Durante le vacanze del Natale ortodosso, un team di giornalisti tedeschi del Bild-Zeitung ha intervistato il presidente Putin a Sochi. L’intervista, condotta molto bene da entrambe le parti, non solo segna un gradito cambio di registro dalla precedente linea, ormai da due anni virulentemente russofoba, della stampa tedesca, ma mostra anche che il punto di vista russo è ben capito da chi ha un certo peso nell’Unione Europea. Una parte importante dell’intervista riguarda lo status dei paesi dell’Europa dell’Est (che, assieme quelli dell’ex-Unione Sovietica, comprendono la stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi del mondo). L’intervista, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, è stata commentata magistralmente da Alexander Mercouris su Russia Insider e sul blog di Saker.
Quando era piccolo, sua nonna gli diceva spesso: "Figliolo mio, quando sarai grande e sentirai un peso sull'anima – va' in chiesa, lì ti sentirai meglio".
Quando crebbe, la vita diventò del tutto insopportabile, gli venne in mente il consiglio della nonna e andò in una chiesa.
Qualcuno si avvicinò e gli disse: "Non tenere le mani così"!
Arrivò un altro: "Non ti mettere lì!"
Un terzo lo spostò: "Non devi vestirti così!"
Poi venne una donna e gli disse: "Ragazzo, è meglio se esci dalla chiesa, vai a comprarti un libro su come ti devi comportare qui, e solo allora ritorna!".
Il giovane uscì dalla chiesa, si sedette su una panchina e iniziò a piangere. All'improvviso udì una voce: "Perché piangi, figlio mio?"
Alzò lo sguardo e vide Cristo.
"Signore! Non mi lasciano entrare in chiesa", disse.
Gesù lo abbracciò: "Non piangere. Non lasciano entrare neppure me..."
È disponibile il calendario da muro del 2016 con le date corrispondenti alle feste del calendario giuliano e le indicazioni dei periodi di digiuno. Il calendario riporta anche le foto delle chiese di Milano, Musadino (VA), Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rovereto e Torino, dove nello scorso novembre è passata in visita la delegazione della Settimana della diaspora ortodossa moldava in Italia. Copie del calendario si possono trovare presso tutte queste chiese, inclusa la nostra.
dello ieromonaco Seraphim (Rose) di Platina, 1934-1982
Un grosso errore che possiamo fare con la nostra Ortodossia è essere troppo larghi, troppo "liberali" nei suoi riguardi. Questo deriva dall'ignoranza. Alcuni ortodossi pensano che la Chiesa ortodossa non sia altro che l'equivalente russo o greco della Chiesa episcopaliana; con una tale idea, naturalmente, non faremo molto sforzo per portare a chiunque alla fede ortodossa. Questo è l'errore del movimento ecumenico, che organizza incontri e conferenze con le Chiese non ortodosse, non con l'obiettivo di portarla alla vera fede dell'Ortodossia, ma su una base di amicizia mondana, per parlare delle cose secondarie che abbiamo in comune con loro, e per sorvolare sulle differenze che ci separano e su una consapevolezza di ciò che può portare a desiderare la fede ortodossa. Questo non vuol dire che tutti gli incontri tra cristiani ortodossi e non ortodossi, anche a livello ufficiale, siano sbagliati – ma solo che, come normalmente praticati, questi incontri non sono una testimonianza ortodossa ai non ortodossi, come dovrebbero essere.
Con tutto il rispetto per le opinioni dei non ortodossi, noi non viviamo rettamente la nostra fede ortodossa se non mettiamo gli altri in qualche modo a conoscenza i ciò che è differente nell'Ortodossia. Questo non significa necessariamente discussioni e polemiche circa gli aspetti della fede, anche se questo potrebbe sorgere dopo che gli altri si sono interessati all'Ortodossia. Il modo in cui uno conduce la propria vita ortodossa, se uno è serio sul rispetto dell'impegno di essere un cristiano ortodosso, è già una testimonianza per gli altri...
Ancora un altro errore fatto dagli ortodossi contemporanei è quello che si potrebbe chiamare la "mentalità della fortezza": abbiamo la verità dell'Ortodossia, e i tempi sono così cattivi che la nostra attività principale ora è di difendere questa verità contro i nemici da ogni lato. Spesso questa mentalità esagera nella ricerca di "traditori" e "eretici" in mezzo agli stessi cristiani ortodossi, e molto spesso è così preoccupata della sua "correttezza" e della "scorrettezza" degli altri, che le rimane molto poca forza per predicare il Vangelo della salvezza anche solo agli ortodossi, tanto meno a quelli di fuori della Chiesa.
