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Un tipico esempio di "cristianesimo" ucroide in azione

Cari amici,

ho spesso citato su questo blog il fatto che il papato è stato il vero "creatore" del progetto ucraino (seguito poi dai massoni, dagli imperialisti, dai nazisti e ora dagli anglo-sionisti) e non voglio tornarci su. Voglio solo condividere con voi la trascrizione di un piccolo video di chierici uniati "in azione". Molte grazie ad "A", che ha tradotto questo video dall'ucraino in russo e in inglese per la comunità di Saker.

Nota per i miei lettori serbi: questo tizio non parla come un tipico ecclesiastico ustascia, e non gli assomiglia perfino?

Nota per i miei lettori musulmani: per vostra informazione - anche se questo tizio è travestito da sacerdote ortodosso, il fatto che non ha la barba è un buon modo per individuarlo come fasullo (anche se alcuni di loro ce l'hanno pure). Proprio come i wahabiti non devono essere scambiati per veri musulmani, questi tipi non devono essere scambiati per cristiani. Questi individui sono gli eredi spirituali dei crociati, che odiavano i Rum bizantini non meno di quanto odiassero l'Islam. Si può ancora vedere lo stesso odio genocida nell'espressione e nella voce di questo tizio di oggi.

Saker

 

Trascrizione in russo:

- Слава Иисусу Христу!

Нет жертвы, нет и благословения. И сегодня наша украинская нация приносит жертву перед Богом. Когда приносится жертва Богу, приносится наилучшее: наилучшие плоды, наилучшие творения человеческих рук.

Так же и наш народ, он перед Богом приносит в жертву лучших из лучших, тех сынов и дочерей, которые без страха откликнулись на защиту своей земли, пролив также свою кровь на святую украинскую землю и воин Андрей пролил кровь, принес свою жизнь в жертву. Пусть не радуются враги, что падают наши лучшие из лучших. За каждого из наших полягут десятки их. Они пришлю сюда ибо им нужна наша земля, они хотят чтобы мы отдали им нашу землю. Мы сделаем это, но наоборот- не им землю, а их отдадим нашей земле! Любите врагов ваших так. Но особенную любовь проявляла, проявляет и будет проявлять наша святая украинская земля. Она с любовью принимает всякого ордынца, всякого захватчика, всякого врага, который пришел, ступивши на нашу землю, чтобы ее осквернять. Наша земля открывает свое лоно и принимает его туда на веки. Примет она и эту московскую орду, примет как одного!

Не радуйся враг! Сотня поляжет - тысяча встанет к оружию!

- Слава Иисусу Христу!

- Слава Украине! Героям слава!

- Слава нации! Смерть врагам!

- Слава нации! Смерть врагам!

- Слава нации! Смерть врагам!

*******

Trascrizione in italiano:

- Gloria a Gesù Cristo!

Se non c'è sacrificio, non c'è nemmeno benedizione. E oggi la nostra nazione ucraina porta un sacrificio davanti a Dio. Quando si porta un sacrificio a Dio, si porta il meglio: i frutti migliori, le migliori creazioni delle mani umane.

Anche il nostro popolo porta in sacrificio di fronte a Dio il meglio del meglio, quei figli e figlie che senza paura hanno risposto per proteggere la propria terra, dopo aver versato anche il loro sangue per la santa terra ucraina, e il soldato Andriy ha versato il suo sangue, ha offerto la sua vita in sacrificio. Che i nemici non gioiscano che il nostro meglio del meglio è caduto. Per ogni nostro caduto giaceranno decine di loro. Vengono qui perché hanno bisogno della nostra terra, vogliono che diamo loro la nostra terra.

Lo faremo, ma al contrario: non daremo la nostra terra a loro, ma daremo loro alla nostra terra! Amate così i vostri nemici. Ma la nostra santa terra ucraina ha mostrato, mostra e mostrerà un amore speciale. Accetta con amore ogni "Ordynetz" ("membro di un'orda" - cioè l'idea che i russi sono "selvaggi mongoli dell'Asia", cosa che in realtà è del tutto vera, ma niente affatto una brutta cosa, ma qualcosa di cui essere grati e orgogliosi, almeno a mio parere. Saker), qualsiasi aggressore, ogni nemico che è venuto dopo aver messo piede sulla nostra terra per profanarla. La nostra terra apre il suo seno e li accetta nei secoli. Accetterà anche quest'orda di moscoviti, l'accetterà, come sempre!

Non gioirà il nemico! Cento saranno sepolti - mille insorgeranno in armi!

- Gloria a Gesù Cristo!

- Gloria all'Ucraina! Agli eroi gloria! (Questo è lo slogan di Bandera. Saker)

- Gloria alla nazione! Morte ai nemici!

- Gloria alla nazione! Morte ai nemici!

- Gloria alla nazione! Morte ai nemici!

 

POST SCRIPTUM

(a proposito della confusione dei russi con i mongoli)

Questa non è una questione etnica (anche se la maggior parte dei russi – me compreso – ha molti antenati tartari e sangue tartaro nelle vene), ma è di tipo culturale. La civiltà russa ha tre radici: l'antico popolo slavo, l'Impero Romano d'Oriente (Costantinopoli) e l'orda tataro-mongola che ha avuto *davvero* un impatto formativo determinante sulla cultura e sullo stato russo. Così, quando i russofobi occidentali dicono "gratta il russo e troverai il tartaro" o quando gli ecclesiastici ucroidi parlano di "orde russe" hanno fondamentalmente ragione, anche se fraintendono completamente cosa significa veramente questa realtà. Il fatto è che la Russia, come paese e nazione, non è *mai* stata parte dell'Europa o della civiltà europea. Sì, certo, le *élite* russe lo sono state, soprattutto dopo Pietro I (che alcuni chiamano "Grande"), ma quello è stato uno strato superficiale di vernice europea sul grande corpo asiatico della nazione russa. Vorrei avere il tempo di scrivere un intero post su questo argomento, ma non posso, semplicemente non ne ho il tempo o l'energia. Ma vi dirò che noi, russi, siamo molto, molto, molto più vicini ai nostri kazaki, tuvani, tatari, avari, yakuti, bashkiri e agli altri 180 + gruppi etnici con i quali condividiamo una storia e una terra comune, di quanto lo siamo ai polacchi o ai tedeschi. Abbiamo ricevuto la maggior parte del nostro DNA dagli antichi slavi, la nostra religione da Roma e la nostra mentalità dalle steppe, dalla taiga, e dai deserti dell'Asia. Molti nelle nostre élite odiano ammetterlo, perché sono sempre stati "aspiranti europei", ma più e più volte, ancora e ancora, ritorna il "tratto dominante nazionale" (per usare l'espressione di Ivan Solonevich). Amo dire che la tragedia e la maledizione del popolo russo è che abbiamo la pelle bianca. Se avessimo qualche altro colore della pelle (giallo o altro), allora questa profonda differenza sarebbe evidente agli occhi di tutti e le élite russe non avrebbero sofferto della sorta di disturbi multipli della personalità da cui hanno sempre sofferto (e soffrono tuttora).

Se questo argomento è di vostro interesse, potete leggere il libro Dersu Uzala o guardare l'eccellente film che ne ha tratto Kurosawa. Questo non vi darà una lezione accademica sul tema, ma vi darà una "sensazione" lirica di ciò a cui mi riferisco.

Cordiali saluti,

Saker

 

POST-POST SCRIPTUM

(a proposito delle numerose obiezioni a questo video postato da Saker)

Quando ho postato questo video sapevo che avrei fatto prendere un colpo ai latini. Non c'è nulla che essi odiano quanto il momento in cui viene proiettata una luce sulle loro vere azioni, sulle loro vere radici storiche e sulla vera natura della ideologia anti-cristiana da loro sposata. E in modo abbastanza scontato, l'intero spettro delle loro tipiche reazioni è stato messo in mostra nei commenti di questa discussione:

"Diluizione": "Ricordiamoci che le principali vittime di al-Qaeda sono stati gli americani". E allora? Chi ha *creato* al-Qaeda? Chi ha *creato* la frode uniate?

"Equazione": "L'invettiva di questo sacerdote è di fatto offensiva e anti-cristiana, ma lo sono anche le tue osservazioni. Quello che dici tu e quello che dice questo tizio sono le due metà di una stessa mela". Io non sono un prete, non invoco la morte di nessuno, in realtà sono stato oggetto di accuse e di insulti gratuiti sul mio blog per aver espresso l'opinione che i soldati ucraini dovrebbero essere trattati con gentilezza, comprensione e umanità.

"Archiviazione": "Ma per favore, smettila di denigrare il papa!" Se dire la verità significa denigrare il papa, allora i papi non meritano di essere denigrati? Inoltre, essere un cristiano ortodosso russo (cioè membro di due gruppi oggetto di 1000 anni di odio papista) mi dà il diritto di prendermela con i papi finché mi trabocca il cuore. Chi siete voi per dirmi di smettere?

"Ridicolo": "Complotti papisti? L'Occidente malvagio e tutti gli altri vogliono danneggiare la povera e piccola Ucraina?" Certo che sì. Assolutamente. Per 1000 anni i Papi hanno *davvero* cospirato per conquistare, sottomettere e convertire la Russia. Potere riversarmi addosso tutto il ridicolo che volete, ma questo è un fatto storico molto facile da verificare se vi preoccupate di fare una ricerca.

"Generalizzazione": "Ogni religione organizzata ha i suoi predicatori d'odio" Ah sì? Quando è stata l'ultima volta che i cristiani ortodossi hanno perseguitato i latini?

"Menzogne su larga scala": "Per quanto concerne i rapporti tra ortodossi e cattolici, penso che non ci siano ostacoli teologici di grande portata per una riunificazione". Ma davvero? Che dire, per cominciare, dell'affermazione che il papa è infallibile? O che è una sorta di super-vescovo di alto livello al di sopra di tutti gli altri vescovi? O l'eresia che la Madre di Dio non sia soggetta al peccato originale ("Immacolata Concezione")? O le nozioni come il Purgatorio, le indulgenze, la soddisfazione (eresia di Anselmo di Canterbury), o, ultimo ma non meno importante, il Filioque, che gli uniati sono autorizzati a non confessare ad alta voce anche se sono costretti ad accettarlo?

"Equazione 2.0": "L'unico ostacolo che esiste tra ortodossi e cattolici è il falso orgoglio da entrambe le parti". Sì, come no, potreste anche aggiungere che le due chiese sono i due polmoni della Chiesa Una, come è stato dichiarato a Balamand. Piccolo problema però: voi negate le nostre differenze, mentre noi ci rifiutiamo di accettare quell'inganno fondamentale. Quello, e 1000 anni di persecuzioni feroci contro di noi.

"Delusione": "Dopo che tutto sarà finito, prevedo che questo sacerdote chiederà perdono a Dio e ai suoi vicini russi per avere fomentato la crescita dell'odio in questa terribile guerra civile". Basta un rapido sguardo alle reazioni latine che ho elencato sopra per dimostrare il livello di "spirito di pentimento" che hanno i latini in questa discussione: zero. Per quanto riguarda gli uniati ucroidi che hanno 1) appena distrutto il loro paese e 2) subito una delle sconfitte più sorprendenti nella storia – quelli odieranno la Russia ortodossa ANCOR PIÙ rispetto a prima.

"Ridicolo 2.0": "Quindi ci deve essere un codice segreto da qualche parte – che noi cattolici comuni dobbiamo ancora imparare – per andare in crociata in Ucraina...". Ma che buffo, ditemelo voi! Com'è possibile che voi abbiate sempre finito per perseguitare brutalmente fino al genocidio tutti coloro che si sono rifiutati di accettare il vostro dominio su di loro? Non solo i russi, ma letteralmente ogni nazione o fede sul pianeta...

Ultimo ma non meno importante, un mio "preferito" (si fa per dire)

"Calunnia": "Anche se la notizia è senza dubbio sgradita in questo blog, la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina è stata sottoposta a feroce persecuzione da parte dei sovietici dopo che questi ultimi hanno incorporato l'Ucraina occidentale nel 1945, e i comunisti hanno dato le loro chiese agli ortodossi".

Nel 1945 la Chiesa Ortodossa Russa aveva praticamente cessato di esistere e tutto il suo clero era o ucciso o torturato in campi dallo stesso dominio bolscevico a cui il papato aveva inizialmente dato il benvenuto (http://orthodoxinfo.com/ecumenism/vatican_russia.aspx). Tutto che è stato lasciato era una "Chiesa Ortodossa" deviata, controllata al 100% dalla NKVD e che perseguitava tutte le religioni con pari odio. I comunisti non hanno mai dato alcuna chiesa agli ortodossi, ma piuttosto a quelli che erano chiamati "cekisti in tonaca" o ecclesiastici con le spalline sotto le tonache e che arrivavano addirittura a negare urbi et orbi che vi fossero eventuali persecuzioni della religione in Russia. State confondendo i nostri peggiori persecutori con noi! Questo è *così perfettamente tipico* del vostro approccio. Tutto ciò che vi manca è il solito ad majorem Dei gloriam al termine di tali menzogne​​.

In 1000 anni non è cambiato nulla. Non c'è alcun "complotto" e alcuna società segreta (anche se il Russicum di Roma si sta ancora sforzando di diventare una di esse) – c'è quello che i marxisti chiamano "coscienza di classe", fatta eccezione per il fatto che la "classe" in questo caso non è sociale, ma religiosa. Certo, il papa può incontrarsi con alcuni chierici ortodossi di alto livello (dai tempi della falsa unione di Firenze siamo abituati ad avere vescovi traditori), ma la verità è che in materia di fede il clero ortodosso non ha più autorità dei laici semplici. San Massimo il Confessore non era nemmeno un prete. Ogni singolo cristiano ortodosso è, per usare un paragone iraniano, un "Custode della Fede" ed è per questo che nessuna quantità di "dialoghi ecumenici dell'amore" e abbracci di vescovi sarà mai sufficiente a subordinare la Chiesa al papato. E nessuna quantità di commenti ostili mi farà fermare dalla mia testimonianza personale di questa storia. Il fatto che io vi arruffi un po' le piume è davvero un "rimborso" molto piccolo per 1000 anni di persecuzioni assassine.

Saker

 
Il metropolita di Poltava battezzerà personalmente i bambini delle famiglie numerose

pravoslavie.poltava.ua/

Sua Eminenza il metropolita Filipp di Poltava e Mirgorod battezzerà personalmente i bambini delle famiglie numerose nella diocesi di Poltava della Chiesa ortodossa ucraina, riferisce il servizio stampa diocesano.

La dichiarazione dice: "Sua Eminenza Filipp, metropolita di Poltava e Mirgorod, ha annunciato la sua disponibilità a compiere personalmente il sacramento del battesimo del terzo e dei successivi figli nelle famiglie dei fedeli parrocchiani della diocesi di Poltava della Chiesa ortodossa ucraina, per la gloria di Dio".

Sua Santità il patriarca-catholicos Ilia II di Georgia, l'uomo più amato e rispettato della nazione, ha iniziato la stessa pratica nel 2008 nel tentativo di aumentare la demografia nella nazione post-sovietica. Il primate ha acquisito più di 40.000 figliocci in 62 battesimi di massa negli ultimi 11 anni.

Nel dicembre 2017, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ha dichiarato di essere pronto a battezzare il quinto e i successivi figli delle famiglie dei fedeli ucraini.

Dal 2016 il metropolita Georgij di Nizhny Novgorod celebra personalmente il sacramento del Battesimo per i bambini delle famiglie numerose.

 
Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio su Torino e l’Ortodossia

Quali sarebbero gli argomenti storici per cui potremmo dire che l'eredità della città di Torino è ortodossa? Come potremmo scoprire le radici ortodosse di Torino?

Se vogliamo dire che l’eredità della città di Torino è ortodossa, lo è in quanto è ortodossa l’eredità di tutta l’Italia! Torino non può vantare l’immensità di tracce paleocristiane di città come Milano e, ovviamente, Roma, né i forti legami storici con il mondo ortodosso che sono presenti e ancora visibili in certe aree dell’Italia meridionale. Per di più, possiamo dire che Torino non è stata generosa con i resti delle sue chiese del periodo ortodosso. Dei luoghi di culto consolidati nel primo millennio, solo due (il Duomo e il Santuario della Consolata) mantengono un legame organico a noi noto con il loro passato più antico. Molte chiese costruite nel periodo ortodosso sono state demolite nel corso dei secoli: l’Abbazia di san Solutore (situata sulla memoria martyrum dei tre protomartiri della città, Solutore, Avventore e Ottavio) sparì alla fine del XVI secolo per far posto alla Cittadella fortificata; la chiesa dei santi Simone e Giuda in Contrada di Dora Grossa (oggi Via Garibaldi) fu soppressa nel XVII secolo; la cappella ottagonale di san Michele Arcangelo a Porta Palazzo (verosimile sviluppo di un battistero paleocristiano, e legata al celebre monastero della Sacra di San Michele in Val di Susa) fu rasa al suolo agli inizi del XVIII secolo, nientemeno che dal celebre architetto Juvarra, per rettifiche stradali; la chiesa di san Martiniano fu abbattuta nei lavori dell’apertura di via Pietro Micca agli inizi del XX secolo; nel corso del XX secolo sono spariti gli ultimi resti della più antica chiesa della collina torinese, la cappella dei santi Bino ed Evasio (già attestata nel IX secolo con il nome di chiesa di santa Maria). Anche se la storia di queste chiese è davvero interessante, credo che sarebbe difficile condurre un gruppo di fedeli ortodossi in un pellegrinaggio organico sulle radici ortodosse della città: si tratterebbe piuttosto di una serie di episodi isolati.

Si può dire che la città di Torino rappresenta uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio nell'Occidente ortodosso, soprattutto nell'Italia ortodossa?

Ebbene, anche se la città non ha saputo onorare dignitosamente le sue radici ortodosse, sembra che il Signore le abbia voluto dare una straordinaria seconda possibilità con la Sindone. Letteralmente milioni di fedeli ortodossi nel mondo sono interessati a compiere un pellegrinaggio alla Sindone di Torino, e oggi le parrocchie ortodosse della città non sono nemmeno lontanamente attrezzate ad accogliere questo flusso. Per di più, alcuni di noi hanno ereditato supinamente dal mondo cattolico romano e protestante un’attitudine scettica nei confronti della Sindone, incentrata elusivamente sull’autenticità storica dell’oggetto (un aspetto certamente importante, ma che non esclude e non limita il valore della Sindone come oggetto di pellegrinaggio), e invece di darsi ancor più da fare per accogliere i pellegrini e valorizzarne la visita a Torino, si adoperano a segare il ramo su cui sono seduti. Per lo stato attuale degli ortodossi a Torino, tale attitudine è totalmente autolesionista.

Quali sono le più importanti chiese o luoghi di culto che dovremmo visitare per scoprire l'identità ortodossa della città di Torino?

Sicuramente, le due chiese con continuazione storica a cui ho fatto cenno più sopra.

Il Duomo di Torino, oltre a conservare la Sindone, offre ai visitatori un percorso archeologico sotterraneo che li porta a vedere i resti delle absidi di ben tre chiese romaniche un tempo contigue, dedicate al Salvatore, alla Vergine Maria e a san Giovanni Battista (una vera e propria “Deisis di pietra”) di cui presento una ricostruzione dalla rivista TorinoStoria:

Al Santuario della Consolata, i resti con tracce di affreschi della chiesa paleocristiana di sant’Andrea (verosimilmente fondata da san Massimo di Torino) sono tornati alla luce nel corso di scavi recenti. Qui c’è un tentativo di ricostruzione del suo aspetto:

Naturalmente, non sono solo gli scavi archeologici a offrirci qualcosa delle radici ortodosse: per limitarmi a un paio di esempi, le lapidi dei vescovi ortodossi della città, conservate nel Duomo, e il campanile romanico della Consolata, raccontano delle storie che amo condividere con i pellegrini che porto a visitare questi posti.

Se mi vergognassi di tirare l’acqua al mio mulino, non farei menzione degli sforzi che stiamo facendo nella nostra parrocchia ortodossa per valorizzare le radici ortodosse di Torino. La dedicazione della nostra chiesa al primo vescovo della città, la nostra icona murale dei santi antichi dell’Italia nord-occidentale, gli articoli del nostro sito sulla riscoperta della Torino ortodossa... tutto questo fa parte del nostro sforzo di testimonianza. E si tratta di uno sforzo ancora attivo: per esempio, proprio ora stiamo facendo dipingere un’icona con il ciclo della vita di san Martino di Tours, che è l’ideale santo taumaturgo dell’Occidente cristiano (come san Nicola lo è per l’Oriente). La nostra chiesa è situata in una piccola valle dedicata a san Martino, dove esisteva nel primo millennio una chiesa de vineis (“delle vigne”, ovvero una cappella di un borgo agreste), che oggi (cosa che non ci stupisce...) è scomparsa. Ci siamo presi volentieri il compito di riportare nella valle il culto del santo che le ha dato il nome, un santo davvero straordinario per l’Ortodossia in Occidente.

bozza dell'icona di san Martino di Tours, in corso di completamento

Possiamo parlare anche di alcune icone importanti che si trovano nella città ortodossa di Torino?

Il primo riferimento che salta alla mente di chi conosce la città di Torino è l'icona della Vergine Consolata, che sta al centro dell'omonimo santuario. Il santuario, che si è sviluppato sulle fondamenta dell’antica chiesa di sant’Andrea, deriva la sua fama dal miracolo (avvenuto nei secoli dopo il grande scisma) di un cieco che ha ricuperato la vista toccando un’icona della santa Vergine sepolta nelle macerie della vecchia chiesa. Non possediamo più quell’icona, ma l’attuale quadro della Vergine Consolata, posto al centro del santuario, è una copia dell’icona di Santa Maria del Popolo a Roma:

Un’icona di provenienza ortodossa più recente, ma significativa per la nostra parrocchia, è la splendida Dormizione di Andreas Ritsos (o Ritzos, 1421-1492), conservata nella Galleria Sabauda a Torino, che è diventata il modello della nostra icona murale della Dormizione, un tentativo di presentare in città un esempio di “Ortodossia a chilometri zero”:

Visto il fatto che lei è un sacerdote ortodosso italiano che sta vivendo in Torino, potrebbe dirmi come ha scoperto le origini ortodosse della sua stessa città?

Si può dire che la scoperta delle origini ortodosse della mia città è un work in progress, un’opera che sta continuando nel tempo. Per citare il più clamoroso esempio recente, nel 2013 (quando il nostro sito parrocchiale era già in attività da tempo), i lavori di costruzione di un palazzo di uffici hanno portato alla luce i resti una necropoli paleocristiana del IV secolo, con le fondamenta di una chiesa funeraria che i dati storici (come le cronache della visita a Torino di sant’Ennodio, vescovo di Pavia, agli inizi del VI secolo) portano a identificare con la prima chiesa di san Secondo, martire attribuito alla Legione Tebea. Potrebbe sembrare una notizia di scarso impatto per un ortodosso contemporaneo, ma l’organizzazione di un sistema cittadino di sepolture attorno al luogo di culto di un martire è una straordinaria testimonianza della prassi ortodossa, oltre che dell’impegno etico cristiano antico nella pietà verso i defunti.

Potrei fare molti altri esempi di come la visione delle origini ortodosse di Torino sta cambiando a breve termine nel tempo: gli stessi scavi che hanno portato alla riscoperta delle più antiche chiese sotto al Duomo e al Santuario della Consolata (di cui ho fatto cenno più sopra) hanno avuto luogo dopo il mio ingresso nella Chiesa ortodossa.

 
In che modo i cristiani spiegano la necessità del battesimo?

Il battesimo è il primo sacramento con cui una persona che arriva a credere in Cristo incontra la Chiesa. Una persona battezzata diventa membro della Chiesa e ha l'opportunità di essere in contatto con Dio e ricevere la sua grazia. Ma perché tutto questo è possibile solo a condizione del battesimo? Scopriamolo.

Perché i cristiani sono convinti che una persona non può essere salvata se non è battezzata?

I cristiani sono quelli che credono nel Signore Gesù Cristo. Affermando che una persona non battezzata non può ereditare il Regno di Dio, credono alle sue parole.

In primo luogo, la sua istruzione ai discepoli alla fine del Vangelo di Marco: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato (Mc 16:16). In secondo luogo, nel Vangelo di Giovanni il Salvatore spiega a Nicodemo: se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio (Gv 3:5-6). In terzo luogo, il Vangelo di Matteo si conclude con la significativa chiamata del Signore: andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28:19-20). Sebbene non parli direttamente della natura salvifica del battesimo, l'istruzione di battezzare le persone suona come un comandamento irrevocabile.

Da cosa viene promessa la salvezza a quelli che crederanno e saranno battezzati?

In primo luogo, dalla schiavitù del peccato: io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto (Rom 7:15). In secondo luogo, dalla schiavitù a satana, che con l'inganno e la calunnia contro Dio provocò la caduta di Adamo ed Eva. In terzo luogo, dalla morte, che ha conquistato il mondo a seguito della caduta.

Nel cristianesimo ortodosso, la salvezza non è solo la liberazione da questi tre tipi di schiavitù. È la massima intimità e l'ingresso in una relazione filiale con Dio, raggiungendo l'unità con lui e guadagnando il regno di Dio, dove "Dio sarà tutto in tutti" (cfr. 1 Cor 15:28). Cristo chiama la salvezza vita eterna, e su questa abbiamo poco da dire, tranne che sarà inimmaginabilmente bella, gioiosa e, come ha detto il metropolita Antonij di Sourozh, traboccante di abbondanza. Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano (1 Cor 2:9).

Che relazione c'è tra battesimo e fede?

Il battesimo è il compimento, l'espressione pratica della fede in Cristo. È un passo specifico, e chi lo riceve non solo dichiara di essere d'accordo con le verità del Vangelo, ma stipula un'alleanza personale con Cristo, entra in unione con lui.

Cosa fanno un uomo e una donna se si amano e vogliono trascorrere insieme tutta la loro vita? Si sposano, fanno promesse reciproche di amore e fedeltà. La relazione di un cristiano con Dio ricorda un tale matrimonio. Non senza ragione Dio nella Bibbia ha paragonato la sua relazione con i credenti al matrimonio. Nell'Antico Testamento paragona a una moglie dissoluta gli israeliti che sono passati da lui al paganesimo (per esempio, nel Libro di Osea). Il Nuovo Testamento paragona Cristo allo sposo che entra in un legame di matrimonio con la Chiesa.

Nel servizio del battesimo c'è un momento in cui il sacerdote chiede alla persona su cui viene celebrato il sacramento: "Ti unisci a Cristo?" – proprio come al servizio nuziale. E la persona risponde: "Mi unisco a lui" e "Credo in lui come re e come Dio". La fede di una persona in Cristo e la sua fiducia in lui come re e come Dio è ciò che è evidenziato dal fatto del Battesimo. In origine i Vangeli erano scritti in greco. Secondo padre Alexander Schmemann, la parola greca per "fede" (πίστις) significa non tanto il consenso della mente a un insieme di regole quanto la fiducia, la devozione incondizionata, la piena resa di se stessi a chi dovrebbe essere obbedito e seguito.

"Battesimo," di I. Aivazovskij, 1890

Questa fede come devozione disinteressata a Cristo è impressa dal battesimo, come disse san Filarete di Mosca. È impossibile immaginare una persona che crede sinceramente in Cristo ma per qualche motivo evita il battesimo.

Ma le parole "nascere d'acqua e di Spirito" sono una menzione diretta del battesimo?

Letteralmente no, ma in realtà riguardano il battesimo. La parola greca per battesimo (βάπτισμα) significa "immersione in acqua". Nel suo discorso con Nicodemo, Cristo espone il significato del Battesimo come nascita dall'alto. A meno che un uomo non nasca d'acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio .

Ma per rinascere si deve prima morire, vero?

Secondo san Paolo, il battesimo è l'esperienza della morte e della nascita, a somiglianza della morte e della risurrezione del Signore: non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione... Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui (Rm 6:3-5,8).

Naturalmente, una persona non muore e non risorge fisicamente nel fonte battesimale. Non si tratta di una morte biologica e di una rianimazione fisica. Né si tratta di cose convenzionali, simboliche o metafore artistiche. Tutto ciò che accade nel sacramento accade nella realtà ma riguarda principalmente l'aspetto spirituale di una persona. Questa emerge dall'acqua battesimale rinata spiritualmente; è pronta per ricominciare la sua vita spirituale.

"Il battesimo della Rus'," di V. Navozov

In ogni sacramento una persona incontra l'azione di Dio, che i cristiani chiamano “grazia”. Nel Battesimo, questo atto di Dio consiste nel fatto che una persona è liberata dalla schiavitù delle inclinazioni peccaminose e dalla “cattiva eredità” ricevuta da Adamo. Ora è in grado di resistere alle abitudini peccaminose perché ha una nuova relazione, non più con il vecchio Adamo, ma con il nuovo, il Dio-uomo. Una persona battezzata diventa un membro della Chiesa, la comunità di credenti in Cristo che san Paolo chiama il corpo di Cristo. Si unisce a Cristo, il Figlio dell'uomo; poiché è il Figlio di Dio allo stesso tempo, una persona battezzata viene adottata da Dio Padre e diventa in grado di vivere una vita con lui: la vita eterna e benedetta del regno dei Cieli. Non è più solo una creazione di Dio, ma suo figlio o sua figlia. Perciò, anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù (Rm 6:11). Muore il vecchio e nasce il nuovo, e, nelle parole di padre Alexander Schmemann, è dotato del dono di vivere la vita di Cristo, credere nella sua fede, desiderare ciò che egli desidera.

Nutrita dal dono della grazia ricevuto nel battesimo, una persona è in grado di andare verso il regno di Dio, che in pratica significa compiere i comandamenti di Cristo: superare il proprio egoismo, superare le esigenze del suo "io" e metti Dio e il prossimo al primo posto. Una persona battezzata è in grado di vivere contrariamente alle regole che sono diventate "naturali" per questo mondo dopo la caduta. Può volere questa vita, non per se stesso, ma per Dio, la vita che Cristo gli offre, la cui continuazione è il regno di Dio. Una persona non battezzata non ha forza per questo: non ha nessun posto da cui prenderla.

Questo significa che una persona battezzata diventa un santo?

Qualsiasi discussione sulla santità sarebbe lunga e tutt'altro che facile. La santità è un attributo di Dio, che è inconoscibile, e quindi non è facile definire cosa sia la santità. Una cosa si può dire con certezza: una persona battezzata è chiamata alla santità, ma non la raggiunge subito e non tutti lo fanno. Il battesimo non priva una persona del libero arbitrio e non la trasforma in un angelo. È ancora esposta a varie tentazioni, può inciampare e peccare. Ma, a differenza di una persona non battezzata, l'aiuto di Dio pieno di grazia è a sua disposizione per far fronte a tutto questo. Anche se inciampa e cade, potrà rialzarsi, pentirsi e continuare per la sua strada.

"Chi è battezzato e cresimato ha in sé, come possibilità, tutti i doni divini che si rivelano in lui prima o poi, a seconda di quanto si purifica e diventa degno dei doni di Dio che agiscono in lui", scrisse san Simeone di Tessalonica. Quindi il battesimo è assolutamente necessario, sebbene non sia l'unica condizione per la salvezza di una persona dal peccato.

Non tutti i peccati sono perdonati nel battesimo?

È vero che dopo il battesimo una persona "gira una nuova pagina", tutti i suoi peccati passati vengono cancellati e dimenticati. Ma questi peccati sono azioni, parole o pensieri specifici che violano i comandamenti. La situazione è diversa con le passioni: "distorsioni" dell'anima umana, predisposizioni interne a cattive azioni. Esternamente, possono essere impercettibili e non manifestarsi fino a un certo momento, ma provocano una persona a commettere peccati specifici. Forse non ha mai rubato niente, ma è avido di denaro e in qualche situazione critica questa passione "divampa", portandolo a commettere un peccato. Lo stesso si può dire delle altre passioni.

Sfortunatamente, le passioni rimangono anche dopo il battesimo. Ma ora con l'aiuto di Dio la persona può combatterli e gradualmente superarli. I sacramenti della Chiesa aiutano in questo: prima di tutto, il pentimento (confessione) e la comunione al corpo e al sangue di Cristo. Ma diventa possibile partecipare a questi sacramenti solo dopo essere stati battezzati. Tutti i sacramenti vengono compiuti solo nella Chiesa in quanto essa è il corpo di Cristo e lo spazio in cui Dio può agire con il consenso delle persone (e non contro la loro volontà). È nel battesimo che diventiamo membri della Chiesa.

Si deve fare una discussione di preparazione prima del sacramento del battesimo? Oggi, la maggior parte dei battezzati è composta da bambini che non possono prendere parte a una conversazione del genere.

Dipende. Se i genitori che vogliono far battezzare il loro bambino vanno regolarmente in chiesa, ricevono la comunione e conducono una vita ecclesiale attiva, il sacerdote può non insistere che partecipino a discorsi catechistici. Ma nella maggior parte dei casi ci si aspetta che sacerdoti, diaconi e laici coinvolti nel lavoro di catechesi preparino le persone al battesimo parlando con quelli che vogliono essere battezzati, o con i loro genitori o padrini se si tratta di bambini. Questo è necessario perché il battesimo non è un atto autosufficiente che si compie e basta. È solo l'inizio del percorso lungo il quale una persona trasforma la sua vita secondo il Vangelo e solo allora inizia a cercare veramente il regno dei Cieli e l'incontro con Dio. Le persone spesso non immaginano il battesimo come una di queste cose. Se non si dice loro che cos'è veramente il battesimo, a cosa serve, non inizieranno a muoversi su questa strada e non raggiungeranno la loro meta. Nella Chiesa primitiva il processo di catechesi poteva richiedere quaranta giorni (e talvolta di più).

"La predicazione di san Giovanni Battista," di P. Bruegel il Vecchio

È vero, i bambini piccoli non possono partecipare consapevolmente ai discorsi di catechesi. Eppure non sono battezzati per la loro stessa fede, ma per la fede dei loro genitori e padrini. Gli adulti si assumono la responsabilità di assicurare che quando il bambino cresce, apprenda il significato del battesimo e si integri nella vita della Chiesa nello stesso modo in cui essi si assumono la responsabilità per lui in tutto il resto.

E una persona non battezzata? Non può ereditare il Regno di Dio in nessuna circostanza?

Quanto vorrei dire a volte che una persona non battezzata può essere salvata se crede in Dio e si sforza di migliorare! Ma Cristo ha detto chiaramente: a meno che un uomo non sia nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. È difficile interpretare queste parole in modo diverso.

Nella Chiesa primitiva, tuttavia, esisteva il concetto di battesimo di sangue: i martiri che giunsero a credere in Cristo poco prima di morire e non riuscirono a farsi battezzare non erano solo considerati cristiani, ma furono addirittura canonizzati. Uno di questi martiri era il soldato romano che aveva in custodia i martiri di Sebaste. Vedendo la fortezza e il coraggio dei cristiani, spogliati e spinti in un lago ghiacciato, arrivò a credere in Cristo, si unì a loro e in seguito fu glorificato come martire. Ma i martiri, anche se non sono riusciti a farsi battezzare, hanno sofferto per un motivo: hanno partecipato consapevolmente alla passione di Cristo, hanno camminato sul loro Golgota seguendo il suo esempio.

Non tutte le sofferenze possono essere equiparate al battesimo, ma solo quelle che una persona consciamente dedica a Cristo, sperimenta come sua partecipazione personale al suo sacrificio sulla Croce. Questo tipo di sofferenza è chiamato "sofferenza per amore di Cristo".

Ma il battesimo in sé non è affatto un modo per evitare la sofferenza. È la dedicazione a Cristo di tutta la nostra vita e di tutto ciò che contiene. È partecipazione alla sua vita e morte, ingresso volontario in esse. Se così non è, se nella sofferenza una persona non mette la spalla sotto la Croce di Cristo, soffre invano come insignificante vittima del male, in cui giace il mondo intero fin dalla caduta. Non può nemmeno essere definita una vittima innocente, perché tutti hanno fatto qualcosa che merita una punizione.

"Cristo e la peccatrice," di A. Mironov

La sofferenza può rendere sobria una persona e portarla alla Chiesa. Ma la sofferenza in sé non può sostituire il battesimo.

E se una persona vivesse rettamente e adempisse i comandamenti mediante le sue opere, forse senza sapere che tali comandamenti siano cristiani?

La Chiesa non giudica queste persone, lasciandole al giudizio di Dio. La parabola del giudizio finale lascia una speranza di salvezza per coloro che non hanno conosciuto Cristo ma con i fatti hanno adempiuto i suoi comandamenti: hanno sfamato gli affamati, visitato i malati, vestito i poveri, donandosi al prossimo. Al giudizio finale chiederanno a Cristo: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. (Mt 25:37-40). Questo non garantisce che queste persone saranno salvate al di fuori della Chiesa. Cristo è il capo della Chiesa e può condurre nella sua Chiesa qualsiasi persona in un modo noto a lui solo.

I giusti dell'Antico Testamento (Noè, Abramo, Mosè, Davide) non furono battezzati, ma nondimeno la Chiesa li onora tra i santi. Ma le persone che vivono nell'era cristiana, quando il Vangelo è a disposizione di chiunque, hanno una responsabilità maggiore. Quindi non ha quasi alcun senso passare molto tempo a speculare sul destino delle persone non battezzate come se ci fosse assoluta chiarezza riguardo al nostro steso destino. Ripetiamolo ancora una volta: il solo fatto del battesimo non fa di una persona una creatura simile ad un angelo; dovrà lottare a lungo contro il peccato e cadere e risorgere dolorosamente, costruendo la sua vita secondo il Vangelo. Quindi è rilevante per noi il consiglio di san Paolo: ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello (Rm 14:12-13).

 
Quello che gli antichi greci avrebbero pensato del matrimonio gay

Dopo che il primo Gay Pride italiano del 2013 si è svolto proprio a Torino, cercando di sottolineare un ben preciso programma politico (che per il momento comprende l’equiparazione delle coppie omosessuali alle famiglie, ma i cui scopi vanno ben oltre), non sarà male proporre la traduzione italiana di un articolo presentato il mese scorso sul blog Mystagogy: che cosa avrebbero detto gli antichi greci, creatori del concetto stesso della politica, - e ai quali è oggi attribuito un ruolo di guida nella tolleranza dell’omosessualità - di un programma politico che comprenda il matrimonio gay? Scopriamolo nell’articolo sui matrimoni gay e la visione degli antichi greci, nella sezione “Etica” dei documenti.

 
Domande e risposte dalla corrispondenza (gennaio-marzo 2021)

La fede o le opere?

Cos'è più importante per la salvezza dal punto di vista degli ortodossi, la fede o le opere?

Nessuna delle due. Questo è un dibattito interno tra cattolici e protestanti.

Senza fede, non ci saranno opere autentiche, e come dice l'apostolo Giacomo, "la fede senza le opere è morta". In altre parole, la vera fede trasforma sempre i nostri atteggiamenti verso gli altri: dove c'è fede, ci sono opere. Tuttavia, proprio come ci sono quelli che affermano di avere fede e non ne hanno e quindi non hanno opere, ci sono quelli che affermano di avere opere, ma in realtà le loro opere sono false. Questa enfasi sulle opere è ciò che sta dietro l'etica del lavoro dei protestanti e dei maniaci del lavoro, un'etica che distrugge e deforma la vita degli individui e di intere società. Questa enfasi sulle opere a ogni costo ha dato origine al detto inglese 'freddo come la carità', perché molte opere (di carità) sono insincere, ma sono fatte per la propria ideologia, gloria e vanità. Non tutto ciò che si fa in nome di Dio è effettivamente fatto nel suo nome,

Quanto a noi cristiani (= ortodossi), crediamo di non essere salvati né dalla fede, né dalle opere, ma dalla divina Misericordia. Il dibattito occidentale post-scisma è tutto sull'umanesimo, l'adorazione dell'individuo, che presuppone che gli esseri umani possano raggiungere la salvezza senza Dio. Noi cristiani diciamo che dipendiamo dalla misericordia di Dio per la salvezza, non da noi stessi. Altrimenti l'incarnazione e la crocifissione di Cristo non hanno senso e conducono direttamente all'ateismo, che è esattamente ciò che è accaduto nel mondo occidentale e poi in quello occidentalizzato.

I vaccini contro il Covid

Perché così tanti europei dell'Est rifiutano un vaccino anti-Covid-19?

Ogni comunità, non solo gli immigrati dell'Europa orientale, ha persone che non accetteranno mai alcun vaccino, per non parlare di uno completamente nuovo, che naturalmente crea sospetti. Tuttavia, ci sono casi specifici:

Per esempio, in Francia, che ha una democrazia molto debole, lo Stato ha cercato di screditare qualsiasi vaccino diverso da quello nazionale francese, o che non sia prodotto da Sanofi, creando così un grande scetticismo nei confronti di qualsiasi vaccino. Inoltre, le statistiche nazionali francesi sono distorte poiché coloro che muoiono con il Covid nelle case di cura non sono conteggiati nelle cifre delle vittime del Covid (la situazione di manipolazione statistica e di vera e propria falsificazione è ancora più distorta in Germania). Peggio ancora, lo Stato francese costringe le persone a prendere il vaccino. Questo produce immediatamente una massiccia resistenza e proteste pubbliche. Non c'è comprensione da parte dello Stato francese della psicologia inversa o della rappresentanza del popolo, solo della forza bruta. Questo è il motivo per cui ci sono così tante violente proteste di piazza.

In Russia e nell'Europa orientale, dove gli Stati comunisti hanno mentito apertamente e senza vergogna al loro popolo per 45 o addirittura 75 anni, l'atteggiamento istintivo nei confronti di qualsiasi cosa lo Stato proclami è che si tratta di una bugia (e a dire il vero, a volte lo è). In altre parole, il problema qui è una totale mancanza di fiducia nei governi corrotti e in tutto ciò che raccomandano o, peggio ancora, fanno rispettare.

Teorie cospirazioniste

Gli ortodossi accettano qualche teoria del complotto?

Senza dubbio ci sono teorici di questo genere tra gli ortodossi marginali e nazionalisti, proprio come ce ne sono in ogni gruppo umano. Tuttavia, le teorie del complotto appartengono e provengono dal mondo ateo. I cristiani (= ortodossi) credono e sanno che c'è solo una cospirazione contro di noi, quella di Satana. Satana ovviamente può usare e usa in varie occasioni vari gruppi ideologici o etnici contro di noi, ma i cristiani sanno che il mondo non è governato da tali gruppi (Bilderberger, nazisti, comunisti, Vaticano, franchi, Trilaterale, banchieri internazionali, BigPharma, sionisti, illuminati, massoni e tutti gli altri spauracchi). I membri di tali gruppi possono immaginare di essere onnipotenti, ma questa è un'illusione e viene dall'adulazione dei demoni: sono tutti semplicemente burattini manipolati da Satana.

Allo stesso modo, ogni peccato personale che commettiamo non è un'espressione della nostra libertà, ma della nostra schiavitù a Satana. Ma nemmeno Satana governa il mondo: questa è la sua illusione, che deriva dalla sua autoadulazione. Noi cristiani sappiamo che in effetti il ​​mondo è governato da Cristo, poiché molto tempo fa ha sconfitto Satana, con la sua morte e la sua sofferenza, attraverso la risurrezione. Questo è il motivo per cui noi cristiani abbiamo speranza, ecco perché siamo fondamentalmente ottimisti, ecco perché non temiamo la morte, a differenza del mondo e di tutti i suoi zombi manipolati dai teorici della cospirazione e delle manipolazioni del Covid.

La Chiesa ortodossa crede che gli ebrei uccidano ritualmente i bambini cristiani?

Ma certo che no. Questa è un'invenzione puramente cattolica romana, che inizia alla fine dell'XI secolo e termina negli anni '60. Cominciò in Inghilterra, si diffuse in Francia, Germania, Italia, Spagna e poi nell'Europa centrale e orientale, compresa la Polonia, la Bessarabia e l'Ucraina occidentale (il caso Beilis nel 1913). In origine è legata alla prima crociata che uccise centinaia di ebrei nella Renania alla fine dell'XI secolo, sebbene essenzialmente si tratti di avidità capitalista e gelosia per il successo mercantile ebraico.

Gli unici ortodossi che sostengono queste pericolose sciocchezze sono ortodossi nominali che sono in realtà nazionalisti antisemiti, piuttosto che ortodossi. Amano i soldi e sono gelosi dei ricchi ebrei (stranamente, non sembrano risentirsi così tanto dei ricchi della loro stessa nazionalità).

Le accuse di sacrifici di sangue sono venute a galla per la prima volta nel mondo ortodosso in quella che oggi è la Polonia (un paese fondamentalmente cattolico) con il caso di san Gabriele di Bialystok alla fine del XVII secolo, un bambino martire, per il quale è stata scritta una falsa leggenda, che accusava "gli ebrei" della sua morte. Il problema non era il santo, un vero martire, ma la leggenda polacca scritta in suo nome. Più recentemente il mito dei sacrifici di sangue è riemerso in Russia tra alcuni nazionalisti post-comunisti, come il politico settario di destra Mikhail Nazarov.

Per auto-giustificazione queste persone hanno persino iniziato a diffondere l'incredibile diffamazione (comunista) secondo cui lo tsar Nicola II era antisemita! In effetti, quest'ultimo fece del suo meglio per proteggere gli ordinari ebrei credenti dai cittadini sfruttati e scontenti di altre nazionalità e costruì per loro diverse grandi sinagoghe. Il suo problema era con gli ebrei che avevano perso la fede e rinunciato alle loro tradizioni, adorando il denaro e il potere (nel marxismo, per esempio) ed erano pronti a mentire e uccidere in ogni occasione, proprio come i rappresentanti atei di altri gruppi etnici, russi, ucraini, georgiani, lettoni, ecc.

Oggi le accuse di omicidio rituale ebraico di bambini cristiani sono molto più comuni tra i nazionalisti arabi, che odiano i persecutori israeliani. Le uniche persone oggi che effettivamente uccidono i bambini cristiani sono gli abortisti, pochi dei quali sono ebrei e nessuno dei quali è un ebreo credente. Milioni di futuri bambini cristiani vengono assassinati in Europa ogni anno in questo sanguinoso rituale, eseguito sull'altare di Satana.

Note liturgiche

In inglese chiamate la Grande Quaresima "Great Lent" o "Great Fast"?

Diciamo o "Lent" ("quaresima") oppure "Great Fast" ("il grande digiuno"). "Great Lent" è un concetto che non esiste. È un errore linguistico introdotto dal defunto padre Alexander Schmemann, per il quale l'inglese era la terza lingua. Sfortunatamente, è stato poi adottato dai convertiti americani, che non conoscevano nemmeno le origini del termine inglese. In inglese si dice "Lent", la parola in inglese antico per "primavera", chiamata così proprio perché è il periodo in cui le giornate si "allungano" ("lengthening"). Non esiste una cosa come un "grande allungamento". I giorni si allungano, non si allungano "alla grande". Un digiuno non si allunga: la sua durata è fissa. Se si desidera tradurre, si può dire "il grande digiuno", proprio come si può usare le traduzioni "Natività" e "Festa dell'altare", oppure utilizzare "Natale ortodosso" e "Festa patronale". Noi ortodossi siamo diversi dai non ortodossi, ma non abbiamo bisogno di distorcere la lingua locale per provare questo fatto: dovremmo rispettarla.

Quale colore dei paramenti è corretto in Quaresima, viola o nero?

Non sono sicuro che dovremmo usare la parola "corretto" in tali questioni. Ci sono cento modi per fare la stessa cosa. Questa non è una questione dogmatica. Detto questo, ecco una risposta: sebbene il nero sia comunemente usato a Mosca e in altre parti della Russia come colore liturgico in Quaresima, vi fu introdotto dall'imperatrice tedesca Caterina II che lo portò dalla Polonia cattolica, dove il nero in Quaresima era normale. Il viola, non il nero, è il colore tradizionale ortodosso nei giorni feriali della Quaresima. Il sabato e la domenica in Quaresima alcuni continuano a usare paramenti viola, mentre altri, forse "più correttamente", usano il rosso.

Perché il Patriarcato di Mosca usa il rosso come colore dei paramenti a Pasqua?

Ci sono molte pratiche liturgiche diverse nella Chiesa russa, sia all'interno che fuori dalla Russia (le diocesi della ROCOR sono molto, molto diverse l'una dall'altra, specialmente fuori dagli Stati Uniti), a seconda della diocesi. La Chiesa non è da nessuna parte un monolite. È vero, il rosso è indossato nella diocesi di Mosca a Pasqua. Ma la Chiesa è molto più grande della diocesi di Mosca! Ci sono centinaia di diocesi. Il rosso a Pasqua nella diocesi di Mosca e altrove sembra derivare dalla confusione tra la parola russa per "rosso", che in slavonico significa "bello".

Così, nel canone dei mattutini pasquali abbiamo l'espressione in slavonico "Paskha krasna", che significa "la Pasqua della bellezza". Nel russo moderno questo suona letteralmente come "Pasqua rossa". Allo stesso modo a Mosca c'è la zona centrale chiamata "Piazza Rossa". Questa è una traduzione errata causata dall'ignoranza dello slavonico. Il suo nome slavonico in realtà significa "Piazza Bella". Nella Chiesa fuori dalla Russia, che conserva le tradizioni liturgiche pre-rivoluzionarie della Chiesa in generale e non di una diocesi particolare, per quanto centrale, a Pasqua si indossa solo il bianco.

Come sa, io frequento diverse parrocchie dentro e fuori Londra. Anche nella stessa giurisdizione, per la liturgia vengono utilizzate traduzioni inglesi diverse. Perché non può esserci uniformità?

Perché vuole l'uniformità? Nella Chiesa ortodossa primitiva, molto prima della stampa, c'era una grande varietà. In effetti, molte funzioni erano condotte senza la parola scritta e tutto era fatto e doveva essere fatto a memoria. E quanta pietà c'era! Penso che abbiamo bisogno di un'uniformità letterale solo per il "Padre nostro", il Tropario della Madre di Dio, il "Re celeste" e il Credo.

Perché le funzioni ortodosse sono così lunghe?

Perché le funzioni non ortodosse sono così brevi?

Padre Sophrony Sakharov e il metropolita Antony Bloom

Quando e perché padre Sophrony Sakharov lasciò la Chiesa russa? Chi aveva ragione?

La lasciò nel 1965, dopo la sua disputa con l'allora vescovo locale di Mosca, il metropolita Antony Bloom. Chi aveva ragione? Leggete qui sotto...

Ho incontrato per la prima volta entrambe queste personalità quasi cinquant'anni fa. Uno era un ex induista, divenuto bibliotecario del monastero di San Panteleimon, la cui madre era stata coinvolta in movimenti pseudo-mistici come l'astrologia; l'altro era il figlio del famoso ipnotizzatore Boris Bloom e nipote del compositore occultista Skriabin. Li ho incontrati entrambi molte, molte volte, prima di lasciare le loro orbite filosofiche e personali per trovare cibo e bevanda per la mia anima. Padre Sophrony Sakharov, artista e filosofo parigino, aveva dovuto lasciare il Monte Athos nel 1947 insieme al futuro arcivescovo Basilio (Krivoshein) e padre Silouan (sicuramente un santo e discepolo di san Silouan) di Sainte Geneviève. Questo perché erano caduti in disgrazia presso le autorità greche per quella che queste ultime vedevano come una loro cooperazione con gli occupanti nazisti durante la seconda guerra mondiale. La conoscenza delle lingue di padre Sophrony lo aveva messo in contatto diretto con i tedeschi. Tornato a Parigi, lasciò la giurisdizione di Costantinopoli per passare alla giurisdizione di Mosca.

A quel tempo, il 99% dell'emigrazione russa, a Parigi principalmente sotto Costantinopoli, vedeva il suo trasferimento a Mosca da Costantinopoli come un tradimento e lo accusava virtualmente di essere diventato un comunista. Dati gli scritti di padre Sophrony negli anni '50 sulla vita della Chiesa, in cui si mostrava militante a favore di Mosca e anti-Costantinopoli, divenne ancora più impopolare tra la massa degli emigrati locali. Ancora negli anni '70 accusava ancora gli emigrati russi non nel Patriarcato di Mosca di "mancanza di amore". Quest'accusa sconvolgeva la stragrande maggioranza, perché era chiaramente falsa. A Parigi padre Sophrony cercò anche di aprire un convento a Parigi con tre donne. Fu un disastro ben noto e creò ulteriore scandalo.

Quando la Chiesa d'Inghilterra offrì gratuitamente a padre Sophrony, come gesto ecumenico, una chiesa e una canonica in esubero in Inghilterra, egli la vide come una via di fuga, anche se avrebbe avuto per sempre le mani legate ecumenicamente. (Questo è il motivo per cui l'ormai più o meno convento a Tolleshunt Knights non potrà mai ricevere degli anglicani nella Chiesa). Tuttavia, essendo arrivato in Inghilterra nel 1959 con tre seguaci da lui trovati, uno svizzero, un tedesco e un russo, non aveva fatto i conti con il metropolita Antony Bloom. Questo vescovo locale di Mosca era anch'egli un intellettuale parigino convertito, della classe russa medio-alta, molto simile a padre Sophrony.

In Inghilterra il metropolita Antony aveva una giurisdizione minuscola e un solo sacerdote con lui, poiché la stragrande maggioranza della piccola emigrazione russa in Inghilterra apparteneva alla ROCOR e vedeva i rappresentanti di Mosca come stalinisti, soprattutto dopo che un sacerdote a Mosca aveva scandalosamente celebrato un servizio funebre per Stalin alla sua morte. Tuttavia, il metropolita Antony desiderava disperatamente istituire una diocesi per giustificare il suo titolo appena acquisito di "metropolita della diocesi di Sourozh". Questo titolo era pura finzione e lui lo sapeva. Per giustificarlo, aveva bisogno di reclutare fedeli ex anglicani e di reclutare sacerdoti. Un monastero era una fonte facile per avere  dei sacerdoti. Quindi, invece di lasciare che i monaci di padre Sophrony seguissero le loro attività "meno pratiche", l'anti-monastico metropolita Antony, tipicamente parigino, cercò di spingerli all'ordinazione e di usarli come sacerdoti.

La scissione era inevitabile e, nonostante i suoi precedenti scritti a favore di Mosca, nel 1965 padre Sophrony lasciò Mosca per Costantinopoli e il nuovo calendario. Ciò causò un tale scandalo nel Patriarcato di Mosca che ancora oggi a Tolleshunt Knights non ci sono praticamente russi. Personalmente, avendo visto parte della corrispondenza pre-1965 tra padre Sophrony e il metropolita Antony, penso che le ragioni fiossero a metà dell'una e dell'altra parte. Poiché entrambi i personaggi sono scomparsi da tempo, è una storia in gran parte irrilevante, anche se il patriarca Bartolomeo ha recentemente usato padre Sophrony come "arma" contro la Chiesa russa, dichiarandolo unilateralmente come santo locale. Questo è stato fatto senza alcuna indagine sui suoi resti terreni, sulla sua vita, sulla sua pittura in stile liberty e sui suoi scritti filosofici quasi illeggibili.

Temo di aver conosciuto entrambe le personalità troppo bene per avere tempo da dedicare a dispute di personalità tra gli emigrati del ventesimo secolo. Da tempo siamo passati al futuro, che consiste nell'aiutare a fondare Chiese locali in Europa occidentale, Nord America, America Latina e Oceania a livello pratico, e nel non lasciarci distrarre e impantanarci nelle infruttuose strade secondarie dei litigi filosofici personali del passato. Lasciamoci tutte queste personalità intellettuali russe emigrate e i loro inutili culti e manipolazioni, i Berdyayev, Bulgakov, Schmemann, Zernov, Struve e altri, con le loro astratte dispute interne e ideologie, le loro ragioni e i loro torti (hanno avuto le une e gli altri), ai libri di storia. Sono il passato.

Guardiamo al nostro futuro e alla corrente principale della Chiesa, ai santi locali antichi e universali, ai Nuovi Martiri e Confessori e ai Tre Pilastri dell'Ortodossia al di fuori della Russia, san Giovanni di Shanghai, san Giona di Hankou e san Serafino di Boguchar. Lasciamo che il passato rimanga nel passato. Il nostro compito e la nostra rilevanza è seguire il principio dell'Incarnazione e costruire e aprire nuove chiese nel qui e ora, nonostante tutto ciò che autorità auto-proclamate, ideologi e sognatori hanno spietatamente lanciato e continuano a lanciarci contro per distruggici. Tutti i peggiori nemici della Chiesa sono nominalmente ortodossi, ma bloccano la luce di Cristo con le lunghissime ombre proiettate dalle loro stesse personalità e debolezze personali.

