Carissimi nel Signore, confratelli arcipastori e pastori, fratelli e sorelle!
In questa santa notte di Natale, desidero salutare, congratularmi, incoraggiare e ringraziare con tutto il cuore ciascuno di voi. Sì, soprattutto in questa notte, in cui tutti stiamo mentalmente e in preghiera davanti al grande mistero dell'Incarnazione del Verbo di Dio, quando ricordiamo e sperimentiamo di nuovo la venuta in questo mondo di Cristo, il nostro Salvatore.
In ogni parrocchia della nostra eredità ecclesiale, in diversi paesi, in città e villaggi grandi e piccoli, nelle comunità monastiche, le persone si sono radunate oggi e la gioia e la speranza si riflettono sui volti di tutti.
La gioia che Cristo è venuto in questo mondo e ha creduto in noi prima che noi credessimo in lui, ci ha amati prima che noi rispondessimo al suo amore.
La speranza che se Dio è con noi, allora tutto può essere corretto e volgere al bene, che la pace duratura e inalienabile regnerà sicuramente sulla terra, così come nei nostri cuori.
E oggi non ci conformiamo a nessuno, abbiamo il coraggio di essere noi stessi e di venire a Cristo come realmente siamo.
E che Cristo ci aiuti, ciascuno nel luogo del suo ministero e della sua vita: sacerdoti, monaci, monache, coristi, quelli che decorano le chiese e si prendono cura dei pasti festivi, mecenati, attivisti parrocchiali, i nostri giovani, soprattutto quelli che lavorano con i bambini, insegnano loro e si rallegrano della loro gioia, tutti quelli che operano il bene per Cristo e si sostengono a vicenda.
Del resto, se riusciamo a fare qualcosa di buono, è perché Cristo nasce e vive in ciascuno di noi.
Buon Natale a tutti voi, miei cari!
Parigi, Natività di Cristo 2024/25
07/01/2025
Messaggio di Natale del vescovo Ambrogio di Bogorodsk
"Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre". (Giovanni 12:46)
Amati in Cristo, padri sacerdoti e diaconi, fratelli e sorelle!
In questo giorno luminoso della Natività di Cristo, celebriamo ancora una volta quell'evento unico nella storia dell'umanità, quando il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è nato sulla terra per la nostra salvezza. Colui che è Luce da Luce, come confessiamo nel Simbolo di fede, è venuto a portare la luce nel mondo. I profeti dell'Antico Testamento hanno profetizzato questa luce salvifica che doveva risplendere per l'umanità: "ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra", scriveva Isaia (Isaia 49,6). Il divino Bambino Gesù, nato dalla Beata Vergine Maria nella grotta di Betlemme, è la Luce stessa. Ricevendolo tra le mani, l'anziano Simeone lo chiama "luce per le genti" (Luca 2:32), una luce che doveva rivelare a tutta l'umanità, a tutti i popoli del mondo, la vera conoscenza spirituale di Dio. Allo stesso modo anche Giovanni Battista testimoniò, dicendo di sé che non era la Luce, ma era stato mandato a testimoniare la Luce "che dà luce ad ogni uomo che viene nel mondo" (Giovanni 1:7-9). Andando a predicare, il Signore stesso dirà di sé: "Io sono la Luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Giovanni 8:12). ‘Finché sono nel mondo, io sono la Luce del mondo’, - Cristo Salvatore ha rafforzato le sue parole (Giovanni 9:5). Quindi una delle grandi rivelazioni divine che contempliamo in questo grande giorno è che la Luce è venuta nel mondo! Siamo tutti chiamati a ricevere questa luce nelle nostre anime e a diffonderla intorno a noi, "per annunciare al mondo la bontà di colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce", come scrive l'apostolo Pietro (I Pietro 2, 9). Purtroppo, non tutti vogliono ricevere la luce di Cristo e sono molto meno quelli che vogliono diffonderla. Ecco perché il Signore, nel colloquio con Nicodemo, dice: "La luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce" (Giovanni 3:19). Preferiscono le tenebre, perché non si vedano le loro azioni vergognose. Solo coloro che operano la verità vengono alla luce, perché non temono, perché le loro opere in Dio sono compiute (Gv 3,20-21). Quanto siamo lontani da questo ideale di vita cristiana! Quanto deve essere puro un servitore dell'altare, un monaco, un cristiano comune, per non avere paura della luce che fa emergere le opere dell'uomo! Ma non rattristiamoci per questo, ma ringraziamo il Signore che per la sua grande misericordia ci ha dato il pentimento, con il quale la sua grazia lava le nostre anime, le rende più bianche della neve, le guarisce e le illumina.
Cari padri, fratelli e sorelle, a Natale abbiamo la bella usanza di fare regali. Prima ai più piccoli, poi gli uni agli altri. Ma quale dono ci aspettiamo da Dio, o cosa chiediamo a Dio di darci in questo giorno di festa? Io chiederei a Dio un solo dono: il dono della conoscenza di sé. Guardarsi allo specchio esattamente come si è rappresenta un atto di coraggio, una virtù. Viviamo in un mondo in cui l'illusione si vende bene e la verità è considerata un bene scaduto e a buon mercato. E chi si preoccupa più della verità, finché l'illusione è diventata molto vicina alla realtà, credibile e facilmente accettata? Una bugia ben costruita può ingannarvi per il resto della vostra vita, ma vi costerà la vostra stessa vita, la vostra vita interiore. Infatti, non riuscirete mai a penetrare nel vostro cuore se non siete pronti ad affrontare la verità su di voi, a vedere i vostri difetti, le vostre mancanze, le vostre ferite; se non siete pronti ad accettare di aver sbagliato, peccato, fatto molto male. Quando pensate di essere qualcuno e date troppa importanza a voi stessi; quando insistete nel giustificare le vostre mancanze puntando il dito contro le mancanze degli altri, non fate altro che alimentare l'illusione di voi stessi. E non riuscirete mai a vincere l'astuzia, che continuerà "da dietro" a influenzare il vostro pensiero, le vostre azioni, la vostra vita. San Giuseppe l'esicasta diceva che "l'inizio della conoscenza di sé è amaro, ma se non lo affrontiamo e non lo superiamo, allora resteremo nelle tenebre della non conoscenza di noi stessi e non saremo utili né a noi stessi né agli altri". Questa è la malattia di cui soffriamo noi, gli uomini di questo tempo, perché abbiamo paura di conoscere noi stessi e abbiamo paura della luce di Cristo, perché alla sua luce si riveleranno tutte le nostre azioni malvagie a cui ci siamo abituati. Così, sapendo quanto siamo impotenti, Dio ha pensato a noi e ha mandato la luce nel mondo, il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). Una "luce tenue", confortante e rassicurante, che non acceca per la sua potenza, ma porta speranza e santa gioia all'anima. Rallegriamoci, dunque, di questo, e incamminiamoci verso il nuovo anno con la fiducia che la misericordia dell'amore di Dio supera ogni ingiustizia umana e consuma ogni nostra imperfezione, e che le sue braccia paterne sono aperte a ogni uomo che cerca la Luce.
Cari Padri, fratelli e sorelle, nel condividere con voi questi pensieri, permettetemi di porgervi le mie più sentite felicitazioni per la festa della Natività del Signore e di augurarvi ogni bene, bellezza e salvezza. Che il Buon Dio vi conservi in buona salute e benevolenza per molti anni felici!
† Vescovo Ambrogio,
Vicario dell'Esarca dell'Europa Occidentale, Amministratore delle parrocchie ortodosse moldave in Italia
Natività di Cristo, Anno della Salvezza 2024/2025, Bologna
06/01/2025
MESSAGGIO DI NATALE DEL PATRIARCA KIRILL DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS'
agli arcipastori, pastori, diaconi, monaci e tutti i fedeli figli della Chiesa ortodossa russa
2025
Sacratissimi arcipastori, reverendi presbiteri e diaconi, monaci e monache amati da Dio, cari fratelli e sorelle!
Lodando Iddio glorificato nella Trinità e condividendo con tutti voi la gioia della celebrazione di oggi, mi rivolgo a voi, figli ortodossi della nostra Chiesa, che vivete sia in Russia che in altri paesi sotto la responsabilità pastorale del Patriarcato di Mosca, e mi congratulo di cuore con voi per la festa della Natività di Cristo – la festa dell'amore incarnato del Creatore per la sua creazione, la festa dell'adempimento della promessa della venuta sulla terra del Figlio di Dio, la festa della speranza nella salvezza e nella vita eterna.
Oggi si compie un miracolo grande e glorioso: la Vergine partorisce e il grembo resta incorrotto: il Verbo si incarna e il Padre non si allontana. Gli angeli con i pastori cantano gloria e noi gridiamo con loro: gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace sulla terra (stichira della festa). Con queste parole, la Chiesa di Cristo testimonia un evento misterioso accaduto più di duemila anni fa nella grotta di Betlemme e che ha cambiato l'intero corso ulteriore della storia del mondo. Con stupore e riverenza pieghiamo le ginocchia del nostro cuore davanti a questo mistero del disegno divino di salvezza, incomprensibile alla mente umana. Ricevendo con gratitudine questo dono sacrificale che il Creatore che provvede per noi si è compiaciuto di farci avere, che lo ha degnato per noi, noi confessiamo questa grazia, proclamiamo questa misericordia, e manifestiamo questo beneficio (preghiera della Grande benedizione delle acque).
