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Domande e risposte dalla corrispondenza recente (Quaresima 2016)

Perché tra i fedeli ortodossi c'è così tanta opposizione al prossimo concilio a Creta?

Perché promette di essere solo un incontro politicizzato di vescovi. Prima di tutto, come si può dire che si sta avendo un concilio di cui non si sa se si tratta di un concilio, perché non si sa se lo Spirito Santo sarà presente? Dobbiamo capire che un incontro può diventare un concilio solo se lo Spirito Santo è presente. Questo è il motivo per cui le riunioni diventano concili solo alla loro ricezione da parte del popolo di Dio, che riconosce la presenza ispiratrice dello Spirito Santo. Finora questo sembra un incontro di vescovi, con gli Stati Uniti, l'Unione Europea e il Vaticano sullo sfondo, e che non è pan-ortodosso, perché non include tutti i vescovi e, per il momento, neppure i rappresentanti di tutte le Chiese locali. Chiamare un incontro concilio prima che avvenga è presuntuoso e pretenzioso, ancora di più quando lo si chiama 'grande e santo'.

In secondo luogo, come si può avere un concilio a cui è stata invitata solo una piccola minoranza selezionata di vescovi ortodossi? In terzo luogo, come si può avere un concilio in cui il problema più importante, la questione del calendario, è stato rimosso dall'ordine del giorno? In quarto luogo, come si può avere un concilio contro cui si sono sollevate diverse Chiese locali o voci autorevoli nelle Chiese locali, in particolare contro le contraddizioni anti-dogmatiche nell'importante documento proposto sulle relazioni con i non ortodossi? Infine, molti sono stati disturbati dalla data di apertura di questo incontro: 16/06/16. La data contiene il triplo sei dell'Anticristo. Come hanno potuto gli organizzatori, già ciechi a qualsiasi trasparenza, avviare anche solo in modo provocatorio la riunione in quella data, in tal modo turbando notevolmente i fedeli?

Lei dice che gli Stati Uniti, l'Unione Europea e il Vaticano sono sullo sfondo. Che cosa vogliono?

Tutte le istituzioni di questo mondo vogliono un aggiornamento della Chiesa, come quello che il cattolicesimo romano ha subito negli anni '60. Vogliono introdurre nella Chiesa il secolarismo, l'umanesimo, il nuovo calendarismo, il matrimonio omosessuale, vietare il digiuno e il monachesimo. In altre parole, vogliono distruggere la Chiesa, vogliono una Chiesa modernista, spiritualmente senza denti e senza spina dorsale, privata della vita ascetica, della spiritualità e del sacro, in modo da poter adattare la Chiesa al loro ordine del giorno mondano, riducendola a una mera istituzione umana, come hanno fatto altrove. E chi è il loro principe, il principe di questo mondo? Satana.

Quindi lei è contrario a quest'incontro?

Non ho detto questo. Aspettiamo e vediamo. Questo incontro potrebbe produrre uno scisma, data l'arrogante mancanza di consultazione da parte degli organizzatori con i monasteri, i parroci e i fedeli, con il popolo di Dio. Per esempio, perché non hanno invitato un anziano monastico distinto da ogni Chiesa locale alla riunione, per rappresentare il popolo di Dio? E, come ho detto, una riunione, per quanto poco promettente, può diventare un concilio. Tutto dipende dallo Spirito Santo. L'uomo propone, ma Dio dispone. Purtroppo, per il momento, tutto quello che abbiamo visto è l'uomo burocratico che propone.

Ha segnalato altrove l'apertura della cattedrale russa a Parigi in autunno. Quali sono le sue speranze?

Le nostre speranze sono che la dichiarazione fatta dal patriarca Alessio II tredici anni fa sia finalmente realizzata. In altre parole, ci auguriamo che questa sarà la prima pietra di una Metropolia ortodossa russa in Europa occidentale, e che questa sia la base di una futura Chiesa locale.

Quindi vuole vedere in Europa occidentale una sorta di OCA europea?

Prima di rispondere, dovrei forse dire che quello che voglio non è davvero irrilevante, ciò che è importante è ciò che Dio vuole. Risponderò solo perché me lo ha chiesto.

Niente affatto, non vogliamo un'altra OCA. L'OCA è stata un fallimento in primo luogo perché la sua fondazione è stata politicizzata, essendo stata fondata durante la guerra fredda, in secondo luogo perché le è stata concessa l'autocefalia unilateralmente senza consultazione con le altre ben più numerose diocesi di altre Chiese locali sullo stesso territorio, e in terzo luogo perché è stata fondata su compromessi della cultura ascetica, liturgica e canonica, causati dalla sua protestantizzazione, mettendo la cultura americana al di sopra della Chiesa. Ciò significa che un gran numero di ortodossi di lingua inglese negli Stati Uniti, quelli per i quali era stata apparentemente progettata, l'hanno semplicemente ignorata. Personalmente, se vivessi negli Stati Uniti, non vorrei appartenere alla OCA. Questo non è affatto un giudizio sulle tante persone sincere e pie che ne fanno parte o sul buon lavoro che parti di questa Chiesa fanno, questo è solo un fatto personale.

Allora, cosa vuol vedere in Europa occidentale?

Quello che vogliamo vedere è quello che vogliamo vedere ovunque, anche in Nord America. Molto semplicemente, si tratta di una Chiesa locale che è completamente ortodossa, spiritualmente pura, politicamente indipendente e fedele alla Tradizione, ma che celebra liberamente, ovunque sia pastoralmente necessario, nella lingua locale e venera i santi locali. Che cosa potrebbe essere più semplice? Eppure gli esseri umani con i loro culti politici compromettenti o i loro culti di personalità narcisistiche rendono tutto così complicato.

Tornando alla OCA, che cosa ne pensa della concelebrazione tra il patriarca Bartolomeo e il metropolita Tikhon della OCA?

Ci sono dissidenti modernisti e politici nella OCA che vogliono diventare un sotto-dipartimento del Patriarcato di Costantinopoli, in qualche speciale Metropolia americana, proprio come il gruppo degli ex-russi di Rue Daru a Parigi, gli scismatici ex-sourozhiani in Inghilterra, o alcuni scismatici ucraini della diaspora. Mi sembra che vi sia in corso una battaglia tra due fazioni, i modernisti che vogliono andare sotto Costantinopoli e quelli con almeno un certo senso della tradizione, che vogliono stare come gruppo sotto la protezione della Chiesa russa. Personalmente, ho sempre pensato che una scissione sia inevitabile, con tutte le parrocchie in Alaska e la maggior parte in Canada e in Pennsylvania vicino al St Tikhon che ritornano alla Chiesa russa, forse entro la ROCOR, e gli altri, come quelli del St Vladimir, che passano ai greci. Sarebbe una cosa logica che permetterebbe di chiarire l'anomalia canonica una volta per tutte.

La OCA è stata fondata quasi due generazioni fa. Perché ci è voluto così tanto tempo in più per iniziare anche solo a pensare a una Chiesa locale in Europa occidentale?

Così tanto tempo in più? Ci abbiamo pensato per trenta anni e più! D'altra parte, non si devono fare le cose prematuramente. A mio avviso, la OCA era prematura – avrebbe dovuto rimanere una metropolia, di lingua inglese, ma fedele alla tradizione ortodossa russa, in attesa della libertà in Russia, che è venuta 20 anni dopo la sua indipendenza.

Il problema principale in Europa occidentale è stato il ritardo causato dallo scisma di Parigi oltre ottant'anni fa. La defezione dei divisivi aristocratici russofobi e degli intellettuali modernisti di tradizione russa al Patriarcato di Costantinopoli e una 'tradizione' auto-inventata hanno fatto sì che lo sviluppo di una Chiesa ortodossa locale autenticamente sia stato notevolmente ritardato, perché la presenza ortodossa russa era stata così indebolita dalla loro disaffezione . Per esempio, anche se i parigini di Costantinopoli sono in bancarotta (o forse proprio per questo), stanno ancora occupando la cattedrale russo (piuttosto piccola) del XIX secolo a Parigi, e quindi una nuova cattedrale e un seminario hanno dovuto essere costruiti e attrezzati con grandi spese e con grandi complicazioni politiche.

La Chiesa fuori dalla Russia, la ROCOR, ha un ruolo nella costruzione di questa Metropolia in Europa occidentale?

Questo dipende dalla leadership della ROCOR, non da semplici parroci come me.

Questa risposta significa almeno che in Europa occidentale la ROCOR diventerà dipendente dalla Chiesa in Russia?

Non necessariamente. Tutto è ancora possibile. Ci sono parrocchie in Europa Occidentale dipendenti dalla Chiesa in Russia e parrocchie dipendenti dalla Chiesa fuori dalla Russia, che sono identiche nell'ethos. Alcune, purtroppo, non sono assolutamente identiche nell'ethos a causa della sbornia del passato sovietico, nonostante Mosca abbia trasferito membri del clero controversi via dall'Europa negli ultimi anni. Nella ROCOR aspettiamo pazientemente che le vestigia di quell'ethos si estinguano, cosa che sta avvenendo. Una volta che saranno morte del tutto, la convergenza verrà.

Vuol dire che la ROCOR in Europa occidentale si fonderà con la Chiesa in Russia, oppure che la Chiesa all'interno della Russia in Europa occidentale si fonderà con la ROCOR?

Non lo so. Quello che so è che la parte più missionaria e più attiva, la più spiritualmente viva, dominerà. Coloro che sono spiritualmente addormentati saranno assorbiti. Se non si dispone di vescovi giovani, vescovi residenti, vescovi attivi, vescovi missionari, vescovi che sono interessati alle loro greggi e ai santi locali, si morirà nel proprio ghetto auto-creato. Questo è quello che è successo alla ROCOR in Sud America. Questo è certamente vero per tutte le Chiese locali e le loro diocesi della diaspora. Se non si vive, si muore. Di certo, non sarà una cosa troppo complicata da capire?

Per esempio, oggi, solo nel terzo orientale dell'Inghilterra, abbiamo bisogno di dodici sacerdoti che sappiano parlare almeno un po' di russo e un po' di inglese – se sono bilingui, sarebbe perfetto. Potrei citare i luoghi dove sono necessari. Ma dove andremo a trovarli? Dobbiamo incoraggiare la gente a pensarci. Ciò richiede leadership, tempo, sforzi ed energie.

Come può descrivere l'ethos della ROCOR, in confronto con l'ethos delle parrocchie dipendenti dalla Chiesa in Russia?

L'enfasi della ROCOR negli ultimi 25 anni in particolare è stata chiaramente sui nuovi martiri e confessori, l'anti-sergianismo e l'anti-ecumenismo. Ovunque all'interno della giurisdizione della Chiesa in Russia c'è venerazione per i nuovi martiri e confessori (ed è molto ampia), ovunque c'è resistenza alle idee che la Chiesa deve nuotare secondo la corrente secolare dello stato e resistenza ai compromessi ecumenisti (anche queste resistenze sono estese), c'è gioia nella ROCOR. Tuttavia, il fatto è che alcune delle parrocchie straniere nella giurisdizione della Chiesa in Russia hanno sofferto in passato di modernismo, ecumenismo e liberalismo, a differenza delle parrocchie in Russia. Quando l'ethos diventerà identico, allora ci sarà una fusione completa, anche se, come ho detto, non è chiaro quale parte della Chiesa vi dominerà. Ciò dipenderà dalla leadership dei vescovi.

Ha menzionato i santi locali in Europa occidentale. Chi è che attualmente venera quei santi locali?

Sembra che siano per lo più gli immigrati provenienti dall'Europa dell'Est, che hanno il senso dei santi e delle reliquie. Purtroppo, nonostante tutti i nostri decenni di sforzi, ci sono pochi nativi ortodossi in Europa Occidentale.

Perché? Ho pensato che ci fossero molti convertiti?

Questo è un mito. Non ci sono mai stati 'molti' convertiti. Al massimo circa 2.000-3.000 nel periodo d'oro e molti di loro se ne sono andati perché sono stati ricevuti nella Chiesa per ragioni sbagliate o per ragioni ideologiche, con alcuni chierici che hanno cercato di costruire imperi artificiali, che ovviamente sono presto crollati. Anche la maggior parte dei loro figli se n'è andata. Dubito che ci siano mai stati più di un migliaio di convertiti seri.

Tuttavia, negli ultimi dieci anni, ho assistito a un cambiamento. I convertiti avevano iniziato ad apparire in un certo numero negli anni '60 dopo il crollo dell'anglicanesimo. In altre parole, la maggior parte dei convertiti erano di provenienza anglicana, spesso da scuole di qualità o facoltosi e la maggior parte aveva a quei tempi 30 o 40 anni. Beh, quella generazione, che io chiamo la 'generazione Kallistos', sta letteralmente scomparendo. Alcuni sono ancora vivi, ma sono vicini ai settant'anni o ancor più anziani. In maggioranza si trovano nella giurisdizione antiochena, che finalmente ha un nuovo, giovane, vescovo locale, oppure sotto il Vicariato di Costantinopoli, che dipende da un anziano vescovo francese in Francia, che avevo conosciuto quando era un giovane prete.

Insieme sono circa 600 in tutto, e formano una sorta di ortodossia anglicana. Per esempio, per quanto ne so, il clero di Antiochia è composto da ex-vicari anglicani che non hanno ricevuto una formazione nell'Ortodossia e non sanno come celebrare tutte le funzioni; di conseguenza, i fedeli non sanno come cantare; la situazione è simile nel Vicariato. So che in una comunità antiochena il sacerdote ha vietato qualsiasi lingua diversa dall'inglese! Questo è razzismo, anche se ho il sospetto che in parte la ragione sia che il sacerdote non comprende alcuna lingua diversa dall'inglese, per non parlare dell'ethos ortodosso.

Quindi, i convertiti si stanno estinguendo?

Non esattamente; piuttosto, la loro natura sta cambiando. Ci sono alcuni nuovi convertiti, ma di solito non vengono dall'anglicanesimo; dopo tutto pochissimi inglesi oggi ne fanno parte – anche a metà del XIX secolo, solo il 50% della popolazione inglese era 'anglicana', cioè appartenente alla Chiesa d'Inghilterra. Anche se ci sono alcuni di questi tra i nuovi convertiti, almeno si stanno convertendo correttamente, e non stanno creando una semi-ortodossia, un club anglicano-ortodosso.

Che cosa significa questo per tali comunità di convertiti?

Significa che molte comunità del Vicariato contano meno di dieci fedeli, di solito abbastanza anziani, e formano una sorta di cricca ex anglicana, centrata sul defunto metropolita Antony Bloom. Dove i fedeli sono più numerosi, sono in maggior parte europei dell'Est. In modo simile, i gruppi antiocheni soggetti a invecchiamento sono stati salvati dall'estinzione grazie aagli europei dell'Est, in particolare da romeni privati di chiese. La maggior parte di questi gruppi non ha propri locali di culto e utilizza chiese anglicane.

Allora, qual è la giustificazione per l'uso dell'inglese nelle funzioni, se ci sono meno convertiti?

Ora ci sono tre giustificazioni. In primo luogo, ci sono ancora inglesi, convertiti o figli e nipoti di convertiti, oltre ai mariti inglesi di donne ortodosse, in secondo luogo, ci sono bambini di lingua inglese di europei dell'Est e in terzo luogo, nelle parrocchie di nazionalità mista, l'inglese è semplicemente la lingua comune. Il futuro appartiene al secondo gruppo, i figli di europei dell'Est, perché sono ormai la maggioranza degli ortodossi di lingua inglese.

Come si fa a mantenerli nella Chiesa?

Questa è la domanda chiave. Nella ROCOR, per esempio, la cattedrale di Londra ha perso quasi tutti quelli della sua seconda generazione, e tanto meno della terza e della quarta. E questa è una storia tipica di tutte le giurisdizioni in tutto il mondo. Perché? Perché non avevano un'identità, oltre a quella etnica, che hanno naturalmente rinnegato. È di vitale importanza che i bambini ortodossi nati qui o che vanno a scuola qui abbiano un'identità ortodossa, che conoscano e apprezzino i nostri valori di civiltà, che sappiano che siamo semplicemente cristiani. Le vecchie generazioni in generale non sono riuscite in questo compito, la loro identità era puramente etnica, non spirituale.

Così, i bambini sono andati a scuola, hanno perso la lingua dei loro genitori e hanno detto, 'Io sono inglese, questo no ha nulla a che fare con me, è solo per gente anziana'. Assimilazione. Per esempio, ci sono sei sacerdoti anglicani ciprioti nella diocesi di Londra. Perché? Perché non capivano il greco, così hanno lasciato la Chiesa ortodossa greca. Naturalmente, possiamo dare ai bambini questa identità solo se i genitori portano i loro figli in chiesa regolarmente. Quei bambini devono essere istruiti nelle scuole domenicali e devono avere attività che creano in loro un senso di appartenenza alla Chiesa. Se i genitori non portano i figli in chiesa, allora saranno completamente perduti.

Perché i protestanti stimano così tanto l'Antico Testamento?

La riforma è stata in gran parte finanziata da ebrei (nonostante il virulento anti-ebraismo di Lutero) e per in maggior parte i protestanti sono sempre stati pro-ebraici. Cromwell dipendeva da loro quasi completamente. (Ancora oggi Israele dipende interamente da paesi protestanti, in particolare dagli Stati Uniti; i cattolici sono sempre stati più scettici). Così, i protestanti utilizzano anche l'Antico Testamento ebraico piuttosto che quello cristiano! Per gli ortodossi, il libro di gran lunga più importante dell'Antico Testamento è il Salterio, che è il motivo per cui è raro trovare ortodossi che leggono l'Antico Testamento (se non Genesi ed Esodo), ma piuttosto solo il Nuovo Testamento e i Salmi.

Perché gli Stati Uniti costringono paesi come l'Ucraina e anche paesi africani ad accettare il matrimonio omosessuale? Obama è un omosessuale?

Non ho idea di che cosa sia Obama – eccetto che ha sostenuto il teppismo rovesciando il governo democraticamente eletto dell'Ucraina e sostituendolo con una giunta fascista assassina, che ha poco controllo sul paese al di fuori di Kiev. Poi ci sono i droni americani che possono uccidere chiunque e ovunque. Per quanto riguarda le altre sue inclinazioni personali, non vorrei basarmi sulle voci che circolano su Internet.

Ora passiamo alla domanda principale, che ha bisogno di una risposta storica.

Quando, nell'XI secolo, Satana si è messo a distruggere la cristianità, il suo primo obiettivo è stato la dissacrazione, cioè la secolarizzazione, della Chiesa. Satana non può sopportare la presenza del sacro, il sacro deve essere rimosso dal mondo, perché gli impedisce di realizzare i suoi piani per assumere il controllo totale del mondo. Ha fatto questo attaccando la Chiesa nel suo punto più debole, cioè nelle province occidentali, dove tutto era stato indebolito dalle invasioni barbariche. Nell'XI secolo il patriarcato occidentale è stato convertito al laicismo, con la Chiesa che è diventata uno Stato, che è diventata secolare, che ha cambiato il Credo, che ha controllato eserciti assassini e tribunali, che ha sponsorizzato invasioni, ecc. Nella storia questo è chiamato papo-cesarismo.

In altre parole, il primo passo per la satanizzazione è stato la rimozione dell'altare. Il secondo passo è stato la rimozione del trono, cioè, la rimozione della monarchia sacrale. Questo atto è venuto in seguito ed è stato fatto nel XVII secolo in Inghilterra, nel XVIII secolo in Francia e nel XX secolo in Russia, anche se è vero che le monarchie occidentali erano state deformate prima di allora, sia per mezzo del parlamentarismo, oppure per mezzo dell'assolutismo, nessuno dei quali è conforme alla comprensione cristiana ortodossa della monarchia, che è la presenza dell'unto del Signore in mezzo al popolo.

Così, dopo aver rimosso il contenuto spirituale della fede e del sovrano, dopo aver desacralizzato la fede e il re, rimaneva la terza e ultima fase, la dissacrazione o secolarizzazione del popolo cristiano e della cultura popolare. Ciò significa distruggere i valori culturali cristiani (un processo che è stato molto rapido nel XX secolo), distruggere la famiglia – cosa molto rapida dagli anni '60 dopo la caduta del Concilio Vaticano II, quando è stato abolito il digiuno e così ora oggi abbiamo una crisi di obesità). Poi hanno anche iniziato a distruggere l'identità della persona umana nel movimento unisex che dagli anni '60 ha portato in sole due generazioni alla società transgender, transumana.

Questa riduzione in schiavitù è una forma di suicidio. È il motivo per cui l'impero ortodosso russo, l'impero cristiano, doveva essere distrutto nel 1917. Con il suo slogan di Ortodossia, sovranità e popolo, ovvero fede, tsar e Rus', o all'inglese, altare, trono e cottage, o alla francese, Foi, Roi, Loi, la sua esistenza è stata l'unica cosa che reso impossibile l'obiettivo del satanismo, di distruggere la Chiesa, il sovrano e il popolo.

Questa situazione di asservimento spirituale può essere invertita, o una fine imminente è inevitabile?

Niente è inevitabile, perché per gli esseri umani il pentimento è sempre possibile. In Russia, la Chiesa viene lentamente restaurata, e con lei l'ideale di un impero spirituale, con un imperatore e un popolo cristiano. Tuttavia, nulla è certo e ci sono ragioni sia per un profondo pessimismo sia per un profondo ottimismo. Sia fatta la volontà di Dio. Il 18 dicembre 1917 la tsarina Alessandra scrisse nel suo diario: [La rivoluzione in Russia] 'è una malattia, dopo la quale la Russia crescerà più forte. O Signore, abbi misericordia e salva la Russia! 'Possa questa profezia di speranza essere vera.

 
Il metropolita Onufrij ha raccontato come raggiungere la pace tra tutti i popoli

Dopo la lettura del Vangelo della domenica, che parlava delle beatitudini, il primate ha descritto le caratteristiche di un vero operatore di pace.

Nella sua omelia del 3 luglio, sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha parlato di come raggiungere la pace con gli altri, come riporta il Dipartimento per l'informazione e l'educazione della Chiesa ortodossa ucraina.

C'è una differenza palpabile tra il concetto neotestamentario di "operatore di pace" e la sua comprensione moderna.

"Un operatore di pace", ha sottolineato il primate, "non è uno che partecipa a trattative, prova qualcosa di fronte alle persone alle tavole rotonde e le convince di qualcosa."

Secondo l'arcipastore, un operatore di pace è colui che, grazie alla grazia di Dio, è in grado di superare il proprio orgoglio e vedere nel suo vicino l'immagine di Dio.

I cristiani fanno in tal modo un passo verso la pace con tutti gli uomini. "Un uomo deve riconciliarsi con Dio e con tutti gli uomini," ha sottolineato sua Beatitudine.

"Una persona arrabbiata e irritabile ispira il male e le tenebre anche a distanza", ha osservato il primate.

E dopo aver intrapreso il cammino verso la pace, un cristiano comincia a dare a quelli intorno a lui ciò che porta gioia. "Tale persona ispira la pace, in modo tale che fa bene anche solo essere intorno a lui", ha continuato.

Una persona pacifica è così piena della luce di Dio che anche le sue parole diventano superflue.

"E anche se non dice nulla sulla pace, è un vero operatore di pace", ha osservato sua Beatitudine.

Come riportato dal Dipartimento per l'informazione e l'educazione della Chiesa ortodossa ucraina, dopo la lettura del Vangelo della domenica, che parlava delle beatitudini (Mt 5, 3-12), il metropolita Onufrij ha parlato del percorso di salvezza attraverso queste leggi, come mostrato da Cristo stesso. Sua Beatitudine ha invitato tutti i cristiani a percorrere la via delle leggi divine, anche se a qualcuno non piace.

 
Di cosa hanno bisogno le parrocchie ortodosse per ritornare alla normale vita liturgica?

Mentre ci avviciniamo alla riapertura delle parrocchie cristiane ortodosse negli Stati Uniti e in Canada, varie giurisdizioni ortodosse hanno presentato linee guida che rappresentano cambiamenti sostanziali nella pratica e nella vita fraterna ortodossa. Ecco un esempio dall'arcidiocesi. Tra i cambiamenti ci sono i seguenti:

• Chiunque abbia più di 2 anni deve indossare sempre una mascherina per motivi ecclesiali

• Applicazione rigida del distanziamento sociale durante la Divina Liturgia, con severi controlli sui partecipanti

• Nessun biacio alle icone

• Nessun bacio alla mano di un prete

• Nessuna accensione individuale delle candele

• In alcune diocesi, il metodo per ricevere la comunione è su appuntamento o viene modificato in altri modi

• Nessun momento di socializzazione oppure ora del caffè

• Nessuna lezione o attività per i giovani

• Battesimi e matrimoni sembrano essere sospesi in molte diocesi

Per non dire altro, si tratta di cambiamenti sostanziali nella pratica della fede ortodossa. Tra gli altri impatti, stiamo limitando l'accesso alla comunione, creando un incubo per i genitori di bambini piccoli che cercano di tenerli fermi e coperti da mascherine e isolandoci dalla compagnia dei nostri fratelli cristiani ortodossi in un momento di grave trauma psicologico ed economico.

Inoltre, se pensavamo che l'evangelizzazione fosse una sfida primaria, in queste condizioni sarà quasi impossibile. Come si può entrare nella vita della Chiesa come catecumeno se la partecipazione alla Divina Liturgia è un privilegio concesso una volta al mese? La lezione di catechismo online è davvero un modo efficace per educare i catecumeni e i nostri figli? L'ottica della "nuova parrocchia normale" non è buona. Può essere difficile affermare che le nostre giurisdizioni ortodosse siano veramente la "santa Chiesa cattolica e apostolica" quando allontaniamo quelli che cercano Gesù mentre temiamo visibilmente la morte a tal punto.

Dal punto di vista della Fede e della pratica ortodossa, questi cambiamenti sono stati interamente discussi da altri scrittori, tra cui monaci, sacerdoti e vescovi.

I vescovi ortodossi hanno sottolineato l'amore per il prossimo come motivo per cui questi cambiamenti sono necessari.

Come cristiani ortodossi, vogliamo proteggerci dall'infezione da parte di altri. Questo potrebbe essere vero. Ma è anche abbastanza chiaro, in particolare nell'arcidiocesi greca, che è all'opera la paura della responsabilità legale. L'arcidiocesi greca richiede a coloro che frequentano le liturgie di concordare quattro punti prima di entrare in chiesa.

Di questi quattro, due hanno a che fare con una potenziale responsabilità legale:

• Riconosco che anche se la chiesa adotta misure di sicurezza, queste non possono garantire la sicurezza di ogni persona presente.

• Acconsento a non ritenere la chiesa responsabile di eventuali danni o denunce riguardanti la mia presenza volontaria al suo interno.

Sono sicuro che i vescovi si preoccupano della salute dei loro greggi. Ma sono altrettanto sicuro che gli avvocati abbiano avuto una mano pesante nel cambiare il modo in cui la Fede ortodossa sarà praticata in Nord America nel prossimo futuro.

Ai fini di questo articolo, non mi interessa in sé l'adeguatezza di nessuna di queste modifiche.

I vescovi hanno parlato e sono gli unici che contano in questo senso.

Prima di continuare fino al punto di questo articolo, riassumiamo a che punto siamo con la pandemia di Coronavirus:

• L'ultima stima del CDC [Centro di controllo delle malattie, ndt] indica che il virus uccide meno dello 0,3 per cento delle persone da esso infette. Questo è di gran lunga inferiore ai tassi di mortalità per infezione ipotizzati dalle proiezioni allarmanti che hanno guidato la risposta iniziale del governo (e della Chiesa) all'epidemia. Dato il basso tasso di mortalità per questo virus, molti esperti si chiedono se gli ordini di "rimanere a casa" e i blocchi delle attività siano stati necessari o addirittura efficaci.

• Attualmente il CDC stima che il 35 per cento di tutte le infezioni da Covid-19 sia asintomatico.

• Esistono prove del fatto che i portatori asintomatici presentano un rischio di diffusione molto inferiore rispetto a quanto precedentemente temuto.

• Il CDC ora afferma che il coronavirus "non si diffonde facilmente sulle superfici". Le icone, oltre ad essere sante, sono superfici.

• Il rischio per i bambini appare trascurabile, come confermato da molte nazioni che in tutto il mondo riaprono le scuole.

• Il 62 per cento di tutti i decessi di Covid-19 negli USA è stato in soli sei stati in cui i governatori hanno ordinato alle strutture di cura di ospitare i pazienti di Covid-19, diffondendo l'infezione alla popolazione più vulnerabile.

• Al picco, New York City aveva ancora circa 1 letto disponibile su 6 in ospedale e circa 1 letto disponibile su 10 in terapia intensiva. La "curva" è stata appiattita in tutto il paese al punto che nessun sistema ospedaliero è mai stato sopraffatto. In effetti, centinaia di milioni di dollari sono stati spesi in ospedali temporanei che hanno visto pochi o nessun paziente e che sono già stati demoliti. I risultati in Canada sono stati gli stessi.

• Infine: oltre 43.000 membri del personale medico hanno perso il lavoro solo nel primo mese di blocco. Altri posti di lavoro sono stati spazzati via man mano che la catastrofe economica è cresciuta. Le attese ondate di pazienti Covid non si sono mai materializzate, mentre una popolazione terrorizzata ha sempre più ceduto a malattie curabili che non sono mai state diagnosticate.

Tutto quanto sopra è una serie di notizie incredibilmente buone, per le quali a Dio va tutta la gloria.

Ma nonostante tutte queste benedizioni, i vescovi ortodossi canonici hanno incaricato di aprire le parrocchie con importanti cambiamenti alla pratica liturgica ortodossa. Le Divine Liturgie sono aperte solo a una frazione dei fedeli, si mettono mascherine a bambini di tre anni, non si bacia alcuna icona e non si offre alcun momento di fraternizzazione cristiana in un momento in cui milioni di persone sono senza lavoro e il tasso di suicidi sta aumentando.

Il presupposto è che questi cambiamenti siano di natura temporanea. Siamo in una crisi e questi cambiamenti sono la risposta amorevole della Chiesa per proteggere i fedeli. Ma ciò solleva una domanda molto, molto importante che deve essere posta a tutti i vescovi ortodossi in Nord America: che cosa ci vorrà per invertire queste deformazioni della vita parrocchiale?

Se i cambiamenti sono temporanei di fronte a una crisi, allora in che misura giudichiamo che la crisi si sia sufficientemente ridotta, per poter tornare alla pratica tradizionale della fede ortodossa?

Questo è vitale da sapere, perché a seconda delle risposte, alcune o tutte le attuali modifiche all'Ortodossia possono, in effetti, essere permanenti o almeno restare con noi per gli anni a venire. È improbabile che otterremo mai un vaccino per il Covid, dal momento che non ne è mai stato approvato uno per l'uso negli Stati Uniti o nel Regno Unito, contro qualsiasi altra forma di coronavirus. Anche se riceviamo un vaccino, è improbabile che sia più efficace dell'attuale "vaccino antinfluenzale". Ciò lascerà un sostanziale rischio di infezione, anche per coloro che sono già stati vaccinati. Pertanto, ci sarà un certo livello di rischio per il prossimo futuro, e possibilmente, fino alla Seconda Venuta di Cristo. Oltre al Covid-19, ci sono ora altre malattie trasmissibili e ce ne saranno di più in futuro. Dato il coinvolgimento degli avvocati nella creazione di nuove politiche, quale livello di rischio sarà abbastanza basso per tornare pienamente alla vita liturgica e parrocchiale ortodossa?

Se siete cristiani ortodossi, per favore contattate il vostro vescovo ordinario e chiedetegli quali condizioni devono essere soddisfatte per praticare pienamente la nostra fede. Solo i vescovi possono dircelo. Come Chiesa, abbiamo bisogno di un piano e di una responsabilità per realizzarlo. L'alternativa è andare avanti con la possibilità che perderemo l'autentica fede e pratica ortodossa a detrimento di milioni di anime.

Nicholas

 
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Il sentiero verso l'unità

Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo! Dice il Signore... Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno.

Geremia 23:1,3

Il sentiero verso la disunione

Dal 1917 e dalla caduta organizzata dall'Occidente dell'Impero cristiano (la Terza Roma), le forze di questo mondo si sono sforzate di dividere la confederazione delle Chiese locali che costituisce la Chiesa ortodossa. Lo hanno fatto in tre fasi.

Il loro primo obiettivo era di attaccare, paralizzare, ingannare e così dividere quelli che vivevano nella Chiesa principale, di gran lunga la più grande, la più multinazionale e dalla mentalità più missionaria, quella da cui in gran parte dipendevano le altre, la Chiesa ortodossa russa. Se gli estremisti di qualsiasi tipo, modernisti, nazionalisti o settari, potevano essere manovrati per dividere questa Chiesa, il cui territorio era un sesto del pianeta, allora la sua influenza in quel luogo e in tutto il mondo poteva essere distrutta. Così, le forze di questo mondo hanno provocato i modernisti rinnovazionisti di mentalità protestante, sia all'interno della Russia (Vvedenskij, sponsorizzato dai comunisti, e quelli con lui, compresi gli attuali neo-rinnovazionisti) e al di fuori della Russia (lo scisma di Parigi sponsorizzato dai protestanti della YMCA), i gruppi nazionalisti (gli autocefalisti ucraini della Galizia e gli attuali carrieristi filaretisti, gli autocefalisti bielorussi, gli autocefalisti carpato-russi in America tratti in inganno) e piccole sette di destra (Suzdaliti, Agafangeliti, Tikhoniti [da Tikhon Paseka], Diomiditi, ecc). A loro importava quale ismo usassero per attaccare, paralizzare, ingannare e così dividere, fosse questo il comunismo marxista, il fascismo hitleriano o il capitalismo liberal-consumista. Più direttamente usatono anche altri ismi, cattolicesimo e protestantesimo, inviando negli anni '20 dei cattolici (D'Herbigny) e negli anni '90 altri uniati e settari protestanti degli Stati Uniti a cercare di dividere la Chiesa russa.

Anche se la lotta continua, contro tutto ciò che le forze di questo mondo hanno in programma, la Chiesa russa e così la Russia ortodossa sono in corso di graduale restaurazione. Le forze di questo mondo hanno ampiamente fallito e falliranno, fino a quando si oppongono a loro il sangue e i semi dei nuovi martiri e le lacrime e il sudore dei confessori che stanno ricostruendo la Chiesa russa.

Le forze di questo mondo si sono poi dedicate alla seconda parte della loro campagna. Qui si trattava di attaccare, paralizzare, ingannare e così dividere le altre, più piccole Chiese locali, introducendo il modernismo e il suo simbolo, il calendario cattolico-protestante. Hanno iniziato con l'anello più debole della catena, Costantinopoli occupata dai turchi, e hanno iniziato a sostituire i suoi patriarchi con burattini occidentali. Questo, naturalmente, ha creato scisma. Le forze di questo mondo hanno ampliato le proprie attività, interferendo nelle altre quattro Chiese greche (la Chiesa di Grecia, la sua propaggine autocefala nell'Albania greca, la Chiesa di Cipro e il patriarcato di Alessandria), così come nella Chiesa latina (la Romania, dove hanno ancora una volta di recente interferito nella nomina di un patriarca), nella più debole delle Chiese slave (la Bulgaria) e nel Patriarcato arabo di Antiochia (dove hanno creato una guerra terroristica), così come con il tentativo di sottomettere le Chiese polacca e cecoslovacca. Ovunque hanno cercato di introdurre il calendario cattolico-protestante e altre pratiche moderniste. Quindi, complessivamente il 20% della Chiesa è stato contaminato.

Sono riusciti solo in parte e solo temporaneamente.

La contaminazione del 20% per mezzo del modernismo ha lasciato il restante 80% della Chiesa, nelle terre russe, in Serbia, in Georgia e a Gerusalemme, tutt'altro che incontaminato. Poiché tali Chiese non potevano essere autorizzate a rimanere intatte, le forze di questo mondo hanno proceduto alla terza e più recente parte della loro campagna. Hanno attaccato la Chiesa serba (dividendo il suo territorio, consegnandone una parte al controllo cattolico, una parte al controllo musulmano, una parte al controllo scismatico nazionalista macedone e montenegrino, e poi cercando di dividere il suo episcopato), la Chiesa georgiana (sostenendo un colpo di stato filo-modernista e anti-patriottico, definendolo 'cambiamento di regime' e cercando di introdurre la sodomia consumista), il patriarcato di Gerusalemme (dove il precedente patriarca langue stranamente in prigionia ed è stato consumato uno scisma attraverso l'ex ambasciatore degli Stati Uniti in Qatar, che ha permesso di utilizzare locali americani per tenervi funzioni al di fuori del territorio canonico di Gerusalemme su quello del patriarcato di Antiochia) e di nuovo in Russia (un colpo di stato di nazionalisti cattolici galiziani sostenuto dall'Occidente, che ha iniziato a massacrare il popolo ucraino ortodosso). Ovunque hanno usato anche il minuscolo patriarcato di Costantinopoli sotto controllo statunitense per seminare discordia e divisione contro la Chiesa russa, in Finlandia e in Estonia (territori secolari della Chiesa russa), con i dissidenti dell'emigrazione russa in Francia, in Nord America e in Inghilterra, o più di recente in Cecoslovacchia (rifiutando di riconoscere la sua autocefalia e dividendo il suo episcopato) e in Ucraina (dove i padroni statunitensi del Patriarcato lo stanno tentando di riconoscere gli scismatici non canonici politicamente controllati, come hanno già fatto in Estonia) .

Anche qui, in questa terza parte ancora in corso della loro campagna, ciò che le forze di questo mondo hanno dimenticato è che anche se essi propongono, Dio dispone. Perché solo Dio vive nell'eternità e mostra l'amore e la visione della sua Provvidenza, mentre loro vivono nella loro spirale di odio infernale e di mancanza di visione, che stanno cercando di stabilire come regno terreno.

Il sentiero verso l'unità?

Noi non conosciamo il futuro, come Dio lo disporrà. Questo è nelle sue mani. Ma possiamo già vedere dove le forze di questo mondo possono perdere la loro strada:

In Siria, come risultato della guerra fomentata dagli USA, contrariamente a quanto è stato proposto, il patriarcato di Antiochia ha riconosciuto chi sono i suoi amici. Riconoscendo che non ha supporto da Costantinopoli, che è nelle mani dei turchi anti-siriani sostenuti dagli Stati Uniti, il patriarcato di Antiochia si rivolge ora alla Chiesa russa.

In Africa, il patriarcato di Alessandria e di tutta l'Africa, un tempo gestito come reparto coloniale del Ministero degli Esteri greco, è troppo povero per espandersi molto. Ha bisogno dell'aiuto russo e tale aiuto sarebbe inevitabilmente anti-filetista. In tal caso il patriarcato potrebbe essere ripreso, com'è solo giusto che sia, da vescovi africani nativi, così come la colonia un tempo greca di Antiochia è stata ripresa da vescovi arabi nativi con l'aiuto russo anti-filetista.

In un'altra colonia greca, Gerusalemme (come anche a Costantinopoli), la maggior parte dei fedeli sono ora russi. E a Gerusalemme i russi sostengono, com'è solo giusto che sia, i candidati arabi nativi come futuri vescovi.

Molti nelle Chiese di Grecia (e così anche nella Chiesa dell'Albania greca) e di Cipro (dove i turchi sostenuti dagli Stati Uniti sono stati autorizzati a invadere e occupare l'isola, cosa che ha reso i sentimenti anti-americani ancor più forti), con le loro economie abbattute e i loro popoli impoveriti dall'unione con il vassallo neo-feudale degli Stati Uniti, l'Unione Europea, si stanno ora rivolgendo alla Russia chiedendo aiuto.

La Chiesa serba guarda ancora alla Russia e aderisce al calendario ortodosso nonostante l'interferenza politica sostenuta dall'UE nei suoi affari interni e nei media ora di proprietà statunitense.

Le Chiese di Romania e Bulgaria, in difficoltà con la morte della vecchia generazione di anziani monastici e con la salita al potere dei membri della generazione di mezzo spiritualmente impoverita e quindi filo-uniate, cresciuta nel periodo comunista simoniaco, hanno ancora potere spirituale nei monasteri e tra molti nella generazione più giovane.

La Chiesa della Georgia ha ancora ottimi rapporti con la Chiesa russa, nonostante i tentativi di distruzione degli Stati Uniti che hanno incoraggiato l'invasione georgiana della Russia nel 2008 da parte del loro governo fantoccio.

Le Chiese di Polonia e Cecoslovacchia sono alleate della Russia, l'ultima tanto di più dopo la recente ingerenza locale dei greci sostenuti dagli Stati Uniti.

La Chiesa di Costantinopoli sembra sempre più debole, mentre il resto del mondo comincia a riconoscere che dal 1453, letteralmente, ha indossato i vestiti (nuovi) dell'imperatore, che il vero leader del mondo ortodosso è il patriarca russo e che devono parlare con lui, se vogliono parlare di problemi seri. Sempre più membri del patriarcato di Costantinopoli, e non solo sul Monte Athos, possono vederlo da soli. L'illusione dell'interpretazione statunitense del canone 28 di Calcedonia (assurda, ma consolante per la vanità) è trasparente per quasi tutti. Anche alcuni negli Stati Uniti si stanno chiedono se vale la pena spendere a Istanbul più soldi di quelli che non hanno, al fine di mantenere la vana illusione.

Nella diaspora, la Chiesa russa, riprendendosi dalla paralisi, ha iniziato a prendersi le sue responsabilità e portare unità. Nell'Ucraina stessa, dove le forze di questo mondo hanno pensato di poter distruggere la Chiesa russa, i loro piani stanno fallendo. I più stanno ora parlando della disgregazione e della dissoluzione del puramente artificiale 'Stato' ucraino, una creazione conglomerata di quattro tirannie imperialiste, quella degli Asburgo, quella leninista, quella stalinista e quella di Washington. Il suo collasso è per molti ormai solo una questione di tempo (secondo alcuni, una questione di mesi, anche se altri ritengono che ci vorranno alcuni anni). L'84% del popolo ucraino chiede ora pubblicamente che il loro paese sia gestito dal presidente Putin – molto meglio che continuare sotto la tirannia e la povertà della corrotta e non rappresentativa giunta dei fantocci di Kiev. Quest'ultima di affida completamente ai sussidi americani per la sopravvivenza, con grandi spese per l'Unione Europea, i cui membri soffrono amaramente per le sue sanzioni anti-russa, o meglio anti-europee.

Circa il 55% dell'Ucraina, a est e a sud, insieme con la Transnistria, potrebbe tornare dopo quasi 95 anni alla Russia (una parte, la Crimea, già lo ha fatto con un referendum democratico). Il 25% dello Stato, centrato intorno a Kiev, potrebbe diventare ancora una volta l'antica Malorossija, una variante meridionale della Bielorussia. L'unica parte, circa il 15%, che è veramente ucraina e dove si parlano i vari dialetti ucraini, la terra di confine (che è ciò che significa la parola 'Ucraina') della Galizia in gran parte cattolica, può tornare per lo più alla Polonia. Fu da qui che il tiranno georgiano Stalin la strappò via nel 1939, guadagnandosi l'odio immortale e comprensibile della sua gente. Le due piccole parti restanti della presente Ucraina, circa il 5%, possono tornare alla Romania (mantenendo intatto il calendario ortodosso, e aiutando così ancora una volta la Chiesa romena a tornare alla Tradizione) e all'Ungheria. E la parte che può tornare in Ungheria, quella che i burocrati di Kiev chiamano ancora 'Transcarpazia' – anche se sarebbero loro i transcarpatici, in quanto vivono dall'altra parte dei Carpazi – potrebbe diventare il nucleo di una quindicesima Chiesa locale, una Chiesa ortodossa ungherese.

Visti gli ottimi rapporti tra l'Ungheria, che ha un governo anti-UE democraticamente eletto, e la Federazione russa, che sostiene tutti i movimenti di resistenza nazionale e di sovranità contro la tirannia dell'Unione Europea, questo potrebbe accadere. Solo pochi anni fa, la Chiesa russa ha vinto la sua battaglia legale per il controllo della cattedrale ortodossa di Budapest – tutto è pronto per la nascita di una nuova Chiesa locale. Così le 500 parrocchie 'transcarpatiche', o meglio carpato-russe (o rutene = latino per russe), sarebbero al centro di un'altra Chiesa locale. Infatti sono loro che sono al cuore della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, sono loro che hanno contribuito alla Chiesa polacca, di cui uno dei popoli costituenti sono i lemko (carpato-russi nord-occidentali), e sono loro che attraverso il loro nobile e illustre figlio della Rus' di Preshov, il metropolita Lavr (Shkurla), hanno contribuito all'unità nella diaspora tra la Chiesa russa e uno dei suoi elementi costitutivi, la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR). La stragrande maggioranza di quest'ultima Chiesa era solo in attesa della libertà del centro della Chiesa per riconciliarsi con lei.

Naturalmente, nulla è certo; quelli elencati sopra sono tutti scenari possibili, solo alcuni dei quali possono realmente accadere. Tuttavia, sono possibili, mentre solo pochi decenni fa, quando vivevamo oppressi e isolati da tutte le forze di questo mondo, sembravano impossibili. I privi di visione che pensavano a breve termine – a differenza di san Giovanni di Shanghai e quelli come lui, di cui dovrebbero cercare di vivere la visione del mondo, invece di studiare filosofia – non sono riusciti a vedere che il mondo sarebbe cambiato. Oggi viviamo in un mondo diverso dal passato. Ora una piccola minoranza di paesi che hanno smesso di essere cristiani si assembrano assieme in un'unione in bancarotta di meno di un miliardo di persone, l'unione di Eurosodoma e Gomorrica. E i tre paesi a maggior popolazione cristiana, Brasile, Russia e Cina, sono legati insieme in un'unione con altri paesi, che copre metà della popolazione mondiale.

Ciò che le forze di questo mondo proponevano solo tre o quattro decenni fa, e che ha reso disperati coloro che non avevano fiducia nello Spirito Santo, oggi sembra sempre meno probabile. Allora quelli che erano compromessi con l'establishment, che in gioventù avevano intrapreso il cammino facile approvato dall'establishment e si erano rifiutati di prendere la croce della Chiesa russa, ci deridevano, ci denunciavano e ci disprezzavano. Ora che sono più vecchi, hanno solo da prendere la Croce e cammineranno anche loro. A differenza dei donatisti e dei neo-donatisti, li accoglieremo a braccia aperte, come ha fatto il padre amorevole con il figliol prodigo.

 
Postfazione: L'alternativa euro-ortodossa a un'Europa ortodossa

A seguito della recente trilogia di articoli sulla riunione degli ortodossi russi di tutte le nazionalità e lingue in una metropolia in Europa occidentale, il primo dei quali è stato pubblicato il 25 luglio e l'ultimo, l'articolo 'Il cammino verso l'unità', il 5 agosto, un membro dell'Esarcato di Parigi (Patriarcato di Costantinopoli) ha scritto il suo rifiuto di questa visione per l'Europa ortodossa, o di una 'Europa russa', come stranamente la chiama. Dal momento che non è un ortodosso russo e, secondo le sue parole ben poco diplomatiche, non lo sarà mai, il suo rifiuto di qualcosa che non lo riguarda non sembra rilevante. Tuttavia, se è interessato a vedere un giorno una Chiesa locale d'Europa, dobbiamo ricordare che l'unica Chiesa locale che sta proponendo una metropolia ortodossa in Europa, precisamente la base per una futura Chiesa locale d'Europa, è la Chiesa ortodossa russa. In altre parole, l'offerta fatta dal patriarca Alessio II più di dieci anni fa è l'unica offerta sulla tavola.

L'unica alternativa puramente teorica è costituita da un'ideologia ormai molto antiquata, quella autocefalista, cioè, nazionalista. Questa è stata proposta ancora una volta dalla greco-ortodossa 'Fraternità ortodossa in Europa occidentale' al suo XV° congresso a Bordeaux nella primavera del 2015. Poiché nessuna offerta di autocefalia (indipendenza canonica) è stata mai fatta in qualsiasi momento nel corso degli 50 anni della sua esistenza a questo piccolo gruppo principalmente francese del Patriarcato di Costantinopoli gestito dagli Stati Uniti (patriarcato a cui appartengono praticamente tutti i suoi membri), sono stati sollevati molto tempo fa dubbi circa la sua praticità. Nessuna autocefalia potrà mai essere data a questo piccolo gruppo, perché è su un territorio canonico condiviso.

Nessuno vorrà ripetere l'errore che il Patriarcato di Mosca dell'epoca sovietica fece negli USA quasi cinquant'anni fa, dando un'autocefalia canonicamente contestata a un gruppo americano piccolo e piuttosto nazionalista, guidato da intellettuali parigini, ora chiamato la Chiesa ortodossa in America (OCA). Uno ha l'impressione di leader accecati dalla loro ideologia autocefalisti che hanno fuorviato convertiti sinceri e idealisti, ma anche loro ciechi, privi di alcun concetto di problemi pratici e delle realtà delle Chiese ortodosse locali e delle diaspore, al di fuori dei loro stretti orizzonti intellettuali.

Un film tv francese del loro recente congresso mostra i membri della fraternità con sede a Parigi che cantano in francese a una riunione o a una funzione (non era chiaro cosa fosse) in una moderna sala conferenze a Bordeaux. Non c'era praticamente nessuna icona, nessuna iconostasi, niente candele e nessuno durante la riunione o funzione, in piedi di fronte a file di sedie, sembrava farsi il segno della croce. L'atmosfera che si presentava era quella di un evento 'carismatico', comune al modernismo cattolico (o al modernismo protestante – è la stessa cosa). Erano presenti due vescovi greci, uno dei quali era il controverso leader della 'Chiesa ortodossa apostolica estone' scismatica, e un vescovo cattolico. L'impressione era che molti dei presenti fossero cattolici o altrimenti ex-cattolici. L'incontro era sicuramente altamente ecumenico e anche politico.

L'atmosfera di esaltazione, o di mancanza di sobrietà e di preghiera, e l'assenza di qualsiasi codice di abbigliamento ortodosso davano infatti l'impressione di un incontro politico, piuttosto che di una funzione della Chiesa. La maggior parte dei quelli che appaiono nel film sembrano essere persone di classe media, la maggior parte appartenenti a una generazione più anziana, di età compresa tra 60 e 75. Potrebbe essere così poiché hanno aderito alla Fraternité nel suo periodo di massimo splendore nel fine degli anni '60  e negli anni '70 e '80, dopo la rivolta sociale francese del 1968? Chiusi e isolati nello stesso ghetto intellettuale per tanti anni, senza esposizione alle realtà delle diaspore contemporanee delle Chiese ortodosse locali in Europa o nelle loro terre d'origine, i suoi membri non hanno avuto la possibilità di evolvere. In questo modo non si sono adattati alla realtà della generazione che è cresciuta nelle Chiese ortodosse dalla caduta del comunismo e dalla liberazione delle Chiese locali nei paesi ex-comunisti. Potrebbe essere questo il motivo per cui i suoi membri 'passatisti' insistono ancora a dire che 'non è cambiato nulla' in Russia e in Europa orientale e sembrano ancora vivere ai tempi della guerra fredda?

Naturalmente, un film può lasciare una falsa impressione. Purtroppo, è esattamente la stessa impressione che ci avevano lasciato i membri della Fraternité negli anni '70 e '80 e che hanno anche lasciato a ortodossi di altre Chiese locali che hanno visitato i loro congressi in questi ultimi anni. Tutti hanno detto la stessa cosa: che questo è un gruppo divisivo, guidato non da preoccupazioni spirituali, ma da preoccupazioni politiche. Il suo spirito, diverso ed estraneo a quello della stragrande maggioranza dei monasteri e delle chiese parrocchiali ortodosse in ​​Europa occidentale, dà l'impressione di un culto o di una setta New Age. C'è una mentalità 'da supermarket', per esempio, digiuna e si confessa solo chi lo vuole veramente, e si prende la comunione liberamente, come nel cattolicesimo moderno. Si prende ciò che si vuole dalla Chiesa russa e dalla Chiesa greca, ma si respingono le discipline sia della Chiesa russa, in Russia e fuori dalla Russia, e della Chiesa greca in Grecia. (Va notato che questo gruppo è abbastanza estraneo alla disciplina delle giurisdizioni diocesane dei vescovi greci in Europa).

Un gran numero di protestanti contemporanei vi dirà che il moralismo vuoto delle loro denominazioni astoriche e ora morenti è stato per loro un suicidio. Un gran numero di cattolici contemporanei vi dirà che non crede nel papa e che pensa che il celibato ecclesiastico obbligatorio sia sbagliato. In altre parole, sono d'accordo con noi. E alcuni guardano alla Chiesa ortodossa cercando sostentamento. L'unica cosa che la Chiesa ortodossa può offrire a coloro che vivono nel deserto spirituale contemporaneo del mondo occidentale desacralizzato, sia che siano di origine cattolica o protestante, è il cibo spirituale. Questo è il cibo della fedeltà alla disciplina della Tradizione della Chiesa, l'unica che apre la porta allo Spirito Santo, l'unica che dà bellezza spirituale, nobiltà spirituale ed eleganza spirituale, il cibo che nutre l'anima. Questo significa non trasmettere i nostri piccoli egoismi, ma trasmettere ciò che è di gran lunga più grande di noi, ciò che è sia collettivo ('cattolico') sia eterno. Questo è ciò che solo la Chiesa può dare, fornendo il senso del sacro, una fede sacralizzata che porta il cielo sulla terra e così rende spirituale ciò che è terreno.

L'impressione lasciata, non solo da questo film, è l'opposto. Ciò che sembra essere in offerta qui è un culto desacralizzato, un culto reso comodo per il consumatore occidentale, un pezzo di teatro sterilizzato e razionalizzato che rende terreno ciò che è spirituale. In nessun punto è stato menzionato il glorioso patrimonio europeo dei santi, coloro che erano stati terreni ma sono divenuti spirituali, né degli antichi santi d'Europa, come sant'Ireneo di Lione, sant'Ilario di Poitiers, san Martino di Tours, san Giovanni Cassiano e altri che hanno combattuto le eresie e sono morti per la fede, o dei nuovi santi d'Europa, come i nuovi martiri russi, san Nicola di Zhicha, san Giustino di Chelije e san Paissio dell'Athos. Questo è il risultato dell'aver abolito il 'santorale' e dell'aver applicato gli altri decreti del Concilio Vaticano II alla Chiesa ortodossa, come era stato desiderio sincero di amanti della Fraternité come padre Elie Melia, il docente di teologia pastorale presso l'Istituto di teologia Saint-Serge a Parigi negli anni '60, '70 e '80.

L'impressione generale della Fraternité è quella di una forma di fede disincarnata inventata in passato, di una propaggine piuttosto tardiva e vecchio stile, mono-generazionale, del 'movimento carismatico' della fine del XX secolo, sconosciuta alla Chiesa ortodossa. La loro ideologia sembra essere filetista o nazionalista, una euro-ortodossia, che mette al primo posto l'Europa moderna e l'Ortodossia al secondo, esattamente l'opposto di ciò che la Chiesa ortodossa russa ha proposto nella sua visione lungimirante di una 'Europa ortodossa'. Le nuove Chiese locali sono sempre state costruite sulla stretta aderenza alla Tradizione della Chiesa e hanno avuto un forte fondamento ascetico, monastico e vescovile, per esempio tra tutti i popoli slavi, i popoli dell'Alaska e i giapponesi. Al contrario dei loro esempi, gli intellettuali della Fraternité, bloccati negli anni '60, sembrano proporre la costruzione di una Chiesa sulla base di una ideologia anti-ascetica, anti-monastica, anti-vescovile, anti-Tradizione e quindi di fatto anti-ortodossa. Inutile dire che questo non può avere successo.

 
George Demacopoulos e il "fondamentalismo ortodosso"

Il dottor George Demacopoulos della Fordham University ha recentemente pubblicato un articolo intitolato "Il fondamentalismo ortodosso", sul sito web dell'arcidiocesi greca d'America. L'articolo presenta un certo numero di problemi, che ritengo necessario rilevare.

Per cominciare, in realtà non spiega cosa intende con il termine "fondamentalista". Il termine, quando era stato originariamente coniato, si riferiva ai protestanti conservatori che, in risposta alle tendenze moderniste, soprattutto tra le denominazioni protestanti maggioritarie, avevano postulato cinque punti di fede fondamentali (si potrebbe anche dire "minimali") a cui i cristiani dovevano aderire:

1. L'ispirazione e l'infallibilità della Scrittura;

2. La divinità di Gesù Cristo;

3. La nascita verginale di Cristo;

4. L'opera sostitutiva, espiatoria di Cristo sulla croce;

5. La risurrezione fisica e il ritorno personale di Cristo sulla terra.

Il termine "fondamentalista" fu poi (per la prima volta nel 1979, nel periodo della crisi degli ostaggi in Iran) applicato ai musulmani radicali, e poi a quasi ogni espressione conservatrice di ogni religione. Non credo che questo ampliamento del significato del termine sia stato una mossa accidentale. Fu un tentativo di associare i cristiani conservatori, come Jerry Falwell e il suo gruppo "The Moral Majority", a personaggi del calibro di Khomeini e Osama bin Laden, e questo fu fatto a fini di politica interna. Il termine quindi ha davvero cessato di avere molto senso, a parte coloro che desiderano utilizzare "fondamentalista" come sinonimo di "stupido", e questo sembra essere il livello primario di significato con cui il dottor Demacopoulos usa il termine.

Il dottor Demacopoulos fa un collegamento deficitario con il significato originario del termine, quando dice: "Come altri movimenti fondamentalisti, il fondamentalismo ortodosso riduce tutto l'insegnamento teologico a un sottoinsieme di assiomi teologici e poi misura la dignità degli altri secondo tali assiomi". L'unico problema con questa affermazione è che egli non fornisce alcun esempio, e la dichiarazione, semplicemente, non è vera. Se prendiamo, per esempio, i vecchi calendaristi greci, che sarebbero tra i candidati più probabili che possono rientrare nella categoria di cui il dottor Demacopoulos sta parlando di, si potrebbe dire che la questione del calendario viene utilizzata da loro come una di cartina di tornasole, ma non è certo vero che essi sostengano che si deve essere solo di vecchio calendario per soddisfare la loro definizione di fedeltà all'Ortodossia. In realtà, la colpa dei vecchi calendaristi greci non è che essi hanno una comprensione minimalista dell'Ortodossia, ma che sono massimalisti e insistono troppo su alcune questioni che non dovrebbero essere tanto importanti da essere disposti a rompere la comunione. Anche tra gli stessi vecchi calendaristi ci sono ulteriori divisioni su molte questioni. Quindi, in realtà, la loro tendenza è esattamente l'opposto di quella dei fondamentalisti protestanti, che in realtà si focalizzavano sul minimo a cui si doveva credere. E sono di fatto i modernisti ortodossi che in genere cercano di ridurre i punti "essenziali" della fede ortodossa al minimo comune denominatore, e quindi sono loro molto più vicini a essere fondamentalisti, nel senso originale del termine.

Il dottor Demacopoulos poi afferma: "Il principale errore intellettuale del fondamentalismo ortodosso sta nel presupposto che i Padri della Chiesa hanno concordato su tutte le questioni teologiche ed etiche". Questa pigra caricatura, uno specchietto per le allodole, non è quello che ci si aspetterebbe da un rispettato professore universitario di teologia. Se questo è il principale errore intellettuale, vorrei trovare un esempio di una persona che in realtà si adatta a questa descrizione. Dubito che anche il più svitato vecchio calendarista che possiamo trovare, sosterrebbe che "i Padri della Chiesa hanno concordato su tutte le questioni teologiche ed etiche".

Ci viene quindi detto che "In genere, questo si manifesta nelle accuse che individui, istituzioni, o interi rami della Chiesa ortodossa non riescono a soddisfare lo standard auto-prescritto d'insegnamento ortodosso". Sarei curioso di sapere perché non dovremmo considerare san Marco di Efeso un "ortodosso fondamentalista", perché ha rotto la comunione con coloro che non sono riusciti a soddisfare ciò che san Marco considerava lo standard d'insegnamento ortodosso. Probabilmente, la risposta che otterremmo è che san Marco non era un troglodita intellettuale, ma nondimeno, ci sono ovviamente limiti che si possono travalicare e che giustificano una tale azione, e quindi il problema non è se qualcuno è un fondamentalista perché crede che esistano tali confini, ma piuttosto le questioni specifiche in gioco... che questo articolo non ci fornisce.

L'autore passa poi a fornire esempi che rompono gli specchietti per le allodole da lui creati:

"Infatti, una lettura attenta della storia e della teologia cristiana chiarisce che alcuni dei santi più influenti della Chiesa non furono d'accordo tra loro, a volte piuttosto amaramente. San Pietro e san Paolo erano in disaccordo sulla circoncisione. San Basilio e san Gregorio il Teologo si scontrarono sul modo migliore per riconoscere la divinità dello Spirito Santo. E san Giovanni Damasceno, che viveva in un monastero nel califfato islamico, abbandonò la tradizione innografica che lo aveva preceduto, al fine di svilupparne una nuova che parlava alle esigenze della sua comunità".

Anche in questo caso, troviamo esagerazioni negligenti. Dove troviamo san Pietro e san Paolo in disaccordo sulla circoncisione? Li troviamo molto chiaramente in accordo su tale questione in Atti 15. Molto probabilmente, l'autore ha in mente Galati al capitolo 2, ma il disaccordo non era sulla circoncisione... era sull'ipocrisia di san Pietro circa quelli "della circoncisione" – non vi è alcuna indicazione che avessero un disaccordo sostanziale sulla questione. Avevano un disaccordo sul comportamento sull'incoerenza di san Pietro e, e san Paul lo chiamò a confronto su questo, a viso aperto e in presenza di tutti (Galati 2:11,14). Non vi è inoltre alcuna indicazione nel testo, né nella Tradizione della Chiesa che tratti di una questione di continuo disaccordo o divisione tra questi due santi. Questo era piuttosto un esempio che anche un grande santo poteva cadere in un errore temporaneo.

È anche chiaramente eccessivo affermare che San Giovanni di Damasco "abbandonò la tradizione innografica che lo aveva preceduto". Qual era la tradizione innografica che lo aveva preceduto? Il modo con cui le parti più antiche dei servizi hanno generalmente finito per essere messe da parte, non è stato in genere la loro sostituzione con nuovi inni, ma piuttosto la loro integrazione con nuovi inni, e poi col passare del tempo, alcuni dei testi più antichi sono stati generalmente omessi. Se si prende l'introduzione dei testi che usiamo oggi per i canoni del Mattutino, questi inni erano originariamente cantati con le Odi bibliche, che erano i testi più antichi che avevano preceduto la composizione di tali inni. Solo col passare del tempo si è sviluppata la pratica generale di omettere le odi, mantenendo i tropari che erano stati composti per cantarli assieme alle odi (anche se la pratica più antica è ancora seguita in qualche misura nei giorni feriali della Quaresima). Quindi, suggerire che san Giovanni abbia buttato fuori tutto ciò che lo aveva preceduto è semplicemente contrario ai fatti.

Inoltre, vi è una minuscola differenza tra un uomo santo, come san Giovanni Damasceno, che introduce qualche nuova pratica liturgica, e un comitato di "teologi" fumatori di sigari che fa altrettanto. Per esempio, la pratica greca di dire "Con timor di Dio, con fede e amore, avvicinatevi", è chiaramente un cambiamento dalla forma originale di "Con timor di Dio e con fede, avvicinatevi". Ma era un cambiamento, credo, introdotto dai padri Kollyvades. Mi è stato detto da qualcuno che è una buona fonte in materia che anche san Giovanni di Shanghai seguiva questa pratica. Sono propenso a inchinarmi alla saggezza di questi santi, ma penso che sia giusto essere scettici verso modifiche introdotte da qualcuno che può essere molto intelligente, ma che non è allo stesso livello di questi santi.

Troviamo ancora un'altra iperbole quando il dottor Demacopoulos afferma: "È importante capire che i fondamentalisti ortodossi rafforzano la loro lettura riduzionista dei Padri della Chiesa con falsità supplementari. Una delle più frequentemente sostenute è l'affermazione che la comunità monastica è sempre stata il custode dell'insegnamento ortodosso. Un'altra insiste sul fatto che i Padri erano anti-intellettuali. E una terza chiede che l'adesione agli insegnamenti dei Padri necessita che si resista a tutto ciò che è occidentale".

Se è vero che le comunità monastiche sono state generalmente baluardi dell'Ortodossia, non so di nessuno che abbia detto che è stato sempre e invariabilmente così. Dubito che si possa fare un singolo esempio di qualcuno che sostenga seriamente che i Padri erano anti-intellettuali. E il più vicino esempio di uno che sostiene che gli insegnamenti dei Padri rendono necessario "resistere a tutto ciò che è occidentale" sarebbe padre John Romanides, con i suoi ammiratori... ma nemmeno loro farebbero una dichiarazione tanto radicale come quella espressa qui, e non credo che padre John Romanides fosse un anti-intellettuale.

E quando il dottor Demacopoulos fa l'affermazione che "riproponendo la tradizione come arma politica, l'ideologo inganna coloro che non sono inclini a mettere in discussione la credibilità dei loro capi religiosi", sarebbe utile se volesse fornire alcuni esempi e citare alcuni nomi in modo che avessimo qualche idea a chi e che cosa si riferisce.

Inoltre, io non sono così sicuro che "Il significato dei Padri risiede nel loro serio e straziante tentativo di cercare Dio e di condividerlo con il mondo." Se così fosse, io non sono sicuro di come sarebbero diversi da Lao Tzu, Gautama Buddha, Socrate o Muhammad. Il loro significato risiede nel modo in cui hanno spiegato, articolato, tramandato e sinceramente sostenuto "la fede una volta trasmessa ai santi" (Giuda 1:3). Non erano solo uomini intelligenti e seri, ma uomini santi che avevano ricevuto la fede degli Apostoli, e l'avevano passata senza alterazione – e in tal modo, di fronte a nuove sfide a quella fede, avevano arricchito la Chiesa con le loro parole, le loro vite fedeli e il loro esempio. Comprendiamo meglio la Fede grazie a loro, ma ora non abbiamo una nuova fede o una fede diversa.

L'autore conclude con questo invito all'azione: "È tempo per i vescovi ortodossi e i leader dei laici di proclamare ampiamente che l'accattivante rilevanza dei Padri della Chiesa non sta nella pedissequa adesione a una serie di proposizioni fossili utilizzate per auto-promozione". Ma io non vedo come i vescovi ortodossi e i leader dei laici siano in grado di rispondere alla sua chiamata, anche se sono inclini a farlo, perché il dottor Demacopoulos non ci dà alcuna indicazione esatta di chi o di che cosa sta parlando.

Se si potesse indicare qualcuno che sia onestamente descritto dalle indicazioni di quest'articolo, riterrei certamente che una tale persona sia degna di critica. Ma parliamo di persone specifiche, piuttosto che lanciare accuse senza senso che vorrebbero farci credere che ci sia un vero accordo filosofico tra il conservatore evangelico medio, qualche gruppo imprecisato di cristiani ortodossi, e i terroristi jihadisti che decapitano e lapidano coloro che non sono d'accordo con loro.

Aggionamento: Qualcuno mi ha riferito che il dottor Demacopoulos apparentemente riferiva al convegno (dal titolo "Teologia patristica ed eresia post-patristica") tenutosi al Pireo, in Grecia, il 15 febbraio 2012, che era almeno in gran parte una risposta alla conferenza a Volos da lui menzionata. Tra i relatori erano il protopresbitero George Metallinos, professore emerito dell'Università di Atene, e il metropolita Ieroteo (Vlachos). Sono davvero questi i "fondamentalisti ortodossi" che sostengono che i Padri erano anti-intellettuali, e che concordavano su tutti i punti della teologia e dell'etica? Potete leggere i loro documenti, tra l'altro, in formato pdf, cliccando qui e qui.

 
La coliva - il suo significato e la sua preparazione

Un’usanza molto diffusa nella tradizione cristiana ortodossa, collegata con la memoria dei defunti, è la preparazione della coliva, un dolce a base di grano bollito e miele, di cui esistono molte varianti locali. Nella sezione “Ortoprassi” dei documenti, presentiamo un articolo di spiegazione sulla coliva, in cui si spiega la tradizione della nascita di questo curioso dolce (nascita che si commemora proprio al primo sabato della grande Quaresima, appena passato) e si offrono alcuni consigli pratici per la sua preparazione.

 
I cucchiai da comunione

Il Canone 101 del Concilio di Trullo non vieta l'uso dei cucchiai da comunione? Perché ai laici non è permesso di ricevere la comunione in mano e dal calice, come facevano al tempo dei Concili ecumenici?"

Il canone in questione non ha nulla a che fare con i cucchiai da comunione. È un riferimento alla pratica di alcune persone che invece di ricevere la comunione nella mano, come era pratica a quel tempo, portavano i loro recipienti, e ricevevano la comunione in questi vasi, pensando che fosse più pio che riceverla nella mano. Alcuni possono anche avere utilizzato questi vasi per portare una parte della comunione alle loro case. Questa pratica è stata espressamente vietata da tale canone:

"Il divino apostolo proclama ad alta voce l'uomo creato a immagine di Dio, come corpo e tempio di Cristo. Essendo pertanto al di sopra di tutta la creazione sensibile, e dopo aver raggiunto una dignità celeste in virtù della salvifica passione, mangiando e bevendo Cristo come fonte di vita, l'uomo adegua continuamente sia la sua eterna anima sia il suo corpo, e partecipando della grazia divina è continuamente santificato. In tal modo, se qualcuno vuole ricevere il corpo immacolato durante la sinassi eucaristica, e diventare una cosa sola con esso in virtù di transessenza, che metta le mani a forma di croce, e, avvicinandosi in tal modo riceva la comunione della grazia. Per noi non sono i benvenuti quegli uomini che fanno alcuni recipienti d'oro, o di qualsiasi altro materiale, per servirsene al posto della mano per ricevere il dono divino, chiedendo di prendere la comunione immacolata in tali contenitori, perché preferiscono la materia senz'anima (vale a dire, inanimata) e un oggetto inferiore piuttosto che l'immagine di Dio. Perciò, nel caso che qualcuno sia colto nell'atto di impartire la comunione immacolata a persone che offrono tali recipienti, che sia scomunicato, sia lui stesso sia chi offre il recipiente".

La pratica di distribuire la comunione ai laici con un cucchiaio è diventata la norma a causa del problema pratico dei laici che lasciano accidentalmente cadere particelle dell'eucaristia quando si comunicano. Se si presta attenzione quando alla fine della Liturgia la gente viene a baciare la croce e a ricevere l'antidoro, non si può fare a meno di notare che ci sono quasi sempre briciole sul pavimento. Dobbiamo ovviamente fare ogni sforzo per evitare queste cose, naturalmente, anche quando si tratta dell'antidoro, ma quando si tratta dell'eucaristia, questo è un problema infinitamente più grave.

Il clero riceve ancora la comunione nella mano, e beve direttamente dal calice – e ha il vantaggio di accostarsi per questo alla santa mensa, in modo che se qualcosa cade, cade sulla santa mensa, e può essere facilmente consumato. Tuttavia, anche nel santuario, e nonostante la solita cura che si esercita, possono ancora accadere a volte incidenti. Queste cose accadono molto più probabilmente al di fuori del santuario.

Se crediamo che la Chiesa sia guidata dallo Spirito Santo, dobbiamo credere che quando fa un cambiamento, come l'introduzione dell'uso dei cucchiai da comunione, c'è una buona ragione per queste cose. Ci sono quelli che sostengono selettivamente che siano fatte rivivere alcune antiche pratiche, perché "così è come facevano nella Chiesa primitiva", ma di solito non sostengono un ritorno al rigoroso sistema penitenziale che esisteva nella Chiesa primitiva. Coloro che si sono uniti alla Chiesa antica lo hanno fatto in un periodo in cui farlo poteva facilmente tradursi nel loro martirio, ed erano tenuti a mantenere un livello molto alto, e quindi ci sono pratiche che avevano senso in quel contesto, ma che non funzionano altrettanto bene nel contesto di una Chiesa in cui molte persone, purtroppo, crescono nella Chiesa con un livello molto più basso di pietà.

Non siamo obbligati a speculare sui risultati di un ritorno a questa pratica ai nostri tempi. Possiamo guardare a ciò che è accaduto nella Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II, quando hanno iniziato a consentire ai laici di ricevere la comunione nella mano. Il risultato non è stato un aumento della pietà, ma esattamente l'opposto. Conosco pio cattolico che dice che ci sono più scarafaggi che persone che ricevono la prima comunione ogni settimana, perché le particelle cadono regolarmente a terra – e la maggior parte dei fedeli non sembra preoccuparsi per questo.

Proprio papa Giovanni Paolo II ha osservato:

"In alcuni paesi è stata introdotta la prassi di ricevere la comunione nella mano. Questa pratica è stata richiesta da singole conferenze episcopali e ha ricevuto l'approvazione dalla Sede Apostolica. Tuttavia, sono stati riportati casi di una deplorevole mancanza di rispetto verso le specie eucaristiche, casi che sono imputabili non solo alle persone colpevoli di tale comportamento, ma anche ai pastori della chiesa che non sono stati abbastanza vigili per quanto riguarda l'atteggiamento dei fedeli verso l'Eucaristia "(Dominicae Cenae 11,9).

La cosa più saggia per noi è di accettare umilmente la Tradizione come l'abbiamo ricevuta, e di avere fiducia che ciò che la Chiesa ha stabilito è per la nostra salvezza.

 
Di ritorno dall'altro mondo

Continuiamo a pubblicare il programma del canale televisivo Spas (Il Salvatore), "Il mio cammino verso Dio", in cui il sacerdote Georgij Maksimov intervista persone convertite all'Ortodossia. L'esperienza dell'ospite di oggi è al tempo stesso drammatica e ottimista, perché ha cambiato completamente la sua vita autodistruttiva e lo ha fatto rivolgere verso Cristo. Apprenderemo come Vasilij ha sperimentato l'altro mondo, ciò che ha provato laggiù e come l'amore di Cristo lo ha aiutato a riconsiderare il suo modo di vivere qui.

Sacerdote Georgij Maksimov: Buon giorno! State guardando Il mio cammino verso Dio. Vi dico subito che l'ospite del programma di oggi ha sperimentato eventi molto drammatici della sua vita, che lo hanno portato a Dio. Le persone non religiose dicono spesso che nessuno è mai tornato da un altro mondo. Con questo implicano che nessuno sa cosa ci aspetta dopo la morte. Tuttavia, la storia del nostro ospite smentisce questa affermazione. Prima di iniziare a parlare della sua morte e del suo ritorno alla vita, parliamo del suo ambiente. Vasilij, sarebbe corretto ritenere che, come molte persone della sua generazione [in Russia], lei sia cresciuto in un ambiente non religioso e che non sapesse niente della fede?

Vasilij Lazarev: Sì. Sono nato e cresciuto in un'epoca diversa. Dopo aver prestato servizio nell'esercito – era nel 1989 – è apparso un paradigma totalmente nuovo. L'Unione Sovietica si è dissolta. Ho dovuto guadagnarmi da vivere in qualche modo. Avevo recentemente iniziato una famiglia e avevamo avuto una bambina. Dopo l'esercito, ho lavorato per un po' in una fabbrica e poi ho trovato lavoro in una società di sicurezza privata. Oggi quella compagnia è un po' diversa, ma in quel tempo forniva agenti di sicurezza che dopo le ore di lavoro agivano come delinquenti raccogliendo denaro dai debitori. Ho fatto molte cose terribili. Non ho del sangue sulle mie mani, ma sono stato coinvolto in un bel po' di azioni cattive. Mi vergogno ancora di quello che ho fatto, anche se mi sono pentito. Molte persone nel mio ambiente sono morte. Alcuni sono stati imprigionati. Dopo che è nata mia figlia, ho deciso di lasciare quel cammino. A poco a poco, senza troppe perdite, sono riuscito a uscirne. Mi sono semplicemente trasferito in un posto nuovo e ho completamente tagliato fuori i miei legami precedenti. Ho cercato di cambiare la mia vita, ma siccome non avevo soldi, ho dovuto prendere lavoretti, vendendo roba al mercato o guidando auto di piazza. Al mercato ho incontrato alcune persone coinvolte nelle truffe e ho lavorato con loro per tre anni nei mercati della zona di Mosca e dei dintorni. È stato allora che sono diventato tossicodipendente.

Come è potuto succedere? Allora era un adulto e probabilmente sapeva quanto siano pericolose le droghe.

A quel tempo, ho litigato con mia moglie e mi sono trasferito in un appartamento comune, in cui ero solito invitare un grande gruppo di tossicodipendenti. Guardavo i loro volti soddisfatti dopo aver preso le droghe, mentre mi dicevano: "tu non ne hai bisogno". Suonava più come "non ci creare problemi", così ho voluto provare. In un primo momento, è stato spaventoso. Ho provato a sniffare eroina, ma non ho provato nulla di speciale. Poi ho fatto una iniezione, poi il secondo, il terzo ... Ecco come è iniziato. Credo che due volte sia tutto quello che serve per formare una dipendenza. L'eroina è un demone molto persistente. Afferra una persona e non la lascia mai andare. Molti hanno intrapreso trattamenti e hanno cercato di uscirne in qualche modo, ma solo pochi di loro sono riusciti. So solo di una ragazza che se ne è tirata fuori, ma le ci sono voluti molti sforzi, e le sono costati la capacità di partorire. Altri sono morti. Ci sono persone che hanno sperimentato una morte clinica per overdose, ma sono ancora andate in cerca di una nuova dose.

Mi ricordo di quello che è successo a un mio amico. Lui, la sua fidanzata e io eravamo seduti in cucina. Ci siamo fatti iniezioni e lui è caduto. Si sentiva male, così abbiamo chiamato un'ambulanza. Sono arrivati ​​in fretta, lo hanno portarono fuori nel vestibolo, gli hanno aperto il petto e hanno eseguito un massaggio cardiaco diretto... Non era uno spettacolo per i deboli di cuore, devo dire. Lo hanno rianimato. Eppure, questo non lo ha aiutato in alcun modo e solo due mesi dopo è morto di overdose. È terribile. Sono stato dipendente per circa un anno. Questo è un periodo relativamente breve. La dipendenza colpisce le persone in modo diverso. Alcuni eroinomani vivono per 10 o 15 anni, non so perché, ma di solito un tossicodipendente vive per 5-6 anni al massimo.

Anche la sua morte è stata causata da overdose?

Non esattamente. C'era allora una credenza popolare che bere vodka e alcolici aiuta a smettere di usare l'eroina. Si è scoperto che questo era sbagliato. Era durante le vacanze di maggio, in cui continuavo a bere per smettere di usare l'eroina. Non aiutava. Allora ho rinunciato e l'11 maggio i miei amici e io ci siamo fatti iniezioni nell'androne di un condominio. Era la sera, dopo le 10. Vodka ed eroina sono una combinazione letale. Non so che cosa influenza che cosa, ma la morte è praticamente immediata. Ero ancora intossicato dall'alcol. Mi ricordo il buio mentre la mia coscienza si chiudeva in un certo senso. I miei occhi si sono chiusi e ho sentito campane che risuonavano nelle orecchie.

Ha avuto una morte clinica?

Quello è stato il momento stesso della morte. Non ho sentito alcun dolore. I miei occhi si sono chiusi in silenzio e sono caduto, rotolando verso lo scivolo della spazzatura. Sono rimasto lì. Ricordo solo che un attimo dopo ho visto, come attraverso dell'acqua e al rallentatore, la ragazza che era con noi correre e bussare alle porte urlando e chiedendo di chiamare l'ambulanza – non esistevano telefoni cellulari a quel tempo. Il mio amico Sergej ha provato a farmi una rianimazione cardiopolmonare, ma probabilmente non sapeva bene come farla. Poi mi ricordo mentre giacevo di fronte all'ingresso. È arrivata l'ambulanza. Ho visto il mio corpo dal lato. I medici stavano facendo qualcosa, ma a me non importava. Assolutamente. Sentivo che qualcosa mi stava tirando verso l'alto e a destra, sempre più velocemente. Ho sentito un suono sgradevole simile a un ronzio. Tutto è iniziato a vorticare e sono stato risucchiato verso l'alto come attraverso un qualche tipo di grande tubo. I miei processi di pensiero non si sono fermati per un attimo.

Era spaventato quando ha capito che era morto?

In un primo momento, non mi sono reso conto che ero morto. La realizzazione è venuta dopo. La trazione è diventata sempre più veloce. A una velocità crescente, ho volato attraverso un tunnel con pareti semitrasparenti. C'erano immagini intorno a me che potrebbero essere paragonate alle fotografie delle stelle scattate dal telescopio Hubble. Davanti c'era una luce brillante. Era estremamente luminoso. Era simile all'attrazione del parco acquatico in cui si scivola a spirale verso il basso in una piscina di acqua calda. Ho sentito risuonare un certo tipo di musica eterea. È stato quando ho guardato verso me stesso. Solo allora mi sono reso conto che ero morto. Non ho provato alcun rimpianto. Invece, ho sentito gioia, calma e serenità. Mi sono guardato e ho visto il mio corpo che giaceva nell'ambulanza. In qualche modo, non me ne importava niente... assolutamente. Non ho sentito alcun disprezzo oppure odio verso di esso, l'ho semplicemente guardato...

Come se fosse qualcosa di estraneo a lei?

Sì. Proprio come una pietra sulla strada su cui stai passando. Non ti importa se sia lì oppure no. Poi qualcosa mi ha tirato su, come se una mano calda mi sollevasse. Ho sentito onde di felicità e tranquillità assoluta. Protezione assoluta. Tutto intorno a me era pieno di un amore così forte che non so nemmeno come descriverlo. Sono stato tirato verso l'alto attraverso una sorta di nuvole. Mi sentivo come se fossi su un aereo che saliva sempre più in alto. Poi ho visto una figura in una luce splendente. Era vestita in abiti lunghi, come una tunica. Sa, non avevo mai aperto la Bibbia prima e non avevo mai avuto pensieri su Dio o su Cristo, ma in quel momento ho capito con ogni fibra della mia anima che si trattava di lui. Era come un vero padre. Ha incontrato me, il figliol prodigo, con un amore che non è possibile trovare sulla Terra. Nessuno aveva mai parlato con me in quel modo. Non mi ha rimproverato, né assicurato né castigato. Si è limitato a mostrarmi la mia vita. Comunicavamo telepaticamente e ogni sua parola suonava come una legge. Non c'erano dubbi a proposito. Parlava con calma e con affetto, e mi diveniva sempre più chiaro che il mio atteggiamento non solo verso me stesso, ma anche verso i miei parenti e tutti gli altri era molto sbagliato. Ho pianto forte, come se il mio cuore si stesse rompendo e purificando, e a poco a poco mi sono sentito meglio.

Sa, mi è venuto in mente un paragone: quando un vasaio fa un vaso e questo cade, inizia a correggerlo con le mani... Così come un vasaio, egli stava correggendo la mia anima che era così sporca... Mi ha fatto passare la mia vita davanti agli occhi come un film.

Si sa che cose del genere accadono, l'ho poi letto nei libri scritti da Moody e da altri che hanno avuto esperienze simili. Non vi è nulla di nuovo. Non me lo sto inventando. La gente mente per raggiungere un certo obiettivo, credo, mentre io voglio solo raccontare quello che ho visto in modo che la gente lo senta. Sono abituato al fatto che molte persone non mi credano, e a volte pensino che io sia pazzo.

In ogni caso, egli poteva fermare la vita in qualsiasi momento. Era come un certo tipo di film. Ma la cosa più interessante è che in qualsiasi punto potevo entrare e guardare me stesso e provare la situazione dal punto di vista di tutti quelli che stavano intorno a me.

E capire che cosa pensavano a proposito?

Ho capito come puoi ferire le persone con le parole. È come... per esempio, le ferite di coltello e proiettile che ho subito non possono nemmeno essere paragonate al dolore causato da una sola parola. È qualcosa che si ricorda per il resto della vita. Ho capito le conseguenze di questo. Ho capito come si deve fare attenzione nelle proprie azioni. Molte persone pensano che ci sia solo questa vita e che dopo vi sia solo l'oscurità e il nulla. No, amici miei, tutti dovranno rispondere per le cose che hanno fatto. Tutti.

Così, lui e io abbiamo rivissuto quelle situazioni. Poi mi ha preso per mano e abbiamo camminato... Mi ricordo che sotto i miei piedi c'era qualche sostanza scintillante, nebbiosa. La luce più brillante. Non c'erano affatto ombre, anche se qui è una cosa difficile da visualizzare. Sentivo che ero semi-trasparente, come nel film dell'uomo invisibile dove si possono vedere solo i contorni del suo corpo. Mi ha preso per mano, mi ha condotto, e ha fatto risplendere questa luce brillante su di me. Poi siamo stati nel luogo in cui ci siamo incontrati la prima volta. Non mi ricordo quello che mi ha chiesto, ma ho capito che dovevo tornare alla mia vita terrena. Immagini di mia moglie e della bambina balenavano davanti ai miei occhi. Tra l'altro, questo era dopo che ci eravamo lasciati. A quel tempo, avevamo vissuto lontani per circa un anno. In ogni caso, ho capito che avevo bisogno di tornare. Ho promesso a lui che avrei purificato le mie azioni e sarei diventato una persona migliore. Ho provato un'enorme tristezza, ma allo stesso tempo, mi è stato indicato che ci saremmo rivisti. Io vivo di quella speranza da allora. A dire il vero, io voglio tornare là. Sono pronto a tornarvi da un momento all'altro.

Cristo. Mosaico di Santa Sofia a Costantinopoli

Naturalmente, anche se la mia esperienza è stata meravigliosa, poteva essere altrettanto orribile per chi era all'inferno. Io non ero in paradiso; era probabilmente una sorta di anticamera del paradiso. Non so come spiegare... Quella sensazione era probabilmente più potente di tutti i farmaci del mondo moltiplicato per l'eternità. L'esplosione di onniscienza mi ha letteralmente buttato a terra. La verità si è limitata a toccarmi, ma ho capito quale potenziale infinito abbiamo in noi stessi. Sapere tutto... Non c'è modo di spiegare, dovrete limitarvi a credermi: è grande, non vi annoierete di sicuro. Era così meraviglioso, caldo e accogliente stare con lui. Ho sentito che egli era un padre. Un vero padre. A differenza dei miei padri terreni... non sono stato molto fortunato con il mio padre biologico o con il mio patrigno.

Per far breve una lunga storia, sono tornato, come se il film fosse stato proiettato al contrario. Il sole tramonta tardi a maggio... mi ricordo che era ancora il tramonto e scendevo attraverso le foglie dell'albero, il tetto dell'ambulanza e di nuovo nel mio corpo. Ho ripreso coscienza del mio corpo. Ho fatto un respiro profondo, sentendo un forte dolore alle costole, e ho afferrato la mano del paramedico, che teneva un orologio, chiavi, e del denaro.

Erano le sue cose?

Sì, erano nella mia tasca. Le mie tasche erano state rivoltate dentro e fuori. Non voglio dire nulla di male sui paramedici. I miei genitori erano medici. Mia sorella lavorava come paramedico su un'ambulanza. Ho saputo poi che ero stato morto per 14 minuti. Naturalmente, avevano smesso di cercare di rianimare me e stavano semplicemente portando il mio corpo all'obitorio. Beh... allora, gli ho afferrato la mano. Avrebbe dovuto vedere i suoi occhi quando l'ho fatto. Non ho mai visto nessuno così inorridito.

Scommetto che dopo non avrà più rischiato di rovistare tra le cose delle persone morte. (ride)

Non c'era molto denaro, in ogni caso ... Gli ho dato la metà di quello che avevo, quel tanto che bastava per comprare una bottiglia di birra. Ho usato il denaro rimanente per comprare una bottiglia di birra per me, mi sono seduto proprio lì e ho iniziato a pensare. Il giorno dopo sono stato svegliato dal campanello. Ancora non avevo capito completamente quello che mi era successo. Mi ci sono volute diverse settimane per realizzarlo. Quindi, apro la porta e vedo mia moglie. Non ci vedevamo da circa un anno. Abbiamo parlato per circa un'ora. Ho lasciato tutto quello che avevo in quella stanza. Ho chiuso a chiave e siamo andati a casa sua. Non sono mai tornato. Ho tagliato tutti i miei legami con il passato in una sola volta.

Ero ancora dipendente dall'eroina, però. Alla fine della giornata, mi sentivo molto male. Per i successivi due mesi e mezzo ho vissuto della seguente dieta: una bottiglia di vodka, Dimedrol, Tazepam, Phenazepam, tutti presi in modo da poter semplicemente passare per il periodo di disintossicazione. Mia moglie è stata una vera e propria santa. Si è presa cura di me. Ha lavorato e ha comprato la vodka per me. Mi trovavo a casa. Quando si prende droghe pesanti, non si pensa a cosa succederà dopo. Ci si sente bene e il resto può aspettare. Ma quando si vuole uscire, ci si rende conto che il demone non ti lascia andare. Non hai vene perché hai già "bruciato" quelle che avevi. Ti senti marcio, scosso e letteralmente a pezzi. Questo periodo porta un dolore terribile. Non può essere paragonato al dolore che si provi quando ti tagli o colpisci qualcosa. È più simile ai dolori reumatici, quando le articolazioni sembrano rivoltarsi dentro e fuori, ma è molto più forte. Inoltre, questo dolore è interno, e non puoi medicare il punto che fa male. Ti senti contorto dentro e fuori. Non puoi stare in piedi, coricarti o provare qualsiasi riposo. Tutto questo è accompagnato da vari incubi. È terribile. Ed è molto facile da fermare, tutto ciò che devi fare è effettuare una telefonata e in mezz'ora avrai un'iniezione e tutto sarà tornato alla normalità. Ma io avevo promesso che avrei smesso.

È estremamente difficile superare da soli il periodo di disintossicazione, quindi è molto importante avere il sostegno di amici e parenti e, naturalmente, avere il desiderio di smettere. Ma la cosa più importante è l'aiuto di Dio.

Ora ho capito che è stato Dio che ha fatto in modo che mia moglie si prendesse cura di me e mi desse forza. Io non ce l'avrei fatta da solo.

È stata un'estate terribile. Ma alla fine ce l'ho fatta. Poi ho smesso di bere. Non posso dire di averlo fatto da solo. Dopo tutto questo "trattamento a base di vodka", la mia pelle si è molto ingiallita un giorno. È venuta l'ambulanza e mi hanno detto, "Hai l'epatite C. Se continui a bere, ti verrà la cirrosi e per te sarà la fine". Così ho iniziato a bere birra invece di vodka. Questo ha reso le cose ancora peggiori. Sembrava che stesse arrivando la mia fine – causata dall'alcol questa volta, invece che dalle droghe. Siamo andati in una clinica dove usano il metodo Dovzhenko. Sono stato sobrio per 17 anni. E non voglio bere. Guardo le persone che bevono e sembra divertente, come se fossi in un circo. La gente non capisce ciò che sta facendo. Dopo che ho smesso, partecipare a quelle feste in cui bevono è semplicemente diventato noioso per me.

Ho smesso di usare droghe e bere alcolici dopo quello che mi è successo. Ho avuto una sorta di direttiva interna.

Vasilij Lazarev

Ora capisco che tutto questo è legato a Dio. Lui ci mette sulla strada giusta. Sono andato a lavorare, e ho subito smesso di tradire mia moglie. Poi, a poco a poco, passo dopo passo, ho smesso di fumare e bestemmiare. Ho chiesto a Dio di aiutarmi in tutti i miei sforzi. Gli ho semplicemente chiesto in silenzio e lui mi ha sempre aiutato. Tra l'altro, un mese dopo che la mia pelle si era ingiallita, ho fatto di nuovo il test del sangue e la diagnosi iniziale non è stata confermata. Ho fatto molti altri test più tardi e i risultati hanno mostrato che non c'era epatite. È semplicemente andata via.

E tuttavia, non si era ancora rivolto alla Chiesa?

No. È stato un lungo viaggio. Era come se dovessi liberarmi di tutte le cose inutili, e poi abbracciare la Chiesa come una messa a punto per raggiungere la perfezione. Liberarsi di tutte le dipendenze a cui accennavo è stata, credo, solo una messa a punto di massima, e ora mi dovevo affinare. Questo processo continuerà fino al mio ultimo respiro. È molto più importante e infinitamente più difficile della prima fase. Smettere di fumare è molto più facile che smettere di essere geloso, ed è più facile smettere di bere piuttosto che smettere di odiare qualcuno o perdonare qualcuno.

Non mi sono rivolto subito alla Chiesa. In un primo momento, ho letto molto sulle esperienze di pre-morte. Ho studiato alcuni insegnamenti inverosimili, come Blavatsky, Roerich... stavo cercando la verità. L'ho trovata solo quando ho letto nella Bibbia che "Dio è amore" (1 Giovanni 4:8). Questo è ciò che ci insegna l'Ortodossia. Questo non l'ho trovato in qualsiasi altro insegnamento. Essendo stato lì durante la mia esperienza di pre-morte, sapevo che Dio era amore. Amore assoluto. È lì che ho capito. Ero protetto, amato e compreso. Come un figlio che ha trovato suo padre. Il cristianesimo insegna che "a coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome" (Giovanni 1:12), "Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo "(Galati 4:7). Seguendo questa idea, ho abbracciato la Chiesa, sono andato a confessarmi e a fare la comunione per la prima volta dopo il mio battesimo, credo. Ero stato battezzato nel 1980. Eravamo a Vladimir, nel tempo in cui si tenevano le Olimpiadi di Mosca e molte persone erano inviate lontano. Mentre eravamo lì, mia madre mi aveva portato in chiesa per essere battezzato, anche se lei e mio padre erano comunisti e medici...

Lo hanno fatto semplicemente per il gusto della tradizione, immagino?

Sì. A quel tempo, non avevo attribuito alcun significato a questo. Francamente, non ho pensato a Dio o alla sua esistenza fino a quando ho avuto 20 anni. Ci limitavamo solo a vivere, questo è tutto. Probabilmente sono passati sei anni dopo quello che mi è successo, prima che andassi in chiesa... ho cominciato ad andare alla comunione una volta ogni tre settimane. Sono andato a confessarmi, a fare la comunione. Quando ho fatto la comunione per la prima volta, è stata una cosa fuori dal mondo. Io sono una persona abbastanza brusca e talvolta posso essere scortese, ma in quel momento ero semplicemente rilassato e tutti mi sembravano come angeli. Questo è durato per circa un giorno, credo. È stato molto simile alla sensazione che ho sperimentato laggiù. Una sensazione di beatitudine. Quando partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo, diventiamo simili a lui. E dopo la mia prima comunione ero sorpreso, "Come può essere? Ho avuto le stesse sensazioni che ho avuto laggiù". Non succede ogni volta, ora, ma quella prima volta, è stato qualcosa... quasi mi ha fatto perdere i sensi in chiesa.

Ho capito molte cose interessanti quando pensavo a quello che avevo visto là. Le persone che finiranno all'inferno saranno gettate nelle tenebre esterne. Le persone che ci andranno dopo la loro morte, sono... Le loro anime sono così peccaminose, che si allontanano da Dio. Si condannano da soli. Quanto più sei peccaminoso, tanto più sei lontano da Dio e dalla sua luce. Non è possibile avvicinarti a lui quando sei coperto dalla sporcizia dei tuoi pensieri e azioni. Sei trascinato sempre più lontano nelle tenebre più fitte, in cui ti aspettano tutte le tue paure; mentre vicino a lui non c'è paura, solo beatitudine. La vita finisce sempre inaspettatamente e quando ti trovi davanti a lui e tutte le tue azioni sono esposte, nulla può essere cambiato. Tu condanni te stesso e non ti permetti di avvicinarti alla luce, perché il suo bruciore sarà insopportabile. Solo le cose simili possono stare insieme. Non è come il giudizio finale come viene spesso descritto...

Beh, non ha davvero vissuto abbastanza per vedere il giudizio finale. Il giudizio finale sarà alla fine dei tempi, quando i morti risorgeranno. Le anime dei morti si uniranno con i corpi e poi le persone con i loro corpi staranno davanti al terribile giudizio. Il cielo e l'inferno arriveranno dopo il giorno del giudizio. Prima di allora, secondo Marco di Efeso, le anime saranno in uno stato di attesa del giudizio finale. A seconda dello stato delle loro anime, o soffriranno tormenti in attesa di quelli futuri o sperimenteranno beatitudine anticipando le future benedizioni.

Forse, è stato un giudizio personale. La mia condanna. Sono passato attraverso molte esperienze, ma non voglio nemmeno pensare di dispiacere a Dio in alcun modo. Non ho un solo pensiero del genere. In passato ho fatto cose folli. Ora, sapendo tutto ciò che potrebbe esserci... quanto bene o quanto male può esserci... non riesco nemmeno a pensarci. In precedenza, non potevo immaginare la mia vita senza sigarette e pensavo che, "Se non fumi cannabis o non ti fai un'iniezione oggi, hai sprecato un giorno". Dopo tutte le cose che ho imparato, ho abbandonato tutto questo. Non sono un codardo, ma ora cerco di comportarmi al meglio. Non voglio andare là. È spaventoso.

Intende in quelle tenebre esterne?

Sì. Soprattutto, perché è per tutta l'eternità. Ho anche capito che in un certo senso abbiamo due nascite. La prima è quando siamo nati, e la seconda è quando si muore. In questa vita, mentre siamo in questo mondo, dobbiamo decidere chi siamo e quali azioni facciamo. Sono stato molto fortunato ad avere avuto un'altra possibilità. Dio mi ha dato una nuova vita in modo che potessi capire cosa sia l'amore. Devi solo purificare le tue azioni in tempo. Come diceva San Serafino di Sarov, "Dobbiamo acquisire lo Spirito Santo".

Dobbiamo farlo qui sulla terra, perché là non avremo altra scelta. Le sue parole sulla nascita mi hanno ricordato le parole di san Gregorio del Sinai, che ha detto: "Qui sulla terra, le persone portano l'embrione della loro vita futura che sarà o l'agonia eterna o la felicità eterna con Dio". In effetti, nella morte la gente ottiene l'eternità che è stata determinata dal fatto che le loro azioni sono state dirette verso Dio o verso il peccato.

Questo in realtà è ciò che mi ha spinto a raccontare la mia storia. Tutto questo è molto personale... Non tutti direbbero una cosa del genere su se stessi. Voglio attestare che la personalità è indistruttibile. Rimasi cosciente per tutto il tempo. Ciò conferma che non moriamo. Dico questo per gli atei, per coloro che rifiutano il Signore. Qui sperano che qualcosa, forse il principe di questo mondo, li aiuti; ma non li proteggerà laggiù. Laggiù avranno ciò che meritano. È assolutamente vero.

Non si dovrebbe solo credere, si dovrebbero anche compiere buone azioni. Pensateci – perché siete nati? Può essere che il più complicato organismo biologico del pianeta sia stato creato solo per passare il tempo a guardare? La nostra vita sulla terra è solo un momento, ma è un momento molto importante, in quanto è qui che si decide se andiamo a lui oppure no. Non ci sarà alcun altro momento del genere e non si può cambiare nulla dopo la morte. Cercate di evitare di fare il male, mentre siete ancora in tempo, e chiedete perdono alle persone a cui avete fatto del male. E dedicate tutte le vostre azioni alla gloria di Dio.

Vi ricordo due comandamenti che Gesù Cristo ci ha dato: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente..." e "Amerai il tuo prossimo come te stesso". (Marco 12:30,31). Se tutte le persone seguissero questi due comandamenti, tutta la Terra sarebbe protetta dall'amore. A questo proposito, la Chiesa ortodossa è il fiore all'occhiello. Credo che sia l'unico vero insegnamento che ci porta verso l'aldilà. Ho sperimentato personalmente l'aldilà. Forse, la mia storia potrebbe aiutare alcune persone a pensare alle loro azioni e a riconsiderare i loro modi. Molte persone mi hanno detto, "Avevi appena avuto allucinazioni sotto l'effetto di droghe. Una specie di delirio che si verifica quando il cervelletto agisce in un certo modo..."

Ma il fatto che la sua vita è cambiata in modo così drastico è già una prova del fatto che non avrebbero potuto essere semplici allucinazioni. I tossicodipendenti hanno allucinazioni tutto il tempo, ma non cambiano le loro vite. La vita può essere modificata solo da una vera e propria esperienza. Credo che Dio le abbia mostrato in anticipo le cose che potrebbero accadere, perché tutto nella sua vita passata la portava verso un posto diverso, quelle tenebre esterne. Attraverso il suo amore, Dio ha mostrato quello che si aspetta, perché potesse fare la scelta giusta. Grazie a Dio lei ha fatto un buon uso della sua seconda possibilità.

La ringrazio molto per la sua storia. Che Dio la benedica!

 
Il Giorno della famiglia, dell'amore, della fedeltà (festa dei santi Pietro e Febronia) è ora festa federale in Russia

i santi Pietro e Fevronia di Murom. Dipinto di Aleksandr Trostev

La popolare festa russa del Giorno della famiglia, dell'amore e della fedeltà, che si celebra il giorno dei santi Pietro e Febronia di Murom, è ora una festa riconosciuta a livello federale.

"Al fine di preservare i valori familiari tradizionali e l'educazione spirituale e morale dei bambini e dei giovani, decreto che sia istituito il Giorno della famiglia, dell'amore e della fedeltà e che sia celebrato l'8 luglio", si legge nel testo del decreto firmato dal presidente Vladimir Putin il 28 giugno 2022, come riporta Patriarchia.ru.

La Chiesa ortodossa onora l'8 luglio la memoria del principe Pietro e della principessa Febronia, che presero i nomi di Davide ed Eufrosinia nel monachesimo: i taumaturghi di Murom sono riconosciuti come patroni del matrimonio.

Il Giorno della famiglia, dell'amore e della fedeltà è stato istituito su iniziativa dei cittadini di Murom nel 2008 e sostenuta da Svetlana Medvedeva, moglie dell'allora primo ministro Dmitrij Medvedev. L'istituzione di questa festa è stata approvata dal Consiglio inter-religioso in Russia e sostenuta dalle regioni russe.

Da allora, la festa è stata ampiamente celebrata in tutte le città della Russia e ora è ufficialmente riconosciuta come festa di stato.

 
Come parlare di Dio ai bambini: 5 errori che fanno i genitori

 

I figli di genitori credenti spesso fanno domande sulla fede alle madri e ai padri. Tuttavia, i genitori non sempre rispondono correttamente a tali domande. E qui, non stiamo parlando solo del contenuto delle loro risposte, ma anche del loro atteggiamento nei confronti di tali domande in generale.

Quali sono gli errori più comuni e come evitarli? Risponde l'arciprete Andrej Bliznjuk, insegnante della scuola di san Pietro a Mosca.

Mancanza di tempo per le risposte, sottovalutazione dell'importanza delle domande

Giuseppe Milo

Questo vale non solo per le risposte alle domande sulla fede, perché i genitori moderni generalmente non hanno molto tempo per comunicare con i loro figli. Esistono studi sociologici secondo i quali un genitore moderno comunica con il proprio figlio per una decina di minuti al giorno, e la maggior parte di questo tempo si passa non in conversazioni da cuore a cuore, ma nella routine quotidiana: "mostrami il resoconto dei tuoi progressi scolastici", "lavati i denti" e "hai fatto i compiti?" Pertanto, i bambini devono cercare risposte alle loro domande da estranei che potrebbero non avere abilità pedagogiche, potrebbero non avere una conoscenza genuina e potrebbero persino non volere sempre il meglio per i nostri figli. E non intrattenerti nell'illusione che sia sufficiente parlare con tuo figlio una volta alla settimana, fargli una lezione e dirgli cosa è buono e cosa non lo è. No, non è abbastanza!

Sfortunatamente, è diverso nella vita reale. I genitori dicono: "Te lo dirò più tardi", "Sei troppo piccolo, non capirai", "Chiedi al tuo padre spirituale di questo la prossima volta che fai una confessione". Ma immaginate, un bambino viene a confessarsi e ci sono altre 70 persone che aspettano in fila e il sacerdote esce dall'altare per ascoltare le confessioni prima di dare la santa comunione. Naturalmente, non risponderà a queste domande: semplicemente non ha tempo.

Questo è il motivo per cui spesso i bambini crescono, si diplomano a scuola e non hanno idea della risurrezione dei defunti e della vita del mondo a venire, anche se sono cresciuti in famiglie credenti e hanno frequentato la chiesa. Per esempio, un bambino di quinta elementare di una famiglia molto devota mi ha fatto una domanda: "Dove sono le ossa di Gesù Cristo?" Oppure alcuni bambini non sanno cosa significhi veramente il nome Gesù. Posso fornire molti di questi esempi. E il motivo è che i genitori non parlano ai loro figli di argomenti spirituali.

Nel frattempo, i genitori devono capire fin dall'inizio che le domande dei bambini, comprese quelle che non riguardano la fede, sono molto importanti ed è assolutamente necessario rispondere. È essenziale. Non hai tempo? Ciò significa che devi cambiare qualcosa nella tua routine quotidiana e trovare questo tempo.

Inoltre, devi prepararti seriamente per rispondere alle domande dei tuoi figli. È meglio anche farlo in anticipo: parlare con altri genitori, con il tuo padre spirituale e leggere la letteratura ortodossa su questo argomento.

A volte tuo figlio potrebbe farti una domanda a cui non sai come rispondere subito. In questo caso, dovresti dire onestamente: "Non posso rispondere ora, ma ci penserò, cercherò una risposta e te lo dirò sicuramente". Ovviamente, devi mantenere la tua promessa e farlo il più rapidamente possibile. Se torni a questa conversazione dopo sei mesi, tuo figlio saprà già nella sua coscienza di aver fatto una domanda e di non avere ricevuto risposta.

Naturalmente, i genitori non dovrebbero indirizzare tutte le domande dei bambini sulla fede a un padre spirituale o a un insegnante di una scuola ortodossa. In questo modo dimostrerai a tuo figlio che la sfera spirituale ti è estranea, che non conosci la fede cristiana, che la tua appartenenza alla Chiesa è puramente esteriore e formale. Congedare costantemente tuo figlio dicendo: "chiedilo al tuo padre spirituale", significa far credere a tuo figlio che non hai alcuna risposta.

Ma ci sono, naturalmente, domande delle quali puoi dire a tuo figlio: chiedilo anche al tuo padre spirituale. L'opinione di un confessore è molto importante ed è fondamentale che la famiglia sappia cosa ha chiesto il figlio al confessore e quale risposta ha ricevuto. Pertanto, come confessore, cerco di condividere le domande dei bambini con i genitori. Affinché i bambini possano fare domande serie, dedico del tempo speciale alle mie lezioni. Accendo la musica e aspetto pazientemente. Queste domande mi permettono di costruire una lezione interessante. Per ricordarli meglio, in classe ho una scatola dove i bambini mettono gli appunti con le loro domande. Loro, ovviamente, mi fanno anche domande verbali, ma per me è importante che le domande rimangano fisse. Studio le dinamiche delle domande negli ultimi anni, trovo alcune tendenze, e ne parlo si genitopri dei nostri studenti.

Indignazione per la forma inappropriata di una domanda

Ilja Khuroshvili

Anche questo accade abbastanza spesso: un bambino fa una domanda, racchiudendola in parole che non sembrano abbastanza pie ai suoi genitori o in qualche modo troppo ingenue, se non idiote. Ad esempio: "Ci saranno fragole giganti in Paradiso?", "Possiamo battezzare il nostro gatto?", "Gesù Cristo aveva una moglie?" ecc. I genitori indignati rispondono a tali domande "Come osi dirlo?!", "Come hai potuto dire cose del genere?!". Di conseguenza, il bambino inizia a diffidare di loro e ha paura di chiedere loro qualcos'altro, per non ascoltare i rimproveri dei suoi genitori.

Un rapporto di fiducia con il proprio figlio è la cosa più importante che i genitori dovrebbero volere, nutrire e sviluppare. Un bambino dovrebbe sempre sapere che qualunque cosa chieda ai suoi genitori, non si vergognerà, ma sarà sostenuto.

Rifiuto di rispondere alle domande fatte per curiosità oziosa

Jaume Escofet

A volte i genitori sentono che il loro bambino, quando pone una domanda, non è molto interessato alla risposta e la pone senza motivo, e quindi si rifiutano di rispondergli. Forse si rifiutano di farlo educatamente, senza rimproveri, forse in qualche modo ci ridono sopra, ma comunque non continuano la conversazione.

Tuttavia, questo è un grave errore pedagogico. Anche se la domanda è posta per mera curiosità, è comunque un segnale per i genitori che il loro bambino sta vivendo un deficit di comunicazione. Stringendosi ai suoi genitori, vedendo i loro occhi, inizia a fare loro le domande che vengono in mente per prime. Ma tali "domande oziose" possono solo essere un preludio a una vera conversazione. Con queste domande il bambino, forse, ti sta mettendo alla prova: lo stai ascoltando? E se ignoriamo le sue domande "oziose", non farà quella vera domanda che lo preoccupa, che per qualche motivo non può fare subito, forse perché è timido o impaurito. Pertanto, i genitori dovrebbero rispondere anche a una domanda oziosa, pensando a cosa accadrà dopo? Dove andrà a finire la conversazione?

Lasciate che vi faccia un esempio tratto da un libro. Un bambino ha visto un gatto in un ingresso, voleva accarezzarlo, ma suo padre lo ha fermato:

"Non accarezzarlo, ha le pulci!"

"Da dove ha preso le pulci?" ha chiesto il bambino.

"Da un altro gatto."

"E da dove le ha prese l'altro gatto?"

Il padre ha spiegato pazientemente:

"L'altro gatto è stato infettato da un altro gatto di un'altra casa, e la cosa continua all'infinito!"

Quindi il bambino ha detto:

"Ma, papà, solo i numeri possono essere infiniti!"

E il padre ha capito che suo figlio era un filosofo! Un gatto è solo un motivo per parlare, il bambino è interessato alla vita, sa già che c'è un'infinità di numeri, ma non c'è un'infinità di gatti.

Gli psicologi dell'infanzia affermano che le domande più interessanti e più profonde sono poste dai bambini di età inferiore ai 13 anni. Gli adulti che ignorano le loro domande e gli stereotipi sociali estinguono gli interessi filosofici dei bambini. Un bambino diventa "come tutti gli altri", non si sforza di distinguersi, ha paura del ridicolo e protegge i confini del suo spazio personale. Ecco perché è assolutamente essenziale rispondere anche alle domande più strane dei propri figli. Queste domande, con tutta la loro ingenuità esterna, possono rivelarsi incredibilmente profonde.

Vi darò esempi tratti dalla mia vita familiare. Quando una delle mie figlie aveva cinque anni, si è resa conto che tutte le persone sono mortali, che questo è inevitabile, e ha pianto. Ho cominciato a consolarla, le ho parlato del regno dei cieli, di Dio e della vita eterna. Si è calmata un po' e poi, mentre si addormentava, ha detto: "Papà, mi mancherai quando morirai!" Ho ricominciato a consolarla e lei improvvisamente ha chiesto: "Papà, mi riconoscerai in paradiso?"

Questa domanda infantile è in realtà incredibilmente profonda e spirituale. In effetti, qui sulla terra, una persona spesso vede solo l'esterno, ma non può vedere ciò che è richiuso dentro qualcun altro, cioè la sua anima. Anche se quest'altra persona è il suo vicino. Quindi in cielo, questa persona semplicemente non riconoscerà queste anime, passerà oltre, esse rimarranno per lui un mistero irrisolto. Solo quelli che durante la loro vita si sono conosciuti nel cuore e sono diventati molto vicini si riconosceranno. Un bambino di cinque anni, ovviamente, non può ancora esprimerlo in modo adulto, ma è perfettamente in grado di sentirlo.

Ecco un altro esempio con l'altra mia figlia. Probabilmente non aveva ancora quattro anni allora. Prima di andare a dormire, mi ha chiesto: "Papà, io ho un piccolo nella pancia?" Sono rimasto sorpreso, ho risposto: "Perché dovresti, tesoro, vai a dormire!" Ma non era soddisfatta della mia risposta e mi ha chiesto: "Nemmeno uno piccolo come un chicco?" In qualche modo ne sono rimasto perplesso: sembrava troppo presto per parlarle del sistema riproduttivo! Ho mormorato qualcosa del tipo: "Bene, parliamone più tardi..." Lei ha sospirato dicendo: "Peccato... lo avrei chiamato Tema".

Poi ho capito semplicemente che io non ero pronto per tale conversazione, non ero pronto per il fatto che un bambino anche in tenera età può pensare così profondamente e sentire che la maternità si sta già risvegliando in lei, e non potevo più semplicemente dirle "Quando cresci, te lo dirò". È essenziale preparare le risposte in anticipo.

Risposta da una singola parte

Alston Huang

Quando un bambino ti ha fatto una domanda e tu hai risposto, questo non significa che il problema sia stato risolto. Il bambino ha ricevuto una risposta da te, ma questo è solo l'inizio della conversazione. È importante che riceva una risposta alla stessa domanda da altre persone. Se un bambino ha fatto una domanda a sua madre, questa dovrebbe parlarne al padre, dicendogli cosa ha chiesto il bambino e quale è stata la sua. Sarebbe meraviglioso se il padre si avvicinasse al bambino e dicesse: "Sai, la mamma mi ha detto quale domanda le hai fatto. È molto positivo che tu pensi così profondamente! Da parte mia, potrei risponderti così..."

Cioè, è importante che il bambino abbia una percezione più ampia del mondo, e non piatta e monotona. Dopotutto, uomini e donne pensano in modo leggermente diverso e parleranno con un bambino in modi diversi, e il risultato sarà un effetto stereo.

Inoltre, anche se nessuno oltre a te risponderà a questa domanda, sarebbe bene, dopo un po' di tempo, quando il bambino diventerà più grande, tornare a questa conversazione, mostrargli altri aspetti della questione che avrebbero potuto essergli inaccessibili prima. Questo, ovviamente, riguarda principalmente la visione del mondo o domande teologiche come "perché c'è così tanto male nel mondo?", "Perché la Bibbia non dice nulla sui dinosauri?", "Perché Dio non impedisce alle persone malvagie di offendere le persone buone?", ecc. Tali questioni non possono mai essere risolte completamente: più il bambino diventa grande, più profonda è la risposta che può percepire.

E, certamente, se i genitori hanno risposto subito e sentono di non avere molta familiarità con questo argomento, o che la loro risposta era troppo approssimativa, hanno bisogno di studiarla più a fondo, leggere un po' di letteratura, chiedere a persone che ne sanno molto e appena possibile, parlane di nuovo con il loro bambino e aggiornare la loro risposta.

Rivalutazione della propria conoscenza

Swansea Photographer

Tuttavia, a volte i genitori sono assolutamente convinti di sapere già tutto sull'Ortodossia e di poter rispondere a qualsiasi domanda in modo inequivocabile. Rispondono subito ai bambini, ma rispondono in modo errato. Le loro risposte non corrispondono alla tradizione della Chiesa. La loro risposta si basa su alcuni stereotipi prevalenti nell'ambiente ecclesiale, su alcune voci, oppure ripetono sconsideratamente le parole di qualcun altro.

Spesso questo è particolarmente vero con le questioni della vita ecclesiale, che ora sono particolarmente rilevanti, che agitano la coscienza pubblica. Per esempio, che cos'è l'eresia? L'ecumenismo è un'eresia? I genitori che combattono contro qualche eresia su Internet rispondono in modo simile ai loro figli, non fidandosi dell'opinione dei preti.

Intanto è molto importante che un bambino capisca che ha una famiglia, ma c'è anche la chiesa, c'è anche un confessore, c'è anche una comunità parrocchiale, e non c'è bisogno di isolarsi (comprese le sue domande) solo dentro i confini della sua famiglia. Naturalmente parlo di una situazione in cui c'è un padre spirituale attento e una comunità parrocchiale sana (e ce ne sono sempre di più).

Se un bambino parla solo con i suoi genitori, quando sarà più grande, quando compie 14 o 15 anni, quando decade l'influenza genitoriale, rimarrà da solo con le sue domande. Non chiederà più ai suoi genitori perché non si fiderà di loro e non ci sarà nessun altro in giro.

 
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La preghiera di assoluzione sui defunti

Durante il servizio funebre, mentre svolge gli ultimi riti per un cristiano deceduto, il sacerdote legge la preghiera di assoluzione scritta su un apposito certificato che egli porta con sé. Poi fa sul defunto il segno della croce e gli pone il certificato tra le mani. Cos'è questo documento ecclesiastico e qual è il suo scopo? Può un sacerdote perdonare i peccati di una persona già morta? Proviamo a trovare le risposte in questo articolo.

L'assegnazione di una penitenza

Nella tradizione ecclesiastica antica, in contrasto con la pratica pastorale moderna, era piuttosto diffusa l'usanza di ricorrere a varie penitenze ecclesiastiche. La penitenza era costituita da un periodo di scomunica dalla partecipazione alla comunione, che significava essenzialmente una scomunica dalla Chiesa stessa, poiché l'appartenenza al "piccolo gregge" si esprime prima di tutto nella comunione ai santi doni. A seconda della gravità del peccato commesso, la scomunica poteva durare fino a 20-25 anni, per esempio in caso di adulterio, omicidio, ecc. I cristiani che avevano peccato dovevano "provare" in pratica la loro correzione e diventare "più virtuosi", per essere riammessi nella comunità dei fedeli.

Inutile dire che, nelle condizioni moderne di una società secolarizzata, la chiesa è governata dall'economia pastorale (greco: οἰκονομία, ikonomìa) e non applica la lettera delle norme disciplinari, per non infliggere gravi danni pastorali, perdendo per sempre un frequentatore della chiesa che ha sbagliato ma che è desideroso, tuttavia, di essere in comunione con Cristo. È generalmente degno di nota che la disciplina penitenziale rimane ancora nella chiesa, avendo assunto, tuttavia, un carattere piuttosto "terapeutico", espresso attraverso esercizi spirituali, letture di preghiere, partecipazione a servizi, osservanza del digiuno e altre opere pie. Viene ammesso al sacramento della comunione il parrocchiano che si è confessato e ha compiuto un'adeguata preparazione. Tuttavia, nell'antichità, come già accennato, il vescovo o il sacerdote doveva assicurarsi che l'afflizione peccaminosa fosse superata e la penitenza fosse "eseguita". Solo a questo punto, il chierico leggeva al figlio pentito della chiesa una preghiera di perdono, assolvendo sacramentalmente i peccati di una persona e rimuovendo anche le censure ecclesiastiche.

Ora che abbiamo delineato questa pratica, possiamo passare alla preghiera di assoluzione, il cui significato, nei casi particolari in cui viene letta su un defunto, non è del tutto chiaro. Lo scopo di questa preghiera sembra essere cambiato dall'originaria abolizione della scomunica a quello che può essere figurativamente descritto come uno scopo "preventivo e profilattico", cioè il perdono dei peccati trascurati.

La preghiera d'assoluzione

C'è un'opinione tra i credenti che la preghiera di assoluzione, letta dal sacerdote sul defunto, sia un analogo del perdono sacerdotale durante il sacramento della confessione. Questo però non è del tutto vero. In questa preghiera il sacerdote chiede a Dio di perdonare tutti i peccati e pensieri peccaminosi che "legano" il credente, ma di cui il credente si è pentito con la contrizione. Come si può vedere, la preghiera intercede solo per il perdono dei peccati di cui ci si è pentiti, non di tutti i peccati in generale, men che meno di quelli degli impenitenti. La seconda parte della preghiera è direttamente correlata alla penitenza ecclesiastica, o, più precisamente alla regola ecclesiastica esistente (Canone 32 dei Santi Apostoli) secondo la quale tutte le penitenze o le censure ecclesiastiche sono rimosse da una persona che si avvicina alla morte, in modo che il viatico spirituale finale potesse essergli dato sotto forma della comunione. Se la persona sopravviveva, la penitenza riprendeva effetto.

Di solito solo il vescovo poteva revocare una penitenza, ma il presbitero poteva farlo anche per i moribondi. A tal fine, gli era consegnata una lettera del vescovo, che leggeva sul letto di morte di un cristiano scomunicato per potergli impartire liberamente i santi misteri (Scritti dell'Accademia Teologica di Kiev, 1876). In caso di morte, la lettera arrotolata veniva posta nelle mani del defunto, a testimonianza che era stato perdonato e che si poteva pregare per lui durante la Proscomidia. Ci sono molti esempi storici che testimoniano l'antichità di questa tradizione ecclesiastica. Una delle prime testimonianze in questo senso è la biografia di san Gregorio Magno (+ 604), che menziona una preghiera di assoluzione dagli anatemi ecclesiastici, da leggere sulla tomba di un monaco morto in stato di scomunica. Preghiere simili furono lette anche in Oriente; per esempio, l'imperatore Costantino VII Flavio Porfirogenito (905-959) una volta implorò i vescovi di leggere una preghiera di assoluzione per suo padre che era morto scomunicato (suo padre Leone VI il Saggio era al suo quarto matrimonio, proibito dalla Chiesa). L'usanza di mettere la lettera nelle mani del defunto apparve in Russia nell'XI secolo.

La preghiera d'assoluzione, sebbene in una forma leggermente diversa, ha le sue radici nell'antichità. Il prototipo di questa preghiera (che però non menziona penitenze o censure) si trova nella versione siriaca della Liturgia di san Giacomo ed è contenuto nella sua parte di intercessione, dopo la consacrazione dei santi doni. La forma attuale della preghiera potrebbe essere stata composta nel XIII secolo dal vescovo Germano di Amathus a Cipro. Questa preghiera non è letta per i bambini deceduti a un'età inferiore ai sette anni, nel qual caso viene sostituita da una particolare preghiera del funerale degli infanti.

Vediamo dunque che la preghiera di assoluzione (popolarmente chiamata "preghiera del viaggio") era originariamente letta per rimuovere le censure e le scomuniche della chiesa. Tuttavia, al momento, la sua enfasi è spostata sul perdono dei peccati trascurati per debolezza, così come l'assoluzione sacerdotale finale di tutti i peccati volontari e involontari, possibilmente commessi da un cristiano, con la sola condizione che non si tratti di peccati da impenitenti.

 
Primo battesimo di gruppo in Sud Africa

Il 4/17 giugno, otto persone sono state battezzate nella chiesa di san Tommaso da padre Pantelejmon (Jovanovic) con la benedizione di sua Eminenza il metropolita Seraphim, arcivescovo di Johannesburg e Pretoria. Sono Margaret Mphela di Klipfontein View, Midrand, con le sue quattro figlie, Nina (Joyce) Aphane con sua figlia Sophia (Sophie), e la nipote di Margaret Mphela, Mary (Valencia) Semenya di Mamelodi.

Quando nel 2005 un gruppo di persone aveva chiesto di tenere funzioni ortodosse a Tembisa, la nipote di Margaret Mphela, Nektaria (Thabitha) Ramohlale di Mamelodi, che era già cristiana ortodossa, stava con loro nella vicina Klipfontein View, e frequentava le funzioni . Presto le hanno frequentate anche Margaret e le sue figlie. Purtroppo la maggior parte dei fedeli a Tembisa si è dispersa per vari motivi, lasciando solo la signora Rosina Thamaga, vedova del defunto padre Simon Thamaga. Con la benedizione di sua Eminenza il metropolita Seraphim, abbiamo cominciato a tenere funzioni nella casa di Margaret Mphela a Klipfontein View,e ha iniziato a frequentarle anche la vicina di casa di Margaret, Joyce Aphane con sua figlia Sophia.

La casa era piccola, però, e ancora una volta con la benedizione di sua Eminenza il metropolita Serafim e di padre Pantelejmon abbiamo cominciato a portare le persone da Klipfontein View e Tembisa alla Divina Liturgia nella chiesa di san Tommaso, che era la chiesa ortodossa più vicina.

Padre Spyridon della chiesa di san Tommaso ha partecipato a molte delle funzioni a Tembisa, e padre Pantelejmon e Padre Seraphim hanno partecipato anche alle funzioni a casa di Margaret Mphela a Klipfontein View. Anche la vicina di Margaret, Joyce Aphane, con sua figlia Sophie, ha partecipato alle funzioni; sono venute alla chiesa di san Tommaso per occasioni importanti come il Natale, il giorno di san Sava, e la commemorazione del Vidovdan, e quando padre Pantelejmon e padre Spyridon erano tornati in Serbia nel luglio 2006, sono venute alle ore e alle funzioni lettorali alla chiesa di san Tommaso e hanno contribuito a condurre i canti.

Ora sono state battezzate e sono pienamente ortodosse. Come Margaret ha Mphela osservato tornando a casa dal servizio battesimale, "Ora siamo libere", perché, come abbiamo cantato durante il servizio, "Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo". Ed è stato un bene che durante la funzione del battesimo avessimo con noi tre giovani che erano venuti dagli Stati Uniti per aiutare a condividere la fede cristiana ortodossa in Sud Africa. Erano Seraphima Carl, John Diamantis e Alex Goodwin. Essi, come molti altri visitatori, e gli stessi candidati al battesimo, hanno trovato la funzione del battesimo molto impressionante, e un segno che la Chiesa ortodossa in Sud Africa è in crescita.

Per favore ricordate in preghiera le persone battezzate e i loro padrini:

Nina (Joyce), 41 anni, Sasa Pavlovic

Sophia (Sophie), 7 anni, Mirjana Mihaljevic

Margherita, 36 anni, Zivojin e Lada Jovanovic

Martha (Melita), 18 anni, Mile Stojakovic

Irene (Johanna), 10 anni, Andreé Woodhouse

Maria (Neria), 10 anni, Andreé Woodhouse

Tabitha (Thabitha), 7 anni, Mirjana Djordjevic

Mary (Valencia), 14 anni, Cedomir Djordjevic

 
L'ideologia della sovranità ucraina è costruita su un fondamento spiritualmente marcio

Il diacono Vladimir Vasilik a proposito del ravvicinamento del metropolita Sofronij di Cherkassy e Kanev ai "filaretisti" nella lotta contro il mondo russo...

Come è stato riportato, il metropolita Sofronij di Cherkassy e Kanev ha condannato i rappresentanti della leadership russa – Valentina Matvenko e Vladimir Medinskij per il loro supporto alla "occupazione russa della Crimea".

A sua volta, il ministro della Cultura ha risposto all'appello del metropolita. "Pensare al futuro dell'Ucraina – significa combattere per la sua libertà, insieme alla Russia", ha detto, in particolare. "Noi ricordiamo in quale paese siamo nati – in un paese unito, dove la Russia e l'Ucraina erano una sola carne, un solo grande popolo – ha ricordato. – Noi siamo insieme – nella fede, nella parola e nel nostro stesso sangue – abbiamo unificato un territorio sconfinato, per proteggerlo dall'Orda, dai polacchi, dagli svedesi e dai turchi, abbiamo espulso Napoleone e siamo entrati a Parigi, abbiamo sconfitto insieme il conglomerato dei paesi del Führer e liberato l'Europa. Abbiamo salvato il mondo insieme nel 1945 e insieme abbiamo conquistato il cosmo. Abbiamo creato insieme creato una superpotenza mondiale, dove non c'era posto per le guerre internazionali, né per la criminalità organizzata in linea di principio – o al potere. Insieme abbiamo creato vette di cultura e scienza".

