Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=205  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=602  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=646  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=647  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=2779  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=204  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=206  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=207  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=208 
Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=3944  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=7999  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=8801  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=9731  Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?fotossezPage=56&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE
GALLERIE FOTOGRAFICHE

Clicca sull'immagine per aprire la galleria

Condividi:
 
 
Sezione 1

Siti ufficiali delle Chiese Ortodosse nel mondo

 
Cos'è l'impurità della donna e come la tratta la Chiesa

Un articolo a lungo atteso dello ieromonaco Petru (Pruteanu) offre in lingua romena (e noi lo presentiamo anche in traduzione italiana nella sezione "Ortoprassi" dei documenti) un punto della situazione teologica attuale sul tema della cosiddetta "impurità rituale" delle donne nei giorni dopo il parto e nei periodi del ciclo mestruale.

Il testo fa cenno all'articolo sull'impurità rituale scritto da suor Vassa Larina, di cui abbiamo già presentato la traduzione italiana sul nostro sito, e di cui padre Petru offre la versione romena in formato PDF.

Riteniamo l'articolo di padre Petru importante e del tutto positivo, da far circolare soprattutto nelle chiese ortodosse frequentate da romeni e moldavi, nelle quali imperversa un'aderenza ingenua alle consuetudini dei giorni di impurità come se fossero la parte più importante della tradizione cristiana (più importante ancora del comandamento di santificare il giorno del Signore). Speriamo che questo articolo possa aiutare almeno i parroci e i parrocchiani più attivi a contrastare il fenomeno delle donne che non frequentano la chiesa per alcuni giorni ogni mese (e naturalmente non vi portano i figli, e di conseguenza scoraggiano la partecipazione dei mariti...), una vera e propria strage di fedeli priva di fondamento tradizionale cristiano, e quanto mai deleteria nei paesi in cui la presenza degli ortodossi in chiesa è un fattore chiave della loro sopravvivenza nella fede.

 
La guerra dei visti: Costantinopoli apre un nuovo fronte contro i preti russi

Recentemente, è apparso nei media e nelle informazioni sui social network che il consolato greco a Mosca si rifiuta di rilasciare visti ai sacerdoti russi, oppure non offre visti di tre anni, come fa ai turisti, ma visti per un solo mese o anche solo per pochi giorni.

Il primo a scrivere del problema dei visti sulla sua pagina Facebook è stato il rettore della Chiesa universitaria statale di santa Tatiana a Mosca, padre Vladimir Vigiljanskij. Alla fine di maggio ha ricevuto un visto per la Grecia: a sua moglie è stato concesso un visto per tre anni, ma a lui è stato concesso un visto per un solo mese, anche se ha richiesto un visto per tre anni. Allo stesso tempo, gli è stato detto all'ufficio visti che non poteva ricevere un visto di tre anni perché le autorità greche preferivano non rilasciarli ai preti "per certe ragioni". Se avesse richiesto un visto come pensionato o come membro dell'Unione dei giornalisti, allora questi problemi non sarebbero sorti.

Padre Vladimir ha insistito sul fatto che aveva già visitato la Grecia in non meno di quindici occasioni e ha accusato le autorità greche di una "grossolana violazione" della Convenzione europea sui diritti umani e sulla libertà, nonché di discriminazione. Ha affermato che molti sacerdoti russi si erano lamentati del fatto che negli ultimi sei mesi si erano imbattuti in una situazione simile – i visti erano stati rilasciati per un massimo di un mese o erano stati rifiutati del tutto.

Un altro prete, padre Vasilij Biksej di Mosca, ha dichiarato che questa estate aveva programmato di trascorrere le sue vacanze con la sua famiglia in Grecia; tutta la sua famiglia ha ricevuto visti, ma a lui è stato rifiutato. Alla fine di luglio, ancora un altro prete di Mosca, il vicepresidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, padre Aleksander Aleshin, ha avuto anche lui il visto rifiutato.

Padre Vasilij Pliska di Krasnodar ha raccontato di aver richiesto un visto per più ingressi al consolato greco, ma ha ricevuto un visto di breve durata per quarantacinque giorni. Padre Vasilij voleva visitare il Monte Athos, eppure gli è stato detto senza mezzi termini all'ufficio visti che se prima potevano dargli un visto per due o tre anni, ora potevano dargliene solo uno per quarantacinque giorni. Questa è la decisione delle autorità greche.

Il caso che ha causato la maggior parte delle reazioni è stato il rifiuto da parte del dipartimento consolare dell'ambasciata greca di concedere un visto Schengen al membro del Santo Sinodo e cancelliere del Patriarcato di Mosca, il metropolita Varsonofij di San Pietroburgo e Ladoga. Il metropolita Varsonofij aveva programmato di andare in pellegrinaggio al Monte Athos. La cancelleria del Patriarcato di Mosca ha dichiarato che "il metropolita Varsonofij è andato in pellegrinaggio al Monte Athos in autunno per molti anni, ma questa volta gli è stato negato il visto".

Possiamo vedere come questi rifiuti di concedere visti greci al clero della Chiesa ortodossa russa non siano esempi isolati, ma abbiano assunto una natura sistematica.

Da fonti non ufficiali apprendiamo che a coloro che lavorano al consolato greco e agli uffici visti a Mosca è stata inviata una direttiva segreta di prestare grande attenzione alle persone che assomigliano esternamente a sacerdoti ortodossi. Così, una barba e un modo di parlare dolce sono diventati segni di qualcuno la cui presenza in Grecia è indesiderabile.

In agosto il ministero degli Esteri russo ha consegnato una nota diplomatica alla Grecia con una richiesta di spiegare perché sono sorte delle difficoltà con il rilascio dei visti ai sacerdoti della Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, il ministero degli Esteri deve ancora ricevere una risposta.

Molti chierici della Chiesa ortodossa russa si recano in Grecia non con l'intento principale di prendere il sole sulle spiagge greche, ma di visitare il luogo santo del mondo ortodosso situato in Grecia, cioè la montagna santa dell'Athos. Tuttavia, per arrivarci, è necessario avere non solo un visto greco o un visto di uno dei paesi Schengen, ma anche avere un permesso speciale sotto forma di un diamonitirion, che viene rilasciato dall'ufficio dei pellegrinaggi della Montagna Santa a Salonicco. Va ricordato allo stesso tempo che l'Athos è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, che ha intrapreso un aperto conflitto con la Chiesa ortodossa russa. Il problema di un diamonitirion dipende completamente dalla volontà di Costantinopoli: se questa vuole rilasciare un visto, lo farà; se no, non ha senso cercare di convincere l'ufficio a Salonicco. Il Fanar (l'area di Istanbul dove si trova la residenza del Patriarca di Costantinopoli) ha deciso di chiudere l'Athos a pellegrini provenienti dalla Russia rifiutando di rilasciare il documento che dà il permesso di visita. Per inciso, questi documenti non sono rilasciati ai sacerdoti da Mosca ormai da diversi mesi. Secondo la scala temporale, ciò avviene contemporaneamente agli ostacoli relativi ai visti. È una coincidenza? Sembra ben poco probabile. Piuttosto, tutto punta a un accordo segreto tra il Patriarcato di Costantinopoli e le autorità greche.

Tutta questa "guerra dei visti", iniziata nell'aprile-maggio di quest'anno, coincide stranamente con l'appello di aprile del presidente ucraino Petro Poroshenko, dei deputati della Verkhnova Rada, e di rappresentanti di gruppi scismatici al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, di concedere l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina e quindi creare in Ucraina una "Chiesa ortodossa locale indipendente ", così come con la determinazione del Fanar di iniziare il processo di concessione dell'autocefalia. Il Fanar, naturalmente, si è reso conto che tali azioni avrebbero significato l'inizio di un conflitto diretto con il Patriarcato di Mosca, e quindi ha iniziato uno "conflitto dei visti in prima linea" contro i sacerdoti russi.

Possiamo porre la domanda: in che modo la Chiesa di Costantinopoli, il cui centro amministrativo si trova in Turchia, e le autorità greche sono collegate?

Va notato che la solidarietà greca svolge un ruolo importante (il patriarca Bartolomeo e i vescovi, i sacerdoti e il gregge del Patriarcato di Costantinopoli sono principalmente greci), sostenuto dalle autorità di Atene. Bisogna anche aggiungere un fattore esterno, cioè che il patriarca Bartolomeo e la sua Chiesa sono tutt'altro che indipendenti: sono uno strumento nelle mani delle forze globaliste, il cui centro è rappresentato dagli Stati Uniti d'America.

La discriminazione dei chierici della Chiesa ortodossa russa (menzionata nei media greci) è legata alla circostanza che due anni fa uno degli autori dell'Euromaidan ucraino, Geoffrey R. Pyatt, è stato nominato ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia. Poco dopo la sua nomina ha visitato il Monte Athos, ma non in pellegrinaggio; piuttosto, in funzione di "controllo".

C'è il sospetto che durante questa visita l'ambasciatore americano abbia chiesto apertamente che cessasse la cooperazione tra i monasteri athoniti e la Chiesa ortodossa russa. Dovremmo aggiungere a questo che attualmente in Grecia c'è una campagna di propaganda organizzata contro la Russia e la Chiesa russa. Così, di recente, il pubblico greco ha scoperto con grande sorpresa da un certo numero di affermazioni totalmente infondate dei media che la Russia starebbe inviando in Grecia "spie in tonaca".

Siamo costretti a concludere che dietro al progetto dell'autocefalia ucraina, su cui insiste il Patriarcato di Costantinopoli, le élite americane agiscono attraverso i loro agenti d'influenza vicini alla leadership all'interno del Fanar. Gli Stati Uniti mostrano più apertamente il loro ruolo nel portare a compimento il progetto dell'autocefalia ucraina, il cui scopo è quello di approfondire la divisione tra Ucraina e Russia.

Costantinopoli, promuovendo aggressivamente la sua supremazia nel mondo ortodosso, sta agendo in modo inescusabile e sfacciato, umiliando i suoi fratelli vescovi e sacerdoti provenienti dalla Russia. Questa politica di aperta discriminazione legale-giurisdizionale ci conduce in un vicolo cieco, per uscire dal quale sono necessari tempo e grandi sforzi. Impone alla Chiesa ortodossa un conflitto interno, divide e indebolisce l'Ortodossia. È ancora più triste che ciò che sta accadendo non sia un errore, ma una scelta consapevole del Fanar.

***

Roman Silant'ev è ricercatore in campo religioso, dottore in scienze storiche e direttore del Centro per i diritti umani dell'Assemblea popolare russa.

 
L'arcivescovo Hieronymos ha raggiunto un vicolo cieco nella questione ucraina

l'arcivescovo Hieronymos II, primate della Chiesa ortodossa greca

Per la prima volta, la Chiesa di Costantinopoli si è trovata isolata dalle altre Chiese autocefale, a causa delle sue azioni anti-canoniche e anti-conciliari nel concedere l'autocefalia agli scismatici ucraini.

Così, essa stessa ha messo in dubbio il proprio ruolo ormai accettato di coordinamento come fattore unificante e ha portato la sua politica ecclesiastica fino ad allora comprovata ed efficace al completo fallimento. Tutto ha avuto inizio con la rappresentazione incompleta e troncata del Corpo di Cristo allo pseudo-concilio di Kolymvari, a Creta.

Nei nostri precedenti articoli abbiamo notato il pericolo inevitabile che sorge per i leader di lingua greca di molte Chiese locali (alessandrina, di Gerusalemme, cipriota, greca e albanese) di cadere nella tentazione di seguire criteri etnofiletlisti, sostenendo la Chiesa greca del primo trono. Ciò significherebbe in effetti cadere nell'eresia dell'etnofiletismo, che fu condannato dal Sinodo locale di Costantinopoli nel 1872 a causa delle richieste etnofletiste bulgare dell'epoca.

Sfortunatamente, tali criteri dominano in una parte significativa dei greci: chierici, teologi e specialisti in diritto canonico collocano il patriottismo e le origini etniche più in alto dell'integrazione nazionale di tutti gli ortodossi in un unico corpo della Chiesa di Cristo, dove non c'è né greco né ebreo, circoncisione, incirconcisione, barbaro, scita, servo né libero, ma Cristo è tutto in tutti (Col 3:11). [1]

Quindi, è chiaro come la luce del sole che l'interferenza della Chiesa di Costantinopoli nel territorio giurisdizionale della Chiesa ortodossa russa, a cui la Chiesa ucraina appartiene da oltre tre secoli dal 1686 con il riconoscimento totale e incontrastato di tutte le Chiese locali e persino del Patriarcato ecumenico stesso (come dimostra la ricerca accademica sull'aspetto canonico e storico), è anti-canonica. [2] Tuttavia, nonostante questo, oggi abbiamo un tentativo pianificato dai ricercatori di presentare un quadro diverso che favorisce la presunta giurisdizione del Patriarcato ecumenico sul territorio dell'Ucraina, e quel che è peggio, una giurisdizione che presumibilmente gli permette di concedere autonomamente un'autocefalia senza l'accordo dell'intero corpo della Chiesa, espresso in modo conciliare e panortodosso.

Questa recente ecclesiologia sta cercando di rappresentare il Patriarca ecumenico non come il "primo tra uguali" (primus inter pares) – che esprime e accetta le decisioni alla pari con gli altri – ma come il "primo senza uguali" (primus sine paribus), che governa in modo papale-monarchico. La sua apoteosi è la "restaurazione" da parte del patriarca ecumenico degli scismatici ucraini, completamente volontaria, senza soddisfare le condizioni stabilite dai sacri canoni, vale a dire l'espressione pubblica del pentimento e la loro ri-ordinazione o ri-consacrazione.

Nel caso degli scismatici ucraini, anche peggio e impensabile dal punto di vista ecclesiologico e pastorale è il fatto che questi non stiano ritornando in seno alla Chiesa canonica che è esistita da secoli, che è guidata dal metropolita Onufrij e dalla quale essi si sono staccati. Ma il patriarca Bartolomeo ha invece creato sullo stesso territorio una giurisdizione parallela e un nuovo sinodo, e così è diventato l'iniziatore di uno scisma con conseguenze dolorose non solo per l'Ucraina, ma anche per l'Ortodossia universale.

I leader delle Chiese locali di lingua greca non sono d'accordo con l'autocefalia ucraina

Fino ad oggi, quattro delle cinque Chiese di lingua greca non si sono unite alla Chiesa di Costantinopoli, mentre la quinta, la Chiesa di Grecia, è in attesa e rimane in silenzio. Inoltre, due Chiese, di Cipro e dell'Albania, hanno convenuto sinodicamente di richiedere la convocazione di un Concilio pan-ortodosso per decidere la questione dell'Ucraina.

La pienezza dell'Ortodossia ha accettato in modo soddisfacente questa posizione sovranazionale dei due primati – Chrysostomos e Anastasios – che, nonostante il loro incontro a Vienna su invito del patriarca di Costantinopoli, non hanno rinunciato alla loro posizione di rifiuto della concessione anticanonica, anticonciliare e unilaterale dell'autocefalia agli scismatici ucraini.

Per entrambi i primati questa vera posizione è una piccola redenzione per la loro sincera partecipazione alla convocazione e al lavoro nello pseudo-concilio di Creta e per aver incoraggiato il patriarca Bartolomeo ad agire come un papa; se non l'avessero aiutato a Creta a ignorare e non prendere in considerazione le obiezioni di quattro Chiese autocefale che rappresentano la maggioranza dei credenti ortodossi, costui non avrebbe osato ora ignorare l'opinione della Chiesa russa, madre della Chiesa ucraina), e l'opinione della Chiesa ucraina canonica locale, che non ha chiesto l'autocefalia, né prendere questa decisione isolatamente, ripristinando spontaneamente gli scismatici deposti.

Né avrebbe osato assumere il ruolo di insegnante, citando nella sua risposta all'arcivescovo di Albania esempi dalla storia della Chiesa, come lo scisma di Melezio, che non hanno alcun rapporto con lo scisma ucraino. Altri lo hanno già fatto notare, incluso lo stesso arcivescovo Anastasios nella sua seconda lettera in risposta alla lettera di critica del patriarca Bartolomeo, che, come l'arcivescovo ha giustamente scritto, "avrebbe potuto essere valutata come un monumento per rafforzare il presunto primato del Fanar nella Chiesa ortodossa". [3]

La dichiarazione contraddittoria dell'arcivescovo d'Albania. Non è d'accordo con gli scismatici, ma rimane dalla parte di chi ha provocato lo scisma

Vale la pena notare che, anche se il primate della Chiesa albanese, Anastasios, ha avuto il coraggio di argomentare giustamente e a un alto livello accademico contro la concessione dell'autocefalia agli scismatici ucraini, allo stesso tempo, per non sembrare un russofilo, ha accusato anche la Chiesa ortodossa russa, soddisfacendo in parte i sostenitori etnofiletisti del Fanar e, ancora e ancora, lodando il patriarca Bartolomeo per il "valore unico delle sue conquiste ortodosse negli ultimi dieci anni, (come per esempio) i concili pan-ortodossi dei primati e il santo e grande Concilio della Chiesa ortodossa, l'instancabile zelo del Patriarcato ecumenico e quello della vostra Divina Santità personalmente. [4]

Così ha essenzialmente svalutato la propria resistenza ortodossa in materia della pseudo-autocefalia degli scismatici ucraini e ci ha stupito con la sua dichiarazione esplicativa alla fine del secondo documento, dicendo che se uno scisma dovesse verificarsi a causa delle azioni errate del patriarca Bartolomeo (che lui stesso complimenta), la Chiesa albanese sarà dalla parte di coloro che hanno provocato lo scisma. Cioè, l'arcivescovo di Albania dirigerà il suo gregge verso la distruzione, perché né l'eresia né lo scisma portano alla salvezza.

Stupefacente! E in che modo conciliare queste cose con l'erudizione e l'intelletto dell'arcivescovo, così come con la minuziosa opera missionaria che ha svolto nel corso di tutta la sua vita con l'intenzione di portare le persone alla salvezza?

Solo il sincretismo ecumenico e l'eguaglianza di religioni, eresie e scismi possono spiegare una tale contraddizione.

Scrive quanto segue, parola per parola: "Per evitare ogni possibile perplessità chiariamo che nel caso di una tragica dipartita nello scisma (che il Signore non la permetta!), La Chiesa ortodossa autocefala albanese rimarrà immutabile con vero amore dalla parte del Patriarcato ecumenico". [5]

Quanto possa essere vero un amore che porti allo scisma è chiaro solo da due testimonianze – una conciliare con autorità universale, e un'altra patristica (che citerò sotto).

Il secondo canone del Concilio di Antiochia (a cui ci riferiamo) dice: Chi si unisce a coloro che sono scomunicati viene egli stesso scomunicato; cioè, il famoso detto, "Chi è in comunione con gli scomunicati è scomunicato". [6]

Il "secondo Paolo" dalla bocca d'oro, san Giovanni Crisostomo, insegna che provocare uno scisma nella Chiesa non è un male minore che cadere nell'eresia: "Dividere la Chiesa non è un male minore che cadere nell'eresia". [7] Niente fa arrabbiare Dio più dell'eresia e dello scisma. Neanche il sangue del martirio può riscattare il peccato dello scisma. C'è qualcosa di più ovvio e persino peggiore dell'etnofletismo, che unirsi con un patriarca della propria tribù e con persone che provocano scismi e divisioni, minacciando non solo la propria salvezza ma anche quella del proprio gregge?

Come ha finito per cadere l'autorevole teologo, il metropolita di Nafpaktos?

Come abbiamo già notato sopra, su cinque leader di lingua greca delle corrispondenti cinque chiese autocefale (Alessandria, Gerusalemme, Cipro, Grecia e Albania), quattro non accettano la pseudo-autocefalia ucraina e non commemorano il primate scismatico, il "metropolita" Epifanij, nei dittici.

Per risolvere questo problema, chiedono che sia convocato un Concilio pan-ortodosso, cosa che il patriarca Bartolomeo, che rivendica il primato del potere, si rifiuta di fare.

La posizione della Chiesa greca fino a questo scritto rimane sconosciuta e indefinita, e il suo primate Hieronymos non prende alcuna decisione né convoca la gerarchia (per accettare una risoluzione sinodale), ma trascina la questione, passandola per discussione ai comitati sinodali e promettendo che a un certo punto – quale? – la porterà davanti ai vescovi in un Sinodo.

E poiché al Sinodo dei vescovi molte gravi obiezioni saranno sollevate naturalmente da vescovi di mente retta, come è già chiaro dalle dichiarazioni pubblicate dai metropoliti del Pireo e di Citera, probabilmente sta tentando di evitare un'atmosfera di divisione e tensione, lasciando la materia in uno stato sospeso e sperando che la situazione si chiarisca da sola o che possa accadere qualcosa fuori dall'ordinario.

Tuttavia, in senso ecclesiastico, la situazione è assolutamente chiara: non una singola Chiesa autocefala locale ha riconosciuto la nuova pseudo-autocefalia in Ucraina o commemora il primate scismatico, Epifanij, nei dittici.

In realtà, l'arcivescovo Hieronymos rifiuta di farlo, perché neanche lui commemora lo scismatico Epifanij. Quindi, sarebbe logico e corretto dal punto di vista sinodale e canonico che la Chiesa greca si unisse alla non accettazione pan-ortodossa di questa autocefalia e non lasciasse al patriarca ecumenico l'opportunità di progredire sul sentiero di un nuovo scisma, come è successo in passato con la riforma del calendario.

A quel tempo il Fanar provocò lo scisma del calendario con la cooperazione della Chiesa di Grecia, e ora sta creando lo scisma ucraino, apparentemente di nuovo contando sull'aiuto della Chiesa di Grecia.

L'arcivescovo Ieronymos lascia aperta la questione e non fa nessuno sforzo per chiuderla, perché è ovvio che è sotto pressione da parte di centri politici, governativi, geopolitici ed ecclesiastici che coltivano la russofobia e surriscaldano l'etnofletismo greco nel proprio stesso interesse.

E poiché nei circoli teologici ed ecclesiastici, specialmente tra i vescovi, non è probabile che si trovi un vescovo teologicamente erudito che gode dell'autorità e del riconoscimento che preparerebbe un'accettazione pianificata e praticamente garantita della pseudo-autocefalia degli scismatici ucraini, questo ruolo piuttosto spiacevole, anti-canonico e anti-sinodale è stato assunto (consciamente o inconsciamente) dal metropolita Heirotheos (Vlachos), precedentemente noto per il suo anti-ecumenismo e per la sua vasta attività letteraria contro le eresie. I poteri anticristiani sanno molto bene come neutralizzare i loro avversari e portare in errore anche gli eletti.

Non credevamo davvero ai nostri occhi, e la nostra mente è rimasta stupita e scioccata leggendo l'epistola ufficiale che il Metropolita ha inviato il 30 marzo di quest'anno al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa greca, in cui membro della gerarchia della Chiesa greca esprime la sua opinione sul problema della Chiesa in Ucraina.

Nelle prime tre sezioni si occupa di:

a) una breve storia dell'autocefalia e dello status di un patriarcato,

b) i tomoi patriarcali e sinodali di presentazione dell'autocefalia e dello status di patriarcato,

c) una discussione sul metodo di determinare come autocefala l'una o l'altra Chiesa. Presuppone in queste sezioni di avere posto una base canonica teorica, teologica, storica e sacra per le conclusioni contenute nella seguente sezione:

d) discussione della questione ucraina. In questa sezione, ripetendo in toto le posizioni e le rivendicazioni del Patriarcato ecumenico, e forse anche dell'arcivescovo Hieronymos e di tutti gli altri poteri politici e geopolitici russofobi, egli giunge a una conclusione completamente infondata e inaccettabile, formulandola nel modo seguente, parola per parola: "La Chiesa greca non può rifiutare la decisione del Patriarcato ecumenico riguardo alla sua concessione d'autocefalia alla Chiesa d'Ucraina, ma dovrebbe ora accettare questa decisione e rimanere in attesa del momento in cui potrà esprimere la sua opinione comune e il suo giudizio, quando sarà convocato un Concilio ecumenico. Quindi verrà discusso non solo come il tomos è stato concesso all'Ucraina, ma anche [come è stato concesso] al resto delle Chiese. La non accettazione del modo in cui il tomos patriarcale concede l'autocefalia dell'Ucraina mette in dubbio l'autocefalia di otto Chiese autocefale esistenti, inclusa l'autocefalia della Chiesa greca, poiché queste autocefalie sono state concesse solo dal Patriarcato ecumenico" [8]

In questo momento non passeremo del tempo a criticare la posizione del metropolita. Non pochi ricercatori lo hanno già fatto con un certo successo. Molti hanno giustamente espresso amarezza, rabbia, delusione e indignazione per quanto riguarda i suoi legami con l'establishment politico ed ecclesiastico e soprattutto per il fatto che egli sta guidando la Chiesa greca sulla linea teologica dell'accettazione di questa tirannia patriarcale nel concedere l'autocefalia agli scismatici ucraini.

Anche l'esperto di diritto canonico A. Vavouskos (suo commilitone e aderente nel suo sostegno alle azioni scismatiche del Patriarcato Ecumenico), ha notato come il metropolita Hierotheos sia giunto a queste conclusioni senza una profonda comprensione delle fonti e della bibliografia. [9]

Noteremo solo che il metropolita di Nafpaktos sta nascondendo la sua testa nella sabbia, e si rifiuta di vedere e comprendere il fatto enormemente significativo che l'autocefalia viene concessa non alla Chiesa ucraina canonica, ma a due gruppi di scismatici, che non hanno espresso pubblicamente pentimento né desiderio di ritornare nel seno della Chiesa canonica guidata dal metropolita Onufrij.

Tutte le altre Chiese autocefale hanno decisamente sottolineato il carattere scismatico della nuova chiesa pseudo-autocefala come il principale ostacolo alla sua accettazione e considerano che lo scisma in Ucraina continua, perché la Chiesa, dopo aver pronunciato la deposizione e la scomunica, non ha cancellato [la sua accusa di scisma] dopo un pentimento pubblico, e il metropolita Hierotheos nella sua lettera non discute del tutto il problema ecclesiologico dello scisma. La parola "scisma" non appare nel suo testo; è scomparsa.

È come se stessimo parlando di concedere un'autocefalia alla Chiesa canonica dell'Ucraina, considerando solo la questione se il Patriarcato ecumenico aabbia o no il diritto di concedere un'autocefalia, e la testimonianza canonica storica e sacra deve essere citata in relazione a ciò.

Tuttavia, non in un singolo caso di concessione dell'autocefalia om un paese, in una sfera ecclesiastica a cui è concessa questa autocefalia, ci sono mai state chiese sia canoniche che scismatiche [allo stesso tempo].

L'autocefalia è stata sempre richiesta e ricevuta da una sola Chiesa, che rappresentava tutti i fedeli in quel paese; oppure, se quella Chiesa era già caduta nello scisma, proclamava il suo pentimento e ritornava nel seno della Chiesa canonica, e quindi riceveva l'autocefalia. In Ucraina, tuttavia, l'unica Chiesa canonica che è stata riconosciuta per secoli da tutte le altre Chiese autocefale non ha, al momento, chiesto l'autocefalia.

Ora, nello stesso territorio, il Patriarcato ecumenico ha creato una seconda chiesa parallela locale con un sinodo separato, che non è riconosciuto dalla Chiesa canonica – cioè, il suo stato di scisma è stato ratificato per bolla patriarcale.

In che modo due giurisdizioni ecclesiastiche parallele esistono su un solo e medesimo territorio? Abbiamo cercato per così tanti anni di risolvere il problema di molteplici giurisdizioni in un territorio all'interno della diaspora ortodossa, e ora stiamo creando [lo stesso problema] all'interno delle Chiese autocefale senza alcun tipo di base teologica e canonica.

Citeremo diverse testimonianze che dimostrano che lo scisma ucraino, intenzionalmente e anti-canonicamente legalizzato, è uno dei motivi principali per cui tutte le Chiese autocefale hanno respinto questa autocefalia (tema che il metropolita di Nafpaktos ignora in modo infondato).

La Chiesa canonica, capeggiata dal metropolita Onufrij, dice tra l'altro nella sua ultima decisione sinodale che "l'autocefalia è concessa solo da una Chiesa entro i confini di una specifica nazione, ma in nessun modo a una parte che si è separata dal corpo della Chiesa". [10]

L'arcivescovo Anastasio d'Albania nella sua prima epistola al patriarca Bartolomeo dimostra che i milioni di fedeli sotto la guida del metropolita Onufrij si sono rifiutati di partecipare al processo di concessione dell'autocefalia, "mentre in passato la pienezza ecclesiastica di quei paesi (Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, Polonia, Albania, Repubblica Ceca e Slovacchia), a cui è stata concessa l'autocefalia, ha espresso l'unanimità". [11]

Nell'epistola inviata dalla Chiesa ortodossa serba al Patriarca ecumenico il 6 febbraio 2019, vi è un tono più severo, che in primo luogo critica l'interferenza anti-canonica del Fanar nella giurisdizione canonica della santa Chiesa russa, e che aggiunge quanto segue: "Non riconosciamo come 'Chiesa autocefala dell'Ucraina' la 'confederazione' di propaggini scismatiche in Ucraina che è stata pronunciata autocefala senza motivi canonici, e in realtà creata forzatamente (anche ora già in conflitto tra loro e in rotta incontrollata di divisione). Gli scismatici sono rimasti scismatici. Una volta scismatici, sempre scismatici, con l'eccezione di quei casi di sincero ritorno (nel seno della Chiesa canonica) e di profondo pentimento. L'unica Chiesa che conosciamo e riconosciamo è la Chiesa ortodossa ucraina canonica che ha come capo sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina".12

Allo stesso modo due ierarchi distinti – Nikiforos di Kykkos, metropolita della Chiesa ortodossa cipriota, e Irinej di Bačka, vescovo della Chiesa ortodossa serba – scrivono a questo proposito quanto segue:

Metropolita di Kykkos: Quest'azione, a mio modesto parere, è considerata anti-canonica, perché secondo i sacri canoni, ogni punizione (inclusa la suddetta deposizione e scomunica) è revocata dallo stesso corpo che l'ha comminata, naturalmente sotto la condizione del precedente pentimento del condannato. Ne consegue che solo il Patriarcato ortodosso di Mosca, che ha preso la decisione di deporre e scomunicare, ha la giurisdizione nomocanonica per ripristinare e restituire i condannati al seno della Chiesa ortodossa. Un altro errore molto grave, a mio parere, del patriarca ecumenico consiste nel suo disprezzo per sua Beatitudine Onufrij, il metropolita dell'unica Chiesa ortodossa generalmente riconosciuta in Ucraina, così come il suo riconoscimento di Epifanij, che non è mai stato canonicamente consacrato – o ordinato – come metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina e il conferimento di un Tomos sinodale d'autocefalia durante la concelebrazione con lui". [13]

Scrive anche il vescovo di Bačka: "Oltre a ciò, è inaccettabile la violazione dei sacri principi canonici, che sono obbligatori per tutti e che non consentono la comunione con gli scomunicati (cioè con coloro che si sono privati ​​della grazia di propria volontà). È impensabile e inaccettabile revocare la differenza essenziale tra la Chiesa e lo scisma, tra i legittimi successori dei santi apostoli e gli "auto-ordinati" o "auto-proclamati". [14]

Purtroppo, opponendosi ai sacri canoni, il metropolita di Nafpaktos propone che la Chiesa ortodossa greca entri in comunione con gli scismatici ucraini scomunicati e annulli la differenza tra Chiesa e scisma.

Cioè, fino alla convocazione di un Concilio ecumenico, che a suo avviso giudicherà se sia giusto concedere o meno un'autocefalia agli scismatici, diventeremo scismatici noi stessi e quindi metteremo la nostra salvezza e la salvezza del nostro intero gregge sotto minaccia.

Questa preoccupazione pastorale e soteriologica non è assolutamente attuale? Non sono abbastanza giustificate l'amarezza, la delusione e la preoccupazione per questa inspiegabile – o  spiegabile – caduta del metropolita di Nafpaktos?

Padre Theodoros Zisis, professore emerito del dipartimento teologico dell'Università Aristotele a Tessalonica

Note

[1] Si veda anche Gal 3:28: Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.

[2] Si vedano i i nostri tre articoli di ricerca speciali: a) "L'Ucraina è territorio canonico della Chiesa ortodossa russa", b) "L'autocefalia ucraina. Spiegazioni occultate ed erronee dei documenti", e c) "La Costantinopoli ecumenista sta provocando scismi. Dopo il calendario [scisma] arriva lo [scisma] ucraino". Dopo la loro pubblicazione su Internet, questi articoli sono stati pubblicati in un libro intitolato Autocefalia ucraina. Interferenza canonico-canonica di Costantinopoli, (Salonicco: Παλίμψηστον, 2018). Queste tre opere sono state preparate dal protopresbitero Anastasios Gotsopoulos sotto il titolo generale di "Un piccolo contributo all'espansione del tema dell'autocefalia ucraina". La prima opera è intitolata "L'autocefalia ucraina è soggetta al trono ecumenico?", la seconda "Autocefalia o cacocefalia ucraina" e la terza "L'auto-ordinazione di Vikenty Chekalin e la Chiesa autocefala dell'Ucraina". Tutte e tre le opere sono state pubblicate su Internet e sono ora raccolte in un libro, che sarà pubblicato nel prossimo futuro [presumibilmente in greco].

[3] ΙΩΑΝΝΗΣ ΤΑΤΣΗΣ, Φαναριώτικο Πρωτεῖο (29/03/2019).

[4] Lettera dell'arcivescovo Anastasio d'Albania al patriarca ecumenico Bartolomeo (Tirana, 14/01/2019).

[5] Sul problema ucraino, seconda risposta, sulla verità nell'amore (Tirana, 21/03/2019).

[6] Si veda: Πηδάλιον. «Ἀστήρ». P. 407.

[7] Spiegazione dell'Epistola agli Efesini. 14: 4; PG. 62. 85-87.

[8] Lettera del Metropolita di Nafpaktos "Al Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa (30/03/2019).

[9] Anastasios Vavouskos. Il carattere indefinito degli attuali stati autocefali. Un errore canonico fondamentale. Romfea.gr, 05/04/2019; Anastasios Vavouskos. Risposta a sua Eminenza il metropolita di Nafpaktos e Agios Vlasios. Risposta finale a sua Eminenza, il metropolita di Nafpaktos. Romfea.gr 08/04/2019.

[10] Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina sulla situazione in Ucraina. Romfea.gr. 2019/04/03.

[11] Ibid.

[12] Lettera del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba al patriarca ecumenico Bartolomeo (06/02/2019).

[13] Memorandum di sua Eminenza il metropolita Nikiforos di Kykkos e Tillyria al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Cipro sulla questione ucraina. (07/02/2019).

[14] Vescovo Irinej di Bačka. Opinione personale sulla posizione della Chiesa ortodossa serba sulla questione ucraina. Romfea.gr. 15/03/2019.

 
Padre Kirill (Govorun), sostenitore degli scismatici, sospeso dal patriarca Kirill

padre Kirill concelebra con il vescovo Mikhail, esarca di Costantinopoli a Kiev. Foto: spzh.news

Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca ha emesso ieri un decreto che sospende l'archimandrita Kirill (Hovorun) dal servizio sacerdotale.

Sebbene formalmente fosse un chierico della diocesi di Mosca della Chiesa ortodossa russa, padre Kirill è noto da tempo come sostenitore degli scismatici ucraini e dalla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": nel 2018 ha concelebrato più volte con loro. È stato addirittura considerato un candidato al trono primaziale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.

Padre Kirill è meglio conosciuto nel mondo anglofono per il suo lavoro nel mondo accademico liberale e per le sue frequenti dichiarazioni ai media che lo presentano come un esperto di questioni ecclesiali. In passato era un chierico della Chiesa ortodossa ucraina canonica, e aveva ricoperto anche il ruolo di capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, anche se in seguito fu trasferito di nuovo alla Chiesa russa.

È interessante notare che è stato proprio il patriarca Kirill che lo ha ordinato sia diacono che presbitero quando era metropolita di Kaliningrad e Smolensk. Dal 2017 è ricercatore presso la Loyola Marymount University, un'università cattolica di Los Angeles.

padre Kirill (al centro) concelebra con gli scismatici. Foto: spzh.news

Sebbene abbia concelebrato molte volte con gli scismatici, sembra che sia stata la sua concelebrazione con il vescovo esarca di Costantinopoli a Kiev in agosto ad attirare l'attenzione dei funzionari della Chiesa russa, dato che la Chiesa russa ha rotto la comunione con Costantinopoli nell'ottobre 2018.

Il decreto del patriarca Kirill che sospende padre Kirill menziona specificamente la concelebrazione con il vescovo di Costantinopoli, ma non quella con gli scismatici. Si legge:

Lei ha ripetutamente violato il suo impegno scritto nei confronti della Chiesa ortodossa russa, espresso, tra l'altro, nella sua concelebrazione con i vescovi e il clero della Chiesa di Costantinopoli, con la quale il Santo Sinodo ha interrotto la comunione eucaristica a causa della grave invasione del territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina. A questo proposito, avendo violato il giuramento sacerdotale da lei prestato, secondo il Canone 25 dei santi Apostoli, lei è interdetto dal sacerdozio senza il diritto di indossare la rjasa e la croce sacerdotale e di impartire la benedizione sacerdotale durante l'esame del suo caso presso il tribunale diocesano di Mosca.

 
Intervista di Natale al patriarca Kirill

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti la trascrizione russa, la nostra traduzione italiana e il filmato YouTube dell’intervista televisiva di Natale al patriarca Kirill, fatta da Dmitrij Kiselёv sul canale TV "Rossija". Sua Santità il patriarca si sofferma sui ricordi personali e il significato del Natale, la situazione dell’Ucraina, i pericoli dell’atteggiamento rivoluzionario, il mondo di Internet, l’ecologia e il rispetto dell’ambiente, gli attentati e le sollevazioni xenofobe, l’isolamento e i contatti umani, il pericolo del peccato visto come valore e una visione illuminante del conservatorismo e del liberalismo.

 
Il metropolita Onufrij diventa un bersaglio: etichettato come nemico dell'Ucraina, gli viene detto di andarsene e riceve minacce di morte

Le conseguenze negative dell'interferenza di Costantinopoli nell'ortodossia ucraina continuano a dipanarsi e stanno assumendo un carattere più violento, di cui molti all'interno delle Chiese ortodosse ucraina e russa hanno ripetutamente messo sull'avviso, a onta di coloro che sostengono la concessione dell'autocefalia agli scismatici ucraini.

Ora sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, primate della Chiesa ortodossa ucraina canonica, è diventato l'obiettivo di minacce online, comprese minacce di morte, da parte di radicali e scismatici ucraini.

Come riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Onufrij è stato ora aggiunto al database Mirotvorets ("il pacificatore") che raccoglie informazioni su chiunque sia considerato un nemico dell'Ucraina o una minaccia alla sicurezza nazionale.

OrthoChristian ha riferito solo due giorni fa che sua Eminenza il metropolita Pavel di Vyshogorod e Chernobyl, abate della Lavra delle Grotte di Kiev, era stato aggiunto al sito dopo aver avvertito degli attacchi pianificati contro la Lavra. Anche sua Eminenza il metropolita Vladimir di Pochaev, abate della Lavra di Pochaev, è stato aggiunto al database all'inizio di quest'anno.

Il sito è noto per pubblicare informazioni personali dei suoi "nemici" e alcune di queste persone sono state uccise. Il fondatore del sito Georgij Tuka ha risposto all'omicidio dello scrittore ucraino Oles' Buzina e dell'ex deputato della Verkhovna Rada Oleg Kalashnikov pochi giorni dopo che il sito aveva pubblicato i loro indirizzi di casa nell'aprile 2015, dicendo: "Questo sito contiene dati su oltre 25.000 uomini. Più di 300 di loro sono stati arrestati o uccisi. Perché dovrei preoccuparmi di due miserabili colpevoli di guerra?"

Anche il clero della Chiesa ortodossa ucraina precedentemente incluso nel database del sito ha ricevuto minacce.

Quindi, l'inclusione del metropolita Onufrij e di molti altri vescovi nel database di Mirotvorets non è un gioco e non fa ridere.

Inoltre, il sito è in realtà un sito governativo ucraino. Pur dichiarandosi una ONG indipendente, non è difficile stabilire i molti collegamenti. Il sito è stato lanciato a dicembre 2014 dal politico e attivista Georgoj Tuka, come annunciato sulla sua pagina Facebook. Tuka è stato governatore della provincia di Lugansk dal 2015 al 2016 e ha ricoperto la carica di viceministro del Ministero ucraino dei territori temporaneamente occupati e degli sfollati interni da aprile 2016.

Il centro Mirotvorets è guidato da Roman Zaitsev, ex dipendente della filiale di Lugansk del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, ed è curato dallo stesso Servizio di sicurezza dell'Ucraina, e promosso da Anton Gerashchenko, deputato e aiutante del Ministro degli Interni, secondo l'International Business Times.

Il "patriarca" Filarete del "patriarcato di Kiev" scismatico si è congratulato e ha "benedetto" la squadra del sito nel giorno del controspionaggio, il 27 dicembre 2017, assegnando loro una medaglia "per il sacrificio e l'amore per l'Ucraina".

Il metropolita Onufrij è stato aggiunto ieri al sito come "agente dell'influenza della Chiesa ortodossa russa in Ucraina" e "oppositore della creazione di una Chiesa locale indipendente in Ucraina", con informazioni sulla richiesta del Santo Sinodo ucraino perché Costantinopoli cessasse di interferire nel suo territorio canonico.

Mirotvorets ha anche aggiunto ieri l'arcivescovo Filaret di Novaya Kahovka, il vescovo Filaret di Leopoli, il metropolita Efraim di Krivoj Rog, il metropolita Feodor di Kamenets-Podolskij, il metropolita Mark di Khust e il metropolita Ilarion di Donetsk.

Inoltre, la pagina Facebook di Mirotvorets ha fatto un annuncio ieri che si riferisce a questi vescovi come "bastardi" e "demoni in tonaca".

L'annuncio include anche un avvertimento non tanto sottile: "Consigliamo a tutti di lasciare l'Ucraina prima che sia troppo tardi. Questi scismatici e anti-ucraini non possono dire che non sono stati avvertiti".

Sua Santità il patriarca Irinej di Serbia è stato aggiunto al database a fine maggio, dopo aver affermato che tutti coloro che aiutano gli scismatici ucraini sono nemici di tutti i popoli slavi e di tutti i cristiani ortodossi.

Persino Roger Waters, il leggendario bassista dei Pink Floyd, è considerato una minaccia alla sicurezza nazionale ucraina. È stato aggiunto da Mirotvorets il mese scorso per "propaganda contro l'Ucraina, tentativi di violare l'integrità territoriale dell'Ucraina e partecipazione ai tentativi di legalizzare l'annessione della Crimea da parte della Russia".

Hanno anche definito la cantante di Eurovision Julija Samojlova e l'attore Steven Seagal come minacce alla sicurezza nazionale ucraina.

In un'altra, ancora più diretta minaccia, una falsa pagina Facebook della "Chiesa ortodossa locale ucraina" ha pubblicato una nota che dice che il metropolita Onufrij potrebbe morire per mano dei nazionalisti ucraini. La stessa pubblicazione incolpa la Russia per la diceria, dicendo che è un tentativo di aggravare ulteriormente la situazione in Ucraina e di aprire la porta affinché la Russia possa presumibilmente invadere per salvare la popolazione ortodossa dai nazionalisti.

"Perciò, signor Onufrij, ti chiediamo di stare attento. Osserva da vicino chi ti circonda; forse ci sono quelli che sono capaci di un simile atto senza dio", recita il post, ponendo così le basi per incolpare i suoi confratelli per ogni danno causato al metropolita.

L'esperto politico Vjacheslav Pikhovshek ha parlato del post su un programma di notizie ucraino, definendolo una flagrante ed evidente minaccia a sua Beatitudine il metropolita Onufrij, cme riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi.

"Qualcuno sta chiaramente suggerendo che sua Beatitudine è in pericolo. È una situazione molto pericolosa", ha detto Pikhovshek.

Gruppi nazionalisti in Ucraina, come C-14 e Settore Destro, sono già ben noti per aver preso con violenza le parrocchie canoniche e per aver assalito fisicamente clero, laici, chiese e monasteri.

 
Il Canone 28 e il papismo orientale: causa o effetto?

Questo articolo è stato scritto nel 2009, prima della convocazione del Concilio di Creta, ma continua ad essere rilevante, e offre anche una prognosi delle recenti azioni del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina e del modo successivo in cui esso ha visto il proprio ruolo nel mondo ortodosso.

* * *

L'Ortodossia oggi è a un crocevia in America e in tutto il mondo. Una delle grandi sfide che dobbiamo affrontare ha a che fare con la cooperazione inter-ortodossa. In particolare, come vengono identificati i nuovi campi di missione? Quale delle Chiese consolidate li evangelizza? E come si concede l'autocefalia? Qual è lo scopo del Patriarcato ecumenico e per quale autorità si rivendica l'onore primaziale? Cosa ancora più importante, c'è una differenza tra primato e supremazia? Lo scopo di questo saggio è quello di valutare le rivendicazioni primaziali della Chiesa di Costantinopoli e in particolare, il Canone 28 del Concilio di Calcedonia, che è diventato per così dire il testo di prova delle recenti affermazioni costantinopolitane che hanno spaventato molti nel mondo ortodosso.

Gli avvenimenti recenti hanno riportato alla ribalta la questione della supremazia di Costantinopoli. In precedenza, questo argomento è stato affrontato (se mai lo è stato) in saggi pubblicati su riviste teologiche e discorsi tenuti nei simposi, ma a causa della debolezza del Patriarcato di Costantinopoli (e dell'Ortodossia in generale) la polemica che circonda l'argomento si dissipa rapidamente.

Sfortunatamente, le questioni sono venute a galla in America a causa di controversie covate a lungo in seno all'Ortodossia americana, in parte a causa dell'esistenza di giurisdizioni moltiple. La scintilla che ha acceso la miccia è un discorso tenuto alla Holy Cross School of Theology il 16 marzo 2009 dal segretario generale del Santo Sinodo di Costantinopoli, il rev. Elpidophoros Lambriniades. [1] questo discorso potrebbe essere stato in parte una risposta a un articolo scritto dal metropolita Philip Saliba, il primate dell'arcidiocesi antiochena in Nord America. Il saggio di Saliba metteva in questione la validità del Canone 28 del Concilio di Calcedonia. [2] Anche se Saliba era il principale oggetto delle critiche di Lambriniades, il suo discorso ha immediatamente galvanizzato l'opposizione a lui (e al Fanar) da quasi tutte le parti. La tempesta di fuoco si basava in parte sulle sue numerose critiche all'Ortodossia americana, tra cui i dati inquietanti sulla percezione da parte dell'oratore della vita parrocchiale, delle comunità monastiche e dei primati di altre giurisdizioni. Allo stesso modo, i suoi commenti vituperativi contro l'OCA, e anche contro la facoltà e laureati della stessa Holy Cross, erano risibili all'estremo.

Naturalmente, non tutti i suoi argomenti erano privi di valore. Vi erano punti salienti (come sottolineato nella risposta di chi scrive). [3] Sfortunatamente, erano accompagnati da asserzioni incendiarie. Molti lettori americani hanno visto il discorso non solo come una bordata all'ecclesiologia ortodossa americana, ma anche come uno schema che il Patriarcato ecumenico avrebbe utilizzato per le sue rivendicazioni di supremazia globale nel mondo ortodosso. Se è vero, è da vedere come un elemento di prova in previsione del successivo Sinodo pan-ortodosso, provvisoriamente previsto in giugno nell'isola di Cipro.

Come siamo arrivati ​​a questo punto? La Chiesa di Costantinopoli e il suo patriarca hanno goduto a lungo del primato dell'onore all'interno della Chiesa ortodossa. Questo primato è conosciuto dalla formula latina primus inter pares, letteralmente "primo fra uguali". Questa onorificenza fu prima assegnata per consuetudine al vescovo di Roma e successivamente ratificata dai canoni. [4] Con la rottura tra Oriente e Occidente nel 1054, passò di default all'arcivescovo di Costantinopoli che, grazie a vari canoni scaturiti dal secondo Concilio ecumenico, era stato collocato al secondo posto nella sequenza primitiva (a detrimento del patriarca di Alessandria). Prima del ventesimo secolo, questa insistenza sul primato era vista nella sua giusta luce, cioè il primato, non la supremazia. Certo, alcuni patriarchi avevano una visione piuttosto esaltata del loro ufficio, ma i papi a Roma o gli imperatori cristiani di Bisanzio di solito li mettevano al loro posto.

Fin dai tempi del patriarca Meletios IV Metaxakis (morto nel 1935), tuttavia, il Patriarcato ecumenico ha formulato una visione più robusta del suo ruolo nell'Ortodossia. Queste nuove idee, insieme alle altisonanti buffonate e alle sorprendenti riforme di Meletiuos, hanno messo in allarme l'Ortodossia. Così straordinarie e nuove erano le affermazioni di Meletius sulla giurisdizione universale, che san Giovanni Maksimovich, allora arcivescovo di Shanghai, si sentì in dovere di criticarle immediatamente e senza mezzi termini. [5] Né era il solo a essere inorridito da queste affermazioni scandalose. In effetti, le critiche a Metaxakis non si sono dissipate nel tempo; continuano fino a oggi. [6]

Sebbene la tumultuosa carriera e le controverse riforme di Metaxakis siano state abilmente ignorate dai suoi successori, le sue nuove teorie sulla supremazia costantinopolitana sono state consacrate come la dottrina ufficiale del Patriarcato ecumenico (come si esaminerà più a fondo nella sezione 5). La base delle affermazioni di Metaxakis si basa su un canone a lungo dimenticato (28) che è stato formulato nel Quarto Concilio Ecumenico di Chalcedon, nel 451 d.C. Dobbiamo quindi considerare questo canone nella sua interezza, vale a dire le sue origini, contesto e validità. Per brevità, d'ora in citeremo il canone come "Canone 28", e il quarto Concilio ecumenico come "il quarto concilio", o semplicemente "Calcedonia".

Da allora, le cose sono peggiorate. Il suddetto Lambrianides (ora metropolita di Bursa) ha propagandato una dottrina ecclesiologica ancora più sorprendente, del primus sine paribus (primo senza eguali).

II. Il quarto Concilio ecumenico

foto: Wikipedia

Prima di poter effettivamente esaminare la storicità e il contesto del Canone 28, dobbiamo dire qualche parola circa il Concilio da cui è sorto. Questo concilio fu convocato dall'imperatore Marciano per risolvere una lunga disputa cristologica sulla natura di Cristo che era stata precipitata dalle pretese di un archimandrita di nome Eutiche, che insegnava che Gesù l'uomo aveva una sola natura (physis). Secondo questa visione, la natura divina di Gesù era così potente che aveva totalmente sopraffatto la sua natura umana, quindi questa dottrina era stata etichettata come monofisita. La sua popolarità divenne un fattore destabilizzante all'interno della città di Costantinopoli, così come nelle aree non greche dell'Impero.

L'insegnamento monofisita era una risposta a un insegnamento precedente chiamato nestorianesimo (che prende il nome dall'arcivescovo Nestorio di Costantinopoli, morto nel 431), che sosteneva che Gesù aveva due nature distinte. Nestorio insegnava che queste nature erano così diverse che la Vergine Maria poteva solo giustamente essere chiamata Christotokos – colei che ha generato Cristo, piuttosto che Theotokos, vale a dire colei che ha generato Dio. L'eresia nestoriana era stata confutata al terzo concilio ecumenico che si tenne a Efeso nel 431. Fu ridiscussa poco dopo nel famigerato "concilio dei briganti" del 449. Quest'ultimo Concilio fu convocato dal patriarca Dioscoro di Alessandria e si tenne a Efeso. Dioscoro si premurò di non invitare i vescovi dell'Occidente; papa Leone I, tuttavia, fu in grado di formulare un trattato che descrive le opinioni ortodosse su tutte le questioni cristologiche. Purtroppo i vescovi che parteciparono a quel concilio soppressero il suo "Tomo".

Questo secondo concilio a Efeso però non risolse nulla. Eutiche promosse la sua contro eresia, e in breve fu degradato e condannato come eretico da Anatolio, arcivescovo di Costantinopoli. Sicuro di avere ragione, si appellò a papa Leone I Magno, all'imperatore e a sua moglie Pulcheria. Fu convocato un altro Concilio, questa volta nella città di Calcedonia. Leone non ebbe scelta questa volta e inviò tre legati pontifici a presiedere. Il Concilio iniziò con la lettura del tomo di Leone che era stato soppresso a Efeso. La stragrande maggioranza dei vescovi lo accettò e sostenne la condanna di Eutiche. Per buona misura, fu anche ripudiato il nestorianesimo e fu redatta una nuova dichiarazione di fede, che confermò che l'uomo conosciuto come Gesù aveva una sola persona con due nature: era sia Dio perfetto che uomo perfetto, e quest'ultimo non era annullato dal primo.

Sfortunatamente, questo non pose termine alla controversia. I vescovi in Egitto e in Siria rimasero in stato di sfida e si verificò il primo scisma nel cristianesimo, con conseguente installazione di due papi rivali ad Alessandria, uno sostenitore della dottrina monofisita, l'altro del punto di vista calcedoniano. (Lo scisma, insieme al duplice papato di Alessandria, sopravvive fino a oggi). Inoltre, uno dei canoni del Concilio (il numero 28) ha avuto un effetto persistente, di cui abbiamo a che fare attualmente. Secondo gli Atti ufficiali del Concilio, solo ventisette canoni furono ufficialmente riconosciuti. Qualche tempo dopo, tre ulteriori canoni furono inseriti furtivamente, ma uno di questi, il Canone 28, fu rimosso in fretta su ordine di papa Leone su raccomandazione dei suoi legati, che casualmente non erano presenti quando questo particolare canone fu redatto. Per diversi secoli, non è più stata fatta menzione del Canone 28 e i seguenti, rispettivamente il 29 e 30, sono stati visti come commenti ad altri canoni e non come canoni in se stessi.

Quanto al canone 28, la sua formulazione era certamente preoccupante in quanto elevava l'arcivescovo Anatolio di Costantinopoli allo status patriarcale e confusamente, lo rendeva padrone di tre sedi metropolitane autocefale (Asia, Tracia e Ponto). Entrambe le azioni erano a dir poco inquietanti. Prima di questo periodo, il mondo cristiano aveva solo tre patriarcati comunemente riconosciuti: Roma, Alessandria e Antiochia. Questi erano stati identificati come tali a causa della loro solida fondazione apostolica e della loro antichità. Ora sembrava che la dignità patriarcale potesse essere elargita come per mero decreto. La legalità di tale azione era a dir poco preoccupante; Se non altro, la sola consuetudine militava contro un tale precedente per quanto riguardava gli altri patriarchi. [7] Un'attenta lettura di questo canone nella sua interezza indica che i suoi autori erano ben consapevoli delle implicazioni di ciò che stavano facendo e che fecero salti mortali per inserire una formulazione che fornisse una razionalizzazione per le loro azioni:

Seguendo in tutte le cose le decisioni dei santi Padri, e riconoscendo il canone che è stato appena letto, dei 150 vescovi amati da Dio (che si sono riuniti nella città imperiale di Costantinopoli, che è la Nuova Roma, al tempo dell'imperatore Teodosio di felice memoria [A.D. 380]), anche noi emaniamo e decretiamo le stesse cose riguardanti i privilegi della santissima Chiesa di Costantinopoli, che è la nuova Roma. I padri giustamente concessero privilegi al trono della vecchia Roma, perché essa era la città imperiale. E i 150 piissimi vescovi, mossi dalla stessa considerazione, diedero pari privilegi al santissimo trono della Nuova Roma, giudicando giustamente che quella città che è onorata dalla sovranità e dal Senato, e gode di uguali privilegi della vecchia Roma imperiale, dovrebbe anche in materia ecclesiastica essere come lei magnificata, ed essere in rango accanto a lei; affinché nelle diocesi del Ponto, dell'Asia e della Tracia, i metropoliti e anche i vescovi delle diocesi di cui sopra che sono tra i barbari, debbano essere ordinati dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli; ogni metropolita delle suddette diocesi, insieme ai vescovi della sua provincia, ordina i suoi vescovi provinciali, come è stato dichiarato dai canoni divini; ma come è stato detto, i metropoliti delle suddette diocesi dovrebbero essere ordinati dall'arcivescovo di Costantinopoli, dopo che le elezioni appropriate sono state tenute secondo consuetudine e sono state a lui segnalate (corsivo dell'autore).

Per compiere l'esaltazione dell'arcivescovo di Costantinopoli, gli autori di questo canone attesero un giorno in cui i legati papali non erano presenti (come accennato). Anche così, dovettero presentare il loro caso con una supplica speciale e con eccessiva ridondanza. Una volta che i legati che avevano effettivamente presieduto il concilio lo vennero a sapere, respinsero il canone, come fece Leone. Non è difficile capire perché; dopo tutto, le tre diocesi nominate erano chiese indipendenti in sé e per sé. Non avevano finora considerato gli altri tre patriarchi come loro sovrani. In realtà, il canone 2 del secondo Concilio ecumenico – lo stesso Concilio che elevò Costantinopoli allo status secondario dopo Roma – affermava in particolare che solo i vescovi di Alessandria, Antiochia, Asia, Tracia e Ponto potevano "amministrare i propri affari". Il Canone 28 ha quindi da solo (e piuttosto sospettosamente) abrogato questo canone precedente a proprio vantaggio. Naturalmente è curioso chiedersi perché, per esempio, non abbia degradato Alessandria o Antiochia? (È possibile che Costantinopoli non abbia osato degradare Antiochia o Alessandria a causa della loro apostolicità?)

Questo giustifica ulteriori indagini. Nel primo millennio fu raramente "concessa" l'autocefalia perché la maggior parte delle chiese regionali presiedute da metropoliti era già considerata autocefala. Teodoro Balsamon († 1195), Patriarca di Antiochia e uno dei più grandi canonisti bizantini, scrisse che "...in precedenza tutti i capi delle province erano autocefali ed erano eletti dai loro rispettivi Sinodi". [8] l'arcivescovo di Costantinopoli stesso era un vescovo ausiliare della Chiesa di Eraclea, e riceveva i suoi onori dal metropolita di quella città. Così l'elevazione dell'arcivescovo di Constantinopoli alla supremazia reale sopra i tre metropoliti in questione era molto irregolare nel suo contesto, come si può comprendere dalla tempesta che ne scaturì. L'arcivescovo di Costantinopoli era stato ora elevato da uno statuto furtivo a "metropolita dei metropoliti", un ossimoro ecclesiologico.

Inoltre, Leone obiettava al fatto che questo canone era contrario a entrambi i concili di Nicea e Costantinopoli (A.D. 381), così come alle prerogative già consolidate delle varie chiese. Leone ammise a malincuore che a causa del Canone 10 del secondo Concilio, Costantinopoli aveva il diritto di rivendicare il secondo posto nella sequenza primaziale. D'altra parte, questo nuovo canone, con i suoi poteri ampliati sulle altre diocesi, fu una palese violazione del Canone 8 del terzo Concilio ecumenico:

Nessuno dei vescovi amati da Dio dovrebbe estendere la propria autorità su un'altra diocesi, che non sia stata precedentemente e fin dall'inizio sotto di loro o sotto i loro predecessori.

La difesa di papa Leone dei precedenti canonici dei primi tre Concili lo poneva su un terreno solido. Certamente non poteva essere accusato di incoerenza, né di essere autonomo: egli stesso rispettava le prerogative di indipendenza, come si evince dalla lettera che scrisse (il "Tomo di Leone") e presentò per l'approvazione del Concilio.

L'invalidità del canone 28 era quindi ovvia. In una lettera a Marciano, Leone dichiarò in termini non incerti che Costantinopoli non era una sede apostolica. [9] Scrivendo in una lettera separata all'imperatrice Pulcheria, usò un linguaggio ancora più forte: "Quanto alla risoluzione dei vescovi contraria al decreto di Nicea, in unione alla vostra fedele pietà, la dichiaro invalida e l'annullo per l'autorità del santo Apostolo Pietro". [10] di fronte a questa opposizione Anatolio ritirò tranquillamente la risoluzione, e non la presentò più apertamente.

Il tempo però, era dalla parte di Anatolio. Leone aveva problemi più seri da affrontare, in particolare mentre cercava di dissuadere Attila dall'attaccare Roma. Per quanto riguarda Leone e i suoi successori, l'illegittimità del canone rimase in vigore (almeno in teoria), ma date le terribili difficoltà della sede di Roma, c'era poco che potevano fare mentre Costantinopoli rafforzava tranquillamente la sua presa sulle tre arcidiocesi in questione.

Ulteriori indagini sul paesaggio geopolitico della cristianità del V secolo getterebbero indubbiamente più luce su questo argomento. Per i nostri scopi tuttavia, è fondamentale notare l'irregolarità del Canone 28 e quanto inquietante fosse nel suo tempo. Benché le sue ambizioni territoriali fossero rigorosamente limitate, è ovvio che sia stato stabilito un precedente sfortunato. Inoltre, l'acquisizione della dignità patriarcale da parte dei bizantini non fece altro che confondere ulteriormente le acque. Non solo un tale onore era ora conferito per legge, diminuendo così il lustro delle tre sedi apostoliche, ma i portatori di questo nuovo titolo lo consideravano un primo passo per avventurarsi su strade di gloria ancora più ampie.

III. L'evoluzione del Patriarcato di Costantinopoli allo status ecumenico

Un ulteriore tratto negativo di Bisanzio (oltre alla sua mancanza di fondazione apostolica) era che non poteva affermare di aver sempre mantenuto la dottrina ortodossa. Dopo che il primo Concilio condannò l'arianesimo, i successori Flavi di Costantino rimasero risolutamente ariani, come fecero i vescovi di quella città. Infatti l'arianesimo rimase in vigore in quella città e nella sua Chiesa per diversi decenni. Così il fatto che Costantinopoli sopravanzasse Alessandria non era ben visto da parte ortodossa anche per motivi dottrinali. Questa non era una questione minore. Nessuno degli altri patriarchi aveva finora promosso l'eresia, mentre Bisanzio aveva fornito un flusso infinito di nuovi insegnamenti: il nestorianesimo, per esempio, era stato insegnato dallo stesso trono patriarcale di Costantinopoli. Toccò a un altro patriarca, Giovanni IV Neustetes ("il Digiunatore", m. 595), di sconvolgere ulteriormente l'equilibrio con la sua assunzione del titolo di "patriarca ecumenico", un termine che era offensivo per i suoi ascoltatori non greci e che fu abilmente confutato da Papa Pelagio II e dal suo successore più illustre, Gregorio I (il Grande).

Certamente, prerogative e procedure sono sempre state ritenute necessarie per il buon ordine della Chiesa. I canoni dei primi tre concili riflettono chiaramente un profondo rispetto per i confini diocesani. Allo stesso modo, rafforzavano l'umiltà cristiana in quanto non permettevano ai vescovi di usurpare l'autorità che non apparteneva a loro. Per semplice logica, ciò precludeva qualsiasi concetto di supremazia universale.

Detto questo, lo status patriarcale di Costantinopoli rimase al suo posto. Tuttavia, l'appropriazione del titolo "ecumenico" da parte di Giovanni IV ("il Digiunatore") è una questione interamente differente. Agli occhi di Gregorio, qualsiasi discorso di un patriarcha universalis era più reminiscente dell'Anticristo che di un pastore cristiano. Inoltre, esso implicava la supremazia universale, un ruolo che neppure lui, da successore di Pietro, possedeva. Giovanni da parte sua rispose con scusa che "ecumenico" significava qualcosa di diverso dal suo significato palese; in altre parole, la comprensione idiomatica della parola era cambiata da quella di "universale" a quella di "imperiale", almeno nella lingua greca vivente dell'Oriente. L'aggettivo greco (oikoumenekos) aveva sfumature che non erano traducibili in latino (cosa che anche alcuni critici cattolici oggi ammettono). [11]

Tutte queste suppliche speciali non fecero cambiare idea a Gregorio, che chiese a Giovanni in termini non equivoci di non definirsi "universale", dicendo che il riferimento a tale titolo era "malaccorto". La semplice logica dettava a Gregorio che, se un patriarca fosse stato universale, ciò avrebbe negato "l'ufficio di vescovo a tutti i loro fratelli". [12] Per buona misura, scrisse le sue preoccupazioni anche ai patriarchi di Alessandria e di Antiochia, informandoli che "non uno dei miei predecessori ha mai acconsentito all'uso di questo titolo profano, poiché sicuramente, se un patriarca è detto ' universale ', il titolo di patriarca è negato agli altri. [13] Né si fermò lì: in una lettera all'imperatore, dichiarò categoricamente che un tale titolo ammontava a una "bestemmia". [14] In ogni caso, Giovanni, come Anatolio prima di lui, decise che il potere discrezionale era la virtù di maggior valore, e si astenne dall'usare di nuovo quel titolo, almeno nella corrispondenza con l'Occidente. Questo fu vero anche per la maggior parte dei suoi successori. [15]

La polemica che circonda il titolo stesso merita qualche menzione a questo punto. Ci sono prove contemporanee sufficienti che il titolo non venne quasi mai usato anche a Costantinopoli. Per quanto questo sembri scioccante, non mancano le prove di questa affermazione. Come notato sopra, lo stesso Giovanni IV non lo usava più in pubblico, né lo usò la maggior parte dei suoi successori. Anche Fozio il grande (m. 867), la cui elevazione irregolare al trono patriarcale di Costantinopoli precipitò uno scisma con Roma e che godeva del pieno appoggio dell'imperatore nella sua rivalità con il papa non osava usarlo nella sua corrispondenza con il papa.

Sorprendentemente, sembra essere stato così anche dopo il grande scisma. Dopo la quarta crociata (1204), per esempio, l'Impero bizantino si divise in tre stati successori: Nicea, Epiro, e Trebisonda, ognuno con la propria corte imperiale e la propria gerarchia. Il Patriarcato ortodosso di Costantinopoli si trasferì a Nicea e uno dei suoi patriarchi, Germano II, inviò una lettera al Giovanni Apocauco, il metropolita dell'Epiro, che egli firmò come "Patriarca ecumenico". Questo spinse il destinatario a notare che non aveva mai sentito parlare di una cosa del genere, anche se aveva servito per anni negli uffici stessi del Patriarcato di Costantinopoli. [16] Per essere corretti, esisteva una vera tensione tra gli imperi rivali dell'Epiro e di Nicea, un fatto che ha certamente esacerbato le tensioni tra queste due chiese. Eppure il rimprovero di Apocauco è inequivocabile e la sua conoscenza del funzionamento interiore del patriarcato deve essere accettata come valida. Certamente è anche probatorio il fatto che non sia stato rimproverato per questa risposta al patriarca di Nicea.

In ogni caso, alla fine del XIII secolo, non esisteva più alcuna reticenza. I patriarchi usarono questo termine in abbondanza e con il crollo dell'Impero bizantino, nessuno li rimproverò per questo. Che cosa rappresentava questo cambiamento di atteggiamento? La risposta risiede nella dinamica mutevole tra Chiesa e stato bizantino. È un paradosso, ma la sede di Costantinopoli mantenne le sue diocesi mentre l'Impero stava perdendo terreno sotto i turchi selgiuchidi. Inoltre, le chiese di nuova fondazione della Serbia e della Russia cercavano il sostegno del Patriarcato ecumenico. La loro storia e interazione con Costantinopoli ha implicazioni per noi oggi, in particolare in materia di evangelizzazione e autocefalia.

IV. Evangelizzazione e autocefalia

Una delle glorie dell'Impero romano era la sua capacità di promuovere la fede cristiana tra i suoi numerosi popoli. Anche le tribù barbariche che avevano portato paura nel cuore dei romani si stavano convertendo avidamente al cristianesimo, di solito all'arianesimo. Con la soppressione dell'arianesimo, molte di queste nazioni accettarono con pari entusiasmo l'Ortodossia. Una di tali nazioni fu il khanato di Bulgaria, e nel IX secolo, la sua Chiesa ricevette l'autocefalia e uno status patriarcale concomitante. I ruoli si erano ora scambiati, e il patriarca di Costantinopoli si trovò a opporsi alla concessione di onori patriarcali a una sede che non era né antica né apostolica. Anche se ci sarebbero state delle tensioni tra questi due patriarcati per il resto del tempo del primo impero bulgaro e la soppressione della sua dignità patriarcale per un certo tempo, l'autocefalia di quella Chiesa non fu mai revocata.

La missione evangelistica più fortunata di Bisanzio iniziò un po' più tardi, durante il patriarcato di san Fozio il grande. Fu a causa di questo uomo brillante (che iniziò la sua carriera come burocrate nel servizio civile) che i due fratelli di Tessalonica Cirillo e Metodio furono in grado di stabilire la prima missione in Moravia. Benché modesta nell'ambito, la missione piantò i semi del cristianesimo tra gli slavi e nel giro di due secoli avrebbe portato molti frutti.

A differenza dell'esperienza con la Bulgaria, le relazioni con la Serbia non erano così controverse. San Sava, il fondatore di quella Chiesa, era in ottime condizioni con Bisanzio e con gli altri patriarcati, avendo viaggiato ampiamente a Gerusalemme e al Monte Athos per molti anni. Ricevette la sua consacrazione come arcivescovo della Chiesa autocefala serba nel 1219 dal citato Patriarca Germano II a Nicea (dove i patriarchi di Costantinopoli erano ancora in esilio). Quando l'Impero latino di Bisanzio fu rovesciato e l'Ortodossia fu restaurata nella città, il titolo di patriarca ecumenico venne usato apertamente e i suoi portatori iniziarono a guardare al loro ruolo in modo più robusto. Un tale patriarca, Philotheos Kokkinos († 1376) scrisse una lettera ai principi e ai duchi di Russia, descrivendo così il suo ufficio:

Poiché Dio ha nominato la nostra umiltà come leader di tutti i cristiani che si trovano ovunque nell'oikoumene, come protettore e custode delle loro anime, tutti dipendono da me, padre e insegnante di tutti. Se fosse possibile, quindi, sarebbe stato mio dovere percorrere le città e i paesi di tutto il mondo e insegnare la parola di Dio, facendolo incessantemente, poiché tale è il nostro dovere. Ma poiché è al di là della capacità di un uomo debole e indifeso camminare per tutto l'oikoumene, la nostra umiltà sceglie i migliori tra gli uomini, i più eminenti in virtù, e li manda ai confini dell'universo. Uno di loro va al vostro paese, alle moltitudini che lo abitano, un altro raggiunge altre aree della terra, e ancora un altro va altrove, in modo che ciascuno, nel paese e nel luogo a lui nominati, goda dei diritti territoriali e della sede episcopale, e di tutti i diritti della nostra umiltà. [17]

Contrariamente alla reazione spaventata del metropolita dell'Epiro nel secolo precedente, una tale visione altisonante non apparse arrogante alle varie Chiese figlie. Infatti, fu accolta favorevolmente: nella sua biografia di San Sava scritta un secolo dopo, lo scrittore serbo Domentijan utilizza il titolo di "Patriarca ecumenico" liberalmente e chiama questo ecclesiarca "il padre dei padri di tutta l'oikoumene". [18] I principi russi accettarono parimenti la sovranità ecclesiastica del patriarca bizantino – anche se attraverso la mediazione del metropolita di Kiev – senza darsi pensiero. Ci sono stati motivi pratici per questo: nel caso dei serbi, la gerarchia bizantina rispettò l'etnia della nazione serba e dopo alcuni alterchi sulla rimozione forzata dei vescovi greci dalla Serbia, accettarono come fatto compiuto la creazione di diocesi sovrane serbe. Quanto ai russi, il metropolita di Kiev era visto come il punto focale dell'unità russa e un mediatore onesto, non legato ad alcuno dei principi in particolare. Anche se un metropolita fosse statto russo, solo il fatto di essere stato scelto da Costantinopoli lo faceva sembrare imparziale.

Cosa più rilevante, la suddetta auto-descrizione del patriarca bizantino non era vista nel suo tempo come supremazia. Come sottolinea Aristeides Papadakis nel suo monumentale studio della Chiesa orientale nel periodo post-scismatico, "... anche se queste forti affermazioni ricordano il papismo occidentale [sic], la somiglianza non è intenzionale. I patriarchi non stavano affatto tentando di ridefinire o cambiare la loro posizione ecclesiologica... Per la Chiesa ortodossa la natura del potere episcopale era molto diversa, come indica la reiterata condanna delle pretese estreme del papato al dominio universale". [19] Inoltre, vi erano considerazioni pratiche che mitigavano l'ascesa di un papismo orientale oltre a quelle teologiche, chiare e universalmente accettate. Se non altro, gli eventi catastrofici della quarta crociata devono aver aperto gli occhi sui pericoli di attribuire ad un uomo l'autorità ecclesiale suprema.

L'evangelizzazione è una cosa, tuttavia il mantenimento e la crescita di una Chiesa nativa è necessario perché questa possa prosperare. L'autocefalia è quindi da auspicare, non da sopprimere. Anche se Fozio e i suoi successori hanno reagito senza tatto all'indipendenza della Bulgaria, nel grande corso della storia dell'Ortodossia questo è stato anomalo, almeno prima del XX secolo. Bisanzio non avrebbe potuto essere conosciuta per la sua più grande eredità se non fosse stata disposta a concedere l'indipendenza ai suoi sforzi missionari che essa nutriva di volta in volta con cura. Uno dei tratti distintivi del cristianesimo ortodosso è la tenacia con cui è mantenuto dalle varie culture autoctone che l'hanno abbracciata. Spesso questo può scoppiare in xenofobia e tribalismo, ma questo è il lato oscuro di una moneta altrimenti scintillante.

Data la resilienza ortodossa, è impossibile credere che l'autocefalia non sia solo desiderata, ma duratura. Non è infatti un fenomeno nuovo, ma come già accennato in precedenza, il normale stato di cose in quasi ogni Chiesa locale del primo millennio cristiano. Certamente questo era vero per le arcidiocesi metropolitane regionali, le cui prerogative erano rispettate dalle sedi patriarcali. Dato che durante questo stesso periodo di tempo la cristianità era definita dai confini dell'Impero Romano, questo era prevedibile. Anche il posto speciale del papa era accolto in questo schema: quello di primo tra uguali, primaziale all'interno della Chiesa, ma non supremo al di sopra di essa. Con la creazione delle Chiese bulgara e serba tuttavia, un nuovo elemento è sorto nella definizione di autocefalia, quella della Chiesa come caratteristica distintiva dello stato nazionale stesso. Con la creazione dei patriarcati bulgaro, serbo e poi russo, l'indipendenza ecclesiastica è venuta a significare l'indipendenza politica, ma soprattutto ha definito altresì l'identità politica degli abitanti di queste terre. [20] Nazione e stato, trono e altare, sono giunti a essere visti come le due facce della stessa medaglia. Un paradigma completamente nuovo, sconosciuto agli inizi di Bisanzio ma prevalente oggi.

L'esperienza slava di una chiesa nazionale non è stata trascurata dallo stato successore greco dell'Epiro, il cui imperatore chiese allo stesso modo che al suo metropolita autocefalo fosse data anche la dignità patriarcale. Se i bulgari e i serbi potevano (a causa di questa nuova teoria) godere dei privilegi di una Chiesa che definiva la loro nazione, così potevano farlo a suo parere i greci dell'Occidente. [21] la loro richiesta fu respinta dal patriarca in esilio a Nicea, con una motivazione diversa: proprio come queste altre nazioni avrebbero dovuto avere un patriarcato che definiva la loro politica basata sull'etnia (ratificando così la nazionalità), non aveva senso che i greci fossero rappresentati da due patriarcati diversi, dato che erano una sola nazione (anche se purtroppo divisa in due stati diversi). Notate per i nostri scopi che l'idea di autocefalia basata sulla cultura era stata accolta qui dal Patriarcato ecumenico che sembra attualmente negare la legittimità delle chiese fondate sulla cultura. L'ironia abbonda: entrambe le Chiese bulgara e serba continuarono nella loro autocefalia fino al 1767, quando furono soppresse dall'Impero ottomano, con grande dolore di queste due nazioni.

V. Pretese odierne relative al Canone 28

Il nocciolo del problema oggi, tuttavia, è che le affermazioni di primato sono virtualmente indistinguibili da quelle di supremazia; quindi c'è un'autentica paura del papismo. Chiaramente, gli arcivescovi di Costantinopoli avevano sempre avuto una visione piuttosto esaltata della loro arcidiocesi, cosa perfettamente comprensibile data la gloria di quella città nella tarda antichità. A cominciare da Anatolio fu promossa per la prima volta la rivendicazione patriarcale e nel secolo successivo vi fu aggiunto lo sfortunato aggettivo "universale". D'altra parte, era altrettanto chiaro che nessuna di queste affermazioni era accettata con tutto il cuore. Anche dopo lo scisma del 1054, fu solo il lento declino dell'ufficio dell'imperatore che rese il titolo di "patriarca ecumenico" normativo nell'Oriente ortodosso. E anche allora, il significato esatto del termine "ecumenico" era molto aperto al dibattito, come anche i bizantini stessi hanno ammesso nelle loro affrettate spiegazioni a Gregorio I.

A suo merito, il sito web del Patriarcato ecumenico inizia un'esposizione del ruolo del vescovo in modo non controverso, affermando giustamente che i vescovi sono supremi nelle loro diocesi. Cita giustamente anche i passaggi rilevanti del Canone 28 (anche se non menziona mai una volta la sua concezione meno scintillante). Né per questo spiega come un arcivescovo possa ora avere la sovranità su arcivescovi indipendenti (le suddette province di Asia, Ponto e Tracia). Più al punto, non spiega come il semplice testo del Canone 28 che menziona queste stesse province e i loro rispettivi vescovi che sono "situati tra i barbari" possa significare tutti i barbari, vale a dire in tutto il mondo. Il testo è specifico a questo proposito: afferma chiaramente che solo i vescovi che risiedono all'interno di queste province – anche se tra i "barbari" – devono parimenti la loro sovranità suprema a Costantinopoli.

È interessante notare che questo punto non è trascurato dai partigiani del Fanar. Essi aggiungono frettolosamente che "... l'aggettivo 'barbaro' è una modifica del sostantivo 'nazioni', che viene omesso dal testo del canone, ma che viene dedotto. Ma questa interpretazione è corretta? Lo scrittore di questo saggio tenta di dimostrare questo punto menzionando il fatto che in un altro tempo, il rispettato canonista bizantino Zonaras parifica "barbari" a "nazioni". [22] Non ci viene detto tuttavia a cosa si riferiva specificamente Zonaras: questa era la sua comprensione del termine barbaro o era la comprensione accettata di questo termine tra la popolazione di lingua greca? Questo solleva altre domande dal momento che le lingue cambiano nel corso del tempo: barbaro si riferisce al tempo di Calcedonia o al tempo di Zonaras? Il sito non risponde a questa domanda.

Tale gioco di prestigio fa capire il piano: per mezzo di un intelligente ma falso sillogismo, si propaga il caso della supremazia fanariota. In primo luogo il canone è accettato come non controverso (e invece lo è stato). Poi, con un attento gioco di destrezza di mano, quando menziona i "vescovi di queste suddette province" che sono "situate in terre barbariche", dovremmo intendere che questi vescovi sono in qualche modo adiacenti a terre barbariche. E infine, con un colpo altrettanto intelligente, i barbari in generale sono resi come sinonimo delle nazioni, poiché un canonista vissuto molto più tardi ha dichiarato che era così (anche se non siamo sicuri che si riferisse a questo canone). Poiché non c'è dubbio che ci fossero altri barbari oltre ai suddetti barbari di Tracia, Ponto e Asia, dobbiamo quindi credere che tutti i barbari significhino tutte le nazioni, quindi, quelle aree che non sono state già evangelizzate da Chiese già stabilite appartenenti al Patriarcato ecumenico.

Ciò che sorprende è che anche con le affermazioni (apparentemente) grandiose di Philotheos Kokkinos che si vedeva come un pastore universale, l'idea che il Patriarcato ecumenico potesse evangelizzare in aree in cui vi erano già Chiese istituite manca di credibilità. Un'attenta lettura dell'auto-comprensione che Philotheos aveva del suo ufficio dimostra che il suo ruolo di insegnante universale era quello di mandare i vescovi ai "confini della terra" e che a loro dovevano essere riconosciuti gli stessi onori e la stessa dignità di cui egli stesso godeva. Vale la pena ripeterlo: non dovevano essere i suoi ausiliari, ma vescovi ordinari nel loro diritto, che godevano dei "diritti territoriali e della sede episcopale e di tutti i diritti della nostra umiltà". Se questa insistenza sulle piene prerogative episcopali è chiara (e lo è), allora l'autocefalia può essere molto lontana? I commenti di Kokkinos portano inesorabilmente a questa conclusione. Dopo tutto, se avesse voluto farlo, avrebbe potuto revocare l'autocefalia di Serbia e Bulgaria se fosse veramente stato un patriarcha universalis piuttosto che un patriarca solo primaziale.

Per quanto possibile, nessuno dei patriarchi prima del XX secolo si è avventurato nelle zone di altre chiese. Kokkinos stesso stava scrivendo ai principi russi che appartenevano a una provincia ecclesiastica della sede di Costantinopoli. D'altra parte, le circostanze sotto l'occupazione turca precludevano qualsiasi attività evangelistica. Eppure, anche all'interno della mentalità primaziale di Costantinopoli durante questo tempo, furono accettate le prerogative delle altre Chiese. Anche se i patriarcati autocefali della Serbia e della Bulgaria sono stati purtroppo soppressi, quelli di Antiochia, Gerusalemme e Alessandria sono stati risolutamente – e con grande difficoltà – mantenuti (anche se come dipendenze di Costantinopoli).

Anche al di fuori dei confini dei quattro antichi patriarcati si è prestata scrupolosa attenzione ai protocolli ecclesiastici. Per esempio, per quanto riguarda Costantinopoli, la vasta distesa siberiana era la responsabilità evangelistica di Mosca, anche se doveva ancora essere annessa politicamente allo stato russo. Secondo l'interpretazione moderna del Canone 28, il Patriarcato ecumenico avrebbe dovuto essere in grado di evangelizzare quell'area poiché era essenzialmente una terra di nessuno. Allo stesso modo avrebbe potuto stabilire missioni in Giappone e nell'estremo Oriente, dove la Russia aveva influenza, ma nessun controllo politico. Non l'ha fatto. Più tardi, le prerogative russe in Nord America sono state accettate anche quando vi sono arrivati dei cristiani greci, come attesta la lettera del patriarca Joachim III di Costantinopoli al Santo Sinodo di Mosca. [23]

Che cosa spiega quindi la mancanza di serietà delle presenti affermazioni? La risposta risiede nella notevole carriera del patriarca Meletios IV Metaxakis, un brillante riformatore la cui fedeltà all'ordine canonico e alle norme conciliari della Chiesa ortodossa era per lo meno traballante. Fu durante il suo regno che al termine 'ecumenico' fu dato il suo attuale significato iperbolico. Parte della risposta risiede nei tempi tumultuosi in cui visse Meletios visse. A causa del suo legame familiare con Eleutherios Venizelos, l'altrettanto brillante primo ministro riformista della Grecia, Metaxakis fu arcivescovo di Atene (usurpandone il trono, va notato). Come il suo parente, era innamorato dell'Occidente e cercò di portare avanti audaci riforme. [24] Come Venizelos, era membro di una loggia massonica, una rivelazione a dir poco sorprendente e imbarazzante. [25] (Venizelos era stato scomunicato a causa della sua appartenenza a questa fraternità). Dopo la restaurazione del precedente arcivescovo che lui aveva precedentemente spostato, Metaxakis andò in esilio in America, dove ebbe un seguito entusiasta tra quella porzione della comunità greco-americana che disprezzava la monarchia e considerava Venizelos come proprio campione. Mentre era in America, stabilì una giurisdizione separata chiamata "Arcidiocesi greco-ortodossa di Nord e Sud America", con dispiacere estremo della Metropolia, il successore dell'Arcidiocesi ortodossa russa del Nord America. La nuova arcidiocesi doveva essere un'eparchia della Chiesa di Grecia, a cui anticipava di tornare un giorno. Tuttavia per qualche scherzo del destino, Metaxakis fu invece proclamato patriarca di Costantinopoli (anche se era negli Stati Uniti). In una mossa che può essere visto solo come estremamente conveniente, scisse la pretesa della Chiesa di Grecia sulla nuova arcidiocesi e la rese un'eparchia del Patriarcato di Costantinopoli, di cui era ora a capo.

Meletios, che cercava attivamente alleati nei circoli religiosi occidentali, si vedeva come il punto focale dell'unità nel mondo cristiano non cattolico in forza del suo nuovo titolo. Mentre "ecumenico" in età precedenti aveva significato "imperiale", e poi più tardi un pastore universale dell'oikoumene ortodosso, agli occhi di Metaxakis ora significava veramente "universale". Non poteva essere universale, tuttavia, poiché il Patriarcato di Mosca fu rifondato nel 1918 da Tikhon Bellavin (che era stato precedentemente arcivescovo in America). Metaxakis iniziò quindi i negoziati con la cosiddetta Chiesa rinovazionista, una marionetta dei sovietici che fu istituita come contro-chiesa al Patriarcato di Mosca. Come Metaxakis, i rinnovazionisti credevano in molte delle stesse riforme. Le loro attività, naturalmente, erano a scapito del patriarca Tikhon che cercava coraggiosamente di mantenere la Chiesa russa di fronte a schiaccianti difficoltà e a un terrore indescrivibile. Se il patriarcato russo avesse potuto essere distrutto, allora la sovranità di Metaxakis sul mondo ortodosso sarebbe stata completa. (I rinnovazionisti da parte loro erano anche in disaccordo con la Metropolia, intentando cause contro di essa nel sistema giudiziario americano con l'esplicito scopo di sottrarre le sue proprietà).

Alla fine, le conseguenze della prima guerra mondiale conclusero la carriera di Metaxakis sul trono patriarcale. La "catastrofe" (come viene chiamata dai greci) fu il risultato della rotta delle armate greche da parte di Mustafa Kemal, e portò a un massiccio scambio di popolazioni tra la Grecia e la Turchia. I turchi costrinsero all'esilio Metaxakis, che era stato un entusiasta sostenitore del primo ministro Venizelos. Dopo il suo tumultuoso regno, i turchi degradarono considerevolmente il Patriarcato. Fino a oggi non accettano il titolo di ecumenico per il patriarca di Costantinopoli. Sfortunatamente, nonostante il suo disastroso regno (e le realtà degradate imposte a quella sede dal regime kemalista), molti dei suoi successori accettarono le sue grandiose pretese e le portarono avanti, alienando così ulteriormente le altre Chiese ortodosse, principalmente quellr della Serbia e della Russia (e ora anche Georgia, Bulgaria e Antiochia).

VI. Qualcosa di più sull'autocefalia

Il problema dell'autocefalia è stato affrontato in una precedente "risposta" da parte di questo autore, tuttavia gli eventi imminenti danno a questo problema una nuova urgenza. Secondo il Fanar, senza un Concilio ecumenico, solo il Patriarcato ecumenico ha il diritto di conferire l'indipendenza ecclesiastica. Questo è vero anche secondo il parere di Mosca e della Chiesa sua figlia in America. Mosca sostiene tuttavia che oltre a questi metodi anche una chiesa madre può conferire l'autocefalia.

Contrariamente alle affermazioni di alcuni apologeti di Phanariote, questa non è una rivendicazione egoista da parte di Mosca. Nel primo millennio alla Chiesa di Georgia è stata concessa l'autocefalia da Antiochia, la sua Chiesa madre. Anche se la storia reale dell'inizio di questa chiesa è vaga, il fatto che fosse una provincia di Antiochia è indiscusso. Balsamon di Antiochia dichiarò chiaramente che uno dei suoi predecessori aveva precedentemente concesso l'autocefalia alla Georgia semplicemente attraverso un Concilio "locale". [26] Per quanto lo riguardava, non c'era nulla di controverso in proposito. A suo parere, l'autocefalia era prescritta dalla legge, vale a dire che poteva essere concessa da concili, decreti imperiali o concessioni delle Chiese madri. [27] (Incidentalmente, è questa la posizione del Patriarcato di Mosca e dei suoi partigiani. [28]) il suo commentario in questo senso dimostra che il conferimento dell'autocefalia era di per sé un evento insignificante. Spetta quindi a Costantinopoli dimostrare le sue pretese a riguardo; vale a dire che esistono solo due metodi per concedere l'indipendenza ecclesiastica (invece di tre). Se questo è vero, allora la Chiesa della Georgia è per definizione non canonica.

È interessante notare che, anche i pareri del Patriarcato di Costantinopoli non sono stati così rigidi come sembrano dire al momento, vale a dire che solo loro o un Concilio ecumenico possono conferire l'autocefalia a una Chiesa locale. Nel 1879 la casa reale serba e il metropolita di Belgrado si rivolsero al patriarca Joachim III di Costantinopoli, chiedendo la reintegrazione dello status autocefalo di Belgrado. Belgrado si comportò così perché Costantinopoli era la sua Chiesa madre. Joachim da parte sua assentì, utilizzando i vari canoni a sua disposizione, tra cui il Canone 28. Per quanto possibile, le affermazioni di Joachim riguardo al riconoscimento dell'autocefalia serba indicavano che vi erano molti modelli che governavano la nascita e la maturità di una Chiesa locale, non solo i concili ecumenici. In particolare, si potrebbe prendere in considerazione la vita e il benessere della nazione, cioè considerazioni socio-politiche. Da parte sua, Joachim:

... riconosceva che le Chiese locali possono essere stabilite "non solo in conformità con l'importanza storica delle città e dei paesi del cristianesimo, ma anche secondo le condizioni politiche della vita del popolo e delle nazioni". Riferendosi poi al canone 28 di Calcedonia e ad altri canoni, così come all'opinione del patriarca Fozio... ribadì: "i diritti ecclesiastici, in particolare quelli delle parrocchie, si conformano generalmente alla struttura dell'autorità statale e delle sue province". [29]

Queste parole hanno chiaramente riconosciuto che la storia della tarda antichità era una storia di formazione ecclesiale dinamica. I canoni dei primi Concili (sia locali che ecumenici) hanno chiaramente preso in considerazione il trambusto che era evidente in quei tempi. Come era ben noto, molti di questi canoni antedatano l'elevazione della sede di Costantinopoli allo status patriarcale. Forse il canone più importante per il riconoscimento dell'indipendenza di una Chiesa locale è stato il Canone apostolico 1, che impone che almeno due vescovi siano presenti per la consacrazione di un nuovo vescovo, e il Canone 4 del primo Concilio ecumenico che afferma che la nomina di un nuovo vescovo può essere fatta solo con l'elezione di almeno tre vescovi seduti in un Concilio locale.

Questi canoni riflettevano il fatto dello status indipendente delle molte regioni ecclesiastiche locali esistenti nell'antichità. L'esistenza di questi canoni implica quindi una domanda importante: con quale sanzione ai vescovi era concesso il diritto di amministrare i propri affari (come indicato per esempio nel Canone 8 di Efeso) e di consacrare altri vescovi (Canone apostolico 1)? Come affermato in precedenza, queste chiese erano "già autocefale". E va bene, ma come hanno ricevuto la loro indipendenza? Senza dubbio alcune erano di origine apostolica – Alessandria, Efeso, Antiochia, Roma, Corinto – sorgono istantaneamente alla mente. Ma non tutte lo erano. La proliferazione di nuove regioni ecclesiastiche (come Ippona, Ancira, Lione) per tutti i primi cinque secoli esclude questa possibilità. È ovvio quindi che le Chiese autocefale stesse hanno fondato molti di questi Sinodi regionali. [30] Alcuni potrebbero essere iniziati come missioni; altri sono stati formati a causa di esigenze politiche (cioè il ridisegnamento dei confini diocesani imperiali, la perdita di una regione per una guerra, ecc.). Eppure tutti possedevano le prerogative canoniche appartenenti a tutte le chiese, nonostante la loro relativa giovinezza.

Pertanto, le affermazioni generali di Joachim sulle "considerazioni politiche" devono essere viste in questa luce. Sì, Costantinopoli può concedere l'indipendenza, ma molti dei canoni che governavano la vita della Chiesa erano anteriori alla fondazione stessa di Costantinopoli. Per non esagerare su questo punto, le considerazioni storiche e politiche svolgono molto spesso un ruolo significativo nella creazione di una Chiesa indipendente. Come tale, le Chiese potevano conferire l'autocefalia alle regioni a loro adiacenti. L'unica considerazione era che le nuove regioni ecclesiastiche avessero almeno tre diocesi contigue.

Più precisamente, Costantinopoli era stata la Chiesa madre della Serbia. Fu il patriarca Germanos II che consacrò san Sava come arcivescovo di Peć, allora capitale della Serbia. Fu con buona ragione quindi che l'élite della Serbia dovette chiedere a Joachim di avere quest'onore ristabilito. Infatti, i serbi corsero un rischio reale andando al Fanar, dal momento che questo era un soggetto dell'Impero ottomano (come era stata la Serbia). Non vi era alcuna garanzia che la Turchia avrebbe consentito al Fanar di conferire un Tomos d'autocefalia alla Serbia. Non era nell'interesse della Turchia vedere le sue province separate diventare Stati nazionali indipendenti con Chiese vigorose. Uno dei metodi che i turchi avevano usato per sottomettere i loro soggetti cristiani era la minaccia della scomunica che il patriarca di Costantinopoli poteva comminare a qualsiasi ribellione incipiente. Questa minaccia sarebbe stata rimossa se il Patriarcato serbo fosse stato riaffermato. Sarebbe stato molto più opportuno che i serbi si rivolgessero al Santo Sinodo di Mosca, che era privo di dominazione straniera e con i quali i serbi avevano relazioni eccellenti.

VII. Conclusione

Questa validità – anzi, legalità – del Canone 28 è quindi preoccupante, a dir poco. Il fatto che sia stato stralciato dai documenti ufficiali del Concilio di Calcedonia dovrebbe dirci qualcosa. È stato concepito durante un periodo di grande tumulto in Occidente, e la sua natura inquietante era evidente a molti ai suoi tempi e nel suo contesto. Non fu mai accettato da Roma, e lo fu solo surrettiziamente in Oriente. Così è impossibile prenderlo sul serio date le sue origini; si può farlo solo per mezzo di una logica tortuosa (come è stato dimostrato dal linguaggio utilizzato dall'apologeta del Fanar – si veda la sezione V sopra).

Allo stesso modo, l'evoluzione dell'arcivescovo di Costantinopoli a patriarca, e poi a patriarca ecumenico, fu fatta a strappi, e solo quando i papi o gli imperatori non potevano contenere le ambizioni di questi vescovi. Questo dovrebbe dirci qualcosa circa la sua provenienza e coloro che basano affermazioni ecclesiastiche su di esso farebbero bene a riconsiderare la loro posizione. Se questo testo aveva poca legittimità quando è stato proposto per la prima volta, allora è un insulto alla logica credere che il passaggio del tempo lo abbia reso più legittimo.

In ultima analisi, tale pretesa è in netto contrasto con il Vangelo. La legittimità di ogni vescovo si basa sulla sua fedeltà al Vangelo di Gesù e non su titoli grandiosi che qualcuno si è arrogato in un tempo che non esiste più, o su legalismi che sono solo tenuamente legati allo spirito del Vangelo. Come disse papa Gregorio Magno in reazione a Giovanni IV, l'unico titolo che voleva per sé era servus servorum Dei ("servo dei servi di Dio").

* * *

George Michalopulos è un laico nella Chiesa ortodossa in America. È sposato con Margaret Verges di Houston, Texas, ed è padre di due figli, Constantine e Michael. Insieme al diacono Ezra Ham, è l'autore di The American Orthodox Church: A History of Its Beginnings (Salisbury: Regina Orthodox Press, 2003), così come di diversi articoli e saggi pubblicati sul sito di Orthodox Christian Laity. Ha servito come presidente del consiglio parrocchiale della chiesa greco-ortodossa della santissima Trinità a Tulsa, OK, e per due volte è stato un delegato laico al Congresso del clero e dei laici del 1998 e 2002. Ha aiutato a fondare la missione cristiana ortodossa dei santi Apostoli, una parrocchia dell'OCA, nel 2003, e continua ad essere attivo negli eventi pan-ortodossi nella grande area di Tulsa.

Note:

[1] www.OCL.org

[2] Metropolita Philip Saliba, "Canon 28 of the 4th Ecumenical Council - Relevant or Irrelevant Today? " (The Word, Feb 2009).

[3] Il discorso è stato tenuto dal rev. Elpidophoros Lambriniades il 16 marzo 2009. La risposta di chi scrive è stata pubblicata il 25 marzo. Entrambi sono accessibili su www.aoiusa.org e www.OCL.org.

[4] Canone 6 del primo Concilio ecumenico (Nicea, 325).

[5] San Giovanni Maksimovich, "Il declino del Patriarcato di Costantinopoli", relazione al secondo concilio di tutta la diaspora della Chiesa Russa, Srmski Karlovcy, Jugoslavia, 1938.

[6] Cfr. per esempio arcivescovo Gregory Afonsky, Lo statuto canonico del Patriarca di Costantinopoli nella Chiesa ortodossa (24 marzo 2009); patriarca Aleksij II di Mosca e di tutta la Rus', Lettera al Patriarca ecumenico sulla situazione della diaspora (2 febbraio 2005). Per una contemporanea risposta greca all'idea della sovranità costantinopolitana, si veda la nota n. 16 qui di seguito.

[7] John J. Norwich, Una breve storia di Bisanzio (Londra: Penguin, 1997 ed.), p 48.

[8] John H. Erickson, La sfida del nostro passato: studi di diritto canonico ortodosso e di storia della Chiesa (Crestwood, SVS Press, 1991), p 92.

[9] Leone il Grande, epistolarium 104

[10] Leone il Grande, epistolarium 104.

[11] Giovanni il Digiunatore, www.newadvent.org.

[12] Gregorio I, epistola 18.

[13] Gregorio I, epistola 43.

[14] Gregorio I, epistola 20.

[15] Giovanni il Digiunatore, www.newadvent.org.

[16] Erickson, op. cit., p 108.

[17] Aristeides Papadakis, l'Oriente cristiano e l'ascesa del papato: la Chiesa 1071-1453 A.D. (Crestwood: SVS Press, 1994), p 309.

[18] Erickson, op. cit., p 108.

[19] Aristeides Papadakis, l'Oriente cristiano e l'ascesa del papato: la Chiesa 1071-1453 A.D. (Crestwood: SVS Press, 1994), p 309.

[20] Erickson, op. cit., p 107. (V. anche W. Bruce Lincoln, I Romanov: autocrati di tutti i russi [New York: Dial Press, 1981], p 7.)

[21] Ibidem.

[22] www.EC-patri.org/discdisplay.php?lang=en&ID-2878&;a=en.

[23] Mark Stokoe, Cristiani ortodossi in Nord America 1794-1994 (in collaborazione con Leonid Kishkovsky, OCPC: 1995), p 32.

[24] Credeva che i sacerdoti dovessero essere rasati e indossare abiti occidentali, che i vescovi dovessero essere autorizzati a sposarsi, e che le regole del digiuno dovessero essere rilassate. Da patriarca, istituì l'adozione del calendario gregoriano.

[25] Anche se non ci sono canoni che condannano espressamente l'appartenenza alle logge, questo è perché la massoneria è uno sviluppo relativamente recente. Nel 1933, tuttavia, l'arcivescovo Damaskinos di Atene commissionò uno studio di questa fraternità e, successivamente, la Chiesa di Grecia emanò una forte dichiarazione che ha ribadito la lungimiranza della Chiesa ortodossa riguardo a questa organizzazione. (cfr www.orthodoxinfo.com/ecumenism/masonry.aspx)

[26] Balsamon.

[27] Erickson, op cit., p 102.

[28] Alexander Bogolepov, Verso una Chiesa ortodossa americana: l'istituzione di una Chiesa autocefala (Crestwood: SVS Press, 1963, [2001 ed.]), pp XVI-XIX, 10-11.

[29] Ibid., pp 14-15.

[30] Ibid., pp 9-10.

 
Una recente discussione con padre Makarios di Simonopetra

Vi presento un'intervista condotta con padre Makarios di Simonopetra il 10 novembre 2023 presso il Monastero Simonos Petras sull'Athos. Le mie domande e i miei interventi sono scritti in corsivo e firmati con VP (= vescovo Petru), e le risposte di padre Makarios sono in carattere normale e firmate con MS (= Makarios di Simonopetra).

Buona lettura!

padre Makarios di Simonopetra

Reverendo padre Makarios, la ringrazio per le interviste che ho realizzato nel 2016 e nel 2018, che sono state apprezzate dal pubblico di lingua romena, ma anche per la gentilezza con cui mi ha accordato questa nuova intervista, che sono sicuro sarà altrettanto ben accolta. Ho proposto un dibattito su alcuni temi di attualità, ma anche su alcune domande pervenute da alcuni sacerdoti, alle quali le chiedo di rispondere, dopodiché verranno trascritte in romeno le risposte registrate ora sul telefono.

VP. Oggi (28 ottobre/10 novembre), il monastero Simonos Petras ha celebrato il venerabile Arsenio il Cappadoce (1924), al quale ha aggiunto anche la menzione del venerabile Paisio l'Aghiorita, passato alla vita eterna il 29 giugno/12 luglio 1994. Chi segue il nuovo calendario non ha problemi a commemorarlo nel giorno della sua morte, il 12 luglio, ma chi segue il vecchio calendario non può trascurare la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e, quindi, per la commemorazione del venerabile Paisio deve trovare un'altra soluzione. Abbiamo visto che il Nuovo Tipico del Monastero di Vatopedi (2023) ha istituito la commemorazione del venerabile Paisio il 2/15 luglio, quando si celebra la deposizione della Cintura della Madre di Dio a Vlaherne, ma anche il santo Stefano il Grande di Moldova e il santo Ioann Maksimovich. Poiché gli abitanti di Vatopedi onorano la santa Cintura il 31 agosto / 13 settembre, e gli altri due santi non sono onorati con un officio dedicato, probabilmente hanno pensato di collocare l'officio del venerabile Paisio 4 giorni dopo il giorno del suo passaggio al Signore. Altri hanno deciso di collocare la sua memoria un giorno prima della data della sua morte, il 28 giugno/11 luglio, nel giorno di un altro santo recentemente canonizzato e contemporaneo di san Paisio, il venerabile Sofronio dell'Essex (1993). Ci sono anche monasteri athoniti che, probabilmente non capendo come funzionano i due calendari, aggiungono altri 13 giorni al 12 luglio e commemorano il venerabile Paisio il 25 luglio. Perché il monastero Simonos Petras ha scelto questa particolare opzione di fissare la commemorazione di san Paisio l'Aghiorita nello stesso giorno di sant'Arsenio il Cappadoce, che battezzò san Paisio, ma morì solo tre mesi dopo?

MS. Di norma, la commemorazione di un santo avviene il giorno del suo passaggio al Signore e, se ciò non è possibile, esistono diverse opzioni per trovare un giorno adatto per la celebrazione. Nella tradizione slava, è consuetudine che un nuovo santo sia onorato nel giorno della commemorazione dell'antico santo omonimo; quindi la venerabile Xenia di Pietroburgo si celebra nel giorno della venerabile Xenia del V secolo (24 gennaio/6 febbraio), e il venerabile Giustino Popović nel giorno della festa di san Giustino martire e filosofo (1/14 giugno). C'è anche l'usanza di stabilire come giorno di festa il giorno del ritrovamento delle reliquie o il giorno della canonizzazione, e anticamente era possibile stabilire anche il giorno in cui era consacrata la prima chiesa dedicata al rispettivo santo. È nota anche la pratica di fare una memoria congiunta per alcuni santi che si conoscevano o avevano qualcosa in comune, come i santi Apostoli Pietro e Paolo (che molto difficilmente sono morti lo stesso giorno e lo stesso anno, come afferma la leggenda tardiva), i santi Tre Ierarchi o le sinassi dei santi di determinati paesi o regioni. In altri termini, ogni monastero, e soprattutto ogni diocesi e Chiesa locale, è obbligato a condividere con le altre Chiese le grandi feste, d'onore universale, ma può istituire celebrazioni locali diverse per la moltitudine di santi canonizzati in ciascuna Chiesa autocefala. Quando un patriarcato introduce la commemorazione di un santo straniero nel proprio calendario locale, può fissare una data speciale e anche un certo tipo di celebrazione di quel santo, tenendo conto delle possibili collisioni con altre festività. Così, per esempio, la Chiesa ha ordinato la commemorazione di san Giovanni Crisostomo il 13 novembre, perché il 13 e il 14 settembre non erano adatti a dargli il necessario onore, a causa della sovrapposizione con festività più grandi.

Il nostro monastero ama e onora san Paisio l'Aghiorita, che la maggior parte dei padri più anziani ha conosciuto personalmente, ma spinti dalla tradizione eortologica monastica [NB eortologia = scienza delle feste], abbiamo scelto per il nostro monastero questa opzione, poiché la liturgia tipica un monastero si basa sui semplici offici quotidiani e non sui giorni festivi, come avviene nelle parrocchie. Dove c'è un officio quotidiano, non si può fare un Polieleo o una Veglia per ogni santo, ma si richiede una gerarchia delle festività e delle tipologie di servizio, secondo la tradizione monastica e le possibilità concrete di una comunità. Quando si canonizza un nuovo santo, l'innografo comporrà un officio completo, con Veglia, affinché possa essere celebrato nel luogo dove quel santo visse o morì, o dove vi siano parti delle sue reliquie. Ma questo non significa che ogni comunità monastica o parrocchiale, che vuole onorare quel santo, debba fare una Veglia per lui, ma deve adattare l'officio alla tradizione del luogo, rispettando la gerarchia delle feste e comprendendo che la celebrazione è un'eccezione, non una regola! Noi, per esempio, abbiamo messo i due santi monaci che abbiamo onorato oggi al rango di Grande Dossologia e permettiamo l'olio (anche se è venerdì), soprattutto perché abbiamo anche una parte delle reliquie del venerabile Arsenio. Ma di più non possiamo fare, perché due giorni fa abbiamo già avuto una Veglia in onore di san Demetrio.

VP. Ma cosa ne avete fatto dell'officio della santa martire Parascheva, anch'ella onorata in Grecia, e che cade nello stesso giorno dei santi Arsenio e Paisio? Le ponete l'officio alla Compieta? E come risolvere in generale le tipiche collisioni che si verificano quando si commemorano più santi in parallelo? Per esempio, i Minei romeni hanno tre offici paralleli il 15 settembre (san Giuseppe di Partoş, san Niceta il Romano e san Bessarione di Larissa), che a loro volta devono essere combinati con la post-festa dell'Esaltazione della santa Croce, e se la data cade di domenica, anche con l'officio domenicale dell'Ottoeco. Abbiamo qualcosa di simile il 16 agosto (Traslazione del Santo Mandilio, il santo martire Diomede + i santi Brâncoveni e il venerabile Giuseppe da Văratic + la post-festa della Dormzione), ma anche in altri giorni dell'anno. Come vede queste situazioni?

MS. Infatti, la prassi del tipico prevede questa soluzione, che i restanti offici siano cantati/letti alla Compieta della vigilia o del giorno successivo, ma questo appesantisce molto la Compieta, che si può svolgere in tal modo solo in monasteri molto grandi, dove ci sono abbastanza monaci e anche diverse cappelle, come nel caso di Vatopedi, dove si tengono in parallelo officiature per diverse icone della Madre di Dio. Bisogna conoscere il tipico, comprendere i principi liturgici della Chiesa, ma l'applicazione del tipico deve essere realistica e non rendere eccessivamente difficile la vita dei monaci, i quali, come ho detto, vanno agli offici ogni giorno, in tutta tutta la loro vita, ma non possono restare solo in chiesa, hanno anche altri servizi e bisogni. Pertanto, l'abate del monastero o il vescovo diocesano deve organizzare le cose in modo tale che gli offici siano svolti con riverenza e senza negligenza, ma non diventino un peso che tolga ogni gioia o desiderio di andare in chiesa.

Oggi, concretamente, abbiamo omesso l'officio della santa martire Parascheva, che si celebra nelle parrocchie, e non lo abbiamo trasferito nemmeno alla Compieta, poiché il tempo e il numero dei fratelli non ce lo permettono, e poiché preferiamo, secondo la più generale tradizione athonita, inserire alla Compieta l'inno Acatisto. Naturalmente, al Sinassario e al Congedo commemoriamo tutti i santi del giorno, anche quelli che non hanno nemmeno un tropario, ma per quanto riguarda gli offici ci limitiamo a quello che possiamo. Questa è la tradizione della Chiesa e, fin dall'antichità, le Chiese locali avevano sistemi eortologici diversi. E se il Sinodo che opera una canonizzazione dovesse constatare che questi principi non sono conosciuti o non sono rispettati, potrebbe determinare con maggiore precisione come un determinato santo debba essere celebrato in una determinata regione e come o se debba essere celebrato in tutte le regioni o diocesi della propria Chiesa autocefala. La venerazione di alcuni santi non deve essere imposta dall'alto, con offici non compresi, ma solo nella misura in cui la vita e le opere di un santo sono amate e apprezzate in una determinata regione, devono anche suscitare una corrispondente celebrazione liturgica. Non possiamo forzare la venerazione di alcuni santi di cui non si sa nulla in certe regioni o che non sono rilevanti per la storia della Chiesa di quel luogo. Come dice anche San Paolo (Rm 10,2), lo zelo senza conoscenza è pericoloso e, nel caso dell'onorare i santi, ciò non porta a una sana riverenza per i santi.

VP. Visto che parliamo ancora di nomi e memorie, voglio farle una domanda da parte di un sacerdote della Romania, che la stima. La Liturgia romena prevede che al Grande Ingresso, a ogni funzione, il sacerdote menzioni per nome tutti gli ex patriarchi della Chiesa ortodossa romena. Come vede questa pratica?

MS. Non avrei mai immaginato che qualcosa del genere potesse accadere da qualche parte. Dal mio punto di vista è tutto molto semplice. Se ciò avvenisse negli antichi patriarcati, dove si sono susseguiti nel tempo centinaia di patriarchi, ci si rende conto che queste commemorazioni durerebbero più di mezz'ora. E se non in tutte le diocesi si commemora un patriarca vivente, perché si dovrebbero commemorare quelli dormienti? Capisco che la Chiesa ortodossa romena è il patriarcato più giovane e i nomi di cinque patriarchi non sarebbero tanti (il Patriarcato di Costantinopoli ha avuto 270 patriarchi, quello di Alessandria 125, la Serbia più di 50, la Bulgaria più di 30), ma questo è contrario al diritto canonico e alla tradizione ortodossa universale. Il massimo che si può ammettere, e questo accade in diverse Chiese, è che nei primi 40 giorni dopo la morte, al Grande Ingresso venga menzionato il vescovo che ha guidato quella diocesi o anche il patriarca di una Chiesa locale. Ma a livello generale questo è esagerato e penso che dovrebbe essere ridotto solo alla cattedrale patriarcale, dove sono sepolti i patriarchi, ma non nelle migliaia di parrocchie e monasteri sparsi in tutto il Paese e nella diaspora. Probabilmente la pratica è iniziata proprio lì, dalla cattedrale patriarcale, per poi diffondersi, per esagerata pietà, al resto della Chiesa romena. Lo ripeto ancora una volta: il desiderio o il tentativo di standardizzare tutti i dettagli del culto non è conforme alla Tradizione della Chiesa e il più delle volte crea problemi simili a quello di cui mi chiede adesso. Per esempio, sul Monte Athos, al Grande Ingresso si dice solo "Di tutti voi..." e solo nelle funzioni più solenni o quando presta servizio un vescovo si aggiungono altri memoriali, ma comunque non troppi e senza altri nomi rispetto a quello del vescovo in questione. Enfatizzare o imporre alcuni elementi secondari della funzione non solo porta a una saturazione eccessiva, ma finisce anche per mettere in ombra le parti più importanti, e i fedeli non sanno più cosa stia succedendo. E il ruolo dei vescovi non è quello di frenare la pietà dei sacerdoti e dei credenti, ma di metterla in ordine, di mantenerla entro i limiti della Tradizione ortodossa.

VP. Altra domanda, da un altro sacerdote romeno: nel 2024 la Pasqua ortodossa sarà celebrata il 5 maggio e la Pentecoste il 23 giugno. Pertanto la festa dei santi Apostoli (29 giugno) cade di sabato, nel giorno della Restituzione della Pentecoste, e solo il 1 luglio dovrebbe iniziare il digiuno dedicato ai santi Apostoli, come faranno le Chiese del vecchio calendario, che nel 2024 avrà 12 giorni di digiuno. La Chiesa ortodossa romena, seguendo una vecchia decisione del proprio Sinodo, ha deciso per l'anno 2024 che nel giorno di Pentecoste si farà anche la vigilia del digiuno, che inizierà dal lunedì, nel giorno dello Spirito Santo (o per i romeni, della santa Trinità), anche se comunque in quel giorno ricorre anche la Natività di San Giovanni Battista e il permesso del pesce. Come vede questa regolamentazione e cosa sarebbe preferibile in questa situazione: il digiuno o il festeggiamento della Pentecoste, compresa l'eliminazione del digiuno il mercoledì e il venerdì, come previsto dal Tipico e dalle vecchie ordinanze?

MS. È diritto e autorità dei vescovi decidere queste cose e spero che sappiano perché le hanno ordinate in questo modo e non in altro modo. Per quanto mi risulta, l'istituzione di questo digiuno aggiuntivo potrebbe essere collegata alla concezione errata secondo cui i laici possono partecipare solo ai quattro digiuni, e se mancasse uno di questi digiuni (come talvolta accade nelle Chiese che hanno adottato il digiuno aggiuntivo) calendario corretto, ma mantengono il vecchio pasquale), allora anche i cristiani perdono una delle poche comunioni eucaristiche. Pertanto, se i vescovi hanno provato, ma non sono riusciti, a portare i fedeli alla mentalità ortodossa e a praticare la comunione sistematica, che non può essere legata solo ai quattro digiuni, allora l'istituzione di un tale digiuno ha una giustificazione pastorale importante e sono lieto che gli ortodossi in Romania ascoltino i loro vescovi e vogliano digiunare.

Tuttavia, secondo me, sarebbe stato un segno di maggiore maturità teologica e spirituale se gli ortodossi in Romania avessero mantenuto la libertà generale dal digiuno nella settimana dopo Pentecoste e avessero eventualmente istituito una settimana di digiuno successiva o, come le altre Chiese di nuovo calendario, si astenessero da questo digiuno, che solo nominalmente è legato ai santi Apostoli, ma inizialmente era visto come un semplice ritorno al ritmo del digiuno del mercoledì e del venerdì, poiché allora durante tutto il periodo della Pentecoste (da Pasqua alla Domenica di Ognissanti) non c'era nessun tipo di digiuno, così come facciamo attualmente durante la Settimana Luminosa.

Non escludo che la gerarchia abbia pensato anche al fatto che i gruppi dei vecchi calendaristi li accusassero di sopprimere in certi anni, con la correzione del calendario, il digiuno dei santi Apostoli, ma se i vescovi e i sacerdoti spiegassero alla gente come stanno le cose sono e raccontassero la storia di questo digiuno, allora sarebbe diverso. Quindi il problema non è nel sopprimere o istituire il digiuno, ma nel fatto che non c'è catechesi e i pastori non si sentono obbligati a spiegare alla gente perché si comportano in un modo o nell'altro.

VP. Prendendo spunto dal titolo dell'opera più famosa di George Florovskij, "Vie della teologia russa" (Parigi, 1937), volevo chiederle se vede oggi delle "vie della teologia panortodossa"? Il Sinodo di Creta (2016) ha contribuito o no a formare alcune linee teologiche della Chiesa ortodossa contemporanea?

MS. Negli anni '70 del secolo scorso abbiamo sperimentato un vero e proprio rinnovamento della teologia, basato sul ritorno alle fonti patristiche della Chiesa e sullo studio delle fonti liturgiche e canoniche. Questo fenomeno, spinto dalle scuole teologiche cattolica e protestante, è stato un fatto molto positivo, che ha aiutato sia gli occidentali che gli orientali a conoscere le radici dell'Ortodossia. Ma, oltre a questo sano rinnovamento, ci sono state correnti che hanno promosso una sorta di "rinnovamento per il rinnovamento", senza una causa e un obiettivo pastorale chiari. Ci sono stati anche teologi ortodossi che, lasciandosi affascinare e influenzare dalla teologia occidentale della "postmodernità", hanno cercato di proporre tali idee anche all'interno della Chiesa ortodossa. C'erano e ci sono ancora voci che credono che dovremmo abbreviare o addirittura cancellare certi digiuni, abbreviare le funzioni, accettare i preti risposati, ecc. Li considero pericolosi e distruttivi, e l'esempio dell'Occidente dopo l'aggiornamento ci mostra chiaramente che la secolarizzazione della Chiesa non attira le persone a Cristo, ma le allontana. La forza dell'Ortodossia sta nel conoscere e vivere l'autentica Tradizione, senza paura di affrontare i problemi che abbiamo di fronte, ma con la consapevolezza che le soluzioni formulate e applicate devono servire alla salvezza ed essere in accordo con la Tradizione viva e dinamica della Chiesa.

Da questo punto di vista, secondo me, il Sinodo di Creta non può neppure chiamarsi "Sinodo", perché non è riuscito a riunire tutte le Chiese ortodosse né a decidere nulla di rilevante, ma al contrario ha escluso dall'ordine del giorno tutto ciò richiede dibattiti, trattative e decisioni scomode per alcuni o per altri. In altre parole, il Sinodo di Creta non ha fatto altro che rivelare l'incapacità intellettuale e spirituale della gerarchia, ma soprattutto il profondo caos istituzionale della Chiesa ortodossa. Davvero non capisco chi nel 2023 si batte ancora contro il Sinodo di Creta, e invece di seppellire i morti, litiga con lui...

Il fatto che alcune decisioni della gerarchia causino scismi deriva innanzitutto dalla mancanza di trasparenza nelle discussioni e nelle decisioni, ma anche perché le cose non sono spiegate con tatto pedagogico, e ai preti e ai fedeli non viene permesso di parlare o non vengono ascoltati. Naturalmente occorre un dialogo con la società contemporanea e non possiamo trascurare i problemi che essa si trova ad affrontare, ma facciamolo con attenzione e in spirito di amore e di umiltà, perché altrimenti si finisce con scismi difficilmente sanabili.

VP. In Occidente, sempre più persone sono interessate all'Ortodossia, ma, allo stesso tempo, hanno paura del numero e della lunghezza dei digiuni, della complessità delle funzioni e della poesia innografica orientale, ecc. Pensa che in certe situazioni si potrebbe celebrare secondo un rito ortodosso occidentale, come hanno fatto Evgraf Kovalevskij (ordinato vescovo da san Giovanni Maximovici) e altri vescovi ortodossi in Occidente?

MS. In effetti, per l'uomo occidentale il digiuno non è facile da osservare, soprattutto se solo alcuni membri della famiglia si sono convertiti o desiderano osservarlo. A questo proposito, credo che la regola generale debba rimanere normativa per tutti, e le dispense dovrebbero essere fatte privatamente da ciascun sacerdote e per un determinato periodo di tempo, non come una liberazione automatica per tutta la vita.

Per quanto riguarda il cosiddetto "rito occidentale ortodosso", qui sarò più categorico. Ritengo scorretto e addirittura impossibile far rivivere un rito liturgico scomparso da secoli o decenni. L'autorità del rito bizantino non risiede solo nella forma e nel contenuto dei suoi servizi, ma soprattutto nella sua continuità e universalità. Non sono contrario a riportare alla luce diversi elementi degli antichi riti occidentali, ma la celebrazione di questi riti oggi sarebbe in realtà una mescolanza soggettiva di testi, rubriche e gesti liturgici, in cui si fa molta improvvisazione e invenzione, proprio perché quel rito ha perso non solo la sua purezza dogmatica, ma anche la sua continuità storica. Penso che sia sufficiente tradurre le funzioni bizantine nelle lingue occidentali e spiegarle, piuttosto che fare esperimenti liturgici a piacimento. È molto importante per noi sacerdoti capire, ma anche far capire ai credenti, che non si può vivere la propria fede se non si hanno radici, anche se sembrano molto intricate e troppo profonde per essere scoperte appieno. Un occidentale che cerca e si converte sinceramente all'Ortodossia, lo fa proprio perché il cattolicesimo romano, per non parlare del protestantesimo, si è staccato dalle sue radici e non vuole più nutrirsi di esse. Dobbiamo invece offrire loro una fede con radici vive e sane.

VP. Ma cosa pensa che dovremmo fare con coloro che vogliono convertirsi all'Ortodossia, ma non vogliono fare un processo di catechizzazione più lungo, e invece vorrebbero essere ricevuti in 2-3 mesi? Alla fine non è un problema riceverli formalmente, e ho visto che i monaci athoniti spesso battezzano gli occidentali senza un catechismo serio, ma è molto più difficile diventare ortodossi nella realtà e avere la mentalità e lo stile di vita adeguati. Cosa ne pensa, soprattutto dal momento che lei stesso si è convertito dal cattolicesimo romano all'Ortodossia?

MS. Dopo aver deciso di diventare ortodosso ho aspettato cinque anni per essere battezzato e non mi pento affatto di questa attesa, anzi lo considero un tempo benedetto. Penso che anche per gli altri convertiti tre anni di catechesi e assimilazione, come si faceva ai vecchi tempi, sarebbero un termine ragionevole. Un ragazzo che ama una ragazza, la chiede in sposa, si fidanza con lei, le scrive poesie, le offre fiori; non si unisce subito a lei, ma è pronto ad aspettarla tutto il tempo necessario; e se non l'aspetta, vuol dire che non l'ama. Sappiamo che nella società moderna i giovani non sono più pazienti e spesso hanno rapporti anche dopo il primo incontro, ma questo non vuol dire che dobbiamo fare altrettanto nella Chiesa. Di solito, coloro che si convertono e vengono accolti velocemente, hanno letto solo 2-3 libri e pensano di sapere tutto, diventano fanatici e osano correggere i preti e anche i vescovi, pensando di essere i più informati difensori dell'Ortodossia. Ma questo fanatismo è ancora più pericoloso del modernismo e del liberalismo dell'altro estremo, perché il liberalismo sarà criticato e avrà la possibilità di essere corretto, mentre i fanatici e i fondamentalisti si comportano come popolo eletto ed elitario, non accettano alcun tipo di critica o di osservazione e le loro possibilità di correzione sono minime. L'Ortodossia è la via di mezzo, la via regale, e un vero ortodosso non può essere né troppo modernista e al passo con il mondo, né fanatico e fondamentalista, credendo che il suo ruolo non sia quello di cercare la propria salvezza, ma solo di giudicare e condannare gli altri.

VP. E, in questo caso, pensa che le persone in cammino per una lunga catechesi dovrebbero uscire dalla chiesa all'esortazione del diacono "Voi catecumeni, uscite"?

MS. No, certo che no. Si tratta di un momento simbolico, attraverso il quale si mostra che il seguito della Liturgia è riservato solo ai fedeli, ma poiché non tutti partecipano, ma frequentano comunque la Liturgia e non escono insieme ai catecumeni (come suggerisce Giovanni Crisostomo), allora si lasciano restare tutti gli altri che sono in processo di catechizzazione, proprio per vedere la bellezza della Liturgia. Nell'epoca in cui le liturgie vengono trasmesse integralmente su Internet e in televisione, della disciplina dell'arcano non c'è più nemmeno traccia. Ci sono molte altre situazioni in cui i santi Misteri vengono profanati, ma non credo che un catecumeno che assiste all'intera Liturgia sia un caso del genere.

