Vi presentiamo in russo e in italiano il testo dell’intervista di Mikhail Tjurenkov del canale TV Tsargrad al professor Aleksej Osipov (nella foto), che fa osservazioni di gran rigore teologico sulle recenti riforme liturgiche della Chiesa di Roma e sulla mentalità che le determina.
Vi presentiamo la traduzione italiana della testimonianza sofferta ma sincera di un ortodosso americano, Dionysius Redington, lettore e consigliere parrocchiale che ha dovuto lasciare la parrocchia dell’Arcidiocesi greca d’America da lui servita, per opposizione alla nuova ecclesiologia papista del Fanar. Con la nuova generazione di estremisti alla guida delle diocesi costantinopolitane (nella foto, il nuovo arcivescovo Elpidophoros d’America), è probabile che sentiremo molte più storie come questa.
Terminiamo la traduzione italiana del diario di viaggio in Russia di padre John Whiteford (nella foto) con il resoconto del giorno finale e del pellegrinaggio ai monasteri di Optina e Shamordino. Anche se può sembrare strano presentare nei primi giorni dell’estate un viaggio fatto nel cuore dell’inverno russo, speriamo che questo episodio dica qualcosa a chi è interessato a partecipare al nostro prossimo pellegrinaggio parrocchiale, che in settembre toccherà anche questi monasteri.
Vi presentiamo in traduzione italiana la storia di Maksim, un cinese della provincia di Sichuan, divenuto il primo cristiano ortodosso della città di Chengdu (la capitale della provincia di Sichuan, una “cittadina” di oltre 14 milioni di abitanti) a causa del suo amore per la Russia.
25/06/2019
I politici cercano di sedersi sul trono della Chiesa perché non vedono Cristo che vi è seduto sopra
Vi presentiamo il testo russo e italiano dell’intervista del diacono Sergej Geruk al metropolita Onufrij di Kiev: nelle parole di sua Beatitudine possiamo apprezzare la serenità e la lucidità di un pastore d'anime che anche nelle circostanze più complicate sa sempre mettere Cristo al primo posto.
Sabato 22 giugno il metropolita Antonij ha presentato ai chierici moldavi dell'Italia il vescovo Ambrozie (Munteanu, a sinistra nella foto), che con il titolo di vescovo di Bogorodsk è stato assegnato come suo vicario con un compito speciale di cura degli ortodossi moldavi in Italia.
Il vescovo Ambrozie (al secolo Vitalie Munteanu) è nato il 25 ottobre del 1973 nel villaggio di Taxobeni (distretto di Făleşti) in Moldova. È stato tonsurato nel 1993, ordinato diacono nel 1994 e prete nel 1996 nel monastero di Noul Neamţ; ha studiato teologia a Chişinău, Mosca e Kiev, ed è stato superiore o padre spirituale in diversi monasteri, a Călărăşeuca (Ocniţa), Briceni, Edineţ, Rudi (Donduşeni), Căpriana (Străşeni) e Frumoasa (Călăraşi).
Elevato all’episcopato alla fine del 2011, ha servito per sette anni come vescovo in russia, a Neftekamsk (nel nord-ovest del Bashkortostan, vicino all'Udmurtia). Ora, realizzando un progetto a lungo pianificato, il Santo Sinodo lo ha assegnato all’Italia, dove i chierici e i fedeli moldavi costituiscono la maggioranza della presenza della Chiesa ortodossa russa in Italia.
Gli ambiti della cura episcopale del vescovo Ambrozie non sono ancora delineati con precisione, e apprezziamo la delicatezza pastorale della nostra Chiesa, che ha voluto offrire un confronto con i suoi stessi compaesani in Italia prima di fissare le sue competenze. Sicuramente per la nostra parrocchia, composta per la maggior parte da moldavi, sarà un piacere incontrare quanto prima il vescovo Ambrozie, che ci conosce da anni e che ha spesso desiderato farci visita.
Pe Stăpânul și Arhiereul nostru, Doamne Îl păzește!
Il presule e ierarca nostro, Signore, custodiscilo!
22/06/2019
Cosa succede quando dei noti cristiani ortodossi diventano musulmani?
La Russia, storicamente multireligiosa, non vede la “minaccia islamica” nel modo allarmista con cui la vede il mondo occidentale, ma nondimeno è attenta al fenomeno delle conversioni. Nell’articolo della monaca Cornelia (Rees) che vi presentiamo in traduzione italiana, si prendono in considerazione alcuni casi di preti ortodossi che negli ultimi decenni hanno lasciato la loro vocazione per diventare musulmani. Parliamo di un numero esiguo di quattro preti (su 23.000 preti nella Chiesa ortodossa russa), tre dei quali hanno in seguito lasciato l’islam. Tuttavia, anche casi così rari fanno discutere, e nell’articolo possiamo trovare alcune risposte su questo strano fenomeno, e su come esso coinvolga anche le nostre vite.
Passato il giorno in cui tutta la follia sembra essere scoppiata all’interno dello scisma ucraino per rivelarne la futilità, non dobbiamo dimenticare che il diavolo riesce a tentare anche quelli che stanno al sicuro all’interno dei confini ben stabiliti della Chiesa. Diamo un’occhiata alla lista che ha preparato padre Geoffey Kortz di Hamilton (Canada), e osserviamo quanto nelle nostre stesse vite è all’opera un piano per portarci lontani dalla Chiesa e dalla salvezza.
Come ci ricorda il detto popolare, tutto ciò che è ottenuto con la disonestà e l'inganno prima o poi si ritorce contro chi se lo è procurato, e questo lo abbiamo notato fin dall'inizio della crisi ucraina (come, siamo sicuri, lo avranno notato i nostri perspicaci lettori).