Una Chiesa locale

Perché finora tutti i tentativi di fondare una nuova Chiesa ortodossa locale nelle Isole Britanniche e in Irlanda / Europa occidentale sono falliti?

La risposta breve è: perché nessun tentativo del genere è mai avvenuto, perché finora ci sono stati solo i sogni di singoli intellettuali con i loro culti e spesso con le loro ciarlatanerie.

La realtà è che la vita ortodossa sia qui che altrove nell'Europa occidentale è stata dominata da personalità amministrative che si occupavano di comunità di immigrati o ghetti nazionalisti, oppure da personalità intellettuali che volevano adattare l'Ortodossia alle loro nozioni di cultura occidentale, indipendentemente dai dogmi e dalla Tradizione.

Le comunità nazionaliste e immigrate che sventolano bandiere, come la vecchia ROCOR nazionalista che si è completamente estinta ma è stata 'rifornita' dall'ex Unione Sovietica, come tutte le altre organizzazioni russe post-1917, o come la Chiesa greca in Inghilterra oggi, muoiono. Una volta che l'assimilazione ha effetto, i figli degli immigrati non vogliono più appartenere a un ghetto nazionalista, a loro estraneo. Il risultato è la morte.

Per quanto riguarda i maniaci degli 'adattamenti', anche loro perdono la strada, re-inventandosi man mano che vanno avanti, e muoiono perché non hanno né la Tradizione, né uno scopo spirituale, solo quello psicologico di sentirsi a casa in ciò che per i loro genitori era un paese straniero. Spesso altamente intellettuali, perfino i titoli dei loro libri sono incomprensibili, per non parlare dei contenuti. A differenza degli apostoli, non sono in grado di esprimere la Tradizione nella lingua della gente comune.

Una Chiesa locale può solo nascere a condizione che sia fedele al cristianesimo ortodosso reale, e non annacquato, e che usi anche la lingua locale naturale, e non una lingua straniera o qualche intensa traduzione letteralista da convertiti nella lingua locale. Questa aurea via media non è esistita – finora. Ma ci stiamo lavorando.

 
Il Sinodo pan-ortodosso di Creta e la metropolia di Bessarabia

Risposta alla domanda di alcuni sacerdoti indignati della metropolia di Bessarabia

Nella sessione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa romena del 6-7 giugno 2016 è stata decisa la partecipazione dei delegati della Chiesa al Sinodo pan-ortodosso di Creta, sono state apportate alcune modifiche ai progetti dei documenti e sono stati stabiliti i 25 membri della delegazione.

In modo naturale, dopo sua Beatitudine il patriarca Daniel seguono tutti gli altri metropoliti della Chiesa ortodossa romena, e quindi alcuni arcivescovi e vescovi. L'eccezione è un singolo metropolita – il metropolita Petru di Bessarabia. Neppure il suo vicario, il vescovo Antonie di Orhei fa parte della delegazione, anche se la partecipazione magari di uno di loro al Grande Concilio (sempre che questo avrà luogo?!), avrebbe automaticamente significato il riconoscimento pan-ortodosso della metropolia di Bessarabia e del suo metropolita – riconoscimento che attualmente non esiste, mentre il Sinodo della Chiesa ortodossa russa non ha ancora cancellato il "divieto di servire" dato al suo ex vescovo nel 1992.

Per l'unità della Chiesa ortodossa in Moldova un tale riconoscimento non sarebbe affatto utile, fintanto che rimane maggioritaria la metropolia dipendente da Mosca, mentre la metropolia di Bessarabia (dipendente dalla Chiesa ortodossa romena), in 24 anni dalla sua riattivazione non si è distinta in nulla. Inoltre, un riconoscimento pan-ortodosso di entrambe le metropolie nello stesso territorio legittimerebbe la più recente teoria della Chiesa ortodossa romena che dichiara la Repubblica di Moldova "diaspora romena" e ammette, come nella diaspora occidentale, l'esistenza di un numero illimitato di giurisdizioni parallele. La teoria è promossa in relazione alla valle del Timoc, dove il conflitto aperto con il patriarcato di Serbia ha raggiunto il picco. Ma quanto è bene e quanto è corretto che in un territorio ci siano due metropolie autonome?

Passando al di sopra dell'anomalia canonica delle giurisdizioni parallele, e della mia personale opinione che la Moldova dovrebbe avere una sola Chiesa ortodossa (autonoma), mi chiedo che cosa abbia fatto in modo che i padri sinodali dellla Chiesa ortodossa romena abbiano adottato una "politica ecclesiastica" così debole nei confronti della metropolia di Bessarabia. E di fronte a me appaiono alcuni scenari possibili:

1. Il Sinodo della Chiesa ortodossa romena considera sua Eminenza Petru incompetente a rappresentare la Chiesa romena al Sinodo di Creta. Ma se lo ritengono incompetente per andare a tacere (perché non c'è comunque nessuno che parlerà, perché tutto è già stabilito), perché non lo considerano incompetente a parlare a Chişinău, a Bucarest e in diverse chiese in Romania, e lo lasciano sulla sua sede? D'altra parte, perché la Chiesa ortodossa romena non è stata interessata ad avere nella delegazione magari un vescovo che parla russo, dato che si tratta di una delle lingue ufficiali del Sinodo?

2. La Chiesa ortodossa romena non ha alcun interesse e neppure una chiara visione della metropolia di Bessarabia! Se l'avesse avuta, in ogni caso, non le sarebbe sfuggita l'occasione di un riconoscimento pan-ortodosso di una metropolia problematica. Non ci poteva essere un'occasione migliore! Se Mosca accettasse di partecipare al Sinodo di Creta con il metropolita Petru di Bessarabia o il suo vicario, non si potrebbe più lanciare alcuna accusa post-sinodale alla non canonicità della metropolia di Bessarabia. A proposito, nel marzo 2014 a Istanbul e nel gennaio 2016 a Ginevra, i patriarchi Daniel e Kirill hanno forse accennato al problema delle due metropolie che non sono in comunione eucaristica, oppure quest'aspetto già non interessa più a nessuno? È così poco importante, per un paese con 3 milioni e mezzo di ortodossi? Ecco che il patriarcato di Antiochia non partecipa al Sinodo a causa dei problemi che ha con Gerusalemme a causa dell'arcivescovado del Qatar; e non dico che sia una cosa normale, ma continuo a vedere alcune disparità di posizioni. I russi hanno posto come condizione di partecipazione al Sinodo l'intoccabilità dello statuto ecclesiastico dell'Ucraina; Costantinopoli si è conformata! Solo la Chiesa ortodossa romena è silenziosa e non mostra alcun interesse, ma piuttosto prega di non essere messa in questione né da Mosca né da Belgrado, perché non ha molto con cui rispondere...

3. Mosca ha posto come condizione al patriarca Daniel di lasciare fuori dalla delegazione il metropolita di Bessarabia e/o di mantenere lo status della metropolia di Bessarabia in questa fase embrionale. Se la Chiesa ortodossa romena ha accettato questa condizione significa che ha paura. Di chi e perché? Ricordiamo che nel 2007 la delegazione della Chiesa russa ha abbandonato la riunione a Ravenna per il fatto che la delegazione del patriarcato di Costantinopoli includeva il metropolita Stefano dell'Estonia, mentre i russi hanno il proprio vescovo in Estonia e considerano gli Stati Baltici come proprio territorio canonico. Ora, lo stesso metropolita Stefano dell'Estonia è ancora una volta incluso nella delegazione (al terzo posto!), e Mosca non dice nulla. E anche Costantinopoli tace, anche se pure i russi hanno incluso nella loro delegazione un vescovo dell'Estonia, sua Grazia Lazar di Narva. È chiaro che entrambi hanno i loro interessi, e sanno come difenderli. la Chiesa ortodossa romena o non ha alcun interesse per metropolia di Bessarabia, o non sa come difenderla.

Ecco perché io, un tempo fervente sostenitore dell'idea di un Sinodo pan-ortodosso, sono giunto a pregare che non abbia luogo. Probabilmente nessuna Chiesa ortodossa autocefala (forse con l'eccezione di quella greca) ha ancora una generazione di vescovi in grado di risolvere i problemi seri della Chiesa. E in questo caso, lasciamo all'attuale generazione il compito di costruire muri, lasciando il resto alle generazioni future...

 
Noi, i Dubinin, siamo cinesi russi!

Discendenti dei cosacchi di Albazin, cittadini cinesi, di nazionalità russa sul passaporto. Dopo il battesimo Du Zhong Tsi è divenuto Vasilij Dubinin.

Pjotr, Kas'jan e Vasilij sono tipici cinesi, e praticamente non capiscono la lingua russa. Tutti e tre portano sul petto croci ortodosse, e nelle tasche hanno passaporti cinesi con menzione della loro etnia russa. I discendenti della famiglia cosacca Dubinin sono da secoli cristiani ortodossi. Lo scorso fine settimana, i tre fratelli erano ad Albazin e hanno preso parte a un rito del battesimo.

Fratelli per sempre

I russi e i cinesi sono fratelli per sempre! Per i discendenti dei cosacchi della famiglia Dubinin queste parole del vecchio inno ideologico sovietico hanno un significato simbolico. Questi tre fratelli cinesi sono divenuti russi prima della nascita. Nipoti di un sacerdote ortodosso e bisnipoti di un vescovo ortodosso sono nati, cresciuti e vivono a Pechino. da poco hanno avuto l'occasione di visitare la terra dei loro antenati: la fortezza di Albazin. È lì che è stato battezzato il fratello minore, Vasilij, che è l'unico che non aveva avuto la possibilità di diventare cristiano subito dopo la nascita.

- La rivoluzione culturale lo ha impedito, e ora sono come nato di nuovo alla luce – riconosce Vasilij di ritorno da Albazin. – Per tutta la vita ho guardato i miei fratelli maggiori, ho visto le loro croci sul petto, ha voluto adottare la fede ortodossa. Per tutti i due giorni di viaggio da Pechino, c'è stata la pioggia, ad Albazin splendeva il sole, e oggi pioviggina di nuovo. La natura lacrima di gioia insieme a noi.

Fino a poco fa si chiamava Du Zhong Tsi, Vailij è il nome che ha ricevuto al battesimo, e Albazin non è stata scelta a caso. L'antenato della famiglia russo-cinese dei Dubinin fu uno dei difensori del forte di Albazin. Secondo rare testimonianze storiche, nel 1685 un distaccamento di cosacchi fu catturato e deportato nel Celeste Impero. Diverse decine di russi vi iniziarono una nuova vita, e riuscirono persino a preservare la tradizione ortodossa. Per inciso, la prima parte del nome cinese di Vasilij, Du, designa il nome del lontano antenato, Dubinin.

Il battesimo è stato celebrato dal sacerdote locale, l'igumeno Ignatij. Dopo aver parlato con i compatrioti cinesi padre Ignatij non faceva che dire: "Ma sì, sono russi! Parlano come i russi, pensano come i russi, vivono come i russi!". Vero, comunicano attraverso un interprete. Ma dopo pochi minuti di conversazione si cominciano a percepire note familiari nel tono e nel comportamento dei Dubinin cinesi. I sorrisi, la mimica, le risate sono difficili da descrivere, ma tutto li distingue nettamente dai loro compatrioti cinesi.

Una chiesa in un garage

Vasilij è giornalista di professione. Anche i suoi fratelli maggiori Pjotr e Kas'jan si occupano di professioni intellettuali. Pjotr Pavlovich è un insegnante di musica, già in pensione, che sogna di creare un coro di chiesa. Come prova delle sue capacità vocali dimostra un canto da tenore, che gradualmente si sposta sulle note basse. La gamma dei suoni è impressionante. Alla fine, tutti e tre intonano: "Addio monti rocciosi...".

Kas'jan Tikhonovich, specialista di elettronica, è anche lui in pensione. La sua priorità nella vita è la costruzione di una chiesa ortodossa a Pechino.

- Dopo la rivoluzione culturale, non è stato facile per noi. Le chiese venivano chiuse, rispettare le tradizioni era diventato pericoloso. Quando le relazioni tra la Russia e la Cina hanno cominciato  a normalizzarsi, abbiamo cercato di fare una piccola chiesa, non era altro che il locale di un garage, ma non abbiamo ricevuto l'autorizzazione – si lamenta Kas'jan attraverso l'interprete. – Io sono nato nel 1946. Mio papà era un insegnante, mia madre un medico. Ci hanno raccontato molte cose, e siamo riusciti a conservare molto dei nostri tre secoli di storia russa. Grazie a loro abbiamo potuto mantenere molte cose. Ricordo che abitavamo nei pressi della chiesa e ogni domenica andavamo alla funzione. Tutti gli anni festeggiamo ancora il Natale, a Pasqua prepariamo le uova colorate. Quando muore un parente, cuciniamo una coliva di il riso con uvetta e accendiamo una candela. La figura del passato di cui mi ricordo di più è un grande sacerdote con la barba e una tonaca nera.

Pjotr porta immediatamente alla bocca la sua tazza di tè, sorseggiandola con un cucchiaino con aria dimostrativa.

- È la comunione – capiamo. Lui annuisce con la testa. Pjotr è l'unico che si ricorda ancora qualche parola del programma della scuola russa. Dopo 50 anni, le pronuncia con grande difficoltà, ma ricorda bene che cosa significano. Prende immediatamente uno stuzzicadenti, lo tiene sulla fronte, segandovi una croce. È l'unzione! In realtà, non c'è alcun dubbio sul suo rapporto autentico con la religione ortodossa. Il tipico cinese Pjotr Pavlovich Dubinin indossa una croce sul petto direttamente sopra la camicia. In ogni occasione ripete: "Noi siamo cinesi, ma siamo russi, perché siamo dei Dubinin".

L'igumeno Ignatij ha immediatamente riconosciuto i suoi compatrioti

Terra come dono per i genitori

Sulla strada per Albazin i tre cinesi russi Dubinin sostano in diverse parrocchie. I sacerdoti servono immediatamente agli ospiti il borsch. Gli ospiti lo gustano con grande piacere, e aggiungono il commento: "È come a casa!".

- Anche noi facciamo spesso una zuppa di carne, patate e pomodori – sorride Vasilij.

Il viaggio stesso è stato reso possibile grazie agli sforzi di padre Dionisij Pozdnjaev, rettore della chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo a Hong Kong. Nella regione dell'Amur tutte le questioni organizzative sono state prese in carico dalla diocesi di Blagoveshchensk.

- Abbiamo trascorso tre giorni di viaggio, conversato molto, e ho avuto come l'impressione di tuffarmi nella nostra stessa storia. Abbiamo tante cose in comune – ha confidato Olga Anikina, rappresentante del dipartimento missionario della diocesi.

- Mio fratello Kas'jan e io abbiamo deciso senza alcun dubbio di accompagnare Vasilij in Russia – aggiunge Pjotr. – Per questa occasione, a casa ho organizzato anche una festa di famiglia.

Tira fuori da una borsa da viaggio una piccola bottiglia di vetro piena di terra.

- Ho portato ad Albazin della terra dalla tomba dei miei genitori, l'ho dispersa nel cimitero. Riporto a casa la terra dei nostri antenati – sorride Pjotr Pavlovich. – Mamma e papà non sono mai stati nella nostra terra natale, e voglio osservare il mio debito di dare loro questa opportunità anche dopo la morte.

Durante il battesimo di Vasilij i suoi fratelli maggiori non sono stati semplici osservatori. Dopo l'immersione del più giovane nell'acqua del fiume Amur, tutti e tre si sono comunicati.

Ora Vasilij studia materiali d'archivio, alla ricerca anche della minima menzione di quello che è successo tanto tempo fa, e nutre l'idea di scrivere un libro sulla storia della stirpe dei Dubinin. Il suo progetto immediato è il battesimo di suo figlio.

Pjotr tira fuori una fotografia in cui è in compagnia di un giovane cinese e di una donna europea, con un bebè in braccio.

- Questo è mio nipote, Andrej Du, che ora studia a Mosca, vicino alla moglie Julia e al loro bambino – Pjotr parla con orgoglio della sua famiglia. Poi estrae dalla tasca una carta plastificata con a sua fotografia e un insieme di caratteri.

-  Si tratta di un documento di identità, un passaporto cinese – dice l'interprete girando la carta tra le mani. - Nella colonna della nazionalità (appartenenza etnica) è scritto: "russo".

- Russo, russo, – sorride Pjotr nel congedarsi da noi. – Qui siamo tutti russi.

Secondo loro, i Dubinin in Cina sono numerosi. Per secoli, le radici dei cosacchi russi hanno dato grossi rami rigogliosi all'albero genealogico. L'ultima volta che si sono riuniti tutto era il 2003. Per una preghiera comune si sono raccolte oltre un centinaio di persone da diverse parti della Cina. Oggi, tutti seguono attentamente le conseguenze della visita del patriarca Kirill a maggio. C'è la speranza che le relazioni tra i due paesi migliorino ancora, e l'Ortodossia in Cina avrà una boccata di aria fresca supplementare. Oggi a Mosca studiano due preti ortodossi cinesi. È poco, ma sono già stati fatti i primi passi.

Pjotr Pavlovich porterà in Cina la terra dalle tombe dei suoi antenati russi

La guardia russa dell'imperatore

La storia dei prigionieri di Albazin è contraddittoria e presenta molti spazi vuoti, ma il quadro generale sembra come segue: all'inizio dell'estate del 1685 la fortezza di Albazin fu assediata da un esercito cinese di circa diecimila soldati. Il forte fu catturato, e circa una cinquantina di prigionieri cosacchi con le loro famiglie furono deportati a Pechino. L'imperatore cinese concesse loro un ampio tratto di terreno dove potersi installare. Successivamente, con la partecipazione dei cosacchi dfi Albazin, fu formata una compagnia imperiale speciale denominata "bandiera dal bordo giallo".

Ci sono prove che alla base di questa compagnia vi erano russi dai nomi Jakovlev, Dubinin e Romanov. Tra le altre cose, l'imperatore offrì ai prigionieri e al sacerdote che li accompagnava un tempio buddhista in cui celebrare le loro funzioni. Lasciando Albazin, i cosacchi furono in grado di portare con loro alcune icone, tra cui l'icona di san Nicola (di Mozhajsk).

250 discendenti dei cosacchi di Albazin risiedono ancora oggi in Cina.

Liturgia ortodossa a Pechino - 1859

 
Valigia – stazione – Rus' Carpatica: la Transcarpazia dice addio all'Ucraina?

"Chi sono i russini subcarpatici,  perché non sono contenti dell'Ucraina, e perché, a differenza dei piccoli russi, hanno capito l'essenza dell'attuale regime fascista a Kiev?" – chiede il nostro corrispondente Dmitrij Skvortsov

Con l'inizio dell'annuncio della "Primavera russa" e la creazione delle repubbliche popolari ha cominciato ad accorrere gente non solo dalla Novorossija, ma con sorpresa di molti, anche dall'Ucraina occidentale, vale a dire, dalla Transcarpazia. Fu allora che si scoprì che molti russini che abitano la terra a sud dei Carpazi "ucraini" minacciavano di bloccare i passi di montagna, da dove sarebbe stato facile distruggere "i membri del Settore destro, della Guardia nazionale e altri galiziani", per quanto potessero cercare di entrare. Con la perdita della speranza di un intervento armato della Russia nella resistenza antifascista nel territorio della Nuova Russia e in Ucraina, la Repubblica russina è diventata clandestina. Ma non si è arresa. Come mi ha informato il Primo Ministro della Repubblica della Rus' Carpatica, nella Repubblica popolare di Lugansk si è formata la "prima milizia di unità nazionale" – il battaglione russino dedicato a Ivan Kundrja (l'archimandrita Iov di Ugol') - missionario carpato-russo e veterano della Seconda Guerra Mondiale. L'unità include volontari russini dalla Rus' Carpatica (il nome originale della Transcarpazia), dalla Prjashevshchina (Slovacchia), dalla Lemkovina (Polonia) e dalle regioni russine dell'Ungheria. A differenza dei "battaglioni" della Guardia nazionale (che contano fino a 100 persone, corrispondenti a una compagnia), il battaglione russino è quasi al completo: è formato da 380 soldati.

© Foto: chiesa ortodossa (già uniate) del XVI secolo a Ugol', dove negli anni '60 servì il venerabile Iov

Chi sono i russini subcarpatici,  perché non sono contenti dell'Ucraina, e perché, a differenza dei piccoli russi, hanno capito l'essenza dell'attuale regime fascista a Kiev (bloccando i passi di montagna al confine con la Galizia ancora al tempo della  "eurorivoluzione")?

Sono stato più di una volta in Subcarpazia (ma ora era la prima volta in 6 anni), ho parlato con i Lemko e i Bojko dei villaggi più remoti (dove gli autobus non sono in grado di arrivare in inverno), e con l'elite nazionale fino al presidente del Sojm dei carpato-russi. Pertanto, non sono al corrente della questione russina solo dalla letteratura.

I russini (quelli che pensano a se stessi con questo identificativo etnico) si ritengono un quarto gruppo etnico russo accanto ai russi bianchi, ai grandi e ai piccoli russi e non sono d'accordo con la definizione di "unione dei tre popoli". Per coloro che non accettano la teoria dei tre popoli fratelli, la discussione su un unico popolo russo comprende molto di più di tre sub-etnicità, e i russini sono i russi del sud-ovest (che comprende i gruppi etnici Lemko, Bojko, Hutsul, ecc), che a differenza dei vicini galiziani non accettano di trasformarsi in ucraini.

Non perché i migliori figli del popolo russo in Galizia avessero difeso meno coraggiosamente il loro nome, ma perché questi ultimi furono distrutti non solo dalle direttive della lontana Vienna, ma anche dalle autorità locali polacche ostili alla "questione russa". Invece, le autorità locali nella Rus' Carpatica (ungheresi, slovacchi) furono molto più indifferenti all'identità dei montanari.

La repressione ebbe una brusca recrudescenza all'inizio del secolo scorso, quando gli sforzi del prete-asceta russino Aleksej Kabaljuk (canonizzato nel 2006 sotto il nome di Aleksij il Carpato-russo) diedero inizio al ritorno in massa degli uniati all'Ortodossia. Le autorità austriache identificarono i convertiti con spie russe. L'apogeo della persecuzione furono i tragicamente famosi processi Marmarosh-Sighetskie, in cui i residenti del villaggio di Iza furono condannati a decine a diverse pene di reclusione, e le loro famiglie furono abbandonate alla fame e al vagabondaggio.

Ma queste persecuzioni erano solo il preludio alla distruzione fisica dei russini nei primi campi di concentramento nella storia dell'Europa, "Terezin" e "Talerhof." In tutto, il genocidio dei russini nel 1914-1917 distrusse fisicamente più di 60.000 galiziani, bucoviniani e carpato-russi di mentalità russofila. Più di 100 mila persone morirono nei campi di concentramento. Decine di migliaia morirono durante la deportazione forzata nelle profondità dell'Austria-Ungheria. Con il ritiro dell'esercito russo, fino a mezzo milione di persone fuggì da morte certa in Russia.

© Foto: Jasen'e (meglio conosciuta come il sanatorio di Jasnja), dove nacque il venerabile Aleksjj il Carpato-russo

Le vittime dei russini dimostrarono all'Europa che essi avevano diritto al proprio stato. Nel 1918, l'Ungheria da poco indipendente proclamò "la creazione del territorio dei russini a sud dei Carpazi, con ampia autonomia, e il nome di Ruska Krajina". Alla fine della prima guerra mondiale, l'area fu annessa alla Repubblica cecoslovacca. Il trattato di Saint-Germain fra gli Alleati e la Repubblica Cecoslovacca nel 1919 garantì la formazione di una Rus' Subcarpatica "con pieno autogoverno compatibile con il concetto di unità della Cecoslovacchia". Ciò comportava il proprio Sojm (assemblea legislativa) e il proprio governo autonomo.

Tuttavia, la Cecoslovacchia non solo non ebbe fretta di implementare il trattato, ma per molti versi lo violò. Solo nel 1938, sentendo il soffio della guerra, il governo della Cecoslovacchia fece concessioni al proprio stesso popolo... nel maggio 1938, fu finalmente proclamata l'autonomia della Rus' Subcarpatica. Inoltre, quest'ultima acquisì lo stato di ente federale, così come la Slovacchia indipendente di oggi.

In un referendum tenuto nella Rus' Subcarpatica nello stesso anno, il 76% degli intervistati si dichiarò a favore dell'uso della lingua russa letteraria come lingua ufficiale di insegnamento – gettando così nella spazzatura vent'anni di ucrainizzazione violenta.

I russini poterono godere per poco del loro stato soggettivo. Appena due settimane dopo l'annuncio dell'autonomia, per ordine da Berlino, Praga stabilì nella Rus' Carpatica, con l'aiuto di carri armati e mezzi corazzati da trasporto truppa dell'esercito cecoslovacco, un regime fantoccio totalitario guidato dal chierico uniate Avgustin Voloshin. L'ucrainizzazione riprese in una forma ancor più rigida. Secondo lo storico Aleksandr Karevin, "tutti i giornali di opposizione furono chiusi, il governo locale fu eliminato. La lingua ucraina fu dichiarata pubblica, e imposta in tutte le istituzioni, nell'insegnamento. Nelle città, cambiarono frettolosamente i segni e cartelli stradali (che erano in russo). Tutte le posizioni di responsabilità furono occupate da figure "coscienti a livello nazionale". E come se non ce ne fossero abbastanza in Transcarpazia, tali figure erano per lo più membri dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) "importati" in gran quantità dalla Galizia.

© Foto: Il monastero di san Nicola vicino a Iza, dove riposano le reliquie di Sant'Aleksij il Carpato-russo

I dissidenti furono trattati senza cerimonie. Presto iniziò un'ondata di arresti. Il 18 novembre 1938 per ordine di Voloshin a Monte Dumen (vicino a Rakhova) fu creato il primo campo di concentramento nella storia della Transcarpazia. Senza una sentenza di tribunale, furono privati della libertà non solo politici dell'opposizione e giornalisti. Dietro il filo spinato finirono contadini, operai, intellettuali che osavano fare commenti poco lusinghieri riguardo ai "capi" di recente conio e al "padre" della nazione ...

Per ordinanza del capo dell'autonomia, nella Rus' Carpatica fu diffuso il "Mein Kampf"... Come notato sopra, le attività dei partiti politici, ad eccezione di quello di Voloshin, "Unità nazionale ucraina" (che non aveva alcun sostegno da parte della popolazione), furono vietati. Ma fu fatta una sola eccezione.

"Tutti i cittadini di nazionalità tedesca, indipendentemente dalla loro nazionalità, possono organizzarsi nel 'partito tedesco' sulla base delle idee nazional-socialiste, così come indossare le relative insegne e portare lo stendardo con la svastica"... Allo stesso tempo, qualsiasi propaganda anti-nazista fu severamente proibita...

Quando la Germania invase l'Unione Sovietica, Voloshin scrisse a Hitler una lettera offrendo modestamente se stesso per la presidenza dell'Ucraina occupata dall'esercito tedesco. Allo stesso tempo, consigliò al Führer di liquidare in Ucraina la Chiesa ortodossa e di sostituirla con la Chiesa cattolica (il sogno segreto di molti "patrioti" ucraini). Ma, come sapete, Hitler aveva altri piani. "

Foto © RIA Novosti. K. Kuznetsov

Nel 1944, tenendo conto di tutti gli "inganni" proclamati da Voloshin nella cosiddetta "Ucraina Carpatica", il Congresso dei sacerdoti della Rus' Carpatica indirizzò un appello a Stalin per consentire un'autonomia nell'Unione Sovietica, senza associare la Rus' Carpatica alla Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina, ma "sotto forma di Repubblica Sovietica Carpato-russa". Purtroppo, Stalin seguì la tradizione della politica nazionale di Lenin (che egli stesso aveva implementato, donando ai bolscevichi dell'Ucraina le terre dei grandi russi già dai tempi delle Repubbliche Popolari di Donetsk - Krivoj Rog).

Per quasi mezzo secolo i russini sono stati registrati come ucraini, così per il resto dell'Ucraina è stata una sorpresa il referendum tenutosi 1 dicembre 1991 nella regione della Transcarpazia, dove quasi il 80 per cento ha votato a favore del ripristino dello status di territorio autonomo. L'Ucraina, nello stesso tempo, ha mostrato la propria natura totalitaria, ignorando i risultati del referendum.

Quindi, il Consiglio regionale della Transcarpazia si è rivolto alla Verkhovna Rada per il riconoscimento della nazionalità russina sancito dalla Costituzione, come dalla volontà espressa al referendum regionale del 1 dicembre 1991. La Rada ha risposto che la richiesta "non è passata inosservata: la 'questione russina' è stata posta sotto controllo speciale".

Foto © Dmitrij Donskoj

Su indicazione del Comitato di Stato per le nazionalità del Gabinetto dei Ministri, fu finalizzato nel 1996 un piano governativo segreto: il "Piano d'azione per affrontare i problemi degli ucraini-russini". Qui ci sono solo alcuni dei suoi punti:

1. Delineare in modo chiaro e dichiarare... la posizione dello Stato ucraino sulla futilità delle idee... dell'autonomia della Transcarpazia a qualsiasi titolo - culturale, etnico... ecc... Distribuire presso le ambasciate dell'ucraina in Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia una serie di pubblicazioni per i media locali dei paesi ospitanti per quanto riguarda la posizione ucraina sul russinismo...

2. Implementare un sistema di misure volte a rafforzare la posizione dell'ucrainismo in Transcarpazia (lingua, cultura, reclutamento di quadri, ecc)...

3. Impedire lo svolgimento di referendum locali per eseprimere "auto-identificazione" nella Transcarpazia ucraina...

8. Implementare un sistema di misure di supporto ideologico, materiale, di personale e culturale delle comunità ucraine in Slovacchia orientale, Ungheria, Romania, Jugoslavia, Polonia...

9. Espandere la fornitura di materiali nei media della Transcarpazia, che si concentrino sul fatto che questa regione è un'antica terra ucraina...

10. Applicare ai membri della società regionale non registrata "Comunità dei Russini Subcarpatici" e al suo "governo provvisorio" le pertinenti norme della vigente legislazione amministrativa e penale.

Nel marzo 2008, il ministro della giustizia Mykola Onyschchuk, in risposta alla richiesta del difensore civico Nina Karpachova al presidente Jushchenko "di riconoscere la cittadinanza russina in Ucraina in conformità con le raccomandazioni delle Nazioni Unite" ha dato la spiegazione che "i russini sono sempre stati una componente organica della nazione ucraina".

Foto © RIA Novosti. Aleksandr Donskoj

E lo ha detto nonostante il fatto che in una mezza dozzina di paesi in cui i russini vivono insieme con gli ucraini, sono riconosciuti come gruppo etnico distinto. Nell'Unione Europea, a differenza del muro di omertà che si trova l'Ucraina, si stampano con sostegno governativo riviste, giornali e libri dei russini, e ci sono scuole russine, tra cui istituti superiori. In Ungheria ci sono 13 aree residenziali di auto-governo carpato-russo. Perfino il Dipartimento di Stato americano nelle sue relazioni annuali sui diritti umani ha più volte criticato paternamente l'Ucraina per aver rifiutato di riconoscere i russini come minoranza nazionale. Nel 2006, il Comitato dell'ONU per l'eliminazione della discriminazione razziale ha raccomandato che l'Ucraina li riconosca come minoranza nazionale "a causa delle significative differenze tra i russini e gli ucraini".

Come mi ha raccontato il capo del Sojm (organizzazione mondiale) dei carpato-russi, l'arciprete mitrato Dmitrij Sidor, "la definizione ufficiale del Ministero della Giustizia dell'Ucraina è stato l'impulso per la convocazione nel giugno 2008 del I Congresso europeo dei russini subcarpatici. "Con questa lettera, Kiev ha ufficialmente e di fatto ratificato una 'condanna a morte' dei russini in Transcarpazia –  Rus' Carpatica", citata in un memorandum del Congresso.

"Il 7 giugno 2008 il Congresso ha dichiarato al mondo che i russini sono vivi, e ha ricordato che essi non vengono distrutti nemmeno un soggetto di diritto internazionale – diceva allora padre Dmitriy". I russini sono un popolo che ha esercitato il proprio diritto all'autodeterminazione. Quindi, abbiamo bisogno solo del riconoscimento dei nostri diritti di nuovo stato per i russini.

Ma l'Ucraina, invece di cooperare, invece di discutere le questioni sul tavolo ha deciso di spaventare i russini con la "mazza" della SBU – minacciando padre Dmitrij Sidor con un'accusa ufficiale per i suoi "dubbi circa l'identità ucraina della Transcarpazia".

Quando divenne chiaro che l'Ucraina non aveva intenzione di soddisfare i legittimi diritti dei russini, fu convocato il II Congresso. "Volevamo impedire lo sconvolgimento di una riunione pacifica – continua padre Dmitrij. Il teatro russo di Mukachevo, dove si teneva il Congresso, fu invaso da agenti della SBU, e in città arrivarono autobus pieni di nazionalisti da Leopoli. Tuttavia, tutti i 109 delegati e più di 200 ospiti del Congresso hanno approvato un atto che ricrea lo stato autonomo dei russini del 1938 (con la formazione di un potere esecutivo di Stato), che corrisponde alla volontà del nostro popolo nel referendum nel 1991 per uno speciale territorio autonomo all'interno dell'Ucraina".

© Foto: Dmitrij Skvortsov

In seguito, la SBU ha incriminato il capo del Sojm. Il 19 marzo 2012 la Corte d'appello della regione della Transcarpazia, come corte di prima istanza, ha dichiarato padre Dmitrij colpevole di violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina (anche se l'autonomia non implica una modifica dei confini di Stato) e lo ha condannato a tre anni di carcere con sospensione condizionale della pena per due anni. Al condannato è stato negato il diritto al ricorso legale. È successo, come abbiamo visto, già sotto Janukovich.

Che cosa possono aspettarsi 740.000 russini (il 70% dei quali vive nella regione della Transcarpazia) dalla Kiev di oggi, è meglio non cercare neppure di indovinarlo. Come ha detto il rappresentante del Consiglio Mondiale dei Russini, Anatolij Sava, il rifiuto dell'Ucraina di onorare l'esito del referendum del 1991 significa per la Rus' Carpatica il diritto di staccarsi automaticamente dall'Ucraina.

Si noti che un rappresentante della comunità ungherese ha detto che gli ungheresi non andranno a morire nel Donbass per i miliardi degli oligarchi ucraini. Non credo che per quegli stessi valori siano disposti a morire slovacchi, polacchi, romeni, zingari e altre minoranze residenti nella regione.

 
La musica bizantina è musica corale

Ci fa piacere includere nella sezione dei documenti dedicata alla preghiera un confronto tra stili musicali ortodossi. Richard Barrett, maestro di un coro di stile bizantino greco in America, risponde alle obiezioni dei colleghi dei cori russi che gli chiedono alcune delucidazioni sugli aspetti che sembrano più ostici nel canto bizantino, come la preponderanza dei solisti o le esecuzioni che, quando non sguaiate, sembrano riprodurre parole incomprensibili, e così via. Ammiriamo la franchezza dell’autore nel riconoscere che il canto bizantino è molto più difficile da adattare a diverse lingue e culture (ed è per questo, e non per campanilismo, che abbiamo difeso fin dall’inizio la musica della Chiesa russa come modello più immediato da “importare” nella lingua e cultura italiana), e nondimeno possiamo comprendere le sue ragioni e ascoltare la splendida selezione di brani e video musicali che accompagnano la traduzione italiana dell’articolo.

 
Un appello per un aiuto: una chiesa vicino a Cambridge

foto: zoopla.co.uk

Per 40 anni abbiamo cercato a Cambridge una chiesa di cui acquisire la proprietà, finora senza successo. Una chiesa è divenuta disponibile proporio ora. Con la benedizione di vladyka Irenei di Londra e dell'Europa occidentale (ROCOR), siamo stati in grado di andarla a vedere. Anche se modesta, è grande quasi una volta e mezza la nostra chiesa a Norwich, dove 40 persone si incontrano regolarmente. Ha acqua, elettricità, riscaldamento, una cucina, un bagno e abbondante parcheggio gratuito. È a 7 miglia e a 15 minuti dal centro di Cambridge e a un minuto dal principale raccordo Fourwentways M11/A11/A14/A1307. È a 35 minuti da Huntingdon, St Neots e Bishops Stortford, e ancor meno da Bury St Edmunds, Newmarket, Haverhill e Saffron Walden. È in vendita per 85.000 sterline, e stimiamo che i nostri costi di adattamento siano di 15.000 sterline. Se per la misericordia di Dio saremo in grado di ottenere questa chiesa, pensiamo di dedicarla alla santa Trinità.

l'arciprete Andrew Phillips

Comprendiamo che 100.000 sterline sono una grande somma. Ma lo sarebbe per una chiesa in eccellenti condizioni, tra Cambridge (popolazione: 124.000), Bishops Stortford (40.000), Bury St Edmunds (35.000), St Neots (30.000), Haverhill (27.000), Huntingdon (24.000), Saffron Walden (16.000), Newmarket (15.000) e I villaggi circostanti, con un bacino di oltre 300.000 persone entro un raggio di 25 miglia in tutte le città in cui vivono ortodossi russi. C'è qualcun altro che può aiutarci a ottenere questa somma di 100.000 sterline per aiutarci a comprare questa chiesa per gli ortodossi russi di Cambridge e convertirla all'uso ortodosso? La buona notizia è che abbiamo già raccolto quasi un quarto della somma da gente del luogo in pochi giorni. Per favore, aiutateci a proseguire il nostro lavoro!

 
Processione della Croce a Kiev – 2019: trasmissione online

la processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina a Kiev il 27 luglio 2019. Foto: news.church.ua

La copertura giornalistica della celebrazione del Battesimo della Rus' a Kiev

Il 27 luglio 2019 a Kiev si è tenuta una processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina in occasione del 1031° anniversario del Battesimo della Rus'.

L'Unione dei giornalisti ortodossi ha presentato notizie su questo evento e il 27 luglio ha trasmesso online la processione della Croce.

Diversi canali televisivi ucraini hanno trasmesso in diretta il Moleben e la processione della Croce. L'Unione dei giornalisti ortodossi presenta il live stream dei canali "Inter", "112" e "NewsOne".

(Nessun video dei tre canali è più disponibile online - chiedetevi perché) 

15:25 Fine della trasmissione online.

15:24 I pellegrini si trovano nella Lavra delle Grotte di Kiev: riprese aeree.

15:20 300.000!

Di anno in anno, la processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina sta diventando sempre più numerosa: nel 2017 vi hanno preso parte circa 100.000 pellegrini e nel 2018 circa 250.000.

15:16 Circa 300.000 pellegrini hanno preso parte alla processione della Croce, riferisce il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary. Secondo lui, non solo ucraini ma anche pellegrini dall'estero, in particolare parrocchiani della Chiesa ortodossa romena, hanno partecipato alla processione della Croce.

15:02 Inizia il solenne servizio della Veglia alla Lavra delle Grotte di Kiev.

14:51 Un gran numero di pellegrini sta ancora scendendo dalla collina di Vladimir.

14:49 Tra pochi minuti, alla Lavra inizierà un solenne servizio divino della Veglia di tutta la notte.

14:45 La testa della processione raggiunge la Lavra delle Grotte di Kiev.

14:44 Il capo del dipartimento di informazione e istruzione della Chiesa ortodossa ucraina, l'arcivescovo Kliment (Vecherja) di Nezhinsk e Priluksk, conferma il numero preliminare dei partecipanti alla processione: 300.000 persone.

14:40 In piazza Arsenalnaja, la processione si ferma per far passare un'ambulanza.

14:29 Alcuni esperti hanno già stimato il numero approssimativo dei partecipanti alla processione – circa 300.000. Questo è più che l'anno scorso quando 250.000 persone hanno preso parte alla processione della Croce.

14:27 La testa della processione religiosa è già vicina a piazza della Gloria, mentre ci sono ancora molti pellegrini sulla collina di Vladimir.

14:17 Vicino alla Verkhovna Rada, parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina installano pannelli con le foto delle comunità i cui luoghi di culto sono stati sequestrati dagli attivisti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

14:00 Vicino allo stadio Lobanovskij i partecipanti alla processione commemorano e pregano per gli uccisi sul Majdan.

13:56 Una colonna di pellegrini inonda la via Trekhsvjatitelskaja, Piazza Europea, e giunge già in via Hrushevskij.

13:40 Le persone che non hanno potuto raggiungere la collina di Vladimir sono in piedi lungo la via Trekhsvjatitelskaja a causa del gran numero di pellegrini.

13:32 Inizia la processione della Croce!

13:29 Le icone miracolose sono poste in testa alla processione.

13:26 Il moleben è finito, il clero si prepara ad andare in processione.

13:16 Sua Beatitudine il metropolita Onufrij inizia a leggere la preghiera di ringraziamento.

13:15 Il coro canta "Kyrie, eleison!" In diverse lingue: antico slavonico ecclesiastico, greco, romeno, per mostrare l'unità della famiglia dei popoli ortodossi.

13:14 Alla fine dell'ectenia, il vescovo Arsenije (Glavčić) di Niš della Chiesa ortodossa serba, giunto per le celebrazioni, offre una ecfonesi al servizio di preghiera.

13:14 Il Moleben sulla collina di Vladimir:

12:21 Tra i pellegrini sulla collina di Vladimir vi sono i parrocchiani della chiesa della Santa Dormizione del villaggio di Vaslavovtsy, che da 180 giorni difendono la loro chiesa dai razziatori.

"Vi ringraziamo, persecutori della fede ortodossa, per aver rafforzato il nostro amore per Dio, per averci uniti in un'unica famiglia, per averci dato l'opportunità di sperimentare ciò che è la grazia di Dio, che ogni minuto ci sostiene e ci dà forza", il Dipartimento di informazione ed educazione della Chiesa ortodossa ucraina cita le loro parole.

12:07 I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina arrivano alla collina di Vladimir.

12:02 "Vogliamo dimostrare che esistiamo – noi, la nostra Chiesa ortodossa", dicono i pellegrini ai giornalisti dell'Unione dei giornalisti ortodossi. "I media dicono che qualcuno se ne sta andando (alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc), ma noi non andiamo da nessuna parte, siamo qui, con la nostra Chiesa!"

11:31 La collina di Vladimir in questo momento.

11:14 I corrispondenti dell'Unione dei giornalisti ortodossi riferiscono che quest'anno l'umore della gente è più luminoso e più gioioso rispetto agli anni precedenti, quando, come abbiamo scritto, la polizia bloccava i trasporti con i pellegrini agli ingressi di Kiev, cercando in tutti i modi di impedire ai credenti di arrivare alla processione della Croce.

11:03 Sul piedistallo del monumento al santo principe Vladimir sono installate cinque icone miracolose che parteciperanno alla processione della Croce.

10:44 In via Hrushevskij vicino al Gabinetto dei Ministri, la polizia ha messo un cordone. I pellegrini che si recano sulla collina di Vladimir dal lato della Lavra delle Grotte di Kiev vengono perquisiti con i metal detector.

10:29 Le persone continuano ad arrivare alla collina di Vladimir per venerare le icone della Madre di Dio.

10:17 I pellegrini si stanno radunando sulla collina di Vladimir.

10:04 Al passaggio dalla piazza dell'Indipendenza (Majdan Nezalezhnosti), le persone vengono fatte passare attraverso un cordone di polizia.

9:57 Il clero e i credenti stanno venerando i santi della Lavra delle Grotte di Kiev, riferisce il dipartimento di informazione e istruzione della Chiesa ortodossa ucraina.

9:52 Vicino alla Lavra delle Grotte di Kiev.

Calendario degli eventi della Chiesa ortodossa ucraina

27 luglio

10:00 – apertura del passaggio alla collina di Vladimir.

13:00 – una preghiera di ringraziamento sulla collina di Vladimir guidata dal primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, in concelebrazione con vescovi della Chiesa ortodossa ucraina e ospiti delle Chiese ortodosse locali.

13:30 – la grande processione della Croce alla Lavra della santa Dormizione delle Grotte di Kiev.

All'arrivo alla Lavra – una Veglia solenne.

28 luglio

9:00 – solenne Divina Liturgia nella piazza di fronte alla cattedrale dell'Assunzione della Lavra delle grotte di Kiev, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij in concelebrazione con vescovi della Chiesa ortodossa ucraina e delle Chiese ortodosse locali.

Alla fine della Liturgia – la solenne glorificazione di san Basilio (Bogdashevskij), San Silvestro (Malevanskij) e del professore martire dell'Accademia teologica di Kiev, Aleksandr Glagolev.

Reliquie

Al solenne servizio di preghiera ci saranno le reliquie del santo principe Vladimir l'Illuminatore e il piede dell'apostolo Andrea il Primo Chiamato.

Inoltre, le reliquie di 18 confessori della nostra terra, perseguitati per la loro fede e privati di templi e santuari, saranno presenti a Kiev:

  • San Luca della Crimea;
  • Venerabile Alessio della Rus' Carpatica;
  • Venerabile Lorenzo of Chernigov;
  • Venerabile Kuksha di Odessa;
  • Santo martire Vladimir (Bogojavlenskij);
  • Venerabile Anfilochio di Pochaev;
  • Santo giusto Pjotr Kalnyshevskij - l'ultimo atamano della Sich di Zaporozh'e;
  • Sinossi di 11 santi di Svjatogorsk.

Icone Miracolose

5 icone miracolose prenderanno parte alla processione della Croce e ad altre celebrazioni:

  • Icona della Madre di Dio di Zimne;
  • Icona della Madre di Dio di Pochaev;
  • Icona della Madre di Dio Kasperovskaja;
  • Icona della Madre di Dio di Svjatogorsk;
  • Icona della Dormizione della Vergine della Lavra delle Grotte di Kiev.

Le icone miracolose e le reliquie si troveranno nella chiesa del refettorio dei Santi Antonio e Teodosio alla Lavra delle Grotte di Kiev. I pellegrini avranno accesso 24 ore su 24 per venerare gli oggetti sacri. Si terranno in continuazione letture di acatisti e preghiere vicino agli oggetti sacri.

"La processione della Croce" degli scismatici

Il 28 luglio si svolgerà a Kiev la tradizionale processione religiosa degli scismatici. In precedenza, era diretta dal "patriarcato di Kiev", ora – dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Domenica, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko servirà nel territorio di Santa Sofia di Kiev, e poi la "processione della croce ucraina" si avvierà verso il monumento al principe Vladimir.

"Vi invitiamo a unirvi alla celebrazione del 1031° anniversario del Battesimo della Rus'-Ucraina", dice l'annuncio sulla pagina Facebook della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". "Con la benedizione di Dio, quest'anno celebreremo questo importante evento nella nostra Chiesa ortodossa locale indipendente dell'Ucraina".

La processione si svolge lungo il percorso: Santa Sofia di Kiev – passaggio Vladimirskij – piazza Mikhailovskaja – via Trekhsvjatitelskaja – parco Vladimirskaja Gorka, fino al monumento al principe Vladimir.

Delegazione del Fanar

Quest'anno una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli verrà alle celebrazioni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il patriarca Bartolomeo ha dichiarato in un'intervista a TSN che i fanarioti porteranno le reliquie e la croce di Sant'Andrea il Primo Chiamato in Ucraina.

"Vorremmo augurarvi ogni benedizione da parte di Dio, nonché una celebrazione di successo dell'anniversario del Battesimo della Rus' e del giorno della memoria di san Vladimir", ha detto. "Quest'anno, arriverà in Ucraina per le celebrazioni una delegazione della Chiesa madre di Costantinopoli, che porterà con sé le preziose reliquie del santo apostolo Andrea il Primo Chiamato, perché siano venerate dal pio popolo ucraino".

Ogni anno la processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina riunisce sempre più pellegrini. Nel 2017 vi hanno partecipato oltre 100.000 credenti, nel 2018 c'erano già 250.000 persone. Durante questi anni, le autorità ucraine e le organizzazioni nazionaliste radicali hanno tentato di ostacolare i partecipanti e di organizzare ogni sorta di provocazioni, mentre l'allora presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko pubblicizzava in ogni modo la processione degli scismatici il 28 luglio. Tuttavia, la processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina ha avuto luogo ogni volta in modo sicuro ed è stata seguita da rappresentanti delle Chiese ortodosse locali che sono venute a sostenere la Chiesa canonica di Kiev.

 
Per la prima volta in rete in lingua italiana: La conversazione INTEGRALE di san Serafino di Sarov con Motovilov

Uno dei brani più letti della letteratura spirituale ortodossa è il racconto del dialogo tra san Serafino di Sarov e Nikolaj Motovilov, noto anche con il titolo "Sull'acquisizione dello Spirito Santo". In lingua italiana il testo è presente nelle due biografie di san Serafino di Sarov (quella di Irina Gorainoff pubblicata da Gribaudi nel 1981 e quella di padre Justin Popovic pubblicata da Appunti di Viaggio nel 2002), e in numerose fonti in rete. Di recente, un amico profondamente interessato alla letteratura spirituale ci ha fatto notare come il testo disponibile in lingua italiana sia ridotto di oltre il 40% dal testo russo originale, con l’esclusione di parti non marginali: guarda caso, proprio in queste parti san Serafino insiste sull’importanza di essere cristiani ortodossi! Chissà se il testo non abbreviato avrebbe avuto un successo altrettanto ampio negli ambienti ecumenici... Abbiamo cercato il testo originale e le sue versioni in varie lingue, e ne proponiamo la traduzione italiana integrale. Abbiamo cercato di mantenere la traduzione letterale e semplice, avendo cura di non omettere nulla. Chi vuole leggere cosa ha VERAMENTE detto san Serafino a Motovilov, può trovare il testo in russoin romeno e per la prima volta in lingua italiana nella sezione "Santi" dei documenti.

 
Sulla situazione che si è creata in connessione con il rifiuto di un certo numero di Chiese ortodosse locali a partecipare al Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa

La Chiesa ortodossa russa per molti decenni ha preso e continua a prendere parte attiva alla preparazione del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa. Fin dal primo incontro pan-ortodosso a Rodi nel 1961, i vescovi e i migliori teologi della nostra hanno contribuito allo sviluppo del Concilio, compresi i temi che in seguito non sono stati inclusi nell'ordine del giorno del Santo e Grande Concilio. Per la rapida convocazione del Concilio, la Chiesa ortodossa russa ha più volte affermato il suo impegno per il raggiungimento di decisioni reciprocamente accettabili per tutti i partecipanti al processo pre-conciliare, anche se tali decisioni deviavano dalle norme precedentemente convenute dalle Chiese per la preparazione del Concilio.

Tuttavia, il principio del consenso ortodosso comune è l'immutabile fondamento del processo pre-conciliare, dall'incontro Rodi del 1961 in cui è stato definito per iniziativa del patriarcato di Costantinopoli: "Le decisioni delle assemblee generali sono accettate per piena unanimità delle delegazioni delle Chiese" (Modus operandi e lavoro della Conferenza pan-ortodossa di Rodi, p 14) . Quindi questa regola è stata sancita nel regolamento degli incontri pan-ortodossi pre-conciliari, adottata nel 1986: "I testi di tutti i temi all'ordine del giorno di un incontro pan-ortodosso pre-conciliare sono approvati all'unanimità" (p. 16). È stata confermata all'incontro dei primati delle Chiese ortodosse nel 2014: "Tutte le decisioni, come nel Concilio e nelle fasi preparatorie, sono adottate per consenso" (Decisione dell'incontro dei primati, paragrafo 2 bis.). Lo stesso principio è stabilito nel Regolamento dell'organizzazione e del lavoro del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, che è stato sviluppato alla riunione delle primati delle Chiese ortodosse, tenuta a Chambesy il 21-28 gennaio 2016. Il presente regolamento prevede, tra l'altro, che il Concilio "è convocato da sua Santità il Patriarca Ecumenico, con il consenso di tutti i beatissimi primati delle Chiese ortodosse autocefale locali riconosciute" (p. 1).

Nella stessa riunione, la maggioranza dei primati delle Chiese ortodosse locali ha approvato di convocare il Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa dal 18 al 27 giugno 2016 a Creta. Tuttavia, questa risoluzione, così come il regolamento del Concilio e la bozza del documento conciliare "il sacramento del matrimonio e gli ostacoli ad esso", non è stata firmata dalla delegazione della Chiesa ortodossa di Antiochia. Quest'ultimo documento non è stato firmato dalla delegazione della Chiesa ortodossa georgiana. Entrambe le Chiese hanno indicato l'esistenza di seri motivi per la loro decisione.

Nondimeno, la Chiesa ortodossa russa, perché avesse successo la promozione della convocazione del Concilio, ha trovato la possibilità di firmare i documenti di cui sopra, esprimendo fiducia allo stesso tempo all'Assemblea, e nella successiva corrispondenza con sua Santità il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, che si intraprendessero strenui sforzi fino al tempo del Concilio (anche nel quadro delle attività della segreteria dell'Assemblea pan-ortodossa) per trovare un consenso ortodosso comune sui documenti non firmati da una o due Chiese locali, che avrebbe permesso la convocazione del Concilio. Non è per colpa della Chiesa ortodossa russa che ci sono state ragioni per discutere ulteriormente la situazione a livello pan-ortodosso.

Il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, che ha avuto luogo il 2-3 febbraio 2016, ha approvato la posizione della delegazione della Chiesa ortodossa russa presso l'Assemblea dei primati delle Chiese ortodosse locali a Chambésy, e ad altri organismi pre-conciliari, ha espresso la sua soddisfazione per l'introduzione delle modifiche e integrazioni necessarie ai progetti dei documenti del Santo e Grande Concilio e, pre-approvandoli in generale, il Santo Sinodo ha ordinato di formare la delegazione dei partecipanti della Chiesa ortodossa russa al Concilio pan-ortodosso, lavoro compiuto dal Santo Sinodo nell'aprile 2016. Il Concilio dei vescovi ha invitato il pleroma della Chiesa ortodossa russa "a una preghiera intensa che il Signore rivelati la sua volontà ai membri del prossimo Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa e che il suo comportamento rafforzi l'unità dell'Ortodossia, serva per il bene della Chiesa di Cristo, per la gloria di Dio, per conservare intatta la fede ortodossa".

Allo stesso tempo, il Concilio dei vescovi ha espresso la sua "convinzione che una condizione necessaria del Concilio pan-ortodosso è la libera partecipazione delle delegazioni di tutte le Chiese ortodosse autocefale universalmente riconosciute", sottolineando che ciò era "in relazione con la particolare importanza della risoluzione prima del Concilio dei problemi nelle relazioni tra i patriarcati di Antiochia e di Gerusalemme" (Deliberazioni, par. 6).

Nella speranza di raggiungere un consenso ortodosso comune, senza il quale non è possibile la convocazione del Santo e Grande Concilio, la Chiesa ortodossa russa ha nominato immediatamente i propri rappresentanti agli organi competenti per proseguire la preparazione del Concilio e ha preso parte attiva nel processo pre-conciliare nel quadro di tutte le opportunità disponibili attraverso contatti personali e corrispondenza.

Allo stesso tempo, sono stati fatti sforzi per studiare i commenti critici provenienti dall'episcopato, dal clero e dai laici di sui progetti di documenti conciliari, pubblicati dopo la riunione dei primati a Chambesy su iniziativa della Chiesa ortodossa russa. Tali osservazioni, spesso accoppiate a una critica del processo di preparazione del Concilio, ci sono state anche in molte altre Chiese ortodosse locali. Separando i commenti costruttivi dalle critiche ingiustificate del prossimo Concilio e dei suoi documenti, il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne si è espresso con spiegazioni e commenti, rispondendo al crescente imbarazzo del gregge. Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, il 3 giugno 2016, ha attentamente esaminato le proposte di vescovi, clero, monaci e laici e ha approvato emendamenti della Chiesa ortodossa russa ai progetti di documenti del Concilio pan-ortodosso "Le relazioni della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano" e "La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo".

Nella stessa riunione del Santo Sinodo, è stato osservato che significative modifiche ai progetti dei documenti conciliari, in gran parte consonanti con le proposte della Chiesa ortodossa russa, sono state presentate dalle Chiese georgiana, serba, bulgara e greca e dalla Sacra Comunità del Monte Athos, e che tali modifiche richiedono un esame approfondito, al fine di trovare un consenso comune ortodosso necessario per l'adozione delle decisioni conciliari.