VP. Parlando della profanazione dei Misteri, ho visto, soprattutto in Russia, la pratica di confessarsi tutti prima di ogni comunione. Spesso il sacerdote non trascorre nemmeno due minuti con quel penitente e non di rado è consentito di comunicarsi a persone che hanno commesso peccati molto gravi dei quali, apparentemente, si sono pentiti. Cosa ne pensa di questa pratica?

MS. Innanzitutto bisogna dire che questo tipo di confessione non ha nulla in comune con il vero pentimento, e uno degli aspetti gravi di questa pratica è la perdita della dimensione personale. Il prete non conosce quella persona e non la consiglia adeguatamente, e il credente non si sente legato a un certo prete come padre spirituale (anche se può chiamarlo così) e molto facilmente può andare da un altro a dirgli che " ha peccato con parole, azioni e pensieri". È bene confessarsi prima della comunione se si ha commesso qualche peccato, ma ciò va fatto al di fuori delle funzioni o almeno la sera, al Vespro, quando la persona viene aiutata a riprendersi dalla caduta attraverso consigli e spiegazioni. Rimango inorridito quando vedo anche la pratica greca, nella quale chiunque si comunica quando vuole, senza che il sacerdote chieda nulla sulla confessione o sulla preparazione, ma neanche il formalismo dei russi dovrebbe essere preso come norma. Come ho detto prima, la confessione è assolutamente necessaria per coloro che si comunicano molto raramente, ma per coloro che si comunicano ad ogni Liturgia o ogni domenica, si può accettare una singola confessione ogni poche settimane – e questo è un modo piuttosto equilibrato, che ci rende credenti che cercano una crescita spirituale responsabile.

VP. Un'ultima questione, che mi sembra anch'essa legata al tema della profanazione, è quella della rimozione delle particole. Ci sono situazioni in cui il sacerdote deve menzionare per ore centinaia e migliaia di nomi e perfino estrarre una particola per ciascuno; alcuni addirittura insistono sull'idea che per ogni nome sia necessaria una particola. Naturalmente, in questo caso, il sacerdote non è in grado di ascoltare nemmeno parzialmente il Mattutino, e tra i russi le particole cominciano a essere estratte già al Vespro, al di fuori del rito della Proscomidia. Pensa che si potrebbe introdurre nelle parrocchie la pratica aghiorita di suonare la campana prima della fine della Proscomidia e lasciare che ciascuno citi da solo tutti i nomi dei vivi e dei dormienti, senza scrivere fogli con decine di nomi che spesso non significano nulla nemmeno per loro, lasciati solo per il sacerdote, che menzionerà durante una funzione decine di Giovanni e di Maria e di altre persone che non conosce?

MS. La pietà dei credenti per farsi ricordare e per dare i nomi dei parenti da ricordare è buona e non va biasimata, ma solo messa in ordine. Non c'è bisogno di estrarre particole separate per ogni nome: sull'Athos nessuno lo fa, e la commemorazione non deve essere percepita come magia, né mettere le particole nel calice lava automaticamente tutti i peccati e santifica automaticamente chi è menzionato, soprattutto se non è nemmeno presente alla funzione e magari non sa nemmeno di essere menzionato o non lo vuole. Allo stesso tempo, bisogna insegnare alle persone a scrivere solo i nomi delle persone a loro più vicine, non l'intero villaggio, e non le persone che hanno visto solo una volta nella vita.

La pratica athonita è certamente buona e non viene fatta perché il sacerdote che serve sia pigro, ma anche per coinvolgere tutti i monaci e i visitatori in questa funzione del sacerdozio universale, ma anche con la consapevolezza che se tu vieni in chiesa, i tuoi parenti saranno ricordati e, se non verrai, rimarranno non menzionati.

Capisco che alcuni preti possano pensare che in questo modo i fedeli non daranno più i soldi per le commemorazioni, ma se la gente viene catechizzata, capirà che il prete in quel momento tira fuori le particole per tutti insieme, e il suo compito è non solo leggere il nome, ma pregare. I fedeli possono ringraziare il sacerdote anche fuori dalla Liturgia, non necessariamente quando porta il sacrificio eucaristico "per i peccati di ignoranza del popolo" né mettendo soldi nel piatto e disturbando il sacerdote quando deve pregare. Anticamente i doni eucaristici e le penitenze dei fedeli venivano ricevuti dai diaconi in un annesso della chiesa, dopo di che sceglievano il pane e il vino per il santo Sacrificio, commemoravano i vivi e i dormienti, e il sacerdote si preoccupava esclusivamente della preghiera e della predica. Attualmente, in mancanza di diaconi, il ministero del sacerdote è denigrato da cose che lo distraggono dal lavoro della preghiera. E, paradossalmente, pregare per se stessi o per qualcuno è molto più difficile che semplicemente ricordarlo e aspettarsi effetti magici da un simile ricordo. In altre parole, arriviamo allo stesso problema di catechizzare e differenziare il principale dal secondario.

VP. E pensa che una catechizzazione del genere potrebbe essere fatta attraverso libri come quelli di Alexander Schmemann, o ci vuole qualcosa di "più tradizionale"?

MS. Ebbene, Schmemann era un tradizionalista, perché auspicava la riscoperta della Tradizione ed era contrario alle forme rigide e ad ogni manifestazione "farisea". Vale a dire, è questo approccio che dovrebbe essere considerato tradizionalista, non quello degli ignoranti che lottano per preservare alcune usanze apparse qualche decennio fa o due o tre secoli fa. In effetti Schmemann ha avuto anche degli approcci più insoliti e discutibili, ma non era un modernista nel senso eretico del termine: voleva piuttosto togliere la polvere dalla coscienza liturgica della Chiesa. Un altro discorso è che i suoi scritti non possono essere considerati come manuali liturgici scientifici, ma come materiale catechetico, insieme ai libri di altri autori: io li consiglio senza riserve.

Sfortunatamente, ci sono alcuni che, senza comprendere il contesto e l'ambiente per il quale Schmemann scriveva, iniziarono a fare diversi esperimenti liturgici, cosa che lo stesso Schmemann non fece mai. Allo stesso modo, ci sono alcuni che assolutizzano le idee di Zizioulas o di altri teologi e cercano di dimostrare di comprendere qualcosa che gli altri non sono in grado di comprendere. A questo proposito occorre grande attenzione, perché ci sono "teologi", che, per ingenuità o meglio per una sorta di complesso di inferiorità nei confronti dell'Occidente progressista, vogliono dimostrare che anche loro sono in una condizione di cambiamento, di riforma, di riconsiderazioni. All'estremo opposto ci sono i fanatici che non vogliono cambiare "una virgola" della tradizione del tipico o di una certa tradizione locale, anche se si tratta di cose molto lontane dalla Tradizione universale e bimillenaria della Chiesa.

Noi, grazie a Dio, abbiamo avuto un santo abate, gheronda Emilianos, che ci ha insegnato a mantenere l'equilibrio in ogni cosa, a non essere accigliati, ma felici, a non avere fobie e, allo stesso tempo, a fidarci delle gerarchie della Chiesa. Era un grande esicasta e asceta, quindi nessuno poteva accusarlo di liberalismo, ma ci ha insegnato a stare lontani da chi vede ovunque solo massoni ed ecumenisti o spaventa la gente con la fine del mondo, ma anche chi scende a compromessi con l'eresia o peccato – senza giudicare né l'uno né l'altro.

Dopo il 1965, quando il patriarca Atenagora e papa Paolo VI revocarono gli anatemi lanciati nel 1054, la maggior parte dei monasteri athoniti smise di menzionare il Patriarca di Costantinopoli, e la situazione fu corretta solo nel 1974, anche grazie al contributo e al bilancio di gheronda Emilianos, che non era un ecumenista, ma aveva fede e fiducia in Dio e nella Chiesa. Naturalmente, qualsiasi vescovo o patriarca può cadere nell'eresia o in peccati morali, ma ci sono sinodi che hanno l'autorità di individuare e punire queste cadute, e se ogni laico o sacerdote darà la sua opinione su ciò che sta accadendo nella Chiesa, noi saremo sempre sospettosi e applicheremo la presunzione di colpa ai vescovi, e allora saremo in un grande inganno. Il criterio della verità non può mai risiedere nel tuo pensiero, indipendentemente dal fatto che tu abbia trascorso 20 anni all'Athos o 15 anni nelle migliori biblioteche del mondo. La verità sta nell'umiltà e nell'obbedienza a Cristo e alla Chiesa, e coloro che sono nominati da Cristo a pascere la Chiesa sono i vescovi. Ricordo con quanta pietà il gheronda Emilianos baciò la mano a un vescovo che venne da noi, ma del quale il mondo parlava tante cose brutte. Ma lui non lo giudicò: lo onorò come Cristo stesso.

VP. Padre Makarios, grazie per questa bella ed edificante discussione! Si ricordi di noi nelle sue sante preghiere. Spero che questa intervista aiuti molti a rilassarsi e ci renda più aperti alla discussione di alcuni dei problemi che affrontiamo, creando diverse piattaforme di dialogo.

 
L'ideologia del capitalismo

Presentiamo nella sezione "Etica" dei documenti un testo sull'ideologia del capitalismo, scritto dal metropolita Hierotheos di Nafpaktos, che mette in guardia contro gli estremi di concezione politica ed economica che portano lontano da una visione cristiana della vita. Il testo è uno dei primi contributi del nuovo blog di John Sanidopoulos, dedicato all'esplorazione delle questioni non strettamente ecclesiali, trattate invece nel suo blog principale, Mystagogy.

Il nuovo blog è chiamato Honey and Hemlock (Miele e cicuta: il riferimento è ai due prodotti della città di Atene citati da Plutarco nelle Vite parallele), in omaggio alle dicotomie e ai paradossi della società umana che affascinano in modo particolare l’autore. Avremo modo di osservare sulle pagine del nuovo blog le considerazioni di un osservatore ortodosso su temi di interesse sociale quali filosofia, scienza, politica, cultura, cinema, televisione, musica, libri e letteratura.

 
Intervista all'arciprete Vladimir Tyshchuk, nuovo rettore della chiesa russa a Sofia

Parte 1 – "Cerchiamo di imparare tutti a discernere lo scopo della propaganda contro di noi in questo mondo"

La chiesa russa di san Nicola il Taumaturgo a Sofia è stata fondata il 2/15 settembre 1902 presso l'ambasciata dell'Impero Russo e dal novembre 1952 ha lo status di chiesa della rappresentanza della Chiesa ortodossa russa.

Il 21 settembre 2023, le autorità bulgare hanno ordinato al sacerdote della chiesa, l'archimandrita Vassian (Zmeev), e al segretario della rappresentanza, l'arciprete Evgenij Pavelchuk, di lasciare il Paese entro ventiquattr'ore con il pretesto che il loro soggiorno in Bulgaria "rappresenta una minaccia per la sicurezza dello Stato".

La chiesa è rimasta chiusa per oltre un mese. Con la decisione del Santo Sinodo dell'11 ottobre, è stato nominato rettore della chiesa russa a Sofia l'arciprete Vladimir Tyshchuk, figlio del famoso arciprete moscovita Arkadij Tyshchuk e chierico della diocesi di Vienna e dell'Austria, che dal 2002 era rettore della cattedrale di san Nicola a Vienna.

La famosa analista politica ortodossa bulgara e studiosa delle religioni Vasilianna Merkheb, per conto di BSTV, ha parlato con il nuovo rettore della chiesa della rappresentanza del suo percorso verso il sacerdozio, della sua esperienza di molti anni di servizio all'estero e della sua opinione sulla situazione intorno alla chiesa di San Nicola.

l'arciprete Vladimir Tyshchuk e Vasilianna Merkheb

Il cammino verso il sacerdozio

Padre Vladimir, lei è il figlio di un famoso prete russo e ha avuto l'opportunità di servire in chiesa fin dalla tenera età. Come ha influito questo sulla sua decisione di diventare sacerdote?

Sono nato nella città di Vladimir alla vigilia della festa del principe Vladimir pari agli Apostoli, quindi sarebbe stato impossibile darmi un nome diverso da Vladimir. Mio padre e mio nonno erano preti in quei difficili anni sovietici, quando la Chiesa era perseguitata. Naturalmente questo ha avuto una forte influenza su di me.

Prima di tutto, ci è stato insegnato l'ateismo. Non potevamo dire in pubblico che eravamo figli di un prete. Ognuno di noi cercava di non parlarne per non essere ridicolizzato e deriso. Allo stesso tempo, la vita in una Chiesa perseguitata lascia davvero un'impronta in tutta la tua vita, perché ricordi i tempi in cui in chiesa a stento riuscivi ad alzare la mano per fare il segno della croce e a stento la potevi abbassare: ce n'erano tante persone intorno che non ti potevi spostare. Tutto questo fa parte dei miei ricordi d'infanzia.

Per quanto riguarda la decisione di diventare prete, ho notato che ogni bambino attraversa diverse tappe della fede. Dapprima è una fede infantile, sincera, che non esige alcuna prova. Poi arriva il momento in cui nella tua anima compaiono delle domande, alle quali cerchi risposte nella fede; e se non le trovi, rinunci alla fede. Non nel senso che dici "non credo più a niente", ma nel senso che la fede non ha più importanza per te. Quindi tutto dipende da come si sviluppa la tua vita. Se cerchi e pensi a come trovare le risposte a queste domande, ciò potrebbe condurti al sacerdozio.

Spesso mi viene chiesto perché mio figlio non è prete e perché io non ho insistito. Ebbene, è perché la decisione di diventare prete deve essere volontaria. Non è una professione: è un tipo di ministero per il quale sei scelto da Dio, che tu lo riconosca o no. Nel mio caso è stato un miracolo, perché ero vicino alla Chiesa, lavoravo nella Chiesa, aiutavo all'altare, ma avrei potuto lavorare come traduttore o come autista; Non avrei mai immaginato che sarei stato ordinato. A un certo punto mi è stato consigliato di prendere in considerazione il sacerdozio e non ho rifiutato. E quando mi è stato detto che sua Santità il patriarca poteva ordinarmi, ho capito che sarebbe stata una benedizione di Dio.

Suo padre è stato il primo sacerdote nominato dalla Chiesa ortodossa russa come rettore della chiesa della rappresentanza russa a Sofia, di cui stiamo parlando adesso. Quali sono i suoi ricordi dell'infanzia in Bulgaria?

Se un anno fa mi avessero detto che un giorno avrei prestato servizio in Bulgaria, non ci avrei creduto e avrei riso. Ma in effetti, ora lei ed io siamo seduti nella stessa chiesa dove mio padre prestava servizio. Sono venuto qui, credo, quando facevo la quarta elementare. Questa è l'età in cui inizi ad amare l'apprendimento e a guardare il mondo che ti circonda.

Vengo dall'Unione Sovietica. Non credo sia necessario descrivere il paese in cui ho vissuto e quali circostanze c'erano, ma in quel momento trasferirmi in Bulgaria mi sembrava favoloso, perché era un paese caldo con un mare bellissimo, gente assolutamente meravigliosa; e il coro di questa bellissima chiesa ha lasciato un'impressione speciale nella mia coscienza infantile. Il modo in cui cantava il coro è rimasto impresso nella mia memoria per sempre. Ricordo alcuni momenti trascorsi nel santuario (aiutavo mio padre in quel periodo, anche se ero ancora un ragazzino); ricordo di aver incontrato persone che lo visitavano. Ed è impossibile rovinare queste impressioni d'infanzia, quando ti piace qualcosa. Anche se poi la realtà cambia, prevale l'impressione dell'infanzia, che lascia un sentimento caldo nel cuore.

La sua vita è andata avanti sotto il patrocinio di san Nicola il Taumaturgo: è stato ordinato sacerdote nella cattedrale di san Nicola a New York, poi ha servito nella chiesa di san Nicola in Austria, e ora è di nuovo nella chiesa dedicata a san Nicola a Sofia. Cosa ne pensa di questo?

Sì, sembra che tutta la mia vita sia stata sotto la benedizione di san Nicola e, naturalmente, non la considero una coincidenza. Le persone non religiose credono nelle coincidenze. È vero, l'esperienza della vita all'estero è speciale. In generale, vivere all'estero ti permette di guardare la tua vita e quella dei tuoi connazionali da un'altra prospettiva. Impari a prendere ciò che è buono dalle altre nazioni e a sentire i difetti del tuo paese e di quelli stranieri. È un'esperienza molto interessante.

Servizio all'estero

Ci racconti del suo ministero a Vienna, dove ha svolto una vasta gamma di attività: ospedali, carceri, scuole, asili...

Sono felice di condividere queste cose con lei, ma non è stato merito mio; le circostanze sono andate in modo tale che ho dovuto farlo. Lasciatemi spiegare. A un certo punto del mio ministero a Vienna, quando sono comparsi molti giovani emigranti con i loro figli, le persone hanno cominciato a notarsi di più e ad aiutarsi a vicenda. Il governo austriaco ha approvato una legge meravigliosa che consente ai singoli cittadini di aprire autonomamente degli asili nido. Lo Stato pagava gli insegnanti, i genitori pagavano l'affitto dei locali. E così uno dei nostri parrocchiani ha aperto tre asili nido ortodossi accanto alla chiesa. Questi asili erano frequentati da una quarantina dei nostri bambini, compresi i figli dei preti. I bambini frequentavano regolarmente la chiesa e facevano la comunione una volta alla settimana. Crescendo hanno conosciuto la nostra chiesa e, naturalmente, è stato molto gratificante.

Le carceri sono un'altra questione. Ci sono tutti i diversi tipi di immigrati. Nelle carceri austriache finiscono anche persone di lingua russa, ma non necessariamente di etnia russa. Tra i prigionieri che ho incontrato, i russi erano in realtà una piccola minoranza. C'erano soprattutto persone di altre nazionalità che parlavano russo.

Entrando in circostanze ristrette, una persona cerca naturalmente aiuto. Quando mi è stato suggerito di andare in prigione, è stato per me inaspettato e insolito. Mi ci è voluto un anno intero per abituarmi a entrare in una stanza chiusa dove stavano delle persone... Non voglio dire che le loro condizioni fossero pessime: l'Austria ha ottime carceri, ma tuttavia i prigionieri sono privati di alcune libertà. E quando li incontri, questo ti lascia un segno. Ho sempre provato gioia quando uscivo dalle carceri: è una sensazione indimenticabile. Un anno dopo mi sono sentito altrettanto felice quando entravo in carcere, perché sapevo che le persone aspettavano il mio aiuto, e che avrei potuto aiutarle in qualche modo, almeno ascoltandole.

Spesso mi viene chiesto: "I detenuti cercano davvero la cura spirituale dei preti?" Non è sempre così. Perché? Perché sembra che un vero credente e membro della Chiesa abbia molte meno probabilità di finire in prigione rispetto a una persona non religiosa. E le persone che vanno in prigione fanno i primi passi verso la fede attraverso di te. Si rendono conto di aver fatto qualcosa di sbagliato e che le loro vite sono andate secondo uno scenario diverso, non quello che avevano pianificato. Il tuo compito è spiegare loro con pazienza che hanno commesso un errore, ma c'è il Signore che è pronto a perdonarli e a dare loro un'altra possibilità. Li aiutiamo anche in altre cose.

Ricordo che fu rilasciato un prigioniero di lingua russa (non veniva dall'Austria, ma da un altro paese europeo). Io e un altro prete lo incontrammo vicino al carcere e ci rendemmo conto che se non gli avessimo dato i soldi almeno per il biglietto per tornare a casa, avrebbe dovuto derubare qualcuno per sopravvivere, e sarebbe tornato in prigione. Naturalmente, quando riesci ad aiutare persone in questo modo, il tuo cuore si riempie di gioia speciale.

Ho una meravigliosa icona della Madre di Dio nel mio ufficio a Vienna. Potrebbe non essere preziosa come quelle di qui, ma mi è molto cara. Me l'ha mandata un monaco dalla Georgia. L'ho incontrato quando era in prigione. Quella fu la prima volta che si confessò e ricevette la comunione. Si chiamava Vladimir, come me. Ora è il monaco Gabriele. È stato rilasciato e ha ricominciato la sua vita.

Dico sempre ai miei assistenti che il nostro compito non è aiutare quante più persone possibile nelle carceri. Il nostro compito è tenere le persone fuori dalle carceri. Questo è uno degli aspetti della missione della Chiesa nel mondo moderno.

Qual è l'atteggiamento della Chiesa ortodossa nei confronti dei nuovi "valori" occidentali come il cambiamento di sesso, il "matrimonio" tra persone dello stesso sesso, l'aborto, ecc.?

La maggior parte delle persone della mia generazione crede che la libertà che è arrivata da noi (in Russia) negli anni '90 insieme ai film di Hollywood e alla rimozione dei tabù da argomenti precedentemente proibiti, abbia causato molti danni. Probabilmente c'è del vero in questo, perché l'Occidente è molto spesso in prima linea negli sviluppi sociali, e noi (la Russia) siamo solitamente indietro. Più di dieci anni fa ho letto che il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato una somma abbastanza elevata per promuovere uno stile di vita casto nelle famiglie, e ho pensato che in quel momento, mentre i paesi dell'ex Unione Sovietica erano trafelati dalla gioia, sguazzando nel flusso di informazioni che prima era stato proibito, le persone che erano in prima linea in questa informazione si sono rese conto dei suoi danni e hanno invertito le tendenze. È molto importante essere in grado di invertire le tendenze di questa epoca e non semplicemente adottarle, ovvero capire che non tutto ciò che è nuovo è buono.

Mi sembra che il problema di cui parla sia esagerato. La percentuale di persone di cui stiamo parlando è molto piccola. Ogni volta che si parla di disastri in un paese, dell'alto tasso di criminalità o di persone terribilmente crudeli, chiedo alle persone che vivono in questo paese se conoscono tali individui. Quando dicono di no, capisco che si tratta del prodotto della pressione dei media e dell'informazione. A volte guardiamo il mondo attraverso la lente che ci offrono Internet, la TV e i media.

Ma posso dire che la Chiesa ha sempre avuto la stessa visione su questo tema. Il corpo è una parte dell'essere umano molto meno importante dell'anima. Sfortunatamente, a volte la società pone l'accento sui punti sbagliati e non si concentra su ciò che dovremmo effettivamente guardare.

Ho letto da qualche parte sulla stampa americana di come un uomo ha apparecchiato un tavolo in un terreno di sua proprietà, ha portato del caffè e ha iniziato a salutare gli automobilisti che passavano. Le persone nelle macchine hanno iniziato a salutarlo. Gli americani sono persone molto amichevoli e ospitali. Ne ha parlato un giornale locale. C'erano sempre più macchine. Lui era seduto lì e salutava, e tutti lo salutavano. Ma alcuni vicini lamentavano che la loro pace fosse stata disturbata. Hanno fatto causa a quest'uomo, ma ha vinto la causa perché aveva il diritto di sedersi nella sua proprietà e di salutare chiunque. Alla fine il caso è arrivato alla Corte Suprema. Ha vinto di nuovo. Non vi racconterò tutta la storia, ma di conseguenza i prezzi dei terreni nella zona sono diminuiti e suo figlio comprò una casa nel vicinato per un prezzo molto basso. Alla fine tutta l'attenzione si era concentrata su quell'uomo, anche se l'obiettivo era assolutamente diverso.

Quindi, auguro a tutti noi di discernere lo scopo della propaganda contro di noi in questo mondo. Allora potremo sviluppare determinate tattiche e salvare noi stessi, le nostre famiglie e i nostri figli.

Nel corso dei suoi oltre trent'anni di vita in Occidente ha probabilmente osservato reazioni legate alle azioni del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Cosa può dire del suo comportamento nei confronti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa ucraina?

Ogni sacerdote o vescovo è chiamato a predicare sempre l'amore. Questo amore non è astratto, ma molto concreto e forma il tuo atteggiamento verso i tuoi cari, le persone della parrocchia e gli altri, verso tutti quelli che incontri. E qualsiasi azione che viola questo amore e porta alla divisione viene avvertita in modo molto doloroso. Soprattutto quando di conseguenza ci sono persone che soffrono, luoghi di culto che sono portati via dalla Chiesa...

Russi, ucraini, greci, polacchi, ungheresi, americani e austriaci frequentano la nostra chiesa a Vienna e insieme ci sentiamo bene. E non importa quali poteri il diavolo possa applicare, anche se si tratta di forze religiose reazionarie, il vero amore non può essere sconfitto.

È molto triste quando i tuoi fratelli assumono una posizione che porta alla distruzione dell'unità. Questo è doloroso per tutti. Ma quando ero studente, lessi gli atti di un Concilio (non ricordo quale), che condannava alcune eresie, e rimasi sorpreso dalla formulazione: si diceva che coloro che avevano provocato la divisione avevano inflitto una ferita enorme sulla Chiesa; allo stesso tempo, il Concilio chiamava questi individui fratelli e diceva che era molto doloroso per la Chiesa vederli morire spiritualmente; quindi se queste persone avessero compreso i loro errori e si fossero allontanate dalle loro false idee, sarebbe stata una grande gioia. Questo atteggiamento – la capacità di rivolgersi a queste persone – è molto importante. Perché dobbiamo ricordare gli obiettivi che Cristo ci ha fissato, nonostante tutte le turbolenze di questo mondo.

La storia della Chiesa ha già visto tutto questo. Ci sono stati scismatici famosi che purtroppo sono passati per sempre alla storia della Chiesa; ma a parte le ferite e il dolore non hanno ottenuto nulla.

Oggi il numero di rifugiati ucraini in tutto il mondo è enorme. Molti di loro provenivano dalla Chiesa uniate, molti non sono stati battezzati secondo il rito ortodosso o non confessano del tutto la fede ortodossa... Come pensa che dovrebbe affrontare questa situazione il clero?

Anche in Austria ci sono molti rifugiati ucraini. Oltre a ciò, oserei dire che nella cattedrale di san Nicola a Vienna ci sono probabilmente tanti ucraini quanti russi, se non di più. Sono persone meravigliose che hanno una fede ardente, che soffrono e si preoccupano per la loro patria. Li aiutiamo il più possibile.

Ma devo anche notare che la divisione nazionale non è l'unica ragione delle difficoltà. Una diaspora è una comunità inevitabilmente divisa in alcuni gruppi che, purtroppo, tendono a entrare in conflitto tra loro. Anche qui in Bulgaria devo essere aperto a tutti, a qualsiasi gruppo. Per favore, non pensate che se oggi parlo con un rappresentante di un gruppo, allora sono contro un altro gruppo. Mai!

Credo che il mio compito sia quello di assicurarmi che questi gruppi non esistano, in modo che siamo tutti come uno davanti a Dio, perché non ci sono nazionalità, età e professioni ai suoi occhi. Davanti a Dio saremo giustificati o condannati, ed è vitale percorrere il cammino verso la giustificazione.

Parte 2 – "il nostro compito è resistere allo spirito di divisione che domina il mondo"

la chiesa di san Nicola di Mira a Sofia

Sulla sua nomina alla chiesa della rappresentanza russa a Sofia

Può condividere i suoi pensieri quando ha saputo della sua nomina alla chiesa della rappresentanza russa a Sofia?

Certo, gli avvenimenti che hanno avuto luogo qui sono molto, molto tristi. Bisogna capire una cosa: un prete è una persona sconosciuta alla maggior parte della società. Ricordo che una volta ho incontrato un ambasciatore. Mentre eravamo seduti a un tavolo, ha detto: "Padre Vladimir, sono stato nella sua chiesa. Mi ha colpito il fatto che la vostra funzione fosse interamente in tedesco...". In realtà, teniamo una funzione in tedesco una volta al mese. Cioè, una volta è venuto nella nostra chiesa e questo ha formato la sua impressione. "L'ho vista in chiesa. Era in piedi da qualche parte sul lato sinistro e una lunga fila di persone, soprattutto donne, facevano la fila per vederla. Può dirmi cosa vogliono da lei?" Cioè, guardava la scena con gli occhi di un uomo, a modo suo. Ecco come vedeva la situazione. In quel momento stavo confessando: c'erano persone che aspettavano la confessione, e c'erano più donne che uomini. E ci è voluto molto impegno per spiegargli di cosa si trattasse. È lo stesso qui.

Le azioni di qualsiasi sacerdote possono essere difficili da capire o da spiegare a qualcuno. Ma quando mi chiedono se un sacerdote può conciliare il suo ministero con qualche altra attività per la quale poi potrebbe essere accusato, rispondo che è praticamente impossibile. Perché? Una volta fu chiesto al patriarca Alessio II perché alcuni sacerdoti fossero malati di mente. Ha risposto molto semplicemente: succede quando una persona predica una cosa e ne vive un'altra, e la sua anima semplicemente crolla. Pertanto, quando ho saputo cosa era successo qui, mi è stato chiaro il motivo per cui era successo.

Sono venuto qui con paura interiore e preoccupato, perché quando succede qualcosa di straordinario non è motivo di gioia. È stato molto difficile per me separarmi dai parrocchiani di Vienna, perché amo moltissimo quella parrocchia. Credo che la maggior parte di loro, a Dio piacendo, verrà a visitarmi da queste parti. Scriverò regolarmente cosa sta succedendo qui in modo che non si preoccupino per me e sappiano che non ho segreti, che qui ci sono persone meravigliose che vanno in chiesa, amano Dio e le funzioni, che qui non c'è niente di terribile.

A volte si accumulano le nuvole; a volte splende il sole. Anche a Sofia il tempo è molto variabile. Speriamo che ci sia più sole nelle nostre vite.

Siete riusciti a incontrare sua Santità [il patriarca Neofit] o i nostri vescovi in occasione della festa del santo principe di retta fede Aleksandr Nevskij, che in Bulgaria si celebra secondo il nuovo calendario giuliano (23 novembre)? Quali sono le sue impressioni della Chiesa ortodossa bulgara?

Innanzitutto mi è molto caro il principe di retta fede Aleksandr Nevskij. Il nome di mio fratello è Aleksandr, e anche quello di mio figlio, quindi per me questo giorno non passa mai inosservato. Il 23 novembre ha avuto luogo la mia prima funzione nella Chiesa bulgara. Prima di ciò, ero appena passato due volte in chiesa per vedere com'era. Ma la prima esperienza è stata apprensione, perché inizialmente pensavo che ci fossero alcune caratteristiche delle funzioni che non conoscevo. Inoltre non ero sicuro di come mi avrebbe accolto il clero della Chiesa bulgara in relazione a tutti gli ultimi eventi avvenuti nella chiesa che mi era stata affidata. E posso assicurarle che non ho visto altro che gentilezza. È stata una funzione molto, molto pacifica in un'atmosfera di grande preghiera.

Poi, a pranzo, ci siamo immersi in questo clima sereno, amichevole, normale, dove le persone non interrompevano nessuno, non facevano domande inutili e non erano curiose. Dalle loro reazioni è emerso chiaramente che amano e rispettano la Chiesa russa e sarà facile per noi pregare e servire insieme.

Questa è la mia impressione: la vita dirà se avevo ragione oppure no.

Sfortunatamente non ho visto sua Santità. Sembra che non potesse servire per motivi di salute, ma c'erano diversi vescovi.

Lei si trova in una situazione difficile: a causa dell'attuale situazione geopolitica e dell'ondata di russofobia, la Chiesa ortodossa russa viene nuovamente perseguitata. Anche lo Stato bulgaro ha sollevato la questione della proprietà ecclesiastiche. La pregherei di commentare questo stato di cose.

Qualsiasi controversia sulla proprietà non ha precedenti per una persona di chiesa, perché questa terra appartiene a Dio. Tutte queste convenzioni sono importanti per noi esseri umani, ma per il Signore non fa alcuna differenza: tutto appartiene a lui.

Un'altra cosa è che il terreno su cui sorge la chiesa è stato acquistato a prezzo di sangue. [1] E quando si tratta di sangue bisogna essere molto cauti, perché il sangue delle persone assassinate di solito grida al Cielo. E quindi, quando si cerca una soluzione a questo problema, è necessario tenerne conto prima di tutto.

Le reliquie di vladyka Seraphim (Sobolev) sono conservate nella chiesa di san Nicola. Ha vissuto in tempi molto più difficili dei nostri, ma ha sopportato tutte le prove e ha portato la sua croce fino alla fine, trasferendo questa chiesa alla comunità che ora lo prega e onora la sua santa memoria. Spero che san Nicola e san Serafino non permettano al male di trionfare in questo mondo, sia a livello geopolitico che locale. Perché i santi difendono sempre la verità. Sono certo che la verità prevarrà.

Oggi è il compleanno di san Serafino [1 dicembre]. I santi nascono due volte: la prima su questa terra e la seconda quando muoiono e passano all'eternità. La seconda nascita è molto più importante della prima. Comunque oggi è nato l'uomo che sostiene questa chiesa. Gli era piaciuta così tanto che sono convinto che vladyka protegga la sua chiesa e continuerà a farlo indipendentemente dalle circostanze e dalle decisioni di qualcuno.

Giusto. I bulgari (e non solo i bulgari) amano moltissimo san Serafino e per la sua intercessione avvengono numerosi miracoli...

Quando sono arrivato qui e la chiesa era ancora chiusa, sono rimasto stupito dalla quantità di persone che ho incontrato intorno alla chiesa. Continuavano ad avvicinarsi e a chiedermi: "Quando aprirà la chiesa?" Quando le persone mi chiedono in Austria e altrove dove servo e come possono trovare questa chiesa, rispondo: "È molto semplice. Cercate su Google 'Chiesa russa a Sofia' e troverete immediatamente dove dovete andare, perché questo è l'unico posto che Internet vi indicherà."

Davanti alla chiesa chiusa per più di cinquanta giorni si sono svolte veglie, con persone provenienti da tutta la Bulgaria e dall'estero che hanno inviato fiori e lettere, che dimostrano il loro amore per il nostro santo arcipastore. Potrebbe spiegare qual è il ruolo della Chiesa nella vita spirituale di un credente?

Ho saputo del santo ierarca mentre ero ancora in Austria. Il giorno dopo la mia nomina a rettore, ho celebrato un servizio di preghiera a san Nicola a Vienna. Dopo il servizio di preghiera le persone si sono avvicinate per essere unte con l'olio santo e baciare l'icona. Un giovane si è avvicinato per ultimo e mi ha chiesto: "È lei padre Vladimir?" Ho risposto: "Sì, sono io". E continuò: "È stato nominato nuovo rettore a Sofia, e io sono di Sofia, della sua parrocchia. L'ho letto online e volevo vederla con i miei occhi".

Più tardi abbiamo parlato con lui nel mio ufficio e mi ha detto che prima non credeva veramente in Dio. Ma sua suocera fu guarita da San Serafino. Aveva un cancro e per intercessione del santo ierarca fu completamente guarita; questo lo portò alla Chiesa. Ora è parrocchiano permanente di questa chiesa e dice che il santo compie migliaia di guarigioni.

Credo che questo primo passo nella Chiesa, che ti dà l'opportunità di avere un contatto con Dio e il suo Amore, sia molto importante. Perché allora, quando fai una scelta e riconosci che l'Amore che ti guarda, che esiste davvero, che agisce in questo mondo e che può cambiarti la vita; inizia il lungo percorso di trasformazione di una persona terrena in cittadino del Cielo. Questo percorso inizia qui. È molto lungo e molto difficile, non senza errori, non senza cadute; ma se una persona segue questa strada e non lascia la Chiesa, penso che sia sicuro che attraverserà in sicurezza questo oceano della vita. Inoltre, nuoterà attraverso questo oceano aggrappandosi non solo alla tavola dei suoi dubbi, ma alla nave della Chiesa. La vita di una persona che è nella Chiesa cambia: diventa più calma, più sicura e capace di sopportare tutte le turbolenze di questa vita. A volte si trasforma davanti ai tuoi occhi.

Presto arriverà la festa dell'ingresso della santa Madre di Dio al Tempio [l'intervista è stata condotta il 1 dicembre, poco prima di questa festa, ndt], una festa sia per i bambini che per i genitori. Ciò dimostra che il percorso che ho appena descritto può essere iniziato fin dall'infanzia. È molto importante quando i genitori trovano la forza di portare un loro bambino in chiesa e poi assicurarsi che vi rimanga consapevolmente. È una garanzia che molto probabilmente sarà in grado di far fronte alle sfide che le generazioni più giovani devono affrontare in questi tempi moderni. Nel mio ministero ho incontrato diversi problemi: la dipendenza dalla droga, la dipendenza dal gioco d'azzardo e altri problemi a cui, purtroppo, oggi sono esposti i giovani. Dirò che è impossibile superarli senza la Chiesa.

Siamo molto contenti che il Signore ci abbia mandato un uomo grazie al quale la nostra chiesa è stata riaperta. Per questo il nostro popolo ha pregato in ginocchio i santi Nicola il Taumaturgo, Serafino (Sobolev) e Metrofane di Voronezh, una particella delle cui reliquie fu donata a questa chiesa dal vescovo Gavriil di Lovech diversi anni fa.

In relazione al digiuno della Natività e alle prossime festività natalizie, le chiederemmo di dire alcune parole ai nostri spettatori.

Grazie per le sue gentili parole. Naturalmente sento dentro di me un'enorme responsabilità e cercherò di soddisfare al meglio le vostre aspettative. Ma posso dire subito che non posso farcela senza i parrocchiani di questa chiesa, quindi a tutti è chiesto di partecipare alla vita della Chiesa. Nessuno dovrebbe stare lontano. Se riusciremo a resistere allo spirito di divisione che oggi domina il mondo, vinceremo. E allora non avremo vergogna di guardarci negli occhi e negli occhi del mondo intero, perché daremo testimonianza della forza che il Signore ci ha dato.

La stagione delle feste è alle porte. Il digiuno è un momento speciale in cui mettiamo da parte tutto ciò che ci distrae dalla nostra vita spirituale e cerchiamo di fare un altro passo per superare i peccati che vivono in ciascuna delle nostre anime. Questo è un compito pieno di grazia e difficile. Ma soprattutto ti risvegli dal sonno, dalla pigrizia, dalle attività inutili che spesso riempiono la tua vita. Spesso metti da parte il cellulare e gli altri media per pensare all'anima e leggere i santi Padri che un tempo hanno percorso questa strada. Auguro a tutti di sfruttare questo tempo a proprio vantaggio.

Nota

[1] Probabilmente si riferisce ai soldati russi che sacrificarono la vita per liberare il popolo bulgaro dal giogo ottomano. (ndt)

 
Perché il patriarca Kirill non dà l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina

Il metropolita Onufrij e il patriarca Kirill capiscono perché l'Ucraina sta sollevando la questione dell'autocefalia. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

I sacerdoti e i laici della Chiesa ortodossa ucraina hanno bisogno di un'autocefalia?

A volte si può sentire questa domanda: perché il patriarca Kirill di Mosca non può concedere un'autocefalia legittima alla Chiesa ortodossa ucraina? Dicono che questa risolverebbe istantaneamente tutti i problemi ecclesiastici in Ucraina: i gruppi scismatici si pentirebbero ed entrerebbero nella Chiesa canonica, gli ortodossi si riconcilerebbero tra loro, cesserebbero i sequestri delle chiese, i credenti non sarebbero più rimproverati per appartenere al Patriarcato di Mosca, la gente andrebbe alla confessione e alla comunione in ogni chiesa senza il rischio di "imbattersi" in ingannatori privi di grazia mascherati in vesti clericali.

Quanto possono essere sincere queste tesi? Per molte ragioni, opinioni simili sul problema dell'autocefalia in Ucraina sembrano errate.

Per cominciare, diamo la risposta più semplice e ovvia alla domanda posta: "Perché il patriarca Kirill non concede l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina?" Risposta: non lo fa perché la Chiesa ortodossa ucraina non la richiede.

La Chiesa in Ucraina non chiede al patriarca di Mosca un'autocefalia perché oggi non vi è alcun movimento significativo per l'autocefalia all'interno della Chiesa ortodossa ucraina. Quelli, che volevano separarsi, si sono già trasferiti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Due vescovi, parecchie dozzine di sacerdoti e circa 30 parrocchie si sono volontariamente trasferiti nella nuova struttura ecclesiastica – questa è l'intera ala autocefala che faceva parte della Chiesa ortodossa ucraina. Tutti gli altri monaci, sacerdoti e laici della Chiesa ortodossa ucraina sono soddisfatti dello status di Chiesa autogestita con diritti di ampia autonomia.

Inoltre, le persone in chiesa non si preoccupano affatto di questo problema. Come insegnante e catechista, spesso devo parlare di fede con un pubblico molto diverso. E non ho mai sentito dai nostri fedeli la domanda: quando avremo finalmente l'autocefalia? I credenti si occupano di cose completamente diverse: la vita spirituale, la Sacra Scrittura, le opere patristiche, la teologia. I temi di politica ecclesiastica sono di scarso interesse per loro.

Oggi, i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" amano parlare del Concilio della Chiesa ortodossa ucraina dell'1-3 novembre 1991, i cui delegati hanno firmato un appello al patriarca di Mosca per concedere un'autocefalia alla UOC. Ma guarda un po': la Chiesa ortodossa ucraina voleva la sua autocefalia. Anche sua Beatitudine Onufrij (l'attuale metropolita di Kiev) ha messo la sua firma! Ma i nostri avversari tacciono su molti dettagli riguardanti sia questo Concilio che ciò che lo ha provocato. Rimangono anche in silenzio sul motivo per cui l'attuale primate della Chiesa ortodossa ucraina rinnegò la sua firma subito dopo il Concilio del 1991.

Prima di tutto, ci sono molte prove che il metropolita Filaret abbia forzato le decisioni del Concilio. È indicativo che ciò che accadde a Kiev allarmò la maggior parte del clero e dei laici in Ucraina, e da varie eparchie della Chiesa ortodossa ucraina furono inviati telegrammi al Patriarcato di Mosca con la richiesta di rimanere sotto la giurisdizione di Mosca.

Il 22 gennaio 1992, a Kiev, una riunione episcopale della Chiesa ortodossa ucraina si svolse a Kiev, dove, su insistenza dello stesso Filaret e sotto la pressione delle autorità, si approvò un ultimatum al patriarca e al Sinodo della Chiesa ortodossa russa per la concessione dell'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina. All'incontro, i vescovi Onufrij (Berezovskij) di Chernovtsy, Sergiij (Gensitskij) di Ternopol, Alipij (Pogrebnjak) di Donetsk si rifiutarono di firmare la petizione.

Il giorno dopo l'incontro, il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina li rimosse dalle loro sedi, cosa che causò indignazione tra i credenti. I fedeli non permisero che i vescovi lasciassero le loro eparchie. I vescovi Onufrij e Sergij inviarono messaggi a sua Santità il patriarca Alessio, in cui hanno dichiarato il disconoscimento delle loro firme sotto la decisione del Concilio della Chiesa ortodossa ucraina, tenutosi l'1-3 novembre 1991, così come le loro firme sotto la petizione dell'episcopato del Chiesa ucraina per la concessione dell'autocefalia.

Al Concilio dei vescovi, che si svolse dal 31 marzo al 4 aprile 1992, la stragrande maggioranza dei vescovi ucraini si espresse contro la concessione dell'autocefalia alla Chiesa ucraina. La discussione, tenutasi in un ambiente che escludeva la pressione delle autorità ucraine, dimostrò che non vi era un'opinione unanime sulla questione dell'autocefalia tra i vescovi ucraini (c'erano 21 vescovi nella Chiesa ortodossa ucraina, 20 dei quali parteciparono al Concilio, e 18 vescovi ebbero il voto decisivo). La maggior parte dei vescovi delle eparchie ucraine disapprovava le loro firme alla petizione sul conferimento dell'autocefalia.

Questa è la storia di quel Concilio.

Dall'inizio degli anni '90 fino ad oggi, la posizione condivisa del clero e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina non è cambiata. Si direbbe piuttosto che è diventato ancora più coerente e inequivocabile rispetto all'autocefalia – un NO fermo. Qui si deve dire "grazie" a Filaret, che con le sue azioni immorali e anti-canoniche ha gettato un'ombra sull'idea stessa di autocefalia. Se non fosse stato per lui, molti credenti avrebbero visto la dissociazione della Chiesa ucraina dalla Chiesa russa in modo molto più dolce e tollerante di oggi. Ma Filaret si è comportato come un elefante in un negozio di porcellane. Ha screditato seriamente l'idea dell'autocefalia e per molto tempo.

Tuttavia, i credenti della Chiesa ortodossa ucraina non vogliono l'autocefalia solo per una ragione principale: perché volerla? Perché abbiamo bisogno di un'autocefalia se abbiamo tutto per la salvezza? I Sacramenti della Chiesa ortodossa ucraina sono portatori di grazia e canonici; preghiamo e serviamo con le Chiese locali di tutto il mondo ortodosso. Abbiamo monaci, preti e molti laici; abbiamo seminari e accademie, monasteri e chiese. Per noi è importante preservare una connessione spirituale con i credenti di Russia, Bielorussia, Moldova e molti altri paesi all'interno dello spazio spirituale della Chiesa ortodossa russa.

Pertanto, se qualcuno dei vescovi cominciasse a imporre l'autocefalia su di noi, lo percepiremmo come un tradimento.

L'autocefalia sarebbe sicuramente dannosa per la Chiesa ortodossa ucraina. Isolerebbe la Chiesa ortodossa ucraina e verremmo lasciati soli con tutti quei virus che vagano nell'ambiente ecclesiastico ucraino: nazionalismo, passività missionaria, amore per il denaro, mancanza di istruzione. È come chiudere tutte le finestre di un appartamento e godere dell'indipendenza dall'aria pulita. Di conseguenza, saremmo soffocati dalle nostre malattie interne.

La nostra comunione con la Chiesa russa offre almeno una sorta di ventilazione spirituale. Ci arricchiamo reciprocamente grazie alla nostra confraternita basata sulla chiesa – Ucraina e Russia, Bielorussia e Ucraina, Ucraina e Moldova... Loro ci danno qualcosa, noi restituiamo. È proprio come il fiume sfocia nel mare e, quindi, continua a vivere. Se lo blocchi, ci saranno problemi. Lo stesso principio si applica a noi.

* * *

Quanto sopra è stato detto a proposito dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina – perché non siamo interessati all'autocefalia. Ma che dire delle persone che erano e rimangono fuori dalla Chiesa solo perché non amano Mosca, la Russia, il patriarca Kirill e così via? L'indipendenza dalla Chiesa ortodossa russa non sarebbe favorevole al loro ritorno in chiesa?

No, non lo sarebbe. Se in materia di salvezza una persona è guidata da motivazioni ideologiche, allora la soluzione di questi problemi sarà proprio la soluzione dei problemi ideologici, ma non di quelli spirituali. Anche se una persona simile scopre di essere rientrata nella Chiesa canonica  per un tratto della penna di qualcuno, vivrà in essa con la stessa mentalità. Agli occhi del nazionalista ucraino, per esempio, la cosa più importante sarà l'Ucraina, al russo la Russia, al romeno la Romania, ecc. L'autocefalia non cambierà la suo interiorità, quindi nella Chiesa autocefala rimarrà più un nazionalista che un cristiano.

Quegli abitanti dell'Ucraina che desiderano sinceramente la salvezza dell'anima, amano Cristo e cercano di condurre una vita spirituale, hanno trovato tutto questo nella Chiesa ortodossa ucraina molto tempo fa. Coloro che ancora vogliono legare la Chiesa all'ideologia dell'Ucraina, vedono nella Chiesa solo una serva di questa ideologia. Considerano la Chiesa come un dettaglio irrinunciabile nella costruzione chiamata "nuova Ucraina" ed è improbabile che siano in grado di cercare Dio in essa.

* * *

Se ti avvicini al problema della chiesa dell'Ucraina da questa prospettiva, devi riconoscere che l'attuale divisione ecclesiastica è, da un lato, un fenomeno tragico, ma dall'altro – un fenomeno buono. Tragico – perché siamo separati spiritualmente, e la separazione spirituale provoca conflitti a tutti gli altri livelli. Buono – perché dà a tutti l'opportunità di essere dove vogliono.

Se la cosa più importante per una persona è un dato sistema ideologico e non conosce dimensioni come, per esempio, l'opinione delle Chiese locali o degli antichi canoni; se la lotta per l'indipendenza politica sostituisce la sua vita spirituale, allora semplicemente non ha bisogno di rimanere nella Chiesa. Con lo stesso successo sarà in grado di darsi da fare nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o nel "patriarcato di Kiev".

È successo esattamente così, e tutte quelle persone ossessionate da argomenti ideologici si sono unite alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È fantastico! Signori, fate ciò che vi interessa, ma dentro la scatola della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E noi ci faremo coinvolgere da ciò che ci interessa, nella nostra Chiesa ortodossa ucraina. Lasciateci soli, per favore, non rubate le nostre chiese. Dopotutto, se lo farw, dimostri di essere semplicemente non-cristiani.

Inoltre, noi non abbiamo bisogno di un'unione. Una tale coesione ecclesiastica non servirà a nulla. Non si può fondere ciò che è incompatibile. È improbabile che essi unisca quelli che hanno spinto donne anziane fuori dalle chiese e hanno inflitto loro ferite fisiche e morali. È altamente improbabile che essi considerino sua Beatitudine il metropolita Onufrij al pari del "patriarca" Filaret. È improbabile che quelli che hanno sequestrato i nostri luoghi di culto saranno in grado di diventare di una sola mente e di una sola anima con noi. È impossibile fare un tutt'uno di quelli che gridano in chiesa "Gloria all'Ucraina" e di quelli che cantano "Signore, abbi misericordia di noi"...

Hanno obiettivi diversi e una fede diversa. Sì, una fede diverso. Crediamo, secondo il Simbolo della Fede, non solo in Dio, ma anche nella "Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Non in una Chiesa fondamentalmente "ucraina" e fondamentalmente non "russa" – ma nella "Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Anche la Chiesa è una questione di fede ed è necessario crederci correttamente. E se cominciano a dirci che la Chiesa in cui eravamo un tempo è sbagliata solo perché non è "ucraina", questo argomento non funziona per noi. Questo è ovviamente un approccio falso.

Pertanto, è meglio che ciascuno sia laddove vengono soddisfatte le sue richieste – siano esse ideologiche o spirituali. A tal fine, Dio ha permesso anche la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e del "patriarcato di Kiev" accanto alla Chiesa ortodossa ucraina.

Questo spiega perché la Bibbia dà motivi non solo per l'associazione, ma anche per la separazione. Ricordate la parabola delle pecore e dei capri (Matteo 25, 31-46). "Non pensaye che io sia venuto per portare la pace sulla terra; non sono venuto per portare la pace, ma una spada. Sono venuto infatti per mettere un uomo contro suo padre, una figlia contro sua madre e una nuora contro sua suocera" (Matteo 10: 34-35), dice Cristo. "Pensate che io sia venuto per portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma una spada"(Luca 12:51), Egli proclama altrove. "Esci di mezzo a loro e separati, dice il Signore" (2 Cor 6, 17), ricorda l'apostolo Paolo. La Scrittura dice anche: "Se non ascolta la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Matteo 18:17).

E quei campioni dell'amore cristiano che dalla Russia consigliano ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina di unirsi a tutti (ce ne sono, e ce ne sono parecchi), dovrebbero solo andare in Ucraina e assistere al primo sequestro di un luogo di culto della Chiesa ortodossa ucraina; guardare negli occhi le persone che picchiano donne anziane, scacciano i sacerdoti dalle chiese, gridano canti nazionalisti in chiesa, tagliano le serrature alle porte di una chiesa con una smerigliatrice. Venite a vedere a chi ci chiedete di unirci e chiedetevi se valga la pena di farlo del tutto.

Ora, almeno in Ucraina, è chiaro chi è chi: chi è la vittima e chi è l'aggressore; chi sta pregando e chi sta devastando. E se mescoliamo tutto in un unico melting pot religioso, ci sarà il caos. Un tale mix esplosivo difficilmente piacerà al Signore.

* * *

Sia la Chiesa sia il popolo dovrebbero maturare per avere un'autocefalia. Ci deve essere almeno un po' di solidarietà su questo problema. Finché non c'è unità nella Chiesa e nel paese in materia di autocefalia, nulla può essere fatto a questo riguardo artificialmente. L'esperienza della Chiesa ortodossa ucraina afflitta sullo sfondo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" artefatta ha rivelato la verità di queste tesi.

Il patriarca Kirill lo capisce; sua Beatitudine Onufrij lo capisce ancora meglio. Anche i credenti della Chiesa ortodossa ucraina lo capiscono o lo sentono. Pertanto, noi non chiediamo a Mosca un'autocefalia (dopotutto, solo questa forma d'autocefalia sarebbe legale), e il patriarca non solleva la questione.

State alla larga da noi con la proposta dell'autocefalia, signori. Lasciateci soli. Noi preghiamo tranquillamente nelle nostre chiese. Create per voi quello che volete: "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", "santa Chiesa dell'Ucraina" – qualsiasi cosa, ma lasciateci soli. Lasciate che tutti preghino dove vogliono. Solo allora l'Ucraina potrà godere almeno di una pace ecclesiale, anche se esteriore, fragile, ma una pace. La pace che il popolo dell'Ucraina desidera tanto oggi.

 
Il patriarca Bartolomeo premia un sacerdote del "Patriarcato di Kiev" che approva l'omicidio e la legalizzazione della droga e della prostituzione; ne riceve canonicamente un altro che promuove attivamente Hitler

foto: Facebook

Il Patriarcato ecumenico si è coscientemente schierato con ecclesiastici di cattiva reputazione quando ha revocato le sanzioni ecclesiastiche contro Filaret Denisenko e Makarij Maletich e ha ricevuto tutto il clero dei rispettivi gruppi - almeno nella persona di Filaret Denisenko, il leader del "patriarcato di Kiev" scismatico.

Denisenko, l'ex metropolita canonico di Kiev, è stato accusato di gravi peccati e crimini dalla Chiesa ortodossa ucraina nel 1991, incluso il fatto che era "estremamente crudele e arrogante", che la sua vita personale era una tentazione per i fedeli (era da tempo pubblicamente noto che, nonostante fosse un monaco, aveva una moglie e dei figli), che ha infranto un giuramento fatto davanti alla Croce e al Vangelo, che ha calunniato e ignorato le decisioni della Chiesa, e che ha creato uno scisma in Ucraina. A causa di queste accuse, è stato deposto nel 1992, e nel 1997 è stato scomunicato per aver continuato la sua attività scismatica.

Si ritiene inoltre che sia responsabile della morte del suo predecessore e di molti altri "vescovi" scismatici.

La Chiesa ortodossa russa ha portato le sue sanzioni canoniche contro Denisenko all'attenzione del Patriarcato ecumenico nel 1992 e 1997, e il patriarca Bartolomeo ha risposto a sua Santità il patriarca Alessio I di Mosca che riconosceva e accettava queste sanzioni.

Ora, nel suo primo incontro personale con un rappresentante del "patriarcato di Kiev" a partire dalla sua accettazione di quest'ente nella sua Chiesa, il patriarca Bartolomeo ha consegnato una croce patriarcale a un sacerdote del "patriarcato di Kiev" che crede che la morte violenta dei russi sia una risposta alla preghiera, e che difende la legalizzazione della droga e della prostituzione.

Il "prete", Aleksandr Dedjukhin, ha accompagnato il presidente ucraino Petro Poroshenko a Costantinopoli sabato, quando il capo dello stato ha firmato una dichiarazione congiunta con il patriarca Bartolomeo, dichiarando ulteriormente l'intenzione di creare una Chiesa ucraina autocefala.

Dedjukhin ha pubblicato una foto di se stesso con il patriarca Bartolomeo e la croce sulla sua pagina Facebook, dove, in modo interessante, esprime il suo ringraziamento al servizio stampa del presidente in russo, non in ucraino.

Dedjukhin è noto come sacerdote scandaloso, avendo fatto una serie di dichiarazioni scioccanti, che vanno dal blasfemo al criminale.

In particolare, ha affermato che:

• il Fuoco Santo non viene da Dio, ma il patriarca di Gerusalemme accende le sue candele da una lampada per ordine della NTV, la prima stazione televisiva a trasmettere la cerimonia del Fuoco Santo;

• i partecipanti alla Processione pan-ucraina per la pace del 2016 erano solo "vampiri di Mosca";

• il Majdan è stato un atto dello Spirito Santo: i santi Apostoli non avevano bisogno delle molotov perché avevano il fuoco dello Spirito Santo, ma per quelli di noi che vivono fuori da quella vita paradisiaca, sono necessarie;

• l'esplosione della metropolitana di San Pietroburgo del 2017, che ha ucciso almeno 15 persone, è stata una risposta alle preghiere del "patriarcato di Kiev": "Abbiamo pregato domenica che il Signore ci liberasse dall'invasione degli stranieri e, guardate, nella capitale settentrionale di questi militanti stranieri c'è stato un attacco terroristico. Questi eventi sono collegati? Certo che lo sono. Invitiamo Dio a liberarci e che tutto l'odio e il male diretti contro di noi tornino da dove provengono". Ha anche aggiunto che un cristiano non dovrebbe offrire condoglianze in tale situazione;

• l'unico modo per "perdonare" gli aggressori è ucciderli: "Il perdono si presenta sotto forme diverse. C'è il perdono attraverso un fucile automatico, cioè come perdonare un aggressore, mandandogli da 6 a 12 grammi di amore in uno dei suoi organi vitali. Anche questo ci libera. La cosa principale è non dimenticare la semplice verità: un nemico morto non è più un nemico. Un nemico morto è solo un cadavere. E noi otteniamo la libertà perdonando il più possibile";

• alla Chiesa ucraina canonica dovrebbe essere permesso di rimanere in Ucraina, ma solo "piccola e perseguitata";

• prostituzione e droghe e tutto ciò che vogliamo dovrebbe essere legalizzato: "Sì, io sono per permettere tutto: armi automatiche, prostituzione, marijuana - cos'altro vorreste?" Scrive, sostenendo che "Gesù Cristo ci ha dato tutta la libertà".

post di Facebook in cui Dedjukhin si riferisce a quelli della processione della croce come "vampiri di Mosca". Screenshot fornito da spzh.news

Il superiore di "padre" Aleksandr, il "patriarca" Filaret Denisenko, ha fatto affermazioni molto simili. A novembre 2016, ha dichiarato: "Non dovremmo pensare che la popolazione del Donbass sia innocente in queste sofferenze. È colpevole! E deve espiare la sua colpa con il tormento e il sangue", aggiungendo: "Avete votato per la federalizzazione nel referendum? Sì, l'avete fatto. Avete peccato? L'avete fatto! Quindi ecco la conseguenza del vostro peccato. Se non aveste peccato, se non aveste votato, non avreste sofferto così tanto".

Nel frattempo, un altro rappresentante del "patriarcato di Kiev", lo "ieromonaco" Bogdan Kostjuk, è noto per condividere discorsi e video di Hitler che analizzano i segreti delle abilità oratorie del leader nazista sulla sua pagina Facebook personale, come riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi.

Da quando l'Unione dei giornalisti ortodossi ha fatto il suo rapporto, i video di Hitler sono stati rimossi o sono visibili solo agli amici, sebbene il rapporto fornisca gli screenshot dei video condivisi sulla pagina di Kostjuk.

Questi condivide anche dei posti sulle attività di Pravy Sektor, un'organizzazione terroristica nazionalista in Ucraina che è responsabile di sequestri di chiese e di percosse al clero e ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Mantiene anche i suoi seguaci aggiornati sulle attività dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini - Esercito insurrezionale ucraino.

Inoltre, lo "ieromonaco" Bogdan sta prestando servizio in una chiesa della provincia di Kherson che è stata sequestrata dal "patriarcato di Kiev" attraverso inganno e minacce, scrive il prete canonico, padre Gennadij Shkil, sulla sua pagina Facebook. Anche il suo post contiene le schermate dei post su Hitler di Kostjuk.

OrthoChristian ha anche parlato di una chiesa del "patriarcato di Kiev" recentemente consacrata in cui "l'iconografia" è piena di simbolismo nazista.

Secondo l'arcivescovo Job (Getcha), un rappresentante del Patriarcato ecumenico, tutti questi uomini sono ora membri del clero del Patriarcato ecumenico.

 
Una nuova chiesa ortodossa a Brescia
 
Sul sito dell’Arcivescovado per le Chiese Ortodosse Russe in Europa Occidentale leggiamo la notizia dell'assegnazione di una sede definitiva alla parrocchia di Brescia dedicata alla “Madre di Dio Gioia di tutti gli afflitti”. Ne siamo contenti per il parroco, padre Vladimir Zelinskij, con il quale abbiamo celebrato Liturgie a Brescia sin dal 1995, e al quale siamo sempre stati vicini. Mnogaja leta, padre Vladimir!
 
La Chiesa di Gerusalemme è la Madre di tutte le Chiese?

il patriarca Teofilo III di Gerusalemme. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Che fare dell'asserzione del patriarca Teofilo III di Gerusalemme, che la sua Chiesa è la garante dell'unità dell'intero mondo ortodosso.

Il 16 maggio 2019, il patriarca Teofilo III della Città Santa di Gerusalemme e di Tutta la Palestina ha ricevuto una delegazione della Società imperiale ortodossa di Palestina. Nel suo discorso di benvenuto, il patriarca di Gerusalemme ha detto parole che meritano attenzione alla luce degli eventi che si svolgono nel mondo ortodosso di oggi: "La Chiesa di Gerusalemme, che è la Madre di tutte le Chiese, è la garante dell'unità della Chiesa ortodossa".

Cosa potrebbe nascondersi dietro questa formulazione apparentemente innocua?

La Società imperiale ortodossa di Palestina ha tenuto un seminario internazionale a Gerusalemme per i capi delle sue filiali regionali e straniere e uffici di rappresentanza. Era dedicato al 200° anniversario del supporto diplomatico della presenza russa in Medio Oriente.

Il patriarca Teofilo III ha detto molte parole piacevoli alla delegazione della Società imperiale ortodossa di Palestina e ha pubblicato un discorso di benvenuto sul sito ufficiale del Patriarcato di Gerusalemme. "Riconosciamo soprattutto il ruolo che la Chiesa ortodossa russa ha svolto per secoli, specialmente durante il periodo ottomano, nel sostenere la Chiesa di Gerusalemme politicamente, diplomaticamente e, ovviamente, finanziariamente", ha detto il patriarca.

Tutto questo è vero. Non si sa quale sarebbe stato il destino delle Chiese ortodosse in Medio Oriente – e queste sono le più antiche Chiese di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme – senza l'aiuto della Chiesa della Rus', politico, diplomatico e finanziario. Per molti aspetti, proprio a causa di questo aiuto, esistono ancora le Chiese più antiche.

Ma tra queste parole piacevoli, c'era una frase che dovrebbe allertarci: "La Chiesa di Gerusalemme, che è la Madre di tutte le Chiese, è la garante dell'unità della Chiesa ortodossa".

Come è noto, Costantinopoli si è dichiarata Madre di tutte le Chiese. Inoltre, il Fanar afferma che la Chiesa ortodossa in quanto tale non può esistere senza il Patriarcato di Costantinopoli. Il Fanar ha anche detto che è questo patriarcato che è il garante dell'unità della Chiesa ortodossa, che tutte le Chiese ortodosse locali possono essere considerate tali solo nella misura in cui sono in comunione con il Patriarcato di Costantinopoli.

E ora il Patriarcato di Gerusalemme dichiara la stessa cosa. Quanto sono legittime tali affermazioni? Nei commenti sotto queste parole del patriarca Teofilo III, molti esprimono l'opinione che, storicamente, tali parole sono completamente legittime. Tuttavia, le cose non sono così semplici.

In effetti, la Chiesa di Cristo, che ha ricevuto la sua esistenza storica nel Cenacolo di Sion il giorno della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, era uguale alla comunità di Gerusalemme, nemmeno composta da cristiani (questo nome fu adottato per la prima volta nella comunità di Antiochia) ma semplicemente da discepoli. Gli apostoli lasciarono Gerusalemme per predicare in tutti gli angoli del mondo. La comunità di Gerusalemme, per la sua altezza morale, era l'ideale della comunità cristiana, che nessun'altra comunità ha mai raggiunto.

Per la risoluzione dei problemi più dificili, i cristiani dei primi decenni si rivolgevano specificamente alla comunità di Gerusalemme. In questo senso, è del tutto legittimo affermare che la Chiesa di Gerusalemme o piuttosto la prima comunità apostolica di Gerusalemme è la Madre di tutte le Chiese. Tuttavia, l'attuale Chiesa locale di Gerusalemme è collegata alla prima comunità apostolica di Gerusalemme indirettamente, anziché direttamente.

Il libro degli Atti degli Apostoli ci dà un colpo d'occhio sulla prima comunità cristiana. Etnicamente, consisteva di ebrei, che erano condizionatamente divisi in due gruppi: ebrei ed ellenisti, e quest'ultimo non significa greci, ma ebrei della dispersione, che vivevano in altri paesi e parlavano greco. Come eccezione, la Sacra Scrittura menziona il pagano Nicola d'Antiochia.

Nonostante la decisione del Concilio apostolico del 49 d.C., che i pagani convertiti al cristianesimo non sarebbero stati tenuti a osservare i comandamenti della Legge di Mosè, i membri della comunità di Gerusalemme tra di loro rispettavano questa legge in modo piuttosto scrupoloso. Le prove del cronista cristiano del II secolo Egesippo suggeriscono che i discendenti dei parenti di sangue del Signore Gesù Cristo, il primo dei quali fu Giacomo, il fratello del Signore, furono successivamente i vescovi di Gerusalemme.

Durante la prima rivolta ebraica contro i Romani (66-70 d.C.), i cristiani di Gerusalemme fuggirono nella città di Pella e così evitarono gli orrori dell'assedio di Gerusalemme e la sua successiva devastazione. Dopo il 70 d.C alcuni cristiani ritornarono a Gerusalemme e la comunità cristiana di questa città riprese vira. Tuttavia, la sua influenza su altre comunità, specialmente a Roma, ad Alessandria e ad Antiochia, cessò praticamente del tutto.

Ma durante la Seconda rivolta ebraica sotto la guida di Bar-Kochba (132-135 d.C.), questa comunità cristiana di Gerusalemme fu completamente distrutta e cessò di esistere. Inoltre, fu colpita da due parti. Gli ebrei ribelli sterminavano i membri della comunità in quanto cristiani, e i romani – in quanto ebrei. La repressione della rivolta di Bar Kochba da parte dei Romani fu molto crudele. Gerusalemme fu distrutta e la popolazione sopravvissuta fu venduta in schiavitù o fuggita. L'imperatore romano Adriano proibì agli ebrei sotto pena di morte non solo di vivere a Gerusalemme, ma anche di avvicinarsi.

Una città pagana completamente nuova, Aelia Capitolina, fu costruita sul sito della Gerusalemme distrutta. Fu colonizzata da veterani delle legioni romane e da greci etnici. Non c'era nulla in Aelia Capitolina che fosse collegato né con l'ex comunità cristiana né con la storia di Gerusalemme, la Palestina, la cultura e le tradizioni ebraiche.

Lo storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea indica che la comunità cristiana riapparve presto in Aelia Capitolina, ma era già greca per composizione etnica e in nessun modo connessa con la primitiva comunità di Gerusalemme. Il ruolo di questa comunità e, di conseguenza, della sua sede episcopale, fu insignificante per diversi secoli. Un ruolo molto più grande fu svolto da un'altra sede in Palestina – quella di Cesarea.

L'ascesa della sede di Gerusalemme avvenne già nel IV secolo sotto l'imperatore san Costantino il Grande. Fu il risultato dell'acquisizione dei principali santuari cristiani da parte della regina Elena – il Santo Sepolcro, la Croce vivifica e altri – e l'inizio di un pellegrinaggio di cristiani su larga scala verso questi santuari.

Nel 451 d.C., con la decisione del quarto Concilio ecumenico, la sede di Gerusalemme ricevette lo status di patriarcato, con la subordinazione delle comunità cristiane in Palestina. Tuttavia, tenendo conto della dispersione della prima comunità cristiana a Gerusalemme nel 132-135 d.C., così come dell'insignificante posizione politica di Gerusalemme, il Concilio ecumenico determinò che la Chiesa di Gerusalemme non fosse al primo posto nel dittico, come sarebbe sembrato giusto, ma solo al quinto, dopo quelle di Roma, Costantinopoli, Alessandria e Antiochia.

A seguito dell'invasione araba nel VII secolo, il cristianesimo in Palestina in generale e il Patriarcato di Gerusalemme in particolare andarono in declino. Questo si intensificò ancora di più dopo la conquista della Palestina da parte dei crociati nel 1099, quando i latini presero le chiese ortodosse e le trasferirono a loro. Dopo la conquista della Palestina da parte dei turchi nel 1599, la posizione del Patriarcato di Gerusalemme migliorò notevolmente.

Per quanto riguarda la composizione etnica della comunità di Gerusalemme e dei suoi primati, come abbiamo detto, è stata greca dalla prima metà del II secolo. Nell'era del dominio arabo, la comunità divenne prevalentemente araba. E dopo l'ultimo vescovo arabo di Gerusalemme, Doroteo II (XVI secolo) e fino ad oggi, il Patriarcato di Gerusalemme è così composto: l'episcopato e una parte significativa del clero sono greci, e il gregge è per lo più arabo.

Questo stato di cose ha causato e causa ancora molti conflitti tra la congregazione e l'episcopato. Oggi, il patriarca di Gerusalemme appartiene al gruppo nozionale delle Chiese locali greche, che nella loro politica si concentrano tradizionalmente su Costantinopoli.

Sulla base di questa piccola panoramica storica, lasciamo decidere a tutti, a propria discrezione, se sia storicamente corretto chiamare il Patriarcato di Gerusalemme di oggi la Madre di tutte le Chiese. E non è così importante se ci siano o meno motivi storici per riconoscere qualsiasi Patriarcato come "Madre di tutte le Chiese", quanto la questione se tale riconoscimento comporta qualche privilegio per un tale Patriarcato nella vita moderna delle Chiese locali.

Molto più importante e ambigua è l'affermazione del Patriarca Teofilo III secondo cui la Chiesa di Gerusalemme "è la garante dell'unità ortodossa".

La dottrina dell'unità della Chiesa è una delle verità dogmatiche fondamentali incluse nel Credo niceno-costantinopolitano: "Credo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Pertanto, se iniziamo a dire che qualcuno, qualche Chiesa locale – Gerusalemme, Costantinopoli o qualche altro – è il garante dell'unità ortodossa, la domanda logica è: chi sarà allora il garante della dottrina della santissima Trinità o dell'incarnazione di Gesù Cristo?

Il prossimo passo logico in tale ragionamento sarà la domanda: chi è il garante della purezza del dogma in generale? Chi ha l'autorità nella Chiesa per determinare dove è la verità e dov'è la sua distorsione? Questa domanda è sorta molti secoli fa. E si decise in modi diversi nel Cattolicesimo e nell'Ortodossia.

Per i latini, il pontefice romano è il garante di tutto l'insegnamento morale e spirituale, senza eccezioni. È il criterio visibile e tangibile per determinare la purezza della fede. Il dogma dell'infallibilità papale è formulato dai latini come segue: "Insegniamo e definiamo che è un dogma divinamente rivelato che il romano pontefice quando parla ex cathedra, cioè quando è investito dell'ufficio di pastore e dottore di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede o la morale che deve essere esercitata dalla Chiesa universale, per l'assistenza divina a lui promessa nel beato Pietro, è in possesso di quell'infallibilità con cui il dvino Redentore ha voluto che la sua Chiesa fosse dotata nel definire la dottrina riguardante la fede o la morale, e che quindi tali definizioni del romano pontefice sono irreformabili di per sé e non per il consenso della Chiesa. Quindi, se qualcuno, che Dio non voglia, avrà la temerarietà di respingere questa nostra definizione: sia anatema".

Nel cristianesimo ortodosso, non esiste un dogma simile chiaramente definito e documentato su chi sia infallibile e, quindi, possa essere il garante e il custode del dogma e della moralità. Tuttavia, nella tradizione ortodossa, c'è la comprensione che solo la pienezza della Chiesa di Cristo può essere una tale guardiana e garante. Si dice della Chiesa che è "il pilastro e il fondamento della verità" (1 Timoteo 3,15). Della Chiesa, il Signore ha promesso che "le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa" (Matteo 16,18).

La Chiesa non è qualcosa di visibile (o più precisamente, qualcosa di solo visibile), né ancor più si tratta dell'unica istituzione. Non esiste una procedura d'azione ben definita, a seguito della quale la Chiesa può mostrare la sua infallibilità nel definire i dogmi della fede e proteggerli dalle false dottrine. Non esiste una procedura chiaramente definita per la convocazione dei Concili ecumenici, né di chi abbia il diritto di convocarli, né quanti vescovi di ogni Chiesa locale dovrebbero parteciparvi, né come questi delegati dovrebbero essere nominati al Concilio. Non esiste una procedura per l'attuazione delle decisioni del Concilio. Non esiste un organo esecutivo responsabile del Concilio, e così via.

Ma nonostante tutte queste difficoltà, la Chiesa è sempre stata consapevole di sé come unico garante della preservazione della Verità. Ecco come questa consapevolezza è espressa nell'Enciclica dei patriarchi orientali (1848) (indirizzata "a tutti i veri figli ortodossi dell'unica, santa, cattolica e apostolica Chiesa"): "Né i patriarchi né i concili avrebbero potuto introdurre novità tra noi perché il guardiano della nostra pietà (iperaspistis tis thriskias) è il corpo stesso della Chiesa, le persone stesse, che desiderano che il loro culto religioso rimanga immutato e simile a quello dei loro padri".

Persino i concili non sempre garantiscono la verità delle decisioni prese nei loro confronti. Nella storia della Chiesa, ci sono stati diversi casi in cui dei concili in possesso di tutte le caratteristiche di quelli ecumenici sono stati, in effetti, sinodi di briganti e sono stati riconosciuti come tali dopo periodi di tempo più o meno lunghi.

Immaginiamo la situazione in cui si sono trovati i cristiani quando un simile concilio predatorio non era stato ancora riconosciuto come predatorio. Dopo tutto, i sostenitori di tale pseudo-concilio sostenevano davanti a tutti di avere ragione e che il loro concilio aveva preso decisioni particolari vincolanti per tutti. Immaginiamo quanto sia stato difficile per gli ortodossi dimostrare e difendere la loro fede ortodossa in quel momento. Tutti questi problemi e difficoltà sembrano avere spinto i cristiani a una decisione piuttosto semplice: stabilire che una persona o un corpo collegiale nella Chiesa con dei poteri e un procedura decisionale chiaramente definiti sarebbe stato il garante visibile della purezza dell'insegnamento morale e spirituale.

I Latini hanno ceduto a tale tentazione e hanno trasferito facilmente questa funzione al papa. È molto semplice e conveniente – avere un garante visibile e porre su di lui tutte le responsabilità di prendere decisioni.

Ma gli ortodossi hanno sempre respinto tale tentazione e hanno fermamente difeso l'affermazione che la Chiesa nella sua pienezza è governata dallo Spirito Santo, che crea da sé forme e procedure. Più di una volta nella storia della Chiesa le decisioni dei Concili ecumenici sono state respinte, per trionfare in seguito dopo decenni o addirittura secoli di lotta per la purezza della fede ortodossa. Più di una volta nella storia della Chiesa ci sono stati casi in cui la verità è stata difesa da un solo vescovo, per esempio Marco di Efeso al Concilio di Ferrara-Firenze. Ma alla fine, la verità ha vinto. Lo Spirito Santo ha guidato la Chiesa attraverso difficoltà apparentemente insormontabili e barriere fino alla Verità, per vie che solo lui conosceva.

Riconoscere l'esistenza di un garante visibile di verità dogmatiche significa rifiutare questa guida dello Spirito Santo. E la seconda domanda è: chi dovrebbe essere nominato tale "garante": il pontefice di Roma, il Patriarcato di Costantinopoli, Gerusalemme o la Russia?

Io voglio davvero pensare che le parole del patriarca Teofilo III di Gerusalemme, che il Patriarcato di Gerusalemme "è il garante dell'unità della Chiesa ortodossa", siano solo parole che non saranno tradotte in azione. Altrimenti, le rivendicazioni del Patriarcato di Gerusalemme su ciò che appartiene alla pienezza della Chiesa di Cristo devono essere respinte, così come devono essere respinte le odierne pretese di primato del Patriarcato di Costantinopoli.

 
Lazar Puhalo non è un vescovo ortodosso canonico, è un diacono deposto

Puhalo è un impostore e un vescovo illegittimo. Le sue opinioni non solo non sono ortodosse, ma non sono nemmeno cristiane.

"L'arcivescovo in pensione" Lazar Puhalo non è un vescovo canonico della Chiesa ortodossa. Puhalo rimane un diacono che fu deposto nel 1981 (a quei tempi era noto come Lev Puhalo) per insegnamento eretico e ribellione contro il suo vescovo. È stato giudicato colpevole di molteplici violazioni dei canoni della Chiesa e ridotto allo stato laicale dal Sinodo della ROCOR. Puhalo non è mai stato reintegrato canonicamente come diacono, né canonicamente ordinato sacerdote, né elevato a vescovo da alcuna Chiesa ortodossa canonica o legittima giurisdizione ortodossa in qualsiasi parte del mondo.

Lazar Puhalo era originariamente un diacono della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR). Fu deposto nel 1981 per aver violato molteplici canoni della Chiesa ortodossa. "Dal 1981 fino a quando fu ricevuto come vescovo 'in pensione' dall'OCA, si trovò in una serie di giurisdizioni vaganti dove fu ordinato sacerdote, poi vescovo e poi elevato ad arcivescovo. Viene indicato come un vescovo dell'OCA in pensione, ma questo dà la falsa impressione che una volta fosse un vescovo dell'OCA attivo, quando in realtà non è mai stato un sacerdote o vescovo attivo di alcuna giurisdizione ortodossa legittima", scrive padre John Whiteford.

Come documentato da Orthodox Wiki, il 24 novembre 1981 Lazar Puhalo (allora diacono Lev Puhalo) "fu sospeso per aver disobbedito al suo vescovo". Il 23 dicembre 1981 Puhalo fu deposto "perché aveva 'ignorato' l'ammonizione scritta datagli per iscritto e persisteva nel suo peccato. Separandosi dal suo vescovo, Lev Puhalo ha violato alcuni canoni della Chiesa: il 15 dei santi Apostoli, il 17 del sesto Concilio ecumenico, il 3 del Concilio di Antiochia, il 15 e il 16 del Concilio di Sardi".

Pertanto, il Sinodo dei Vescovi [della ROCOR] decise:

(1) Di dichiarare illecite e non valide la tonsura monastica e l'ordinazione sacerdotale di Lev Puhalo (...)

(2) Per aver rotto con il suo vescovo e aver ricevuto in modo non canonico l'ordinazione da un vescovo non canonico, il diacono Lev Puhalo viene deposto dal suo grado clericale e restituito allo stato laicale.

(3) A Lev Puhalo non deve essere permesso di tenere conferenze nelle nostre parrocchie e le sue pubblicazioni non dovrebbero essere diffuse tra noi. (Orthodox Wiki)

Puhalo non si pentì mai della sua ribellione contro il suo vescovo e la Chiesa, e non smise mai di diffondere i suoi insegnamenti falsi ed eretici. Usando la sua aria di legittimità e abusando del suo titolo improprio, Puhalo continua a "promuovere ogni sorta di idee strane, inclusa la sua visione secondo cui il transgenderismo è accettabile. Collabora regolarmente a un gruppo Facebook pro-omosessuale, dove le uniche opinioni che ritiene necessario criticare sono quelle di coloro che difendono le tradizioni della Chiesa che condannano l'omosessualità. È questa difesa della perversione morale che sta dietro il suo desiderio di respingere la legge morale dell'Antico Testamento", avverte padre John Whiteford.

Ecco un crescente elenco di articoli e saggi che espongono i molti insegnamenti falsi ed eretici di Lazar Puhalo:

Lazar Puhalo: "I 10 comandamenti non sono particolarmente significativi o unici", 27 marzo 2021

"È interessante per me come i '10 comandamenti' siano diventati un feticcio per così tanti cristiani. I '10 comandamenti' non sono particolarmente significativi e certamente non sono unici... Se ci pensiamo, i 10 comandamenti non hanno quasi nulla a che vedere con il cristianesimo". – Vladyka Lazar Puhalo

Puhalo colpisce ancora, 7 giugno 2015

"Rendo omaggio a Caitlin Jenner per aver avuto il coraggio e la resistenza di sottoporsi al processo e all'intervento chirurgico di armonizzazione di genere. La signora Jenner ha avuto il coraggio di sforzarsi di diventare una persona "intera" adeguando il suo corpo al suo genere reale". – Vladyka Lazar Puhalo

Puhalo inveisce di nuovo... su transgenderismo e intersessualità, 11 dicembre 2013

Qualche anno fa mi sono imbattuto in un suo post su Facebook in cui consigliava a una coppia omosessuale di iniziare a frequentare la chiesa in una delle tre parrocchie dell'OCA sulla costa occidentale che erano più "inclusive" e "accettanti". Piuttosto che nominare le parrocchie e rischiare di smascherarle, ha ordinato loro di scoprire da soli in tempi brevi le identità di queste parrocchie. (Questo post, come tanti altri, è stato rimosso per distogliere l'attenzione da Puhalo).

Lazar Puhalo tira fuori una palese eresia... ancora una volta, 15 gennaio 2012

Abbiamo già notato la sua difesa del transgenderismo e dell'omosessualità e la sua ostilità verso l'Antico Testamento, ma ora ha sposato una nuova eresia. Nel suo ultimo video, al minuto 13:00 circa, afferma che la Bibbia è "un libro scritto da uomini che a volte è stato ispirato da Dio e a volte no". Questa è un'affermazione incredibile.

La continua validità della legge morale dell'Antico Testamento

, 29 ottobre 2011 – http://fatherjohn.blogspot.com/2011/10/continuing-validity-of-moral-law-of-old.html

In questo video, Lazar Puhalo sostiene che la legge morale è stata "abolita". Sostiene, ad esempio, che Cristo "contraddice assolutamente" la legge contro la violazione del sabato, ma cosa dicono i Padri? San Giovanni Crisostomo dice: "Cristo dunque, si dirà, ha abrogato una cosa così altamente utile [le leggi riguardanti il sabato]? Al contrario; anzi, l'ha molto accresciuta" (Omelie sul Vangelo di Matteo 39,3).

Molte delle idee corrotte di Puhalo distorcono e contraddicono direttamente la retta teologia della Chiesa ortodossa e la corretta interpretazione ortodossa delle Scritture. Le sue opinioni non solo non sono ortodosse, ma non sono nemmeno cristiane.

Decenni fa, padre Seraphim Rose – mostrando la sua saggezza e la sua vocazione sacerdotale – avvertiva padre Alexey Young su Lev Puhalo, scrivendo: "La lettera (che hai ricevuto) da padre Lev è simile alla sua ultima lettera, anche se molto più dettagliata. Io non gli risponderei. Quell'uomo è profondamente malato e, qualunque cosa tu dica, risponderà in modo malato". (Letters from Fr. Seraphim Rose to Fr. Alexey Young, pag. 185, 3/16 novembre 1977).

Puhalo è un impostore e un vescovo illegittimo della Chiesa ortodossa. Insegna delle falsità e inganna i fedeli. Puhalo non si è guadagnato e non merita il titolo o l'autorità di "arcivescovo", perché non lo è. È e continua ad essere un ex diacono spretato e impenitente, in altre parole è un laico qualunque.

Documentazione e risorse

https://orthodoxwiki.org/Lazar_(Puhalo)_of_Ottawa

http://fatherjohn.blogspot.com/2011/10/continuing-validity-of-moral-law-of-old.html

http://www.byzcath.org/forums/ubbthreads.php/topics/216830/1

http://forums.orthodoxchristianity.net/threads/archbishop-lazar-puhalo.30360/

http://startingontheroyalpath.blogspot.com/2011/06/why-does-this-blog-list-lazar-puhalo-as.html

http://fatherjohn.blogspot.com/search/label/Puhalo

 
Il rettore dell'Accademia teologica di Mosca bandito dall'Ucraina, mentre Poroshenko dichiara che tutti i rappresentanti della Chiesa ucraina dovrebbero lasciare l'Ucraina

Foto: spzh.news

A sua Eminenza l'arcivescovo Amvrosij di Verej, rettore dell'Accademia teologica di Mosca, è stato negato ieri l'ingresso in Ucraina. Era arrivato a Kiev all'aeroporto di Zhuliany per visitare la Lavra delle Grotte di Kiev e il seminario teologico e l'accademia lì situati e per partecipare alle celebrazioni per il giorno di san Nestore il Cronista, il santo patrono dell'Accademia.

Tuttavia, vladyka Amvrosij è stato fermato e interrogato all'aeroporto, e alla fine gli è stato negato l'ingresso nel territorio dell'Ucraina, riferisce il servizio stampa dell'Accademia teologica di Mosca.

Questa mossa politica è avvenuta lo stesso giorno in cui il presidente ucraino Poroshenko ha dichiarato che i chierici della Chiesa ucraina canonica e della Chiesa russa non sono graditi in Ucraina.

La motivazione ufficiale addotta per negare l'entrata dell'arcivescovo era "non può confermare lo scopo del soggiorno previsto in Ucraina" - una evidente farsa, dato che l'arcivescovo Amvrosij in quel momento aveva sulla propria persona l'invito ricevuto dal rettore dell'Accademia di Kiev, sua Grazia ilvescovo Silvestr di Belgorod, e ha anche spiegato che sarebbe rimasto alla Lavra delle Grotte di Kiev con gli altri ospiti. Mostrando questa documentazione, il rettore di Mosca ha chiesto come capire la decisione delle guardie di frontiera: queste non hanno risposto.

Rispondendo all'incidente sul canale Telegram dell'Accademia di Mosca, l'arcivescovo Amvrosij scrive che appena un'ora prima del suo arrivo a Kiev, la gente che spingeva per la "Chiesa autocefala dell'Ucraina" ha appreso dei suoi piani e ha chiesto che venisse escluso dal paese, praticamente accusandolo di cooperazione con il KGB (ricordiamo che il KGB non esiste più dal 1991).

L'arcivescovo Amvrosij avrebbe partecipato alla Veglia di tutta la notte e alla Divina Liturgia in onore di san Nestore e anche al tradizionale giorno di assemblea dell'accademia.

Come scrive il servizio stampa dell'Accademia di Mosca: "Questo incidente, nel contesto della crescente tensione in Ucraina, illustra in modo eloquente le conseguenze delle decisioni prese dal patriarca Bartolomeo, ed è una delle tante violazioni dei diritti dei credenti provocate dalle autorità ucraine guidate da Poroshenko".

Vladyka stesso ha scritto su Telegram: "Per me, questa situazione è un'illustrazione dell' 'amore 'di cui il patriarca Bartolomeo ha parlato così tanto ultimamente, ponendolo come un contrappeso alle azioni dei 'fratelli del nord', cioè, il clero della Chiesa ortodossa russa".

L'Accademia rileva anche che l'arcivescovo Amvrosij è stato bandito lo stesso giorno in cui Poroshenko ha dichiarato che i preti della Chiesa ucraina canonica e della Chiesa russa non hanno "niente da fare" in Ucraina, chiedendo loro di lasciare il paese.

In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook personale, Poroshenko ha detto che "i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa" dovrebbero lasciare il paese e "tornare" in Russia, dal momento che, a suo avviso, "la Chiesa ortodossa russa è un elemento del sistema politico russo".

Ricordiamo che la spinta per una Chiesa autocefala in Ucraina ha avuto inizio proprio con lo stato ucraino, e con Poroshenko in particolare, e che Poroshenko ha continuamente espresso la sua opinione che una Chiesa autocefala è necessaria come difesa politica contro la Russia, per aiutare l'Ucraina a diventare una nazione stabile.

"Miei cari, non avete niente da fare qui. La vostra Chiesa non ha niente da fare, le vostre forze armate non hanno niente da fare, le vostre armi non hanno niente da fare. Andate a casa, in Russia ", ha detto il presidente, rivolgendosi ai "rappresentanti della Chiesa ortodossa russa in Ucraina".

I vescovi e il clero della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca che vivono e lavorano in Ucraina sono, in linea di massima, ucraini, come sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, quindi un invito a "tornare" in Russia è insensato, sebbene si adatti al desiderio di Poroshenko di rinominare la "Chiesa ortodossa ucraina" nella "Chiesa ortodossa russa in Ucraina" e quindi classificarla legalmente come un'ala di uno stato aggressore.

Allo stesso modo, la Chiesa russa ha risposto che non ha rappresentanti in Ucraina, dato che la Chiesa ucraina è amministrata da ucraini.

"La Chiesa ucraina ortodossa, di molti milioni di fedeli, che il signor Poroshenko vuole espellere dal paese, praticamente è interamente composta da cittadini ucraini", ha commentato l'arciprete Igor' Jakimchuk del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca.

"L'Ucraina è la loro casa e nessuno di loro la lascerà di propria volontà. Ciò significa che il desiderio del presidente può essere soddisfatto solo con la coercizione", ha detto padre Igor', sottolineando che le parole di Poroshenko "contraddicono ovviamente le sue stesse assicurazioni sul fatto che la creazione della cosiddetta Chiesa locale unificata garantirà il diritto di scelta di ogni credente, e che nessuno sarà costretto a trasferirsi con la forza".

Inoltre, l'arcivescovo Amvrosij è ora stato aggiunto al database del famigerato sito Web Mirotvorets ("il pacificatore") appoggiato dal governo ucraino che raccoglie e pubblica informazioni personali su coloro che ritiene nemici dell'Ucraina, come riferisce l'Unione dei giornalisti ortodossi.

spzh.news

Il sito scrive che il vescovo russo è "un nemico dell'indipendenza dell'Ortodossia ucraina, sotto il controllo della Chiesa ortodossa della Russia (uno stato aggressore)".

Come già riportato in precedenza da OrthoChristian, un certo numero di vescovi della Chiesa ucraina e di altre Chiese sono stati aggiunti al sito Web, tra cui sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev, sua Eminenza il metropolita Pavel di Vyshogorod e Chernobyl, abate della Lavra delle Grotte di Kiev, sua Eminenza il metropolita Vladimir di Pochaev, abate della Lavra di Pochaev, e persino sua Santità il patriarca Irinej della Serbia.

Sebbene il sito si dichiari una ONG indipendente, esistono in effetti molti collegamenti con il governo ucraino. Il sito è stato lanciato a dicembre 2014 dal politico e attivista Georgij Tuka, come annunciato sulla sua pagina Facebook. Tuka è stato governatore della provincia di Lugansk dal 2015-2016 e ha ricoperto la carica di viceministro del Ministero ucraino dei territori temporaneamente occupati e degli sfollati interni da aprile 2016.

Il Centro Mirotvorets è guidato da Roman Zajtsev, ex dipendente della filiale di Lugansk del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, e il sito è curato dallo stesso Servizio di sicurezza dell'Ucraina, e promosso da Anton Gerashchenko, deputato e aiutante del Ministro degli Interni , secondo l'International Business Times.

Il "patriarca" Filaret del "patriarcato di Kiev" scismatico si è congratulato e "ha benedetto" la squadra dietro il sito nel giorno del controspionaggio, il 27 dicembre 2017, assegnando loro una medaglia "per il sacrificio e l'amore per l'Ucraina".

La Chiesa russa ha commentato che l'inclusione dell'arcivescovo Amvrosij nel database è solo un tentativo di giustificare il fatto che il servizio di sicurezza ucraino lo ha escluso dal paese.

 
Vigilia della Teofania in parrocchia
Alla Divina Liturgia della Vigilia della Teofania, seguita dalla Grande Benedizione delle Acque, abbiamo avuto il piacere di avere tra i concelebranti padre Pavel Goreanu, rettore della parrocchia di san Nicola (situata nella chiesa di santa Pelagia a Torino), sotto l'omoforio del vescovo Siluan del Patriarcato di Romania. Da parte nostra, un augurio di buona festa e di un prospero anno nuovo a padre Pavel e ai suoi parrocchiani.
 
 
Pubblicato il libro dei documenti d'archivio sulla riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa russa

foto: pravoslavie.ru

È stato pubblicato un nuovo libro sulla riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa ortodossa russa, preparato dal Centro accademico-ecclesiastico "Enciclopedia ortodossa": il testo presenta un'analisi approfondita delle prove archivistiche del XVII secolo.

Il libro, intitolato La riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa ortodossa russa. 1676-1686: Ricerche e documenti, include un numero significativo di documenti che non sono mai stati pubblicati prima, riferisce Sedmitza, il sito dell'Enciclopedia ortodossa.

"La riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa russa nel 1686 non solo salvò l'Ortodossia ucraina, ma permise anche il ripristino dell'unità ecclesiale della santa Rus' e diede un forte impulso allo sviluppo della teologia e dell'educazione nella Chiesa russa unita", notano gli autori del materiale.

"L'autorità degli atti del 1686 non fu messa in dubbio da una sola Chiesa ortodossa locale, e la stessa Chiesa di Costantinopoli riconobbe incondizionatamente la piena giurisdizione della Chiesa russa sulla metropolia di Kiev", proseguono gli autori.

Si nota che i documenti forniti nella raccolta non forniscono motivi per parlare di una natura limitata della giurisdizione del Patriarcato di Mosca sulla metropolia di Kiev, cosa di cui il Patriarcato di Costantinopoli ha parlato nel 2018, sostenendo di aver sempre mantenuto la giurisdizione su Kiev.

"Al contrario, i testi affermano chiaramente che il patriarca Ioakim di Mosca ha il diritto di ordinare i metropoliti di Kiev senza restrizioni, che questo diritto appartiene ai suoi successori e, in generale, 'che la metropolia di Kiev sia subordinata al patriarca di Mosca'."

"A differenza dei tentativi tendenziosi di analizzare fonti disparate, la presente edizione è un campionamento completo ed esaustivo dagli archivi russi dal 1676 al 1686", sottolinea Sedmitza.

I documenti inediti hanno gettato luce su tutte le fasi dei negoziati che hanno portato al ripristino dell'unità della Chiesa russa, nonché sulle gramote e sugli atti del Patriarcato di Costantinopoli.

Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca si è recato a Istanbul per incontrare il patriarca Bartolomeo il 31 agosto. Durante il loro incontro primaziale, il patriarca russo ha proposto di organizzare una conferenza di chierici e accademici per discutere delle circostanze storiche e dei documenti relativi al trasferimento della metropolia di Kiev alla Chiesa russa nel tardo XVII secolo, ma il patriarca Bartolomeo ha rifiutato, dicendo che questo avrebbe rallentato troppo il processo dell'autocefalia.

 
Come Margad fuggì dai mormoni in Mongolia

Recentemente si è unito alla comunità della chiesa della Santissima Trinità a Ulan Bator un nuovo membro: il giovane Margad è stato battezzato e non parla una parola di russo, ma di questo non gli importa molto. "Qui", dice, "sono più vicino a Cristo. Starò con voi allora. Vi dispiace?" Naturalmente nessuno si è opposto. E padre Antonij Gusev, il rettore della chiesa, ha rallegrato il giovane: "In primo luogo, la maggior parte della comunità parla mongolo; in secondo luogo, Cristo è venuto per tutti, compresi i mongoli. In terzo luogo, è venuto anche per te personalmente".

Lui e Margad parlano di tanto in tanto. A proposito, il giovane è stato battezzato con il nome di Pietro; c'è del simbolismo qui: "Pietro" significa "roccia" e "Margad" significa "smeraldo". Inoltre, san Pietro, principe dell'Orda d'Oro e discendente di Gengis Khan, è un grande esempio da seguire per i suoi connazionali. Chissà, forse, a Dio piacendo, avrà seguaci nella sua terra.

padre Antonij Gusev con i giovani parrocchiani della Chiesa della Santissima Trinità a Ulan Bator. Peter-Margad è al centro accanto al sacerdote

La Bibbia del nonno, un milione di tugrik e i mormoni

Questo è ciò che Margad ha raccontato al sacerdote del suo viaggio verso Cristo, che era già iniziato:

—Lo scorso luglio ho cominciato a interessarmi alla religione. Mio nonno è morto l'anno scorso e prima di morire mi ha regalato una copia della Bibbia che era stata tramandata in famiglia da tre generazioni, dicendomi: "Leggi questo libro e troverai la verità". Non so con certezza se fosse cristiano o quale fosse la sua religione, perché vivevamo separati. Dopo la morte di mio nonno mi sono davvero pentito di non aver potuto trascorrere più tempo con lui e di non avergli prestato molta attenzione. Dopo il funerale ho iniziato a leggere la Bibbia che mi aveva regalato mio nonno, sono andato su Internet e ho iniziato a studiare il cristianesimo: cos'è e da dove viene. E in estate, dopo il festival Naadam (una competizione festiva dedicata alla lotta mongola, alle corse di cavalli e al tiro con l'arco, che si tiene in piena estate) ho iniziato a frequentare diverse comunità cristiane, o meglio, comunità che si dichiaravano cristiane.

La prima era una comunità chiamata "la Chiesa dell'Agnello di Dio", che apparteneva ai mormoni . Ho ascoltato quello che predicavano. Dicevano che esiste Dio Padre e "Dio Madre" che danno all'esistenza l'anima umana. Quel giorno ero venuto lì dopo la scuola di judo e mi hanno trattenuto per molto tempo. Qualcuno mi spiegava qualcosa, mentre mi prendeva le mani dicendo: "Aspetta, aspetta! Lascia che te lo spieghi! Altri dieci minuti!" Letteralmente non mi lasciavano andare via, raccontandomi della loro fede. Mi hanno anche mostrato tutti i tipi di video di formazione. Mi sono stancato di loro, poi ho frequentato altre chiese per un po', e alla fine sono venuto da voi, ortodossi, ho guardato gli orari delle funzioni e mi sono chiesto se potevo venire da voi o se l'Ortodossia era solo per i russi. Ho scoperto che è per tutti, il che è una buona notizia per me.

la Mongolia

Per quanto riguarda la mia comunicazione con i mormoni, è stata così. Ho un caro e buon amico con il quale mi consulto su varie questioni. Gli ho detto che avevo un libro misterioso, la Bibbia, e gli ho chiesto cosa avrei dovuto farne, e lui mi ha detto: "Vieni da noi, forse la Bibbia si adatterà al nostro formato". Il mio amico frequenta una chiesa mormone: i suoi genitori lo hanno portato lì. Sono stato lì tre settimane: non per molto, ma è bastato. Sono arrivato al primo cosiddetto servizio condotto da un predicatore straniero, che aveva un distintivo sul petto. Il predicatore cominciò a parlare dei sei giorni della creazione, e in commemorazione di questi giorni misero tre vasi d'acqua e tre pani (i loro pani sono "benedetti" dal loro capo sacerdote). Hanno una divisione: dai dodici anni si ha un grado minore di sacerdozio, dai diciotto anni il grado di sacerdozio è detto di anziano. Come diacono il mio amico distribuisce l'acqua benedetta dall'età di dodici anni. Un sacerdote anziano è un "insegnante": può "benedire" le cose, e quando arriva qualcuno di nuovo, accompagna i nuovi arrivati. Dopo il servizio siamo stati divisi in due gruppi: gli anziani e i giovani, e a ciascuno è stato assegnato il suo sacerdote/predicatore. Il sabato, la loro festa principale, organizzavano cene di gala, facevano passeggiate e parlavano tra loro. I mormoni dicono di essere sostenuti in maniera considerevole dallo Stato: gira voce che molti politici mongoli assegnino loro delle donazioni. E per diventare membro della loro comunità è necessario effettuare un pagamento iniziale: un milione di tugrik. Bene, va bene. E poi, durante una di quelle uscite, rimasi davvero inorridito: c'era il solito "pasto fraterno", e i "fratelli" iniziarono letteralmente a strapparsi il cibo dalle mani: "È mio!" "No è mio!" Era qualcosa di così selvaggio che ero allo stesso tempo disgustato e spaventato. "Che strano amore fraterno, è ora che me ne vada da qui", ho pensato. Più tardi ho parlato con una donna e lei ha detto che la corruzione era dilagante tra i leader della comunità mormone e che non tutto andava bene nella realtà come sembrava nei loro volantini e nei film educativi. Le ho chiesto perché partecipasse ancora alle loro riunioni. La donna scoppiò in lacrime e rispose: "Dio vede tutto. Solo i mormoni lo seguono. Quando ci sarà la fine del mondo, Dio ricompenserà ciascuno secondo i suoi meriti".

E quando ho iniziato a frequentare la Chiesa ortodossa, quella donna mi ha quasi ucciso; e anche adesso, quando ci incontriamo, lei continua a minacciare di farla finita con me, "l'infedele": tale è la loro "umanità". Potrei dirle molto dalla mia esperienza con i mormoni, qualcosa sulle loro opinioni su Cristo, che non considerano Dio, e sul loro atteggiamento nei confronti del loro guru e "maestro" Joseph Smith. Ma sa, basta: non voglio. Ho iniziato ad avere molti mal di testa dopo aver conosciuto "l'insegnamento" mormone. E quando ho confrontato la "Bibbia" mormone con la Bibbia che il mio defunto nonno mi aveva lasciato in eredità, ho visto che erano diversi non solo i testi, ma anche lo spirito di questi libri.

Come "Smeraldo" è scappato nella steppa

Ci sono molti ragazzi e ragazze mongoli della mia età tra i mormoni. A quanto ho capito, si tratta di un'organizzazione che controlla i suoi membri in modo molto rigoroso sia ideologicamente che finanziariamente. In generale, la tua "immagine morale" sarà controllata, così come il tuo portafoglio. Per la tua "iscrizione al club" promettono la partecipazione a vari eventi, corsi di inglese, viaggi all'estero e altri piaceri: basta compilare il modulo e accettare di diventare uno di loro. Dubito davvero che i giovani si uniscano ai mormoni alla ricerca di Dio. Secondo me, il motivo principale sono le benedizioni terrene, l'opportunità di risolvere rapidamente difficoltà terrene di ogni tipo. La libertà è più preziosa per me: grazie a Dio non mi sono lasciato trasportare. Anche se solo ora capisco che Dio mi ha salvato da loro; del resto molti miei coetanei non hanno la forza di uscire da questa trappola. Come scapperai, se sei stato attratto da tali benedizioni! Oltre allo stretto controllo e alla pressione...

Dopo otto lezioni dedicate all'introduzione alla dottrina mormone, mi è stata assegnata una data per il "battesimo", ma sono scappato appena in tempo. Sono andato a trovare i miei parenti nella steppa dove sarebbe stato inutile cercarmi. Poi mi hanno chiamato e tutti mi hanno chiesto quando finalmente sarei tornato. Nella steppa mi sono calmato, ho riflettuto, mi sono riposato e sono giunto alla conclusione: "No, ragazzi, avete lo spirito sbagliato". Ma non mi hanno lasciato solo. "Vieni da noi!" Mi sono rivolto a mio padre: "Papà, aiuta questo stupido!" Lui ha preso il telefono e ha detto a quelle persone fastidiose che se avessero cercato di reclutare me, minorenne, nella loro organizzazione senza il permesso dei genitori, avrebbe dato loro del filo da torcere con la procura, la polizia, i parenti e tutto il resto. Allora mi hanno lasciato solo.

Paura e gioia

la chiesa della santa Trinità a Ulan Bator

E poi sono arrivato alla Chiesa ortodossa e sono rimasto lì. Sentivo che era casa mia.

Qui ho visto che il compito di Dio non è di soddisfare i nostri "desideri" mondani, ma la cosa principale è qualcos'altro. Mi è difficile formulare di cosa si tratta esattamente, ma nella Chiesa si guarda in alto e si aspira al Paradiso. Ricordo che quando sono arrivato qui per la prima volta non potevo aprire in alcun modo la porta della chiesa: ho provato ad entrare dall'ingresso nord, ma era chiuso per l'inverno. Ho pensato: "Non è così facile entrare nella Chiesa!" Poi vidi delle donne anziane che salivano ed entravano nella chiesa da ovest, e le seguii. Durante la funzione mi sono spaventato e non riuscivo a capire dove fossi: a casa in Mongolia o in Paradiso. Sa, ho provato sia paura che gioia. Ho visto il sacerdote uscire dal santuario con un grande libro dorato e poi entrare di nuovo nel santuario con esso: ho scoperto che era lo stesso libro che la nostra famiglia aveva conservato per tre generazioni, e che mio nonno mi aveva lasciato in eredità da leggere! Beh, dove altro dovevo andare?

Ero stanco di avere paura

Peter-Margad

La gente spesso mi chiede quali difficoltà incontrano i mongoli quando vengono a Cristo e alla Chiesa. Cosa posso dire?

Oggi in Mongolia ci sono un sacco di diverse comunità cristiane, denominazioni e sette, e tra tutto questo è difficile scegliere la Chiesa giusta e vera. Questa è la prima difficoltà sul cammino verso Cristo. Il secondo punto è probabilmente psicologico: la paura di varcare la soglia di una chiesa. Quando studiavo le denominazioni e le comunità cristiane, andavo dai cattolici per chiedere loro della Vergine Maria, delle icone e per saperne di più su tutto questo. E mi hanno detto: "Non sono affari tuoi, non entrare!" Da quel giorno ho avuto persino paura di andare in altre comunità, pensando che non mi facessero entrare o mi cacciassero. Quindi all'inizio il mio percorso è stato dai mormoni ai cattolici. Io stesso ho lasciato i mormoni e i cattolici mi hanno mostrato la porta. E dai cattolici sono arrivato all'Ortodossia: è stata la terza Chiesa dove sono arrivato. Ovunque andassi (dai mormoni, dai cattolici e poi dagli ortodossi), pregavo continuamente dentro di me per capire esattamente se stavo arrivando nel posto giusto e se quello che stavo cercando era lì.

La gente mi chiede quali difficoltà ho dovuto affrontare quando sono entrato nella Chiesa ortodossa. Mi sembra che qui sia stato più facile, anche se ognuno ha la propria strada e le proprie prove. Quando mi stavo avvicinando alla chiesa della santa Trinità, prima di tutto ho visto la bandiera russa (si vede da lontano). E ho pensato che se la bandiera era russa, molto probabilmente qui potevano venire solo i russi e potevano entrare solo i loro connazionali. Se fosse stato così, sarei entrato e mi avrebbero cacciato fuori dicendo: "Vai via!", come avevano fatto i cattolici, perché non sono russo. Avevo questa paura. Ma, sa, ero stanco di avere paura; pensavo che se qualcuno mi avesse buttato fuori, Cristo non mi avrebbe certo scacciato. Rallegrato da questo pensiero, entrai. Quando presi coraggio, oltrepassai questa barriera ed entrai nella chiesa, rimasi molto piacevolmente sorpreso dalla sua decorazione, bellezza e grandiosità. Innanzitutto ho iniziato a chiedermi cosa c'era dietro l'iconostasi, dietro quel muro? Mi sono avvicinato alla solea e volevo salire lì sopra, ma la mia coscienza mi ha detto: "Che sfacciataggine! Non devi farlo!" E ho fatto un passo indietro e non sono salito senza permesso. Era sabato e c'era il servizio serale. Stavo in chiesa senza capire nulla tranne che lì mi sentivo bene. Mentre stavo così, un'anziana donna con il velo si è avvicinata, ha sorriso e mi ha mostrato come fare correttamente il segno della croce. E dopo la fine del servizio, quando tornavo a casa, continuavo a pensare: "Quanto è stato emozionante! E cosa succederà dopo?" Mi è sembrato tutto molto interessante e ho iniziato a frequentare le funzioni ortodosse. Innanzitutto, sembra misterioso e bello; in secondo luogo, nessuno cerca di estorcermi informazioni intime: le persone mantengono una certa distanza.

Un giorno a Ulan Bator c'è stato un violento acquazzone. Mi sono inzuppato fino alle ossa e sono entrato in chiesa così: bagnato, ma gioioso. E mi hanno invitato a prendere un tè caldo e mi hanno dato dei vestiti caldi per il viaggio di ritorno. Vedete, non sono stato solo riscaldato spiritualmente, ma mi è stato mostrato in pratica (e fisicamente) cos'è il cristianesimo. Puoi sapere qualcosa solo se hai qualcos'altro con cui confrontarlo. Quando andai dai mormoni, ricordo di essere inciampato e caduto da alcune scale ripide: nessuno è salito e nessuno mi ha aiutato. Si parla costantemente solo di soldi, quote associative, corsi di formazione e lezioni. Qui invece ho visto sorrisi sinceri, rispetto per la tua libertà e un desiderio e una capacità discreti di aiutare gli altri. È così che ho visto che Cristo era qui. Non lo dico con emozione, ma con molta calma. Sento che qui c'è la verità.

Senza Cristo avrei rinunciato

Ci sono state molte critiche da parte di coloro che mi circondavano quando hanno saputo del mio interesse per il cristianesimo. Anche quando ho iniziato a frequentare i mormoni, mi è stato ripetutamente detto che "tutte le chiese fanno solo il lavaggio del cervello alle persone". Ma ero sostenuto dalla promessa che avevo fatto a mio nonno prima della sua morte: leggere la Bibbia per trovare la verità. "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza" (Gv 5:39). Comunque, avevo promesso a mio nonno che avrei letto la Bibbia e cercato la verità, ed è quello che stavo facendo.

Molte persone erano contrarie, ma io andavo avanti. Non solo la mia famiglia e i miei amici, ma anche i miei compagni di classe in qualche modo scoprirono che stavo cercando Cristo; mi deridevano e mi chiamavano perfino Gesù. Ad essere sincero, mi ha causato paura; tutta la scuola vedeva che frequentavo comunità cristiane, e tutti mi deridevano. In quel momento stavo leggendo la Bibbia e le parole di Cristo, "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15:20), hanno davvero toccato la mia anima. Una conferma così vivida e visibile delle parole di Cristo! Non sembrava che stessi facendo nulla di male, ero semplicemente interessato al cristianesimo, ma c'era un intero flusso di scherni, provocazioni e insulti! Era persino curioso. Poi ho pensato: "Dio non parla solo della persecuzione, ma anche della ricompensa per la paziente perseveranza". Le parole, "grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5:12), mi sostengono moltissimo. Sembra che grazie alla lettura dei comandamenti di Dio e alla loro attenta considerazione io abbia resistito. Altrimenti mi sarei fermato e avrei rinunciato.

una Bibbia in mongolo

Un giorno, quando le provocazioni erano diventate del tutto insopportabili, non potevo più sopportarlo e ho iniziato a rispondere. Sabato sono stata battezzato, domenica ho ricevuto la comunione e lunedì dovevo andare a scuola. Sono venuto a scuola e ho detto a tutti che ero stato battezzato e che ero cristiano. Ho detto tante cose in quel momento: che non bisogna prendere in giro nessuno, che non esistono persone perfette e che bisogna essere indulgenti con le debolezze degli altri. E da quel giorno tutti, anche quelli che mi avevano schernito apertamente, anche loro hanno cambiato tono e hanno cominciato a comunicare normalmente, in modo umano. Il quadro è cambiato completamente: se le ragazze della mia classe sono di cattivo umore e succede loro qualcosa, vengono a consultarmi. Un giorno una ragazza si è avvicinata e ha detto che il suo ragazzo l'aveva lasciata. "Margad, dì qualcosa di gentile." Le ho raccontato qualcosa della Bibbia e il giorno dopo è venuta a scuola così allegra! Quando tutti i miei compagni di classe hanno cominciato a rivolgersi a me molto spesso, probabilmente pensando che fossi un "meraviglioso psicologo", ho detto: "Perché fate così? Andate direttamente in chiesa!" È successo anche che io e diversi compagni di classe siamo andati in chiesa, ma a metà strada loro sono tornati indietro; forse erano spaventati o imbarazzati – è successo qualcosa – ma non sono mai arrivati in chiesa. Anche se siamo arrivati a metà strada. A quanto ho capito, il percorso verso Dio non è facile. Adesso prima degli esami si avvicinano alcuni compagni di classe e mi chiedono di "benedirli" e di fare su di loro il segno della croce affinché superino gli esami. "Quale benedizione? Io non posso farlo: non sono un prete!" Nel prossimo futuro i miei compagni di classe vogliono organizzare un sondaggio e venire in chiesa. Perché hanno scelto la chiesa che frequento io, il loro compagno di classe? Perché l'anno scorso abbiamo avuto continuamente battibecchi e litigi e io vi ho preso parte attiva. "Ma quest'anno tutto è calmo; nessun litigio da nessuna parte. Perché?" si chiedono. Quindi sono incuriositi da cosa mi ha influenzato così tanto da trasformarmi da un combattente in un ragazzo normale? Inoltre, ho autorità. Quindi sono un cristiano "con autorità".

La Parola di Dio e gli sciamani

Quando la mia famiglia è venuta a conoscenza della mia scelta, all'inizio è stata molto dura, pensavo addirittura che fosse una situazione senza speranza. Secondo la legge mongola io sono ancora minorenne e per diventare cristiano devo ottenere il permesso dei miei genitori. A mio padre va tutto bene: ha accettato; ma con mia madre e i suoi parenti è stato un disastro. Hanno degli sciamani nella loro famiglia, che hanno detto che non dovrei convertirmi al cristianesimo. Me lo hanno proibito e hanno detto che, poiché alcuni dei miei antenati erano sciamani, ci si aspettava che anch'io lo diventassi ad un certo punto della mia vita. C'era una tale opposizione da parte dei parenti di mia madre! Abbiamo parlato e litigato a lungo con mia madre. Ho anche pensato di mentire e di dire alla chiesa che i miei genitori lo avevano permesso, ma poi ho deciso di essere onesto. L'ultimo e decisivo argomento da parte mia è stata la promessa fatta a mio nonno. Ho detto: "Mamma, ho promesso al nonno di leggere la Bibbia per trovare la verità!" E poi mia madre si è arresa. "E va bene, se questa è la tua scelta, non mi opporrò." E in quel momento ho capito che non esistono situazioni senza speranza e ovunque c'è una via d'uscita.

Purtroppo il giorno stesso del mio battesimo mio padre non è potuto venire in chiesa. Ma da allora ho sentito che io e mio padre abbiamo rapporti più stretti e più affettuosi di prima. Rispetta la mia scelta. Mio padre è un fumatore e fumava proprio nell'appartamento. E in chiesa dopo il mio battesimo mi hanno regalato una piccola icona di san Pietro dell'Orda d'Oro e l'ho messa nella camera da letto accanto all'icona della Madre di Dio. A volte mio padre mi chiede: "Chi è Maria? È lei la Madre di Dio?" Rispondo: "Sì, è la Madre di Dio". Quando mio padre ha provato a fumare in camera da letto, gli ho detto: "Perché fumi qui? C'è un'icona sacra qui!" Poi ho messo un'icona in un'altra stanza, e da allora mio padre ha fumato quasi sempre fuori o sul balcone. Ogni domenica porto dell'acqua santa dalla chiesa e la do a mio padre. Dice che una volta che ha cominciato a bere quest'acqua, ha cominciato a fumare di meno, non tanto come prima, quando era un fumatore accanito.

Ecco a quali interessanti svolte può portare una vecchia Bibbia (portata in Mongolia molto tempo fa, probabilmente da un russo, o forse anche da un cristiano mongolo, chi lo sa?). Spero solo e prego che le generazioni future la leggano non solo con gli occhi, ma anche con la mente e il cuore; e, quindi, con la loro vita.

 
Particolarità politiche della subcultura ortodossa liberale

foto: thequestion.ru

Il consigliere del presidente della Duma di stato russa e dottore in scienze politiche Aleksandr Shchipkov parla della sottocultura liberale ortodossa e del fenomeno politico di una "chiesa all'interno di una Chiesa", e spiega come l'idea della riforma secolare in Russia sia legata a pratiche postmoderniste. Secondo la sua opinione, l'Ortodossia liberale strutturata ha un rapporto diretto con le azioni aggressive e scismatiche del Patriarcato di Costantinopoli.

Aleksandr Vladimirovich, qualche anno fa lei ha coniato una nuova terminologia: "Ortodossia liberale". Ha studiato questo fenomeno da molto tempo?

Da molto tempo. Ma da quando oggi la formazione della sottocultura ortodossa russa liberale è giunta al suo completamento, penso che sia giunto il momento di iniziare a lavorare su una sua descrizione sistematica e socio-culturale – per descriverla proprio come sono descritte altre subculture e gruppi sociali minori.

Quindi suppongo che dovremmo iniziare con una definizione.

L'Ortodossia liberale è un gruppo particolare all'interno e ai margini della Chiesa. È una quasi-chiesa basata sull'intelligentsia, essenzialmente una "chiesa" all'interno della Chiesa. Non si comportano come membri della Chiesa, ma come suoi istruttori, come persone che possiedono conoscenze segrete specifiche. Io li chiamo i "pastori ombra". Predicano una visione del mondo ibrida. Il loro stile e la forma esteriore sono ortodossi, ma il contenuto è postmoderno. È un simulacro nella sua manifestazione classica. Il principio del costrutto di questa visione del mondo è la nota tattica postmoderna del "pastiche": l'imitazione dello stile originale con lo scopo di sfidare lo status di tale stile originale.

Perché oggi l'argomento dell'Ortodossia liberale è in prima linea?

Questo è un processo logico. L'attuale situazione politico-religiosa è caratterizzata da una circostanza importante: la formazione della sottocultura liberale ortodossa è completa. Il processo di maturazione di questa tendenza è avvenuto lentamente. La sua ideologia è stata elaborata negli ultimi cinquanta-sessanta anni, e ora è arrivata al completamento.

Ma perché questo processo è stato completato proprio adesso?

Perché è stato proposto molto energicamente dal Patriarcato di Costantinopoli. I rappresentanti di questa tendenza non possono più conservare il loro amato stato semi-legittimo, perché il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, attraverso le sue azioni in Ucraina, li ha costretti a definire direttamente la loro posizione politica e religiosa. Hanno sostenuto apertamente lo scisma di Costantinopoli e si sono dichiarati dalla parte dei modernisti scismatici. Questa è divenuta la formazione finale della loro ideologia.

Lei afferma che questo strato sta cercando di formare una "chiesa nella Chiesa". A quale scopo?

Questa è una delle manifestazioni della mentalità specifica dell'intelligentsia. Dopo l'era del nazionalismo è diventata sempre più compradora, [1] si è opposta al popolo e ha manipolato le autorità verso i propri interessi, piuttosto che verso quelli della società. I suoi rappresentanti si considerano i vicari della civiltà occidentale in un paese di barbari. Qualsiasi spazio sociale, incluso quello religioso, nella loro mente deve essere assimilato per il bene dei loro interessi di gruppo, mentre i bisogni degli "aborigeni" non significano nulla. Inoltre, la coscienza settaria degli strati liberali con i suoi feticci globalisti e occidentalizzanti è molto religiosa, a modo suo. Oggi assistiamo a uno scontro tra due diverse religioni: quella storica e quella modernista.

Da quando, secondo lei, esiste questo gruppo liberale all'interno della Chiesa [russa]?

Questo gruppo è nato nelle cucine di Mosca, Leningrado e Kiev negli anni '60. Ricordo che l'intelligentsia ricevette allora una notevole misura di sollievo e chiamò questo periodo "disgelo". Ma per noi fu un periodo di aspre persecuzioni. Khrushchev avviò la lotta con l'Ortodossia, le chiese furono chiuse e distrutte a centinaia e i cristiani ortodossi furono inviati nei campi a migliaia. In risposta, sorse e cominciò a prendere forma un sottosuolo ortodosso, che prese due direzioni allo stesso tempo: radici ecclesiali e diritti umani. Gli attivisti ortodossi per i diritti umani cominciarono a separarsi dalla Chiesa e a criticarla per la mancanza di una ferma posizione politica. A quel tempo cominciò ad essere utilizzata la tattica delle "lettere aperte" ai patriarchi: prima ad Alessio I (Simanskij) e poi a Pimen (Izvekov). Negli anni '80 arrivò una svolta decisiva. I liberali religiosi non andarono più direttamente contro ai vescovi, ma iniziarono a provare a cambiare la Chiesa dall'interno – a loro piacimento, e secondo il loro programma. Questo stato è continuato fino ai tempi più recenti. Il Fanar, come ho detto prima, ha esacerbato la situazione, costringendo gli ortodossi liberali a diventare fortemente radicalizzati.

Quanto sono numerosi e influenti?

Non sono molto numerosi, ma sono influenti, perché sfruttano il potere di una risorsa secolare esterna. Anche sotto il governo sovietico questa influenza era abbastanza percettibile. Prendiamo come esempio qualcosa che è accaduto nel 1971. Dopo la morte del patriarca Alessio I, è sorto il problema di scegliere un nuovo patriarca. Allora il gruppo ortodosso liberale scrisse e diffuse nei circoli ecclesiali un testo che accusava il metropolita Nikodim (Rotov) di "eresie". Essenzialmente la discussione sulle eresie non resisteva ad alcuna critica, ma la lettera ha portato turbamento nell'episcopato e nella società della Chiesa. Il metropolita Nikodim non ha presentato la sua candidatura al trono patriarcale. Posso supporre che questo fosse l'obiettivo principale di tale lettera. Non è ancora chiaro se avessero agito indipendentemente o se fossero utilizzati dagli organi sovietici.

Ora i liberali ortodossi, al contrario, stanno chiamando tutti a essere quanto più cauti possibile sul concetto di "eresia" quando si tratta di Costantinopoli.

Naturalmente, perché ciò contraddice i loro interessi attuali. Stanno cercando di salvare la reputazione teologica del patriarca Bartolomeo, che sta notevolmente vacillando. In generale, la storia della Chiesa russa nel ventesimo secolo non è mai stata veramente scritta; questo è un progetto per il futuro. Ma ogni era ha un proprio ordine del giorno. Prendiamo l'anno 2012. C'era una nuova generazione di ortodossi liberali, nuove persone...

Che cosa volevano nel 2012?

Hanno chiesto che la Chiesa sostenesse il movimento di piazza Bolotnaja. [2] Questa richiesta era formulata proprio così: sostenete Bolotnaja, e smetteremo di diffamarvi. La Chiesa non si è lasciata coinvolgere in tali giochi politici. Ma poiché l'ultimatum liberale era stato respinto, è stata dichiarata una guerra di informazione contro la Chiesa, che è culminata nelle buffonate femminili all'ambone. [3] Lo stesso è avvenuto in Ucraina, quando la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non si è fatta coinvolgere con il Majdan. Ma il "pariarcato di Kiev" lo ha fatto, insieme alla "Chiesa autocefala ucraina" e agli uniati.

Qual era il loro scopo?

In conformità con l'agenda liberale, la Chiesa avrebbe dovuto servire i costruttori del nuovo ordine mondiale, consacrare i loro progetti, che si tratti di transumanesimo, aborti, matrimoni omosessuali, giustizia minorile, darwinismo sociale o quant'altro. Stanno cercando di piegare la Chiesa a partecipare a questo programma come a qualcosa di presumibilmente progressista e storico senza alternative. Poiché la Chiesa non si conforma a questo, una guerra di informazione è e sarà condotta contro di essa; e non solo informativa, ma anche una guerra amministrativa, legislativa e persino poliziesca / militare.

Con quali mezzi?

