La difesa della posizione del Patriarcato Ecumenico e del suo ruolo della crisi ucraina ha visto come protagonista mediatico la nostra vecchia conoscenza, l’arcivescovo Job (Getcha, nella foto), che tra le sue intervste degli ultimi giorni:
1 - Ha dichiarato che il nome della nuova Chiesa autocefala (non un patriarcato) che il Fanar sta imponendo sugli ortodossi ucraini sarà "Chiesa ortodossa in Ucraina" e non quello attuale di "Chiesa ortodossa ucraina", perché la Chiesa appartiene a Cristo, e non a uno stato.
Deve essere per questa giusta e sacrosanta lotta all'etnofiletismo che il Trono ecumenico si oppone da 48 anni all'autocefalia di una struttura chiamata "Chiesa ortodossa in America", togliendole il supporto dei greci etnici, degli ucraini etnici, dei carpato-russi etnici...
2 - Ha dichiarato che nessuna struttura ecclesiale dipendente da Mosca potrà da ora in poi rimanere in Ucraina, perché in Ucraina "non ci può essere alcuna ripetizione dello scenario dell'Estonia".
Dev'essere proprio perché la convivenza para-canonica (iniziata, guarda caso, dal Fanar) di due giurisdizioni ortodosse che pretendono la competenza esclusiva su un paese è una mostruosità ecclesiologica, che il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa nella Rus' (per usare una terminologia cara a vladyka Job) ha decretato il 15 ottobre a Minsk che "non ci sarà alcuna ripetizione dello scenario dell'Estonia".
3 - Ha dichiarato che dall'11 ottobre la Chiesa ortodossa ucraina ha cessato di esistere, e TUTTI i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sono ora chierici del Patriarcato ecumenico. Ha altresì dichiarato che non capisce perché essi dovrebbero preservare "il legame con il trono di Mosca", e suggerisce che lo facciano per mancanza di consapevolezza.
Da parte nostra, ci associamo ai commenti dell'arciprete Nikolaj Danilevich, direttore del Dipartimento degli esteri della Chiesa ortodossa ucraina, che definisce le recenti boutades mediatiche dell'arcivescovo Job con il nome molto appropriato di "surrealismo ecclesiologico", e quanto all'inesistenza da qualche settimana di una Chiesa ortodossa ucraina sotto Mosca, ha ricordato che a non esistere più da 565 anni è proprio Costantinopoli.
È triste, per noi, vedere un caro amico come vladyka Job ridursi a questo stato... capiamo le sofferenze di chi ha un familiare drogato. Non gli facciamo comunque mancare le nostre preghiere, anche se non possono essere quel tipo di supporto di cui il suo attuale “ultrabosforismo” avrebbe bisogno.
Riceviamo dal nostro confratello, padre Eugenio Miosi, e volentieri pubblichiamo:
Primo anniversario della comunità della Madre di Dio Kazanskaja a Cosenza. Il 4 novembre di un anno fa muovevamo i primi passi con la celebrazione di un Moleben alla Madre di Dio. Nonostante le difficoltà incontrate nel reperire dei locali per i servizi divini, la comunità ha resistito e si fortificata e consolidata. Insieme con l'instancabile padre Giovanni Capparelli speriamo di poter proseguire nel servizio a questa comunità e a tutti i nostri fedeli in terra di Calabria. Chiediamo le vostre preghiere!
05/11/2018
Un saluto da sua Grazia Ireney, vescovo di Richmond e dell'Europa occidentale
Con amore dal cuore vi saluto tutti in questo giorno festivo dell'icona della Madre di Dio di Kazan'. Vivendo in un tempo di molte difficoltà, prego che vi rallegriate oggi nella protezione celeste della Santa Vergine, e nelle ricche benedizioni che il suo Figlio impartisce a tutti coloro che si aggrappano con fervore a lui. Oggi non sono in grado di essere con voi, ma vi ho inviato il nostro sacerdote anziano da Ginevra per festeggiare insieme a voi, per consegnare l'antimensio per i servizi divini in questa sacra chiesa e per estendere a voi tutti i miei saluti. Vi diamo il benvenuto nel nostro seno a braccia aperte e in questo momento difficile vi offriamo le nostre preghiere e il nostro amore. I vostri chierici sono stati ricevuti canonicamente nei ranghi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, in modo che possano osservare i santi canoni e prendersi cura delle vostre anime nel pieno abbraccio della Chiesa, senza alcun ostacolo di scismi o dissensi. Non sono sotto alcuna proibizione: al contrario, sono ora completamente equipaggiati per servire senza paura, senza esitazione – per la gloria di Dio e per la salvezza di tutte le vostre anime. Vi incoraggio a rimanere forti nella vostra fede, gentili nello spirito, senza amarezza o giudizio verso nessuno nei vostri cuori. Il Signore stesso vi ha guidati lungo il sentiero della salvezza – non temete! Attraverso le nostre lotte, il Signore ci porta alla gioia; e io so che ha proprio questo in serbo per voi: gioia spirituale e celeste che il mondo non può portarvi via. Vi do il benvenuto con tutto il cuore nella nostra diocesi dell'Europa occidentale e attendo con ansia un'occasione in cui potrò visitarvi e pregare con voi. Fino a quel giorno, siate certi delle mie ferventi preghiere per tutti voi.