Allo stesso tempo, è stata notata la decisione del 1 giugno 2016 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara sulle necessità di rinviare il Grande e Santo Concilio della Chiesa ortodossa in programma dal 18 al 27 giugno, e sulla non partecipazione della Chiesa bulgara al Concilio, se tali necessità non saranno superate. Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa a questo proposito, ha osservato che la non partecipazione al Concilio di almeno una delle Chiese ortodosse autocefale universalmente riconosciute "è un ostacolo insormontabile per il Santo e Grande Concilio".

Queste circostanze, e quelle che hanno avuto luogo al momento della riunione, "di incertezza per quanto riguarda la partecipazione del patriarcato di Antiochia al Santo e Grande Concilio, così come la mancanza di un consenso preliminare sul progetto di regolamento del Concilio e sul documento "Il sacramento del matrimonio e gli ostacoli ad esso", hanno indotto il Santo Sinodo a riconoscere la necessità di un'urgente azione ortodossa comune e a proporre al patriarca Bartolomeo convocare non oltre il 10 giugno una riunione pan-ortodossa pre-conciliare d'emergenza per esaminare la situazione e trovare una via d'uscita dello stato attuale di emergenza, in modo che con i risultati di tale incontro le Chiese ortodosse possano giudicare la possibilità di convocare il Concilio pan-ortodosso come da programma.

Questa proposta decisa dal Santo Sinodo è stata immediatamente inviata al patriarca Bartolomeo e a tutti i primati delle Chiese ortodosse locali.

In risposta, sua Santità il patriarca Bartolomeo (lettera № 676 del 9 giugno 2016) ha riferito che il Santo Sinodo del patriarcato di Costantinopoli considera impossibile "una nuova conferenza pan-ortodossa pre-conciliare d'emergenza, dal momento che la sua convocazione non ha alcuna base giuridica" e "prima dei lavori del Santo e Grande Concilio restano pochissimi giorni". Per quanto riguarda la "paura di alcune Chiese fraterne e l'incertezza circa il loro possibile coinvolgimento nel Concilio", il primate della Chiesa di Costantinopoli ha espresso fiducia che "gli sforzi in corso per affrontare gli ostacoli emergenti abbiano successo, e che tutte le Chiese senza eccezioni prendano parte al Santo e Grande Concilio. Il suo rinvio o fallimento alla dodicesima ora dopo la preparazione di interi decenni comprometterà la nostra Chiesa ortodossa a livello inter-ecclesiale e internazionale e causerà danni irreparabili alla sua autorità".

Per rispondere è stata applicata la notifica del 6 giugno sessione di emergenza del Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico con la partecipazione di tutti i vescovi di Costantinopoli, che dice che "il Santo Sinodo ha appreso con meraviglia e stupore gli ultimi atteggiamenti e opinioni espresse da un certo numero di Chiese ortodosse fraterne e ha dichiarato che la revisione del processo conciliare già programmato è al di fuori di tutto il quadro istituzionale". Allo stesso tempo, ha invitato ad attenersi alla convocazione del Concilio stabilita per decisione pan-ortodossa, anche se, come già detto, la Chiesa antiochena non ha firmato la decisione.

Nel frattempo, il Santo Sinodo del Patriarcato di Antiochia, il 6 giugno 2016, ha prodotto uno studio dettagliato che mostra la necessità di rinvio del Concilio, approvato all'unanimità:

"1. Di chiedere a sua Santità il Patriarca ecumenico di lavorare sul raggiungimento di un consenso circa le riserve sollevate dalle Chiese ortodosse locali legate al Santo e Grande Concilio nel tempo che ci separa dalla data della sua convocazione. Nel caso in cui questo non riesca, la Chiesa di Antiochia chiede il rinvio della convocazione del Santo e Grande Concilio ad altra data, quando le relazioni pacifiche tra le Chiese autocefale prevarranno, e sarà garantito il consenso ortodosso sull'ordine del giorno, sui regolamenti e sulle procedure esecutive e pratiche del Concilio;

2. La Chiesa antiochena non parteciperà al Santo e Grande Concilio fino a quando scompariranno le ragioni che impediscono la partecipazione alla santa Eucaristia durante il Concilio. E questo avverrà trovando una soluzione definitiva alla violazione da parte del patriarcato di Gerusalemme dei confini giurisdizionali canonici della sede antiochena, che ha portato alla rottura della comunione con il patriarcato di Gerusalemme;

3. Riaffermare l'importanza della partecipazione di tutte le Chiese autocefale ortodosse al Santo e Grande Concilio, e che le sue decisioni siano prese in loro presenza e da esse approvate all'unanimità, secondo il principio essenziale di un Concilio pan-ortodosso e per preservare l'unità della Chiesa ortodossa.

4. Comunicare con tutte le Chiese ortodosse e informarle sul contenuto della posizione antiochena e le necessità che hanno portato ad essa.

5. Chiedere ai credenti a partecipare nella preghiera insieme ai loro pastori affinché lo Spirito Santo ispiri la Chiesa nel suo cammino verso l'unità, per il bene della sua testimonianza unificata per Cristo in questo mondo."

Lo stesso giorno, il 6 giugno, sua Santità il patriarca serbo Irinej ha inviato al patriarca Bartolomeo e a tutti i primati delle Chiese ortodosse locali una lettera in cui, elencando i problemi attualmente esistenti, ha sottolineato che, alla luce di tutte queste circostanze, per la Chiesa ortodossa serba "sarà difficile partecipare al Santo e Grande Concilio, di cui propone di rinviare per un certo tempo la convocazione".

Il 10 giugno 2016 ha avuto luogo una riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana, che, definiti i problemi esistenti, ha osservato che essi possono essere risolti tramite lavoro attivo, ma ha riconosciuto che "siamo tutti di fronte a un fatto: oggi non è raggiunta l'unità " e che "lo scopo del Concilio era e rimane l'identificazione dell'unanimità ortodossa", così la Chiesa georgiana," insieme ad altre Chiese, chiede di rinviare il Concilio, fino a quando si avrà un'unità globale". A questo proposito, il Santo Sinodo ha deliberato: "La delegazione della Chiesa georgiana non parteciperà al Grande e Santo Concilio previsto dal 18 al 27 giugno sull'isola di Creta."

Così, quattro Chiese autocefale ortodosse (antiochena, georgiana, serba, bulgara) hanno espresso la necessità di rinviare il Concilio, e tre di queste (antiochena, georgiana, bulgara) hanno rifiutato di partecipare al Concilio previsto per il 18-27 giugno, e la proposta della Chiesa ortodossa russa di convocare una riunione pan-ortodossa pre-conciliare d'emergenza non è stata accettata dal Sinodo del patriarcato di Costantinopoli. In queste circostanze, le basi necessarie per la convocazione del Santo e Grande Concilio, che consistono nella presenza del "consenso di tutti i beatissimi primati delle Chiese ortodosse autocefale locali riconosciute" (Regolamento dell'organizzazione e del lavoro del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, pag. 1), non esistono in modo evidente.

L'unica soluzione possibile in questo caso diventa una continuazione della preparazione del Santo e Grande Concilio e la successiva realizzazione di un consenso ortodosso comune per tenerlo in altre circostanze.

In relazione a quanto precede, il Santo Sinodo, per adempiere la decisione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa del 2-3 febbraio 2016 (Deliberazioni, par. 6) determina di:

1. offrire sostegno alle Chiese ortodosse antiochena, georgiana, serba e bulgara sul rinvio della convocazione del Concilio pan-ortodosso a un momento futuro da stabilire sulla base di una discussione ortodossa comune, e dopo aver raggiunto il consenso dei primati di tutte le Chiese ortodosse autocefale locali riconosciute;

2. inviare immediatamente la proposta a sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e a tutti i primati delle Chiese ortodosse locali;

3. se la santissima Chiesa di Costantinopoli non accetterà questa proposta, e il Concilio di Creta, nonostante l'assenza del consenso di un certo numero di Chiese ortodosse locali, sarà convocato ugualmente – ammettere con profondo rammarico l'impossibilità della delegazione della Chiesa ortodossa russa di parteciparvi;

4. proseguire in tutti i modi gli sforzi per rafforzare la cooperazione pan-ortodossa nella preparazione del futuro Santo e Grande Concilio, chiamato a diventare una vera e propria testimonianza dell'unità della santa Chiesa cattolica e apostolica;

5. ribadire l'opinione che per il completamento della formazione del Concilio sarà utile l'attivazione di una reale attività del Segretariato pan-ortodosso, in cui sia possibile studiare proposte per risolvere i problemi, risolvere le divergenze esistenti, completare i documenti necessari e rimuovere tutti gli ostacoli alla convocazione, all'accettazione e al completamento del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa;

6. riconoscere che è altamente auspicabile, tenendo conto dei suggerimenti formulati in molte delle Chiese ortodosse locali, che a un futuro Concilio possano prendere parte senza limitazione tutti i vescovi delle sante Chiese di Dio, cosa che certamente aumenterà l'autorità pan-ortodossa delle decisioni adottate nel Concilio.

"Il nome della Chiesa – non è un nome di divisione. ma di unità e di concordia" – insegna san Giovanni Crisostomo (Commento alla Prima Lettera ai Corinzi. Conversazione 1,1). Nel nome del consenso e dell' unanimità siamo nello spirito di misericordia e di amore fraterno, senza recriminazioni e senza infliggere nuove ferite al corpo divino-umano della Chiesa, in ascolto reciproco, e in particolare della rivelazione divina incarnata nella Sacra Scrittura e nella Santa Tradizione, ascoltando "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2:7), e per apprendere le lezioni necessarie dagli errori che la debolezza umana ha compiuto nel corso della preparazione del Santo e Grande Concilio, in modo che, a Dio piacendo, si attui in modo corretto questo grande evento per la gloria di Dio e il maggior bene della Chiesa ortodossa.

Il Santo Sinodo invita ancora una volta i vescovi, il clero, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa russa alla fervente preghiera, che il nostro Signore Gesù Cristo manifesti in questo caso il suo onnipotente aiuto e la sua santa volontà.

 
Archimandrita Atanasie (Rusnac): "In Italia, mostrano un grande interesse per l'Ortodossia"

L'Italia è un paese contraddittorio. Da un lato, vi è un clima fertile, una natura meravigliosa e una varietà di oggetti di pellegrinaggio cristiani, tra cui la Sindone di Torino, le reliquie degli apostoli e le reliquie di San Nicola, così venerate nel mondo russo. D'altra parte, la vita in Italia è alquanto caotica e non è ordinata come nei paesi del nord Europa. Inoltre, la burocrazia italiana è nota come una delle più lente. Religiosamente è uno stato abbastanza omogeneo: la stragrande maggioranza degli italiani è composta da cattolici, e l'influenza della Chiesa cattolica comprende non solo la popolazione religiosa (soprattutto nel sud del paese), ma anche il fatto stesso che il centro del cattolicesimo - il Vaticano - è sul territorio della Repubblica italiana.

Tuttavia, nella penisola appenninica è in costante crescita il numero delle comunità ortodosse. La prima di tutte le giurisdizioni, è la Chiesa ortodossa romena: proprio in Italia si trova la più grande diaspora romena d'Europa. Le lingue romena e italiana sono vicine: i romeni apprendono facilmente la lingua italiana. La somiglianza delle lingue, così come l'ottenimento del diritto alla libertà di residenza e di occupazione in Italia e in altri paesi dell'Unione Europea (dopo che la Romania ha aderito all'UE il 1 gennaio 2007) sono stati i principali motivi che hanno portato a un aumento significativo dell'imigrazione romena. I migranti hanno creato nuove parrocchie: la Chiesa romena in Italia è passata da 30 comunità nel 2004 a 203 nel 2014, e la comunità si trovano in centri e grandi piccoli. In Italia, ci sono anche quattro monasteri e tre eremitaggi della Chiesa romena. Tra i sacerdoti ci sono romeni, moldavi e alcuni italiani.

Amministrativamente, la Chiesa romena in Italia è organizzata in una diocesi d'Italia, diretta dal vescovo Siluan (Şpan). La residenza del vescovo si trova nella parte sud di Roma, vicino al confine della città. La stazione ferroviaria più vicina – Santa Palomba – si trova a pochi chilometri di distanza. Qui niente ricorda della metropoli: intorno c'è il verde degli ulivi, e in lontananza, tra le montagne, si trova la residenza estiva del Papa. Oltre alla residenza del vescovo, nella zona sud della capitale si trova un piccolo monastero femminile, nel quale prestano servizio tre monache.

- Abbiamo acquistato il terreno nel 2008 – mi ha detto l'archimandrita Atanasie (Rusnac), vicario del vescovo – I fondi per l'acquisto sono stati stanziati dal governo romeno, su richiesta del nostro Patriarcato. Questo è l'unico caso in cui il governo romeno ha aiutato la nostra Chiesa in Italia.

Padre Atanasie mi ha rilasciato un'intervista con la benedizione di vladyka – è capitato che durante la mia breve visita a Roma il vescovo Siluan non fosse in città. Batjushka mi ha mostrato il vasto territorio della residenza e del monastero, un piccolo giardino, un apiario e un pollaio. Lo stesso padre Atanasie vive in Italia dal 2008. Nato a Chişinău, ha ricevuto la sua istruzione superiore secolare a Lione (Francia), e poi ha lavorato per tre anni a Parigi come ingegnere. Ha ricevuto una formazione teologica all'Istituto San Sergio di Parigi e all'Università di Sibiu (Romania). È stato ordinato sacerdote nel mese di aprile del 2009.

Abbiamo parlato con il padre Atanasie di diverse cose: della sua vita, dello sviluppo della diocesi, e, naturalmente, della sorte della Chiesa ortodossa in Italia. La prima comunità rumena in questo paese è apparsa a Milano nel 1975, la seconda a Torino nel 1978. Quindi si sono aperte comunità a Firenze, Bari e in altre città. La comunità è cresciuta, non solo a causa della diaspora romena: sono entrati a far parte dell'Ortodossia anche degli italiani, anche se erano pochi. Oggi nella diocesi della Chiesa romena giungono alla vera fede circa 100 italiani ogni anno. Una cifra considerevole per un paese di forte tradizione cattolica.

- Mi ricordo di un esempio interessante – dice batjushka. – Un italiano educato nel proprio paese è andato in Romania per scrivere una tesi di dottorato sui Padri della Chiesa. Nel corso della ricerca, ha visto che si sbagliava in alcune questioni teologiche. Giunto dal patriarca Teoctist, quest'italiano ha detto che voleva diventare ortodosso, perché si era reso conto che l'Ortodossia è la vera religione. Tornato in Italia, è diventato sacerdote e un grande missionario.

Nella chiesa della Dormizione della Madre di Dio nel complesso romeno nei pressi di Roma

- I cattolici stanno mostrando un grande interesse per l'Ortodossia, ammirano il nostro culto – sottolinea padre Atanasie. – Per esempio, vedono che i nostri sacerdoti vanno in abito talare e fanno notare con gioia: "Anche da noi era così – fino al Concilio Vaticano II". Nelle chiese cattoliche appaiono le icone, anche se in precedenza non ce n'erano quasi. I cattolici sono consapevoli del fatto che da loro le chiese hanno subìto una semplificazione inutile, e quindi guardano con simpatia nella nostra direzione. Dicono: "Ci ritroviamo nell'Ortodossia".

Continuando la sua storia, Padre Atanasie racconta come è cambiata la vita degli ortodossi in Italia negli ultimi dieci anni. Oltre alla crescita numerica, uno degli eventi principali è stato il riconoscimento ufficiale della diocesi romena nel 2011 da parte dello Stato italiano. La diocesi ha ricevuto lo status di persona giuridica e tutti i benefici conseguenti, tra cui il riconoscimento dello status dei sacerdoti e la possibilità dell'esenzione da alcune imposte. Questo momento è molto importante: le parrocchie, di regola, non hanno un sostegno dall'esterno, e quindi le entrate vengono solo con le raccolte delle offerte e le donazioni per candele e memoriali. Molti sacerdoti hanno lavori secolari, poiché non vi è alcuna possibilità che le loro parrocchie li sostengano.

- Nondimeno, troviamo la possibilità di aiutare chi è nel bisogno. Ad esempio, aiutiamo famiglie, in particolare in Romania – dice padre Atanasie. – Dopo tutto anche in questo vi è la vocazione della Chiesa – l'aiuto del prossimo, il lavoro sociale. Impariamo l'assistenza sociale dai cattolici. Purtroppo, nei paesi dominati dai partiti comunisti, la tradizione del lavoro sociale della Chiesa è stata in gran parte perduta a causa delle severe restrizioni del regime al potere. Ora abbiamo restaurato questa tradizione. La gente capisce e ci aiuta. Per esempio, nelle nostre chiese vengono donne, molte delle quali lavorano qui come addette alle pulizie o alla cura degli anziani. Vedono i nostri sforzi e dicono: "vi do 10 euro, usateli per aiutare i bambini". Questa assistenza va sia in Italia, sia in Romania. Ecco un esempio concreto: dal settembre 2013 al giugno 2014 la nostra diocesi ha assistito 430 bambini in Italia, Romania e Moldova.

Il complesso della Chiesa romena nei pressi di Roma

Padre Atanasie mi ha anche detto che i fedeli amano molto le funzioni al monastero, alcuni vengono da decine di chilometri, anche se a Roma ci sono una trentina di parrocchie ortodosse. Al centro diocesano opera una scuola parrocchiale per i bambini, e si tiene un campo estivo per i giovani; di recente è stata costruita una foresteria. In generale, la mia impressione è che la visione che padre Atanasie ha del futuro dell'Ortodossia in Italia è ottimista. Penso che questo ottimismo sia giustificato, soprattutto se l'attuale emigrazione romena e moldava in Italia si radica e i figli degli immigrati mantengono le loro radici ortodosse. Purtroppo, come mostra la pratica di altre comunità di emigranti (per esempio, greci e russi), l'impegno della vera fede non è sempre conservato; a volte i discendenti degli immigrati passano al cattolicesimo o il protestantesimo, si assimilano e si "uniscono" alla società del paese scelto dai loro genitori.

Nel caso italiano si mostra un altro aspetto inquietante: i romeni praticamente non costruiscono chiese ortodosse. In generale, prendono in locazione (o acquistano) chiese cattoliche o altre strutture in cui è possibile tenere le funzioni. Solo in sette città – Moncalieri e Chivasso (vicino a Torino), Guidonia e Ostia (vicino a Roma), Bari, Verona e Brescia – stanno costruendo chiese. Questo, naturalmente, è un numero estremamente piccolo, soprattutto dato il gran numero di fedeli della diaspora e il gran numero delle parrocchie.

Certo, costruire una chiesa non è mai facile – non solo a causa di problemi finanziari, ma anche a causa di difficoltà organizzative. Tuttavia, come mostra la pratica di altri paesi europei, sopravvivono, in pratica, le parrocchie che possiedono i propri edifici. Inoltre, la Chiesa ortodossa può portare determinate funzioni missionarie. La missione può anche essere migliorata attraverso l'interazione con altre giurisdizioni, anche se questo aspetto non è così numeroso e influente. Come giustamente sottolinea padre Atanasie, "nulla ci divide," perché gli ortodossi, pur con le loro caratteristiche di lingue e di calendario, sono uniti nella confessione della loro fede. Probabilmente, questa unità è particolarmente importante in un paese dove si trova il centro di un'altra confessione e dove la tradizione ortodossa, nonostante una buona disposizione da parte dei cattolici, potrebbe trovarsi di fronte ad altri atteggiamenti meno gentili e più ostili.

 
Libertà per l'Inghilterra?

Qualunque sia il suo risultato, il referendum scozzese programmato per il 18 settembre è la prova della prossima dissoluzione del Regno Unito. Prima o poi lo Stato britannico centralizzato a Londra/Westminster è destinato a fallire. Inventata nel 1707 attraverso la corruzione da parte di Londra di opportunisti scozzesi senza scrupoli e carrieristi, l'Unione con la Scozia (di fatto, la colonizzazione della Scozia da parte di Londra), non può durare e potrebbe anche finire nel giro di pochi giorni. Una volta terminata, l'Irlanda del Nord potrà finalmente essere unita con il resto dell'isola dell'Irlanda e anche il Galles potrà scuotersi di dosso il giogo coloniale.

Non c'è da stupirsi che le istituzioni di Westminster, scosse dal proprio compiacimento dai recenti sondaggi, siano ormai in preda al panico e stiano facendo le loro solite promesse vuote al popolo scozzese. Tuttavia, la vera questione per noi è se tutto questo porterà alla morte dell'Establishment britannico e infine alla libertà dell'Inghilterra. Fin dal 1066 l'idea ossessiva dell'Impero ha perseguitato Londra. Prima è stata soggiogata l'Inghilterra, poi il Galles, poi l'Irlanda, poi la Scozia. I re medievali anglo-normanni si sono anche occupati di soggiogare la Francia, naturalmente, dal momento che erano più francesi che inglesi.

Tuttavia, il vero e spietato imperialismo è venuto sotto gli usurpatori tedeschi di Hannover e dei vittoriani, che erano ossessionati da una Britannia globale, un'ossessione che ci ha trascinati in due guerre mondiali. Ora, nel XXI secolo, è il momento di rinunciare alle pretese imperiali e restituire le terre delle Isole al loro status legittimo, un arcipelago al largo delle coste dell'Europa nord-occidentale, formato da quattro paesi indipendenti, uniti dall'amicizia e non da intrighi politici e dalla corruzione. Solo la libertà dalle istituzioni britanniche aliene e dalla sua élite normanna può portare la tanto attesa libertà all'Inghilterra.

 
Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio sul ruolo della Russia

Cosa rappresenta per lei la Russia nel panorama ortodosso universale? Come definirebbe il ruolo spirituale che la Russia gioca nel mondo ortodosso?

Prima di accennare alla “Russia” nella prospettiva di un prete ortodosso, voglio premettere che in queste risposte parlo della Rus’, ovvero del raggruppamento ideale dei popoli cristiani della terra storica dei russi (oggi divisa in diversi stati) e di quanti nel mondo si identificano nella sua Chiesa. Identificare il mondo della Rus’ con l’attuale Federazione Russa, o con l’ex Unione Sovietica, o con l’ex Impero Russo, è precisamente come identificare il mondo della francofonia con l’attuale Repubblica Francese, o con l’ex Impero di Napoleone... Si tratta di un concetto sovranazionale e internazionale, che non a caso si identifica con la più estesa delle Chiese locali nel mondo. Essendo composta da molti popoli (spesso piuttosto diversi tra loro), la Chiesa russa ha la maggior capacità dinamica di far sentire a casa propria un popolo di tradizione diversa da quella cristiana ortodossa, che tuttavia ne vuole abbracciare la fede. Al tempo stesso, essendo caparbiamente ortodossa, è una Chiesa che sa rispettare l’immersione nella fede cristiana delle diverse culture, e quindi sa trattare con rispetto anche quelle Ortodossie locali che non vogliono, per qualsiasi ragione, identificarsi con essa. Un ruolo spirituale ideale sarebbe pertanto quello di salvaguardare l’autonomia delle altre Chiese locali (spesso con forme di aiuto concreto... avendone peraltro i mezzi), offrendo allo stesso tempo un ampio punto d’ingresso nell’Ortodossia per tutti quelli che si sentono chiamati a entrarvi. Il fatto che la Chiesa russa sia composta per lo più di fedeli che hanno ripreso da poco a frequentare la vita ecclesiale la rende anche una Chiesa sorprendentemente umile, che non opprime i nuovi arrivati dall’altezza (vera o presunta) della sua tradizione storica.

Quali sono i rappresentanti più importanti della Chiesa russa nella sua prospettiva?

Circa 150 milioni di anime che si sforzano di camminare sul sentiero della salvezza... non scherzo, l’immensità stessa della Chiesa russa aiuta a ridimensionare molto le pretese d’importanza dei singoli, e anche se si possono trovare esempi straordinari in tutte le categorie (pastori d’anime, padri spirituali, monaci e monache, confessori, uomini di fede e di scienza esemplare), il loro mero numero fa sì che non dobbiamo necessariamente fare gare d’importanza, e lasciare a ognuno il suo maestro.

Ho spesso sentito dire che la Russia rappresenta anche il più grande messaggero dell'Ortodossia nel mondo. È d'accordo con una tale affermazione?

Certamente il più sottovalutato, ma forse va bene così. Solo chi è davvero grande non si preoccupa davvero di farsi piccolo per i singoli che lo cercano.

Per quel che si sa, la Russia ha contribuito moltissimo allo sviluppo dell'Ortodossia nell'Occidente, soprattutto in Francia e in Inghilterra. Cosa potrebbe dirmi in riferimento al mondo in cui la Russia ha contribuito allo sviluppo dell'Ortodossia in Italia?

Qui si dovrebbero aprire fin troppe pagine particolari. Diciamo solo, come riferimento generale, che il “punto di forza” che ha attratto tanti eterodossi alla fede ortodossa è stato la fiducia. Spesso tale fiducia è stata tradita da singoli e da gruppi che non hanno saputo apprezzarla, ma non si potrà dire che la Chiesa russa non abbia accolto i convertiti con grande apertura e rispetto.

Padre Andrew Phillips, un noto rappresentante dell'Ortodossia in Inghilterra, dice che la Russia è l'unico paese ai nostri giorni che difende i valori tradizionali dimenticati e respinti dalla società contemporanea. Quanto è vera tale affermazione?

Il cardine della visione “apocalittica” di padre Andrew (nella quale, almeno a breve termine, ha mostrato un’insolita preveggenza) è una Russia (o una Rus’, per capirci) che come effetto dell’avere sofferto la più estesa persecuzione dei cristiani in tutta la storia, ha ottenuto l’onore (e l’onere) di ritardare i mali che l’umanità sta attirando sul proprio capo. Le modalità di applicazione di questo ritardo potranno variare a seconda di varie circostanze, ma l’impulso è certamente presente e innegabilmente attivo.

Quali sono le opere teologiche russe che lei apprezza di più?

Molto dipende dalla nostra definizione di teologia. Devo ricordare che la Chiesa ortodossa della Rus' non si è sviluppata, per motivi storici facili da studiare, in mezzo ai dibattiti dogmatici, ma piuttosto nello sforzo di mantenere una retta ortoprassi nel culto e nella vita cristiana. Per questo, rispetto alle opere teologiche speculative (che portano sempre il rischio di degenerare in insegnamenti devianti, come nel caso del sofianismo promosso negli ambienti dell’emigrazione parigina), vorrei dare la preferenza alla testimonianza dell’espressione liturgica in tutta la sua ampiezza.

Cosa rappresenta per lei come sacerdote ortodosso l’opera "Racconti di un pellegrino russo"?

Curiosamente, questo libro ha avuto un ruolo più importante nei miei anni di avvicinamento all'Ortodossia, che non nei miei anni di servizio sacerdotale. È un interessante entry point sulla mentalità cristiana ortodossa per innumerevoli persone, e per questo non sarà mai ringraziato a sufficienza, ma (nel vero stile russo), non presume di dare una base dottrinale alla preghiera (cosa che affida esplicitamente alla Filocalia), e soprattutto non fa sconti sulla durezza del cammino ascetico (lo stesso pellegrino dei Racconti vive una vita di un rigore impensabile per la stragrande maggioranza dei lettori). Raramente ha avuto punti di contatto con la mia effettiva esperienza pastorale.

 
Domande e risposte dalla corrispondenza recente (aprile 2021)

Questioni pastorali

C'è ora una vera differenza tra le chiese della ROCOR e le chiese patriarcali fuori dalla Russia? Se siete sotto lo stesso patriarca e tutti ortodossi russi, che differenza può esserci?

Anche se oggi le linee di demarcazione sono a volte piuttosto sfumate, soprattutto nelle capitali, in genere noi nella ROCOR siamo una Chiesa a gestione popolare. In altre Chiese, comprese le parrocchie patriarcali di Mosca, si ha sempre l'impressione che i sacerdoti guardino alle loro spalle in cerca di stati e ambasciate straniere, aspettandosi aiuti finanziari o di altro tipo. Noi non lo facciamo, non possiamo farlo, siamo locali. Dobbiamo essere autosufficienti. I preti sopravvivono, i cori non sono pagati. Senza il sostegno dei fedeli, non esisteremmo. Questo ci rende più liberi, anche se ovviamente la nostra vita può anche essere incredibilmente difficile e povera. Ma chi ha bisogno del marmo e dell'oro nelle chiese? Nonostante tutto l'odio, la gelosia e la persecuzione nei nostri confronti, noi siamo qui e ora.

Qual è stato il risultato della costituzione di un gruppo sotto il Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina?

Il risultato è stato la diffusione del minuscolo, localizzato e fortemente nazionalistico scisma ucraino ai piccoli Patriarcati di Costantinopoli e Alessandria e alle Chiese di Grecia e Cipro. Tutte queste quattro Chiese sono ora completamente divise. Fortunatamente, le altre dieci Chiese ortodosse locali sono rimaste fedeli e non hanno posto il nazionalismo locale, greco o ucraino, al di sopra di Cristo. Ora stiamo vedendo chi è in realtà un cristiano ortodosso e chi è un semplice sciovinista e può essere comprato per crocifiggere il Corpo di Cristo con trenta monete d'argento americano.

L'arcivescovo Job di Telmessos del Patriarcato di Costantinopoli ha affermato che gli ortodossi devono accettare la Pasqua cattolica romana. Potrebbe succedere?

L'arcivescovo Job è un vescovo caduto in disgrazia dell'ex gruppo costantinopolitano di Rue Daru. Il suo semi-uniatico, scismatico e minuscolo Patriarcato non è in comunione con la stragrande maggioranza della Chiesa ortodossa. Penso che meno si parla delle sue strane idee, meglio è.

Qual è, nei termini più semplici e brevi possibili, la differenza tra la Chiesa ortodossa e quella non ortodossa?

Mio nipote di tre anni è recentemente entrato in una chiesa anglicana per vedere delle vetrate. Quando è uscito, gli è stato chiesto cosa ne pensasse. Ha risposto: "Eh, beh, è una chiesa finta. Non c'erano icone né candele e avevano dei letti su cui le persone potevano dormire" (intendeva i banchi).

Non dirò altro.

Quali sono le qualità essenziali per essere un prete?

Ce ne sono due: pietà e intelligenza. Tuttavia, queste due qualità devono essere definite:

  • La pietà non è solo una fede nel cuore che Dio esiste, ma un'effettiva conoscenza di Dio attraverso l'esperienza spirituale e quindi amore per la sua creazione. Questo è molto diverso dal pietismo, che è emotività e sentimentalismo.
  • L'intelligenza non significa l'eccellente memoria dell'intelligenza accademica, dell'intellettualismo, che è spesso molto stupido ed empio. Intelligenza significa intuizione ed esperienza della psicologia umana, intelligenza emotiva, capacità di capire da dove vengono le altre persone e come soffrono.

Qual è la più grande giurisdizione ortodossa in questo paese?

È la giurisdizione degli ortodossi decaduti, quelli di tutte le nazionalità che sono battezzati, ma che non vengono mai in chiesa. Certamente ne conta centinaia di migliaia.

Perché molte persone ortodosse sono passive? È una forma di clericalismo?

A volte ho l'impressione che molte persone ortodosse siano come bambini molto piccoli: non faranno nulla per se stessi o per la Chiesa, a meno che non siano espressamente istruiti a farlo. Questo non riguarda solo le grandi questioni, ma anche cose insignificanti come spegnere le candele, accendere una luce o il riscaldamento, chiudere una porta, ecc. Penso che questo derivi dalla mentalità della religione di Stato: "Lo farà il clero". Quella mentalità è fatalmente sbagliata.

I sacerdoti non dovrebbero avere il diritto di impedire ai fedeli che si confessano di ricevere la comunione. Cosa ne dice?

Sono assolutamente d'accordo con lei. Lo scopo della confessione è proprio quello di aiutare le persone a ricevere la comunione, non di impedirglielo. Se lei fosse un membro della Chiesa ortodossa e venisse alla confessione, penso che lo saprebbe.

Se la Chiesa ortodossa è contraria alla contraccezione, perché praticamente tutte le coppie ortodosse la usano? (Per quanto posso vedere lo fanno, dal momento che le famiglie con due o anche un solo figlio sembrano essere la norma). Qual è esattamente l'insegnamento ortodosso?

In risposta le racconterò una storia vera.

Una trentina di anni fa ho incontrato una giovane donna russa emigrata che pensava di essere "molto ortodossa". Si era sposata con un ortodosso con la benedizione del suo "padre spirituale" e aveva iniziato ad avere figli. Ne aveva cinque in tutto, anche se il suo matrimonio stava più o meno crollando. Alla fine, ha divorziato ed è diventata così malata di mente che ha dovuto essere ricoverata in un ospedale psichiatrico e i bambini sono stati presi in affido. Nel frattempo il suo 'padre spirituale', un vescovo (!!), era stato arrestato dalla polizia per pedofilia ed era in carcere.

Aveva avuto cinque figli, non perché li amasse, ma perché nel suo orgoglio voleva essere "più ortodossa degli ortodossi", una "super ortodossa", come il suo "padre spirituale". In altre parole, la motivazione della sua vita era stata il puro orgoglio.

Mi dica, quale sarebbe stato il male minore? Cosa sarebbe stato meglio di cinque bambini non amati, non desiderati, infelici e rifiutati, che ora hanno tutti problemi psicologici?

L'insegnamento ortodosso su questo tema, come su tutti i problemi, è l'amore.

Perché le tentazioni ci accadono anche se preghiamo dicendo 'E non indurci in tentazione'?

Le tentazioni possono accadere per renderci umili. Il fatto triste è che in generale quando non ci sono tentazioni, non c'è umiltà. Il diavolo non lo sa, ma quando ci tenta, come permesso da Dio, in effetti sta lavorando per Dio, sta lavorando per renderci umili.

Cos'è l'arte?

Sofferenza. Tutta la grande arte nasce dalla sofferenza. La sofferenza è redentiva per tutti, credenti e non credenti allo stesso modo.

Qual è la differenza tra un fantasma e un poltergeist, se ce n'è una?

Un fantasma è l'anima di un essere umano defunto che per qualche motivo non può trovare riposo. Un poltergeist è un demone violento.

Recentemente ho incontrato una donna ortodossa che parlava continuamente di demoni. Presumo che questo non sia tipico?

Certo che no. È malata. Ci sono persone che per ragioni psicologiche, anzi psicopatologiche, sembrano credere più al diavolo che a Cristo. Sono profondamente depresse e deprimenti. Questi pessimisti attendono la venuta dell'Anticristo, mentre noi attendiamo la venuta di Cristo, che ha vinto il diavolo e la morte.

Questioni liturgiche

Perché le funzioni ortodosse sono piuttosto caotiche rispetto quelle dei cattolici e dei protestanti? Tutti sembrano fare cose diverse allo stesso tempo.

Cosa potrebbe esserci di più caotico dello Spirito Santo?

Le parrocchie potrebbero mai avere bisogno di tre diaconi?

Direi di no, perché non c'è niente da fare per un terzo diacono. L'unica soluzione sarebbe avere una rotazione, con il terzo diacono che si alterna per celebrare come primo o secondo diacono. Anche quando ci sono due preti o due diaconi, possono fare lo stesso.

Recentemente ho partecipato a una funzione dell'olio santo e le sette unzioni sono state fatte insieme alla fine, non sette volte separatamente. È normale?

È normale nelle piccole chiese quando c'è un gran numero di persone. Invece di avere persone che girano da tutte le parti per sette volte e si scontrano a vicenda, le unzioni si fanno tutte alla fine. Tuttavia, nelle grandi chiese dove c'è molto spazio e le persone sono disciplinate e sanno come fare la fila, le sette unzioni possono essere fatte separatamente dopo ogni epistola, vangelo, litania e preghiera, come è presupposto. Questa è una domanda puramente pratica, non liturgica.

Perché le Liturgie dei Presantificati sono così scarsamente frequentate, quando si svolgono? E perché non tenerle la sera?

Lei intende i Vespri con la comunione presantificata, poiché in queste funzioni non c'è Liturgia eucaristica.

Prima di tutto, questi sono uffici monastici. Nelle parrocchie le uniche persone che possono partecipare sono i chierici retribuiti, i coristi retribuiti e i pensionati. Nel nostro contesto in cui non abbiamo un clero pagato e nessun coro pagato e abbiamo solo giovani e tutti lavorano e i loro figli più grandi sono a scuola, non c'è possibilità di frequentare tali uffici. Le uniche persone che potrebbero venire sono le madri con i bambini piccoli. Ma naturalmente perché dovrebbero venire, quando i bambini piccoli non possono ricevere la comunione perché non c'è il sangue di Cristo, ma solo il corpo? Come ho detto all'inizio, si tratta di uffici per monasteri o cattedrali, dove ci sono sacerdoti, cori e almeno un lettore (essenziale se queste funzioni devono essere eseguite correttamente).

In secondo luogo, tali funzioni sono pensate per chi non può aspettare fino al sabato e alla domenica successivi per fare la comunione, in altre parole presuppongono una comunione molto frequente: anche questo è molto raro. In tutte le funzioni dei presantificati a cui sono stato o che ho celebrato, non ci sono mai state più di tre comunioni (tutte di anziani).

Purtroppo, le funzioni dei presantificati possono diventare un segno di pietismo farisaico.

Se si tenessero la sera (cosa che in realtà non è canonica), quando inizierebbe il digiuno prima della comunione? Dopo la prima colazione? Personalmente, io non riesco a fare la comunione dopo una giornata di lavoro. La santa comunione deve essere la prima cosa che facciamo durante la giornata, non l'ultima. Possiamo davvero essere preparati a ricevere la comunione dopo lo stress di una giornata di lavoro? I nostri pensieri sono altrove. Dobbiamo prepararci per la santa comunione.

 
Prima chiesa russa consacrata nelle Filippine

foto: ugraeparhia.ru

I fedeli ortodossi delle Filippine hanno provato una gioia unica durante il fine settimana, quando sua Eminenza il metropolita Pavel di Manila e Hanoi ha consacrato la prima chiesa parrocchiale della Chiesa ortodossa russa nelle Filippine.

foto: ugraeparhia.ru

Il metropolita ha celebrato sabato 22 febbraio il grande rito di consacrazione della chiesa di san Serafino di Sarov nella città di Makalangote sull'isola di Mindanao, seguita dalla prima Divina Liturgia nella chiesa appena consacrata, come riporta il sito della metropolia di Khanty-Mansijsk.

foto: ugraeparhia.ru

Assieme a sua Eminenza ha concelebrato il clero di tutta la diocesi delle Filippine e del Vietnam, oltre a un diacono della metropolia di Khanty-Mansij.

Il suddiacono Nicholas Salgado della chiesa di san Serafino è stato ordinato al diaconato durante la Liturgia.

foto: ugraeparhia.ru

Alla fine della funzione, il metropolita Pavel si è rivolto ai fedeli riuniti dicendo: "Cari fratelli e sorelle, vi do un cordiale e sincero benvenuto in questo giorno speciale per tutti noi. Oggi abbiamo specificamente chiesto al Signore di inviarci la sua divina grazia e di santificare questa chiesa, di essere sempre presenti qui, in modo che tutti coloro che vengono in questa chiesa siano uniti a Dio nella preghiera e nei sacramenti!"

"Sono sicuro che le fondamenta della Chiesa che sono state poste oggi saranno forti e affidabili, come questa chiesa, la prima e finora l'unica nella storia di questa diocesi a essere stata costruita e consacrata secondo il grande rito. Penso che sia stato fatto un buon inizio, e la costruzione di chiese sul nostro territorio filippino continuerà", ha affermato in seguito.

foto: ugraeparhia.ru

“Mi congratulo con tutti per questo evento – perché questo evento non è solo per il nostro villaggio e non è solo per le Filippine – è una celebrazione per l'intera Ortodossia universale, la vera Chiesa cattolica ortodossa! Vorrei presentare a questa chiesa un'icona della Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, che abbiamo portato dalla Russia, in modo che il Signore risorto possa mostrare a tutti la via della salvezza. che Dio benedica tutti!", ha concluso sua Eminenza.

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La comunità parrocchiale di san Serafino si è convertita all'Ortodossia dalla Chiesa filippina indipendente – un gruppo cattolico separatista – nel 2015 a seguito della conversione di padre Moses Cahilig, ora sacerdote della diocesi delle Filippine e del Vietnam. Per lungo tempo, le funzioni sono state tenute in una capanna di bambù senza pareti, fino a quando non sono iniziati i lavori nel 2017. La chiesa è stata costruita con la partecipazione attiva dei benefattori russi e il duro lavoro dei fedeli locali.

 
Diocesi e monasteri in Romania offrono cibo e spazi di quarantena

foto: basilica.ro

Oltre a offrire preghiere speciali per la protezione e la guarigione durante questo periodo dell'epidemia di coronavirus, la Chiesa ortodossa romena si sta dando da fare per offrire aiuto materiale e luoghi per la quarantena.

Per esempio, le quattro mense sociali dell'arcidiocesi di Cluj forniscono, su richiesta, cibo gratuito per anziani e malati in isolamento personale, come riferisce l'agenzia di stampa Basilica.

L'arcidiocesi fornisce anche strutture di quarantena. Il centro missionario sociale Ioan Bunea ha una capacità di 70 posti e, se necessario, altri 200 posti sono disponibili nel monastero di Parva e altri 70 nel monastero di Piatra Craiului.

I sacerdoti e le comunità parrocchiali sosterranno anche le persone in isolamento individuale, fornendo loro cibo e assistenza spirituale.

Inoltre, i volontari delle parrocchie dell'arcidiocesi di Craiova e gli assistenti sociali dell'Associazione Vasiliada stanno raccogliendo prodotti alimentari e di igiene personale da distribuire agli anziani e alle persone isolate a casa, in una campagna di sostegno intitolata "L'amore non verrà mai meno!"

L'arcidiocesi sta inoltre invitando aziende e organizzazioni private ad aderire alla campagna. Se necessario, è pronta a fornire anche spazi di isolamento, cibo caldo e altre forme di aiuto per i bisognosi.

Inoltre, circa 40 persone provenienti dall'estero sono attualmente messe in quarantena presso il Centro culturale sociale di san Paissio presso il Monastero di Neamț.

La stragrande maggioranza proviene dall'Italia, ha commentato l'abate, l'archimandrita Benedict (Sauciuc).

Il centro del monastero ha complessivamente 52 stanze. Coloro che vi soggiornano ricevono cibo e assistenza medica.

Attualmente, ci sono 40 unità mediche e farmaceutiche che operano sotto il patrocinio della Chiesa romena, la più grande entità filantropica della nazione in termini di contributo all'opera sociale.

 
Vita del neo-ieromartire padre Ioannis Karastamatis di Santa Cruz

Sul blog Puglia ortodossa, curato dal nostro confratello archimandrita Arsenio, è stata tradotta la vita di padre Ioannis Karastamatis di Santa Cruz, California, un attivo e generoso parroco greco ortodosso in America, ucciso nel 1985 in un assalto di stampo satanista. La vita di padre Ioannis può essere letta oggi anche nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti. Ringraziamo padre Arsenio per il suo permesso di duplicare la traduzione sul nostro sito, e gli facciamo i nostri migliori auguri per il suo ministero che si estende anche attivamente in rete.

 
L'ottavo Concilio ecumenico? Come non trasformare il Concilio in una parodia

collage fotografico: russiatomorrownews.ru

Ogni giorno ci sono nuove informazioni sul Concilio pan-ortodosso previsto per il 18-27 giugno di quest'anno. Non è più ovvio che si svolga come previsto. Eppure, è proprio necessario che il Concilio abbia luogo al tempo previsto? Aleksej Lidov, storico dell'arte, bizantinista, membro dell'Accademia russa delle Arti, direttore del Centro per la storia di Bisanzio e la cultura cristiana orientale, capo del Dipartimento dell'Istituto di cultura mondiale all'Università di stato di Mosca, riflette sul tema.

Aleksej Lidov. Foto di Anna Halperina

Non è un caso che molti si riferiscano al prossimo Concilio come al "Concilio ecumenico ottavo". Si può ricordare che il settimo Concilio ecumenico ha avuto luogo alla fine dell'VIII secolo, nel 787, cioè quasi tredici secoli fa. E questo fatto da solo significa che si tratta di un evento storico di grande importanza.

Tuttavia, ci può davvero essere un ottavo Concilio pan-ortodosso se alcune delle più importanti Chiese ortodosse non vi prendono parte? Siamo consapevoli che il patriarcato di Antiochia ha categoricamente rifiutato di partecipare al Concilio; la Chiesa ortodossa bulgara ha rifiutato di partecipare, così come la Chiesa ortodossa georgiana. Un certo numero di Chiese ortodosse locali ha sollevato numerose domande. E molte di loro hanno suggerito in modo inequivocabile di rinviare il Concilio e di sviluppare ulteriormente i temi che causano argomenti e discrepanze.

Per quanto capisco, attualmente questa è anche la posizione della Chiesa ortodossa russa e dobbiamo essere consapevoli che molto dipende da essa. È evidente che se la Chiesa ortodossa russa dovesse rifiutare di partecipare al Concilio, si potrebbe dire che non ci sarà più un Concilio ecumenico o pan-ortodosso. Anche avrà comunque luogo, diventerà una sorta di parodia di Concilio, che è di per sé anche peggio che nessun Concilio. Di conseguenza, sarebbe molto peggio se le Chiese ortodosse più importanti si ritirassero dal Concilio causando il fallimento di questo colossale progetto, che se non fosse iniziato in primo luogo il processo di organizzare questo progetto.

Pertanto, ritengo che la soluzione migliore e più conciliante sia il suggerimento di rinviare il Concilio e di dichiarare che ciò dovrebbe aver luogo sull'isola di Creta letteralmente entro una settimana divenga un'altra sessione pre-conciliare per la discussione di tante questioni e problemi pressanti. Naturalmente, questa decisione di compromesso potrebbe ferire alcune ambizioni personali e, per dirla in modo attento, i progetti politici di alcuni gerarchi dell'Ortodossia mondiale ne soffriranno. Tuttavia, è importante capire il prezzo che dovrà essere pagato; è importante capire che queste ambizioni e il livello di danno che potrebbero causare potrebbero non essere commensurati.

Ci si chiede, quindi, perché abbiamo così tanta fretta; perché il Concilio non può essere rimandato per almeno un altro anno? Nel corso di tale anno potrebbe essere fatta un'enorme quantità di lavoro; la totalità o almeno la maggior parte delle molte questioni controverse e secolari maturate negli ultimi anni potrebbe essere risolta.

il settimo Concilio ecumenico (icona del XVII secolo, monastero di Novodevichij)

E, infine, la domanda che io percepisco come quella probabilmente più importante: a cosa serve in realtà questo Concilio? Sappiamo tutti dalla storia dell'Ortodossia che tutti i sette Concili ecumenici hanno avuto una causa principale, fondamentale, e che tutte le altre questioni sono state centrate su di essa. Per esempio, nel caso del settimo Concilio ecumenico, o, come viene a volte indicato, il secondo Concilio di Nicea, il tema centrale è stata la questione della venerazione delle icone. In altre parole, il Concilio ha trattato la più importante, più rilevante e globale sfida che l'Ortodossia universale doveva affrontare al momento.

Ho studiato una vasta gamma di materiali sul futuro ottavo Concilio. C'è un ordine del giorno; ci sono domande; ci sono gruppi che coordinano tali domande. Tuttavia, il tema principale del Concilio mi resta ancora poco chiaro.

Dal mio punto di vista, cioè dal punto di vista di un semplice cristiano ortodosso, un laico, al contrario di un vescovo della Chiesa, il problema che avrebbe potuto essere al centro di questo Concilio è la questione della difesa del cristianesimo. Con una storia di oltre duemila anni, ancora una volta ci troviamo nella situazione in cui abbiamo bisogno di difendere il cristianesimo. Inoltre, ha bisogno di essere difeso a tutti i livelli.

Assistiamo alla distruzione fisica dei cristiani nei Paesi del Medio Oriente: i copti soffrono; non rimangono quasi più cristiani in Iraq; più della metà dei cristiani sono fuggiti dalla Siria. Stiamo parlando di milioni di nostri fratelli credenti, anche se alcuni di essi appartengono ad altre confessioni. Questa è una metà del problema. L'altra metà è l'attacco ai valori cristiani da parte, diciamo, della civiltà moderna o, come è a volte chiamato, il moderno mondo liberale, che, a seguito di una sua logica e di un suo processo di ragionamento, sta distruggendo i principi cardine del cristianesimo e della Chiesa cristiana che per la maggior parte i cristiani, almeno nel mondo ortodosso, non sono preparati a sacrificare.

Lasciate che vi ricordi che in alcuni paesi parlare contro qualcosa che un cristiano ritiene inaccettabile è già considerato come un reato penale. I sacerdoti in America, non solo quelli ortodossi, ma pure i preti cattolici e i pastori protestanti, dicono senza umorismo che la prossima generazione del clero degli Stati Uniti è a rischio di finire in carcere solo per il fatto di essere coerente con le proprie credenze.

C'è un attacco in corso ai nostri valori spirituali e ai nostri più importanti spazi sacri come se nulla fosse stato raggiunto nell'età moderna; come se stessimo ritornando ai cosiddetti "secoli bui". Solo pochi giorni fa, il culto musulmano è ripreso a Costantinopoli-Istanbul nella chiesa di Santa Sofia, che era diventata un museo nel 1935. Questa è stata una delle decisioni più fondamentali che Atatürk ha fatto nella sua lotta contro il clero islamico per il cambiamento dei percorsi dello sviluppo del loro paese. Al giorno d'oggi, vediamo una inversione di questo processo: il culto e le letture del Corano a Santa Sofia nel corso del Ramadan – il principale periodo di digiuno islamico – saranno trasmessi in tutto il paese durante tutto il mese. Il governo turco ha annunciato che quella era la loro risposta all'Europa e, per quanto riguardava loro, a tutto il mondo cristiano per l'accettazione da parte del parlamento tedesco del fatto del genocidio armeno del 1915 e degli anni successivi. In questo modo, Erdoğan e il governo turco inviano un messaggio inequivocabile a tutto il mondo cristiano, noi compresi, che uno dei più importanti dei monumenti architettonici cristiani, uno dei più grandi spazi sacri cristiani conquistati e presi ai cristiani nel 1453, è ancora una volta sotto il controllo islamico come ricordo delle vittorie passate sul cristianesimo. Questa grande chiesa ortodossa è a rischio di diventare ancora una volta una moschea.

Di conseguenza, viviamo in un'epoca in cui la civiltà cristiana in generale, e la civiltà ortodossa come uno dei suoi componenti più importanti, sono in pericolo. E penso che il Concilio ecumenico (pan-ortodosso) dovrebbe formulare una chiara risposta teologica a tutte queste sfide e offrirci qualcosa su cui poter contare. Dal mio punto di vista, non c'è nulla di più importante in questo momento. Tuttavia, per quanto ho capito, il tema della difesa del cristianesimo non è nemmeno menzionato nei documenti del Concilio!

La formulazione di una risposta di spirito cristiano e intelligente a questa sfida è il principale argomento di discussione futuro. Eppure, ripeto, al momento attuale, è evidente a chiunque abbia buon senso che un Concilio PAN-ortodosso perde il suo significato senza la partecipazione di tutte le Chiese ortodosse. Date le circostanze, sarebbe bene rinviare il Concilio per un breve periodo e trascorrere il tempo guadagnato risolvendo i problemi maggiori e minori in modo da formare un giudizio comune. Infatti l'unità dell'Ortodossia nelle questioni di base è tornata ad essere la condizione per la sopravvivenza di tutta la Tradizione.

Testo preparato da Oksana Golovko

 
L'ultimo re di Scozia: La divisione di anglo' in 'anglo-sionista'

Cari amici,

È mio *immenso* piacere condividere con voi un'analisi scritta da American Kulak. L'ho avuta un paio di giorni fa, esattamente come descrive l'autore: nessuna domanda, nessun avviso, nessun allarme, nient'altro che l'articolo stesso. Io *amo* quest'approccio del tipo "fallo e basta", che rende facile per tutte le parti far nascere cose buone. E suo pezzo è davvero buono. Quando l'ho letto la prima volta ne sono stato assolutamente deliziato. Non solo quest'analisi è di prim'ordine, ma è anche "profonda". AK fa un parallelo assolutamente corretto e spiritualmente valido tra Scozia e Novorossija, e posso confermare che anche la storia russa registra gli antichi eventi menzionati da AK. E, naturalmente, qualsiasi riferimento al passato dell'Europa quando era veramente unita in un unico mondo cristiano per opera di personaggi come sant'Andrea, san Patrizio, sant'Ambrogio, san Martino (il Papa), san Beda o san Gregorio e molti altri, è caro al mio cuore, e mi rallegro ogni volta che le loro vite reali sono ricordate in Occidente (e non solo durante le parate di san Patrizio!).

Spero che American Kulak contribuirà a questo blog altri articoli su questo argomento estremamente interessante e importante o su qualsiasi altro argomento che vuole esaminare.

Buona lettura e saluti a tutti,

Saker

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L'ultimo re di Scozia: La divisione di anglo' in 'anglo-sionista'

di American Kulak

Questo è il mio primo contributo come ospite al blog di Saker e spero che non sarà l'ultimo. Ve lo presento nello spirito del monito di Saker 'se vuoi fare qualcosa [di costruttivo per questa comunità globale online], fallo e basta!'

Il mio tema di oggi è il crescente disagio dei media anglo-americani e occidentali, se non addirittura l'opposizione allincombente voto per l'indipendenza in Scozia, dove una serie di credibili sondaggi indica il moto chiaramente in aumento in favore di un voto 'YES' per la secessione. Un voto 'NO' in questo caso significherebbe la continuazione del Regno Unito e dell'unione tra Scozia, Inghilterra e Galles approvata dal parlamento inglese nel 1706 e ratificata dal parlamento scozzese del 1707.

Anche se molti nella campagna 'Better Together' contro la secessione scozzese hanno insistito negli ultimi giorni che la Scozia può ricevere più autonomia e controllo sulle sue entrate fiscali locali, pur mantenendo i benefici economici e militari del rimanere nel Regno Unito (questo suona familiare a quei lettori di Saker che hanno sentito il presidente ucraino Petro Poroshenko vantarsi che la Novorossija rimarrà in Ucraina e il suo governo non cederà un metro quadrato dell 'terra ucraina', 'donata' nel 1922 dai bolscevichi), sembra che la speranza sia debole. La paura di perturbazioni economiche o di eversione a lungo termine del progetto europeo (o atlantista, ovvero ciò che Saker chiama 'anglo-sionista'), è già dilagata, mentre le forze pro-unità a Londra e Bruxelles diventano più disperate.

Da una parte, la spinta della Scozia alla secessione ha ben poco a che fare con la guerra in Ucraina e per la Novorossija. D'altra parte sembra che abbia a che fare con essa in ogni dettaglio, perché il sostenitori dell'indipendenza della Catalogna, del Paese Basco, del Nord Italia e anche della Novorossija stanno tutti sostenendo l'indipendenza della Scozia sui social media come Facebook e Twitter. L'unica eccezione che ho individuato finora è Graham W. Phillips, il giornalista britannico che è stato espulso dall'Ucraina dopo essere stato tenuto in ostaggio dal regime di Kiev e che è tornato indietro attraverso il confine a Lugansk. Il signor Phillips si identifica sia come sostenitore della Novorossija, sia come patriota britannico nato in Scozia, e non vede alcuna contraddizione tra le due cose. Graham rimane contrario alla secessione scozzese e ha espresso la sua opposizione sul suo feed Twitter.

In termini spirituali e simbolici, vi è di fatto una connessione tra la bandiera della Novorossija e quella della Scozia - l'antica croce di sant'Andrea, chiamata saltire o bandiera scozzese, un croce bianca a X su sfondo blu scuro. Questa bandiera costituisce anche il contributo della Scozia alla 'Union Jack', che mescola il blu scozzese con il rosso della croce di San Giorgio dell'Inghilterra. Secondo l'antica tradizione cristiana della Chiesa indivisa, che prima dello scisma del 1054 si estendeva dalla contea irlandese di Kerry in Occidente fino a Kiev in Oriente e all'Etiopia e all'India a sud, sant'Andrea Apostolo predicò il Vangelo dalla Spagna fino alle terre scite colonizzate dai greci e poi convertite al Cristianesimo ortodosso sotto il principe Vladimir della Rus vicino a quella che è oggi Kherson in Ucraina. Il santo spostolo Andrea, secondo la tradizione fu martirizzato in Acaia (Grecia moderna) su una croce a forma di X, perché, come san Pietro, che morì a Roma su una croce a testa in giù, non ritenne degno di essere crocifisso nella stessa maniera del Signore Gesù Cristo. La X corrisponde anche al numerale latino per dieci, che nella numerologia biblica derivata dagli antichi ebrei rappresenta i Dieci Comandamenti che Dio ha dato agli antichi israeliti sul monte Sinai, e quindi simboleggia la santa Legge di Dio.