Lavorano esternamente, così come dall'interno. Ricordate l'infame "Codice religioso" di Mikhail Prokhorov, che cercava di relegare la Chiesa in un ghetto legale. Un'altra tendenza è privare la Chiesa dell'accesso alle sfere informative e accademiche. Questo è stato fatto attivamente, per esempio, da Vladimir Posner, [4] che spiega al pubblico che l'Ortodossia sta probabilmente rallentando il "progresso". Posner è molto popolare nei circoli ortodossi liberali. Ma questi sono anticlericali esteriori. Gli anticlericali interiori cercano di minare la legittimità della Chiesa con la teoria politicizzata del "sergianismo". I liberali ortodossi provano allo stesso tempo a disorientare la società della Chiesa – con il pretesto della "riforma", a rivolgere la sua attenzione su obiettivi e compiti falsi o terziari, distruggendo l'organismo della Chiesa dall'interno. Per esempio, danno alla gente come cibo intellettuale la noiosa e assurda "teologia del Majdan".

Gli oppositori interni ed esterni della Chiesa agiscono in modo sincrono?

Queste sono due parti di un solo gruppo socio-politico. Gli ortodossi liberali uniscono i loro adepti indipendentemente dal loro status e posizione sociale. Le carriere e gli interessi economici di queste persone variano, i loro datori di lavoro sono diversi, ma l'ideologia è la stessa per tutti. Ci sono quelli che sono in diretta opposizione alla Chiesa – si piazzano nei social network e scrivono commenti polemici. Un'altra fazione degli ortodossi liberali fa parte dell'establishment ecclesiastico e governativo.

Questa fazione si interseca con l'opposizione politica?

Non ne hanno bisogno. Sono uniti dall'ideologia, e questa è la cosa principale. Grazie a questo, le loro attività nello spazio informativo e amministrativo sono sincronizzate e in risonanza tra loro.

Il dilemma – tradizione o riforma – rimane comunque in vigore?

No, non più. La scelta è già stata fatta. I riformatori-modernisti hanno soppresso ogni discussione normale e ora mirano a uccidere. Hanno deciso di sacrificare il diritto canonico, di infrangere tradizioni millenarie. Tutto deve sparire, après moi le deluge. La cosa principale è ottenere il potere assoluto, sia governativo che burocratico. I liberali ortodossi russi hanno sostenuto questo nuovo scisma. Nella guerra contro la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa ucraina, iniziata da Costantinopoli, Kiev e lo stato profondo americano, ora occupano un posto nel campo dei nemici dell'Ortodossia. Hanno già sacrificato i fedeli che moriranno in caso di una guerra religiosa in Ucraina. Sostenendo il Fanar, si sono assunti la responsabilità degli eventi successivi. In questo modo, loro stessi sono entrati in una trappola morale.

Che cosa significa?

Significa che dalla categoria degli avversari e dei malevoli si sono trasferiti volontariamente nella categoria dei traditori e degli scismatici.

Questo era inevitabile?

Ovviamente. Costantinopoli ha creato una situazione in cui non esiste una posizione terza o ambigua. Ci sono solo due posizioni: a favore o contro l'Ortodossia canonica. Tra l'Ortodossia e il suo simulacro postmoderno – cioè la trasformazione dell'Ortodossia per compiacere i progetti mondialisti laici, la cui espressione è stata per cento anni il Patriarcato di Costantinopoli.

Possiamo determinare almeno approssimativamente il risultato di ciò che sta succedendo?

Gli eventi nel mondo non si stanno svolgendo a vantaggio dei postmoderni liberali. La globalizzazione ha raggiunto i suoi limiti e si è soffocata su se stessa, il suo meccanismo finanziario sta cadendo a pezzi, e i suoi ingranaggi stanno ancora cambiando, ma ora sono inutili. Di conseguenza i liberali stanno giocando il tutto per tutto, ricorrendo alla forza. Così è stato con il Majdan, quando al posto delle elezioni hanno messo in scena un colpo di stato. I modernisti liberali stanno anche cercando di mettere in scena un colpo di stato nella sfera della Chiesa, di forzare una "situazione di emergenza". Stanno caricando a piena forza. Si affrettano a risolvere definitivamente la "questione russa" e la questione dell'Ortodossia russa. Per questo avevano bisogno del patriarca Bartolomeo, che è accecato dal suo desiderio appassionato di dirigere la sede di Kiev e poi quella di Mosca.

Quindi, quali sono i criteri principali dell'Ortodossia liberale?

principali criteri dell'Ortodossia liberale sono tre. Il primo criterio è creare un simulacro dell'Ortodossia: un desiderio di cancellare i confini tra l'originale e il falso, tra la forma e il contenuto. Il secondo criterio è tentare di creare una "chiesa" all'interno della Chiesa, una sorta di "vera chiesa". Il terzo criterio è quello di creare attraverso tutti i possibili mezzi uno scisma a lenta combustione.

Nel 2012 ha pubblicato un articolo intitolato "La Chiesa di fronte alla minaccia della riforma secolare". Aveva previsto gli eventi di oggi?

Sarebbe ingannevole dire che li avevo previsti. Quando ho scritto quell'articolo, ho visto il problema principalmente all'interno della Russia; ma a quanto pare, la minaccia alla nostra Chiesa è di fatto una minaccia all'Ortodossia nel suo complesso. Possiamo affermare che le conseguenze saranno molto serie. Il processo della storia della Chiesa sarà determinato per decenni, se non per secoli a venire. Viviamo già in una nuova era, anche se forse non l'abbiamo ancora notato. In questa situazione la Chiesa ortodossa russa dovrà svolgere un ruolo nella difesa della fede; dovrà dire la sua. Ci stanno costringendo a questo.

Note

[1] Questo termine si riferisce alla posizione dell'intelligentsia come mediatrice di interessi esterni nei propri paesi e venditrice dell'interesse del proprio paese agli stranieri, a proprio profitto.

[2] Un movimento di opposizione contro il presidente Putin che si riuniva in piazza Bolotnaja a Mosca. A differenza del Majdan a Kiev, ha raccolto un sostegno insignificante a Mosca.

[3] Un riferimento alla scena delle Pussy Riot nella cattedrale di Cristo Salvatore.

[4] Un giornalista e conduttore di talk show di Mosca. Nato nel 1934 in Francia da padre ebreo e madre cattolica francese, è cresciuto a New York. La sua famiglia si trasferì in Unione Sovietica durante l'era di McCarthy, quando suo padre, convinto comunista, fu ritenuto dall'FBI una spia sovietica. La sua carriera giornalistica fu lanciata nei media di propaganda sovietica. Posner è stato spesso trasmesso dalla televisione americana durante gli anni della perestrojka.

 
Sulla partecipazione della ROCOR alle assemblee inter-episcopali

Di fronte a una serie di proposte di “riorganizzazione canonica” dell’Ortodossia in Nord e Centro America, proposta dalla locale Assemblea inter-episcopale, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa all’estero ha risposto per mano del suo segretario, l’arcivescovo Kyrill di San Francisco (nella foto), esprimendo le propriw obiezioni ai progetti di unificazione unilaterale (come quelli che vengono da assemblee presiedute sempre e unicamente dai vescovi di un singolo patriarcato). Il documento è importante per il Nord America, dove l’Assemblea dei vescovi canonici è molto numerosa e svolge diverse attività; può sembrare superfluo per l’Italia, ma aiuta a capire come nessuna idea di “unità intergiurisdizionale” ha un futuro se non è radicata nel senso più profondo della tradizione ortodossa. Presentiamo nella sezione “Confronti” del documento il testo russo e la traduzione italiana della recente lettera del Sinodo della ROCOR, e sempre nella stessa sezione, un commento di padre Andrew Phillips che alla luce di questi ultimi eventi esprime fondati dubbi sull’idea di un Concilio pan-ortodosso.

 
Bugie sulle labbra del patriarca Bartolomeo

il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Speculazioni, eccessi e aperte menzogne in un'intervista al patriarca di Costantinopoli.

Pochi giorni fa, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha rilasciato all'agenzia di stampa bulgara BGNES un'intervista, che è stata pubblicata in Ucraina nella sua forma più completa da Glavkom. In questa intervista piuttosto compatta ci sono talmente tante falsità che è ora di fare una domanda: perché sua Santità dovrebbe esporsi in modo così aperto mentendo spudoratamente, per dirla con franchezza?

Restiamo in silenzio sul comandamento di Dio "non dire falsa testimonianza". Ma dopo tutto, le persone moderne sono abbastanza istruite: possono aprire Internet e controllare tutto in una frazione di secondo... Perché il patriarca dovrebbe disonorarsi così tanto? Forse, si sente costretto in un angolo? O magari preferisce ampliare la "finestra di Overton"?

La falsità è evidente nel titolo stesso dell'intervista (nella versione di Glavkom): "La presenza del Patriarcato di Mosca danneggia gli interessi della nazione ucraina".

Il capo del Fanar ha dimenticato di chiarire: si tratta della presenza del Patriarcato di Mosca in Ucraina o nel mondo in generale? Il patriarca Bartolomeo sa per certo che il patriarcato di Mosca in senso istituzionale non è affatto presente in Ucraina. Sul territorio dell'Ucraina non c'è un solo corpo del Patriarcato di Mosca, non un solo vescovo di Mosca, non una singola istituzione sinodale, né addirittura un ufficio di rappresentanza.

Ciò è evidenziato dai documenti statutari della Chiesa ortodossa ucraina e della Chiesa ortodossa russa. Ecco cosa dice lo Statuto della Chiesa ortodossa ucraina sul suo stato:

"1. La Chiesa ortodossa ucraina è indipendente e autogovernata nella sua amministrazione e struttura 2. Gli organi supremi dell'autorità ecclesiastica e dell'amministrazione della Chiesa ortodossa ucraina sono il Concilio della Chiesa ortodossa ucraina, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina e il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, presieduti dal metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina 3. La Chiesa ortodossa ucraina ha una comunione con il resto delle Chiese ortodosse locali attraverso la Chiesa ortodossa russa ".

Disposizioni simili sono contenute nello statuto della Chiesa ortodossa russa:

1. La Chiesa ortodossa ucraina è autogovernata con diritti di ampia autonomia 2. La Chiesa ortodossa ucraina ha ottenuto l'indipendenza e l'autogoverno nella sua gestione in conformità con la definizione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 25-27 ottobre 1990 "Sulla Chiesa ortodossa ucraina" 3. Nella sua vita e attività, la Chiesa ortodossa ucraina è guidata dalla definizione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 1990 "Sulla Chiesa ortodossa ucraina", dalla lettera del patriarca di Mosca e di Tutta la Rus' del 1990 e dallo statuto della Chiesa ortodossa ucraina, che è approvato dal suo primate e dal patriarca di Mosca e di Tutta la Rus'. 4. Gli organi dell'autorità ecclesiastica e dell'amministrazione della Chiesa ortodossa ucraina sono il suo Concilio e il suo Sinodo, guidato dal suo primate, con il titolo "Sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina". Il centro amministrativo della Chiesa ortodossa ucraina è a Kiev".

Non un solo vescovo russo, nemmeno il patriarca è un membro degli organi direttivi della Chiesa ortodossa ucraina e non è coinvolto nel suo processo decisionale. Al contrario, i vescovi ucraini sono membri dei supremi organi di governo della Chiesa ortodossa russa: i concili locali ed episcopali, il Sinodo e il Concilio supremo della Chiesa. Pertanto, è corretto parlare non della presenza del Patriarcato di Mosca in Ucraina, ma della presenza della Chiesa ortodossa ucraina in Russia.

È vero, il territorio dell'Ucraina è incluso nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa. "La giurisdizione della Chiesa ortodossa russa si estende agli ortodossi residenti nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa: Federazione Russa, Ucraina, Bielorussia, Repubblica di Moldova, Repubblica dell'Azerbaigian, Repubblica del Kazakistan, Repubblica Popolare della Cina, Repubblica del Kirghizistan, Repubblica di Lettonia, Repubblica di Lituania, Mongolia, Repubblica di Tagikistan, Turkmenistan, Repubblica dell'Uzbekistan, Repubblica dell'Estonia, Giappone, nonché ad altri cristiani ad essa volontariamente affiliati" (capitolo 1, paragrafo 3 dello Statuto della Chiesa ortodossa russa).

Eppure, non c'è presenza delle strutture del Patriarcato di Mosca in Ucraina, se questo è ciò di cui parla il Patriarca Bartolomeo. Questo è vero, tuttavia con una eccezione molto significativa.

In Ucraina c'è una stavropegia del patriarca di Mosca – il convento della santa Trinità a Korets. Perché un monastero nell'Ucraina occidentale, piuttosto piccolo e poco conosciuto sulla scala della Chiesa ortodossa russa, si trova sotto il controllo diretto del patriarca di Mosca? Il nome di questo motivo è Filaret Denisenko, che, da metropolita di Kiev nel 1984, per compiacere le autorità comuniste, aveva deciso di chiudere questo antico monastero. La badessa del monastero Natalia (Ilchuk) dovette recarsi a Mosca per denunciare il metropolita di Kiev, che chiudeva i monasteri non negli anni '30 sotto Stalin, e non negli anni '60 sotto Khrushchev, ma nel 1984, quando la "perestrojka" e la liberalizzazione della vita sociale si profilavano all'orizzonte. Fu allora, per ordine del patriarca di Mosca Pimen, che emerse l'unica stavropegia patriarcale in Ucraina.

Se il Patriarca di Costantinopoli usa il termine "presenza del Patriarcato di Mosca in Ucraina" nel senso che la Chiesa ortodossa ucraina è presente in Ucraina, questa è una follia: gli interessi della nazione ucraina sarebbero danneggiati dal fatto che L'Ucraina ha una Chiesa ortodossa ucraina, composta da cittadini ucraini, preti ucraini e vescovi ucraini, governata da un primate ucraino, da un Santo Sinodo ucraino e da un Concilio dei Vescovi ucraino?

Tuttavia, questa non è l'intera falsità nel titolo dell'intervista.

Mi chiedo che significato dia il patriarca Bartolomeo al termine "nazione ucraina". Secondo la Costituzione dell'Ucraina, questo concetto è un sinonimo per i concetti "popolo dell'Ucraina" e "cittadini ucraini di tutte le nazionalità".

Secondo l'ultimo censimento della popolazione, più di 8 milioni di russi etnici vivono in Ucraina e, secondo le indagini del 2016, effettuate dal centro Razumkov (per niente pro-russo), la lingua russa è considerata la madrelingua di oltre il 27% della popolazione totale dell'Ucraina, ovvero più di 11 milioni di persone. La maggioranza assoluta di queste persone ha un atteggiamento positivo nei confronti della Russia come paese (da non confondere con la leadership politica russa), del suo popolo e della sua Chiesa.

Queste persone, di regola, hanno legami di parentela e amicizia con i residenti della Russia e mantengono legami culturali e altri legami umanitari. Come può l'esistenza del Patriarcato di Mosca rovinare la loro vita?

O forse il Patriarca Bartolomeo non include questi 11 milioni di cittadini ucraini nel concetto di "nazione ucraina"? Si può ricordare che la Chiesa ortodossa ucraina – anche dopo la campagna di sequestri di chiese – è la più grande confessione in Ucraina. Comprende circa 12.000 comunità, 258 monasteri, 100 vescovi, 12.500 chierici. Il gregge della Chiesa ortodossa ucraina è composto da molti milioni di cittadini ucraini. Queste persone non riescono a credere che il Patriarcato di Mosca danneggi qualcuno.

In generale, è strano sentire dalla bocca di un patriarca ortodosso la retorica dei nazionalisti radicali ucraini. Il termine "nazione ucraina", non "popolo" o "società", è ora sempre più associato agli eccessi dei gruppi nazionalisti che sequestrano chiese, picchiano i loro parrocchiani e minacciano i sacerdoti. Perché il patriarca Bartolomeo usa queste espressioni? Per sottolineare che coloro che non condividono tale radicalismo non sono parte della "nazione ucraina"?

Ci sono abbastanza falsità solo nel titolo. Passiamo al corpo dell'intervista.

Come introduzione, il Patriarca Bartolomeo ha deciso di fare una breve escursione nella storia e spiegare come la Chiesa ortodossa è apparsa nella Rus':

"Come è noto, dopo il battesimo del principe Vladimir il Patriarcato ecumenico e lo stato di Kiev nel 988 fondarono la metropolia di Kiev. La metropolia di Kiev fu legata canonicamente al Patriarcato ecumenico, anche dopo la creazione del Patriarcato di Mosca nel 1589. Dopo la liberazione delle terre ucraine dal giogo mongolo nel 1685, il patriarca di Mosca Ioakim (1674-1690) invase le eparchie della metropolia di Kiev, che, come abbiamo detto, apparteneva canonicamente al Patriarcato ecumenico ed elesse il vescovo Gedeon come metropolita di Kiev. Così, il sistema ecclesiale vecchio di 700 anni della metropolia di Kiev, che operava dal 988, fu cambiato per mezzo di un colpo di stato. Ciò è avvenuto in violazione dei sacri e santi canoni a favore del Patriarcato di Mosca e a danno della Chiesa di Costantinopoli ".

Lasciamo perdere l'evidente errore della fine del giogo mongolo nel 1685. Il patriarca Bartolomeo potrebbe ignorare che per il nord-est della Rus' il giogo mongolo-tartaro finì nel 1480, mentre per il sud-ovest della Rus' (l'attuale Ucraina) – finì circa 130-150 anni prima, quando le terre ucraine entrarono nel Granducato di Lituania.

Per quanto riguarda l'elezione e l'ordinazione del metropolita Gedeon (Svjatopolk-Chetvertinskij) di Kiev da parte del patriarca di Mosca Ioakim, questa azione era stata totalmente approvata dal patriarca Dionysios di Costantinopoli e dal suo Sinodo, così come il successivo trasferimento della metropolia di Kiev alla Chiesa ortodossa russa. Questo atto, approvato dal Patriarcato di Costantinopoli, può essere dunque chiamato un'invasione? E il motivo per cui il metropolita Gedeon fu ordinato a guidare la sede di Kiev fu che tale sede era rivendicata dal vescovo Iosif (Shumlianskij) di Leopoli, che aveva dichiarato pubblicamente la sua intenzione di accettare l'unione con Roma se eletto alla sede di Kiev, cosa in cui era sostenuto dal re polacco.

Quindi sua Santità passa a menzogne ​​vere e proprie:

"Nonostante ciò, la metropolia di Kiev non è mai stata trasferita canonicamente al Patriarcato di Mosca. Non esiste un solo documento ufficiale che confermi tale subordinazione o concessione da parte della Chiesa di Costantinopoli. Le famose lettere del patriarca ecumenico Dionysios IV diedero al patriarca di Mosca solo un permesso canonico di nominare il metropolita di Kiev, che allo stesso tempo rimase subordinato al patriarca di Costantinopoli".

Come mai questo non è stato trasmesso? E come mai non esiste alcun documento di ciò? Ma esiste! Ci sono documenti e ci sono frasi in questi documenti, che indicano espressamente che la metropolia di Kiev è stata trasferita alla Chiesa russa. Citeremo solo i principali documenti che sono stati utilizzati per formalizzare il trasferimento della metropolia di Kiev.

Ecco una citazione dalla lettera del patriarca Dionysios di Costantinopoli:

"La petizione dei grandi tsar e sovrani ortodossi di Mosca, nostri amati figli del Signore, benedetti ed esaltati, è stata risolta dal concilio di tutti i santi vescovi e dai nostri amati fratelli e co-ministri nello Spirito Santo. Che il metropolita di Kiev sia di conseguenza subordinato al santo trono patriarcale di Mosca e quando c'è bisogno di ordinare il metropolita in questa eparchia – che egli possa essere ordinato dal patriarcato nella benedetta grande città di Mosca".

Di seguito una citazione di un'altra lettera dello stesso patriarca Dionysios di Costantinopoli:

"Abbiamo considerato questo caso con l'intero concilio degli eminenti metropoliti e dei nostri amati fratelli e compagni di servizio nello Spirito Santo. Ci è sembrato non solo ben motivato, ma anche molto encomiabile e sorprendente. Lo abbiamo esposto nelle nostre lettere patriarcali conciliari e scritto nel codice della grande Chiesa di Cristo, dove si dichiara che il beato patriarca di Mosca e di tutta la Rus', Ioakim, il nostro amato fratello e co-ministro nello Spirito Santo, d'ora in poi ha il diritto di ordinare il metropolita di Kiev, che sarà eletto in conformità con il regolamento ecclesiastico. Anche i futuri patriarchi hanno il diritto di eleggere il metropolita di Kiev. Allo stesso modo, la metropolia di Kiev sarà subordinata alla santa sede di Mosca. E che tutti i vescovi, sia presenti che futuri, onorino il loro anziano e primate, il patriarca di Mosca, dal momento che ricevono l'ordinazione da lui".

Qui di seguito è una precisazione del patriarca Dionysios secondo cui il metropolita di Kiev non è solo ordinato dal patriarca di Mosca, ma anche soggetto al giudizio di quest'ultimo:

 "Abbiamo trasferito questa metropolia al beatissimo patriarca di Mosca, che ha il diritto di compiere un'ordinazione senza condizioni del metropolita di quest'eparchia secondo l'usanza del luogo, e di eleggerlo al concilio generale dell'eparchia, ai sensi delle nostre lettere conciliari. Possa sua Beatitudine avere il diritto di ordinare il metropolita di Kiev senza ostacoli, e il metropolita obbedire al giudizio del patriarca di Mosca secondo l'ordine ecclesiale".

Il patriarca Dionisio non parla per sé, ma a nome di tutto il Concilio della Chiesa di Costantinopoli.

Inoltre, il Patriarca Bartolomeo afferma: "Da allora fino all'aprile 2018, quando il Patriarcato ecumenico ha deciso di concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina, sono stati fatti molti tentativi per ottenere l'indipendenza della chiesa dell'Ucraina dalla Russia, ma nessuno di questi ha avuto successo, cosa della quale il Patriarcato di Mosca ha la completa responsabilità ".

Domanda: chi ha fatto quei tentativi di "ottenere l'indipendenza della Chiesa dall'Ucraina dalla Russia"? E a chi deve dare l'indipendenza la Chiesa ortodossa russa?

Non sono stati fatti molti tentativi, come pretende il patriarca Bartolomeo, ma solo due. Il primo fu fatto nel 1917 e negli anni seguenti, e fu iniziato dal terzo Congresso militare pan-ucraino. Questa iniziativa fu respinta dalla stessa Chiesa. Non era sostenuta da alcun vescovo, ma era sostenuta dalle autorità rappresentate dalla Rada Centrale, dal Direttorio e, piuttosto stranamente, dai bolscevichi. Il numero di sostenitori di quest'autocefalia era molto piccolo e la loro reputazione tra i credenti era piuttosto sporca. Quando a Mikhail (Ermakov), il legittimo metropolita di Kiev, fu chiesto di ordinare vescovi per questa "chiesa autocefala" e gli furono presentate le candidature appropriate, rispose: "Non ordino le vipere come vescovi".

Secondo il patriarca Bartolomeo, la Chiesa russa avrebbe dovuto ignorare l'opinione di tutto l'episcopato, del clero e dei credenti nel territorio dell'allora Ucraina e conferire l'autocefalia al terzo Congresso militare pan-ucraino?

Gli eccessi degli adepti dell'autocefalismo di quel tempo raggiunsero il punto che, non potendo attirare alcun vescovo dalla loro parte, "ordinarono" in modo blasfemo la loro "gerarchia" con l'aiuto delle reliquie del santo martire Macario, metropolita di Kiev.

Il secondo tentativo di ottenere l'autocefalia fu lo scisma "di Filaret" del 1992. A quel tempo, non un solo vescovo ordinario, non un singolo monastero, non una singola istituzione religiosa sosteneva l'idea di un'autocefalia. Né questa era sostenuta dalla maggioranza assoluta delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina. Secondo il patriarca Bartolomeo, la Chiesa ortodossa russa avrebbe dovuto chiudere un occhio su tutto questo e conferire autocefalia all'ex metropolita di Kiev Filaret?

Parlando della "restaurazione" del grado canonico a Filaret Denisenko e a Makarij Maletich, il patriarca Bartolomeo li ha riconosciuti entrambi come vescovi: "L'11 ottobre 2018, il Sinodo del Patriarcato ecumenico, dopo continue richieste da parte di Filaret e Makarij, ha reintegrato due leader dei gruppi non canonici come canonici, riconoscendo la loro gerarchia, ma non il loro rango. Ciò significa che Filaret non è più il patriarca di Kiev, mentre l'ex metropolita di Kiev Makarij non è l'arcivescovo di Leopoli, ma piuttosto un ex arcivescovo di Leopoli".

Innanzitutto, il Patriarcato di Costantinopoli non aveva alcun diritto canonico di "reintegrare" gli scismatici. E in secondo luogo, come può Makaroj essere arcivescovo o metropolita se prima di cadere nello scisma era solo un prete? Filaret per lo meno era stato canonicamente ordinato vescovo, ma Makarij, se "reintegrato", può essere solo un prete, non un vescovo.

Dopo questo, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato che "le due giurisdizioni ecclesiastiche di Filaret e di Makarij sono unite sotto la guida spirituale del Patriarcato ecumenico". Questa associazione è in realtà una finzione (almeno per il momento), è evidenziata sia dal registro unificato dello Stato delle entità giuridiche dell'Ucraina sia dal "patriarca onorario" Filaret Denisenko. Sia il "patriarcato di Kiev" che la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" esistevano come entità legali e continuano ad esistere.

Poi il patriarca Bartolomeo ha prodotto un'affermazione piuttosto assurda. Ha definito la propria interferenza illegale negli affari di un'altra Chiesa locale... "benedizione di Dio": "Consideriamo una grande benedizione di Dio che il Patriarcato ecumenico sia riuscito a ripristinare la canonicità dell'intera nazione di molti milioni che era al di fuori della Chiesa per ragioni non dogmatiche".

In primo luogo, come è possibile "ripristinare la canonicità di un'intera nazione di molti milioni" se esiste una Chiesa ortodossa ucraina canonica in Ucraina? Se arriviamo a questo punto, possiamo parlare del "reintegro" dei dissenzienti del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", ma non di "tutta la nazione di molti milioni".

E in secondo luogo, in che modo il Fanar ha effettivamente "ripristinato" la canonicità? Ha accettato il pentimento del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" per il peccato di scisma? Ha almeno avviato una specie di processo? No. Non ha fatto altro che girarsi e "ripristinare". Hai commesso un peccato mortale di scisma? Beh, non preoccuparti, ora noi assumeremo che sei di nuovo nella rettitudine! Io ho firmato i documenti rilevanti, vero?

E l'argomentazione secondo cui gli scismatici erano "fuori dalla Chiesa per ragioni non dogmatiche" è molto ambigua. Il dogma dell'unità della Chiesa è una delle principali credenze ortodosse ed è incluso nel Credo: "Credo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Lo scisma è una sfida a questo dogma di base.

Il patriarca Bartolomeo considera legittima la sua incursione negli affari delle altre Chiese locali e la giustifica con i canoni della Chiesa: "Negli anni successivi, il Patriarcato ecumenico, guidato dai sacri canoni (compresi i canoni 9, 17 e 28 del quarto Concilio ecumenico, il canone 36 del Concilio trullano e il canone 1 del Concilio dell'879/880, che si è tenuto nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli)..."

Abbiamo già esaminato la questione dei canoni in dettaglio. Qui daremo la conclusione principale che emerge dall'analisi dei sacri canoni della Chiesa: "Le regole adottate dai Concili ecumenici non conferiscono al patriarca di Costantinopoli alcuna autorità sulle altre Chiese locali. Inoltre, essi, in modo abbastanza chiaro, determinano la posizione del patriarca di Costantinopoli nel mondo ortodosso a partire da circostanze puramente politiche".

Le circostanze politiche non sono più le stesse del primo millennio, quando Costantinopoli era la capitale di un vasto impero cristiano. Oggi il Patriarcato di Costantinopoli è un soggetto della Turchia musulmana, non ha un proprio gregge sul territorio di questo stato ed è costretto a vivere con denaro proveniente dagli Stati Uniti e ad adempiere alle richieste del suo Dipartimento di Stato, anche se queste contraddicono gli insegnamenti della Chiesa, i sacri canoni, la storia e il buon senso.

Infine, forse il più cinico e scortese commento del patriarca Bartolomeo è l'affermazione che lo scisma è stato guarito in Ucraina e l'unità della Chiesa è stata restaurata: "Quindi, il fattore cruciale che ha motivato il Patriarcato Ecumenico ad accordare l'autocefalia all'Ucraina è la guarigione della divisione e del ripristino dell'unità ecclesiale".

Nel 2016, l'arcivescovo del Fanar Job (Getcha) durante la sua visita in Ucraina aveva assicurato con passione a tutti che Costantinopoli non avrebbe mai creato un'altra giurisdizione ecclesiastica nel paese, dal momento che la struttura parallela non avrebbe guarito lo scisma, ma lo avrebbe solo esacerbato.

E ora il patriarca Bartolomeo dichiara che l'unità ecclesiale è stata restaurata. Che cos'è questa, ignoranza, cecità o disprezzo per la realtà oggettiva? Dopo tutto, tutti vedono che non c'è unità; inoltre, non c'è coesione nemmeno tra i membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"!

La Chiesa ortodossa ucraina esiste ancora. Non si è unita a nessuno, non è scomparsa da nessuna parte, inoltre non è cambiata affatto: ha ancora più di 12.000 comunità. Anche se per un momento immaginassimo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia la Chiesa canonica, allora in questo caso non c'è unità ecclesiale neanche perché possiamo vedere solo una struttura parallela: proprio quella che il Fanar non avrebbe creato.

Certo, si può semplicemente essere dispiaciuti per il patriarca Bartolomeo. Le condizioni politiche in cui il Fanar vive oggi sono molto difficili. Ma questo fatto non giustifica affatto l'illegalità che Costantinopoli ha commesso in Ucraina. Né giustifica le persecuzioni della Chiesa ortodossa ucraina da parte dello stato e dei radicali nazionali che tale illegalità ha provocato. Né giustifica il fallimento della politica perseguita dal Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina.

Tuttavia, questo fallimento sta diventando sempre più evidente. Il frutto delle politiche del Fanar, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", non è mai stata riconosciuta da alcuna delle Chiese locali. Nella stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ci sono litigi e una lotta aperta e disonorevole per il potere. I suoi leader si accusano a vicenda di lavorare per Mosca. Il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" non sono stati affatto sciolti. La Chiesa ortodossa ucraina canonica è esposta ad aperte violenze e saccheggi. Tutte queste sono implicazioni dolorose delle decisioni della "Chiesa madre" di Costantinopoli.

La cosa più deludente dell'intervista al patriarca Bartolomeo è che, nonostante tutta la chiarezza della natura anti-canonica delle sue azioni in Ucraina e le loro amare conseguenze, non vuole ammettere il suo errore e, se possibile, correggerlo, ma si è invece trincerato ancor di più nelle sue delusioni e menzogne.

 
Intimoriti dalle icone ma innamorati dei nomi russi: la vita di una parrocchia del Sud Africa che si è trasferita alla Chiesa ortodossa russa

All'inizio di novembre 2023 abbiamo parlato con padre Nicholas Esterhuisen, rettore della chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo, che ha parlato delle particolari sfide legate alla missione della Chiesa ortodossa russa in Africa.

parrocchiani della chiesa di san Giovanni Climaco all'interno della chiesa di santa Maria Egiziaca (Sud Africa). Foto: exarchate-africa.ru

"Il nostro obiettivo è essere in una Chiesa canonica"

Potrebbe dirci cosa è avvenuto prima del trasferimento della sua parrocchia? Com'è stato prestare servizio sotto la giurisdizione del Patriarcato di Alessandria e cosa l'ha spinta a trasferirsi al Patriarcato di Mosca?

Io sono originario del Sud Africa. Mio padre è olandese e mia madre è britannica. Mia moglie è russa. Mi sono convertito all'Ortodossia dal protestantesimo. Ho studiato all'Università ortodossa di Lettere e Filosofia di san Tikhon in Russia, ma lì non ho completato l'intero corso, e ho studiato anche presso la Chiesa ortodossa russa all'Estero. In precedenza, ho studiato pittura all'Accademia delle arti di San Pietroburgo. Ho prestato servizio con i greci in una chiesa del Patriarcato di Alessandria, poiché era l'unica chiesa ortodossa a Città del Capo. Ho iniziato come accolito e poi sono diventato diacono e poi sacerdote.

Naturalmente, anche quella è una Chiesa ortodossa, ma non ha lo stesso spirito missionario, quindi mi sentivo un po' triste che non fosse aperta a tutti. I sacerdoti e i vescovi della Chiesa spesso servivano interessi nazionalistici e mostravano poca cura pastorale per i parrocchiani non greci. Alcuni ci visitavano ed esprimevano il desiderio di diventare ortodossi, ma i greci non sapevano cosa farne. Abbiamo sentito molte lamentele del genere, soprattutto in Tanzania, Kenya e Zambia. Sotto Alessandria stavamo perdendo la possibilità di avviare una missione come stanno facendo i russi in questi giorni.

Quando la Chiesa di Alessandria ha espresso il suo sostegno agli scismatici in Ucraina, abbiamo deciso che questo era sbagliato e che volevamo essere una Chiesa ortodossa canonica. Le persone che si convertono all'Ortodossia dal cattolicesimo e dal protestantesimo si aspettano esattamente questo. Non vogliono finire in una Chiesa scismatica. Pertanto per noi è stato facile fare questa scelta e ci siamo trasferiti alla Chiesa ortodossa russa come congregazione.

padre Nicholas Esterhuisen

Chi costituisce la spina dorsale della sua parrocchia e quali lingue usate per il culto?

Accade spesso che le chiese russe all'estero siano progettate principalmente per soddisfare le esigenze della diaspora russa. Ma qui è un po' diverso: siamo una chiesa missionaria con molti nuovi convertiti. La gente del posto costituisce il 60% della nostra parrocchia, i russi sono solo il 40%. Molti russi vengono in visita e vivono a Città del Capo; qui ce ne sono ottomila, ma solo una trentina di russi frequenta regolarmente la chiesa. Proprio come in Russia, immagino.

Conduciamo servizi in inglese e slavonico ecclesiastico, ma proviamo anche ad aggiungere altre lingue, come xhosa e afrikaans. In questo modo, durante la funzione tutti ascolteranno la loro lingua madre e capiranno che anche l'Ortodossia è la loro fede e che non è necessario diventare russi per essere ortodossi.

Allo stesso tempo, quasi tutti qui amano i nomi dei santi russi e li scelgono quando vengono battezzati nell'Ortodossia. Sebbene ci siano delle eccezioni; per esempio, uno dei nostri parrocchiani europei ha accettato il nome di san Mosè l'Etiope, solo perché è un santo. Il colore della sua pelle non aveva importanza.

La catechizzazione intensiva è una caratteristica specifica della nostra parrocchia, perché le persone provengono dal protestantesimo e dal cattolicesimo e vogliono saperne di più sull'Ortodossia.

Missione in Sud Africa

decorazione per la festa della Dormizione della Madre di Dio nella chiesa di san Giovanni Climaco a Cape Town. Foto: exarchate-africa.ru

Ci racconti della sua opera missionaria. Quali sono le specificità di una missione in Africa?

La nostra prima priorità è costruire una chiesa, una comunità. Non andiamo in giro per Città del Capo brandendo manifesti che dicono: "L'Ortodossia è la fede migliore!" Ciò che sta alla radice della nostra missione è la nostra stessa vita cristiana. Dovremmo avere amore gli uni per gli altri, dovremmo provare riverenza nei servizi e dobbiamo predicare la fede cristiana apostolica attraverso la nostra tradizione liturgica e i sacramenti della Chiesa.

Le persone sentono che manca qualcosa nella loro confessione cristiana, quindi studiano la storia della Chiesa e poi si rendono conto che l'Ortodossia è la vera fede. Vengono a trovarci e dobbiamo avere un posto per loro. Naturalmente all'inizio c'è qualche malinteso. Molte persone, per esempio, sono intimorite quando vedono le icone: non c'è niente di simile nel protestantesimo. Devo spiegare che questa è la vera antica tradizione cristiana.

foto: exarchate-africa.ru

L'esarcato esiste solo da due anni in Africa, ma molte chiese e sacerdoti si sono già trasferiti nella Chiesa ortodossa russa. Il lavoro missionario procede a un ritmo molto più vivace e veloce di quello che hanno avuto i greci in cento anni. Siamo stati invitati a fare una visita a Limpopo (una regione del Sud Africa) il mese prossimo da una comunità che vuole convertirsi all'Ortodossia. Là faremo catechesi. Là hanno un pastore che vuole essere ortodosso ed è pronto a riunire le persone e a pregare insieme.

Ogni giovedì sera abbiamo un corso di catechesi online per persone provenienti da tutto il Sud Africa. Vi partecipano ortodossi e i protestanti, in generale chiunque sia interessato.

Oltre al culto e alla catechesi, organizzate qualche evento?

Una volta al mese, dopo il servizio, abbiamo un'ora di scuola domenicale e l'ora del tè; poi facciamo un'escursione in montagna. Là facciamo lezioni e leggiamo preghiere, in modo che la vita della chiesa sia presente ovunque, non solo in chiesa. Serviamo un Acatisto il mercoledì. A Natale abbiamo fatto una fiera e un concerto. Alla Teofania tutti i fedeli ortodossi si riuniscono in riva all'oceano. In questo seguiamo la tradizione greca, serba e bulgara: la croce viene lanciata lontano tra le onde e i parrocchiani devono nuotare lontano per prenderla.

Nel novembre del prossimo anno organizzeremo un campo ortodosso per bambini per cinque giorni. Abbiamo una ventina di bambini e adolescenti. Potrebbero essercene circa altri trenta, provenienti da Johannesburg. Il campo si terrà in una fattoria a circa un'ora e mezza di macchina da qui. Stiamo costruendo lì una piccola cappella in onore della Trasfigurazione del Signore. Abbiamo diverse persone che prenderanno i voti monastici, incluso Mosè, di cui ho parlato prima. Si recheranno in un monastero in Russia e, a Dio piacendo, torneranno qui. E questa particolare chiesa è destinata ad essere in futuro un monastero.

Senza cupole

A proposito della chiesa. È molto difficile trovarla, se non si conosce la sua ubicazione esatta. Sembra un normale caffè. Ci sono persone che compaiono a caso? Diciamo, dei turisti, come i russi?

schizzo di una chiesa

Tenga presente che il caffè si chiama "La scala". Certo, abbiamo alcuni che visitano per caso il bar, mi vedono nella mia tonaca, scoprono che c'è una chiesa sopra le loro teste e rimangono davvero sorpresi. Forse quando erigeremo le cupole dorate attireremo più persone. Ma si sa, non vogliamo che la chiesa sia vista semplicemente come un punto di riferimento culturale. Cerchiamo persone che vogliano trasformare la propria vita. Attualmente, c'è solo una chiesa ortodossa russa qui in Sud Africa che sembra già una chiesa russa con cupole: è la chiesa di San Sergio di Radonezh a Johannesburg. Abbiamo anche in programma di aggiungere le cupole; abbiamo già anche una bozza approssimativa.

il caffè "La scala".

Nel frattempo vogliamo aggiungere un mosaico, un'icona e una piccola croce sopra l'ingresso laterale in modo che le persone non si perdano. Perché in questo momento nessuno capisce dove sia la chiesa. Vogliamo aggiungere motivi africani agli affreschi e al mosaico sopra l'ingresso che alluderebbero effettivamente al fatto che siamo in Africa. Non vogliamo perdere questo posto. Anche se è piccolo, è proprio nel centro della città. Chiuderemo il caffè, lo trasformeremo in un refettorio, come nei monasteri. Ma accadrà più tardi.

Ormai questo bar è il nostro sostegno e grazie ad esso almeno posso non chiedere ai miei parrocchiani di finanziarmi con uno stipendio. Da un lato è positivo che io sia un prete lavoratore e, come tutti gli altri, ho gli stessi problemi dei miei parrocchiani e li capisco. D'altra parte, i miei parrocchiani soffrono, perché da quando lavoro al bar, mi resta meno tempo per i viaggi missionari, per prepararmi alla catechesi e per comunicare con loro.

Com'è la vita nella chiesa?

culto presso la chiesa di san Giovanni Climaco a Cape Town. Foto: Esarcato Patriarcale d'Africa

Come si sostiene la parrocchia? Cosa lr manca? È così facile acquistare articoli liturgici in Russia, ma qui?

I sostenitori dalla Russia e dall'Ucraina portano le cose necessarie: incenso, candelieri e così via. Apprezziamo ciò che abbiamo, perché è così difficile ottenerlo. Vladyka Leonid, il nostro ex esarca, ci ha regalato un set eucaristico: disco, calice, cucchiaio da comunione e croce d'altare. Questo ci ha aiutato a dare il via alla nostra missione.

In generale, l'Esarcato sostiene i sacerdoti di tutta l'Africa con piccoli stipendi. Usiamo questi soldi per i bisogni della chiesa. Inoltre, ogni parrocchiano si impegna a donare almeno una piccola somma alla sua parrocchia, e noi usiamo questo denaro per continuare la costruzione della cappella nella fattoria e per ordinare le icone.

Abbiamo Xenia, la nostra talentuosa iconografa che dipinge icone a scopo di beneficenza, perché è molto costoso portarle dalla Russia. Lei è russa di Zvenigorod e vive qui da dieci anni. Ha dipinto molte delle icone nella nostra chiesa. Ma per la maggior parte, le nostre icone sono donazioni fatte da persone che risiedono qui. Abbiamo costruito noi stessi la nostra iconostasi.

Ho realizzato io stesso anche gli analoi. Forse sono un po' irregolari, ma va bene così. Ci sono state donate delle candele; gli ucraini ce ne portano molte dall'Ucraina, ma le faremo noi stessi una volta che avremo il nostro monastero. Che cosa manca? Libri di servizio in inglese, paramenti per chierichetti e sticari. Un candeliere quadrato per il ricordo dei defunti. E le cupole dorate, ovviamente (ride). Ma quelle possono aspettare, immagino.

Nota

Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha istituito il 29 dicembre 2021 l'Esarcato patriarcale d'Africa, per offrire protezione canonica al clero ortodosso che non ha sostenuto la legittimazione dello scisma ecclesiastico in Ucraina. A quel tempo si sono trasferiti alla Chiesa ortodossa russa centodue chierici del Patriarcato di Alessandria provenienti da otto paesi africani. Secondo gli ultimi dati, l'Esarcato comprende già più di duecento comunità in venticinque paesi. Sono formati in due diocesi, quella nordafricana e quella sudafricana. Il numero dei credenti ortodossi nel continente è stimato a due milioni e questo numero continua a crescere.

 
Dai soldi di chi è stata alimentata la lotta religiosa in Ucraina – e chi ha cercato di rubarli?

25 milioni di dollari dei contribuenti americani sono stati stanziati per suscitare disordini religiosi e violenze in Ucraina? Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha cercato (senza successo) di dirottarne la maggior parte nelle sue tasche?

Il mese scorso la comunione cristiana ortodossa nel mondo è stata messa in crisi dalla decisione del patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli di riconoscere come legittimi gli pseudo-vescovi scismatici anatematizzati dalla Chiesa ortodossa ucraina canonica, che è una parte autonoma della Chiesa ortodossa russa. Così facendo, non solo il patriarca Bartolomeo ha infangato la testimonianza globale bimillenaria dell'antica fede apostolica dell'Ortodossia, ma ha preparato il terreno per conflitti religiosi in Ucraina e per una violenza fratricida - che è già iniziata.

A partire da luglio, quando pochi vi prestavano attenzione, chi scrive ha avvertito dell'imminente disputa e di come questa potesse facilitare l'ordine morale anticristiano di alcune voci marginali "ortodosse" come "Orthodoxy in Dialogue", lo "Orthodox Christian Studies Center" dell'Università di Fordham", e The Wheel. "Questi insegnanti autoproclamati presumono di sfidare gli insegnamenti morali della fede" (secondo le parole di padre John Parker) e "si aggirano nei dintorni, lupi in vesti d'agnello, formando false idee sulla realtà della nostra vita in Cristo". Non sorprende che tali gruppi abbiano dato il benvenuto all'auto-accrescimento di Costantinopoli e al suo sostegno neopapista agli scismatici ucraini.

Nessuno – e certamente non chi scrive – accuserebbe il patriarca Bartolomeo, la maggior parte dei politici ucraini, o persino gli scismatici ucraini di simpatizzare con la difesa di tali valori antiortodossi. Eppure questi sostenitori sanno che non possono portare avanti i loro obiettivi se la struttura conciliare e tradizionale dell'Ortodossia rimane intatta. Perciò accolgono con favore gli sforzi di Costantinopoli per centralizzare il potere mentre gettano discordia nella Chiesa, specialmente nella Chiesa russa, che è diffamata in alcuni circoli occidentali proprio perché è un faro globale della testimonianza morale cristiana tradizionale.

Questo aspetto indica un'altra ragione per cui i governi occidentali sostengono l'autocefalia ucraina come un'offensiva spirituale contro la Russia e l'Ortodossia. La leadership post-Majdan vanta la "scelta europea" che il popolo dell'Ucraina avrebbe presumibilmente fatto nel 2014, ma sostiene quietamente il bagaglio morale che accompagna l'Occidente, simboleggiato dalle marce "gay" organizzate nonostante le obiezioni cristiane in città ortodosse come Atene, Belgrado, Bucarest, Kiev, Odessa, Podgorica, Sofia e Tbilisi. Anche sotto l'amministrazione Trump, gli Stati Uniti si trovano a un passo dai nostri amici dell'Unione Europea nei fare pressioni sui paesi liberati dal comunismo perché adottino tali "valori democratici europei" nichilisti.

Cosa forse ancora più importante per i suoi iniziatori, la pressione sull'Ucraina mira a spezzare quello che vedono come il "soft power" della Federazione Russa, di cui la Chiesa ortodossa è il cuore e l'anima spirituale. Come spiegato da Valeria Z. Nollan, docente emerita di studi russi al Rhodes College:

"Il vero obiettivo della ricerca dell'autocefalia [vale a dire, lo stato di completo autogoverno indipendente dal Patriarcato di Mosca] della Chiesa ortodossa ucraina è un colpo di stato de facto: un colpo di stato politico ha già avuto luogo nel 2014, avvelenando le relazioni tra l'Ucraina occidentale e La Russia, e quindi un altro tipo di colpo di stato – di tipo religioso – cerca analogamente di minare la relazione canonica tra la Chiesa ortodossa ucraina e Mosca ".

Nel promuovere questi due obiettivi gemelli (moralmente, il degrado del cristianesimo ortodosso; politicamente, l'indebolimento dello stato russo come potente protettore tradizionale dell'Ortodossia) è sempre più chiaro che il governo degli Stati Uniti – e in particolare del Dipartimento di Stato – è diventato un fomentatore pratico di conflitti. Dopo un breve periodo in cui dichiara che "ogni decisione su un'autocefalia è una questione interna [ortodossa]", il Dipartimento in pochi giorni ha invertito la sua posizione e ha emesso una dichiarazione formale (a nome del portavoce del Dipartimento Heather Nauert, ma chiaramente redatta dall'Ufficio europeo) che per poco non è una richiesta diretta dell'autocefalia, ma offre l'impressione inconfondibile di tale sostegno. Questo è esattamente il modo in cui è stato riportato nei media, per esempio, "Gli Stati Uniti appoggiano la Chiesa ucraina nella sua richiesta d'autocefalia". Infine, il segretario di Stato Mike Pompeo ha fatto pressioni in prima persona con il proprio sostegno, così come ha fatto il Reichskommissar degli Stati Uniti per l'Ucraina, Kurt Volker.

La minaccia…

C'è stato presto motivo di credere che il coinvolgimento del Dipartimento di Stato non fosse limitato alle esortazioni. Come riportato da chi scrive in ottobre, secondo un rapporto non confermato proveniente dai membri della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia (una giurisdizione autonoma del Patriarcato di Mosca con base a New York), nel luglio di quest'anno funzionari del Dipartimento di Stato (incluso possibilmente il segretario Pompeo in persona) hanno avvertito l'arcidiocesi greco-ortodossa d'America (anch'essa con sede a New York, ma parte del Patriarcato Ecumenico) che il governo degli Stati Uniti era a conoscenza dell'appropriazione indebita di una grande quantità di denaro, circa 10 milioni di dollari, dai 37 milioni di dollari stimati raccolti dai credenti per la costruzione della chiesa greco-ortodossa di san Nicola e del Santuario nazionale di New York. L'avvertimento del Dipartimento di Stato ha anche riferito che i procuratori federali hanno prove documentali che confermano lo storno di questi fondi all'estero per ordine del patriarca ecumenico Bartolomeo. È stato suggerito che il segretario Pompeo avrebbe "chiuso gli occhi" su questo furto in cambio dell'attivazione del Patriarcato di Costantinopoli a favore dell'autocefalia ucraina, cosa che ha aiutato a mettere il patriarca Bartolomeo sul suo corso attuale.

[Ulteriori dettagli sullo scandalo della chiesa di san Nicola sono disponibili qui, ma in breve: solo un luogo di culto religioso è stato distrutto nell'attacco dell'11 settembre 2001 a New York e solo un edificio che non faceva parte del complesso del World Trade Center è stato completamente distrutto. Era la chiesa ortodossa greca di san Nicola, una piccola parrocchia urbana istituita alla fine della prima guerra mondiale e dedicata a san Nicola il Taumaturgo, molto popolare tra i greci come patrono dei marinai. Dopo l'attacco dell'11 settembre e dopo una lunga battaglia legale con l'Autorità portuale, che si opponeva alla ricostruzione della chiesa, nel 2011 l'arcidiocesi greca lanciò una vasta campagna per raccogliere fondi per un brillante progetto innovativo del famoso architetto spagnolo Santiago Calatrava basato su forme tradizionali bizantine. Donatori ricchi e di modesti mezzi hanno contribuito egualmente con entusiasmo milioni per questo sforzo. Nel dicembre 2017, improvvisamente, tutta la costruzione è stata fermata per mancanza di fondi e rimane bloccata fino a oggi. La ripresa richiederebbe la disponibilità di circa 2 milioni di dollari. Nonostante l'arcidiocesi abbia chiamato un'importante società di revisione contabile per condurre una verifica, non c'è stata una risposta chiara su quello che è successo ai soldi. Sia il procuratore degli Stati Uniti sia le autorità statali di New York stanno indagando.]

È qui che torniamo all'Ucraina. Se il Dipartimento di Stato voleva trovare il bottone giusto per spingere il Patriarca Bartolomeo a passare alla questione dell'autocefalia, lo ha offerto l'arcidiocesi greca negli Stati Uniti. Teniamo presente che nel suo paese natale, la Turchia, il patriarca Bartolomeo non ha praticamente alcun gregge locale – solo poche centinaia di greci, per lo più anziani, sono rimasti accalcati nel distretto del Fanar a Istanbul. (A volte il patriarcato viene chiamato semplicemente "il Fanar", così come "il Vaticano" è una scorciatoia per definire il papato cattolico romano). Qualunque finanziamento abbia il patriarcato da altre fonti (il governo greco, la Chiesa cattolica romana, il Consiglio ecumenico delle Chiese), la linea di sopravvivenza finanziaria del Fanar è la comunità etnica greca (che include chi scrive) in quella che ancora è chiamata la "diaspora" in luoghi come l'America, l'Australia e la Nuova Zelanda. E di questi, la più grande vacca da mungere è quella dei greco-americani.

Ecco perché, quando il patriarca Bartolomeo ha fatto un appello nel 2016 per quello che è stato annunciato come un "ottavo Concilio ecumenico" ortodosso (il primo dal 787!), i fondi sono arrivati in gran parte dall'America, fino a un massimo di 8 milioni di dollari secondo la stessa fonte confidenziale che verrà indicata di seguito. Inteso da alcuni come un "Vaticano II" ortodosso di modernizzazione, l'evento è stato destinato al fallimento a causa di un boicottaggio organizzato da Mosca su ciò che quest'ultima vedeva come l'adozione di prerogative papali o persino imperiali del patriarca Bartolomeo – che ora stanno arrivando tristemente in Ucraina.

... e il saldo

In aggiunta a quanto sopra, ora sembra che la mano diretta del Dipartimento di Stato in questa sordida faccenda non possa consistere unicamente nel "bastone" della minaccia legale: c'è ragione di credere che ci fosse anche una "carota". Di recente è giunto all'attenzione di chi scrive, tramite una fonte confidenziale e non richiesta nell'arcidiocesi greca di New York, che un pagamento di 25 milioni di dollari in denaro del governo degli Stati Uniti è stato versato a Costantinopoli per incoraggiare il patriarca Bartolomeo a proseguire in Ucraina.

La fonte di questo rapporto confidenziale non era a conoscenza dei precedenti resoconti dei media che la stessa cifra – 25 milioni di dollari – era stata pagata dal presidente ucraino Petro Poroshenko al Fanar come incentivo per il patriarca Bartolomeo a procedere nella creazione di una Chiesa ucraina indipendente. Inoltre, Poroshenko ha cercato evidentemente di ridurre il pagamento:

Petro Poroshenko – il presidente dell'Ucraina – è stato obbligato a restituire al patriarca di Costantinopoli 15 milioni di dollari USA, di cui si era appropriato per sé.

Come riportato da Izvestia, questo è avvenuto dopo che è riemersa nei mass media la storia della bustarella di Bartolomeo e di una grossa somma "evanescente" designata per la creazione di una Chiesa ortodossa locale unificata in Ucraina.

Come riportato, alla vigilia della visita di Poroshenko ad Istanbul, alcune persone benestanti dell'Ucraina si sono "intromesse" per accelerare il processo di creazione di una Chiesa ortodossa locale unificata. Sono stati raccolti circa 25 milioni di dollari. Questi erano destinati alla cerimonia di premiazione del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli per l'emissione di un tomos di autocefalia. [Un tomos è un piccolo libro che contiene un annuncio formale.] Tuttavia, secondo persone vicine ai sostenitori, durante la visita del 9 aprile Poroshenko ha consegnato solo 10 milioni di dollari.

Di conseguenza, dopo aver appreso di questo affare, Bartolomeo ha annullato la partecipazione della delegazione del Fanar (la residenza del patriarca di Costantinopoli) alla celebrazione del 1030° anniversario del Battesimo della Rus' a Kiev il 27 luglio.

Una decisione simile da parte di Bartolomeo non è stata altro che un forte ultimatum a Poroshenko di restituire il denaro rubato. Ovviamente, per non perdere la sua faccia alla luce delle vistose rivelazioni della creazione del tomos di autocefalia per la Chiesa ortodossa ucraina, Petr Alekseevich [Poroshenko] ha dovuto restituire quei 15 milioni di dollari per i bisogni di Costantinopoli –, ha spiegato ai giornalisti una fonte attendibile.

Per informazione preliminare, solo dopo aver ricevuto la somma rimanente, Bartolomeo ha finalmente dato il suo consenso a inviare una delegazione del Fanar a Kiev...

Ora, è possibile che le due cifre identiche di 25 milioni di dollari si riferiscano a due diverse somme di denaro (un bel totale di 50 milioni!), ma questo sembra improbabile. È più probabile che i rapporti facciano riferimento alla stessa somma vista dal lato dei mittenti (il Dipartimento di Stato, l'arcidiocesi greca) e dal lato dei destinatari (Poroshenko, Costantinopoli).

A dare credibilità alle informazioni confidenziali da New York e a sottolineare la probabilità che si riferiscano allo stesso pagamento che Poroshenko avrebbe cercato di tenersi per sé, ci sono le seguenti osservazioni:

• Quando Poroshenko ha generosamente offerto al patriarca Bartolomeo 10 milioni di dollari, quest'ultimo era consapevole del fatto che l'intero importo era di 25 milioni di dollari e ha preteso i 15 milioni di dollari trattenuti da Poroshenko. Come faceva a saperlo il patriarca, a meno che non fosse stato informato tramite New York dell'intero importo?

• Se i 25 milioni di dollari dichiarati in precedenza sono stati effettivamente raccolti da "pochi ricchi ucraini" che si sono "intromessi", data la natura spietata delle dispute tra gli oligarchi ucraini, Poroshenko (che è egli stesso un oligarca) avrebbe rischiato di tentare di ridurre il pagamento? Perché non è stato identificato nemmeno uno di questi donatori ucraini?

• Senza entrare in tutti i dettagli, il Fanar e l'arcidiocesi greca hanno una lunga relazione con le amministrazioni statunitensi di entrambi i partiti, che risale almeno all'amministrazione Truman, e include alcuni episodi decisamente poco gradevoli. In una storia del genere, una mera mazzetta per un attacco geopolitico contro Mosca non sarebbe certo la prima o la peggiore.

Come afferma uno dei contatti greco-americani di chi scrive: "È facile comprendere che il patriarcato si pieghi alla pressione del ricatto del Dipartimento di Stato... un ricatto non eccessivamente salato, ma comprensibile. Tuttavia, è un'altra cosa se Kiev "acquistasse" veramente il suo status autocefalo da un patriarcato troppo volenteroso... il che relegherebbe il patriarca allo status di "venditore" e lascerebbe i fedeli a chiedersi cos'altro si potrebbe offrire al miglior offerente la prossima volta che sia conveniente tenere una "svendita" patriarcale al Fanar?!"

Per aggiungere la beffa al danno, si può pensare che Costantinopoli potrebbe almeno ripagare alcuni dei 7-8 milioni di dollari sprecati alla débacle di Creta nel 2016 per riavviare il progetto di san Nicola a New York. Evidentemente il Fanar ha cose migliori per cui spendere, come l'ambientalismo dimostrativo del "patriarca verde" e, insieme a papa Francesco, l'accoglienza ai migranti musulmani in Europa attraverso la Grecia. Certo, forse non c'è motivo di preoccuparsi, dato che la "vendita" dell'Ucraina è coerente con le ambizioni papali di Costantinopoli, con una pretesa non canonica allo status "universale", con l'uso improprio del linguaggio dell'Incarnazione e con l'adozione di un tono incredibilmente arrogante, che farebbe arrossire anche il fautore più ultramontanista della supremazia di Roma.

Infine, sembra che, almeno per il momento, Costantinopoli non abbia intenzione di creare una chiesa indipendente ucraina, ma piuttosto una chiesa autonoma sotto la sua autorità. Non è chiaro se Poroshenko o il Dipartimento di Stato, in tal caso, crederanno di aver ottenuto quel che hanno pagato. Forse sì. Dopo tutto, il problema qui non è tanto ciò che è appropriato per l'Ucraina, quanto ciò che colpisce la Russia e ferisce la testimonianza cristiana mondiale della Chiesa ortodossa. A tal fine, non importa se il nuovo corpo illegale sarà di Costantinopoli o di Kiev, purché non si tratti di una "chiesa dei moskali" [termine spregiativo ucraino per i moscoviti, ndt] legata alla Russia.

 
Metropolita Cornelio di Tallinn: “Imparate l'Ortodossia!”

In una intervista rilasciata prima di Natale a Petr Davidov del portale Pravoslavie.ru, il metropolita Cornelio (Jakobs) di Tallinn e di tutta l’Estonia ricorda la visita del Patriarca Kirill nel mese di giugno, assieme agli eventi correlati alla visita: la costruzione e consacrazione di nuove chiese, la ripresa di vita ecclesiale, oltre alle conseguenze della triste intrusione del Patriarcato di Costantinopoli in un paese che, a conti fatti, ne avrebbe fatto ben volentieri a meno. Presentiamo l’intervista al metropolita Cornelio nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
FOTO: visita episcopale del 28 dicembre 2013

Il nostro amico Alberto Ceoloni ci ha fornito una nuova galleria fotografica della visita dell'Arcivescovo Mark lo scorso 28 dicembre. Ringraziamo Alberto per il suo prezioso reportage fotografico professionale, e preghiamo quanti vorranno fare uso delle foto di attribuire loro il copyright corretto: © Alberto Ceoloni / ZumaPress.

 
Un chierico dalla Grecia nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": gli scismatici chiederanno l'aiuto dei variaghi greci?

sembra che il Patriarcato di Costantinopoli invierà più di una manciata di suoi protégés in Ucraina

Che cosa significa "l'ordinazione" di un chierico della Chiesa ortodossa di Grecia come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e cosa aspettarsi dal Fanar nel prossimo futuro.

Il 26 maggio l'archimandrita Epiphanios (Dimitriou), un chierico della metropolia di Demetrias e Almuros della Chiesa ortodossa di Grecia, è stato consacrato "vescovo di Olvia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Perché un greco è stato ordinato per una "sede" in Ucraina, e cosa può significare questo per l'intero progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Per cominciare, facciamo una piccola escursione nella storia.

Dopo il battesimo della Rus' nel 988, la Chiesa russa fu organizzata come una metropolia speciale del Patriarcato di Costantinopoli; a quel punto era una metropolia molto insignificante e ben poco importante.

Secondo la storiografia tradizionale, il primo metropolita di Kiev fu san Michele (†992), un greco etnico che arrivò nella Rus' da Korsun assieme al santo principe Vladimir. Sotto di lui, la metropolia di Kiev fece i primi passi della sua esistenza storica.

La corretta organizzazione amministrativa con divisione in eparchie avvenne sotto il successore di san Michele, san Leonzio (+1008).

Più tardi, con rare eccezioni, per diversi secoli i metropoliti di Kiev furono eletti e ordinati dal patriarca di Costantinopoli tra candidati greci. Queste elezioni erano coordinate non con i granduchi di Kiev, ma con l'imperatore bizantino.

Come ha scritto lo storico della chiesa Peter Znamenskij, "in Russia, quindi, erano estranei per discendenza, per lingua e per simpatie nazionali e non destavano particolare fiducia né tra i principi né tra il popolo. Allo stesso tempo, è necessario tenere a mente la cattiva reputazione che i greci si sono guadagnata sin dai tempi antichi nella Rus' e che è stata espressa in una nota del cronista: "L'essenza della Grecia è essere untuosi fino a oggi". Inoltre, nemmeno i migliori tra i greci erano mandati nella metropolia russa. Dei 25 metropoliti greci nei primi quattro secoli e mezzo dell'esistenza della Chiesa russa, non più di cinque o sei si mostrarono istruiti e devoti".

 Nonostante la loro origine greca, la dipendenza dei metropoliti di Kiev dal Patriarcato di Costantinopoli era insignificante. Nella vita interna della Chiesa russa, tutte le decisioni erano prese dal metropolita di Kiev, che, se necessario, convocava il Concilio dei vescovi russi.

Per quanto riguarda la composizione etnica dei vescvovi della Chiesa russa, immediatamente dopo il battesimo della Rus' erano tutti greci o bulgari. Ma poi la maggior parte di loro fu scelta tra i russi. Alcuni preti greci, venuti con il loro nuovo metropolita di Kiev da Bisanzio come suo seguito, furono spesso scelti come vescovi.

Questa situazione forniva i suoi vantaggi e aveva notevoli inconvenienti. Gli inconvenienti sono già stati descritti sopra; per quanto riguarda i vantaggi, i greci appena arrivato erano, di norma, lontani dalla lotta politica interna per il potere dei principi russi. Per questo motivo, cercavano di essere al di sopra delle parte nei conflitti principeschi e, se possibile, di riconciliare i principi in guerra. Quindi, l'esperienza storica della permanenza dei vescovi greci nella Rus' kievana e la loro gestione della Chiesa russa è piuttosto ampia.

Ora, aggiungiamo alcune parole sulla politica del personale della Chiesa di Costantinopoli nel secolo scorso. Questo si riferisce alle strutture ecclesiastiche soggette a Costantinopoli. In breve, consisteva in quanto segue: ogni volta che i greci potevano ordinare un vescovo greco in una diocesi greca, lo facevano.

Era così in quasi tutte le Chiese locali: albanese, bulgara, serba, romena e persino in quelle più antiche – Gerusalemme e Alessandria, quando i rispettivi paesi erano sotto l'autorità degli imperi bizantino e poi ottomano. Allo stesso tempo, la vita ecclesiastica fu sottoposta a sostanziale ellenizzazione, fino alla sostituzione della lingua locale di culto con il greco. Ciò diede origine a numerosi conflitti tra l'episcopato e il clero, i laici e le autorità locali.

Una volta che i territori di questi stati ottenevano (o riconquistavano) la loro indipendenza, le strutture ecclesiastiche dichiaravano immediatamente il desiderio di essere indipendenti e gestite dai propri vescovi, piuttosto che da quelli greci.

Oggi, i fanarioti amano esemplificare il loro dono dell'autocefalia alle chiese bulgara, serba, romena e altre, ma tacciono su quali siano state le pretese d'autocefalia da parte di quelle Chiese – fino alla rottura delle relazioni canoniche – generate dalla politica, perseguita dal Fanar, di ellenizzazione e di dominio dei vescovi greci nelle chiese slave (e non solo slave).

L'ottenimento dell'autocefalia da parte delle Chiese nei paesi dell'Europa orientale è stata quasi sempre accompagnato dalla cacciata dei vescovi greci e dalla loro sostituzione con vescovi locali. Nel precedente odierno di un "riempimento" di una "sede" ucraina da parte di un vescovo greco, osserviamo la situazione opposta: nella struttura della "chiesa", dove prima non c'erano greci etnici, ora cominciano ad apparire. Questo indica il processo inverso. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non espande la sua "autocefalia", ma, al contrario, la perde (a meno che, ovviamente, ciò che ha la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" possa essere chiamato autocefalia).

Ora, parliamo del motivo per cui il Fanar aveva bisogno di ordinare un chierico greco per la "sede" di Olvia. I greci sono astuti e prevedevano che sarebbe stata fatta una tale domanda. La risposta formale sarà: fornire una guida spirituale ai greci etnici che vivono a Mariupol' e nei suoi dintorni. Secondo l'ultimo censimento, sono 21,923 persone, o il 4,3% della popolazione locale. Pertanto, è abbastanza logico inviare loro un vescovo greco.

Ma il punto, ovviamente, non è nel gregge greco. Prima di tutto, questi greci, molti secoli fa, si sono "slavizzati", la loro identità greca non è così forte da aver bisogno di un vescovo greco. In secondo luogo, la maggioranza assoluta dei greci che vivono a Mariupol' e nella zona circostante appartiene alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Il compito principale del "vescovo" Epiphanios (Dimitriou) è quello di promuovere il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese ortodosse locali.

Come sapete, una delle ragioni principali del rifiuto di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è la non canonicità e, quindi, l'invalidità delle sue "ordinazioni". Apparentemente, al Fanar hanno deciso di diluire l'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con vescovi apparentemente canonici. Dopo tutto, i rappresentanti del Fanar, in particolare il metropolita Emmanuel di Francia e il metropolita Amphilochios di Adrianopoli, hanno preso parte alla "consacrazione" dell'archimandrita Epiphanios (Dimitriou).

Una "ordinazione" scismatica può essere riconosciuta valida se un vescovo canonico vi prende parte? I teologi del Fanar credono che lo possa essere. Ma l'illegalità può diventare lecita se vi partecipa un vescovo legittimo? La domanda è retorica.

Può un singolo "vescovo" greco nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" rappresentare come canonica questa organizzazione religiosa agli occhi delle Chiese locali? Ovviamente, no. Ciò implica che la nomina dell'archimandrita Epiphanios come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia solo un elemento di prova. I curatori del progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" studieranno la reazione a un simile incarico dalla parte del suo "episcopato", della società ucraina e del nuovo governo ucraino. Se questa reazione non sarà troppo negativa, la nomina dei greci alle "sedi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" continuerà.

Quando la quantità di tali variaghi, cioè "vescovi" greci, raggiungerà un certo livello, il Fanar avrà un'ulteriore carta vincente nei negoziati sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese locali. Costantinopoli sarà in grado di esigere il riconoscimento sulla base del fatto che nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"esiste già un numero sufficiente di vescovi "canonici".

La questione della nomina dei greci può essere collegata al problema delle stavropegie, vale a dire 20-30 monasteri e chiese antiche, che le autorità uscenti si sono impegnati a trasferire al Fanar come tangente per il Tomos.

La pratica della chiesa degli ultimi anni testimonia che i grandi monasteri sono retti da abati dal rango del vescovo, piuttosto che di archimandrita o di igumeno. Di conseguenza, i fanarioti potrebbero richiedere ai loro vescovi di dirigere le stavropegie. Con semplici calcoli, possiamo arrivare a una cifra di 20-30 "vescovi" greci nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – secondo il numero delle presunta stavropegie. Questo sarà il caso se i fanarioti riusciranno ad assicurarsi le stavropegie.

Il fatto che il governo che ha promesso le stavropegie al Fanar sia un governo uscente, gioca contro questa opzione. Petro Poroshenko non è più il presidente in carica. Andrij Parubij, presidente della Verkhovna Rada, che, di fatto, ha promesso un numero approssimativo di stavropegie, si prepara a lasciare il suo incarico tra due mesi, quando si terranno le prime elezioni parlamentari.

Inoltre, i rappresentanti del governo uscente potrebbero essere dietro le sbarre. Sono già stati avviati procedimenti penali contro Poroshenko, che insieme a Parubij sta cercando di mettersi al sicuro minacciando di organizzare un nuovo Majdan.

Naturalmente, in tali condizioni, il Fanar non può aspettarsi che questi politici ucraini mantengano le loro promesse. Tuttavia, ci sono alcune circostanze che consentono ai fanarioti di sperare nel ricevere le promesse stavropegie in Ucraina.

In primo luogo, le stavropegie sono menzionate nel Tomos, non solo occasionalmente ma in grande dettaglio. Inoltre, alla riunione del Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", svoltasi il 24 maggio 2019, questa organizzazione ha dichiarato il proprio impegno nei confronti delle disposizioni del documento.

Alla luce delle recenti critiche del Tomos da parte del "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret Denisenko e delle parole che non ha intenzione di adempiere ad alcune delle sue disposizioni, il "Sinodo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha scritto in una clausola separata: "Di testimoniare che la Chiesa ortodossa ucraina locale (Chiesa Ortodossa in Ucraina) è guidata dalla Sacra Scrittura e Tradizione, i canoni della Chiesa ortodossa e il suo Statuto, adottato dal Consiglio dell'Unificazione il 15 dicembre 2018 e, rispettivamente, registrato dallo stato, dal Tomos patriarcale e sinodale d'autocefalia del 6 gennaio 2019, nonché dalle decisioni dei propri organi statutari".

In secondo luogo, c'è un'intensa lotta tra il "patriarca onorario" e il "metropolita" Epifanij Dumenko. Il "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" difende l'idea della sua indipendenza dal Fanar, anche a costo di non vedere questa organizzazione religiosa riconosciuta dalle Chiese locali o persino della possibile revoca del Tomos.

I sostenitori di Epifanij sono molto più fedeli al Fanar e sono pronti a seguire tutte le sue istruzioni. In cambio, i seguaci di Filaret Denisenko li hanno chiamati "giovani turchi", alludendo alla ubbidiente sottomissione di questi "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla volontà di sudditi turchi, cioè dei fanarioti.

Finora, il novantenne "patriarca onorario" è riuscito a riunire pochissimi sostenitori sotto la sua bandiera. Ma non intende arrendersi, e ha dichiarato apertamente: "Vedrete! Vedrete cosa farò! Difenderò il Patriarcato di Kiev fino alla fine! ”

Ciò che Filaret, che ha collaborato con il KGB dell'URSS per molti decenni, ha pensato per sua stessa ammissione – lo vedremo nel prossimo futuro. Ma molto probabilmente, la sua è una causa persa. I "giovani turchi" sono forti proprio perché sono "giovani". Nessuno vuole piazzare le sue scommesse su un novantenne.

Pertanto, molto probabilmente, il massimo che Filaret può fare è iniziare un ulteriore scisma. Certamente, sarà un brutto colpo per l'immagine della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma ci sarà una contropartita. I "giovani turchi" saranno in grado di prendere completamente nelle proprie mani il potere nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e di guidarla senza riguardo per l'opinione del "patriarca onorario". Di conseguenza, sarà molto più facile per i fanarioti costringere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a tirar fuori le stavropegie in favore del Patriarcato di Costantinopoli.

C'è un altro requisito che i "giovani turchi" possono accettare e che il Fanar può esigere da loro. È la "riordinazione" dell'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questa idea è completamente respinta da Filaret Denisenko, che attribuisce un valore particolarmente elevato al riconoscimento della legittimità di tutti i suoi "riti religiosi".

Ma i "giovani turchi" potrebbero essere molto meno scrupolosi in questa materia. Si può presumere che ai colloqui dei rappresentanti del Dipartimento di Stato americano e del Fanar, che questi conducono apertamente con le Chiese ortodosse locali sulla "questione ucraina", anche questa opzione sia discussa segretamente: che i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli tranquillamente, senza pubblicità, ri-ordinino i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e rendano la cosa "un segreto aperto". Quelli che hanno bisogno di saperlo lo sapranno, mentre per gli altri le "ordinazioni" dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" saranno inizialmente riconosciute come canoniche. In questo caso, almeno alcune Chiese locali saranno in grado di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per attuare questo scenario, i "vescovi" greci, integrati nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", possono essere utili.

Il tempo dirà come si svilupperanno gli eventi e quale delle nostre ipotesi sarà corretta. Ma una cosa si può dire adesso: la nomina del "vescovo" greco della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è altro che un'altra mossa tattica nei giochi politici intorno al progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dettata dalla necessità di salvare questo progetto, che rischia di trasformarsi in fallimento per tutti i suoi partecipanti.

 
"Il Perù è un paese di contrasti religiosi, economici e sociali"

Proseguendo la nostra serie di interviste "geografiche" sui paesi dell'America Latina abbiamo deciso di fare un salto in Perù. Lo ieromonaco Innokentij (Karpov), rettore della parrocchia di santa Matrona di Mosca a Lima, capitale del Perù, chierico della diocesi dell'Argentina e del Sud America del Patriarcato di Mosca, parla di come la gente della giungla differisce dalla gente delle montagne, di come una parrocchia russa è diventata antiochena e quale è per un credente la principale sfida dei tempi.

la parrocchia della beata Matrona di Mosca a Lima, Perù

Padre Innokentij, come è arrivato alla fede?

Sono arrivato alla fede per una scelta consapevole. Sono cresciuto nella famiglia di un prete, ma mio padre non ha mai insistito su chi dovessi essere. Naturalmente, l'atmosfera familiare ha avuto un effetto benefico sulla formazione della mia personalità, ma è stata comunque una mia decisione personale quella di servire Dio, la Chiesa e i fedeli.

Ma l'esempio di suo padre ha influenzato la sua decisione?

Vede, sono convinto che ognuno di noi dovrebbe essere dove il Signore ci ordina di vivere, quindi non accetto paragoni del genere: "Dove è meglio e dove è peggio; chi è migliore e chi è peggio".

Com'è finito in Perù?

Sono venuto in Perù con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'.

Quali sono state le sue prime impressioni del paese? Ha vissuto uno shock culturale?

Sì, certo, all'inizio per me era tutto nuovo, soprattutto la mentalità locale, che è esattamente l'opposto della nostra.

la benedizione delle acque alla festa della Teofania. Fonte: southamerica.cerkov.ru

Le piace qui in Perù? Ha mai avuto il desiderio di tornare nella sua terra natale?

Se mi piace il Perù, risponderò sinceramente: sì, mi piace. Non ho avuto alcun desiderio di lasciare il Perù e tornare in Russia, poiché vivere e servire qui è la mia obbedienza. Ma, ovviamente, la mia Patria è sempre nel mio cuore.

Ci racconti della vita in Perù: la sua gente, l'atmosfera, i vantaggi e gli svantaggi. Ci dia un quadro più dettagliato di come appare attraverso gli occhi di un russo.

La vita nel paese è molto varia, poiché esiste un mix di culture diverse, per esempio spagnola e indigena. Anche la differenza tra le popolazioni locali è chiaramente visibile. La gente della giungla e la gente delle montagne sono molto diverse.

Va aggiunto che il Perù è un paese multietnico, a differenza dell'Argentina o del Cile. Storicamente, Lima è una città molto antica: la civiltà esisteva qui molto prima dell'arrivo degli spagnoli. Il Perù è un paese di contrasti religiosi, economici e sociali.

Quando è apparsa l'Ortodossia in Perù?

L'Ortodossia è apparsa nel paese diversi decenni fa. Negli anni '50 fu fondata la prima comunità ortodossa russa e fu costruita una chiesa ortodossa. Ma col passare del tempo, la composizione etnica della parrocchia è cambiata. Attualmente la chiesa è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Antiochia.

Ora passiamo alla sua parrocchia. Ci racconti la sua storia. Come è nata l'idea di costruire una chiesa qui e chi l'ha avviata?

La nostra parrocchia non ha ancora una chiesa propria a causa dei prezzi elevati dei terreni e delle costruzioni. Attualmente la nostra comunità prende in affitto un edificio dalla Chiesa cattolica romana. La parrocchia è stata fondata nel 2010 grazie all'impegno di parrocchiani che vivono in Perù da molti anni. Nel 2011 la comunità è stata trasferita alla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca.

La comunità è grande oggi? Si tratta di russi oppure ci sono anche rappresentanti di altri gruppi etnici?

La nostra comunità è composta sia da parrocchiani di lingua russa che di lingua spagnola. In termini di numeri, è difficile dirlo nel dettaglio: alcuni lasciano il Perù, mentre altri arrivano. Abbiamo una ventina di membri permanenti della comunità. Ma, ripeto, il numero di persone che frequentano i nostri servizi varia continuamente a seconda delle loro circostanze di vita.

Può darci l'esempio più eclatante della conversione di una persona del posto all'Ortodossia?

C'è stato un esempio memorabile. Oltre ai parrocchiani di lingua russa, nel nostro coro ci sono anche peruviani che non conoscono il canto russo. Il nostro direttore del coro insegna loro a cantare e imparano le parole delle funzioni in una trascrizione latina. Tutti i cantanti peruviani sono studenti del Conservatorio. Alcuni si stanno preparando a convertirsi all'Ortodossia. Uno dei nostri cantanti, un peruviano cattolico, è stato inviato in Russia, a San Pietroburgo, come parte della sua formazione. Lì abbracciò l'Ortodossia. Entrò in una chiesa dove il prete parlava inglese e conversò a lungo con lui. Secondo lui, si è convertito all'Ortodossia in modo del tutto inaspettato, ma è stata una sua decisione consapevole.

Ci sono caratteristiche distintive nella vostra vita parrocchiale? In che lingua pregate?

Celebriamo le funzioni principalmente in slavonico ecclesiastico e occasionalmente in spagnolo.

I parrocchiani sono coinvolti nella vita della comunità?

Certo, abbiamo alcuni parrocchiani attivi, che aiutano molto la parrocchia quando ne hanno l'opportunità. Il consiglio parrocchiale e l'assemblea parrocchiale operano in conformità con gli statuti del Patriarcato di Mosca.

Machu Picchu. mayel.ru

Avete progetti educativi, di beneficenza o sociali?

Come rettore della parrocchia, sono membro del Consiglio di coordinamento delle organizzazioni dei compatrioti russi in Perù, e la nostra parrocchia, insieme al Consiglio, organizza mostre per bambini, concerti di beneficenza e altri eventi. Lavoriamo anche a stretto contatto con la Casa Russa (un centro culturale). Sosteniamo anche una casa per bambini malati di cancro.

Riuscite (se necessario) a interagire con cristiani non ortodossi e rappresentanti di altre fedi?

Interagiamo con la Chiesa cattolica romana. Non dobbiamo dimenticare che siamo sul loro territorio. Oltre il novantacinque per cento della popolazione del Perù è cattolica. Non abbiamo però contatti con rappresentanti di altre fedi.

Quali serie domande spirituali da parte dei parrocchiani ha incontrato come pastore nel suo ministero?

A volte i parrocchiani mi fanno domande molto complicate, a cui è difficile rispondere subito. In questo caso mi faccio guidare dalle Sacre Scritture e dalla Sacra Tradizione. E, naturalmente, mi rivolgo al mio padre spirituale, che vive e presta servizio in Russia e con cui siamo sempre in contatto. Inoltre, ogni sacerdote dovrebbe capire che esiste un vescovo ordinari, senza la cui benedizione nella diocesi non si fa nulla in materia spirituale, teologica e amministrativa.

Quale considera la sfida dei nostri tempi per i cristiani ortodossi? E nello specifico in Perù?

La sfida dei nostri tempi per un cristiano ortodosso moderno... Secondo la mia opinione personale, la cosa più importante nel nostro tempo è vivere come ci insegna la Chiesa. Ciò vale sia per la vita liturgica che per quella spirituale. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a non poche innovazioni nella Chiesa, ma è necessario preservare e valorizzare ciò che la Chiesa ha portato attraverso i secoli e lavato con il sangue dei martiri.

In conclusione, porrò la nostra domanda tradizionale: quali parole delle Sacre Scritture la ispirano e la sostengono particolarmente nei momenti difficili della sua vita?

Trovo consolazione nelle parole del libro del profeta Isaia dell'Antico Testamento: Poiché io sono il Signore tuo Dio, ti tengo per la destra e ti dico: "Non temere, io ti vengo in aiuto". (Is 41:13)

 
Il Tomos e la legge marziale

Petro Poroshenko ha firmato un decreto che impone la legge marziale in Ucraina

Il presidente ha firmato un decreto di legge marziale. Come può questo influire sulla situazione della Chiesa ortodossa ucraina? Scopriamolo.

In risposta al sequestro di tre imbarcazioni militari ucraine da parte delle guardie di frontiera russe, il Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina ha deciso di imporre la legge marziale nel paese. Entro 48 ore deve essere approvata dalla Verkhovna Rada. Se questa legge sia il piano "B" di Poroshenko per rimanere al potere o una risposta adeguata alle azioni della Russia – lasciamolo dire agli esperti politici. Ma come può influire sulla situazione della Chiesa ortodossa ucraina? Scopriamolo.

Per cominciare, rispondiamo alla domanda, tenendo presente che la domanda correttamente formulata è già metà della risposta: la legge marziale rende più probabile o meno probabile il conferimento del Tomos da parte del patriarca Bartolomeo? Ovviamente, meno probabile. Un paese che si trova in uno stato di legge marziale non può sperare in prestiti con investimenti, per non parlare di un Tomos. Questo, tra l'altro, per più di quattro anni è stato un argomento costante di Petro Poroshenko contro le proposte di introdurre la legge marziale. "Il FMI non dà soldi ai paesi in guerra ... <...> La legge marziale vieta la fornitura di armi, di prodotti a duplice scopo... <...> Invitando le autorità a prendere una decisione sulla legge marziale I parlamentari dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze di tale decisione per il paese. Oggi, anche una sola parola noncurante può portare a grandi implicazioni..." (dal discorso di P. Poroshenko ai leader delle fazioni e dei gruppi parlamentari il 22 luglio 2014).

Il patriarca Bartolomeo difficilmente darà un Tomos a Petro Poroshenko per una serie di motivi.

Prima di tutto, il Fanar ha fatto tutte le promesse sulla concessione del Tomos in base alle assicurazioni delle autorità ucraine che sarebbero riusciti a guidare un numero significativo di vescovi dalla Chiesa ortodossa ucraina alla Chiesa unica. Tuttavia, il Concilio dei Vescovi del 13 novembre 2018 ha mostrato non solo l'unità dell'episcopato nella questione della "chiesa locale unica" e non solo il rifiuto di partecipare al "concilio di unificazione", ma anche il rifiuto categorico da parte della Chiesa canonica degli schemi avventati del Fanar in Ucraina. La comunione eucaristica con Costantinopoli è stata recisa. In queste condizioni, la concessione di un Tomos agli "scismatici uniti" (cosa anch'essa discutibile) espone il patriarca Bartolomeo agli occhi di tutto il mondo ortodosso come un esplicito sostenitore dello scisma. Inoltre, l'arcivescovo Job (Getcha) ha dichiarato non tanto tempo fa che il riconoscimento dei signori Denisenko e Maletich insieme ai loro sostenitori come persone "riunite con la chiesa" non significa il riconoscimento delle strutture del Patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina.

In secondo luogo, il conferimento del Tomos al paese in uno stato di legge marziale mostrerà chiaramente che il patriarca Bartolomeo non è un gerarca saggio e lungimirante come cercano di dipingerlo, ma al contrario, è prevenuto e non è libero nel prendere le sue decisioni.

In terzo luogo, in condizioni in cui praticamente nessuno dell'episcopato e del clero della Chiesa ortodossa ucraina sostiene quest'idea della Chiesa locale in Ucraina, l'atteggiamento delle Chiese locali verso questo progetto sarà assolutamente negativo. Nella loro reazione all'eventuale concessione del Tomos, faranno affidamento sul fatto che si tratta di un progetto politico assolutamente ed esplicitamente politico e, per di più, pre-elettorale di Petro Poroshenko. La partecipazione di sua Santità nella campagna pre-elettorale in Ucraina dalla parte del presidente (con un magro sostegno dell'elettorato) scredita molto di più il patriarca Bartolomeo.

In quarto luogo, e soprattutto, lo stesso patriarca Bartolomeo non vuole davvero conferire un Tomos. Vuole far crescere il proprio territorio canonico a spese dell'Ucraina, e non lasciare che un'altra Chiesa locale appaia in Ucraina. E per mettere in pausa il processo di concessione del Tomos, la legge marziale in Ucraina è la migliore scusa. Sia Petro Poroshenko che i lobbisti per il Tomos in America possono indicare questa circostanza e dire che sarebbero felici di ottenerlo, se non fosse per la legge marziale.

Allo stesso tempo, nessuna legge marziale può impedire al patriarca Bartolomeo di continuare a formare le proprie strutture ecclesiastiche in Ucraina come stavropegie, esarcati, metropolie o quant'altro. Tutto questo, naturalmente, sarà implementato sotto lo slogan: "La Chiesa Madre raduna tutti i suoi figli ucraini sotto il suo omoforio".

Ma dal momento che la legge marziale rende la concessione del Tomos quasi irreale (o almeno molto rischiosa per il patriarca Bartolomeo), la domanda successiva è: perché Petro Poroshenko la introduce sapendo che ciò vanificherà il progetto che ha promosso negli ultimi sei mesi?

La risposta è ovvia: il Presidente ha già capito che non ci sarà nessun Tomos nella forma in cui lo ha promesso al Paese. E dobbiamo fare qualcos'altro per mobilitare l'elettorato prima delle elezioni stesse. Noi non diremo che la legge marziale è introdotta unicamente per cancellare le elezioni. Ma qualsiasi persona sana di mente non può fare a meno di porsi una domanda elementare: perché la legge marziale è stata introdotta in questo momento a causa della cattura di tre navi da guerra (per giunta difettose), ma non è stata introdotta dopo le tragedie di Ilovajsk e Debaltsevo?

Si scopre che tutti gli affari ecclesiastici saranno lasciaati alla deriva, mentre l'amministrazione sarà impegnata in un altro progetto principale. E questo è molto vantaggioso per molti partecipanti al progetto della chiesa locale unica. Il patriarca Bartolomeo, con il pretesto della legge marziale, ritarda il Tomos. Ma allo stesso tempo ha le mani libere per quanto riguarda l'acquisto delle proprietà ecclesiastiche e del gregge ucraino. Inoltre, le decisioni di trasferire tali proprietà a lui sono già state prese dal presidente e dalla Verkhovna Rada. Denisenko potrebbe rientrare nel gioco del "rimango il patriarca" senza riguardo per il Fanar. Che importa se ha scritto una lettera in cui si rifiutava di nominare la sua candidatura per il posto di dirigente della chiesa locale unica – beh, le circostanze sono cambiate, ora è una situazione militare. I radicali, che non chiedono nulla di meglio che impossessarsi di un tempio ortodosso, saranno in grado di compiere le loro azioni sull'onda dello pseudo-patriottismo in uno stato di legge marziale.

In questo caso, la Chiesa è completamente indifesa. In primo luogo, i nemici della Chiesa ricevono una scusa ideologica molto potente nella lotta contro di essa. "Legge marziale", "aggressione", "quelli della Chiesa ortodossa ucraina sono agenti del Cremlino", il che significa che la lotta contro di loro è un dovere di ogni "patriota". Qualsiasi ostilità, qualsiasi violenza contro i credenti e il clero della Chiesa ortodossa ucraina agli occhi della società sarà giustificata dalla legge marziale. Anche se le forze dell'ordine tenteranno di fermare le atrocità, questo sarà presentato come una violenza contro gli "eroi". In secondo luogo, la legislazione sulla legge marziale (la legge dell'Ucraina "Sul regime giuridico della legge marziale") offre le più ampie possibilità di una repressione "legale" contro la Chiesa.

Per esempio, l'art. 8, par. 1 della Legge suggerisce quanto segue: "Il comando militare <...> può introdurre ed esercitare, nell'ambito della legge marziale, restrizioni temporanee dei diritti costituzionali e delle libertà di una persona e di un cittadino ..."

In primo luogo: "stabilire una protezione avanzata <...> degli oggetti che assicurano l'attività vitale della popolazione e introdurre una modalità speciale del loro lavoro". Questi oggetti includono centrali elettriche, sistemi di approvvigionamento di calore e acqua, ecc. Ma perché, conoscendo l'atteggiamento delle nostre autorità, tali oggetti non possono essere, per esempio, le Lavre?

Secondo: "... introdurre servizi di lavoro per le persone abili <...> al servizio alla comunità". Non è una ragione per coinvolgere in questi lavori il clero non collaborativo e i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina?

Terzo: "... alienare forzatamente le proprietà private o comunitarie". I commenti sono superflui...

Quarto: "... ispezionare oggetti, veicoli, bagagli e merci, uffici e abitazioni dei cittadini ..."

Quinto: "vietare lo svolgimento di assemblee pacifiche, raduni, campagne e dimostrazioni". Ciò significa che la Chiesa non sarà in grado di organizzare processioni religiose o veglie di preghiera o altre azioni di protesta. Non sarà possibile protestare contro le leggi anti-chiesa, contro il sequestro dei templi e così via.

Sesto: "porre <...> la questione di proibire le attività dei partiti politici, delle associazioni pubbliche, che mirano a liquidare l'indipendenza dell'Ucraina, incitando <...> all'odio religioso ..." Cioè, qualsiasi organizzazione per i diritti umani che oggi parla in difesa della Chiesa ortodossa ucraina può essere proibita. Se qualcuno è contrario alla chiesa locale unica, che è dichiarata come base dell'indipendenza dello stato dell'Ucraina, allora questa può essere considerata come "attività finalizzata alla liquidazione dell'indipendenza dell'Ucraina". E se qualcuno dice che la chiesa locale unica è un'organizzazione religiosa non canonica, allora queste tesi possono essere completamente classificate come "incitamento all'odio religioso".

Settimo: "imporre divieti o restrizioni sulla scelta del luogo di soggiorno o di residenza delle persone nel territorio in cui è in vigore la legge marziale". Se improvvisamente un sacerdote ortodosso difende troppo zelantemente la sua appartenenza alla Chiesa, si può limitare il suo diritto di scegliere il suo luogo di soggiorno.

Ottavo, "regolare il lavoro delle tipografie, delle case editrici <...> dei media, <...> proibire <...> la trasmissione di informazioni attraverso reti di computer". Qualsiasi editore ecclesiastico può essere bloccato. La stampa di giornali, riviste e opuscoli ecclesiastici potrebbe essere proibita. Tutti i gruppi ecclesiastici di Viber, Facebook e così via possono essere bloccati. Qualsiasi media ecclesiastico può essere chiuso con decisione dell'amministrazione militare. I credenti saranno semplicemente privati ​​dell'opportunità di conoscere il punto di vista della Chiesa; non saranno in grado di sapere cosa sta succedendo nella Chiesa. E "in caso di violazione dei requisiti o inadempienza delle misure del regime giuridico della legge marziale, ritirare (espropriare, ndc) dalle organizzazioni <...> tutte le forme di proprietà, dai singoli cittadini <...> i computer, nonché, se necessario, altri mezzi tecnici di comunicazione (smartphone, ndc). "

Nono: "prevedere per le persone fisiche e giuridiche un dovere militare di fornire ai militari un alloggio in appartamento". Perché in questo caso non alloggiare nei monasteri ortodossi, per esempio, membri del "settore destro"?

Decimo: "rimuovere dall'incarico i capi delle imprese, delle istituzioni e delle organizzazioni per l'adempimento improprio delle funzioni definite da questa legge e nominare capi provvisori..." Nel caso in cui l'abate del monastero non esegua la coscrizione militare da appartamento, può essere rimosso. Niente di personale! Tutto è secondo la legge.

In generale, la legge marziale apre enormi opportunità di pressione sulla Chiesa, scioglie le mani di tutti coloro che vorrebbero lanciare su di lei una pietra o una bottiglia incendiaria. Ma la Chiesa può opporsi a tutto ciò con fede, coraggio e unità. Ora è il momento in cui limitarsi ad andare in una chiesa ortodossa "e basta" non funzionerà. Ora ogni persona che va verso Cristo, che attraversa la soglia della sua Chiesa, deve realizzare che così facendo si mette a rischio di essere "inaffidabile" agli occhi dello stato e della società, di incorrere nel fraintendimento dei propri cari, nella rabbia dei radicali e in possibili rappresaglie. Cosa può fare una persona che in tali condizioni rimanga fedele alla Chiesa? Solo la determinazione di seguire Cristo, dopo aver preso la sua croce.

Quindi Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque voglia seguirmi deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce e seguirmi. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me la troverà. Che cosa varrà guadagnare il mondo intero, ma perdere la propria anima? O cosa può dare uno in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'Uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli, e poi ricompenserà ciascuno secondo le loro azioni". (Mt 16, 24-27).

 
Madre Maria Tuchkova (1781-1852)

Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti la storia di una grande donna ortodossa dell’Ottocento: l’igumena Maria (Tuchkova), fondatrice e prima igumena del convento del Salvatore di Borodino, una donna che stupì i suoi contemporanei, e che continua a stupirci ancora oggi. Gli specialisti di studi liturgici la ricordano come l’unica donna che fu ordinata diaconessa nella Russia del XIX secolo, ma il popolo russo la vede piuttosto come una figura eroica in cui l’amore coniugale, spezzato dalla guerra, ha saputo riversarsi in un profondo e autentico amore di Dio e del prossimo.

 
La Chiesa ortodossa georgiana riconoscerà il primato del patriarca Bartolomeo nel mondo ortodosso?

foto: pravoslavie.ru

Il Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana sta per essere convocato nei prossimi giorni. Un gruppo di vescovi presumibilmente guidato dal metropolita Daniel di Chiatura e Sachkhere vuole discutere il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è stata fondata a Kiev nel dicembre 2018 e ha ricevuto lo status d'autocefalia dal patriarca ecumenico.

Costantinopoli è particolarmente interessata al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Se riconosciuta, il "metropolita" Epifanij e la sua organizzazione possono accrescere il potere del Patriarcato Ecumenico nel mondo ortodosso, indebolire l'influenza del Patriarcato di Mosca e consentire al patriarca di Costantinopoli di prendere decisioni su questioni estremamente importanti per l'Ortodossia di sua sola autorità.

Le Chiese locali sono nel dubbio: nonostante le pressioni, nessuna di loro ha ancora riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Come potrebbe essere concessa l'autocefalia alla Chiesa ucraina se manca ancora l'unità, e alcune parrocchie si impadroniscono dei luoghi di culto di altre parrocchie? Perché l'autocefalia è stata concessa esclusivamente dal patriarca Bartolomeo, senza alcuna discussione con le altre Chiese locali, in totale disprezzo della Chiesa ortodossa ucraina canonica esistente? Perché c'è stata tanta fretta di produrre il Tomos, e perché questo è successo poco prima della campagna elettorale dell'ex presidente ucraino Poroshenko? L'autocefalia ucraina potrebbe causare uno scisma nel mondo ortodosso? Queste e altre domande sono state indirizzate alle delegazioni di Costantinopoli dalle Chiese locali prima e dopo la costituzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Alcune Chiese locali si sono opposte alla politica del patriarca Bartolomeo, incluso il Patriarcato di Antiochia, che un tempo ha concesso l'autocefalia alla Chiesa ortodossa georgiana; e il Patriarcato di Serbia, che sostiene che la gerarchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha una successione canonica. L'arcivescovo Chrysostomos di Cipro e l'arcivescovo Anastasios d'Albania hanno chiesto al patriarca Bartolomeo di convocare una Sinassi dei primati, ma lui ha rifiutato fermamente.

Il futuro della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è incerto; le relazioni tra i gruppi che l'hanno formata sono instabili. Anche ora c'è un conflitto tra Filaret Denisenko, il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il suo capo ufficiale Epifanij. Questo conflitto mina l'unità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e può portare alla sua rottura nel prossimo futuro.

Se la Chiesa ortodossa georgiana riconosce la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", non sarà in grado di affrontare autonomamente i propri problemi. Gli abkhazi hanno già chiesto di poter entrare nel Patriarcato ecumenico e di ricevere lo status di autonomia. Il metropolita Emmanuel di Francia ha accennato una volta al catholicos-patriarca di Georgia il fatto che la richiesta dell'Abkhazia poteva ricevere una risposta positiva se la Chiesa Georgiana non avesse sostenuto Costantinopoli. Ma ora Costantinopoli pretende di avere il diritto di concedere un'autocefalia ovunque in tutto il mondo. Se riconosciamo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", faremo entrare Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa georgiana.

Durante il precedente incontro dei vescovi di Costantinopoli con Ilia II a Tbilisi, uno dei rappresentanti del Patriarcato ecumenico, il metropolita Amphilochios di Adrianopoli, avrebbe iniziato il suo discorso con le parole: "C'è un'opinione secondo cui la Chiesa ortodossa è guidata da Gesù Cristo. Ma in realtà la Chiesa è guidata dal patriarca ecumenico". Il catholicos-patriarca sembra essere in disaccordo con quest'affermazione. I vescovi ortodossi famosi per la loro esperienza spirituale e per la purezza della loro vita edificante non sono d'accordo con questo, per esempio, l'arcivescovo Anastasios d'Albania, che ha restaurato la sua Chiesa dopo le repressioni comuniste e che è già considerato un santo da molti greci.

La Chiesa ortodossa non ha mai seguito i cattolici romani, ma chi ha lungimiranza spirituale comprende che la Chiesa ortodossa sta affrontando una nuova minaccia su larga scala, e la questione ucraina ne è solo una parte.

Tamara Lomidze è una giornalista appartenente alla Chiesa ortodossa georgiana.

 
"Ho capito che Dio si prendeva cura di me"

Continuiamo a pubblicare i materiali del programma televisivo Spas, Il mio cammino verso Dio, dove il sacerdote Georgij Maksimov intervista persone che si sono convertite all'Ortodossia. L'ospite del programma di oggi è Sergej Vladimirovich Bednenko, docente senior dell'Università di Linguistica, ex ateo e ufficiale dei servizi segreti militari.

Sergej Bednenko

Buon giorno! State guardando Il mio cammino verso Dio. Oggi l'ospite del nostro programma è Sergej Vladimirovich Bednenko, docente presso l'Università di Linguistica. Lei è nato e cresciuto in un'epoca in cui la maggior parte delle persone nel nostro Paese non sapeva nulla di religione. Era in una situazione simile, vero?

Sì, padre Georgij, sono cresciuto in un ambiente ateo e non ho mai nemmeno pensato alla religione. Prima dell'instaurazione del regime sovietico, la maggior parte delle chiese nell'Ucraina occidentale, dove sono cresciuto, erano cattoliche e uniate. Queste chiese erano le uniche cose legate alla religione che io ho visto quando ero bambino. A casa non parlavamo di religione. Anche quando ci trasferimmo in una casa alla periferia della città, vicino a una chiesa ortodossa, e i bambini venivano da noi cantando canti natalizi, i miei genitori non li lasciavano entrare. I bambini disegnarono una croce nera sulla nostra porta e smisero di venire. Tuttavia, ho alcuni ricordi d'infanzia legati alla religione. Ricordo che se mai entravamo in una chiesa con mio padre, lui faceva sempre una donazione. Una volta gli ho chiesto: "Perché lo fai? Tu non credi a tutto questo". Lui rispose: "Sai, se non li sosteniamo, questa bellezza che hanno qui potrebbe cessare di esistere. Tutto questo scomparirebbe e vorrei che durasse". È così che si è radicato in me questo approccio puramente estetico alla comprensione della religione. Questo è probabilmente il motivo per cui non ho mai avuto sentimenti negativi nei confronti della religione. Tuttavia non ne avevo assolutamente alcun interesse.

Quando ha avuto i primi segnali che l'hanno spinta a prestare attenzione alla religione?

È successo durante il mio secondo viaggio d'affari a lungo termine all'estero. Ero già un militare e mi preparavo a diventare un ufficiale professionista dei servizi segreti. Sono stato mandato in viaggio d'affari in un paese capitalista dell'America Latina per abituarmi a vivere all'estero e conoscere il capitalismo. Per diventare un ufficiale dei servizi segreti, hai bisogno di libertà interiore e, ovviamente, di conoscenza. Mi stavo preparando molto seriamente a questa vita, quando improvvisamente ho sentito che, per usare il gergo professionale, qualcuno mi stava "pedinando". Una volta tornato a casa... immagini me, un comunista convinto, il costruttore di una nuova vita, che torno a casa e trovo alcune suore sedute nella nostra cucina e che parlano di alcune cose strane a mia moglie. Le ho chiesto: "Perché sono venute?" Mi ha detto: "Hanno promesso di portarmi la Bibbia in russo". Le ho detto: "Quale Bibbia? Cosa stai facendo? Come sono finite a casa nostra?" Mi ha risposto: "Non lo so, hanno semplicemente suonato il campanello della porta e le ho fatte entrare". Ho pensato che questo non fosse successo per caso.

Devo dire che quando ti prepari per questo tipo di lavoro devi avere una mentalità un po' diversa. Devi prestare attenzione ai dettagli e alle sfumature ed essere in grado di prendere decisioni rapide in ogni situazione. Avevamo anche un detto: "Se hai incontrato una persona una volta, è una coincidenza, se l'hai incontrata due volte, è una coincidenza pericolosa, se l'hai incontrata tre volte, significa che sei pedinato". Quindi, quando queste suore sono tornate da noi, ho pensato: "Questa è una coincidenza pericolosa". Il terzo incontro è avvenuto quando ho preso l'autobus per andare a fare la spesa e ho visto due suore sedute davanti a me. Naturalmente erano cattoliche, perché mi trovavo ancora in quel paese dell'America Latina. Guardandole ho pensato: "Quella a destra è di mezza età, forse appartiene a un convento. Forse non è riuscita nella vita e aveva bisogno di sbarcare il lunario e per questo è finita in convento. O forse sta pregando per i suoi peccati. Sono affari suoi. L'altra suora però era giovane e pensavo che non appartenesse al convento. Dovrebbe avere una famiglia, partorire, fare le cose che fanno le donne, piuttosto che nascondersi in un convento". All'improvviso mi sono chiesto: "Non è possibile che loro lì nel convento possano fare qualcosa che noi laici non possiamo fare?"

Poi una ragazzina dalla faccia sporca è salita sull'autobus e ha cominciato a cantare canzoni dolorose, chiedendo l'elemosina. A un certo punto ha smesso di cantare ed è scoppiata in lacrime. Tutti i passeggeri, che erano per lo più persone di mezza età (io avevo una figlia della stessa età di quella bambina) si sono bloccate e non sapevano cosa fare. Mentre le suore che non avevano figli hanno subito messo da parte i libri di preghiere e hanno salutato la ragazza. L'hanno messa in ginocchio. Ho pensato: "Ora le daranno qualcosa. Una caramella o dei soldi". Ma non avevano niente, si sono limitate ad accarezzarla sulla testa e a dirle qualcosa. Due minuti dopo la ragazza sorrideva. Anche i passeggeri si sono ripresi dalla confusione e hanno dato dei soldi alla ragazza. Quando la ragazza è scesa dall'autobus, ho pensato: "In effetti, ci sono cose che sanno fare". Attraverso questi incontri, sentivo che qualcuno mi stava pedinando. Ho capito che qualcuno si era interessato a me e non avevo mai sentito questo interesse prima.

Questa è stata la prima volta che ho capito che la fede in Dio è potente. Più tardi tutta la mia vita lo ha dimostrato, ma in quel momento mi ha fatto solo pensare. Nel frattempo ho continuato il mio lavoro. Mi piaceva la psicologia sociale di Dale Carnegie. Il principio fondamentale di questa psicologia è: "Se vuoi che qualcuno sia tuo amico, devi prestare attenzione a questa persona". In altre parole, sposta l'attenzione da te stesso a quella persona. Ho iniziato ad attuare questo principio e da quando ho ottenuto alcuni risultati, questo mi ha ispirato. Più tardi ho capito che si trattava ancora di egoismo, ma con uno scopo specifico, perché non lo facevi per aiutare qualcuno, ma per guadagnare qualcosa per te stesso. In quel momento non lo capivo perché tutto ciò che volevo era guadagnare qualcosa. Man mano che ho ottenuto alcuni benefici, gradualmente sono entrato davvero in questa psicologia sociale e ho iniziato a divertirmi.

Ho iniziato semplicemente a fare piccole cose per aiutare le persone ogni volta che potevo. A volte andando negli ospedali, a volte aiutando le persone a traslocare... Più lo facevo, più sentivo che stavo cambiando. A un certo punto, mi sono reso conto che quei "segnali", come li ha chiamati, non si verificavano per caso. Stavo per compiere 30 anni e dovevo prendere una decisione seria riguardo al mio futuro. Quindi ho fatto qualcosa che ha predeterminato la mia futura relazione con Dio. Ho difeso una persona che era all'estero e questo mi è costato la carriera. È stato molto difficile da realizzare ed ero fradicio di sudore, capendo che l'intero edificio che avevo costruito per così tanto tempo stava per crollare. Sono andato contro la direzione. La persona con cui mi sono confrontato era un amico di un ministro del governo. Naturalmente mi hanno mandato a casa e mi hanno inserito nella lista nera, ma dentro ero felice perché sapevo che non mi sarebbe successo niente di male. Infatti, quando sono tornato a casa, non mi hanno accettato all'accademia dei servizi segreti, ma non ne avevo più bisogno. Sono andato avanti con la mia vita.

Durante quel viaggio ha capito che Dio esiste. Cosa è successo dopo?

Quando sono tornato a casa, il mio amico è venuto a trovarmi. Era un militare fino al midollo e rimasi sorpreso quando all'improvviso mi ha dato una Bibbia. Di solito, quando veniva a trovarmi, portava uno di due tipi di regali. Se aveva soldi portava una bottiglia di cognac, se non aveva soldi portava una bottiglia di vodka. Non mi ha mai portato nient'altro. Quindi quando mi ha dato la Bibbia, mi sono sentito molto strano. Gli ho chiesto: "Dove l'hai presa, questa? Come ci hai pensato?" Ha detto: "Sai, alcuni missionari me l'hanno appena consegnata all'aeroporto. Non volevo buttarla via, ma non ne ho davvero bisogno. Perché dovrei tenerla? Tanto non ho libri a casa. Tu, invece, hai molti libri. Mettila da qualche parte sullo scaffale.

Pensavo che anche questo non fosse un caso e sentivo che il libro mi era stato dato perché lo leggessi. Allora non sapevo pregare. L'ho aperta a una pagina a caso e ho letto il comandamento Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo (Es 20:16). Mi sono ricordato che una volta ho calunniato un uomo e lui quasi si è impiccato a causa mia. Ho avuto una forte risposta emotiva a queste parole. Sono caduto in ginocchio e ho pianto tutta la notte, pentendomi del mio peccato. Da quel momento in poi ho promesso a me stesso che non avrei mai fatto nulla che contraddicesse i principi morali elementari. Ho promesso a Dio che sarei cambiato. Quello è stato il punto di rottura.

Venerdì Santo. La morte di Cristo. Affresco nel monastero di Visoki Dečani in Serbia. XIV secolo

Il secondo evento si è verificato quando ho letto di Cristo nel Vangelo. Mi ha davvero stupito. Mi sono reso conto che non avevo mai visto nulla del genere in vita mia, anche se avevo vissuto all'estero per diversi anni e avevo viaggiato molto nel nostro Paese. Ho pensato: "Come deve amare le persone, questa folla che gli sputava addosso...". Immagini una persona che sgranocchia pigramente semi di girasole, guardandoti e pensando: "Scenderà dalla croce o no?" Come deve aver simpatizzato con queste persone e averle amate, per pregare per loro dicendo: "Padre, perdona loro; poiché non sanno quello che fanno" (Lc 23:34), anche se soffriva e stava per morire. Mi ha sconvolto. Pensavo che fosse qualcosa fuori dal mondo, perché non ho mai visto niente del genere su questa Terra. Per contrasto, racconterò una storia: quando sono tornato in Unione Sovietica, ho chiesto a Dio di mostrarmi persone influenti. Letteralmente due mesi dopo ero già impiegato nel governo di Mosca, lavoravo con l'alta dirigenza e come interprete per il ministro della Difesa, ma neanche lì ho visto niente del genere. Ho visto che erano persone normali, sensibili alle loro passioni, e non avevano alcun potere paragonabile...

Solo più tardi ho capito che avrei dovuto cercare il potere altrove. Quando ho incontrato alcuni veri cristiani, veri confessori della fede che erano stati imprigionati durante gli anni di oppressione contro la Chiesa, ho capito che la forza infatti è stata resa perfetta nella debolezza (2 Cor 12:9). Immaginate una ragazza che lascia gli studi e segue un prete condannato a 20 anni di campi di lavoro in Siberia. Lei va con lui e resta lì per tutto il periodo di reclusione, aiutandolo con il cibo e altre cose. Lui sarebbe morto lì, se non fosse stato per lei. Dopo il suo rilascio o la sua morte, ne segue un altro ed è così che vive la sua vita. Questi sono i veri cristiani. Ho avuto la fortuna di incontrarli e di conoscere da loro il cristianesimo. Per molto tempo non sono stato battezzato e solo da loro ho ricevuto il mio battesimo.

È venuto in chiesa e ha ricevuto il battesimo subito dopo aver letto la Bibbia, o stava ancora cercando qualcosa?

Naturalmente, questo non è avvenuto subito, padre Georgij. Seguendo la logica laica comune, ho deciso: "Mi accosterò al cristianesimo più tardi, tanto è vicino e non andrà da nessuna parte". Proprio come il teatro Bolshoj di Mosca. I moscoviti raramente ci vanno pensando che avranno sempre tempo per andarci un'altra volta. Questo era quello che stavo pensando. Nella mia ricerca, ho provato di tutto, inclusi cattolicesimo, islam e induismo, e ho trascorso anche due anni nella setta di Vissarion. [1] Come vede, non è stato un viaggio veloce. Ho capito quale fosse la principale differenza tra l'Ortodossia e le altre religioni. Come disse l'apostolo Paolo: "Le mie parole e la mia predicazione non erano parole seducenti di sapienza umana, ma dimostrazioni di Spirito e di potenza... Ora noi abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo spirito che è da Dio. Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio: poiché sono follia per lui... Ma noi abbiamo la mente di Cristo" (1 Cor 2:4,12,14,16). Ho capito perché le persone spesso vagano e non trovano subito la strada verso Dio. Ciò accade perché si comportano come persone "naturali" piuttosto che spirituali. Un fondamento spirituale si forma in un lungo periodo di tempo e le persone non lo capiscono subito. Le nostre menti sono influenzate dai nostri peccati come da una sorta di forza oscura. Penso che sia stato Serafino di Sarov a dire: "Le persone pensano di vivere solo secondo la propria volontà. Non è così. Esistono diverse volontà che guidano una persona contemporaneamente. Una è una volontà divina, che guida questa persona alla vita eterna, l'altra è una volontà satanica, che porta alla morte eterna della persona, e la terza volontà è la nostra volontà, che a causa dei nostri peccati è solitamente più vicina alla volontà satanica. che alla volontà divina. Ecco perché il nostro scopo è sfidare la volontà satanica e compiere ogni sforzo per orientarci verso la volontà divina".

Questo insegnamento esiste nella Chiesa ortodossa fin dai tempi antichi. Sant'Antonio il Grande lo espresse già nel IV secolo. Quando mi sono imbattuto in queste parole, ho capito perché questo spirito di Cristo è stato sostenuto proprio nell'Ortodossia. È perché facciamo affidamento su una realtà diversa, quella che devi prima sviluppare in te stesso. Come diceva San Serafino: "Acquista lo spirito della pace e migliaia intorno a te saranno salvati". Senza di esso non puoi salvare nemmeno te stesso, tanto meno gli altri. Tutti quei guru, insegnanti, sette e altre religioni non hanno questo spirito perché non hanno Cristo.

Qualcuno potrebbe obiettare che anch'essi parlano di spiritualità. Soprattutto in India, c'è così tanta spiritualità e così tanta alta retorica sull'amore o sulla comprensione del mondo, e così via. Com'è arrivato alla conclusione che tutto questo non supera il livello di un "uomo naturale"?

Una volta mi chiedevo se fosse possibile un'altra salvezza se non attraverso i propri pensieri e la propria ideologia. Le parole che descrivono il Salvatore le ho trovate nella Bibbia, nel libro del profeta Isaia, vissuto circa 750 anni prima di Cristo: Egli crescerà davanti a lui come una tenera pianta e come una radice da una terra arida; non ha forma né bellezza... Sicuramente ha sopportato i nostri dolori e si è addossato i nostri dolori: eppure lo abbiamo ritenuto colpito, percosso da Dio e afflitto. Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità: su di lui ricadde il castigo della nostra pace; e con le sue piaghe siamo guariti. Tutti noi, come pecore, siamo andati fuori strada; abbiamo seguito ciascuno la propria strada; e il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. (Is 53:2,4-6). Solo il cristianesimo ha questo. Ma per comprenderlo dobbiamo attingere al Vangelo e alle opere dei santi Padri. Se attingiamo solo a noi stessi e alla nostra mente, molto spesso finiamo in una setta o in un'altra religione.

Le parole del profeta Isaia che ha citato si trovano nei rotoli della grotta di Qumran datati 200 anni a.C. Quindi questa profezia si è rivelata vera anche dal punto di vista testuale. In effetti, una simile descrizione del Salvatore non può essere trovata in nessun'altra religione. Nessuno della grande varietà di guru induisti si presenta in questo modo. Si presentano in modo abbastanza diverso. Ma ha menzionato la setta di Vissarion. Perché vi si è iscritto? Il suo leader, un nostro contemporaneo, un ex poliziotto, si fa chiamare Cristo. Questo non l'ha disturbato?

La cosa mi ha più che infastidito e all'inizio ho pensato che fosse pazzo. Quando qualcuno si fa chiamare Cristo, o è un megalomane o un truffatore. Questo è quello che pensavo. Quindi ho deciso che sarebbe stato curioso osservarlo da spettatore. Allora sono venuto lì non come suo adoratore, ma come una persona che voleva vedere tutto da vicino e capire cosa stava succedendo. Sono rimasto bloccato lì per due anni. Ho visto tutto fin dall'inizio, compreso il primo arrivo di Vissarion a Mosca e tutte le sue tournée successive. Anche noi abbiamo fatto dei tour. La setta di Vissarion aveva una strategia alimentare sviluppata con perizia. La dieta era molto moderata e priva di proteine. Le persone qui hanno semplicemente perso la propria volontà, per non parlare della volontà divina di cui parlava San Serafino. Accettavano pienamente tutto ciò che veniva detto loro nella setta. Ricordo che avevo già capito tutto e volevo smettere, ma non potevo farlo. Ho semplicemente sentito che dovevo andare lì. Ho pianto, ma sono comunque andato lì. Lo ricordo molto bene. Sono rimasto indeciso per molto tempo, aiutandoli in qualche modo e obiettando su altre cose.

Alla fine, Dio ha predisposto una situazione che mi ha aiutato a prendere una decisione. Una vecchia signora membro della setta di Vissarion ha venduto il suo appartamento e ha donato il denaro alla setta. Poco dopo, l'assistente di Vissarion mi ha chiamato e mi ha detto: "Ascolta, abbiamo una buona idea. Stiamo andando nel Mediterraneo e abbiamo bisogno di un interprete. Tu conosci le lingue e hai un passaporto straniero. Vieni con noi. Copriremo tutte le tue spese." Ho detto: "Dove hai preso i soldi? Questo viaggio è molto costoso. Lui rispose: "Sai, una sorella ha venduto il suo appartamento e ci ha dato i soldi". Volevano spendere quei soldi per un bel viaggio in Europa. Ho rifiutato, ovviamente. Ho detto che non ne sarebbe venuto niente di buono. Sarebbero stati fortunati a tornare vivi, perché Dio non perdona queste cose. Comunque, dopo quest episodio ho lasciato la setta.

Cosa portava la gente a quella setta? Qual era l'attrazione di Vissarion?

La gente era attratta dalla setta perché l'idea in sé era buona e comprensibile per le persone di educazione sovietica. L'idea di unità, cooperazione, famiglia comune... Fondamentalmente, le sette promuovono il socialismo con un fondamento religioso. Questa cordialità era ciò che attirava le persone. D'altra parte, la setta utilizzava alcune tattiche di lavaggio del cervello che arrivavano facilmente alle persone che cercavano soluzioni. In terzo luogo, e soprattutto, le persone fanno congetture e inventano cose che in realtà non esistono. Inoltre, c'erano, per così dire, pratiche lascive nella setta di Vissarion. Per esempio, credevano che se ti piaceva la moglie di qualcuno, dovevi dirglielo e se a lei non dispiaceva avere una relazione con te, entrambi dovevate dirlo a suo marito. Vedendo la tua onestà, questi doveva permetterti di trascorrere del tempo insieme a sua moglie. Questo è molto serio. Le persone che hanno parenti in questa setta dovrebbero pensarci seriamente perché non è una sorta di follia temporanea, è anche la morte della loro anima e del loro corpo.

Alcune persone credono di poter unirsi a una setta e poi abbandonarla e continuare a vivere come prima. Forse alcune persone riescono a farlo, ma la mia esperienza e le mie osservazioni dimostrano che quanto più tempo una persona trascorre in una setta, tanto più difficile è per quella persona riabilitarsi dopo averla lasciata. Non è facile. Per alcune persone la riabilitazione continua per tutto il resto della vita. Come ha deciso infine di scegliere la Chiesa ortodossa?

l'igumeno Anatolij (Berestov)

Sa, ero esausto da tutte queste ricerche e da tutti quei falsi insegnamenti. Sono stato picchiato e ho perso 25 kg e mia moglie mi ha letteralmente portato a trovare una persona interessante, padre Anatolij (Berestov), che era stato recentemente tonsurato monaco. Lo conoscevamo come vicecapo neuropatologo pediatrico di Mosca. Era un importante scienziato, un professore. Mi ha chiesto: "Sei pronto per la tua morte? Ci sei abbastanza vicino". Ho detto: "No, non lo sono. Ho i genitori anziani e, essendo il loro unico figlio, devo prendermi cura di loro e non posso morire prima di loro". Ha detto: "Ok. Questa argomentazione è valida". "In secondo luogo", ho detto. "Ho bambini piccoli, quindi devo prima allevarli". Ha detto: "Anche questo è un punto valido. Qualche altra cosa?" "Terzo", ho detto. "Non sono ancora vecchio. Non lo so, penso che dovrei avere più tempo per vivere". "Nessuno lo sa", ha risposto. "Puoi morire in qualsiasi momento. Ecco perché ti darò un consiglio. Se vuoi essere salvato, non allontanarti più di 50 metri dal recinto della chiesa, allora sarai salvato. Altrimenti morirai. Se lo capisci davvero, forse migliorerai. Se non riesci a capirlo, niente ti salverà". E sa, non sono mai andato più lontano di 50 metri dal recinto della chiesa. Anche se ci sono stati fallimenti e alcune situazioni molto difficili. Come disse san Tikhon di Zadonsk: "Le persone sbagliano nel pensare che nell'Ortodossia si vive sempre di ascesa in ascesa. Più spesso le persone vivono di fallimento in fallimento. Il fatto che le persone falliscano non è la cosa più importante; tuttavia è importante che trovino la forza di alzarsi piuttosto che restare seduti per strada a piangere. Puoi piangere, ma solo andando avanti su quella strada". Per me questo è il motivo principale che mi guida. Cioè cerco sempre di andare avanti su quella strada.

Penso che su quella strada lei abbia trovato non solo cose di cui pentirsi?

La felicità del viaggio verso Cristo è sicuramente la gioia più grande. Sa, ho visto molte cose esteticamente belle. Ho visto alte montagne, mari e oceani, buon cibo e tutte le altre cose che le persone trovano attraenti nella loro giovinezza. Ma la felicità di far parte della Chiesa non può essere paragonata a nulla. Questa è la vita in Cristo, quando parli sempre con Dio, sapendo che ogni volta che fai qualcosa, qualcuno è sempre lì per te. La società umana non ce l'ha. Succede molto raramente. Forse solo in ambiente cristiano. Perché tale vita non è possibile senza Cristo. Questo è quello che ho capito. Ho visto così tanti miracoli nella mia vita...

Ce ne può parlare?

Ho visto persone guarite dal cancro... O Ivan, il tossicodipendente che abbiamo salvato in uno dei monasteri del nord. Adesso ha una famiglia e un figlio. È diventato una persona assolutamente normale. È stato picchiato e lasciato morire, così sua sorella è corsa da noi, chiedendoci di organizzare un servizio di preghiera per lui in modo che non morisse quella notte. O Masha, il cui padre stava morendo di cuore. Aveva pregato tutta la notte e l'operazione è stata eseguita il giorno successivo. Poi il dottore è venuto da noi. Stavamo bevendo il tè con lui e gli ho chiesto: "Com'è andata l'operazione?" Disse: "Non riesco a capirlo. Sono un chirurgo di media bravura. Faccio solo operazioni tipiche. Non mi lasciano fare spesso operazioni al cuore quindi non sono bravo a farle. Tuttavia, questa volta mi sono sentito come se un'intera troupe stesse lavorando con me. Qualcuno mi stava aiutando e mi diceva cosa fare. Quando iniziavo a fare qualcosa di sbagliato, le mie mani non si muove3vano, come se qualcuno le stesse controllando. Alla fine il paziente si è salvato, anche se dicevano che le sue possibilità di sopravvivenza erano circa del 5%. Ci sono stati molti casi del genere. È assurdo quando alcuni dicono che i miracoli sono inventati dalla Chiesa per attirare i non credenti. Io ho visto tutto questo da un punto di vista imparziale. Ho guardato attraverso gli occhi di una persona che non vuole credere ma non può fare a meno di vedere che i miracoli sono reali.

Ricordo che 17 o 18 anni fa lei e io eravamo a una funzione in chiesa e lei ha portato una sua parente che ha inaspettatamente assistito a un miracolo. Era un servizio tipico in una tipica chiesa di Mosca, ma Dio l'ha scelta tra i pochi parrocchiani per mostrare il miracolo. Quando il sacerdote è uscito con la croce, lui ha visto una luce uscire da quella croce. Ricordo il suo stupore quando lo raccontava a tutti, me compreso. Continuava a dire: "Sono una persona sana di mente, sono la preside di una scuola.. ."

Era una fisica e una matematica...

Per lei è stato uno shock. Non si sarebbe mai aspettata di vedere niente del genere.

