulle celebrazioni che si sono svolte nel fine settimana, gonfiando falsamente il numero che ha preso parte alla loro processione della croce al sabato, e sgonfiando falsamente l'enorme numero che ha partecipato alla processione della Chiesa ortodossa ucraina canonica sotto sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

Non c'è da meravigliarsi, dato che scismatici e nazionalisti radicali hanno diffuso false informazioni circa la data e l'ora della processione canonica nel tentativo di attirare i credenti all'evento scismatico, e che le autorità di tutta l'Ucraina hanno usato minacce, a volte persino di morte, per impedire alla gente di partecipare alla processione canonica al venerdì, mentre hanno pagato la gente per farla partecipare alla processione scismatica di sabato.

Gli scismatici sperano di creare l'impressione che la maggioranza degli ucraini li sostenga nella loro richiesta di un tomo di autocefalia da parte del Patriarcato ecumenico. Tuttavia, i sondaggi mostrano costantemente che la maggior parte degli ucraini è attivamente contraria o semplicemente non interessata alla richiesta di autocefalia.

Circa 250.000 fedeli hanno partecipato venerdì alla processione guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, mentre solo circa 30.000, tra cui il presidente Petro Poroshenko, hanno partecipato sabato alla processione del "patriarcato di Kiev" scismatico. La testa della processione canonica aveva già raggiunto la Lavra delle Grotte di Kiev mentre la coda era ancora al punto iniziale sulla collina di Vladimir, una distanza di oltre un chilometro e mezzo.

I numeri della polizia, tuttavia, riducono il numero dei partecipanti alla processione canonica a soli 20.000, come riferisce strana.ua. Tuttavia, l'intero evento è stato trasmesso in diretta, in cui è chiaramente evidente che hanno partecipato ben più di 20.000. Guardate qui il video della processione della croce.

"Ne erano venuti il doppio da varie regioni solo sugli autobus che conosciamo. E senza contare quelli che sono venuti da soli e la popolazione di Kiev ", ha spiegato l'arciprete Nikolaj Danilevich, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, scioccato dai calcoli della polizia.

Al contempo, i rapporti ufficiali della polizia hanno aumentato il numero di partecipanti alla processione scismatica a 65.000.

Un certo numero di blogger ha analizzato da vicino i rispettivi video delle due processioni e ha dimostrato chiaramente che i numeri della polizia sono estremamente imprecisi.

"La polizia nazionale ha sottovalutato di dieci volte il numero di ieri, e ha esagerato di tre volte il numero di oggi", ha dichiarato sabato il politologo Kirill Molchanov.

Nel frattempo, il "patriarcato di Kiev" scismatico riporta i suoi numeri a 150.000.

 
Il digiuno alla vigilia della Natività e della Teofania

Padre John Whiteford spiega nel suo blog un’apparente contraddizione nelle indicazioni sulle vigilie delle feste del Natale e dell’Epifania: sono giorni di digiuno stretto, o vi si possono consumare pasti festivi di magro (come nelle domeniche di Quaresima), oppure… tutte e due le cose? Scopriamo la soluzione in traduzione italiana nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Ватикан: Создание ПЦУ остановило диалог между православными и католиками

Брайан Фаррелл, секретарь Папского совета по содействию христианскому единству

Деятельность Константинополя в Украине привела к прекращению глобального официального богословского диалога между католиками и православными.

13 мая 2019 года Брайан Фаррелл, секретарь Папского совета по содействию христианскому единству, заявил, что «значительный разрыв между православными церквями в Украине» привел к прекращению официального богословского диалога между католиками и православными. Об этом сообщил католический ресурс «Crux».

По словам Брайана Фаррелла, «у нас возникла новая проблема», после того, как в январе 2019 года патриарх Константинопольский Варфоломей, несмотря на резкую критику со стороны Русской православной церкви, подписал Томос о признании ПЦУ.

«Православный раскол в Украине считается самым значительным церковным расколом со времени первоначального разрыва между католиками и православными в 1054 году. Ватикан не занял официальную позицию в отношении раскола, настаивая на том, что это внутренний православный вопрос», – сказано на католическом ресурсе.

На сегодня Русская церковь, которая является крупнейшим православным христианским органом, вышла из общих проектов с Вселенским Патриархатом, включая богословский диалог с Католической Церковью. И это произошло несмотря на то, что в 2016 году папа Франциск стал первым в истории папой, который встретился с Патриархом Московским и имел тесные связи с представителями Русской Церкви.

Фаррелл выразил надежду, что диалог в конечном итоге возобновится. «Такие вещи случаются», – сказал он. «Например, в 2000 году наш диалог с православным был прерван из-за вопроса о новой напряженности в странах бывшего Советского Союза. И потребовалось шесть лет, чтобы возобновить отношения».

Как сообщал СПЖ, ранее Священный Синод Украинской Православной Церкви на заседании 3 апреля 2019 года обсудил ситуацию в церковной жизни Украины и в мировом Православии новосозданной Православной церкви Украины, и опубликовал Заявление об украинском и мировом православии.

 
"Una famiglia felice è quella che accetta con gioia il giogo di Cristo"

L'arciprete Mark Tyson è un chierico della diocesi dell'America orientale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Serve nella chiesa ortodossa di san Tommaso Apostolo a Tobaccoville, nella Carolina del Nord.

Mark Tyson e Lisa, 1990

Padre Mark, come vi siete conosciuti con sua moglie?

Mia moglie e io ci siamo conosciuti in un piccolo college nella Virginia centrale, ora chiamato Università di Mary Washington. Entrambi abbiamo passato l'adolescenza nei sobborghi di Washington, DC. Come la maggior parte delle persone che vivevano in quella zona, non eravamo nati e cresciuti sul posto. Mio padre era un ufficiale di carriera della Guardia Costiera e suo padre lavorava per la Mobil Oil. Poiché l'università era molto piccola (solo circa 2500 studenti), ci vedevamo di tanto in tanto durante il nostro primo anno, ma ci siamo conosciuti solo durante il nostro secondo anno, nel 1985. Ci siamo ritrovati insieme a un corso di letteratura russa (in traduzione inglese). Anche io studiavo un poco la lingua russa, ma non mi dedicavo allo studio come faceva Lisa. La sua bellezza e i suoi splendidi occhi azzurri mi hanno affascinato fin dall'inizio. Quello che lei ha visto in me... non ne ho idea.

Come è arrivato a capire che questa era la persona che faceva per lei, e che voleva metter su famiglia con lei?

Siamo passati dall'essere "cattolici decaduti" a diventare attivi nella nostra fede prima di abbracciare l'Ortodossia. Lisa era più interessata a questo di me. Mentre studiavo a Mosca nel 1990, mi mandò una lettera in cui affermava che frequentava la parrocchia cattolica di san Beda mentre studiava a Williamsburg, in Virginia. Ero sbalordito perché questa era la chiesa dove ero stato battezzato da bambino (mio padre era di stanza nella vicina Yorktown all'epoca), e la sua dedizione mi ha fatto desiderare di riaccendere la mia vita spirituale con lei al mio ritorno negli Stati Uniti. Entro un mese dal mio arrivo, ho fatto la mia prima confessione in quasi un decennio, cosa che mi ha aiutato a condividere le basi per una vita più incentrata su Cristo, che alla fine ci ha portato all'Ortodossia. È stata la Grazia divina a farmi capire che Lisa era la persona a cui avrei dovuto essere più vicino e che il Signore ci avrebbe aiutato a costruire una vita insieme.

Crede nell'amore a prima vista?

Ho letto resoconti onesti di una cosa del genere, ma non l'ho mai sperimentato di persona. Forse l'infatuazione a prima vista esiste. Tuttavia, l'infatuazione NON è amore. Temo che i due siano spesso erroneamente confusi. L'infatuazione generalmente dura dai tre ai sei mesi, dopodiché inizia il vero lavoro. L'infatuazione è superficiale, l'amore è profondo. L'infatuazione è quasi involontaria, l'amore esige decisioni concrete. So per certo che il mio amore per matushka è molto più forte ora, dopo 38 anni che la conosco, di quanto non lo sia mai stato durante il primo periodo in cui ci siamo conosciuti.

Cosa si aspettano gli uomini dalla vita familiare?

In generale, gli uomini vogliono una moglie leale, fedele e solidale. Vogliamo figli rispettosi e obbedienti. Vogliamo provvedere materialmente alle nostre famiglie al meglio delle nostre capacità, senza la pressione di lottare per lussi che non possiamo permetterci. Vogliamo che l'amore e il perdono di Dio siano al centro delle nostre case. Vogliamo tenere il materialismo edonistico fuori dalle nostre case. Infine, vogliamo che le nostre mogli siano le nostre compagne in tutto; consigliandoci e assistendoci nella gestione della vita familiare. Tuttavia, come ci ammonisce san Paolo, dobbiamo essere noi il capofamiglia. Tutta la responsabilità per le decisioni difficili ricade sulle nostre spalle. Che Dio ci aiuti e ci guidi!

Per favore, ci parli degli studi della sua matushka: lavora fuori casa?

Mia moglie ha conseguito la laurea in storia dell'arte presso la Mary Washington (dove ci siamo conosciuti) e un master in pedagogia presso il College of William and Mary. È stata una madre casalinga fino all'infanzia del nostro quinto figlio, Ambrose. Ha lavorato per 17 anni presso la nostra biblioteca locale nel dipartimento per l'infanzia e ora è direttrice dei servizi per l'infanzia. Il suo lavoro ha toccato la vita di un gran numero di bambini nella nostra comunità locale ed è ben nota nella nostra contea rurale nel sud-ovest della Virginia. Sarebbe rimasta sempre a casa, se non fosse stato per il fatto che nel 2005 abbiamo comprato una bella fattoria dove abbiamo cresciuto tutti i nostri figli. Non saremmo stati in grado di mantenere la nostra vita qui senza il suo reddito aggiuntivo.

Qual è la sua opinione sulla divisione del lavoro in famiglia? Esiste qualcosa come "lavoro da donna" e "lavoro da uomo?"

La questione del "lavoro delle donne" e del "lavoro degli uomini" a casa è affascinante. Ricordo un esilarante cartone animato di Krokodil di tanti anni fa, che mostrava la moglie che correva con un carico di biancheria e un bambino in braccio, mentre pentole di cibo ribollivano sui fornelli. L'uomo era seduto sul divano, assorto in una partita a scacchi che stava giocando con lei! Diceva: "Vera, il cavallo nero si sposta nella casella d-5", o qualcosa del genere. Questa vignetta illustrava il dilemma delle donne nell'Unione Sovietica, che erano state liberate nella forza lavoro, ma schiavizzate a casa. Forse questo è qualcosa di limitato ai sovietici, non lo so. So che ogni volta che ho cercato di essere d'aiuto come ospite in Russia, e ho preso un piatto o una tazza da tè da portare nel lavandino, sono stato severamente ammonito: "padre, non osi farlo! Questo è LAVORO DA DONNE!" Quando mia moglie è rimasta a casa, ha fatto tutte queste cose, ma come prete con orari di chiesa irregolari, io ero al suo fianco. Abbiamo dovuto adattarci un po': per un periodo aveva dovuto stare fuori casa tutto il giorno. Non mi piace molto pulire e spolverare, ma cerco di stare al passo con quello che posso fare con l'aiuto dei miei ragazzi che vivono ancora a casa. Matushka lascia sempre la nostra parrocchia la domenica prima di me, e quando torno a casa è un vero piacere vedere una casa ordinata e un pasto sui fornelli. Nei giorni feriali amo cucinare (basta guardare la mia foto!) e faccio quel lavoro regolarmente. I miei lavori all'esterno includono il giardinaggio, il lavoro con gli animali nella fattoria, la caccia e la lavorazione della carne e il taglio della legna da ardere per la nostra stufa a legna..

il matrimonio del figlio maggiore Nicholas

Alcuni dicono che la moglie deve essere "gentile" con i bambini e che il marito dovrebbe essere il rigoroso custode della disciplina. È il caso della sua famiglia?

Assolutamente si. Mia moglie è più premurosa e diplomatica di me, e sebbene guidasse e correggesse costantemente i nostri figli, entrambi sentivamo che toccava a me occuparmi della disciplina. Ho sempre cercato di temperare il rigore con l'amore e ho sempre cercato di essere leale e giusto con loro. Una delle mie frasi guida era: "Cosa farebbe il mio bisnonno?"

Certo, nessun genitore è perfetto... e io ho detto ai miei figli che lo scopriranno mentre avranno e alleveranno figli. È facile giudicare le capacità genitoriali di una madre e di un padre… Certamente io l'ho fatto da giovane. Mi ferisce l'anima che i miei genitori siano morti così giovani e che non abbiano mai visto i nostri figli. Ho perso l'opportunità di ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me da bambino e da giovane. Prego per loro regolarmente, in privato sulla corda da preghiera, poiché nessuno dei due era ortodosso.

il matrimonio del figlio maggiore Nicholas

Avete sei figli. Quali sono i loro nomi e l'età?

Il mio figlio maggiore, Nicholas, ha ventotto anni ed è sposato con un figlio. Catherine ha venticinque anni ed è sposata. Elias ha ventidue anni ed è single. John ha vent'anni ed è sposato. Ambrose e Nathaniel sono studenti delle superiori e vivono a casa. Hanno rispettivamente diciassette e quindici anni. I loro nomi sono stati scelti per due motivi. La prima: amavamo i loro santi patroni. In secondo luogo, i loro nomi erano eufonici con il nostro cognome di Tyson. Ci sono altri fattori coinvolti nella denominazione di ciascuno di essi, ma ci vorrebbe molto tempo per spiegarli e questo sarebbe probabilmente noioso per i vostri lettori.

Cosa significa per lei una famiglia felice?

Una famiglia felice è una famiglia che assume con gioia il giogo e il peso di Cristo. Siamo stati straordinariamente benedetti mentre servivo come prete, e abbiamo anche istruito i nostri figli a casa fino a quando non hanno raggiunto l'età della scuola superiore. Partecipavano alle funzioni, i miei ragazzi servivano all'altare e per molti anni sono stati circondati dalla "famiglia parrocchiale" di Bluefield, West Virginia, che si è presa cura di loro e li ha amati come se fossero loro. La nostra fede, combinata con una ripida curva di apprendimento del lavoro in fattoria, i cicli di feste e digiuni e la confessione regolare con capaci padri spirituali, tutto combinato per darci contentezza in generale e a volte vera gioia. Certo, abbiamo avuto i nostri momenti di frustrazione e preoccupazione... Ma fino ad ora, tutti i miei figli sono legati alla Chiesa ortodossa. Quelli che sono usciti di casa frequentano le parrocchie vicine e il mio figlio più giovane, che mi ha aiutato fedelmente durante gli ultimi cinque anni di lavoro missionario, è stato recentemente tonsurato lettore dal nostro primo ierarca, il metropolita Nicholas. La mia preghiera per tutti noi: "Sia fatta la tua santa volontà nelle nostre vite!"

Tutti i coniugi hanno litigi. Come si crea e si preserva la pace in famiglia?

I demoni non sono mai inattivi. È risaputo che i chierici e le loro famiglie subiscono gravi tentazioni perché le loro cadute scandalizzeranno "i fratelli più deboli" e faranno perdere il cuore e la fede agli altri. Penso che una delle migliori pratiche che abbiamo sviluppato negli anni passati sia stata quella di avvicinarci l'un l'altro dopo le preghiere della sera in ordine dal più grande al più piccolo, e i figli baciavano la mano a me e alla loro madre dicendo: "Perdonami, ti voglio bene". Naturalmente, ripetevamo questa frase. Cercavamo di concludere ogni serata in questo modo e, se c'era altro da dire, ne parlavamo in privato. Non ho mai sentito di avere problemi a chiedere scusa ai familiari che sentivo di aver trattato ingiustamente… E sono sicuro che questo è successo più di quanto avrei voluto.

Ha visitato la Russia. Cosa l'ha colpito di più? Ha viaggiato con la sua famiglia?

Ho visitato la Russia sei volte. Ci sono stato nel 1990, 1997, 1998, 2017, 2018 e 2019. Tranne la prima volta, ero lì come prete ortodosso. Ci sono troppe cose che mi colpiscono della Russia perché io risponda brevemente. Basti dire che sono sempre stato profondamente commosso dalla qualità dell'amicizia che ho sperimentato in Russia. Una volta che conosci qualcuno che diventa tuo amico, la sensazione è intensa e genuina. Abbiamo molta "falsa cortesia" in Occidente. Siamo invariabilmente educati l'uno con l'altro, ma pochi sono disposti a sacrificarsi per un amico, tanto meno uno sconosciuto. In pubblico, i russi possono essere molto stoici e riservati, persino maleducati. Ma come amici, non c'è nessun altro che preferirei avere accanto a me.

il matrimonio di Catherine

L'ho sperimentato in piccola parte in un dormitorio universitario a Beljaevo nel 1990, ma la gioia di questo è cresciuta in modo esponenziale nei miei anni di sacerdozio. Certo, se dovessi dire ciò che mi ha colpito di più della Russia, sarebbe la rinascita dell'Ortodossia nel paese. Decine di migliaia di chiese sono state costruite e altre sono in costruzione in ogni momento. I monasteri che ho visitato hanno mostrato una crescita enorme nel corso degli anni. Riconosco che molte persone non frequentano regolarmente la chiesa, ma sembrano comunque aperte alla Fede; stanno solo aspettando che una goccia di Grazia cada nei loro cuori. E quando ne hanno bisogno, c'è sempre una chiesa vicina, o degli amici che possono portarli da un buon sacerdote o ieromonaco per iniziare il cammino verso la Croce e la Resurrezione. Ho visitato la Russia con mio figlio maggiore Nicholas in un'occasione, e con mia figlia Catherine due volte. Catherine parla correntemente la lingua, avendo trascorso un semestre a Vladimir, e noi due siamo completamente felici della lingua, delle persone, della cultura e della fede della terra russa. Purtroppo, i miei doveri di missione, il Covid e l'instabilità del nostro mondo mi hanno precluso di fare visita dal 2019. Prego che matushka e io possiamo un giorno fare un pellegrinaggio tanto atteso in una terra a cui tengo molto nel mio cuore.

 
Intervista di Tudor Petcu a Nikola Mrkovic

Per iniziare questo dialogo, le sarei molto grato se si potesse presentare, per dare a noi lettori l'opportunità di scoprire meglio il suo lavoro.

Ho 46 anni, sono serbo da parte di padre e francese da parte di madre. Sono sposato e padre di famiglia e ho studiato commercio internazionale in Francia e in diversi paesi europei. Ho iniziato a impegnarmi profondamente nella geopolitica negli anni '90 durante le guerre contro l'ex Jugoslavia. La situazione era particolarmente difficile perché i media occidentali continuavano a incolpare i serbi e condurre una campagna di propaganda contro la Jugoslavia, senza spazio per il dibattito. Non ero, in quel momento, particolarmente attaccato al regime jugoslavo, ma non riuscivo a sopportare la mancanza di obiettività e le menzogne ​​dei giornalisti occidentali e dei politici che non avevano altro scopo che di provocare una guerra. Se la Jugoslavia avesse voluto separarsi, avrebbe potuto farlo in modo pacifico, ma ho capito che l'Occidente voleva la guerra, e questo mi ha sconvolto profondamente. Nel 1999 l'escalation di violenze è stata spinta di pari passo con il bombardamento illegale della Serbia da parte della NATO a scapito della convenzione delle Nazioni Unite o della convenzione di Ginevra. Con le mie tasse pagate in Francia mi sono trovato a pagare le bombe che cadevano sulla mia famiglia in Serbia. Era insopportabile. Così ho deciso, con la mia giovane moglie francese, di fare volontariato come scudo umano sui ponti di Belgrado che erano obiettivi della NATO come molti altri siti civili. Ci siamo detti che la NATO poteva pensarci due volte prima di bombardare ponti pieni di volontari internazionali. Sul posto ho avuto accesso alle informazioni serbe, ovviamente, ma anche alla BBC o alla CNN. Non esisteva il rullo compressore univoco dei media che avevo conosciuto in Francia. Da allora, ho scritto molti articoli e ospitato numerose conferenze in Europa per smantellare quella che io chiamo la politica di guerra della NATO e la manipolazione dei media occidentali nella ex Jugoslavia, ma anche in tutte le guerre della NATO. Nel 2005 ho creato con un amico un'ONG per difendere i cristiani serbi del Kosovo vittime di pulizia etnica e nel 2016 ho iniziato un'associazione, Ouest-Est, per far riavvicinare i popoli dell'Europa occidentale e orientale. Tutti noi abbiamo interesse a conoscerci meglio e a lavorare insieme perché veniamo dalla stessa civiltà e viviamo nello stesso continente. Alcuni vogliono dividerci, al contrario dobbiamo avvicinarci in modo intelligente.

Poiché le ho suggerito di parlare della guerra in Kosovo, sarei interessato a conoscere la sua prospettiva su questo evento nella storia recente, un capitolo che oggi è sfortunatamente poco conosciuto e analizzato. Partendo da questa mia affermazione, perché la guerra in Kosovo non è di grande interesse nel mondo accademico dell'Europa, come lo è per esempio l'Olocausto?

Credere che il problema del Kosovo sia una semplice disputa territoriale tra due popoli fraterni che erano diventati rivali significa ignorare completamente la verità e l'importanza di ciò che questo territorio rappresenta per i serbi. Il Kosovo è in origine una pianura, su cui i serbi combatterono nel XIV secolo per difendere la loro fede cristiana e la loro terra. Gran parte della cavalleria serba perì contro gli ottomani su questa pianura nella battaglia di Kosovo Polje (Campo dei merli) ed è questo sacrificio della loro élite che ha permesso ai semplici serbi di resistere semplice, per numerosi secoli, di fronte all'invasore ottomano. Ecco perché il Kosovo è importante, è il simbolo della resistenza che ha permesso ai serbi di superare l'ingiustizia e di rimanere un popolo libero, non un popolo schiavo.

Nella storia recente il Kosovo è diventato una rivelazione delle tensioni geopolitiche internazionali tra l'impero americano, la Russia rinata, le vecchie nazioni europee e l'islam wahhabita radicale. In meno di 11.000 chilometri quadrati abbiamo una concentrazione di influenze opposte unica in Europa. Il modo in cui la guerra è stata portata in Kosovo è anche indicativo della guerra moderna chiamata "umanitaria", in cui alcune potenze occidentali assumono il diritto di bombardare chi vogliono per soddisfare i loro desideri geostrategici a scapito del diritto internazionale e spesso del buon senso. Sfortunatamente, molte università europee stanno ignorando quello che è accaduto e quello che sta accadendo oggi in Kosovo, perché ovviamente è politicamente scorretto. Inoltre, nelle università occidentali manca una vera pluralità di opinioni che consentirebbe il confronto di idee e teorie per far avanzare il dibattito e trarre conclusioni obiettive. Raccontare la verità sul Kosovo nell'Europa occidentale di oggi significa anche ammettere che la NATO e le potenze occidentali hanno fatto cose orribili e creato una situazione catastrofica in una regione già tesa. Ovviamente gli stati occidentali non faciliteranno questo tipo di dibattito, e questo è un peccato, perché si tratta di un affronto alla giustizia e all'intelligenza.

Come dovremmo percepire le relazioni tra Serbia e Kosovo e in che modo il Kosovo potrebbe diventare un territorio della Serbia in futuro? O altrimenti: cosa rappresenta per lei l'indipendenza del Kosovo, riconosciuta del resto dall'Unione Europea?

Di fatto, l'Unione Europea non riconosce l'indipendenza del Kosovo, in quanto cinque nazioni dell'UE, compresa la Romania, si rifiutano di riconoscerla. Colgo anche l'occasione per ricordare che la stessa ONU non riconosce l'indipendenza del Kosovo, non più di quanto la riconoscano Vaticano, Brasile, Cina, Armenia, Algeria, Russia, India, ecc. Alcune settimane fa, il Suriname, che aveva riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, ha ritirato il suo riconoscimento. Ciò vuol dire che questo argomento è lungi dall'essere acquisito e pone un importante problema giuridico. La posizione ufficiale delle Nazioni Unite, che è quella della Serbia, è che il Kosovo fa parte della Serbia. Ovviamente il soggetto si complica quando si sa che i serbi sono stati cacciati dalla loro terra che ora è popolata principalmente da musulmani albanesi i cui leader politici sono molto anti-serbi. Nel mio libro, Il martirio del Kosovo, propongo delle proposte per una soluzione a questo spinoso problema. Non possiamo lasciare che gli albanesi gestiscano il Kosovo, perché questo significherebbe l'espulsione degli ultimi serbi e l'estinzione del cristianesimo che in questa regione ha combattuto per secoli contro gli invasori ottomani perché L'Europa possa rimanere cristiana. Penso che sia illusorio integrare il Kosovo così com'è nell'amministrazione serba, perché la popolazione albanese è maggioritaria e ostile, come ho detto. Rimangono due soluzioni: condividere la terra tra serbi e albanesi o la guerra. Ovviamente nessuna delle soluzioni è piacevole, ma l'ingiustizia non può diventare un fatto compiuto. È pertanto vero che il problema dei Balcani del sud è lungi dall'essere risolto e che ci sono ancora molte rivalità etniche e / o religiose che possono far degenerare la situazione da un giorno all'altro. Alla fine di questa situazione avremmo paesi balcanici ridisegnati secondo linee prevalentemente etniche, cosa che potrebbe sembrare un peccato in sé, ma potrebbe paradossalmente essere il miglior garante della pace. Dobbiamo mettere i paesi attorno al tavolo dei negoziati e ridisegnare i confini, altrimenti, credetemi, difficilmente ne usciremo. Ogni persona interessata otterrebbe qualcosa senza perdere la faccia. L'ultima soluzione sarebbe ovviamente la guerra. Nessuna lo vuole, ma se la NATO ha scatenato una guerra illegale per creare uno stato fantoccio, allora perché i proprietari di questa terra non potrebbero fare una guerra solo per riaverla? Oggi questo è impensabile perché nessun popolo dei Balcani potrebbe affrontare gli Stati Uniti. Ma cosa succederebbe se un giorno gli Stati Uniti lasciassero la scena? Washington cerca di dividere e conquistare, hanno scelto nei Balcani meridionali i nazionalisti albanesi contro i macedoni, i serbi e i greci. Senza gli Stati Uniti, queste nazioni, ovviamente, si rivolterebbero contro i nazionalisti albanesi (come hanno fatto contro i Turchi nella guerra dei Balcani del 1912), che hanno approfittato della presenza degli Stati Uniti per far avanzare la loro agenda geopolitica a scapito delle buone relazioni con i popoli vicini. Cerchi di comprendermi bene. Io sono contro la guerra, ma questa è inevitabile se una soluzione pacifica e giusta non sarà trovata rapidamente.

Se dovessimo parlare dell'atteggiamento dell'Occidente nei confronti della guerra in Kosovo, quali sarebbero le sue parole?

L'Occidente ha sbagliato e le "élite" occidentali hanno consapevolmente tradito e mentito alla gente. Oggi sappiamo che non c'è mai stato un genocidio in Kosovo, nonostante quello che Clinton, Albright, Chirac, D'Alema, Blair e altri dissero all'epoca. Abbiamo tutte le prove che gli stessi albanesi hanno ucciso molti albanesi accusati di collaborare con i serbi e che l'Occidente è stato manipolato per credere che fosse necessaria un'azione militare. Il generale canadese in pensione Lewis MacKenzie, che ha molta familiarità con i Balcani dove è intervenuto per la NATO, ha dichiarato: "Gli albanesi del Kosovo ci hanno giocato come uno Stradivari. Abbiamo finanziato e indirettamente sostenuto la loro campagna per l'indipendenza di un Kosovo etnicamente puro. Non li abbiamo mai accusati di essere responsabili delle violenze dei primi anni '90, e continuiamo a dipingerli oggi come vittime, nonostante le prove del contrario". Molti testimoni occidentali provenienti dalla NATO e dalla diplomazia confermano questa realtà che la guerra del Kosovo è stata, anni fa, un'immensa montatura politica. Oggi il Kosovo è il fulcro del narcotraffico in Europa e un buco nero in cui si arricchisce la mafia albanese sostenuta da ex funzionari della NATO. Allo stesso tempo, l'islamismo radicale cresce a ritmo mozzafiato in Kosovo, come in Bosnia-Erzegovina, un'altra creazione della NATO. Questo islam radicale è in fase di conquista. Non vuole vivere in pace con i cristiani. L'Occidente avrebbe dovuto rimanere fedele ai serbi che difesero l'Europa contro l'impero ottomano e combatterono coraggiosamente contro il Terzo Reich e i fascisti durante la seconda guerra mondiale. Invece, l'Occidente ha pugnalato il suo alleato serbo alle spalle e ha preferito i nazionalisti albanesi, che sono sempre stati dalla parte degli occupanti, siano essi ottomani, fascisti, nazionalsocialisti e ora atlantisti. Questa strategia occidentale ha avuto una vittoria di breve durata, perché gli islamisti e i mafiosi contro i quali i serbi hanno combattuto negli anni '90 sono ora milioni nelle strade di Parigi, Berlino, Londra, Bruxelles e persino New York. A forza di giocare con il fuoco, l'Occidente inizierà a bruciarsi e si farà male.

So che ha pubblicato un libro il cui titolo è "Il martirio del Kosovo". Mi può far sapere qual è lo scopo di questo libro, quali sono le novità portate da questo libro e perché ha scelto questo titolo?

In Europa ho tenuto numerose conferenze sul Kosovo, e ogni volta sono stato sorpreso nel vedere che la gente non sapeva davvero nulla della storia dei Balcani e del Kosovo e della strategia americana in Europa in generale. Ho scritto questo libro per ripristinare la verità e perché non c'è quasi nulla sull'argomento nelle moderne biblioteche occidentali. Come serbo dovevo stare attento a non fare un libro di propaganda, e mi sono preoccupato di citare il maggior numero di interventi di specialisti stranieri mentre vi descrivo la situazione in Kosovo. Oggi posso tenere conferenze per ore con nient'altro che testimonianze di francesi, inglesi, americani, canadesi, italiani... tutti sconvolti da quello che hanno fatto o visto in Kosovo e che ovviamente non corrisponde alla narrativa atlantista. Poiché la realtà del Kosovo è tutt'altro che ciò che i media mainstream volevano farci credere nel 1999, era indispensabile che in nome della verità e della realtà storica dovesse uscire un libro per mettere le cose in chiaro. Inoltre, volevo dimostrare che le tecniche di manipolazione utilizzate in Kosovo hanno aperto la strada a molte altre montature militari nel mondo. Rileggendo la storia recente del Kosovo e penetrando nei minuscoli dettagli, scopriamo una griglia di lettura che ci permette di comprendere molte altre manipolazioni belliche avvenute in Afghanistan, Siria, Libia e persino in Ucraina. Questa griglia di lettura è essenziale per comprendere la geopolitica contemporanea e le vere sfide del nostro continente nei confronti del resto del mondo. Questo libro è il risultato di oltre 10 anni di lavoro sull'argomento per ottenere fatti concreti e precisi che possono comprendere meglio la situazione dei Balcani e il progetto americano per l'Europa. L'ho chiamato "Il martirio del Kosovo" perché pochi popoli europei hanno sofferto per tutto il tempo come i serbi del Kosovo che, dal XIV secolo, vivono in una terra che non ha cessato di essere occupata da nemici che non avevano altro scopo che farli sparire. I serbi del Kosovo sono cristiani ferventi e lo sono sempre stati. Morire per la propria fede è martirio, da cui il nome di "martirio del Kosovo".

 
Appello per la dedicazione della nuova cattedrale a Parigi

Alla notizia che la prima pietra della nuova cattedrale ortodossa russa di Parigi (probabile centro della futura Metropolia dell’Europa occidentale) sarà posata in questa primavera, padre Andrew Phillips propone la dedicazione della chiesa ai santi martiri imperiali. La proposta (che ci trova pienamente d’accordo) è motivata dal messaggio universale del martirio della Rus’ nel XX secolo, e dalla necessità di conversione dell’Europa occidentale. Presentiamo la proposta di padre Andrew in russo e in traduzione italiana nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Происхождение глупости

Есть у Фёдора Достоевского в записных книжках такая мысль:

«Социализм, коммунизм и атеизм – самые лёгкие три науки. Вбив себе их в голову, мальчишка считает себя уже мудрецом. Кроме того, поддаются эти науки легче всякой на популярное изложение».

Об одном таком популярном изложении, которое легко найти на полке «Лучшие продажи» большинства книжных магазинов, мы и поговорим.

Речь о последнем романе американского писателя Дэна Брауна «Происхождение». Очередные похождения профессора-криптолога Роберта Лэнгдона, суммарный тираж этой серии уже зашкаливает за 200 млн. экземпляров, книги переведены на 56 языков мира. Можно отметить следующее: если в принёсшем автору известность «Коде да Винчи» осторожным нападкам на христианство были посвящены лишь несколько последних глав (вольный пересказ почти забытых и давно опровергнутых ересей[1] о человеческой природе Христа), то «Происхождение» уже полностью посвящено этой теме. Нападкам на все религии мира сразу. Так часто бывает – ложная идея, изначально не отторгнутая массовым сознанием, со временем разрастается. Как говорил Йозеф Геббельс: «Ложь, тысячу раз повторённая, превращается в правду».

Кстати, в текущем 2018-м году, согласно рейтингу самых популярных книг на полках буккроссинга (акции по обмену книгами) в Московском метрополитене, «Код да Винчи» – один из лидеров. Сколько ещё миллионов людей прочтёт эти книги, и скольких они смогут смутить? Сколько человек некритически впитают в себя эту внешне безобидную ложь?

Сложно обоснованно возражать автору, который в своих предыдущих книгах на полном серьёзе пишет, например, что традицию причащения христиане переняли у ацтеков. Школьник за подобный ответ заслуженно получит «двойку» по истории. Между ацтеками и описанным ещё в Новом Завете первым Причастием — полторы тысячи лет и тысячи километров на двух разных континентах. Две эти культуры не соприкасались да открытия Америки в 1492-м году. Но у Дэна Брауна и его издателей как-то получается успешно продавать миллионы экземпляров с подобными «открытиями». Талант. Маркетинговый талант.

На первой же странице «Происхождения» читаем в преамбуле:

«Произведения искусства, архитектурные сооружения, места действия, научные данные и религиозные организации, описанные в романе, существуют в действительности».

Очевидно, это должно вызвать у читателей чувство достоверности. Попробуем разобраться, что на самом деле существует в действительности, а что лишь в воображении автора.

Основной мыслью, фундаментом всего романа является противостояние науки и религии. Едва ли не на каждой странице, на разные лады, звучит идея – всё «научное» противоречит «религии», всё «религиозное» никак не может быть «научным». Утверждения странные, как минимум, своей ненаучностью. Ведь наличие даже одного верующего учёного (а их гораздо больше половины от общего числа[2]) эту ложную гипотезу опровергает. Но вернёмся к книге.

Сюжет: Эдмонд Кирш, вымышленный персонаж, пламенный атеист и по совместительству футуролог, совершает некое научное открытие. Учёный спешит поделиться этим открытием со всем миром, устраивая презентацию в музее современного искусства, прямо во время которой его и убивают. Как легко можно догадаться, профессор Роберт Лэнгдон должен раскрыть все тайны, шифры и коды и всё же явить миру сделанное открытие. Отметим, что в книге менее 600 страниц – из них на 500 страницах намёками описывается это открытие:

• «Величайшая тайна человечества»,

• оно и «грандиозное», и «гениальное»,

• «откроет новую эру в истории человечества»,

• «опровергнет все мировые религии».

Есть в этом что-то бесконечно наивное. По данным американского аналитического центра «Pew Research Center», около 5,8 миллиарда человек из 7 миллиардов населения Земли считают себя верующими [3], последователями той или иной религии. И вот этим шести миллиардам по всему миру покажут презентацию – и всё тут же «опровергнется»...

Гениальное открытие Эдмонда Кирша оказывается... пересказом теории эволюции. Суть учения Дарвина на самом деле проста, оно базируется на никем и никогда не доказанном предположении о самопроизвольном зарождении жизни в некоем «первичном бульоне». Из мёртвого каким-то образом получилось живое. Отметим, что данное предположение само по себе – это ещё наука, в академическом понимании этого слова, одним из признаков которой является как раз научная гипотеза (предположение). А вот дальше всё не так просто.

Гипотеза должна быть принципиально проверяема. Требуется возможность проверки гипотезы критическим экспериментом. Утверждает некто, что живое само собой произошло из мёртвого – что ж, странное предположение, но это его право. Дело за малым, эту гипотезу нужно подтвердить (или опровергнуть) экспериментом. В распоряжении учёных сейчас самые современные лаборатории, любые мыслимые сочетания элементов органической и неорганической химии, возможность воспроизведения любых условий внешней среды (нагрев, охлаждение, электрические разряды, имитирующие громы и молнии, над тем самым «первичным бульоном»). Когда удастся из мёртвой материи получить хоть одну живую клетку – тогда и поговорим. Последние 150 лет успехи сторонников теории Дарвина в этом направлении скромны. Их просто нет. Не хочет живое рождаться из мёртвого.

Далее необходимо кое-что уточнить: полноценный универсальный квантовый компьютер является пока гипотетическим устройством. Практически реализованы лишь единичные экспериментальные системы, исполняющие фиксированный алгоритм небольшой сложности.

Именно вокруг описанного выше эксперимента (попыток имитации самозарождении жизни на планете) Дэн Браун и строит сюжет. Действует автор просто и смело: если гипотеза не подтверждается фактами – тем хуже для фактов. По ходу действия выясняется, что Эдмонд Кирш (напомним – вымышленный персонаж) с помощью изобретенного им же (не существующего в реальности) квантового суперкомпьютера запускает некую математическую модель. Далее, на основании технического приёма, используемого при производстве мультфильмов (т.н. «tweening» – процесс генерации промежуточных кадров между двумя ключевыми кадрами), Кирш и доказывает, что жизнь на Земле зародилась сама.

Собственно, всё.

