Riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente lettera aperta dal Direttivo di Testimonianza Ortodossa, di cui sosteniamo pienamente le ragioni.
Lettera aperta a Sua Eminenza il Metropolita d’Italia Polycarpo
Cristo è Risorto!
Eminenza Reverendissima, con profondo dolore ci rivolgiamo oggi a Lei.
Abbiamo ascoltato e letto con grande sconforto la Sua intervista all’Osservatore Romano, dopo la Sua visita in Vaticano, ove ha definito il capo dello Stato Vaticano, Bergoglio, suo padre, suo primate e suo patriarca. Le Sue parole ci hanno profondamente addolorati, stupiti e amareggiati. Tutti noi siamo per un dialogo onesto che miri alla Verità e alla pienezza della fede. Tutti noi desideriamo il ritorno degli eterodossi all'Ortodossia e all'unità della fede.
La Chiesa, come Lei ha giustamente detto, non è una istituzione di questo mondo, ma è il Corpo mistico divino e umano di Cristo; di conseguenza la piena unità non può essere di tipo amministrativo-istituzionale ma deve avvenire attraverso un processo di pentimento e di conversione alla pienezza della fede di coloro che se ne sono allontanati. Umilmente crediamo che non può esserci unità con uno stato – lo stato Vaticano – con coloro che invece di ritornare alla fede apostolica vanno spediti verso il protestantesimo. Un’unità di tipo amministrativo-istituzionale come si è tentato di fare in passato è destinata al fallimento.
Eminenza, con rammarico, la nostra coscienza ci obbliga a dissociarci dalle Sue dichiarazioni.
Preghiamo che il Cristo Risorto dai morti preservi e custodisca la Sua Chiesa.
Testimonianza Ortodossa
Il Direttivo dell’Associazione all’unanimità
PS. Ci teniamo a sottolineare che né da parte nostra né – come siamo sicuri – da parte dell’associazione esiste del malanimo personale nei confronti del metropolita, a cui ci lega un’amicizia pluridecennale e nei confronti del quale non abbiamo mai avuto risentimenti. Qui tuttavia si sono toccate le corde ben più sensibili della nostra fede, per la quale non deve stupirci di vedere i fratelli levarsi gli uni contro gli altri (cfr Lc 12:49-53).
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