Notiamo anche che recentemente il capo del Dipartimento dell'informazione e dell'editoria del cosiddetto "patriarcato di Kiev", l' "arcivescovo" Evstratij (Zorja) ha detto:

"Grazie a Dio, il patriarca di Mosca Kirill non rilascia alcuna dichiarazione a sostegno delle azioni del presidente Putin. Ma non dobbiamo dimenticare che il presidente Putin ora è guidato per giustificare le sue attività da quelle idee, quegli slogan e quei concetti di cui abbiamo sentito parlare, e che hanno cominciato a diffondersi proprio dal patriarca Kirill. Si tratta dell'idea di "mondo russo".

Uno dei più stretti collaboratori del patriarca e uno tra le figure mediatiche del patriarcato di Mosca, arciprete Vsevolod Chaplin, prima dell'inizio di tutti questi eventi, in particolare, in Crimea, ha detto che il popolo russo è una nazione divisa e il Consiglio mondiale dei popoli russi dichiara fin dal lontano 1995 che è una nazione che ha il diritto al ricongiungimento.

E quello che è appena successo con la Crimea, chiamato semplicemente "riunificazione della Crimea".

Quindi non vorrei togliere, quanto meno, la responsabilità ideologica e morale per ciò che accade. Forse il patriarca non si aspettava che l'idea, che ha attivamente promosso e sagomato, si sviluppasse proprio in queste forme e influenzasse proprio questi eventi. Ma il fatto che è il padre di quest'idea, che è ora utilizzata per giustificare il male aperto e l'aperta ingiustizia, è pure un fatto di cui dobbiamo parlare".

Le parole dell' "arcivescovo" scismatico, pubblicate sul sito della diocesi di Cherkassy della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca, sono state commentate in un'intervista a "Linea popolare russa" dal candidato in scienze filologiche, e professore associato della Facoltà di Storia all’Università statale di San Pietroburgo, il diacono Vladimir Vasilik.

* * *

Con grande tristezza ho letto sia l'appello del metropolita di Cherkassy sia la risposta del ministro della cultura Vladimir Medinskij. In primo luogo, entrambe le parti hanno utilizzato termini inaccettabili e un trattamento indegno nei confronti della controparte. Non si addicono all'importanza del momento, alla dignità del rango di metropolita, o alla posizione di ministro della cultura. Vladyka Sofronij ha completamente sbagliato nell'usare la parola "bandito" in relazione al presidente della Russia, con cui l'Ucraina ha così tanti legami. Soprattutto ora, in questo momento esplosivo, quando da una parola imprudente può dipendere la vita di migliaia di persone. D'altra parte, il tono con cui il ministro della cultura tratta il vescovo, ovviamente, è inaccettabile. Il tono delle dichiarazioni è apertamente beffardo e anticlericale.

Con tutto il mio rispetto per vladyka Sofronij, parlando dei problemi esistenti si deve riconoscere che si sbaglia in molte cose. Vladimir Medinskij ha ragione, purtroppo. Ricordo ancora vladyka Sofronij ancora da archimandrita e purtroppo oggi non lo riconosco. Mi ricordo di quest'uomo, che nei primi anni '90 era molto addolorato per quei crimini e iniquità che commettevano i filaretisti: allora diceva ai suoi figli spirituali che Filaret è un grande peccatore. Oggi, passando tra le fila degli avversari del mondo russo, consapevolmente o inconsapevolmente si è messo dal lato dei filaretisti.

Il ministro russo della Cultura dice giustamente che l'identità ucraina in quanto tale è stata fondata solo nel XX secolo. Ciò è stato dovuto in parte al governo sovietico, in parte ad Austria e Polonia. La parola "Ucraina" la dice lunga. Vuol dire confine del mondo russo. La forza e la gloria dell'Ucraina vengono da fatto che è la Piccola Rus', vale a dire la Rus' primaria/originale. La parola "piccola" significa la metropoli, il punto di partenza del movimento, che ha creato la Russia storica. La cosiddetta Ucraina – la Piccola Rus' – da tempo immemorabile è stata indissolubilmente legata al mondo russo. La sua garanzia sono i nomi dei grandi santi e personaggi della cultura – san Dimitrij di Rostov, Bortnjanskj, Gogol, Janovskij e molti altri. Kiev è la madre delle città russe, e non soltanto la capitale dell'Ucraina indipendente. Dimenticarselo è un crimine. Questo significa calpestare la memoria di chi ha compiuto atti di eroismo per la Santa Rus', e che si consideravano in primo luogo di origine ortodossa e russa. Questo significa calpestare la memoria di quei cosacchi e contadini, che guidati da Bogdan Khmel'nitskij e dai suoi successori, hanno combattuto per essere parte del regno moscovita russo. Significa calpestare la memoria di coloro che non hanno seguito Mazeppa, e si sono mantenuti fedeli all'Ortodossia e alla sovranità russa. Il loro ricordo è elogiato nel servizio della battaglia di Poltava, "Siano onorati come apostoli coloro che non furono d'accordo con il secondo Giuda, Mazeppa". Il fatto che oggi l'identità ucraina che si basa sui principi di Mazeppa, e Mazeppa è proclamato eroe storico dell'Ucraina ed è effigiato sul denaro ucraino – è triste e criminale. È come se Israele stampasse banconote con l'immagine di Giuda Iscariota. Non si può creare uno stato sul culto di traditori come Mazeppa. Ha tradito lo tsar, il popolo, l'Ortodossia, facendo entrare i nemici svedesi entro i confini russi. Uno stato non può essere approvare traditori, terroristi e perdenti, come per esempio Bandera, che si è lordato le mani con il sangue del suo popolo e, alla fine, non ha raggiunto e ottenuto nulla.

Uno stato con tali origini spirituali per definizione non è sostenibile, e il destino dell'Ucraina post-sovietica lo prova abbondantemente. Il motivo per cui il Signore non permette che si rafforzi in potenza e gloria, e per cui permette tutte queste rivolte e rivoluzioni, è che l'Ucraina è costruita su un fondamento spiritualmente marcio, basato sulla rivolta e sulla ribellione contro la propria origine russa. Ma è impossibile vivere di ribellione, come ha giustamente osservato Fëdor Mikhajlovich Dostoevskij. Ecco perché l'Ucraina di oggi si trova in mezzo a difficoltà, fallimenti, rivoluzioni e sconvolgimenti. Lo dico con piena consapevolezza come mezzosangue della Piccola Rus', capisco e condivido la sofferenza dei semplici ucraini, dei semplici piccoli russi. Ma se il popolo piccolo russo non ritorna all'unità della Chiesa ortodossa universale, se non torna al mondo russo, il suo destino sarà spiacevole, e i suoi guai continueranno fino alla definitiva distruzione dello stato ucraino, alla definitiva distruzione del popolo ucraino.

È impossibile non preoccuparsi del fatto che, su basi di russofobia, una certa parte del clero ucraino si avvicina agli scismatici filaretisti. È stata organizzata una conferenza congiunta tra i rappresentanti della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca e il cosiddetto arcivescovo scismatico Evstratij, dove si è demolita l'idea del mondo russo, quindi in violazione di ogni subordinazione padre Georgij Kovalenko si è permesso di criticare il patriarca Kirill di Mosca e tutta la Rus'. È un sintomo molto preoccupante quando un principio nazionalista, purtroppo, domina sugli ortodossi, al punto che una certa parte del clero della Chiesa Ucraina del Patriarcato di Mosca è in pericolo di soccombere all'eresia del filetismo.

Di quale "male aperto" da parte della Russia parla l'arcivescovo filaretista Evstratij? Quando da più di 20 anni violano i diritti dei russi, quando deridono e ridicolizzano la loro lingua, quando li chiamano sprezzantemente "Katsap", quando diffamano i veterani di guerra e cercano di farli equivalere alle SS e ai banderisti, quando intaccano la memoria degli eroi della Grande Guerra Patriottica, che hanno versato il loro sangue proprio in nome dell'unità del mondo russo, per il bene dell'unità dell'Ucraina e della Russia, quando intaccano la memoria di centinaia di migliaia di vittime uccise dai tedeschi e dai loro collaboratori-nazionalisti solo perché erano russi o sostenitori del mondo russo, insieme a ebrei e polacchi, - questi non dovremmo definirli il male? E se, a suo tempo, nel 1989-1991, i nazionalisti hanno fatto crollare l'Unione Sovietica sotto lo slogan "il diritto delle nazioni all'autodeterminazione fino alla secessione", ci si stupisce ora, quando la stessa legge che ha istituito la moderna Ucraina ora si ritorce contro di loro, quando hanno portato gli abitanti del sud e dell'est dell'Ucraina al punto che non vogliono più vivere in un tale stato?

A suo tempo i fondatori del nuovo stato ucraino hanno commesso un errore fondamentale. Avrebbero dovuto costruire uno stato russo-ucraino su base federale, sulla base della parità delle lingue, e di trovare una loro identità nell'identità russa, un'identità del mondo russo. Invece, hanno scelto l'identità aggressiva da shtetl della Galizia, l'identità dei banderisti. Ora stanno raccogliendo i frutti del male che hanno seminato. E il fatto che Vladimir Vladimirovich Putin raccolga il mondo russo, che non escluda, anzi aiuti i crimeani a entrare nella Federazione Russa – che cos'ha di illegale, che cos'ha di male? Questo è lo stesso diritto di cui ci si è serviti nel 1991, e notiamo che è stato attuato contro la volontà della maggioranza del popolo ucraino. In Ucraina, il 75% ha votato a favore di una rinnovata Unione Sovietica.

Ecco quindi la domanda: che cos'è il male? Soprattutto perché, in termini canonici, come Chiesa locale, esiste la Chiesa ortodossa russa. Una "Chiesa ortodossa ucraina locale " non esiste, ed è molto triste e inquietante il fatto che si sta cercando di crearla a qualsiasi costo, anche a costo di riconciliarsi con il male, che è certamente la definizione dello scisma filaretista.

 
Saker: La seconda venuta, la fine dei tempi, l'Anticristo, l'Ortodossia e l'Islam

Quest'anno i cristiani ortodossi celebrano insieme due eventi: la Presentazione del Signore e la domenica conosciuta anche come la Domenica della seconda venuta. Ciò che è interessante di questa giornata è che questo è il giorno in cui durante il Mattutino, dopo la sesta Ode del Canone, si prescrive di leggere il Sinassario del giorno. Un "sinassario" è un testo breve che discute e analizza la persona o l'evento commemorato in quel giorno specifico. Nel caso della "Domenica della seconda venuta", il testo è una breve sintesi degli insegnamenti della Chiesa circa la seconda venuta di Cristo e gli eventi che la precedono, tra cui l'aspetto e le azioni dell'Anticristo.

Nelle parrocchie moderniste, questa lettura è interamente omessa e, quando non lo è, è severamente censurata per evitare di sollevare questioni e domande "politicamente scorrette". Ho trovato che valga la pena di condividere con voi il testo originale che è stato letto durante i secoli passati e che è ancora letto in parrocchie e monasteri ortodossi tradizionalisti. Eccola per intero:

DOMENICA DEL CARNEVALE

Nello stesso giorno, si commemora la seconda venuta del nostro Signore Gesù Cristo e il suo giudizio imparziale.

Versi: "Quando Tu, o giudice di tutti, sarai assiso a giudicare la terra, possa tu giudicare anche me degno di ascoltare te che dici: "Vieni a me".

Sinassario:

I divinissimi Padri hanno collocato questa parabola dopo le primi due [quelle del pubblicano e fariseo e del figliol prodigo], affinché nessuno, conoscendo l'amore di Dio per l'umanità in quelle parabole, viva con noncuranza, dicendo: Dio ama l'umanità, e quando avrò smesso di peccare, sarò pronto a realizzare tutto. Essi fissano questo giorno terribile, al fine di instillare il timore, attraverso la morte e l'aspettativa dei tormenti futuri, nei noncuranti, e per riportarli alla virtù, non confidando nella sola amorevole benignità di Dio, ma tenendo conto che egli è un giusto giudice, che rende a ciascuno secondo le sue opere. Inoltre, dal momento che le anime di coloro che sono morti stavano ieri in mezzo a noi [1], era giusto che il giudice venisse oggi. In un certo modo, l'attuale festa è, per così dire, la consumazione di tutte le feste, così come l'ultimo giorno lo sarà per tutti noi. Dobbiamo riflettere sul fatto che i Padri assegnano l'inizio del mondo e la caduta di Adamo dal Paradiso per la Domenica successiva, e che l'attuale festa è la fine di tutte le nostre vite e di questo mondo. I Padri assegnato questa fine alla Domenica del Carnevale, in modo da frenare l'avidità e l'ingordigia attraverso il timore suscitato da questa festa, e per spingerci a mostrare compassione per i nostri vicini. Inoltre, dal momento che, dopo aver raccolto il piacere, siamo stati esiliati dall'Eden, e siamo sotto il giudizio e la maledizione, l'attuale festa è posta qui, e anche perché, la domenica successiva, in cui si commemora la caduta di Adamo, siamo figurativamente scacciati dall'Eden, finché la venuta di Cristo ci riporta al Paradiso.

La venuta di Cristo è chiamata la seconda venuta, perché mentre la prima volta egli è venuto a noi corporalmente, in silenzio e senza gloria, ora giungerà dal cielo con meraviglie che trascendono la natura, con cospicuo splendore, e corporalmente, in modo che egli possa essere riconosciuto da tutti come Colui che è venuto prima e che ha liberato il genere umano, e che lo sta per giudicare, per vedere se ha conservato ciò che egli gli ha affidato. Quando la sua venuta avverrà, non si sa; il Signore infatti mantenne questa conoscenza nascosta anche agli Apostoli. Ma fino ad allora, in ogni caso, ha indicato che sarà preceduta da alcuni segni che alcuni santi hanno spiegato più dettagliatamente. Si dice che la seconda venuta avverrà dopo che saranno passati sette millenni. Prima della venuta di Cristo, verrà l'Anticristo. Egli nascerà, come dice sant'Ippolito di Roma, da una prostituta, che sembrerà essere una vergine, ma sarà di razza ebraica, della tribù di Dan, il figlio di Giacobbe; ed egli apparentemente vivrà come ha fatto Cristo, e mostrerà molti miracoli come Cristo, e risusciterà i morti. Ma tutte queste cose, la sua nascita, la sua carne, e tutto il resto, sarà un'illusione, come dice l'apostolo; ed egli sarà poi rivelato come il figlio della perdizione, con ogni potere, con segni e prodigi ingannevoli. Tuttavia, come dice san Giovanni Damasceno, il Diavolo in persona non sarà trasformato in carne, ma un uomo che è frutto di fornicazione riceverà tutta l'energia di Satana, e si ergerà improvvisamente alzarsi. Sembrerà a tutti buono e dolce, e poi ci sarà una grande carestia. Egli presumibilmente soddisferà i popoli, studierà le Sacre Scritture, praticherà il digiuno, e, costretto dagli uomini, sarà proclamato re; mostrerà amore particolare per la razza degli ebrei, riportandoli a Gerusalemme e ricostruendo il loro tempio. Prima che siano passati sette anni, come dice Daniele, verranno Enoc ed Elia, predicando al popolo che non lo devono accettare. Egli li farà arrestare e tormentare, e poi li farà decapitare. Coloro che sceglieranno di rimanere pii fuggiranno lontano sui monti; quando egli li troverà, per mezzo di demoni, li metterà a giudizio. Questi sette anni saranno abbreviati a causa degli eletti, e ci sarà una potente carestia, e tutti gli elementi si trasformeranno, in modo che tutti rischieranno di scomparire.

In seguito, il Signore giungerà improvvisamente dal cielo come un fulmine, preceduto dalla sua preziosa Croce, e un fiume di fuoco bollente passerà davanti a lui, purificando l'intera terra dalla corruzione. L'Anticristo sarà immediatamente preso, e con i suoi seguaci sarà consegnato al fuoco eterno. Al suono delle trombe degli angeli, tutto il genere umano sarà riunito dalle estremità della terra, e da tutti gli elementi, a Gerusalemme, poiché questo è il centro del mondo, e là sono posti i troni per il giudizio, ma con le loro anime e corpi tutti trasformati in incorruttibilità e con una sola forma, gli elementi stessi essendo stati trasformati in uno stato superiore, e con una sola parola il Signore separerà i giusti dai peccatori; coloro che hanno fatto il bene partiranno, guadagnando la vita eterna, mentre i peccatori andranno al supplizio eterno, e non ci sarà fine ai loro tormenti.

Si deve sapere che Cristo non cercherà in quel momento il digiuno, le fatiche corporee o i miracoli, anche se queste sono cose buone, ma cose che sono di gran lunga superiori, vale a dire, l'elemosina e la compassione. Ai giusti e ai peccatori parlerà di sei virtù: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete, e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete accolto; nudo, e mi avete vestito; ero malato, e mi avete visitato; ero in prigione, e siete venuti a trovarmi; ogni volta che avete fatto questo a uno solo di questi miei fratelli, l'avete fatto a me". Tutti possono fare queste cose secondo la loro capacità. Poi ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. I tormenti che racconta il Santo Vangelo sono questi: "ci sarà pianto e stridore di denti, dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne; e saranno gettati fuori nelle tenebre". Accettando chiaramente tutte queste cose, la Chiesa di Dio crede che la dimora dei santi con Dio e lo splendore della sua luce perpetua e la loro ascesa verso di lui sono la gioia del Paradiso e il Regno dei Cieli, e che l'alienazione da Dio e il consumo delle anime per la consapevolezza che, per incuria e piacere temporale, sono stati privati dell'illuminazione divina sono il tormento, le tenebre e cose simili.

Nel tuo ineffabile amore per l'umanità, o Cristo Dio, trovaci degni di ascoltare la tua voce desiderata, annoveraci con quelli alla tua destra, e abbi misericordia di noi. Amen.

Vi prego di tenere presente che quanto sopra è una traduzione di un testo greco originale compilata sulla base di scritti patristici che hanno definizioni specifiche di parole che sono spesso difficili da rendere in lingua moderna. Inoltre, frasi come "le loro anime e corpi tutti trasformati in incorruttibilità e con una sola forma, gli elementi stessi essendo stati trasformati in uno stato superiore" ipotizzano che il lettore abbia solide conoscenze di teologia dogmatica (frequentare e studiare attentamente le funzioni della Chiesa ortodossa fornisce quel tipo di conoscenze sia a livello intellettuale sia a livello noetico/spirituale). Infine, qui sono chiaramente utilizzati elementi di simbolismo (come per esempio le cifre indicate), che non devono essere interpretati in un grezzo modo letterale.

Dal momento che ora viviamo in quella che io chiamo una società "post-pseudo-cristiana" in cui un Sinassario ortodosso originale in lingua moderna è diventato una rarità, ho pensato di condividere con voi questo piccolo "messaggio da un passato lontano" con voi.

Un amico mi ha anche inviato oggi a farmi sapere che lo sheikh Imran Hosein (che è un sostenitore di questo blog e con cui sto lavorando a un colloquio piuttosto dettagliato) ha appena rilasciato una conferenza dal titolo "L'alleanza musulmana con il cristianesimo ortodosso orientale negli ultimi tempi", che voglio condividere con voi oggi:

Ecco una breve biografia dello sheikh: Imran Nazar Hosein è un filosofo islamico di fama internazionale, studioso e scrittore, specialista in politica mondiale, economia, escatologia, moderne questioni politiche socio-economiche, nonché esperto di questioni internazionali. È l'autore del best-seller di Jerusalem in the Qur'an. Imran Nazar Hosein è nato nell'isola caraibica di Trinidad nel 1942 da genitori i cui antenati erano emigrati dall'India come lavoratori a contratto. Ha studiato Islam, Filosofia e Relazioni Internazionali presso diverse università e istituti di istruzione superiore. Tra questi ci sono al-Azhar al Cairo, in Egitto, l'Istituto di Relazioni Internazionali dell'Università delle Indie Occidentali a Trinidad, l'Università di Karachi in Pakistan, l'Istituto Aleemiyah di Studi Islamici a Karachi, in Pakistan, e l'Istituto di alti Studi Internazionali a Ginevra, Svizzera.

Infine, suppongo, come un segno dei tempi, guardate questa notizia google tradotta da yandex che mi ha inviato un amico:

I musulmani vogliono costruire a Mosca una moschea dedicata a Vladimir Putin

Interessante, no?

Cordiali saluti a tutti,

Saker

Nota

[1] Riferimento al sabato immediatamente precedente alla Domenica del Carnevale, che è uno dei giorni in cui si fanno in modo speciale le commemorazioni dei defunti (ndt).

 
Una formula per risultati magici: una visione cattolica del dialogo tra Cristo e il giovane ricco

Dall'elezione di Papa Francesco, abbiamo sentito molti discorsi sulla povertà radicale: ospitiamo volentieri un testo con una visione di questo tema che viene dal mondo cattolico romano. Usando come occasione la vicenda di una coppia di anziani coniugi e del loro insolito rapporto con il denaro, l'autore di questa storia ci spiega come si può basare una visione della povertà sulla semplice accettazione delle parole del nostro Signore sulla perfezione. Auguriamo una buona lettura di questa storia sulla vera ricchezza, nella sezione "Ortoprassi" dei documenti.

 
Un tempo per mantenere il silenzio

Nell'Antico Testamento leggiamo che c'è 'un tempo per tacere e un tempo per parlare' (Ecclesiaste 3:7). Qual è il valore del silenzio e della quiete in un momento in cui stiamo sempre 'sintonizzati'?

Questo passo in realtà parla del silenzio in termini di quando dovremmo parlare. Tuttavia, la sua domanda è più centrata sul silenzio, in termini di rimozione delle distrazioni dalla nostra vita, in particolare nei tempi di focalizzazione sulle cose spirituali. Entrambi gli aspetti sono importanti da considerare.

Ciò che dice l'Ecclesiaste è che ci sono momenti in cui dovremmo parlare, e ci sono momenti in cui non dovremmo. Ci sono momenti in cui possiamo tradire Dio parlando, e ci sono momenti in cui possiamo tradire Dio con il nostro silenzio. Quando parlare o quando non parlare è una questione di saggezza, e di ricerca della guida dello Spirito Santo.

Come si acquisisce la saggezza necessaria per fare le scelte giuste? Una cosa che dobbiamo fare è informarci studiando le Scritture, che contengono grande saggezza. Dovremmo anche cercare saggi consigli, e dobbiamo pregare per ottenere una guida divina. E poi, dobbiamo fare quella che sembra essere la scelta più saggia, ma rimanendo aperti alla correzione degli altri e pregando che Dio ci corregga, se abbiamo fatto la scelta sbagliata.

I Padri dicono molto sulle virtù del silenzio. Una buona fonte da leggere su questo è "L'Everghetinos", che è una raccolta di detti dei padri del deserto, organizzata per argomenti da san Nicodemo l'Aghiorita. Nel secondo volume c'è una sezione intitolata "Sulla parola e il silenzio, come e quando farne uso, e sui discorsi vani come peccato." Ecco alcuni brani tratti da quella sezione:

"Un anziano disse:" Un uomo pensa di essere silenzioso, ma il suo cuore giudica gli altri; un tale uomo parla sempre. Un altro uomo parla dalla mattina alla sera e tuttavia mantiene il silenzio; cioè, non dice nulla di non vantaggioso".

"Un fratello visitò un certo anziano e gli disse: "Abba, dimmi una parola, in modo che io possa essere salvato". L'anziano gli rispose: "Se vai da qualcuno, non affrettarti a parlare prima di considerare quello che dirai". Pieno di compunzione a questo detto, il fratello fece una prosternazione e osservò: "In verità, ho letto molti libri, ma non ho mai incontrato tale insegnamento". Così edificato, partì".

"L'abba Isaia disse:" La saggezza non consiste nel parlare; la saggezza significa conoscere il momento in cui dovresti parlare e quando rispondere, se necessario. Fa' sembrare che non sai nulla, anche se disponi di conoscenze, in modo da evitare grandi angosce, perché chi sembra avere conoscenze pone oneri su se stesso. Non vantarti della tua conoscenza, perché nessuno sa nulla".

"Un anziano disse:" Se acquisisci il silenzio, non vantarti di aver raggiunto la virtù, ma limitati a dire: Sono indegno persino di parlare"."

Da san Diadoco: "Proprio come, quando le porte dei bagni sono lasciate continuamente aperte, il calore interno scappa rapidamente, così anche l'anima, quando vuol dire molte cose, anche se tutto ciò che si dice può essere buono, disperde la sua concentrazione attraverso la porta della voce. Quindi, l'anima, priva di adeguate idee spirituali, perde la forza di lottare contro i pensieri e balbetta con chiunque incontra. Dal momento che in questo modo (attraverso la loquacità) l'anima scaccia lo Spirito Santo, non può mantenere l'intelletto libero da fantasie nocivi; lo Spirito buono fugge sempre dalla loquacità, che è la causa di ogni sconvolgimento e fantasia. Il silenzio tempestivo è buono, dal momento che non è altro che la madre dei saggi pensieri".

"Due fratelli di Scete vollero visitare l'abba Antonio. Si imbarcarono su una barca, e con loro si imbarcò un certo anziano, che i fratelli non conoscevano, e che andava anch'egli a visitare l'abba Antonio. Mentre erano seduti sulla barca, i fratelli discussero ciò che i Padri dicono delle Scritture e parlarono anche dei loro lavori manuali. L'anziano tacque. Dopo che furono sbarcati dalla barca ee ebbero raggiunto la loro destinazione, l'abba Antonio disse ai fratelli: "Avete trovato buona compagnia in questo anziano". Poi disse all'anziano: "Hai avuto buoni fratelli che hanno viaggiato con te, abba." L'anziano rispose: "Sono buoni, ma la loro casa non ha porta; chi vuole può entrare nella stalla e slegare l'asino". Disse questo per dimostrare che avevano detto tutto ciò che era venuto loro in mente".

Ecco alcuni pensieri sulla questione delle distrazioni:

"C'è un certo numero di cose importanti che devono essere osservate da coloro che cercano uno sviluppo spirituale. Uno di questi è la quiete fisica e mentale (esichìa), resa possibile dal vivere in un posto tranquillo [o dallo spegnere la TV a casa, la radio in macchina, ecc], lontano da rumore, confusione e distrazioni. Il controllo della parola è un'altra cosa. Tale controllo aiuta a creare silenzio interiore, che rafforza una persona spiritualmente, mentre il parlare inutile fa il contrario" (Anchored in God: Life, Art, and Thought on the Holy Mountain of Athos, del dr. Constantine Cavarnos).

"Il silenzio aiuta notevolmente nella vita spirituale. È bene praticare il silenzio per circa un'ora al giorno: mettersi alla prova, riconoscere le proprie passioni e lottare per tagliale fuori e purificare il proprio cuore è molto buono se vi è nella casa una stanza tranquilla che dà la sensazione di una cella monastica. Lì, "nel segreto", è in grado di fare la sua manutenzione spirituale, di studiare e di pregare. Un po' di studio spirituale fatto prima della preghiera aiuta notevolmente. l'anima si riscalda e la mente è trasportata al regno spirituale. È per questo che, quando una persona ha molte distrazioni durante il giorno, dovrebbe rallegrarsi se ha dieci minuti di preghiera, o anche due minuti per leggere qualcosa, in modo da allontanare le distrazioni "(Estratti dalla vita familiare, da san Paissio dell'Athos).

Non possiamo evitare le distrazioni per tutto il tempo, ma abbiamo bisogno di mettere da parte momenti in cui le evitiamo volutamente, in modo da poter fare progressi nella vita spirituale. La Grande Quaresima corrisponde alla decima parte dell'anno. Dobbiamo trattarla come un decima, e soprattutto tenere questo tempo a parte per la focalizzazione spirituale. Questo significa che dobbiamo ridurre il solito rumore, passare più tempo in preghiera, più tempo a leggere le Scritture e altri libri spiritualmente edificanti, e più tempo a partecipare alle funzioni in chiesa.

 
Sulle origini delle lettere Ὁ ὬΝ nell'aureola di Cristo

Siamo così abituati a vedere il volto di Cristo nelle icone che non vi facciamo più attenzione, pensando che sia sempre stato così come lo vediamo, dandolo per scontato. Abbiamo forse dimenticato che dietro ogni dettaglio c'è una storia e un significato teologico da scoprire e riscoprire. Così è per le tre lettere greche si trovano nella croce sull'aureola di Cristo.

icona dell'ingresso di Cristo a Gerusalemme (la Domenica delle Palme)

Queste lettere formano il participio presente, ὤν, del verbo greco essere, con un articolo determinativo maschile singolare, ὁ. Una traduzione letterale di Ὁ ὬΝ sarebbe "l'esistente", che non significa molto. "Colui che è" è una traduzione migliore. Queste parole sono la risposta che Mosè ricevette sul monte Sinai quando chiese il nome di colui al quale stava parlando. In ebraico, questi disse che stava parlando הָיָה (hâyâh), anch'esso un participio presente. I traduttori greci della Bibbia ebraica hanno tradotto hâyâh con Ὁ ὬΝ.

Prima di iniziare a studiare questo argomento, anch'io pensavo che queste lettere fossero sempre state parte dell'immagine di Cristo, ma nell'esame delle immagini che sono giunte fino a noi dal primo millennio, e anche dopo, ho notato che le lettere Ὁ ὬΝ sono universalmente assenti, tanto in Occidente quanto in Oriente. Ho quindi iniziato a cercare la risposta alle seguenti domande: quando, dove e perché i cristiani hanno aggiunto queste lettere all'aureola di Cristo?

Ho iniziato a notare che nel primo millennio l'aureola di Cristo a volte era vuota, e che, più raramente, era assente.

busto di Cristo, mosaico di pavimento, Inghilterra, IV secolo, senza aureola ma con XP dietro la testa

il Giudizio Universale, Beatus, pergamena miniata apparentemente proveniente dall'Escorial, Monastero di San Millán de la Gogolla, 950-1000, biblioteca del monastero di St. Laurent de l'Escorial

l'arresto di Cristo, dal Libro di Kells, intorno all'800, Biblioteca del Trinity College, Dublino, Irlanda

Altre immagini mostrano una sorta di "decorazione", ma senza volerlo.

Cristo in maestà, pergamena miniata dei Vangeli di Gundohinus, 754, Biblioteca Comunale, Autun, Francia

Pentecoste, Lezionario di Cluny, intorno al 1000, Bibliothèque Nationale, Parigi

Cristo in maestà, altare d'oro di sant'Ambrogio, 830-840, chiesa di sant'Ambrogio, Milano

Cristo con i santi Pietro e Paolo, mosaico dell'abside, tra il 817 e il 824, Chiesa di santa Prassede, Roma

Alcuni, però, appaiono con parole inscritte nell'aureola, talora con maggior significato teologico rispetto a semplici decorazioni: LUX, PHOS, REX [e] Judex. Ma Ὁ ὬΝ? Niente.

Cristo Pantocratore nel timpano della chiesa di Conques, Francia, IX secolo. Nell'aureola cruciforme: REX [e] Judex

la tempesta sul mare di Galilea, Vangeli di Hilda di Meschede, scuola di Colonia, 1000-1020, Hessische Landesbibliothek, Darmstadt, Germania. Nell'aureola cruciforme, LUX 

aureola a croce con PHOS. Cristo Pantocratore, affresco, Chiesa delle sante Marina e Cristina, Carpignano, Italia, XII secolo

Secondo la mia ricerca, i primi esempi di Ὁ ὬΝ in un'aureola di Cristo sono apparsi in Egitto nel 1130, e in Nubia nel 1150. Sappiamo di questi esempi grazie alla recente archeologia. È improbabile, a causa dell'isolamento di questi paesi in questo momento, che queste immagini abbiano avuto alcuna influenza sul resto della cristianità. Dobbiamo comunque restare prudenti, dal momento che l'archeologia può ancora sorprenderci.

Cristo protegge un principe nubiano, icona datata attorno al 1150, Museo Nazionale di Varsavia, Polonia. Si noti l'Omega, ὤ, sulla sinistra. Gli altri due bracci della croce sono danneggiati, ma si suppone che vi fossero la O e la N

Deir Al-Chohada, Egitto, 1129-1130

ricostruzione

Così sembra che le prime immagini di Cristo con Ὁ ὬΝ nella croce della sua aureola provengano dai paesi slavi, i Balcani e forse la Russia.

Nerezi in Macedonia, 1164 [1]

chiesa di San Panteleimon, Nérézi, vicino a Skopje, in Macedonia, 1164

Poi viene l'immagine di Cristo Salvatore, dalla Macedonia, datata al 1250 [2]

Cristo Pantocratore, un regalo all'arcivescovo Constantin Cavasila di Ohrid, chiesa della Vergine Peribleptos, San Clemente, 1262

In seguito c'è un'icona del Cristo Pantocratore, Jaroslav, Russia, 1250 [3]

Cristo Salvatore, Museo di Belle Arti di Jaroslav, Russia, 1250

Secondo le immagini nel Protaton del Monte Athos, Manuele Panselinos, che le dipinse nel 1290, non conosceva le lettere Ὁ ὬΝ [4], ma il "pittore del Monte degli Ulivi" a cui sono attribuiti gli affreschi nell'esonartece del monastero di Vatopedi, 1312, le conosceva. [5] Pertanto, tra queste date, un artista che aveva saputo delle lettere Ὁ ὬΝdeve essere  venuto a Monte Athos;

l'Ultima Cena, esonartece del katholikon, Monastero di Vatopedi, 1312

Cristo in trono, Protaton, Monte Athos, attribuito a Manuele Panselinos, 1290

In quinta posizione, abbiamo l'immagine di san Nicola, di Alexis Petrov, 1294, Novgorod [6]

san Nicola di Alexis Petrov, Museo di Storia e Architettura, Novgorod, Russia, 1294

dettaglio

L'immagine del SS. Boris e Gleb, intorno al 1350 [7]

i santi Boris e Gleb, da Pskov, galleria Tretjakov, Mosca, 1350-1390

Gli affreschi di Volotovo, nei pressi di Novgorod, Russia, 1380 [8]

la risurrezione di Lazzaro, Chiesa della Dormizione, Volotovo, nei pressi di Novgorod, Russia, 1380-1395

A Kalenic, Serbia, 1420, Cristo l'Uomo dei dolori, nicchia della protesi [9]

Cristo l'Uomo dei dolori, chiesa della Presentazione della Vergine al Tempio, Kalenic, Serbia, intorno al 1410

A quanto pare, sant'Andrej Rublev sapeva di questo tratto, ma lo usava solo raramente. [10]

Vergine della Tenerezza, Vladimir, sant'Andrej Rublev, intorno al 1408

dettaglio

Sull'immagine stampata nello stesso libro, non siamo in grado di vedere le lettere Ὁ ὬΝ [11]

Cristo Salvatore, sant'Andrej Rublev, Daniel Chernij et al, 1408

Ma Viktor Nikitich Lazarev [12] afferma che le lettere Ὁ ὬΝ sono visibili.

Cristo fra le Potenze, sant'Andrej Rublev, 1400-1410

Si veda anche la curiosità [13] di una copia della Trinità di Rublev, sulla quale il monaco Paissij ha collocato Ὁ ὬΝ nella croce dell'aureola dell'angelo centrale, a testimonianza di una lettura cristologica dell'ospitalità di Abramo piuttosto che la più commune interpretazione trinitaria.

l'ospitalità di Abramo, monaco Paissij, 1484-1485

Se la nostra ipotesi è fondata, e le lettere Ὁ ὬΝ nell'aureola di Cristo sono nate nei Balcani o in Russia nei primi secoli del secondo millennio, questo risponde alle domande "dove" e "quando". Possiamo passare alla questione del "perché". [14] Molte testimonianze storiche (vedi bibliografia) indicano che in quel momento la Chiesa ortodossa combatteva ferocemente contro l'eresia dei bogomili, una setta dualista che rivaleggiava con la Chiesa stabilita. I bogomili, tra le altre cose, respingevano l'Antico Testamento, dicendo che era la rivelazione del dio malvagio, e accettavano solo il Nuovo Testamento che rivelava il Dio buono, il Padre di Gesù. Fin dai tempi di Marcione nei primi secoli, gli ortodossi hanno sempre respinto tale dottrina. Come può Gesù essere il Messia d'Israele, annunciato dai profeti e visto nelle teofanie degli ebrei visionari, se i cristiani, il nuovo Israele, non hanno alcun legame con il vecchio Israele? E così, quale potrebbe essere una affermazione più forte dello stretto legame tra il Vecchio e Nuovo Testamento, così come dell'identità del Dio di Israele e del Padre di Gesù che mettere Ὁ ὬΝ nella croce dell'aureola di Cristo? L'affermazione teologica diventa evidente: colui che si vede nell'immagine, Gesù di Nazaret, che è stato crocifisso, è morto ed è risorto dai morti, questa stessa persona è esattamente lo stesso che disse a Mosè sul monte Sinai che il suo nome era Colui che è  (Ὁ ὬΝ).

D'altra parte, ho trovato un riferimento che collega la comparsa di Ὁ ὬΝ alle polemiche Palamite della metà del XIV secolo. Titos Papamastorakis, parlando dell'immagine di Cristo della chiesa della Vergine Peribleptos in un capitolo della sua opera, "La Madonna Brephokratousa", dice questo: "L'iscrizione Ὁ ὬΝ (Colui che è) sull'aureola di Cristo è tipica delle sue rappresentazioni nel XIV secolo e in particolare dopo la metà del secolo, quando il movimento esicasta è stato ufficialmente accettata dalla Chiesa ortodossa". [15] Sarebbe interessante sentire il ragionamento che ha portato questo autore a suggerire un legame tra la teologia esicasta e le lettere Ὁ ὬΝ.

La questione dell'origine dellle lettere Ὁ ὬΝ nell'immagine di Cristo merita uno studio piiù approfondito, che speriamo di fare in un secondo momento. Molto dipende dalla datazione delle immagini, poiché un'immagine, considerata isolatamente, potrebbe avere le lettere Ὁ ὬΝ come effetto di una modifica successiva. Ciò che rimane certo, a prescindere dale origini delle lettere Ὁ ὬΝ nel tempo o nello spazio geografico, è che queste hanno un gran peso di significato teologico, soprattutto quando sono iscritte nell'aureola di Cristo, per non confermare l'affermazione fondamentale di questo studio: le immagini cristiane del primo millennio, e quelle prodotte dalla metà orientale della cristianità nel secondo, sono altamente teologiche.

Bibliografia

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Goldfrank, David M., " Burn, Baby, Burn: Popular Culture and Heresy in Late Medieval Russia", The Journal of Popular Culture, vol. 31, no. 4, 1998, pp.17-32.

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Klibanov, A., "Les Mouvements hérétiques en Russie du XIIIe au XVIe siècle," Cahiers du monde russe et soviétique, vol. 3, nn. 3-4, 1962, pp. 673-684.

Obolensky, Dimitri, The Bogomils : A Study in Balkan Neo-Manichaeism, Twickenham UK, Anthony C. Hall, 1972.

Sanidopoulos, John, The Rise of Bogomilism and Its Penetration into Constantinople, Rollinsford, NH, USA, Orthodox Research Institute, 2011.

Note

[1] Tania Velmans et al., Rayonnement de Byzance, Paris, Zodiaque, Desclée de Brouwer, 1999, tavola a colori 53, (p.152), p. 142-144.

[2] Sacho Kornevski, Elizabeth Dimitrova, Macédoine byzantine: Histoire de l’Art macédonien du IXe au XIVe siècle, Éditions Thalia, 2006, pp.212-213.

[3] S.I. Maslenitsyin, Jaroslavian Icon-Painting, Mosa, Iskusstvo, 1973, p.9-11, tavola 6.

[4] Manuel Panselinos, Dimitrios Salpistis et al. (dir)., From the Holy Church of the Protaton, Thessalonika, Hagioritiki Estia, 2003.

[5] Ibid, p. 58-59 e 301.

[6] V.N. Lazarev, Icônes Russes: XIe-XVIe siècles, Paris, Desclée de Brower, 1996, tavola 17, p.158.

[7] Ibid, tavola 88, p.253.

[8] M.V. Alpatov, Frescoes of the Church of the Assumption at Volotovo Polye, Mosca, Iskusstvo, 1977, tavola 53 et al.

[9] Rayonnement, tavola 256, p.303-304.

[10] Valeri Sergueïev, Roublev, Paris, Desclée de Brouwer, 1994, tavola 25, p. 185.

[11] Ibid, tavola 17, p.128

[12] V. N. Lazarev, Icônes Russes: XIe-XVIe siècles, p. 292, tavola 102.

[13] Valeri Sergueïev, Roublev, tavola 40, p.238.

[14] Vorrei ringraziare il sig. John Barns, Camp Hill, Pennsylvania, per il suggerimento che mi ha portato alla pista che sostiene la mia ipotesi del "perché".

[15] Titos Papamastorakis, “Icons 13th-16th Century,” in Icons of the Holy Monastery of Pantocrator, Mastorakis.

 
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La fede di una donna: santa Olga, madre dei santi di molte nazioni

Premessa: Geografia spirituale e storia spirituale

A volte vediamo il termine "i santi russi", solo per scoprire che questi santi includono i santi Olga e Vladimir e molti altri che vissero molto prima che Mosca fosse fondata come una piccola città, per non parlare della capitale di un paese ora chiamato 'Russia.' Il problema è che non abbiamo una traduzione per la parola "Rus" – la più vicina è "le Russie", come quando si parla di un "patriarca di Mosca e di tutte le Russie". Perché "Rus" significa non solo "Grande Russia", ma anche Piccola Russia (ora ufficialmente chiamata Ucraina, anche se questo termine significa solo "territori di confine"), Russia Bianca (la traduzione della Bielorussia) e Carpato-Russia (spesso conosciuta nella storia occidentale come 'Rutenia'). Tuttavia, in termini geografici, il concetto di "Rus" include non solo queste quattro Russie, ma anche tutti quei luoghi influenzati dallo stile di vita ortodosso russo.

Ciò include in primo luogo quel paese che ha un'estensione pari a un settimo della terra, che è conosciuto come la Federazione Russa, che si estende attraverso la Siberia fino al Pacifico. In secondo luogo, include tutti coloro che in vari paesi accettano l'Ortodossia russa. Questa è la "Rus' ortodossa". Che si tratti di Lettonia ed Estonia, Giappone e Alaska, Venezuela e Brasile, Inghilterra e Francia, anche i russi ortodossi di tutte le nazionalità fanno parte della "Rus". Pertanto, il metropolita Hilarion, di origine canadese, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, può parlare abbastanza legittimamente di "Rus' americana" e "Rus' australiana". Pertanto, sebbene la santità delle quattro Russie geografiche finisca all'attuale confine bielorusso, a circa 900 miglia dalle coste orientali dell'Inghilterra, in senso spirituale non finisce affatto qui, ma continua proprio in Inghilterra, dove 1.000 anni fa camminavano santi che facevano parte dell'unica Chiesa mondiale, e dove cinquant'anni fa ha camminato san Giovanni di Shanghai, divenuto arcivescovo dell'Europa occidentale.

Inoltre, in termini storici, dal 1917 la santità delle Russie ha incluso non solo più di mille santi canonizzati rivelati alla Chiesa, ma altre decine di migliaia di Nuovi Martiri e Confessori. Attualmente sono oltre 31.000, anche se questa cifra cresce mensilmente e può raggiungere ben oltre i 100.000. Perché il ventesimo secolo è stato il più fruttuoso in termini di numero di santi – santi martiri, nati dalle quattro Russie. Come ha detto il sempre memorabile metropolita Lavr di New York e dell'America orientale, "L'intera terra della Rus' è diventata un'antimensio" – ovvero un luogo pieno di reliquie di santi martiri.

Ma se dobbiamo parlare della Rus' in senso storico, come la intendiamo qui di seguito, allora situiamo la sua geografia spirituale attorno a tre centri, Kiev, Novgorod e Mosca. In relazione a queste isole, Kiev si trova alla stessa latitudine di Dover, ma a circa 1200 miglia di distanza, Mosca alla stessa latitudine di Edimburgo, ma a circa 1500 miglia, e Novgorod alla stessa latitudine della punta nord-orientale della Scozia, ma a circa 1200 miglia di distanza.

Introduzione: Il ruolo delle donne nell'evangelizzazione

Il ruolo delle donne nel plasmare il mondo del passato occidentale, la cristianità, è molto sottovalutato dalla nostra epoca anti-femminile. Oggi, si pensa le donne debbano semplicemente imitare gli uomini, entrando volontariamente nella stessa schiavitù salariale del sesso maschile. Oggi le donne sono condizionate dalla propaganda dello stato ad agire come uomini, fino a rinunciare alla femminilità attraverso l'aspetto e l'abbigliamento maschili e a rinunciare alla maternità attraverso l'infanticidio dell'aborto e della sterilizzazione. Il risultato è la distruzione della famiglia, unità fondamentale di ogni società. Questo a sua volta scatena forze sessuali non incanalate, che portano alla disintegrazione della persona umana.

Era esattamente l'opposto nell'epoca della grande lotta cristiana ortodossa per liberare il sesso femminile dalla tirannia e creare una vita familiare stabile. Allora la battaglia era per la libertà dall'antico paganesimo con la sua sottomissione femminile alla schiavitù economica e sessuale e all'infanticidio, a cui ora le donne moderne sono incoraggiate a tornare. Infatti, nei primi secoli, molti dei più grandi atti apostolici fondanti nella costruzione delle società cristiane furono compiuti dalle donne. Abbiamo esempi di sante donne apostoliche come sant'Elena nell'Impero Romano, santa Nina in Georgia, santa Clotilde nella prima Francia, santa Berta nella prima Inghilterra, santa Ludmila nella Repubblica Ceca ortodossa, santa Dubrava nella Polonia ortodossa e in Russia Santa Olga. Chi era Santa Olga?

Santa Olga

Manipolati da influenze politiche, negli ultimi anni i nazionalisti provinciali della Galizia nell'estremo ovest dell'Ucraina hanno cercato di trasformare Santa Olga in una "ucraina". Eppure questa stessa parola era sconosciuta poco più di cento anni fa, per non parlare di poco più di mille anni fa, quando visse santa Olga († 969). La realtà è che Santa Olga è a capo di una famiglia di una cinquantina di santi che si estende di generazione in generazione e in molte parti del mondo della Rus'. E con Rus' intendiamo ancora una volta non solo la Russia, l'Ucraina, la Bielorussia e la Russia carpatica, ma anche i regni ben oltre le terre degli slavi orientali. Perché Santa Olga è madre di un popolo particolare, una stirpe di oltre mille santi fino al 1917. E dopo il 1917 quel popolo particolare ha dato alla luce cento volte, forse mille volte i mille santi che fino ad allora si erano rivelati, per diventare un centro di santità unico nel mondo, la vera 'Santa Rus'.

santa Olga

La stessa Santa Olga non proveniva da quella che oggi è chiamata 'Ucraina'. Veniva da Pskov nel nord della Russia, non lontano dall'attuale confine estone, vi nacque forse intorno al 920. Il suo nome slavo originale era 'Prekrasna', che significa 'Bella', ma adottò un nome svedese (decisamente non ucraino) da un uomo chiamato Helge, in slavo Oleg. Era il guardiano varangiano (vichingo) del suo futuro marito Ingvar, in slavo Igor'. Il nome che assunse, Olga, era ed è la forma russa del nome svedese Helga, il cui maschile è Helge. E poiché si chiamava Helga, il patriarca san Polieucto, che la battezzò nella capitale imperiale nel 957, non dovette cercare molto nel trovarle il nome 'Elena'. Questo è semplicemente il nome di santa più vicino possibile a Helga.

Olga non era una xenofoba di provincia: visse nella multinazionale Kiev, dove in seguito vissero i protomartiri svedesi della Rus', i santi Giovanni e Teodoro († 983). Olga, una russa di Pskov che aveva sposato lo svedese Ingvar, aveva discendenti che includevano molte nazionalità. Così, suo nipote, il grande san Vladimir, che battezzò la Rus' nel 988, sposò una bulgara. La loro progenie contava due santi, san Boris di Rostov e san Gleb di Murom († 1015). Entrambe queste città principesche si trovano a oltre 500 miglia da Kiev, anzi ben a est di Mosca, che allora non era stata ancora fondata. Anche un pronipote di santa Olga, Jaroslav il Saggio, commemorato come santo locale a Kiev, sposò una svedese, la figlia del re svedese Olaf, Ingegerde, che era stata battezzata in Svezia dal vescovo inglese Sigfrid di Vaxjo.

Uno dei sette figli per metà svedesi di Jaroslav e Anna è conosciuto come san Vladimir di Novgorod († 1052). Le loro tre figlie furono Anna di Francia, Maria d'Ungheria ed Elisabetta di Norvegia. Un nipote, Vladimir Monomakh, per metà greco e per un quarto svedese, sposò una principessa inglese. Questa era la rifugiata Gytha, figlia dell'ultimo re inglese, Harold, che era stato massacrato nel 1066 ad Hastings dall'invasore cattolico romano dell'Inghilterra, Guglielmo il Bastardo. Uno dei loro figli, cioè il pronipote di quarto grado di sant'Olga, il mezzo inglese Jurij Dolgorukij, fu il fondatore di Mosca. Un altro figlio è conosciuto come san Mstislav il Grande († 1132). Chiamato con il nome slavo di Mstislav, portava anche il nome Harold in onore del nonno inglese, che era stato assassinato dai servi del papismo militante mille miglia a ovest dei confini della Rus' ortodossa ad Hastings. Tuttavia, Mstislav-Harold fu battezzato con il nome ecclesiastico di Teodoro e anche due dei suoi figli, Rostislav di Smolensk († 1168) e Vsevolod di Pskov († 1138) sono santi.

La geografia spirituale della santità della Rus'

foto del XIX secolo della Lavra delle Grotte di Kiev

Certo, è vero che all'inizio dell'XI e del XII secolo, prima del giogo mongolo-tartaro, Kiev era il centro della santità nella Rus'. Oltre ottanta santi sono elencati nel monastero delle Grotte di Kiev e oltre cinquanta di loro vissero nell'XI e nel XII secolo. Complessivamente più di cento santi sono collegati a Kiev. Tuttavia, la Chiesa avanzava rapidamente, procedendo lungo i fiumi, i laghi e le isole che fornivano mezzi di comunicazione per l'opera missionaria nella Rus'.

Nel giro di pochi anni dai battesimi a Kiev nel 988 furono fondate nuove sedi episcopali. Già alla fine del X secolo la santità avanzava molto a nord di Kiev, verso Pskov e, 120 miglia a nord-est, Novgorod, con san Gioacchino († 1030) e oltre sessanta altri santi. Quindi la santità si spostò nella cerchia delle città a nord-est dell'attuale capitale russa, a Rostov e Suzdal con san Teodoro († c.1030), a Perejaslavl con sant'Efrem († 1096), a Vladimir e Vologda, a Kostroma e Jaroslavl, a Galich e Uglich, praticamente tutti a non più di 200 miglia a nord-est di Mosca. Queste città e l'area circostante avrebbero prodotto oltre cento santi, tra cui il fenomeno di san Sergio di Radonezh († 1392) e le sue decine di discepoli. Da loro, il movimento missionario della Santa Rus' doveva spostarsi molto più a nord fino alle coste dell'Oceano Artico e molto più a est attraverso gli Urali in Siberia.

Per la maggior parte i santi della Rus' portavano nomi greci (Alessandro, Anastasia, Andrea, Basilio, Demetrio, Gregorio, Ilario, Macario, Nicola, Pietro, Stefano, Timoteo, Xenia), latini (Clemente, Costantino, Cornelio, Ignazio, Innocenzo, Lorenzo, Longino, Massimo, Paolo, Romano, Rufo, Silvano, Silvestro) o ebraico (Anna, Barnaba, Daniele, Davide, Gabriele, Isaia, Giacomo, Gioacchino, Giobbe, Giovanni, Matteo, Michele), riflettendo così l'alfabeto cirillico composto da lettere greche, latine ed ebraiche. Tuttavia, alcuni santi, come abbiamo notato, portavano nomi scandinavi, come santa Olga († 969), sant'Igor' di Kiev e Chernigov († 1147) e sant'Oleg di Brjansk († 1307), e li santificarono per l'uso nelle generazioni future. Altri portarono e similmente santificarono nomi slavi, come i santi Boris e Gleb di Rostov († 1015), san Vladimir di Kiev († 1015), san Vsevolod di Pskov († 1138), san Kuksha delle grotte di Kiev († c.1215), san Mstislav di Novgorod († 1180), san Rostislav di Kiev († 1168) e san Jaropolk di Vladimir in Volinia († 1086).

Tuttavia, al di là dei semplici nomi, i santi della Rus' provenivano da molte nazioni. Venivano dall'Ungheria, come i tre santi fratelli, san Giorgio l'Ungherese († 1015), san Mosè delle Grotte di Kiev († 1043) e sant'Efrem di Novotorzhok († 1053); provenivano dalla Serbia, come san Dionisio di Rostov († 1425) e san Sava di Krypets († 1495); provenivano dall'Italia, come sant'Antonio di Novgorod († 1147), san Mercurio di Smolensk († 1238) e san Macario il Romano († 1550); provenivano dalla Lituania, come san Rimund (Eliseo) di Lavrishev († c.1280), santa Caritina di Novgorod († 1281), san Dovmont (Timoteo) di Pskov († 1299) e i santi Antonio, Giovanni ed Eustazio di Vilno († 1347); provenivano dalla Grecia, come san Gioacchino di Novgorod († 1030), san Teodoro di Rostov († c.1030), san Teognosto di Mosca († 1353), san Sergio di Nurom († 1412), san Patrizio di Vladimir († 1430), san Fozio di Mosca († 1431), san Cassiano di Uglich († 1504), san Lazzaro di Murmansk († c. 1550) e san Massimo il Greco († 1556); provenivano dalla Germania, come san Procopio di Ustiug († 1303), sant'Isidoro di Rostov († 1474) e forse san Giovanni di Rostov († 1580); provenivano dalla Bulgaria, come san Michele di Kiev († 992) e san Cipriano di Mosca († 1406); provenivano dall'Estonia, come sant'Isidoro e i suoi 72 compagni di Tartu († 1472); erano di razza tartara e turca, come san Pietro († 1290) e sant'Abramo dei bulgari del Volga († 1299).

 

La santità della Rus' si recò a nord verso Arkhangelsk con san Barlaam di Shenkursk († 1462), passando per le Solovki sul Mar Bianco, dove 300 anni fa la Madre di Dio fece la profezia che suo Figlio sarebbe stato crocifisso una seconda volta dai sovietici, e ben oltre il lago Onega a Murmansk con san Lazzaro († c. 1450) al confine con la Norvegia e a Kola con san Trifone di Kola († 1583), che convertì i lapponi. Andò a sud oltre Tambov con san Pitirim († 1698), a Kazan' con sant'Herman († 1568) e ad Astrakhan sulle rive del Caspio con san Giuseppe († 1672), fino a dove permetteva il mondo islamico militante ed eretico. Andò a est oltre Vjatka con san Trifone († 1612), oltre Perm con santo Stefano di Perm († 1396), che convertì gli zyriani a Cristo, attraverso gli Urali fino a Tobolsk con san Giovanni († 1715) e san Paolo († 1770), proseguendo per Irkutsk con sant'Innocenzo († 1731) e san Sofronio († 1771). Andò a ovest, fino alle terre di confine, fino a dove permetteva l'Occidente militante ed eretico, con sant'Atanasio di Brest († 1648) e san Gabriele di Slutsk († 1690), che vissero e patirono sotto il giogo polacco.

Conclusione: la Rus' in tutto il mondo

Fu nel XIX e nel XX secolo che la santità della Rus', iniziata da santa Olga, andò ancora oltre. Andò in Alaska con sant'Herman († 1837) e sant'Innocenzo († 1879), ai confini della Cina con san Macario dell'Altai († 1926), in Giappone con san Nicola († 1912), in Polonia con il primo santo dei Lemko, lo ieromartire Massimo di Gorlice († 1914), in Lettonia con san Giovanni di Riga († 1934), in Manciuria con san Giona della Manciuria († 1936), a Uzhgorod con sant'Alessio della Carpato-Russia († 1947) e il beato Giobbe (Kundria) († 1985), e a Shanghai, in Europa occidentale e a San Francisco con san Giovanni († 1966).

Questa santità ortodossa, che venne da Gerusalemme e andò ad Antiochia in Siria con l'apostolo Paolo e ad Alessandria d'Egitto con l'apostolo Marco e si diffuse in Asia Minore e in Grecia, in Arabia e in India con l'apostolo Tommaso, in Crimea e in Armenia, in Georgia e in Iran, in Etiopia e a Cartagine, nei Balcani e a Roma, andò da lì alle isole più lontane dell'Occidente, dove il sole tramonta nel Grande Oceano. E dopo la caduta di questo Occidente, quasi mille anni dopo la nascita di Cristo, questa santità si diffuse a nord. Queste terre divennero note con il nome di Santa Rus', tanto che questo movimento provvidenziale sarebbe poi diventato mondiale. E questo lo dobbiamo in definitiva alla santa di Pskov il cui nome, Prekrasna, significa "Bella" e il secondo nome, Olga, significa "Santa".

 
Bambino martire canonizzato in Bosnia (+VIDEO)

foto: pravlife.org

Slobodan Stojanović aveva 11 anni quando fu brutalmente assassinato da una donna albanese 30 anni fa. La sua morte è diventata un simbolo dei bambini sofferenti della guerra in Bosnia.

Nella sessione di maggio, il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa serba ha deliberato di canonizzare il nuovo martire Slobodan e il 27 luglio la sua glorificazione è stata celebrata per la prima volta nel villaggio bosniaco di Drinjača, vicino a Kamenica, dove viveva la famiglia del ragazzo, come riporta rtrs.tv.

Lo stesso giorno sono commemorati altri due nuovi martiri della zona, gli arcipreti Milan Petković e Timotej Popović. Le icone di tutti i nuovi martiri di Kamenica sono state collocate nella chiesa del santo diacono Avakum, dove si è svolta la celebrazione.

Le sofferenze del piccolo Slobodan sono un prisma attraverso il quale contemplare le sofferenze di ogni bambino in guerra, ha detto il parroco, padre Marko Danojlović, durante il suo sermone dopo la Liturgia.

Il bambino Slobodan si è avvicinato alla vita a braccia aperte, così come si è avvicinato al nemico che alla fine lo ha ucciso, ha sottolineato padre Marko.

"La tragedia più grande è che la bilancia del mondo non misuri le vittime allo stesso modo, anche se sono bambini", ha detto il sacerdote.

foto: pravlife.org

Slobodan è stato ucciso dalla donna albanese Elfeta Veseli, che combatteva per gli islamisti bosniaci. Il suo corpo è stato trovato nel giugno 1993 in una fossa comune vicino a Jošanica con numerose ferite mortali alla testa e al corpo inflitte sia prima che dopo la morte. Il suo orecchio è stato tagliato, sono state praticate incisioni sullo stomaco con un oggetto appuntito e un proiettile lo ha colpito alla tempia a distanza ravvicinata.

Veseli è stata estradata dalla Svizzera e nel 2019 è stata condannata solo a una pena minima.

Si prevede di erigere un monumento a san Slobodan a Kamenica.

 
"La parola del primate": Ognuno dovrebbe avere la propria misura di digiuno

sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Foto: news.church.ua

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha detto che il digiuno e la preghiera sono due ali con l'aiuto delle quali "una persona si libra al di sopra delle cose terrene e peccaminose e raggiunge il cielo".

Il 20 marzo 2021, il canale televisivo "Inter" ha mandato in onda la seconda puntata della nuova stagione del programma settimanale "La parola del primate", in cui sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha parlato dell'importanza del digiuno per le persone.

Il Primate ha notato che la misura del digiuno per ogni persona dovrebbe essere diversa: qualcuno durante i 40 giorni della Grande Quaresima non mangia nulla tranne la prosfora e l'acqua, qualcuno mangia tutti i giorni, ma poco, mentre un altro ha bisogno di mangiare tre volte al giorno, ma la cosa principale è che il digiuno non dovrebbe portare alla disabilità.

"La misura del digiuno per una persona dovrebbe essere tale da non causare invalidità da digiuno. Se il digiuno mi rende incapace di lavorare, allora questo non è un digiuno ragionevole e fattibile. Questo digiuno è dannoso per una persona", ha detto sua Beatitudine.

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha aggiunto che Dio ama una persona che digiuna, ma prima di tutto il digiuno dovrebbe essere ragionevole e fattibile.

"Dio ama una persona che digiuna e che cerca di staccarsi dal male e si sforza per il bene. Il digiuno fa bene a una persona, ma dovrebbe essere ragionevole e fattibile. Un digiuno ragionevole significa che una persona dovrebbe scegliere cibo di magro a lei adatto. E un digiuno fattibile significa che la persona deve scegliere da sola la misura del digiuno che può fare".

Secondo Sua Beatitudine il metropolita Onufrij, il digiuno diligente, anche se non rigoroso, rafforza una persona, la rende nobile e la avvicina a Dio.

"Il Signore ci aiuti a digiunare ragionevolmente e il più possibile, ci dia determinazione e coraggio di continuare a digiunare, e noi diventeremo migliori. Che Dio ci benedica tutti", ha augurato il primate.

Come riportato in precedenza, sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha appena celebrato il 50° anniversario della sua tonsura monastica.

 
L'Ortodossia nelle isole Hawaii

Si possono trovare chiese ortodosse in tutte le parti del globo, anche nelle lontane Hawaii. Questo paradiso tropicale nell'Oceano Pacifico è composto da otto grandi isole e molte altre isole più piccole, e prende il nome dalla sua più grande isola. Ha una popolazione di oltre un milione di abitanti, il 60 per cento dei quali sono cristiani, compresi i cristiani ortodossi. Il rettore della missione ortodossa di san Juvenalij, padre John Schroedel, ci racconta la vita ortodossa nel cinquantesimo stato degli Stati Uniti.

* * *

padre John Schroedel

Padre John, la prego di raccontarci la storia del cristianesimo ortodosso nelle isole Hawaii.

Proprio ora abbiamo tre chiese e tre sacerdoti. La nostra, la missione di san Juvenalij sulla grande isola delle Hawaii, ha solo lo status di missione. Io sono qui dal 4 dicembre 2007, non da molto. Questa missione è stata formalmente avviata nel 2004. C'era un prete qui, padre Sergio, che ha servito per 18 mesi. Dopo che se ne è andato, non è rimasto alcun prete qui per altri 18 mesi, ma il nucleo della comunità si è mantenuto molto ostinatamente e ha tenuto riunioni, celebrando servizi da lettori e cercando di ottenere un sacerdote. Dio li benedica per la loro fede! Quando sono arrivato ho potuto davvero sentire quella fede. Erano affamati di Ortodossia. Molti di loro non avevano mai frequentato regolarmente una chiesa ortodossa prima, quindi volevano acquisire esperienza e approfondire la conoscenza dell'Ortodossia. Da giovane sacerdote è meraviglioso essere apprezzato, proprio perché sei prete. Erano ansiosi di compensare la loro mancanza di esperienza, e hanno lavorato sodo per saperne di più. Questa è stata una grande gioia per me.

Le altre due chiese ortodosse si trovano a Honolulu. Una di loro, una grande chiesa greca dedicata ai santi Costantino ed Elena, è conosciuta come la chiesa cattedrale del Pacifico. È la chiesa più antica in attività continua nelle isole. C'è stata per un lungo periodo di tempo una comunità russa, che ha avuto alti e bassi. La comunità parrocchiale greca è qui dagli anni '50, e la loro attuale chiesa è stata consacrata nel 1988. L'attuale parroco di quella chiesa, padre John Kuehnle, è sul posto da pochi anni.

Poi c'è la vecchia chiesa sinodale russa. Dico "vecchia" in riferimento alla comunità; l'edificio che usano è solo un ex ufficio in uno stile da centro commerciale, nel quale si sono trasferiti  solo di recente. Ma hanno reso molto accogliente: ci si sente come una chiesa in Russia, e si può sentirne l'atmosfera. Padre Anatoly Lyovin era un professore di linguistica presso l'Università delle Hawaii, con un dottorato in lingua cinese e giapponese, e sua moglie è giapponese. Parla non so quante lingue. Quella chiesa, dedicata alla Madre di Dio di Iviron, è conosciuta anche per l'icona mirovlita della Madre di Dio di Iviron, di cui si possono trovare ampie informazioni sul loro sito web www.orthodoxhawaii.org. L'icona è stata certificata come miracolosa dal loro vescovo diocesano, l'arcivescovo Kyrill di San Francisco, e viaggia per altre parrocchie nel mondo. Ha iniziato a effondere miro subito dopo la riunione tra la Chiesa ortodossa russa all'estero e il Patriarcato di Mosca.

Ci sono altre missioni sulle isole?

Di tanto in tanto padre Anatoly fa una visita alla grande isola delle Hawaii, o alla comunità greca a Maui, che ha avuto un prete per un po'. Credo che ci sia stato da poco un servizio alla chiesa greca a Maui. Per quanto riguarda le missioni ortodosse: la chiesa greca a Honolulu è chiamata la cattedrale del Pacifico. Abbiamo bisogno di una cattedrale, perché non ci sono chiese ortodosse tra qui e la Nuova Zelanda, e vi è la necessità di una chiesa in Polinesia. Ci sono diverse sette che sono molto forti in tutta l'area – i mormoni e altri. Sembra essere un buon momento per una reale opera missionaria.

Ci sono molte storie interessanti legati a quest'opera; la prima storia riguarda la regina di Ahubanu, dalla quale prende il nome una strada. Fondamentalmente aveva rinunciato al culto della dea del vulcano. Aveva fatto qualcosa di molto brutto alla dea del vulcano, sputando nel cratere o qualcosa del genere, dicendo che l'avrebbe "dimenticata", e poi ha fatto uccidere alcuni sacerdoti pagani. Una settimana dopo aver rinunciato alla dea del vulcano, i missionari protestanti sbarcarono qui, e lei si convertì immediatamente al cristianesimo. È una storia interessante. I missionari erano venuti da Boston, Massachusetts; erano passati attorno alla punta del Sud America e avevano fatto tutta la strada fino alle nostre isole. C'era un hawaiano che aveva una passione per portare Cristo al suo popolo.

Anche la storia della comunità russa è davvero interessante. Gli scritti di un vescovo episcopaliano degli anni '20 dicono che la prima eucaristia sull'isola di Hawaii fu un'eucaristia russo-ortodossa, se non ricordo male, il giorno di Pasqua. Una nave navigava presso l'isola poco prima di Pasqua, tra il 1750 e il 1793. I marinai dissero, "Celebriamo la Pasqua a terra, non a bordo della nave", e c'era con loro un vescovo. In seguito strinsero un'alleanza con il capo, re Kaumualii di Kaua'i. Il re stava combattendo re Kamehemeha, di cui potete vedere il nome in tutte le isole. Re Kamehameha qui è famoso perché è colui che ha unito tutte le isole Hawaii. Quest'isola è chiamata Hawaii; tutto lo stato porta il nome di Hawaii nome da questa isola, perché re Kamehameha a partire da qui ha conquistato tutte le altre. C'era un forte russo su Kaua'i – Fort Elisabeth, che ora è un parco storico. È stato costruito durante il periodo di quest'alleanza, e la prima chiesa ortodossa alle Hawaii è stata costruita lì nel 1815. Il capo di Kaua'i si era alleato con questo leader russo che probabilmente era con la compagnia russo-americana. Ma il governo russo non lo sostenne. Aveva piani per prendere tutte le Hawaii, ma perché non aveva il sostegno e non aveva incontrato alcun interesse da parte del governo russo, abbandonò l'impresa, e Fort Elisabeth passò nelle mani delle autorità locali. Ovviamente possiamo solo speculare su che cosa sarebbe successo se si fossero realizzati i suoi piani! Forse ora ci sarebbero i russi invece degli americani in vacanza alle Hawaii!

Più tardi, nel 1910, Vasilij Pasderin rinnovò la vita ortodossa iniziando a celebrare servizi da lettore, e nel 1915 la comunità russa inviò a Pietroburgo una richiesta per un sacerdote che servisse il gregge ortodosso russo alle Hawaii. Un anno dopo, a Natale, l'arciprete Jakov Korchinksij iniziava a tenere funzioni regolari nella chiesa episcopaliana dell'apostolo Andrea a Honolulu. Era un noto missionario, che aveva aperto un certo numero di chiese in America, Alaska, Canada, Australia, e nelle Filippine. Ma dopo la rivoluzione d'ottobre fu fucilato dai bolscevichi a Odessa. Negli anni successivi la Chiesa ortodossa russa inviaò altri sacerdoti per servire il crescente gregge ortodosso nelle isole, che divenne parte della Chiesa Russa all'Estero.

L'ultimo di questi fu l'archimandrita Innokentij (Dronov), che aveva viaggiato in tutto il Sud America e le isole negli anni '30 e '40 in cerca dei russi dispersi dopo la rivoluzione. Si stabilì nella città di Hilo, che si trova su questa isola. Là c'era una piccola chiesa negli anni '30, per lo più frequentata da giapponesi. È sepolto da qualche parte lì vicino, ma nessuno sa dov'era la chiesa o dov'è la sua tomba. Sarebbe interessante scoprirlo. Non è un santo canonizzato, ma noi lo consideriamo il protettore della nostra isola, anche se questa missione è dedicata a san Juvenalij dell'Alaska, l'unica chiesa canonica dedicata a questo santo, per quanto ne so. san Juvenalij era uno dei monaci missionari venuti in Alaska. Per inciso, san Juvenalij utilizzava mappe tracciate dal capitano Cook!

Ci parli del suo sentiero verso l'Ortodossia.

Sono cresciuto in un quartiere ebraico di Chicago. Mia madre è ebrea, ma sono cresciuto come luterano; tuttavia, non ero molto attivo nella chiesa. L'ambiente culturale intorno a me era molto materialista. La gente pensava soprattutto ai soldi, o alle cose terrene. Da bambino ho sentito quanto era vuoto tutto questo, e così mi sono messo in ricerca spirituale. Ho cercato in tutti i tipi di religioni diverse. Le ho davvero esplorate. Prima ho studiato filosofia esistenzialista, e poi mi sono occupato di buddhismo e di religioni New Age – per un certo tempo ho anche lavorato in una libreria New Age – e poi mi sono interessato di occultismo. Dio ha avuto misericordia di me; sapeva che stavo cercando lui, solo che non lo sapevo! Mi ha portato nel posto giusto e mi ha mostrato la verità. Avevo una Bibbia. Ho iniziato a leggere la Bibbia, e quindi ho iniziato a cercare una chiesa. Sono andato in tutti i tipi di chiese diverse. Le cercavo nella rubrica telefonica. Chiamavo e dicevo: "A cosa credete? Che cosa vi rende diversi? Sono così nuovo in queste cose, non ho idea". I testimoni di Geova mi hanno dato alcuni libri, e gli avventisti del settimo giorno mi hanno detto che tenevano il culto il sabato e non la domenica, e così via. Sono andato in tutti i tipi di chiese.

John Schroedel a Gerusalemme, 1994.

A quel tempo, non sono andato in una chiesa ortodossa. Non c'erano nella mia zona – la più vicina, una chiesa greca, era a circa mezz'ora di distanza. In ogni caso, in tale contesto ho finito per essere un missionario protestante a Gerusalemme. Avevamo l'idea di costruire un rapporto con le Chiese ortodosse, soprattutto perché volevamo evangelizzare nei paesi musulmani. Sapevamo che in quei paesi ci sono molte popolazioni ortodosse che sono lì da secoli. Non eravamo tanto interessati agli ortodossi, ma volevamo costruire quei collegamenti per ottenere l'accesso ai paesi musulmani. Era una cosa pazza da parte nostra, naturalmente, ma questo è quello che stavamo facendo, ed eravamo molto zelanti. In ogni caso, come parte del nostro piano abbiamo lavorato nel monastero di Santa Croce, dove credo che la Sacra Scrittura sia stata tradotta in georgiano. Questo monastero fu costruito da sant'Elena, ed era anche un ex monastero georgiano. Si trova al di fuori della città vecchia. Ebbene, abbiamo fatto la conoscenza dei monaci di quel monastero. Molte delle loro pratiche erano piuttosto motivi di confusione per una persona non ortodossa – le reliquie, le leggende del monastero, e quello che io chiamo l'asprezza e la grazia della pratica monastica. Aspra e gentile allo stesso tempo. L'ho trovata molto suggestiva.

Uno dei monaci mi ha fatto davvero una grande impressione. Era un monaco greco. Il suo inglese era stentato, ma comprensibile. Lui non parlava molto, però, mi ha semplicemente mostrato la sua vita. La sua umiltà era tangibile. Quando ero intorno a lui mi sentivo condannato per i miei peccati solo a causa della sua presenza. Gli facevamo domande, come per esempio come fai a pregare, come sei salvato, e perché sei diventato un monaco? Ricordo che le sue risposte erano così semplici, molto chiare e profonde. Parlava proprio dal cuore. Quando gli abbiamo chiesto perché era divenuto monaco ha detto soltanto: "Quando ami qualcuno vuoi stare con lui tutto il tempo". Questo è tutto quel che ha detto! Penso che quell'esperienza abbia acceso il mio interesse più di ogni altra cosa. Noi, da protestanti, non eravamo tanto interessati agli ortodossi, ma volevamo portare vita a quella che ritenevamo essere una "chiesa morta". Pensavamo che fosse priva di vita spirituale, e semplicemente non capivamo la realtà. Alla fine, abbiamo incontrato la ricca profondità della tradizione dell'Ortodossia, e che noi non conoscevamo. È stata una sfida.

l'ingresso al Monastero della santa Croce a Gerusalemme. Foto: John Schroedel 1994

Ora, esitiamo sempre a parlare di esperienze spirituali o cose del genere, ma voglio solo dire che un anno più tardi ho fatto un sogno che questi monaci stavano pregando per me, proprio nel mio sogno. Ero all'inizio del mio cammino verso l'Ortodossia. Credo che stessero davvero pregando per me. Sono sicuro che accadono certe cose nella nostra vita a causa delle preghiere di altri, anche quando non sappiamo che stanno pregando. Per esempio, quando avevo sedici anni e stavo diventando un cristiano, c'era uno studente nel mio liceo che io non conoscevo nemmeno molto bene, un immigrato dalla Corea. Ha detto che aveva pregato per me ogni giorno per anni. L'ho incontrato anni più tardi e mi ha detto: "Ho pregato per te ogni giorno."

Comunque, ho la sensazione che quel monaco del monastero della santa Croce stia ancora pregando per me, e glie ne sono grato. Ora è un archimandrita e il confessore principale della chiesa del Santo Sepolcro. Ora è un noto padre spirituale, padre Dionysios. Non ho avuto nessun altro contatto con lui, ma ho visto una sua foto.

Così, sono andato in Thailandia, sempre come missionario protestante, e poi sono tornato negli Stati Uniti. Mia moglie e io ci siamo incontrati alle Hawaii in questa organizzazione missionaria proprio prima di partire per la Thailandia, e a Honolulu ci siamo fidanzati molto rapidamente. Nel giro di un giorno abbiamo saputo che ci saremmo sposati, ma ci sono voluti due mesi per fidanzarci, poi ci sono voluti altri sei mesi per sposarci. Dopo il nostro matrimonio ci siamo trasferiti in Oregon per frequentare una facoltà biblica protestante. Siamo stati lì per un anno, ma abbiamo quasi subito iniziato ad andare alla Chiesa ortodossa. C'era un libreria greco-ortodossa sulla strada dove vivevamo, e vi andavamo anche quando era chiusa, rimanendo a guardare attraverso le finestre.

Eravate entrambi interessati all'Ortodossia?

alle Hawaii con la fidanzata in una chiesa episcopaliana. 1995

Sì. Lei proveniva da una chiesa episcopaliana. Ci siamo andati solo dopo il nostro arrivo, dapprima solo guardando attraverso le finestre. Siamo tornati, e c'era un'icona di San Giorgio che uccide il drago. Non avevamo idea di chi fosse. Stavamo parlando tra di noi, chiedendo: Chi è costui? Che cosa è quest'icona con un drago?" Un ometto si voltò e disse: "Io so chi è: è san Giorgio. Chi siete voi?" Era un sacerdote ortodosso, e ci ha invitato alla sua chiesa. Ci ha disegnato una mappa e ci ha detto come arrivarci. Due settimane dopo ci siamo andati. Ci siamo sentiti come a casa. Ci ha invitato per un caffè o un tè, e ci ha anche offerto di benedire la nostra casa. Tutte le nostre cose erano ancora nelle scatole, e mi ricordo che diceva: "Se Gesù poteva camminare attraverso i muri, allora io posso benedire la vostra casa attraverso scatole!" Abbiamo discusso per otto mesi, e alla fine sono diventato ortodosso. Per mia moglie è stato molto più intuitivo; anche per me è stato intuitivo, ma ho voluto ancora risolvere tutti i dettagli intellettuali, anche fino a poco prima del mio ingresso nella Chiesa. Ora so che nel corso degli anni, l'Ortodossia è qualcosa che cresce dentro di te. Penso che sia importante risolvere queste cose in anticipo, ma quando il tuo cuore è dentro la Chiesa, la tua fede cresce per certi versi in modo diverso. Questo è il mio viaggio verso l'Ortodossia. Siamo cresciuti in quella particolare chiesa per circa quattro anni, e poi sono andato frequentare il seminario, il St Vladimir's.

È stata una sua decisione, o qualcuno le ha suggerito di andare in seminario e diventare un prete? Forse ha provato qualcosa?

È complicato. Penso che idealmente, il seminario non deve essere solo desiderio di un individuo. Questi ha bisogno di parlare con il suo pastore o padre spirituale, almeno per chiedere il permesso. Penso che dovrebbe essere anche un processo di discernimento comunitario. Non era solo che desideravo essere sacerdote, ho avuto una chiamata... Quando ero un protestante mi stavo preparando per il ministero a tempo pieno, quindi è stato molto naturale per me pensare al seminario, e nemmeno necessariamente per diventare un prete. Il seminario mi sembrava il luogo naturale, e ho pensato, vedremmo a suo tempo... sono andato per accrescere la mia formazione, e perché avevo così tanto da imparare. Tutti noi abbiamo così tanto da imparare. Ma il sacerdote nella mia chiesa casa era molto incoraggiante, e la comunità era molto incoraggiante. In realtà, il sacerdote non era solo incoraggiante; mi ha fatto crescere, mi ha coinvolto, mi ha addestrato, coinvolgendomi nel ministero parrocchiale in molti modi diversi. Così quei quattro anni di tutoraggio sono stati una formazione chiave per me. Penso che me li sono portati con me. Vedete, il seminario non risolve tutto; fornisce principalmente lo studio accademico. Una cosa preziosa del seminario è che dà un senso dell'ampiezza della Chiesa, perché le persone vengono da tutto il mondo in quel luogo per studiare, e quindi si vede l'Ortodossia in una prospettiva molto ampia. Si fanno così molti più incontri di quanti si farebbero in una chiesa locale. Ma spesso la gente viene al seminario sperando in questo tipo di tutoraggio personale, ed è un ambiente molto difficile perché questo accada realmente. Forse dipende dalla persona. Penso che gli insegnanti vorrebbero fornirne di più, ma c'è qualcosa nella struttura e nelle esigenze poste loro che non consente questo aiuto. Ma direi che oltre alla presenza di tutti, all'insegnamento, e, naturalmente, alle relazioni che si formano in seminario, la cosa più formativa è il ciclo liturgico.

A me sembra che il seminario sia una specie di processo, un luogo dove ci si può mettere alla prova per vedere se si è pronti a diventare un sacerdote o un monaco.

Beh, molto esce alla superficie in seminario. Mi ricordo che al mio orientamento, padre Thomas Hopko ha detto che non lo fanno per noi di proposito. Ma c'è qualcosa nell'esperienza del seminario che è un test e una prova. Porta davvero le cose in superficie. Non cercano deliberatamente di provocarci; forse Dio opera attraverso di loro.

Ci parli del suo viaggio qui, alle Hawaii!

funzioni domenicali

Ebbene, dopo il seminario ho pensato a lungo di lavorare a un dottorato di ricerca Volevo studiare bioetica, perché avevo studiato teologia per circa dieci anni fino ad allora, e consideravo che la bioetica fosse un modo pastorale meraviglioso per coinvolgere il mondo, per servire le comunità. Volevo anche avere la possibilità di studiare medicina, scienza, cultura, e fare tutte quelle altre cose che non avevo fatto per dieci anni. Amavo studiare teologia, ma ero pronto a mettere i piedi anche in qualche altra disciplina. Così, con questo in mente mi sono iscritto alla University of Chicago. Non ero uno studente puro – vale a dire, ho intrapreso una pastorale universitaria, e ho servito come cappellano del campus per cinque anni. Sono stato ordinato sacerdote nel mio ultimo semestre al seminario. Ho servito come assistente dell'arcivescovo Job di Chicago. Sono stato principalmente cappellano universitario. Negli Stati Uniti, Canada e Messico, abbiamo una pastorale universitaria robusta come parte della nostra comunione di cristiani ortodossi, sotto l'organizzazione chiamata SCOBA, o Conferenza permanente dei vescovi ortodossi in America. La SCOBA di per sé non fa effettivamente molto; serve come un buon ombrello per organizzazioni per loro natura pan-ortodosse – la IOCC (International Orthodox Christian Charities), la OMC (Orthodox Mission Conference) e la OCF (Orthodox Christian Fellowship) sono i ministeri principali sotto la sponsorizzazione della SCOBA. Se c'è una borsa di studio in un campus universitario non c'è bisogno di avere un incarico per i greci, o un incarico per i russi, c'è solo bisogno di gruppo un studenti ortodossi. Abbiamo romeni, serbi, americani, e semplicemente tutti coloro che sono interessati.

La OCF è stata davvero una gioia enorme per me. Ci incontravamo di solito una volta alla settimana, a volte di più. Un tempo abbiamo studiato i Padri della Chiesa il lunedì, celebrando il vespro il martedì, e le preghiere di mezzogiorno il mercoledì con lo studio e un pasto in comune. Era davvero troppo, ma avevo molto zelo. Ma è rimasta una gioia, e gli studenti erano meravigliosi. Penso che solo il fatto di avere un gruppo ha significato così tanto per gli studenti universitari. Gli anni universitari sono un momento così importante, perché gli studenti sono ora fuori delle loro famiglie, stanno iniziando a prendere le proprie decisioni sulla loro vita e la loro fede, su quanto sia importante la loro fede per loro. Per molti di loro è la prima volta che hanno avuto questa esperienza di differenza ortodossa. Se sono russi non hanno mai conosciuto i greci, se sono i greci non hanno mai saputo dei russi, degli antiocheni, o di altri. Quando hai persone provenienti da diverse tradizioni ortodosse locali, vedi che il luogo di unità è Cristo, e questo rafforza la propria fede. Ci sono varie differenze nelle pratiche culturali, ma la cosa che lega insieme le persone è la fede. Alcuni non venivano a causa di questo; non era quello a cui erano interessati. Ma penso che questo abbia portato molte persone alla vita in un modo più ricco. Molti di loro erano già molto attivi, ed era incredibile vedere come la formazione che avevano ricevuto dalle loro comunità ecclesiali o dai genitori veniva fuori al college. Vedevo arrivare studenti già formati nella loro fede, mentre altri erano davvero in ricerca. Ho davvero apprezzato quel tempo, e penso che la pastorale universitaria sia molto importante. Spero e prego che ci sia personale a tempo pieno per evangelizzare nei nostri campus universitari.

È una cosa importante, e credo che dovremmo organizzare la stessa cosa in Russia.

Non conosco la situazione delle università in Russia. Molte delle nostre università sono lontane da qualsiasi chiesa, e non è probabilmente così in Russia. Ma l'università è un momento così importante, quando le persone sono in cerca della realtà. Dove trovano la realtà? Nella Chiesa! Questo è tutto quello che abbiamo da offrire. La loro fede è sempre una gioia che mi ha rafforzato.

Poi è arrivato il tempo in cui ho finito con i corsi, e la gente qui era stata senza sacerdote per 18 mesi, ma stavano cercando e guardandosi attorno. Io e mia moglie ci eravamo incontrati in questa organizzazione missionaria protestante chiamata Yom a Honolulu, quindi avevamo già avuto esperienza nelle Hawaii. Ma anche circa la metà delle persone in questa missione era coinvolta in qualche modo con Yom, la cui sede internazionale è qui a Kona. Qui il mio padrino sovrintendeva temporaneamente alla missione. Veniva in visita un paio di volte all'anno per mantenere la comunità attiva e vegliare su di loro. Sapeva che ero in un punto nella mia vita in cui potevo fare una simile transizione. Sapeva anche della mia precedente relazione con Yom, significativa se non altro perché posso parlare la loro lingua, posso tradurre. Molte delle persone qui sono molto nuove all'Ortodossia; non hanno mai vissuto un anno liturgico pieno. Penso che sia stato un collegamento utile.

Teofania 2009

E qual è il programma dei servizi nella tua chiesa?

Ci sono sempre persone che pensano che dovremmo fare di più, e persone che pensano che dovremmo fare di meno. In questo momento il nostro programma normale comprende i Vespri il sabato sera, la Divina Liturgia la domenica mattina e nei giorni di festa per tutto l'anno. Naturalmente, il programma della Settimana Santa è diverso da tutto, con molti servizi durante la settimana. Qui abbiamo alcune sfide. Mi piacerebbe a un certo punto avere una vera e propria comunità, con persone più vicine, e avere la nostra chiesa. Sarebbe bello avere più servizi regolari diversi dai soli Vespri e Liturgia. Teniamo lezioni il giovedì o il sabato. La gente viene, e io incoraggio domande oneste. Condividiamo un pasto dopo le funzioni.

È insolito in Russia avere un pasto parrocchiale dopo le funzioni.

Sì; ho sentito una storia sulla visita del patriarca Alessio II in America. Ha detto di essere stato così colpito dagli incontri americani attorno a un caffè!

Penso che queste cose siano importanti come una sorta di pasto di agape, una continuazione dell'eucaristia. Si tratta di un'estensione della nostra comunione liturgica, quando possiamo passare il tempo con gli altri. Se abbiamo intenzione di amarci e vivere la vita cristiana insieme, dobbiamo arrivare a conoscere gli altri. Questo fornisce anche al sacerdote un momento per parlare con il suo popolo, al di fuori della confessione. È anche un bene per i visitatori. Una parte importante del nostro ministero qui è l'ospitalità, la semplice accogliendo i viaggiatori qui a Hawaii – persone di qualsiasi provenienza. La gente ha bisogno di avere uno spazio per sentirsi invitata, uno spazio da esplorare, dove guardarsi intorno, perché l'Ortodossia è così strana per molti di loro. Ci vuole coraggio per i non ortodossi solo per entrare, perché è così diverso da ciò che sanno.

Quanto spesso si confessano i vostri parrocchiani?

La pratica varia. La pratica più vecchia era la confessione e la comunione una volta l'anno: sta nello statuto! La norma per l'OCA era quattro volte l'anno, nei periodi di digiuno, ma ora penso che ci sia una tendenza ad arrivare a una norma di una volta al mese. Alcune persone si comunicano più di una volta al mese, forse ogni due settimane, mentre altri lo fanno meno frequentemente. Tendo a dare alle persone lo spazio fino a quando so che possono usare questa libertà. Ci sono momenti in cui dico: voglio che tu venga a confessati, se vieni alla comunione. Ma ci sono momenti in cui non lo dico. Padre Aleksandr Elchaninov ha detto che il lavoro pastorale è sempre individuale e creativo. Inoltre, vi è una sfida con la nostra isola, è l'isola più grande degli Stati Uniti. La gente viene in chiesa da tutta l'isola. Oggi abbiamo una famiglia da Hilo, sull'altro lato dell'isola, e abbiamo sempre persone da Wimea e Haudansaa; la gente arriva guidando veramente da lontano. Ma abbiamo una fortuna qui: qui ci sono persone che vogliono realmente essere qui. Non abbiamo ortodossi culturali. Le persone alla ricerca di un'ortodossia culturale non hanno bisogno di venire qui comunque, perché non siamo bravi come centro culturale. Ma se vengono, è perché vogliono la chiesa. Il carattere della chiesa è un po' diverso. Quando si vede qualcuno che ha guidato tre ore al mattino per arrivare qui, si può vedere la forza della loro fede, e questo è un regalo per il pastore.

Celebrate funzioni al di fuori della chiesa?

In occasione della festa della Teofania benediciamo l'oceano. Normalmente la Grande Benedizione delle Acque si fa nelle acque dolci, ma noi non ne abbiamo, e in assenza di corsi d'acqua o laghi benediciamo l'oceano. Si potrebbe dire che è piuttosto ambizioso che noi benediciamo l'Oceano Pacifico, ma il nostro Dio è grande, e può farlo! Una volta, quando dicevamo le preghiere prima della benedizione, c'era vicino a noi un uomo hawaiano che pescava. Ha iniziato a prendere sempre più pesce, e alla fine ci ha detto: "Grazie!"

la benedizione delle acque dell'Oceano Pacifico alla Teofania

Facciamo benedizioni di case, e non avendo ancora una chiesa nostra, abbiamo tenuto funzioni nelle case dei fedeli.

Mi pare di capire che all'inizio era venuto qui per due mesi?

Quando sono arrivato qui era su base temporanea, in prestito alla diocesi, solo per occupare un posto vacante. Ma subito ho visto la fede della gente di qui. Mi piacciono le Hawaii, qui è bello; ma quando ho visto la fede della gente, ho pensato, non posso andarmene, io non sono autorizzato a lasciarli. Mi sembra la cosa giusta. Mi piace anche la cultura locale. Si trova vicino all'Asia, e mi fa pensare molto alle missioni asiatiche. Penso che ci sono sfide in Polinesia e in tutta l'Asia simili a quelle che abbiamo in America, vari dibattiti su canoni e altre cose. A volte arriva il dibattito sull'ecumenismo, ma posso solo rispondere che in America dobbiamo necessariamente vivere e respirare immersi in quest'acqua. Nel nostro ambiente, abbiamo costantemente a che fare con le altre Chiese –protestanti e cattolici in particolare. In questo contesto, abbiamo qualcosa di meraviglioso da offrire: la missione ortodossa non si fa condannando tutto ciò che gli altri hanno conosciuto come buono. Penso che dobbiamo iniziare affermando tutto ciò che possiamo di buono, e quindi mostrare la ricchezza della nostra fede, il nostro patrimonio e la nostra tradizione spirituale. La fede ortodossa offre cose che sono psicologicamente e spiritualmente curative per l'America.

 
Al di sopra dell'Oriente e dell'Occidente

Sono arrivati tra noi insegnamenti occulti sia da est sia da ovest... una terribile aggressione spirituale contro la Russia, più precisamente contro l'Ortodossia in Russia, si svolge davanti ai nostri occhi, perché la Russia resta l'unica colonna e baluardo del vero cristianesimo nel mondo. Ed è proprio questo il motivo per cui si fanno sforzi tanto enormi per frantumare l'Ortodossia sia dall'esterno sia dall'interno.

Ieromonaco Anatolij (Berestov), nel suo libro 'Il numero della bestia'

Introduzione

Nel 1904 Sir Halford John Mackinder (1861-1947), il padre della geopolitica, ha scritto che il 'perno geografico della storia', il centro o il cuore del mondo, è la Russia eurasiatica. Per Mackinder, colui che controlla la Russia – che unisce Oriente e Occidente – controlla il mondo, perché è al cuore della lotta spirituale universale. In altre parole, o la Russia con il suo cristianesimo, incontaminato darà al mondo un esempio di come vivere personalmente e socialmente, in politica e in economia, rimandando così l'Apocalisse, altrimenti sarà sopraffatta dai valori anti-spirituali e il resto del mondo seguirà questo percorso distruttivo di impurità. Possiamo vedere ora l'aggressione di questi valori anti-spirituali in 'Ucraina', un paese fittizio su quei confini occidentali della Russia 'fatti in Austria' e ora manipolato dagli Stati Uniti. Tuttavia, questi valori anti-spirituali infettano la Russia sia dall'Oriente sia dall'Occidente.

L'infezione da parte del monismo orientale

Ogni evento violento nella storia è sempre preceduto da un'ondata contraria ai valori spirituali, di decadenza spirituale e di impurità sotto qualche forma di occultismo. Questo si può vedere prima delle rivoluzioni inglese, americana, francese e russa. La rivoluzione russa è stata preceduta da un occultismo basato su Induismo. Nella Russia di quel tempo un'aristocrazia de-moralizzata (perché de-spiritualizzata) si diede all'occulto, come possiamo vedere chiaramente dalla storia successiva di tale aristocrazia dell'emigrazione, il cui centro era Parigi.

Tale occultismo prospera sulla passività, dandole la possibilità di controllare l'individualità; odia l'indipendenza di pensiero, perché l'indipendenza significa libertà dal culto del guru. Infatti, il controllo totalitario da parte del guru è una parte essenziale dell'occultismo contaminato dall'induismo. Qualsiasi indipendenza sarebbe un chiaro segno che le personalità dei devoti della setta non sono stati schiacciati e così non possono essere clonati a immagine del guru. Di fatto, culti e settarismo possono essere identificati semplicemente guardando le notevoli, conscie o inconscie, somiglianze fisiche tra il guru e i seguaci del culto, sono ipnotizzati dal canto del mantra scelto dal guru. Un'altra caratteristica fondamentale di tali culti è il linguaggio esoterico che usano, che indica la loro arroganza intellettuale e che sono in realtà filosofie e non teologia. Al contrario, il Salvatore dalla Galilea ha attratto semplici pescatori con parole semplici, senza lasciare dietro di sé corposi trattati filosofici in più volumi.

Questo perché l'induismo occulto afferma che 'l'amore' (di solito nella forma fisica più grossolana) è una fusione nella Divinità, la scomparsa della personalità umana. Per il cristianesimo, invece, l'amore (inteso come spirito di sacrificio) significa che l'essere umano mantiene la sua personalità, anzi diventa una persona più completa, e non una non-persona, attraverso la trasfigurazione, e non la frantumazione, per mezzo della grazia. Questa differenza spiega l'insofferenza della personalità umana indipendente da parte dell'occultismo russo, anche quando questo occultismo è mascherato da pseudo-ortodossia. Questo è anche il motivo per cui la filosofia di Parigi ha sottolineato così tanto la 'theosis', che in genere non ha capito in senso ortodosso, ma nel senso indù della personalità inghiottita. Di qui anche il suo pseudo-palamismo, la sua enfasi sulle energie divine, non nel senso palamita, ma nel senso della persona che viene assimilata in una divinità nebulosa (Sophia) e così diviene parte di quella divinità, rifiutando il principio del Dio-uomo e della divino-umanità.

Nella sua enfasi sull'umanità la filosofia di Parigi ha superato anche l'umanesimo occidentale, ma solo per affermare la capacità di quell'umanità caduta di essere assorbita nel proprio dio. Questo non è ortodosso. Così, nella sua quinta lettera sulla vita spirituale, san Teofane il Recluso scrive che: 'Il vero cristiano è uno in spirito con Dio, tanto vicina è l'unione. Ma allo stesso tempo il cristiano è se stesso, non scompare in Cristo Signore, ma rimane una persona separata, disponendo se stesso secondo l'immagine di Cristo '. Così, per l'Ortodossia, la libertà personale rimane e la personalità non è forzata alla sottomissione, come nella tirannica filosofia parigina. Come dice l'apostolo Pietro, noi siamo 'partecipi della natura divina' (2 Pt 1,4), in altre parole, noi partecipiamo, ma non siamo assorbiti in Dio, manteniamo la nostra personalità.

L'infezione da parte dell'individualismo occidentale

Questa enfasi sulla personalità umana che resiste al monismo orientale (soprattutto hindu) resiste anche all'individualismo occidentale egocentrico e alla cultura contemporanea dell'io. Come il teologo accademico ortodosso Vladimir Losskij sottolineava circa 60 anni fa, la personalità può raggiungere la somiglianza di Dio, mentre l'individuo, caduto, non ne è in grado, essendo rinchiuso in se stesso, nel proprio ego. Infatti, tutti gli insegnamenti satanici sviluppano l'individuo a scapito della personalità. L'individualismo significa che ciascuno guarda a se stesso ('numero 1'), che la società è irrilevante ('non esiste una cosa come la società'), e che la propria comodità, la soddisfazione dei propri bisogni di 'consumatore', è tutto ciò che conta.

L'individualismo si oppone alla dottrina cristiana della Trinità, un solo Dio in tre Persone (proprio Persone, o in greco, ipostasi, e non individui). La personalità cristiana è parte di una società intera assieme a Cristo e a tutti i suoi santi. Attraverso la comunione con loro, l'individuo acquisisce la mente di Cristo, la mente dei santi, la vita in Cristo, che lo trasfigurano proprio in una personalità, che, oltretutto, è immortale. Questo è il vero elisir di vita eterna, così ricercato dagli occultisti e dai 'mistici' occidentali, che hanno ispirato filosofi russi come Berdjaev. La personalità umana redenta, non più un individuo, ma appartenente alla comunione con Cristo e i suoi santi, non viene assorbita in Dio, proprio perché ora ha Dio in sé.

Al contrario, l'individualismo è egocentrico perché l'individuo, rinchiuso come prigioniero nel suo ego, è tagliato fuori dal mondo più grande, il mondo di Dio, l'amore divino. Ecco come si spiega la solitudine esistenziale della moderna umanità laica e l'assurdità della sua esistenza, perché pensa solo in termini di 'istinto di conservazione' e di 'sopravvivenza del più forte'. Questa ideologia egocentrica è l'esatto opposto del sacrificio di Cristo sulla Croce e di tutta la dottrina ascetica del cristianesimo ortodosso, tanto detestata e respinta dalla scuola di Parigi. Possiamo vederlo nella manifestazione spirituale del capitalismo, frutto della civilta 'giudaico-cristiana' (ovvero, protestante e cattolica). Qui 'la benedizione di Dio' è inteso solo come la quantità di denaro che può essere accumulata dall'individuo egocentrico; in altre parole, nella vita economica 'giudaico-cristiana' le ricchezze sono una religione, Mammona è adorato al posto di Cristo.

Al contrario, nel cristianesimo ortodosso, l'acquisto e la vendita non sono un modo di accumulare ricchezze per coccolare se stessi come nell'economia 'giudaico-cristiana'. Sono un mezzo per fare del bene della società, per aiutare i poveri, per essere un mecenate delle arti, per fondare ospedali, orfanotrofi e scuole, per costruire chiese (come il padre mercante di san Serafino di Sarov oi  mercanti russi che hanno pagato per la cattedrale ortodossa di Tokyo o i benefattori come i mercanti Tretjakov e Soldatenkov). In altre parole, gli affari hanno lo scopo di servire Cristo, la sua Chiesa e la sua creazione. Questo non è il capitalismo, il culto del capitale, il culto di Mammona; questa è vita che ama Dio amorevole e perciò ama il creato. Questo è l'inverso dei boiardi / aristocratici / oligarchi, che – ciascuno nel proprio periodo storico – riflettono tutti la stessa decadenza spirituale, lo stesso allontanamento dalla visione ortodossa cristiana della vita.

Conclusione

L'ideale della moderna società laica non è Dio, che ha già dichiarato morto, ma i desideri individualistici (e non i bisogni) dell'ego umano idolatrato, il cosiddetto 'consumismo'. Così, l'umanità moderna sta costruendo una nuova Torre di Babele alla propria gloria (decaduta). Tuttavia, in questo processo il deicidio sta diventando un suicidio, perché la creazione non può sopravvivere al creatore. I suoi idoli sono oggi visti per quello che sono. Questo è il motivo per cui la notte sta rapidamente calando sul mondo occidentale ed è giunto il momento in cui la cultura occidentale sta del tutto scomparendo. Dopo aver respinto il Creatore e divinizzato l'individuo, l'umanità occidentale caduta nella sua mente ha svuotato il cielo, ma così ha svuotato anche la terra. L'individualizzazione della società occidentale è avvenuta dal suo vuoto spirituale, ma, guai! Poiché la natura aborrisce il vuoto, i demoni stanno riempiendo quel vuoto. Come ha scritto san Giustino Popovich: 'L'Europa è diventata un cimitero'.

 
VIDEO - Liturgia ortodossa in Abkhazia

Cliccate sul riquadro del video che trovate qui sotto per aprire il filmato di una Divina Liturgia presso la cattedrale di San Panteleimone, la più grande delle chiese del complesso di Novyj Afon (nuovo Athos) presso Sukhumi, in Abkhazia. Costruito nel XIX secolo, l'edificio della chiesa ha sofferto nell'ultimo secolo, e si vedono ancora tracce di un lungo abbandono. Ma pure in un tempio che avrebbe bisogno di ingenti riparazioni, e con mezzi piuttosto rudimentali (come si può vedere dalla semplicità dell'altare e dell'iconostasi, la funzione testimonia tutta la vitalità dell'Ortodossia contemporanea. La pietà dei fedeli e l'età media dei cantori (la Liturgia è cantata in lingua abkhaza, con parti in slavonico ecclesiastico) sono particolari degni di interesse.

 
Naufragio o salvezza sui fiumi di Babilonia?

Introduzione: naufragio

Ogni volta che dei gruppi hanno lasciato la Chiesa per la politica, vale a dire, per motivi secolari, hanno invertito i valori della Chiesa e così si sono ritrovati naufraghi. Così, i valori fondanti dell'impero cristiano, tanto tempo fa definiti come "Ortodossia, sovranità (volutamente fraintesa dai secolaristi come autocrazia) e popolo", sono tutti derivati ​​dalla nostra  fede cristiana ortodossa trinitaria. 'Ortodossia' si riferisce alla nostra fede cristiana nel Padre d'amore, 'sovranità' si riferisce alla incarnazione del Figlio nel mondo, ma in modo sovrano e libero dal mondo, e 'popolo' si riferisce alla santificazione dei popoli per opera del santo Spirito.

Possiamo vedere l'inversione di questi principi nei valori dei rinnovazionisti e dei modernisti ai margini della Chiesa ortodossa, come quelli intorno all'Arcidiocesi di Rue Daru a Parigi. Là deformano i valori di 'Ortodossia, sovranità e popolo' nei loro contrari, 'anti-ortodossia, laicità e russofobia'. Dopo aver respinto la fede nel Padre a favore della fede nell'umanità caduta, la fede nell'incarnazione del Figlio nell'Impero cristiano a favore della fede nella laicità dei deliri privati ​​disincarnati, e la fede nello Spirito Santo a favore della fede negli intellettuali, l'Ortodossia si riduce a un mero umanesimo razionalista.

Anti-Ortodossia

L'anti-Ortodossia è espressa dal modernismo liturgico a imitazione dell'eterodossia. Ciò include l'uso del calendario cattolico (il cosiddetto 'nuovo' calendario), la celebrazione di liturgie serali e la deliberata mancanza di iconostasi ('per essere più simili ai cattolici'), la conoscenza difettosa e l'ignoranza di come celebrare le funzioni, a volte anche la Liturgia eucaristica) e la sostituzione della conoscenza del Tipicon con sigle e fantasie, come la Proscomidia condotta al centro della chiesa o l'interruzione della Liturgia per esclamare in modo 'carismatico' i nomi di tutti quelli per cui si prega.

L'anti-Ortodossia comprende una mancanza di cultura musicale, un cattivo comportamento in chiesa (sedersi sul pavimento, bambini che corrono senza disciplina), l'uso del russo colloquiale anziché dello slavonico ecclesiastico nella Liturgia, la scomparsa della confessione e la comunione obbligatoria per tutti, compresi gli omosessuali praticanti e i non-ortodossi. Questa non solo non è la tradizione russa, e non è certo la tradizione greca del patriarcato di Costantinopoli, di fatto non è la Tradizione e basta. Per liturgisti come il defunto arcivescovo George (Wagner) dell'arcidiocesi di Parigi ('Rue Daru') e per altri come lui è, questa era solo ignoranza.

Laicismo

L'arcivescovo Georg (Wagner) era solito lamentarsi con me che il problema di Rue Daru era che era stata fondata da persone che avevano voluto la Rivoluzione. In altre parole, tra di loro la politica di sinistra (liberalismo e massoneria) aveva sostituito la vita ecclesiale. Infatti, tutto il loro approccio alla vita della Chiesa era segnato dalla politicizzazione. Il loro movimento era stato, dopo tutto, parte di una fondazione politica prima della rivoluzione russa, e che aveva creato quella rivoluzione. Nel loro movimento i valori del Regno dei Cieli sono sostituiti dalle mode eterodosse e dalla dipendenza dalla laicità nella sua forma liberale occidentale, fondamentalmente atea.

Lo possiamo vedere questo nei recenti omicidi di Charlie Hebdo e di Copenaghen. Questi hanno scatenato manifestazioni di massa, ma gli omicidi di 21 cristiani copti in Libia, come quelli di migliaia di cristiani in Iraq, Siria e Ucraina, sono stati respinti dai media occidentali pieni di propaganda, e così acutamente seguiti da questi laicisti. A Parigi i laicisti, compresi quelli 'ortodossi' tra di loro, hanno adottato lo slogan 'Je suis Charlie' e quelli che hanno respinto questo slogan in favore di 'Je ne suis pas Charlie', perché sostenerlo avrebbe voluto dire che sostenevano la bestemmia, sono stati respinti come terroristi e le loro vite sono stati minacciate dagli atei.

Russofobia

Nei giorni del regime ateo in Unione Sovietica, tutti erano d'accordo che l'ideologia dei materialisti che avevano usurpato il potere legittimo era un'ideologia aberrante, perché perseguitavano la Chiesa. Tuttavia, c'era chi si opponeva per motivi puramente politici. Erano coloro che avevano usurpato l'autorità, poi avevano perso il potere che era stato loro sequestrato dai banditi bolscevichi ed erano stati mandati in esilio a Parigi. A loro non importava molto della persecuzione della Chiesa, del martirio dello tsar e del clero, ma solo i "diritti umani" e la persecuzione delle minoranze, liberali, massoni, uniati, eretici, intellettuali ebrei, ecc.

In quei giorni detestavano la Chiesa in Russia, perché i vescovi mentivano, mentre erano tenuti in ostaggio dal regime. Avrebbero invece dovuto mostrare solidarietà con la Chiesa in Russia, inclusi i vescovi in ​​cattività. Oggi giustificano il loro continuo isolamento e il rifiuto della Chiesa attraverso la loro russofobia. Dicono: 'Non possiamo tornare alla Chiesa russa, perché non è ancora libera, ma è tenuta in soggezione feudale da Putin'. L'assurdità e la pura ignoranza di tali argomenti è evidente al resto del mondo, ma non ai politicizzati, che sono parte integrante del movimento anti-russo e dell'establishment occidentale anti-ortodosso.

Sui fiumi di Babilonia

La cosa più triste dell'arcidiocesi di Parigi, o 'Rue Daru', è che quei vescovi che l'hanno fondata e condotta per decenni, i metropoliti Evlogij e Vladimir, l'arcivescovo Georgij (Tarasov), vescovi Mefodij (Kulmann), Aleksandr (Tian-Shanskij) e Roman ( Zolotov), ​​erano perfettamente convinti che il loro attaccamento giurisdizionale al patriarcato di Costantinopoli era solo un accordo temporaneo che sarebbe durato solo fino a quando la Chiesa in Russia non fosse libera. Sarebbero rimasti inorriditi a vedere dove i propri estremisti hanno voluto portare l'arcidiocesi negli ultimi decenni. Un gruppo che ha perso la sua strada ora è rimasto solo con la propria auto-giustificazione.

Si sono seduti in esilio 'sui fiumi di Babilonia', sulle rive della Senna, e lì hanno pianto. L'emotivo metropolita Evlogij non ha potuto aspettare e, nel 1945, si è riunito alla Chiesa russa – troppo presto, perché la persecuzione non era ancora finita. Sono stati tentati di fare lo stesso anche il vescovo Mefodij, il protopresbitero Aleksej Knjazev, l'arciprete Igor Vernik e molti altri, stanchi dell'isolamento. Non c'è dubbio che se qualcuno di loro fosse vivo oggi, si sarebbe ricongiunto alla Chiesa russa negli ultimi quindici anni, come avrebbe voluto fare anche l'arcivescovo Sergij (Konovalov). Tuttavia, ci sono sempre state forze che hanno impedito l'inevitabile ritorno.

Il passato

Conosco Rue Daru dal 1979. La prima cosa che mi ha colpito è quanto sia stata isolata e insulare, a differenza di qualsiasi altra cosa nel mondo ortodosso, che conoscevo già abbastanza bene. Eppure c'erano persone in Rue Daru che si consideravano al centro, mentre in realtà erano ai margini. L'intellettualismo parigino era il loro ethos e la loro perdita di contatto con la realtà li faceva dimorare nelle fantasie. L'arcivescovo Georg (Wagner) era solito farmi l'osservazione che un giorno a Rue Daru gli elenchi dei nomi di coloro per cui si prega conterranno non solo titoli come 'malato', ma anche 'intellettuale' (intelligent, in russo).

Una scialuppa di salvataggio è stata offerta all'arcivescovo Sergij di Rue Daru dal patriarca Alessio II nel 2003. Non per colpa sua e dopo la sua morte prematura, è stata respinta. Mi è sembrato sin da allora che l'arcidiocesi di Parigi abbia scelto un percorso suicida di deriva e di naufragio. Con la cattedrale di Rue Daru appartenente alla città di Parigi, la maggior parte dei suoi membri attivi provenienti dall'ex Unione Sovietica, con convertiti non integrati e politicizzati (anche se molti di loro in seguito riescono a capirlo) manipolati dai discendenti di emigrati liberali che non hanno mai conosciuto la Tradizione, ma solo fantasie deliranti, sembra avere poco futuro, essendo diventata marginale.

Il presente

Oggi, la chiesa di San Sergio e il suo Istituto una volta prestigiosi sono in crisi, con la maggior parte degli studenti in trasferimento al nuovo seminario della Chiesa ortodossa russa. Una nuova cattedrale con centro diocesano, già benedetta dal vescovo Nestor della Chiesa ortodossa russa e dall'arcivescovo Job di Rue Daru, sta per essere costruita. Oggi solo gli ottantenni e i novantenni, che vivono nel passato, continuano a credere che Rue Daru, ora molto piccola e piuttosto irrilevante, possa essere la base per una nuova Chiesa locale in Europa occidentale. Questa è parte della loro fantasia delirante che Costantinopoli un giorno concederà a Rue Daru l'autocefalia e creerà una 'Chiesa ortodossa europea occidentale'.

Costantinopoli non lo avrebbe mai fatto, e non concederà loro questa fantasia. Finalmente il vescovo in carica, l'arcivescovo Job, sta facendo esattamente quello che l'arcivescovo Georg (Wagner) ci aveva promesso di fare nel 1981, ma poi ci deluse e fece il contrario per debolezza. Sono stati persi 33 anni. Nel corso dei decenni così tanti sono stati scacciati dall'ideologia intollerante dei liberali e modernisti, che sono rimasti solo pochi fedeli. Finalmente oggi, gli individui problematici che hanno causato tante enormi difficoltà in passato e hanno costretto ortodossi seri ad andarsene, sono stati rimossi. E alcuni seri sacerdoti sono venuti dalla Russia.

Lo sforzo

Come già ho scritto, dobbiamo tutti intensificare le nostre preghiere per l'arcivescovo Job. Il nome da lui portato rimanda a molte sofferenze. Riuscirà a rettificare gli errori e le debolezze degli ultimi cinquant'anni? Il rinnovazionismo, un'Ortodossia da Vaticano II in stile luterano finlandese, è ciò che vogliono gli estremisti. In oltre 50 anni sono gradualmente saliti al potere, rendendo la vita degli arcivescovi miserabile, cacciando fuori in modo intollerante gli ortodossi, rendendo Rue Daru sempre più settaria e marginale. Invece di essere inclusiva, la loro intolleranza ha costretto molti ad andare via. Perché non si uniscono semplicemente agli uniati? Questo almeno sarebbe onesto da parte loro.

Le attuali azioni disciplinari dell'arcivescovo Job e il suo coraggioso tentativo di ripristinare nell'isolata giurisdizione di Rue Daru le norme ortodosse canoniche, dopo un decennio di deriva disastrosa, vanno accolte con favore. Come mi ha detto l'anno scorso un sacerdote anziano dell'arcidiocesi di Parigi in Inghilterra, la prima cosa che l'arcivescovo Job deve fare solo in Inghilterra è deporre tre membri del clero. Forse anche in Francia. Dobbiamo pregare per l'arcivescovo Job. Riuscirà a guidare la nave della Chiesa lontano dalle rocce degli irrilevanti meandri rinnovazionisti del passato, verso un futuro di contributo alla testimonianza di un'autentica Ortodossia in Europa occidentale?

Il futuro

Gli elementi più ecclesiali dell'emigrazione russa hanno capito la propria missione provvidenziale e il proprio futuro – testimoniare l'autentica russa nelle lingue occidentali. Così san Giovanni di Shanghai ha parlato della missione russa di testimonianza al resto del mondo. Anche i metropoliti Antonij e Anastasij, come l'arcivescovo Serafim di Chicago e molti altri, sapevano che Dio ci ha mandati a convertire il mondo. Così, in Europa occidentale il grande compito della Chiesa ortodossa russa è quello di diventare una metropolia autonoma, la fondazione di una futura Chiesa ortodossa europea occidentale sotto la guida amorevole del nostro patriarca a Mosca.

Auguriamo all'arcivescovo Job ogni bene nella sua lunga e difficile lotta per tentare almeno il ripristino di tutti Rue Daru alle norme canoniche e alle tradizioni della Tradizione ortodossa russa, che sostiene di rappresentare, ma che in gran parte, chiaramente, non rappresenta. Ha un'età abbastanza giovane per cercare di invertire la marginalizzazione di Rue Daru, che è andata avanti per troppo tempo, e così restituirla alla corrente principale della Chiesa ortodossa. Dopo un decennio di deriva disastrosa e di numeri sempre più piccoli, solo le sue azioni possono prepararla a reintegrarsi nella Chiesa russa e di avere almeno una parte modesta nel grande compito di testimoniare l'autentica Ortodossia russa.

Conclusione: salvezza

La Chiesa russa riunita in Europa occidentale va rafforzandosi. Ha molti monumenti storici, grandi chiese e un gran numero di ortodossi. In Europa occidentale le due diocesi tedesche della Chiesa ortodossa russa da sole sono almeno due volte più grandi di tutto il gruppo di Rue Daru, costruito su piccole comunità che si riuniscono in sale private o affittate, di solito gruppi di meno di venti persone. Tutta la giurisdizione conta solo poche migliaia di membri, la maggior parte dei quaoli se ne andrebbe domani, se le Chiese per le quali sentono effettivamente fedeltà, soprattutto quella russa e quella romena, fossero in grado di prendersi cura di loro.

Nel 1980 mi sono sposato nella chiesa di San Nicola a Boulogne Billancourt a Parigi. Tra gli ospiti c'era l'arcivescovo Georgij Tarasov, a cui eravamo legati. Penso spesso a lui, futuro arcivescovo, quando era ancora un pilota che volava sul fronte occidentale cento anni fa. Per cosa stava lottando? Per la Russia e la sua Chiesa; non per il progetto dei rinnovatori iconoclasti di oggi. La sua vita da arcivescovo a Parigi fu sera un tormento: fu pubblicamente insultato e calunniato dalla Fraternità, e viveva in povertà. Le sue umili lacrime 'sui fiumi di Babilonia' potranno aiutare a deviare Rue Daru dal naufragio alla salvezza? Preghiamo che possa essere così.

Arciprete Andrew Phillips,

Colchester, Inghilterra

4/17 febbraio 2015

 
"Calpestare la morte"? Note di traduzione dei testi liturgici

Caro padre Ambrogio,

nel Tropario pasquale dei tuoi testi, hai tradotto il greco patísas e lo slavonico popráv con il verbo "vincere". Perché ti discosti dalla maggioranza delle traduzioni correnti, che usano il verbo "calpestare"?

La scelta non è mia personale, e riprende alcune traduzioni simili che hanno preferito parlare di Cristo che "vince la morte", piuttosto della versione più letterale, di Cristo che "calpesta la morte". Questa opzione è stata scelta in diverse traduzioni francesi e italiane (bisognerebbe appurare se le prime traduzioni italiane a usare il verbo "vincere" hanno preso questa espressione in prestito da precedenti versioni francesi), e in misura piuttosto minore in inglese, dove "conquistare" (to conquer) ha preso il posto di "calpestare" (to trample down) in alcune redazioni dei testi.

A tutt'oggi, l'unica lingua che è passata ufficialmente dalla traduzione letterale a una traduzione che usa esplicitamente il verbo "vincere" è il macedone, che al posto di un calco letterale di "θανάτῳ θάνατον πατήσας" o "смертию смерть поправ", usa "со смрт смртта ја победи" (so smrt smrtta ja pobedi).

La scelta di questo passaggio è dovuta a problemi di intelligibilità della traduzione letterale, non tanto del termine in sé (in tutte le lingue, si capisce abbastanza bene che cosa vuol dire "calpestare"), quanto del suo senso nel contesto. Esaminiamo questo contesto più attentamente.

Le valenze linguistiche del verbo "calpestare" sono molteplici:

- passare sopra a un oggetto con i piedi (spesso inavvertitamente);

- schiacciare un oggetto per distruggerlo;

- schiacciare qualcosa in senso utilitaristico (es. vendemmia dell'uva):

- schiacciare qualcosa in segno di disprezzo o profanazione.

In senso stretto, l'uso del verbo "calpestare" nel Tropario pasquale non si riferisce ad alcuno di questi significati, ma piuttosto all'antica immagine del vincitore che mette il piede sulla testa dello sconfitto in segno di vittoria.

Oggi quest'ultimo senso è quasi del tutto sparito dall'immaginario religioso della lingua italiana, tranne che per pochissime immagini:

la santa Vergine schiaccia il capo del serpente

(raffigurazione profetica di Gen 3:15)

l'arcangelo Michele schiaccia il capo di Satana

in segno di vittoria nella battaglia tra il bene e il male

Il collegamento profetico a Gen 3:15 è quanto meno ambivalente (dovrebbe comprendere anche il serpente che ferisce il calcagno della donna), ed è interessante notare che questa raffigurazione (così come quella della donna che calpesta la luna in Ap 12:1) è praticamente assente nell'iconografia ortodossa (mentre entrambe le immagini sono molto diffuse nelle raffigurazioni religiose cattoliche).

Il secondo caso, invece, è quello che si adatta meglio all'immagine del Tropario pasquale, e può essere messo in relazione ad alcune scene simili dell'iconografia ortodossa, come san Giorgio con il drago e san Demetrio con il barbaro.

Ora, però, di fronte al verbo "calpestare", quante menti di ascoltatori italiani evocano l'immagine dell'arcangelo Michele vittorioso sul diavolo, e quante si fermano invece al senso più immediato del verbo, richiamando la prima immagine associata a questo verbo fin dalla loro infanzia?

...e trascuriamo di proposito le parti meno gradevoli di quest'immaginario!

Le alternative sulle quali si può procedere sono due:

1 – Si può mantenere la traduzione letterale, e fare al tempo stesso un'opera di catechesi sul fatto che il verbo non significa quello che tutti immaginano alla prima impressione. Bisogna però anche essere realistici: per la maggior parte, quelli che sentono il Tropario pasquale sono persone che vengono in chiesa molto raramente, persone molto difficili – se non impossibili – da raggiungere con una catechesi.

2 – Si può passare a usare il verbo meno letterale, ma dal significato più corretto.

Come tutte le scelte linguistiche, ci possono essere anche altri fattori per la scelta di una variante: per esempio, una valutazione importante è quella sulla facilità di cantare i termini, e nel nostro caso non c’è dubbio che per mantenere modalità musicali simili agli originali greci e slavonici (più compatti e sintetici), un termine italiano più breve è preferibile a uno più lungo.

 
Appunti di viaggio al Monte Athos

Giovedì 7 luglio 2016

Alle 7 di mattina arrivo carico di entusiasmo al ritrovo a Torino, qui incontro i miei compagni di viaggio e dopo una fugace colazione insieme saliamo sull’autobus alla volta dell’aeroporto di Bergamo.

Alle 15 partiamo per Salonicco. Giunti a destinazione un microbus ci attende per lo spostamento verso Uranopoli, punto di partenza per il Santo Monte.

Giunti a Uranopoli ci sistemiamo per la notte e condividiamo la nostra prima cena greca, in un clima di allegria ed euforia per essere finalmente giunti a un passo dalla tanto sospirata meta del nostro pellegrinaggio.

Venerdì 8 luglio

Alle 6 ci spostiamo verso il porto dove alle 6.30 dovremmo imbarcarci per il Santo Monte… purtroppo non ci sono i nostri documenti di accesso al Santo Monte, quindi per il momento non si parte.

Ci rechiamo agli uffici dell’Aghion Oros per richiedere il nostro Diamonitìrio ma ci dicono che dobbiamo presentarci il giorno dopo per poterlo ottenere.

Subito ci pervade un senso di sconforto, ma affidandoci alla Madre di Dio e con qualche telefonata, ci ripresentiamo e finalmente il Diamonitìrio è rilasciato!!!

Alle 9.45 finalmente si salpa verso il Santo Monte.

Durante la navigazione la vista è pervasa da uno scenario indescrivibile e nell’anima inizia a bussare un immenso senso di pace e serenità.

Giunti al monastero russo di San Panteleimon scendiamo e ci apprestiamo a visitare il monastero. Un giovane monaco ci accompagna a visitare il katholikòn e oltre alla venerazione delle splendide icone, possiamo venerare le reliquie di San Panteleimon.

Torneremo ancora a San Panteleimon prima di concludere il nostro pellegrinaggio, ora un microbus ci attende e sarà a nostra disposizione per tutta la giornata.

La prossima tappa è Karyes, capitale della repubblica monastica del Monte Athos: visitiamo la chiesa di Sant’Andrea dove veneriamo il cranio di Sant’Andrea e la chiesa del Protaton dove abbiamo venerato la famosa e bellissima icona dell’Axion Estin.

Ripartiamo alla volta del monastero di Pantokratoros dove veneriamo una delle pochissime icone che raffigurano la Madre di Dio in piedi.

Prossima tappa il Monastero di Stavronikita, dedicato a San Nicola: qui veneriamo un’icona di San Nicola che si narra fosse stata trovata in mare con una conchiglia attaccata sulla fronte; rimossa la conchiglia, l’icona (che è un mosaico) si lacerò sulla fronte facendo fuoriuscire del sangue.

Il nostro viaggio prosegue alla volta del monastero di Iviron dove veneriamo l’icona miracolosa della Panagia Portaitissa. Quest’icona arrivò nel mare nei pressi del monastero irradiando un fascio luminoso. I monaci provarono a recuperarla; non riuscendoci la Madre di Dio apparve in sogno al monaco Gabriele dicendogli di camminare sulle acque in preghiera fino a raccogliere l’icona. Gabriele così fece e riuscì a prelevare l’icona che venne posta nel katholikon.

Il mattino seguente l’icona era sparita ed era sospesa a protezione dell’ingresso del monastero. Fu così creata una cappella apposita per ospitare tale icona miracolosa.

Poco distante il monastero, nei pressi del ritrovamento dell’icona, è presente a pochi metri dal mare una sorgente di acqua santa che sgorgò dal terreno quando il monaco Gabriele toccò terra dopo il recupero dell’icona.

La prossima meta è il monastero di Philotheou. In questo monastero veneriamo l’icona della"Panaghía Glykofilússa", ossia "dal dolce amore", anch’essa miracolosamente approdata dal mare.

Dopo Philotheu raggiungiamo il monastero della Grande Lavra. Qui veneriamo la tomba di Sant’Atanasio. A fianco al katholikon è presente un cipresso millenario dove si dice si nascondevano piccoli diavoletti pronti a tentare i monaci.

La nostra giornata si conclude con l’arrivo alla nostra destinazione nella skiti di Prodromos. Giunti a destinazione ci indicano la nostra sistemazione per la notte. Sistemati e rinfrescati partecipiamo al Vespro e poi al nostro primo pasto athonita.

L’ingresso in refettorio prevede la schiera dei pellegrini che attendono prima l’ingresso di tutti i monaci (in ordine gerarchico), poi l’ingresso degli stessi pellegrini. Trovato posto al tavolo si procede con la preghiera iniziale al termine della quale, con silenzio, si inizia a mangiare. Durante tutta la durata del pasto (30 minuti circa) un monaco legge salmi, preghiere e passi delle Sacre Scritture. Al termine del pasto escono prima i monaci capeggiati dallo starets che però attendono inchinandosi l’uscita dei pellegrini, impartendo loro la benedizione.

Al termine della cena nuovamente in chiesa per la Piccola Compieta, dove si può venerare la miracolosa icona della Panagia Prodromitissa, icona che si è realizzata senza intervento umano.

Decidiamo di fare due passi andando a vistare quella che fu la cella nella roccia di Sant’Atanasio. Per raggiungere la cella si percorre una stretta scala di roccia che costeggia la parete a picco sul mare, il panorama è pressoché fantastico, sia dal punto di vista prettamente naturalistico che spirituale.

Rientrando dalla breve passeggiata ci apprestiamo al riposo. La sensazione sempre più forte è quella di un inizio di profondo cambiamento interiore, di gioia e di pace nell’anima.

Sabato 9 luglio

Alle 2.30 sveglia, ci rechiamo in chiesa dove inizia la recita del mattutino e delle preghiere che precedono la Santa Liturgia.

Alle 8, al termine della Liturgia, entriamo nuovamente in refettorio per il pranzo.

Dopo il pranzo un microbus ci accompagna alla fonte di Sant’Atanasio, il quale voleva spostarsi perchè in quei luoghi non c’era acqua. La Madre di Dio apparve in sogno ad Atanasio e indicò una roccia sulla quale battere il suo bastone. Atanasio pieno di fede fece come indicato dalla Madonna e la roccia si divise formando una croce dal cui centro iniziò a sgorgare freschissima acqua.

Dopo la visita alla sorgente finalmente inizia il vero cammino. Iniziamo il nostro viaggio a piedi verso la skiti Lacu (vallata che racchiude tanti piccoli insediamenti monastici) La camminata è lunga e faticosa e ci porta in una impervia vallata ai piedi del Santo Monte Athos. Anche il segnale del cellulare diventa inesistente, qualsiasi collegamento con il mondo esterno sparisce, si può finalmente restare a godere il silenzio in preghiera, ascoltandoci nel profondo.

Facciamo una breve sosta alla skiti della Presentazione di Gesù al Tempio, dove un giovane monaco, come da tradizione, ci fa visitare la cappella interna alla skiti e ci offre acqua fresca, loukoumi (caratteristici dolcetti greci) e un bicchierino di tsìpouro (liquore simile alla grappa).

Dopo la breve pausa continuiamo il cammino in silenzio e preghiera interiore. La fatica non conta, si sente forte il silenzio, la pace, la natura e la santità del posto. Raggiungiamo la skiti di Sant’Artemio dove veneriamo le reliquie del Santo. L’osso di Sant’Artemio ha la particolarità di emanare un intenso profumo speziato simile alla cannella.

Alle 12.40 il nostro cammino termina alla skiti della Dormizione, dove passeremo la notte.

Prendiamo posto nella nostra camera e riposiamo un poco. Alle ore 17 recitiamo il Vespro nella piccola chiesa della skiti, poi cena e passeggiata. Incontriamo lo starets Stefano che ci porta a vedere i lavori di costruzione della nuova chiesa della skiti e ci accompagna a visitare i laboratori tessili dove i monaci realizzano dei preziosi paramenti sacri.