Beh, era già qualcosa... Zia Rimma, la zia di mia moglie, è venuta in quella chiesa con uno scopo specifico. Doveva trasferirsi dalla Crimea a Mosca, ma non riusciva a fare alcun progresso. Le ho detto: "Non succederà nulla a meno che tu non partecipi a una funzione religiosa. Tutto si risolve al servizio. Per questo dovremmo andare alla liturgia e poi parlare con il sacerdote per avere la sua benedizione e chiedere consiglio". Quindi è andata al servizio. Non prestava nemmeno molta attenzione, ma era la prima volta che assisteva a una funzione ed è restata lì dall'inizio alla fine. Quando si è avvicinata al prete e lui le ha dato la croce da baciare (ero in piedi proprio dietro di lei), una certa forza l'ha spinta via dalla croce e ho praticamente dovuto afferrarla. Le ho chiesto: "Cosa è successo?" Ha detto: "Sai, ho visto la croce e un lampo di luce in qualche modo mi ha colpito negli occhi e tutto si è riempito di luce. L'ho visto davvero. Questo non è un misticismo o una mia fantasia. Sono una persona ragionevole, una fisica e una matematica, una preside scolastica, quindi sono a chilometri di distanza da tutte queste cose. Non voglio inventare nulla, ma questo è stato qualcosa che ho visto con i miei occhi e mi ha davvero toccata. Lo ha detto a tutti. Poi siamo andati alla chiesa del Rinnovamento, la chiesa della Resurrezione sul Viale Brusov e abbiamo pregato davanti all'icona miracolosa di san Spiridione di Trimitunte. Poco dopo, il suo problema con l'appartamento si è risolto. Anche questo è un miracolo, secondo me.

Grazie a Dio per averci dato tale prova di cura per noi. Grazie mille per la sua storia.

* * *

Nota

[1] Vissarion (Sergej Anatol'evich Torop) è il fondatore e leader di una setta apocalittica con sede in Siberia, che afferma di essere Cristo.

 
Rivoluzione in Francia

Si sta intensificando da tre settimane la rivolta del popolo francese contro il giovane presidente dei banchieri Rothschild, il favorito anti-populista della ricca élite europea. Insultato dall'arrogante disprezzo di Macron per il popolo e dal suo accecante narcisismo, la sua decisione di ritardare gli aumenti delle tasse sul carburante per soli sei mesi non ha fatto che versare benzina sulle fiamme. Poco segnalati dai media controllati dallo stato, sia in Francia sia in altri paesi, i disordini non riguardano solo poche strade saccheggiate in un quartiere ricco di Parigi, è la rivolta nella Francia reale, dans la France profonde, fuori dalla capitale, che conta.

Qui supermercati e centri di distribuzione di carburanti sono stati bloccati. Molti non hanno altro che pane e pasta da mangiare. Il settore del commercio al dettaglio si sta dirigendo verso la bancarotta. La polizia si rifiuta di spezzare i blocchi perché anche loro simpatizzano con le proteste dei "giubbotti gialli". Le strade sono bloccate e le scuole superiori sono in sciopero. Così ora il grande democratico Macron sta considerando di far arrivare il suo esercito per annientare la gente. La situazione della Francia è simile a quella degli altri paesi dell'UE in quanto i ricchi si arricchiscono e i poveri si impoveriscono. Tuttavia, oltre a ciò, la Francia ha un rigido sistema di classi e la mobilità sociale è praticamente inesistente.

Mentre nel Regno Unito al popolo è stato permesso (anche se solo per un errore elitista) di votare per la Brexit e in Spagna, Italia, Germania, Ungheria, Polonia e altrove i partiti anti-UE stanno prendendo il controllo, in Francia non sono ammessi. Da qui la frustrazione delle masse diseredate. In Francia, che è gestita da cinque anni di dittature virtuali dei suoi presidenti che controllano i media, l'unico modo per far sentire la tua voce è attraverso le proteste di piazza. La rappresentanza parlamentare è totalmente inefficace e quindi le elezioni vengono boicottate, poiché l'elite politica e i giornalisti pagati dallo Stato non hanno tempo per il popolo.

Nel frattempo, l'Esarcato di Rue Daru a Parigi ha dichiarato che non riconosce la sua dissoluzione da parte del Patriarcato di Costantinopoli. Qui vediamo che la sua élite al controllo sembra pensare e agire come i laicisti francesi, con poca comprensione di come opera la Chiesa. Nella dichiarazione di ieri, l'élite di Rue Daru si è vantata di aver adottato la mentalità occidentale e i "valori democratici". Sfortunatamente, se il tuo patriarca ti scioglie, sei sciolto. Non puoi scioperare o scendere in piazza. Quando il tuo capo ti licenzia, sei licenziato, e sebbene tu possa dire che non sei d'accordo con il tuo licenziamento, non hai scelta. Le tue parole non sono ascoltate.

Ci dispiace per quelli di Rue Daru che sono stati delusi dal loro patriarca. Quando noialtri abbiamo passato lo stesso trauma decenni fa, ci siamo semplicemente uniti alla Chiesa ortodossa russa, anche se siamo stati derisi e calunniati per questo dall'élite di Rue Daru. Oggi nessuno vi deriderà o vi calunnierà per aver scelto l'unica linea di azione logica e canonica disponibile.

 
Novità in libreria: Il canto liturgico russo
Johann von Gardner, Il canto liturgico russo. Volume I: Culto e innografia ortodossi, a cura del diacono Massimo Ragazzi, La Casa di Matriona, 2013
Il diacono Massimo Ragazzi dell'Associazione Russia Cristiana ha curato l'edizione italiana dell'introduzione al sistema musicale della Chiesa russa, scritta da Johann von Gardner, una curiosa figura di musicologo ortodosso che negli anni '40 lasciò il monachesimo e l'episcopato nella Chiesa russa all'Estero per sposarsi. Fino alla morte nel 1984 continuò comunque a essere un'autorità negli studi di musica liturgica, e il suo libro è un valido primo passo per orientarsi nel mondo del canto ortodosso.
Per un costo sorprendentemente basso di 5 euro, questo volume riesce a offrire, oltre a un colpo d'occhio su un millennio di storia musicale russa, alcuni elementi di base troppo raramente sottolineati:
1) Ogni sistema musicale è legato a una lingua, e pertanto ogni popolo ortodosso tende inevitabilmente a sviluppare un sistema musicale basato sulla propria lingua, e talvolta anche su diverse varianti dovute ad accentazioni e tonalità del discorso.
2) Ogni popolo ortodosso sviluppa musiche differenti anche partendo dalle stesse basi storiche, tanto che le diversità tra i canti di popoli diversi non possono essere considerate in alcun modo come degenerazioni (cosa che purtroppo si tende ad attribuire al canto russo per i suoi sviluppi recenti). Un esempio portato dal libro (p. 54-55) è la divisione degli otto toni, che nel canto russo non sono più coppie di quattro toni "autentici" e dei loro corrispettivi "plagali" (come nei sistemi bizantino-greco e gregoriano), ma otto vere e proprie modalità indipendenti, dove delle antiche coppie di toni paralleli rimangono solo le vestigia di alcuni schemi melodici.
Ecco solo un paio di ragioni per leggere questo libro, e per riflettere sul futuro della musica ortodossa in un paese come l'Italia, dove ogni importazione di sistemi di canto provenienti dall'esperienza di lingue diverse dovrà necessariamente fondersi con nuovi elementi locali di metrica, sillabazione, modi di accentuazione di parole e frasi, e dare vita a qualcosa che sarà giocoforza differente dai sistemi oggi in uso.
 
Gli athoniti chiedono ai pellegrini dall'Ucraina di confermare la loro affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina

Monte Athos - foto: Grekomania.ru

Abati dei monasteri dell'Athos hanno chiesto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di rilasciare ai pellegrini della Chiesa ortodossa ucraina certificati che confermino la loro affiliazione alla Chiesa canonica.

L'Unione dei giornalisti ortodossi pubblica una circolare della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, secondo la quale tutti i pellegrini provenienti dall'Ucraina che si recano sul santo Monte Athos dovranno portare con sé, oltre ai consueti documenti su tali viaggi (passaporto e diamonitirion), anche un certificato che attesta la loro affiliazione alla Chiesa canonica.

Come affermato nel documento inviato a ciascun vescovo diocesano della Chiesa ortodossa ucraina, questa iniziativa proviene dai monaci della Montagna Santa:

 "L'ufficio della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina porta alla vostra attenzione la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, secondo cui, in risposta alla richiesta di abati del santo Monte Athos, i chierici, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina che andranno in pellegrinaggio al santo Monte Athos sono tenuti ad avere un certificato di affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina.

Il certificato che indica il periodo di soggiorno deve essere fatto sulla carta intestata dell'amministrazione diocesana, con firma e timbro del vescovo diocesano".

Come riportato in precedenza, gli abitanti di diversi eremi dell'Athos si sono appellati alla sacra Comunità del Monte Santo con una richiesta di vietare agli scismatici ucraini l'ingresso sul territorio del Santo Monte Athos.

 
Abati athoniti e Sacra Comunità: la legge sul matrimonio gay minaccia tutta l'umanità e la creazione

foto: orthodoxia.info

Un'altra dichiarazione è arrivata dal Monte Santo in merito alla controversia sui progetti del governo greco di legalizzare il matrimonio gay e l'adozione da parte di coppie gay.

A dicembre, la Sacra Comunità del Monte Athos, composta da un rappresentante di ciascuno dei 20 monasteri, ha rilasciato una dichiarazione che condannava i piani dello Stato.

Oggi si è tenuta una sessione d'urgenza della Doppia Assemblea, che riunisce i 20 abati e la Sacra Comunità, per affrontare lo stesso tema, come riferisce Romfea.

Pur esprimendo il loro amore per tutti, gli athoniti condannano anche i piani dello Stato considerandoli distruttivi per tutta l'umanità. "Non solo il Vangelo e la società greca ne sono colpiti. Tutta la creazione viene decostruita", scrive la Doppia Assemblea.

Ecco qui di seguito la dichiarazione completa:

In occasione della presentazione del disegno di legge "Uguaglianza nel matrimonio civile. Modifica del Codice Civile e altre disposizioni" al voto del Parlamento greco, i 40 abati e rappresentanti dei santi monasteri del Monte Athos si sono riuniti a Karyes oggi, 8 febbraio 2024, a causa della grande e particolare gravità della questione, e hanno deciso di rivolgere questo annuncio a ogni persona ben intenzionata e di essere solidali con l'ansia e la lotta della Chiesa per proteggere il nucleo della vita umana.

La normativa, come propone il disegno di legge, pur volendo garantire il principio di uguaglianza attraverso l'istituto del "matrimonio" tra persone dello stesso sesso e addirittura la tutela dalle discriminazioni, viola i principi fondamentali dell'esistenza umana e uccide la possibilità della vita e dei beni naturali sviluppo del bambino.

Non solo la famiglia umana è dissolta, ma l'intera esistenza umana.

Come funziona la vita? Ciascuno di noi proviene da una madre e da un padre, secondo la risposta di Cristo: Non avete letto che colui che li creò da principio li creò maschio e femmina? (Mt 19:4).

L'istituto del "matrimonio" tra persone dello stesso sesso è un capovolgimento del matrimonio cristiano e dell'istituto familiare; è rifiutato da tutta la tradizione ecclesiastica ed è trattato con il pentimento, che è un cambiamento di vita.

Inoltre, l'embrione è portato per nove mesi in grembo e nasce. Il neonato umano è il neonato più vulnerabile di tutta la creazione. Non può fare nulla.

Se la madre non si prende cura di lui, non lo allatta, lui muore... Dio dà la responsabilità ai genitori di cooperare alla formazione del bambino e diventare così co-creatori con Dio.

Se il neonato volge lo sguardo verso la mamma e vuole essere allattato, e al suo posto c'è qualcun altro, l'informazione viene confusa, distorta, disonorata.

Il dovere di rispetto verso una nuova creatura richiede sacrificio affinché essa possa svilupparsi normalmente, godere della sua vita. Non c'è altra via per l'unione e lo sviluppo umano.

Dopo nove mesi nasce in un grembo più ampio, che è l'ambiente familiare, e all'interno della famiglia inizia un'altra creazione dell'essere umano, il bambino.

Questi conosce sua madre come la donna che lo allatta, lo nutre e si prende cura di lui.

Conosce suo padre come l'uomo che lo ama e si prende cura di lui a modo suo. Trae forza spirituale e fisica dal rispetto reciproco del padre e della madre per passare alla seconda fase che segue l'infanzia, entra nell'adolescenza, si muove liberamente nella società e accetta la guida della sua cultura e del suo luogo.

Dio crea l'uomo per vivere, non per morire; né nel grembo della madre, né nel grembo dell'infanzia, né nel grembo della storia.

Partecipa al miracolo della vita, per vivere e ascendere alla vita eterna.

E questo, con la grazia dello Spirito, è ciò che fa la Chiesa, attraverso la quale "tutto è rinnovato e divinizzato".

E questo costituisce il grembo finale, che plasma l'uomo e lo prepara a nascere nel regno della nuova politica, nei "tabernacoli" dell'amato e nella libertà desiderata dell'età futura.

Questo è lo scopo e la ragione per cui Dio ha creato il mondo e l'uomo.

Coloro che sono stati liberati e sono nati oltre il grembo della storia, cioè nella grazia della vita eterna, esistono, pregano e ci sostengono tutti nella vita, e costituiscono la stella polare verso cui è diretta l'umanità.

Il tentativo di hybris, nel senso originario del termine, costituisce una negazione dell'esistenza umana, una distruzione delle fondamenta dell'edificio dell'umanità.

Non solo il Vangelo e la società greca ne sono colpiti. Tutta la creazione viene decostruita.

Che tu sia credente o non credente, nascerai nello stesso modo. Quando modifichi questo modo, decidi della morte lenta ma certa dell'umanità.

Quando un uomo e una donna si sposano nella Chiesa, ricevono la benedizione della Chiesa e l'augurio di tanti figli e di partecipazione alla creazione.

Il vero carattere del matrimonio si rivela vividamente con la presenza di Cristo alle nozze di Cana perché "questo è un mistero grande: ma io parlo di Cristo e della Chiesa", secondo l'apostolo Paolo.

Questo "matrimonio" oggi promosso porta a un vicolo cieco.

Le creature sono formate ferite, disabili. Rispettate la natura umana.

Ciò che è nato dal grembo di sua madre, indipendentemente dalla razza, dalla lingua e dalla fede, ha bisogno di essere allattato da sua madre.

Questi pensieri non sono frutto di immaginazione ma si basano sulla Scrittura e sugli Apostoli, sulla Tradizione e sulle decisioni dei Padri, che hanno stabilito i termini della fede ortodossa e i sacri canoni che definiscono i confini entro i quali devono muoversi tutti i suoi membri.

In particolare, l'apostolo Paolo è chiaro quando afferma con enfasi: "O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Cor 6:9-10).

Allo stesso tempo, la Chiesa continua la sua missione di cura pastorale e di guarigione, affinché tutti i fedeli possano vivere in una comunità con Cristo e con i fratelli, contraddistinta dall'amore disinteressato e dalla fraternità.

Dio ci ama tutti, giusti e ingiusti, santi e peccatori. La Chiesa fa lo stesso, senza escludere nessuno, come appare evidente in tutta la storia della vita ecclesiale e delle debolezze umane.

L'amore regna. È una vergogna per coloro che fanno quest proposte di legge e considerano naturale questo sviluppo.

Noi incoraggiamo e lodiamo coloro che preferiscono la voce della coscienza a qualsiasi disciplina di partito e si associano nella loro lotta.

Esiste però la salute della vita del corpo umano che rifiuta tutti questi elementi che tentano di alterare la vera esistenza dell'uomo.

C'è uno che dirige tutto: colui che ha creato il mondo e l'uomo perché vivano ed esistano nell'eternità. Egli esiste e ci protegge, pur apparendo debole e inesistente.

Tutti coloro che vogliono cambiare la vita si schianteranno contro di lui.

Forse non si rendono conto che tutta questa fretta e insistenza nell'approvare il disegno di legge rivela debolezza e danno per le persone che presumono di proteggere.

È solo per rispetto verso queste persone che esprimiamo e sottolineiamo con enfasi i principi della vita.

È un grande crimine. Violano la natura umana perché, in sostanza, arrestano lo sviluppo naturale e distruggono inconsapevolmente l'uomo.

Ma c'è chi ha creato tutto per amore e saggezza e supera le nostre debolezze e conduce tutto a buon fine.

Tutti i rappresentanti e gli abati dei 20 santi e venerabili monasteri del Monte Athos nella Doppia Assemblea d'emergenza.

Sia il Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa che il Consiglio allargato dei vescovi hanno rilasciato dichiarazioni di condanna. Le autorità statali hanno espresso l'intenzione di portare avanti i loro piani, nonostante la voce della Chiesa.

All'inizio di questo mese, anche 140 associazioni greco-ortodosse si sono unite nella loro opposizione al disegno di legge in questione.

 
Il 95% del pubblico televisivo ucraino afferma che il tomos è uno strumento politico

foto: Facebook

Più di 2000 spettatori ucraini di Maxi TV hanno espresso di recente il loro voto sul modo in cui vedono il tomos d'autocefalia concesso dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli al "metropolita" Epifanij Dumenko e al presidente ucraino Petro Poroshenko.

Delle tre opzioni: "evento storico", "evento quotidiano" e "tecnologia politica", la terza opzione ha ricevuto una valanga di voti: il 95%.

I risultati sono stati pubblicati su Facebook in una schermata dell'arciprete Gennadij Shikl, un chierico della diocesi di Kherson della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Solo il 4% degli oltre 2.100 elettori considera la concessione del tomos un "evento storico" e l'1% lo considera un "evento quotidiano".

Risultati simili non fanno presagire nulla di buono per il presidente ucraino Petro Poroshenko, che ha fatto del Tomos un punto importante nel suo tentativo di rielezione, e per la nuova chiesa nazionalista: questi dati provengono da un'indagine condotta dal centro Sofia per la ricerca sociale, e mostrano che quasi un terzo degli ucraini ritiene che la creazione della nuova struttura provocherà conflitti e più della metà ritiene che il governo stia violando il principio costituzionale della separazione tra Stato e Chiesa, secondo ukranews.com.

Il sondaggio è stato condotto tra 2.003 adulti di tutte le regioni dell'Ucraina tra il 16 e il 25 dicembre.

Il 30,9% degli intervistati ritiene che la creazione della nuova "chiesa autocefala" provocherà un conflitto, mentre il 27,4% crede che promuova l'unità. Il resto crede che non ci sarà alcun effetto o non risponde.

Il 52,5% degli intervistati ritiene che lo stato ucraino stia violando il principio costituzionale della separazione tra Chiesa e Stato nelle sue azioni riguardanti il ​​processo d'autocefalia, mentre il 25,8% ritiene che il governo abbia confermato il principio.

Il 39,3% degli intervistati ha espresso un atteggiamento positivo verso lo svolgimento del "concilio d'unificazione" del 15 dicembre, mentre il restante 60% ha espresso un atteggiamento negativo o disinteressato o ha trovato difficoltà a rispondere.

 
Lettera al Patriarcato Ecumenico sull'elezione dell'arcivescovo Job di Telmessos
Il 4 dicembre 2013, è stata spedita da Parigi al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e ai membri del Santo Sinodo al Fanar una lettera di chiarimento sulle circostanze controverse dell'elezione dell'arcivescovo Job. Il documento, messo on-line il 12 dicembre, è firmato da 90 rappresentanti di diverse chiese dell'Esarcato ed è disponibile in francese, inglese, tedesco, greco e russo.
Su questa pagina di forum, oltre al testo della lettera al patriarca, si trova il testo (in francese e in inglese) della lettera che gli stessi delegati hanno inviato all'arcivescovo Job.
Non siamo riusciti per ora a trovare risposte in forma aperta o ufficiale alle lettere; saremo grati ai nostri lettori che ci notificheranno la fonte di eventuali risposte.
 
Costantinopoli minaccia la conciliarità e l'unità della Chiesa, scrive il metropolita bulgaro Daniil ai metropoliti greci

foto: podvorie-sofia.bg

Sua Eminenza il metropolita Daniil di Vidin è stato forse il più esplicito tra i vescovi della Chiesa ortodossa bulgara sulla situazione della crisi ucraina in corso. Insieme ad altri due metropoliti, ha invitato il Sinodo a chiedere un concilio pan-ortodosso, ed è stato il primo vescovo ortodosso a denunciare pubblicamente il "concilio d'unificazione" il 15 dicembre con il quale il patriarcato di Costantinopoli e il presidente ucraino Petro Poroshenko hanno creato un nuovo gruppo scismatico.

Profondamente preoccupato per l'interferenza di Costantinopoli in Ucraina, il metropolita Daniil si è anche impegnato a rivolgersi ai vescovi della Chiesa greca, esortandoli a non capitolare a Costantinopoli nel riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come riferisce l'Unione dei giornalisti ortodossi, facendo riferimento al sito affiliato a Costantinopoli fanarion.blogspot.com.

Nella sua lettera, datata 17 maggio, il metropolita Daniil scrive che il patriarca Bartolomeo è un uomo che tenta con l'uso della violenza di usurpare il potere nel mondo ortodosso e invita i vescovi greci ad "alzare la voce" contro ciò che sta accadendo.

"In questo caso, il Patriarca di Costantinopoli non è un padre, ma una persona che cerca di usurpare il potere con la violenza", scrive il metropolita Daniil. "E queste ambizioni si estendono non solo sulla santa metropolia di Kiev, ma anche sull'intera Chiesa ortodossa, perché il patriarca Bartolomeo pretende di avere il diritto di interferire negli affari interni di ogni Chiesa locale".

"Se siamo veri figli della nostra madre Chiesa, la Chiesa ortodossa, allora dobbiamo alzare la nostra voce contro ciò che sta accadendo, perché altrimenti sosterremo qualcuno che usa il potere per usurpare i diritti che appartengono esclusivamente all'intera Chiesa", aggiunge il vescovo bulgaro.

Il metropolita Daniil scrive anche che le attuali pretese di Costantinopoli al primato su tutto il mondo ortodosso non hanno presupposti canonici né storici:

Oggi le particolarità storiche sono completamente diverse, perché Istanbul non è più la capitale di uno stato cristiano, e le Chiese locali non costituiscono il territorio di un singolo stato, come accadeva durante il lungo periodo bizantino e poi sotto l'Impero ottomano... Diverse moderne Chiese locali sono molto meglio organizzate rispetto al moderno Patriarcato di Costantinopoli e non hanno bisogno di un fattore 'stabilizzante' per la struttura e il governo interno ecclesiale.

Sua Eminenza avverte anche che le azioni sfrontate di Costantinopoli porteranno a uno scisma, simile al Grande Scisma del 1054.

"È ovvio che queste azioni del Patriarcato di Costantinopoli distruggono, minacciano e danneggiano la conciliarità e l'unità della Chiesa ortodossa. Secondo noi, la Chiesa ortodossa è a un bivio: mostrare la sua sapienza conciliare e proteggere la sua unità, santità, cattolicità e apostolicità, oppure scegliere la via del papismo orientale, ripetendo la triste storia del 1054", scrive il metropolita Daniil.

 
Migliaia di persone manifestano contro la legge sui matrimoni gay nella piazza centrale di Atene

foto: Romfea

Migliaia di cristiani ortodossi hanno manifestato ieri contro i piani del governo greco di legalizzare il matrimonio gay e l'adozione da parte di coppie gay.

La manifestazione, organizzata dal Centro per gli studi patristici di Marousi, in Grecia, si è tenuta in piazza Syntagma, nel centro di Atene.

Secondo l'annuncio diffuso durante la manifestazione, il popolo esprime così la propria opposizione alla "sodomizzazione della società greca" e sottolinea il desiderio di "impedire l'adozione di bambini orfani, che costituirebbero un'illusione dei frutti di un'unione innaturale e sterile", come riferisce Romfea.

Inoltre, i manifestanti sottolineano che non vogliono diventare "complici di questo crimine contro bambini innocenti".

Tra i relatori del raduno figurava l'archimandrita Athanasios (Anastasiou), ex abate del monastero della Grande Meteora, che ha chiesto resistenza contro il disegno di legge, invocando la legge divina e la protezione della fede ortodossa, della famiglia e della società greca.

Padre Athanasios ha dichiarato appassionatamente:

Siamo di fronte alla tempesta dello scolorimento religioso e nazionale. Il sistema politico e l'establishment anticristiano che ci governa tenta sfacciatamente e spudoratamente di sradicare le nostre radici, la nostra storia, la nostra fede ortodossa, la nostra tradizione ellenico-ortodossa. Tenta di offuscare qualsiasi bellezza, coraggio e valore che esista nella nostra terra benedetta; imbrattare ciò che continua a irradiare luce; uccidere ciò che continua a vivificare e a resuscitare spiritualmente; ciò che può offrire sostegno, speranza e progresso. Siamo di fronte alla tempesta dell'ateismo, dell'antiteismo, dell'antropoteismo, della divinizzazione della scienza, del giuridismo corrotto, della sudditanza, della xenomania, della mentalità rayah, [1] della mentalità graeculus, [2] dell'edonismo sfrenato, del lusso, di ogni tipo di culto della carne e soprattutto dell'oscenità innaturale, del peccato abominevole dell'omosessualità. Lo scopo, ovviamente, è visibile e preordinato: la totale sottomissione della nostra patria e del nostro popolo ai disegni della globalizzazione, del Nuovo Ordine Mondiale e della Nuova Era.

Contrariamente al deplorevole corso del governo, padre Athanasios ha proclamato la vera speranza della Grecia:

Abbiamo la Chiesa santa e ortodossa, l'arca della nostra salvezza, la nostra madre buona, saggia e amorevole, che ci rigenera con il santo battesimo e il santo crisma e ci innesta nel suo corpo celeste, ci allatta, ci educa, ci pacifica, ci consola ci santifica, ci conduce al cielo e, infine, ci garantisce la partecipazione al regno increato, glorificato ed eterno del nostro Dio uno e trino! La nostra patria, quindi, è tre volte benedetta e destinata da Dio ad essere il sale della terra!

È stato letto anche un discorso del metropolita Demetrios di Goumenissa. "Vi lodo con tutta l'anima per il vostro zelo vigile (un elemento identitario fondamentale della nostra razza, della nostra cultura e della nostra valorosa storia)", ha detto ai partecipanti alla manifestazione.

Il suo discorso si concludeva con:

Il nostro popolo – con tutti gli anticorpi della sua virilità ecclesiastica – non stigmatizza le persone vittime di vili passioni e cadute psicosomatiche. Prega per loro con compassione, si addolora per le loro dannose scelte e perdite, è solidale con loro in modo molto più onorevole (rispetto ai legislatori) e molto più umano (rispetto ai legittimatori). Ma alla fine, questo popolo non tollera di lasciarsi spingere e trascinare, né acconsente a scelte internazionali di assurdità sociale che (indirettamente o direttamente, non importa) finiscono per colpire in ultima analisi la sana famiglia tradizionale di padre e madre, la famiglia naturale e l'infanzia fisiologica, così come la resistenza morale sociale virile, il genotipo e il fenotipo della nostra continuità storica. Possa il Dio dei nostri santi ed eroi liberarci da questo flagello che è diventato un dolore insopportabile per la maggior parte del nostro popolo.

Sia il Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa sia il Concilio esteso dei vescovi hanno rilasciato dichiarazioni di condanna. Le autorità statali hanno espresso l'intenzione di portare avanti i loro piani, nonostante la voce della Chiesa.

Sia la Sacra Comunità del Monte Athos, sia la doppia assemblea della Sacra Comunità con i 20 abati, hanno rilasciato dichiarazioni di condanna.

All'inizio di questo mese, anche 140 associazioni greco-ortodosse si sono unite nella loro opposizione al disegno di legge in questione.

Note

[1] Termine di sudditanza con cui i turchi designavano i greci a loro sottoposti (ndt).

[2] Termine dispregiativo usato dai latini (ndt).

 
La storia politica segreta del Patriarcato ecumenico

C'è stato un tempo in cui il Patriarcato di Costantinopoli era al massimo della sua gloria... poi passata in una pallida memoria, e il crimine scismatico che ha difeso in Ucraina è diventato uno dei maggiori problemi per l'Ortodossia nel XXI secolo.

Da quando il Patriarcato ecumenico ha invaso in modo anti-canonico il territorio della Chiesa ortodossa ucraina - una parte autonoma e costitutiva della Chiesa russa, molti si sono chiesti: è questa la nascita di qualche forma particolare di "papismo orientale", oppure il Patriarcato ecumenico non è veramente sovrano nelle sue azioni, ma sotto l'influenza di potenze politiche straniere, compresi gli Stati Uniti?

Questo articolo non è stato scritto per esaminare le questioni spirituali o canoniche degli errori di Costantinopoli, poiché questo è già stato fatto da esperti in tutto il mondo ortodosso.

Questo articolo è presentato per dimostrare la prigionia politica del Patriarcato ecumenico sotto a potenze straniere nel corso della storia, in particolare nei confronti degli Stati Uniti. Esamineremo come Costantinopoli possa essere stata ricattata nel causare questa crisi per coprire uno scandalo di appropriazione indebita di svariati milioni di dollari nella sua Arcidiocesi d'America, la principale fonte del proprio finanziamento e salvagente economico.

In particolare esamineremo un articolo molto scioccante da una fonte filo-ecumenica del Patriarcato, che dichiara, tra le altre cose:

"Il presidente Truman ha spesso sottolineato le convinzioni pro-americane del patriarca Atenagora e l'importanza e l'influenza del Patriarcato ecumenico, insieme con la comunità greco-ortodossa negli Stati Uniti, come vitale per gli obiettivi della politica estera americana". [1]

Come siamo arrivati ​​a questo punto?

Per comprendere le origini di questa crisi della Chiesa ucraina e della tendenza liberale e apparentemente anti-russa a Costantinopoli, dobbiamo guardare alla storia. Per coloro che non conoscono la storia dell'ortodossia in Ucraina, consiglio vivamente questa serie meravigliosa:

http://orthochristian.com/116251.html

http://orthochristian.com/116252.html

http://orthochristian.com/116253.html

Per semplificare, la Rus' kievana era l'antenata della Russia moderna, dell'Ucraina e della Bielorussia. Era stata divisa dalle conquiste mongola e polacco-lituana in due porzioni, orientale (Russia) e occidentale (Ucraina e Bielorussia). In Oriente, la Chiesa della Rus' era più libera, perché i mongoli non cristiani erano meno interessati agli intricati dettagli dell'Ortodossia rispetto ai cattolici polacchi, lituani e in seguito austriaci che avrebbero governato l'Occidente.

Il primo sostegno occidentale di Costantinopoli

A metà del XV secolo si verificarono per il Patriarcato di Costantinopoli, due eventi catastrofici, che riuscirono a distruggere la sua indipendenza politica e quasi a distruggere anche la sua indipendenza religiosa.

Il primo evento fu l'Unione fiorentina, nella quale i vescovi di Costantinopoli, sperando di salvare la città dalla distruzione ottomana, firmarono un'unione con la Chiesa cattolica romana, accettando di riconoscere il primato del papa.

Questo fu un evento cataclismico, poiché fu, in molti modi, l'inizio della tendenza del Patriarcato di Costantinopoli verso il liberalismo e la politica occidentale.

La scelta di Costantinopoli fu l'opposto di quella del grande principe russo Aleksandr Nevskij di Vladimir e Kiev, che in breve preferì essere un soggetto politico dei tatari piuttosto che un soggetto spirituale dei cattolici. Costantinopoli pensa di usare il potere politico-militare dell'Occidente caduto per salvare se stesso e la vera Fede, ma nel far ciò, ha già perso tutto! Ha dimenticato la lezione di Aleksandr Nevskij, che aveva detto: "Dio non si manifesta nel potere, ma nella verità!" Questa è sempre stata la posizione della Chiesa russa, come ha detto il patriarca Kirill di Mosca nella sua predica su Marco di Efeso, oppositore dell'Unione di Firenze:

"Non può esserci unione sotto la minaccia di uno scisma!" [2]

E così, in quel tempo, la Chiesa orientale della Rus' – quella di Mosca, insieme al grande principe Vasilij, rimase inorridita dall'idea dell'unione con la Roma scismatica, così dichiarò l'autocefalia da Costantinopoli. La Chiesa russa si prese l'autocefalia per sfuggire agli errori eretici-scismatici di Costantinopoli!

La caduta di Costantinopoli

Costantinopoli, evitando per un pelo l'unione con Roma (grazie in gran parte a san Marco di Efeso), cadde nel 1453. I giorni di Costantinopoli come città imperiale e chiesa finirono: ora erano alla disperata ricerca di sopravvivenza e, a volte, disposti a svendersi.

La metropolia di Kiev

"I preti cattolici stanno attraversando l'Ucraina su carretti trainati da semplici cristiani ortodossi! Questo è quello che sta succedendo nell'Ucraina, mentre tu ti siedi qui banchettando, senza avere né gli occhi né le orecchie per quello che sta succedendo nel mondo!" ~ Taras Bul'ba, N.V. Gogol' [3]

I cattolici polacco-lituani non permisero ai loro sudditi nella Chiesa della Rus' occidentale – la metropolia di Kiev – di unirsi con la Chiesa della Rus' orientale a Mosca, così Kiev fu costretta a guardare a Costantinopoli.

Costantinopoli impoverita, tuttavia, era in modalità di sopravvivenza, e più preoccupata di acquisire un sostegno materiale, che delle complesse questioni spirituali della metropolia di Kiev.

Per esempio, poco prima dell'Unione di Brest, il patriarca Geremia II di Costantinopoli visitò la Rus' occidentale; a quel tempo, alcuni chierici che in seguito sarebbero diventati scismatici, si comportavano come i Borgia, vivendo come violenti signori della guerra, e temettero di essere deposti quando sentirono che stava arrivando. [4] Quei vescovi-signori della guerra non avevano nulla da temere, tuttavia, poiché risultò che Geremia stava solo attraversando il paese diretto a Mosca, tra le altre cose, per chiedere l'elemosina alla Chiesa russa ricca e libera. Quando tornò a Kiev, sembrava anche lì più preoccupato di raccogliere denaro che di affrontare gli enormi problemi che la chiesa stava vivendo.

Tuttavia, alcuni vescovi della Riva destra dell'Ucraina furono integrati nella nobiltà polacca e temettero di essere deposti per i loro vari crimini, aprendosi all'idea dell'Unione di Brest con Roma. I governanti polacchi, naturalmente, favorirono politicamente coloro che aderirono all'Unione, dividendo i popoli della Rus', loro rivali.

Questa invasione politicamente motivata sembra simile a ciò che Costantinopoli sta facendo oggi in Ucraina. Sono meno preoccupati di legalizzare gli scismatici sostenitori degli uniati, che mostrano allarmanti tendenze naziste, e forse sono più interessati a raccogliere denaro da quei 20 metochi che il presidente ucraino ha promesso loro.

Fu durante il periodo disastroso della gestione costantinopolitana della metropolia di Kiev, che emerse l'Unia, e la leadership apatica e anemica non fece nulla per impedirlo.

Per ironia della sorte, uno dei più grandi sostenitori del movimento uniate nei secoli precedenti era stato Gregorio ("il bulgaro"), che fu installato brevemente come metropolita di Kiev dall'ex patriarca Gregorio di Costantinopoli... che divenne egli stesso un uniate!

Il popolo che alla fine si sarebbe chiamato ucraino insorse sotto l'atamano cosacco Bogdan Khmelnitskij e riunì l'Ucraina con la Russia nel 1654. La metropolia di Kiev seguì presto lo stesso itinerario, lasciando Costantinopoli, e si unì al Patriarcato di Mosca. Dal 1680 fino a oggi, Costantinopoli non ha mai indicato una volta che sentiva che l'Ucraina fosse il suo territorio, e anche durante il periodo molto piccolo [in relazione alla sua intera storia] in cui l'Ucraina era sotto Costantinopoli, il Fanar mostrò essenzialmente zero interesse nei suoi affari spirituali interni, facendosene coinvolgere solo quando la cosa era politicamente o economicamente conveniente.

I popoli della Rus' che erano stati battezzati nel 988 come un solo popolo, furono divisi attorno al 1360 e riuniti dal 1680, rimanendo insieme fino al 1991.

Una volta uniti, quasi tutti questi problemi si sciolsero come rugiada al sole. L'Accademia Teologica di Kiev-Mogila, fondata alla Lavra delle Grotte di Kiev dal santo ierarca Petro Mogila fu accolta da Pietro il Grande e divenne il prototipo di tutti i seminari ortodossi. I vescovi russi (cioè ucraini), favoriti da Pietro il Grande, praticamente occuparono in esclusiva il trono primaziale della Chiesa russa tra il 1700 e il 1757.

In generale, nella Chiesa della Rus' non ci furono conflitti sconvolgenti fino al XX secolo.

Il mistero del XX secolo

"Il mistero del ventesimo secolo". Artista: Il'ja Glazunov. Glazunov.ru

Forse nessun'altro periodo nella storia umana ha mai causato così tanta rovina, e ha cambiato il corso della civiltà rispetto al XX secolo. Fu proprio allora che il Patriarcato ecumenico ebbe il suo più forte sostegno a ovest, sia teologicamente, per quanto riguarda l'ecumenismo e la questione del calendario, sia politicamente.

La prima guerra mondiale spazzò via lo spirito della vecchia Europa – gli antichi imperi basati sull'idea di "cristianità" o di qualche forma di fede – e in Europa si vide l'ascesa di un nazionalismo freddo e secolare.

Coloro che sostengono che il cristianesimo o la religione è la fonte della guerra, devono solo guardare al XX secolo, quando le peggiori atrocità della storia umana sono state commesse da poteri brutali e senza Dio.

La pseudo-religione era usata solo come strumento per gli obiettivi politici, e come abbiamo visto nell'Ucraina moderna, tra alcuni scismatici con i loro murales nazisti, a volte la loro politica diventa la loro religione.

Dopo l'assassinio demoniaco della santa famiglia dei Romanov, è stata lanciata una guerra contro la santa Rus', e la Chiesa russa ha iniziato il suo podvig di confessioni, tra le più grandi della storia. Il metropolita di Kiev e della Galizia è stato portato fuori della Lavra delle Grotte di Kiev e fucilato, il patriarca Tikhon di Mosca è stato imprigionato, innumerevoli milioni hanno sofferto nella guerra civile... e dov'era Costantinopoli?

Costantinopoli sosteneva attivamente i bolscevichi...

Lo scisma rinnovazionista

Un fatto poco conosciuto da molti, è che mentre il santo patriarca Tikhon di Mosca era in prigione e la Chiesa in Russia brutalmente perseguitata, i bolscevichi crearono una chiesa scismatica.

Costantinopoli riconobbe effettivamente questo scisma come legittimo, chiedendo a san Tikhon di dimettersi, calunniandolo, mentre la sua Chiesa canonica era perseguitata, e i credenti erano perfino giustiziati per aver rifiutato di sostenere la "Chiesa rinnovazionista".

Questa situazione assomiglia molto a quella degli scismatici ucraini moderni, completa del supporto del Fanar.

Oggi san Tikhon è commemorato universalmente come santo, molto popolare anche in America, dopo aver consacrato san Raphael di Brooklyn, un siriano che si considerava "di anima russa", il primo vescovo sul suolo americano.

il patriarca Tikhon

San Tikhon è un santo... e i rinnovazionisti... dove sono? Sono passati alle cattive memorie come i precedenti scismatici, e non è rimasto nulla di loro.

Quindi, questo ci lascia una domanda. Perché Costantinopoli dovrebbe fare queste cose, e perché stanno di nuovo sostenendo gli scismatici in Ucraina? La risposta potrebbe essere più basata sulla politica di quanto si pensi.

Il caos tra le due guerre e lo scambio di popolazioni

La prima guerra mondiale non si limitò solo agli imperi austro-ungarico e russo, ma anche all'impero ottomano. Tra la nuova repubblica turca secolare e la Grecia si è avuto un grande scambio di popolazioni e il Patriarcato ecumenico ha perso quasi tutto il suo gregge. [5]

La Turchia non governava più un impero multietnico, in cui il patriarca ecumenico poteva essere usato come figura per unire i sudditi cristiani; La Turchia era ora interessata solo alla costruzione della nazione turca.

Questo porta il Patriarcato ecumenico al suo stato attuale – ha osservato il giornalista Kirill Aleksandrov, "il Fanar ha dovuto cercare urgentemente un fondamento logico per la propria esistenza... Questo è il momento in cui compaiono le prime pretese di dominio su tutto il mondo ortodosso." [6]

Approfittando della caduta dell'Impero russo e della persecuzione della Chiesa russa come discusso sopra, Costantinopoli invadeva il territorio del Patriarcato di Mosca come un corvo nero sul corpo di un cosacco ancora in vita. [7]

Tutto iniziò intorno agli anni '20; mentre la Chiesa russa era indifesa nell'arena del martirio, abbiamo visto l'ascesa di questo "papismo orientale". Durante tutto il caos del XX secolo, quasi tutte le "tendenze liberali" nell'Ortodossia furono promosse da Costantinopoli, per esempio lo scandaloso passaggio al nuovo calendario e l'ecumenismo, specialmente con la Chiesa cattolica.

Non dimentichiamo che fu il patriarca Atenagora di Costantinopoli che per primo incontrò il Papa e "sollevò" gli anatemi contro Roma. E questo è quello che ci porta forse all'aspetto più importante di tutto questo, in questa analisi della politica del Fanar: il loro rapporto con il governo degli Stati Uniti, in particolare, a cominciare dal patriarca Atenagora e dal presidente Truman.

Il Patriarcato ecumenico e il governo degli Stati Uniti

foto: Orthodox History

Il patriarca Atenagora e il presidente Truman

C'è un articolo molto interessante su un blog dell'Arcidiocesi greca d'America, che espone essenzialmente, nelle loro stesse parole, i rapporti tra la diaspora greca, il Patriarcato ecumenico e le alte sfere del potere occidentale nella forma del presidente e del governo degli Stati Uniti.

L'articolo del dott. Alexandros K. Kyrou descrive le relazioni strette e forse la collusione del Patriarcato ecumenico con il governo degli Stati Uniti nell'arena politica. Guardiamo le prime frasi:

Non molto tempo fa, i presidenti americani hanno capito che il sostegno attivo di Washington e la difesa del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli non erano solo coerenti con il principio della libertà religiosa, ma erano anche un'importante risorsa globale per evidenziare e comunicare i valori americani nelle arene gemelle delle relazioni internazionali e della diplomazia delle grandi potenze. La storia che circonda questa visione ufficiale del Patriarcato come partner unico per enfatizzare le idee democratiche all'estero e per avanzare obiettivi umanitari in tutto il mondo, tuttavia, ha largamente eluso la consapevolezza pubblica, e nel mentre è stata costantemente erosa dalla memoria istituzionale dell'élite delle politica estera di questo paese.

Documenti del Dipartimento di Stato recentemente declassificati rivelano una storia affascinante, una narrativa alternativa, dell'interesse americano e del coinvolgimento con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli durante il periodo forse più critico nella storia della politica estera degli Stati Uniti. [8]

All'inizio, può sembrare qualcosa di benigno, dopo tutto, chi non è d'accordo con la libertà religiosa o l'umanitarismo? Ma quando ci si rende conto che Truman fu la prima e unica persona ad usare armi nucleari su altri umani, e che le grandi potenze raramente si preoccupano di qualcosa di più... beh... del potere, si inizia a vedere che queste piacevoli parole sono solo eufemismi.

Chiedete ai cristiani in Medio Oriente, o in Serbia, se è così che la "promozione della democrazia" occidentale li ha aiutati, quando è arrivata sotto forma di "bombardamenti a tappeto per la pace nel mondo". Queste sono tutte scuse per la guerra, pretesti per giustificare giochi politici.

Riguardo al patriarcato che "enfatizza le idee democratiche", ci si chiede dove sia il cristianesimo in tutto questo, quando per la maggior parte della storia, il cristianesimo è andato di pari passo con la monarchia, dove i monarchi erano unti da Dio e da lui installati a governare fin dai tempi biblici.

Nel testo del servizio ecclesiastico del Trionfo dell'Ortodossia, [9] c'è persino un anatema [10] contro "coloro che non credono che i monarchi ortodossi siano messi sul trono (unti) da Dio".

Non si tratta di argomentare a favore o contro la monarchia; ma basti dire che, per la maggior parte della storia, la Chiesa ha benedetto e sostenuto la monarchia.

Da quando "enfatizzare le idee democratiche" è una missione di un patriarcato ortodosso? Perché invece non "preservare la pienezza dell'Ortodossia" o "cercare prima il regno dei cieli"? Sostenere lo scisma non è un buon modo per fare tali cose...

Qual è tutto questo interesse per le ideologie e gli obiettivi politici? Ciò sembra pericolosamente vicino alla teologia della liberazione adottata dalla Chiesa cattolica negli anni '60, il che significava essenzialmente che la Chiesa era più concentrata sulla riparazione della condizione umana sulla terra (caduta), che sul raggiungimento del regno dei cieli.

L'articolo continua spiegando come il presidente Truman avrebbe arruolato il Patriarcato ecumenico perché vedeva "la religione come un potente strumento per minare la fede nel sistema sovietico e per provocarne l'eventuale caduta".

Ancora una volta, una parola chiave qui è strumento; la religione doveva essere usata come strumento. Truman vide il Fanar come un utile alleato, una pedina, nella sua stessa battaglia terrena con l'Unione Sovietica – non una battaglia per la salvezza delle anime, ma per la vittoria dei suoi obiettivi politici.

La "coalizione pan-religiosa" di Truman, che includeva anche il Vaticano, aveva un obiettivo chiave: collocare un cittadino americano sul trono di Costantinopoli, il patriarca Atenagora (Spyrou), lo stesso che avrebbe "sollevato gli anatemi" contro Roma... Tutto questo ecumenismo sta cominciando ad avere una chiara origine e obiettivo ora. Come fu prima con l'Unione fiorentina, questa era un'altra volta in cui Costantinopoli pensava che avrebbe potuto salvarsi attraverso giochi politici con l'Occidente.

Il patriarca Atenagora era in precedenza l'arcivescovo greco del Nord e del Sud America.

Atenagora si adattò confortevolmente alla vita in America, e apparentemente tentò anche di arruolarsi nell'esercito degli Stati Uniti [11] – una scelta un po' una strana per un vescovo ortodosso.

La "sacra vacca" di Truman – Truman propagò l'idea del primato di Costantinopoli?

Truman era così ansioso di mettere un americano sul trono, che non solo mandò Atenagora con la sua "benedizione", ma lo mandò letteralmente a Istanbul sul suo aereo presidenziale, "la sacra vacca". [12] Il dott. Kyrou afferma che questo non fu semplicemente un gesto di rispetto, ma ciò che definisce "un'azione misurata" di un presidente che "vedeva Atenagora e il Patriarcato come partner influenti e cruciali nel promuovere gli interessi internazionali degli Stati Uniti".

L'articolo del dott. Kyrou afferma addirittura che l'elezione di Atenagora a patriarca ecumenico non solo ebbe l'appoggio di Truman, ma secondo nuove prove, il "possibile coinvolgimento dell'amministrazione Truman". [13] Altri articoli sottolineano l'influenza e l'ingerenza degli Stati Uniti negli affari del Patriarcato ecumenico, compresa l'elezione di Atenagora. [14]

L'articolo di Kyrou ammette direttamente che ciò significava che Truman vedeva il Patriarcato ecumenico come una risorsa preziosa in diretto conflitto con la Chiesa russa a beneficio politico dell'Occidente. L'articolo recita:

"[Truman] ... ha deliberatamente enfatizzato lo status ecumenico del Patriarcato di Costantinopoli – come sede patriarcale prima tra eguali, che gode di egida spirituale su tutte le Chiese ortodosse – come mezzo per sventare gli sforzi politicamente guidati da Mosca, di proiettare la Chiesa di Russia come una rivale globale di Costantinopoli..."

Le potenze occidentali erano apparentemente preoccupate che la Russia potesse esercitare influenza sul Medio Oriente, compresa la Turchia, attraverso le popolazioni ortodosse al suo interno. Storicamente, l'Occidente ha visto l'impero ottomano come uno strumento di controllo contro la Russia.

Si prenda come esempio la guerra di Crimea nel XIX secolo, quando la Francia e l'Inghilterra erano preoccupate che la Russia avrebbe sconfitto gli ottomani che avevano torturato i cristiani ortodossi per secoli, e il Medio Oriente si sarebbe rianimato sotto la protezione russa.

Allora, cosa fece l'Occidente? Sostenne l'impero ottomano in una guerra sulla terra russa, uccidendo i russi cristiani a sostegno di un impero musulmano. Ancora una volta, l'Occidente vede la Istanbul islamica come uno strumento controllo contro la Russia cristiana.

Atenagora andò incontro al papa e sollevò gli anatemi contro di lui, e sembra che da questo momento in poi, il Patriarcato ecumenico rimarrà saldamente legato non solo alla diaspora e al governo degli Stati Uniti, ma all'ecumenismo filo-vaticano.

foto: The Pappas Post

L'occupazione occidentale del Patriarcato ecumenico

Nel mondo di oggi, è innegabile che la maggior parte del finanziamento e della popolazione del Patriarcato ecumenico provenga dalle redditizie tenute del Nord America. Per tutti questi motivi, ci sono stati molti articoli che affermano che il patriarca ecumenico è essenzialmente una pedina per quei potenti interessi e "sponsor". Quindi, chi sono gli sponsor del Patriarcato ecumenico?

Ci si può fare un'immagine molto chiara guardando solo uno di loro: Michael Huffington, il fondatore del famoso Huffington Post. In breve, Michael Huffington è un magnate dei media apertamente bisessuale [15], che sostiene il matrimonio gay, così come l'ecumenismo e in particolare l'unione con la Chiesa cattolica, attraverso una sua fondazione con sede in un'università dei gesuiti. [16]

   l'omosessuale Michael Huffington (terzo da sinistra) con i vescovi greci Methodios e il primate arcivescovo Demetrios, e il cardinale cattolico Sean O'Malley all'anniversario dell'intronizzazione di Methodios. Foto: boston.goarch.org

Un'altra potente figura associata è John Podesta, fedele servitore della famiglia Clinton, che può identificarsi come cattolico, [17] ma sua madre era greco-ortodossa. [18] In generale, la relazione del Patriarcato ecumenico con il governo degli Stati Uniti e il movimento ecumenico è sempre stato un problema di cui nessuno vuole discutere.

Un esempio sconcertante è Geoffrey Pyatt, ex ambasciatore statunitense in Ucraina, che si è schierato con Victoria Nuland sul Majdan, sostenendo i violenti ultranazionalisti ucraini, che dopo un viaggio sul Monte Athos ha scritto su Twitter: [19]

"Ho avuto l'onore di incontrare il metropolita Hierotheos di Nafpaktos a Vatopedi. Abbiamo avuto una discussione importante sull'Ortodossia in tutto il mondo e sul sostegno degli Stati Uniti al Patriarcato ecumenico".

Non dimentichiamo che Pyatt è stato l'ambasciatore degli Stati Uniti durante il colpo di stato del Majdan orchestrato dagli Stati Uniti. [20]

Victoria Nuland sul Majdan.  Foto: Sputnik International

Nel caso qualcuno abbia bisogno di un promemoria, il colpo di stato del Majdan è ciò che ha trasformato Kiev e l'Ucraina da un felice normale posto europeo a... beh... questo...

il Majdan (piazza) dell'Indipendenza prima e dopo il colpo di stato appoggiato dall'Occidente.  Foto: Twitter

Questo è essenzialmente il microcosmo di chi finanzia e sostiene il Patriarcato ecumenico (cioè da chi quest'ultimo è completamente dipendente per la sua stessa sopravvivenza), e con questo in mente, non è difficile capire quali programmi sostengano segretamente e perché.

Uno scandalo per appropriazione indebita a New York ha scatenato l'intero conflitto?

È un segreto noto a tutti che c'è stato uno scandalo massiccio, riguardo all'apparente scomparsa di ingenti somme di denaro, circa 10 milioni di dollari [21] dei 37 raccolti per la costruzione di una cattedrale greca a New York.

Michael Huffington ha persino chiesto le dimissioni dell'arcivescovo Demetrios per tutto questo.

La risposta dell'Arcivescovo Demetrios è stata incredibile; ha detto che i donatori "non hanno il diritto di chiedere cosa è successo ai soldi, proprio come lui non chiede loro come hanno fatto i loro soldi". Tutto ciò sembra indicativo di come persone ciniche e politicamente disposte si comportano nella gerarchia dell'Arcidiocesi e nel Patriarcato ecumenico.

In questo eccellente articolo di James George Jatras, ex diplomatico statunitense, lo scorso luglio il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è venuto a conoscenza della misteriosa scomparsa di questi fondi.

Mentre le autorità stanno attualmente indagando sulla situazione, è asserito, ed è abbastanza plausibile, che qualcuno dai più alti vertici del potere americano ha stipulato con il Patriarcato ecumenico un accordo segreto in questo caso scandaloso: "Noi taceremo la vostra fonte di reddito primaria, ma voi dovete in cambio creare una crisi nella Chiesa russa sostenendo gli scismatici ucraini".

Come con tutto questo, bisogna leggere tra le righe e collegare i punti, ma guardando alla storia della prigionia di Costantinopoli di fronte ai capricci politici delle potenze straniere, e specialmente al suo rapporto con gli Stati Uniti nel XX secolo, questo non è solo possibile: è plausibile.

Padre Seraphim Gan ha osservato che sembra che Costantinopoli non sia libera nelle sue azioni, ma piuttosto sotto l'influenza di poteri non cristiani.

Il metropolita Jonah, un vescovo della ROCOR ed ex primate della Chiesa Ortodossa in America, ha scritto in questo fantastico articolo [leggermente modificato in questo contesto]:

"E così il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e le altre agenzie sostengono un ciarlatano privo di grazia e legittimamente spretato che si veste da patriarca [Filaret] e che sta manipolando lui stesso il patetico [presidente ucraino] Poroshenko, per sua ambizione personale. Hanno ricattato l'anziano Patriarca ecumenico [Bartolomeo], usando come pretesto la scomparsa di fondi dall'Arcidiocesi [greco-]americana, e poi lo hanno corrotto. Per giustificarsi, questi ha affermato un'interpretazione della propria giurisdizione che è respinta dal resto delle Chiese ortodosse".

Conclusione: Costantinopoli è diventata uno strumento per la politica occidentale

Un semplice quadro storico diventa ovvio:

  • Costantinopoli è stata una città di grandi patriarchi, ma anche di grandi eretici come Nestorio stesso.
  • Poco prima della caduta di Costantinopoli, questi sono quasi entrati in unione con Roma.
  • Dopo la caduta del 1453, il Patriarcato è stato completamente in balia dei turchi.
  • Dopo la prima guerra mondiale, Costantinopoli ha perso quasi tutto il suo gregge; in quel momento ha causato il conflitto del calendario e ha sostenuto lo scisma riformista bolscevico. Nel XX secolo è emersa una tendenza liberale.
  • Negli anni '50, Atenagora, un forte alleato del presidente americano Truman, diventa patriarca. Atenagora diventa il primo patriarca a incontrare il papa. Atenagora guida il Patriarcato ecumenico a svolgere un ruolo importante nel promuovere la politica estera degli Stati Uniti nei paesi ortodossi e contro Mosca.
  • Nel 1971, viene chiuso il seminario di Halki; il futuro del Patriarcato è messo in discussione.
  • Fino al 2018, il patriarca di Costantinopoli si è riunito e ha pregato con il papa numerose volte, e ha rotto la tradizione permettendo ai sacerdoti di risposarsi. Il Patriarcato è ancora più debole e più piccolo.
  • Nel luglio 2018, il governo degli Stati Uniti avrebbe esercitato pressioni sul Patriarcato tramite la loro principale fonte di finanziamento in relazione allo scandalo dell'Arcidiocesi greca d'America.
  • Nel settembre del 2018, Costantinopoli invade il territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina e del Patriarcato di Mosca.

Notate la tendenza: più Costantinopoli si avvicina alle potenze politiche straniere, per esempio, l'Impero Ottomano o gli Stati Uniti, più la sua pratica si allontana dall'Ortodossia. Più Costantinopoli si indebolisce nel corso della storia, più si inclina fortemente verso l'influenza occidentale.

Costantinopoli è diventata uno strumento per le potenze occidentali, che molto probabilmente hanno iniziato questo pasticcio in Ucraina per loro volere. Si deve solo guardare al modo illogico in cui è stato pianificato questo movimento d'autocefalia. Il patriarca Bartolomeo non è un uomo privo d'intelligenza; per quanto accecato da delusioni papali, doveva sapere che questo non avrebbe funzionato.

Finora, nessuna singola Chiesa locale ha sostenuto Costantinopoli o gli scismatici, molte chiese e vescovi hanno parlato contro le azioni di Costantinopoli. Uno dei più famosi vescovi di lingua inglese, lo stimato metropolita Kallistos (Ware), vescovo dello stesso Patriarcato ecumenico, ha detto:

"Con tutto il dovuto rispetto per il mio patriarca, sono costretto a dire che sono d'accordo con l'opinione espressa dal Patriarcato di Mosca, che l'Ucraina appartiene alla Chiesa russa".

Costantinopoli pochi mesi prima sostiene la Chiesa canonica, e poi fa un'inversione di tendenza di 180 gradi, inizia a propagare una grandeur papale, invadendo il territorio canonico del più grande patriarcato ortodosso del mondo, e dichiara di poter concedere e revocare l'autocefalia.

Tutto ciò sembra pianificato da persone che non capiscono come funziona la Chiesa ortodossa o ciò che è all'interno delle competenze dei patriarchi ecumenici, ma che desiderano semplicemente creare problemi all'Ortodossia e alla Russia in particolare...

Sembra che mentre è occupata e in balia di poteri politici stranieri, sia impossibile per Costantinopoli prendere decisioni per il bene del resto del mondo ortodosso. Mentre l'Ortodossia non avrà alcuna figura papale suprema – solo Cristo è il capo della Chiesa – se ci sarà un primo tra uguali – forse questi dovrebbe dimorare in una potenza ortodossa abbastanza forte da preservare la propria sovranità.

Note

[1] Fonte

[2] https://www.youtube.com/watch?v=gGN3pz0oKuo

[3] Leggermente adattato dalla novella “Taras Bul'ba” di Nikolaj Gogol', capitolo 4.

[4] http://orthochristian.com/116154.html

[5] http://orthochristian.com/115911.html

[6] Ibid.

[7] Ibid.

[8] Fonte

[9] La prima domenica della Grande Quaresima.

[10] Помышляющим, яко православнии Государи возводятся на престолы не по особливому о них Божию благоволению и при помазании на царство дарования Духа Святаго к прохождению великого сего звания на них не изливаются; и тако дерзающим против их на бунт и измену: анафема.

[11] Fonte

[12] Fonte

[13] Fonte

[14] https://orthodoxsynaxis.org/2018/10/03/preserving-orthodox-unity/

[15] https://youtu.be/xmawWi4i-7k?t=98

[16] http://orthochristian.com/115911.html

[17] Fonte

[18] Fonte

[19] http://orthochristian.com/115911.html

[20] Fonte

[21] Fonte

 
Poroshenko partecipa a una concelebrazione tra Costantinopoli e gli uniati nel New Jersey

foto: Facebook

Il presidente ucraino Petro Poroshenko, in una visita di lavoro negli Stati Uniti, ha partecipato ieri a un servizio commemorativo per gli eroi della centuria celeste nella chiesa commemorativa di sant'Andrea della Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti, una giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, a South Bound Brook, nel New Jersey, come riporta il sito ufficiale del presidente dell'Ucraina.

Poroshenko ha anche trasmesso il servizio in diretta sulla sua pagina Facebook.

Il sito del presidente riporta che la panichida è stata servita dal metropolita Antonij, il primate della Chiesa ortodossa ucraina negli Stati Uniti, e dall'arcivescovo Daniil, sebbene l'arcivescovo Daniil non sia visibile in nessuna delle foto del video. L'articolo non menziona che era presente anche il vescovo Paul P. Chomnycky di Stamford, nel Connecticut, della Chiesa cattolica uniate in America.

Inoltre, come si può vedere nel video sulla pagina di Poroshenko, il vescovo uniate non solo ha partecipato, ma era in paramento e ha concelebrato la panichida con i vescovi ortodossi.

Poroshenko ha parlato dopo la panichida, notando che aveva iniziato la giornata parlando a nome dell'Ucraina in un dibattito dell'ONU sulla situazione nei "territori occupati" in Ucraina.

Il capo dello stato ha anche approfittato dell'occasione di un servizio funebre per condividere le sue opinioni sulla Russia, dicendo che l'Ucraina è unita "nonostante tutti i tentativi di Putin di dividerci, minare la stabilità dall'interno, destabilizzare, diffondere bugie e seminare odio nei cuori degli ucraini... Ecco perché gli ucraini sono forti ora, ecco perché il mondo intero ci sostiene".

Lo stesso Poroshenko è noto per comunicarsi liberamente presso il clero scismatico ortodosso o uniate, e i vescovi ortodossi ucraini sotto Costantinopoli concelebrano spesso con i vescovi uniati. Per fare solo pochi esempi, nel 2018 si è tenuto un requiem congiunto ortodosso-uniate per le vittime dell'Holodomor, i vescovi ortodossi e uniati hanno benedetto insieme la pietra angolare di un nuovo memoriale dell'Holodomor a Washington, nel 2013, e i vescovi ortodossi e uniati hanno concelebrato panichide alla Chiesa di san Demetrio a Etobicoke, Ontario, Canada, nel 2014 e nel 2016.

 
Sull’obbedienza del prosfornik

Nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”, presentiamo, dal portale Pravoslavie.ruil testo russo e la traduzione italiana dell’intervista all’igumeno Kiprian (Parts), che ha il compito di preparare le prosfore, o pani d’altare, al monastero Sretenskij di Mosca. L’intervista è ricca di dettagli sull’arte della preparazione dei pani della comunione, e di come questo lavoro possa essere un’offerta di santificazione.

 
Russia – Ucraina – Bielorussia: un unico spazio spirituale

Intervento del metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, alla conferenza Russia – Ucraina – Bielorussia: uno spazio di civiltà comune? (Friburgo, Svizzera, 1 giugno 2019).

Russia, Ucraina e Bielorussia costituiscono un unico spazio spirituale nella cornice della Chiesa ortodossa russa. Questo spazio si è formato nell'arco di mille anni, durante i quali i confini nazionali sono apparsi, sono scomparsi e sono stati spostati molte volte, ma la comunanza spirituale è rimasta intatta nonostante i numerosi sforzi esterni volti a distruggere quest'unità. Ne è testimone la storia millenaria della Chiesa ortodossa russa.

Già nel X secolo i dittici della Chiesa di Costantinopoli menzionano per primi la metropolia della Rus'. Inizialmente il titolo del suo capo non prevedeva la denominazione di una città, ma era solo τῆς Ῥωσίας , cioè "della Rus'." [1] Quando il principe Vladimir Svjatoslavovich e dopo di lui l'intera Rus' abbracciarono il cristianesimo, l'Ortodossia divenne il principale perno spirituale e morale per tutti i gruppi etnici slavi orientali che presto apparvero in questi territori. Quel momento segnò l'inizio della storia della "santa Rus'," un fenomeno storico che doveva la sua esistenza al potente ruolo unificante della Chiesa russa nei vasti territori della Grande Rus', della Piccola Rus' e della Rus' Bianca, nonché in altri territori che in diversi tempi sono stati nella sfera della sua influenza. "All'inizio di ogni nazione, di ogni nazionalità, un'idea morale ha sempre preceduto l'ascesa della nazionalità, perché era l'idea che l'ha creata," [2] scrisse Fëdor Dostoevskij. Tale idea per i popoli della santa Rus' fu l'Ortodossia.

Nel corso della sua storia, la Chiesa russa ha attraversato molte prove, ma è riuscita a preservare la propria unità. Durante le faide intestine tra i principati, la Chiesa riconciliava le parti in conflitto. Il momento più difficile di quel periodo fu, forse, quando a metà del XII secolo il gran principe Izjaslav Mstislavich organizzò a Kiev la nomina del metropolita Kliment Smoljatich senza ottenere l'approvazione del patriarca di Costantinopoli, cosa che significava, in realtà, la dichiarazione da parte della Rus' della sua indipendenza ecclesiastica e la sua volontà di separazione dalla sua Chiesa madre. I sentimenti separatisti del principe di Kiev influenzarono il principe del nord-est della Rus', Andrej Bogoljubskij, che fece appello al patriarca di Costantinopoli con una richiesta di accordargli un metropolita separato. Però, fu la Chiesa di Costantinopoli a difendere l'unità della metropolia russa nel XII secolo. Il patriarca Luka Chrysoverges aggiunse la parola "Tutta" al vecchio titolo del metropolita di Kiev – τῆς πάσης Ῥωσίας –"di Tutta la Rus' " – per sottolineare l'indivisibilità della Chiesa russa. [3]

Durante il giogo tartaro la Chiesa russa si trovò di fronte al compito di unificare e rafforzare le terre russe. Dopo la caduta nell'unia nel 1439 del patriarca Metrophanes II di Costantinopoli e del metropolita Isidor di Tutta la Rus', che divenne un cardinale cattolico romano, la Chiesa russa unita fu costretta a eleggere il suo primate – san Giona, che aveva già ricevuto una benedizione del primo patriarca non uniate di Costantinopoli, Iosif. E tale "autocefalia" fu infine accettata dalla Chiesa di Costantinopoli risorta dall'unia. Così, nel 1561, san Macario diventò "esarca patriarcale" e per conto del patriarca e in conformità con i poteri da lui conferiti, eseguì la cerimonia di incoronazione di Ivan il Terribile. [4] L'atto finale di riconoscimento della Chiesa russa indipendente è stato l'adozione di documenti che istituiscono un patriarcato in Russia: l'atto costitutivo del 1589, la lettera conciliare della Chiesa di Costantinopoli del 1590 e l'atto conciliare del Gran Concilio di Costantinopoli del 1593. Il quest'ultimo documento stabilisce che tutte le diocesi russe sono subordinate alla sede di Mosca, il che non suggerisce alcun'idea di divisione della Chiesa di tutta la Rus' in parti separate.

Mentre nuove terre venivano incorporate nello stato russo, la Chiesa attraverso la sua missione si apriva a nuovi gruppi etnici, compresi gli abitanti indigeni della Siberia, l'estremo nord, l'estremo oriente, l'Alaska, il Giappone e la Cina, nella sfera della sua influenza spirituale.

L'Ortodossia si trovò in una situazione molto difficile nei territori dell'attuale Lituania e Bielorussia dopo che l'unione di Brest con Roma fu firmata alla fine del XVI secolo. Le autorità statali della Confederazione polacco-lituana presero gli iniziatori dell'Unia sotto la loro ala. Iniziarono le persecuzioni contro i cristiani ortodossi come ribelli alla volontà del monarca polacco e lituano. Per quasi tre secoli la popolazione ortodossa fu sottoposta a prove e oppressioni, l'Ortodossia fu considerata una confessione illegale e perseguitata dalle autorità. Ai cristiani ortodossi non fu permesso di avere posti nei governi cittadini; subivano ostacoli nel commercio e nell'artigianato; i servi della gleba furono costretti ad accettare l'unia. I sacerdoti che si rifiutarono di riconoscerla furono espulsi e sostituiti dagli Uniati. La graduale liquidazione dell'unione di Brest fu resa possibile solo nel tardo XVII secolo dopo la riunificazione delle parti occidentale (kievana, con centro formale a Costantinopoli) e orientale (Mosca) della Chiesa russa, la cui idea di spartizione era emersa nel XV secolo.

Tuttavia, è stato il XX secolo che è stato il periodo più duro e più tragico per la Chiesa russa e per tutti i popoli della santa Rus', e che ha apportato enormi cambiamenti, come guerre mondiali, cadute di imperi, crollo dell'URSS, conflitti inter-etnici e scontri civili. La Chiesa universale non aveva conosciuto persecuzioni incessanti su larga scala come quelle che colpirono la Chiesa dopo la rivoluzione di ottobre del 1917. Oltre cento milioni di fedeli ortodossi – russi, ucraini, bielorussi e rappresentanti di molti altri gruppi etnici – furono sottoposti a oppressioni, tormenti, torture ed esecuzioni. Decine di migliaia divennero martiri e confessori della fede. Le persecuzioni e le oppressioni dei credenti continuarono per settant'anni.

I segni di crisi nella vita dell'Unione Sovietica erano in costante aumento alla fine degli anni '80. Il fatto che il partito comunista stesse perdendo il controllo del paese divenne sempre più ovvio, in primo luogo per l'élite dominante e poi per la gente comune. Il 17 marzo 1991 fu condotto il referendum in tutta l'unione, l'unico nella storia dell'URSS, che chiedeva se preservare lo stato unito o no. La maggioranza dei cittadini dell'Unione Sovietica votò a favore della sua conservazione. Tuttavia, l'8 dicembre 1991, i leader di tre repubbliche dell'URSS – Ucraina, Bielorussia e Federazione Russa - firmarono i cosiddetti "accordi di Belovezha", che istituirono la Comunità degli Stati Indipendenti.

Qual è la posizione della Chiesa nei confronti di questi processi centrifughi? Da un lato, la caduta del regime ateo è stata accolta favorevolmente, poiché ha segnato la fine di anni di persecuzioni e discriminazioni contro i credenti, di sradicamento dalla coscienza della gente di qualsiasi richiamo a Cristo, al Vangelo, alla Chiesa. La libertà religiosa ha permesso alla nostra Chiesa di liberarsi: la rinascita della vita ecclesiastica è iniziata in tutte le sfere; migliaia di chiese e centinaia di monasteri sono stati restaurati o ricostruiti di nuovo. La Chiesa ha iniziato a svolgere attivamente la sua missione di illuminazione spirituale e sviluppare l'educazione teologica e le attività missionarie. I sacerdoti hanno avuto accesso ai pazienti negli ospedali, ai militari e ai prigionieri, a cui hanno potuto fornire aiuto e sostegno spirituale. La nostra Chiesa è entrata in dialogo con la società su questioni come valori e moralità, diritti umani, libertà e dignità. È iniziata una nuova era di relazioni con lo stato. In queste relazioni la Chiesa si concentra su un dialogo costruttivo, basandosi su due principi fondamentali: mutua non interferenza nei reciproci interessi e cooperazione nelle sfere, in cui tale cooperazione può essere utile per le persone.

D'altra parte, la disintegrazione dello stato unito e la creazione di un certo numero di paesi indipendenti con le loro opinioni sullo sviluppo futuro hanno causato numerose divisioni che hanno colpito non solo i territori, ma anche le persone, le loro famiglie. Sono scoppiati conflitti interetnici e interreligiosi nelle giovani repubbliche e nella stessa Russia: Nagorno-Karabakh, scontri armati in Transnistria, conflitti georgiano-abkhazo e osseto-georgiano, guerra civile in Tagikistan, due guerre cecene in Russia, ecc.

Tra le conseguenze del crollo del grande paese ci sono state le interruzioni dei legami culturali e sociali, il declino delle attività economiche, l'impoverimento della popolazione, il degrado delle istituzioni educative, legali e culturali. La qualità dell'assistenza sanitaria è peggiorata in modo catastrofico e il tasso di natalità è diminuito drasticamente. Molte persone che erano nate e cresciute nell'era dell'economia pianificata sono state trascurate e costrette ai margini della vita sociale.

Tale situazione drammatica è stata causata, secondo sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus', tra le altre cose, "dal decadimento della coscienza nazionale, dall'orgoglio nazionale, dall'incapacità di comprendere la storia in tutta la sua complessità e di realizzare un'immensa importanza della comunanza storica delle persone per la loro prosperità materiale e spirituale". [5]

Per misericordia di Dio, la disintegrazione dell'Unione Sovietica non ha portato alla disintegrazione della nostra Chiesa, che ora, proprio come centinaia di anni fa, svolge la sua missione nelle terre della sua presenza storica.

L'unità della Chiesa russa è l'aspetto più importante della comunanza spirituale e culturale delle nazioni slave nei paesi post-sovietici – di russi, ucraini e bielorussi. L'ignoranza di questo fatto storico e, inoltre, i tentativi di distruggere questa unità, così come l'interferenza delle autorità e dei politici negli affari ecclesiastici al fine di ottenere benefici momentanei, sono un crimine contro questa generazione e quelle future.

Questi tentativi hanno suscitato una grande preoccupazione nella nostra Chiesa. Il 22 ottobre 1991, il Santo Sinodo ha concluso che un cambiamento dei confini nazionali risultante dalla disintegrazione dell'Unione Sovietica non dovrebbe comportare un cambiamento nella struttura della Chiesa russa o l'autocefalizzazione di nessuna delle sue parti. "Gli attuali sviluppi", si legge nella dichiarazione, "ci ricordano in una certa misura ciò che seguì il febbraio del 1917. A quel tempo, la disintegrazione dell'Impero Russo e la formazione di stati nel suo territorio che dichiararono la loro indipendenza diedero causa a problemi ecclesiastici... E di tanto in tanto si sentono le voci di laicisti, che sono pronti a vedere nel fatto stesso dell'esistenza del Patriarcato di Mosca una certa "struttura ultima imperiale" e a incoraggiare in tutti i modi possibili la crescita degli umori separatisti con l'idea di provocare uno scisma pernicioso tra le Chiese... secondo la pratica canonica esistente nella Chiesa ortodossa, le diocesi e le loro unioni all'interno dei patriarcati sono autorizzate ad avere indipendenza interna e autogoverno. Un patriarcato non ostacola l'indipendenza delle sue entità ecclesiali costituenti, ma piuttosto serve la loro unità e comunione. I confini di un patriarcato non coincidono necessariamente con i confini nazionali... Un patriarcato non è una nozione politica o nazionale o addirittura geografica. [6]

In Ucraina, i processi politici legati alla formazione di uno stato indipendente sono diventati una grande prova per l'unità della Chiesa ortodossa russa. Le autorità statali di questo paese hanno provocato e sostenuto uno scisma nell'Ortodossia ucraina, che rimane una piaga aperta sul corpo della nostra Chiesa.

Rappresentanti della vecchia élite, ancora sovietica, che si sono trovati da un giorno all'altro a capo di un nuovo stato e hanno cercato di mantenere il loro potere, hanno avuto un forte bisogno di sostegno per fare affidamento su quella situazione. Hanno trovato un tale sostegno nella persona delle forze nazionaliste che hanno dichiarato la costruzione di un'Ucraina sovrana come impossibile senza la creazione di una Chiesa ucraina indipendente completamente strappata dal Patriarcato di Mosca. La richiesta di autocefalia, cioè di piena indipendenza ecclesiastica, che fu formulata per la prima volta nell'ambiente nazionalista e subito dopo raccolta dalle autorità del paese, era incarnata nello slogan "Chiesa indipendente allo stato indipendente". Questo slogan, che fin dall'inizio era esplicitamente politico, ha una base molto debole nel diritto canonico. Nella tradizione ortodossa, i confini di una Chiesa autocefala non coincidono sempre con i confini nazionali. Per esempio, la Chiesa ortodossa di Gerusalemme unisce Israele, Palestina e Giordania, oltre a una parte dell'Egitto – la penisola del Sinai. La giurisdizione del Patriarcato di Alessandria abbraccia 54 paesi sul continente africano.

Va sottolineato che anche prima che fosse dichiarata l'indipendenza dell'Ucraina, la Chiesa ortodossa russa nell'ottobre 1990 ha concesso l'indipendenza di governo alla Chiesa ortodossa ucraina. Lo status, che la Chiesa ucraina ha ricevuto in quel momento e di cui gode fino a oggi, prevede la piena indipendenza in tutti i suoi affari interni, compresa l'elezione e la consacrazione dei vescovi, l'istituzione e l'abolizione delle diocesi, la canonizzazione dei santi e molte altre cose. Allo stesso tempo, secondo questo status, la Chiesa autogovernata in Ucraina preserva l'unità spirituale con il Patriarcato di Mosca. Ma anche questa unità con la Chiesa russa, che non presuppone alcuna amministrazione da parte di Mosca, è stata respinta da gruppi nazionalisti non numerosi ma molto attivi. Dopo aver adottato la loro retorica, le autorità ucraine si sono fissate il compito di ottenere l'autocefalia per la Chiesa ucraina.

L'attuazione di questo piano non è sembrata facile in una situazione in cui la maggioranza dell'episcopato, del clero e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina non supportava l'idea dell'autocefalia. Tuttavia, le autorità del paese hanno presto trovato un alleato nella persona del metropolita Filaret (Denisenko) di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Per il metropolita Filaret, la prospettiva di diventare il capo di una Chiesa autocefala era attraente per almeno due ragioni. Primo, veniva incontro alle sue ambizioni di potere da quando, come locum tenens del trono patriarcale e uno dei candidati più in vista nelle elezioni patriarcali del 1990, non era comunque riuscito a diventare primate della Chiesa russa a causa del minor numero di voti a suo favore. Allo stesso tempo, Filaret era consapevole della sua situazione traballante in quanto molti vescovi e sacerdoti ucraini erano insoddisfatti del suo modo dittatoriale di governare, e c'erano anche molti che avevano sentito parlare della vita privata del metropolita di Kiev, incompatibile con i voti monastici. Lo status di primate di una Chiesa ucraina autocefala fu visto da Filaret come una garanzia di immunità e di governo per tutta la vita e gli diede la speranza di diventare alla fine patriarca, anche se non di Mosca, ma di Kiev.

Tuttavia, nonostante la potente pressione delle autorità statali e del metropolita Filaret, i tentativi di quest'ultimo di vincere l'episcopato ucraino alla fine fallirono. Nel 1992, al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa, la maggioranza dei vescovi ucraini non solo parlò contro l'autocefalia della Chiesa ucraina, ma arrivò anche ad accusare il metropolita di Kiev. Nello stesso Concilio, Filaret giurò sulla croce e sul Vangelo di lasciare la carica di primate e di convocare un Concilio a Kiev per eleggere un nuovo capo della Chiesa ortodossa ucraina. Tuttavia, al suo ritorno in Ucraina, rinnegò le sue stesse parole e dichiarò che non avrebbe mai lasciato la sede di Kiev.

Nella conseguente situazione critica, i vescovi ucraini elessero un nuovo primate della Chiesa ucraina, il metropolita Vladimir di Rostov e Novocherkassk, ucraino di nascita. Poco dopo, il metropolita Filaret si unì a piccoli gruppi scismatici e dopo un po' giunse a capo di uno di loro e arbitrariamente si appropriò del titolo di "patriarca". Per la sua deviazione in uno scisma fu deposto e in seguito, quando insistette nella sua attività scismatica, fu scomunicato. Così lo scisma fu reso formale e dal momento della sua creazione godette di ogni tipo di sostegno da parte delle autorità statali e della protezione da parte delle forze nazionalistiche, incluse quelle estremiste. Allo stesso tempo, una stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi in Ucraina è rimasta fedele alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.

La deposizione di Filaret da parte della Chiesa ortodossa russa è stata riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse locali incluso, in forma scritta, il Patriarcato di Costantinopoli. Ancora nel 2016, durante la Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse a Chambésy, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha accolto il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, succeduto al compianto metropolita Vladimir, "come l'unico capo canonico dei fedeli ortodossi in Ucraina, con tutti i vescovi a lui subordinati". Alla stessa Sinassi, il patriarca Bartolomeo promise di non intraprendere alcuna azione unilaterale legata alla legalizzazione dello scisma in Ucraina o alla concessione di un'autocefalia a tale scisma. Purtroppo, meno di due anni dopo, il patriarca Bartolomeo ha fatto esattamente ciò che aveva promesso di non fare.

Nell'ottobre 2018, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha preso un numero intero di decisioni unilaterali riguardanti la vita della chiesa in Ucraina. In particolare, ha "revocato" la Gramota del patriarca Dionysios di Costantinopoli del 1686 sul trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Ha anche preso una decisione "sulla restaurazione nei ranghi" di Filaret Denisenko e del leader di un gruppo scismatico ancor meno rappresentativo, Makarij Maletich. Allo stesso tempo, tutte le consacrazioni e i riti amministrati da queste persone sono stati riconosciuti come validi. Il 15 dicembre, presieduto da un vescovo della Chiesa di Costantinopoli e dal presidente Petro Poroshenko, si è tenuto a Kiev il cosiddetto "concilio d'unificazione", in cui i due gruppi scismatici ucraini capeggiati da Filaret e Makarij sono stati riuniti in uno. Il capo della nuova struttura è stato eletto e riconosciuto immediatamente dal Patriarcato di Costantinopoli come canonico "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina". Tutto ciò è stato fatto con totale disprezzo per la Chiesa ortodossa ucraina, che sin dall'inizio ha dichiarato il suo non riconoscimento di tutte queste azioni. Su 90 vescovi della Chiesa ucraina, solo due hanno deciso di unirsi alla struttura scismatica di recente creazione. Infine, il 6 gennaio 2019, il patriarca Bartolomeo ha concesso al capo di questa struttura il cosiddetto tomos d'autocefalia.

Dal punto di vista dei canoni della Chiesa ortodossa, tutte queste azioni sono illegali e invalide. Il Patriarcato di Costantinopoli è entrato in comunione eucaristica con scismatici che non hanno una successione apostolica. Per quanto la riguarda, la nostra Chiesa, ha riconosciuto l'impossibilità di continuare la comunione ecclesiastica con la Chiesa di Costantinopoli.

È impossibile trovare spiegazioni per le azioni della Chiesa di Costantinopoli nel diritto canonico ortodosso. Queste rappresentano una palese e grossolana violazione dei canoni della Chiesa, dell'ecclesiologia ortodossa e delle basi stesse delle relazioni tra le Chiese. Allo stesso tempo, non si può non notare la presenza di un fattore non ecclesiastico nella decisione presa al Fanar. Nessuno ha cercato e cerca di nascondere il ruolo eccezionale svolto dall'ex presidente dell'Ucraina nel concedere il "Tomos d'autocefalia". Proprio come negli anni '90, l'interferenza dei politici e delle autorità secolari nella vita ecclesiale non solo non è riuscita a unire l'Ortodossia in Ucraina ma, al contrario, non ha fatto altro che infliggerle una nuova ferita. Una traccia politica così visibile nel problema dell'autocefalia ucraina dichiude leggermente la cortina dei veri motivi per le decisioni prese dal patriarca di Costantinopoli. È impossibile credere che questi motivi siano limitati a soddisfare la richiesta di una presunta maggioranza dei fedeli ortodossi in Ucraina di concedere un'autocefalia. È stato perseguito un obiettivo diverso: spezzare l'unità spirituale di Russia e Ucraina, come dichiarato apertamente dai più alti rappresentanti delle autorità ucraine.

La speranza del Patriarca Bartolomeo che tutti i credenti ortodossi in Ucraina, che presumibilmente non vogliono essere in comunione con il Patriarcato di Mosca, si unissero alla prima occasione a questa "Chiesa autocefala" da lui creata, è fallita. Lo scisma nell'Ortodossia ucraina non è stato guarito, ma ancor più approfondito.

Fino a oggi, nessuna delle Chiese ortodosse locali, con l'eccezione di Costantinopoli, ha riconosciuto la struttura scismatica unificata o è entrata in comunione con essa. Inoltre, un certo numero di Chiese ha ufficialmente e pubblicamente dichiarato il proprio disaccordo con le azioni di Costantinopoli. Ci sono buone ragioni per questo:

- In primo luogo, sappiamo tutti che la Chiesa ortodossa ucraina unisce la maggioranza dei fedeli ortodossi in Ucraina. Conta più di 12 mila parrocchie, oltre 200 monasteri e milioni di membri.

- In secondo luogo, la Chiesa ortodossa ucraina è una Chiesa nazionale con il suo centro a Kiev. È collegata con il Patriarcato di Mosca da un'unità spirituale che risale ai tempi della Rus' di Kiev, ma non ha dipendenza né amministrativa, né finanziaria da Mosca.

- In terzo luogo, le comunità legalizzate da Costantinopoli, che hanno costituito la nuova "chiesa", sono assolutamente non canoniche: la loro gerarchia risale a individui che sono stati anatematizzati o che non avevano successione apostolica.

- In quarto luogo, la struttura di nuova istituzione è un'idra a due teste senza precedenti che ha due leader con quasi lo stesso titolo, che litigano e competono tra loro. Uno è chiamato "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina", mentre l'altro porta il titolo di "patriarca di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina". Recentemente è scoppiato tra di loro un conflitto piuttosto atteso, che probabilmente porterà a un nuovo scisma all'interno di uno scisma.

- In quinto luogo , gli scismatici riconosciuti da Costantinopoli dimostrano l'incapacità e la riluttanza a seguire la lettera del loro "Tomos" d'autocefalia, e le loro decisioni sono incoerenti. Per esempio, secondo il "Tomos", le parrocchie al di fuori dell'Ucraina non appartengono alla nuova "chiesa" e quindi dovrebbero essere trasferite al Patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia, il falso patriarca Filaret Denisenko le ritiene ancora subordinate a lui.

- In sesto luogo, il trasferimento di comunità a questa nuova "chiesa" viene effettuato per mezzo di sequestri illeciti di edifici ecclesiastici della Chiesa canonica. Il clero della chiesa canonica è sistematicamente sottoposto alla pressione illegale dello stato.

La legalizzazione degli scismatici ucraini da parte del Patriarca di Costantinopoli e il suo completo disprezzo per la canonica Chiesa ucraina al tempo in cui i suoi vescovi, clero e laici sono apertamente perseguitati, significa che si è schierato dalla parte dei persecutori della Chiesa. Inoltre, le azioni di Costantinopoli non hanno fatto che aggravare ulteriormente le sofferenze dei fedeli ortodossi in Ucraina.

Un certo numero di vescovi e sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina canonica ha dovuto fare visita al servizio di sicurezza dell'Ucraina per cosiddette "conversazioni" e interrogatori. In casi criminali iniziati artificialmente, sono stati sospettati di commettere "alto tradimento" e "incitamento all'odio religioso". Ci sono stati casi in cui chierici con cittadinanza ucraina sono stati ostacolati mentre attraversavano il confine di stato dell'Ucraina. Sono anche stati detenuti sotto vari pretesti e sottoposti a ricerche umilianti eseguite nelle chiese, nelle istituzioni ecclesiastiche e nei loro luoghi di residenza.

Il vescovo Gideon di Makarov è stato privato della cittadinanza ucraina a causa di un viaggio negli Stati Uniti e del suo incontro con un gruppo di membri del Congresso degli Stati Uniti, a cui, come ha suggerito il servizio di sicurezza dell'Ucraina, il vescovo avrebbe potuto presentare la verità sulle violazioni della libertà religiosi che vi si commettevano.

Alcuni vescovi sono stati sequestrati dal servizio di sicurezza dell'Ucraina e trasportati con forza a Kiev, dove sono stati invitati a dare il proprio consenso a partecipare al già citato "concilio d'unificazione", il 15 dicembre 2018. I sacerdoti della Chiesa canonica sono costretti a svolgere i loro doveri pastorali in una pesante atmosfera di sorveglianza, mentre vivono sotto minacce di detenzione e arresti domiciliari, interrogatori e perquisizioni.

Nel tentativo di trovare il materiale accusatorio e provocare una protesta pubblica negativa, il Ministero della Cultura ucraino ha intrapreso controlli indicativi sulla conservazione dei beni culturali presso la Lavra delle Grotte di Kiev (per la prima volta in 30 anni) e la Lavra di Pochaev.

I media statali hanno lanciato una massiccia campagna per screditare la Chiesa ortodossa ucraina canonica, che è stata accusata ingiustamente di sostenere segretamente i "separatisti", organizzando presunte armerie nelle chiese e rifiutandosi di condurre servizi di sepoltura per i soldati ucraini defunti. In varie regioni sono stati distribuiti volantini di contenuto estremista che chiedevano la distruzione della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Durante il tour pre-elettorale nel gennaio-marzo 2019, Petro Poroshenko ha fatto sistematicamente attacchi grossolani e diffamatori alla Chiesa canonica. È stato imitato da altri politici, per esempio il presidente della Rada Suprema Andrej Parubij e il deputato del parlamento Dmitrij Jarosh, che ha dichiarato che i vescovi della Chiesa canonica "non sono servitori di Dio, ma una rete di agenti dell'FSB e di Putin", e che "cacciare quei sacerdoti moscoviti che servono fedelmente Putin e il patriarca Kirill è cosa gradita a Dio e alla nostra patria".

La campagna di disinformazione sostenuta dallo stato contro la Chiesa ortodossa ucraina ha provocato un'ondata di attacchi alle sue chiese e santuari: ci sono stati dozzine di atti di vandalismo, furto e incendio doloso. Al di fuori della zona di conflitto armato, nel territorio controllato da Kiev, almeno 81 chiese sono state danneggiate negli anni 2016-2018. Alla fine del 2018 e all'inizio del 2019, questa lista è stata completata dall'incendio delle chiese a Rzhishchev e Krivoj Rog e da un attacco a una chiesa nella stessa Kiev.

Sono ancora in corso minacce di conquistare i più grandi monasteri della Chiesa ortodossa ucraina. Lo stato ha preso misure per cambiare lo stato degli edifici della Lavra della Dormizione a Pochaev, in modo che possa essere trasferita a un'altra organizzazione religiosa.

Su iniziativa del Ministero della Cultura, la Rada Suprema ha adottato leggi discriminatorie contro la Chiesa canonica.

Il 20 dicembre 2018 è stata approvata una legge per cambiare il nome delle organizzazioni religiose  "che sono parte della struttura di un'organizzazione religiosa, il cui centro amministrativo è al di fuori del'Ucraina – nello stato che, come riconosciuto dalla legge, ha commesso aggressione militare contro l'Ucraina e/o occupa temporaneamente una parte del territorio dell'Ucraina". La legge è diretta contro la Chiesa ortodossa ucraina, vietandole di chiamarsi "ucraina", sebbene sia la più antica e la più grande delle organizzazioni religiose attualmente esistenti nel paese e unisca milioni dei suoi cittadini.

In secondo luogo, la legge ha ridotto significativamente l'area della presenza consentita alla Chiesa ortodossa ucraina nella società. In terzo luogo, ha creato i prerequisiti per l'abolizione delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina o per esercitare una pressione amministrativa su di esse. Le sue comunità hanno ricevuto un termine per il 26 aprile 2019 per la propria ri-registrazione. La possibilità stessa di successo di tale ri-registrazione dipendeva da enti governativi interessati a smantellare la Chiesa ortodossa ucraina. Se le comunità non fossero state ri-registrate per tempo, i loro conti bancari sarebbero stati chiusi con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate.

Le violazioni procedurali commesse durante l'adozione di questa legge hanno indotto il tribunale amministrativo distrettuale di Kiev a sospenderla temporaneamente. Tuttavia, il presidente delka Rada Suprema Andrej Parubij non riconosce la decisione della corte e la definisce "assurda".

La seconda legge discriminatoria ha cambiato la procedura di registrazione per le organizzazioni religiose. Si prescrive che la decisione di "cambiare la subordinazione" di una comunità debba essere presa con voti di due terzi dei membri della comunità, ma la legge non contiene criteri chiari per l'appartenenza a una comunità, il che rende possibile legalizzare il sequestro di chiese secondo il seguente schema:

1) Sotto le spoglie del voto di una comunità religiosa, ha luogo un voto fittizio di una comunità territoriale. Tali votazioni si svolgono spesso in assenza della maggioranza dei residenti locali, con la partecipazione di persone di altre fedi e estranei o tramite la raccolta di firme la cui autenticità non è verificata.

2) I risultati del "voto" sono registrati in modo fittizio come decisione di una comunità religiosa. Allo stesso tempo, le decisioni della vera assemblea parrocchiale di una valida comunità religiosa per stabilire un'appartenenza fissa e per esprimere la loro riluttanza ad unirsi agli scismatici sono ignorate; i cambiamenti che tale comunità apportano al proprio regolamento non verrebbero registrati.

3) Con il decreto di un'amministrazione regionale, viene creata una nuova comunità della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questa riceve la sua registrazione con tutti i dettagli di una persona giuridica. La comunità religiosa della Chiesa canonica è quindi abolita.

Dal 16 dicembre 2018 al marzo 2019, solo 42 "transizioni" di comunità religiose della Chiesa canonica alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono state volontarie (9 di loro erano comunità senza prete). Nello stesso periodo, ci sono stati 55 sequestri violenti di chiese sulla base di "referendum" illegali di comunità territoriali. Almeno 137 chiese rimangono sotto minaccia di cattura: le loro comunità religiose guidate dai loro rettori hanno deciso di rimanere sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa ucraina, ma le comunità territoriali hanno votato per trasferire i loro edifici della chiesa alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, le comunità della Chiesa ortodossa ucraina canonica, nonostante la pressione delle autorità, hanno rifiutato di unirsi agli scismatici e continuano a radunarsi per il culto in case private e in locali di servizio. In un certo numero di casi, le comunità sono obbligate a tenere le funzioni all'aperto.

Ci sono casi in cui centinaia di scismatici attaccano chiese, picchiano uomini e donne anziani e non permettono di filmare ciò che sta accadendo. La polizia presente non li ostacola e il Ministero della Cultura ucraino dichiara che tali incidenti sono "macchinazioni dei servizi segreti russi".

Gli sforzi per impadronirsi delle chiese sono crollati immediatamente dopo la vittoria di Vladimir Zelenskij nelle elezioni presidenziali. Ci sono anche stati casi di azioni per prevenire tali abusi.

Non appena Vladimir Zelensky ha vinto le elezioni presidenziali in Ucraina, l'attività dei sequestri degli edifici di culto si è drasticamente ridotta. A volte sono state prese anche misure per prevenire le trasgressioni.

Per esempio, l'amministrazione statale della regione della Volinia ha bloccato il processo di "ri-registrazione" delle comunità. Dopo l'inizio delle procedure legali a proposito della ri-registrazione illegale di alcune comunità della Chiesa canonica, le comunità di nuova costituzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno iniziato a ottenere un rifiuto di massa alla ri-registrazione.

La diocesi della Chiesa ortodossa ucraina di Chernovtsy ha citato l'apertura di procedimenti penali contro il capo dell'amministrazione regionale e i suoi funzionari per falsificazione delle istruzioni su un "trasferimento" di massa delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina, in contrasto con le norme della nuova legislazione e in barba alle decisioni di queste comunità. La corte ha riconosciuto il fatto dell'infrazione e ha ordinato alla polizia di aprire un procedimento.

Il sequestro di edifici ecclesiastici è ancora in corso, ma in numero inferiore.

Un bel po' di volte Vladimir Zelenskij ha detto chiaramente che denuncia la politica del suo predecessore sulla religione. Ha definito la sua linea di condotta sulle confessioni religiose subito dopo la sua elezione: ha incontrato i leader religiosi e ha sottolineato di non voler interferire nella vita interna delle organizzazioni religiose. Durante questi incontri si è dichiarato un politico impegnato per l'unità, la riconciliazione e il perdono reciproco. Quasi tutti i leader cristiani, musulmani ed ebrei dell'Ucraina hanno risposto alla sua chiamata a prendere parte a un video indirizzato alle persone in Crimea e Donbass. Nel suo spirito questa affermazione contrasta con l'ideologia dell'aggressività e dell'odio inconciliabile così caratteristico del regime uscente di Petro Poroshenko.

Noi stiamo guardando con speranza alle prime mosse della nuova leadership del nostro paese fratello. Speriamo nell'instaurazione della pace in Ucraina, nell'eliminazione dell'odio e dell'inimicizia, nella protezione dei diritti dei credenti di tutte le confessioni e nella non ingerenza negli affari delle comunità religiose nel paese.

L'intrusione di Costantinopoli nella vita ecclesiastica in Ucraina, fatta con il sostegno delle precedenti autorità ucraine, può essere considerata solo come un tentativo di minare l'unità spirituale dei popoli della Rus' storica. Comprendiamo che molto probabilmente l'Ucraina non è l'ultimo tentativo di questo tipo. Dal punto di vista del Patriarcato di Costantinopoli, la cancellazione della gramota di trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca significa che tutti i territori che storicamente facevano parte di questa metropolia erano tornati alla giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli. Va notato che il territorio dell'attuale Bielorussia era anch'esso una volta all'interno della metropolia di Kiev.

Tuttavia, le affermazioni della Chiesa di Costantinopoli difficilmente troveranno sostegno in Bielorussia. La sua gente non ha pretese d'autocefalia. La Chiesa ortodossa bielorussa del patriarcato di Mosca è la più grande confessione del paese. Essendo la vera Chiesa della sua gente e apportando un contributo considerevole allo sviluppo della cultura nazionale, la Chiesa bielorussa, come la Chiesa ortodossa ucraina, cura la sua unità con l'intera Chiesa russa che unisce le nazioni slave fraterne – le eredi del battesimo di Vladimir.

La nostra Chiesa rispetta le frontiere nazionali, eppure non pensa che questi confini debbano comportare l'istituzione di frontiere simili al suo interno. Pertanto, l'unità della Chiesa per noi è un tesoro e un dono di Dio che amiamo e che non possiamo sacrificare.

Vorrei sottolineare che la Chiesa ortodossa russa è l'unica istituzione sociale che non ha perso la propria successione durante tutti gli anni di esistenza dei paesi sotto la sua responsabilità canonica: dai vecchi tempi ai nostri giorni. La ragione è la natura teantropica della Chiesa, l'incontro tra il mondo celeste e il mondo terreno, o quello visibile e invisibile. Ciò aiuta la Chiesa a considerare i problemi e le difficoltà umane dalla posizione di appartenenza all'eternità e offre alla Chiesa l'opportunità di servire l'unità delle persone.

Crediamo che una Chiesa unita sia una Chiesa forte. La sua forza non sta negli attributi secolari del potere, del benessere o della consistenza numerica, ma nella sua capacità di esercitare un'influenza spirituale e morale sulle anime umane, sull'atteggiamento nei confronti di coloro che sono vicini e lontani, e persino sui rapporti tra nazioni e persone a livello globale.

Noi perseguiamo il sostegno ai valori del Vangelo nella vita della società europea perché in molti paesi d'Europa vivono ortodossi sotto la responsabilità pastorale della nostra Chiesa. La loro fede, ideali spirituali, cultura e tradizioni apportano un importante contributo al patrimonio cristiano europeo. Pertanto, sosteniamo la nostra parte di responsabilità per lo spazio di civiltà del continente europeo.

Non possiamo rimanere indifferenti ai tentativi di distruggere le tradizioni della famiglia, di erodere la nozione di matrimonio cristiano e le basi comandate da Dio dei rapporti tra uomo e donna, e si promuovere gli aborti e l'eutanasia che svalutano la vita umana.

In tutti i forum internazionali, compresi quelli europei in primo luogo, testimoniamo la verità del Vangelo. Questa testimonianza, così come gli atti di misericordia e di pace, servono al rafforzamento delle radici cristiane dell'Europa e delle fondamenta della sua civiltà.

Per quanto riguarda la domanda posta nel titolo della nostra conferenza, vorrei sottolineare che la Russia, l'Ucraina e la Bielorussia sono uno spazio spirituale. Non contestiamo né l'auto-identificazione nazionale delle tre nazioni slave, né i confini degli stati indipendenti, ma continueremo la nostra lotta per la preservazione dell'unità della Chiesa ortodossa russa che assicura l'unità spirituale di tutti i credenti ortodossi che vivono nel suo spazio indipendentemente dalla loro appartenenza nazionale ed etnica. Le semplici parole del santo anziano Lavrentij di Chernigov "Russia, Ucraina, Bielorussia – tutte queste sono la Santa Rus'," rimangono d'attualità e risuonano nel cuore di milioni di persone.

Note

[1] Cfr. sacerdote Mikhail Zheltov, Fondamenti storici e canonici dell'unità della Chiesa russa // La Chiesa e i tempi, №3 (84), 2018, p. 29-95.

[2] Fëdor Dostoevskij. Opere complete in 15 volumi, Vol. 14: Diario di uno scrittore, San Pietroburgo, 1995.

[3] Cfr. sacerdote Mikhail Zheltov, Fondamenti storici e canonici dell'unità della Chiesa russa // La Chiesa e i tempi, №3 (84), 2018, p. 29-95.

[4] Ibid.

[5] Il Patriarca Kirill ha definito la dissoluzione dell'URSS come il crollo della Russia storica // https://vz.ru/news/2011/11/11/537962.html

[6] La Chiesa e i tempi, №5, 1998.

 
I 10 luoghi più interessanti della regione di Tver'

La regione di Tver' è ampia quasi il doppio della regione di Mosca. Comprende una moltitudine di attrazioni turistiche, da antiche chiese e siti risalenti ai tempi antichi a luoghi di bellezza naturale. Cosa c'è da vedere assolutamente?

1. Il "palazzo da viaggio" di Caterina la Grande a Tver'

Legion Media

La città fu fondata sul fiume Volga nel 1135. È 12 anni più vecchia di Mosca e gareggiò addirittura per diventare la capitale dell'antica Russia. Oggi è un importante centro regionale con una popolazione di circa 414.000 persone.

I viaggiatori da una capitale all'altra si fermavano spesso a Tver'. L'imperatrice Caterina II fece costruire addirittura un palazzo da viaggio a Tver' per avere un posto dove riposarsi lungo il percorso. Ora ospita la Galleria d'arte regionale di Tver'. Comprende collezioni di opere d'arte di proprietà dei governatori di Tver' provenienti da tenute di campagna nel Governatorato di Tver' che furono nazionalizzate dopo la rivoluzione bolscevica. Contengono opere di Aleksej Venetsjanov, Konstantin Korovin, Arkadij Plastov, Valentin Serov, Mikhail Vrubel' e altri artisti famosi.

2. Memoriale di Rzhev

Vitalij Smolnikov/TASS

La città di Rzhev si trova a 120 km da Tver'. Dall'ottobre 1941 al marzo 1943, qui ebbero luogo alcune delle battaglie più sanguinose della seconda guerra mondiale, inclusa la "battaglia di Rzhev". Le truppe sovietiche persero più di 1,3 milioni di uomini, compresi feriti, dispersi e prigionieri.

Un memoriale ai soldati caduti in battaglia è stato inaugurato a Rzhev nel giugno 2020. Al centro della composizione c'è una statua in bronzo di 25 metri di un soldato sovietico il cui cappotto "si trasforma" in uno stormo di gru, un riferimento a una delle canzoni più popolari e toccanti sulla guerra intitolata: 'Zhuravli' ("Gru"). È stato composto da Jan Frenkel su testi di Rasul Gamzatov.

3. Lago Seliger

Legion Media

Gli amanti delle attività ricreative all'aria aperta dovrebbero visitare le rive del Seliger almeno una volta nella vita! Questo enorme lago (260 kmq) di origine glaciale ospita circa 30 specie di pesci. Per questo i pescatori vi si recano in ogni periodo dell'anno e pescano dalle barche, dalla riva e, in inverno, attraverso le buche nel ghiaccio.

La sinuosa costa del lago ospita una moltitudine di diversi hotel e campeggi (oltre al glamping), quindi chiunque può soggiornarvi secondo le sue preferenze. E puoi tuffarti direttamente nel lago da una banja (stabilimento balneare)!

Uno dei punti di riferimento di Seliger è l'incantevole città di Ostashkov, la più grande sulle sue rive. Le sue principali attrazioni includono un museo di storia locale sovietica, ospitato in un'antica chiesa.

Potete anche fare un giro su un treno retrò lungo la tratta Seliger - Ostashkov - Bologoe.

4. Monastero Nilov (monastero di san Nilo di Stolobnyj)

Vladimir Skljarov/Getty Images

Una delle principali attrazioni della regione di Tver' è il Monastero Nilov, fondato nel XVI secolo. Anche questo attivo monastero è situato sulle pittoresche sponde del Lago Seliger. In epoca sovietica ha ospitato una colonia per giovani delinquenti, un campo di prigionia, un ospedale e un ostello turistico...

Secondo la leggenda, un monaco eremita di nome Nil, famoso per la sua diligente preghiera, si stabilì sull'isola di Stolobnyj sul lago. Si diceva che nessuna calamità o ladro potesse costringerlo a lasciare l'isola. Dopo la sua morte, altri monaci iniziarono a recarsi dove prima si trovava la sua cella e, alla fine, vi fondarono un monastero. Prima della rivoluzione bolscevica, era uno dei monasteri più venerati: migliaia di pellegrini lo visitavano per venerare le reliquie del venerabile Nil.

5. Torzhok

Santiago/Getty Images

Se a Torzhok avete tempo per mangiare,

Da Pozharskij è per voi il posto giusto.

Le loro polpette fritte sono una delizia,

E dopo il pranzo ve ne andrete leggeri!

Così scriveva Aleksandr Pushkin, che viaggiava spesso da San Pietroburgo a Mosca per vedere il suo amico Sergej Sobolevskij. Grazie al più illustre poeta russo, le "polpette di Pozharskij" – polpette di pollo macinato ricoperte di crostini di pane bianco – sono diventate la specialità più famosa della città. E rimangono ancora oggi il suo biglietto da visita.

Victoria Drey

Ma la città è famosa non solo per la gastronomia. Quello che un tempo era un importante centro commerciale, oggi si è evoluto in un'affascinante cittadina di provincia. Le cose da vedere includono il pittoresco scenario lungo le rive del fiume Tvertsa, il monastero dei santi Boris e Gleb, che è praticamente il più antico monastero dell'antica Rus' (si ritiene sia stato fondato nel 1038), e la chiesa dell'Ascensione, esempio unico locale di chiesa in legno del XVII secolo.

6. Il campanile allagato di Kaljazin

Anton Sokolov/Getty Images

Uno dei luoghi più famosi della regione è il campanile allagato di Kaljazin. La torre di 74 metri sporge dall'acqua non lontano dalle rive di un bacino artificiale. I turisti che fotografano il campanile a volte sono ignari del fatto che le rovine di un monastero un tempo fiorente giacciono nascoste sott'acqua.

La maggior parte del monastero della santa Trinità di Makar'ev fu demolito nel 1940, finendo nella zona allagata della centrale idroelettrica di Uglich sul fiume Volga, e nel bacino idrico di Uglich. Ciò che rimane oggi a ricordo del monastero sono il campanile, recentemente restaurato e imbiancato, e anche un insieme di affreschi miracolosamente salvati dal monastero.

7. La sorgente del Volga

Патрик87 (CC BY-SA)

È difficile credere che questa sorgente e questo ruscello nel rialto di Valdaj siano il luogo in cui nasce uno dei fiumi più grandi del mondo (e il più grande d'Europa). Accanto alla sorgente si trovano una cappella e una passerella con una targa: il luogo ideale per un selfie ricordo!

Nell'antica Rus', il fiume Volga è sempre stato tenuto in particolare considerazione: veniva descritto come "Madre Volga" e lungo il suo corso furono costruite una moltitudine di città; forniva cibo a un gran numero di regioni russe e continua a farlo anche oggi. giorno. Per questo motivo già da diversi secoli si compiono pellegrinaggi alla sua sorgente. Nel XVII secolo lì sorgeva un monastero, ma bruciò e non fu mai restaurato. Tuttavia nel 1912 ne fu costruito uno nuovo: il convento Olginskij.

8. Shirkov Pogost

Legion Media

Questo luogo sulle rive del lago Vselug (oggi parte del fiume Volga) è soprannominato il "Kizhi della regione di Tver'." Come la famosa Kizhi sul Lago Onega, Shirkov Pogost è interessante per la sua chiesa in legno a più livelli: in questo caso, la chiesa di san Giovanni Battista, un capolavoro dell'architettura russa in legno, costruita nel 1697.

Secondo una leggenda, il pogost [recinto di una chiesa, spesso adibito a cimitero, ndt] prese il nome in onore dei fratelli Shirkov, mercanti che fecero costruire la chiesa. Stavano portando due icone di Giovanni Battista da Novgorod a Mosca. In questo luogo deposero le immagini sacre e decisero di riposarsi, ma non poterono più riprenderle – e così decisero di costruire sul posto una chiesa senza usare un solo chiodo!

9. Vyshnij Volochok

Legion Media

La città prende il nome dalla parola volok ("trascinamento") – in altre parole, diverse imbarcazioni venivano trasportate attraverso una sezione di terra asciutta tra due specchi d'acqua. È vero che Vyshnij Volochok si trovava sullo spartiacque tra i bacini del Baltico (fiume Tsna) e del Caspio (fiume Tvertsa, affluente del Volga). Sotto Pietro I fu costruito tra i due fiumi il primo canale artificiale in Russia.

Vyshnij Volochok è sempre stato un importante punto di sosta sulla rotta da Mosca (e dalla Russia centrale) a San Pietroburgo. Grazie alla sua comoda posizione, lì c'erano molte fabbriche e impianti di produzione, dalle fabbriche di abbigliamento agli impianti di lavorazione del vetro e del legno. Volochok è anche famosa per la produzione dei valenki (stivali di feltro) e ha anche un museo dedicato a queste calzature e all'arte dell'infeltrimento a mano della lana.

Nella città sono sopravvissuti diversi vecchi edifici industriali, così come case che un tempo appartenevano a ricchi mercanti in una grande varietà di stili. Lì fu costruito anche un palazzo imperiale lungo la strada che oggi ospita una scuola.

10. Konakovo

Club fluviale Konakovo

Fino al 1929 il villaggio si chiamava Kuznetsovo, da allora fu ribattezzato in onore di Porfirij Konakov, un partecipante alla rivoluzione russa del 1905. La zona è famosa per le sue porcellane. La fabbrica di ceramiche di Konakovo fu fondata già nel 1809 ed è una delle più antiche della Russia. Non è più in attività, ma gli artigiani locali stanno utilizzando l'eredità del suo laboratorio artistico per rilanciare la produzione odierna. Gli oggetti possono essere acquistati come souvenir nella regione di Tver'.

Ma i turisti di oggi conoscono la località più come una riviera alla moda. Konakovo e la vicina Zavidovo sono luoghi famosi per le attività ricreative e gli sport acquatici. Le persone praticano la vela, il wakesurf e il wakeboard e ci sono una moltitudine di hotel e glamping per i soggiorni di vacanza. E la vicinanza all'autostrada M11 rende la posizione ancora più attraente (soprattutto per i moscoviti, che possono arrivarci in poco più di un'ora!).

 
Commenti sui recenti fallimenti dell’idea ‘pan-ortodossa’

In una settimana focalizzata sul cammino dell’unità dei cristiani, non guasta una riflessione sull’unità intergiurisdizionale ortodossa. Due recenti notizie sembrano avere raffreddato una visione di dialogo tra giurisdizioni: la prima è la lettera del Sinodo dei vescovi della ROCOR all'assemblea episcopale in Nord America (lettera che abbiamo tradotto e pubblicato sul sito il 20 gennaio), e la seconda è l’uscita dei vescovi del Patriarcato di Antiochia dalle assemblee episcopali del mondo. Questi due eventi hanno suscitato molti commenti nel mondo; diamo spazio nella sezione “Confronti” dei documenti alle valutazioni di due sacerdoti della ROCOR, padre John Whiteford e padre Andrew Phillips, che nei loro rispettivi blog negli Stati Uniti e in Inghilterra, ci aiutano a comprendere le ragioni dietro a questi avvenimenti.

 
La BBC ucraina scopre che la chiesa scismatica non ha alcun dato ufficiale sui numeri dei trasferimenti di parrocchie

foto: BBC

La BBC News ucraina ha condotto le proprie indagini sul calcolo del numero di comunità che hanno cambiato giurisdizione dalla Chiesa ucraina canonica alla chiesa scismatica e ha scoperto che, nonostante dichiarazioni costanti su centinaia di parrocchie trasferite, non ci sono, in effetti, dati organizzati sull'argomento.

Le autorità statali e gli scismatici ucraini sostengono che si sono trasferite almeno 350 parrocchie, mentre la Chiesa canonica ha affermato che solo 36 parrocchie si sono trasferite volontariamente, mentre altre 52 sono state sequestrate sia fisicamente che con votazioni falsificate.

I giornalisti della BBC hanno parlato con diversi funzionari responsabili degli affari religiosi e rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica per vedere se c'era una lista ufficiale di parrocchie che hanno cambiato giurisdizione.

"Ma abbiamo scoperto che non c'era niente del genere. Uno dei nostri interlocutori ha ammesso che persino i funzionari di alto grado che esprimono cifre specifiche non possono riferirsi a dati ufficiali", riferisce la BBC.

La stessa risposta è stata ricevuta da un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": non esiste un registro ufficiale delle parrocchie.

"Non ci sono dati ufficiali su un elenco di parrocchie trasferite alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha detto il capo del comitato statale per gli affari religiosi Andrej Jurash, anche se ha affermato che "tutti esprimono tendenze generali e un numero approssimativo".

Allo stesso tempo, tutti sembrano riferirsi a una mappa interattiva delle transizioni gestita dal Servizio di informazione religiosa dell'Ucraina (RISU), sebbene il direttore del sito Taras Antonshevskij abbia ammesso che ci sono stati diversi casi in cui informazioni errate sono state aggiunte alla mappa. Il designer della mappa Dmitrij Gorevoj ha spiegato che la mappa viene aggiornata in base alle informazioni dei media locali e dei social network.

Inoltre, l'arciprete Aleksandr Bakhov, capo del dipartimento legale della Chiesa canonica, ha rivelato in precedenza che le parrocchie trasferite erano state registrate non nella nuova chiesa, ma nel "patriarcato di Kiev" scismatico, che ha aderito alla nuova struttura ma continua a esistere legalmente. Da allora la nuova chiesa è stata ufficialmente registrata, ma con lo stesso nome legale della Chiesa canonica.

 
Da dove viene la dottrina del primato del Fanar nel mondo ortodosso?

Basandosi sul sistema del metropolita Giovanni, il patriarca Bartolomeo è il primo tra pari nel mondo ortodosso. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come teologo greco, Ioannis Zizioulas cerca di giustificare le pretese papali del patriarca Bartolomeo.

Le azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo in Ucraina hanno provocato la più grande crisi della Chiesa ortodossa dallo scisma del 1054.

E il problema non è solo nell'intervento di una Chiesa locale negli affari di un'altra, non solo nella disputa sul territorio canonico. Queste cose sono già accadute prima. E la rottura della comunione eucaristica non è qualcosa di nuovo. Ce ne sono state tra le Chiese di Antiochia e Gerusalemme, tra quelle di Gerusalemme e di Romania, ecc.

Il problema principale è nel tentativo di Costantinopoli di imporre all'intero mondo ortodosso un nuovo insegnamento sulla Chiesa e presentarlo come tradizionale per l'Ortodossia. Vale a dire, forzare l'intero mondo ortodosso, specialmente le "nuove" autocefalie (quelle apparse dopo i Concili ecumenici), a sottomettersi a un centro e a riconoscere i privilegi speciali della "Nuova Roma".

Fino al 2016, tali affermazioni esistevano più a livello di teoria che di pratica, ed erano sostenute in una certa misura solo dalle Chiese greche, mentre per le altre erano estranee e incomprensibili.

Sono state fatte periodicamente discussioni sul primato, come tra la Chiesa ortodossa russa e il metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) nel 2014, che, tuttavia, non hanno causato conflitti su larga scala.

Il segno premonitore della tempesta o stato il Concilio di Creta, nei cui regolamenti il Fanar ha tentato di consolidare il suo diritto a convocare i Concili ecumenici. Due anni dopo è seguita l'invasione di Costantinopoli in Ucraina. Dopo di che, al Fanar hanno dichiarato il loro diritto esclusivo di concedere un'autocefalia e di condurre un processo perentorio contro qualsiasi chierico. Il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è diventato la quintessenza delle rivendicazioni papali del patriarca Bartolomeo e della loro concezione di riferimento. Dopo tali azioni, il conflitto aperto tra il Fanar e le Chiese locali è divenuto inevitabile, e l'intero mondo ortodosso ne è stato coinvolto.

È necessario sottolineare una caratteristica: le pretese di potere di Costantinopoli si basano non solo su argomenti canonici storici, ma anche su un peculiare sistema teologico-dogmatico. E questo sistema è stato formato non ieri, ma diversi decenni fa. Il suo autore principale è il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas. Tra gli ucraini, è familiare soprattutto come membro della delegazione di Costantinopoli, che nel 2018 ha fatto il giro delle chiese locali per metterle di fronte al fatto del conferimento dell'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ecco perché l'analisi del sistema teologico di questo vescovo greco è necessaria per comprendere i processi attuali. Un'analisi dettagliata non è argomento da un singolo articolo. Consideriamo le caratteristiche generali di questo sistema.

Insegnamento sulla Chiesa locale

La base dell'ecclesiologia di Zizioulas è la dottrina della Chiesa locale e dell'Eucaristia.

Per molti, l'identificazione della Chiesa locale con i patriarcati autocefali o le metropolie è consuetudine. Tuttavia, Zizioulas la usa in un significato diverso, vale a dire: la chiesa locale è quella che ora viene chiamata diocesi. Analizzando il Vangelo e i primi testi cristiani, egli giunge alla conclusione che la comunità eucaristica, capeggiata dal vescovo, era inizialmente chiamata la Chiesa locale, circondata da un consiglio di anziani (sacerdoti). L'Eucaristia, la congregazione e il vescovo sono quindi elementi costitutivi della Chiesa.

Tale comunità, dice Zizioulas, combina lo storico (ciò che era e ciò che è) e l'escatologico (ciò che sarà e ciò che dovrebbe essere – il regno di Dio). Le caratteristiche principali della Chiesa locale sono la sua cattolicità e universalità: in un luogo in cui si radunano tutti i membri della Chiesa nella zona, vengono superate tutte le divisioni naturali e sociali: sesso, razza, nazione, lingua, professione, stato, ecc. Ogni Chiesa locale nella comprensione di Zizioulas esprime la pienezza della Chiesa come Corpo di Cristo.

A prima vista, tutto è abbastanza ortodosso: la Chiesa, secondo Zizioulas, non è un'organizzazione, è un modo di vivere concentrato nell'Eucaristia. Leggendo questo ragionamento, si più pensare che questa sia una vera fede ortodossa. Tuttavia, dopo aver osservato i dettagli, si resta sorpresi nel trovare una metamorfosi sorprendente.

In una sezione di "Essere in comunione", Zizioulas parla molto del fatto che un vescovo non esiste senza una comunità, il servizio nella Chiesa è impensabile senza una comunità, il potere e il carisma del vescovo sono di natura "relazionale", ecc. Ma poi, inaspettatamente, egli proclama di affermare che il vescovo è il principio esclusivo dell'unità della comunità.

Nel 2014, questa tesi di Zizioulas sarà ripetuta dal metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) nell'articolo "Primus sine paribus": "a livello ecclesiologico della Chiesa locale, il principio di unità non è un presbiterio o un ministero comune dei cristiani, ma l'identità del vescovo!"

La domanda sorge spontanea: se il vescovo è la fonte esclusiva dell'unità della comunità, allora qual è il vero contenuto della sobornost [1]? In che modo la fonte dell'unità può essere al di fuori o al di sopra della comunità?

Così, già a livello dell'insegnamento di Zizioulas sulla Chiesa locale, si può vedere che la cattolicità, la comunità e la comunione assumono un carattere astratto e contraddittorio.

E questo sembra essere collegato alla schematica dialettica che egli trae dalla dottrina peculiare della Trinità, cercando di estrapolare questo schema a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica.

Discorso sulla dottrina della "monarchia" del Padre: l'ipostasi di Dio padre è il principio (cioè l'inizio, la fonte) dell'unità della Trinità. Allo stesso tempo, Zizioulas oppone personalità ed essenza, sostenendo che l'unità della Trinità è assicurata non attraverso una singola essenza, ma attraverso l'ipostasi di Dio Padre, che è "l'inizio unico" della Trinità.

Dottrina del primato

Il ruolo principale nelle sue argomentazioni sul primato è giocato dal principio di "uno-molti", che estrae per astrazione dalla dottrina della Trinità, di Cristo e dell'Eucaristia. Secondo questo principio, l'unità e la comunicazione dei "molti" è impossibile senza "l'uno", che Zizioulas, senza alcuna spiegazione, identifica con il "primo".

Quindi Zizioulas, per analogia, applica questo principio alla struttura gerarchica nella Chiesa, sostenendo che a ogni livello della vita della chiesa – locale, regionale e universale – deve esserci un vescovo primate.

Già qui si può scoprire l'errore metodologico più grave di Zizioulas. Un paragone astratto tra la Trinità e la struttura della Chiesa senza alcuna spiegazione è assolutamente inaccettabile. Perché in questo caso, il relativo e l'assoluto sono mescolati e si introduce una gerarchia intollerabile nella comprensione della Trinità. Se Dio il Padre è un prototipo del vescovo "superiore" nella Chiesa, allora nella Trinità svolge la funzione di "superiore", cosa che confina con l'assoluta eresia e contraddice gli insegnamenti dei Padri della Chiesa sull'uguaglianza di tutte le persone della Trinità. D'altra parte, la gerarchia ecclesiastica è assolutizzata e "divinizzata".

In generale, il "principio di analogia" è di per sé discutibile come metodo teologico. Per esempio, l'arciprete Sergej Bulgakov, un rappresentante della scuola teologica di Parigi, paragonò le persone della Trinità con le differenze di sesso nell'uomo, associando lo Spirito Santo alla "femminilità". Ovviamente, l'uso di analogie può portare alla pura fantasia al di là della realtà. Sembra che nel caso di Zizioulas abbiamo a che fare con la stessa fantasia.

La dottrina della "monarchia del Padre" è stata usata per confermare il primato di Costantinopoli da parte del metropolita Elpidophoros nel menzionato articolo "Il primo senza uguali", dove difendeva anche uno speciale "ordine teologico" nella Trinità: "La Chiesa ha sempre e sistematicamente compreso la personalità del Padre come primaria nella comunicazione della santa Trinità" . Probabilmente, Elpidophoros ha preso in prestito questa tesi proprio da Zizioulas, traendo un'analogia tra il vescovo e Dio Padre.

Contro un'analogia così volgare e primitiva tra la Trinità e la Chiesa si è espresso un noto teologo greco, il metropolita Hierotheos (Vlachos):

"La Chiesa, secondo gli insegnamenti dell'apostolo Paolo, è il corpo di Cristo, il fondamento della Chiesa è centrato su Cristo, non triadicentrico, perché Cristo è "uno della santa Trinità", e si è incarnato, cioè ha accettato e vissuto la natura umana. Quando la Chiesa è caratterizzata come "immagine" o "a immagine della Santa Trinità", allora dal lato strettamente teologico c'è confusione tra teologia ed economia, e confusione tra l'increato e il creato. Inoltre, nella definizione della Chiesa come immagine della Santa Trinità, appaiono numerosi problemi che riguardano il confronto tra le Chiese e le proprietà ipostatiche delle persone della santa Trinità!"

Anche se confrontiamo le relazioni all'interno della Trinità alle relazioni tra le Chiese locali, dobbiamo assumere che debba esistere una sola Chiesa, che sarebbe la fonte e l'inizio di tutte le altre Chiese locali, proprio come Dio il Padre è la fonte della Trinità, e Cristo è la fonte e il capo della Chiesa. fate attenzione alla retorica di Costantinopoli, che spesso si definisce la "Chiesa madre" e "la madre di tutte le Chiese"! Tali affermazioni non sono affatto casuali e sono dovute alla necessità di conformarsi alla logica del principio astratto "uno-molti". Questa è una dimostrazione pratica di come l'insegnamento di Zizioulas influenza la retorica di Costantinopoli.

Ma il fatto è che Costantinopoli non è stata storicamente una fonte per altre Chiese. Solo la Chiesa di Gerusalemme ha il diritto di rivendicare questo ruolo. Pertanto, Costantinopoli deve cercare ulteriori argomenti a favore del fatto di essere "l'inizio" e "la fonte" di tutte le Chiese ortodosse. Sorgono quindi chimere ideologiche che sostengono che Costantinopoli è la fonte della purezza dell'insegnamento ortodosso, ecc. Pertanto, si presume che le altre Chiese locali non possano mantenere la loro coscienza dogmatica nella purezza se non nella comunione con il "primo trono" di Costantinopoli, che è il portatore di questo ellenismo "infallibile".

