Quanti ci seguono da anni sanno che non siamo mai stati particolarmente clementi nei confronti del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, ma se un gesto merita davvero un complimento, non ci tiriamo indietro.
Nella sua visita privata a Torino del 5 luglio 2024, comunicata al pubblico dall'arcidiocesi di Torino e dalla stampa cattolica diocesana, il patriarca Bartolomeo ha seguito un rigido protocollo, visitando, in quest'ordine:
1) Il Duomo di Torino, in cui è conservata la santa Sindone;
2) Palazzo Reale, con la Cappella della Sindone;
3) il Museo della Sindone;
4) La parrocchia del suo Patriarcato.
Questa successione di eventi dice molto sulle priorità di una visita patriarcale a Torino. In modo non molto dissimile si erano svolte le visite del nostro patriarca Kirill (allora metropolita, e capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne) nel 1998 e nel 2000. Anche in quei casi ci furono visite alla Sindone, convegni e conferenze sulla Sindone, e solo in ultima analisi un Vespro celebrato presso la nostra comunità.
Di fronte a tali priorità, suona paradossale che qualcuno abbia preferito fare una copertura della recente visita patriarcale senza nominare nemmeno una volta la Sindone, neppure di sfuggita.
Siamo comunque molto contenti che il patriarca Bartolomeo abbia seguito una scala di valori che conferma quale sia il principale punto d'interesse delle centinaia di migliaia di fedeli ortodossi che visitano Torino. Ci auguriamo che lo capiscano anche gli ortodossi sindonofobi locali, da anni impegnati con zelo a segare il ramo su cui essi stessi stanno comodamente seduti.
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