Oggi la croce di sant'Andrea è visibile sulla bandiera di battaglia rossa e blu della Novorossija, visibile nell'insegna sulle spalle dei soldati del Donbass, e sulla bandiera navale della Federazione russa, che batte su Sebastopoli. Questo simbolismo non è passato inosservato dai più intelligenti procacciatori d'affari dell'Impero. Infatti, quando la Novorossija ha debuttato per la prima volta con la sua bandiera due mesi fa, rendendo omaggio sia a Sant'Andrea sia agli industriali anglo-scozzesi che fondarono Donetsk come centro di estrazione del carbone nell'Impero russo del XVIII secolo, c'è stata una grande quantità di sarcasmo su Twitter su come questa assomigliasse alla bandiera di battaglia degli Stati Confederati d'America (CSA). I detrattori, ovviamente, non hanno idea dell'araldica di sant'Andrea, che precede di secoli gli Stati Confederati, e che aveva ispirato i coloni scozzesi-irlandesi degli stati del Sud, che l'avevano scelta come loro bandiera di battaglia; le loro tradizioni belliche di coloni/soldati sono state evidenziate nel libro di storia popolare Born Fighting, dell'ex Segretario della Marina americana Jim Webb.

Mentre ci sono molti lettori di Saker che sostengono che assolutamente nessun cambiamento geopolitico può avere luogo senza il pieno consenso tra le élite occidentali globaliste a cui Saker si riferisce collettivamente come l'impero 'anglo-sionista' e le cui consultazioni al Bilderberg, a Davos, e al recente vertice NATO in Galles sono ben documentate, la propaganda sempre più stridula diretta contro l'indipendenza della Scozia suggerisce il contrario. La BBC, in particolare, ha guidato la carica contro un voto per l'indipendenza, mettendo in discussione la sua fasulla pretesa di obiettività ed evidenziando il suo asservimento totale allo stato profondo britannico. Ma la BBC e gli altri media britannici devono stare attenti a non offendere troppo il loro pubblico scozzese. Nel frattempo, l'agit-prop del 'think tank' americano e atlantista contro gli scozzesi è stato spesso rozzo e patetico.

La rivista online Business Insider (che il giornalista investigativo indipendente di Washington Wayne Madsen ha collegato a una campagna diffamatoria contro di lui a metà del 2013, a opera di un ex-ufficiale della NSA di nome John R. Schindler) ha recentemente pubblicato un articolo che sostiene che la partenza di missili balistici e sottomarini nucleari d'attacco britannici dalla base di Faslane in Scozia potrebbe lasciare la penisola aperta a una invasione russa. L'articolo è stato ampiamente stroncato nella sezione dei commenti di BI come propaganda ridicola [http://www.businessinsider.com/scottish-independence-and-russian-submarine-invasion-2014-8]

L'ex leader nominale neocon della londinese Henry Jackson Society, Michael D. Weiss, che ora dirige il sito di propaganda pro-Kiev The Interpreter Mag, ha twittato "se la Scozia secede, allora l'Europa può aspettarsi di veder creare dall'oggi al domani una politica estera di tipo Venezuela sul Mare del Nord. Putin si rallegrerà".  [https://twitter.com/michaeldweiss/status/508962026690187264]

In modo non sorprendente, considerando la loro sovrapposizione su questioni di politica anti-russa estera, sorveglianza della NSA, e altre questioni, Weiss twitta un link ad un altro articolo di Business Insider che avverte che la Scozia dovrà vincere 'quattro scommesse' per evitare di essere condannata alla povertà come stato indipendente. [https://twitter.com/michaeldweiss/status/508961378678214656]

Il World Affairs Journal, la pubblicazione bimestrale della 'ex' copertura operativa della CIA e quasi-ONG Freedom House, ha pubblicato un articolo dell'ex giornalista del Time Roland Flamini dal titolo "Disunione europea: Cameron, l'UE e gli scozzesi", che si conclude con il lamento: "Se trionfa il separatismo nel referendum, David Cameron sarà ricordato come il primo ministro che ha perso la Scozia. Egli affronta anche l'ulteriore prospettiva di essere l'uomo che ha guidato la Gran Bretagna fuori dall'Unione Europea". [http://www.worldaffairsjournal.org/article/european-disunion-cameron-eu-and-scots]

Si noti l'uso preminente della parola 'separatismo' che è diventata una parola sporca nei circoli atlantisti da quando ha avuto inizio la rivolta in Novorossija nel mese di marzo. Lo stesso numero di settembre/ottobre del World Affairs Journal ospitava Peter Pomerantsev che diceva: "Il canale [RT] ha i suoi fan in Occidente ed è stato nominato per un Emmy per i suoi servizi sul movimento Occupy in America. E non è solo la sinistra che sta applaudendo. Nigel Farage, dell'UK Independence Party di destra extraparlamentare [non per molto - American Kulak] è regolarmente presente nei suoi telegiornali". Farage, naturalmente, è stato un sonoro critico dell'implacabile espansione verso est dell'UE, che ha accusato di aver provocato la crisi ucraina e di essersi inimicarta la Russia. Farage ritiene inoltre che le politiche dell'UE verso la Romania e la Bulgaria abbiano portato da questi paesi a un afflusso di persone impoverite in cerca di lavoro in un momento in cui il Regno Unito sta già affrontando un alto tasso di disoccupazione ed è uno dei paesi più affollati d'Europa. [http://www.worldaffairsjournal.org/article/yes-russia-matters-putin%E2%80%99s-guerrilla-strategy]

Il collegamento tra Farage, che fatto una campagna senza troppa convinzione per il 'No' in Scozia la scorsa settimana, e il voto di secessione scozzese non è chiaro. Tranne se si considera che la secessione della Scozia indebolirà la posizione del partito laburista britannico in parlamento, consentendo in tal modo a più Tories di dividersi dalla loro leadership burocratica e passare all'UKIP. Ma la più grande preoccupazione degli ideologi dell'Impero è che la Russia simpatizza con quasi qualsiasi gruppo nazionalista europeo che desideri deviare dalla linea di partito NATO o UE, e i nazionalisti europei dall'Ungheria a Grecia stanno restituendo il favore, solidarizzando con la posizione della Russia in Crimea e Donbass. È degno di nota, per esempio, per la sua assenza che i media anglo-americani non sono interessati a fare servizi sui combattenti stranieri che lottano per la Novorossija, tra cui una mezza dozzina di francesi veterani dei combattimenti in Afghanistan e in Ciad [https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=1suDxke9jBQ], né a intervistare il nazista svedese Mikael Skillt che lotta nel Battaglione Azov portando apertamente il bracciale nazista con il dente di lupo (Wolsfangel). La BBC ha fatto per la verità un servizio che curiosamente menziona anche le accuse delle Forze Armate della Novorossiya, che mercenari polacchi a contratto stanno combattendo per l'Ucraina, un'accusa che il governo polacco nega, ma questa storia è stata l'eccezione che conferma la regola. L'internazionalizzazione della guerra in Novorossija, la possibilità che diventi una seconda guerra civile spagnola, se si trascina per mesi o anni, non è qualcosa che né Washington né Londra che i propri outlet di propaganda stiano a sottolineare. Perché? Forse il saggio del signor Pomerantsev fornisce un indizio.

Dopo aver scavato intorno a Farage dal suo rifugio a Londra, il signor Pomerantsev, come molti liberali russi (che alcuni russi come Mark Sleboda chiamano "liberasti", per la loro perenne adulazione dell'Occidentale sulla scia dei liberali di san Pietroburgo del tardo XIX secolo, messi in satira da Dostoevskij [https://twitter.com/MarkSleboda1/status/508675733489995776]) arriva al cuore della sua denuncia sul supporto della Russia ai partiti nazionalisti dissenzienti dalla politica dell'Impero anglo-americano in Occidente. La denuncia è che il Cremlino sta cercando di mettere in dubbio se si tratti di Washington o di Mosca che mantiene le "nazioni prigioniere":

"Non è un caso che una caratteristica ricorrente dei programmi di RT sono le teorie del complotto, che vanno dai racconti del Gruppo Bilderberg ad acute segnalazioni su come i media occidentali coprono i crimini dei loro governi. L'appello alla mentalità della congiura (leggi: anti-Washington, anti-Impero anglo-americano e anti-banca centrale) rafforza il messaggio di fondo del Cremlino che il modello occidentale di capitalismo democratico è un fallimento e una farsa [da qui l'urgenza con cui persone come Pomerantsev invocano in 'recupero' dal crollo economico occidentale del 2008 e il mito che gli USA e l'UE potrebbero schiacciare l'economia russa con sanzioni se avessero la volontà di farlo]. In un recente articolo dal titolo "La mentalità cospirativa in un'epoca di transizione" [transizione a che cosa, agli eurocrati?], che osservava l'ascesa di teorie del complotto in Francia, Ungheria, e Slovacchia, un team di ricercatori di importanti gruppi di riflessione europei ha mostrato come i sostenitori dei partiti di estrema destra che il Cremlino sostiene in Europa sono anche i più inclini a credere nelle cospirazioni [si legga: fatti o eventi al di fuori o paralleli alla narrativa mediatica guidata dagli anglo-americani, come la prova che le forze ucraine hanno abbattuto l'MH17], e che questo fattore stava diventando più pronunciato man mano che la fiducia nel potere dei governi nazionali è erosa dalla globalizzazione [si legga: le persone non si fidano dei governi che hanno completamente consegnato la sovranità del popolo al progetti dei globalisti guidati dai banchieri] e le popolazioni si rivolgono a teorie strampalate per spiegare le crisi [il che significa che gli occidentali non credono più alle tradizionali spiegazioni dei media e alle loro allegre cifre economiche, ma credono ai 'loro occhi bugiardi', che mostrano che le cose stanno deteriorando culturalmente ed economicamente in tutto il mondo occidentale]. "

Un altro articolo nello stesso numero, nascosto dietro un ingresso a pagamento, scritto dalla studiosa Alina Poljakova del Woodrow Wilson International Center, lamenta "Strani compagni di letto: Putin e l'estrema destra dell'Europa ". [http://www.worldaffairsjournal.org/article/strange-bedfellows-putin-and-europe%E2%80%99s-far-right] Nella parte dell'articolo non a pagamento, Poljakova chiama con fiducia Marine Le Pen e il Fronte Nazionale in Francia "un partito di estrema destra", nonostante le Pen abbia più sostegno di probabili elettori che non l'attuale presidente francese Francois Hollande se le elezioni si tenessero questa settimana. [http://www.ft.com/intl/cms/s/0/6ecbb6c4-34d5-11e4-aa47-00144feabdc0.html]. La signora Le Pen da parte sua ha deviato le accuse di 'estrema destra/fascista radicale' facendo appello agli elettori socialisti con richieste di conservazione dello stato sociale assistenziale della Francia, e insistendo che la Francia non può più rimanere un barboncino della politica estera degli USA quando si tratta della Russia [questo è il suo vero crimine agli occhi degli stessi atlantisti che minimizzano costantemente gli elementi fascisti anti-UE in Ucraina, finché i loro membri combattono i delegati della Russia in Donbass]. Inoltre ha legato le sue posizioni anti-immigrazione e 'la Francia fuori dalla Unione Europea' alla difesa dei valori laici francesi di fronte all'islamismo e alla correttezza politica dell'UE, appellandosi sia alla sinistra sia alla destra.

Nel segno più eloquente che la signora Le Pen crede di poter vincere la presidenza della Francia, ha anche inviato rappresentanti del Fronte Nazionale in Israele per prendere le distanze sue e del partito dalle posizioni anti-israeliane del padre, corteggiando apertamente i voti degli ebrei francesi. Naturalmente, non è un caso che la signora Le Pen stia guadagnando sostegno da tutto lo spettro politico francese, anche se solo come candidata di protesta, mentre il governo degli Stati Uniti sta multando la francese BNP Paribas per la somma di 10 miliardi di dollari e sta cercando di bloccare la vendita delle navi da guerra Mistral alla Russia. Il gollismo, sia di sinistra o di destra, si agita quando le banche francesi sono usate come zerbino di Washington, e la scricchiolante stabilità finanziaria della Francia è messa a rischio dall'attaccamento fanatico Washington e Bruxelles di a mantenere le impoverite economie greca, spagnola e portoghese intrappolate nella camicia di forza dell'euro.

Forse, nel retro della loro mente, i 'tecnologi politici' dell'Impero continuano ad aggrapparsi a quel vecchio spauracchio dell'anti-comunismo dell'Asia sud-orientale durante la guerra fredda: la teoria del domino. Se la Scozia vota con successo la secessione dal Regno Unito, la sterlina e le banche della Gran Bretagna prendono una batosta nella successiva ricaduta. Con la Royal Bank of Scotland, la Deutsche Bank e altre case in putrefazione piene di derivati​​ sul baratro, le tessere del domino delle strutture finanziarie e politiche marce iniziano a cadere in tutta Europa. Dopo la Scozia, arriva la Catalogna. Dopo che se ne va la Catalogna, la parte più ricca e più innovativa della Spagna, gli spagnoli gridano 'no mas' ai continui livelli di disoccupazione dell'era della depressione. I lombardi e veneziani passano a più di un'indipendenza simbolica. I greci, spronati dall'esempio spagnolo, finalmente buttano a mare i loro Quisling eurocrati con le loro imposizioni di austerità, se necessario, esiliando i 'tecnocrati' greci con accuse di massiccia frode finanziaria e appropriazione indebita. Le banche del Portogallo guidate dalla Espiritu Santu, troppo grandi per fallire, sono finalmente autorizzate a fallire, con voci circa la solvibilità delle banche francesi e tedesche tra cui la già citata BNP Paribas e la Deutsche Bank in traiettoria selvaggia.

La secessione della Scozia sta per portare a casa ai cittadini britannici domande imbarazzanti sull'identità: per che cosa si batte ora l'Inghilterra, oltre alla sottomissione totale a Washington in cambio di 'un posto a tavola' e un gonfio settore finanziario nella City di Londra? Che cosa significa essere inglese in un'epoca di frontiere aperte e dell'immigrazione di massa? Come può l'identità inglese essere preservata se cambiano i volti o i colori di coloro che sostengono gli ideali che hanno fatto il successo dell'Impero Britannico, quando tanti giovani musulmani rifiutano i malati valori postmoderni del Regno Unito per andare a lottare per l'ISIS in Siria?

Dall'altro lato dell'Atlantico, la questione continuerà ad essere dove andranno gli USA, quando le grida di regionalismo, del governo degli stati meridionali e occidentali e di identità etniche sempre più assertive sfideranno gli ordini esecutivi di Washington, sconvolgendo gli Stati Uniti in posti come la prevalentemente nera Ferguson, Missouri o una sempre più messicana Los Angeles governati da una élite bianca in estinzione? Sul tema dell'immigrazione, per esempio, il Texas sta schierando le sue truppe della Guardia Nazionale al confine con alcuni deputati texani che denunciano le 'azioni esecutive' del presidente Obama sulla non espulsione di migranti messicani senza documenti come azioni incostituzionali, e quindi nulle. Nel frattempo, il governatore della California sta sostanzialmente annullando il confine meridionale con l'annuncio di "città santuario". Il punto non è quale dei due stati abbia ragione o torto. Il punto è che entrambi gli stati stanno facendo affermazioni politiche che sono in contrasto con la legge federale così come è scritta o così come un'amministrazione sceglie di (non) metterla in atto. Questo può solo portare ad ulteriori proclami degli Stati Uniti più uniti che mai, mentre una reale disunità li sta portando in suppurazione lungo linee di classe, razziali e regionali.

 
Arciprete Vitalij Bakun: "Io sono per la Rus' santa e unita!"

Nonostante l'annuncio delle autorità ufficiali del cosiddetto cessate il fuoco in Ucraina, a Lugansk e Donetsk continuano a essere uccisi dei civili. Le informazioni provenienti dai punti caldi della ex repubblica sovietica sono spesso contraddittorie. Abbiamo incontrato l'arciprete Vitalij Bakun che serve a Jasinovataja, sulla linea del fronte, per apprendere di prima mano ciò che sta accadendo nel Donbass.

Pace a tutti!

Padre Vitalij, lei è il rettore della chiesa dei santi Pietro e Paolo, e presiede un decanato composto da 9 chiese nei sobborghi di Donetsk. Ci sono già morti tra i sacerdoti a seguito degli eventi militari in Ucraina?

Sul sito della Chiesa Ortodossa Ucraina c'è una lista dei membri del clero uccisi o feriti nel corso delle ostilità. Da un decanato vicino vi si trova un sacerdote di una chiesa dedicata a san Giovanni di Kronstadt, di recente ferito seriamente, insieme a molti parrocchiani a seguito di un deliberato bombardamento della chiesa.

Ci sono persecuzioni o molestie verso i sacerdoti?

Non subiamo persecuzioni di massa, ma ci sono stati diversi casi di abusi diretti sui sacerdoti, e di questi ha scritto nel suo appello al presidente il metropolita Onufrij, mentre era ancora locum tenens della cattedra metropolitana di Kiev. Per esempio, il responsabile del decanato di Amvrosievka, padre Evgenij, ha attraversato molte volte un posto di blocco ucraino, e improvvisamente una volta lo hanno fermato, hanno cominciato a insultarlo, lo hanno preso a calci in testa e allo stomaco, e poi lo hanno portato a casa e gettato nel seminterrato, gli hanno preso i soldi, la macchina, hanno spaventato a morte la matushka e i bambini.

Le autorità ucraine non si fidano di nessuno?

In molti casi, nel territorio di Donbass che si trova sotto l'esercito ucraino, sottopongono i sacerdoti alla seguente procedura: li conducono alle autorità competenti, chiedono loro di spogliarsi e li controllano con attenzione, soprattutto sulle spalle – se non ci sono tracce del calcio di un fucile, e sulle dita – in cerca di tracce di un grilletto. Poi segue un'educata conversazione sulla fedeltà alle autorità. Ai sacerdoti dicono di non fare agitazione o propaganda. Ma il clero comunque non spara e non fa agitazione. Noi rispondiamo solo agli appelli di sua Santità il patriarca Kirill e del metropolita Onufrij, preghiamo per la pace, perché si fermi lo spargimento di sangue, perché smettano le uccisioni di civili e bambini. Dalle labbra di un sacerdote può venire solo questo appello: pace a tutti.

Qual è oggi il più grande problema del clero in Ucraina?

Forse il problema è che gran parte del clero, così come la maggior parte dei laici, crede alla propaganda ufficiale e ritiene che la distruzione di case e l'uccisione di civili siano colpa delle milizie. E tutti quegli abusi fatti dai membri del Settore destro e dei banderisti, li mostrano come se fossero azioni fasciste compiute dai miliziani. Pertanto, chiamano i miliziani terroristi, e la Russia – a causa del flusso di volontari russi nelle file della milizia – un paese aggressore. La gente non si ferma nemmeno a riflettere sul fatto che gli abitanti del sud-est del paese sono fuggiti verso il lato dell'aggressore, e che la Russia "ostile" accoglie e si fa carico di molti rifugiati. La stragrande maggioranza della popolazione è così zombificata da mesi di propaganda costante, che non crede nemmeno ai propri parenti stretti dalle regioni di Lugansk e Donetsk, e non vuole vedere l'ovvio. Tra loro, i miliziani sono fortemente associati con l'immagine del nemico.

Anche i non credenti diventano credenti

Beh, è difficile credere alla verità per chi non è testimone degli eventi. Ma coloro che sparano sui civili in ospedali, asili, scuole e chiese – quelli non sanno quello che fanno?

Sa, è del tutto possibile che sia così. Ho detto ai nostri parrocchiani che ho già notato donne che organizzano fari (dispositivi per la guida di precisione per l'artiglieria dell'esercito ucraino) sugli edifici. È del tutto possibile che i soldati eseguano stupidamente gli ordini dei comandanti, facendo fuoco con pezzi d'artiglieria, per qualunque scopo. Non a caso, sono scioccati quando sono fatti prigionieri, e li conducono agli edifici distrutti, agli ospedali, pieni di feriti gravi, persone innocenti. E non fanno fuoco sui posti di blocco e sulle posizioni della milizia, ma il più delle volte sulle infrastrutture – tutto è fatto in modo che la gente non sopravviva e abbandoni le proprie case. Già da diversi mesi, la gente non ha stipendi e pensioni, i negozi non funzionano, in molti luoghi non c'è acqua, gas ed elettricità.

E come fanno a sopravvivere i residenti che non hanno lasciato il territorio dei combattimenti?

Come possono: qualcuno aiuta i parenti, qualcuno dona aiuti umanitari. Io stesso viaggio regolarmente a Donetsk, dove ci sono ancora negozi aperti. Compro cibo e medicine e ne distribuisco a tutti i più bisognosi. A volte questi viaggi sono accompagnati da proiettili che esplodono molto vicino alla macchina, e devo fuggire dalla macchina in una delle trincee scavate per questo scopo sulle strade e vicino alle case. In realtà, oggi non c'è nessuna tregua, ci sono semplicemente meno bombardamenti.

Stiamo distribuendo alla gente anche candele, perché le cantine in cui le persone sono costrette a nascondersi durante gli attacchi, non sono adatte a questo scopo. Molte di loro sono state sgomberate con una procedura di emergenza e non sono dotate nemmeno dello stretto necessario. Ma le candele della chiesa servono durante i bombardamenti anche a scopo secolare. Molti in questi momenti hanno pregato. Anche i non credenti hanno iniziato in questi giorni terribili a ricordarsi di Dio e della santa Madre di Dio, rivolgendosi a loro per chiedere aiuto.

Ci dispiace per la domanda indelicata, padre Vitalij: come riesce a comprare le candele, il cibo, quando ogni giorno nei negozi militari tutto aumenta di prezzo?

Sì, per gli acquisti ho avuto circa duemila dollari, che mi sono stati inviati dalla Russia, per lo più da sacerdoti ortodossi della confraternita "Sobrietà" dedicata a san Giovanni Battista insieme ai loro parrocchiani, e per questo faccio loro un grande inchino.

La nostra chiesa si trova anche vicino a una casa di cura, che per la totale mancanza di potere delle autorità cittadine ha smesso di essere rifornita di cibo dall'inizio della guerra. Così eccoci qui con i parrocchiani da nutrire e inoltre 20 anziani, non ripresi dai parenti. Le nostre donne preparano pranzi e stanno prendendo sotto la loro cura gli anziani soli che sono in grado di lasciare i loro posti.

Ma la cosa peggiore non è la catastrofe umanitaria, e il bombardamento e cannoneggiamento che anche se ha luogo da qualche parte nelle vicinanze, sembra che i proiettile volino direttamente su di te. È ancora peggio quando si vedono sparsi sul terreno pezzi di corpi umani, quando si vedono i cadaveri di donne e bambini.

Continuano i bombardamenti

È stata colpita anche una croce

Ci dica, ha già celebrato funerali di vittime?

Sì, naturalmente. Una dei primi è stata una bambina di sette anni, che era venuta nella nostra città da Gorlovka, dove c'erano scontri continui. È venuta quando ancora non c'erano bombardamenti. È uscita con suo padre la mattina sulla strada ed è caduta sotto il primo proiettile sparato sulla nostra Jasinovataja...

E con tutto questo continua a servire, a trovare le parole per confortare i parenti delle vittime?

E che cos'altro dovrei fare? Noi non abbiamo nemmeno cancellato i corsi biblici mensili per gli adulti che facciamo ogni anno. E ora immaginate, andiamo a queste lezioni la sera per la strada - con più di 50 persone, e letteralmente volano sopra le nostre teste i proiettili dei "Grad" e cadono a 150 metri da noi... Oggi, un terzo della città è distrutto: case, scuole, l'ospedale, negozi e così via – questo è il risultato, ben lontano, ed evidentemente non l'ultimo, dalla prima distruzione di una casa di abitazione e del deposito ferroviario a seguito dei bombardamenti dei "Grad" il 14 settembre.

Risultato dei bombardamenti delle forze di sicurezza ucraine a Jasinovataja

Padre Vitalij, a giudicare dal suo cognome, lei è ucraino, anche se dalla sua espressione e dall'aspetto sembra del tutto russo. Come percepisce se stesso, che cosa la preoccupaa di più in questa terribile guerra civile?

Mi sento russo-ucraino. E sono convinto che non ci sia nessuno che appartenga unicamente a Russia, Ucraina, Bielorussia: non vi è che un grande paese – la  Rus', dove ogni popolo – bielorusso, ucraino, russo – ha la propria casa e terra. Ecco il quadro dei popoli slavi che, a mio parere, è il più corretto.

Intervista di Svetlana Troitskaja

Foto dagli archivi personali di padre Vitalij

http://vzov.ru/2014/09-11/02.html

 
Come incollare una riproduzione di un'icona su una tavola

Caro padre Ambrogio,

amo le icone e vorrei un giorno realizzarne almeno una: dove posso trovare un sito che insegna come disegnare un'icona?

Se il suo desiderio è di dipingere un'icona, deve trovare qualcuno che le insegni a dipingere. Questo NON si può fare sui siti.

Se invece vuole solo ottenere una buona riproduzione su tavola (incollandovi sopra un'immagine stampata su carta o cartoncino) allora le posso dare alcune idee:

  1. Le tavole di legno usate come supporto non hanno bisogno di essere preparate in modo speciale (niente gesso, o cose simili) ma è bene che siano lisce; se c'è qualche imperfezione del legno, si può levigare la superficie con una carta vetrata sottile.
  2. Qualunque legno va bene (il multistrato è ideale). Qualunque falegname o centro di bricolage può tagliare la tavola nelle dimensioni necessarie per fare da supporto alla riproduzione.
  3. Per incollare una riproduzione su carta, basta una comune colla vinilica; per evitare increspature, è meglio immergere prima la riproduzione in un bagno di acqua e colla. Dopo che la colla asciuga, è bene passare ancora una mano di colla sopra l'icona. Se la colla "imbianchisce" leggermente la superficie, non c'è problema; l’effetto sparirà col tempo e con la verniciatura successiva.
  4. La vernice da usare in seguito deve essere una con effetto protettivo. Dato che molte di queste vernici contengono solventi, è meglio non applicare direttamente la vernice su una riproduzione, perché può impregnare indelebilmente la carta (per intenderci, se la riproduzione è su un lato di una pagina stampata, allora apparirà in trasparenza anche quello che è scritto o stampato sul retro!). Per questo, il velo di colla a cui ho accennato al punto 3 è importante, perché impedisce alla vernice di "vetrificare" la carta o il cartoncino.
  5. La vernice più resistente è quella per le barche, ma per un'icona che non sia soggetta a particolare usura (per esempio, se non deve stare all'aperto), va bene il comune flatting per i pavimenti di legno.

Spero di esserle stato utile; più di tanto non so dirle, perché io stesso non ho esperienza come pittore.

 
Il metropolita Onufrij presiede la festa dell'icona di Pochaev alla storica Lavra di Pochaev

foto: news.church.ua

Migliaia di persone si sono radunate ieri per celebrare una delle più amate icone della Madre di Dio.

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Sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, primate della Chiesa ortodossa ucraina, ha celebrato la Divina Liturgia per la festa dell'icona della Madre di Dio di Pochaev nella cattedrale della Trasfigurazione alla Santa Lavra della Dormizione di Pochaev, con la concelebrazione di altri 23 vescovi della Chiesa ucraina, incluso sua Eminenza il metropolita Vladimir, abate della Lavra di Pochaev, come riferisce il Dipartimento educativo della Chiesa ucraina.

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Migliaia di fedeli ortodossi provenienti da tutta l'Ucraina e dall'estero sono venuti alla Lavra per provare la gioia della festa. Molti di loro sono arrivarono come parte di una processione internazionale della Croce di 185 miglia che inizia ogni anno in Polonia e passa attraverso la Bielorussia e le terre di Volinia, Rovno e Ternopol sulla strada per la Lavra. Anche i fedeli della Chiesa ucraina sono arrivati ​​con processioni separate dalle diocesi di Ivano-Frankovsk, Ternopol, Rovno e Lutsk per onorare la santissima Theotokos.

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Dopo aver letto il santo Vangelo, il metropolita Onufrij, il molto amato e riverito arcipastore ucraino, si è rivoltp al gregge con una parola primaziale, osservando che la Madre di Dio "ha fatto e fa ancora molti miracoli sorprendenti, aiutandoci a portare la nostra croce terrena, composta da avversità e malattie".

Dobbiamo costantemente rivolgerci in preghiera alla Theotokos affinché le nostre anime possano rimanere dimora di Dio e non delle passioni, ha detto il metropolita Onufrij al suo gregge.

foto: news.church.ua

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Durante la funzione è stata letta una preghiera speciale per la pace in Ucraina e l'unità della Chiesa ortodossa.

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Dopo la Liturgia, il metropolita Onufrij ha guidato una processione della Croce con l'icona di Pochaev verso la sattedrale della Dormizione della Lavra, dove è stato servito il moleben della festa.

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Una tradizionale processione festiva con l'icona di Pochaev si è svolta anche pochi giorni prima, il 2 agosto, dal vicino villaggio di Savchitsa alla Lavra, che si tiene ogni anno in memoria degli eventi di 400 anni fa, quando il monastero fu salvato dall'invasione del Khan tataro Nureddin nel 1675 con preghiere davanti all'immagine miracolosa.

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L'icona della Madre di Dio di Pochaev

foto: news.church.ua

L'icona della Madre di Dio di Pochaev è tra i più venerabili oggetti sacri della Chiesa ortodossa. Situata nella Cattedrale della Dormizione a Pochaev, in Ucraina, l'icona è rinomata in tutto il mondo slavo ed è venerata dai cristiani ortodossi in tutto il mondo. Anche i cristiani di altre confessioni vengono a venerare l'immagine prodigiosa della santissima Theotokos, insieme agli ortodossi. L'icona miracolosa è stata conservata alla Lavra di Pochaev, un antico bastione dell'Ortodossia, per circa 400 anni. (Il resoconto del trasferimento dell'icona al monastero di Pochaev si trova nel Sinassario dell'8 settembre). I miracoli compiuti dalla santa icona sono numerosi e sono testimoniati nei libri del monastero con le firme dei fedeli che sono stati liberati da spiriti impuri e prigionia e dei peccatori riportati sulla retta via.

Nell'anno 1721, Pochaev fu occupata dagli uniati. Anche in questo momento difficile per la Lavra, la cronaca del monastero rileva 539 miracoli compiuti dall'icona ortodossa glorificata. Durante il periodo della dominazione degli uniati nella seconda metà del XVIII secolo, per esempio, un nobile uniate, il conte Nikolaj Pototskij, divenne un benefattore della Lavra di Pochaev attraverso la seguente circostanza miracolosa. Avendo accusato il suo cocchiere di aver ribaltato la carrozza con cavalli frenetici, il conte tirò fuori una pistola per sparargli. Il cocchiere, girandosi verso la collina di Pochaev, alzò le mani verso l'alto e gridò: "Madre di Dio, manifesta nell'icona di Pochaev, salvami!" Pototski tentò più volte di sparargli con la pistola, che non lo aveva mai deluso, ma l'arma fece cilecca. Il cocchiere rimase vivo. Pototski andò quindi immediatamente all'icona miracolosa e decise di dedicare se stesso e tutte le sue proprietà all'edificazione del monastero. Dalla sua ricchezza fu costruita la cattedrale della Dormizione, nonché gli edifici per i fratelli.

Il ritorno di Pochaev in seno all'Ortodossia nel 1832 fu segnato dalla guarigione miracolosa della fanciulla cieca Anna Akimchukova, che era venuta in pellegrinaggio al luogo santo insieme a sua nonna settantenne di Kremenets-Podolsk, a 200 verste di distanza. In ricordo di questo evento, l'arcivescovo di Volinia e l'archimandrita della Lavra Innokentij (1832-1840) stabilirono la lettura dell'Acatisto ai sabati prima della festa dell'icona miracolosa. Durante il periodo dell'archimandrita Agafangel, arcivescovo di Volinia (1866-1876), fu costruita in memoria della vittoria sui tartari nelle gallerie della chiesa della santissima Trinità una cappella separata, che fu dedicata il 23 luglio 1875.

L'icona di Pochaev è anche commemorata al venerdì della Settimana Luminosa e all'8 settembre.

Commemorazione dell'apparizione miracolosa della Madre di Dio a Pochaev, che salvò il monastero dall'assalto dei tartari e dei turchi

foto: news.church.ua

La celebrazione in onore dell'icona della Madre di Dio di Pochaev il 23 luglio è stata istituita in memoria della liberazione del monastero (Lavra) della Dormizione da un assedio turco il 20-23 luglio 1675.

Nell'estate del 1675 durante la guerra di Zbarazhsk con i turchi, nel corso del regno del re polacco Jan Sobieski (1674-1696), reggimenti composti da tatari sotto il comando del khan Nureddin giunti via Vishnevets assalirono il monastero di Pochaev, circondandolo su tre lati. Le deboli mura del monastero e i suoi edifici in pietra non offrivano molta difesa contro un assedio. L'igumeno Iosif Dobromirskij esortò i fratelli e i laici a pregare i loro intercessori celesti: la santissima Theotokos e san Giobbe di Pochaev (28 ottobre).

I monaci e i laici pregavano con fervore, prosternandosi davanti all'icona prodigiosa della Madre di Dio e al reliquiario con le reliquie di san Giobbe. All'alba del 23 luglio, mentre i tatari stavano pianificando un assalto al monastero, l'igumeno ordinò di cantare un acatisto alla Theotokos. Alle parole iniziali, "O Regina delle schiere celesti", la santissima Theotokos apparve improvvisamente sopra la chiesa, in "un omoforio bianco splendente spiegato", con angeli che reggevano spade sguainate. san Giobbe stava accanto alla Madre di Dio, inchinandosi a lei e supplicandola di difendere il monastero.

I tatari pensarono che l'esercito celeste fosse una visione e, confusi, iniziarono a scoccare frecce contro la Santissima Theotokos e san Giobbe, ma le frecce caddero all'indietro e ferirono coloro che le avevano scoccate. Il terrore si impadronì del nemico. In un momento di panico e senza cautela, si calpestarono e si uccisero a vicenda. I difensori del monastero tentarono l'inseguimento e fecero molti prigionieri. Alcuni dei prigionieri in seguito accettarono la fede cristiana e in seguito rimasero nel monastero.

 
Metropolita Antonij: avere un simile primate è una grazia di Dio per noi

sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Sua Beatitudine Onufrij è un pastore popolare. Infatti, adempie all'appello fatto dall'apostolo Paolo: "Rallegratevi con quelli che si rallegrano; piangete con quelli che piangono".

L'elezione di sua Beatitudine Onufrij in tempi così difficili per la Chiesa non è casuale, è la grazia di Dio. Sono parole del metropolita Antonij alla risorsa Pravlife alla vigilia dell'anniversario dell'intronizzazione a primate della Chiesa ortodossa ucraina.

"Non ho paura di sopravvalutare il ruolo di sua Beatitudine il metropolita Onufrij nella storia della Chiesa ortodossa ucraina", ha dichiarato sua Eminenza. "Durante i cinque anni del suo ministero, la Chiesa ha attraversato e sta attraversando il crogiolo di persecuzioni, prove, calunnia, tradimento. Più di una volta ci siamo tutti convinti nella pratica che non è un caso che sua Beatitudine sia alla guida della nostra Chiesa proprio in questo momento. Questa è la grazia di Dio. La sua fermezza nella fede, la fedeltà alla Chiesa e ai comandamenti di Dio, la parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente dalla loro posizione e status, sono un esempio di grande spirito, mentre lo stesso metropolita è un'autorità vivente per tutte le persone, anche per i nemici della Chiesa".

Il metropolita Antonij ritiene che l'unità dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina sia diventata possibile proprio grazie alla personalità del suo primate:

"Sua Beatitudine è un buon pastore del popolo. Nei momenti più difficili, i credenti che si fidano di lui, vedendo la sua calma e fermezza, non hanno avuto paura di difendere le loro chiese, le loro convinzioni e la loro fede. Infatti, egli adempie all'appello fatto dall'apostolo Paolo: "Rallegratevi con quelli che si rallegrano; piangete con quelli che piangono" (Rom 12:15).

Credo che i tempi più difficili, quando era letteralmente necessario difendere il forte spalla a spalla, siano passati, e che sia iniziato il tempo di Cristo che predica attraverso ciascuno di noi con la nostra vita secondo i comandamenti. La storia della Chiesa è ciclica: si alternano tempi di persecuzione e di pace. Ma il tempo di pace non è un motivo per rilassarsi, bensì per mantenere costantemente il buon umore, che il Salvatore ci ha lasciato in eredità, al fine di resistere ai tempi della prova con l'aiuto di Dio".

Ricordiamo che il 17 agosto 2019 la Chiesa ortodossa ucraina celebra il quinto anniversario dell'intronizzazione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

 
Tradizione?

Qual è la definizione operativa di" tradizione "per quanto riguarda la Chiesa?

La parola "tradizione" deriva dalla parola latina traditio, che corrisponde strettamente alla parola greca paradosis, che troviamo nel Nuovo Testamento. La parola stessa significa letteralmente "ciò che viene trasmesso". È la stessa parola usata quando ci si riferisce negativamente ai falsi insegnamenti dei farisei (per esempio in Mc 7:3), e anche quando ci si riferisce ad autorevoli insegnamenti cristiani (1 Cor 11:2, 2 Ts 2:15). Allora cosa rende false le tradizioni dei farisei e vere quella della Chiesa? La fonte! Cristo ha chiarito quale fosse la fonte delle tradizioni dei farisei quando le ha chiamate "tradizioni degli uomini" (Mc 7:8). San Paolo d'altra parte, in riferimento alla tradizione cristiana, afferma: "Fratelli, vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni [paradoseis] così come ve le ho trasmesse [paredoka, una forma verbale di paradosis]" (1 Cor 11:2), ma da dove ha preso queste tradizioni in primo luogo? "Ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso [paredoka]" (1 Cor 11:23). Questo è ciò a cui si riferisce la Chiesa ortodossa quando parla della Tradizione apostolica - "la fede, che fu trasmessa [paradotheise] ai santi una volta per sempre" (Giuda 3). La sua fonte è Cristo, è stata consegnata personalmente da lui agli apostoli attraverso tutto ciò che ha detto e fatto, e che se fosse tutto scritto, "il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere" (Gv 21:25). Gli apostoli trasmisero questa conoscenza a tutta la Chiesa, e la Chiesa, essendo la depositaria di questo tesoro, divenne così "la colonna e il fondamento della Verità" (1 Tim 3:15).

All'interno della Chiesa, usiamo la parola "tradizione" in diversi sensi. Anche se spesso parliamo di Scrittura e Tradizione come di due cose diverse, c'è un senso molto reale in cui la Scrittura è anche Tradizione. Gran parte della Scrittura esisteva in forma orale prima di essere scritta, e in alcuni casi la stesura per iscritto ha atteso centinaia e persino migliaia di anni – e quindi prima di essere scritte, queste erano tradizioni orali. Inoltre, la Tradizione ha trasmesso ciò che dovrebbe essere riconosciuto come Scrittura, la Tradizione ha trasmesso il significato della Scrittura e la Tradizione di fatto ha trasmesso il testo stesso della Scrittura.

Dopo la Scrittura, la Tradizione apostolica è senza dubbio la forma più alta di Scrittura, ed è dalla Tradizione apostolica che deriviamo il nucleo delle nostre pratiche liturgiche e canoniche, e anche cose come farsi il segno della Croce, rivolgersi a est in preghiera, e battezzare per tripla immersione, come sottolinea san Basilio il Grande nel suo trattato Sullo Spirito Santo, al capitolo 27.

Ci sono anche quelle che potremmo chiamare Tradizioni ecclesiastiche, che non sono direttamente basate sulla Tradizione apostolica, ma che sono state affermate dalla Chiesa universale, e quindi non sono meno affidabili. Tali tradizioni possono includere i canoni e i decreti dei Concili ecumenici, nonché i canoni dei concili locali e dei Padri della Chiesa che sono stati affermati dai Concili ecumenici. Ciò includerebbe anche le tradizioni liturgiche universalmente accettate.

Poi ci sono quelle che potreste chiamare tradizioni locali – e qui stiamo entrando in tradizioni che potrebbero anche essere classificate come "usanze". Per esempio, nella Chiesa russa, è tradizione baciare il calice dopo aver ricevuto la santa comunione. Nella Chiesa greca non baciano il calice. Entrambe queste pratiche sono motivate da una comune pietà riguardo all'eucaristia, ma sono espresse in modi opposti. Nessuna delle due usanze è superiore all'altra, ma quando si è a Roma si dovrebbe fare come fanno i romani, e nel contesto in cui prevale un'usanza o l'altra, si dovrebbe rispettare quella pratica. Ma chiaramente, non stiamo parlando di tradizioni infallibili della Chiesa universale.

Esiste una distinzione popolare che si fa a volte fra le Tradizioni "con la T maiuscola" e le tradizioni "con la t minuscola". Penso che questa distinzione non sia lontana dal vero, a patto di prestare attenzione a ciò che etichettano come Tradizioni "con la T maiuscola". Personalmente non uso questa distinzione, perché troppo spesso ho visto persone cercare di liquidare le tradizioni universalmente accettate come tradizioni "con la t minuscola".

Un'altra importante distinzione che dovrebbe essere compresa è che c'è una grande differenza tra il dire "la Tradizione della Chiesa è..." e "c'è una tradizione..." Per esempio, la Tradizione della Chiesa ci insegna che dovremmo battezzare con una tripla immersione, e questo non è qualcosa che puoi prendere o lasciare. C'è una tradizione secondo cui Cristo si recò in Inghilterra da ragazzo, che può essere vera o no.

Quindi una tradizione può essere una tradizione buona e vincolante, una tradizione cattiva ed errata, oppure una buona usanza locale, ma con relativa autorità. Le domande chiave sono: di che tipo di tradizione stiamo parlando, quali sono le sue origini e quanto è universalmente accolta la tradizione in questione? Ma quando parliamo di Tradizioni apostoliche, o Tradizioni che sono state universalmente ricevute, queste sono Tradizioni a cui dobbiamo attenerci, proprio come ci dice san Paolo (2 Ts 2:15).

 
La campagna "ogni casa è una chiesa" lanciata in Montenegro al posto delle processioni della Croce

foto: orthodoxcolumbus.org

In ottemperanza alle norme del governo alla luce dell'epidemia internazionale di coronavirus, la metropolia del Montenegro della Chiesa ortodossa serba ha annunciato che metterà una sospensione alle sue processioni bisettimanali della Croce per protestare contro la legge recentemente adottata che concede allo stato l'autorità di sequestrare siti sacri e proprietà dalla Chiesa.

Tuttavia, nel tentativo di preservare lo spirito e la fede mostrati nelle proteste, i fedeli montenegrini sono passati a una campagna di più intensa preghiera in casa.

Al posto delle processioni che si svolgevano ogni giovedì e domenica, i fedeli sono ora chiamati a pregare insieme dalle loro case nel nuovo programma "Ogni casa è una chiesa", come riferisce il canale Telegram "Linea diretta dal Montenegro".

“Lo scopo della campagna è preservare lo spirito di protesta durante la quarantena. Così, domenica, tutti i partecipanti all'evento hanno acceso radio Svetigora, che ha trasmesso il suono delle campane. Così, il suono si è sentito in ogni casa e le preghiere, di fatto, sono continuate. La campagna ha già ricevuto un enorme supporto", si legge nel rapporto.

Il rapporto include un video di alcuni bambini che si uniscono alla campagna.

Svetigora è la stazione radio ufficiale della Chiesa serba in Montenegro, che ha iniziato a trasmettere nel giugno 1998.

Come riportato ieri, il Montenegro è l'unico paese europeo a non avere casi confermati di coronavirus.

 
VIDEO: Raskol (2011), serie televisiva

Torino è la città più popolata da ortodossi di Rito Antico (o "Vecchi Credenti") di tutta l’Italia (e presumibilmente, di tutta l’Europa occidentale). A noi tutti (e in particolare agli ortodossi che seguono la tradizione della Chiesa russa) tocca dunque un compito speciale di familiarizzarci con la storia dell’antica Ortodossia russa, e degli eventi drammatici del XVII secolo. Per fortuna, abbiamo a disposizione una serie televisiva fatta con attenzione e con una rara maestria, Raskol ("Lo Scisma") diretto da Nikolaj Dostal' e uscito nel 2011. La serie è disponibile su YouTube, e da oggi è accessibile, assieme a una recensione, anche sul nostro sito, nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti. Ce n’è abbastanza da passare circa 16 ore in compagnia di alcuni dei più interessanti protagonisti della storia ecclesiastica russa della sconsa metà del XVII secolo, da Boris Gudunov al patriarca Nikon, dallo tsar Aleksej Mikhailovich all'arciprete Avvakum, fino a Pietro I. Anche chi non conosce il russo (e alla fine del serial lo conoscerà certo di più) rimarrà incantato dalla cura nella riproduzione della Chiesa russa seicentesca, con i suoi riti, i canti molto ben riprodotti, le icone e tutta una serie di costumi religiosi ancor oggi seguiti.

 
Intervista di Maria Finoshina di Russia Today al metropolita Ilarion sul Concilio

Maria Finoshina: Le Chiese ortodosse nel mondo sono state sul punto di forgiare il fronte più unito da più di mille anni, parlando con una voce più unificata delle sfide moderne che devono affrontare, in quello che è conosciuto come il Santo e Grande Concilio; ma cinque delle 14 Chiese si sono già tirate fuori. Qui con me è il presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne e membro permanente del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, [il metropolita] Ilarion. Molte grazie per essere con noi oggi.

Metropolita Ilarion (Alfeev): Grazie a voi.

Quali sono le principali divergenze tra le Chiese ortodosse e perché non sono ancora state risolte? Il vertice è stato annunciato due anni fa e l'idea in sé è sulla tavola da 55 anni... Cosa è successo?

Ci sono molti problemi tra varie Chiese ortodosse. Per esempio, la Chiesa di Antiochia ha rotto la comunione con la Chiesa di Gerusalemme sulla questione della giurisdizione sul Qatar e in generale sulla penisola arabica.

Poi ci sono alcuni altri problemi, per esempio quello tra le Chiese serba e romena; c'è il problema del rango della Chiesa georgiana nell'ordine ufficiale delle Chiese: essa reclama il sesto posto, e noi sosteniamo questa richiesta, mentre a Costantinopoli occupa il nono posto. Potrebbe sembrare un piccolo disaccordo, ma per le Chiese storiche si tratta di questioni importanti, in particolare la questione della rottura della comunione tra Antiochia e Gerusalemme.

Che cosa significa questo per la Chiesa di Antiochia? Lo hanno spiegato nella loro dichiarazione, nella dichiarazione del loro Santo Sinodo. Dicono che se vogliamo avere un Concilio pan-ortodosso, come è possibile iniziare senza la santa Eucaristia celebrata da tutte le chiese? Ma non possono concelebrare con la Chiesa di Gerusalemme a causa di questo conflitto. Per molti mesi hanno fatto appello alle Chiese, e in particolare alla Chiesa di Costantinopoli, chiedendo di risolvere questo problema, ma hanno ricevuto solo pochi giorni fa una nota da Costantinopoli, che dice che la commissione per studiare questo problema sarà creata dopo il Santo e Grande Concilio, e hanno detto che questo non è ciò che volevano vedere; così hanno detto che non parteciperanno.

La Chiesa di Bulgaria ha deciso di non partecipare per proprie ragioni e spiega anche queste ragioni. Poi la Chiesa della Georgia ha deciso di non partecipare, e poi la Chiesa di Serbia, ha detto che il Concilio deve essere rinviato. Non hanno detto, noi non parteciperemo, ma hanno detto che il Concilio deve essere rinviato. Quindi ci sono già quattro Chiese che chiedono di rinviare il Concilio a causa di vari argomenti all'ordine del giorno delle Chiese.

Abbiamo partecipato al processo pre-conciliare fin dall'inizio, dal 1961, quando ha avuto inizio questo processo, e abbiamo sempre detto che tutte le decisioni del Concilio dovrebbero essere basate sul consenso, e il consenso significa che tutte le chiese ortodosse riconosciute, e ce ne sono 14, dovrebbero partecipare al Concilio e dovrebbero essere d'accordo con le sue decisioni.

Questo noi non lo vediamo accadere ora...

Sì, abbiamo sperato di vederlo accadere, e fino a pochi giorni fa c'era la possibilità che accadesse, ma non sta accadendo, perché una Chiesa dopo l'altra dichiara che non parteciperà, il che significa che non ci sarà alcun consenso, il che significa che non è più un Concilio pan-ortodosso e crediamo che l'unico modo per uscire da questa difficile situazione è quello di rinviare il Concilio.

Le Chiese sono davvero interessate a tenere questo Concilio o questo è un caso in cui il viaggio è più importante della destinazione?

No, credo che tutte le Chiese siano interessate al Concilio e abbiamo esposto il nostro interesse dall'inizio alla fine; bene, questa non è la fine del processo, naturalmente, ma anche adesso diciamo che siamo pronti a partecipare al Concilio, ma siamo pronti a partecipare a un Concilio pan-ortodosso; non siamo pronti a discutere varie questioni, in assenza di diverse Chiese.

Le divergenze all'interno delle Chiese ortodosse riflettono le divisioni politiche prevalenti in tutto il mondo?

Non vedo alcun legame diretto tra le varie questioni politiche e le divisioni tra le Chiese. Per esempio la questione del conflitto tra Antiochia e Gerusalemme è una questione puramente ecclesiastica; ma dobbiamo capire che i fattori politici a volte interferiscono e influenzano le decisioni. Il problema per noi, tuttavia, non sono i fattori politici, ma i fattori ecclesiali, e come ho detto abbiamo sempre insistito sul fatto che il Concilio dovrebbe essere un momento in cui la Chiesa esprime la propria unità. Se accade che non ci sia quest'unità il problema dovrebbe essere risolto prima del Concilio; non durante il Concilio e non dopo che il Concilio e soprattutto, come ho detto, non in assenza di alcune Chiese: non siamo in grado di discutere le questioni all'ordine del giorno, se diverse Chiese sono assenti.

Viviamo in un tempo in cui l'estremismo religioso è in aumento e ora vediamo la mancanza di unità all'interno della Chiesa ortodossa, unità che potrebbe aiutare a risolvere questo problema, questa minaccia globale ...

Non vedo la situazione attuale come catastrofica; credo che sia una delle fasi del processo di lavorazione della preparazione al Concilio pan-ortodosso. Non è colpa nostra se questa preparazione non è andata liscia come volevamo, e non crediamo che l'idea del Concilio dovrebbe essere abbandonata. Noi semplicemente crediamo che dovrebbe essere preparato meglio e diciamo sempre che dobbiamo prendere molto sul serio il processo di preparazione. Per esempio, se una particolare autore Chiesa ortodossa solleva una questione che non può essere ignorata, o se ci sono alcuni emendamenti proposti che devono essere presi sul serio.

Può sembrare che stia criticando il patriarcato con sede a Istanbul, il patriarcato di Costantinopoli, non è vero?

Non sto criticando il patriarcato di Costantinopoli o qualsiasi altro patriarcato; Penso che ogni Chiesa, ogni Chiesa ortodossa locale, abbia le sue ragioni per avere la sua posizione.

Ma le loro voci non vengono ascoltate.

Sì, il problema è il modo in cui l'intero processo è stato moderato, e qui vedo alcuni problemi, perché durante il processo di preparazione abbiamo più volte sperimentato la situazione in cui abbiamo creduto che le nostre voci non erano adeguatamente ascoltate, che le questioni che sono state sollevate dal le chiese non fossero adeguatamente ascoltate, e la situazione a cui ci troviamo di fronte oggi è il risultato di questo processo. Quindi penso che dobbiamo imparare la lezione: dobbiamo guardare ai nostri errori e dobbiamo correggere questi errori, e di più, vorrei dire che non c'è niente di catastrofico nella situazione, che ha una ragione; a causa di questi problemi abbiamo semplicemente bisogno di più pazienza, abbiamo bisogno di più lavoro, e credo che questo lavoro si possa fare.

Il terrorismo è la minaccia numero uno nel mondo di oggi. Perché pensa che le nazioni, le Chiese trovino così difficile essere unite e lottare contro di esso?

L'unità non è qualcosa che possa essere imposta alle Chiese: per esempio, quando abbiamo discusso la questione se partecipare o no al Concilio, la nostra decisione di oggi è stata unanime; non ci sono stati disaccordi, e crediamo che sia stata una decisione conciliare. La conciliarità è uno dei segni essenziali della Chiesa, ma come ho detto la conciliarità non può essere semplicemente costituita da qualsiasi tipo di decisione amministrativa; dovremmo crescere tutti in questa conciliarità e affinché possa essere raggiunta, in realtà, non solo in teoria, abbiamo bisogno di ascoltarci l'un l'altro; e il fatto che molte Chiese hanno deciso alla fine di non prendere parte al Concilio significa che le loro voci al processo preparatorio non sono adeguatamente ascoltate.

Che cosa succede se il Concilio si svolgerà comunque senza queste Chiese?

Allora dovremo richiamare di nuovo i membri del Santo Sinodo per prendere altre decisioni.

Cosa significherebbe per il mondo esterno?

Speriamo che la posizione di numerose Chiese, espressa molto chiaramente, che il Concilio deve essere rimandato, speriamo che possa essere ascoltata e che in effetti sia rinviato.

Qual è il termine ultimo per la loro reazione?

Penso che il termine sia già arrivato, ma abbiamo ancora alcuni giorni prima della data prevista; così speriamo che ci siano alcuni sviluppi positivi in questi giorni.

La Russia sta pianificando qualche Concilio alternativo?

No, non stiamo pianificando alcun Concilio alternativo.

E quindi, se il Concilio avviene senza le Chiese che si sono già tirate fuori?

Nel malaugurato caso in cui il Concilio si svolga ancora, non sarà per noi un Concilio pan-ortodosso. Sarà probabilmente messa in discussione la legittimità delle decisioni che saranno prese in assenza di diverse Chiese, e credo che tale Concilio sarà un fattore di disunione, piuttosto che di unità.

Ci sarà un'altra spaccatura all'interno del mondo cristiano?

Non andrei così lontano. Penso che se una cosa del genere accade dovremo avere un'altra sessione del Santo Sinodo e discutere la situazione.

Non è facile, è molto complicato, si sa; mi dica solo qualcosa sui rapporti con i cattolici: vuol dire che avrete legami più stretti con i cattolici dopo che il patriarca ha incontrato il papa nel mese di febbraio?

Si tratta di questioni non correlate; sono due questioni separate. Le relazioni della nostra Chiesa con la Chiesa cattolica hanno certamente ricevuto un nuovo impulso dopo l'incontro tra il patriarca Kirill e papa Francesco e crediamo che questa collaborazione continuerà nel futuro; ma vorrei dire che per diversi decenni abbiamo avuto relazioni bilaterali con la Chiesa cattolica romana, e anche se a volte abbiamo sperimentato alcune difficoltà in generale direi che questi rapporti si stanno sviluppando in una direzione molto positiva. Vi è una questione difficile, che continua ad essere un ostacolo nelle relazioni: questo è il problema dell'uniatismo. L'uniatismo è un progetto speciale della Chiesa cattolica nel Medio Evo e nell'epoca del Rinascimento e l'idea era di portare gli ortodossi alla Chiesa cattolica, consentendo loro di mantenere il loro rito liturgico ortodosso, ma insistendo sul fatto che essi dovevano accettare tutti i dogmi cattolici, tra cui il dogma del primato del papa e dal XIX il dogma dell'infallibilità del Papa. Crediamo che l'uniatismo sia stato uno dei più grandi errori, e sono contento che papa Francesco nella dichiarazione comune con il patriarca Kirill lo abbia riconosciuto. L'uniatismo tuttavia continua a essere un ostacolo, perché per esempio gli uniati in Ucraina sostengono costantemente un approccio più aggressivo alla Chiesa Ortodossa; hanno criticato fortemente la dichiarazione comune di papa Francesco e del patriarca Kirill e continuano ad essere molto aggressivi verso la Chiesa ortodossa.