* * *

In primo luogo, l'errore principale di Zizioulas è che crede che l'analogia possa essere la base per l'insegnamento sulla Chiesa. Tuttavia, l'analogia è solo analogia. La Chiesa in realtà non è l'immagine della Trinità, e i primi ierarchi della Chiesa non sono l'immagine di Dio Padre. Un tale confronto non può essere permesso tranne che come una metafora. Non è chiaro perché Zizioulas avesse bisogno di conclusioni così astratte quando ci sono definizioni più realistiche della Chiesa. Ma forse lo fa perché queste conclusioni consentono certe manipolazioni.

In secondo luogo, il contenuto dell'analogia stessa non è corretto. Il modo in cui Zizioulas descrive la Trinità non corrisponde all'insegnamento ortodosso e si situa all'orlo dell'eresia.

Sia il primo che il secondo errore permettono a Zizioulas di effettuare una manipolazione, che consiste in una "neutralizzazione" piuttosto virtuosa del concetto di conciliarità. Da un lato, Zizioulas ripete costantemente che "l'uno" non esiste senza "i molti". Sembrerebbe che questa sia la logica della conciliarità. Tuttavia, la seconda parte della tesi trasforma la prima in una formalità. Se la fonte dell'unità dei "molti" si trova in un "uno", che è identificato con il "primo", allora la sobornost, quindi, "si rovescia" e viene percepita dal Fanar dal punto di vista della "prospettiva inversa".

Nella retorica pratica, ciò si riflette nell'identificazione del potere e della responsabilità. Costantinopoli ripete continuamente che i suoi privilegi non sono un potere, ma una "responsabilità transfrontaliera", e la fonte di questa responsabilità non è nelle Chiese locali esistenti, ma nella stessa Costantinopoli! Parafrasando Orwell [2], le tesi fanariote possono essere rappresentate come segue: la libertà è sottomissione, il potere è amore, la comunicazione è l'opinione di ciascuno, ecc.

Cioè, Costantinopoli, per così dire, dice: ci prendiamo cura di voi, vi serviamo, ci struggiamo per il vostro bene e sopportiamo perdite di reputazione. E dal suo punto di vista, questa sarebbe la "collegialità"! Ma allo stesso tempo, i fanarioti credono di essere i soli a sapere qual è il vero bene per le altre Chiese locali. La conciliarità, quindi, si trasforma in un'astrazione, separata dalla volontà reale delle Chiese locali e sostituita dalla volontà soggettiva e dall'idea del bene comune di Costantinopoli.

Tale manipolazione è molto simile alla dottrina cattolica del primato e l'infallibilità del papa. Anche i cattolici giustificano il primato nelle categorie di "ministero", "responsabilità", ecc. Ovviamente, tutti i modelli "papisti" alla fine devono giustificare l'infallibilità del "primo senza eguali".

L'errore di queste teorie è ovvio. La sobornost non è sottomessa al "primo", anche se questi si considera un "servitore del Concilio" e implica una discussione congiunta obbligatoria delle questioni più importanti per la Chiesa. In questo contesto, la comprensione generale dell'essenza della "comunicazione" di Zizioulas è erronea. E questo è un triste esempio di come la teologia, orientata alla filosofia personalistica (con i suoi ideali di libertà, personalità e amore), sia diventata il suo opposto.

Note alla traduzione francese:

[1] Sobornost (Соборность, "comunità spirituale di persone che vivono insieme") è un termine importante nel vocabolario religioso e filosofico in seno alla Chiesa ortodossa russa. Conciliarità... [2] Cfr 1984, pubblicato nel 1949. in questo romanzo, la lingua manipola le nozioni più elementari per mantenere le persone in soggezione. Il nuovo linguaggio teologico inetto dei fanatioti di Istanbul permette la medesima soperchieria.

 
Prove scientifiche che Gesù offrì una benedizione sacerdotale al momento della risurrezione

Se la teoria degli scienziati è corretta, e se l'immagine è davvero Gesù di Nazareth al momento della risurrezione, allora la prima cosa che Gesù ha fatto con la sua mano dopo essere tornato in vita è stata quella di rendere la configurazione della mano molto simile a quella che usano i sacerdoti ortodossi quando benedicono...

Ecco qualcosa di completamente diverso che la coscienza collettiva deve considerare. La mia attenzione si è attivata solo stamattina e sto cercando di capire.

Un amico mi ha trasmesso un documentario di 50 minuti sulle "nuove scoperte" sulla Sindone di Torino. Il documentario è del 2008, a quanto pare; Non sono riuscito a trovare alcun seguito a queste presunte nuove scoperte, quindi non so se siano state smentite o convalidate.

screenshot dal documentario

In breve, il documentario, basato sul lavoro di scienziati siciliani, afferma di aver fatto nuove scoperte sulla Sindone basate sulla "fotogrammetria" – la scienza che effettua misurazioni della distanza delle superfici raffigurate sulle fotografie. Utilizzando questa tecnica e immagini ad alta risoluzione, gli scienziati affermano di aver trovato una serie di oggetti sul corpo dell'uomo nella Sindone, tra cui, in particolare, i tefillin, piccole scatole di cuoio contenenti passaggi delle Scritture che gli ebrei ortodossi osservanti indossano legati al braccio sinistro e alla testa mentre pregano.

Cosa ancora più interessante, gli scienziati sostengono che il loro studio ha dimostrato che l'immagine sulla Sindone non è statica, ma in realtà raffigura una leggera oscillazione. È, dicono, come una fotografia stroboscopica, che mostra un leggero movimento della figura mentre intense esplosioni di energia emanano dal suo corpo. Ecco un esempio di una moderna fotografia stroboscopica scattata professionalmente:

Kristine/Flickr

Il movimento all'interno dell'immagine sindonica, si sostiene, è molto più ristretto, ma pur sempre visibile. Se l'immagine è infatti uno scorcio del momento della risurrezione di Cristo, allora è più simile a una sorta di video dei primi secondi della risurrezione, raffigurante il movimento oscillante di Cristo.

Vedete l'immagine all'inizio di questo post? Raffigura la mano destra dell'Uomo della Sindone. Ma questa tecnica di imaging mostra anche la stessa mano con il pugno semichiuso. Se la teoria degli scienziati è corretta, e se l'immagine è davvero Gesù di Nazareth al momento della risurrezione, allora la prima cosa che Gesù ha fatto con la sua mano dopo essere tornato in vita è stata quella di rendere la configurazione della mano molto simile a quella che usano i sacerdoti ortodossi quando benedicono: una posizione della mano molto antica, derivata in parte dai gesti delle mani greco-romane che tracciano un significato particolare. Ecco un dettaglio della famosa icona del Cristo Pantocratore del VI secolo conservata nel monastero di santa Caterina sul Monte Sinai:

Il documentario non lo sottolinea, forse perché gli scienziati sono cattolici romani e non ne hanno riconosciuto il significato. È anche possibile che la mano dell'uomo della Sindone si sia spostata in quella posizione per pura coincidenza. Ma è emozionante considerare la possibilità che l'uomo della Sindone, se è il Cristo Risorto, abbia compiuto, come suo primo atto immediato dopo il ritorno della vita nel suo corpo, un gesto di santa benedizione.

Ora, il mio scetticismo nei confronti di questo documentario è duplice. Primo, nella mia ricerca (certamente limitata), non sono riuscito a trovare nulla che riproduca questi risultati, o addirittura che li analizzi in modo indipendente. Forse voi lettori potete indicarmi qualcosa. In secondo luogo, guardando il video, nella maggior parte dei casi non riesco a vedere le immagini che gli scienziati sostengono che siano visibili. È certamente possibile che il documentario non riesca a ricreare lo stesso dettaglio visibile con gli strumenti. È anche probabile che un occhio inesperto non possa vedere ciò che vedono occhi allenati. Ma una parte di me si chiede fino a che punto le persone vedono ciò che vogliono vedere.

Per mettere le carte in tavola, io credo che la Sindone di Torino sia stata il lenzuolo funebre di Gesù Cristo. Detto questo, non voglio affrettarmi ad accettare le scoperte di questi scienziati. Quindi, mi rivolgo al vasto pubblico dei lettori di questo blog per avere indicazioni.

 
Robert Powell e il suo ritratto di Gesù

In un articolo del suo blog Mystagogy, John Sanidopoulos racconta l’impatto che il film Gesù di Nazaret di Franco Zeffirelli ha avuto sulla sua coscienza di giovane ortodosso greco-americano, e riporta sul suo blog una serie di considerazioni, inclusa un'intervista a Robert Powell, che ha interpretato Gesù nel film. Presentiamo la traduzione italiana dell’articolo nella sezione “Confronti” dei documenti, come testimonianza di una fonte cinematografica che, pur con alcuni limiti, continua a ispirare i cristiani in tutto il mondo ortodosso.

 
I macedoni in Grecia chiedono a Costantinopoli di poter avere servizi nella loro lingua

foto: Unione dei Giornalisti ortodossi

Sulla scia della decisione appena implementata di rinominare la Macedonia come Repubblica della Macedonia del Nord e con la "Chiesa ortodossa macedone" scismatica che continua a sperare in un'autocefalia da Costantinopoli, i macedoni che vivono in Grecia hanno presentato una petizione al Patriarcato di Costantinopoli perché sia loro consentito di avere servizi nella propria lingua

Il partito politico "Raduga" (Arcobaleno) della Grecia, che rappresenta i macedoni etnici che vivono in Grecia, ha inviato una lettera al patriarca Bartolomeo, chiedendo che inizino a essere celebrati servizi in lingua macedone, come riferisce Romfea.

"Vogliamo che la Divina Liturgia si tenga nella lingua macedone moderna... nelle regioni della Grecia dove vivono cristiani ortodossi macedoni, cittadini della Grecia", si legge nella lettera, dove si osserva che la loro lingua appartiene alla famiglia delle lingue slave meridionali che risalgono alla missione dei santi Cirillo e Metodio nel IX secolo.

Secondo Romfea, questo è il primo quadro completo di rivendicazioni di diritti religiosi delle minoranze. Tuttavia, è improbabile che il patriarca Bartolomeo conceda tale richiesta, dato che la sua sensibilità greca è fortemente offesa dal suggerimento che un popolo slavo possa essere chiamato macedone e parlare la lingua "macedone".

A settembre, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato che non avrebbe mai riconosciuto la "Chiesa ortodossa macedone" scismatica solo per il suo nome.

La lettera sottolinea che i macedoni sono stati a volte costretti con la violenza a cambiare lingua, nomi e identità nazionale attraverso persecuzioni e restrizioni contro di loro iniziate nel 1913.

"In passato, i metropoliti nel nord della Grecia guidavano la distruzione delle chiese ortodosse macedoni con agiografie e iscrizioni in cirillico, con la scusa che erano fatiscenti", scrivono i macedoni. Ancora oggi, i macedoni in Grecia sono vittime di implicita ostilità e intolleranza da parte di molti sacerdoti delle diocesi delle Nuove Terre del Patriarcato ecumenico.

Data la ratifica dell'accordo tra Grecia e Macedonia settentrionale, è tempo di porre fine all'ingiustizia e trovare una soluzione ai problemi religiosi attraverso il dialogo, scrive il partito Arcobaleno.

"Non c'è democrazia senza tolleranza per le minoranze. Questo è ciò che lei, Santità, sottolinea in ogni occasione", dice la lettera.

Il partito chiede anche il diritto di battezzare i propri figli con i nomi tradizionali macedoni, osservando quanto sia offensivo che anche i morti siano commemorati con un nome diverso da quello che hanno portato mentre erano sulla terra, con i quale tutti i loro cari li conoscevano.

La "Chiesa macedone" si è rivolta alla Chiesa ortodossa bulgara nel novembre 2017 per ricevere assistenza nel diventare una Chiesa autocefala riconosciuta a livello canonico. La Chiesa bulgara ha accettato di aiutare, cosa che ha fatto arrabbiare molto le Chiese di Serbia e Grecia, e anche il Patriarcato di Costantinopoli.

I macedoni si sono quindi appellati anche a Costantinopoli per la regolarizzazione del loro status canonico, ricevendo vari tipi di risposte.

 
L'Unione dei giornalisti ortodossi lancia le versioni greca e romena del sito

la versione greca del sito web dell'Unione dei giornalisti ortodossi

Ora, greci e romeni ortodossi saranno in grado di ricevere informazioni veritiere sugli eventi in Ucraina.

Il 10 giugno 2019, l'agenzia di stampa Unione dei giornalisti ortodossi ha lanciato le versioni del sito in greco e in romeno.

Il rilascio delle nuove versioni del sito consentirà di indebolire il blocco delle informazioni sulla Chiesa canonica in Ucraina e di espandere la cerchia dei paesi i cui residenti possono ricevere informazioni oggettive su ciò che sta accadendo nella vita religiosa del nostro paese.

Per familiarizzare con le nuove versioni del sito, basta selezionare la lingua che vi interessa nell'angolo in alto a destra della sua pagina.

Il 6 maggio 2019, in Polonia, l'Unione dei giornalisti ortodossi è stata insignita del premio del principe Konstantin Ostrogsky Foundation  e di una medaglia per il suo contributo allo sviluppo del giornalismo ortodosso e alla copertura obiettiva degli eventi nella vita ecclesiastica in Ucraina. La cerimonia di premiazione, giunta al trentesimo anno, si è svolta nell'ambito dell'apertura del festival internazionale "I giorni della musica ecclesiastica a Hajnówka", che si svolge sotto il patronato del presidente polacco Andrzej Duda.

 
Perché questo imprenditore statunitense è venuto in Russia e si è convertito all'Ortodossia

Cresciuto nell'atmosfera dei "cattivi russi" promossa dai mass media americani, Richard Burgunder ha deciso di prendere una decisione sul paese e sulla sua gente.

Richard Burgunder, 42 anni, del Colorado, ex atleta estremo ed esperto di relazioni internazionali, racconta cosa vuol dire essere uno studente a San Pietroburgo e spiega perché ha deciso di convertirsi all'Ortodossia. Ecco come è cambiata la sua visione della Russia dopo aver vissuto il paese da studente.

Dalle idee sbagliate al pensiero critico

alle Notti Bianche

Mi sono interessato alla cultura russa fin dall'infanzia, quando eravamo spesso bombardati da stereotipi negativi sui russi. Anche durante gli ultimi giorni dell'Unione Sovietica, molti americani credevano che ogni giorno potesse diventare un Armageddon nucleare e da allora hanno tentato di indottrinarci nella loro visione del mondo.

Sono sempre stato un pensatore critico e mi sono chiesto perché non fossero state esposte altre prospettive nel cinema, nella televisione, nella cultura popolare e nei media. Mentre studiavo alla Penn State University, ho stretto amicizia con molte persone provenienti da tutto il mondo, che hanno ampliato il mio interesse per altre culture. Ho poi trascorso 3 anni a New York City, dove ho incontrato più persone provenienti da paesi slavi, inclusa la Russia. I miei coetanei mi hanno parlato della loro terra natale, che spesso evocava pensieri di avventura e mistero. Quindi ho deciso che volevo visitare la Russia.

escursione culturale della scuola estiva internazionale dell'Università ITMO

Nel 2013 mi sono trasferito in Colorado per concentrarmi sulla mia carriera di atleta professionista estremo e di dirigente sportivo. Ho anche fatto domanda per lavorare alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, ma purtroppo sono arrivato in ritardo. L'opportunità è finalmente arrivata nel 2019. Inizialmente stavo cercando un programma educativo e mi sono iscritto alla scuola estiva internazionale di lingua e cultura russa presso l'Università ITMO di San Pietroburgo.

La capitale culturale della Russia

con un artista di strada in Piazza del Palazzo

Prima di visitare la Russia, conoscevo già molti dei famosi autori della letteratura russa. Ho letto 'L'arcipelago Gulag' e 'La barriera contro il cancro' di Aleksandr Solženicyn, 'Le piccole tragedie' di Aleksandr Pushkin, 'I demoni' di Fëdor Dostoevskij. Ho guardato animazioni e film dell'era sovietica. Ero molto entusiasta del viaggio; ho letto molto e ne ho discusso con i miei amici. Mi aspettavo con tutto il cuore un'esperienza molto intrigante, una cultura completamente diversa. E le aspettative che avevo sono state superate.

museo dell'incrociatore Aurora con gli studenti dell'ITMO

Era luglio e, se ricordo bene, faceva piuttosto freddo e pioveva molto. Durante il mio soggiorno ci sono stati solo tre giorni di sole. Il giorno in cui sono arrivato è stato uno di questi. Erano circa le 15 e un mio amico dell'ITMO mi ha portato a fare un giro per la città. Abbiamo finito dopo mezzanotte e ho assistito alle incredibili Notti Bianche, per la prima volta nella mia vita. Ad essere onesti, non sapevo molto di tutto. Mi chiedevo perché quella sera ci fosse come la luce del giorno e lui mi spiegò che era a causa delle Notti Bianche.

Era anche così impressionante con i ponti levatoi che si aggiungevano allo skyline, così come la musica, il cibo e tanta gente intorno... Davvero festoso!

la laurea

Parlando con la gente del posto, ho sentito che chiamano San Pietroburgo la capitale culturale della Russia e non posso essere in disaccordo con questo. La città era straordinariamente bella e pulita. I residenti sono stati cortesi, molto desiderosi di aiutare e hanno espresso la loro opinione, spesso trasformando i nostri dialoghi in conversazioni molto interessanti.

progetto finale della scuola estiva dell'ITMO

L'architettura barocca e la conservazione degli edifici storici in tutta la città erano uno spettacolo da vedere. Tuttavia, niente era più sorprendente che vedere le numerose cupole a cipolla delle chiese ortodosse luccicare al tramonto in ogni direzione di San Pietroburgo.

Momenti sacri

in cima alla cattedrale di sant'Isacco

Non ci sono molti credenti ortodossi negli Stati Uniti – meno dell'1% – ma il loro numero è cresciuto negli ultimi anni.

Ora io sono uno di loro. Sono cresciuto come cattolico romano e ho praticato per gran parte della mia vita fino all'età adulta. Tuttavia, mi sono allontanato dal cattolicesimo, poiché veniva sempre più sovvertito dal globalismo. Nella prima fase del mio risveglio spirituale, ho esplorato le chiese cattoliche tradizionali nelle montagne del Colorado, ma sono rimasto deluso.

Avendo già un vivo interesse per la cultura russa, ho iniziato a esplorare l'Ortodossia. All'inizio sapevo poco dell'Ortodossia, poiché mi era completamente estranea. C'era un'aria mistica che circondava la Chiesa ortodossa da una prospettiva occidentale. Ho iniziato a saperne di più sull'Ortodossia leggendo numerose pubblicazioni e libri online.

Due dei libri più influenti che mi hanno spinto verso l'Ortodossia sono stati "La Santa Rus': la rinascita dell'ortodossia nella Nuova Russia" di John P. Burgess e "La creazione della Santa Russia: la Chiesa ortodossa e il nazionalismo russo prima della rivoluzione" di John Strickland.

Il libro di John Burgess è stato particolarmente interessante, poiché anche lui è originario della mia città natale e ha viaggiato molto in tutta la Russia con la sua famiglia mentre documentava la rinascita dell'Ortodossia. Il suo libro mi ha ispirato ad immergermi nell'Ortodossia in Russia.

alla fortezza e alla cattedrale dei santi Pietro e Paolo

Mentre ero a San Pietroburgo, ho visitato la cattedrale navale di san Nicola, la cattedrale di sant'Isacco e la cattedrale di Kazan'. L'architettura, l'iconografia e l'oro mi hanno davvero colpito.

È stato come tornare ai tempi antichi e in quel momento mi sentivo davvero come se fossi in un altro mondo. Sono anche salito sul tetto di sant'Isacco e la vista dall'alto era fenomenale. Queste esperienze hanno consolidato la mia convinzione che l'Ortodossia fosse più autentica rispetto al Cattolicesimo.

Era il 2020 quando ho adottato l'Ortodossia. Ho trascorso cinque settimane come catecumeno – una specie di studente – con i monaci del monastero della santa Trinità vicino a Jordanville, New York, che è il monastero e la scuola teologica più sacra in Occidente sotto la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

battesimo nella Chiesa ortodossa russa al monastero della santa Trinità a Jordanville, New York, con uno ieromonaco e assistente decano degli studenti presso la scuola del seminario e un sacerdote e istruttore presso la scuola del seminario al monastero della santa Trinità

Il 27 dicembre 2020 sono stato battezzato. Mi sono sentito riportato indietro nel tempo e ho sperimentato un mondo completamente diverso. La mia visione del mondo è cambiata considerevolmente da quando ho abbracciato l'Ortodossia. Sento di essere diventato più cosciente e presente. La cosa più importante nella vita per una persona ortodossa è vivere una vita centrata su Dio, invece che centrata sull'uomo. I miei genitori e la mia famiglia mi hanno sostenuto nel cambiare fede, ma non comprendono appieno le tradizioni teologiche dell'Ortodossia. Tra tutti i santi ortodossi, mi sento più vicino a sant'Antonio il Grande, poiché alcuni aspetti della sua vita rispecchiano la mia.

Adesso mi piacerebbe vedere di più di Mosca, che ho incontrato solo cambiando aeroporto e, magari, visitare la Russia in inverno, per vedere alberi coperti di neve e cupole a cipolla.

Come ex atleta professionista estremo, mi interessa anche scalare il Monte Elbrus e sto anche cercando di competere nella Skymarathon del 2023.

Richard Burgunder è il fondatore e amministratore delegato di un'azienda di servizi professionali. Potete seguirlo su Burgunder.com.

 
I disordini a Kiev e le risposte delle Chiese

La pagina Facebook della nostra parrocchia ha avuto un picco di visite in seguito alla segnalazione dei monaci della Lavra delle Grotte di Kiev che si sono interposti tra i manifestanti e la polizia. Ricordiamo ai lettori che, mentre il “Patriarcato di Kiev” e la Chiesa greco-cattolica ucraina hanno incitato il popolo a protestare contro il governo (...sarà proprio un caso che le manifestazioni più violente siano iniziate il giorno dell’Epifania?), la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca è l’unica che non ha ufficialmente preso parte, ma ha fatto appelli alla pace e alle discussioni, offrendo persino le proprie sedi per i negoziati. A quanti non hanno gli occhi foderati di salo, non sarà difficile capire a quale Chiesa stia veramente a cuore il bene dell’Ucraina e del suo popolo.

 
Poroshenko ha promesso a Costantinopoli delle proprietà in cambio del tomos d'autocefalia

foto: kp.ru

Il presidente ucraino Petro Poroshenko si è impegnato a trasferire "edifici e locali e altre proprietà" alla stavropegia del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina in cambio del tomos d'autocefalia concesso il 6 gennaio a Istanbul.

L'11 ottobre il Santo Sinodo di Costantinopoli ha annunciato che, oltre a creare una nuova chiesa scismatica in Ucraina, stava anche ristabilendo la propria presenza in Ucraina. Hanno nominato l'archimandrita Mikhail (Anishchenko) come capo delle istituzioni stavropegiali nella loro sessione del 9-11 gennaio.

Dopo essere stato illegalmente tenuto nascosto dall'amministrazione presidenziale per quattro mesi, l'accordo sulla cooperazione e l'interazione tra l'Ucraina e il Patriarcato di Costantinopoli, firmato da Poroshenko e dal patriarca Bartolomeo a Istanbul il 3 novembre, è stato presentato e pubblicato da ukranews.com.

Il documento appena pubblicato rivela che Poroshenko ha promesso di facilitare l'acquisizione delle varie proprietà ritenute necessarie "per il funzionamento della missione" in cambio del tomos. Poroshenko ha ripetutamente dichiarato di non aver interferito e che non interferirà negli affari della Chiesa, sebbene lo faccia ripetutamente.

Inoltre, il documento specifica che "In conformità con lo scopo dell'accordo, l'Ucraina faciliterà... l'acquisizione..." (enfasi aggiunta), sebbene l'amministrazione di Poroshenko abbia affermato in precedenza di non essere obbligato a pubblicare l'accordo perché l'aveva firmato come privato piuttosto che come capo di stato, e il documento mostra che tale affermazione è falsa.

Secondo la legge ucraina, tutti i documenti firmati ufficialmente dal Presidente devono essere resi disponibili al pubblico entro 5 giorni lavorativi, ma l'amministrazione ha trattenuto l'accordo per mesi.

Ukranews.com ha offerto una spiegazione per il lungo ritardo:

Dopo aver esaminato l'accordo firmato sulla cooperazione e l'interazione tra l'Ucraina e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il motivo per il rifiuto dell'amministrazione di fornire il suo testo diventa chiaro. Non è utile, alla vigilia delle elezioni presidenziali, che Poroshenko riconosca il fatto che il prezzo della creazione di una Chiesa ortodossa locale autocefala e dell'ottenimento del tomos di autocefalia per la Chiesa ortodossa dell'Ucraina è stato il trasferimento di proprietà statali al libero uso permanente del Patriarcato ecumenico.

Ricordiamo che il 18 ottobre il parlamento ucraino adottò una legge per trasferire la storica chiesa di sant'Andrea a Kiev al Patriarcato di Costantinopoli, e la proprietà è stata poi trasferita dal Consiglio dei ministri il 28 novembre. I vescovi di Costantinopoli vi hanno servito per primi, senza la necessaria benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, il 13 dicembre, solo due giorni prima del "concilio d'unificazione". Hanno irritato i loro parrocchiani nazionalisti ucraini celebrando parte del servizio in slavonico ecclesiastico.

In precedenza, la chiesa di sant'Andrea apparteneva alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica presieduta da Makarij Maletich, che in seguito ha detto di essere stato ingannato da Poroshenko e si è pentito di aver rinunciato alla chiesa.

 
Il mito del "patriarca calvinista"

Nota del webmaster: il Centro di informazione cristiana ortodossa ha chiesto all'arcivescovo Chrysostomos, direttore accademico del Centro per gli studi ortodossi tradizionalisti, di esaminare i commenti fatti da una pubblicazione protestante denominata Credenda Agenda nei loro articoli "Confessio Fidei" e "The Reformation that Failed" (di Chris Schlect, cfr Vol.6, N.5). Sua Eminenza ha risposto favorevolmente e ha fatto una serie di commenti sulle questioni in discussione, di cui presentiamo di seguito estratti in una forma sintetica e selezionata. Questa è la prima di numerose puntate che rispondono agli articoli in Credenda Agenda.

Proprio come oggi bisogna vedere il mondo ortodosso nel suo più ampio contesto storico, così anche ai tempi del patriarca Kyrillos, l'Ortodossia esisteva in un mondo di realtà politica che deve essere attentamente studiato, per vedere quali implicazioni sorgono al di là della sua specifica testimonianza e per affrontare fedelmente l'Ortodossia a livello generale. A tal fine, lasciatemi dire, come osservazione generale, che con la caduta di Costantinopoli l'Oriente ortodosso è caduto sotto la dominazione latina e il giogo turco. La sua sopravvivenza minacciata, il suo primato spirituale e intellettuale ceduto all'Occidente, l'Ortodossia nel sedicesimo e diciassettesimo secolo assunse un carattere storico che non può essere applicato universalmente all'esperienza e all'ethos della Chiesa, e soprattutto, ancor più, senza un attento e preciso esame.

Troppi studi accademici oggi provengono da fonti secondarie ed enciclopediche, offerte da studiosi inadeguati che ignorano le fonti primarie e che, nel campo degli studi ortodossi, non riescono a comprendere il pensiero dei Padri. Per esempio, l'intrigo politico che circonda il regno del patriarca Kyrillos è molto complesso. Coinvolge questioni teologiche e politiche risalenti all'epoca del suo mentore e (molto probabilmente) parente, il patriarca Meletois (Pegas) di Alessandria, e alla forte opposizione di Loukaris alla Chiesa latina e all'Unia, un'opposizione che lo ha portato in conflitto con alcuni ambienti (sia ad Alessandria che a Costantinopoli) che avevano principalmente ragioni politiche per la loro simpatia con Roma. Ridurre questi complicati fattori ad una presunta opposizione all'interno della Chiesa ortodossa al cosiddetto protestantesimo del patriarca Kyrillos è assurdo. Una tale errata riduzione crea anche un mito sul Patriarca che è in larga misura una produzione degli studi occidentali e di quelli ortodossi succubi dell'Occidente. Ignora anche le ipotesi storiografiche standard degli scrittori ortodossi greci, che hanno una conoscenza molto più ampia dell'Ortodossia nell'età in questione rispetto alle loro controparti occidentali. In questo senso, è piuttosto sorprendente che uno di questi articoli in Credenda Agenda cerchi di trarre qualcosa dal fatto che la "Confessio fidei" del Patriarca sia stata pubblicata a Ginevra. Possiamo immaginare che sia stata pubblicata nella Costantinopoli post-bizantina? Chiunque abbia anche una conoscenza elementare della vita intellettuale dei greci in questo momento comprenderebbe prontamente perché i letterati greci pubblicassero in tutto l'Occidente, e specialmente in Italia e in Francia. È sorprendentemente ingenuo che qualcuno leghi alla pubblicazione della confessione di Loukaris a Ginevra un significato speciale. L'idea che questi particolari scritti fossero "composti" da Loukaris in latino è un'altra affermazione preoccupante. Ha bisogno di un'attenta analisi e in realtà non dice nulla a sostegno della tesi secondo cui Loukaris avrebbe avuto, implicitamente, un vivo apprezzamento e conoscenza della teologia occidentale (riformata). Questo ci conduce, piuttosto, in un'altra direzione, come vedremo.

Mentre conosceva il latino, è chiaro dalle sue numerose lettere e scritti, nonché dai dati biografici di suoi contemporanei, che il patriarca Kyrillos non avrebbe potuto produrre un testo lucido come quello della "confessione" latina originale. In effetti, molti studiosi greci contestano addirittura l'affermazione che il testo greco, che apparve insieme al testo latino quattro anni dopo, fosse opera di Loukaris. Piuttosto, la maggior parte degli studiosi greci sostiene che il testo fosse essenzialmente opera di studiosi calvinisti con cui Cirillo comunicava regolarmente, e che condensasse molte delle sue lettere e scambi in una confessione calvinista che ignorava la mentalità ortodossa del patriarca e la sua comprensione della teologia riformata. Per una brillante analisi testuale a sostegno di queste ipotesi, si veda: prof. Ioannis Karmiris, Orthodoxia kai Protestantismos (Atene, 1937). (Cfr. Chrysostomos Papadopoulos, Kyrillos Loukaris [Atene, 1938]).

Solo ignorando le sue numerose opere e scritti teologici sobri, in totale accordo con i tradizionali concetti teologici ortodossi e le sue confessioni e giustificazioni sinodali, si può sostenere che il patriarca Kyrillos fosse un sostenitore del calvinismo. L'intera idea di un patriarca "protestante" che fu costretto a tradire le sue inclinazioni protestanti è una specie di fantasia occidentale che i riformatori usavano come schiaffo a Roma (che era preoccupata dal "problema" della Chiesa orientale solo pochi secoli dopo essersi, per quanto inutilmente, "unita" con essa, un "problema" che i riformatori luterani, tra l'altro, avevano sfruttato alla Dieta di Worms). Questa idea fantasiosa era altresì sfruttata dai latini nelle loro lotte contro Loukaris, a causa dei suoi molti anni di opposizione all'Unia e ai gesuiti dell'Europa orientale, per caratterizzarlo come un traditore della propria fede. (Ricordate che i latini nutrivano un profondo odio per questo patriarca: grazie alle macchinazioni dei gesuiti e di altri agenti antiortodossi a Costantinopoli, i papisti riuscirono finalmente, attraverso l'ambasciata austriaca, a corrompere i turchi e a farli condannare e uccidere il patriarca Kyrillos nel 1638, e quindi a zittirlo. Il suo corpo fu, invero, gettato senza cerimonie nel Bosforo.)

Diciamo anche che la Chiesa ortodossa, che nella propria visione costituisce la continuazione della stessa Chiesa stabilita da Cristo, ha una teologia e una vita spirituale del tutto estranee a quelle occidentali, siano esse latine o riformate. La soteriologia, i sacramenti (o, più propriamente, i misteri), e l'antropologia e la cosmologia cristiana, per quanto fraintesi e travisati dall'Occidente (pensiamo, qui, alla grossolana stupidità degli studiosi occidentali che immaginano che le nostre tradizioni teologiche siano neoplatoniche, un'accusa che mostra un'ignoranza sia dell'Ortodossia che del neoplatonismo), sono concetti che discutiamo in un contesto e con una nomenclatura estranea a quelli dei papisti e dei protestanti. Quando si rivolge ai cattolici romani, la nostra Chiesa ha tuttavia parlato di sette sacramenti e di varie strutture amministrative nella lingua occidentale (sebbene, in realtà, i nostri misteri siano senza numero e l'ordine ceda sempre di fronte alla profezia nell'Ortodossia); parlando con i protestanti, abbiamo parlato dell'interazione tra fede e buone opere e della divina Provvidenza e della grazia in modi da loro compresi (mentre, di fatto, la prima distinzione ci è sconosciuta e le teorie apofatiche ed esicastiche della teologia ortodossa trattano la seconda questione in un modo che disorienta molto i teologi occidentali). Certamente, oggi i pensatori ortodossi meno dotati cercano anche di formare una "teologia sistematica" in risposta all'Occidente (nonostante il fatto che sia nel regno della pratica spirituale, non della teologia confessionale, che qualsiasi nozione di sistematica si applica correttamente nell'Ortodossia ). Ma tutto ciò non significa che stiamo parlando la lingua degli eterodossi nei nostri cuori, per non parlare del fatto di condividere i loro precetti teologici.

Quando ci rivolgiamo agli occidentali alle loro condizioni, ci stiamo avvicinando a loro nel linguaggio limitato che loro comprendono. Mettendo da parte la questione dell'autenticità della sua confessione, quando Loukaris tese la mano ai protestanti, quindi, qualunque fossero la sua motivazione e la lingua dei suoi scritti, la sua testimonianza e la sua ortodossia non furono in alcun modo compromesse da queste azioni. Né egli divenne ciò che stava affrontando. Lascio ad altri il compito di giudicare la saggezza delle sue azioni. Ma caratterizzarle in un modo diverso significa, ancora una volta, andare contro a tutto ciò che si può dedurre dallo studio della sua vita e dalla lettura dei suoi scritti nel loro complesso. Se gli ortodossi modernisti possono trasformare in "papi" i loro patriarchi e creare un miscuglio di Ortodossia, protestantesimo e papismo cercando di farlo passare come Ortodossia "ufficiale" e "canonica", allora i protestanti settari possono fare del patriarca Cirillo un protestante. Ma queste creazioni non cambiano la verità. Sia nel caso degli ortodossi modernisti (che si sono creati una propria religione a partire dal linguaggio missionario con cui l'Ortodossia è stata predicata in Occidente) sia nel caso del fantomatico patriarca "protestante", abbiamo a che fare con false creazioni di terminologia teologica che sono separate dalla vera esperienza.

Nonostante i riferimenti occidentali agli ampi contatti del patriarca Kyrillos con i riformatori, questi è in effetti ​​più famoso nel mondo ortodosso per la sua posizione anti-papista contro la minaccia degli uniati e per la sua opposizione alle missioni dei gesuiti nell'Europa orientale. I suoi contatti nell'Europa orientale, dove aveva studiato, servito e viaggiato, erano ampi. La sua opposizione al cattolicesimo unificato dopo il trattato di Brest-Litovsk del 1596 fu così forte e diffusa, che la sua cosiddetta "confessione", qualunque sia la sua vera fonte, è una semplice nota in calce alla sua lotta contro il papismo. Fu questo Loukaris anti-latino che appoggiò l'opposizione protestante al papismo, che forse permise che le sue opinioni venissero rideterminate e pubblicate dai suoi contatti calvinisti a Ginevra, e che si guadagnarono l'odio persistente del papato, che ha poi svolto un ruolo essenziale – se si legge la storia intellettuale che circonda questo tema – nel perpetuare l'idea che la "Confessio" fosse il lavoro diretto di Kyrillos e che questi fosse un protestante nel suo modo di pensare. Se si ignorano quasi tutti gli studi accademici e si accetta la "Confessio" a valore nominale, e se si ignorano quasi tutte le sue attività e conquiste nell'Europa orientale e nel resistere all'uniatismo, allora si potrebbe sostenere che Loukaris fu l'autore di una "riforma" ortodossa che giunse quasi a realizzazione. Ma questa fantasia, tanto favorita dai protestanti e così audacemente fornita loro dai polemisti latini, è molto simile al modernismo ortodosso in America. Ha l'attenzione della stampa. Può respingere le argomentazioni contrarie come voci di elementi marginali e settari. Ma proprio come uno studio approfondito di coloro che oggi si presentano come portavoce "ufficiali" dell'Ortodossia dimostrano che queste persone sono qualcosa di diverso da ciò che sostengono di essere, allo stesso modo, uno studio attento dei fatti che circondano la "Confessio fidei" di Kyrillos Loukaris dimostra che il mito di un patriarca "protestante" ha la stessa credibilità di quello della papessa Giovanna.

 
La costruzione e il restauro della chiesa dell'Arcangelo Michele a Zarubinki

Parte 1 – Come potremmo rinunciare a tanta bellezza?

Gli storici usano il termine "colonizzazione monastica della Russia". Nel XIV secolo e in seguito, gli asceti viaggiarono per stabilirsi in luoghi deserti come le foreste per la preghiera solitaria. Presto i discepoli si stabilirono accanto a loro e lì furono fondati dei monasteri. I laici attratti dalla grazia dei nuovi monasteri costruirono le loro abitazioni nelle vicinanze per formare i cosiddetti "posad" (o insediamenti commerciali) e città, rendendo così i luoghi precedentemente disabitati alla periferia della Russia una parte organica del Paese. Quando quelle terre furono storicamente abitate da tribù e popoli pagani, anche loro, in modo pacifico e non violento, si abituarono alla cultura del nostro Paese ortodosso. Pertanto, la Russia non si espanse "con il fuoco e la spada" o alla ricerca del guadagno, ma perché il suo popolo cercava Dio, la purezza e la libertà di spirito. Oggigiorno il nostro Paese ha un nuovo "deserto": luoghi vuoti dove un tempo sorgevano villaggi e frazioni solo mezzo secolo fa. Alcuni di loro hanno ancora le loro chiese. E se queste chiese potessero servire al rilancio della campagna russa?

Siamo seduti su una panchina davanti alla chiesa dell'Arcangelo Michele che corona una piccola collina. Intorno a noi c'è una vasta distesa di campi e foreste, una strada di campagna praticamente incontaminata e... una terra deserta. È difficile credere che circa quarant'anni fa questo posto fosse pieno di vita. Il villaggio di Zarubinki era pieno di attività e la sua chiesa era piena di gente durante le principali feste religiose. Sto parlando con lo ieromonaco Feodosij, rettore della chiesa e confessore di una piccola comunità monastica raccolta attorno a lui.

la chiesa dell'Arcangelo Michele a Zarubinki

"Cento anni fa questo era il centro del villaggio: una scuola, un ufficio postale, giardini e case", dice batjushka. "A Zarubinki vivevano circa millecinquecento persone. La chiesa dell'Arcangelo Michele serviva diversi villaggi. Rimase aperta durante quasi tutti gli anni del potere sovietico; per qualche tempo è stata una delle uniche due chiese funzionanti nell'area tra Smolensk e Vitebsk. Naturalmente anche qui le persone hanno subito persecuzioni. Fr. John, il costruttore della chiesa e il suo primo rettore, fu ucciso a colpi di arma da fuoco. Alla fine degli anni '30 le campane furono smontate e trasferite in luogo sconosciuto, e il campanile che si vedeva fino a venti chilometri di distanza è stato demolito. Ho incontrato persone che se lo ricordavano. Avevano più di novant'anni quando cominciammo a restaurare la chiesa. Altra cosa: era vietato dipingere le pareti interne della chiesa con colori chiari; era imperativo che la calce fosse mescolata con la fuliggine, affinché la chiesa fosse buia e cupa all'interno. Quando sono arrivato, le pareti erano dipinte di smalto nero e ci è voluto molto impegno per scrostarlo. Per quanto riguarda gli anni '80, gli anziani residenti ricordano che la fattoria collettiva non vietava loro di andare in chiesa; a quanto pare, la leadership a quel tempo era piuttosto leale e la chiesa divenne il centro di una vita vivace e gioiosa. Abbiamo ancora molti visitatori che dicono di essere stati battezzati o di aver frequentato le funzioni da bambini qui. Ma l'ultimo rettore, p. Victor è morto e non gli è stato permesso di averne uno nuovo. La parrocchia dell'Arcangelo Michele era annessa alla chiesa di Kazan a Kasplia e quindi si tenevano solo due servizi all'anno, nei giorni della festa patronale.

l'interno della chiesa

Come è potuto accadere che la chiesa sia nuovamente restaurata?

A quanto pare, per la Provvidenza di Dio. Non senza motivo il santo giusto Giovanni di Kronstadt e lo tsar-martire Nicola Aleksandrovich intrapresero la costruzione di questa chiesa. La gente del posto ne aveva bisogno: quando sono arrivato qui per la prima volta, la panchina su cui oggi ci sediamo lei e io era già qui davanti a noi. Era qui quando la chiesa fu chiusa, perché c'erano persone che venivano qui per sedersi, pregare, pensare e semplicemente ammirare questi grandi spazi. E per trovare conforto e aiuto dal Signore.

Come è arrivato a prestare servizio a Zarubinki?

Ho prestato servizio a Safonovo, sempre nella regione di Smolensk. È successo che ho dovuto trasferirmi, ma poiché a quel tempo non c'erano parrocchie vacanti, ho deciso di trasferirmi in Bielorussia, dove sono nato. Ho ricevuto la benedizione dei vescovi e ho anche fatto le valigie. E poi... i miei documenti si sono persi da qualche parte. Ho aspettato due mesi, ma non sono mai arrivato dove pensavo di finire. All'epoca non avevo mai nemmeno sentito parlare di Zarubinki. Ma poi all'improvviso il nostro metropolita mi chiama e mi chiede di restare nella diocesi, e si offre di mostrarmi questa chiesa. Vladyka ha detto: "batiushka, vai a vederla, hanno proprio bisogno di un prete, la chiesa è bella e grande, ma è rimasta chiusa per circa trent'anni..." E ha promesso che se non mi fosse piaciuta, mi avrebbe affidato un'altra parrocchia. Un piccolo gruppo di devoti parrocchiani, direi, un gruppo affiatato di amici nella fede e io siamo saliti in macchina e siamo andati a Zarubinki. Ciò è avvenuto l'8 marzo 2018; tutto era ancora sotto una spessa coltre di neve. Siamo venuti e abbiamo visto questa bellezza. Come potevamo non accettare di riceverla? Non sono nemmeno andato a visitare un'altra chiesa: la prima scelta viene da Dio, la prima benedizione del mio vescovo.

lo ieromonaco Feodosij (Khomenja)

Era spaventato?

Non avevo dubbi, del tipo: "È difficile; come sopravvivremo?...". Solo che dovevamo trovare una risposta a una domanda difficile: come dovremmo vivere? D'altra parte, era un po' spaventoso, perché non sapevamo da dove cominciare.

Durante la nostra prima visita qui non potevamo nemmeno entrare nella chiesa, ci limitavamo a girarci intorno, immersi nella neve fino alle ginocchia. L'11 marzo ho ricevuto l'incarico ufficiale di fungere da rettore. Abbiamo preso stracci, scope, secchi e siamo venuti qui a pulire. La gente dei villaggi circostanti ha saputo che finalmente a Zarubinki era stato assegnato un sacerdote ed è venuta ad aiutare. Erano molto felici. Così, la domenica successiva abbiamo già servito una Liturgia, nonostante la temperatura gelida di venti gradi sotto zero all'interno della chiesa. Indossavamo valenki [stivali di feltro, ndt] e cappotti di pelle di pecora e le mie mani si congelavano sul calice... Ma nessuno si ammalò. Quell'anno servimmo in questo modo per tutto il periodo quaresimale: in una navata fredda e non riscaldata. Portavamo con noi l'acqua bollente nei thermos. Abbiamo celebrato anche il servizio pasquale: abbiamo riscaldato la piccola navata, separata da quella centrale da un muro, con una stufa a legna, perché tutti i bambini che portavamo non congelassero... Poi, il sabato dei defunti prima della festa della Trinità, è successo qualcosa di straordinario; Era semplicemente impossibile non restaurare questa chiesa dopo questo. Molte persone sono venute al cimitero per commemorare i propri cari defunti. Io servivo una Panikhida. Una vecchia signora è entrata nella chiesa e ha cominciato a piangere amaramente. È venuta da me e si è inginocchiata davanti a me. Ha detto: "Ringraziamo davvero Dio che la nostra chiesa finalmente funzioni! Non potevamo nemmeno sognare che avrebbe avuto un'altra possibilità di vivere!" Da quel momento abbiamo iniziato importanti lavori di riparazione, che non si sono fermati fino a oggi.

Deve aver realizzato molto nel corso degli anni?

Grazie a Dio, sì! Abbiamo fatto delle riparazioni nella cappella laterale dell'icona "Odighitria" della Madre di Dio e abbiamo iniziato a tenere lì i servizi. Successivamente, abbiamo sostituito diverse parti del nostro sistema di copertura che necessitavano urgentemente di riparazioni. Il tetto aveva enormi buchi proprio sopra il santuario e la terra secolare continuava a cadere dall'alto sugli altari. Faceva paura perché poteva cadere nel calice durante la Liturgia. Anche gli altari erano in uno stato pietoso. Abbiamo sostituito le travi marce del soffitto, i tetti degli altari e acquistato gli utensili da chiesa di cui avevamo più bisogno. Il nostro vescovo ci ha donato il calice e il disco: è stato allora che ci siamo ricordati che, al momento della fondazione della chiesa, anche il vescovo locale aveva donato un calice e un disco! Paralleli storici! Abbiamo ricevuto anche donazioni di paramenti sacri, dell'epitaffio e di libri. All'inizio è stata molto dura, soprattutto in inverno. Abbiamo servito praticamente senza la presenza dei parrocchiani. In effetti, abbiamo potuto fare tutto il lavoro di riparazione da soli: padre Vladimir, ora sacerdote ma all'epoca nostro parrocchiano, e io. Non abbiamo assunto nessuno, semplicemente perché non avevamo soldi. Durante questo processo, abbiamo imparato come installare le travi e il tetto. Abbiamo eliminato diverse tonnellate di spazzatura dalle soffitte dove gli uccelli avevano costruito i loro nidi. Abbiamo usato dei secchi per raccogliere escrementi, rametti e piume... Grazie a Dio!

presso la chiesa dell'Arcangelo Michele. Con padre Feodosij, il rettore della chiesa, in piedi al centro

Come è avvenuto che in questa chiesa ha cominciato a formarsi una comunità monastica?

Non avrei mai immaginato che a Zarubinki ci sarebbe stato un monastero. Ma col tempo ho capito che bisognava in qualche modo fare in modo che diventasse una comunità impegnata con i fedeli e con una vita parrocchiale attiva. Potevamo restaurare la chiesa e far venire la gente qui da Smolensk o dai villaggi vicini, solo per poi ritrovarla vuota. È molto difficile per un prete e una famiglia risiedere qui: la scuola più vicina è a quindici chilometri di distanza e nel villaggio non c'è un negozio di alimentari... Non tutte le mogli di prete accetterebbero di venire a vivere qui. Per questo ho suggerito al vescovo di fondare qui uno skit e lui ha dato la sua benedizione. Avevo già delle aiutanti che volevano farsi monache: una vendeva candele e un'altra lavava i pavimenti in chiesa. Quindi, fin dall'inizio abbiamo avuto cinque sorelle e altre tre aspettano di entrare nella nostra comunità. La primavera scorsa abbiamo avuto la nostra prima tonsura, di sorella Mikhaila, e poi altre tre sorelle: Marfa, Nina e Fjokla. Le sorelle svolgono le obbedienze in cucina, in chiesa, nella stalla e nella nostra latteria. Le assisto ogni volta che posso. Tutti nella comunità hanno la loro obbedienza, ma la nostra obbedienza principale è il servizio in chiesa. Il nostro tipico dice che tutte le sorelle devono essere presenti alle funzioni. Il lavoro conta, ma la preghiera non è meno importante. Un monaco ha due ali o due remi: preghiera e lavoro. Se uno di loro non funziona, saremo come sbattuti da una parte, incapaci di nuotare in avanti. Ecco perché abbiamo tempo per il lavoro, la preghiera e il riposo.

L'agricoltura vi aiuta a sopravvivere in questa natura selvaggia?

Non solo a sopravvivere, ma anche a guadagnare qualcosa per coprire le riparazioni della chiesa. Io e le sorelle abbiamo otto mucche, galline, maialini, un allevamento di api e un giardino. Abbiamo scavato uno stagno e ci abbiamo messo delle carpe. Produciamo il nostro formaggio, ravioli, torte di ricotta, carne in scatola e vendiamo salsicce: tutto è naturale e alla gente piace davvero. Sono impegnato a prendermi cura della fattoria e dei nostri animali e ho anche padroneggiato il processo di produzione del formaggio.

Quante persone partecipano alle funzioni nella vostra chiesa?

D'inverno spesso preghiamo da soli, solo io e le sorelle. Nelle domeniche estive abbiamo dai venti ai venticinque fedeli. Abbiamo due feste patronali. Nel giorno dell'icona "Odighitria" della santa Madre di Dio, il 10 agosto, raduniamo da due a trecento persone. È una tradizione molto antica rendere onore a questa particolare icona a Zarubinki. La gente arriva da Mosca, San Pietroburgo, Bielorussia e, ovviamente, Smolensk. Nel giorno dell'Arcangelo Michele e a Pasqua siamo circa un centinaio di persone.

il diacono (ora sacerdote) Vladimir Chepurov

Qual è il suo programma quotidiano in chiesa?

D'inverno teniamo tre o quattro servizi liturgici alla settimana, ma d'estate li teniamo tutti i giorni. Ogni giorno abbiamo la regola della preghiera mattutina, l'Ufficio di mezzanotte, le Ore, i Vespri, il Mattutino e la regola della preghiera monastica. Nei giorni feriali, quando non ci sono visitatori, iniziamo i servizi in modo diverso: possiamo iniziare alle sette o alle otto, non appena finiamo di prenderci cura dei nostri animali da fattoria. Cerchiamo di vivere secondo il tipico monastero. Oltre a me, ora abbiamo due sacerdoti e un diacono. Padre Vladimir, oltre al suo ministero, si occupa della nostra costruzione, mentre padre Vitalij e il padre diacono Aleksandr svolgono lavori secolari nei giorni feriali. Padre Vitalij insegna matematica e informatica, e il padre diacono è un medico. Nei fine settimana conducono servizi, con il padre diacono in servizio a Zarubinki e padre Vitalij al nostro piccolo metochio, la cappella del grande martire Giorgio il Vittorioso, a Rudnja. Padre Vladimir, il nostro secondo sacerdote, ha una moglie meravigliosa. Hanno deciso che lo stipendio della moglie sarà sufficiente per vivere, così lui potrà servire il Signore restaurando la chiesa e svolgendo qui il suo ministero. Naturalmente, quando si presenta questa opportunità, cerco di aiutare i padri il più possibile, almeno per coprire il costo della benzina.

Parte 2 – Costruita con la benedizione di padre Giovanni di Kronstadt e l'aiuto dello tsar Nicola II

Ha menzionato che lo tsar martire Nicola e il giusto Giovanni di Kronstadt hanno partecipato alla costruzione della chiesa dell'Arcangelo Michele. Per favore, ci racconti questa storia.

La nostra chiesa è stata costruita agli inizi del XX secolo nel 1905-1913, quindi celebrerà presto il suo centoventesimo anniversario. Prima di allora a Zarubinki non c'era nessuna chiesa e la chiesa più vicina era nel villaggio di In'kovo. Era una vecchia chiesa di legno del XVII secolo, che era diventata fatiscente ed era stata smantellata. A quel tempo Zarubinki era un insediamento più sviluppato, quindi si decise di costruire qui una nuova chiesa. Le icone, gli utensili e l'epitaffio furono spostati dalla vecchia chiesa. L'edificio della chiesa doveva essere grande: quarantadue metri di lunghezza e ventidue di larghezza. La sua cupola centrale è alta trentacinque metri e c'era anche un campanile a cinque ordini, anch'esso alto quarantadue metri.

Per una benedizione per l'inizio della costruzione della chiesa, il rettore, padre Ioann, andò a trovare il santo giusto Giovanni di Kronstadt. Il "batjushka di tutta la Russia" non solo lo ha benedetto, ma gli diede anche i soldi per gettare le fondamenta e la sua donazione divenne il primo contributo alla costruzione. Anche l'imperatore Nicola II Aleksandrovich contribuì molto. Ci sono documenti storici che attestano che ha concesso mille rubli d'oro, non solo per la chiesa, ma anche per la costruzione di una fabbrica di mattoni a Zarubinki, considerando che questa zona è nota per ottimi giacimenti di argilla. Al posto di un'antica cava ora sorge un pittoresco lago. La nostra chiesa è stata costruita utilizzando mattoni locali, così come un'altra chiesa, quella dell'icona di Kazan', nel villaggio di Kasplja. In realtà Kasplja era nota per la sua cava di granito, dalla quale furono estratte enormi pietre di fondazione: anche le fondamenta della nostra chiesa provengono da quel granito locale. Non ne ho visto un altro esempio da nessun'altra parte. Così i nostri antenati affrontavano la costruzione: in modo pratico e completo. Anche i residenti locali furono i più attivi nella raccolta di denaro: durante l'assemblea generale decisero di donare un rublo all'anno per ogni famiglia, una somma considerevole raccolta durante la costruzione della chiesa. Naturalmente, i contadini più abbienti donarono somme maggiori. Complessivamente per la posa della chiesa sono stati utilizzati 600.000 mattoni.

i mattoni per costruire la chiesa sono stati prodotti localmente in una fornace costruita appositamente per essa

Che fine ha fatto la bella decorazione antica della chiesa?

Quando rimase senza prete, tutto fu saccheggiato. La moglie dell'ultimo rettore ha detto che nel 1987 la chiesa è stata derubata sette volte. I ladri entravano, prendevano un'icona e scappavano. Lei stessa, anziana e malata, non poteva fare nulla per impedirlo, mentre il rettore giaceva a letto, paralizzato dopo un ictus. Rimase immobile per due anni e morì nel 1989. Abitavano in una casa vicino alla chiesa. Molti anziani locali li ricordano ancora. Quando sono arrivato nel 2018, la chiesa era in uno stato deplorevole: era completamente vuota. Nessuna icona o utensile da chiesa, nient'altro che spazzatura accumulata in molti anni.

Vedo che i muri della chiesa hanno macchie di cemento, come se qualche ammaccatura fosse stata rattoppata. Perché?

Queste sono tracce di proiettili e bossoli. Questa zona fu teatro di aspri combattimenti durante la seconda guerra mondiale. Poiché la chiesa dell'Arcangelo Michele si trova in cima a una collina o, in termini militari, occupa le alture, era al centro dei combattimenti. Qui abbiamo trovato bossoli e perfino monete tedesche coniate nel 1941.

I segni dei bombardamenti in alcuni punti sono piuttosto grandi e queste "ferite" sono state riparate con cemento. Del resto è possibile che la chiesa si sia salvata perché prima della guerra ha perso il campanile. Se questo fosse rimasto, sarebbe sicuramente diventato un punto di tiro, una posizione comoda per bombardare la zona circostante. E ciò avrebbe comportato la distruzione dell'edificio della chiesa. Questa zona fu intrisa del sangue dei nostri soldati sia nel 1941 che nel 1812. Non lontano da noi c'è un monumento agli eroi della guerra con i francesi. Abbiamo intenzione di mettervi accanto una croce.

Cosa direbbe a coloro che dubitano che valga la pena restaurare le chiese nei villaggi remoti?

Ogni chiesa ha il suo altare e lì si è compiuto il mistero della santa eucaristia, il mistero più grande della Terra. Secondo la tradizione, l'angelo custode della chiesa sta davanti all'altare e si addolora se lì non viene servita la Liturgia. Pertanto, vorrei che i servizi si svolgessero almeno una volta all'anno nelle chiese distrutte e profanate, in modo che i loro angeli custodi possano rallegrarsi con noi. Il restauro dei santuari equivale alla rinascita delle nostre anime, del nostro Paese e delle nostre vite. Lasciate pure che ci siano solo un paio di persone a pregare in chiesa. Il Signore ha detto: Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18:20). Fortunatamente, svolgiamo già servizi regolari e ci sono più di un paio di persone che pregano qui.

La cosa più importante è che il monastero continui a pregare per il mondo intero, notte e giorno. Innalziamo le nostre preghiere per i soldati, per la pace, per i benefattori e per coloro che sono partiti prima di noi... Nessuno con Dio è morto e in lui tutti sono vivi. Attraverso la preghiera, siamo uniti a quelle generazioni di persone che vivevano in quei villaggi che oggi sono vuoti – forse vuoti adesso, ma non più tardi? Quando restauriamo una chiesa, restauriamo noi stessi. La Divina Liturgia mette insieme il mondo. Finché si celebrerà la Liturgia, il mondo resterà in piedi. Ma qui, alla frontiera occidentale della Russia, in questo nostro momento difficile, abbiamo bisogno di preghiere più che mai.

Ha visto qualche miracolo?

Il primo miracolo è avvenuto quando abbiamo dovuto comprare intonaco e stucco per le riparazioni nella cappella laterale dell'icona "Odighitria", ma non c'erano soldi nemmeno per comprare il gas. Io ero seduto su questa panchina e riflettevo su cosa fare. Ho pregato: "Signore, ne ho tanto bisogno, cosa devo fare?" E letteralmente il giorno dopo una donna di Smolensk venne a trovarci e ci chiese: "Padre, come posso aiutarla?" Le ho chiesto di procurarci le scorte per l'intonaco. È andata lei stessa in città e ci ha portato ciò di cui avevamo bisogno. Ero felicissimo. "Signore, mi hai ascoltato!" Poi c'erano le finestre: trentadue, alte tre metri ciascuna. Ho calcolato che se sostituiamo una finestra ogni sei mesi, ci vorranno sedici anni per sostituirle tutte. Ma abbiamo trovato persone che ce l'hanno fatta in due anni. Non è un miracolo? L'ultimo miracolo è stato quando, grazie alla Fondazione dell'Arcangelo Michele, abbiamo acquistato le croci per le cupole. Non sapevamo come chiedere aiuto. La Fondazione si è assunta il compito di aiutarci, ha condiviso informazioni su di noi e persone da tutta la Russia hanno inviato le loro donazioni, così, sei mesi dopo, abbiamo raccolto i fondi di cui avevamo bisogno. E proprio adesso stiamo pian piano costruendo nuove cupole per la chiesa e la Fondazione raccoglie donazioni per restaurare il tetto sopra il quadrilatero, la parte centrale della chiesa. Lì è imperativo sostituire il tetto, perché è gravemente deteriorato. Quindi, ogni volta che abbiamo forti venti, si alza e c'è un pericolo imminente che cada... Di miracoli ne abbiamo visti tanti, e il fatto che viviamo è già un miracolo! Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno aiutato la nostra chiesa, e che la aiuteranno in futuro!

sorella Mikhaila

Abbiamo parlato anche con sorella Mikhaila, la più anziana della comunità, che sorride con un sorriso tranquillo e gentile. Le ho chiesto come è diventata monaca.

Tutto è avvenuto gradualmente. Non avevo mai pensato di diventare monaca, ma quando è morto mio marito sono diventata cristiana praticante e sono andata anche in pellegrinaggio alle Solovki. Ho semplicemente camminato per l'isola e ho provato una sensazione che non avevo mai provato prima. Poi ho iniziato ad aiutare all'angolo delle candele nella chiesa della città di Rudnja dove vivevo. Sentivo il desiderio di entrare in monastero, ma pensavo che alla mia età difficilmente sarei stata accettata. Ho deciso che avrei vissuto nel mondo vicino alla chiesa che Dio mi ha fornito. Ma poi il Signore mi ha mandato al monastero! Ho condotto una vita felice nel mondo: ho lavorato tutta la vita come maestra d'asilo, ed era proprio quello che volevo. Ho un figlio e una nipote e vengono spesso a trovarmi qui. Avevo tutto ciò che una donna potesse desiderare, ma ora il Signore mi ha portato al monastero.

Aveva qualche legame con Zarubinki prima di diventare monaca?

Mia madre veniva da un villaggio a quattro chilometri da Zarubinki. Quando avevo sei anni, ho ricevuto la mia prima comunione in questa chiesa. Venivamo a trascorrere l'estate nel villaggio e la mia bisnonna ci portava in chiesa, quindi frequentavamo le funzioni qui con lei. Ricordo che mentre andavamo in chiesa dovevamo attraversare il fiume. Portavamo con noi le scarpe e gli abiti della domenica, quindi ci lavavamo i piedi nel fiume, ci vestivamo e solo dopo entravamo in chiesa. c'era l'icona della Decollazione di san Giovanni Battista. Per qualche motivo ho scelto di starle accanto tutto il tempo e apparentemente l'icona mi ha avvicinato. Ricordo le preghiere in ginocchio alla festa della santa Trinità. Da bambini ci distraevamo e ci guardavamo intorno e negli occhi, ma la mia bisnonna ci costringeva a piegarci a terra a destra e a sinistra. In questa chiesa si tenevano sagre di paese in occasione delle feste più importanti e attiravano moltissima gente, sia adulti che bambini. A Pasqua giocavamo con le uova dipinte ed era molto divertente. Nessuno ci proibiva di andare in chiesa nella nostra fattoria collettiva e tutti partecipavano apertamente alle funzioni, compresi entrambi i miei nonni. Questo accadeva negli anni '80. La chiesa era ben tenuta, le sue icone erano coperte da cornici decorate ed era piena di gente.

 
L'archimandrita Zacharias della Tanzania sul suo percorso spirituale e sulla vita nella Chiesa ortodossa russa

cliccate sull'immagine per aprire il video:

L'archimandrita Zacharias (Mulingwa), nato in una famiglia cattolica in Tanzania, ha parlato di come è diventato sacerdote ortodosso, di come è passato sotto l'omoforio del Patriarcato di Mosca, degli studi all'Accademia teologica di San Pietroburgo e di ciò che lo ha colpito di più in Russia e nella Chiesa ortodossa russa.

Padre Zacharias, ci racconti di lei e del suo percorso spirituale verso l'Ortodossia. Come siete finiti lei e altri preti africani nella Chiesa ortodossa russa?

Mi chiamo Zacharias e sono un archimandrita dalla Tanzania. Sono nato in una famiglia cristiana cattolica romana. Sono l'ultimo nato di una famiglia di cinque figli. Mio padre è morto 20 anni fa. Il mio viaggio spirituale dalla Chiesa cattolica romana a quella ortodossa è iniziato nel 1998. Un missionario in Tanzania, della Chiesa greco-ortodossa, venne nel nostro villaggio. Poi iniziò a predicare sulla Chiesa ortodossa. Così abbiamo iniziato a frequentare la Chiesa greco-ortodossa e a fare catechismo. Abbiamo partecipato con tutta la mia famiglia per due anni. Poi siamo stati battezzati nel 2000.

C'era un seminario a Bukoba, nella zona del Lago Vittoria. Allora ho chiesto al mio parroco di mandarmi in seminario, dove sono stato accettato e lui mi ha portato lì a studiare per due anni. Quando ho finito, sono stato selezionato per andare a frequentare il Seminario teologico di Sant'Atanasio ad Alessandria. Ho studiato lì per sei anni. Nel 2010 sono diventato monaco, e ho servito come diacono nel Patriarcato di Alessandria d'Egitto per tre anni. Quindi sono stato ordinato sacerdote. Sono diventato archimandrita nel 2015. Ho prestato servizio per tutti questi sei anni nel monastero di san Sabba. Più tardi, ho deciso di aiutare nell'opera missionaria nel mio paese.

Da allora ho prestato servizio nella chiesa di san Nicola nella città di Mwanza, nella zona del Lago Vittoria. Oltre a questo, ho anche aiutato nel lavoro missionario a Bukoba, dove la Chiesa greco-ortodossa è più popolare.

Più tardi sono stato invitato ad andare a Dar es Salaam. Ho servito lì per due anni nella comunità greca. E poi è avvenuto lo scisma in Ucraina, quando il nostro patriarca Theodoros d'Alessandria ha deciso di riconoscere la Chiesa scismatica dell'Ucraina. Quando noi sacerdoti abbiamo rifiutato la sua decisione, è scoppiato il conflitto tra i sacerdoti tanzaniani e il Patriarcato di Alessandria. È così che mi sono trovato nella Chiesa ortodossa russa, perché la Chiesa ortodossa russa è fermamente impegnata a proteggere la vera Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina, mentre la Chiesa greco-ortodossa di Alessandria era dalla parte della "Chiesa" scismatica dell'Ucraina. La maggior parte dei preti africani è stata contraria a questa decisione. È così che io e altri sacerdoti in Africa ci siamo trovati nella Chiesa ortodossa russa, chiedendo la guida e la protezione spirituale dell'Ortodossia canonica.

Lei studia al Seminario teologico di San Pietroburgo. Cosa l'ha colpito di più della Russia, della Chiesa ortodossa russa?

Il nostro primo esarca patriarcale è stato il metropolita Leonid. È lui che ha aperto la porta agli africani affinché venissero in Russia e studiassero teologia in diversi seminari e diverse facoltà. Quindi sono stato invitato ad andare a San Pietroburgo. Ciò che mi ha colpito di più in Russia è che la Chiesa ortodossa russa ha una tradizione molto ampia della Chiesa ortodossa. La Chiesa ortodossa russa ha custodito il tesoro della Chiesa ortodossa in tutto il mondo. In termini di vita monastica, la Chiesa ortodossa russa è molto forte, perché la spina dorsale della Chiesa ortodossa è la vita monastica. Troviamo che la vita monastica in Russia è molto potente, molto forte, molto in crescita. Non solo monaci, ma anche monache. Le donne sono molto forti. Questo mi offre un'esperienza spirituale molto grande su come vivere nell'obbedienza, nell'amore e nella crescita spirituale.

Inoltre, l'Accademia teologica di San Pietroburgo ha un metodo di insegnamento molto, molto elevato. Ora stiamo cercando di capire la lingua, ma abbiamo scoperto che è molto difficile. La lingua slava ecclesiastica è molto difficile, ma stiamo cercando di adattarci a questa bellissima tradizione della Chiesa ortodossa russa.

Il modo in cui sono costruite le chiese è molto attraente. E il modo in cui è organizzata la Chiesa è molto buono, rispetto alla Chiesa greco-ortodossa, dove l'organizzazione è scarsa.

Qual è il suo santo preferito?

La mia santa preferita in Russia è santa Matrona di Mosca. Quando abbiamo fondato la nostra nuova comunità della Chiesa ortodossa russa nel mio Paese, l'abbiamo dedicata a santa Matrona.

 
Un diacono ortodosso italiano a san Pietroburgo
Il 23 gennaio, il sito della parrocchia di santa Caterina ha dato l'annuncio dell'inizio dei corsi per il nostro diacono Eugenio Miosi, che ora studia a San Pietroburgo presso la facoltà per gli studenti stranieri dell'Accademia teologica ortodossa. I nostri più cari auguri a padre Eugenio, impegnato nello studio della lingua russa e nella pratica liturgica sulle rive della Neva.
 
 
Il "patriarcato di Kiev" chiamato a concilio il 20 giugno per respingere il "concilio d'unificazione" e il tomos

foto: bbci.co.uk

Il 3 giugno, Filaret Denisenko, il "patriarca" del "patriarcato di Kiev" e "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha incontrato i rettori delle parrocchie della sua diocesi di Kiev, discutendo la possibilità di convocare un concilio locale del "patriarcato di Kiev".

Al forum di oggi ibntitolato "Per la Chiesa ortodossa ucraina! Per il forum del Patriarcato di Kiev!", Filaret ha annunciato che un consiglio locale del "patriarcato di Kiev" si terrà effettivamente, il 20 giugno, come riferisce la BBC News dell'Ucraina.

Filaret intende quindi ripristinare completamente il "patriarcato di Kiev", che egli aveva nominalmente accettato di liquidare il 15 dicembre prima dell'inizio del "concilio d'unificazione" che ha creato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a partire dal "patriarcato di Kiev" e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

Il Patriarcato di Costantinopoli aveva precedentemente revocato l'anatema del Patriarcato di Mosca a Filaret per le sue azioni scismatiche e l'aveva ricevuto nella sua giurisdizione l'11 ottobre, sostenendo che la sanzione era stata inflitta ingiustamente, sebbene il patriarca Bartolomeo avesse precedentemente riconosciuto l'anatema.

"Stiamo convocando un concilio locale che non approverà la decisione di questo concilio del 15 dicembre 2018. Ciò significa che esso non è obbligatorio per noi. Dimostreremo così che il patriarcato di Kiev è stato, è e sarà. Stiamo convocando il concilio per il 20 giugno", ha annunciato Filaret durante il forum di oggi, sottolineando che sarà un concilio locale del "patriarcato di Kiev", non della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è guidata dal "metropolita" Epifanij Dumenko.

"Non c'è stato alcun concilio locale del Patriarcato di Kiev il 15 dicembre, ma solo una raccolta di firme sotto la risoluzione del concilio locale. Noi rifiuteremo questa risoluzione del concilio locale ed essa non sarà valida per noi", ha spiegato Filaret.

Il Patriarcato di Costantinopoli ha insistito sul fatto che sia il "patriarcato di Kiev" che la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" votassero per auto-liquidarsi prima del "concilio d'unificazione" del 15 dicembre, al fine di unirsi in una nuova struttura. Acanto alle forti dichiarazioni di Filaret sul ripristino del "patriarcato di Kiev", Makarij Maletich, il primate della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", ha annunciato che anche la sua struttura continua a esistere ufficialmente e legalmente.

Dato che le condizioni pre-conciliari di Costantinopoli non sono state soddisfatte, lo status della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è chiaro. Essa è legalmente registrata presso lo stato, e quindi, come ha riferito in precedenza OrthoChristian, il "concilio d'unificazione" ha portato le due strutture scismatiche a diventare tre, anziché una sola.

Inoltre, Filaret ha ripetuto che, se avesse conosciuto il contenuto del tomos d'autocefalia scritto da Costantinopoli, che lasciava la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dipendente da Costantinopoli in modi importanti, non l'avrebbe accettato. Tuttavia, questa volta si è spinto oltre, dichiarando: "non accettiamo questo tomos... Se ne avessimo saputo il contenuto, non avremmo votato per l'autocefalia il 15 dicembre, perché non abbiamo bisogno di passare da una dipendenza all'altra", come riferisce Gromadske.

"Il Patriarcato di Mosca serve gli interessi di Mosca, la Chiesa ortodossa dell'Ucraina serve quelli dei greci, e chi servirà l'Ucraina?", ha chiesto Filaret.

"Epifanij è un servo del Patriarcato ecumenico. Ha stabilito un vescovo vicario greco per osservare e trasmettere informazioni al patriarca ecumenico, perché questi gli trasmetta attraverso di lui le istruzioni su cosa fare", ha detto Filaret, riferendosi all'archimandrita Epiphanios (Dimitriou), precedentemente della Chiesa ortodossa greca, che è stato "consacrato" come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Con riferimenti alle sue fonti nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la BBC riferisce che al concilio locale potrebbe partecipare il "metropolita" Ioasaf di Belgorod, che ha anch'egli criticato pubblicamente Epifanij Dumenko, e forse un altro "vescovo" delle ex parrocchie del "patriarcato di Kiev" in Russia, nonché una piccola parte del clero della diocesi di Kiev della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", diocesi guidata dallo stesso Filaret.

Tuttavia, Filaret rimane imperterrito. Il concilio locale, dice, permetterà loro di "preservare il Patriarcato di Kiev. Anche se sarà piccolo, crescerà diventando una grande chiesa".

I partecipanti al forum di oggi intendono anche rivolgersi al presidente Vladimir Zelenskij e chiedergli di "sostenere la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev contro ogni intrusione".

 
Tattiche di doppi standard: come gli Stati Uniti interferiscono nella vita della Chiesa ortodossa

l'ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia ed ex ambasciatore in Ucraina, Geoffrey Pyatt

Cosa c'è dietro la preoccupazione dei funzionari statunitensi sui diritti degli ortodossi?

Alla conferenza di Atene sulla disinformazione e sulla manipolazione delle notizie tenutasi il 5 marzo, l'ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina e ora ambasciatore in Grecia, Geoffrey Pyatt, ha fatto una forte dichiarazione sugli sforzi della Russia per indebolire l'autorità del patriarca Bartolomeo: "Abbiamo visto prove di questo tipo di manipolazione delle informazioni in Grecia. Abbiamo visto sforzi russi nella Chiesa, sforzi per indebolire il ruolo del Patriarca ecumenico".

Ha sottolineato in particolare che "lo scopo dell'evento di questa sera è quello di sensibilizzare le istituzioni democratiche della Grecia, la stampa libera della Grecia - che sono tutte abbastanza forti - a essere vigili e in grado di rispondere".

Non è difficile indovinare quale dovrebbe essere questa "risposta" dal punto di vista degli Stati Uniti. E c'è solo un criterio giusto: il governo americano sostiene coloro che servono gli interessi dello stato americano.

Probabilmente, basandosi su questi prerequisiti, Geoffrey Pyatt crede che ogni critica al patriarca Bartolomeo sia un tentativo di "minare il suo ruolo" e il pieno sostegno del Fanar dal Dipartimento di Stato USA sia solo una difesa di "diritti e libertà religiose".

Tuttavia, non è così semplice.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il Tomos

Il governo degli Stati Uniti non ha mai nascosto il fatto che uno dei momenti essenziali della sua politica sul territorio dell'Ucraina è e sarà la "questione ecclesiastica". Pertanto, il Tomos e gli eventi correlati hanno ricevuto pieno supporto dal Dipartimento di Stato. Presentiamo solo alcune delle ultime prove.

Tra i primi a congratularsi con gli ucraini per l'ottenimento del Tomos non sono stati i rappresentanti dei paesi confinanti, Polonia o Lituania, ma i rappresentanti dell'ambasciata americana a Kiev, che ha scritto il 16 dicembre (il secondo giorno dopo il "concilio d'unificazione") sul suo Twitter: "Sosteniamo il diritto di tutti gli ucraini di governare la loro religione secondo le loro convinzioni. La tolleranza e la moderazione sono la chiave per un pacifico periodo di transizione in modo che le persone con differenti credenze religiose possano vivere e prosperare insieme".

Il 17 dicembre, il vice capo del servizio stampa del Dipartimento di Stato, Robert Palladino, ha dichiarato che "la creazione di questa chiesa è stata un evento storico per l'Ucraina. Gli Stati Uniti mantengono un forte sostegno per l'Ucraina e credono che la libertà religiosa non debba essere ostacolata dall'esterno".

Il 10 gennaio, cioè quattro giorni dopo l'invio del Tomos, il Segretario di Stato americano Michael Pompeo ha scritto : "L'annuncio del 6 gennaio dell'autocefalia per una Chiesa ortodossa indipendente dell'Ucraina segna un risultato storico mentre l'Ucraina cerca di tracciare il proprio futuro. In questa importante occasione, gli Stati Uniti ribadiscono il loro incrollabile sostegno a un'Ucraina sovrana e indipendente".

L'8 febbraio, l'ambasciatore statunitense per la libertà religiosa internazionale Samuel Brownback ha affermato che Washington è stata "lieta di vedere" le azioni del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo per la creazione di una nuova struttura ecclesiastica in Ucraina e ritiene che tali azioni dovrebbero trovare attuazione.

A sua volta, il capo del patriarcato di Kiev Filaret Denisenko ha assegnato all'ex vice direttore della CIA Jack Devine l'ordine di sant'Andrea il Primo chiamato, e il "metropolita" Epifanij Dumenko ha ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno.

Questa posizione degli Stati Uniti in relazione alle questioni ecclesiastiche in Ucraina ha permesso a un certo numero di esperti nazionali ed esteri di concludere in modo logico che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non solo ha sostenuto ma, in un certo senso, ha supervisionato il conferimento del Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per esempio, l'analista politico ucraino Andrei Vidishenko crede che i politici americani abbiano l'opportunità di fare pressione sul Fanar, usando l'arcidiocesi greco-ortodossa d'America come strumento per le loro tecnologie politiche.

Non c'è nulla di strano in questo, perché gli Stati Uniti e il Fanar hanno cooperato molto fruttuosamente da parecchio tempo.

Il Dipartimento di Stato americano e il Fanar

Il 27 ottobre 2018, l' ex vicepresidente degli Stati Uniti, Joseph Biden , che ha sottolineato in particolare l'importanza della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è stato tra gli ospiti del premio per i diritti umani intitolato al patriarca Atenagora e conferito a padre Alexander e alla presbitera Xanthi Karloutsos per i loro preziosi servizi alla Chiesa e alla comunità greco-americana.

A proposito, lo stesso evento, organizzato dal Patriarcato di Costantinopoli presso l'hotel Hilton, ha visto la partecipazione di un rappresentante di sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo, il metropolita Emmanuel di Francia – che ha presieduto il "concilio d'unificazione" scismatico.

Quindi, durante la cerimonia di premiazione, padre Alexander Karloutsos, rivolgendosi a Joseph Biden, ha dichiarato: "I nostri legami politici con l'Ufficio Ovale sono iniziati quando l'arcivescovo Atenagora è stato chiamato nel novembre del 1948, per guidare la sacra sede di sant'Andrea come parte della Dottrina Truman e del Piano Marshall, per mantenere il primo Trono dell'Ortodossia libero dall'essere intrappolato dietro la cortina di ferro e dal cadere nelle mani comuniste dell'Unione Sovietica di Stalin. Per questo motivo il presidente Truman ha deciso di inviare personalmente il suo fidato amico a Costantinopoli sul suo aereo presidenziale, conosciuto allora come la Vacca Sacra".

Padre Alexander è un uomo importante. È consigliere esecutivo del fondo Faith: An Endowment for Orthodoxy and Hellenism, il cui obiettivo è finanziare le istituzioni dell'arcidiocesi greco-ortodossa degli Stati Uniti. Molti analisti ritengono che proprio per questo, la Fondazione sia uno degli strumenti dell'influenza americana in Grecia. Quindi, sa di cosa sta parlando.

In effetti, dell'elezione del patriarca Atenagora e del ruolo degli Stati Uniti in questa operazione è stati scritto pù volte. L'analisi più dettagliata di tutto ciò che ha accompagnato l'evento è contenuta nell'articolo del sacerdote Pavel Ermilov "L'ingresso del Patriarcato di Costantinopoli nella corrente principale della politica estera degli Stati Uniti nei primi anni della guerra fredda".

La candidatura del patriarca Atenagora sorse in seguito al rifiuto del patriarca Maximos di cooperare con i servizi segreti americani, rifiuto estremamente importante per gli Stati Uniti nel processo di confronto con l'Unione Sovietica. Dietro tutte le belle parole sulla promozione dei valori universali e la lotta contro il "contagio comunista" c'erano i soliti interessi politici dello stato americano. E il patriarca Atenagora, in quanto cittadino degli Stati Uniti, era il più adatto a difendere questi interessi.

Per esempio, durante una delle sue prime interviste con la rivista Evening Independent, il neo eletto patriarca di Costantinopoli disse: "Promuoverò sempre l'America e gli interessi americani, vivrò secondo gli ideali americani e li predicherò. Non dimenticherò mai questo grande paese".

Una posizione così aperta del ptriarca di Costantinopoli e il suo sostegno diretto agli interessi americani confondevano persino i membri dell'establishment politico statunitense. Il console generale degli Stati Uniti a Istanbul, Robert Makati, scrisse al Dipartimento di Stato americano:

"Durante la mia prima visita ufficiale al patriarca ecumenico Atenagora il 1 aprile [1953], il patriarca dedicò la maggior parte del suo tempo a esprimere amore e ammirazione nei confronti degli Stati Uniti e di tutto ciò che il nostro paese simboleggia. È arrivato al punto di dire che vede la promozione degli ideali americani come la pietra angolare della sua attività di patriarca. La sua espressione d'ammirazione per gli Stati Uniti a volte era così eccessiva che quasi mi faceva sentire in imbarazzo. Non potevo fare a meno di pensare che se le sue opinioni, in quanto cittadino turco, fossero state espresse apertamente di fronte a dei non americani, lo avrebbero istantaneamente definito come un lobbista americano professionista, la sua influenza in Turchia e tra gli ortodossi sarebbe diminuita, e qualcuno avrebbe considerato le sue dichiarazioni come una semplice trasmissione di propaganda americana. Per quanto ho capito, fu proprio per questo motivo che le sue imprese erano viste con scetticismo in certi ambienti, il che, credo, dovrebbe essere a conoscenza del Dipartimento. A questo proposito, sarei propenso a raccomandare che facciamo tutto il possibile per rendere il patriarca più sofisticato nell'esprimere i suoi ben spiegati sentimenti filoamericani e costruire le nostre future relazioni con lui in modo così delicato da evitare di associarlo troppo strettamente con noi".

Il Dipartimento di Stato americano e il Monte Athos

Il Fanar non si limitava semplicemente ad associarsi agli interessi della politica estera del governo degli Stati Uniti, ma collaborava anche con esso alla risoluzione di questioni puramente religiose. E non solo collaborava, ma riceveva direttive che erano accettate ed eseguite.

Per esempio, nel 1957, il patriarca Alessio della Chiesa ortodossa russa si rivolse al patriarca Atenagora con la richiesta di ammettere dieci giovani monaci al monastero russo di san Panteleimon sul Santo Monte Athos. Il sacerdote Pavel Ermilov racconta cosa è successo dopo:

"Il patriarca Atenagora inoltra immediatamente la lettera del patriarca Alessio al console americano a Istanbul. Il console prende questa lettera e la invia al Dipartimento di Stato. La corrispondenza è conservata, questi documenti esistono. Li si può vedere. Invia questa lettera di persona al Dipartimento di Stato chiedendo: come devo rispondere? Immaginate che il segretario di Stato americano Dulles abbia personalmente telegrafato a Istanbul che una risposta positiva a questa lettera non soddisfacesse gli interessi dell'Occidente nella regione".

Direte che questo è avvenuto tanto tempo fa e non ha niente a che fare né con il nostro tempo né con il nostro paese?

Molti cristiani ortodossi sono rimasti seriamente imbarazzati dal fatto che uno dei più rispettati igumeni del Santo Monte, Ephraim, doveva partecipare alla "intronizzazione" di Epifanij. I credenti hanno chiesto cosa si nasconde dietro un tale tradimento dell'Ortodossia? La risposta è data nell'articolo "Come sono sedotti i privilegiati, o perché gli igumeni dell'Athos vanno da Epifanij".

Come si è scoperto, il 14 aprile 2018, il già citato ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale Samuel D. Brownback ha raggiunto il patriarca Bartolomeo. È stato lui a volare a Kiev l'11 settembre, nel mezzo delle trattative per l'unificazione degli scismatici in un'unica struttura religiosa. E il 17 aprile, il monastero di Vatopedi sul Monte Athos è stato visitato da Geoffrey Pyatt, quello che era indignato per il fatto che la Russia scredita il ruolo del patriarca di Costantinopoli. Ed è stato lui a scrivere sul suo Twitter: "Ho avuto l'onore di incontrare il metropolita Ierotheos di Nafpaktos a Vatopedi. Abbiamo avuto una discussione importante sull'Ortodossia in tutto il mondo e sul sostegno al Patriarcato ecumenico da parte degli Stati Uniti".

Il 12 ottobre 2018, l'archimandrita Ephraim è stato invitato a Washington, alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, dove ha incontrato Eugene Fishel, capo divisione dell'Ufficio di intelligence e ricerca del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, e consigliere speciale dell'Assistente Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Wess Mitchell, George Kent, vice segretario aggiunto per l'Europa, e lo stesso Sam Brownback, che interpreta uno dei ruoli principali nell'operazione di creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E solo dopo questi incontri "amichevoli", l'igumeno Ephraim è andato in Ucraina...

Prendersi cura dell'Ortodossia in stile americano

Come potete vedere, lo stato americano è più che attivamente coinvolto nella vita religiosa dell'Ucraina. E la cosa più sorprendente per noi sono le parole di Geoffrey Pyatt, che accusa la Russia di tentativi di indebolire il ruolo del patriarca di Costantinopoli. Il fatto che lui stesso abbia discusso con il capo della Chiesa ortodossa di Grecia la questione di creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non lo infastidisce affatto. Nemmeno il contatto costante delle autorità civili del Santo Monte con gli abati dei monasteri dell'Athos.

Tuttavia, appena il governatore civile dell'Athos Konstantinos Dimtsas è andato a San Pietroburgo, quest'ufficiale americano ha iniziato a insegnare ai media greci come coprire questa visita e come parlare dell'Ortodossia in generale. E questo nonostante il fatto che né lui né alcun altro rappresentante del governo degli Stati Uniti ha bisogno dell'Ortodossia, la fede di milioni di persone.

Ma allo stesso tempo, tutti per qualche ragione hanno bisogno di una "singola Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per che cosa? A questa domanda ha risposto un cittadino degli Stati Uniti, il "vescovo" della Chiesa greco-cattolica ucraina Boris Gudziak: "Sarà più facile condurre un dialogo teologico, spirituale ed ecumenico con una singola Chiesa". Apparentemente, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha deciso che, in primo luogo, era necessario creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come potente strumento per distruggere il ruolo del Patriarcato di Mosca nella vita dell'Ortodossia mondiale e, in secondo luogo, fondere tutti gli ucraini in un'unica massa religiosa comune: non è solo più chiaro con chi hai a che fare, ma è anche più facile raggiungere "l'unità ecumenica". Con chi? È noto con chi.

Quindi, quando sentiamo come il governo americano improvvisamente comincia a preoccuparsi che qualcuno e da qualche parte danneggi i cristiani ortodossi, non "saltiamo alle conclusioni". Molto probabilmente, i rappresentanti di questo paese non si preoccupano di rendere l'Ortodossia più protetta e di fare in modo che i cristiani ortodossi ricevano gli stessi diritti di tutti gli altri civili. Nella maggior parte dei casi, si prendono cura di proteggere i loro sostenitori, che in altri casi, se ciò è nell'interesse dello stato americano, non avranno scrupoli a tradire. Ma l'Ortodossia, la libertà di religione e i diritti umani non hanno niente a che fare con ciò.

 
Perché la Teofania del 2014 è stata strana

Su segnalazione del nostro confratello padre John Whiteford, abbiamo iniziato a leggere e ad apprezzare un piccolo gioiello di blog, Typikon Days, che aiuta i lettori di lingua inglese a districarsi nel complesso mondo delle regole liturgiche della Chiesa ortodossa. Lasciamo la parola all’autrice del blog: "Sono una laica ortodossa russa che ama il Tipico e le funzioni della Chiesa. Spesso noto fatti interessanti riguardo alle rubriche, e piuttosto di condividerli solo in un sussurro alla Veglia, ho pensato di iniziare a scriverne alcuni in un blog. Il mio obiettivo è di mostrare come le funzioni della Chiesa, quando sono servite in conformità con il Tipico, ci mostrano molte cose importanti, belle ed edificanti della nostra fede e della vita cristiana".

Seguiremo con attenzione Typikon Days, cercando di portare i frutti di queste segnalazioni anche ai lettori ortodossi di lingua italiana. Per ora iniziamo a presentare un articolo sulle particolarità della Teofania del 2014 nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
Da santo ierarca a bugiardo: l'evoluzione dell'immagine di Filaret agli occhi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il capo del "patriarcato di Kiev", Filaret Denisenko

Quali lezioni dovremmo trarre dalle azioni dei leader e dei fanatici del dissenso ortodosso ucraino.

Esiste una legge biologica immutabile: se un ramo viene spezzato da un albero, appassirà. Questa legge riguarda non solo la flora, ma anche il mondo spirituale. Forse, ecco perché Cristo ha definito se stesso la vite, e i suoi discepoli i tralci.

Quindi, se i rami di questa vite di staccano, moriranno. In altre parole, andando oltre i limiti della Chiesa di Cristo, una persona muore spiritualmente. Il processo della morte può avvenire quasi impercettibilmente per chi guarda – sia perché per qualche tempo la persona è ancora sostenuta dall'acqua viva che ha ricevuto nei sacramenti della Chiesa, sia perché il Signore è tollerante e misericordioso, in attesa del ritorno del figliol prodigo.

Ma sia qual che sia, se una persona decaduta dalla Chiesa non si pente, il degrado spirituale prima o poi diventerà ovvio per tutti. Questo vale per tutti, sia chierici che laici. Forse è per questo che molti santi hanno instancabilmente detto che non c'è salvezza al di fuori della Chiesa.

La validità di questa legge è meglio illustrata dalla situazione odierna degli scismatici ucraini. Per lungo tempo gli ucraini ordinari, che non comprendono le questioni relative all'ecclesiologia, hanno creduto che gli ex rappresentanti del "patriarcato di Kiev", e ora la struttura religiosa appena costituita della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", fossero persone spirituali, credenti e fedeli. Hanno templi, barbe e tonache – perché non dovrebbero essere la Chiesa? Le persone ordinarie non hanno voluto ascoltare il fatto che l'apparenza degli scismatici è ingannevole; che né la loro "Chiesa" né loro stessi hanno grazia; che sotto la maschera della pietà ostentata si nascondono ambizioni, orgoglio e brama di potere. La maggior parte degli ucraini non praticanti ha percepito tutte queste parole come "propaganda di Mosca" e intrighi della "mano del Cremlino", specialmente dopo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto il Tomos.

Tuttavia, l'euforia senza precedenti dell'organizzazione separatista, causata dal tanto atteso riconoscimento di almeno una Chiesa (Costantinopoli), si è trasformata rapidamente in delusione. Infatti è stato proprio il Tomos che ha esposto i dissenzienti ai problemi di cui i rappresentanti delle Chiese canoniche avevano costantemente parlato – orgoglio, brama di potere, rabbia, invidia e così via.

La quantità di fango, che ora si riversano l'uno sull'altro, parla di una cosa: il ramo che una volta si è staccato dall'albero si è trasformato in un ramoscello, che molto presto si sgretolerà nella polvere.

Tragedia o commedia?

A questo riguardo, non si può non ricordare le parole di Hegel, che una volta disse che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come una tragedia, e la seconda come una farsa. Non descriveremo in dettaglio tutto ciò che è successo e sta accadendo tra il "patriarca onorario" Filaret Denisenko e il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko – ci sono molte informazioni a riguardo sul sito web dell'Unione dei giornalisti ortodossi e su molte altre risorse, sia religiose che secolari.

Facciamo attenzione a qualcos'altro, cioè quanto drasticamente sia cambiato l'atteggiamento nei confronti di Filaret da parte di tutti coloro che più recentemente hanno decantato la sua "saggezza spirituale", la sua resilienza e il suo attaccamento all'ideologia. I seguaci di ieri della sua "santità" non usano eufemismi, e a volte arrivano a un linguaggio osceno. Qui, per esempio, c'è una registrazione del ben noto personaggio vicino ai circoli ecclesiastici e sostenitore rumoroso dell'autocefalia ucraina, Jurij Chernomorets: "Ho solo una domanda: perché tutte queste bugie?"

screenshot dalla pagina Facebook di Jurij Chernomorets

L'osservazione di Chernomorets ha causato un'intera tempesta di commenti su Facebook, tra cui ne abbiamo individuato uno del famoso blogger ortodosso Aleksandr Voznesenskij: "Che cosa mi è sfuggito esattamente: in quale momento preciso il gentile, onesto e decente Filaret è diventato vile, ingannevole e disgustoso? Dopotutto, era stato presentato quasi come un santo fino a quando all'improvviso c'è stato un declino morale così terribile che ora mi chiedo: come potrebbe una persona così meravigliosa crollare così velocemente da un giorno all'altro? Dopotutto, non aveva mai desiderato il potere, la tirannia, la manipolazione e le bugie, ma viveva secondo la sua coscienza e i suoi comandamenti, e ora – bang! Si è rivelato come uno che stava raccontando una bugia aperta. È amaro e difficile vedere una caduta così improvvisa di una persona tanto altamente morale!"

Naturalmente, queste parole sono pronunciate con un taglio ironico. Ma, come sapete, in ogni battuta c'è una buona dose di verità. Ci sono molte prove che agli occhi dei fan recenti, Filaret, che ieri era un "leader spirituale" del popolo ucraino, è diventato un personaggio marginale di cui non ci si può fidare.

"Bisogna morire a tempo debito"

I "sacerdoti" non sono molto indietro rispetto ai laici nei loro commenti. Per esempio, recentemente un noto sacerdote della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e detentore di una croce data in premio dal patriarca Bartolomeo, Aleksandr Dedjukhin, ha scritto di Filaret nel modo seguente: "Sottolinea ancora una volta che gli ideali del Vangelo sono molto più importanti per lui che le offese umane".

Inoltre sono le sue parole, dette pochi giorni fa: "Mentre (Filaret, ndr) stava costruendo la Chiesa ucraina, la grazia dello Spirito Santo era su di lui. Ma non appena la sua missione si è compiuta e il "nonno" non ha voluto accettare le nuove realtà, lo Spirito si è ritirato e l'umano è uscito in tutta la sua bruttezza ".

screenshot dalla pagina Facebook di Aleksandr Dedjukhin

Si scopre che, mentre Filaret era al timone, metteva gli ideali del Vangelo al di sopra delle lamentele umane, ma una volta che ha perso il suo status – si è trasformato da "patriarca" in un "vecchio imbecille" privo di grazia.

Un altro noto "sacerdote" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Sergej Chudinovich, commentando le ultime dichiarazioni di Filaret, commenta in tono sarcastico: "Bisogna morire a tempo debito". Chudinovich chiama direttamente Filaret "ingannevole". Oltre a ciò, Chudinovich, che in quel momento stava guardando l'intervista di Filaret sul quinto canale ucraino, ha risposto con rapidità al commento di un suo lettore su Facebook che "il maligno non sta dormendo": "non solo non sta dormendo, ma saltella anche sui canali TV".

screenshot dalla pagina Facebook di Sergej Chudinovich

Non solo Filaret, ma anche i vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che lo sostengono, e quindi, non sono onorati dalla nuova dirigenza, sono assaliti dai suddetti chierici che prima strisciavano davanti ai loro superiori.

Lo stesso Chudinovich, il cui intero feed di Facebook, anche un anno fa, era pieno di foto del suo "vescovo" Kliment Kusch con commenti servili, ora chiama le sue azioni "capricci episcopali".

Da eminente patriarca a bugiardo

L'uomo che, proprio come Epifanij, deve assolutamente tutto a Filaret, l'uomo che è apparso con Filaret più spesso di chiunque altro e che lo ha davvero elogiato fino ai cieli, non ha potuto trattenersi dal commentare. Quest'uomo è colui che è stato per molti anni il portavoce del "patriarcato di Kiev": Evstratij Zorja, "arcivescovo" di Chernigov.

Commentando il rifiuto del suo ex mecenate di riconoscere la liquidazione del "patriarcato di Kiev", Zorja scrive: "Non puoi mentire – lo sanno tutti, specialmente i credenti praticanti". Le azioni di Filaret sono "offensive e amare" per l'ex-portavoce. È particolarmente indignato dal disconoscimento del "patriarca onorario" della sua firma sul documento in questione: "Uno mette personalmente la sua firma sotto i documenti per dimostrare che sono legalmente vincolanti. Cioè, lega il suo nome con una testimonianza: "Questa è la verità, e lo confermo". Ma si scopre che queste cose per qualcuno possono non significare nulla".

Curiosamente, il rifiuto di Filaret di lasciare il ruolo di primate nella Chiesa ortodossa ucraina, come aveva promesso nel 1992 davanti alla croce e al Vangelo, non è considerata una menzogna da parte di Zorja, così come non lo è il rinnegamento della lettera "penitenziale" di Filaret alla Chiesa ortodossa russa nel 2018.

Zorja finisce la sua pubblicazione su Filaret con parole patetiche: "Dove c'è la verità, LÀ esiste Dio, e dove c'è Dio, LÀ esiste la vittoria". Tuttavia, nell'interpretazione di Zorja a metà del 2019, né la verità né la vittoria hanno alcuna relazione con Filaret. Ma un anno fa, la verità, la vittoria e Filaret erano inestricabilmente legati quando l'ex portavoce del "patriarcato di Kiev" aveva aggiornato la sua foto di copertina su Facebook in onore del compleanno di Filaret: "La verità è con noi, Dio è con noi e la vittoria è con noi".

Screenshot della pagina Facebook di Evstratij Zorja all'inizio del 2018

Di seguito ci sono alcuni altri panegirici a Filaret tipici di Zorja:

• "Se l'intera storia della Chiesa ucraina fosse scritta brevemente su una pagina, il patriarca Filaret avrebbe ancora un posto eccezionale da menzionare in questa pagina".

• "Ecco il nostro santo ierarca. È tra noi, ma il suo sguardo scruta l'eternità".

• "Il nostro maestro, il nostro anziano, il nostro patriarca".

• "Veramente UCRAINO. Veramente PATRIARCA. "

Si possono citare molte altre osservazioni passate fatte dall'ex portavoce del "patriarcato di Kiev" in relazione a Filaret, ma queste sono sufficienti per capire – Zorja ha lavorato più di altri in questo campo. E l'improvvisa transizione dal Filaret "santo" al Filaret bugiardo così come è interpretato da Zorja è la più spettacolare.

Ma pensiamo - c'è una differenza oggettiva tra il Filaret "santo" e il Filaret bugiardo? Il "patriarca onorario" ha detto e fatto qualcosa di fondamentalmente diverso, che non fosse lo stesso di prima? No! Ha sempre cercato il potere e tutte le sue azioni sono state finalizzate a garantirlo.

Commentando il suo rifiuto della proposta del Fanar di concedere lo status autocefalo al "patriarcato di Kiev" nel 2008, Filaret ha detto: "Non fa differenza - essere nel Patriarcato di Mosca o in quello di Costantinopoli. Significa togleirsi dalle spalle un giogo e prenderne un altro... Dovrei rinunciare al patriarcato. La nostra Chiesa non sarebbe più chiamata patriarcato, ma semplicemente metropolia del Patriarcato di Costantinopoli. Avremmo scelto tre candidati per la sede di Kiev e il patriarca avrebbe eletto il primate ... Sono stati loro (il Fanar - ndr) a porci queste condizioni quando sono arrivati​​".

Ora Filaret sta dicendo le stesse cose. Quindi, perché la percezione di Filaret da parte di Zorja e di altri nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è cambiata così all'improvviso?

È semplice. Il sostegno a Filaret è diventato semplicemente non più redditizio: non è più al comando. Ora stiamo affrontando la situazione più comune in politica, dove i precedenti sostenitori e ammiratori si precipitano giù dal carro del loro presidente dopo che questi ha perso le elezioni.

Se vivi con i lupi, dovresti seguire il branco

Non c'è bisogno di essere sorpresi dall'atmosfera di frottole, tradimento e cinismo che ora permea densamente le comunità separatiste ucraine: tutti questi processi sono assolutamente naturali. Il blogger Aleksandr Voznesenskij ne ha parlato in modo più preciso: "In realtà, la situazione nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è solo una chiara dimostrazione dell'avidità, del desiderio di potere e dell'ingratitudine che prevalgono tra gli scismatici". Tutto questo sta accadendo perché "non c'è grazia divina negli scismi, non c'è pace di Dio nelle anime delle persone, non c'è umiltà, perdono e comprensione reciproca – invece ci sono chiaramente calcolo, sete di potere, di denaro, di posizione nella struttura e nella società, vanità, invidia, e così via. Queste componenti, mescolate con l'atmosfera specifica, hanno portato a ciò che tutti noi stiamo vedendo – un quadro pietoso di profondo declino. In precedenza, hanno giustificato il loro comportamento con il patriottismo: dicono che i tempi sono difficili: stiamo combattendo per l'indipendenza del paese e della Chiesa. Ora è diventato chiaro a tutti che questa è solo una lotta per un posto sotto il sole, dettato dalla regola selvaggia, barbarica e bestiale della vita senza grazia".

Quando il paziente ha la certezza di essere in buona salute, l'impulso terapeutico è completamente scomparso. Non resta che aggiungere che nella situazione del Tomos, della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e dell'attuale divisione tra i leader di questa struttura, la colpa deve essere posta non solo sui rappresentanti dell'ex "patriarcato di Kiev", ma anche su coloro che li hanno ispirati con l'idea che non è con il sudore che si torna alla Chiesa di Cristo – basta solo un foglio di carta firmato, attraverso certe "legalizzazioni".

Il patriarca Bartolomeo, proprio come Filaret ai suoi tempi, non ha voluto e non vuole ascoltare nessuno, cercando di ottenere profitto dagli eventi in Ucraina per rafforzare la posizione della sua Chiesa e la sua posizione personale. Tuttavia, con l'esempio di Filaret Denisenko e dei suoi seguaci, possiamo vedere chiaramente come tutto andrà a finire.

Tra i credenti, è un dato generalmente accettato che i vescovi sono più immuni dal peccato rispetto ai semplici laici. Tuttavia, gli esempi dell'ex metropolita di Kiev, dell'attuale patriarca di Costantinopoli e, inoltre, dei gruppi separatisti di persone che si definiscono "sacerdoti" e vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dimostrano il contrario.

Noi siamo abituati al fatto che solo le vite degli asceti, dei santi e dei monaci possono essere edificanti. Tuttavia, a volte uno sguardo ai casi opposti può portare un non minore beneficio. La cosa principale è non essere sicuri che questo non possa mai accadere a noi stessi.

 
Perché non siete troppo vecchi per diventare preti

Il prete nella foto è padre William John Clark (24 giugno 1934 – 14 novembre 2023)

È stato ordinato diacono nel 2001 e nel 2003, alla tenera età di 68 anni, è stato ordinato al ministero sacerdotale. Ora potreste essere tentati di dire:

"Ma che pazzia! Cosa potrebbe fare per la Chiesa in un'età così avanzata come diacono, per non parlare del sacerdozio?"

Fino alla sua ordinazione a diacono, padre Bill ha ricoperto vari incarichi: sacrestano, cantore, lettore, suddiacono, insegnante e direttore della scuola domenicale, membro del consiglio parrocchiale, delegato al congresso diocesano, revisore dei conti della chiesa, consigliere del campo estivo, consulente biblico per l'associazione giovanile. Ha servito come cantore e direttore di canto della congregazione, organizzatore di processioni per la scuola domenicale, cantore e coadiutore nei servizi svolti in parrocchia (funerali, memoriali, anniversari, visite pastorali del parroco, visite agli ammalati e ai carcerati).

È un eccellente esempio di come rispondere con semplicità alla chiamata a servire Cristo. Senza aspettative, ha offerto e ha continuato a offrire se stesso a Cristo, alla Chiesa e al suo vescovo. Sottomettendosi con obbedienza a quest'ultimo, si è trovato più occupato che mai!

Dalla sua ordinazione sacerdotale nel 2003, padre Bill ha assunto le responsabilità di sacerdote in molti luoghi, servendo con distinzione, amore e onore.

Su richiesta del suo vescovo, ha servito come sacerdote ad interim in luoghi diversi come Ohio, Texas, Indiana, California, Arizona e nelle parrocchie in Canada.

Tutto questo insieme ai doveri liturgici e pastorali presso la chiesa di san Giorgio a Prescott, in Arizona, che includono visite pastorali ai reclusi, visite agli ospedali, sermoni, liturgie nei giorni feriali, confessioni e concelebrazioni domenicali.

Ha agito anche come prete supplente per il clero dell'Arizona che si è regolarmente rivolto a lui. Padre Bill è stato la prova vivente che l'età non è un ostacolo al servizio umile, potente ed efficace al gregge di Cristo nel diaconato o nel sacerdozio.

Padre Bill si è addormentato nel Signore il 14 novembre 2003, dopo 20 anni di servizio sacerdotale.

Padre Bill ha risposto alla chiamata di Cristo.

Qual è la vostra risposta?

 
Ex presidente del parlamento: la Georgia non dovrebbe in alcun modo riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il capo del partito politico "Movimento democratico" ed ex presidente del parlamento Nino Burjanadze

La Georgia non dovrebbe riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e non lo farà, ha detto la leader del partito politico di opposizione "Movimento Democratico" Nino Burjanadze.

L'ex presidente del parlamento ha sottolineato che il catholicos-patriarca Elia II di Tutta la Georgia tratta la "questione ucraina" con grande cautela e prenderà solo decisioni che mirano alla pace, ha detto in un'intervista a RIA Novosti.

"Assolutamente no. E ho fatto questa dichiarazione non appena il Tomos è stato proposto da Costantinopoli e persino prima, secondo la mia opinione. L'ho detto, in nessun modo", ha sottolineato la leader politica.

Ha notato che ciò che sta accadendo tra Costantinopoli e Kiev è "non è affatto una questione religiosa, è una questione assolutamente politica, un desiderio di allontanare Kiev e l'Ucraina dalla Russia e dalla Chiesa ortodossa russa il più possibile".

Inoltre, ha ricordato che a suo tempo la Chiesa ortodossa russa non ha riconosciuto l'indipendenza delle chiese dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud dalla Chiesa georgiana.

"Sono assolutamente sicura che la Chiesa georgiana non dovrebbe e non vorrà farlo. Vi dirò francamente che prima di partire per la Russia, ho incontrato il nostro patriarca, che assume sempre una posizione molto moderata, una posizione di riavvicinamento con la Russia, una posizione di miglioramento delle relazioni. E ho visto che è molto cauto riguardo a questo problema e prenderà solo quelle decisioni che mirano alla pace, al buon vicinato, alla buona cooperazione tra Georgia e Russia, Russia e Ucraina, Georgia e Ucraina", ha detto Nino Burjanadze.

Ricordiamo che nel gennaio 2019, una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli ha incontrato il catholicos-patriarca Elia II di Tutta la Georgia e membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana, ma questo incontro non ha cambiato la posizione della Chiesa georgiana in merito al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Secondo il locum tenens patriarcale, il metropolita Shio (Mujiri) di Senaki e Chkhorotsku, la questione ucraina sarà discussa dal Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana in primavera. Fino al prossimo incontro del Sinodo, il Patriarcato di Georgia non prenderà alcuna decisione.

Il 27 dicembre 2018, il Sinodo della Chiesa georgiana ha rinviato la discussione sulla situazione della chiesa in Ucraina al prossimo incontro.

 
Una parrocchia a misura di bambino

Mentre tutti i cristiani possono essere d’accordo sulla necessità di formare adeguatamente i giovani della propria comunità, non tutti si preoccupano della presenza in chiesa dei bambini piccoli (e di conseguenza, dei loro genitori). I cristiani ortodossi in Italia hanno statisticamente una presenza di neonati superiore alla media nelle loro parrocchie, e – non sarà mai ricordato abbastanza – quei neonati sono parrocchiani a pieno titolo e comunicanti! Vediamo dunque come poter attrezzare le nostre parrocchie a misura di bambino, nell’eccellente articolo di James Hargrave riportato su Pravmir, e che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Archimandrita cipriota: ho provato una grazia speciale nel servire con gli ucraini sofferenti

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina canonica hanno una relazione autentica e ispirata con Dio, ritiene l'archimandrita Nektarios (Babopoulous), segretario della diocesi di Tamassos a Cipro.

Dopo aver visitato i fedeli di diverse comunità parrocchiali che hanno perso le loro chiese per il sequestro violento da parte di attivisti scismatici, padre Nektarios è stato toccato da come le loro sofferenze hanno portato alla loro ascesa spirituale, e ne ha parlato in un video registrato alla Lavra della santa Dormizione a Pochaev e pubblicato martedì sulla pagina Facebook della Chiesa ucraina.

"Sono stato colpito come prete, colpito da quella fede, dalla riverenza che ho visto tra i vostri fedeli. È evidente che le difficoltà che il diavolo sta creando all'interno della Chiesa danno ai fedeli l'opportunità di svilupparsi e di ascendere spiritualmente, di sperimentare più fortemente la loro relazione con Dio", ha detto padre Nektarios, notando che ha provato tenerezza e ha sentito una grazia speciale quando ha servito in una capanna di villaggio con una comunità che aveva perso la sua chiesa.

"Il mio contatto personale con i parrocchiani e con gli abitanti di queste parrocchie mi ha convinto che queste persone hanno una fede profonda, che sono fedeli alla Chiesa, che si fidano della Chiesa, che credono nella loro Chiesa... Ho veramente sperimentato tenerezza, ho sperimentato una grazia speciale e ho visto la fede, la forte fede dei credenti. Tutto questo è accaduto durante la Divina Liturgia con particolare riverenza e gratitudine", ha aggiunto l'archimandrita Nektarios.

Tornerà a Cipro arricchito dalla sua esperienza in Ucraina, ha detto padre Nektarios in conclusione, per trasmetterla ai fedeli e riferire loro cosa sta realmente accadendo nella Chiesa ortodossa ucraina.

Il 6 giugno, la festa dell'Ascensione, padre Nektarios ha visitato diverse comunità della diocesi di Rovno che hanno subito la perdita delle loro chiese. Il giorno seguente, ha visitato le comunità perseguitate nella diocesi della Volinia e nella diocesi di Ternopol il giorno successivo.

Padre Nektarios ha assicurato ai fedeli che essi sono i figli dell'unica Chiesa canonica ucraina e che la Chiesa ortodossa li sostiene e sta cercando un modo per risolvere la crisi in corso.

Domenica 9 giugno, l'archimandrita cipriota ha celebrato alla Lavra di Pochaev con rappresentanti delle Chiese serba e polacca, assieme all'abate, sua Eminenza il metropolita Vladimir di Pochaev, e al clero locale ucraino. Padre Nektarios ha assicurato il metropolita Vladimir dell'amore fraterno e dell'unità tra le Chiese ucraina e cipriota e ha espresso la sua convinzione che gli scismatici ritorneranno alla fine alla Chiesa canonica.

 
La russofobia come attività professionale in Bulgaria

Oggi, quando l'intera comunità ortodossa sta monitorando con ansia i media, la gente tende a condividere le notizie attraverso i social network senza comprenderle adeguatamente. In questa situazione, le possibilità di credere a false notizie e di ingannare molte persone sono piuttosto alte. Le conseguenze sono ancora più pericolose quando si cerca di capire cosa stia succedendo in una Chiesa locale, facendo affidamento su fonti discutibili e saltando a conclusioni a volte generiche. Considerando una provocazione legata alla Chiesa e relativamente recente da parte del sito faktor.bg, estremamente russofobo, [1] credo che sia ora di separare il grano dalla zizzania.

La prima cosa che vorrei ricordare ai benintenzionati analisti russi è che la Bulgaria è un membro dell'Unione Europea e della NATO, quindi i suoi mass media sono orientati di conseguenza. Ci sono stati alcuni cambiamenti positivi nei mass media bulgari negli ultimi anni perché la russofobia è estremamente impopolare nel paese, ma questa non è un'indicazione di alcun cambiamento drammatico. Più probabilmente ciò dimostra quanto possa essere flessibile la politica. È una goccia di verità in un oceano di bugie, una piccola concessione a "un altro punto di vista", in quanto non è possibile fare il lavaggio del cervello a un'intera popolazione che per lo più conosce la lingua russa e che ha accesso alle informazioni pubblicate sui siti web russi.

È estremamente importante notare che tutti i mass media russofobi sono invariabilmente anti-Chiesa e le sue azioni sono in opposizione all'Ortodossia nel suo complesso. Nel corso di molti anni, hanno regolarmente tentato di screditare vescovi e preti ortodossi, di seminare discordia nella comunità ortodossa, e di lanciare varie provocazioni per "consumo interno" e per "esportazione", ricorrendo alla diffamazione, a intricate menzogne ​​e a calunnie senza scrupoli. Quando la Chiesa ortodossa bulgara fa qualcosa che contraddice la "scelta civilizzata" del paese, tutti gli atlantisti da osteria dei mass-media la attaccano, sospettandola di russofilia latente o accusandola di fare il gioco di Mosca e di svolgere attività sovversive finanziate dal Cremlino. Tra le altre cose, questi attacchi possono essere causati dalla risoluzione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara contro la ratifica della convenzione di Istanbul, [2] dalla sua opposizione alle parate gay, dalla nomina di un vescovo "sbagliato", dal rifiuto di riconoscere i dissidenti macedoni o di sostenere gli scismatici ucraini, o dalle visite di alcuni vescovi bulgari alle parrocchie della Chiesa ortodossa russa.

Secondo lo psichiatra e teologo Nikolaj Mikhailov, durante gli anni della cosiddetta democrazia, la russofobia in Bulgaria è diventata un'attività professionale dominata da "cloni antropologici degli ex quadri del Komsomol, giovani attivisti del partito e, in una certa misura, intellettuali umanisti di quel periodo... Ora hanno titoli diversi, ma la loro mentalità e i loro obiettivi sono gli stessi. Agiscono come guardiani auto-nominati della nuova ortodossia ideologica". [3] È interessante notare che, in alcuni casi, neanche i titoli sono cambiati, in quanto anziani funzionari del Komsomol, insegnanti del comunismo scientifico addestrati dall'URSS, figli di alti funzionari del Partito comunista bulgaro, ex dipendenti del servizio di sicurezza nazionale e persino informatori e altre "vittime del regime" si sono trasformati in messaggeri di "libertà" e talvolta persino in "insegnanti" della Chiesa. Sotto il precedente sistema ideologico, la Chiesa era perseguitata, ma nessuno la costringeva a seguire il Codice del Costruttore del Comunismo invece dei Dieci Comandamenti. Oggi, sembra che l'obiettivo del neo-liberalismo sia quello di prevalere ovunque, compresa la Chiesa, e si sta sviluppando una piattaforma ideologica appropriata per questo scopo.

Ecco cosa suggerisce Atanas Slavov, dottore in giurisprudenza, nel suo articolo I due mondi politici dell'Ortodossia moderna pubblicato nella rivista bulgara Cristianesimo e cultura:

"Il nuovo modello di teologia ortodossa proclamato al Concilio di Creta è coerente con l'istituzione di una comprensione ampia e profonda della dignità, della libertà personale, dei diritti individuali e della natura pluralistica della società civile da parte della democrazia costituzionale e dello stato governato dalla legge. Senza modificare i suoi fondamenti trascendentali e le sue profonde dottrine teologiche, l'Ortodossia universale sta gradualmente facendo i conti con il modernismo politico (democrazia liberale, diritti umani, supremazia della legge) per facilitare la trasmissione del suo messaggio profondo ai suoi contemporanei". [4]

Naturalmente, la Russia e la Chiesa ortodossa russa sono descritte come i principali ostacoli sulla via del progresso. È per questo che Svetoslav Ribolov, docente di teologia, insegnante del dipartimento teologico dell'università di Sofia, ha predetto i seguenti sviluppi nel suo articolo pubblicato nella stessa rivista:

"Considerando le crescenti tensioni tra persone ortodosse sempre più radicalizzate e persone tradizionalmente ortodosse, è molto probabile che nel prossimo futuro la Chiesa ortodossa si dividerà in due Chiese. Una Chiesa sarà filo-occidentale. Sarà basata a Costantinopoli e continuerà a coesistere pacificamente con la democrazia occidentale e ad attenersi ai valori e alle leggi fondamentali europei. L'altra sarà la Chiesa ortodossa filo-russa con base a Mosca che denuncerà i diritti umani democratici e il sistema legislativo europeo. [5]

La rivista Cristianesimo e cultura e il sito web Cultura inondano i loro lettori bulgari di così tanti studiosi "tradizionalmente ortodossi" (teologi, filosofi, storici o "figure pubbliche" come si definiscono) che coesistono pacificamente con i valori europei fondamentali, che non si può non citare Valerija Novodvorskaja, che nel programma Fede e Società sulla TV bulgara, ha detto: "Il cristianesimo non è per gli sciocchi!" [6]

L'introduzione del programma Fede e società sul canale 1 della TV nazionale bulgara, finanziato dai contribuenti, è un'immagine capovolta del Salvatore e della santa Madre di Dio, che rivela il vero scopo di questo progetto e il suo messaggio. Goran Blagoev, dottore in storia, autore e presentatore a tempo pieno del programma, ricorda costantemente ai suoi spettatori che il suo obiettivo è quello di cercare la verità che li renderà liberi. Ha lavorato sodo per sfatare i "miti" russofili e per "denunciare" i santi russi (che considera incarnazioni della "influenza imperiale" nel centro della capitale bulgara). In particolare, ha denunciato il principe di retta fede, sant'Aleksandr Nevskij, in onore del quale è stata nominata la cattedrale patriarcale di Sofia e san Serafim (Sobolev), un santo ampiamente riverito in Bulgaria le cui reliquie riposano nella chiesa del metochion del patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. [7] L'unico risultato è stato che lo studio di Goran Blagoev è stato abbandonato dai rappresentanti della Chiesa ortodossa bulgara, in quanto la risoluzione del 6 febbraio 2016 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara ha proibito ai suoi vescovi e chierici di partecipare al programma Fede e Società. [8]

Le porte dell'Ortodossia, un sito pseudo-religioso soprannominato dai bulgari ortodossi "le porte dell'inferno", è anch'esso in cerca della verità. "Come progetto di volontariato, godiamo di assoluta indipendenza e dedichiamo i nostri sforzi alla ricerca imparziale della Verità", sostiene il team del progetto. Tuttavia, la pretesa di "indipendenza assoluta" è smentita quando leggiamo la sezione "I nostri partner e amici" nel sito web. La loro imparzialità è chiaramente screditata dalle loro pubblicazioni acrimoniose, prevenute e spesso diffamatorie sulla Chiesa ortodossa russa e sui suoi vescovi, e da traduzioni di articoli da credo.ru e da altri blog diffamatori russi. Lo pseudonimo dispregiativo Slavka Bozhkova, [9] le caricature pubblicate nella sezione Cartoon della settimana del sito, e l'edizione satirica della Chiesa egoista che non è contraria a pubblicare battute oscene indicano chiaramente che questo progetto non è affatto ortodosso.

I media laicisti, siti Web, blog e profili Facebook euro-atlantici, cioè anti-russi, sono così numerosi che è impossibile elencarli o addirittura contarli. Sono generosamente finanziati e progettati per rivolgersi a persone di varie provenienze sociali, intellettuali e spirituali. Isterici, stridenti, intrusivi e poco convincenti, ripetono gli stessi cliché ripetutamente, espandendo bugie e travisando tutto.

Il trionfo della democrazia e della libertà di parola in Bulgaria è meglio dimostrato da Propaganda anti-democratica in Bulgaria, un rapporto pubblicato nella primavera del 2017 dall'Organizzazione non governativa denominata Fondazione per gli studi umanitari e sociali. [10] Lo studio era stato finanziato dalla "America for Bulgaria Foundation", [11] un gruppo di mercenari e imbroglioni locali di contenuti russofobi (il motto della fondazione è "l'ottimismo americano incontra il potenziale bulgaro"). Il rapporto elencava i mass media, i siti web e gli autori che osavano mettere in dubbio i valori liberali e dimostrare tendenze filo-russe. Il numero di tali pubblicazioni era registrato con la scrupolosità di un rapporto contabile e il loro contenuto era meticolosamente analizzato. [12] Il rapporto osserva un aumento drammatico di propaganda anti-democratica in Bulgaria e la crescita di sentimenti russofili. Questa osservazione è corretta, ma va notato che i veri sentimenti della società bulgara sono rappresentati solo da un piccolo numero di giornali, riviste, programmi TV e siti web.

In uno di questi programmi "anti-democratici", Vasil Vasilev, giornalista e attivista sociale, ha affermato che la russofobia in Bulgaria non è diretta al popolo bulgaro, la cui maggioranza non è disposta a cambiare la propria buona disposizione verso la Russia. L'obiettivo è spingere il popolo russo contro la Bulgaria.

Quest'obiettivo sarà raggiunto? Dipende da noi.

Note

[1] Nella sua pubblicazione datata 25 gennaio 2019, il tabloid estremamente russofobico Faktor.bg ha affermato che il Patriarca Neofit di Tutta la Bulgaria aveva sostenuto il concetto di una Chiesa indipendente per ogni paese indipendente all'incontro del Sinodo. Più tardi, il metropolita Kiprian di Stara Zagora, presidente del Comitato sinodale per gli affari legati alla Chiesa ucraina, ha affermato che questo argomento non è stato nemmeno discusso durante la riunione. "Considerando che i siti web ucraini hanno distribuito informazioni che affermano che la Chiesa ortodossa bulgara (patriarcato bulgaro) ha sostenuto l'idea dell'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, come presidente del comitato per gli argomenti relativi alla Chiesa ucraina, vi assicuro che il Santo Sinodo non ha discusso questioni relative all'Ucraina e che nessuna risoluzione è stata adottata dall'organo supremo della Chiesa ortodossa bulgara (Patriarcato bulgaro) riguardo a questa disputa canonica... Chiediamo a tutti gli ortodossi e ai media di usare solo informazioni affidabili pubblicate dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara (Patriarcato bulgaro) per evitare di interpretare erroneamente la situazione intorno alla disputa della Chiesa in Ucraina". Metropolita Kiprian di Stara Zagora, presidente del Comitato per gli argomenti relativi alla Chiesa ucraina. Le false notizie di Faktor.bg sono state citate non solo dai mass media ucraini, ma anche da alcuni mass media russi.

[2] "Si tratta di un tentativo di legalizzare un terzo genere". Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara si pronuncia contro la Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa https://pravoslavie.ru/110330.html

[3] Nikolaj Mikhailov, «Защо Русия граничи с Бога» // http://rusofili.bg/защо-русия-грничи-с-бога/

[4] Славов Атанас. Atanas Slavov, «Два политически свята на съвременното православие» http://www.hkultura.com/news/detailed/1844

[5] Риболов Светослав. Svetoslav Ribolov, «Предизвикателството към европейските ценности от неконтролираното мигриране към ЕС» http://www.hkultura.com/issue/2017/118/

[6] Goran Blagoev, История за плач и надежда (Сиела, 2011), 388.

[7] Алексеева Янина. Janina Alekseeva, «Святитель Серафим – 'дядо' всея Болгарии» https://pravoslavie.ru/101331.html

[8] Решение на Св. Синод от 06.02.2016 г.: духовници на БПЦ-БП да не участват в предаването «Вяра и общество» по Канал 1 на БНТ http://www.bg-patriarshia.bg/news.php?id=199789

[9] "Slavka" è una forma di nome slavo, ma la radice significa "gloria", mentre "Bozhkova" è una forma di cognome slavo ma la radice significa "Dio". Quindi lo pseudonimo è una sorta di parodia della frase "gloria a Dio".

[10] ДОКЛАД: Антидемократичната пропаганда в България

http://hssfoundation.org/доклад-антидемократичната-пропаган/

[11] Американският оптимизъм среща българския потенциал https://www.us4bg.org/?hl=bg

[12] Медии и пропаганда след Студената война

http://hssfoundation.org/wp-content/uploads/2018/05/KX-47-Print-01_05_2018-re.pdf

 
"Ci opponiamo alle provocazioni contro il patriarca di Mosca"

"Negli ultimi tempi abbiamo assistito a provocazioni senza precedenti contro la Chiesa ortodossa russa e il suo capo, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'," ha affermato l'arcivescovo Theodosios di Sebaste del Patriarcato di Gerusalemme.