Не менее показательны идеи, как бы оброненные вскользь, которыми изобилует книга. Это один из характерных признаков манипуляции сознанием, когда бездоказательные утверждения подаются мимоходом, в проброс, как нечто общеизвестное. Например, в презентации Эдмонда Кирша сказано о якобы основных проблемах свободного развития науки:

«...Транспаранты верующих против исследования стволовых клеток, гей-парадов, абортов...».

Мысль никак не поясняется, нужно просто принять на веру – кто против гей-парадов и абортов, тот против и науки. Далее по тексту, на протяжении всего романа, идёт целенаправленная «информационная бомбёжка» следующих понятий: монархия (любая), религия (любая), традиционная семья. Аборты – благо, однополые союзы – благо.

Например, прозрачнейший намёк на гомосексуальную связь престарелого короля Испании и католического епископа. Подаётся это как «любовь», на которую «каждый имеет право». Или вот удивительный «символ веры» одного положительного персонажа, прогрессивного католического священника:

«Мы все должны сделать то, что уже сделали многие церкви – открыто признать, что Адама и Евы не существовало, что эволюция – доказанный факт, а христиане, которые выступают против этого, всех нас выставляют дураками».

Как говорят химики – что имеем в сухом остатке? Вымышленный персонаж на несуществующем квантовом компьютере, с помощью мультяшной технологии, делает не подтвержденный экспериментами вывод о самозарождении жизни на планете Земля. И это всё? Да, это всё.

Отличный маркетинг. И никуда не годное «великое открытие».

* * *

[1] Из «Православно-догматического Богословия» Митрополита Макария (Булгакова): «Заблуждения касательно Божества Иисуса Христа подразделяются, в свою очередь, на три частнейшие. Первое и самое древнее из них принадлежит тем, которые совершенно отвергали Божество во Иисусе Христе, и считали Его простым человеком: так учили – в век апостольский Керинф и Евион, обличенные еще Св. Иоанном Богословом, написавшим против них свое Евангелие; во II веке – Карпократ, Феодот и Артемон с последователями, обличенные Иринеем, Тертуллианом и другими; в III веке – Павел Самосатский, обличенный двумя антиохийскими соборами (в 264-м и 270-м г.). Этой же ереси, многократно осужденной древнею Церковью, держатся в новейшие времена социниане и рационалисты».

[2] First worldwide survey of religion and science: No, not all scientists are atheists // http://news.rice.edu/

[3] The Global Religious Landscape: A Report on the Size and Distribution of the World's Major Religious Groups as of 2010 // https://www.researchgate.net/

 
Pellegrinaggio in Moldova (Parte 1)

santo Stefano il Grande di Moldova, con una mappa del principato di Moldova del suo tempo e raffigurazioni di alcuni dei tanti monasteri da lui fondati

Il mese prossimo sarà passato un anno da quando io e mia moglie siamo andati in Moldova e Romania. Da allora ho iniziato a scrivere di questa esperienza innumerevoli volte, ma penso che ciò che mi ha impedito di approfondire sia stata la paura che le mie parole non le rendessero giustizia. Abbiamo nella nostra parrocchia una donna moldava (Elena), e lei e suo marito (Constantine) ci hanno invitato a fare questo viaggio. Non essendo tra quelli che rifiutano l'opportunità di viaggiare in un paese ortodosso, abbiamo accettato. Ma mentre mi aspettavo di fare un viaggio piacevole e di vedere bellissime chiese e monasteri, non mi aspettavo davvero che fosse un'esperienza così commovente come si è rivelata.

La mia esperienza della Chiesa ortodossa è stata principalmente nel contesto della tradizione russa, ma ho anche avuto molti contatti con greci, serbi e arabi, e quindi ho un'idea delle differenze e dei costumi particolari che si trovano in quelle tradizioni. La mia conoscenza delle espressioni della fede in lingua romena era molto più limitata prima di questo viaggio. Le persone di lingua romena discendono dai coloni romani che si stabilirono nella regione ai tempi dell'Impero Romano. Ciò che ora comprende le nazioni contemporanee di Romania e Moldova un tempo era diviso in tre principati: Transilvania, Valacchia e Moldova. Quello che un tempo era il principato di Moldova sotto santo Stefano il Grande copre la nazione contemporanea della Moldova, parte della Romania e parti dell'Ucraina. Quindi, anche se abbiamo visitato la Romania, la parte della Romania che abbiamo visitato era la parte moldava della Romania.

Siamo partiti da Houston la sera di domenica 7 agosto, ma il nostro viaggio è quasi finito prima di iniziare. Elena era molto avanti nella sua gravidanza e abbiamo programmato il viaggio in questo modo, perché voleva portarci lì mentre poteva ancora farlo fisicamente, ma prima di trpovarsi alle prese con un neonato. Abbiamo volato con Turkish Airlines ed Elena aveva chiamato in anticipo per assicurarsi che la sua gravidanza non sarebbe stata un problema con il volo, e il loro servizio clienti le ha detto che non lo sarebbe stato, ma mentre stavamo effettuando il check-in per il volo, un agente le ha chiesto a che punto fosse nella gravidanza. Quando ha risposto, le è stato detto che aveva bisogno di una lettera del suo medico che dicesse che poteva viaggiare. Ricevere una lettera del genere la domenica sera non è di solito una cosa facile da portare a termine. Elena ha detto a me e mia moglie di andare avanti fino al cancello, ha discusso ulteriormente con l'agente e ha cercato di fornire qualcosa che sperava funzionasse, ma alla fine è diventato chiaro che non sarebbe stata in grado di volare, ma ha detto a tutti noi di andare avanti con il volo e che avrebbe prenotato nuovamente il suo volo una volta che avesse avuto in mano un certificato medico.

Constantine (che è un Cherokee dell'Oklahoma) parla solo un'infarinatura di romeno, ma viaggiavamo anche con la loro figlia Fabi di nove anni, che parla romeno, e quindi per il nostro primo giorno è stata la nostra traduttrice.

Siamo arrivati a Istanbul (Costantinopoli) lunedì pomeriggio e siamo arrivati nella capitale della Moldova (Chișinău) quella notte.

I problemi di viaggio di Elena hanno ostacolato alcuni dei nostri piani, ma abbiamo passato la maggior parte del primo giorno riposandoci dal viaggio: siamo usciti per fare colazione, e poi pranzo, girando a piedi. Chișinău è una bella città, con molte chiese, e quindi potevamo sentire le campane delle chiese che suonavano agli orari delle varie funzioni durante il giorno.

un dipinto pro-famiglia sulla parete del ristorante in cui abbiamo pranzato

La Moldova è un paese molto povero, ma non ho visto nessun senzatetto nella sua città più grande. Quando ero andato a Mosca, avevo incontrato molti mendicanti per le strade. E del resto, incontro anche molti mendicanti per le strade di Houston. Ma in questo paese, ho continuato a imbattermi in persone che pensavo si avvicinassero a me per chiedermi soldi, e invece mi chiedevano una benedizione. Infatti, più avanti nel nostro viaggio, siamo dovuti tornare all'aeroporto per prendere dei documenti per l'auto a noleggio che stavamo usando (per portarla più tardi oltre il confine con la Romania), e mentre me ne stavo lì ad aspettare, si è avvicinato un uomo che, di nuovo, pensavo stesse per chiedermi dei soldi, e invece mi ha chiesto una benedizione e poi mi ha dato 75 lei moldavi (che ammontano a poco meno di quattro dollari) e mi ha chiesto di pregare per lui.

Quello che ho capito è che il motivo per cui non c'erano senzatetto o mendicanti in Moldova, nonostante sia il paese più povero che abbia mai visitato, è perché i moldavi sono un popolo profondamente religioso, con un forte senso dell'onore, famiglie forti, e un forte senso dell'ospitalità. E quando vivi in un paese del genere, non hai molte persone emarginate che non hanno nessuno a cui rivolgersi per chiedere aiuto, tranne sconosciuti casuali per strada.

Elena è riuscita a raggiungerci martedì sera. Stavamo in un appartamento di proprietà di amici di famiglia e quella sera, mentre aspettavamo il ritorno di Elena, siamo stati invitati nell'appartamento di un vicino per un "caffè", ma Constantine ci ha informato che questo avrebbe significato un incontro serale che avrebbe comportato molto più del caffè. Ci siamo anche divertiti molto a portare avanti una conversazione per la quale all'inizio ha tradotto Fabi, che poi ha perso interesse, e quindi abbiamo usato spesso Google Translate per colmare le lacune. Abbiamo anche avuto il nostro primo assaggio dell'ospitalità moldava. Queste persone ovviamente vivono in città, ma ho avuto la sensazione che non fossero molto lontane da uno stile di vita più rurale e che avessero quel tipo di calore.

la cattedrale della Natività, Chișinău

l'interno della cattedrale

Mercoledì mattina abbiamo fatto colazione nel centro di Chișinău e visitato la cattedrale principale. Abbiamo cambiato tutti i nostri soldi americani con quelli moldavi, così avremmo avuto il denaro di cui avevamo bisogno, e poi siamo andati a visitare una sarta per ordinare alcuni paramenti (di altissima qualità ed estremamente economici) per uno che era prossimo a essere ordinato sacerdote (padre Gregory Solis), e poi siamo andati al primo monastero del viaggio, il monastero rupestre di Orheiul Vechi.

Questo video mostra gran parte del monastero e dell'area circostante.

Questo monastero è costruito lungo il bordo di un ripido dirupo, e ai lati del dirupo si possono vedere molte grotte, in cui vissero in tempi diversi monaci e altri abitanti locali. Abbiamo dovuto salire una ripida collina dal punto dove abbiamo parcheggiato, e prima di arrivare alla parte principale del monastero, c'è un campanile, e poi una porta con scale scavate nella roccia, che conduce a una cappella che è stata scolpita in una di queste grotte.

Sul lato della cappella c'è una porta, che si apre su una sporgenza che domina la valle sottostante. A me non piacciono le altezze, ma mia moglie è uscita fuori e ha scattato molte foto e un breve video. Mi sono venuti i brividi solo a guardarla mentre lo faceva dall'interno della cappella.

questa foto è stata scattata da Matushka da quella sporgenza:

questa era la massima distanza a cui ero disposto a stare rispetto alla sporgenza

Mentre eravamo lì, abbiamo visto un paio di gruppi di feste di matrimonio che stavano scattando foto. Non sono sicuro se qualcuno di loro si sia sposato al monastero, o se volesse solo fare delle foto sul posto.

A un certo punto abbiamo raggiunto un posto di blocco che ci avrebbe portato nella regione separatista della Transnistria, ma non l'abbiamo attraversato.

Durante il viaggio, Elena ha cercato di visitare quanti più parenti potevamo inserire nel nostro programma. Questo è stato sorprendentemente uno degli aspetti migliori del viaggio, perché abbiamo avuto modo di vedere da vicino semplici persone moldave e abbiamo scoperto che stavano vivendo il tipo di vita che ha vissuto la maggior parte delle persone nella storia del mondo, molto più vicine alla natura, una vita meno complicata e più orientata alla famiglia e alla comunità. E di conseguenza, le persone sembravano molto più sane e felici rispetto alla maggior parte delle persone negli Stati Uniti in questi giorni, anche se abbiamo tutti i nostri lussi: e vivono in modo molto simile a come vivevano gli americani prima della seconda guerra mondiale.

Si dà il caso che questo monastero fosse relativamente vicino a una delle sorelle del padre di Elena (Valentina), e così abbiamo cenato con loro e abbiamo passato la notte lì. Sua zia e suo zio (Valentin) allevano vari animali da fattoria. Una delle loro mucche aveva appena partorito, quindi sua zia ha preparato una torta con il colostro della mucca, che secondo Elena era una delle sue prelibatezze preferite quando era piccola.

Ancora una volta, ci è stato offerto un pasto sontuoso, fatto in casa con materie degli animali di casa, e abbiamo passato la maggior parte della serata a conversare, con Elena che ha dovuto tradurre, e più tardi suo zio ha mostrato a me e Constantine il suo laboratorio, che mi ha ricordato molto quello di mio padre quando ero bambino. Anche lui era cresciuto in una fattoria e, come lo zio di Elena, poteva fare quasi tutto ciò di cui aveva bisogno (il divorzio dei miei genitori quando avevo sei anni, sfortunatamente, ha impedito che la maggior parte di quella conoscenza mi fosse trasmessa). Quella notte non abbiamo alloggiato in una camera per gli ospiti. Nella cultura moldava, i tuoi ospiti soggiornano nelle camere migliori, non nelle camere degli ospiti.

io, Matushka, la zia Valentina, Fabi ed Elena che porta in grembo la piccola Hope

Al mattino abbiamo fatto colazione e abbiamo preso un po' di quella torta, prima di dirigerci verso il secondo monastero del viaggio: il monastero della Trinità a Saharna.

Questo video mostra gran parte del monastero in modi che non avremmo potuto filmare noi stessi.

La storia del monastero delle grotte di Saharna non è chiara, ma è antica. Il complesso monastico che vediamo oggi iniziò a essere costruito nel 1776. Fu chiuso dai sovietici nel 1964 e il terreno fu utilizzato come ospedale psichiatrico. Il restauro del monastero iniziò nel 1991. Sfortunatamente, la maggior parte delle icone era troppo deteriorata per essere salvata, e così in quel momento iniziarono ad essere dipinti nuovi affreschi. Il monastero è ora conosciuto come un luogo in cui vengono portate le persone che hanno bisogno di esorcismi o che hanno bisogno di essere guarite da malattie mentali o fisiche.

Quando siamo arrivati, Costantine e Fabi hanno deciso che avrebbero scalato la vetta fino al punto in cui la Vergine Maria è apparsa ai monaci fondatori e dove c'è un'impronta lasciata nella pietra da lei. C'è un'impronta simile nella Lavra di Pochaev in Ucraina, che è relativamente vicina alla Moldova. A me la vetta è sembrata terribilmente alta.

Quando sono tornati giù dalla vetta, abbiamo incontrato alcune delle persone che quando hanno saputo che venivamo dagli Stati Uniti, ci hanno presentato Natalia, che aveva vissuto nel Regno Unito e parlava molto bene l'inglese. Ci hanno fornito un tour dettagliato del monastero.

Nella chiesa più grande abbiamo trovato il reliquiario di san Macario di Saharna, di cui prima non sapevo nulla, ma era un monaco prima che la Moldova passasse sotto il controllo sovietico, ed era un padre spirituale per le monache che a quel tempo risiedevano in questo monastero. Quando il monastero fu chiuso, fu perseguitato dai sovietici, ma dopo essere uscito di prigione continuò a vivere vicino al monastero e a pregare sul terreno. Si è addormentato nel Signore nel 1969.

C'è al monastero una sorgente miracolosa, dove le persone vanno a fare il bagno come benedizione e soprattutto a pregare per la guarigione.

 

questo è un video che Matushka ha girato all'esterno del bagno, dove la sorgente scorre lungo la montagna

questo è un ponte pedonale dove si trova il monastero delle grotte. Ci è stato assicurato che era completamente sicuro, nonostante le apparenze contrarie

questa è una delle grotte

Poi siamo tornati a sud, prima all'aeroporto di Chișinău, dove ho incontrato l'uomo che mi ha dato i 75 lei moldavi, e poi ci siamo diretti al villaggio natale di Elena, Sălcuța.

Quando siamo arrivati nel suo villaggio, ci siamo imbattuti nel traffico dell'ora di punta.

Tra i bambini nel video, Elena ne ha riconosciuti alcuni come suoi cugini.

questi sono la madre (Tamara) e il padre (Gheorghe) di Elena insieme a me e a Matushka

Elena, Constantine, la nipote di Elena, Anna, suo padre, io e sua madre

Il patio è letteralmente ombreggiato da viti. Mentre sedevamo sotto quelle viti, non ho potuto fare a meno di pensare alla Scrittura: "Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!" (Michea 4:4). Dato che era agosto e non avevano l'aria condizionata, passavamo molto tempo in quel patio durante il giorno, anche se lì faceva molto più fresco che a casa nostra in Texas. Elena ha commentato che lì il tempo comincia a rinfrescarsi dopo la festa di san Panteleimon (che è il 9 agosto del calendario civile). Quello che ho trovato interessante di questo commento è che si trattava di un commento che poteva provenire solo da una persona cresciuta in una cultura profondamente radicata nella vita della Chiesa, e anche molto in sintonia con le stagioni.

Quella sera abbiamo mangiato spiedini di maiale appena macellato e vari altri frutti e verdure, per lo più coltivati da loro stessi. Avevamo anche del vino che il padre di Elena faceva con le proprie uve: questo vino è di un viola intenso quasi nero, ed è molto buono. Il suolo in Moldova è molto ricco. In questo villaggio, le persone possiedono tratti di terreno agricolo fuori dal villaggio, ma ogni cortile è un grande giardino, e mentre il viaggio continuava ho notato che questo era vero ovunque andassi, al di fuori delle città più grandi. I genitori di Elena coltivano uva nei loro appezzamenti di terreno fuori dal villaggio e allevano anche galline e anatre. Quella notte abbiamo dormito nella camera dei genitori di Elena (la camera migliore), con le finestre aperte, e molto prima dell'alba il rumore di tutti gli animali della fattoria del villaggio ci ha svegliati un po' prima di quanto fossimo abituati...

(continua)

 
Clero e monaci del Kosovo fanno un appello alle autorità serbe contro la partizione

eparhija-prizren.com

190 chierici e monaci della diocesi di Raška-Prizren della Chiesa ortodossa serba in Kosovo e Metohija hanno rivolto un appello alla leadership dello stato serbo e ai rappresentanti internazionali, esprimendosi contro la prevista partizione tra serbi e albanesi e per il loro diritto a vivere in pace, come riporta il sito kossev.info.

I firmatari, in rappresentanza di 20 monasteri del Kosovo, sostengono che la proposta partizione del Kosovo metterebbe in pericolo la comunità serba, aggiungendo che il Kosovo rimane una "parte inalienabile della Serbia", come riporta Balkan Insight.

Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha proposto di dividere il Kosovo lungo linee etniche nel tentativo di normalizzare le relazioni con il Kosovo controllato dagli albanesi e di porre fine all'esodo serbo. "È meglio ottenere qualcosa piuttosto che niente", ha commentato il presidente.

"Questo appello... è soprattutto un forte grido da parte di coloro che vivono in Kosovo e Metohija e che, davanti a Dio e alla propria coscienza, hanno una responsabilità nei confronti del popolo fedele", ha detto l'appello pubblicato domenica.

Il Kosovo, "con i suoi 1.500 monasteri, chiese, fondazioni e monumenti della cultura cristiana ortodossa serba, è una parte inalienabile della Serbia" affermano i chierici e i monaci nel loro appello. Sostengono inoltre che qualsiasi potenziale divisione o scambio di terra lungo linee etniche lascerebbe i serbi del Kosovo "alla mercé di coloro che non hanno mostrato fino a ora disponibilità a rispettare i nostri diritti".

"Questo appello non è un'ingerenza nella politica, ma soprattutto un forte grido di coloro che, vivendo in Kosovo e Metohija, e di fronte a Dio e alla propria coscienza, hanno una responsabilità nei confronti del popolo fedele, con il quale siamo parte della Chiesa viva", hanno risposto i rappresentanti della Chiesa in seguito a un'accusa di intromissione negli affari dello stato rivolta alla Chiesa da parte dei leader di stato.

Questo appello segue immediatamente un appello simile inviato al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba in maggio, che esorta il governo serbo a garantire che il Kosovo rimanga parte della Serbia e a non accettare scambi territoriali.

Nel frattempo, l'8 agosto, il presidente del Kosovo Hashim Thaci ha affermato che una "correzione" del confine del Kosovo con la Serbia, ma non una divisione etnica, sarebbe un fattore in qualsiasi accordo finale verso relazioni normalizzate.

 
Non c’è gara tra la lagna etica cattolica e il pellegrinaggio di verità ortodosso

Pietrangelo Buttafuoco, in un articolo del 9 gennaio su ilfoglio.it, presenta il mondo sconosciuto dell'Ortodossia russa e il suo confronto con il Cattolicesimo romano in una pagina di grande chiarezza e profondità. Complimenti all'autore caustico e intelligente (vorremmo che più penne del giornalismo italiano sapessero affrontare i temi del cristianesimo ortodosso con pari capacità), e complimenti al blog Fos Ilaron che ci ha segnalato l'articolo.

 
Vescovo disertore Drabinko: se avessi saputo tutto, forse non sarei andato al "concilio d'unificazione"

foto: Hromadske

Aleksandr Drabinko, ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina canonica, è stato uno dei due soli vescovi, insieme a Simeon Shostatskij, ex metropolita di Vinnitsa, che hanno disertato dalla Chiesa canonica per partecipare al "concilio d'unificazione" di Costantinopoli a dicembre, che ha creato un nuovo corpo scismatico, la cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Sia Drabinko che Shostatskij erano noti simpatizzanti del movimento autocefalista scismatico e nessuno è rimasto sorpreso dal fatto che abbiano frequentato il "concilio" e disertato.

Tuttavia, ora Drabinko dice che se avesse saputo tutto ciò che è accaduto dietro le quinte, potrebbe benissimo non aver frequentato il "concilio". Questa affermazione è contenuta nei suoi commenti sul conflitto pubblico tra il "patriarca" Filaret Denisenko e il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il "metropolita" Epifanij Dumenko, in un'intervista rilasciata ieri al sito ucraino Hromadske.

Secondo l'ex metropolita, il conflitto che coinvolge la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è iniziato effettivamente il primo giorno al "concilio d'unificazione". Tutti i vescovi riuniti hanno aspettato Filaret e i suoi vescovi del "patriarcato di Kiev" che erano incerti se sciogliere il loro "patriarcato", come richiesto da Costantinopoli.

"Vladyka Emmanuel, che rappresentava il Patriarca ecumenico, era molto infastidito da una tale posizione, dalla riluttanza a dissolvere il "patriarcato di Kiev", ed è giunto persino a fare considerazioni poco costruttive a riguardo. È stato allora che tutti hanno capito che Filaret avrebbe comunque mantenuto la posizione di patriarca", ricorda Drabinko.

Riguardo alle dichiarazioni di Filaret secondo cui avrebbe dovuto governare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", con Epifanij che lo rappresentava solo nelle funzioni esterne, Drabinko ha dichiarato: "Non escludo che questi accordi possano aver avuto luogo. Tuttavia, nessuno ha parlato di questi accordi alla pienezza del concilio locale. I presenti non erano a conoscenza degli accordi ".

"Se questa informazione fosse stata trasmessa al vescovo della Chiesa ortodossa ucraina e ai laici che rappresentavano la Chiesa ortodossa ucraina con noi, ai vescovi e ai laici degi autocefalisti, non sappiamo come sarebbero avvenuti gli eventi futuri", ha commentato l'ex vescovo canonico.

Inoltre, Drabinko non ha escluso che potrebbe non aver partecipato consapevolmente a un simile concilio: "Non escludo che non avrei preso parte a un concilio che ha proposto che il primate non sia scelto volontariamente come primate della chiesa, ma, secondo alcuni accordi, sia scelto dal patriarca auto-nominato Filaret".

Inoltre, il conflitto aperto tra il "patriarca onorario" Filaret e il "metropolita" Epifanij mostra che nel mondo c'è qualcosa che non va all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ritiene Drabinko, che attribuisce a tale conflitto il decremento del numero di parrocchie canoniche che passano alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

"Associo [il numero decrescente] a questo conflitto. Se solo non avessimo questo conflitto interno, che mostra al mondo esterno che qualcosa non va. Il conflitto dovrebbe essere superato dalla "mente conciliare", che dovrebbe essere espressa dal primate Epifanij Dumenko.

 
Pellegrinaggio in Moldova (Parte 2)

la chiesa principale del convento delle sante Marta e Maria a Hagimus, Moldova

Cliccate qui per la Parte 1.

Venerdì 12 agosto siamo andati nella vicina città di Căușeni. Mentre stavo iniziando a farmi un'idea di come l'ortografia romena si traducesse in suoni reali, a un certo punto ho chiesto a Elena se la "i" alla fine di "Căușeni" fosse muta, e lei ha detto "No, si pronuncia..." e io non ho comunque rilevato alcuna "i" alla fine, ma a quanto pare è presente molto sottilmente e non riesco a sentirla.

la chiesa principale del convento delle sante Marta e Maria

Abbiamo fatto colazione in veranda. Una cosa che è stata molto divertente è stata guardare la vita familiare a casa dei genitori di Elena. Nessuno dei suoi fratelli vive ancora a casa con i suoi genitori, ma sua sorella Tatiana e suo marito Veaceslav vivono nelle vicinanze del villaggio. Non molto tempo prima del nostro arrivo, avevano avuto un incendio che ha distrutto gran parte della loro casa, e così i loro quattro i bambini stavano per la maggior parte dai nonni, mentre la casa veniva ricostruita. Una delle loro figlie, Taisia, aveva allora circa due anni, ed era molto contenta che sua cugina Fabi fosse lì per una visita, e così continuava a gridare "Faaa-biii!" A volte lo faceva anche quando Fabi era a pochi metri di distanza, ed entrambe si guardavano a vicenda. Ho iniziato a imitarla e ho detto a Fabi che se avessi servito al suo matrimonio, alla fine avrei detto al marito: "Ora puoi baciare Faaa-biii!"

Siamo andati prima a un mercato all'aperto, per raccogliere diverse cose che ci servivano, e poi siamo andati al convento delle sante Marta e Maria, che non è antico, ma è stato fondato negli anni '90. C'era un campeggio in questo sito durante il periodo sovietico, ma un giorno qualcuno ha abbattuto un albero e ha scoperto che c'era una forma a croce negli anelli dell'albero. Alcuni si chiedevano se una volta lì ci fosse stato un monastero: non esiste traccia che ce ne sia stato uno, ma alcuni locali hanno detto che un eremita viveva in quella zona. Si è deciso di costruirvi un convento, e in un periodo di tempo relativamente breve è fiorito un convento molto grande.

Quando siamo arrivati, abbiamo prima preso un caffè abbastanza buono nella loro caffetteria, e poi siamo andati nella loro libreria, perché avevamo una lunga lista di cose che dovevamo comprare, specialmente per padre Gregory Solis e la parrocchia della santa Croce a Corpus Christi – che all'epoca era servita una volta al mese da padre David Companik, ma presto avrebbe avuto servizi regolari dopo l'ordinazione di padre Gregory nell'ottobre di quell'anno, e così avevano molte cose che avevano un disperato bisogno di ottenere, per poter svolgere questi servizi. Volevamo anche comperare regali per vari amici e familiari a casa. Non avevamo abbastanza soldi con noi in quel momento, quindi la maggior parte di ciò che avremmo comprato era stato messo da parte per noi e saremmo tornati più tardi per ritirarlo. Non avevano la possibilità di addebitare nulla su una carta di credito.

È stato interessante vedere che avevano in vendita libri di padre Seraphim (Rose) tradotti in romeno. Avevano anche molti libri in russo e libri di servizio in slavonico, perché c'è una considerevole comunità russa in Moldova. Abbiamo comprato molte croci d'argento per la nostra chiesa, perché i prezzi erano molto più bassi di qualsiasi cosa si possa trovare negli Stati Uniti.

Siamo poi passati alla chiesa principale del convento.

l'ingresso della chiesa principale

questa icona di Santo Stefano il Grande si trova sulle pareti della chiesa principale. L'iscrizione in romeno recita: "La Moldova non è stata dei miei antenati, non è stata mia e non è stata vostra, ma appartiene ai vostri discendenti e ai discendenti dei vostri discendenti nei secoli dei secoli"

un reliquiario che contiene le reliquie di molti santi del Nuovo Testamento, oltre a numerosi altri santi successivi

Mentre stavamo venerando le icone e le reliquie nella Chiesa principale, ho posto ad Elena una serie di domande sulla Chiesa e sull'iconografia. C'era una monaca anziana che era seduta in chiesa, probabilmente per assicurarsi che i visitatori si comportassero bene, ha sentito queste domande ed è intervenuta a un certo punto, e così abbiamo iniziato una conversazione. Quando ha scoperto che ero un prete in visita dall'America, ha chiesto e ottenuto il permesso di portarci a fare un giro del convento.

Prima siamo andati nella Chiesa inferiore, ma scendendo ho notato affreschi di molte scene della passione del Signore che non ricordo di aver visto in altre chiese da me visitate.

preghiera nell'orto del Getsemani

Pilato si lava le mani dopo aver condannato Cristo

Siamo passati dalla residenza delle monache, e credo un edificio in cui tengono anche lezioni per i bambini della zona. Poi siamo andati in una bellissima cappella di legno, che normalmente è chiusa a chiave, ma noi stavamo ricevendo il trattamento da VIP. È interessante notare che la maggior parte delle chiese in Moldova è costruita in stile russo, ma questa è in stile romeno.

le corna di animali fanno parte del lampadario

santo Stefano il Grande è una figura che continui a incontrare in Moldova e in Romania

E poi siamo andati a una sorgente miracolosa che hanno lì. Tutti tranne me sono andati a fare un tuffo.

Mentre stavo aspettando fuori dalla primavera, c'era una donna russa che vive in Transnistria, ma che è una visitatrice abituale che è passata e ha iniziato una conversazione. Era un'insegnante di inglese e quindi parlava molto bene l'inglese. Mi ha detto che c'era un monastero molto grande in Transnistria che avremmo dovuto visitare. Le ho detto che mi sarebbe piaciuto farlo un giorno. Penso che abbiamo anche parlato un po' della Lavra di Pochaev in Ucraina, che anch'io vorrei vedere un giorno, quando la guerra in Ucraina sarà finita.

La monaca che ci ha offerto il tour ci ha detto che eravamo stati invitati a restare per un pasto. Le abbiamo detto che dovevamo partire presto per cenare in una delle case dello zio di Elena, ma lei ci ha detto che avremmo potuto mangiare un po' qui, e poi avere ancora posto nello stomaco per cenare lì. Ci aveva indicato la sorgente e se n'era andata, ma prima che potessimo andarcene, è ricomparsa, per assicurarsi che non ce ne fossimo semplicemente andati. Come ho detto prima, l'ospitalità è un grosso problema per i moldavi, quindi non potevamo dire "no". Così siamo tornati alla trapeza. Era una sala da pranzo molto grande, e pensavamo che avremmo mangiato con le monache, ma lei ci ha portato in una stanza laterale per gli ospiti speciali, e poi ci è stata offerta una festa quaresimale a più portate, completa di dessert. Il cibo era tutto fresco, cibo coltivato localmente, ed è stato meraviglioso.

Dopo che ci siamo saziati fino all'orlo, abbiamo dovuto affrettarci alla nostra cena programmata con una delle tante zie e zii di Elena, padre Chiril e matushka Maria. Padre Chiril è il prete del vicino villaggio di Opaci.

io e padre Chiril, davanti alla chiesa del villaggio di Opaci

Quando siamo arrivati, padre Chiril ci ha invitato a camminare fino alla sua chiesa parrocchiale, dedicata alla festa della Protezione della Madre di Dio. Mentre stavamo entrando, mia figlia maggiore mi ha fatto una video-chiamata per mostrarci le nostre due nipoti, la più grande delle quali aveva due anni all'epoca, ma era già molto loquace. Dato che avevamo già avuto qualche problema nel coordinare tali chiamate con le differenze di fuso orario, e poiché mi mancavano molto le mie nipotine, sono andato avanti e ho chiacchierato con loro in video e ho mostrato loro la chiesa mentre entravamo. La maggiore delle nipoti ha detto: "Voglio andare in quella chiesa!" Ho dovuto spiegare che era molto lontano da casa nostra. Ho dovuto terminare la chiamata, così ho potuto venerare le loro icone. Hanno un'icona miracolosa della Madre di Dio nella parrocchia.

l'icona miracolosa della Madre di Dio a Opaci

Dopo aver potuto venerare le icone nella Chiesa, siamo tornati a casa loro e abbiamo cenato molto bene con padre Chiril, matushka Maria e uno dei loro figli, Nicu (Ioan), anche se non avevamo l'appetito che avremmo avuto normalmente. Il cibo era ottimo, comunque, e dopo cena ci hanno offerto quella che chiamavano "vodka", ma che era una specie di liquore a base di ciliegie, anch'esso molto buono. A mia moglie, che normalmente non ama l'alcol in nessuna forma, è piaciuto molto.

La povera Elena ha dovuto tradurre per tutta la serata, e abbiamo avuto una lunga discussione con Nicu, che sta progettando di diventare prete come suo padre, sui matrimoni misti. In qualche modo avevamo cominciato a discutere di "modernismo" e per Nicu il primo esempio di modernismo era che alcuni vescovi permettevano ai cristiani ortodossi di sposare cristiani non ortodossi. Ho cercato di spiegare perché in Occidente ci sono buone ragioni per cui ciò è consentito, anche se ovviamente non è l'ideale. Gli ho fatto notare che un uomo in Moldova dovrebbe fare di tutto per trovare una donna non ortodossa da sposare, ma negli Stati Uniti di solito è il contrario. E così i vescovi in Occidente di solito consentono i matrimoni misti, come atto di economia, a condizione che il coniuge non ortodosso accetti di allevare i figli nella Chiesa. Spesso il coniuge non ortodosso alla fine diventa ortodosso. Ma ho spiegato che quando ciò non era permesso, il risultato non era che la parte ortodossa andava avanti a cercare un coniuge ortodosso, ma accadeva che nella maggior parte dei casi finiva per sposarsi comunque, fuori dalla Chiesa, senza la sua promessa, e spesso questo portava anche il coniuge ortodosso a perdere il legame con la Chiesa. Ma c'era qualcosa di rinfrescante nelle persone che vivono in una cultura in cui il peggior esempio di modernismo che incontrano sono i vescovi che consentono i matrimoni misti.

matushka Maria, matushka Patricia, io, Nicu e padre Chiril

matushka Patricia e matushka Maria

Ci siamo quindi salutati e siamo tornati a Sălcuța per un'altra notte.

Sabato era l'ultimo giorno del viaggio che non cadeva durante il digiuno della Dormizione, e così ci siamo goduti la nostra ultima colazione non quaresimale, che consisteva in cibo fresco, con molto più sapore di quello a cui eravamo abituati negli Stati Uniti. Credo che abbiamo deciso di prendercela comoda quel giorno prima del Vespro, perché alcuni di noi non si sentivano bene.

la chiesa della Dormizione a Sălcuța

Ogni volta che c'era una funzione nella chiesa del villaggio, le campane si potevano sentire in tutta Sălcuța. Andavamo in chiesa in macchina, ma la maggior parte delle persone andava a piedi, perché la maggior parte delle persone non possiede una propria auto. La vita semplice che vivevano queste persone era così bella, eppure sapevo che eravamo appena oltre il confine della regione di Odessa in Ucraina, e che c'erano molti villaggi in Ucraina che non erano molto diversi da questo, a parte la lingua che si parla, eppure molti di questi villaggi sono stati distrutti, e la loro gente è stata dispersa, e anche molte persone sono state uccise. Il male di tali guerre, e di ciò di cui dovranno rispondere coloro che le provocano, è diventato meno teorico e più concreto. Spero e prego che la guerra alla fine non arrivi in Moldova, anche se so che ci sono molte persone in tutto il mondo che vivono nel lusso in comunità recintate, non hanno mai sentito un colpo sparato con rabbia, eppure pensano alle persone in posti come questo come semplici pedine su una scacchiera, e vorrebbero molto vedere accadere conflitti del genere.

La domenica era la festa della Processione della Croce. Nella loro pratica locale, servono il Vespro il sabato sera, ma segue un'altra funzione, e poiché non conosco il romeno, non ero sicuro di cosa fosse. Potrebbe essere stata la Piccola Compieta. Sulla santa mensa c'era quello che sembrava un fascio di fiori di campo, a forma di grande croce, su cui era adagiata una croce di legno decorata. Fuori la temperatura era calda, ma non troppo. Tuttavia, la Chiesa non aveva l'aria condizionata e, per quelle che presumo siano ragioni culturali, le finestre della Chiesa erano tenute chiuse (so che in alcune culture avere una corrente all'interno è considerato malsano). Penso di aver indossato solo un epitrachilio durante il servizio, e quindi non faceva così caldo come sarebbe stato domenica mattina durante la Liturgia, quando sarei stato in pieno paramenti.

La chiesa del villaggio ha tre sacerdoti: il rettore è padre Nicolae, e il viceparroco è suo fratello minore, padre Sergiu – che è un insegnante di inglese, e quindi quando ero all'altare, era il mio principale mezzo di comunicazione. Il loro papà, padre Gheorghe, è in pensione, ma continua a confessare in chiesa. È lui che ha battezzato Elena quando era piccola. È stato anche uno dei firmatari della Dichiarazione di Indipendenza e della Costituzione della Moldova, se non ricordo male. Durante il periodo sovietico, a volte è stato molestato dal KGB, ma il KGB non gli ha fatto molto, perché mi è stato detto che temevano la sua matushka. Dopo la funzione, quando ha incontrato me e mia moglie, pensava che mia moglie fosse mia figlia – questo ci succede spesso. Le spiegai che aveva solo un anno e mezzo in meno di me, ma che non eravamo invecchiati allo stesso ritmo.

Una volta, quando lavoravo ancora per lo Stato del Texas, io e mia moglie siamo usciti a cena per il nostro anniversario di matrimonio, e quando abbiamo fatto sviluppare la foto, mi ha chiesto se volevo metterla nel mio ufficio al lavoro. Le ho detto che la gente avrebbe chiesto "Chi è quella giovane donna con quel vecchio?". L'ha incorniciata, io l'ho portata al lavoro e il primo giorno un collega mi ha chiesto se fosse mia figlia.

Dopo la funzione, siamo tornate a casa e poi siamo andate a cena a casa della sorella di Elena, Tatiana. Si è cenato all'aperto e quella sera le mosche erano particolarmente aggressive. Mi è stato detto che normalmente non erano così, ma le recenti piogge le avevano fatte moltiplicare. Constantine e io ci asiamo messi a cacciare le mosche. Mia moglie avrebbe voluto aver portato il suo scacciamosche elettronico. In un'occasione, Constantine, che era stato un cecchino nel corpo dei Marines, ha preso un coltello da burro e, con una mira perfetta, ha colpito e ucciso una mosca al primo tentativo. Sono rimasto molto colpito. Il cibo, tuttavia, era ancora una volta meraviglioso e il vino fatto in casa scorreva a fiumi. Ma avevamo la Liturgia il giorno dopo, quindi prima che fosse troppo tardi, siamo tornati a casa per la notte.