Domenica 10 luglio

Alle 2.30 sveglia; muniti di torce ci incamminiamo lungo un impervio sentiero per raggiungere la chiesa centrale della valle dove arriveranno tutti i monaci della skiti per la Liturgia festiva. Alle 3 inizia il Mattutino e alle 8.15 termina la Liturgia. Dopo un'intensa notte di preghiera ripercorriamo in senso inverso il sentiero verso la skiti per il pranzo.

Alle 9.30 siamo accompagnati da un monaco verso il monastero di Aghios Pavlos (monastero di San Paolo) dove veneriamo le reliquie dei frammenti della Santa Croce, la croce di San Paolo Taddeo (2 kg di ferro) e un frammento del cranio di San Panteleimon.

Partiamo poi a piedi verso il monastero di Dionysiou. Il percorso è molto faticoso, costeggia la costa e si inerpica costeggiando il mare. Finalmente giungiamo al monastero e i nostri sforzi sono ricompensati dalla vista e dalla venerazione dell’icona della Madre di Dio dell’Acatisto.

L’icona è così chiamata perché a forza di pregarla con candele e incenso è stata totalmente annerita. Pur trovandosi in un luogo buio, ho avuto e ancora ho, quando venero con devozione e preghiera la sua copia, l’impressione di vedere nitidamente il volto della Madre di Dio e del Bambino Gesù. La visita è proseguita con la venerazione delle reliquie di un frammento di braccio di San Giovanni Battista e la mano di San Nicola.

In barca raggiungiamo il monastero di Osiou Grigoriou, dove passeremo la notte.

Alle ore 17 recita del Vespro, poi cena e poi nuovamente in chiesa per venerare le reliquie di San Dionisio.

Essendo questo monastero dedicato a San Nicola, spontaneamente ci siamo riuniti in camera e abbiamo recitato l’inno Acatisto a San Nicola.

Per concludere al meglio questa intensa e splendida giornata abbiamo passeggiato sul molo aspettando e ammirando il tramonto e ci siamo anche concessi una piccola ‘talassoterapia’ per rigenerare i piedi affaticati dal lungo e caldo viaggio.

Lunedì 11 luglio

Alle 3.30 sveglia, alle 4 inizio di Mattutino e Liturgia, poi pranzo.

Alle 10.40 partenza in nave verso il porto di Dafne. Raggiunto il porto partiamo con l’autobus alla volta della capitale e poi con un microbus giungiamo alla nostra destinazione, il monastero di  Karakalou.

Siamo giunti qui in un giorno speciale, la festa dei Santi Pietro e Paolo. Nel monastero infatti abbiamo venerato la famosa icona raffigurante i due santi abbracciati.

Il monastero è molto piccolo ma decisamente accogliente. Nonostante i tantissimi pellegrini giunti per la festa troviamo ospitalità alloggiando nel corridoio della foresteria su brande di fortuna, ma non conta, il clima è meraviglioso!!!

Al monastero conosco Padre Filotelius, una figura per me folgorante.

Mi sembra di conoscerlo da sempre e subito tra di noi si instaura un rapporto speciale, mi legge nel cuore…

Ci concediamo un pochino di riposo, la notte di preghiera per la festa sarà lunghissima e molto intensa.

Alle 18.15 recita del Vespro e poi alle 19 un’ottima cena.

Alle 20.45 inizia la lunghissima veglia di preghiera che durerà tutta la notte.

Martedì 12 luglio

La veglia di preghiera è stata colma di intensi momenti, unzione con olio santo, benedizione dell’acqua e venerazione delle reliquie dei santi e poi la liturgia concelebrata da molti preti e da un vescovo.

La stanchezza era veramente tanta, ma appena ricevuto la comunione, mi è sembrato di aver riposato beatamente e comodamente tutta la notte e la stanchezza ha lasciato il posto a nuova energia.

Al termine della liturgia grande pranzo di festa.

Lasciamo il monastero e ci rechiamo a Karyes e poi a Dafne dove alle 12.30 ci imbarchiamo.

Attracchiamo allo sbocco sul mare del monastero serbo di Hilandar, che raggiungiamo con un microbus.

Visitiamo il monastero che purtroppo essendo tra i più vecchi del Santo Monte e avendo subito un grave incendio circa una decina di anni fa è in completa e lenta fase di ristrutturazione.

Lasciamo alle nostre spalle Hilandar e ci incamminiamo per circa 8 km alla volta del monastero bulgaro di Zografou.

Il monastero è grande e molto pulito pur essendoci pochissimi monaci. Partecipiamo al Vespro e poi alla cena, dove siamo gli unici pellegrini ospiti.

Al termina della cena prestiamo un minimo di servizio aiutando a pulire e sparecchiare il refettorio.

Nonostante la stanchezza fisica del viaggio affrontiamo con entusiasmo l’incarico datoci. È un’esperienza semplice ma al tempo stesso molto edificante per l’anima.

Dopo una rigenerante doccia riposiamo.

Mercoledì 13 luglio

Alle 4 inizia il Mattutino e poi la Liturgia. Al termine della liturgia attendiamo il consueto e rifocillante pranzo…ma essendo mercoledì… DIGIUNO.

Zaino a spalle partiamo per una lunga camminata alla volta del monastero di Vatopedi.

Dopo circa 2 ore di cammino giungiamo alla nostra destinazione. Visitiamo la chiesa e veneriamo le reliquie degli apostoli, il cranio di San Giovanni Crisostomo con ancora intatto l’orecchio sinistro, e la Cintura della Madre di Dio.

Ci trasferiamo con un microbus al monastero russo di San Panteleimon.

Giunti al monastero intorno alle 15.30 ci accorgiamo che in quell’orario non è possibile visitare nulla, quindi decidiamo di intraprendere il viaggio verso il monastero di Xenophontos dove è presente la reliquia della mano sinistra di San Giorgio.

Dopo una camminata di circa 1 ora giungiamo al monastero, ma anche qui non ci è possibile visitare nulla. Proseguiamo in preghiera il nostro viaggio verso il successivo monastero di Dochiariou.

Visitiamo la chiesa e veneriamo le splendide e sante icone e torniamo verso San Panteleimon.

Passando nuovamente da Xenophontos ci viene offerta la possibilità di poter visitare la chiesa e forse venerare le reliquie, ma dobbiamo attendere che tutti finiscano la cena. Questo significherebbe digiunare anche stasera.

Nessun dubbio… accettiamo e finalmente veneriamo la reliquia di San Giorgio.

Pieni di gioia nel cuore riprendiamo il nostro cammino verso San Panteleimon.

Ci rendiamo conto di come nel mondo moderno abbiamo mille scuse per non saltare almeno un pasto nei giorni di digiuno. Nonostante il caldo e la fatica fisica, sicuramente superiore a qualsiasi sforzo lavorativo della vita comune, abbiamo digiunato con serenità e senza sentire alcun mancamento, nutriti e rafforzati dalla preghiera.

Giungiamo quindi al monastero russo e partecipiamo alla Piccola Compieta, poi finalmente qualche ora di meritato riposo.

Giovedì 14 luglio

Alle 4 inizio del Mattutino e della Liturgia con annessa benedizione dell’acqua.

Alle ore 9, al termine della Liturgia, ultimo pranzo sull’Athos.

Incontriamo padre Andronic, compaesano del nostro padre Nicolae, che ci accompagna a visitare il museo in fase di completamento sulla storia del monastero, la cella di San Silvano dell’Athos, l’ossario e il campanile del monastero, con la sua imponente campana principale di circa 14 tonnellate e le piccole campane, caratteristiche del monastero, che ogni 15 minuti suonano la loro melodia.

Alle 12.30 imbarco verso il mondo comune…nella notte rientro a casa.

Quest’esperienza è entrata in me, creando qualcosa di inspiegabile ed edificante per l’anima.

Ringrazio in modo particolare il nostro ‘generale’ Hristache, preziosa guida logistica e gran conoscitore del monte, e il nostro caro padre Nicolae, supporto e sostegno spirituale.

Un ringraziamento e un abbraccio anche ai compagni di viaggio Ion, Vitalie e Fabrizio con i quali ho condiviso questa intensa esperienza.

Prima ancora di partire per il ritorno, tutti progettavamo già il nostro prossimo pellegrinaggio…il Santo Monte ti entra dentro, donandoti serenità e pace all’anima.

 
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Cosa significa essere un ex prete?

Per ovvie ragioni, non usiamo nomi e luoghi reali, in modo da non continuare a "strofinare sale sulla ferita" nell'anima di un uomo che ha perso l'onore di essere un sacerdote e di servire all'altare.

Quindi, la nostra fonte – Aleksandr, ora è solo Aleksandr...

Aleksandr, raccontaci la tua storia. Com'è che sei stato spretato?

Per chiarire la situazione, è necessario iniziare con alcune informazioni di base. Dopo il liceo, mi sono messo a studiare al seminario. Vivevo con tutto il cuore nell'Ortodossia e sognavo il ministero sacerdotale. Non potevo nemmeno immaginare altro.

Un giorno, il vescovo mi ha detto che era il momento di iniziare a servire. Andiamo, ha detto. Sposarti, fatto ordinare, prendi una parrocchia e servi. Ho risposto: "Come posso sposarmi? Ho solo 17 anni e conosco appena la mia ragazza". – "Va tutto bene," – ha esortato vladyka – "fate conoscenza".

Poi tutti hanno cercato di dissuadermi – parenti, amici, conoscenti, perfino i superiori del seminario. Non li ho ascoltati, però, e ho ceduto alle esortazioni del vescovo. Così sono diventato un prete, un prete "precoce"...

Nota: il sacerdozio è un sacramento in cui, attraverso la santa ordinazione, lo Spirito Santo scende sul candidato e gli concede di amministrare i sacramenti e pascere il gregge di Cristo (Catechismo ortodosso).

Ci hanno assegnato a una parrocchia di Belaja Tserkov. La casa era una baracca pendente e fatiscente. C'erano anche difficoltà finanziarie che presto hanno provocato liti in famiglia, incomprensioni e insoddisfazione. Inoltre, non riuscivo ad andare d'accordo con mio figlio. Sono passati gli anni, ma niente è migliorato.

Un giorno, mia moglie esce all'improvviso con: "Andiamo dal vescovo per discutere del divorzio". Mi sono preso la testa tra le mani: "Ma come? Perché?" Sembra che in queste circostanze avesse cominciato a essere gelosa di tutti quelli che mi circondavano, anche dei miei genitori. Poi è diventato anche peggio. Ebbene, sono andato dal vescovo diocesano, ma lui non mi ha particolarmente interdetto. In questo caso, mi ha detto di divorziare e di diventare un monaco. Gli ho detto che ancora non ero pronto. Forse tornare a una parrocchia e rimanere celibe? Vladyka non l'avrebbe permesso. "Avere un parroco celibe nella diocesi? Assolutamente no".

Inoltre, avrei voluto ancora avere una famiglia e dei bambini, e crescerli come veri cristiani ortodossi. Per questo, Vladika ha detto che avrei dovuto smettere di servire come sacerdote. Allora, senza attendere il tribunale ecclesiastico, ho scritto una dichiarazione e ho restituito la croce sacerdotale e la tonaca alla diocesi.

È stata una tragedia per te?

Non solo lo "è stata" – lo è tuttora, la mia tragedia personale.

Fin da bambino, non ho provato altro che il desiderio di essere un sacerdote e di servire Dio con tutte le mie forze. D'altra parte, non mi vedo come monaco, e non mi sentivo di accettare questo cammino.

Questo è il dilemma che ho affrontato prima di compiere 24 anni. Naturalmente, mi sono consultato con i miei cari, ma non hanno capito la vera profondità della mia miseria. Hanno detto: tieni la fronte alta; sarai come tutti gli altri – non migliore, né peggiore.

Ora, sono passati molti anni, ho una nuova famiglia e sto crescendo due splendidi bambini, ma ancora non trovo pace e sento l'incorreggibilità della situazione, e colpa e vergogna di fronte all'Onnipotente. Dopo tutto, si è fidato di me e io sono venuto meno, mi sono allontanato, e ho avuto paura delle difficoltà ...

Nota: il divieto di servire come sacerdote ferma l'azione della grazia attraverso il sacerdote che è stato sotto posto a disciplina. L'azione della grazia riprende solo dopo la rimozione della proibizione. San Giovanni Crisostomo dà la seguente spiegazione: "Se capita che un braccio sia separato dal corpo, lo spirito, che scorre dal cervello ed è alla ricerca di continuità, non avendolo trovato, non si separa dal corpo e non passa al braccio amputato, ma se non lo trova, lo spirito non comunica con esso" (Omelia su Efesini, XI,3). La riduzione allo stato laicale riduce un servitore sacerdotale alla categoria dei laici e rende il compimento del servizio divino impossibile, per sempre.

Ora, però, hai un'altra vita – moglie, figli, altri doveri e preoccupazioni. Non c'è nulla nella vita tranne il sacerdozio? Ora ti senti davvero stagnare?

Io non ho detto questo. Certo, io ho queste cose, e questa vita, forse, in un certo senso, è anche una vita felice. Nel mio caso, però, non di meno, è danneggiata e scontenta. Continuo ancora a misurare secondo questo standard e continuo a rimpiangere e a pentirmi della mia vigliaccheria.

Spesso mi chiedo: "Potrebbe essere stato diverso – non distruggere, non andarmene, non cambiare le priorità spirituali?" Probabilmente avrebbe potuto essere così, ma non c'era una persona che mi mostrasse questo percorso. Ero ancora molto giovane, inesperto, e non ero indipendente. Avrei potuto sopportare e avrei potuto anche soffrire e rimanere fedele fino alla fine. Sicuramente, porterò questo peccato per tutta la vita fino alla morte.

Dimmi, Aleksandr, questo dramma ha cambiato le tue opinioni fondamentali dell'universo? Hai perso la fede? Ti sei improvvisamente amareggiato?

Ovviamente no! Che cosa credi? Ora, io sono un parrocchiano ordinario, che, conosce veramente la manifestazione esterna e il contenuto interno del servizio. Sono attualmente un padre che alleva due giovani cristiani. Spero che in questa nuova ipostasi, potrò dimostrare di essere degno in modo che non ci siano più compromessi con la coscienza e la fede. Forse un Dio misericordioso lo noterà, lo apprezzerà, e mi benedirà con il perdono e la pace spirituale...

Dirò di più: nella mia situazione, la Chiesa ha un'importanza davvero colossale. Solo grazie a questo vivo nella fede e nella speranza. Se non fosse per la Chiesa – sarei semplicemente piombato nell'angoscia e nella disperazione.

E ora? Con il senno e l'esperienza di poi, cosa consigli ai giovani seminaristi che si stanno affrettando a realizzare il loro sogno d'infanzia del sacerdozio?

Inequivocabilmente, dico di non avere fretta. Un passo molto serio sta davanti a loro, dopo il quale sarà, se non impossibile, certamente molto difficile e doloroso cambiare idea o fare marcia indietro sulla loro parola.

Senza dubbio, le regole canoniche sull'ordinazione hanno robusti motivi e una logica chiara. Avere giovani inesperti davanti all'altare è rischioso davvero. I ragazzi non hanno abbastanza esperienza e conoscenza diretta, per essere modelli di emulazione di ruolo. Anche se non credo che sia così in tutti i casi, il mio esempio non è riuscito. Purtroppo…

Nota: Il canone XV del quarto Concilio ecumenico, i canoni 14 e 15 del sesto Concilio ecumenico, e il canone 16 (22) del Concilio di Cartagine fissano l'età per l'ordinazione dei presbiteri a 30 anni, dei diaconi a 25, delle diaconesse a 40, e dei suddiaconi a 20.

* * *

Abbiamo ringraziato Aleksandr per il "difficile" candore e gli abbiamo sinceramente augurato felicità, salvezza spirituale, e di trovare il nucleo spirituale che gli darà la pace e gli restituirà la fiducia è la forza. Se lo merita, con tutto quello che gli è successo. Come sapete, il giusto non è colui che non cade, ma colui che si rialza a dispetto della sua situazione.

 
Dmitrij Kiselëv: "Il comportamento dell'Occidente sconfina nella schizofrenia"

Dmitrij Kiselëv. Foto: Izvestija/Aleksandr Arutjunov

il direttore generale dell'agenzia internazionale di informazione Rossija Segodnja ("Russia oggi") Dmitrij Kiselëv, conduttore del popolare programma televisivo Vesti Nedeli ("Le notizie della settimana"), è l'unico giornalista al mondo a essere bersaglio di sanzioni politiche. L'Unione Europea ha incluso il giornalista televisivo di primo piano in un elenco di russi a cui è impedito di viaggiare, di possedere proprietà o conti bancari nell'UE. Il World Press Freedom Committee, una delle organizzazioni più importanti sui diritti dei giornalisti, è insorto in sua difesa.

Così come ha raccontato a Izvestija lo stesso Dmitrij Kiselëv, le sanzioni contro di lui minacciano i diritti di tutti i giornalisti del mondo. Ha anche spiegato che la Russia e l'Occidente hanno cambiato i ruoli e ora la Russia è diventata il principale difensore dei principi democratici e della libertà di parola.

Lei è l'unico giornalista al mondo a essere sanzionato. Si ritiene il Jurij Gagarin del giornalismo moderno? Se lo aspettava?

Questo riguarda tutti i giornalisti. Nella mia memoria è la prima volta che sanzioni internazionali sono state imposte su un giornalista. Io sono solo il giornalista X. La dice lunga il fatto che le sanzioni sono state avviate dall'Europa, il che mostra come i funzionari dell'UE ignorano apertamente la libertà di parola. Questo stabilisce un precedente sgradito e pericoloso. Di fatto è un tradimento dei valori europei. Se questo precedente è normalizzato, se la comunità giornalistica in Europa, in America o in qualsiasi altro paese non risponde, vuol dire che i giornalisti lo considerano legale. Questo rappresenta una svolta drammatica nella civiltà occidentale: dire che non abbiamo più bisogno della libertà di parola o non crediamo che sia un valore fondamentale. Inoltre, l'Unione Europea non è sola; ha l'appoggio del parlamento norvegese.

Persino la Norvegia, un paese per il quale lei ha un affetto speciale, in quanto laureato in filologia scandinava, ha sostenuto tali sanzioni...

Sì, ho studiato norvegese all'Università di Stato di Leningrado e ho fatto trasmissioni in norvegese per dieci anni alla radio di Mosca. Così, un uomo che è al 100% un amico della Norvegia è preso di mira da sanzioni norvegesi che cercano di limitare la libertà di parola. Incredibile, non è vero? Anche se credo che non siano pienamente consapevoli di ciò che stanno facendo, questo rappresenta comunque un punto di svolta nella civiltà occidentale.

Mi accusano di produrre propaganda, di essere un propagandista. La parola "propaganda" in greco significa diffusione di informazioni, idee e concetti. Per qualche motivo l'Occidente sta usando questa parola come un insulto... Ma la propaganda non è una categoria certificata nel diritto internazionale e nelle costituzioni di tutti i paesi, a differenza della libertà di parola. Queste sono sanzioni burocratiche formalizzate, statali, interstatali, sovranazionali, che sono legali nel senso che sono state trasformate in legge, piuttosto che nel senso che sono legittime. Prendono di mira la libertà di parola.

È strano sentire che l'Unione Europea vieta la sua entrata come cittadino russo. Vuol dire che come giornalista è libero di visitare i paesi dell'Unione Europea...

Non sono sicuro che sia così. Nulla di ufficiale è stato rilasciato. Se mi è permesso di visitare l'Europa in viaggio d'affari, questo significa che l'Unione Europea sta facendo marcia indietro, perché si è resa conto che è barbaro limitare il lavoro dei giornalisti. L'Europa si è messa in una posizione scomoda e ha dovuto spiegare e giustificare queste sanzioni. Ma se è vero che posso viaggiare per l'Unione Europea a titolo professionale, anche se i funzionari dell'Unione Europea hanno definito ciò che faccio propaganda, l'Europa si trova in una posizione ridicola, paradossale: Se posso andarci a lavorare, ma non a fare una vacanza, vuol dire che non vogliono che io mi prenda una vacanza per interrompere la mia propaganda? A lei non sembra schizofrenico?

Se non vi è alcuna logica, qual è il punto di queste sanzioni?

Non lo capisco. È ridicolo, completamente assurdo. Queste sanzioni non hanno alcuna attinenza con me personalmente, eppure sono destinate a cambiare il mio comportamento. Minacciano di sequestrare le mie proprietà e i miei conti bancari, ma io non ho alcuna proprietà in Occidente. Queste sanzioni prendono di mira non solo la mia libertà di parola, ma la libertà di parola in generale. Sono solo un simbolo, o meglio un esempio.

Le sanzioni sono diventate una sorta di tendenza. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea stanno sempre a imporre sanzioni. Lei è l'unico giornalista a cui si sono diretti. Lo ritiene confuso?

È una storia strana. Mi stanno chiamando il propagandista principale del paese, che indica o follia o ignoranza da parte loro.

Se gli Stati Uniti e l'Unione Europea sono di fatto ignoranti, eppure statisti sono stati inclusi in questa lista, forse qualcuno li ha consigliati di mettere sulla lista nera queste persone, lei compreso?

Io so esattamente chi li ha consigliati. Sergej Parkhomenko e Aleksej Navalny hanno fatto queste liste. E non lo nascondono. Ma se l'Europa deve fare affidamento sul parere di una minoranza in estinzione in Russia, farà fatica a prendere decisioni sensate in questo mondo, soprattutto quando si tratta di Russia. Ci sono troppi problemi nel mondo che sarebbe difficile risolvere senza la Russia, comprese questioni di guerra e pace in diverse regioni.

Il comportamento dell'Occidente sconfina nella schizofrenia. Ecco di nuovo quella parola. La schizofrenia è una spaccatura nella coscienza. Significa vivere in mondi paralleli ed essere guidati da cose secondarie. Quando siamo guidati da cose banali che abbiamo reso importanti, quando seguiamo le opinioni di persone insignificanti, e ci mettiamo anche a coltivare e a gonfiare le loro opinioni, stiamo entrando in una sala di specchi deformanti.

Credo che le grandi potenze che costituiscono la spina dorsale dell'Unione Europea non possono permettersi di agire così, perché la loro posizione richiede un certo livello di responsabilità. In caso si mettono da sole in situazioni stupide che alla fine danneggiano i loro cittadini. Che cosa significa la libertà di parola nei paesi europei ora che hanno imposto sanzioni contro un giornalista? Saranno in grado di definire legalmente che certi argomenti sono tabù o di mettere limiti al lavoro dei giornalisti? Se adottano una certa posizione verso un giornalista straniero, perché non applicare gli stessi standard all'interno dell'Unione Europea?

Un giornalista che lavora per i media statali viene bollato automaticamente come propagandista. Il suo programma ha un alto rating e ognuno ha un parere su di lei, buono o cattivo. Lei è davvero il propagandista in capo?

Il presidente Vladimir Putin mi ha nominato direttore generale dell'agenzia internazionale di informazione Rossija Segodnja con il suo ordine esecutivo del 9 dicembre. Sia io che l'agenzia abbiamo affrontato sanzioni nel corso di un periodo di riorganizzazione in cui Rossija Segodnja non aveva nemmeno la possibilità di fare una qualsiasi propaganda. Non avevamo introdotto alcun nuovo programma, mentre il nostro prodotto principale, il newswire in inglese, francese e spagnolo, è apparso solo il 1 aprile, molto tempo dopo che le sanzioni sono state annunciate.

Le sanzioni sono preventive? Sono destinate a scoraggiarmi dal produrre propaganda? Il fatto è che tutte le agenzie di stampa occidentali impongono un punto di vista. Prendete Reuters o l'Associated Press. Entrambe sono agenzie di propaganda - che modellano la narrazione dominante e raccontano al loro pubblico cosa e come pensare. Esse interpretano la storia, il presente e il futuro, e cercano di modellare un sistema di valori, una visione del mondo e un programma politico.

Anche la vostra agenzia avrà un tema politico prioritario, non è vero?

Certo, ma non abbiamo ancora avuto il tempo di sviluppare uno. Tutte le agenzie di stampa lo fanno e ognuna è guidato da un capo che è impegnato in attività professionali legali. Forse ha senso sanzionare anche loro? Dopo tutto, sono impegnati nella propaganda... Nel mondo presente, le informazioni – come sono raccolte, analizzate, interpretate ed elaborate, i loro formati che vanno dai social media ai film d'autore – promuovono un sistema di valori, nonché determinate opinioni sul bene e il male, e formano atteggiamenti nei confronti di diversi eventi. Sembra che i paesi dell'Unione Europea siano autorizzati ad avere tali agenzie ma Mosca non può averne in alcun modo. Inutile dire che la Russia vuole competere nel settore dell'informazione internazionale, perché le guerre di informazione sono già diventate una pratica standard, e anzi il principale tipo di guerra. I bombardieri ora sono inviati dopo una campagna di informazione. Per esempio, l'America ha perso la guerra in Siria e non ha ottenuto nulla. Ha anche perso la guerra dell'informazione sulla Crimea e non ha ottenuto nulla. In passato, un attacco era preceduto da un fuoco d'artiglieria; ora questo è stato sostituito con un flusso di informazioni.

Così le sanzioni erano legate a lei in particolare, e non erano collegate con l'agenzia nascente che conduce?

Sono assolutamente certo che Vesti Nedeli sia stato l'irritante principale. Si tratta di un importante notiziario e spettacolo di analisi, che offre il mio contributo settimanale sugli eventi. È popolare e ben noto. Alla gente piace (secondo uno studio di programmi di notizie su diversi canali televisivi realizzato scorso anno dalla Fondazione Opinione Pubblica, siamo risultati i primi di una serie di categorie). Vesti Nedeli è un programma influente. Promuove, o meglio propaganda – io non ho paura di usare questa parola – sani valori e patriottismo. Sono sicuro che le sanzioni sono legate a Vesti Nedeli.

Dmitrij Kiselёv: "A volte, 'mi aggrappo' ai motociclisti di Mosca"

Foto dall'archivio personale di D.Kiselёv

Altri paesi hanno certamente telegiornali simili, ma non vengono imposte sanzioni ai loro conduttori. Può essere stato qualcosa che ha detto, in particolare, a provocarle?

Gli esperti nel campo sono di solito abbastanza vecchi per avere una vasta esperienza e una preparazione impressionante, e un lungo curriculum nel giornalismo, e questo e il mio caso, poiché ho quasi 60 anni. I professionisti dei media di questo calibro hanno il pieno diritto di esprimere le proprie opinioni e lo fanno con fiducia nei loro programmi. Il pubblico tende ad ascoltare le loro opinioni dopo averli guardati per lungo tempo, seguendo la loro evoluzione, e formandosi su di loro un parere stabile. La gente ha fiducia in loro. E la fiducia del pubblico in questo caso è una caratteristica sociologicamente misurabile. Più alta è la fiducia del pubblico, più libertà hanno questi esperti e, naturalmente, maggiore è la loro responsabilità. In ogni caso, ci sono poco più di qualche dozzina di esperti di questo tipo nelle più grandi potenze del mondo. Non sono prodotti in serie. Tutti sono impegnati nello stesso processo di presentare e interpretare le notizie, e tutti sottolineano i loro interessi nazionali, mentre lo fanno. Così, alcuni paesi possono farlo, ma altri non possono? È questo quello che pensa l'Unione Europea?

Il che significa che paesi diversi sono considerati con standard diversi. Può essere che siano stati infastiditi dalla sua dichiarazione sul bruciare o seppellire i cuori degli omosessuali uccisi in incidenti stradali?

Ma questo è un tradimento totale della libertà di parola. Per quanto riguarda i gay, ho una posizione molto chiara sulla questione. La cultura gay ha certamente il diritto di esistere in Russia, ed esiste, de facto. Eppure, si tratta di una cultura minoritaria, e questo è tutto ciò che sarà mai. Una cultura di minoranza non dovrebbe essere imposta alla maggioranza, soprattutto non attraverso propaganda aggressiva. Io non credo che questo orientamento sessuale non convenzionale sia una malattia. Non sto neanche dicendo che sia fuori dalle norme fisiologiche. Ma è certamente al di fuori delle pratiche sociali accettate, e per me questa è una convinzione a cui tengo fortemente. Ogni paese ha il diritto di definire le proprie norme sociali. In Russia, la norma è una famiglia tradizionale. Il governo russo è responsabile di incoraggiare ciò che è accettato come norma sociale, perché è fondamentale per la società. Una famiglia significa bambini. La Russia sta vivendo una crisi demografica. Sostenere la diffusione della cultura gay in Russia equivale all'auto-eliminazione. È questo quello che stanno proponendo? E noi dovremmo essere d'accordo?

Crede che sia questo che ci viene imposto?

Sì. Ed è qualcosa che ci assolutamente estraneo a noi. Ce sono numerosi esempi. Per incominciare, la mia citazione sul bruciare i cuori dei gay è ora usata come un meme ostile. Bene, lasciate che i critici continuino così. Io non ritratterò quello che ho detto, ma mi permetta di chiarire quello che volevo dire. La mia affermazione non dovrebbe essere estrapolata dal contesto. Cercavo di essere provocatorio. È stata una fiamma controllata che ho usato per accendere la discussione. Un drammatico conflitto di opinioni era quello che cercavo; faceva parte dello script. La discussione si concentrava sui piani per introdurre multe per la propaganda di rapporti sessuali non convenzionali tra gli adolescenti – di fatto, per molestie. Dal momento che gli omosessuali non possono riprodursi naturalmente, devono reclutare nuovi membri nella comunità. Le parate gay sono finalizzate ad attrarre nuovi soci – tutti in marcia vestiti di penne sgargianti e ridendo per mostrare quanto è divertente essere gay. Ma la realtà dell'essere gay è molto diversa. Ci sono ricerche che mostrano che gli omosessuali hanno una vita più breve e nei loro rapporti subiscono più abusi e violenze. Chiedono più spesso assistenza psicologica e hanno un tasso di suicidi più alto. Le comunità gay sono ben noti gruppi a rischio per l'AIDS e l'epatite. Dal momento che anche la tecnologia medica più avanzata non può confermare con il 100% di precisione che il sangue o gli organi donati sono liberi da virus HIV, ai gay è vietato donare organi o sangue per le leggi degli Stati Uniti, del Canada e dell'Unione Europea. Negli Stati Uniti, si tratta di una squalifica a vita che si applica a chiunque abbia avuto rapporti sessuali con un uomo gay a partire dal 1977. In altri paesi impongono una moratoria sulla donazione alle persone che hanno avuto rapporti omosessuali. La logica è disponibile sul sito web della FDA. Si tratta di un'autorità sanitaria di tutto rispetto, l'equivalente americano del russo Rospotrebnadzor (Servizio federale per la supervisione della protezione e del benessere dei consumatori).

(A questo punto, Dmitrij Kiselëv apre un libro di Sigmund Freud a una pagina marcata e legge una riga evidenziata: "L'atteggiamento sessuale finale di una persona non è deciso fino a dopo la pubertà...")

Ecco in questa affermazione i motivi del divieto alla propaganda omosessuale tra i minori, perché la loro identità è ancora in formazione. Non nego che alcuni di loro possano essere predisposti all'omosessualità. Stiamo cercando di salvare gli altri.

Pensa che anche la Russia dovrebbe vietare ai gay di donare sangue e organi?

Questo non è vietato in Russia oggi. Ma perché non dovremmo prendere qualcosa in prestito dalla politica degli Stati Uniti in questo caso? Là i corpi dei gay che muoiono in incidenti stradali sono sepolti e cremati, compresi i loro cuori presumibilmente sani. Non sono nemmeno considerati come una fonte per prolungare la vita di qualcun altro. Diversi paesi richiedono diversi periodi di quarantena dopo l'ultimo incontro omosessuale. Ma gli omosessuali possono avere fino a 1.500 partner in tutta la loro vita, quindi 500 non sorprenderebbe nessuno, al confronto. Queste informazioni arrivano da rispettati studi americani ed europei. Gli omosessuali hanno un diverso stile di vita, un ritmo diverso. Quindi a loro è vietato de facto di donare. In Russia, lo Stato è tenuto a garantire che l'HIV non si trasmetta attraverso il sangue del donatore. Il rischio è tanto alto quanto la percentuale di casi di morte in un incidente aereo. Non credo sia giusto. Vorrei piuttosto che la Russia guardasse ad altri paesi che hanno studiato il problema in modo più approfondito di come abbiamo fatto noi. I cuori dei gay sono cremati in questi paesi perché non possono essere usati per salvare vite umane. Io sostengo questa politica. Ma non ho mai suggerito di strappare i cuori a persone vive e bruciarli, come sostengono.

Lei conosce persone gay. Come definirebbe il suo rapporto con loro?

Io ho colleghi gay. Per la maggior parte sono persone molto calme e tranquille che si tengono appartate. Non ostentano la loro sessualità. Non sono mai stati ostili a me personalmente. E io non sono un omofobo. L'Occidente è semplicemente infelice che la Russia sia in ripresa. Questo è il cuore del problema. C'è una chiara traiettoria verso l'alto anche se l'economia russa non è così sicura come vorremmo. Ma il suo progresso è ciclico. Ogni valle è seguita da un picco. Ma quando un programma TV sostiene il progresso della Russia e l'aiuta a riprendersi dalle ferite del XX secolo, l'Occidente è pronto a sanzionare il conduttore. Inoltre, si sono affrettati a etichettarmi un omofobo e antisemita che vuole vedere l'America bruciare. Questo non suona come un buon ritratto.

Allora, chi pensa che stia cercando di stendere nuovamente la cortina di ferro, adesso? Da che parte?

Penso che ci siamo scambiati i ruoli. Ora è la Russia che promuove la libertà di parola, non l'Occidente. Si è verificato un grande cambiamento tettonico di civiltà. In Russia, si può dire quello che si vuole: vi è una gamma di canali TV, Internet non è bloccato, e ci sono giornali e stazioni radio per tutti i gusti. I libri non sono mai banditi – tutto ciò che non è espressamente vietato dalla Costituzione viene pubblicato. Ci sono tutti i tipi di russi con tutti i tipi di punti di vista. Alcuni addirittura usano la parola patriottismo come un insulto. Ksenija Larina alla stazione radio Ekho Moskvy (Eco di Mosca), ha detto che il termine le fa "vomitare vermi e noccioli di ciliegia". Ma nessuno mette in dubbio il suo diritto a dire queste cose. Continua pure, Ksenija. Le sanzioni selettive dell'Unione Europea rivelano crudamente ciò che l'Europa sostiene e ciò che non sostiene. Per esempio, Tolokonnikova e Aljokhina sono state ricevute presso il Parlamento Europeo dove hanno chiesto che l'elenco delle sanzioni fosse ampliato. La loro danza sacrilega in una grande cattedrale russa è vista come un comportamento buono e produttivo, mentre la libertà di parola personale del giornalista Dmitrij Kiselëv – e quella del suo telegiornale molto popolare – è considerata una cosa negativa che dovrebbe essere scoraggiata. "Vomitare vermi" va bene, ma è brutto parlare alla gente di ciò che i nostri giornalisti hanno visto a Kiev e degli esempi di fascismo in Ucraina. Questo è un sistema di valori piuttosto sorprendente, non è vero? Eppure, ha fatto del bene alla Russia – ci ha aiutato a vedere più chiaramente chi sostiene cosa.

Il ministero degli Esteri russo ha detto che non ha intenzione di limitare l'ingresso di giornalisti occidentali. Quindi non rispecchiamo le loro politiche.

Certo che no. La Russia è sopra di questo. Abbiamo attraversato periodi in cui la libertà di parola è stata violata in Unione Sovietica. Sotto Stalin, per esempio. Abbiamo vissuto attraverso il periodo della cortina di ferro. Per quanto strano possa sembrare, ora abbiamo ribaltato i ruoli. La Russia si è trasformata in un faro di libertà. Chiunque può scegliere di mettere tutto in ridicolo come Ksenija Larina, e farlo liberamente alla radio, senza temere sanzioni da parte del governo (o dall'Unione Europea, se per questo). In Russia, si può pienamente esercitare e anche abusare della libertà di parola in un modo che fa male al governo e al paese. Pertanto, le sanzioni europee non hanno davvero danneggiato me o chiunque altro in Russia; hanno danneggiato i valori propri dell'Europa. L'Unione Europea ha dichiarato che la libertà di parola non è più apprezzata. Questo è quanto è successo.

Ha in programma di visitare l'Europa nel prossimo futuro?

Dopo che l'Europa ha imposto sanzioni contro di me, ho ricevuto una telefonata dal Giappone, e un invito a visitare il paese. Ne sono stato lusingato. Ma in realtà, avevo intenzione di recarmi in Norvegia del Nord, guidando da Murmansk con i miei bambini. Abbiamo prenotato un cottage di pescatori a Gjesvaer, il villaggio vichingo più settentrionale della Norvegia, con appena 150 abitanti. Volevo mostrare loro il sole di mezzanotte, le colonie di uccelli, la pesca del nord e le foche. Abbiamo anche pagato in anticipo. Ma anche il nostro buon padrone di casa, Bjorn Jensen, e la sua meravigliosa famiglia sono stati colpiti dalle sanzioni. Possono avere difficoltà ad affittare il posto ora, perché di solito si prenota con un anticipo fino a un anno. Forse troveranno ancora nuovi inquilini, ma sarà un mal di testa inutile in ogni caso. L'intera storia è veramente assurda. È un peccato che i miei figli non vedranno la Norvegia. Ma possono ancora vedere il Giappone.

Gli Stati Uniti non l'hanno sanzionata. Cosa pensa che significhi questo?

No, gli americani non lo hanno fatto. Preferiscono lasciare che gli europei facciano il lavoro sporco. È tutto parte della loro politica di distruggere l'Europa, così come le intercettazioni di Angela Merkel e lo spionaggio industriale. L'Europa è rivale dell'America, tutti lo sanno.

Che cosa è il giornalismo dal suo punto di vista? È propaganda? Alcuni sostengono che il giornalismo è morto.

Il giornalismo non è solo una professione. È un ambiente intero all'interno della società. È un ambiente in cui far circolare informazione, idee, valori, percezioni di bene e male, e non può morire. Soprattutto il giornalismo professionale. Non confondete i blogger che lavorano alle loro tastiere nel comfort delle proprie case con i giornalisti professionisti. I giornalisti professionisti operano all'interno di norme etiche accettate, tra cui non mentire mai e controllare sempre i fatti. Errori? Ci possono essere errori. Come si reagisce a tali errori è ciò che conta. Ad esempio, su Vesti Nedeli, nello spettacolo dell'8 dicembre, ho confuso l'edificio dell'amministrazione presidenziale ucraina con il palazzo del governo ucraino. Così ho erroneamente dato l'impressione che il primo atto di violenza perpetrato dai militanti, con caschi rotti e spargimenti di sangue, sia stato durante l'assalto all'amministrazione, mentre in realtà è stato durante l'assalto al palazzo del governo il 26 novembre. Ora, col senno di poi, sappiamo che questo è stato il lavoro del settore destro (Kiselëv tiene tra le mani un casco Berkut danneggiato). Nel programma immediatamente successivo, in onda il 15 dicembre, mi sono scusato volontariamente per la confusione, ho descritto correttamente il corso degli eventi e sono arrivato alla stessa conclusione che l'unità di polizia Berkut non ha cominciato la violenza. Chiunque può fare un errore. La settimana scorsa, parlando in un vertice USA-UE a Bruxelles, Barack Obama ha detto che il Kosovo è diventato una nazione indipendente dopo un referendum. In realtà, il Kosovo non ha tenuto un referendum sull'indipendenza. Non ho sentito mai Obama chiedere scusa per questo. Si tratta di come trattare con i vostri errori: o li riconosci o non li riconosci. Ecco perché le redazioni professionali e i media professionali sono più affidabili. Il loro ruolo potrà solo crescere. Dopo che tutte le ferite che la Russia ha sofferto nel XX secolo – rappresaglie, guerra, terrore, distruzione della Chiesa, il crollo del nostro paese, e l'annientamento catastrofica della nostra nazione – c'è un clima di sfiducia e di assenza di valori nel paese. Essi devono essere ripristinati. Un vuoto di valori è chiamato anomia. Per un essere umano, questa condizione è considerata pre-suicida. Stiamo vivendo in un'anomia sociale, da cui stiamo appena cominciando ad emergere. Tuttavia, ci viene detto di restare fermi.

Per usare le sue parole, l'Ucraina vive ora in un'anomia?

Sì. O in alternativa il vuoto viene riempito con qualcosa di velenoso. La missione di un giornalista è di promuovere valori sani. Questo può essere fatto anche dalla Chiesa, dalla famiglia e dall'educazione, ma anche il giornalismo professionale assume un'enorme responsabilità. Dopo tutto, una redazione professionale ha sempre un obiettivo. E i media di proprietà statale sono destinati ad avere un obiettivo costruttivo piuttosto che uno distruttivo. Ecco perché il giornalismo come professione è richiesto. Sto parlando di giornalismo normale, il tipo creativo e significativo del giornalismo in cui la società non è ridotta all'interesse per lo sport.

Posso dedurre da quello che ha detto che, per esempio, il canale televisivo Dozhd ("pioggia") è un caso di giornalismo non professionale?

E si vede. Non si pongono nemmeno realmente come giornalisti. Quale giornalismo? Di che cosa sta parlando? Non è un ospedale, ma un gioco di finzione dell'ospedale. Il loro lavoro è apertamente prevenuto e distrugge i valori. Io non sono a favore di chiudere Dozhd. Ci devono essere nicchie per persone diverse. Ognuno ha il diritto di avere una. Tuttavia, noi non siamo in perdita sul campo delle informazioni, perché l'88% delle persone ottiene ancora le proprie notizie dai canali televisivi centrali. E questi sono generalmente associati con lo stato. Prendete Izvestija, un giornale indipendente, che nella mente della gente è ancora associato con lo stato, con i valori normali sostenuti dallo stato e dalla società, e quindi è considerato più affidabile. Non stiamo perdendo. Se stessimo perdendo la guerra dell'informazione, non saremmo una nazione. Non ci sarebbe pace sociale. Degenereremmo nello stesso percorso dell'Ucraina. Non possiamo permetterci di perdere. E stiamo vincendo abbastanza bene questa competizione.

Avete già messo a punto una strategia per Rossija Segodnja? Il Cremlino ha collaborato in passato con la società americana di PR Ketchum. A suo parere, è opportuno che esperti occidentali siano incaricati di promuovere l'immagine della Russia?

Non sono sicuro che il contratto sia in corso. Supponiamo che lo sia. In primo luogo, non riesco a valutare l'efficacia del contratto, ma supponiamo che sia efficace.

Viviamo in un mondo globale, e la Russia non dovrebbe isolarsi. Non siamo a favore dell'autarchia, no? Molti giornalisti stranieri lavorano per i canali russi. Si rendono conto che il dominio della cosiddetta prospettiva anglosassone nei media è dannoso per i loro paesi. Emergeranno stati apertamente totalitari a meno che ci sia un contrappeso, come la Russia, a rappresentare un punto di vista alternativo.

Ho colleghi che hanno lavorato per la BBC per 25 anni e ora voglio venire a lavorare con noi, perché non possono più sopportare tutto il delirio, l'odio e la censura anti-russa. Ricevo chiamate da Parigi che mi dicono che ci sono liste di proscrizione di persone bandite dalla TV francese – e che erano in passato presentatori famosi e figure culturali di spicco in Francia.

Potete mandarli in onda?

Sì, naturalmente. I giornalisti occidentali spesso mi dicono che lavorano sotto vera censura. Quindi, è abbastanza normale che ci sia chi vuole lavorare in Russia, che vede come un'alternativa e una fonte di equilibrio e parità – non solo in campo nucleare, ma anche delle informazioni. Questo è il loro modo per difendere la loro libertà. La totale autosufficienza e l'isolamento non è una strategia efficace per un paese. La Russia non lo vuole. Siamo un Paese aperto. Per esempio, la Russia dice che è pronta a passare all'esenzione dal visto con l'Unione Europea da un giorno all'altro, ma l'Unione Europea non è disposta a ricambiare. Ci siamo scambiati i ruoli. In passato, il popolo sovietico aveva bisogno di visti di uscita. Era così che l'URSS si proteggeva. Ora ci rendiamo conto che viviamo nel miglior paese del mondo.

E gli altri paesi sono gelosi di noi?

Potrebbe essere proprio così. Sì, noi abbiamo questioni e problemi, non li nascondiamo. Ma il nostro paese è allineato al rialzo nonostante la recessione economica.

Avete intenzione di assumere dipendenti per la vostra agenzia in base a determinati criteri, o prenderete solo chiunque sia in grado di lavorare per voi?

Tutti coloro che non volevano lavorare con me hanno già smesso. Ho già detto che se qualcuno sta per impegnarsi in attività sovversive, questo non si addice miei piani.

Alcuni credono che l'ex redattore capo di RIA Novosti Svetlana Mironjuk abbia pagato per il suo eccessivo liberalismo.

Il problema non è Svetlana Mironjuk, ma il nostro liberalismo in generale. Poi c'è il liberalismo e c'è la sovversione. I liberali occidentali non condannano il loro paese o la loro gente. Tuttavia, posso leggere in un giornale (credo che fosse Moskovskije Novosti) il titolo "Non sapevano per cosa combattevano" a proposito dei soldati russi che hanno combattuto nella prima guerra cecena. Questo è quello che io chiamo attività sovversiva. Anche se un soldato ha detto che non sapeva per cosa combatteva, questo rivela solo il suo trauma psicologico, quello che chiamano disturbo da stress post-traumatico. Questo fa sembrare che la nostra società (e in particolare Moskovskije Novosti) lo abbia abbandonato. Invece di dare un senso alla sua vita, gli si toglie l'ultima cosa che può avere. All'articolo potrebbe essere stato dato un titolo diverso, come "Tempi duri per gli eroi", e poi si sarebbe potuto spiegare in questo articolo perché il soldato dice che non sa per cosa ha combattuto. Io non sono a favore di coprire i fatti, ma sono anche contro i coraggiosi che usano Internet per spargere sale sulle ferite, speculare e svalutare le realizzazioni reali di un soldato sul campo di battaglia. Questi soldati hanno bisogno del nostro sostegno. Il giornale avrebbe dovuto spiegare che il disturbo da stress post-traumatico è comune, che i soldati spesso hanno bisogno di aiuto psicologico e che le loro famiglie e i loro amici dovrebbero essere più attenti e pensare a cosa si può fare per loro.

Crede che Ksenija Larina non sia una liberale?

Non tollera i punti di vista di altre persone, in particolare il mio. Ho imparato ad accettare le sue opinioni e non credo che dovrebbe essere sanzionata per queste. Mentre Parkhomenko, Navalnij e simili non tollerano altri punti di vista e fanno liste di proscrizione. Che tipo di liberali sono? Sono creature assolutamente totalitari. Assolutamente. Il fatto che li tollero mi rende un liberale. Io dico di andarli a sentire, di dare un'occhiata a ciò che hanno da dire. Nessuno dovrebbe essere messo a tacere. Ma non c'è bisogno di girare tutto sottosopra, soprattutto quando un mezzo di comunicazione è finanziato dal governo.

Nel 2003, ha organizzato il festival Jazz Koktebel. Intende continuare in futuro?

Sì, ci accingiamo a tenere il 12° festival quest'anno.

Per quanto ne so, i vostri partner del festival sono dall'Ucraina. Come stanno andando le preparazioni per la festa?

Il Ministero della Cultura ha annunciato il suo sostegno al festival. La situazione con gli organizzatori da Kiev è difficile, perché la Verkhovna Rada ha introdotto un disegno di legge che rende una visita in Crimea un reato penale punibile con 3-5 anni di carcere, e se fatto previo accordo e in un gruppo di persone, la pena carceraria è ancora più lunga. Basta solo fare affari in Crimea, anche da una scrivania a Kiev, e si è soggetti a procedimento penale. C'è stata solo una prima lettura del disegno di legge. Non sono sicuro se passerà in seconda lettura, ma in tal caso i miei amici non saranno in grado di organizzare il festival a Koktebel. Ho organizzato i primi tre di loro quando vivevo a Kiev, ma poi ho fatto un passo indietro dalla gestione e ho solo mantenuto il titolo di fondatore. Questo festival è diventato il più grande festival jazz nella ex Unione Sovietica. La gente viene fino da Giappone, Canada, Ungheria e Norvegia per partecipare. Un cantante dei canti di gola tradizionali da Tuva, in Russia, è venuto una volta, perché questo tipo di canto è popolare tra i musicisti jazz. Qualcuno gli ha chiesto cosa pensa quando canta così. Ha detto che ricorda suo padre che bruciò a morte in un carro armato durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dal momento che russi e ucraini, e persone di altre etnie, combatterono il nazismo nella seconda guerra mondiale insieme, è doloroso vedere cosa sta succedendo oggi a Kiev...

Abbiamo vinto. Ne siamo orgogliosi. Le persone che si privano di questo passato eroico vivono nella negatività. Si trasformano in una nazione di perdenti. Si ricordano solo la fame e il fatto che la loro terra era una volta occupata.

Molti dicono di difendere la libertà, ma non ci si aspetta che la gente difenda prima le proprie famiglie e i propri paesi?

Naturalmente. Quando ci viene chiesto di abbandonare la famiglia accettando valori non tradizionali, ci viene essenzialmente chiesto di consentire al nostro paese di essere distrutto.

Dmitrij Kiselёv: "Hobby? Caccia a squali e razze in Crimea"

Foto dall'archivio personale di D.Kiselёv

 
Padre Gavrilo (Vučković) e il suo ministero in Internet

L'archimandrita Gavrilo (Vučković), abate del monastero ortodosso serbo di Lepavina e curatore del suo ricchissimo sito multilingue, risponde ad alcune domande di un'intervista tracciando la nascita e lo sviluppo del suo efficiente ministero missionario in rete, fin dagli inizi stessi della diffusione del Web alla fine degli anni '90. Presentiamo la traduzione italiana dell'intervista a padre Gavrilo nella sezione "Pastorale" dei documenti.

 
La Frazione nella Liturgia copta ortodossa

Nota preliminare

Questo è il primo di una serie di articoli sul rituale della Liturgia della Chiesa copta ortodossa. Nella preparazione di un resoconto del rituale della Chiesa copta ortodossa, sorge una serie di difficoltà, non ultima delle quali è la mancanza di un resoconto definitivo del cerimoniale del rito copto in lingua inglese. In effetti, si può dubitare che esistesse qualcosa come un rituale definitivo sia in arabo sia in copto. Ci sono alcune opere che cercano di prescrivere, in misura diversa, le regole liturgiche. Le più notevoli sono entrambe del XIV secolo: La lampada nelle tenebre per la spiegazione del servizio di Ibn Kabar, e Il gioiello prezioso nelle scienze ecclesiastiche di Youhanna ibn Sabaa. Non è affatto chiaro quando la Liturgia copta sia stata standardizzata; King (1947:417) suggerisce che lo sia stata durante il patriarcato di Gabriel II ibn Tarik (1131-1145). Il patriarca Gabriel V (1409-1427) ha ulteriormente regolato le pratiche liturgiche, e ha pubblicato l' Ordine rituale. I testi arabi di questi lavori sono stati pubblicati in tempi moderni, anche se, per quanto si sa, non esistono traduzioni in inglese.

Mentre in Occidente le rubriche prescrittive sono relativamente facili da ottenere, in Oriente sembra che sia stato raramente, se mai, il caso. Esistono testi liturgici rubricati del rito copto in inglese, ma le rubriche che forniscono tendono a essere estremamente vaghe oppure di autorità incerta. L'unico lavoro significativo pubblicato dalla Chiesa in inglese che cerca di descrivere il rito della Liturgia è quello dal vescovo Mettaous (1977). Queste difficoltà possono essere viste in qualsiasi tentativo di descrivere il rituale della Frazione nel rito copto ortodosso. I resoconti degli studiosi che hanno studiato il rito (in particolare, Burmeister 1948-1956, che si avvale di fonti arabe) o coloro che avevano visto o si erano fatti descrivere la liturgia (in particolare, per quanto concerne il cerimoniale associato con il pane, Drower 1956) sono utili, ma sembrano essere limitati dal loro uso di una gamma molto ristretta di fonti a cui essi (ma forse non la Chiesa copta) sembrano attribuire autorità. I resoconti della Frazione fatti da King (1947:468) e Brightman (1896:180-1) e la descrizione data da Butler (1897: vol II: 290) sono inadeguati e probabilmente imprecisi. Lady Drower (1956:181-182) fornisce una descrizione dettagliata, completa di schema, di come le era stata descritta (e probabilmente dimostrato) la Frazione copta. Bute, nel suo testo della Liturgia copta (1908:116) fornisce solo rubriche minimali per la Frazione, e anch'esse in gran parte inesatte. Una descrizione relativamente dettagliata della Frazione copta si trova in Mettaous, 1997, e le rubriche sono incluse nel Coptic Theological College (Sydney), 1994. La brevissima considerazione data da Day (1993:104) è imprecisa, e confonde la Consegna e la Commistione con la Frazione; è altrettanto imprecisa nel dichiarare (1993:103) che ci sono solo sei Preghiere della Frazione. Alcuni scrittori (tra cui Day 1993) sembrano confondere la Liturgia di San Basilio come usata dai copti cattolici (ovvero, i membri del Patriarcato copto cattolico di Alessandria) con quella utilizzato dai copti ortodossi; per una descrizione della Liturgia copti dei cattolici, si veda Liesel 1960:3-15 e Attwater 1945:72-93.

Osservare la Frazione durante le celebrazioni della Liturgia può essere utile, ma può ugualmente essere fonte di confusione. Mentre si trova coerenza in alcuni elementi del cerimoniale tra i tanti vescovi e sacerdoti le cui celebrazioni sono state osservate, si osservano anche variazioni significative. Poiché i sacerdoti copti ortodossi di solito ricevono la loro istruzione al rito dopo l'ordinazione, durante il periodo noto come i quaranta giorni, durante i quali trascorrono il tempo in un monastero, istruiti da un prete monaco anziano, ci saranno inevitabilmente delle differenze nella pratica. Ciò che un sacerdote anziano può insegnare a un novizio come pratica corretta, un altro può considerarla come inadeguata o addirittura erronea. Anche le preghiere 'segrete' (cioè, non udibili) della Liturgia sono state messe in forma scritta solo in tempi relativamente recenti, e certamente rimane un senso in cui i 'misteri' noti ai sacerdoti non dovrebbero essere facilmente accessibili agli altri. Tuttavia, come nota Burmeister, le rubriche "sono della massima importanza per la corretta comprensione del compimento della Liturgia e degli atti manuali degli officianti." (Gennaio-marzo 1949:3) La sua serie di articoli nell'Eastern Churches Quarterly (1948-1956) ha pubblicato molte delle rubriche dall'arabo in inglese per la prima volta.

La questione, naturalmente, è di sapere se ci sia mai stata (o avrebbe mai potuto esserci) una singola, 'ufficialmente corretta' forma della Liturgia. Mentre può essere possibile ipotizzare un unico testo approvato, essenzialmente nell'età della stampa, è difficile accettare l'esistenza di un unico rituale approvato, soprattutto in assenza del tipo di regolamenti cerimoniali dettagliati (e pubblicati) come si trovano in Occidente. La stessa struttura e il testo della Liturgia sono noti per essersi sviluppati e per essere cambiati nel corso dei secoli, a prescindere da quanto possano pensare riguardo a un'unica, immutata e immutabile pratica, dall'inizio al presente, le persone che si possono definire "fondamentalisti ortodossi".

Non vi è una traduzione inglese definitiva, e nemmeno, si deve notare, soddisfacente, della Liturgia copta. Ci sono versioni che nelle traduzioni in inglese distorcono l'originale copto, e ci sono versioni in un inglese praticamente analfabeta. La maggior parte delle traduzioni in inglese è basata sul testo arabo, piuttosto che su quello copto. Finora nessuna versione è stata prodotta in cui la precisione del significato del copto (al contrario di una traduzione letterale parola per parola, o una traduzione araba) sia stata combinata con un adeguato stile liturgico (e quindi, almeno in minima parte poetico) inglese. La più vicina a uno stile liturgico inglese tradizionale è la traduzione di Bute (1908, 1973), anche se questa omette molto materiale (in particolare le preghiere "segrete"), e può essere inappropriata per l'uso contemporaneo. Le traduzioni esistenti contengono per la maggior parte passaggi che in inglese o non significano ciò che significa il testo copto o non hanno un significato intelligibile. Questi problemi sono notevolmente aggravati quando un testo inglese povero è cantato con toni destinati al testo copto; il risultato può essere non identificabile come un testo in lingua inglese.

La descrizione cerimoniale e il testo liturgico contenuti in questo articolo, quindi, difficilmente possono vantare autorità finale. Si basano sull'istruzione rituale dell'autore stesso durante i quaranta giorni, impreziosita dal vantaggio inestimabile di essere stato istruito per diversi anni dallo stesso prete monaco anziano e di essere stato in grado di sottoporgli domande. Le istruzioni ricevute sono state registrate in note e diagrammi dettagliati, e sono state attentamente confrontate con testi della Liturgia pubblicati dalla Chiesa e con studi accademici. Le rubriche qui descritte non hanno, e non si può pretendere per loro, alcuno status ufficiale, anche se sono, nei limiti della conoscenza dell'autore, accurate. Dal momento che questo saggio è stato scritto per un pubblico di lingua inglese, sono stati generalmente utilizzati termini liturgici inglesi, tradizionali e comuni. Dove sono inclusi a titolo di riferimento termini greci, copti o arabi, questi sono stati traslitterati. Si può osservare che vi sono alcuni termini liturgici che possiedono un nome copto differente; per la maggior parte, sono stati impiegati termini greci, anche se con accentuazione particolarmente copta.

La Frazione

La Frazione è la rottura cerimoniale del pane eucaristico, e deriva dalle azioni del Signore stesso all'ultima cena (Matteo XXVI:26). Era un elemento sufficientemente significativo dell'Eucaristia per fare dell'espressione 'Frazione del pane' (latino: Fractio panis) un titolo per la stessa Eucaristia (Atti II:42) (Cf. Warren 1897: 109). Come nota Ball (1912:360), la Frazione può essere di tre tipi: imitativa, mistica o utilitaria, o combinazioni di questi tre. La Frazione imitativa segue le parole del Signore, con il pane che viene spezzato alle parole: 'lo spezzò'. La Liturgia copta comprende un elemento della Frazione imitativa in quanto il sacerdote, dicendo le parole 'lo spezzò', rompe parzialmente l'oblazione. La Frazione mistica, "che si trova in quasi tutte, se non in tutte, le liturgie di antica origine, avviene dopo consacrazione in un punto variabile nel servizio; è spesso accompagnata da parole e cerimonie di portata molto mistica, che includono la commistione di una porzione del pane spezzato e consacrato con il vino consacrato nel calice" (Ball 1912: 360). Nella liturgia copta la Frazione, così correttamente chiamata, è essenzialmente mistica. La Frazione utilitaria è semplicemente la suddivisione del corpo in porzioni per la comunione, ed è la forma di Frazione citata dai primi scrittori. La Liturgia copta include una frazione utilitaria in quanto il corpo è spezzato – anche se senza alcuna rubrica specifica o parole di accompagnamento – immediatamente prima che la comunione sia distribuito al clero e ai laici.

Nella Chiesa cattolica romana e alcune Chiese anglicane e luterane, la Frazione utilitaria non è necessaria, dal momento che la comunione è data sotto forma di «pani» separati e individuali (cioè, le ostie). Nelle Chiese ortodosse, il pane ha sempre la forma di un unico pane, e deve quindi essere suddiviso (come nella Liturgia copta) ai fini della comunione. "In origine la frazione era del tutto utilitaria e così Agostino si riferisce al pane suddiviso in 'piccoli frammenti per la distribuzione' (Ep. 149,16). Ben presto il gesto attirò un'interpretazione simbolica, di cui Paolo aprì la strada con la sua tesi per l'unità sulla base del fatto che i comunicandi hanno tutti mangiato i frammenti spezzati da un singolo pane (I Cor 10,17). Così divenne un segno della riunione dei figli di Dio (cfr Didachè 9.4) ". [Davies 1986:246]. Tuttavia, fin dal secondo secolo il simbolismo tendeva ad essere quello della rottura del corpo di Cristo nella Passione. Eutichio, patriarca di Costantinopoli (552-582AD), dichiarava che la frazione rappresentava il momento supremo della morte del Signore (Eutichio, De Paschata et SS. Euch, Pat. Graec., T LXXXVI, vol. 2396A). Nei primi testi liturgici, il riferimento alla frazione è minimo, e vi è di solito solo una nota passeggera del fatto che si è verificata. Per esempio, la Didachè (probabilmente scritta tra il 102 e il 180 d.C.) comprende una preghiera 'per il pane spezzato', ma non ci sono rubriche per la rottura. (Testo in Sparks, 1978:314) Giustino Martire (c.100-165 d.C.), che descrive l'Eucaristia nella sua prima Apologia, dice solo che, dopo le preghiere ei  ringraziamenti, "vi è una distribuzione a ciascuno, e la partecipazione a ciò su cui si è reso grazie, e per coloro che sono assenti una parte viene portata dai diaconi" (Testo in Roberts e Donaldson 1987:186). Nel libro di preghiere attribuito al vescovo Serapione (probabilmente 350-356 d.C.), ​​le rubriche dicono solo: "Dopo la preghiera [del Signore?] (viene) la frazione, e nella frazione una preghiera" (citato in Wordsworth 1923:65). Nei suoi insegnamenti sul rito dell'Eucaristia, san Cirillo di Gerusalemme (c 315-386 d.C.), per esempio, non fa menzione della Frazione, anche se da istruzioni dettagliate su come il comunicante deve ricevere il corpo (presumibilmente spezzato) e il sangue. (Testo in Schaff e Wace 1983:156) Nella chiesa primitiva, sembra che i diaconi spezzassero spesso il pane (cfr Dix 1978:131) prima della sua distribuzione per mano del vescovo o del prete.

Nell'antica Liturgia di San Giacomo, "un rito apostolico d'indubbia antichità" (Abba Seraphim: 1996:193) la rubrica per la Frazione è specifica e molto semplice: il sacerdote spezza il pane e tiene la metà nella mano destra, e l'altra metà con la sinistra, e immerge quella nella mano destra nel calice, dicendo: L'unione del corpo tutto santo e del prezioso sangue del nostro Signore e Dio e Salvatore, Gesù Cristo. Poi fa il segno della croce su quella nella mano sinistra;: poi comincia immediatamente a dividere l'altra metà che è stata segnata. (Testo in Roberts e Donaldson 1985:548; cf. Neale e Littledale 1859:58-9). La Liturgia di San Giacomo "sembra essere stato il risultato di una fusione del vecchio rito di Gerusalemme con l'anafora di san Basilio nella sua prima forma "(Jasper e Cuming 1999:88) ed è stata ampiamente utilizzata in Gerusalemme fino al XII secolo.

Nella tradizione liturgica occidentale in generale, la Frazione è abbastanza semplice. Nel rito romano, l'ostia (cioè, il corpo in una forma piatta senza lievito) è rotta a metà, e un frammento viene spezzato da una metà e messo nel calice alla commistione. In realtà, vi è qualche prova che le disposizioni complesse e simboliche delle particole del corpo fossero viste con sospetto dalle autorità occidentali. Per esempio, papa Pelagio I, vescovo di Roma, in una lettera dell'anno 558, "condannava la pratica superstiziosa di disporre le particole in forma di una figura umana" (King 1959:178), e il Concilio di Tours (567 d.C.) aveva legiferato sulla questione, dichiarando non in imaginario ordine sed sub crucis titulo (ibid). Tuttavia, nel rito (occidentale) gallicano (in uso in Gallia prima dell'adozione del rito romano sotto Carlo Magno nel secondo quarto dell'VIII secolo), la frazione era, secondo Duschesne (1923: 219) "una questione complicata". King commenta: "La complicata cerimonia connessa con la frazione, come la troviamo in alcune delle liturgie orientali, occupava un posto importante nel rito gallicano" (King 1959:177). I frammenti del corpo erano disposti sulla patena a rappresentare il volto umano, finché il Concilio di Tours (567 d.C.) decretò che dovevano invece essere disposti a forma di croce.

Nel rito mozarabico (in uso nella penisola iberica fino all'XI secolo, e che molti studiosi ritengono derivi dal rito gallicano), la Frazione è estremamente elaborata, con l'ostia spezzata in nove frammenti disposti in forma di croce, ogni frammento con una particolare simbologia in relazione a un mistero nella vita del Signore. (Shepherd 1961:44) Le rubriche del Messale di Stowe, che probabilmente descrive la liturgia utilizzata in Irlanda nel IX secolo, prescrive che la Frazione dovrebbe avvenire in sette forme diverse, a seconda delle feste della Chiesa, ma il corpo spezzato era sempre disposto in forma di croce. Alle Messe ordinarie c'erano cinque frammenti, nelle feste degli apostoli undici, e durante le feste della Natività, di Pasqua e di Pentecoste sessantacinque. "A ciascuno dei numeri era dato un significato mistico. A Natale e Pasqua, c'era una complicata disposizione delle particole sulla patena, che formavano una sorta di croce a ruota, come la si vede nell'arte celtica. Le particole erano assegnate a diverse classi di persone" (King 1959:269). Tradizionalmente, nei riti occidentali con frazioni complesse, si cantavano antifone speciali, responsori o inni durante la Frazione, variandoli a seconda della stagione, e concludendoli con la Preghiera del Signore.

Nel rito ambrosiano (utilizzato in provincia di Milano intorno al IV secolo), l'antifona della Frazione era chiamata il Confractorium (cioè, il canto alla Frazione) (Duchesne 1923:219-221; Shepherd 1961:34). In questi canti, può essere visto un parallelo con le preghiere della  Frazione della Liturgia copta. Nelle Chiese ortodosse, e in particolare quelle orientali, la Frazione è molto complessa e assume un complicato significato simbolico. Uno studio importante, anche se in alcuni luoghi impreciso, di una parte di questa complessa simbologia si trova nello studio classico di Lady Drower, Water into Wine (Drower, 1956).

Il rito siriaco comprende la frazione del corpo e la disposizione dei frammenti in forme variamente descritte come 'la pecora' (a Pasqua), 'il giovane' (dalla Pasqua fino alla festa della Croce) e 'La Croce' (dalla Festa della Croce fino alla festa della Natività). (Drower 1956:144-146) Nel rito etiopico, il sigillo è relativamente semplice, costituito da una serie di piccole croci nella forma di una croce grande. Durante la Frazione, il sacerdote rimuove le varie piccole croci sollevandole dalla parte sottostante della crosta del corpo (che rimane intero per tutto il rito), e cambiando le loro posizioni nel corpo. (Drower 1956:191-194)

I protestanti, revisionando o costruendo liturgie, tendevano ad eliminare quelle che vedevano come pratiche inutilmente rituali o superstiziose, e la Frazione nei loro testi tendeva ad essere del tutto utilitaria, anche se in alcuni casi, era inclusa una frazione imitativa. Le liturgie anglicane prima del Prayer Book del 1662 non contenevano alcuna direttiva di spezzare il pane durante le parole dell'istituzione (Ball 1912:360), anche se il primo Prayer Book di Edoardo VI (1549) prescrive che ogni ostia, prima della comunione, "sia divisa in almeno due pezzi, o più, a discrezione del ministro, e così distribuita", anche se non si forniva alcuna rubrica più specifica o preghiera di accompagnamento. (Cf Cuming 1969:82). Alcuni testi, tuttavia, prescrivono una Frazione imitativa: il Book of Common Prayer del 1662 (testo in Wigan 1964:35) e lo Scottish Communion Office del 1764 (testo in Grisbrooke 1958:343), per esempio, indicano di spezzare il pane quando il celebrante dice le parole 'lo spezzò', ma non ci sono rubriche che indichino come il pane deve essere rotto. Tuttavia, alcune liturgie protestanti, evidentemente influenzate dalle tradizioni ortodosse, comprendono una frazione cerimoniale. Per esempio, la Bombay Liturgy (pubblicata nel 1920), autorizzata per l'uso nella Chiesa anglicana nella diocesi di Bombay, comprende una preghiera specifica e rubriche per la frazione (che si combina con la commistione) (Wigan 1964:107). Le tradizioni protestanti sono divise tra coloro che utilizzano un singolo pane (che di solito è spezzato solo a fini di distribuzione), quelli che utilizzano un pane che è stato rotto in frammenti prima della liturgia e quelli che utilizzano ostie (cioè, più "pani" azzimi), che non richiedono la rottura per la distribuzione.

La Frazione nella tradizione copta

La Chiesa copta ortodossa utilizza oggi quello che alcuni studiosi hanno definito 'l'ordine comune copto' (Jasper e Cuming 1990:67), con una scelta di tre anafore: san Cirillo, san Gregorio e san Basilio, che è il più comunemente usato. La Liturgia di san Basilio viene utilizzata tutto l'anno, tranne che nelle feste della Natività, Epifania, Risurrezione e Pentecoste, quando si celebra la Liturgia di san Gregorio. Per un testo contemporaneo di San Gregorio, consultare copta Theological College (Sydney) del 1994, e il servizio del diacono e Inni, 1993. La Liturgia di San Marco, una liturgia greco anticamente usato ad Alessandria, è conosciuta essenzialmente da frammenti del suo anafora; una recension del anafora è ora conosciuta in rito copto, come la Liturgia di San Cirillo. (Cf Cody 1991: 1539-1540) La Liturgia di san Cirillo non può più essere celebrata nella sua interezza, essendo state perse le melodie della Liturgia. Per un testo contemporaneo di san Cirillo, consultare Coptic Theological College (Sydney) del 1994, e The Service of the Deacon and Hymns, 1993. L'anafora copta di San Basilio è stata originariamente scritta in greco, ma l'originale è diverso dal testo copto in solo poche frasi; di solito è databile alla fine del III secolo. C'è anche una versione bizantina di san Basilio (che è lunga quasi il doppio dell'originale), e questa era la liturgia principale di Costantinopoli fino a quando fu soppiantata dalla Liturgia di san Giovanni Crisostomo. San Basilio è usata nella Chiesa ortodossa nelle prime cinque domeniche di Quaresima, al Giovedi Santo, alle vigilie di Pasqua, Natività ed Epifania, e alla festa di San Basilio (Per il testo, vedere Hapgood 1975: 67-126 e Vaporis 1988). Non contiene nulla di simile alla Frazione copta, e segue la prassi bizantina di dividere sostanzialmente il pane nel Rito della Protesi. La Frazione (intesa letteralmente) nel rito copto ortodosso avviene in diverse fasi: durante le parole dell'istituzione, durante la Frazione vera e propria, prima della segnatura del corpo con il sangue e subito prima (o durante) la comunione. Tuttavia, il termine 'Frazione' è più specificamente (e correttamente) interpretato come un riferimento alla divisione cerimoniale del Corpo durante la Frazione vera e propria. Il rituale della Frazione è essenzialmente lo stesso in ciascuna delle tre liturgie eucaristiche in uso nella Chiesa copta: san Basilio, san Gregorio e san Cirillo, anche se l'utilizzo di queste ultime due Liturgie (distinto dall'importazione di sezioni di entrambe le liturgie nella Liturgia di san Basilio) è estremamente raro. Pochi sacerdoti sono addestrati in qualsiasi rito che non sia quello di san Basilio.

Il pane eucaristico

Il pane eucaristico (in arabo qurbanah, in copto hamal) nella tradizione copta ortodossa è una pagnotta tonda, lievitata, di dimensioni diverse a seconda del numero presunto di comunicandi, ma di solito di circa 12-20 centimetri di diametro e da circa 2,5 a circa 5 centimetri di spessore. Nel centro della pagnotta viene impresso, prima della cottura, un sigillo che porta le parole "Santo, Santo, Santo, Signore Dio onnipotente' in lettere greche lungo la circonferenza. All'interno del cerchio è una croce di solito composta da dodici piccoli quadrati, ognuno dei quali è segnato con una piccola croce posta in diagonale. Tuttavia, nella pratica antica (e ancora oggi nelle chiese copte più tradizionali), le croci sono poste in posizione verticale, e non in diagonale, e richiedono una maggiore sofisticazione di artigianato nella scultura del sigillo del pane. I quattro quadrati centrali, che costituiscono quello che potrebbe essere descritto come una piccola croce in un quadrato, sono conosciuti come despotikon ('pane del Signore') (in greco), asbadikon (in copto), isbadiquin (in arabo) o (più comunemente) spadikon in inglese. All'interno del sigillo, si fanno cinque fori prima della cottura: uno per ciascuno dei quattro angoli del quadrato centrale, e uno al centro del lato destro del quadrato. Questi cinque fori rappresentano le "cinque piaghe" che la tradizione copta identifica con quelle inflitte al Signore durante la crocifissione. (Basilios 1991 [a]:1062): le tre ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi, la corona di spine e la flagellazione.

Durante la Liturgia, il pane è posto sulla patena (in copto diskos, in arabo siniyah), con un velo circolare (in copto mappa, in arabo lifafah) al di sotto di esso. La patena sta di fronte all'arca (in copto thiokeli, in arabo tabut, kursi l-kas), in cui sta il calice (in copto aphot, in arabo kas), xon un piccolo velo che copre la cima dell'arca. Da quasi dall'inizio della liturgia solo immediatamente prima delle parole dell'istituzione, il pane è coperto dalla stella (o asterisco, in copto kubbah, in arabo qubbah), su cui sono posti due veli o panni (in copto shento, in arabo lififah). Ciascun velo è piegato a metà nella forma di un triangolo; un velo, piegato con la superficie superiore (solitamente ricamata o decorata) all'interno, è posto sul retro della stella, con la punta verso est. Il secondo velo, piegato con la superficie superiore (di solito ricamata o decorata) verso l'esterno, è posto di fronte alla Stella, con la punta verso ovest. Dalla conclusione della preghiera di oblazione ("Maestro, Signore Gesù Cristo, eterno condivisore...") e dell'assoluzione del Figlio ("O Maestro, Signore Gesù Cristo, Figlio unigenito ..."), la patena e il calice (nell'arca) sono coperti dal grande velo (in copto prosfarin, in arabo ibrusfarin).

Alla conclusione della preghiera della riconciliazione ("O Dio, grande ed eterno, che hai creato l'uomo ...."), il sacerdote, assistito dal resto del clero, rimuove il prosfarin. Toglie i veli dalla stella, e copre ogni mano con un velo, tenendole coperte per tutta l'Anafora fino a immediatamente prima dell'inizio delle parole dell'istituzione ("Ha istituito questo grande mistero..."). Immediatamente prima delle parole: "Egli prese il pane...", il sacerdote rimuove la stella che copre il pane, la piega e la pone contro il lato destro dell'arca. Il pacerdote alza il pane con la mano sinistra, prende il velo al di sotto di esso con la mano destra e pulisce a fondo la patena con quel velo (per rimuovere l'umidità che potrebbe essere stata causata dalla condensazione del pane ancora caldo), e, baciando il velo, colloca anche questo sul lato destro dell'arca.

La Frazione durante le parole dell'istituzione

Durante le parole dell'istituzione (note anche come la preghiera del segno della Croce sui doni), il sacerdote prende l'oblazione e la divide leggermente in due sezioni di un terzo e due terzi, senza peraltro separarle. Utilizzando i pollici, e facendo attenzione a non toccare lo spadikon (la parte centrale), tiene la sezione grande un terzo nella mano destra, e la sezione grande due terzi nella mano sinistra, dicendo: "lo spezzò; lo diede ai suoi santi discepoli e puri apostoli dicendo: 'Prendete, mangiatene tutti, questo è il mio corpo'." A questo punto il celebrante rompe un leggermente la parte superiore dell'oblazione con la punta delle dita, e lo colloca sulla patena, rimettendo accuratamente sulla patena le eventuali particelle rimaste sulle dita, e continua citando le parole di Cristo", che è spezzato per voi e per molti, ed è dato per la remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me' [Basilios 1991:1121]. Il rituale è il seguente:

1. Durante la prima parte delle parole dell'istituzione ("prese il pane nelle sue mani pure, immacolate, incorrotte, benedette e vivificanti..."), il sacerdote tiene il pane nella mano sinistra, e con il pollice della mano destra, incide il pane lungo una linea dal foro in alto a destra dello spadikon fino alla parte superiore dell'oblazione, e poi dall'angolo in alto a destra dello spadikon (sotto il foro) fino alla parte inferiore dell'Oblazione, lungo una linea immediatamente a destra dello spadikon, e facendo attenzione a non rompere la pagnotta. Si deve notare che ogniqualvolta viene fatto riferimento all'incisione del pane, questo si riferisce a una pressione con il lato del pollice o dell'indice, e mai a un taglio con l'unghia del pollice o di un altro dito.

2. Il sacerdote, con il pollice della mano destra, incide quindi il pane intorno al quadrato immediatamente sopra lo spadikon, facendo attenzione a non romperlo.

3. Il sacerdote, con il pollice della mano destra, incide quindi il pane intorno al quadrato immediatamente sotto lo spadikon, facendo attenzione a non romperlo.

4. Durante le parole, "lo spezzò...", il sacerdote, tenendo la parte sinistra (più grande) dell'oblazione nella mano sinistra, e la parte destra (più piccola) dell'oblazione nella mano destra, apre (o piega leggermente all'indietro) l'oblazione lungo la linea incisa dall'alto verso il basso alla destra dello spadikon, facendo attenzione a non romperlo.

5. Subito dopo le parole "...lo spezzò...", il sacerdote, con ancora in mano i due lati del pane leggermente piegati all'indietro e aperti, soffia leggermente nell'apertura entro il pane; poi 'chiude' il pane.

6. Alle parole "...lo diede ai suoi santi discepoli...", il sacerdote usa il pollice e l'indice della mano destra per rompere la superficie (cioè, sotto la crosta della superficie, ma non attraverso la crosta inferiore) del riquadro inciso immediatamente sopra lo spadikon, facendo attenzione a non separarlo dalla pagnotta.

7. Alle parole "...Prendete, mangiatene tutti....", il sacerdote usa il pollice e l'indice della mano destra per rompere la superficie (cioè, sotto la crosta superficiale, ma non attraverso la crosta inferiore) del riquadro inciso immediatamente sotto lo spadikon, facendo attenzione a non sperararlo dalla pagnotta.

8. Il sacerdote sostituisce il pane sulla patena, e si terge le mani con cura sopra la patena per rimuovere le eventuali particelle di pane che potrebbero esservi rimaste.

L'introduzione alla Frazione

La seconda fase della Frazione – quella che è conosciuta correttamente e liturgicamente come Frazione – ha luogo dopo le litanie e le commemorazioni che seguono la preghiera dell'epiclesi (invocazione dello Spirito Santo). A conclusione dell'epiclesi ("E ti chiediamo, Signore nostro Dio ... "), il sacerdote riprende i veli che prima coprivano le mani e che aveva posti sull'altare, e di nuovo copre ogni mano con un velo durante le litanie e le commemorazioni ("rendici tutti degni, o nostro Maestro..."). L'introduzione alla Frazione inizia con la preghiera, "Inoltre rendiamo grazie all'Onnipotente ...". A conclusione di questa preghiera, il sacerdote bacia l'altare e pone i veli con cui le sue mani sono state coperte sull'altare, e non si vela più le mani.

La prima consegna

1. Il sacerdote pone il corpo sul palmo della mano sinistra, e lo terge tutto delicatamente con la mano destra per rimuovere eventuali particole in eccesso.

2. Il sacerdote solleva il corpo al livello del calice con la mano sinistra, tenendo il corpo di fronte e leggermente a sinistra del calice.

3. Il sacerdote pone l'indice della mano destra sul corpo sul lato destro dello spadikon dove il corpo è stato spezzato e dice: "Il corpo santo".

4. Il sacerdote alza la mano destra leggermente sopra il calice, e immerge la punta del dito indice della mano destra nel sangue, facendo il segno della croce nel sangue, e dicendo: "L'onorato (o prezioso) sangue."

5. Il sacerdote toglie il dito dal calice, assicurandosi che le eventuali gocce del sangue ricadano prima nel calice, e pone il dito sullo spadikon.

6. Il sacerdote abbassa il corpo ed entrambe le mani immediatamente sopra la patena, e, dicendo le parole: "che appartengono al suo Cristo, l'Onnipotente, il nostro Dio", muove l'indice destro verso l'alto sulla superficie del corpo, dallo spadikon in linea retta, sopra la parte superiore e lungo il retro, poi sotto il fondo e fino allo spadikon in un unico movimento, completando così un circuito del pane.

7. Il Sacerdote, senza togliere il dito dal corpo, sposta quindi il suo indice destro di traverso sulla superficie del corpo dallo spadikon a sinistra, intorno al retro del corpo e poi di fronte al lato destro verso lo spadikon, completando così un circuito del pane. Il sacerdote ha così formato il segno della Croce circondando il corpo due volte.

8. Il sacerdote poi mette il corpo sulla patena, e asciuga il suo dito dentro la parte rotta del Corpo accanto allo spadikon, e si terge di nuovo le mani per rimuovere eventuali particelle del corpo.

Successivamente il sacerdote, senza girarsi o fare il segno della croce, dice al popolo: "La pace sia con tutti voi." Va notato che dopo l'epiclesi, il sacerdote non può fare il segno della croce sul popolo, né guardare verso occidente (cioè, non può voltare le spalle al corpo e al sangue). Né può fare il segno della croce in benedizione sul corpo o sul sangue. Per questo motivo, durante le parole dell'epiclesi, i tre segni della croce fatti sul corpo e sul sangue devono essere effettuati prima delle parole "... il suo santo corpo" (nel caso del corpo) o "... il suo onorato sangue del nuovo testamento", nel caso del sangue. Dopo che i fedeli rispondono alla "pace", il sacerdote inizia la preghiera della Frazione.

La Frazione

La Frazione liturgica, che è una parte minore nella maggior parte delle liturgie occidentali, possiede un grande significato simbolico nella maggior parte delle liturgie orientali. Lady Drower (1956), per esempio, descrive i complessi rituali della Frazione nelle tradizioni dei siri (pp. 139-147), degli etiopi (pp. 192-4) e dei copti (pp. 181-183), includendo diagrammi e fotografie per illustrare la suddivisione del corpo. Nelle Chiese ortodosse (bizantine), si potrebbe dire che la frazione simbolica si verifica all'inizio della Liturgia, nel rito della Protesi, piuttosto che dopo la consacrazione. Anche se vi è chiaramente un rito della Protesi nella liturgia copta, non comporta alcuna divisione o frazione del pane. Infatti, dal momento che il pane deve essere per quanto possibile esente da difetti o da guasti, un pane che è stato tagliato o rotto in qualsiasi modo non sarebbe accettabile.

Nella liturgia ortodossa, il pane (prosfora) è tagliato con un coltello (o lancia) cerimoniale, e varie parti del pane sono poste sulla patena in una disposizione simbolica. Per una descrizione della suddivisione del pane durante la protesi del rito bizantino, vedi Hapgood, 1975:71-74. Nelle tradizioni ortodosse orientali (con l'eccezione della Chiesa armena), il pane, che è diventato il corpo, è diviso dopo l'epiclesi e disposto simbolicamente sulla patena. Nella tradizione copta, il sacerdote, dopo aver iniziato la preghiera della Frazione (sia essa la preghiera della festa o la preghiera da lui scelta), divide l'oblazione secondo le seguenti indicazioni:

1. Tenendo il corpo nella mano sinistra, il Prete separa il segmento destro (cioè il terzo più piccolo) segmento da quello sinistro (cioè il più grande o i due terzi) piegando i due segmenti a parte, e separandoli delicatamente.

2. Il sacerdote pone il segmento più piccolo sulla parte superiore del più grande in modo che i due segmenti formino una croce, tenendo il segmento più piccolo tra il pollice e l'indice della mano sinistra (cioè, in modo che non appoggi direttamente sul segmento grande ); il lato dritto di questo segmento è orizzontale e ad est.

3. Il sacerdote rimuove, con la mano destra, la piccola porzione nella parte superiore del segmento più grande, e la pone nel centro della parte superiore della patena; questa porzione è nota come il 'capo'.

4. Il sacerdote rimuove, con la mano destra, la piccola porzione nella parte inferiore del segmento più grande, e posti questo al centro del fondo della patena; questa porzione è nota come gli 'arti'.

5. Il sacerdote rimuove, con la mano destra, il quadrato del segmento più piccolo, che è alla sua destra mentre guarda il corpo, e lo colloca sulla patena a destra.

6. Il sacerdote inserisce il resto del segmento più piccolo sulla patena verso sinistra. Ci sono quindi quattro porzioni del corpo sulla patena sotto forma di una croce.

7. Il sacerdote, tenendo il più grande segmento verticale (e con il bordo dritto alla sua destra) nella mano sinistra, prende la sezione centrale (che contiene lo spadikon) con la mano destra e la separa dal resto piegandola verso il basso e separandola delicatamente, e la colloca perpendicolarmente al centro della patena.

8. Il sacerdote, tenendo il resto del segmento più grande nella mano sinistra, lo incide in quattro segmenti, ciascuno contenente una croce, facendo attenzione a non separare nessuno dei segmenti.

9. Il sacerdote, tenendo il segmento ora inciso nella mano sinistra, prende la sezione piccola sulla sinistra della patena con la mano destra, e la sostituisce con il segmento inciso.

10. Prendendo la sezione piccola nella mano sinistra, il sacerdote la incide in tre segmenti, ciascuno contenente una croce, facendo attenzione a non separare nessun segmento.

11. Il sacerdote colloca quindi il piccolo segmento inciso sul lato destro della patena immediatamente sotto il segmento che è stato separato in precedenza nella frazione, e spostando entrambi i segmenti in modo che ora appaiano come erano prima della divisione. Così la parte a destra della patena è ora suddivisa in quattro segmenti come la parte sul lato sinistro.

12. Il sacerdote prende la porzione centrale (contenente lo spadikon) e lo tiene nella mano sinistra, con il pollice e l'indice sopra la porzione (al di sopra e al di sotto dello spadikon), e le altre dita al di sotto, sostenendola.

13. Il sacerdote utilizza il pollice e l'indice della mano destra per staccare lo spadikon più completamente possibile, ma senza rompere la porzione centrale; pertanto, lo spadikon è separato da sotto la crosta al di sopra del pane, ma non completamente attraverso alla crosta sul fondo in modo che il segmento centrale rimanga intero.

14. Il sacerdote solleva lo spadikon alle labbra, e lo bacia leggermente.

15. Il sacerdote sostituisce lo spadikon separato all'interno della porzione centrale, e sostituisce la porzione al centro della patena e si pulisce accuratamente le mani per assicurarsi che non vi aderiscano frammenti del corpo.

16. Il sacerdote poi muove insieme delicatamente tutte le parti separate del corpo, in modo che il corpo appaia intatto, come se la Frazione non fosse mai avvenuta. Come dichiara una fonte delle rubriche tradizionali: 'E se il sacerdote è abile e ben addestrato dagli anziani, deve rompere il pane eucaristico (qurbanah) regolarmente fino a quando non sarà rotto eppure rimarrà integro, ed egli lo alzerà con le mani, spezzato ma integro, e anche questo è un bene' [citato in Burmeister, gennaio-marzo 1949:25]

17. Prendendo il corpo ricostruito con entrambe le mani, tenendo il dito indice e il pollice della mano sinistra intorno alla metà sinistra della circonferenza del corpo e quelli della mano destra intorno alla metà destra, il sacerdote solleva leggermente il corpo dalla patena per due volte (o, in qualche pratica, per tre volte), abbassandolo, ma non riponendolo completamente sulla patena o staccando le mani da esso.

18. Il sacerdote ripone poi il corpo sulla patena, e si terge le mani insieme per assicurare che non vi rimanga sopra neanche la più piccola delle particelle.

Alla conclusione della Frazione (e della preghiera della Frazione), il sacerdote guida il popolo nella preghiera del Signore.

Esiste una versione alternativa di questo rituale piuttosto complesso della Frazione, che il vescovo Mettaous (1997:149) descrive come 'la Frazione diretta e breve' (in contrasto con ciò che egli descrive come 'la Frazione comprensiva'), e che, come osserva, "Non è comunemente usato." Esso comporta praticamente la stessa procedura descritta in precedenza, ma senza la separazione effettiva delle porzioni del corpo. Essenzialmente, si fa incidendo il corpo con il pollice della mano destra in modo che tutte le divisioni siano tracciate, ma non rimosse dal tutto. L'eccezione è lo spadikon, che viene rimosso come precedentemente descritto, e poi sostituito nel centro del corpo. Questa 'Frazione diretta e breve' non è né una pratica tradizionale né ampiamente accettata, ma è nota per essere occasionalmente utilizzata per convenienza, o per mancanza di conoscenza della Frazione tradizionale più complessa. Il corpo viene quindi suddiviso in tredici parti, facendo riferimento al Signore e ai suoi dodici discepoli. (Malaty 1992: 47)

Le preghiere della Frazione

Un certo numero di Liturgie antiche contiene canti della Frazione, come, per esempio, il rito ambrosiano con l'antifona della Frazione chiamata il Confractorium (cioè, il canto alla Frazione), precedentemente menzionata. Anche la liturgia mozarabica include una serie di antifone della frazione. (Sheerin 1986:379) Nella liturgia romana, probabilmente a partire dai tempi del papa siriano Sergio I (687-701), l'Agnus Dei ("Agnello di Dio ...") è diventato a poco a poco il canto universale durante la frazione; questo ha paralleli con la Liturgia di san Giovanni Crisostomo, in alcune versioni della quale il sacerdote recita "Ecco l'agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo..." alla commistione. (Ibid.) Le Liturgie copte comprendono una serie di preghiere della Frazione: Abdel-Massih, per esempio, ne comprende dieci (1982:199-223). The Three Anaphora di 'Abd al-Masih Mikhayll e Ghabryal' Abd al-Masih, pubblicata al Cairo nel 1932, ne contiene diciotto. Mentre alcune preghiere della Frazione sono specifiche, e devono essere utilizzate in occasione di festività importanti, altre sono scelte a discrezione del sacerdote, e ciascuna delle tre liturgie di uso comune nella Chiesa copta ha la propria preghiera della Frazione.

Le preghiere della Frazione variano in lunghezza e in tema. Ovviamente, quelle previste per le feste specifiche si riferiscono a quegli eventi. Una preghiera della Frazione, appropriatamente chiamata 'la Frazione corta', è molto breve; un'altra, 'una Frazione per le feste di Nostro Signore', è lunga. La maggior parte dei testi in lingua inglese della Liturgia copta includono le seguenti preghiere della Frazione: la Frazione corta, una Frazione per il digiuno e la festa della Natività, una Frazione per la Teofania, una Frazione per le feste di san Giovanni Battista, una frazione per il Santo e Grande Digiuno (Quaresima), una Frazione per la Domenica delle Palme, una Frazione per il Giovedì dell'Alleanza, una Frazione per il Gioioso Sabato, una Frazione per la Risurrezione (con un'aggiunta per il periodo dall'Ascensione a Pentecoste), una Frazione per il Digiuno degli Apostoli, una Frazione per le feste della Vergine e degli Angeli, una Frazione per feste di Nostro Signore, una Frazione per il Figlio, in qualsiasi momento (che si trova in diverse versioni), una Frazione per il Padre (che si trova in diverse versioni), la Frazione siriana, e una Frazione di san Cirillo.

La seconda consegna

La consegna (in copto rasam) è momento in cui il corpo è segnato con il sangue; si trova come parte del rito eucaristico nelle Chiese copta, etiopica e sira. Nel rito etiope, alla consegna (ataba) il sacerdote prende anche lo spadikon (asbaikon) e, dopo averlo intinto nel sangue, segna i lati del corpo. Nel rito siriano, alla consegna (rushmo), ogni porzione del corpo è parzialmente intinta nel sangue, e quindi ogni parte del corpo viene unta con l'altra. Nella Liturgia di san Basilio, dopo la preghiera del Signore, il sacerdote recita (di solito in modo 'segreto' – cioè, impercettibile) alcune preghiere, tra cui la preghiera della sottomissione al Padre (che inizia con "Le grazie della generosità del tuo unigenito Figlio..."), la preghiera di San Basilio di assoluzione al Padre (che inizia con "O Maestro, Signore, Dio onnipotente, guaritore delle nostre anime, corpi e spiriti... "), e una preghiera per il proprio perdono (che inizia con "Ricordati, o Signore, della mia debolezza e perdonami i miei molti peccati..."). Poi dice: "Ricordati, Signore, di benedire le nostre assemblee". Successivamente, a seguito della risposta del diacono e della congregazione, il sacerdote segna il corpo (di fatto, per la seconda volta) con il sangue, seguendo queste indicazioni:

1. Il sacerdote prende lo spadikon dal corpo con il pollice destro e l'indice, tenendo il palmo della mano sinistra in alto sotto lo spadikon, e solleva lo spadikon sopra il calice, facendo il segno della croce sopra il calice, ma leggermente all'interno, con lo spadikon; lo spadikon non è mai invertito fino alla commistione.

2. Il Sacerdote poi intinge leggermente lo spadikon con il sangue, e può premere lo spadikon molto delicatamente contro l'interno del Calice per garantire che il sangue non cada dallo spadikon quando viene rimosso dal calice.

3. Tenendo il palmo della mano sinistra aperto sotto lo spadikon, il sacerdote porta lo spadikon intinto verso il corpo, e lo tiene sul lato superiore del corpo a sud-est.

4. Il sacerdote canta: "I doni santi sono per i santi. Sia benedetto il Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio e santificato dallo Spirito Santo. Amen. "

5. Durante queste parole, il sacerdote segna il corpo con il sangue, facendo il segno della croce sul corpo: (i) tocca con lo spadikon intinto in alto e poi in basso, e quindi a sinistra e poi a destra del bordo esterno del corpo; (ii) tocca con lo spadikon intinto al centro della parte superiore e poi al centro della parte inferiore del bordo esterno del sigillo, e quindi al centro della parte sinistra e poi al centro della parte destra del bordo esterno del sigillo; (iii) tocca con lo spadikon intinto l'angolo in alto a destra del sigillo, poi l'angolo in basso a destra, poi quello in basso a sinistra, e poi l'angolo in alto a sinistra del sigillo; e (iv) segna il corpo con il sangue toccando con lo spadikon intinto il corpo sulle divisioni (chiamate le 'ferite') lungo la circonferenza, passando dal bordo del corpo sopra l'angolo in alto a destra del sigillo, in senso orario intorno al corpo, per poi tornare con lo spadikon al bordo del corpo sopra l'angolo in alto a destra del sigillo.

6. Il sacerdote canta: "Santo corpo e vero onorato sangue di Gesù Cristo, il Figlio del nostro Dio. Amen."

7. Durante queste parole, il sacerdote segna il corpo con il sangue (per la seconda volta) facendo il segno della croce sul corpo: (i) tocca con lo spadikon intinto in alto e poi in basso, e quindi a sinistra e poi a destra del bordo esterno del corpo; (ii) tocca con lo spadikon intinto al centro della parte superiore e poi al centro della parte inferiore del bordo esterno del sigillo, e quindi al centro della parte sinistra e poi al centro della parte destra del bordo esterno del sigillo; (iii) tocca con lo spadikon intinto l'angolo in alto a destra del sigillo, poi l'angolo in basso a destra, poi quello in basso a sinistra, e poi l'angolo in alto a sinistra del sigillo; e (iv) segna il corpo con il sangue toccando con lo spadikon intinto il corpo sulle divisioni (chiamate le 'ferite') lungo la circonferenza, passando dal bordo del corpo sopra l'angolo in alto a destra del sigillo, in senso orario intorno al corpo, per poi tornare con lo spadikon al bordo del corpo sopra l'angolo in alto a destra del sigillo.

8. Il sacerdote canta: "Santi e onorati sono il vero corpo e il sangue di Gesù Cristo, il Figlio del nostro Dio. Amen. "

9. Durante queste parole, il sacerdote segna il corpo con il sangue (per la terza volta) facendo il segno della croce sul corpo: (i) tocca con lo spadikon intinto in alto e poi in basso, e quindi a sinistra e poi a destra del bordo esterno del corpo; (ii) tocca con lo spadikon intinto al centro della parte superiore e poi al centro della parte inferiore del bordo esterno del sigillo, e quindi al centro della parte sinistra e poi al centro della parte destra del bordo esterno del sigillo; (iii) tocca con lo spadikon intinto l'angolo in alto a destra del sigillo, poi l'angolo in basso a destra, poi quello in basso a sinistra, e poi l'angolo in alto a sinistra del sigillo; e (iv) segna il corpo con il sangue toccando con lo spadikon intinto il corpo sulle divisioni (chiamate le 'ferite') lungo la circonferenza, passando dal bordo del corpo sopra l'angolo in alto a destra del sigillo, in senso orario intorno al corpo, per poi tornare con lo spadikon al bordo del corpo sopra l'angolo in alto a destra del sigillo.

La commistione

La commistione è la collocazione di una particella del corpo nel sangue. Le origini della tradizione appaiono complesse e tutt'altro che chiare. Alcuni studiosi (per esempio, Davies 1986:181) suggeriscono che è derivato dal fermentum, un frammento del corpo consacrato in una celebrazione episcopale e portato in un un'altra chiesa, da aggiungere al calice dopo la frazione come simbolo di unità. Questa pratica era nota in Oriente fino intorno al quarto secolo, e continuò a Roma fino all'incirca al nono. Esisteva anche un'usanza in base alla quale si credeva che i calici supplementari fossero consacrati semplicemente con l'aggiunta di un frammento di corpo già consacrato. La tradizione si sviluppò ulteriormente con l'interpretazione simbolica della commistione nella tradizione siriaca, in cui furono prese le parole della consacrazione per rappresentare la morte del Signore (e quindi, simbolicamente, la separazione del suo corpo e del sangue), e la riunione di questi nella commistione simboleggiava la risurrezione. Così, nella Liturgia di san Giacomo, la commistione è chiamata Henosis: cioè, 'unione'. Nella Liturgia copta, dopo le tre segnature del corpo con il sangue, il sacerdote pone un frammento del corpo nel Calice, seguendo queste indicazioni:

1. Il sacerdote, tenendo lo spadikon (che ha precedentemente utilizzato per segnare il corpo con il sangue) con l'indice e il pollice della mano destra, lo gira a testa in giù (cioè, con la crosta che porta la croce sul fondo), e lo solleva leggermente sopra il calice.

2. Il sacerdote fa il segno della croce con lo spadikon orizzontalmente sopra il calice, e poi depone lo spadikon nel calice, appoggiandolo delicatamente nel sangue, con le croci sullo spadikon verso il basso.

3. Mentre fa questo, il sacerdote dice: "In verità questo è il corpo e il sangue dell'Emmanuele nostro Dio. Questo è proprio vero. Amen. "

4. Il sacerdote poi pulisce le mani sopra la patena per garantire che non rimanga su di loro alcun frammento del corpo.

5. Il sacerdote prende il velo che già copriva il calice, e lo copre di nuovo.

6. Il sacerdote prende la stella dal lato dell'arca, la apre e la mette sopra il corpo; prende quindi il velo dal lato destro dell'arca e copre la stella con il velo.

7. Il sacerdote solleva la patena coperta con entrambe le mani e, tenendola al di sopra della testa, ma sopra l'altare, e inchinandosi, dice la professione: "Amen. Amen. Amen. Io credo, io credo, io credo..."

8. Al termine della professione, il sacerdote pone la patena coperta sull'altare, davanti all'arca.

La comunione

In seguito alla dichiarazione di fede ("Amen. Amen. Amen. Io credo, io credo, io credo ..."), e alcune preghiere impercettibili, il sacerdote riceve la santa comunione, e distribuisce la santa comunione a tutti gli altri membri del clero, e poi ai fedeli. Le rubriche sono le seguenti:

1. Il sacerdote toglie il velo che copre la patena, e lo mette alla destra dell'arca.

2. Il sacerdote rimuove la stella, e terge la base di ciascuno delle quattro 'braccia' con le dita della mano destra sopra la patena per rimuovere eventuali frammenti del corpo; piega la stella e la posiziona in modo che si appoggi contro la parte anteriore dell'arca.

3. Il sacerdote (o se c'è stata una concelebrazione, il celebrante principale) prende la parte superiore centrale (il 'capo'), con la mano destra e la pone direttamente in bocca.

4. Se ci sono altri sacerdoti presenti, il celebrante principale prende la parte centrale inferiore (gli 'arti') (o, se vi è più di un altro sacerdote, una parte di quella porzione), e la pone sul cucchiaio (che è stato sulla sommità dell'arca alla destra del calice), che viene poi disposto in modo che la parte contenente la comunione si trovi al centro del corpo sulla patena (cioè, nello spazio da cui è stato rimosso lo spadikon) e il manico del cucchiaio sia orizzontale verso sinistra. L'altro sacerdote (o i sacerdoti), con le mani velate, prende il cucchiaio e riceve da questo la comunione.

5. Tuttavia, se il celebrante è un vescovo, si distribuisce la comunione a tutti i sacerdoti presenti nel modo normale: cioè, ponendo un frammento del corpo direttamente in bocca a ogni sacerdote.

6. Quando tutti i sacerdoti hanno ricevuto la comunione, il celebrante prende la sezione superiore del terzo destro del corpo, e la suddivide per dare la comunione al clero. Se questo non è sufficiente per il numero dei membri del clero, il sacerdote prende il resto del terzo destro del corpo, e lo separa nei suoi tre segmenti rimanenti, e quindi (a seconda del numero di altri membri del clero presenti), divide questi segmenti in porzioni più piccole per la comunione del clero. La santa comunione è data ai diaconi e al clero minore in ordine di rango nel clero e poi per anzianità all'interno di ogni rango.

7. Anche se è prassi comune per i sacerdoti completare a questo punto la divisione del corpo in piccoli pezzi per la comunione dei laici, non è simbolicamente corretto farlo. È più appropriato per il sacerdote, nel dare la comunione, prendere i segmenti già divisi del corpo e separare una piccola porzione da ciascuna subito prima di dare la comunione a ogni singolo comunicante.

I riti della Chiesa non sono né meri espedienti per realizzare un fine, né sono procedure definite in modo casuale, ma contengono il simbolismo complesso e intricato che esprime in forma esteriore e visibile un significato interiore e spirituale. Così, la divisione cerimoniale del corpo del Signore nella Divina Liturgia è profonda nel suo significato simbolico. Tuttavia, tentare di delineare tale simbolismo nel rito copto ortodosso estenderebbe questo articolo oltre i limiti ragionevoli, e tale esplorazione dovrà attendere una considerazione in un articolo successivo.

Un breve riassunto della Frazione copta:

1. Durante le parole dell'istituzione, una linea è incisa alla destra dello spadikon, provocando una rottura parziale tra il terzo destro [2] e il resto [1,3,4,5], e sono incise linee intorno al segmento più alto [3] e al segmento più basso [4].

2. Durante la Frazione, il terzo destro [2] è separato dal resto [1,3,4,5].

3. Il terzo destro [2] è posto sulla parte superiore della parte restante [1,3,4,5] in forma di una croce, con il bordo dritto in alto (cioè con 2d sulla sinistra e 2a sulla destra).

4. Il segmento più in alto [3] viene rimosso e quindi il segmento più in basso [4] viene rimosso.

5. Il segmento destro [2a] della parte in alto [2] parte viene rimosso e collocato sulla patena.

6. Il resto di tale segmento [2b, c, d] è posto sulla patena.

7. La sezione centrale del segmento più grande [1,3,4,5] è divisa per separare la sezione con lo spadikon [5a, b, c] dal resto [1a, b, c, d]

8. Il segmento più ampio è inciso in quattro [1a, b, c, d], ma le sezioni non sono effettivamente separare.

9. Il segmento più piccolo [2b, c, d] è inciso in tre [2b, c, d], ma le sezioni non sono effettivamente separate.

10. Il segmento centrale [5] è preso e lo spadikon [5a] è separato dal resto [5b, c].

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La Chiesa della Britannia celtica del VII secolo

La struttura della Chiesa, i riti liturgici, le specificità della pietà, i costumi cristiani e le tradizioni quotidiane del Galles... hanno reso questo angolo dell'estremo occidente del mondo cristiano molto vicino all'Oriente cristiano.

Nel VII secolo d.C., la popolazione della Britannia consisteva principalmente in due gruppi etnici relativamente uguali in numero, noti collettivamente rispettivamente come celti e anglosassoni. I celti possono essere divisi in tre sottogruppi principali, vale a dire i gallesi (i discendenti dei britanni, gli abitanti nativi della Britannia che furono spinti a ovest dagli invasori angli e sassoni) nel Galles; i pitti (una confederazione tribale indigena di popoli in Scozia); e i feniani, o scoti (un popolo gaelico che emigrò dall'Irlanda alla Scozia verso la fine del V secolo): così erano comunemente chiamati in Britannia ("Scoti", che significa "vagabondi", era riferito agli irlandesi in generale). Il nome "Scozia" deriva dal latino "Scotia", o "la terra degli scoti". Questo perché nel medioevo, la Scozia come paese fu sviluppata dagli scoti piuttosto che dai nativi pitti.

Dalriada

in verde, il territorio di Dalriada nel suo periodo di massimo splendore, gli anni '90 del VII secolo

Nel V secolo i feniani cambiarono nome e cominciarono a chiamarsi gaeli; fondarono a nord del Vallo di Antonino il regno di Dalriada (scritto anche Dal Riata), il cui territorio si estendeva fino all'Irlanda nord-orientale (Ulster) e gruppi di piccole isole tra Britannia e Irlanda. All'inizio del VII secolo Dalriada era diventato uno stato prevalentemente cristiano e in esso furono stabiliti i riti celtici irlandesi. Le tradizioni e le pratiche liturgiche della Chiesa celtica erano leggermente diverse da quelle della Chiesa romana. La loro principale controversia teologica di quel tempo era la controversia sulla data corretta per la Pasqua (il "partito romano" in Britannia era rappresentato dai discepoli di Sant'Agostino di Canterbury, evangelizzatore romano degli anglosassoni). La più grande e significativa differenza ecclesiologica e canonica era l'amministrazione della Chiesa. Nel cristianesimo celtico tutta l'autorità apparteneva agli abati dei monasteri, mentre i vescovi non avevano potere amministrativo: vivevano nei monasteri, obbedivano ai loro abati e svolgevano le loro funzioni sacramentali, comprese le ordinazioni.

I fondatori dei monasteri in Irlanda e Dalriada erano tenuti in grande onore, e quindi gli abati venivano spesso chiamati "comarbae" (che significa "eredi", "successori" in irlandese antico). Ogni abate di Iona in Scozia era chiamato "comarba Colum Cille" ("successore di Columba"), e ogni abate di Armagh era chiamato "comarba Patraic" ("successore di Patrizio"). Nella seconda metà del VII secolo, l'abate più influente a Dalriada, in Irlanda e persino in Northumbria nell'Inghilterra settentrionale fu sant'Adomnan (Adamnano) nono successore di san Columba e autore della versione più famosa della Vita di san Columba. Nel 688, sotto l'influenza dei monaci della Northumbria, sant'Adomnan introdusse i Paschalia (cicli pasquali) romani nelle chiese di Dalriada, sebbene i fratelli di Iona si rifiutassero di adottarli.

I pitti

il sinodo di Whitby

Il più grande gruppo etnico nella Caledonia (il nome romano per la Scozia) era quello dei pitti, che abitava la maggior parte del suo territorio. All'inizio del VII secolo la maggior parte di loro era diventata cristiana. Si convertirono al cristianesimo soprattutto grazie alle fatiche apostoliche di san Columba, che fece numerosi viaggi missionari nella loro terra nella seconda metà del VI secolo. All'inizio del VI secolo, la terra dei pitti aveva già un certo numero di monasteri fondati da san Columba e dai suoi discepoli, anche se la maggior parte degli insediamenti in cui erano situati oggi non può essere identificata. Tuttavia, non abbiamo informazioni sui vescovi che furono inviati a servire nella terra dei pitti, quindi presumiamo che la Chiesa in tutto il regno fosse amministrata dagli abati di Iona, dove vivevano effettivamente i vescovi.

Le tradizioni liturgiche della Chiesa dei pitti erano identiche a quelle delle Chiese in Irlanda e Dalriada. Ma nel 663/664 fu convocato in Northumbria il famoso Sinodo di Whitby, che riunì i fautori delle usanze celtiche e romane. Al Sinodo, san Colmán (Colomano) di Lindisfarne sosteneva il "partito celtico", mentre san Vilfredo di York e di Hexham sosteneva il "partito romano" con i suoi cicli pasquali. Dopo una disputa tra i santi Colmán e Vilfredo, il partito romano alla fine vinse la disputa. Dopo la consacrazione di san Vilfredo a vescovo di Eboracum (York), le chiese del sud della terra dei dei pitti, a quel tempo occupate dal regno di Northumbria, rimasero sotto la sua giurisdizione per diversi anni. A quel tempo usavano i cicli pasquali romani per celebrare la risurrezione di Cristo.

il miracolo di san Columba alla porta della fortezza di re Brude

Nel 681, fu fondata nella parte meridionale della terra dei pitti la nuova diocesi di Abercorn, vicino alla costa meridionale del Firth of Forth, per fornire guida spirituale alla popolazione locale. San Trumwine fu consacrato primo vescovo di Abercorn. Si sforzò di introdurre i cicli pasquali romani e altre pratiche in tutte le parrocchie della sua diocesi, ma dopo la sconfitta della Northumbria nella battaglia di Dun Nechtain nel 685, san Trumwine "si ritirò assieme ai suoi che vivevano nel monastero di Abercurnig [Abercorn], situato nel paese degli inglesi, ma vicino al braccio di mare che divide le terre degli inglesi e degli scozzesi. Dopo aver raccomandato i suoi seguaci, dovunque poteva, agli amici nei monasteri, scelse il proprio luogo di residenza nel monastero, di cui abbiamo tante volte accennato, di uomini e donne servi di Dio, a Streaneshalch [Whitby]". Qui si addormentò nel Signore molti anni dopo, incapace di dare una guida spirituale alla Chiesa dei pitti, che, quindi, tornò alle proprie pratiche celtiche e le sostenne per un quarto di secolo dopo di lui.

Il Galles

il Galles ai nostri giorni

Il popolo celtico più numeroso nella Britannia del settimo secolo erano i britanni, o cymry, che furono brutalmente massacrati in gran numero dagli invasori Angli e Sassoni e cacciati dalle loro terre native. Resistendo all'aggressione, le tribù celtiche rimasero al sicuro a ovest dalla dominazione anglosassone e formarono piccoli regni britannici in Cornovaglia (Dumnonia), Galles (originariamente chiamato Cymru o Cambria) e Strathclyde (o Cumbria), che si estendevano a sud-ovest della Scozia. Sebbene fosse un'entità distinta, il Galles (il più grande di questi) non era uno stato monolitico. Era diviso in diversi piccoli regni indipendenti che agivano in alleanza tra loro. Tra questi c'erano Gwynedd (Galles del nord-ovest), Dyfed (Galles del sud-ovest) e Powys (Galles dell'est).

Il settimo secolo, come il secolo precedente, fu segnato dalla tenace resistenza dei celti britannici al costante assalto degli anglosassoni. Sperimentarono sia vittorie che sconfitte in questa lotta. Eppure una delle battaglie si rivelò fatale per la Cambria. Fu la battaglia di Legacastir [il nome romano dell'attuale Chester] che ebbe luogo intorno al 616. In essa l'esercito congiunto di Powys e diversi regni alleati minori combatté contro quello della Northumbria. Tuttavia, la Cronaca anglosassone fa risalire questa battaglia al 604. La voce della Cronaca per il 607 dice: "Ethelfrith condusse il suo esercito a Legacastir, dove uccise un'innumerevole schiera di gallesi; e così si adempì la profezia di sant'Agostino, in cui dice: 'Se i gallesi non avranno pace con noi, periranno per mano dei sassoni'."

San Beda di Jarrow, raccontando la battaglia di Legacastir, si riferisce ai soldati e ai sacerdoti britanni che li accompagnavano come "eretici", solo a causa del loro modo di calcolare la data della Pasqua e di altre piccole differenze liturgiche: "I loro sacerdoti… si unirono per elevare le loro preghiere a Dio per i soldati, stando in disparte in un luogo più sicuro. La maggior parte di loro apparteneva al monastero di Bangor, nel quale si dice che vi fosse un numero così grande di monaci, che il monastero essendo diviso in sette parti, con un superiore per ciascuna, nessuna di quelle parti conteneva meno di trecento uomini, e tutti vivevano del lavoro delle loro mani. Molti di questi, dopo aver osservato un digiuno di tre giorni, ricorsero tra gli altri a pregare nella suddetta battaglia, avendo nominato loro protettore re Brocmail di Theyrnllwg, per difenderli mentre erano intenti alle loro preghiere, contro le spade dei barbari. Il re Ethelfrith, informato dell'occasione della loro venuta, disse: 'Se dunque gridano al loro Dio contro di noi, in verità, anche se non portano armi, tuttavia combattono contro di noi, perché si oppongono a noi con le loro preghiere'."

il venerabile Beda

Così, nel linguaggio legale moderno, il re di Northumbria rifiutò di riconoscere questi sacerdoti come non combattenti. Leggiamo inoltre: "Egli, quindi, comandò che fossero prima attaccati loro, e poi distrusse il resto dell'empio esercito, non senza considerevoli perdite del suo stesso esercito".

Qui il patriottismo anglosassone e l'intolleranza religiosa di san Beda sono al culmine... Per lui "l'empio esercito" non era l'orda degli angli pagani ma l'esercito dei britanni cristiani, anche se l'unica grande differenza tra le tradizioni celtica e romana (san Beda apparteneva a quest'ultima) era nel modo in cui le due Chiese calcolavano la data della Pasqua e tonsuravano i monaci. "Si dice che circa milleduecento di quelli che vennero a pregare siano stati uccisi, e solo cinquanta siano fuggiti in fuga. Brocmail, voltando le spalle ai suoi uomini, al primo avanzare del nemico, lasciò coloro che avrebbe dovuto difendere, disarmati ed esposti alle spade dei nemici". E san Beda conclude il racconto, gongolando per la loro sconfitta: "Quegli uomini perfidi... avevano disprezzato l'offerta della salvezza eterna". È interessante notare che altrove nel suo meraviglioso libro san Beda mostra un atteggiamento molto più tollerante nei confronti degli altri celti, vale a dire gli scoti (gli irlandesi) e i pitti. Forse provava un'antipatia personale per i britanni di cui non sappiamo nulla. A proposito, gli angli e i sassoni chiamavano sprezzantemente i britanni "gallesi", che significa semplicemente "stranieri" [sebbene, in effetti, loro stessi fossero stranieri! Quindi "Galles" significa "la terra degli stranieri" e "Cornovaglia", originariamente "Corn-Wales", significa "il corno", o "il promontorio, abitato dagli stranieri", ndt]. La vittoria nella battaglia di Legacastir diede alla Northumbria un facile accesso al Mare d'Irlanda e così il mondo celtico della Britannia fu quindi in gran parte disintegrato: Cambria (Galles) e Cumbria (o Hen Ogledd, che significa "il vecchio nord") furono così separati l'una dall'altra.

Sebbene gli attacchi degli angli e dei sassoni continuassero, i britanni riuscirono a riorganizzarsi nell'ovest dell'isola. In alcuni casi approfittarono della faida tra alcuni regni anglosassoni. Così, re Cadwallon di Gwynedd, in alleanza con il re pagano Penda di Mercia (suggellato dal matrimonio di Cadwallon con la sorella di Penda, Alcfrith, secondo fonti successive) attaccò la Northumbria, che allora era governata da sant'Edwin, che si era convertito al cristianesimo. In precedenza Cadwallon e sant'Edwin erano stati amici, ma dopo il ritorno di Edwin in patria e la successione al trono della Northumbria, la loro amicizia si trasformò in ostilità. Così i britanni di Gwynedd approfittarono delle faide tra alcuni regni anglosassoni per riconquistare l'indipendenza e vendicarsi degli Angli di Northumbria, loro "secolari nemici". Nel 630 circa, gli eserciti congiunti di Gwynedd e Mercia sconfissero la Northumbria nella battaglia di Cefn Digoll (vicino all'odierna Welshpool). Ma la battaglia di Hatfield Chase che ebbe luogo il 12 ottobre (alcuni danno il 14 ottobre), 633, fu un punto di svolta significativo nella lotta tra i britanni e gli anglosassoni.

Secondo san Beda: "In una grande battaglia combattuta nella pianura chiamata Heathfield, Edwin fu ucciso il 12 ottobre, nell'anno di Nostro Signore 633, all'età di quarantasette anni, e tutto il suo esercito fu ucciso o disperso. Nella stessa guerra, prima di lui, cadde anche Osfrid, uno dei suoi figli, un giovane guerriero". Quindi, secondo san Beda, sebbene possa aver esagerato poiché era molto prevenuto nei confronti dei britanni, "un grande massacro fu compiuto nella chiesa o nazione della Northumbria; e tanto più che uno dei condottieri, dal quale fu fatta, era pagano, e l'altro barbaro, più crudele che pagano; poiché Penda, con tutta la nazione della Mercia, era un idolatra e un estraneo al nome di Cristo; ma Cadwallon, sebbene portasse il nome e si professasse cristiano, era così barbaro nella sua indole e nel suo comportamento, che non risparmiava né il sesso femminile, né l'età innocente dei bambini, ma con selvaggia crudeltà li sottoponeva a morti e tormenti, devastando tutti loro paese per molto tempo, e decidendo di sterminare tutta la razza degli inglesi entro i confini della Britannia". Tuttavia, prima di allora erano stati gli angli e i sassoni a massacrare da molto tempo i britanni celtici che vivevano in Britannia, cercando letteralmente di sterminarli. Pertanto, uccidendo crudelmente gli abitanti della Northumbria, i britanni cercavano di vendicarsi dei loro oppressori. Questa ostilità era ampiamente spiegata dal fatto che gli angli e i sassoni, convertendosi al cristianesimo, consideravano i nativi britannici come "eretici" a causa della loro controversia sul corretto calcolo della Pasqua, mentre, secondo san Beda, "fino a questo giorno dura l'usanza dei britanni di non rispettare la fede e la religione degli inglesi, né di corrispondere con loro più che con i pagani".

Subito dopo, Cadwallon cadde in battaglia contro l'esercito degli angli sotto sant'Oswald. Al ritorno da Dalriada dove era stato in esilio, sant'Oswald con il suo piccolo esercito attaccò la banda di re Cadwallon a Cad-ys-Gual ("Heavenfield" in inglese). La battaglia portò a una vittoria decisiva per sant'Oswald e Cadwallon fu sconfitto e ucciso. Così i territori che Gwynedd aveva riconquistato dalla Northumbria furono persi. Da allora in poi fu la Mercia (con la quale si era alleata non molto tempo prima) e non la Northumbria a rappresentare una grave minaccia per il regno di Gwynedd.

Nel 634, in seguito alla citata battaglia, il trono di Gwynedd fu sequestrato da Cadfael ap Cynfeddw (cioè "Cadfael figlio di Cynfeddw"), mentre il figlio di Cadwallon di un anno, san Cadwaladr Fendigaid, fu nascosto per un certo periodo. Intorno al 655, San Cadwaladr finalmente salì al trono di Gwynedd. Fu amato come un sovrano pio e pacifico e prima della sua morte prese i voti monastici. San Cadwaladr morì durante la devastante pestilenza del 664 [sebbene, secondo la maggior parte delle fonti, questo santo morì di un'altra terribile pestilenza che colpì il paese diciotto anni dopo, nel 682, ndt] e fu canonizzato dopo la sua morte.

san David, arcivescovo di Mynyw

Il periodo tra il V e l'VIII secolo è chiamato in Galles "l'età dei santi". Il santo più venerato della terra gallese è il suo santo patrono: san David, arcivescovo di Mynyw (Menevia). La sua festa, il 1 marzo (è venerato nell'Ortodossia il 14 marzo), è ancora festa nazionale in Galles. Fu un paladino della fede ortodossa, un missionario, fondatore di un gran numero di monasteri in diverse parti della Britannia e persino nella Bretagna. Anche il suo monastero principale di Mynyw (ora St. Davids nel Pembrokeshire) divenne il suo arcivescovado. San David introdusse una regola molto rigida nel suo monastero. Il lavoro manuale era obbligatorio e sempre fiorente. Qualsiasi conversazione, tranne quelle più necessarie, era vietata. Ai fratelli non era permesso usare cavalli o buoi nell'aratura, quindi trascinavano sempre l'aratro attraverso i loro campi, mentre praticavano la preghiera incessante. Il cibo dei fratelli consisteva in pane, verdure e acqua. Erano esclusi la carne e i lattcini, l'alcol e persino il pesce. San David veniva spesso chiamato "aquaticus" ("uomo d'acqua") perché viveva esclusivamente di pane e acqua. Secondo una versione, san David si addormentò nel Signore nel 589 e secondo un'altra versione nel 601.

Tra coloro che seguirono le orme di san David nel VII secolo vi fu san Beuno . Nacque nel regno di Powys ed era imparentato con la famiglia reale. Spinto dall'amore per Dio e da un intenso desiderio di dedicare la sua vita al servizio di Cristo, san Beuno si unì da giovanissimo al monastero di Bangor, fondato da san Deiniol. Fu lì che ricevette la tonsura e fu ordinato sacerdote. Successivamente fu mandato a fondare nuovi monasteri nel regno di Gwynedd. Intorno all'anno 616 il santo fondò un monastero a Clynnog Fawr. Successivamente, seguendo la tradizione dei santi celtici, Beuno intraprese numerosi viaggi missionari attraverso il Galles e alcuni dei primi regni inglesi. In Galles costruì una decina di monasteri, che divennero semenzai di santi monaci e asceti nella tradizione celtica. Tra le comunità monastiche fondate da questo santo di Dio c'erano quelle di Llanfeuno e Llanymynech. "Le antiche tradizioni dicono che san Beuno, come predicatore errante, era solito fare visita alle isole monastiche del Galles a Bardsey e Anglesey. Ad Anglesey potrebbe aver fondato una chiesa, o, molto probabilmente, un monastero, in un luogo chiamato Aberffraw... San Beuno per qualche tempo condusse una vita ascetica solitaria nel Somerset, nel sud-ovest dell'Inghilterra, dove una minuscola e graziosa chiesa a Culbone, che esiste ancora oggi, servì come sua cella. Questa è la più piccola chiesa parrocchiale attiva in tutta l'Inghilterra. È dedicata a San Beuno... La chiesa di Culbone si trova in un luogo molto tranquillo e remoto, proprio accanto al Canale di Bristol, circondata dalla foresta... Questo è un luogo tipico per gli antichi santi celtici". Il venerabile Beuno si addormentò nel Signore verso il 640 nel suo monastero di Clynnog Fawr e vi fu sepolto. Un gran numero di miracoli avvennero presso le sue sante reliquie. Il santo divenne un patrono speciale dei bambini malati. La venerazione per san Beuno fu così forte che continuò dopo la disastrosa riforma, quando la venerazione dei santi fu ufficialmente vietata in tutta la Gran Bretagna. Così, anche nel Galles protestante, "i bambini che soffrivano di molte malattie venivano portati e condotti al pozzo santo, vi facevano il bagno e rimanevano per una notte dentro la cappella sulla tomba o vicino alla tomba del santo Beuno; e molti di loro furono miracolosamente guariti".

Santa Winifred, nipote di San Beuno, aveva un nome anglosassone ed era probabilmente di origine mista. In gioventù la santa volle farsi monaca e prese i voti monastici. Poche informazioni affidabili sulla sua vita sopravvivono, ma, secondo la tradizione più popolare, un principe gallese fu colpito dal desiderio di sposarla. Poiché la santa era determinata a preservare la sua verginità e condurre una vita monastica, il principe decise di prenderla con la forza. Winifred rifiutò le sue avances e questi la decapitò sul posto. Una sorgente curativa sgorgò dove era caduta la sua testa. Quel luogo si chiamava Trefynnon in gallese e Holywell in inglese. Secondo la tradizione, attraverso la preghiera di san Beuno la sua santa nipote tornò in vita. Winefred tornò quindi a Gwytherin (dove aveva preso il velo), vi stabilì un convento e ne divenne la badessa. La santa fanciulla si addormentò nel Signore intorno al 660. Col tempo le sue sacre reliquie furono traslate nell'abbazia di Shrewsbury (ora nella contea di Shropshire, nell'Inghilterra occidentale), dove avvennero innumerevoli miracoli grazie alla sua intercessione. Sia l'abbazia di Shrewsbury che il pozzo sacro di Trefynnon rimasero grandi centri di pellegrinaggio per tutto il Medioevo.

la venerabile Melangell del Galles

Un'altra celebre santa del Galles del VII secolo è la venerabile Melangell. Nata in Irlanda, viaggiò per mare verso il Galles dove visse per quindici anni come un'anacoreta in solitudine tra le fitte foreste di Powys. Un giorno il re Brochwel Ysgithrog, durante una battuta di caccia, giunse in una radura in cui una bella fanciulla stava in piedi in profonda preghiera. Secondo la Vita di santa Melangell, "una lepre inseguita dai cani giaceva accanto alla santa donna e fronteggiava i cani con coraggio. I segugi corsero da parte sottomessi e si fermarono, incapaci di muoversi". Stupito dalla pietà dell'anacoreta, Brochwel le donò un appezzamento di terra che servì a fondare un convento. A tempo debito la fanciulla di Dio fondò una comunità di monache, ne divenne la prima badessa e la governò fino alla sua morte.

Un'altra figura notevole della "età dei santi" in Galles è san Tysilio, figlio del suddetto re Brochwel, al quale è attribuita anche la Cronaca gallese dei re. Da giovanissimo il principe Tysilio andò a studiare nel monastero di Meifod, dove il suo mentore spirituale era il santo eremita e abate Gwydfarch. Successivamente, Tysilio visse per sette anni su un isolotto vicino all'isola di Anglesey nello Stretto di Menai (un canale che separa Anglesey dalla terraferma del Galles nordoccidentale). Quest'isola fu in seguito chiamata Ynys Dysilio ("Isola di san Tysilio") da lui. Al suo ritorno a Meifod, san Tysilio ne divenne abate e in seguito fondò numerosi altri monasteri in varie parti del Galles, ad esempio a Clwyd, Cardiganshire e Dyfed.

Tuttavia, l'uomo di Dio non poteva evitare la tentazione. Quando il fratello di san Tysilio morì, la sua vedova volle sposarlo e nominarlo re di Powys. Il sant'uomo rifiutò entrambe le proposte, e così, per ragioni politiche, il monastero di Meifod fu presto perseguitato dalla famiglia reale. Allora san Tysilio decise di lasciare la sua patria. Così, portando con sé un piccolo gruppo di monaci, il santo si imbarcò per la Bretagna, dove fondò infine il monastero di Saint Suliac nel 617 e ne divenne il primo abate. San Tysilio si addormentò nel Signore a Saint Suliac intorno al 640.