Ora vediamo convergere verso la resa dei conti tutti i responsabili della crisi, a cominciare dal cesaropapista presidente Poroshenko, "disperso sul campo" dopo una totale (e prevedibilissima) batosta elettorale. Vediamo come si dipana la matassa per gli occupanti dei troni ecclesiastici, veri o falsi che siano:
1) Il patriarca Bartolomeo si risente della reazione delle Chiese locali alle sue prerogative autoproclamate, arrivando a insultare la Chiesa di Cipro in una sfuriata su cui vi presentiamo un commento in russo e in italiano.
2) Lo pseudo-patriarca Filaret, messo alle strette, inizia paradossalmente a dire una serie di scomode verità che sconfessano tutta la sua retorica precedente, affermando che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è canonica, che il Tomos e l'unificazione non valgono nulla, e che se l'anatema di Mosca nei suoi confronti è valido (cosa della quale non abbiamo mai dubitato per un solo istante), allora il suo ex sodale e ora avversario Epifanij non è neppure un vero prete.
3) Quanto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", questa è vista come una struttura che inizia a cadere a pezzi nell’analisi del politologo Nikolaj Spiridonov, che vi presentiamo in russo e in italiano.
19/06/2019
Scismatici all'Athos: chi e perché fa andare membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla Montagna Santa
Vi presentiamo la versione russa e italiana dell’articolo di Taras Rebikov che cerca di fare un po’ di chiarezza sulle complicate interazioni dell’Ortodossia ucraina con il Monte Athos, spiegando come scismatici e nazionalisti cercano di strumentalizzare il Monte Santo come arma per la loro propaganda.
Vi presentiamo la traduzione italiana della vita di Sergij, al secolo Geraldio Lau Gefaldo (nella foto), un ortodosso indonesiano diciottenne che ha iniziato gli studi di medicina a Rostov sul Don, dove presta servizio in una parrocchia locale e si prepara a portare la testimonianza della fede cristiana ortodossa nel più grande paese musulmano del mondo.
17/06/2019
Il papato distopico di Bartolomeo I di Costantinopoli
Ormai il nostro tentativo di spiegare la crisi ucraina ha raggiunto le dimensioni di una piccola enciclopedia, e per quelli che non sono stati attenti a seguire la vicenda come hanno fatto i nostri lettori più assidui, si sente la necessità di riassumere tutti gli eventi in un breve saggio, da leggere in pochi minuti. È quello che ha provato a fare padre James Rosselli, un sacerdote di rito occidentale della ROCOR, che ci offre in traduzione italiana un quadro semplice, chiaro e senza mezzi termini.
…no, non si tratta di due missionari che viaggiano in coppia come i discepoli del Signore, ma di due persone agli estremi opposti dello spettro ecclesiale: di fatto, un archimandrita vero di una Chiesa vera e di un “archimandrita” fasullo di una “chiesa” fasulla, che vanno proprio dove li può portare la traiettoria della Chiesa vera e quella di una pseudo-chiesa:
1) L’archimandrita Nektarios (Babopoulous, al centro della foto, con l’epitrachilio bianco), segretario della diocesi di Tamassos a Cipro, è stato a visitare i fedeli ortodossi perseguitati in Ucraina, celebrando con le comunità scacciate dai loro luoghi di culto, e traendone un’esperienza di sofferenza santificante che lo ha edificato. Vi presentiamo il resoconto del suo viaggio per mostrare cosa sia la fratellanza cristiana.
2) Lo pseudo-archimandrita Boris (Bojović) della "Chiesa ortodossa montenegrina", è stato a Kiev a concelebrare con gli scismatici ucraini e con i vescovi Emmanuel e Amphilochios del Patriarcato di Costantinopoli, per rafforzare la sua “internazionale dello scisma” e al contempo affossare le residue speranze di buone relazioni tra i patriarcati di Costantinopoli e di Serbia. Vi presentiamo il resoconto del suo viaggio per mostrare cosa non si deve fare se si ha a cuore lo sviluppo di una coscienza cristiana.
Con l’elezione del metropolita greco-americano Nikitas (Loulias, nella foto) ad arcivescovo di Thyateira e Gran Bretagna, il Sinodo del Patriarcato ecumenico ha completato la terna dei nuovi arcivescovi detti “delle tre A”: Inghilterra (Αγγλία), America e Australia, tre regioni di particolare importanza per il Fanar, e finora in situazione stagnante o controversa.
Il nuovo arcivescovo, eletto dal Sinodo all’unanimità (come era successo per gli altri due arcivescovi, Makarios in Australia ed Elpidophoros in America) era stato metropolita in Asia orientale, quindi era stato riassegnato negli Stati Uniti dopo la débâcle missionaria del Patriarcato ecumenico in Indonesia, e messo per un decennio a occupare la sinecura di direttore dell’Istituto teologico patriarcale a Berkeley, in California.
La terna dei nuovi arcivescovi viene a confermare quel che vi abbiamo accennato lo scorso febbraio: le qualifiche per questi posti dirigenziali non sono di competenza pastorale o missionaria (come evidenziato dal fallimento epocale del nuovo arcivescovo di Gran Bretagna), né di teologia (la tesi del primus sine paribus del nuovo arcivescovo d’America continua a procurare brividi a chiunque abbia un poco di sane nozioni di ecclesiologia ortodossa), ma piuttosto di incrollabile lealtà al patriarca Bartolomeo. I nuovi pretoriani del Fanar non lasciano molta speranza in una risoluzione pacifica dell’attuale crisi ecclesiologica in seno alla Chiesa ortodossa.