Ora, l'Ortodossia è davvero il corretto insegnamento e il corretto culto a Dio, ed è per questo che è così facile cadere in questa tentazione. Ma dobbiamo ricordare che Cristo stesso era costantemente accusato di essere "scorretto" dai capi dei sacerdoti e dai farisei del suo tempo, e dobbiamo ricordare che la correttezza di per sé non è nulla, e può anche farci perdere la nostra anima, se prima di tutto non abbiamo qualcosa di molto più fondamentale e profondo – la "sola cosa necessaria" per la nostra salvezza. Questo "qualcosa" potrebbe essere chiamato "la fede viva," ed è inscindibile da qualcosa che oggi è molto carente nella Chiesa – il fervore evangelico. Se abbiamo trovato la vera fede dopo la nostra spesso ardua ricerca, non possiamo fare a meno di condividerla con gli altri. (The Orthodox Word, 2002, n. 226, pp. 247-248, 250-251)
Osserviamo nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" un reportage fotografico delle celebrazioni del Natale appena trascorso in Russia... intanto, la festa continua!
Padre John Whiteford risponde a un’obiezione comune tra i protestanti di oggi, che quando si rendono conto che le icone hanno un fondamento teologico, accettano a malincuore l’idea che le icone non siano idoli, ma comunque non vogliono venerarle. Ricercando le radici della venerazione delle icone nella Chiesa antica, padre John ci fornisce un saggio che possiamo leggere in traduzione italiana nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.
Presentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti la traduzione italiana di una serie di estratti dal libro della presbitera Athanasia Papadimitriou sul ruolo delle mogli dei preti nella Chiesa ortodossa. Questo argomento non è molto trattato nel mondo ortodosso in generale, e lo è ancor di meno nel mondo ortodosso in Italia, per cui giudichiamo indispensabile approfondire la conoscenza della metà meno appariscente – ma non per questo meno importante – di ogni famiglia sacerdotale ortodossa.
Padre Andrew Phillips ci conduce in una breve rassegna dei metodi di finanziamento delle chiese e delle possibili opzioni e obiezioni relative alla gestione economica delle parrocchie ortodosse: il costo delle candele, il sostentamento dei parroci, i rapporti con lo stato, le tariffe sulle funzioni e varie altre considerazioni. Alla fine, ci lascia con una proposta da lui ritenuta la migliore metodologia di finanziamento.
10/01/2016
Il metropolita Hierotheos di Nafpaktos sul prossimo sinodo pan-ortodosso e altri temi d’attualità
John Sanidopoulos ci ha presentato nel suo blog Mystagogy una recente intervista al metropolita Hierotheos (Vlachos, nella foto) di Nafpaktos, a proposito di temi s’attualità per la Chiesa greca. Il buona parte la discussione è centrata sul futuro sinodo pan-ortodosso, nel quale il metropolita (uno dei più eruditi vescovi greci) lamenta l’assenza di una visione teologica. Altri temi trattati comprendono i casi dei sacerdoti “volontari” e gli impegni reciproci di Chiesa e stato, nonché la progressiva secolarizzazione dei costumi e dei valori nel popolo greco. Presentiamo la traduzione italiana dell’intervista nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.
09/01/2016
Padre Michael Johnson: osservazioni sul rito occidentale e gli ortodossi
Lo scorso 18 dicembre abbiamo presentato un articolo dal blog Western Rite Critic, che analizzava i rischi di uno sdoppiamento rituale all’interno di una singola comunione ecclesiale. Non è stata la prima volta, e non sarà l’ultima, in cui ci occupiamo del fenomeno pur minoritario del rito occidentale all’interno della Chiesa ortodossa; in primo luogo perché ci troviamo in un paese occidentale, e in un paese che ha avuto un ruolo non da poco nel determinare le forme cultuali dell’Occidente cristiano; in secondo luogo, perché siamo chiamati a rendere ragione della speranza che è in noi (1 Pt 3:15), non solo nelle questioni di fede, ma anche in quelle di culto (lex orandi, lex credendi est).