Con amore in Cristo,
+IRENEI
vescovo di Richmond e dell'Europa occidentale
04/11/2018
Il falso patriarca Filaret benedice un murale nazionalista con simbolismo nazista
I commenti di padre Serafim Gan, che abbiamo presentato alcuni giorni fa, facevano un accenno a un’icona blasfema recentemente prodotta in Ucraina, a cui Matfey Shaheen ha dedicato un attento studio che ora vi presentiamo in traduzione italiana. Come tanti frutti dell’ucrainismo contemporaneo, che ormai da molti anni cerchiamo di spiegare ai nostri lettori, nulla ci stupisce (e tutto ci indigna) in questo contemporaneo abominio della desolazione che oggi il Patriarcato Ecumenico vuol essere tanto sconsiderato da far entrare nei luoghi santi.
Il 2 novembre è stato annunciato il decesso di padre Robert Taft (nella foto), il gesuita irlandese-americano che ha fatto un enorme lavoro nello sviluppo della conoscenza del mondo liturgico ortodosso in Occidente. Abbiamo nominato più volte padre Robert (a cui ci legavano conoscenze comuni) sul nostro sito, e abbiamo pubblicato anche una sua intervista, che lasciamo come tributo alla sua personalità, augurandogli un sereno “grande ingresso” nella Liturgia celeste di cui si è tanto adoperato a studiare i riflessi sulla terra.
La crisi dell’autocefalia ucraina (come la precedente crisi estone e molti altri momenti di simile tensione) hanno radici teologiche in una concezione del primato del Patriarcato di Costantinopoli, che – per dirla in modo semplice – si situa qualche tacca al di sotto di una corretta ecclesiologia ortodossa. Per cercare invece una formulazione più seria di tali obiezioni, lasciamo la parola al vescovo Irenei (Steenberg, nella foto) della ROCOR, che analizza attentamente e smonta con precisione le recenti pretese primaziali provenienti dai circoli teologici fanarioti. Presentiamo il suo saggio in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti.
03/11/2018
Arciprete Vladimir Shmalij: C'è vita dopo il "nuovo grande scisma"
L’arciprete Vladimir Shmalij (nella foto) delinea i possibili corsi d’azione dopo la rottura tra Mosca e Costantinopoli, evidenziando le possibili conseguenze di un corso d’azione drastico e intransigente, e di uno dialogico e diplomatico. Presentiamo le considerazioni di padre Vladimir in russo e in italiano nella sezione “Confronti” dei documenti.
03/11/2018
Il primate della Chiesa russa ha rivelato i dettagli di un incontro con il patriarca Bartolomeo
Per la prima volta sono stati rivelati da parte moscovita, e possiamo leggerli in russo e in italiano, alcuni retroscena del dialogo a porte chiuse che ha avuto luogo nel corso dell’ultimo incontro tra i patriarchi Kirill e Bartolomeo al Fanar.
02/11/2018
La chiesa russa di Firenze è passata da Costantinopoli alla ROCOR
Quando la settimana scorsa abbiamo dato la notizia del primo sacerdote del Patriarcato Ecumenico passato alla ROCOR in seguito alla crisi ucraina, abbiamo accennato al fatto che “questo potrebbe non rimanere un episodio isolato”: curiosamente, il primo passaggio di un’intera parrocchia non si è fatto attendere, e ha riguardato non solo una chiesa qui in Italia, ma la chiesa russa che è stata nei decenni il simbolo di Rue Daru nel nostro paese: la parrocchia della Natività di Cristo e di san Nicola il Taumaturgo a Firenze (nella foto). Possiamo leggere in russo e in italiano la dinamica dei fatti, oltre ai commenti del parroco, l’arciprete Georgij Blatinskij, che la dicono lunga sui sentimenti dei fedeli “di tradizione russa” del Patriarcato di Costantinopoli. Nel frattempo, abbiamo avuto notizie di altre defezioni “eccellenti” dal Patriarcato Ecumenico in Italia, di cui potremo parlare non appena ci giungerà conferma.