 

 
L'opera di sant'Andrea

Introduzione

Uno spettro si aggira per l'Europa. E' lo spettro della libertà. Dall'Europa nord-occidentale all'Europa sud-orientale, i politici di professione delle istituzioni siano tremando: possono perdere il loro lavoro, e con questo tutto il loro carrierismo opportunista ed egoista sarà stato inutile.

Scozia

Forse dietro ordine di una preoccupata Washington, oggi i leader dei tre principali partiti di Londra, da bravi scolaretti di scuola privata inglese (in realtà il leader laburista Ed Miliband è un ebreo polacco che ha frequentato una scuola d'elite di Stato, ma i suoi modi sono comunque quelli di un scolaretto pubblico inglese) si sono affrettati a correre in Scozia nel panico. Hanno paura della libertà, e delle persone che possono votare per la libertà. Washington è preoccupata per un nuovo paese che, almeno inizialmente, sarà libero sia dal suo braccio politico ed economico, l'Unione Europea, sia del suo braccio militare, la NATO. Non c'è dubbio che la CIA, attraverso i suoi barboncini in Inghilterra, stia ascoltando le conversazioni dei nazionalisti, nella speranza che queste possano screditare i leader scozzesi. Certo, la vista dei tre scolaretti inglesi in Scozia (dove i loro partiti sono tutti impopolari) porterà un gran numero di voti alla causa nazionale scozzese.

Insieme a loro, tutte le istituzioni europee sono preoccupate. Se la Scozia opta davvero per la libertà, il Galles, l'Irlanda del Nord e poi alla fine anche l'Inghilterra riusciranno a liberarsi, ma anche la Francia e la Spagna, per lo meno, sono direttamente interessate, perché anche loro hanno minoranze, dalla Bretagna alla Catalogna, da Euskal Herria alla Corsica. Tutte le unioni artificiali sono destinate a crollare, siano esse l'Unione Sovietica, l'Unione Britannica (Regno Unito), l'Unione Europea o l'Unione Americana (USA). Le implicazioni della libertà per la Scozia sono enormi; c'è poco da meravigliarsi che le istituzioni di Westminster siano corse a frotte in Scozia. Tuttavia, i più intelligenti fra loro devono rendersi conto che, sia che le loro tattiche di delazione dell'ultimo minuto funzionino o no, la dipartita della Scozia dall'Unione imposta su di lei più di 300 anni fa prima o poi sarà inevitabile. Il gioco è finito.

Se esce un un sì al voto per la libertà, il Regno Unito non esisterà più e la bandiera britannica sembrerà un anacronismo. Ma se il Regno Unito non esiste più, allora saremo tutti liberi dall'Unione Europea. Il partito dal nome assurdo, Partito dell'Indipendenza del Regno Unito (UKIP), dovrà chiamarsi per quello che è, il Partito dell'Indipendenza. Per quanto riguarda gli altri tre partiti politici in Inghilterra, potranno finalmente fondersi in uno solo e rinominare il loro partito unico Partito per i carrieristi e gli opportunisti nominati dall'UE - il che è precisamente ciò che essi sono stati per lungo tempo. Quanto a un posto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, forse quell'organizzazione assurdamente di parte può finalmente essere ristrutturata, e possono essere assegnati posti ai paesi che contano davvero e rappresentano il mondo reale: Cina, India, Stati Uniti, Russia, Germania, Brasile e Sud Africa.

L'Ucraina

L'esercito raffazzonato di Kiev, composto per il 50% da uniati e scismatici occidentali, e poi da nazisti, criminali e mercenari americani, britannici e polacchi, sostenuti da consulenti e razzi degli Stati Uniti e del Mossad, non è riuscito a imporre la sua tirannia in Ucraina orientale. Dopo aver abbattuto un aereo di linea, l'esercito di Kiev e le sue forze aeree sono stati completamente screditati. Oltre 3.000 persone, per lo più civili, sono morte, uccise dal fantoccio della CIA, l'oligarca corrotto e trafficante d'armi Poroshenko, ora un criminale di guerra. Perfino la crema degli addetti americani alle relazioni pubbliche non è riuscita a ottenere per lui più del 25% dei voti, simili a quelli ottenuti da vari altri fantocci degli USA nelle repubbliche delle banane dell'America Latina e nel Vietnam del Sud nel corso degli ultimi 65 anni. Anche l'Unione Europea, in gran parte responsabile per il fiasco originale, si sta rendendo conto che la Ucraina è solo un altra unione artificiale, un conglomerato formato dal Partito Comunista russofobo circa 90 anni fa, e ora ardentemente difesa dall'Occidente (anch'esso responsabile del comunismo in Russia).

La Novorossija (Nuova Russia), la metà meridionale e orientale della 'Ucraina' (in realtà la Russia occidentale), oggetto di queste terrificanti atrocità organizzate dall'Occidente nel 2014, si sta dirigendo verso la libertà come una parte della Federazione Russa. Così pure fanno molti nella Malorossija del centro e del nord, anche se le bande dei neo-nazisti di Kiev stanno ancora terrorizzando la popolazione, che cerca rifugio nella Federazione Russa. Anche la Rus' Carpatica, chiamata impropriamente da Kiev 'Transcarpazia', vuole la libertà; se non si unirà alla Federazione Russa, forse tornerà alla Slovacchia o perfino all'Ungheria, lasciandosi alle spalle la persecuzione ucraina. Questo lascia solo la Galizia, o Polonia orientale, dove sono concentrati tutti i fanatici uniati e scismatici. Sembra che il Presidente Putin sarebbe felice che questa possa tornare alla Polonia, dal momento che la maggior parte dei galiziani non hanno più nulla in comune con la cultura ortodossa.

Inoltre, le persecuzioni uniate alla Chiesa in Ucraina hanno finalmente portato realismo agli ultimi fantasisti e ingenui ecumenisti rimasti in Russia e anche a quelli in Romania. Nella vicina Moldova la Chiesa ha preso una posizione ferma contro l'Unione Europea e il suo satanismo, nonostante i corrotti politici locali pro-UE. Che esempio, per la Romania! E l'Unione Europea non sta avendo successo neppure in Serbia e Montenegro. Nonostante la presenza di sette protestanti finanziate dalla CIA in Ucraina, Moldova e Romania, il popolo ha resistito. Può essere che entro la fine del 2014, vedremo grandi cambiamenti politici in Europa, sia a nord-ovest sia a sud-est.

Conclusione

Sia la Scozia sia l'Ucraina, per non parlare della Romania, hanno legami con sant'Andrea. Preghiamo il primo chiamato tra gli apostoli affinché, all'arrivo della sua festa nel mese secolare di dicembre, avremo una buona notizia in tutti i paesi in cui è venerato. La libertà è nell'aria, e prima o poi l'avremo.

 
Arcivescovo Mitrofan di Gorlovka: Perché i cristiani si sparano l'un l'altro? E che cosa chiedono ai posti di blocco?

La diocesi di Gorlovka è stata una delle prime diocesi della Chiesa ortodossa ucraina sul cui territorio è iniziato il combattimento. A Slavjansk in aprile-giugno, a Gorlovka da giugno a oggi. Questi sono giorni terribili per l'arcivescovo Mitrofan di Gorlovka e Slavjansk e per il suo gregge. Pravmir avuto un colloquio esclusivo con lui.

Guerra e... guerra

Vladyka, le vostre diocesi sono state sotto il fuoco da mesi; c'è una guerra in corso. Cosa le sembra essere più importante in questo momento nel suo ministero, nel ministero di un vescovo?

Non vorrei solo parlare del ministero del vescovo, come mi chiede, perché nel Donbass abbiamo più di un vescovo. Abbiamo sei vescovi nella sola regione di Donetsk, che servono sul luogo e non vanno da nessuna parte. E c'è ancora la regione di Lugansk, dove servono tre vescovi. Centinaia di sacerdoti servono nel Donbass. Sì, ci sono alcuni che sono andati via, ma la maggior parte è rimasta, per cui non sarebbe corretto parlare del ministero di una o due persone. Il servizio è in tutta la Chiesa.

La guerra non è solo fatta di esplosioni, attacchi, bombardamenti. È fatta anche di città vuote, di infrastrutture distrutte, collegamenti e linee di comunicazione spezzate – anche i parenti nelle città vicine hanno perso la capacità di comunicare gli uni con gli altri, perché ci sono blocchi stradali e coprifuoco nella zona dei combattimenti. Ci sono anche divisioni all'interno di una stessa famiglia con diversi punti di vista sugli eventi di attualità.

Foto: Reuters

La guerra è carenza di cose di base a cui tutti siamo abituati a: non c'è luce, né acqua, né lo stipendio per diversi mesi; ci sono code per il pane e richieste delle cose più necessarie. La guerra è anche una tristezza negli occhi della gente che non vedono il futuro e non sanno come andrà a finire.

La guerra è fatta di migliaia di rifugiati, che hanno abbandonato le loro case per cercare di sfuggire ai combattimenti, e che ripartendo da zero stanno cercando di iniziare la loro vita in un nuovo posto, oppure vivono in campi profughi. La guerra è fatta di fabbriche e imprese bloccate; queste sono persone che hanno perso il lavoro e non hanno più un pezzo di pane e non sanno come continuare a vivere, e molto altro.

È chiaro che, in questa situazione estrema, il numero di persone che cercano sostegno tra le pareti delle chiese è molto grande. E oggi, come non mai, è importante che al momento in qualcuno viene in chiesa per cercare sostegno, sia in servizio un prete, in modo che chi cerca aiuto non si disperi, in modo che il prete e le sue parole e le sue preghiere, e i suoi servizi, e anche il suo aspetto, possa mostrare alla gente qualche tipo di sostegno.

Dai primi giorni della guerra vladyka Mytrofan ha benedetto l'apertura di quasi tutti i locali della cattedrale dell'Epifania come rifugio per i civili. Il primo giorno dopo la sparatoria nel centro di Gorlovka abbiamo ricevuto 420 persone. La gente dormiva ovunque: in chiesa, nel coro e nelle stanze sul retro. Separatamente, nella sala battesimale, sono state alloggiate mamme con bambini. La gente è stata immediatamente distribuita per categoria: mamme con bambini, famiglie con molti bambini, pazienti costretti a letto, anziani. A ogni categoria sono stati assegnati dei locali.

Un prete sotto il fuoco

Oggi è probabilmente inutile che un prete tenti di pubblicare un giornale o una bacheca, o apra una pagina Internet, o corra da qualche parte per cercare qualcosa da testimoniare, o per organizzare una festa. Nelle nostre condizioni, è sufficiente che stia semplicemente seduto al suo posto, che comunichi con le persone, e che le aiuti – e già questo costituisce, a mio avviso, un'enorme forza missionaria.

Le persone non possono essere gettate via e, ritrovandosi accanto a loro, un sacerdote può aiutarle davvero molto, a cominciare dalle più semplici cose di tutti i giorni: per esempio, organizzare nella parrocchia l'alimentazione dei bisognosi da parte dei parrocchiani, opportunità che esistono con un prete.

Liturgia in una chiesa in rovina a Kirovskoe

Non tutte le parrocchie se lo possono permettere, ma i preti si prendono cura di queste persone nelle parrocchie. Possono aiutare chi si torva nelle circostanze più difficili, per esempio negli ospedali psichiatrici. Tutti si sono dimenticati di loro, ma i sacerdoti vanno a trovarli, aiutano i medici e gli infermieri che sono lì per prendersi cura dei malati, semplicemente perché la loro coscienza non permette loro di lasciarseli alle spalle.

Tutto ciò che deve essere fatto in tempo di pace, deve essere fatto quanto più ora. E, naturalmente, la cosa principale è non perdersi d'animo, perché quando una guerra dura una settimana o due, molti sono pronti a sopportare; ma quando dura mesi e la sua fine non è in vista, allora la situazione è considerata più grave, e sono necessari più sforzo, coraggio e pazienza.

È probabilmente come avere mal di denti: il dente potrebbe far male per un solo giorno o per una settimana. Qualcuno il cui dente fa male per un giorno, non va ancora dal dentista, pensando: "forse si risolverà". Perché non vuole farsi estrarre un dente. Ma dopo che fa male per una settimana, decide di non voler più provare dolore. La stessa cosa accade a chi è disposto a sopportare una guerra per un giorno o due. Tutti vogliono vedere un qualche tipo di prospettiva. E un sacerdote deve essere accanto al popolo quando le cose diventano difficili.

Una voce che grida nel deserto

Anche solo un anno fa, era impossibile immaginare che ci sarebbe stata una guerra, e che sarebbe stata una guerra terribile e fratricida. Cosa possiamo fare ora, secondo lei, per fermare lo spargimento di sangue?

Questa non è una domanda per il clero. Coloro che l'hanno iniziata possono finirla. Naturalmente, questa guerra non è iniziata nella Chiesa. In termini globali, sappiamo come porre fine alla guerra: smettere di sparare, chiedere perdono, tornare al punto di vista da cui è cominciata per rinunciare a tutte quelle cose accettabili per entrambe le parti, e per fare gli uni agli altri concessioni molto grandi. Tutto questo è chiaro a qualsiasi persona ragionevole.

Cosa ne pensa? La gente oggi è pronta ad ascoltare la voce della Chiesa? E c'è qualche utilità a parlare, se i combattenti non sono pronti ad ascoltare? Qual è il compito dei pastori durante la guerra?

La Santa Chiesa non può fermare la guerra, ma può contribuire alla fine della guerra, se si parla al popolo da cui questa dipende. La Chiesa può aiutare quelle stesse persone che non sono in alcun modo coinvolte nei combattimenti, ma ne soffrono molto.

È necessario parlare di pace? È necessario parlare di cessazione dello spargimento di sangue? Certo che lo è. Anche se non ti ascoltano, anche se sembra che nessuno ne abbia bisogno, bisogna ancora testimoniare questo aspetto.

Ma la Chiesa non si limita a parlare della pace; la Chiesa la chiede a Dio. Ogni giorno, in ogni servizio divino, ci sono petizioni per il ripristino della pace, per la cessazione di spargimento di sangue. Una petizione speciale per i defunti risuona in ogni servizio divino, perché ogni giorno appaiono nuove vittime di questo conflitto.

Se tutto fosse dipeso dalla Chiesa, non ci sarebbe stata nessuna guerra. Se avessero ascoltato la Chiesa, non ci sarebbe stato alcun spargimento di sangue, non ci sarebbe stata nessuna guerra, non ci sarebbe stata alcuna violenza. Se avessimo rispettato le leggi di Dio, vivendo in armonia con esse, si potrebbe dire che ci sarebbe stato il paradiso in terra. Poiché l'uomo, a un certo momento, non riesce a compiere la volontà di Dio, e comincia a realizzare il proprio male o a trasmettere agli altri le proprie passioni, che vediamo tale risultato.

Preghiamo anche senza interruzione, aiutando le persone che hanno bisogno del nostro aiuto; facciamolo nella misura in cui ciò è nelle nostre forze. Non vedo il senso di un appello aggiuntivo rivolto al pubblico, quando tutto è già stato detto molto tempo fa. Nessuno chiede nulla, nessuno chiede il nostro consiglio, nessuno viene a noi e dice: "Ascolteremo il vostro consiglio, lasciate solo che la guerra si fermi, perché stiamo facendo tutto quello che possiamo".

Come sopravvivere

Cosa le chiede oggi il suo gregge? Che cosa eccita le persone? Di che cosa parla con i parrocchiani?

Di tutto. Molti vogliono sapere la nostra esatta valutazione della guerra. Purtroppo, a questo non ho una risposta. Tutti vogliono davvero vedere la luce alla fine del tunnel. Io rispondo che non abbiamo bisogno di indovinare queste date noi stessi: che sia la prossima settimana o il mese prossimo, perché una settimana o un mese arriva e non cambia nulla, ma tutto diviene sempre più scoraggiante. Tutti vogliono cominciare a pensare a qualcos'altro oltre alla guerra e a come sopravvivere a queste circostanze.

Questioni puramente interne, questioni di sopravvivenza, oggi sono giunte alla ribalta, e stiamo cercando di aiutare il più possibile la gente in queste domande. Ovviamente, potremmo iniziare una conversazione chiedendoci di chi è la colpa, chi ha iniziato le cose, chi ha ragione, come fermare tutto – ma di tutto questo si può parlare all'infinito.

Già non si riesce più a trovare innocenti o colpevoli, perché il conflitto ha assunto proporzioni enormi, vie è entrata una moltitudine di persone, ci sono molte vittime, che hanno già una storia personale e non parlano solo in astratto. Naturalmente, c'è bisogno di molta pazienza, amore, e di tempo per vivere di nuovo in pace, per vivere di nuovo insieme.

Si ricorda il primo giorno in cui è stato sotto il fuoco?

Per me, la guerra non è iniziata a Gorlovka, ma a Slavjansk. Il primo giorno della guerra sono andato a Slavjansk, perché il rettore della cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij mi ha chiamato dicendomi che tutto intorno alla chiesa c'era un enorme numero di persone che voleva entrare. La gente aveva paura di un arrivo di truppe e di uccisioni in massa, e pensava che quelli in una chiesa non sarebbero stati toccati. Il rettore non sapeva cosa fare, e gli ho detto, ovviamente, di lasciare che la gente si riunisse in chiesa e rimanesse lì per tutto il tempo che voleva.

Arrivato in Slavyansk, ho visto che l'intera popolazione della città era per strada, i ponti e le strade erano coperte, e gli elicotteri sorvolavano la città. Non avevano ancora avuto luogo ostilità in quanto tali, ma c'erano stati scontri da qualche parte nella periferia di Slavyansk. C'erano state scaramucce, erano sono state uccise delle persone, anche se in città non sparavano. Ma il primo giorno le emozioni della gente erano selvagge, ed era molto difficile dare una corretta valutazione di ciò che stava succedendo, capire che era già stato oltrepassata la linea del sangue e dell'omicidio.

Ho anche sentito il primo bombardamento a Slavjansk in una delle mie seguenti visite, quando l'intera città era regolarmente attaccata dall'artiglieria. E poi c'erano già diverse città e diversi attacchi. Stranamente, dopo questo, è diventato chiaro che si trattava di una vera e propria guerra, che tutto era seriò – ed è diventato più facile.

In questi momenti di crisi le persone di solito si aprono. E spesso con un lato buono, perfino eroico... Può parlare di eventuali casi che ricorda?

Ne parlerò dopo la guerra.

Noi non siamo proprio al fronte e non partecipano direttamente alle ostilità. È lì che fondamentalmente si vede l'eroismo.

Sistema di Coordinate

Si sente a volte che la guerra in Ucraina è una guerra sacra, quasi come la Battaglia di Kulikovo... i combattenti su entrambi i lati si pentono, si confessano, e fanno la comunione... Cosa può dire su questo?

Così è sempre stato nella nostra vita; diventa appena più evidente in tempo di guerra. Prendete una parrocchia: nella parrocchia tutti vanno alla confessione e alla comunione, ma ci sono due fazioni all'interno della parrocchia, che non si associano per vari motivi. L'ho visto accadere; è stato necessario cercarne le cause. Anche un una famiglia può accadere la stessa cosa: si confessano e si comunicano, ma non si parlano tra loro.

Da un lato, si trova la "Centuria di Gesù Cristo", così vengono chiamati. Hanno anche una bandiera, con una raffigurazione del Salvatore, con su scritto "Dio è con noi", e altri attributi ecclesiali.

Queste persone si uccidono volentieri l'una con l'altra, sparano con mitragliatrici e cannoni. La Centuria di Gesù Cristo combatte contro un esercito ortodosso, e il diavolo ride di tutto questo. Certo, il Signore non gioisce di questo, e questo non può essere in alcun modo collegato con il fatto che qualcuno si confessa e si comunica. A mio parere, ciò che accade allora è che qualcuno pone il proprio sistema di coordinate al di sopra della legge di Dio. Alcuni sono pronti a confessare, comunicarsi, e sparare sui propri simili che potrebbero essere in disaccordo con loro. Per altri è la stessa storia, solo al contrario.

Se solo nel nostro sistema di coordinate la legge di Dio e il Vangelo avessero il primo posto, e questo determinasse le nostre azioni, i cristiani non comincerebbero a spararsi un l'altro. Questo sarebbe semplicemente impossibile, perché il Signore dice: saprete se siete miei discepoli, dal fatto che vi amate tra voi.

Così, in quel sistema di coordinate che l'uomo ha pensato per se stesso, la confessione e la comunione sono presenti, ma sono in un posto che assolutamente non determina il loro comportamento. Tale posto non determina ciò che si è disposti e ciò che non si è disposti a fare.

Non abbiamo imparato a mettere Dio al centro della nostra vita; non abbiamo imparato a fare in modo che i suoi comandamenti determinino le nostre azioni, anche se ci sono alcune tradizioni cristiane nella nostra vita, e quindi ci sembra che siamo cristiani. Ma non importa quale bandiera tu possa issare, e non importa come ti possa chiamare, tu non sei un cristiano se non segui la volontà di Dio.

"Non chiunque mi dice: 'Signore, Signore', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che compie la volontà del Padre mio," così è sempre stato. Guardatevi intorno: questo accade in tempo di pace, e tanto più accade in tempo di guerra.

Sacerdoti disertori

Nei mesi passati molti sacerdoti hanno lasciato l'Ucraina, sia nei territori in cui sono in atto combattimenti, sia in zone più tranquille. Cosa ne pensa? Un sacerdote può lasciare il suo gregge? Si può dire che questo è un diritto a causa di circostanze eccezionali?

Quando un uomo si sposa, un sacerdote gli fa fare un giro attorno all'analoghio con la sposa per tre volte, mentre si cantano i tropari "Esulta, Isaia", "O santi martiri" e "Gloria a te, o Cristo Dio" Prima del rito di nozze si fa il fidanzamento, in cui si mette un anello sulle mani della sposa e dello sposo. Quando un giovane vuole diventare sacerdote, si toglie l'anello con il quale è stato fidanzato, ed egli stesso è portato per tre volte intorno alla santa mensa.

Egli non abbandona la famiglia, ma celebra una sorta di matrimonio con la Chiesa. Fa il giro della santa mensa per tre volte, proprio come una volta è stato condotto al suo matrimonio, e compie prosternazioni, chiedendo a Dio e al vescovo di fare di lui un servitore della Chiesa, in modo che egli serva la Chiesa, in modo che sia unito a lei una volta per tutte con un'unione d'amore.

Ora immaginate un giovane prete la cui moglie è gravemente malata o ha avuto un incidente. Lui è giovane, promettente, interessante, bello e forte. Potrà a essere giustificato se abbandona la moglie e si fa una nuova famiglia, con la quale può vivere una vita interessante, allegra e sana? Ma per questo dovrebbe lasciare la moglie malata a risolversi i suoi problemi. Come chiamereste una cosa del genere, come dovrebbe apparire agli occhi degli altri?

E quindi un sacerdote dovrebbe rimanere in una parrocchia solo quando tutto va bene, quando c'è un gregge, quando c'è amore e rispetto per gli altri, quando c'è una certa prospettiva per il futuro, un certo reddito, e abbandonare il suo gregge quando questo è malato, o gli crea problemi, o quando non sta bene? Questo può essere in qualche modo comprensibile o giustificato?

Questa è una decisione che si prende da se stessi. Come ierarca non posso far prendere a un prete una decisione o un'altra. Se ha rinunciato alla parrocchia, ha preso la sua famiglia, e se n'è andato da qualche parte – questo è un suo problema, ma io non posso accettare una cosa del genere. Ai miei occhi una tale azione non è corretta; non c'è nulla che possa giustificare tale azione.

Sono certo che un sacerdote dovrebbe sempre essere con il suo gregge, in qualsiasi circostanza. Noi, per esempio, non possiamo pensare a una storia in cui il capitano abbandona la sua nave e se ne va con un'altra, lasciando che la sua nave affondi. Ci sono stati casi simili, ma è una vergogna per il capitano.

Non possiamo immaginare che un marito normale lasci la moglie malata e i figli, perché è inaccettabile. Egli deve stare con loro fino alla fine e prendesi cura di loro e aiutarli – questo è il suo amore, la sua fede, la sua lotta, la sua pazienza. E perché il fatto che il sacerdote rimanga con il suo gregge deve essere qualcosa di soprannaturale o straordinario? Come può un comandante abbandonare la sua unità durante un combattimento? Perché un sacerdote dovrebbe abbandonare il suo gregge? Perché stiamo parlando di giuramenti di fedeltà come qualcosa di straordinario Dobbiamo rimuovere questo pathos. Così deve essere, e non dovrebbe essere in discussione, e purtroppo abbiamo altri esempi. Per la maggior parte i sacerdoti, e per questo ringrazio Dio, insieme alle loro famiglie e ai loro figli, condividono tutto quello che accade alla loro congregazione e ai parrocchiani. Penso che stiano facendo la cosa giusta.

Politica non ecclesiale

Sembra che oggi ci sia una certa pressione sui vescovi per firmare una lettera che chiede una Chiesa autonoma in Ucraina. A chi sarebbe utile uno scisma?

Uno scisma potrebbe essere utile a chiunque, tranne che alla Chiesa stessa – il suo gregge, il suo clero, e il popolo dei credenti. In Ucraina il tema dello scisma è stato artificialmente impiantato per motivi politici; non è stato un movimento interno della Chiesa. Ci sono state persone che, per un motivo o un altro, si sono trovate al di fuori della Chiesa. E ci sono stati i politici che hanno sostenuto attivamente la loro evoluzione verso lo scisma. Nulla sarebbe accaduto se Kravchuk non avesse sostenuto Filaret a suo tempo. E le loro motivazioni non erano religiose; nulla è stato fatto per il bene della Chiesa.

Oggi non vedo come un qualsiasi scisma sarebbe per il bene della Chiesa. I politici spingono ancora in questa direzione; il memorandum di cui abbiamo recentemente sentito parlare non era un documento interno alla Chiesa. È stato un primo tentativo di organizzare una pressione su un vescovo diocesano, sottraendo con la forza le chiese sul suo territorio canonico, e poi dare un ultimatum: se non firmi il documento, prenderemo più chiese. In tali circostanze, che cosa si può firmare, che cosa si può dire?

Credo che queste persone che stanno cercando di utilizzare la situazione politica per peggiorare lo scisma, in ultima analisi, non otterranno nulla per una semplice ragione: il tempo metterà ogni cosa al suo posto, e la gente capirà.

Chiese non catturate

Ho avuto un caso in cui sono stato fermato a un posto di blocco e mi è stato chiesto da un soldato: perché non ti unisci al patriarcato di Kiev? Gli ho detto che cosa sta facendo il clero in modo che, in questa situazione difficile, non continuino l'odio e l'inimicizia, ma piuttosto un'occasione per parlare di un qualche tipo di riconciliazione. E lui mi ha accusato di azioni sovversive contro l'unità del paese, contro l'unità dell'Ucraina.

Gli ho chiesto allora: bene, allora mi spieghi perché sul territorio della diocesi di Gorlovka non ci sono chiese catturate al Patriarcato di Kiev, o ai greco-cattolici? Al contrario, su richiesta del nostro Dipartimento sinodale per le relazioni esterne, chiediamo regolarmente la liberazione di un sacerdote greco-cattolico o di un pastore degli Avventisti del Settimo Giorno, e chiediamo che gli edifici a loro sottratti siano restituiti in modo che vi si riuniscano per la preghiera.

Quando ci hanno offerto l'uso della forza per occupare un edificio, abbiamo sempre e consapevolmente rifiutato. Perché? Perché la Chiesa ortodossa non è solo qui. La Chiesa è a Leopoli, e a Ternopol, e a Kiev. Se qui occupiamo chiese con la forza, allora i rappresentanti di altre confessioni occuperanno le nostre chiese in Ucraina occidentale. E così, in una zona di combattimento, pensiamo all'unità del paese più di quelli che lo rappresentano ufficialmente e costringono le persone a firmare una sorta di memorandum. Il soldato non è stato capace di rispondermi nulla, per cui ho continuato a viaggiare tranquillamente.

In realtà, non permettiamo a noi stessi alcun uso della forza nella risoluzione di eventuali questioni religiose, perché è inutile. Non si può usare la forza in tali situazioni. Verrà il tempo in cui tutto tornerà a posto.

Mettiamo che oggi facessi occupare una chiesa del patriarcato di Kiev. Ho questa situazione nella città di Gorlovka: una nostra chiesa, che abbiamo costruito su un terreno abbandonato, è stata distrutta da due colpi diretti. Il primo l'ha colpita, e il secondo l'ha completamente distrutta. Dall'altra parte della strada c'è una chiesa del patriarcato di Kiev, che nessuno tocca. Al contrario, gli Affari Interni proteggono i loro diritti.

Lo facciamo consapevolmente. Contribuiamo fermamente al fatto che non ci siano sequestri e molestie nei confronti delle persone che vogliono pregare. E se tutti pensassero in questo modo, allora potremmo probabilmente decidere tra di noi come vivere.

Se i politici non avessero interferito negli affari della Chiesa, lo scisma sarebbe stato superato. Abbiamo la forza, e mezzi, e la voglia di superare questo scisma. Ma oggi vediamo che i politici si mettono in primo piano, e tentano di utilizzare la Chiesa come uno strumento. Questo è qualcosa che non vogliamo.

La guerra è finita, la vita va avanti

Separazione, dolore, aggressività, e divisione in campi contrastanti: come superarle, come è possibile restituire un umore tranquillo nella mente e nel cuore della gente? È possibile?

Per questo, è necessario del tempo. E non c'è bisogno di fare gli errori che hanno fatto i politici. Non vi è alcuna necessità di riportare nell'ambiente spirituale il conflitto che esiste nello stato. I sacerdoti hanno bisogno di capire che la guerra è finita, e la vita va avanti, e ci sarà bisogno di parlare con persone diverse provenienti da diverse parti delle barricate. Ci sarà bisogno dell'autorità appropriata, e per questo è necessario che la Chiesa non sia coinvolta in questa storia militare, in modo che non diventi una delle parti nel conflitto. È necessario che il sacerdote non perda la sua capacità di essere un pastore per nessuna delle parti in conflitto.

Pazienza, tempo, e preghiera che la Chiesa rimanga al suo posto, e non sia tentata di diventare una delle parti nel conflitto – questo è un prerequisito per la pace a venire, e noi siamo obbligati a mantenere questi requisiti. E quando questo accadrà, non lo sappiamo.

Qual è il modo giusto ora per aiutare la vostra diocesi e la vostra gente?

Pregare.

Ci stiamo avvicinando a una situazione in cui molte persone avranno bisogno dell'essenziale. Oggi nutriamo quotidianamente quasi 1.000 persone nelle parrocchie di Gorlovka. Questo è il massimo delle nostre capacità, e ci sono molte altre persone che hanno bisogno di aiuto. Il loro numero, credo, aumenta ogni giorno.

Mentre non siamo in grado di portare aiuti umanitari, perché è una zona di guerra, la diocesi è divisa in due, e questo crea alcune difficoltà. Forse col tempo sarà necessario, e questo dovrebbe essere fatto fino a che ci sono persone in grado di stare in piedi. Se rivolgeremo appelli pertinenti, quando diventa possibile, vorrei che fossero forniti degli aiuti.

Foto: servizio stampa della diocesi di Gorlovka e Slavjansk

 
Battesimo con acqua e battesimo con lo Spirito Santo

Qual è la differenza tra il battesimo in acqua e il battesimo dello Spirito Santo e del fuoco in Atti 1:5?

In Atti 1:5, Cristo disse: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni", il che è molto simile a quello che disse lo stesso san Giovanni Battista:

" Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Mt 3:11, cfr Lc 3:16).

Ciò che san Giovanni Crisostomo sottolinea è che Cristo non ha detto che gli apostoli sarebbero stati battezzati con acqua nella stanza superiore, perché erano già stati battezzati con acqua per la conversione, ma che questo non includeva il dono dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo non era ancora stato dato. Essere battezzati con lo Spirito Santo è la parte più essenziale del battesimo:

"...perché Cristo dice: "sarete battezzati", quando in realtà non c'era acqua nella stanza superiore? Perché la parte più essenziale del battesimo è lo Spirito, attraverso il quale, di fatto, l'acqua ha il suo funzionamento; nello stesso modo si dice che anche il nostro Signore sia unto, non perché sia ​​mai stato unto con olio, ma perché aveva ricevuto lo Spirito. Inoltre, li vediamo ricevere un battesimo con acqua [e un battesimo con lo Spirito], e questi in momenti diversi. Nel nostro caso si svolgono entrambi in un singolo atto, ma allora erano divisi" (Omelia 1 sugli Atti).

Quindi, nel battesimo cristiano, siamo battezzati sia con acqua che con lo Spirito Santo, motivo per cui nella Chiesa ortodossa battezziamo una persona nell'acqua e la ungiamo con il santo crisma, tutto in un'unica funzione. Il battesimo di Giovanni prefigurava il battesimo cristiano e, nel battesimo di Cristo, questi fu battezzato in acqua e confermato dallo Spirito Santo sotto forma di colomba.

Ciò è reso ancora più chiaro in At 19:1-7, dove san Paolo incontra un gruppo di persone che erano state battezzate solo con il battesimo di San Giovanni:

"Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?. Gli risposero: Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo. Ed egli disse: Quale battesimo avete ricevuto? Il battesimo di Giovanni, risposero. Disse allora Paolo: Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini".

Quindi, queste persone, che avevano ricevuto solo l'ombra del battesimo cristiano, quando è stata data loro la realtà che era stata prefigurata, hanno ricevuto lo Spirito Santo, che è il battesimo del fuoco di cui hanno parlato san Giovanni Battista e Cristo.

 
Nonostante i continui sequestri di chiese, la Chiesa ucraina è cresciuta di 184 parrocchie e 30 monasteri sotto il metropolita Onufrij

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Nonostante la persecuzione contro di essa da parte dello stato e dei nazionalisti scismatici negli ultimi anni, la Chiesa ortodossa ucraina continua a predicare il Vangelo di Gesù Cristo e crescere sotto la guida di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

Il quinto anniversario dell'intronizzazione di sua Beatitudine come primate, che si è tenuto il 17 agosto 2014, è stato celebrato sabato alla Lavra delle Grotte di Kiev. L'occasione è stata celebrata anche in compagnia di vescovi e rappresentanti di tutto il mondo ortodosso a giugno in collaborazione con l'onomastico del metropolita Onufrij.

Sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, cancelliere della Chiesa ucraina, ha riassunto i risultati del ministero del metropolita Onufrij fino a ora, durante un briefing dedicato all'anniversario, come riferisce il centro di informazioni della Chiesa ortodossa ucraina.

Il metropolita Antonij ha osservato che nel presente momento difficile per la Chiesa, il metropolita Onufrij mostra a tutti come dovrebbe essere un credente. "Una persona simile – profondamente convinta, onesta con se stessa, dedita al servizio della Chiesa, dedita ai voti emessi quando ha accettato il monachesimo – proprio una persona del genere era necessaria per mostrare a noi tutti come dovrebbe essere un credente. E questo è un esempio per tutti coloro che indossano paramenti episcopali, che sono preti o semplici credenti ortodossi", ha detto il metropolita Antonij, definendo sua Beatitudine "un simbolo di preghiera, del potere di sostenere la purezza della fede e dell'ordine canonico davanti a tutta l'Ortodossia".

In precedenza, sua Eminenza il metropolita Athanasios di Limassol della Chiesa ortodossa cipriota ha dichiarato in un'intervista: "Sono molto impressionato e ammiro moltissimo come il metropolita Onufrij di Kiev abbia gestito questa crisi: con grande calma, con grande dignità, con poche parole, con poche affermazioni e con molte preghiere".

Secondo il metropolita Antonij, nonostante le centinaia di chiese che sono state sequestrate con la forza e ri-registrate illegalmente negli ultimi anni, e specialmente da quando il Patriarcato di Costantinopoli ha invaso il territorio canonico della Chiesa, la Chiesa continua a crescere. Alla fine di giugno, 85 chiese erano state sequestrate e altre 222 erano state nuovamente registrate dalla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.

Negli ultimi cinque anni sotto il metropolita Onufrij, il numero di vescovi è aumentato di 15 (con 2 casi di apostasia alla chiesa scismatica) giungendo a oltre 100, il numero di parrocchie di 184, il numero di monasteri di 30 e il numero di sacerdoti di 439 (per un totale di 12.409).

Il metropolita Antonij ha osservato che sottolinea in particolare il crescente numero di parrocchie perché, oltre ai sequestri e alle ri-registrazioni, il Ministero della cultura ucraino ha anche posto una serie di ostacoli alla registrazione di nuove parrocchie della Chiesa canonica. Nonostante queste difficoltà, la Chiesa continua a crescere.

Inoltre, 16 asceti di pietà, confessori e martiri del XX secolo, sono stati canonizzati dalla Chiesa ucraina negli ultimi 5 anni.

Il metropolita Antonij ha anche osservato che 15 persone sono state liberate dalla prigionia con la partecipazione della Chiesa ortodossa ucraina e su iniziativa del metropolita Onufriji. Il Santo Sinodo, nella sua sessione di luglio, ha anche creato una commissione per lavorare sulla questione del rilascio dei prigionieri.

"Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ama il suo popolo ucraino e dà tutta la sua vita, tutti i suoi talenti affinché ogni ucraino trovi il suo percorso verso Dio e il Cielo, lo scopo per cui il Signore ha creato ogni persona", ha detto il metropolita Antonij in conclusione.

Anche la processione della Croce del 27 luglio, in onore di san Vladimir il Grande e del Battesimo della Rus', è cresciuta a passi da gigante sotto il metropolita Onufrij, attirando 250.000 fedeli l'anno scorso e 300.000 quest'anno.

 
Il seminario serbo del Kosovo e Metohija in visita in Russia

Il portale del monastero Sretenskij di Mosca, Pravoslavie.ru, ha appena dato la notizia della visita in Russia dei nostri fratelli del seminario ortodosso di Prizren. Presentiamo anche noi questa notizia in russo e in traduzione italiana nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti. Siamo felici di vedere vladika Teodosije e padre Andrej accompagnare i seminaristi in una terra che rappresenta tanta speranza per il popolo serbo di Kosovo e Metohija. Ci rincuora vedere la generosità che la Chiesa russa, attraverso il monastero Sretenskij, ha esteso al seminario: da pochi giorni anche la nostra parrocchia ha preso la decisione di "adottare" uno dei seminaristi di Prizren, aiutandolo a compiere il cammino di studi. Speriamo che anche altre chiese e persone possano sentirsi coinvolte in questo movimento di aiuto ai cristiani ortodossi sottoposti a tante sofferenze e privazioni nel cuore stesso dell'Europa orientale.

 
Articolo numero 1200 su questo blog: ringraziamenti da aprile 2019 ad aprile 2020

La verità vi farà liberi (Gv 8:32)

Un anno fa, nel 2019, ci sono arrivate rivelazioni su rivelazioni durante la visita dell'icona della Madre di Dio della radice di Kursk. Il resto di quell'anno ha seguito lo stesso corso, con grandi eventi, sia nella vita della Chiesa che nella vita personale. Lo scisma creato dal Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina si è diffuso in tutto il mondo e quel patriarcato, con la sua adozione di molti valori secolari, è uscito dalla comunione con la Chiesa russa. Il risultato positivo è stato il ritorno miracoloso e tanto atteso della metà ortodossa (il 58%, per essere precisi) dell'arcidiocesi di Rue Daru da Costantinopoli alla Chiesa russa. Ciò è avvenuto meno di un anno dopo l'istituzione dell'esarcato per la nuova emigrazione di lingua russa in Europa occidentale, con sede a Parigi.

Un altro miracolo ha avuto luogo quando a luglio 2019, dopo più o meno cinquant'anni senza un vescovo residente in buona salute, la nostra diocesi della Chiesa fuori dalla Russia ha finalmente ricevuto un vescovo residente, Irenei, con il titolo "di Londra", che io avevo molto incoraggiato, e "dell'Europa occidentale", per il quale avevo anche supplicato per moltissimi anni. Nel 35° anniversario della mia ordinazione al servizio all'altare, ho reso grazie per questo alla parrocchia di fronte al vescovo Irenei quando ci ha visitato.

A questo punto, all'inizio del 2020, avevo visto realizzare le mie speranze di quasi mezzo secolo: i santi delle isole e altri santi dell'Europa occidentale erano stati riconosciuti dalla Chiesa e alcuni inclusi nel calendario ufficiale (nonostante l'ostilità di alcuni); la Chiesa russa era riunificata, mentre il Patriarcato di Mosca stava lentamente diventando de-moscovizzato, cioè de-sovietizzato, il che aveva permesso alla ROCOR di essere in comunione con il Patriarcato e all'Arcidiocesi di Rue Daru di tornare dallo scisma al Patriarcato; la Chiesa era stata effettivamente purificata dallo scisma fanariota; c'era un esarcato gestito da Mosca per la nuova generazione nell'Europa occidentale e per i nativi ortodossi nelle isole e coloro che desideravano integrarsi in Europa occidentale ma rimanere veramente ortodossi; c'era il nostro vescovo, che avevo chiesto che fosse inviato dagli Stati Uniti; a Mosca era stata fondata una società missionaria ortodossa dedicata proprio al nostro san Felix di Felixstowe, apostolo dell'East Anglia. Inoltre, il 1 febbraio 2020 il Regno Unito ha ritrovato la sua libertà, lasciando la camicia di forza insulare dell'Unione Europea dopo 47 anni.

Quindi mio figlio maggiore ha trovato una chiesetta in vendita a Little Abington, tra Cambridge e Haverhill. Era giovedì 13 febbraio 2020. Sono riuscito a vederla la seguente domenica pomeriggio e il giorno dopo, il 17 febbraio, ho ricevuto un prestito per acquistarla. Due giorni prima del trionfo dell'Ortodossia, il 6 marzo, abbiamo saputo che l'avevamo ottenuta dopo un processo d'asta. Questo è stato un miracolo. La piccola Abington si trova a sette miglia a sud-est di Cambridge, dove avevamo cercato per la prima volta una chiesa quarant'anni prima, nel 1980, ma eravamo stati delusi dai poteri allora in auge. In questo luogo si uniscono tre contee, Essex, Suffolk e Cambridgeshire. È la terza chiesa che ho fondato. (Come qualcuno ha detto, Colchester, Norwich e Cambridge formano un triangolo). Le tre chiese dovevano rappresentare l'unità nella diversità. Era anche vicino a Cambridge, un centro di teologia anti-trinitaria, che abbiamo quindi sfidato.

A livello personale, ho conosciuto Little Abington per quasi tutta la mia vita – era ai margini di tutti quei villaggi, dove per secoli i miei antenati erano nati, avevano vissuto e lavorati ed erano morti. E tutti quei villaggi, Abington, Ridgwell, Hadstock, Bartlow, West Wratting, Shudy Camps, Castle Camps, Great Chesterford, Steeple Bumpstead, Helions Bumsptead, Sturmer, Kedington, Withersfield, Stambourne, Baythorn End, Hundon, i loro nomi per me poesia e musica, sono tutti visitati non dalle fredde presenze dell'atea Cambridge, ma dall'umile martire sant'Edmund. Chiaramente, ci dovrebbe essere una sua icona sull'iconostasi poiché è IL santo locale. Inoltre, la chiesa qui era una chiesa che apparteneva da 100 anni, da quando era stata costruita, alla "Chiesa riformata unita" non conformista. Questo era un gruppo protestante al quale appartenevano molti dei miei antenati locali.

Quando, per grazia di Dio, abbiamo ottenuto la chiesa, qualcuno ha detto che "finalmente padre Andrew si è scatenato". Sono rimasto frustrato per oltre trenta anni prima che venissero Colchester nel 2008, Norwich nel 2015 e ora Little Abington nel 2020. Le tre chiese erano tutte molto diverse, ma unite nella nostra singola Fede. C'è giustizia; avevamo vinto i nostri nemici anti-missionari, e ce n'erano così tanti che non volevano una chiesa qui, con quarant'anni di pazienza.

Gloria a Dio per tutte le cose!

 
La delegazione della Chiesa ortodossa serba andrà a Creta, ma potrebbe lasciare il Concilio

SANTO SINODO DEI VESCOVI DELLA CHIESA ORTODOSSA SERBA

N. 840 - 15 giugno 2016

COMUNICATO

In amore fraterno, mentre ci prepariamo con responsabilità e speranza alla partecipazione al Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, che, a Dio piacendo, si terrà presso l'Accademia ortodossa di Creta intorno alla Pentecoste, dal 17 al 26 giugno 2016, il Santo Sinodo dei vescovi nella sua più ampia composizione nel corso della sessione tenutasi presso il Patriarcato serbo di Belgrado, il 15 giugno 2016, per quanto riguarda la situazione venutasi a creare dopo la convocazione ordinaria della Santa Assemblea dei vescovi della Chiesa ortodossa serba, prende la seguente decisione:

Prima di tutto, avendo in mente l'importanza e il significato del Concilio, la nostra Chiesa vuole, in uno spirito di edificazione ecclesiale, contribuire a far sì che questo Santo e Grande Concilio possa soddisfare i criteri e la misura dei veri Concili nella storia della Chiesa ortodossa, giustificando così il suo titolo.

D'altra parte, la nostra Chiesa richiede che i problemi e le questioni non solo della Chiesa ortodossa serba, ma anche delle altre santissime Chiese che hanno annullato la loro partecipazione al Concilio, siano considerati al Concilio.

Con questo obiettivo in mente, il Santo e Grande Concilio dovrebbe durare fintanto che tali questioni sono da considerarsi, e non devono essere ostaggio di regole esposte e accettate in precedenza. Esclusivamente con il pieno consenso il Concilio può essere considerato come un Santo e Grande Concilio.

Infine, la nostra Chiesa insiste sul fatto che il raduno sull'isola di Creta sia l'inizio del processo conciliare, e che le materie in questione dovrebbero essere risolti durante il processo dei suoi lavori, ma nello spirito della tradizione conciliare della Chiesa di Cristo.

 

Nel caso in cui le Chiese presenti al Concilio, con il Patriarcato Ecumenico alla sua testa, persistano nella posizione che le Chiese assenti stiano boicottando il lavoro del Concilio senza alcun motivo reale, e nel caso che le Chiese già presenti rifiutino di prendere in considerazione tutti gli elementi, i problemi e le divergenze in questione, i rappresentanti della Chiesa ortodossa serba al Concilio saranno, con rammarico, costretti a lasciare le sessioni del Concilio e in tal modo unirsi alle Chiese che sono già assenti.

Questa non è affatto una minaccia o un ricatto, ma la conseguenza dell'attuazione della posizione e delle decisioni della Santa Assemblea dei vescovi della Chiesa ortodossa serba tenutasi nel maggio 2016.

Nello spirito della nostra responsabilità ecclesiale e pastorale, presentiamo queste posizioni sperando nell'azione illuminante del tuttosanto Spirito.

L'arcivescovo di Pec, metropolita di Belgrado – Karlovci e patriarca serbo

Presidente della Santa Assemblea dei vescovi

IRINEJ

 
Il suicidio di una civiltà

Пусть кто-то от Общей-Европы,

А я – от Всея Руси!

Нина Карташева, Порфира и Виссон

Può esserci qualcuno da un'Europa Comune,

Ma io - vengo da Tutta la Rus'!

Nina Kartasheva (poetessa russa contemporanea), Porpora e Bisso

Alcuni parlano della crisi contemporanea nei paesi occidentali come della 'morte di una cultura'. E' peggio di questo; è il suicidio di una civiltà. Personalmente ho vissuto gli ultimi 50 anni in Inghilterra e ho visto questa tragedia, vissuta e profondamente sentita, con i miei occhi e con gli occhi dei miei genitori, dei nonni e di tutta la famiglia. La generazione dei miei nonni, nati in epoca vittoriana e morti tra gli anni '60 e '80, è stata in grado di raccontarmi la prima fase del suicidio nella prima guerra europea e poi mondiale; la generazione dei miei genitori, nati subito dopo quella guerra e morti nel corso degli ultimi 25 anni, è stata in grado di raccontarmi la seconda fase del suicidio nella seconda guerra europea e quindi mondiale. Entrambe queste guerre erano fasi del suicidio, non l'uccisione di una mera cultura, ma delle radici cristiane di quella cultura, cioè, della civiltà occidentale.

Tuttavia, la terza e ultima fase del suicidio, che lo ha portato al 'successo', è venuta negli ultimi 50 anni, senza una guerra mondiale, ma con una guerra spirituale, con la conseguente massiccia perdita della Fede in Occidente dagli anni '60 . Questo è iniziato con l'apostasia del clero cattolico e protestante, che ha pubblicamente dichiarato di aver perso la fede nella Santa Trinità, nella Divinità e nella Risurrezione di Cristo, nella verginità perpetua, nei santi e nei comandamenti morali delle Scritture, considerate un semplice lavoro letterario. E, peggio di tutto, hanno giustificato questa perdita di fede, sostituendo il divino con la convinzione che l'umanità caduta dovrebbe avere la 'sacra' liberta di mutilare e distruggere l'immagine di Dio in sé e mutilare e distruggere il mondo che la circonda. Dopo aver distrutto la paternità di Dio, hanno distrutto la fraternità del genere umano. Respinta la fede cristiana, che è alla base della civiltà occidentale, hanno ucciso quella civiltà e pertanto hanno commesso suicidio.

Ciò che rimane oggi della civiltà occidentale sono 'luoghi da visitare', i monumenti per i turisti, musei, una 'industria dell'eredità'; quello che era vibrante e vivo se n'è andato da questo enorme cimitero della civiltà occidentale, che i curiosi fanno la fila per venire a vedere da tutto il mondo, come un parco storico a tema. Con la perdita della fede cristiana che ha sostenuto quella civiltà, il centro è andato e due tendenze sono venute a dominare i paesi occidentali nelle ultime due generazioni. Queste tendenze sono la volgarità senza gusto e la rozzezza, con l'obesità suicida e i mutilanti tatuaggi che vi si accompagnano, oppure l'amore del denaro e il culto dell'avidità, con l'inutile vanità e l'orgoglio snob che vi si accompagnano. Queste due tendenze si possono notare in tutto il mondo occidentale, dal Nord America all'Europa occidentale all'Australia. Non c'è da stupirsi che un leader mondiale cristiano, forse l'unico rimasto, Vladimir Putin, abbia detto che 'l'Occidente ha sostituito Dio con Satana'.

Alcuni indicano la Russia contemporanea, il suo rifiuto dell'ateismo militante e il ritorno alla fede e chiedono: 'Perché non potrebbe avvenire lo stesso ritorno alla Fede in Occidente?' Non può accadere in Occidente, perché in Russia c'è stata una feroce persecuzione della fede da parte di un'ideologia aliena, mentre in Occidente non vi è stata alcuna persecuzione, solo una volontaria auto-liquidazione da parte di un'ideologia cresciuta in casa. Un tentativo di uccidere una civiltà, come è accaduto sotto l'ideologia straniera dell'ateismo militante, importata dalla Svizzera (Lenin) e dagli USA (Trotskij) e finanziata dall'estero, non è affatto la stessa cosa di un suicidio volontario. Il suicidio era prima o poi inevitabile in Occidente, dove i semi della distruzione erano già contenuti tutti insieme nella "mezzodossia" compromessa della mentalità protestante/cattolica. Questa mentalità ha iniziato tempo fa ad adattare e a ridurre l'Ortodossia originale del primo cristianesimo a mera ideologia umanistica, centrata prima a Roma e poi in una moltitudine di luoghi in tutto il mondo occidentale.

Come ortodossi in Occidente, è sempre stato nostro compito di andare nella direzione opposta all'Occidente contemporaneo e alla sua scelta di catastrofe spirituale. Invece di respingere le radici della civiltà occidentale nell'originale fede cristiana, predicata e vissuta dai primi martiri e santi delle terre occidentali nel primo millennio, è stato nostro compito di essere radicali, di richiamare l'Occidente al ritorno a quelle radici. In altre parole, è stato nostro compito di chiedere la restaurazione dell'Ortodossia, il ritorno nel pentimento all'Ortodossia, l'originale fede cristiana alle radici dell'Occidente nel primo millennio, che è identica in spirito all'Ortodossia della Santa Rus'. È stato nostro compito cercare di salvare ciò che è valido nella civiltà occidentale, i preziosi frammenti e le testimonianze che sono sopravvissute nelle parti più remote dell'Occidente e che hanno relazione con le sue radici cristiane. Questa è una lotta contro ogni probabilità, una lotta per la Fede ortodossa contro il principe di questo mondo.

Diversamente dall'Occidente, ogni volta che ci sono state tentazioni di rinunciare alla fede in Russia, sono sempre venuti degli estranei a richiamare al pentimento. Non importa che fossero i tartari o i cavalieri teutonici, i polacchi o i lituani, Napoleone o Hitler, o adesso l'élite americana e le loro marionette europee nel loro vano tentativo di impadronirsi dell'Ucraina. Quest'ultimo tentativo è servito solo a rafforzare i popoli della Rus' contro le tentazioni degli oligarchi corrotti sposorizzati dall’Occidnete e gli altri filo-occidentali contemporanei. I popoli della Rus' non hanno perso il timore di Dio – a differenza dell'Occidente, dove si stanno preparando perfino a legalizzare l'incesto, il matrimonio tra padre e figlia, madre e figlio, la morte in una deformità auto-inflitta, la sterilità, la demenza e l'eutanasia. In Occidente il vecchio paganesimo è rinato come un nuovo paganesimo, mentre tutti i vecchi demoni tornano dall'inferno.

La differenza tra i popoli della Rus' e l'Occidente è che nessuno nella Rus' giustifica l'apostasia atea, mentre l'Occidente non solo la giustifica, ma cerca anche aggressivamente di rifilarla al resto del mondo, negando a qualsiasi altra civiltà il diritto di esistere. Ci vengono in mente le parole del filosofo: 'Colui che Dio vuole distruggere, lo fa prima impazzire'. Solo questo può spiegare la follia e l'autodistruzione del mondo occidentale contemporaneo. Quanto a noi, continueremo comunque, nella fedeltà alla Chiesa di tutta la Rus' e ai comandamenti dei santi e dei martiri vecchi e nuovi. Può essere che l'apostasia occidentale attuale, che ora procede a rotta di collo, possa essere fermata per un certo tempo. Ma può essere che arriveremo ad essere perseguitati dalle autorità occidentali atei, che prima ci impediranno di battezzare. Quindi si avvererà la profezia di san Serafino di Vyritsa e navi cariche di persone si dirigeranno a San Pietroburgo per chiedere il battesimo. E poi avremo da affrontare il martirio in Occidente oppure rifugiarci in Russia. In ogni caso saremo pronti, perché non ci facciamo illusioni.

 
L'Ortodossia in Sud Africa prima e dopo l'apartheid

Nelson "Madiba" Mandela, il primo presidente democraticamente eletto del Sud Africa, è stato una figura amata per decenni, e la sua morte ha provocato un'onda di dolore in tutto il mondo. Ma pochi di noi conoscono molto di quel Sud Africa che Mandela ha contribuito a cambiare radicalmente. Volendo saperne di più sulla vita in Sud Africa e in particolare sulle missioni e sul cristianesimo ortodosso - prima e dopo la caduta dell'apartheid, ho chiesto al padre diacono Stephen Hayes di rispondere ad alcune domande.

il diacono Stephen Hayes

Il padre diacono Stephen serve due congregazioni a Pretoria e a Johannesburg, in Sud Africa. Da anglicano negli anni '60, '70 e '80, ha lavorato come missiologo, che addestrava preti e diaconi atuto-finanziati, e sviluppava una formazione teologica a distanza. Come risultato dei suoi sforzi missionari inter-razziali sotto il governo dell'apartheid in Sud Africa, il padre diacono Stephen fu deportato, listato come nemico pubblico # 1658, ed esiliato dal 1972 al 1976.

Convertiti al cristianesimo ortodosso a metà degli anni '80, il padre diacono Stephen e la sua famiglia hanno partecipato alla fondazione della Società di san Nicola del Giappone, che ha l'obiettivo di promuovere la fede cristiana ortodossa tra le persone di tutti i gruppi etnici. Il padre diacono Stephen rimane attivo nel lavoro missionario, partecipa a una serie di discussioni su Internet su Ortodossia e missiologia, e continua a sorvegliare gli studenti post-laurea in missiologia presso l'Università del Sud Africa. Il suo blog Khanya ha articoli sulla missiologia ortodossa, sulla storia della parrocchia di San Nicola e su altri argomenti.

Le sue più ampie biografie si possono trovare qui e qui.

* * *

Padre diacono, che cosa è stato l'apartheid? Come si faceva a vivere vita sotto di esso?