Oggi vogliamo fare un passo indietro nella storia, e riprendere in traduzione italiana le osservazioni di padre Michael Johnson (nella foto), un sacerdote ortodosso dell’area di Seattle, scritte in un bollettino del clero di ben vent’anni fa, nel 1996. Il testo inglese di queste osservazioni è stato finora disponibile sul sito della cattedrale della santa Trinità di San Francisco (che tra i molti testi di argomento liturgico ha anche numerose testimonianze critiche sul rito occidentale). A nostro parere le osservazioni di padre Michael sono ancora tutte valide, e meritano di essere prese in considerazione da tutti gli ortodossi, anche se finora hanno trovato ben poche risposte (e scarso desiderio di aprire un dibattito onesto in materia).
08/01/2016
Sul calendario giuliano, la tradizione della Chiesa e la difesa della fede
Ieri, nello spirito leggero e scherzoso di una festa, abbiamo affrontato la questione dei vantaggi del calendario giuliano in termini umoristici. Tuttavia, c’è molto da dire su questi vantaggi anche su un piano più serio e approfondito. Cerchiamo di capire questo tema con un articolo che ci spiega molto anche dell’attitudine dei russi nei confronti del calendario.
Lo storico Pavel Kuzenkov (nella foto), docente all'Università statale di Mosca e in numerose istituzioni accademiche ortodosse, ha compiuto studi approfonditi e pubblicato libri sulla storia del calendario ecclesiale. Presentiamo nella sezione "Ortoprassi" dei documenti il suo ultimo articolo, pubblicato solo pochi giorni fa dal portale Pravoslavie.ru, nell’originale russo e in traduzione italiana.
07/01/2016
I 10 principali vantaggi per celebrare il Natale secondo il calendario giuliano
... a tutti i nostri fratelli cristiani in Siria (qui rappresentati in una foto che la dice lunga, con il presidente Assad e sua moglie che hanno passato il Natale del nuovo calendario in una delle chiese ortodosse del paese)
06/01/2016
Messaggio di Natale di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' agli arcipastori, pastori, diaconi, monaci e a tutti i fedeli figli della Chiesa ortodossa russa
In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi:
Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo,
perché noi avessimo la vita per lui.
(1 Gv 4:9)
Sacratissimi arcipastori, reverendi padri, onorati monaci e monache, cari fratelli e sorelle!
Da un cuore pieno di gioia per il Figlio di Dio incarnato, mi rivolgo a tutti voi congratulandomi con voi nell'occasione della luminosa e vivificante festa del Natale del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
"Gloria negli eccelsi a Dio, e sulla terra pace, e tra gli uomini la benevolenza!" (Lc 2:14). Glorificando di anno in anno l'indicibile accondiscendenza del Salvatore nei nostri confronti,
Noi, come i pastori di Betlemme che hanno udito dall'angelo "una grande gioia, che sarà per tutto il popolo" (Lc 2:10), ci affrettiamo a vedere con gli occhi spirituali il Messia, la cui venuta hanno predetto i gloriosi profeti e che una gran moltitudine di uomini e donne ha atteso.
Ed ecco che l'Atteso da tutti i popoli, secondo le parole del profeta Aggeo (Ag 2:7) ha svuotato se stesso, prendendo forma di servo, facendosi simile agli uomini (Fl 2:7). Il Creatore dell'universo non sceglie per sé un palazzo imperiale, una dimora da sovrano di questo mondo, un castello da ricchi e da famosi. Non cerca neppure un luogo in un albergo. Il Figlio di Dio nasce in una grotta per bestie da soma, e da culla gli serve una mangiatoia per animali.
Che cosa può essere inferiore alla grotta e più umile delle fasce, tra le quali ha rifulso la ricchezza della divinità? Scegliendo per il mistero della nostra salvezza la povertà ultima (come dice l'Ipacoe della festa), Cristo non accetta intenzionalmente quei valori che sono considerati tanto importanti nel nostro mondo: il potere, la ricchezza, la gloria, la provenienza nobile e lo stato sociale. Ci propone un'altra legge di vita, la legge dell'umiltà e dell'amore, che vincono l'orgoglio e la cattiveria. In conformità con questa legge la debolezza umana, unita con la grazia di Dio, diviene quella forza, contro la quale nulla possono il potere e la sovranità di questo mondo. La forza di Dio non si manifesta nella grandezza terrena e nel benessere mondano, ma nella semplicità e nell'umiltà del cuore.