(continua)

 
Come mantenere ortodossi i bambini

La sopravvivenza delle chiese ortodosse nei paesi occidentali dipende in larga parte dal grado di ritenzione dei giovani cresciuti nel loro seno: una battaglia difficilissima da affrontare (e nella maggior parte dei casi largamente perduta).

Padre Geoffrey Kortz, un parroco ortodosso canadese, offre sul portale Pravmir alcune linee guida per sviluppare una corretta visione pastorale della crescita dei bambini nell'Ortodossia, Presentiamo il testo dei consigli di padre Geoffrey nella sezione "Ortoprassi" dei documenti.

In ogni caso, il richiamo di assoluta importanza rivolto al futuro dei bambini ortodossi è: fare qualcosa per loro, nei limiti delle proprie possibilità.

La parrocchia di san Massimo di Torino offre una scuola domenicale, condotta dalla nostra direttrice del coro, matushka Natalia Kovaleva. Tutti i genitori che frequentano la chiesa sono invitati a far partecipare i loro figli alla scuola domenicale.

Ecco il volantino della scuola:

 
Передача Киевской митрополии Московскому Патриархату: исторические аспекты

Киевская митрополия

Другого выхода не было. Наступала уния.

Историю Русской Церкви, а также отдельно Киевской митрополии с XV по XVII вв. можно характеризовать главным образом в свете: а) слабости центра – Константинопольского Патриархата и б) сильного влияния католицизма на украинских землях, подконтрольных Польше.

Автокефалия Русской Православной Церкви, которая в свое время была частью Вселенского Патриархата, от которого Киевской Русью в 988 г. было принято Крещение, была провозглашена на фоне подписания Константинополем и прочими Восточными Патриархатами Ферраро-Флорентийской унии 1439 г. Будучи политической по своим мотивам (уния была попыткой объединить силы Востока и Запада перед лицом турецкой угрозы), она явно показала и общее положение Православия на Востоке, и его слабые стороны на уровне влияния юрисдикций.

Православные Патриархаты того времени оказались заложниками исламской светской власти, и, как следствие, зависимые территории также неминуемо должны были испытать на себе все возможные последствия церковной геополитики. Московское государство, которому по ряду причин меньше всего угрожала турецкая кампания, могло оказаться в довольно необычном положении. С одной стороны, угроза исламской интервенции тут была на порядок меньше, чем, скажем, в Венгрии или Валахии, а с другой – Русская Церковь должна была принять унию, став жертвой той геополитики, частью которой не было Московское государство.

Другими словами, дальнейшая зависимость Русской Церкви от Константинополя могла теоретически привести к катастрофическим духовным последствиям. Именно поэтому автокефалию Русской Церкви 1448 г. никак нельзя назвать событием, которое состоялось по политическим мотивам, в отличие от Ферраро-Флорентийской унии. Продвижение современным украинским правительством идеи «Единой Поместной Церкви» является не чем иным, как политически спланированной акцией, в которой нет, да и не может быть места духовной составляющей.

Период юрисдикции Вселенского Патриархата в истории Киевской митрополии XV-XVII веков многими отечественными историками характеризуется как период номинальной власти Константинополя. С одной стороны, это позволяло Киевской митрополии быть фактически самоуправляемой, а с другой – уязвимой перед лицом сильнейшей политики окатоличивания, которую активно проводила Варшава.

Переломный момент для Православия совпал с пробуждением национального самосознания среди православного населения Речи Посполитой. В 1648 году при возведении на польско-литовский престол король Ян II Казимир дает обещание не допустить к руководящей должности в Речи Посполитой ни одного не-католика. Даже Гадяцкий договор 1658 года, который был призван защитить Православие в Польше, по прошествии острой фазы противостояния был истолкован в пользу униатства.

После отречения Яна Казимира от престола в 1668 году, Генеральная польская конфедерация принимает закон, по которому «отступники от католичества и униатства» (т.е. православные) были лишены гражданских прав и свобод и подлежали изгнанию. В церковном отношении ситуация была ничуть не лучше. Кафедры в таких форпостах Православия в Западной Украине, как Львовская и Луцкая епархии,зачастую приобретались епископами за деньги при главном условии – лояльность к унии. Православные храмы массово занимались униатами. При этом такого рода насилие над свободой вероисповедания в Польше было закреплено на законодательном уровне, и, как следствие, православному населению Речи Посполитой, по сути, нечего было отстаивать в судах.

Бесправие Константинополя на фоне все ухудшающегося положения православных в Западной Руси, в конце концов, привело к тому, что Российское государство в 1674 году отправило сюда своих представителей, которые должны были следить за соблюдением прав православных верующих. Номинально Западная Русь тогда еще была в составе Константинопольского Патриархата.

По большому счету, польский король в принципе не считался с Константинопольским Патриархом, ярким свидетельством чему является, в частности, постановление сейма от 1676 г. (за 10 лет до смены юрисдикции), которое на законодательном уровне запрещало православным украинским братствам и местным архиереям любое общение со Вселенским Патриархом. Церковь-Мать тогда с этим сделать ничего не смогла, да и не могла в принципе, будучи заложницей Османской империи.

Более того, еще за 50 лет до описываемых событий, в 1620 г., польскому правительству ничего не мешало, к примеру, объявить помощника Вселенского Патриарха – Антиохийского Патриарха Феофана – самозванцем и росчерком пера объявить неканоничными рукоположенных им в Западной Руси епископов. Кроме нот протеста и письменных заверений и просьб к верующим держаться Православия Вселенский Патриархат на деле ничего не делал. Оказавшись между сильным католическим Западом и бесправным греческим Востоком, Западно-Русской Церкви оставалось лишь пойти путем восстановления исторической справедливости – восстановить единство некогда разделенной Русской Церкви и заручиться поддержкой Московского Патриарха, а также царя – действительной, а не номинальной церковной и светской власти.

Нелишним будет добавить и то, что разделение митрополий в 1458 году было, в частности, делом рук папы римского Калликста III, который воспринимал Киевскую Церковь как состоящую из двух частей: «высшей России» и «нижней России». Таким образом то, что некогда повлекло за собой церковное разделение, теперь, напротив, способствовало его восстановлению.

Сама же передача Киевской митрополии Московскому Патриархату по сей день является предметом спекуляций, которые сводятся якобы к нюансам перевода патриаршей грамоты. Существует большое количество исследований на эту тему, подкрепленных анализом оригинального текста грамоты Патриарха Дионисия, но, учитывая особенный характер греческой церковной дипломатии, поставить точку в этом сложном вопросе чрезвычайно сложно.

Во-первых, тут отсутствуют четкие временные рамки. Другими словами, оригинал грамоты дает Московскому Патриарху свободу рукополагать Киевского митрополита, но ничего не говорит о том, как долго это должно иметь место. Киевский митрополит с того времени почитает Московского Патриарха как своего отца.

Во-вторых, единственная связь между Константинополем и Киевом оговаривается только на богослужебном уровне: Киевский митрополит за литургией должен был поминать сначала имя Вселенского Патриарха, а потом – Патриарха Московского.

Наиболее удачным антиподом этой запутанной церковной дипломатии и ключом к пониманию «украинского церковного вопроса» может быть Томос об автокефалии… Элладской Церкви. Дело в том, что решения Вселенского престола об автокефалии или автономии той или иной территории определяются тем, насколько важной она для них является. Автокефальная Элладская Церковь состоит из 81 епархии, 30 из которых – это так называемые «Новые территории».

Особенность состоит в том, что Новые территории (Северная Греция) входят в состав Элладской Церкви, однако в Томосе об автокефалии оговорено, что они передаются Константинополем Афинам «на время» (αχρικαιρου). В грамоте же Патриарха Дионисия IV нет никакого указания на временные рамки или конкретную дату. По-видимому, Киевская митрополия не была уж так важна для Константинополя, раз он не оставил для себя путей к отступлению. Даже если бы Патриарх Дионисий теоретически и имел бы в виду временный характер прав Московского Патриарха, то при ближайшем удобном случае он бы не повременил с тем, чтобы заявить о своих правах.

Однако ни при ликвидации Речи Посполитой, ни во время русско-турецких войн, ни после Февральской революции – вплоть до 1923 года (Томос об автокефалии Польской Церкви),мы не видим каких-либо документов Вселенского Патриархата, которые бы заявляли о его правах на эти территории. Более того, во время страшных большевистских гонений на Православие Константинополь также никак не проявлял себя как «власть имущий». Расстрелы епископов, священников и мирян в СССР словно обошли стороной Вселенский престол. Что же касается поминовения Константинопольского Патриарха первым, при том, что Патриарх Московский в этой грамоте прямо называется «старейшим и предстоятелем», то это скорее похоже на дань истории.

Таким образом, Константинополь хотел остаться в жизни Киевской митрополии в качестве символа и духовного лидера. Нечто подобное имело место и с некоторыми Православными автокефальными Церквями. Мало кто знает, но не все автокефальные Церкви имеют право варить свое собственное миро. Так, уже упомянутая выше Элладская Православная Церковь, а также Албанская Православная Церковь получают миро из Константинополя. При этом при всем обе Церкви являются независимыми в своем правлении: у них есть Синод, они сами избирают и поставляют Предстоятеля.

Такая схема отчасти напоминает роль британского монарха в жизни Канады и Австралии. Оба государства являются независимыми, обладают собственной валютой и армией, но формально глава независимого от Великобритании государства – британский монарх. Таким образом, Вселенский Патриарх действительно является особым лицом для Православия на землях бывшей Киевской Руси, поскольку крещена была Русь греками, но реальной власти тут он не имеет. Не следует путать символизм и реализм, поскольку, руководствуясь этой ошибочной логикой, лишь символически автокефальными являются все Балканские Православные Церкви, получившие автокефалию некогда от Вселенского Патриарха.

 
Игра престолов ПЦУ: Филарет проиграл битву, но надеется выиграть войну

Филарет остается в меньшинстве: на его зов прибыли всего четыре «архиерея»

Главные тезисы обращения «почетного патриарха» ПЦУ и главы Киевского патриархата Филарета Денисенко.

«Почетный патриарх» или «дедушка» ПЦУ, как его окрестил архиепископ-фанариот Данил (Зелинский), Филарет Денисенко объявил о возрождении Украинской православной Церкви Киевского патриархата (УПЦ КП). Причем прямым текстом сказал, что произойдет это путем раскола с ПЦУ и Епифанием.

Для реализации своих планов он созвал «епископат» к себе во Владимирский собор 13-14 мая для «дружеской беседы». Однако под его знамена встали всего 4 «архиерея» из 60.

Провал? Да, пожалуй, но только не для Филарета. Уже после этой «дружеской беседы» пресс-служба УПЦ КП выпустила обращение Филарета ко всей украинской пастве, а затем «дедушка» ПЦУ озвучил его на пресс-конференции. Проанализируем основные посылы данного документа.

Первое: Киевский патриархат был, есть и будет

Цитата из обращения:

«1. Киевский Патриархат не надо восстанавливать, потому что он был, есть и будет.

2. Патриарх Филарет остается действующим иерархом. Он имеет свою епархию – Киев, постоянный член Священного Синода. А раз есть действующий Патриарх, то есть и Киевский Патриархат.

3. УПЦ Киевского Патриархата остается зарегистрированной в государственных органах. В частности, зарегистрирована Киевская патриархия. Это означает, что юридически Киевский Патриархат продолжает существовать».

Согласно решениям Константинопольского патриархата и уставу ПЦУ, Филарет является действующим «иерархом», но не действующим «патриархом», он – «почетный патриарх». Архиепископ Данил (Зелинский) охарактеризовал это звание как некую «цацку» для престарелого человека – пусть, мол, позабавится на старости лет. И епархии своей он не имеет. По уставу ПЦУ, он фактически управляет только двумя киевскими монастырями. Однако, согласно уставу УПЦ КП, то есть зарегистрированной религиозной организации, которая не находится в стадии ликвидации, Филарет – глава УПЦ КП и действующий «патриарх».

В обращении Филарета приводится и объяснение того, как Киевский патриархат, будучи ликвидированным на «объединительном Соборе» 15.12.2018 г., вдруг оказался действующим. И это объяснение демонстрирует нам второй посыл документа.

Второе: Мы врали, врем, и будем врать

Все происходящее представляет из себя жуткое дежа вю. Вспомним, как Филарет Денисенко на Архиерейском Соборе в Москве в начале апреля 1992 года дал архиерейскую клятву перед крестом и Евангелием (аудиозапись можно найти в интернете), что он уйдет с поста предстоятеля Украинской Православной Церкви. Но по приезде в Киев он созвал 14.04.1992 г. пресс-конференцию, на которой заявил, что никуда не уйдет, а архиерейскую клятву дал «по дипломатическим соображениям».

Точно так же и сегодня Филарет не отрицает, что УПЦ КП самораспустилась, не отрицает, что он отказался быть главой ПЦУ, не отрицает, что согласился на статус митрополии вместо патриархата, но утверждает, что это было сделано «ситуативно».

Цитата из обращения:

«Наш отказ от статуса Патриархата был чисто ситуативным».

Т.е. с точки зрения «почетного патриарха», любая ложь и неправда, любое мошенничество может быть оправдано ситуацией. В обращении прямо говорится, что согласие на роспуск УПЦ КП и отстранение Филарета от управления было не чем иным, как попыткой мошенническим путем завладеть Томосом, а Константинопольского патриарха Варфоломея оставить в дураках.

УПЦ КП формально выполнила условия патриарха Варфоломея. Цитата из обращения:

«Почему Вселенский Патриарх требовал отказа от статуса Патриархата? Потому что Украинская Православная Церковь в статусе патриархата не может быть в составе Константинопольского Патриархата. А надо было, чтобы УПЦ теоретически стала частью Константинопольского Патриархата. Что мы должны были делать? Отказаться от теоретического входа в Константинопольский Патриархат? Тогда Вселенский Патриарх не имел канонического права предоставлять не части Церкви Томос. Для получения Томоса надо сначала стать Киевской митрополией в составе Константинопольского Патриархата. По этой причине Вселенский Патриарх просил и ставил условие, чтобы я не выдвигал свою кандидатуру на пост Предстоятеля, а митрополит Эммануил – председатель Собора, чтобы я не надевал патриаршего куколя на Соборе».

Объясняет «дедушка ПЦУ» и свои обманные действия. Что, фанариоты, хотите отказа от статуса патриархата? Да пожалуйста!

Цитата из обращения:

«Для созыва Собора и предоставления Томоса перед Патриархом Филаретом были поставлены следующие условия: не выдвигать свою кандидатуру на пост Предстоятеля. Почему? Потому что Украинская Православная Церковь будет признана автокефальной Церковью только в статусе митрополии, а не патриархата».

Хотите самоликвидацию УПЦ КП? Да пожалуйста!

Цитата из обращения:

«Второе условие со стороны Вселенского Патриарха – подписи архиереев о прекращении действия Киевского Патриархата».

Все сделаем, только дайте Томос!

Цитата из обращения:

«Что должен был делать Патриарх Филарет в этих условиях? Отказаться ради сохранения за собой возглавления Церкви или пойти на унижение ради получения Томоса. Патриарх Филарет выбрал унижение. Поэтому мы имеем Томос о нашей автокефалии».

Все эти условия Филарет и УПЦ КП формально выполнили, но в действительности это был изначальный обман, заведомая ложь. Филарет прекрасно осознавал, что все это недействительно.

Цитата из обращения:

«Отменить решение о создании Киевского Патриархата может только Поместный Собор Церкви, который создал Киевский Патриархат. Такого Собора не было. Значит, Киевский Патриархат остается, он продолжает действовать, тем более, что он зарегистрирован в государственных органах. Нам могут возразить, что отказ от статуса Патриархата была на Поместном Соборе в св. Софии 15.12.2018 г. Да! На Поместном Соборе, но этот Собор был не Собором Украинской Автокефальной Церкви (УПЦ КП – Ред.), а Собором Киевской митрополии в составе Константинопольского Патриархата».

Приводит Филарет и аргументы, подтверждающие нелегитимность Собора УПЦ КП 15.12.2018 г., а следовательно, и недействительность всех его решений о самороспуске и отказе от статуса патриархата. Они следующие:

  • Собор созвал патриарх Варфоломей, а не предстоятели украинских Церквей, т.е. УПЦ КП и УАПЦ;
  • на Соборе председательствовал представитель Константинопольского патриарха, митрополит Эммануил;
  • в Соборе принимали активное участие архиереи Константинопольского патриархата, которые не имели бы такого права, если бы это был действительный Собор УПЦ КП.

Мошенничество налицо: принять заведомо недействительные решения с целью выманить Томос у патриарха Варфоломея. И патриарх Варфоломей на все это клюнул и Томос выдал.

Вранье продолжается и сегодня, продолжится и в будущем.

Цитата из обращения:

«Мы соглашаемся на статус митрополии и искренне благодарим Вселенского Константинопольского Патриарха Варфоломея за предоставленный нам Томос и за мужество в отстаивании канонического порядка в Церкви. Но в будущем мы хотим быть признанными в статусе Патриархата».

Как же вы согласились на статус митрополии, если в первых же строках обращения говорите, что «Киевский патриархат был, есть и будет»? «Дедушка ПЦУ» открыто признает, что он врет внешним силам о том, что ПЦУ это патриархат, на внутренним – что ПЦУ это митрополия.

Цитата из обращения:

«Поэтому мы снаружи – митрополия, а внутри Украины мы продолжаем быть Патриархатом».

Такой вот получился двуликий Янус. Кстати, согласно древнеримской мифологи, двуликий Янус – это «божество всех начинаний, дверей, входов и выходов».

Третье: На верность новой власти мы присягали, присягаем и будем присягать

Денисенко всегда отличался тем, что присягал на верность любой власти, которая устанавливалась в государстве.

Он верой и правдой служил советской власти и был ею весьма обласкан. Священник и духовный писатель Павел Адельгейм вспоминал, как, будучи студентом Киевской духовной семинарии, в 1959 г. выслушивал речь тогдашнего ректора семинарии, архимандрита Филарета о любви к советской власти: «Я, сын шахтера, стал архимандритом и ректором. При какой другой власти это могло бы случиться?! Под чьим небом вы живете?! Чей хлеб едите?! По чьей земле ходите?! Вы неблагодарные, вас советская власть учит, а вы!..»

Но когда советская власть пала, Филарет стал ее всячески поносить, а новую украинскую власть всячески восхвалять. Хотя до распада СССР в 1991 г. было все с точностью до наоборот. Вот и сейчас – не успел Петр Порошенко уйти с поста Президента, как Филарет объявил его отступником и фактически присягнул на верность новым правителям Украины, среди которых называет не только Владимира Зеленского, но и… Игоря Коломойского.

Цитата из обращения:

«Безусловно, большую роль (в получении Томоса – Ред.) сыграл Президент Украины П.А. Порошенко, а также Верховная Рада Украины во главе с ее председателем Андреем Парубием. <…> Но сейчас П.А. Порошенко отступил от обещанных договоренностей и фактически дал согласие на ликвидацию Киевского Патриархата».

Все! Правитель повержен – и его можно винить в ликвидации Киевского патриархата. То, что такое же согласие дал и сам Филарет, подписав вместе со своими «архиереями» документ о ликвидации УПЦ КП, не в счет. Ведь это было «чисто ситуативно». Дуля в кармане, и ври сколько хочешь!

Другое дело новый Президент. Перед ним нужно выставить все свои заслуги.

Цитата из обращения:

«Никто не может отрицать, что результатом является Киевский Патриархат. Если бы его не было, то не было бы и речи о Томосе, потому что не было бы кому давать. Это видят не только церковные деятели, но и светские, и такие как новоизбранный Президент Украины В.А. Зеленский и бизнесмен И. В. Коломойский и другие».

Казалось бы, при чем тут Коломойский, который к тому же находится в Израиле? Но нет, «дедушка ПЦУ» четко улавливает, кто на самом деле будет решать вопросы и кому нужно присягать на верность.

Четвертое: Заграничные приходы мы имели, имеем и будем иметь

Как известно, одним из пунктов пресловутого Томоса об автокефалии ПЦУ и одним из условий его предоставления является передача всех зарубежных приходов УПЦ КП и УАПЦ в юрисдикцию Фанара. Филарет на это согласился, но, опять-таки, с дулей в кармане, как он сам говорит в подобных случаях: «ситуативно».

На самом деле Филарет заявляет о сохранении зарубежных приходов в юрисдикции УПЦ КП (или ПЦУ, уже и не разберешь). Для этого он даже отказывается от названия «Православная Церковь Украины» и настаивает на названии «Украинская православная Церковь» которое почему-то считает принадлежащим именно его конфессии.

Цитата из обращения:

«Почему мы не согласны на название Православная Церковь Украины, или в Украине.

1. Потому что все автокефальные Церкви имеют прилагательного название: Русская Православная Церковь, а не Православная Церковь в России; Румынская Православная Церковь, а не Православная Церковь в Румынии; Болгарская Православная Церковь, а не Православная Церковь в Болгарии; и так все Церкви, которые получили Томос от Константинопольской Церкви. Только нашу Церковь назвали не так, как другие – не Украинская Православная Церковь, а Православная Церковь Украины.

2. Что за этим скрывается? Это означает, что православные украинцы за пределами Украины не относятся к Украинской Православной Церкви. И об этом сказано в Томосе. Православные украинцы за границей возмутились этим. Они хотят принадлежать к своей родной Церкви.

3. Все автокефальные Православные Церкви сохраняют за собой свою эмиграцию, кроме греческих Церквей. Вся греческая диаспора канонически подчиняется Вселенскому Патриарху.

4. Поэтому и мы должны называться Украинской Православной Церковью, а не Православной Церковью Украины, чтобы наша украинская эмиграция имела право принадлежать к своей родной Церкви».

Пятое: Во всем виноват Епифаний, который выполняет волю Москвы

Обвинения «почетного патриарха» ПЦУ в адрес предстоятеля ПЦУ сводятся к тому, что Епифаний Думенко:

не соблюдает того, о чем договорились на «объединительном Соборе» 15.12.2018 г.;

  • пытался на первом заседании Синода ПЦУ отправить Филарета на покой;
  • ни разу за пять месяцев не служил с «патриархом», даже в день его 90-летия;
  • не встречается с Филаретом и не звонит ему;
  • разъединяет ПЦУ;
  • пугает отзывом Томоса, но делает все для того, чтобы это случилось.

Всех, кто не признает существование Киевского патриархата – а это Петр Порошенко, Епифаний Думенко, глава Департамента Минкульта по делам религий Андрей Юраш и многие другие, – объявляют антиукраинскими силами.

Цитата из обращения:

«Сегодня все антиукраинские силы подключились к уничтожению в Украине Киевского Патриархата».

А Епифания Думенко прямым текстом обвиняют в том, что он работает на Москву.

Цитата из обращения:

«Москва удовлетворена положением дел в УПЦ (имеется в виду УПЦ КП или ПЦУ – Ред.). То, чего она не могла достичь разнообразными усилиями, достигает ныне делами нынешнего Предстоятеля УПЦ (ПЦУ – Ред.)».

Шестое: Что нужно делать, по мнению «почетного патриарха»

Дать Филарету реальную, а не «почетную» власть в ПЦУ (УПЦ КП)! И в частности, предоставить ему право председательствовать на заседаниях Синода и Собора ПЦУ (УПЦ КП).

Цитата из обращения:

«Для того, чтобы исправить положение, а его можно исправить, надо выполнять те договоренности, которые были достигнуты перед Собором в присутствии Президента П.А. Порошенко и с архиереями. А это значит, что Предстоятель несет ответственность за внешнее представительство УПЦ, а Патриарх отвечает за внутреннюю церковную жизнь в Украине, но в сотрудничестве с Предстоятелем. Предстоятель ничего не делает внутри Церкви без согласия Патриарха. Патриарх председательствует на заседаниях Священного Синода и на Соборах УПЦ (ПЦУ или УПЦ КП – Ред.) ради сохранения единства, ее рост и убеждения».

Итак, война всем противникам Киевского патриархата и прежде всего Епифанию объявлена! То, что Филарет опубликовал свое обращение уже после того, как его открыто поддержали всего 4 «архиерея» из 60, означает, что сей факт его не смущает нисколько. Кто выйдет победителем из этой «игры престолов», за кого болеть и на кого делать ставки, по сути, не важно. Важно, что все больше и больше людей как в Украине, так и за ее пределами, наблюдая все эти игрища, понимают, что весь проект ПЦУ, как и УПЦ КП и УАПЦ, не имеет к Церкви Христовой никакого отношения.

 
Pellegrinaggio in Moldova (Parte 3)

Parte 1

Parte 2

la cattedrale di santa Parascheva a Iași, Romania

Domenica mattina, 14 agosto, sono arrivato alla chiesa del villaggio abbastanza presto per fare le preghiere d'ingresso prima che iniziasse il Mattutino. Ho notato più tardi che i chierici del luogo facevano le preghiere d'ingresso più tardi, durante le ore, ma io non sono abituato a celebrare il Mattutino la domenica mattina. Seguire la funzione in romeno è stato ancora una volta difficile, ma in generale avevo almeno un'idea del punto in cui eravamo.

Anche se la temperatura esterna era gradevole, l'interno della chiesa era sicuramente piuttosto caldo. Dopo che ero in pieni paramenti, avevo molto caldo. C'era nel santuario una finestra leggermente rotta. Ad un certo punto, padre Serghei (il fratello minore) ha aperto maggiormente la finestra e ho potuto sentire un debole accenno di corrente, ma non molto tempo dopo, padre Nicolae (il fratello maggiore) ha richiuso la finestra coma prima.

Mi chiedevo se avrebbero abbreviato il Mattutino, o se invece sarebbero passati direttamente dalla Grande Dossologia all'inizio della Liturgia (come fanno tipicamente i greci), ma non hanno fatto nessuna delle due cose. Hanno eseguito l'intero canone al Mattutino e, dopo il Mattutino, hanno eseguito le ore Prima, Terza e Sesta, seguite dalla Liturgia. Durante la Liturgia, ho provato a fare in slavonico la maggior parte delle parti che mi competevano, perché pensavo che i fedeli fossero più propensi a capirle così, piuttosto che in inglese. Alla fine della Liturgia ero fradicio dal caldo.

Al termine della liturgia, padre Nicolae mi ha chiesto di dire alcune parole. Ho raccontato loro brevemente come avevo scoperto la fede ortodossa e che, anche se forse non tutti se ne rendevano conto, avevano ereditato un grande tesoro. Ho anche commentato che avevano un paese bello e pio e che avrebbero dovuto lottare per mantenere ciò che hanno. L'ho detto con un senso di tristezza, perché mentre spero che mantengano ciò che hanno, so che l'attrazione della cultura occidentale, se avrà la meglio, farà tutto il possibile per impedire che lo facciano.

Dopo il congedo abbiamo fatto la benedizione minore delle acque, che è prescritta nella festa della Processione della Croce. Mi è stata consegnata una candela con un asciugamano da bagno. Avevo visto qualcosa di simile quando Elena era stata madrina dei battesimi nella nostra parrocchia (e lei e Constantine ne avevano collezionati un numero considerevole nell'anno precedente). In tali battesimi si impegnava a dare a ciascuno dei battezzati un asciugamano simile. Non so se si tratti solo di un'usanza locale, di un'usanza moldava o di un'usanza romena più estesa.

Dopo le funzioni, padre Nicolae ci ha invitato a pranzo a casa sua. Quando sono arrivato lì, sono stato felice di scoprire che aveva l'aria condizionata in casa. Mia moglie si era accaldata durante la funzione e così era tornata a casa dei genitori di Elena, per riposarsi. Ho cercato di convincerla a venire da padre Nicolae con la promessa dell'aria condizionata, ma non ha funzionato.

Ancora una volta ci è stato offerto un pasto meraviglioso che consisteva in cibo coltivato localmente e vino fatto in casa dalla famiglia. L'inglese di padre Nicolae era limitato, ma sono riuscito a parlare con lui in una certa misura prima dell'arrivo di suo fratello. Ho notato che aveva anche libri romeni nella sua biblioteca e ho scoperto che era andato in seminario in Romania. Quando padre Serghei è arrivato, ha tradotto la conversazione, che poi ha potuto addentrarsi in argomenti più complessi.

Padre Nicolae ha rimproverato un po' Elena per non avergli dato preavviso della nostra visita. Scoprii più tardi che si era assicurato che l'intero coro fosse presente sia alle funzioni serali che a quelle mattutine, poiché avevano ospiti speciali. Ha anche discusso di cosa dovremmo essere sicuri di vedere mentre eravamo in Romania, dopo aver scoperto che la Romania era la nostra prossima tappa.

Dopo un pomeriggio molto piacevole, siamo tornati a casa dei genitori di Elena per riposarci un po', prima di partire per la Romania. L'idea era di provare ad attraversare il confine dopo mezzanotte, nella speranza che il traffico diminuisse, ma non è andata proprio come speravamo.

Percorrevamo una strada internazionale, che per diversi tratti sembrava non essere stata più mantenuta dai tempi in cui la Moldova faceva parte dell'Unione Sovietica. Dovevamo guidare piano, ed era un po' come guidare sulla superficie della Luna. Mentre ci avvicinavamo al valico di frontiera, la strada era liscia, ma c'era solo una corsia in ciascuna direzione, e c'era una lunga fila di camion che per qualche motivo aveva fatto retromarcia per un bel tratto. Seguendo l'esempio di alcune auto che ci precedevano, abbiamo iniziato a guidare sulla corsia opposta, sperando di superare questa fila di camion (perché le auto fanno una fila diversa alla frontiera), ma quello che è successo è che ad un certo punto le auto che entravano la direzione opposta hanno bloccato completamente la corsia su cui ci trovavamo, e poiché eravamo su un ponte, con ringhiere su entrambi i lati, non c'era modo di passare,

Per diverse ore siamo rimasti bloccati. Non ho mai visto nessun rappresentante delle forze dell'ordine in nessun momento durante l'intera vicenda, per fare qualche tentativo di risolvere questo problema. Dopo un po' diversi camionisti sono scesi dai loro veicoli e hanno cominciato a imprecarsi a vicenda in romeno, russo e ucraino. Ma molto lentamente, hanno iniziato a spostare diversi camion e veicoli che potevano muoversi e, un po' come i movimenti di un cubo di Rubik, hanno gradualmente iniziato a risolvere il puzzle. Ciò ha coinvolto camion e automobili su e giù per la strada, che si spostavano il più lontano possibile, per fare spazio appena sufficiente affinché gli altri iniziassero a girarsi. E finalmente ci stavamo muovendo, anche se nella direzione opposta a quella in cui volevamo andare. Una volta liberati dal traffico, abbiamo iniziato a chiedere alla gente se c'era una strada secondaria che potevamo prendere fino al valico di frontiera. Abbiamo scoperto che c'era. Era una strada un po' accidentata, con molte curve e tornanti, ma siamo riusciti a raggiungere l'incrocio e, finalmente, siamo stati in grado di iniziare il processo di attraversamento del confine.

Le strade in Romania sono sempre buone. E verso le 4 del mattino siamo andati a Iași, in Romania, e lì a un hotel a tre stelle. Era un hotel molto carino, tranne per il fatto che l'aria condizionata non era proprio all'altezza. Abbiamo dormito un po', fatto colazione lì e poi siamo usciti per andare alla cattedrale principale, dove si trovano le reliquie di santa Parascheva (o "Petka", come la chiamano i serbi). La Chiesa ortodossa romena segue il nuovo calendario e, sebbene avessimo appena iniziato il digiuno della Dormizione alla domenica secondo il vecchio calendario, lunedì 15 agosto era già la fine del digiuno e la celebrazione della festa della Dormizione.

Era una bella giornata e anche una festa nazionale in Romania. La fila per venerare le reliquie di santa Parascheva era piuttosto lunga, ma è valsa la pena aspettare. La cattedrale stessa è bellissima.

l'interno della cattedrale di Santa Paraskeva a Iași

le reliquie di santa Parascheva

Una cosa che ho imparato nel corso dei miei anni da cristiano ortodosso è che un santo che prima era solo uno dei tanti nomi diventa un santo con cui senti un legame personale, quando hai visitato il loro santuario e venerato le loro reliquie.

un edificio governativo con la statua di uno dei re di Romania

Abbiamo visitato una chiesa molto più antica, che aveva queste campane e questa pietra. L'iscrizione sulla pietra è in romeno, ma con lettere cirilliche, e porta l'antico simbolo della Moldova, ovvero l'ormai estinto uro.

Mentre giravamo per la città, ho incontrato i primi mendicanti che ho incontrato durante questo viaggio. Erano zingari e continuavo a imbattermi in loro. Avevo solo qualche spicciolo moldavo e qualche rublo russo, e così ho dato loro quello che avevo. Constantine ha notato che avevano dei sorveglianti che tenevano d'occhio il loro lavoro, e quando hanno visto una banconota da cento rubli, l'hanno mostrata al loro sorvegliante, pensando che valesse molto di più di quanto vale in realtà.

Abbiamo deciso di non rimanere un'altra notte nell'albergo locale, a causa dell'aria condizionata, e così siamo andati a Târgu Neamț, che ha un gran numero di monasteri nelle vicinanze. Quando siamo arrivati in città, abbiamo parcheggiato nella zona del centro, e stavamo cercando di capire se dovevamo pagare il parchimetro. Mentre eravamo concentrati su questo, c'era una ragazza zingara che sembrava avere circa 6 anni, più lontano c'era una donna zingara più anziana che la stava guardando, e aveva quello che sembrava un sorriso forzato sul viso. Si è accostata a Fabi, che si era allontanata dal resto di noi, e non sono sicuro di cosa sia successo tra loro, ma una volta che Constantine ha visto cosa stava succedendo, ha urlato a Fabi di tornare da noi, e lei non ha risposto. Lui è corso verso di lei e l'ha afferrata, e gli zingari sono scomparsi rapidamente. Constantine era convinto che si trattasse di un tentato rapimento, e date le circostanze, sembrava plausibile. Successivamente, ci siamo assicurati che Fabi tenesse la mano di un adulto ogni volta che eravamo in pubblico. Dopo quell'esperienza surreale, abbiamo cenato in città e poi siamo andati a cercare un hotel.

Ci siamo rivolti a Google per vedere cosa potevamo trovare, e siamo andati alla pensione Eden ad Agapia. È un piccolo hotel con un ristorante. Prima di decidere di restare, abbiamo chiesto se potevamo dare un'occhiata alla stanza, perché volevamo assicurarci che l'aria condizionata funzionasse davvero. La donna con cui stavamo parlando pensava che fossimo strani a chiederlo, ma dopo l'ispezione, l'aria condizionata funzionava benissimo. Anche il cibo al ristorante era ottimo, quindi abbiamo deciso di farne la nostra base operativa per il resto del nostro tempo in Romania.

 
Lettera di pentimento di Kalashnikov al patriarca
Il sito Russia Oggi riporta in italiano brani dell'articolo su Izvestija di Denis Tel'manov, sulla lettera di pentimento (il testo originale è riportato in fondo all'articolo russo) che Mikhail Kalashnikov, l'inventore del fucile d'assalto AK-47, ha scritto al patriarca Kirill. Sei mesi prima della sua morte, avvenuta a 94 anni lo scorso 23 dicembre, Kalashnikov riflette sugli usi e abusi della sua popolare invenzione, e sulle vittime da essa causate. L'articolo è interessante, e offre uno spaccato di vita e di fede russa legato al mondo militare che aiuta a riflettere.
 
Chiesa a Donetsk danneggiata dai bombardamenti

news.church.ua

Un'altra chiesa ortodossa a Donetsk è stata recentemente danneggiata dai bombardamenti. La missione di monitoraggio dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha registrato i danni alla chiesa della santa Protezione nel villaggio di Staromikhailovka del distretto Marinskij della Provincia di Donetsk.

Il territorio della chiesa, inclusa una casa adiacente a un piano e la chiesa stessa hanno subito danni sotto il fuoco di bombardamenti, come riporta il sito della Chiesa ortodossa ucraina.

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"Il 26 agosto, i membri della pattuglia in missione a Staromikhailovka hanno visto un nuovo cratere nel cortile, a circa 20 metri a ovest della chiesa in via Kalinina 7, e a 4 metri a sud dell'edificio a un piano adiacente alla chiesa. Lo speciale gruppo di monitoraggio ha visto crepe nuove nel muro occidentale esterno della chiesa", si legge nell'ultimo rapporto della missione dell'OSCE.

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Gli osservatori hanno anche notato che nella casa adiacente tre finestre erano rotte e la porta era danneggiata.

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La chiesa della santa Protezione ha più di un secolo. La prima Liturgia vi è stata celebrata il 14 ottobre 1911, la sua festa patronale. La chiesa è sopravvissuta agli anni della repressione bolscevica, ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, alle persecuzioni di Krusciov, rimanendo intatta fino a oggi, nonostante il fatto che il villaggio di Staromikhailovka sia stato uno dei villaggi più colpiti dal conflitto armato in corso.

Un numero terribilmente elevato di chiese e monasteri a Donetsk ha subito danni negli ultimi anni. Già 62 chiese erano state danneggiate nel dicembre 2014.

 
La terza Roma o la quarta Roma?

In una sorprendente intervista sul noto giornale greco "Ethnos", il metropolita Emmanuel (l'etnarca greco per la Francia, spesso considerato come il successore del patriarca Bartolomeo) ha appena confessato un certo numero di eresie.

In primo luogo, ha insistito nel chiamare il Patriarcato di Costantinopoli "la Chiesa madre" di vasti territori, che sono completamente canonicamente indipendenti da Costantinopoli e lo sono stati per secoli, e ha affermato che questo titolo gli conferisce oggi il diritto di intromettersi nei loro affari interni.