Penso che il modo migliore in cui posso rispondere è fare riferimento a una serie di post che ho scritto sul mio blog, per rispondere a questa domanda, e a domande simili. La serie si chiama "I racconti dalla distopia", e si può vedere qui.

In che modo la sua vita quotidiana è diversa oggi da quanto era prima del 1989?

In un certo senso molto poco. Viviamo nella stessa casa, viaggiamo più o meno allo stesso modo. Ma c'è una migliore sensazione in giro. Non c'è più la sensazione che qualcuno ti sta guardando dietro la spalla per vedere chi incontri, a chi parli, per ascoltare le tue telefonate, per aprire le tue lettere (soprattutto quelle con indirizzi stranieri).

Come una canzone che cantavamo ai vecchi tempi:

Quando vado per strada a camminare

devo stare attento a non salutare

persone di diversa pigmentazione

altrimenti il governo può sospettare

o il Dipartimento speciale rilevare

un'oscura affiliazione

ai comunisti di qualche organizzazione.

C'è qualche collegamento tra lo stesso presidente Mandela e il cristianesimo ortodosso?

Non tanto. Era un metodista, ma ha accolto i vescovi ortodossi (e il papa) quando lo hanno visitato.

C'è qualche collegamento tra il movimento anti-apartheid e il cristianesimo ortodosso?

Anche in questo caso non molto, se non che nel cristianesimo ortodosso il filetismo (razzismo) è stato dichiarato un'eresia. La maggior parte dei cristiani ortodossi qui era costituita da immigrati, e quindi non molto preoccupati della politica locale al di fuori delle loro comunità etniche.

Ma lei, personalmente, ha un legame?

Fortissimo, ma questo perché, ancor prima di diventare ortodosso, ho visto che l'ideologia dell'apartheid era direttamente contraria a molte verità fondamentali della fede cristiana. Come si potrebbe esprimere un protestante, questa era salvezza per razza, non salvezza per grazia.

Da un punto di vista ortodosso, ogni ideologia che dice che l'appartenenza a un gruppo di persone che hanno il tuo stesso colore della pelle è più importante dell'appartenenza a un gruppo di persone che sono state battezzate con te in Cristo è, ipso facto, eretica.

Dovrei chiamare questo movimento anti-apartheid, o dovrei usare un termine diverso?

Di solito era chiamato movimento anti-apartheid in altri paesi. Ma nella misura in cui l'apartheid era la politica di un partito politico, la maggior parte degli altri partiti e gruppi politici vi era contraria in grado maggiore o minore.

La mia generazione, i nordamericani giunti alla maggiore età negli anni '90, conosce Nelson Mandela solo come simbolo di bontà, gentilezza e riconciliazione. Io stesso penso a lui nella stessa categoria di Mohandas Gandhi o Martin Luther King, Jr. Noi quasi non lo vediamo come una persona, ma soprattutto come un ritratto. Sappiamo anche molto poco senso di come sembrasse il movimento anti-apartheid (e la vita post-apartheid in Sud Africa) al di là della persona di Mandela stesso. Cosa può dirci per farci avere un quadro più preciso di Mandela come essere umano e non come simbolo, e per farci avere un quadro più ampio del Sud Africa al di là della persona di Nelson Mandela?

Come ha detto il nostro vescovo quando ha esortato tutte le parrocchie della diocesi a tenere un memoriale per lui la scorsa domenica, è stato un campione di giustizia, pace e libertà.

Per me, soprattutto di libertà. Ma a differenza di Gandhi, o anche di Martin Luther King, era un membro disciplinato di un movimento politico che considerava più grande di lui. Ci sono punti positivi e punti negativi a riguardo. Dal momento in cui l'ANC è salito al potere, il movimento è stato infiltrato da persone che hanno cercato di usarlo per vantaggio personale. Penso che accada anche in America, e credo che abbiate una parola per definirlo "pork barrel" (politica da mangiatoia). Ce n'è stato molto di più dal suo ritiro, e penso che sia un fenomeno in crescita.

Vuole dire di più su come vede Mandela difendere la libertà prima di tutto?

Citerò di nuovo uno dei miei post del blog:

La mia memoria di quel periodo era che l'ANC, in particolare, sembrava prendere uno dei propri slogan sul serio – che "il popolo governerà". Sono stati spesi molta energia e molti sforzi nel sollecitare l'opinione pubblica e le idee su tutti i tipi di cose, dal contenuto della Costituzione alla promozione dell'istruzione, dell'arte e della cultura. Sono state organizzate conferenze, richieste osservazioni, e molte di queste cose sono state successivamente incorporate nella costituzione.

C'era una sensazione di "inclusività" nel senso migliore. Se dovevano esserci dei leader, i leader dovevano essere sensibili ai bisogni della gente, e dovevano ascoltare le persone. Un proverbio Zulu dice che un capo è un capo a causa del suo popolo. Quindi c'era un fermento di idee, e una sensazione che tutto era possibile.

Questa inclusività non era del tipo ideologico occidentale, ma parte dell'idea africana di "ubuntu".

Ma Nelson Mandela, in particolare, ha avuto una visione di un Sud Africa libero e democratico, e parte di quella visione era che le persone dovevano essere libere di dire cosa pensavano che fosse la libertà.

Ancora negli anni '80, molti negli Stati Uniti vedevano il movimento anti-apartheid in generale – e Mandela in particolare – come terrorista o comunista o entrambi. L'ANC non è stato ufficialmente rimosso fino a poco tempo fa dalla lista di controllo anti-terrorismo negli Stati Uniti. Dato il contesto europeo (ed etiopico) che associa il comunismo con violente persecuzioni anti-religiose, mirate in particolare a terrorizzare i cristiani ortodossi, che cosa hanno a che fare queste idee con la realtà del movimento anti-apartheid e con Nelson Mandela se stesso?

Sud Africa, il regime dell'apartheid ha cercato di spaventarci dicendo che chi si opponeva era un "comunista", ma in realtà c'era poco da temere da un golpe comunista, perché avevamo già le caratteristiche più temibili dei regimi comunisti – una polizia segreta, la detenzione senza processo, di un sistema di stato autoritario, la persecuzione dei cristiani (con l'eccezione delle varietà approvate dal governo, che godevano di privilegi speciali).

L'ANC era (ed è tuttora) alleato al Partito Comunista, ma dal momento in cui è salito al potere, abbiamo avuto una costituzione democratica che garantisce la libertà di religione, e quella parte della Costituzione è stata elaborata da un avvocato comunista (Albie Sachs, lo potere cercare su Google) che ha invitato la più ampia partecipazione dei gruppi religiosi alla sua elaborazione. Vedete, in Sud Africa, la maggior parte della persecuzione dei cristiani è venuta dagli ANTI-comunisti.

Ci può dare uno o due brevi esempi di persecuzione dei cristiani sotto l'apartheid?

Potete trovarli nei miei "Racconti dalla distopia" e anche qui e qui.

Durante la lettura della storia del Sud Africa, a volte parlare di persone che sono state 'esiliate' (banned). Cosa significa essere esiliati? Lei lo è mai stato? Come influisce questo sulla vita di una persona?

Su questo ho preparato una pagina web, che dovrebbe raccontare la maggior parte di ciò che volete sapere, e anche una storia della serie dei "Racconti dalla distopia". Io sono stato esiliato dal 1972 al 1976.

La storia sudafricana ha qualcosa da raccontarci sull'amore per i nemici?

Sì, un bel po'. In realtà, il vostro presidente Barack Obama l'ha riassunto quando ha parlato al funerale di Mandela – "ha liberato sia il prigioniero sia il carceriere."

La nostra lotta, come dice san Paolo, non è contro il sangue e la carne. Le persone che sostenevano e applicavano l'apartheid non erano particolarmente malvagie – erano schiavi di un sistema malvagio, che avevano bisogno di essere liberati.

Una volta stavo facendo catechismo a una ragazza che era stato allevata come atea, e lei ha detto che aveva difficoltà con l'idea di rendere grazie a Dio per ogni cosa. "Come si può rendere grazie per il signor Vorster?" Mi ha chiesto. Le ho detto, "Puoi ringraziare Dio per averti dato il signor Vorster da amare."

E poi ho pensato subito... ma questo chi l'ha detto? L'ho detto io? E da dove veniva? E poi mi sono reso conto che doveva provenire dallo Spirito Santo. Certamente non era qualcosa che pensavo io.

Un tema comune tra i cristiani del Nord America è che i cristiani, e in particolare la Chiesa come corpo, dovrebbero essere apolitici. Negli Stati Uniti, il concetto di 'separazione tra Chiesa e Stato' è a volte considerato come un undicesimo comandamento. Il coinvolgimento politico organizzato da parte della Chiesa o dei cristiani – soprattutto un'azione politica di movimenti di liberazione, percepita come di sinistra – contraddice la fede cristiana? E che dire della lotta armata? Fare politica, per sua natura, inquina il cristianesimo?

Dato che la nostra fedeltà primaria deve essere a Cristo e al suo regno, questa deve venire prima. Quindi sì, c'è un senso in cui la Chiesa nel suo insieme deve essere apolitica, nel senso di non avallare in particolare un partito, una linea politica o un movimento. Credo che i cristiani possano far parte di partiti e lavorare per obiettivi politici, ma mai in modo acriticamente, mai nel senso del "mio partito che ha ragione". Eppure molti cristiani ortodossi, e anche dirigenti della Chiesa, hanno lavorato per movimenti di liberazione politici – l'arcivescovo Makarios III di Cipro, per esempio, e alcuni dei suoi collaboratori sono stati chiamati "terroristi" dagli inglesi. Un altro, in un altro tempo e luogo, è stato san Sergio di Radonezh.

Io sono propenso a essere pacifista, e non sono troppo appassionato della "lotta armata", ma riconosco che non tutti condividono questo punto di vista. Gli americani hanno l'esempio di George Washington, che è stato il leader di una lotta armata, e quindi probabilmente è stato un terrorista tanto quanto Nelson Mandela. Ma se la coscienza di un cristiano gli permette di prendere parte a una lotta armata, dovrebbe sempre ricordare che il potere militare è tra tutti il potere più suscettibile agli abusi, e fare attenzione al pericolo dei suoi abusi, sia per sé sia per gli altri.

Quando sento parlare di politica sudafricana e vita ecclesiastica sudafricana, sento spesso il termine "ubuntu". Che cosa vuol dire "Ubuntu"?

'Ubuntu' è una parola Zulu che significa "umanità", la qualità di essere umano, e comportarsi in modo umano, vedendo gli altri come persone e non come cose oppure oggetti da manipolare.

Uno degli esempi più notevoli per me è stato un prete anglicano di nome Hamilton Mbatha. Lavorava nella direzione dell'ospedale di una chiesa, e un giorno ci fu un blocco in una delle fogne dell'ospedale. Scavando i canali di scolo, trovarono che il blocco era stato causato dal cadavere di un feto umano. Probabilmente una delle infermiere aveva cercato di sbarazzarsi di un figlio illegittimo. Ma la cosa che lo scosse più di tutti fu quando bruciarono il feto nell'inceneritore dell'ospedale, insieme a tutti i rifiuti medici – vecchie bende, tamponi, ecc. Hamilton disse, "Non si butta via una persona". Questo è "ubuntu".

Che si tratti di un bambino non ancora nato, o di un giovane drogato, o di una vittima dell'AIDS di mezza età, o di un anziano con l'Alzheimer, di una prostituta, di un banchiere o di un terrorista – non si butta via una persona. Gesù non lo ha fatto. E questo è "ubuntu".

Alla gente piace molto parlare di "ubuntu", ma non ce n'è molto in questi giorni.

Ho una certa esperienza di 'ubuntu' a livello decisionale nel contesto della Tanzania, anche se là non si utilizza questa terminologia particolare. Mi sembra simile al concetto cristiano ortodosso di 'conciliarità.' C'è una somiglianza?

Direi che è più la compassione che i Padri continuano a esortarci a mostrare, amando e continuando ad amare.

Ma sì, la conciliarità ne è una parte. Il governo della maggioranza è meglio del governo della minoranza, ma il consenso batte entrambi, e questo scaturisce dall'ubuntu, il desiderio di non chiudere nessuno fuori.

Cosa pensa che i cristiani ortodossi del Nord America possono imparare dal cristianesimo ortodosso sudafricano? Da Sud cristianesimo sudafricano in genere? Dalla storia e la cultura del Sud Africa?

Forse un approccio leggermente diverso per i rapporti tra religione e società laica? Ma non ne sono sicuro, non ho abbastanza esperienza della cultura americana per saperlo. E in Sud Africa, la cultura ortodossa non ha ancora radici abbastanza profonde, quindi in un certo senso è troppo presto per dirlo.

Quanti anni ha il cristianesimo ortodosso in Sud Africa? È radicato nella storia degli immigrati, in movimenti indigeni come quelli in Africa orientale, o in entrambi?

Cristiani ortodossi da altri paesi, per lo più Grecia, Cipro e Libano, hanno iniziato ad arrivare verso la fine del XIX secolo. Il primo vescovo è stato nominato nel 1924.

Ci sono state alcune discussioni tra il capo della Chiesa ortodossa africana, Daniel William Alexander, e il vescovo locale di Johannesburg, ma, a differenza di quanto è successo in Africa orientale, non ne è risultato molto al quel tempo.

Lei è un cristiano ortodosso sudafricano non-immigrato (indigeno?) e un membro del clero, e so che ha rapporti con una alcune congregazioni prevalentemente non-immigrate. La crescita dell'Ortodossia tra i sudafricani non-immigrati è cominciata prima o dopo la fine dell'apartheid? È la fine dell'apartheid ha influenzato il modo in cui si è sviluppata l'Ortodossia?

È iniziata poco prima della fine dell'apartheid, soprattutto perché alcuni di noi sapevano della Chiesa ortodossa africana e hanno cercato di entrare in contatto con loro, anche si sono poi divisi in diverse fazioni. Abbiamo formato una società missionaria (la Società di san Nicola del Giappone) e abbiamo preso contatto e poi lavorato direttamente con il patriarca, perché il vescovo locale non era molto interessato.

Durante il periodo dell'apartheid, tutti i membri del clero ortodosso provenivano dall'estero, e ottenevano i visti di soggiorno solo se loro stessi (e il vescovo) firmavano un impegno di limitare il loro ministero alla propria comunità etnica. Questo era in conformità con il principio di base dell'apartheid con il suo concetto di "affari propri".

Questo è stato uno dei motivi per cui abbiamo fondato la Società di san Nicola del Giappone. È stata fondata da sudafricani, così il governo non poteva deportarci (come poteva fare con la maggior parte dei sacerdoti), e se il governo chiedeva al vescovo di noi, questi poteva disconoscerci, e dire che non dipendevamo da lui.

I cristiani ortodossi del Nord America sono abituati a giurisdizioni sovrapposte, in cui una singola città potrebbe avere congregazioni ortodosse sotto cinque o sei vescovi differenti, tutti che rispondono ai loro sinodi o patriarchi all'estero. In Sud Africa, capisco che tutti i cristiani ortodossi sono sotto lo stesso Vescovo, che è un membro del Santo Sinodo di Alessandria. Questo significa che le congregazioni sono generalmente di etnia mista, o c'è di fatto una segregazione etnica da chiesa a chiesa?

Ci sono varie parrocchie etniche, greche, russe, serbe, romene e bulgare, ma sono tutte sotto un solo vescovo.

Molte delle parrocchie etniche si concentrano su una comunità etica, utilizzando la lingua di quella comunità, ma, soprattutto a seconda di quanto il parroco è orientato alla missione, alcune hanno programmi nelle comunità locali.

Alcune delle parrocchie sono "chiese di comunità", gestite da un comitato etnico, che impiega il sacerdote, e queste sono meno interessate a ciò che accade al di fuori, e tendono a non gradire quando il sacerdote si impegna in quelle che considerano come attività extra-curriculari. Altre, come la parrocchia serba, sono controllate dalla chiesa, non dalla comunità etnica (c'è stato un po' di una lotta per questo fine), ed è il sacerdote che incoraggia i laici a partecipare alla missione, piuttosto che i laici scoraggino il sacerdote. Le parrocchie controllate dalla chiesa sono generalmente più aperte e di mentalità più missionaria rispetto alle parrocchie controllate da comunità etniche.

E poi ci sono congregazioni missionarie, stabilite tra le popolazioni locali e che usano lingue locali. La maggior parte di esse è stata avviata dopo il 1997.

 
Le Solovki mistiche

L'arcipelago delle Solovki è stato spesso chiamato "Tebaide settentrionale" o "Athos settentrionale". È un gruppo di isole situate all'ingresso della Baia di Onega, nella parte sud-occidentale del Mar Bianco, l'unico mare interno dell'Oceano Artico. Il Mar Bianco stesso è affascinante per la sua storia unica e la sua flora e fauna. Per quasi metà dell'anno è coperto da banchi di ghiaccio alla deriva, ma quando questi si sciolgono in estate il mare e le isole diventano un mondo mistico di animali del mare del Nord, e flussi e riflussi di marea che rivelano formazioni rocciose inquietanti contro le albe e i tramonti luminescenti delle "notti bianche" dell'Artico. Non c'è da meravigliarsi che gli uomini che desiderano la vita di rigoroso ascetismo e contemplazione divina siano sempre stati attratti dal monastero delle Solovki e dai suoi eremi, disseminati su tutte le sue isole. Ma le Solovki attirano anche artisti e fotografi, che vi trovano un gioco di luce e bellezza naturale in continua evoluzione.

Abbiamo scelto per questa galleria fotografica, esposta in occasione della festa della sinassi dei santi delle Solovki, una selezione di opere di fotografi e artisti presenti sul sito web del monastero delle Solovki.

Foto: diacono Nikolaj Andreev / solovki-monastyr.ru

Foto: diacono Nikolaj Andreev / solovki-monastyr.ru

Foto: diacono Nikolaj Andreev / solovki-monastyr.ru

Foto: Valerij Bliznjuk / solovki-monastyr.ru

Foto: Valerij Bliznjuk / solovki-monastyr.ru

Foto: Valerij Bliznjuk / solovki-monastyr.ru

Foto: Valerij Bliznjuk / solovki-monastyr.ru

Riflesso del cielo

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Quiete

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Capo Kenga

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Liturgia nella chiesa dell'apostolo Andrea

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Colle del Golgota

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Strada verso la chiesa

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Cappella

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Luglio

Foto: Sergej Veretennikov / solovki-monastyr.ru

Foto: Nikolaj Gernet / solovki-monastyr.ru

Foto: Nikolaj Gernet / solovki-monastyr.ru

Foto: Nikolaj Gernet / solovki-monastyr.ru

Foto: Nikolaj Gernet / solovki-monastyr.ru

Foto: Nikolaj Gernet / solovki-monastyr.ru

Foto: Anastasia Egorova / solovki-monastyr.ru

Foto: Anastasia Egorova / solovki-monastyr.ru

Foto: Anastasia Egorova / solovki-monastyr.ru

Foto: Anastasia Egorova / solovki-monastyr.ru

Foto: Anastasia Egorova / solovki-monastyr.ru

Foto: Anastasia Egorova / solovki-monastyr.ru

 
Il calice eucaristico

Dopo aver parlato in dettaglio del cucchiaio per la comunione, presentiamo un altro oggetto più importante e più antico del culto cristiano: il calice eucaristico. In alcune note brevi ma ricche di informazioni, lo ieromonaco Petru (Pruteanu) ci presenta il calice con il suo simbolismo, la sua storia e il suo uso nella tradizione cristiana ortodossa. Il testo sul calice, nell’originale romeno e in traduzione italiana, è nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Conversazioni pastorali con lo ieromonaco Irinej (Pikovskij) del monastero Sretenskij

Parte 1. Preghiera del cuore

È impossibile raggiungere un punto finale nella fede. Ogni giorno e ogni minuto della nostra vita, impariamo ad amare il nostro Creatore e ad agire secondo i suoi comandamenti. Chiunque di noi, anche chi va in chiesa da molti anni, ogni tanto mette in dubbio le cose. Nella nostra ricerca per trovare le risposte, facciamo appello ai santi Padri che ci hanno lasciato i loro scritti, alla nostra preziosa eredità spirituale, e ai nostri sacerdoti come consiglieri spirituali. Un incontro davanti a una tazza di tè con i fratelli del monastero offre l'opportunità di discutere questioni che destano molta preoccupazione. Proprio come ha detto lo ieromonaco Irinej (Pikovskij) all'inizio di uno di questi incontri, le discussioni sono utili per lo sviluppo generale, mentre la gamma di argomenti discussi coinvolgerà in un modo o in un altro ciascuno di noi.

Padre Irinej, benedica! Potrebbe suggerirci un modo per pregare la preghiera di cuore indisturbati da qualsiasi distrazione? Quali sono le regole di base da seguire per evitare di cadere nell'illusione demoniaca o prelest?

La preghiera del cuore non è una tecnica per combattere gli spiriti maligni. Allo stesso tempo, la preghiera del cuore è una spada spirituale usata per respingere le provocazioni demoniache. Tuttavia, in termini di tecnica di apprendimento per usare questa preghiera, non ha nulla in comune con il modo in cui impariamo a fare sport. Con la preghiera del cuore, non possiamo usare un approccio lineare o graduale. Sappiamo inoltre che I racconti di un pellegrino russo, il libro che guadagnò popolarità nel XIX secolo, descriveva un insegnamento peculiare su questa preghiera e che attirò l'immediata critica del santo ierarca Ignazio (Brjanchaninov). Più tardi, nel XX secolo, il libro fu criticato dai padri spirituali nostri contemporanei della Russia e della Grecia. Perché? Perché questo libro collegava la tecnica del conteggio, ovvero il numero di volte in cui si recita la preghiera durante il giorno e la notte, e una particolare posizione corporea con la testa abbassata e gli occhi puntati sulla zona del cuore. Inoltre, sottolineava il ruolo del respiro in modo che tutta la preghiera fosse pronunciata espirando: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore".

Tuttavia, l'intera preghiera del cuore può essere recitata in un respiro solo da chi ha polmoni particolarmente potenti, in uno stato di riposo e mentre fa respiri profondi. Il vincitore, in termini di lunghezza, è la preghiera greca che contiene solo cinque parole, una variazione più concisa e un tempo popolare: "Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me". Risulta in una preghiera fulminea in greco: "Κύριε Ιησού Χριστέ ελέησόν με". Questa preghiera può essere pronunciata in un respiro.

Innanzitutto, ciò che conta davvero non è il numero delle preghiere, ma la loro qualità. In secondo luogo, è sbagliato paragonare ciò che la Bibbia chiama il "cuore", cioè il centro della personalità dell'uomo e del suo io interiore, con una certa parte del corpo. In terzo luogo, non è il ritmo di inspirazione ed espirazione che conta, ma ciò che l'uomo sperimenta durante la preghiera.

Gli anziani athoniti del XX secolo, come san Giuseppe l'Esicasta e i suoi discepoli, noti per la rinascita dell'esicasmo, hanno fortemente enfatizzato l'obbedienza e la guida spirituale nel processo di padronanza dell'arte della preghiera. Pertanto, sembra che qualsiasi preghiera, e più in particolare la preghiera del cuore, dia frutto solo quando il cuore di un uomo è stato purificato. La preghiera del cuore non sostituisce la lotta dell'uomo con le passioni ma la completa. Solo dopo che una persona ha reciso la prima passione della volontà, la preghiera del cuore porterà il suo degno frutto.

Suggerirei anche di leggere gli scritti e gli articoli sulla preghiera di sant'Ignazio (Brjanchaninov). C'è un altro libro che consiglierei: Sulla preghiera, di san Teofane il Recluso. Ci si dovrebbe comunicare frequentemente ai santi misteri di Cristo, non si tratta solo di praticare l'esicasmo. La preghiera del cuore e una vita di silenzio non possono essere considerate separatamente dalla continua lotta con le passioni, dalla vita liturgica ed eucaristica.

Parte 2. Ecumenismo

Come dovremmo considerare l'ecumenismo? C'è qualche documentazione nella Chiesa ortodossa russa che specifica il suo significato e come dovremmo trattare con gli ecumenisti?

Penso che possa essere utile leggere il testo del Concilio episcopale del 2000 sul rapporto con gli eterodossi, dove è stato descritto in modo molto dettagliato l'atteggiamento della Chiesa ortodossa russa nei confronti degli eterodossi. Quanto alla parola "ecumenismo", è una nozione troppo complessa, con definizioni sia positive che negative. Noi crediamo nell'unica santa Chiesa cattolica e apostolica. Possiamo anche scegliere di chiamarla la Chiesa universale, o di includervi tutti i fedeli che vivono nel mondo. Non parlo qui del Patriarcato ecumenico, ma della natura stessa della Chiesa, che è santa, cattolica/universale e apostolica. Naturalmente, è anche una e intera.

Ora, la parola "ecumenismo" deriva dalla parola greca ecumene, o "οἰκουμένη", che significa "l'universo". Gli antichi Patriarcati d'Oriente si definivano i "Patriarcati universali", poiché la loro autorità si diffuse prima in tutto l'Impero Romano e poi in tutto l'Impero Bizantino, chiamato anche "ecumene". Vale a dire, significava l'ecumene greco, o l'universo abitato dai greci. In questo senso, l'ecumene è il mondo stabilito dalla cittadinanza corrispondente. In seguito, perché non c'erano né greci né ebrei (Col 3:11) in Cristo, il cristianesimo ha trionfato sul nazionalismo ed è diventato una religione universale che si estende su tutte le persone: ebrei, greci, sciti, sarmati, slavi, ecc. La parola "universale" (ecumenico) presuppone che la Chiesa sia chiamata ad annunciare la buona novella di Gesù Cristo fino ai confini della terra, fino ai confini popolati dagli esseri umani. Cristo invia i suoi discepoli dicendo loro: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo. Amen. (Mt 28:19-20). La Chiesa è ecumenica per sua stessa natura, sforzandosi di predicare il Vangelo a chiunque, ovunque e in qualsiasi momento.

Un'altra questione è un particolare movimento del XX secolo che tenta di unire artificialmente denominazioni intrinsecamente diverse. Questo fenomeno, quando le persone non riescono a impegnarsi nel dialogo teologico, è condannato. Offrirò il seguente esempio: se vogliamo essere precisi sull'obiettivo, dobbiamo rifocalizzare l'obiettivo. L'ecumenismo moderno è peculiare in quanto ha cambiato lente, quindi la sua visione è offuscata e manca di chiarezza. Dietro la sua immagine sfocata, nasconde il desiderio di appianare il peso dei problemi secolari anziché di risolverli. I problemi restano irrisolti, come nascosti sotto il tappeto. Ecco perché quando vedi gli anti-ecumenisti, sono tipicamente quelli che fanno la guerra contro il movimento dell'inizio del XX secolo.

Una mia buona amica è stata influenzata dal marito a convertirsi a un'altra fede, ma sembra avere dei dubbi sul fatto di avere preso la decisione giusta.

A volte prendiamo decisioni che sono influenzate da determinati fattori esterni: circostanze familiari, rimostranze personali o ignoranza. Successivamente arriva la consapevolezza che la fede ha motivazioni interiori, e allora sperimentiamo una lotta in noi stessi. La Chiesa dà sempre all'uomo una seconda possibilità. C'era l'istituzione dei penitenti nella Chiesa antica: coloro che credevano in Cristo e avevano ricevuto il battesimo, ma in seguito, sotto qualche pressione esterna o minaccia di morte, facevano un sacrificio agli dei, dovevano pentirsi e cercare il perdono dai cristiani che entravano in Chiesa. Dovevano stare a lungo accanto all'ingresso della chiesa tra il resto dei penitenti. Alla fine era loro permesso di ricongiungersi alla Chiesa.

Già nell'antichità, a partire dal III secolo, osserviamo il rango dei penitenti, mentre nel IV secolo san Basilio il Grande istituì ordini che specificavano la durata dell'attesa del penitente, a seconda della gravità della sua digressione o del suo viaggio in un paese lontano (cfr. Lc 15:13). Già questo suggerisce una certa disciplina penitenziale.

La Chiesa concede certamente un'altra opportunità, ma questo ritorno dovrebbe essere volontario. Il penitente deve cogliere appieno il significato della sua trasgressione e stabilirsi fermamente nella fede alla quale desidera ritornare. Ecco perché la Chiesa ortodossa russa organizza speciali gruppi per riaccogliere nel suo seno gli apostati che desiderano tornarvi. Ha anche uno specifico ordine di servizio per l'ammissione alla Chiesa di persone di fedi diverse. Presuppone che una persona, sia che stia tornando o che si unisca alla Chiesa, riceverà una conoscenza di base della fede ortodossa e agirà volontariamente, con consapevolezza e maturità. Ciò che offriamo a queste persone è l'opportunità di pentirsi e unirsi alla Chiesa, confortandoli e sostenendoli, aiutandoli a evitare i ricordi peccaminosi del loro passato. D'altro canto, spieghiamo i benefici della vera fede ortodossa, dove riceviamo la salvezza attraverso Cristo.

Parte 3. Pratiche occulte

Qual è il punto di vista della Chiesa ortodossa sui vari sistemi di regimi di fitness come lo yoga o gli esercizi dei monaci tibetani? Non si tratta essenzialmente di una tentazione? Ed è accettabile praticare la divinazione del futuro?

Non ho mai incontrato alcun documento del Concilio episcopale che affermi espressamente la posizione ufficiale della Chiesa ortodossa russa su questi temi, ma i sacerdoti nei loro sermoni probabilmente ne parleranno in una luce negativa piuttosto che positiva. Il problema è che le pratiche orientali, attualmente pubblicizzate nei centri di fitness come routine di esercizi fisici, sono nate principalmente come pratiche spirituali. In altre parole, si tratta prima di meditazione e solo dopo di un regime fisico, che integra la meditazione. È lo stesso nella pratica ascetica ortodossa: la nostra fede e le nostre preghiere a Cristo vengono prima, seguite poi dalla pratica del digiuno. Per noi, la pratica del digiuno è inseparabile dalla nostra fede e dalla preghiera a Gesù Cristo, nostro Signore. 

Per quanto riguarda la divinazione, qualsiasi sua firma, come leggere i fondi di caffè o i movimenti degli uccelli o persino indovinare sulla Bibbia, è inaccettabile. Questo perché usando queste pratiche, invece di studiare la Legge di Dio, tiriamo a indovinare, come se facessimo testa o croce. In casi eccezionali, quando la volontà di Dio non ci viene rivelata ma ci troviamo di fronte a scelte difficili, possiamo usare una pratica rara ed eccezionale della chiesa di affidarsi alla sorte dopo una preghiera. All'inizio del XX secolo, sua Santità il patriarca Tikhon fu estratto a sorte. Tuttavia, una preghiera profonda e intensa precedette l'estrazione; inoltre, tale procedura era stata utilizzata per evitare intrighi politici e pressioni da parte del partito comunista.

Come possiamo sbarazzarci dell'inganno e smettere di trovare scuse ingannando noi stessi e gli altri?

In verità, la questione di attenersi alla verità (quando è imbarazzante essere sinceri) è abbastanza rilevante per alcuni gruppi di persone. Non esiste una risposta diretta a questa domanda, ma si potrebbero applicare alcuni detti appropriati. Secondo il primo detto, "satana è il padre della menzogna" (cfr Gv 8:44). Cioè, ogni bugia è malevola e radicata nel male. Ecco perché gongolare è come provare gioia per una ragione sconveniente. Guai all'uomo che sa sorridere gongolante ma non sorride mai di gioia. Di conseguenza, qualsiasi inganno suggerisce una sorta di doppiezza, ma ogni situazione dovrebbe essere considerata a sé stante. Ci sono situazioni specifiche che hanno a che fare con le relazioni interpersonali. Per esempio, come si può dire a una donna della morte di suo fratello se costei lo amava così tanto che la notizia potrebbe provocarle un attacco di cuore? "Forse non dovremmo dirle proprio niente?" potrebbero chiedersi i suoi parenti. In uno di questi casi, i parenti hanno corso il rischio di dare la notizia e tutto si è risolto in modo inaspettato. Una signora anziana, non appena le è stata comunicata la morte del fratello, ha tirato un sospiro di sollievo e ha detto con calma: "È arrivato alla fine del suo calvario", reagendo alla triste notizia in modo perfettamente normale, perché sapeva che tutti moriremo un giorno. In alcuni altri casi, probabilmente è meglio trovare una soluzione alternativa; ma è altrettanto importante evitare bugie, inganni o invenzioni di qualsiasi tipo. Se possibile, è meglio eludere educatamente il problema.

C'è un altro detto: se non puoi dire di no sei un malfattore. In alcuni casi, è necessario dire con fermezza: "No, non posso rispondere a questa domanda".

Come possiamo distinguere tra possessione demoniaca e malattia mentale? Una persona può ereditare una possessione?

Non solo l'aspetto di una persona può smentire la sua malattia; è importante capire perché è malata. Non è raro che dai segni esteriori e dal suo comportamento un uomo sembri posseduto: sente voci, ha convulsioni ogni volta che viene in chiesa, parla da solo o ringhia. È allora che tutti lo evitano dicendo: "Un demonio lo ha preso!" Ci sono momenti in cui qualcuno può avere un sistema nervoso esausto o è sull'orlo di un esaurimento nervoso e ha semplicemente bisogno dell'intervento di uno psicoterapeuta. Ma poi potrebbe esserci un'altra persona che si comporta perfettamente normale senza segni evidenti di essere posseduta, mentre in realtà lo è. Diciamo che qualche ateo, agendo incessantemente contro i cristiani e provando odio non provocato nei confronti della Chiesa e dei suoi sacerdoti, è disposto a tutto per colpirli.

Per distinguere tra disturbo mentale e possessione demoniaca, bisogna andare alla radice della questione, i fattori chiave, e capire da cosa è posseduta questa persona. Tipicamente, un uomo cade volontariamente e consapevolmente in una trappola tesa dai demoni: potrebbe mettersi al servizio di qualche causa demoniaca, o visitare un "guaritore" psichico, o prendere parte volontariamente a pratiche occulte, al punto di sperimentare determinati effetti collaterali. Un uomo gioca con il fuoco, vendendo la sua anima al diavolo per niente, spendendo anche soldi per i servizi di un indovino, o partecipando a una seduta spiritica e poi decidendo di agire lui stesso come medium. Allora non c'è da meravigliarsi che il demonio non lo lasci.

Se parliamo di disturbi mentali, questo richiede semplicemente una valutazione medica professionale. Purtroppo lo scontro dei fedeli religiosi con gli psicoterapeuti, soprattutto quelli secolarizzati, porta a interpretazioni contraddittorie dei sintomi borderline. Come sappiamo, una malattia fisiologica può essere direttamente collegata a un disturbo mentale. C'è un detto: "Lo stress può ucciderti". I crolli mentali possono portare a disturbi somatici, proprio come la possessione demoniaca può portare a malattie fisiche, a certi tipi di danni cerebrali, a disabilità visive o uditive, ecc. Di conseguenza, un paziente in uno stato borderline, senza una diagnosi definitiva, dovrebbe ricevere una duplice strategia di trattamento medico: il suo corpo deve essere curato per un disturbo fisiologico con l'aiuto di farmaci e cure specifiche, e inoltre dovrebbe ricevere guarigione spirituale in chiesa attraverso il digiuno, la preghiera e, soprattutto, la confessione. Queste due cose non possono esistere l'una senza l'altra. Anche una persona visibilmente posseduta dovrebbe venire in chiesa e pregare Dio, poiché la sua salvezza è nelle mani del Signore.

Mia nipote continua a portare foto dei suoi figli accanto alle tombe dei membri della sua famiglia. Questo potrebbe avere conseguenze? Ci sono forze maligne all'opera in questi luoghi.

Una foto da sola non può fare né bene né male. Nei nostri tempi moderni, la fotografia è diventata un metodo così banale per conservare i ricordi che spesso non riesci nemmeno a tenere traccia di chi scatta le foto e quando. La domanda non riguarda dove siamo fotografati: al cimitero, in chiesa, a un matrimonio, a un pranzo, a casa o al lavoro. Tuttavia, dovremmo consentire di scattare foto di persone senza il loro consenso? Per esempio, lo stato di Israele ha emanato leggi che consentono ai suoi cittadini di affermare il diritto di vietare di fotografarli senza il loro consenso. La Federazione Russa non ha tale legge, il che significa che un'altra persona ha il diritto di scattare una foto senza il nostro consenso e successivamente caricarla sui suoi account dei social media. Non scopriremo mai chi utilizzerà queste foto e come.

Chiaramente i poteri delle tenebre, se glielo permettiamo, possono ancora sferrare un attacco contro di noi, con o senza fotografia. Questo non ha nulla a che fare con la fotografia. Le forze del male possono nuocere all'uomo se questi trascorre la sua vita lontano da Dio. Nel mistero del battesimo, chiediamo al Signore di scacciare tutti gli spiriti maligni. Un cristiano battezzato e che va in chiesa non dovrebbe avere alcun timore, di qualcuno che versa del sale sulla soglia della sua casa o che lancia un incantesimo malvagio, o altre sciocchezze simili. Chi frequenta la chiesa, si confessa e partecipa regolarmente alla santa comunione non ha assolutamente nulla da temere. Pensiamo alla storia del giusto Giobbe: Satana stesso si avvicina a Dio chiedendo di fare del male a questo giusto (cfr Gb 1:6-12). Se il principe delle tenebre deve chiedere il permesso al Signore Dio, allora coloro che sono stati redenti dal sangue di Gesù Cristo l'Agnello di Dio dalla schiavitù del principe del male dovrebbero avere molto meno motivo di temere, a meno che non scegliamo volontariamente di cadere nella trappola del diavolo. Quindi, cerchiamo di non avere paura di qualcuno che scatta una foto e di non temere dove quelle immagini possano finire; non è altro che una sciocchezza.

Noi abbiamo croci di legno erette sulla tomba di famiglia. Abbiamo deciso di sostituirle con un monumento in pietra, ma cosa dovremmo fare con le croci? Sono state benedette con l'acqua santa nel momento in cui sono state create...

Non esiste alcun manuale di istruzioni specifico che spieghi queste cose chiaramente per iscritto, nessuno. Ogni parrocchia e ogni cristiano decide a suo piacimento. C'è una giusta tradizione di bruciare le croci di legno che si sono rovinate stando all'aperto, proprio come bruciamo le icone di carta consumate o gli altri accessori della chiesa per smaltirli. Non dovremmo cercare di vedere alcun mistero qui. Anche se una volta una croce è stata benedetta e cosparsa di acqua santa, come le icone, nulla dura per sempre.

Come dovremmo ricordare una donna e il suo bambino non ancora nato che sono morti durante il parto? Come dovremmo scrivere il suo nome su un memoriale in chiesa? Dovremmo aggiungere al nome della madre quello del bambino?

Con ogni mezzo; questa è un'esperienza tragica, esclusiva e terribilmente dolorosa. Dovremmo scrivere il nome della madre e commemorarla usando il nome con cui è stata battezzata. Tutti i tipi di descrizioni prima dei nomi nelle liste di preghiera comunemente usate nelle chiese russe come "recentmente defunto", "con bambino" o "deceduto in guerra", sono di secondaria importanza. So che alcune chiese e monasteri chiedono ai fedeli di astenersi dall'aggiungere descrizioni, in quanto irrilevanti. Ha senso chiedersi: perché scriviamo "militare", ma non "medico"? Fare il medico è peggio? Forse è morto in servizio combattendo contro il coronavirus e, per così dire, ha dato la vita per i suoi amici (cfr Gv 15:13)? Che ne dite di un insegnante che ha passato la vita a lottare per la salute spirituale e l'educazione della prossima generazione? In qualche modo non è consuetudine in Russia aggiungere il nome dei mestieri nelle note commemorative della nostra chiesa, quindi tutte le altre descrizioni aggiuntive sono di secondaria importanza.

Ha importanza come classifichiamo i nomi nei fogli e nei libri delle commemorazioni?

È assolutamente irrilevante. Quando aggiungiamo un nome per la commemorazione nei libri, ciò che conta è il giorno in cui inizieremo a commemorare questa persona. L'ordine dei nomi menzionati nella memoriale presentato non ha alcuna importanza. Tuttavia, c'è una pia tradizione di iniziare un elenco di commemorazioni con i nomi dei chierici, per esempio per la salute e il benessere del metropolita [nome], poi del protopresbitero [nome] e del diacono [nome], e aggiungendo solo in seguito il resto dei nomi. Non ha alcun significato teologico, ed è più una questione di pietà personale.

 
Il Concilio pan-ortodosso non dovrebbe assomigliare a un Congresso del Partito Comunista

Il sacerdote Filipp Il'jashenko, che ha un dottorato in storia ed è vicepreside della Facoltà di storia dell'Università ortodossa San Tikhon, commenta la situazione creatasi intorno al Concilio pan-ortodosso.

La situazione creatasi intorno al Grande e Santo Concilio pan-ortodosso sembra derivare direttamente da tutto ciò che è venuto prima. In tutto il corso della storia della Chiesa universale non c'è mai stata una pratica simile a quella che il patriarca Bartolomeo sta cercando di imporre alle Chiese locali.

Cominciamo con le questioni piccole. Mai e in nessun luogo qualcuno ha utilizzato o accettato il titolo di "ecumenico" per rivolgersi al patriarca di Costantinopoli. Il titolo è stato utilizzato esclusivamente nella corrispondenza diplomatica, e solo per cortesia. Eppure, il patriarca Bartolomeo insiste sull'uso di questo titolo. Tuttavia, non si tratta solo di banalità, ma di elementi essenziali.

Il Santo e Grande Concilio pan-ortodosso si appresta ad avviare i suoi lavori, ma fin dall'inizio le basi preparate per i lavori ci fanno mettere in discussione non solo se il Concilio è universale e comprensivo di tutti gli ortodossi, ma anche se sia di fatto conciliare.

Prima di tutto, non tutti i vescovi di tutte le Chiese locali sono invitati, cosa che è di per sé un caso senza precedenti, secondo la prassi dei Concili ecumenici. In secondo luogo, anche i vescovi invitati al Concilio come parte della delegazione di una Chiesa locale non hanno il diritto di voto. È solo la Chiesa locale stessa che dispone dei diritti di voto.

Si scopre che, se una delle antiche grandi Chiese locali ha attualmente solo un piccolo gregge e un piccolo numero di vescovi, ha ancora lo stesso voto, e detiene la stessa importanza, per esempio, della Chiesa ortodossa russa con i suoi innumerevoli fedeli e numerosi vescovi. Vale a dire, il regolamento del Concilio è discriminatorio fin dall'inizio contro le Chiese con un maggior numero di vescovi e fedeli.

In terzo luogo, gli eventi attuali indicano che il patriarcato di Costantinopoli sta usando l'idea del proprio primato amministrativo e giurisdizionale, o perfino della propria supremazia, come base per quest'assemblea di alto livello. E, come accennato prima da esperti in questo campo, ci sono molti problemi simili nel lavoro previsto per l'assemblea di alto livello.

Vi farò il più semplice degli esempi. I rapporti delle decisioni conciliari devono essere fatti per i primati delle Chiese e da questi trasmessi ai loro confratelli vescovi e ai loro fedeli per mezzo di lettere speciali del primo ierarca di Costantinopoli, che presiede il Concilio. Ciò significa che un venerabile Primate, dopo essere stato inviato dal suo gregge (che per esempio, nel caso della Russia, annovera diversi milioni di fedeli) e dai suoi vescovi a questo incontro, e tornato a casa prima dell'arrivo di detta lettera, non può neanche, come prescrivono le norme della Chiesa, informare i suoi confratelli vescovi, non può nemmeno dire al suo gregge cosa è avvenuto al Concilio, o quali decisioni vi sono state prese. Egli dovrebbe attendere finché il patriarca di Costantinopoli si degnerà di trasmettere il suo permesso per mezzo di una lettera speciale.

Mi sembra che le questioni corrispondenti abbiano predeterminato l'attuale situazione.

È anche opportuno ricordare che i documenti presentati al Concilio hanno dato luogo ad una ondata di critiche, che in realtà ha messo a rischio l'unità interna di alcune delle Chiese locali. Che tipo di unità pan-ortodossa, come quella che si suppone che il Santo e Grande Concilio pan-ortodosso sia destinato ad affermare, può effettivamente essere proclamata dall'altezza della cattedra della Chiesa di Costantinopoli, se vi è il rifiuto di ascoltare la voce del popolo di Dio, la voce dei teologi e dei padri spirituali, rispettati in tutto il mondo, che più volte esprimono la loro preoccupazione e i loro dubbi circa la necessità di alcune frasi nei documenti preparati?

Stare lontano dalle teorie della cospirazione

L'Ortodossia universale dovrebbe essere particolarmente grata a sua Santità il patriarca Kirill, che ha insistito, durante la conferenza dei primati delle Chiese ortodosse a Chambésy, che tutti i documenti da presentare per la discussione al Concilio fossero pubblicati, quindi che tutti noi potessimo prenderne visione. Ciò ha rimosso un certo effetto di "teoria della cospirazione".

Oltre al fatto che i documenti sono stati pubblicati e la gente è stata in grado di discuterli apertamente nei media, sappiamo che nella Chiesa ortodossa russa, così come in altre Chiese locali, comitati speciali hanno condotto discussioni aperte su questi documenti (per esempio, conferenze scientifiche e pratiche sono state convocate per discutere i malintesi e le aspettative del Concilio proposto).

Temi sensibili

Credo che sia estremamente scortese nei confronti dei propri compagni arcipastori e del popolo di Dio, dire loro qualcosa sulla falsariga di "abbiamo già discusso i documenti, quindi dovremo semplicemente portarli al Concilio e accettarli". Il Concilio sembra quindi trasformarsi in una sorta di congresso del Partito Comunista, in cui l'Ufficio politico prende tutte le decisioni e tutti gli altri le votano all'unanimità. La procedura per la discussione dei documenti del Concilio non dovrebbe essere diversa? A rigor di termini, il Concilio è di fatto in grado di introdurre modifiche nei documenti, a condizione che vi sia un consenso, cosa che è praticamente impossibile, poiché hanno in programma di discutere di argomenti che sono estremamente sensibili per i fedeli.

Per esempio, l'atteggiamento nei confronti degli eterodossi. Il documento non specifica chiaramente che la pienezza della verità esiste solo nell'Ortodossia. Così la gente inizia a preoccuparsi: vuol dire che accettiamo che la pienezza e la verità possono anche esistere da qualche altra parte, da qualche parte fuori dell'Ortodossia? Questo significa che noi accettiamo che non siamo l'unica santa Chiesa apostolica?

Un problema estremamente sensibile è la questione del matrimonio e della convivenza al di fuori del matrimonio, in particolare. Che cosa significa in realtà la convivenza? E, soprattutto, cos'è la convivenza con persone dello stesso sesso – è qualcosa di illegale, di innaturale, qualcosa che va contro Dio e l'umanità o è qualcosa a cui possiamo guardare con compassione?

Sappiamo che le persone nella Chiesa sono spesso inerti e passive, che richiedono tempo per essere in grado di elaborare alcune idee e di esprimere la propria opinione. Fortunatamente, a causa della Chiesa ortodossa russa, i documenti conciliari hanno ricevuto una vasta esposizione; il feedback è stato ricevuto; alcuni suggerimenti sono stati fatti. E cosa udiamo in cambio? Nessun commento. Nessun cambiamento. Tutti i documenti devono essere presentati al Concilio nella loro forma attuale.

Di conseguenza, sembra che, per le ragioni sopra esposte, questo raduno non sia mai stato un Concilio ecumenico, né che lo possa essere. Un Concilio è un raduno di vescovi. Un raduno di delegazioni invece è una conferenza episcopale, un incontro tra vescovi. Questa è la pratica. Nei luoghi in cui territori canonici di diverse Chiese si intersecano, per esempio l'Italia, hanno avuto luogo conferenze episcopali, e si svolgono tuttora.

Quindi in realtà non è ecumenico, vero?

Il Grande e Santo Concilio pan-ortodosso è il nome assegnato al raduno previsto. Sembra che la frase "Concilio pan-ortodosso" in questo contesto possa essere percepita come sinonimo di "Concilio ecumenico". E, a mio parere, il raduno in questione è stato originariamente concepito come se fingesse di esserlo. Nel frattempo, in contrasto con l'opinione di molti dei primati rappresentanti delle Chiese locali e della Chiesa ortodossa russa in particolare, non tutti i vescovi sono stati invitati, con il pretesto che Costantinopoli non poteva ospitare tutti.

Hanno ricevuto una risposta che, essendo una megalopoli, Mosca potrebbe accogliere tutti, perché, a differenza di Istanbul, là c'è libertà vera. Un ecclesiastico può, per esempio, camminare liberamente nel suo abbigliamento clericale; i chierici si possono radunare in qualsiasi numero. Ci sono molte risorse a Mosca, molte piazze; vi è un presidente ortodosso che avrebbero potuto servire come parte ospitante. Tuttavia, questa proposta è stata respinta.

Quando, una per una, altre Chiese ortodosse locali hanno iniziato a ritirarsi dalla partecipazione a questo Concilio, i nostri vescovi hanno poposto, "Perché non ci incontriamo di nuovo per discutere di tutto, prima che diventi troppo tardi? Perché non organizzare una riunione pan-ortodossa (come quella a Chambésy)? La situazione è ovviamente difficile, parliamo di tutto". Infatti senza tutte le Chiese ortodosse locali non ci può essere una Concilio pan-ortodosso in ogni caso. Soprattutto senza la Chiesa ortodossa russa, che è più grande di tutte le altre Chiese locali messe insieme. Il Patriarca di Costantinopoli ha risposto in modo molto complicato, ma il significato della risposta è chiaro – lo faremo senza coloro che non vogliono partecipare. Tuttavia, questo lo renderebbe un Concilio pan-greco.

Sulle questioni dell'unità e della personalità

Penso che non ci sia assolutamente alcuna base per le preoccupazioni espresse continuamente, che tutte le avversità pre-conciliari hanno dimostrato quanto in realtà siano divisi e disparati gli ortodossi.

I Concili ecumenici sono stati riuniti per decidere questioni riguardanti gli insegnamenti della nostra fede, e hanno superato eresie. Si pone una questione: per quale scopo si intende convocare il corrente Concilio? È per affermare il primato del primo ierarca di Costantinopoli? O è per provocare uno scisma nell'unità pan-ortodossa?

L'unità pan-ortodossa non si verifica durante riunioni amministrative o comitati episcopali o incontri profani. L'unità pan-ortodossa è la comunione dell'unico corpo e sangue del Signore Gesù Cristo. E noi continuiamo a ricordarci l'un l'altro, a pregare per l'altro. Siamo in grado di entrare in una chiesa di ciascuna delle Chiese locali e comunicarci liberamente.

Ci può essere un'unità più alta? E le avversità sono la norma, perché noi viviamo qui, nel nostro mondo di peccato, di continuo a confronto con la natura umana decaduta. Non possono le stesse avversità verificarsi anche all'interno della famiglia più amorevole?

Mentre siamo uniti negli elementi essenziali, possono esistere differenze in eventuali questioni secondarie finché c'è l'amore.

L'Ortodossia ecumenica è unita, mentre le possibili divergenze sono una questione personale.

Trascrizione di Oksana Golovko

 
La prima Pasqua luminosa: il Signore risorto è apparso in una stanza chiusa a chiave!

Una riflessione spirituale sulla nuova crisi del coronavirus (Covid-19).

Cristo è Risorto! Veramente è Risorto!

Possa la luce brillante del Signore risorto guarire le ferite del coronavirus!

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! (Giovanni 20:19).

Il recente coronavirus Covid-19) si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo e sta causando un gran numero di morti. Alla luce dell'evoluzione dei rischi derivanti dalla malattia infettiva, gli esseri umani non possono rimanere inalterati da questa pandemia globale. Un'emergenza è stata dichiarata negli ospedali e c'è stato un blocco ovunque. C'è paura e trauma nel mondo. Gli economisti, i giornalisti e i politici stanno analizzando l'impatto finanziario della pandemia sul commercio globale. Il nuovo coronavirus (COVID-19) lascerà un impatto duraturo sulla politica internazionale e credo che quando la crisi sarà finita, potrebbe cambiare di tutto nel commercio mondiale, nelle relazioni bilaterali e nella politica estera.

In questa crisi globale, stavo contemplando la prima santa Pasqua, quando il Signore risorto dopo la sua risurrezione apparve ai santi apostoli, e leggiamo nella Sacra Scrittura che le porte erano chiuse per paura dei giudei. Era la sera della santa Pasqua luminosa, il primo giorno della settimana, il giorno della risurrezione e Gesù arrivò in mezzo a loro, e disse loro: pace a voi!

Con questo virus siamo bloccati, l'episcopato della Chiesa ortodossa russa ha istruito molto positivamente i credenti ortodossi di tutto il mondo a seguire le istruzioni di medici e specialisti e ad attenersi alle leggi dei rispettivi governi. Quindi questo è il momento in cui dobbiamo sperimentare in quarantena la santa e luminosa Pasqua della prima Chiesa e lasciare che il Signore risorto appaia nelle nostre famiglie e nelle nostre stanze chiuse.

Con il coronavirus c'è il blocco e gli esseri umani vengono costretti a stare fermi, quindi è il momento di pensare alle nostre vite, a ciò che vogliamo e a dove stiamo andando... Siamo chiusi nelle nostre stanze, e ci fa bene, perché dobbiamo ricostruire la nostra relazione spirituale con Dio, il nostro Padre celeste. Il Creatore del cielo e della terra, del mare e di tutto ci ha dato la possibilità di elevare ferventi preghiere alla santissima Theotokos, ai santi angeli e a tutti i santi e di chiedere piangendo la misericordia di Dio sulla terra.

Il coronavirus è un'importante "pietra miliare:" non fatevi prendere dal panico quando le porte sono chiuse, per favore siate quieti e riflettete. È un ponte tra il nostro passato e il nostro futuro e dobbiamo pensare alle nostre relazioni di mariti e mogli, di genitori e figli. Non possiamo scappare da noi stessi!

La solennità della Domenica delle Palme segna l'inizio della Settimana Santa e i rami verdi dell'olivo e della palma rafforzano la nostra fede ortodossa ad andare avanti nel nostro viaggio verso il cielo. La bellezza delle tradizioni ortodosse ci fa iniziare la preparazione spirituale alla santa Pasqua con la Grande Quaresima e il santo digiuno; la santa Chiesa ortodossa ci insegna la praticità del perdono, del pentimento e del nostro cammino spirituale quotidiano con il nostro Salvatore, Gesù il Signore risorto.

Possa la pace di Cristo essere con voi e le vostre famiglie in questo momento senza precedenti della nostra generazione!

La misericordia di Dio sia su di voi e sui vostri cari.

 
Il califfato sionista-anglosassone contro i BRICS

Da quando i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) hanno espresso la loro unanimità attraverso la formazione di una Banca di sviluppo congiunto – a Durban, Sud Africa il 27 Marzo 2013 – il califfato sionista-anglo-sassone ha tentato di dividerli. I BRICS costituiscono circa il 45% della popolazione mondiale e quasi il 30% del PIL mondiale. L'idea dei BRICS è di emettere una moneta alternativa congiunta, completamente indipendente dal dollaro statunitense e la sua economia di avidità.

Nel frattempo, un certo numero di altri paesi vorrebbe unirsi ai BRICS, tra cui Argentina, Venezuela, Iran, Mongolia, Malesia e altri, il che porterebbe a circa un terzo della produzione economica mondiale e alla metà degli abitanti del globo.

Questo dà ai BRICS un profilo di forza superiore a quello degli Stati Uniti e dell'Europa messi insieme. La Cina da sola non solo è già la più grande economia del mondo, ma domina anche il mercato asiatico di circa 4,2 miliardi di persone, il 60% della popolazione mondiale e un PIL combinato di circa 20 miliardi di dollari, pari a circa 25 miliardi di dollari quando si confronta il suo potere d'acquisto con quello dell'economia basata sul dollaro USA, di circa 17 miliardi di dollari. L'Asia ha registrato un tasso di crescita medio di quasi l'8% nel corso degli ultimi anni, rispetto a quello del mondo occidentale, che si aggira intorno all'1%.

I BRICS non devono aver paura di interferenze americane – divide et impera – se sono in grado di consolidare la loro unione con la solidarietà – politica e monetaria, così come politiche commerciali comuni – e se hanno la volontà politica di separare le loro economie dal dollaro – cosa che è la chiave per il successo dei BRICS.