Testimoni della vita della Chiesa e delle fatiche ascetiche di una nuvola di santi in Galles durante il suo periodo di indipendenza sono le rovine sopravvissute di chiese primitive, recinti di chiese e celle monastiche, antichi cimiteri con lapidi antiche, pietre con iscrizioni in alfabeto ogamico e latino (che erano state erette ai crocevia e poi rimaste nelle loro sedi o trasferite in musei), e pozzi sacri venerati da persone pie da tempo immemorabile. La struttura della Chiesa, i riti liturgici, le specificità della pietà, i costumi cristiani e le tradizioni quotidiane del Galles avevano molto in comune con quelli di un altro paese celtico, vale a dire l'Irlanda. E in molti modi, tutti loro hanno reso questo angolo dell'estremo occidente del mondo cristiano molto vicino all'Oriente cristiano.

 
Sulle divisioni passate dell'emigrazione ortodossa russa

Perché ci sono state divisioni nell'emigrazione russa: Voglio dire, perché ci sono stati alcuni che in vari luoghi hanno scelto la ROCOR non patriarcale, alcuni sono rimasti sotto Mosca, altri a livello locale in Nord America hanno fondato l'OCA e altri ancora hanno fondato il gruppo di Parigi? Quattro gruppi! E una seconda domanda: cosa pensa che accadrà loro in futuro?

D.O., Kent

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Il passato

Una correzione: tre gruppi: l'OCA, come viene ora chiamata, è stata costruita sulle basi di ex uniati non russi dall'Impero Austro-ungarico, emigrati negli Stati Uniti e in Canada ben prima della rivoluzione russa, e in misura minore, sui nativi dell'Alaska. È vero, i precedenti della OCA sono stati sotto la Chiesa russa (sia Mosca sia la ROCOR) per alcuni periodi, ma non sono mai stati parte dell'emigrazione russa. Gli unici emigrati che vi hanno aderito, e solo dopo la seconda guerra mondiale, sono stati aristocratici elitari con il complesso di superiorità di Parigi, per esempio, padre Alexander Schmemann, padre John Meyendorff e Sophia Kulomzina.

Per quanto riguarda i tre gruppi russi, questi rappresentavano precedenti divisioni sociali – dico 'rappresentavano' al passato, dal momento che ora ci sono essenzialmente solo due gruppi o, forse, uno solo. Uno è minuscolo e, in quanto è al di fuori della Chiesa russa, di fatto (parole del patriarca Alessio II) è scismatico, l'altro è la Chiesa russa. Queste divisioni esistevano ben prima della rivoluzione, anche nel XIX secolo. Così, quei pochi che erano rimasti fedeli a Mosca avevano ereditato in una certa misura la vecchia mentalità statalista del periodo pre-rivoluzionario. I loro leader rimanevano fedeli allo stato, qualunque cosa questo facesse, anche se c'erano anche molti patrioti ortodossi molto sinceri tra clero e il popolo. Questa mentalità è inerente all'infame decreto del 1927, firmato sotto costrizione dal metropolita Sergio, che comandava a tutti gli ortodossi al di fuori della Russia, compresi i non-russi, di giurare fedeltà allo stato ateo persecutore della Chiesa! Una situazione per la quale il Patriarcato di Mosca sta ancora pagando, cercando di recuperare la fiducia che allora ha perso, e più tardi, con la nomina di individui moralmente corrotti o rinnovazionisti nel suo episcopato.

La ROCOR, d'altra parte, ha ereditato la mentalità della rinascita monastica pre-rivoluzionaria, guidata dalla figura neo-patristica (e quindi calunniata) del metropolita Antonio di Kiev, che aveva aspetti sia positivi che negativi. Gli aspetti positivi includevano la fedeltà alla Tradizione (e non a usanze corrotte), con le sue discipline ascetiche, canoniche e liturgiche, e l'amore per i santi. Gli aspetti negativi, soprattutto ai margini, includevano il conservatorismo (al posto della Tradizione), il ristretto nazionalismo russo (al posto della tradizione imperiale multinazionale), il ritualismo arido e formalista, a volte farisaico, il negativismo che soffocava ogni iniziativa, una carenza elitaria di comprensione pastorale e di compassione per il clero sposato, i bambini, la vita della parrocchia e le persone in generale, eccentricità da estremismo di destra e una mentalità settaria. Sono questi aspetti che hanno portato alcuni individui estremisti nella ROCOR a sostenere Hitler, a perseguitare e mettere sotto processo il spiritualmente vibrante san Giovanni di Shanghai e, più recentemente, a staccarsi del tutto dalla Chiesa, formando strane e minuscole sette di destra con tutte le solite lotte settarie.

Il gruppo di Parigi, sempre molto piccolo, rappresentava gli aristocratici filo-occidentali e gli intellettuali elitari. Era una componente sleale e anche insidiosa verso Cristo, la Chiesa e lo Stato già molto prima della rivoluzione, risalendo ai traditori decabristi del 1825. Molti di loro in realtà avevano complottato per preparate la rivoluzione del febbraio 1917 con l'incoraggiamento estero anticristiano dei britannici e di altri. Quella rivoluzione, che ha rovesciato il dominio legittimo dello tsar unto e dell'Impero cristiana ortodossa, per ironia ha portato all'auto-punizione del loro esilio, una volta che gli spietati bolscevichi presero presto il posto del loro malgoverno incompetente nel mese di ottobre 1917 (una situazione simile a quella degli oligarchi corrotti di lingua inglese che mal governano l'Ucraina di oggi). Per la maggior parte questi emigrati, per lo più da San Pietroburgo, che parlavano correntemente il francese, a volte meglio del russo, si sono naturalmente diretti a Parigi. Erano gli oligarchi dei loro tempi.

Il presente

Naturalmente, dopo la dissoluzione dello stato sovietico nel 1991, i primi due gruppi, Mosca e ROCOR, si sono uniti insieme, ma solo dopo aver superato i loro pregiudizi politici comuni, un compito per cui ci sono voluti sedici anni. È difficile e, probabilmente ingiusto attribuire colpe a questa mancanza di fretta – ci penserà la storia. Chiaramente, non ci sarebbe potuta essere unità fino a quando Mosca non avesse almeno sulla carta condannato la cooperazione con lo Stato ateo e l'ecumenismo (definito come intercomunione, preghiera con gli eretici, ecc, e non semplicemente dialogo con gli eterodossi e testimonianza di fronte a loro) e canonizzato nuovi martiri e confessori. Tutto ciò è successo nel 2000. Nove anni persi, ma questo è il tempo impiegato per superare sulla carta la mentalità sovietica statalista che rifiutava di criticare anche Stalin. D'altra parte, molti nella ROCOR hanno una parte di responsabilità anche per la loro mancanza di fretta.

Alcuni individui anziani nominati dal KGB nella vecchia Unione Sovietica non hanno mai superato la mentalità statalista. È il tragico caso del vecchio dinosauro ottantasettenne, Mikhail Denisenko, che ora si fa chiamare 'patriarca Filarete di Kiev'. Una pedina provinciale del partito dall'Ucraina dei vecchi tempi, e reputato ateo, viveva more uxorio con due figli. Ossessivamente geloso di non essere stato scelto patriarca dopo la morte del patriarca Pimen nel 1990 e sentendo dove stava girando la marea, dal giorno alla notte si è convertito al nazionalismo ucraino, che in precedenza aveva condannato con forza e in modo beffardo, ma ha cambiato i suoi modi per proseguire la sua carriera, e per finire, come ogni volgare vescovo vagante, a dare a se stesso il diritto di vestirsi in costume da patriarca! Ora dipende interamente dal sostegno politico nazionalista e neo-nazista sostenuto dagli Stati Uniti. Non si sa cosa gli succederà quando il regime provincialista di Kiev, messo in piedi dall'amministrazione coloniale degli Stati Uniti, crollerà inevitabilmente, ma allora potrebbe essere comunque già morto.

Da parte sua, la ROCOR ha dovuto perdere i suoi settaristi e farisei di frangia che avevano turbato la vita della Chiesa fin dagli anni '60. Negli anni '90 hanno anche avuto il coraggio di stringere alleanze con i vecchi calendaristi e hanno ricevuto nella Chiesa vari individui settari nel territorio ex sovietico, anche se questi non sono mai stati accettati dal clero e dai fedeli della ROCOR, mai consultati in materia. Questi elementi settari in realtà sostenevano che la Chiesa martirizzata in Russia era priva di grazia, e hanno fatto della cooperazione politica con lo Stato ateo, vale a dire di semplici peccati umani di debolezza e di viltà, una nuova eresia! Ma se il peccato è eresia, allora siamo tutti gli eretici, inclusi gli apostoli e i santi. La loro conoscenza a lungo termine della storia della Chiesa era straordinariamente debole e la loro pratica dell'Ortodossia sembrava principalmente limitata alle formalità e al rituale.

L'esempio peggiore è stato forse la commistione politica del vescovo spretato, Barnaba (Prokofiev), nel sud della Francia, poi giustamente processato e condannato dal governo francese per appropriazione indebita. In questo paese conosco tre laici, allora membri della ROCOR, che, anche se sono troppo giovani per ricordare qualcosa di lui, mi hanno sconvolto negli anni '90 dicendomi che pensavano che Hitler fosse una buona cosa. Tutti e tre erano estremamente ignoranti e tutti e tre, cosa non sorprendente, hanno lasciato la Chiesa nel 2007, entrando a far parte di varie sette estremiste. La cosa strana è che due di loro hanno mogli anglicane, ovvero, per usare i loro termini abrasivi, sono sposati con eretici!

Il futuro

Per quanto riguarda il futuro del quarto gruppo, quello non russo, l'OCA, chi può dire qualcosa? Certamente soffre di una grave crisi di identità ed è in fase di grandi tensioni, dopo avere più volte cambiato metropoliti. Su di esso si possono porre due domande: sarà in grado di sopravvivere in un unico gruppo intatto o si dividerà nei suoi frammenti artificialmente combinati, con una grande parte che tornerà alla Chiesa russa? E questa sarebbe una cosa negativa o positiva? Non sta a noi rispondere a queste domande; quelli che costituiscono l'OCA risponderanno a queste domande da se stessi, esprimendo la loro preferenza. Dal momento che sono al di fuori della Chiesa russa, noi siamo solo spettatori e possiamo solo osservare gli eventi.

Con l'eccezione di alcuni non-sanpietroburghesi, e nonostante ripetuti inviti, il piccolo terzo gruppo, centrato a Parigi, non ha alcuna intenzione di tornare alla Chiesa russa e alle sue discipline ascetiche, canoniche e liturgiche. Può quindi essere definito 'ex-russo'. Un tale stato di ribellione adolescenziale politicizzata non fa ben sperare. In effetti, possiamo già vedere la 'sindrome del ramo secco', in quanto questo gruppo auto-isolato diventa sempre più piccolo, anche se ha diverse dozzine di membri del clero abbastanza inesperti con piccole "parrocchie" (che spesso hanno tra cinque e dieci membri), che a volte fanno le cose più strane. Finirà inevitabilmente per estinguersi, esaurendo le scorte di vescovi e di persone istruite nella Chiesa, e andrà alla deriva verso una piena secolarizzazione tra le istituzioni occidentali locali che per ovvie ragioni lo incoraggiano, perdendo la ragione della propria esistenza. Ma questo non è un problema per la Chiesa russa, che ha scelto di ignorare.

Questo ci lascia con i primi due gruppi, ora più o meno uniti in uno solo. Anche qui è difficile sapere cosa accadrà. Allo stato attuale non si parla di una fusione amministrativa tra i due, nonostante che a volte condividano lo stesso territorio. Il gruppo di Mosca, che cresce sempre di più in Europa occidentale, ha un drastico bisogno di molti più vescovi e chierici di mentalità missionaria e di una mentalità meno 'sovietica', che si sappia adattare alle esigenze e alle lingue locali. Inoltre soffre di una mancanza di locali, risultato di una cronica mancanza di visione e di cattiva amministrazione del passato. Spesso, ma non sempre, sembra ancora mancare di leadership, visione e dinamismo, occupandosi ancora della situazione a breve termine giorno per giorno – una ricetta per il disastro a lungo termine.

Per quanto riguarda la ROCOR, ha bisogno urgente di vescovi e sacerdoti giovani e dinamici. Alcuni sembrano dimenticare che l'età canonica per consacrare un vescovo è 35 anni: avere quasi tutti i propri vescovi (e troppi membri del clero) oltre i sessanta e settant'anni è profondamente anormale e rende probabile la morte di un gruppo. Ora è il momento di svegliarsi per la ROCOR, se vuole sopravvivere in una forma o in un'altra a lungo termine. Il risultato di una mancanza di leadership e di direzione è sempre che si vive nel passato e non si guarda al futuro. Qualsiasi perdita di dinamismo deve essere rimediata ora. Tuttavia, non è troppo tardi e tutto è ancora possibile. La ROCOR ha ancora un enorme potenziale: se questo sarà dissipato o no, non sappiamo dirlo.

 
Pellegrinaggio alla Santa Montagna dalla parrocchia di san Nicola di Myra (Lecco)

Di recente (dal 4 al 7 Luglio 2016) Dio mi ha donato la grazia di potermi recare in pellegrinaggio sulla Santa Montagna con padre Vitaly della parrocchia di san Nicola di Lecco.

Dato il bel diario che recentemente ho avuto la gioia di leggere sul sito della parrocchia di san Massimo mi è nato nel cuore il desiderio di condividere solo alcune considerazioni che al termine del nostro pellegrinaggio sono vive nel mio cuore.

monastero di san Panteleimon

Siamo stati ospitati presso una casa di accoglienza, la "Casa dei Russi" a Karies, e grazie alla disponibilità di una macchina, abbiamo potuto visitare in breve tempo diversi monasteri, così ci siamo potuti soffermare a pregare davanti a molte icone miracolose e le nostre labbra hanno potuto baciare molte reliquie.

Devo riconoscere che da occidentale non mi è stato immediatamente facile entrare nella logica del mio batjushka: la mia abitudine a "cercare di condurre le situazioni verso ciò che desidero" o anche solo  voler "avere un programma" ha rischiato di impedire alla Madre di Dio di condurci sui sentieri da lei pensati per noi fragili figli. Riconosco che la conversione verso una forma mentis che non sia "pagana" richiederà per me tanto tempo e capacità di morire a me stesso (pregate per me).

La prima cosa che ho sentito arrivando all'Aghion Oros è stata: "questo è veramente il giardino della Tuttasanta!", questo è stato un aiuto profondo, mi ha fatto sentire subito a casa e in mani materne; la tradizione che si narra sulla presenza di Maria sulla Santa Montagna dice:

"Nella Montagna Sacra del cristianesimo circa 2000 monaci vivono isolati dal mondo in una stretta e lunga penisola nel mar Egeo. Si entra solo per mare ed è un luogo interdetto alle donne, ma è dedicato alla Tuttasanta vergine Maria. È un luogo sotto la protezione della Vergine perché, secondo la tradizione, quando la Vergine e san Giovanni vi trovarono rifugio in una tempesta del mare circostante, Maria chiese a Cristo questo luogo per riservarlo a coloro che coltivano lo spirito, e per questo è chiamato il giardino della Tuttasanta".

Da tanto tempo sognavo di potermi recare sulla Santa Montagna per poter partecipare alle liturgie; il primo giorno ci siamo trovati in un grande e antico monastero e ci siamo potuti fermare alla Veglia.

Devo riconoscere che quello che ho visto è stato molto distante da ciò che immaginavo, nel coro i monaci erano spesso "buttati sugli scranni", il vociare tra l'uno e l'altro era un sottofondo durante tutto il canto liturgico,  la gestualità era ridotta al minimo; se anche solo una piccola parte di questo fosse successo tra noi servitori d'altare a Lecco il nostro padre ci avrebbe spediti in "ferie anticipate"... trovandomi davanti agli occhi questa scena inattesa ho provato a dirmi che non conoscevo la stanchezza di questi monaci che poteva giustificare la postura e gli sbadigli, ma non ho potuto comunque non dirmi che anche da noi in chiesa molte sorelle fanno lavori faticosi, devono badare ai propri figli, e hanno magari la croce di mariti non molto presenti nel cammino di fede, ma stanno con dignità angelica alla liturgia! Rendendomi conto che questo mio giudicare mi stava però allontanando dalla preghiera, ho cercato di vivere il Bello che la grazia e lo sforzo di alcuni ha reso visibile e presente.

Usciti, è stato per noi un balsamo l'incontro con padre Teofilo, padre greco con un buon italiano che ci ha amorevolmente chiesto del nostro pellegrinaggio, ci ha mostrato vicinanza e paterna preghiera e ci ha invitati a tornare in futuro per soffermarci con lui (gloria a Dio per tutto!); padre Teofilo ha imparato l'italiano attraverso le molte visite di figli spirituali di un suo confratello che ha avuto la benedizione di poter riaprire nel sud Italia il monastero di san Giovanni Theristis con regola athonita.

Nel monastero di padre Teofilo, Pantokratoros, è custodita un'icona che mi ha particolarmente colpito, la Madre di Dio dell'Anziano:

"L'icona miracolosa detta Panaghía Gheróntissa, ossia dell'Anziano, così denominata in quanto, secondo la tradizione, avrebbe sollecitato  l’officiante della liturgia, chiedendogli di accelerare i tempi della celebrazione al fine di poter portare i Santi Doni ad un confratello anziano morente. Della santa Madre di Dio raffigurata nell'icona i calogeri raccontano diversi prodigi: si narra, ad esempio, che in un periodo di carestia riempì un'intera giara di olio; che accecò un turco che l'aveva gettata in un pozzo e che nel 1950 protesse il monastero dal violento incendio, estinguendone miracolosamente le fiamme. Si narra che tutti gli sforzi per spegnere il fuoco furono vani, finché i monaci, in pericolo di vita, presero l'icona della Madre di Dio, la elevarono al cielo, e poi, cantando, attraversarono illesi le fiamme. La Madre di Dio li avrebbe così salvati!

In realtà, sembrerebbe che i monaci, in passato, non avessero agito così bene nei confronti dell’icona: un'antica leggenda narra infatti di quando, attaccati dai pirati, i monaci si erano nascosti nella torre. Pensando che i religiosi avessero nascosto la cassa del monastero e volendo farli uscire, i briganti presero l'icona dalla chiesa e andarono vicino ad un pozzo. I monaci, però, non si mossero affatto per salvare l'immagine della Vergine; così i pirati, irritati, gettarono l'icona nel pozzo e se ne andarono via. Molti anni dopo, tormentato dalla coscienza, il capo dei predoni inviò un parente al monastero e fece chiedere dell'icona: l'avevano tutti dimenticata miseramente nel pozzo! Quando la trassero fuori, constatarono con sorpresa che l'immagine della Vergine non aveva subìto alcun danno dall'acqua. Un monaco russo la restaurò e la rivestì con una lamina d'argento che la ricopre tuttora".

Mentre i nostri giorni stavano ormai volgendo alla fine, abbiamo deciso di andare a fare visita al monastero di Koutloumousiou vicino al luogo dove eravamo alloggiati, davanti al monastero ci accoglie un monaco che capisco essere la nostra guida, ma con mia grande sorpresa vedo che supera le mura del monastero per poi inoltrarsi nella vegetazione; dopo una decina di minuti di cammino mi permetto di chiedere la nostra prossima meta, e con grande sorpresa mi sento dire: "stiamo andando alla cella che è stata di padre Paisios al kellion Panaguda". Che dono meraviglioso, abbiamo potuto visitare un luogo veramente speciale abitato da un santo da poco canonizzato, luogo che ha ricevuto più volte le visite della Madre di Dio e di diversi santi; il luogo nella sua estrema semplicità portava veramente un' aria di anticipazione del paradiso, aria di dolcezza e solennità a cui non si può restare indifferenti.

Dopo aver ricevuto la benedizione dai monaci che ancora oggi abitano in questo piccolo insediamento, ripartiamo inoltrandoci ancora nella vegetazione e mi viene accennato che stiamo per andare a visitare la cella dello starets Gabriel.

Io da ortodosso acerbo mi immagino una splendida visita come quella da poco compiuta da padre Paisios, convinto che lo starets Gabriel fosse un santo monaco ora in cielo; e invece, entrando in un piccola cella, mi trovo al cospetto di uno starets in carne e ossa, un anziano steso su un letto in perfetto abito monastico con attorno al cuscino una schiera di icone di santi, di angeli e della Madre di Dio, dandomi un'immagine come se ormai la sua mente non fosse più sulla terra ma sempre nelle volte celesti! Dopo essermi buttato a baciargli la mano, riceviamo da lui benedizioni, sorrisi e qualche pugnetto sulle nostre teste (probabilmente ne riscontrava la durezza spirituale); ci intratteniamo nella sua cella e il suo giovane servitore facendoci da traduttore ci permette di porre allo starets diverse domande e richieste di preghiere per familiari e fratelli della nostra Chiesa.

Non dimenticherò mai questo viaggio sulla Santa Montagna, luogo che sento essere veramente il giardino della Madre di Dio, luogo in cui non è presente il mondo con le proprie seduzioni e dove non basta abitare per essere salvati, ma che anzi richiede una lotta più accesa, che porta in se la grande responsabilità di custodire la Tradizione di una vita santa e ortodossa, dove è possibile trovare rilassatezza eccessiva ma anche uomini angelici come padre Gabriel, dove ogni gesto se osservato nel suo senso profondo conduce all'incontro con Cristo.

Rientro con grande gratitudine verso Dio per avermi condotto alla comunità di san Nicola di Lecco, luogo che è la mia santa montagna, in cui i fratelli che vengono a pregare mi aiutano con il loro esempio e la loro vita ad entrare con il giusto passo nella Chiesa ortodossa; lo stesso padre Paisios diceva: "Se c'è qualche probabilità che io mi salvi, sarà per le preghiere delle madri".

Come monito rivolto a me prendo spunto dalle parole del mio padre spirituale, padre Gabriel Bunge, che ha lasciato in un bellissimo articolo su questo sito:

"Di fatto, i laici arrivano all'eremo con più o meno le stesse domande dei monaci: vengono con domande sulla vita spirituale, su come vivere una piena vita cristiana mentre sono circondati dal rumore del mondo. Io do loro gli stessi consigli che do ai monaci, ma la regola che do a ogni persona è adatta alle loro condizioni di vita. Non posso dare a un giovane uomo sposato con quattro figli, la stessa regola che darei a un uomo più anziano che vive da solo. La stessa cosa è per quanto riguarda una madre di famiglia.

Perché, vedete, non ci sono due spiritualità diverse. Non si può essere qualcosa di più di un cristiano. Un monaco non è più di un cristiano. Cerca di diventare un cristiano, con i mezzi che i Santi Padri hanno messo nelle nostre mani. Quindi posso dare gli stessi consigli che do ai monaci, ma sempre adattati alle circostanze della propria vita, la propria età, e pure la propria età spirituale".

 
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Artos: il pane della Pasqua

Durante la Settimana Luminosa, i visitatori delle chiese ortodosse noteranno una grande prosfora posta su un tavolo di fronte alle porte sante, il luogo più importante della chiesa. La grande prosfora è chiamata artos. L'artos è un pane lievitato, con una raffigurazione della Croce o della Risurrezione di Cristo su di esso. Artos è una parola greca, tradotta letteralmente come "pane lievitato".

La tradizione di usare l'artos nel culto esiste dall'era degli apostoli. Quando Gesù Cristo ascese al cielo il quarantesimo giorno dopo la sua morte, i suoi seguaci trovarono consolazione nei ricordi del loro maestro, delle sue parole e delle sue azioni. Quando si riunivano per la preghiera comune, ricordavano l'Ultima Cena e ricevevano il corpo e il sangue di Gesù Cristo. Durante il pasto condiviso, i suoi discepoli tradizionalmente riservavano il posto d'onore a tavola al loro maestro, che era invisibilmente presente tra loro, e vi ponevano davanti un pane.

Seguendo questa tradizione apostolica, i primi pastori nella Chiesa stabilirono l'usanza di mettere il pane in chiesa nel giorno della festa della risurrezione di Cristo come riconoscimento visibile del nostro Salvatore che ha sofferto ed è morto per noi come pane della vita. I monasteri ortodossi hanno mantenuto quasi intatta questa tradizione. Per tutta la settimana luminosa, l'artos è collocato su un tavolo separato  condiviso tra tutti. Oggi, l'artos è ancora un simbolo della presenza invisibile di Cristo nelle nostre vite.

La preparazione dell'artos

Come regola generale, si inizia a creare l'artos intorno all'inizio della Grande Quaresima. Il numero dei pani da preparare è la considerazione più decisiva. Nelle chiese parrocchiali, dove è necessario solo un piccolo numero, il processo può richiedere circa una settimana, mentre nei monasteri più grandi, che necessitano di migliaia di pani, potrebbe iniziare ben prima della Grande Quaresima.

Sebbene abbastanza simile alla cottura di una prosfrora, la cottura di un artos richiede molto più tempo e lavoro. Per esempio, un artos deve essere tenuto in forno per più di quattro ore. Questo non include la miscelazione dell'impasto e il raffreddamento.

L'intero ciclo di produzione potrebbe facilmente richiedere quasi ventiquattro ore. L'artos è cotto in lattine di alluminio oliate con cera. Per valutare se un artos è pronto, si guarda al suo colore. La pagnotta finita è bianca con una leggera sfumatura di giallo.

I pani finiti vengono conservati in un luogo designato fino a Pasqua. L'artos fatto a regola d'arte può essere conservato in magazzino per diversi mesi senza perdere nessuna delle sue proprietà.

Infine, arriva la luminosa e santa Pasqua. Dopo la Liturgia pasquale, l'artos è portato in chiesa e posto davanti alle porte sante. Si compie il rito della consacrazione dell'artos. Il sacerdote dice le preghiere e cosparge il pane con acqua santa.

L'artos santificato viene posto su un tavolo davanti alle porte sante ed esposto durante la Settimana Luminosa. Ogni giorno, dopo la Liturgia, l'Artos è portato in processione solenne all'esterno della Chiesa e poi rimesso al suo posto originale.

La distribuzione dell'artos

Il sabato luminoso, dopo la Divina Liturgia, l'artos è portato per l'ultima volta in una processione della Croce ed è poi spezzato e distribuito alla congregazione. Il prete recita una preghiera sull'artos e lo divide in pezzi.

In alcune delle parrocchie più grandi con un gran numero di fedeli, l'artos si spezza alla vigilia della Liturgia del sabato, così che ci siano abbastanza pezzi per tutti.

Con la benedizione del sacerdote, le donne volontarie svolgono il lavoro quasi come un mistero mentre cantano le preghiere.

Al pari dell'acqua santa, l'artos possiede proprietà mistiche ed è trattato come un oggetto sacro nella Chiesa ortodossa. Mangiare l'artos rigenera le energie fisiche e spirituali dei fedeli ortodossi.

Come tutti gli altri oggetti sacri, l'artos dovrebbe essere trattato con soggezione e pietà per timore che sia infestato da muffe come il pane ordinario. Per la conservazione a lungo termine, l'artos viene tagliato in pezzi più piccoli, asciugato e messo in un contenitore di vetro. L'artos va mangiato a stomaco vuoto, con acqua santa.

Rispettate la santità dell'artos e abbiate cura di voi stessi.

Cristo è Risorto!

 
Il velo dei monaci armeni

una foto storica di padre Komitas (Soghomonyan, 1869-1935), uno dei più famosi compositori di musica liturgica armena

Alcuni dei nostri monaci, infastiditi dal dovere di indossare copricapi e veli monastici nei mesi più caldi e afosi, hanno manifestato un interesse per forme più leggere di velo, tra cui quello indossato dai monaci armeni, che per la sua caratteristica forma appuntita, risulta uno dei copricapi più curiosi della  millenaria tradizione cristiana.

C’è chi pensa che i monaci armeni si limitino a coprirsi il capo con un semplice velo: non è così, e il velo (in armeno veghar) poggia sempre sopra a un cappello monastico (kalimafi), e i due oggetti sono abitualmente indossati assieme.

Kalimafi è una variante del nome kalimavchion, noto anche come kamilavka o kamilavkion: le due ultime varianti suggeriscono una continuità dagli antichi copricapi realizzati in pelo di cammello (kamila). Veghar è invece un duplicato del termine latino velarium, e figurativamente, lo stesso nome è dato anche alle cupole coniche tipiche delle chiese armene.

Ecco come appare da solo il cappello monastico armeno:

Così invece appare il singolo veghar, facilmente ripiegabile:

Vediamo invece come appaiono i due elementi combinati, appoggiati su un piano e appesi a un gancio:

 

Chi porta il copricapo monastico armeno?

Così come nelle nostre chiese ortodosse, il copricapo monastico nella Chiesa apostolica armena è riservato a chi ha professato i voti monastici. Poiché i monaci di sesso maschile, nella Chiesa armena, sono quasi invariabilmente ieromonaci (ovvero monaci preti), possiamo suddividerli in tre categorie:

- Ieromonaco, o abegah: il rango minore a cui è concesso il velo dopo la professione dei voti monastici. Un abegah porta il velo monastico, ma non una croce pettorale.

- Archimandrita, in armeno occidentale vartabed o in armeno orientale vardapet: un rango a cui si accede dopo la discussione di una tesi, e che conferisce il diritto a portare una croce pettorale (dorata o gemmata, a seconda del rango interno) e un bastone pastorale. Il termine armeno ha radici iraniane (dove significa letteralmente “maestro degli studenti”), e sottolinea l’importanza dell’erudizione nella vita monastica.

- Vescovo (di ogni grado, fino al rango patriarcale o catholicos).

...solo per uomini?

Il monachesimo femminile armeno, che ha avuto un secolare periodo di stasi dagli anni successivi al genocidio degli armeni fino alla sua ripresa agli inizi del terzo millennio, meriterebbe una discussione a parte. Per quanto riguarda l’uso di veli o forme speciali di copricapo, né le foto storiche né quelle delle monache armene contemporanee offrono esempi particolari, al di là dei semplici veli femminili come quelli portati da tutte le monache ortodosse come abito da lavori quotidiani. Per chi è interessato ad approfondire questo tema, suggeriamo di iniziare dal breve filmato del 2018, che riporta le monache del convento di Ghazaravan in preghiera.

 
"Non vivrò mai più in un paese dove la fede ortodossa è perseguitata"

San Paissio Velichkovskij, che abbiamo commemorato lunedì scorso, è passato alla storia come padre del monachesimo russo e romeno, come un grande anziano che ha dato nuova vita ai monasteri con le sue traduzioni e i suoi scritti patristici e allevando nuove generazioni di anziani monastici esicasti.

Ma sebbene san Paissio fosse un monaco sul Monte Athos, e infine in Moldova, iniziò la sua vita secolare e monastica in quella che oggi è chiamata Ucraina. La sua strada per il monachesimo in quelle terre era disseminata di rocce e spine, e la sua autobiografia [1] ci dice perché.

San Paissio Velichkovskij inizia la sua autobiografia spiegando che mentre si avvicinava alla fine della sua vita, considerava che tutto ciò che non è stato affidato alla scrittura è destinato all'oblio totale. "Io, ieromonaco Paissio, indegno né del monachesimo né del sacerdozio, sono nato e cresciuto nella città ortodossa malorossiana di Poltava da devoti genitori ortodossi. Sono nato alla fine dell'anno 1722, 21 dicembre..." La città di Poltava si trovava nel territorio dell'Impero Russo chiamato Malorossia (a volte tradotto come Piccola Russia, ma in realtà sarebbe più accuratamente tradotto come Russia Minore), che includeva Kiev, mentre i territori a ovest del fiume Dnepr erano ancora sotto il dominio polacco. Il giovane Pietro, come era sdtato chiamato il futuro santo al battesimo, fu mandato a studiare nel seminario teologico di Kiev, ma rifiutò completamente quello che allora era l'approccio scolastico e latino dell'istituto – un retaggio della dominazione polacca – e desiderava ardentemente diventare monaco. I suoi viaggi alla ricerca di una casa monastica lo portarono in vari luoghi della Malorossia, ma aveva sentito dire che il monachesimo ortodosso tradizionale stava fiorendo nelle terre moldave, e così puntò gli occhi in quella direzione.

Sebbene San Paissio alla fine divenne un grande abate e anziano monastico in Moldova, il suo primo tentativo di raggiungere quella terra promessa fu interrotto da un terribile avvertimento da parte di qualcuno lungo la strada. La storia che ha ascoltato, che citiamo nella traduzione dalla sua autobiografia, ci dà un quadro di ciò che la gente in quella che oggi è l'Ucraina ha dovuto sopportare sotto il giogo cattolico e uniate.

E dopo aver trascorso la notte in casa di un individuo, al mattino vidi [i miei compagni di viaggio] nella scuola di un diacono locale. Quando mi videro si rallegrarono, ma poi chiesero al diacono della strada per la Moldova, dicendogli che intendevano andarci a piedi. Questi disse loro:

"O santi padri, non vi consiglio di andarci a quest'ora, perché è molto pericoloso per strada. Vedete, a causa dei ladri ovunque, ci sono soldati a cavallo, e temo che cadrete nelle mani di soldati spietati, che per nessun altro motivo se non il loro odio per la fede ortodossa possono ferirvi gravemente. Come esempio, ascoltate questa storia di ciò che è accaduto di recente nel nostro villaggio.

"C'era nella nostra chiesa prima di me un diacono di benedetta memoria. Per debolezza umana era cauto dagli attacchi dei persecutori della fede ortodossa, e durante la liturgia leggeva il Simbolo della fede [Credo], cioè 'credo in un solo Dio Padre', e quando veniva la parte che dice 'e nello Spirito Santo', leggeva così: E nello Spirito Santo, il Signore vivifico, che in verità procede dal Padre. [2] Leggendo così il Simbolo della Fede, evitava le denunce dei nemici dell'Ortodossia. Con il tempo fu calunniato davanti al sovrano di quel villaggio come bestemmiatore contro la santa fede, da chi diceva che non leggeva il Credo secondo la loro espressione teomachica, Nello Spirito Santo... che procede dal Padre e dal Figlio, ma solo 'in verità dal Padre'. Sentendo ciò, il sovrano si infuriò e, portando con sé diversi soldati, si recò in chiesa poco prima della lettura del Credo. E quando quel beato diacono cominciò a leggere il Credo, subito il sovrano gli si avvicinò e cominciò ad ascoltare attentamente come lo avrebbe letto il diacono. Avendo capito perché il sovrano si era avvicinato a lui, il diacono lesse coraggiosamente il Credo con voce piena e misurata, e quando giunse alle parole: Nello Spirito Santo, fu riempito di Spirito Santo e lo proclamò ad alta voce, E nello Spirito Santo, il Signore vivifico, che procede dal Padre, rigettando la parola 'in verità', che aveva aggiunto prima per paura. Quando il sovrano lo sentì, urlò come un animale selvatico, si lanciò dietro di lui, lo afferrò per i capelli, lo gettò a terra e iniziò a prenderlo a calci senza pietà; poi comandò [ai soldati] di trascinarlo fuori dalla chiesa e picchiarlo con bastoni senza pietà.

"E in quel momento qualcuno corse a dirlo velocemente alla madre del diacono. Le raccontò dell'accusa per la quale stavano picchiando suo figlio. Ma quando accorse sul posto, con le lacrime agli occhi lo scongiurò di non indebolirsi nel suo calvario, ma di invocare l'aiuto di Dio, di non risparmiare la sua vita e di concluderla con la morte per la fede ortodossa. E baciandogli il capo, disse: "O figlio mio amatissimo! Non aver paura di questo breve tormento che ora stai sopportando per la confessione della fede ortodossa, ma sopporta come un buon guerriero di Cristo anche la morte stessa per lui, in modo da essere degno di ricevere da iui la corona di un martire nel suo Regno dei Cieli!" Poi questi rispose a sua madre: "O mia amatissima madre! Non dubitare di me, poiché con il Signore che mi rafforza sono pronto a sopportare per la fede ortodossa non solo questo pestaggio, ma anche un milione di feroci morti. Proprio come c'è un solo Dio, glorificato e adorato nella santissima Trinità, così è la santa Chiesa Ortodossa Orientale (solo in lei, con buone azioni, c'è speranza di salvezza) l'Unica Chiesa, e non c'è altro che lei! Come potrei non essere zelante nel sopportare la morte più feroce per lei?!"

"Sentendo ciò, sua madre si rallegrò di una gioia indicibile e, alzando le mani al cielo, rese grazie a Cristo Dio per averle concesso di partorire per lui un tale sofferente. Ma quando il carnefice lo vide e lo udì, si infuriò ancora di più e ordinò ai suoi soldati di picchiarlo ancora più duramente. Ma il martire di Cristo, sopportando con gioia le terribili percosse e rimproverando la malvagità degli eretici occidentali, ma glorificando e confessando la fede ortodossa, affidò la sua anima nelle mani di Dio".

San Paissio e i suoi compagni di viaggio furono dissuasi dal proseguire per la Moldova. Così il futuro grande anziano viaggiò lungo il Dnepr, alla ricerca di un recinto monastico dove poter salvare la sua anima. Alla fine arrivò al monastero di san Nicola Medvedkovo situato su un'isola nel fiume Tjasmin, nella metropolia di Kiev. Lì fu tonsurato monaco rassoforo. Ma la sua vita monastica tranquilla e gioiosa nel monastero di san Nicola non durò a lungo.

"Come Dio permise, iniziarono le persecuzioni contro [il monastero] e contro la fede ortodossa da parte delle autorità locali di cattiva reputazione [sotto il dominio polacco]. Venne un funzionario del sovrano di quel paese, ordinò che tutti i monaci si radunassero nella cella dell'abate, e cominciò con una varietà di parole ad ammonirli a unirsi alla sua fede malvagia. [3] Ma quando vide che i fratelli non erano affatto disposti a dargli ragione, si arrabbiò molto ed entrando in chiesa, fece l'inventario di tutti i vasi della chiesa; poi uscendo dalla chiesa, la chiuse a chiave e la sigillò con il suo sigillo ufficiale. Prese le chiavi della chiesa e se ne andò con grande ira e minacce. Non ci fu poi poca confusione nel monastero, perché quando i santi padri videro che era passato più di un mese e la chiesa era ancora chiusa, alcuni di loro cominciarono a disperdersi, ciascuno per la propria destinazione. E vedendo questa persecuzione da parte dei malvagi eretici contro gli ortodossi, io posi la mia intenzione davanti a Dio: da quel momento in poi non avrei mai vissuto in quei paesi dove c'è persecuzione contro la Chiesa di Dio e contro la fede ortodossa da parte di eretici malvagi".

Quindi, a quanto pare, la persecuzione contro la Chiesa ortodossa canonica sotto l'influenza occidentale non è una novità nelle terre ucraine. Anche nei tempi moderni, i chierici sono picchiati, persino uccisi, e le chiese sono sequestrate: negli anni '90 è di nuovo avvenuto per mano degli uniati, e ora dalla cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma proprio come allora, così anche adesso ci sono in quelle terre cristiani ortodossi che sono molto forti nella loro fede. Ancora una volta ci sono confessori per la fede ortodossa. E credo che questo accadrà fino alla fine dei tempi.

Note

[1] San Paissio Velichkovskij, Vita e opere scelte, testo in slavonico ecclesiastico con una traduzione russa parallela di A. P. Vlasjuk (Serpukhov: Nasledie Pravoslavnogo Vostoka, 2014).

[2] Cioè, ha letto rapidamente il testo, aggiungendo le parole "in verità" (istina) in modo che potessero essere scambiate per le parole "e dal Figlio" (i syna), l'eretico Filioque dei Latini.

[3] Non è chiaro se stia parlando dell'Unia o semplicemente del cattolicesimo romano, ma molto probabilmente si tratta della prima.

 
Chirotonia di padre Alexei Cărpineanu a Parigi

il sito della Diocesi di Chersoneso riporta l'ordinazione al presbiterato, durante la Divina Liturgia della Domenica del Trionfo dell'Ortodossia (24 marzo 2013), del diacono Alexei Cărpineanu, per la comunità dei santi Pietro e Paolo nella città di Como (misteriosamente localizzata dal sito diocesano in "Italia centrale").

Padre Alexei, che abita in Val Pellice con la presbitera Lilia e i loro quattro figli, è stato a lungo parrocchiano della nostra chiesa a Torino, dove sono stati battezzati i suoi tre figli più piccoli. Durante questi anni, abbiamo avuto modo di apprezzare la bontà del suo carattere e il suo servizio devoto e disinteressato. Auguriamo a padre Alexei un felice servizio pastorale, in cui non gli mancherà mai il sostegno della nostra comunità parrocchiale.

 
La missione della civiltà ortodossa russa

In seguito al colpo di stato organizzato dall'Occidente nel 1917, prima del quale l'Impero russo era stato sull'orlo della vittoria nella Grande Guerra e della liberazione di Costantinopoli, e dopo i martiri imperiali del 1918 e la sconfitta nella guerra civile, nel 1920 sembrava a molti russi bianchi che tutto fosse finito. La vecchia Russia sembrava essere finita, mentre la nuova Russia sovietica si incamminava sul percorso dell'ideologia materialista atea che vi era stata importata con il treno 'sigillato'. Gli ideali della Santa Rus', conservati nella loro integrità dalla Chiesa fuori della Russia, sembravano non avere futuro nelle terre russe stesse. E così hanno avuto inizio molti decenni solitari di esilio, di amaro pentimento e isolamento nella Chiesa fuori della Russia, mentre noi speravamo e pregavamo che la Chiesa dentro la Russia potesse non solo sopravvivere alla persecuzione e alla prigionia, ma anche ritornare a vivere, e allora ci saremmo potuti unire a lei.

È vero, dal 1941 cominciò una sorta di rinascita, anche se era sotto l'ennesimo attacco colossale e tragico delle orde dell'Europa occidentale. Ma nel 1945 si poteva vedere che anche se sotto molti aspetti il peggio era passato, c'era ancora molta strada da fare. Le due generazioni successive sarebbero state anni di stagnazione frustrante. Poi nel 1991 ci fu un'altra tragedia. Attraverso l'incompetenza assoluta degli ultimi leader atei ciò che rimaneva dell'Impero russo (la maggior parte di esso) è stato diviso. Sotto i nuovi opportunisti comunisti/capitalisti, sembrava che le terre russe dovessero affrontare la fase finale dell'occidentalizzazione, perdendo totalmente la propria identità sotto la marea del consumismo americano. Sembrava come se potesse essere la fine anche per i restanti valori culturali ortodossi, un patrimonio che era stato ironicamente conservato dal vuoto culturale del comunismo.

Così, l'Occidente poté imporre in Russia la 'ristrutturazione' ('perestroika') che voleva. Ciò avrebbe comportato la distruzione della Chiesa ortodossa russa, che geopolitici come Brzeziński riconoscevano come fonte della resistenza all'Occidente, dell'ideale della Santa Rus' sovrana. La fine, sembrava, era vicina. Poi, nell'agosto 2000, con il Concilio Giubilare della Chiesa un tempo prigioniera e la canonizzazione dei martiri imperiali e dei nuovi martiri e confessori, giunse speranza. Proprio come la Russia ortodossa aveva sconfitto Napoleone e Hitler, così poteva sconfiggere nuovamente l'apostasia. Al di fuori della Russia i processi di apostasia negli Stati Uniti e nei suoi satelliti coloniali dell'Europa occidentale (NATO), hanno imposto il Nuovo Ordine Mondiale che distrugge l'identità nazionale, familiare e personale. E anche se la Russia dal 2000 non ha ancora invertito quei processi di apostasia, li ha fermati.

La quinta colonna degli oligarchi-ladri anti-russi, di cui la maggior parte non era russa e viveva all'estero, che ha rubato i beni del popolo attraverso la 'privatizzazione', criminali protetti dall'Occidente con il suo mito della democrazia (= dittatura elettiva, aggressivamente atea), è stata sconfitta in Russia. L'ispirazione è venuta dal tesoro spirituale di entrambe le parti della Chiesa russa, da figure come i sempre memorabili arcivescovi Seraphim (Sobolev) e Averkij di Jordanville e il metropolita Ioann (Snychev). Tutti sapevano che la civiltà ortodossa russa si fonda sull'ideale della Chiesa di tutta la Rus', la Santa Rus', il fondamento spirituale per la rinascita dell'Impero ortodosso. Questo è l'unico baluardo rimasto della fede cristiana non adulterata, che sola può combattere contro il male dell'apostasia che ora cammina all'estero. Queste figure hanno spiegato che la Santa Rus' è:

Integrità spirituale; fede ortodossa senza compromessi vissuta nella vita quotidiana; il primato dello spirito e quindi della morale sulla materia; l'incarnazione di questa fede nella vita dello Stato, ovvero nella vita sociale, politica ed economica; l'ideale imperiale sovrano della monarchia del popolo; il regno dei cieli incarnato sulla terra in un impero ortodosso multinazionale e multilingue. Qui, come hanno spiegato tutti i rappresentanti autentici della Santa Rus', non stiamo parlando di nazionalismo russo, ma del patriottismo unito dei tanti popoli diversi della Santa Rus'. Tutti coloro che si identificano come ortodossi russi, indipendentemente dalla nazionalità, appartengono a questo mondo, l'Ortosfera, e al servizio senza compromessi dello spirito e delle finalità della Chiesa. La rinascita della Santa Rus' come impero spirituale è il nostro ideale, l'ideale di tutta la civiltà ortodossa russa.

In questo siamo molto diversi dalla civiltà occidentale. L'ideale di quest'ultima è il progresso, definito come sviluppo materiale basato sulla scienza e la tecnologia. Il suo scopo è di aumentare il comfort fisico umano e la ricchezza materiale. D'altra parte, la civiltà ortodossa russa ha come ideale la trasfigurazione della volontà umana, dell'anima e della mente, che è possibile solo attraverso il progresso spirituale e morale. Il progresso materiale indica soltanto che l'essere umano diventa una cosa, una parte della materia, del mondo materiale e biologico. Da qui il darwinismo, in cui l'uomo è promosso come animale, una mera entità biologica e fisiologica, senza un'anima immortale, e il cui unico scopo è l'acquisizione di cose, o consumismo, come viene ora chiamato. Questo è l'opposto dei valori spirituali e morali del Nuovo Testamento e quindi della civiltà ortodossa russa.

È quindi chiaro che il progresso, in senso materiale occidentale, è un movimento di apostasia, fino alla fine del mondo, al Giudizio Universale. Questo è l'opposto della trasfigurazione spirituale e quindi morale dell'umanità, che è l'ideale del Vangelo e della Santa Rus'. Nelle parole del grande ecclesiologo e neo-ieromartire sant'Ilarion (Troitskij): 'L'ideale dell'Ortodossia non è il progresso, ma la trasfigurazione... Il Nuovo Testamento non conosce il progresso nel senso europeo del termine, nel senso di marcia in avanti nella stessa dimensione. Il Nuovo Testamento parla della trasfigurazione della natura e di conseguenza non si muove in avanti, ma verso l'alto, verso il cielo, verso Dio'. Questo deve essere anche l'ideale dello Stato ortodosso, che è quello di frenare il male e l'apostasia assumendo i valori della Chiesa. Questa è l'alternativa alla visione del mondo proposta dal capitalismo globalizzato.

Lo scopo della vita economica cristiana ortodossa non consiste nel fare profitti, come nel monetarismo greggio, ma nell'ordinare meglio la nostra vita spirituale e quindi morale. Invece dell'economia occidentale, basata sulla corsa al profitto mediante la spogliazione delle risorse naturali limitate e sul consumismo egoistico, la civiltà ortodossa russa propone la sufficienza, ma niente di più, per tutti. Lo sviluppo economico non deve essere regolato dai prestiti di banchieri e speculatori di borsa, ma dall'Unto del Signore. L'impresa privata non è per il profitto individuale, ma per il benessere pubblico. Invece del consumismo inutile e parassitario, basato sull'esaurimento delle risorse naturali e sul deturpamento della creazione di Dio, avremmo quindi una giusta distribuzione delle ricchezze naturali e un appagamento sociale. Affinché ciò accada, abbiamo bisogno di uno Stato fondato sui valori della civiltà ortodossa russa.

 
Gli sviluppi della Chiesa ortodossa nelle Filippine

A partire dagli inizi degli anni '90, si è vista nelle Filippine una moltiplicazione di presenze della Chiesa ortodossa, che fino ad allora aveva avuto nel paese solo attività episodiche legate all'immigrazione di greci e russi (inclusi i profughi russi dalla Cina). Le comunità odierne sono invece per lo più composte e guidate da filippini nativi, con un'influenza che potrebbe estendersi alla diaspora filippina nel mondo.

Dai dati provenienti da una esauriente pagina di Wikipedia, apprendiamo che oggi nelle Filippine operano quattro giurisdizioni ecclesiali ortodosse: il Patriarcato Ecumenico, il Patriarcato di Antiochia, la Chiesa russa all'estero (di cui ci siamo occupati in precedenza in un articolo sul nostro sito), e il Patriarcato di Mosca. Quest'ultima, con circa 60 parrocchie visibili, è la presenza ortodossa più forte e numerosa nelle Filippine.

Le origini di questo fenomeno di vasta portata risiedono in una delle denominazioni minoritarie dei cristiani delle Filippine, la Chiesa filippina indipendentedetta anche "aglipayana", dal nome del fondatore, padre Gregorio Aglipay (1860-1940). Nata per ragioni patriottiche da un gruppo indipendentista staccatosi dal cattolicesimo romano, questa Chiesa è passata per alcune derive teologiche prima di riprendere una dimensione cristiana più maggioritaria attraverso l'affiliazione alla Comunione anglicana e all'Unione vetero-cattolica di Utrecht. Anche se è piccola rispetto ai cattolici romani nelle Filippine, la Chiesa aglipayana esercita un'influenza su un impressionante numero di abitanti dell'arcipelago (le statistiche principali variano tra i due e i quattro milioni), e non deve pertanto stupire se un movimento verso l'Ortodossia che parte dal cuore di questo movimento è capace di coinvolgere numeri considerevoli di persone.

Ricostruiamo in breve i passi salienti di questo cammino di conversione.

Nel marzo 2014, 28 parrocchie di cinque province della Chiesa filippina indipendente, guidate dai vescovi Esteban Valmera e Rogelio Ringor insieme a tredici altri membri del clero, hanno inviato una petizione a sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', offrendogli la conversione di tutto il loro gruppo alla Chiesa ortodossa. Ispirato da questa iniziativa, anche un altro gruppo aglipayano indipendente guidato da otto vescovi ha scritto un'analoga petizione.

Il patriarcato di Mosca ha risposto inviando missionari ortodossi russi, ucraini e americani a catechizzare le migliaia di persone desiderose di abbracciare la fede ortodossa. Tra i missionari che sono venuti nelle Filippine vi sono padre Kirill Shkarbul da Taiwan, padre Stanislav Rasputin dall'India e padre Georgij Maksimov (prima diacono, e poi sacerdote alla fine del 2014) dalla Russia.

L'evento che ha coronato due anni di catechesi ortodossa è stato il battesimo di massa del 21 agosto 2015, che ha visto entrare nella Chiesa ortodossa 239 candidati, inclusi i due vescovi Esteban Valmera e Rogelio Ringor e quattro sacerdoti delle comunità aglipayane. Cinque dei nuovi ortodossi sono in partenza per la Russia per una preparazione di seminario. Da questo evento si è aperta la fase successiva, una serie di battesimi di massa in 29 chiese di diverse località sull'isola di Mindanao.

La pagina FaceBook della Chiesa ortodossa filippina (come si è nominata la nuova organizzazione ecclesiale) è un buon luogo in cui iniziare a seguire il percorso di queste nuove comunità. È difficile fare previsioni sul futuro a uno stadio ancora tanto prematuro, ma certamente il grande pool di influenza della chiesa aglipayana nella società filippina avrà il suo ruolo nel far crescere questa missione ortodossa composta quasi interamente di nativi del paese, e potrebbe anche raggiungere ambienti della diaspora filippina in altri paesi.

 
I "fossili liturgici"

"Cosa ce ne facciamo delle parti della Liturgia che sembrano reliquie di un tempo in cui la Liturgia era chiusa al pubblico? Per esempio: il congedo dei catecumeni: "Catecumeni, uscite!"; "Le porte, le porte!" (di solito interpretato come "Chiudete e custodite le porte"). Nelle preghiere per la comunione, "non parlerò del tuo mistero ai tuoi nemici". Non mi piace l'idea che queste frasi siano solo fossili. Come possiamo comprenderle oggi?"

Un po' di storia

La pratica di congedare i catecumeni si è conclusa nella vita generale della Chiesa perché i paesi in cui esisteva il cristianesimo erano quasi interamente cristiani, e i convertiti adulti erano diventati una rarità.

C'era anche un sistema penitenziale strettamente correlato, che consisteva di quattro gruppi di persone che erano colpevoli di gravi peccati, e che era posto sotto una penitenza per un certo periodo di tempo: (1) i piangenti, che rimanevano fuori dalle porte della chiesa e chiedevano le preghiere dei fedeli quando questi entravano in chiesa; (2) gli uditori, che stavano nel nartece della chiesa dietro i catecumeni, ed erano congedati con i catecumeni; (3) gli inginocchiati, ammessi nella parte posteriore della navata, ma che erano congedati anch'essi con i catecumeni; e (4) i co-astanti, che erano autorizzati a stare con i fedeli nella navata e partecipare a tutta la Liturgia, ma non a ricevere la comunione, finché non erano finalmente riammessi alla comunione.

Anche questo sistema penitenziale alla fine si è concluso. Nella Chiesa primitiva, anche solo aderire alla Chiesa era un atto di coraggio, e quindi il livello di impegno tra i cristiani medi era molto elevato, e quindi si poteva imporre una rigida disciplina penitenziale che poteva estendersi per decenni, senza che fosse motivo di disperazione finale e di apostasia. Con il passare del tempo, una simile rigorosa disciplina divenne una medicina più forte di quelle da cui le successive generazioni di cristiani potevano beneficiare.

Come risultato di entrambi questi sviluppi, invece di impedire completamente ai non cristiani di entrare nella Chiesa e di impedire ai catecumeni e ad alcuni penitenti di entrare al di là del nartece, l'area dell'altare (l'area dietro l'iconostasi) è diventato l'unico settore in cui a queste persone non è permesso di entrare. Questo è vero, almeno nella pratica generale delle parrocchie; tuttavia, in alcuni monasteri i catecumeni e gli eterodossi non sono ancora ammessi nella navata, e sono ancora congedati al momento del congedo dei catecumeni... e così questa pratica, anche se non è più comune, in realtà non è del tutto una cosa del passato.

Che cosa significa il congedo dei catecumeni per i fedeli

Il congedo dei catecumeni avviene dopo la lettura del Vangelo, e secondo l'antica pratica, anche dopo la predica.

San Simeone di Tessalonica dice che il congedo dei catecumeni rappresenta "la separazione dei peccatori dai giusti dopo la predicazione del Vangelo, alla fine dei tempi. Infatti, dopo che il Vangelo sarà stato predicato in tutto il mondo come testimonianza a tutti i popoli, la Scrittura dice: "Poi verrà la fine" (St. Symeon of Thessalonika: The Liturgical Commentaries, trans. Steven Hawkes-Teeples, Toronto: Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 2011, p 249).

Quindi il punto è che questo congedo dovrebbe essere per noi un monito che il tempo che abbiamo per obbedire al messaggio evangelico è limitato, e che verrà il giorno in cui dovremo renderne conto, e o saremo portati via con i peccatori, o riceveremo il premio dei giusti.

Padre Seraphim Slobodskoy dice allo stesso modo che il congedo dei catecumeni "dovrebbe anche essere un monito per noi... noi, i battezzati, pecchiamo di frequente e spesso siamo presenti in chiesa senza pentimento, senza la preparazione necessaria e avendo nei nostri cuori ostilità e invidia contro i nostri simili. Pertanto, alle parole solenni e minacciose, "catecumeni, uscite", noi, come indegni dovremmo esaminare noi stessi attentamente e meditare sulla nostra indegnità, chiedendo perdono ai nostri nemici personali, spesso immaginari, e chiedere al Signore Dio per il perdono dei nostri peccati con il fermo proposito di fare di meglio" (The Law of God: For Study at Home and School, Jordanville, NY: Holy Trinity Monastery, 1994, p. 566).

"Non parlerò del mistero ai tuoi nemici ..."

Nella Chiesa primitiva, c'era un alto livello di segretezza. Non era come quello degli gnostici, che avevano segreti che erano tenuti anche ai propri membri, e conservati solo da un gruppo selezionato. I cristiani, tuttavia, tenevano molte cose segrete da quelli al di fuori della Chiesa. Nelle lezioni di catechesi di san Cirillo di Gerusalemme, l'autore ammoniva i suoi ascoltatori di non scrivere quello che insegnava loro. Come abbiamo già notato, anche i catecumeni non erano autorizzati a rimanere nella Chiesa durante la parte eucaristica della Liturgia. Ma cosa significa questa preghiera per noi oggi, quando i non cristiani possono partecipare a una Liturgia nella sua interezza, e quando i libri sui misteri possono essere letti da chiunque sia interessato, e descrivono i sacramenti in gran dettaglio? Padre Michael Pomazansky risponde a questa domanda nella sua "Teologia dogmatica ortodossa":

"Questa severità per quanto riguarda la rivelazione dei misteri cristiani (sacramenti) agli stranieri non è più conservata a tal punto nella Chiesa ortodossa. L'esclamazione, "catecumeni, uscite!" prima della Liturgia dei fedeli è ancora proclamata, è vero, ma difficilmente in qualsiasi parte del mondo ortodosso sono catecumeni o non ortodossi in realtà ha detto di lasciare la chiesa in questo momento. (In alcune chiese è chiesto loro solo di stare nella parte posteriore della chiesa, nel nartece, ma possono ancora osservare il servizio). Il pieno senso di tale azione si perde nei nostri tempi, quando tutti i "segreti" dei misteri cristiani sono facilmente disponibili a chiunque sia in grado di leggere, e il testo delle lezioni di catechesi di san Cirillo è stato pubblicato in molte lingue ed edizioni. Tuttavia, il grande rispetto che la Chiesa antica mostrava per i misteri cristiani, preservandoli accuratamente dallo sguardo dei semplici curiosi, o di coloro che, essendo fuori della Chiesa e non impegnati nel cristianesimo, potevano facilmente fraintenderli o sospettarli – è ancora tenuto dai cristiani ortodossi che oggi prendono sul serio la loro fede. Ancora oggi non dobbiamo "gettare le perle ai porci" – ovvero parlare molto dei misteri dell'Ortodossia a coloro che sono meramente curiosi, ma non cercano di unirsi con la Chiesa " (Orthodox Dogmatic Theology, tr. Fr. Seraphim (Rose), Platina, CA: St. Herman Press, 1984, p. 31, fn. 12, il corsivo è mio).

Esattamente dove dovremmo tirare la linea, e quando esattamente siamo in pericolo di gettare le perle della nostra fede ai porci (Mt 7:6) non è qualcosa su si possono semplicemente stendere delle regole, ma è un campo in cui dobbiamo pregare che Dio ci dia la saggezza per discernere quando si tratta dei non ortodossi.

 
Intervista di Saker a Gilad Atzmon

Sono già passati 6 anni da quando ho intervistato Gilad per la prima volta e quando un amico ha recentemente suggerito che era giunto il momento di una nuova conversazione, ho subito accettato, così come Gilad, che, a dispetto del suo stile di vita super-prenotato e frenetico, si è preso il tempo di rispondere alle mie domande. Gilad è, a mio parere, non solo il musicista jazz più originale e di talento che stia attualmente componendo e suonando (assicuratevi di avere il suo ultimo CD "The Whistle Blower"), è anche un filosofo estremamente profondo che ha il coraggio incredibile, non solo di porre le domande fondamentali, ma anche di dare le risposte. Il suo libro "The Wandering Who?" è, credo fermamente, una lettura obbligatoria per chiunque voglia vedere attraverso la "nebbia" del moderno "antisionismo ebraico". Come persona che ha avuto la sua parte di lettere di odio, posso solo cominciare a immaginare il tipo di veleno pieno di odio che Gilad ha dovuto sopportare per il suo coraggio e anche se lui non ne vuole parlare, voglio dire che ci vuole un eccezionale coraggio e forza morale per fare quello che Gilad ha fatto e sta ancora facendo. Così, senza alcuna iperbole, ma molto letteralmente, dirò che Gilad Atzmon è un eroe moderno il cui fenomenale coraggio e la cui intelligenza saranno, ne sono certo, alla fine riconosciuto tra i più brillanti del nostro tempo. Sono profondamente onorato che lui mi consideri un amico.

Saker

Domande e risposte con Gilad Atzmon

Dalla nostra ultima intervista nel 2009 il mondo è cambiato molto e in molti modi. A tuo parere, la resistenza globale all'Impero è divenuta più forte o più debole in questi anni, e perché? Che dici dell'attuale regime in Israele, lo vedi indebolirsi o no?

Tutto dipende da come definisci 'l'Impero'. L'impero sarebbero le forze di mercato che guidano il capitalismo globale? Sarebbero i neocon che ci spingono in guerre sioniste, l'una dopo l'altra? O forse è la tirannia della correttezza che sopprime la nostra capacità di pensare in modo autentico? E 'possibile che questi tre siano semplici sintomi di un impulso oscuro che dobbiamo ancora definire o addirittura cogliere?

Nel mio recente scritto io sostengo che il potere ebraico consiste nella capacità di mettere a tacere le critiche del potere ebraico. Questa osservazione ci aiuta ad adottare un punto di vista trascendentale sui temi dell'impero e delle forze negative che dominano le nostre vite. Invece di parlare dell'impero, dobbiamo prima identificare le forze che ci impediscono di parlare dell'impero. Ora stiamo arrivando molto vicini a quel punto.

Oggi c'è un numero crescente di commentatori disposti a sfidare apertamente il potere ebraico. Presumo che la paura di un 'antisemitismo' in rapida crescita tra gli ebrei si riferisce al fatto che molti ebrei hanno anche paura della portata del potere che è in mano ad altri ebrei che è strettamente collegato all’'impero'.

Questo ci porta a Israele e alla sua lobby ebraica. Credo che negli ultimi due anni abbiamo assistito a una chiara trasformazione. La leadership occidentale dice di no ai guerrafondai sionisti. Credo che ne abbiano avuto abbastanza di queste guerre futili e disastrose.

Hai scritto recentemente un sorprendente libro dal titolo "The Wandering Who?" in cui hai fatto un'analisi seminale della politica dell'identità ebraica. Spieghi chiaramente che fai una distinzione tra gli ebrei (le persone), il giudaismo (la religione) e l'ebraicità (l'ideologia) e che ti interessi solo a quest'ultima, alla politica identitaria ebraica. Posso capire perché non vuoi trattare degli ebrei in quanto popolo, soprattutto perché dici che essi non costituiscono "alcun tipo di continuum razziale", ma il fatto che metti da parte il giudaismo mi sembra più problematico. Certo, Neturei Karta è un movimento antisionista, ma anche loro sono comunque parte di un movimento religioso che potremmo definire come "giudaismo rabbinico" o "giudaismo talmudico " e, come ben sai, il razzismo ebraico ha le sue radici dirette nell'interpretazione rabbinica / talmudica del Tanakh (la versione Masoretica dell'Antico Testamento). Giudaisti famosi come Maimonide, Karo, Luria non hanno notevolmente contribuito allo sviluppo dell'eccezionalismo e del razzismo ebraico? I rabbini di oggi in Israele non giustificano l'omicidio di massa dei palestinesi facendo appello proprio ai numerosi e noti esempi di odio per i goyim nel Talmud? Infine, dal momento che la religione è una scelta, non una condizione, non è un obiettivo legittimo di osservazione e di critica? Allora, perché hai fatto la scelta di non esaminare le radici giudaiche della moderna ebraicità e della sua ideologia?

Ho incontrato questa domanda molte volte e capisco il ragionamento fatto nella tua domanda. Non vi è dubbio che il giudaismo, il Talmud e la Torah contengano alcuni versetti e insegnamenti mostruosamente rozzi e anche disumani. Eppure, tradizionalmente il giudaismo rabbinico è stato molto efficace nel sopprimere ogni manifestazione di odio collettivo degli ebrei contro i goyim. Se gli ebrei rabbinici erano sostenitori della supremazia, come qualcuno potrebbe obiettare in modo un po' forzato, erano anche timidi. Si tenevano in disparte e mantenevano il loro atteggiamento contro i goyim in gran parte per se stessi.

La situazione è cambiata radicalmente con la secolarizzazione ebraica. Gli ebrei senza Dio hanno trasformato la scelta in una forma di privilegio tribale su base razziale. Yuri Slezkine nel suo prezioso libro, 'The Jewish Century,' conferma che gli ebrei erano 'i volenterosi carnefici di Stalin' nell'Holodomor, la mortale carestia sistematica di milioni di ucraini nei primi anni '30. Anche la demografia della Brigata Internazionale spagnola è rivelatrice. Il 25% dei combattenti della Brigata era composta da ebrei. Lo yiddish era la lingua franca della Brigata. Dobbiamo chiederci, che cosa motivava questi giovani rivoluzionari ​​a combattere contro la Spagna cattolica? Era davvero una battaglia contro il fascismo, Franco era fascista? Perché bruciarono tante chiese, dopo tutto, uno si aspetterebbe di vedere questi rivoluzionari ebrei combattere per prima cosa la tirannia rabbinica e le sinagoghe. Solo pochi anni più tardi, nel 1948, la Nakba - ancora una volta, un collettivo di ebrei secolari socialisti e sionisti – si dedicava a una sistematica pulizia etnica di matrice razzista in Palestina.

Gli ebrei che hanno perpetrato questi crimini colossali contro l'umanità non erano rabbinici o religiosi; erano senza Dio e avevano ceduto all'ideologia di sinistra.

Sei andato recentemente in Francia e hai partecipato a diversi eventi con Alain Soral (vedi qui e qui). Questo non è stato il tuo primo viaggio in Francia, ci sei stato anche nel 2013, hai incontrato Jacob Cohen e hai avuto con lui una discussione molto interessante (vedi qui). Ho sempre pensato che la potenza di CRIF e UEJF in Francia è stata ancora più grande di quella di AIPAC e ADL negli USA. Sei d'accordo con questo?

Totalmente. Da qualche tempo, la Francia è stata dominata da una prepotente lobby ebraica (CRIF), che è stata in grado di determinare i confini della discussione così come la libertà in generale. È interessante esaminare il ruolo insidioso del governo socialista attuale in questo senso. In alcuni dei miei scritti recenti sostengo che sia gli ebrei sia i politici di sinistra hanno un elemento di ostilità verso la gente di classe operaia. Gli ebrei hanno generalmente paura della classe operaia, perché è sempre quella classe che si rivolta contro di loro. Anche la sinistra è costellata di antagonismo nei confronti dei lavoratori (quelli che ora sono ridotti nella classe dei senza lavoro), a causa del fatto imbarazzante che i lavoratori non hanno mai aderito alla rivoluzione promessa. In Francia si vede un forte legame tra il governo socialista singolarmente impopolare e il gruppo tribale di una lobby che si occupa esclusivamente degli interessi ebraici. Quanto è imbarazzante.

Jacob Cohen dice che a suo parere la più potente organizzazione sionista sul pianeta è il B'nai B'rith che, a suo parere, è il pool di reclutamento principale per i sayanim del Mossad. Sei d'accordo con questo? Quali organizzazioni, secondo te, occupano le posizioni più in alto sul totem sionista?

A differenza di Jacob Cohen io non ho mai fatto parte della comunità ebraica e non capisco necessariamente i meccanismi del reclutamento di agenti e sayanim israeliani. Io analizzo l'operazione tribale ebraica a partire da prospettive filosofiche e psicoanalitiche. Per esempio, approfondisco il concetto di paura ebraica. Esamino come questa viene alimentata dalla politica d'identità ebraica (sia sionista sia 'anti-'), e come si evolve in azione – l'aliya, i guerrafondai e così via.

Io sostengo che, in una certa misura, chiunque opera all'interno di un movimento politico di soli ebrei, sia che si tratti di Max Blumenthal, Philip Weiss, Paul Jay o Abe Foxman, è un sayan. Mi spiego. Operare politicamente 'come ebreo' significa occuparsi principalmente di interessi ebraici piuttosto che di obiettivi umanistici universali. Sia Foxman sia Blumenthal sostengono quello che credono essere 'buono per gli ebrei'. Tuttavia, chiaramente non sono d'accordo tra di loro su ciò che è buono per gli ebrei.

La conseguenza e il significato più profondo di quanto ho detto è che non c'è una risposta ebraica (collettiva) alla questione ebraica.

Tornando agli eventi in Francia, qual è la tua valutazione della lotta in atto tra, da un lato, Alain Soral, Dieudonne e il movimento Égalité et Réconciliation e, d'altra parte, le organizzazioni sioniste francesi e lo stato francese? Diresti che il controllo sionista sulla Francia si sta indebolendo o che è sempre più forte?

Si tratta di una questione cruciale. Molti ebrei francesi a quanto pare non si sentono più al sicuro in Francia e molti si sono trasferiti in Israele. E questo perché si rendono conto che il CRIF alla fine provocherà un disastro per gli ebrei? Probabilmente.

La mia prossima domanda riguarda le parole e le definizioni. Già da molti anni, uso il termine "impero anglo-sionista" sul mio blog, perché credo che la struttura di potere con cui abbiamo a che fare è il successore dell'Impero britannico (la moderna "anglosfera", fondamentalmente i paesi dell'ECHELON), che ora sono 'iniettato' d'ideologia sionista sia da parte di ebrei sia da parte di cristiani sionisti, come dimostra il potere dei neocon negli Stati Uniti (per una spiegazione completa vedere qui) La cosa strana è che, anche se la categoria "anglo" è etnica e "sionista" non lo è (è ideologica), io sono sommerso da lettere di odio e critiche per la seconda, e ho avuto solo 2 e-mail opposte alla prima. Ho quindi mandato un paio di e-mail a personaggi noti come Michael Neumann, Shlomo Sand, Norman Finkelstein e te. Neuman e Sand non mi hanno mai risposto, e qui ci sono le parti pertinenti del mio scambio di messaggi con Norman Finkelstein:

Da molti anni sono stato con il termine "impero anglo-sionista" e questo termine è stato spesso condannato da altri blogger e lettori. Ho quindi scritto una breve spiegazione per il mio uso di quel termine (veda il documento allegato). Le chiederei, per favore, di prendersi del tempo per leggere questo breve testo e condividere con me la sua reazione. Trova il mio uso di questo termine opportuno oppure no, e in quest'ultimo caso, come suggerirebbe che io descriva "l'impero"?

Norman Finkelstein: Israele è un paese di 7,5 milioni di persone. Per un paese così piccolo commette un sacco di male. Ma non costituisce certo un impero o una metà di un impero. Al massimo è un partner minore degli Stati Uniti.

Non ho mai parlato di un impero anglo-israeliano o statunitense-israeliano, ho parlato di un impero anglo-sionista che, per esempio, comprende milioni di evangelici sionisti non ebrei negli Stati Uniti. Crede che il sionismo sia una componente fondamentale dell'impero statunitense, o questa sia una nozione sbagliata?

Norman Finkelstein: non ho la minima idea di ciò che intende quando si dice che il "sionismo" è una componente fondamentale dell'impero statunitense. Il professor Chomsky si definisce un sionista. Lui è una componente fondamentale dell'impero statunitense?

Come professore di filosofia sarà sicuramente in grado di vedere di persona le fallacie logiche nella sua domanda; oltre a questo, la prima volta ha associato il sionismo a Israele, la seconda volta ha associato il sionismo con Chomsky. Se sostanzialmente si rifiuta di rispondere alla mia domanda, preferirei che me lo dicesse.

Non mi ha più risposto. Dunque, cosa sta succedendo qui? Qual è la tua opinione sul mio uso dell'espressione "impero anglo-sionista" e perché, secondo te, Neumann, Sand e Finkelstein sono così poco disposti a impegnarsi su questo argomento?

Come ho detto in precedenza, il potere ebraico è la capacità di limitare o mettere a tacere la critica del potere ebraico. Il tuo dialogo con Finkelstein è un caso esemplare di tale operazione.

Il potere ebraico non è un fenomeno sionista. Di fatto, è in gran parte sostenuto dalla sinistra, da attivisti come Chomsky, Democracy Now e, in misura molto minore Norman Finkelstein che io apprezzo come intellettuale (anche se non sono d'accordo con lui praticamente su qualsiasi cosa). La tattica è evidente. Siamo spinti a operare all'interno di un determinato discorso che contiene alcuni confini chiari. Siamo limitati da una terminologia che è stata progettata per bloccare un vero esame delle questioni più preoccupanti e per nascondere la verità. E qual è questa verità? Un elenco di domande che hanno a che fare con l'ebraicità: l'ebraicità dello stato ebraico, l'estensione del potere della lobby ebraica in Occidente, il continuum ideologico tra i sionisti e gli 'anti-' e così via.

Nella nostra prima intervista hai detto che "l'etica e la moralità sono molto più importanti di alcune decisioni delle Nazioni Unite" e mi ricordo anche che hai scritto altrove che la politica in futuro dovrà essere centrata su etica e valori piuttosto che su un'ideologia. Ti prego di approfondire cosa intendi esattamente e se vedi il nostro mondo più vicino a quest'obiettivo oppure no?

Credo che sia diventato molto più facile cogliere il senso della mia osservazione passata. Col passare del tempo, stiamo diventando sempre più cinico riguardo le forze oscure che dirigono il nostro universo. Siamo consapevoli che, invece di essere esseri liberi, siamo stati ridotti a semplici consumatori. Mentre in passato un politico si impegnava a fornire salute, istruzione e produzione, il ruolo del politico contemporaneo è quello di facilitare il consumo nel nome delle corporazioni. Eppure è la nostra autentica consapevolezza etica ed empatica che è al centro della nostra indignazione umanista. Sono i nostri giudizi etici che ci forniscono una bussola e ci conducono verso la verità. Poiché la situazione sembra peggiorare, tanto più dobbiamo fidarci di quei nostri valori etici personali che sono anche universalmente condivisi.

Sono personalmente giunto alla conclusione che sia il razzismo sia il nazionalismo sono soprattutto le brutte propaggini del nazionalismo del XIX secolo che ha sostituito il tradizionale culto religioso di Dio con una religione laica di culto di se stessi che si esprime in tutte la successive forme di di razzismo e nazionalismo del XX secolo. Sei d'accordo con questo, o pensi che il razzismo e il nazionalismo siano inerenti alla nostra natura umana (caduta)?

Penso che l'appartenenza sia inerente alla natura umana, e che prenda forme diverse in momenti diversi. Io credo che il razzismo e il nazionalismo sono stati sostituiti dalla politica di identificazione. Siamo addestrati a parlare 'come un'- come un ebreo, come un nero, come un gay, come un disabile, e le forme di queste strutture politiche settarie sono molto interessanti.

Dobbiamo sempre chiederci, chi ci guadagna? Non vogliamo essere americani o francesi di nuovo? O preferiamo operare all'interno di impostazioni di identità, cosmopolite, settarie, marginali? Io non sono sicuro. Anche in questo caso, se la salute, l'istruzione e il lavoro sono al centro di una società sana, la politica di identificazione opera come un chiaro ostacolo. Ci impedisce di trattare con i 'problemi reali'. Discutiamo il matrimonio gay e l'antisemitismo, invece di costruire fabbriche, ospedali e scuole.

Qual è la tua visione della religione nel mondo moderno? Sei d'accordo con la frase attribuita a Dostoevskij che "se non c'è Dio, tutto è permesso", o credi che sia possibile un sistema di valori non religiosi? Possiamo oggettivamente definire qualcosa come "buono" o "cattivo" senza fare appello a una rivelazione religiosa? Riesci a immaginare un sistema etico laico?

Mi piacerebbe credere che l'etica universale sia un concetto valido e indipendente da qualsiasi pensiero religioso. Ma le prove dei genocidi secolari che ci circondano è purtroppo convincente. Credo che se le persone sono determinate a uccidersi a vicenda, tutto ciò di cui hanno bisogno è una scusa.

Infine, quali sono le tue speranze per il futuro? Pensi che la Russia, la Cina e i paesi dei BRICS potranno abbattere l'impero anglo-sionista e che darà possibile un ordine mondiale multipolare basato sul diritto internazionale e il rispetto per le persone e per i diritti della nazione, o invece sei pessimista riguardo al nostro futuro?

Io sono sempre ottimista, ma questo non significa necessariamente che le cose stiano migliorando. È possibile che il potere ebraico sarà limitato nel prossimo futuro. Potrebbe anche essere inevitabile una futura sofferenza ebraica, e questo è, naturalmente, sfortunato. Sono fiducioso che l'elite ebraica non sarà colpita da tali circostanze. Semmai, saranno i primi a beneficiare di tale sviluppo. Chiedetevi, quanti Rothschild sono morti nell'Olocausto? Lo stato di Israele sarebbe stato stabilito senza la Shoah? Gli ebrei sarebbero stati altrettanto potenti senza l'Olocausto? Queste sono questioni aperte e per capire il potere ebraico dobbiamo approfondire in questi argomenti e cogliere una volta per tutte la raffinatezza della matrice tribale ebraica, il modo in cui si evolve e così via...

 
La processione della croce per tutta l'Ucraina: lo stadio finale

Gloria a Dio, la processione della croce per tutta l'Ucraina è già arrivata a Kiev e ha pregato sulla collina di san Vladimiro, e nonostante tutti i tipi di provocazioni e minacce, ha raggiunto il proprio obiettivo. Il presente resoconto descrive questo evento ormai storico, proprio quando la processione si avvicina a Kiev.

Entrambe le ali, quella da est e quella da ovest, della processione pan-ucraina della croce si stanno ora avvicinando a Kiev. I pellegrini si sono lasciati alle spalle centinaia di chilometri e migliaia di varie prove. C'è ancora solo un passo da fare – entrare nella città santa di Kiev dove i credenti provenienti da diverse regioni del paese si uniranno alla loro preghiera per la pace in Ucraina. Simbolicamente, sarà l'unità spirituale dei principali centri spirituali dello stato – la Lavra delle Grotte di Kiev e le Lavre (Pochaev e Svjatogorsk) da cui alcune settimane fa due colonne di pellegrini hanno cominciato a camminare l'una verso l'altra.

Tuttavia, non tutti hanno dato il benvenuto a questa preghiera per la pace. Ci sono alcune forze che sono disposte a fare il massimo sforzo perché le missioni spirituali e di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina canonica falliscano.

Nel complesso, ci sono diverse categorie di oppositori della processione della croce.

La prima categoria comprende i sostenitori del sedicente "patriarcato di Kiev". Per questa organizzazione religiosa, la processione croce per tutta l'Ucraina è una vera e propria sconfitta strategica, perché ha dimostrato che la Chiesa ortodossa ucraina canonica (quella del patriarcato di Mosca) è l'unica vera e propria Chiesa in Ucraina, l'unica sostenuta da tutte le regioni del paese.

Per di più, la processione di pellegrini in preghiera ha confutato i risultati di numerosi sondaggi di opinione pubblica che di recente sono stati attivamente citati dai portavoce "patriarcato di Kiev". I dati dicevano che "sulla carta, il quaranta per cento della popolazione sostiene il "patriarcato di Kiev", mentre il numero dei membri della Chiesa ortodossa ucraina è sceso al di sotto del quindici per cento" e così via. Ma la realtà ha dimostrato che questi sono valutazioni polarizzate. Secondo le stime più modeste, oltre 50.000 fedeli hanno camminato nelle processioni attraverso le regioni. [La Chiesa ortodossa ucraina ha ora stimato che ce ne sono state 30.000 nella sola Kiev] Così, a Kharkov la colonna dei credenti contava 10.000 persone. La situazione era simile in Ucraina occidentale, per esempio, a Pochaev e a Korets.

Il "patriarcato di Kiev" capisce bene che non sarà mai in grado di organizzare una simile processione della croce su larga scala. I membri del "patriarcato di Kiev" sono concentrati soprattutto nelle regioni occidentali dell'Ucraina. Inoltre, non hanno oggetti sacri e di culto che numerosi fedeli possano seguire in processione.

Il "patriarcato di Kiev" è amareggiato dal fatto che il patriarcato di Costantinopoli sta osservando la processione di preghiera dei credenti del patriarcato di Mosca, il che significa che le possibilità che il "patriarcato di Kiev" sia ufficialmente riconosciuto da Costantinopoli sono molto scarse. Tutti questi fattori fanno sì che i rappresentanti del "patriarcato di Kiev" facciano del loro meglio, giorno e notte, per screditare la processione pan-ucraina della Croce.

Si sforzano di politicizzare il processo: essi sostengono che qualcuno ha visto nastri di san Giorgio, bandiere delle repubbliche popolari non riconosciute di Donetsk e Lugansk e simboli russi nella processione. Tuttavia, queste insinuazioni sono totalmente infondate, perché ogni giorno sia le colonne delle processioni a est e a ovest sono accompagnati da forze dell'ordine. Tra le altre cose, sono state fatte riprese con telecamere dell'intero corso della processione. Se avessero rilevato qualcosa di illegale, questa sarebbe stata resa pubblica subito, e si sarebbero prese le misure del caso.

In questo contesto, ricordiamo lo scandalo recente di "un nastro di san Giorgio" a Kharkov. Significativamente, una "fotografia" che pretenderebbe di mostrare "un oggetto vietato" nella processione della croce è rimasta l'unica e sola "prova della inaffidabilità" della Chiesa ortodossa ucraina del patri, e i media l'hanno utilizzata. È interessante notare che la stessa informazione sul "nastro" è stata poi ripetuta da molti altri media. Così, numerosi "esperti" hanno cominciato ad avvertire che "una folla di provocatori" con nastri di san Giorgio e bandiere delle repubbliche non riconosciute si avvicinava a Kiev.

Tra l'altro, tali "esperti" costituiscono la seconda categoria di avversari della processione della croce. Questa situazione dà loro l'opportunità di ricordare a tutti la loro esistenza. Un anno e mezzo fa hanno ardentemente predetto "una rapida vittoria nel Donbass" davanti alle telecamere. Ma con il passare del tempo e il fallimento delle loro previsioni, questo ha messo automaticamente in dubbio la loro competenza. Così l'attuale isteria attorno alla processione della croce dà loro la possibilità di riprendere la loro carriera di informazione. Dopo tutto, ora hanno più arene del necessario per esprimere le loro "previsioni accurate".

Alcuni politici in bancarotta sono pure nella stessa categoria. I rappresentanti di alcuni partiti politici, che non sono in grado di dimostrare agli elettori le loro vere vittorie in campo sociale ed economico, stanno trasformando in un nemico virtuale la processione della croce, che dà loro l'opportunità di acquisire significative vittorie virtuali.

Questo approccio è molto semplice: non hai bisogno di fare nulla di speciale, ma il tuo rating di approvazione può leggermente aumentare. Questa versione è confermata dal fatto che i critici più accaniti della partecipazione alla processione della Croce sono alcuni deputati dell'impopolare Fronte del Popolo, che, dopo due anni al potere, è ora sostenuto solo dall'uno o due per cento della popolazione.

La terza categoria di avversari è un gruppo in alcuni ambienti all'interno della Chiesa greco-cattolica (uniate) ucraina. Molto recentemente l'arcivescovo Svyatoslav (Shevchuk) ha sottolineato che il compito principale della sua Chiesa è "spostarsi più a est nell'Ucraina". Di fatto egli intende la penetrazione nei territori in cui gli uniati non ci sono mai stati. Egli ha detto: "Dobbiamo essere là dove sono assolutamente necessari i credenti cristiani".

Quindi, la processione della croce ha mostrato che la Chiesa ortodossa è forte nella parte orientale del paese e che una "conquista missionaria" della regione sarebbe un'avventura strana e inutile. Queste considerazioni possono aver portato a una risposta così severa da parte della gerarchia della Chiesa greco-cattolica ucraina. La sua apoteosi è la recente intervista di Svyatoslav (Shevchuk) alla Chiesa greco-cattolica in cui ha fatto apertamente allusione alla "natura politica" della processione pan-ucraina della croce.

Ci sono anche osservazioni critiche degne di nota sulla processione fatta dal procuratore generale ucraino Jurij Lutsenko nella sua intervista con il canale TV 112. Secondo lui, "Sarebbe stato più logico prendere dei pullman dall'agenzia di viaggi di Akhmetov a Mosca e simulare la processione lì, perché in realtà quasi nessuno è in cammino qui. Prima camminano solo un chilometro o due davanti a una città o a un paese, poi salgono sui pullman, si spostano e ripetono di nuovo".

In particolare, Yuriy Lutsenko ha detto questo dopo il suo ritorno da Zarvanitsa (un villaggio nella regione di Ternopil, Ucraina occidentale), dove una processione della croce della Chiesa greco-cattolica era stata tenuta il 16-17 luglio.

manifestanti della fazione neonazista

E, infine, ecco la quarta categoria. Essa è rappresentata da alcuni membri delle autorità ucraine che sono chiamati da molti "il partito della guerra". Questi sono i gruppi e gli individui che non sono interessati alla cessazione della guerra in Donbass. Se la guerra si ferma lì, inevitabilmente perderanno le immense entrate illegali (che hanno ricevuto a causa di questo conflitto) e dovranno rispondere alla gente per i loro fallimenti totali in molti ambiti importanti. Ora, tutto questo viene nascosto dalla guerra. Fino a quando le ostilità sono in corso, possono facilmente mantenere i residenti ordinari sotto controllo e dirigere la rabbia della gente comune contro altri nemici, per esempio, contro la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca e le sue processioni della croce.

Per quanto riguarda questi gruppi, abbiamo tutte le ragioni per prevedere che la gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina canonica e i partecipanti alla processione della croce saranno sottoposti a una pressione senza precedenti, che sarà rivelata sia direttamente che indirettamente.

Ora il compito principale degli avversari della processione della Croce è quello di evitare che questa marci per le strade di Kiev. A questo scopo saranno inventate false provocazioni, si udranno vari tipi di minacce, sarà sollevata una questione di incapacità delle forze dell'ordine a garantire la sicurezza dei partecipanti alla processione della Croce.

Così sarà tamburellata nelle teste dei pellegrini l'idea che devono necessariamente salire sugli autobus per raggiungere la collina di San Vladimir (Vladimirskaja Gorka) inosservato. Un certo numero di metal detector verrà installato, lì in modo che solo un piccolo gruppo di fedeli possa avvicinarsi al monumento al santo principe Vladimir, pari agli apostoli. Il loro scopo è quello di evitare che le telecamere riprendano l'immagine reale di ciò che sarà in corso.

Al di là di ogni dubbio, ci saranno pure altre restrizioni. È per questo che i membri fedeli della Chiesa canonica ortodossa ucraina hanno bisogno di ferventi preghiere di tutte le Chiese ortodosse locali in questo momento. Qui non è questione di alcuna politica, pubbliche relazioni o sete di fama qui. Con questa processione della croce la Santissima Madre di Dio entrerà a Kiev insieme a migliaia di persone che rivolgono a lei le loro richieste di preghiera per la pace... la pace senza la quale l'Ucraina non avrà futuro.

 
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I primi preti convertiti all'Ortodossia: luci e ombre

Presentiamo oggi due testi che parlano dei primi preti ortodossi "locali" in Inghilterra e negli Stati Uniti. Mentre il primo caso, quello dell'archimandrita Nicholas (Gibbes) ci parla di un uomo che ha trovato nella Chiesa ortodossa una profonda dimensione interiore (ed è stato iniziatore di un movimento di ortodossi inglesi ancor oggi attivo), i due casi americani, quelli dei padri James Chrystal e Nicholas Bjerring, sono storie tragiche di persone che non hanno saputo integrarsi nella vita della Chiesa, e l'hanno abbandonata. Sicuramente ai due preti in America mancò la necessaria esperienza ecclesiale, ma forse mancarono anche gli esempi positivi; al contrario, padre Nicholas modellò la sua intera missione sul modello dei martiri imperiali russi, che aveva conosciuto da vicino.
La storia di padre Nicholas (Gibbes) è raccontata dall'arciprete Andrew Phillips nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia", mentre le storie dei padri James Chrystal e Nicholas Bjerring si trovano in un testo della sezione "Pastorale" dei documenti. Chi oggi è sulla strada di una conversione all'Ortodossia ha molto da imparare da queste storie, sia da quella a lieto fine che da quelle più negative.

 
Il ruolo della Polonia nella destabilizzazione dell'Ucraina: i militari polacchi hanno addestrato militanti neo-nazisti per le proteste di EuroMaidan

L'agenzia stampa polacca Nie ha pubblicato un resoconto bomba sul diretto coinvolgimento polacco nella destabilizzazione dell'Ucraina. La sua fonte sostiene che il ministero degli Esteri polacco ha invitato militanti ucraini nel paese e li addestrati presso Varsavia nel settembre 2013. Considerando le azioni distruttive e i decessi di cui in seguito sono stati responsabili durante i disordini di EuroMaidan, una tale connessione potrebbe collegare direttamente Varsavia al pandemonio. Implicherebbe anche la Polonia come "Turchia slava" della NATO in Europa orientale. L'impatto del rapporto di Nie può colpire anche la politica nazionale polacca, perché dimostrerebbe che l'élite politica ha fuorviato i membri del Parlamento, e che potrebbero in seguito esserci ripercussioni politiche dirette per il partito di Tusk, ironicamente chiamato "Legge e giustizia". Questo scandalo serve a sottolineare che la Polonia sta iniziando ad emulare i metodi del suo maestro neo-coloniale, gli Stati Uniti, approfondendo così il rapporto tra Varsavia e Washington come strumento e burattinaio.

Secondo il rapporto, 86 militanti di Euromaidan, alcuni dei quali sembravano avere più di 40 anni, sono arrivati in Polonia dietro invito del Ministero degli Esteri. Il pretesto per una negazione plausibile è che sono giunti nel paese per promuovere la cooperazione tra l'Università di Tecnologia di Varsavia e l'Università Tecnica Nazionale di Kiev. In realtà, però, questi individui sono svaniti nel nulla a Legionowo, una cittadina alla periferia di Varsavia. Lì, presso il centro di formazione della polizia, hanno trascorso quattro settimane impegnati in un addestramento di formazione alla destabilizzazione.

La fonte prosegue affermando che le immagini dei partecipanti li mostrano coperti di insegne e e tatuaggi nazisti, con i loro istruttori militari polacchi privi di qualsiasi segno esterno d'identificazione. Presso l'impianto, i militanti hanno imparato le seguenti tecniche: gestione della folla; identificazione dei bersaglii; tattiche e leadership; gestione del comportamento in condizioni di stress; protezione contro i gas della polizia; costruzione di barricate; e, soprattutto, si sono impegnati in lezioni di tiro, che incidentalmente comprendevano fucili da cecchini. Chiaramente, gli "studenti" che sono venuti a Varsavia erano lì per la guerra, non per un lavoro accademico, e la loro formazione è risultata nel battesimo dei discendenti spirituali di Bandera.

Queste rivelazioni sottolineano come i militanti di EuroMaidan avevano una previa formazione filo-occidentale, e che la Polonia è stata scelta come location per la loro istruzione. Attraverso il suo diretto coinvolgimento e il sostegno nella formazione dei radicali, la Polonia sta rapidamente meritandosi la sua reputazione di più importante stato in prima linea della NATO. Quando il Sejm polacco ha votato ai primi di dicembre 2013 la sua "piena solidarietà con i cittadini dell'Ucraina, che con grande determinazione mostrano al mondo il loro desiderio di assicurare la piena adesione del loro paese nell'Unione europea", poco sapeva che l'avanguardia violenta che aveva pochi giorni prima gettato bombe molotov e attaccato agenti di polizia hanno probabilmente acquisito le loro tattiche a meno di un'ora di macchina da dove si è votato. La maggior parte dei membri del parlamento probabilmente non avevano alcun indizio che il loro governo stava addestrando elementi violenti e sarà scioccata di sapere che è stato proprio così.

L'ironia finale è che la Polonia sta addestrando combattenti che onorano un uomo che si gloriava della pulizia etnica dei polacchi dall'Ucraina nei più orrendi modi immaginabili durante la Seconda Guerra Mondiale. Con tutto il suo patriottismo a tutto volume e il suo sentimento nazionalista, il governo polacco sta effettivamente lavorando contro i propri interessi a lungo termine dando sostegno agli elementi radicali di destra anti-polacchi della porta accanto. Questa "strategia banderista dell'orlo del disastro" ricorda la mentalità della politica estera degli Stati Uniti, di cercare alleati e costruire forze radicali pericolose che possono in seguito volgersi contro di loro (cioè Al Qaeda nel conflitto sovietico afghano e i jihadisti internazionali libici e siriani di oggi). Attraverso la sua cooperazione di mentalità avida e nazionalista con gli Stati Uniti nel tentativo di risuscitare di fatto la Confederazione polacco-lituana, la Polonia ha abbandonato i suoi principi europei e si è prefissata ciecamente di diventare il bulldog americano in Europa orientale.

Andrew Korybko è uno studente americano di Master presso l'Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali (MGIMO).

 
Sulla 'de-giudaizzazione' del cristianesimo

Caro padre Ambrogio,

mi può spiegare la 'de-giudaizzazione' della figura di Gesù e quindi del cristianesimo?

Come mai sono state dismesse la circoncisione, le norme alimentari della Kasherut o le festività 'bibliche' come lo Shabbat?

Alcuni passaggi attestano che queste norme erano seguite dallo stesso Gesù e dai discepoli, e quindi non erano in contraddizione con il suo insegnamento.

In fondo i segni e il concetto stesso di Messia nascono e si trovano, nel 'Vecchio' Testamento.

Perché è avvenuto quindi questo cambiamento così netto, abbandonando la Legge mosaica?

S.

* * *

Caro S.,

dobbiamo distinguere tra il processo di 'de-giudaizzazione' (o più propriamente, di 'gentilizzazione') operato dai primi cristiani, di cui troviamo testimonianze negli Atti degli Apostoli, dai processi successivi che si riflettono in alcune norme conciliari nel corso della storia della Chiesa.

Mentre il primo processo nasce dall'esigenza di far sentire tutti i cristiani uguali nella Chiesa e davanti a Dio, a prescindere dalla loro provenienza dal giudaismo oppure dal paganesimo, i processi successivi sono piuttosto una reazione a movimenti 'giudaizzanti', ovvero di cristiani (talora non di origini ebraiche) che volevano distinguersi, oppure sentirsi superiori agli altri, seguendo diverse norme rituali del giudaismo.

Il processo dell'era apostolica è una necessità viva della prima comunità cristiana. Gesù le ha lasciato il mandato di portare il suo messaggio di salvezza a tutte le nazioni (Mt 28:19), dove con 'tutte le nazioni' (πάντα τὰ ἔθνη), un ebreo intendeva proprio i 'gentili', i pagani, in contrapposizione al 'popolo' eletto della rivelazione vetero-testamentaria (questo non significa che la predicazione dei cristiani non doveva essere fatta agli ebrei, come erroneamente credono alcuni evangelici 'sionisti' di oggi, ma significa che la Chiesa è il nuovo Israele in cui tutti i credenti di tutte le nazioni sono chiamati a entrare).

In questo processo di inclusione di tutte le nazioni sono necessari molti aggiustamenti, perché uno dei concetti cardine della legge mosaica è che questa deve essere seguita nella sua interezza. Non era possibile effettuare 'scelte' di norme rituali o comportamentali e presumere di operare ancora all'interno della legge mosaica: non c'era niente, ovviamente, che vietasse a determinati pagani di seguire qualche precetto simile a quelli mosaici, ma questo non li faceva meno pagani. Pertanto, quando la predicazione degli apostoli inizia a toccare i bordi del mondo ebraico (l'etiope di Atti 8 e, segnatamente, il centurione Cornelio di Cesarea di Atti 10) ci si trova di fronte al fatto che il processo di conversione non può includere necessariamente tutto l'itinerario dell'inglobamento del proselito nel popolo ebraico. Ai cristiani di origine ebraica non è vietato continuare a seguire la legge mosaica, nella quale sono cresciuti, ma a quelli di origine pagana questo non è richiesto. Le stesse 'cose necessarie' richieste dal concilio apostolico in Gerusalemme in At 15:28-29 (astensione dalle carni offerte agli idoli, dal sangue e dalla carne con sangue, e dalla fornicazione) non sono viste tanto come le 'regole distintive' che separano i credenti dai non credenti, quanto piuttosto come misure minime di rispetto per non creare scandali.

Gesù stesso, a ben pensarci, aveva lasciato alcuni insegnamenti 'esplosivi' che potevano far detonare l'edificio della legge mosaica (e per questi insegnamenti si era attirato l'odio dei puristi della legge). Vediamone uno, a titolo di esempio: Matteo 18:20 dice: 'dove due o tre sono radunati nel mio nome, là sono io in mezzo a loro'. Questo è uno dei passi più abusati dai sostenitori del minimalismo evangelico, che pretendono che sia sufficiente una semplice riunione di un paio di generici 'credenti' (non importa quali errori o eresie sostengano) per realizzare misteriosamente la Chiesa di Cristo. Ovviamente, Cristo stesso non parlava in questi termini. Quale poteva essere il senso di queste parole, dette di fronte a ebrei che seguivano la legge mosaica? Per questi, aveva un'importanza fondamentale il minyian, ovvero il numero minimo di dieci maschi adulti necessari a formare una sinagoga o una comunità di preghiera (con una radice in quel minimo di 'dieci giusti' che avrebbe salvato la città di Sodoma secondo la promessa fatta da Dio ad Abramo). Senza questo numero minimo, non si aveva una sinagoga, non si aveva una preghiera regolare, non si poteva contare sulla risposta di Dio a una preghiera. Il fatto stesso che Gesù aveva scardinato il minyian, una cosa che era estremamente sentita dagli ebrei (e che discriminava terribilmente le donne, perché se non si raggiungeva il numero minimo di dieci uomini, nessun numero di donne poteva supplire a questa mancanza), ci ricorda che la completezza della legge deve essere cercata in Cristo stesso, e non in un numero pre-determinato di regole stabilite da una fonte esterna.

Le comunità di cristiani che seguivano la legge mosaica, agli inizi, convissero con quelle dei cristiani provenienti dal paganesimo. Ovviamente, la crescita di queste ultime fu preponderante, e in seguito alla distruzione di Gerusalemme le comunità giudeo-cristiane (a capo delle quali vi erano ancora nel secondo secolo alcuni vescovi discendenti dalla cerchia familiare di Gesù) emigrarono nel deserto della Giordania, e si estinsero gradualmente. Da allora in poi, la continuazione del rispetto della legge mosaica si pone solo nel caso di convertiti dal giudaismo, che di solito non sono sufficienti a garantire l'esistenza di una comunità che continui nei secoli.

Un vero problema può essere creato dall'insistenza sulla re-introduzione di una parte della legge mosaica, a esclusione delle altre parti (possiamo pensare al caso del sabatismo contemporaneo, evidente soprattutto nel caso degli avventisti del settimo giorno), e spingendo alla pratica di tale parte cristiani che non l'hanno mai praticata nella storia.

Con buona pace di tanti nostri amici giudaizzanti, la legge mosaica o la si applica nella sua interezza (e allora non si va nemmeno in chiesa a pregare, o addirittura non si fa alcuna preghiera comune, a meno che non ci siano almeno dieci maschietti che abbiano compiuto il loro bar mitzvah... a discapito degli stessi insegnamenti di Gesù), oppure si abbandonano tutte le pretese di 'fedeltà' al retaggio veterotestamentario, e si fa ciò che la Chiesa ha fatto sempre, ovunque e con tutti.

Per completezza, volevo anche chiederle se questo processo di 'gentilizzazione' non abbia finito, almeno in piccola parte, per portare degli elementi 'pagani' all'interno del cristianesimo.

S.

Quanto alla possibile infiltrazione di elementi pagani, bisogna distinguere tre livelli:

  1. Elementi etici completamente dissonanti dalla visione cristiana (per esempio, sacrifici umani).

  2. Elementi cerimoniali suscettibili di conflitto di visione (per esempio, carni offerte agli idoli).

  3. Semplici elementi culturali dovuti a differenti visioni del mondo (per esempio, cibo non kasher).

Mi sembra assodato che il primo e il terzo livello siano sempre stati considerati in modo univoco (ovvero, il primo come inaccettabile e il terzo come accettabile). Il secondo livello ha causato problemi più che altro in casi di pubblico scandalo, e generalmente i cristiani si sono astenuti dall'assorbire i relativi elementi, pur senza dire che sono intrinsecamente malvagi. Per fare un esempio biblico, Paolo è convinto che si possano tranquillamente mangiare carni offerte agli idoli, perché tali offerte sono in realtà riti privi di valore; tuttavia, si astiene dal mangiarne per non scandalizzare i fratelli deboli nella fede. Per fare un altro paio di esempi storici, i cristiani hanno rifiutato costumi pagani come la cremazione o i tatuaggi in quanto incompatibili con la visione cristiana del corpo, ma non si sono mai spinti a dire che questi atti sono peccaminosi in sé, come lo sarebbero invece i sacrifici umani.

 
Un viaggio nell'Islanda ortodossa

Quello che segue è un articolo in due parti: nella prima, lasciamo la parola a padre Andrew Phillips per una descrizione delle radici cristiane ortodosse dell'Islanda; in seguto, daremo uno sguardo sulla situazione attuale dei cristiani ortodossi in Islanda e sulle prospettive del loro futuro.

L'Islanda ortodossa

dell'arciprete Andrew Phillips, dal sito Orthodox England

È un fatto poco noto che l'Islanda è l'unico paese al mondo ad essere stato disabitato fino alla sua scoperta e insediamento per opera di monaci cristiani ortodossi. Infatti i primi abitanti dell'Islanda furono degli eremiti irlandesi intorno alla fine del VIII secolo. Come è successo?

Il cristianesimo ortodosso fu portato per la prima volta in Irlanda dai monasteri del Galles del sud. Il monachesimo gallese a sua volta proveniva dalla Gallia, portato dall'Egitto e dalla Palestina, dove si era sviluppato a partire dall'esempio di san Giovanni Battista e del Vangelo. Tuttavia, il monachesimo irlandese era unico, poiché si basava non solo sul ritiro dal mondo, ma anche sull'esilio penitenziale.

Questo aspetto portò i monaci irlandesi a viaggiare in tutto il mondo, conosciuto e sconosciuto. Li portò a vivere su rocce isolate al largo della costa irlandese o a fare lunghi viaggi nelle isole solitarie del Nord Atlantico, in barche a vela semplici, fatte di pelle tesa su una struttura di legno, il cosiddetto curach o coracle. Il più famoso esempio di questo tipo è, naturalmente, san Brandano, chiamato 'il Viaggiatore'. Su imbarcazioni primitive ma efficaci viaggiarono fino alle isole Ebridi e Orcadi, poi fecero vela per le isole Shetland, le Færøer e l'Islanda, e infine, forse, ancora più oltre, verso la Groenlandia e Vinland (il Nord America). La portata dei loro viaggi si può vedere dalla presenza di toponimi con il termine Pap su queste isole atlantiche, e, in alcuni casi, dalle tracce delle loro abitazioni in grotte e case alveolari.

In lingua norrena un eremita di questo genere era chiamato papi, in irlandese pap o pupa (pobba), dal greco papas, che significa 'padre'. Dalle Ebridi nel sud, all'Islanda, nel nord, vi è tutta una serie di toponimi che ha questa parola come elemento. Molto spesso tali nomi si riferiscono a piccole isole, luoghi inaccessibili lontani dalle rotte regolari: Pabbey nelle Ebridi Esterne; Papa Vestray, una delle più remote e solitarie isole delle Orcadi, Papa Stour nelle Shetland e Papey presso Alftafjordr, sulla costa orientale dell'Islanda, un'isola con scogliere scoscese dove è difficile sbarcare. Quest'ultimo era proprio il tipo di posto dal quale gli eremiti irlandesi erano attratti. Anche altri nomi in Islanda portano testimonianza delle loro abitazioni isolate, di solito in grotte o fenditure della roccia.

Si fa riferimento a questi anacoreti nelle cronache islandesi, Íslendingabók e Landnámabók. Vi si registra che quando i vichinghi approdarono per la prima volta in Islanda, vi trovarono i cristiani, 'che i vichinghi chiamano papar, ma che andarono via perché non volevano restare qui e convivere con uomini pagani'. Si procede a dire che 'lasciarono dietro di loro libri irlandesi, campane e bastoni pastorali; da questo si poteva capire che erano irlandesi'.

Tuttavia, il primo riferimento a loro risale circa all'anno 825, quando il monaco irlandese Dicuil, allora residente in Francia, scrisse un libro intitolato De mensura orbis terrae. Qui, parlando delle isole a nord della Scozia e della posizione di Thule, fa un riferimento ai monaci irlandesi in Islanda. Trent'anni prima, attorno al 795, quando Dicuil era probabilmente ancora in Irlanda, i monaci gli avevano raccontato delle loro esperienze nel lontano nord. Gli eremiti gli dissero di un'isola nel Nord Atlantico. Gli dissero che erano stati sull'isola da fine gennaio a fine luglio e che là le notti d'estate erano notevolmente luminose; il sole andava giù, ma solo come se fosse nascosto dietro una collina. Non faceva buio, e si poteva vedere e lavorare tanto bene come in pieno giorno. Si poteva immaginare, continuava, che se si saliva sulla montagna più alta, si poteva forse vedere che il sole non scompariva in quel periodo. Gli raccontavano inoltre, stando a quanto scrive, che non c'era mare aperto in tutto il paese, ma che a nord dell'isola, a un giorno di navigazione, avevano incontrato il mare ghiacciato. Questo è il primo racconto dell'Islanda e conferma quello che ci dicono le fonti letterarie islandesi successive sulla presenza nel paese di anacoreti irlandesi.

Troviamo anche altre tracce primitive di cristianesimo in Islanda. Un certo numero dei primi coloni norreni proveniva dalle zone norvegesi in Irlanda e nelle Ebridi e alcuni di loro erano stati istruiti nella fede cristiana delle popolazioni celtiche tra le quali avevano vissuto. Uno di loro era Helgi il Magro, il progenitore di tutte le famiglie più illustri a Eyjafjordr e nei dintorni, che chiamò la sua fattoria Cristiana – Eyjafjordr Kristnes.

Un altro è un uomo chiamato Orlygr Hrappsson. Secondo il racconto del Landnámabók, era un norvegese che era stato cresciuto da un vescovo irlandese nelle Ebridi. Quando decise di andare in Islanda, il vescovo gli diede della terra consacrata, una campana di ferro, un libro di servizio e altre cose, e gli descrisse il luogo dove avrebbe dovuto costruire sia la sua fattoria sia una chiesa dedicata a san Colombano. Orlygr finì fuori rotta e approdò dapprima nella penisola di Vestfirðir. Da lì navigò verso sud e trovò il posto che cercava a Kjalarnes, sotto il Monte Esja,. Lì costruì la sua casa e una chiesa dedicata a san Colombano, secondo le istruzioni ricevute. Il testo dice che Orlygr e i suoi parenti riposero la loro fede in san Colombano, e una tradizione più tardiva aggiunge che i tesori della sua prima chiesa, la campana e il libro, erano ancora presenti nel XIII secolo.

Ancora un altro colono dell'età pagana, Asolfr Alskik, sembra aver tentato di introdurre cristianesimo irlandese in Islanda. Il racconto di lui nel Landnámabók purtroppo non è del tutto chiaro. Pare che, a causa della sua fede, i pagani lo evitassero e lo scacciassero da un luogo ad un altro, nel sud del paese. Sembra essere stato un uomo tranquillo amante della pace, uno di quelli che preferiscono cedere il passo piuttosto che combattere. Infine, si stabilì ad Akranes e lì finì i suoi giorni lì come eremita, accudito da un amico che era anche lui cristiano.

Maggiori dettagli riguardanti questi primi cristiani in Islanda, e altri come loro, si possono ricavare da fonti letterarie. In conclusione si può dire che questi eremiti devono essere stati influenti in alcune aree, in particolare nel sud e appena a nord di Reykjavik. Tuttavia, la loro fede non fu sufficiente per fare progressi contro i culti pagani organizzati e l'ordine sociale a loro associato. Fu solo nel 999 (tradizionalmente, anche se in modo non corretto, nel 1000), sotto la pressione del re Olaf Tryggvason di Norvegia, che il cristianesimo fu accettato ufficialmente in Islanda. Re Olaf, cresciuto in Russia, battezzato nelle isole Scilly al largo della costa della Cornovaglia e confermato ad Andover nel sud dell'Inghilterra nel 994 o 995 dal futuro sant'Alphege, insisteva sul fatto che tutto il suo popolo divenisse cristiano. Così, nel mese di giugno del 999, 'centotrenta anni dopo l'uccisione di Edmund', l'Althing o assemblea popolare islandese si riunì e accettò ufficialmente le richieste del re norvegese.

La gloria dell'Islanda è quindi il fatto di essere l'unico paese al mondo i cui primi abitanti erano monaci cristiani ortodossi. Tuttavia, è anche la tragedia dell'Islanda il fatto che è giunta ufficialmente alla Fede ortodossa solo all'inizio del secondo millennio, proprio mentre quella Fede stava cambiando rotta e così si stava spegnendo in Europa occidentale. Tuttavia, oggi, all'inizio del terzo millennio, una chiesa ortodossa russa è prevista a Reykjavik. Resta da vedere se gli islandesi saranno in grado di comprendere l'Ortodossia russa degli emigrati e trovarvi lo stesso spirito che ha entusiasmato i primi colonizzatori dell'Islanda, i monaci irlandesi del primo millennio. Lo spirito di san Colombano e quello di san Serafino sono davvero una cosa sola. Se islandesi giungeranno a questa comprensione, troveranno in questo le loro radici ortodosse e così il rinnovamento spirituale.

Santi Colombano e Serafino, intercedete presso Dio per il popolo islandese!

L'Ortodossia in Islanda oggi

La Chiesa ortodossa in Islanda conta una comunità non molto numerosa (circa 600 immigrati dai paesi dell'ex Unione Sovietica e dall'Europa dell'Est, oltre a ortodossi islandesi nativi), ma che nell'ultimo decennio è cresciuta tanto da diventare l'organizzazione religiosa a crescita più rapida in percentuale in tutto il paese.

Dopo alcune visite episcopali (il Metropolita Pitirim di Volokolamsk nel 1995 e l'Arcivescovo Longin di Klin nel 2001), il Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca ha deciso di fondare a Reykjavik una parrocchia stavropigiale dedicata a san Nicola. Nel dicembre 2004 è arrivato un sacerdote permanente, l'arciprete Timofej (Timur) Zolotuskij.

Dopo alcuni anni di negoziati, è stato assegnato un posto per la costruzione di una chiesa, e il 12 maggio 2011 c'è stata la cerimonia di consacrazione della prima pietra della chiesa per mano dell'arcivescovo Mark di Egor'evsk. Il progetto, che ha avuto alcuni ritardi a causa di opposizioni logistiche, prevede uno stile evidentemente russo, ma integrato con elementi ornamentali tipicamente scandinavi e motivi scolpiti tratti dai primi secoli cristiani dell’Europa nord-occidentale.

La parrocchia ha un sito internet con un blog piuttosto attivo, e una pagina Facebook che offre una dettagliata rassegna di notizie e fotografie degli eventi e della vita quotidiana della comunità. Occupandosi di tutti gli ortodossi in Islanda, la parrocchia di san Nicola ha un carattere piuttosto internazionale, che si riflette nella moltitudine delle lingue di culto (le funzioni sono tenute in diverse lingue slave, in romeno, greco, inglese e islandese). Per ora l'unica parte degli ortodossi in Islanda ad aver indicato il desiderio di sviluppare una sua vita autonoma è la comunità serba, che sta formando una parrocchia sotto il vescovo Dositej di Gran Bretagna e Scandinavia. La comunità serba non ha però ancora un prete residente, e il sacerdote Goran Bosić viene in Islanda a celebrare per due volte all'anno. Per il resto del tempo, padre Timofej si prende cura dei fedeli serbi.

L'arrivo (o, potremmo dire noi, il ritorno) della Chiesa ortodossa in Islanda è stato salutato con un certo entusiasmo e incoraggiamento (affiancato da offerte di amicizia alla Russia da parte islandese che sono state tanto sincere quanto inaspettate), e si può tranquillamente prevedere un cammino di un certo sviluppo dell'Ortodossia nel paese.

 
L'origine del Pandemonio

Siamo venuti da lontano, da Athelney e da Ekaterinburg, dal X secolo e dalla Russia bianca.

'L'argomento qui non è che l'undicesimo secolo ha inventato queste distinzioni (tra il secolare e l'ecclesiastico), ma che le ha rese fondamentali per la società e la cultura europea, per la prima volta e in modo permanente. Dato che questo è il fondamento su cui è stata costruita la civiltà europea, non è facile per i bambini europei ricordare che avrebbe potuto essere altrimenti'.

The First European Revolution, c. 970-1215, R.I Moore, p. 12

L'anno 1000 e il vecchio feudalesimo

Come risultato di cambiamenti rivoluzionari, lo scisma occidentale segna un cambiamento radicale rispetto ai primi 1000 anni di storia occidentale, e rispetto a ogni altra civiltà mondiale. Ma tale cambiamento può essere datato? Quand'è che l'Occidente, reso 'eccentrico' dalla sua invenzione della laicità, si è staccato dal resto dell'Eurasia e soprattutto dalla Chiesa? In un certo senso, lo scisma occidentale non può essere datato perché è un processo ed è ancora in corso. L'Occidente sta ancora allontanandosi dalla Chiesa e così dal cristianesimo, mentre le vestigia della Chiesa e dell'Ortodossia che ha trattenuto per un migliaio di anni sono sempre più in decomposizione e in disintegrazione. Questo si può vedere, per esempio, dall suo recente rilascio globale di tutti i demoni dell'inferno, sotto il nome di 'shock and awe' (vale a dire, la diffusione planetaria del Pandemonio in violenti disordini e guerre), dalla sua recente approvazione del 'matrimonio' dello stesso sesso come 'valore occidentale' e dall'ultima crociata anti-cristiana dei nuovi cavalieri teutonici contro l'Ucraina. È vero, lo scisma ha proceduto a velocità variabile e con una geografia variabile, con la possibilità sempre presente di pentirsi e ritornare, anche se ciò è reso sempre più difficile dal paganesimo ormai intrinseco nella cultura occidentale. Tuttavia, rimangono due domande: possiamo identificare l'inizio di questo processo di scisma? E perché ci riferiamo alla data del 1054?

Il 1054 segna la data di un singolo evento che fu un punto di svolta nella rottura, ma tuttavia fu solo il punto finale del processo effettivo di rottura. In altre parole, segnò l'inizio dell'accelerazione di un nuovo periodo caratterizzato da una chiara aggressione anti-cristiana verso le periferie dell'Europa Occidentale continentale: l'Italia meridionale, la Sicilia, la Spagna, l'Inghilterra, il Galles, la Scozia, l'Irlanda, la Francia meridionale, e poi il Vicino Oriente. 150 anni dopo questo ha portato direttamente al sacco della capitale cristiana europea di Nuova Roma da parte dei barbari 'crociati' nel 1204 e poi alle crociate teutoniche contro la Russia. Tuttavia, se il 1054 è seguito da una serie di date importanti, è anche preceduto da una serie di altre date che illustrano come e quando l'Occidente è decaduto dal vecchio ordine, rendendo lo scisma del 1054 inevitabile. Uno studio accademico dopo l'altro (1) conferma che l'evento del 1054 è semplicemente il punto centrale di una catena di eventi che si sono succeduti all'incirca tra il 900 e il 1200, con lo scisma preparato attivamente da circa l'anno 1000 nella 'crisi dell'XI secolo'(2). E di gran lunga la più importante manifestazione fisica dello spirito dello scisma, cioè, della teologia del filioque, è l'invenzione di un ordine sociale totalmente anti-cristiano chiamato feudalesimo - il sistema supremo di potere a piramide e di racket di protezione.

Così, l'inizio dello scisma può essere determinato dalle manifestazioni fisiche del feudalesimo - la comparsa di un ordine e di istituzioni che semplicemente non esistevano nella civiltà cristiana (= non-feudale, pre-feudale, ortodossa), il cui sviluppo fu accelerato enormemente nell'Occidente dopo il 1050 circa. La catena dei relativi eventi chiara è: l'ondata chiaramente anti-cristiana e molto odiata di costruzione di castelli, avviata attorno al 950 dai 'signori', cioè dal racket e dall'estorsione organizzata; l'apparizione di un 'incubo dei cavalieri' in circa 1000 in questi 'castelli' di teppisti e predoni a cavallo e rivestiti di armatura, chiamati "cavalieri" (= servi), che esercitavano un regno del terrore legalizzato con la facoltà di schiavizzare, estorcere e saccheggiare, ma che erano essi stessi vassalli dei loro signori; la conseguente militarizzazione della campagna al fine di far rispettare la servitù della gleba (la riduzione in schiavitù sotto il 'feudalesimo'), in base al quale la libertà dei contadini era schiacciata, trasformandoli in dipendenti dalle famiglie guerriere nei castelli e ammassandoli in villaggi come in campi di concentramento; il ruolo di primo piano in tutto questo della ormai feudalizzata (teologicamente parlando, filioquizzata) Chiesa occidentale, divenuta una Chiesa occidentalizzata, cioè, un Super-Stato, al tempo stesso istituzione e religione, e il rifiuto di questa chiesa a partire da circa il 1020 da parte di gruppi che furono chiamati eretici.

Lo scisma feudale

Così, secondo tutti gli studi (1), il vocabolario del feudalesimo apparve tra il 950 e il 1100, in particolare intorno al 1000; la costruzione di castelli e gli atteggiamenti feudali aumentarono enormemente rispetto all'anno 1000; la prima fase del processo di riduzione in schiavitù o servitù della gleba si aprì tra il 997 e il 1038; l'unità della Chiesa in Oriente e in Occidente cominciò a rompersi dopo il 1000; dagli anni 1020 e 1030 Cristo fu sempre più raffigurato sulla croce come un uomo morto, cioè, nella sua natura umana separata dalla sua natura divina; le vite dei santi furono falsificate e di fatto paganizzate dopo il 1028; le campagne di aggressione militare iniziarono nel 1030; 'un tempo nuovo' iniziò dopo il 1033; si verificò attorno al 1045 il primo caso noto di stigmate con Pier Damiani; i cardinali furono introdotti nel 1050; il papa benedisse per la prima volta uno spargimento di sangue in battaglia nel 1051. Tutto questo si riassume in queste parole: 'È alla fine del X secolo che un antichissimo tessuto sociale cominciò a cadere a pezzi, e ci fu una fine in Europa occidentale, o l'inizio di una fine, del predominio di un antichissimo modo di produzione' (3).

Di questo non vi è alcun esempio più chiaro che l'Inghilterra pre-normanna, che si trovava al di fuori e libera del processo iniziale di decomposizione e disordine sociale, economico, morale e spirituale, o 'feudalesimo', come viene ora chiamato. Questo era iniziato come tale in quella che ora è la Francia settentrionale, tra la Loira e il Reno. Così, i primi castelli in Inghilterra apparvero nel 1050, eretti su ordine del perfido e per metà normanno re Edoardo (in seguito denominato 'il Confessore' dagli invasori normanni) da parte di stranieri che Edoardo aveva invitato in Inghilterra. Tuttavia, gli stranieri che avevano costruito i castelli furono cacciati fuori dal paese dai patrioti inglesi. La costruzione di castelli da parte di schiavi riprese solo con il genocidio benedetto dal papa per mano degli occupanti normanni nel 1066, che introdussero il feudalesimo e la servitù della gleba – prima di allora completamente sconosciute in Inghilterra o in qualsiasi altra parte delle Isole britanniche e dell'Irlanda. I normanni istituirono quello che è noto come 'l'establishment britannico', una mafia, il cui fondamento è il feudalesimo, il supremo racket di protezione. Ancora oggi, l'establishment britannico è noto per le sue perversioni e pedofilia, 950 anni dopo avere assassinato il re e poi massacrato, espropriato o esiliato tutta la classe dirigente inglese nativa.

Come possiamo vedere, dall'anno 1000 circa, è chiaro che il cristianesimo in Europa occidentale è stato sostituito da un altro sistema di credenze, che, però, di fatto ha mantenuto vestigia del cristianesimo. Tali vestigia erano particolarmente importanti tra la popolazione, ma molto devastate all'interno dell'elite fondamentalmente atea; come si dice, 'un pesce marcisce a partire dalla testa'. Quindi, dobbiamo distinguere molto attentamente tra le ideologie che giustificavano il saccheggio e la barbarie e si nascondevano dietro la 'religione' come auto-giustificazione, e i "nativi", le popolazioni cristiane locali, che come i successivi "Pellerossa" erano e sono le prime vittime di istituzionalizzato privazione spirituale. Distinguiamo molto attentamente tra il cattolicesimo e i cattolici, tra i teppisti barbari delle Crociate e dell'Inquisizione e le loro prime vittime. Questi ultimi sono arrivati a essere 'cattolici', solo perché la Chiesa reale era stata loro rubata e sostituita dall'onnipotente élite feudale con un'istituzione surrogata e anti-carismatica, un trucco medievale da imbonitori, che non consentiva alcuna alternativa.

L'anno 2000 e il nuovo feudalesimo

L'essenza e il fondamento del mondo occidentale si trova quindi nel feudalesimo: 'Qualunque sia il caso, esso (il feudalesimo) è, che ci piaccia o no, la fondazione duratura in Europa occidentale di una gerarchia politica solida e completa. Lo stato... ora può disprezzare o far finta di disprezzare la sottomissione di un uomo a un altro, una finzione rituale di una paternità onnipotente' (4). Quale migliore descrizione del Grande Fratello? Quindi non è una sorpresa vedere che nulla è cambiato oggi. Infatti attorno all'anno 2000 abbiamo visto in Occidente un altro punto di svolta millenario nello sviluppo del suo scisma. 1000 anni dopo il rifiuto del cristianesimo della Chiesa da parte dell'elite occidentale e dopo la sua introduzione del feudalesimo e del principio della laicità, 500 anni dopo la svolta della 'Riforma', vale a dire, il rifiuto di un gran numero di vestigia che ancora trattenevano lo sviluppo della laicità moderna, ora stiamo vedendo una seconda Riforma. Questa volta significa il rifiuto di tutte le rimanenti restrizioni di base ereditate dal cristianesimo della Chiesa piantato in Occidente nel primo millennio. Ciò significa la paganizzazione totale, inclusa quella di molti valori istintivi, "naturali" che solo pochi anni fa erano assolutamente indiscussi.

Naturalmente, il vocabolario è cambiato; Dio è divenuto il profitto; il papa è chiamato presidente degli Stati Uniti; la cristianità occidentale è chiamata 'la comunità internazionale'; L'Europa è chiamata l'Unione Europea; i castelli sono chiamati basi militari; le cattedrali sono chiamate centri commerciali (anche se le gallerie sono ancora chiamate gallerie); i cavalieri sono chiamati carri armati; le spade sono chiamate fucili; le catapulte sono chiamate missili; i falchi sono chiamati droni; i feudatari sono chiamati oligarchi; la servitù della gleba si chiama lavoro dipendente; il bottino si chiama capitalismo; le fattorie sono chiamate uffici; gli usurai sono chiamati banchieri; i mercanti sono chiamati uomini d'affari; gli schiavi sono chiamati elettori (o anche plebe); gli eretici sono chiamati non politicamente corretti e sono messi alla 'gogna' e i loro caratteri sono 'assassinati'; i cortigiani sono chiamati consulenti si pubbliche relazioni; i trovatori che giustificano il feudalesimo sono chiamati cantanti; i giullari sono chiamati animatori; i maghi sono chiamati scienziati.

Tutto il resto è lo stesso ateismo, la stessa introversa e ignobile empietà che si nasconde dietro nobili parole, lo stesso terrorismo arrogante e la stessa boria aggressiva, lo stesso spirito di sfruttamento e ostilità verso tutti gli altri, la stessa propaganda disumanizzante, demonizzante e sommamente ignorante, da Guglielmo il Bastardo a Goebbels al Dipartimento di Stato, lo stesso elitarismo antipopolare e le stesse manipolazioni, in Europa occidentale come in Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria o nell'Ucraina, qualunque sia il camuffamento fatto di pietismo esteriore e di sentimentalismo di parole dolci. Soprattutto, il saccheggio delle risorse del pianeta continua, non più mascherato da 'diffusione della vera religione' e con la scusa di una 'crociata', ma con grida di 'diffusione di libertà e democrazia' e la scusa di 'portare la pace', seminando il Pandemonio in tutto il mondo. Questo non è altro che neo-feudalesimo. Fino a quando il mondo occidentale riuscirà a pensare al di fuori della gabbia feudale, filioquista nella quale si è confinata mille anni fa, non potrà mai sfuggire al suo auto-asservimento spirituale e mentale. E questo può accadere solo quando ritornerà al modo ortodosso di pensare e di vivere.

Note:

1. Come esempio, solo alcuni lavori recenti in inglese:

The Feudal Transformation 900-1200, Poly – Bournazel, 1991

The Making of Europe, Robert Bartlett, 1993

The First European Revolution, c. 970-1215, R. I. Moore, 2000

Reform and the Papacy in the Eleventh Century, Kathleen G. Cushing, 2005

Millennium, Tom Holland, 2008

2. The Feudal Transformation, p. 355.

3. The Feudal Transformation, p. 352.

4. The Feudal Transformation, p. 357.

 
Quando e come consumare una prosfora

Sfortunatamente, non troveremo una risposta diretta a questa domanda in nessuna edizione delle regole della Chiesa. Pertanto, questa pratica appartiene al regno della pietà personale e della riverenza. I credenti di solito mangiano una piccola quantità di prosfora insieme all'acqua santa ogni giorno a stomaco vuoto, a meno che, ovviamente, non abbiano intenzione di ricevere quel giorno la comunione. Tuttavia, non possiamo dichiarare questa una regola vincolante che tutti devono seguire.

Anche la pratica di mangiare la prosfora a stomaco vuoto non è strettamente obbligatoria. È sbagliato rifiutare qualcosa di sacro (essenzialmente lo sono la prosfora e l'acqua santa) semplicemente perché si è mangiato qualcosa. Nel Tipico (un libro che regola l'ordine dei servizi divini nella Chiesa ortodossa) c'è un'osservazione riguardo al consumo dell'acqua santa dell'Epifania che dice: "Dovrebbe essere noto a tutti che è sbagliato rifiutare di consumare l'acqua santa a causa del fatto di avere già mangiato, poiché essa è data dalla grazia di Dio per santificare il mondo e tutta la creazione” (Tipico, Istruzioni sulla festa del Battesimo del Signore).

A tal fine è lecito consumare l'acqua santa (e di conseguenza anche la prosfora) non solo a stomaco vuoto, perché "non c'è nulla fuori dell'uomo che entrando possa contaminarlo, ma ciò che esce è ciò che lo contamina" (cfr Mc 7:15). Non avremo alcun beneficio dall'acqua santa e dalla prosfora se le usiamo "meccanicamente" e senza renderci conto del perché ne abbiamo bisogno, anche se lo facciamo tutte le mattine a stomaco vuoto. E viceversa, se mangiamo la prosfora con la corretta disposizione interiore, anche se quel giorno abbiamo mangiato qualcosa, penso che non ci sarà nulla di male. È importante, tuttavia, che tale ammissibilità non venga confusa con l'onnipermissività.