In secondo luogo, ha affermato che il "processo di concessione dell'autocefalia in Ucraina" da parte di Costantinopoli è iniziato e che questa "è una priorità". In altre parole, Costantinopoli concederà gli scismatici filetisti della giunta di Kiev gestita dagli Stati Uniti (che chiama "il popolo ucraino"!) l'autocefalia, e che non si tratta di se, ma di quando. (È forse questa la vendetta sulla Chiesa russa per non aver partecipato all'eretico "Concilio di Creta" nel 2016, con il suo programma obamesco?).

In terzo luogo, ha affermato che "nel 1054 il cristianesimo si è diviso in Ortodossia e Cattolicesimo romano"! Eppure ogni scolaro ortodosso sa che nel 1054 l'élite dirigente dell'Europa occidentale si separò dalla Chiesa ortodossa e inventò il Cattolicesimo romano!

È chiaro che tutta la civiltà ortodossa, che ha come leader spirituale il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', si trova di fronte a una scelta. Come ha fatto il presidente della Moldova Igor Dodon, che alcune forze hanno tentato di assassinare a Chișinău la scorsa settimana, può scegliere l'Ortodossia. È lui che ha dichiarato: "Io sono il presidente degli ortodossi, non dei sodomiti" e per il 13 settembre ha organizzato il "Congresso internazionale delle famiglie" contro il progetto anticristiano di globalizzazione del Nuovo Ordine Mondiale degli Stati Uniti e dei suoi vassalli della UE e della NATO. Oppure può preferire la corruzione del dollaro al cristianesimo ortodosso, commettendo così l'apostasia dalla Chiesa di Dio e perdendo la salvezza nell'eternità.

Ora vediamo che la profezia di san Paisio l'Athonita (+1994), che solo trent'anni fa sembrava impossibile, si sta avverando. Qui ci riferiamo alla sua profezia che un terzo dei turchi sarà battezzato. Quando il 15 luglio 2016 Washington ha tentato di uccidere il presidente turco Erdoğan, questi si è salvato con solo mezz'ora di anticipo grazie a un avvertimento proveniente dalla Russia, e ha poi cambiato posizione da Washington a Mosca. Arriverà il momento in cui vedremo una Chiesa ortodossa turca, aperta dalla Chiesa ortodossa russa. Nel suo filetismo, Costantinopoli si è sempre rifiutata di fare questo passo. (Nella nostra parrocchia abbiamo già un modesto numero di tre parrocchiani ortodossi turchi con le loro famiglie).

Questa sarà la risposta russa al secolo di intromissioni divisive di Costantinopoli in tutta la diaspora, in Estonia e ora in Ucraina. Noi russi ortodossi di tutte le nazionalità abbiamo saputo per oltre 500 anni che, dopo la caduta della prima e della seconda Roma, la terza Roma è Mosca e che non ci sarà una quarta Roma. Tuttavia, prima Parigi, poi Londra, poi Berlino e ora Washington hanno tutte cercato di essere una quarta Roma. Erano e sono progetti sciocchi.

Mentre un'enorme tempesta si accumula sulla costa orientale degli Stati Uniti, appena a sud di Washington, anch'essa imparerà che non si può giocare a fare Dio. Proprio come gli imperi francese, britannico e tedesco sono caduti fuori dalla storia, così cadrà anche l'impero americano e il suo vassallo a Costantinopoli. Una quarta Roma non ci sarà. Tutti i 216 milioni di ortodossi devono fare una scelta: Mosca, oppure il satellite di Washington, Costantinopoli.

 
Собор Сербской Церкви официально отказался признать ПЦУ

Священноначалие Сербской Православной Церкви.

Сербский Патриархат не признает «структуру во главе с гражданами Денисенко и Думенко». Единственной Церковью, которую СПЦ признаёт в Украине, является каноническая УПЦ.

По итогам заседания Архиерейского Собора Сербской Православной Церкви, который проходил с 9 по 18 мая 2019 года в монастыре Жича и городе Кралево, опубликован официальный пресс-релиз, в котором, в частности, дается оценка украинскому церковному вопросу.

В ходе заседания под руководством Патриарха Сербского Иринея обсуждались «вопросы жизни и миссии Сербской Православной Церкви в современном мире, полные великих духовных вызовов и искушений».

«Самая большая проблема Православной Церкви сегодня – это церковный раскол в Украине и неудачная попытка Константинопольского Патриархата решить проблему "на колене", односторонне, без диалога с канонической Церковью в Украине и с Русской Православной Церковью, и в целом без общеправославных консультаций», – говорится в заявлении.

Иерархи подчеркивают: «В этом отношении Собор подтверждает свою нынешнюю позицию: наша Церковь не признает новосозданную структуру в Украине, во главе с гражданами Денисенко и Думенко».

Архиереи также подтвердили свою поддержку канонической Украинской Православной Церкви во главе с Блаженнейшим Митрополитом Киевским и всея Украины Онуфрием.

Как сообщал СПЖ, ранее Сербский Патриархат разослал всем Поместным Церквям письма о том, что Сербская Православная Церковь не признает ПЦУ и считает действия Фанара в Украине неканоническими. Единственная Церковь, которую Сербский Патриархат признает в Украине, – УПЦ, сообщила Сербская Православная Церковь.

Также, в официальном заявлении Сербской Православной Церкви, опубликованном в феврале текущего года, подчеркивалось, что единственной Церковью, которую Сербский Патриархат признаёт в Украине, является каноническая УПЦ.

 
Pellegrinaggio in Moldova (parte 4)

l'anziano Cleopa

Parte 1

Parte 2

Parte 3

Martedì siamo andati al monastero Sihăstria Secului, dove l'anziano Cleopa è stato monaco e poi abate.

Credo che proprio sulla strada per questo monastero abbiamo superato un cimitero sovietico sul lato della strada. Al centro di questa trama c'era un grande indicatore di pietra con la falce e il martello . Immagino che questi soldati siano stati uccisi in una battaglia in quella zona. Ma era difficile immaginare una guerra in corso in quella zona adesso. Sono rimasto anche sorpreso dal fatto che il cimitero sembrava essere ben mantenuto e non vandalizzato, il che mi è sembrato impressionante, dato che la Romania ha combattuto dall'altra parte di quella guerra. Non riesco a trovare la fonte della citazione, ma credo che sia un detto vero: "Chi se non un codardo fa guerra a un soldato dopo che è morto".

Il monastero di Sihăstria è l'unico in cui siamo andati che aveva un cartello che diceva di non fare foto, e quindi non ne abbiamo fatte. Ma ho trovato questo video su YouTube che offre una buona visione di questo bellissimo monastero.

Abbiamo deciso di andare prima in questo monastero, perché Elena sapeva che padre David Companik ha una venerazione speciale per l'anziano Cleopa, e quindi sperava di trovare qualcosa lì da potergli regalare. Ho pensato che probabilmente c'erano delle sue icone, senza aureola (visto che non è stato ancora glorificato formalmente), e infatti le avevano in vendita nella libreria del monastero. Abbiamo venerato la tomba dell'anziano Cleopa e abbiamo trascorso un bel po' di tempo esplorando il monastero, quindi siamo andati al vicino monastero di Secu.

Questo video offre una buona panoramica del monastero, anche se è stato ripreso durante l'inverno e noi eravamo lì ad agosto. È un bellissimo monastero, ma relativamente piccolo rispetto agli altri della zona. Credo che avessimo programmato di vedere altri monasteri quel giorno, ma penso che mia moglie si sentisse giù di morale, quindi abbiamo deciso di tornare in hotel e prendercela comoda per il resto della giornata.

Mercoledì abbiamo deciso di andare prima alla cittadella di Neamț, che domina la città di Târgu Neamț dalla collina di Pleșu.

Era molto più fresco lì a metà agosto che a casa, ma dato che dovevamo camminare su per la collina per raggiungere la cittadella, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio farlo prima che arrivasse il caldo.

una breve clip scattata fuori dalla cittadella. Si può vedere brevemente Elena. La musica non è stata aggiunta al video

Mentre attraversavo il ponte che conduce alla Cittadella, c'erano delle persone che uscivano e, come mi raccontò più tardi Elena, c'era un ragazzo che mi vide e disse: "Wow, mamma! Guarda, un prete!" Ma mentre mi avvicinavo mi ha detto: "Aspetta... è un vero prete? Non ha la pancia, mamma!" Quando mia moglie ha sentito la storia, mi ha subito ricordato che è per questo che mi fa mangiare cibi sani.

io e matushka Patricia usciamo dalla cittadella

C'era nella cittadella una guida che parlava molto bene l'inglese, e ci ha raccontato che santo Stefano il Grande aveva cambiato la direzione dell'ingresso alla cittadella, per cui si poteva raggiungere l'ingresso solo passando sul ponte che girava intorno, e questo impediva di usare un ariete con la velocità necessaria per abbattere il cancello. Questa cittadella non fu mai presa con la forza, ma quando i turchi conquistarono la zona, costrinsero i romeni a farla saltare in aria. Ciò che si vede oggi non è l'intera cittadella di una volta, ma ciò che si è potuto ricostruire dai livelli inferiori.

Dopo pranzo ci siamo recati al vicino monastero di Neamț, dove san Paisio Velichkovskij ha concluso i suoi giorni. Per molti anni san Paisio fu menzionato nell'elenco dei santi durante le preghiere della Litia eseguite nella ROCOR. Il suo nome è stato poi cancellato, poiché ne sono stati aggiunti altri, ma il suo nome risaltava perché di solito noi non menzioniamo i cognomi dei santi nelle nostre preghiere, e il suo nome era un nome a cui un non russo fa un po' fatica ad abituarsi. detto. Prima di questo viaggio sapevo solo che era stato sul Monte Athos e aveva svolto un ruolo importante nella rinascita del monachesimo russo. Non avevo idea del legame romeno di san Paisio, ma questo risale ai primi tempi della sua vita monastica. Lo skit del profeta Elia sul Monte Athos, dove era abate, aveva sia un coro slavo che un coro romeno, che si alternavano durante le funzioni. Dopo aver lasciato il Monte Athos, san Paisio venne in questa zona e infine in questo monastero. E sospetto che sia in gran parte dovuto a lui se esiste una collezione così impressionante di monasteri in un'area relativamente piccola. Non solo pubblicò la Filocalia in slavonico, ma la fece pubblicare anche in romeno.

la chiesa principale del monastero

le mura all'interno della chiesa principale del monastero, annerite da secoli di incenso e con qualche danno per essere state bruciate in più di un'occasione nel corso della loro lunga storia. Questo è ancora un altro monastero costruito da santo Stefano il Grande

il cortile del monastero

un'icona miracolosa della Madre di Dio

le reliquie di san Paisio Velichkovskij

un'icona di san Paisio al monastero, in cui viene chiamato "san Paisio di Neamț"

Mentre ero nella chiesa principale, ho iniziato una conversazione con un monaco che parlava molto bene l'inglese e che mi ha chiesto da dove venissi. Gliel'ho detto e l'ho presentato a mia moglie. Mi ha chiesto da dove venisse e gli ho detto che veniva dalla Cina. Poi disse "Oh, hai cercato moglie molto lontano!" E gli ho detto che in realtà l'ho incontrata durante la mia lezione di ginnastica al liceo a Houston.

Nelle vicinanze c'è un seminario, e il seminario aveva una chiesa molto nuova e bella, con icone vivaci all'interno e all'esterno.

C'era nella chiesa un'icona che non mi aspettavo di vedere:

Ho notato che in altre chiese romene ci sono spesso i ritratti dei fondatori di una chiesa sulla parete occidentale, quella di fondo. In una chiesa più antica c'era il ritratto di un re di Romania che credo fosse in realtà un cattolico romano. Quindi questo ritratto del patriarca Bartolomeo era lì, accanto a un ritratto simile del patriarca di Romania, perché i due patriarchi avevano consacrato insieme questa chiesa alcuni anni fa.

 
Cos'è l'impurità della donna e come la tratta la Chiesa

Un articolo a lungo atteso dello ieromonaco Petru (Pruteanu) offre in lingua romena (e noi lo presentiamo anche in traduzione italiana nella sezione "Ortoprassi" dei documenti) un punto della situazione teologica attuale sul tema della cosiddetta "impurità rituale" delle donne nei giorni dopo il parto e nei periodi del ciclo mestruale.

Il testo fa cenno all'articolo sull'impurità rituale scritto da suor Vassa Larina, di cui abbiamo già presentato la traduzione italiana sul nostro sito, e di cui padre Petru offre la versione romena in formato PDF.

Riteniamo l'articolo di padre Petru importante e del tutto positivo, da far circolare soprattutto nelle chiese ortodosse frequentate da romeni e moldavi, nelle quali imperversa un'aderenza ingenua alle consuetudini dei giorni di impurità come se fossero la parte più importante della tradizione cristiana (più importante ancora del comandamento di santificare il giorno del Signore). Speriamo che questo articolo possa aiutare almeno i parroci e i parrocchiani più attivi a contrastare il fenomeno delle donne che non frequentano la chiesa per alcuni giorni ogni mese (e naturalmente non vi portano i figli, e di conseguenza scoraggiano la partecipazione dei mariti...), una vera e propria strage di fedeli priva di fondamento tradizionale cristiano, e quanto mai deleteria nei paesi in cui la presenza degli ortodossi in chiesa è un fattore chiave della loro sopravvivenza nella fede.

 
La guerra dei visti: Costantinopoli apre un nuovo fronte contro i preti russi

Recentemente, è apparso nei media e nelle informazioni sui social network che il consolato greco a Mosca si rifiuta di rilasciare visti ai sacerdoti russi, oppure non offre visti di tre anni, come fa ai turisti, ma visti per un solo mese o anche solo per pochi giorni.

Il primo a scrivere del problema dei visti sulla sua pagina Facebook è stato il rettore della Chiesa universitaria statale di santa Tatiana a Mosca, padre Vladimir Vigiljanskij. Alla fine di maggio ha ricevuto un visto per la Grecia: a sua moglie è stato concesso un visto per tre anni, ma a lui è stato concesso un visto per un solo mese, anche se ha richiesto un visto per tre anni. Allo stesso tempo, gli è stato detto all'ufficio visti che non poteva ricevere un visto di tre anni perché le autorità greche preferivano non rilasciarli ai preti "per certe ragioni". Se avesse richiesto un visto come pensionato o come membro dell'Unione dei giornalisti, allora questi problemi non sarebbero sorti.

Padre Vladimir ha insistito sul fatto che aveva già visitato la Grecia in non meno di quindici occasioni e ha accusato le autorità greche di una "grossolana violazione" della Convenzione europea sui diritti umani e sulla libertà, nonché di discriminazione. Ha affermato che molti sacerdoti russi si erano lamentati del fatto che negli ultimi sei mesi si erano imbattuti in una situazione simile – i visti erano stati rilasciati per un massimo di un mese o erano stati rifiutati del tutto.

Un altro prete, padre Vasilij Biksej di Mosca, ha dichiarato che questa estate aveva programmato di trascorrere le sue vacanze con la sua famiglia in Grecia; tutta la sua famiglia ha ricevuto visti, ma a lui è stato rifiutato. Alla fine di luglio, ancora un altro prete di Mosca, il vicepresidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, padre Aleksander Aleshin, ha avuto anche lui il visto rifiutato.

Padre Vasilij Pliska di Krasnodar ha raccontato di aver richiesto un visto per più ingressi al consolato greco, ma ha ricevuto un visto di breve durata per quarantacinque giorni. Padre Vasilij voleva visitare il Monte Athos, eppure gli è stato detto senza mezzi termini all'ufficio visti che se prima potevano dargli un visto per due o tre anni, ora potevano dargliene solo uno per quarantacinque giorni. Questa è la decisione delle autorità greche.

Il caso che ha causato la maggior parte delle reazioni è stato il rifiuto da parte del dipartimento consolare dell'ambasciata greca di concedere un visto Schengen al membro del Santo Sinodo e cancelliere del Patriarcato di Mosca, il metropolita Varsonofij di San Pietroburgo e Ladoga. Il metropolita Varsonofij aveva programmato di andare in pellegrinaggio al Monte Athos. La cancelleria del Patriarcato di Mosca ha dichiarato che "il metropolita Varsonofij è andato in pellegrinaggio al Monte Athos in autunno per molti anni, ma questa volta gli è stato negato il visto".

Possiamo vedere come questi rifiuti di concedere visti greci al clero della Chiesa ortodossa russa non siano esempi isolati, ma abbiano assunto una natura sistematica.

Da fonti non ufficiali apprendiamo che a coloro che lavorano al consolato greco e agli uffici visti a Mosca è stata inviata una direttiva segreta di prestare grande attenzione alle persone che assomigliano esternamente a sacerdoti ortodossi. Così, una barba e un modo di parlare dolce sono diventati segni di qualcuno la cui presenza in Grecia è indesiderabile.

In agosto il ministero degli Esteri russo ha consegnato una nota diplomatica alla Grecia con una richiesta di spiegare perché sono sorte delle difficoltà con il rilascio dei visti ai sacerdoti della Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, il ministero degli Esteri deve ancora ricevere una risposta.

Molti chierici della Chiesa ortodossa russa si recano in Grecia non con l'intento principale di prendere il sole sulle spiagge greche, ma di visitare il luogo santo del mondo ortodosso situato in Grecia, cioè la montagna santa dell'Athos. Tuttavia, per arrivarci, è necessario avere non solo un visto greco o un visto di uno dei paesi Schengen, ma anche avere un permesso speciale sotto forma di un diamonitirion, che viene rilasciato dall'ufficio dei pellegrinaggi della Montagna Santa a Salonicco. Va ricordato allo stesso tempo che l'Athos è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, che ha intrapreso un aperto conflitto con la Chiesa ortodossa russa. Il problema di un diamonitirion dipende completamente dalla volontà di Costantinopoli: se questa vuole rilasciare un visto, lo farà; se no, non ha senso cercare di convincere l'ufficio a Salonicco. Il Fanar (l'area di Istanbul dove si trova la residenza del Patriarca di Costantinopoli) ha deciso di chiudere l'Athos a pellegrini provenienti dalla Russia rifiutando di rilasciare il documento che dà il permesso di visita. Per inciso, questi documenti non sono rilasciati ai sacerdoti da Mosca ormai da diversi mesi. Secondo la scala temporale, ciò avviene contemporaneamente agli ostacoli relativi ai visti. È una coincidenza? Sembra ben poco probabile. Piuttosto, tutto punta a un accordo segreto tra il Patriarcato di Costantinopoli e le autorità greche.

Tutta questa "guerra dei visti", iniziata nell'aprile-maggio di quest'anno, coincide stranamente con l'appello di aprile del presidente ucraino Petro Poroshenko, dei deputati della Verkhnova Rada, e di rappresentanti di gruppi scismatici al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, di concedere l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina e quindi creare in Ucraina una "Chiesa ortodossa locale indipendente ", così come con la determinazione del Fanar di iniziare il processo di concessione dell'autocefalia. Il Fanar, naturalmente, si è reso conto che tali azioni avrebbero significato l'inizio di un conflitto diretto con il Patriarcato di Mosca, e quindi ha iniziato uno "conflitto dei visti in prima linea" contro i sacerdoti russi.

Possiamo porre la domanda: in che modo la Chiesa di Costantinopoli, il cui centro amministrativo si trova in Turchia, e le autorità greche sono collegate?

Va notato che la solidarietà greca svolge un ruolo importante (il patriarca Bartolomeo e i vescovi, i sacerdoti e il gregge del Patriarcato di Costantinopoli sono principalmente greci), sostenuto dalle autorità di Atene. Bisogna anche aggiungere un fattore esterno, cioè che il patriarca Bartolomeo e la sua Chiesa sono tutt'altro che indipendenti: sono uno strumento nelle mani delle forze globaliste, il cui centro è rappresentato dagli Stati Uniti d'America.

La discriminazione dei chierici della Chiesa ortodossa russa (menzionata nei media greci) è legata alla circostanza che due anni fa uno degli autori dell'Euromaidan ucraino, Geoffrey R. Pyatt, è stato nominato ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia. Poco dopo la sua nomina ha visitato il Monte Athos, ma non in pellegrinaggio; piuttosto, in funzione di "controllo".

C'è il sospetto che durante questa visita l'ambasciatore americano abbia chiesto apertamente che cessasse la cooperazione tra i monasteri athoniti e la Chiesa ortodossa russa. Dovremmo aggiungere a questo che attualmente in Grecia c'è una campagna di propaganda organizzata contro la Russia e la Chiesa russa. Così, di recente, il pubblico greco ha scoperto con grande sorpresa da un certo numero di affermazioni totalmente infondate dei media che la Russia starebbe inviando in Grecia "spie in tonaca".

Siamo costretti a concludere che dietro al progetto dell'autocefalia ucraina, su cui insiste il Patriarcato di Costantinopoli, le élite americane agiscono attraverso i loro agenti d'influenza vicini alla leadership all'interno del Fanar. Gli Stati Uniti mostrano più apertamente il loro ruolo nel portare a compimento il progetto dell'autocefalia ucraina, il cui scopo è quello di approfondire la divisione tra Ucraina e Russia.

Costantinopoli, promuovendo aggressivamente la sua supremazia nel mondo ortodosso, sta agendo in modo inescusabile e sfacciato, umiliando i suoi fratelli vescovi e sacerdoti provenienti dalla Russia. Questa politica di aperta discriminazione legale-giurisdizionale ci conduce in un vicolo cieco, per uscire dal quale sono necessari tempo e grandi sforzi. Impone alla Chiesa ortodossa un conflitto interno, divide e indebolisce l'Ortodossia. È ancora più triste che ciò che sta accadendo non sia un errore, ma una scelta consapevole del Fanar.

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Roman Silant'ev è ricercatore in campo religioso, dottore in scienze storiche e direttore del Centro per i diritti umani dell'Assemblea popolare russa.

 
Архиепископ Иероним в тупике по украинскому вопросу

Архиепископ Иероним II, предстоятель Элладской православной церкви

Впервые Константинопольская Церковь оказалась изолированной от других автокефальных Церквей – по причине своих антиканонических и антисоборных действий по предоставлению автокефалии раскольникам Украины.

Таким образом, она сама поставила под сомнение свою признанную координирующую роль в качестве фактора единства и привела к полному провалу свою доселе проверенную и эффективную церковную политику. Все началось с неполного, урезанного представительства тела Церкви на псевдособоре в Колимбари на Крите.

В предыдущих наших статьях мы отмечали возникающую неизбежную опасность для грекоговорящего руководства многих Поместных Церквей (Александрийской, Иерусалимской, Кипрской, Элладской, Албанской) поддаться искушению и последовать этнофилетистским критериям, поддержав греческую первопрестольную Церковь. На деле это будет означать впадение в ересь этнофилетизма, которая была осуждена поместным Синодом Константинополя в 1872 году из-за возникших тогда болгарских этнофилетистских требований.

К сожалению, такие критерии доминируют среди значительной части грекоязычного духовенства, богословов и специалистов по каноническому праву, которые ставят патриотизм и этническое происхождение выше наднациональной интеграции всех православных в едином теле Церкви Христовой, «где нет ни Еллина, ни Иудея, ни обрезания, ни необрезания, варвара, Скифа, раба, свободного, но все и во всем Христос» [1].

Итак, ясно как Божий день антиканоническое вмешательство Константинопольской Церкви на территорию юрисдикции Русской Церкви, к которой на протяжении более чем трех столетий с 1686 года принадлежит Украинская Церковь при всеобщем и неоспоримом признании всех Поместных Церквей и даже самого Вселенского Патриархата (как демонстрируют в историческом и святоканоническом аспекте научные исследования) [2]. Несмотря на это сегодня имеет место спланированная попытка исследователей представить иную картину в пользу якобы существующей юрисдикции Вселенского Патриархата на территории Украины и, что еще хуже, юрисдикции, которая якобы позволяет ему самостоятельно предоставлять автокефалию без согласия всего тела Церкви, выраженного соборным и всеправославным образом.

Эта новоявленная экклезиология, которая стремится представить Вселенского патриарха не как «первого среди равных» (primus inter pares) – и следовательно, высказывающегося и принимающего решения наравне с другими, – а как «первого без равных» (primus sine paribus) – правящего папским монархическим образом. Ее апофеозом стало соврешенно самовольно произведенное Вселенским патриархом восстановление украинских раскольников без соблюдения предусмотренных священными канонами условий, а именно публичного выраженного покаяния и их повторной хиротонии или хиротесии.

В случае с украинскими раскольниками худшим и немыслимым с экклезиологической и пастырской точки зрения является то, что они не возвращаются в лоно веками существующей канонической Церкви, руководимой митрополитом Онуфрием, от которой они отделились, но патриарх Варфоломей создает новую параллельную юрисдикцию на той же территории и новый синод, являясь таким образом инициатором раскола с болезненными последствиями не только для Украины, но и для Вселенского Православия.

Грекоязычные лидеры Поместных Церквей не согласны с украинской автокефалией

На сегодняшний день четыре из пяти грекоязычных Церквей не присоединились к Константинопольской Церкви, тогда как пятая – Элладская – ждет и хранит молчание. При этом две Церкви – Кипрская и Албанская – синодальным решением требуют созыва Всеправославного Собора для решения украинского вопроса.

Православная полнота с удовлетворением приняла такую наднациональную позицию двух предстоятелей – владыки Хризостома и владыки Анастасия, – которые, несмотря на встречу в Вене по приглашению Вселенского патриарха, не отступили от своей позиции, отрицающей антиканоническое, антисоборное и одностороннее предоставление автокефалии украинским раскольникам.

Для обоих предстоятелей эта верная позиция является малым искуплением за их искреннее участие в созыве и работе псевдособора на Крите и за воодушевление патриарха Варфоломея действовать по образу папы; если бы они не помогли ему на Крите игнорировать и не учитывать возражения четырех автокефальных Церквей, представляющих большинство православных верующих, он бы не осмелился теперь игнорировать мнение Церквей (в том числе и матери-Церкви – Русской), а тем более мнение поместной канонической Церкви, которая не просила автокефалии, и принимать решение в одиночку, самовольно восстанавливая низложенных раскольников.

Он не осмеливался бы и выступать в роли учителя, приводя в своем ответе архиепископу Албанскому Анастасию примеры из церковной истории, такие как мелитианский раскол, который не имеет никакого отношения к украинскому расколу. На что уже указали другие, в том числе сам архиепископ Анастасий, отвечая вторым письмом на критическое послание патриарха Варфоломея, которое, как было верно написано, «могло быть охарактеризовано как памятник укрепления фанариотского первенства в Православной Церкви» [3].

Противоречивое заявление архиепископа Албании. Он не согласен с раскольниками, но останется на стороне провоцируемого раскола

Заслуживает внимания, что предстоятель Албанской Церкви Анастасий хотя и осмелился справедливо и аргументированно на высоком научном уровне оспорить предоставление автокефалии раскольникам на Украине, в то же время, дабы не выглядеть русофилом, обвинил также и Русскую Православную Церковь, частично удовлетворив этнофилетизм сторонников Фанара и паки и паки восхваляя патриарха Варфоломея за «уникальной ценности достижения православных за последние десятилетия, (такие как) Всеправославные соборы предстоятелей и святой и великий собор Православной Церкви, неустанное усердие Вселенского Патриархата и лично Вашего Божественного Всесвятейшества» [4].

В сущности он обесценил свое православное сопротивление в вопросе псевдоавтокефалии украинских раскольников и удивил нас пояснительным заявлением в конце второго документа, сказав, что, если произойдет раскол из-за ошибочных действий г-на Варфоломея (которые он сам расписал), Албанская Церковь будет на стороне тех, кто спровоцировал раскол. То есть архиепископ Албаниии направит свое стадо к гибели, так как ни ересь, ни раскол не ведут к спасению.

Удивительно! И как это сочетается с эрудицией и интеллектом архиепископа, а также с его кропотливой миссионерской работой, осуществляемой в течение всей жизни и направленной на то, чтобы привести людей к спасению?

Только экуменическое слияние и смешение, уравнивающее религии, ереси и расколы, объясняет такие противоречия.

Дословно он пишет следующее: «Во избежание любых недоразумений мы разъясняем, что в случае трагического исхода – раскола (да не допустит этого Господь!) – Албанская автокефальная Православная Церковь останется неизменно с правдивой любовью на стороне Вселенского Патриархата» [5].

Насколько правдива такая любовь, которая ведет к расколу, ясно видно из всего лишь двух свидетельств – одного соборного, имеющего вселенский авторитет, и одного отеческого (которые мы приводим ниже).

Второе правило Антиохийского Собора (которое мы приводим в ссылке) гласит: тот, кто общается с отлученными от общения, сам становится отлученным, то есть известное «общающийся с отлученным сам отлучается» [6].

Также и златоречивый, «второй Павел», святой Иоанн Златоуст учит, что совершить раскол в Церкви – не меньшее зло, чем впасть в ересь: «Разделять Церковь не меньшее есть зло, чем впадение в ересь» [7]. Ничто не гневит Бога более, чем ереси и расколы. Даже кровь мученика не может искупить грех раскола. Есть ли более явный и худший этнофилетизм, чем присоединение к одноплеменному и единородному патриарху, который провоцирует расколы и разделения, ставя под угрозу не только собственное спасение, но и спасение своего стада?

Как дошел до падения авторитетный богослов митрополит Навпактский?

Как уже отмечалоь выше, из пяти грекозычных лидеров соответсвующих пяти автокефальных Церквей (Александрийской, Иерусалимской, Кипрской, Элладской и Албанской) четверо не принимают украинскую псевдоавтокефалию и не поминают в диптихах раскольнического предстоятеля мирополита Епифания.

Для решения проблемы они требуют созыва Всеправославного Собора, от которого отказывается претендующий на первенство власти патриарх Варфоломей.

Позиция Элладской Церкви до настоящего времени остается неизвестной и неопределенной, а ее предстоятель Иероним ни сам не принимает решение, ни созывает иерархию (чтобы принять решение синодально), но затягивает дело, передавая его на рассмотрение в синодальные комитеты и обещая, что в какой-то момент – какой? – он вынесет его на Синод иерархии.

И потому, что на Синоде иерархии, разумеется, возникнет много серьезных возражений от здравомыслящих иерархов, как уже явствует из публичных заявлений митрополитов Пирейского и Кифирского, он, вероятно, стремится избежать атмосферы разделения и напряженности, оставляя вопрос в подвешенном состоянии и надеясь на то, что ситуация может проясниться или что произойдет что-то исключительное.

Однако в церковном отношении ситуация является совершенно ясной: ни одна Поместная автокефальная Церковь не признаёт новую псевдоавтокефалию Украины и поминовение в диптихах раскольнического предстоятеля Епифания.

На деле это отказывается делать и архиепископ Иероним, так как он также не поминает раскольника Епифания. Итак, было бы совершенно логично и правильно с синодальной и канонической точек зрения, чтобы Элладская Церковь присоединилась к всеправославному неприятию этой автокефалии и не оставила бы для Вселенского патриарха возможности продвинуться на пути к новому расколу, как в прошлом это произошло с календарной реформой.

Тогда Фанар спровоцировал календарный раскол при содействии Элладской Церкви и теперь создает украинский раскол, снова, по-видимому, рассчитывая на содействие Церкви Греции.

Архиепископ Иероним оставляет вопрос открытым и не стремится закрыть его, потому что, очевидно, на него оказывают давление политические, государственные, геополитические и церковные центры, которые культивируют русофобию и в собственных интересах подогревают греческий этнофилетизм.

И так как в богословских и церковных кругах, в особенности среди иерархов, вряд ли нашелся бы теологически образованный иерарх, пользующийся авторитетом и признанием, который бы подготовил спланированное и практически гарантированное признание псевдоавтокефалии украинских раскольников, эту малоприятную, антиканоническую и антисинодальную роль взял на себя (сознательно или неосознанно) прежде хорошо известный благодаря своей антиэкуменической, противоеретической широкой писательской деятельности митрополит Навпактский Иерофей. Антихристовы силы очень хорошо умеют нейтрализовывать противников и вводить в заблуждение даже избранных.

Мы дейстивтельно не верили своим глазам, а разум наш был удивлен и поражен, когда мы читали официальное послание, направленное митрополитом 30 марта сего года в Священный Синод Элладской Православной Церкви, в котором, как член иерархии Элладской Церкви, он излагает свое мнение о церковной проблеме на Украине.

В первых трех разделах он освещает:

а) краткую историю автокефалий и статусов патриархата,

б) патриаршие и синодальные томосы о предоставлении автокефалии и статусов патриархата,

в) дискуссию о способе провозглашения той или иной Церкви автокефальной. Он полагает, что в этих разделах он заложил теоретическое, богословское, историческое и святоканоническое основание для выводов, содержащихся в следующем разделе:

г) рассмотрение украинского вопроса. В нем, полностью повторяя позицию и претензии Вселенского Патриархата, а также, возможно, и архиепископа Иеронима и всех остальных русофобских политических и геополитических сил, он приходит к совершенно необоснованному и неприемлемому выводу, дословно сформулированному следующим образом: «Элладская Церковь не может отрицать решения Вселенского Патриархата по поводу его дарования автокефалии Церкви Украины, но должна принять сейчас это решение и пребывать в ожидании времени, когда сможет высказать свое общее мнение и суждение, когда соберется Вселенский Собор. Там будет суждение не только о том, как был дан томос Украине, но и [как он был дан] и остальным Церквям. Неприятие того, как произошло дарование патриаршего томоса об автокефалии Украины, поставит под сомнение автокефалии восьми существующих автокефальных Церквей, включая и автокефалию Элладской Церкви. Потому что эти автокефалии были даны одним только Вселенским Патриархатом» [8].

Мы не будем сейчас заниматься критикой позиций митрополита. Немало исследователей уже успешно сделали это. Многие справедливо выразили горечь, гнев, разочарование, возмущение относительно его связи с политическим и церковным истеблишментом и в особенности относительно того, что он указывает Элладской Церкви богословскую линию принятия патриаршего произвола при предоставлении автокефалии украинским раскольникам.

То, как поспешно он пришел к этим выводам без глубокого понимания источников и библиографии, отметил даже специалист по каноническому праву А. Вавускос (в остальном его соратник и единомышленник в поддержке раскольнических действий Вселенского Патриархата) [9].

Отметим только, что митрополит Навпактский прячет голову в песок, отказываясь видеть и понимать имеющий огромное значение факт того, что автокефалия дается не канонической Украинской Церкви, а двум группам раскольников, которые не заявили публично о своем покаянии и желании вернуться в лоно канонической Церкви, возглавляемой митрополитом Онуфрием.

Все другие автокефальные Церкви решительно подчеркивают раскольнический характер новой псевдоавтокефальной церкви как главное препятствие на пути к ее признанию и считают, что на Украине продолжается раскол, так как Церковь, объявившая о низложении и отлучении, не отменила [обвинение в расколе] после публичного покаяния, тогда как митрополит Иерофей в своем письме никак не рассматривает экклезиологическую проблему раскола. В его тексте нет слова «раскол», оно исчезло.

Словно речь идет о предоставлении автокефалии канонической Церкви Украины и мы обсуждаем только вопрос о том, имеет ли Вселенский Патриархат право предоставить автокефалию, в связи с чем нужно привести исторические и святоканонические свидетельства.

Однако ни в одном из случаев предоставления автокефалии в стране, в церковной области которой эта автокефалия предоставляется, не было [одновременно] канонической и раскольнической церквей.

Автокефалию просила и получала только одна Церковь, которая представляла всех верующих страны, или, если эта Церковь прежде впала в раскол, она заявляла о своем покаянии, возвращалась в лоно канонической Церкви и затем получала автокефалию. На Украине, однако, одна-единственная каноническая Церковь, веками признаваемая остальными автокефальными Церквями, и она до настоящего времени не просила автокефалии.

Об этом просили раскольники, которым Вселенский Патриархат должен был порекомендовать вернуться через покаяние в каноническую Церковь, которая, несомненно, только и имеет право требовать и получать автокефалию.

Теперь же на одной и той же территории Вселенским Патриархатом создана параллельная вторая поместная церковь с отдельным синодом, не признаваемая канонической Церковью, то есть патриаршей буллой утверждено состояние раскола.

Как на одной территории будут сосуществовать две параллельные церковные юрисдикции? Мы столько лет пытаемся решить проблему множественности юрисдикций на одной территории в православной диаспоре, а теперь создаем [ту же проблему] внутри автокефальных Церквей без какого-либо богословского и святоканонического основания.

Приведем несколько свидетельств тому, что украинский раскол, самовольно и антиканонически узаконенный, является одной из основных причин, по которой новую автокефалию отвергают все автокефальные Церкви (при том что его безосновательно игнорирует митрополит Навпактский).

Сама каноническая Церковь, возглавляемая митрополитом Онуфрием, в своем последнем синодальном решении среди прочего говорит, что «автокефалия предоставляется только единой Церкви в границах одного конкретного государства, но ни в коем случае не отделившейся от тела Церкви части» [10].

Архиепископ Албании Анастасий в своем первом послании патриарху Варфоломею указывает на то, что миллионы верующих под началом митрополита Онуфрия отказались участвовать в процессе предоставления автокефалии, «в то время как в прошлом церковная полнота тех стран (Сербии, Румынии, Болгарии, Грузии, Польши, Албании, Чехии и Словакии), которым предоставлялась автокефалия, проявляла единение» [11].

Посланию Сербской Православной Церкви, направленному Вселенскому патриарху 6 февраля 2019 года, присущ более строгий тон: прежде всего, в нем критикуется антиканоническое вмешательство Фанара в каноническую юрисдикцию Святейшей Русской Церкви, а также добавляется следующее: «Мы не признаём как “автокефальную церковь Украины” провозглашенную без канонического обоснования, в действительности насильственно созданную искуственную “конфедерацию” раскольнических ответвлений на Украине (уже опять взаимно противостоящих и неудержимо стремящихся к разделению). Раскольники остались раскольниками. Однажды раскольник – раскольник навсегда, за исключением случаев искреннего возвращения [в лоно канонической Церкви] и глубокого покаяния. Единственная известная нам и признаваемая нами Церковь – это каноническая Украинская Православная Церковь, имеющая главой Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия» [12].