Sir Obama – qui chiamato anche il califfo occidentale – ha diverse capacità auto-concepite. Egli crea nuovi califfati al suo servizio, come l'ISIS, lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Siria); poi li bombarda, facendo credere al mondo che siano nemici, tollera la decapitazione di giornalisti occidentali e finanzia clandestinamente la loro crociata nel Medio Oriente per l'energia e il dominio mondiale, una crociata che l'ISIS sta portando avanti per il califfato supremo della Casa Bianca.

Il califfato di Washington ha anche un piccolo esercito di 'nazioni martiri' che combattono (e soffrono) per lui, come i 28 membri dell'Unione Europea, guidata (sic) da un gruppo di sodali, di burattini neoliberali sionisti-cristiani sottomessi a Washington. Questi fanno quello che dice Washington. Per la maggior parte sono anche membri pro-forma della macchina da guerra mondiale del califfato guidato Casa Bianca, chiamata NATO, e scimmiottano le grida di guerra di Fogh (di guerra) Rasmussen, il primo burattino di Obama in Europa.

Naturalmente, il califfato è sempre pronto con sanzioni per coloro che non si comportano bene, in particolare sanzioni che poi si ritorcono contro altri. Le ultime sanzioni contro la Russia seguono una serie di propaganda multi-miliardaria di menzogne ​​e falsità, che ha demonizzato Vladimir Putin e la Russia. È interessante notare che le "sanzioni" imposte sulla Russia dal supremo guerriero di Washington, e sommessamente portate avanti dai suoi servi europei, hanno provocato la contromossa della Russia, che ha bloccato la maggior parte del commercio agricolo con l'Europa, lasciando gli agricoltori europei con frutta e verdura marce – miliardi di dollari di perdita, stimata pari a un multiplo dei costi delle "sanzioni" contro la Russia.

I neoliberali sono miopi. Sono sopraffatti da avidità, gratificazione immediata, e da un sogno di dominio a spettro completo, cioè il controllo delle risorse, dei soldi e della popolazione del mondo. Ma il loro impero/califfato è condannato, dal momento che le menzogne ​​e gli inganni funzionano per un certo tempo su alcune persone, ma non per tutto il tempo su tutte le persone. In realtà, la marea sta cambiando – questo è il rivestimento d'argento della nube scura riversata dalla mostruosa, micidiale macchina da guerra occidentale. I più grandi dei servi europei, Germania e Francia, e alcuni di quelli più recenti, Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, per citarne solo alcuni, diventano dubbiosi ed esitanti sulla via delle sanzioni. Cominciano a sentire il dolore.

Il califfato sionista anglo-sassone ha bisogno di conflitti e guerre per sopravvivere. La sua economia si basa sulla produzione di armi e sulla distruzione. La pace mondiale lo farebbe crollare.

Per raggiungere il loro obiettivo, il califfato occidentale sta usando una saggezza millenaria – dividere per soggiogare. Con una campagna mondiale di propaganda e menzogne finanziata con  molti miliardi di dollari, Obama e i suoi leccapiedi europei prima confondono le popolazioni di nazioni e continenti interi, distorcono il loro buon senso, scavano un cuneo tra di loro, tra alleati, vicini di casa, culture comuni, famiglie – trasformando gli amici in nemici.

Ricordate, il dollaro è una moneta virtuale, non vale la carta su cui è stampato. Viene prodotto a volontà e si chiama Quantitative Easing (QE), un eufemismo conveniente confuso per la creazione di debiti mantenuti come riserve monetarie dei tesori delle nazioni di tutto il mondo.

Lo stesso accade con il finanziamento dell'eterna macchina da guerra. Stampare moneta a volontà è diventato un passatempo per giustificare guerre e uccisioni di massa, per conquistare le risorse e i popoli del mondo. Durerà finché il resto del mondo lo permette. È già un fenomeno che sta appassendo. Dieci o quindici anni fa, quasi il 90% delle riserve mondiali era denominato in dollari USA. Oggi questa cifra si è ridotta a circa il 60%.

Dividere per sottomettere è proprio ciò che il califfato occidentale intende fare con i BRICS. A partire dal Brasile, Washington tenta attraverso una brutta campagna diffamatoria di calunniare il leader del Brasile, Dilma Rousseff e di diffamare l'economia del paese. La prima è accusata di corruzione e nepotismo, mentre l'economia del Brasile è ammonita per un galoppante debito privato che presumibilmente si attesta sull'80% del PIL. Tuttavia, i diffamatori non spiegano che grazie all'aumento del debito privato il PIL del Brasile è cresciuto del 30% negli ultimi dieci anni. Non spiegano nemmeno che il debito estero del Brasile in rapporto al PIL è inferiore al 57% rispetto a quello degli Stati Uniti, che è di quasi il 101,5%, e rispetto a quello della Germania, dell'82%.

In breve, il Brasile sta andando bene. Ma i maestri di propaganda dei media (le 'presstitute') sono riusciti ad abbassare la popolarità del presidente Rousseff al punto in cui la sua rielezione nel prossimo ballottaggio è in discussione. Precisamente quel che vuole il califfato di Washington.

Immaginate una vera e propria gara basata sull'economia tra il califfato occidentale e i BRICS. Con un PIL di circa il 30% della produzione economica mondiale, che copre quasi il 50% della popolazione del mondo, i paesi dei BRICS hanno un debito medio in rapporto al PIL inferiore al 45% (stima del 2014) – Brasile (56,8%), Russia (13,4%), India (67,7%), Cina (22,4%), Sud Africa (46,1%) – rispetto a quello degli Stati Uniti (101,5%) e della zona euro (92,6%).

È chiaro che i paesi dei BRICS hanno nulla da temere dal califfato occidentale – e  dalla sua possibile sfilza di sanzioni. Tuttavia – e questo è fondamentale - l'impero occidentale sionista-anglo-sassone controlla l'attuale sistema monetario occidentale. La FED, Wall Street, la Banca centrale europea (BCE) e il Fondo Monetario Internazionale, che è un'estensione del Tesoro USA e della FED, così come la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), la banca centrale delle banche centrali, il capo manipolatore (di proprietà privata) di oro e valute – tengono in ostaggio le economie occidentali. Sono loro a finanziare la macchina da guerra USA/NATO. Il sistema finanziario occidentale a controllo sionista-anglo-sassone ha lo stesso obiettivo di dominio a spettro completo del califfato suprema e dell'assassino-in-capo, Obama, che attualmente serve la manifattura di produzione di armi e l'oligarchia bancaria occidentale.

È quindi giunto il momento che i paesi dei BRICS entrino in azione con la loro moneta alternativa, completamente staccata dal dollaro e dal sistema di compensazione di Wall Street. La fattibilità economica di un tale sistema alternativo è circa da 2 a 3 volte superiore a quella del dollaro USA.

Può essere necessario un provvedimento d'urgenza per fermare il bulldozer occidentale. Russia e Cina e una serie di altri paesi hanno già accettato di commerciare nelle rispettive valute e, in particolare, di commerciare idrocarburi in denaro non denominato in dollari, una misura che farà scendere notevolmente la domanda di dollari, e quindi abbasserà ulteriormente vitalità del dollaro come valuta di riserva. Russia e Cina sono pronti a emettere una moneta comune, un paniere di valute che possono essere unite a quelle altri paesi disposti a staccarsi dalle zanne del califfato monetario occidentale abusivo.

Il 3 e 4 settembre, la NATO, il braccio militare del califfato occidentale, si è riunita in Galles, Regno Unito, per discutere la sua raison d’être. Per stessa ammissione della NATO, questo è stato l'incontro più importante dopo il crollo dell'Unione Sovietica, a cui hanno partecipato 60 capi di stato, tra cui i 28 membri della NATO. Come previsto, il punto focale della riunione era la demonizzazione della Russia, un membro chiave dei BRICS, con menzogne ​​e calunnie che quasi non hanno concorrenza nel mondo degli inganni. La relazione finale è così piena di assurdità e di accuse non provate – simili a quelle continuamente scimmiottate da Fogh Rasmussen – che la Russia non ha nemmeno bisogno di contrastarle. Le dichiarazioni della NATO annegano nelle proprie menzogne ​​e inganni.

È chiaro, dopo 65 anni di esistenza e di disastri caotici in tutto il mondo, che la NATO ha bisogno di una nuova identità, una nuova guerra fredda, o, meglio ancora, una nuova guerra diretta contro la Russia – per 'la sicurezza' dell'Europa. Pertanto, il califfato di Obama, in quella che si spera sia una delle sue ultime mosse imperturbabili, chiede che l'Europa aumenti la sua quota ante-bellica – che i membri europei contribuiscano almeno il 2% del loro PIL alla NATO – e che il complesso militare industriale possa spostare più armi nelle basi NATO in Europa. In altre parole, rendere l'Europa più vulnerabile agli attacchi della difesa russa, mettendo ancora una volta i popoli d'Europa in prima linea. I leader (sic) europei sembrano essere ignari di tali pericoli.

Tuttavia, c'è speranza. Come detto da Pepe Escobar, "Il vero affare di questo settembre non è la NATO. È il summit della SCO. Aspettatevi i proverbiali spostamenti tettonici di placche geopolitiche nella prossima riunione della Shanghai Cooperation Organization – un cambiamento di portata pari a quando l'Impero Ottomano fallì alle porte di Vienna nel 1683. Su iniziativa della Russia e della Cina, al vertice SCO, l'India, il Pakistan, l'Iran e la Mongolia saranno invitati a diventare membri permanenti". (http://www.informationclearinghouse.info/article39599.htm)

Il vertice della SCO potrebbe essere il primo passo verso un nuovo ordine mondiale – non il famigerato "One World Order" proclamato dall'impero del califfato sionista-anglosassone – ma una nuova direzione del mondo, lontana da un sistema finanziario e monetario usuraio e abusivo, lontano dall'obiettivo di dominio a pieno spettro perseguito da Washington - verso un nuovo mondo di stati sovrani.

Peter Koenig è un economista ed ex impiegato della Banca Mondiale. Ha lavorato molto in tutto il mondo nei settori dell'ambiente e delle risorse idriche. Scrive regolarmente per Global Research, ICH, la Voce della Russia (ora Ria Novosti), e altri siti Internet. È l'autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed – una fiction basata su fatti e su 30 anni di esperienza nella Banca Mondiale in tutto il mondo.

 

 
Immagini del Natale ortodosso

Il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' alla Liturgia di Natale presso la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

Fedeli riuniti nella notte di Natale presso la Chiesa della Natività a Krasnojarsk, in Siberia

Falò cerimoniale del badnjak (ramo di quercia secca), simbolo natalizio per gli ortodossi serbi, di fronte a una chiesa a Smederevo, a circa 60 chilometri a est di Belgrado

I cristiani ortodossi georgiani si sono riuniti per la Liturgia di Natale presso la Cattedrale della Trinità nella capitale Tbilisi

I canti svolgono un ruolo importante nella tradizione del Natale. I canti natalizi georgiani sono noti per il loro spirito di bellezza e dignità

Al Cairo il papa copto Tawadros II benedice il pane della comunione durante la Liturgia nella cattedrale di san Marco, sede patriarcale dei copti ortodossi

I credenti bruciano tronchi e fuochi d'artificio di fronte alla chiesa di Sokolica a Ravna Romanija (Repubblica serba di Bosnia) durante la Veglia del Natale

Lo ieromonaco Andrej Kovacevic partecipa alla Veglia del Natale ortodosso nella chiesa di Sokolica a Ravna Romanija

I membri del clero greco ortodosso attendono l'arrivo del Patriarca Teofilo di Gerusalemme prima della processione ortodossa del Natale fuori dalla Chiesa della Natività nella città di Betlemme

Funzione di Natale nella chiesa ortodossa del villaggio di Sosnovka, a 80 chilometri da Bishkek, Kirgizstan

Il presidente russo Vladimir Putin assiste alla Veglia di Natale presso la chiesa del villaggio di Otradnoe, nella regione di Voronezh

Liturgia di Natale nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

Il primo ministro russo Dmitrij Medvedev e sua moglie Svetlana alla funzione del Natale nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

Il vescovo Panteleimon prega accanto ai bambini durante una funzione di Natale a Mosca

Arrivo dei fedeli alla cattedrale della Trinità a Tbilisi, Georgia, nella notte di Natale

Arrivo dei fedeli alla cattedrale di San Sava a Belgrado, Serbia, nella notte di Natale

Liturgia della Vigilia del Natale nella cattedrale rupestre di san Sama'an sulle colline di Mokattam che si affacciano sul Cairo, Egitto

Fedeli ortodossi palestinesi alla Liturgia del Natale nella chiesa di san Porfirio a Gaza

 
30 foto dalla processione di Velikoretskoe

All'arrivo dei primi caldi del mese di giugno, vediamo come affrontano l'inizio della stagione calda i fedeli della regione di Kirov, nella Russia centro-settentrionale. La processione annuale di Velikoretskoe dura solo (!) sei giorni, si snoda su un percorso di solo (!) ottocento chilometri, e coinvolge solo (!) trentamila persone. Si svolge da oltre 600 anni, e dopo la sua soppressione nel periodo sovietico, ha ripreso regolarmente dal 1989. Naturalmente, non è la processione più lunga della Russia... Presentiamo nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" un testo informativo con 30 foto della processione.

 
Un uomo ritornato dalla morte alla vita

l'archimandrita Parten (Aptsiauri)

Oggi il villaggio di Dumatskho nel comune di Tianeti [nella regione di Mtskheta-Mtianeti, che si trova  principalmente nella Georgia orientale e in parte nell'Ossezia del sud, ndt] è una punta di spillo sulla mappa, e non c'è da stupirsi che già nel 1904 fosse  un posto insignificante. Il paesaggio è lo stesso in tutta l'area, a perdita d'occhio: montagne, montagne e altre montagne. Nulla cambia di anno in anno, di secolo in secolo. L'unico punto di riferimento notevole nelle vicinanze è la chiesa della santissima Trinità di Gergeti. La chiesa può essere vista da tutti i lati. Sorge sulla cima di una montagna e ogni volta i raggi del sol levante dorano in modo diverso la sua cupola conica e il suo campanile.

Fu allora, all'alba del XX secolo, che le seguenti notizie si diffusero attorno al villaggio degli altopiani. Era nato il figlio tanto atteso di Aleksej Aptsiauri. Questi era stato senza figli per molto tempo, ma ora l'uomo era benedetto da questa gioia. Si diceva che il padre avesse persino fatto un voto:

"Signore, rendimi degno di avere un figlio, solo un figlio; allora lo dedicherò a te!"

Così nacque il piccolo Ioane (Giovanni). Gli altri abitanti del villaggio si rallegrarono della felicità di Aleksej, si congratularono con lui e continuarono a condurre la loro vita normale, pascolando il loro bestiame e raccogliendo frutti, che scarseggiano nelle regioni montuose con terreno povero. Tre anni dopo, si diffuse di nuovo una notizia intorno a Dumatskho: il figlio piccolo di Aleksej Aptsiauri (che era stato letteralmente "ottenuto dalla preghiera" durata molti anni) improvvisamente si ammalò e morì.

L'intero villaggio visitò la famiglia in lutto per confortarli.

Tra il lutto e il lamento generale un certo monaco cieco entrò nella casa e si rivolse al padre inconsolabile:

"Aleksej, ricordi la promessa che hai fatto, vale a dire che tuo figlio sarebbe diventato un monaco?"

"Non avrei infranto la promessa. Ma cosa posso fare adesso? Come posso riportare in vita mio figlio morto?", rispose Aleksej piangendo.

"Alzati e fai questo giuramento: se tuo figlio ritorna in vita, lo farai crescere come un servitore di Dio. E, come è usanza tra il popolo Mtiuli [un antico gruppo etnico in quella regione montuosa della Georgia, ndt], incidi una tacca sul pilastro principale della casa in testimonianza!"

Aleksej si alzò in piedi, tenendo in braccio il figlio senza vita. E non appena ebbe fatto una tacca sul pilastro di legno con il suo pugnale, il bambino aprì gli occhi. Fuori di sé per la gioia, incise subito un'altra tacca.

Quando Ioane compì cinque anni, fu mandato in una scuola locale. Il ragazzo faceva progressi a scuola, ma si distingueva dal resto dei suoi coetanei: era molto spirituale e aveva mantenuto il digiuno dalla prima infanzia...

Aleksej allevava pecore per provvedere alla sua famiglia. Nel 1917, il suo gregge di pecore fu rubato da alcuni kist [un piccolo gruppo etnico legato ai ceceni, che viveva principalmente nella gola di Pankisi nella Georgia nord-orientale, ndt], quindi la famiglia dovette trasferirsi a Vladikavkaz [la capitale dell'Ossezia del nord – una repubblica autonoma della Russia, nel Caucaso al confine con la Georgia, ndt]. Immerso nelle preoccupazioni mondane, Aleksej dimenticò il suo giuramento e decise di trovare una moglie adatta per suo figlio sedicenne. A tale scopo mandò Ioane in una famiglia georgiana per presentarlo alla sua potenziale futura fidanzata, ma il giovane improvvisamente scappò.

Quando Aleksej venne a sapere di questo, si arrabbiò molto e cominciò a gridare a suo figlio:

"O mi obbedisci o lasci la nostra casa!"

Prima Ioane ne fu rattristato, ma poi divenne felice:

"Ora sarò libero e nessuno mi impedirà di diventare monaco!"

Chiese la benedizione della madre morente e lasciò la casa dei genitori.

Aleksej quasi impazzì quando tornò a casa e non vi trovò suo figlio. Coinvolse molte persone nella ricerca del figlio perduto. Alla fine l'uomo riuscì a capire quali monaci avrebbero potuto proteggere John. Così Aleksej fece appello a Giorgi Shiolashvili, il padre di Ilia II, l'attuale patriarca/katholicos di tutta la Georgia:

"E se seguisse il vostro consiglio e decidesse di non diventare un monaco?"

Tuttavia, la realtà non fu all'altezza delle sue aspettative.

Più tardi, quando Ioane incontrò suo padre, confessò:

"Cosa posso fare se amo Dio sopra ogni cosa e non c'è posto per me in questo mondo?"

E andò al monastero di Shio-Mgvime (il monastero di san Shio).

A quel tempo l'abate del monastero era lo ieromonaco Ephraim (il futuro patriarca Ephraim II). Questi fu molto sorpreso dal desiderio del giovane. A quei tempi ben poche persone cercavano la vita monastica. Padre Ephraim permise a Ioane di vivere nel monastero e gli assegnò il pascolo del bestiame.

Ioane lavorava tutto il giorno e trascorreva tutta la notte in preghiera.

Successivamente visse nel monastero della Santissima Trinità nella foresta di Dzegvi per tre anni fino a quando ricevette la tonsura. Successivamente il vescovo Paata (Japaridze) di Tsilkani lo benedisse per servire come lettore di salmi nella cattedrale di Svetitskhoveli. Quindi mandò Giovanni nel monastero di Zedazeni per due anni a frequentare un vecchio monaco. Nel 1929, il vescovo Paata tonsurò Ioane monaco con il nome Parten (Partenio). Nel 1932, il vescovo Aleksej (Gersamia) lo ordinò ierodiacono. Nel 1935, il catholicos-patriarca Kallistrat (Tsintsadze) inviò p. Parten al monastero di Shio-Mgvime.

Cinque anni dopo padre Parten tornò a Dzegvi, dove le sue condizioni di vita erano molto difficili. Una volta alcuni ladri lo assalirono, ma sopravvisse. Successivamente uno dei ladri ha ricordato:

"Abbiamo visto un monaco che non aveva altro che patate e pane secco. E voleva offrirci il suo pasto".

Vedendo che il monaco non aveva nulla, la banda andò oltre nella foresta.

Successivamente i bolscevichi chiusero il monastero e fucilarono alcuni dei suoi monaci. Nel 1940, padre Parten fu arrestato per una falsa denuncia e incarcerato.

l'archimandrita Parten (Aptsiauri)

Dalle reminiscenze di Nino Iorashvili, figlia spirituale di padre Parten:

"Qualcuno era stato corrotto per fornire prove false e alcuni monaci erano stati arrestati. Quella stessa notte, l'unico figlio del calunniatore (che prima era stato in ottima salute) morì. Quell'uomo venne alla cattedrale di Svetitskhoveli in lacrime: "Ho ucciso mio figlio facendo accuse ingiuste contro questi uomini innocenti, che sono come angeli!"

Padre Parten, che fu rilasciato nel 1946, tornò al monastero di Zedazeni, solo per trovarlo assolutamente deserto... I vecchi monaci erano già morti a quel tempo. Padre Parten riprese il servizio al monastero, ma presto il patriarca-catholicos Kallistrat (Tsintsadze) lo convocò nel suo ufficio e gli chiese di trasferirsi alla cattedrale di Svetitskhoveli. Padre Parten rifiutò per molto tempo. Quindi il primate gli disse:

"In nome dell'obbedienza monastica, per cui hai preso i voti durante la cerimonia della tonsura, ti ordino di andare alla cattedrale di Svetitskhoveli, adempiere alla tua regola monastica e celebrare lì la Liturgia".

E padre Parten obbedì umilmente.

Il venerabile confessore schema-igumeno Kuksha di Odessa (†1964) diceva ai pellegrini che venivano dalla Georgia:

"Perché venite qui, se avete l'archimandrita Parten?"

Nelle sue reminiscenze l'archimandrita Rafail (Karelin) ha scritto di padre Parten che era così ingenuo, mite e gentile che non capiva quando veniva ingannato..." In molti modi assomigliava ai santi padri che conservavano la fede nei deserti e nelle grotte."

con il futuro patriarca/catholicos Ilia II della Georgia

Padre Parten ebbe moltissimi figli spirituali, che si riversarono su di lui non solo da tutte le parti della Georgia, ma anche dalla Russia.

Nel 1951, padre Parten fu elevato al grado di igumeno e, nel 1962, al grado di archimandrita.

Padre Parten ha dato un contributo eccezionale allo sviluppo del seminario di Mtskheta di recente apertura. In epoca sovietica l'accesso alle icone era limitato, quindi studiò lui stesso fotografia per scattare fotografie di immagini sacre e diffondere le loro copie tra i fedeli.

Aveva previsto la propria dipartita nel 1984. Sette mesi prima della sua morte in quell'anno, disse: "Sto pregando per la Georgia. Per favore, pregate incessantemente!"

 
Messaggio di sua Santità il patriarca Kirill ai primati e rappresentanti delle Chiese ortodosse locali che si sono riuniti a Creta

Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' ha inviato un messaggio ai primati e ai rappresentanti delle Chiese ortodosse locali riuniti nell'isola di Creta. Di seguito è riportato il testo integrale del messaggio.

A sua Santità Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli - Nuova Roma e Patriarca Ecumenico

Alle loro Santità e Beatitudini i primati delle sante Chiese di Dio

Agli arcipastori, pastori, monaci e laici riuniti sull'isola di Creta

Vostra Santità, patriarca Bartolomeo,

vostre Santità e Beatitudini,

reverendissimi confratelli arcipastori,

onorevoli rappresentanti delle Chiese ortodosse locali:

Vi saluto cordialmente a nome della Chiesa ortodossa russa e per conto dei fedeli ortodossi in Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldova e altri paesi, che costituiscono il vasto gregge del patriarcato di Mosca.

Fratelli, noi tutti siamo l'unico Corpo di Cristo (cfr 1 Cor 12:27). Abbiamo ricevuto il dono inestimabile dell'unità dallo stesso nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Preservare questo dono è uno dei nostri compiti principali; è un comandamento diretto del nostro Salvatore (Gv 17:21).

Non lasciamoci confondere dal fatto che le opinioni delle Chiese sorelle circa la convocazione del Santo e Grande Concilio sono state differenti. Secondo san Paolo, ci devono essere fazioni tra voi in modo che coloro che sono autentici in mezzo a voi possano essere riconosciuti (1 Cor 11:19). Nei giorni dei preparativi per il Concilio, tali differenze sono state pienamente rivelate, ma non dobbiamo permettere loro di indebolire l'unità comandata da Dio, e farle crescere in un conflitto inter-ecclesiale, per portare divisione e problemi nelle nostre file. Restiamo una famiglia ortodossa e portiamo tutti insieme la responsabilità per le sorti della santa Ortodossia.

È mia profonda convinzione che le Chiese, sia quelle che hanno deciso di andare a Creta sia quelle che vi hanno rinunciato, hanno preso le loro decisioni in buona coscienza, e per questo motivo dobbiamo rispettare la posizione di ciascuna di loro.

La Chiesa ortodossa russa ha sempre proceduto dalla convinzione che la voce di una Chiesa locale, sia essa grande o piccola, vecchia o nuova, non deve essere trascurata. L'assenza del consenso della Chiesa di Antiochia a convocare il Concilio vuol dire che non abbiamo raggiunto un consenso pan-ortodosso. Non possiamo ignorare neppure le voci delle Chiese georgiana, serba e bulgara, che si sono espresse per un rinvio del Consiglio a una data successiva.

Confido che se c'è buona volontà, l'incontro a Creta può diventare un passo importante verso il superamento delle attuali differenze. Si può dare il proprio contributo alla preparazione di quel Santo e Grande Concilio che unirà tutte le Chiese autocefale locali senza eccezioni e diventerà un riflesso visibile dell'unità della Santa Chiesa ortodossa di Cristo, per la quale i nostri predecessori, beatamente trapassati, hanno pregato e che si aspettavano.

Vi assicuriamo che le nostre preghiere saranno con voi nei giorni di lavoro che vi attendono.

Con grande amore in Cristo,

+ Kirill

Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'

 
A cosa servono i complessi rituali della Chiesa? Non è più semplice avere fede nel cuore?

La fede semplice e sincera e l'esistenza dei rituali della Chiesa non si contraddicono a vicenda, ma, al contrario, si completano a vicenda. Per prima cosa, cerchiamo di capire cos'è un rituale. La parola russa "obrjad" ha radici slave e significa vestito o abbigliamento. Cioè, un rituale è un'espressione esterna della propria fede, ciò che rende questa fede visibile e tangibile, la "riveste" per la manifestazione all'esterno. Un rituale è anche un mezzo di identificazione religiosa: vediamo sicuramente le differenze tra i rituali delle Chiese cristiane e le cerimonie religiose nell'islam o nell'induismo. Infine, un rituale è un accumulatore del patrimonio spirituale, culturale e storico di una particolare tradizione religiosa.

Dal Vangelo vediamo che il Signore Gesù Cristo partecipava ai riti religiosi dell'Antico Testamento: come tutte le altre persone giunte al fiume Giordano, ha ricevuto il battesimo da san Giovanni Battista. Molti miracoli compiuti dal Signore furono accompagnati da alcune azioni: guarì gli occhi del cieco con la polvere del ciglio della strada, benedisse i pani e i pesci, che poi miracolosamente si moltiplicarono, comandò al paralitico di prendere il suo letto e di andare. Durante l'ultima cena, il Salvatore istituì il sacramento dell'eucaristia, presiedendo il pasto pasquale dell'Antico Testamento, il cui ordine era dettagliato nella tradizione ebraica. Gesù Cristo lasciò anche in eredità ai suoi discepoli il compimento di azioni specifiche che avevano lo scopo di testimoniare la loro fede. Seguendo l'esempio del loro Maestro, gli apostoli battezzarono nell'acqua coloro che si convertivano al cristianesimo, servirono l'eucaristia, benedissero e fecero scendere la grazia dello Spirito Santo mediante l'imposizione delle mani sui vescovi e sui sacerdoti.

Queste cerimonie sacre continuarono a vivere nella storia della Chiesa. Nel tempo, sono stati sviluppati certi ordini, o rituali, per la loro esecuzione. Solo a prima vista sembrano complicati e incomprensibili, come tutto ciò che incontriamo per la prima volta, in generale. Per leggere un libro, devi prima imparare a leggere. Per capire come funziona questo o quel dispositivo, devi prima guardare le istruzioni. Per comprendere il contenuto di un servizio divino, sarebbe bello conoscere le basi della lingua della Chiesa e frequentare più spesso le funzioni religiose. È lo stesso con i rituali. Sotto le azioni esterne vive non solo la fede viva di una persona in Dio, ma l'alta teologia, la bellezza, la ricchezza e le circostanze specifiche della storia della Chiesa, e per capire queste cose è necessario lavorare un po'.

foto di Natalia Stetsenko

Paradossalmente, spesso le persone che si oppongono ai rituali della Chiesa circondano certe feste della Chiesa con azioni, credenze e divieti senza senso. Di conseguenza, spesso hanno domande piuttosto strane, come "È possibile visitare il cimitero durante le feste ortodosse o falciare l'erba prima della festa della santissima Trinità?" Molte superstizioni e strane nozioni che non hanno nulla a che fare con la vita spirituale sono associate all'uso dell'acqua del battesimo.

Non c'è bisogno di aver paura dei rituali: i rituali accompagnano qualsiasi evento importante nella vita delle persone. Tutti i popoli associano determinati rituali al matrimonio, al funerale o alla nascita di un bambino. Un rituale è la lingua in cui ci parliamo delle cose più importanti. Non si può dire a parole cosa può esprimere un semplice bacio o una stretta di mano. Non sorprende che la Chiesa usi questo linguaggio nella comunicazione con Dio. Inoltre, i rituali rendono oggettiva la vita spirituale. Nei sacramenti della Chiesa, l'esperienza interiore soggettiva riceve un'impronta in un segno oggettivo, esterno, che, come crede la Chiesa, è la prova dell'azione compiuta da Dio.

 
Analogie tra la Jugoslavia e l'Ucraina

Esperti russi hanno attentamente analizzato le similitudini nel modo in cui la coalizione occidentale sta gestendo la crisi ucraina, da essa generata e condotta al punto di un conflitto selvaggio, e le strategie che gli stessi attori hanno perseguito negli anni '90 per gettare le basi di una brutale guerra civile e per ottenere la conseguente distruzione della ex Jugoslavia. I motivi per avere tutta quest'attenzione abbondano. Per prima cosa, ogni volta che il tuo avversario privo di fantasia (o eccessivamente arrogante) agisce ripetutamente seguendo una matrice prefissata, questo ti dà un notevole vantaggio strategico. Ciò consente, entro ampi limiti, di anticipare le sue mosse e di mettere a punto contromisure efficaci.

Mentre l'arroganza degli strateghi occidentali rende senza dubbio più facile il compito di contrastare i loro schemi, è comunque importante, non importa quanto forti possano essere le analogie, delineare con attenzione le principali similitudini e differenze tra le situazioni a confronto, in modo da non cadere nella trappola di combattere l'ultima guerra, invece di quella attuale.

1. Frammentazione etnica e religiosa. Identificazione delle tensioni sociali sfruttabili e loro aggravamento sistematico per servire da detonatori della crisi prevista. Ciò significa allontanamento delle comunità costitutive l'una dall'altra, con l'enfasi su ciò che le separa mentre si sminuisce ciò che hanno in comune.

In Jugoslavia, questo processo ha iniziato a essere attuato molto prima dello scoppio visibile della crisi, progettando nuove identità etniche (musulmani, montenegrini, macedoni) e incoraggiando le aspirazioni separatiste all'interno di quelle esistenti (croati, sloveni). Anche l'identità ucraina è una costruzione artificiale, definita non in termini positivi, ma soprattutto militanti, in contrasto con quella russa. In Ucraina, come in Jugoslavia, le divisioni religiose tra cattolici e ortodossi sono sfruttate con zelo per esacerbare le animosità esistenti.

2. Fabbricazione di incentivi materiali illusori per promuovere i comportamenti politicamente desiderati.

Nell'ex Jugoslavia, che alla fine degli anni '80 aveva un tenore di vita dignitoso, la prospettiva di una vita ancora più prospera che sarebbe presumibilmente seguita alla dissoluzione dello stato socialista è stata utilizzata come esca per motivare le tendenze separatiste. All'Occidente cattolico è stata promessa maggiore prosperità per separarsi e fare una "scelta di civiltà" (quasi lo stesso slogan che più tardi è stato lanciato in Ucraina), a favore dell'unione a i vicini paesi del blocco occidentale. Ai musulmani in Bosnia e in Kosovo sono stati promessi benefici attraverso l'allineamento con i paesi islamici ricchi. In Ucraina, è stata evocata l'illusione di un'incorporazione rapida nell'Unione europea. Per la maggior parte, le persone in Ucraina occidentale e centrale che hanno risposto positivamente a questa falsa prospettiva erano abbastanza inconsapevoli delle reali condizioni economiche e sociali e, ancora più importante, delle tendenze nell'Unione europea e hanno agito su ipotesi infondate.

3. Controllo del flusso di informazioni nei paesi bersaglio, al fine di plasmare le percezioni e le condotte delle masse.

Nell'ex Jugoslavia, la penetrazione dello spazio mediatico per opera di interessi affiliati all'Occidente, e guidati da Soros, ha cominciato appena lo ha reso possibile la liberalizzazione politica alla fine degli anni '80. All'inizio degli anni '90, mentre il conflitto veniva alimentato attivamente dall'estero, ampi segmenti dei media locali in tutte le repubbliche jugoslave erano già sotto il dominio dei proprietari occidentali. Un simile processo di ammorbidimento nella sfera dei media ha continuato in Ucraina nel corso degli ultimi due decenni, con tutti i principali media sotto il fermo controllo di oligarchi sostenuti dall'Occidente. Questi hanno diffuso una narrazione quasi uniforme e di fatto falsa circa i benefici che sarebbero derivati dall'allineamento politico con la NATO e l'UE e con l'allontanamento dalla Russia.

4. Sia in Ucraina sia nell'ex Jugoslavia una parte fondamentale della popolazione ha insistito nell'attenersi alla propria visione. Hanno rifiutato radicalmente le false percezioni che venivano incoraggiate come preludio ad accettare la ricomposizione politica organizzata dall'Occidente. In Ucraina è stato l'Oriente di lingua russa, in Jugoslavia i serbi.

Il rifiuto da parte di questi gruppi di accettare pacificamente la perdita della loro identità culturale e autonomia politica ha portato al conflitto in entrambi i casi. La domanda che richiede una risposta chiara è se i conflitti armati (pur essendo fondamentalmente prevedibili) erano anche una conseguenza voluta dei processi che sono stati messi in moto. Nel caso dell'Ucraina, questo è piuttosto dubbio, perché, chiaramente, l'intenzione degli istigatori di cambiamento di regime era l'inequivocabile riallineamento filo-occidentale di tutto il paese all'interno del blocco NATO / UE, sotto il comando di un'autorità centrale servile a Kiev, piuttosto che la frammentazione politica vera e propria. Nel caso della Jugoslavia, è possibile sostenere che un conflitto che termina con la sconfitta militare dei serbi sicuramente faceva parte del piano, ma può essere che fosse stata originariamente immaginata una campagna molto più veloce e di maggior successo. Come si è scoperto, dando libero sfogo ai loro protetti croati e musulmani, gli istigatori della crisi jugoslava può avere inavvertitamente creato una chiara minaccia esistenziale ai serbi, dispersi in tutta la ex Jugoslavia, cosa che ha irrigidito notevolmente la loro resistenza e ha prolungato il conflitto al di là di ciò che era originariamente previsto. Inoltre, questo potrebbe aver portato un'altra conseguenza non voluta: mettere in grave discussione, in Russia, l'alleanza di Eltsin (anche se come partner minore) con l'Occidente. Questa discussione è venuta al dunque intorno al periodo della guerra del Kosovo, con la conseguente ascesa di Putin e della sua visione politica in reazione a tale guerra.

In Ucraina, qualunque possa essere stato il disegno originale (probabilmente solo una spinta alla frammentazione culturale, preservando l'integrità politica generale del paese, anche se con l'elemento occidentale più affidabile messo a soggiogare l'inaffidabile est del paese) sembra essere crollato non appena la forza sfrenata è stata applicata nel processo di sottomissione. Come hanno fatto notare analisti ben informati, i compromessi tra Kiev di condivisione di potere e l'Oriente di lingua russa, che erano ancora possibili due o tre mesi fa, non lo sono più dopo il caos e la distruzione operata dalle forze della giunta. Si sta rapidamente sviluppando una situazione in cui le regioni con identificazione culturale prevalentemente russa sono sempre più irremovibili nel loro rifiuto di avere a che fare con Kiev, quali che siano i dettagli del concordato proposto. In questo senso, una forte analogia allo spirito di resistenza inflessibile che ha mosso i serbi di Bosnia e di Croazia nel conflitto jugoslavo si preannuncia ora in Ucraina. È concepibile che in entrambi i casi un approccio iniziale più sottile e più flessibile delle parti in causa sostenute dall'Occidente verso le popolazioni serba e russa che si volevano assoggettare, sarebbe stato più efficace nel contrastare la radicalizzazione della resistenza. E avrebbe potuto effettivamente avere successo, perché in entrambi i casi almeno inizialmente le resistenze chiaramente non avevano alcuna intenzione di ricorrere alla forza.

5. L'Occidente non ha remore a utilizzare i più sgradevoli elementi disponibili come strumenti per eseguire i suoi disegni. In Bosnia è stato ampiamente documentato il patto col diavolo dell'Occidente con l'Iran (ricordi di Iran-Contra) e altri islamici più o meno fondamentalisti, al fine di rafforzare le forze musulmane locali rispondenti agli interessi NATO / UE e in lotta per il controllo di tutto il paese. In una certa misura, è stata anche tollerata la partecipazione di elementi europei di estrema destra nello sforzo guerra a fianco del regime di destra di Tudjman in Croazia. Un modello simile può essere visto in Medio Oriente, con le fazioni islamiste radicali strumentalizzate per minare i regimi laici considerati ostili all'Occidente.

In Ucraina il patto col diavolo è stato apparentemente fatto con alcuni dei più odiosi elementi fascisti locali, letteralmente reliquie collaborazioniste del periodo della seconda guerra mondiale. Il loro compito era di fornire il pugno di ferro con cui gli oligarchi e i politici sostenuti dall'occidente a Kiev avrebbero demolito gli avversari e consolidato il loro dominio. Il calcolo in entrambe le situazioni jugoslava e ucraina sembra essere stato "noi li usiamo per sbarazzarci dell'avversario principale ora, e provvederemo a fare i conti con loro più tardi". La possibilità che avrebbero creato dei mostri di Frankenstein non disposti a dissolversi una volta che la loro utilità fosse finita, non sembra neppure aver attraversato le menti dei creatori. Il radicamento dell'Islam radicale nel dopoguerra in Bosnia, dove in precedenza non era mai esistito, e il consolidamento di una forte e crescente sottocorrente fascista in Croazia sono prove sufficienti. Per quanto riguarda i movimenti e le milizie di ispirazione nazista in Ucraina, non sembra esserci alcun piano chiaro su come soggiogarli una volta che il conflitto è finito e che presumibilmente hanno servito al loro scopo.

Sia nell'ex Iugoslavia sia nell'Ucraina, gli strumenti che l'Occidente ha impiegato in modo amorale per raggiungere i suoi obiettivi limitati hanno piantato semi di instabilità a lungo termine e non sembrano voler di rimanere asserviti a lungo ai loro creatori. Per la Russia questo presenta una seria sfida in Ucraina, perché la zizzania piantata dall'ingerenza opportunista dell'Occidente porta frutti amari. Senza dubbio ostacolerà l'eventuale piena integrazione dell'Ucraina entro i limiti del concetto anche più genericamente definito di "mondo russo", come previsto dall'attuale politica della Russia.

6. Supporto clandestino ai favoriti dell'Occidente, mentre pubblicamente si proclama una politica del 'giù le mani' che in pratica si applica solo agli altri. Un'altra somiglianza significativa è che in entrambe le crisi l'Occidente ha avviato un embargo sulle armi e sui rifornimenti logistici alle parti in guerra, ma li elude regolarmente a favore dei propri clienti locali. Prove voluminose assemblate dopo gli anni novanta non lasciano alcun dubbio sul fatto che le forze musulmane e croate in Jugoslavia erano destinatarie di generose quantità di armi e di formazione, e in seguito di preziosa assistenza logistica, mentre Belgrado veniva criticata regolarmente per qualsiasi supporto esteso ai suoi compatrioti in Bosnia o Croazia.

Allo stesso modo, la Russia è l'obiettivo di un processo di demonizzazione non solo per l'assistenza militare, ma anche per gli aiuti umanitari, alle regioni di lingua russa dell'Ucraina. Gli sponsor occidentali insistono su un diritto quasi illimitato di sostenere i loro clienti, mentre hanno negato a Belgrado negli anni novanta e a Mosca ora una prerogativa simile. La loro insistenza su un "level playing field" (una frase spesso usata nel conflitto bosniaco) è stata denunciata per quello che è veramente: pura ipocrisia.

7. Una differenza importante: Mosca ha obiettivi politici chiaramente definiti. Si può sostenere che una delle ragioni principali del fallimento della resistenza serba in Croazia e di un successo solo parziale in Bosnia è stata l'assenza di un concetto politico chiaro sia nelle proprie fila si a a Belgrado, che li stava sostenendo. Probabilmente, l'analisi russa di quella esperienza è stata importante per assicurare che Mosca e i suoi alleati ucraini orientali non rimangano bloccati in un conflitto senza una chiara definizione dei loro obiettivi e dei mezzi per raggiungerli. Il presidente Putin senza dubbio non vuole emulare Slobodan Milošević, che ha pronunciato un brillante discorso televisivo con profonde intuizioni sulle macchinazioni dei suoi avversari occidentali, ma con un tempismo che non avrebbe potuto essere più sfortunato – pochi giorni prima di essere rovesciato.

Sembra che gli eventi nei Balcani hanno avuto un effetto di riflessione sulla politica russa per due motivi. In primo luogo, negli anni novanta la guerra del Kosovo e il bombardamento della Jugoslavia hanno fatto chiaramente suonare un enorme allarme, e questo ha contribuito al cambiamento di leadership che ha portato alla ribalta Vladimir Putin e la sua visione. Ma gli effetti negativi della politica altalenante che Milošević aveva perseguito a sostegno dei suoi protetti in Bosnia e Croazia hanno insegnato ai russi un'altra lezione estremamente importante. E la lezione è questa: se non si ha un'ampia visione strategica e la capacità di realizzarla in pratica, è meglio evitare del tutto i coinvolgimenti rischiosi e complessi.

 
La leadership e la Chiesa tra cinquant'anni

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito (Mt 28:19)

Non spegnete lo Spirito (I Ts 5:19)

La verità vi farà liberi (Gv 8:32)

Per la pace del mondo intero, per la prosperità delle sante Chiese di Dio e per l'unione di tutto preghiamo il Signore (Grande ectenia).

Ho letto il Vangelo per la prima volta poco più di cinquant'anni fa. È arrivato come una rivelazione poiché alla fine ha dato un senso al mondo che mi circonda. Quindi ho iniziato a cercare quella Chiesa misteriosa che Cristo aveva fondato nei Vangeli e contro la quale "le porte dell'inferno non prevarranno". Mi sono reso conto che questa poteva essere solo una Chiesa storica, le cui radici risalgono a queste stesse parole di Cristo nel primo secolo. Chiaramente, ciò escludeva tutti i gruppi protestanti inventati dall'uomo, compresa la Chiesa d'Inghilterra, i quali risalivano, nella migliore delle ipotesi, solo al XVI secolo. Mi sono anche reso conto che questa Chiesa deve essere sia universale che locale, in altre parole, aperta a tutti i popoli, lingue, nazionalità e culture, cioè una Chiesa locale nella sua diversità, e al tempo stesso anche universale.

Chiaramente, ciò significava anche l'esclusione di qualsiasi cosa strettamente etnica, come per esempio, ancora una volta, l'anglicanesimo (la chiesa di stato dell'Impero britannico, un impero che era iniziato con Elisabetta I e suo padre ed era finito con Elisabetta II e suo padre, e che ora è un anacronismo). Ciò escludeva anche tutte le Chiese ortodosse locali mononazionali, per non parlare dei piccoli rami nazionalistici o scismatici, come i gruppi ucraini, bielorussi e vecchio-calendaristi. Pertanto, l'unica scelta poteva essere tra il cattolicesimo romano centralizzato e la Chiesa ortodossa russa perseguitata. Dato che il primo era chiaramente un costrutto dell'imperialismo europeo barbaro che aveva finalmente assunto una forma riconoscibile solo nell'undicesimo secolo, io dovevo essere un ortodosso russo.

La sua eredità e il suo spirito erano ciò di cui Cristo aveva parlato: il semplice fatto che fosse perseguitata era una prova sufficiente. Pertanto, ho iniziato a guardare al giorno in cui la Chiesa russa avrebbe dato alla luce una Chiesa ortodossa locale in Europa occidentale. Non desideravo vedere una chiesa nazionale, semplicemente inglese, perché non c'era mai stata una cosa del genere nella storia, a parte l'anglicanesimo a gestione statale. (La varietà nazionalistica della cultura dell'Establishment britannico temporaneo non mi interessava, anzi mi era abbastanza estranea e in ogni caso si stava rapidamente estinguendo). L'autentico cristianesimo inglese era arrivato dall'Egitto attraverso la Gallia e l'Irlanda e dall'Italia e dall'Europa occidentale e aveva convertito i Paesi Bassi, la Germania e la Scandinavia – era sempre stato multinazionale.

L'Europa occidentale aveva bisogno di una Chiesa multinazionale per tutti quello che si sentono in penitenza e in ricerca di una zona culturale comune dell'Europa post-cattolica e post-protestante. Questa sarebbe stata sia universale (multinazionale) che locale, sia ortodossa che, nel mio caso, locale, inglese e non anglicana. A quel tempo la Chiesa madre russa all'interno della Russia si trovava in una tragica prigionia politica. Per questo era respinta dal 95% degli ortodossi russi di tutte le nazionalità che vivevano nell'Europa occidentale come una Chiesa evidentemente non libera, ridotta in schiavitù da uno Stato ateo. Da quando ho capito questo ho aspettato che una parte o l'altra della Chiesa ortodossa russa fondasse un esarcato dell'Europa occidentale, che sarebbe servito da base per questa Chiesa locale multinazionale.

Speravo che i frammenti degli emigrati della Chiesa russa in Europa occidentale, la cui esistenza temporanea era giustificata dall'esistenza dell'Unione Sovietica, avrebbero fondato questo esarcato. Ciò era sicuramente la loro responsabilità e il loro destino. Nell'aprile 1988 ho scritto per la prima volta della necessità di una Chiesa ortodossa dell'Europa occidentale fondata in Russia e di come potesse essere strutturata. Ho scritto il testo in francese e l'ho sottotitolato "Vision ou rêve" (Visione o sogno) [1]. Il testo è stato gettato in un cestino della carta straccia a Parigi da un arcivescovo privo di visione. In realtà, nel 1990 alcune chiese di emigrati in Europa occidentale stavano morendo. Se diventi sempre più piccolo, sempre più rivolto all'interno e al passato, sempre più nazionalista e senza uno scopo missionario, morirai.

E così, alcuni hanno perso l'autorità spirituale e morale a causa di compromessi deboli e conformisti con i valori laicisti occidentali oppure rimanendo bloccati nel passato. L'esarcato è stato finalmente fondato da una Chiesa liberata dall'interno della Russia nel dicembre 2018. L'esarcato, senza dubbio da modificare e rimodellare nei prossimi cinquant'anni con il nostro contributo, diventerà il futuro. È chiaro che, proprio perché manteniamo la Tradizione vivente, non possiamo vivere nel passato. Nel corso dei prossimi cinquant'anni l'esarcato diventerà la base per la nuova Chiesa locale dell'Europa occidentale. La Chiesa madre può fornire la leadership, la visione, l'infrastruttura episcopale e la buona volontà necessari per costruire questo futuro, insieme con l'aiuto degli altri.

La Chiesa ortodossa russa è canonicamente la Chiesa settentrionale ("iperborea") dell'Eurasia, a parte i piccoli territori delle Chiese mononazionali. La stessa Russia è eurasiatica, con decine di milioni di ortodossi russi di molte lingue che vivono a ovest e ad est degli Urali, oltre che in Europa occidentale e in Asia, in Giappone e Cina e nell'esarcato del sud-est asiatico, che si estende da ciò che fu l'Indocina a Singapore e a Taiwan fino alle Filippine. Questo destino missionario eurasiatico è dimostrato dalla consegna delle parrocchie indonesiane all'esarcato locale. (Solo l'Africa rimane eredità dell'Ortodossia greca. Tuttavia, se quest'ultima dovesse fallire in tale responsabilità attraverso il nazionalismo, la Chiesa russa dovrebbe istituire un esarcato anche in Africa).

Qualcuno potrebbe chiedersi: cosa succederà tra cinquant'anni dei frammenti rimanenti del mondo ortodosso russo, a quelli che avranno vissuto tanto a lungo e che sono nati nelle Americhe e in Oceania? Man mano che gli elementi polarizzati e polarizzanti del passato, i laicisti estremisti e i settari estremisti si estingueranno, cosa accadrà? La loro enorme responsabilità e il loro destino saranno sicuramente, entro cinquant'anni da ora, quelli di unirsi per formare le basi di tre future Chiese ortodosse locali autocefale nei tre continenti del Nuovo Mondo: Nord America, Sud America e Oceania, usando inglese, spagnolo, portoghese e francese, insieme all'olandese e alle lingue native, unendo tutti gli ortodossi locali di ogni provenienza.

Ecco il futuro mondo ortodosso che ci chiama a fare progressi. Non nascondiamoci dietro gli anacronismi, dietro la burocrazia, dietro riflessi imperialisti e provincialismi nazionalisti. Guardiamo e andiamo avanti e non indietro. Mostriamo leadership e non ostacoliamo il futuro.

Giorno dell'Ascensione, 28 maggio 2020

Nota

[1] Pubblicato dodici anni dopo in 'Orthodox England', Vol. 4, n. 1, settembre 2000.

 
Metropolita Onufrij: può la Natività fermare la guerra civile, perché si dovrebbe perdonare chi ci offende, e come lottare contro la disperazione

Per la Natività, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha rilasciato un'intervista al portale "Pravoslavnaja Zhizn"

Dovremmo guardare nelle nostre anime e renderci conto di quanto siamo responsabili per gli eventi in corso

Vostra Beatitudine, cosa può fare ognuno di noi per fermare la guerra civile? La Natività può riconciliare la gente?

Ognuno di noi è responsabile di quanto è successo nel nostro paese. Nel mondo esistono gli spiriti del bene e del male. Quando siamo pieni di male, questo spirito influenzerà tutta l'umanità, indipendentemente dal luogo in cui viviamo, che sia in Ucraina o in Canada. Per esempio, se una persona conduce una vita retta in Australia, il suo spirito di giustizia influenza tutta l'umanità in tutto il mondo. Pertanto ogni persona dovrebbe pregare affinché Dio possa dare la pace al nostro Ucraina. Tutti noi insieme dovremo guardare nelle nostre anime e renderci conto di quanto siamo responsabili di quello che sta succedendo. Dobbiamo determinare la misura della nostra responsabilità di fronte al nostro popolo e alla nostra patria. Se ci sarà autocritica, troveremo le nostre debolezze. Allora Dio ci ascolterà.

Se pregheremo per tutto il popolo ucraino, allora Dio ascolterà la nostra preghiera

Oggi molte persone sono spiritualmente disorientate. Ci sono perfino quelli che litigano con i loro padri spirituali per differenze politiche. Si semina inimicizia non solo in mezzo al gregge, ma anche tra un pastore e i parrocchiani. Come dobbiamo comportarci in situazioni del genere?

A volte sento dire che oggi è impossibile un ritorno alla pace. Io non ci credo. Forse, non saremo di fatto in grado di trovare la via per riconciliare le persone e tornare alla pace per mezzo della ragione umana. Ma ciò che è impossibile all'uomo è possibile a Dio. Se preghiamo Dio e ci pentiamo dei nostri peccati; se preghiamo per noi stessi, per i nostri vicini e per tutto il popolo ucraino, allora Dio ascolterà le nostre preghiere. È difficile per noi determinare quando arriverà la risposta a questa preghiera. Questo dipende dall'intensità della nostra preghiera e della nostra umiltà di fronte a Dio. Ma questa preghiera sarà senza dubbio ascoltata. Ma dobbiamo pregare secondo la legge comune che abbiamo: i comandamenti del Signore.

Quando portiamo frutto spirituale a Dio e al prossimo, il male è distrutto

Che cosa è essenziale perché portiamo la Natività nei nostri cuori? Come imparare a perdonare? Che cos'è il perdono – è riconciliazione?

Il male aumenta a ogni litigio, ribellione, fratricidio e guerra. Quando una persona perdona il suo offensore e lo ama, invece di vendicarsi su di lui aumentando il male, e si rifiuta di pagare dente per dente e occhio per occhio, ma rende del bene, questa persona spegne il male. La vendetta non diminuisce, ma aumenta il male. Il male è stato espresso in un colpo, ma poi si attua in due colpi. Quando una persona perdona chi la offende, allora il male del mondo alla fine diminuisce. E questa distruzione del male ha luogo, prima di tutto, quando portiamo a Dio e al prossimo un frutto spirituale, che secondo l'apostolo Paolo è "amore, gioia, pace e pazienza..."

Se il peccato ci copre con il buio della disperazione, ricordiamo i pastori di Betlemme e armiamoci con la preghiera.

Qual è il suo consiglio per i cristiani che desiderano celebrare la Natività di Cristo in modo adeguato?

Cristiani, se il peccato vi copre con il buio della tristezza e della disperazione, ricordatevi dei pastori di Betlemme e non addormentatevi né scoraggiatevi, ma conservate e mantenete il gregge dei vostri pensieri e sentimenti, armatevi il più possibile di umile preghiera. Spingetevi con pazienza dalla verità terrena alla verità di Dio, dallo spirito caduto e malefico al nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo, per diventare partecipi del grande giorno del regno di Cristo, nato in quella notte a Betlemme. Sappiate che il Regno di Cristo non ha fine, ma è diventato eterno, perché il Figlio di Dio è divenuto figlio della Vergine e ha unito la natura divina con la natura umana per sempre. Ricordate che le porte luminose Regno di Cristo non si chiuderanno mai.

Possano questi pensieri spirituali rafforzare i nostri cuori e sostenere il nostro spirito nella lotta invisibile che noi, creature razionali di Dio, dovremmo fare contro il peccato, nascosto dentro di noi e nel mondo che ci circonda.

Mi congratulo con tutti voi, cari fratelli e sorelle, in occasione della festa della Natività di Cristo, il Salvatore del mondo. Auguro a tutti, con tutta l'anima, bontà, salute, e successo in tutte le vostre imprese. Che la pace di Dio e la sua benedizione, che il Cristo bambino ha portato sulla terra, siano sempre con voi e vi rendano più forti contro tutte le tentazioni peccaminose che incontriamo nel mondo moderno. Non abbiate paura di niente e di nessuno. Abbiate solo paura di insultare con i vostri atti e fatti il Dio che ci ha amati e che ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna e diventi un figlio del suo regno.

Natività di Cristo alla Lavra della Grotte di Kiev

 
Un museo o un luogo di culto? Pensieri su Santa Sofia e una proposta per il Partenone

foto: idsb.tmgrup.com.tr

Santa Sofia è in corso di conversione in moschea. L'intero mondo cristiano (che ha distolto momentaneamente la sua attenzione dalla paura del coronavirus) è indignato; in molti di quei luoghi in cui le chiese sono effettivamente aperte, si dice che le autorità turche possano invertire questa decisione. Il papa è "addolorato". Anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese, trovando un limite alla propria tolleranza ecumenica, ha scosso un dito collettivo. Si potrebbe pensare che gli infedeli stiano chiudendo fuori dalla loro chiesa una congregazione cristiana e vietando loro di cantare!

Certamente, non ci si può rallegrare del ritorno a moschea di un luogo che, un millennio fa, sembrava più in cielo che sulla terra. Ma la Chiesa della Santa Sapienza è stata profanata molte volte da allora ed era stata profanata in precedenza. È improbabile che i dirigenti della nuova moschea collochino una meretrice sul trono del patriarcale, come è accaduto quando i delinquenti ubriachi della Quarta Crociata si sono scatenati per la città; invece, richiedono ai visitatori di togliersi le scarpe mentre camminano su un terreno sacro. Se ora la cupola risuonerà di nuovo di preghiere musulmane come ha fatto per cinque secoli, ha già risuonato con preghiere aliene ancor prima: non solo con le preghiere dei cattolici romani, ma con quelle dei monoteliti e degli unionisti. Le icone saranno semplicemente coperte per una parte della giornata da tende, ma anche se dovessero essere nuovamente imbiancate, si deve ricordare che la cattedrale ha sopportato in precedenza due ondate di iconoclasmo cristiano, sostenuto da imperatori e patriarchi.