Secondo le parole del venerabile Serafino di Sarov, "il Signore cerca cuori pieni di amore per Dio e per il prossimo – ecco l'altare su cui gli piace stare... Figlio, dammi il tuo cuore, – dice il Signore – e tutto il resto te lo darò in sovrappiù, perché nel cuore dell'uomo può essere contenuto il regno di Dio" (Discorso sullo scopo della vita cristiana). Il Signore non si tiene lontano dai poveri e dai senza tetto, non disprezza quelli che hanno pochi soldi o un lavoro di scarso prestigio, e ancor più, non disprezza chi ha una disabilità fisica o una grave malattia. Tutto ciò in sé non avvicina né allontana l'uomo da Dio, perciò non deve provocarci tristezza o divenire causa di una disperazione mortale. Il Salvatore chiama noi stessi. Figlio mio! Figlia mia! Dammi il tuo cuore – così egli ci chiama (Prov 23:26).
La mirabile festa della Natività del Signore ci ricorda la necessità di seguire senza indugio Cristo, che è venuto perché l'uomo abbia la vita, e l'abbia in abbondanza (Gv 10:10) è che è la singola via retta e verità innegabile e vita vera (Gv 14:6). Che nessuno di noi si spaventi per le difficoltà che incontriamo in modo inevitabile, e che nessuno di noi si disperi per le prove che dobbiamo affrontare, poiché Dio è con noi! Dio è con noi e dalla nostra vita scompare la paura. Dio è con noi e noi otteniamo pace e gioia nell'anima. Dio è con noi e noi compiamo la nostra missione terrena con una forte speranza in lui.
Seguendo Cristo, l'uomo va contro alle forze di questo mondo. Non si sottomette alle tentazioni che incontra, e con determinazione distrugge gli ostacoli del peccato che si trova sul suo cammino. È solo il peccato che ci allontana da Dio e rende la nostra vita davvero amara. È il peccato che, bloccando la luce dell'amore divino, ci getta in numerose disgrazie e abbrutisce i nostri cuori nelle relazioni con le altre persone. Il peccato si vince solo per mezzo della grazia dello Spirito Santo, che ci è donata attraverso la Chiesa. La potenza di Dio accettata da noi, trasforma il nostro mondo interiore e ci aiuta a corrispondere alla volontà del Signore nel trasformare il mondo esteriore. Ecco perché quelli che si sono distaccati in un modo o in un altro dall’unità ecclesiale perdono la capacità di produrre frutti buoni nella verità, come un albero disseccato.
Vorrei rivolgere una parola particolare agli abitanti dell'Ucraina. Il conflitto fratricida che è comparso sulla terra dell'Ucraina non deve dividere i figli della Chiesa, seminando l'odio nei cuori. Un vero cristiano non può odiare né i vicini, né i lontani. "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni" (Mt 5:43-45). Che queste parole del Salvatore diventino per tutti noi una guida nella vita e che la cattiveria e il disprezzo per gli altri non trovino mai un posto nella nostra anima.
Mi appello a tutti i figli della Chiesa ortodossa multietnica della Rus' perché preghino in modo speciale per la fine quanto più rapida e piena della guerra in Ucraina, per la guarigione delle ferite del corpo e dell'anima provocate dalla guerra tra le persone. Chiediamolo a Dio con sincerità, sia in chiesa sia in casa. Preghiamo allo stesso modo anche per quei cristiani che vivono lontano dal nostro paese e che hanno sofferto in seguito a conflitti armati.
In questa notte di Natale piena di luce e nei giorni santi che verranno lodiamo e glorifichiamo il nostro Salvatore e Signore, che si è compiaciuto di venire nel mondo per il suo grande amore per gli uomini. Come i magi biblici, portiamo a Cristo il bambino divino i nostri doni: al posto dell'oro – il nostro amore sincero, al posto dell'incenso – la calda preghiera, al posto della mirra – la buona e sollecita attitudine verso i vicini e i lontani.
Mi congratulo ancora una volta con voi tutti, cari miei, nell'occasione della luminosa festa del Natale del Signore, così come del nuovo anno che inizia, augurandovi in preghiera la grande misericordia e generosità del signore Gesù, il portatore di molti doni.