Cosa dovremmo fare noi, cristiani del XXI secolo, per diventare partecipi di questa benedizione di Dio davvero inestimabile e per essere degni del suo Regno, preparato fin dalla creazione del mondo (Mt 25, 34)?
Tutto ciò che possiamo e dobbiamo fare nella nostra vita è ricambiare il suo amore. E questo significa credere e confidare completamente in Dio, adempiendo i comandamenti del Vangelo, evitando il male e facendo il bene (Ps 33,15), essendo, secondo la chiamata del Salvatore, la luce del mondo e il sale della terra (Mt 5, 13-14).
Essendo dotato di libero arbitrio e del diritto inalienabile di scelta, ogni uomo può o accettare Cristo o rifiutarlo, stare dalla parte della luce – oppure immergersi nelle tenebre del peccato, vivere secondo coscienza – o secondo gli elementi di questo mondo (Col 2, 8), creare attraverso buone azioni il paradiso nel proprio cuore – o, al contrario, facendo il male, sperimentare già qui sulla terra i tormenti dell'inferno. In altre parole, ciascuno di noi è chiamato alla gioia e alla pienezza della vita, in parole povere, alla felicità, e ciò – è importante riconoscerlo e comprenderlo – è impossibile senza Dio, perché è lui la fonte della vita e di ogni bene, è il Creatore e Provveditore, è un Padre amorevole, il nostro premuroso Aiutante e Patrono. Possedendo il libero arbitrio, una persona può scegliere la vita e raggiungere la somiglianza con Dio, ma è anche libera di scegliere per sé un'altra vita, senza Dio e senza grazia, che porta alla distruzione.
Ecco perché il Signore, che ci ha creato, continua a non salvarci senza la nostra partecipazione. L'unione della volontà di Dio, buona e perfetta (Rm 12, 2), con la volontà dell'uomo, seppur imperfetta, ma tesa al bene, è la chiave della riuscita del nostro percorso nel campo terreno. In definitiva, il destino eterno di ogni persona è la continuazione dello stato spirituale che l'ha caratterizzata nella vita terrena.
Tenendo presente questo, cerchiamo, secondo la parola dell'apostolo Paolo, di acquisire in noi stessi amore, gioia, pace, longanimità, bontà, misericordia, fede, mitezza, autocontrollo (Gal 5, 22–23) e gli altri doni dello Spirito. Faremo tutto il possibile per rimanere cristiani non solo nel nome, ma anche nel modo di vivere, nei confronti della famiglia e degli amici, dei collaboratori e dei colleghi, di ogni persona che ha bisogno del nostro aiuto e della nostra partecipazione, simpatia e sostegno.
In tutti i giorni, soprattutto in questa grande festa, siamo chiamati a pregare con fervore per la pace del mondo intero, per la prosperità delle sante Chiese di Dio, per i malati, i sofferenti, i prigionieri e per la loro salvezza. Il significato di queste petizioni è ora molto attuale, perché le forze del male, della guerra e della divisione, che vogliono combattere, hanno preso le armi contro l'Ortodossia. Seminano inimicizia e odio e usano ogni mezzo per attuare i loro piani insidiosi. Ma noi crediamo e speriamo che per la potenza di Dio tutta la debole insolenza dei demoni e dei loro servi sarà svergognata. Questo è successo molte volte in passato e continuerà anche adesso. Di questo ci convince l'esperienza secolare della Chiesa.
Esprimo una gratitudine speciale a tutti quelli che, svolgendo ora il servizio pastorale in Ucraina, a volte a rischio della vita e della salute, continuano a rimanere fedeli all'Ortodossia canonica, che seguono senza paura il cammino della confessione, sopportano il rimprovero e il dolore per Cristo e per la Chiesa. Possa il Signore aiutare questi coraggiosi difensori e campioni della Verità nelle prove e considerare la loro sofferenza a giustificazione.
Nonostante tutto, siamo spiritualmente uniti. Siamo uno perché proveniamo da un unico fonte battesimale. Siamo uno, perché insieme manifestiamo la pienezza della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Siamo uno perché siamo legati dai vincoli indistruttibili dell'amore in Cristo. Siamo uniti, perché immutabili sono le parole del Salvatore, che ha detto: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Noi cristiani, quindi, non abbiamo niente e nessuno da temere, come ci ricorda l'apostolo Paolo quando esclama: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?" (Rm 8, 31). Ispirati da questa promessa, viviamo e costruiamo, combattiamo e vinciamo nel nome del Signore, perché, come scrive il santo apostolo Pietro, "non c'è sotto il cielo altro nome dato agli uomini nel quale dobbiamo essere salvati" (At 4, 12). Non c'è stato, non c'è e non ci sarà, testimonia la Chiesa.