Quest'ultimo ha sottolineato che la maggior parte degli autori di tali provocazioni sono politici o rappresentanti dei media occidentali e che usano l'attuale conflitto armato come pretesto per attaccare il patriarca Kirill e l'intera Chiesa russa. "Siamo convinti che queste accuse costituiscano una distorsione e una falsificazione della verità e dei fatti. La Chiesa non sostiene mai le guerre, ma invoca sempre la pace. Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha fatto ripetuti inviti alla pace, ma il suo dovere spirituale come patriarca di Mosca è difendere il suo paese e la sua patria, condannare le cospirazioni e i piani occidentali diretti contro la Russia", ha ricordato l'arcivescovo. Dopo aver ricordato che lui stesso aveva più volte dichiarato di essere contrario alle guerre e di auspicare, tra l'altro, una rapida fine del conflitto in questione, "per fermare questa vera tragedia umana, il cui conto è pagato da civili innocenti e indifesi", ha continuato l'arcivescovo Theodosios: "Allo stesso tempo, condanniamo in ogni modo possibile l’uso del conflitto militare e politico come strumento per minare la posizione della Chiesa ortodossa russa, così come le sue capacità spirituali, umanitarie e missione pacifica". Secondo lui, questi tentativi costituiscono un "atto inaccettabile e ingiustificabile". "Sua Santità il patriarca Kirill è il capo spirituale della Chiesa russa, fatto accettato dalla maggioranza delle Chiese ortodosse, che commemorano il nome di sua Santità nei santi dittici. Per questo percepiamo le provocazioni contro la Chiesa ortodossa russa come provocazioni contro l'intera Chiesa ortodossa", ha sottolineato il vescovo. Egli ha ricordato ancora una volta che le persecuzioni contro la Chiesa ortodossa canonica ucraina dipendente da sua Beatitudine il metropolita Onufrij non si fermano. Vescovi e sacerdoti sono perseguitati, le chiese sono sequestrate. "Di recente, il mondo intero ha assistito alla tragica scena in cui, su ordine delle autorità ucraine, la chiesa delle Decime nel centro di Kiev è stata rasa al suolo nella notte del 16 maggio dalle autorità ucraine", ha menzionato altresì sua Eminenza, confessando che queste scene gli ricordano "le pagine oscure dell'era bolscevica – il tempo delle più pesanti persecuzioni contro la Chiesa di Cristo".

Dopo essersi espresso categoricamente contro le evidenti provocazioni contro il patriarca di Mosca e di tutta la Rus', l'arcivescovo della Chiesa di Gerusalemme ha sottolineato: "Crediamo che eventuali divergenze di opinione debbano essere risolte non con provocazioni, ma attraverso la ricerca di vie di dialogo. Ci sembra però che i politici che si lanciano in provocazioni di questo tipo perseguano obiettivi premeditati, che non prevedono alcun dialogo. Queste persone sostengono idee ostili alla Chiesa ortodossa, cercano di radicare i disaccordi al suo interno e minarne la posizione nel mondo di oggi. Gli attacchi ostili contro il patriarca Cirillo "e alcuni vescovi legati a questa Chiesa sorella sono un anello della catena di persecuzioni che colpiscono l'intera Chiesa ortodossa", ha inoltre dichiarato il vescovo. Come ha indicato, la persecuzione è in atto sia in Ucraina che in altri paesi dove la Chiesa russa è presente spiritualmente, per esempio in Estonia. Esprimendo il suo sostegno alla Chiesa estone e ai suoi vescovi, l'arcivescovo Theodosios di Sebaste ha anche definito false e estranee ai suoi compiti le accuse mosse dal ministro degli Interni estone, Lauri Läänemets, che, nella riunione di metà maggio, aveva chiesto che la Chiesa ortodossa estone del Patriarcato di Mosca riconoscesse sua Santità il patriarca Kirill come "eretico". "Che diritto aveva il ministro degli Interni estone di muovere queste false accuse, che esulano dalle sue competenze? È assolutamente inaccettabile che un funzionario estone accusi di eresia il capo della Chiesa russa. Nell'approccio ecclesiastico, la parola 'eresia' indica una deviazione dal dogma ortodosso e dalla fede cristiana. L'eresia è l'alterazione della fede immacolata. Ogni vescovo della Chiesa conosce molto bene i santi canoni formulati dai Concili ecumenici, in particolare per quanto riguarda il dogma della santissima Trinità e la presenza costante del Signore Gesù Cristo nella nostra Chiesa e nella nostra vita spirituale. La diffusione della fede cristiana avvenne attraverso i santi apostoli, che si radunarono il giorno di Pentecoste a Gerusalemme, da dove partirono per predicare dall'Oriente all'Occidente e fino ai confini della terra. Fu da lì, dalla città santa di Gerusalemme, dove furono preservati tutti i luoghi santi associati agli eventi biblici, che si diffuse la buona notizia del Salvatore e Signore Gesù Cristo e raggiunse la terra dei russi, dove ebbe luogo il suo battesimo. Poi questa terra acquisì la vera fede cristiana e la mantiene ancora oggi senza macchia nonostante tutti i suoi periodi difficili e i lunghi secoli di persecuzione". Il vescovo ha definito insensate e irresponsabili le dichiarazioni delle autorità estoni il cui scopo è fomentare litigi e scandali nella Chiesa ortodossa,sottolineando che l'ingerenza delle autorità politiche negli affari interni della Chiesa ortodossa in Estonia è assolutamente inaccettabile.

"Preghiamo per la fine della persecuzione della Chiesa ortodossa in Ucraina, Estonia e altri paesi", si legge nella nota. "Comprendiamo tutti perfettamente che la nostra Chiesa ortodossa attraversa oggi tempi difficili a causa di divisioni e disaccordi interni, la ragione principale di ciò è proprio la politica dell’Occidente, poiché è qui che si è cercato di imporre la creazione di una Chiesa non canonica in Ucraina, e oggi stiamo cercando di imporre la stessa cosa in altri paesi del mondo", ha detto il vescovo. Egli ha invitato i primati delle Chiese ortodosse locali "a proporre iniziative concrete per eliminare e porre fine a queste divisioni, nonché a opporsi congiuntamente all'ingerenza politica occidentale negli affari interni della Chiesa ortodossa, perché il loro obiettivo è solo quello di radicare e approfondire i disaccordi esistenti all’interno della Chiesa".

Ribadendo il suo rifiuto delle guerre in qualsiasi regione del mondo e la sua posizione pacificatrice volta a far prevalere l’amore e la fraternità tra gli uomini, l'arcivescovo Theodosios ha ricordato: "Ma noi ci opponiamo anche all'uso dei conflitti e delle guerre, come oggi in Ucraina, per contrastare la Chiesa russa e il suo Patriarca, nonché per aggravare le divisioni esistenti nella Chiesa".

"Oggi più che mai la nostra Chiesa ha bisogno della misericordia e dell’intervento di Dio. Questo chiediamo a Gerusalemme, davanti al Santo Sepolcro del Signore, nei giorni santi del periodo pasquale, affinché il Signore protegga la nostra Chiesa contro tutti i suoi nemici, visibili e invisibili. Abbiamo bisogno di leader ecclesiastici saggi che facciano ogni sforzo per cercare di sanare la ferita che si è verificata nella Chiesa a seguito dell'intervento occidentale, il cui scopo è quello di imporre una realtà ecclesiastica anticanonica", ha concluso l'arcivescovo.

 
Russia e Ucraina nelle “traduzioni” dei media occidentali

Dmitrij Babich scrive per La voce della Russia, cercando di smontare (una vera fatica d’Ercole) i miti che si formano grazie alla costante propaganda mediatica antirussa. Partendo dalle “traduzioni” delle dichiarazioni di Putin e dei disordini di Kiev, fa notare come le stesse notizie di agenzia appaiano abilmente manipolate. Presentiamo l’ultimo articolo della serie Miti sulla Russia di Dmitrij Babich nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
I vescovi di Costantinopoli concelebrano con un chierico della Chiesa montenegrina scismatica

"l'archimandrita" Boris Bojović riceve una benedizione dal metropolita Emmanuel di Gallia

Il 26 maggio è stato celebrato a Kiev il 19° anniversario del restauro della cattedrale di san Michele dalle cupole dorate, precedentemente appartenente al "patriarcato di Kiev" e ora cattedrale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Era noto in precedenza che il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il "metropolita" Epifanij Dumenko, avrebbe concelebrato con due vescovi del Patriarcato di Costantinopoli: il metropolita Emmanuel di Gallia e il metropolita Amphilochios di Adrianopoli.

Tuttavia, secondo le informazioni ricevute dall'Unione dei giornalisti ortodossi da parte della metropolia del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba, anche un chierico della "Chiesa ortodossa montenegrina", scismatica e non riconosciuta, ha concelebrato con i vescovi di Costantinopoli e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" durante la Liturgia.

"l'archimandrita" Boris Bojović (a destra) che serve con i vescovi Costantinopoli e con gli scismatici ucraini

"L'archimandrita" Boris Bojović è stato identificato nelle foto del rapporto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sull'evento, anche se il rapporto ufficiale non menziona lo scismatico montenegrino.

La "Chiesa montenegrina" aveva ripreso i contatti con il "patriarcato di Kiev" prima della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e Filaret Denisenko, il "patriarca" del "patriarcato di Kiev", ha apertamente espresso il suo sostegno per la richiesta d'autocefalia della "Chiesa montenegrina", che continua ancora oggi.

Il presidente Milo Đukanović del Montenegro ha ripetutamente dichiarato negli ultimi mesi che assicurerà l'autocefalia alla minuscola "Chiesa montenegrina", che è iniziata come uno scisma dalla Chiesa ortodossa serba nei primi anni '90, proprio come ha fatto il presidente Poroshenko per la chiesa scismatica ucraina.

"l'archimandrita" Boris Bojović con il "metropolita" Mihajlo della chiesa montenegrina scismatica. Foto: portalanalitika.me

L' amministrazione di Đukanović ha perseguitato la molto più grande Chiesa canonica serba in Montenegro, espellendo un certo numero di chierici e monaci e tentando di demolire le proprietà della Chiesa.

 
Preoccupazione per la persecuzione dei membri dell'Unione dei giornalisti ortodossi espressa in un rapporto dell'ONU

i relatori speciali delle Nazioni Unite chiedono azioni per frenare le vessazioni nei confronti dei giornalisti

I difensori dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno espresso grave preoccupazione per le vessazioni nei confronti dei giornalisti che pubblicano informazioni sulle violazioni dei diritti dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina.

In una comunicazione del gruppo dei relatori speciali delle Nazioni Unite agli organi statali dell'Ucraina, sono stati notati fatti di intimidazioni e vessazioni del personale dell'agenzia d'informazione "Unione dei giornalisti ortodossi", nonché una richiesta formulata in merito alla risposta delle forze dell'ordine su questo tema.

Nella richiesta, i difensori dei diritti umani delle Nazioni Unite condannano casi di minacce e atti di violenza contro i giornalisti ortodossi e chiedono alle autorità ucraine di consegnare i responsabili alla giustizia.

La richiesta è stata inviata il 30 ottobre 2018, e i relatori delle Nazioni Unite hanno comunicato alle autorità ucraine di aspettarsi una risposta entro 60 giorni: "Apprezzeremmo una risposta a vostro comodo. Dopo 60 giorni, questa comunicazione e ogni risposta ricevuta dal governo di Vostra Eccellenza, saranno rese pubbliche sul sito web di segnalazione delle Comunicazioni speciali delle Nazioni Unite. Saranno successivamente resi disponibili nella consueta relazione da presentare al Consiglio per i diritti umani".

Tuttavia, non c'è stata nessuna risposta.

Gli attivisti per i diritti umani ricordano l'attacco dei radicali di destra all'agenzia dell'Unione dei giornalisti ortodossi a Kiev il 25 gennaio 2018, così come altri episodi riguardanti violazioni dei diritti umani, e notano che nonostante le numerose denunce presentate alla polizia alla luce di questi eventi, non è stata avviata un'indagine.

"Esprimiamo profonda preoccupazione per queste accuse, che, se confermate, equivarrebbero a un modello emergente di violazioni dei diritti riconosciuti alla vita e alla sicurezza della persona, alla libertà di espressione e di riunione pacifica e alla libertà di religione e di credo, stabilite negli articoli 6, 9, 18, 19 e 21 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR). L'ICCPR è stato ratificato dall'Ucraina nel 1973 e costituisce un obbligo legale internazionale", afferma il documento.

I relatori speciali delle Nazioni Unite fanno riferimento alla risoluzione 12/16 del Consiglio dei diritti dell'uomo, che collega intrinsecamente il diritto alla libertà di pensiero, coscienza o religione al diritto alla libertà di opinione e di espressione e incoraggia gli Stati ad adottare tutte le misure necessarie per astenersi da violazioni di questi diritti e a creare le condizioni per prevenire la loro ripetizione. "In considerazione dell'importanza della questione, apprezzeremmo una risposta sui passi iniziali intrapresi dal governo di vostra Eccellenza per salvaguardare i diritti delle persone summenzionate in conformità con gli strumenti internazionali", afferma il messaggio delle Nazioni Unite.

Ricordiamo che nel gennaio 2018, uomini in passamontagna con i simboli dell'organizzazione nazionalista "C14", inclusa nell'elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali, hanno fatto irruzione nell'ufficio dell'Unione dei giornalisti ortodossi e hanno bloccato il lavoro del comitato editoriale. Per circa un'ora, hanno insultato i giornalisti e provocato conflitti, mentre la polizia, che era arrivata sul luogo, rimaneva inattiva.

Dopo la conferenza stampa "L'attacco al comitato editoriale dell'Unione dei giornalisti ortodossi", durante la quale Anna Poddubnaja, direttrice dell'agenzia di stampa, ha parlato dell'attacco criminale al comitato di redazione in violazione alla libertà di parola, i suoi dati personali sono stati aggiunti al database del famigerato sito Mirotvorets ("il pacificatore").

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il gruppo di relatori speciali delle Nazioni Unite, che il 30 settembre 2018 ha fatto appello agli organi statali autorizzati dell'Ucraina con una richiesta di informazioni sulla violazione dei diritti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina, non ha ricevuto una risposta in tempo utile. La rappresentanza dell'Unione dei giornalisti ortodossi alle organizzazioni internazionali europee considera tutto ciò un tentativo di dissimulare la situazione reale della discriminazione della Chiesa ortodossa ucraina.

 
Un'intervista nel giorno dello Spirito Santo del 2024

1) Come è arrivato all'Ortodossia, padre Andrew?

Da bambino non sapevo nulla di chiese. Ma vivevo in campagna, nella cattedrale di Dio. Quindi, sebbene non sapessi nulla degli uomini, conoscevo Dio dalla sua Creazione, conoscevo la sua presenza dagli alberi alti e dai prati verdi, dagli uccelli che cantavano e dai cieli ampi sopra di me. Sapevo che Dio viveva appena oltre il cielo, a volte sentivo di poterlo vedere. Non credevo in Dio, conoscevo Dio.

E intorno a me ho trovato anche la prova vivente di altri che lo avevano conosciuto. Questi erano gli antichi santi: san Cedd (a proposito, il suo nome è pronunciato correttamente Ched), Apostolo dell'Essex, sant'Osyth di un villaggio vicino, santa Audrey di Ely, san Botolph e sant'Albright che erano ricordati localmente, e sant'Edmund, il nostro santo di famiglia. Vivevano tutti a poche decine di chilometri da me. L'unico problema era che quando chiedevo informazioni agli adulti, non potevano dirmi assolutamente nulla. Solo che erano vissuti tutti molto, molto tempo fa e dovevano essere stati importanti perché erano ricordati nei toponimi locali. A quei tempi non c'era internet per chiedere altro e comunque ero solo un bambino. Ma sentivo la loro presenza. Erano come i miei amici più cari.

Più tardi, quando avevo 12 anni, vidi un film americano, vagamente basato sul romanzo russo, Il dottor Zhivago. Sebbene fosse pieno di sciocchezze di Hollywood e di propaganda della guerra fredda, scatenò qualcosa dentro di me. Nella scena di apertura erano mostrati un funerale e un prete ortodosso. Come risultato di questo film, mi sono comprato un libro e ho iniziato a imparare il russo da autodidatta. Allo stesso tempo, a causa della scena con il prete – non avevo mai incontrato nessun tipo di prete prima – ho aperto e letto il Nuovo Testamento. Mi ha cambiato la vita, ma ha anche confermato tutta la mia esperienza infantile. Quando le persone mi chiedono quale consiglio come miglior libro ortodosso da leggere, rispondo sempre il Nuovo Testamento.

Nello stesso periodo, ho visitato anche alcune chiese. Ma erano fredde e vuote. Non riuscivo a trovarvi nulla. Poiché avevo letto il Nuovo Testamento, sapevo che da qualche parte doveva esserci una vera chiesa. Dov'era la continuità degli Atti degli Apostoli e delle lettere scritte alle Chiese locali dall'apostolo Paolo? Cosa era successo dopo? Cosa era successo dopo il Nuovo Testamento? Dov'era il Nuovo Testamento? Questo è ciò che volevo sapere. Quando avevo 14 anni, ho letto della Chiesa ortodossa e ho pensato: "Questo è ciò che ho sempre pensato e creduto". Alla fine, quando avevo 16 anni, sono riuscito a trovare e visitare una chiesa di emigrati russi, una che, purtroppo, non esiste più, poiché quelle persone sono tutte morte. Non appena sono entrato in quella chiesa, mi sono sentito a casa. Ho subito capito tutto il mio futuro, tutto era davanti a me, tutto era inevitabile, ho visto il mio destino, la volontà di Dio per me. Avevo finalmente trovato la mia casa, o meglio, la mia casa aveva trovato me. Quando avevo 17 anni, ho vinto un concorso e ho vinto un premio per visitare l'allora Russia sovietica. Era il 1973.

2) Cosa l'ha ispirato a fondare Orthodox England? Qual è la storia dietro la pubblicazione?

Dal 1974 avevo fato letture per cercare di capire la storia occidentale e come era avvenuta la rottura con l'Ortodossia e quali erano state le sue conseguenze, in altre parole, volevo sapere perché gli occidentali avevano perso i loro santi. Ero particolarmente interessato al primo millennio dopo l'arrivo dell'Ortodossia a Roma intorno al 50 d.C. fino alla metà dell'undicesimo secolo nell'Europa occidentale. Nel 1976 avevo chiesto a qualcuno perché non ci fossero libri su questo. Mi disse che se avessi letto abbastanza, avrei dovuto scriverli, colmando il vuoto, perché non c'erano libri del genere. Così, dal 1989 in poi, ho iniziato a scrivere libri su questa Età dei Santi, specialmente in Inghilterra, che conoscevo meglio. Nessun altro stava facendo qualcosa del genere. Sebbene avessi poche qualità, non avevo scelta. Dovevo farlo io. Non c'era nessun altro che potesse farlo.

Nel 1997 siamo tornati in Inghilterra dalla Francia. Avendo vissuto per sedici anni in Russia, Norvegia, Grecia, Francia e Portogallo, avevo una nuova comprensione della realtà. Sapevo che la vera Inghilterra non era britannica, così come la vera Russia non era sovietica. Ho desiderato pubblicare questa conoscenza. Qualcuno mi aveva consigliato che prima di iniziare una rivista trimestrale bisogna sempre avere pronto almeno il primo anno. Avevo già pronto molto materiale per i primi tre anni. Così iniziarono 20 anni e 80 numeri della rivista Orthodox England.

3) Molte persone hanno la sensazione che i convertiti all'Ortodossia debbano rinunciare alla propria cultura nel processo. Dove ritiene che esista un sano equilibrio tra sottomissione al rito orientale, rappresentazione, espressione etnica e idolatria etnica?

Qui è necessario discernimento per distinguere tra il primario e il secondario. Il secondario è l'espressione etnica, sia della propria cultura e lingua, sia di quella degli altri. Quindi, non dovremmo definirci ortodossi di fronte a chi è all'esterno, ma cristiani ortodossi. La parola ortodosso è solo un aggettivo e ha connotazioni etniche. Il cristianesimo ortodosso è molto più di una cultura, è semplice cristianesimo, la sequela di Cristo. Coloro che non sono cristiani ortodossi non sono pienamente cristiani, anche se non lo sanno. Ecco perché si definiscono solo cattolici o protestanti, non conoscono la parola cristiano nel nostro senso.

Lei parla di "sottomissione al rito orientale". Mi perdoni, ma questa è una frase molto strana per me. Non mi sono mai "sottomesso al rito orientale". Mi sono sottomesso a Cristo. Se voler entrare a far parte di una delle Chiese ortodosse locali non significa sottomettersi a Cristo, allora scordatevelo, non siete pronti per la Chiesa. Siete bloccati dai vostri pregiudizi culturali e non avete visto oltre il folklore e gli aspetti esteriori. Coloro che pensano di dover imitare gli altri, incluso il loro folklore, soffrono di idolatria etnica. Eccoci di nuovo a quel vecchio consiglio: se per voi c'è una differenza tra "entrare a far parte della Chiesa ortodossa" e "diventare ortodossi", allora non siete pronti per la Chiesa. Diventare ortodossi deve significare rimanere ortodossi.

C'è chi dice di voler aderire alla Chiesa ortodossa, ma non è disposto a spogliarsi del proprio bagaglio culturale. Se tali persone vengono accolte nella Chiesa, si allontaneranno sempre. Non erano pronti. Ricordo di aver parlato con un prete qualche anno fa. Mi ha detto che aveva accolto nella Chiesa alcuni anglicani. Mi ha detto che per un paio d'anni tutto è andato bene, ma poi hanno voluto cambiare e 'riformare la Chiesa' (!), perché non apprezzavano tutto. Se ne andarono, alcuni di loro sbattendo la porta, capendo finalmente che la Chiesa non sarebbe cambiata per loro. Quelli che dovevano cambiare per la Chiesa erano loro stessi, ma erano troppo orgogliosi per farlo.

In questa questione molto dipende da quale fosse la tua precedente cultura religiosa. Quelli senza un bagaglio culturale, come me, non hanno nulla da cambiare, nulla da perdere. Se arrivi alla Chiesa senza bagaglio culturale e tali pregiudizi, allora è tutto facile. Se hai un bagaglio culturale, non sei pronto. Devi digiunare da quel bagaglio. Devi prima disfare le valigie.

4) Quali parti cruciali della storia ortodossa ritiene siano state trascurate o perdute?

Ci sono due aree in particolare:

La prima area è il primo millennio della storia occidentale. Sappiamo che i primi cristiani a Roma erano di lingua greca. Sappiamo che nel II secolo sant'Ireneo e san Giustino martire scrivevano in greco. Sappiamo anche che a partire dal II secolo i romani locali di lingua latina, come santa Tatiana, della nobile famiglia dei Taziani, entrarono nella famiglia dei santi. Sappiamo che un padre della Chiesa, sant'Ambrogio di Milano, ha trasmesso l'Ortodossia al mondo di lingua latina. Poi venne l'importanza del deserto egiziano, che influenzò san Giovanni Cassiano e san Martino di Tours e da lì venne tutta la fioritura della santità irlandese, che poi si diffuse in Scozia e nel nord dell'Inghilterra. (A proposito, san Patrizio non era irlandese ma veniva dalla Gran Bretagna. Anche il nome Patrick è romano, non celtico). Sappiamo che nel V secolo san Simeone lo Stilita e santa Genoveffa di Parigi erano in corrispondenza.

Sappiamo che nella biblioteca del monastero di Santa Caterina nel Sinai si trovano dozzine di manoscritti irlandesi, scritti in latino. Sappiamo che l'ultimo Papa greco di Roma fu san Zaccaria (+ 752). Sappiamo che Roma conservò la sua Ortodossia fino ai primi anni dell'XI secolo. Allora, cos'è successo? Che cosa è andato storto? Come siamo arrivati all'invenzione del cattolicesimo romano? Quest'ultimo non esisteva nell'anno 1000, quando regnava in Occidente l'imperatore antipapista Ottone III, ma chiaramente esisteva nell'anno 1100.

La seconda area è l'ignoranza della Russia pre-rivoluzionaria. Sono stato estremamente fortunato ad aver incontrato russi che erano adulti prima della rivoluzione. Sapevano com'era stata, nel bene e nel male. Ricordiamo che solo il 10% di loro aveva mai messo piede in chiesa. Per la maggior parte erano atei o indifferenti alla Chiesa. San Giovanni di Shanghai menzionò questo fatto negli anni '30 a Belgrado. Li conoscevo.

Coloro che prima erano adulti non erano figli di emigrati russi, nati in Occidente, o di convertiti non russi, che idealizzavano tutti il passato come parte di un'ideologia nostalgica. Non si sono mai chiesti, se tutto era stato così meraviglioso prima della rivoluzione, perché la rivoluzione fosse avvenuta. Soprattutto, i figli degli emigrati russi non leggono mai la storia russa. Tutto quello che dovevano fare era leggere i resoconti dell'incredibile decadenza della vita della Chiesa russa prima della rivoluzione, per esempio quelli scritti dal metropolita Antonij di Kiev, il fondatore della ROCOR.

Quella conoscenza avrebbe dissolto la loro nostalgia e i convertiti idealisti non avrebbero potuto essere ingannati da coloro che hanno nomi russi o fingono di averli, ma non sanno nulla, che non sanno né leggere né scrivere in russo, che conoscono solo la cucina russa, perché sono di seconda o terza generazione, o non sono per niente russi. Dovrebbero smettere di fare i guru, di assumere falsi accenti russi. Possiamo vedere le loro illusioni. Sono ciarlatani.

5) Ritiene che a volte sia difficile discernere i confini che manteniamo come cristiani ortodossi dopo lo scisma, vale a dire le tombe dei nostri santi, le nostre antiche chiese in fase di ricostruzione sotto l'occupazione cattolica, ecc.?

Sì, assolutamente, è difficile. Si deve essere molto chiari qui, altrimenti ci sarà confusione spirituale. Ciò che resta dell'Occidente pre-scismatico è molto frammentario in termini materiali, per esempio in termini architettonici. In effetti, l'archeologia può dirci di più perché la maggior parte della storia materiale dei santi è sepolta sottoterra, opportunamente nascosta.

Ricordo di aver parlato con un ortodosso andato in pellegrinaggio a Roma. Ogni volta che voleva vedere l'Ortodossia, doveva scendere le scale, andare negli scantinati e nelle catacombe. In cima c'erano solo decorazioni medievali e rinascimentali. Per venerare le reliquie bisognava scrivere una lettera alle autorità cattoliche romane tre settimane prima! Tutto era sepolto, nascosto. Questo simboleggia tutto. L'eredità dei santi occidentali è soprattutto spirituale. Il modo migliore per sentirlo e ricrearlo è attraverso le nostre preghiere a questi santi del glorioso passato. Molti li credono scomparsi, ma noi li conosciamo come immortali.

Qui dobbiamo comprendere che il 1054 segna non l'inizio, ma la fine, della prima parte del processo dello scisma, iniziato tre secoli prima. Il secondo millennio è la seconda parte di questo processo. Questa è la storia del degrado. L'ultima benedizione papale alle coppie omosessuali è semplicemente l'ultima e del tutto inevitabile tappa di quella stessa apostasia del processo dello scisma. Non inganniamoci, lo ccisma d'Occidente è un processo, ed è un processo in corso.

6) Quali sono alcune delle sfide più grandi che ha dovuto affrontare nel suo ministero?

Nel maggio 1980 ho incontrato a Parigi padre Alexander Schmemann. Voleva che andassi negli Stati Uniti per finire lì i miei studi e poi penso, col tempo, per insegnare al St Vladimir. Non ho voluto. I santi mi interessavano di più. Durante la nostra conversazione gli ho chiesto le sue impressioni sulla Chiesa nell'allora Russia sovietica. Mi rispose che l'episcopato poteva essere diviso in due metà. Una metà era composta da santi, l'altra metà era composta dai più grandi furfanti che si potessero trovare ovunque, la feccia dell'umanità. Non c'era niente in mezzo. La sua storia ha semplicemente confermato le mie prime impressioni sull'episcopato ortodosso che avevo incontrato nel mondo occidentale.

Avevo già incontrato due volte il metropolita Pitirim (Nechaev) di Volokolamsk, il mentore del mio amico, l'attuale metropolita Tikhon (Shevkunov) della Crimea. Il metropolita Pitirim era un vero gentiluomo, che aveva mantenuto la nobiltà del vecchio mondo delle migliori figure pre-rivoluzionarie. Eppure nel 1986 fu mandato alla televisione sovietica a dire bugie. Era il periodo di Chernobyl e gli ucraini sapevano che Chernobyl è il nome di una pianta, che in inglese chiamiamo "assenzio". Ma alcuni dei più pii avevano letto le Scritture. Perché mentì, dicendo che le acque che sapevano di "assenzio" non erano tra le profezie del Libro dell'Apocalisse? Avrebbe potuto chiamare tutti al pentimento, ma lui e gli altri erano tutti ostaggi. Diceva bugie perché stava proteggendo gli altri. Se non avesse detto bugie, non avrebbe sofferto, ma decine di parrocchie sarebbero state chiuse, o i parroci e le loro mogli e figli sarebbero rimasti indigenti. Era molto bello emettere giudizi per coloro che vivevano fuori dal sistema, ma penso che noi non avevamo e non abbiamo assolutamente alcun diritto di giudicare. Dio è il nostro Giudice, di tutti noi.

Ma c'è qualcosa di molto peggio di tutto questo. Il metropolita Pitirim era dalla parte dei santi. Ci sono quelli che non lo sono. Ci sono quelli che dicono bugie volontariamente, quando vivono in libertà, quando non hanno armi puntate alla schiena o quando coloro che dipendono da loro non hanno armi puntate alla schiena. Dicono ancora bugie. Perché? Perché raccolgono qualche beneficio materiale dalle loro bugie psicopatiche, denaro o potere per se stessi. Sono quelli dell'altra lista di padre Alexander.

Potrebbe chiedermi perché non ho risposto alla sua domanda sulle sfide. Ebbene, l'ho fatto. Le sfide più grandi che ho dovuto affrontare negli ultimi quarant'anni di servizio all'altare sono stati i vescovi che non predicano Cristo, ma che predicano ideologie odiose ed estremiste, che li portano a calunniare, intimidire e tradire coloro che sono sotto di loro e a provare piacere nel cercare di chiudere le loro chiese. Sono usati dal diavolo per cercare di distruggere la Chiesa sulla terra, bestemmiando lo Spirito Santo e commettendo così un suicidio spirituale personale.

Un altro esempio. Abbiamo un carissimo amico in Moldova. Padre Grigorie è un prete con una lunga barba nera e sembra un'icona, anche se è sposato e ha cinque figli. Ha costruito un'enorme chiesa in pietra e ora sta costruendo un convento. Cinque anni fa anche lui è stato costretto a trasferirsi dal Patriarcato di Mosca al Patriarcato romeno. Perché? Perché il vescovo di Mosca era intenzionato a rubare la chiesa appena costruita, per cui non aveva dato un centesimo, a Padre Grigorie. Solo un altro caso, sempre la stessa cosa.

Un altro caso. Nella nostra parrocchia abbiamo la moglie di un ex prete del Kazakistan. Suo marito era un violento ubriacone, ma dato che pagava un sacco di soldi al suo vescovo per vari onori e premi, mitre e quant'altro, andava tutto bene. Come dice lei, il vescovo locale era solo "un mini-oligarca". Certo che lo era. La corruzione è ovunque. Oggi la qualifica principale per essere un vescovo è quella di agire come un "manager efficace". Questo è il gergo attuale, tutte parole occidentali. Ma i vecchi vescovi russi bianchi, che si sono estinti nel secolo scorso, che Dio li benedica, mi hanno detto che la rivoluzione è avvenuta perché i vescovi di allora erano solo "buoni amministratori" (un altro termine occidentale). Quella era la loro unica qualifica. Niente di nuovo sotto il sole...

Poi, solo pochi anni fa, uno di questi "manager efficaci" viveva nella sua cattedrale di Parigi, con la moglie e il figlio. Non era poi così male. Ma soprattutto era un ubriacone. O a Londra, il prete della ROCOR che era un molestatore sessuale, ma che amava anche il denaro. Non poteva smettere di molestare le parrocchiane. Perché hanno ordinato un uomo così famoso, contro ogni consiglio, compreso il nostro? Beh, potete indovinarlo: perché era "un manager efficace" e, almeno all'inizio, portava molti soldi, finché tutte le donne più giovani non se ne furono andate. Naturalmente tutto finì in lacrime. Succede sempre così.

Ho incontrato solo quattro patriarchi. Due di loro erano santi, due no. Oggi in alcuni patriarcati si fanno cose terribili. I canoni della Chiesa vengono utilizzati per la politica. Ci sono vescovi scismatici, spie o depravati. Cosa dovremmo fare?

Innanzitutto, è già stato visto tutto prima. Per esempio, legga la letteratura medievale russa. I miei professori a Oxford ne erano esperti e scrissero un libro a riguardo nel 1974. Solo gli inesperti e gli ignoranti si scandalizzano quando scoprono che alcuni vescovi russi di quel tempo erano sodomiti.

Per favore, non si scandalizzi. Si ricordi che Giuda era uno dei Dodici. Solo perché ci sono alcune mele marce in un cesto di mele belle, dolci e rosse, non le buttiamo via tutte.

Potrei raccontarle storie ben peggiori di queste. Ma perché? Lasci che le racconti le parole di san Paisios, dette a un mio caro amico svizzero negli anni '80. Il mio amico gli chiese esattamente come reagire a tali scandali. Padre Paisios rispose: "Quando cammini lungo un sentiero verso la skete o la kellia, potresti imbatterti in escrementi lasciati lì da un animale selvatico. Bene, quando tu che vivi nel mondo trovi gli escrementi di altri animali selvatici, fai quello che faccio io: li butti via a calci e ti pulisci le scarpe sull'erba, così la persona che verrà dopo di te non ci camminerà sopra e tu manterrai pulite le tue scarpe".

7) Quali sono alcuni dei momenti migliori o eventi memorabili del suo ministero?

I momenti migliori sono sempre quando i pentiti tornano a casa. Ciò include soprattutto gli ex criminali e le ex prostitute, i figli e le figlie prodighi. Poi saranno i migliori ortodossi. Pensate al ladrone sulla croce, leggete la vita di san Barbaro, oppure alle ex prostitute, santa Maria Egiziaca, santa Taisia, santa Pelagia. Come cappellano carcerario, li vedo con particolare frequenza. La salvezza arriva attraverso la profondità del nostro pentimento e ciò diventa visibile da come è cambiato il nostro modo di vivere. Più profondo è il pentimento, maggiore è la salvezza. Questa è la chiave.

Poi c'è l'opera missionaria. Questa avviene tra gli ortodossi che sono stati abbandonati dai loro stessi patriarcati. Questo lavoro ha avuto luogo in diversi paesi in Europa, ma soprattutto in Portogallo, da nord a sud, e in Inghilterra. In quest'ultimo caso, sono stato attivo in tutta la metà orientale dell'Inghilterra, dal nord-est vicino al confine scozzese, giù attraverso le East Midlands e la mia nativa East Anglia, fino alle coste del Kent e del Sussex. Metà del paese. Sebbene in seguito mi sia stato per breve tempo proibito di fare opera missionaria, incluso battezzare i bambini nelle cucine, confessare le persone nei loro salotti, celebrare commemorazioni all'aria aperta, predicare Cristo a coloro che volevano sapere, gli sforzi per fermarmi sono stati vani, perché poi la gente è venuta da me! I cattivi vescovi odiano l'opera missionaria. Questo perché hanno rinunciato allo Spirito Santo e non amano Cristo.

Poi c'è la Provvidenza. La Provvidenza è l'amore di Dio per noi, poiché egli provvede a ciò di cui abbiamo bisogno, anche se non ce lo aspettiamo e anche se all'inizio ci sembra difficile. La Provvidenza è Dio che condivide i nostri fardelli, rendendo il nostro giogo leggero, il nostro fardello facile. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina nel 2014, hanno cercato di costringere il mondo intero a schierarsi, un ghetto contro un altro ghetto. Non voglio sembrare troppo drammatico, ma nonostante fossimo seguiti da una spia dell'ambasciata a Londra nel 2021 e fossimo stati avvicinati da alcune persone politicamente motivate, siamo rimasti fuori dalla politica, fuori dai ghetti etnici e politici.

Non siamo stati costretti a schierarci, perché Dio ci aveva fornito uno spazio intermedio, nel Patriarcato di Bucarest. Qui siamo stati in grado di governare la nave della Chiesa in modo da poter accogliere sia russi che ucraini in tutte le nostre chiese, così come molte altre nazionalità, romeni, moldavi, greci, inglesi. Questa capacità di stare fuori dalla ghettizzazione etnica e dalla politicizzazione ci è stata inviata da Dio. Questo è stato un miracolo della sua amorevole Provvidenza. Nessuno di noi ha il minimo dubbio su questo.

Infine ci sono i miracoli. Noi ortodossi sperimentiamo molti miracoli intorno a noi, perché confessiamo che lo Spirito Santo procede direttamente dal Padre. Durante la Liturgia del giorno dell'Ascensione del 2022, abbiamo assistito al fenomeno di un meraviglioso profumo emanato dalla grande icona di san Giovanni di Kronstadt. Questo è stato di grande conforto, poiché san Giovanni era un pastore modello, che accettava tutte le nazionalità. Non fu nominato rettore della sua enorme chiesa se non dopo 40 anni di sacerdozio. Questo perché il suo vescovo era geloso di lui e della sua popolarità. Ciò rispecchia l'esperienza di tanti. Se sei sincero, involontariamente riveli il compromesso. Ti odieranno per questo, ti calunnieranno e cercheranno di distruggerti. Mi vengono in mente le parole attribuite a san Basilio il Grande: l'inferno è lastricato di teschi di vescovi.

8) Quali amici ha nelle Chiese locali dell'Europa occidentale?

Devi avere degli amici in molte Chiese locali. Ti proteggeranno dagli squali, così potrai superarli in astuzia. Quindi, conosco il metropolita Seraphim (Joantă), il vescovo della Chiesa rumena per l'Europa centrale e settentrionale, dal 1986 e il nostro metropolita Iosif (Pop) dell'Europa occidentale e meridionale, che abbiamo conosciuto più di 20 anni fa tramite mia cognata, la principessa Laskin-Rostovsky, a Parigi.

Dal 2004 siamo stati in grado di costruire una rete intergiurisdizionale di clero in tutta Europa, soprattutto quando sono stato nominato rappresentante missionario per l'Europa occidentale dal defunto e grandemente rimpianto metropolita Hilarion (Kapral), l'ultimo di queste grandi figure. Questa rete va dalla Bielorussia all'Italia, dalla Repubblica Ceca alla Bulgaria, dalla Grecia alla Germania, dalla Moldova alla Finlandia, dalla Francia alla Norvegia, dalla Romania al Belgio, dal Portogallo alla Slovacchia, dalla Lettonia alla Scozia, dall'Ucraina alla Svizzera, dai Paesi Bassi alla Russia. Questa rete europea sostiene tutti noi nella nostra lotta per costruire la Chiesa locale dell'Europa occidentale, che è stata lo scopo della mia vita, la legge del mio essere, in questi ultimi quarant'anni come chierico. Vi dirò ora: non siamo gli ultimi dei Mohicani, siamo i primi dei Mohicani!

9) Chi è il santo con cui ha il rapporto più stretto in Occidente? E a Oriente?

Un santo in Occidente? Ce ne sono così tanti! Ma deve essere Sant'Edmund, perché è il santo della nostra famiglia locale. Sei generazioni dei miei antenati diretti portano il nome da lui, tutti Edmund, che vissero dal 1590 al 1768. Uno dei miei primi ricordi d'infanzia, è stato quando andai alle rovine del monastero di St Edmund con un prozio nel 1959. Guardò le rovine e si tolse il berretto con grande tristezza e rispetto. L'ho visto nei suoi occhi. Il nostro ultimo Re martire è nel mio sangue, nei miei geni. È così che ho composto il servizio per lui quasi venticinque anni fa.

Un santo in Oriente? Ancora più difficile! Ebbene, amo san Giovanni Crisostomo, ho tutte le sue opere in dieci volumi, e anche sant'Andrea il Folle, il mio santo patrono nella Nuova Roma nel X secolo, che vide il Velo Protettore della Madre di Dio. Sant'Andrea diceva sempre la verità. Alcuni anni fa ho potuto comporgli un inno acatisto.

Più recentemente c'è san Nettario, che ha una vita meravigliosa e ora c'è un ottimo film su di lui. Tutti i calunniati devono pregarlo. Poi c'è il più grande santo ucraino del secolo scorso: san Giovanni di Shanghai e dell'Europa occidentale. (Lo chiamiamo così perché ha trascorso tredici anni in Europa occidentale, ma solo tre a San Francisco, e lì lo hanno ucciso). San Giovanni era un pastore e per questo fu calunniato, processato e sospeso dai suoi confratelli vescovi nel Sinodo della ROCOR. Non è stato il primo e nemmeno l'ultimo.

Ma ci sono anche coloro che non sono ancora stati canonizzati come santi, sacerdoti e anziani che mi hanno ispirato molto.

Nel 1974 ho incontrato a Parigi padre Alexander Nelidov. Mi ha avvertito: 'Saranno pronti a prenderti. Satana è dentro la Chiesa'. Erano parole terribili, ma lui era un profeta. Poi, nel 1976, c'era l'anziano Serafim Tapochkin vicino a Belgorod in Russia. Mi ha dato la sua benedizione e il suo incoraggiamento. Vogliono canonizzarlo adesso. Giustamente. Nel 1979 ho incontrato padre Paisios a Stavronikita. Sapevamo già allora che era un santo. Era una cosa vera. Adesso è san Paissio. Ha apprezzato molto il nostro arcivescovo Antonio di Ginevra, che poi mi ha ordinato sacerdote.

Poi c'era l'anziano romeno Cleopa. Non l'ho mai incontrato di persona, ma ho visto in lui come la spiritualità dei Carpazi fosse la stessa dell'Athos, di Diveevo in Russia e degli antichi irlandesi. È un santo, lo sappiamo, e presto verrà canonizzato. Poi nel 1979 ho incontrato padre Ephraim a Philotheou. Mi ha dedicato un po' di tempo. Posso mostrarle esattamente dove ci siamo incontrati a Philotheou sull'Athos. Ricordo ancora le sue parole, anche se il mio greco non era molto buono. Ha fatto previsioni. È sempre stato con me. Anche lui viveva chiaramente nella realtà, anche se allora, per quanto ne so, non si parlava degli Stati Uniti e dell'Arizona.

Infine, devo menzionare l'anziano Nikolaj Gurjanov (+2002). Aveva capito tutto. Confinato su una piccola isola vicino all'Estonia, vedeva oltre. Era un mistico. Le sue profezie si stanno ancora avverando. Vedrete! E non stupitevi quando vedrete le sue parole realizzarsi e tutte le attuali sciocchezze spazzate via come la pula dal ventilabro. "Ha il ventilabro in mano e pulirà la sua aia, raccoglierà il suo grano nel granaio e brucerà la pula con fuoco inestinguibile" (Mt 3:12). Rimarrete sbalorditi dai miracoli e dalle trasformazioni che accadranno nei prossimi anni. Rimarrete senza fiato e direte: Questa è l'opera del Signore ed è mirabile ai nostri occhi. E ancora: Chi è un Dio così grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che opera miracoli. Canto queste parole nel mio cuore ogni giorno.

 
Vespro ortodosso al Santuario della Consolata
Alla sera di venerdì 24 gennaio il clero, i cori e i parrocchiani di tutte le parrocchie ortodosse di Torino sono stati invitati a servire un Vespro nel Santuario della Consolata, una delle chiese storiche di Torino. Per la prima volta tutte le parrocchie ortodosse di Torino hanno avuto modo di celebrare assieme, in un modo che non scontenta neppure i più rigorosi critici delle celebrazioni ecumeniche. Un grazie particolare all'Arcidiocesi di Torino, che ha permesso questo momento fraterno, al quale speriamo che seguano altre celebrazioni inter-ortodosse. Per ora ecco alcune foto della funzione, tratte dalla pagina Facebook del Santuario della Consolata. Quando avremo un servizio fotografico più dettagliato della funzione, cercheremo di postarlo sul sito.
 
 
 
 
Il papato distopico di Bartolomeo I di Costantinopoli

vigili del fuoco ucraini tentano di salvare una chiesa – foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il nuovo papato ortodosso del patriarca Bartolomeo non ha avuto il migliore degli inizi.

Sembrava un piano così buono.

Il patriarca Bartolomeo, invocando un'autorità unilaterale appena concessa da se stesso, [1] avrebbe annullato il documento vecchio di 300 anni che aveva reso l'Ucraina territorio canonico di Mosca. Affermando che l'accordo era stato "solo temporaneo", avrebbe assunto la sovranità sull'Ucraina e avrebbe riunito tutte le sue chiese in un corpo "autocefalo" (attentamente circoscritto) di cui sarebbe stato il responsabile.

Filaret ci stava. Makarij ci stava. Svjatoslav, della Chiesa greco-cattolica ucraina, ci stava. [2] Il presidente Poroshenko ci stava. Quegli arrivisti di Mosca erano sconvolti, naturalmente, ma una volta concluso l'accordo, cosa avrebbero potuto fare? Avrebbero dovuto obbedire, se non altro per salvare la faccia. [3]

Le altre Chiese locali erano dubbiose, ma si sarebbero ricredute. L'avevano sempre fatto. Dopo tutto, il suo era il primo Trono dell'Ortodossia! E lui, Bartolomeo, era il Primo senza pari, la cui grave e persino onerosa responsabilità era quella di tenere in riga l'Ortodossia. [4]

Onufrij? Avrebbe dovuto unirsi. Altrimenti, avrebbe solo perso le sue chiese. L'esercito di Poroshenko e la polizia nazionale si sarebbero presi cura di questo. Un po' di disagio all'inizio, ma alla fine, pace e sicurezza. Costantinopoli avrebbe unito un paese tragicamente diviso dall'oppressione di Mosca, e la sconfitta di Mosca avrebbe garantito la rielezione di Poroshenko, quindi la morsa sarebbe rimasta serrata. [5]

La chiave per l'accordo era la Chiesa greco-cattolica ucraina. Una volta concluso l'accordo e firmati tutti i documenti, sarebbe stato creato un corpo ecclesiale riconosciuto sia dal Fanar che dal Vaticano. Ciò avrebbe portato Roma e Costantinopoli in una comunione formale, e l'Ortodossia avrebbe dovuto salire a bordo o essere lasciata indietro.

Bartolomeo, vicino al pensionamento, sarebbe passato alla storia come l'uomo che ha stabilito il Patriarcato di Costantinopoli nella sua giusta gloria e riunito la cristianità.

Un piano così buono e sano.

Ma non ha funzionato in quel modo.

Traballante fin dall'inizio

Mosca non ha "obbedito". Il 7 settembre 2018 Bartolomeo ha nominato due "esarchi" in Ucraina con le istruzioni per istituire una stavropegia (il corpo rappresentativo di un primate). Una settimana dopo, il 14 settembre, come promesso, il Patriarcato di Mosca ha sospeso la comunione con Costantinopoli e le sue dipendenze. Il patriarca Bartolomeo non sarebbe stato commemorato. Il clero ortodosso russo non avrebbe concelebrato con il suo clero, i fedeli ortodossi russi non si sarebbero comunicati nelle sue chiese, né la Chiesa russa avrebbe partecipato ad alcuna organizzazione o riunione che avesse un presidente costantinopolitano.

Le altre Chiese locali non hanno voluto avere alcuna parte nell'invasione di Bartolomeo. Le reazioni sono andate dallo shock, all'oltraggio, fino all'incredulità. Tutte hanno declinato la loro partecipazione, o addirittura il loro riconoscimento.

Il metropolita Onufrij ha chiarito, in privato a Bartolomeo e pubblicamente al mondo, che la Chiesa ortodossa ucraina non voleva, e non aveva bisogno, dell'autocefalia. Erano già completamente autonomi, e non erano tenuti a rispondere a Mosca per nulla, eppure godevano della partecipazione – e della relativa influenza – nel sinodo della più grande e influente Chiesa dell'Ortodossia.

Per quanto riguarda la Chiesa greco-cattolica ucraina, questa aveva tutto da guadagnare e niente da perdere. Il Vaticano aveva bramato di impadronirsi dell'Ortodossia per mille anni. Se Bartolomeo fosse riuscito a farcela, il patriarca della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav sarebbe stato un eroe. Altrimenti, era ancora al sicuro come capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. La sua unica parte consisteva nel sedersi e lasciare che gli eventi si svolgessero.

E si sono svolti.

Il "concilio d'unificazione" si è svolto, nonostante l'assenza della Chiesa canonica. Il "patriarca" Filaret ha presentato il suo segretario, Epifanij Dumenko, come candidato al posto di "metropolita" del nuovo gruppo. Ha chiarito che l'elezione di Dumenko era un requisito indispensabile per la partecipazione del "patriarcato di Kiev", e quindi è stato eletto Dumenko. Il problema era, e rimane, che il signor Dumenko è un laico. Non è mai stato ordinato canonicamente, e Bartolomeo non ha fatto nulla per correggere questa situazione. Nessuna ordinazione. Nessuna consacrazione. Non ha nemmeno assistito alla "intronizzazione" per imporre le mani su di lui. Quindi, a parte il resto, il leader della "chiesa autocefala" dell'Ucraina non ha una successione apostolica.

I termini del tomos richiedevano lo scioglimento del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e la loro incorporazione nella nuova "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Le loro persone giuridiche, tuttavia, non nono state effettivamente disciolte. Il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" continuano ad essere legalmente – e separatamente – registrati.

Che fare, se tieni un'intronizzaione e non viene nessuno?

Il 3 febbraio 2019, con grande clamore, Epifanij Dumenko è stato intronizzato come "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutte le Chiese locali, nonostante molti sforzi di braccio di ferro, avevano declinato la loro partecipazione. Tra gli assenti c'era lo stesso Patriarca Bartolomeo, che ha inviato quattro rappresentanti.

Mancavano anche le consuete lettere di congratulazioni e dichiarazioni di "Axios" al nuovo primate. È comunque arrivata una lettera di congratulazioni, dal "Kiev Pride", la lobby LGBT ucraina. In risposta, Dumenko ha dichiarato che "a differenza della Russia", la nuova "chiesa" avrebbe avuto un "atteggiamento più tollerante".

Fuoco e spada

Ha avuto inizio una stagione di conquista. Il presidente Poroshenko, egli stesso uniate, [6] ha scatenato il potere marziale dello stato sulla Chiesa ucraina canonica, dichiarandola "agente della Russia", nonostante la sua composizione e la sua leadership pienamente ucraine.

Compagnie di teppisti in abiti civili sono state dispiegate per ridurre al silenzio i "recalcitranti". Luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono stati vandalizzati. Alcuni sono stati bruciati. Degli altari sono stati fatti a pezzi e i loro tabernacoli dissacrati.

I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, e loro e i loro chierici sono stati brutalmente attaccati da bande di teppisti. Molti sono stati ricoverati in ospedale. Almeno due sono stati uccisi. Sacerdoti e vescovi sono stati chiamati a "interrogatori" dalle forze di sicurezza dello Stato. In tutte queste cose, la Chiesa ortodossa ucraina è rimasta salda.

Poi sono arrivati i sequestri.

Poroshenko faceva schierare i suoi teppisti di villaggio in villaggio, dichiarandosi "parrocchiani locali" della chiesa del villaggio. La loro tattica era di tenere una "elezione", installandosi come i capi della parrocchia presa come bersaglio, e dichiarando che volevano che la "loro" parrocchia si unisse alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il sindaco complice (e senza dubbio spaventato) avrebbe imposto l'ordine, e la polizia opportunamente posizionata avrebbe quindi rimosso con la forza i parrocchiani e chierici legittimi, chiudendo con un lucchetto le porte dell'edificio e registrando la parrocchia come parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". [7]

Il piano di Bartolomeo per "unificazione e stabilità" ha gettato il paese in divisione e caos.

Domenica 21 marzo, il presidente Poroshenko ha ammesso la sconfitta elettorale nei confronti di Vladimir Zelenskij, un attore che ha ricoperto il ruolo di presidente ucraino in una popolare sitcom televisiva. Esprimendo il proprio disgusto per quello che stava succedendo, il popolo ucraino ha consegnò all'attore-comico oltre il 70% dei voti.

La forza di Bartolomeo è improvvisamente scomparsa. Le razzie si sono fermate. Un parlamento diffidente ha bloccato ogni ulteriore legislazione anti-Chiesa ortodossa ucraina. L'Ucraina stordita ha scosso la testa e ha visto la carneficina e le macerie prodotte dall'orgia di "unificazione", ed è caduta in un imbarazzato silenzio.

Uno scisma nello scisma e l'uomo che volle farsi patriarca

Filaret non aveva mai avuto intenzione di rinunciare al suo "patriarcato". Lui e Dumenko erano d'accordo sul fatto che lui, Filaret, sarebbe stato il vero capo della nuova "chiesa", ed Epifanij sarebbe stato l'equivalente di un ministro degli esteri. Filaret si era tolto il suo copricapo "patriarcale" il 5 gennaio 2019, il giorno della firma del Tomos. Questo era tornato sulla sua testa il 6 gennaio.

Filaret ha affermato di aver accettato quei termini per ottenere solo il Tomos. Asserisce inoltre che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il "patriarcato di Kiev" sono in realtà la stessa cosa. Di conseguenza, anche se l'accordo della "unificazione" richiede di cedere tutte le parrocchie al di fuori dell'Ucraina direttamente a Costantinopoli, Filaret ha rifiutato di farlo.

Filaret ha insistito su una vera autocefalia per il nuovo gruppo, e Bartolomeo ha risposto che chiunque non sia d'accordo con i termini del Tomos non può considerarsi "in seno alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il sito ufficiale del "patriarcato di Kiev" rappresenta il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come un'unica entità, con Dumenko come "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina" e Filaret come "patriarca". Tuttavia, Dumenko sembra aver preso gusto a essere "sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina ", e aver gettato il suo mentore sotto l'autobus ecclesiale.

Philaret ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che tutto sarebbe andato bene se Dumenko gli avesse semplicemente obbedito. Dumenko, tuttavia, sembra pensare che le cose vadano bene così come sono. Successivamente ci sono state notizie che Filaret sta rompendo con Dumenko e sta facendo rivivere il suo "patriarcato". [8]

Makarij ha accusato Filaret di essere "disobbediente al tomos" non più di due settimane dopo la firma. Da allora ha mantenuto un basso profilo, mantenendo le proprie parrocchie sotto di sé e senza fare dichiarazioni.

Dissoluzione

Molti osservatori vedono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come instabile e implosa, e non c'è da meravigliarsi. L'intero affare è stato una rete di bugie, intrighi e fantasie fin dall'inizio: il territorio canonico non appartiene a Bartolomeo; l'autocefalia non è in realtà un'autocefalia; l'unità non è veramente un'unità; il metropolita non è realmente un chierico, e il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" non si sono realmente sciolti, ma sono ancora legalmente esistenti.

Quanto ai giocatori: Poroshenko, l'uomo che ha voluto giocare a Carlo Magno dando il ruolo di Leone III a Bartolomeo, è stato sepolto sotto una valanga elettorale. Filaret, all'inizio potente intermediario, è stato tradito dal signor Dumenko. Makarij sta tenendo la testa bassa.

Diffidando del messaggio inviato dagli elettori, il parlamento ha cessato ogni azione relativa alle confische di Poroshenko, anche se continuano gli attacchi locali. [9] I tribunali sono in procinto di fare una revisione del caos. Il presidente Zelenskij non ha fatto polemiche e si è impegnato a ripulire i relitti degli ultimi mesi. I teppisti per lo più se ne sono andati, presumibilmente rimettendosi l'uniforme. Alcuni, tuttavia, sembrano non aver ricevuto la notifica, e continuano a verificarsi sporadiche molestie locali.

E Bartolomeo? Sta serenamente seduto sul trono ecumenico nel Fanar, avendo raggiunto il suo obiettivo iniziale. Come Napoleone, che proclamava che la via per vincere una guerra era attraverso "audacia, audacia, audacia", Bartolomeo ha fatto un'invasione di successo e ha stabilito la sua presenza sul territorio canonico di un confratello patriarca. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" potrebbe non essere legittima e le sue alleanze potrebbero cadere a pezzi, ma nondimeno esiste sulla carta. È un pezzo di carta in cui è possibile includere la Chiesa greco-cattolica ucraina. E questo è tutto ciò di cui Bartolomeo ha bisogno.

Per quanto riguarda l'Ortodossia, la questione sembra non tanto se ci sarà uno scisma, ma quale forma esso prenderà. Alcune Chiese locali hanno rifiutato di prendere posizione in merito, altre hanno indicato che ci sono circostanze in cui riconosceranno il gruppo scismatico. Quindi, queste probabilmente finiranno per seguire Bartolomeo nella sua grottesca alleanza con Roma. La grande massa numerica dell'Ortodossia, tuttavia, rimarrà fedele.

L'attenzione si sta spostando sempre più dall'Ucraina a Istanbul. Si parla di convocare un concilio con o senza Bartolomeo. Se ciò dovesse accadere, si potranno definire chiaramente i poteri e i limiti di Costantinopoli. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" può essere definitivamente dichiarata non canonica. L'Ortodossia sarà rimasta unita contro la sua più grande minaccia in mille anni. Bartolomeo non avrà nulla da portare alla tavola romana e l'antica chiesa di Dio avrà di nuovo schivato il proiettile del diavolo.

Padre James Rosselli è rettore della chiesa e casa di preghiera ortodossa di san Giuseppe d'Arimatea (una comunità di rito occidentale della ROCOR) a La Porte, in Indiana. Le opinioni da lui espresse sono personali.

Note

[1] Cfr Novikov, Orthodox Christianity

[2] Cfr RISU8 gennaio 2019.

[3] Cfr "Russian Church has no choice but to obey us – Pat. Bartholomew", Orthodox Christianity, January 2019.

[4] Cfr Stickles, Orthodox Christianity

[5] Cfr Orthodox Christianity

[6] Petro Proshenko è di fatto cresciuto nella Chiesa del Patriarcato di Mosca, ma ha iniziato a comunicarsi anche dagli uniati (l’immagine si può vedere sul nostro sito), cosa che lo ha messo al di fuori della comunione ortodossa.

[7] Ibid., e anche Pravmir

[8] Cfr AsiaNews e anche Shemliuk, Union of Orthodox Journalists

[9] Cfr Kurozvany, Orthodox Christianity e anche Moschanitsa, ibid. e Vaslovovtsi, ibid.

 
La Chiesa ucraina pubblica una mappa interattiva delle chiese sequestrate

I sequestri di chiese sono diventati parte della vita quotidiana in Ucraina da quando il Patriarcato di Costantinopoli ha invaso il territorio della Chiesa ortodossa ucraina, creando una struttura parallela e scismatica alla quale ha concesso l'autocefalia. Poiché la maggioranza degli ucraini desidera rimanere fedele a Cristo nella sua Chiesa, gli scismatici nazionalisti hanno dovuto ricorrere forzatamente e ingannevolmente al sequestro di chiese.

Tuttavia, allo stesso tempo, gli scismatici hanno notevolmente esagerato il numero di chiese che hanno aderito o sono state costrette a trasferirsi nella cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Mentre lo stato ucraino persecutore e gli scismatici parlano di 400-500 parrocchie, una nuova mappa interattiva pubblicata dal Dipartimento legale della Chiesa ucraina canonica mostra che, alla data del 26 marzo, 62 parrocchie sono state attaccate da incursioni di scismatici, e la maggior parte di tali parrocchie si trova nella parte occidentale dello stato.

La mappa è stata presentata per la prima volta ieri alla conferenza stampa "La Chiesa ortodossa ucraina a marzo: reazioni di organizzazioni internazionali, cause legali, conflitti religiosi nelle regioni – fatti e cifre", come riferisce l' Unione dei giornalisti ortodossi .

"La mappa... riflette con precisione le statistiche reali delle chiese sequestrate sul territorio della Chiesa ortodossa ucraina. Come potete vedere, la maggior parte dei sequestri avvengono nell'Ucraina occidentale, i territori delle diocesi della Volinia, di Rovno e Zhitomir. Cliccando su un'icona si apre una breve descrizione degli eventi che hanno portato al sequestro della chiesa", ha spiegato l'arciprete Aleksandr Bakhov, presidente del dipartimento legale.

Padre Aleksandr ha notato che i dati sugli attacchi alle chiese sono stati raccolti come parte del monitoraggio del Dipartimento legale sulle violazioni dei diritti dei credenti della Chiesa canonica.

In una recente riunione del Consiglio ucraino delle Chiese, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ha spiegato che in quel momento erano state sequestrate 55 parrocchie, anche se altre 137 erano state trasferite per voto illegittimo delle comunità territoriali contro la volontà delle comunità parrocchiali.

I fedeli della Chiesa canonica continuano a sopportare la persecuzione da parte del loro governo e dai loro compaesani ucraini con mitezza, senza rispondere al male col male.

 
Intervista a Justine Alter, un'occultista divenuta ortodossa

Oggi parleremo con Justine Alter, l'autrice di Outside of the World. Justine è un'ex sensitiva professionista, maga cerimoniale, conferenziera, fumettista politica occulta e in passato direttrice di un'organizzazione non-profit per le risorse psichiche.

Come sei diventata ortodossa?

È stato un incidente, suppongo. Non avevo mai avuto intenzione di convertirmi, nemmeno dopo il mio battesimo. Volevo acquisire il sigillo di un battesimo trinitario per diventare una maga cerimoniale più potente. Ma Dio aveva altri piani.

Non eri ortodossa quando sei stata battezzata?

No, non lo ero. Non era colpa del mio prete. Lui non lo sapeva. Sono stata istruita da occultisti su come fare una confessione di vita che avrebbe reso legittimo il mio battesimo, ma mi avrebbe anche dato spazio per nascondermi all'interno dei contesti ecclesiastici.

Ci sono molti occultisti che si nascondono negli ambienti ecclesiastici?

Sì. Di recente mi sono davvero immedesimata in san Porfirio il Mimo. Era un mimo che voleva prendere in giro i cristiani imitando il battesimo. Dio ha miracolosamente legittimato ciò che san Porfirio aveva cercato di schernire. Improvvisamente il mimo realizzò la verità nascosta nel suo desiderio di ridicolizzare, e si convertì. Io sento come se nella mia bestemmia fossi stata esposta a una spiritualità legittima che era troppo potente per essere ignorata. Ora sto davvero lottando per vivere una vita ortodossa e il mio libro spiega il processo in cui è nata questa vita. È importante per me pubblicare questo libro per espiare il mio inganno.

Raccontaci dell'organizzazione per sensitivi che hai diretto.

"I sensitivi" (e che parola controversa) o sono presi in giro dalla maggior parte del mondo occidentale, o sono usati come oggetti usa e getta dal governo o dagli occultisti che si nascondono in bella vista. Sono veramente scartati dalla cultura e, onestamente, penso che ciò sia fatto apposta. Io ero solita ospitare e prendermi cura di sensitivi che sfuggivano agli abusi occulti nel mio appartamento all'università.

Sì, c'è lo stereotipo della sperimentazione casuale con i tarocchi o i trucchi da festa, ecc., ma non è uno stereotipo da scartare. Anche quello fa danni, e se continua abbastanza a lungo, attira l'attenzione dell'avversario. Le tecniche di lettura a freddo dei mentalisti sono un altro argomento. Sfortunatamente, una volta finivo per farmi coinvolgere in risse con i lettori a freddo.

Vedo un sacco di gente che si scaglia contro "witchtok". Io ero fuori da queste cose prima che iniziassero. Certo, sembra dare l'impressione di un sogno febbrile assurdo, ma provo davvero pena per quelle persone, e c'è una fibra profonda del mio cuore che anela alla loro salvezza.

Tiktok, così come Facebook e Instagram (a partire dal 2021), ora si sta affidando esplicitamente al tracciamento oculare, alla dilatazione e allo scorrimento dei consumatori per prevedere il contenuto che vogliono vedere. Per me è stato un cambiamento insopportabile nel consenso. I social media mi hanno dato la sensazione di essere in una sala degli specchi di un luna park, che rifletteva la mia psiche.

Le persone non si rendono conto che i modi in cui la tecnologia sta cambiando stanno imitando la funzionalità dei demoni. Computer e telefoni monitorano i nostri movimenti oculari e il nostro ritmo, cercando di leggere le nostre menti per manipolarci. Sebbene non sia una novità, e la guerra spirituale esista dentro e fuori dallo schermo, credo davvero che si stiano tracciando ulteriori limiti estremi e che il discernimento debba essere usato per navigare in questo nuovo mondo distopico.

Qualcuno ha cercato di convertirti mentre lavoravi come sensitiva?

Certo, qualche protestante qua e là, ma i maghi cerimoniali hanno davvero difficoltà a prendere sul serio i protestanti. C'è meno attenzione alla legge e ai confini spirituali. Penso che questo sia ciò che dovrebbe essere il rito: una fonte di confini di separazione e di desiderio di discernimento.

Anni dopo incontrai alcune persone ortodosse che erano a conoscenza della mia presenza come personaggio pubblico occulto e che avevano pregato per la mia conversione. Per me significa moltissimo ringraziarle.

C'era un uomo che seguiva i miei fumetti quando ero una occultista, che aveva considerato di intraprendere il monachesimo ortodosso. Ha pregato affinché rinunciassi alla magia, ogni singolo giorno per un anno. Dopo che vi ho rinunciato, mi ha detto ciò che aveva fatto, .

"Non ti ho detto che stavo pregando per questo fine, perché sapevo che ti saresti arrabbiata con me", ha detto.

"Ma non mi importava davvero che tu, in quello stato, ti arrabbiassi con me. Mi importava solo che la tua anima fosse in Cristo."

Da quanto tempo sei ortodossa?

Sono stata battezzata nel 2018, ma mi sono convertita veramente nel 2019, quindi stiamo per raggiungere i cinque anni di cristianesimo legittimo.

È stato difficile convertirti?

È stata una perdita totale della mia carriera, della mia identità, di qualsiasi senso di controllo avessi. Capire cosa fare della mia vita, dopo aver rinunciato a tutte le mie prospettive, è stato paralizzante.

Il mio corpo aveva iniziato a sentirsi male, però, più o meno quando ricevevo la comunione da occultista. In passato, i monaci chiaroveggenti mi avevano fatto notare, senza che io dicessi nulla, che il mio corpo aveva dei problemi legittimi che mi impedivano di digiunare. Tutto è iniziato più o meno quando ricevevo la comunione mentre continuavo il mio stile di vita come maga cerimoniale. A volte mi sentivo così sporca quando mi guardavano.

Hai incontrato molti monaci chiaroveggenti?

Sì. Per oltre due anni ho visitato e frequentato solo monasteri. Questo mi ha aiutato moltissimo con la mia condizione. Sai, la chiesa è un ospedale, il monastero è il pronto soccorso, ecc.

Qual è la tua "condizione"?

Sono cresciuta con una sensitività al mondo spirituale e ho avuto a che fare con afflizioni demoniache, canalizzazioni e "lettura del pensiero", che la società secolare ha cercato (fallendo) di gestire. Sono stata oggetto di pesanti sperimentazioni di neuroscienziati, psichiatri, ecc. intorno ai 15 anni, finché tutti hanno concordato che ero più infastidita da una visione debilitante delle menti degli altri, mi hanno pompato di farmaci anti-ansia e sedativi, poi ho rinunciato.

Il cristianesimo ortodosso (vedi la concezione di padre Seraphim Rose della "supervisione di Dio") è l'unica cosa che mi ha reso anche solo lontanamente possibile non dover assumere regolarmente alcun tipo di farmaco.

La famiglia di mia madre è una famiglia di appartenenze della massoneria e della Stella d'Oriente in cui alcune donne sono diventate occultiste, sono rimaste traumatizzate e poi si sono convertite al cristianesimo.

Una parte della famiglia si è separata dall'altra, a causa di visioni di sangue su tutte le pareti della casa di un membro della famiglia. Il proprietario della casa aveva portato una vicina in una clinica per l'aborto. Ci sono state molte visioni, letture psichiche, sogni che si avveravano, svenimenti in chiesa, ecc. Io non ero diversa.

La famiglia di mio padre utilizzava l'intuizione per investire, interagire socialmente e, stranamente, per la consapevolezza della gravidanza. Non so a quanto indietro risalga questa cosa nella sua famiglia.

La mia situazione era natura o educazione? Quanto era ereditario e quanto dipendeva da ciò in cui ero cresciuta? Avevo risorse nei circoli ortodossi per questo? Ne parlo nel mio libro.

Com'è stato lavorare come sensitiva?

Un inferno. Un puro inferno. Come ho detto prima, le persone nelle mie circostanze passate sono viste come persone sacrificabili. Non ci sono regole o normative per una professione in cui credono solo le ragazze adolescenti, il mondo underground e lo stato profondo. Sono stata costretta a prostituirmi, condizionata a credere che il mio unico valore in questa vita fosse lasciare che i demoni prendessero il mio corpo e che per me quello fosse l'unico modo di vivere. Mi è stato inculcato nella testa che nessuno tranne un occultista mi avrebbe mai capito, curato o tollerato. Sono diventata ortodossa in parte perché volevo il libero arbitrio che Dio mi stava offrendo. Volevo la personalità. Non volevo sottomettermi a una vita di possessione. È qui che finisce tutto, se posso fare uno spoiler.

Ricevi informazioni dai demoni fino a non riuscire a pensare o a funzionare da solo, e il punto finale è permettere loro di occuparti per sempre, che tu abbia l'illusione di avere il controllo sulla situazione o meno. Questo mi è stato offerto in troppe tradizioni per poterle contare.

Ricordo di aver mostrato a un altro sensitivo la foto di un mago cerimoniale dopo un rituale. Gli occhi del mago avevano cambiato colore, erano diventati leggermente rossi.

"Ma sono loro a controllare i demoni", ho cercato di spiegare al mio compagno di stanza sensitivo.

"Guarda i loro occhi", ha detto. "Si stanno facendo prendere in giro se pensano di governare . I demoni governeranno sempre i maghi, non importa cosa credano i maghi. È tutto quello che vedo in questa foto".

La vostra organizzazione ha davvero previsto il 2020?

Sì, ma quanto è impressionante, davvero? Il 2020 si è fatto attendere a lungo, e qualunque essere incorporeo avrebbe potuto vedere quel treno in lontananza. Bill Gates stava tenendo discorsi preventivi su una malattia, i nostri santi stavano prevedendo eventi che la circondavano, ecc. I demoni vedono e sentono tutte queste cose.

Ricordo ancora il giorno in cui il mio ex compagno di stanza stava sperimentando un testo occulto, è entrato in uno stato di trance e ha iniziato a descrivere cosa sarebbe successo su scala globale. Ha accennato a un articolo sulla NATO che in realtà incitava alla Terza guerra mondiale e mi sono subito tornati in mente i ricordi di lui che parlava della NATO intorno al 2018.

Ti racconterò cosa è impressionante: le tue e le mie lacrime di pentimento, che hanno respinto eventi da incubo a livello cosmico attraverso la misericordia di Dio.

I demoni o ti dicono che l'acqua è bagnata, alimentando il tuo ego, le tue passioni e le tue insicurezze in modi strategici, oppure ti fanno procedere a forza di due verità e una bugia (come diceva un vecchio amico) finché non ti conducono giù da un dirupo.

Grazie per il tuo tempo, Justine.

Grazie. Signore, abbi misericordia.

 
Il patriarca Kirill ha benedetto una raccolta di fondi in tutta la Chiesa per gli sfollati interni e i civili feriti della regione di Kursk

Con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', è stata inviata a tutti i vescovi diocesani della Chiesa ortodossa russa una lettera circolare del responsabile economico del Patriarcato di Mosca, il metropolita Grigorij di Voskresensk, riguardo a una raccolta di denaro da parte della Chiesa per gli sfollati interni e i civili feriti della regione di Kursk. Una lettera circolare simile a quella per i vescovi è stata inviata anche ai rettori dei vicariati di Mosca e al presidente del Dipartimento sinodale per i monasteri e il monachesimo.

"A causa della difficile situazione militare e del crescente numero di sfollati interni e civili feriti nella regione di Kursk (diversi distretti della regione di Kursk sono attualmente evacuati con la forza, il numero totale di sfollati interni è di oltre 190.000 persone, in particolare il 15 agosto 2024 è stato deciso di evacuare un altro distretto della regione di Kursk, il distretto di Glushkovo), la situazione umanitaria nella regione rimane molto difficile. Molte persone sono costrette a lasciare le loro case per salvare la propria vita. Molti di loro hanno bisogno delle cose più necessarie, a volte non hanno un tetto sopra la testa, non possono riscaldarsi, mangiare adeguatamente e vestirsi", si legge nella circolare.

"Al fine di sostenere le persone in difficoltà, fornire loro beni di prima necessità, alloggi, assistenza medica e legale, sua Santità il patriarca fa appello a tutti i figli fedeli della Chiesa di Cristo affinché mostrino misericordia e prendano parte alla raccolta di fondi per gli sfollati interni e i civili feriti della regione di Kursk", si legge nel documento.

L'incontro sarà annunciato in tutte le chiese della Chiesa ortodossa russa sul territorio della Federazione Russa il 18, 19, 25 e 28 agosto. I fondi raccolti saranno trasferiti su un conto speciale del Patriarcato di Mosca secondo i dettagli specificati nella lettera circolare.

 
Una conversione moderna

Padre Seraphim Freeman, nel suo blog Glory to God for All Things, racconta un episodio di una parrocchiana battezzata da adulta che non si sente affatto una convertita, e passa a valutare il cambiamento avvenuto negli ultimi secoli nel concetto di conversione, dove l’elemento della scelta cosciente ha messo in ombra gli altri e più importanti aspetti della vita in Cristo. Presentiamo il post di padre Seraphim nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Scismatici all'Athos: chi e perché fa andare membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla Montagna Santa

gli scismatici ucraini viaggiano liberamente in alcuni monasteri dell'Athos, almeno dal 2016. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Perché gli scismatici ucraini hanno iniziato a farsi strada verso il Monte Athos molto prima che il Tomos fosse ricevuto.

Il 4 giugno 2019, il sito ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina ha riferito che tutti i pellegrini della Chiesa ortodossa ucraina all'Athos hanno bisogno di documenti speciali:

"L'ufficio della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina porta alla vostra attenzione la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, secondo cui, in risposta alla richiesta di abati del santo Monte Athos, i chierici, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina che andranno in pellegrinaggio al santo Monte Athos sono tenuti ad avere un certificato di affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina.

Il certificato che indica il periodo di soggiorno deve essere fatto sulla carta intestata dell'amministrazione diocesana, con firma e timbro del vescovo diocesano".

Il testo dice che l'iniziativa proveniva da igumeni (o abati: non dice esattamente chi) del Monte Athos.

Il 6 giugno, il blogger ortodosso Max Klimenko sulla sua pagina Facebook ha pubblicato informazioni sulla sua conversazione con l'abate del monastero di Simonopetra, l'archimandrita Eliseo:

"Alla mia domanda diretta se il monastero di Simonopetra ha inviato a sua Beatitudine il Metropolita Onufrij una richiesta di fornire ai pellegrini provenienti dall'Ucraina un certificato di affiliazione con la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (altrimenti sarebbe stato loro negato l'ingresso all'Athos), padre Eliseo ha fatto una faccia sorpresa e ha risposto che né lui né alcuno dei superiori dell'Athos a lui noti avevano mai chiesto a Kiev di fare una tale richiesta ... Per quanto riguarda la possibilità di concelebrare e in generale ricevere sacramenti tra chierici e monaci (non tra i laici), secondo l'archimandrita, l'unico documento che possono richiedere sull'Athos è la benedizione da parte dell'ufficio del Patriarcato di Costantinopoli (perché il patriarca Bartolomeo è il vescovo ordinario dell'Athos). Non sono richiesti altri documenti, specialmente per i laici. Padre Elisaios ha anche espresso rammarico per il fatto che alcune persone cercano di usare l'autorità del santo Monte Athos per i propri interessi egoistici. La Santa Montagna, come ha notato l'igumeno athonita, è sempre stata e rimane un santuario ortodosso comune, dove tutti i pellegrini sono ricevuti con la preghiera e l'amore, senza differenze nazionali o di altro genere. Ha anche assicurato che nel monastero di Simonopetra si offre ogni giorno una preghiera per la salute e il benessere di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e il suo gregge benedetto".

In generale, l'igumeno del monastero di Simonopetra diceva solo ciò che sapeva, cioè: non aveva inviato personalmente una tale richiesta e non sapeva se qualcuno l'avesse fatto.

Tuttavia, molti sostenitori dell'autocefalia ucraina hanno reagito alle parole dell'igumeno Eliseo a modo loro e si sono affrettati ad annunciare che la metropolia di Kiev stava spargendo notizie false.

screenshot del sito web religion.in.ua

I media hanno iniziarono a scrivere che la circolare della metropoli parlava di tutti gli igumeni dell'Athos, mentre l'igumeno del monastero di Simonopetra lo negava.

Più tardi, lo stesso Max Klimenko ha commentato la situazione: "Io (secondo le parole dell'archimandrita Eliseo) ho scritto che né lui né gli abati a lui noti avevano inviato alcuna richiesta a Kiev. Ciò non esclude affatto che qualche altro igumeno possa aver inviato tale richiesta – questo è un suo diritto. Tutto il resto è speculazione".

Questo post di Klimenko ha costretto le risorse informative che parteggiano per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a correggere i loro messaggi: "Come abbiamo scoperto, si tratta dell'iniziativa degli igumeni di alcuni monasteri dell'Athos che non vogliono servire con rappresentanti della semi-riconosciuta Chiesa ortodossa dell'Ucraina e quindi, vogliono sapere a che tipo di chiesa appartengono i fedeli dall'Ucraina".

Non sappiamo cosa significhino le parole sulla chiesa "semi-riconosciuta" in quanto oggi, su 15 Chiese ortodosse locali, solo il Patriarcato di Costantinopoli si è contaminato con la preghiera comune (che è chiamata "riconoscimento" nell'Ortodossia) con gli scismatici ucraini.

Un'altra cosa attira l'attenzione: anche le fonti contrarie alla Chiesa devono convenire che potrebbe esserci stata una richiesta di documenti che confermano l'affiliazione alla Chiesa canonica. Non c'è dubbio che tra i monasteri del Monte Santo ce ne siano alcuni che non richiedono questo certificato.

A chi è proibito l'ingresso all'Athos

Molti monasteri difficilmente negano ai pellegrini un pernottamento. Di recente, tuttavia, alcuni monasteri non solo negano il pernottamento ai pellegrini provenienti dall'Ucraina, ma non permettono nemmeno loro di venerare le reliquie.

Questa posizione è dovuta al fatto che dopo che il patriarca Bartolomeo aveva concesso il Tomos agli scismatici ucraini, alcuni di loro hanno iniziato a precipitarsi apertamente sull'Athos. Molto spesso, queste persone vanno al Monte Santo non per pregare ma per fare del loro viaggio una specie di spettacolo, che dovrebbe dimostrare che gli athoniti sostengono in ogni modo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A tal fine, gli scismatici dall'Ucraina si fanno fotografare assieme ai monaci dei monasteri, cantano l'inno del paese sulla cima del Monte Santo, sventolano bandiere, cercano di celebrare con gli athoniti, ecc.

Naturalmente, questo non piace agli oppositori delle azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo. Ci sono molti di questi oppositori sull'Athos, che preferiscono non lasciare che i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" entrino nel loro monastero ed evitare qualsiasi contatto con loro piuttosto che lasciarli entrare, ma poi essere annoverati tra i presunti sostenitori di questa discutibile struttura.

Pertanto, il problema con i pellegrini ucraini esiste davvero. Molte persone riferiscono su Facebook che gli athoniti (non tutti, ovviamente) chiedono agli ucraini a quale giurisdizione appartengono.

Tat'jana Dvorovaja: "I nostri sacerdoti sono appena tornati dall'Athos. Dappertutto chiedono severamente la loro provenienza quando scoprono che vengono dall'Ucraina. Dopo aver saputo che i pellegrini sono sotto sua Beatitudine Onufrij, sono felici di riceverli, inviano sempre i migliori saluti al metropolita, pregano per lui e per noi".

screenshot di Facebook

Basil Elachistos: "I monasteri accettano tutte le persone indipendentemente dalla loro affiliazione confessionale. Ma alcuni, come Kostamonitou, hanno alcune restrizioni: non accettano i chierici della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

screenshot di Facebook

Jurij Strugov: "Per esempio, noi non siamo stati ricevuti allo skit di sant'Andrea quando hanno saputo che eravamo ucraini. L'igumeno ha ordinato di non riceverci. E neanche l'anziano Gavriil ci ha accolti. (L'anziano Gavriil, ndt) non lo ha fatto perché siamo del Patriarcato di Costantinopoli. Come ha detto il novizio, non commemora più il patriarca".

screenshot di Facebook

Tra chi ha davvero richiesto un tale certificato alla metropolia di Kiev si può includere non solo l'igumeno del monastero russo di san Panteleimon, ma anche l'igumeno del monastero serbo di Hilandar, quello bulgaro di Zograf, nonché l'igumeno dello skit di sant'Andrea. Tra gli ardenti oppositori della legalizzazione degli scismatici ucraini ci sono gli abati dei monasteri di Dochiariou e San Paolo.

Il monastero di Simonopetra e la "legge dell'ospitalità"

L'igumeno del monastero di Simonopetra dice che la legge dell'ospitalità è molto importante per gli athoniti. Ma in relazione agli scismatici ucraini, l'archimandrita Eliseo non è guidato solo da questa legge.

Dal 2013, l'oligarca e uomo d'affari ucraino Andrej Matsola è stato elencato come benefattore del monastero di Simonopetra. Ecco una citazione dal messaggio del 2013 sul pellegrinaggio al Monte Athos di Sergej Genov, chierico di una delle chiese: "Con grande gratitudine al mio benefattore, l'uomo d'affari Andrej Matsola (finanziatore del monastero di Simonopetra)."

Andrej Matsola è un importante produttore ucraino di birra e, insieme a suo fratello maggiore, il parlamentare Roman Matsola, è lo sponsor principale del "patriarcato di Kiev". Si dovrebbe ammettere che non è il benefatttore più "corretto" per un monastero dell'Athos.

Naturalmente, le parole di una singola persona non confermano ancora una posizione speciale di Matsola tra gli athoniti. Dopotutto, all'Athos lo status di benefattore non è affatto dato a tutti, e il nome del benefattore, secondo la tradizione bizantina, a volte è incluso nel nome completo di un monastero o di un tempio.

Ma nel 2014 Sergej Genov ha pubblicato un altro messaggio: "Andrej Matsola è un imprenditore di Kiev, un finanziatore del monastero di Simonopetra (so che oltre a Simonopetra, Andrej sostiene finanziariamente altri monasteri del Monte Santo [per non parlare nemmeno di quelli ucraini]), un benefattore". In seguito alla dichiarazione di Genov, Andrej Matsola stesso è raffigurato su uno degli affreschi del tempio:

secondo alcune informazioni, l'immagine di Andrej Matsola è sugli affreschi della chiesa di Simonopetra. Foto: logoslovo.ru

Inoltre, nello stesso anno, Roman Matsola ha portato dall'Athos un'icona di Maria Maddalena nella sua terra natale, secondo il suo sito web: "L'icona, che è stata recentemente nella regione di Khmelnitskij, è stata dipinta da monaci del santo Monte Athos e consegnata al famiglia di Roman Matsola come segno di gratitudine per il sostegno al monastero di Simonopetra".

Il viaggio all'Athos, a seguito del quale l'icona di Maria Maddalena è apparsa nelle chiese del "patriarcato di Kiev" nella regione di Khmelnitskij, è stato fatto da Roman Matsola con i chierici di questa organizzazione religiosa. Questo si spiega molto semplicemente: la famiglia Matsola aveva finanziato con successo il patriarcato di Kiev da molto tempo. Per tali attività, il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko ha insignito Roman Matsola con premi.

Nel 2012, Andrej Matsola è entrato nella "Accademia Teologica ortodossa di Kiev del Patriarcato di Kiev" per corsi esterni. Si tratta della stessa Accademia, il cui rettore Aleksandr Trofimljuk è stato recentemente bandito dal ministero da parte del "patriarca onorario" Filaret.

A proposito, secondo Filaret, la famiglia Matsola è passata definitivamente a finanziare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", quindi "Epifanij dipende da Matsola".

Così, grazie all'aiuto finanziario di Matsola, per quasi tre anni prima che il Tomos venisse ricevuto, i monaci del glorioso monastero Athonita di Simonopetra avevano ricevuto piuttosto favorevolmente gli scismatici ucraini. C'è da meravigliarsi che l'abate del monastero, l'archimandrita Eliseo, neghi la necessità di un certificato d'affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina?

Koutloumousiou e l'Ucraina

In questo contesto, vale la pena menzionare il monastero di Koutloumousiou. Uno dei fratelli del monastero, lo ieromonaco Chrysostomos, ha partecipato alla "intronizzazione" del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko. Ma la sacra Comunità della Montagna Santa ha deciso di non inviare i suoi rappresentanti alla "intronizzazione" di Dumenko. Pertanto, padre Chrysostomos a Kiev era presente non come rappresentante di una fratellanza athonita, ma come un chierico del Patriarcato di Costantinopoli.

Allo stesso tempo, l'abate di Koutloumousiou è stato tra gli abati (assieme a quelli di Iviron, della Lavra e di Nuova Esphigmenou), che il 28 febbraio 2019, all'incontro della sacra Comunità del santo Monte Athos, hanno espresso il loro sostegno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È stato proprio lo ieromonaco Chrysostomos, superiore della cella dedicata a san Giovanni Crisostomo, a scrivere il diamonitirion (permesso scritto speciale per visitare il Monte Athos) per la delegazione degli scismatici ucraini, la prima nella storia dell'Athos.

diamonitirion per gli scismatici ucraini, firmato dallo ieromonaco Chrysostomos. Foto: strana.ua

Ma, come nel caso del soggiorno a Simonopetra, la questione non riguarda solo la legge dell'ospitalità.

Nel 2016, lo ieromonaco Chrysostomos e lo ierodiacono Chrysostomos del monastero athonita di Koutloumousiou sono stati in Ucraina. Qui, presso l'Universitè aperta ortodossa di santa Sofia, hanno tenuto diverse conferenze e incontrato il primo ministro Vladimir Grojsman e il presidente della Verkhovna Rada Andrej Parubij. Perché dei monaci athoniti ordinari meritassero un ricevimento così solenne – questo non lo sappiamo. Ma è stato durante la loro visita che è apparsa la notizia che "vicino al monastero di Koutloumousiou, era già iniziata la costruzione di celle per gli ospiti dall'Ucraina". Queste celle potevano ospitare 60 persone. Sul loro territorio ci sarebbero state due chiese. Naturalmente, in questo caso, lo sponsor era Andrej Matsola, che ha dichiarato: "Abbiamo l'obiettivo di creare un centro ucraino sull'Athos, dove qualsiasi ucraino sia in grado di venire, pernottare, pregare e sentirsi in una certa misura come a casa".

Si può presumere che, nel 2016, costruttori e finanziatori di celle si aspettassero di insediare sul proprio territorio i rappresentanti della nuova "Chiesa ucraina", la cui creazione era già stata pianificata dal Fanar.

Il 25 aprile 2016, sul sito di Roman Matsola è apparsa la notizia dal titolo: "Grazie a Roman Matsola, i pellegrini hanno visitato il santo Monte Athos".

rappresentanti del "patriarcato di Kiev" al Monte Athos. Foto: matsola.org.ua

Tra le recensioni entusiaste del viaggio, attirano l'attenzione quelle firmate dai "sacerdoti". La prima recensione è particolarmente interessante – il "prete" Vasilij Getman (che nella foto si trova al centro, in prima fila) afferma che i viaggiatori hanno tenuto una funzione presso lo skit di san Panteleimon – proprio quello i cui rappresentanti sono stati successivamente presenti all'intronizzazione di Epifanij. Ne consegue che gli scismatici ucraini non erano solo accettati in questo eremo, ma era anche permesso loro di servire. Si noti che questo era nel 2016, prima che fosse concesso il Tomos del patriarca Bartolomeo!

Come sappiamo che quei "preti" appartenevano al "patriarcato di Kiev"? Dal messaggio del quotidiano di Shepetovka "Giorno per giorno" datato 20 aprile 2016:

"Durante la funzione mattutina nello skit del grande martire e guaritore Panteleimone, che tradizionalmente si svolge in lingua greca, i nostri sacerdoti – il decano del distretto di Polonnoe del patriarcato di Kiev, arciprete Andrej Moravskij, padre Vasilij Getman (di Shepetovka), padre Vasilij Pavljuk (di Gartsev), padre Sergij Skorobogaty (di Sudilkov) e padre Alexander Sleptsov (di Kipchintsij) – hanno pronunciato le preghiere del Credo e del Padre Nostro in ucraino, i nostri pellegrini si sono confessati e hanno ricevuto la santa comunione".

A proposito, questo skit si trova vicino al monastero di Koutloumousiou, a cui appartiene. È stato fondato alla fine del XVIII secolo e, naturalmente, non ha nulla a che fare con l'omonimo monastero russo sul Monte Athos.

Risulta che già nel 2016 il suddetto padre Chrysostomos nella sua cella ha dato la comunione ai servitori del "patriarcato di Kiev", arrivati allo skit del monastero di Koutloumousiou come parte di un gruppo di pellegrinaggio guidato dal deputato Roman Matsola del Blocco di Petro Poroshenko.

Tuttavia, nonostante questo fatto, ora la situazione attorno al riconoscimento degli scismatici ucraini da parte dei monaci del monastero di Koutloumousiou, così come degli eremi e delle celle che ne fanno parte, è in qualche modo cambiata.

5 dei 12 firmatari di una lettera molto discussa degli anziani dell'Athos, che chiedevano che la Sacra Comunità vietasse l'ingresso dei rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" al Monte Santo, venivano proprio da Koutloumousiou.

La posizione dell'abate del monastero, che ha deciso di permettere ai rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di venerare le reliquie del monastero (ma ha vietato loro di servire nel territorio di Koutloumousiou), ha causato il rifiuto di una certa parte della comunità monastica.

La pubblicazione Strana.ua riportava che "il 13 aprile un certo ieromonaco dall'Ucraina, Paisij Krill, ha portato a Koutloumousiou tre ricchi parrocchiani della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che hanno ricevuto la comunione. Quando uno dei novizi russofoni ha scoperto chi erano, lo ha annunciato ai fratelli proprio durante il pasto. Quindi uno dei suddetti padri di nome Chrysostomos (ma non quello che aveva assistito alla "intronizzazione" di Epifania) si è avvicinato a lui e "ha spiegato che erano amici del monastero, mentre il loro essere scismatici era un'opinione personale di questo novizio russo".

Al momento, l'abate di Koutloumousiou, pur trattando con grande rispetto Andrej Matsola, ha preso una posizione neutrale nei confronti degli scismatici ucraini. Non possiamo dire con certezza a cosa sia collegata questa decisione. Forse, la posizione dell'igumeno è cambiata a causa della protesta dei fratelli, o forse l'igumeno ha deciso che l'osservanza dei canoni è più importante della costruzione di una dimora.

Da tutto quanto sopra, possiamo concludere che tutto non è così semplice e inequivocabile sull'Athos, come i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cercano di presentare. In effetti, ci sono molti monasteri e singoli monaci sul Santo Monte che richiedono o possono richiedere ai pellegrini ucraini un documento sulla loro affiliazione alla Chiesa canonica. Certo, c'è chi preferisce non approfondire le questioni dei canoni ecclesiastici ma fidarsi delle azioni del patriarca Bartolomeo.

Dopotutto, se perfino sul Monte Athos, che è direttamente subordinato al patriarca Bartolomeo, molti non sono d'accordo con il riconoscimento degli scismatici ucraini, allora quelli che non dipendono in alcun modo dal Fanar saranno in disaccordo ancora di più. Inoltre, il problema del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non farà che peggiorare nel tempo. E né il denaro, né l'inganno, né la persuasione o l'intimidazione possono influenzare il fatto che gli scismatici dovrebbero cercare il pentimento, piuttosto che il riconoscimento. In tutti gli altri casi, gli scismatici rimarranno scismatici, mentre la Chiesa rimarrà con Cristo.

 
Esperto: l'unico obiettivo della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una futura unia

l'esperto politico Vladimir Mulyk

L'attacco alla Chiesa canonica continuerà, indipendentemente da chi diventerà il prossimo presidente dell'Ucraina.

Il processo di pressione sulla Chiesa continuerà, anche se non sarà annunciato, ritiene il conflittologo ed esperto politico Vladimir Mulyk.

"Le parrocchie ortodosse continueranno ad essere sequestrate da gente che le chiama russe", ha detto l'esperto in onda sul canale TV Primo cosacco. "Perché il Tomos è stato creato oggi? La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la "santa Chiesa dell'Ucraina", il Tomos e così via - tutto questo è stato fatto per uno scopo: una futura unia. In effetti, io sono sempre stato favorevole all'unia - come trattato, come alleanza, ma come accordo fondato sulla parità dei diritti".

Secondo lui, i moderni processi ecclesiastici in Ucraina ci preparano per un'unia come quella che "abbiamo già avuto".

"Ricordiamo, quando in una città puramente ortodossa, nella capitale dell'Ortodossia, a Kiev, dopo la venuta del Maidan sono venuti loro (i cattolici – ndr), ha continuato l'esperto. <..> E quando queste persone hanno eretto una statua cattolica del Figlio di Dio al centro del Majdan sotto la Stella dell'Indipendenza, questo è stato un simbolo: abbiamo vinto nel cuore dell'Ortodossia. Poi la statua è stata rimossa tranquillamente, ma in effetti hanno controllato se avrebbe causato una reazione negativa nel popolo di Kiev e nella comunità ortodossa - beh, non ne ha causato nessuna".

Mulyk è convinto che questo processo non si fermerà fino a quando gli ucraini non cominceranno a pensare a ciò che tradiscono, a ciò per cui i loro antenati hanno pregato.

"Le parole pronunciate da mio padre significano molto per me: 'Onora Taras Bul'ba di Gogol - "Io ti ho messo al mondo, e io ti ucciderò', quindi non puoi tradire nessuno, non puoi vendere né la fede né la famiglia, non puoi farlo né fisicamente né mentalmente. Tutti dovrebbero coltivare questa idea nei loro cervelli: non tradire. E per capire cosa tradite, guardate indietro, guardate le vostre famiglie", riassume l'esperto politico.

Ricordiamo che in precedenza, durante la Conferenza scientifica e pratica internazionale "Cause e sfide dell'attuale crisi delle relazioni inter-ortodosse", due monaci dell'Athos hanno presentato una relazione in cui hanno definito la situazione ecclesiastica in Ucraina come il fronte avanzato della lotta contro la nuova unia.

 
Prefeste e postfeste

Continuiamo il nostro lavoro di traduzione in italiano dal blog Typikon Days, questa volta con un articolo in cui si spiegano le prefeste e le postfeste (ovvero i periodi di lunghezza variabile prima e dopo ciascuna delle grandi feste), con particolare attenzione alle feste appena trascorse della Natività e della Teofania. Vediamo come l’innografia delle feste “colora” delle sue note particolari l’intero periodo, talvolta intrecciandosi in modo sapiente con le commemorazioni dei santi dei singoli giorni. L’articolo sulle prefeste e postfeste è nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
La Chiesa ortodossa ucraina risponde sullo status che Poroshenko aveva nella Chiesa

Petro Poroshenko come accolito. Foto: Chiesa ortodossa ucraina

La Chiesa ortodossa ucraina ha risposto che Poroshenko era un suo benefattore.

La Chiesa ortodossa ucraina ha risposto all'inchiesta di un avvocato, confermando che Petro Poroshenko ha svolto l'incarico di accolito (пономарь) e ha fornito sostegno finanziario alla Chiesa, come riporta "Закон и бизнес".

L'inchiesta è stata condotta in relazione a note fotografie che mostravano Poroshenko in paramenti da chiesa accanto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij e all'igumeno della Lavra delle Grotte di Kiev, il metropolita Pavel. L'avvocato Olena Isaevska ha chiesto informazioni alla Chiesa ortodossa ucraina per sapere se Poroshenko fosse stato ordinato diacono.

"Un tempo, Petro Oleksiyovych Poroshenko era un parrocchiano e un benefattore della Chiesa ortodossa ucraina. Non abbiamo informazioni riguardo all'ordinazione di Petro Oleksiyovych Poroshenko come diacono della Chiesa ortodossa ucraina. Allo stesso tempo, considerando il riferimento nell'inchiesta, dove Petro Oleksiyovych Poroshenko si vede rivestito con uno sticario mentre porta un'icona circondato dal clero della Chiesa ortodossa ucraina, si può concludere che in quel momento stava svolgendo i doveri di un accolito", ha affermato la risposta della Chiesa ortodossa ucraina. La Chiesa ha anche spiegato che un accolito è un laico, non un chierico, e che lo sticario assomiglia al paramento di un diacono ma non è la stessa cosa.

Come è noto, il leader del partito Solidarietà Europea, Petro Poroshenko, è stato uno dei principali sostenitori della legge che prevede la possibilità di vietare le attività della Chiesa ortodossa ucraina.

Come precedentemente riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, Poroshenko ha dichiarato: "Non conosco una Chiesa ortodossa ucraina. So che secondo la legislazione attuale esiste una branca ucraina della Chiesa ortodossa russa. Qual è il futuro della Chiesa ortodossa russa? Terribile. Perché non è una chiesa, ma è una tana del KGB che approva e benedice l'omicidio di ucraini, un veleno per qualsiasi credente".

 
Media: il patriarca Bartolomeo è risentito della risposta delle Chiese locali al Tomos per la "Chiesa autocefala dell'Ucraina"

il patriarca Bartolomeo di Contantinopoli. Foto: Radio Svoboda

Tutti gli sforzi del patriarca sulla "questione ucraina" sono vani, dal momento che "milioni di ortodossi non riconoscono gli scismatici dell'Ucraina come Chiesa".

Il giornalista, pubblicista e teologo Gheorghios Papatanassopoulos, rinomato nel mondo di lingua greca, crede che il Patriarca ecumenico non nasconda più la sua rabbia per la reazione panortodossa, causata dalla sua proclamazione degli scismatici ucraini come "Chiesa autocefala dell'Ucraina". L'articolo del giornalista è stato pubblicato dalla pubblicazione greca Βήμα ορθοδοξίαί.

In particolare, la pubblicazione afferma che l'11 giugno 2019, nel monastero dell'apostolo Barnaba a Nicosia, il metropolita Emmanuel di Francia ha letto ad alta voce una lettera del patriarca Bartolomeo alla Chiesa di Cipro, in cui "uno sfogo della sua ira è evidente".

Nella sua lettera, il patriarca non parla della Chiesa di Cipro a cui si rivolge, ma si concentra principalmente sul canto della Chiesa di Costantinopoli e, inoltre, lo fa in un tono molto arrogante e senza precedenti, che, alla fine, secondo il giornalista, "lo conduce a inesattezze storiche ed ecclesiologiche".

Il patriarca ecumenico scrive nella sua lettera che "la grande chiesa di Cristo a Costantinopoli è la madre comune di tutte le chiese. Ci dispiace di essere giunti alla necessità di ripetere queste cose ovvie".

Inoltre, secondo il giornalista, la lettera del patriarca sottolinea che "a Costantinopoli non esiste uno strumento di coordinamento sotto forma di un dignitario. L'unico strumento di coordinamento è un cuore amorevole, ricco della mente dell'Ortodossia".

Alla fine del suo messaggio, il patriarca riferisce che il Fanar esiste in tale stato "perché ha i comandi dei divini Padri e dei santi Concili, che hanno dato al Patriarcato ecumenico il sacro, inviolabile e incondizionato privilegio di servizio".

Queste dichiarazioni del patriarca Bartolomeo hanno costretto Gheorghios Papatanassopoulos a commentarle.

Di fatto, il pubblicista crede che il Patriarcato di Costantinopoli non sia stato obbligato da nessuno "a garantire il benessere di altre Chiese" e che nessuno gli abbia conferito un tale "sacro, inviolabile e incondizionato privilegio di servizio".

Inoltre, secondo l'ecclesiologia ortodossa e lo stato di diritto, tutte le Chiese ortodosse possono essere chiamate grandi Chiese perché tutte "sono passate attraverso il fuoco e il ferro, e tutte hanno i loro martiri".

Allo stesso tempo, tutte le Chiese dovrebbero ricordare: "La Chiesa nadre è la Chiesa di Gerusalemme, seguita da Alessandria e Antiochia", mentre Costantinopoli è "una città bizantina che divenne gloriosa solo quando il grande Costantino ne fece la capitale dello stato di Roma e la trasformò in una nuova Roma".

Inoltre, secondo il teologo, la frase della lettera del patriarca Bartolomeo secondo cui la Chiesa di Costantinopoli "serve solo la verità", senza alcuna influenza esterna, sembra molto strana. Soprattutto se teniamo conto del fatto che il Fanar si trova nel territorio di un paese islamico "con una mentalità simile aquella dei sultani", che, peraltro, è attualmente "localizzato nel centro del vortice geopolitico".

Allo stesso tempo, dice il pubblicista, la Chiesa di Grecia ha un'esperienza amara di "atteggiamento passivo e gentile" nei propri confronti da parte del Patriarca Bartolomeo.

Inoltre, esprimendo rispetto per il patriarca Bartolomeo, il teologo sottolinea che "per la vita della Chiesa, credenze arroganti e comportamento egemonico sono ridondanti. Questo è esattamente il motivo per cui non assomiglia ad un'organizzazione laica come il Vaticano".

Sottolinea che nonostante tutti i vigorosi sforzi del patriarca sulla "questione ucraina", non ci saranno comunque risultati positivi, perché "milioni di ortodossi NON riconoscono gli scismatici dell'Ucraina come una chiesa canonica".

Il giornalista pone la domanda del perché il patriarca Bartolomeo chiama l'unità pan-ortodossa "immaginaria", se in un altro luogo scrive che egli stesso è il responsabile di quest'unità?

Inoltre, il teologo sottolinea che "nel caso dell'Ucraina, il Patriarcato di Mosca è nel proprio diritto. E questo diritto è stato riconosciuto dal Patriarcato ecumenico con lo stesso status che esso ha esercitato in relazione alla Chiesa greca per un secolo e mezzo". Se ogni stato deve avere una propria Chiesa, allora "perché il signor Bartolomeo non riconosce la piena autocefalia alla Chiesa di Grecia? Finché Creta, il Dodecanneso, il Monte Athos, Patmos e altri luoghi sono sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico, il patriarca non ha il diritto di parlare dell'Ucraina".

L'articolo rileva inoltre che "in Ucraina, la lealtà verso la Chiesa canonica è superiore al 70% nonostante l'oppressione a cui è sottoposta".

Il giornalista scrive che un metropolita, leggendo la lettera patriarcale, si è molto turbato e ha detto: "Se il patriarca Bartolomeo si comporta in modo così offensivo e arrogante verso il suo popolo, come si comporterà nel resto del mondo? Capisco ora perché non c'è compassione per lui da nessuna parte. Molti vescovi in Grecia hanno paura del patriarca Bartolomeo, altri si limitano a mostrargli rispetto, alcuni sono superficialmente sottomessi, ma tutti sanno com'è veramente".

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che, secondo il parere del patriarca di Alessandria, il conflitto religioso in Ucraina ha una soluzione.

 
Gli scismatici ucraini continuano a creare problemi all’estero

Monte Athos

È in corso una seconda visita di una delegazione degli scismatici ucraini a Monte Athos, con lo scopo di preparare una visita ufficiale del loro “primate” dopo Pasqua. Dopo i conflitti e gli scandali provocati dalla prima visita a febbraio, l’itinerario e la composizione di questa nuova delegazione sono tenuti segreti, e neppure gli stessi igumeni sono informati preventivamente delle visite ai loro monasteri.

Gerusalemme

Il patriarcato di Gerusalemme ha introdotto controlli più severi su tutti i chierici provenienti dall’Ucraina, per assicurarsi che non ci siano intrusioni di scismatici nelle concelebrazioni, dopo che un gruppo di rappresentanti della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” ha cercato di partecipare alle funzioni al Santo Sepolcro.

Montenegro

La minaccia della demolizione di un battistero sull’Isola di San Michele (Miholjska Prevlaka) ha riportato alle cronache la difficile situazione della metropolia del Montenegro e del Litorale, che il governo nazionalista sta cercando in tutti i modi di ostacolare a favore della Chiesa scismatica locale (un gruppo composto da alcuni dei cittadini più ignoranti in materia religiosa). A chi si chiede cosa c’entri l’Ucraina con gli scismatici montenegrini, è bene ricordare che il “metropolita” dell’anti-chiesa del Montenegro è un prodotto dei filaretisti.

 
I volontari che cercano e danno sepoltura ai soldati russi

Il blog Fos Ilaron ci parla di un fenomeno contemporaneo degno di ammirazione: la ricerca, da parte di volontari, dei resti dei dispersi caduti in guerra durante l'invasione tedesca della Russia negli anni '40. In questi gesti vediamo, oltre a un senso di gratitudine patriottica a chi ha dato la vita per il proprio paese, un senso di pietà ortodossa per i defunti, e anche un atto di compassione per diversi viventi, che riescono dopo tanto tempo a sapere qualcosa dei propri cari dispersi.

 
Filaret inizia a dire la verità: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è canonica, non c'è stata una vera unificazione, ed Epifanij può non essere nemmeno un prete

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Mentre il "patriarca" Filaret Denisenko continua a prepararsi per il concilio locale del "patriarcato di Kiev" che si terrà a Kiev giovedì, lo scismatico interessato solo a se stesso ha intensificato il livello della sua retorica, mettendo in discussione lo status della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il suo primate, il "metropolita" Epifanij Dumenko.

Filaret ha parlato molte volte del suo dispiacere sia per i termini dettati dal Tomos d'autocefalia del Patriarcato di Costantinopoli sia per il suo status di semplice vescovo diocesano, anche se solo recentemente ha dichiarato di respingere completamente il tomos concesso da Costantinopoli il 6 gennaio.

La sua giurisdizione del "patriarcato di Kiev" si è unita con la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica a dicembre per creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", anche se in seguito è stato rivelato che né il "patriarcato di Kiev" né la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" erano stati sciolti come richiesto da Costantinopoli, e Filaret ora dedica tutte le sue energie a far ritornare gli scismatici ucraini nel suo "patriarcato di Kiev".

In una recente intervista al programma radiofonico ucraino "Persona Grata", Filaret ha lanciato un completo attacco verbale contro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i suoi creatori nel Patriarcato di Costantinopoli. E, mentre il primate scismatico di 90 anni parlava, come sempre, per proprio interesse personale, la sua posizione contro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" lo ha portato comunque a parlare di certe verità che sono state espresse da un certo numero di Chiese locali e di vescovi in tutto il mondo ortodosso.

Mentre il "concilio d'unificazione" del 15 dicembre è stato acclamato dagli scismatici e dal governo ucraino e dal Patriarcato di Costantinopoli come unificazione dei tre rami dell'Ortodossia ucraina, Filaret ha dichiarato che non si può parlare di una vera unificazione, dato che solo 2 dei 90 vescovi della Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca si sono uniti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", un punto che OrthoChristian ha sottolineato molte volte.

Inoltre, questi due vescovi non hanno portato quasi nessuna parrocchia con loro, osserva Filaret, e quindi non possono in alcun modo ragionevolmente dire di rappresentare l'intera Chiesa ortodossa ucraina.

"La Chiesa autocefala è venuta con 500 o 600 parrocchie. E questi due vescovi del Patriarcato di Mosca? Uno, Drabinko, è venuto con una sola parrocchia, e l'altro [Simeon Shostatskij, ndt] è venuto con 20 parrocchie, ma c'erano 300 parrocchie nella sua diocesi, quindi che tipo di unificazione è questa?! È una mera formalità", ha dichiarato Filaret.

Come chiarisce l'Unione dei giornalisti ortodossi, in realtà meno di 10 parrocchie hanno dato il loro sostegno a Shostatskij, ex metropolita della diocesi di Vinnitsa della Chiesa canonica.

E non solo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non rappresenta una vera unificazione, non è nemmeno una Chiesa canonica, poiché oltre al Patriarcato di Costantinopoli nessuna delle Chiese ortodosse locali la riconosce, Filaret ora confessa.

"Non definite la Chiesa ortodossa dell'Ucraina come una chiesa canonica, non vantate una menzogna", ha detto Filaret al corrispondente della radio. "Non è riconosciuta come canonica dalle altre Chiese; è riconosciuta solo dal patriarca ecumenico. Ha nominalmente un tomos, ma non è autocefala nei contenuti, e 13 Chiese locali non la riconoscono come una chiesa canonica. Allora, come può essere canonica, quando nessuno serve il metropolita Epifanij eccetto il patriarca ecumenico?"

Diverse Chiese locali, incluse le Chiese serba e polacca e l'OCA, hanno esplicitamente riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come scismatica, mentre da nessuna, come dice Filaret, è riconosciuta come canonica, nonostante le pressioni del Patriarcato di Costantinopoli.

"Non una sola Chiesa la riconosce, non solo la Chiesa russa... Pertanto, vantarsi di avere un tomos d'autocefalia non vale la pena. Siamo stati ingannati ", ha dichiarato Philaret.

Filaret ha specificato che, sebbene Epifanij fosse a Istanbul il 10 giugno per congratularsi con il patriarca Bartolomeo nel giorno del suo onomastico assieme a rappresentanti delle Chiese di Alessandria, Gerusalemme e Grecia, nessuno di questi ha concelebrato con Epifanij.

Ironia della sorte, il "patriarcato di Kiev" che Filaret sta cercando di rianimare non era stato riconosciuto da nessuna delle Chiese locali, nemmeno da Costantinopoli.

Inoltre, Filaret rifiuta lo status di "ex metropolita di Kiev" che Costantinopoli gli diede quando ad ottobre sollevò l'anatema posto su di lui nel 1997 dalla Chiesa ortodossa russa, di cui era un tempo un vescovo canonico, affermando di nuovo, come ha fatto molte volte, che è e sarà sempre un patriarca.

Non ha mai riconosciuto l'anatema posto su di lui e con questa fiducia in se stesso ha ordinato un gran numero di vescovi per il "patriarcato di Kiev", spiega Filaret. Quindi sostiene che se Costantinopoli ha sollevato l'anatema contro di lui, significa che riconosce che vi è stato veramente un anatema su di lui, e questo mina tutte le ordinazioni e consacrazioni che ha celebrato durante i suoi anni sotto sanzione ecclesiastica.

"E va bene, se il Patriarca ecumenico mi ha tolto l'anatema nel 2018, allora fino al 2018 ero sotto anatema o no? Se ero sotto anatema, significa che tutti questi vescovi sono illegittimi, ed Epifanij non solo non è un metropolita, non è nemmeno un prete. Se il Patriarca ecumenico mi ha tolto l'anatema nel 2018, allora l'intero episcopato non è valido!", ha dichiarato Filaret.

Il suo ragionamento è lo stesso di quello delle Chiese di Albania, Romania e Cipro, che hanno respinto tutte le ordinazioni e le consacrazioni del clero della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Nel frattempo, Filaret ha invitato tutti i vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a partecipare giovedì al concilio locale del "patriarcato di Kiev", nonostante le dichiarazioni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che non ha il diritto di farlo, che sta provocando uno scisma, che sta distruggendo le secolari aspirazioni del popolo ucraino all'autocefalia, e che potrebbe essere punito con il pensionamento.

Epifanij Dumenko attribuisce le dichiarazioni e le azioni di Filaret ad "ambizioni di potere", mentre "l'arcivescovo" Evstratij Zorja le attribuisce alla vecchiaia. Ironia della sorte, respingendo le ambizioni egoistiche di Filaret, Epifanij respinge così l'intera storia del "patriarcato di Kiev" in cui è stato ordinato e consacrato. E mentre Zorja accusa l'età di Filaret, era il suo braccio destro, il portavoce del "patriarcato di Kiev", meno di un anno fa, costantemente al suo fianco.

 
I russini (come Terra Incognita) nel terzo millennio

Introduzione di Matfey Shaheen

Gloria a Gesù Cristo! Gloria nei secoli! Questo è il saluto dei russini, o carpato-russi, e se lo usi tra i tuoi amici e familiari ortodossi, aiuti a mantenere in vita l'eredità di un popolo devoto che ha sofferto molto per Cristo nelle terre della Rus' carpatica, ora situata ai confini di Ucraina, Slovacchia, Polonia, Romania e Ungheria. I russini sono una nazione slava orientale, membri della stessa famiglia di russi, ucraini e bielorussi; tuttavia, nel corso della storia, e oggi in Ucraina, sono stati e sono spesso perseguitati dagli uniati Cattolici e da vari governi che cercano di sopprimere la loro identità e di dominarli.

Questo è un articolo del famoso arciprete Dimitrij Sidor, decano della diocesi di Uzhhorod della Chiesa ortodossa ucraina. Padre Sidor è considerato uno tra i più grandi leader spirituali viventi del popolo sofferente dei carpato-russi, un uomo eroico che regolarmente tiene sermoni in lingua russina, disponibili su YouTube e sul sito web della cattedrale, e ha tradotto il Vangelo di Matteo in russino per educare i bambini russini e ucraini alla grammatica di questa lingua antica. I russini hanno vagato molto... ma non tutti quelli che vagano sono perduti. Nonostante nella maggior parte dei paesi abbia accettato di riconoscere i russini come una nazione unica con la propria lingua, l'Ucraina si rifiuta ancora di riconoscere la loro identità, o di dare loro autonomia, considerandoli solo ucraini etnici delle colline. I galiziani collaboratori dei nazisti negarono la loro esistenza e, dopo la loro liberazione dai nazisti, Stalin li costrinse a stare nell'Ucraina sovietica; da allora, le autorità ucraine non li hanno ancora riconosciuti, perché la verità è che i russini sono molto antichi.

I russini sono così antichi, in realtà, che il loro nome è il termine originale per un abitante dell'Ucraina, prima che il termine ucraino fosse imposto sulla popolazione locale da invasori stranieri, e attentamente promosso dagli uniati cattolici, aiutandoli a dividere e conquistare la Rus' storica. A tal fine, padre Sidor è stato perseguitato dal governo ucraino prima del Majdan e accusato di separatismo, anche se è un fedele cristiano che chiede semplicemente che i russini siano riconosciuti come tali, e che nega ogni accusa. Dal momento che da questa situazione possiamo imparare molto sulla più ampia crisi della Chiesa ucraina, vorremmo presentare articoli riguardanti la storia dei russini, poiché sembra che se comprendiamo questo enigmatico e misterioso "popolo dal nulla", come il famoso russino Andy Warhol aveva descritto la sua gente, capiamo molto. Non possiamo pensare a un modo migliore per presentare questo grande popolo, che questo articolo di padre Dimitrij, e speriamo che sarà il primo di numerosi articoli qui su Orthochristian.

l'arciprete mitrato Dimitrij Sidor

Com'è noto, Dio dà a ogni nazione la sua missione in questo mondo. Una delle più antiche nazioni slave dell'Europa centrale – i russini [1] – si è riunita insieme non semplicemente per coincidenza, ed è stata conservata dal Signore per una missione molto importante nel terzo millennio.

E quindi qual è esattamente la missione che la nazione russina deve compiere all'inizio del terzo millennio, e cos'è esattamente la stessa nazione russina, che non è conosciuta da molti, neanche da esperti "portatori di diplomi"?

Perché questa antica nazione slava ortodossa deve soffrire così tanto dolore e oppressione da parte di gruppi nomadi in costante cambiamento, di occupanti e invasori, fino ai successivi "liberatori", e poi ad alcuni "benefattori"? Sulla base del millennio passato, possiamo dire con sicurezza che la nazione russina ha sofferto e ha sopportato una grande prova di lealtà verso il mondo slavo e la santa Ortodossia!

Rappresentanti della culla delle nazioni slave tra Tibisco e Danubio, i russini sono discendenti dei croati bianchi subcarpatici (a differenza dei precarpatici o carpatici orientali, che il venerabile Nestore il Cronista menziona nella storia della campagna del principe Vladimir contro i croati) che a metà del settimo secolo, su invito dell'imperatore Eraclio, si erano in parte trasferiti nelle terre dell'attuale Croazia, e in parte nelle terre greche vicino alla città di Tessalonica, ai confini dell'Impero Romano.

I croati bianchi (W. Croats sulla mappa) vivevano nei pressi della Transcarpazia ucraina attuale. La Rus' Subcarpatica si trova nei Carpazi, nelle regioni di frontiera tra Ucraina, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Romania.

Qui, dopo aver creato insediamenti slavi, sopravvissero fino alla prima metà del XX secolo.

È abbastanza credibile che in questo gruppo di croati bianchi – o proto-russini, i santi Cirillo e Metodio siano nati, siano cresciuti e abbiano acquisito padronanza della lingua slava. È possibile che i loro genitori provenissero dalla stirpe dei croati bianchi.

Quest'ipotesi di una lingua slava proto-russa intorno a Tessalonica è ora confermata dal fatto che i russini di oggi (e oltre) possiedono ancora la loro lingua russina originale vivente, che coincide quasi per il 70% con l'antica lingua slavonica. [2]

Ciò attesta il fatto che il linguaggio proto-russino, che è simile al proto-bulgaro, potrebbe essere ricevuto come base della lingua slava codificata da Cirillo e Metodio i Pari agli Apostoli.

A differenza della Russia e dell'Ucraina moderne, dove si svolgono conversazioni (o, per essere sinceri, si affilano i coltelli) sul tema della sostituzione della lingua slavonica ecclesiastica con le nuove lingue letterarie, noi speriamo che nella Transcarpazia russina questa domanda non sia neppure sollevata nei prossimi cento anni.

Quella stessa porzione di croati bianchi – i proto-russini, che erano rimasti sulle pendici meridionali dei Carpazi – mantenne il proprio antico nome etnico di russini, diventando parte della Grande Moravia (e in parte dell'antico Impero bulgaro) molto prima dell'istituzione della Rus' kievana.

la cresta dei Carpazi vicino al villaggio di Lopushanka; Transcarpathia Viacheslav Yagodzinsky photographers.ua

La strada del sale in quel momento correva dalla Bulgaria fino all'odierna città di Solotvyn in Transcarpazia, e quindi era uno dei percorsi più convenienti per i santi Cirillo e Metodio verso la in Moravia (poiché la Transcarpazia faceva parte di questo stato).

Viceversa, fu anche la via più breve per gli studenti dei santi pari agli apostoli quando dovettero fuggire dalla Moravia alla Bulgaria. Pochi sanno che, in quei tempi, era sufficiente attraversare il fiume Tibisco nella zona dell'attuale Tyachev-Solotvyna in Transcarpazia, per passare direttamente dalla Moravia alla Bulgaria. 

Tribù nomadi di magiari [3], che alla fine del IX secolo, sebbene con difficoltà, attraversarono la dorsale dei Carpazi, e trovarono una popolazione locale dal nome di "russini", lasciarono testimonianze riguardo agli abitanti locali della Subcarpazia. Furono infatti i russini, insieme ai bulgari cento anni dopo il loro battesimo, che andarono a battezzare la Rus' kievana. Tra loro c'era Mosè l'ungherese (un russino dall'Ungheria).

Dopo l'arrivo dei magiari, all'inizio del XIII secolo, i russini furono gradualmente cacciati dalle loro pianure verso le montagne dai nuovi arrivati, e divennero per lungo tempo una nazione sconosciuta, sospinta dallo stato magiaro più lontano dall'Europa, e schiacciata dal lato orientale dall'alta cresta carpatica, e da quasi 150 chilometri di fitta foresta.

I russini vissero sotto i Carpazi e per molto tempo non furono notati dagli storici, ma ciò non accadde per caso. Dio proteggeva e murava l'antico popolo slavo russino dall'assimilazione con le nazioni titolari, che spesso divennero come fratelli maggiori per i russini.

Un fatto storico interessante: i russini transcarpatici, senza lasciare le loro case, divennero cittadini di quasi sei stati, che a loro volta cercarono di farli passare come residenti originali.

una mappa che mostra le regioni in cui vivono i russini evidenziate in blu

Nel 1917, un colpo di stato bolscevico anti-ortodosso ebbe luogo in Russia. Capi apertamente anti-cristiani salirono al potere, senza alcuna fretta di dare terra alla gente, ma cominciarono a distruggere in massa chiese, monasteri, chierici e persino la lingua.

Allo stesso tempo, nel centro dell'Europa, sulle rovine dell'Impero austro-ungarico, apparvero piccoli stati slavi, tra cui uno stato russino con un nome curiosamente strano ma santo: la Rus' subcarpatica. I russini del tempo della "Primavera delle Nazioni" cantavano le canzoni di padre Dukhnovich (che in seguito divennero gli inni dei russini) "Russini sub carpatici, svegliatevi dal vostro profondo sonno", e "Io ero, sono, e sarò un russino, sono nato russino".

Nel XX secolo, i russini solidificarono la loro autoctonia [4] sulle pendici meridionali dei Carpazi (questa fu registrata dal trattato di pace di Saint Germain-en-Laye nel 1919), diventando parte del nuovo stato democratico europeo della Cecoslovacchia con il diritto di autonomia.

anche se non avevano formato il loro stato, i russini che prima erano nell'Impero austro-ungarico ottennero la libertà in Cecoslovacchia

Nel 1921, la Chiesa ortodossa carpatica autonoma sotto il Patriarcato serbo fu fondata a nella Rus' Subcarpatica. Nel 1938, la Rus' Subcarpatica ricevette lo status ufficiale di autonomia come parte della Repubblica Cecoslovacca ora federata.

Nel novembre del 1938 e all'inizio del 1939, su ordine di Berlino, i combattenti galiziani della "Sich Carpatica" [5], in quanto ex cittadini della Polonia, varcarono il confine in uniforme militare austriaca e portarono a termine un colpo di stato in una piccola parte del territorio della Rus' Subcarpatica, rinominandola illegalmente come "Ucraina Carpatica", con il suo centro a Khust. La maggior parte della Rus' Subcarpatica, con la sua capitale storica Uzhgorod, era occupata dalle truppe magiare. L'intero territorio della Rus' Subcarpatica fu liberato solo nel novembre del 1944 dalle truppe sovietiche.

castello di Uzhgorod – Fonte: aboutukraine.info

Dopo la guerra, lo stato indipendente della Rus' Subcarpatica in Cecoslovacchia fu automaticamente ripreso. Stalin tuttavia, sotto il consiglio di Mekhlis e Khrushchev, decise di incorporare la Rus' Subcarpatica nell'Unione Sovietica, come comoda area di manovre militari e di trampolino per l'espansione in Europa.

I russini in quel momento non furono contrari a diventare parte di un grande stato slavo, al fine di mantenere il loro status di repubblica indipendente con il sostegno dei loro fratelli, gli slavi orientali.

Le delegazioni plenipotenziarie dei russini, una ecclesiastica guidata dall'archimandrita Aleksij (Kabaljuk), ora canonizzato come santo russino della Rus' Carpatica, e una secolare, visitarono Mosca nel novembre del 1944, dove lasciarono una lettera di memorandum alla somma direzione dell'Unione Sovietica. La lettera affermava che i russini, comprendendo l'inevitabilità di essere uniti all'Unione Sovietica, chiedevano che la Rus' Subcarpatica fosse unita all'Unione come una repubblica carpato-russa separata. Questo documento è ufficialmente pubblicato oggi in Ucraina.

le reliquie di sant'Alessio sono rimaste incorrotte fino ad oggi

La posizione di Mekhlis e Khrushchev vinse, e la maggior parte della Rus' Subcarpatica, senza la città russina di Sighet che fu occupata dai rumeni nel 1918 e senza parte del territorio vicino a Debretsen, fu annessa con la forza alla Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina, e i suoi abitanti – che per secoli e secoli erano stati russini – furono assimilati agli ucraini.