02/11/2018
Festa di san Giovanni di Kronstadt a Castrovillari
Dal blog Arberia ortodossa apprendiamo con piacere del successo della festa patronale della parrocchia di san Giovanni di Kronstadt a Castrovillari, culminata in una Divina Liturgia concelebrata dai nostri confratelli, i sacerdoti Giovanni Capparelli ed Eugenio Miosi. Ci uniamo alla loro gioia, e ricordiamo a chiunque voglia obiettare parlando di comunità piccole o poco numerose che radunare oltre una ventina di fedeli in una cittadina della Calabria equivale a radunarne oltre duecento in una grande metropoli. Chi è stato fedele nel piccolo non avrà solo potestà su molto secondo la promessa del Signore, ma anche, per quel che può valere, la nostra più profonda stima e ammirazione.
01/11/2018
Metropolita Ilarion: il patriarca Bartolomeo non è libero nelle sue azioni
Riportiamo l’ultima intervista di Ekaterina Grachëva di Russia-24 al metropolita Ilarion di Volokolamsk: curiosamente, il titolo è lo stesso di quello dell’intervista a padre Serafim Gan della ROCOR, che abbiamo presentato l’altro ieri. Al di là dei dubbi sulla libertà d’azione del patriarca Bartolomeo, vladyka Ilarion ci offre alcune importanti considerazioni sulla posizione di neutralità della Chiesa cattolica romana nella crisi ucraina, e sugli scambi di interessi tra il trono ecumenico e lo stato ucraino: Possiamo leggere l’intervista in russo e in italiano nella sezione “Confronti” dei documenti.
31/10/2018
Papa Ildebrando (Gregorio VII) e Bartolomeo di Istanbul
Le crisi geo-religiose come quella odierna dell’autocefalia ucraina sono utili a riportare alla luce temi di conflitto dogmatico ed ecclesiologico che in tempi più pacifici possono restare sopiti e latenti. In questo caso, padre Andrew Phillips ci invita a fare un confronto rivelatore tra quanto afferma il Dictatus papae di papa Gregorio VII del 1075, e quanto ha affermato il patriarca Bartolomeo alla recente Sinassi episcopale del Patriarcato Ecumenico, tenuta a Istanbul agli inizi di settembre. Forse, leggendo queste dichiarazioni a confronto, l’accusa di “papismo orientale” inizia a sembrare meno una questione di “propaganda nera” (come affermato dallo stesso patriarca Bartolomeo nel suo discorso stampa del 22 ottobre), e più una semplice questione di logica e di buon senso.
L’articolo di Vasilij Anisimov “Altri scheletri nell'armadio di Filaret”, di cui vi presentiamo la traduzione italiana, è la recente ripresentazione di un pezzo di giornalismo investigativo risalente al 2015, ma estremamente attuale per capire che razza di persone siano quelle che sono state recentemente “reintegrate alla comunione” dal Sinodo di Costantinopoli. In termini bruschi ma sinceri, siamo soliti dire che se ti associ a persone come queste senza sapere chi siano, sei un burino; se ti associ a loro sapendo chi sono, sei un complice. Lasciamo a voi la valutazione di certe liaisons dangereuses nel mondo ortodosso, tenendo presente che i dati che leggete oggi sono di dominio pubblico da oltre tre anni.
30/10/2018
Arciprete Serafim Gan: il patriarca Bartolomeo non è libero nelle sue azioni
Padre Serafim Gan (nella foto) è a capo della cancelleria del Sinodo dei Vescovi della ROCOR, e al di là delle dichiarazioni del suo Sinodo, che vi abbiamo già presentato alcuni giorni or sono, offre per la rivista “Vita ortodossa” una sua valutazione personale della crisi ucraina, che potete leggere in russo e in italiano nella sezione “Confronti” dei documenti.
29/10/2018
Intervista a Vladyka Onufrij sul destino dell'Ortodossia canonica in Ucraina
Il terzo numero della rivista per i sacerdoti ucraini, “Pastyr’ i pastva” (“Il pastore e il gregge”) riporta un’intervista al metropolita Onufrij sul destino dell’Ortodossia canonica in Ucraina: vi presentiamo quest’intervista nell’originale russo e in traduzione italiana.