 
Come costruire un'iconostasi semplice e bella per una chiesa di missione

Ho sempre ritenuto che l'iconostasi sia il singolo elemento più importante in una chiesa ortodossa – forse più importante dell'edificio stesso. Ma tragicamente, in America, abbiamo poche iconostasi davvero ben progettate. Questo è particolarmente vero nelle chiese di missione, in cui le iconostasi sono di solito costruite da dilettanti che utilizzano compensato o peggio (più di una volta ho visto colonne da portico in vetroresina coperte di vernice spray dorata).

Così, quando mi è stato chiesto di recente se potevo progettare e costruire un'iconostasi economica per una piccola chiesa di missione, ho colto al volo l'occasione. Sarebbe stata l'occasione per mostrare come sia possibile, a un costo relativamente basso, costruire un'iconostasi del tutto tradizionale e autentica, e veramente bella nella sua semplicità. Sono lieto di condividere questo progetto nella speranza che possa ispirare altri, e contribuire ad elevare lo standard delle iconostasi in America.

Ho deciso di costruire le parti in legno utilizzando il pino giallo. Questo è considerato un legno da costruzione, ed è abbastanza economico. Ma è simile ai pini resinosi che vediamo in tante lavorazioni lignee antiche ed eleganti in Medio Oriente e in Spagna. L'ho trovato sorprendentemente adatto per lavori in legno pregiato. Al termine appropriato, ha un ricco colore dorato, che migliora rapidamente con l'età, e visivamente si coordina molto bene con le icone dorate.

Ho progettato l'iconostasi con tavole ordinarie di pino giallo spesse 2 centimetri. La cornice spessa alla cima e i pilastri che tengono la struttura in posizione verticale sono costituiti da legname da cornici spesso 4 centimetri. In totale, il costo del legname è stato di circa 350 dollari. (Se fosse stato fatto di un bel legno duro, il costo del legname sarebbe stato diverse migliaia di dollari).

Il design della struttura si ispira alle iconostasi che ho visto nelle chiese dei villaggi e nelle cappelle monastiche. Ha archi che seguono le vecchie forme slave, e semplici cornici concave in loro corrispondenza. L'unico elemento veramente ornamentale sono i pannelli inferiori, decorati con diamanti fatti da listelli spessi 2 centimetri con modanatura corrispondente ai pannelli.

Al fine di mantenere la costruzione semplice e leggera, l'ho progettata senza un quadro strutturale sottostante. I pannelli da 2 centimetri sono uniti direttamente l'uno all'altro sullo stesso piano usando una combinazione di giunti a biscotto e viti tascabili. La struttura è costituita da tre grandi sezioni che si avvitano insieme sul posto, costruite nel mio laboratorio con il mio assistente, Tom Podhrazsky.

L'elemento più insolito sono le porte sante. Nelle migliori iconostasi storiche, ogni porta è un singolo pannello di icona legato alla cerniera della porta – senza cornici che circondano l'icona. Io ne apprezzo l'eleganza e la semplicità, e quando disegno un'iconostasi più costosa, ordino le porte da un produttore di icone su tavola. Ma in questo caso, senza alcun budget per una vasta iconografia, ho dovuto fare le porte in pino. Sono incollate su tavole larghe – un compito semplice, tranne per il fatto che richiede molta cura per evitare di finire con porte deformate o contorte. Anche il tondino è fatto in pino da 2 centimetri di diametro, con una elegante croce scolpita in alto.

Da parte mia, sarei stato contento di tenere le porte sante in pino naturale. Non c'è niente di sbagliato nella semplicità. Ma so che la natura umana ortodossa aborrisce un vuoto iconografico, e ho rabbrividito immaginando le icone stampate che qualcuno avrebbe inevitabilmente appiccicato sopra queste porte semplici. Nel considerare una soluzione, mi sono ricordato che le prime iconostasi russe avevano porte di bronzo decorati con semplici disegni di icone a linee dorate. Ci sono anche porte sante con icone di legno intagliato o di metallo battuto. Quindi vi è un precedente perché l'iconografia sulle porte sia più riduttiva rispetto alle principali icone dipinte.

porta santa in bronzo con icone a linee dorate, Novgorod, XIV secolo

particolare dell'icona a linee dorate

Ho chiesto a Sasha Pokrovskaja (una nipote della famosa iconografa Xenia Pokrovsky) di dipingere le porte di pino con linee di icone in vernice marrone scuro. In un certo senso, questo è un'inversione esatta del colore delle vecchie porte di bronzo con doratura a fuoco, in quanto ha linee marrone su uno sfondo chiaro di pino, piuttosto che linee dorate su bronzo scuro. Sasha, che stava facendo uno stage con me durante l'estate, non è un'iconografa praticante, e questo compito è stato qualcosa di inaspettato per lei. Forse, come risultato, la sua pittura ha la gradevole qualità popolare di tante icone antiche di villaggio. Il lavoro di adatta bene allo stile della struttura, forse anche meglio rispetto all'iconografia professionale. Sono completamente soddisfatto del risultato di queste porte di pino dipinte. Sono visivamente di successo e liturgicamente soddisfacenti, ed è una cosa che ogni artista dilettante competente potrebbe fare.

La finitura del legno è stata un passo fondamentale. Il Pino è un legno che non perdona gli sbagli nelle finiture. Non può essere colorato, perché diventa chiazzato, quindi ogni colore deve essere mescolato in modo uniforme nella laccatura. Abbiamo usato un mix di gomma lacca trasparente e di ambra, regolando il rapporto a ogni mano per mantenere il colore leggermente ambrato, ma non arancione. Abbiamo dato quattro mani, applicate con un pennello, con una leggera levigatura intermedia. Il pino si scurisce nel tempo, diventando molto più ricco in appena un paio di anni.

l'iconostasi installata nello spazio di incontro temporaneo della Missione cattolica ucraina di San Basilio a Charlotte, NC. Le icone sono stampe temporanee (Immagini gentilmente concesse da www.theholyimage.co.uk) che servono fino a quando le icone permanenti potranno essere commissionate

Quest'iconostasi può essere costruita con solo poche centinaia di dollari di materiali (comprese le tende, che abbiamo ordinato da J. C. Penney). Ma la costruzione di un'iconostasi, anche una poco costosa, non è una cosa da tentare senza una guida professionale. Il raggiungimento della bellezza nella semplicità richiede grande raffinatezza delle proporzioni e dei dettagli, e una notevole conoscenza della tradizione visiva. Se qualcuno desidera la mia assistenza nel progettare un'iconostasi come questa, non esitate a contattarmi. Posso fornire piani dettagliati per un compenso di consultazione di design, o posso far realizzare un'iconostasi nel mio laboratorio a un costo contenuto di materiali e di manodopera professionale.

Andrew Gould vende i suoi arredi liturgici attraverso la sua impresa, New World Byzantine Studios

il mio assistente, Tom Podhrazsky, ricava la cornice da una tavola a fondo arrotondato. Tom ha fatto tutte le parti in legno

montaggio della sezione centrale della struttura

Patrick Carr applica la finitura di gommalacca

Sasha Pokrovskaja dipinge le porte sante

la vernice è vernice giapponese a base di olio, applicata sopra la gommalacca, e quindi rivestita con uno strato finale di gommalacca

il tondino e la croce, scolpiti dall'autore

i pannelli inferiori sono costituiti da pannelli di pino spessi 2 centimetri, con la modanatura delle decorazioni corrispondente a quella dei pannelli

il retro dell'iconostasi. Notate il pannello superiore che copre l'intera lunghezza dell'iconostasi, fornendole la rigidità

 
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L'Ortodossia russa in Asia oggi

Compiamo un viaggio attraverso le missioni della Chiesa Ortodossa Russa nell’Asia centro-meridionale, attraverso le interviste fatte ai rettori di diverse chiese asiatiche nell’occasione della benedizione di una nuova chiesa in Thailandia. Scopriamo come ci si confronta con i problemi della predicazione ortodossa, della catechesi, del confronto con le culture locali a Bangkok, Hong Kong, Ulan Bator, Singapore e in diverse isole dell’Indonesia, in un articolo in russo e in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Gli ungheresi e i russini in Zakarpatia hanno paura dell'ucrainizzazione forzata, e vogliono l'autonomia

Gli ungheresi ucraini favoriscono la creazione di un'autonomia nazionale nella regione di Zakarpatia. Essi chiedono inoltre alle attuali autorità di Kiev di ridare ai membri ungheresi del parlamento l'opportunità di rappresentare la minoranza etnica alla Verkhovna Rada.

Nonostante il fatto che la doppia cittadinanza è illegale in Ucraina, ufficiali di Budapest stanno distribuendo passaporti ai residenti di Zakarpatia (Transcarpazia). Pochi giorni fa Janos Martonyi, ministro degli Esteri ungherese, ha dichiarato il suo pieno sostegno ai connazionali e ai loro interessi.

In Zakarpatia ungheresi e russini (ruteni) chiedono la creazione di un'autonomia nazionale. Stanchi delle azioni delle attuali autorità ucraine, hanno deciso di prendere le distanze da tali autorità, per quanto possibile. Il parlamento locale chiamato il Congresso Nazionale Ungherese-russino dovrebbe avere poteri legislativi. C'è già un nome di lavoro per la futura autonomia - la Confederazione regionale transcarpatica dei popoli ungheresi e russini. Mentre l'etnia ungherese è considerata una minoranza in Ucraina, i russini non hanno un tale status nel paese, dice Denis Kiryukhin, esperto presso il Centro per gli Studi Politici e la  Conflittologia di Kiev.

"Ci sono stati problemi con i russini da diversi anni. Questa è l'unica minoranza etnica in Ucraina che Kiev ha sempre rifiutato di riconoscere. Le relazioni tra russini e ucraini sono complicate e rimangono tali fino a oggi".

I fautori dell'autonomia ungherese-russina sostengono che tutto ciò che è ungherese e russino deve essere separato da tutto ciò che è ucraino. Inoltre, gli ungheresi sostengono anche la creazione di un distretto "ungherese" durante le elezioni alla Verkhovna Rada. Stanno parlando della possibilità di eleggere al parlamento ucraino un candidato di origine ungherese per rappresentare tale distretto.

Budapest supporta un tale desiderio dei suoi compatrioti. Secondo la dichiarazione fatta ieri da Mihaly Bayer, ambasciatore ungherese in Ucraina, "gli ungheresi ucraini vorrebbero creare un autonomia e prendere in carico i propri affari in Ucraina". Bayer non ha negato che l'Ungheria stia attivamente distribuendo passaporti ai residenti della Zakarpatia chiudendo gli occhi di fronte al fatto che è vietato avere doppia cittadinanza in Ucraina.

Così, la situazione sta sfuggendo al controllo di Kiev. Quando lo hanno scoperto, i nazionalisti ucraini hanno lanciato la loro retorica arrabbiata. Dal momento in cui l'Ucraina ha proclamato la sua indipendenza Kiev non ha proposto nulla di diverso dal "costruire la nazione politica ucraina" senza tener conto della composizione etnica delle popolazioni residenti nel paese. Insieme alla cittadinanza ucraina a ognuno è stata assegnata la nazionalità ufficiale – quella ucraina. In sostanza tale progetto ha portato a una lenta distruzione della diversità etnica dell'Ucraina. Non è sorprendente che i residenti di Zakarpatia si sentano discriminati, pensa Rostislav Ischenko, un analista politico ucraino.

"Le autorità ucraine attuali stanno cercando di costruire uno Stato mono-etnico, che in sostanza è uno stato nazista. Ogni minoranza etnica è vista come una minaccia a quella mono-ethnicità. Stanno cercando di condurre un'ucrainizzazione forzata di tutte le minoranze etniche. Questo non può accadere pacificamente".

Le attuali autorità di Kiev, così come le autorità "arancioni", hanno utilizzato ogni occasione per criticare il patto Molotov-Ribbentrop, dimenticando che è a causa di esso che Kiev ha guadagnato la Galizia, la Volinia occidentale, la Bucovina e la Zakarpatia. Ora questo ha portato a una situazione in cui Budapest è pronta a rivedere i confini.

 
Una lezione di storia ortodossa: la successione dei patriarchi di Costantinopoli

Perché si sente parlare di rivalità tra vescovi titolari (privi di una vera sede) come quelli che assistono il patriarca di Costantinopoli al Fanar? Se si può capire un conflitto per diventare il prossimo patriarca, per quali altre ragioni dei vescovi senza responsabilità pastorali e con un posto assicurato per tutta la vita dovrebbero nutrire rivalità reciproche?

Le rivalità tra vescovi titolari riguardo a sedi titolari e ad autorità immaginarie sono una caratteristica profondamente radicata nella cultura istituzionale del patriarcato di Costantinopoli. Si potrebbe dire con una certa ironia che questi conflitti sono una specialità della casa. Ma non si tratta di storia nuova: risale alla conquista turca di Costantinopoli, quando i turchi imposero un sistema di rappresentanza politico-religiosa dei cristiani nel loro impero (il Rum millet, o "nazione dei romani"). I patriarchi ricevevano un'influenza politica che prima non avevano mai avuto, e in contraccambio dovevano pagare somme astronomiche per il berat, il documento del sultano che approvava il loro insediamento. Queste somme erano pagate attraverso un sistema di tassazione dall'alto in basso, in cui il patriarca esigeva denaro dai vescovi in cambio dell'insediamento di questi ultimi; a loro volta i vescovi tassavano il clero parrocchiale, che si rifaceva tassando i fedeli. E per poter esigere sempre più spesso il berat, i turchi non si facevano problemi a deporre i patriarchi (spesso ottenendo le loro dimissioni "spontanee") e a riaprire la successione al trono. Tra il XV e il XIX secolo, al patriarcato cambiarono così tanti candidati che in media si aveva un nuovo patriarca ogni tre anni. Spesso esistevano allo stesso tempo diversi ex-patriarchi deposti o "dimessi" (anche più volte), che attendevano pazientemente un'occasione di ritornare al potere... con l'appoggio delle loro fazioni. Queste fazioni si davano da fare (in conflitto reciproco) per raccogliere le somme più alte con le quali poter (ri)comprare le cariche dai turchi: non è errato dire che per oltre quattro secoli e mezzo, al patriarcato di Costantinopoli, tutto è stato in vendita. È necessario essere piuttosto ingenui per credere che comportamenti tanto radicati nei secoli non abbiano lasciato una traccia sulle generazioni successive.

* * *

Ecco una lista dei patriarchi di Costantinopoli a partire dalla conquista turca fino alla fine del XIX secolo. Si noti che dal 1462 al 1466 i patriarchi hanno diversi ordini di successione secondo liste differenti (nelle quali appaiono gli stessi nomi, ma in ordine diverso); l'ordine di successione qui indicato è quello secondo Dimitri Kiminas (2009):

* * *

159. Gennadio II Scolario (6 gennaio 1454 - 6 gennaio 1456, dimesso)

160. Isidoro II Xanthopoulos (1456–1462)(circa 15 gennaio 1456 - 31 marzo 1462, deceduto)

161. Josafat I Kokkas, (1 aprile 1462 - 10 aprile 1463, deposto) (*)

     Gennadio II Scolario (aprile/maggio 1463 - giugno/luglio 1463, dimesso), reinsediato per la prima volta

162. Sofronio I Syropoulos (giugno/luglio 1463 - circa luglio 1464, deceduto)

     Gennadio II Scolario, (luglio/agosto 1464 - fine estate 1465, dimesso), reinsediato per la seconda volta

163. Marco II Xylokaraves (inizio 1466 - autunno 1466, dimesso)

164. Simeone I di Trebisonda (autunno 1466 – fine 1466, dimesso)

165. Dionisio I (autunno 1467 - fine 1471, dimesso)

     Marco II Xylokaraves (fine 1471 - gennaio/febbraio 1475 deposto), reinsediato

     Simeone I di Trebisonda (fine 1471 - gennaio/febbraio 1475, deposto), reinsediato per la prima volta

166. Raffaele I (1475 - inizio 1476, deceduto)

167. Massimo III Manasses (1476 - 3 aprile 1482, deceduto)

     Simeone I di Trebisonda (1482–1486), reinsediato per la seconda volta

168. Nifone II (1486–1488)

     Dionisio I (1488–1490), reinsediato

169. Massimo IV (1491–1497)

     Nifone II (1497–1498), reinsediato per la prima volta

170. Gioacchino I (1498–1502)

     Nifone II (1502), reinsediato per la seconda volta

171. Pacomio I (1503–1504)

     Gioacchino I (1504), reinsediato

     Pacomio I (1504–1513), reinsediato

172. Teolepto I (1513–1522)

173. Geremia I (1522–1524)

174. Ioannichio I (1524–1525)

     Geremia I (1525–1546), reinsediato

175. Dionisio II (1546–1556)

176. Josafat II (1556–1565)

177. Mitrofane III (1565–1572)

178. Geremia II Tranos (1572–1579)

     Mitrofane III (1579–1580), reinsediato

     Geremia II Tranos (1580–1584), reinsediato per la prima volta

79. Pacomio II (1584–1585)

180. Teolepto II (1585–1586)

     Geremia II Tranos (1587–1595), reinsediato per la seconda volta

181. Matteo II (1596)

182. Gabriele I (1596)

     Teofane I Karykes (locum tenens, 1596)

     Melezio I Pegas (locum tenens, 1597)

183. Theofane I Karykes (1597)

184. Melezio I Pegas (locum tenens, 1597–1598)

     Matteo II (1598–1602), reinsediato per la prima volta

185. Neofito II (1602–1603)

     Matteo II (1603), reinsediato per la seconda volta

186. Raffaele II (1603–1607)

     Neofito II (1607–1612), re insediato

187. Cirillo I Lukaris (locum tenens, 1612)

188. Timoteo II (1612–1620)

     Cirillo I Lukaris (1620–1623), reinsediato per la prima volta

189. Gregorio IV di Amasea (1623)

190. Antimo II (1623)

     Cirillo I Lukaris (1623–1633), reinsediato per la seconda volta

191. Cirillo II Kontares (1633)

     Cirillo I Lukaris (1633–1634), reinsediato per la terza volta

192. Atanasio III Patelaros (1634)

     Cirillo I Lukaris (1634–1635), reinsediato per la quarta volta

     Cirillo II Kontares (1635–1636), reinsediato per la prima volta

193. Neofito III di Nicea (1636–1637)

     Cirillo I Lukaris (1637–1638) reinsediato per la quinta volta

     Cirillo II Kontares (1638–1639), reinsediato per la seconda volta

194. Partenio I (1639–1644)

195. Partenio II (1644–1646)

196. Ioannichio II (1646–1648)

     Partenio II (1648–1651), reinsediato

     Ioannichio II (1651–1652), reinsediato per la prima volta

197. Cirillo III (1652–1652)

     Atanasio III (1652), reinsediato

198. Paissio I (1652–1653)

     Ioannichio II (1653–1654), reinsediato per la seconda volta

     Cirillo III (1654), reinsediato

     Ioannichio II (1655–1656), reinsediato per la terza volta

199. Partenio III (1656–1657)

200. Gabriele II (1657)

201. Partenio IV (1657–1659)

202. Teofane II (1659)

     sede vacante (1659–1662)

203. Dionisio III (1662–1665)

     Partenio IV (1665–1667), reinsediato per la prima volta

204. Clemente (1667)

205. Metodio III (1668–1671)

     Partenio IV (1671), reinsediato per la seconda volta

206. Dionisio IV Muselimes (il Musulmano) (1671–1673)

207. Gerasimo II (1673–1674)

     Partenio IV (1675–1676) reinsediato per la terza volta

     Dionisio IV il Musulmano (1676–1679), reinsediato per la prima volta

208. Atanasio IV (1679)

209. Giacomo (1679–1682)

     Dionisio IV il Musulmano (1682–1684), reinsediato per la seconda volta

     Partenio IV (1684–1685) reinsediato per la quarta volta

     Giacomo (1685–1686), reinsediato per la prima volta

     Dionisio IV il Musulmano (1686–1687), reinsediato per la terza volta

     Giacomo (1687–1688), reinsediato per la seconda volta

210. Callinico II (1688)

211. Neofito IV (1688)

     Callinico II (1689–1693), reinsediato per la prima volta

     Dionisio IV il Musulmano (1693–1694), reinsediato per la quarta volta

     Callinico II (1694–1702), reinsediato per la seconda volta

212. Gabriele III (1702–1707)

213. Neofito V (1707)

214. Cipriano (1707–1709)

215. Atanasio V (1709–1711)

216. Cirillo IV (1711–1713)

     Cipriano (1713–1714), reinsediato

217. Cosma III (1714–1716)

218. Geremia III (1716–1726)

     Callinico III (1726)[5]

219. Paissio II (1726–1732)

     Geremia III (1732–1733), reinsediato

220. Serafino I (1733–1734)

221. Neofito VI (1734–1740)

     Paissio II (1740–1743), reinsediato per la prima volta

     Neofito VI (1743–1744), reinsediato

     Paissio II (1744–1748), reinsediato per la seconda volta

222. Cirillo V (1748–1751)

     Paissio II (1751–1752), reinsediato per la seconda volta

     Cirillo V (1752–1757), reinsediato per la prima volta

223. Callinico IV (1757)

224. Serafino II (1757–1761)

225. Ioannichio III (1761–1763)

226. Samuele I Chatzeres (1763–1768)

227. Melezio II (1769–1769)

228. Teodosio II (1769–1773)

     Samuele I Chatzeres (1773–1774), reinsediato

229. Sofronio II (1774–1780)

230. Gabriele IV (1780–1785)

231. Procopio (1785–1789)

232. Neofito VII (1 maggio 1789 – 1 marzo 1794 dimesso)

233. Gerasimo III (3 marzo 1794 – 19 aprile 1797 dimesso)

234. Gregorio V (19 aprile 1797 – 18 dicembre 1798 dimesso)

     Neofito VII (19 dicembre 1798 – 17 giugno 1801 dimesso), reinsediato

235. Callinico IV (17 giugno 1801 – 22 settembre 1806 dimesso)

     Gregorio V (23 settembre 1806 – 10 settembre 1808 dimesso), reinsediato per la prima volta

     Callinico IV (10 settembre 1808 – 23 aprile 1809 dimesso), reinsediato

236. Geremia IV (23 aprile 1809 – 4 marzo 1813 dimesso)

237. Cirillo VI (4 marzo 1813 – 3 dicembre 1818 dimesso)

     Gregorio V (14 dicembre 1818 – 22 aprile 1821 deceduto), reinsediato per la seconda volta

238. Eugenio II (22 aprile 1821 – 29 luglio 1822 deceduto)

239. Antimo III (28 luglio 1822 – 9 luglio 1824 dimesso)

240. Crisanto I (9 luglio 1824 – 26 settembre 1826 dimesso)

241. Agatangelo I (26 settembre 1826 – 5 luglio 1830 dimesso)

242. Costanzo I (6 luglio 1830 – 18 agosto 1834 dimesso)

243. Costanzo II (18 agosto 1834 – 26 settembre 1835 dimesso)

244. Gregorio VI (9 ottobre 1835 – 3 marzo 1840 dimesso)

245. Antimo IV (1840 – 1841 dimesso)

246. Antimo V (6 maggio 1841 – 12 giugno 1842 deceduto)

247. Germano IV (1842 – 1845 dimesso)

248. Melezio III (18 aprile 1845 – 28 novembre 1845 deceduto)

249. Antimo VI (16 dicembre 1845 – 30 ottobre 1848 dimesso)

     Antimo IV (1848 – 1852 dimesso) (per la seconda volta)

     Germano IV (1852 – 1853 deceduto) (per la seconda volta)

     Antimo VI (6 ottobre 1853 – 3 ottobre 1855 dimesso), reinsediato per la prima volta

250. Cirillo VII (3 ottobre 1855 – 13 luglio 1860 dimesso)

251. Gioacchino II (16 ottobre 1860 – 21 luglio 1863 dimesso)

252. Sofronio III (2 ottobre 1863 – 16 dicembre 1866 dimesso)

     Gregorio VI (22 febbraio 1867 – 22 giugno 1871 dimesso), reinsediato

     Antimo VI (17 settembre 1871 – 12 ottobre 1873 dimesso), reinsediato per la seconda volta

     Gioacchino II (5 dicembre 1873 – 5 agosto 1878 deceduto), reinsediato

253. Gioacchino III (16 ottobre 1878 – 11 aprile 1884 dimesso)

254. Gioacchino IV (13 ottobre 1884 – 26 novembre 1886 deceduto)

255. Dionisio V (23 gennaio 1887 – 13 agosto 1891 deceduto)

256. Neofito VIII (8 novembre 1891 – 6 novembre 1894 dimesso)

257. Antimo VII (1 febbraio 1895 – 10 febbraio 1897 dimesso)

 
Aprire una porta per il Signore nei cuori della gente: intervista con l'arciprete Aleksij Aedo (Cile)

Padre Aleksij Aedo, nativo cileno e arciprete nella Chiesa ortodossa russa all'Estero, è parroco di due comunità ortodosse in Cile – quella di san Silvano del Monte Athos nella città di Concepción e quella di san Nettario di Egina nella città di Santiago. Mentre era ancora un giovane, un cattolico cileno, si è convertito all'Ortodossia. Padre Aleksij, missionario ben noto nel suo paese, ha dedicato molto tempo ed energie a predicare il cristianesimo e l'Ortodossia tra i cileni.

Padre Aleksij, ci dica come è diventato un prete ortodosso e un missionario.

Avevo voluto diventare sacerdote fin dall'infanzia. Ma sono nato nel sud del Cile, dove era possibile diventare sacerdote solo nella Chiesa cattolica. Ho cominciato a studiare teologia e sono entrato in un seminario cattolico. Poi ho fatto conoscenza con alcune famiglie ortodosse dalla Palestina. Ho visto come vivono le persone nella Chiesa ortodossa, come pensano. Quando iniziavo una conversazione su un argomento teologico, mi dicevano che cosa insegna la Chiesa ortodossa a questo proposito. Così mi sono convertito all'Ortodossia e sono stato accolto nella Chiesa antiochena. Quando ero ancora un laico, sono venuto qui, a Santiago, la capitale, per completare la mia formazione teologica. Una volta, tornando a casa dall'università, mi sono trovato vicino a una chiesa russa. Sono entrato, ho sentito il coro russo, ho guardato vecchie fotografie russe... Tutto questo ha lasciato un'impressione molto profonda su di me. Dopo di che, più di una volta, il pensiero è entrato nella mia mente: "O Dio, quanto sarebbe bello se un giorno anch'io potessi servire la Liturgia in una chiesa tanto splendida!" Più tardi, quando ero già stato ordinato sacerdote, il vescovo missionario russo vladyka Aleksandr Mileant – che Dio riposi la sua anima – mi ha invitato a trasferirmi alla Chiesa Russa. Mentre ancora portando avanti il ​​mio lavoro missionario a Santiago, ho fatto anche i primi passi per la costruzione di una chiesa nella parte meridionale del paese, nella città di Concepción. Mi piacerebbe molto che ci fosse una bella chiesa russa, dove i miei figli e altri giovani cileni possano andare. E chiedo a Dio di non portarmi a sé finché non ci sarà una Chiesa ortodossa russa nel sud.

Oltre a Concepción, ci sono altre parrocchie ortodosse nel sud del Cile?

Nella città di Valdivia, ci sono russi e palestinesi che vogliono formare una parrocchia. Ci sono anche cileni, non solo a Valdivia, ma anche in altre città, che vogliono convertirsi all'Ortodossia. Speriamo che Dio ci dia l'opportunità di costruire anche qui, a Santiago, una grande chiesa.

Lei sta facendo ora un grande lavoro missionario. La sua conoscenza con vladyka Aleksandr è stata uno stimolo per questo?

Sì. Vladyka Aleksandr ha avuto fiducia e mi ha voluto bene come sacerdote. Questa è la cosa migliore che possa capitare a un prete, quando un vescovo si fida di lui e gli vuol bene. Per me, è stato un dono di Dio.

In Russia, molte persone sanno di vladyka Aleksandr attraverso il suo sito web e hanno familiarità con i "Fogli missionari" che vladyka ha pubblicato.

Sia il sito sia gli opuscoli pubblicati da vladyka Aleksandr sono stati estremamente importanti e necessari per noi. Essi ci aiutano a capire che cosa è l'Ortodossia. Grazie a vladyka Aleksandr, siamo arrivati ​​a capire che è possibile e auspicabile predicare il Vangelo attraverso internet: la gente ci sente meglio, scopre qualcosa su di noi, giunge a conoscerci; attraverso il web, possiamo continuare a bussare con pazienza fino a quando la gente ci apre.

Nell'edificio principale dell'Università di Santiago, ora avete costruito una chiesa mobile. Ci dica, oltre a nutrire spiritualmente gli studenti vostri parrocchiani, ha qualche successo nel raggiungere altri studenti con il messaggio del Vangelo?

Portiamo avanti un ​​lavoro missionario con gli studenti, ma, metaforicamente parlando, non "attraverso una porta aperta", ma "attraverso una finestra". Formalmente, non abbiamo il diritto di predicare in un istituto di istruzione laica, perché gli studenti non vengono all'università per essere "catechizzati". I fondatori e i professori di questa università sono laici, persone secolari. Ma ogni volta che l'occasione si presenta, senza pressioni o senza imporre niente a nessuno, noi ricordiamo loro di Dio... e parliamo della fede. Più tardi, gli studenti si accosteranno a me come a una persona più anziana, come a un padre, per chiedere consigli o per condividere le loro gioie e dolori.

E qual è la cosa più importante per la predicazione dell'Ortodossia tra i giovani americani, in particolare latino-americani?

La mia sensazione è che i giovani qui sono alla ricerca della religione, alla ricerca della Chiesa, ma non riescono a trovare la fede genuina. Purtroppo, molti si uniscono ai protestanti, o alle sette, a volte anche a sette non cristiane. I giovani hanno bisogno di persone che li ascoltino, che li capiscano.

Viviamo in un tempo in cui le persone sono appesantite da molti dolori: sono colpite da difficoltà economiche, dalla guerra, a volte da gravi problemi con la loro salute. A molti sembra che tutta la loro vita stia cadendo a pezzi. La gente non sa a cosa aggrapparsi per sostegno, che cosa siano i valori autentici, la vera guida morale. Quindi, il lavoro con i giovani dovrebbe iniziare con l'amicizia. Una persona deve essere in grado semplicemente di ascoltarli. E quando li ascolti, loro, senza accorgersene, incominciano a sentir parlare di Ortodossia.

La letteratura, le arti, e la filosofia aiutano a trovare un linguaggio comune con i giovani?

Sì, attraverso la filosofia e l'etica è più facile per me trovare un linguaggio comune con i giovani. I giovani cileni sono inclini a relazionarsi criticamente al modo in cui vanno le cose nella loro patria, e di fatto, nel mondo in generale. E vogliono qualcosa a cui possono aggrapparsi, come la barra del timone su una barca o il timone di una nave, che può aiutarli a governare la loro rotta attraverso il mondo che li circonda. Attraverso questo desiderio di una vera e propria bussola morale, è facile spostare la conversazione sul piano della filosofia e dell'etica. Il passo successivo è la religione.

Dopo il ripristino delle relazioni canoniche tra la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca e la Chiesa ortodossa russa all'Estero, diverse parrocchie in Cile si sono separate dalla Chiesa madre. Cosa ne pensa, questo è un fenomeno temporaneo? E che cosa, secondo lei, ha bisogno di essere fatto per sanare lo scisma?

Questo è un fenomeno molto doloroso, contraddittorio. Le profonde, dolorose ferite del passato non sono ancora guarite. Molti di coloro che sono andati in scisma ancora non capiscono che nel corso del tempo la situazione in Russia è cambiata. Tuttavia, quei cari vecchi sacerdoti che hanno conservato e custodito le tradizioni, insieme a noi, hanno abbracciato la riunificazione, ma alcuni sacerdoti giovani se ne sono andati. Può essere che questi ultimi siano guidati da motivi personali – interessi materiali, ambizione – in una parola, interessi privati. E a volte si dimenticano dell'obbedienza alla Chiesa.

Un batjushka russo, un monaco, vive su una montagna e rimane in silenzio. Parlare con lui è come parlare con un santo. Anche lui non ha accettato la riunificazione. Ma io preferirei che fosse un po' meno santo e che rimanesse con noi.

Ci dica, qual è per lei la cosa più interessante che sta accadendo oggi nella Chiesa ortodossa russa?

Tra l'Occidente e l'Oriente esiste una differenza colossale nella visione del mondo. Qui in Occidente, la Chiesa e la cultura sono separate. Nell'Oriente ortodosso, Chiesa e cultura rappresentano un tutto unico, integro. Matushka e io eravamo in Grecia. Ad Atene abbiamo chiesto a un greco, "Che cosa è più importante per voi, essere greci o essere ortodossi?" Lui ha risposto che erano una sola e medesima cosa. I russi la pensano allo stesso modo. Ma io devo spiegare ai cileni che io non sono greco, non russo – io sono ortodosso. La Chiesa russa è per noi una sorta di modello, l'integrazione della vita spirituale con la cultura nazionale. E desidero molto che il popolo cileno possa percepire e assimilare il Vangelo di Cristo nel modo in cui il popolo russo ha abbracciato il Vangelo e lo ha integrato con le proprie tradizioni e la propria cultura. O la Russia! Aiutaci a trovare la strada di come essere fedeli alla nostra cultura nazionale alla luce della dottrina evangelica!

Padre Alessio, è stato appena completato in America Latina il progetto delle "Giornate della cultura spirituale russa". Che tipo di segno hanno lasciato queste giornate nelle anime di quei cileni che non sono ancora nella Chiesa, che si considerano secolarizzati? Dal Suo punto di vista, potrebbe accadere che, dopo aver visitato i concerti del coro del monastero Sretenskij, la mostra "Santa Russia, Russia ortodossa", e il festival cinematografico dei film russi, si risvegli in loro un interesse per la spiritualità, e per la vera cultura russa, che è strettamente legata con l'idea dell'Ortodossia?

Certamente. Penso che questo [progetto] aiuterà anche loro ad avvicinarsi alla fede ortodossa, perché in questo periodo delle Giornate della cultura russa, i cileni hanno avuto la possibilità di conversare con il clero – con sacerdoti e vescovi. Dopo 20 anni di sacerdozio, sono giunto alla seguente conclusione: le persone possono essere molto lontane dalla Chiesa, forse nemmeno credere in Dio... fino a quando fanno conoscenza con un sacerdote. Il Signore Dio apre letteralmente per loro una porticina, minuscola e impercettibile e poi – sorpresa! – appare la fede. Una persona del genere si rivolge improvvisamente a noi con la richiesta di benedire la sua casa, di benedire i suoi figli. Poi si impara a conoscere le altezze della vita monastica, ed è fuori di sé dalla gioia e di meraviglia per questo. Comincia a leggere le vite dei santi, Serafino di Sarov, Silvano del Monte Athos, Herman dell'Alaska, e altri asceti della pietà. Impara a conoscere i folli per Cristo e inizia a studiare i santi padri. Per la conferma nella fede, la gente spesso non ha bisogno di concetti e teorie, ma semplicemente di vedere il cammino che Dio stesso ha calcato. Per grazia di Dio, una persona parla con un prete e trova le orme del Signore.

Intervista dello ieromonaco Paul Scherbachev

Chiesa in costruzione a Concepción, la seconda città del Cile per grandezza

Sito web della missione ortodossa in Cile:

http://www.misionortodoxa.org/

 
Imitare e non innovare: come salvaguardare l'integrità della fede ortodossa

Alcuni anni fa, il professor Constantine Kalokyris, famoso esperto di storia e teoria dell'iconografia ortodossa, ha osservato che, "In America hanno iniziato a produrre icone, mosaici e affreschi bizantini, ma qui ai pittori mancano ancora i presupposti teologici dell'iconografia ortodossa ". [1] Si potrebbe obiettare in qualche caso a questa affermazione oggi, alcuni decenni più tardi, quando l'iconografia e gli iconografi tradizionali si possono trovare in molti luoghi in America; e, anzi, si può persuasivamente sostenere che vi non vi erano erano molte eccezioni chiare e nette alla sua affermazione, soprattutto in certi ambienti ortodossi russi in questo paese, nel momento in cui Kalokyris aveva fatto questa sua osservazione. Tuttavia, vi era, in parte, una certa precisione in quello che aveva detto, e ancora oggi persiste tra gli ortodossi in America una "tradizione" iconografica che riflette sicuramente un deficit di quella corretta comprensione dei presupposti teologici e dogmatici che definiscono la testimonianza iconografica della Chiesa.

Ciò che sta alla base delle molte deviazioni dall'iconografia tradizionale che possiamo vedere è un fallimento di cogliere uno degli assiomi spirituali essenziali che sottendono la conservazione della stessa santa Tradizione: seguire il percorso previsto con attenzione e meticolosamente definito da coloro che ci hanno preceduti. Come ho sempre detto ai miei figli spirituali: "Imitate, non innovate." Il fallimento nell'onorare questo semplice principio ha gravi conseguenze negative, non solo nel campo dell'arte sacra, ma pure in ogni altro settore della teologia ortodossa. La malattia del modernismo, che colpisce così profondamente tante giurisdizioni ortodosse di oggi, può essere fatta risalire proprio a un rifiuto volontario dell'umiltà dell'imitazione a favore dell'arroganza dell'innovazione. Questo fatto è perfettamente illustrato da due icone stampate di recente dalla Conciliar Press, una casa editrice dell'ormai defunta "missione evangelica ortodossa antiochena", una "chiesa all'interno di una Chiesa" che ha avuto breve durata, e si era formata quando un gruppo di ex protestanti evangelici (che si definivano "Chiesa evangelica ortodossa") è stato accolto nell'ultra-modernista Arcidiocesi ortodossa antiochena. Queste due offerte iconografiche, pubblicizzate nel catalogo della casa editrice nella primavera 1998, forniscono prove sostanziali che la perplessità un po 'datata del professor Kalokyris sull'arte ecclesiastica tradizionale in America non sono del tutto prive di fondamento, e trovano tuttora applicazione tra noi, almeno in alcuni ambienti ortodossi contemporanei.

La prima di queste icone, "di [o, più propriamente, 'per mano di', ndc] padre Luke Dingman" e intitolata "San Giuseppe in versione occidentale", raffigura san Giuseppe il Promesso Sposo che tiene Gesù Bambino in una mano e un giglio nell'altra. Mentre a prima vista questa rappresentazione può sembrare abbastanza innocente, tale icona mostra una mancanza di attenzione alle questioni essenziali della dottrina ortodossa. Non è un tradizionale ritratto ortodosso di san Giuseppe, come ammette il pittore stesso, ma piuttosto una "versione occidentale [leggi: 'romano-cattolica']" del Promesso Sposo della Madre di Dio. Evoca l'immagine latina della "Sacra Famiglia", una delle tante innovazioni teologiche e liturgiche del papato, che hanno influenzato negativamente l'Ortodossia, e anche in questo è un'innovazione particolarmente recente. Come ha osservato uno studioso cattolico, paragonando la festa papista centrata sulla Sacra Famiglia alle feste cristiane dell'antichità, "[La festa della Sacra Famiglia] ... è un prodotto della nostra epoca moderna, dei tempi a cui appartenaimo" [2]. Questo aspetto familiare dell'icona è evidenziato da una didascalia che proclama, "Giusto in tempo per la festa del papà!" Mentre non vi è, naturalmente, nulla che sia di per sé censurabile in una festa che onori i papà, collegare questo evento secolare con un'icona di questo tipo significa implicare cose totalmente inappropriate sul rapporto tra san Giuseppe e Cristo. Nella tradizionale iconografia ortodossa - quella imitativa -, il bambino Gesù è correttamente rappresentato, non da solo con san Giuseppe, ma da solo con la madre, sottolineando in tal modo il dogma che egli è "un figlio senza un padre, generato dal Padre senza una madre prima dei secoli" [3]. In ultima analisi, se dovessimo associare san Giuseppe alla paternità, potremmo farlo tecnicamente solo per i padri vedovi che vivono da celibi!

Di fatto, per proteggere i fedeli da una comprensione impropria del suo ruolo paterno e della sua relazione con la Theotokos, la tradizionale iconografia ortodossa minimizza la figura di san Giuseppe (senza, ovviamente, denigrare la sua persona). Per esempio, nell'icona della Natività di Cristo, come il professor Constantine Cavarnos commenta: "Egli non è raffigurato nella parte centrale della composizione, come la Theotokos e il bambino, ma lontano, in un angolo, al fine di sottolineare il racconto delle Scritture e l'insegnamento della Chiesa, che Cristo è nato da una vergine" [4]. Leonid Ouspensky e Vladimir Lossky, nel loro lavoro fondamentale sulla teoria iconografica, fanno un'osservazione simile: "Un altro particolare enfatizza che nella Natività di Cristo 'è vinto l'ordine della natura' – questo è Giuseppe. Lui non fa parte del gruppo centrale del bambino e sua madre; non è il padre ed è decisamente separato da questo gruppo". [5] Allo stesso modo, in icone con temi simili, come l'Incontro del Signore o la fuga in Egitto, l'iconologia ortodossa non vede san Giuseppe come il capo di una sorta di "Sacra Famiglia"; piuttosto, lo vede come il custode – ordinato dalla Provvidenza – della Theotokos e del Bambino divino. La sua umile accettazione e realizzazione virtuosa di questo ruolo sono proprio i punti che focalizzano la sua venerazione da parte della Chiesa ortodossa.

Questa semplice caratterizzazione ortodossa di san Giuseppe riflette lo spirito dei Padri orientali, che sono laconici nei loro riferimenti a lui. E mentre i Padri occidentali, per contrasto, evidenziano una maggiore preoccupazione per la sua persona, la loro preoccupazione principale è comunque la stessa di quella dei loro colleghi orientali: cioè, la difesa della perpetua verginità della Madre di Dio. Così, Sant'Agostino di Ippona, per esempio, pur rilevando che, "Giuseppe ... potrebbe essere chiamato il padre di Cristo, a causa del suo essere in un certo senso il marito della madre di Cristo..." [6 ] qualifica quest'ammissione insistendo sul fatto che, nel loro rapporto sponsale, "non c'era connessione corporea" [7]. Altrove elabora su questo punto: "E a causa di questa fedeltà coniugale [cioè, il loro celibato reciproco] essi sono entrambi giustamente chiamati 'genitori' di Cristo (non solo lei come sua madre, ma anche lui come suo padre, in quanto marito di lei), entrambi essendo nella mente e nel proposito, anche se non nella carne. Ma mentre egli era suo padre solo nel proposito, e l'altra sua madre nella anche carne, con tutto questo entrambi erano solo i genitori della sua umiltà, non della sua sublimità; della sua debolezza [vedi II Corinzi 13: 4-Editor], non della sua divinità" [8]. È in questo senso, dunque, che dobbiamo capire l'affermazione della Scrittura: "Ed [egli] stava loro sottomesso" [9], concernente il rapporto di Cristo con san Giuseppe e sua Madre.

Sant'Ambrogio di Milano, di nuovo salvaguardando l'insegnamento cristiano tradizionale su san Giuseppe e il suo ruolo di marito della Vergine Maria, ci avverte per mezzo di questo particolare versetto biblico: "il serpente della miscredenza, liberato da nascondigli perversi, solleva la testa e vomita fuori malizia dai cuori serpentini" [10]. Anche qui sta il pericolo di una "versione occidentale" di san Giuseppe, una versione che, per ex evangelici solo da poco "convertiti" all'Ortodossia, pone un grave tentazione verso un errore dottrinale. Tali convertiti spesso entrano nella Chiesa con una mentalità ostile alla corretta pietà ortodossa. Quindi, lo ieromonaco Gregory (egli stesso un convertito all'Ortodossia dal protestantesimo evangelico), in un libro molto perspicace sulle eresie di ciò che egli chiama "evangelicalismo," scrive: "È ironico che gli evangelici considerino la nascita verginale come dottrina cristiana fondamentale, perché essi stessi non abbracciano pienamente questa dottrina. Il dogma della natività dalla Vergine insegna che la Madre di Dio era vergine prima del parto, durante il parto, e dopo il parto: la Natività di Cristo l'ha rivelata come sempre vergine... Gli evangelici non credono all'interezza di questo dogma e invece lo mitigano accettando soltanto la concezione verginale". [11]

L'evangelicalismo, sicuramente, propone la domesticità coniugale come il più alto ideale della vita cristiana, in netto contrasto con la Scrittura e i Padri ortodossi, che considerano la verginità come lo stato più alto nella vita cristiana. Di conseguenza, molti protestanti sostengono il concetto perverso e blasfemo che san Giuseppe e la Madre di Dio si siano uniti in un rapporto fisico. Questa idea irriverente non è, naturalmente, nulla di nuovo; noti eretici come gli ebioniti, Elvidio e Gioviniano avevano sostenuto la stessa cosa fin dai primi tempi. San Giovanni Damasco, nel commentare questa perniciosa eresia nel suo vasto catalogo, Sulle Eresie, classifica tali individui come "nemici di Maria": "Gli antidicomarianiti dicono che, dopo aver dato alla luce il Salvatore, la beata Maria, la sempre vergine, ha avuto rapporti coniugali con Giuseppe" [12]. Un'icona occidentale di san Giuseppe come "padre modello" ("Giusto in tempo per la festa del papà"), poi, quando è dipinta e distribuita da ex protestanti evangelici, sa non solo di innovazione che costituisce una deviazione dai migliori standard dell'iconografia, ma favorisce un dogma sbagliato e ci porta all'inimicizia contro la stessa Madre di Dio. Dovrebbe essere evidente che dei convertiti disposti verso una visione carnale della Theotokos e di san Giuseppe il Promesso Sposo, una visione a volte motivata non solo da una teologia settaria, ma da un'insistenza carnale compensatoria che segnala spesso disadattamento e disfunzioni psico-sessuali – non dovrebbero in nessun caso essere esposti all'istruzione dogmatica visiva di icone che travisano, distorcono e contaminano i puri insegnamenti della Chiesa.

Queste stesse osservazioni critiche valgono anche per la seconda icona in questione, "I santi Gioacchino e Anna, per mano di Sarah Dingman", una franca e imbarazzante espressione di carnalità. Un recente libro di un altro protestante convertito all'Ortodossia, Clark (Innocent) Carlton, The Faith, che pretende di essere un catechismo ortodosso, caratterizza il matrimonio – ancora una volta, piuttosto sconsideratamente e in opposizione alla rigorosa tradizione patristica – come "fine a se stesso" [13] (una pretesa che io e altri, per inciso, abbiamo criticato dal punto di vista ortodosso tradizionale [14]). Questa nozione curiosa e poco ortodossa si esprime perfettamente in questa icona, dove gli antenati di Cristo sono raffigurati in un abbraccio lascivo. Una rappresentazione iconografica di un letto fa da sfondo a questa scena. Il fatto che l'icona sia pubblicizzata sulla stessa pagina come "una guida per le coppie ortodosse nello sviluppo dell'unità coniugale" assieme a un'altra icona, "le nozze di Cana", lascia poco all'immaginazione – ci troviamo di fronte all'elevazione innaturale e poco ortodossa del mistero del matrimonio a un inadeguato livello pseudo-spirituale.

Mentre la pittrice di questa icona potrebbe sostenere che la sua raffigurazione non è una novità, e che ha semplicemente imitato un'antica icona, lo avrebbe fatto in un modo del tutto sbagliato. In primo luogo, tali abbracci appassionati, con i santi personaggi raffigurati che cercano l'uno lo sguardo dell'altro, sono chiare innovazioni. Icone, come sosterremo in seguito, non esprimono carnalità e passioni umane. In secondo luogo, i prototipi per questa icona sono di provenienza non ortodossa. Hanno la loro fonte in creazioni artistiche occidentali quali l'affresco del pittore fiorentino Giotto di Bondone (ca.1267-1337) nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dove gli Antenati di Dio si abbracciano in modo appassionato. Opere che si basano su questa tradizione occidentale emersero nell'iconografia ortodossa solo dopo l'Unia, apparendo in gran parte in Russia, soprattutto durante i regni dei sovrani occidentalizzanti Pietro il Grande e Caterina la Grande (per esempio, si veda Simon Ushakov, "il padre della pittura russa secolare" [15]). Il bacio appassionato, ispirato all'ideale dell'amor cortese, e il letto come simbolo di fedeltà coniugale sono, inoltre, motivi popolari della pittura tardo-rinascimentale. Quando si trovano nell'iconografia ortodossa, sono gravi ostacoli alla funzione teologica e alla tradizione spirituale delle immagini sacre, che, come sottolinea Photios Kontoglou, "sono il risultato di secoli di vita spirituale, esperienza, genio e lavoro cristiano. Gli iconografi che sviluppavano tali icone consideravano il loro lavoro come qualcosa di impressionante, come i dogmi della vera fede, e lavoravano con umiltà e pietà sui modelli che erano stati tramandati loro dagli iconografi precedenti, evitando tutte le modifiche inopportune e inappropriate. " [16]. Non si può dire questo del lavoro di Giotto.

Inoltre, come sottolinea Constantine Cavarnos, "Il principio di adeguatezza è appropriato in tutte le icone bizantine. Esse utilizzano ciò che è appropriato per la rappresentazione di un certo evento o una persona, ed evitano tutto ciò che è inadeguato." [17] Se le icone sono "finestre sul cielo", e se in Cielo "non si prende moglie né marito, ma si è come gli angeli di Dio" [18] diventa retorico chiedere, "un letto matrimoniale è appropriato in un'icona? " Ci si aspetterebbe di vedere il paradiso edonistico dei musulmani e dei mormoni arredato in questo modo, ma non le "molte dimore" [19] del Padre dei cristiani, dimore spirituali che i fedeli anticipano, non come luoghi di piaceri terreni, ma come laboratori divini di sforzi di elevazione spirituale, che rendono inadatti simili orpelli.

Come ha giustamente commentato Ouspensky, "Non troviamo mai nell'iconografia ortodossa questa tendenza ad 'assaporare' la carne che troviamo nell'arte profana con temi religiosi..." [20]; piuttosto, fedele alle norme ascetiche della nostra fede, un'icona "... ci insegna 'a digiunare con i nostri occhi', secondo le parole di san Doroteo" [21], e, ci auguriamo, per i coniugi ortodossi, a "fast dalla carne" in quei tempi stabiliti dalla Chiesa. Tale istruzione ascetica è il risultato di ciò che Cavarnos chiama "l'elemento liturgico" in un'icona: "Dovunque è presente l'elemento liturgico, quello drammatico e quello sensuale sono assenti" [22]. "Le icone sollevare la nostra anima dal regno materiale a quello spirituale, da un livello più basso di essere, pensiero, sentimento a un livello superiore" [23]. Questo, però, è possibile solo quando gli approcci innovativi sono accantonati in favore degli stili iconografici tradizionali. I santi Canoni, infatti, proibiscono esplicitamente le rappresentazioni carnali di temi iconografici: "Quei dipinti, dunque, siano essi su pannelli o qualsiasi altro luogo, che affascinano la visione e corrompono la mente e incitano i fuochi di piaceri vergognosi, comandiamo che da ora in poi non siano raffigurati in alcun modo" (Canone 100 del sesto Concilio ecumenico). [24]

Un iconografo ben addestrato in questa tradizione sacra, dunque, avrebbe esercitato una maggiore attenzione di quanto vediamo qui, nella scelta di un adeguato prototipo per raffigurare i santi Gioacchino e Anna, soprattutto tenendo conto di quello che abbiamo detto sui circoli evangelici dai quali arriva la pittrice di questa seconda icona. Per esempio, lo ieromonaco Dionisio di Furnà (c. 1670 – c 1745) prescrive il seguente trattamento dei santi:. "La concezione della Madre di Dio. Case, e un giardino con vari alberi. Sant'Anna si inginocchia in mezzo ad esso, mentre un angelo davanti a lei la benedice. All'esterno il giardino, una montagna su cui Gioacchino sta pregando, e anch'egli allo stesso modo è benedetto da un angelo ". [25] Tale icona, in cui le figure principali sono impegnate nella preghiera, rafforzate dagli angeli, è occasione di un maggiore incentivo alla riflessione spirituale e ci eleva dal sensuale al sublime. È anche evidente che la separazione spaziale dei Santi Gioacchino e Anna indica efficacemente il primato della loro unione spirituale sopra e contro la loro unione fisica. Ogni prototipo tradizionale per le icone raffiguranti questi antenati di Dio, [26] come un dato di fatto, sottolinea la qualità spirituale del rapporto tra i santi Gioacchino e Anna (si vedano, per esempio, i prototipi fatti da Kontoglou delle seguenti icone: "la preghiera di sant'Anna", "la nastività della Theotokos", "l'adulazione della Theotokos", ecc [27]). E anche le icone con la scritta: "La concezione della Theotokos" presentano non qualcosa di carnale, ma il gioiosa abbraccio spirituale di questi due santi dopo la rivelazione avuta da entrambi fatto che la "sterile" sant'Anna avrebbe concepito e dato alla luce una figlia.

In ultima analisi, sia l'icona di san Giuseppe "in versione occidentale" sia la rappresentazione indecorosa degli antenati di Dio riflettono la sensibilità ancora non formate di coloro che hanno fatto un miscuglio di Ortodossia ed evangelicalismo. In questo modo, come abbiamo fatto notare, hanno introdotto nell'Ortodossia un'innovazione che si allontana dalla sobrietà dei Padri e dei loro insegnamenti sulla famiglia terrena di Cristo e, di fatto, sulla natura delle relazioni umane. Questi innovatori farebbero bene a riflettere attentamente sulla dottrina patristica su tali questioni, e in particolare su ciò che la Chiesa e le icone ci raccontano sulle relazioni coniugali e sul senso della famiglia, entrambi temi direttamente collegati, ancora una volta, alle icone in questione: "...ai credenti in Cristo viene insegnato di non pensare che la cosa principale nel matrimonio sia l'unione carnale, come se senza di questa non potessero esistere marito e moglie, ma di imitare nel matrimonio cristiano il più fedelmente possibile i progenitori di Cristo [per esempio, nella castità], per poter così avere una più intima unione con le membra del corpo di Cristo" [28]. Questo non vuol dire, naturalmente, che nel mistero del matrimonio ci sia qualcosa di improprio nei rapporti sessuali, o che tali relazioni siano malvagie o inappropriate. Niente affatto. Vi è da dire, però, che, nonostante il carattere nobile dell'amore coniugale, questo impallidisce davanti – e deve in ultima analisi attingervi, se vuole sopravvivere e prosperare – a quell'eros divino che ci conduce a Dio e che è radicato nella purezza e nella verginità (ed è per questo motivo, se non altro, che le coppie ortodossi "digiunano dai rapporti carnali" per un numero significativo di giorni dell'anno, inclusi quasi tutti i mercoledì e i venerdì, che costituiscono giorni di digiuno). Ci deve essere qui un equilibrio che pone il letto matrimoniale in una luce positiva, ma senza violare il primato assoluto della purezza del corpo che troviamo in Cristo, nei suoi antenati terrestri, e nelle tradizioni eucaristiche ed esicaste della Chiesa ortodossa. La purezza contenuta nel Vangelo non deve mai soccombere nei confronti di una sorta di Kamasutra cristiano, sia che questo sia "battezzato" da settari palesi, sia da coloro che provengono da un ambiente settario.

Il nostro è un tempo strano: un tempo in cui il sacro obbligo dell'imitazione è stato spazzato via dalla prerogativa diabolica dell'innovazione. Prima che siano stati ortodossi per pochi anni, troviamo convertiti dal Protestantesimo che scrivono catechismi, dipingono icone (molti di questi pittori, abbastanza innegabilmente, sono artisti molto capaci), e "aggiustano" l'Ortodossia secondo le loro nozioni di tradizionalismo. Dove e sotto quale compiuto maestro spirituale, ci si chiede, hanno imparato l'arte della preghiera, le discipline del digiuno, e gli insegnamenti segreti dell'Ortodossia – quelle cose tradizionali della fede che richiedono molti anni di obbedienza e che sono i presupposti per la predicazione della fede nella parola e nelle icone? Con poca familiarità con qualsiasi cosa tranne l'artificiosa Ortodossia della "canonicità" e della "burocrazia" (idee innovative prese in prestito dall'Occidente e da ecumenismo), questi innovatori convertiti a metà adottano prontamente il pensiero e la pietà dei latini (idee di una "sacra famiglia", rozze "scene da camera da letto" nelle icone, e così via) e rafforzano la loro posizione con rivendicazioni neo-papali di "patriarchismo", citando vistosamente, nel caso dei convertiti alla Chiesa antiochena, quello che è diventato per loro uno slogan: "I discepoli furono chiamati cristiani per la prima volta ad Antiochia – Atti 11:26". Ecco, quindi, i frutti del rinnovazionismo: cristiani che sono ortodossi in nome, papisti nella loro prospettiva, ed evangelici nella loro rappresentazione della santa Tradizione!

Note

1. Constantine D. Kalokyris, The Essence of Orthodox Iconography, trad. Peter A. Chamberas (Brookline, MA: Holy Cross School of Theology, 1971), p..

2. Pius Parsch, The Church’s Year of Grace, tr. William G. Heidt, O.S.B., Vol. I (Collegeville, MN: St. John’s Abbey, 1962), p. 289.

3. Dogmatico del Tono 3°.

4. Constantine Cavarnos, Guide to Byzantine Iconography, Vol. I (Boston: Holy Transfiguration Monastery, 1993), p. 134.

5. Leonid Ouspensky – Vladimir Lossky, The Meaning of Icons, tr. G. E . H. Palmer and E. Kadloubovsky (Crestwood, NY: St. Vladimir’s Seminary Press, 1982), p. 160.

6. St. Augustin, "Reply to Faustus the Manichaean", tr. Richard Stothert, Albert H. Newman, in The Writings Against the Manichaeans and Against the Donatists,Vol. IV of A Select Library of the Nicene and Post-Nicene Fathers, 1a serie, ed. Philip Schaff (Grand Rapids, MI: Wm. B. Eerdmans Publishing Co., 1979), p. 159.

7. Ibidem, p. 315.

8. Idem, "On Marriage and Concupiscence," tra. Peter Holmes – Robert Ernest Wallis, Benjamin B. Warfield, in Anti-Pelagian Writings, Vol. V of A Select Library of the Nicene and Post-Nicene Fathers, 1a serie, ed. Philip Schaff (Grand Rapids, MI: Wm. B. Eerdmans Publishing Co., 1978), p. 268.

9. Luca 2:51.

10. Saint Ambrose of Milan, Exposition of the Holy Gospel According to Saint Luke, tr. Theodosia Tomkinson (Etna, CA: Center for Traditionalist Orthodox Studies, 1998), p. 62.

11. Saint John of Damascus, Writings, tr. Frederic H. Chase, Jr. (Washington, DC: The Catholic University of America Press, 1958), p. 131.

12. Hierodeacon [Hieromonk] Gregory, The Church, Tradition, Scripture, Truth, and Christian Life: Some Heresies of Evangelicalism and an Orthodox Response (Etna, CA: Center for Traditionalist Orthodox Studies, 1994), pp. 47-48.

13. Clark Carlton, The Faith: Understanding Orthodox Christianity. An Orthodox Catechism (Salisbury, MA: Regina Press, 1997), p. 228.

14. Si veda la recensione dello ieromonaco Patapio, dello ieromonaco Gregorio e dell'arcivescovo Crisostomo, Orthodox Tradition, Vol. XV, No. 1 (1998), pp. 57-60, e archimandrita Luke, "New Age Philosophy, Orthodox Thought, and Marriage," Orthodox Life, Vol. XLVII, No. 3 (May-June 1997), pp. 21-37.

15. Leonid Ouspensky, Theology of the Icon (Crestwood, NY: St. Vladimir’s Seminary Press, 1978), p. 217, n. 62.

16. Citato in Cavarnos, Guide to Iconography, p. 29.

17. Ibid., p. 40.

18. Matteo 22:30.

19. Giovanni 14:2.

20. Ouspensky, Theology of the Icon, p. 212.

21. Ibid., p. 211.

22. Constantine Cavarnos, Byzantine Sacred Art (Belmont, MA: Institute for Byzantine and Modern Greek Studies, 1985), p. 92.

23. Idem, Guide to Iconography, p. 243.

24. Pedalion (Thessaloniki: Regopoulos, 1982), p. 310.

25. The "Painter’s Manual" of Dionysius of Fourna, trans. Paul Hetherington (London: Sagittarius Press, 1981), p. 50.

26. Le prime icone dei santi Gioacchino e Anna (IX secolo circa), dovremmo notare, non apparvero da sole, ma entro un ciclo narrativo di scene, che esprime una dichiarazione dogmatica unitaria sulla concezione della Theotokos che oggi è persa nella sua presentazione indipendente. Si veda una discussione a proposito in André Grabar, Christian Iconography: A Study of Its Origins (Princeton, NJ: Princeton University Press, 1968).

27. Photios Kontoglou, …Ekphrasis tes Orthodoxou Eikonographias, (Athens: Astir, 1960), pp. 256-257.

28. St. Augustin, "Reply to Faustus," p. 315.

 
Un grande abito monastico per l'Italia

 
La pittura di una magnifica volta nella Carolina del sud

Vorrei condividere una grande pietra miliare nella storia della mia parrocchia – la pittura della cupola. La chiesa della santa Ascensione a Charleston (South Carolina) è stata consacrata nel 2008. Abbiamo atteso il completamento della cupola con grande anticipazione, e i risultati hanno superato di gran lunga le mie aspettative. Credo che sia un progetto di eccezionale interesse artistico, e così ho inserito queste immagini nella speranza che possa ispirare gli altri.

La cupola è stata dipinta da tre artisti. Dmitri Shkolnik ha progettato la composizione e molti dei dettagli specifici, come i bordi ornamentali e le iscrizioni. Il suo assistente, Aleko Mchedlishvile, ha dipinto i bordi, gli sfondi e altri dettagli. Il grosso del lavoro è stato realizzato da Vladimir Grygorenko, che ha lavorato per molte settimane, disegnando e pitturando tutte le figure. La loro collaborazione ha funzionato bene, combinando la particolare abilità di Dmitri nei disegni ornamentali e nei colori con le capacità virtuosistiche di Vladimir nel dipingere le figure ispirate allo stile del XII secolo.

Vladimir Grygorenko dipinge i pennacchi

Vladimir dipinge il Pantocratore

e i profeti

La composizione è insolita, anche per motivi determinati dalla forma della cupola. Si tratta di un vero e proprio emisfero, cosa che le conferisce una superficie maggiore rispetto alla maggior parte delle cupole antiche (che erano di solito poco profonde e quasi piatte in alto). E dato che le finestre sono relativamente vicine tra loro, Dmitri ha deciso di spostare i profeti fino sopra le finestre, dove sembrano poggiare i piedi sule cornici dipinte. Sopra di loro ci sono gli angeli, alcuni in rondelle e altri a volo libero, che sembrano galleggiare nel cielo aperto tra i profeti e Cristo. Trovo che sia una composizione particolarmente animata e piacevole, forse suggestiva di Cristo come conduttore di una danza o di una sinfonia angelica.

Il dipinto è stato fatto in pittura ai silicati su un intonaco a base di calce cementizia. La chiesa era stata originariamente intonacata in questo materiale (prodotto dalla Keim Mineral Coatings), in preparazione per la pittura con vernice ai silicati – un mezzo estremamente resistente che assomiglia al vero affresco, ma che è dipinto su intonaco asciutto. Vladimir Grygorenko è riconosciuto come esperto in questo materiale, dopo aver indagato da tempo nel suo utilizzo per l'iconografia. Ha sviluppato un meraviglioso stile aperto e cespuglioso, per il quale questa vernice è molto adatta. I suoi volti, in particolare, con le loro pennellate misurate e I grandi occhi espressivi, risultano eccezionalmente bene da lontano.

Dopo aver progettato l'edificio della chiesa, era mia particolare preoccupazione che l'iconografia si integrasse bene con l'architettura. Sentivo che una chiave per questo era il trattamento delle dodici finestre sotto la cupola. Quando abbiamo costruito la chiesa, abbiamo installato semplici finestre moderne, lasciando aperta la possibilità di aggiungere griglie decorative in ​​un secondo momento. Ho notato che in altre chiese, l'iconografia dipinta accanto a grandi vetrate sembra instabile. Le finestre totalmente chiare violano il principio di introversione che definisce uno spazio liturgico, e nella loro semplicità, appaiono incompatibili con la superficie riccamente dettagliata dei murali iconografici.

Così ho progettato robuste griglie decorative e le ho installate contro il vetro della finestra prima che gli iconografi iniziassero il loro lavoro. I pannelli sono realizzati in compensato e reggono rondelle in vetro soffiato fatto a mano. Il vetro soffiato, ondulato, ma perfettamente trasparente, conferisce un meraviglioso scintillio alla luce. Ammorbidisce anche i raggi del sole, spezzandoli in filamenti delicati di luce rifratta. Queste griglie ricordano le antiche finestre bizantine, anche se la scala è un po' più grande, e con i diamanti aperti tra le rondelle, l'estetica trae anche spunto dalle finestre seicentesche ottomane e del Monte Athos.

la cupola appena dopo la costruzione della chiesa della Santa Ascensione

l'assistente dell'autore, Tom Podhrazsky, prepara le griglie

una griglia da finestra è sollevata in posizione

le griglie installate

Le finestre si sono rivelate di grande successo. Con le decorazioni colorate dipinte intorno a loro, l'effetto è veramente paradisiaco. E l'integrazione architettonica è amplificata dall'enorme lampadario a choros, fissato alle bande dipinte, che ha appese lampade in vetro che rifrangono la luce dalle finestre. Non si può sopravvalutare l'effetto visivo di tutti questi elementi insieme. L'iconografia sembra adornare l'interno di uno scintillante scrigno di gioielli. Si tratta di un tipo di bellezza che associamo con le cose piccole e preziose. Eppure qui si vede la bellezza di Cristo regnare su tutto il cosmo, guardando verso il basso dall'alto della sfera celeste stellata. In questa fusione di scale: lo scintillio prismatico del vetro, della filigrana e degli ornamenti dipinti; la vastità dei profeti e angeli riuniti attorno al trono di Dio; forse possiamo veramente vedere la magia delle arti liturgiche che operano insieme per rivelare il Regno dei Cieli in mezzo a noi.

Seguono immagini del progetto in fase di progresso, insieme ai dettagli di ogni figura completata:

Vladimir disegna i profeti

disegno a pennello completato

Dmitri dipinge la scritta intorno al Pantocrator, e Aleko dipinge i bordi

Jonathan Pageau in visita per ammirare i progressi

i tre pittori – Vladimir, Aleko e Dmitri – miscelano le vernici

Aleko dipinge i bordi decorativi sui pennacchi

e intorno alle finestre

Aleko è stato assistito da diversi parrocchiani

il ponteggio

Aleko delinea il Pantocratore

Vladimir dipinge gli angeli

Dmitri scrive le iscrizioni

Vladimir dipinge il Pantocratore

Vladimir dipinge un profeta

I dettagli dei dodici profeti completati:

il profeta Daniele

il profeta Gioele

il profeta Eliseo

il profeta Ezechiele

il profeta Geremia

il profeta Isaia

il profeta Abacuc

il profeta Elia

il profeta Davide

il profeta Salomone

il profeta Mosè

il profeta Giona

alcuni dettagli delle vesti dei profeti

Vladimir inizia a lavorare sui pennacchi:

uno degli schizzi preparatori a vernice di Vladimir

I dettagli dei pennacchi completati:

san Giovanni Evangelista

san Marco Evangelista

san Luca Evangelista

san Matteo Evangelista

Vladimir ha dipinto anche la Deisis nel nartece:

particolare dell'icona della Deisis completata, di Vladimir Grygorenko

Ancora alcune immagini del progetto completato:

 
282

Foto 282

 
La scuola del Monte Athos oggi

gli studenti dell'Athoniada ricevono una visita del patriarca ecumenico Bartolomeo

Nel 1953 è stata ripristinata l'accademia dell'Athos, o scuola Athoniada, questa volta ospitata in un'ala esterna all'angolo sud-est del giardino dell'eremo di sant'Andrea, soprannominato "Serai", che significa "palazzo". L'Athoniada, un'entità giuridica denominata "Accademia Ecclesiastica Athoniada", è una scuola della durata di sei anni che utilizza il curriculum del Ministero della pubblica istruzione, con l'aggiunta di corsi di musica bizantina e d'iconografia.

Al momento, qui insegnano 14 insegnanti, tre dei quali sono ieromonaci. Il numero di studenti oscilla tra i 40 e i 50, e ognuno di loro è sotto la tutela di uno dei 20 monasteri del Monte Athos. Le risorse finanziarie per il funzionamento dell'Athoniada provengono da sponsorizzazioni del Ministero della pubblica istruzione e della santa Comunità.

la scuola Athoniada oggi

Dal 1930 ad oggi, con una interruzione tra il 1940 e il 1953 a causa della guerra, l'Athoniada, riorganizzata, è nel suo terzo periodo di vita, situata, come abbiamo detto, in un'ala esterna a più piani, appartenente all'eremo di sant'Andrea del monastero di Vatopedi, nella parte nord di Karyes. La formazione concessa a circa 50 studenti segue il programma educativo di istruzione secondaria del Ministero della pubblica istruzione, integrato con ore di teologia, tra cui l'iconografia e la musica psaltica.

laboratorio di iconografia della scuola Athoniada

Campioni di iconografia degli studenti dell'Athoniada, quelli più antichi o quelli di oggi, si possono trovare in varie chiese dentro e fuori del Monte Santo. Ora alcuni loro lavori sono esposti alla mostra della Casa Aghiorita dal titolo "Studenti e studio sul Monte Santo". I lavori degli studenti dell'Athoniada dimostrano sia la continuità della tradizione iconografica bizantina, che è assicurata dall'attività didattica ispirata ad alcuni buoni iconografi aghioriti, sia la qualità artistica del lavoro svolto. Molti degli studenti più anziani che hanno realizzato queste icone servono oggi con vigilanza, consapevolezza spirituale, adeguatezza artistica e coscienza professionale, sul Monte Santo e nel mondo, l'iconografia che è stata insegnata nel periodo del loro apprendistato all'Athoniada.

 
La preghiera a casa durante la Quaresima

Nei giorni della Grande Quaresima si intensificano gli appuntamenti di preghiera in chiesa, ma molti non possono parteciparvi, soprattutto nelle frequenti funzioni dei giorni feriali. Per loro, presentiamo nella sezione “Preghiera” dei documenti una serie di consigli per trasformare anche il tempo nella propria casa in uno sforzo di avvicinamento al mistero pasquale.

 
Perché non ci sarà ancora una terza guerra mondiale

L'elite atea degli Stati Uniti vuole iniziare la terza guerra mondiale in Ucraina, dopo avere speso 5 miliardi di dollari per destabilizzarla e indebolirla. Con un'economia in bancarotta, una guerra sarebbe la soluzione ideale per il complesso militare-industriale statunitense gestito dai neocon. Tuttavia, nessuno nella comunità internazionale la vuole, né la Federazione Russa, né la Cina, né l'India, né nessun altro, tra cui anche l'Unione Europea a guida tedesca, stanca di guerre. Anche se il primo burattino di Kiev, illegalmente finanziato dagli USA, Arsenij Jatsenjuk (chiamato 'Yats' dai suoi burattinai neocon statunitensi), ha scatenato una guerra civile contro il popolo ucraino, vuole anche una guerra mondiale, ma non l'avrà. Perché?

Sono passati ormai quindici anni da quando le forze atee della Nato hanno bombardato Belgrado uccidendo e mutilando serbi innocenti, e hanno smembrato la Serbia. Sono passati sei anni da quando gli Stati Uniti atei hanno cercato di prendere in consegna la Georgia cristiana e di invadere la Russia cristiana - e non ci sono riusciti. Da allora ha continuato a lacerare e perseguitare i cristiani nell'Iraq una volta relativamente prospero, in Libia, Egitto e Siria, dove la capitale Damasco, sede del Patriarcato di Antiochia, è in rovina e cristiani fuggono per salvarsi la vita dai fanatici musulmani, armati, finanziati e sostenuti dagli atei occidentali.

Ora l'elite degli Stati Uniti e dell'Unione Europea sta cercando di distruggere l'Ucraina cristiana, dove i fanatici anti-ortodossi che a Kiev hanno strappato il potere al governo democraticamente eletto due mesi fa, hanno inviato, su consiglio degli Stati Uniti, un esercito riluttante, sostenuto da mercenari degli Stati Uniti, a massacrare i cittadini ucraini in Nuova Russia (la parte orientale del paese). La situazione in Carpato-Russia (Transcarpazia), nel sud-ovest e nel nord della Piccola Russia non è poi così diversa. Solo i popoli della Crimea oggi russa sono al sicuro dalle devastazioni della giunta separatista di Kiev controllata dalla CIA, che ora sta aggravando le tensioni in tutta l'Ucraina.

La pomposità bullista, le minacce e i ricatti provenienti da Washington hanno isolato l'elite atea degli Stati Uniti dalla comunità internazionale come mai prima. Ma per quanto i patetici propagandisti dei media occidentali venali urlino di una terza guerra mondiale, per terrorizzare e intimidire l'ingenuo pubblico occidentale e demonizzare la Russia, non sarà così. Per quante navi da guerra e missili l'elite di Washington mandi nel Mar Nero, non ci sarà la terza guerra mondiale. Qualunque sia lo scenario diabolico sognato dai neocon atei per l'Ucraina cristiana, lì non ci sarà alcuna terza guerra mondiale. Gli atei porteranno l’anticristo al potere in un altro modo.

 
"Dio mi ha detto: ti devi convertire all'Ortodossia!"

Il sacerdote Stanislav Rasputin nella missione indiana

Continuiamo a pubblicare da Spas TV i materiali del programma Il mio cammino verso Dio, dove il sacerdote Georgij Maksimov interviste persone convertite all'Ortodossia da varie confessioni non ortodosse. L'ospite di oggi di padre Georgij è il prete ortodosso missionario Stanislav Rasputin, che è un ex membro dell'Esercito della Salvezza. In questa intervista Padre Stanislav spiega come ha trovato questo percorso verso la Chiesa, cosa può aiutare i protestanti a superare i loro pregiudizi contro l'Ortodossia, e quanto sia importante l'opera missionaria per ogni cristiano ortodosso.

Sacerdote Georgij Maksimov: Buongiorno. State guardando il mio cammino verso Dio. Oggi abbiamo un ospite dalla Carelia [la provincia della Russia che confina con la Finlandia, ed era una volta parte della Finlandia]. Padre Stanislav, anche se, come molti di noi, è stato battezzato da bambino, ha accettato la fede in età adulta. Ci può dire come tutto è cominciato?

Sacerdote Stanislav Rasputin: Tutto è iniziato con il mio battesimo negli anni del declino della perestrojka. Avevo circa quattro anni. Sono stato battezzato in casa. Anche se mia madre e mia zia hanno deciso di farmi battezzare, non hanno veramente capito il motivo che vi stava dietro. Era di moda, ed è per questo che hanno deciso di farlo. Ricordo molto bene che il sacerdote ha detto loro che il bambino doveva ricevere la comunione il giorno successivo dopo il battesimo. Ricordo anche che mi facevano male i piedi quando stavamo in piedi in chiesa e ho detto a mia zia che volevo andare. Lei ha accettato e io non ho ricevuto la Comunione. Dal momento che i miei parenti non frequentavano la chiesa, ho seguito la marea, come si suol dire. Sono cresciuto come un adolescente con una visione atea del mondo. Ho letto molti libri di divulgazione scientifica. Ho amato la biologia, in modo che la teoria dell'evoluzione era il fondamento della mia visione del mondo e la base della mia convinzione. Ho creduto che la scienza potesse rispondere alla maggior parte delle domande della vita, se non a tutte. Ero un adolescente normale che ascoltava musica "heavy metal" e ballava in discoteca. I miei amici erano proprio come me.

Una volta ho notato che uno dei miei amici era improvvisamente cambiato. Aveva smesso di bestemmiare. Era molto evidente perché l'imprecazione era la lingua di comunicazione corrente tra noi. Gli ho chiesto qual era la ragione di tale cambiamento. Mi ha detto: "Io sono una persona religiosa ora; non ho più bisogno di queste cose". Ho pensato che fosse impazzito e si fosse unito a qualche setta, e poiché ero suo amico, ho sentito il bisogno di salvarlo. Così gli ho detto, "Lasciami andare lì con te". Mi ha detto che aveva iniziato a frequentare le riunioni della comunità cristiana dell'Esercito della Salvezza [1] di Petrozavodsk. Era vicino a casa mia. Così ho iniziato a frequentare quegli incontri con lui. Mi ricordo che la prima volta che sono andato lì non mi è piaciuto per niente. Ho visto persone che pensavo fossero di mente gretta e fissate su Dio e sulla religione. "Nella nostra epoca di progresso scientifico, come può la gente perfino pensare e parlare di queste cose ridicole, per non parlare di condurre la propria vita sulla base di queste cose", ho pensato. Anche se non mi piaceva, quello che mi ha colpito è che queste persone erano diverse. Mi guardavano in un modo diverso. Avevano valori diversi. Erano cortesi. Ho cominciato a frequentare le loro riunioni ed eventi vari. La mia intenzione era, naturalmente, discutere con loro e far loro cambiare idea. Ricordo come abbiamo dibattuto per molte ore su creazione ed evoluzione... Ogni volta continuavano a dirmi: "Che cosa ti blocca? Chiedi a Dio se stesso se puoi incontrarlo". Ho detto loro: "Perché dovrei farlo, se sinceramente non credo in lui?" Mi hanno risposto: "Che cosa hai da 'perdere? Se Dio esiste, probabilmente ti risponderà in qualche modo. In caso contrario, non accadrà nulla"- Così ho pensato: "È vero, non ho niente da perdere", e mi sono rivolto a Dio dicendo:" Dio, se ci sei davvero, entra nella mia vita e mostrati". In quel momento mi è sembrato che nulla fosse cambiato, ma letteralmente in una settimana la mia vita e la mia visione del mondo sono radicalmente cambiate.

Il sacerdote Stanislav Rasputin

In che modo?

Improvvisamente, ho avuto voglia di leggere la Sacra Scrittura. Non sapevo il perché. Ho chiesto una Bibbia. Mi ricordo di avere messo su a volume massimo la musica che a quel tempo mi piaceva e di avere letto la Sacra Scrittura per ore e ore. Improvvisamente mi sono reso conto che volevo bene ai miei genitori. Può sembrare strano, ma anche da adolescente ho improvvisamente capito davvero che i miei genitori mi erano molto cari. Ho iniziato a trattare i miei amici con rispetto. Ho smesso di imprecare e di risolvere i conflitti con la forza. La mia visione del mondo è cambiata. Sono diventato un membro attivo dell'Esercito della Salvezza, ho partecipato agli incontri giovanili e ho anche predicato ai servizi appositamente organizzati per i giovani.

Quindi il problema dell'esistenza di Dio non era più un problema?

Una settimana dopo la mia preghiera, non potevo nemmeno immaginare che non esistesse Dio e di non credere in Lui. Sa, quando si incontra Dio faccia a faccia, non c'è bisogno di alcuna prova logica. La questione si è risolta in modo naturale. Così, sono diventato un membro attivo dell'Esercito della Salvezza. Tutto era grande per me. C'erano conferenze, campi, gite, incontri di preghiera, servizi, sermoni carismatici, ecc. Circa quattro mesi dopo – in quel momento mi era stata offerto la posizione di leader dei giovani nella nostra divisione [2] – Dio improvvisamente mi ha detto, "Ti devi convertire all'Ortodossia". Questo è venuto fuori dal nulla per me. Che cosa significava quella conversione?

Come lo ha detto, specificamente?

Non era una voce che ho sentito o un pensiero che mi è venuto in mente. È molto difficile spiegarlo a chi non lo ha vissuto. Usando l'analogia più appropriata, posso dire che tutta la mia anima capiva che Dio mi stava dicendo questo. Ogni piccola cellula del mio corpo. Capivo che questo pensiero non era mio; capivo che non era un mio desiderio. Avevo molti pregiudizi contro la Chiesa ortodossa. Ci è stato insegnato che era la Chiesa dove Dio è morto, dove la gente prega idoli e non ha alcuna relazione con il Dio vivente. Naturalmente, ho pensato che Dio aveva probabilmente commesso un errore. Mi sentivo così bene con i protestanti – i miei nuovi amici, la mia missione e le mie funzioni erano lì. Perché avevo bisogno di qualche altra Chiesa, soprattutto quella che, come ho pensato allora, era malvagia e morta? Ma Dio ha detto: "Tu devi andare là." Così, la prima cosa che ho fatto è stato di andare in una chiesa. Vi ho incontrato il prete. Mi ricordo, ho avuto una discussione intensa con lui e l'ho chiamato idolatra. Più tardi, quando sono diventato ortodosso, io, naturalmente, sono tornato e mi sono scusato con lui.

Quindi per tutto questo tempo Dio mi ha detto di convertirmi all'Ortodossia. Ho iniziato a resistergli. Ho detto che non lo avrei fatto, perché non vi conoscevo nessuno lì e non vi trovavo nulla di interessante per me. Questo è durato circa otto mesi. In tutto quel tempo Dio ha continuato a dirmi fermamente: "Ti devi convertire all'Ortodossia." Ero sul punto di arrendermi, così ho detto: "Va bene, ci andrò" Andavo in chiesa per il servizio serale, stavo lì dall'inizio fino alla fine, pregando sinceramente, ma non capivo niente. La domenica, andavo ancora alle riunioni dell'Esercito della Salvezza. L'unica cosa che ho cominciato a sentire nella Chiesa ortodossa è stata una certa integrità. Ma la mia mente continuava a dirmi: "Che cosa ci fai qui? Non conosci nessuno qui. Parlano una lingua che tu non capisci [lo slavonico ecclesiastico]. Là hai i tuoi amici e tutto è chiaro. Là c'è la strada per il tuo destino e il tuo progresso". Così il giorno dopo andavo all'Esercito della Salvezza. Tutto mi sembrava buono, e mi piaceva la gente. Ma mancava questa sensazione di completezza.

Finalmente, dopo otto mesi di lotta interna, ho detto: "Va bene, Dio, vuoi che mi converta? Lo farò". Questo è stato un atto di fede da parte mia. Un'azione che ha mostrato la mia fiducia in Dio. Questo è successo il 28 luglio del 2000. Ho detto ai pastori in anticipo, "Ho sentito una chiamata a convertirmi all'Ortodossia". Molte persone non mi hanno capito, naturalmente. Hanno detto: "Che cosa? Dove stai andando? Pensaci". Ma i pastori erano saggi e hanno detto: "Se credi davvero che Dio ti stia chiamando, allora vai". Così in quel giorno hanno annunciato nel corso della riunione, "Il nostro fratello si sta convertendo all'Ortodossia". E io li ho lasciati.

Così ha iniziato a vivere come un cristiano ortodosso?

Sì, mi ricordo la mia prima confessione. Ricordo la mia prima comunione. Mi ricordo come ho iniziato a scoprire il mondo dei Padri Apostolici. Prima di allora, purtroppo, non capivo la logica di molte cose nell'Ortodossia. Durante il primo mese, non facevo nemmeno il segno della croce né baciavo le icone. Pensavo: "Perché dovrei farlo?" Ma immergendomi nella vera vita ecclesiale, tutto ha iniziato a divenire sempre più chiaro per me. È stata la mia esperienza di vita ecclesiale che mi ha fatto capire la profondità dell'Ortodossia.

Il sacerdote Stanislav Rasputin

Come definirebbe la differenza tra ciò che sentiva nel protestantesimo e quello che ha ricevuto nell'Ortodossia?

Sa, quando ero protestante, mi sentivo come un'increspatura sul mare – vedi qualche movimento, ma non vedi affatto alcuna profondità. Le parole sono le stesse: Dio, la salvezza, ecc, ma non c'è profondità. Quando quest'increspatura se ne va, si vede la profondità. Così, quando ho iniziato a vivere una vita ecclesiale – a confessarmi, a ricevere la comunione – ho visto la profondità e il tesoro di tutti i benefici dell'Ortodossia. Certo, ho dovuto rompere il mio modo di pensare protestante.

Qual è stata la parte più difficile?

Accettare la venerazione della madre di Dio.

Sì, molti ex protestanti ne parlano.

Sì. Sa, io pregavo onestamente e sinceramente: "Dio, concedimi questa conoscenza. Io non la capisco". Non solo non la capivo, ma non potevo neppure accettarla nella mia mente. E Dio miracolosamente mi ha dato questa comprensione. Mi ricordo che stavo andando in un negozio in un cupo giorno di autunno e improvvisamente  ho provato felicità nella mia anima. Mi sono chiesto, "Perché sono felice?" E mi sono reso conto che ero felice perché ho capito perché noi veneriamo la Madre di Dio. Mi è diventato così inmmediatamente chiaro che ho detto: "Sì! Santissima Madre di Dio, aiutaci!" Ho detto questa preghiera proprio così, d'un tratto. Quella era la mia ultima barriera e ora non c'era più motivo di aggrapparmi al mio passato protestante. Essendo sacerdote e avendo vissuto nell'Ortodossia per 15 anni, ho capito che la profondità che vi ho trovato si può trovare solo nell'Ortodossia.

Che dire della comprensione della parola di Dio? Alcuni protestanti e altri che la pensano in questo modo dicono, "Tutti possono interpretare il suo significato e voi siete liberi di farlo, potete sviluppare la vostra mente e ri-vivere la parola di Dio attraverso la vostra comprensione. Nell'Ortodossia, è necessario interpretarla solo basandosi sulle opere dei Padri Apostolici, in modo che la vostra mente è legata e limitata..." Così, alcuni hanno la sensazione di perdere qualcosa, una sorta di libertà di auto-espressione. Per che cosa? Solo perché alcuni nell'antichità hanno detto così? Come può questo aiutarci a capire la Bibbia? Se ha già sentito queste obiezioni, come si fa di solito a rispondere?

Certo, le ho già sentite. Inoltre, all'inizio sentivo io stesso una specie di vincolo. Ma questo è solo un'illusione. Come lei ha detto, nel protestantesimo ognuno può costruire il proprio castello sulle proprie fondamenta. Tuttavia, immagini questo: a ognuno di noi è chiesto di costruire una casa, anche se non siamo costruttori professionisti. Naturalmente, faremo del nostro meglio... Ma la casa che costruiremo...

Sarà una baracca, nella migliore delle ipotesi (ride).

Certo, sarà una baracca. Inoltre, un solo filo di vento potrebbe farla crollare. Quando i lavoratori edili costruiscono una casa, usano metodi e modelli sviluppati da professionisti prima di loro. Se i lavoratori non si fidano dei professionisti e si considerano superiori, i risultati saranno poveri. La situazione è la stessa nel protestantesimo: ognuno è un piccolo papa. I cattolici hanno un dogma che il Papa ha un potere superiore nelle questioni di fede, mentre nel protestantesimo ogni pastore e ogni parrocchiano pensno di avere lo stesso potere. Questo naturalmente è basato sull'orgoglio e quest'orgoglio non può dare la vera comprensione della Scrittura. Quando ho iniziato a studiare le opere dei Padri Apostolici, ho capito la Sacra Scrittura in un modo così profondo che non era umanamente possibile per me capirlo per conto mio. In precedenza, sembrava che avessi la libertà, ma non c'era nessuna profondità, e non produceva risultati. Ora ti sembra di dover vivere entro certi limiti, ma questi confini sono così infinitamente lontano dalla tua comprensione che non li raggiungerai mai. Non potrai mai sentirti soffocato da questi confini. Qui è dove risiede la differenza principale.

Come hanno reagito alla sua scelta i suoi amici e conoscenti dell'Esercito della Salvezza? Qualcuno ha seguito il suo esempio? Mantiene i contatti con qualcuno di loro?

Ho ancora buoni rapporti con quasi tutti i miei amici di un tempo. Mi fanno domande, e, naturalmente, vedono i cambiamenti in me. Non posso dire che molti mi abbiano seguito. Più tardi, alcuni di quelli che avevano saputo della mia conversione all'Ortodossia hanno parlato con me e seguendo il mio esempio sono diventati anche loro ortodossi. Ma in pratica nessuna delle persone che mi circondavano si è convertita. Forse è perché in quel periodo non ho avuto il tempo o la voglia di tornare indietro e parlare della mia conversione. Lo faccio oggi, come capo del dipartimento missionario. Sto cercando mantenere l'amicizia con i protestanti, perché sono persone veramente sincere che vogliono cambiare il loro modo di vita. Attraverso parole e opere, molti di loro imparano che l'Ortodossia non è ciò che pensano che sia. Purtroppo, incontriamo spesso una situazione in cui i protestanti hanno la loro comprensione dell'Ortodossia. Essi non discutono con la vera Ortodossia, ma con una sorta di caricatura che esiste solo nelle loro teste. Così, quando vedono la vera vita dei cristiani ortodossi, sono spesso sorpresi: "Davvero? Pensavamo che fosse tutto diverso".

Il sacerdote Stanislav Rasputin

Quelli dei nostri telespettatori che sono vicini alla prima fase della sua esperienza potrebbero avere domande riguardanti la teoria dell'evoluzione. Inizialmente, era il fondamento del suo ateismo. Come ha fatto a risolvere questo problema? Molti pensano, "Non c'è niente di cui parlare. Gli scienziati hanno dimostrato che gli esseri umani si sono evoluti dalle scimmie, o meglio da un antenato comune. Qui è tutto è chiaro e non è necessario alcun Dio". Come ha fatto a gestire questo problema?

In effetti, questo è stato uno degli ostacoli nella mia esperienza cristiana. Nei primi mesi dopo la mia conversione al cristianesimo, proprio all'inizio del mio viaggio ho iniziato a studiare la questione per conto mio. Quando leggiamo i libri sulla teoria dell'evoluzione scritti dagli evoluzionisti, non vediamo alternative, per cui non vediamo il quadro generale. Ho iniziato a cercare fonti alternative di informazioni sullo stesso argomento, cercando in particolare informazioni scientifiche. Quando ho iniziato a studiare e confrontare questi argomenti, mi sono reso conto che molte cose nella teoria dell'evoluzione non reggono. La teoria stessa è così barcollante che non si può nemmeno chiamare una teoria scientifica. L'ho studiata per anni e di recente ho iniziato a concentrarmi su un confronto approfondito della religione e della scienza. Più studio questo problema, più mi rendo conto che un'immagine del mondo basata su un approccio evoluzionista materialista non regge alla critica. Anche da un punto di vista scientifico, per non parlare delle questioni di fede.

So che sta facendo lavoro missionario sia in Carelia sia all'estero. Ha visitato l'India e le Filippine. La sua esperienza l'aiuta a esprimere il messaggio dell'Ortodossia ad altre persone?

Certo, aiuta. Inoltre, ringrazio Dio per avermi lasciato essere un protestante per un breve periodo della mia vita spirituale, perché mi ha fatto capire il modo in cui le persone dall'altra parte vedono questo mondo. Così ora quando vado nelle Filippine o l'India e parlo con i protestanti, è più facile per me capirli. Conosco le domande che stanno bruciando nelle loro menti quando mi vedono. Capisco quello che stanno cercando. Ogni cristiano è sempre in missione per raggiungere la pienezza di comunicazione con Dio. Loro non riescono ad arrivarci nella loro fede. La questione della vita ascetica non è affatto presa in considerazione nel protestantesimo, ma io so come gettare luce su questo tema. Lo stesso vale per la vita liturgica. Il concetto dei sacramenti in molte denominazioni protestanti è assente o molto vago. Di recente, ho chiesto a un pastore di una chiesa battista, "Che cosa è l'eucaristia? Credi che sia il vero corpo di Cristo?" Lui ha risposto: "No, è solo un simbolo". Più tardi ho fatto ai suoi parrocchiani la stessa domanda e hanno risposto, "Crediamo che questo sia il vero corpo di Cristo". Così, ho detto: 'Come si può vivere, come si può esistere come chiesa, se voi parrocchiani credete in una cosa, mentre il vostro pastore predica una cosa totalmente diversa?" Io so come mostrare loro la pienezza della vita liturgica. Grazie a Dio, che mi ha benedetto e mi ha fatto pastore, ministro e sacerdote, così posso farlo per la grazia di Dio. Sulla base della mia esperienza passata, posso mostrare aspetti della vita che sono irraggiungibili dal modo protestante di pensare.

Parliamo della sua ordinazione. Penso che alcuni dei nostri telespettatori sarebbero interessati a sapere come una persona decide di diventare sacerdote. Come ha fatto a prendere questa decisione e cosa significa per lei essere sacerdote?

Quando sono diventato credente, anche quando ero protestante, ho capito che l'unico senso della vita poteva essere il servizio di Dio. Così ho onestamente cercato modi in cui poter servire Dio, e quando mi sono convertito all'Ortodossia, la mia intenzione è stata rafforzata dalla grazia di Dio. Il mio background secolare era nella teoria del diritto. Insegnavo alla facoltà di legge e mi piaceva essere professore perché ciò comportava una comunicazione diretta con gli studenti. Volendo servire Dio, ho preso su di me alcuni doveri in parrocchia. In un primo momento, abbiamo avuto incontri giovanili, fornito servizi sociali, e studiato la Sacra Scrittura. Questo si è evoluto gradualmente nel mondo del lavoro missionario. Guardando molti sacerdoti missionari che erano intorno a me, ho visto come questo cambiava la vita delle persone. Ho capito che volevo servire Dio, non importa come. Il mio vescovo, vedendo le mie intenzioni, mi ha suggerito di diventare sacerdote. Ne ho parlato con mia moglie. Tra l'altro, anche lei si è convertita all'Ortodossia dopo essere stata battista per un tempo molto lungo. Dopo averne discusso, abbiamo deciso che nel servizio sacerdotale si può ottenere la pienezza del servizio a Dio. Questa è stata una decisione consapevole, coerente con gli obiettivi e la comprensione della vita che avevamo nella nostra famiglia. Non mi pento affatto di questa decisione.

Cosa è cambiato nel suo rapporto con Dio, il mondo e la gente dopo l'ordinazione?

Prima comunione. Dintorni di Chandapur, India

Prima di tutto, ho iniziato a sentire la responsabilità per la gente che Dio mi manda. E, naturalmente, la gioia della celebrazione della Liturgia, la gioia stare presso l'altare, nulla in questa vita può essere paragonata ad esso. Questa è la differenza principale.

Dal momento che ha citato il lavoro missionario, vorrei chiederle: "Quando incontra la gente, sia questo in Carelia o in India, come fa a comunicare con coloro che non pensano di aver bisogno di qualcosa?"

Seguo sempre il principio di san Paolo, mi sono fatto Giudeo con i Giudei..., con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge... mi sono fatto tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. (1 Cor 9:20-22). Seleziono sempre i temi di discussione individualmente. Con i protestanti, inizialmente parlo di comprendere l'Ortodossia e la Sacra Scrittura. Poi li conduco a capire che la Chiesa deve essere unificata, altrimenti non è la Chiesa. E che la Scrittura deve essere intesa come la Chiesa la spiega, e non nel modo in cui la vede qualche individuo. Come missionario, quando parlo con i seguaci di una religione diversa, devo conoscere le persone che visito. Ad esempio, è difficile discutere l'eternità con un indù. Quando si parla agli indù dell'eternità, si immaginano il loro karma, il ciclo delle reincarnazioni, il samsara. Quando si parla con loro della vita eterna, pensano che li stiamo invitando all'inferno. Ecco perché dobbiamo scegliere le nostre parole con molta attenzione quando parliamo a persone di culture diverse. Abbiamo bisogno di trovare un approccio individuale per ogni persona. E ce n'è uno per ogni persona. Non ho mai visto una persona che non avesse una sete spirituale. La gente vuole semplicemente placare quella sete in modi diversi. Tuttavia, il vuoto nel cuore di un uomo non può essere riempito da qualcosa, ma da Dio. Quei surrogati che l'uomo cerca di trovare nella vita, come la falsa religiosità, le ambizioni intellettuali o i piaceri sensuali o fisici, creano l'illusione di una pienezza di vita, ma tale pienezza è solo superficiale. Quando le persone sono sole con se stesse e non devono impressionare nessuno, capiscono che non hanno ottenuto alcuna pienezza di vita spirituale. Come missionario, cerco di mostrare ad ogni persona che tale pienezza è possibile e che si può ottenere in una Chiesa unificata, in Dio. Non da soli, come i buddisti alla ricerca del nirvana, ma stando insieme con tutti in Cristo.

Come si fa a trasmettere l'importanza della Chiesa ai protestanti? Tutti i protestanti che ho incontrato hanno una comprensione distorta della Chiesa. A loro parere, se qualche persona si raduna, diventa la Chiesa. Di fatto sarà proprio come un club, ma questo è il modo in cui pensano la Chiesa.

Prima di tutto, comincio con la questione se la struttura che si chiama Chiesa è benedetta o meno dalla grazia di Dio. Prendiamo l'eucaristia, per esempio. Se la vostra eucaristia non è un sacramento, un vero contatto con Dio, dove vi porta il vostro simbolo? Se vi offro un simbolo di una tazza di tè, questo vi placherà la sete? Se scrivo H2O, la formula dell'acqua, questo vi aiuterà se avete sete? Certo che no. Ecco perché, quando parlo con i protestanti dell'unità e della completezza della Chiesa, cerco di mostrare loro l'aspetto liturgico.

Nella missione indiana

Devo dire che i credenti, per non parlare dei non credenti, a volte mettono in dubbio la necessità del lavoro missionario. Perché non interessarsi del proprio sviluppo spirituale interiore o, se si è un prete, limitare le attività alla propria parrocchia? Che cosa fa venire voglia di essere un missionario?

Il Vangelo. Esso contiene la specifica chiamata di Gesù Cristo, il nostro Signore, che ci dice di andare e predicare. In effetti, soprattutto nei miei primi anni da ortodosso, molti pensavano che le mie intenzioni fossero una sorta di capriccio protestante. Tuttavia, predicare la propria fede è una necessità naturale per le persone. La predicazione non deve sempre essere in forma di parole. Anche compiere atti e azioni di misericordia è predicazione. Penso che ogni cristiano ortodosso debba essere un missionario. Tutti noi abbiamo delle famiglie, ma non tutti i nostri parenti sono credenti. Chi rivelerà Cristo alle persone attorno a noi al lavoro o a scuola? Chi darà loro una testimonianza viva? Questo non sarebbe lavoro missionario? Se ne siamo imbarazzati e seppelliamo questo talento, ne saremo ritenuti responsabili al giorno del giudizio, quando Dio dirà qualcosa come, "Potevi parlare di me a questa persona, perché non l'hai fatto?" È non è una questione di simpatia o antipatia per qualcosa, si tratta di avere o no la vita eterna. Il lavoro missionario è sempre una questione di salvare le anime della gente. La posta in gioco è molto alta.

Molti non lo fanno perché pensano: "Come reagirebbero i miei parenti, se ne parlassi con loro? E se non lo gradiscono? Che cosa succede se questo rovina il nostro rapporto? E se pensano che sto forzando la mia opinione su di loro?" Ha avuto preoccupazioni del genere?

Praticamente no. La mia convinzione dell'esistenza di Dio ha superato tutti gli ostacoli che la mia mente creava.

Si è sentito in apprensione quando si doveva predicare?

Mai. Inoltre, la prima cosa che ho fatto quando sono arrivato a scuola dopo la mia conversione è stato di dire alla mia classe di studi sociali, "Ho bisogno di pregare". E pregavo pubblicamente davanti a tutta la classe, cosa che, naturalmente, sembrava strana a molti studenti. Spesso le persone si preoccupano: "Cosa penserebbe la gente di me, come mi guarderebbero? E se si fermano a parlare con me?" Ma, si sa, tutto dipende da quanto sono importanti le informazioni che state cercando di trasmettere. Se sapete che qualcuno ha una malattia grave e potete aiutare quella persona, sarebbe un delitto non dire qualcosa, anche se quella persona può non gradire ciò che avete da dire. Tuttavia, alla fine questo porterà la guarigione di questa persona. Molte volte sono venute da me persone con problemi e dipendenze varie, problemi familiari, ecc., – e la prima cosa che dicevo loro era: "Sto per dirvi la verità. Siete pronti per questo?" Quando la gente va a uno strizzacervelli le viene detto quello che vuole sentire, e sembra che questo risolve il problema, perché la gente vuole sempre evitare disagi. Quello che dico alla gente è che dirò loro la verità, che lo vogliano o no. Dopo di che, possono prendere le proprie decisioni. Questa è la libertà della volontà. Se si vuole, si può vivere la propria vita come vuole Dio. Se non si vuole, allora non c'è bisogno di farlo. Ma io avverto la gente su tutte le conseguenze della loro scelta. Allora non saranno in grado di dire: "Nessuno mi ha avvertito."

Certo, se vediamo che qualcuno si sta avvicinando al bordo di una scogliera, ci avviciniamo e gridiamo: "Attenzione!", forse afferriamo anche la mano della persona per non farla cadere. Quando comprendiamo che si tratta di una questione di vita o di morte – vita eterna o morte eterna – quando la scelta è così importante, vale la pena di rischiare. Grazie mille per questa intervista, Padre Stanislav. Le auguro l'aiuto di Dio nel suo lavoro pastorale e missionario.

Note

[1] L'Esercito della Salvezza è una denominazione protestante fondata nel 1865 a Londra dal metodista W. Booth, e strutturata in maniera quasi militare – il leader si chiama "Generale", i membri minori sono chiamati "soldati", i membri indossano uniformi, ecc.

[2] Le filiali locali dell'Esercito della Salvezza sono chiamate divisioni.

 
L'insegnamento della religione in una Moldova europea

Il giornalista Pavel Păduraru del giornale "Timpul de dimineaţă" (Chişinău) mi chiede:

"L'insegnamento della religione nelle scuole è già percepito nella nostra società come una questione arcaica e inutile. Perché è necessario l'insegnamento di questa disciplina?"

La mia risposta:

Fortunatamente, "la nostra società" non si limita a Oleg Brega, Sergiu Ostaf e altri pensionati che tradiscono i nostri valori multi-secolari, cercando di insegnarci come dovremmo vivere. Di questa "società civile" fanno parte in primo luogo le persone che io incontro ogni giorno, centinaia, migliaia di famiglie con bambini. E queste persone hanno un parere diverso da quello indicato nella sua domanda. Se si facesse un referendum onesto (e non sondaggi pagati da non so quale ONG), vedreste che la società considera l'insegnamento della religione come qualcosa di ben più che utile.

Nella maggior parte dei paesi d'Europa e dell'Unione Europea, la religione è insegnata nelle scuole (di solito nelle prime 8/9 classi), come parte delle materie fondamentali di base. In Belgio, per esempio, dove si trova anche la capitale dell'UE, i genitori possono scegliere una delle 6 opzioni di questa disciplina: cattolicesimo, protestantesimo, ortodossia (!), islam, ebraismo o etica laica. Gli insegnanti dei 6 settori disciplinari, compresi quelli che insegnano l'ortodossia, sono accreditati e pagati dallo Stato. So che in Belgio ci sono diversi insegnanti di ortodossia provenienti dalla Romania e dalla Moldova. A volte in una classe ci sono solo 2-3 ortodossi (greci, georgiani, romeni, russi, ecc), ma anche a così pochi lo stato assicura lo studio della la religione. Un sistema simile è in Romania e in altri paesi europei (dettagli). Quindi, se ci vogliamo integrare nell'Unione Europea, perché non adottare questo modello, e invece lasciamo che tutti questi bugiardi continuino a delirare sulla stampa o in televisione, dicendo che l'insegnamento della religione nelle scuole non corrisponde ai valori europei? E, dopo tutto, quali sono questi "valori", chi li ha stabiliti e perché dovrebbero essere imposti? Una cosa preziosa non avrebbe alcun bisogno di essere imposto, perché in questo caso sarebbe un valore falso. L'omosessualità non è un'eccezione, ma conferma nel modo più ovvio questa regola...

Tra l'altro, nella società moderna, dove le madri non stanno a casa a educare i propri figli, e trascorrono la maggior parte del loro tempo fuori casa, l'insegnamento della religione è più attuale che mai. Esso fornisce un equilibrio e alcuni principi guida in questo mondo confuso. L'insegnamento della religione non è né un indottrinamento né una limitazione di pensiero, ma un'apertura verso una più profonda conoscenza del mondo, e allo stesso tempo anche una vaccinazione contro il male causato dal mondo. Coloro che sono contro l'insegnamento della religione nelle scuole, vogliono, di fatto, che i bambini non possano mai dire NO! Con la scusa della tolleranza, vogliono educare dei robot che possano essere manipolati e guidati a volontà. Ecco ciò che dà fastidio nell'insegnamento della religione. L'uomo religioso ha una spina dorsale ed è forte nelle sue convinzioni ...

Personalmente credo che la religione dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole, rispettando tre condizioni fondamentali:

1. Garantire il diritto alla libera scelta di una confessione o di una disciplina religiosamente neutra, promuovendo l'idea del rispetto reciproco. Una "unità nella diversità" non deve generare né odio né sincretismo, non deve annullare o appiattire le nostre differenze. Le differenze devono essere conosciute, comprese e rispettate.

2. L'insegnamento della religione nelle scuole non deve solo mirare a renderci "brave persone". L'approccio "umanista" alla religione ha già dimostrato la sua inefficienza e inutilità, in particolare l'idea di "uomo buono" è relativa e mutevole. Il cristianesimo, tuttavia, a prescindere dalla confessione, mira a rendere santi gli uomini. Il problema è che le "brave persone" sono associate alle persone docili, rispettose della legge e che pagano le tasse. Ma gli uomini santi, oltre a quanto danno a Cesare, danno anche qualcosa a Dio. Inoltre, ciò che danno a Cesare non può avere priorità su ciò che danno a Dio. È proprio questo aspetto che preoccupa i seguaci dell'umanesimo ateo. Ma un governo cristiano non ha alcun motivo di avere paura di questo, anzi...

3. È molto importante sapere quali programmi di studio, libri di testo e insegnanti di religione avremo. Queste cose non si fanno in un giorno o due, e si può a malapena vedere il "risultato degli investimenti" nel corso degli anni. Questo aspetto è il più difficile e richiede uno sforzo continuo...

 
Che cosa possiamo fare per lottare per i valori tradizionali?

Quali sono i modi (derivati dalla dottrina, dalla storia o dalla guida della leadership attuale) che i membri ordinari della Chiesa – quelli che hanno bisogno di andare a lavorare tutti i giorni e non possono avere molto tempo in più da dedicare a contribuire al tentativo di influenzare la nostra cultura per affermare i valori tradizionali e "respingere" quelle forze che stanno cercando di distruggerli?

Esiste una serie di diversi livelli su cui dobbiamo operare:

1) La cosa più importante da fare è di iniziare da noi stessi, assicurandoci che stiamo vivendo una vita cristiana pia, secondo la tradizione ortodossa. Se lo facciamo, influenzeremo quelli che vivono intorno a noi, e ciò che diciamo e facciamo per difendere i valori tradizionali avrà il suo peso, mentre se parliamo di questi valori ma non li viviamo noi stessi, tutto ciò che diciamo e facciamo sarà una perdita di tempo.

2) Facendo un passo avanti, dobbiamo fare in modo che le nostre case riflettano i valori cristiani ortodossi tradizionali. Oltre a lavorare su noi stessi, crescere i nostri figli in modo che diventino cristiani ortodossi dedicati è la più grande opera che possiamo compiere.

3) Dovremmo anche lavorare all'interno della nostra parrocchia per fare in modo che ci sia un rifugio spirituale più accogliente per quelli che cercano la salvezza. Una parrocchia ha molte cose che devono essere fatte, e non tutti possono fare di tutto, ma tutti possono fare qualcosa. Dobbiamo chiedere a Dio di mostrarci qual è la nostra parte, e prenderla tanto sul serio quanto facciamo con i nostri posti di lavoro secolare... di fatto dovremmo prendere tutto più sul serio.

4) Oltre a ciò, c'è una serie di cose che possiamo fare per avere un impatto su chi sta al di fuori delle nostre parrocchie:

a) Possiamo naturalmente pregare per il nostro paese e per il mondo intero. Questo è un dovere molto importante per tutti noi.

b) Poiché viviamo in una democrazia rappresentativa, possiamo e dobbiamo votare per i candidati che riflettono i valori cristiani. Non abbiamo mai di fronte scelte perfette, ma dovremmo pregare e votare per quelli che sono più vicini ai valori che abbiamo cari. Tra i nostri valori più elevati ci sono la sacralità della vita umana e la santità della famiglia. Non dovremmo votare per coloro che sono a favore di uccidere bambini innocenti non ancora nati per motivi di convenienza. Non dovremmo neanche votare per quei candidati che cercano di minare la definizione tradizionale del matrimonio, o sostenere altre politiche dannose per la famiglia. A può essere difficile soppesare questi valori di fronte alle scelte che abbiamo, e, naturalmente, cristiani ragionevoli possono non essere d'accordo tra loro, quindi lasciamo che tutti votino secondo la loro coscienza – non secondo il loro tornaconto.

c) Possiamo assicurarci di essere ben informati, in modo da poter parlare di questi problemi in modo intelligente con i nostri amici e colleghi, e, speriamo, convincerli nel corso del tempo.

d) Alcuni possono essere chiamati a concorrere essi stessi a una carica pubblica, e non vi è alcun motivo per cui un pio laico ortodosso non dovrebbe perseguire un tale percorso, se sente che questo è ciò che Dio gli ha riservato.

e) Si possono sostenere i gruppi che difendono i valori tradizionali con il proprio tempo e/o denaro. È inoltre possibile impegnarsi in proteste legittime.

f) E se si dovesse arrivare al punto in cui il governo ci chiede di fare cose che non possiamo fare in buona coscienza, o ci vieta di fare le cose che la nostra coscienza ci impone di fare, possiamo impegnarci nella disobbedienza civile.

Vorrei incoraggiarvi a leggere i fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa, in particolare le sezioni sui rapporti tra Chiesa e Stato, sull'etica cristiana e il diritto laico, e sui rapporti tra Chiesa e politica.

 
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Le tradizioni natalizie nei paesi ortodossi

Servizi religiosi, canti festivi (non sempre legati alla Natività di Cristo), pasti, decorazioni nelle case e per le strade e scambi di doni: queste tradizioni natalizie sono comuni a tutti i popoli d'Europa. Qui di seguito parleremo brevemente dell'origine delle tradizioni natalizie, quali di esse sono diventate comuni in Europa, e del sapore speciale della celebrazione del Natale in alcune zone e paesi.

Russia

In Russia, la Natività di Cristo fa ora parte delle vacanze di Capodanno. Per molte famiglie la festa di Capodanno è ancora l'evento più importante, mentre altre non festeggiano il Capodanno e si preparano per la Natività. I regali si danno a seconda delle usanze di una particolare famiglia e possono essere donati per entrambe le occasioni festive.

All'inizio di dicembre si addobbano le strade, si allestiscono alberi di Natale nei luoghi pubblici, si tengono mercatini di Natale e fiere di beneficenza. Recentemente hanno iniziato ad allestire presepi fuori dalle chiese a Natale. Un presepe può essere realizzato con rami di abete con all'interno un'icona della Natività di Cristo o con figure della Sacra Famiglia, dei tre Re Magi, di angeli e animali. Il materiale varia: dal cartone e dal tessuto alla neve e al ghiaccio. C'è anche uno speciale spettacolo natalizio, interpretato con l'aiuto di pupazzi o da parte di attori. Si rappresentano eventi legati alla nascita di Cristo, alla fuga in Egitto, alla strage degli innocenti da parte di Erode e alla morte di Erode. In precedenza erano associati ai canti natalizi e ora si fanno alle feste o alle fiere di Natale. La tradizione del canto natalizio sta riprendendo: si cantano canti che glorificano Cristo e la sua nascita. Con loro i cantori (prima della Rivoluzione) andavano di casa in casa, augurando bene e gioia ai proprietari e raccogliendo doni sotto forma di dolcetti. Ora spesso vanno a trovare la famiglia e gli amici cantando canzoni natalizie.

Prima della Natività, i cristiani ortodossi osservano un digiuno, che dura sei settimane: dal 28 novembre al 6 gennaio compresi.

Il giorno prima della festa della Natività di Cristo si chiama Sochelnik, il termine russo per la vigilia di Natale. Il nome deriva dal piatto tradizionale preparato in questo giorno, il sochivo (grano bollito o riso con miele). In passato, alla vigilia di Natale i russi mangiavano solo sochivo, astenendosi da qualsiasi altro cibo fino a Natale. C'è anche una tradizione di non mangiare nulla fino allo spuntare della prima stella alla sera.

La celebrazione della Natività si svolge la notte tra il 6 e il 7 gennaio: esattamente a mezzanotte iniziano le funzioni solenni nelle chiese.

Il periodo dal 7 gennaio fino alla vigilia di Teofania (18 gennaio) è chiamato "i giorni santi", o Svjatki in russo. Questi sono giorni di gioia speciale che i credenti condividono gli uni con gli altri. In questo tempo è consuetudine tra loro fare visite e compiere atti di carità. Sta diventando una buona tradizione scambiare doni per la Natività e sostenere coloro che si trovano in situazioni di vita difficili durante la stagione delle feste.

Ucraina

foto: Instagram

La vigilia di Natale in Ucraina si chiama "Santa sera" e viene celebrata il 6 gennaio. In questo giorno, i cantori vanno in giro per i loro villaggi. Si forma uno spettacolo in cui gli abitanti del villaggio sono contemporaneamente sia spettatori che partecipanti. Avvicinandosi a una casa, i cantori bussano alla porta e, sebbene i proprietari li stiano aspettando, chiedono chi è venuto e perché. I cantori in forma poetica chiedono il permesso di cantare canti natalizi e i proprietari in forma poetica danno loro il permesso. Dopodiché, si svolgono gli eventi della Natività e si cantano canzoni sulla soglia di casa. Quindi i cantori aprono un sacchetto speciale, dove i proprietari di casa versano le prelibatezze preparate. E i cantori si dirigono verso la casa successiva.

La sera santa, il piatto principale è composto dalla kutja, una pappa di grano o riso con miele, semi di papavero e uvetta, e dall'uzvar, un composta di frutta secca. Il pasto festivo inizia dopo la funzione del Natale. Oca arrosto, prugne ripiene di noci e un kalach [1] devono essere sul tavolo. Nel sud dell'Ucraina la gente va a cena ("vecherja") dai propri padrini la sera. La cena consiste di kalach, frutta e dolci. I figliocci salutano i loro padrini, offrono loro la cena e ricevono in cambio un altro kalach, insieme a dolci e denaro.

Il giorno successivo si va a cenare dalla propria levatrice.

I raduni serali e i banchetti festivi continuano fino alla Teofania, quando terminano le vacanze invernali.

Bielorussia

foto: joinfo.com

Secondo la tradizione bielorussa, la cena della vigilia di Natale è sontuosa ma di digiuno, composta da dodici piatti in onore dei dodici apostoli. Nella regione di Brest l'ultimo giorno prima di Natale si chiama "Koljada". In questo giorno (come tra molti cristiani ortodossi) c'è una pia tradizione di astenersi da qualsiasi cibo "fino alla prima stella".

La più importante funzione di Natale si tiene di notte. In Bielorussia non ci sono piatti natalizi specifici: i bielorussi rompono semplicemente il digiuno, anche con piatti di carne.

C'è una tradizione di coprire la tavola festiva con del fieno per ricordare che Gesù Cristo nacque in una grotta che fungeva da stalla per gli animali domestici. A volte una tovaglia viene adagiata sul fieno, a volte, al contrario, un po' di fieno è messo sulla tovaglia. Al centro del tavolo è posta una candela, che simboleggia la stella di Betlemme. Lì si canta o si recita il tropario di Natale (che riflette l'essenza della festa): "La tua nascita, o Cristo Dio nostro, ha fatto splendere nel mondo la luce della conoscenza, poiché in essa gli adoratori degli astri sono stati ammaestrati da una stella ad adorare te, Sole di giustizia, e a riconoscere te, Oriente dall'alto. Signore, gloria a te!" Questa sera, tutta la famiglia e i parenti stretti si riuniscono per pranzare e cantare carole e canti popolari a tema natalizio.

Georgia

foto: gamarjoba.ru

La Natività si celebra in Georgia con canti detti "Alilo" (da Alleluia; affine ai canti natalizi). La seguente tradizione si è formata nel corso dei secoli: un coro maschile passava per un paese o una città e salutava gli abitanti con i canti della Natività. La padrona di casa dava a coloro che venivano i churchkhela augurali [un tradizionale dolce georgiano a forma di candela, ndt], frutta e altre prelibatezze (principalmente pane, zucchero e uova). Successivamente, gli uomini furono sostituiti da bambini e ai regali furono aggiunti denaro e dolci. Inoltre "Alilo" è anche una grande processione dopo la funzione del Natale, dove il clero cammina assieme ai bambini. Alla processione partecipano anche attori che rappresentano personaggi del Vangelo. A Tbilisi, la processione si dirige verso la cattedrale maggiore (dedicata alla Santissima Trinità) della Chiesa ortodossa georgiana, dove il catholicos-patriarca li accoglie offrendo regali e dolci, che sono poi donati a enti caritativi.

Ogni regione della Georgia celebra la Natività a modo proprio e prepara piatti festivi peculiari della regione. Ma il maiale è considerato un elemento obbligatorio della tavola festiva. Tra i dolci sono presenti churchkhela, miele, noci e frutta secca.

Per la Natività e il Capodanno i georgiani invitano un ospite speciale: il mekvle, ovvero "colui che lascia una traccia". Deve essere una persona sana, prospera e rispettabile tra buoni amici o parenti. Gli viene chiesto di essere il primo a varcare la soglia della casa a Natale o Capodanno. Prima del suo arrivo nessuno può uscire o entrare in casa. Varcata la soglia, il mekvle deve salutare i padroni di casa: "Vi porto gioia, felicità, buona salute, bontà e prosperità!" e portare frutta e dolci in dono. Solo dopo questo inizia il pasto festivo.

Grecia

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I greci celebrano il Natale il 25 dicembre, secondo il calendario giuliano riveduto. La Natività in Grecia è una festa nazionale. Il Capodanno viene celebrato in modo meno solenne. Coloro che di solito frequentano le funzioni religiose vanno in chiesa a pregare. Al mattino si svolgono le funzioni nelle chiese parrocchiali: Mattutino e Liturgia. Dopo le funzioni, i greci tornano a casa e si siedono a mangiare.

Per tradizione il Pane di Cristo (Christopsomo) viene cotto con una croce in cima, decorata con noci. I greci non hanno un piatto di Natale specifico. Recentemente, sotto l'influenza occidentale, hanno iniziato a cucinare il tacchino. In precedenza arrostivano agnello o maiale, e nelle famiglie più povere, pollame domestico. Gli elementi necessari sulla tavola sono noci, miele e frutta secca, diversi tipi di biscotti di Natale e melograni.

Per la Natività i greci decorano le loro strade cittadine e gli alberi di Natale. In Grecia decorare un albero di Natale è un'usanza tardiva. Alla Natività si poteva decorare un "albero di Natale": un comune bastoncino a cui venivano legati nastri e campanelli, e nelle zone marittime si addobbavano piccole navi di legno intagliate appositamente per la festa. Quindi i bambini giravano per i loro villaggi con tali navi, cantando canzoni natalizie, che i bambini cantano ancora in alcuni villaggi. È vero, le navi appositamente decorate per la festa sono ora acquistate nei negozi e i bambini invece di cantare camminano con triangoli musicali. Le vacanze durano cinque giorni da Natale a Capodanno. C'è una tavola riccamente apparecchiata in questo periodo. I regali di Natale e Capodanno non vengono portati da Babbo Natale (o da san Nicola), ma... da san Basilio il Grande.

Terra Santa

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Gli arabi cristiani d'Israele celebrano la Natività molto eccitati e allegri con fuochi d'artificio, banchetti nei cortili e nelle strade ed eventi all'aperto; gli ortodossi, di regola, celebrano insieme ai cattolici, e poi i cattolici sono invitati dagli ortodossi il 7 gennaio. I cristiani ortodossi di solito ignorano completamente il nuovo anno e aspettano la Natività. Attualmente in Terra Santa le celebrazioni sono concentrate a Gerusalemme, a Nazaret, città dove il Salvatore ha trascorso l'infanzia, e a Betlemme, dove Cristo è nato. Ora Betlemme è una città della Palestina non lontana da Gerusalemme. Solo i turisti con passaporto straniero possono arrivare a Betlemme. A Betlemme la Natività viene celebrata due volte: il 25 dicembre e il 7 gennaio.

Il 25 dicembre è celebrato dai cattolici, che costituiscono la maggioranza della popolazione cristiana di Betlemme. I cristiani ortodossi e tutti coloro che seguono il calendario giuliano celebrano il 6 e 7 gennaio. I festeggiamenti iniziano la mattina del 6 gennaio. Una processione guidata dal patriarca di Gerusalemme parte dal Patriarcato di Gerusalemme verso Betlemme. Nell'antichità camminavano (sono solo due ore di cammino da Gerusalemme a Betlemme), ma ora c'è una fila di macchine.

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Alla vigilia di Natale, il patriarca celebra a Betlemme. Dopo la funzione, una sfilata di giovani arabi ortodossi e di scout al suono di tamburi e cornamuse passa per le strade. I gruppi degli scout si preparano per la sfilata di Natale durante tutto l'anno. Verso l'una del mattino tutti si radunano nella Basilica della Natività e aspettano l'arrivo del patriarca, che celebra il Mattutino e passa alla Liturgia. Ci sono due funzioni parallele: nella chiesa e sotto, nella cripta sotto l'altare, dove si trova la grotta della Natività. Al piano inferiore c'è una grande cappella che può contenere non più di cinquanta persone. La funzione nella cripta è diretta da uno dei vescovi. Entro le cinque del mattino, dopo aver ricevuto la comunione, le persone vanno a casa o in albergo.

Le case degli arabi cristiani sono decorate con alberi di Natale e ghirlande alla vigilia di Natale. A Betlemme c'è anche una tradizione di realizzare presepi e figure in legno di ulivi locali.

Nota

[1] Pane tradizionale dell'Est Europa; il kalach ucraino si ottiene intrecciando un impasto di farina di frumento in pani a forma di anello oppure oblunghi.

 
La chiesa di Barabanovo: retaggio spirituale in un villaggio siberiano

Situato sulla riva del fiume Enisej nei dintorni della città siberiana di Krasnojarsk, il villaggio di Barabanovo attira pellegrini a causa della sua chiesa dedicata a una santa insolita.

Nel vasto territorio lungo il fiume Enisej, notevole per il suo clima severo e le fitte foreste, ci sono insediamenti che sembrano esistere in un altro tempo. Uno di questi luoghi è il piccolo villaggio di Barabanovo, che si trova vicino alla riva sinistra del fiume Enisej a circa 40 miglia a nord-ovest della metropoli siberiana di Krasnojarsk. Sebbene sia situato nei pressi di una delle più avanzate regioni industriali della Siberia, Barabanovo sembra essere in qualche modo una reliquia del XIX secolo. Fino a oggi, il suo punto di riferimento dominante è una chiesa in legno della metà del XIX secolo, dedicata a una martire del III secolo, santa Parascheva.

Secondo un modello tipico del primo sviluppo della Siberia, il villaggio di Barabanovo è stato fondato a metà del XVII secolo come comunità di cosacchi, che combinavano capacità agricole con la robustezza e il coraggio necessari per la vita sulla frontiera siberiana. Il nome è legato alla parola russa baraban ("tamburo"), ma la tradizione locale lo attribuisce al nome di uno dei coloni, Vasilij Barabanov.

In virtù del suo fertile e ben drenato terreno elevato vicino al fiume, il villaggio ha messo radici, e all'inizio del XX secolo, la parrocchia di Barabanovo, che comprendeva tre frazioni vicine, aveva una popolazione di oltre 2.000 persone. Tra di loro c'erano esuli e coloni contadini dall'ovest della Russia, nell'ambito di una politica di stato che all'inizio del XX secolo incoraggiava i contadini poveri a popolare il vasto territorio della Siberia.

Nel corso del secolo scorso, Barabanovo ha sperimentato il destino di tanti villaggi russi, mentre le pratiche agricole ad alta intensità di manodopera sbiadivano in una nuova era industriale. Come risultato di questi cambiamenti demografici, Barabanovo stessa ora ha solo 125 abitanti, ma il circolo del villaggio funziona ancora. Le buone strade asfaltate nelle vicinanze consentono un accesso immediato a Krasnojarsk e alla sua periferia.

Uno degli eventi più importanti nella storia del paese è stata la creazione di una parrocchia nel 1854. Questo a sua volta ha portato al sostegno alla costruzione di una grande chiesa in legno dedicata a Santa Parascheva-Pjatnitsa, situata su un'altura che domina il borgo e il fiume Enisej in lontananza. In effetti, la chiesa ha mantenuto una presenza che si estende ben oltre il modesto villaggio di Barabanovo.

Come arrivare sul posto:

Prendere un volo regolare da Mosca o da San Pietroburgo a Krasnojarsk (tempo di volo: circa quattro ore). Poi prendere un autobus locale dalla stazione degli autobus a Krasnojarsk (22 Aerovokzalnaja). L'autobus non è molto frequente, quindi è probabilmente meglio utilizzare un taxi.

Chi era Parascheva-Pjatnitsa?

Questa fama può essere attribuita in gran parte alla sua dedicazione a Parascheva-Pjatnitsa, una tra le sante ortodosse più venerate dai contadini russi e dalla gente comune. Secondo i resoconti ecclesiastici, Parascheva è nata nel III secolo da genitori cristiani a Iconio (oggi Konya in Turchia). Il suo nome, derivato dalla parola greca per venerdì, si dice che si riferisse sia al giorno del suo battesimo e al giorno della passione di Cristo, o crocifissione. Da giovane, propagò attivamente la fede cristiana e fu martirizzata durante l'inarrestabile persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano.

Il suo culto si è diffuso tra gli slavi orientali attraverso la Rus' di Kiev, dove il suo nome è stato raddoppiato con l'aggiunta di "Pjatnitsa," la parola russa per il venerdì. Santa Paraskeva era particolarmente popolare nel centro commerciale medievale di Novgorod la Grande, dove era visto come la protettrice dei mercanti e dei mercati (il venerdì era il tradizionale giorno di mercato, prima del sabato).

Il culto di Parascheva-Pjatnitsa si diffuse nel Nord russo - originariamente sotto il controllo di Novgorod - e, successivamente, in Siberia. Là divenne nota come protettrice del matrimonio, così come guaritrice che proteggeva le persone e il bestiame. Lo schema dei suoi interventi pratici era paragonabile a quello di san Nicola.

 
Elementi artistici in evidenza

Il design della chiesa di santa Parascheva mostra l'evoluzione dell'architettura in legno del XIX secolo sotto l'influenza dell'architettura in muratura. La struttura principale quadrata culmina in un tetto insolitamente complesso con otto timpani e cinque cupole decorative. In uno schema tipico, un vestibolo conduce a un campanile su quello che una volta era l'ingresso principale sul lato ovest.

L'interno è stato ripulito, ma mostra gli effetti di decenni di abbandono. Ciò nonostante, rimangono alcuni dipinti murali, tra cui i dipinti dei quattro Evangelisti - Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Tradizionalmente gli evangelisti sono sui pennacchi al di sopra dei quattro pilastri che sostengono la cupola centrale in una chiesa russa. Questa chiesa è stata costruita senza tali pilastri, ma i costruttori ha trovato una soluzione ingegnosa: dipingere le immagini su pannelli triangolari agli angoli superiori della struttura.