La Rus' Subcarpatica ha ricevuto dai bolscevichi il semplice nome di Transcarpazia, una normale regione dell'Ucraina. E la Chiesa ortodossa autonoma carpato-russa del patriarcato serbo divenne parte della Chiesa ortodossa russa, non solo come parte autonoma, ma come una diocesi del Patriarcato di Mosca.

Nel 1991, la Transcarpazia, stanca del regime sovietico senza dio, decise di intraprendere un passo difficile e votò per l'indipendenza dell'Ucraina. Allo stesso tempo, il 78% dei votanti optò per un territorio autonomo all'interno dell'Ucraina. I russini adempivano di nuovo onestamente alla loro missione storica – preservare l'unione ortodossa degli slavi. Ed è vero, il crollo dell'Unione Sovietica dimostrò che i tre popoli slavi fraterni, dopo aver formato i loro stati separati, cominciarono a crollare economicamente.

La Chiesa ortodossa ucraina canonica è stata oggetto di attacchi da parte di attori politici ucraini di mentalità filo-bolscevica, che hanno creato per sé piccoli gruppi autocefalisti per tormentare più facilmente la Chiesa di Cristo. I russini in Transcarpazia hanno coraggiosamente difeso la santa Ortodossia, e fino a oggi non hanno accolto gli scismatici nella loro antica terra russina.

Al nono Congresso pan-slavo di Uzhgorod dell'8-9 maggio 2002, cioè all'inizio del terzo millennio, i russini hanno chiesto alle autorità ucraine di ripristinare la verità storica: restituire il legittimo nome etnico di "russini" e il loro diritto ad essere riconosciuti come indigeni sulla loro terra.

cattedrale di Cristo Salvatore a Uzhgorod

Allo stesso tempo, noi russini adempiamo alla nostra missione affidataci da Dio, e precisamente quella di ricordare ancora e ancora alle tre popolazioni slave fraterne (russi, ucraini e bielorussi), che la divisione di una singola Rus' antica, spirituale e storica in parti separate è una cosa anormale. Ed è necessario fare tutto il possibile per preservare la civiltà slava ortodossa altamente spirituale e millenaria per l'umanità, in opposizione alla civiltà occidentale (secolarizzata, e in un futuro prossimo occulta e senza Dio).

Possa il nostro Dio benedire tutte le nazioni slave, alle quali appartiene la nostra nazione ortodossa, timorata di Dio e pacifica.

Ora, Dio ha decretato che i rurrini vivano in Ucraina. Quasi un milione e mezzo di russini vive negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Jugoslavia, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria e ovunque sono liberamente riconosciuti come una nazionalità indipendente, tranne che in Ucraina, dove il governo ucraino ignora infondatamente e illegalmente questo problema. Ma anche qui i russini compiono la loro missione: nessuno di noi russini è un separatista o un nemico dell'Ucraina.

Noi russini siamo totalmente desiderosi di stare in Ucraina, insieme con gli ucraini e gli altri popoli, come nazione formatrice di uno stato, con il diritto di vivere in condizioni di parità in questo stato, di fare buone opere, di proteggere la Chiesa ortodossa e di guardare con sicurezza al domani. Ma allo stesso tempo, ricordiamo che nella parola "ucraino" non c'è, purtroppo, nessuna radice antica del termine "Rus'," il che significa che l'Ucraina da sola non può essere considerata l'unico successore della Rus' kievana. Inoltre, l'odio barbarico di alcuni funzionari ucraini verso la stessa parola russino è incomprensibile.

O forse, i maggiori trionfalisti ucraini si proponevano di sradicare non solo il nome dei russini, ma anche la stessa menzione della Rus' kievana, mentre continuavano a inculcare nel capo dei propri cittadini il concetto della "super-antica nazione ucraina", e provocatoriamente chiamavano le terre della Slovacchia, della Polonia e della Jugoslavia (la regione di Bačka-Ruski Krstur) terre etniche ucraine, in quanto abitate da russini etnici, che Kiev vuole riconoscere solo come antichi ucraini.

Dirò che la missione dei russini della Transcarpazia non è ancora completa, penso che continuerà ulteriormente, per raffreddare le teste calde degli etno-fanatici ucraini del terzo millennio.

In senso spirituale, noi russini vogliamo vivere, lavorare e aspettare la seconda venuta di Cristo con la fede, l'amore e la speranza ortodossi. Allo stesso tempo, sappiamo che il Signore al Giusto giudizio parlerà a noi russini nella nostra lingua madre russina. E guai a noi se noi russini non capiremo il Signore e non riconosceremo la nostra lingua russina!

Per la nostra missione adempiuta con onore, speriamo di ricevere come ricompensa da Dio, la salvezza dell'anima e il regno dei cieli.

gru in volo sul castello di Mukachevo.  Ok.ru

Note

[1] I russini sono anche conosciuti come carpato-russi o ruteni.

[2] Mentre i due termini sono usati spesso in modo intercambiabile, c'è in realtà una differenza tra l'antico slavonico e lo slavonico ecclesiastico. Lo slavonico ecclesiastico è la redazione successiva al XVII secolo usata dalle Chiese moderne, in particolare la Chiesa russa e quelle ad essa collegate, mentre l'antico slavonico è la forma più antica di questa lingua, la versione originale formulata dai santi Cirillo e Metodio nelle scuole della Moravia e di Preslav.

[3] Ungheresi.

[4] Lo stato di essere gli abitanti originali di una certa parte della terra, e non coloni più tardivi.

[5] Una fazione alleata dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.

 
L’icona dell’etimasia

Esaminiamo un'icona piuttosto comune, anche nei resti di affreschi e mosaici bizantini in Italia, da Venezia a Palermo: la cosiddetta etimasìa (dal greco, “preparazione”), la raffigurazione del trono vuoto che, già nelle prefigurazioni pagane, indica una presenza divina in mezzo a noi. Anche se l’icona è un modello comune, non è molto prominente, e spesso passa in secondo piano nelle composizioni iconografiche. Presentiamo perciò alcune spiegazioni sull’etimasia nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Esperto: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" inizia a cadere a pezzi

il politologo Nikolaj Spiridonov. Foto: Перший Козацький

La nuova struttura ecclesiale dovrà affrontare alcuni problemi, poiché Filaret ha annunciato il ripristino del "patriarcato di Kiev", ritiene Spiridonov.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha cominciato a cadere a pezzi, e per molti aspetti il crollo è stato accelerato dalla sconfitta alle elezioni presidenziali dell'ex presidente dell'Ucraina, Petro Poroshenko, ha detto l'analista politico Nikolaj Spiridonov nell'intervista al canale Primo cosacco.

"La Chiesa ortodossa dell'Ucraina dovrà affrontare alcuni problemi, dal momento che Filaret ha annunciato la rinascita del Patriarcato di Kiev. Ciò significa in realtà che questa struttura ha iniziato a cadere a pezzi. Come dicono, la Chiesa ortodossa dell'Ucraina è la chiesa tascabile di Poroshenko in Ucraina, e dal momento che Poroshenko ha perso le elezioni, la sua chiesa, rispettivamente, può affrontare problemi", ha detto l'esperto.

A suo parere, nel confronto che è sorto tra il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko e il capo della nuova struttura ecclesiastica Epifanij Dumenko "la gioventù vincerà". Tuttavia, il fatto stesso che stiano emergendo problemi non è favorevole all'organizzazione religiosa appena creata.

"C'è una possibilità che facciano fronte ai problemi. Ma non è molto buono per una chiesa neonata affrontare problemi", ha concluso Spiridonov.

Ricordiamo che Filaret invita "l'episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a prendere parte al "concilio" del "patriarcato di Kiev", che si terrà il 20 giugno 2019. "Vi invito a prendere parte al concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev, che si terrà nella cattedrale patriarcale di san Vladimir, nella città di Kiev, il 20 giugno 2019, alle 11", recitano gli inviti inviati dal capo del "patriarcato di Kiev" ai "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sulla carta intestata del "patriarcato di Kiev".

Secondo Epifanij, tali azioni di Filaret distruggono "aspirazioni millenarie del popolo ucraino". "Certe ambizioni imperiose da parte del "patriarca onorario" Filaret intendono distruggere tutte le speranze millenarie del popolo ucraino di avere la loro Chiesa ortodossa ucraina indipendente, che molte generazioni dei nostri antenati hanno sognato", ha affermato Epifanij.

 
Perché Filaret ha paura di Zelenskij

Il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret teme che Vladimir Zelenskij offra condizioni uguali per l'esistenza delle confessioni

Perché i leader degli scismatici e degli uniati temono così tanto un cambiamento del presidente dell'Ucraina.

Il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret Denisenko teme che, in seguito ai risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali del 21 aprile 2019, salga al potere Vladimir Zelenskij piuttosto che Petro Poroshenko, il beneficiario del Tomos.

Non è solo Filaret ad averne paura; una dichiarazione consona è stata fatta anche da Svjatoslav Shevchuk, il capo dei cattolici ucraini di rito orientale.

Perché i leader degli uniati e degli scismatici hanno così paura del cambio di potere in Ucraina e perché il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, chiama tranquillamente il suo gregge al pentimento e alle azioni spirituali durante la Quaresima?

Il secondo turno delle elezioni inizierà presto. Le previsioni sociologiche mostrano cifre deludenti per l'attuale presidente: il 71,4% degli intervistati voterà per Zelenskij e solo il 28,6% per Poroshenko (dati del gruppo Rating).

In che modo il beneficiario del Tomos si aspetti di superare una differenza di più del 40% non è noto. Tuttavia, non dimentichiamo la saggezza popolare: scopriremo dopodomani cosa succederà domani. In questa situazione, i leader di alcune denominazioni cristiane stanno facendo tentativi disperati per influenzare le preferenze del loro gregge e costringerlo a votare per il candidato "giusto".

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk ha rilasciato il 12 aprile un'epistola, in cui ha dato al suo gregge indicazioni per quanto riguarda il voto. Naturalmente non stato così stupido da fare nomi specifici, ma un'allusione a uno dei candidati si legge chiaramente nel suo appello.

screenshot dal sito ufficiale della Chiesa greco-cattolica ucraina

In precedenza, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifaniij Dumenko, ha partecipato al cosiddetto Tomos-tour in giro per le città del paese, che si è svolto alla vigilia delle elezioni presidenziali e ha avuto il carattere di una pronunciata campagna elettorale. Cartelloni pubblicitari con Poroshenko e Dumenko erano appesi ovunque.

Cartellone con Petro Poroshenko e Epifanij Dumenko

In tutti gli appelli di Epifanij sulla questione del voto alle elezioni presidenziali, si indovinava un riferimento al presidente in carica. Inoltre, ha espresso la posizione della sua struttura elettorale affermando in modo abbastanza specifico che la "Chiesa ortodossa dellUcraina" vede solo Poroshenko come presidente.

Ma i risultati del primo turno di votazioni per gli agitatori dell'attuale garante della Costituzione sono stati risultati deludenti: 30,24% per Zelenskij e 15,95% per Poroshenko. Questi hanno rattristato anche gli scismatici ucraini. La loro infelicità era così grande che il "sacerdote" della cattedrale di Vladimir a Kiev, Petr Zinich, ha detto: coloro che hanno votato per Zelenskij bruceranno all'inferno.

Screenshot dalla pagina Facebook di Jurij Doroshenko

Secondo la Commissione elettorale centrale, 5,7 milioni di elettori hanno votato per Zelenskij. E il "chierico" della Chiesa ortodossa ucraina li ha mandati tutti all'inferno, cosa per la quale non è stato privato della sua "dignità" o bandito dal "ministero" – almeno, non lo hanno annunciato.

E il 12 aprile Filaret Denisenko, in onda su uno dei canali televisivi ucraini, ha fatto un'affermazione piuttosto triste: "La Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca spera che lui (Zelenskij, ndc) la sosterrà. E noi pensiamo che la sosterrà. Il risultato potrebbe essere che l'unificazione finirà del tutto o sarà molto lenta".

Questa affermazione merita di essere approfondita.

• In primo luogo, il "patriarca onorario" crede che Zelenskij, come presidente, sosterrà la Chiesa ortodossa ucraina e che la Chiesa ortodossa ucraina spera persino di avere un tale sostegno. Dove ha preso queste informazioni? Fino a oggi, la Chiesa ortodossa ucraina non ha mostrato alcuna simpatia per Zelenskij. Né ha espresso tuttavia alcuna antipatia.

• In secondo luogo, ciò che Filaret chiama "unificazione" è in realtà un sequestro forzato dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, utilizzando risorse amministrative e radicali nazionali.

• In terzo luogo, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina dovrebbe, secondo Filaret, portare alla cessazione di questi sequestri violenti ("unificazione", nella sua terminologia), vale a dire che la cessazione della violenza e l'illegalità nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina è considerata il suo sostegno a Zelenskij!

Si potrebbe chiedere: è forse un sostegno? Non è invece una garanzia elementare del diritto dei cittadini alla libertà di coscienza? Il diritto di scegliere liberamente a quale chiesa andare e quale religione professare? Non è ciò che dovrebbe garantire un presidente o un'autorità civile? Questa è una garanzia elementare dei diritti umani – e qui il sostegno della Chiesa ortodossa ucraina è irrilevante.

Ma Filaret ha paura di questo scenario. Ne ha paura pure Epifanij. Anche Svjatoslav Shevchuk e così via. Perché dunque hanno paura che le autorità possano smettere di interferire negli affari ecclesiastici (cosa fondamentalmente proibita dalla Costituzione dell'Ucraina) e mettere tutti in condizioni legislative uguali?

La risposta può essere trovata se ricordiamo che sia la Chiesa greco-cattolica ucraina, sia il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" sono stati creati su iniziativa delle autorità, per sforzi delle autorità e nell'interesse delle autorità.

La Chiesa degli uniati sorse a seguito dell'Unione di Brest nel 1596, che fu avviata dal re polacco Sigismondo III al fine di trasformare la Confederazione polacco-lituana in uno stato mono-religioso.

Negli anni '20, le nuove autorità ucraine istituirono la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" per stabilire l'indipendenza della Repubblica popolare ucraina, e in seguito i bolscevichi la usarono per combattere la Chiesa russa.

Il "patriarcato di Kiev" è emerso su iniziativa del primo presidente dell'Ucraina, Leonid Kravchuk, anche per riaffermare l'indipendenza dello stato ucraino e per salvare il denaro del partito, che era stato trasferito sui conti della Chiesa ortodossa ucraina, allora capeggiata da Filaret Denisenko.

È possibile discutere contro questi precedenti storici che anche la Chiesa ortodossa ucraina ha ricevuto la sua esistenza storica nel 988 per iniziativa e gli sforzi di un'autorità secolare, il santo principe Vladimir pari agli Apostoli. Tuttavia, questo è un esempio di un tipo completamente diverso.

Il battesimo della Rus' era stato preceduto dalla profonda e sincera conversione del principe Vladimir a Cristo e dalla determinazione a seguire i suoi comandamenti, anche se ciò andava contro gli interessi personali o dello stato.

Daremo due piccoli esempi. Prima della sua conversione, il principe Vladimir era un donnaiolo insaziabile. La cronaca racconta il numero delle concubine del principe: "300 a Vyshgorod, altri 300 a Belgorod e 200 a Berestov, nel villaggio". Il suo personaggio era caratterizzato dalle seguenti parole: "Era insaziabile nella fornicazione, seducendo le donne sposate e molestando le ragazze". Ma dopo il suo battesimo e le nozze con la principessa bizantina Anna, il principe respinse tutti gli harem e visse in matrimonio con una sola moglie.

L'altro esempio riguarda la pena di morte. Prima della sua conversione al cristianesimo, Vladimir, come qualsiasi altro sovrano di quel tempo, faceva giustiziare senza esitazione chi disobbediva o chi era colpevole di qualsiasi cosa. Ma dopo l'adozione del cristianesimo, sospese le esecuzioni in generale, cosa che colpì non solo i suoi parenti russi, ma anche i vescovi greci che erano venuti nella Rus'. Ecco come ne parla la cronaca: "E i furti si moltiplicarono enormemente, e i vescovi dissero a Vladimir:" I ladri si sono moltiplicati; perché non li fai giustiziare? ' Lui rispose: "Ho paura del peccato". Gli dissero: "Sei stato posto da Dio per punire gli uomini malvagi ed essere misericordioso con gli uomini buoni. Dovresti far giustiziare i ladri, ma dopo un'indagine".

Il santo principe Vladimir usò il suo potere per radicare la vera fede in Rus. I creatori dell'unia e delle denominazioni scismatiche, al contrario, hanno usato la religione per salvaguardare i loro interessi politici. Pertanto, queste confessioni sono nate unicamente a causa della risorsa amministrativa ed esistono grazie ad essa. Se questa risorsa amministrativa scomparisse, le strutture scismatiche e uniate sarebbero immediatamente "spazzate via".

Così è stato il caso della Chiesa uniate quando l'influenza della Polonia si è indebolita e poi è scomparsa dal territorio dell'Ucraina. È stato il caso della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" quando questa si è rivelata non necessaria alle autorità sovietiche. In tutta onestà va detto che il "patriarcato di Kiev" per tutta la sua breve storia (solo 27 anni) non è mai stato lasciato senza il supporto delle autorità. Anche ai tempi di Viktor Janukovich, c'erano molte forze politiche che fornivano tale sostegno al "patriarcato di Kiev". Pertanto, è impossibile dire esattamente cosa accadrà alla discendenza di Filaret quando (o se) non ci sarà più alcun sostegno politico. Ma si può presumere.

La cosa più giusta che Vladimir Zelenskij può fare se viene eletto presidente è garantire il rispetto dei diritti umani nella sfera religiosa dell'Ucraina; non dare la preferenza a una denominazione e non fare pressioni sulle altre; assicurare un processo equo in tutti i conflitti; soddisfare i requisiti della Costituzione e delle leggi dell'Ucraina; abrogare la legge anticostituzionale e illegale sulla ridenominazione forzata della Chiesa ortodossa ucraina; creare pari opportunità perché tutti i cittadini ucraini possano praticare la loro fede.

Resta da vedere se Zelenskij diventerà presidente, e non è noto se agirà nel modo sopra descritto. Ma sappiamo già che questo è esattamente ciò di cui i leader degli uniati e degli scismatici hanno molta paura. Il supporto amministrativo e del potere è la promessa e la base della loro esistenza.

La Chiesa ortodossa ucraina non ha paura di nulla, poiché il fondamento della sua esistenza è nostro Signore Gesù Cristo. La Chiesa non ha paura né di Poroshenko né di Zelenskij al posto di presidente. La Chiesa accetta l'autorità che Dio vuole donare o permettere. Questo è il motivo per cui la retorica di sua Beatitudine Onufrij e di altri vescovi della Chiesa ortodossa ucraina è molto diversa da quella degli scismatici e degli uniati.

Sua Beatitudine il metropolita Onufriij:

"Ora eleggeremo il presidente del nostro paese, l'Ucraina. Vorrei che il presidente, che Dio darà al nostro paese, ricordasse che il presidente è la persona che dovrebbe essere al servizio di tutti, che dovrebbe sacrificarsi per il popolo e non viceversa. Questo è un ministero difficile, un ministero molto sacrificale, ma se questo ministero viene eseguito in modo gradito a Dio, allora è molto utile e salvifico per la persona".

Metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary:

"Il male è reale - non si tratta solo di politici che mentono, ma il peccato come libera opposizione alla volontà personale dell'uomo verso il divino. Il resto del male, secondo gli insegnamenti del santo, è un male "immaginario" ed è inviato da Dio per impedire la generazione di veri mali. Tutta la sofferenza e l'angoscia umana portano al fatto che il peccato reale sia addirittura necessario per la loro guarigione. Con tali peccati "immaginari", il Signore distrugge il male. <...> Le prove, al contrario, sono cose buone, poiché conducono alla consapevolezza della propria peccaminosità. Facciamo del bene, lottiamo per l'amore e lottiamo per la pace, perché nulla è altrettanto caratteristico di un cristiano come pacificatore; per questo, il Signore ci ha promesso la più grande ricompensa".

Metropolita Agafangel di Odessa e Izmail:

"Il più grande male è la divisione tra amici e nemici. Il popolo ucraino deve essere unito. Molte nazionalità vivono qui e il presidente dovrebbe essere per l'intera nazione, per tutte le confessioni. <...> I politici vanno e vengono, ma rimangono tracce di amarezza quando alcuni si oppongono agli altri. E siamo tutti fratelli, siamo ucraini. <...> Le persone non sono perfette, le persone sono divise, qualcuno vuole essere il primo e Cristo dice: se vuoi essere il primo, sii il servitore di tutti. L'apostolo Paolo disse: Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole. Sfortunatamente, nel nostro tempo questo amore è carente, quindi, c'è molto male in questo mondo che deve essere sconfitto dal bene. E le persone sconfiggono il male perché sanno che passerà".

Nel periodo antecedente al secondo turno delle elezioni presidenziali, l'Unione dei giornalisti ortodossi non invita a votare per questo o quel candidato ma a prestare attenzione alle parole dei leader religiosi e a pensare a quali manifesti sono più coerenti con il Vangelo.

 
Non hanno intenzione di mollare

Intendo il Dipartimento di Stato.

Geoffrey Pyatt, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia, ha appena accolto l'ex senatore Sam Brownback ad Atene per "incontri con le diverse [sic] comunità religiose della Grecia". Inoltre, Brownback si recherà sul Monte Athos, "dove riaffermerà il forte sostegno degli Stati Uniti per sua tutta Santità @EcuPatriarch e per il suo impegno per la libertà religiosa e la tolleranza". (Questo è scritto nel tweet di Pyatt qui sopra).

Ovviamente il retroscena è molto meno roseo. Pyatt nel 2014 è stato ambasciatore in Ucraina e ha aiutato a progettare la rivoluzione del Majdan che ha messo al potere Petro Poroshenko come presidente. È importante ricordarcelo, perché le vecchie abitudini sono dure a morire. (Naturalmente, l'idea che la Grecia abbia "diverse comunità religiose" è ridicola: è una bugia così evidente da rivelare il gioco a chiunque abbia un paio di cellule cerebrali attive).

Sia Pyatt che Brownback si sono incontrati con l'arcivescovo Hieronymos di Atene e di Tutta la Grecia, e hanno "discusso" con lui la situazione ucraina. Questo perché la nascita di questa setta non è andata secondo i piani per quanto riguarda gli interessi americani e occidentali. L'incontro di Brownback (che è l'ambasciatore americano nel mondo per la libertà religiosa) con l'arcivescovo Hieronymos è dovuto all'incapacità del Fanar di imporre la sua volontà sul mondo ortodosso. Il desiderio, naturalmente, è di fare pressione sulla Chiesa di Grecia perché si unisca al Fanar nel riconoscere la setta scismatica conosciuta come "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È risaputo che, nel settembre dello scorso anno, Brownback ha incontrato l'allora presidente Poroshenko e gli ha assicurato il continuo sostegno dell'America alla nascente chiesa scismatica. Nello stesso periodo, tuttavia, Pyatt si stava incontrando in privato con figure significative nella Chiesa greca, tra cui il metropolita Hierotheos (Vlachos) di Nafpaktos e l'abate Ephraim del monastero di Vatopedi sul monte Athos.

Questo spiegherebbe il recente (e maldestro) saggio pro-costantinopolitano di Vlachos che ha scioccato molti nel mondo ortodosso - me stesso incluso. L'analfabetismo storico ed ecclesiastico di questo saggio era così profondo che io per primo ho scelto di considerarlo come un video di un ostaggio. Un po' come quei video di propaganda che erano prodotti dal Vietnam del Nord, in cui i prigionieri di guerra americani erano costretti a dire evidenti bugie sul loro trattamento. Alcuni di questi prigionieri battevano le palpebre per dire la parola "tortura" con gli occhi in codice Morse, per comunicare che ciò che stavano dicendo era falso.

Ad ogni modo, ora è il momento che tutti i veri cristiani ortodossi si oppongano ai globalisti del Dipartimento di Stato e dicano loro di andare a quel paese. Se volessimo un papa, andremmo sotto quello reale.

 
Caffedossia ed eterodossia

Nel suo blog intitolato Orthodoxy and Heterodoxy, padre Andrew Stephen Damick (nella foto, parroco della chiesa ortodossa antiochena di san Paolo a Emmaus, Pennsylvania, e conduttore di trasmissioni su Ancient Faith Radio) presenta una spassosa lista di varianti di caffè, a ciascuna delle quali è assegnata una specifica eresia. L'accostamento non solo è brillante, ma può aiutare qualsiasi lettore a fare un breve ripasso delle eresie che storicamente hanno funestato la fede cristiana... senza perdere necessariamente il buon umore. Presentiamo la lista delle eresie del caffè nella sezione "Umorismo" dei documenti.

 
Cosa succede quando dei noti cristiani ortodossi diventano musulmani?

In Russia, probabilmente la principale autorità vivente su questo argomento che viene in mente è padre Georgij Maksimov, che ha collaborato con il defunto padre Daniil Sysoev. Padre Daniil, un attivo missionario tra i musulmani a Mosca e in altri paesi islamici dell'ex Unione Sovietica, è stato assassinato da un musulmano radicale per aver convertito molti di quella religione al cristianesimo ortodosso.

La menzione stessa di padre Daniil Sysoev ci porta a sottolineare una delle differenze più evidenti tra un convertito dal cristianesimo all'islam e un convertito dall'islam al cristianesimo. Quando un cristiano ortodosso si converte all'islam, gli altri cristiani ortodossi non uccidono né lui né la persona che lo ha convertito. Questa è una differenza teologica ovvia ma molto importante: noi crediamo che ogni essere umano abbia il suo libero arbitrio, che noi non abbiamo il diritto di costringere - per non parlare del comandamento "non uccidere". Dovremmo essere "prudenti come serpenti e semplici come colombe". L'omicidio di un apostata non è qualcosa che piace al nostro Dio. Noi possiamo solo pregare per quella persona, e se si presenta l'occasione, cercare di convincerla che ha commesso un grave errore.

La notorietà del mondo islamico per aver intrapreso la via facile ma violenta per mantenere musulmani i musulmani è anche uno dei maggiori ostacoli alla sua stessa missione.

All'inizio del XXI secolo, si è diffusa in Russia la notizia di due sacerdoti ortodossi che si erano convertiti all'islam. Questo naturalmente era un vero "scoop" non solo per i musulmani radicali ma anche per la stampa liberale. In quel periodo, Padre Georgij Maksimov è stato intervistato da una pubblicazione liberale che stava preparando una pubblicazione sui musulmani russi e sulla loro "delusione verso la Chiesa". Non sorprendentemente, l'intervista con Padre Georgij non è stata inclusa nella pubblicazione – non si adattava alla trama da loro prevista. A padre Georgij è stato chiesto:

"Per quanto ne sappiamo, la Chiesa ortodossa non considera positivamente la conversione dei cristiani ortodossi all'islam. Qual è l'argomento principale a sostegno di questa visione negativa? Si noti che quella persona non smette di credere in Dio e osserva i comandamenti che sono presenti sia nel cristianesimo che nell'islam".

Padre Georgij risponde: "Il cristianesimo non è semplicemente l'accettazione di un Dio astratto e un insieme di prescrizioni morali popolari. I cristiani credono in Gesù Cristo – Dio che è diventato uomo, e che non manda semplicemente direttive "dall'alto" su come vivere correttamente, ma che è diventato uno di noi, ha vissuto tra noi e con la sua vita, la sua morte in croce e la sua risurrezione dai morti ci ha aperto la via della salvezza. Una persona che è diventata musulmana non crede in un tale Dio. Il Corano rifiuta direttamente l'insegnamento che Cristo è Dio e il Figlio di Dio (5.17, 9.30). Se un cristiano accetta l'islam, significa che ha rinunciato a Cristo, che ha detto: "Io sono il Figlio di Dio (Giovanni 10:36). E a una tale persona si applicano le parole di Gesù: Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10:33). Chi crede al Figlio ha vita eterna; e chi non crede al Figlio, non vedrà la vita; ma la collera di Dio dimora su di lui (Giovanni 3:36). Ecco perché questa è una tragedia spirituale, di cui la Chiesa si addolora. Per quanto riguarda i comandamenti, sono diversi nelle diverse religioni; si intersecano in certi punti, ma non così spesso".

Dice che la Chiesa in linea di principio non può impedire alla gente di convertirsi e cita l'esempio dei martiri, che nonostante la carcerazione, la tortura e la morte non hanno rinnegato Cristo. "Certo, la Chiesa si addolora per coloro che hanno lasciato Cristo il Salvatore per qualche altra religione, incluso l'islam, perché considera erronea la loro scelta. Ma questo non figura nell'elenco dei problemi rilevanti per la Chiesa, perché è qualcosa che è fondamentalmente marginale. Ho sentito parlare di sacerdoti che su richiesta di parenti hanno avuto colloqui con persone che si sono interessate all'islam. E alcuni autori hanno scritto testi apologetici che hanno lo scopo di far riflettere tali persone su questa scelta. Ma queste sono tutte iniziative private e non un lavoro sistematico in tutta la Chiesa".

A Padre Georgij è stato chiesto se pensava che gli scandali nella Chiesa ortodossa sono uno dei motivi per cui i cristiani hanno perso la fiducia nella loro Chiesa e che li portano a cercare altre fedi. Ha risposto che in effetti, chi suscita tali scandali ha quel risultato in mente. "Tuttavia, non si osserva che i cristiani abbiano perso la loro fiducia nella Chiesa. Il numero di parrocchiani non è diminuito. È cresciuto un umore anti-ecclesiale tra coloro che sono solo nominalmente cristiani, ma non può toccare coloro che sono veramente religiosi. Questo per la semplice ragione che il fondamento della fede è la relazione vivente tra l'uomo e Dio, che si è ottenuta nella Chiesa. Questa esperienza personale della vita con Dio non può essere confutata dall'informazione che un prete o un vescovo hanno commesso un peccato. Questo perché nell'Ortodossia non c'è un insegnamento sull'infallibilità dei sacerdoti, e perché non è la fede nei sacerdoti che sta al fondamento della vita spirituale di una persona. La nostra fede si chiama cristianesimo e non "sacerdotalismo".

"Certo, le persone a volte si raffreddano nella fede e commettono apostasia, ma le ragioni per queste cose sono molto più complesse, e chi le compie raramente ne parla apertamente." Padre Georgij ha continuato a sottolineare che la gente non si limita a leggere di questo o quel problema nella Chiesa e poi a strapparsi la croce dal petto dicendo: "Basta! Diventerò musulmano!" Soprattutto perché troveranno la loro quota di scandali in ogni religione, incluso l'islam. La vera ragione, dice, è molto più profonda di quella.

Padre Georgij è uno studioso delle religioni e ha studiato in particolare il Corano. Gli è stato chiesto che cosa, secondo lui, fa sì che la gente segua quella religione. Ha risposto che la stragrande maggioranza la segue per tradizione culturale. Quei musulmani che conoscono bene la loro religione, secondo lui, sono stimolati da un sentimento di esclusività, che l'islam dà loro.

Nel corso del suo lavoro insieme a padre Daniil Sysoev e dopo il suo riposo, ha visto un numero di conversioni da e verso l'islam. Naturalmente, la maggior parte dei convertiti all'islam in Russia sono giovani donne che hanno sposato uomini musulmani. Tuttavia, ci sono anche molti casi in cui i mariti di queste donne si convertono al cristianesimo. Alcuni russi lodano i musulmani per il loro senso di comunità, ma quelli che si sono effettivamente trasferiti in quella comunità sono spesso delusi dalla realtà. E molti musulmani si sono convertiti al cristianesimo dopo essersi rivolti alle parrocchie per chiedere aiuto nei momenti di bisogno e dopo aver ricevuto quell'aiuto, dato con un amore che non avevano mai sperimentato prima, mentre le loro stesse comunità li avevano allontanati. Conosce anche molti russi che, dopo essersi convertiti all'islam, sono tornati alla Chiesa pentiti. [1]

La maggior parte dei cristiani ortodossi convertiti all'islam che Padre Georgij conosce di fatto conosceva poco o nulla della loro religione precedente, il cristianesimo ortodosso. Erano stati battezzati, ma non catechizzati. Una chiara eccezione a questa tendenza sono i preti ortodossi che si sono convertiti all'islam.

foto: reddit.com

Uno di loro, Vladislav Sokhin, era un prete nella diocesi di Kursk. Ha scritto: "All'improvviso ho capito che non potevo più considerarmi un pastore. Non potevo rimanere un esecutore esterno dei sacramenti della Chiesa". In un articolo intitolato "Anatomia del tradimento", padre Georgij ha commentato questo incidente, che all'epoca aveva fatto grande notizia nelle pubblicazioni musulmane, nella stampa secolare e nei media ortodossi.

"Non importa quanto sia triste, cadute e apostasia ci sono sempre state e ci saranno sempre. La vita spirituale è una battaglia spirituale e, come in ogni battaglia, non ci sono solo vincitori. Questo riguarda qualsiasi cristiano, non importa di quale grado clericale. Probabilmente tutti hanno visto l'icona della "scala", che ritrae visivamente questa battaglia spirituale. I demoni tentano quelli che salgono la scala verso Cristo il Salvatore e cercano di trascinarli nell'abisso dell'inferno, mentre gli angeli danno forza ai cristiani mentre si arrampicano.

"Il pericolo di soccombere alla tentazione e alla caduta si può trovare su qualsiasi gradino della scala. Anche i sacerdoti sono tentati, alcuni con l'avidità, altri con la vanagloria, altri con l'orgoglio, altri con lo scisma, l'eresia, e questi, beh, con l'islam. Alcuni di questi guerrieri spirituali trovano la forza per combattere gli attacchi del diavolo, mentre altri, purtroppo, cadono.

"Il commento principale sulla [conversione di Sokhin] è stato stampato nella dichiarazione del Consiglio diocesano:" Quando non è stato capace con la sua mente arrogante di misurare e comprendere l'intera profondità della fede ortodossa e della vita spirituale, ha deciso di fare una scelta 'migliore' di quella he hanno fatto gli apostoli di Cristo, i santi padri della Chiesa, e le schiere di martiri e asceti di pietà, e ha trovato la verità altrove. Così è successo che un prete ortodosso non ha mai avuto un incontro personale con Cristo. Questa è una vera catastrofe spirituale".

"Potremmo chiudere qui la storia se il signor Sokhin non fosse andato oltre e non avesse pubblicato un'intervista in un sito web propagandistico musulmano, così come l'articolo "La mia strada verso l'islam", in cui fa delle affermazioni contro la Chiesa e la Sacra Scrittura, che presumibilmente lo avevano convinto della falsità del cristianesimo". Al momento della stesura di Padre Georgij, Sokhin partecipava attivamente alle discussioni su internet e bestemmiava contro l'Ortodossia. Padre Georgij si è sentito quindi obbligato a sfruttare questa opportunità per rafforzare i cristiani ortodossi nella verità della loro fede e per istruire qualsiasi musulmano che potesse leggerlo. Affronta le affermazioni di Sokhin una per una. Non riprodurremo questo discorso qui; forse questo sarà un progetto futuro. Ma tradurremo le informazioni di base che fornisce su questo ex sacerdote per capire meglio cosa è successo nella sua vita che potrebbe aver portato alla sua scelta:

Sul sacerdote Vladislav Sokhin

Come possiamo vedere dalla parte autobiografica del suo articolo, Vladislav Sokhin è cresciuto in una famiglia non religiosa, e da giovane si è associato a "gruppi anticonformisti di Kursk: hippy, punk e heavy metal ". Poi un giorno ha oltrepassato le porte della chiesa della Risurrezione e di sant'Elia a Kursk, e... vi è rimasto. "Mi hanno notato e subito mi hanno invitato a servire nell'altare."

Ricordate questo termine, "subito". Diventerà il biglietto da visita dell'intero, breve destino di Vladislav nella Chiesa. Immediatamente, dalla soglia di casa, trovandosi nell'altare, il giovane diciassettenne ha conosciuto la vita religiosa nella chiesa. Un anno dopo il preside gli ha suggerito di entrare nel seminario e Vladislav è subito divenuto un seminarista nel seminario teologico di Kursk. Lì ha studiato per due anni, si è sposato e poi (subito!) è stato ordinato diacono. Successivamente si è trasferito all'educazione a distanza – cioè allo studio indipendente – di trattati e libri. Così ha finito il seminario per corrispondenza, studiando poi sempre per corrispondenza per tre anni all'Accademia teologica di San Pietroburgo.

Dopo solo mezzo anno di diaconato e tre anni e mezzo dal momento in cui ha varcato la soglia della chiesa, Vladislav è stato ordinato sacerdote. Cinque anni dopo avrebbe rinnegato pubblicamente Cristo il Salvatore nella moschea di Mosca. Prima era riuscito a dirigere una parrocchia, a guidare il consiglio giovanile della diocesi di Kursk e a insegnare storia nel seminario locale.

Dobbiamo ammettere che quello che è successo a Vladislav Sokhin non è solo colpa sua.

Ahimè, molte diocesi della nostra Chiesa trascurano il consiglio apostolico: Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno (cioè, di ordinarlo, 1 Tim 5:22)... Quando le persone che non sono ancora spiritualmente forti sono fatte pastori, contro i molti consigli apostolici, dei Concili ecumenici e dei santi padri in materia, non è certo una sorpresa che alcuni di loro inciampino e cadano. È la stessa cosa dell'invio di un giovane inesperto in battaglia. È crudele e inefficace. E se ogni sorta di altre responsabilità sono poste su di lui subito, è come dare a un giovane soldato i gradi d'ufficiale e mandarlo in prima linea a comandare un battaglione...

Questa persona a cui sono appena stati dati i gradi d'ufficiale avrà naturalmente molte idee su come riformare ciò che non ha nemmeno avuto il tempo di capire veramente, prima di essere mandato a comandare. Questo è il percorso che ha fatto Vladislav Sokhin. Ha cominciato con il suo desiderio di riformare i servizi ecclesiastici, di stare all'altare non con le spalle alla congregazione, ma di fronte a loro, pregando in lingua contemporanea e sbarazzandosi di varie "superstizioni" come la venerazione di santa Matrona di Mosca... Ma improvvisamente il suo zelo riformista si è scontrato con la disapprovazione e l'incomprensione: "Ho presentato un progetto per i servizi di chiesa missionaria e ho contribuito a svilupparlo da solo. Ma poi sono stato fermato, chiamato rinnovazionista, e tutto è stato chiuso".

Il giovane riformatore si è offeso. Tutti quelli che lo conoscevano hanno detto che aveva i suoi capricci. Ha persino iniziato a fare pellegrinaggi musulmani e, stando alle sue parole, si è messo  imparare l'arabo per studiare il Corano. (Interessante... aveva messo lo stesso impegno nello studio della Bibbia?). I suoi amici e compagni del clero ridevano di lui. Se non mentiva quando diceva di non ricevere alcuna attenzione, aiuto o sostegno, i suoi amici e colleghi sono stati negligenti nel prevenire il tragico risultato. È difficile ammetterlo, ma se non lo facciamo, non possiamo capire cosa sia successo e perché.

Allora, cos'è successo? Perché un uomo che ammette: "Quando ho incontrato per la prima volta la letteratura islamica, mi è sembrata estremamente noiosa", ora ho deciso di ripetere quelle stesse letture estremamente noiose? Perché un uomo che considerava le funzioni in slavonico ecclesiastico troppo difficili da comprendere per la gente ora prega con impazienza in un arabo imperfettamente studiato?

Nella sua conclusione dell'articolo, che include anche una disputa interreligiosa tra un altro ex prete ortodosso divenuto musulmano e padre Daniil Sysoev, in cui padre Daniil dà una risposta completa riguardo alla natura di Dio, Padre Georgij dice:

"In molti forum ortodossi su internet ci sono discussioni sulla tragedia della caduta spirituale dell'ex prete Vladislav Sokhin, e si esprimono opinioni sulle ragioni di questa mossa. Alcuni pensano che sia stato il risultato di oneste ricerche e perplessità, per così dire, un "errore sincero". Alcuni suppongono che la ragione sia molto più terrena: i sentimenti di risentimento si moltiplicano sal di sopra delle altre passioni.

"Ad essere onesti, non so chi abbia ragione... Abbiamo fornito non solo risposte esaurienti alla sua critica anticristiana, ma abbiamo anche dimostrato che la sua stessa critica potrebbe essere applicata in modo molto più equo all'islam...

"Ora Vladislav ha scoperto... che la sua nuova religione ha gli stessi difetti che ha attribuito al cristianesimo per giustificarsi per averlo lasciato. Se è onesto, ora rinuncerà all'islam. Se comincia a cercare di inventare apologie di questi difetti islamici, anche se non ha mai cercato di approfondire la verità di quelle tesi anticristiane ripetute da molto tempo, allora sapremo che le vere ragioni della sua conversione erano altri "argomenti" senza nome che sono molto più prosaici e banali, che non hanno assolutamente alcun rapporto con le questioni di fede".

i nuovi martiri del giogo turco

Padre Georgij cita gli esempi di chierici ortodossi nell'Impero ottomano che per un motivo o per l'altro rinunciarono a Cristo, ma poi rinsavirono e rinunciarono pubblicamente all'islam – e immediatamente ricevettero una morte da martire, secondo la sharia che qualsiasi convertito all'islam promette di obbedire. Comprendevano che sarebbe stato meglio per loro morire confessando Cristo il Salvatore e raggiungerlo nella sua gloria che vivere senza di lui in questa vita, in una religione in cui non credevano più, e poi senza di lui nell'eternità. Fortunatamente per i convertiti pentiti nelle nazioni non musulmane, la sharia non si applica e possono pentirsi senza la stessa probabilità di punizione.

E Padre Georgij conosce personalmente persone che si sono convertite all'islam, ma poi si sono pentite e sono ritornate all'Ortodossia. Uno di loro ha scritto in una lettera sul suo stato psicologico dopo aver tradito Cristo.

"In quel periodo cercavo di mostrare a tutti e a tutto quanto io fossi saggia e intelligente, perché avevo trovato la verità da solo. Volevo lanciarla in faccia agli altri: "Rimanete nella vostra bugia, cristiani; credete in favole e fiabe, mentre la verità è nell'islam!" Ero motivato dall'orgoglio, ubriaco dalla sensazione di non essere come tutti gli altri, da quando avevo scelto l'islam.

"Sono sorte liti nella mia famiglia. Io mi sentivo sempre più superiore. Qualsiasi musulmano, anche il peggior terrorista, sembrava una persona degna ai miei occhi. Magari un certo gruppo non aveva ragione, ma i musulmani avevano sempre ragione, e questo mi attraeva.

"Il Corano, internet, libri e conoscenti mi hanno aiutato a conoscere l'islam. L'ho assimilato. I turchi sono musulmani dalla nascita. A loro non capita mai di cercare di essere altro. Ma per me era necessario ricevere continuamente materiale su come il cristianesimo è pieno di menzogne ​​e inganni. Senza questo "nutrimento" cominciavo a essere sopraffatto da una malinconia che non riuscivo a capire. Ora però capisco di cosa si tratta ". [2]

Quello stato si può vedere nei post di Sokhin su internet. Col passare del tempo fu chiaro che era in continua ricerca di nuovi punti di polemica contro il cristianesimo, al fine di soffocare la sua coscienza dolorosamente morente e di convincersi che quello che faceva era giusto.

Ma una volta finita la fanfara e "consegnata all'oblio la notizia della sua apostasia, diventerà più difficile lottare con quel sentimento interiore di oscurità sbadigliante", commenta padre Georgij. "Forse attraverso le preghiere dei suoi amici e familiari che sono rimasti fedeli a Cristo, potrebbe trovare in se stesso la forza di pentirsi. O forse no.

"E quindi la decisione sarà presa dopo la sua morte, nel luogo in cui dovrà dare una risposta - non tramite internet, ma direttamente davanti al volto radioso del Cristo crocifisso e risorto, che disse: Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Mt 10:33).

"Noi, tuttavia, come ha giustamente scritto la diocesi di Kursk, dovremmo seguire le parole della Scrittura, senza lasciarci così facilmente confondere e turbare (2 Ts 2:2), affinché d'ora in poi non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore (Ef 4:14), senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare (Eb 10:25), ma manteniamo ferma la professione della nostra fede (Eb 4:14), avendo Gesù Cristo nostro Signore come nostra costante speranza nella gloria futura (cfr Col 1:27).

"Dovremmo anche ricordare che una battaglia spirituale continua nel cuore di ciascuno dei fedeli, e dovremmo pregare affinché il Signore ci protegga dall'inganno e dalle cadute; e se è possibile, rialzi quelli che sono caduti".

Dal momento dell'intervista e dell'articolo di Padre Georgij, altri due sacerdoti ortodossi si sono convertiti all'islam e sono stati celebrati nei media musulmani: Sergej Timukhin e Mikhail Kiselov. Con Vjacheslav Polosin, il primo famoso prete convertito, e Vladislav Sokhin, convertito sei anni dopo Polosin, fanno in tutto quattro (su circa 23.000 sacerdoti ortodossi russi). Ora si possono trovare informazioni su tutti e quattro questi preti attraverso fonti aperte su internet. Apparentemente, solo il primo, Vjacheslav Polosin, è ancora un musulmano.

L'ex ieromonaco Mikhail Kiselov è tornato al cristianesimo ortodosso con pentimento. Morì un anno dopo per una malattia di cui aveva sofferto ancor prima della sua conversione all'islam. Sergej Timukhin ha fatto il giro delle religioni: luteranesimo, poi ebraismo.

Vladislav Sokhin si è trasferito il più lontano possibile dalla Russia, e non parla più di religione nei suoi post sul blog. È diventato un fotografo e ha affermato che la cosa più importante della sua vita è la sua macchina fotografica. Da varie fonti è noto che ha lasciato l'islam ed è diventato un krishnaita. Forse dopo aver lasciato l'islam ha dovuto fare qualche "fuga", per evitare gravi minacce alla sua incolumità. Padre Georgij commenta sul proprio forum internet su Live Journal, [3] "In generale, penso che una parte molto ampia dei 'nuovi convertiti musulmani' finisca per abbandonare tranquillamente quella religione. Per ovvie ragioni, la loro dipartita non è celebrata così pomposamente come la loro conversione".

Padre Georgij sottolinea ancora una volta la necessità di essere molto cauti nell'ordinare cristiani ortodossi neofiti, o, potremmo aggiungere, nello spingerli in qualche modo in una vita cristiana pubblica. Forse le loro conversioni spurie sono semplicemente il loro modo di sfuggire alle responsabilità ecclesiali e familiari che hanno percepito come una sorta di gabbia. Se fossero stati lasciati soli a elaborare semplicemente le loro vite cristiane come laici, avrebbero potuto trovare la loro auto-espressione in qualcosa di meno tragico, come la fotografia professionale. Ma essendo saliti a un punto d'orgoglio, quello stesso orgoglio e vergogna di cadere ora impedisce loro di ritornare a Cristo. Oppure, d'altra parte, se non sono stati guidati spiritualmente nel modo giusto come cristiani ortodossi, se non hanno mai scoperto la vera profondità del cristianesimo ortodosso, questo è stato per loro solo un'altra tappa tra le circonlocuzioni del loro sentiero spirituale, e non la sorgente delle loro vite. Sono stati il terreno superficiale in cui il seme del Vangelo non ha messo radici e non è cresciuto. Questa variazione sembra essere la più comune nel nostro ambiente occidentale.

Per quanto riguarda le conversioni storiche dei cristiani all'islam, ricordiamo che l'islam si è espanso territorialmente attraverso la conquista di quelle che un tempo erano nazioni cristiane, e in quanto tale è sempre stato una prova della fedeltà dei cristiani a Cristo. E ora, quei cristiani che hanno apostatato per abbracciare l'islam sono anch'essi una prova della nostra vita cristiana: quanto sinceramente preghiamo per loro, e cosa abbiamo fatto per aiutarli a uscire da quella tentazione? Saremo lì per loro quando saranno pronti a pentirsi?

Note

[1] Dall'intervista in russo, che anche se non pubblicata dall’intervistatore è stata postata su Pravoslavie.ru: https://pravoslavie.ru/71036.html

[2] http://pravoslavie-islam.ru/kalugin2.htm

[3] https://yurij-maximov.livejournal.com/369792.html

 
Zelenskij pubblica un "messaggio di pace" per i residenti del Donbass e della Crimea

Il nuovo presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij

In un videomessaggio, il primate della Chiesa ortodossa ucraina e i capi di tutte le organizzazioni religiose dell'Ucraina fanno un appello al popolo per la pace e l'armonia. il "primate" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifaniij Dumenko è assente nel video.

Il 13 maggio 2019, il nuovo presidente dell'Ucraina, Vladimir Zelenskij, ha pubblicato un "messaggio di pace" per i residenti di Donbass e Crimea. Il videomessaggio pubblicato da Zelenskij sulla sua pagina Facebook è stato il risultato delle riunioni del presidente con il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e Tutta l'Ucraina, e con i leader delle organizzazioni religiose dell'Ucraina.

"Mi appello con una parola dell'amore e per amor di Dio chiedo a quelle persone da cui questo dipende di smettere di parlarsi usando fucili e mitragliatrici": così il primate della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca si è rivolto ai partecipanti nel conflitto militare nel Donbass. "Preghiamo per voi e crediamo che Dio vincerà tutti i mali. E crediamo che alla fine ci siederemo da persone civili al tavolo dei negoziati. E possiamo risolvere tutti i conflitti, tutte le questioni che abbiamo gli uni con gli altri, con l'aiuto della saggezza umana".

È interessante notare che nel video pubblicato da Zelenskij tra i leader delle organizzazioni religiose che hanno fatto appello al popolo ucraino, c'è il "patriarca onorario" Filaret della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma non c'è il capo di questa struttura, Epifanij Dumenko.

Nel 2014, lo stesso Filaret ha dichiarato che "la stessa popolazione del Donbass è colpevole delle proprie sofferenze e deve espiare per la propria colpa con la sofferenza e il sangue". Da allora, il "patriarca onorario" non ha cambiato pubblicamente la sua posizione su questo tema.

Ricordiamo che il 30 aprile 2019, nella residenza del metropolita a Feofania, il nuovo presidente si è incontrato con sua Beatitudine il metropolita Onufrij e ha discusso con lui la situazione ecclesiale che si è sviluppata nel nostro paese. Zelenskij ha anche tenuto una serie di incontri con i capi di altre organizzazioni religiose in Ucraina.

 
Il patriarca di Antiochia in visita a Mosca – notizie e silenzi

Oggi termina la visita in Russia di sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia e di tutto l’Oriente. Ecco le notizie della visita in italiano dal sito del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne:

25 gennaio

Arrivo a Mosca;

Accoglienza del patriarca Kirill e Moleben al monastero di san Daniele;

Incontro dei patriarchi e delle delegazioni nella sala del Trono patriarcale al monastero di san Daniele.

26 gennaio

Appello congiunto dei due patriarchi ai partecipanti della Conferenza internazionale sulla Siria «Ginevra-2»;

Solenne Liturgia patriarcale alla cattedrale di Cristo Salvatore.

27 gennaio

Inaugurazione delle annuali “Letture di Natale” con il patriarca di Antiochia come ospite d’onore.

Altre notizie non sono state ancora rese disponibili in italiano, ma i dettagli della visita sono accuratamente seguiti dal sito del Patriarcato e dal sito del Dipartimento per le relazioni esterne.

Ora vorremmo invitare i nostri lettori a rispondere a questa domanda, soprattutto tenendo conto dell’attuale situazione di conflitto e di difficoltà in Medio Oriente:

Vi sembra un argomento da passare sotto silenzio?

Ah, no? Eppure, mentre nella scorsa settimana siamo stati rimpinzati di notizie su tutte le reazioni ecclesiali riguardanti l’Ucraina, incluse le attitudini prevalenti in Occidente, fino ai dettagli dei lanci di colombe in piazza San Pietro e di falchi in piazza Maidan, il silenzio sulla visita del patriarca Giovanni a Mosca pare un po’ più che distratto… pare assordante.

Guardiamo per non fare che un esempio come il 27 gennaio il sito di Radio Vaticana mette un annuncio dell’appello congiunto dei due patriarchi da Mosca riciclando essenzialmente la notizia di AsiaNews del 22 febbraio (3 giorni prima dell’inizio della visita patriarcale… si sono ricopiati perfino la foto!), e insistendo solo sulla richiesta della liberazione degli ostaggi, come se la Siria oggi non avesse alcun problema più grave.

Chissà quali conclusioni possiamo trarre... forse, dato che si è appena conclusa la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, dovremmo arguire che ciò che fanno i patriarcati ortodossi di Mosca e di Antiochia interessa poco perché – almeno loro due – sono già uniti?

 
Nuovo scisma di uno scisma in Ucraina

Quando lo scorso gennaio il Patriarcato di Costantinopoli, sotto la forte pressione del Dipartimento di Stato americano sul suo regime fantoccio, ha fondato un nuovo gruppo religioso scismatico (o "chiesa") a Kiev, si è isolato dal resto del mondo ortodosso. Oggi questo gruppo scismatico si è diviso in due, con grande imbarazzo dei suoi fondatori a Istanbul e a Washington. Uno dei suoi pseudo-vescovi, "il patriarca Filaret di Kiev" si è separato da un altro, il cosiddetto "metropolita Epifanij Dumenko", e ha promesso di consacrare altri pseudo-vescovi in ​​tutta l'Ucraina. Presto ci saranno più pseudo-vescovi che fedeli. Questo piccolo gruppo quasi certamente si spaccherà ulteriormente.

Sembra essere una legge spirituale che lo spirito settario che crea scismi crei sempre più scismi. I conigli generano conigli.

Questo può essere verificato nella storia del cattolicesimo romano, che, essendosi separato dalla Chiesa nell'undicesimo secolo, si divide continuamente in varie sette, a partire da "ordini" e da gruppi medievali perseguitati da crociate e inquisizioni, fino a gruppi protestanti, al gesuitismo, all'uniatismo, al vecchio cattolicesimo, al tradizionalismo e a vari gruppi liberali "carismatici", che sembrano non avere nulla a che fare con il cattolicesimo. Si dice che ora ci siano fino a 40.000 di queste sette, tutte nate dalla divisione originale a Roma nel 1054.

Questo può essere verificato anche negli scismi greci di vecchio calendario. Molti anni fa mi è stato detto che non c'erano meno di tredici "Chiese" greche di vecchio calendario. Non ho idea di quante ce ne siano oggi. Questo può essere verificato anche nelle minuscole sette, ciascuna di alcune centinaia di membri, che si sono staccate dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia nel 2007; gli infettati dallo spirito settario si sono divisi immediatamente in quattro gruppi, e a quanto pare oggi ce ne sono ancora di più! Questo può essere verificato anche nel minuscolo gruppo modernista di Rue Daru a Parigi, che si è già diviso in tre (alcuni sono ritornati alla Chiesa russa, alcuni sono andati sotto i bulgari, il resto per il momento rimane con Costantinopoli, anche se è ampiamente diffusa la voce che il resto si dividerà in due entro il settembre di quest'anno).

Ora vediamo lo stesso nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fondata da Costantinopoli. La crisi si approfondirà fino a quando Costantinopoli non rinuncerà al suo errore. Già sta affrontando serie divisioni nelle "tre A" (America, Australia e "Anglìa" – la parola greca per l'Inghilterra). Qui la Chiesa nazionalista greca guidata dai turchi ha imposto, senza consultare la base, tre vescovi intransigenti, che hanno già una reputazione scandalosa. Sembrerebbe un buon momento per tutti gli interessati per lasciare la nave del Fanar che affonda. Non tutti vogliono suonare nell'orchestra o riorganizzare le sedie a sdraio sul ponte del Titanic.

 
Si è capito perché Epifanij si è rifiutato di partecipare al progetto di Zelenskij

Epifanij Dumenko

Il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha rifiutato di leggere il brano del "messaggio di pace" alla Crimea e al Donbass che gli era stato offerto, perché non gli è piaciuto il testo proposto.

Epifanij Dumenko ha rifiutato di prendere parte al progetto del video di pacificazione del nuovo presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskijk, "un messaggio di pace", in cui i capi delle organizzazioni religiose dell'Ucraina si appellano gli abitanti del Donbass e della Crimea per la pace e l'armonia. Questo è stato segnalato dall'agenzia d'informazione "BBC Ukraine".

Il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è rimasto imbarazzato da un testo che gli era stato proposto di leggere. In particolare, Epifanij ha rifiutato di esprimere il bisogno di smettere di parlare nella lingua di fucili e mitragliatrici. Era preoccupato che tali sue parole potessero essere percepite come un invito a negoziare con i rappresentanti delle repubbliche non riconosciute.

Di conseguenza, questo brano del testo è stato pronunciato da sua Beatitudine Onufrij.

Inoltre, Epifanij era imbarazzato dal fatto che la sua partecipazione al progetto di Vladimir Zelenskij, insieme a Filaret, potesse dar luogo a una nuova ondata di dispute su chi tra loro due è il è più importante nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
L'ufficio anti-eretico della metropolia del Pireo condanna il documento sul primato del metropolita Elpidoforo di Bursa
Sotto il titolo Ιησούς Χριστός ο μοναδικός Primus sine paribus (Gesù Cristo, l'unico Primo senza pari), il 27 gennaio 2014 l'agenzia ecclesiastica di informazioni Romfea ha riportato il testo dell'ufficio per la lotta contro le eresie della metropolia del Pireo, che sottoscrive la dichiarazione del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca sul primato nella Chiesa ortodossa, sconfessando le tesi ecclesiologiche del documento Primus sine paribus del Metropolita Elpidoforo di Bursa.
Il testo della metropolia del Pireo, sottoscritto da due teologi, l'archimandrita Pavlos Dimitrakopoulos e Lampros Skontzos, caratterizza la dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa russa "come atto di Dio e come Divina provvidenza, che respinge le tendenze egemoniche e i tentativi di interpretare l'istituzione dei privilegi d'onore nella Chiesa ortodossa universale secondo modelli papisti ricoperti da un 'mantello' di ecclesiologia e teologia ortodossa" (ως θεόθεν ενέργεια και ως πρόνοια του Θεού, που έρχεται να αποτρέψει ηγεμονικές τάσεις και προσπάθειες ερμηνείας του θεσμού των πρεσβειών τιμής της ανά την οικουμένη Ορθοδόξου Εκκλησίας πάνω σε παπικά πρότυπα με Ορθόδοξο θεολογικό και εκκλησιολογικό «μανδύα»). 
Contro le accuse di "minare" il documento di Ravenna mosse dal metropolita di Bursa al Santo Sinodo di Mosca, i teologi del Pireo ricordano che il documento di Ravenna non è ancora stato esaminato e valutato dalle gerarchie di altri patriarcati e Chiese autocefale, e dove è stato esaminato in sede di studi teologici, l'opinione prevalente (esemplificata dai due studi del monastero Grigoriou del Monte Athos e di Dimitrios Tselengidis dell'università di Tessalonica) è che il documento di Ravenna dovrebbe essere respinto in quanto pieno di tesi ecclesiologiche problematiche e inaccettabili.
In particolare, da quanto risulta dalle affermazioni del metropolita Elpidoforo, il Patriarca Ecumenico trarrebbe la fonte del suo primato da se stesso, in modo del tutto arbitrario, senza alcun fondamento nei Canoni e nelle testimonianze dei Padri. Anche il discusso privilegio del riconoscimento e della revoca dell'autocefalia non può essere visto come prerogativa personale, ma solo come decisione sinodale.
 
Siamo nel 1055 a Lubbock

foto: greekcitytimes.com

L'assegnazione (si può chiamare "elezione" solo nel senso etimologico più ristretto) del metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) come arcivescovo dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America sarà senza dubbio ricordata come una svolta significativa nella storia della Chiesa del XXI secolo. Qualunque speranza potesse esserci stata che lo scisma tra Costantinopoli e Mosca sull'Ucraina fosse solo un evento temporaneo, senza importanza, è stata sicuramente estinta.

L'arcivescovo Elpidophoros è un teologo distinto e colto. Come cittadino turco, un giorno sarà un candidato evidente e ovvio alla successione a sua Santità Bartolomeo sul Trono ecumenico. Nelle principali controversie sotto il regno di Bartolomeo (il Concilio di Creta e lo scisma ucraino) ha difeso con coerenza e fermezza le posizioni e l'autorità del patriarca. Sebbene non vi sia motivo di dubitare della sincerità con cui ha assunto queste posizioni, è evidente che ha un interesse acquisito nel rafforzare una giurisdizione oggi debole, che è probabile che egli possa un giorno comandare.

Così la sua nomina al secondo posto più potente nel Patriarcato ecumenico ha un duplice significato.

Da un lato, trasmette il messaggio che è improbabile che il Fanar possa fare retromarcia quando il patriarca Bartolomeo lascerà la scena. Dall'altro, solleva una questione teologica, perché l'arcivescovo Elpidophoros non considera il caso ucraino una banale questione di riaffermazione del controllo costantinopolitano su una provincia ribelle illegalmente dominata per alcuni secoli da Mosca.

Al contrario, egli usa il più serio termine d'obbrobrio in tutta l'Ortodossia per descrivere i suoi avversari, uno di quei termini che il Fanar generalmente si fa in quattro per evitare di impiegare. Dice che sono eretici.

Nel 2009, l'archimandrita Elpidophoros ha tenuto un memorabile discorso alla Holy Cross School of Theology, che può ancora essere trovato online, per esempio qui. In questo discorso fa le seguenti interessanti affermazioni, che altrove ha esteso nella sua ben nota tesi che il patriarca ecumenico è "primus sine paribus":

"Lasciatemi aggiungere che il rifiuto di riconoscere il primato all'interno della Chiesa ortodossa, un primato che necessariamente non può non essere incarnato da un primus (cioè da un vescovo che ha la prerogativa di essere il primo tra i suoi compagni vescovi) costituisce nientemeno che un'eresia. Non si può accettare, come spesso si dice, che l'unità tra le Chiese ortodosse sia salvaguardata da una norma comune di fede e culto o dal Concilio ecumenico come istituzione. Entrambi questi fattori sono impersonali mentre nella nostra teologia ortodossa il principio di unità è sempre una persona. Infatti, al livello della Santa Trinità il principio di unità non è l'essenza divina ma la Persona del Padre (o "monarchia" del Padre), al livello ecclesiologico della Chiesa locale, il principio di unità non è il presbiterio o il culto comune dei cristiani ma la persona del vescovo, quindi a livello pan-ortodosso il principio di unità non può essere un'idea né un'istituzione ma dev'essere, se vogliamo essere coerenti con la nostra teologia, una persona... Nella Chiesa ortodossa abbiamo un primus, ed è il patriarca di Costantinopoli".

Notate per prima la frase "costituisce nientemeno che un'eresia".

Notate in secondo luogo il teologumeno che la persona che agisce come principio di unità per la Chiesa universale non è Cristo stesso, ma piuttosto un vescovo.

Si noti infine che il vescovo in questione non è (come una lettura ingenuamente letterale dei santi canoni sembrerebbe indicare) il vescovo di Roma, ma quello di Nuova Roma. (Quest'ultimo punto è molto trascurato nella presente controversia: qualunque sia il ruolo del Primus nell'Ortodossia, vale a dire se egli sia "primus inter pares" o "primus sine paribus", non vi è dubbio che per secoli il primus storico è stato il papa romano. L'unica ragione per respingere il primato romano oggi è che la Chiesa romana ha abbandonato l'insegnamento ortodosso, eppure Costantinopoli, che ha sollevato gli anatemi contro tale Chiesa, più di ogni altro patriarcato ortodosso sembra implicare che non esista alcuna apostasia. In che modo il Fanar può affermare di essere essenziale per la Chiesa, quando il Vaticano dovrebbe avere una rivendicazione più forte? Se il movimento ecumenico dovesse avere successo e ristabilire la piena comunione con Roma, Costantinopoli cederebbe volentieri il suo primato? E in che modo l'esistenza, anche se solo storica, della Roma ortodossa concorda con l'affermazione del Fanar che la Chiesa "non può esistere" senza il patriarca di Costantinopoli?)

Forse le sue parole sono soggette a fraintendimenti, ma l'arcivescovo Elpidophoros sembra credere che il patriarca ecumenico sia una specie di papa, il vicario non di Cristo, a quanto pare, ma di Dio Padre! Sembra anche credere che coloro che non sono d'accordo con questo punto di vista sono eretici.

Questa è un'affermazione molto più seria rispetto a: "Sapete, ora che l'URSS è scomparsa, dovrebbe esserci una Chiesa ortodossa autocefala ucraina libera da Mosca".

In che modo l'Ortodossia mondiale può mantenere la comunione con un patriarcato che promuove un'ecclesiologia aliena e si riferisce a quelli che obiettano come a "eretici" (un termine che esso non applica ai cattolici e ai protestanti)?

C'è un altro aspetto dell'elevazione di Elpidophoros che illumina anche il discorso del 2009. Sebbene il Fanar sia stato storicamente molto contrario all'etnofletismo (in parte per fermare le incursioni della Chiesa bulgara e di altri nel suo territorio canonico), è una questione storica che il Patriarcato si è sempre visto come il baluardo del nazionalismo greco. (Il patriarca Bartolomeo stesso probabilmente non lo negherebbe, né vedrebbe in questo alcun problema, come risulta dalle sue osservazioni del 2018 sulla "predecenza" del "nostro popolo").

Nel suo discorso, pronunciato nell'unico seminario greco d'America, Elpidophoros è in gran parte interessato a questo esatto problema. Dice che "l'ecumenismo è il cuore dell'ellenismo e per definizione è estraneo a qualsiasi forma di nazionalismo o sciovinismo culturale". Aggiunge che "la diaspora" non si riferisce a persone che vivono temporaneamente in terre al di fuori dell'Impero Romano, ma a coloro che ci vivono in modo permanente. Tuttavia, in apparente contraddizione, la sua visione di queste persone è limitata agli immigrati provenienti da paesi tradizionalmente ortodossi e alla loro progenie. La sua preoccupazione principale è il mantenimento della cultura e della tradizione (in questo caso greche) senza assimilazione, e ha questo da dire sui "convertiti":

"Un altro gran numero di candidati al sacerdozio proviene dai convertiti, che possiedono poca o nessuna familiarità con l'esperienza ortodossa e sono solitamente caratterizzati dal loro comportamento e mentalità eccessivamente zelanti. È interessante che i convertiti che sono ordinati sacerdoti rappresentino una percentuale sproporzionata rispetto ai convertiti tra i fedeli. Il risultato di questa rappresentazione disanalogica è che, il più delle volte, i sacerdoti convertiti sono pastori di greggi che sono portatori di qualche tradizione culturale, ma poiché i loro pastori mancano della necessaria familiarità con quella tradizione o addirittura vi si oppongono consapevolmente, riescono a svalutare e gradualmente a sradicare quegli elementi culturali che sono stati l'espressione delle parrocchie da loro servite".

Mentre questa è una preoccupazione legittima, è da notare che Elpidophoros non parla da nessuna parte di un mandato evangelico per portare gli americani nel loro complesso all'Ortodossia, né discute su parrocchie che non siano espressione di una sola (o di nessuna) etnia. Nel contesto di un discorso in un seminario (dove il preside in quel momento si chiamava Fitzgerald) il discorso sembrava avere un chiaro messaggio riassunto nel soprannome sarcastico che gli davano alcune persone: il discorso dei "troppi xenoi".

Io sono uno xenos. Per quanto ne so, l'interazione dei miei antenati post-scismatici con i cristiani ortodossi si è limitata a combatterli sul fronte orientale. Mia moglie ed io ci siamo convertiti all'Ortodossia nel 1988 alla cattedrale dell'OCA a Boston. Siamo stati i fondatori e gli editori dell'ormai scomparsa Biblioteca di san Pacomio, uno dei primi siti web di patristica ortodossa, nel 1994. Abbiamo insegnato storia della Chiesa online, e io sono stato coinvolto per un certo numero di anni nell'evangelizzazione ortodossa della setta dei rastafariani. Nel 1997 ci siamo trasferiti da Boston a Lubbock, in Texas, dove sono stato ordinato lettore nell'Arcidiocesi greca d'America e ho servito come cantore alla Chiesa greco-ortodossa di sant'Andrea fino allo scorso ottobre.

Lubbock è una città universitaria con circa un quarto di milione d'abitanti. Si trova nel centro del Llano Estacado, un vasto altopiano scarsamente popolato a cavallo del confine tra il Texas e il New Mexico. I primi ortodossi a Lubbock furono probabilmente mercanti libanesi arrivati ​​intorno al 1900, ma non è esistita una parrocchia fino a quando alcuni greci non hanno deciso di fondarne una negli anni '70. Ci sono riusciti, dopo una grande lotta e molte difficoltà: Lubbock, anche se è abbastanza grande, è invisibile alla maggior parte degli americani a causa del suo isolamento. Sant'Andrea non ha avuto un prete fino al 1996; prima di allora, i fedeli guidavano per oltre 100 miglia fino ad Amarillo per partecipare alla Liturgia.

Quando io e mia moglie siamo arrivati, non eravamo sicuri di cosa aspettarci. Abbiamo trovato una parrocchia che faceva parte dell'Arcidiocesi greca, ma anche molto multietnica e accogliente. Le rubriche liturgiche e la musica erano bizantine, ma le funzioni erano interamente in inglese, e si faceva ogni sforzo per accogliere persone di diversa provenienza: naturalmente greci e convertiti, e arabi, ucraini, russi, serbi, romeni, bulgari... e probabilmente membri di altre nazionalità che sto dimenticando. I "greci" nella parrocchia erano essi stessi una miscela di immigrati e famiglie recenti che erano negli Stati Uniti da diverse generazioni. Entrambi i sacerdoti che hanno servito nei miei 21 anni nella parrocchia di Sant'Andrea erano diplomati al Seminario di San Vladimir (OCA).

La parrocchia non era un'utopia, ma ha avuto i suoi successi. Due dei giovani della parrocchia (entrambi convertiti, come avrebbe potuto prevedere l'arcivescovo Elpidophoros) sono diventati sacerdoti dell'Arcidiocesi greca, un record notevole per una parrocchia così piccola e giovane per gli standard greci. Sono entrambi notevoli, e potrei persino aggiungere santi, sacerdoti. Uno di loro, che ammiro particolarmente, è apparso sulla pagina web nazionale dell'Arcidiocesi greca a marzo. Nessuno dei due risponde alla caricatura tracciata dall'arcivescovo Elpidophoros del prete convertito come fanatico ignorante della cultura greca (anzi, entrambi hanno mogli greche!)

Mia moglie ed io siamo rimasti molto colpiti dalla generosità dei parrocchiani greci di Sant'Andrea, dal loro impegno per l'educazione religiosa dei loro figli, e soprattutto dalla loro assoluta perseveranza nel mantenere viva una parrocchia in una città fondamentalista protestante poco comprensiva, ignorata dal resto del paese, sempre ai margini del collasso finanziario. Almeno due volte, è sembrato che la parrocchia dovesse chiudere; una volta è stata salvata da una donazione "anonima", in realtà dal vescovo diocesano, un uomo molto buono e santo.

Poi, nel 2018, è accaduto l'attuale scisma. Mia moglie e io eravamo da tempo insoddisfatti della direzione dell'Arcidiocesi greca (io ero stato presidente del consiglio parrocchiale durante il Concilio di Creta) ma ero sempre riuscito a convincermi a rimanere, se non altro perché non c'era nessun altro da cui andare: La parrocchia di Amarillo, a 100 miglia di distanza, era la più vicina e anche quella era greca. Inoltre, non volevamo causare una divisione nella comunità locale già divisa da ostilità; abbiamo rispettato il nostro metropolita; e (come ricordo di aver detto in più di un'occasione) "Se questa fosse veramente un'eresia, e non solo retorica, sicuramente almeno una delle altre Chiese ortodosse avrebbe interrotto la comunione per questo motivo".

La questione dell'Ucraina, tuttavia, ha reso impossibile da ignorare la pretesa più che papale del patriarca Bartolomeo di essere "primus sine paribus". Abbiamo deciso di lasciare la parrocchia e di tenere i servizi da lettori in privato. Tuttavia non abbiamo detto a nessuno cosa stavamo facendo tranne al parroco. Non volevamo essere visti come seminatori di dissenso, e speravamo ancora che l'affare si sarebbe risolto in poche settimane. Poi abbiamo scoperto che altre persone avevano notato la nostra assenza e alla fine abbiamo deciso di annunciare pubblicamente che stavamo avviando una nuova parrocchia, sotto la protezione di santa Caterina d'Alessandria.

All'inizio non avevamo un posto dove incontrarci, quindi ci incontravamo all'aperto, su una panchina del campus universitario, con la volta del cielo sopra le nostre teste, e stormi di piccioni (e un occasionale falco) che volteggiavano sopra di noi. Alcuni jogger ci guardavano con stupore, ma per la maggior parte siamo stati ignorati. Per tre mesi, questa è stata la nostra chiesa.

Avevo immaginato che, una volta annunciata la nostra esistenza, molti dei nostri parrocchiani di Sant'Andrea volessero aderire; dopotutto, le questioni teologiche sembravano abbastanza chiare. Questo non è successo. Invece, la vecchia parrocchia si è divisa in linee ordinatamente etniche. Quasi tutti i parrocchiani che provenivano dall'ex Unione Sovietica si sono uniti al nostro gruppo; quasi nessun altro lo ha fatto. (Potrebbe interessare l'arcivescovo Elpidophoros il fatto che i convertiti sono rimasti finora con l'Arcidiocesi greca).

Questa è la tragedia di ciò che sta accadendo: una parrocchia multietnica che già esisteva a mala pena si è divisa in due. La nostra parrocchia è, ne sono fiducioso, quella ortodossa, e l'altra è in scisma. Ma questa non è colpa dei parrocchiani rimasti a Sant'Andrea. Pochi di loro (se mai ce ne sono) si preoccupano dell'egemonia costantinopolitana, tanto meno dell'autocefalia ucraina. Per loro, la parrocchia di Sant'Andrea è la chiesa ortodossa, la chiesa che i loro genitori hanno costruito dal nulla con il sudore e il sacrificio, la chiesa dove sono stati battezzati o si sono sposati o dove si aspettano che siano serviti i loro funerali. È dove hanno incontrato il Signore ogni domenica nell'Eucaristia. Forse è impossibile per loro lasciare l'Arcidiocesi greca, così come per i contadini francesi nel XII secolo era impossibile ripudiare il papismo; per loro, sarebbe stato "lasciare la Chiesa".

Ma con l'elevazione dell'arcivescovo Elpidophoros, sicuramente questo è il punto verso cui di stanno dirigendo le cose.

Nella parrocchia missionaria di santa Caterina, abbiamo fatto rapidi progressi. Siamo stati accettati quasi immediatamente nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Il ben noto decano del Texas, padre John Whiteford, è stato nominato nostro Rettore temporaneo; sebbene la distanza gli abbia impedito di visitarci di persona, abbiamo avuto due Liturgie servite dallo ieromonaco Aidan (Keller) di Austin.

Non dobbiamo più riunirci a pregare su una panchina del parco; una parrocchia anglicana ci ha permesso l'uso di una loro cappella abbandonata usata come scuola domenicale, completa di divertenti vetrate raffiguranti bambini felici degli anni '30 da tutto il mondo. Un parrocchiano (Alexey Ageev, che merita di essere menzionato per nome) ha costruito un altare tradizionale in legno e ha donato centinaia di riproduzioni di icone. A Dio piacendo, attraverso le preghiere di santa Caterina la Grande Martire (e di sant'Andrea il Primo Chiamato!), saremo forse, nonostante i nostri peccati e le nostre debolezze, in grado di assicurare una testimonianza per Cristo sul Llano Estacado.

Ma che dire dell'altra parrocchia? Che dire della "diaspora" greca? Come staranno sotto l'arcivescovo Elpidophoros?

Oggi siamo nel 1055.

 
Commenti sull’Ucraina

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” due documenti utili a capire la situazione odierna in Ucraina.

Il primo documento è un’analisi di padre Andrew Phillips, che nel suo consueto modo chiaro e privo di mezze misure ci ricorda che le scelte di libertà si pagano, e la scelta di non aderire all’Unione Europea, espressa da un governo democraticamente eletto e rappresentativo della maggioranza del popolo ucraino, ha scatenato la vera causa dei disordini di questi giorni: la vendetta euro-americana.

Il secondo documento è un commento  dell'editorialista di Pravoslavie.ru, Dmitrij Sokolov-Mitrich, che spiega in modo brillante la situazione ucraina partendo dal comportamento caotico del doppio pendolo, trascurato da tutti i più fini analisti politici, ma capito a fondo dai tanto disprezzati monaci del Patriarcato di Mosca, gli “uomini in nero” che riescono a porre freno al caos. Presentiamo l’originale russo dell’articolo di Sokolov-Mitrich e la traduzione italiana, con l’aggiunta di diverse annotazioni e commenti all’articolo.

 
Gli scout di Plast e i "diavoli della foresta": in cosa i deputati vogliono trasformare i nostri bambini

grazie ai parlamentari, i "diavoli della foresta" abiteranno tutta l'Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Una nuova legge apre un altro modo di papalizzare gli ucraini con i soldi del bilancio statale.

Il 30 maggio, la Verkhovna Rada dell'Ucraina ha adottato in seconda lettura la legge "Sul riconoscimento statale e il sostegno a Plast – l'Organizzazione nazionale degli scout dell'Ucraina". Secondo il documento, quest'organizzazione deve essere sostenuta da tutti gli enti statali e da tutte le autorità locali. Ai bilanci statali e locali sarà richiesto di stanziare denaro per finanziare quest'organizzazione.

"I figli della guerra"

Per cominciare, facciamo un piccolo excursus storico. Lo scoutismo in quanto tale è un prodotto della guerra anglo-boera (1899-1902), durante la quale tre stati del Sud Africa si opposero alle forze britanniche. Il generale inglese Robert Baden-Powell (1857-1948) durante questa guerra si servì ampiamente di adolescenti locali per l'intelligence militare (scout significa ufficiale dell'intelligence).

il generale Robert Baden-Powell. Foto: Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

Quanti di questi siano morti per la gloria della corona inglese, la storia non lo dice. Tuttavia, tornando a casa a casa da vincitore e con una popolarità diffusa, Robert Baden-Powell decise di adattare il sistema di addestramento e motivazione militare ai ragazzi britannici.

Nell'estate del 1907 organizzò il primo campo scout sull'isola di Brownsea, nel Canale della Manica. Nonostante ci fossero solo 22 ragazzi nel primo campo, fu un grande successo. Nel 1908, Baden-Powell pubblicò il libro Scouting for Boys, e già nel 1909 c'erano 14.000 scout in Inghilterra.

Baden-Powell formulò i principi e i metodi di base dello scoutismo: addestramento fisico e ideologico, uniformi e insegne, un sistema di rituali, giuramenti e iniziazioni.

A quel tempo, tutti i principali stati europei erano già in piena attività per prepararsi a un conflitto militare su larga scala: la prima guerra mondiale. Erano già stati formati due blocchi contrapposti: l'Intesa (Russia, Gran Bretagna, Francia) e la Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria, Italia). Si stavano riorganizzando gli eserciti e si consegnavano alle truppe le ultime tecnologie del momento - i carri armati e gli aerei.

Date queste circostanze, diventa chiaro l'obiettivo principale dello scoutismo inventato dal generale inglese. Ma di per sé lo scoutismo piaceva ai bambini e agli adolescenti e presto divenne molto di moda in tutto il mondo. Negli anni 1911-1912, il movimento degli scout aveva già inglobato molti paesi, non solo nel continente europeo. E nel 1922 in 31 paesi del mondo c'era già più di un milione di scout.

Oggi, si preferisce non ricordare l'orientamento militare originale dello scoutismo. Oggi lo scoutismo è fondamentalmente un modo entusiasmante e interessante di fare vacanze all'aria aperta, facendo crescere i giovani sulla base di comunicazioni personali informali, escursioni, campeggi e altre forme di gite nella natura. Si cerca di infondere ai moderni esploratori un senso di amore per la madrepatria, l'obbedienza agli anziani, la volontà di aiutare chi è nel bisogno, la lealtà verso i compagni, il senso del dovere e altre buone qualità. L'obiettivo del movimento scout è riconoscere "costruire un mondo più tollerante e responsabile". Nella maggior parte delle organizzazioni scout i bambini non sono preparati alla guerra con le armi in mano.

Per correre un po' più avanti, diciamo che l'organizzazione scout ucraina Plast per qualche ragione appare sul sito web dell'Associazione ucraina dei proprietari di armi.

screenshot del sito zbroya.info

Ora ci sono circa 28 milioni di scout nel mondo. Dal 1920, è attiva l'Organizzazione mondiale del movimento scout, che comprende organizzazioni di 160 paesi. La sede principale è a Ginevra (Svizzera).

emblema dell'Organizzazione mondiale del movimento scout. Foto: scout.org

L'Organizzazione mondiale del movimento scout comprende organizzazioni nazionali di diversi paesi. Queste, a loro volta, riuniscono diverse organizzazioni primarie di scout. Per esempio, l'Organizzazione nazionale degli scout russi comprende 70 organizzazioni.

Nel 2007 è stata creata l'Organizzazione nazionale degli scout dell'Ucraina (ONSU), e nel 2008 è diventata membro dell'Organizzazione mondiale del movimento scout. I fondatori della ONSU sono l'Organizzazione nazionale scout dell'Ucraina "Plast", l'Organizzazione giovanile pubblica pan-ucraina SPOK e l'Organizzazione pan-ucraina "Sich".

emblema dell'Organizzazione nazionale degli scout dell'Ucraina. Foto: ukrscout.org

E qui arriva il primo sconcerto. Perché, se in tutto il mondo il governo sostiene le organizzazioni nazionali degli scout, in Ucraina hanno deciso di sostenere solo Plast? Dopotutto, ci sono anche SPOK, Sich e altre organizzazioni scout in diverse regioni. Per esempio, l'organizzazione degli "esploratori" di Zaporozh'e.

screenshot del sito skaut.zp.ua

La legge approvata dalla Verkhovna Rada definisce Plast l'unica organizzazione nazionale di scout. Ecco cosa dice a proposito il paragrafo 3 dell'articolo 4 della legge dice: "Plast è l'unica Organizzazione scout nazionale in Ucraina, che opera in tutta l'Ucraina, crea le proprie suddivisioni separate e unità didattiche, attraverso le quali opera in conformità con il regolamento di Plast e la legge.

Come compito dello stato è dichiarato né più né meno che il coinvolgimento di tutti i bambini e adolescenti ucraini in Plast. Clausola 1 dell'articolo 2: "Lo scopo del riconoscimento statale di Plast è il sostegno istituzionale a Plast in modo che Plast diventi accessibile a tutti i bambini e i giovani in Ucraina, e il movimento Plast sia accessibile a tutti i bambini e i giovani che risiedono permanentemente al di fuori dell'Ucraina (diaspora ucraina)".

Non in ogni città, ma in ogni cittadina e villaggio dovrebbe essere creato un ramo di Plast. L'articolo 3 dice: "L'accesso alla partecipazione di bambini e giovani a Plast è garantito attraverso <...> lo sviluppo delle infrastrutture di Plast, con l'obiettivo di creare unità di Plast in ciascuna comunità territoriale" . in altre parole, lo stato garantisce che un ramo di Plast sarà creato in ogni insediamento.

Inoltre, il budget di ciascuna cittadina e villaggio dovrebbe prevedere un investimento in denaro per le attività di Plast. Articolo 5 della legge: "Le autorità esecutive e le amministrazioni locali forniranno sostegno finanziario alle attività di Plast nel quadro dei poteri definiti dalla legge. Nell'approvare i bilanci locali, sono previste spese per l'attuazione dei programmi di assistenza allo sviluppo di Plast" .

Ma che succede se la gente del posto non vuole proprio Plast? Se preferisce, per esempio, Una simile organizzazione di scout come SPOK? No, Plast deve essere ovunque. Inoltre, la legge obbliga a coinvolgere Plast in qualsiasi programma del consiglio del villaggio che riguardi bambini e giovani. Articolo 3: "I governi locali coinvolgeranno Plast nel modo prescritto dalla legge per l'esecuzione di programmi di rilevanza locale per bambini e giovani" .

Ciò significa che non una singola matinée per bambini, né un singolo concerto, né altri eventi per bambini o giovani in nessuna città, cittadina o villaggio possono fare a meno di Plast. Inoltre, alle autorità locali, che dovrebbero finanziare Plast con i loro bilanci, è vietato interferire nelle sue attività. Clausola 2 dell'articolo 4: "Non è consentito l'intervento delle autorità statali, degli enti locali e dei loro funzionari nelle attività di Plast, con l'eccezione dei casi previsti dalla Costituzione dell'Ucraina e dalle leggi dell'Ucraina" .

L'organizzazione dei pionieri nell'Unione Sovietica è un picnic della domenica a confronto di Plast. Ci si potrebbe meravigliare ed esclamare: ma questo non può essere vero! Ma ahimè, stiamo citando il disegno di legge adottato dalla Verkhovna Rada.

E ora vediamo cos'è Plast in Ucraina. Questa organizzazione fu fondata nel 1911-1912 a Leopoli, in Galizia, che faceva parte dell'impero austro-ungarico. La creazione dell'organizzazione era chiaramente destinata a preparare bambini e giovani uomini all'imminente guerra europea. Si occupavano principalmente di addestramento al combattimento, compreso l'uso delle armi.

Dall'inizio della prima guerra mondiale, la maggior parte dei membri di Plast partì per combattere dalla parte dell'Austria-Ungheria. In seguito, ebbero un ruolo significativo nell'esercito della Repubblica popolare ucraina (UNR) e nell'Esercito insurrezionale ucraino (UPA). Figure storiche ambigue come Stepan Bandera e Roman Shukhevich provenivano dai ranghi di Plast.

Stepan Bandera in uniforme di Plast, 1923. Foto: wikimedia.org

"Plast" è sempre stato associato al nazionalismo ucraino e alla Chiesa greco-cattolica. In molti modi, le loro storie nel XX secolo si assomigliano. Durante la seconda guerra mondiale, gli scout hanno vissuto periodi di persecuzione da parte delle autorità (sia tedesche che sovietiche) e periodi in cui le autorità tedesche li hanno usati come alleati.

Per esempio, Roman Shukhevich dal 1941 è stato il vice comandante del battaglione 201delle SS, formato dalle unità speciali Nachtigall e Roland dei nazionalisti ucraini (dati di Wikipedia).

Negli anni del dopoguerra, l'organizzazione Plast ebbe il suo sviluppo nell'emigrazione, in particolare in Australia, Argentina, Canada, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, dove c'era un gran numero di immigrati dall'Ucraina occidentale. Da lì, il movimento Plast si spostò nuovamente in Ucraina tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90.

All'inizio del 2019, l'organizzazione conta 8.500 membri in Ucraina. Plaste afferma di essere la più numerosa organizzazione giovanile in Ucraina. Tuttavia, non è vero. Per esempio, l'organizzazione pubblica giovanile pan-ucraina "Lega giovanile democratica popolare" ha più di 42.000 membri, quasi cinque volte di più. Tuttavia, per sostenere quest'organizzazione non hanno adottato una legge separata, che obbliga a finanziare le sue attività a partire da tutti i bilanci.

Plast e gli uniati

Non meno vicina che alle organizzazioni nazionaliste ucraine, è la connessione di Plast con la Chiesa greco-cattolica ucraina. Il suo capo Andrej Sheptitskij prese parte all'inizio della creazione di Plast. Il suo contributo allo sviluppo dell'organizzazione è stato così significativo che su questo tema è stato pubblicato un intero studio storico: "Il Metropolita Andrej Sheptitskij e Plast".

il libro "Il metropolita Andrej Sheptitskij e Plast". Foto: shop-ugcc.com.ua

Il metropolita Andrej Sheptitskij, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina  dal 1901 al 1944, così come Stepan Bandera, Roman Shukhevich e altre figure nazionaliste ucraine, è una figura storica molto ambigua. Nel 1941 inviò un saluto di congratulazioni ad Adolf Hitler sulla cattura di Kiev da parte del "vittorioso esercito tedesco" . E nel 1944 – lo stesso tipo di saluto a Iosif Stalin sulla cattura di Leopoli da parte delle "vittoriose truppe sovietiche" .

Nel 1943, il clero dei greco-cattolici sotto la guida di Sheptitskij prese parte alla creazione della quattordicesima divisione dei granatieri delle SS "Galizia", ​​che fu gestita da cappellani uniati e in parte da seminaristi uniati. E nel 1944, condannarono il movimento di Bandera e invitarono i membri dell'UNR-UPA a deporre le armi.

Oggi il Vaticano si prepara a proclamare Andrej Sheptitskij come santo cattolico.

Dai tempi di Sheptitskij ai giorni nostri, il movimento Plast è indissolubilmente legato alla Chiesa greco-cattolica ucraina, nonostante la dichiarazione di indifferenza religiosa dei membri del movimento. Anche l'attuale leadership della Chiesa greco-cattolica ucraina continua a fornire guida spirituale a Plast.

Per esempio, ecco una foto della visita del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, al campo di Sokol nel 2017.

Svjatoslav Shevchuk nel campo di Sokol. Foto: plast.org.ua

Nel 2017, la Chiesa greco-cattolica ucraina e Plast hanno formalmente formalizzato le loro relazioni firmando un memorandum di cooperazione . "È estremamente importante che si vedano i sacerdoti in Plast e che i membri di Plast siano membri attivi delle nostre parrocchie", ha detto Svjatoslav Shevchuk.

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha ricordato che Plast ha educato i leader e gli eroi della lotta di liberazione nazionale, accennando senza ambiguità a Bandera e Shukhevich: "Possiamo dire che il sogno di Andrei Sheptitskij è stato realizzato. In effetti, i leader del nostro popolo, gli eroi della lotta di liberazione nazionale, sono cresciuti ed emersi da Plast".

Chi sono i "diavoli della foresta"

I diavoli della foresta costituiscono una delle principali divisioni di Plast, creata nel 1922. Sono molto attivo e svolgono molte attività diverse. Definiscono la loro attività strategica "a favore e per la gloria dell'Ucraina, di Plast e della loro grande tribù" .

l'emblema dei "diavoli della foresta". Foto: plastusa.org

L'unità ha un simbolismo apertamente satanico, e il testo del suo inno menziona in senso positivo l'inferno, Lucifero e i diavoli veri e propri. L'organizzazione sostiene di avere "legami diretti con l'Ufficio infernale di Lucifero" . Senza alcun imbarazzo, i suoi leader si chiamano Lucifero e Satana. E i titoli delle unità in cui è suddivisa l'organizzazione sono: nani, spettri, demoni, diavvoli della foresta (hanno anche come titoli onorari "diavolo della foresta" e "arcidiavolo della foresta").

screenshot del sito lch.org.ua

Grigorij Homishin, vescovo degli uniati si Stanislavsk, scrisse in un messaggio ad Andrej Sheptiytskij che le sue azioni a sostegno dei diavoli della foresta non possono essere considerate altro che bestemmie: "Alcuni passi di vostra Eccellenza non possono essere spiegati, come per esempio la consacrazione nella chiesa arcicattedrale della bandiera dell'organizzazione ucraina di Plast chiamata "diavoli della foresta". Questo non ferisce forse ogni cristiano credente che vede in tali gesti una sorta di disprezzo per Cristo, il nostro sommo Signore e Salvatore? Se tale dimostrazione dei loro sentimenti ucraini contribuirà alle simpatie e alla popolarità di vostra Eccellenza, lo farà a spese della fede e della Chiesa".

Da quel momento, nulla è cambiato nell'atteggiamento della Chiesa greco-cattolica ucraina per i "diavoli". Nonostante tutto questo pronunciato satanismo, il clero degli uniati considera possibile "consacrare" sia i "diavoli della foresta" che i loro vessilli.

"consacrazione" dei vessilli dei "diavoli della foresta". Foto: pagina Facebook dei diavoli della foresta

Inoltre, ci sono sacerdoti e persino vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina che sono membri di questa organizzazione, per esempio Stepan Sulik e Gleb Lonchina.

Gleb Lonchina e Svjatoslav Shevchuk. Foto: news.ugcc.ua

Allo stesso tempo, i "diavoli della foresta" dichiarano che il loro patrono è il santo martire Giorgio, che "con la sua lancia ci protegge tutti dalla routine".

Questo è ciò che Plast porta ai bambini ucraini. Questo è ciò che la Chiesa greco-cattolica ucraina approva e "santifica".

Ovviamente, la cooperazione tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e Plast non è riprovevole in sé, soprattutto se ricordiamo che va avanti da oltre un secolo. Alla fine, sia Plast sia la Chiesa greco-cattolica ucraina sono fenomeni regionali, inerenti esclusivamente alla mentalità dell'Ucraina occidentale e in particolare della Galizia.

Ma ora c'è una forte espansione degli uniati in tutta l'Ucraina. Si costruiscono luoghi di culto della Chiesa greco-cattolica ucraina in città dove non ci sono mai stati greco-cattolici. E il fatto che, secondo la legge, dovrebbero apparire suddivisioni di Plast in ogni località è motivo di seria preoccupazione, dal momento che ciò assomiglia molto a un tentativo di imporre il cattolicesimo ai bambini ucraini. Dopo tutto, a ogni bambino che si unisce a Plast (e questo, secondo la legge, dev'essere ogni bambino ucraino) sarà inculcata l'ideologia di Plast. E questa ideologia è semplice: l'esaltazione del nazionalismo e l'imposizione dell'uniatismo, cioè il tradimento dell'Ortodossia. E tutto ciò sarà fatto a spese dei bilanci statali e locali, cioè a nostre spese.

Si sa che il modo più efficace per conquistare qualsiasi nazione è educare i suoi figli. Ora l'Ucraina è considerata un paese ortodosso, con una quota di sostenitori della Chiesa greco-cattolica ucraina inferiore al 10%. Ma se Plast estenderà i suoi tentacoli sui bambini ucraini, dopo una generazione le statistiche potranno essere completamente diverse.

 
"Bartolomeo ha chiesto 28 milioni di dollari al mese". La nuova divisione in Ucraina è avvenuta a causa della "decima"

L'iniziativa del "patriarca onorario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret con la restaurazione del "patriarcato di Kiev" e la convocazione del suo concilio locale possono avere un interesse puramente mercantile. Filaret controlla ancora i flussi economici dalle diocesi e non ha fretta di condividerli con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il Patriarcato di Costantinopoli. A sua volta, Bartolomeo ha aumentato la pressione sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" al fine di ottenere il controllo sulle stavropigie (cioè, i monasteri e le chiese che saranno gestiti direttamente da Costantinopoli). Di questo tema ha parlato "Вести".

Secondo i media, all'inizio di maggio, l'esarca del Patriarcato ecumenico in Ucraina, Emmanuel di Gallia, ha iniziato a chiedere attivamente che i seguaci dell'ex presidente, Rostislav Pavlenko e Andrej Jurash, organizzassero un incontro tra il metropolita Epifanij della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il presidente Vladimir Zelenskij. "Lo scopo dell'incontro sarebbe di ottenere la conferma che l'accordo sulle stavropigie è pronto alla pubblicazione nei circoli ecclesiastici".

L'accordo segreto tra l'ex presidente e il Patriarcato ecumenico, firmato il 3 novembre a Istanbul, all'articolo 3 parla di '"acquisizione... della Missione "per la stavropigia del Patriarcato ecumenico in Ucraina" di edifici, locali e altri oggetti".

Come hanno scritto i media, la lista includeva il monastero della fratellanza dell'Epifania a Kiev (del "patriarcato di Kiev"), il monastero femminile dell'Ascensione e di san Floro a Kiev (della Chiesa ortodossa ucraina), la chiesa dell'Assunzione a Leopoli (della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"), lo skit di Manjava (del "patriarcato di Kiev"), il monastero femminile stavropigiale della santa Trinità a Korets il monastero della Trasfigurazione del Salvatore a Novgorod-Severskij (della Chiesa ortodossa ucraina) e altre chiese. I locali di culto elencati per la Chiesa ortodossa ucraina sono stati trasferiti all'uso dello stato negli anni '90.

"Questo non è cristiano, perché non si tratta solo di proprietà materiali – questi sono santuari religiosi, luoghi a cui sono collegate le vite dei credenti", ha detto a Vesti l'arcivescovo Kliment di Nezhinsk e Priluksk". Anche negli anni '90, i mafiosi e i banditi più terribili non razziavano le chiese".

L'incontro di Epifanij con il presidente si è effettivamente svolto a metà maggio, ma i suoi risultati non sono stati soddisfacenti per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il trasferimento di proprietà e monasteri è stato negato ed Epifanij stesso ha ammesso in un'intervista che "lo stato non avrebbe interferito negli affari interni della chiesa". Filaret ha dichiarato lo stesso.

Più o meno nello stesso periodo, Pavlenko è stato destituito dal presidente Poroshenko dalla carica di capo dell'Istituto nazionale per gli studi strategici (tuttavia, Poroshenko lo ha piuttosto rimosso da questa posizione come futuro candidato di Solidarietà europea, al 18° posto nella lista). E nello stesso tempo, Epifanij è stato l'unico capo di chiesa ucraino a non aver preso parte al video-messaggio dei capi religiosi agli abitanti del Donbass (egli stesso lo ha spiegato con un "malinteso", tuttavia, secondo alcune fonti, Epifanij ha rifiutato perché non gli piaceva il testo, che invitava a non usare il linguaggio delle armi).

In quel momento, è improvvisamente cambiato il tono con cui Costantinopoli parlava con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Fonti di "Vesti" hanno riportato una e-mail indirizzata a Epifanij, in cui Bartolomeo affermava chiaramente: la chiesa dovrà trasferire una "decima" al Patriarcato ecumenico. Il suo importo era contrassegnato, e in modo abbastanza chiaro: il "conto" di Bartolomeo includeva 7.100 comunità, che dovrebbero trasferire dai 4.000 ai 20.000 dollari a Costantinopoli ogni mese.

"Anche se prendiamo la quantità più bassa, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe trasferire circa 28 milioni di dollari ogni mese – questa è una somma del tutto inaccessibile per la chiesa ucraina", ha detto l'interlocutore di Vesti. – Questo significa che Bartolomeo non ha familiarità con le realtà? Forse. O forse, voleva spingere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a prendere provvedimenti attivi nella questione delle stavropigie ".

La questione finanziaria per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è davvero facile. In un'intervista, Epifanij ha riconosciuto che i sacerdoti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non hanno ricevuto uno stipendio, ma non hanno neppure contribuito alle amministrazioni diocesane. "Ci sono diocesi ricche e diocesi povere dove i preti fanno fatica a sopravvivere. E così ora non stanno pagando contributi di beneficenza, ma stanno raccogliendo un fondo usando questi soldi per aiutare i sacerdoti poveri... il mantenimento delle chiese e di altri edifici", ha detto il "metropolita" Epifanij a Ukrinform.

In effetti, i flussi finanziari sono ancora controllati da Filaret. In una recente intervista, questi ha chiarito che Epifanij "ha trovato avvocati che hanno studiando la questione se i fondi del patriarcato potevano essere trasferiti a lui" – e, nelle sue parole, senza la firma dello stesso Filaret, questo non può essere fatto. "Quindi vuole liquidare il patriarcato di Kiev per impadronirsi dei fondi," ha riassunto Filaret.

Allo stesso tempo, a maggio, ha inflitto un colpo tangibile a Epifanij, privandolo dei finanziamenti: a quel tempo, gli unici sponsor del primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" erano il birraio di Leopoli Andrej Matsola e il costruttore di Kiev Igor' Lysov (che prima della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era un parrocchiano della Chiesa ortodossa ucraina).

Globalmente, la "miccia" che ha scatenato il conflitto all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e le accuse di Filaret sono stati proprio i requisiti del Fanar. "La situazione è sfociata dopo il sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (24 maggio, nda), quando Epifanij non ha posto le richieste all'ordine del giorno, ma le ha menzionate durante il pranzo. Dopo di ciò, Filaret ha iniziato una stretta comunicazione con l'episcopato e alla fine ha ricevuto il sostegno delle diocesi d'oltremare per il restauro del "patriarcato di Kiev", ha detto la fonte. "Di conseguenza, il 4 giugno, 17 diocesi del "patriarcato di Kiev" si sono immediatamente rivolte al Dipartimento del Ministero della Cultura per gli affari religiosi, dichiarando il loro status legale e la possibilità della loro reintegrazione nel "patriarcato di Kiev"." A proposito, il numero di "vescovi" che sostengono Epifanij sta gradualmente diminuendo, sebbene questo non sia ancora stato mostrato pubblicamente.

Il fatto che in una sola volta sei punti della decisione del Sinodo di Filarete fossero dedicati alle questioni immobiliari parla della natura "finanziaria" del conflitto tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il "patriarcato di Kiev". "Filaret è una persona anziana, non sa come mascherare le vere intenzioni. Secondo lui, i soldi "bloccati" erano una minaccia. Bartolomeo sarà stato coinvolto nella storia "ucraina" sotto la pressione degli Stati Uniti, ma presto si è anche reso conto che avrebbe potuto beneficiare delle stavropigie e del "tributo" delle diocesi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E Costantinopoli, che non ha ricevuto un soldo dall'Ucraina, con l'eccezione della chiesa di sant'Andrea, ha deciso di "dare una scossa" alla situazione", ha detto l'analista politico Pavel Rudjakov.

Rudjakov spiega: il metropolita Epifanij della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in questa situazione appare piuttosto come un "agente" di Bartolomeo, la cui posizione legale è rafforzata dall'esistenza di un accordo con Petro Poroshenko (si legga – con lo stato) sulla stavropigia. Ma Filaret vuole preservare l'influenza e la proprietà ecclesiastica. "Quello che sta accadendo, di fatto, è un litigio tra proprietari terrieri, che si nascondono dietro argomenti importanti" – ha concluso l'esperto.

 
Arcivescovo Ireneo di Creta: "Ogni ora vivo il dolore del mondo"

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” una toccante intervista all’arcivescovo Ireneo di Creta, che si priva ogni mese del suo intero stipendio per aiutare i disperati che sempre più numerosi non hanno altri a cui rivolgersi se non la Chiesa. Una lezione a cui tutti facciamo bene a ispirarci, prima di trovarci in ginocchio a raccogliere il frutto delle speranze di “solidarietà europea”.

 
La riforma cattolica della Preghiera del Signore è irriverente verso Cristo stesso

Papa Francesco di Roma ha confermato la nuova pubblicazione del libro del Messale, che determina l'ordine per dirigere la Messa, introducendo cambiamenti nel testo della Preghiera del Signore del Vangelo, nota anche come il "Padre nostro". Così, nella nuova edizione le parole della preghiera "e non ci indurre in tentazione" (o "non indurci in tentazione") saranno cambiate in "non lasciarci cadere nella tentazione" (o "non abbandonarci alla tentazione"). Questa decisione di papa Francesco, così come la possibilità di una visita del capo della Chiesa cattolica romana in Russia, è oggetto della discussione del noto professore dell'Accademia teologica di Mosca Aleksej Il'ich Osipov con la TV Tsargrad.

foto: www.globallookpress.com

Aleksej Il'ich, nel 2017, papa Francesco ha annunciato di non essere soddisfatto del testo evangelico della Preghiera del Signore, in quanto le parole "non indurci in tentazione" portano il fedele a una falsa comprensione - come se Dio stesso potesse tentare l'uomo. Ma ora non è semplicemente l'opinione personale del capo del Vaticano - i cambiamenti sono stati inseriti nei libri delle funzioni. Qual è la ragione di questo cambiamento, ed è accettabile "modificare" le parole di Cristo stesso?

La ragione è ovvia: è vero che queste parole della preghiera del Signore a volte non sono correttamente comprese. Ma notate questo: quando nella letteratura accademica citiamo anche l'autore più elementare, a prescindere da come si è espresso, sia in modo chiaro, sia in modo letterario, citiamo le sue parole senza cambiarle. Solo dopo, in una citazione, se necessario, facciamo commenti su di esse - direttamente o in una notazione interlineare.

E in questo caso sono le parole di Cristo stesso! Come osiamo cambiarle ?! Fai un commento se vuoi, ma dire che la Preghiera del Signore dovrebbe essere letta "così", e tu, Signore Gesù, non ti sei espresso "felicemente", è qualcosa che considero un'espressione di totale irriverenza verso Cristo stesso. E questa è un'altra prova del fatto che il titolo papale, "Vicario di Cristo sulla Terra" non è semplicemente una frase formale, ma un orgoglio molto reale, anche se scarsamente riconosciuto. È ancora un'altra prova di ciò che il Cattolicesimo è veramente.

foto: Andreas Zernd / Shutterstock.com

In realtà, non c'è mai stato un papa così liberale come Francesco. Prima pensavo che non ci potesse essere un papa peggiore di Giovanni Paolo II, ma ho scoperto che mi sbagliavo. Il precedente papa [prima di Francesco], Benedetto XVI, era un vero cattolico, serio e convinto. Ma no, non era adatto. Bene, e Francesco non è solo un uomo della nostra epoca nel senso dei tempi, ma un uomo della nostra epoca nei pensieri, lo spirito della nostra epoca. È un uomo che non si vergogna di prendere provvedimenti che vanno al di là della riverenza verso la Sacra Scrittura e l'insegnamento di Cristo.

Ricordate come ha osato chiamare Cristo un "diavolo": in un sermone di cinque minuti lo ha detto più volte nello spiegare un detto apostolico – ha usato quella parola. Gesuita! Ecco cos'è il gesuitismo! A proposito, Jurij Fjodorovich Samarin (un filosofo slavofilo russo, nda) ha dato una valutazione eccellente del gesuitismo nel suo libretto "I gesuiti e il loro rapporto con la Russia".

Per inciso, quest'ultimo punto è estremamente rilevante oggi. Si scopre che in materia teologica Papa Francesco è un vero liberale, ma per quanto riguarda la sua autorità e influenza, anche in Ucraina, dove i cattolici uniati stanno scatenando il caos, è totalitario?

È totalitario sia in questo caso che nell'altro: "Io faccio quello che voglio. Non considero la santa Tradizione della Chiesa". E riguardo ai suoi tentativi di stabilire l'autorità su tutto ciò che gli appartiene, e su tutto ciò che vorrebbe che gli appartenesse, papa Francesco sta conducendo completamente la politica antiquata di Roma.

Qui (in materia teologica, nda) vediamo come le cose vengono a galla. Eccolo: il "Vicario di Cristo sulla terra!" Anche Cicerone aveva una spiegazione della religione dalla parola "riverenza". E dove non c'è riverenza, non c'è davvero alcuna religione. Qui, sotto la bandiera di "dobbiamo spiegare alla gente cosa voleva dire Cristo", osano cambiare le sue parole!

In questo contesto, non posso fare a meno di porre questa domanda conclusiva. Recentemente, nel corso della sua visita in Bulgaria, non invitato (dalla Chiesa ortodossa bulgara), Papa Francesco ha espresso il desiderio di "fare un viaggio in Russia". Come vede la possibilità stessa di una simile visita?

Non vedo alcun aspetto positivo che potrebbe venire per la nostra Chiesa e il nostro popolo a seguito di tale visita. Ma ce ne sono un sacco di negativi!

il professor Aleksej Osipov. Foto: www.mpda.ru

Ricordi cos'è successo durante le visite papali ai paesi ortodossi (Ucraina, Georgia e, naturalmente, Bulgaria). Arriva un numero enorme di corrispondenti stranieri, tutti gridano e urlano: "Il papa! Il papa!" E per molte persone che non sono ancora stabili nella loro fede, che non capiscono la differenza tra Cattolicesimo e Ortodossia, tale visita potrebbe essere come un colpo di martello contro la loro fede.

Pertanto ritengo che una visita del papa potrebbe diventare un colpo molto forte contro la nostra intera nazione e contro i fedeli cristiani ortodossi. Dobbiamo ricordare che lo spirito del Cattolicesimo è assolutamente mondano; non c'è quasi nulla di religioso in questo. Anche nel XIX secolo, san Teofane il Recluso ha detto molto precisamente e bene che i cattolici non hanno una chiesa ma una corporazione politica. Quindi, una tale visita non porterebbe assolutamente alcun beneficio alla nostra Chiesa o alla gente, non ci possono essere dubbi a riguardo.

 
Costantinopoli dice che nessuno riconoscerà la chiesa del presidente montenegrino, eppure continua ad aspettarsi il riconoscimento della chiesa ucraina di Poroshenko

Romfea

Ispirato dalla collaborazione dell'ex presidente ucraino Petro Poroshenko con il Patriarcato di Costantinopoli per la creazione di una nuova chiesa "autocefala", il presidente montenegrino Milo Đukanović ha parlato per diversi mesi del suo desiderio di ottenere il riconoscimento della chiesa scismatica che opera nel suo paese.

La "Chiesa ortodossa montenegrina" scismatica rappresenta solo una piccolissima minoranza del paese, mentre la chiesa ortodossa serba predominante è attivamente perseguitata dal governo del Montenegro, che ha cacciato clero e monaci, tentando di distruggere i luoghi sacri e preparandosi a passare al governo le proprietà della Chiesa serba attraverso una legge appena approvata.

In questo contesto, il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha recentemente inviato una lettera al Presidente Đukanović, esortandolo a rinunciare al suo sogno di ottenere un'autocefalia riconosciuta per la chiesa montenegrina, dicendo: "nessuna singola Chiesa ... riconoscerà o sosterrà la fabbricazione anti-canonica di Dedeić", riferendosi all'attuale capo della struttura scismatica.

L'outlet greco Romfea ha riportato la lettera ieri, e la versione inglese della lettera è stata pubblicata dalla pagina Facebook "Storia del Montenegro".

Facebook

"Nei giorni scorsi, al Patriarcato ecumenico, siamo stati informati dalla costernazione che avete espresso sostegno alla creazione di una Chiesa ortodossa in Montenegro e che il governo della vostra terra ha ratificato un progetto di legge sulla libertà di religione, che prevede la nazionalizzazione di tutte le Chiese ortodosse costruite prima del 1918, nonché delle proprietà ecclesiastiche", scrive il patriarca Bartolomeo, aggiungendo che le chiese e le proprietà in questione appartengono legittimamente alla Chiesa ortodossa serba.

Il patriarca continua dicendo che l'intero mondo ortodosso riconosce solo la giurisdizione di sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro della Chiesa serba e che il Montenegro non è mai stato autocefalo e che la "Chiesa ortodossa montenegrina" non fa parte, di fatto, della Chiesa ortodossa.

La struttura scismatica è stata creata nel 1993 da un chierico deposto della Chiesa serba e attualmente è guidata dal suddetto Dedeić, che non è un vescovo canonico "ma una persona deposta dal Patriarcato ecumenico", scrive il patriarca Bartolomeo. È stato scomunicato dal Santo Sinodo di Costantinopoli nel 1997.

La situazione del Montenegro ha evidenti paralleli con quella in Ucraina. Il "patriarca" Filaret Denisenko è stato lui stesso deposto, scomunicato e anatematizzato dalla Chiesa ortodossa russa per la sua attività scismatica, e queste sanzioni canoniche sono state esplicitamente riconosciute e accettate dal Patriarcato di Costantinopoli fino allo scorso ottobre, quando il Sinodo le ha sollevate unilateralmente.

Dato che il patriarcato si riserva il diritto di revocare le sanzioni imposte da altre Chiese locali, naturalmente sarebbe libero di revocare le sanzioni contro Dedeić che esso stesso ha imposto, nel caso in cui decidesse di farlo.

Il singolo vescovo canonico in Montenegro è "il nostro fratello" metropolita Amfilohije, scrive il patriarca Bartolomeo.

Il metropolita Amfilohije è fermamente contrario alle azioni di Costantinopoli nella parallela situazione ucraina. "L'amore per il potere del patriarca Bartolomeo ha portato a un grande dolore in Ucraina, a una discordia catastrofica per il futuro non solo dell'Ucraina e di tutti i popoli slavi, ma allo stesso tempo per tutta l'Ortodossia", ha detto sua Eminenza a dicembre.

La Chiesa serba nel suo complesso ha preso la posizione più forte contro l'interferenza di Costantinopoli in Ucraina, a parte la Chiesa russa stessa. Oltre alla "chiesa montenegrina" scismatica, la "Chiesa ortodossa macedone" è un altro scisma della Chiesa serba che sta anche cercando il riconoscimento pan-ortodosso della sua autocefalia.

Il patriarca Bartolomeo ha inizialmente annunciato che avrebbe gestito la situazione macedone, anche se quando è risultato chiaro che la sua interferenza in Ucraina non era ben accetta nel mondo ortodosso, ha deciso di fare marcia indietro e di lasciare la questione alla Chiesa serba, dato che la Macedonia è nella sua giurisdizione canonica.

Allo stesso modo, nella presente lettera il patriarca Bartolomeo riconosce solo la giurisdizione della Chiesa serba in Montenegro (forse nel tentativo di riconquistare il favore della Chiesa serba), sebbene lui e altri rappresentanti di Costantinopoli abbiano parlato molte volte del diritto di intervenire di Costantinopoli in qualsiasi situazione, in qualsiasi momento.

Il Patriarcato di Costantinopoli una volta riconosceva apertamente anche il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina come il primate canonico in Ucraina, anche se ha cambiato idea lo scorso anno e ha annunciato che l'Ucraina era il proprio territorio e in seguito ha incoronato il "metropolita" Epifanij Dumenko, un uomo ordinato e consacrato dall'anatematizzato Denisenko, al posto del metropolita Onufrij.

"Stiamo rivolgendo questa lettera a voi perché non vogliamo che il nostro amato popolo del Montenegro raggiunga il punto di isolamento e separazione ecclesiastica dal corpo di tutta la comunione delle Chiese ortodosse", si legge nella lettera del patriarca.

"Vi esortiamo a non considerare quanto sopra come un'interferenza negli affari interni della vostra nazione, ma come un desiderio da parte della nostra Chiesa Madre a Costantinopoli di assistere i vostri devoti in un crocevia critico della sua storia", conclude il patriarca Bartolomeo.

È interessante notare che il "patriarcato di Kiev" recentemente restaurato da Filaret Denisenko ora dichiara che l'accordo firmato a novembre tra il patriarca Bartolomeo e Poroshenko, in cui il presidente ha promesso di consegnare un certo numero di proprietà ecclesiastiche a Costantinopoli in cambio di un tomos d'autocefalia, era un caso di rapporti impropri stato-chiesa.

Mentre il patriarca Bartolomeo ha scoraggiato i piani di Dedeić per una chiesa autocefala, continua a sostenere e difendere la chiesa di Poroshenko, dichiarando pubblicamente che è solo una questione di tempo fino a quando le altre Chiese locali non riconosceranno la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
Diventare ortodossi nonostante Internet

La grande quantità di materiale sull’Ortodossia disponibile in rete (a cui anche il nostro sito sta offrendo il suo modesto contributo) facilita molti processi di apprendimento e di allargamento di orizzonti, ma non è in grado da sola di portare qualcuno all’Ortodossia. Niente può sostituire il contatto personale con una comunità ecclesiale, con un sacerdote, con la vicinanza di altri fedeli. Talvolta, occupandosi di questioni tecniche oppure controverse, le informazioni in rete possono addirittura distogliere un ricercatore dal suo viaggio verso la Chiesa. Vediamo come evitare le trappole della confusione e dell’irrilevanza di tanto materiale disponibile in Internet, nell’articolo di Richard Barrett, pubblicato nel 2005 sulla rivista ortodossa antiochena The Word, e che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Luce tra le Chiese ortodosse: che cosa significa l'onomastico del primate della Chiesa ortodossa ucraina

sua Beatitudine il metropolita Onufrij

Come i rappresentanti delle Chiese ortodosse locali hanno espresso il loro sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina e a sua Beatitudine il Metropolita Onufrij.

Si sono svolte a Kiev le celebrazioni in onore di sant'Onofrio il Grande, il patrono celeste del primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

Quest'anno sua Beatitudine ha celebrato il suo 75° compleanno e il quinto anniversario del suo ministero come primate. Sono arrivati i rappresentanti di 11 Chiese ortodosse locali ​​per congratularsi con sua Beatitudine Onufrij.

Che cosa significa questa attenzione da parte loro alla Chiesa ortodossa ucraina a a sua Beatitudine Onufrij e in che modo ciò influenzerà lo sviluppo della situazione religiosa in Ucraina?

L'arrivo in Ucraina, la concelebrazione con sua Beatitudine Onufrij alla Lavra delle Grotte di Kiev, così come le parole da loro pronunciate durante un briefing per i giornalisti, ci permettono di trarre alcune conclusioni.

Primo: sostegno incondizionato alla Chiesa canonica in Ucraina e al suo primate

Il fatto stesso dell'arrivo in Ucraina delle delegazioni ufficiali delle Chiese locali su invito della Chiesa ortodossa ucraina è già abbastanza convincente. Sottolineiamo - queste sono delegazioni ufficiali. Tutti i vescovi o sacerdoti delle Chiese locali che sono arrivati a Kiev lo hanno fatto in accordo con le decisioni dei loro sinodi o con la benedizione dei loro primati. Non era una loro iniziativa personale o l'espressione di un punto di vista privato. No. Questa è una posizione di un'intera Chiesa locale, espressa in un modo o in un altro.

La maggior parte dei media ucraini ha steso un velo di silenzio su questo fatto. Tuttavia, possiamo ricordare come gli stessi media hanno fatto scintille quando si trattava dell'arrivo in Ucraina di singoli chierici delle Chiese locali che erano in comunione liturgica con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ci sono stati solo due di questi fatti. Il primo è quando, il 3 febbraio 2019, i capi di due monasteri dell'Athos sono arrivati alla "intronizzazione" del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko. Questo fatto è stato allora elogiato quasi come un riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte dell'Athos. Tuttavia, il decreto del principale organo di governo dell'Athos, la Sacra Comunità al Protaton, affermava inequivocabilmente che la Montagna Santa non riconosce la nuova struttura ecclesiastica.

Il secondo caso è l'ordinazione di Epiphanios (Dimitriou), un chierico della Chiesa di Grecia, come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molti cosiddetti esperti religiosi lo hanno interpretato come un riconoscimento della Chiesa di Grecia. Di fatto, il Sinodo della Chiesa di Grecia ha deciso di posticipare l'annuncio della sua posizione ufficiale sulla questione ucraina a una data successiva.

In questi due casi, è stata dimostrata una posizione personale di questi particolari sacerdoti, ma non un punto di vista ufficiale delle Chiese locali.

L'arrivo delle delegazioni a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina e di sua Beatitudine Onufrij ha avuto luogo sullo sfondo delle più severe pressioni sulle Chiese locali, esercitate sia dal Patriarcato di Costantinopoli sia dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Questo non è un segreto. Funzionari statunitensi stanno negoziando apertamente con i vescovi delle Chiese locali per costringerli a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si può solo cercare di indovinare con quali argomenti stiano cercando di farlo, ma finora questi tentativi non hanno avuto molto successo.

Per le Chiese locali e i loro vescovi, le considerazioni dogmatiche e canoniche sono più importanti delle considerazioni politiche ed economiche, nonché, presumibilmente, delle minacce.

Il Patriarcato di Costantinopoli non riconosce la Chiesa ortodossa ucraina come Chiesa locale ucraina e sua Beatitudine Onufrij come metropolita di Kiev. Questo è ciò che il Fanar richiede a tutte le Chiese locali: allontanarsi dal metropolita Onufrij e riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" guidata da Epifanij Dumenko.

A questo proposito, è impossibile non menzionare le Chiese locali che non hanno inviato rappresentanti alle celebrazioni a Kiev e non hanno inviato lettere di auguri o telegrammi a sua Beatitudine Onufrij. Almeno, non è stato possibile trovarne riferimenti nei media. Queste sono le Chiese greca, georgiana, albanese e antiochena. E, di fatto, Costantinopoli.

Per quanto riguarda le Chiese albanese e antiochena, la loro mancata partecipazione alle celebrazioni è un fraintendimento o una conseguenza di alcune ragioni obiettive, dal momento che i loro sinodi e primati hanno espresso una posizione specifica sulla situazione in Ucraina.

Entrambe le Chiese antiochena e albanese hanno affermato in modo chiaro e inequivocabile in precedenza il loro sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij e alla Chiesa ortodossa ucraina, nonché l'impossibilità di riconoscere le decisioni non canoniche del Fanar in Ucraina.

Le chiese georgiana e greca, sulle quali il Fanar e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno la più grande influenza, si distinguono. Queste Chiese locali non hanno espresso chiaramente la loro posizione, né hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ufficialmente o ufficiosamente. Ciò dà ragione di affermare che, fino a oggi, queste Chiese locali, contrariamente alle esigenze del Fanar, non riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non entrano in comunione con questa struttura.

Pertanto, nella questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e, di conseguenza, del non riconoscimento di sua Beatitudine Onufrij come metropolita di Kiev, il Fanar appare completamente isolato. Le Chiese locali non solo si sono rifiutate di riconoscere le sue decisioni solitartie riguardanti l'Ucraina, ma per la maggior parte hanno anche indicato le regole canoniche che rendevano tutto ciò impossibile.

Il problema principale è l'invalidità delle cosiddette "ordinazioni" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ricordiamo una dichiarazione eloquente su questo tema da parte del primate della Chiesa albanese, l'arcivescovo Anastasios: "Tuttavia, ci poniamo la domanda: fino a che punto un'ordinazione eseguita dal signor Filaret, mentre era deposto e anatematizzato, diventa vera nello Spirito Santo e riceve il vero sigillo della successione apostolica ex post facto, senza l'ordinazione canonica? <...> Troviamo difficile capire come il nulla e il vuoto si trasformino in portatori di spirito "per oikonomia", in che cosa delle azioni che costituivano una palese blasfemia contro lo Spirito Santo (come, per esempio, l'invocazione dello Spirito Santo da parte dell'allora scomunicato e deposto signor Filaret) possano essere retroattivamente riconosciute "per oikonomia"? "

La quintessenza della posizione delle Chiese ortodosse locali sulla questione ucraina è stata espressa nelle parole del vescovo Antonije di Moraviča (della Chiesa serba): "Non conosciamo altre chiese locali in Ucraina eccetto la Chiesa guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ".

Secondo: stabilire l'autorità suprema di sua Beatitudine Onufrij in tutto il mondo ortodosso

Il Fanar ha tentato di sottoporre a una sfida il primato del metropolita Onufrij. Ma anche i fanarioti conoscevano l'alta autorità personale e morale di sua Beatitudine. Assolutamente tutti, non solo i vescovi, ma anche il clero, i monaci, i laici - tutti coloro che hanno incontrato il metropolita Onufrij almeno una volta, affermano che è un esempio di moralità e pietà. Ecco diverse citazioni dai discorsi dei rappresentanti delle Chiese locali.

Metropolita Gavriil di Lovech (Chiesa bulgara): "Il Signore ha dato in tempi difficili un grande ierarca alla Chiesa ortodossa ucraina. Capita che in una situazione difficile il Signore manda grandi persone affinché possano salvare la Chiesa e seguire la via delle prove e delle persecuzioni".

Vescovo Pavel di Hajnowka (Chiesa polacca): "Persino i martiri non hanno rinnegato Cristo quando sono morti. E il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina difende la fede, rimanendo fedele a Cristo fino alla fine".

Vescovo Antonije of Moraviča (Chiesa serba): "Per ogni ortodosso, sua Beatitudine il metropolita Onufrij è un modello di pietà e di ascesi monastica, e come l'apostolo Paolo parlava di luce, sul volto di sua Beatitudine il metropolita Onufrij è una luce tra tutti le Chiese ortodossi“.