Также два выдающихся иерарха – Никифор Киккский, митрополит Кипрской Православной Церкви, и Ириней Бачский, епископ Сербской Православной Церкви, пишут в связи с этим следующее.

Митрополит Киккский: «Это деяние, по моему смиренному мнению, считается антиканоническим, так как, согласно священным канонам, любое наказание (в частности низложение и отлучение вышеупомянутых) отменяется тем же Телом, которое его наложило, конечно, при условии предыдущего действительного покаяния осужденных. Следовательно, только Православный Патриархат Московский, который вынес решение о низложении и отлучении, имеет номоканоническую юрисдикцию восстановления и возвращения в лоно Православной Церкви осужденных. Другая же, серьезнейшая, по моему смиренному мнению, ошибка Вселенского патриарха заключается в его презрительном игнорировании владыки Онуфрия, митрополита единственной общепризнанной Православной Церкви на Украине, а также в признании в качестве митрополита Киевского и всея Украины не прошедшего каноническую хиротонию – нерукоположенного – Епифания и передаче ему Синодального томоса об автокефалии во время сослужения с ним» [13].

Также епископ Бачский пишет: «Вместе с тем недопустимо нарушение для всех обязательного принципа священных канонов, по которому не позволяется общение с отлученными (то есть с теми, кто по своей воле сам лишил себя благодати общения). Немыслима и недопустима отмена сущностного различия между Церковью и схизмой, между законными преемниками святых апостолов и “саморукоположенными” или самоназванными» [14].

К сожалению, митрополит Навпактский, противостоя священным канонам, предлагает Элладской Православной Церкви вступить в общение с отлученными украинскими раскольниками и отменить различие между Церковью и схизмой.

То есть до тех пор, пока будет созван Вселенский Собор, который, по его мнению, будет судить, правильным или неправильным было предоставление автокефалии раскольникам, мы сами станем раскольниками, ставя под угрозу спасение нас самих и всей нашей паствы.

Разве не является совершенно своевременной эта пастырская и сотериологическая забота? Разве не оправданы горечь, разочарование и тревога в связи с этим необъяснимым – или объяснимым – падением митрополита Навпактского?

Протопресвитер Феодор Зисис, почетный профессор богословского факультета Университета Аристотеля в Салониках

* * *

[1] Кол. 3: 11; см. также Гал. 3: 28: «Нет уже Иудея, ни язычника; нет раба, ни свободного; нет мужеского пола, ни женского: ибо все вы одно во Христе Иисусе».

[2] См. три наших специальных исследования: а) «Украина – это каноническая территория Русской Православной Церкви», б) «Украинская автокефалия. Сокрытие и неверное толькование документов» и в) «Экуменистский Константинополь провоцирует расколы. После календарного наступает украинский». После публикации в интернете эти исследования были изданы в составе книги «Украинская автокефалия. Антиканоническое и разделяющее вмешательство Константинополя» (Салоники: «Παλίμψηστον», 2018). Еще три исследования подготовил протопресвитер Анастасий Готсопулос под общим названием «Малый вклад в развитие темы украинской “автокефалии”». Первое исследование называется «Подчиняется ли Украина юрисдикции Вселенского престола?», второе – «Украинская автокефалия или злокефалия» и третье – «Саморукоположенный Викентий Чекалин и “автокефальная” Церковь Украины». Все три исследования были опубликованы в интернете и теперь издаются в составе книги, которая выйдет из печати в ближайшее время.

[3] ΙΩΑΝΝΗΣ ΤΑΤΣΗΣ, Φαναριώτικο Πρωτεῖο (29-3-19).

[4] Послание архиепископа Албании Анастасия к Вселенскому патриарху Варфоломею (Тирана, 14.01.2019).

[5] Об украинской проблеме второй ответ, об истине в любви (Тирана, 21.03.2019).

[6] См.: Πηδάλιον. Изд. «Ἀστήρ». С. 407.

[7] Толкование на послание к Ефесянам. 14: 4; PG. 62. 85–87.

[8] Послание митрополита Навпактского «К Священному Синоду Элладской Православной Церкви» (30.03.2019).

[9] Вавускос Анастасиос. Неокончательный характер существующих автокефальных статусов. Фундаментальная каноническая ошибка // Romfea.gr. 05.04.2019; Вавускос Анастасиос. Ответ Его Высокопреосвященству митрополиту Навпактскому и Свято-Власиевскому // Romfea.gr. 07.04.2019; Вавускос Анастасиос. Окончательный (также) ответ Его Высокопреосвященству митрополиту Навпактскому // Romfea.gr. 08.04.2019.

[10] Заявление Священного Синода Украинской Православной Церкви о ситуации на Украине // Romfea.gr. 03.04.2019.

[11] Там же.

[12] Письмо Священного Синода Сербской Православной Церкви к Вселенскому патриарху Варфоломею (06.02.2019).

[13] Меморандум высокопреосвященного митрополита Киккского и Тиллирийского Никифора к Священному Синоду Кипрской Православной Церкви относительно украинского вопроса (07.02.2019).

[14] Ириней, епископ Бачский. Личное мнение относительно позиции Сербской Православной Церкви по украинскому вопросу // Romfea.gr. 15.03.2019.

 
Padre Kirill (Govorun), sostenitore degli scismatici, sospeso dal patriarca Kirill

padre Kirill concelebra con il vescovo Mikhail, esarca di Costantinopoli a Kiev. Foto: spzh.news

Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca ha emesso ieri un decreto che sospende l'archimandrita Kirill (Hovorun) dal servizio sacerdotale.

Sebbene formalmente fosse un chierico della diocesi di Mosca della Chiesa ortodossa russa, padre Kirill è noto da tempo come sostenitore degli scismatici ucraini e dalla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": nel 2018 ha concelebrato più volte con loro. È stato addirittura considerato un candidato al trono primaziale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.

Padre Kirill è meglio conosciuto nel mondo anglofono per il suo lavoro nel mondo accademico liberale e per le sue frequenti dichiarazioni ai media che lo presentano come un esperto di questioni ecclesiali. In passato era un chierico della Chiesa ortodossa ucraina canonica, e aveva ricoperto anche il ruolo di capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, anche se in seguito fu trasferito di nuovo alla Chiesa russa.

È interessante notare che è stato proprio il patriarca Kirill che lo ha ordinato sia diacono che presbitero quando era metropolita di Kaliningrad e Smolensk. Dal 2017 è ricercatore presso la Loyola Marymount University, un'università cattolica di Los Angeles.

padre Kirill (al centro) concelebra con gli scismatici. Foto: spzh.news

Sebbene abbia concelebrato molte volte con gli scismatici, sembra che sia stata la sua concelebrazione con il vescovo esarca di Costantinopoli a Kiev in agosto ad attirare l'attenzione dei funzionari della Chiesa russa, dato che la Chiesa russa ha rotto la comunione con Costantinopoli nell'ottobre 2018.

Il decreto del patriarca Kirill che sospende padre Kirill menziona specificamente la concelebrazione con il vescovo di Costantinopoli, ma non quella con gli scismatici. Si legge:

Lei ha ripetutamente violato il suo impegno scritto nei confronti della Chiesa ortodossa russa, espresso, tra l'altro, nella sua concelebrazione con i vescovi e il clero della Chiesa di Costantinopoli, con la quale il Santo Sinodo ha interrotto la comunione eucaristica a causa della grave invasione del territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina. A questo proposito, avendo violato il giuramento sacerdotale da lei prestato, secondo il Canone 25 dei santi Apostoli, lei è interdetto dal sacerdozio senza il diritto di indossare la rjasa e la croce sacerdotale e di impartire la benedizione sacerdotale durante l'esame del suo caso presso il tribunale diocesano di Mosca.

 
Intervista di Natale al patriarca Kirill

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti la trascrizione russa, la nostra traduzione italiana e il filmato YouTube dell’intervista televisiva di Natale al patriarca Kirill, fatta da Dmitrij Kiselёv sul canale TV "Rossija". Sua Santità il patriarca si sofferma sui ricordi personali e il significato del Natale, la situazione dell’Ucraina, i pericoli dell’atteggiamento rivoluzionario, il mondo di Internet, l’ecologia e il rispetto dell’ambiente, gli attentati e le sollevazioni xenofobe, l’isolamento e i contatti umani, il pericolo del peccato visto come valore e una visione illuminante del conservatorismo e del liberalismo.

 
Il metropolita Onufrij diventa un bersaglio: etichettato come nemico dell'Ucraina, gli viene detto di andarsene e riceve minacce di morte

Le conseguenze negative dell'interferenza di Costantinopoli nell'ortodossia ucraina continuano a dipanarsi e stanno assumendo un carattere più violento, di cui molti all'interno delle Chiese ortodosse ucraina e russa hanno ripetutamente messo sull'avviso, a onta di coloro che sostengono la concessione dell'autocefalia agli scismatici ucraini.

Ora sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, primate della Chiesa ortodossa ucraina canonica, è diventato l'obiettivo di minacce online, comprese minacce di morte, da parte di radicali e scismatici ucraini.

Come riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Onufrij è stato ora aggiunto al database Mirotvorets ("il pacificatore") che raccoglie informazioni su chiunque sia considerato un nemico dell'Ucraina o una minaccia alla sicurezza nazionale.

OrthoChristian ha riferito solo due giorni fa che sua Eminenza il metropolita Pavel di Vyshogorod e Chernobyl, abate della Lavra delle Grotte di Kiev, era stato aggiunto al sito dopo aver avvertito degli attacchi pianificati contro la Lavra. Anche sua Eminenza il metropolita Vladimir di Pochaev, abate della Lavra di Pochaev, è stato aggiunto al database all'inizio di quest'anno.

Il sito è noto per pubblicare informazioni personali dei suoi "nemici" e alcune di queste persone sono state uccise. Il fondatore del sito Georgij Tuka ha risposto all'omicidio dello scrittore ucraino Oles' Buzina e dell'ex deputato della Verkhovna Rada Oleg Kalashnikov pochi giorni dopo che il sito aveva pubblicato i loro indirizzi di casa nell'aprile 2015, dicendo: "Questo sito contiene dati su oltre 25.000 uomini. Più di 300 di loro sono stati arrestati o uccisi. Perché dovrei preoccuparmi di due miserabili colpevoli di guerra?"

Anche il clero della Chiesa ortodossa ucraina precedentemente incluso nel database del sito ha ricevuto minacce.

Quindi, l'inclusione del metropolita Onufrij e di molti altri vescovi nel database di Mirotvorets non è un gioco e non fa ridere.

Inoltre, il sito è in realtà un sito governativo ucraino. Pur dichiarandosi una ONG indipendente, non è difficile stabilire i molti collegamenti. Il sito è stato lanciato a dicembre 2014 dal politico e attivista Georgoj Tuka, come annunciato sulla sua pagina Facebook. Tuka è stato governatore della provincia di Lugansk dal 2015 al 2016 e ha ricoperto la carica di viceministro del Ministero ucraino dei territori temporaneamente occupati e degli sfollati interni da aprile 2016.

Il centro Mirotvorets è guidato da Roman Zaitsev, ex dipendente della filiale di Lugansk del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, ed è curato dallo stesso Servizio di sicurezza dell'Ucraina, e promosso da Anton Gerashchenko, deputato e aiutante del Ministro degli Interni, secondo l'International Business Times.

Il "patriarca" Filarete del "patriarcato di Kiev" scismatico si è congratulato e ha "benedetto" la squadra del sito nel giorno del controspionaggio, il 27 dicembre 2017, assegnando loro una medaglia "per il sacrificio e l'amore per l'Ucraina".

Il metropolita Onufrij è stato aggiunto ieri al sito come "agente dell'influenza della Chiesa ortodossa russa in Ucraina" e "oppositore della creazione di una Chiesa locale indipendente in Ucraina", con informazioni sulla richiesta del Santo Sinodo ucraino perché Costantinopoli cessasse di interferire nel suo territorio canonico.

Mirotvorets ha anche aggiunto ieri l'arcivescovo Filaret di Novaya Kahovka, il vescovo Filaret di Leopoli, il metropolita Efraim di Krivoj Rog, il metropolita Feodor di Kamenets-Podolskij, il metropolita Mark di Khust e il metropolita Ilarion di Donetsk.

Inoltre, la pagina Facebook di Mirotvorets ha fatto un annuncio ieri che si riferisce a questi vescovi come "bastardi" e "demoni in tonaca".

L'annuncio include anche un avvertimento non tanto sottile: "Consigliamo a tutti di lasciare l'Ucraina prima che sia troppo tardi. Questi scismatici e anti-ucraini non possono dire che non sono stati avvertiti".

Sua Santità il patriarca Irinej di Serbia è stato aggiunto al database a fine maggio, dopo aver affermato che tutti coloro che aiutano gli scismatici ucraini sono nemici di tutti i popoli slavi e di tutti i cristiani ortodossi.

Persino Roger Waters, il leggendario bassista dei Pink Floyd, è considerato una minaccia alla sicurezza nazionale ucraina. È stato aggiunto da Mirotvorets il mese scorso per "propaganda contro l'Ucraina, tentativi di violare l'integrità territoriale dell'Ucraina e partecipazione ai tentativi di legalizzare l'annessione della Crimea da parte della Russia".

Hanno anche definito la cantante di Eurovision Julija Samojlova e l'attore Steven Seagal come minacce alla sicurezza nazionale ucraina.

In un'altra, ancora più diretta minaccia, una falsa pagina Facebook della "Chiesa ortodossa locale ucraina" ha pubblicato una nota che dice che il metropolita Onufrij potrebbe morire per mano dei nazionalisti ucraini. La stessa pubblicazione incolpa la Russia per la diceria, dicendo che è un tentativo di aggravare ulteriormente la situazione in Ucraina e di aprire la porta affinché la Russia possa presumibilmente invadere per salvare la popolazione ortodossa dai nazionalisti.

"Perciò, signor Onufrij, ti chiediamo di stare attento. Osserva da vicino chi ti circonda; forse ci sono quelli che sono capaci di un simile atto senza dio", recita il post, ponendo così le basi per incolpare i suoi confratelli per ogni danno causato al metropolita.

L'esperto politico Vjacheslav Pikhovshek ha parlato del post su un programma di notizie ucraino, definendolo una flagrante ed evidente minaccia a sua Beatitudine il metropolita Onufrij, cme riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi.

"Qualcuno sta chiaramente suggerendo che sua Beatitudine è in pericolo. È una situazione molto pericolosa", ha detto Pikhovshek.

Gruppi nazionalisti in Ucraina, come C-14 e Settore Destro, sono già ben noti per aver preso con violenza le parrocchie canoniche e per aver assalito fisicamente clero, laici, chiese e monasteri.

 
Il Canone 28 e il papismo orientale: causa o effetto?

Questo articolo è stato scritto nel 2009, prima della convocazione del Concilio di Creta, ma continua ad essere rilevante, e offre anche una prognosi delle recenti azioni del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina e del modo successivo in cui esso ha visto il proprio ruolo nel mondo ortodosso.

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L'Ortodossia oggi è a un crocevia in America e in tutto il mondo. Una delle grandi sfide che dobbiamo affrontare ha a che fare con la cooperazione inter-ortodossa. In particolare, come vengono identificati i nuovi campi di missione? Quale delle Chiese consolidate li evangelizza? E come si concede l'autocefalia? Qual è lo scopo del Patriarcato ecumenico e per quale autorità si rivendica l'onore primaziale? Cosa ancora più importante, c'è una differenza tra primato e supremazia? Lo scopo di questo saggio è quello di valutare le rivendicazioni primaziali della Chiesa di Costantinopoli e in particolare, il Canone 28 del Concilio di Calcedonia, che è diventato per così dire il testo di prova delle recenti affermazioni costantinopolitane che hanno spaventato molti nel mondo ortodosso.

Gli avvenimenti recenti hanno riportato alla ribalta la questione della supremazia di Costantinopoli. In precedenza, questo argomento è stato affrontato (se mai lo è stato) in saggi pubblicati su riviste teologiche e discorsi tenuti nei simposi, ma a causa della debolezza del Patriarcato di Costantinopoli (e dell'Ortodossia in generale) la polemica che circonda l'argomento si dissipa rapidamente.

Sfortunatamente, le questioni sono venute a galla in America a causa di controversie covate a lungo in seno all'Ortodossia americana, in parte a causa dell'esistenza di giurisdizioni moltiple. La scintilla che ha acceso la miccia è un discorso tenuto alla Holy Cross School of Theology il 16 marzo 2009 dal segretario generale del Santo Sinodo di Costantinopoli, il rev. Elpidophoros Lambriniades. [1] questo discorso potrebbe essere stato in parte una risposta a un articolo scritto dal metropolita Philip Saliba, il primate dell'arcidiocesi antiochena in Nord America. Il saggio di Saliba metteva in questione la validità del Canone 28 del Concilio di Calcedonia. [2] Anche se Saliba era il principale oggetto delle critiche di Lambriniades, il suo discorso ha immediatamente galvanizzato l'opposizione a lui (e al Fanar) da quasi tutte le parti. La tempesta di fuoco si basava in parte sulle sue numerose critiche all'Ortodossia americana, tra cui i dati inquietanti sulla percezione da parte dell'oratore della vita parrocchiale, delle comunità monastiche e dei primati di altre giurisdizioni. Allo stesso modo, i suoi commenti vituperativi contro l'OCA, e anche contro la facoltà e laureati della stessa Holy Cross, erano risibili all'estremo.

Naturalmente, non tutti i suoi argomenti erano privi di valore. Vi erano punti salienti (come sottolineato nella risposta di chi scrive). [3] Sfortunatamente, erano accompagnati da asserzioni incendiarie. Molti lettori americani hanno visto il discorso non solo come una bordata all'ecclesiologia ortodossa americana, ma anche come uno schema che il Patriarcato ecumenico avrebbe utilizzato per le sue rivendicazioni di supremazia globale nel mondo ortodosso. Se è vero, è da vedere come un elemento di prova in previsione del successivo Sinodo pan-ortodosso, provvisoriamente previsto in giugno nell'isola di Cipro.

Come siamo arrivati ​​a questo punto? La Chiesa di Costantinopoli e il suo patriarca hanno goduto a lungo del primato dell'onore all'interno della Chiesa ortodossa. Questo primato è conosciuto dalla formula latina primus inter pares, letteralmente "primo fra uguali". Questa onorificenza fu prima assegnata per consuetudine al vescovo di Roma e successivamente ratificata dai canoni. [4] Con la rottura tra Oriente e Occidente nel 1054, passò di default all'arcivescovo di Costantinopoli che, grazie a vari canoni scaturiti dal secondo Concilio ecumenico, era stato collocato al secondo posto nella sequenza primitiva (a detrimento del patriarca di Alessandria). Prima del ventesimo secolo, questa insistenza sul primato era vista nella sua giusta luce, cioè il primato, non la supremazia. Certo, alcuni patriarchi avevano una visione piuttosto esaltata del loro ufficio, ma i papi a Roma o gli imperatori cristiani di Bisanzio di solito li mettevano al loro posto.

Fin dai tempi del patriarca Meletios IV Metaxakis (morto nel 1935), tuttavia, il Patriarcato ecumenico ha formulato una visione più robusta del suo ruolo nell'Ortodossia. Queste nuove idee, insieme alle altisonanti buffonate e alle sorprendenti riforme di Meletiuos, hanno messo in allarme l'Ortodossia. Così straordinarie e nuove erano le affermazioni di Meletius sulla giurisdizione universale, che san Giovanni Maksimovich, allora arcivescovo di Shanghai, si sentì in dovere di criticarle immediatamente e senza mezzi termini. [5] Né era il solo a essere inorridito da queste affermazioni scandalose. In effetti, le critiche a Metaxakis non si sono dissipate nel tempo; continuano fino a oggi. [6]

Sebbene la tumultuosa carriera e le controverse riforme di Metaxakis siano state abilmente ignorate dai suoi successori, le sue nuove teorie sulla supremazia costantinopolitana sono state consacrate come la dottrina ufficiale del Patriarcato ecumenico (come si esaminerà più a fondo nella sezione 5). La base delle affermazioni di Metaxakis si basa su un canone a lungo dimenticato (28) che è stato formulato nel Quarto Concilio Ecumenico di Chalcedon, nel 451 d.C. Dobbiamo quindi considerare questo canone nella sua interezza, vale a dire le sue origini, contesto e validità. Per brevità, d'ora in citeremo il canone come "Canone 28", e il quarto Concilio ecumenico come "il quarto concilio", o semplicemente "Calcedonia".

Da allora, le cose sono peggiorate. Il suddetto Lambrianides (ora metropolita di Bursa) ha propagandato una dottrina ecclesiologica ancora più sorprendente, del primus sine paribus (primo senza eguali).

II. Il quarto Concilio ecumenico

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Prima di poter effettivamente esaminare la storicità e il contesto del Canone 28, dobbiamo dire qualche parola circa il Concilio da cui è sorto. Questo concilio fu convocato dall'imperatore Marciano per risolvere una lunga disputa cristologica sulla natura di Cristo che era stata precipitata dalle pretese di un archimandrita di nome Eutiche, che insegnava che Gesù l'uomo aveva una sola natura (physis). Secondo questa visione, la natura divina di Gesù era così potente che aveva totalmente sopraffatto la sua natura umana, quindi questa dottrina era stata etichettata come monofisita. La sua popolarità divenne un fattore destabilizzante all'interno della città di Costantinopoli, così come nelle aree non greche dell'Impero.

L'insegnamento monofisita era una risposta a un insegnamento precedente chiamato nestorianesimo (che prende il nome dall'arcivescovo Nestorio di Costantinopoli, morto nel 431), che sosteneva che Gesù aveva due nature distinte. Nestorio insegnava che queste nature erano così diverse che la Vergine Maria poteva solo giustamente essere chiamata Christotokos – colei che ha generato Cristo, piuttosto che Theotokos, vale a dire colei che ha generato Dio. L'eresia nestoriana era stata confutata al terzo concilio ecumenico che si tenne a Efeso nel 431. Fu ridiscussa poco dopo nel famigerato "concilio dei briganti" del 449. Quest'ultimo Concilio fu convocato dal patriarca Dioscoro di Alessandria e si tenne a Efeso. Dioscoro si premurò di non invitare i vescovi dell'Occidente; papa Leone I, tuttavia, fu in grado di formulare un trattato che descrive le opinioni ortodosse su tutte le questioni cristologiche. Purtroppo i vescovi che parteciparono a quel concilio soppressero il suo "Tomo".

Questo secondo concilio a Efeso però non risolse nulla. Eutiche promosse la sua contro eresia, e in breve fu degradato e condannato come eretico da Anatolio, arcivescovo di Costantinopoli. Sicuro di avere ragione, si appellò a papa Leone I Magno, all'imperatore e a sua moglie Pulcheria. Fu convocato un altro Concilio, questa volta nella città di Calcedonia. Leone non ebbe scelta questa volta e inviò tre legati pontifici a presiedere. Il Concilio iniziò con la lettura del tomo di Leone che era stato soppresso a Efeso. La stragrande maggioranza dei vescovi lo accettò e sostenne la condanna di Eutiche. Per buona misura, fu anche ripudiato il nestorianesimo e fu redatta una nuova dichiarazione di fede, che confermò che l'uomo conosciuto come Gesù aveva una sola persona con due nature: era sia Dio perfetto che uomo perfetto, e quest'ultimo non era annullato dal primo.

Sfortunatamente, questo non pose termine alla controversia. I vescovi in Egitto e in Siria rimasero in stato di sfida e si verificò il primo scisma nel cristianesimo, con conseguente installazione di due papi rivali ad Alessandria, uno sostenitore della dottrina monofisita, l'altro del punto di vista calcedoniano. (Lo scisma, insieme al duplice papato di Alessandria, sopravvive fino a oggi). Inoltre, uno dei canoni del Concilio (il numero 28) ha avuto un effetto persistente, di cui abbiamo a che fare attualmente. Secondo gli Atti ufficiali del Concilio, solo ventisette canoni furono ufficialmente riconosciuti. Qualche tempo dopo, tre ulteriori canoni furono inseriti furtivamente, ma uno di questi, il Canone 28, fu rimosso in fretta su ordine di papa Leone su raccomandazione dei suoi legati, che casualmente non erano presenti quando questo particolare canone fu redatto. Per diversi secoli, non è più stata fatta menzione del Canone 28 e i seguenti, rispettivamente il 29 e 30, sono stati visti come commenti ad altri canoni e non come canoni in se stessi.

Quanto al canone 28, la sua formulazione era certamente preoccupante in quanto elevava l'arcivescovo Anatolio di Costantinopoli allo status patriarcale e confusamente, lo rendeva padrone di tre sedi metropolitane autocefale (Asia, Tracia e Ponto). Entrambe le azioni erano a dir poco inquietanti. Prima di questo periodo, il mondo cristiano aveva solo tre patriarcati comunemente riconosciuti: Roma, Alessandria e Antiochia. Questi erano stati identificati come tali a causa della loro solida fondazione apostolica e della loro antichità. Ora sembrava che la dignità patriarcale potesse essere elargita come per mero decreto. La legalità di tale azione era a dir poco preoccupante; Se non altro, la sola consuetudine militava contro un tale precedente per quanto riguardava gli altri patriarchi. [7] Un'attenta lettura di questo canone nella sua interezza indica che i suoi autori erano ben consapevoli delle implicazioni di ciò che stavano facendo e che fecero salti mortali per inserire una formulazione che fornisse una razionalizzazione per le loro azioni:

Seguendo in tutte le cose le decisioni dei santi Padri, e riconoscendo il canone che è stato appena letto, dei 150 vescovi amati da Dio (che si sono riuniti nella città imperiale di Costantinopoli, che è la Nuova Roma, al tempo dell'imperatore Teodosio di felice memoria [A.D. 380]), anche noi emaniamo e decretiamo le stesse cose riguardanti i privilegi della santissima Chiesa di Costantinopoli, che è la nuova Roma. I padri giustamente concessero privilegi al trono della vecchia Roma, perché essa era la città imperiale. E i 150 piissimi vescovi, mossi dalla stessa considerazione, diedero pari privilegi al santissimo trono della Nuova Roma, giudicando giustamente che quella città che è onorata dalla sovranità e dal Senato, e gode di uguali privilegi della vecchia Roma imperiale, dovrebbe anche in materia ecclesiastica essere come lei magnificata, ed essere in rango accanto a lei; affinché nelle diocesi del Ponto, dell'Asia e della Tracia, i metropoliti e anche i vescovi delle diocesi di cui sopra che sono tra i barbari, debbano essere ordinati dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli; ogni metropolita delle suddette diocesi, insieme ai vescovi della sua provincia, ordina i suoi vescovi provinciali, come è stato dichiarato dai canoni divini; ma come è stato detto, i metropoliti delle suddette diocesi dovrebbero essere ordinati dall'arcivescovo di Costantinopoli, dopo che le elezioni appropriate sono state tenute secondo consuetudine e sono state a lui segnalate (corsivo dell'autore).

Per compiere l'esaltazione dell'arcivescovo di Costantinopoli, gli autori di questo canone attesero un giorno in cui i legati papali non erano presenti (come accennato). Anche così, dovettero presentare il loro caso con una supplica speciale e con eccessiva ridondanza. Una volta che i legati che avevano effettivamente presieduto il concilio lo vennero a sapere, respinsero il canone, come fece Leone. Non è difficile capire perché; dopo tutto, le tre diocesi nominate erano chiese indipendenti in sé e per sé. Non avevano finora considerato gli altri tre patriarchi come loro sovrani. In realtà, il canone 2 del secondo Concilio ecumenico – lo stesso Concilio che elevò Costantinopoli allo status secondario dopo Roma – affermava in particolare che solo i vescovi di Alessandria, Antiochia, Asia, Tracia e Ponto potevano "amministrare i propri affari". Il Canone 28 ha quindi da solo (e piuttosto sospettosamente) abrogato questo canone precedente a proprio vantaggio. Naturalmente è curioso chiedersi perché, per esempio, non abbia degradato Alessandria o Antiochia? (È possibile che Costantinopoli non abbia osato degradare Antiochia o Alessandria a causa della loro apostolicità?)

Questo giustifica ulteriori indagini. Nel primo millennio fu raramente "concessa" l'autocefalia perché la maggior parte delle chiese regionali presiedute da metropoliti era già considerata autocefala. Teodoro Balsamon († 1195), Patriarca di Antiochia e uno dei più grandi canonisti bizantini, scrisse che "...in precedenza tutti i capi delle province erano autocefali ed erano eletti dai loro rispettivi Sinodi". [8] l'arcivescovo di Costantinopoli stesso era un vescovo ausiliare della Chiesa di Eraclea, e riceveva i suoi onori dal metropolita di quella città. Così l'elevazione dell'arcivescovo di Constantinopoli alla supremazia reale sopra i tre metropoliti in questione era molto irregolare nel suo contesto, come si può comprendere dalla tempesta che ne scaturì. L'arcivescovo di Costantinopoli era stato ora elevato da uno statuto furtivo a "metropolita dei metropoliti", un ossimoro ecclesiologico.

Inoltre, Leone obiettava al fatto che questo canone era contrario a entrambi i concili di Nicea e Costantinopoli (A.D. 381), così come alle prerogative già consolidate delle varie chiese. Leone ammise a malincuore che a causa del Canone 10 del secondo Concilio, Costantinopoli aveva il diritto di rivendicare il secondo posto nella sequenza primaziale. D'altra parte, questo nuovo canone, con i suoi poteri ampliati sulle altre diocesi, fu una palese violazione del Canone 8 del terzo Concilio ecumenico:

Nessuno dei vescovi amati da Dio dovrebbe estendere la propria autorità su un'altra diocesi, che non sia stata precedentemente e fin dall'inizio sotto di loro o sotto i loro predecessori.

La difesa di papa Leone dei precedenti canonici dei primi tre Concili lo poneva su un terreno solido. Certamente non poteva essere accusato di incoerenza, né di essere autonomo: egli stesso rispettava le prerogative di indipendenza, come si evince dalla lettera che scrisse (il "Tomo di Leone") e presentò per l'approvazione del Concilio.

L'invalidità del canone 28 era quindi ovvia. In una lettera a Marciano, Leone dichiarò in termini non incerti che Costantinopoli non era una sede apostolica. [9] Scrivendo in una lettera separata all'imperatrice Pulcheria, usò un linguaggio ancora più forte: "Quanto alla risoluzione dei vescovi contraria al decreto di Nicea, in unione alla vostra fedele pietà, la dichiaro invalida e l'annullo per l'autorità del santo Apostolo Pietro". [10] di fronte a questa opposizione Anatolio ritirò tranquillamente la risoluzione, e non la presentò più apertamente.

Il tempo però, era dalla parte di Anatolio. Leone aveva problemi più seri da affrontare, in particolare mentre cercava di dissuadere Attila dall'attaccare Roma. Per quanto riguarda Leone e i suoi successori, l'illegittimità del canone rimase in vigore (almeno in teoria), ma date le terribili difficoltà della sede di Roma, c'era poco che potevano fare mentre Costantinopoli rafforzava tranquillamente la sua presa sulle tre arcidiocesi in questione.

Ulteriori indagini sul paesaggio geopolitico della cristianità del V secolo getterebbero indubbiamente più luce su questo argomento. Per i nostri scopi tuttavia, è fondamentale notare l'irregolarità del Canone 28 e quanto inquietante fosse nel suo tempo. Benché le sue ambizioni territoriali fossero rigorosamente limitate, è ovvio che sia stato stabilito un precedente sfortunato. Inoltre, l'acquisizione della dignità patriarcale da parte dei bizantini non fece altro che confondere ulteriormente le acque. Non solo un tale onore era ora conferito per legge, diminuendo così il lustro delle tre sedi apostoliche, ma i portatori di questo nuovo titolo lo consideravano un primo passo per avventurarsi su strade di gloria ancora più ampie.

III. L'evoluzione del Patriarcato di Costantinopoli allo status ecumenico

Un ulteriore tratto negativo di Bisanzio (oltre alla sua mancanza di fondazione apostolica) era che non poteva affermare di aver sempre mantenuto la dottrina ortodossa. Dopo che il primo Concilio condannò l'arianesimo, i successori Flavi di Costantino rimasero risolutamente ariani, come fecero i vescovi di quella città. Infatti l'arianesimo rimase in vigore in quella città e nella sua Chiesa per diversi decenni. Così il fatto che Costantinopoli sopravanzasse Alessandria non era ben visto da parte ortodossa anche per motivi dottrinali. Questa non era una questione minore. Nessuno degli altri patriarchi aveva finora promosso l'eresia, mentre Bisanzio aveva fornito un flusso infinito di nuovi insegnamenti: il nestorianesimo, per esempio, era stato insegnato dallo stesso trono patriarcale di Costantinopoli. Toccò a un altro patriarca, Giovanni IV Neustetes ("il Digiunatore", m. 595), di sconvolgere ulteriormente l'equilibrio con la sua assunzione del titolo di "patriarca ecumenico", un termine che era offensivo per i suoi ascoltatori non greci e che fu abilmente confutato da Papa Pelagio II e dal suo successore più illustre, Gregorio I (il Grande).

Certamente, prerogative e procedure sono sempre state ritenute necessarie per il buon ordine della Chiesa. I canoni dei primi tre concili riflettono chiaramente un profondo rispetto per i confini diocesani. Allo stesso modo, rafforzavano l'umiltà cristiana in quanto non permettevano ai vescovi di usurpare l'autorità che non apparteneva a loro. Per semplice logica, ciò precludeva qualsiasi concetto di supremazia universale.

Detto questo, lo status patriarcale di Costantinopoli rimase al suo posto. Tuttavia, l'appropriazione del titolo "ecumenico" da parte di Giovanni IV ("il Digiunatore") è una questione interamente differente. Agli occhi di Gregorio, qualsiasi discorso di un patriarcha universalis era più reminiscente dell'Anticristo che di un pastore cristiano. Inoltre, esso implicava la supremazia universale, un ruolo che neppure lui, da successore di Pietro, possedeva. Giovanni da parte sua rispose con scusa che "ecumenico" significava qualcosa di diverso dal suo significato palese; in altre parole, la comprensione idiomatica della parola era cambiata da quella di "universale" a quella di "imperiale", almeno nella lingua greca vivente dell'Oriente. L'aggettivo greco (oikoumenekos) aveva sfumature che non erano traducibili in latino (cosa che anche alcuni critici cattolici oggi ammettono). [11]

Tutte queste suppliche speciali non fecero cambiare idea a Gregorio, che chiese a Giovanni in termini non equivoci di non definirsi "universale", dicendo che il riferimento a tale titolo era "malaccorto". La semplice logica dettava a Gregorio che, se un patriarca fosse stato universale, ciò avrebbe negato "l'ufficio di vescovo a tutti i loro fratelli". [12] Per buona misura, scrisse le sue preoccupazioni anche ai patriarchi di Alessandria e di Antiochia, informandoli che "non uno dei miei predecessori ha mai acconsentito all'uso di questo titolo profano, poiché sicuramente, se un patriarca è detto ' universale ', il titolo di patriarca è negato agli altri. [13] Né si fermò lì: in una lettera all'imperatore, dichiarò categoricamente che un tale titolo ammontava a una "bestemmia". [14] In ogni caso, Giovanni, come Anatolio prima di lui, decise che il potere discrezionale era la virtù di maggior valore, e si astenne dall'usare di nuovo quel titolo, almeno nella corrispondenza con l'Occidente. Questo fu vero anche per la maggior parte dei suoi successori. [15]

La polemica che circonda il titolo stesso merita qualche menzione a questo punto. Ci sono prove contemporanee sufficienti che il titolo non venne quasi mai usato anche a Costantinopoli. Per quanto questo sembri scioccante, non mancano le prove di questa affermazione. Come notato sopra, lo stesso Giovanni IV non lo usava più in pubblico, né lo usò la maggior parte dei suoi successori. Anche Fozio il grande (m. 867), la cui elevazione irregolare al trono patriarcale di Costantinopoli precipitò uno scisma con Roma e che godeva del pieno appoggio dell'imperatore nella sua rivalità con il papa non osava usarlo nella sua corrispondenza con il papa.

Sorprendentemente, sembra essere stato così anche dopo il grande scisma. Dopo la quarta crociata (1204), per esempio, l'Impero bizantino si divise in tre stati successori: Nicea, Epiro, e Trebisonda, ognuno con la propria corte imperiale e la propria gerarchia. Il Patriarcato ortodosso di Costantinopoli si trasferì a Nicea e uno dei suoi patriarchi, Germano II, inviò una lettera al Giovanni Apocauco, il metropolita dell'Epiro, che egli firmò come "Patriarca ecumenico". Questo spinse il destinatario a notare che non aveva mai sentito parlare di una cosa del genere, anche se aveva servito per anni negli uffici stessi del Patriarcato di Costantinopoli. [16] Per essere corretti, esisteva una vera tensione tra gli imperi rivali dell'Epiro e di Nicea, un fatto che ha certamente esacerbato le tensioni tra queste due chiese. Eppure il rimprovero di Apocauco è inequivocabile e la sua conoscenza del funzionamento interiore del patriarcato deve essere accettata come valida. Certamente è anche probatorio il fatto che non sia stato rimproverato per questa risposta al patriarca di Nicea.

In ogni caso, alla fine del XIII secolo, non esisteva più alcuna reticenza. I patriarchi usarono questo termine in abbondanza e con il crollo dell'Impero bizantino, nessuno li rimproverò per questo. Che cosa rappresentava questo cambiamento di atteggiamento? La risposta risiede nella dinamica mutevole tra Chiesa e stato bizantino. È un paradosso, ma la sede di Costantinopoli mantenne le sue diocesi mentre l'Impero stava perdendo terreno sotto i turchi selgiuchidi. Inoltre, le chiese di nuova fondazione della Serbia e della Russia cercavano il sostegno del Patriarcato ecumenico. La loro storia e interazione con Costantinopoli ha implicazioni per noi oggi, in particolare in materia di evangelizzazione e autocefalia.

IV. Evangelizzazione e autocefalia

Una delle glorie dell'Impero romano era la sua capacità di promuovere la fede cristiana tra i suoi numerosi popoli. Anche le tribù barbariche che avevano portato paura nel cuore dei romani si stavano convertendo avidamente al cristianesimo, di solito all'arianesimo. Con la soppressione dell'arianesimo, molte di queste nazioni accettarono con pari entusiasmo l'Ortodossia. Una di tali nazioni fu il khanato di Bulgaria, e nel IX secolo, la sua Chiesa ricevette l'autocefalia e uno status patriarcale concomitante. I ruoli si erano ora scambiati, e il patriarca di Costantinopoli si trovò a opporsi alla concessione di onori patriarcali a una sede che non era né antica né apostolica. Anche se ci sarebbero state delle tensioni tra questi due patriarcati per il resto del tempo del primo impero bulgaro e la soppressione della sua dignità patriarcale per un certo tempo, l'autocefalia di quella Chiesa non fu mai revocata.

La missione evangelistica più fortunata di Bisanzio iniziò un po' più tardi, durante il patriarcato di san Fozio il grande. Fu a causa di questo uomo brillante (che iniziò la sua carriera come burocrate nel servizio civile) che i due fratelli di Tessalonica Cirillo e Metodio furono in grado di stabilire la prima missione in Moravia. Benché modesta nell'ambito, la missione piantò i semi del cristianesimo tra gli slavi e nel giro di due secoli avrebbe portato molti frutti.

A differenza dell'esperienza con la Bulgaria, le relazioni con la Serbia non erano così controverse. San Sava, il fondatore di quella Chiesa, era in ottime condizioni con Bisanzio e con gli altri patriarcati, avendo viaggiato ampiamente a Gerusalemme e al Monte Athos per molti anni. Ricevette la sua consacrazione come arcivescovo della Chiesa autocefala serba nel 1219 dal citato Patriarca Germano II a Nicea (dove i patriarchi di Costantinopoli erano ancora in esilio). Quando l'Impero latino di Bisanzio fu rovesciato e l'Ortodossia fu restaurata nella città, il titolo di patriarca ecumenico venne usato apertamente e i suoi portatori iniziarono a guardare al loro ruolo in modo più robusto. Un tale patriarca, Philotheos Kokkinos († 1376) scrisse una lettera ai principi e ai duchi di Russia, descrivendo così il suo ufficio:

Poiché Dio ha nominato la nostra umiltà come leader di tutti i cristiani che si trovano ovunque nell'oikoumene, come protettore e custode delle loro anime, tutti dipendono da me, padre e insegnante di tutti. Se fosse possibile, quindi, sarebbe stato mio dovere percorrere le città e i paesi di tutto il mondo e insegnare la parola di Dio, facendolo incessantemente, poiché tale è il nostro dovere. Ma poiché è al di là della capacità di un uomo debole e indifeso camminare per tutto l'oikoumene, la nostra umiltà sceglie i migliori tra gli uomini, i più eminenti in virtù, e li manda ai confini dell'universo. Uno di loro va al vostro paese, alle moltitudini che lo abitano, un altro raggiunge altre aree della terra, e ancora un altro va altrove, in modo che ciascuno, nel paese e nel luogo a lui nominati, goda dei diritti territoriali e della sede episcopale, e di tutti i diritti della nostra umiltà. [17]

Contrariamente alla reazione spaventata del metropolita dell'Epiro nel secolo precedente, una tale visione altisonante non apparse arrogante alle varie Chiese figlie. Infatti, fu accolta favorevolmente: nella sua biografia di San Sava scritta un secolo dopo, lo scrittore serbo Domentijan utilizza il titolo di "Patriarca ecumenico" liberalmente e chiama questo ecclesiarca "il padre dei padri di tutta l'oikoumene". [18] I principi russi accettarono parimenti la sovranità ecclesiastica del patriarca bizantino – anche se attraverso la mediazione del metropolita di Kiev – senza darsi pensiero. Ci sono stati motivi pratici per questo: nel caso dei serbi, la gerarchia bizantina rispettò l'etnia della nazione serba e dopo alcuni alterchi sulla rimozione forzata dei vescovi greci dalla Serbia, accettarono come fatto compiuto la creazione di diocesi sovrane serbe. Quanto ai russi, il metropolita di Kiev era visto come il punto focale dell'unità russa e un mediatore onesto, non legato ad alcuno dei principi in particolare. Anche se un metropolita fosse statto russo, solo il fatto di essere stato scelto da Costantinopoli lo faceva sembrare imparziale.

Cosa più rilevante, la suddetta auto-descrizione del patriarca bizantino non era vista nel suo tempo come supremazia. Come sottolinea Aristeides Papadakis nel suo monumentale studio della Chiesa orientale nel periodo post-scismatico, "... anche se queste forti affermazioni ricordano il papismo occidentale [sic], la somiglianza non è intenzionale. I patriarchi non stavano affatto tentando di ridefinire o cambiare la loro posizione ecclesiologica... Per la Chiesa ortodossa la natura del potere episcopale era molto diversa, come indica la reiterata condanna delle pretese estreme del papato al dominio universale". [19] Inoltre, vi erano considerazioni pratiche che mitigavano l'ascesa di un papismo orientale oltre a quelle teologiche, chiare e universalmente accettate. Se non altro, gli eventi catastrofici della quarta crociata devono aver aperto gli occhi sui pericoli di attribuire ad un uomo l'autorità ecclesiale suprema.

L'evangelizzazione è una cosa, tuttavia il mantenimento e la crescita di una Chiesa nativa è necessario perché questa possa prosperare. L'autocefalia è quindi da auspicare, non da sopprimere. Anche se Fozio e i suoi successori hanno reagito senza tatto all'indipendenza della Bulgaria, nel grande corso della storia dell'Ortodossia questo è stato anomalo, almeno prima del XX secolo. Bisanzio non avrebbe potuto essere conosciuta per la sua più grande eredità se non fosse stata disposta a concedere l'indipendenza ai suoi sforzi missionari che essa nutriva di volta in volta con cura. Uno dei tratti distintivi del cristianesimo ortodosso è la tenacia con cui è mantenuto dalle varie culture autoctone che l'hanno abbracciata. Spesso questo può scoppiare in xenofobia e tribalismo, ma questo è il lato oscuro di una moneta altrimenti scintillante.

Data la resilienza ortodossa, è impossibile credere che l'autocefalia non sia solo desiderata, ma duratura. Non è infatti un fenomeno nuovo, ma come già accennato in precedenza, il normale stato di cose in quasi ogni Chiesa locale del primo millennio cristiano. Certamente questo era vero per le arcidiocesi metropolitane regionali, le cui prerogative erano rispettate dalle sedi patriarcali. Dato che durante questo stesso periodo di tempo la cristianità era definita dai confini dell'Impero Romano, questo era prevedibile. Anche il posto speciale del papa era accolto in questo schema: quello di primo tra uguali, primaziale all'interno della Chiesa, ma non supremo al di sopra di essa. Con la creazione delle Chiese bulgara e serba tuttavia, un nuovo elemento è sorto nella definizione di autocefalia, quella della Chiesa come caratteristica distintiva dello stato nazionale stesso. Con la creazione dei patriarcati bulgaro, serbo e poi russo, l'indipendenza ecclesiastica è venuta a significare l'indipendenza politica, ma soprattutto ha definito altresì l'identità politica degli abitanti di queste terre. [20] Nazione e stato, trono e altare, sono giunti a essere visti come le due facce della stessa medaglia. Un paradigma completamente nuovo, sconosciuto agli inizi di Bisanzio ma prevalente oggi.

L'esperienza slava di una chiesa nazionale non è stata trascurata dallo stato successore greco dell'Epiro, il cui imperatore chiese allo stesso modo che al suo metropolita autocefalo fosse data anche la dignità patriarcale. Se i bulgari e i serbi potevano (a causa di questa nuova teoria) godere dei privilegi di una Chiesa che definiva la loro nazione, così potevano farlo a suo parere i greci dell'Occidente. [21] la loro richiesta fu respinta dal patriarca in esilio a Nicea, con una motivazione diversa: proprio come queste altre nazioni avrebbero dovuto avere un patriarcato che definiva la loro politica basata sull'etnia (ratificando così la nazionalità), non aveva senso che i greci fossero rappresentati da due patriarcati diversi, dato che erano una sola nazione (anche se purtroppo divisa in due stati diversi). Notate per i nostri scopi che l'idea di autocefalia basata sulla cultura era stata accolta qui dal Patriarcato ecumenico che sembra attualmente negare la legittimità delle chiese fondate sulla cultura. L'ironia abbonda: entrambe le Chiese bulgara e serba continuarono nella loro autocefalia fino al 1767, quando furono soppresse dall'Impero ottomano, con grande dolore di queste due nazioni.

V. Pretese odierne relative al Canone 28

Il nocciolo del problema oggi, tuttavia, è che le affermazioni di primato sono virtualmente indistinguibili da quelle di supremazia; quindi c'è un'autentica paura del papismo. Chiaramente, gli arcivescovi di Costantinopoli avevano sempre avuto una visione piuttosto esaltata della loro arcidiocesi, cosa perfettamente comprensibile data la gloria di quella città nella tarda antichità. A cominciare da Anatolio fu promossa per la prima volta la rivendicazione patriarcale e nel secolo successivo vi fu aggiunto lo sfortunato aggettivo "universale". D'altra parte, era altrettanto chiaro che nessuna di queste affermazioni era accettata con tutto il cuore. Anche dopo lo scisma del 1054, fu solo il lento declino dell'ufficio dell'imperatore che rese il titolo di "patriarca ecumenico" normativo nell'Oriente ortodosso. E anche allora, il significato esatto del termine "ecumenico" era molto aperto al dibattito, come anche i bizantini stessi hanno ammesso nelle loro affrettate spiegazioni a Gregorio I.

A suo merito, il sito web del Patriarcato ecumenico inizia un'esposizione del ruolo del vescovo in modo non controverso, affermando giustamente che i vescovi sono supremi nelle loro diocesi. Cita giustamente anche i passaggi rilevanti del Canone 28 (anche se non menziona mai una volta la sua concezione meno scintillante). Né per questo spiega come un arcivescovo possa ora avere la sovranità su arcivescovi indipendenti (le suddette province di Asia, Ponto e Tracia). Più al punto, non spiega come il semplice testo del Canone 28 che menziona queste stesse province e i loro rispettivi vescovi che sono "situati tra i barbari" possa significare tutti i barbari, vale a dire in tutto il mondo. Il testo è specifico a questo proposito: afferma chiaramente che solo i vescovi che risiedono all'interno di queste province – anche se tra i "barbari" – devono parimenti la loro sovranità suprema a Costantinopoli.

È interessante notare che questo punto non è trascurato dai partigiani del Fanar. Essi aggiungono frettolosamente che "... l'aggettivo 'barbaro' è una modifica del sostantivo 'nazioni', che viene omesso dal testo del canone, ma che viene dedotto. Ma questa interpretazione è corretta? Lo scrittore di questo saggio tenta di dimostrare questo punto menzionando il fatto che in un altro tempo, il rispettato canonista bizantino Zonaras parifica "barbari" a "nazioni". [22] Non ci viene detto tuttavia a cosa si riferiva specificamente Zonaras: questa era la sua comprensione del termine barbaro o era la comprensione accettata di questo termine tra la popolazione di lingua greca? Questo solleva altre domande dal momento che le lingue cambiano nel corso del tempo: barbaro si riferisce al tempo di Calcedonia o al tempo di Zonaras? Il sito non risponde a questa domanda.

Tale gioco di prestigio fa capire il piano: per mezzo di un intelligente ma falso sillogismo, si propaga il caso della supremazia fanariota. In primo luogo il canone è accettato come non controverso (e invece lo è stato). Poi, con un attento gioco di destrezza di mano, quando menziona i "vescovi di queste suddette province" che sono "situate in terre barbariche", dovremmo intendere che questi vescovi sono in qualche modo adiacenti a terre barbariche. E infine, con un colpo altrettanto intelligente, i barbari in generale sono resi come sinonimo delle nazioni, poiché un canonista vissuto molto più tardi ha dichiarato che era così (anche se non siamo sicuri che si riferisse a questo canone). Poiché non c'è dubbio che ci fossero altri barbari oltre ai suddetti barbari di Tracia, Ponto e Asia, dobbiamo quindi credere che tutti i barbari significhino tutte le nazioni, quindi, quelle aree che non sono state già evangelizzate da Chiese già stabilite appartenenti al Patriarcato ecumenico.

Ciò che sorprende è che anche con le affermazioni (apparentemente) grandiose di Philotheos Kokkinos che si vedeva come un pastore universale, l'idea che il Patriarcato ecumenico potesse evangelizzare in aree in cui vi erano già Chiese istituite manca di credibilità. Un'attenta lettura dell'auto-comprensione che Philotheos aveva del suo ufficio dimostra che il suo ruolo di insegnante universale era quello di mandare i vescovi ai "confini della terra" e che a loro dovevano essere riconosciuti gli stessi onori e la stessa dignità di cui egli stesso godeva. Vale la pena ripeterlo: non dovevano essere i suoi ausiliari, ma vescovi ordinari nel loro diritto, che godevano dei "diritti territoriali e della sede episcopale e di tutti i diritti della nostra umiltà". Se questa insistenza sulle piene prerogative episcopali è chiara (e lo è), allora l'autocefalia può essere molto lontana? I commenti di Kokkinos portano inesorabilmente a questa conclusione. Dopo tutto, se avesse voluto farlo, avrebbe potuto revocare l'autocefalia di Serbia e Bulgaria se fosse veramente stato un patriarcha universalis piuttosto che un patriarca solo primaziale.

Per quanto possibile, nessuno dei patriarchi prima del XX secolo si è avventurato nelle zone di altre chiese. Kokkinos stesso stava scrivendo ai principi russi che appartenevano a una provincia ecclesiastica della sede di Costantinopoli. D'altra parte, le circostanze sotto l'occupazione turca precludevano qualsiasi attività evangelistica. Eppure, anche all'interno della mentalità primaziale di Costantinopoli durante questo tempo, furono accettate le prerogative delle altre Chiese. Anche se i patriarcati autocefali della Serbia e della Bulgaria sono stati purtroppo soppressi, quelli di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria sono stati risolutamente – e con grande difficoltà – mantenuti (anche se come dipendenze di Costantinopoli).

Anche al di fuori dei confini dei quattro antichi patriarcati si è prestata scrupolosa attenzione ai protocolli ecclesiastici. Per esempio, per quanto riguarda Costantinopoli, la vasta distesa siberiana era la responsabilità evangelistica di Mosca, anche se doveva ancora essere annessa politicamente allo stato russo. Secondo l'interpretazione moderna del Canone 28, il Patriarcato ecumenico avrebbe dovuto essere in grado di evangelizzare quell'area poiché era essenzialmente una terra di nessuno. Allo stesso modo avrebbe potuto stabilire missioni in Giappone e nell'estremo Oriente, dove la Russia aveva influenza, ma nessun controllo politico. Non l'ha fatto. Più tardi, le prerogative russe in Nord America sono state accettate anche quando vi sono arrivati dei cristiani greci, come attesta la lettera del patriarca Joachim III di Costantinopoli al Santo Sinodo di Mosca. [23]

Che cosa spiega quindi la mancanza di serietà delle presenti affermazioni? La risposta risiede nella notevole carriera del patriarca Meletios IV Metaxakis, un brillante riformatore la cui fedeltà all'ordine canonico e alle norme conciliari della Chiesa ortodossa era per lo meno traballante. Fu durante il suo regno che al termine 'ecumenico' fu dato il suo attuale significato iperbolico. Parte della risposta risiede nei tempi tumultuosi in cui visse Meletios visse. A causa del suo legame familiare con Eleutherios Venizelos, l'altrettanto brillante primo ministro riformista della Grecia, Metaxakis fu arcivescovo di Atene (usurpandone il trono, va notato). Come il suo parente, era innamorato dell'Occidente e cercò di portare avanti audaci riforme. [24] Come Venizelos, era membro di una loggia massonica, una rivelazione a dir poco sorprendente e imbarazzante. [25] (Venizelos era stato scomunicato a causa della sua appartenenza a questa fraternità). Dopo la restaurazione del precedente arcivescovo che lui aveva precedentemente spostato, Metaxakis andò in esilio in America, dove ebbe un seguito entusiasta tra quella porzione della comunità greco-americana che disprezzava la monarchia e considerava Venizelos come proprio campione. Mentre era in America, stabilì una giurisdizione separata chiamata "Arcidiocesi greco-ortodossa di Nord e Sud America", con dispiacere estremo della Metropolia, il successore dell'Arcidiocesi ortodossa russa del Nord America. La nuova arcidiocesi doveva essere un'eparchia della Chiesa di Grecia, a cui anticipava di tornare un giorno. Tuttavia per qualche scherzo del destino, Metaxakis fu invece proclamato patriarca di Costantinopoli (anche se era negli Stati Uniti). In una mossa che può essere visto solo come estremamente conveniente, scisse la pretesa della Chiesa di Grecia sulla nuova arcidiocesi e la rese un'eparchia del Patriarcato di Costantinopoli, di cui era ora a capo.

Meletios, che cercava attivamente alleati nei circoli religiosi occidentali, si vedeva come il punto focale dell'unità nel mondo cristiano non cattolico in forza del suo nuovo titolo. Mentre "ecumenico" in età precedenti aveva significato "imperiale", e poi più tardi un pastore universale dell'oikoumene ortodosso, agli occhi di Metaxakis ora significava veramente "universale". Non poteva essere universale, tuttavia, poiché il Patriarcato di Mosca fu rifondato nel 1918 da Tikhon Bellavin (che era stato precedentemente arcivescovo in America). Metaxakis iniziò quindi i negoziati con la cosiddetta Chiesa rinovazionista, una marionetta dei sovietici che fu istituita come contro-chiesa al Patriarcato di Mosca. Come Metaxakis, i rinnovazionisti credevano in molte delle stesse riforme. Le loro attività, naturalmente, erano a scapito del patriarca Tikhon che cercava coraggiosamente di mantenere la Chiesa russa di fronte a schiaccianti difficoltà e a un terrore indescrivibile. Se il patriarcato russo avesse potuto essere distrutto, allora la sovranità di Metaxakis sul mondo ortodosso sarebbe stata completa. (I rinnovazionisti da parte loro erano anche in disaccordo con la Metropolia, intentando cause contro di essa nel sistema giudiziario americano con l'esplicito scopo di sottrarre le sue proprietà).

Alla fine, le conseguenze della prima guerra mondiale conclusero la carriera di Metaxakis sul trono patriarcale. La "catastrofe" (come viene chiamata dai greci) fu il risultato della rotta delle armate greche da parte di Mustafa Kemal, e portò a un massiccio scambio di popolazioni tra la Grecia e la Turchia. I turchi costrinsero all'esilio Metaxakis, che era stato un entusiasta sostenitore del primo ministro Venizelos. Dopo il suo tumultuoso regno, i turchi degradarono considerevolmente il Patriarcato. Fino a oggi non accettano il titolo di ecumenico per il patriarca di Costantinopoli. Sfortunatamente, nonostante il suo disastroso regno (e le realtà degradate imposte a quella sede dal regime kemalista), molti dei suoi successori accettarono le sue grandiose pretese e le portarono avanti, alienando così ulteriormente le altre Chiese ortodosse, principalmente quellr della Serbia e della Russia (e ora anche Georgia, Bulgaria e Antiochia).

VI. Qualcosa di più sull'autocefalia

Il problema dell'autocefalia è stato affrontato in una precedente "risposta" da parte di questo autore, tuttavia gli eventi imminenti danno a questo problema una nuova urgenza. Secondo il Fanar, senza un Concilio ecumenico, solo il Patriarcato ecumenico ha il diritto di conferire l'indipendenza ecclesiastica. Questo è vero anche secondo il parere di Mosca e della Chiesa sua figlia in America. Mosca sostiene tuttavia che oltre a questi metodi anche una chiesa madre può conferire l'autocefalia.

Contrariamente alle affermazioni di alcuni apologeti di Phanariote, questa non è una rivendicazione egoista da parte di Mosca. Nel primo millennio alla Chiesa di Georgia è stata concessa l'autocefalia da Antiochia, la sua Chiesa madre. Anche se la storia reale dell'inizio di questa chiesa è vaga, il fatto che fosse una provincia di Antiochia è indiscusso. Balsamon di Antiochia dichiarò chiaramente che uno dei suoi predecessori aveva precedentemente concesso l'autocefalia alla Georgia semplicemente attraverso un Concilio "locale". [26] Per quanto lo riguardava, non c'era nulla di controverso in proposito. A suo parere, l'autocefalia era prescritta dalla legge, vale a dire che poteva essere concessa da concili, decreti imperiali o concessioni delle Chiese madri. [27] (Incidentalmente, è questa la posizione del Patriarcato di Mosca e dei suoi partigiani. [28]) il suo commentario in questo senso dimostra che il conferimento dell'autocefalia era di per sé un evento insignificante. Spetta quindi a Costantinopoli dimostrare le sue pretese a riguardo; vale a dire che esistono solo due metodi per concedere l'indipendenza ecclesiastica (invece di tre). Se questo è vero, allora la Chiesa della Georgia è per definizione non canonica.

È interessante notare che, anche i pareri del Patriarcato di Costantinopoli non sono stati così rigidi come sembrano dire al momento, vale a dire che solo loro o un Concilio ecumenico possono conferire l'autocefalia a una Chiesa locale. Nel 1879 la casa reale serba e il metropolita di Belgrado si rivolsero al patriarca Joachim III di Costantinopoli, chiedendo la reintegrazione dello status autocefalo di Belgrado. Belgrado si comportò così perché Costantinopoli era la sua Chiesa madre. Joachim da parte sua assentì, utilizzando i vari canoni a sua disposizione, tra cui il Canone 28. Per quanto possibile, le affermazioni di Joachim riguardo al riconoscimento dell'autocefalia serba indicavano che vi erano molti modelli che governavano la nascita e la maturità di una Chiesa locale, non solo i concili ecumenici. In particolare, si potrebbe prendere in considerazione la vita e il benessere della nazione, cioè considerazioni socio-politiche. Da parte sua, Joachim:

... riconosceva che le Chiese locali possono essere stabilite "non solo in conformità con l'importanza storica delle città e dei paesi del cristianesimo, ma anche secondo le condizioni politiche della vita del popolo e delle nazioni". Riferendosi poi al canone 28 di Calcedonia e ad altri canoni, così come all'opinione del patriarca Fozio... ribadì: "i diritti ecclesiastici, in particolare quelli delle parrocchie, si conformano generalmente alla struttura dell'autorità statale e delle sue province". [29]

Queste parole hanno chiaramente riconosciuto che la storia della tarda antichità era una storia di formazione ecclesiale dinamica. I canoni dei primi Concili (sia locali che ecumenici) hanno chiaramente preso in considerazione il trambusto che era evidente in quei tempi. Come era ben noto, molti di questi canoni antedatano l'elevazione della sede di Costantinopoli allo status patriarcale. Forse il canone più importante per il riconoscimento dell'indipendenza di una Chiesa locale è stato il Canone apostolico 1, che impone che almeno due vescovi siano presenti per la consacrazione di un nuovo vescovo, e il Canone 4 del primo Concilio ecumenico che afferma che la nomina di un nuovo vescovo può essere fatta solo con l'elezione di almeno tre vescovi seduti in un Concilio locale.

Questi canoni riflettevano il fatto dello status indipendente delle molte regioni ecclesiastiche locali esistenti nell'antichità. L'esistenza di questi canoni implica quindi una domanda importante: con quale sanzione ai vescovi era concesso il diritto di amministrare i propri affari (come indicato per esempio nel Canone 8 di Efeso) e di consacrare altri vescovi (Canone apostolico 1)? Come affermato in precedenza, queste chiese erano "già autocefale". E va bene, ma come hanno ricevuto la loro indipendenza? Senza dubbio alcune erano di origine apostolica – Alessandria, Efeso, Antiochia, Roma, Corinto – sorgono istantaneamente alla mente. Ma non tutte lo erano. La proliferazione di nuove regioni ecclesiastiche (come Ippona, Ancira, Lione) per tutti i primi cinque secoli esclude questa possibilità. È ovvio quindi che le Chiese autocefale stesse hanno fondato molti di questi Sinodi regionali. [30] Alcuni potrebbero essere iniziati come missioni; altri sono stati formati a causa di esigenze politiche (cioè il ridisegnamento dei confini diocesani imperiali, la perdita di una regione per una guerra, ecc.). Eppure tutti possedevano le prerogative canoniche appartenenti a tutte le chiese, nonostante la loro relativa giovinezza.

Pertanto, le affermazioni generali di Joachim sulle "considerazioni politiche" devono essere viste in questa luce. Sì, Costantinopoli può concedere l'indipendenza, ma molti dei canoni che governavano la vita della Chiesa erano anteriori alla fondazione stessa di Costantinopoli. Per non esagerare su questo punto, le considerazioni storiche e politiche svolgono molto spesso un ruolo significativo nella creazione di una Chiesa indipendente. Come tale, le Chiese potevano conferire l'autocefalia alle regioni a loro adiacenti. L'unica considerazione era che le nuove regioni ecclesiastiche avessero almeno tre diocesi contigue.

Più precisamente, Costantinopoli era stata la Chiesa madre della Serbia. Fu il patriarca Germanos II che consacrò san Sava come arcivescovo di Peć, allora capitale della Serbia. Fu con buona ragione quindi che l'élite della Serbia dovette chiedere a Joachim di avere quest'onore ristabilito. Infatti, i serbi corsero un rischio reale andando al Fanar, dal momento che questo era un soggetto dell'Impero ottomano (come era stata la Serbia). Non vi era alcuna garanzia che la Turchia avrebbe consentito al Fanar di conferire un Tomos d'autocefalia alla Serbia. Non era nell'interesse della Turchia vedere le sue province separate diventare Stati nazionali indipendenti con Chiese vigorose. Uno dei metodi che i turchi avevano usato per sottomettere i loro soggetti cristiani era la minaccia della scomunica che il patriarca di Costantinopoli poteva comminare a qualsiasi ribellione incipiente. Questa minaccia sarebbe stata rimossa se il Patriarcato serbo fosse stato riaffermato. Sarebbe stato molto più opportuno che i serbi si rivolgessero al Santo Sinodo di Mosca, che era privo di dominazione straniera e con i quali i serbi avevano relazioni eccellenti.

VII. Conclusione

Questa validità – anzi, legalità – del Canone 28 è quindi preoccupante, a dir poco. Il fatto che sia stato stralciato dai documenti ufficiali del Concilio di Calcedonia dovrebbe dirci qualcosa. È stato concepito durante un periodo di grande tumulto in Occidente, e la sua natura inquietante era evidente a molti ai suoi tempi e nel suo contesto. Non fu mai accettato da Roma, e lo fu solo surrettiziamente in Oriente. Così è impossibile prenderlo sul serio date le sue origini; si può farlo solo per mezzo di una logica tortuosa (come è stato dimostrato dal linguaggio utilizzato dall'apologeta del Fanar – si veda la sezione V sopra).

Allo stesso modo, l'evoluzione dell'arcivescovo di Costantinopoli a patriarca, e poi a patriarca ecumenico, fu fatta a strappi, e solo quando i papi o gli imperatori non potevano contenere le ambizioni di questi vescovi. Questo dovrebbe dirci qualcosa circa la sua provenienza e coloro che basano affermazioni ecclesiastiche su di esso farebbero bene a riconsiderare la loro posizione. Se questo testo aveva poca legittimità quando è stato proposto per la prima volta, allora è un insulto alla logica credere che il passaggio del tempo lo abbia reso più legittimo.

In ultima analisi, tale pretesa è in netto contrasto con il Vangelo. La legittimità di ogni vescovo si basa sulla sua fedeltà al Vangelo di Gesù e non su titoli grandiosi che qualcuno si è arrogato in un tempo che non esiste più, o su legalismi che sono solo tenuamente legati allo spirito del Vangelo. Come disse papa Gregorio Magno in reazione a Giovanni IV, l'unico titolo che voleva per sé era servus servorum Dei ("servo dei servi di Dio").

* * *

George Michalopulos è un laico nella Chiesa ortodossa in America. È sposato con Margaret Verges di Houston, Texas, ed è padre di due figli, Constantine e Michael. Insieme al diacono Ezra Ham, è l'autore di The American Orthodox Church: A History of Its Beginnings (Salisbury: Regina Orthodox Press, 2003), così come di diversi articoli e saggi pubblicati sul sito di Orthodox Christian Laity. Ha servito come presidente del consiglio parrocchiale della chiesa greco-ortodossa della santissima Trinità a Tulsa, OK, e per due volte è stato un delegato laico al Congresso del clero e dei laici del 1998 e 2002. Ha aiutato a fondare la missione cristiana ortodossa dei santi Apostoli, una parrocchia dell'OCA, nel 2003, e continua ad essere attivo negli eventi pan-ortodossi nella grande area di Tulsa.

Note:

[1] www.OCL.org

[2] Metropolita Philip Saliba, "Canon 28 of the 4th Ecumenical Council - Relevant or Irrelevant Today? " (The Word, Feb 2009).

[3] Il discorso è stato tenuto dal rev. Elpidophoros Lambriniades il 16 marzo 2009. La risposta di chi scrive è stata pubblicata il 25 marzo. Entrambi sono accessibili su www.aoiusa.org e www.OCL.org.

[4] Canone 6 del primo Concilio ecumenico (Nicea, 325).

[5] San Giovanni Maksimovich, "Il declino del Patriarcato di Costantinopoli", relazione al secondo concilio di tutta la diaspora della Chiesa Russa, Srmski Karlovcy, Jugoslavia, 1938.

[6] Cfr. per esempio arcivescovo Gregory Afonsky, Lo statuto canonico del Patriarca di Costantinopoli nella Chiesa ortodossa (24 marzo 2009); patriarca Aleksij II di Mosca e di tutta la Rus', Lettera al Patriarca ecumenico sulla situazione della diaspora (2 febbraio 2005). Per una contemporanea risposta greca all'idea della sovranità costantinopolitana, si veda la nota n. 16 qui di seguito.

[7] John J. Norwich, Una breve storia di Bisanzio (Londra: Penguin, 1997 ed.), p 48.

[8] John H. Erickson, La sfida del nostro passato: studi di diritto canonico ortodosso e di storia della Chiesa (Crestwood, SVS Press, 1991), p 92.

[9] Leone il Grande, epistolarium 104

[10] Leone il Grande, epistolarium 104.

[11] Giovanni il Digiunatore, www.newadvent.org.

[12] Gregorio I, epistola 18.

[13] Gregorio I, epistola 43.

[14] Gregorio I, epistola 20.

[15] Giovanni il Digiunatore, www.newadvent.org.

[16] Erickson, op. cit., p 108.

[17] Aristeides Papadakis, l'Oriente cristiano e l'ascesa del papato: la Chiesa 1071-1453 A.D. (Crestwood: SVS Press, 1994), p 309.

[18] Erickson, op. cit., p 108.

[19] Aristeides Papadakis, l'Oriente cristiano e l'ascesa del papato: la Chiesa 1071-1453 A.D. (Crestwood: SVS Press, 1994), p 309.

[20] Erickson, op. cit., p 107. (V. anche W. Bruce Lincoln, I Romanov: autocrati di tutti i russi [New York: Dial Press, 1981], p 7.)

[21] Ibidem.

[22] www.EC-patri.org/discdisplay.php?lang=en&ID-2878&;a=en.

[23] Mark Stokoe, Cristiani ortodossi in Nord America 1794-1994 (in collaborazione con Leonid Kishkovsky, OCPC: 1995), p 32.

[24] Credeva che i sacerdoti dovessero essere rasati e indossare abiti occidentali, che i vescovi dovessero essere autorizzati a sposarsi, e che le regole del digiuno dovessero essere rilassate. Da patriarca, istituì l'adozione del calendario gregoriano.

[25] Anche se non ci sono canoni che condannano espressamente l'appartenenza alle logge, questo è perché la massoneria è uno sviluppo relativamente recente. Nel 1933, tuttavia, l'arcivescovo Damaskinos di Atene commissionò uno studio di questa fraternità e, successivamente, la Chiesa di Grecia emanò una forte dichiarazione che ha ribadito la lungimiranza della Chiesa ortodossa riguardo a questa organizzazione. (cfr www.orthodoxinfo.com/ecumenism/masonry.aspx)

[26] Balsamon.

[27] Erickson, op cit., p 102.

[28] Alexander Bogolepov, Verso una Chiesa ortodossa americana: l'istituzione di una Chiesa autocefala (Crestwood: SVS Press, 1963, [2001 ed.]), pp XVI-XIX, 10-11.

[29] Ibid., pp 14-15.

[30] Ibid., pp 9-10.

 
Una recente discussione con padre Makarios di Simonopetra

Vi presento un'intervista condotta con padre Makarios di Simonopetra il 10 novembre 2023 presso il Monastero Simonos Petras sull'Athos. Le mie domande e i miei interventi sono scritti in corsivo e firmati con VP (= vescovo Petru), e le risposte di padre Makarios sono in carattere normale e firmate con MS (= Makarios di Simonopetra).

Buona lettura!

padre Makarios di Simonopetra

Reverendo padre Makarios, la ringrazio per le interviste che ho realizzato nel 2016 e nel 2018, che sono state apprezzate dal pubblico di lingua romena, ma anche per la gentilezza con cui mi ha accordato questa nuova intervista, che sono sicuro sarà altrettanto ben accolta. Ho proposto un dibattito su alcuni temi di attualità, ma anche su alcune domande pervenute da alcuni sacerdoti, alle quali le chiedo di rispondere, dopodiché verranno trascritte in romeno le risposte registrate ora sul telefono.

VP. Oggi (28 ottobre/10 novembre), il monastero Simonos Petras ha celebrato il venerabile Arsenio il Cappadoce (1924), al quale ha aggiunto anche la menzione del venerabile Paisio l'Aghiorita, passato alla vita eterna il 29 giugno/12 luglio 1994. Chi segue il nuovo calendario non ha problemi a commemorarlo nel giorno della sua morte, il 12 luglio, ma chi segue il vecchio calendario non può trascurare la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e, quindi, per la commemorazione del venerabile Paisio deve trovare un'altra soluzione. Abbiamo visto che il Nuovo Tipico del Monastero di Vatopedi (2023) ha istituito la commemorazione del venerabile Paisio il 2/15 luglio, quando si celebra la deposizione della Cintura della Madre di Dio a Vlaherne, ma anche il santo Stefano il Grande di Moldova e il santo Ioann Maksimovich. Poiché gli abitanti di Vatopedi onorano la santa Cintura il 31 agosto / 13 settembre, e gli altri due santi non sono onorati con un officio dedicato, probabilmente hanno pensato di collocare l'officio del venerabile Paisio 4 giorni dopo il giorno del suo passaggio al Signore. Altri hanno deciso di collocare la sua memoria un giorno prima della data della sua morte, il 28 giugno/11 luglio, nel giorno di un altro santo recentemente canonizzato e contemporaneo di san Paisio, il venerabile Sofronio dell'Essex (1993). Ci sono anche monasteri athoniti che, probabilmente non capendo come funzionano i due calendari, aggiungono altri 13 giorni al 12 luglio e commemorano il venerabile Paisio il 25 luglio. Perché il monastero Simonos Petras ha scelto questa particolare opzione di fissare la commemorazione di san Paisio l'Aghiorita nello stesso giorno di sant'Arsenio il Cappadoce, che battezzò san Paisio, ma morì solo tre mesi dopo?

MS. Di norma, la commemorazione di un santo avviene il giorno del suo passaggio al Signore e, se ciò non è possibile, esistono diverse opzioni per trovare un giorno adatto per la celebrazione. Nella tradizione slava, è consuetudine che un nuovo santo sia onorato nel giorno della commemorazione dell'antico santo omonimo; quindi la venerabile Xenia di Pietroburgo si celebra nel giorno della venerabile Xenia del V secolo (24 gennaio/6 febbraio), e il venerabile Giustino Popović nel giorno della festa di san Giustino martire e filosofo (1/14 giugno). C'è anche l'usanza di stabilire come giorno di festa il giorno del ritrovamento delle reliquie o il giorno della canonizzazione, e anticamente era possibile stabilire anche il giorno in cui era consacrata la prima chiesa dedicata al rispettivo santo. È nota anche la pratica di fare una memoria congiunta per alcuni santi che si conoscevano o avevano qualcosa in comune, come i santi Apostoli Pietro e Paolo (che molto difficilmente sono morti lo stesso giorno e lo stesso anno, come afferma la leggenda tardiva), i santi Tre Ierarchi o le sinassi dei santi di determinati paesi o regioni. In altri termini, ogni monastero, e soprattutto ogni diocesi e Chiesa locale, è obbligato a condividere con le altre Chiese le grandi feste, d'onore universale, ma può istituire celebrazioni locali diverse per la moltitudine di santi canonizzati in ciascuna Chiesa autocefala. Quando un patriarcato introduce la commemorazione di un santo straniero nel proprio calendario locale, può fissare una data speciale e anche un certo tipo di celebrazione di quel santo, tenendo conto delle possibili collisioni con altre festività. Così, per esempio, la Chiesa ha ordinato la commemorazione di san Giovanni Crisostomo il 13 novembre, perché il 13 e il 14 settembre non erano adatti a dargli il necessario onore, a causa della sovrapposizione con festività più grandi.

Il nostro monastero ama e onora san Paisio l'Aghiorita, che la maggior parte dei padri più anziani ha conosciuto personalmente, ma spinti dalla tradizione eortologica monastica [NB eortologia = scienza delle feste], abbiamo scelto per il nostro monastero questa opzione, poiché la liturgia tipica un monastero si basa sui semplici offici quotidiani e non sui giorni festivi, come avviene nelle parrocchie. Dove c'è un officio quotidiano, non si può fare un Polieleo o una Veglia per ogni santo, ma si richiede una gerarchia delle festività e delle tipologie di servizio, secondo la tradizione monastica e le possibilità concrete di una comunità. Quando si canonizza un nuovo santo, l'innografo comporrà un officio completo, con Veglia, affinché possa essere celebrato nel luogo dove quel santo visse o morì, o dove vi siano parti delle sue reliquie. Ma questo non significa che ogni comunità monastica o parrocchiale, che vuole onorare quel santo, debba fare una Veglia per lui, ma deve adattare l'officio alla tradizione del luogo, rispettando la gerarchia delle feste e comprendendo che la celebrazione è un'eccezione, non una regola! Noi, per esempio, abbiamo messo i due santi monaci che abbiamo onorato oggi al rango di Grande Dossologia e permettiamo l'olio (anche se è venerdì), soprattutto perché abbiamo anche una parte delle reliquie del venerabile Arsenio. Ma di più non possiamo fare, perché due giorni fa abbiamo già avuto una Veglia in onore di san Demetrio.

VP. Ma cosa ne avete fatto dell'officio della santa martire Parascheva, anch'ella onorata in Grecia, e che cade nello stesso giorno dei santi Arsenio e Paisio? Le ponete l'officio alla Compieta? E come risolvere in generale le tipiche collisioni che si verificano quando si commemorano più santi in parallelo? Per esempio, i Minei romeni hanno tre offici paralleli il 15 settembre (san Giuseppe di Partoş, san Niceta il Romano e san Bessarione di Larissa), che a loro volta devono essere combinati con la post-festa dell'Esaltazione della santa Croce, e se la data cade di domenica, anche con l'officio domenicale dell'Ottoeco. Abbiamo qualcosa di simile il 16 agosto (Traslazione del Santo Mandilio, il santo martire Diomede + i santi Brâncoveni e il venerabile Giuseppe da Văratic + la post-festa della Dormzione), ma anche in altri giorni dell'anno. Come vede queste situazioni?

MS. Infatti, la prassi del tipico prevede questa soluzione, che i restanti offici siano cantati/letti alla Compieta della vigilia o del giorno successivo, ma questo appesantisce molto la Compieta, che si può svolgere in tal modo solo in monasteri molto grandi, dove ci sono abbastanza monaci e anche diverse cappelle, come nel caso di Vatopedi, dove si tengono in parallelo officiature per diverse icone della Madre di Dio. Bisogna conoscere il tipico, comprendere i principi liturgici della Chiesa, ma l'applicazione del tipico deve essere realistica e non rendere eccessivamente difficile la vita dei monaci, i quali, come ho detto, vanno agli offici ogni giorno, in tutta tutta la loro vita, ma non possono restare solo in chiesa, hanno anche altri servizi e bisogni. Pertanto, l'abate del monastero o il vescovo diocesano deve organizzare le cose in modo tale che gli offici siano svolti con riverenza e senza negligenza, ma non diventino un peso che tolga ogni gioia o desiderio di andare in chiesa.

Oggi, concretamente, abbiamo omesso l'officio della santa martire Parascheva, che si celebra nelle parrocchie, e non lo abbiamo trasferito nemmeno alla Compieta, poiché il tempo e il numero dei fratelli non ce lo permettono, e poiché preferiamo, secondo la più generale tradizione athonita, inserire alla Compieta l'inno Acatisto. Naturalmente, al Sinassario e al Congedo commemoriamo tutti i santi del giorno, anche quelli che non hanno nemmeno un tropario, ma per quanto riguarda gli offici ci limitiamo a quello che possiamo. Questa è la tradizione della Chiesa e, fin dall'antichità, le Chiese locali avevano sistemi eortologici diversi. E se il Sinodo che opera una canonizzazione dovesse constatare che questi principi non sono conosciuti o non sono rispettati, potrebbe determinare con maggiore precisione come un determinato santo debba essere celebrato in una determinata regione e come o se debba essere celebrato in tutte le regioni o diocesi della propria Chiesa autocefala. La venerazione di alcuni santi non deve essere imposta dall'alto, con offici non compresi, ma solo nella misura in cui la vita e le opere di un santo sono amate e apprezzate in una determinata regione, devono anche suscitare una corrispondente celebrazione liturgica. Non possiamo forzare la venerazione di alcuni santi di cui non si sa nulla in certe regioni o che non sono rilevanti per la storia della Chiesa di quel luogo. Come dice anche San Paolo (Rm 10,2), lo zelo senza conoscenza è pericoloso e, nel caso dell'onorare i santi, ciò non porta a una sana riverenza per i santi.

VP. Visto che parliamo ancora di nomi e memorie, voglio farle una domanda da parte di un sacerdote della Romania, che la stima. La Liturgia romena prevede che al Grande Ingresso, a ogni funzione, il sacerdote menzioni per nome tutti gli ex patriarchi della Chiesa ortodossa romena. Come vede questa pratica?

MS. Non avrei mai immaginato che qualcosa del genere potesse accadere da qualche parte. Dal mio punto di vista è tutto molto semplice. Se ciò avvenisse negli antichi patriarcati, dove si sono susseguiti nel tempo centinaia di patriarchi, ci si rende conto che queste commemorazioni durerebbero più di mezz'ora. E se non in tutte le diocesi si commemora un patriarca vivente, perché si dovrebbero commemorare quelli dormienti? Capisco che la Chiesa ortodossa romena è il patriarcato più giovane e i nomi di cinque patriarchi non sarebbero tanti (il Patriarcato di Costantinopoli ha avuto 270 patriarchi, quello di Alessandria 125, la Serbia più di 50, la Bulgaria più di 30), ma questo è contrario al diritto canonico e alla tradizione ortodossa universale. Il massimo che si può ammettere, e questo accade in diverse Chiese, è che nei primi 40 giorni dopo la morte, al Grande Ingresso venga menzionato il vescovo che ha guidato quella diocesi o anche il patriarca di una Chiesa locale. Ma a livello generale questo è esagerato e penso che dovrebbe essere ridotto solo alla cattedrale patriarcale, dove sono sepolti i patriarchi, ma non nelle migliaia di parrocchie e monasteri sparsi in tutto il Paese e nella diaspora. Probabilmente la pratica è iniziata proprio lì, dalla cattedrale patriarcale, per poi diffondersi, per esagerata pietà, al resto della Chiesa romena. Lo ripeto ancora una volta: il desiderio o il tentativo di standardizzare tutti i dettagli del culto non è conforme alla Tradizione della Chiesa e il più delle volte crea problemi simili a quello di cui mi chiede adesso. Per esempio, sul Monte Athos, al Grande Ingresso si dice solo "Di tutti voi..." e solo nelle funzioni più solenni o quando presta servizio un vescovo si aggiungono altri memoriali, ma comunque non troppi e senza altri nomi rispetto a quello del vescovo in questione. Enfatizzare o imporre alcuni elementi secondari della funzione non solo porta a una saturazione eccessiva, ma finisce anche per mettere in ombra le parti più importanti, e i fedeli non sanno più cosa stia succedendo. E il ruolo dei vescovi non è quello di frenare la pietà dei sacerdoti e dei credenti, ma di metterla in ordine, di mantenerla entro i limiti della Tradizione ortodossa.

VP. Altra domanda, da un altro sacerdote romeno: nel 2024 la Pasqua ortodossa sarà celebrata il 5 maggio e la Pentecoste il 23 giugno. Pertanto la festa dei santi Apostoli (29 giugno) cade di sabato, nel giorno della Restituzione della Pentecoste, e solo il 1 luglio dovrebbe iniziare il digiuno dedicato ai santi Apostoli, come faranno le Chiese del vecchio calendario, che nel 2024 avrà 12 giorni di digiuno. La Chiesa ortodossa romena, seguendo una vecchia decisione del proprio Sinodo, ha deciso per l'anno 2024 che nel giorno di Pentecoste si farà anche la vigilia del digiuno, che inizierà dal lunedì, nel giorno dello Spirito Santo (o per i romeni, della santa Trinità), anche se comunque in quel giorno ricorre anche la Natività di San Giovanni Battista e il permesso del pesce. Come vede questa regolamentazione e cosa sarebbe preferibile in questa situazione: il digiuno o il festeggiamento della Pentecoste, compresa l'eliminazione del digiuno il mercoledì e il venerdì, come previsto dal Tipico e dalle vecchie ordinanze?

MS. È diritto e autorità dei vescovi decidere queste cose e spero che sappiano perché le hanno ordinate in questo modo e non in altro modo. Per quanto mi risulta, l'istituzione di questo digiuno aggiuntivo potrebbe essere collegata alla concezione errata secondo cui i laici possono partecipare solo ai quattro digiuni, e se mancasse uno di questi digiuni (come talvolta accade nelle Chiese che hanno adottato il digiuno aggiuntivo) calendario corretto, ma mantengono il vecchio pasquale), allora anche i cristiani perdono una delle poche comunioni eucaristiche. Pertanto, se i vescovi hanno provato, ma non sono riusciti, a portare i fedeli alla mentalità ortodossa e a praticare la comunione sistematica, che non può essere legata solo ai quattro digiuni, allora l'istituzione di un tale digiuno ha una giustificazione pastorale importante e sono lieto che gli ortodossi in Romania ascoltino i loro vescovi e vogliano digiunare.

Tuttavia, secondo me, sarebbe stato un segno di maggiore maturità teologica e spirituale se gli ortodossi in Romania avessero mantenuto la libertà generale dal digiuno nella settimana dopo Pentecoste e avessero eventualmente istituito una settimana di digiuno successiva o, come le altre Chiese di nuovo calendario, si astenessero da questo digiuno, che solo nominalmente è legato ai santi Apostoli, ma inizialmente era visto come un semplice ritorno al ritmo del digiuno del mercoledì e del venerdì, poiché allora durante tutto il periodo della Pentecoste (da Pasqua alla Domenica di Ognissanti) non c'era nessun tipo di digiuno, così come facciamo attualmente durante la Settimana Luminosa.

Non escludo che la gerarchia abbia pensato anche al fatto che i gruppi dei vecchi calendaristi li accusassero di sopprimere in certi anni, con la correzione del calendario, il digiuno dei santi Apostoli, ma se i vescovi e i sacerdoti spiegassero alla gente come stanno le cose sono e raccontassero la storia di questo digiuno, allora sarebbe diverso. Quindi il problema non è nel sopprimere o istituire il digiuno, ma nel fatto che non c'è catechesi e i pastori non si sentono obbligati a spiegare alla gente perché si comportano in un modo o nell'altro.

VP. Prendendo spunto dal titolo dell'opera più famosa di George Florovskij, "Vie della teologia russa" (Parigi, 1937), volevo chiederle se vede oggi delle "vie della teologia panortodossa"? Il Sinodo di Creta (2016) ha contribuito o no a formare alcune linee teologiche della Chiesa ortodossa contemporanea?

MS. Negli anni '70 del secolo scorso abbiamo sperimentato un vero e proprio rinnovamento della teologia, basato sul ritorno alle fonti patristiche della Chiesa e sullo studio delle fonti liturgiche e canoniche. Questo fenomeno, spinto dalle scuole teologiche cattolica e protestante, è stato un fatto molto positivo, che ha aiutato sia gli occidentali che gli orientali a conoscere le radici dell'Ortodossia. Ma, oltre a questo sano rinnovamento, ci sono state correnti che hanno promosso una sorta di "rinnovamento per il rinnovamento", senza una causa e un obiettivo pastorale chiari. Ci sono stati anche teologi ortodossi che, lasciandosi affascinare e influenzare dalla teologia occidentale della "postmodernità", hanno cercato di proporre tali idee anche all'interno della Chiesa ortodossa. C'erano e ci sono ancora voci che credono che dovremmo abbreviare o addirittura cancellare certi digiuni, abbreviare le funzioni, accettare i preti risposati, ecc. Li considero pericolosi e distruttivi, e l'esempio dell'Occidente dopo l'aggiornamento ci mostra chiaramente che la secolarizzazione della Chiesa non attira le persone a Cristo, ma le allontana. La forza dell'Ortodossia sta nel conoscere e vivere l'autentica Tradizione, senza paura di affrontare i problemi che abbiamo di fronte, ma con la consapevolezza che le soluzioni formulate e applicate devono servire alla salvezza ed essere in accordo con la Tradizione viva e dinamica della Chiesa.

Da questo punto di vista, secondo me, il Sinodo di Creta non può neppure chiamarsi "Sinodo", perché non è riuscito a riunire tutte le Chiese ortodosse né a decidere nulla di rilevante, ma al contrario ha escluso dall'ordine del giorno tutto ciò richiede dibattiti, trattative e decisioni scomode per alcuni o per altri. In altre parole, il Sinodo di Creta non ha fatto altro che rivelare l'incapacità intellettuale e spirituale della gerarchia, ma soprattutto il profondo caos istituzionale della Chiesa ortodossa. Davvero non capisco chi nel 2023 si batte ancora contro il Sinodo di Creta, e invece di seppellire i morti, litiga con lui...

Il fatto che alcune decisioni della gerarchia causino scismi deriva innanzitutto dalla mancanza di trasparenza nelle discussioni e nelle decisioni, ma anche perché le cose non sono spiegate con tatto pedagogico, e ai preti e ai fedeli non viene permesso di parlare o non vengono ascoltati. Naturalmente occorre un dialogo con la società contemporanea e non possiamo trascurare i problemi che essa si trova ad affrontare, ma facciamolo con attenzione e in spirito di amore e di umiltà, perché altrimenti si finisce con scismi difficilmente sanabili.

VP. In Occidente, sempre più persone sono interessate all'Ortodossia, ma, allo stesso tempo, hanno paura del numero e della lunghezza dei digiuni, della complessità delle funzioni e della poesia innografica orientale, ecc. Pensa che in certe situazioni si potrebbe celebrare secondo un rito ortodosso occidentale, come hanno fatto Evgraf Kovalevskij (ordinato vescovo da san Giovanni Maximovici) e altri vescovi ortodossi in Occidente?

MS. In effetti, per l'uomo occidentale il digiuno non è facile da osservare, soprattutto se solo alcuni membri della famiglia si sono convertiti o desiderano osservarlo. A questo proposito, credo che la regola generale debba rimanere normativa per tutti, e le dispense dovrebbero essere fatte privatamente da ciascun sacerdote e per un determinato periodo di tempo, non come una liberazione automatica per tutta la vita.

Per quanto riguarda il cosiddetto "rito occidentale ortodosso", qui sarò più categorico. Ritengo scorretto e addirittura impossibile far rivivere un rito liturgico scomparso da secoli o decenni. L'autorità del rito bizantino non risiede solo nella forma e nel contenuto dei suoi servizi, ma soprattutto nella sua continuità e universalità. Non sono contrario a riportare alla luce diversi elementi degli antichi riti occidentali, ma la celebrazione di questi riti oggi sarebbe in realtà una mescolanza soggettiva di testi, rubriche e gesti liturgici, in cui si fa molta improvvisazione e invenzione, proprio perché quel rito ha perso non solo la sua purezza dogmatica, ma anche la sua continuità storica. Penso che sia sufficiente tradurre le funzioni bizantine nelle lingue occidentali e spiegarle, piuttosto che fare esperimenti liturgici a piacimento. È molto importante per noi sacerdoti capire, ma anche far capire ai credenti, che non si può vivere la propria fede se non si hanno radici, anche se sembrano molto intricate e troppo profonde per essere scoperte appieno. Un occidentale che cerca e si converte sinceramente all'Ortodossia, lo fa proprio perché il cattolicesimo romano, per non parlare del protestantesimo, si è staccato dalle sue radici e non vuole più nutrirsi di esse. Dobbiamo invece offrire loro una fede con radici vive e sane.

VP. Ma cosa pensa che dovremmo fare con coloro che vogliono convertirsi all'Ortodossia, ma non vogliono fare un processo di catechizzazione più lungo, e invece vorrebbero essere ricevuti in 2-3 mesi? Alla fine non è un problema riceverli formalmente, e ho visto che i monaci athoniti spesso battezzano gli occidentali senza un catechismo serio, ma è molto più difficile diventare ortodossi nella realtà e avere la mentalità e lo stile di vita adeguati. Cosa ne pensa, soprattutto dal momento che lei stesso si è convertito dal cattolicesimo romano all'Ortodossia?

MS. Dopo aver deciso di diventare ortodosso ho aspettato cinque anni per essere battezzato e non mi pento affatto di questa attesa, anzi lo considero un tempo benedetto. Penso che anche per gli altri convertiti tre anni di catechesi e assimilazione, come si faceva ai vecchi tempi, sarebbero un termine ragionevole. Un ragazzo che ama una ragazza, la chiede in sposa, si fidanza con lei, le scrive poesie, le offre fiori; non si unisce subito a lei, ma è pronto ad aspettarla tutto il tempo necessario; e se non l'aspetta, vuol dire che non l'ama. Sappiamo che nella società moderna i giovani non sono più pazienti e spesso hanno rapporti anche dopo il primo incontro, ma questo non vuol dire che dobbiamo fare altrettanto nella Chiesa. Di solito, coloro che si convertono e vengono accolti velocemente, hanno letto solo 2-3 libri e pensano di sapere tutto, diventano fanatici e osano correggere i preti e anche i vescovi, pensando di essere i più informati difensori dell'Ortodossia. Ma questo fanatismo è ancora più pericoloso del modernismo e del liberalismo dell'altro estremo, perché il liberalismo sarà criticato e avrà la possibilità di essere corretto, mentre i fanatici e i fondamentalisti si comportano come popolo eletto ed elitario, non accettano alcun tipo di critica o di osservazione e le loro possibilità di correzione sono minime. L'Ortodossia è la via di mezzo, la via regale, e un vero ortodosso non può essere né troppo modernista e al passo con il mondo, né fanatico e fondamentalista, credendo che il suo ruolo non sia quello di cercare la propria salvezza, ma solo di giudicare e condannare gli altri.

VP. E, in questo caso, pensa che le persone in cammino per una lunga catechesi dovrebbero uscire dalla chiesa all'esortazione del diacono "Voi catecumeni, uscite"?

MS. No, certo che no. Si tratta di un momento simbolico, attraverso il quale si mostra che il seguito della Liturgia è riservato solo ai fedeli, ma poiché non tutti partecipano, ma frequentano comunque la Liturgia e non escono insieme ai catecumeni (come suggerisce Giovanni Crisostomo), allora si lasciano restare tutti gli altri che sono in processo di catechizzazione, proprio per vedere la bellezza della Liturgia. Nell'epoca in cui le liturgie vengono trasmesse integralmente su Internet e in televisione, della disciplina dell'arcano non c'è più nemmeno traccia. Ci sono molte altre situazioni in cui i santi Misteri vengono profanati, ma non credo che un catecumeno che assiste all'intera Liturgia sia un caso del genere.

VP. Parlando della profanazione dei Misteri, ho visto, soprattutto in Russia, la pratica di confessarsi tutti prima di ogni comunione. Spesso il sacerdote non trascorre nemmeno due minuti con quel penitente e non di rado è consentito di comunicarsi a persone che hanno commesso peccati molto gravi dei quali, apparentemente, si sono pentiti. Cosa ne pensa di questa pratica?

MS. Innanzitutto bisogna dire che questo tipo di confessione non ha nulla in comune con il vero pentimento, e uno degli aspetti gravi di questa pratica è la perdita della dimensione personale. Il prete non conosce quella persona e non la consiglia adeguatamente, e il credente non si sente legato a un certo prete come padre spirituale (anche se può chiamarlo così) e molto facilmente può andare da un altro a dirgli che " ha peccato con parole, azioni e pensieri". È bene confessarsi prima della comunione se si ha commesso qualche peccato, ma ciò va fatto al di fuori delle funzioni o almeno la sera, al Vespro, quando la persona viene aiutata a riprendersi dalla caduta attraverso consigli e spiegazioni. Rimango inorridito quando vedo anche la pratica greca, nella quale chiunque si comunica quando vuole, senza che il sacerdote chieda nulla sulla confessione o sulla preparazione, ma neanche il formalismo dei russi dovrebbe essere preso come norma. Come ho detto prima, la confessione è assolutamente necessaria per coloro che si comunicano molto raramente, ma per coloro che si comunicano ad ogni Liturgia o ogni domenica, si può accettare una singola confessione ogni poche settimane – e questo è un modo piuttosto equilibrato, che ci rende credenti che cercano una crescita spirituale responsabile.

VP. Un'ultima questione, che mi sembra anch'essa legata al tema della profanazione, è quella della rimozione delle particole. Ci sono situazioni in cui il sacerdote deve menzionare per ore centinaia e migliaia di nomi e perfino estrarre una particola per ciascuno; alcuni addirittura insistono sull'idea che per ogni nome sia necessaria una particola. Naturalmente, in questo caso, il sacerdote non è in grado di ascoltare nemmeno parzialmente il Mattutino, e tra i russi le particole cominciano a essere estratte già al Vespro, al di fuori del rito della Proscomidia. Pensa che si potrebbe introdurre nelle parrocchie la pratica aghiorita di suonare la campana prima della fine della Proscomidia e lasciare che ciascuno citi da solo tutti i nomi dei vivi e dei dormienti, senza scrivere fogli con decine di nomi che spesso non significano nulla nemmeno per loro, lasciati solo per il sacerdote, che menzionerà durante una funzione decine di Giovanni e di Maria e di altre persone che non conosce?

MS. La pietà dei credenti per farsi ricordare e per dare i nomi dei parenti da ricordare è buona e non va biasimata, ma solo messa in ordine. Non c'è bisogno di estrarre particole separate per ogni nome: sull'Athos nessuno lo fa, e la commemorazione non deve essere percepita come magia, né mettere le particole nel calice lava automaticamente tutti i peccati e santifica automaticamente chi è menzionato, soprattutto se non è nemmeno presente alla funzione e magari non sa nemmeno di essere menzionato o non lo vuole. Allo stesso tempo, bisogna insegnare alle persone a scrivere solo i nomi delle persone a loro più vicine, non l'intero villaggio, e non le persone che hanno visto solo una volta nella vita.

La pratica athonita è certamente buona e non viene fatta perché il sacerdote che serve sia pigro, ma anche per coinvolgere tutti i monaci e i visitatori in questa funzione del sacerdozio universale, ma anche con la consapevolezza che se tu vieni in chiesa, i tuoi parenti saranno ricordati e, se non verrai, rimarranno non menzionati.

Capisco che alcuni preti possano pensare che in questo modo i fedeli non daranno più i soldi per le commemorazioni, ma se la gente viene catechizzata, capirà che il prete in quel momento tira fuori le particole per tutti insieme, e il suo compito è non solo leggere il nome, ma pregare. I fedeli possono ringraziare il sacerdote anche fuori dalla Liturgia, non necessariamente quando porta il sacrificio eucaristico "per i peccati di ignoranza del popolo" né mettendo soldi nel piatto e disturbando il sacerdote quando deve pregare. Anticamente i doni eucaristici e le penitenze dei fedeli venivano ricevuti dai diaconi in un annesso della chiesa, dopo di che sceglievano il pane e il vino per il santo Sacrificio, commemoravano i vivi e i dormienti, e il sacerdote si preoccupava esclusivamente della preghiera e della predica. Attualmente, in mancanza di diaconi, il ministero del sacerdote è denigrato da cose che lo distraggono dal lavoro della preghiera. E, paradossalmente, pregare per se stessi o per qualcuno è molto più difficile che semplicemente ricordarlo e aspettarsi effetti magici da un simile ricordo. In altre parole, arriviamo allo stesso problema di catechizzare e differenziare il principale dal secondario.

VP. E pensa che una catechizzazione del genere potrebbe essere fatta attraverso libri come quelli di Alexander Schmemann, o ci vuole qualcosa di "più tradizionale"?

MS. Ebbene, Schmemann era un tradizionalista, perché auspicava la riscoperta della Tradizione ed era contrario alle forme rigide e ad ogni manifestazione "farisea". Vale a dire, è questo approccio che dovrebbe essere considerato tradizionalista, non quello degli ignoranti che lottano per preservare alcune usanze apparse qualche decennio fa o due o tre secoli fa. In effetti Schmemann ha avuto anche degli approcci più insoliti e discutibili, ma non era un modernista nel senso eretico del termine: voleva piuttosto togliere la polvere dalla coscienza liturgica della Chiesa. Un altro discorso è che i suoi scritti non possono essere considerati come manuali liturgici scientifici, ma come materiale catechetico, insieme ai libri di altri autori: io li consiglio senza riserve.

Sfortunatamente, ci sono alcuni che, senza comprendere il contesto e l'ambiente per il quale Schmemann scriveva, iniziarono a fare diversi esperimenti liturgici, cosa che lo stesso Schmemann non fece mai. Allo stesso modo, ci sono alcuni che assolutizzano le idee di Zizioulas o di altri teologi e cercano di dimostrare di comprendere qualcosa che gli altri non sono in grado di comprendere. A questo proposito occorre grande attenzione, perché ci sono "teologi", che, per ingenuità o meglio per una sorta di complesso di inferiorità nei confronti dell'Occidente progressista, vogliono dimostrare che anche loro sono in una condizione di cambiamento, di riforma, di riconsiderazioni. All'estremo opposto ci sono i fanatici che non vogliono cambiare "una virgola" della tradizione del tipico o di una certa tradizione locale, anche se si tratta di cose molto lontane dalla Tradizione universale e bimillenaria della Chiesa.

Noi, grazie a Dio, abbiamo avuto un santo abate, gheronda Emilianos, che ci ha insegnato a mantenere l'equilibrio in ogni cosa, a non essere accigliati, ma felici, a non avere fobie e, allo stesso tempo, a fidarci delle gerarchie della Chiesa. Era un grande esicasta e asceta, quindi nessuno poteva accusarlo di liberalismo, ma ci ha insegnato a stare lontani da chi vede ovunque solo massoni ed ecumenisti o spaventa la gente con la fine del mondo, ma anche chi scende a compromessi con l'eresia o peccato – senza giudicare né l'uno né l'altro.

Dopo il 1965, quando il patriarca Atenagora e papa Paolo VI revocarono gli anatemi lanciati nel 1054, la maggior parte dei monasteri athoniti smise di menzionare il Patriarca di Costantinopoli, e la situazione fu corretta solo nel 1974, anche grazie al contributo e al bilancio di gheronda Emilianos, che non era un ecumenista, ma aveva fede e fiducia in Dio e nella Chiesa. Naturalmente, qualsiasi vescovo o patriarca può cadere nell'eresia o in peccati morali, ma ci sono sinodi che hanno l'autorità di individuare e punire queste cadute, e se ogni laico o sacerdote darà la sua opinione su ciò che sta accadendo nella Chiesa, noi saremo sempre sospettosi e applicheremo la presunzione di colpa ai vescovi, e allora saremo in un grande inganno. Il criterio della verità non può mai risiedere nel tuo pensiero, indipendentemente dal fatto che tu abbia trascorso 20 anni all'Athos o 15 anni nelle migliori biblioteche del mondo. La verità sta nell'umiltà e nell'obbedienza a Cristo e alla Chiesa, e coloro che sono nominati da Cristo a pascere la Chiesa sono i vescovi. Ricordo con quanta pietà il gheronda Emilianos baciò la mano a un vescovo che venne da noi, ma del quale il mondo parlava tante cose brutte. Ma lui non lo giudicò: lo onorò come Cristo stesso.

VP. Padre Makarios, grazie per questa bella ed edificante discussione! Si ricordi di noi nelle sue sante preghiere. Spero che questa intervista aiuti molti a rilassarsi e ci renda più aperti alla discussione di alcuni dei problemi che affrontiamo, creando diverse piattaforme di dialogo.

 
L'ideologia del capitalismo

Presentiamo nella sezione "Etica" dei documenti un testo sull'ideologia del capitalismo, scritto dal metropolita Hierotheos di Nafpaktos, che mette in guardia contro gli estremi di concezione politica ed economica che portano lontano da una visione cristiana della vita. Il testo è uno dei primi contributi del nuovo blog di John Sanidopoulos, dedicato all'esplorazione delle questioni non strettamente ecclesiali, trattate invece nel suo blog principale, Mystagogy.

Il nuovo blog è chiamato Honey and Hemlock (Miele e cicuta: il riferimento è ai due prodotti della città di Atene citati da Plutarco nelle Vite parallele), in omaggio alle dicotomie e ai paradossi della società umana che affascinano in modo particolare l’autore. Avremo modo di osservare sulle pagine del nuovo blog le considerazioni di un osservatore ortodosso su temi di interesse sociale quali filosofia, scienza, politica, cultura, cinema, televisione, musica, libri e letteratura.

 
Intervista all'arciprete Vladimir Tyshchuk, nuovo rettore della chiesa russa a Sofia

Parte 1 – "Cerchiamo di imparare tutti a discernere lo scopo della propaganda contro di noi in questo mondo"

La chiesa russa di san Nicola il Taumaturgo a Sofia è stata fondata il 2/15 settembre 1902 presso l'ambasciata dell'Impero Russo e dal novembre 1952 ha lo status di chiesa della rappresentanza della Chiesa ortodossa russa.

Il 21 settembre 2023, le autorità bulgare hanno ordinato al sacerdote della chiesa, l'archimandrita Vassian (Zmeev), e al segretario della rappresentanza, l'arciprete Evgenij Pavelchuk, di lasciare il Paese entro ventiquattr'ore con il pretesto che il loro soggiorno in Bulgaria "rappresenta una minaccia per la sicurezza dello Stato".

La chiesa è rimasta chiusa per oltre un mese. Con la decisione del Santo Sinodo dell'11 ottobre, è stato nominato rettore della chiesa russa a Sofia l'arciprete Vladimir Tyshchuk, figlio del famoso arciprete moscovita Arkadij Tyshchuk e chierico della diocesi di Vienna e dell'Austria, che dal 2002 era rettore della cattedrale di san Nicola a Vienna.

La famosa analista politica ortodossa bulgara e studiosa delle religioni Vasilianna Merkheb, per conto di BSTV, ha parlato con il nuovo rettore della chiesa della rappresentanza del suo percorso verso il sacerdozio, della sua esperienza di molti anni di servizio all'estero e della sua opinione sulla situazione intorno alla chiesa di San Nicola.

l'arciprete Vladimir Tyshchuk e Vasilianna Merkheb

Il cammino verso il sacerdozio

Padre Vladimir, lei è il figlio di un famoso prete russo e ha avuto l'opportunità di servire in chiesa fin dalla tenera età. Come ha influito questo sulla sua decisione di diventare sacerdote?

Sono nato nella città di Vladimir alla vigilia della festa del principe Vladimir pari agli Apostoli, quindi sarebbe stato impossibile darmi un nome diverso da Vladimir. Mio padre e mio nonno erano preti in quei difficili anni sovietici, quando la Chiesa era perseguitata. Naturalmente questo ha avuto una forte influenza su di me.

Prima di tutto, ci è stato insegnato l'ateismo. Non potevamo dire in pubblico che eravamo figli di un prete. Ognuno di noi cercava di non parlarne per non essere ridicolizzato e deriso. Allo stesso tempo, la vita in una Chiesa perseguitata lascia davvero un'impronta in tutta la tua vita, perché ricordi i tempi in cui in chiesa a stento riuscivi ad alzare la mano per fare il segno della croce e a stento la potevi abbassare: ce n'erano tante persone intorno che non ti potevi spostare. Tutto questo fa parte dei miei ricordi d'infanzia.

Per quanto riguarda la decisione di diventare prete, ho notato che ogni bambino attraversa diverse tappe della fede. Dapprima è una fede infantile, sincera, che non esige alcuna prova. Poi arriva il momento in cui nella tua anima compaiono delle domande, alle quali cerchi risposte nella fede; e se non le trovi, rinunci alla fede. Non nel senso che dici "non credo più a niente", ma nel senso che la fede non ha più importanza per te. Quindi tutto dipende da come si sviluppa la tua vita. Se cerchi e pensi a come trovare le risposte a queste domande, ciò potrebbe condurti al sacerdozio.

Spesso mi viene chiesto perché mio figlio non è prete e perché io non ho insistito. Ebbene, è perché la decisione di diventare prete deve essere volontaria. Non è una professione: è un tipo di ministero per il quale sei scelto da Dio, che tu lo riconosca o no. Nel mio caso è stato un miracolo, perché ero vicino alla Chiesa, lavoravo nella Chiesa, aiutavo all'altare, ma avrei potuto lavorare come traduttore o come autista; Non avrei mai immaginato che sarei stato ordinato. A un certo punto mi è stato consigliato di prendere in considerazione il sacerdozio e non ho rifiutato. E quando mi è stato detto che sua Santità il patriarca poteva ordinarmi, ho capito che sarebbe stata una benedizione di Dio.

Suo padre è stato il primo sacerdote nominato dalla Chiesa ortodossa russa come rettore della chiesa della rappresentanza russa a Sofia, di cui stiamo parlando adesso. Quali sono i suoi ricordi dell'infanzia in Bulgaria?

Se un anno fa mi avessero detto che un giorno avrei prestato servizio in Bulgaria, non ci avrei creduto e avrei riso. Ma in effetti, ora lei ed io siamo seduti nella stessa chiesa dove mio padre prestava servizio. Sono venuto qui, credo, quando facevo la quarta elementare. Questa è l'età in cui inizi ad amare l'apprendimento e a guardare il mondo che ti circonda.

Vengo dall'Unione Sovietica. Non credo sia necessario descrivere il paese in cui ho vissuto e quali circostanze c'erano, ma in quel momento trasferirmi in Bulgaria mi sembrava favoloso, perché era un paese caldo con un mare bellissimo, gente assolutamente meravigliosa; e il coro di questa bellissima chiesa ha lasciato un'impressione speciale nella mia coscienza infantile. Il modo in cui cantava il coro è rimasto impresso nella mia memoria per sempre. Ricordo alcuni momenti trascorsi nel santuario (aiutavo mio padre in quel periodo, anche se ero ancora un ragazzino); ricordo di aver incontrato persone che lo visitavano. Ed è impossibile rovinare queste impressioni d'infanzia, quando ti piace qualcosa. Anche se poi la realtà cambia, prevale l'impressione dell'infanzia, che lascia un sentimento caldo nel cuore.

La sua vita è andata avanti sotto il patrocinio di san Nicola il Taumaturgo: è stato ordinato sacerdote nella cattedrale di san Nicola a New York, poi ha servito nella chiesa di san Nicola in Austria, e ora è di nuovo nella chiesa dedicata a san Nicola a Sofia. Cosa ne pensa di questo?

Sì, sembra che tutta la mia vita sia stata sotto la benedizione di san Nicola e, naturalmente, non la considero una coincidenza. Le persone non religiose credono nelle coincidenze. È vero, l'esperienza della vita all'estero è speciale. In generale, vivere all'estero ti permette di guardare la tua vita e quella dei tuoi connazionali da un'altra prospettiva. Impari a prendere ciò che è buono dalle altre nazioni e a sentire i difetti del tuo paese e di quelli stranieri. È un'esperienza molto interessante.

Servizio all'estero

Ci racconti del suo ministero a Vienna, dove ha svolto una vasta gamma di attività: ospedali, carceri, scuole, asili...

Sono felice di condividere queste cose con lei, ma non è stato merito mio; le circostanze sono andate in modo tale che ho dovuto farlo. Lasciatemi spiegare. A un certo punto del mio ministero a Vienna, quando sono comparsi molti giovani emigranti con i loro figli, le persone hanno cominciato a notarsi di più e ad aiutarsi a vicenda. Il governo austriaco ha approvato una legge meravigliosa che consente ai singoli cittadini di aprire autonomamente degli asili nido. Lo Stato pagava gli insegnanti, i genitori pagavano l'affitto dei locali. E così uno dei nostri parrocchiani ha aperto tre asili nido ortodossi accanto alla chiesa. Questi asili erano frequentati da una quarantina dei nostri bambini, compresi i figli dei preti. I bambini frequentavano regolarmente la chiesa e facevano la comunione una volta alla settimana. Crescendo hanno conosciuto la nostra chiesa e, naturalmente, è stato molto gratificante.

Le carceri sono un'altra questione. Ci sono tutti i diversi tipi di immigrati. Nelle carceri austriache finiscono anche persone di lingua russa, ma non necessariamente di etnia russa. Tra i prigionieri che ho incontrato, i russi erano in realtà una piccola minoranza. C'erano soprattutto persone di altre nazionalità che parlavano russo.

Entrando in circostanze ristrette, una persona cerca naturalmente aiuto. Quando mi è stato suggerito di andare in prigione, è stato per me inaspettato e insolito. Mi ci è voluto un anno intero per abituarmi a entrare in una stanza chiusa dove stavano delle persone... Non voglio dire che le loro condizioni fossero pessime: l'Austria ha ottime carceri, ma tuttavia i prigionieri sono privati di alcune libertà. E quando li incontri, questo ti lascia un segno. Ho sempre provato gioia quando uscivo dalle carceri: è una sensazione indimenticabile. Un anno dopo mi sono sentito altrettanto felice quando entravo in carcere, perché sapevo che le persone aspettavano il mio aiuto, e che avrei potuto aiutarle in qualche modo, almeno ascoltandole.

Spesso mi viene chiesto: "I detenuti cercano davvero la cura spirituale dei preti?" Non è sempre così. Perché? Perché sembra che un vero credente e membro della Chiesa abbia molte meno probabilità di finire in prigione rispetto a una persona non religiosa. E le persone che vanno in prigione fanno i primi passi verso la fede attraverso di te. Si rendono conto di aver fatto qualcosa di sbagliato e che le loro vite sono andate secondo uno scenario diverso, non quello che avevano pianificato. Il tuo compito è spiegare loro con pazienza che hanno commesso un errore, ma c'è il Signore che è pronto a perdonarli e a dare loro un'altra possibilità. Li aiutiamo anche in altre cose.

Ricordo che fu rilasciato un prigioniero di lingua russa (non veniva dall'Austria, ma da un altro paese europeo). Io e un altro prete lo incontrammo vicino al carcere e ci rendemmo conto che se non gli avessimo dato i soldi almeno per il biglietto per tornare a casa, avrebbe dovuto derubare qualcuno per sopravvivere, e sarebbe tornato in prigione. Naturalmente, quando riesci ad aiutare persone in questo modo, il tuo cuore si riempie di gioia speciale.

Ho una meravigliosa icona della Madre di Dio nel mio ufficio a Vienna. Potrebbe non essere preziosa come quelle di qui, ma mi è molto cara. Me l'ha mandata un monaco dalla Georgia. L'ho incontrato quando era in prigione. Quella fu la prima volta che si confessò e ricevette la comunione. Si chiamava Vladimir, come me. Ora è il monaco Gabriele. È stato rilasciato e ha ricominciato la sua vita.

Dico sempre ai miei assistenti che il nostro compito non è aiutare quante più persone possibile nelle carceri. Il nostro compito è tenere le persone fuori dalle carceri. Questo è uno degli aspetti della missione della Chiesa nel mondo moderno.

Qual è l'atteggiamento della Chiesa ortodossa nei confronti dei nuovi "valori" occidentali come il cambiamento di sesso, il "matrimonio" tra persone dello stesso sesso, l'aborto, ecc.?

La maggior parte delle persone della mia generazione crede che la libertà che è arrivata da noi (in Russia) negli anni '90 insieme ai film di Hollywood e alla rimozione dei tabù da argomenti precedentemente proibiti, abbia causato molti danni. Probabilmente c'è del vero in questo, perché l'Occidente è molto spesso in prima linea negli sviluppi sociali, e noi (la Russia) siamo solitamente indietro. Più di dieci anni fa ho letto che il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato una somma abbastanza elevata per promuovere uno stile di vita casto nelle famiglie, e ho pensato che in quel momento, mentre i paesi dell'ex Unione Sovietica erano trafelati dalla gioia, sguazzando nel flusso di informazioni che prima era stato proibito, le persone che erano in prima linea in questa informazione si sono rese conto dei suoi danni e hanno invertito le tendenze. È molto importante essere in grado di invertire le tendenze di questa epoca e non semplicemente adottarle, ovvero capire che non tutto ciò che è nuovo è buono.

Mi sembra che il problema di cui parla sia esagerato. La percentuale di persone di cui stiamo parlando è molto piccola. Ogni volta che si parla di disastri in un paese, dell'alto tasso di criminalità o di persone terribilmente crudeli, chiedo alle persone che vivono in questo paese se conoscono tali individui. Quando dicono di no, capisco che si tratta del prodotto della pressione dei media e dell'informazione. A volte guardiamo il mondo attraverso la lente che ci offrono Internet, la TV e i media.

Ma posso dire che la Chiesa ha sempre avuto la stessa visione su questo tema. Il corpo è una parte dell'essere umano molto meno importante dell'anima. Sfortunatamente, a volte la società pone l'accento sui punti sbagliati e non si concentra su ciò che dovremmo effettivamente guardare.

Ho letto da qualche parte sulla stampa americana di come un uomo ha apparecchiato un tavolo in un terreno di sua proprietà, ha portato del caffè e ha iniziato a salutare gli automobilisti che passavano. Le persone nelle macchine hanno iniziato a salutarlo. Gli americani sono persone molto amichevoli e ospitali. Ne ha parlato un giornale locale. C'erano sempre più macchine. Lui era seduto lì e salutava, e tutti lo salutavano. Ma alcuni vicini lamentavano che la loro pace fosse stata disturbata. Hanno fatto causa a quest'uomo, ma ha vinto la causa perché aveva il diritto di sedersi nella sua proprietà e di salutare chiunque. Alla fine il caso è arrivato alla Corte Suprema. Ha vinto di nuovo. Non vi racconterò tutta la storia, ma di conseguenza i prezzi dei terreni nella zona sono diminuiti e suo figlio comprò una casa nel vicinato per un prezzo molto basso. Alla fine tutta l'attenzione si era concentrata su quell'uomo, anche se l'obiettivo era assolutamente diverso.

Quindi, auguro a tutti noi di discernere lo scopo della propaganda contro di noi in questo mondo. Allora potremo sviluppare determinate tattiche e salvare noi stessi, le nostre famiglie e i nostri figli.

Nel corso dei suoi oltre trent'anni di vita in Occidente ha probabilmente osservato reazioni legate alle azioni del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Cosa può dire del suo comportamento nei confronti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa ucraina?

Ogni sacerdote o vescovo è chiamato a predicare sempre l'amore. Questo amore non è astratto, ma molto concreto e forma il tuo atteggiamento verso i tuoi cari, le persone della parrocchia e gli altri, verso tutti quelli che incontri. E qualsiasi azione che viola questo amore e porta alla divisione viene avvertita in modo molto doloroso. Soprattutto quando di conseguenza ci sono persone che soffrono, luoghi di culto che sono portati via dalla Chiesa...

Russi, ucraini, greci, polacchi, ungheresi, americani e austriaci frequentano la nostra chiesa a Vienna e insieme ci sentiamo bene. E non importa quali poteri il diavolo possa applicare, anche se si tratta di forze religiose reazionarie, il vero amore non può essere sconfitto.

È molto triste quando i tuoi fratelli assumono una posizione che porta alla distruzione dell'unità. Questo è doloroso per tutti. Ma quando ero studente, lessi gli atti di un Concilio (non ricordo quale), che condannava alcune eresie, e rimasi sorpreso dalla formulazione: si diceva che coloro che avevano provocato la divisione avevano inflitto una ferita enorme sulla Chiesa; allo stesso tempo, il Concilio chiamava questi individui fratelli e diceva che era molto doloroso per la Chiesa vederli morire spiritualmente; quindi se queste persone avessero compreso i loro errori e si fossero allontanate dalle loro false idee, sarebbe stata una grande gioia. Questo atteggiamento – la capacità di rivolgersi a queste persone – è molto importante. Perché dobbiamo ricordare gli obiettivi che Cristo ci ha fissato, nonostante tutte le turbolenze di questo mondo.

La storia della Chiesa ha già visto tutto questo. Ci sono stati scismatici famosi che purtroppo sono passati per sempre alla storia della Chiesa; ma a parte le ferite e il dolore non hanno ottenuto nulla.

Oggi il numero di rifugiati ucraini in tutto il mondo è enorme. Molti di loro provenivano dalla Chiesa uniate, molti non sono stati battezzati secondo il rito ortodosso o non confessano del tutto la fede ortodossa... Come pensa che dovrebbe affrontare questa situazione il clero?

Anche in Austria ci sono molti rifugiati ucraini. Oltre a ciò, oserei dire che nella cattedrale di san Nicola a Vienna ci sono probabilmente tanti ucraini quanti russi, se non di più. Sono persone meravigliose che hanno una fede ardente, che soffrono e si preoccupano per la loro patria. Li aiutiamo il più possibile.

Ma devo anche notare che la divisione nazionale non è l'unica ragione delle difficoltà. Una diaspora è una comunità inevitabilmente divisa in alcuni gruppi che, purtroppo, tendono a entrare in conflitto tra loro. Anche qui in Bulgaria devo essere aperto a tutti, a qualsiasi gruppo. Per favore, non pensate che se oggi parlo con un rappresentante di un gruppo, allora sono contro un altro gruppo. Mai!

Credo che il mio compito sia quello di assicurarmi che questi gruppi non esistano, in modo che siamo tutti come uno davanti a Dio, perché non ci sono nazionalità, età e professioni ai suoi occhi. Davanti a Dio saremo giustificati o condannati, ed è vitale percorrere il cammino verso la giustificazione.

Parte 2 – "il nostro compito è resistere allo spirito di divisione che domina il mondo"

la chiesa di san Nicola di Mira a Sofia

Sulla sua nomina alla chiesa della rappresentanza russa a Sofia

Può condividere i suoi pensieri quando ha saputo della sua nomina alla chiesa della rappresentanza russa a Sofia?

Certo, gli avvenimenti che hanno avuto luogo qui sono molto, molto tristi. Bisogna capire una cosa: un prete è una persona sconosciuta alla maggior parte della società. Ricordo che una volta ho incontrato un ambasciatore. Mentre eravamo seduti a un tavolo, ha detto: "Padre Vladimir, sono stato nella sua chiesa. Mi ha colpito il fatto che la vostra funzione fosse interamente in tedesco...". In realtà, teniamo una funzione in tedesco una volta al mese. Cioè, una volta è venuto nella nostra chiesa e questo ha formato la sua impressione. "L'ho vista in chiesa. Era in piedi da qualche parte sul lato sinistro e una lunga fila di persone, soprattutto donne, facevano la fila per vederla. Può dirmi cosa vogliono da lei?" Cioè, guardava la scena con gli occhi di un uomo, a modo suo. Ecco come vedeva la situazione. In quel momento stavo confessando: c'erano persone che aspettavano la confessione, e c'erano più donne che uomini. E ci è voluto molto impegno per spiegargli di cosa si trattasse. È lo stesso qui.

Le azioni di qualsiasi sacerdote possono essere difficili da capire o da spiegare a qualcuno. Ma quando mi chiedono se un sacerdote può conciliare il suo ministero con qualche altra attività per la quale poi potrebbe essere accusato, rispondo che è praticamente impossibile. Perché? Una volta fu chiesto al patriarca Alessio II perché alcuni sacerdoti fossero malati di mente. Ha risposto molto semplicemente: succede quando una persona predica una cosa e ne vive un'altra, e la sua anima semplicemente crolla. Pertanto, quando ho saputo cosa era successo qui, mi è stato chiaro il motivo per cui era successo.

Sono venuto qui con paura interiore e preoccupato, perché quando succede qualcosa di straordinario non è motivo di gioia. È stato molto difficile per me separarmi dai parrocchiani di Vienna, perché amo moltissimo quella parrocchia. Credo che la maggior parte di loro, a Dio piacendo, verrà a visitarmi da queste parti. Scriverò regolarmente cosa sta succedendo qui in modo che non si preoccupino per me e sappiano che non ho segreti, che qui ci sono persone meravigliose che vanno in chiesa, amano Dio e le funzioni, che qui non c'è niente di terribile.

A volte si accumulano le nuvole; a volte splende il sole. Anche a Sofia il tempo è molto variabile. Speriamo che ci sia più sole nelle nostre vite.

Siete riusciti a incontrare sua Santità [il patriarca Neofit] o i nostri vescovi in occasione della festa del santo principe di retta fede Aleksandr Nevskij, che in Bulgaria si celebra secondo il nuovo calendario giuliano (23 novembre)? Quali sono le sue impressioni della Chiesa ortodossa bulgara?

Innanzitutto mi è molto caro il principe di retta fede Aleksandr Nevskij. Il nome di mio fratello è Aleksandr, e anche quello di mio figlio, quindi per me questo giorno non passa mai inosservato. Il 23 novembre ha avuto luogo la mia prima funzione nella Chiesa bulgara. Prima di ciò, ero appena passato due volte in chiesa per vedere com'era. Ma la prima esperienza è stata apprensione, perché inizialmente pensavo che ci fossero alcune caratteristiche delle funzioni che non conoscevo. Inoltre non ero sicuro di come mi avrebbe accolto il clero della Chiesa bulgara in relazione a tutti gli ultimi eventi avvenuti nella chiesa che mi era stata affidata. E posso assicurarle che non ho visto altro che gentilezza. È stata una funzione molto, molto pacifica in un'atmosfera di grande preghiera.

Poi, a pranzo, ci siamo immersi in questo clima sereno, amichevole, normale, dove le persone non interrompevano nessuno, non facevano domande inutili e non erano curiose. Dalle loro reazioni è emerso chiaramente che amano e rispettano la Chiesa russa e sarà facile per noi pregare e servire insieme.

Questa è la mia impressione: la vita dirà se avevo ragione oppure no.

Sfortunatamente non ho visto sua Santità. Sembra che non potesse servire per motivi di salute, ma c'erano diversi vescovi.

Lei si trova in una situazione difficile: a causa dell'attuale situazione geopolitica e dell'ondata di russofobia, la Chiesa ortodossa russa viene nuovamente perseguitata. Anche lo Stato bulgaro ha sollevato la questione della proprietà ecclesiastiche. La pregherei di commentare questo stato di cose.

Qualsiasi controversia sulla proprietà non ha precedenti per una persona di chiesa, perché questa terra appartiene a Dio. Tutte queste convenzioni sono importanti per noi esseri umani, ma per il Signore non fa alcuna differenza: tutto appartiene a lui.

Un'altra cosa è che il terreno su cui sorge la chiesa è stato acquistato a prezzo di sangue. [1] E quando si tratta di sangue bisogna essere molto cauti, perché il sangue delle persone assassinate di solito grida al Cielo. E quindi, quando si cerca una soluzione a questo problema, è necessario tenerne conto prima di tutto.

Le reliquie di vladyka Seraphim (Sobolev) sono conservate nella chiesa di san Nicola. Ha vissuto in tempi molto più difficili dei nostri, ma ha sopportato tutte le prove e ha portato la sua croce fino alla fine, trasferendo questa chiesa alla comunità che ora lo prega e onora la sua santa memoria. Spero che san Nicola e san Serafino non permettano al male di trionfare in questo mondo, sia a livello geopolitico che locale. Perché i santi difendono sempre la verità. Sono certo che la verità prevarrà.

Oggi è il compleanno di san Serafino [1 dicembre]. I santi nascono due volte: la prima su questa terra e la seconda quando muoiono e passano all'eternità. La seconda nascita è molto più importante della prima. Comunque oggi è nato l'uomo che sostiene questa chiesa. Gli era piaciuta così tanto che sono convinto che vladyka protegga la sua chiesa e continuerà a farlo indipendentemente dalle circostanze e dalle decisioni di qualcuno.

Giusto. I bulgari (e non solo i bulgari) amano moltissimo san Serafino e per la sua intercessione avvengono numerosi miracoli...

Quando sono arrivato qui e la chiesa era ancora chiusa, sono rimasto stupito dalla quantità di persone che ho incontrato intorno alla chiesa. Continuavano ad avvicinarsi e a chiedermi: "Quando aprirà la chiesa?" Quando le persone mi chiedono in Austria e altrove dove servo e come possono trovare questa chiesa, rispondo: "È molto semplice. Cercate su Google 'Chiesa russa a Sofia' e troverete immediatamente dove dovete andare, perché questo è l'unico posto che Internet vi indicherà."

Davanti alla chiesa chiusa per più di cinquanta giorni si sono svolte veglie, con persone provenienti da tutta la Bulgaria e dall'estero che hanno inviato fiori e lettere, che dimostrano il loro amore per il nostro santo arcipastore. Potrebbe spiegare qual è il ruolo della Chiesa nella vita spirituale di un credente?

Ho saputo del santo ierarca mentre ero ancora in Austria. Il giorno dopo la mia nomina a rettore, ho celebrato un servizio di preghiera a san Nicola a Vienna. Dopo il servizio di preghiera le persone si sono avvicinate per essere unte con l'olio santo e baciare l'icona. Un giovane si è avvicinato per ultimo e mi ha chiesto: "È lei padre Vladimir?" Ho risposto: "Sì, sono io". E continuò: "È stato nominato nuovo rettore a Sofia, e io sono di Sofia, della sua parrocchia. L'ho letto online e volevo vederla con i miei occhi".

Più tardi abbiamo parlato con lui nel mio ufficio e mi ha detto che prima non credeva veramente in Dio. Ma sua suocera fu guarita da San Serafino. Aveva un cancro e per intercessione del santo ierarca fu completamente guarita; questo lo portò alla Chiesa. Ora è parrocchiano permanente di questa chiesa e dice che il santo compie migliaia di guarigioni.

Credo che questo primo passo nella Chiesa, che ti dà l'opportunità di avere un contatto con Dio e il suo Amore, sia molto importante. Perché allora, quando fai una scelta e riconosci che l'Amore che ti guarda, che esiste davvero, che agisce in questo mondo e che può cambiarti la vita; inizia il lungo percorso di trasformazione di una persona terrena in cittadino del Cielo. Questo percorso inizia qui. È molto lungo e molto difficile, non senza errori, non senza cadute; ma se una persona segue questa strada e non lascia la Chiesa, penso che sia sicuro che attraverserà in sicurezza questo oceano della vita. Inoltre, nuoterà attraverso questo oceano aggrappandosi non solo alla tavola dei suoi dubbi, ma alla nave della Chiesa. La vita di una persona che è nella Chiesa cambia: diventa più calma, più sicura e capace di sopportare tutte le turbolenze di questa vita. A volte si trasforma davanti ai tuoi occhi.

Presto arriverà la festa dell'ingresso della santa Madre di Dio al Tempio [l'intervista è stata condotta il 1 dicembre, poco prima di questa festa, ndt], una festa sia per i bambini che per i genitori. Ciò dimostra che il percorso che ho appena descritto può essere iniziato fin dall'infanzia. È molto importante quando i genitori trovano la forza di portare un loro bambino in chiesa e poi assicurarsi che vi rimanga consapevolmente. È una garanzia che molto probabilmente sarà in grado di far fronte alle sfide che le generazioni più giovani devono affrontare in questi tempi moderni. Nel mio ministero ho incontrato diversi problemi: la dipendenza dalla droga, la dipendenza dal gioco d'azzardo e altri problemi a cui, purtroppo, oggi sono esposti i giovani. Dirò che è impossibile superarli senza la Chiesa.

Siamo molto contenti che il Signore ci abbia mandato un uomo grazie al quale la nostra chiesa è stata riaperta. Per questo il nostro popolo ha pregato in ginocchio i santi Nicola il Taumaturgo, Serafino (Sobolev) e Metrofane di Voronezh, una particella delle cui reliquie fu donata a questa chiesa dal vescovo Gavriil di Lovech diversi anni fa.

In relazione al digiuno della Natività e alle prossime festività natalizie, le chiederemmo di dire alcune parole ai nostri spettatori.

Grazie per le sue gentili parole. Naturalmente sento dentro di me un'enorme responsabilità e cercherò di soddisfare al meglio le vostre aspettative. Ma posso dire subito che non posso farcela senza i parrocchiani di questa chiesa, quindi a tutti è chiesto di partecipare alla vita della Chiesa. Nessuno dovrebbe stare lontano. Se riusciremo a resistere allo spirito di divisione che oggi domina il mondo, vinceremo. E allora non avremo vergogna di guardarci negli occhi e negli occhi del mondo intero, perché daremo testimonianza della forza che il Signore ci ha dato.

La stagione delle feste è alle porte. Il digiuno è un momento speciale in cui mettiamo da parte tutto ciò che ci distrae dalla nostra vita spirituale e cerchiamo di fare un altro passo per superare i peccati che vivono in ciascuna delle nostre anime. Questo è un compito pieno di grazia e difficile. Ma soprattutto ti risvegli dal sonno, dalla pigrizia, dalle attività inutili che spesso riempiono la tua vita. Spesso metti da parte il cellulare e gli altri media per pensare all'anima e leggere i santi Padri che un tempo hanno percorso questa strada. Auguro a tutti di sfruttare questo tempo a proprio vantaggio.

Nota

[1] Probabilmente si riferisce ai soldati russi che sacrificarono la vita per liberare il popolo bulgaro dal giogo ottomano. (ndt)

 
Почему Патриарх Кирилл не дает автокефалию УПЦ

Митрополит Онуфрий и Патриарх Кирилл понимают, почему в Украине поднимают вопрос автокефалии. Фото: СПЖ

Нужна ли священникам и мирянам Украинской Православной Церкви автокефалия.

Иногда приходится слышать такой вопрос: почему бы Патриарху Московскому Кириллу не дать законную автокефалию УПЦ? Дескать, это бы в один миг решило все церковные проблемы в Украине: раскольнические движения покаялись бы и вошли в каноническую Церковь, православные помирились бы между собой, прекратились бы захваты храмов, верующих перестали бы упрекать в принадлежности к Московскому Патриархату, люди приходили бы исповедаться и причащаться в любой храм без риска «нарваться» на безблагодатных ряженых обманщиков.

Насколько верными можно считать такие тезисы? По многим причинам подобные взгляды на проблему автокефалии в Украине представляются ошибочными.

Для начала давайте дадим самый простой, очевидный ответ на заданный вопрос: «Почему патриарх Кирилл не предлагает автокефалию УПЦ?» Ответ: не предлагает, потому что УПЦ его об этом не просит.

Церковь в Украине не просит Московского Патриарха об автокефалии, потому что на сегодняшний день внутри УПЦ нет значительного движения за автокефалию. Те, кто хотел отделиться, уже перешли в ПЦУ. Два епископа, несколько десятков священников и приблизительно 30 приходов, добровольно перешедших в новую церковную структуру, – вот и все автокефальное крыло, некогда бывшее частью УПЦ. Все остальные монахи, священники, миряне УПЦ удовлетворены статусом самоуправляемой Церкви с правами широкой автономии.

Более того, церковных людей вообще не занимает подобная проблематика. Как преподавателю и катехизатору, мне довольно часто приходится беседовать о вере с самой разной аудиторией. И я никогда не слышал от наших людей вопроса: когда же мы наконец получим автокефалию? Верующих занимают совсем другие вещи: духовная жизнь, Священное Писание, святоотеческие труды, богословие. Темы церковной политики их мало интересуют.

Сегодня сторонники ПЦУ любят указывать на Собор УПЦ 1-3 ноября 1991 года, делегаты которого подписали обращение к Патриарху Московскому о даровании УПЦ автокефалии. Дескать, посмотрите: УПЦ хотела автокефалии. Даже владыка Онуфрий (нынешний Митрополит Киевский) поставил свою подпись! Но наши оппоненты умалчивают о многих деталях, касающихся как этого Собора, так и того, что было после него. Как и умалчивают о том, почему нынешний Предстоятель УПЦ сразу после после Собора 1991 года дезавуировал свою подпись.

Прежде всего, есть много свидетельств о том, что решения Собора продавил митрополит Филарет. Показательно, что происшедшее в Киеве встревожило большинство священнослужителей и мирян в Украине, и в Московскую Патриархию из разных епархий УПЦ стали поступать телеграммы с просьбой оставить их приходы в московской юрисдикции.

22 января 1992 г. в Киеве состоялось епископское совещание УПЦ, на котором по настоянию того же Филарета и под давлением властей приняли ультимативное требование к Патриарху и Синоду РПЦ о предоставлении автокефалии УПЦ. На совещании епископы Черновицкий Онуфрий (Березовский), Тернопольский Сергий (Генсицкий), Донецкий Алипий (Погребняк) отказались ставить свои подписи под обращением.

На следующий день после совещания Синод УПЦ сместил всех их со своих кафедр, что вызвало возмущение среди церковного народа. Паства не выпустила архиереев из своих епархий. Епископы Онуфрий и Сергий направили послания Святейшему Патриарху Алексию, в которых заявляли об отказе от своих подписей под определением Собора УПЦ, состоявшегося 1-3 ноября 1991 г., и от своих подписей под обращением епископата Украинской Церкви о даровании автокефалии.

На Архиерейском Соборе, который прошел с 31 марта по 4 апреля 1992 года, подавляющее большинство украинских архиереев высказались против предоставления автокефалии Украинской Церкви. Дискуссия, проведенная в условиях, исключавших давление украинских властей, показала, что по вопросу об автокефалии среди украинского епископата (в УПЦ в это время был 21 епископ, в работе Собора приняли участие 20 украинских архиереев, 18 из которых имели право решающего голоса) нет единого мнения. Большинство епископов украинских епархий дезавуировали свои подписи под обращением с просьбой о даровании автокефалии.

Такова история этого Собора.

С начала 90-х годов и до сегодняшнего времени общая позиция духовенства и мирян УПЦ не изменилась. А лучше сказать, стала еще более последовательной и однозначной в отношении автокефалии – твердое НЕТ. Здесь нужно сказать «спасибо» Филарету, который своими безнравственными и антиканоничными действиями бросил тень на саму идею автокефалии. Если бы не он, на отмежевание Украинской Церкви от РПЦ многие верующие смотрели бы гораздо мягче и терпимее, чем смотрят сегодня. Но Филарет сработал, как слон в посудной лавке. Он дискредитировал идею автокефалии всерьез и надолго.

Впрочем, верующие УПЦ не хотят автокефалии только по одной главной причине: зачем? Зачем нам автокефалия, если у нас есть все для спасения? Таинства УПЦ благодатны и признаны, мы молимся и служим с Поместными Церквями всего православного мира. У нас есть монахи, священники и множество мирян, у нас есть семинарии и академии, монастыри и храмы. Нам важно хранить духовную связь с верующими России, Беларуси, Молдовы и многих других стран, входящих в духовное пространство РПЦ.

Поэтому если бы даже кто-то из иерархов стал сверху навязывать нам автокефалию, мы бы восприняли это как предательство.

Автокефалия однозначно была бы вредна для УПЦ. Она замкнула бы УПЦ на самой себе, и мы остались бы один на один со всеми теми вирусами, которые гуляют в церковном пространстве Украины: национализм, миссионерская пассивность, любовь к деньгам, необразованность. Это все равно, что закрыть все окна в квартире и наслаждаться независимостью от чистого воздуха. Так и мы задохнулись бы от наших внутренних болезней.

Наша связь с Русской Церковью дает хоть какую-то духовную вентиляцию. Мы взаимно обогащаемся благодаря нашему церковному братству – Украина и Россия, Беларусь и Украина, Украина и Молдова... Они нам что-то дают, мы им. Подобно тому, как река течет и впадает в море и за счет этого живет. Если ее перекрыть, будет беда. Тот же принцип касается и нас.

* * *

Это мы сказали о верующих УПЦ – почему нас автокефалия не интересует. Но как насчет людей, которые были и остаются вне Церкви только потому, что им не нравится Москва, Россия, Патриарх Кирилл и проч.? Разве не способствовала бы их воцерковлению независимость от РПЦ?

Нет, не способствовала бы. Если в вопросах спасения человеком движут идеологические темы, значит, решение этих вопросов будет именно решением идеологических вопросов, а не духовных. Даже если такой человек росчерком чьего-то пера окажется в канонической Церкви, он будет жить в ней теми же парадигмами. Для украинского националиста, например, самым главным будет оставаться Украина, для русского – Россия, румынского – Румыния, и т.д. Автокефалия не переменит его нутро, он и в автокефальной Церкви останется больше националистом, чем христианином.

Те жители Украины, кто искренне желает спасения души, любит Христа и стараются вести духовную жизнь, уже давным-давно нашли все это в УПЦ. Те же, кто к идеологии украинства еще хотят привлечь и Церковь, видят в Церкви лишь служанку той же идеологии. Они смотрят на Церковь как на необходимую деталь в конструкции под названием «новая Украина» и вряд ли способны искать в ней Бога.

* * *

Если с такой стороны взглянуть на церковную проблему Украины, нужно признать, что нынешнее церковное разделение – с одной стороны, явление трагичное, а с другой – благое. Трагичное – потому что мы разделены духовно, и духовное разделение провоцирует конфликты всех остальных уровней. Благое – потому что оно дает возможность каждому человеку быть там, где он хочет.

Если для человека самое главное – та или иная идеологическая система и для него не существуют такие измерения, как, например, мнение Поместных Церквей или древние каноны; если борьба за политическую независимость для него заменяет духовную жизнь – то пребывание в Церкви ему просто не нужно. Он сможет с тем же успехом заниматься своими вопросами в ПЦУ или УПЦ КП.

Так в общем-то и случилось, что все те люди, которые болели данными темами, отошли в ПЦУ. Вот и замечательно! Занимайтесь, господа, тем, что вам интересно, – в ПЦУ. А мы будем заниматься тем, что интересно нам, – в нашей родной УПЦ. Только не трогайте нас, пожалуйста, не захватывайте наши храмы. Ведь если вы делаете так, вы показываете, что вы просто-напросто не христиане.

И вряд ли нам непременно нужно объединяться. Нет, такое сплочение не будет благим. Да и нельзя соединить несоединимое. Вряд ли получится объединить тех, кто выбрасывал старушек из храмов, с самими этими старушками. Вряд ли можно поставить на один уровень Блаженнейшего Митрополита Онуфрия и «патриарха» Филарета. Вряд ли смогут те, кто отбирал у нас храмы, стать единомысленными и единодушными с нами. Невозможно стать единым целым тем, кто кричит в храме «Слава Украине», с теми, кто поет «Господи, помилуй».

У них другие цели и другая вера. Да, другая. Мы веруем, согласно Символу веры, не только в Бога, но и во «Едину, Святую, Соборную и Апостольскую Церковь». Не в принципиально «украинскую» Церковь и не в принципиально «русскую» – а в «Едину, Святую, Соборную и Апостольскую Церковь». Церковь – это тоже предмет веры, и веровать в нее нужно правильно. И если нам начинают говорить, что та Церковь, в которой мы были раньше, неправильная только потому, что она не «украинская», – для нас этот аргумент не работает. Это заведомо ложный подход.

Поэтому лучше каждому быть там, где решаются его вопросы – идеологические ли они или духовные. Для этого Бог и попустил рядом с УПЦ и ПЦУ, и УПЦ КП.

Недаром Библия дает мотив не только объединения, но и разделения. Вспомним притчу об овцах и козлищах (Мф. 25, 31-46). «Не думайте, что Я пришел принести мир на землю; не мир пришел Я принести, но меч, ибо Я пришел разделить человека с отцом его, и дочь с матерью ее, и невестку со свекровью ее» (Мф. 10, 34-35), – также говорит Христос. «Думаете ли вы, что Я пришел дать мир земле? Нет, говорю вам, но разделение» (Лк. 12, 51), – благовествует Он в другом месте. «Выйдите из среды их и отделитесь, говорит Господь» (2 Кор. 6, 17), – напоминает апостол Павел. А есть еще в Писании и такое: «если и Церкви не послушает, то да будет он тебе как язычник и мытарь» (Мф.18,17).

А тем поборникам христианской любви, которые из России советуют верующим УПЦ объединяться со всеми подряд (есть такие, и их довольно много), надо просто съездить в Украину и поприсутствовать при очередном захвате храма УПЦ. Посмотреть в глаза людям, которые бьют пожилых женщин, выгоняют из храма священников, выкрикивают националистические речевки в церкви, спиливают болгаркой замки на храмовых дверях. Посмотреть, с кем они предлагают нам объединиться, и точно ли стоит это делать.

Сейчас, по крайней мере, в Украине видно, кто есть кто: кто жертва, а кто агрессор, кто молится, а кто беснуется. И если смешать все это в нечто общее, будет хаос. Вряд ли такое объединение угодно Господу.

* * *

Для автокефалии должны созреть и Церковь, и народ. Должна быть хоть какая-то солидарность в этом вопросе. И если в Церкви и в стране нет единства по теме автокефалии, искусственно здесь ничего не получится сделать. Опыт страданий УПЦ на фоне создания ПЦУ показал правду данных тезисов.

Это понимает Патриарх Кирилл, и тем более понимает Блаженнейший Онуфрий. Это понимают или чувствуют верующие УПЦ. Поэтому мы не просим автокефалии у Москвы (ведь только такая автокефалия была бы законной), и Патриарх не поднимает этот вопрос.

Не трогайте нас с темой автокефалии, господа. Оставьте нас в покое. Дайте нам спокойно молиться в наших храмах. Создавайте себе что хотите: хоть ПЦУ, хоть что угодно – но отстаньте от нас. Пусть каждый молится, где хочет. Только тогда в Украине установится хоть какой-то церковный мир. Пусть внешний, пусть зыбкий – но мир. Тот мир, которого сегодня так не хватает жителям Украины.

 
Il patriarca Bartolomeo premia un sacerdote del "Patriarcato di Kiev" che approva l'omicidio e la legalizzazione della droga e della prostituzione; ne riceve canonicamente un altro che promuove attivamente Hitler

foto: Facebook

Il Patriarcato ecumenico si è coscientemente schierato con ecclesiastici di cattiva reputazione quando ha revocato le sanzioni ecclesiastiche contro Filaret Denisenko e Makarij Maletich e ha ricevuto tutto il clero dei rispettivi gruppi - almeno nella persona di Filaret Denisenko, il leader del "patriarcato di Kiev" scismatico.

Denisenko, l'ex metropolita canonico di Kiev, è stato accusato di gravi peccati e crimini dalla Chiesa ortodossa ucraina nel 1991, incluso il fatto che era "estremamente crudele e arrogante", che la sua vita personale era una tentazione per i fedeli (era da tempo pubblicamente noto che, nonostante fosse un monaco, aveva una moglie e dei figli), che ha infranto un giuramento fatto davanti alla Croce e al Vangelo, che ha calunniato e ignorato le decisioni della Chiesa, e che ha creato uno scisma in Ucraina. A causa di queste accuse, è stato deposto nel 1992, e nel 1997 è stato scomunicato per aver continuato la sua attività scismatica.

Si ritiene inoltre che sia responsabile della morte del suo predecessore e di molti altri "vescovi" scismatici.

La Chiesa ortodossa russa ha portato le sue sanzioni canoniche contro Denisenko all'attenzione del Patriarcato ecumenico nel 1992 e 1997, e il patriarca Bartolomeo ha risposto a sua Santità il patriarca Alessio I di Mosca che riconosceva e accettava queste sanzioni.

Ora, nel suo primo incontro personale con un rappresentante del "patriarcato di Kiev" a partire dalla sua accettazione di quest'ente nella sua Chiesa, il patriarca Bartolomeo ha consegnato una croce patriarcale a un sacerdote del "patriarcato di Kiev" che crede che la morte violenta dei russi sia una risposta alla preghiera, e che difende la legalizzazione della droga e della prostituzione.

Il "prete", Aleksandr Dedjukhin, ha accompagnato il presidente ucraino Petro Poroshenko a Costantinopoli sabato, quando il capo dello stato ha firmato una dichiarazione congiunta con il patriarca Bartolomeo, dichiarando ulteriormente l'intenzione di creare una Chiesa ucraina autocefala.

Dedjukhin ha pubblicato una foto di se stesso con il patriarca Bartolomeo e la croce sulla sua pagina Facebook, dove, in modo interessante, esprime il suo ringraziamento al servizio stampa del presidente in russo, non in ucraino.

Dedjukhin è noto come sacerdote scandaloso, avendo fatto una serie di dichiarazioni scioccanti, che vanno dal blasfemo al criminale.

In particolare, ha affermato che:

• il Fuoco Santo non viene da Dio, ma il patriarca di Gerusalemme accende le sue candele da una lampada per ordine della NTV, la prima stazione televisiva a trasmettere la cerimonia del Fuoco Santo;

• i partecipanti alla Processione pan-ucraina per la pace del 2016 erano solo "vampiri di Mosca";

• il Majdan è stato un atto dello Spirito Santo: i santi Apostoli non avevano bisogno delle molotov perché avevano il fuoco dello Spirito Santo, ma per quelli di noi che vivono fuori da quella vita paradisiaca, sono necessarie;

• l'esplosione della metropolitana di San Pietroburgo del 2017, che ha ucciso almeno 15 persone, è stata una risposta alle preghiere del "patriarcato di Kiev": "Abbiamo pregato domenica che il Signore ci liberasse dall'invasione degli stranieri e, guardate, nella capitale settentrionale di questi militanti stranieri c'è stato un attacco terroristico. Questi eventi sono collegati? Certo che lo sono. Invitiamo Dio a liberarci e che tutto l'odio e il male diretti contro di noi tornino da dove provengono". Ha anche aggiunto che un cristiano non dovrebbe offrire condoglianze in tale situazione;

• l'unico modo per "perdonare" gli aggressori è ucciderli: "Il perdono si presenta sotto forme diverse. C'è il perdono attraverso un fucile automatico, cioè come perdonare un aggressore, mandandogli da 6 a 12 grammi di amore in uno dei suoi organi vitali. Anche questo ci libera. La cosa principale è non dimenticare la semplice verità: un nemico morto non è più un nemico. Un nemico morto è solo un cadavere. E noi otteniamo la libertà perdonando il più possibile";

• alla Chiesa ucraina canonica dovrebbe essere permesso di rimanere in Ucraina, ma solo "piccola e perseguitata";

• prostituzione e droghe e tutto ciò che vogliamo dovrebbe essere legalizzato: "Sì, io sono per permettere tutto: armi automatiche, prostituzione, marijuana - cos'altro vorreste?" Scrive, sostenendo che "Gesù Cristo ci ha dato tutta la libertà".

post di Facebook in cui Dedjukhin si riferisce a quelli della processione della croce come "vampiri di Mosca". Screenshot fornito da spzh.news

Il superiore di "padre" Aleksandr, il "patriarca" Filaret Denisenko, ha fatto affermazioni molto simili. A novembre 2016, ha dichiarato: "Non dovremmo pensare che la popolazione del Donbass sia innocente in queste sofferenze. È colpevole! E deve espiare la sua colpa con il tormento e il sangue", aggiungendo: "Avete votato per la federalizzazione nel referendum? Sì, l'avete fatto. Avete peccato? L'avete fatto! Quindi ecco la conseguenza del vostro peccato. Se non aveste peccato, se non aveste votato, non avreste sofferto così tanto".

Nel frattempo, un altro rappresentante del "patriarcato di Kiev", lo "ieromonaco" Bogdan Kostjuk, è noto per condividere discorsi e video di Hitler che analizzano i segreti delle abilità oratorie del leader nazista sulla sua pagina Facebook personale, come riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi.

Da quando l'Unione dei giornalisti ortodossi ha fatto il suo rapporto, i video di Hitler sono stati rimossi o sono visibili solo agli amici, sebbene il rapporto fornisca gli screenshot dei video condivisi sulla pagina di Kostjuk.

Questi condivide anche dei posti sulle attività di Pravy Sektor, un'organizzazione terroristica nazionalista in Ucraina che è responsabile di sequestri di chiese e di percosse al clero e ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Mantiene anche i suoi seguaci aggiornati sulle attività dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini - Esercito insurrezionale ucraino.

Inoltre, lo "ieromonaco" Bogdan sta prestando servizio in una chiesa della provincia di Kherson che è stata sequestrata dal "patriarcato di Kiev" attraverso inganno e minacce, scrive il prete canonico, padre Gennadij Shkil, sulla sua pagina Facebook. Anche il suo post contiene le schermate dei post su Hitler di Kostjuk.

OrthoChristian ha anche parlato di una chiesa del "patriarcato di Kiev" recentemente consacrata in cui "l'iconografia" è piena di simbolismo nazista.

Secondo l'arcivescovo Job (Getcha), un rappresentante del Patriarcato ecumenico, tutti questi uomini sono ora membri del clero del Patriarcato ecumenico.

 
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