 
Ogni evangelista è accompagnato dal suo simbolo: Matteo dal'angelo, Marco dal leone, Luca dal bue e Giovanni dall'aquila. Dipinti in uno stile accademico primitivo a grassetto, i volti degli evangelisti mostrano una vigorosa forza espressiva. Nella parte superiore del soffitto è un'immagine del Signore degli eserciti. Per quanto riguarda Parascheva, la sua immagine sarebbe stata ben visibile sotto forma di icona, ma l'iconostasi della chiesa non è sopravvissuta.

La Chiesa di santa Parascheva è stata solidamente costruita per resistere all'usura del tempo e dei forti venti invernali che colpiscono il suo sito esposto. Sono stati girati dei film in questo luogo. I pellegrini visitano la chiesa, con l'aiuto del sacerdote della chiesa restaurata della Trinità nel vicino villaggio di Chastoostrovskoe.

Nonostante questa attenzione e alcuni sforzi di conservazione per mantenere la struttura, la chiesa di Barabanovo ha un evidente bisogno di riparazioni. Trovare le risorse per un impegno così importante in un piccolo villaggio è una sfida difficile, ma rimane la speranza della sua conservazione.

Il villaggio di Barabanovo ha anche una serie di abitazioni in legno che sono state ben conservate dai loro proprietari. Le loro pareti di tronchi scuri forniscono uno sfondo per le persiane colorate e per le cornici decorative attorno alle finestre (nalichniki) che sono una parte così accattivante della cultura tradizionale russa.

 
 
Dobbiamo andare alla Liturgia, anche se stiamo lì come ceppi

Anton Pospelov/Pravoslavie.ru

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo, e l'amore di Dio Padre, e la comunione del santo Spirito sia con tutti voi.

Questa benedizione e grazia che riceviamo e accettiamo è data a chi frequenta la Divina Liturgia. Pertanto, noi diciamo che dovete andare alla Divina Liturgia e parteciparvi.

Le persone spesso chiedono: "Perché dovrei andare alla Liturgia?" Devi andare perché non riceverai tutte queste benedizioni e questa grazia se non partecipi al sacramento dell'eucaristia.

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo... Che cosa significa "grazia"? Significa energia; è l'energia increata di Dio; è un'energia simile all'energia elettrica. Per esempio, chi ha visto una corrente elettrica? Nessuno l'ha vista, è invisibile, ma se tocchi un cavo scoperto, la corrente ti folgorerà. L'energia elettrica non è come l'acqua, che puoi vedere, anche se ne vedi il risultato e lo puoi sentire.

Tale è la grazia di Dio. È energia increata; non puoi vederla, ma la senti quando ricevi questa energia dall'esterno. È come collegare un transistor e inizia a funzionare: questa è la grazia. Non è qualcosa di astratto, non è un sentimento, non è qualcosa di soggettivo, che uono crea da se stesso: non viene dall'uomo, ma da Dio ed entra nell'uomo, lo attiva, e tu lo sai e lo senti. La grazia è l'energia di Dio, la potenza di Dio che attiva le anime umane.

...e l'amore di Dio Padre ... Dio Padre ha amato infinitamente il mondo, e tu non puoi capirlo con la tua mente; non puoi né descrivere, né limitare, né esprimere l'amore di Dio; è inesprimibile. Ma il nostro amore è umano. Siamo persone e, naturalmente, esseri limitati. Diciamo: "Amo una persona con tutto il mio cuore". Ma qualunque cosa diciamo o facciamo loro, il nostro amore sarà molto inferiore a quello che possiamo dire ed esprimere.

E ora pensa a Dio. Quando Dio ama, è illimitato per natura – né la mente umana né le menti angeliche possono afferrarlo – e nessuno può comprendere appieno l'amore di Dio. Questo infinito amore divino del Padre, che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché salvi il mondo, affinché il mondo venga a lui e gli uomini diventino suoi figli, affinché potessimo avere accesso al suo amore e al suo Regno.

...e la comunione del santo Spirito... — cioè, affinché noi possiamo prendere parte alla grazia dello Spirito Santo, ed esso possa entrare in noi, e noi possiamo unirci ad esso. Affinché siamo come farina, che, avendo assorbito l'acqua, diventa pasta. Allora la farina non può più separarsi dall'impasto, tanto che si possa dire: "Questa è farina, e questa è acqua", perché tutto è impasto. Così, quando siamo in comunione con la grazia dello Spirito Santo, diventiamo uno con Dio, e questa benedizione del sacerdote, tratta da un'Epistola del santo apostolo Paolo (2 Cor 13,13), ci trasmette direttamente la benedizione della santissima Trinità.

...sia con tutti voi! Quando il sacerdote dice qualcosa nella Divina Liturgia o nei sacramenti, non è solo una preghiera che può realizzarsi o meno. Quando il sacerdote dice qualcosa nei sacramenti, attraverso il suo sacerdozio, ciò è già considerato un fatto compiuto. Per esempio, quando benedice l'acqua e questa diventa acqua santa, non c'è possibilità che non diventi acqua santa. Quando il sacerdote legge una preghiera su un uomo o lo benedice, è impossibile che questa benedizione non possa essere una benedizione, indipendentemente da chi sia il sacerdote. Potrebbe essere il sacerdote più peccaminoso, maledetto, ladro, bugiardo, non importa. Dal momento in cui è diventato sacerdote canonico, e se la Chiesa non lo ha deposto, la sua benedizione e la sua Liturgia sono uguali alla Liturgia che Cristo stesso avrebbe servito.

Cioè, se avessimo una Liturgia servita da Cristo stesso e una Liturgia servita da questo sacerdote, quale Liturgia avrebbe maggiore potere? Sarebbero uguali. Perché Cristo compie tutto in tutti e il sacerdote è suo ministro. Certo, un sacerdote indegno si brucia servendo indegnamente, perché i Santi Misteri sono una fiamma che lo trasforma in cenere. Ma se si brucia, se diventa cenere, sono affari suoi, e non possiamo condannarlo o emettere una sentenza su di lui. Ci sono organi della Chiesa competenti che possono indagare su questi problemi. A noi interessa sapere se il sacerdote è canonico o meno, se è stato deposto o meno; e se non lo è stato, allora in virtù del suo sacerdozio celebra i santi sacramenti.

San Giovanni Crisostomo dice che a suo tempo alcune persone veneravano buoni sacerdoti. Lo facciamo anche noi, così, in modo umano, cioè:

"È venuto quel prete! Oh, è un sant'uomo!" – e tutti si precipitano a baciargli la mano.

Poi viene un altro sacerdote che, ahimè, non è un santo o che non percepiamo come un santo. Gli dicono solo: "Benedica, padre", se mai lo dicono. Ricevere una benedizione da lui è una cosa positiva, ma cosa significa? Il sacerdozio non è una questione di santità personale. Che sia un santo o un peccatore, sono affari suoi. Quando onori un santo sacerdote, non onori il sacerdozio, ma la santità. E quando onori un sacerdote, nella persona del sacerdote onori il sacerdozio, e onorando il sacerdozio, onori Cristo, che è la fonte del sacerdozio e il sommo sacerdote della Chiesa.

Perciò una delle preghiere della Divina Liturgia dice: "Tu infatti sei colui che offre e che è offerto, che riceve e che è distribuito, Cristo Dio nostro". È Cristo che serve la Liturgia, non il sacerdote. Egli è colui che offre il dono e offre se stesso; egli è il dono e il datore del dono; è colui che compie tutto in tutti.

Noi onoriamo il sacerdozio; onoriamo la grazia dello Spirito Santo che agisce per mezzo del sacerdote. Pertanto, guai a noi se la Chiesa fosse basata sulla santità soggettiva; cioè se fosse il caso che se il sacerdote è santo allora la Liturgia è valida, e se il sacerdote è peccatore allora la Liturgia non è valida. Non è così. Così, quando un sacerdote celebra un sacramento, tutta la benedizione e la grazia di Dio sono trasmesse agli uomini attraverso il sacerdozio.

Mi direte: "Perché la benedizione di alcuni sacerdoti ha potere e quella di altri no?" Questo non dipende dal sacerdote; è perché non lo accettiamo con fede, perché siamo umani e abbiamo le nostre umane infermità. Abbiamo più fede quando riceviamo una benedizione da un sacerdote santo perché ci prepariamo con la nostra fede, dicendo: "È santo, un uomo buono", e così via. E così, grazie alla nostra fede, ci predisponiamo a Dio.

Dobbiamo andare alla liturgia, anche se stiamo lì come dei ceppi. Qualcuno dirà: "Non sono come dovrei essere. Non ci capisco niente. La mia mente non riesce a concentrarsi lì". Ma andate, qualunque cosa accada. Un anziano ha detto: "Quando ti fermi in una profumeria, i tuoi vestiti odorano di profumo dopo che te ne vai, anche se non hai comprato nulla". Questo è ciò che accade, dice, quando si va alla Liturgia.

Forse non sarete in grado di fare nulla di spirituale, ma anche il fatto che ci siete andati, che siete rimasto lì come dei ceppi, è già qualcosa. Quindi dite a voi stessi: "Andrò come sono, un tronco grezzo. Dopotutto, Dio sa come affinare un tronco non lavorato". E se non andate perché dite: "Non posso, non riesco a concentrarmi", allora tutto andrà sempre peggio e non migliorerete mai.

 
La nuova chiesa del monastero Sretenskij

Il monastero Sretenskij di Mosca ha annunciato da pochi giorni il vincitore del concorso per la progettazione della nuova chiesa dedicata ai santi nuovi martiri e confessori della Rus’. Questa nuova chiesa, secondo le linee il progetto vincitore, avrà alcuni elementi che la collegano alla cattedrale di Cristo Salvatore (in una perfetta continuità di esperienza ecclesiale, in quanto i neomartiri delle terre russe del XX secolo non sono altro che i continuatori di quella resistenza cristiana che portò alla vittoria sul progetto ateo giacobino agli inizi del secolo XIX, vittoria a cui è dedicata la cattedrale di Cristo Salvatore rinata dalla distruzione dei tempi sovietici), e alla cattedrale della Dormizione del monastero delle Grotte di Pskov (sotto diversi aspetti chiesa “madre” dell’esperienza monastica di questa comunità relativamente nuova a Mosca). Questa è la chiesa alla quale saranno devoluti i fondi raccolti con lo straordinario successo editoriale del libro Santi Quotidiani: una testimonianza non solo della forza del risveglio spirituale della Russia contemporanea, ma anche della sua capacità di far risplendere la fede ortodossa in tutto il mondo. Presentiamo il documento della nuova chiesa (assieme all’impressionante serie di quasi cinquanta diversi progetti, che possono far meditare tutti gli architetti di chiese in Occidente…) nel testo originale russo e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Miti sulla Russia contemporanea

Introduzione

La classe dirigente occidentale in Nord America e in Europa occidentale è scossa. Per la prima volta dal 1917, il suo monopolio totalitario della mitologia 'liberale', 'l'Occidente è meglio', è messo in discussione – dalla Russia e dalla vera comunità internazionale, cioè da tutti coloro che stanno al di fuori del ristretto mondo occidentale. In Europa occidentale l'elite è anche spaventata dai possibili risultati delle elezioni europee del 22 maggio, che possono farle perdere un sacco di soldi. Sta quindi tirando fuori tutte le sue risorse e ricorre alla demonizzazione e alle menzogne sulla Russia – di cui ha una riserva che risale a prima del 1917. Il suo trucco preferito, nel suo solito stile razzista, è di presentare la Russia come 'asiatica' e 'barbara' – con molto disgusto delle reali e sempre più potenti nazioni asiatiche.

In realtà i problemi della Russia degli ultimi 300 anni sono stati tutti causati dalle scorie tossiche che vi sono state esportate dall'Europa. Così, il terrore rivoluzionario e Napoleone provenivano dalla Francia, i campi di concentramento dalla Gran Bretagna, Marx dalla Germania (con l'economia di Ricardo, il socialismo francese e la filosofia di Hegel e Feuerbach), e Hitler dall'Austria, con quattro aggressive invasioni occidentali della Russia tra il 1812 e il 1941, non contando la quinta nell'Ucraina di oggi... Ecco qui cinque miti attualmente riproposti dall'élite occidentale e dai media dipendenti feudalmente da essa, nonostante il fatto che molti popoli ("plebi") occidentali non ci credano affatto.

1. La Russia non produce nulla e non è altro che un paese del terzo mondo con petrolio e gas

Petrolio e gas rappresentano solo il 10% del PIL russo - contro il 41%  dell'alleato corrotto e fanatico dell'Occidente, l'Arabia Saudita. L'agricoltura rappresenta il 5% del PIL russo (terzo esportatore al mondo di frumento nonostante un clima difficile), l'industria rappresenta il 28% dell'economia e il settore dei servizi rappresenta il 66%. La Russia è anche il terzo produttore mondiale di energia elettrica (quasi il doppio di quella della Francia, dove l'80% proviene dal nucleare) e controlla un terzo del settore delle costruzioni nucleari del mondo. Ha il monopolio delle attrezzature di lancio per le stazioni spaziali internazionali, ha la seconda più grande marina del mondo, il suo motore di ricerca Yandex ha doppiato Google e l'anti-virus Kaspersky è il numero 1 del mondo. Altro che terzo mondo!

2. La Russia in 1000 anni non ha mai anni avuto alcun sistema di governo eccetto il totalitarismo

Il totalitarismo è un'invenzione dell'Occidente – come lo è stato il feudalesimo. L'impero degli tsar non era assolutista (lo era quello francese), ma, nei suoi momenti migliori, una monarchia popolare. La servitù della gleba, come tale, fu introdotta dall'imperatrice tedesca Caterina II sulla base del feudalesimo occidentale ed è durata poco più di 100 anni. È stata abolita pacificamente alcuni anni prima che gli Stati Uniti abolissero la schiavitù, e a un costo di 600.000 morti. Basta confrontare il modo in cui la Russia ha trattato i popoli indigeni della Siberia e il modo in cui gli Stati Uniti ha trattato i loro cugini in America del Nord, massacrandoli e assiepandoli in campi di concentramento chiamati "riserve". Per quanto riguarda il record occidentale in America Latina, Africa e Asia, dobbiamo solo pensare di Spagna in America Latina, al Portogallo in Brasile e in Africa, al Belgio in Congo, alla Gran Bretagna in India, Tasmania, Canada, Sudan e Sud Africa, alla Germania in quella che era l'Africa sud-orientale e alla Francia in Algeria, Madagascar e Indocina. La Chiesa ortodossa ha sempre controbilanciato gli eccessi dello Stato russo e gli tsar erano costretti a obbedire alla moralità della Chiesa – a differenza dei presidenti occidentali e dei primi ministri di oggi. Oggi la Russia non è meno democratico della Francia, anche se il presidente Putin è sette volte più popolare del presidente Hollande; l'Europa Occidentale accusa la Russia solo perché ha bisogno di un nemico mitologico perché la sua élite possa trarre profitto dall'ombrello statunitense.

3. Il deficit demografico

Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, così mal gestita dall'ateo Gorbaciov, e il decennio disastroso dell'occidentalizzazione (e degli oligarchi da questo prodotti) che ha seguito sotto il provinciale ubriacone Eltsin, c'è stato un enorme calo del tasso di natalità da 1,89 nel 1991 a solo 1.17 nel 1999. Tuttavia, con gli aborti in calo di un terzo tra il 1990 e il 2006, dal 2009 la popolazione è in aumento e nel 2012 il tasso di natalità è pari a 1,73, superiore a quello dell'Unione europea corrotta e in fallimento. L'aspettativa di vita è pure considerevolmente aumentata negli ultimi anni e anche per gli uomini ora si attesta a 69. Il grande aumento della prosperità dal 2001 ha aiutato enormemente: tra il 2000 e il 2013 il salario medio è aumentato di sei volte, il tasso di povertà è sceso dal 35% al 13% (ora è più basso di quello di molti paesi occidentali) e la disoccupazione si attesta a solo il 5,5%, meno della metà della media dell'Unione Europea. (Naturalmente niente di tutto questo è vero nell'Ucraina occidentalizzata, dove la corruzione e gli oligarchi hanno governato per 23 anni, da quando è stata inventata la nazione). Vedendo il suicidio demografico dell'Europa occidentale, la sua egoista propaganda di 'libertà dai figli', la sua 'cultura della morte' di aborto e di eutanasia (Giovanni Paolo II), e la conseguente invasione musulmana, la Russia ha reagito. Per esempio, per ogni bambino nato, c'è per la famiglia un beneficio di € 7.000. Qui la Chiesa russa ha giocato un grande ruolo nella promozione del matrimonio.

4. Il Gulag continua

Il Gulag non esiste. Così, in Russia ci sono 800.000 persone in carcere – rispetto ai 2,5 milioni negli Stati Uniti, dove un americano su 140 è in carcere. Negli Stati Uniti esiste la pena di morte (500 esecuzioni nel solo Texas dal 1976) – ma non in Russia, come è stato il caso per la maggior parte del periodo imperiale. Era il comunismo occidentale, come il nazismo occidentale, che uccideva – e le sue vittime furono per la maggior parte i russi stessi. E in Russia non c'è Guantanamo.

5. La Russia è immorale

"I russi sono crudeli, ladri, disonesti e incapaci di far fronte con la libertà". La storia dei pregiudizi dell'anti-slavismo occidentale risale all'assassino di massa, il 'beato' Carlo Magno (chiedete agli slavi venedi) e alle stragi dei 'crociati' occidentali a Gerusalemme, Nuova Roma ('Costantinopoli') e a Mosca nel 1612. Non c'è da stupirsi che il razzismo di Hitler non fosse solo contro gli ebrei, tra cui massacrò almeno 5 milioni, ma ancor di più contro gli slavi, tra cui massacrò 30 milioni. Forse la sua violenza risale alla Guerra dei Trent'anni, quando un terzo della popolazione della Germania è stato massacrato, o all'Inquisizione, o alla Rivoluzione francese o per le due guerre mondiali che l'Europa ha iniziato e sviluppato? Sembra strano che la criminalità russa dovrebbe essere presa di mira dai paesi occidentali in cui il crimine è triplicato dagli anni '60. Sicuramente questo è un risultato del materialismo occidentale (la stessa filosofia che stava dietro il comunismo che l'Occidente ha esportato in Russia), che rende le persone dipendenti da sempre maggiori bisogni consumistici di cose materiali, e che ha prodotto il deserto spirituale occidentale contemporaneo.

Conclusione

Attualmente la classe dirigente occidentale e i media loro vassalli feudali sono intenti a diffondere l'odio per la Russia. Non sarebbe meglio per l'Occidente cooperare con la Russia per la sua sopravvivenza, per poter gettare via le catene del colonialismo neo-feudale, salvare la vita delle famiglie dalla propria cultura di morte e così tornare a civilizzarsi con i valori bi-millenari del cristianesimo, che è ancora vivo in Russia? Oppure davvero preferisce ascoltare la sua élite avida ed egoista e suoi i mezzi di disinformazione asserviti e ignoranti e percorrere un cammino di odio, gelosia e suicidio? Ecco la scelta.

 
Chi custodisce il sito più sacro della cristianità? Due musulmani

Ogni cristiano sa che i luoghi più sacri della cristianità sono a Gerusalemme. Il più sacro di tutti, la Chiesa del Santo Sepolcro, fu eretto nel 325, sul luogo in cui si ritiene che Gesù sia stato crocifisso e sepolto e sia risorto dai morti.

Eppure, pochi sanno che si tratta di un musulmano che apre e chiude la singola porta di questa chiesa, la più sacra tra i luoghi cristiani.

In realtà, si tratta di due musulmani: un uomo della famiglia Joudeh e un altro uomo della famiglia Nuseibeh, due clan palestinesi di Gerusalemme che sono stati i custodi all'ingresso del Santo Sepolcro dal XII secolo.

Ogni mattina, alle 4:30, Adeeb Joudeh esce dal suo appartamento al di fuori delle mura della Città Vecchia per portare la chiave in ghisa alla chiesa, proprio come suo padre e i suoi antenati hanno fatto prima di lui.

Adeeb Joudeh

Una volta lì, affida la chiave - un cuneo di ferro lungo 30 centimetri - a Wajeeh Nuseibeh, che bussa alla porta per chiamare i sacerdoti e i pellegrini che passano la notte pregando all'interno. Dall'interno della chiesa, una scala in legno è passata attraverso un oblò per aiutarlo a sbloccare la parte superiore della grande porta.

Wajeeh Nuseibeh

Poi sblocca quella inferiore prima di riconsegnare la preziosa chiave a Joudeh. Il rituale si inverte ogni sera alle 7:30, dopo che centinaia di turisti e pellegrini hanno lasciato la chiesa.

Durante le festività, come la Settimana Santa, che culmina alla domenica con la Pasqua cristiana, l'elaborata cerimonia di apertura e di chiusura si svolge più volte al giorno.

Perché questo elaborato rituale? Come spesso accade a Gerusalemme, città santa per diversi popoli e le religioni, ci sono diverse versioni per spiegare il motivo per cui due famiglie musulmane detengono la chiave del luogo più sacro della cristianità.

"Dopo la conquista musulmana nel 637, il califfo Omar garantì all'arcivescovo Sofronio che i luoghi di culto cristiani sarebbero stati protetti e quindi affidò la custodia al Nuseibeh, una famiglia proveniente da Medina che aveva avuto rapporti con il profeta Maometto", ha detto Wajeeh Nuseibeh, 63 anni, elettricista in pensione, che sta in un bar vicino in attesa di esercitare le sue funzioni al Santo Sepolcro.

"Successe di nuovo nel 1187, dopo che Saladino ebbe posto fine al regno crociato di Gerusalemme. Scelse di nuovo la nostra famiglia per custodire la pace tra le confessioni cristiane orientali e occidentali, che erano in disaccordo sul controllo del Sepolcro", ha detto con un sorriso gentile, seduto accanto a suo figlio, Obadah.

Fino a oggi, la convivenza tra le diverse chiese cristiane che condividono il Santo Sepolcro è delicata. Monaci cattolici, greci, armeni, copti, siriaci ed etiopi hanno fatto ricorso ai pugni più di una volta per difendere i diritti e i privilegi nella chiesa per la loro rispettiva denominazione, come definiti in un decreto da parte dell'Impero Ottomano, conosciuto come lo Status Quo del 1853.

Tali empie risse tra il clero dimostrano la preveggenza di Saladino 1000 anni fa, quando il sultano sigillò la seconda porta di fronte alla chiesa e affidò il controllo del rimanente ingresso a custodi neutrali.

I Nuseibeh sostengono che i Joudeh entrarono questa storia solo nel XVI secolo, dopo che i turchi ottomani presero il controllo della Palestina e decisero di pagare una seconda famiglia affidandole la responsabilità di custodire la chiave.

"Sì, noi condividiamo la responsabilità con i Joudeh, e qualche volta litighiamo, come accade in una famiglia", ha detto Nuseibeh.

Ogni Giovedi Santo dalla fine del XIX secolo, le due famiglie musulmane danno la chiave del Santo Sepolcro ai frati francescani locali, per tutto il tempo necessario per raggiungere a piedi la chiesa in processione e per aprire la porta dopo le liturgie del mattino. Quando queste sono completate, i frati riportano la chiave alle famiglie.

Questa cerimonia, che conferma, in pratica, la validità della custodia delle famiglie musulmane, si ripete con le comunità ortodosse greca e armena, rispettivamente il Venerdì Santo e il Sabato Santo ortodosso.

"In questo momento, ho in mano le chiavi al cuore della cristianità. Questo è un momento molto importante per noi ", ha detto il reverendo Artemio Vitores, francescano spagnolo che è il Custode vicario di Terra Santa, durante la processione del Giovedi Santo.

"Per secoli, ai pellegrini cristiani fu negato l'ingresso alla chiesa, oppure dovevano pagare ingenti somme per pregare sul sepolcro", ha detto, sempre tenendo in mano la chiave.

Alla testa del corteo, Vitores era affiancato da un lato da Wajeeh Nusseibeh, dal figlio Obadah e due cugini, i quali sono stati ugualmente compensati dai frati per i loro servizi con la somma simbolica di 60 dollari.

D'altra parte di Vitores c'erano Adeeb Joudeh, che indossava un impeccabile abito grigio scuro, e il suo diciannovenne figlio Jawad.

Per circa 20 minuti, Joudeh ha ceduto il controllo della sola chiave esistente al Santo Sepolcro. Anche se esiste un'altra chiave, questa è rotta e non è più utilizzata. La chiave funzionante è normalmente conservata in un piccolo ufficio annesso alla chiesa ed è sorvegliata da un dipendente della famiglia Joudeh.

"Questa chiave ha visto Saladino e ogni generazione della mia famiglia dal 1187. Per me, è un onore essere incaricato del più sacro dei luoghi cristiani", ha detto Joudeh, percorrendo a piedi il viale ciottolato che porta al Santo Sepolcro.

Ha insistito per mostrare sul suo smartphone, come sostiene, 165 decreti ufficiali che confermano il ruolo della famiglia Joudeh come custode della chiesa nel corso dei secoli.

"Il mio antenato a cui sono state consegnate le chiavi era uno sheikh, una persona molto rispettata, e si presumeva che non avrebbe dovuto fare sforzi fisici, come per esempio salire la scala per aprire il cancello", ha spiegato Joudeh. "Ecco perché i Nuseibeh sono stati chiamati a svolgere questo compito. Purtroppo, provano ancora vergogna per essere solo i portinai".

Al termine della processione, la chiave è stata accolta dai pellegrini lieti, in attesa di fronte alla chiesa.

Per alcuni minuti, tutti hanno osservato la solenne apertura della porta prima di affrettarsi all'interno.

Qualche istante dopo, Adeeb Joudeh è tornato a casa con suo figlio, come ha fatto Wajeeh Nuseibeh. Ritorneranno qui, di volta in volta, alla porta del Santo Sepolcro: due musulmani, che vengono in pace a portare la chiave al cuore del cristianesimo.

 
La comunione con gli eretici e con gli immorali

"Che cosa insegna la Chiesa sulla presenza di non credenti nelle nostre case e nelle nostre chiese? 2 Giovanni 1:10 sembra suggerire che non dovremmo avere qualcuno che professa un insegnamento contrario alla fede trinitaria nelle nostre case, o perfino salutare una tale persona. Questo messaggio era stato scritto specificamente per una persona o per un tipo di persona? Questo capitolo ha qualcosa a che fare con la pratica storica di mantenere segreto il Credo o di chiedere ai catecumeni di uscire prima che si reciti il Credo nella Liturgia? Come dovrebbero applicare questo insegnamento i credenti ortodossi nella propria vita?"

Oltre al passo a cui ha fatto riferimento, ci sono molti passi simili che potrebbero essere citati. Per esempio, san Paolo ha scritto:

"Ora vi ordiniamo, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che cammina disordinatamente e non secondo l'insegnamento che ha ricevuto da noi" (2 Tessalonicesi 3:6).

E Cristo stesso ha detto, quando si parla a un fratello che sbaglia, e che ha rifiutato di essere corretto dopo molti tentativi:

"... Ma se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, che sia per voi come un pagano e un pubblicano" (Matteo 18:17).

Ma il passo che tratta più direttamente la questione della comunione con qualcuno che sbaglia è 1 Corinzi 5:11:

"Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale, o avaro, o idolatra, o maldicente, o ubriacone, o ladro; non dovete nemmeno a mangiare insieme a una tale persona".

Tutti questi passi parlano di persone che sono in grave errore, sia dottrinale, sia morale, e chiaramente questi passi insegnano che ci sono alcune circostanze in cui noi non dovremmo avere comunione con queste persone... Ma la domanda è, di quale tipo di persone stiamo parlando, e in quali circostanze si applicherebbe questo caso?

In primo luogo, prendiamo in considerazione a chi non si applica:

1) Sicuramente non si applica ai non credenti, che è evidente semplicemente guardando i versi che precedono il passo in 1 Corinzi 5:

"Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell'immoralità. Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo, agli avari, ai ladri o agli idolatri, altrimenti dovreste uscire dal mondo!"(1 Corinzi 5:10).

Il punto è che non si poteva forse astenersi da un certo grado di comunione con la stragrande maggioranza delle persone non credenti ai tempi di san Paolo. Inoltre, l'Ambrosiaster [1] nota:

"Paolo non proibisce ai corinzi di mangiare con gli infedeli, dal momento che dice: Se un non credente ti invita a cena e vuoi andarci, mangia tutto ciò che è messo davanti a te" [1 Corinzi 10:27] (Ancient Christian Texts: Commentaries on Romans and 1-2 Corinthians, Ambrosiaster, tradotto e compilato da Gerald L. Bray, Downers Grove, IL: Intervarsity Press, 2009, p. 143).

2) Probabilmente non si applica neanche a quelli che, anche se una volta facevano parte della Chiesa, sono caduti nel peccato, e che non pretendono più di essere parte dei fedeli. Dico questo sull'esempio del Signore, che regolarmente mangiava con peccatori noti. In questi casi, non stava fingendo che queste persone non fossero colpevoli di alcun peccato, e che fossero già in un giusto rapporto con Dio, ma tendeva una mano a persone a lungo allontanate dai fedeli di Israele.

Ma al di là di questo, dobbiamo chiederci come questi passaggi potrebbero essere applicate a cristiani eterodossi. Da un lato, se li trattassimo come se fossero ortodossi, e poi cadessero nell'eresia, nello scisma o nell'immoralità, allora questi passi si applicherebbero direttamente anche a loro. D'altra parte, alcuni potrebbero sostenere che essi ricadano sotto la classe dei non credenti. Ma ci sono problemi con entrambe le posizioni. Ovviamente, non sono sempre stati ortodossi, e quindi non avrebbero lo stesso livello di responsabilità di un cristiano ortodosso caduto nell'eresia. Ma non possiamo neppure dire che non vi è alcuna differenza tra queste persone e i pagani.

Padre Seraphim (Rose) trova la miglior soluzione, a mio parere, in una lettera da lui scritta sul tema:

"Alla fine, credo, l'atteggiamento di Padre Dimitry Dudko è quello giusto: Dovremmo vedere i non ortodossi come persone a cui l'Ortodossia non è stata ancora rivelata, come persone che sono potenzialmente ortodosse (se solo noi stessi dessimo loro un esempio migliore!). non vi è alcun motivo per cui non siamo in grado di chiamarli cristiani e di essere in buoni rapporti con loro, riconoscere che abbiamo almeno la nostra fede in Cristo in comune, e vivere in pace soprattutto con i nostri familiari. San L'atteggiamento di sant'Innocenzo verso i cattolici romani in California è un buon esempio per noi. Un atteggiamento duro e polemico è necessario solo quando i non ortodossi stanno cercando di portare via le nostre greggi o cambiare i nostri insegnamenti" (citato Not of This World: The Life and Teaching of Fr. Seraphim Rose, pp. 757-758).

Direi più o meno lo stesso per quanto riguarda coloro che sono stati battezzati ortodossi da neonati, ma che non hanno mai veramente stati introdotti alla vita della Chiesa. Tali persone, purtroppo, non sono più informate di qualsiasi altro credente circa la fede, e quindi dovremmo desiderare di aprire le porte a queste persone, invece di chiuderle.

Allora, a chi si applicherebbero questi versi?

Questi versi certamente si applicano a eretici e scismatici che erano ortodossi, ma che sono stati formalmente tagliati fuori dalla Chiesa. Potrebbero valere anche per coloro che sono sotto scomunica per un grave peccato... ma questo dipende.

Ci sono molte persone che cadono in un peccato grave, e per un certo periodo di tempo il loro parroco li pone sotto una penitenza che comprende il divieto di ricevere la comunione, ma in quei casi in cui la persona riconosce il proprio peccato, e si sottopone alla penitenza, non ci sarebbe alcuna necessità di bloccarla da altre forme di comunione.

Si applica a quelli che sono esclusi dalla comunione a causa di un grave peccato del quale si rifiutano di pentirsi, e che con la loro sfida aperta delle norme della Chiesa, causano scandalo e fratture nella Chiesa. Questa, tuttavia, è una situazione che credo sia abbastanza rara. Io certamente non ho mai avuto a che fare con una situazione del genere.

È un po' meno chiaro come gestire quelli che sono esclusi dalla comunione a causa di un grave peccato di cui non sono ancora pronti a pentirsi, ma che continuano a frequentare le funzioni, e a farlo in un modo che non sia distruttivo. Nei primi secoli della storia della Chiesa, quando si manteneva una disciplina molto severa per quanto riguarda chi poteva stare in chiesa, queste persone sarebbero state escluse dal frequentare le funzioni, e molto probabilmente anche dalla presenza nelle case dei credenti. Tuttavia, questo tipo di disciplina ha cessato di essere la pratica comune della Chiesa da più di mille anni. Nelle circostanze di oggi, non credo che tale livello di severità sarebbe giusto, per persone così. È meglio che continuino a venire in chiesa, e ci auguriamo che giungano a un certo punto di ravvedimento, in modo che possano essere riammesse alla comunione. E sarebbe meglio per loro mantenere rapporti con le persone nella Chiesa, se non c'è nessuno che strizza l'occhio al loro peccato, o c'è pericolo che altri cadano nello stesso peccato. Naturalmente, se uno ha dei dubbi su cosa fare, dovrebbe cercare la guida del loro parroco o vescovo locale, che sono in ultima analisi i responsabili della disciplina nella Chiesa.

Lo scopo di tutti questi versi è la salvezza del peccatore o dell'eretico, e l'edificazione della Chiesa. Non è di aderire alla lettera della legge, o di dare una punizione fine a se stessa.

Si dice dei profeti del Vecchio Testamento che affliggevano chi stava nei conforti, e che confortato gli afflitti – e questo detto, per quanto semplicistico, ha in esso molto merito. Se c'è un eretico o uno scismatico, che cerca di dividere la Chiesa, o un peccatore noncurante il cui comportamento è causa di scandalo per la Chiesa, una tale persona avrebbe bisogno di qualche misura di afflizione, per svegliarsi. Sarebbe anche necessario che i pastori della Chiesa proteggessero il resto del gregge. D'altra parte, quando si hanno peccatori che lottano con i loro peccati, dovremmo seguire l'esempio di Cristo, e trattarli con amore. E quando si tratta degli eterodossi, dobbiamo tenere a mente che con la conoscenza viene la responsabilità, e noi non possiamo usare con loro gli stessi standard di quelli che sono stati allevati nella Chiesa e dovrebbero saperne di più. Se non cercano attivamente di fare proselitismo o di dividere la Chiesa, dovremmo favorire tali rapporti, perché è così che molti in ultima analisi si convertono.

Nota

[1] "Ambrosiaster" è il nome dato all'autore di commenti a lungo attribuiti a sant'Ambrogio di Milano, ma che la maggior parte degli studiosi ritiene scritti da un autore più tardo.

 
Alcuni principi di base dell'opera missionaria ortodossa nel XXI secolo

Introduzione

Mentre la popolazione mondiale si dirige rapidamente verso I sette miliardi e la tecnologia diventa sempre più sofisticata, sembra che il mondo futuro sarà gestito come digitocrazia. In un tale sistema, forse non così lontano ora, le autorità saranno in grado di registrare e annoverare ogni essere umano nato sulla terra elettronicamente in un Facebook del DNA universale e obbligatorio. Tale capitolo finale della digitocrazia occidentale consentirebbe il completo controllo e la manipolazione di ogni individuo sul pianeta da parte di un unico sovrano del mondo e della sua burocrazia centralizzata e computerizzata. Dopo tutto, la bestia alla fine dei tempi avrà un numero, e non un nome.

Negli ultimi cento anni, in particolare, il mondo è sembrato essere intento ad accelerare verso questa fine auto-inflitta in una serie di atti suicidi in odio a Dio, all'uomo e a se stessa. Tuttavia, sappiamo che questa corsa ad abbracciare la morte spirituale e fisica non è inevitabile. Può essere rallentata, fermata e addirittura invertita. Tuttavia, perché tutto questo accada, tutti coloro che sono disposti devono prima essere battezzati nella Chiesa ortodossa nel nome della santissima Trinità e sforzarsi di vivere secondo i suoi dettami. E se questo dovrà accadere, deve essere seguito un certo numero di principi missionari basilari. Questi principi sono inerenti alla stessa definizione e la natura della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Unità

La Chiesa ortodossa è una. Pertanto, dobbiamo opporci allo spirito di divisione e a ogni movimento di frammentazione che entra nella vita della Chiesa. Purtroppo, questo spirito è venuto alla ribalta nel mondo ortodosso all'inizio del secolo scorso, tra gli intellettuali e i loro imitatori pseudo-intellettuali in Russia. Protestantizzati, e quindi privi del senso collettivo o 'cattolico' della Chiesa, essi e i loro discendenti in seguito hanno formato culti della personalità egoistici nell'emigrazione russa, soprattutto in Francia e negli Stati Uniti. A sua volta, nell'emigrazione hanno reclutato convertiti, soprattutto dal Protestantesimo, perché il simile attira il simile. Il loro riflesso generale è di dividere ancora di più la Chiesa: ogni volta che c'è un disaccordo anche con un singolo individuo nella Chiesa, la lasciano e trovano una 'nuova Chiesa' o 'giurisdizione'. Il livello di intolleranza può essere tale che alcuni si rifiutano persino di parlare con gli altri, perché non sono d'accordo con loro su qualche piccolo dettaglio. Solo la rinnovata coscienza che la Chiesa è una, e quindi più grande di qualsiasi numero di personalità, può superare un tale spirito di divisione.

Un'altra area di divisione nel mondo ortodosso è apparsa nel secolo scorso attraverso l'introduzione obbligatoria da parte di diversi stati occidentalizzati del nuovo calendario nella vita della Chiesa. L'introduzione forzata di questo 'nuovo calendarismo', con la persecuzione diretta e indiretta da parte delle autorità statali, ha scandalizzato i fedeli che volevano rimanere fedeli alla Chiesa di Cristo e hanno rifiutato l'apostasia. Ma ha anche portato alla reazione del 'vecchio calendarismo', con la sua natura settaria e divisiva. È chiaro che la via è libera per gli episcopati delle Chiese ortodosse locali interessate, agendo insieme nei concili locali, a sfidare i loro stati anti-cristiani e tornare al calendario della Chiesa. Questo è ancora fedelmente rispettato dalla stragrande maggioranza degli ortodossi per quanto riguarda l'intero anno ecclesiastico e rispettato da quasi tutti gli ortodossi per quanto riguarda il ciclo pasquale. Si tratterebbe di un atto di unità e anche di un atto di pentimento per il passato. Solo un tale atto è in grado di risolvere il problema del vecchio calendarismo una volta per tutte.

Santità

Le esperienze del mondo dividono naturalmente l'umanità in persone di destra e sinistra, in liberali e conservatori, in schemi mentali sociali e individuali. Anche se la Chiesa stessa sta al di sopra di tali divisioni mondane, 'di partito', il suo gregge tuttavia in qualche misura riflette queste esperienze. Così, negli Stati Uniti, per esempio, gli ortodossi greci tendono a essere democratici e gli ortodossi russa tendono a essere repubblicani. Perché? Semplicemente perché per i greci le cui famiglie erano venute da ambienti di totale povertà, dove non avevano mai avuto abbastanza da mangiare e che erano emigrati per lavorare sodo in ristoranti e fabbriche, il Partito Democratico sembrava naturale. Tuttavia, per i russi, le cui famiglie erano state massacrate dai comunisti, i loro beni confiscati o distrutti e che erano costretti a fuggire per salvarsi la vita, il Partito Repubblicano sembrava naturale. Tali sono le esperienze del mondo.

Tuttavia, la Chiesa non offre nessuna di queste fazioni, che da sole non faranno mai altro che attirare un gruppo o una parte, respingendo gli altri. Come si dice, 'non si possono attirare le api con l'aceto'. E qualsiasi fazione di partito è sempre aceto per un'altra. È per questo che la Chiesa può offrire solo il miele dell'autentica santità, e non può respingere nessuno. Naturalmente, da fuori la Chiesa a volte sembra essere più incline a una fazione o all'altra e la santità può essere presa per frode e ciarlataneria, ma questo è solo un aspetto. In realtà, la Chiesa è l'unica depositaria della santità, come si può vedere nei suoi santi, e la santità è parte integrante dell'essenza quadruplice della sua natura. Talvolta può essere necessario scavare un po' per trovare la santità, ma può sempre essere trovata nella Chiesa e solo nella Chiesa, anche se in quei luoghi "segreti" di cui non si parla e che sono perfino disprezzati da coloro che fanno rumore nelle frange esterne della Chiesa.

Cattolicità

Se la Chiesa ortodossa attraverso le sue Chiese locali deve compiere il suo ruolo missionario in tutto il mondo, la conoscenza locale è essenziale per coloro che sono integrati nella vita della Chiesa. In questo senso il lavoro missionario può essere fatto solo da persone di doppia cultura, che portano la cultura della Chiesa in sé, ma che hanno anche una comprensione della cultura locale. Ci sono molti esempi di questo. Per esempio, sant'Herman dell'Alaska è rimasto fedele alla sua cultura monastica, ma ha condiviso la sua saggezza con le famiglie locali. San Nicola di Tokyo è rimasto fedele alle sue radici ortodosse russe, ma ha imparato il giapponese ed è anche diventato un esperto della storia e della cultura del Giappone. Non ha mai temuto di tradurre, ignorando le false e difensive pretese anti-missionarie che il giapponese non poteva esprimere le sottigliezze dello slavonico o che i giapponesi non potevano diventare russi. Più o meno lo stesso si può dire delle missioni ortodosse contemporanee in Sud America, nell'Africa nera, in Indonesia, in Thailandia e in Cina. La ristrettezza culturale è sempre suicida perché va contro la cattolicità della Chiesa.

Se la Chiesa ortodossa attraverso le sue Chiese locali deve compiere il suo ruolo missionario in tutto il mondo, allora devono esserci ortodossi che sono radicati nella fede, ma che hanno anche conoscenza locale. Più volte abbiamo visto come l'Ortodossia russa non riesce ad espandersi sotto un clero che arriva fresco dalla Russia, che anche dopo 25 anni o più nel paese non parla la lingua locale, che già parla la maggior parte del proprio gregge, e perciò ha una scarsa conoscenza della cultura locale, già adottata in parte dal gregge. Qui, in teoria anche se non sempre in pratica – non è automatico e dipende dagli individui – la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) dovrebbe avere un vantaggio rispetto alle missioni estere della Chiesa ortodossa russa in Russia. Allo stesso modo, ancora una volta abbiamo visto come generazioni di ciprioti nati in Gran Bretagna e praticamente senza conoscenza del greco, sono perdute dalla Chiesa, perché, invece di formare ciprioti di seconda e di terza generazione per il sacerdozio e alloggiarli e pagarli, viene inviato clero di lingua greca fresco dalla Grecia alle parrocchie cipriote a Londra, dove solo gli anziani capiscono tali sacerdoti.

Apostolicità

Se la Chiesa ortodossa attraverso le sue Chiese locali deve compiere il suo ruolo missionario in tutto il mondo, allora i suoi membri devono mettere la loro fede davanti alle loro culture e lingue native. La Chiesa converte a una nuova fede attraverso gli strumenti della lingua locale e della cultura locale. Solo quando la conversione è avvenuta la cultura locale e anche gli aspetti del suo linguaggio possono essere modificati. Capire il lavoro missionario in primo luogo, o anche secondariamente, come la conversione a una lingua e a una cultura aliena e straniera significa solo ripetere l'errore dei missionari non ortodossi. Essi, in primo luogo e in secondo luogo, hanno tentato di introdurre valori, pregiudizi, vestiti, istruzione, lingue e abitudini occidentali, nelle Americhe, in Africa e in Asia, o più di recente in Ucraina e in Iraq. Sono sempre stati una parte integrante conscia o inconscia della colonizzazione occidentale, dell'occidentalizzazione auto-difensiva e auto-giustificante. I veri missionari cristiani non fanno questo, ma adattano i propri valori, i pregiudizi, il vestito, l'istruzione, lingue e abitudini per la popolazione locale. Solo ciò che è spirituale non cambia: ciò è semplicemente umano invece cambia.

Non serve mettere un linguaggio, in cui il Vangelo e i servizi della Chiesa sono già stati tradotti, al di sopra di Cristo. Non è un bene dire che solo greco, slavonico e latino possono essere utilizzati nei servizi della Chiesa. Tutte queste lingue sono lingue di traduzione: il nostro Signore parlava in aramaico. Fare altrimenti significherebbe negare il valore del lavoro missionario degli apostoli, di san Tommaso in India, di santa Nina in Georgia, dei santi Cirillo e Metodio tra gli slavi, di santo Stefano di Perm tra gli zyriani. Significherebbe rifiutare ogni forma di ortodossia araba e romena, per non parlare di tutti gli sforzi missionari degli ultimi secoli, in Siberia, in Estremo Oriente, in Europa occidentale, America e Australia. Significherebbe rinunciare all'apostolicità della Chiesa, diventare anti-missionari. Le traduzioni moderne in inglese liturgica, ora più o meno complete, sono qui una chiave missionaria. Infatti, come l'inglese è una lingua mondiale, parlata e studiata da miliardi, le traduzioni liturgiche ortodosse possono ora essere fatte non solo in albanese, gallese, catalano e danese, come è avvenuto negli ultimi decenni, ma anche in mandarino, hindi, bengali, yoruba, nepalese, maya, punjabi, tagalog, lao, zulu e ancora mille altre lingue.

Conclusione

La Chiesa è una, non ristrettamente divisa.

La Chiesa è santa, non ristrettamente umana.

La Chiesa è cattolica, non ristrettamente nazionale.

La Chiesa è apostolica, non ristrettamente culturale.

'Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito'. Anche se può a volte sembrare che il mondo e quelle porzioni di valori mondani infiltrate nelle frange della Chiesa siano vittoriosi, non sono mai vittoriosi. Le porte dell'inferno non prevalgono, perché la Chiesa è il corpo di Cristo e non corpi di uomini. Non abbiamo paura, noi siamo audaci, non timidi.

I principi di cui sopra possono sembrare ovvio buon senso a molti, ma sono spesso trascurati, proprio perché sono così evidenti. Nei decenni a venire la Chiesa ortodossa avrà sempre maggiori responsabilità globali. Rappresentanti di sempre più nazionalità si faranno avanti, chiedendo il battesimo. Nella mia parrocchia ho bisogno di gente che parla turco e cinese, sono contattato elettronicamente dalle Filippine, dal Pakistan e dal Congo. Questo è il futuro. Mentre le istituzioni eterodosse del mondo occidentale crollano, la Chiesa ortodossa è la Chiesa mondiale e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. In questo dovremo imitare la più grande figura dell'emigrazione ortodossa russa, uno che non si è mai sottratto ai suoi doveri missionari e all'uso di altre lingue, nascondendosi dietro la nostalgia culturale o l'insicurezza personale, san Giovanni di Shanghai. Spetta a noi, seguendo il nostro attuale metropolita Hilarion di New York, seguire la sua strada.

25 marzo / 7 Aprile 2011

Annunciazione

San Tikhon di Mosca

Santo Justin di Chelije

 
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Foto 284

 
Documenti d'archivio sull'assassinio della famiglia imperiale ora disponibili online

Nel 2018, la Russia vedrà il 100° anniversario degli omicidi dell'imperatore Nicola II e della sua famiglia a Ekaterinburg la notte del 16/17 luglio 1918.

In previsione del centenario della tragedia di Ekaterinburg, l'Archivio di Stato della Federazione Russa (GARF) a Mosca ha messo a disposizione on-line i documenti sulla storia di questo tragico evento. Oltre ai documenti della collezione dell'Archivio di Stato della Federazione Russa (GARF), vi sono documenti provenienti da collezioni dell'Archivio russo di Stato di Storia Socio-Politica (RGASPI), dall'Archivio di Stato russo di Storia Contemporanea (RGANI), dagli archivi presidenziali della Federazione Russa (AP RF), dall'Archivio di Stato di Storia Contemporanea a Perm, dall'Archivio di Stato di Sverdlovsk (JI-AP), e dal Centro di Documentazione delle organizzazioni pubbliche della regione di Sverdlovsk (TSDOOSO).

In totale, 281 file contenenti circa 1.000 documenti sono ora disponibili da leggere sul sito web del GARF. I documenti sono divisi in 11 sezioni: rinuncia, arresto, preparazione al processo, trasferimento a Ekaterinburg e altre sezioni. I documenti chiariscono le circostanze dell'arresto di Nicola II, del suo trasferimento a Tobolsk, e delle circostanze della morte della famiglia dell'ultimo imperatore russo.

Il progetto è guidato dal Direttore del GARF Sergej Mironenko, che è stato assistito dal personale dell'archivio. Il progetto, che ha richiesto sei mesi per essere completato ora offre informazioni complete per tutti coloro che sono interessati ai documenti relativi al periodo finale della vita dell'imperatore Nicola II, dal momento della sua abdicazione fino al suo assassinio in casa Ipatiev. Questi documenti sono stati sigillati durante gli anni sovietici, completamente inaccessibili anche per gli storici, e sono ritornati accessibili solo dopo la caduta dell'Unione Sovietica nel 1991.

Molti dei documenti sono stati identificati come risultato di una ricerca accurata in archivi statali e dipartimentali della Russia, così come in fondi archivistici privati ​​all'estero. La maggior parte del materiale, però, è stata raccolta nel corso della prima inchiesta sull'omicidio della famiglia reale nel 1919, condotta per conto di Kolchak dall'investigatore distrettuale del tribunale di Omsk, Nikolaj Sokolov.

Inoltre, vi sono documenti delle indagini svolte dopo la scoperta dei resti di Ekaterinburg tra il 1993 e il 1997. Ma ci sono pure documenti più recenti. Per esempio, è possibile leggere l'autobiografia di Jakov Jurovskij, che vi si è firmato "capo carnefice della famiglia Romanov", scoperta solo pochi mesi fa.

Tra i documenti vi sono il telegramma cifrato inviato a Mosca, che informava Lenin e Sverdlov dell'omicidio di tutti i membri della famiglia reale, l'atto di abdicazione firmato a matita da Nicola II, e un importante documento relativo al tentativo di assassinio dello tsesarevich Nikolaj Aleksandrovich (il futuro imperatore Nicola II), durante la sua visita in Giappone nel 1891.

Mironenko osserva che alla scoperta di eventuali documenti complementari relativi a questo argomento, tali documenti saranno aggiunti alla collezione digitale, non appena saranno disponibili. Inoltre, il GARF completerà il progetto con documenti riguardanti l'assassinio del granduca Mikhail Aleksandrovic a Perm, e l'assassinio della granduchessa Elisabetta Feodorovna e di altri membri della famiglia Romanov ad Alapaevsk.

Per vedere i documenti (solo in russo), usare il seguente link:

Documenti sull'omicidio della famiglia imperiale

 
Debolscevizzazione e bolscevizzazione: domande e risposte dalla corrispondenza recente

Perché la Chiesa fuori dalla Russia è in comunione con il patriarcato di Mosca? È un'organizzazione sovietica, e voi siete, o almeno eravate, liberi.

Un'organizzazione sovietica? Ma c'erano patriarchi a Mosca molto tempo prima che l'Unione Sovietica sia mai esistita. Io non la capisco. Se si tratta di un'organizzazione sovietica (anche se l'Unione Sovietica ha cessato di esistere 25 anni fa), perché tutta la Chiesa ortodossa è in comunione con la Chiesa in Russia (o con il patriarcato di Mosca, come preferisce chiamarlo), inclusa la Chiesa fuori dalla Russia? Semplicemente perché la Chiesa in Russia è ormai politicamente libera, ha circa 160 milioni di fedeli e oltre 350 vescovi, tre quarti di tutta la Chiesa ortodossa. Ha più di 800 monasteri e conventi, anziani e indubbiamente santi. Dove sono i santi anziani della piccola ma dinamica Chiesa fuori della Russia di oggi? La domanda in realtà è perché lei non è in comunione con la Chiesa in Russia? Se non lo è, allora è fuori della Chiesa. Forse appartenere a qualche setta strumentalizzata, politicizzata, sovvenzionata dalla CIA, oppure a qualche setta esoterica, auto-giustificatrice, che pensa di essere al di sopra della Chiesa. Solo una simile setta chiamerebbe 'sovietica' la Chiesa russa.

Sì, ma il vostro patriarca Kirill in realtà ha un nome in codice del KGB.

Beh, prima di tutto il KGB non esiste più, perciò sarebbe corretto dire che aveva, non che ha, un nome in codice del KGB. In secondo luogo, tutti i personaggi importanti avevano un nome in codice del KGB, per esempio l'allora metropolita Kirill, ma anche la signora Thatcher e Ronald Reagan. Sta suggerendo quindi che la signora Thatcher e Ronald Reagan fossero agenti del KGB?! Avere un nome in codice è totalmente diverso dal lavorare come spia. Lei sembra molto confuso tra queste due cose. Le agenzie di spionaggio occidentali danno anche alle loro vittime nomi in codice. Ciò non significa che le loro vittime siano spie e assassini: sono vittime.

O.K., ma non può negare che il patriarca Kirill e Vladimir Putin fossero stati cittadini sovietici.

E così lo sono stati centinaia di migliaia di santi, nuovi martiri e confessori. Lei venera cittadini sovietici canonizzati e si lamenta che fossero cittadini sovietici!

Sul piano politico, anche Aleksandr Solzhenitsyn e una dozzina di disertori di epoca sovietica erano cittadini sovietici. Poi sono andati a lavorare per la CIA e l'MI6 e senza dubbio hanno ricevuto nomi in codice da tali organizzazioni. Alcuni di loro, come il defunto Litvinenko, ha lavorato come spia dell'MI6 con sede a Londra.

Per quanto riguarda quelli che una volta erano cittadini sovietici, ciò è automatico a causa del paese in cui sono nati. È un peccato essere nati in un paese? Non riesco a capire la sua logica. Gli apostoli sono nati sotto l'Impero Romano pagano che li perseguitava e l'apostolo Paolo era in realtà un cittadino romano. Era colpa loro? Era un peccato? Era un loro peccato che uno dei dodici discepoli fosse Giuda Iscariota?

Certo, è vero che chiunque sia nato e cresciuto durante l'era sovietica, che si è conclusa 25 anni fa, è stato segnato da quel periodo. Così, vedo una grande differenza tra gli ex-cittadini sovietici al di sotto dei 50 anni e quelli al di sopra dei 50 e, naturalmente, sia il patriarca Kirill sia Vladimir Putin (l'ultimo dei quali non ha nulla a che fare con la gerarchia della Chiesa, anche se è un laico battezzato che va in chiesa) hanno più di 50 anni. Quelli al di sotto dei 25 anni sono poco o nulla segnati dall'era sovietica e, d'altra parte tra chi ha 75 anni o più c'è addirittura tende a essere pro-Stalin (e non è battezzato).

Quali sono le tentazioni di quelli che come loro sono nati durante l'era sovietica, ma da allora sono stati battezzati ortodossi?

La tentazione principale è il nazionalismo. Ci sono anche alcuni ortodossi, soprattutto anziani, ora battezzati, che ammirano Stalin per questo motivo. Questo è molto simile agli anglicani anziani che ammirano Churchill. Sì, entrambi sono stati leader di guerra vittoriosi, ma milioni dipersone sono morte sotto di loro: per esempio, Churchill ha organizzato il bagno di sangue a Gallipoli, ha gasato i curdi, ha commesso errori strategici durante la seconda guerra mondiale e deve in parte anche assumersi la responsabilità per i milioni di morti nella carestia del Bengala durante quella guerra. Allo stesso modo, negli Stati Uniti ci sono persone anziane che ammirano il presidente Truman, che ha massacrato con le bombe atomiche 300.000 civili giapponesi, uomini, donne e bambini, e anche fatto minacciare di morte il patriarca Maximos di Costantinopoli. Tale ammirazione non è che nostalgia nazionalista fuori luogo e irrazionale, il risultato del lavaggio del cervello della propaganda bellica.

Veniamo qui alla sua domanda circa il patriarca Kirill e il presidente Putin. Entrambi sono naturalmente segnati o colorati dal periodo sovietico e sono generalmente ammirati dai nazionalisti. Ciò che i critici come lei non riescono a capire è che sono semplicemente parte di un processo – il presidente Putin e il patriarca sono solo tappe sulla strada, e non il capolinea, che è ciò a cui guardiamo noi. Il prossimo patriarca, forse qualcuno come il metropolita Veniamin di Vladivostok, sarà molto diverso, del tutto privo di qualsiasi colorazione sovietica. Allo stesso modo, è apparso un possibile successore del presidente Putin (non Medvedev). La Federazione Russa non durerà a lungo nel mondo nella sua forma attuale. Tutto questo è un accordo temporaneo per portarci laddove vogliamo essere.

Che dire del rinnovazionismo, che ancora esiste in Russia?

È vero che vi esistono ancora vestigia di rinnovazionismo, per esempio la setta di padre Kochetkov, che era stato così calorosamente invitato dall'ormai spretato vescovo Basil Osborne a prendere in consegna l'allora diocesi di Surozh prima di unirsi al gruppo di Rue Daru. Padre Kochetkov, amato dai defunti filosofi modernisti di Rue Daru, Olivier Clément e Nikita Struve (che hanno tanto odiato la Chiesa russa da rifiutarsi di appartenerle), ha 2.000 seguaci. La sua setta è protetta da un anziano vescovo di epoca sovietica, ma, francamente, tutto questo si sta spegnendo. Non ha futuro. Si tratta di un fenomeno di bolscevizzazione, e noi stiamo pazientemente lavorando per la debolscevizzazione. Questo richiederà tempo. Dal momento che noi non richiediamo la perfezione alle società occidentali, ma continuiamo a viverci, nonostante la loro orribile apostasia e le uccisioni di bambini, perché dovremmo chiedere un'istantanea debolscevizzazione nelle società ex sovietiche? Noi viviamo nella Chiesa, non nella società ai margini della Chiesa o al di fuori della Chiesa. Come cristiani l'unica perfezione che siamo autorizzati a chiedere è a noi stessi, non ad altri.

Ma ci sono ancora forti tracce della mentalità sovietica.

Sì, ai margini, naturalmente. Queste vestigia sono ancora forti in aree remote, provinciali come l'Asia centrale, i Paesi Baltici e, soprattutto, in Ucraina a direzione occidentale, con i suoi elementi fascisti, che sono semplicemente passati da pro-bolscevichi a pro-fascisti da un giorno all'altro. La mentalità delle dittature corrotte è la stessa, con qualsiasi nome le chiamiamo, comuniste o capitaliste.

Che dire dell'appartenenza nominale? Per la maggior parte gli ortodossi in Russia, anche se battezzati, semplicemente non vanno in chiesa.

Naturalmente, questo è vero – così come è vero che solo un massimo del 10% dei russi prima della rivoluzione e dell'emigrazione andava in chiesa. Se non mi credete per mancanza di esperienza della vecchia emigrazione estinta negli anni '90, leggete la relazione di san Giovanni di Shanghai sullo stato dell'emigrazione russa, fatta al secondo Concilio di tutta la diaspora nel 1938.

Detto questo, si deve anche capire che l'appartenenza nominale ortodossa, per quanto spiacevole, non è la stessa dell'Occidente. Nel mondo cattolico romano e protestante, andare in chiesa è reso un 'obbligo' sotto la minaccia del fuoco dell'inferno da parte dei cattolici e non andare in chiesa è trasformato in un'esperienza di colpa dai protestant: andare in chiesa è visto come l'unico segno di appartenenza alla Chiesa. Per gli ortodossi, il cristianesimo è tutto il nostro modo di vivere, non necessariamente la presenza in chiesa. Per esempio, non abbiamo lo 'studio della Bibbia', un concetto completamente protestante: noi viviamo la Bibbia. Chiunque abbia sperimentato la cordialità e l'ospitalità dei paesi ortodossi lo saprà. Nei paesi ortodossi si ha lo spirito cristiano di sostegno reciproco e di amore della verità, mentre i paesi occidentali sono caratterizzati da un egosimo materialista e calcolatore e da un culto dell'auto-ammirazione, la cultura dell'io e del consumismo. Gli ortodossi, anche quelli che non vanno in chiesa, sono inorriditi dalle persone occidentali che proclamano orgogliosamente che 'non credono in Dio', così come sono inorriditi dal trattamento occidentale degli abitanti dei quartieri poveri e delle colonie nel 'terzo mondo'. Per noi è tutto semplicemente innaturale e inumano. Non si possono trattare gli esseri umani in modo simile.

Noi ortodossi andiamo in chiesa quando ne abbiamo bisogno, quando ci sentiamo male, quando abbiamo bisogno della 'medicina dell'immortalità'. Non è per un senso di colpa, come per gli eterodossi. Quindi non siate come i farisei protestanti, giudicando gli ortodossi dalla presenza in chiesa, è il nostro modo di vita che ci rende ortodossi o meno. Per esempio, domenica scorsa avevamo solo circa 200 fedeli in chiesa, e tuttavia ce ne sono 600 nella parrocchia, e se conto tutti quegli ortodossi che entrano attraverso le porte della chiesa in un periodo di 12 mesi, questa cifra salirebbe probabilmente a 2.000. Questo è ciò che intendo con la massima partecipazione chiesa del 10%, 200 su 2.000.

Lei ha detto che alcune sette sono finanziate dalla CIA. Che prove ha di questo?

Beh, prima di tutto, ci sono sette che lo riconoscono apertamente e sono orgogliose della CIA come 'americani patriottici'. In secondo luogo, è stato così all'interno della Chiesa fuori della Russia. È un fatto che già negli anni '60 un individuo anziano nella Chiesa fuori dalla Russia ha ricevuto 38.000 dollari dalla CIA, come è stato rivelato al quel tempo. Il destinatario del denaro, che è morto fuori della Chiesa negli anni '90 e cje ha vietato a chiunque dalla Chiesa fuori dalla Russia assistere al suo funerale, aveva un figlio, che ha venduto 6 milioni di dollari di proprietà della Chiesa a Gerusalemme. È stato un enorme scandalo. La CIA fa sempre uso di tali "utili idioti", quelli che può comprare. Altre agenzie di spionaggio occidentali hanno fatto lo stesso: parigini russi come Melnikov e Tiesenhausen hanno lavorato apertamente per l'agenzia di spionaggio francese; a Londra emigrati russi hanno lavorato per l'MI5 e l'MI6 e a Ottawa emigrati russi hanno lavorato per l'agenzia di spionaggio canadese. Tuttavia, la Chiesa va avanti nonostante tali politicizzazioni ai suoi margini.

Allo stesso modo, ci sono molti giornalisti occidentali che ricevono denaro dalla CIA per scrivere articoli anti-russi. Questo è ovvio per qualsiasi lettore del Times di Murdoch in Inghilterra, ma è così in tutti i media di proprietà occidentale negli Stati Uniti e in Europa, tra cui i giornalacci occidentali come L'Eco di Mosca in Russia. Tali giornalisti scrivono la propaganda che sono pagati per scrivere da agenzie di spionaggio occidentali. Alcuni possono fare qualsiasi cosa per soldi, perché hanno messo il denaro al di sopra della verità, e come è scritto, non si può servire Dio e il denaro.

Che cosa significa debolscevizzazione in termini concreti?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo capire ciò che il regime bolscevico ha cercato di fare. Aveva un programma triplice, anti-trinitario. In primo luogo, voleva distruggere ogni religione tradizionale e, soprattutto, ma non solo, la Chiesa ortodossa. In secondo luogo, voleva distruggere ogni identità nazionale. Così, nel suo cosmopolitismo anticristiano, ha vietato la parola 'russo', ha usato 'sovietico' e ha creato l'Unione Sovietica da molte identità nazionali differenti. In terzo luogo, voleva distruggere la vita familiare, vietando praticamente il matrimonio sacramentale, favorendo l'aborto e il divorzio, portando via i bambini e mettendoli in asili nido, scuole e campi, lavando loro il cervello per tutto il tempo con l'ideologia bolscevica. Pertanto, la debolscevizzazione significa esattamente l'opposto di tutto questo, cioè, una triplice restauro, quello della religione tradizionale, dell'identità nazionale e la vita familiare.

In tutto questo l'Unione Sovietica ha fallito. Tuttavia, la bolscevizzazione esiste ancora perché definisce esattamente ciò che sta accadendo nell'Occidente neocon e bolscevico oggi. In primo luogo, oggi vediamo la distruzione di tutta la religione tradizionale, sostituita con un certo New Age umanista e laicista annacquato, spiritualmente svuotato, anti-tradizionale. Questa è la religione occidentale moderna. Questo spirito di apostasia domina il protestantesimo, il cattolicesimo romano (dagli anni '60) e le frange moderniste, neo-calendariste, occidentalizzate della Chiesa ortodossa, per esempio, molti americani greci e alcuni romeni. In secondo luogo, oggi vediamo la distruzione dello stato-nazione sovrano sotto lo slogan della globalizzazione (precedentemente questo processo era chiamato per quel che è – americanizzazione, ma ora è usata la parola in codice 'globalizzazione'), con l'aiuto dell'immigrazione di massa e delle ingiustizie sociali. In terzo luogo, oggi vediamo la distruzione della vita familiare, l'uccisone del matrimonio sacramentale con la convivenza di 'partner', il favoritismo all'aborto e al divorzio, bambini portati via e collocati in asili nido, scuole e campi, per tutto il tempo del loro lavaggio del cervello con l'ideologia laicista, l'educazione sessuale, l'ideologia del gender e la pornografia su internet da parte dei media controllati dallo stato.

Il regime bolscevico è morto in Russia, ma è molto vivo sotto la dittatura politicamente corretta del 'liberalismo' neocon nel mondo occidentale, lo stesso liberalismo che è così russofobo. Perché è russofobo? Poiché di fatto è cristianofobo. Il liberalismo è assolutamente intollerante verso il vero cristianesimo, cioè l'Ortodossia, e ne consente solo un sostituto castrato, secolarizzato, impotente a salvare. Proprio quando l'Unione Sovietica è morta, l'Unione Europea è nata come parte di un'unione occidentale più ampia. Accanto alla sede della UE a Bruxelles, che cosa si trova? Il quartier generale della NATO. È tutto parte della stessa unione occidentale.

Anche se la collettivizzazione forzata non è riuscita sotto i bolscevichi, la collettivizzazione volontaria attraverso l'illusione dell'individualismo consumistico sembra aver avuto successo. Guardatevi intorno: vedete ovunque 'individui' nella stessa divisa statunitense, jeans, T-shirt, scarpe da tennis, I-phone, tablet, Pokemon alla moda, tatuaggi, cibo adulterato produttore di obesità e serie TV (panem et circenses). Questo è lo stesso lavaggio del cervello e veleno laicista zombificatore che rende le persone incapaci di pensare da sole o di avere qualsiasi tipo di vita o di valori spirituali. Tutti coloro che lavorano per la religione tradizionale, l'identità nazionale e la vita familiare vengono derisi, disprezzati e perseguitati nell'Occidente di oggi. L'Unione Sovietica è morta in Russia, ma la bolscevizzazione è viva e prospera in Occidente. L'unica domanda è se trionferà del tutto spazzando completamente via il mondo occidentale, o se il mondo occidentale prima che sia troppo tardi riprenderà coscienza della civiltà e dei valori cristiani, quelli che sono vivi in Russia, e si pentirà.

Non preoccupatevi di debolscevizzare gli anziani in Russia, il nostro compito è molto più ambizioso – debolscevizzare il mondo occidentale. Ecco perché, per esempio, alcuni occidentali sono effettivamente andati in Donbass a combattere per l'Ucraina contro il regime fantoccio di Kiev – al fine di difendere la sovranità dell'Europa contro il mondo anticristiano, neo-bolscevico.

 
4 motivi per non andare in chiesa

Alcuni vanno in chiesa più volte all'anno, altri non perdono una sola funzione, anche quando sono malati. Chi è più vicino alla verità?

I motivi della mancata partecipazione

Quali sono le ragioni valide per saltare una funzione domenicale? Una malattia è una di queste ragioni, ed è semplice: noi ci preoccupiamo della nostra salute e del benessere degli altri.

Un fitto programma di lavoro che non si ha il potere di cambiare è un'altra ragione.

Un terzo motivo per non andare in chiesa è il fatto di prendersi cura di una persona malata – un genitore anziano, un figlio o un parente.

Potremmo non essere in grado di venire in chiesa a causa di qualche emergenza che richiede la nostra azione urgente, come riparare un tubo dell'acqua rotto o una serratura rotta.

In tutti gli altri casi, un cristiano che è libero dal lavoro e da altri affari urgenti dovrebbe trovare alla domenica il tempo per andare alla funzione religiosa. Perché dovremmo trattare questa cosa come un nostro dovere? Consideriamo prima di tutto il perché ci sono così tanti cristiani battezzati ma così pochi tra loro sono fedeli regolari.

Comprendere la Chiesa e il nostro ruolo in essa

La maggior parte dei credenti fraintende l'idea della Chiesa. Molti la vedono come un edificio o una struttura ma non ne riconoscono l'aspetto spirituale. A volte identifichiamo la Chiesa con un luogo di culto, ma questi nomi non sono equivalenti. In senso stretto, la Chiesa è la comunità di credenti costituita da Cristo. Perché dobbiamo essere suoi membri? Il Signore stesso ci ha dato una spiegazione: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". (Mt 18:20). Ha detto anche: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. (Gv 15:5). Nella comprensione dei santi Padri, Cristo ci invita a considerare la Chiesa come il suo corpo spirituale. Come nessun tralcio può esistere separato dalla vite, e nessun arto può vivere separato dal corpo, nessun cristiano può essere vivo nello spirito senza un legame con Cristo come membro del suo corpo spirituale.

Quali sono gli altri motivi per andare in chiesa? Come leggiamo nel libro degli Atti, i primi cristiani mantenevano lo spirito di unità riunendosi ogni sera per il pasto dell'agape, o eucaristia. Noi andiamo in chiesa per partecipare ai sacramenti, e la santa comunione, o eucaristia, è la prima di esse. È centrale in ogni liturgia. Andiamo in chiesa anche per pregare in comune. Non potremmo raggiungere lo stesso livello di unità pregando in privato nelle nostre case.

Nella sua epistola agli Efesini, l'apostolo Paolo paragona il rapporto tra Cristo e la Chiesa al matrimonio. È insolito che i coniugi in un matrimonio si incontrino solo una volta all'anno; allo stesso modo, ha poco senso che i cristiani incontrino Cristo solo in rare occasioni. Tutti noi formiamo il corpo della Chiesa. Per mantenere la nostra unità di spirito, dobbiamo andare in chiesa almeno la domenica.

La domenica ricordiamo la risurrezione di Cristo. È un giorno gioioso in cui vengono allentate anche le regole normalmente rigide della Grande Quaresima. Tutti i cristiani dovrebbero rimanere in contatto con Cristo e trattarlo come la loro priorità. Come scrisse il santo martire Cipriano di Cartagine: "Chi non ha la Chiesa come madre, non ha il Signore come padre".

Preoccupazione per il benessere degli altri

Le persone che non apprezzano questi argomenti probabilmente non vedranno alcuno scopo nell'andare in chiesa regolarmente e con frequenza. Potrebbero accontentarsi di poche visite all'anno nei grandi giorni di festa. Al contrario, alcuni cristiani potrebbero arrivare a un altro estremo: assistere a ogni funzione, anche quando sono malati. Dovrebbero ripensarci, perché qualcuno con una malattia può diffondere la malattia ad altri. Poiché l'uso di protezioni come mascherine o guanti non elimina tutti i rischi, restare a casa è la scelta migliore. Alcuni credenti con una malattia vengono a ricevere la comunione per la salute del loro spirito e del loro corpo. I loro motivi sono comprensibili, ma non giustificano ancora la presenza in chiesa con una malattia. Una soluzione migliore sarebbe chiedere a un sacerdote di portare la comunione a casa. Ciò ridurrà il rischio di infettare il sacerdote e i laici.

Durante tutta la pandemia, molti credenti hanno protestato contro le restrizioni e sono rimasti sconvolti quando la Chiesa ha insistito sul rispetto. Eppure questa posizione della Chiesa non è nuova. Precauzioni durante le epidemie sono state usate in Chiesa in precedenza, come si legge in molteplici scritti dei Padri della Chiesa, come san Nicodemo del Monte Santo. Anche ai tempi di Cristo era consuetudine isolare i malati dai sani. Per esempio, i malati di lebbra – per i quali non esisteva una cura – vivevano isolati dai sani. Inoltre, il sacerdote aveva l'autorità di decidere sull'isolamento di un membro della chiesa, una cosa controversa. Nella Scrittura leggiamo del Signore che guarì diversi malati di lebbra e chiese loro di presentarsi a un sacerdote; in questo modo egli osservò le regole del suo tempo. Nel nostro tempo, è ancora opportuno prendere sul serio i rischi delle infezioni, senza arroganza o eccessiva fiducia nel Signore, ricordando il suo avvertimento che è sbagliato tentare il Signore.

Possiamo immaginare situazioni in cui le persone dovrebbero andare in chiesa nonostante la loro malattia? Un esempio sono le persone con depressione, ansia, fobie e altri problemi di salute mentale. In Chiesa, molti di loro troveranno pace e rassicurazione. Dovremmo anche esortarci ad andare in chiesa quando siamo adirati, irrequieti o apprensivi.

La nostra riluttanza a pregare è una buona ragione per non andare in Chiesa?

A volte, la maggior parte dei cristiani si sente affaticata e troppo sfinita per pregare o partecipare al culto. Alcuni potrebbero trovare che stare a casa sia l'idea migliore in queste situazioni. Ma l'archimandrita Ioann (Krestjankin) ha insegnato che costringersi a pregare è di per sé un'impresa di ascesi. Penso che abbia ragione. Dovremmo esortarci ad andare in chiesa proprio quando non ne abbiamo voglia. Ma nell'atmosfera orante della chiesa, troveremo rassicurazione. Tutti abbiamo i nostri momenti di crisi o disperazione quando è fondamentale non permetterci di chiuderci in noi stessi o di prenderci delle libertà. Invece, dovremmo esortarci ad andare in chiesa per rafforzare il nostro spirito e mobilitare la nostra volontà. Cadiamo nella disperazione quando la nostra fede si indebolisce e ci facciamo prendere in ostaggio dai nostri problemi o entriamo in depressione. In questi momenti di debolezza, traiamo vantaggio dal condividere le nostre preoccupazioni con il Signore nei termini più semplici.

Alcune persone che sono depresse, disperate o in difficoltà trascurano di fare la comunione perché non riescono a prepararsi per essa. Assicurati di parlare della tua situazione con un prete. Insieme, deciderete la quantità appropriata di preparazione. Tuttavia, è sempre meglio attenersi alla regola. Completare la regola, ovviamente, non è un biglietto di ingresso alla comunione. È solo un mezzo per suscitare in noi stessi lo spirito di preghiera. Alcuni dettagli, però, vanno decisi con un sacerdote che si occuperà delle sistemazioni in base alla situazione personale.

Nel complesso, ci sono pochi buoni motivi per non andare in chiesa. I servizi di culto sono il nostro incontro con Dio. Cerchiamo tutti di trovare un modo per partecipare e prendere parte alla gioia condivisa.

 
Arciprete Nikolaj Vedernikov: Come trovare un padre spirituale

La questione della paternità spirituale è un tema sul quale si dicono troppe cose a sproposito. È veramente una buona e salutare doccia fredda ascoltare un prete che non si considera pronto a essere un padre spirituale dopo un’esperienza di soli… 52 anni di sacerdozio!

L’arciprete Nikolaj Vedernikov di Mosca, in una recente intervista su Pravmir, discute le proprie esperienze con la confessione e la guida spirituale, e offre consigli davvero preziosi per non fare della paternità spirituale una vana ricerca di perfezionismo. Presentiamo il testo russo e la traduzione italiana della conversazione con padre Nikolaj nella sezione “figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Il tortuoso sentiero della religione occidentale nel mondo globalizzato

La canonizzazione in questo mese di aprile di due papi di Roma del XX secolo è servita solo a sottolineare il divario tra la Chiesa ortodossa e il Cttolicesimo romano per quanto riguarda i criteri per la santità. Il primo papa ad essere canonizzato, uno scherzoso contadino italiano, e il secondo, un filosofo nazionalista polacco fortemente politicizzato, furono entrambi nemici della Chiesa ortodossa. Il primo prese parte ad attività anti-ortodosse in Bulgaria, il secondo in Jugoslavia e in Ucraina. Questa non è una sorpresa, dal momento che entrambi sono stati canonizzati da un papa gesuita, che è stato sostenitore degli uniati galiziani e lo scorso fine settimana ha ricevuto l'auto-nominato premier dell'Ucraina, lo scientologo Arsenij Jatsenjuk, promotore del terrorismo anti-ucraino.

Il sostegno del papa attuale per la disintegrazione dell'Ucraina deriva probabilmente dagli ordini degli Stati Uniti, in seguito alla recente visita del presidente Obama a Roma, così come Giovanni Paolo II si è reso disponibile agli Stati Uniti per contribuire ad abbattere il blocco sovietico negli anni '80. Fu sotto il pontificato di quest'ultimo, in particolare, che il cattolicesimo è stato penetrato da preti pedofili, le cui attività sono state camuffate da Roma. Naturalmente, la doppia canonizzazione a Roma ha visto la partecipazione di un vescovo del Patriarcato di Costantinopoli, che si è seduto tra gli altri uniati, non accanto ai protestanti (luterani e anglicani). In questo modo quel Patriarcato può vedere quale sarà il suo destino se si unirà del tutto a Roma – diventerà solo un'altra sottocultura coloniale cattolica romana.

Queste canonizzazioni papali, come quella che seguirà entro la fine dell'anno, illustrano la confusione del Vaticano degli ultimi 50 anni. Non è esatto dire che il Cattolicesimo ha perso la strada; piuttosto ha trovato un gran numero di strade sbagliate. Come si dice: quando si smette di credere in qualcosa, si crede in qualsiasi cosa. Il divario tra i proclami ufficiali del Vaticano e quello in cui credono realmente i cattolici ordinari è cresciuto sempre più. Tuttavia, la tendenza generale degli ultimi 50 anni è stata verso un cattolicesimo che è sempre più secolarizzato, protestantizzato, politicizzato, allontanato da Dio, simbolizzato da parte dei loro sacerdoti che oggi voltano le spalle a Dio durante le loro funzioni e invece guardano il mondo. La fusione cattolica con il mondo è simboleggiata anche dal 'design moderno' dei suoi edifici sacri, arredi e paramenti. E il design moderno degli anni '60 e '70 sembra molto antiquato nel mondo post-moderno di oggi.

Nel complesso, il cattolicesimo ha mostrato una perdita del senso del sacro, della divinità, della santità, un movimento verso la protestantizzazione e quindi verso la secolarizzazione. Di fronte a questo, molti dei cattolici più devoti – come pure molti cattolici comuni - hanno abbandonato il cattolicesimo, in quanto si sono sentiti abbandonati dai loro gerarchia. Il cattolicesimo ha perso il mondo occidentale. La sua realtà è oggi in America Latina, Africa e Asia, ma anche qui ci sono perdite, per esempio in Brasile, dove si dice che il 40% della popolazione abbia aderito a sette protestanti. Del futuro è difficile parlare. Il mondo settario musulmano e l'India induista rimangono misteri, anche se si dice che entro il 2030 la Cina sarà la più grande nazione cristiana sulla terra. E lì, come dappertutto, le persone spiritualmente sensibili e storicamente attente sapranno vedere attraverso la mitologia occidentale e trovare la loro strada verso la Chiesa ortodossa.

A seguito del crollo del cattolicesimo nel mondo occidentale, nelle ultime due generazioni i cattolici di destra hanno aderito ai tradizionalisti cattolici; quanto ai moderati e alle giovani generazioni, di fronte al deserto spirituale dell'Occidente, sono stati attratti da qualsiasi genere di sette e culti, cercandovi un senso di appartenenza. La degenerazione del culto cattolico moderno, caratterizzato da infantilismo, mentalità di intrattenimento e mancanza di comprensione spirituale ne sono i riflessi. Sono i riflessi della moderna mentalità consumistica. Questo ha condizionato e modellato il cattolicesimo moderno, come il moderno protestantesimo, trasformandoli in un 'supermercato della religione', un consumismo a 'scelta e fai da te'. Oggi la religione occidentale è di fronte a un vicolo cieco della civiltà; il filo della sua vita artificiale è al termine. Se l'Occidente vuole continuare come un'entità basata spiritualmente, e quindi un'entità con basi morali, dovrà guardare al di fuori della sua stessa apostasia per trovare sostentamento.

 
OLTR - editoriale di aprile 2015: Un nuovo ordine nell'arcivescovado

Un nuovo ordine nell'arcivescovado delle chiese ortodosse russe in Europa occidentale (esarcato del patriarca di Costantinopoli)

Il caos che si manifesta attualmente nell'arcivescovado è davvero toccante. Alcuni membri non capiscono cosa succede loro sotto l'autorità di un nuovo, severo arcivescovo, di cui hanno percepito apertamente, più volte, il carattere forte. Il problema sembra essere più esteso: l'arcivescovo, apparentemente sostenuto dal suo patriarca, agli occhi di questi membri presi alla sprovvista, sembra voler distruggere tutto il "capitale" accumulato dall'arcivescovado nella sua storia, e che essi si sforzavano di proteggere contro il presunto autoritarismo del patriarcato di Mosca.

Leggendo commenti pubblicati qua e là, a volte aggressivi oppure offensivi, si capisce che nella mente di molti membri dell'arcivescovado, il capitale era composto da una certa "conciliarità" nel funzionamento delle autorità della Chiesa e nella fedeltà alle prescrizioni del concilio di Mosca degli anni 1917/1918. Queste due caratteristiche dovevano dare all'arcivescovado qualche "superiorità" o "progresso" nei confronti degli altri ortodossi.

Vale la pena di chiedersi, però, se questa "conciliarità" (la scelta di questa traduzione è piuttosto sbagliata) non debba essere solo una co-gestione di quest'entità ecclesiale tra la gerarchia e i laici. Il vescovo co-gestisce la diocesi con il consiglio diocesano, il rettore co-gestisce la parrocchia con il consiglio parrocchiale. Monsignor Gabriel ha detto più volte: "io non posso prendere alcuna misura, perché il mio consiglio si oppone". Una frase del genere ha risvolti scioccanti. Il vescovo deve adottare le misure che ritiene necessarie perché è consacrato a tale scopo da parte della Chiesa.

Peraltro, non va dimenticato che il concilio di Mosca non è giunto a compimento. Per di più, erano sorte al suo interno, soprattutto prima dell'aggravarsi delle persecuzioni, tendenze devianti che intendevano introdurre una certa democrazia nella Chiesa. Certamente, queste deviazioni furono superate quando i tempi diventarono più difficili. Esse riemersero, tuttavia, con maggior forza, tra i cosiddetti "rinnovatori" e tra quelli che si consideravano come l'effimera "Chiesa vivente". Ma soprattutto, la ricezione di questo concilio fu sospesa durante il periodo sovietico. Questa ricezione, che dà attuazione alle decisioni di un concilio, non ha potuto iniziare che recentemente, ed è attualmente in corso nel patriarcato di Mosca. È quindi prematuro, per una minuscola comunità ecclesiale, avvalersi di tali decisioni e opporle alla sua gerarchia, perché tali decisioni non sono ancora state ricevute dalla Chiesa, in questo caso dalla Chiesa russa e, a fortiori, dalla Chiesa di Costantinopoli.

Ricordiamo, a buona ragione, che proprio la decisione più simbolica e meglio ricevuta dal concilio di Mosca è la restaurazione del Patriarcato e del posto dell'episcopato, finora soggetti alle autorità civili. Ricordiamo la testimonianza di mons. Evlogij che deplorava la lotta di alcuni membri del concilio, descritti come liberali, che si opponevano a tale provvedimento chiave di questo concilio.

Non va dimenticato che la bella unanimità che sembra attualmente regnate nell'arcivescovado è dovuta al fatto che tutti coloro che non condividevano le opinioni dei suoi attivisti sono stati semplicemente cacciati di tutte le istanze, quand'anche non scomunicati, misura del tutto inadatta, per non dire altro.

Infine, un altro problema risiede in una certa volontà di indipendenza. Monsignor Gabriel aveva affermato che l'arcivescovado "non aveva alcuna chiesa madre": parole pericolose che potrebbero portare al settarismo, perché potrebbero voler dire che l'arcivescovado è indipendente da ogni Chiesa locale tradizionale, e che è meramente "protetto" dal patriarcato di Costantinopoli.

Sembra che l'attuale arcivescovo sia, invece, molto consapevole della sua responsabilità di una diocesi che è ormai sotto la sua direzione spirituale e che intende ristabilire la sua tradizione ortodossa. È questa la missione in cui apparentemente si è impegnato il nuovo arcivescovo, e che compie con zelo, anche se a volte si desidererebbe da parte sua un atteggiamento di maggiore dolcezza verso il suo gregge disorientato.

Certo, non è facile, quando si è a lungo vissuti con certe abitudini, vedere nuovamente messe in discussione. Ma non possiamo che consigliare i membri dell'arcivescovado di riflettere sulle motivazioni più profonde della Chiesa a cui sono affidati. Per l'OLTR sarebbe stato più opportuno ritornare al patriarcato di Mosca, che senza dubbio avrebbe manifestato maggior comprensione. Certo, nella storia della Chiesa ortodossa si sono visti casi in cui una sola persona, con la forza delle sue convinzioni, ha potuto riportare all'Ortodossia interi gruppi di cristiani. Ma quante comunità sono cadute in uno scisma mentre erano convinte di difendere la verità...

Aprile 2015 - In occasione del dodicesimo anniversario dell'appello del patriarca Alessio II

 
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Perché non paghiamo i nostri coristi?

Quando, da studente di musica diciottenne, ho avuto il mio primo lavoro pagato come direttore di coro in una chiesa ortodossa, inizialmente mi sentivo un po' a disagio ad accettare uno stipendio. Non perché fossi troppo modesto - nessuno che mi abbia conosciuto a quel tempo mi potrebbe accusare di questo - ma perché pensavo che, dal momento che cantare in chiesa e dirigere il coro era qualcosa che amavo così tanto e quindi avrei volentieri fatto a meno di una paga, non volevo pesare inutilmente sulla parrocchia, che aveva appena iniziato le sue attività un anno o due prima. Ho detto il prete che non volevo essere pagato. Tuttavia, invece di ringraziarmi e lodandomi per la mia magnanimità come mi aspettavo pienamente che facesse (vedete cosa intendo dire, quando dico che non sono troppo modesto?), lui mi ha rimproverato gentilmente e mi ha detto che stavo sbagliando tutto. Non dimenticherò mai la sua spiegazione.

Ha detto che voleva che io accettssi lo stipendio – che era notevole, data la mia età e la mia situazione finanziaria da studente, a 250 dollari alla settimana – per due ragioni. In primo luogo, ha detto, quando si paga qualcuno per fare un lavoro, si sta acquistando il suo tempo, non la sua buona volontà. Ha detto che era sicuro che io avessi tutta la buona volontà del mondo per fare il lavoro, ma voleva pagarmi per assicurarsi che avessi abbastanza tempo per far bene quel lavoro. "Se non sei pagato per fare questo lavoro", ha continuato, "cercherai di farti pagare per fare qualche altro lavoro, e questo vorrà dire che non potresti non avere il tempo necessario per fare a questo lavoro al meglio. Io questo non lo voglio; non voglio che sia un ripiego".

La seconda ragione che mi ha fornito mi ha impressionato per la sua lungimiranza. Ha detto che pagare me alla fin fine non aveva nulla a che fare con me, ma aveva a che fare con la costruzione della parrocchia. E non malgrado il fatto che la missione era nuova, ma proprio perché la missione era nuova, ha detto che dovevano pagare al loro direttore di coro uno stipendio significativo, perché era necessario fissare un buon precedente. "Se la gente impara fin dall'inizio che devono pagare per la musica della chiesa, non ci saranno problemi in seguito." Come ha spiegato, voleva che io accettassi uno stipendio al fine di rendere più facile per la parrocchia sostituirmi quando io avessi deciso di andarmene, cosa che, come presumeva correttamente, era probabile che io facessi dopo non molto tempo. Ha anche aggiunto che avrebbe aumentato il mio stipendio, non appena il bilancio lo avesse permesso. Ed è stato di parola, e ha aumentato la mia paga a 300 sollari alla settimana entro un anno e mezzo. Non c'è dubbio che l'avrebbe aumentata ancora se fossi rimasto più a lungo.

Se stessimo parlando di qualcosa di diverso dalla musica sacra ortodossa in America del Nord, non ci sarebbe nulla di strano nell'approccio di questo sacerdote. Sarebbe semplicemente visto come un amministratore saggio e competente, un uomo d'affari astuto. Tuttavia, stiamo parlando della musica sacra ortodossa in America del Nord, e chiunque abbia tentato di navigare in queste acque sa che vi tirano di solito venti molto differenti.

Non è un segreto che il corista medio di una chiesa ortodossa in Nord America è tristemente sottopagato, se mai viene pagato. C'è stato un tempo, e non molto tempo fa, in cui molte parrocchie ben avviate offrivano un alloggio e un modesto stipendio a tempo pieno al loro direttore del coro. Il risultato evidente è che questi posti di lavoro potevano attrarre musicisti competenti che sarebbero stati stabili per anni, forse per un'intera carriera. Tuttavia, sulla scia del calo finanziario e demografico di molte delle parrocchie della vecchia guardia durante la seconda metà del XX secolo, tutte queste posizioni a tempo pieno di direttori di coro, tranne una manciata, sono scomparsi. Non poteva che seguirne un profondo declino della cultura del canto ecclesiale.

Oggi, nelle chiese, i direttori di coro e i cantori sono, per la maggior parte, poco più che volontari. Ad alcuni è pagato uno stipendio simbolico, ma è estremamente raro trovare una chiesa che paga il suo direttore di coro abbastanza, ad esempio, da farlo trasferire, per non parlare di offrirgli una possibilità di carriera. Molti musicisti di ecclesiali, di conseguenza, finiscono per essere lavoratori interinali, con altri posti di lavoro, o i cui coniugi hanno altri posti di lavoro, e che servono la parrocchia essenzialmente per carità. "Buon per loro!", diciamo. Tuttavia, in uno scenario del genere, finisce per essere un terno al lotto il fatto che la parrocchia abbia un musicista competente o meno. Molte non lo hanno, e devono arrangiarsi. E anche se una parrocchia ha la fortuna di imbattersi in un musicista ecclesiale esperto che è disposto a prendersi il lavoro, che ha altri mezzi di sostegno finanziario e che ha un'elevata tolleranza per il livello generalmente basso di competenza e d'impegno in cui oggi di trovano tanti cori ecclesiali, c'è una buona probabilità che un tale esperto musicista ecclesiale lascerà il suo lavoro in poco tempo, per trasferimento, o per esaurimento, o perché qualcosa cambia nel suo vero lavoro e non può far fronte a entrambi i campi, o per una serie di altri motivi. Allora la parrocchia deve ricominciare da capo e pregare che qualcun altro cada dal cielo, o, in mancanza, sostituire il direttore del coro con chiunque abbia voglia di farlo, competente o meno. Pertanto, il livello del canto in quella parrocchia potrà fluire e rifluire a seconda dell'abilità del direttore, ma quasi certamente diminuirà nel lungo periodo a causa dell'instabilità della situazione.

La domanda ovvia qui è: perché ci stiamo comportando in modo così irrazionale e controproducente? Perché non ci limitiamo semplicemente a pagre i musicisti ecclesiali quello che valgono? La risposta è semplice: "Non possiamo permettercelo." Ma non è così semplice. Senza dubbio, ci sono stanno parrocchie che lottano con difficoltà finanziarie tanto gravi che si preoccupano appena di mantenere le luci accese. Oppure ci sono parrocchie di missione che stanno appena decollando e che non sono ancora pronte neppure ad affittare un locale tutto loro. Ma in questi casi, è probabile che non sia solo il direttore del coro che deve fare il volontario, ma anche il prete. Mi piacerebbe credere che questo livello di difficoltà finanziarie non sia la norma, e dato che l'Ortodossia in America sembra essere di nuovo in crescita, ho il sospetto che non lo sia.

Il Signore disse: "dov'è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore". Penso che la vera ragione per cui la maggior parte dei musicisti ecclesiali in ortodossi America non è pagata è che la buona musica sacra ha cessato di essere per noi un valore. Guardiamo per un momento il mondo protestante. A dispetto di una diminuzione dei membri fra le denominazioni protestanti, un organista di chiesa, secondo la guida degli stipendi dell'American Guild of Organists del 2014, "può aspettarsi di guadagnare ovunque da 30.000 a 100.000 dollari all'anno, più i benefici, a seconda della formazione e dell'esperienza. Molte di queste chiese pagano anche a un direttore di coro separato uno stipendio paragonabile, e spesso pagano anche ai solisti del coro uno stipendio settimanale per cantare. Ho avuto io stesso uno di questi lavori da solista, a 150 dollari per funzione, prima di trovare un valido posto di direttore di coro ortodosso. Ovviamente, le Chiese protestanti in America tendono ad avere significativamente più membri, e molto più denaro, rispetto alla maggior parte delle chiese ortodosse del paese, ma penso che sia lecito ritenere che almeno alcune chiese ortodosse ben consolidate e ben dotate abbiano bilanci annuali paragonabili a una parrocchia media protestante con personale che si occupa di musica. Tuttavia, sarei scioccato di apprendere che anche una singola chiesa ortodossa in America del Nord paga il suo direttore musicale qualcosa di lontanamente vicino a 100.000 dollari all'anno più i benefici, per non parlare di altri musicisti pagati regolarmente. (Se una tale chiesa esiste, spero che qualcuno me lo faccia sapere, e invierò subito il mio curriculum per posta). Ripeto, la buona musica sacra ha cessato di essere un valore per gli ortodossi americani.

Spesso spieghiamo il divario tra il mondo della musica ortodossa e il mondo della musica protestante in America (se mai ci pensiamo) dicendo qualcosa come "la musica ecclesiale occidentale è tutta professionalità, ma la musica ortodossa è preghiera, e la perfezione non è importante". O forse qualcuno racconterà la storia di un monastero, che ha assunto un coro professionale per il suo giorno di festa, solo per avere in seguito la rivelazione che il santo che stavano onorando non era neanche riuscito a sentire la funzione. C'è molto da sviluppare su questa linea di ragionamento, sia in termini di dati storici sia di ragionamenti teologici, e mi piacerebbe affrontarla in una certa profondità, così ne riparleremo in seguito. Qui basti dire che penso che non ci sia alcun conflitto intrinseco la tra musica ecclesiale professionale – cioè capace, istruita e vocazionale – e la spiritualità ortodossa. Se ci fossero conflitti inerenti, non avrebbero mai appositamente ordinato cantori ecclesiali (un tempo li ordinavano); non ci sarebbero mai state accademie di canto ecclesiale ortodosso (che esistono da molto tempo); le chiese avrebbero avuto raramente, o mai, cantori a libro paga regolare (lo facevano di routine, e ancora lo fanno oggi in molti luoghi); e il repertorio liturgico ortodosso, sia antico sia moderno, non sarebbe altro che una nota in calce negli annali della musica sacra (èd è tutt'altro che una nota).

Il fatto è che, mentre possiamo cullarci nella nostra negligenza collettiva della musica liturgica ortodossa e dei musicisti ortodossi in termini spirituali – sia quelli di cui sopra, sia di molti altri ancora – questi argomenti ammontano a poco più di una cortina fumogena. Quello che è veramente al cuore della questione, temo, è un certo lassismo per quanto riguarda la Liturgia stessa. Il sacerdote dice alla fine di ogni liturgia, "santifica coloro che amano il decoro della tua casa." Che cosa sarebbe il buon canto ecclesiale, se non decoro della casa di Dio? E se amare attivamente il decoro della casa di Dio, come dice la preghiera davanti all'ambone, è un cammino di santità, perché esiteremmo a percorrerlo? Esitiamo perché abbiamo permesso che altre cose occupino la nostra attenzione e il nostro tesoro. Per essere franchi, abbiamo permesso alla musica, in molte delle nostre chiese, di scendere a un livello pateticamente basso, sia in termini di qualità e d'impegno dedicato, e faremmo bene a offrire qualche aiuto come se fosse un dovere spirituale. La corretta linea di condotta, come in ogni aspetto della vita spirituale, è di pentirsi e tornare ad impegnarsi in ciò che è importante a livello centrale. Mentre iniziamo la stagione della Grande Quaresima, un periodo dell'anno in cui la musica in chiesa diventa una componente più centrale nella vita dei cristiani ortodossi rispetto a qualsiasi altro periodo dell'anno, e un periodo in cui le energie e il tempo dei musicisti ecclesiali sono sfruttati all'estremo, guardiamo con serietà allo stato della musica nelle nostre chiese. È degna di una Chiesa che afferma di essere una, santa, cattolica e apostolica? Mostra al mondo che noi crediamo con tutto il cuore in quello che stiamo facendo, e che abbiamo dedicato tutto al servizio del Regno di Dio? Si tratta di una degna offerta delle nostre primizie a Dio, e di un sacrificio di amore per il prossimo? Ovviamente, il denaro non è l'unica risposta al problema del calo della cultura musicale nell'Ortodossia americana, ma è sicuramente parte della soluzione, e molte altre cose vanno di pari passo. "Laddove è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore". È una legge spesso ripetuta della vita che "si ha quello per cui si paga"; quindi se non pagate per una buona musica ecclesiale, probabilmente non la ottrrete. Cominciamo a pagare per la musica sacra.

 
Spagna: 11 luoghi santi da visitare

La Spagna che noi non conosciamo. L'arciprete Andrej Kordochkin, rettore della parrocchia di santa Maria Maddalena a Madrid condivide qui con noi con il suo amore per le reliquie di san Giacomo il Maggiore, la Sindone del nostro Signore, un pezzo della santa Croce e la prigione della santa martire Leocadia.

A volte ci chiedono come la vita ortodossa all'estero è diversa da quella della Russia. Mi sembra che ci sia una differenza importante, forse non per tutti, ma per molti. Quando si vive a Mosca, per esempio, o a san Pietroburgo, se ci si sente depressi, si può andare al monastero Donskoj o sulle rive della Smolenka, e tutto va meglio, o passa completamente. Se siete a Madrid, non c'è nessun posto dove andare a ricaricare le proprie batterie.

Questo è quello che ho pensato quando sono arrivato a Madrid, dodici anni fa, quando abbiamo iniziato a celebrare in un luogo frequentato da immigrati latino-americani o marocchini per telefonare a casa o vendere pesche e pomodori. Non è facile iniziare qualcosa, rompere il ghiaccio, pensavo. Ma a poco a poco abbiamo imparato che non eravamo stati noi i primi. Ci è stata mostrata la storia passata della nostra parrocchia, che risale alla metà del XVIII secolo: abbiamo scoperto un notevole sacerdote, padre Konstantin Kustodiev, che officiò a Madrid nel 1860, sfogliando le pagine della storia della Chiesa indivisa in Spagna.

il cammino di san Giacomo

In Inghilterra, tutti gli ortodossi conoscono il primo martire Albano e gli antichi santi celti, fanno pellegrinaggi a Walsingham e altri luoghi santi. In Spagna, niente! Abbiamo iniziato a esplorare la "geografia ortodossa" della penisola iberica. E abbiamo visitato alcuni luoghi, non solo una volta ma più volte, con la famiglia, la parrocchia.

1. Santiago de Compostella

Santiago de Compostella è la capitale della Galizia. Questa regione si estende al nord-est della Spagna. Venendo qui, chi conosce le coste del Mediterraneo sarà sorpreso: campi verdeggianti, betulle, onde dell'oceano e persone diverse: i galiziani sono discendenti di antiche tribù celtiche, hanno mantenuto il ricordo del loro passato. Fermatevi al bar "Casa das Crechas" in cui amano ritrovarsi i nazionalisti locali, o limitatevi ad andare ad ascoltare le cornamuse galiziane sulla Plaza del Obradoiro, nei pressi della cattedrale, capirete dove siete capitati.

Secondo la leggenda, furono trovate qui nel IX secolo, le reliquie di san Giacomo il Maggiore (di Zebedeo). Gli spagnoli credono che sia stato lui che a introdurre per la prima volta Cristo nei loro paesi, gli esperti oggi sono scettici su questo problema. Ci si chiede come san Giacomo abbia potuto venire in Spagna prima di morire martire, come descritto negli Atti degli Apostoli (At 12,12), come i suoi resti abbiano potuto finire in Spagna, perché né gli antichi cronisti né gli storici dicono nulla della sua evangelizzazione. In ogni caso, la leggenda di san Giacomo è profondamente radicata nella cultura spagnola.

Il Cammino di Santiago, questa rete di percorsi che unisce diverse città europee, ha creato nel Medioevo uno spazio europeo unito ben prima dell'Unione Europea. Negli ultimi decenni, questi percorsi sono stati utilizzati da un numero crescente di pellegrini. I viaggiatori russi hanno formato un gruppo su Facebook. Inoltre, un piccolo numero di ortodossi vivono a Santiago de Compostella e dei suoi dintorni; per loro noi celebriamo regolarmente uffici nella cattedrale.

una parte del Sudario, Cattedrale del Salvatore, Oviedo

2. Oviedo

Gli abitanti delle Asturie sono orgogliosi di essere autentici spagnoli, e non mori di razza mista di Cordova o Granada. Quando gli arabi musulmani invasero la penisola iberica molte reliquie cristiane furono evacuate a Oviedo, la capitale della "Spagna libera". La più importante di queste reliquie è il sudario (pañolón) poggiato sul volto di Cristo nella sua sepoltura, di cui l'apostolo Giovanni fa menzione: "Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro; vide le bende per terra e il panno che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte". (Gv 20:6-7)

Gli scienziati hanno dimostrato una somiglianza tra la sindone di Torino e il sudario di Oviedo, che si deve sottolineare che non è stato spostato dalla metà del IX secolo. In questa stessa cattedrale si trovano le reliquie della santa martire Eulalia di Mérida, del santo martire Eulogio di Cordova, etc.

Ci sono a Oviedo e nei suoi dintorni numerose chiese pre-romaniche del IX secolo situate in luoghi molto suggestivi: chi ha visto Santa Cristina de Léna ricorderà certamente la chiesa della santa Protezione sul Nerl. I paesaggi sono diversi da altri paesaggi in Spagna: sono drammatici, montagnosi. Nei Picos de Europa, ci si sente come sulle Alpi. La gente delle Asturie definisce il proprio paese "paraiso natural" (paradiso naturale).

cassa contenente le reliquie della martire Eulalia di Barcellona

3. Barcellona

Barcellona non è solo l'architettura di Gaudì e le canzoni cantate da Montserrat Caballé e Freddie Mercury. Nella cattedrale di Barcellona, ​​una delle più belle città della Spagna, si trovano le reliquie di sant'Eulalia, patrona del luogo, che, secondo la tradizione, fu martirizzata nel IV secolo. Le reliquie della santa furono miracolosamente ritrovate il 23 ottobre 877 dal vescovo Frodoi dove ora sorge la chiesa di Santa Maria del Mar.

Poiché il culto di questa santa è iniziato molti secoli dopo la morte di sant'Eulalia di Mérida e molti dettagli del loro martirio si confondono, molti studiosi ritengono che Eulalia di Barcellona non sia esistita e che il suo culto sia la ripetizione di quella della santa di Mérida. Ma i catalani considerano le accuse come "imperiali" e difendono la loro santa. La sua introduzione nel martirologio della nostra Chiesa è dovuto al lavoro di Dimitri di Rostov: la sua festa si celebra il 12 febbraio in Occidente e il 22 agosto/4 settembre nel calendario della Chiesa ortodossa russa.

un frammento della santa Croce

4. San Toribio di Liébana

Il monastero di san Toribio de Liébana, in Cantabria, ospita il Lignum Crucis, il più grande pezzo della santa Croce conosciuto al di fuori del Vaticano. Secondo la tradizione, è stato trasmesso al monastero assieme alle reliquie di san Toribio nel VIII secolo. Ogni anno la Croce è portata fuori dalla cappella dove è conservata, per la venerazione da parte dei pellegrini. I bambini disturbano un po', ma i più anziani si accostano con fervore. Da diversi anni veniamo al monastero, ed è sempre lo stesso monaco che ci presenta la Croce, calmo e sollecito con tutti coloro che vengono a ricevere la benedizione della Croce senza ben capire l'importanza dell'evento. Le montagne della Cantabria sorgono attorno al monastero, e in alto si trova la grotta dove nel VI secolo visse san Toribio, il suo fondatore.

5. San Millán de la Cogolla

Il monastero fu fondato dal santo Æmilianus (Millán) Cuccullatus (474-574) la cui vita fu scritta dal vescovo Braulione di Saragozza (Caesaraugusta) attorno al 640.

Millán fu ordinato e assegnato a una parrocchia dopo quarant'anni di vita eremitica, non certo in riconoscimento delle sue virtù, ma perché nella Chiesa visigota non si fidavano dei monaci eremiti e cercavano di controllarli.

Non rimase a lungo nella sua parrocchia: grazie a lamenti e invidie, poté tornare alla sua vita eremitica e fu riconosciuto come taumaturgo durante la sua vita.

Nella biblioteca del monastero sono conservati i più antichi codici contenenti note in castigliano: in Spagna questo monastero è considerato la culla della lingua spagnola.

La parte superiore del monastero (Suso) è un complesso di grotte scavate dal VI al XI secolo.

Più in basso, quando il monastero fu ampliato nell'XI secolo, furono costruiti nuovi edifici (Yuso) dove oggi si trovano le reliquie del santo, in una cassa (del XI secolo) fatta di placche d'avorio miniate.

Alcune placche si trovano in diversi musei, tra cui l'Ermitage. Non lontano dal monastero è la grotta dell'eremita Emiliano. Questo è uno dei miei posti preferiti in Spagna.

Provate a venire in autunno, attraversando i vigneti della Rioja e salendo alla grotta del santo che, senza dubbio, diventerà vostro amico.

icona dipinta da Evgenij Maljagin

6. Monasteri rupestri

Nel nord della Spagna, tra i Paesi Baschi, Burgos e Palencia, sono conservati molti insiemi di monasteri rupestri, alcuni risalenti al VI secolo. Qui penserete, naturalmente, ai monasteri della Crimea. Questa regione è chiamata, non senza qualche esagerazione, la "Cappadocia spagnola".

Una chiesa nelle grotte della "Cappadocia spagnola"

7. La valle del silenzio

La "Valle del Silenzio" o "Tebaide del Bierzo" si trova nei pressi di Ponferrada. È un luogo in cui il monachesimo si stabilì molto presto. La chiesa di Santiago di Peñalba risale al X secolo. È qui che è sepolto il santo vescovo Gennadio di Astorga. In mezz'ora di cammino, si raggiunge la grotta dove il santo visse da eremita e dove, divenuto vescovo, amava ritirarsi.

Si può proseguire su questa strada di montagna per raggiungere le rovine del monastero di San Pedro de Montes, fondato da san Fruttuoso di Braga nel VII secolo. Qui non ci sono alberghi, ma "casas rurales" che i residenti affittano ai turisti e ai viaggiatori. A Santiago de Peñalba, si può alloggiare da Desiderio, che vi farà omaggio per cena di un buon "botillo", piatto tradizionale dei montanari del León.

8. Le chiese visigote di Castiglia-León

A 23 km da Samora si trova l'eccezionale chiesa di San Pedro de la Nave, che avrebbe dovuto essere sepolta durante la costruzione di una diga, ma grazie agli sforzi dell'architetto e storico Manuel Gomes-Moreno, è stata spostata nel 1930-1932.

I suoi capitelli sono decorati con sculture raffiguranti il ​​sacrificio di Abramo, Daniele nella fossa dei leoni e altri. Secondo la tradizione, questa chiesa risale al VIII secolo, ma è stata anche proposta una datazione più recente (IX-XI secolo). Il meraviglioso rettore di questa chiesa è il padre Luís Santamaria che si diverte a dire di essere il sacerdote più giovane della chiesa più antica della diocesi.

Vi è un'altra chiesa unica a Venta de Baños: San Juan de Baños, costruita nel 661 per ordine del re visigoto Reccesvindo. che era stato salvato dalle acque di una sorgente che scorre vicino alla chiesa. Non dimenticate di portare con voi una bottiglia vuota!

Capitello della chiesa di San Pedro

9. Il León

Nella provincia di León, è assolutamente da visitare la la Colegiata de los Reyes, per ammirare i suoi affreschi romanici, soprattutto quelli in cui ogni mese è personificato con il suo lavoro e occupazioni. Accanto si trova la basilica dove nel 1063 sono state ricevute le reliquie di san Isidoro di Siviglia.

Il santo vescovo Isidoro è senza dubbio la figura più sorprendente della patristica spagnola. Dopo la morte del suo fratello maggiore Leandro, Isidoro gli succedette sulla cattedra di Hispalis (Siviglia). Isidoro e il fratello sono passati alla storia come combattenti inflessibili contro l'arianesimo. Isidoro presiedette il Concilio di Siviglia che nel 619 ha condannato l'eresia degli "acefaliti, condanna ripresa poi dal IV Concilio di Toledo del 633 [e dal V del 636]. Il santo vescovo morì il 4 aprile 636, e secondo il calendario mozarabico di Recemondo, è commemorato il 4 aprile.

La venerazione di sant'Isidoro, dai tempi della Chiesa indivisa, si è estesa ben oltre i confini della Spagna. Oltre ai due calendari mozarabici del X secolo, il suo nome è menzionato nel Martirologio di Usuardo, un codice francese della metà del X secolo, nelle litanie del Salterio di Carlo Magno e in altri testi liturgici francesi e tedeschi dal IX al XI secolo. Dante colloca Isidoro nell'Empireo, il decimo cielo.

Isidoro è uno dei tanti santi della Chiesa indivisa a cui è dedicato un capitolo del Synaxarion redatto dallo ieromonaco Macario del monastero athonita di Simonopetra, pubblicato nel 2011 a Mosca dal monastero Sretenskij. Isidoro è menzionato anche dalla Chiesa ortodossa in America.

teca con le reliquie di sant'Isidoro

10. Toledo

La stragrande maggioranza dei turisti che si recano a Madrid cerca di andare a Toledo, l'antica capitale spagnola che si trova a un'ora di viaggio da quella attuale. Pochi sanno che la Toletum romana è il luogo del martirio di santa Leocadia, morta in un carcere nei primi anni del IV secolo.

Sul luogo di sepoltura della santa, il re visigoto Sisebuto costruì nel 618 una chiesa dove si tennero il IV, V, VI e XVII Concilio di Toledo; qui si trovano le tombe dei vescovi di Toledo Eugenio, Ildefonso e Giuliano. Nella vita di Ildefonso è specificatamente descritto il rinvenimento delle reliquie di santa Leocadia nel VII secolo. La chiesa fu distrutta durante l'invasione araba, ma fino a oggi la sepoltura della santa è conservata nella chiesa di Cristo de la Vega. A Toledo si trova anche la chiesa di santa Leocadia, costruita, secondo la tradizione, sul sito della casa natale della santa.

Nell'VIII secolo, le reliquie della santa furono traslate a Oviedo, e i pellegrini che oggi venerano il sudario del nostro Signore, conservato nella "Cámara santa" della cattedrale, possono accedere al piano inferiore della cappella, nella cripta Leocadia dove erano conservate le sue reliquie.

Nell'XI secolo, al tempo di Alfonso VI, le reliquie di Santa Leocadia si trovavano nell'abbazia fiamminga di Saint-Gilles (Bruges), da dove sono tornate il ​​26 aprile 1587. Oggi sono nella cattedrale di Toledo, nella cappella detta "el Ochavo" di solito chiusa al pubblico. Un reliquiario contenente una parte del capo della santa è conservato nella chiesa ortodossa di santa Maria Maddalena a Madrid.

cattedrale di Toledo, icona della santa martire Leocadia (dipinta da Evgenij Maljagin) dono dei fedeli della Chiesa ortodossa russa

11. Jaca e i suoi dintorni

Questa città del nord dell'Aragona conserva la memoria della santa Eurosia (Orosia), martirizzata nell'epoca delle invasioni arabo-musulmane. I suoi resti sono stati depositati nella cattedrale di Jaca nell'XI secolo. La prima menzione della sua morte e del suo culto risalgono al XIII secolo. Secondo la tradizione fondata nel 1493 dal monaco ceco Giovanni del monastero di Monte Oliveto, sarebbe stata boema. Ma dagli inizi del XVII secolo questa versione è stata contestata.

In ogni caso, non è sbagliato dire che nel culto a lei accordato dalla Chiesa, rappresenta un legame vivente tra l'antica Spagna e il mondo cristiano ortodosso. Il suo capo riposa nella chiesa del villaggio di Yebra de Basa, da cui un sentiero pittoresco conduce attraverso la montagna a una chiesa costruita sul luogo del suo martirio.

Come pellegrini provenienti da Madrid, abbiamo preso questo sentiero, ma abbiamo dovuto ridiscendere alla nostra auto per un'altra strada indicata sulla mappa.

Abbiamo cercato invano la chiesa. Era in arrivo una tempesta, non dall'alto, ma dal lato, avanzando dritta su di noi, come accade in montagna. Non c'era anima viva. Sarebbe stato pericoloso scendere. Improvvisamente abbiamo visto un pastore, il suo accento aragonese sembrava strano, ma ben presto è arrivata la spiegazione. Vasilij è nato a Chernovtsy, e più della metà del nostro gruppo era composta da ucraini. Difficile dire chi sia stato il più soddisfatto di questo incontro, se lui, noi o il suo cane Trotskij. Siamo scesi dalla montagna con le jeep della Guardia Civile, e io mi sono ripromesso di non fidarmi MAI più delle mappe quando conduco qualcuno su un percorso che io stesso non ho mai compiuto almeno una volta.

Nonostante tutto, il viaggio è stato meraviglioso. Abbiamo ancora davanti a noi i picchi dei Pirenei, i prati, il pastore, il suo cane Trotskij e l'immagine di sant'Eurosia, protettrice di quelli che sono sorpresi da una tempesta.

Nel mese di ottobre 2016, organizzeremo un pellegrinaggio per gli ortodossi russi, che spero di condurre ai luoghi santi della Spagna. Partecipate, saremo lieti di accogliervi.

luogo del martirio di santa Eurosia (Orosia), nel nord della provincia di Aragona

 
L'unzione con olio nell'antichità e nella Chiesa cristiana

L'unzione con l'olio (principalmente come rimedio per i disturbi del corpo) è diffusa tra i popoli del Medio Oriente fin dall'antichità. La prima menzione simbolica dell'olio nella Bibbia ha la forma di un ramo d'ulivo nel becco di una colomba, a simboleggiare la riconciliazione dell'uomo con Dio dopo il diluvio (Gen 8:10-11).

Storicamente, l'unzione nella Chiesa risale all'istruzione, stabilita tramite Mosè, di ungere con olio consacrato Aronne e tutti i suoi discendenti, che divennero sacerdoti nel tempio di Gerusalemme (o, prima della sua costruzione, nel tabernacolo all'aperto).

La pratica ebraica di usare l'olio come rimedio è descritta nell'Antico Testamento (Is 1:6; Ger 8:22; 51:8).

Anche l'olio (in origine olio d'oliva) era usato, insieme agli agnelli e al grano, come offerta sacrificale. "Ecco ciò che tu offrirai sull'altare: ...un decimo di efa di fior di farina impastata con un quarto di hin di olio vergine e una libazione di un quarto di hin di vino... profumo soave, offerta consumata dal fuoco in onore del Signore" (Es 29:38-41). Secondo la Bibbia esplicativa del Lopukhin (1904), "I principali doni elargiti dal Creatore come mezzo per la conservazione della vita umana e per la contentezza terrena (Ps 103:14,15), servirono anche come soggetti del sacrificio incruento, rispecchiando così pienamente e chiaramente l'idea principale, quella del sacrificio di sé.

La prima menzione degli apostoli che usavano l'unzione con olio per guarire gli infermi è stata fatta durante la vita di Cristo: "...scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano" (Mc 6:13). Queste azioni degli apostoli sono considerate l'archetipo del futuro sacramento.

Il significato speciale che gli antichi greci e romani attribuivano ai massaggi con gli oli, compreso l'olio d'oliva, è stato descritto da Celso, Galeno e molti altri. I cristiani usavano l'olio per i battesimi e durante le malattie, come rimedio curativo santificato dalla preghiera. Si usava "olio esorcizzato" per scacciare gli spiriti maligni e, infine, l'olio veniva usato come sacramento, come segno visibile della grazia risanatrice di Dio.

I primi cristiani continuarono a usare ampiamente l'olio come medicamento, insieme al suo uso sacramentale. Riferimenti all'uso non sacramentale dell'olio si trovano nelle opere di Tertulliano, Efrem il Siro, Teodoreto di Ciro e molti altri. Tuttavia, i primi cristiani percepivano l'olio non solo come una medicina ordinaria, ma anche come un rimedio che acquistava il suo potere curativo nella consacrazione e nella fede del malato.

L'olio poteva essere consacrato non solo dal clero, ma anche dai laici, uomini e donne (Prof. A. Katansky, An Outline of the History of the Ritual Side of the Sacrament of Unction). Secondo la credenza della chiesa e la testimonianza di san Giovanni Crisostomo, l'olio diventava sacro anche solo per essere stato in chiesa.

Riferimenti all'uso sacro dell'olio si trovano negli scritti di Origene, Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria, Ambrogio e Aurelio Agostino. Tutti questi padri hanno ricordato ai malati il mezzo pieno di grazia dell'olio per guarire non solo i disturbi corporali, ma anche quelli spirituali, cioè per ottenere il perdono dei peccati.

La testimonianza di papa Innocenzo I (IV-V sec.) è di primaria importanza in relazione al mistero della santa unzione. Nella sua epistola al vescovo Decenzio di Gubbio, Innocenzo discute dell'unzione con l'olio, descrivendo l'immiscibile, la coesistenza delle sue due essenze, medica e sacramentale.

È piuttosto difficile dire che aspetto avesse l'unzione degli infermi prima del IX secolo, quando acquisì la forma, a noi oggi nota. Sappiamo che all'inizio era molto semplice e consisteva solo in pochi salmi e preghiere. L'originaria brevità dell'ordine di servizio è testimoniata dalla prescrizione di Incmaro, arcivescovo di Reims (VIII secolo), che obbliga i presbiteri ad impararlo a memoria.

questo kit per l'unzione fatto a mano è realizzato su ordinazione in un laboratorio del convento di santa Elisabetta

Le preghiere più antiche comprese nel moderno servizio della santa unzione sono la prima preghiera per la consacrazione dell'olio ("O Signore, che nella tua misericordia e munificenza...", la terza preghiera letta durante l'unzione degli infermi ("O Maestro onnipotente, santo Re...") e, infine, la preghiera: "O Maestro, Signore nostro Dio, Medico delle anime e dei corpi..."

Due sono i principali modelli interpretativi per l'uso dell'olio nella Chiesa. Il primo modello, chiamato sacramentale, è tradizionale per le Chiese storiche e comprende la santa unzione come un sacramento della Chiesa originariamente stabilito, in cui un credente riceve la grazia da Dio attraverso la preghiera. Tutte le informazioni di cui sopra sulla percezione dell'olio nella coscienza della Chiesa corrispondono a questo modello.

Il modello sacramentale fu criticato per la prima volta con l'inizio dell'era della riforma, principalmente perché non c'erano praticamente riferimenti alla sacra unzione con olio e alla successiva guarigione nella letteratura cristiana prima del V secolo.

Tuttavia, ci sono descrizioni di casi di guarigione attraverso altri mezzi, come l'imposizione delle mani (il più delle volte), l'invocazione del nome del Signore sui malati, la benedizione dell'acqua e così via. Secondo il modello correttivo, l'unzione con olio è un rimedio, allo stesso livello di quelli sopra menzionati.

Questo modello si basa sulle seguenti disposizioni: Fonti con preghiere speciali per la consacrazione dell'olio per i malati compaiono dopo il III secolo. La consacrazione dell'acqua per la guarigione e l'imposizione delle mani sugli infermi come azione liturgica sono note anch'esse dal III secolo. La letteratura patristica e agiografica del IV-VI secolo contiene molte storie di guarigioni miracolose, compiute dai santi usando l'olio, ma non legate al sacramento dell'unzione.

Lo svantaggio di questo modello è il fatto che si basa esclusivamente sul presupposto che non ci sono ragioni oggettive per identificare l'unzione con l'olio con altri mezzi curativi. Inoltre, questo modello non distingue tra l'unzione con olio e il sacramento dell'unzione. Questo modello non trova riscontro né nella storia della Chiesa né nella teologia dei Padri, ed è stato creato artificialmente per polemica con le Chiese storiche.

Si può concludere che l'unzione con olio non è di per sé un'azione di guarigione (con l'eccezione di alcune lesioni cutanee). È piuttosto un segno di guarigione, donato da Dio ai malati attraverso il corpo del sacerdozio e la preghiera della Chiesa. Tale spiegazione mostra il sacramento della santa unzione non come un rito magico, che concede una guarigione istantanea, ma come una preghiera dedicata della Chiesa per i malati. La guarigione dei malati avviene secondo la volontà di Dio, mentre l'olio è segno della sua sconfinata misericordia.

 
Cristo, il potere invincibile

Quando ha avuto la prima consapevolezza della Chiesa ortodossa russa?

La mia introduzione alla Chiesa ortodossa è stata attraverso i santi locali dell'Inghilterra nel nord della mia nativa contea dell'Essex, in particolare sant'Edmondo, ma anche i santi Albright (Etelberto), Cedd, Botolph e Osyth. Tuttavia, per quanto riguarda la Chiesa ortodossa russa in quanto tale, il mio primo incontro è stato quasi cinquant'anni fa, subito dopo il mio dodicesimo compleanno, nel mese di agosto del 1968. A seguito di tale rivelazione, ho iniziato a imparare da solo il russo nel mese di ottobre dello stesso anno a Colchester, perché sapevo già che la Chiesa ortodossa russa sarebbe stata la mia casa spirituale. Tuttavia, ho dovuto aspettare quasi altri sette anni fino a quando ho potuto prendere parte alla vita ortodossa russa, poiché in quei giorni (ora non è molto meglio) c'erano così poche chiese russe ovunque. Sono riuscito a visitare qualche chiesa russa solo nel 1973.

In quale parte della Chiesa russa è entrato?

Poiché due dei suoi membri mi avevano detto che la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) non mi avrebbe permesso di farne parte perché ero inglese (non avevo idea in quel momento che la mia bisnonna fosse russa, ho scoperto quel lontano legame solo molto più tardi), non ho avuto altra alternativa che unirmi al patriarcato di Mosca. I suoi membri potevano essere stati molte cose in quei giorni lontani, ma almeno non erano razzisti.

Com'è stato in seguito il suo percorso verso il sacerdozio?

È stato molto duro. Prima di tutto, dal momento che in quei tempi non ho potuto vivere e lavorare in Russia a causa della guerra fredda, per il mio primo lavoro sono andato a vivere e lavorare in Grecia. Ho pensato che fosse la migliore alternativa. Dopo un anno di vita lì e le visite nell'allora Jugoslavia e in Bulgaria, ho capito che le Chiese dei Balcani non erano le soluzione alla necessità di una chiesa locale ortodossa in Occidente. Erano tutte ripiegate su se stesse, culturalmente molto ristrette e irrimediabilmente nazionaliste. Più tardi, i contatti con i romeni e i georgiani mi hanno detto le stesse cose su di loro, e nel caso romeno c'è l'enorme problema della simonia. Così, con la Russia chiusa, nel 1979, con la benedizione del metropolita Antony (Bloom) sono andato a studiare presso l'Istituto Teologico San Sergio a Parigi, che nella mia ignoranza immaginavo essere un seminario ortodosso russo.

Cos'era, in effetti?

Erano i resti di un seminario ortodosso russo mescolato con un istituto di filosofia e, francamente, di eresia. Si predicava apertamente il modernismo o rinnovazionismo, che è di base protestante, e quindi non è neanche lontanamente interessante per qualcuno proveniente da un paese come l'Inghilterra con una cultura protestante, così estranea a me. Un sacerdote inglese, piuttosto duramente, ha definito il Saint Serge una scuola domenicale metodista. Un commento molto duro, ma con un fondo di verità.

Perché non aveva pensato di andare a Jordanville negli Stati Uniti?

Per la stessa ragione di cui ho parlato prima. Mi è stato più volte detto dai membri della ROCOR che là prendevano solo i russi. Ricordiamo che in quei giorni non c'era Internet, nessuno dava consigli, ognuno doveva fare la propria strada, si faceva ciò che dicevano i rappresentanti locali, anche se non era corretto.

Cosa è successo dopo?

Nel 1982 mi è stato offerto il sacerdozio da parte del patriarcato di Mosca a condizioni che posso solo descrivere come scandalose. Sono uscito per non tornarci mai più, e ho fatto di nuovo un approccio alla Chiesa fuori della Russia. Ho avuto la stessa risposta del 1974, anche se ho notato che questa volta c'erano di fatto alcuni ex-anglicani in un ramo distinto della ROCOR in Inghilterra. Tuttavia, questi ex-anglicani conservatori piuttosto eccentrici sembravano non avere alcun interesse per la Chiesa ortodossa russa, ma solo di essere anti-anglicani, e avevano un grande interesse per le sette ortodosse greche fanatiche. Non essendo mai stato anglicano e avendo vissuto in Grecia, non avevo alcun interesse per entrambe le cose. Questo era tanto più frustrante perché la ROCOR aveva appena canonizzato i nuovi martiri e confessori e naturalmente avevo le loro icone e li veneravo. Tuttavia, nel 1983, ho deciso di emigrare in Francia e di entrare nella chiesa di mia moglie, la giurisdizione di Parigi.

Non è stato avventato? Voglio dire, non sapeva già del problema locale del modernismo?

Quello che bisogna capire è che a Parigi nel 1981 avevano eletto un nuovo arcivescovo. Sotto il vecchio arcivescovo molto anziano e santo, i rinnovazionisti erano venuti alla ribalta, approfittando della sua vecchiaia, ma il nuovo arcivescovo ci aveva promesso personalmente che lui li avrebbe spazzati via e avrebbe fatto ritornare la sua giurisdizione all'Ortodossia e alla pratica russa canonica. Quindi, era un momento di grande promessa e anche di eccitazione. Il patriarca di Costantinopoli Dimitrios aveva anche detto al quel tempo che la giurisdizione di Parigi sarebbe stata restituita alla Chiesa russa non appena questa fosse stata libera. Così, con la speranza in un futuro promettente, nel gennaio 1985 vi sono stato ordinato diacono.

Cosa è successo dopo?

Nel maggio 1985 mi è stato offerto il sacerdozio a condizione che diventassi massone. Ho rifiutato, scandalizzato. Poi siamo diventati testimoni dell'invasione completa della giurisdizione da parte dei rinnovazionisti. Il nuovo arcivescovo li ordinò uno per uno, rompendo completamente la sua promessa – non perché fosse un bugiardo, ma perché era un debole. Era lo stesso problema del metropolita Evlogij, il primo vescovo a capo della giurisdizione di Parigi; non aveva mai voluto lasciare la Chiesa russa, ma era un uomo debole, circondato da laici potenti, principalmente massoni, quelli che avevano tradito lo tsar e organizzato la rivoluzione di febbraio. Era la fine della possibilità che tale giurisdizione sarebbe mai tornata alla Chiesa russa liberata, restaurata e riunita. Ma ho capito solo più tardi il significato di quell'amara delusione.

Perché non ha lasciato un simile gruppo massonico?

Non tutti erano massoni e io sentito che dovevo lavorare fino a quando si rivelasse la volontà di Dio per me.

Quando è stato?

Senza dubbio è stato nell'estate del 1988, quando la giurisdizione di Parigi ha celebrato il millennio del Battesimo della Rus'. Invece di invitare i vescovi russi in Europa occidentale alla cattedrale in Rue Daru a Parigi e ritornare alla Chiesa russa in unità, hanno inveito contro la Chiesa russa e hanno invitato il cardinale cattolico di Parigi. Non ero solo scandalizzato ma spiritualmente sconvolto. Ero un testimone oculare di tradimento e apostasia. È stata l'ultima goccia. Preferivano l'eresia all'Ortodossia.

Poco dopo, ho incontrato l'arcivescovo Antonio di Ginevra della ROCOR, che mi ha detto che sarebbe stato felice di ricevermi e che non avevo alcun bisogno di lavorare in tali condizioni anti-canoniche. Ho colto al volo l'occasione. 17 persone se ne sono andate con me, incluso un prete. Quindi siamo entrati tutti nella Chiesa fuori dalla Russia nel mese di gennaio del 1989. È stato un momento di trasformazione, perché in precedenza avevo conosciuto la Chiesa fuori dalla Russia solo in Inghilterra. D'altra parte, vladyka Antonio, erede di vladyka Giovanni di Shanghai, per quanto tradizionale, non era un razzista o un fanatico, ma era di mentalità missionaria. Viveva in un mondo diverso dai fanatici in Inghilterra, e concelebravamo liberamente con altri ortodossi.

Mi ricordo che mi raccontava degli estremisti che stavano cercando di prendere il controllo della ROCOR a New York. Diceva: 'Ma non c'è altro posto dove andare'. Io non ho il minimo dubbio che sarebbe tornato in Russia, se ne avesse avuto la possibilità. Ricordo anche conversazioni con lui circa il metropolita Antonio di Kiev (l'arcivescovo Antonio veniva da Kiev), che aveva conosciuto bene a Belgrado e di cui aveva preso il nome. Lui era la vera ROCOR. Un vero ortodosso russo. Finalmente. Mi ci erano voluti 20 anni per arrivare a quel punto! 20 anni di scontri con illusioni, bugie, promesse non mantenute e corruzione. Si potrebbe pensare che sarebbe stato facile, ma nulla del genere. Tutto l'inferno era contro la Chiesa ortodossa russa, un segno sicuro di verità.

Cosa è successo dopo?

Beh, finalmente vivevo come un vero e proprio ortodosso russo. Quasi tre anni dopo, nel dicembre del 1991, sono stato ordinato sacerdote per la nuova parrocchia della ROCOR a Lisbona in Portogallo.

Qual era il suo atteggiamento nei confronti del patriarcato di Mosca?

Aspettavamo tutti con impazienza che diventasse politicamente libero e privo di rinnovazionismo. Questo è successo ufficialmente con il Concilio del Giubileo a Mosca nel 2000.

Allora, perché la Chiesa fuori dalla Russia non ha aderito al Patriarcato subito, nel 2000?

Una cosa è proclamare la verità in un Concilio, un'altra è attuare le decisioni del Concilio. Per esempio, posso ancora ricordare come, dopo tale evento, nella cattedrale patriarcale di Londra rifiutavano di mettere le icone dei nuovi martiri e anche, per inciso, rifiutavano di vendere i libri di padre Seraphim (Rose) o qualcosa di tradizionale. I sacerdoti e le persone provenienti dalla Russia erano perseguitati dai rinnovatori perché erano 'troppo' tradizionali. Abbiamo dovuto aspettare che il patriarcato si liberasse da tale rinnovazionismo.

Inoltre, va detto, noi stessi abbiamo dovuto aspettare fino a quando ci hanno lasciati gli elementi fanatici che avevano fatto tanto male alla ROCOR da quando avevano iniziato a infiltrarsi nella Chiesa alla metà degli anni '60. Quando gli estremisti ci hanno finalmente lasciati, quasi allo stesso tempo, c'è stato un enorme sospiro di sollievo, perché da allora abbiamo potuto andare avanti a essere ortodossa. Così, abbiamo dovuto aspettare fino al 2007.

Come fa a sapere che qualcuno è libero dal rinnovazionismo?

Semplice: la cartina di tornasole è la venerazione per i nuovi martiri, specialmente i martiri imperiali. I rinnovazionisti li odiano.

Come fa a sapere che qualcuno è libero dal fanatismo confessionale del genere che nella sua descrizione ha infiltrato la ROCOR?

Semplice: la cartina di tornasole è la volontà di concelebrare con gli altri cristiani ortodossi.

Cosa succederà in futuro? Al momento ci sono paesi come l'Inghilterra dove ci sono due giurisdizioni parallele della Chiesa russa, una che dipende da Mosca, l'altra che dipende dalla Chiesa fuori dalla Russia?

Secondo l'accordo del 2007, dove ci sono due giurisdizioni parallele, la ROCOR dovrebbe, nel tempo, assorbire la giurisdizione patriarcale. Questo probabilmente prenderà una generazione, in modo che nessuno sarà sotto pressione e tutto avverrà naturalmente, organicamente. Tuttavia, in realtà, già sono passati nove anni e possiamo vedere che in alcune aree, come il Nord America e l'Australasia, la ROCOR chiaramente assumerà la responsabilità di quei territori, mentre in altre zone le assumerà il patriarcato, come in Sud America, per non parlare del Sud-Est asiatico. Il problema si presenta nella zona mista dell'Europa occidentale, tra cui le Isole Britanniche e in l'Irlanda. In questa zona, solo il tempo lo dirà: chiaramente sarà la più competente delle due che si assumerà la responsabilità.

Per il momento dovremo condurre vite parallele. Vi è comunque tanto da fare. Potrei iniziare 12 parrocchie domani, se avessi i soldi per comprare gli edifici e ottenere candidati per l'ordinazione al sacerdozio. Lo stato delle infrastrutture ortodosse e la situazione pastorale generale qui sono così spaventosi da essere scandalosi; non c'è da stupirsi che così tanti ortodossi abbandonino la Chiesa o diventino cattolici romani o protestanti. Tutto quello che noi pastori incontriamo è indifferenza. Coloro che hanno autorità dovrebbero chinare il capo per la vergogna. Perché non c'è una chiesa di nostra proprietà in ogni città oltre i 100.000 abitanti? Questo avrebbe dovuto essere fatto una generazione fa. Per esempio i milioni di abitanti di Londra hanno solo due piccole chiese!

Colchester è la cinquantesima più grande città in Inghilterra (e tra l'altro la cinquecentesima più grande in Europa occidentale). Ha una chiesa che ci appartiene. Ma che dire delle altre 49 più grandi? Solo cinque di loro hanno chiese proprie: Londra, Manchester, Nottingham, Norwich, Birkenhead-Liverpool. Questo è uno scandalo. Non vi è alcuna visione missionaria. Birmingham è la seconda città più grande del Regno Unito, con una popolazione di due milioni. E dov'è che i fedeli del patriarcato fanno dieci liturgie all'anno al sabato (che è tutto ciò che il prete è in grado di gestire)? Nella cappella degli uniati ucraini. La prossima volta che sentite qualche ortodosso un po' ingenuo vantarsi della sua Chiesa, diteglielo. Gli ortodossi dovrebbero vergognarsi di se stessi.

Quindi non vi è concorrenza tra le due parti della Chiesa russa a livello locale?

No, per niente. Tutto dipende da chi ha i sacerdoti e gli edifici. Un esempio concreto. Mi è stato chiesto di visitare un carcere nel Cambridgeshire. Ora, poiché non vi è alcuna presenza della ROCOR nel Cambridgeshire (perché per incompetenza ha rifiutato di avviare qualcosa sul posto nel 1980), ho dato alle autorità della prigione i riferimenti del prete patriarcale che vive nel Cambridgeshire. D'altra parte, quando il patriarcato ha avuto da avviare qualcosa a Norfolk (aveva perso ciò che aveva avuto lì pochi anni prima, anche qui per incompetenza), ma sapendo che la ROCOR aveva una presenza locale che risale al 1966, ha fatto riferimento a me. Così qui c'è una divisione territoriale. Ora, dove c'è una doppia giurisdizione, come a Londra (in Inghilterra è l'unico caso), qualcosa dovrà essere risolto. Ma, come si può vedere, sarà una questione di competenza. Solo il tempo può risolvere tali questioni. La parte più competente, la parte più spirituale della Chiesa russa prevarrà e formerà una giurisdizione unitaria.

Quindi non vi è alcuna divisione territoriale rigida in Europa occidentale?

No, nessuno vuole imporre un tale sistema. Tutto deve essere fatto liberamente, lasciando che le persone scelgano. Anche se, detto questo, possiamo osservare una tendenza della ROCOR a dominare nel mondo di lingua inglese. Il Canada, gli Stati Uniti e l'Australia sono chiari esempi. Per esempio, con l'arcivescovo Mark della ROCOR che si ritirerà in Germania e la diocesi della ROCOR diocesi nelle Isole Britanniche e in Irlanda che sarà rilevata dal metropolita Hilarion di New York, si può anche parlare di una sorta di Brexit della ROCOR. Vladyka Hilarion sarà di fatto Metropolita della nuova Inghilterra e della vecchia Inghilterra. Questo è un evento eccezionale, storicamente parlando, e può essere significativo, un punto di svolta.

Quindi è possibile che in una generazione da ora la ROCOR esista solo nel mondo di lingua inglese, ma che vi unisca tutti gli ortodossi russi. La ROCOR diventerà la ROCA – la Chiesa russa ortodossa nell'Anglosfera. Questo è un possibile scenario del tutto organico e naturale, una Metropolia ortodossa russa che unisce l'Anglosfera, il mondo di lingua inglese. Il patriarcato si occuperà di tutto il resto in varie metropolie, in America Latina, in Alaska, in Europa occidentale, in Asia, ecc.

Quindi l'Europa occidentale andrebbe completamente al patriarcato?

Questo è il modo in cui le cose si stanno sviluppando in questo momento. Tutti i giovani vescovi e tutto il dinamismo della Chiesa russa in questi paesi sono di provenienza patriarcale. La ROCOR ha solo tre vescovi anziani e non sta aprendo alcuna nuova chiesa.

C'è una differenza tra le chiese della ROCOR e le chiese patriarcali?

Penso che ce ne sia una piccola, in generale. Stranamente, la ROCOR è allo stesso tempo più russa, ma anche più locale, più integrata. Abbiamo fatto le traduzioni, stampiamo in lingua inglese, parliamo le lingue locali e conosciamo le leggi locali, siamo nati qui. Allo stesso tempo, però, siamo assolutamente fedeli al meglio della Russia dello Tsar, non avendo mai subito il periodo sovietico e rinnovazionismo. Per citare il santo metropolita Laurus: 'Noi siamo per la purezza della santa Ortodossia'. Siamo sacerdoti e fedeli imperiali.

Che cosa può dire dei suoi rapporti con la Chiesa russa in Russia?

Siamo molto vicini a tutti coloro che sono praticanti nella Chiesa in Russia e si sentono vicini a noi. Per esempio, a Mosca, uno dei più cari amici della ROCOR è sempre stato il vescovo Tikhon (Shevkunov), che alcuni hanno persino suggerito che sarà il prossimo patriarca. (Il vescovo Tikhon è finito in prima pagina di recente, quando ha offeso l'Establishment britannico invitando gli studenti del college di Eton a sperimentare il cristianesimo in Russia, una cosa non gradita all'Establishment ateo). In generale, coloro che hanno una particolare venerazione per i nuovi martiri e confessori si sentono subito a casa nella ROCOR. Lo vedo quasi ogni domenica. Persone provenienti da diverse parti della Russia, dall'Ucraina, dalla Moldova e altrove dicono che si sentono a casa, qualunque sia la lingua, e l'atmosfera è come a casa. Nella mia città natale di Colchester, è una grande cosa avere una tale oasi d'Ortodossia.

Chi sono i non praticanti in Russia?

Si possono trovare tutti i tipi di persone. Ci sono da una parte quelli che mescolano la superstizione con l'Ortodossia, per esempio, i ritualisti che pensano che l'acqua santa sia più importante della santa comunione, che mescolano fariseismo e settarismo, puritanesimo e mentalità di giudizio, o, d'altra parte, quelli che mescolano il nazionalismo sovietico, l'amore per il tiranno Stalin e il modernismo. Ma tutto ciò è superficiale, la maggior parte si dirige verso la Chiesa, prima o poi. Non perdete tempo tra le frange ecclesiali dei convertiti – altrimenti potreste finire per pensare che questa sia la Chiesa! Una terribile delusione!

Perché è rimasto fedele alla Chiesa russa, nonostante tutte le difficoltà che ha affrontato nel corso di quasi 50 anni?

Perché la Chiesa ortodossa russa è la forza invincibile. La storia fin dal 1917 lo dimostra. Le porte degli inferi non hanno prevalso – e non prevarranno – nonostante tutti i nemici e i traditori, sia esterni che interni, che abbiamo affrontato. Giuda ha tradito, ma gli altri apostoli hanno trionfato. Quindi la tragedia diventa gioia. La pietra che è stata rifiutata è diventata la pietra angolare. Hai vinto, o galileo!

 
2300 chiese parrocchiali in Grecia sono ora senza sacerdoti

Atene, 17 novembre 2015

Poiché la Chiesa e lo stato in Grecia non sono separati e i preti sono dipendenti del governo, la Chiesa di Grecia è stata colpita dalla riduzione del settore statale, come riporta AgionOros.ru.

Lo Stato ha ridotto drasticamente il numero di ordinazioni di nuovi sacerdoti, e per questo molte parrocchie sono ora senza pastori.

Secondo la legislazione corrente, un nuovo dipendente pubblico (nel nostro caso: un membro del clero) può essere accettato per un impiego solo dopo il pensionamento di dieci dei suoi colleghi.

Secondo i dati del Santo Sinodo della Chiesa di Grecia, l'attuale numero di parrocchie senza cura pastorale ha raggiunto il 22%; la Chiesa è ormai a corto di 2.300 sacerdoti rispetto al numero totale di 10.500 sacerdoti necessari.

Prima di tutto, sono i piccoli insediamenti a  risentire della carenza di cura pastorale. Per la maggior sono situati a grandi distanze da località abitate, oppure sono inaccessibili a causa dell'insufficienza dei trasporti. Allo stesso tempo, una piccola comunità media non è in grado di mantenere un prete con mezzi propri.

Il metropolita Eustazio di Momemvasia e Sparta descrive la situazione come critica: "Ogni diocesi manca di almeno 20 sacerdoti, nella nostra metropolia mancano 70 preti. Questo vuol dire che la Liturgia non è celebrata in alcune chiese la domenica. Gli abitanti dei piccoli villaggi sono abbandonati dai funzionari, dai docenti, dai servizi statali. Solo la Chiesa rimane con loro. Ma se non ci sono sacerdoti, perderanno del tutto protezione e sostegno.

Quando c'è una nuova ordinazione di un sacerdote per ogni 6-7 sacerdoti che vanno in pensione, vi rendete conto dove stiamo andando. In 15 anni rimarranno solo 20-30 dei 120 sacerdoti nella diocesi, e ciascuno di essi dovrà essere responsabile di 4-5 parrocchie, situate a molti chilometri di distanza le une dalle altre".

Il metropolita Geremia di Gortynos condivide la preoccupazione dell'episcopato della Chiesa di Grecia: "Nella mia diocesi, 50 su 150 chiese non hanno sacerdoti. Le campane non suonano più. Una volta un residente locale mi ha detto: 'Non abbiamo nessun insegnante, nessun prete, le nostre campane non suonano più... Così un giorno diventeremo turchi'."

Il metropolita ha ricordato che è stata la Chiesa ortodossa che ha salvato i greci dall'islamizzazione e dalla perdita della loro identità nazionale negli anni del giogo ottomano.

 
Archimandrita Tikhon (Shevkunov): Eroi quotidiani

Le società secolarizzate, che fanno di tutto per allontanare il ricordo dei santi, prima o poi perdono anche il senso degli eroi terreni, che pur senza pretese di una vita divina, portano i loro popoli a una crescita di valori morali. Approfittando della discussione sul ruolo degli eroi nella società russa, padre Tikhon analizza in un’intervista a Elena Jakovleva di Rossijskaja Gazeta il valore degli esempi di eroismo nel processo di rinnovamento spirituale. Il testo russo e la traduzione italiana dell’intervista a padre Tikhon sono nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Un'Europa ucrainizzata?

Negli ultimi 23 anni, da quando l'Ucraina è stata inventata per unire popoli completamente diversi, tra i quali l'80% parla correntemente russo e non uno dei tanti dialetti regionali 'ucraini', abbiamo visto la sua situazione degenerare da fragile a disastrosa. Nel far west della Galizia i discendenti dei pro-nazisti della Polonia sono stati uniti con i discendenti dei russi anti-nazisti nel sud, est e nord. Per quanto riguarda il centro, passato alla storia come Piccola Russia, alcuni non sono molto sicuri della loro identità. Per quanto riguarda la Transcarpazia del sud-ovest, ex-Cecoslovacchia, ex-Ungheria, gli eroici carpato-russi hanno dichiarato la loro indipendenza e chiedono a Mosca la libertà dalla tirannia provinciale ucraina. I transnistriani dal confine moldavo fanno lo stesso. Nel frattempo gli stati dell'Unione Europea, Polonia, Ungheria e Romania, stanno distribuendo passaporti a tutti coloro che possono rivendicare la loro ascendenza.

Trovandosi in bancarotta, devastati e con i beni spogliati da una generazione di oligarchi mafiosi, molti giovani ucraini sono stati costretti a emigrare, soprattutto in Russia e Bielorussia, ma anche in Polonia, Slovacchia, Europa occidentale e Canada. Molti anziani sbarcano il lunario con pensioni assurdamente piccole e appezzamenti di terreno, grazie ai quali possono nutrirsi. La trasformazione in terzo mondo dell'Ucraina, un tempo uno dei più grandi nodi industriali dell'Unione Sovietica e il granaio dell'Europa Occidentale prima del 1914 (l'80% del grano della Gran Bretagna a quel tempo veniva dall'Ucraina), ha raggiunto il punto di crisi.

I suoi burattinai degli Stati Uniti stanno ora tentando di trasformare l'Ucraina in una colonia, un sub-dipartimento della CIA, governato a Kiev da una giunta non rappresentativa, autoproclamata, arrivato al potere con la violenza terroristica. Il risultato è il caos e la rivolta aperta dei suoi popoli. Proprio come nell'Iraq fantoccio Baghdad non comanda nulla al di fuori di una piccola area centrale, e nell'Afghanistan fantoccio Kabul non ha alcun controllo sulla grande massa di quel paese, così anche il regime auto-nominato a Kiev non ha mai controllato i popoli che pretende di governare, e anche le sue forze armate gli disobbediscono.

In tutto questo, però, l' Ucraina non fa che ricordare l'Unione Europea, sotto la cui bandiera insanguinata ha avuto luogo nello scorso febbraio il colpo di stato contro il governo democraticamente eletto dell'Ucraina. Così come l'est, il sud, il nord e parti dell'ovest dell'Ucraina vogliono la libertà, così anche l'est, il sud, il nord e parti dell'ovest dell'Unione europea vogliono anche loro la libertà. Il sud e l'est dell'Ucraina, chiamati dalla storia 'Nuova Russia', sono stati mandati in bancarotta, indebitati e spogliati loro beni dal centro (Kiev) e stanno facendo resistenza, inquieti e arrabbiati. Così anche il sud e l'est dell'Unione Europea, mandati in bancarotta, indebitati e spogliati dei beni dal centro (Berlino), stanno facendo resistenza, inquieti e arrabbiati. Sono gravati da debiti impagabili – anche se meno impagabili rispetto al 17.000 miliardi di dollari dei debiti degli Stati Uniti. Questo è un cappio intorno al collo di ogni cittadino degli Stati Uniti, soprattutto se la Cina, la Russia e l'India decidessero di lanciare una nuova valuta delle riserve.

Così, la maggior parte dell'est dell'Unione Europea, Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Grecia e Cipro, vogliono lasciare l'Unione Europea. In realtà, i loro popoli non hanno mai voluto aderirvi; sono stati solo i loro politici corrotti e i loro amici nei media specializzati in lavaggio del cervello che lo hanno voluto. Non c'è mai stato alcun consenso popolare. Infatti, Cipro ha anche cercato di fare quello che ha fatto la Crimea, e fuggire. I suoi proprietari tedeschi non lo hanno permesso.

Così, la maggior parte del sud dell'Unione Europea, l'Italia in bancarotta, la Francia meridionale, la Spagna e il Portogallo, sono stanchi dello sfruttamento di Berlino.

Così, i popoli del nord, in Svezia, Danimarca e Finlandia, e anche in Norvegia e in Islanda, sono disturbati dalla loro islamizzazione imposta dai potenti e afflitti dai modi corrotti e antidemocratici dell'Unione Europea non sottoposta a revisione.

Così, nella parte occidentale dell'Unione Europea, l'Irlanda assomiglia alla Transcarpazia (Rus' carpatica) nel sud-ovest dell'Ucraina. Un tempo una colonia, l'Irlanda ha raggiunto l'indipendenza attraverso la lotta armata, ma poi è diventata di nuovo una colonia, in bancarotta e di nuovo feudalmente dipendente. Almeno la Transcarpazia ha dichiarato l'indipendenza dai fascisti provinciali al potere a Kiev, installati dagli USA, anche se il loro leader nazionale, padre Dimitrij Sidor, è stato rapito da teppisti di destra inviati da Kiev catturata.

Così, il centro dell'Ucraina (passato alla storia come la Piccola Russia) è indeciso. Il Benelux, la Francia settentrionale, la Germania e l'Austria nel centro dell'Unione Europea sono indecisi. (Anche se la Svizzera è decisamente schierata - contro l'Unione Europea). Ci si risente per l'imposizione dell'euro inflazionato da parte delle élite sotto una fanfara propagandistica. Il Partito Nazionale francese vuole eliminarlo e due terzi dei tedeschi non lo hanno mai voluto in primo luogo.

Nell'estremo nord-ovest della UE, anche i popoli del Regno Unito non sono stati mai consultati sull'adesione all'Unione Europea. In questo sono simili al popolo dell'ovest e del nord-ovest dell'Ucraina in Galizia e Volinia. Anche se sono il centro dell'influenza degli Stati Uniti in Europa occidentale, così come lo sono i galiziani in Ucraina, i popoli del Regno Unito si oppongono al dominio coloniale da Bruxelles / Berlino. Non vogliono essere parte di un'Europa che comprende il sud e l'est.

L’establishment dell'Unione Europea è simboleggiato dal suo presidente non eletto, uno sconosciuto belga. Quell'establishment si è imposto anti-democraticamente ai popoli d'Europa. Anche gli esempi limitati di referendum che ha concesso sono stati ripetuti fino a quando hanno ottenuto la risposta 'giusta'. Ora quell'establishment è opposto da destra e sinistra allo stesso modo, sta in piedi su un sempre più stretto centro autoproclamato – così stretto che appare sempre più come un collo di bottiglia.

I movimenti della destra popolare nazionale in Europa (esclusi gli estremisti militanti e marginali dell'estrema destra) vogliono indietro la loro sovranità e identità nazionale dall'elite transnazionale neocon. Ecco perché in francese tali movimenti sono chiamati 'souverainistes'.

I movimenti della sinistra popolare nazionale in Europa vogliono indietro il loro lavoro e la loro dignità umana dalla elite transnazionale neocon, che ha rubato loro denaro e beni, spogliato e indebitato la gente per mezzo di banchieri anonimi. Ecco come hanno creato un enorme sottoproletariato di disoccupati o precariamente occupati, il 'precariato', a zero ore e contratti temporanee o 'workfare'.

Sia a destra sia a sinistra resistono all'élite globale. Resistono per difendere e rivendicare la loro sovranità nazionale e identità cristiana dall'islamizzazione (settarismo) imposta su di loro. Resistono per difendere e rivendicare i loro posti di lavoro e risparmi dal creditizzazione (indebitamento) imposta su di loro.

Resistono all'élite globale che ha causato caos interminabile in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia e Siria.

Resistono all'élite globale perché hanno ancora le vestigia della cultura cristiana, mentre l'élite beffarda e paternalistica è apertamente anti- cristiana.

Resistono all'élite globale il cui scopo è quello di eleggere in mezzo a loro un dominatore del mondo da intronizzare a Gerusalemme.

Proprio come gli ucraini liberi, quelli tra i popoli d'Europa che sono ancora liberi resistono, e con il sostegno della Russia risorta, di cui condividono le radici cristiane. Infatti la scelta che sta di fronte ai popoli dell'Europa, come ai popoli dell'Ucraina, non è principalmente una scelta politica ed economica, etnica o sociale, ma una scelta spirituale: tra Cristo e l'Anticristo.

 
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Un messaggio a sette miliardi di persone: la conferenza inter-ortodossa del 2016

Introduzione: la conferenza del 2016

La maggior parte degli oltre 7 miliardi di non cristiani ortodossi non ha sentito dire che l'anno prossimo ci sarà una conferenza inter-ortodossa. Ma non lo sa neppure la maggior parte dei 216 milioni di cristiani ortodossi nel mondo. Le informazioni sulla conferenza inter-ortodossa progettata per il 2016, alla quale parteciperanno un massimo di 24 vescovi da ciascuna delle 14 Chiese locali sono, a dir poco, frammentarie. (La conferenza avrà luogo? Quando avrà luogo? Che cosa si dirà?). Dicerie occasionali appaiono su internet. La stragrande maggioranza del clero e del popolo ortodosso non ha idea che tale conferenza stia per accadere e quasi nessuno sa cosa sarà discusso. Il fatto che i teorici della cospirazione si siano messi al lavoro per parlarne è dovuto alla totale mancanza di trasparenza e alla totale mancanza di comunicazioni degli organizzatori della conferenza, che hanno mantenuto un alto grado di segretezza. Sembra quasi come se la mancanza di apertura da parte degli organizzatori oscurantisti della conferenza fosse volutamente destinata a provocare scismi. Allo stato attuale, quindi, sembrano esserci due scenari comuni per l'esito di questa conferenza.

Lo scenario apocalittico

Il primo scenario è quello apocalittico. Questo è lo scenario preferito dai teorici della cospirazione, dai vecchi calendaristi e da altri scismatici, al fine di giustificare se stessi. Dal momento che tutti i preparativi sono in corso a porte chiuse in Svizzera (tra tutti i posti possibili!) e quasi nessuno ne conosce anche solo l'ordine del giorno, e dal momento che non vi è stata alcuna consultazione dei vescovi con il clero e il popolo, e anche molti vescovi sembrano non sapere nulla di questa conferenza, i teorici della cospirazione via internet hanno avuto una giornata campale. Sembra che siamo deliberatamente tenuti all'oscuro (sulla falsariga della conferenza organizzata in modo disastroso a Nyack nel 2003 nella ROCOR, di cui siamo stati informati dopo che era avvenuta). Chiaramente, per i teorici della cospirazione, l'intero ordine del giorno della conferenza (per qualche motivo dichiarata come Concilio, quando una conferenza può essere dichiarata un concilio solo se le sue deliberazioni sono successivamente recepite da tutta la Chiesa) è stato dettato dai poteri laici di questo mondo.

Secondo i teorici della cospirazione, la conferenza sarà una ripetizione della riunione del 1923 a Costantinopoli, vale a dire un incontro di apostasia per negare i sette Concili universali, chiudere tutti i monasteri, abbandonare le reliquie, ridurre i servizi, far sposare i vescovi, adottare il calendario laico, abolire il digiuno, farla finita con gli abiti clericali, ecc. In una parola, sarà semplicemente una copia del protestantizzante Concilio Vaticano II e del suo ordine del giorno laicista. In effetti, lo scenario apocalittico si spinge a chiamare questo 'concilio' come 'l'ottavo Concilio universale' - anche se nella pratica greca l'ottavo Concilio è quello del nono secolo, quando il Patriarcato romano si pentì e per un certo tempo ritornò in grembo all'Ortodossia prima del suo scisma finale nel XI secolo. Mi è stato anche chiesto cosa farà la ROCOR in un caso del genere. Beh, noi continueremo semplicemente a essere una parte autonoma della Chiesa ortodossa russa, ignorando tutto ciò che possa essere stato deciso dagli apostati a tale conferenza. Come per le altre Chiese locali, tra cui la parte della Chiesa russa che si trova all'interno delle terre russe, ci saranno casi di scisma. È questo che gli organizzatori della conferenza vogliono con i loro programmi segreti?

Lo scenario burocratico

Poiché lo scenario apocalittico è altamente improbabile ed è stato generato solo dalla totale mancanza di trasparenza di quelli che preparano la conferenza, quale esito è molto più probabile? Date le preparazioni altamente dettagliate in corso, la probabilità maggiore è che la conferenza avrà luogo e produrrà un documento di straordinaria mitezza, formulato in linguaggio da cancelleria e in un insensato gergo pseudo-intellettuale su temi come 'l'essere' e 'la comunione'. Il risultato sarà che l'intera conferenza continuerà ad essere totalmente ignorata dal popolo, i guardiani dell'ortodossia, e finirà immediatamente nella pattumiera della storia. Naturalmente, ci sarà un'unità totale - ma tale è l'effetto della mitezza insipida. Voci provenienti dalla Svizzera che il Patriarcato di Costantinopoli promuove l'omosessualità, obbedendo suoi finanziatori nel Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (e purtroppo, anche alcuni dei suoi vescovi), e che questo ha visto l'opposizione delle altre Chiese locali, tendono a confermare che il risultato sarà davvero un documento privo di senso, scritto in gergo diplomatico.

Le ultime voci, che dicono il patriarca Bartolomeo vuole usare la conferenza per promuovere un'agenda laicista irrimediabilmente antiquata del tipo liberale-anni '60 di diritti umani e uguaglianza razziale, sono risibili a causa della loro ipocrisia – o è semplicemente una profonda ignoranza del mondo reale? Andate in quasi ogni parrocchia greca in Europa occidentale e chiedete di aderirvi e vi sarà detto di 'andare via' (spesso in molto più maleducato di questo) perché 'non siete greci'. Questo è abbastanza comune, ne potrei citare molti esempi con dettagli. Tra la foresta di bandiere greche (e il Patriarcato di Costantinopoli non è l'unico colpevole – sventolare bandiere è uno speciale fenomeno parrocchiale balcanico) nella parrocchia media di club di etnia greca, dove c'è posto per Cristo? Sicuramente se ci deve essere una conferenza, si potrebbe parlare dei problemi reali della Chiesa nel mondo, che non sono dottrinali, ma amministrativi, e sono tutti causati dal fallimento totale di attuare l'Ortodossia, vale a dire, di passare dalle parole vuote ai fatti.

Il terzo scenario: lo Spirito Santo

Nel 2006 ho avuto l'onore di essere presente al quarto Concilio di tutta la diaspora a San Francisco. C'era solo un problema reale all'ordine del giorno: se la Chiesa russa in Russia fosse libera e così la ROCOR potesse alla fine riunirsi a lei, come era stato atteso da oltre tre generazioni. Io avevo preso la mia decisione finale solo sul'aereo proveniente da Londra, quando avevo appreso la notizia che la diocesi locale della Chiesa in Russia, la diocesi di Surozh, si era finalmente liberata dal modernismo e dall'ecumenismo, dal suo odio per la Tradizione della Chiesa russa e dal suo disprezzo per i nuovi martiri e confessori, e che quindi gli ultimi ostacoli all'unità erano abbattuti. Tuttavia, mi sembrava di appartenere a un piccolo gruppo di persone sicure che i tempi erano maturi per l'unità; allo stesso modo, c'era un piccolo gruppo che era decisamente contrario a qualsiasi tipo di unità, e che dichiarava che era prematura. La maggioranza del Concilio, tra cui la maggior parte dei vescovi, sembrava non aver preso una decisione. Tutto sembrava essere in un vicolo cieco.

I presenti ricorderanno il terzo giorno del Concilio, quando accadde un miracolo e all'improvviso praticamente tutti si riunirono e il percorso per il futuro si aprì davanti a noi. Che cosa era  successo? Qual è l'autorità della Chiesa? Chi è la persona più importante in un Concilio? Qual è la differenza tra un Concilio e una semplice conferenza? La risposta a tutte queste domande è: lo Spirito Santo. Supponiamo che un tale miracolo avvenga in occasione della Conferenza del 2016? All'improvviso, in tal caso, tutte quelle parole mondane, stanche svaniranno 'come la cera si scioglie davanti al fuoco ... alla presenza di Dio'. Tutte quelle stanchi agende secolari ritorneranno alla polvere da cui sono fatte. Poi potremo parlare dei compiti veramente importanti di proclamare l'autentica tradizione cristiana al mondo, sull'aggiornamento reale situazione della Chiesa al 2016 e dimenticando il 1453, quando per alcuni la storia si è fermata. Le possibilità sono infinite – se i burocrati ascolteranno lo Spirito Santo.

Conclusione: possibilità illimitate

Un vero e libero Concilio inter-ortodosso potrebbe prima consultarsi con i monaci, i parroci e i fedeli su ciò che tutti i vescovi diocesani di tutta la Chiesa (circa 800? Chissà...) potrebbero discutere. Potrebbe riaffermare le verità ortodosse prima della fine dell'apostata Occidente e per tutte quelle parti del mondo che, dopo 2000 anni non hanno ancora sentito parlare di Chiesa e di Ortodossia, ma solo delle versioni coloniali del cristianesimo, compromesse e deformate, da cui l'Ortodossia deve essere distinta e tenere le distanze. Si potrebbe sostenere il patriarcato di Alessandria per il lavoro missionario nel suo grande territorio dell'Africa, un potenziale gregge di oltre un miliardo di non ortodossi. Si potrebbe sostenere la Chiesa russa per il lavoro missionario nel suo grande territorio dell'Asia, una potenziale gregge di quasi quattro miliardi e mezzo di non ortodossi. Si potrebbe sostenere l'unità ortodossa e il lavoro missionario, invece di rivalità etniche, in Europa Occidentale, Nord e Sud America e Oceania (oltre un miliardo e mezzo di non ortodossi), in cui si devono istituire nuove Chiese locali, data l'apostasia millenaria delle strutture eterodosse, che non sono sulla strada del ritorno al cristianesimo della Chiesa. Le possibilità sono infinite, perché con Dio nello Spirito Santo tutto è possibile.

 
Alla Russia, da una vittima di Scientology

Gerry Armstrong

Caro presidente Putin,

crescendo a Chilliwack, nella British Columbia, ho assorbito una profonda paura dei russi. In certi contesti avevamo imparato a chiamarvi "sovietici", "comunisti" o "rossi", ma in genere si usava la parola "russi". Voi eravate il nemico del periodo, noi eravamo in guerra con voi, e voi avevate fatto esplodere la vostra prima bomba atomica quando avevo due anni. I nostri leader dicono che non siamo più nella guerra fredda con la Russia e con i russi, il che significa che scrivendole ed esprimendole riconoscenza non sto aiutando il vecchio nemico.

La verità spaventosa è che nel corso di questi ultimi anni la propaganda degli Stati Uniti ha incitato ostilità verso la Russia con un tipo di retorica a livello di guerra e con le pretese che sono state utilizzate per ricavare sostegno e spianare la strada per l'azione militare americana in Iraq, Libia, Siria, ecc. I media statunitensi hanno lavorato assiduamente per trasformare il termine "filo-russo" in qualcosa di automaticamente negativo, come "filo-fascista". Temo che, per i fini bellici dei nostri leader, questi media abbiano avuto un certo successo. Essere "filo-occidentali", il che significa "filo-Stati Uniti", è giunto a implicare l'essere "anti-russi" o contrari a qualche altro "cattivo" del genere.

Molti anni dopo la mia educazione anti-russa, e quando mi era cresciuto un cervello, un cuore, e un po' di spina dorsale, ho visitato il vostro paese, su invito di persone della Chiesa ortodossa russa. Alcuni russi sono diventati miei amici. Sono diventato filo-russo, si potrebbe dire. Non sono diventato anti-occidentale o anti-USA, anche se io sono assolutamente contrario all'ipocrisia di superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti. Ho viaggiato in Russia cinque volte, per parlare con gruppi della Chiesa e gruppi laici e con singoli individui. Mentre scrivo queste righe, sto preparando una sesta visita a Mosca, e poi a una conferenza sulle sette pericolose a Juzhno-Sakhalinsk. La militarizzazione e la spregiudicatezza della setta dello Stato Islamico sono i suoi pericoli ben pubblicizzati. La mia materia è la setta americana di Scientology, più sofisticata, ma altrettanto pericolosa, e che opera all'interno delle nostre società.

Al momento della mia ultima visita, due questioni che coinvolgono gli Stati Uniti e la Russia erano sui titoli di tutto il mondo: Edward Snowden e i bombardamenti in Siria. Ho parlato a una conferenza dei giovani sulle sette a Podolsk, e in altri luoghi, e commentato questi temi. Ho letto il suo "appello alla prudenza lanciato dalla Russia", pubblicato sul New York Times, mentre ero con amici a Mosca. Era molto intelligente, ragionevole e presidenziale. La sua lettera e le sue altre azioni, che senza dubbio hanno contribuito a portare alla rinuncia alle armi chimiche da parte della Siria e all'abbandono del piano di bombardamenti degli Stati Uniti, hanno evitato una catastrofe nella regione, e hanno portato sollievo e speranza a molte altre persone come me nel mondo. Grazie.

La ringrazio anche per aver concesso al signor Snowden asilo temporaneo nel 2013 e tre anni di residenza nello scorso agosto. Per un po', immaginavo di incontrarlo nella sezione di transito di Sheremet'evo, e di condividere con lui alcuni pirozhki dell'aeroporto, ma, fortunatamente per lui, era già al sicuro nella Russia vera e propria. Noi due siamo in qualche modo informatori affini, e penso che avremmo buone cose di cui parlare per un po'. Se riceverà questo messaggio e mi vorrà incontrare mentre io sono in Russia sarebbe una buona cosa e sono sicuro che l'incontro potrà essere organizzato in modo semplice e sicuro.

Il signor Snowden ha denunciato la mostruosità della sorveglianza e della raccolta di dati globali da parte degli Stati Uniti, e l'occultamento di questi programmi. Nella generazione precedente, io ho meramente fatto una serie di denunce sulle bugie e sulle intenzioni e attività antisociali di L. Ron Hubbard, la fonte di Scientology. Per le rivelazioni del signor Snowden, gli Stati Uniti lo hanno accusato di spionaggio, hanno cercato in vari modi di arrestarlo, e fatto pressioni sulla Russia per consegnarlo. I funzionari e i media degli Stati Uniti lo hanno diffamato, e sono state fatte minacce di morte, a quanto pare anche da parte di funzionari degli Stati Uniti.

Per il fatto che ho detto la verità sulla mia conoscenza e sulle mie esperienze di L. Ron Hubbard e di Scientology, gli scientologi mi hanno dichiarato un "nemico", facendo di me quello che chiamano "Fair Game" (bersaglio aperto) nel loro "scritture". Questo significava che io "posso essere privato della proprietà o danneggiato con ogni mezzo da qualsiasi scientologo senza alcuna disciplina per tale scientologo. Posso essere imbrogliato, querelato, mi possono mentire o distruggermi". [2] In esecuzione di questa politica scritturale, gli scientologi e i loro agenti hanno di fatto rubato le mie proprietà; mi hanno aggredito fisicamente in più occasioni; mi hanno minacciato di uccidermi; hanno eseguito operazioni segrete contro di me; mi hanno citato in giudizio sei volte; mi hanno mandato in bancarotta; mi hanno incastrato penalmente fino al livello del governo federale degli Stati Uniti; hanno incastrato e compromesso il mio avvocato; hanno ottenuto ingiunzioni di tribunale che mi hanno imposto di tacere, mi hanno multato e incarcerato per termini che sono illegali perfino negli Stati Uniti; e mi hanno sottoposto ad una campagna di diffamazione globale, che gli scientologi chiamano "propaganda nera". [3]

Queste azioni contro di me, e molto altro, sono documentate sui miei siti web. [4] Gli scientologi definiscono il loro rapporto con le persone come me che dicono la verità su questa religione, il suo fondatore e i suoi praticanti, come una guerra, una "guerra di logoramento". [5] Essi hanno intrapreso la loro guerra contro di me da quasi 33 anni. Russi dovrebbero essere consapevoli di ciò che mi è stato fatto perché potrebbe accadere a qualsiasi vostro cittadino che sia attirato in Scientology, che abbia esperienze o acquisisca conoscenze simili alla mie su questa religione, e poi parli e dica la verità su di essa.

Gerry Armstrong

Gli scientologi nel vostro paese, le cui indicazioni provengono dagli Stati Uniti, hanno già reclutato cittadini russi nella loro guerra contro di me. So che hanno diffuso menzogne ​​su di me a funzionari del governo, dei media e a leader religiosi; hanno ospitato e pubblicato propaganda nera on-line in lingua russa; e hanno anche tentato più volte di perseguirmi penalmente. [6]

In una lettera che gli scientologi hanno apparentemente diffuso in massa in Russia nel 2001, poco prima della mia prima visita, una leader russa degli scientologi ha scritto di aver cercato di ottenere il mio arresto da parte del personale dall'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca. Ciò fornisce un indizio sulla relazione degli scientologi russi con il governo federale degli Stati Uniti, ed è ovviamente e spaventosamente simile a ciò che gli americani vorrebbero fare con il signor Snowden.

Vorrei anche informarla che tale documento, con una lettera esplicativa simile a questa, è già stato presentato al Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, al Servizio federale di sicurezza della Federazione Russa, e al Ministero degli Affari Interni della Federazione Russa. Inoltre, informazioni circa l'arrivo di Armstrong in Russia sono state consegnate all'ambasciata degli Stati Uniti in Russia affinché possano essere adottate le misure necessarie per la sua detenzione. [7]

Il documento a cui si riferisce la scientologa è un mandato per il mio arresto in California. Non è, però, come costei afferma, per "propaganda anti-religiosa." Avrei dovuto essere arrestato per aver violato un'ingiunzione del tribunale [8], che mi proibisce di dire anche una sola parola sulle mie esperienze o conoscenze collegate a Scientology. Dal momento che gli Stati Uniti dichiarano che Scientology è una religione, l'ingiunzione è tanto illegittima e tanto in violazione delle convenzioni dei diritti umani e della stessa Costituzione degli Stati Uniti, quanto lo sarebbe un ordine del tribunale che vieti a un cittadino di discutere le sue esperienze cristiane o la sua conoscenza del cristianesimo. Tale ingiunzione è impensabile. Le persone che si oppongono a Scientology non sono più anti-religiose di quanto le persone che si oppongono all'ISIS come setta religiosa siano persone anti-religiose.

Gli scientologi hanno anche ottenuto una sentenza del tribunale [9] contro di me che ha creato una condizione in cui sono penalizzato di 50.000 dollari per ogni volta in cui esprimo le mie esperienze o conoscenze collegate a Scientology. Tali esperienze e conoscenze si sono accumulate per più di 46 anni da quando ho sentito parlare di Scientology, e sono necessariamente proliferate a causa della continua guerra degli scientologi contro di me e altri come me. La sentenza della Corte degli Stati Uniti vuol dire che gli scientologi possono dire tutto quello che vogliono per denigrarmi o distruggermi in qualsiasi contesto e in qualsiasi paese, e io non posso rispondere. L'idea che io debba essere finanziariamente in rovina e incarcerato se cito questa religione, o partecipo alla mia stessa difesa, o, in sostanza, faccio una mera citazione della mia vita, è ridicolo, ma è anche molto crudele. Gli scientologi e i funzionari degli Stati Uniti sanno da molti anni che questi ordini sono crudeli, ridicoli e illegittimi, ma mantengono la pretesa di essere razionali e giusti, in modo da continuare la loro campagna di propaganda nera, e mantenere la persecuzione nei miei confronti. Io sto menzionando queste cose in questa mia lettera a lei, e ciò varrà 50.000 dollari di multa.

Come gli scientologi abbiano ottenuto le ordinanze del tribunale contro di me, e perché avrebbero anche voluto cercare tali condizioni vessatorie, è una storia molto lunga e complessa di malaffare legale ed extralegale. È troppo da riportare in questa lettera, ma si può comprendere attraverso i documenti del tribunale sui miei siti. [10] L'ingiunzione non vieta dichiarazioni calunniose, diffamatorie, false, anti-religiose o blasfeme come sostengono gli scientologi. Essa vieta solo la verità sulle mie esperienze e conoscenze della religione. L'ingiunzione si applica in qualsiasi parte del mondo, e gli scientologi mi hanno fatto causa negli Stati Uniti per aver discusso Scientology in altri paesi, compresa la Russia. L'ingiunzione si applica anche a tutti coloro che "agiscono di concerto" con me; cioè tutti coloro che potrebbero in qualche modo agevolare la mia discussione delle mie esperienze e conoscenze religiose.

È il Giorno del Ringraziamento in Canada, e tra le tante cose per cui sono grato, ringrazio la Chiesa ortodossa russa per il coraggio di molti dei suoi sacerdoti e fedeli di agire in concerto con me, a dispetto ragionato di quest'ordinanza del tribunale degli Stati Uniti. Grazie per tutto ciò che i funzionari nel vostro governo hanno fatto per facilitare la mia permanenza in Russia e la mia possibilità di comunicare con i vostri cittadini. Sono consapevole del fatto che senza una qualche facilitazione governativa le diffamazioni degli scientologi e dei loro collaboratori nei miei confronti come persona non grata avrebbero potuto essere accettate, e non mi sarebbe stato nemmeno rilasciato un visto. Grazie per il visto.

Gerry Armstrong

Sono consapevole che il suo governo ha dei documenti su di me, e dovrebbe averne. Ho discusso le mie esperienze e conoscenze con funzionari del Dipartimento di giustizia a Mosca nel 2011, e ho avuto incontri con un certo numero di funzionari durante le mie altre visite in Russia. Sono anche consapevole del fatto che gli scientologi e i loro collaboratori si sono assicurati che questi documenti in russo contengano le loro menzogne ​​e propaganda nera su di me, in volume quanto più ampio e dal maggior numero possibile di fonti.

La malignità della macchina di propaganda nera degli scientologi o dei loro collaboratori può essere vista on-line da tutti i lettori russi negli attuali attacchi contro Alexander Dvorkin. È una reazione irragionevole. Ciò che fa del dottor Dvorkin un nemico, e un obiettivo "legittimo" di attacco e aggressione, è lo stesso del mio caso. Ha acquisito una grande quantità di conoscenze su Scientology e più di vent'anni di esperienze con i suoi membri e le loro attività. Ha detto la verità su queste cose, laddove di dovrebbe dire la verità. Lo ha fatto nonostante la campagna, gestita dagli Stati Uniti, per denigrarlo, svilirlo, emarginarlo e ridurlo al silenzio. Gli scientologi non si occupano dei fatti o delle ragioni dei loro critici, ma attaccano le nostre persone e i nostri caratteri. Posso solo immaginare il dolore o la minaccia che tutto ciò provoca al dottor Dvorkin, ma so qual è dolore che gli scientologi intendono provocare: la distruzione di un essere umano che, in nome della sua Chiesa e dei suoi concittadini, si alza a denunciare le loro bugie e aggressioni. Grazie alla Chiesa e al suo governo per averlo sostenuto.

Ovviamente lei ne sa qualcosa di propaganda e di propaganda nera quando la sente o la vede, essendo il bersaglio di una massiccia campagna occidentale. In parte è proprio ciò che io riconosco come nero o falso nella nostra propaganda nordamericana su di lei che mi ha fatto pensare di scriverle direttamente. Stranamente, noi due condividiamo un propagandista di massimo livello in David Remnick, il direttore del New Yorker. È ovviamente un esperto di Russia e di Putin e ha scritto importanti profili quasi-psicologici su di lei. Contro di me, la sua rivista ha pubblicato un articolo di Lawrence Wright che ripeteva a pappagallo alcune delle dichiarazioni false e diffamatorie degli scientologi su di me. [11] Ancor peggio, io avevo fornito il signor Wright e ai fact checker del New Yorker i fatti prima della pubblicazione. Quando ho chiesto al signor Remnick, come direttore, di rettificare le false affermazioni, mi ha scaricato al dipartimento legale del New Yorker per il consueto giro di scuse e per un rifiuto angosciante.

Durante lo scorso anno, ho messo insieme le prove che almeno dagli anni '90 il governo federale degli Stati Uniti ha cospirato con gli scientologi per vari scopi segreti. Gran parte di tale cospirazione viene effettuata attraverso avvocati, naturalmente, e solo alcune parti sono visibili. Per concedere l'esenzione fiscale alla loro organizzazione, i funzionari del governo americano che sorvegliano tali decisioni avevano bisogno che gli scientologi facessero a pezzi le loro vittime. Prima di negoziare questo requisito con gli scientologi, gli Stati Uniti avevano negato l'esenzione fiscale fondamentalmente a causa del fatto che gli scientologi avevano fatto a pezzi cittadini statunitensi. Questa è una cosa quasi troppo perversa per essere comprensibile, figuriamoci per essere creduta. La guerra degli scientologi contro di me è centrale in questa cospirazione, e io ho montato una notevole documentazione. [12] Gli Stati Uniti sono entrati in una cospirazione con gli scientologi contro i miei diritti in violazione delle loro stesse leggi. [13]

Dal momento in cui gli scientologi sono venuti incontro alle richieste degli Stati Uniti e hanno ricevuto la loro esenzione fiscale, gli Stati Uniti hanno protetto gli scientologi contro le loro vittime nei tribunali, e hanno promosso Scientology come religione a livello internazionale. La relazione annuale del Dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa internazionale critica i paesi che hanno cercato di limitare o addirittura indagare Scientology, cosa che di fatto vittimizza delle persone, come evidenzia ancora una volta il mio caso. Il loro status religioso, con il sostegno del governo degli USA e le utili interpretazioni delle corti degli Stati Uniti, ha immunizzato gli scientologi dalla paura di perseguitare le persone, e ha dato loro tutto l'immaginabile denaro esentasse per farlo.

Il problema universale con quello che gli scientologi stanno facendo gli uni agli altri è la loro intenzione e il loro sistema per eliminare o sopprimere le coscienze delle persone, e il loro relativo successo nel farlo. Questo genera una condizione di psicopatia funzionale in cui la menzogna è facile e ferire gli altri può essere un motivo d'onore. I leader di Scientology manovrano quali bugie raccontare e chi deve essere ferito in che modo. Gli scientologi sono limitati nelle loro azioni verso le loro vittime dal timore di pene o rappresaglie, ma non dalle loro coscienze. A volte sono stati perseguiti per comportamento criminale contro governi e individui, e ci sono state e ancora ci possono essere rappresaglie. Il caso Scientology contro Armstrong mostra, dagli stessi documenti degli scientologi, il livello globale di assenza di coscienza in tale religione.

Gli scientologi pubblicizzano e vendono stati di "aumento delle abilità" al di là di ciò che l'uomo ha mai raggiunto prima. Per questi promessi stati sovrumani hanno etichette come "Clear", "Operating Thetan", e "Cleared Operating Thetan". Quello che di fatto raggiungono, se mai di fatto raggiungono qualcosa, è uno stato di psicopatia funzionale. In tale stato, gli scientologi mentono facilmente sulla loro condizione, e fanno tutto il possibile per convincere altri a unirsi a loro e per mantenerli in quella condizione. Come si potrebbe dire di quasi ogni psicopatico dalla nascita, gli scientologi diventano ipocriti totali. Se una persona conserva abbastanza coscienza per parlare e per dire che non ha raggiunto uno stato elevato, o, in qualche altro modo, che Scientology non funziona come promesso, gli scientologi organizzati si rivoltano contro questa persona come un nemico.

La sentenza della Corte europea per i diritti umani di questo mese, che gli scientologi siano autorizzati a registrarsi come entità legale a San Pietroburgo, è ironica, perché si basa su un diritto alla libertà di coscienza dall'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. [14] Gli scientologi in realtà cercano il diritto di distruggere la coscienza. Non concedendo agli scientologi la capacità legale di operare, le autorità russe stavano di fatto difendendo il diritto dei cittadini alla propria coscienza e alla libertà di essere guidati da tale coscienza. La guerra degli scientologi contro di me dentro e fuori dall'arena legale è la dimostrazione più documentata della loro ipocrisia sui diritti umani e della loro effettiva intenzione di gruppo di schiacciare i diritti umani fondamentali, e quanto mai ironicamente, la libertà di religione. Gli scientologi assumono anche professionisti non-scientologi che siano abbastanza incoscienti da assisterli nelle loro ipocrisie e violazioni dei diritti umani.

All'inizio di quest'anno, il presidente Obama ha detto pubblicamente: "La libertà di religione in tutto il mondo è importante per la sicurezza nazionale ed è un principio centrale della diplomazia statunitense". Questa è stata di fatto la posizione degli Stati Uniti per molti anni, una posizione che ha promosso il suo "International Religious Freedom Act" del 1998, in base al quale il Dipartimento di Stato presenta le relazioni annuali sulla libertà religiosa delle altre nazioni. [15] Dal momento che la libertà religiosa è un problema di sicurezza nazionale negli Stati Uniti, deve anche essere un problema di sicurezza nazionale in altri paesi. La sicurezza nazionale della Russia è dunque coinvolta nella decisione della Corte europea per i diritti umani, e certamente nella libertà religiosa di danneggiare le coscienze, praticata e promossa dagli scientologi diretti dagli Stati Uniti nel vostro paese.

Scientology è stata generata e le è stato permesso di crescere durante la guerra fredda con la conoscenza dei servizi segreti degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, le parti più visibili del governo, in particolare l'Internal Revenue Service e il Dipartimento di Giustizia, si opponevano all'organizzazione ai sensi della legge degli Stati Uniti. Nel 1977 l'FBI ha fatto irruzione nelle stesse agenzie di intelligence degli scientologi di Los Angeles e Washington, DC, con conseguente condanna e incarcerazione di undici scientologi per reati contro il governo. Senza ragione morale o necessità giuridica, e nonostante la sua conoscenza del comportamento criminale e antisociale verso il governo e i cittadini, gli Stati Uniti hanno cessato la loro opposizione agli scientologi. Gli Stati Uniti ne hanno fatto dei propri alleati, e li difendono e li utilizzano per scopi egemonici.

La Russia è ora sotto pressione, da parte degli scientologi e dei loro alleati nel governo e nelle ONG, ad accettare tali organizzazioni piuttosto che opporsi. Gli Stati Uniti si sono trovati moralmente incapaci di mantenere la loro posizione contro gli scientologi. Gli Stati Uniti hanno accettato gli scientologi a consapevole danno delle loro vittime, quelle di cui gli Stati Uniti erano a conoscenza allora, e le vittime future che gli Stati Uniti sapevano che avrebbero fatto. Per quanto ne so, il suo governo è stato in grado di mantenere una posizione morale rispetto agli scientologi che non è a detrimento delle loro vittime tra i cittadini.

La Russia è pronta in questo momento della sua storia con gli scientologi a fare alcune efficaci osservazioni e decisioni riguardanti la loro filosofia, religione, sistema, valore sociale e pericolo. Le sue decisioni possono aiutare i cittadini americani così come i cittadini russi; anzi, possono aiutare tutti, anche gli scientologi. Molte buone persone provenienti da tutti i paesi riconoscono che ci sono gruppi settari che sono dei pericoli per i loro paesi e concittadini. La più importante difesa e azione correttiva è l'educazione. Il confronto deve avvenire, ed è già in atto, in campo legale. Io offro le mie esperienze e conoscenze a lei e agli educatori e legislatori del suo paese, e a chiunque altro essi possano aiutare. E chiedo la benedizione del Signore su tutto ciò che potremmo fare insieme, come sue creature uguali.

Con sincero rispetto,

Gerry Armstrong

Note

[1] http://www.nytimes.com/2013/09/12/opinion/putin-plea-for-caution-from-russia-on-syria.html?pagewanted=all&_r=0

[2] http://www.gerryarmstrong.org/50grand/cult/sp/pl-1967-10-18-penalties-for-lower-conds.html

[3] http://www.gerryarmstrong.org/50grand/cult/index.html

[4] http://www.gerryarmstrong.org/

http://gerryarmstrong.ca/

http://www.suppressiveperson.org/

http://armstrong-op.gerryarmstrong.ca/

[5] http://www.suppressiveperson.org/sp/archives/3392

[6] http://www.gerryarmstrong.org/50grand/cult/scientology-da-docs.html#russiada

[7] http://www.gerryarmstrong.org/50grand/cult/osa-ltr-fsb-2001-04-20a.pdf

[8] http://www.gerryarmstrong.org/50k/legal/a4/2623.php

[9] http://www.gerryarmstrong.org/50k/legal/a4/2692.php

[10] http://www.gerryarmstrong.org/archives/category/legal

[11] http://www.newyorker.com/magazine/2011/02/14/the-apostate-3

[12] http://armstrong-op.gerryarmstrong.ca/

[13] http://www.law.cornell.edu/uscode/text/18/241

http://www.law.cornell.edu/uscode/text/18/242

[14] http://armstrong-op.gerryarmstrong.ca/op/wp-content/uploads/2014/10/CASE-OF-CHURCH-OF-SCIENTOLOGY-OF-ST-PETERSBURG-AND-OTHERS-v.-RUSSIA.pdf

[15] http://www.law.cornell.edu/uscode/text/22/6401

 
Ombre su uno starets

Lo ieroschimonaco Sampson (Sievers, 1900-1979, nella foto) è una figura abbastanza conosciuta in Russia, molto meno in Occidente, nonostante il fatto piuttosto singolare di essere stato un cittadino russo convertito all'Ortodossia dalla fede anglicana (suo padre era un funzionario imperiale russo-danese, e sua madre, inglese, lo aveva fatto battezzare nella chiesa anglicana di San Pietroburgo).

Poiché la sua vita adulta coincise quasi tutta con gli anni del regime sovietico, fu segnata da persecuzioni di ogni genere: sopravvisse a due tentativi di esecuzione; fu sottoposto a interrogatori, torture e deportazioni e a vent'anni di campi di prigionia, ma riuscì a terminare la sua vita servendo in parrocchie (in Mordovia e a Volgograd) e monasteri (a Poltava, a Pskov e infine a Mosca, dove è sepolto nel cimitero Nikolo-Arkhangelskoe).

La sua vita e il suo pensiero sono ben documentati in volumi che riportano i suoi scritti ascetici e (grazie alla tecnologia dell'epoca in cui visse) anche numerose sue fotografie.

La sua tomba a Mosca è meta di pellegrinaggio, e diverse persone vi sono guarite, anche da malattie terminali. Numerosi fedeli (a partire da quelli che furono suoi figli spirituali) lo hanno tenuto in alta venerazione per decenni.

Diversi ortodossi in Occidente hanno scritto di padre Sampson, tra cui il nostro confratello padre Andrew Phillips:

http://orthodoxengland.org.uk/sampson.htm

http://orthodoxengland.org.uk/sampson1.htm

http://orthodoxengland.org.uk/sampson2.htm

http://orthodoxengland.org.uk/sampson3.htm

http://orthodoxengland.org.uk/sampson4.htm

Sembra che ci siano tutti i requisiti per considerarlo un santo dei nostri tempi, eppure la domanda per la sua canonizzazione, presentata nel 1998, è stata respinta.

Solo negli ultimi anni (2011 – 2012) sono circolate più ampiamente alcune obiezioni alla santità di padre Sampson, che potrebbero forse coincidere con le ragioni del rifiuto della sua inclusione nelle liste dei santi.

Per queste obiezioni, rimandiamo al sito Anti-Raskol ("anti-scisma") di Aleksandr Slesarjov: questo sito, oltre a monitorare scismi e fenomeni settari (un'accusa che non può essere attribuita in alcun modo a padre Sampson), analizza anche i casi di dubbia paternità spirituale, e ha dedicato al caso di padre Sampson alcuni articoli (in russo).

Richiamiamo l'attenzione all'articolo del 2011 che riporta le principali obiezioni:

http://www.anti-raskol.ru/pages/1612

Questo doppio articolo del 2012 riporta tutte le fonti documentali relative:

http://www.anti-raskol.ru/pages/1086

http://www.anti-raskol.ru/pages/1087

Infine, questo articolo dell'agosto 2016 riporta le attitudini di alcuni famosi padri spirituali su padre Sampson:

http://www.anti-raskol.ru/pages/2834

Vediamo di riassumere brevemente le obiezioni, che possono essere fondamentalmente riassunte in tre punti, in ordine crescente di gravità:

1) Padre Sampson avrebbe mentito sulle sue origini, dicendo di essere figlio di un conte e colonnello, capo di stato maggiore dell'esercito imperiale. Dalle fonti documentali, risulta che il padre, Jasper Sievers, non era né un nobile né un ufficiale, ma un semplice funzionario della cancelleria imperiale a San Pietroburgo.

2) In un interrogatorio a Voronezh nel 1936, padre Sampson (a quel tempo ieromonaco Simeon) aveva firmato una dichiarazione nella quale "rinunciava al titolo e alla professione di ministro di culto".

3) Nella sua attività pastorale, avrebbe esaltato la verginità al di sopra del matrimonio, come testimoniato da estratti di suoi sermoni sulle conseguenze nefaste nella vita di un sacerdote che, dopo aver vissuto per un certo tempo con la mogli come fratello e sorella, riprese poi la vita matrimoniale. Sarebbe giunto addirittura a incoraggiare alcune figlie spirituali a divorziare.

Alle tre accuse, che si possono riassumere in inganno, rinnegamento ed eresia, si aggiungono i pareri di rispettati padri spirituali – tra cui l'archimandrita Ioann (Krest'jankin) di Pskov – che diffidavano di lui e invitavano i loro figli spirituali a non leggere i suoi scritti.

È difficile cercare di essere obiettivi di fronte a questi punti, perché da una parte i sinceri ammiratori di padre Sampson possono ribellarsi in un modo del tutto emotivo, come abbiamo visto fare in alcuni ambienti di forum in russo (allo stesso modo, i sinceri ammiratori italiani di madre Maria Skobtsova hanno reagito in modo altrettanto irrazionale alle nostre obiezioni sulla sua procedura di canonizzazione), e dall'altra parte i detrattori del patriarcato di Mosca come "chiesa sovietica" si aggrapperanno a qualsiasi dettaglio come questo non per questione di principio o di verità, ma come appiglio per propagandare la loro ideologia politico-religiosa.

Cerchiamo comunque di evidenziare alcuni aspetti di queste tre accuse:

1) Presentare se stessi come figli di nobili e ufficiali imperiali, nel mondo sovietico, poteva costare molto caro, e finché non si riuscirà a capire la ragione di questo inganno (in fin dei conti molto personale, e che non coinvolge né la fede né la Chiesa) sarà difficile dare un giudizio in proposito.

2) La dichiarazione del 1936 è formulata in modo vago, e presta il fianco a diverse obiezioni:

- Come molte dichiarazioni simili nel periodo sovietico, potrebbe essere solo una dichiarazione di compromesso senza un vero significato: infatti, riporta il rifiuto del titolo e del compito piuttosto nebuloso di "servitore di culto religioso" (служитель религиозного культа) senza accenni a un rifiuto del sacerdozio o della fede.

- Potrebbe essere una dichiarazione rilasciata sotto tortura (e pertanto invalida a tutti gli effetti).

- Potrebbe essere un falso (non sarebbe l'unica volta in cui i servizi segreti bolscevichi hanno prodotto una falsa dichiarazione per screditare una persona)

Sia quel che sia, la Chiesa non sembra aver condannato padre Sampson per questa dichiarazione, come se fosse stato un sacerdote apostata.

3) L'accusa di eresia è obiettivamente la più grave di tutte, ed esporrebbe padre Sampson alle conseguenze canoniche di tutti quegli eretici che hanno negato la liceità del matrimonio a favore della verginità. Tuttavia, a voler ricavare la fede di una persona in base a estratti delle sue predicazioni, si corre il rischio di mettere le dichiarazioni fuori contesto. Per esempio, la storia della coppia sacerdotale a cui capitano disgrazie quando riprende le relazioni coniugali dopo un periodo di castità, anche se potrebbe sembrare piuttosto eretica in un contesto di difesa della verginità a tutti  costi, non lo sarebbe altrettanto in un contesto di critica a chi non mantiene una promessa.

Conclusioni

Le accuse a padre Sampson sembrano piuttosto minori, poco chiare e ancora da approfondire. Come sempre accade quando si tratta di una figura amata e venerata nella Chiesa, ogni tentativo di venire a capo di queste accuse provocherà indubbiamente dolore a molte persone.

Riteniamo che comunque, in questo caso personale, la Chiesa abbia scelto la via più prudente e positiva, rifiutando di dar luogo a una canonizzazione che sarebbe potuta apparire controversa, e nel contempo non opponendosi ad alcuna venerazione personale della santità di vita di padre Sampson.

 
I russi in America: storia di un fallimento coloniale

I RUSSI IN AMERICA: UNA STORIA DI SPERIMENTAZIONE E FALLIMENTO COLONIALE

INTRODUZIONE

La colonizzazione russa dell'America è un aspetto spesso trascurato nello studio delle colonie dell'America del Nord. La maggior parte dei lavori su questo tema è stata fatta da storici russi, a partire dalla seconda metà del XX secolo, e, nel contesto delle colonie russe in America diverse dall'Alaska, le fonti primarie di prima mano di un certo valore in lingua inglese sono molto rare. Questa carenza deriva soprattutto dai luoghi isolati in cui sono state stabilite le colonie russe in America, con l'Alaska nel lontano nord-ovest, Fort Ross in Alta California, e Fort Elizabeth alle Hawaii. Stabilitisi in regioni remote, molto scarsamente abitate nel tardo XVIII secolo e nel XIX secolo, i russi furano in grado di evitare gravi conflitti armati con le potenze europee che avevano una presenza in Nord America, come la Francia, l'Inghilterra, i giovani Stati Uniti, e il Messico, fino al sorgere del Teatro del Pacifico della guerra di Crimea. Tuttavia, non furono in grado di evitare le battaglie con i tlingit, che opposero una fiera resistenza all'invasione russa sulla loro terra.

Lo studio dell'America russa è stato ostacolato dalla guerra fredda e continua a essere ostacolato dalle barriere linguistiche, dato che una valutazione delle fonti primarie russe del XIX secolo è spesso indispensabile, a causa della scarsità di fonti inglesi a cui si è accennato sopra. Inoltre, molti documenti negli archivi sovietici erano praticamente introvabili per gli studiosi non russi. Il presente documento non è solo un tentativo di fornire un'ampia introduzione al soggetto trascurato dell'America Russa. Sulla base di informazioni che si trovano in fonti primarie russe e inglesi, esaminando le implicazioni geopolitiche e sociopolitiche della spinta russa verso l'America, come pure le carenze amministrative e organizzative del dominio russo, è possibile concludere che l'America russa dovrebbe essere considerata come una colonia fallita.

Sitka (Novo-Arkhangelsk), 1827, autore ignoto

DALLA SIBERIA VERSO LA FRONTIERA AMERICANA

Il completo accesso alla Kamchatka in qualche punto tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII secolo ha aperto la strada per l'avanzata russa verso il continente americano. Una delle pochissime opere in lingua inglese sugli sforzi di colonizzazione russa, il Resoconto delle scoperte russe tra l'Asia e l'America di William Coxe, pubblicato nel 1780, fornisce un quadro abbastanza dettagliato della realizzazione di questi sforzi. Coxe osserva che "[...] con l'accesso alla [...] Siberia, i russi hanno acquistato l'estensione di un impero mai raggiunta da qualsiasi altra nazione." [1] Ora, l'impero russo si estendeva dal cuore dell'Europa alla penisola di Kamchatka, da quando la Russia aveva ottenuto l'accesso sull'Oceano Pacifico. Secondo Coxe, le Isole Aleutine erano state scoperte accidentalmente nel 1745 da mercanti russi di pellicce (promyshlenniki) dalla Kamchatka, che avevano intrapreso tentativi di trovare una maggiore popolazione di animali da pelliccia e altre risorse naturali sulle isole del Commodoro, recentemente scoperte a est della Kamchatka. Già nel 1750, il primo lotto di pellicce dalle Isole Aleutine era stato consegnato in Kamchatka. [2] Coxe afferma inoltre che la corte imperiale russa non fu a conoscenza dell'esistenza delle Isole Aleutine fino almeno dieci anni dopo la loro scoperta iniziale, cosa certamente dovuta all'enorme distanza, e a una rete di comunicazione povera tra il cuore dell'impero a Pietroburgo e i territori dell'Estremo Oriente russo. [3]

Il problema della distanza non era solo un dato di fatto, ma risultò essere un fattore importante che contribuì al fallimento delle colonie russe in America. Mentre la steppa eurasiatica rappresentava un'area contigua alla Russia centrale, una frontiera naturale storica e geografica della Russia, l'Alaska, essendo il solo territorio d'oltremare della Russia, potrebbe essere descritta come una "anomalia all'interno dell'Impero Russo", così come formulata dallo storico Ilya Vinkovetsky nel suo libro Russian America. [4] Così, si può sostenere che la frontiera russo-americana non è emersa né come conseguenza di un'espansione sequenziale verso un particolare vettore, come era il caso dell'espansione verso ovest degli Stati Uniti nel XIX secolo spinta dalla convinzione del "destino manifesto" di Turner, né a seguito di una guerra imperiale, come nel caso della frontiera ispano-portoghese in Sud America durante la Guerra dei Sette Anni. Invece, i russi, o più precisamente, i promyshlenniki della Kamchatka, si sono virtualmente "inciampati" sulle Isole Aleutine, che, essendo una catena di isole, hanno successivamente portato i russi verso la terraferma dell'Alaska. L'Alaska era quindi anche senza dubbio un peso che i russi non potevano permettersi di non sopportare, visto che l'impero russo sotto Pietro il Grande era determinato a tenere il passo con gli imperi dell'Europa occidentale, ricchi di possedimenti d'oltremare che ai russi finora mancavano.

Aleksandr Baranov, governatore dell'Alaska, capo della Colonia Russa in America (CRA); ritratto preso dal resoconto di Tykhmenev sulla CRA, pubblicato nel 1863

I CAPISALDI DEL FALLIMENTO DELL'AMERICA RUSSA

Fin da quando le ambizioni russe in America cominciarono a materializzarsi, l'Alaska russa fu vista come un esperimento coloniale. [4] Per quanto riguarda l'amministrazione coloniale dell'Alaska di tipo occidentale, un tale punto di vista sperimentale verso l'unico territorio d'oltremare della Russia diventa particolarmente degno di nota. Fondata nel 1799, la Compagnia Russa in America (CRA), l'attore principale negli sforzi della colonizzazione russa in America, è stata una risposta notevolmente in ritardo alle imprese coloniali occidentali, visto che anche il Regno di Scozia, comparativamente molto meno significativo, aveva una compagnia coloniale strutturata come società per azioni, la Darien, un centinaio di anni prima. In una mossa che riflette l'adozione della Russia di un sistema di commercio di tipo occidentale sotto il regno di Pietro il Grande, alla CRA è fu dato pieno controllo amministrativo sull'Alaska russa da parte della corte russa. [5] In questo modo, il governo russo ha avuto l'opportunità di sperimentare una forma in stile britannico di colonizzazione in Alaska, e in caso di fallimento, la maggior parte della responsabilità sarebbe ricaduta sulla compagnia, piuttosto che sulla corte imperiale.

Una biografia russa del 1835 di Aleksandr Baranov, che fu il capo della CRA dal 1799 al 1818, è sopravvissuta fino a oggi. In un'occasione, il suo autore Kirill Khlebnykov segnala come in data 24 aprile 1800 la nave americana "Enterprise" (probabilmente la stessa nave diventata famosa per la lotta contro i pirati nel Mediterraneo), salpata da New York, arrivò a Kodiak Island, dove il capitano James Scott propose a Baranov il commercio alcuni dei suoi beni in cambio di pellicce dell'Alaska. Secondo Khlebnykov, Baranov meditò la proposta a lungo, nonostante la "carenza completa di tutti i beni nelle colonie (russe)." Il motivo per cui Baranov esitò è riferito: un accordo tra la CRA e i promyshlenniki, secondo la quale i promyshlenniki avevano diritti a una certa quota delle pellicce. Tuttavia, Baranov infine accettò di negoziare con gli americani, considerando la carenza di beni (si racconta che le colonie erano anche a corto di abiti) e di soldi per pagare gli stipendi per i cacciatori aleutini che portavano le pellicce agli insediamenti russi. Inoltre, ottene da Scott informazioni sullo stato della guerra (Baranov probabilmente voleva sapere della quasi-guerra tra la Francia e l'America, che ebbe luogo tra il 1799 e il 1800), e Scott avvertì Baranov che una forza navale franco-spagnola avrebbe potuto essere pronta ad attaccare le colonie russe, e propose anche una contro-alleanza contro i nemici comuni (tuttavia, l'offensiva franco-spagnola probabilmente non ebbe luogo). [6]

Dal racconto di Khlebnykov di questa prima interazione Russia-USA è possibile individuare almeno due informazioni estremamente preziose: in primo luogo, le colonie russi soffrivano enormemente di forniture insufficienti; e in secondo luogo, gli Stati Uniti si ponevano come un partner commerciale amichevole e un potenziale alleato per la Russia già nel 1800. È importante notare il primo punto, anche se le carenze materiali possono essere viste come una cosa per nulla sorprendente per una regione remota e aspra come l'Alaska. Ma l'esistenza di un tale problema mostra anche che i russi erano costretti a trovare nuovi modi per garantire le forniture per l'America russa, cosa che alla fine portò nel 1812 alla costituzione di Fort Ross in Alta California. Per quanto riguarda il secondo punto, la rapida istituzione di contatto amichevole con gli Stati Uniti fatta da Baranov potrebbe aver facilitato la vendita futura dell'Alaska.

Disegno dal resoconto di Tykhmenev, che contiene prosa che glorifica la colonizzazione russa dell'America

Totem dei tlingit, Alaska (Fonte: Bob e Ira Spring)

Una rappresentazione artistica di un attacco dei tlingit

RAPPORTI DEI RUSSI CON I NATIVI AMERICANI

I russi hanno seguito un approccio piuttosto tollerante verso i nativi americani, avendo incontrato prima numerosi popoli indigeni, come chukchi e coriachi, durante la loro conquista della Siberia, e ne hanno seguito una politica di assimilazione nell'impero fin dall'inizio. La voce per "Oonalashka" (Unalaska) in un primo almanacco di geografica americana, pubblicato 1797, afferma: "Oonalashka, una delle isole dell'arcipelago settentrionale, nella costa nord-occidentale americana, i cui indigeni hanno l'apparenza di essere un popolo pacifico, essendo molto ben trattati dai russi, che li hanno anche in soggezione. [7] Il "buon trattamento" potrebbe suggerire la conversione dei nativi dell'Alaska al cristianesimo, che fu di grande successo, in quanto i discendenti dei nativi dell'Alaska seguonon per la maggior parte ancora oggi la fede russo-ortodossa. [8] Di tutti i nativi che i russi avevano incontrato in Alaska, i tlingit erano i più numerosi, e i più pericolosi. Quando i russi stabilirono Sitka (o Novo-Arkhangelsk, come era stata chiamata inizialmente) nel 1804, invadendo il territorio tlingit, i tlingit li combatterono ferocemente, infliggendo ai russi un alto numero di morti. La battaglia di Sitka del 1804, nota anche come l'ultimo conflitto armato su grande scala tra un popolo di nativi americani e i coloni europei, deve essere stata una scena raccapricciante. Si racconta che il bellicoso popolo tlingit indossava in battaglia maschere e caschi in legno o pelle di animale, raffiguranti animali inquietanti, mentre emettevano suoni terrificanti, imitando grida di animali. [9]

I russi ottennero una vittoria decisiva. Ma in generale, l'approccio russo verso i nativi non era pieno di odio e di pregiudizio. Ciò era dovuto in particolare alla necessità russa delle abilità di caccia dei nativi, soprattutto per quanto riguarda la caccia alle lontre marine. La lontra marina era una delle più importanti risorse della CRA, e senza il coinvolgimento attivo dei nativi nella sua caccia, la sopravvivenza a lungo termine non sarebbe stata possibile. Inoltre, il numero dei coloni russi in Alaska era sempre troppo piccolo per resistere a una forza combinata di guerrieri indiani. Così, i russi erano praticamente dipendenti da relazioni amichevoli con i nativi.

Mappa che raffigura gli insediamenti russi in Alaska e in California; i siti di battaglia con i tlingit sono indicati nel rettangolo

Un'altra mappa

IL FALLIMENTO DI FORT ROSS E FORT ELISABETH

Una vasta cronaca sulla CRA fu pubblicata nel 1863 da Pjotr Tykhmenev, contenente un resoconto dettagliato delle ambizioni russe in California. Secondo Tykhmenev, la terra fertile della California e la sua relativa vicinanza alle colonie russe in Alaska incuriosì Baranov a chiedere agli spagnoli, a cui la terra apparteneva, un accordo commerciale e indennità per costruire un avamposto, al fine di fornire all'Alaska russa prodotti agricoli californiani, in particolare pane. Gli spagnoli furono esitanti ad approvare una simile mossa, sostenendo che ai soggetti spagnoli in California era vietato commerciare con gli stranieri. Tuttavia, 1812, Baranov era già troppo determinato a stabilire tali relazioni commerciali e manò il suo assistente Ivan Kuzkov (che più tardi divenne il governatore di Fort Ross) su una nave carica di beni commerciali a San Francisco, per aumentare la pressione sugli spagnoli a fornire ai russi un permesso di soggiorno e di commercio. Allo stesso tempo, i russi sapevano che la presa spagnola sulla scarsamente popolata Alta California era debole. Alla regione dove i russi cercarono di stabilire il loro insediamento, un altopiano a poca distanza a nord di Bodega Bay (che durante il periodo russo si chiamava "Baia di Rumjantsev", da un nobile russo che aveva fortemente promosso le aspirazioni coloniali russe), mancava qualsiasi accordo con qualsiasi potenza europea, ed era quindi tecnicamente una terra di nessuno. Così, i russi procedettero con i loro piani per stabilire un insediamento ignorando la "traballante" autorità spagnola in California. [10] È importante notare che Tykhmenev costantemente richiama il sito un insediamento, più che una fortezza. Questo evidenzia il fatto che Fort Ross era soprattutto una fattoria, che forniva cibo all'Alaska russa, non un avamposto militare. Le vicine isole Farallon fornirono ai russi possibilità di caccia alle foche, e vi fu costruito un pontile per le ambizioni di costruzioni navali. [11] Fort Ross non vide mai una battaglia, e non aveva prospettive di vederne mai una, e dal momento che la costruzione navale, l'agricoltura, la pesca e l'allevamento dimostrarono di essere poco redditizi (il commercio locale era ostacolato da richieste di forniture alimentari provenienti dall'Alaska), fu vendutoal pioniere della corsa all'oro californiana John Sutter nel 1841, e successivamente cessò di essere una colonia russa. [12]

Fort Elisabeth alle Hawaii ebbe un carattere leggermente diverso. Costruito nel 1817, cinque anni dopo la creazione di Fort Ross, Fort Elisabeth fu un progetto particolarmente sfortunato, derivato dalla vicende di Schaeffer. Georg Anton Schaeffer, un medico tedesco, impiegato della CRA dal 1815 al 1818, divenne una figura infame nella storia a causa di una sua alquanto megalomania affascinante e del suo distacco dalla realtà, che alla fine portaronoo a notevoli perdite finanziarie per la CRA. La storia inizia con una nave russa arenata a terra e catturata sull'isola hawaiana di Kauai dal re locale Kaumalii. Kaumalii era il rivale di re Kamehameha, che governava su una parte molto più grande delle isole hawaiane. [13] In queste circostanze, Schaeffer fu inviato alle Hawaii nel 1815, presumibilmente per convincere re Kamehameha a lanciare un'offensiva contro Kaumalii, al fine di recuperare in ultima analisi il carico della nave russa catturata (per ragioni sconosciute, Baranov decise per una spedizione disarmata). Ma Kamehameha mostrò poco interesse a fare così, e Schaeffer fine decise di avventurarsi a Kauai per negoziare invece con il re Kaumalii. Presentando a Kaumalii un trattato, che, nel caso Kaumalii avesse firmato, avrebbe portato le sue isole in possesso della Russia, Schaeffer non aveva alcuna aspettativa. Ma con sua grande sorpresa, Kaumalii firmò il trattato, e Schaeffer cominciò a perdere la presa sulla realtà. Offrì a Kaumalii un altro trattato "segreto", secondo la quale il re avrebbe permesso Schaeffer di condurre una forza armata di 500 uomini per conquistare le restanti isole Hawaii, e una "completa assistenza nella costruzione di fortezze su tutte le isole". [14] Schaeffer non riuscì a rendersi conto che Kaumalii aveva firmato i trattati per la sua rivalità con Kamehameha, e, quindi, cercò di garantire l'assistenza dei russi. Alla fine, lo tsar Alessandro non approvò l'integrazione delle Hawaii nell'Impero Russo, in quanto ciò avrebbe sconvolto le potenze europee, le cui navi regolarmente utilizzavano le Hawaii come porto franco e stazione di scambio. Schaeffer fu espulso dall'isola, e Fort Elisabeth, e le altre fortezze russe alla fine costruite alle Hawaii, rimasero prive di alcuna utilità e furono sciolte. Per concludere, le colonie russe nelle Hawaii furono prodotte da un individuo squilibrato: né approvate da eventuali sedi ufficiali, nè di alcun uso pratico o considerazione razionale per la CRA.

Pittura di Fort Ross nel 1841; fotografia dal museo Fort Ross

CONCLUSIONI

Dopo essere capitati quasi per caso in Alaska, i russi trasformarono il territorio in un esperimento coloniale. La corte russa diede alla prima azienda commerciale coloniale della Russia il diritto di governare e una vasta terra, il primo e unico territorio d'oltremare dell'impero, prima di allora quasi mai penetrato da qualsiasi europeo. L'esperimento durò più di mezzo secolo, quando venne finalmente portato a termine dalla vendita dell'Alaska agli Stati Uniti nel 1867. I motivi per la vendita sono abbastanza chiari: l'America russa era improduttiva. Troppo lontana, troppo estesa, e più tardi, quando le foche e le lontre marine furono cacciate quasi fino all'estinzione, anche improduttiva. Parlare di un completo fallimento sarebbe un equivoco. Ma comunque l'America russa aveva un carattere più simile al disastro scozzese Darien piuttosto che alla Nuova Olanda. Per esempio, la miopia russa sui piani per costruire moli, fattorie e fortezze su un terreno appena popolata e in gran parte ignorato da altri poteri, è sorprendente.

Come uno degli studiosi più prolifici dell'America russa, Nikolaj Bolkhovitinov, ha dichiarato: "La storia dell'America russa è ricca di eventi eclatanti, viaggi coraggiosi, progetti grandiosi, e risultati concreti piuttosto modesti". [15] I russi vollero dimenticare l'esperimento, fino all'arrivo della guerra fredda. A quel punto, i russi hanno guadagnato un potente strumento di guerra psicologica. L'americano medio dei primi anni dell'era Reagan poteva provare solo disagio quando sentiva che i russi si erano stabilti non solo in Alaska, ma anche in California e perfino alle Hawaii (cosa che ovviamente è piuttosto una commedia storica). In URSS tuttavia, sono stati orgogliosamente fatti circolare francobolli con immagini di Baranov, Sitka e Fort Ross. L'approccio degli USA verso il passato russo di alcuni dei loro territori può generalmente essere riassunto come negligente. Soprattutto nella cultura popolare degli Stati Uniti, l'America russa è un terreno inesplorato. Per esempio, è piuttosto indicativo che finora non sia stato fatto alcun film di Hollywood che parli della battaglia di Sitka del 1804, mentre questo evento potrebbe offrire da solo un materiale cinematografico per lo meno interessante, non solo a causa degli intriganti abiti da battaglia dei nativi dell'Alaska.

Francobollo dell'URSS del 1991, dal titolo "America russa" e raffigurante A. Baranov e Sitka sullo sfondo

Immagine del conte Rumjantsev, uno dei principali sponsor della CRA, dal resoconto di Tykhmenev sulla CRA, pubblicato nel 1863

NOTE

 [1] Coxe, William. Account of the Russian discoveries between Asia and America. To which are added, the conquest of Siberia, and the history of the transactions and commerce between Russia and China. By William Coxe, A. M. F. R. S. One of the Senior Fellows of King’s College, Cambridge; Member of the Imperial Oeconomical Society at St. Petersburg, of the Royal Academy of Sciences at Copenhagen; and Chaplain to his Grace the Duke of Marlborough. The third edition, revised and corrected. (London, 1787), 20. Eighteenth Century Collections Online. Gale. University of Groningen. 11 June 2012.

[2] Ibid., 22.

[3] Ibid., 23

[4] Vinkovetsky, Ilya. "The Paradox of Overseas Colonialism for a Continental Empire", in Russian America (New York, NY: Oxford University Press, Inc., 2011), 5. (Consultato l'11 giugno 2012).

[5] Ibid., 2

[6] Khlebnikov, Kirill. Biografia di Aleksander Andreevich Baranov, il governatore delle colonie russe in America (San Pietroburgo: Tipografia navale, 1835), 63-64. (Consultato l'11 giugno 2012).

[7] Morse, Jedidiah. The American gazetteer, exhibiting, in alphabetical order, a much more full and accurate account, than has been given, of the states, provinces, counties, cities, towns, villages, rivers, bays, harbours, gulfs, sounds, capes, mountains, forts, Indian tribes, & new discoveries, on the American continent, also of the West-India Islands … with a particular description of the Georgia Western Territory … The whole comprising upwards of seven thousand distinct articles. Collected and compiled from the best authorities, and arranged with great care, by, and under the direction of, Jedidiah Morse, D.D. Author of the American universal geography–Fellow of the American Academy of Arts and Sciences–and member of the Massachusetts Historical Society. Illustrated with seven new and neat maps. Published according to act of Congress. Printed in Boston, 1797. Eighteenth Century Collections Online. Gale. University of Groningen. 14 June 2012.

[8] Vinkovetsky. "The Paradox", 6.

[9] Black, Lydia. "Warriors of Kodiak: Military Traditions of Kodiak Islanders", Arctic Anthropology , Vol. 41, No. 2 (2004), 141. JSTOR.

[10] Tykhmenev, Pjotr. Resoconto sulla creazione della Compagnia Russa in America e delle sue gesta correnti. Parte I (San Pietroburgo: Tipografia di Eduard Weimar), 204-207. (Consultato l'11 giugno 2012).

[11] Ibid., 214

[12] Ibid., 336

[13] Vinkovetsky. "Paradox of Overseas Colonialism", 15.

[14] Bolkhovitinov, N. N. "Adventures of Doctor Schaffer in Hawaii, 1815-1819", Hawaiian Journal of History, Volume 7, 1973, 57.

[15] Ibid., 60

[16] Ibid., 55

BIBLIOGRAFIA

Black, Lydia. "Warriors of Kodiak: Military Traditions of Kodiak Islanders", Arctic Anthropology , Vol. 41, No. 2 (2004), 141. JSTOR.

Bolkhovitinov, N. N. "Adventures of Doctor Schaffer in Hawaii, 1815-1819", Hawaiian Journal of History, Volume 7, 1973, 57-60.

Coxe, William. Account of the Russian discoveries between Asia and America. To which are added, the conquest of Siberia, and the history of the transactions and commerce between Russia and China. By William Coxe, A. M. F. R. S. One of the Senior Fellows of King’s College, Cambridge; Member of the Imperial Oeconomical Society at St. Petersburg, of the Royal Academy of Sciences at Copenhagen; and Chaplain to his Grace the Duke of Marlborough. The third edition, revised and corrected. (London, 1787), 20. Eighteenth Century Collections Online. Gale. University of Groningen. 11 June 2012.

Khlebnikov, Kirill. Biografia di Aleksander Andreevich Baranov, il governatore delle colonie russe in America (San Pietroburgo: Tipografia navale, 1835), 63-64. (Consultato l'11 giugno 2012).

Morse, Jedidiah. The American gazetteer, exhibiting, in alphabetical order, a much more full and accurate account, than has been given, of the states, provinces, counties, cities, towns, villages, rivers, bays, harbours, gulfs, sounds, capes, mountains, forts, Indian tribes, & new discoveries, on the American continent, also of the West-India Islands … with a particular description of the Georgia Western Territory … The whole comprising upwards of seven thousand distinct articles. Collected and compiled from the best authorities, and arranged with great care, by, and under the direction of, Jedidiah Morse, D.D. Author of the American universal geography–Fellow of the American Academy of Arts and Sciences–and member of the Massachusetts Historical Society. Illustrated with seven new and neat maps. Published according to act of Congress. Printed in Boston, 1797. Eighteenth Century Collections Online. Gale. University of Groningen. 14 June 2012,

Tykhmenev, Pjotr. Resoconto sulla creazione della Compagnia Russa in America e delle sue gesta correnti. Parte I (San Pietroburgo: Tipografia di Eduard Weimar), 204-207. (Consultato l'11 giugno 2012).

Vinkovetsky, Ilya. "The Paradox of Overseas Colonialism for a Continental Empire", in Russian America (New York, NY: Oxford University Press, Inc., 2011), 5. (Consultato l'11 giugno 2012).

 
Come conservare a casa con riverenza l'acqua e il pane benedetti

L'acqua santa e la prosfora sono doni che ci rafforzano nel nostro cammino verso Dio. Tuttavia, le loro proprietà di grazia si manifestano solo quando una persona accetta questi oggetti sacri con preghiera, fede sincera, cuore puro e desiderio di essere più vicino a Dio. Il rispetto per gli oggetti sacri è un'espressione del nostro rispetto per Dio, che attraverso di essi ci dona la sua grazia. Come devono essere conservati e utilizzati correttamente questi oggetti a casa?

Il significato dell'acqua santa e della prosfora

L'acqua santa è consacrata durante la Grande benedizione delle acque alla festa dell'Epifania o durante le benedizioni minori delle acque. Può anche essere l'acqua di una sorgente santa. Diverse sono le tradizioni per l'utilizzo dell'acqua dell'Epifania o dell'acqua consacrata durante l'anno. Tutte queste tradizioni ci dicono di trattare l'acqua santa con il dovuto rispetto.

L'uso della prosfora in molte tradizioni è simile a quello dell'antidoro, consumato al posto della comunione. Non potendo fare la comunione tutti i giorni, possiamo ottenere la grazia dello Spirito Santo mangiando con fede una piccola quantità di prosfora (oltre aall'antidoro o all'artos) con acqua santa. Naturalmente, questa non sostituisce pienamente la santa comunione, il cui significato è incommensurabilmente più alto, ma essendo simbolo dell'eucaristia, la prosfora può dare sostegno quotidiano alla nostra forza spirituale e fisica. È noto che alcuni santi limitavano il loro pasto quotidiano alla sola prosfora con acqua. Tra questi c'è il venerabile Teodoro di Sykeon (VI secolo), che lasciò la casa all'età di 14 anni e visse presso la chiesa del grande martire Giorgio, mangiando solo una prosfora al giorno. Il venerabile Isacco delle Grotte di Kiev (XI secolo), divenuto monaco, scelse di condurre una vita edificante in una caverna angusta, mangiando una prosfora ogni due giorni.

Usare l'acqua santa e la prosfora a casa

Non ci sono regole rigide che limitino l'uso dell'acqua santa e della prosfora da parte di un cristiano a casa. Secondo la tradizione, è consuetudine assumerne con speciale preghiera e riverenza una piccola quantità a stomaco vuoto, nei giorni in cui una persona non riceve la comunione. Percependo la prosfora come un sostituto della santa comunione, i Padri della Chiesa, di regola, non benedicono le donne per consumarla durante le mestruazioni.

Inoltre, l'acqua santa (in casi particolari e con la benedizione del confessore, assieme alla prosfora) può essere consumata in altri momenti della giornata, indipendentemente dai pasti. Secondo le istruzioni per la festa del Battesimo del Signore, contenute nel Tipico, sbagliano coloro che si si astengono dal bere l'acqua santa perché hanno mangiato , "perché la grazia di Dio è stata data per santificare il mondo, e tutta la creazione..." Alcuni santi Padri (tra i quali c'erano anche dei medici) benedicevano le persone per bere l'acqua santa più di una volta al giorno in caso di malattia o nei momenti di forti tentazioni. Tuttavia, è importante che questa libertà non sia percepita come permissività e che una persona si avvicini a questa santa sostanza con timore di Dio.

Altri modi per utilizzare l'acqua santa:

  • fin dall'antichità l'acqua santa è usata per aspergere le abitazioni o il bestiame,

  • alcuni noti Padri della chiesa consigliarono di aspergere il cibo con l'acqua santa prima di mangiare,

  • per scopi medicinali, l'acqua santa viene passata con un panno sul viso di un paziente con la febbre; c'è una tradizione monastica di usare le ultime gocce dell'acqua santa consumata per farsi il segno della croce sul viso.

È certamente inappropriato:

  • compiere qualsiasi azione magica o superstiziosa con l'acqua santa,

  • permettere agli animali di bere l'acqua santa,

  • utilizzare l'acqua santa per preparare il tè o cucinare i pasti.

Conservazione

Per conservare l'acqua santa e la prosfora con riverenza, è necessario trovare per loro un posto speciale (per esempio, accanto alle icone). L'acqua santa non si conserva in frigorifero. Grazie alle sue proprietà speciali, rimarrà fresca a lungo. Non è bene appoggiare bottiglie con acqua santa sul pavimento. Si consiglia di evidenziare in modo speciale le bottiglie con acqua santa per evitare di versarla accidentalmente.

Si sconsiglia di portare dalla chiesa grandi contenitori con l'acqua dell'Epifania, cercando di conservarne in abbondanza per tutto l'anno. È noto che una goccia di acqua dell'Epifania può consacrare un'intera bottiglia di acqua normale.

Non è riverente bere l'acqua santa direttamente da una bottiglia. Ci sono tazze speciali progettate per questo scopo.

È consentito gettare via una bottiglia utilizzata per l'acqua santa, dopo averla ben asciugata. Tuttavia, per evitare di mescolare bottiglie di acqua santa con stoviglie comuni, si consiglia di utilizzare per questo scopo in casa un recipiente separato (per esempio, uno di ceramica). La forma di una tale bottiglia corrisponderà alla sua funzione, aiutando il partecipante a provare riverenza senza associazioni estranee.

La prosfora si conserva nel modo più conveniente tagliandola a pezzetti mentre è ancora fresca e lasciandola seccare. Per proteggerla dal deterioramento, la si può tenere in un sacchetto di lino o in un'apposita ciotola in ceramica per prosfore.

set per l'acqua santa e le prosfore

Si può prendere in considerazione l'acquisto di un decoroso set in ceramica, progettato per conservare e utilizzare con riverenza l'acqua santa e le prosfore a casa.

set per l'acqua santa e le prosfore

Cosa fare se si verifica un deterioramento?

Nonostante l'acqua santa di solito rimanga fresca per diversi anni, in alcune condizioni può risultare torbida o diventare verde; a volte può comparire anche un sedimento sul fondo della bottiglia. I Padri della Chiesa spiegano tutto ciò con un atteggiamento non sufficientemente pio nei confronti di una sostanza santa. Potrebbe essere causato anche da un recipiente lavato male, nonché un uso o una conservazione inappropriati. Sebbene anche in questo caso l'acqua dell'Epifania non perda le sue proprietà benefiche e curative, può essere smaltita con riverenza. In caso di qualsiasi tipo di degrado, l'acqua santa non deve mai essere versata nelle fognature. Secondo i canoni ecclesiastici, deve essere versata in un luogo "non calpestato dai piedi". Può essere un pozzo pulito della chiesa, una fonte d'acqua corrente, un albero o un cespuglio dove nessuno cammina (per esempio in una foresta) o un vaso di fiori in casa.

Sfortunatamente, non è raro che una prosfora ammuffisca. La formazione di muffe si verifica quando una prosfora non tagliata, che contiene ancora umidità, è conservata in modo improprio (per esempio, quando è tenuta in frigorifero per più di qualche giorno) o la si mette ad asciugare in un luogo umido. La prosfora ammuffita dovrebbe essere bruciata o seppellita nel terreno in un luogo che non possa essere calpestato. Sarebbe anche opportuno in tali casi confessare il peccato di un atteggiamento empio verso un oggetto sacro.

 
Preti paracadutisti in addestramento

Parlando di "eroi quotidiani"... ci è sembrato interessante far vedere un aspetto un po' insolito dei cappellani militari: l'addestramento militare di alcuni degli otto preti al servizio delle truppe aviotrasportate russe nella regione di Rjazan'. Durante le esercitazioni di lancio, ai cappellani è richiesto di portare con sé e di assemblare all'atterraggio un kit di chiesa portatile, che potete vedere in questo video di RIA-Novosti (con cronaca in inglese).

Queste storie forse sono considerate marginali qui in Italia, ma dovrebbero farci riflettere sulla necessità di un serio e intenso addestramento del clero. Visto che non ci aspettiamo che i preti ci cadano dal cielo [ogni riferimento alla situazione presente non è da ritenersi casuale, ma sfacciatamente voluto], dovremo ricordare che lo sviluppo della vita della Chiesa e dei suoi ministri nel mondo dipende da ciascuno di noi.

 
Perché ci rivolgiamo direttamente alla Croce in preghiera come a una persona?

In questa grande festa dell'Esaltazione della preziosa e vivificante Croce, l'arciprete Andrej Nikolaidi cerca di spiegare se è vero che gli ortodossi considerano la Croce una sorta di organismo vivente, in grado di pensare, di sentire, di prendere decisioni e di agire spontaneamente.

Per molti cristiani ortodossi, che iniziano a esplorare il tesoro della preghiera cristiana e cercano di approfondire il significato delle preghiere, dopo aver letto le preghiere alla Croce può sorgere la domanda: "Perché ci rivolgiamo direttamente in preghiera alla Croce, un oggetto di legno, come a una persona? "

Infatti, secondo la tradizione liturgica ortodossa ci sono una serie di preghiere di invocazione connesse al ricordo del sacrificio di Cristo il Salvatore sulla Croce, e molto spesso tali invocazioni contengono ricorsi diretti alla Croce del Signore. L'esempio più lampante è la preghiera alla Croce preziosa, che si trova nei libri di preghiera al termine delle preghiere della sera, e che inizia con le parole "Sorga Iddio...", in cui chiediamo: "O preziosissima e vivificante Croce del Signore! Assieme alla nostra Sovrana, la Vergine Madre di Dio, e a tutti i santi, vieni in mio aiuto nei secoli. Amen". Dopo aver letto questa e altre preghiere può sembrare che l'Ortodossia consideri la Croce come una sorta di organismo vivente, in grado di pensare, di sentire, di prendere decisioni e di agire spontaneamente. Ma, naturalmente, non è così.

Per una comprensione ortodossa della sostanza di questa domanda dobbiamo renderci conto che la tradizione liturgica ortodossa è espressione della profonda esperienza della vita della Chiesa nello Spirito Santo, che la preghiera è non solo e non tanto una recita davanti a Dio delle nostre richieste, né un elenco di nostre necessità o desideri inviato alla cancelleria celeste. La preghiera è soprattutto il mistero della comunione con il nostro Creatore. Si tratta di un grande atto di creazione di fronte a Dio, la contemplazione della grazia di Dio, la dimora nei raggi della luce increata di Dio; è il volo dell'anima umana e una co-creazione con il Creatore; è un atto di comunione nella corrente della vita divina. E, naturalmente, non è possibile semplificare questo grande mistero, ridurlo a una mera formalità, al regno dell'arida aritmetica.

Dobbiamo anche notare che la tradizione di preghiera liturgica ortodossa è antica di duemila anni ed è costruita sulle fondamenta della tradizione di preghiera veterotestamentaria, sulle fondamenta dell'antica filologia classica, della letteratura ellenica greco-siriana, che ha assorbito in sé quanto di meglio è nato dall'anima umana, diretta verso il cielo e il Creatore, affinando tutte queste realizzazioni umane nella fornace della Chiesa, nel fuoco dello Spirito Santo.

Senza dubbio, il canone di preghiera è un modello di alta poesia. A conferma di questa tesi è sufficiente ricordare che la rima sistematica organizzata si incontra per la prima volta proprio nella tradizione di preghiera liturgica della Chiesa, nell'inno Acatisto alla Santissima Madre di Dio. Naturalmente, nella poesia esistono mezzi speciali per impartire un certo dinamismo e tonalità emotiva al prodotto dell'anima umana – i cosiddetti tropi e modelli. Uno di questi mezzi è la personificazione, cioè l'applicazione agli oggetti o ai fenomeni inanimati le caratteristiche e le azioni degli oggetti animati. L'esempio più vivido dell'uso della personificazione nella Bibbia è l'invettiva del santo profeta Mosè il Veggente di Dio, che si trova nel trentaduesimo capitolo del libro biblico del Deuteronomio, in cui il profeta invita i cieli e la terra a testimoniare le sue parole: Porgete orecchio, o cieli, e parlerò; e ascolta, o terra, le parole della mia bocca (Dt 32:1). San Gregorio il Teologo, lasciando Costantinopoli e pronunciando le sue ultime parole di consolazione per il suo gregge, rivolge a un addio al suo tempio. Naturalmente, né il profeta Mosè né san Gregorio consideravano la terra o le pareti della chiesa come persone animate. Parlavano nella lingua del loro tempo, con immagini poetiche, desiderando sottolineare l'importanza di questo o quell'evento di vita privata o pubblica, dando a questi oggetti o eventi le proprietà di un oggetto animato.

Ed è proprio con tale personificazione che ci rivolgiamo alla Croce di Cristo nella tradizione della preghiera liturgica ortodossa, nelle nostre preghiere alla Croce preziosa. Come in tutte le preghiere della Chiesa ortodossa, questa preghiera conserva un rigoroso cristocentrismo. Il centro di ogni invocazione ortodossa è Dio. Se ascoltiamo con attenzione le parole di questa preghiera, allora capiremo che stiamo supplicando che la Croce ci salvi "per la potenza di colui che su di te [cioè, sulla Croce] fu crocifisso, il nostro Signore Gesù Cristo; disceso agli inferi, egli ha vinto la potenza del diavolo e ti ha donato a noi, Croce preziosa, per respingere ogni nemico". In questo modo, la fonte della forza miracolosa della Croce è Dio stesso, crocifisso sulla Croce, ed è proprio a lui che ci rivolgiamo in preghiera, trovando la sua espressione in belle forme poetiche.

 
Libertà per i popoli dell'Ucraina: Libertà per i popoli dell'Europa

La Crimea, annessa all'Ucraina dal contadino ucraino ateo e ubriacone, Khrushchev, nel 1954, ha scelto la libertà con un referendum. Il sud e l'est, conosciuti storicamente come 'Nuova Russia' e arbitrariamente annessi all'Ucraina da parte di altri atei sovietici 30 anni prima della Crimea, anch'essi scelgono la libertà contro la giunta omicida di Kiev. Odessa, con le sue vittime dei terroristi di Kiev, vuole la libertà; così anche Donetsk e la regione circostante. Chi sarà il prossimo? Potrebbe essere la Transnistria, che tempo fa ha dichiarato l'indipendenza dalla Moldova? Potrebbe essere la 'Transcarpazia' – la Rus' Carpatica – che ha già dichiarato l'indipendenza dal regime di Kiev? Potrebbe essere il centro stesso con Kiev, precedentemente noto come Piccola Russia? O sarà la libertà degli ortodossi della Volinia e la grande Lavra di Pochaev attraverso le preghiere di san Giobbe?

Ciò che rimarrà è la provincia più occidentale della Galizia cattolica romana e scismatica, l'unica vera Ucraina, o terra di confine, con i suoi numerosi dialetti regionali, per metà polacchi, un po' slovacchi e un po' tedeschi. Forse dovrebbe tornare alla Polonia, come una reliquia indesiderata (e pure un'invenzione) degli Asburgo. Forse gli Stati Uniti potranno sovvenzionarla (l'Unione Europea ha rifiutato di farlo). Sembra curioso che l'Occidente abbia voluto mantenere un costrutto artificiale sovietico, chiamato 'Ucraina', con i suoi confini artificiali, non registrati a livello internazionale da nessuna parte. Si può presumere soltanto che l'Occidente era completamente ignorante della storia, oppure che abbia effettivamente iniziato a credere nei propri miti. Tuttavia, ciò che è ancora più curioso è che l'Occidente abbia sostenuto perdenti come gli incompetenti assassini, selezionati con cura dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e approvati dall'Unione Europea, che hanno preso il potere illegittimamente e con la violenza a Kiev.

Il regime fantoccio non rappresentativo insediato dagli USA, che avrebbe dovuto consegnare l'Ucraina su un piatto per l'Unione Europea e la NATO, sta crollando, i suoi soldati e poliziotti sono in rivolta, e il sangue cola dalle sue mani. L'eurofascismo non ha vinto, non perché la Federazione Russa abbia invaso il paese per liberarlo, ma perché i popoli dell'Ucraina sono insorti a protestare contro i separatisti della Galizia e i loro mercenari. I colonialisti di Berlino e Washington, pronti a devastare l'Ucraina, distruggere la sua industria, scaricarvi i loro beni di consumo e i loro rifiuti nucleari, hanno creduto di aver vinto tutto. In realtà hanno perso tutto, screditandosi ancora una volta agli occhi del mondo libero.

La popolarità del presidente Putin è salita a un inaudito 82%. Anche gli Stati Uniti ora convengono che l'Unione Europea ha il sangue di Kiev sulle sue mani. L'Unione Europea è più screditata che mai, come vedremo presto alle elezioni europee. Cina e India sono state spinte sempre più vicino alla Federazione russa. L'Unione economica eurasiatica, che l'Unione Europea riteneva sabotata per sempre, è in procinto di essere lanciata e potrebbe espandersi rapidamente, assorbendo ex fantocci degli Stati Uniti come la Georgia e l'Azerbaigian sulla strada. Il mondo ha visto l'isolamento dell'Occidente in Siria, quando questo ha accusato il governo di usare gas venefici, quando sono stati in realtà i terroristi sostenuti dall'Occidente a utilizzare il gas velenoso. Ora la grossolanità del mondo occidentale si è vista anche in Ucraina.

In Ucraina non saranno più armati i nemici del popolo, come ha fatto il regime di Saakashvili in Georgia nel 2008, massacrando 2.000 innocenti. Non esisteranno più fantocci scismatici sostenuti dai politici come 'il patriarca di Kiev' e le proprietà della Chiesa saranno finalmente restituite alla Chiesa; l'uniatismo galiziano a sostegno politico non sarà più libero di diffondersi in Crimea, Nuova Russia e Piccola Russia. I piani gestiti dalla CIA per la presa di consegna dell'Ucraina da parte del Patriarcato di Costantinopoli sono falliti. Proprio come nel 1945, così nel 2014, l'eurofascismo è stato sconfitto di nuovo.

Dove avrà termine il processo di liberazione? Il Caucaso? Gli 'stan' dell'Asia centrale? La Mongolia? La Moldova? I Paesi Baltici? Serbia e Montenegro? (Dopo tutto la Galizia è stata per l'Ucraina ciò che la Croazia è stata per la Serbia, la seconda guerra mondiale lo ha dimostrato.) Ungheria? Bulgaria? Cipro? Romania? Grecia? Anche Perù e Venezuela hanno espresso interesse, indicando che la nuova Unione economica eurasiatica può essere non solo geografica, ma pure ideologica. Quello a cui potremmo finalmente assistere è la restaurazione dell'Impero russo, dopo il tradimento e l'ingiustizia storica che durano ormai da 100 anni. È la libertà sulla strada? Dobbiamo pregare lo tsar martire chiedendo il suo aiuto.

 
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Un'intervista con l'iconografo Seraphim O’Keefe

Nota del redattore: Seraphim O'Keefe è un giovane, promettente iconografo che ha già fatto alcuni lavori notevoli. Siamo lieti di ospitare qui la sua interessante storia di vita, così come le immagini del suo principale e più recente progetto – le pitture murali nella chiesa ortodossa di San Cipriano a Midlothian, in Virginia. È chiaro dalla qualità di queste pitture che Seraphim è uno dei più talentuosi iconografi in formazione negli Stati Uniti.

Andrew Gould: Seraphim, raccontaci qualcosa sul tuo background come artista. Hai studiato pittura nella Repubblica di Georgia. Come hai fatto a finire così lontano da casa, e com'è stata questa esperienza?

Seraphim O'Keefe: Il mio desiderio di essere un artista è stato ispirato prima di tutto da mio padre. Dalla sua infanzia, mio ​​padre ha avuto talento e lo zelo per il disegno, che ha seguito con lo studio alla Parsons School of Design, alla Cooper Union a New York City, e nella sua carriera nel marketing. Crescendo, i miei tre fratelli e io siamo stati tutti ispirati a identificarci con l'arte visiva, e la siamo tutti ancora perseguendo in vari modi. Nella mia adolescenza, l'arte è diventata la via centrale per legarmi alla vita ed esplorare chi ero. Il mio lavoro a quel tempo era sperimentale, post-moderno, e spesso piuttosto scuro.

Alle scuole superiori, ho incontrato un uomo di nome John Wurdeman, dalla mia città natale di Richmond in Virginia, che aveva vissuto come artista nella Repubblica di Georgia. Era andato da MICA a Baltimora all'Istituto Surikov di Mosca in cerca della più intensa formazione di arte classica che riuscisse a trovare. Ha studiato nello studio del maestro Vjacheslav Nikolaevich Zabelin, diventando il primo americano a completare l'istituto, e poi si è spostato nel villaggio di Sighnaghi in Georgia dove ha sposato Ketevan Mindorashvili, la leader di un complesso georgiano di musica sacra e folk. Mi ha invitato a entrare in un gruppo di cinque pittori provenienti dall'America per un praticantato estivo di pittura in Georgia, guidato da lui e dal suo compagno di classe, Il'ja Jatsenko. Ero il più giovane del gruppo; gli altri quattro erano artisti professionisti.

Nessuno di noi prevedeva la terra meravigliosa che ci attendeva in Georgia. Sighnaghi è un villaggio di montagna che domina la fertile valle di Alazani dove hanno fatto il vino per migliaia di anni, e che si estende verso le cime innevate delle montagne del Caucaso. Abbiamo fatto lunghe ore di pittura e disegno dal vivo, ma l'estate è stata anche satura di personaggi incredibili, canzoni georgiane, danze, feste e attività spirituali. Non avevo mai visto una cultura così ricca e avventurosa. I miei insegnanti hanno visto che ero ansioso di imparare, e mi hanno invitato a tornare come apprendista dopo il liceo. Ho scelto questo apprendistato al posto del college perché prometteva una formazione classica più intensa, ma anche perché avevo imparato ad amare e ammirare i miei insegnanti e le loro famiglie, ed ero rimasto incantato dal loro modo di vivere.

Come apprendista, ho vissuto al fianco dei miei insegnanti, di solito a Sighnaghi con John, ma a volte per una stagione con Il'ja in una capanna di legno in un remoto villaggio russo. Lavoravamo lunghe ore dipingendo e disegnando ritratti, nature morte e paesaggi, e avevo vari esercizi di disegno da fare da solo. Nel corso ogni compito ero in dialogo con i miei maestri; mi correggevano e mi guidavano, e ho visto i loro modi di affrontare i nostri temi. Abbiamo trascorso tempo a guardare le opere dei maestri e a discutere il nostro lavoro in questo contesto. L'obiettivo era sempre quello di formare il mio occhio a vedere le cose in relazione, e a esprimerle come proporzioni. Per l'ultimo anno dei miei studi sono andato a Mosca, dove ho affittato uno studio e ho studiato con il maestro di Il'ja, Nikolai Ilarionevich Kozlov, che mi ha dato un rigoroso programma di lavoro di disegno accademico.

Per me, il vantaggio del tirocinio era l'opportunità di sviluppare un tale legame con i miei insegnanti. Sono diventato come un membro della loro famiglia, mangiavo con loro, viaggiavo con loro, facevo esposizioni d'arte, ballavo, cantavo, celebrava, e sono passato attraverso molte avventure con loro. Mi hanno aiutato in molti dei miei momenti più difficili, e fino ad oggi sento che sto ancora procedendo sotto la loro guida, anche se raramente ho la possibilità di vederli di persona.

E in Georgia hai scoperto anche la fede ortodossa?

Proprio così. Sono cresciuto come ateo, ma quando sono andato in Georgia ero molto affamato spiritualmente. Sia John sia Il'ja, insieme alle loro famiglie, sono seri ricercatori, così mo sono unito alla loro ricerca, e presto mi sono unito a loro nella Chiesa ortodossa. Questo ha portato a molte avventure e prove.

Dicci come hai deciso di perseguire l'iconografia come seria vocazione.

Dopo la mia conversione all'Ortodossia, ho cominciato a intervallare i miei studi con visite ai monasteri. Alla fine, ho voluto provare il monachesimo, e sono andato a un monastero in Georgia, dove ho vissuto per circa quattordici mesi come novizio. Dal momento che ero addestrato come pittore, l'abate ha fatto venire degli insegnanti, in modo che potessi imparare l'iconografia. Quando ho lasciato il monastero, sono tornato ai miei insegnanti e alla pittura dal vivo, ma a poco a poco il mio interesse per l'iconografia è cresciuto. Dopo i miei studi a Mosca, sono tornato in America e vacillavo tra pittura ed esposizioni di belle arti, il lavoro di illustratore grafico e l'iconografia. Ero scoraggiato dalla cultura corrente di arte a pagamento, che di solito comporta presentare se stessi come una sorta di persona esotica, "l'artista", e convincere i ricchi a volere il tuo lavoro.

L'estate prima che ci sposassimo, mia moglie Ilaria e io abbiamo trascorso due mesi in Alaska, in una comunità in cui erano richiesti il talento di Ilaria per il canto e l'insegnamento della musica, e il mio talento per l'iconografia. L'esperienza di lavoro sui canti e sulle immagini, in una comunità la cui vita dinamica invogliava all'espressione attraverso i talenti di ciascun membro, ci ha ispirati entrambi. Quando ce ne siamo andati alla fine dell'estate, il prete mi ha detto con gioia; "Devi imparare l'iconografia!" Le sue parole hanno fatto risuonare qualcosa in me. Sono andato a trascorrere due mesi al Monastero della santa Trinità a Jordanville, dove mi hanno generosamente istruito nella tecnica della tempera all'uovo. Da allora in poi ho consultato padre Andrew Tregubov, la cui guida è stata importante per me, così come altri iconografi. Dopo il nostro matrimonio nel 2010, Ilaria e io siamo tornati in Georgia, dove le nostre spese erano molto contenute, e sono stato in grado di iniziare a dipingere icone a tempo pieno.

Quali icone storiche e iconografi ti senti attratto a imitare?

Ho studiato ardentemente tutto quello su cui potevo mettere le mani. Recentemente, i maestri che hanno maggiormente ispirato i miei dipinti murali sono probabilmente Teofane il Greco e il maestro di Volotovo Pole, che hanno entrambi lavorato nella Russia del XIII secolo, e sono strettamente collegati. La maggior parte del loro lavoro è ormai perduta, ma i loro affreschi a Novgorod sono stati ben fotografati. Ho il sospetto che siano la stessa persona, ma credo che la maggior parte degli storici dell'arte dica il contrario. In ogni caso, questi affreschi sono dipinti con disarmante spontaneità e raffigurano gente piena di immediatezza espressiva. Le loro composizioni sono semplificate fino all'essenza del soggetto, sottolineando il carattere personale dell'incontro tra l'uomo e Dio. La loro libertà e giocosità in qualche modo rafforza la solennità del soggetto. Le loro linee cantano. Credo che queste qualità siano particolarmente attraenti per l'occhio moderno.

Mi baso anche sul lavoro di padre Grigorij Krug e di Leonid Uspenskij. Anche in questo caso, la semplicità, la spontaneità, e l'espressione umana sono enfatizzate. La creatività con la quale esprimono la tradizione ci ricorda che la fede non deve essere conservata come in un museo, ma incarnata. Questi due sono stati per me un ponte verso i vecchi maestri. Il mio maestro John e il suo maestro, V. N. Zabelin, sono entrambi soprattutto maestri del colore, e il lavoro di padre Grigorij mi ha aiutato a vedere come il loro senso di colore intuitivo, vivente può essere portato nell'iconografia.

Più di recente, vivendo vicino al museo dei Cloisters a New York, mi sono interessato a studiare l'iconografia romanica. Trovo emozionanti i colori vivaci e gli schemi ritmici del panneggio.

La chiesa della santa Croce a Linthicum nel Maryland è stata il tuo primo incarico importante? Come hai fatto ad avere un primo progetto tanto sostanziale?

Per le preghiere di san Bonifacio. Santa Croce è stata davvero il mio primo incarico di pittura murale. Ero stato un amico della comunità parrocchiale per sette/otto anni prima della commissione. Circa un anno dopo il nostro matrimonio, mia moglie e io abbiamo visitato Santa Croce in un viaggio. Avevano avuto recentemente in dono una reliquia di san Bonifacio, e il prete locale, padre Gregory Mathewes-Green, mi ha chiesto di dipingere un'icona per la reliquia. Io ero ansioso di avere commissioni. Il giorno successivo, abbiamo visitato il St Vladimir's Seminary, e per un caso non correlato, qualcuno mi ha incaricato di dipingere un'altra icona di san Bonifacio. Ottenere due commissioni in due giorni era una coincidenza abbastanza speciale in quel momento – e il fatto che entrambe fossero per icone di san Bonifacio, a mio parere, significava che il santo era al lavoro nella mia vita. Ho letto la sua biografia e ho dipinto le icone.

Quando ho portato l'icona finita a Santa Croce, erano ben contenti, e padre Gregory mi ha chiesto a bruciapelo se ero disponibile a fare le pitture murali che stavano progettando per il ventesimo anniversario della parrocchia. Io ero disposto, ma credo che padre Gregory abbia corso un grosso rischio ad assumere me, così inesperto. La parrocchia mi ha sostenuto con le proprie preghiere ed entusiasmo, e ne è venuto del bene. Potete certamente vedere che ero in fase di apprendimento quando ho realizzato quelle pitture murali, ma è anche possibile vedere che santa avventura è stata. Ancora più importante, il cammino della comunità parrocchiale con Dio si note attraverso le immagini.

San Bonifacio è stato incluso nella immagine finale del progetto durato due anni, in un gruppo di santi missionari, e la sua immagine è uscita con una chiarezza sorprendente, segnalando ancora una volta il suo ruolo in tutta la faccenda. Il rischio che la parrocchia ha corso con me e l'aiuto dei santi mi hanno permesso di fare il passo improbabile verso la pittura professionale delle chiese.

Seraphim, hai recentemente completato la tua seconda opera maggiore – la pittura del coro della chiesa ortodossa di san Cipriano a Midlothian, in Virginia, e sono le foto di quel progetto che vi proponiamo in quest'articolo. Raccontaci come sei arrivato a lavorare in quella chiesa, e quali sono le sfide e le opportunità che ti ha presentato.

Midlothian è un sobborgo di Richmond in Virginia, la mia città, e io avevo conosciuto questa parrocchia per circa dodici fino a questa commissione. Avevo spesso discusso le possibilità di pitture murali a San Cipriano con il loro sacerdote, padre David Arnold, negli anni prima che fossero pronti a iniziare questo lavoro. Un gruppo della parrocchia è venuto a vedere le pitture murali a Santa Croce mentre le finivo, e hanno deciso di commissionarmi le immagini del loro presbiterio. Il cambio di dinamica tra le due parrocchie ha insegnato a mia moglie e a me molto sulla natura della nostra vocazione. Vedo sempre di più questo lavoro come un ministero di ascolto che dà voce alla conversazione particolare che esiste tra Dio e la comunità.

La prima sfida qui è stata il nostro desiderio di rendere le pitture murali più permanenti possibile. Con il tuo consiglio, Andrew, abbiamo deciso essenzialmente di costruire un muro. al di sopra del muro a secco esistente dipinto in lattice, costituito da pannelli di cemento in fibra su cui è stato applicato del gesso. Questo ha comportato una spesa considerevole per la parrocchia, ma abbiamo sentito che ne valeva la pena – l'intonaco interagisce piacevolmente con luce e suono, e offre una superficie permanente per le immagini. Questa parte del progetto mi ha concesso più tempo per sviluppare i miei disegni preliminari prima di iniziare il lavoro sulle pareti. Lavorare a partire da questi disegni su quel bel muro di gesso è stato un grande piacere.

La forma insolita del muro del presbiterio a San Cipriano era un'altra sfida. È molto più ampio di quanto sia alto, e ha un soffitto piatto piuttosto che a semicupola. La parte superiore dell'iconostasi è una linea retta orizzontale a circa metà altezza dal pavimento al soffitto. Tutti questi fattori hanno reso particolarmente indesiderabili le zone con linee di divisione orizzontali. Ciò ha reso particolarmente impegnativa la questione di come comporre la Theotokos, l'immagine centrale dell'abside, che incarna il suo scopo incarnazionale. La soluzione di rappresentarla in una mandorla ha permesso agli altri elementi di riunirsi in una disposizione che richiama tutto l'immaginario, e quindi l'intera dinamica dei servizi liturgici, verso il momento della comunione, l'unione di Dio e dell'uomo.

Preferisco eseguire pitture murali in loco, perché è molto importante per me che ogni forma e colore interagiscano con le diverse condizioni di illuminazione durante il giorno, e faccio attenzione alle dinamiche della comunità durante il culto, così che in ogni modo le immagini possono esprimere il particolare rapporto di Dio con il popolo. Poche cose sono tanto stimolanti per una comunità quanto il vedere l'espressione della propria vita e visione.

Il sacerdote fondatore di San Cipriano, padre George Detrana, ha investito in una meravigliosa serie di icone dipinte dalla signora Maria Struve, allieva di Leonid Uspenskij. La parrocchia si identifica fortemente con queste icone; hanno storie interessanti su come sono state scelte e come i parrocchiani hanno viaggiato in Francia per raccoglierle e portarle in patria alla chiesa domestica in cui si trovava in origine la parrocchia. Questa serie comprende quattro grandi icone sulla loro iconostasi. Padre George era un allievo devoto di padre Alexander Schmemann, che era un amico della signora Struve; anche l'attuale prete, padre David Arnold, si identifica con questo lignaggio attraverso la sua formazione presso il St Vladimir's Seminary, e aveva questo in mente quando ha scelto l'architetto, padre Alexis Vinogradov, anch'egli strettamente legato a quella comunità. Tutto questo ha costituito un precedente per me per farmi prestare la massima attenzione alla scuola iconografica parigina, definita principalmente dall'opera di Leonid Uspenskij e di padre Grigorij Krug; la stessa cosa che io stesso ero ansioso di fare.

Ci sono diverse caratteristiche un po'insolite delle pitture nel presbiterio – in particolare il fondo bianco e le composizioni senza bordi. Le figure galleggiano insieme in questo spazio saturato di luce. È così diverso dal blu scuro con bordi rossi rigidi che noi vediamo di solito. Perché hai scelto di dipingere con questo delicato uso della luce e dello spazio compositivo? Pensi che ci sia qualcosa di particolarmente moderno o americano in questa brillante semplicità?

Gli sfondi luminosi e la semplicità della composizione sono molto caratteristici della scuola iconografica di Parigi, e ho notato che queste tendenze appaiono nelle opere degli iconografi contemporanei in tutto il mondo. Credo che gli spazi luminosi e aperti e le composizioni semplici e audaci sono particolarmente accoglienti per l'occhio moderno, compreso il mio. Nella mia esperienza, le persone rispondere più facilmente con l'apertura verso l'altro di quanto non facciano quando si entra in uno spazio scuro o densamente ornato. Ma ogni luogo richiede una propria estetica.

Puoi spiegare la logica alla base delle composizioni che hai scelto, e dove sono state posizionate?

Il tema generale potrebbe essere espresso nella famosa frase: "Dio si è fatto uomo perché l'uomo possa diventare Dio", dal testo Sull'Incarnazione di sant'Atanasio. Il programma di icone è stato progettato per interagire con i servizi liturgici e interpretarli, ricordando ai fedeli riuniti che questo tema ci coinvolge direttamente.

Il soffitto presenta l'etimasia, il trono preparato per Dio. Quest'immagine non è facilmente visibile dalla navata, e per vederla dall'interno del santuario è necessario guardarla direttamente, in modo che, in pratica, al solito, quest'immagine gioca il ruolo di "qualcosa che accade al di sopra", che è appropriata per il suo significato. L'etimasia rappresenta il luogo del Dio trascendente, "inconcepibile, indicibile, invisibile, incomprensibile..." al quale abbiamo accesso attraverso la croce di Cristo. Questo è il Dio che si è incarnato dalla Vergine Maria, e queste due immagini sono correlate qui dalla somiglianza della loro presentazione in mandorle. L'etimasia qui si trova direttamente sopra la santa mensa dell'altare, e interpreta il suo significato. La colomba appollaiata sul trono rappresenta lo Spirito Santo, che noi invochiamo dall'alto sui doni durante la liturgia.

Le otto mandorle più piccole intorno alla parte superiore della parete absidale, vicino al soffitto, raffigurano i profeti, quattro su entrambi i lati della Theotokos. Insieme, queste nove mandorle presentano le nove odi e gli inni del canone che compongono una parte prevalente del Mattutino e degli altri servizi giornalieri. I profeti qui sono gli autori dei nove cantici su cui si basano queste odi, e reggono pergamene recanti le prime righe dei loro cantici, ognuna che suggerisce un certo atteggiamento verso il Signore. Il Dio trascendente suggerito dall'etimasia al di sopra è Colui che i profeti hanno desiderato vedere. Come con l'ordine innografico delle nove odi, i gesti dei profeti anticipano il momento in cui questo desiderio ha avuto una risposta – nella nona ode – il cui autore è la Vergine stessa. Le prime parole del suo canto, "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore", proclamano l'atteggiamento di accettazione da parte del genere umano della venuta di Dio nella carne.

La Madre di Dio è l'immagine centrale, che interpreta il santuario come lo spazio simile al grembo materno in cui Dio viene a incarnarsi attraverso l'eucaristia, che unisce i fedeli come corpo di Cristo. La presenza di Gesù è sottolineata come il centro del cerchio, e il movimento verso l'esterno della sua benedizione, così come il gesto supplichevole verso l'alto di sua madre, si trasportano nelle forme e linee circostanti. Gli arcangeli Michele e Gabriele sono al suo fianco su entrambi i lati con i ventagli che potrebbero anche richiamare alla mente le pinze che reggono il carbone in Isaia 6. Tutto questo forma un movimento a forma di croce, che parte dall'elemento a forma di diamante della mandorla. Orizzontalmente, estende il gesto benedizione di Cristo verso l'esterno. Verticalmente, mette in correlazione l'etimasia soprastante e il calice sulla santa mensa raffigurato qui sotto.