Tali parole si sentono sulle labbra dei primati delle Chiese locali, di vescovi, sacerdoti e monaci di tutto il mondo. E sono pronunciate molto sinceramente. Tali parole potrebbero essere lusinghe da sicofanti se coloro che le pronunciano si aspettassero di ricevere qualsiasi beneficio pecuniario o d'altro genere da sua Beatitudine Onufrij.

Tuttavia, non ci si può aspettare benefici pecuniari dal metropolita Onufrij. Non può aiutare con soldi; non può trasferire edifici ecclesiastici o donare autocefalie a nessuno. Può solo ringraziare e pregare. Tutte le parole dei rappresentanti delle Chiese locali vengono dal cuore. Nessuno lo dubita.

A confronto con il metropolita Onufrij, i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembrano completamente disonorati nella loro lotta per il potere, nelle calunnie reciproche, nelle reciproche accuse e insulti. Ma quale "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"! Nenche il patriarca Bartolomeo ha nel mondo ortodosso un'autorità morale tanto alta quanto quella del metropolita Onufrij!

Terzo: affermare le persecuzioni della Chiesa in Ucraina e sollecitare le autorità ucraine a porvi fine

Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli afferma di aver risolto il conflitto religioso in Ucraina in modo molto ragionevole. Per più di un quarto di secolo, né il Patriarcato di Mosca, né la Chiesa ortodossa ucraina hanno potuto risolvere il problema dello scisma. E quindi è emerso sua Santità e all'apparenza con un colpo di penna ha risolto il problema.

Come pensava il Fanar, tutte le Chiese ortodosse locali avrebbero dovuto rimanere stupite e meravigliarsi della saggezza e della lungimiranza inerente esclusivamente al trono di Costantinopoli.

Ma è risultato il contrario. Anche nella fase decisionale sulla questione ucraina, il patriarca Bartolomeo è stato avvertito che le sue azioni avrebbero provocato persecuzioni contro la Chiesa in Ucraina e che sarebbe stato dalla parte dei persecutori. Ma sua Santità ha assicurato tutti e continua ad assicurare del contrario: non ha portato persecuzioni, ma pace e tranquillità in Ucraina.

E ora i rappresentanti delle Chiese locali devono ammettere un fatto evidente: ci sono persecuzioni della Chiesa in Ucraina. Di conseguenza, la questione del riconoscimento o del non riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" acquisisce una diversa prospettiva per le Chiese locali: devono decidere da che parte stanno, dei perseguitati o dei persecutori. Il patriarca Bartolomeo ha fatto la sua scelta. Anche le altre Chiese locali l'hanno fatta.

Metropolita Isaia di Tamassos (Chiesa di Cipro): "Qui, sulla sacra ed eroica terra ucraina, c'è un'incomprensibile grande tragedia e ingiustizia contro milioni di ucraini ortodossi che sono sotto la cura pastorale di sua Beatitudine il metropolita Onufrij, <...> a migliaia di ucraini ortodossi che vengono espulsi dalle loro chiese e subiscono persecuzioni e violenze da parte dei loro connazionali".

Molti rappresentanti delle Chiese locali hanno parlato della persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina in vari modi. Il metropolita Isaia di Tamassos ha inviato un appello al presidente dell'Ucraina, al governo e al parlamento. Proprio per il fatto che è stata la Chiesa di Cipro, rappresentata dal suo primate Crisostomo II e dagli altri vescovi, che si è assunta la missione di negoziare con le Chiese locali per risolvere il conflitto causato dalle azioni del Fanar, quest'appello, scritto dopo tali negoziati, può essere considerato una posizione consolidata di quasi tutte le Chiese locali.

I rappresentanti delle Chiese locali devono ammettere un fatto evidente: ci sono persecuzioni della Chiesa in Ucraina.

L'appello, che inizia con le congratulazioni per l'elezione alla presidenza, dice che la persecuzione della Chiesa in Ucraina non passa inosservata proprio in quell'Europa verso la quale tendono sia la passata che l'attuale leadership ucraina: "L'Ortodossia mondiale e in particolare le popolazioni ortodosse europee sono molto preoccupate per le violazioni dei diritti umani religiosi che si verificano in Ucraina contro i nostri fratelli. Leviamo la nostra voce e allo stesso tempo esprimiamo proteste insieme alla voce di milioni di ortodossi in tutto il mondo che condividono il nostro dolore – insieme a ucraini, europei, greci, ciprioti, arabi, serbi, polacchi, cechi, slovacchi, bulgari, romeni, americani, russi, georgiani, albanesi e molti altri. Siamo tutti membri dell'unico Corpo di Cristo nostro Signore. E quando un membro del corpo è ferito, tutte le membra del corpo sentono dolore".

Ma in questo appello non sono presenti solo dichiarazioni di cordoglio e d'empatia con i cristiani ucraini. Alle autorità ucraine è richiesto di adottare misure per ripristinare la legge e la giustizia in relazione ai credenti della Chiesa ortodossa ucraina: "Signor presidente! È impossibile che tali violazioni si verifichino in uno stato democratico come l'Ucraina, compromettendo la storia eroica e la dignità del popolo democratico dell'Ucraina. Vi chiediamo caldamente di ascoltare la nostra voce e di correggere quest'ingiustizia. Che tutte le chiese siano restituite ai legittimi proprietari ortodossi e che ognuno possa servire Dio nello spirito di libertà e rispetto dei diritti umani, senza interferire con la fede dell'altro".

E perché le autorità ucraine non considerino quest'appello semplicemente come un documento privo di significato, che non avrà conseguenze se viene letto e immediatamente dimenticato, è aggiunto quanto segue: "Da parte nostra continuiamo la nostra lotta e iniziamo a raccogliere firme da tutta l'Europa per ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo per il ripristino della giustizia".

Come possiamo vedere, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina e al suo primate, sua Beatitudine Onufrij, non è limitato alle parole. È vibrante, e ne vedremo presto i frutti.

Nonostante il silenzio dei media su ciò che è accaduto durante la celebrazione dell'onomastico del metropolita Onufrij, le autorità ucraine e il pubblico dovrebbero capire una cosa: il sostegno dell'Ortodossia mondiale sta dalla parte della Chiesa canonica. Tutti i tentativi di creare una Chiesa autocefala in Ucraina da un gruppo di scismatici attraverso l'inganno, le pressioni, la violenza e l'illegalità sono destinati al fallimento. Ciò significa che non c'è altro modo che il pentimento per tutti coloro che, per una ragione o per l'altra, si sono messi fuori dalla Chiesa. Purché, naturalmente, cerchino Dio.

Ma se cercano il potere, allora questa è una storia diversa che non ha nulla a che fare con la Chiesa.

 
Esplode la violenza mentre l'Occidente rivolge la sua arma di sovversione sessuale contro la Georgia

© foto: Flickr / tvdflickr

Con le nostre scuse a Locksley Hall di Lord Alfred Tennyson, è giugno, quando la fantasia di un giovane uomo (o di una giovane donna, o di un giovane sessualmente indeterminato) si trasforma leggermente in pensieri di "amore" non tradizionale di qualsiasi varietà, espressa dalla sempre crescente zuppa alfabetica LGBTTQQIAAP. Nel centro di Washington è impossibile fare un passo senza inciamparsi in una bandiera arcobaleno o in un entusiasta del "Pride".

Se qualcuno avesse l'impressione che nelle società laiche e postmoderne la religione istituzionale fosse una cosa del passato, lui, lei, esso, loro, ze, sie, hir, co oppure ey si sbagliano. Esiste infatti una religione ufficiale dell'Occidente "democratico", ed è la religione LGBT++ eccetera.

Un sintomo è la serie di versioni arcobaleno dei propri loghi da parte delle aziende, una dimostrazione che il loro plutocratico espianto di denaro è debitamente bilanciato dalla pietà. Ciò include Cartoon Network, un segno che lo sforzo di avviare i ragazzi alla "chiesa" satanica LGBT++ sta diventando sempre più evidente . Davvero, con abomini come "Drag Queen Story Hour", non si preoccupano nemmeno più di nasconderlo.

La fine della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio e sulla nascita dei bambini è l'obiettivo inteso ma nascosto, come confermato nel 2012 dall'attivista LGBT di origini sovietiche Masha Gessen, prima che la Corte Suprema degli Stati Uniti estendesse il matrimonio omosessuale a livello nazionale:

...è chiaro che l'istituzione del matrimonio non dovrebbe esistere... Combattere per il matrimonio gay implica generalmente mentire su quello che faremo del matrimonio quando vi arriveremo, perché mentiamo sul fatto che l'istituzione del matrimonio non cambierà, e questa è una bugia. L'istituzione del matrimonio cambierà, e dovrebbe cambiare, e ancora, non penso che dovrebbe esistere.

Negli ultimi anni i governi di paesi precedentemente cristiani nel Nord America e in Europa hanno reso l'ideologia LGBT un elemento integrante della loro promozione dei "diritti umani" e della "democrazia" nei paesi precedentemente comunisti. Ciò include la pressione esercitata sui governi di paesi europei recentemente emersi dal comunismo per organizzare "parate del Pride" che offendono la sensibilità locale. (Misteriosamente, non ci sono sforzi per forzare tali dimostrazioni a Riyad, Islamabad, ecc.) I recenti obiettivi di tale sovversione sessuale sono stati l' Ucraina (dove questa è stata un elemento chiave dell'attacco del Dipartimento di Stato americano e del Patriarcato ecumenico alla Chiesa ortodosse canonica) e la Moldova (dove l'ambasciata degli Stati Uniti ha preso l'iniziativa in una dichiarazione congiunta che ha salutato la "Giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia [e]... il sostegno a lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI)"). Ecco dove vanno a finire i dollari delle nostre tasse!

Il messaggio alle società tradizionali ancora basate sulla morale cristiana, ma con le élite impegnate in "un corso europeo", che significa adesione alla NATO e (forse un giorno...) all'Unione Europea, è che si tratta di un pacchetto unico. Non puoi scegliere quale parte di "democrazia, diritti umani e liberi mercati" occidentali vuoi e quale no. Non puoi avere il transatlanticismo senza transgenderismo. Quindi stai zitto, stringi i denti e prenditelo...

In questo preciso momento il Ground Zero per la campagna dell'Occidente per indebolire il tradizionale concetto cristiano della famiglia è la Georgia , dove i soliti sospetti – le ambasciate straniere e le organizzazioni non governative da loro controllate, che lavorano a braccetto con i gruppi della Open Society di George Soros – si sono determinati a tenere a Tbilisi la prima Sfilata dell'orgoglio questa settimana. Come riportato da Orthodox Christianity il 17 giugno :

"La Georgia è un paese profondamente tradizionale, con oltre l'80% della popolazione appartenente alla Chiesa ortodossa, e la battaglia tra valori tradizionali ortodossi e valori più liberali e secolarizzati è stimolata e aggravata non solo dalla comunità LGBT della nazione, ma dalle grandi potenze occidentali", ritiene tra gli altri l'arciprete David Isakadze.

"È chiaramente evidente chi controlla i processi in Georgia", ha detto padre David. "Vogliamo essere un paese veramente indipendente, non a parole, ma nei fatti. Le autorità statunitensi, nella persona dell'ambasciatrice [Elizabeth Rood, che in realtà è incaricata d'affari, non ambasciatrice, nda] interferiscono direttamente nei nostri affari interni. Lei vuole controllare i processi locali ed esacerbare la situazione, mettendo le persone le une contro le altre", ha spiegato padre David, notando che lui e altri concordi con lui sono pronti a chiedere agli Stati Uniti di ritirare la propria ambasciatrice incaricata se costei non richiede immediatamente ai partecipanti all'evento LGBT di scioglierlo.

"Il Patriarcato georgiano ha rilasciato una dichiarazione venerdì , invitando le autorità a prevenire l'evento, citando le divisioni che causa nella società tradizionale, che in larga misura si oppone alla natura peccaminosa dello stile di vita LGBT. Allo stesso tempo, la Chiesa ha dichiarato che non deve esserci violenza intorno agli eventi".

Di fronte a una massiccia opposizione pubblica – oltre il 97% degli intervistati in un sondaggio televisivo si è opposto alla marcia! – le autorità georgiane hanno annullato la parata. L'opposizione all'evento del Pride è stata guidata dall'uomo d'affari e padre di otto bambini Levan Vasadze, che prevedibilmente (insieme ai suoi sostenitori americani di area conservatrice cristiana, come Brian Brown dell'Organizzazione Internazionale per la Famiglia) è stato denigrato dai focolai di odio finanziati da Soros come il Southern Poverty Law Center e RightWingWatch, insieme con la segnalazione ai media occidentali solidamente pro-LGBT (con la lodevole eccezione di George Thomas della CBN, di cui è assolutamente da vedere l'intervista con Vasadze), per aver affermato ciò che qualsiasi osservatore imparziale conosce come verità in Georgia, così come in altri paesi post-comunisti:

"Vasadze ritrae il movimento LGBTQ come parte della "brutta eredità del dominio liberale che ha colpito il mondo" dopo il crollo dell'Unione Sovietica. I georgiani speravano di abbracciare le libertà occidentali, ha detto, ma invece il paese viene distrutto dalla povertà e dalle leggi sull'aborto liberale e ha interpretato la spinta per l'uguaglianza LGBTQ come "l'ultimo chiodo nella nostra bara". Ha detto "il nostro fragile stato fantoccio è sotto tremende pressioni da persone come George Soros "e dall'ambasciata degli Stati Uniti".

(Se mai, Vasadze è ottimista riguardo alla salute demografica del suo paese: "Nel 2015, l'Ufficio nazionale di statistica della Georgia ha pubblicato i risultati del primo censimento in più di un decennio che riflettono che la popolazione del paese a partire dal 2014 è scesa a 3,7 milioni da 5,4 milioni nel 1989... "Le Nazioni Unite hanno inserito la Georgia nella lista delle "nazioni morenti" e delle "lingue morenti", ha avvertito Zviad Tomaradze [dell'ufficio nazionale di statistica della Georgia] aggiungendo che secondo gli esperti delle Nazioni Unite, nel 2050 la popolazione georgiana diminuirà del 28 per cento, mentre tra i georgiani etnici lo spopolamento ammonterà al 50 per cento").

Il 19 giugno gli organizzatori del "Tbilisi Pride" e i loro mentori e finanziatori stranieri hanno dichiarato che, nonostante la mancanza del permesso, sarebbero andati avanti con la loro manifestazione in un momento non rivelato entro domenica 23 giugno. Poi, alla sera di venerdì 21 giugno, gli organizzatori hanno dichiarato il rinvio dell'evento ma "il raduno si sarebbe tenuto in una data successiva che doveva ancora essere confermata". Traduzione: "Torneremo quando i nostri avversari saranno stati maltrattati a sufficienza. Non potete fermare la 'democrazia'!"

Ma non pensate che le forze del progresso e dell'illuminismo occidentali stiano seduti ad aspettare. La difesa più efficace è un'offesa. E, come sanno i cospiratori anti-Trump nello stato profondo degli Stati Uniti e del Regno Unito, la miglior offesa è sempre "Russia! Russia! Russia!"

Un pretesto è arrivato giovedì 20 giugno, quando un gruppo internazionale di legislatori ha visitato il parlamento georgiano sotto l'egida dell'Assemblea interparlamentare di Atene sull'Ortodossia (IAO). L'IAO, che unisce i legislatori di oltre una dozzina di paesi, include "parlamentari da tutto il mondo, di fede cristiana ortodossa, con l'obiettivo di unire il nostro aspetto culturale comune, quello della religione, come punto d'incontro nella partecipazione alla strutturazione di una realtà complessa contemporanea". Durante la visita, il presidente dell'Assemblea Generale della IAO, il deputato della Duma di Stato russa Sergej Gavrilov, si è seduto sulla poltrona del presidente della camera parlamentare georgiana. Indubbiamente un gesto impolitico, viste le relazioni tese tra Georgia e Russia (che recentemente avevano migliorato gradualmente i legami dopo la loro breve guerra nel 2008), ma era una "pratica standard", secondo una dichiarazione della IAO.

Ciononostante, le forze di opposizione, ferite dalla crescente opposizione alla loro provocazione del Pride, hanno usato l'incidente di Gavrilov come scusa per lanciare un violento attacco al parlamento su una scala che poteva essere stata solo pianificata in anticipo e in attesa di attivazione. (Va notato che, in linea con il tema anti-russo , gli organizzatori del Tbilisi Pride hanno twittato il loro sostegno all'attacco del parlamento, indubbiamente in attesa della reciprocità per la loro causa). Guidato dal Movimento Nazionale Unito, il partito dell'ex presidente caduto in disgrazia e favorito dell'Occidente Mikheil Saakashvili (che è in esilio auto-imposto, in fuga dalla sua condanna per accuse di corruzione), l'attacco ha imitato le azioni violente dei "manifestanti pacifici" a Kiev cinque anni fa con lo scopo di provocare una forte resistenza della polizia e numerosi feriti, che si sono verificati. Al momento della stesura, il presidente del parlamento georgiano è stato costretto a dimettersi e sono state sollevate interrogazioni in merito alla possibilità che il partito riformista dominante del Sogno Georgiano possa mantenere il potere, il che sicuramente era il punto in questione in partenza.

In breve, nel contesto di due eventi apparentemente non collegati ma strettamente collegati nello spirito – la parata posticipata del Pride e l'attacco al parlamento – potremmo assistere all'inizio di un'operazione di cambio di regime come quella in Ucraina nel 2014 e nella stessa Georgia nel 2003. In effetti, fu proprio quest'ultima a portare Saakashvili al potere, in primo luogo.

Per come stanno le cose, la Georgia è in agitazione in una crisi nazionale con profonde conseguenze politiche, sociali, morali e spirituali per il futuro del paese. Qualsiasi piccolo progresso nel miglioramento delle relazioni con la Russia è stato silurato. Come nota Gavrilov sul sito web della Duma:

"La nostra opinione comune è che ora in Georgia ci sia un evidente tentativo di colpo di stato e di sequestro del potere da parte di forze estremiste radicali, che sono guidate sotto molti aspetti dall'estero e, come pensiamo, sono associate al signor [Mikheil] Saakashvili", ha detto Sergej Gavrilov in una conferenza stampa.

"L'incontro dell'Assemblea interparlamentare sull'Ortodossia è stato il terreno per incitare all'isteria anti-russa, per screditare la Georgia come paese ortodosso, per colpire l'ortodossia georgiana e la Chiesa ortodossa georgiana", ha aggiunto.

Ha anche ammesso che i servizi segreti occidentali potrebbero essere coinvolti in questi eventi.

Come per confermare i sospetti di Gavrilov sul coinvolgimento occidentale, in una dichiarazione del 21 giugno l'ambasciata americana in Georgia ha attribuito la piena responsabilità alla polizia (riguardo al parlamento) e alla "retorica antiamericana dei gruppi anti-LGBT" (riguardo alla marcia del Pride):

"In seguito alla violenta escalation delle manifestazioni della notte scorsa nel centro di Tbilisi, compreso l'uso di gas lacrimogeni e proiettili di gomma da parte della polizia, si prevede che ulteriori attività di protesta si verifichino stasera e possibilmente durante tutto il fine settimana. Gli eventi pubblici del Pride della settimana possono verificarsi anche durante il fine settimana in località non dichiarate a Tbilisi. Basandosi sulla retorica violenta e anti-americana dei gruppi anti-LGBT, l'ambasciata ha stabilito che c'è un maggiore rischio che gli americani possano essere presi di mira. Il personale del governo degli Stati Uniti è stato indirizzato a non partecipare a nessuna manifestazione e a evitare le aree in cui si raduna una grande folla ".

I burocrati e le Sorostitute all'ambasciata degli Stati Uniti a Tbilisi hanno un serio bisogno di supervisione da parte dell'amministrazione Trump. All'inizio di questa settimana il leader pro-famiglia Vasadze si è rivolto direttamente al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per ripulire il nido dei globalisti "Swamp" che gestiscono l'ambasciata USA a Tbilisi. Quali sono le probabilità che gli presti attenzione – o che ne sia informato dai suoi consiglieri? Dopo tutto, questi non vorrebbero che il presidente fosse accusato di "collusione" con Mosca, sostenendo i cristiani pro-famiglia della Georgia presi di mira da funzionari americani che sono costituzionalmente sotto l'autorità del presidente.

 
Cosa c'è in una mente turbata?

Non tutte le storie di conversione all’Ortodossia sono favole a lieto fine. Un uomo distrutto da una delusione sentimentale trova il modo di spezzare la sua solitudine scrivendo a un sito ortodosso, ispirato dalla fede della donna che lo ha abbandonato, e trova da parte di un prete una risposta di buon senso e di calore umano... La storia, riportata dal portale Pravmir, è ora tradotta in italiano nella sezione “Pastorale” dei documenti,

 
La guerra dei concili: Filaret ha davvero ristabilito il "patriarcato di Kiev"?

Filaret Denisenko ha diviso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con dieci decisioni del suo "concilio locale"

Che cosa ha risolto il "concilio locale del patriarcato di Kiev", convocato da Filaret, e che ne sarà della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 20 giugno 2019 si è tenuto presso la cattedrale di san Vladimir di Kiev il cosiddetto "concilio locale del patriarcato di Kiev", convocato da Filaret Denisenko, "l'anatematizzato", "patriarca onorario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In questo evento si è prodotta una risoluzione in dieci paragrafi oltre ad alcune altre decisioni. Quanto è legittimo il "concilio" stesso, quanto sono fattibili le sue decisioni, e in che modo ciò influenzerà la situazione religiosa in Ucraina?

Un forum contro un "concilio"

L'evento, che è stato pomposamente chiamato "concilio locale del patriarcato di Kiev", si è rivelato piuttosto modesto. Gli attori principali erano: Filaret Denisenko, il "santissimo patriarca" della stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il suo sodale e fedele di lunga data, il "metropolita" Ioasaf di Belgorod e Obojan (Russia), oltre al "vescovo" Filaret di Fălești e della Moldova orientale (Moldova) e al "vescovo" Petr di Valuisk (Russia).

Seguono i "sacerdoti": "l'arciprete" Boris Tabachek, Leontij Nikitenko, Roman Zagurskij (USA), Vladimir Chajka (Germania), gli "archimandriti" Makarij (monastero di san Teodosio, Kiev), Andrej (dallo stesso monastero) e Arsenij (monastero di san Nicola, Boguslav).

Sono stati annunciati un totale di 200 delegati e 50 ospiti. Questi numeri sembrano essere molto alti.

Contemporaneamente, a Kiev si è svolto un altro evento, il "Forum della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tanto annunciato a voce alta quanto scarsamente frequentato. Secondo gli organizzatori, circa 30 "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" erano presenti a questo forum nella sala conferenze di uno degli hotel nel quartiere residenziale Teremki di Kiev. Il forum è stato organizzato dall'Università pedagogica nazionale, dalla parrocchia della Trasfigurazione a Kiev e dalla diocesi di Perejaslav-Vishnevoe della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". L'evento è stato organizzato in modo molto chiaro per sovrapporsi al "concilio locale" di Filaret. E sembrava piuttosto un maldestro tentativo dell'ex metropolita Aleksander (Drabinko) della Chiesa ortodossa ucraina di ingraziarsi il nuovo capo della "Chiesa locale", Epifanij Dumenko.

Filaret non è rimasto imbarazzato dalle piccole dimensioni del suo "concilio locale". Ha ripetuto allegramente tutte le sue tesi sul Patriarca Bartolomeo e sull'ex presidente Petro Poroshenko che hanno ingannato lui, Filaret, i "vescovi" del "patriarcato di Kiev", così come tutti i cittadini dell'Ucraina; ha anche parlato della dipendenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal Fanar, del Tomos cattivo per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e della necessità di ripristinare il "patriarcato di Kiev" veramente indipendente con lui, "il santissimo patriarca", al timone.

Quale dei "concili" è quello vero?

Poniamoci la domanda: quanto è legittimo il "concilio locale" stesso? Dopotutto, tutta la "comunità patriottica" assicura ardentemente che l'ultimo concilio locale nella storia del "patriarcato di Kiev" sia stato il concilio che si è svolto il 15 dicembre 2018 a Santa Sofia, il cui il "patriarcato di Kiev" è stato effettivamente sciolto. Il capo del dipartimento per gli affari religiosi del Ministero della cultura Andrej Jurash si è fatto in quattro per rassicurare il pubblico che il "patriarcato di Kiev" era già apparentemente dissolto, e che il suo statuto era stato rimosso dalla registrazione, e non c'era nemmeno una base legale perché Filaret tenesse un concilio locale.

Tuttavia, quello di Jurash è un pio desiderio. Nel registro statale delle persone giuridiche, il "patriarcato di Kiev" era ed è presente; lo statuto del "patriarcato di Kiev" era ed è registrato. Pertanto, passiamo ora a questo curioso documento.

Il paragrafo 1 della sezione 2, "concilio locale", stabilisce la sua competenza: "Nella Chiesa ucraina ortodossa del Patriarcato di Kiev, la massima autorità nelle aree del dogma, della gestione ecclesiale e del tribunale ecclesiastico – legistaivo, esecutivo e giudiziario – appartiene al concilio locale (di seguito definito "concilio")".

Perciò, ne consegue che il "concilio locale" del "patriarcato di Kiev" è l'unico organismo autorizzato a prendere decisioni sulla struttura organizzativa del "patriarcato di Kiev", compresa la sua liquidazione e il suo ingresso in altre strutture religiose.

E ora, attenzione, la domanda è: si è tenuto un vero e proprio "concilio locale" del "patriarcato di Kiev" in stretta conformità con il suo statuto alla vigilia del cosiddetto "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2018? No, non si è tenuto! Quella azione, quando il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", letteralmente messi in ginocchio sotto l'attenta supervisione di Petro Poroshenko, hanno preso decisioni sulla propria auto-dissoluzione, non possono essere definiti "Consiglio locale". L'evento del 15 dicembre 2018 ha violato una serie di condizioni per lo svolgimento dei "concili locali", secondo lo statuto del "patriarcato di Kiev". Qui ce ne sono alcune:

• Il "concilio locale" è convocato dal "santissimo patriarca del patriarcato di Kiev" o dal suo locum tenens insieme al "Sinodo". Il "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2018 è stato convocato dal patriarca Bartolomeo e da Petro Poroshenko.

• La procedura per l'elezione dei delegati al "concilio locale" è approvata dal "santissimo patriarca" e dal "sinodo". La procedura elettorale per il "consiglio d'unificazione" è stata approvata dal patriarca Bartolomeo.

• Non vi sono state nemmeno elezioni a pieno titolo nelle diocesi e in altre strutture del "patriarcato di Kiev".

• L'ordine del giorno, il programma e i regolamenti del "concilio", in cui il "patriarcato di Kiev" ha preso una decisione sulla sua liquidazione, non sono stati approvati.

• Non sono stati istituiti il presidio, la segreteria e la tavola del concilio.

• Il "concilio" del 15 dicembre 2018 non è stato preceduto da "liturgia", "moleben" o "preghiera".

• Di fatto, il "concilio locale" del "patriarcato di Kiev" del 15 dicembre 2018, in cui il "patriarcato di Kiev" si è auto-liquidato, è stato tenuto a porte chiuse, e questa dovrebbe essere una decisione separata della tavola del concilio, che non è stata neppure formata.

Procedendo da quanto sopra, non sarà difficile per Filaret Denisenko e i suoi sostenitori dimostrare nei tribunali ucraini l'irrilevanza del "conciglio locale" del "patriarcato di Kiev" del 15 dicembre 2018, che ha deliberato di liquidare questa struttura. Inoltre, secondo i resoconti dei media, Filaret conserva gli originali dei documenti sull'auto-liqudazione e non li trasferirà a nessuno.

Per quanto riguarda la convocazione del "concilio locale del patriarcato di Kiev", lo statuto dice quanto segue: "Il concilio sarà convocato dal patriarca di Kiev e da tutta Rus'-Ucraina e, in caso di sua morte, dal locum tenens assieme al Santo Sinodo, se necessario, ma almeno una volta ogni cinque anni".

Sebbene Evstratij Zorja stia ora annunciando su tutte le piattaforme mediatiche che Filaret non aveva il diritto di convocare il concilio, sostenendo che era necessaria anche la decisione del Sinodo, il testo dello statuto del "patriarcato di Kiev" indica il contrario. Dice che il "santo patriarca" Filarete Denisenko può convocare un "concilio locale" da solo, mentre il locum tenens può farlo solo assieme al Sinodo. Pertanto, Filaret ha convocato legalmente il "consiglio locale" il 20 giugno 2019.

Tuttavia, vi si sono presentate solo alcune persone. Vediamo cosa dice lo statuto del "patriarcato di Kiev" a proposito del quorum: "Il quorum del concilio locale è il 2/3 dei delegati del concilio legittimamente eletti, inclusi i 2/3 dei vescovi del numero totale dei vescovi membri del concilio."

I quattro "vescovi", incluso lo stesso Filaret, non sono chiaramente "2/3 del numero totale dei vescovi". Ma non è così semplice. Filaret è un vero maestro a portare gli avversari in un vicolo cieco. In questo caso, la ripartizione è la seguente. Se i "vescovi" che non sono venuti sono "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ma non del "patriarcato di Kiev", allora quelli che sono venuti al "concilio locale" di Filaret sono tutti i "vescovi" del "patriarcato di Kiev". Quindi, c'è un quorum e il "concilio locale" è legittimo. E se i "vescovi" che non sono venuti sono "vescovi" del "patriarcato di Kiev" ma non della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora non c'è un quorum, e il "concilio locale" non è legittimo. Ma se viene usato questo argomento, allora questi "vescovi" riconosceranno di essere ancora "vescovi" del "patriarcato di Kiev". Di conseguenza, il "patriarcato" esiste, come Filaret sta cercando di dimostrare.

Ma bravo, Mikhail Denisenko! Quanta destrezza all'età di 90 anni!

La struttura di Epifanij Dumenko si è già affrettata a dichiarare che l'evento di Filaret del 20 giugno 2019 sarebbe tutt'altro che il "concilio locale" del"patriarcato di Kiev". Vi sbagliate, signori, vi sbagliate ... Il "concilio locale" del 20 giugno 2019 non è certamente meno legittimo del "concilio locale" del 15 dicembre 2018! E il vecchio "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ve lo dimostrerà, anche attraverso i tribunali.

10 colpi alla "chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Passiamo ora al documento adottato dal "concilio" avviato da Filaret.

"Punto 1. Il concilio locale non approva ma annulla la decisione del concilio dei vescovi o cosiddetto concilio locale, perché non era il concilio locale, ma una raccolta di firme dei vescovi, un sacerdote e due laici sulla liquidazione condizionale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev su richiesta del patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli. Senza la liquidazione condizionale del patriarcato di Kiev, il 15 dicembre 2018 non avrebbe potuto esserci il concilio d'unificazione delle Chiese ucraine e il conferimento del Tomos d'autocefalia".

Questo è già stato detto sopra. Il "concilio locale" del 15 dicembre 2018, in cui il "patriarcato di Kiev" si è "sciolto", è passato con tali grossolane violazioni dello statuto del "patriarcato di Kiev" che sarebbe facile far riconoscere le sue decisioni come inutili da un punto di vista legale . È solo una questione di volontà politica. Se esista una tale volontà, ora ancora non si sa. Ad ogni modo, un altro presidente è insediato oggi nel palazzo presidenziale sulla Bankovaja.

"Punto 2. Il concilio locale dichiara e decide che la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev è registrata presso un ente statale e continua la sua esistenza e attività a beneficio del popolo ucraino e dello stato ucraino".

La prima parte della dichiarazione corrisponde alla realtà, cioè al registro statale delle persone giuridiche. Un'attenzione distinta merita il passaggio che il "patriarcato di Kiev" agisce "a beneficio del popolo ucraino e dello stato ucraino". Neanche una menzione di Dio o dell'eternità, solo un "beneficio del popolo e dello stato". Tuttavia, il "patriarcato di Kiev" non è mai stato la Chiesa di Cristo, e per questo una tale insolita comprensione dei compiti della Chiesa è scusabile.

"Punto 3. Il concilio locale ribadisce che sua Santità Filarete, patriarca di Kiev e di Tutta la Rus'-Ucraina, eletto a vita dal concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev il 20-22 ottobre 1995, continua a essere il capo della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev ".

Anche quanto sopra è legalmente vero. L'argomentazione di Filaret secondo cui "poiché c'è un patriarca, questo significa che c'è un patriarcato", è "corazzata di ferro". Ora Epifanij Dumenko e il suo seguito stanno cuocendo nel loro stesso brodo della struttura amministrativa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", cercando di tessere le lodi di tutti i partecipanti al progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": il patriarca Bartolomeo, l'ex presidente Poroshenko e Filaret Denisenko. Una bomba a tempo era stata piantata nel corpo a due teste della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ora è il momento giusto per farla esplodere. Un "patriarca" che è subordinato a un "metropolita"! Non era chiaro fin dall'inizio che non sarebbe stato così? Specialmente nel caso di Filaret sempre alla ricerca di potere. A proposito, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha avvertito che sarebbe stato così.

"Punto 4. La Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev continua a essere proprietaria di tutti i fondi, di tutte le proprietà (mobili e immobili) acquistate a proprie spese o trasferite ad essa da enti statali o amministrazioni locali, incluse chiese, monasteri, istituzioni educative, ecc. secondo i trattati e gli accordi. Tutti i conti bancari sono conti del patriarcato di Kiev come entità legale".

Legalmente, si. Tutto ciò che non è stato ri-registrato a favore della "chiesa ortodossa del'Ucraina" – e si tratta della maggioranza assoluta delle proprietà – continua ad essere di proprietà del "patriarcato di Kiev". Tuttavia, è improbabile che gli enti giuridici e le persone che controllano direttamente queste proprietà acconsentano a dare esecuzione a questa clausola.

A questo proposito, è molto indicativo un tentativo di un "arciprete", Boris Tabachek, fedele scudiero di Denisenko, di impadronirsi della chiesa della santa Protezione a Kiev. "L'arciprete" Aleksandr Trofimljuk, che è anche rettore dell'Accademia teologica della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e che è stato bandito dal sacerdozio da Filaret, era stato rettore di questa chiesa. Il tentativo non è stato coronato dal successo poiché la parrocchia, secondo uno dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha scelto di sostenere Trofimliuk, ed Epifanij Dumenko ha persino emesso un decreto con il quale la chiesa della santa Protezione è stata trasferita direttamente alla sua giurisdizione.

Quindi il punto sopra menzionato sembra più una riserva per il futuro, quando Filaret farà passare i luoghi di culto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto la sua proprietà.

"Punto 5. Tutti i monasteri di Kiev, san Michele dalle Cupole d'oro, san Teodosio, san Michele a Vydubychi, così come san Nicola di Boguslav, e così come tutte le parrocchie di Kiev, appartengono all'amministrazione del patriarcato di Kiev. Il patriarcato di Kiev continua a detenere la proprietà dell'Accademia teologica ortodossa di Kiev, fondata dal metropolita Filaret, vice patriarca di Kiev e Tutta la Rus'-Ucraina, nel 1992".

La situazione è la stessa di quella del punto precedente. Filaret sta cercando di creare un terreno legale e "canonico" per il possibile ritorno di questi beni sotto il suo controllo. Se funzionerà, non si sa. Almeno, non nel prossimo futuro.

"Punto 6. Tutte le diocesi, i monasteri, le istituzioni educative religiose, le confraternite, le missioni, che sono registrate dallo stato come organizzazioni religiose della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev continuano ad appartenere alla Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev. Anche le amministrazioni eparchiali e le comunità religiose che hanno registrato nuovamente i loro statuti nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma desiderano far parte del patriarcato di Kiev, possono appartenere al patriarcato di Kiev. La Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev comprende anche le eparchie e le parrocchie straniere che le sono ancora affiliate".

Questo punto tocca la separazione tra "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "patriarcato di Kiev". Questa è un'altra trappola, organizzata da Filaret. A proposito, il capo del Dipartimento per gli affari religiosi del Ministero della cultura, Andrej Jurash, è stato il primo a rimanerne intrappolato. Alla vigilia del "Concilio locale" del 20 giugno 2019, aveva dichiarato: "In realtà, non sarà una divisione, sarà una separazione di uno o più vescovi della locale Chiesa ortodossa dell'Ucraina per stabilire una nuova organizzazione religiosa, per la quale vogliono utilizzare il vecchio nome della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev. In un certo senso, potrebbe anche essere una situazione migliore".

Pertanto, Jurash ha ammesso la legalità del "concilio locale" e delle decisioni prese al suo interno, il ripristino della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev", ecc. Spera che solo pochi seguiranno Filaret, e che la "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" sarà una sorta di struttura marginale. Accanto ad essa si distinguerà la più ampia "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" libera da Filaret.

Ma non è così semplice. Se il "patriarcato di Kiev" guidato da Filaret e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" guidata da Epifanij operano separatamente l'uno dall'altro, tutte le azioni di Filaret sono legali. L'unica domanda è quante strutture ecclesiastiche sceglieranno di entrare in uno dei progetti. E se entreranno nel "patriarcato di Kiev", allora Filaret ha di nuovo ragione.

Ora riguardo alle strutture e a cosa appartiene a chi.

Nel sesto punto, che stiamo analizzando in questo momento, Filaret afferma che tutti i monasteri, le diocesi, le istituzioni educative, ecc., Che non hanno avuto il tempo di registrarsi nuovamente a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", appartengono al "patriarcato di Kiev". Legalmente non si può discutere con questo. Né il fatto che Filaret, con l'aiuto dei pochi "vescovi" che gli sono fedeli, possa ora cambiare la guida di tali diocesi e monasteri. Filaret non rivendica quelli che sono stati ri-registrati, ma li invita volontariamente ad aderire al "patriarcato di Kiev". È stata una cattiva idea per Jurash dare a Denisenko l'opportunità di restaurare il "patriarcato di Kiev". Ora assisteremo alla dura lotta di Filaret per le diocesi e le altre strutture.

È necessario parlare separatamente della decisione del "concilio locale" del 20 giugno 2019 sulla "consacrazione" di due nuovi "vescovi" del "patriarcato di Kiev". La sostituzione di quei "vescovi" che hanno osato disobbedire a Filaret inizierà con loro. Ci si può aspettare un'intera ondata di "consacrazioni", come è avvenuto nel 1992, quando Filaret creò il "patriarcato di Kiev" dal nulla. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha già dichiarato che tali ordinazioni saranno considerate anti-canoniche e respinte da questa struttura.

L'uso della parola "anti-canonico" in questo contesto appare particolarmente comico, perché se si considera il punto di vista della comprensione dei canoni da parte dei membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora le nuove "ordinazioni" che devono essere eseguite da Filaret sono molto più legittime di quelle eseguiti da Epifanij, Zorja e gli altri. Almeno, semplicemente perché Filaret, dal loro punto di vista, è ora un vescovo legittimo.

"Punto 7. Il Tomos d'autocefalia, concesso alla Chiesa ortodossa ucraina il 6 gennaio 2019 a Costantinopoli (Istanbul), non è conforme allo statuto delle Chiese autocefale, che hanno tutte le Chiese autocefale, e pertanto rende la Chiesa ortodossa ucraina dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli. "

Di nuovo, abbiamo una costatazione di fatto. La dipendenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal Fanar è ovvia agli occhi di tutti, senza eccezioni. Chi lo nega lo fa per considerazioni a breve termine. È semplicemente proficuo per loro negarlo. Anche Filaret lo trovava proficuo. Ma ora non più. Quindi, perché non potrebbe diventare non proficuo per molti altri "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Tutto a suo tempo.

"Punto 8. Il concilio ringrazia il patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli e tutti i vescovi della Chiesa madre per i tentativi di risolvere il problema della Chiesa ucraina, ma non siamo soddisfatti del contenuto del Tomos d'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Molte Chiese ortodosse locali affermano diplomaticamente che, forse, il patriarca Bartolomeo si è impegnato a risolvere il problema della Chiesa ucraina con buone intenzioni, ma affermano che questo tentativo non ha avuto successo. Denisenko lo conferma pienamente.

"Punto 9. L'attuale statuto della Chiesa ucraina ortodossa del Patriarcato di Kiev è lo statuto sull'amministrazione della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev (edizione completa), adottato dal concilio il 13 maggio 2016, e registrato dal Ministero della Cultura dell'Ucraina l'8 luglio 2016".

Arrivederci, signor Jurash, che affermi il contrario! Tutto è registrato e tutto è valido.

"Punto 10. Il Concilio locale invita tutti i patrioti dell'Ucraina, che hanno a cuore il nostro stato ucraino, a sostenere la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev durante le sue prove e i tentativi di distruggerla dall'interno, di cui i nostri nemici esterni gioiscono. Ma la verità è con noi, e quindi Dio è con noi".

Dio è menzionato alla fine dell'ultimo punto – e questo è significativo.

Qualunque posizione si mantenga

L l'Unione dei giornalisti ortodossi ha ripetutamente scritto che Filaret ha un "talento" per arrivare al punto. Sente che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha una base ideologica per la sua esistenza. E quindi, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" farà fiasco in un futuro prossimo o lontano.

La chiave di volta della Chiesa ortodossa ucraina, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij, è che la Chiesa ortodossa ucraina è il corpo di Cristo. Connette le persone con Cristo.

L'idea alla base del "patriarcato di Kiev" è che "ogni stato indipendente deve avere una chiesa indipendente". Il "patriarcato di Kiev" serve "il popolo ucraino e lo stato ucraino".

L'idea su cui si basa la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è che "siamo riconosciuti da altre Chiese locali". E ora questa idea si è sgretolata come un castello di carte.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è riconosciuta solo da una Chiesa locale su 14 generalmente riconosciute, e anche da questa solo per ragioni di profitto e contingenza. Quasi tutte le altre Chiese in una forma o nell'altra hanno dichiarato che è impossibile riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In altre parole, il "patriarcato di Kiev" era ed è una struttura separatista ma con un'idea nazionale, mentre la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" rimane la stessa organizzazione scismatica ma senza alcuna idea nazionale, solo con una dipendenza dal Fanar, prescritta nel Tomos. Questo è ciò che Filaret vuole trasmettere a tutte le "forze patriottiche". Ci riuscirà? Il tempo lo dirà.

In ogni caso, un punto dovrebbe essere chiaro a tutti gli aderenti sia del "patriarcato di Kiev" che della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che stanno cercando Cristo: nessuna di queste due strutture è la Chiesa di Cristo. Per capire questo, non è nemmeno necessario approfondire le regole canoniche: i rapporti tra i "vescovi" di queste strutture, l'inganno reciproco, le menzogne e l'odio lo dimostrano meglio di tutto.

 
Novinskij: gli sforzi di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbero ridare fiducia al Donbass

il capo del "Blocco d'opposizione" Vadim Novinskij. Foto: newformat.info

Per ripristinare la fiducia del Donbass, è necessario sfruttare appieno il potenziale di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina canonica, secondo il deputato Vadim Novinskij.

Il 2 luglio 2019, il capo del "Blocco d'opposizione" Vadim Novinskij nel programma "Segodnia" ("Oggi") sul canale televisivo "Ucraina" ha parlato dell'importanza della politica di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina, come scrive newformat.info.

Secondo lui, la via per la pace è un obiettivo interamente realizzabile per il governo e la società ucraini.

"Dopo l'attuazione degli accordi di Minsk, dovremo rinnovare la fiducia reciproca del Donbass e del resto dell'Ucraina. <...>

Crediamo che per ristabilire la fiducia, sarà anche necessario sfruttare appieno il potenziale di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina canonica, che svolge ancora il suo ministero in tutto il territorio dell'Ucraina - sia nelle zone sotto il controllo del governo che nelle zone non sotto il suo controllo.

La Chiesa dovrebbe partecipare a tutti i negoziati di pace. Ed è la Chiesa che alla fine della guerra guarirà le ferite profonde inflitte da entrambe le parti", ha detto il deputato.

Ricordiamo che sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha ripetutamente sottolineato che la Chiesa ortodossa ucraina è stata e continuerà a essere una mediatrice nel rilascio degli ostaggi ucraini. "L'uomo vuole essere libero, è creato da Dio libero, vuole questa libertà", ha detto il primo ierarca.

In precedenza, con il supporto attivo della mediazione della Chiesa ortodossa ucraina, nel Donbass si è svolto uno scambio di prigionieri su vasta scala: sono stati rilasciati circa un centinaio di prigionieri di guerra ucraini. I militari liberati hanno ringraziato il primate e gli hanno chiesto di continuare i tentativi di liberare quelli che erano ancora prigionieri.

Gli esperti hanno sottolineato che, nonostante il fatto che lo scambio sia stato il risultato degli sforzi congiunti della Chiesa ortodossa ucraina e della Chiesa ortodossa russa, l'ex presidente Petro Poroshenko, i rappresentanti del "patriarcato di Kiev" e della Chiesa cattolica, che non hanno fatto nulla per lo scambio di prigionieri, se ne sono presi il merito.

 
I cristiani palestinesi ricostruiscono un villaggio nella Valle del Giordano
Il 31 gennaio 2014 è stato dato l'annuncio in rete di un gesto simbolico, la ricostruzione del villaggio di Ein Hijleh ("la sorgente di Hijleh", nome di un antico villaggio cananeo che sorge su un terreno appartenente alla Chiesa ortodossa e al monastero di san Gerasimo (Deir Hijleh).
La campagna per far rivivere il villaggio, come risposta alle politiche israeliane di annessione, è stata chiamata "Melh Al-Ard" (il sale della terra), citazione di Mt 5:13 e invito a rimanere costanti a testimoniare la propria fede nella propria terra.
 
Il villaggio di Ein Hijleh in fase di ricostruzione
 
La casa principale nel villaggio, ritenuta la vecchia chiesa
 
Accettiamo davvero la "notte di san Bartolomeo"?

il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha violato un certo numero di canoni apostolici e conciliari

Se ora, seguendo i canoni, i vescovi non depongono il patriarca Bartolomeo, che viola la cattolicità della Chiesa, domani egli stesso li giudicherà e li deporrà.

Come il corpo umano vive secondo le leggi biologiche, così il corpo di Cristo – la sua Chiesa – vive e agisce secondo le leggi stabilite dallo Spirito Santo nelle norme canoniche dei canoni apostolici e conciliari.

Oggi, a causa degli eventi in Ucraina, il singolo organismo ecclesiastico viene ferito dal tentativo di ignorare e riorganizzare queste leggi, il che si traduce in una seria minaccia in rapido sviluppo di uno scisma su larga scala.

Oggettivamente, le ragioni per la formazione di uno scisma sono sia d'azione che d'inazione:

1. in una deliberata violazione di un certo numero di regolamenti canonici della Chiesa ortodossa (vedi sotto);

2. nell'inerzia espressa nella reazione del resto dei vescovi alla rovina dei principi della cattolicità della Chiesa di Cristo e ad altre iniquità, introdotte categoricamente nel mondo ortodosso dal patriarca Bartolomeo.

Si dovrebbe notare che nel contesto della sacra Tradizione della Chiesa e delle azioni del Fanar, l'inazione dei vescovi delle Chiese locali nel portarlo alla giustizia canonica è una deviazione ugualmente grave dalla purezza della religione ortodossa.

Azione d'apostasia

Purtroppo, per molti anni il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli si è affermato sempre più profondamente nella sua apostasia dall'Ortodossia, nell'abbandonare la Chiesa di Cristo, violando in modo provocatorio i canoni degli apostoli e dei Concili ecumenici, in particolare:

• Canone 11: prega in compagnia di scismatici ed eretici;

• Canone 45: consente agli scomunicati di svolgere servizi in chiesa come sacerdoti;

• Canone 46: accetta il battesimo degli scismatici ucraini anatematizzati;

• Canone 47: non distingue i sacerdoti dagli pseudo-sacerdoti;

• Canone 65: prega con ebrei ed eretici;

• Canone 2 del II Concilio ecumenico, che proibisce ai vescovi di "andare al di là" delle diocesi nelle chiese che si trovano fuori dai loro confini;

• Canone 3 del II Concilio ecumenico: tenta di trasformare la prerogativa dell'onore (perduta più di 500 anni fa dopo la caduta di Costantinopoli) nella prerogativa del potere (autorità) su tutte le Chiese locali;

• Canone 5 del III Concilio ecumenico: tenta di ripristinare in comunione con la Chiesa gli scismatici della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e del "patriarcato di Kiev" che non si sono pentiti.

Le parole e le azioni pubbliche del patriarca Bartolomeo testimoniano da molto tempo che egli forma e introduce una credenza completamente diversa dall'Ortodossia, cercando di subordinare ad essa tutte le Chiese ortodosse locali.

In particolare, le azioni portate avanti dal patriarca di Costantinopoli contro la Chiesa in Ucraina sono vividamente illustrate dall'attuazione attiva di questi processi sul territorio canonico di un'altra Chiesa locale, finalizzata ad accettare gli scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel seno della Chiesa ortodossa.

Tali azioni sono state condannate dai Padri dei Concili ortodossi, e quindi anche ora possono e devono essere qualificate come un crimine contro la Chiesa di Cristo da quando è stato stabilito che:

• «Nessun vescovo osi andare da una provincia all'altra a ordinare qualsiasi persona al servizio della liturgia in chiesa, anche se porta con sé altri, a meno che non sia stato invitato a farlo» (Canone 13 del Concilio di Antiochia);

• "I vescovi non vadano oltre la loro provincia per svolgere un'ordinazione o altri servizi ecclesiastici se non vi sono (ufficialmente) convocati" (Canone 2 del II Concilio ecumenico).

Invadendo il territorio canonico di un'altra Chiesa locale, il patriarca Bartolomeo stabilisce come regola un'altra flagrante illegalità – un tentativo di portare, senza alcun pentimento, nel seno della Chiesa di Cristo, scismatici che sono stati anatematizzati mentre, secondo i canoni dei Concili ecumenici, è il pentimento la principale condizione indispensabile e imperativa per la loro restaurazione alla comunione con l'unica Chiesa cattolica e apostolica.

Tali azioni sono anti-ecclesiali per natura e, pertanto, non hanno potere canonico. Questo è affermato nelle seguenti ordinanze ecclesiastiche:

• "Come per tutti quelli [membri del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"] che sono stati condannati dal santo Concilio, o dai propri vescovi, per atti impropri [scisma, ecc.], e ai quali Nestorio [e il patriarca Bartolomeo] e quelli che condividono le sue opinioni e credenze hanno cercato, o cercano, di restituire la comunione o il rango, in modo non canonico e in conformità con l'indifferenza mostrata da Nestorio in tutte le questioni, abbiamo ritenuto corretto e giusto che anche loro rimangano senza beneficio e che restino comunque deposti dal loro incarico "(Canone 5 del III Concilio ecumenico);

• "Quelli che sono stati battezzati o ordinati da tali persone [eretici e anatematizzati] non possono essere né fedeli cristiani né chierici" (Canone apostolico 68).

Va anche ricordato che mentre i vescovi delle altre Chiese locali mostrano una sorta di "tolleranza" verso tali azioni del patriarca di Costantinopoli, quest'ultimo continua a rivendicare per sé lo status e le ambizioni "papali", violando il principio di la cattolicità della Chiesa di Cristo. Parla apertamente delle sue intenzioni anticristiane eretiche: "I nostri fratelli slavi, che lo vogliano o no, dovranno obbedire alle nostre decisioni", rifiutando così fondamentalmente il comandamento di Cristo: "ma chi vuole essere grande tra di voi, sia il vostro servitore; e chi vuole essere il primo tra di voi, sia il servo di tutti" (Mt 20, 26-27). Rifiuta anche il canone apostolico 34: "Non lasciate nemmeno che un tale [patriarca] faccia qualcosa senza il consiglio, il consenso e l'approvazione di tutti".

L'apostolo Paolo caratterizza queste persone in questo modo: "Se alcuni insegnano diversamente e non in accordo con le sane istruzioni di nostro Signore Gesù Cristo e con l'insegnamento divino, sono presuntuosi e non capiscono nulla. Hanno un malsano interesse per le polemiche e le liti sulle parole..." (1 Tim 6, 3-4).

È abbastanza ovvio che vi è un'urgente necessità di una riflessione teologica critica (alla luce delle Sacre Scritture e dei canoni della Chiesa) della situazione ecclesiale generale creata dalle azioni illegali del patriarca Bartolomeo.

Il patriarca di Costantinopoli non può avere poteri e prerogative di vigore ecclesiastico generale

Tuttavia, giustificando le sue azioni in Ucraina, Costantinopoli fa appello ai canoni approvati dai santi Padri dei Concili ecumenici II e IV, le cui norme hanno da tempo perso la loro rilevanza. Vale a dire: secondo il Canone 2 del secondo Concilio ecumenico, "Il vescovo di Costantinopoli, tuttavia, avrà la prerogativa d'onore dopo il vescovo di Roma, perché Costantinopoli è la Nuova Roma".

I santi Padri del secondo Concilio ecumenico hanno determinato la fondazione che ha dato al vescovo di Costantinopoli una "prerogativa d'onore". Questa base era che "Costantinopoli è la nuova Roma".

In precedenza, solo Roma, che fino al momento della divisione dell'Impero Romano era praticamente la capitale del mondo, ricevette un tale onore. Ma persino l'autorità degli arcivescovi di Roma non aveva una forza ecclesiale generale, poiché la legittimità delle loro azioni era limitata a regioni geografiche chiaramente definite che non facevano parte del territorio canonico di altre Chiese locali.

Dopo la divisione dell'Impero Romano, una certa "prerogativa d'onore" fu delegata all'arcivescovo di Costantinopoli per le stesse ragioni amministrative e territoriali, che furono ulteriormente dettagliate nel canone 28 del IV Concilio ecumenico (al quale il Fanar fa ora riferimento, rivendicare "privilegi e priorità della santissima Chiesa di quella stessa Costantinopoli").

Tuttavia, lo stesso canone regola chiaramente non solo i confini geografici entro i quali i "privilegi" dei poteri di Costantinopoli hanno forza canonica, ma anche la base stessa, in riferimento alla quale i santi Padri dei Concili ecumenici hanno concesso alla Chiesa di Costantinopoli "privilegi" in qualche modo potenziati, vale a dire: "i padri hanno naturalmente concesso le priorità del trono della vecchia Roma a motivo della sua capitale imperiale".

Poiché in quel momento Costantinopoli divenne la città imperiale nella parte orientale dell'ex Impero Romano, gli stessi privilegi furono delegati a una città di dimensioni simili a quelle di Roma – poteri aumentati, che si estendevano solo all'interno delle regioni geografiche chiaramente definite dallo stesso canone :

"Ed è stabilito che solo i metropoliti delle diocesi di Ponto, Asia e Tracia siano ordinati dal santissimo trono della suddetta santissima Chiesa di Costantinopoli" (canone 28 del quarto Concilio ecumenico).

Allo stesso tempo, questo canone definisce chiaramente i motivi (prerequisiti canonici) alla presenza dei quali il Patriarcato di Costantinopoli può rivendicare la suddetta "prerogativa d'onore": il santo trono può essere in qualche modo valorizzato negli affari ecclesiastici solo se si trova nella "città che è la sede di un impero e di un senato" e solo in relazione alle diocesi di Ponto, Asia e Tracia.

Poiché il Fanar non ha altri argomenti canonici per rivendicare la "prerogativa d'onore", un attento esame degli stessi canoni afferma che in nessun tempo vi furono canoni che dotarono il patriarca di Costantinopoli di prerogative e poteri esclusivi che avevano una forza ecclesiale generale – cioè, che lo rendevano superiore agli altri primati delle Chiese locali o che gli davano il diritto legale di agire in un territorio canonico straniero.

Inoltre, poiché nel mondo moderno non ci sono né l'Impero Romano né Costantinopoli (nel loro significato precedente per il mondo), questo significa che non ci sono prerequisiti oggettivi né canonici per applicare le disposizioni del Canone 28 del quarto Concilio ecumenico. Queste norme hanno completamente esaurito la loro rilevanza più di 500 anni fa.

Tuttavia, oggi, molte persone che non hanno considerato la situazione attraverso il prisma delle istituzioni canoniche della Chiesa sono pronte a seguire il Patriarcato di Costantinopoli, credendo nella legittimità delle azioni del suo patriarca come "legittimo proprietario" dell'autorità in la scala della chiesa.

Complicità nella distruzione della Chiesa

Certo, eresie e iniquità, asserite da una persona o da un gruppo di individui in stato di delusione, sono pericolose, ma non è meno pericoloso che gli arcipastori, che hanno prestato un giuramento episcopale di osservare la purezza della fede ortodossa, permettano a queste persone di agire con pretese di Verità e di tentare il gregge, per il quale Cristo è morto, e sviarlo dalla salvezza.

Ma il canone 13 del Concilio di Antiochia obbliga gli arcipastori a sopprimere tempestivamente tali azioni:

"Che nessun vescovo osi passare da una provincia all'altra... per intromettersi nello status quo degli affari ecclesiastici che non lo riguardano, tutto ciò che vi farà è nullo, vuoto e invalido; ed egli stesso dovrà subire una sentenza adatta alla sua irregolarità e al suo procedimento irragionevole, essendo stato già deposto dal santo Concilio".

Questo significa:

• qualsiasi atto orgoglioso e ambizioso del patriarca di Costantinopoli, che pretende una propria superiorità in onore, per non parlare dell'autorità sugli altri primati delle Chiese locali, è anti-canonico e invalido;

• per "la sua irregolarità e il suo procedimento irragionevole", tale patriarca dovrebbe essere deposto dal suo officio. L'obbligo di tale deposizione è affidato al santo Concilio dei primati delle altre Chiese locali.

Pertanto, per essere coerenti, in questa situazione, l'inazione dei vescovi e dei primati delle Chiese locali non è una violazione dei canoni della Chiesa ortodossa meno grave rispetto alle violazioni commesse dal Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre, nella sua essenza, tale inazione costituisce assistenza passiva alle azioni eretiche e illegali del patriarca Bartolomeo. Noi pensiamo alle conseguenze?

Dopo tutto, è ovvio che l'orgoglio e l'illegalità di un tale "primate ecumenico ortodosso" tentano sia i credenti che i non credenti – l'intera comunità mondiale. Il rispetto per la Chiesa ortodossa, di fronte a qualcuno che ha perso la capacità di auto-purificazione e autoconservazione, diminuisce catastroficamente ogni giorno.

Se non trascurate l'esperienza ecclesiale dei secoli precedenti, dovreste prestare attenzione ai seguenti precedenti e alle loro conseguenze per la Chiesa di Cristo:

• L'eretico Nestorio, come il patriarca Bartolomeo oggi, era patriarca di Costantinopoli. Se i Padri del tempo del III Concilio Ecumenico si fossero attenuti alla posizione di oikonomia, a cui ora aderiscono molti vescovi, avemmo ereditato tutti il ​​destino dei dannati nestoriani. Ciò non è accaduto solo perché nel V secolo i Padri erano fedeli con zelo a Cristo e seguivano con zelo i suoi comandamenti.

Purtroppo, nei secoli successivi, sempre più spesso hanno accettato come standard una pratica diversa, a cui i vescovi del nostro tempo sono più inclini:

• Il Patriarca Meletios IV di Costantinopoli, (che, come è ormai noto, era massone) introdusse il "nuovo stile" nel 1923. I vescovi di quel periodo tormentato non condannarono le sue azioni anticanoniche e non lo portarono di fronte alla giustizia canonica. Di conseguenza, uno scisma del "nuovo stile" è stato introdotto nella vita della Chiesa ortodossa universale;

• Il seguace di Meletios IV nella lotta contro la purezza dell'Ortodossia, il patriarca Atenagora di Costantinopoli, avendo violato il Canone 34 e altri canoni, tentò di abolire l'anatema del 1054 con la sua autorità unilaterale. I vescovi di nuovo rimasero in silenzio, senza evidenziare e condannare le sue azioni illegali. Di conseguenza, tale silenzio fu l'inizio della fraternizzazione anticanonica con i cattolici. Possiamo osservare oggi il rapido sviluppo di questo processo.

Ancora oggi, negli ambienti ecclesiastici, è opinione diffusa che la situazione attuale debba essere trattata in modo estremamente diplomatico, e quindi non dovrebbero essere prese misure decisive e radicali – in altre parole, si propone di agire secondo il principio di oikonomia piuttosto che quello di acribia.

Tuttavia, è già abbastanza ovvio che oggi l'oikonomia non ha portato i risultati attesi – la situazione nell'Ortodossia mondiale si sta rapidamente complicando. Quindi, la posizione di oikonomia si trasforma in assistenza passiva all'illegalità diretta contro la Chiesa di Cristo. Questa situazione può essere migliorata solo applicando il principio di acribia.

La via dell'apostasia attraverso l'inazione

Il patriarca Bartolomeo non solo predica l'eresia dell'ecumenismo, ma continua a impiantarla con ogni mezzo. Entra apertamente in comunione liturgica con i cattolici, celebrando insieme al papa di Roma. In risposta, silenzio...

Il patriarca Bartolomeo predica e introduce l'eresia del papismo nell'Ortodossia. In risposta, di nuovo silenzio ...

Il Patriarca Bartolomeo predica e introduce l'eresia etnofletista, in particolare, affermando: "I nostri fratelli slavi non possono tollerare il primato del Patriarcato ecumenico e della nostra nazione nell'Ortodossia". E noi stiamo zitti...

Sorge la domanda: per quale tipo di crimine oggi i primati delle Chiese locali oseranno condannare e deporre dall'ufficio l'uomo che è chiamato patriarca, ma le cui azioni lo testimoniano ovviamente come apostata ed eretico?

È piuttosto strano che nella situazione attuale i vescovi delle altre Chiese locali mantengano la posizione ufficiale che non ci sono altri metodi per esprimere il disaccordo con le azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo e dei suoi seguaci, eccetto che sospendere la comunione eucaristica con il patriarca di Costantinopoli. Per il resto, dovrebbe essere tollerante e umile, essere come il Cristo umile e mite, che "oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia " (1 Pietro 2, 23).

Dal momento che nel mondo moderno non ci sono né l'Impero Romano né Costantinopoli (nel loro significato precedente per il mondo), questo significa che non ci sono prerequisiti oggettivi né canonici per applicare le disposizioni del Canone 28 del quarto Concilio ecumenico.

Tuttavia, seguiamo la giusta linea di condotta lasciataci dal Salvatore in questa situazione? Quando ragioniamo sulla sequela di Cristo, è necessario considerare quanto segue:

1) Il Signore ci ha rivelato un'immagine d'umiltà davanti alle calunnie rivolte personalmente a lui come uomo, ma non dimenticate la sua reazione alle iniquità dei capi religiosi: "Guai a voi, dottori della legge e farisei, ipocriti!... Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire all'ira a venire? "(Mt 23, 13; 14; 15; 23; 25; 27; 29; 33) Egli denunciò i falsi insegnanti.

Cristo, condannandoli, ha cessato forse di essere mite e umile?

Lo rimase anche quando "trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato»." (v. Gv 2, 13-16).

2) L'apostolo Paolo credeva di essere "il minimo degli apostoli e non meritava nemmeno di essere chiamato apostolo" (1 Cor 15, 9), ma si adoperava fermamente per la purezza della Chiesa di Cristo. E poiché lo Spirito Santo disse: "Ma dovete rimproverare quegli anziani che stanno peccando davanti a tutti, così che gli altri possano esserne avvertiti" (1 Tim 5, 20), fece sempre così.

E quando Pietro, il primo degli apostoli, fu sviato e si unì ad altri ebrei con ipocrisia, Paolo, vedendo che "non agivano in conformità con la verità del Vangelo, ...lo disse a Pietro davanti a tutti loro" (Gal 2 13-14). Non lo svergognò in privato, ma davanti a tutti, in modo che la verità del Vangelo potesse essere preservata.

E per una posizione così zelante per la purezza della Chiesa e la dottrina di Cristo, è venerato come il primo apostolo – il primo imitatore di Cristo, che ha mantenuto nel suo zelo virtuoso sia la mansuetudine che l'umiltà.

Le seguenti parole: "Vi esorto a imitarmi come io imito Cristo" (1 Corinzi 4, 16) sono indirizzate a noi?

L'esempio della lotta del vero imitatore di Cristo: "alcuni falsi credenti si erano infiltrati nelle nostre file ... Non ci siamo arresi per un momento, in modo che la verità del Vangelo potesse essere preservata per voi "(Gal 2: 4-5) ci è dato perché lo seguiamo?

Quindi, imitiamo Cristo e gli apostoli se, mentre il patriarca Bartolomeo sta distruggendo la Chiesa, la sua cattolicità, attirando molte anime verso la perdizione, noi ci compiacciamo di mitezza e umiltà nella nostra omissione inoperosa ma gradita agli uomini?

E se stiamo zitti, il nostro silenzio non è un segno di accordo con la sua posizione e le sue azioni? Anche se, forse, la base per questo silenzio è comunque gradita all'uomo? Allora non è quella posizione di cui parla l'apostolo Paolo: "Ora sto cercando l'approvazione dell'uomo, o di Dio? O sto cercando di compiacere l'uomo? Se stessi ancora cercando di compiacere l'uomo, non sarei un servitore di Cristo" (Gal 1, 10)?

Il timoroso silenzio di oggi sulla deposizione del patriarca Bartolomeo non è nient'altro che il risultato dell'avvelenamento da tolleranza, che nel linguaggio della Sacra Scrittura è esposto come essere tiepido, cosa di cui san Giovanni il Teologo ci avverte: "Quindi, perché sei tiepido, né caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca" (Ap 3, 16).

Vogliamo preservare la purezza della religione ortodossa?

Affinché i vescovi e il popolo di Dio nella loro inazione non siano tra coloro che si tirano indietro (v. 2 Ts 2, 3), nella Sacra Scrittura sono lasciati comandamenti validi per ogni tempo: "Non odierai il ​​tuo fratello nel tuo cuore, ma ragionerai francamente con il tuo prossimo, per timore di incorrere nel peccato a causa sua" (Lev 19, 17), "Scoprite cosa piace al Signore. Non abbiate nulla a che fare con le opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto denunciatele "(Ef 5, 10-11)," Non dovreste forse giudicare coloro che sono dentro?... espellete il malvagio di mezzo a voi" (1 Cor 5, 12-13).

Questi comandamenti sono affidati a ciascuno di noi. E non si può rimanere cristiani senza adempiere alla Volontà di Cristo rivelataci nel Nuovo Testamento e nei canoni della nostra Chiesa ortodossa.

Inoltre, il nostro ritardo è davvero tragico, poiché se l'iniquità di oggi non viene fermata, la legalizzazione delle azioni eretiche e anti-canoniche introdotte dal Fanar come norme di vita ecclesiale alla fine si infiltrerà nella coscienza di tutti: vescovi, sacerdoti, monaci, e laici.

I canoni dei Concili ecumenici a noi lasciati non solo definiscono chiaramente le regole per le azioni dei vescovi e dei primati delle Chiese locali, ma determinano anche la punizione per aver commesso un numero di ingiustizie come quelle ora introdotte dal patriarca Bartolomeo:

• "Se un chierico prega in compagnia di un sacerdote deposto, anche lui sia deposto" (Canone apostolico 11);

• "Ordiniamo che ogni vescovo, o presbitero, che abbia accettato il battesimo o il sacrificio di qualsiasi eretico sia deposto; perché "quale comunione ha Cristo con Beliar o quale parte ha il credente con un infedele?" (Canone apostolico 46);

• "Se un vescovo o un presbitero battezzano di nuovo chiunque abbia avuto un vero battesimo, di non battezzare nessuno che è stato contaminato dagli empi [il "patriarcato di Kiev", la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"], che sia deposto, sulla base che si sta prendendo gioco della Croce e morte del Signore e non riesce a distinguere i sacerdoti dagli pseudo-sacerdoti" (Canone apostolico 47);

• "Ogni Vescovo... che si unisca semplicemente in preghiera con gli eretici, sia sospeso, ma se ha permesso loro di svolgere qualsiasi servizio come chierici, che sia deposto (ovvero, dal suo ufficio)" (Canone apostolico 45).

Sulla deposizione dall'ufficio

Per quanto riguarda la questione della deposizione, si dovrebbe prestare particolare attenzione al canone 5 del IV Concilio ecumenico: "Per quanto riguarda i vescovi o i sacerdoti che vanno di città in città, è sembrato giusto che i canoni stabiliti dai santi padri dovessero rimanere in vigore ed essere applicati". Nell'interpretazione di questo canone nel "Timone" (Pedalion, o Kormchaja kniga) si dice che il vescovo che "osa andare da una provincia all'altra" per imporre il proprio dominio vescovile "dovrebbe essere deposto dalla sua carica per opera della santa Trinità".

L'ordine procedurale per imporre una sanzione disciplinare prevista dai canoni ecclesiastici, come sopra menzionato, è stato approvato dalle norme del canone 13 del Concilio di Antiochia, secondo il quale il patriarca di Costantinopoli "deve sostenere una condanna adeguata per la sua irregolarità e la sua procedura irragionevole, essendo stato già deposto qui dal santo concilio".

Ma poiché finora l'iniziativa della discussione conciliare delle azioni del patriarca di Costantinopoli a livello dei primati di altre Chiese locali è stata respinta per ovvi motivi dal patriarca Bartolomeo, secondo la procedura stabilita, dovrebbero essere prese le seguenti misure:

1. Convocare il concilio dei primati delle Chiese locali;

2. In caso di assenza del patriarca Bartolomeo concilio, portarlo a giudizio in contumacia, secondo le modalità previste in tal caso dalle regole dei santi canoni: "Quando un vescovo è stato accusato di qualcosa da uomini degni di fede, deve essere convocato dai vescovi; ...ma se quando viene convocato si rifiuta di obbedire, sia convocato una seconda volta inviandogli due vescovi. Se anche allora si rifiuta di obbedire, sia convocato per la terza volta, di nuovo inviandogli due vescovi; ma se anche allora mostra disprezzo e non risponde, che il sinodo decida la questione contro di lui in ogni modo che sembri migliore, in modo che non sembri che costui stia ottenendo un beneficio evitando un processo" (Canone apostolico 74). Inoltre, secondo il canone 28 del Concilio di Cartagine, il vescovo che non compare alla corte "dovrebbe essere processato come se egli stesso avesse pronunciato la sentenza contro se stesso";

3. Se per qualche motivo il processo della convocazione del concilio è difficile, sarebbe molto appropriato l'ordine procedurale proposto dal metropolita Seraphim di Kythera, secondo cui ogni Chiesa locale, avendo portato il patriarca Bartolomeo a processo in contumacia, considererà le sue azioni indipendentemente e annuncerà la sua decisione.

È ovvio che se oggi, seguendo i canoni della Chiesa di Cristo, i vescovi ortodossi non condannano e depongono il patriarca Bartolomeo, che viola il principio dogmatico della cattolicità della Chiesa di Cristo, domani sarà lui a condannare e deporre i vescovi ortodossi che non vogliono accettare e obbedire alle regole della sua politica eretica e papale.

Sotto il nostro silenzio "mite e umile", si è già appropriato del diritto a una tale dittatura. Dovrebbe essere chiaro che, se oggi non è deposto dal trono di Costantinopoli, domani il patriarca Bartolomeo "legalizzerà" gli scismi esistenti nella Chiesa e ritirerà l'autocefalia di quelle Chiese locali ortodosse che non saranno d'accordo con lui in tutto. Dopo tutto, se oggi ritira un documento di trecento anni fa, allora domani ritirerà anche quei Tomoi che i suoi predecessori hanno dato alle Chiese locali.

Vorrei anche menzionare le parole di sua Santità il patriarca Ilia II, che si è rivolto pubblicamente al papa durante la visita di quest'ultimo in Georgia: "L'unità non può che basarsi sulla Verità. Finché non si raggiunge l'unità di opinione nella Verità, qualsiasi unità è fuori questione".

Poi uno dei commentatori ha osservato: "In molti anni, questo è l'unico caso in cui un patriarca ortodosso ha accusato il papa in faccia, indicandogli direttamente che il cattolicesimo si era ritirato e aveva perso la Verità".

Considerando il problema di oggi, questo pensiero può essere formulato come segue: l'unità con il Fanar può esserci solo nel caso della vera osservanza e compimento dei comandamenti di Cristo e dei canoni della Chiesa. Fino ad allora, qualsiasi unità è fuori questione.

Fino ad allora, in accordo con i canoni della Chiesa ortodossa, gli eretici dovrebbero essere portati davanti alla giustizia e deposti dall'ufficio, come oppositori della Verità, che cercano di rovinare il dogma della cattolicità della Chiesa ortodossa.

Ogni membro della Chiesa di Cristo conosce le parole del Salvatore: "Se i vostri fratelli o sorelle peccano, andate ad ammonirli... se rifiutano di ascoltare anche la chiesa, trattateli come fareste con un pagano o un pubblicano" (Matteo 18, 15-17).

Chiamiamoli al pentimento in modo che sia le nostre che le loro anime siano salvate. Concedi, Signore, il pentimento a tutti noi prima della fine!

 
La Sacra Comunità indignata dalle azioni dei "chierici" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sull'Athos

la delegazione della struttura ecclesiastica di recente creazione, sul santo Monte Athos. Foto: Romfea

Il Protaton ha inviato una lettera al Ministro degli esteri della Grecia, Georgios Katrougalos, con una richiesta di prendere provvedimenti affinché non si ripeta una visita di scismatici.

Il corpo esecutivo centrale della Montagna Santa dell'Athos ha fatto appello al ministro degli Esteri greco Georgios Katrougalos con una forte protesta in connessione con la visita della delegazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla Montagna Santa, come riporta l'agenzia di stampa greca "Romfea".

Nella lettera al Ministro degli esteri, la Sacra Comunità ha ricordato le azioni provocatorie del "metropolita" ucraino Mikhail Zinkevich e della sua delegazione, che sono venuti sul Monte Athos con le bandiere nazionali dell'Ucraina e hanno cantato il loro inno nazionale.

"Questa azione di questo metropolita <...> costituisce una violazione dell'articolo 184 della Costituzione del Monte Athos - "qualsiasi azione di proselitismo e propaganda morale, religiosa, ecclesiastica, sociale, nazionalista e di qualsiasi altra natura è strettamente proibita sulla Montagna Santa", ha osservato il Protos nella lettera al Ministro degli esteri.

Inoltre, il Monte Athos sottolinea che "questa azione è incompatibile con il carattere esicastico, spirituale e sacro della nostra terra sacra e la sua tradizione di oltre mille anni, crea un pericoloso precedente perché vi si possano ripetere tali azioni da qualsiasi aspetto dell'origine e trasferimento dei conflitti nazionalisti, è totalmente contrario allo statuto della Montagna Santa".

Infine, la Sacra Comunità chiede al Ministero degli esteri greco di prendere le misure necessarie per prevenire tali atti in futuro, in modo che il carattere del luogo santo rimanga intatto.

Ricordiamo che nell'aprile 2019, il "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Mikhail Zinkevich, insieme a 10 pellegrini, ha visitato il monastero Xenophontos sul Monte Athos, dove "ha servito la liturgia" e ha anche cantato l'inno ucraino con i pellegrini.

Dal 21 al 23 giugno 2019, i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno anche "concelebrato" presso il monastero Xenophontos e "hanno ricevuto il sacramento dell'eucaristia nel monastero Pantokratoros". Più tardi, i media hanno riferito che sulla vetta dell'Athos, i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno gridato "Gloria all'Ucraina!"

 
Morta la più anziana delle "Nonne di Buranovo"
Il 13 gennaio è morta a Buranovo (Brangurt), un piccolo comune dell'Udmurtia (a metà strada tra il Volga e gli Urali), Elizaveta Zarbatova, di 87 anni. Era divenuta famosa nel mondo come autrice di una parte delle canzoni di un complesso musicale folk davvero unico: le Buranovskie Babushki, o "nonne di Buranovo". Il complesso riunisce, oltre alla defunta "Baba Liza" (nonna Elisa), otto nonne dai 40 agli 80 anni, impegnate da decenni a conservare il patrimonio dei canti popolari dell'Udmurtia. La loro fama internazionale risale al 2010, quando hanno incominiciato a partecipare a concorsi canori per raccogliere fondi per la ricostruzione della chiesa della santa Trinità a Buranovo; sempre nel 2010 sono state scelte per la campagna di evangelizzazione della Chiesa ortodossa russa, apparendo accanto a testimonial come Tom Hanks. Nel 2012 hanno ottenuto il secondo posto nel concorso Eurovision, con la canzone Party For Everybody. Cliccate sull'immagine qui sotto per rivedere questo momento davvero iconico:
 
 
Attualmente le Buranovskie Babushki (come si può vedere dal sito a loro dedicato) stanno promuovendo i giochi olimpici di Sochi, mostrando che non si è mai troppo vecchi per stupire il mondo, e soprattutto che non si è mai troppo vecchi per aiutare la Chiesa portando a tutti allegria e buon umore. Alla serva di Dio Elizaveta Filippovna, eterna memoria! Alle nonne di Buranovo, auguri di molti anni!
 
 
 
Ignoranza del Tomos e rimozione di Filaret: decisioni "umoristiche" del "Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il "Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha tolto l'eparchia di Kiev a Filaret. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Approfondimento sulla risoluzione del "santo sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla punizione di Filaret Denisenko e di altri membri del "patriarcato di Kiev".

Il 24 giugno 2019, il "santo sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha deciso di punire il suo "patriarca onorario", il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko, e tutti i partecipanti all'evento che si è svolto il 20 giugno 2019 alla cattedrale di san Vladimir e che è stato pateticamente chiamato "concilio locale del patriarcato di Kiev".

Ma in realtà, questa è risultata non una punizione, ma ancora una volta una dimostrazione della coscienza perversa e anti-ecclesiale dei suoi autori, della loro ignoranza dei sacri canoni e della loro infinita distanza dalla Chiesa.

È noto che una menzogna, oltre a essere una violazione di un comandamento di Dio, è anche molto difficile da realizzare, perché richiede determinate abilità e virtuosismo. Come hanno detto in un famoso film, per mentire, devi sempre ricordare in cosa hai mentito, quando hai mentito e a chi hai mentito. I membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno avuto problemi a questo riguardo.

Quando hanno preso una decisione su Filaret Denisenko, non si sono preoccupati di ricordare ciò che era scritto nel loro Tomos, né ciò che era stato deciso nel loro "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2019, né ciò che essi stessi avevano deciso in precedenti riunioni del loro stesso "santo sinodo".

Quindi, analizzeremo ora il testo della decisione del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del 24 giugno 2019.

Chi è il vescovo ordinario

"Il Santo Sinodo ha preso in considerazione l'incontro di tre vescovi, di un piccolo numero di chierici e di laici convocati, che si è svolto il 20 giugno 2019 nella cattedrale di san Vladimir a Kiev.

Come risultato della discussione, sono state prese le seguenti decisioni:

1. A causa del fallimento da parte del patriarca onorario Filaret di attuare la decisione preliminare del Sinodo entro il periodo di un mese stabilito dal Santo Sinodo: "In base alla decisione del Santo Sinodo (verbale n. 9 della seduta del 5 febbraio, 2019), di obbligare i vescovi diocesani a registrare gli statuti delle rispettive amministrazioni diocesane e entro un mese a presentare i documenti necessari per l'approvazione al primate, il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina, per ulteriori registrazioni secondo la legislazione statale" (verbale n. 21 degli incontri del 24 maggio 2019) e la mancata presentazione di documenti rilevanti, tenendo conto delle numerose richieste di parrocchie e monasteri a Kiev, al primate, sua Beatitudine Epifanii, metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina, perché li accetti sotto la sua diretta giurisdizione, come prescritto dalle regole canoniche, [si delibera di] cancellare la sezione 4 del verbale n. 1 della riunione del Santo Sinodo del 5 febbraio 2019 e trasferire tutte le parrocchie e monasteri della città di Kiev al metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina come loro immediato vescovo diocesano, in quanto fino al 15 dicembre 2018 facevano parte della Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev, e secondo la decisione del Concilio locale del Patriarcato di Kiev (15 dicembre 2018) e del Concilio d'Unificazione (15 dicembre 2018) fanno ora parte della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Anche nei dettagli minori, i membri del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembrano essere impazziti. La decisione di registrare gli statuti delle amministrazioni diocesane della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" durante il mese è stata presa durante la riunione del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del 24 maggio 2019. Questo periodo si è concluso il 23 giugno, rispettivamente. E il giorno dopo, il 24 giugno, Filaret Denisenko è stato punito per non aver attuato questa decisione. Ma l'ultimo giorno della scadenza stabilita, cioè il 23 giugno, era domenica, un giorno festivo. E se l'ultimo giorno del termine cade in un giorno non lavorativo, il giorno successivo è considerato l'ultimo giorno. Così, fino alla fine di lunedì 24 giugno, il "patriarca onorario" aveva il pieno diritto di presentare per la registrazione lo statuto della sua diocesi. Ma già la mattina dello stesso giorno è stato severamente punito – illegalmente, comunque.

Punto successivo: il "sinodo" afferma che le parrocchie e i monasteri di Kiev fanno parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in virtù della decisione del "concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev (15 dicembre 2018)". Tuttavia, questo evento in nessun caso può essere considerato un concilio locale, secondo lo Statuto della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", che era in vigore in quel momento. L'Unione dei giornalisti ortodossi l'ha descritto dettagliatamente nell'articolo La guerra dei concili: Filaret ha davvero ristabilito il "patriarcato di Kiev"?

Di conseguenza, le parrocchie e i monasteri di Kiev non possono entrare legalmente nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molto probabilmente, Filaret presenterà presto una causa sul riconoscimento dell'invalidità del "concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" (15 dicembre 2018)". Da un punto di vista legale, le sue possibilità di vincere questo caso sono al 100% a meno che, naturalmente, non intervenga la politica.

La frase che le parrocchie e i monasteri di Kiev sono stati trasferiti alla giurisdizione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, "come prescritto dalle regole canoniche", merita un ampio sorriso. Per qualche motivo, i membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si sono dimenticati delle regole canoniche quando hanno adottato i propri statuti. E ora, quando Filaret ha iniziato a chiamare le cose come stanno, improvvisamente le hanno ricordate. Perché è successo questo? Perché inizialmente tutto era  stato costruito su una bugia. Hanno inventato una sorta di primato a due teste nella loro organizzazione religiosa, ma ora non sanno cosa farsene.

Al contrario, nello statuto della Chiesa ortodossa ucraina è scritto nero su bianco: "Il metropolita di Kiev e Tutta l'Ucraina è vescovo diocesano della diocesi di Kiev e archimandrita delle Lavre delle Grotte di Kiev e di Pochaev, come così come di un certo numero di altri monasteri della Chiesa ortodossa ucraina" (sezione V, paragrafo 11).

È interessante notare che formulazioni simili sono enunciate negli Statuti di tutte le Chiese locali: il primate della Chiesa è il vescovo ordinario della sua diocesi giurisdizionale.

E questo è ciò che è scritto nello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "Il metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina ha la responsabilità canonica per la guida pastorale del popolo di Dio nella sua regione episcopale".

screenshot dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: pomisna.info

Nulla è detto né su Kiev, né sulla diocesi di Kiev, né sul diritto del vescovo ordinario. Cosa significa "la sua regione episcopale"? Dov'è? Cosa significa questa strana frase – "responsabilità canonica per la guida pastorale"? Cos'è esattamente questa "guida pastorale"? Gli autori dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non si sono nemmeno presi la briga di scrivere almeno "arcipastorale". Inoltre, Epifanij Dumenko, secondo il suo statuto, non esercita nemmeno questa elementare "guida pastorale". Ne è solo il responsabile. Assurdità assoluta. Tuttavia, ciò è apparso nello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con l'unico scopo: in qualche modo creare e incorporare Filaret Denisenko come "patriarca onorario" nel sistema amministrativo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ora, dal momento che lo statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" prescrive tali assurdità e non è neppure scritto chiaramente che il "metropolita di Kiev" è il vescovo diocesano di Kiev, per trasferire Dumenko come vescovo diocesano in tutte le parrocchie e monasteri di Kiev, è necessario fare modifiche allo statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Può il "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" avere il diritto di apportare tali modifiche? No: questo può essere fatto solo dal "concilio locale della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (sezione II, paragrafo 4 dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina").

Pertanto, il primo paragrafo della decisione del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del 24 giugno 2019 era completamente illegale e completamente da analfabeti. Questo è un debole tentativo di correggere la falsità delle conseguenze di un'altra falsità, quella su cui è stata creata la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Andiamo avanti.

Il licenziamento come nuovo tipo di punizione ecclesiastica

"2. Per partecipazione attiva ad azioni volte a un'oltraggiosa opposizione nell'ambiente ecclesiastico, deliberata opposizione a decisioni conciliari, violazione del 34° Canone apostolico, partecipazione a ordinazioni in un'altra diocesi contrarie allo Statuto e alle regole canoniche – sua Eminenza Ioasaf (Shibaev), metropolita di Belgorod e Obojan, e sua Grazia Petr (Moskalev), Vescovo di Valuisk, vicario della diocesi di Belgorod, saranno esclusi dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina dal 24 giugno 2019. I suddetti ierarchi possono fare appello scrivendo entro un mese al Santo Sinodo attraverso una petizione indirizzata al primate, sua Beatitudine il metropolita Epifanij di Kiev e di tutta l'Ucraina".

Poiché i membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno menzionato il 34° Canone apostolico, non sarà superfluo citarlo per intero:

"I vescovi di ogni nazione devono riconoscere chi è il primo tra loro e considerarlo come il loro capo, e non fare nulla senza il suo consenso; ma ognuno può fare quelle cose che riguardano solo la sua parrocchia, e i luoghi di campagna che le appartengono. Ma neppure costui (il primo) faccia qualcosa senza il consenso di tutti; poiché così ci sarà l'unanimità e Dio sarà glorificato attraverso il Signore nello Spirito Santo ".

Quindi chi è questo "primo tra loro" per il popolo ucraino? Dumenko può considerarsi il primo "vescovo" forse solo nell'ambito della sua organizzazione religiosa, cioè la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E se Ioasaf Shibaev e Petr Moskalev avessero fatto qualcosa all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", senza il consenso di Epifanij, avrebbero decisamente sbagliato. Ma non hanno fatto e non avrebbero potuto fare nulla all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per il semplice motivo che non hanno mai fatto e non fanno parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per lo stesso motivo, è impossibile "escluderli dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina dal 24 giugno 2019".

Signori membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – non avete letto il vostro Tomos? Dopo tutto, è scritto lì, nero su bianco: "La Santa Chiesa dell'Ucraina <...> non può ordinare vescovi o stabilire parrocchie al di fuori dello stato; quelli esistenti ora obbediranno nell'ordine prescritto al Trono ecumenico". Come si può escludere "dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" i "vescovi" di diocesi che si trovano in Russia e che, secondo il Tomos, sono subordinati al Patriarcato di Costantinopoli?

Con le vostre penitenze "canoniche", non fate altro che invadere i confini del Patriarcato di Costantinopoli. Osate punire "vescovi" subordinati al patriarca Bartolomeo. Pensate che sua Santità lascerà correre?

E come li punite? Che cos'è questa punizione "canonica" di "escludere dall'episcopato"? Il diritto canonico conosce le seguenti interdizioni: la sospensione dal sacerdozio, la deposizione, la scomunica (anatema). Ognuna di loro suggerisce che la persona a loro sottoposta non è autorizzata a servire.

Joasaph Shibaev e Peter Moskalev sono stati espulsi da un "episcopato" di cui non avevano mai fatto parte. Ma sono ancora "vescovi" o no? Possono celebrare "sacramenti"?

Nella Chiesa attuale, se un prete viola un canone, commette un peccato e non può più servire prima di un appropriato pentimento; tuttavia, nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non c'è ovviamente niente di simile al peccato. Di conseguenza, non esiste una punizione adeguata.

Questa "Chiesa" è più simile a una società. Il capo del dipartimento è stato licenziato dalla ditta "A", ma può perfettamente ottenere un lavoro nella ditta "B". Lo stesso vale per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "escludere dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non è una sospensione, una deposizione o un anatema – è semplicemente un licenziamento di qualcuno entrato in un'azienda rivale.

Per esempio, il concilio dei vescovi a Kharkov nel 1992 ha agito come segue: il conciglio ha deposto il metropolita Filaret (Denisenko) dalla carica di primate della Chiesa ortodossa ucraina e lo ha bandito dal sacerdozio. Tutto è chiaro.

Al massimo dei laici

"3. Il monaco del santo monastero stavropegiale di san Teodosio a Kiev, l'archimandrita Andrej (Marutsak), sospeso dal sacerdozio dal 22 giugno 2019, per decreto del metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina e il chierico della diocesi di Kharkov, lo ieromonaco Il'ja (Zelenskij), sospeso dal sacerdozio dal 21 giugno 2019, per decreto del metropolita Mitrofan di Kharkov e Bogodukhov, che, in flagrante violazione delle regole canoniche e dello Statuto della Chiesa, nonostante la sospensione, hanno esercitato il ministero, possono presentare per iscritto entro un mese una petizione al Santo Sinodo indirizzata al primate, il metropolita Epifanij di Kiev e di tutta l'Ucraina, per far esaminare i loro casi. [Delibera di] Definire che l'ordinazione dei chierici al rango episcopale senza l'elezione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina è la base per un categorico rifiuto di soddisfare le loro eventuali future richieste di ammissione come parte dell'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

"Il monaco del santo monastero stavropegiale di san Teodosio a Kiev, l'archimandrita Andrej (Marutsak)", non può essere "sospeso dal sacerdozio dal 22 giugno 2019, per decreto del metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina", poiché il suo "vescovo" a quel tempo era Filaret Denisenko, non Epifanij Dumenko. Ecco una citazione dal verbale numero 1 della sessione sinodale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" il 5 febbraio 2019: "sua Santità il patriarca Filaret continua a guidare la diocesi di Kiev composta dalle parrocchie e dai monasteri di Kiev (con l'eccezione del monastero di san Michele dalle cupole d'oro a Kiev)". Questo paragrafo è stato cancellato solo il 24 giugno 2019, ma prima era in vigore.

Il "concilio locale del patriarcato di Kiev" del 20 giugno 2019, ha deciso di "consacrare vescovi" Andrej Marutsak e Il'ja Zelenskij. Come li minaccia il sinodo guidato dall'Epifania? Con la loro incapacità di "aderire all'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma non appartengono comunque alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – sono nel "patriarcato di Kiev". Ma le loro "ordinazioni" sono valide o no dal punto di vista della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Nella Chiesa di oggi, se qualcuno è ordinato vescovo senza una decisione conciliare e regole canoniche, questa è la base per dichiarare tale ordinazione invalida. Perché il Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha dichiarato che le "ordinazioni" di Marutsak e Zelenskij sarebbero state invalide? Semplicemente perché se i membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" li riconoscevano invalidi, avrebbero dovuto riconoscere anche le loro "ordinazioni" come invalide.

Dopotutto, Epifanij Dumenko, Evstratij Zorja e praticamente tutti i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati "ordinati" da Filaret Denisenko, che stava violando anche lui le regole canoniche. Riconoscere le "ordinazioni" di Marutsak e Zelenskij come invalide significa riconoscere che l'intero "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è composto di soli laici, nella migliore delle ipotesi. Quindi i due "vescovi" sono stati segnati con un dito – la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non li ammetterà nel suo "episcopato". E va bene, ma loro non ne hanno bisogno!

Come la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cancella un "peccato di scisma"

"4. [Delibera di] Determinare che l'incontro delle persone invitate dal patriarca onorario Filaret il 20 giugno 2019 alla cattedrale di san Vladimir a Kiev non ha avuto alcuna autorità decisionale, in particolare per quanto riguarda le decisioni del Concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev (15 dicembre 2018), che, secondo il proprio Statuto, ha immediatamente preso effetto dopo essere stato firmato dal presidium del concilio, guidato dal patriarca Filaret di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina. Considerando quanto sopra, ma anche prendendo in considerazione meriti speciali davanti alla Chiesa ortodossa ucraina in passato, [delibera di] affermare che il patriarca onorario Filaret rimane all'interno dell'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma perde i suoi diritti e doveri canonici relativi all'amministrazione della diocesi. Il patriarca onorario Filaret può, tramite lettera indirizzata al primate, sua Beatitudine il metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, fare un appello al Santo Sinodo per quanto riguarda la considerazione conciliare della suo posizione futura nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" tiene conto dei meriti del Filaret davanti alla Chiesa ortodossa ucraina? La Chiesa che lo ha deposto dal sacerdozio e poi anatematizzato? È difficile crederci, ovviamente, ma qui c'è uno screenshot.

screenshot del sito web pomisna.info

Il fatto che, secondo lo statuto della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", il "concilio locale" del 15 dicembre 2018, fosse assolutamente illegale, è scritto sopra. Ma se Filaret è così colpevole ai vostri occhi, e infatti ha annunciato che stava facendo uno scisma, staccandosi dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora perché non applica a lui quelle punizioni che sono enunciate nei sacri canoni?

Per esempio, il 14° canone del secondo Concilio di Costantinopoli parla direttamente di un caso simile: "Se un vescovo trova un pretesto per incolpare il suo metropolita e rompe la comunione con lui prima di una considerazione conciliare e non fa menzione del suo nome al divino sacramento, il concilio emette il seguente giudizio riguardo a questo vescovo: che venga deposto dopo che è stato esposto che presumibilmente si è ritirato dal suo metropolita e ha creato uno scisma".

Perché non deponete Filaret Denisenko? Lo sapete il perché – perché deponendolo confermerete il suo rovesciamento nel 1992 e tutte le successive punizioni canoniche a lui imposte. E come ha detto lo stesso "patriarca onorario": "Se io sono anatematizzato – allora Epifanij non è nemmeno un prete". Quindi, schivate il problema e inventate qualche sconosciuta regola "canonica" come l'espulsione dall'episcopato o, come nel caso di Filaret, la privazione di "diritti canonici e doveri legati all'amministrazione della diocesi".

Ancora una volta - c'è la deposizione, c'è la rassegnazione delle dimissioni, c'è a sospensione dal sacerdozio, c'è l'anatema – ma il diritto canonico ecclesiale non conosce una cosa come il licenziamento.

E che cosa offrite a Filaret? Nella Chiesa dioggi, a coloro che violano i canoni viene offerto il pentimento. Nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tuttavia, a una tale persona è offerto di "fare appello al Santo Sinodo per quanto riguarda la considerazione conciliare della sua futura posizione nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Di nuovo, gentiluomini del club della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", voi dimostrate che il concetto di "peccato" vi è sconosciuto. Se una persona, e specialmente un vescovo, ha peccato, deve pentirsi. E voi offrite a una persona, che considerate un "vescovo", per avere commesso uno scisma, cioè un peccato che, secondo l'insegnamento patristico, non è lavato via nemmeno con il sangue del martirio, non di pentirsi di questo peccato ma di fari domanda per ottenere un lavoro migliore nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ecco la vostra coscienza ecclesiale!

Post scriptum. Pensate davvero che Filaret, a 90 anni, si precipiterà dal giovane Epifanij con una lettera del genere?

Ristabilimento del "patriarcato" di Kiev

Ecco, infine, l'ultimo paragrafo dell'accattivante documento.

5. [Delibera di] Testimoniare che il pleroma della Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev, così come il pleroma della Chiesa ortodossa autocefala ucraina, secondo le loro decisioni dei Concili locali del 15 dicembre 2018 e del Concilio d'Unificazione del 15 dicembre 2018, si è riunito in un'unica Chiesa locale ortodossa, che è l'unica erede e successore storico, canonico e legale delle loro attività. Nessuna decisione, ordine o altro documento, emesso a nome della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev sotto il nome dei propri organi statutari dopo la registrazione legale della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina) il 30 gennaio 2019 ha forza canonica e legale, ed è a priori invalido e non soggetto a esecuzione".

Di nuovo, voi, signori, membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", correte il rischio di fare una figura da fessi. Collegate l'invalidità di tutti gli ordini e i documenti della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" con la registrazione di un'entità legale che va sotto il nome di "Metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)". Ma il 18 giugno 2019, il tribunale amministrativo distrettuale di Kiev ha accettato il reclamo della Chiesa ortodossa ucraina sull'invalidità di tale registrazione. In termini puramente legali, la probabilità che il tribunale annulli la registrazione di questa "Metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)" è vicina al 100%. A meno che, naturalmente, non intervenga la politica.

Il tribunale sarà obbligato a cancellare la registrazione della "Metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)" almeno per il fatto che non esiste un tale nome in alcun documento costitutivo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": né nel Tomos né nello statuto. Si chiama "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o "Santa Chiesa dell'Ucraina". E nello statuto è chiamata solo "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

prima pagina dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: pomisna.info

Non esiste alcuna "Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)"! Pertanto, il tribunale sarà obbligato a cancellare la registrazione. E quindi risulterà che tutti gli ordini di Filaret pubblicati su carta intestata della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" torneranno a essere validi.

In generale, la decisione del "santo sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" provoca solo risate amare e grande sorpresa. Quanto deve essere stato analfabeta e miope chi ha scritto questi testi! Quanto deve aver trascurato non solo i sacri canoni della Chiesa, ma anche quei documenti che "sostengono" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": il suo Tomos e il suo statuto.

Comunque, tutto questo è chiaro. Ciò che è basato su una bugia può solo far nascere un'altra bugia. I membri del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si stanno ancora più impegolando nelle loro decisioni e risoluzioni. Una bugia si sovrappone a un'altra e ne rende necesaria una terza. E così sarà, all'infinito. Questo è molto penoso da vedersi, ma è comprensibile. "Corona degli stolti è la loro stoltezza" (Pr 14, 24).

Ma c'è una cosa incomprensibile in tutto questo. Perché l'ex metropolita Simeon (Shostatskij) di Vinnitsa è ancora presente nel sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tra queste persone perdute? Non è ancora stufo di queste "carrube date da mangiare ai maiali" (Luca 15:16)? Non si è ancora ricordato "quanti servi di mio padre hanno cibo in abbondanza, e io sto qui a morire di fame!" (Luca 15:17)? Non gli manca la purezza, la luce e la grazia che aveva lasciato nella Chiesa ortodossa ucraina? Non è forse giunto per lui il momento di dire a se stesso: "Partirò e andrò da mio padre" (Luca 15:18)?

 
Valori occidentali: quelli del popolo o quelli delle élite?

Ieri, il 4 luglio, senza copertura giornalistica, o piuttosto censurato, dai media occidentali, papa Francesco ha incontrato il presidente Putin. Hanno parlato della feroce persecuzione della Chiesa in Ucraina, in Siria e dei numerosi casi di persecuzione dei cristiani in altri paesi, nonché della crisi in Venezuela e del sostegno alla vita familiare e ad altri valori cristiani ("tradizionali"). Papa Francesco ha bisogno del sostegno del presidente cristiano Putin e dell'aiuto russo nella lotta contro il secolarismo. Chiaramente non lo troverà nei leader anti-cristiani occidentali che odiano Cristo. Tutto questo è molto diverso rispetto a cinquant'anni fa. Allora la Chiesa in Russia aveva subito la più terribile persecuzione secolarista nella storia del mondo e i leader occidentali si presentavano ancora (anche se fingevano) come cristiani.

Abbiamo davvero fatto molta strada negli ultimi cinquant'anni. Nel luglio 1969 tre astronauti, leggendo la Bibbia, sbarcarono sulla Luna. Erano tutti maschi bianchi. Oggi non ci sarebbe la Bibbia, un astronauta dovrebbe essere nero, uno asiatico, due dovrebbero essere donne, uno disabile e uno (se non tutti e tre) LGBT. Altrimenti non avrebbero semplicemente il permesso di andare sulla Luna.

Leader e giornalisti occidentali continuano a decantare i valori occidentali; ma questi sono molto diversi da cinquanta anni fa. Oggi i "valori" occidentali includono milioni di omicidi di bambini ogni anno, la promozione aggressiva delle perversioni sessuali, spietate spoliazioni di beni e genocidi in paesi stranieri e la terrorizzazione del mondo non occidentale attraverso sanzioni illegali, specialmente contro Cina, Iran, Turchia, Siria e Russia. Il paganesimo romano è vivo e vegeto. L'élite del mondo metropolitano, che spazia dal clan Clinton ai commissari europei ai guerrafondai della NATO, al presidente Macron imposto dai banchieri Rothschild, ai giornalisti della BBC e della CNN ampiamente sovrappagati e ampiamente di parte, mostra il proprio totale disprezzo per il "popolo" nelle loro dichiarazioni apertamente ironiche sul "populismo".

Il mondo occidentale ha perso il suo orientamento perché ha rinunciato alle sue radici cristiane. Ha impostato la sua rotta su un corso chiaramente suicida. Come ogni casa che ha rinunciato alle sue fondamenta, crollerà. Questa sarà la fine della civiltà occidentale: fortunatamente, in Russia, la civiltà cristiana è sopravvissuta alla persecuzione dei valori occidentali e siamo pronti a sostenere l'Occidente e a convertirlo. Non è ancora tutto perduto.

 
Padre Sergej Sveshnikov: Il digiuno per i non monaci

Con la settimana che inizia, si chiude il tempo ordinario dell’anno liturgico, e ci incamminiamo verso la Grande Quaresima. Tempo buono per riflettere sul nostro digiuno. Padre Sergej Sveshnikov, in un raduno di giovani ortodossi tenuto nell’Oregon lo scorso dicembre, offre spunti preziosi per capire come il digiuno, nato come disciplina monastica, può essere ancora perfettamente proponibile a chi vive nel mondo, e anche nel mondo contemporaneo, con le sue paradossali facilitazioni e al tempo stesso i suoi impedimenti sociali a un digiuno tradizionale. Partendo da dati di assoluto buon senso e di rigore religioso e scientifico, ci invita a considerare quali sono i più importanti adattamenti culturali che dovremmo applicare al digiuno in casi di vere necessità fisiologiche (le gravidanze, l’età evolutiva, il periodo degli studi, i lavori più impegnativi), e dove invece faremmo meglio a non volere a tutti i costi applicare le dispense storicamente concesse dalla tradizione ecclesiastica in situazioni oggettivamente diverse dalle nostre (per esempio, i viaggi). Il testo di Padre Sergej è veramente utile a molti livelli, e anche chi si è interrogato per molti anni sul senso del digiuno vi troverà approfondimenti interessanti: lo presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
L'arcivescovo Elpidophoros d'America, o la fine di tutte le illusioni sul Fanar

L'autore di questa analisi dell'attuale minaccia che incombe sull'Ortodossia mondiale, Arkadij Maler, è uno studioso e insegnante di filosofia specializzato in filosofia religiosa russa. È membro della Commissione biblico-teologica sinodale della presenza inter-conciliare del patriarcato di Mosca e fondatore del "Club bizantino" di Mosca. Maler è autore di quattro libri religioso-filosofici, che includono il tema di Costantino il Grande e la missione spirituale della Russia.

l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis)

Non è passato mezzo anno dalla formazione da parte del Patriarcato di Costantinopoli di una finta chiesa raffazzonata e politicamente strategica in Ucraina sotto l'abbreviazione deliberatamente ridicola eppure ufficiale di COULU, [1] che i suoi partecipanti principali hanno già prevedibilmente iniziato a fare scismi, e per di più così rapidamente che questo scisma all'interno di uno scisma ha regolari aggiornamenti nei feed di notizie in tempo reale. Ma mentre questi processi tragicomici si sviluppano a Kiev, nel Patriarcato di Costantinopoli si è svolto un evento molto importante, che promette conseguenze molto gravi a lungo termine: è stato intronizzato come arcivescovo di tutte le parrocchie greche negli Stati Uniti l'attivo sostenitore di un potere illimitato per il Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita Elpidophoros (Lambriniadis, nato nel 1967, precedentemente metropolita di Bursa), che ha ricevuto anche il titolo di "Esarca degli Oceani Atlantico e Pacifico" (nella tradizione greca un arcivescovo è superiore di rango a un metropolita).

Ricordiamo ai nostri lettori che dal momento della caduta di Bisanzio la residenza del patriarcato di Costantinopoli è stata situata nel quartiere di Istanbul chiamato Fanar, fondamentalmente un ghetto religioso-etnico che corrisponde al numero piccolo e in via di estinzione dei suoi parrocchiani nella stessa Turchia. Dopo la formazione della Chiesa ortodossa di Grecia nel XIX secolo, il territorio canonico del Patriarcato di Costantinopoli oltre i confini della Turchia è notevolmente diminuito, conservando solo le regioni settentrionali della Grecia e la maggior parte delle isole greche nel Mar Egeo. Perciò nel XX secolo il Fanar ha sviluppato gradualmente una nuova ideologia politico-religiosa di un curioso "papismo di Costantinopoli", secondo cui i greci di tutto il mondo devono automaticamente sottomettersi solo al Patriarcato di Costantinopoli; inoltre, tutti i paesi e le terre del mondo che non appartengono al territorio canonico di altre Chiese ortodosse locali appartengono anche automaticamente al Fanar. Ma ora nel XXI secolo queste ambizioni sono apparentemente troppo limitate per i sostenitori dell'espansionismo del Fanar, che stanno spingendo una nuova teoria su come il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto di revocare le autocefalie che una volta aveva concesso e stabilirne di nuove sui territori di altre Chiese – come hanno fatto il 5 gennaio di quest'anno, quando il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha firmato un tomos di autocefalia per quella stessa COULU. Certamente, queste politiche nel Fanar sono una diretta violazione del diritto canonico elementare, e non una sola Chiesa ortodossa locale ha riconosciuto tale "autocefalia ucraina", mentre la Chiesa ortodossa russa ha interrotto la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli; e non c'è alcun segno della sua restaurazione in vista.

In questa situazione, la nomina del metropolita Elpidophoros a capo dell'arcivescovado americano conferma definitivamente che il Fanar non ha intenzione di invertire il suo corso ideologico. Il fatto è che la diaspora greca di Stati Uniti e Canada, che comprende circa due milioni di persone, costituisce il principale collegio elettorale del Patriarcato di Costantinopoli, ed è la lobby dei fanarioti a Washington che fornisce ancora il patrocinio speciale dei politici americani al Fanar. Non c'è bisogno di sottolineare che la stretta cooperazione tra il Fanar e Washington non è stata messa in gioco dalla comune opposizione alla rinascita geopolitica della Russia e dal rafforzamento della Chiesa ortodossa russa a livello internazionale, e in questa intera truffa della "autocefalia ucraina" i funzionari americani hanno svolto un ruolo ovvio senza precedenti. E ora, in questo contesto politico, nominato alla cattedra americana c'è un uomo che non è solo un adepto dell'onnipotenza fanariota, ma il suo diretto ideologo, in effetti l'ideologo numero uno; e questo significa che quest'uomo è il pretendente più probabile al ruolo del futuro patriarca di Costantinopoli. In altre parole, mentre molti ortodossi su entrambi i lati dei confini canonici speravano piamente che il Fanar si dilettasse in fantasie papiste che presto sarebbero passate e la comunione eucaristica sarebbe stata presto ristabilita, in realtà queste speranze si sono rivelate vane. Se il patriarca Bartolomeo era solo l'ostinato realizzatore dell'ideologia del "papismo di Costantinopoli", allora il più probabile candidato alla sua posizione è l'ingegnere principale di tale ideologia.

Dal 2011, quando Elpidophoros è divenuto metropolita, è stato esteticamente molto impercettibile e sempre all'ombra del patriarca, occupando la modesta posizione di abate nel monastero sull'isola di Halki, dove si trovava la famosa accademia teologica chiusa dalle autorità turche nel 1971. Anche se è stato promesso molte volte, l'accademia non è mai stata restaurata e i suoi spaziosi edifici sono ancora vuoti, e questo non è sorprendente dato che la missione principale di Elpidophoros non era quella di sviluppare l'educazione accademica, ma di promuovere le pretese geopolitiche del Fanar. Proprio Elpidophoros è stato una figura chiave nella legalizzazione dello scisma ucraino del Patriarcato di Costantinopoli. Con l'avallo del patriarca Bartolomeo ha incontrato e condotto trattative nel corso di molti anni con i leader dello scisma ucraino, e nel momento politico più conveniente della presidenza russofoba di Poroshenko ha spinto il patriarca alla decisione fatale di stabilire una "autocefalia ucraina". Non è un caso che nel 2008, sotto il presidente Jushchenko, quando il patriarca Bartolomeo visitò a Kiev e molte persone si aspettavano che lo scisma ucraino fosse legalizzato in qualsiasi momento, Elpidophoros, allora a mala pena visibile, fu insignito della più alta onorificenza ucraina: l'Ordine di quinto grado del principe Jaroslav il Saggio; e il 4 aprile 2019, al completamento di questo progetto anti-canonico e anti-russo, il presidente Poroshenko ha assegnato al metropolita Elpidophoros il quarto grado dello stesso Ordine.

l'arcivescovo Elpidophoros e il patriarca Bartolomeo

Per coloro che hanno osservato le avventure politiche del metropolita Elpidophoros, la sua nomina alla cattedra americana era del tutto attesa e completamente prevedibile. Era lo stesso uomo che da tempo aveva fornito un collegamento regolare tra il Fanar, Washington e Kiev, ed era il candidato più probabile per questa posizione, che è fondamentalmente la seconda per importanza dopo il patriarca stesso. Basti ricordare che nel 1948 l'arcivescovo americano Athenagoras (Spyrou), che non aveva la cittadinanza turca e che era famoso per le sue idee ultra-ecumeniste, fu scelto come patriarca di Costantinopoli. Le autorità americane erano così interessate a vederlo insediato che, come è stato detto, fu trasferito a Istanbul da Washington con il jet personale di Harry Truman. Ma rispetto al patriarca Athenagoras l'attuale arcivescovo Elpidophoros ha un enorme vantaggio: non solo ha la cittadinanza turca, ma è anche nato e cresciuto a Istanbul e ha prestato servizio nell'esercito turco.

Se parliamo del contributo concettuale dell'arcivescovo Elpidophoros all'ideologia del "papismo di Costantinopoli", questo supera anche le fantasie più audaci dei suoi aderenti. È stato Elpidophoros a scrivere la risposta ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli alla "Posizione sul problema del primato nella Chiesa ecumenica", accettata il 25 dicembre 2013 dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa. La risposta del metropolita Elpidophoros è stata pubblicata il 7 gennaio 2014, il giorno della Natività di Cristo secondo il calendario giuliano, ed era intitolata appassionatamente e in modo significativo, "Primo senza pari". Questo è l'esempio più chiaro delle nuove eresie ecclesiologiche che sono sorte nel nostro tempo.

Come dovrebbe essere ben noto a qualsiasi parrocchiano ortodosso, tutte le Chiese ortodosse canoniche locali del mondo, che sono quattordici, sono fondamentalmente uguali tra loro, e hanno il diritto di concedere l'autocefalia alle loro parti, e di aprire parrocchie e diocesi su territori liberi da altre Chiese. Ma se un territorio è all'interno dei confini canonici di qualsiasi Chiesa locale, nessun'altra Chiesa ha il diritto di invadere quel territorio senza il permesso delle autorità ecclesiastiche di quel territorio. Lo status di patriarcato di Costantinopoli come "primo fra pari" (primus inter paribus) ha un carattere puramente formale e non gli conferisce alcuna reale superiorità rispetto alle altre Chiese. Questo status elevato si basa esclusivamente sul fatto che durante il periodo dell'Impero bizantino, il Patriarcato di Costantinopoli era situato nella capitale imperiale e aveva maggiori possibilità di influenzare la politica religiosa degli imperatori bizantini. Ma quell'impero è caduto 566 anni fa, e il Patriarcato di Costantinopoli non ha avuto alcuna delle funzioni di una capitale per lungo tempo, se non nel quadro della stessa Turchia. Se questo status formale ha un qualche significato, sarebbe solo per il fatto che il patriarcato è al primo posto in ordine di commemorazione delle Chiese locali canoniche, in quelli che sono chiamati i dittici, che sono necessari nei servizi divini quando si prega per i primati di tutte le Chiese canoniche. Ricorderò anche al lettore che in connessione con la rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli a Mosca, il nome del patriarca Bartolomeo non è menzionato nella Chiesa russa, e la lista dei primati ortodossi inizia con il successivo patriarca dopo di lui, Teodoro d'Alessandria.

Tuttavia, per gli ideologi dell'onnipotenza del Fanar il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto di fare praticamente qualsiasi cosa; ma se in passato hanno tentato di basare la loro autorità su una spiegazione altamente creativa dei canoni, nel 2014 il metropolita Elpidophoros si è spinto ancora più oltre e ha deciso di tracciare un'analogia diretta tra la posizione del Patriarcato di Costantinopoli e Dio Padre stesso! Inizia il suo costrutto teorico con il seguente ragionamento:

Per un lungo periodo nella storia della Chiesa, il primo ierarca è stato il vescovo di Roma. Dopo la rottura della comunione eucaristica con Roma, canonicamente il primo ierarca della Chiesa ortodossa è l'arcivescovo di Costantinopoli. Nel caso dell'arcivescovo di Costantinopoli, osserviamo la singolare coincidenza di tutti e tre i livelli del primato, vale a dire quello locale (come arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma), quello regionale (come patriarca) e quello universale o mondiale (come patriarca ecumenico). Questo triplice primato si traduce in privilegi specifici, come il diritto d'appello e il diritto di concedere o revocare l'autocefalia...

Non vi è alcuna connessione logica in questo ragionamento, perché il patriarca di Costantinopoli, proprio come il papa romano nei tempi prima dello scisma, era il vescovo canonico solo della propria città e primo ierarca solo della sua Chiesa locale, "regionale". Se attribuiamo al patriarca di Costantinopoli quei privilegi d'autorità universale che il papa romano attribuiva a se stesso a suo tempo, allora perché non abbiamo riconosciuto il papismo romano in quel tempo? Vale la pena notare che qui sorgono molte domande semplici e logiche, ma l'arcivescovo Elpidophoros, appena nominato, non solo non si preoccupa di argomentare canonicamente la sua posizione, ma si addentra perfino in una discussione arbitraria sulla divina Trinità, insistendo direttamente sul fatto che il primato del patriarca di Costantinopoli è analogo nella Chiesa universale al primato di Dio Padre nella santa Trinità.

Notiamo che questa innovazione dogmatica, non ancora fissata sul piano sinodale, appartiene a un altro ideologo del "papismo di Costantinopoli": il teologo e filosofo metropolita Ioannis (Zizioulas), che a mio avviso ha screditato la filosofia del personalismo ortodosso e della sintesi neo-patristica con il suo ragionamento artificioso e arbitrario. Sfortunatamente, il concetto strano (per dirla in modo mite) e (in senso stretto) eretico del metropolita Ioannis (Zizioulas) è stato sostenuto dai partecipanti a una sessione di dialogo teologico ortodosso-cattolico a Ravenna nel 2006, contro la posizione della Chiesa russa, rappresentata dal metropolita Ilarion (Alfeev). Dopo la pubblicazione del documento conclusivo della convenzione di Ravenna, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha ufficialmente respinto le sue risoluzioni.

Basando le sue conclusioni sul documento di Ravenna, il metropolita Elpidophoros dice:

La Chiesa ha sempre e sistematicamente compreso la persona del Padre come la prima ("la monarchia del Padre") nella comunione delle persone della Santa Trinità. Se dovessimo seguire la logica del testo del Sinodo russo, dovremmo anche affermare che Dio Padre non è egli stesso la causa senza inizio della divinità della paternità... ma diventa un destinatario del suo "primato" . Da dove? Dalle altre Persone della Santissima Trinità? ...È possibile che il Figlio o lo Spirito Santo "preceda" il Padre?

E più in basso arriva la conclusione ecclesiologica:

Il primato dell'arcivescovo di Costantinopoli non ha nulla a che fare con i dittici, che, come abbiamo già detto, esprimono semplicemente questo rango gerarchico... Se parleremo della fonte di un primato, allora la fonte del primato è proprio la persona dell'arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno "tra pari", ma come arcivescovo di Costantinopoli è primo ierarca senza eguali (primus sine paribus).

Non possiamo fare a meno di notare che questo ragionamento è assolutamente assurdo sia di fatto che nell'essenza. In realtà, nel documento sinodale della Chiesa russa non si afferma in nessun luogo - né si può affermare – che la causa della divinità e paternità di Dio Padre è il Figlio e lo Spirito Santo. Al contrario, è confermato che è incorretto comparare i ruoli di un vescovo primario nella Chiesa universale con la posizione occupata da Dio Padre nella divina Trinità. Tale confronto porta non solo a una distorta comprensione della triadologia ortodossa, introducendo nell'insegnamento sulla Trinità un subordinazionismo eretico (l'idea che il Figlio e lo Spirito siano subordinati a Dio Padre), ma anche a una concezione distorta dell'ordine ecclesiastico, cioè quella propagata dal metropolita Elpidophoros. Essenzialmente, la persona di un vescovo o patriarca è la persona di un essere umano creato e mortale, che riceve i suoi poteri gerarchici dalla Chiesa, che è stata fondata ed è guidata da Dio la Trinità. Il vescovo o il patriarca stesso non può mai, in nessun modo, essere la "fonte senza inizio" del proprio potere; non rimane che il suo portatore, e questa autorità gli può essere portata via dalla decisione della Chiesa stessa. Se l'episcopato della Chiesa di Costantinopoli non è d'accordo con questo, allora è già nell'eresia, e non solo eresia ecclesiologica ma anche antropologica e triadologica. Non ci può essere distorsione della fede ortodossa peggiore di tale eresia.

A quali risultati pratici porta quest'idea della Trinità e del potere mistico del Patriarcato di Costantinopoli? Proprio agli stessi che l'attuale arcivescovo americano ha espresso nella sua scandalosa risposta alla Chiesa russa. Quindi, si scopre che il patriarca di Costantinopoli, in quanto fonte di autorità ecclesiastica per tutta la pienezza dell'Ortodossia universale, ha il diritto di accettare appelli da qualsiasi Chiesa locale, e nella sua capacità unica, concedere, e, cosa ancor più interessante, revocare (!) autocefalie precedentemente concesse. E tutte queste non sono solo teorie astratte di singoli fantasisti di rango ecclesiastico, ma istruzioni dirette per l'azione. Dopotutto, il Fanar ora applica questa stessa politica alla Chiesa russa nel caso dello scisma ucraino, e alla Chiesa serba nel caso dello scisma macedone. [2]

Per timore che nessuno dubiti della serietà di queste intenzioni, la risposta del metropolita Elpidophoros è stata pubblicata sul sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli, [3] ed esprime quindi la sua "linea generale". Sono passati cinque anni dal momento della sua pubblicazione e il 6 gennaio 2019, alla vigilia della Natività di Cristo, il Patriarca Bartolomeo ha messo in atto i "diritti" formulati dal metropolita Elpidophoros concedendo autocefalia agli scismatici ucraini. Per inciso, ancor prima di questa decisione, il patriarca di Costantinopoli ha esercitato un altro dei suoi "diritti" accettando in comunione eucaristica il leader dello scisma ucraino che era stato scomunicato dalla Chiesa e "restaurando" altri scismatici al loro grado episcopale.

Infatti, nel corso della storia della COULU, il oatriarca Bartolomeo ha agito come "primo senza pari", non solo senza il sostegno di altre Chiese ortodosse locali, ma anche ignorando manifestamente la posizione espressa con precisione da quelli che sono chiaramente opposti alla legalizzazione dello scisma ucraino.

La questione di come la Chiesa ortodossa dovrebbe concedere l'autocefalia in futuro è stata discussa in seno alla Commissione per la preparazione del Concilio pan-ortodosso nel corso di diversi decenni. Il risultato è stato la produzione di una bozza di documento, secondo la quale la concessione di una nuova autocefalia presuppone il riconoscimento unificato da parte di tutte le Chiese ortodosse locali generalmente accettate, e un tomo di autocefalia deve essere firmato dai loro primati nell'ordine dei dittici. Il testo principale di questo documento è stato concordato, ma non è stati stati in grado di concordare su come dovrebbero essere disposte le firme dei primati. Il Fanar insisteva affinché la firma del Patriarca di Costantinopoli fosse accompagnata dalla parola "risolve", mentre le firme di tutti gli altri primati dovrebbero avere una parola diversa accanto a loro, che potrebbe essere tradotta come "si uniscono alla risoluzione". Certe altre Chiese, legittimamente, non erano affatto d'accordo con la proposta dei fanarioti, che ovviamente confermerebbe ufficialmente il primato del patriarca di Costantinopoli – e di conseguenza la questione è rimasta sospesa nell'aria.

Ora il patriarca Bartolomeo ritiene che tutti gli accordi raggiunti siano "come se non fossero mai stati". Secondo la nuova, ancora più radicale teoria del papismo del Fanar, così chiaramente formulata dal metropolita Elpidophoros, il patriarca di Costantinopoli ha il diritto di concedere unilateralmente un'autocefalia proprio perché lui, come Dio il Padre nella Trinità, è la fonte singolare di potere nella Chiesa universale e quindi nessun concilio o citazione della Scrittura e della Tradizione può limitare le sue ambizioni. Dobbiamo notare che tali affermazioni stanno comparendo ora per la prima volta dallo scisma cattolico romano, e molti ortodossi in tutto il mondo semplicemente non riescono a immaginare come reagire ad esse, inoltre non vogliono nemmeno credere che tutto questo sia accadendo pur con il minimo brandello di serietà. Ma tutte le azioni del Fanar in Ucraina e quindi la nomina del principale ideologo del "papismo di Costantinopoli" alla cattedra chiave dell'America mostrano inequivocabilmente che il Patriarcato di Costantinopoli ha in tutta serietà concepito se stesso come l'unica e assoluta autorità in tutto il mondo ortodosso – è un problema a lungo termine, e non c'è alcuna speranza che questa situazione si corregga da sola, né può esserci.

Pertanto, non c'è nulla di più pericoloso, per lo sviluppo di proficue relazioni inter-ecclesiali e dell' unità con la Chiesa ortodossa russa, che sperare ingenuamente che tutto questo in qualche modo si corregga e si calmi da solo, che l'intera faccenda sia solo la mentalità del patriarca Bartolomeo e alcune relazioni personali tra i politici della Chiesa. In realtà, non avremo altri Fanar nel prevedibile futuro storico, e il Patriarcato di Costantinopoli rimarrà la fonte di una continua destabilizzazione nel mondo ortodosso, forzando su tutti gli altri le sue ambizioni e le sue innovazioni teologiche arbitrarie. Capire questo fatto oggettivo senza illusioni o autoinganni è una precondizione minima per reagire in modo adeguato ed efficace a queste sfide.

Note

[1] Altrove abbreviato in CODU, "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". COULU sta per "Chiesa ortodossa ucraina locale unita ". L'acronimo in russo e ucraino, in cui sarebbe pronunciato "EPUPTS" ("ЕПУПЦ"), suona stupido in quelle lingue così come in italiano.

[2] Si veda tuttavia questo sviluppo, che ha avuto luogo dopo la pubblicazione del testo originale di questo articolo. Certo, il patriarca Bartolomeo aveva fatto una dichiarazione simile riguardo agli scismatici ucraini in precedenza, riconoscendo l'anatema contro Filaret, ma poi in completa contraddizione con le sue stesse parole ha fatto ciò che ora vediamo in Ucraina, quindi nessuno può essere del tutto sicuro che non farà la stessa cosa in Macedonia, avendone un'opportunità.

[3] Il testo può essere trovato qui.

 
FotosSez.php?locale=it&fotossezPage=1 FotosSez.php?locale=it&fotossezPage=55   52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 di 104  FotosSez.php?locale=it&fotossezPage=57 FotosSez.php?locale=it&fotossezPage=104  
Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE