Il nostro confratello padre John Whiteford (nella foto) è uno dei tanti parroci che, come noi, si è trovato a dover spiegare al suo gregge le decisioni del Sinodo tenuto a Minsk il 16 ottobre scorso. Eccovi in traduzione italiana la trascrizione della predica da lui tenuta ai parrocchiani in conformità alle richieste della Chiesa russa di familiarizzare i fedeli con le motivazioni dell’interruzione della comunione eucaristica con Costantinopoli.
Eccovi alcune altre foto del gruppo dei nostri pellegrini, che stanno per rientrare a casa. Presto potremo chiedere a loro stessi qualche impressione sul loro viaggio sulle orme del Signore...
Alla sua sessione del 27 novembre, il Santo Sinodo del patriarcato di Costantinopoli ha deciso di abolire lo stato di esarcato dell'Arcidiocesi di Rue Daru.
Con un comunicato che è un vero capolavoro di diplomazia, da leggere attentamente tra le righe, è stato annullato un processo pluridecennale di creazione di una “diocesi russa non russa”, della quale, peraltro, non ci siamo mai stancati di sottolineare la sostanziale incongruenza ecclesiologica: anzi, vi invitiamo a leggere la traduzione italiana dei commenti di padre Andrew Phillips, che è ancor più categorico in materia di quanto noi non lo siamo mai stati.
Il colpo di spugna del Fanar non è stato, com’era da prevedersi, accolto con benevolenza a Rue Daru, il cui arcivescovo Giovanni di Charioupolis dichiara in un suo comunicato di non essere stato neppure preventivamente informato della dissoluzione dell’Esarcato.
Ecco alcuni nostri commenti agrodolci alla lettura del comunicato del 27 novembre, per i quali chiediamo venia ai lettori che potrebbero sentirsene offesi, e a nostra parziale discolpa, sottolineiamo come il comunicato in sé sia molto più offensivo di quanto noi non potremmo mai essere.
- La decisione del Santo Sinodo dovrebbe rispondere "ai bisogni pastorali e spirituali della nostra epoca" (ci farà piacere sapere quali bisogni, e magari in cosa i bisogni del 2017 differiscano da quelli del 2019);
- La decisione avrebbe per scopo di "rinforzare ancora di più il legame delle parrocchie di tradizione russa con la Chiesa madre del Patriarcato di Costantinopoli" (ci facciano sapere se la nostra traduzione in italiano "non provate a ripetere lo scenario di Firenze" corrisponda a realtà, o se magari sia più corretta la traduzione "preparatevi a pagare la decima per mantenere aperte le chiese vuote a Istanbul").
- La frase "È per sollecitudine pastorale che il Patriarcato Ecumenico ha deciso l'integrazione e l'attaccamento delle parrocchie alle varie sante metropolie del Patriarcato Ecumenico nei paesi in cui si trovano", dovrebbe significare, se non ci inganniamo, la fusione automatica di tutte le chiese di Rue Daru nelle rispettive diocesi greche. Ora avremo quindi in una metropolia greca – quella di Francia – un arcivescovo sottoposto a un metropolita, che nella prassi greca è più o meno equivalente all'immagine di un generale sottoposto a un capitano. Non abbiamo dubbi che la cosa sarà presto risolta, ma notiamo che il comunicato del Santo Sinodo, nella sua sollecitudine pastorale, non dice nulla a riguardo.
- I membri del disciolto Esarcato sono invitati a "saper rimanere fedeli al Patriarcato Ecumenico, così come la Chiesa Madre di Costantinopoli è loro devota". Ci manca il coraggio di immaginare come potrebbero ripagare con la STESSA devozione il Patriarcato che li ha appena privati di ogni loro speranza di autonomia.
28/11/2018
Il Patriarcato di Costantinopoli ha bisogno di ammettere il suo status reale nel mondo ortodosso
Vi presentiamo il testo russo e italiano di una conversazione con padre Andrej Tkachev, uno dei chierici più informati e sinceri sulla situazione ecclesiale dell’Ucraina (cosa che gli è costata persecuzioni e l’esilio). Parlando ancora prima dell’acuirsi della crisi, nello scorso settembre, padre Andrej nota con assoluto buon senso cosa ci si poteva aspettare dall’iniziativa dell’autocefalia proposta dal Fanar.
Vi presentiamo la traduzione italiana delle considerazioni dell’arciprete Nikolaj Danilevich (nella foto) sulla pretesa “autocefalia” ucraina di cui tanto si sta parlando, spesso a sproposito. Il riassunto telegrafico e spietato delle parole di padre Nikolaj è che l’attuale autonomia degli ortodossi ucraini sotto Mosca è molte volte più “autocefala” di quanto lo sarebbe la loro autocefalia sotto Costantinopoli: un dato che abbiamo avuto occasione di osservare per decenni nei contesti di tutta la diaspora ortodossa, e che sottoscriviamo pienamente.
Ecco le foto che il nostro padre diacono Nicolae ci ha inviato dalla Terra Santa.
Qui lui e padre Victor, assieme agli altri chierici del gruppo internazionale di pellegrini, tra cui il nostro amico arciprete Maksim Volynets, sono alla Lavra di san Sava:
Qui invece tutto il gruppo dei pellegrini della nostra parrocchia ci saluta dalle Querce di Mamre:
26/11/2018
"Metodi comunisti di lotta contro la Chiesa ortodossa"
Vi presentiamo la traduzione italiana di una lettera aperta dei fratelli della Lavra di Pochaev, che denunciano vessazioni (non certo le prime) da parte del governo ucraino per espellere i monaci dal complesso della Lavra. In questo l’attuale regime non si comporta diversamente da come faceva quello bolscevico.
25/11/2018
Poroshenko è un "moderno persecutore della Chiesa" – metropolita Luka di Zaporozh'e: i vescovi sono sotto pressione per unirsi alla chiesa di Costantinopoli
Sono iniziate le “conversazioni” a cui i servizi segreti ucraini invitano i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina: si tratta di colloqui non previsti da alcun ordinamento legale (il responsabile del dipartimento legale della Chiesa, l'arciprete Aleksandr Bakhov, suggerisce ai vescovi che vogliono accogliere questa richiesta di recarsi alle “conversazioni” in compagnia di un avvocato), e non è difficile intuire la portata delle pressioni poste sull’episcopato canonico. Le pressioni non si limitano a tali colloqui, comunque, e ne parla la conversazione con il metropolita Luka di Zaporozh'e (nella foto), che vi presentiamo in russo e in italiano. A quelli che amano parlare di influenze del KGB sugli ambienti ecclesiali di oggi, ricordiamo solo che il KGB non esiste più dal 1991 (non guasta essere aggiornati...) e che i servizi segreti ucraini di oggi sono eredi del KGB non meno di quelli russi (anzi, a giudicare da azioni come quelle qui descritte, sembrano esserlo anche un tantino di più).
25/11/2018
La Chiesa albanese si oppone alla rottura della comunione con Costantinopoli
Presentiamo in traduzione italiana l’aggiornamento sulla posizione della Chiesa autocefala d’Albania nella crisi ucraina. L’arcivescovo Anastasios (Yannoulatos, nella foto), pur avendo definito il progetto dell’autocefalia ucraina “un campo minato” per l’unità ortodossa, si è recentemente opposto anche alle contromisure prese dalla Chiesa russa. Ci preme di menzionare anche questa novità, perché si tratta dell’unica voce di leadership ortodossa al di fuori del Patriarcato di Costantinopoli che abbia criticato la reazione di Mosca.
24/11/2018
Intervista del metropolita Ilarion al giornale greco Ethnos tis Kiriakis
Facciamo un passo indietro nel tempo di un mese e mezzo, osservando il testo russo e la traduzione italiana di una delle ultime interviste del metropolita Ilarion, prima che le azioni unilaterali del Patriarcato di Costantinopoli dell’11 ottobre 2018 seminassero lo scisma nel mondo ortodosso. Chiediamo venia ai nostri lettori per non avere tradotto a suo tempo quest’intervista (vorremmo fare di più, ma il nostro tempo è limitato), che delineava già molto di quanto è successo in seguito.
23/11/2018
Il sito della Chiesa russa apre una sezione sulla "Unità storica della Chiesa ortodossa russa"
Sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa è stata aperta una nuova sottosezione, dedicata alla "Unità storica della Chiesa ortodossa russa", che fornisce documenti, pubblicazioni e notizie dedicate alla crisi in corso nella Chiesa ortodossa ucraina.
Come si legge nell'annuncio, "Durante i suoi 1000 anni di storia, la Chiesa ortodossa russa, nonostante le mutevoli circostanze politiche e le divisioni temporanee, incluso il periodo di separazione forzata di due secoli dalla metropolia di Kiev, ha sempre visto se stessa come un tutt'uno".
Come ha affermato il Santo Sinodo della Chiesa russa il 15 ottobre, "Dopo la riunificazione della Chiesa russa nel 1686, per più di tre secoli, nessuno ha dubitato che gli ortodossi dell'Ucraina siano il gregge della Chiesa russa, e non del Patriarcato di Costantinopoli. E oggi, nonostante la pressione di forze esterne anti-ecclesiali, questo gregge di molti milioni di fedeli apprezza l'unità della Chiesa di tutta la Rus' e le rimane fedele".
La nuova risorsa fornisce documenti, pubblicazioni e notizie sulla storia e sulla vita moderna della Chiesa ortodossa russa unita, incluse ricerche ufficiali e autorevoli, interviste e altri materiali sulla situazione nella Chiesa ucraina, comprese le opinioni ufficiali di altre Chiese ortodosse locali.
I materiali sul sito sono attualmente disponibili in russo e in ucraino, anche se sono disponibili anche versioni in inglese e in greco.
23/11/2018
Dai soldi di chi è stata alimentata la lotta religiosa in Ucraina – e chi ha cercato di rubarli?
Nella trattazione della crisi dell’autocefalia ucraina abbiamo cercato piuttosto il risvolto religioso ed ecclesiale, ma è inutile fingere di guardare da un’altra parte quando le dispute religiose si legano a grandi interessi monetari. Vi presentiamo perciò la traduzione italiana di un saggio dell’analista greco ortodosso americano James George Jatras (nella foto), che si chiede dove sia andata a finire un’enorme somma destinata a ricostruire una chiesa emblematica in America.
22/11/2018
Un blog dedicato all’analisi della controversia ecclesiale ucraina
Per far luce sulle questioni della crisi ucraina da una parte terza (di provenienza antiochena), è interessante una lettura del blog Orthodox Synaxis, pubblicato da fedeli interessanti a un ripristino dell’unità ortodossa. Vi presentiamo ben tre testi tradotti in italiano da questo blog:
Il rettore della chiesa di Rue Daru a Stoccolma, l'arciprete Angel Velichkov, ha escluso 16 fedeli dalla parrocchia a causa della loro posizione contraria alle azioni di Costantinopoli in Ucraina.
Il decreto del rettore, fornito a Interfax Religion il 21 novembre, dichiara: "Le suddette persone, con le loro dichiarazioni pubbliche dopo il 15 ottobre 2018, sono entrate in conflitto con il nostro statuto, poiché hanno smesso di riconoscere la legittimità e l'autorità spirituale di sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo e di sua Eminenza l'arcivescovo Giovanni di Charioupolis. Pertanto, il loro status di parrocchiani perde il suo significato e la sua legittimità".
In base alla decisione del rettore, le 16 persone non sono più membri della parrocchia e quindi non possono partecipare alle riunioni parrocchiali o esercitare gli altri diritti dei membri iscritti, incluso il diritto alle loro commemorazioni nell'elenco permanente, alla partecipazione gratuita alla scuola per bambini, all'uso dei locali della parrocchia, ecc.
Allo stesso tempo, il parroco ha notato che gli ex parrocchiani possono ripristinare la loro appartenenza alla parrocchia tramite una dichiarazione scritta di obbedienza e lealtà al clero che amministra la parrocchia.
21/11/2018
Particolarità politiche della subcultura ortodossa liberale
Vi presentiamo in russo e in italiano un’acuta analisi del fenomeno del liberalismo religioso contemporaneo ai margini della Chiesa, in un’intervista di Parlamentskaja Gazeta al professor Aleksandr Shchipkov (nella foto), di cui vi abbiamo già presentato una previsione sui comportamenti del patriarca Bartolomeo. Nei termini più consoni a un analista politico, Aleksandr Shchipkov sottolinea come nel seno della Chiesa ortodossa russa ci stiamo avviando verso un momento di separazione del grano dalla zizzania.