Se il movimento dal trono del Dio trascendente verso l'incarnazione rappresenta il "Dio si è fatto uomo", il movimento verso il calice sulla mensa dell'altare nella zona inferiore della iconografia rappresenta il "perché l'uomo possa diventare Dio". Qui, san Giovanni Crisostomo e san Basilio il Grande, ai quali sono attribuiti i due ordini più comunemente usati dei testi della Divina liturgia, servono a un altare a cui partecipano anche gli angeli. Reggono pergamene recanti il testo dell'epiclesi che si trova in ciascuna delle loro liturgie, e questo testo continua nei rotoli dei vescovi in ​​piedi dietro di loro, sottolineando la continuità del culto attraverso il tempo e la distanza geografica. Alle loro spalle sta in piedi san Gregorio il Teologo della Cappadocia del IV secolo, san Cipriano di Cartagine dall'Africa del III secolo, e in seguito, i santi Tikhon e Innokentij, che servirono entrambi in America nel XX secolo. Questa immagine continua nella nostra liturgia, quando i fedeli sentono le stesse parole lette durante l'epiclesi, ricordandoci che, mentre siamo alla liturgia, ci uniamo con tutto il Corpo di Cristo di ogni tempo e luogo, e con le schiere angeliche. Ecco perché queste figure appaiono a grandezza naturale e in piedi al livello dei fedeli e in mezzo ai fedeli – il loro movimento riflette la posizione delle persone riunite nel culto.

Oltre ai vescovi americani, sulle pareti nord e sud, ci sono un prete e un diacono su entrambi i lati, un'aggiunta insolito a questo soggetto. I sacerdoti, san Giovanni di Chicago e san Giacomo dell'Alaska, sono entrambi martiri che hanno prestato servizio in America; san Giacomo è il primo prete ortodosso nato in America, e san Giovanni è il primo martire della rivoluzione bolscevica. I diaconi sono appena dentro le "porte" diaconali dell'iconostasi; santo Stefano, il diacono il cui martirio è raccontati nel libro degli Atti, e santa Olimpia, una monaca del IV secolo amica di san Giovanni Crisostomo.

Above queste cifre sulle pareti nord e sud sono due scene della risurrezione. L'apparizione del Cristo risorto a Luca e Cleopa di Emmaus interpreta la nostra Eucaristia per il riconoscimento dei discepoli di Cristo, nel momento in cui si spezza il pane. L'apparizione di Gesù ai discepoli sul mare di Tiberiade ci ricorda la riconciliazione come preparazione per la comunione, quando Pietro si tuffa in acqua per nuotare verso Gesù, che aveva rinnegato tre volte, per riconciliarsi con la sua risposta alla triplice domanda di Gesù: "Mi ami tu?"

C'è un'icona che non mi ricordo di aver mai visto prima: santa Olimpia la diaconessa. È ritratta come un diacono in senso moderno, e regge un incensiere. C'è un precedente per questa immagine?

Penso di sì. Non sappiamo solo ciò che una diaconessa avrebbe indossato nel IV secolo, ma ho visto questi paramenti come un modo semplice per indicare il suo servizio diaconale, e allo stesso modo per mettere in relazione il servizio dei diaconi al servizio degli angeli che stanno all'altare, e che qui indossano paramenti identici. A quanto mi risulta, le diaconesse nella Chiesa primitiva assistevano principalmente nei battesimi delle donne, un ruolo che con il passare del tempo è diventato superfluo. Tuttavia, non è raro per le monache avere compiti all'altare, e nei monasteri ho visto che le monache incensano abitualmente durante le funzioni. Ho progettato quest'immagine con la consulenza dei miei mentori.

Dipingi le tue pitture murali, e anche alcune icone su tavola, usando pittura ai silicati su intonaco di calce. Io uso questo stesso gesso e vernice nelle chiese che progetto, e mi è stato chiesto di scrivere le specifiche di costruzione per l'applicazione dell'intonaco nella chiesa di san Cipriano. Così ho un particolare interesse per questo mezzo.

Sono particolarmente lieto di vedere come lavori con scioltezza con la pittura ai silicati. Alcuni iconografi, abituati all'acrilico, la trovano frustrante da usare e lottano contro le sue caratteristiche. Ma il tuo lavoro mostra una sorprendente economia di pennellate. È chiaro che utilizzi la pittura ai silicati con grande vantaggio ed efficienza. La tua tecnica è completamente esposta – nessun movimento appare nascosto da pennellate successive. Devi avere una grande fiducia nella tua padronanza della tecnica. Ci puoi dire, come artista, come la gestisci, e quali vantaggi ti dà?

Sono così felice che tu promuova l'uso della pittura ai silicati per le pitture murali della chiesa – credo che sia la migliore opzione nella maggior parte dei casi. È progettata per essere anche più permanente degli affreschi, e ha le stesse qualità visive che rendono l'affresco ideale per le pitture murali della chiesa: luminosità, trasparenza, e una finitura minerale opaca. Diversamente dalla vernice acrilica, permette al substrato di gesso di mantenere la sua luminosità e il suo aspetto caldo e solido. Ma a differenza dell'affresco, la pittura ai silicati viene applicata sull'intonaco asciutto, quindi non richiede che il pittore applichi l'intonaco sezione per sezione, completando il quadro di ogni sezione prima che l'intonaco si asciughi. La chiesa può completare l'opera in gesso tutta in una volta, con il massimo anticipo sul progetto iconografico, se lo desidera, e tutto ciò che rimane da fare è dipingere. Per me, questo significava che avrei potuto costruire l'intero programma delle immagini del presbiterio contemporaneamente.

Io uso il sistema "Design Lasur" di vernice ai silicati della compagnia Keim, che è stato consigliato da Vladimir Grigorenko per la sua trasparenza e la sua relativa facilità di utilizzo. La vernice è già pronta per l'uso, i colori sono fatti di pigmenti minerali e possono essere miscelati liberamente. Tengo i colori in bottiglie da spremere, e li dispongo su tavolozze di ceramica da mescolare mentre dipingo. Vi è uno speciale liquido da diluizione per diluire la vernice. Come con qualsiasi tecnica, la gamma dei colori e il comportamento dei pigmenti richiedono un po' per abituarsi. Avendo lavorato con acquerello, tempera all'uovo, olio e varie altre tecniche nel corso degli anni, ho trovato la pittura ai silicati relativamente semplice da imparare. Penso all'acrilico come il mezzo meno istruttivo, perché è inerte e opaco, e richiede poca visualizzazione prima dell'azione. Il colore al silicato richiede questa visualizzazione, perché, mentre l'intonaco bagnato sembra più scuro di quello secco, questa vernice si schiarisce mentre si asciuga. Si asciuga e diventa permanente molto rapidamente.

Anche la gamma dei colori richiede inizialmente una certa pratica; ci si può sentire limitati in un primo momento, ma col tempo ho imparato come ottenere una vasta gamma di colori da questa tecnica. Dopo quattro anni di utilizzo di questa vernice, sono ancora spesso sorpreso dai nuovi effetti che posso produrre. Solo molto raramente utilizzo i colori al loro pieno potenziale di luminosità.

Come reagisce la gente al tuo stile di pittura? Qualcuno obietta che è troppo austero? Oppure le persone trovano che possono connettersi meglio con le icone a causa della loro semplicità diretta?

Trovo che la semplicità e la leggibilità aiutino le persone a connettersi con l'immagine. Nelle chiese che ho dipinto finora, ho avuto la benedizione di essere parte della comunità, insieme con la mia famiglia, per tutto il progetto. Questo mi ha permesso di imparare a dare voce alla vita della comunità attraverso l'iconografia. Per me, questo non comporta stabilire con il consiglio parrocchiale quale immagine andrà fatta e in quale punto; in primo luogo, io lavoro a stretto contatto con il sacerdote che prende le decisioni. Piuttosto, essa comporta un certo tipo di osservazione e di ascolto, e la dipendenza dalle preghiere e dall'energia della comunità. Non esiste una formula per fare questo lavoro, ma quando succede, la comunità riconosce le immagini come proprie. A volte le persone mi dicono che sentono come se le immagini fossero sempre state sul muro, ma nascoste, e che man mano che procedono è come se si diradasse una nebbia, o qualcosa di simile. Anch'io provo spesso una sensazione analoga.

L'anno scorso ti sei iscritto al St Vladimir's Seminary. Cosa stai studiando lì, e che cosa immagini come tuo futuro percorso di carriera?

Sto facendo il programma di Magistero teologico triennale. Questo è lo stesso corso di studio che si intraprende per preparare l'ordinazione sacerdotale, ma io non sto cercando l'ordinazione, o un particolare cambiamento di carriera. Si è aperta l'opportunità di studiare, e la mia famiglia ha deciso di approfittarne. Naturalmente, la formazione teologica informerà il mio lavoro come iconografo. Ma anche, man mano che andiamo avanti, la mia famiglia ha scoperto che il nostro lavoro porta molte opportunità per il ministero. Mia moglie è stata in grado di servire attraverso le sue doti musicali, e in altri modi. Cerchiamo modi di costruire e rafforzare la comunità nella Chiesa, soprattutto attraverso le arti. Se questo poi comporta l'insegnamento o l'assunzione di apprendisti, voglio essere in grado di presentare in modo responsabile l'arte nel contesto della vita e della teologia della Chiesa cristiana ortodossa.

Hai dei pensieri sullo stato dell'iconografia in America in generale? Quali sono le tue speranze per il futuro?

Penso che l'iconografia abbia un ruolo speciale tra le arti visive del nostro tempo. È arte fatta per una comunità, per esprimere la sua vita, i suoi valori e le sue aspirazioni. Ed è l'arte con cui una comunità vive e interagisce, giorno dopo giorno e anno dopo anno. Fa parte di una sinfonia globale; interagisce organicamente con l'architettura, gli oggetti e le azioni liturgiche, la poesia e la musica dei servizi, tutti i suoni, gli odori, e movimenti. Ma ancora di più, interagisce con le parti profonde della vita delle persone, che ogni giorno cercano di vivere la vita che le icone esprimono. La gente viene in chiesa nei propri momenti duri e bui, nei momenti di gioia e di festa, e nei tempi di transizione e di crescita. Incontrando le immagini durante questi periodi le vedranno in modo nuovo, e si svilupperà per loro il significato delle immagini. Non molti artisti hanno questo tipo di opportunità. Per questo motivo penso che dovremmo cercare di fare iconografia che esprime la grande dignità e il valore della vita umana, e la nostra alta vocazione. Ti vedo lottare per questo scopo nella progettazione delle chiese, Andrew. Dobbiamo camminare in questo spazio e percepire la nostra alta vocazione. La stragrande maggioranza delle immagini che vediamo intorno a noi, nella nostra cultura, ci chiama ovunque, tranne che più alto e più in profondità.

A livello pratico, per gli iconografi, penso che questo significhi che abbiamo bisogno di imparare a disegnare. È una questione di rispetto. Sto predicando questo a me stesso, prima di tutto. Abbiamo bisogno di un set completo di strumenti nella nostra cassetta degli attrezzi. Ci vuole coraggio per imparare ad amare a passare il tempo con una matita, ma è molto utile.

Grazie, Seraphim, per quest'interessante intervista.

Il sito web di Seraphim O'Keefe può essere visto qui

 
Ortodossia: creazionista o evoluzionista?

Poco è stato scritto sul punto di vista ortodosso riguardo all'evoluzione. Perché? In primo luogo perché non è una questione che riguarda la Chiesa, ma piuttosto riguarda le diverse forme di protestantesimo al di fuori della Chiesa. È interessante notare che la polemica sulla teoria dell'evoluzione riguarda poco anche il cattolicesimo – perché il cattolicesimo, fino a poco tempo fa, in ogni caso, ha conservato più a fondo il senso della Chiesa rispetto alle varie denominazioni protestanti.

Così, a differenza dei gruppi protestanti, gli ortodossi non sono ossessionati dall'Antico Testamento (con l'eccezione del Salterio), perché vediamo l'Antico Testamento attraverso gli occhi del Nuovo Testamento, gli occhi della Chiesa. Gli ortodossi sono più interessati alla salvezza delle nostre anime rispetto ad argomenti astratti come quanto tempo è durato ciascuno dei sei giorni della creazione, o quale sia stata la natura del diluvio ai tempi di Noè. Tuttavia, dal momento che viviamo in un mondo dove prevale la cultura laica, cioè, post-protestante, dobbiamo dare risposte a queste domande.

Ciò è tanto più vero quando ai margini della Chiesa ortodossa possiamo trovare individui influenzati sia dall'evoluzionismo sia dal creazionismo. Così, il seminario di St Vladimir nella O.C.A., in gran parte di orientamento episcopaliano e modernista, ha guardato con favore all'evoluzionismo, e allo stesso modo hanno fatto i modernisti nell'arcidiocesi greca in Nord America o alcuni singoli modernisti della scuola di Parigi o il provocatore famigerato e ormai screditato, il diacono Andrej Kuraev, a Mosca. D'altra parte, sotto l'influenza dell'opera di 'missionari' evangelici in Russia negli anni '90, alcuni recenti convertiti in Russia (e anche in Grecia) sono caduti sotto l'influenza del creazionismo.

Questo significa che l'Ortodossia tradizionale assume una posizione intermedia tra creazionismo ed evoluzionismo, un po' come fanno molti intellettuali cattolici modernisti? No. L'evoluzionismo (ed è solo una teoria) è semplicemente anti-ortodosso; è il prodotto del darwinismo ateo senza senso ('l'uomo discende dalla scimmia'), che, amorale fin dagli inizi, si è trasformato presto in immorale e malvagio, nel comunismo e nel nazismo ('la sopravvivenza dei più forti', cioè coloro che sostengono la nostra ideologia atea o appartengono alla nostra razza padrona); dal momento che l'uomo non è altro che una scimmia intelligente, può essere massacrato a milioni, proprio come noi massacriamo milioni di animali nei macelli.

L'ideologia fondamentale dell'evoluzionismo è l'ateismo. Come praticanti della Bibbia (piuttosto che semplici credenti nella Bibbia), gli ortodossi credono nella creazione. Tuttavia, non ci piacciono gli "ismi" (che sono sempre artificiali, non creati da Dio). Così, non ci piace il letteralismo e il fondamentalismo del creazionismo. E se dovessimo usare un 'ismo' per descrivere noi stessi, non sarebbe certamente 'creazionismo', ma 'creatorismo'. Crediamo nel creatore, non nella creazione, che non è che opera del creatore. Confessiamo: 'Credo in un solo Dio Padre, l'onnipotente, il creatore del cielo e della terra', non 'in una sola creazione'.

E menzionare il Credo ci dovrebbe ricordare che è il Credo che noi confessiamo; tutto il resto non è un dogma. Così, se ci sono ortodossi che non sono d'accordo con quello che dico qui di seguito circa i sei giorni della creazione o il diluvio di Noè, va bene così. Tutto quello che io sto facendo sono proposte, non dogmatizziamo quelle che alla fine sono soltanto opinioni. Bisogna proporre opinioni che non siano in alcun modo in contrasto con le Scritture (una cosa che i modernisti fanno costantemente). Il Libro della Genesi è come un telescopio e comprende tutta la 'preistoria' del genere umano in alcuni capitoli e pagine, quindi c'è spazio per interpretazioni e pertanto anche per polemiche. Per esempio, il libro della Genesi non contiene date – noi le possiamo solo suggerire. Qui dobbiamo stare attenti a non cadere nell'errore di mettere le teorie scientifiche al di sopra dei fatti biblici.

La prima controversia comune è cosa intende per 'un giorno' nei sei giorni della creazione, 24 ore – o di più – o di meno? La risposta a questa domanda è che non lo sappiamo. Tranne sant'Efrem il Siro, che dice esattamente 24 ore, nessun Padre della Chiesa sembra essere preoccupato da una domanda del genere. In realtà, tutto ciò che possiamo dire è che ogni giorno, prima della creazione del sole e della luna il quarto giorno, potrebbe essere durato esattamente 24 ore, ma altrettanto potrebbe essere durato una frazione di secondo, oppure brevi periodi di forse migliaia di anni.

Perché dobbiamo rispondere in tal modo? Perché noi non sappiamo, tutto quello che sappiamo è che Dio è onnipotente e quindi può fare qualsiasi cosa. Limitare Dio è un atto di pura razionalità umana. In generale, la nostra debole comprensione umana non riesce a capire che cosa si intende per un giorno; insieme con i Padri, faremmo meglio a pensare a "sei atti della creazione" piuttosto che a "sei giorni". Le Sacre Scritture, e, in generale, i santi Padri, non si interessano alla cronologia, ma ai fatti. Dio ha creato tutto; questo è ciò che è importante, il quando e il come sono sconosciuti alle nostre menti troppo ordinate e troppo curiose.

Quando è stato creato il mondo? Non lo sappiamo dalle Scritture, perché non lo dicono, se non che è stato creato cinque 'giorni' e mezzo prima della creazione dell'uomo. Tuttavia, la Chiesa, non le Scritture, dà la data simbolica del 5508 a.C. – cioè 5500 anni (cinque 'giorni' e mezzo) prima della nascita di Cristo) come data della creazione. Così, simbolicamente, la data della creazione è cinque giorni e mezzo prima della data della creazione dell'uomo, che ha dovuto attendere 5500 anni per la sua 'ri-creazione' attraverso la nascita di Cristo. Alcune persone prendono tutto questo letteralmente, e questo va bene, perché nessuna teoria moderna lo può effettivamente e inconfutabilmente contraddire.

Tuttavia, se preferite le teorie scientifiche moderne (che sono solo ipotesi in continua evoluzione) e preferite credere in miliardi di anni, anche questo va bene. L'età dell'universo non è un dogma della Chiesa. Tuttavia, una data simbolica non significa necessariamente una data irreale. Tenuto conto del fatto che tutte le tecniche di datazione scientifica sono state messe in dubbio dai fatti, come nel caso delle rocce create solo 210 anni fa da eruzioni vulcaniche che sono state 'scientificamente' datate come vecchie di centinaia di milioni di anni, non ci si può fidare di alcuna datazione 'scientifica'. Il fatto è che l'universo potrebbe anche essere stato creato nel 5508 a.C. Naturalmente, se si preferisce pensare il contrario, va bene. Non metterà in pericolo la salvezza della vostra anima, che è la nostra unica preoccupazione di base.

Noi crediamo che il diluvio di Noè abbia avuto luogo. La Bibbia lo dice (Genesi 5-10; Mt 24,37; I Pietro 3,20; 2 Pietro 2,5 e altrove) e indica che si è svolto nel IV millennio a.C., all'incirca tra il 3.300 e il 3.500 a.C. Inoltre circa 140 diverse culture umane lo affermano, dalla versione molto confusa del diluvio di Gilgamesh alla versione aborigene australiane forse molto più interessanti. Tuttavia, ci sono difficoltà di interpretazione – soprattutto, il diluvio è stato locale o universale? Anche in questo caso, non vi sono dogmi della Chiesa sulla questione e possiamo credere ciò che vogliamo. Tuttavia, come la maggior parte degli ortodossi, io credo che sia stato universale, e questo per molte ragioni.

Prima di tutto, se il diluvio fosse stato solo locale (e archeologi come Woolley tempo fa hanno confermato che naturalmente ci sono state inondazioni locali in Mesopotamia migliaia di anni fa), perché passare un secolo a costruire un'enorme arca (la più grande nave nella storia del mondo fino al XIX secolo), perché non fuggire semplicemente a piedi, come fece Lot da Sodoma? Perché tutti gli animali (tranne che per le creature del mare), l'intero patrimonio genetico del mondo animale di allora (e quindi di tutte le razze moderne), salirono sull'Arca, come anche l'intero patrimonio genetico dell'umanità (Genesi 10,1)? Se il diluvio fosse stato solo locale, questo sarebbe stato inutile. Perché le Scritture parlano della distruzione di tutta l'umanità e di tutte le creature (Genesi 6,7 e 7,21-22), se non intendono proprio questo?

In quale altro modo spieghiamo gli strati sedimentari a migliaia di piedi di profondità, i cimiteri fossili, i combustibili fossili, la distruzione dei dinosauri, i mammut congelati, le glaciazioni e le calotte polari, l'approfondimento degli oceani e l'innalzamento delle montagne (Sal 104,8), le piattaforme continentali, la più tarda deriva continentale e la separazione dei continenti e quindi la separazione delle lingue dopo la torre di Babele, se non ci fu un diluvio universale? Tutti questi fenomeni testimoniano il mondo antidiluviano, la prova del diluvio universale, come testimoniato anche da innumerevoli tradizioni popolari.

Inoltre, le recenti ricerche hanno suggerito l'esistenza di molte civiltà antidiluviane, e loro resti si trovano sotto i mari come 'regni sottomarini'. Il folklore da tutto il mondo ha sempre parlato di civiltà precedenti, prima del diluvio, come Atlantide, e si parla nel libro della Genesi (5 e 6, 1-4) prima di Noè di tali civiltà, tra cui una civiltà di giganti. Gli archeologi le confermano, come confermano anche le civiltà dopo il diluvio, di cui la civiltà occidentale è una, anche se nel caso della civiltà ortodossa, sarebbe più chiaro parlare di una civiltà dopo la risurrezione.

In altre parole, stiamo dicendo che un diluvio universale conferma tutto ciò che è stato trovato sulla terra. Gli istinti migratori degli animali li avrebbero diretti a entrare nell'Arca, visto che hanno avuto un secolo per raccogliersi sul singolo continente o Pangea ('terra ferma' – Genesi 1,10), dove vivevano. Non ci sarebbe stato alcun problema della loro alimentazione e cura nella grande Arca se fossero stati in letargo e gli animali non avrebbero avuto problemi di respirazione quando le inondazioni salirono oltre le montagne, allora in ogni caso molto più basse, mentre l'atmosfera era sollevata al di sopra del livello del mare.

La quantità di acqua necessaria per un tale diluvio si spiegherebbe con il baldacchino di vapore acqueo antidiluviano, collassato sulla terra (Genesi 7, 4) e 'tutte le sorgenti del grande abisso' che fanno irrompono (Genesi 7, 11) l'acqua sotto la terra. L'unica ragione per cui niente di tutto questo sarebbe potuto accadere meno di 6000 anni fa, è la datazione 'scientifica', che, come sappiamo può essere imprecisa di miliardi di anni. Qui la scienza, cioè la quantità microscopica della conoscenza e comprensione umana, è irrazionale, in quanto si basa su innumerevoli, fragili teorie ipotetiche, che sono in costante evoluzione. La Bibbia, però, si occupa dei fatti. Solo le nostre interpretazioni variano.

 
In memoria dello ieromonaco Seraphim (Rose)

Il portale Pravoslavie.ru chiede a tre prolifici autori del sito, gli arcipreti Vladimir Vigiljanskij e Andrei Tkachev, e lo ieromonaco Simeon (Tomachinskij), responsabile delle edizioni del monastero Sretenskij, un parere sulla figura di padre Seraphim (Rose). È interessante come queste attive figure del clero russo confermano l’effetto che padre Seraphim ha avuto anche in paesi occidentali sui ricercatori di verità. Presentiamo il testo russola traduzione italiana della memoria di padre Seraphim nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Una storia di fallimento e una storia di successo

Introduzione

Per ben più di cinquanta anni ormai, e in quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale, cioè in paesi con un millennio di cultura cattolica-protestante, piccoli numeri di europei occidentali si sono uniti all'una o all'altra delle diocesi locali della Chiesa Ortodossa. In generale si può dire che tali numeri sono stati più elevati nei paesi meno tradizionali e più protestanti, e più bassi nei paesi cattolici tradizionali come Italia, Spagna e Portogallo. E i numeri sono stati molto più elevati tra gli abitanti delle città più cosmopolite e sradicate che non tra gli abitanti dei villaggi più tradizionali. Qui qualcosa ha a che fare con la degenerazione spirituale. Anche se qui c'è una tesi dettagliata da sviluppare, l'intera storia di questo movimento a livello europeo non è ancora stata scritta – probabilmente perché è stata finora molto marginale.

In alcuni paesi, in particolare quelli di piccole dimensioni come Irlanda, Danimarca, Norvegia, Austria e Lussemburgo, dove c'è stata anche relativamente poca immigrazione da 'paesi ortodossi' fino agli anni recenti, il numero degli ortodossi nativi è piccolo, spesso qualche decina al massimo. In altri paesi, in particolare quelli più grandi come la Germania, la Francia e la Gran Bretagna, che hanno anche ricevuto più immigrati provenienti dai 'paesi ortodossi' dell'Europa orientale, gli ortodossi nativi si contano sull'ordine delle migliaia. In effetti, il processo è in corso da così tanto tempo che in tutti questi paesi si possono trovare adulti ortodossi di seconda e terza generazione di origine puramente europea occidentale.

Alcuni della prima generazione sono ormai anziani e sono stati membri della Chiesa ortodossa per un tempo che va dai quaranta ai settant'anni. Alcuni sono stati presenti tra i venti e i quarant'anni. Altri sono nuovi arrivati ​​che sono entrati in comunione con la Chiesa più di recente, solo negli ultimi vent'anni. Alla superficie, potrebbe sembrare che ci siano oggi all'incirca tra i 10.000 e i 20.000 ortodossi nativi che vivono in Europa occidentale. (Qui escludiamo quelli che sono già defunti). Tuttavia, una cifra così elevata è molto fuorviante, perché per capire i numeri reali dobbiamo osservare le motivazioni di coloro che si sono uniti alla Chiesa ortodossa in Europa occidentale, motivazioni sociologiche e non spirituali che purtroppo hanno portato al distacco dalla Feder di una maggioranza di quelli ricevuti e dei loro discendenti.

Matrimonio

In primo luogo, ci sono quelli che si sono uniti alla Chiesa ortodossa perché hanno un coniuge ortodosso. È vero che alcune di queste persone hanno imparato ad apprezzare la Chiesa e svolgere un ruolo nella vita parrocchiale. In altre parole, non solo si sono uniti alla Chiesa ortodossa, ma sono effettivamente diventati ortodosso e hanno assimilato in modo spontaneo e naturale i valori ortodossi, pensano in maniera ortodossa e viveno una vita ortodossa. Tuttavia, per la maggioranza non è così. La loro appartenenza alla Chiesa è puramente nominale, spesso a causa dell'appartenenza alla Chiesa degli ortodossi che hanno sposato, e che sono anch'essi nominali.

Senza un esempio di vita ecclesiale, i coniugi non prenderanno parte alla vita della Chiesa. Inoltre, se i coniugi ortodossi appartengono a parrocchie dove tutte le funzioni sono in una lingua straniera inaccessibile (spesso in gran parte inaccessibile anche a un coniuge ortodosso di seconda generazione), chiaramente la possibilità del loro interesse diminuisce notevolmente. Dubitiamo che esista più di qualche centinaio di europei occidentali, che, anche se hanno aderito alla Chiesa Ortodossa perché hanno sposato coniugi ortodossi, sono effettivamente diventati ortodossi. Il resto, la grande maggioranza, è composto da persone a tutti gli effetti decadute (anche se forse si potrebbe dire che non sono decadute perché non sono mai state parte della Chiesa in ogni caso).

Convertiti

In secondo luogo, ci sono quelli che in precedenza hanno praticato il cattolicesimo o il protestantesimo (compresa la sua variante anglicana). Spesso sono stati delusi dalla denominazione in cui sono cresciuti e l'hanno lasciata per l'Ortodossia. Questi sono davvero convertiti. Qui dobbiamo guardare molto da vicino la loro motivazione. Alcuni hanno lasciato la loro denominazione originaria scontenti e arrabbiati e poi si sono uniti alla Chiesa Ortodossa per ragioni negative, puramente psicologiche, di tanto in tanto psicopatiche. Queste persone non diventano ortodosse, perché trascorrono il loro tempo guardando indietro, o con nostalgia e investendo pesantemente le loro energie nell'ecumenismo e nel passato, oppure con rabbia, combattendo furiosamente contro l'ecumenismo e la loro denominazione originale. Nessuno dei due gruppi guarda con interesse alla Chiesa e vive in lei, ma vive il bagaglio del proprio passato, che cerca di imporre alla Chiesa, cercando di 'riformarla'! Ne ho incontrato tanti come questi, che, anche dopo venti, quaranta e sessanta anni, non sono ancora diventati ortodossi. Questi sono convertiti eterni che amano essere convertiti e, in un modo o nell'altro, si spearano sempre dalla corrente principale, o meglio, non hanno mai fatto parte della corrente principale, accecati da deformazioni psicologiche. Inutile dire, che non tramandano l'Ortodossia ai loro discendenti perché non hanno alcuna Ortodossia da tramandare.

D'altra parte, ci sono coloro che, con una mente aperta e senza residui o 'bagagli' psicologici, si sono naturalmente evoluti attraverso il pentimento da una sorta di protestantesimo o cattolicesimo (è più o meno la stessa cosa) e sono diventati ortodossi, approfondendo gradualmente la loro fede. Si rendono conto che l'Ortodossia è semplicemente il cristianesimo e che, prima, erano semplicemente non cristiani nella pieno senso del termine, che avevano troppo di qualcosa (fariseismo, moralismo, senso di colpa, ecc) o che mancavano di qualcosa (vita sacramentale, comprensione spirituale, semplicità eccetera). Capiscono che in precedenza erano stati condizionati da deformazioni del cristianesimo e che ora, finalmente, capiscono cosa sia la Chiesa. Anche se quelli di questo gruppo sono una minoranza tra i convertiti, sono quelli positivi, perché non solo si uniscono alla Chiesa, ma con il tempo diventano realmente ortodossi, liberandosi dai riflessi culturali deformati del loro passato. Ci possono essere 2-3.000 ortodossi europei occidentali del genere.

Fantasie

In terzo luogo, ci sono stati quelli che sono stati portati nella Chiesa sotto falsi pretesti per fantasie proselitiste, falsi 'anziani', persone che amano darsi titoli ('padri spirituali') e trasudano di desiderio di essere ammirati. Per esempio, ricordiamo bene un vescovo che, disperato per il desiderio di riempire la sua piccola parrocchia, che gli ortodossi più seri non frequentavano una volta che avevano scoperto di cosa si trattava, ha convertito probabilmente 2.000 persone nel corso della sua vita; per la maggior parte, questi hanno abbandonato la Chiesa molto rapidamente. La sua tecnica era di attirare la gente, principalmente persone benestanti di classe superiore, attraverso il suo indubbio fascino personale e, sotto un'influenza quasi semi-ipnotica, li riceveva nel giro di pochi giorni o al massimo qualche settimana. Pochi sono durati più di sei mesi; alcuni sono durati solo pochi giorni. Mi sono imbattuto in molte delle sue vittime (uso questa parola a ragion veduta). Alcuni non sono mai tornati in chiesa dal giorno in cui li ha ricevuti; molti sono tornati in vari circoli dell'anglicanesimo, laddove li aveva trovati, o hanno inventato i loro gruppi. Da quando è morto, tutte le sue fantasie sono fallite e sta crescendo una nuova generazione che non ha mai sentito parlare di lui.

Un altro sacerdote, un ex vicario anglicano, si sforza in modo disperato di trovare 'reclute' per la sua piccola comunità. La sua tecnica, purtroppo comune tra molti simili a lui, che sembrano non avere tempo per la stragrande maggioranza degli inglesi non anglicani, è di ricevere chiunque mostri il minimo interesse per la Chiesa. Il risultato è un turnover incredibilmente alto. Il suo piccolo gregge cambia quasi completamente ogni sei mesi. Un elevato tasso di abbandono è cosa certa. Fuori Inghilterra i vecchi calendaristi e altri di mentalità settaria in Francia (sia perennialisti kovalevskiani sia vecchi calendaristi), Italia e Portogallo, privi di una qualsiasi base di fedeli, hanno reclutato pesantemente tra i cattolici tradizionalisti. In Portogallo questi vecchi calendaristi erano soliti includere i santi cattolici nel loro calendario! Anche qui il turnover, cioè il tasso di abbandono, è stato molto elevato. Perché rimanere in un gruppo che è una setta e non è in comunione con la Chiesa ortodossa? Ci sono stati molti disastri pastorali in tali gruppi. La stabilità non è sicuramente una parola che appartiene al vocabolario di questi settari, perché, ancora una volta, anche loro hanno costruito sulla sabbia. Tuttavia, ci sono alcuni chesono stati tra i falsi missionari e che hanno smascherato i ciarlatani e si sono trasferiti altrove a una stabile vita ecclesiale.

Discendenti

In quarto luogo, ci sono quelli che finora hanno perso ogni identità ereditata dai loro genitori che, anche se tecnicamente non sono europei occidentali, sono così occidentalizzati da poterlo anche essere. Questi sono discendenti di immigrati provenienti da paesi ortodossi., Figli, nipoti, pronipoti fino alla sesta generazione e altro ancora. Purtroppo, va detto che, una volta i bambini perdono la cultura ortodossa dei loro genitori (spesso piuttosto limitata in ogni caso), il tasso di assimilazione è molto alto. Condizionati dal bagno acido della scuole occidentali con la loro intensa propaganda laicista, per non parlare della televisione e dei social media, i riflessi culturali ortodossi tendono ad essere rapidamente logorati, soprattutto con il passaggio delle generazioni. Siamo a conoscenza di ortodossi che ancora ogni tanto vanno in chiesa, ma non verranno se non è una festa di calendario nuovo o occidentale e se non potranno sedersi alle funzioni e non faranno la comunione se prima sarà chiesto loro di confessarsi. Chiaramente, nulla può essere costruito su tali semi-ortodossi.

D'altra parte, ci sono ortodossi delle generazioni successive, forse soprattutto della terza generazione, che hanno perso il complesso di inferiorità conformista e integrazionista e i riflessi della seconda generazione (quella 'schmemannista') e vogliono tornare a capire le loro radici, così come le radici del primo millennio dei paesi in cui vivono. Ovviamente la loro conoscenza della lingua dei loro antenati può essere trascurabile, ma questo non è un problema in sé. Se hanno zelo per la fede e la voglia di andare alle radici della fede, allora tali ortodossi, di qualsiasi generazione, compresi quelli provenienti da matrimoni misti, sono in grado di portare una grande quantità di vita della Chiesa. Ci sono diverse migliaia di tali ortodossi in Europa occidentale che, insieme con la prima generazione di immigrati, sono la spina dorsale della Chiesa, anche se non sono, neppure in parte, nativi europei occidentali.

Conclusione

Ci sono ortodossi nelle categorie di cui sopra, e talora in alcune più che in altre, che svolgono un ruolo nella vita della Chiesa in Europa occidentale, e non solo un ruolo accademico o titolare, ma un ruolo vero. Sia che siano giunti alla Chiesa di Dio per matrimonio e abbiano evitato la tentazione del nominalismo, sia che siano convertiti da una delle denominazioni eterodosse e abbiano evitato la tentazione di vivere con il bagaglio del passato, superando la psicologia a favore della teologia, sia che siano stati portati nella Chiesa da falsi missionari, ma avendoli scoperti siano passati alla Chiesa vera, sia che siano di origine 'ortodossa', ma abbiano resistito alle tentazioni di assimilazione e minimalismo, ci sono in tutti questi gruppi diverse migliaia di genuini europei occidentali ortodossi. A loro possiamo aggiungerne altri, anch'essi pentiti.

Non abbiamo infatti ancora menzionato quelli che vengono alla Chiesa, semplicemente perché la Chiesa è la loro casa spirituale. Noi non siamo convertiti, non abbiamo alcun bagaglio con noi, vogliamo semplicemente unirci alla Chiesa, per essere ciò che nelle nostre anime siamo sempre stati: ortodossi. Entriamo nella Chiesa e allo stesso tempo ci sentiamo a casa in lei e non siamo in grado e non siamo mai stati in grado di vivere senza di lei. Noi non possiamo essere altro che ortodossi. Non abbiamo alcun desiderio di 'riformare' la Chiesa, ma siamo felici con lei come lei è. Noi siamo persone che vogliono semplicemente cibo spirituale e non hanno residui culturali e nessuna cultura eterodossa con cui creare una sorta di mezzodossia, metà protestante, metà ortodossa, un 'anglo-cattolicesimo con le icone, la messa tridentina con le icone, ecc. Mi ricordo quanto sono stato scioccato più di 40 anni fa, quando mi è stato chiesto 'Chi ti ha portato alla Chiesa?' da un prete greco, che ovviamente si aspettava come risposta il nome di un vescovo o di un sacerdote. Quando ho risposto sinceramente: 'Dio', è sembrato sconvolto. Ho pensato a quanto fosse assolutamente deformata la sua aspettativa. Vedeva l'Ortodossia solo in funzione di alcuni culti della personalità.

Il fatto è che, qualunque sia la nostra strada verso la Chiesa e ovunque la imbocchiamo, la vita della Chiesa può essere costruita solo sulla roccia della Tradizione, non sulla sabbia dei compromessi di tratti negativi, del nominalismo, della patologia, della fantasia e del minimalismo. Anche se si può essere molto zelanti, non si può essere missionari se non si ha niente di valore spirituale da dare, in tal caso lo zelo è puramente psicologico, non di cuore, non pentito. La Chiesa vive per mezzo dello Spirito Santo, non per mezzo della psicologia e dell'ideologia umana decaduta. Purtroppo, abbiamo visto molti casi in cui certi individui hanno cercato di costruire la Chiesa in Europa occidentale sulla sabbia del compromesso, senza pentimento, senza lasciare dietro di loro i valori culturali falsi. Tutti questi tentativi, e ne abbiamo visto un gran numero, si sono conclusi con un fallimento, sono fantasie spazzate via dalla realtà, di conseguenza ci sono oltre diecimila europei occidentali autoctoni che sono fuggiti da una forma corrotta di ortodossia. Sono fuggiti e continueranno a fuggire, come la sabbia all'arrivo della marea. Questo è il fallimento. D'altra parte, ci sono coloro che stanno costruendo la Chiesa reale e futura in Europa occidentale sulla roccia della pienezza della Tradizione ortodossa che nessuna marea potrà mai spazzare via. Questo è il successo.

 
Legalizzato in alcuni stati d'America un nuovo metodo di smaltimento dei resti umani: il compostaggio

Mentre la coscienza religiosa cristiana riguardo al rispetto per le spoglie umane continua a erodersi, si stanno escogitando nuovi metodi per evitare di "deporre un corpo a riposo" in una tomba adeguata. La cremazione, che per tradizione cristiani, musulmani ed ebrei non praticano, è ora considerata un metodo "non verde" a causa della sua pesante impronta di carbonio. L'idrolisi alcalina, altrimenti nota come "acquamazione", in cui un corpo viene scomposto in un liquido usando calce e calore, è meno inquinante per l'ambiente, ma i legislatori ora vedono la necessità di portare la morte a un livello più verde. L'ultima opzione è: il compostaggio.

Quando lo stato di Washington ha legalizzato il compostaggio dei corpi umani nel 2019, ha aperto le sue attività una società con sede a Seattle, Recompose, che ha introdotto il metodo. Colorado e Oregon lo hanno reso legale nel 2021. Ora New York e la California sembrano essere le prossime in linea, con la deputata della California Cristina Garcia che ha reintrodotto un disegno di legge per legalizzare questo metodo. Il disegno di legge è stato approvato dalla Commissione Affari, Professioni e Sviluppo Economico del Senato lunedì 13 giugno, come riporta il Religion News Service.

Nel processo di compostaggio, un corpo si decompone attraverso un processo noto come riduzione organica naturale. Lo si pone in un recipiente riutilizzabile e ricoperto con trucioli di legno, erba medica e paglia. Si pompa ossigeno per aumentare l'attività microbica termofila. Dopo circa 30 giorni, il corpo è completamente trasformato in un metro cubo di "terreno soffice". Un metro cubo, secondo un portavoce citato dal New York Times, corrisponde a circa quattro carriole di compost.

Sebbene esista un'opzione non religiosa di sepoltura che oggi è chiamata "sepoltura naturale", in cui il corpo è semplicemente lasciato non imbalsamato e sepolto in una semplice bara di legno in modo che la polvere possa tornare naturalmente alla polvere, Garcia sta promuovendo il compostaggio perché, "La sepoltura su terra colonizzata non è un'opzione con cui io stessa mi sento a mio agio", come ha detto.

La richiesta di "sepoltura naturale" sta crescendo man mano che le persone diventano più consapevoli dell'opzione. È il sistema più economico e adatto a coloro che credono che la cremazione, la liquefazione o la rapida decomposizione siano irrispettose del corpo umano creato a immagine di Dio e in attesa della risurrezione dei morti. Il costo attuale del compostaggio è di circa 5500 dollari e il costo della cremazione è compreso tra 4000 e 7000 dollari; il costo di una normale sepoltura funeraria con imbalsamazione e bara "presentabile" è più costoso, e spesso proibitivo, per le famiglie a basso reddito.

Proprio come nella cremazione le ossa non bruciano, nel compostaggio le ossa non si decompongono da sole durante il periodo di 30 giorni ma devono essere "aiutate" a decomporsi. Come ha spiegato un dipendente di un'impresa di pompe funebri di Washington, "Return Home" , i corpi attraversano una fase chiamata "screening", in cui il personale è "in grado di rimuovere qualsiasi oggetto inorganico dal compost e... rimuovere le ossa".

In quel momento, ha spiegato l'operaio, le ossa sono poste in un "cremulatore", un dispositivo che si trova anche nei crematori e che si utilizza per macinare le ossa. Una volta che le ossa sono state scomposte in parti più piccole, sono reintrodotte nel compost e lasciate a "seccarsi" per 30 giorni. Le ossa diventano quindi porose, il che significa che i microbi nel compost possono "consumarle". Pertanto, il corpo è essenzialmente disossato prima dell'inizio del processo.

Un'altra preoccupazione sul compostaggio dei resti umani è: che cosa si va a fertilizzare con questo compost? Secondo i portavoce del compostaggio, se i familiari non li reclamano, i materiali sono diffusi nelle foreste e nelle aree protette. Qualcosa da tenere a mente quando si visita un parco nazionale negli stati di Washington, Oregon e Colorado, e presto in California.

 
‘L'Ortodossia, principale ostacolo all’apostasia dell’Occidente’

Per noi occidentali ortodossi che non siamo caduti in una Euro-ortodossia/mezzo-ortodossia massonica, manipolata dall'Occidente (massonica perché i suoi patriarchi nominati dall'Occidente o sono massoni o fanno quello che i massoni dicono loro di fare), la dichiarazione che stiamo per presentare segna un giorno molto triste nella storia occidentale. Si tratta di una ri-definizione storica della nuova 'civiltà' occidentale post-cristiana, che nel primo millennio era ortodossa, che diventa la religione dell'Anticristo. Così, segna il giorno dell'apostasia finale del mondo occidentale dopo mille anni di degenerazione.

Venendo dalla Svezia, un paese noto in epoca post-scisma per le sue crociate contro l'Ortodossia russa, questo rapporto, se è vero, forse non è una sorpresa. Con la nuova crociata anti-cristiana occidentale attualmente in atto in Ucraina, Carl Bildt, un discepolo ideologico del famigerato odiatore di Cristo, il geopolitico russofobo Zbigniew Brzezinski, ha infatti detto la verità che abbiamo sempre saputo: la 'civiltà' post-ortodossa occidentale, di fatto l'anti-civiltà occidentale, sta portando all'Anticristo e all'Apocalisse.

Carl Bildt: L'Ortodossia è la principale minaccia alla civiltà occidentale

(in russo) Глава МИД Швеции: «Православие - главная угроза для западной цивилизации»

(in inglese) Carl Bildt thinks Eastern Orthodoxy is main threat to western civilisation

(in romeno) Carl Bildt: Ortodoxia este principala amenintare pentru civilizatia occidentala

Se Carl Bildt in realtà ha detto queste cose, ha ragione: la principale minaccia per l'Anticristo è davvero Cristo.

Con la proposta attuale (sotto la pressione di John Kerry, in parte ebreo) che lo Stato di Israele consegni il Monte Sion al Vaticano e al controllo internazionale, in modo che la nuova religione mondiale possa essere ulteriormente preparata, ci muoviamo un passo avanti verso la preparazione del trono dell'Anticristo. Notiamo anche che in pochi giorni il papa Francesco e il patriarca Bartolomeo si incontreranno a Gerusalemme, promuovendo ulteriormente questa religione mondiale.

Tuttavia, non dobbiamo disperare. In Siria la città di Homs è stata finalmente liberata dalla presa dei terroristi islamici sostenuti dall'Occidente. In Germania la televisione ARD ha dimostrato che le persone uccise a Kiev nel mese di febbraio sono state tutte vittime dei terroristi, non del governo legittimo, come sapevamo tutti da tempo. In Russia il Presidente Putin ha appena firmato una nuova legge, che vieta l'uso del linguaggio volgare in tutti i media (esattamente il contrario di quanto è successo in questi ultimi anni in Occidente). E in Ucraina le forze ortodosse si stanno ogni giorno rafforzando contro i terroristi uniati e il Giuda Filarete di Kiev. Se preghiamo colui che sconfisse gli apostati scandinavi in passato, sant'Alessandro Nevskij, e la grande santa svedese, sant'Anna di Novgorod, saremo di nuovo vittoriosi.

 
I lettori

Come si diventa un lettore, e che cosa fa un lettore?

Impariamo molto su ciò che significa essere un lettore dal monito del vescovo a un lettore dopo che quest'ultimo è stato tonsurato (vale a dire, è stato ordinato lettore):

"Figlio mio, il primo grado del sacerdozio è quello del lettore. Il tuo compito è quindi di esaminare le divine Scritture tutti i giorni, affinché chi ti ascolta, vedendoti, te ne riceva edificazione. Che tu, senza vergognarti in alcun modo della tua elezione, possa prepararti per un grado più alto. Con una vita casta, santa e retta otterrai il favore del Dio di ogni bontà, e renderai te stesso degno di un ministero più grande, per Gesù Cristo nostro Signore, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen".

Questo ci dice che l'officio del lettore è il primo rango del sacerdozio. Ci sono due tipi di clero: clero minore e clero maggiore. I lettori sono tonsurati, il che significa che invece di essere ordinati all'altare, si distinguono per un taglio di capelli a forma di croce (come avviene anche al battesimo, e quando un uomo o una donna entra nella vita monastica) e sono ordinati nella navata della chiesa, come lo sono i suddiaconi, che sono anch'essi parte del clero minore. Gli ordini del clero maggiore sono vescovi, preti e diaconi.

Ma cosa significa che il lettorato è il primo rango del sacerdozio? Vuol dire che gli stessi requisiti di base per essere ordinato prete sono richiesti anche a un lettore. Un lettore naturalmente deve essere ortodosso. Deve anche essere un uomo che non è stato sposato più di una volta. Deve essere di una buona reputazione. Ci sono altri possibili ostacoli all'ordinazione, e la maggior parte di questi ostacoli si applica anche ai lettori (ci sono diversi requisiti di età per diaconi, sacerdoti e vescovi, e i vescovi sono tenuti a essere monaci).

Un lettore dovrebbe anche leggere le Scritture ogni giorno, e avere abbastanza familiarità con i testi che legge, tanto che coloro che lo ascoltano siano in grado di capirlo e di essere edificati dalla sua lettura. In aggiunta a ciò, un lettore dovrebbe imparare le rubriche dei servizi, e deve imparare a cantare i servizi imparando i toni, e come utilizzare e combinare i testi liturgici al kliros. Nella maggior parte delle parrocchie, ci sono direttori di coro che fanno la maggior parte di questo compito ai principali servizi, ma anche un lettore dovrebbe imparare a fare queste cose, in modo che se è l'unica persona al kliros (come può accadere ad alcuni dei servizi giornalieri) sarà in grado di leggere e cantare tutte le parti dei servizi che non sono specifici per il vescovo, il sacerdote e il diacono.

L'ammonimento al lettore a non vergognarsi "in alcun modo" della sua elezione significa che egli dovrebbe essere un esempio per gli altri nella Chiesa. Come san Paolo ammoniva san Timoteo: "sii un esempio per i credenti nella parola, nella condotta, nella carità, nello spirito, nella fede, nella purezza" (1 Timoteo 4:12). E un lettore dovrebbe fare questo per prepararsi a "un grado più alto." In altre parole, un lettore dovrebbe prepararsi alla possibilità di servire in un rango più alto del clero. Naturalmente tutti i cristiani dovrebbero cercare di essere un esempio "nella parola, nella condotta, nella carità, nello spirito, nella fede, nella purezza", ma questo si dovrebbe fare in modo particolare nel caso del clero. Ciò significa che un lettore dovrebbe essere personalmente pio, amorevole verso gli altri, e deve amare i servizi della Chiesa.

Chiunque ne è in grado (naturalmente, se è un cristiano ortodosso) può compiere la funzione di un lettore, quando è necessario. E ci sono molte persone che lo fanno pur senza essere tonsurate come lettori. Tuttavia, uno che è proprio un lettore ha il dovere di ricoprire questo ruolo, e così dovrebbe prepararsi con zelo a svolgere questo ruolo, e dovrebbe essere attento a farlo davvero, essendo presente quando possibile ai servizi, e rendendosi disponibile a fare il proprio dovere.

Se qualcuno è interessato a diventare un lettore, dovrebbe parlare con il sacerdote e cominciare ad applicarsi per imparare a farlo correttamente. Anche se poi non sarà tonsurato come lettore, la conoscenza che acquisirà è vantaggiosa per ogni cristiano ortodosso.

Per ulteriori informazioni su ciò che significa essere un lettore, mi sento di raccomandare la lettura di due testi in inglese: Instruction for the Church Reader e A Guide for Readers in the Orthodox Church, di padre Geoffrey Korz.

 
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Esorcismo e santità

Parte 1. Esorcismo cristiano e santità

Con la benedizione del metropolita Tikhon, la diocesi di Pskov ospita incontri con sacerdoti esperti dalla Russia e dalla diaspora russa. Offriamo ai lettori del nostro sito web una di queste conversazioni tenutasi il 22 maggio 2022: l'arciprete Gennadij Fast della diocesi di Abakan della Chiesa ortodossa russa presenta la sua conferenza.

affresco di Cristo che scaccia un demone

Il servizio di liberazione

L'esorcismo può essere diviso in due parti: gerarchica e carismatica. Dapprima Gesù, chiamando a sé i suoi dodici discepoli, diede loro autorità sugli spiriti immondi, per scacciarli e guarire ogni tipo di malattia infermità (Mt 10:1). Si tratta degli Apostoli, con i vescovi come loro successori, i presbiteri (una parola greca che significa letteralmente "anziani" ma significa anche "sacerdoti e di fatto da essa deriva in ultima analisi la parola "prete", ndc) come collaboratori dei vescovi, e i diaconi come assistenti nel culto. Cioè, il Signore ha dato questo potere ai Dodici e non a tutti quelli che erano con lui. Può essere chiamato un dono gerarchico. La gerarchia ha un tale dono e mandato da parte del Signore Gesù Cristo.

Secondo: questi segni accompagneranno quelli che credono (Mc 16:17). Sono menzionati cinque segni, ma ci occupiamo del primo: nel mio nome scacceranno i demoni. Parla di coloro che credono. Non è la gerarchia; non sono i dodici apostoli; di conseguenza, non è né l'episcopato né i suoi collaboratori, ma quelli che hanno creduto e sono diventati discepoli di Gesù Cristo. Oggigiorno è più comune parlare di loro come di "battezzati", piuttosto che di "credenti. In altre parole, stiamo parlando di cristiani. Quindi, anche loro ricevono potere, ed è dato come segno. Ne seguirà come segno che nel Mio nome scacceranno i demoni . È un carisma cristiano generale.

Così, il potere è dato due volte: ai discepoli, e a tutti. Si dice: Mi ha unto per annunziare la liberazione ai prigionieri, per rimettere in libertà gli oppressi (Lc 4:18). L'essenza del servizio è proclamare la libertà ai prigionieri e liberare coloro che sono oppressi. Da cosa siamo oppressi?

Il servizio di Cristo è il servizio della liberazione. Possiamo così definire da cosa il Signore ci libera: prima di tutto, ci libera dal potere del peccato – comprensibilmente, attraverso il pentimento : il sangue di Gesù Cristo lava il peccatore pentito. In secondo luogo, dal potere del diavolo. Questi due punti possono sembrare simili, ma si concentrano su cose diverse. Terzo, siamo liberati dal potere della morte. Sì, anche noi siamo liberati dal potere della morte, perché, secondo l'apostolo Paolo, vivere è Cristo e morire è un guadagno (Fil 1:21). La morte esiste ma non ne siamo schiavi. Ma nell'Antico Testamento anche Abramo, Isacco e Davide furono soggetti alla morte.

La morte non ha più potere su di noi, poiché la morte è il nostro guadagno. Non siamo schiavi del peccato, perché c'è colui che ci purifica e ci libera. Non siamo nemmeno sotto il potere del diavolo. Ora che abbiamo introdotto l'argomento, toccherò rapidamente la terminologia.

Non sotto il potere del diavolo

Avete già completato i vostri corsi di lingua, vero? Bene, intendo le lingue antiche. Siete in fase di apprendimento, giusto?

Cosa significa "esorcismo"? Deriva da "horkos", tradotto come "giuramento", mentre "exorkízō" significa "io vincolo con un giuramento". Pertanto, il nostro termine "esorcizzare" significa "scongiurare/esortare".

Che cosa significa? Anche l'apostolo Paolo si rivolge al suo lettore: "Vi esorto... a fare questo e questo". Cosa significa la parola "esortare"? Possiamo intenderla come: "implorare di fare qualcosa". Paolo usa tali parole. L'abbiamo visto anche in Pietro. Potremmo anche dire: "Ti chiedo di fare questo!" o "Ti ordino di fare questo!", oppure: "Ti scongiuro di fare questo!"

Certo, non capita spesso. Un padre morente può dire qualcosa del genere... Supponiamo che Davide esortasse Salomone a non trascurare il peccato di Ioab, il suo più caro amico e capo militare. Quindi, in questo caso è un'esortazione.

Cioè, se non fai una certa cosa, sei vincolato da un giuramento. Sei obbligato a fare qualcosa, e se non lo fai, non finirà bene... Quindi, diventa chiaro che si riferisce allo spirito malvagio, che è esortato a fare qualcosa. È simile alla pena capitale. Ci sono tutti i tipi di punizioni, e c'è la pena capitale.

Gli spiriti maligni in qualche modo si rivelano in una situazione in cui esercitiamo questa particolare misura estrema. L'esorcismo usa le parole di Gesù: "Nel mio nome". In altre parole, se qualcuno vuole agire da solo in questa situazione, come risposta non riceverà nient'altro che una visita dello spirito maligno. Nel nome di Cristo, perché non si sottometterebbe a nessun altro. Nel nome di Gesù Cristo...

Così, di conseguenza, per bocca dell'esorcista, Gesù esorta questo spirito a uscire. Se si oppone, sarà vincolato da un giuramento.

Ma chi è che è esorcizzato? È piuttosto interessante. Siamo abituati al nostro uso comune delle parole, leggendo il testo del Vangelo, della Sacra Scrittura. Comprendiamone l'etimologia.

Ma ci sono alcuni dettagli peculiari. Chi viene esorcizzato? Ci sono tre nomi usati nel Nuovo Testamento. Il primo è daimonion. Uno spirito immondo è un demonio.

Un demonio è uno spirito maligno, noto come "bes" in russo. Questa parola particolare è usata solo una volta nel Nuovo Testamento slavonico, nella storia con l'indemoniato dei Gadareni [o dei Gergeseni in Matteo, ndc]. Invece, la parola "daimonion" è usata altrove. E che cosa vuol dire? Significa "posseduto dai demoni". Quanto all'esorcismo, noi non esorcizziamo il demonio, ma il posseduto. Questo offre lo spunto per una ricerca teologica più completa.

Cosa dovremmo ricavare da quanto sopra? Qualcosa di simile all'uso della parola "verde" per indicare un ecologista. Noi usiamo un aggettivo al posto del sostantivo. Lo stesso capita qui: il demonio del posseduto è esorcizzato, nonostante sia usato come aggettivo, "indemoniato".

Cosa significa questo? Non ne sono sicuro. Sospetto che nessuno lo sappia davvero. Alcuni degli anziani spiritualmente illuminati con una conoscenza veramente profonda del regno spirituale potrebbero saperlo, ma non hanno mai avuto fretta di condividere la loro conoscenza con gli altri.

Il secondo termine, "spirito immondo", è usato dodici volte, e un terzo, "spirito maligno", è stato usato sei volte nel Nuovo Testamento.

Un esorcista ha detto di non aver mai avuto l'impressione di avere a che fare con un essere personalmente identificabile. In altre parole, non era un demonio specifico, ma il daemonion. Una specie di bruttezza o di impurità, o sporcizia. E questa impurità deve essere rimossa.

A proposito, la cosa interessante è che non esiste una parola per "posseduto" in greco. Non esiste. Ciò che si usa è "demonizzato" o "colui che è caduto sotto l'influenza" e corrisponde alla parola russa per "posseduto", besnovaty. Perché ora Cristo regna, ma un credente può essere demonizzato o impuro. I grandi santi potrebbero pregare: "O Signore, abbi misericordia di me peccatore". Questo suggerisce un certo livello di coinvolgimento con il male. Ma "posseduto" significa potere o autorità. È come se Cristo non fosse mai venuto sulla terra e lo spirito immondo guidasse lo spettacolo. Ma questo non è vero!

Qual è l'origine della parola "posseduto"? Appare in due traduzioni: la prima è in slavonico ecclesiastico. E in inglese è usato anche nella Bibbia di re Giacomo. A proposito, altre traduzioni in varie lingue europee non hanno una parola del genere.

Per noi è di grande importanza! Dobbiamo capire che Cristo è il Maestro, altrimenti a volte viviamo come se non fosse mai sceso sulla terra, come se quest'ultima fosse ancora governata dallo spirito maligno. Ma l'unica cosa che lo spirito maligno può fare è macchiare, imbrattare o profanare tutto con la sua presenza; tuttavia, quanto ad essere sovrano delle cose, beh, forse lo è solo di quegli uomini che volontariamente si donano a lui. Succede questo genere di cose, per esempio, come si dice, quando qualcuno "fa un patto con il diavolo", giusto? Possiamo ricordare Faust, dove c'è una descrizione di qualcosa di simile.

Cristo l'esorcista

Allora tutti noi restiamo stupiti, come quelli che si interrogarono tra di loro, dicendo: "Che cos'è questo? Che nuova dottrina è questa? Poiché egli comanda con autorità anche agli spiriti immondi, ed essi gli obbediscono". E subito la sua fama si diffuse in tutta la regione della Galilea (Mc 1:27). Lo leggiamo e, a causa della nostra percezione cristiana, pensiamo che tutto suoni bene, ed è così che è successo. Ma in realtà ci sono alcuni dettagli nascosti interessanti.

Guardate: il Signore Gesù scaccia gli spiriti immondi e la gente dice: che nuova dottrina è questa? Allora, Gesù Cristo guarisce i malati: anche questa è una nuova dottrina? Ci furono guarigioni dei malati ai tempi dell'Antico Testamento? Ci furono. Quando Gesù risuscita le persone dai morti, significa che è una nuova dottrina? Qualcuno è stato risuscitato dai morti nell'Antico Testamento? Sì. Ma chi tra i giusti potrebbe scacciare i demoni? Mosè, Abramo, Davide, Isaia?... Nessuno. Hanno guarito i malati, hanno risuscitato i morti, ma non hanno scacciato i demoni. La domanda è, perché no?

Essi avevano alcun potere sul principe di questo mondo. Nessuno discute con un principe, né Mosè, né Abramo, né Davide. Era il principe di questo mondo.

Ma poi viene Cristo e dice: Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà scacciato (Gv 12:31). In altre parole, Cristo è venuto e ha distrutto le opere del diavolo, che non è più il principe di questo mondo. Non molto tempo fa, i testimoni di Geova passavano per le nostre strade, giusto? Distribuivano volantini, e ce n'era uno chiamato: "Chi governa questo mondo?" La loro risposta era: "Satana".

Ricordo come ho persino litigato con loro una volta. Dissi loro: "No, non è Satana ma Cristo. sivenuto Re, sulla sua Croce era scritto: 'Gesù di Nazaret il Re dei Giudei' – e noi siamo l'Israele di Dio, secondo le epistole dell'apostolo Paolo – colui che è il Re dei re e il Signore dei signori. Cioè, tutto è cambiato drammaticamente e radicalmente.

Anche se Abramo, Mosè, Davide e, chi altri?, il profeta Elia, portato vivo sul carro fino al cielo, non poterono scacciare i demoni, ora nel mio nome scacceranno i demoni... (Mc 16:17), dovrei aggiungere!

Ma perché? Perché prima, il loro potere era concesso da Dio. Per ora, il diavolo non ha più potere in questo mondo, ma il diavolo esiste. Qual è il suo stato? Diciamo, abbiamo ancora ladri o briganti? Che posizione sociale hanno? Sono al governo? Tutti loro, che si tratti di un bandito, un ladro o un rapinatore, hanno paura della polizia. La polizia li insegue. I poliziotti sono esorcisti che inseguono questi teppisti. E li mettono in galera. Quindi, il potere del diavolo e dei demoni è rimasto in questo mondo dai tempi di Cristo sotto forma di teppismo. Ecco quello che fanno, stanno facendo scherzi in questo mondo. Il diavolo, secondo l'Apocalisse, è sigillato. Ciò significa che è privato del suo potere. Ma prima era il principe di questo mondo.

Quindi, dobbiamo averne una piena comprensione. Tireremo un sospiro di sollievo una volta ottenuto. Questo significa veramente proclamare la libertà ai prigionieri, liberare coloro che sono oppressi. Quindi, ecco fatto: ora possiamo camminare in pace per le strade delle nostre città.

Sappiamo che anche adesso... Sì, i demoni esistono. Cioè, possiamo vivere in pace, ma dobbiamo rimanere estremamente vigili perché esistono in qualità di teppisti, per incitare guai. Ma non governano questa vita. No!

Perché abbiamo così tanti fedeli che soffrono per paura dei demoni e pensano che i demoni governino questo mondo... Non governano più, Cristo comanda. Ma il regno di Cristo ha due tappe: la prima sta avvenendo adesso e noi siamo già nel suo regno; il secondo avverrà dopo la sua seconda venuta, in cui Dio sarà tutto in tutti.

Ma in entrambi i casi, Cristo regna già. Nel nostro tempo governa come, per esempio, regnano i nostri governanti, in presenza di ladri. Ma poi regnerà in loro assenza. Perché il diavolo e il peccato saranno portati via. Non esisteranno più.

Ma a questo punto, li abbiamo ancora. Quindi, se li abbiamo, abbiamo anche poliziotti ed esorcisti. Anche i teppisti sono in agguato, ma dobbiamo lavorare per limitare la loro attività e scacciarli, isolandoli.

Il dono dell'esorcismo nella Chiesa

Ebbene, abbiamo già letto che il Signore ha elargito questi due doni: l'esorcismo gerarchico e quello carismatico. Come si manifestano e in che misura?

Parlando da una prospettiva storica: nel primo secolo, praticamente tutti furono benedetti con quei doni. Non per un particolare tipo di pietà, proprio il giorno prima erano pagani che si erano convertiti di recente. Quando leggiamo le Epistole, sentiamo spesso l'Apostolo fare qualche commento strano, per così dire, non troppo rilevante per un cristiano moderno... Ma ai suoi tempi, doveva dire queste cose perché solo il giorno prima i nuovi ascoltatori cristiani erano stati pagani.

Tertulliano fu insegnante a Cartagine nella prima metà del III sec. Nei suoi dibattiti con i pagani parlava di doni spirituali, e in risposta gli dicevano quanto segue: "Ma ne abbiamo anche noi. Abbiamo i nostri profeti, gli oracoli delfici e altri. Tertulliano risponde: "Datemi uno qualsiasi dei vostri cosiddetti profeti, e possa essere sparso il sangue di quel cristiano alla cui presenza lo spirito del vostro profeta non rivelerà la sua natura demoniaca".

Guardate, poteva dire così ai suoi tempi; quanto a noi, mi asterrei dal ripetere le sue parole. In questi giorni, non possiamo assolutamente fare esperimenti del genere con un cristiano qualsiasi.

Allora, cosa sta succedendo? Non significa che qualcuno sia stato in grado di scacciare i demoni, ma che lo spirito malvagio inizia a manifestarsi. Comincia a mostrare la sua natura demoniaca. Ma quando non c'è nessun cristiano in giro, il posseduto sembra un profeta.

Diciamo che ai nostri giorni abbiamo i chiaroveggenti, giusto? Portateci un qualsiasi cristiano... Ad esempio, posso citare un esempio della mia giovinezza...

Un ipnotizzatore... Il regime sovietico trattava l'ipnosi con molta riverenza e ci scommetteva anche molto. Soprattutto le autorità, poiché si presumeva che avrebbero potuto ottenere molto con l'aiuto dell'ipnosi.

Quindi, diciamo che un ipnotizzatore entra in una classe. "Bambini, pensate a un qualsiasi scrittore." Loro fanno. Tra gli studenti in questa classe c'era il figlio di un diacono, che pensa a un nome: Matteo. Ci pensa ma non lo dice ad alta voce. E questo chiaroveggente dice: "Aha. Majakovskij, certo; Esenin qui; Tolstoj là… E li indovina tutti bene! La classe diventa davvero tranquilla, mentre l' ipnotizzatore continua a dire e indovinare i nomi giusti. Improvvisamente, guarda questo ragazzo... "Tu non pensavi a uno scrittore..." Lui dice: "Sì, l'ho pensato". "No. Non è uno scrittore!" "Sì, lo è!" "Vattene, mi stai intralciando!"

Guardate il figlio di questo diacono – Vasja, credo fosse il suo nome – che in seguito divenne sacerdote. Non conosceva nessuno spirito malvagio. Ma il potere di questo falso profeta – ecco cos'era, giusto? – ha reso manifesta la sua natura demoniaca. Quindi, Tertulliano aveva ragione.

Era uno studente delle scuole superiori dei giorni nostri, e certamente non era un grande asceta con grandi doni spirituali, né un santo di sorta. Solo un ragazzo semplice, tutto qui. Un credente, che si confessava e faceva la comunione, leggeva il Vangelo, andava in chiesa, aiutava con l'incensiere e accendeva candele, e questo è tutto. Ma vedete che tipo di reazione ha causato.

Quindi, lo spirito maligno si manifesta immediatamente quando entra in contatto con Cristo. Quindi, viene rivelato che non è più il principe di questo mondo. Se lo fosse stato, sarebbe stato diverso. O avrebbe indovinato, o ci sarebbe stato uno scenario diverso. Ma questo scenario è stato scritto per un teppista. Un teppista, per così dire, era stato invitato in classe. Ma questo ragazzo non riusciva a a disturbarlo. Si era infatti imbattuto in un poliziotto armato e non poteva più scherzare. Il ragazzo era armato della Croce del Signore e del Nome di Cristo.

Dunque... Già nel terzo e nel quarto secolo vi è evidenza che la Chiesa aveva proprio questo ufficio di esorcisti. Come ai nostri giorni, abbiamo suddiaconi, lettori, direttori di coro e cantori. C'era un ufficio di esorcisti. Non erano ordini maggiori. Non erano vescovi, presbiteri o diaconi.

L'esorcista era promosso da un vescovo. Il Concilio di Laodicea, al Canone 26, dice: "Coloro che non sono stati promossi [a tale ufficio] dal vescovo, non devono esorcizzare, né nelle chiese né nelle case private". Quindi, diciamo, nessuno può essere suddiacono, ovviamente, se il vescovo non ha dato la sua benedizione… Ebbene, in pratica, il vescovo doveva compiere un'imposizione delle mani (kheirotonia, oppure ordinazione); ma in pratica spesso poteva semplicemente impartire una benedizione per svolgere determinate funzioni di un suddiacono, senza l'imposizione delle mani.

Parte 2. Il battesimo e otto passi per scacciare i nostri demoni

l'arciprete Gennadij Fast

C'è sempre stato un dono carismatico nella Chiesa e non ha mai smesso di esistere

Gli esorcisti erano considerati alla pari con gli altri membri del clero ed erano elencati insieme a loro. È interessante che le Risposte canoniche di Timoteo d'Alessandria specificano che i posseduti non possono essere battezzati. Ecco perché il sacramento del Battesimo include quattro preghiere di esorcismo. Queste preghiere finora sono eseguite fino a quando un uomo non viene liberato, ma Timoteo d'Alessandria dice che il posseduto è liberato solo "nell'ora della morte". Cioè, la morte cancella tutto. O meglio, il pericolo di morte. Se c'è pericolo di morte, dovrebbe essere battezzato.

Io sono stato testimone di una cosa del genere. Un sacerdote stava facendo esorcismi in un monastero e c'era una chiesa parrocchiale nelle vicinanze. Un uomo non battezzato viene al monastero; è afflitto, ma lo ieromonaco lo manda in quella vicina chiesa parrocchiale: "Va' a farti battezzare, e poi vieni a farti esorcizzare". Essere battezzati, per essere esorcizzati? Che assurdità!

Dovremmo prima scacciare il demonio. Questo batjushka nella chiesa parrocchiale dovrebbe mandare le persone al monastero e dire: "Vai, liberati dal demonio e poi vieni qui a farti battezzare".

Al Concilio di Arles del 314 d.C., gli esorcisti erano classificati come chierici, ma nel V secolo l'esorcismo è quasi scomparso. Quello che è successo? C'è una testimonianza del professor Pasnov, l'autore di La storia della Chiesa ortodossa [letteralmente "cristiana", ndc] del primo millennio – è davvero un bel libro. Ci sono anche i commenti di san Nicodemo ai Canoni. Osservate che nel V secolo, in gran parte a causa degli avvincenti sermoni del beato Agostino, il suo ben definito insegnamento sul peccato originale, il battesimo dei bambini diventa universale. Se il battesimo dei bambini diventa universale, cosa si può scacciare da loro? Sono bambini che non fanno altro che strillare e mugolare. Battezzateli e il gioco è fatto. Ecco perché gli esorcisti sono diventati irrilevanti.

Come veniva celebrato il battesimo [prima]? Era preceduto da una visita all'esorcista, non necessariamente sacerdote. Poi, si andava da un sacerdote per essere battezzati. Queste due cose erano separate in quel momento. Ma ora, perché dobbiamo mandare un bambino a vedere l'esorcista? Naturalmente un sacerdote lo battezza subito. Ai nostri giorni, e fino a oggi, queste preghiere di esorcismo sono trattate come "omaggi". Alcuni sacerdoti muoiono dalla voglia di ridurre il servizio e questo, fratelli e padri, non lo consiglio assolutamente. Non abbreviate il servizio del Battesimo. Non contiene assolutamente niente di superfluo. Anche in questo caso [il sacramento non può essere abbreviato] "salvo il timore di una morte imminente, o proprio al pronto soccorso. C'è un Rito del Battesimo di due pagine per tali occasioni, "se ci i trova di fronte alla morte".

Batjushka, il servizio prevede una lunga preghiera letta dal sacerdote quando il diacono intona l'Ectenia di pace. Il sacerdote si rivolge a Dio, dicendo: "Accetta questa preghiera da me peccatore".

Non si tratta di un esorcismo.

Esatto, non lo è. Voglio dire, è semplicemente letto ad alta voce. Il fatto è che la gente non lo sente perché il diacono sta intonando l'ectenia. Ma se un sacerdote battezza da solo, sentono che il sacerdote fa appello con questa richiesta personale a suo nome.

Normalmente un parroco può avere solo poche volte nella sua vita l'occasione di compiere questo servizio insieme a un diacono. Mi è capitato di battezzare alcune volte con il diacono ed è stato molto bello, ma anche imbarazzante. "Perché si mette sulla mia strada?" Ho pensato. Ecco quanto un prete si abitua a fare le cose da solo.

Questa preghiera, come per gli altri sacramenti, è una preghiera che diciamo durante l'Inno Cherubico, una preghiera del celebrante su se stesso. È anche una preghiera su se stesso del sacerdote che battezza. Come si dovrebbe dire? In ogni modo possibile. Molto piano, mentre il diacono intona le litanie. Per esempio, io di solito mi inginocchio, ma non invito gli altri a seguirmi. Alcuni possono seguire l'esempio, altri no; è una loro scelta. Prego per me in modo che possano ancora sentirmi, altrimenti non capiranno il senso del silenzio. Ma questa è una preghiera personale. Questo è tutto ciò che ho da dire al riguardo.

È difficile da verificare, ma si vocifera che se queste preghiere fossero tagliate dal servizio del Battesimo, ciò non sarebbe privo di conseguenze per i battezzati. Se il battezzato fosse veramente posseduto, e quelle preghiere non fossero lette durante il servizio, rimarrebbe posseduto. Poiché l'immersione è per il perdono dei peccati, l'unzione è per il sigillo dello Spirito Santo, ma la preghiera dell'esorcismo è per la liberazione dai demoni. Non dobbiamo confondere queste tre cose. Apparentemente è una singola azione, ma in realtà non lo è. Ecco perché queste preghiere sono obbligatorie e devono essere usate.

A causa del fatto che il battesimo è diventato un rito universale, l'ordine degli esorcisti in quanto tale sta gradualmente scomparendo dalla Chiesa e possiamo dire che è scomparso ai nostri giorni. Tuttavia, c'è sempre stato un dono carismatico nella Chiesa e non ha mai smesso di esistere. Diventa il regno degli asceti colmi di grazia come Antonio il Grande, Macario il Grande, Pimen il Grande, Arsenio e così via, fino ai giorni nostri. In primo luogo, non viene eseguito a livello gerarchico, ma carismatico. E non è semplicemente carismatico. Il carisma può essere conferito a un uomo spiritualmente immaturo, o anche non proprio molto pio.

Il profeta Balaam soffriva di avarizia, ma che profezia! È successo un millennio e mezzo prima della comparsa della stella di Betlemme. Il carisma non va necessariamente di pari passo con la pietà. Un uomo pio può non avere alcun carisma particolare. Un uomo carismatico potrebbe non essere necessariamente un uomo pio.

Ci sono i frutti dello Spirito Santo e ci sono i doni dello Spirito Santo. Alcuni confondono questi due, anche nei testi teologici ortodossi. Proprio come abbiamo parlato prima di vescovi e presbiteri, questi due non differiscono nella terminologia e spesso questo crea confusione nel significato. Il frutto dello Spirito Santo: Ma il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, padronanza di sé (Gal 5:22-23). Ditemi, quale possiamo omettere e tuttavia trovare la salvezza? Oppure abbiamo bisogno di qualcos'altro? Abbiamo bisogno di tutti loro, giusto? Non posso semplicemente dire: "Ho gioia, ma non mi serve l'amore. Ciò che conta di più è che sono gioviale, quindi perché dovrei... cosa... amare qualcuno anche io?" Spero che qui capiate la mia ironia.

I frutti e i doni dello Spirito Santo

Si tratta dei frutti dello Spirito nell'uomo. Un uomo che ha lo Spirito porta frutto. Anche un albero, quando è annaffiato, porta frutto. Quindi, ci sono vari frutti e tutti noi ne abbiamo bisogno. Ma poi ci sono i doni. È una cosa diversa. Perché è così che dice: Ci sono diversità di doni, ma uno solo è lo Spirito, e li vediamo di nuovo contati: perché a uno è dato il linguaggio della sapienza, il linguaggio della scienza, a un altro la fede, le guarigioni, il discernimento degli spiriti, le varietà delle lingue, la profezia, le opere dei miracoli (cfr 1 Cor 12:4-10). Ce ne sono nove.

Ditemi, se non ho alcuni di tali doni, sarò giudicato di fronte al trono del Giudizio di Cristo? No. Sono dei doni. Se io non sono un artista, non sarò giudicato per questo. O se non sono un matematico, non mi giudicheranno neanche per quello. Quanto ai frutti spirituali e morali, tutti ne abbiamo bisogno. Dobbiamo distinguere chiaramente questi due. I frutti spirituali e morali sono un dovere per tutti noi, ma il dono del carisma è dato a chi vuole il Signore. Questo è ciò che possiamo anche chiamare doni, o "talenti".

Entrare negli annali della storia della Chiesa, in generale, è la sorte di coloro che hanno frutti; perché una volta ottenuto ciò, ricevi i doni in risposta ai frutti. A volte capita di non ricevere i doni in risposta ai frutti. Non tutti i grandi asceti della pietà avevano il carisma di scacciare i demoni, guarire i malati e così via. I frutti possono essere privi di doni, ma non completamente, poiché non c'è uomo vivente che non abbia affatto doni. Proprio come negli affari terreni, non c'è un solo studente di scuola con zero talento. Potrebbe non saper cantare, ma forse sa disegnare. Se non può disegnare, può colpire una palla da professionista. Quindi, almeno una sorta di talento c'è. Non esiste uomo senza talenti, così come non esiste uomo senza doni spirituali. Tuttavia, c'è una distinzione.

Ci sono le seguenti parole di san Cassiano il Romano : "Qualunque passione tu abbia vinto, questo è lo spirito malvagio che ora puoi scacciare". Non leggiamo niente di simile nel Nuovo Testamento, perché lì ci sono carismi. Anche gli spiriti variano. Se hai vinto l'intemperanza, puoi scacciare questo spirito. Se hai superato l'orgoglio... beh, questa è dura, non tocchiamo l'orgoglio. Se hai vinto l'ipocrisia, ecc. ecc. Qualunque sia la passione che hai superato, quello è il demonio che ora sei in grado di scacciare. Tale è l'insegnamento di san Giovanni Cassiano il Romano, che lega insieme i doni spirituali e i frutti spirituali.

Inoltre i Padri della Chiesa, dal IV secolo in poi, hanno trattato i carismi, se non con scetticismo, almeno con grande cautela. Hanno lanciato un avviso. Conosciamo anche casi in cui un asceta dotato di un certo carisma chiese al Signore di toglierglielo, perché non possedeva abbastanza umiltà per affrontarlo. Cioè, stava "andando fuori dal seminato", per usare un'espressione popolare. (Orgoglioso di quello che era veramente un dono di Dio, cadeva nell'illusione spirituale, o prelest, ndc) Per evitarlo, preferiva scegliere di vivere senza questo particolare talento o dono, ma essere salvato, piuttosto che perire con questo dono. Sulla base di ciò, possiamo trovare nelle opere scritte un gran numero di avvertimenti di vera cautela. Questo, naturalmente, accade, specialmente tra i nuovi convertiti, che, nel loro zelo, muoiono dalla voglia di compiere miracoli. Inoltre, il Signore spesso permette che ciò avvenga.

I bambini a volte fanno miracoli. Il Signore lo permette, ma se non sono radicati nella pietà, non radicati nell'umiltà, si profila un grande pericolo. Ecco perché torniamo da dove siamo partiti: se non hai ricevuto una benedizione specifica dal vescovo, non dovresti compiere esorcismi.

Chi può esorcizzare? Si ritiene desiderabile ricevere due benedizioni, la seconda da parte di un vescovo. Non osiamo trascurarla! Ma c'è la prima benedizione, cioè quella ricevuta da un anziano o padre spirituale che ha un tale dono. Guardate, solo un vescovo è in grado di celebrare le ordinazioni. Chi ha qualcosa è capace di darlo. Si ritiene che solo chi possiede un tale dono può dare una benedizione per esso. Dal momento che ti conosce, può dare la benedizione e poi, una volta ottenuta la sua benedizione, si può andare da un vescovo. La prima è una benedizione intima, spirituale, personale e la seconda è gerarchica ed ecclesiale, a conferma di tutto. Si dovrebbero ottenere entrambe le benedizioni. In caso contrario, si dovrebbe agire con molta cautela.

il santo martire Trifone

Conosciamo Trifone, un ragazzo di quattordici anni che sarebbe poi diventato noto come il martire Trifone. Va in una città dove vive una principessa posseduta. Trifone va lì e non ha idea di lei, ma il demonio, temendo l'arrivo imminente di quell'adolescente, esce fuori da lei. Questo proviene dalla vita del martire Trifone. È così che questo dono si è manifestato in lui.

Noi non dovremmo agire in questo modo: Aha, fatemi provare. Dovremmo piuttosto prendere una scopa e lavare il pavimento. Siamo liberi di farlo. Ma qui, Trifone non sognava nemmeno di diventare un esorcista: è successo e basta. E non è diventato prete. Qui il dono carismatico si è manifestato da solo. Ma anche quando si manifesta da solo, il prossimo passo è ottenere queste due benedizioni, perché tutto dovrebbe essere esaminato a fondo. In primo luogo, da qualcuno spiritualmente dotato, che almeno in una certa misura ha questo dono e lo benedice, e in secondo luogo, da una persona della gerarchia che è un vescovo.

Come liberarsi dai demoni. Ci sono nove passaggi. Ovviamente è abbastanza condizionale. È, se volete, uno schema di insegnamento.

Primo passo: credi e confessa la tua fede in Cristo. Non stiamo parlando di alcuni atti provvidenziali di Dio al di fuori del nostro controllo. Se Dio vuole, può scacciare i demoni anche tramite un non credente, trovando i mezzi perché ciò avvenga. Non dipende da noi; è nelle mani di Dio. Ma parlo di vera fede in cui stiamo veramente lavorando a fianco del Signore. E il Signore dice: E questi segni accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni (Mc 16:17). Ci sono due cose con cui le potenze oscure vengono scacciate: il nome di Cristo e la croce di Cristo. È impossibile senza chiamare Cristo per nome, e aggiungere che è è stato crocifisso. L'apostolo dice: noi predichiamo Cristo, aggiungendo a questo "crocifisso". Il nome di Cristo, cioè Gesù. Cristo non è il suo nome, lo è Gesù. La preghiera di Gesù e una croce.

Fase due: umiliati. Ecco, qualcuno è venuto da te, un futuro sacerdote. Perché puoi entrare nel Regno dei Cieli senza tutto il resto, ma non c'è modo di arrivarci senza umiltà. Non una sola persona ci arriverà mai senza umiltà.

Fase tre: pentimento, confessione di tutti i peccati conosciuti, profonda e completa. Dovrebbe essere profonda, cioè vissuto in profondità. E accurata, perché è davvero come una pulizia della casa primaverile. Tutto dovrebbe essere pulito a fondo.

Fase quattro: pentiti di tutti i tuoi peccati. Non è una ripetizione del terzo passo, cioè parlare di tutti i peccati conosciuti . Ma non sono a conoscenza di ogni mio peccato, quindi potrei avere la stessa demonizzazione, o "daemonium", e non sapere da dove viene. Quindi, il pentimento non dovrebbe essere selettivo, ma dovresti semplicemente pentirti di tutto. Lo abbiamo ben presentato in tutte le nostre preghiere di pentimento. "Per conoscenza o per ignoranza, sia volontari che involontari." Mi pento di tutto.

Fase cinque: perdona tutti. Assolvi i peccati di tutti contro di te. Anche se sbagliano tre volte. Che si tratti di un'offesa, di un'umiliazione, di un furto, di un abuso fisico o di qualsiasi altra cosa, dovresti perdonare tutti. Mi permetto di vagare un po' fuori tema. Le persone arrivano spesso alle sessioni di esorcismo, ma non succede nulla, solo folle di persone. L'ho visto io stesso. Decine, semplicemente dozzine o addirittura centinaia di persone vengono, pregano l'esorcista, e non ci sono risultati. Trova un dottore che curerebbe i malati in questo modo. Alla fine, ciò che è necessario è un lavoro individuale con gli afflitti.

Il prossimo è un passo molto importante.

Fase sei: recidi i legami con l'occultismo e le false religioni, perché il possesso, il più delle volte, non è attribuibile al peccato. A causa del peccato, l'uomo può degradarsi moralmente, ma non può essere posseduto. Ma quelli che sono coinvolti in pratiche occulte – e intendo quelli che entrano in contatto con i poteri del male – lo possono. Quindi, la maggior parte di queste persone, anche persone dall'integrità inattaccabile, diventa posseduta. Causa ed effetto. Qualcuno ha rubato e condotto una vita dissoluta ma non è posseduto, ma chi gioca con qualche rabdomanzia a pendolo o altre cose, sarà quasi inevitabilmente posseduto dai demoni. Quindi, deve recidere questi legami. C'è un rito di rinuncia all'occultismo. Anche questo è molto importante da eseguire. La persona dovrebbe rinunciare a qualsiasi connessione con le forze oscure di qualsiasi genere.

Il settimo passo è togliere la maledizione. Nel Trebnik c'è una preghiera non solo sull'assoluzione dei peccati, ma sull'annullamento di una maledizione. C'è una maledizione, quando raramente un padre, ma il più delle volte una madre maledice i propri figli. O qualcun altro maledice qualcuno. Quindi, sì, la maledizione deve essere revocata. Una maledizione è una cosa piuttosto seria. Da cosa ci salva Cristo? Dal peccato, dalla maledizione e dalla morte. "Maledetto chiunque sia appeso a un albero." Gesù fu appeso a un albero per togliere da noi la maledizione.

Quindi, anche adesso, queste maledizioni esistono ancora. Possono anche essere ereditarie, per esempio, quando, da una generazione all'altra, gli uomini muoiono giovani, e così via, significa che c'è stata una specie di maledizione. Quindi, tutte queste maledizioni, sia ovvie che sconosciute, dovrebbero essere revocate. Quindi, il pentimento del motivo per cui è avvenuta la maledizione è d'obbligo qui, e quindi la maledizione deve essere revocata.

Fase otto: cerca sostegno esclusivamente da Dio. Quando un uomo fa affidamento su altre cose, non accadrà nulla. L'unica fonte di sostegno che dovremmo cercare è da Dio.

Quindi, dopo aver eseguito questi otto passi, facciamo il nono passo: Invocare il nome di Gesù Cristo per implorarlo, cioè "exorkízō", giusto? Lo esorcizzi a fare coming out, e lui lo fa.

Questo è uno schema semplice che spiega cosa dovrebbe essere fatto e in nessun modo un esorcista ortodosso dovrebbe condurlo "in modalità da pilota automatico". Per esempio, arriva una persona posseduta e il sacerdote recita un esorcismo. Non è così semplice: il prete deve lavorare. Perché noi non siamo l'apostolo Pietro. Camminava e, non appena una persona afflitta era portata nella sua ombra, ne era immediatamente guarita. Ma noi dobbiamo lavorare sodo.

L'ansia di essere taumaturghi

Il pericolo esiste, perché tutto in questo caso accade sull'orlo di due mondi: l'altro mondo e questo. Quindi, un prete che si impegna a compiere un esorcismo è come un soldato in prima linea. Non un soldato nelle retrovie o un ufficiale di stato maggiore: qui, i proiettili fischiano persino davanti a lui. Ecco perché, di conseguenza, dovrebbe avere timore di Dio, ma di questo abbiamo già parlato. Non ci deve essere né sicurezza di sé né alcun tipo di brama.

Ci sono diversi tipi di brama, come la lussuria o la gola, ma qui abbiamo la brama per il carisma. Beh, qualcuno è ansioso di fare il taumaturgo. Come abbiamo notato prima, i veri asceti non si sforzano di esserlo. Lo evitano piuttosto; ma quando il Signore lo trova necessario, lo dona loro.

 
Possiamo sapere con certezza chi è salvato?

Ci sono alcune persone che sono abbastanza certe di poter conoscere – non di indovinare, ma proprio di conoscere – chi è perduto e chi è salvato. Altri, sul lato opposto della scala dell'onniscienza, affermano con forza che nessuno può sapere con certezza se una persona in particolare è perduta o salvata. Il primo gruppo pretende che la totale certezza sia possibile in queste cose; l'altro gruppo opta per l'agnosticismo totale. Cito rappresentanti di entrambi i campi.

Alcuni anni fa nella nostra parrocchia un convertito dalla fede mennonita stava discutendo dell'Ortodossia con il padre di un altro giovane, anche lui recentemente convertito. Il padre era preoccupato per l'anima del suo figlio convertito, perché dopo che aveva lasciato l'evangelicalismo protestante, il padre credeva che il figlio avesse abbandonato Cristo. L'ex mennonita sapeva parlare in "evangelicalese" e si sforzava di convincere in quella lingua il padre preoccupato, spiegando che il figlio credeva ancora in Gesù e non era un apostata. Alla fine della discussione di due ore, disse al padre: "Mi permetta di chiederle questo: lei crede che io sia salvato?" La risposta fu immediata ed enfatica: "Io so che non lo sei".

L'altro esempio è più recente, e viene dalla blogosfera. Nella sezione dei commenti di un testo scritto in First Things, un commentatore è andato un po' fuori tema e ha menzionato Osama bin Laden. Ha scritto, "L'unica persona che conosco che abbia venduto la sua anima al diavolo sta ora bruciando all'inferno! Osama bin Laden sicuramente non è circondato da 72 vergini, ma piuttosto è tostato come un marshmallow o un hot dog dal diavolo e dalle sue coorti. Ora si trova nel pianto e nello stridore di denti per essere stato ingannato dallo stesso essere a cui ha venduto la sua anima". Questo ha suscitato la risposta di un altro commentatore, "Con quali mezzi lo sa, caro signore? Perché questo è più di quanto io possa sapere". Quest'ultimo commentatore era chiaramente riluttante a pronunciarsi definitivamente sullo stato d'animo di chiunque, non solo di Bin Laden.

Cosa ce ne facciamo di tutto questo? La certezza è possibile, in qualsiasi caso particolare? In alcuni casi, suggerisco che tale certezza sia possibile, cioè, nei casi di Giuda Iscariota, del diavolo e dei suoi angeli, i demoni. Dico questo sulla base delle parole di Cristo. Per quanto riguarda Giuda ha detto che era "un diavolo" (Giovanni 6:70), e un "figlio della perdizione" – ovvero, un essere perduto (Giovanni 17:12), e che sarebbe stato meglio per lui se non fosse mai nato (Marco 14:21). In ogni lettura semplice e imparziale di questi testi, Cristo sta dicendo che Giuda non sarà salvato. E dice lo stesso sulla dannazione del diavolo – la Scrittura dice chiaramente che egli sarà "gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta, e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli" (Apocalisse 20:10). Allo stesso modo con i demoni: Cristo ha parlato della Geenna come qualcosa che è stato "preparato per il diavolo e i suoi angeli" (Matteo 25:41), cosa che sarebbe strana se il diavolo e i suoi angeli la potessero in qualche modo evitare. Si noti che in questi casi non c'è spazio per tirare a indovinare, perché si possiede una parola chiara e autorevole da parte di Cristo proprio su questo punto. Parlare con certezza in questi casi non indica arroganza da parte di chi parla, ma umiltà: Cristo ha dato la sua sentenza, e un cuore umile la accetterà, anche se trema tutto il tempo.

A mio parere, tuttavia, tutti gli altri casi presentano meno certezza. Il Nuovo Testamento ci dice chi sarà perduto nel senso di "che tipo di persona" sarà perduta, ma questo è tutto. Non allega una lista autorevole di nomi. Così leggiamo che una persona sarà perduta se è una di quelli che sono "egoisti e ambiziosi e che non ubbidiscono alla verità, ma all'ingiustizia" (Romani 2:8), se è una di quelli che "praticano tali cose" come "le opere della carne" (Galati 5:19-21), se odia il suo fratello (1 Gv 3:15), se "non obbedisce al Figlio" (Giovanni 3:36). Cioè, ci viene offerto il profilo dei dannati, ma non il verdetto di Dio su ogni particolare individuo, se si adatta o no a quel profilo. E sicuramente è facile capire il perché: Dio vuole che guardiamo soprattutto ai nostri peccati, e non ai peccati degli altri; il giudice di tutta la terra non richiede il nostro aiuto in questo senso.

Questo significa che per alcune persone possiamo non avere quasi nessuna conoscenza del loro stato interno (e quindi della loro sorte eterna), e per altri possiamo avere un maggiore o minore grado di conoscenza. Per esempio, non so con certezza assoluta se Madre Teresa (un esempio felice e spesso utilizzato) sarà salvata. Ma se dovessi fare una scommessa, penso che sia molto probabile – così altamente probabile, di fatto, che il grado di probabilità psicologica è indistinguibile dalla certezza.

Oppure prendiamo l'altro infelice esempio di Osama bin Laden. Io non so con certezza assoluta se sia dannato, e se ora sia "tostato come un marshmallow o un hot dog dal diavolo e dalle sue coorti". È possibile che prima di essere inaspettatamente ucciso abbia ripensato tutta la sua vita e si sia pentito. Lo stesso con Hitler (un altro esempio spesso citato di una persona perduta). Non so se sia dannato. Forse proprio mentre ha tirato il grilletto per farsi saltare le cervella anche lui si sia pentito. Ma l'elemento di dubbio nella mia mente sulla sua dannazione non è molto grande. So che il motivo della "ignoranza invincibile" come difesa arriverà solo fino a un certo punto, e probabilmente non sarà abbastanza per coprire i casi di bin Laden e di Hitler. E comunque, vorrei ancora dire che il fatto della loro dannazione è "più di quanto io conosca". Ma la maggior parte delle cose su cui basiamo la nostra vita sono gradi di probabilità, non certezze assolute.

Per esempio, non so se il biglietto della lotteria che ho in mano (una mano metaforica, io non acquisto mai biglietti della lotteria) sia il biglietto vincente o no, e se presto non sarò più ricco di cinque milioni di dollari. Ma le probabilità astronomiche contro la vincita servono a ridurre la probabilità di una certezza psicologica virtuale. (Questo, naturalmente, è ciò che rende i vincitori tanto interessanti per i notiziari). Non so con assoluta certezza se non sarò colpito da un fulmine dopo che mi alzerò dal letto (circa 330 persone sono colpite da un fulmine ogni anno negli Stati Uniti), ma l'elevato grado di probabilità è a mio favore, e così vivrò la giornata come se sapessi che il fulmine non cadrà e non continuerò a guardare nervosamente verso il cielo se inizia a piovere. La stessa cosa riguarda altre credenze di base che governano le nostre vite – quasi tutto è una questione di probabilità, non di certezza matematica, ma per vivere in modo sano spesso bisogna comprimere le due cose in una.

Suggerisco, pertanto, che anche se non possiamo sapere con assoluta certezza che certi individui sono dannati, possiamo azzardare una buona congettura per alcuni casi spettacolari. Una migliore domanda rispetto a "questa persona sarà salvata?" è "che cosa vuole Dio che io faccia oggi?" Per quanto riguarda questa domanda, possiamo avere la certezza assoluta.

 
Le più antiche chiese della Russia potrebbero essere perse per sempre

chiesa centrale di Zelenchuk del X secolo; Repubblica di Karachaj-Circassia

Ogni anno centinaia di turisti visitano il canyon del fiume Bolshoj Zelenchuk per ammirare i magnifici templi cristiani del decimo secolo, costruiti sul sito dell'antico insediamento di Nizhnij Arkhyz. La maggior parte degli scienziati identifica questo antico insediamento con Maghas, o Maas – la capitale del grande regno di Alania che esisteva nel Medioevo. La città crebbe e prosperò a causa dei percorsi strategici della via della seta che passavano attraverso di essa. La massima fioritura dell'Alania fu a metà del X secolo, quando la nobiltà del regno abbracciò il cristianesimo. Fu allora che oltre venti chiese furono erette nella valle del Bolshoj Zelenchuk.

I mongoli-tartari che avevano invaso le pianure del Caucaso del Nord (chiamato anche Ciscaucasia) dalla metà del XIII secolo assalirono l'Alania, questo stato una volta prospero. Quegli alani che riuscirono a fuggire si trasferirono a vivere in montagna, dove a poco a poco si fusero con la popolazione caucasica locale che era prevalentemente musulmana. Maghas divenne deserta e successivamente scomparse dalla faccia della terra.

canyon del fiume Bolshoj Zelenchuk

Nel 1887 un certo ieromonaco Serafim dal Monte Athos inviò un appello al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, riferendo che tre antiche chiese che erano state fondate dai primi cristiani del Caucaso del Nord erano state scoperte nella valle del fiume Zelenchuk. Riferì che gli abitanti locali, musulmani, tenevano bestiame all'interno di queste chiese e "profanavano gli antichi santuari in vari modi". Il monaco chiese al Sinodo di permettergli di ripristinare le chiese, di stabilire un monastero, e di introdurre in esso la regola monastica del Monte Athos.

antica croce cristiana nella valle del fiume Bolshoj Zelenchuk

Dopo aver ricevuto la benedizione del Santo Sinodo, lo ieromonaco Serafim insieme con dieci compagni monaci fondò il monastero di sant'Aleksandr Nevskij nella valle del fiume. Attraverso i loro sforzi gli antichi templi furono restaurati. Inoltre, i monaci scoprirono tracce di diverse cappelle in vari siti della valle del fiume e si resero conto che una volta che una grande città in pietra era esistita in quel luogo.

In epoca sovietica il monastero fu chiuso e i monaci furono repressi. Tuttavia, alcuni monaci riuscirono a fuggire e si stabilirono in montagna, e viaggiatori possono trovare ancora oggi le loro celle segrete abbandonate.

antiche sepolture vicino alla chiesa della metà del X secolo a Zelenchuk

Oggi la Chiesa ortodossa russa ha il diritto legale di riacquistare questi templi. Sembrerebbe che non ci siano più ostacoli per far rivivere la vita monastica sulle rive del Bolshoj Zelenchuk e che non ci siano più minacce per le antiche chiese. Tuttavia, il problema è che l'intero territorio dell'ex monastero ora appartiene al museo-riserva storico, culturale e naturale di Karachaj-Circassia. È generalmente noto che i rapporti tra la Chiesa e le amministrazioni dei musei russi sono abbastanza difficili: la comunità museale tende ad assumere la responsabilità per la protezione dei monumenti culturali ortodossa temendo che la Chiesa non sarà in grado di far fronte a questo compito e che essi saranno persi per sempre. Ma qui, in alta montagna, il quadro è molto diverso.

Al confine dell'antico insediamento di Arkhyz si erge un corpo di guardia, davanti al quale passano costantemente pullman turistici. Sia che le persone viaggino verso il territorio di Arkhyz a piedi o con la propria auto, la guardia cerca sempre di far loro pagare un biglietto d'ingresso, cosa che provoca l'indignazione dei residenti e dei pellegrini ortodossi che non sono disposti a pagare per l'opportunità di pregare. Alla fine la guardia fa una concessione per la gente del posto, che non paga per l'ingresso.

veduta della chiesa settentrionale di Zelenchuk, del X secolo

La strada si snoda tra i cespugli per circa un miglio e il viaggiatore è finalmente in grado di vedere la prima chiesa – dedicata al santo profeta Elia – la più antica chiesa ancora in uso sul territorio della Federazione Russa. Il tempio è molto piccolo, con diversi edifici monastici tutto intorno. Erano originariamente uniti tra di loro da una passerella. Ora la passerella è distrutta e una porta di ingresso alla chiesa è stata fatta sul lato opposto, così che il presbiterio è alla sinistra dell'ingresso.

Lo stato degli edifici è scioccante: gli edifici monastici appaiono come se fossero stati bombardati ieri – con le finestre rotte, le porte deformate e le pareti squallide. Gli edifici sono in una situazione d'emergenza. Anche le altre due chiese sono in cattive condizioni: è pericoloso stare all'interno della chiesa della santissima Trinità, dove non vi è più alcuna finitura interna e i mattoni possono cadere sulle teste dei turisti in qualsiasi momento; la situazione all'interno della chiesa di San Giorgio è leggermente migliore, ma centinaia di rondini si soffermano sulle pareti e sul soffitto e nessuno pulisce il pavimento, quindi è pericoloso camminare anche lì.

antiche sepolture vicine alla chiesa centrale di Zelenchuk del X secolo

Allo stesso tempo, tutte le chiese e gli edifici monastici hanno segni che indicano che sono oggetti del patrimonio culturale della Federazione Russa e sono sotto la protezione dello Stato.

Secondo un pellegrino che viene qui spesso per i servizi, la Chiesa ha concluso un contratto di locazione con il museo-riserva e ora affitta la chiesa di sant'Elia e tiene servizi occasionali nelle altre due chiese, ma non è ancora stata in grado di riavere indietro queste chiese o di ripristinarle.

presbiterio della chiesa settentrionale di Zelenchuk del X secolo

"Gli edifici sono fatiscenti per tutto il tempo, i soffitti possono cadere sulla testa di qualcuno in un prossimo futuro. I fedeli sono autorizzati a radunarsi in un edificio che usiamo come refettorio, ma questo non risolve il nostro problema. L'edificio ha bisogno di una buona riparazione e manutenzione. È in condizioni critiche. Quando c'era un monastero, c'era un drenaggio: l'acqua dalle montagne era drenata su un fianco in modo da evitare che le acque sotterranee si avvicinassero alle fondamenta degli edifici. Ora qui non esiste più un sistema di drenaggio", ha spiegato il pellegrino.

A suo parere, è improbabile che gli edifici siano restituiti alla Chiesa in breve tempo perché il museo-riserva di recente ha deciso di farne un villaggio etnico per turisti. Gli abitanti del luogo in maggioranza sono musulmani praticanti, anche se si identificano come discendenti degli alani – un antico popolo cristiano di lingua iraniana che una volta viveva in questa regione.

festività dei residenti degli insediamenti vicini alla gola del fiume Bolshoj Zelenchuk

Oggi sembra insolito che "la prole orgogliosa degli alani" venga sul sito della loro antica capitale nelle maggiori festività musulmane a massacrare le loro pecore sacrificali proprio vicino alle chiese ortodosse. E il fine settimana i credenti ortodossi che si riuniscono per pregare nella chiesa si trovano spesso nel bel mezzo di eventi festivi, in cui diventa quasi impossibile tenere tutti i servizi. Un palco con gli altoparlanti è installato proprio di fronte alla chiesa di sant'Elia, e l'intero canyon risuona del rumore di allegre canzoni popolari, mentre a tutti i visitatori sono offerti tè, miele e costumi nazionali. Naturalmente, tutto questo è ben organizzato e attrae molti turisti, ma è ben poco dignitoso sul territorio di un monastero ortodosso.

chiesa settentrionale di Zelenchuk del X secolo

 "I credenti non vogliono lasciare questo posto. Ed è un peccato che non ci siano restauri qui, quindi tutte le strutture sono in rovina. E se gli edifici monastici andranno in rovina, poi scompariranno le stesse tracce della presenza monastica russa in questo luogo", si lamentano i fedeli. Sperano che una cooperazione tra la Chiesa ortodossa russa e il museo-riserva possa essere realizzata, e sia il clero sia i laici cercano di preservare tali chiese e edifici monastici e di non fare loro alcun danno.

"Possiamo davvero danneggiare queste chiese?! Al contrario, il nostro obiettivo è quello di preservarle! Ci auguriamo che la situazione cambierà a un certo punto. Dopo tutto, la vita ortodossa non è morta da queste parti", ha detto il pellegrino.

chiesa meridionale di Zelenchuk del IX-X secolo, ora dedicata a sant'Elia

Al momento, non riuscendo a ottenere il pieno accesso alle chiese Zelenchuk, la comunità ortodossa locale ha costruito una nuova chiesa nel vecchio stile sul lato opposto del fiume. Si trova ai piedi del monte su cui è raffigurata una famosa immagine di Cristo. Ma la gente del posto ha ottenuto ancora una volta la loro strada: hanno aperto vari negozi di souvenir e decine di caffè intorno alla chiesa, dove gli ospiti possono provare khichini (torte al formaggio o alla carne), lagmani (tagliatelle) e spiedini di montone. È sempre rumoroso nella piazza di fronte alla chiesa, con folle di turisti che girano. E come supplemento a questo contrasto di culture, un enorme cartellone pubblicitario di radio Vera ("fede") torreggia al di sopra di un caffè...

E anche se musulmani e cristiani coesistono pacificamente e cooperano in tutta la Russia, si ha l'impressione che la minoranza cristiana ortodossa in questo remoto angolo della Repubblica di Karachaj-Circassia sia gradualmente spinta fuori. "Abbiamo il desiderio di restaurare il patrimonio di questo sito. Ma a volte abbiamo la sensazione che la nostra presenza qui sia stata ridotta a nulla", affermano i credenti con dolore.

 
Come la cultura occidentale inverte il progresso spirituale

Tutte le eresie invertono il progresso spirituale, perché per loro natura contengono impurità spirituale. Proprio per questo la Chiesa, che come corpo di Cristo è spiritualmente pura, percepisce le eresie come "scelte sbagliate', in greco 'eresie'. In sostanza, quello che stiamo dicendo è che logicamente ogni scelta non cristocentrica contiene impurità spirituali, perché solo Cristo è senza peccato, e tutto il resto è quindi contaminato dal peccato. Questo include tutti i casi in cui gruppi di esseri umani mettono le loro culture umanistiche impure al di sopra di Cristo, divenendo etnocentrici invece che cristocentrici. Quando l'umanità fa questo, condanna anche tutte le altre culture e civiltà, contemporanee, passate, o eventualmente future, comprese le culture cristocentriche.

Questo è il motivo per cui il famoso dottor Johnson ha scritto che 'il patriottismo è l'ultima risorsa del farabutto', il che significa che i mascalzoni sono sempre soliti sbandierare il nazionalismo come scusa per le loro azioni di base. In particolare, i mascalzoni fanno propaganda a buon mercato per demonizzare i loro nemici, per renderli meno che umani, "subumani", 'Untermenschen' nel linguaggio di Hitler. Questa è una mera giustificazione per i genocidi commessi. Questo è ciò che i cattolici hanno fatto quando massacravano cristiani ortodossi (100.000 nella sola Inghilterra nel decennio dopo il 1066), ebrei e musulmani nel Medio Evo, è ciò che hanno fatto i protestanti agli africani neri per giustificare la schiavitù, è ciò che i nazisti hanno fatto agli slavi (ne hanno massacrati 30 milioni), agli ebrei e agli zingari, che i croati hanno fatto ai serbi (circa 800.000 vittime), e gli americani hanno fatto a innumerevoli popoli di tutto il mondo, dai nativi americani ai messicani, dai giapponesi ai vietnamiti, dai latinoamericani agli iracheni, dai serbi ai russi. 'Loro', 'il resto e non l'Occidente', erano e sono tutti 'subumani'. Perché? Solo per giustificare la loro sete di potere e di territorio.

Tuttavia, se il nazionalismo (che è ciò che intendeva il dottor Johnson abusando della parola 'patriottismo') è l'ultima risorsa del farabutto, qual è la prima risorsa? La prima risorsa del farabutto è sempre la religione. Lo abbiamo visto molto chiaramente nelle 'Crociate' cattoliche anti-cristiane del Medioevo, che hanno saccheggiato e depredato la capitale cristiana di Costantinopoli, nel saccheggio spagnolo delle Americhe in nome di Dio, nella costruzione dell'impero britannico ('civilizzare i nativi'), nella blasfema banconota americana da un dollaro con scritto 'In God we trust' (che significa confidiamo in Mammona), nel soldato tedesco della prima guerra mondiale con 'Gott mit uns' ('Dio con noi') inciso sulla sua cintura o in Al-Qaeda e nello Stato islamico fondati in Occidente, che utilizzano l'islam (che come religione di spirito veterotestamentario ha ben poca tradizione di tolleranza, in ogni caso), per giustificare i crimini più turpi commessi mentre si appropria di terra e potere.

È a questo che alcuni occidentali semi-convertiti al cristianesimo appartenenti alle varie Chiese ortodosse locali devono stare attenti. Per molto tempo in Inghilterra, per esempio, abbiamo visto una vecchia generazione di semi-convertiti ex-anglicani che rifiutano gli "stranieri" (vale a dire chi non è mai stato anglicano), proponendo la propria formula poco ortodossa e cripto-protestante, respingendo la Chiesa come è realmente. Questi tipi istituzionali considerano tutta l'Inghilterra come loro 'territorio', creano piccole congregazioni di mezza dozzina di fedeli qua e là al fine di giustificare la loro presenza, cercano di espellere coloro che non appartengono alla loro fratellanza mafiosa, con disprezzo, paternalismo, calunnia e tradimento. Per fortuna, quella generazione sta morendo e ora stiamo arrivando a una nuova generazione di veri ortodossi, non compromessi dalla religione etnica dell'anglicanesimo istituzionale, che mette la sua cultura al di sopra della Chiesa, e che condanna quest'ultima come 'straniera'. Cristo è davvero straniero per tali razzisti e tribalisti ristretti, perché nella sua natura umana era un asiatico, non un occidentale.

Da dove viene questa mentalità occidentale etnocentrica, che condanna tutte le altre civiltà e respinge la condanna cristiana della guerra come male assoluto, come fa la civiltà ecclesiale del mondo cristiano ortodosso (1)? Le sue origini sono proprio nell'XI secolo, che gli apostati del mondo occidentale così orgogliosamente vantano come l'inizio della loro tanto decantata 'civiltà' occidentale, da cui 'procede lo Spirito Santo' (2). Questo secolo segna l'apostasia dell'Europa occidentale dalla civiltà della Chiesa e dalla fede cristiana, l'inizio della sua degenerazione spirituale che da allora è diffusa in tutto il mondo come epidemia degenerativa. Fu quel secolo che segnò l'inizio del mondo occidentale come futuro gigante tecnologico, ma pigmeo spirituale. Fino a quando non si purificheranno di quella mentalità di orgoglio, che afferma che tutte le azioni occidentali sono giustificate a causa dell'immaginaria 'superiorità innata' della cultura occidentale su Cristo e fino a quando non acquisiranno una consapevole e coerente visione del mondo ortodosso, tali convertiti occidentali non saranno autenticamente convertiti alla Chiesa di Dio.

Fino ad allora, gli abissali genocidi occidentali di persone e culture di tutto il mondo continueranno, dalla Spagna all'Inghilterra nel XI secolo, da Gerusalemme a Cipro (3) nel XII secolo, da Costantinopoli a Novgorod nel XIII secolo, dai catari della Francia ('uccideteli tutti – Dio riconoscerà i suoi') ai contadini d'Inghilterra nel XIV secolo, dall'Italia alla Germania nel XV secolo, dagli indigeni amazzonici ('uccideteli – non hanno un'anima'), ai protestanti francesi nel XVI secolo, dagli schiavi dell'Africa occidentale alle piantagioni dei Caraibi nel XVII secolo, dal Bengala ai nativi canadesi nel XVIII secolo, dai contadini irlandesi morti di fame agli indiani delle pianure (4), ai maori della Nuova Zelanda, agli aborigeni della Tasmania ('animali') ai sudanesi musulmani nel XIX secolo, dal Congo Belga ai boeri del Sud Africa (5), alla Rus' Carpatica e agli slavi ed ebrei d'Europa ai contadini vietnamiti nel XX secolo, dall'Afghanistan all'Iraq alla Siria all'Ucraina orientale già nei primi cupi anni di questo XXI secolo.

Come uno storico recente, popolare, ma non amico della Chiesa, da quanto scrive di se stesso e quelli come lui, ha dichiarato in modo molto accurato e apocalittico:

La strada per la modernità si estende chiaramente dal primo millennio in avanti, segnata da cambiamenti e svolte improvvise, di sicuro, ma intatta da qualsiasi catastrofe totale come quelle che separano l'anno 1000 dall'antichità. Anche se questa potrebbe a volte apparire una riflessione inquietante, i monaci, guerrieri e servi della gleba dell'XI secolo possono essere considerati i nostri (sic) antenati diretti più di quanto i popoli di epoche precedenti non siano mai (sic) stati. (Questo libro) Millennium, in breve, parla del punto di partenza più significativo nella storia occidentale: l'inizio di un viaggio che forse (sic!), alla resa finale dei conti, solo un vero apocalisse servirà a fermare.

Millennium, Tom Holland, pag. XXIX, 2008

Note:

1. È stato nell'estate del 1053 che per la prima volta nella storia un papa di Roma, 'san' (sic!) Leone IX, lo Scismatico, ha benedetto formalmente un vessillo da battaglia. L'assoluzione dai peccati di sangue – una forma di 'impunità per loro crimini' – fu promessa a tutti coloro che rispondevano alla chiamata. Questo è stato il primo lancio di una 'guerra santa' sanzionata da un papa. Questo doveva essere ripetuto in Inghilterra nel 1066, poi nelle crociate, e oggi è ripetuto da parte dei paesi occidentali, che anch'essi 'si sostituiscono a Dio' e si arrogano l'infallibilità papale distruggendo la Serbia, l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia e l'Ucraina, per non fare che alcuni esempi. D'altra parte, quando nel suo libro "Tattiche", l'imperatore cristiano Leone VI 'il Saggio' di Nuova Roma (866-912) chiamava la 'guerra di religione' semplicemente 'una licenza per saccheggiare in nome della religione', stava esprimendo l'immutabile insegnamento cristiano che era stato universale fino all'XI  secolo prima della fondazione del cattolicesimo.

2. Ricordiamo le famose parole di Gandhi, il quale, alla domanda su cosa ne pensasse della 'civiltà occidentale', rispose: 'sarebbe un'ottima idea'.

3. Compreso il cannibalismo del sadico re francese d'Inghilterra, Riccardo 'cuor di leone'.

4. Nel 1866 il generale Sherman scrisse al presidente Grant: 'Dobbiamo agire con serietà vendicativa contro i Sioux, fino al loro sterminio, uomini, donne e bambini.' E, come citato dal suo biografo Marszalek, aggiunse che 'durante un assalto a un villaggio indiano i soldati non possono mettersi in pausa per distinguere tra maschio e femmina, o anche discriminare in base all'età. Fintanto che c'è resistenza, la morte deve essere inflitta'. Insieme con l'altro combattente degli indiani, Philip Sheridan, fu lui che scrisse che 'l'unico indiano buono è un indiano morto'. I discendenti degli stessi indiani delle pianure hanno recentemente sostenuto la Federazione Russa contro le politiche anti-ucraine e pro-pedofile del governo degli Stati Uniti.

5. Nella lettera dello tsar Nicola II al re Edoardo VII del 27 maggio 1901, troviamo l'ultimo imperatore ortodosso che esprime la sua preoccupazione in inglese, dicendo che, anche se il suo 'principio è di non immischiarsi negli affari interni altrui' (a differenza dell'Occidente moderno), la sua 'coscienza, lo obbliga finalmente a parlare apertamente' e che la guerra boera 'sembra più una guerra di sterminio' e che la Gran Bretagna dovrà 'porre fine a questo bagno di sangue'.

 
Il clero ortodosso in Thailandia dovrà studiare la lingua thai

Pravoslavie.ru, Bangkok, 29 marzo 2013

Il rappresentante della Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca) in Thailandia, l'archimandrita Oleg (Cherepanin) ha emesso un ordine che richiede al clero e al personale di tutte le parrocchie in Thailandia di passare nell'anno corrente un corso di formazione e di grammatica della lingua thai.

Inoltre, saranno organizzate conferenze di studio sulla storia e la cultura della Thailandia, il lavoro e il diritto d'immigrazione nel regno, e lezioni di studi religiosi sul buddismo, che è la religione nazionale della Thailandia, professata da circa l'85% della popolazione.

Questa decisione è stata presa al fine di migliorare il livello di lavoro missionario e pastorale e l'adattamento alle condizioni locali di vita. Secondo l'archimandrita Oleg, "Il livello di padronanza della lingua thai sarà preso in considerazione come un importante indicatore dell'attività di ciascuno di si occupano di obbedienze ecclesiastiche nel paese".

Il comitato per il finanziamento della Chiesa ortodossa in Thailandia ha capito l'iniziativa del rappresentante e ha espresso la sua disponibilità a pagare con i propri fondi, se necessario, la formazione del clero e dei servitori, come segnala il sito della Chiesa ortodossa in Thailandia.

 
I riti occidentali e la "anglicanizzazione" dell'Ortodossia

I marcioniti sarebbero felici di ciò che gli appassionati del rito occidentale hanno cercato di realizzare. Una chiesa all'interno di una chiesa, una confessione all'interno di una confessione. Questo modello - questo schema - è lo schema gnostico / massonico / rivoluzionario dei tempi antichi. Crea "unità nella diversità" attraverso la creazione all'interno di un corpo religioso di un altro corpo religioso che non può esistere al di fuori di esso, ma è in contraddizione con il corpo in cui è inserito. Questo è stato fatto in ogni principale confessione religiosa. È essenzialmente la traduzione dell'universalismo e del filioque in un'espressione ecclesiologica.

Osservate ciò che è stato fatto nella Chiesa episcopaliana. Il Libro di preghiere del 1979 ci ha dato non solo due diversi riti, poiché quello del 1928 ha continuato a essere utilizzato contemporaneamente nella maggior parte delle chiese (anche se, come in questo caso, i fautori ci tenevano a sostenere che era tutta una questione di riti e solo di riti); quello che ha fatto è stato di evidenziare, aggravare e continuare a produrre due culture religiose, una dentro l'altra, ma ognuna in contraddizione con l'altra (nonostante l'armonia che gli entusiasti sostenevano). Persino i glossatori più ottimisti di quegli eventi possono difficilmente negare che i nodi della contraddizione sono venuti al pettine. Nelle prime ore del mattino, l'ala protestante della Chiesa alta, seguendo il libro del '28, si mostrava per dire le preghiere recitate. Nelle ore successive, l'ala quasi-cattolica, alla quale ora effettivamente si erano incollati il libro del '79 e la sua cultura, si presentava con i suoi convertiti carismatici per cantare le nuove preghiere (i primi si sarebbero mostrati anche alle veglie e a preghiere simili). E così i sostenitori del vecchio modo sono stati costretti in uno stampo sempre più protestante, mentre i sostenitori del modo cattolico sono stati fusi nel nuovo movimento. In effetti, ciò ha cooptato, compromesso e indebolito entrambi.

E così le tensioni che già esistevano sono state esacerbate all'estremo, portando ai problemi odierni. Quelli del Libro del '28 hanno cominciato a perdere la loro cattolicità per il bene del loro anglicanismo, mentre fuggivano in massa nei gruppi dei "Continuing Anglicans". Quelli del Libro del '79, offrendo il mito eroico di un ritorno a pratiche antiche, hanno trovato la loro "cattolicità" cercando in effetti di abbracciare tutti, ma mettendoli quindi in contrasto con i loro standard morali, e così dividendoli ulteriormente. Non si può abbracciare tutto senza rischiare di diventare nulla. Quando sei aperto per auto-definizione, la gente ti butterà addosso molta spazzatura. Le defezioni da un gruppo 'canonico' all'altro sono diventate dilaganti, senza soddisfare chi si allontanava, né chi lo riceveva. La soluzione dei "Contining Anglicans", costituita dal blocco dei beni religiosi, per così dire, ha semplicemente creato piccoli musei dedicati a un mito della purezza e dell'età dell'oro. Ora i due grandi miti sono entrati in collisione e hanno iniziato a nutrirsi l'uno dell'altro.

In effetti, la frammentazione completa dell'anglicanesimo a cui stiamo assistendo non conduce alla fine dell'anglicanesimo, ma alla sua trasformazione in una poltiglia senza volto che è la materia prima da riformattare in qualcosa del tutto nuovo – qualcosa che la prepara per un'altra apostasia globale. E nessuna delle sue schegge, o delle schegge all'interno delle schegge, sia che sia in comunione o in contrapposizione, ammetterà pienamente quanto è successo.

Non ci vuole molto a guardare lo stesso modello in relazione al rito occidentale e al cosiddetto rito bizantino. I Libri di preghiera del '79 e del '28 vi si sovrappongono abbastanza ordinatamente. È "solo una questione di riti", giusto? Abbiamo anche le pretese accessorie di "ritorno a pratiche più antiche" e di "abbracciare la cultura che ci circonda" – le stesse cose che dicevano gli episcopaliani e di cui molti ora si pentono amaramente – quando aprono gli occhi alla realtà. Ma non è nemmeno necessario guardare di traverso per vedere tutta la retorica su un cambiamento di cultura religiosa strombazzata dagli appassionati del rito occidentale da una parte e contemporaneamente negata con scrollate di spalle e proteste dall'altra parte. Questo modello è analogo a quel modello. Le fasi necessarie per la preparazione di qualsiasi amalgama includono una distillazione, una semplificazione, e l'estrazione del giusto isotopo per definire le parti necessarie a creare il nuovo complesso.

Non c'è bisogno nemmeno di ricordare che questo stesso processo alchemico ha agito sulle grandi confessioni protestanti, e non ha dovuto fare tanta strada per distillarle in elementi più simili a un fondamentalismo ultra-frammentato in alcuni casi, qualcosa di simile all'anglicanesimo in altri, e una raffinatissima mega-chiesa generica (una sorta di androginia religiosa) nel resto.

Se volete vedere il futuro della "Ortodossia" nella visione dei più entusiasti sostenitori dei "riti occidentali", basta che guardiate intorno ai pilastri fatiscenti di Roma e dei suoi figli. La stessa religiosità alla quale desiderano iniziarci è un concentrato, e la nostra partecipazione sarà corteggiata come il 'recupero' di qualcosa di perduto (solo in una fase precoce del processo) e la 'purificazione' di quello che andava fondamentalmente bene (qualcosa che i nostri padri non hanno mai conosciuto). Ci viene chiesto di abbracciare una nuova Ortodossia, un'Ortodossia tradizionale e un'Ortodossia in continuazione, tutto all'interno della stessa confessione. Ci viene chiesto di diventare episcopaliani nella cultura e ortodossi nel nome.

La cosiddetta "Ortodossia occidentale" è semplicemente un simbolo di questo processo e un sintomo del nuovo ordine che è in formazione, un'ecclesiologia diversa, una pseudo-ekklesia. Di per sé, presenta certamente problemi significativi, molti dei quali sono stati piuttosto universalmente riconosciuti [1]. Nei termini di ciò che il suo progresso ci dice circa il movimento ortodosso contemporaneo (e il fatto stesso che è movimento, e non può più essere considerato statico o uno stato – e così ora ha molto in comune con l'esperienza episcopaliana), in quei termini, punta a problemi molto più grandi che non sono ancora ampiamente o completamente riconosciuti, così come accade tra gli episcopaliani. Questo nonostante gli innumerevoli avvertimenti di comunità monastiche, santi asceti, profeti ortodossi e santi martiri. Signore, abbi misericordia.

Si potrebbe pensare che gli episcopaliani apprezzino ciò che fanno queste persone, ma chiunque abbia sofferto quello che hanno sofferto molti di loro, attraverso un tale processo, può solo vederlo con tristezza, e, forse, può volerci aiutare a combatterlo. Quelli che inseguono questo ideale come un Graal sono quei "veri credenti" che ancora pensano che i problemi principali siano i gay e il sacerdozio femminile, e non riescono a vedere la foresta a causa degli alberi. Per loro, un'Ortodossia anglicanizzata, in particolare un'Ortodossia occidentale, è un miraggio, e continuano avidamente a ingurgitare ciò che molti di noi riconoscono come sabbia. La cosa triste è che siamo noi stessi ad alimentarli, in nome della diffusione della fede. Questo può avvenire solo quando abbiamo cominciato a perdere la nostra fede nel loro stesso modo: letteralmente, perdendo LA fede.

I marcioniti, i massoni e i rivoluzionari dovrebbero essere felici, ma nessun altro lo sarà. Non quando, invece di tornare a casa, la nostra colomba parte per l'ultima volta.

Nota

[1] Sondaggio sulle principali preoccupazioni che il rito occidentale ortodosso fa sorgere nei suoi critici:

 

Assenza di un approccio pan-ortodosso: 5,0 %

Filetismo europeo/occidentale: 20,0 %

Caos liturgico: 12,5 %

Pratiche devozionali illecite: 12,5 %

Problemi di catechesi e conversione: 12,5 %

Problemi di ecclesiologia ed ecumenismo: 5,0 %

Determinazione di ciò che è davvero occidentale: 7,5 %

Assenza di un'ancora ascetica/monastica: 7,5 %

Una mentalità essenzialmente protestante: 17,5 %

 
Recensione: La storia degli arbëreshë (2011)

Uno dei quaderni della collana "Testimonianza ortodossa" merita una speciale attenzione per aver voluto sottolineare l'identità ortodossa (negata) della minoranza arbëreshë (italo-albanese), che in Italia rappresenta forse il più forte legame, ancora non del tutto sopito, con le radici ortodosse del paese. Purtroppo, questo legame è tuttora sfruttato per un'opera di mistificazione storica: la teoria dell'esistenza ininterrotta in Italia di una Chiesa "orientale" unita a Roma. Solo opere come questo libretto possono veramente contribuire a sfatare questa mistificazione e a ripristinare – per chi l'ha dimenticata o vuole continuare a dimenticarla – la verità.

Fin dall'inizio, il libro dichiara onestamente il suo intento: far capire come gli antenati degli attuali italo-albanesi erano ortodossi. Per questo, si premura di informare per mezzo di fonti interne, e tanto più inoppugnabili in quanto provenienti dal seno stesso del cattolicesimo. Emblematica, alla fine del primo capitolo, la risposta del papàs Giuseppe Ferrari, eminente storico e teologo della Eparchia di Lungro, alla domanda se gli emigrati arbëreshë erano cattolici o ortodossi, o cattolici di rito greco: "La risposta non è difficile, se solo si pensa ai luoghi d'origine, da cui provenivano: Albania e Grecia (visto la quarta emigrazione proveniente dal Peloponneso, o come allora comunemente veniva chiamata, dalla Morea). Entrambe queste nazioni vivevano religiosamente nell'ambito del patriarcato di Costantinopoli, anche dopo che la città imperiale era caduta nelle mani dei turchi (…) La risposta, quindi da dare al quesito è, che salvo una piccola minoranza cattolica di rito latino, il resto, la stragrande maggioranza era ortodossa".

Il secondo capitolo si premura di offrire qualche elemento storico sull'Albania e sui suoi legami organici con l'Impero Romano d'Oriente, che seppero proiettare l'Ortodossia nella coscienza nazionale albanese (come nelle coscienze di tutti i popoli balcanici dell'Impero), e il terzo e quarto capitolo ci presentano rispettivamente la figura di Giorgio Castriota (Scanderbeg) e dell'insediamento (tutt'altro che semplice e indolore) degli arbëreshë in Italia. Al quinto capitolo, intitolato "L'incorporazione nella tiara papale", tocca il compito di elencare alcuni esempi di proselitismo latino nel corso di cinque secoli: latinizzazioni, commistioni, calunnie e disprezzo che purtroppo non sono finiti con il revival del "rito orientale". Il quadro è completato nel capitolo sesto da una "carta d'identità degli arbëreshë nel XXI secolo" che testimonia le confusioni ancora presenti oggi. Il capitolo settimo e conclusivo spiega la gravità del retaggio falsato del popolo arbëreshë, e invita a una chiara scelta di coscienza.

Il libro è corredato da un'appendice con i dati di base delle giurisdizioni italo-albanesi, una cronologia (assolutamente indispensabile per capire l'inesistenza di una continuità storica di una Chiesa "di rito orientale" sottomessa a Roma), di una raccolta di citazioni letterarie sul popolo arbëreshë, e di una estesissima bibliografia, che riporta anche l'elenco delle biblioteche più ricche di testi sul fenomeno italo-albanese.

A parte qualche piccola mancanza di omogeneità stilistica (Il nome "Scanderbeg" è offerto nelle prime linee del suo schizzo biografico in quattro grafie diverse, e senza che ne venga fornita un'etimologia) e alcuni errori fattuali (per esempio quando si parla di battesimo per aspersione nel capitolo VI, descrivendo subito dopo la pratica del battesimo per infusione: un dettaglio forse secondario, ma su cui si basa un'accusa precisa, e perciò tanto più importante), questo testo dovrebbe essere un'opera di riferimento per ogni ortodosso in Italia, soprattutto quelli davvero interessati a capire le radici del cristianesimo nel nostro paese.

 
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