Dal momento in cui il Signore venne sulla terra fino ad oggi, a tutti coloro che credono in lui è stata data l'opportunità di essere figli del Padre celeste, perché, come afferma il santo apostolo Paolo, ora siamo nostri e non estranei a Dio (Ef 2, 19). E questo significa che siamo tutti suoi figli, e in lui e per lui siamo parenti e vicini gli uni agli altri.
Nei servizi divini e nei sacri riti della Chiesa, che sono il luogo dell'incontro dell'uomo con il suo Creatore, è sollevato per noi il velo dell'eternità e già qui sulla terra ci è dato di pregustare la futura pienezza dell'esistenza, quando, secondo la parola della Sacra Scrittura, Dio sarà tutto in tutti (1 Cor 15, 28), quando niente e nessuno potrà separarci dall'amore di Dio (Rm 8, 39), dalla gioia della comunione con lui, quando Dio asciugherà ogni lacrima dagli occhi degli uomini e la morte non ci sarà più, perché le cose di prima sono passate (Ap 21, 4).
Annunciando agli uomini la buona notizia della venuta del Salvatore nel mondo, la Chiesa, come una madre amorevole, invita tutti a credere in Cristo e a vivere secondo la sua alleanza per divenire eredi della beatitudine eterna. Davvero il Signore è venuto sulla terra per portarci in cielo. Invita invariabilmente le persone a seguire il cammino della trasformazione spirituale e morale, che si ottiene attraverso l'adempimento dei comandamenti del Vangelo, la cooperazione volontaria tra l'uomo e Dio e l'assistenza della sua grazia inviata nei Sacramenti della Chiesa.
E se nei rapporti con le persone, nelle faccende e nelle preoccupazioni quotidiane impariamo a lasciarci guidare dalle istituzioni divine, allora molto cambierà non solo in noi, ma anche intorno a noi: la vita acquisirà il vero significato, sarà piena di vera gioia e felicità.
Cerchiamo di essere degni del titolo e della vocazione di cristiani. Seguiamo il cammino della vita con fede salda e speranza incrollabile nell'aiuto dall'alto, rallegrandoci per ogni nuovo giorno e nuova opportunità di compiere buone azioni, amando il prossimo e ringraziando Dio sempre e per tutto (Ef 5, 20), poiché a lui si addice ogni gloria, onore e adorazione nei secoli dei secoli. Amen.
Buona festa a tutti voi, miei cari, buona Natività di Cristo!
+KIRILL
PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS'
Natività di Cristo
2024/2025
Mosca
05/01/2025
Vergogna a Costantinopoli che ha promosso questa persecuzione e non fa nulla per impedirla!
Nei giorni attorno al Natale, non è fuori luogo ricordare i Magi del Vangelo di Matteo, e parlare di una delle reliquie più curiose della cristianità: i doni dei Magi al bambino Gesù, giunti fino ai nostri giorni e conservati al Monte Athos. Nel 2014 vi abbiamo presentato il loro pellegrinaggio in Russia (la prima volta nella storia recente in cui le reliquie hanno lasciato la Grecia), e ora vi presentiamo una loro descrizione completa.
Nello scorso mese di luglio vi abbiamo raccontato i presupposti e gli sviluppi dello scandalo relativo al metropolita Ilarion (al secolo Grigorij Alfeev, nella foto). Venerdì 27 dicembre 2024 si è conclusa l'indagine ecclesiastica, e la notizia più rilevante è che sua Eminenza, già membro permanente del Santo Sinodo dal 2009 al 2022, è stato messo in pensione dall'incarico di vescovo ordinario. Anche se in pensione dai compiti episcopali, gli è stato assegnato il servizio presso la chiesa di rappresentanza ortodossa russa dei santi Pietro e Paolo a Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca, il cui precedente rettore, l'arciprete Nikolaj Lischenjuk, è stato espulso dal paese nell'agosto del 2024.
Come avevamo previsto nelle nostre analisi, le accuse di condotta inappropriata contro il metropolita non hanno retto al vaglio delle indagini: una perizia ha dimostrato che le prove audio e video contro di lui sono state fabbricate. Anche sulle accuse di malversazioni nella diocesi di Budapest e dell'Ungheria sono stati chiusi i lavori della commissione d'indagine.
Restano invece in piedi le obiezioni su uno stile di vita opulento, che può portare anche a problemi nei rapporti con la cerchia ristretta del metropolita, e i vescovi del Santo Sinodo hanno chiesto al patriarca Kirill di attirare l'attenzione del metropolita sulle incoerenze di tale stile di vita con la condotta attesa da un monaco e da un chierico.