Anche la conversione da parte di Atatürk della moschea in museo era stata una profanazione? Sicuramente è stata offensiva per i musulmani dell'epoca come, per esempio, la chiusura di una grande cattedrale ortodossa da parte dell'autorità statale lo sarebbe ora per i cristiani. (Certo, oggi un tale evento non può essere immaginato!)

I musulmani hanno una lunga storia di riutilizzo degli edifici di altre religioni. La stessa Kaaba era, dal punto di vista geografico un po' limitato dei compagni del Profeta, il più grande tempio pagano del mondo (e uno che conteneva nella sua collezione divina un'icona della Vergine con il bambino, l'unico "idolo" risparmiato, per un po', dagli zeloti della nuova fede). Il tempio di Gerusalemme era scomparso da tempo quando arrivarono i conquistatori arabi, ma questi rivendicarono lo spazio con la loro Cupola della Roccia. Innumerevoli signori della guerra musulmani hanno sognato (e sognano ancora) di compiere la profezia recitando versetti del Corano sull'altare maggiore di San Pietro.

Perché i cavalieri trionfanti dell'islam a volte riutilizzano i luoghi santi di altre fedi, invece di distruggerli come hanno fatto con i Buddha di Bamyan? Senza dubbio, in una certa misura, ciò è dovuto alla praticità: a differenza delle figure giganti dei Bodhisattva, le cupole giganti sono facilmente convertite dal servizio di un sistema religioso a quello di un altro, con eccellenti risparmi finanziari. Ma esiste anche una base teologica, che può essere riassunta in un insieme di quattro proposizioni. Essi credono:

1. Che (il loro) Dio esiste ed è la fonte di tutti i valori;

2. Che l'obiettivo della vita umana è l'adorazione di Dio (il loro);

3. Che i seguaci di religioni diverse dalla loro adorano il Dio sbagliato o, nella migliore delle ipotesi, adorano il vero Dio in modo errato;

4. Che tutte le arti, le scienze, i progressi, gli edifici e così via delle società che praticano altre religioni dovrebbero essere riassegnati alla gloria di Dio (il loro), sia per mostrare che (il loro) Dio ha trionfato o, più generosamente, per soddisfare i pii desideri sbagliati ma ben intenzionati dei creatori originali.

Da una prospettiva cristiana ortodossa, mi sembra, l'unico problema di queste quattro proposizioni è il termine "il loro" e i suoi derivati. Sostituisci la parola con "il nostro Dio triuno" e quale errore vi si può trovare? Anche San Basilio non ha forse definito anche noi cristiani come api nei prati di una cultura aliena? Il Partenone non è stato ri-trasformato in una chiesa... Ma corro troppo in fretta.

D'altra parte, quali messaggi cercavano di inviare i governanti apertamente laicisti e anti-islamici della Turchia del XX secolo quando (su suggerimento di archeologi americani con un programma un po 'più complesso) hanno convertito Santa Sofia da una moschea in un museo?

1. Che la cultura umana universale (in pratica, quella occidentale) è la fonte di tutti i valori;

2. Che l'obiettivo della vita umana è il servizio alla nazione (o qualche altro aspetto della società secolare, forse anche il servizio all'umanità nel suo insieme);

3. Che le religioni siano fenomeni sociali, componenti (forse preziosi, ma non necessariamente) della storia umana nazionale o più ampia;

4. Che gli edifici religiosi artisticamente o storicamente significativi fanno parte del patrimonio di una nazione (o del genere umano), non semplicemente delle proprietà di una particolare religione, e possono essere apprezzati per la loro bellezza, per il loro significato nella crescita della nazione o della marcia del progresso e così via.

Nel 1900, questo atteggiamento faceva parte del nazionalismo turco occidentalizzante che portò Atatürk a sostituire il fez con l'homburg come cappello nazionale. Oggi, i nazionalisti turchi sono più probabilmente musulmani ferventi, ma il messaggio degli ideologi dei musei continua a diffondersi al di fuori dalla Turchia. Pertanto, Santa Sofia è (indiscutibilmente) un capolavoro artistico, architettonico e tecnologico; è stata la sede di grandi eventi nella storia della civiltà globale (compresi eventi religiosi come la conversione degli emissari di Vladimir e lo scisma del 1054); è un simbolo degli imperi multietnici e multiculturali di Bisanzio e degli ottomani. È un luogo dove i visitatori di tutta la Turchia possono ammirare le glorie del passato del loro paese, mentre altri da tutto il mondo possono sentirsi sollevati dalla sorprendente capacità degli esseri umani di costruire un'enorme cupola senza beneficio di computer, regoli o persino energia a vapore. Nelle parole rivelatrici dell'abate Bartolomeo di Esphigmenou, "È una destinazione globale, al di sopra delle religioni e dei popoli, un patrimonio culturale universale, un simbolo globale di unità. Quest'unità è la risposta per tutti noi a ogni movimento di nazionalismo e fanatismo". [1] [Enfasi aggiunta.]

Naturalmente, è anche un luogo in cui i greci possono provare nostalgia per imperi perduti e i turchi possono fare lo stesso. Quest'ultimo aspetto, più che la pietà musulmana, è senza dubbio il fattore più importante negli attuali piani di riconversione. Questo rende Santa Sofia un posto politicamente prezioso per uomini come Il signor Erdogan e un posto pericoloso per il mondo. È quasi impossibile che scoppi una guerra come risultato (probabilmente indiretto) della decisione della Turchia.

Qual è l'appropriata risposta cristiana ortodossa? Torcersi le mani? Ululare di dolore e di rabbia? Scrivere una nota di protesta all'ambasciata turca? "Interrompere il restauro della moschea Valide a Mitilene?" (Questo dimostrerà loro ciò che siamo! Occhio per occhio!) Mobilitare la Marina ellenica?

Oppure: pregare per la conversione della Turchia, affinché Santa Sofia possa un giorno essere una chiesa ortodossa con una congregazione ortodossa? Evangelizzare i musulmani ovunque? Riaprire chiese che hanno parrocchiani moderni in carne e ossa? Rendere quelle chiese esistenti così belle spiritualmente che i visitatori non sapranno se sono sulla terra o in paradiso? Abbandonare l'ideologia più che papista e la paradossale combinazione di filetismo ed ecumenismo attualmente dominanti nel Fanar?

O addirittura: emulare l'esempio degli infedeli?

Una volta, sull'Acropoli di Atene, c'era una magnifica chiesa ortodossa che dominava la città. Il luogo era stato per otto secoli un tempio pagano (relativamente minore), dedicato ad Atena Parthenos. Con l'avvento del cristianesimo, fu ri-dedicato alla Theotokos "Atheniotissa", l'ateniese. Era il sito di una 'luce inestinguibile' miracolosa e custodiva le reliquie di san Macario il Grande, e fu una delle principali destinazioni di pellegrinaggio del mondo romano-orientale. Trascorsero otto secoli; l'Impero cadde. La chiesa fu per un po' cattolica romana, poi di nuovo ortodossa. I turchi (che avevano reso la chiesa agli ortodossi) in seguito la trasformarono in una moschea e poi, in modo poco saggio, in una polveriera durante l'assedio veneziano. Per motivi poco chiari, le rovine post-esplosione giunsero a rappresentare la gloria della Grecia che fu (che significa la Grecia pagana classica) per generazioni di antiquari nel Nord Europa e, quindi, a rappresentare il sogno di rinnovata grandezza nazionale per i cittadini della Repubblica ellenica. (Per gli interessati, la storia cristiana del Partenone è stata studiata in modo esauriente dal Prof. Anthony Kaldellis, i cui scritti sull'argomento sono ampiamente disponibili in inglese).

L'aspetto di questa grande chiesa è stato ricostruito dagli studiosi. Alcune immagini sorprendenti possono essere visualizzate qui.

(Queste raffigurazioni includono il campanile posto asimmetricamente, che fu aggiunto durante l'occupazione latina e in seguito usato come minareto dai turchi, ma per il resto mostra l'esterno come sarebbe apparso ai romani orientali.) Come il prof. Kaldellis ha sottolineato, questa storia (anche la parte cattolica romana) è stata in gran parte censurata intenzionalmente, nell'interesse della creazione di miti secolari sui "secoli bui". Il vasto lavoro di restauro condotto sull'Acropoli è stato mirato quasi interamente a evocare l'era periclea. Alcune incisioni di una rissa di ubriachi tra centauri e lapiti, esposte in modo prominente nel British Museum dal 1816, sono state per decenni la causa di un'infinita agitazione popolare e di governi che si battevano il petto, ma le antichità cristiane del Partenone non attraggono quasi nessun interesse.

Io propongo che noi ortodossi emuliamo i musulmani turchi e iniziamo una campagna per il restauro del Partenone come cattedrale. Il restauro dovrebbe ovviamente rispettare le origini pagane dell'edificio: le sculture mitologiche dell'era classica che non sono già state spostate nei musei di Atene, Londra o altrove dovrebbero rimanere. Visitatori e turisti dovrebbero essere i benvenuti (tranne, ovviamente, nell'abside restaurata). Anche l'archeologia dovrebbe continuare (forse con una focalizzazione meno esclusiva sui periodi classico e pre-classico, tuttavia). Ma l'edificio dovrebbe smettere di essere una rovina e dovrebbe tornare a essere una chiesa funzionante.

Il Partenone è una delle strutture più famose al mondo ed è diventato (anche se ciò avrebbe sorpreso Platone e i suoi contemporanei) il simbolo principale di tutto ciò che è meglio nelle tradizioni culturali sia elleniche che occidentali in senso lato. Facendo rivivere il Partenone come cattedrale ortodossa, la Chiesa potrebbe segnalare a tutti che l'Ortodossia è la fede universale, la fede che comprende tutto ciò che è buono, vero e bello. L'esistenza di una tale cattedrale testimonierebbe che gli idoli sono stati rovesciati, non tanto la statua perduta dell'Atena di Fidia, quanto gli idoli dell'arroganza secolare. A livello nazionale, dimostrerebbe sia la continuità della cultura greca sia la trasformazione radicale portata dal Vangelo. Poicghé è situato nel cuore di una città cristiana ortodossa, al Partenone sarebbe garantita una congregazione (cosa che Santa Sofia non avrà mai fino alla conversione dei turchi). Chissà, forse Dio concederà persino un miracolo, come la luce inestinguibile del passato.

Possano tutti gli sforzi attualmente fatti per protestare contro la conversione del museo di Santa Sofia in una moschea essere reindirizzati nella conversione delle rovine del Partenone in una cattedrale, delle chiese svuotate dal Covid in luoghi in cui i visitatori non sanno se sono sulla terra o in paradiso, dei buoni musulmani in migliori cristiani e dei nostri cuori peccaminosi nei templi della santa Sapienza.

Nota

[1] Fonte: Mystagogy

 
Sacerdote Dmitrij Shishkin: Dove dovremmo ascendere?

Padre Dmitrij Shishkin ci aiuta a comprendere un significato più profondo della festa dell'Ascensione del Signore: il nostro coinvolgimento verso l'ascesa mentre stiamo a "guardare il cielo" e a chiederci il significato di questo strano avvenimento. Presentiamo le parole di padre Dmitrij sull'Ascensione nell'originale russo, pubblicato sul portale Pravoslavie i Mir, e in traduzione italiana, nella sezione “Omiletica” dei documenti.

 
In memoriam: arcivescovo Georgij Tarasov (1893-1981)

La notizia scioccante di oggi, 31 agosto 2019, è che l'arcivescovo Jean (Renneteau) di Rue Daru è stato sospeso dal Fanar. Quest'ultimo sembra aver perso alla fine il suo senno, avendo sostituito l'arcivescovo con l'arcimodernista prete sposato Alexis Struve della Fraternité Orthodoxe (e discendente della famiglia marxista Struve, che aveva contribuito a rovesciare lo tsar e l'impero cristiano). Questo ha scandalizzato tutti. Tuttavia, noi ricordiamo giorni migliori a Rue Daru.

Devo aver incontrato alcune centinaia di vescovi nella mia vita. La maggior parte di loro non era assolutamente composta da santi, due forse lo erano: l'arcivescovo Antonij di Ginevra e l'arcivescovo Antonij di San Francisco. Tuttavia, c'erano altri due che penso fossero sicuramente santi: uno era il metropolita Lavr (Shkurla) e l'altro era l'arcivescovo Georgij (Tarasov). Curiosamente, avevano avuto entrambi lo stesso titolo: "di Siracusa". Il primo aveva questo titolo perché aveva vissuto gran parte della sua vita vicino alla città di Syracuse, nello Stato di New York, l'altro perché portava il titolo dell'antica città greca di Siracusa in Sicilia, che nel 1820 diede il nome a Syracuse nello Stato di New York.

Molto è stato scritto in inglese sul metropolita Lavr, ma poco sull'arcivescovo Georgij. Quest'ultimo, come il primo, era un fedele portatore della tradizione della Chiesa russa, che non amava per nulla le novità e amava la pietà ortodossa russa. L'arcivescovo Georgij accoglieva tutti, di ogni nazionalità ed età, come io posso testimoniare; non respingeva i non intellettuali, come fanno alcuni, creando club e cricche in minuscole "parrocchie" rivolte verso il proprio interno e in gruppi di intellettuali celibi, ma allo stesso modo non li respingeva. Il suo cuore era aperto a tutti - il chiaro segno di un santo, poiché tutto ciò che voleva fare era servire tutti coloro che venivano e non un particolare gruppo etnico o una sottocultura.

Georgij Tarasov (nella traslitterazione francese Georges Tarassoff) era nato a Voronezh, nel centro della Russia europea, il 14 aprile 1893. Aveva studiato alla scuola tecnica della città e poi all'Istituto tecnico superiore di Mosca, dove si era laureato in ingegneria chimica. Successivamente studiò aeronautica e nel 1914 si offrì volontario per la forza aerea imperiale russa, che era di gran lunga la più grande aeronautica del mondo. La sua vita cambiò nel 1916. All'età di 23 anni, fu inviato sul fronte occidentale, con molti altri militari russi, per aiutare il vacillante sforzo di guerra francese, come pilota. Dopo il tradimento dello tsar del 1917, rimase sul fronte occidentale, unendosi all'aeronautica belga e raggiungendo il grado di maggiore.

Il maggiore Georgij Tarasov fu congedato nel 1919 e si stabilì in Belgio, dove lavorò per varie compagnie come ingegnere chimico dal 1921 al 1934. Tuttavia, nel 1922, a 29 anni, sposò una russa chiamata Evgenija Freshkop. La sua fotografia, che lui ci mostrava, raffigurava una donna molto gentile con dolcezza e nobiltà dipinte sul volto. Era una zelante ortodossa. In seguito mi è stato ricordato di aver incontrato a Parigi la deliziosa matushka di padre Sergij Chertkov, Ludmila Chertkova, che aveva fatto così tanto per ammorbidirlo, attenuando la durezza del marito con il suo sorriso gentile e il suo fascino innocente.

Il 25 marzo 1928, Georgij Tarasov fu ordinato diacono dal metropolita Evlogij, che non aveva ancora rotto con la Chiesa russa, e il 3 febbraio 1930, il diacono Georgij accettò con riluttanza il sacerdozio. Allora aveva 36 anni. Fu nominato rettore delle parrocchie di Gand e Lovanio. Tuttavia, due anni dopo, rimase tragicamente vedovo. Amò sempre sua moglie e alla fine della sua vita ci parlava di lei, dimostrando che lei era sempre rimasta il suo ideale. Viveva per lei e aspettava pazientemente di incontrarla dall'altra parte al momento stabilito da Dio.

Nel 1933 padre Georgij fu tonsurato monaco. Sette anni dopo, nel 1940, fu nominato rettore della parrocchia di san Panteleimone a Bruxelles, sebbene continuasse a servire anche altre parrocchie belghe. Era un pastore eccezionalmente zelante e amorevole, il suo compito era sempre quello di servire gli altri. Durante l'occupazione tedesca fu arrestato almeno due volte e subì un interrogatorio di dieci ore senza sosta. A Bruxelles rilevò poi la seconda parrocchia di san Nicola, il cui rettore era stato deportato a Berlino.

Nel 1945, poco prima di morire, il metropolita Evlogij tornò infine alla Chiesa russa. Tuttavia, Padre Georgij fu costretto a rimanere sotto il Patriarcato di Costantinopoli, poiché i suoi parrocchiani, sospettosi, si rifiutarono di tornare. Nel 1948 padre Georgij fu fatto archimandrita dal nuovo Metropolita Vladimir di Rue Daru. Quindi il 4 ottobre 1953 fu nominato vescovo per Belgio e Olanda e per i pochi ortodossi sotto Rue Daru nella Germania occidentale, con il titolo "di Siracusa", sebbene continuasse a vivere a Bruxelles. Come il metropolita Evlogij, il metropolita Vladimir voleva tornare alla Chiesa russa, ma ciò fu impossibile fino a quando l'episcopato di quella Chiesa fu tenuto in ostaggio dal governo ateo militante dell'Unione Sovietica.

Dopo la morte del metropolita Vladimir alla fine del 1959, padre Georgij fu nominato suo successore, ma ricevette solo il grado di arcivescovo, poiché Costantinopoli stava declassando il sempre più piccolo gruppo di Rue Daru. L'arcivescovo George continuò a essere un pastore amorevole, visitando la sua piccola e dispersa arcidiocesi, e in particolare incoraggiò l'uso del francese nele funzioni, anche se egli stesso lo parlava molto male. Alla fine del 1965, per motivi puramente politici, il debole Patriarcato di Costantinopoli, manipolato politicamente, espulse l'arcidiocesi di Rue Daru dalla sua giurisdizione.

Un mese dopo, il 29 dicembre, l'arcivescovo Georgij fu costretto da potenti laici a Parigi a proclamare l'indipendenza temporanea dell'arcidiocesi di Rue Daru. È vero, avrebbe potuto tornare in una delle due parti della Chiesa russa, ma non poteva abbandonare il suo gregge, che non sarebbe tornato con lui, come aveva sperimentato il metropolita Evlogij nel 1945. In seguito, poco più di cinque anni dopo, nel gennaio 1971, Costantinopoli si pentì e si riprese la diocesi.

Ora iniziò un nuovo processo: l'arcivescovo Georgij fu sempre più perseguitato da modernisti ed ecumenisti della "Fraternité Orthodoxe", un'organizzazione anti-clericale, anti-monastica, anti-episcopale, principalmente laica di pseudo-intellettuali protestanti, molti dei quali ricchi parigini borghesi o aristocratici. Questi mormoravano contro di lui in chiesa, lo fischiavano e lo prendevano in giro apertamente, cosa di cui siamo testimoni.

L'arcivescovo Georgij viveva in povertà, i suoi vestiti erano acquistati per lui da una fedele parrocchiana, Barbara Shpiganovich. Quanto a lui, continuava a servire i fedeli, vivi e defunti. Una responsabilità che si era presa su di sé era di pregare per tutti i defunti del suo gregge, mentre questo si stava estinguendo, e aveva migliaia e migliaia di nomi. Iniziava a commemorarli il sabato sera, pregando per loro fino a molto dopo mezzanotte e poi la domenica mattina presto. Questa era la sua Proscomidia.

La fine della sua vita lo trovò in totale povertà, malato e disprezzato, mentre viveva nel suo minuscolo appartamento e di solito vestito con una vestaglia, una figura simile a san Serafino di Sarov, con solo foto del suo passato a ricordargli tempi più felici. Fedele alle tradizioni e alla pietà della Chiesa russa, fu respinto dai modernisti arroganti e persecutori che erano giunti a dominare Rue Daru e in seguito l'avrebbero distrutta, costringendo gli altri a lasciarla. L'umile arcivescovo Georgij morì il 22 marzo 1981 dopo una lunga malattia. Aveva 87 anni. Il suo ultimo messaggio al clero e ai fedeli fu: "Dite loro che li amo tutti". Il suo corpo giace nella cripta della chiesa del cimitero russo di Sainte-Geneviève-des-Bois, a sud di Parigi.

Non posso dimenticare il mio primo incontro con l'arcivescovo Georgij circa quarant'anni fa, alla festa di san Sergio l'8 ottobre 1979. Non sapevo allora che lo avrei conosciuto meglio e che avrebbe partecipato al mio matrimonio l'anno successivo. L'arcivescovo Georgij era un fedele ortodosso russo e sebbene fosse perseguitato dagli elementi secolaristi nel suo gregge, stava solo aspettando di tornare in una Chiesa russa politicamente libera. Purtroppo, non è vissuto per vederlo. Se fosse vivo oggi, non c'è assolutamente alcun dubbio che sarebbe tornato da molto tempo alla Chiesa russa, come volevano fare anche i suoi predecessori. La sua scomparsa fu il punto di svolta nella storia di Rue Daru poiché dopo di lui l'arcivescovado ha disceso la lunga e triste china della sua assurda russofobia e così si è disgregato.

All'arcivescovo Georgij: eterna memoria!

 
Genova: il cammino di padre Giovanni verso l'Ortodossia

il sacerdote Giovanni La Micela

Genova è un'antica città italiana situata sulle rive del Mar Ligure. la città è conosciuta come il più grande porto d'Italia. I suoi dintorni sono famosi per il loro clima mite e le splendide spiagge; ospita anche uno dei migliori acquari d'Europa.

I genovesi, come gli altri italiani, sono in gran parte cattolici romani. A Genova ci sono chiese ortodosse di tre giurisdizioni: del Patriarcato Ecumenico, di quello di Romania e di quello di Mosca. La più grande chiesa (come quasi ovunque in Italia) è quella romena. Alla chiesa del Patriarcato Ecumenico vanno per lo più greci locali (la chiesa greca di Genova è stata la prima a essere fondata). La chiesa più diversifcata etnicamente e, a quanto pare, più missionaria è quella del Patriarcato di Mosca. Il rettore della chiesa – l'arciprete Giovanni La Micela – è un italiano nativo che è giunto all'Ortodossia per mezzo di una complessa ricerca spirituale.

Padre Giovanni La Micela è nato a Genova. È stato battezzato nel cattolicesimo romano, ma da adolescente si è allontanato dalla chiesa; per qualche tempo ha adottato anche un punto di vista ateo. È entrato nell'Ortodossia nel 1989. Nel 2000 è stato ordinato sacerdote; dallo stesso anno è rettore della chiesa della Trasfigurazione a Genova.

Genova

Sono arrivato a Genova da Torino, dove avevo partecipato a un evento accademico. La mattina ho fatto conoscenza con la città, e la sera sono andato ad incontrare batjushka. Mentre padre Giovanni mi raccontava la sua storia, nella mia mente si profilava un quadro completo di come un genovese è diventato prete ortodosso. Un quadro impressionante - come un uomo nato nel nord Italia in una famiglia cattolica, ha fatto un percorso dalla confessione di fede romana fino a ricevere il sacerdozio nella Chiesa ortodossa.

Vicoli genovesi

Era rimasto disilluso dal cattolicesimo attorno ai 12 anni. Inoltre, nella sua anima ha fatto irruzione il vuoto opprimente dell'ateismo. Gli sembrava che il mondo non avesse senso, ma allo stesso tempo, nella mente del futuro sacerdote si è chiaramente formata un'idea: c'è qualcosa che dà a un essere umano l'entusiasmo; è ciò che lo fa vivere. Giovanni ha iniziato a cercare il significato di quest'idea; si è rivolto a varie dottrine politiche, si è interessato alle religioni orientali. Ha studiato, si è guardato attorno, ma non è andato a fondo, dal momento che ha scoperto che a un certo punto non c’è nient'altro che un vuoto spirituale. Tutto era freddo e non lo riscaldava; tutto sembrava privo di vero significato e di ispirazione. Poi il futuro pastore ha affrontato un testo sulla storia delle religioni, che si occupava anche di cristianesimo. La presentazione del materiale era abbastanza obiettiva.

– In quel libro era scritto che i cristiani ortodossi sono gli unici che hanno mantenuto la tradizione apostolica – dice padre Giovanni. – Quella era la cosa più interessante, che fino a quel momento ignoravo. Dopo la lettura, mi sono reso conto quanto ero andato lontano nella mia ricerca, non sapendo che la verità era molto vicina. Poi ho iniziato a imparare di più sull'Ortodossia, convincendomi della sua verità. E una domenica sono andato a una funzione in una chiesa ortodossa di Genova.

Era la chiesa della Trasfigurazione, nella giurisdizione della Chiesa russa all'Estero. A quel tempo, serviva come sacerdote padre Ambrogio Bozzo, un italiano (oggi padre Ambrogio è missionario nella Repubblica Dominicana, ma, purtroppo, in una giurisdizione non canonica). La funzione mi ha colpito per la sua semplicità: non c'era il coro, molti canti erano recitati; a quel tempo c'era una carenza acuta di libri liturgici. Padre Ambrogio serviva in italiano e in slavonico ecclesiastico, ma la Liturgia risuonava in modo che molti fedeli non notavano il tempo. Tra di loro c'era anche Giovanni.

– Il tempo era scomparso, semplicemente non esisteva – ricorda padre Giovanni. – Io vivevo la Liturgia. Arrivando prima della funzione, attendevo il sacerdote all'ingresso della chiesa. Solo perché avevo paura di perdere l'inizio della funzione, l'inizio di tutto. Le funzioni ortodosse, la vita ortodossa mi sollevavano e mi portavano con loro... Io non chiedevo nulla, ma alla fine il padre Ambrogio stesso mi ha detto che saremmo andati a Bologna a farmi battezzare. E così è accaduto, e sono stato battezzato nella Chiesa ortodossa nel gennaio del 1989.

I parenti più stretti di padre Giovanni hanno reagito alla sua decisione abbastanza tranquillamente. Al lavoro, c'è stato un piccolo miracolo: i colleghi, sapendo della decisione di Giovanni, gli hanno fatto un regalo, e hanno presentato al futuro sacerdote... una talare. Perché – a quel tempo lui non riusciva a capirlo. Soprattutto perché il percorso verso il sacerdozio di Padre Giovanni non era noto in anticipo, e perché la comunità in cui è stato introdotto nell'Ortodossia ha sperimentato molte difficoltà. Fondata nel 1980, ha in seguito cambiato diverse giurisdizioni, e nel 1994 è stata trasferita al non canonico "patriarcato di Kiev". Uno dei "vescovi" di quel "patriarcato" ha ordinato Giovanni al sacerdozio. Sei anni dopo, la parrocchia della Trasfigurazione del Signore, secondo il desiderio unanime dei credenti, ha lasciato gli scismatici e si è trasferita alla giurisdizione di Mosca. Padre Giovanni ha ricevuto l'ordinazione canonica dall'arcivescovo Innocenzo (Vasiliev) di Korsun. Non poteva essere altrimenti, perché i canoni non consentono di prendere "nel rango esistente" un sacerdote che ha ottenuto il suo rango dagli scismatici.

Genova. Altare con le reliquie di san Giovanni Battista nella cattedrale di san Lorenzo

Già prima di questi eventi il sacerdote Ambrogio Bozzo è  partito per la Repubblica Domenicana (a metà degli anni '90), così sulle spalle di padre Giovanni è ricaduto tutto il lavoro della vita parrocchiale. Per molti anni, la comunità ha pregato in un piccolo locale sulla Salita della Seta, e solo alla fine del 2012 si è trasferita nella chiesa di san Giorgio, in locali messi a disposizione dai cattolici. Questo è stato fatto per motivi pratici: il numero di parrocchiani ha superato di gran lunga la capacità della vecchia chiesa.

Per molto tempo Genova ha avuto due parrocchie ortodosse: quella russa e quella greca. La chiesa della Trasfigurazione è diventata una patria per ortodossi di nazionalità diverse – russi, bulgari, polacchi, italiani. Vi andavano anche i romeni fino all'apertura nel 2000 della chiesa romena a Genova. Oggi nella parrocchia prevalgono ucraini e moldavi, ci sono anche russi, italiani e altre nazionalità. Secondo padre Giovanni, nonostante il numero impressionante di chiese romene, le parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia stanno assumendo un ruolo missionario sempre più importante.

– A volte si ha la sensazione che la chiesa romena non veda particolarmente la differenza tra Ortodossia e Cattolicesimo romano, e se la vede, non le presta attenzione – dice padre Giovanni. – Noi invece sottolineiamo che la nostra fede è la fede dei nostri padri. E se da noi arriva un italiano, gli permettiamo di partecipare alla funzione, fornendogli libri, opuscoli, dandogli il benvenuto a tornare alla Liturgia seguente. Io stesso sono italiano e ritengo di essere ritornato all'Ortodossia. Qui tutti i santi padri erano ortodossi. Grazie alla Chiesa ortodossa russa nella nostra terra è arrivata ancora una volta la fede dei nostri santi padri.

il sacerdote Marian (Mario) Selvini

Secondo il mio interlocutore, gli italiani continuano a venire all'Ortodossia, e per ragioni molto diverse. Per esempio, un'insegnante – Loretta – è giunta alla vera fede attraverso un suo studente georgiano, che l'ha introdotta all'Ortodossia. Franco, un italiano, ha imparato a conoscere l'Ortodossia dai suoi amici russi. Il sacerdote Marian (Mario) Selvini (ordinato nel dicembre 2013) è venuto a conoscenza dell'Ortodossia come fede apostolica grazie a padre Ambrogio Bozzo. Mario è diventato ortodosso nel 1992, quando aveva 19 anni.

Oggi a capo della parrocchia della Trasfigurazione vi sono italiani autoctoni – i sacerdoti Giovanni e Marian. Ma nelle funzioni, insieme con l'italiano, si sentono anche lo slavonico ecclesiastico e il romeno. Entrambi i preti compiono il loro ministero nel loro tempo libero – fino a quando la comunità potrà mantenere il clero. Ma i sacerdoti italiani zelanti nel servizio collegato all'altruismo e a un genuino  spirito missionario, offrono speranze per un buon futuro della parrocchia - anche a fronte di una crescente secolarismo e un complesso ambiente cattolico.

 
Metropolita Onufrij: "Questo incontro già non sarà un Grande e Santo Concilio pan-ortodosso"

In questa intervista con il Dipartimento sinodale della Chiesa ortodossa ucraina per l'informazione e l'educazione, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina ha risposto alle domande sul perché la Chiesa ortodossa russa non partecipa al Concilio pan-ortodosso che dovrebbe iniziare i suoi lavori il ​​19 giugno. Ha anche espresso la sua opinione sul fatto che la crisi dei preparativi del Concilio influenzerà la situazione della vita religiosa in Ucraina e in tutto il mondo ortodosso.

Vostra Beatitudine, qual è stato il motivo finale per la decisione della Chiesa ortodossa russa di non partecipare al Concilio previsto per il giorno della festa della Santissima Trinità?

Oggi Il mondo si sta sviluppando in un nuovo formato. Stanno gradualmente scomparendo confini politici ed economici, che da soli restringevano singoli Stati, e si costruisce una grande potenza, diretta a inglobare il mondo intero. In questo nuovo assetto della vita umana, purtroppo, nessuno spazio è assegnato alla Chiesa ortodossa.

Questo ci riguarda, e dobbiamo cercare di trovare per noi un posto dove poter esistere legalmente.

La prima cosa che è necessario fare è di creare un organo amministrativo per la Chiesa ortodossa, che la rappresenti in tutto il mondo. Nella misura in cui la Chiesa ortodossa è Chiesa conciliare, è chiaro che un tale organo di governo dovrebbe essere un Concilio a cui possano venire i rappresentanti delle Chiese da ogni angolo del mondo potessero venire. Ora si sta verificando il primo tentativo di creare un tale Concilio.

Purtroppo, il primo tentativo non ha avuto successo. I documenti che devono essere presentati per l'esame del Concilio, dopo una fase di studio da parte dei fedeli, non reggono alla critica. Un buon numero di Chiese locali ha presentato le proprie proposte per il miglioramento dei documenti, e la Sacra Comunità del santo Monte Athos ha proposto suggerimenti simili.

La nostra Chiesa ha tentato di tutto per correggere i documenti del Consiglio, ma, purtroppo, non è avvenuto così. Per questo abbiamo aderito alle proposte di quelle Chiese che ritengono che il Concilio dovrebbe essere spostato in un secondo momento e tenuto in seguito, quando saranno modificati i documenti da esaminare e adottare.

Se i documenti del Concilio non avranno alcun dissenso dalla dottrina ortodossa che è stata confermata ai sette Concili ecumenici e a tutti i santi Concili che conosciamo dalla nostra storia, allora il Concilio, chiamato ad adottare questi documenti, mostrerà veramente al mondo la bellezza e la maestosità della fede ortodossa e dimostrerà a tutti la nostra unità nella verità.

Il Santo Sinodo ha avuto la speranza che un consenso pan-ortodosso si sarebbe trovato prima dell'inizio del Concilio?

Sì, il nostro Santo Sinodo sperava che si trovasse un consenso ortodosso, e la nostra Chiesa fino all'ultimo momento ha fatto tutto quello che poteva perché ciò accadesse.

Purtroppo, è successo quel che è successo. Ma noi non perdiamo la speranza. I processi per la conservazione della verità di Dio e per unire tutti intorno a questa santa verità sono lunghi e noiosi, ma con l'aiuto di Dio, tutto può essere fatto.

Anche se il patriarca di Costantinopoli non ha fatto alcuna dichiarazione ufficiale, singoli chierici della sua Chiesa stanno già dicendo che le restanti Chiese locali si riuniranno tutte sull'isola di Creta il 19 giugno. Possiamo considerare questo incontro un Grande e Santo Concilio, come era originariamente previsto?

Può essere proprio così, che si riuniranno i rappresentanti di alcune Chiese ortodosse particolari, ma questo incontro già non sarà un Grande e Santo Concilio pan-ortodosso, ma solo una conferenza di Chiese ortodosse particolari, e quindi le sue decisioni non avranno un significato pan-ortodosso.

Alla Vigilia del Concilio vi è stato un gran parlare del cosiddetto "problema ucraino". Di recente si è saputo che un gruppo di deputati della Verkhovna Rada ha fatto un appello al patriarca Bartolomeo su questa questione. A suo parere, la crisi nei preparativi del Concilio influenzerà la situazione nell'Ortodossia ucraina?

Nei regolamenti del Concilio non si è parlato della situazione religiosa in Ucraina. Gli scismi della Chiesa, che nascono dal peccato umano, esistono in quasi ogni Chiesa locale. E si trattano nel modo in cui è trattato il peccato – con il pentimento.

Non credo che le difficoltà nei preparativi del Concilio dovrebbero causare un desiderio di vendetta in ogni Chiesa locale. Se scendiamo su questo percorso, allora possiamo già oggi mettere una croce sul futuro Concilio pan-ortodosso. Penso ognuno capisca che, quindi, una Chiesa non dovrebbe fare incursioni sul territorio canonico di un'altra.

Ma per quanto riguarda l'appello al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli da parte di alcuni dei nostri deputati statali, si tratta di una violazione diretta dei rapporti tra Stato e Chiesa. Secondo la nostra legislazione, la Chiesa è separata dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa. L'interferenza di alcuni deputati negli affari della Chiesa è una diretta violazione della legge dello Stato. Vorrei consigliare a tali deputati che è meglio che pensino a come svolgere i loro compiti diretti in relazione al nostro popolo, e Cristo, il Capo della nostra Chiesa, risolverà i problemi della Chiesa senza di loro.

Per quanto riguarda l'Ortodossia ucraina, dirò questo: se i politici non si fossero immischiati nei nostri problemi, allora avremmo già trovato il cammino verso l'unità molto tempo fa.

 
Il nazionalismo ucraino: le sue radici e la sua natura

PARTE PRIMA: Un'escursione preliminare nella storia antica

Innocenzo III

1204 - La crociata orientale di papa Innocenzo III

La maggior parte della gente crede erroneamente che le crociate siano accadute solo in Medio Oriente e che fossero dirette solo contro l'Islam. Questo è falso. Infatti, mentre la scusa ufficiale per l'imperialismo occidentale a quel tempo era di liberare la città di Gerusalemme dagli "infedeli musulmani", le crociate erano anche finalizzate a sterminare o a convertire i "greci scismatici", vale a dire i cristiani ortodossi. L'episodio più noto di questa crociata anti-ortodossa è il sacco di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204, durante la Quarta Crociata, in cui la città fu sottoposta a tre giorni di saccheggi assolutamente grotteschi, razzie e massacri da parte dei "cristiani" occidentali che saccheggiarono e incendiarono chiese, monasteri e conventi ortodossi, violentarono monache sugli altari delle chiese e insediarono perfino una prostituta sul trono patriarcale. Questa effusione di odio genocida non fu certo uno scherzo del caso, ma fu una delle prime manifestazioni di qualcosa che sarebbe diventato un elemento centrale della mentalità e dell'ideologia della Chiesa latina.

Vi è, tuttavia, un altro episodio non meno importante nella storia dell'odio latino per la Chiesa ortodossa, che è molto meno conosciuto.

Gregorio IX

1242 - Le crociate del Nord di papa Gregorio IX

A differenza del suo predecessore, che aveva diretto i suoi soldati verso la Terra Santa, papa Gregorio IX aveva un'idea molto diversa: voleva convertire i "pagani" del Nord e dell'Est Europa alla "vera fede". Nella sua mente, la Russia ortodossa era parte di queste "terre pagane" e pure i cristiani ortodossi erano pagani. Il suo ordine ai cavalieri teutonici (i successori spirituali dei franchi che avevano saccheggiato e distrutto Roma) era di convertire o di uccidere tutti i pagani che avrebbero incontrato (questo ordine genocida era molto simile a quello dato da Ante Pavelic alle sue forze contro i serbi durante la seconda guerra mondiale: convertire, uccidere o espellere). Nella maggior parte dei libri di storia papa Gregorio IX si è guadagnato un nome istituendo l'Inquisizione papale (che non è mai stata abolita, tra l'altro), quindi è non sorprende che questo galantuomo non fosse in vena di mostrare alcuna pietà per i "greco-scismatici". Questa volta, però, le orde del papa si trovarono di fronte a un difensore formidabile: il principe Aleksandr Nevskij.

La "scelta di civiltà" di sant'Aleksandr Nevskij

Sant'Aleksandr Nevskij

Anche prima di affrontare i crociati del papa, Aleksandr Nevskij aveva già dovuto respingere una precedente invasione della Russia da parte dell'Occidente – il tentativo di invadere la Russia settentrionale da parte del regno svedese - che sconfisse nel 1240 alla famosa battaglia della Neva. Non meno importante, tuttavia, è il fatto che Aleksandr Nevskij non fu in grado di sconfiggere l'invasione mongola da Oriente e così fu posto di fronte a ciò che può essere definito unicamente come una scelta di civiltà: capì che la Russia non poteva combattere il papato ed i mongoli allo stesso tempo, quindi la scelta era semplice: sottomettersi a uno e resistere all'altro. Ma a chi doveva scegliere di sottomettere la Russia?

Il principe Aleksandr (che in seguito sarebbe stato glorificato come santo dalla Chiesa ortodossa russa) era veramente un uomo profondamente pio, aveva una profonda conoscenza della Sacra Scrittura e ricordava le parole di Cristo, quando gli chiesero se gli ebrei dovevano pagare le tasse ai Romani: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Matteo 22:21) e "e non temete coloro che uccidono il corpo, ma non sono in grado di uccidere l'anima: temete piuttosto colui che è in grado di distruggere l'anima e il corpo nella Geenna" (Matteo 10:28). Aleksandr, che era molto ben informato delle politiche dei suoi nemici, sapeva che l'unico obiettivo dei mongoli era di imporre tasse ai russi, ma che essi non avevano alcun desiderio di convertire qualcuno o di perseguitare la Chiesa. Al contrario, i mongoli putativamente "selvaggi" rispettavano la Chiesa e il suo clero e non li perseguitarono mai. Al contrario, i crociati avevano l'ordine specifico di convertire o uccidere tutti i cristiani ortodossi che avrebbero incontrato, come i latini avevano fatto molte volte prima, e come avrebbero fatto molte volte in seguito. Così il principe Aleksandr Nevskij scelse di sottomettersi al khan mongolo e di combattere i crociati, che sconfisse nella famosa battaglia del lago ghiacciato nel 1242.

La Russia occidentale occupata, caduta della seconda Roma, crescita di Mosca

L'Ucraina occupata nel XIV sec.

Dopo essere stato sconfitti dalla Russia due volte, i leader occidentali rinunciarono temporaneamente ai loro piani di invasione, ma la vittoria russa chiaramente non rese il popolo russo e la cultura russa cari alle élite occidentali. Com'era prevedibile, la successiva ondata di invasioni da ovest ebbe inizio nei primi anni del XIV secolo e durò fino al 1385, quando l'Unione di Krewo suggellò l'unione di Polonia e Lituania. In quel momento tutta quella che sarebbe stata chiamata in seguito "l'Ucraina" era stata completamente conquistata dai latini.

Nel 1453, la caduta della Roma in Oriente, Costantinopoli, segnò la fine della "seconda Roma" e la fine della civiltà romana, che era sopravvissuta alla caduta di Roma di ben 1000 anni (l'Impero Romano d'Occidente cadde nel 476 d.C., l'Impero Romano d'Oriente cadde nel 1453).

I latini cercarono di sottomettere il mondo ortodosso con un attento mix di minacce e di promesse di aiutare Costantinopoli contro gli ottomani nella cosiddetta falsa unione di Firenze, ma fallirono, e Costantinopoli alla fine cadde per opera degli eserciti di Mehmet il Conquistatore. Così, Mosca divenne la "Terza Roma", l'ultimo regno cristiano ortodosso libero, l'erede della civiltà romana. Mosca da questo momento divenne il punto focale dell'odio papista per il cristianesimo ortodosso. Il prossimo attacco occidentale giunse nel 1595 e fu davvero devastante.

Clemente VIII

1595: papa Clemente VIII concepisce l'Ucraina

Alla fine del XVI secolo, la maggior parte della Russia occidentale era stata ormai occupata dai latini per due secoli (XIV-XVI), un pariodo pari a quello in cui la Russia orientale era stata sotto il giogo mongolo (XIII-XV sec.). Com'era prevedibile, la situazione dei contadini cristiani ortodossi sotto l'occupazione latina era a dir poco terribile. Ai fini pratici, erano schiavi, come spiega Israel Shahak nel suo fondamentale libro, Jewish History, Jewish Religion:

Per molte cause, la Polonia medievale rimase arretrata nel suo sviluppo rispetto a paesi come l’Inghilterra e la Francia; una forte monarchia di tipo feudale – ma ancora senza istituzioni parlamentari – vi si era formata solo nel XIV secolo, in particolare sotto Casimiro il Grande (1333-1370). Subito dopo la sua morte, cambiamenti di dinastia e altri fattori portarono a un rapido sviluppo del potere dei magnati nobili, e quindi anche della piccola nobiltà, tanto che dal 1572 il processo di riduzione del re a figura simbolica e l’esclusione di tutte le altre casate non nobili dal potere politico erano praticamente completi. (…) Questo processo era stato accompagnato da uno svilimento della posizione dei contadini polacchi (che erano stati liberi nel Medioevo), fino al punto della servitù della gleba assoluta, difficilmente distinguibile dalla schiavitù a titolo definitivo e sicuramente la peggiore in Europa. Il desiderio dei nobili nei paesi vicini di godere del potere del pan polacco sui suoi contadini (tra cui il potere di vita e di morte, senza alcun diritto di appello) è stato determinante per l’espansione territoriale della Polonia. La situazione nelle terre 'orientali' della Polonia (Bielorussia e Ucraina) – colonizzate da contadini asserviti di recente – era la peggiore di tutte.

In effetti, le élite locali erano state più che felici di apostatare e di vendersi all'occupante polacco per godere dei privilegi dello schiavismo (prima di allora la Russia non aveva mai conosciuto la servitù della gleba!), mentre i contadini asserviti restavano ostinatamente attaccati alla loro fede (cosa interessante, questo è anche il periodo della storia in cui è nata la giudeofobia ucraina – leggete Shahak per i dettagli). Qualcosa doveva essere fatto per trovare una "soluzione" a questo "problema" e, guarda caso, la trovò un papa (Clemente VIII): la conversione forzata dei cristiani ortodossi locali alla chiesa latina, la cosiddetta Unione di Brest. Iniziò così un lungo periodo di feroce persecuzione dei contadini ortodossi per mezzo degli sforzi combinati della nobiltà polacca, dei loro sorveglianti ebrei e, in particolare, dei gesuiti, che giustificavano qualsiasi atrocità sotto lo slogan "ad majorem Dei gloriam" (per la maggior gloria di Dio ). Un uomo, in particolare, si distinse nella persecuzione dei cristiani ortodossi: Josafat Kuntsevich (la cui biografia si può leggere in questo testo: Il Vaticano e la Russia). Kuntsevich – che fu poi linciato da una folla di contadini – fu sepolto nella basilica di San Pietro a Roma, vicino – non scherzo – alle reliquie di san Gregorio il Teologo e di san Giovanni Crisostomo (!). I latini chiamano ancora questo assassino di massa "martire per Cristo" (leggete qui una tipica agiografia papista di Kuntsevich) ed è ancora molto rispettato e ammirato tra i moderni nazionalisti ucraini. E posso capire perché – è stato durante questi anni di occupazione e di persecuzione che è stata creata la moderna "Ucraina", forse non ancora come territorio, ma sicuramente come entità culturale.

L’etnogenesi della “nazione ucraina”

Le nazioni, come gli individui, nascono, vivono e muoiono. Infatti, come Shlomo Sand ha così brillantemente dimostrato nel suo libro L'invenzione del popolo ebraico, le nazioni sono davvero delle invenzioni, delle creazioni. Di fatto, il XX secolo ci ha mostrato molte nazioni inventate ex nihilo, dal nulla (per evitare di offendere qualcuno o di andare fuori tema, non farò esempi, ma Dio sa che ce ne sono molti). Una "nazione" non ha bisogno di avere profonde radici storiche e culturali, non ha bisogno di avere una storiografia legittima, e di fatto, tutto quello che serve per "creare una nazione" è una certa quantità di persone che si identificano come comunità – tutto il resto può essere creato / inventato più tardi. Così l'argomento di alcuni russi che non esiste una cosa come la nazione ucraina è fondamentalmente sbagliato: se ci sono abbastanza persone che identificano se stesse come "ucraini", allora esiste un distinto "popolo ucraino". Non importa affatto che non vi sia traccia di quella nazione nella storia o che i suoi miti fondatori siano ridicoli, fintanto che un'identità comune e distinta è condivisa dai suoi membri. E da questo punto di vista, l'esistenza di una nazione ucraina fondamentalmente diversa da quella russa è una realtà innegabile. E questo è un immenso successo della Chiesa latina, che è innegabilmente riuscita nel suo desiderio di strappare i russi occidentali dalle loro radici storiche e di creare una nuova nazione: gli ucraini.

Per inciso, ma penso che sia un inciso importante, vorrei sottolineare che i mongoli hanno svolto un ruolo altrettanto cruciale nella creazione della nazione russa moderna. Dopo tutto, quali sono i "pilastri fondatori" della cultura russa? La cultura degli slavi prima della cristianizzazione della Rus' nel X secolo? Sì, ma in minima parte. La continuazione della civiltà romana dopo la caduta della seconda Roma? Sì, in una certa misura, ma non fondamentale. L'adozione della fede cristiana, dopo il X secolo? Sì, sicuramente. Ma lo *Stato* russo, che nasce dal piuttosto piccolo Granducato di Mosca, è stato definitivamente plasmato dalla cultura e dall'arte di governo mongola, non da Bisanzio o dall'antica Rus'. Non sarebbe sbagliato dire che l'antica Rus' di Kiev alla fine ha dato i natali a due nazioni distinte: una ucraina, generata dall'occupazione papista, e una russa, generata dall'occupazione mongola. In questo senso la dichiarazione russofoba del marchese de Custine "Grattez le Russe, et vous verrez un Tartare" (grattate il russo e ci troverete sotto un mongolo) è corretta. Allo stesso modo, però, direi che si potrebbe dire "grattate l'ucraino, e ci troverete sotto un papista".

A questo punto non voglio continuare a delineare la storia dell'Ucraina, perché penso di avere spiegato chiaramente la mia tesi: la nazione ucraina è il prodotto del millenario odio del papato verso il cristianesimo ortodosso. Proprio come il giudaismo rabbinico moderno non è davvero niente di più che un anti-cristianesimo, la moderna identità nazionale ucraina è fondamentalmente incentrata su un timore e un odio rabbioso, assolutamente irrazionale e paranoico, della Russia. Con questo non voglio affatto dire che tutte le persone che vivono in Ucraina partecipino a questa russofobia isterica, ma i nazionalisti hard-core ne partecipano sicuramente. E questo punto è così cruciale che ho sentito di dover fare questa lunga digressione nella storia antica per spiegarlo.

Devo aggiungere una cosa: la Chiesa latina ha subito enormi cambiamenti nel XX secolo e anche i suoi gesuiti si sono da tempo allontanati dalle tradizioni e dalle idee dei loro predecessori della Controriforma. Anche se l'odio dei cristiani ortodossi e dei russo esiste ancora in alcuni ambienti latini, è in gran parte stato sostituito da un desiderio di "incorporare", o di inglobare la Chiesa ortodossa nel papato per mezzo del cosiddetto "dialogo ecumenico". Per quanto riguarda gli ordinari fedeli cattolici romani – questi semplicemente non hanno alcuna idea di questa storia che, ovviamente, non è mai stata loro insegnata.

L'obiettivo finale del papato è sempre lo stesso – la sottomissione al papa. Ma i metodi e le emozioni sono cambiati: un tempo vi erano l'odio e il terrore, ora c'è un "dialogo d'amore". Tra i nazionalisti ucraini e gli uniati, però, la mentalità praticamente non è cambiata. Da persone del calibro di Stepan Bandera al suo successore moderno, Dmitro Jarosh, leader del settore destro, i nazionalisti ucraini hanno mantenuto l'odio omicida di Josafat Kuntsevich, da cui si capiscono alcune delle dichiarazioni folli fatte da queste persone.

Ora dobbiamo fare salto nel tempo di 3 secoli e guardare alle radici del fascismo e del nazionalsocialismo nel XX secolo. Dobbiamo fare questo salto non perché questi secoli non siano stati importanti per l'Ucraina – lo sono stati, e molto – ma per motivi di spazio e di tempo. La caratteristica fondamentale del periodo di tempo che saltiamo è fondamentalmente l'ascesa al potere della Russia, che divenne un impero sotto Pietro I, e il corrispondente indebolimento degli stati polacco e lituano, che finirono per essere completamente occupati dalla Russia in varie occasioni.

PARTE SECONDA: fascismo, nazionalsocialismo e le loro diverse radici

Tipicamente ci insegnano che la seconda guerra mondiale ha visto la vittoria delle "potenze alleate" contro le "potenze dell'Asse". Anche se non sbagliate, queste categorie sono spesso confuse. Per esempio, secondo Wikipedia, la Francia e la Jugoslavia erano parte delle Potenze alleate. Questo, naturalmente, dipende da quale regime si considera come legittimo: quello di Pétain o di de Gaulle? Quello di Pavelic, di Tito o di Mikhailovich? Inoltre – ha davvero senso assimilare l'Unione Sovietica all'Impero Britannico e agli Stati Uniti? Che dire di Pétain, Hitler e Hirohito? Beh, erano alleati, senza dubbio, ma erano entità molto diverse e la loro alleanza era soprattutto contro nemici comuni, piuttosto che il risultato di una vera parentela. Ciò è particolarmente vero per gli alleati di Hitler in Europa: Mussolini, naturalmente, ma anche Franco, Pétain o Pavelic. Infatti, mentre sia Hitler sia Mussolini erano atei (e anche rabbiosi anti-clericali), Franco, Pétain e Pavelic erano tutti devoti cattolici romani. E se il papato non si sentì mai a suo agio con le idee laiche, nazionaliste e socialiste di Hitler o Mussolini, diede il suo pieno appoggio a Franco, Pavelic e Pétain. Hitler e Mussolini erano soprattutto l'espressione delle opinioni e degli interessi delle classi piccolo borghesi e dei lavoratori, mentre Franco, Pavelic e Pétain erano in gran parte espressione degli interessi delle élite finanziarie e della nobiltà. In Francia, in particolare, il movimento petainista ha sempre avuto un forte ethos anti-1789, quasi monarchico. Nel profondo, naturalmente, non c'era molto amore tra i gruppi ateo-populista e monarchico-papista. Ma ciò che li univa era un comune odio per gli ebrei, i bolscevichi, i russi e i cristiani ortodossi in generale, combinato con un'ideologia profondamente reazionaria.

I due diversi Drang nach Osten

Entrambe le fazioni, i monarchico-papisti e gli ateo-populisti, avevano in comune un forte "Drang nach Osten" (spinta verso l'Est) ed entrambi si consideravano Kulturträger, letteralmente "portatori di civiltà" ai barbari selvaggi d'Oriente. Il problema di Hitler con l'Unione Sovietica era, naturalmente, il numero molto elevato di ebrei nel partito bolscevico (da qui il suo discorso di giudeo-bolscevismo), mentre il Papato odiava gli ebrei, gli atei e i cristiani ortodossi più o meno equamente (Franco amava parlare della "conspiración judeo masonica pagada con el oro de Moscú" o "complotto giudeo-massonico pagato con l'oro di Mosca"). E mentre Hitler guardava verso est alla ricerca di terreni e schiavi per la sua razza superiore, il papato vide una fantastica opportunità di sottomettere finalmente gli "scismatici foziani" a Roma: già alla vigilia della prima guerra mondiale, Papa Pio X (canonizzato nel 1954) proclamò che "la Russia è il più grande nemico della Chiesa [romana]" e "Se la Russia è vittoriosa, allora lo scisma è vittorioso" (e tenete a mente che – secondo la dottrina latina – queste persone sono infallibili quando parlano ex cathedra, in il nome della Chiesa e su questioni di fede). Così queste due fazioni originariamente molto diverse combinarono le forze e si unirono contro il nemico giurato: la Russia (che fosse atea, ebrea e bolscevica o russa e ortodossa – a loro non importava). Inutile dire che questa miscela tossica di odio ha trovato un brodo di coltura assolutamente perfetto per le sue visioni tra i nazionalisti ucraini, in particolare in Ucraina occidentale.

Ancora una volta, per mancanza di tempo e di spazio, non voglio addentrarmi in una storia dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini, di Stepan Bandera o della SS Division Galizien "ucraina": la potete leggere su Internet. Mi limito a dire che queste forze sono state tra le più crudeli e omicide di tutte quelle della seconda guerra mondiale. In effetti, le atrocità più accaniti della Seconda Guerra Mondiale non sono state commesse dalle forze di Hitler, nemmeno dalle SS, ma da forze completamente ispirate e sostenute dal Vaticano: gli ustashe croati di Ante Pavelic e i nazionalisti ucraini. Alla fine, gli ustashe e i banderisti sono stati sconfitti, ma molti dei loro membri non solo sono sopravvissuti alla guerra, ma hanno prosperato in esilio, principalmente negli Stati Uniti e in Canada, dove l'anglosfera li ha tenuti lontani dalla politica effettiva, ma abbastanza attivi per essere "scongelati" in caso di necessità. E, sicuromente, dopo la fine della guerra fredda, l'Impero anglo-sionista ha visto l'opportunità di sovvertire e di indebolire i suoi nemici: i discendenti degli ustahe hanno avuto il compito di spezzare la Jugoslavia, mentre i discendenti dei banderisti hanno avuto il compito di strappare l'Ucraina quanto più lontano possibile dalla Russia. Nello stesso tempo, sia in Jugoslavia esia Russia, gli anglo-sionisti hanno diretto un altro dei loro concessionari terroristici – l'internazionale wahabita, alias "al-Qaeda" a unirsi ai neo-nazisti e ai papisti in una lotta comune contro gli ortodossi/socialisti jugoslavi e russi. Sappiamo tutti cosa è successo poi in Jugoslavia.

PARTE TERZA - Ucraina - ritorno al futuro

2014 - Il ventre da cui è uscita la bestia immonda è ancora fertile

A questo punto vorrei dire alcune cose circa la (ormai ex) "opposizione" ucraina. Nel corso degli ultimi mesi, ci hanno detto che la maggior parte di questa era rappresentata da tre uomini: Vitalij Klichko e il suo movimento Udar, Arsenij Jatsenjuk e il suo partito Batkivshchina, e Oleg Tjagnibok, famigerato capo del Partito della Libertà (Svoboda). Naturalmente, il vero leader del partito Batkivshchina è sempre stata Julija Timoshenko, ma da quando era stata imprigionata da Janukovich, non poteva partecipare direttamente ai più recenti eventi. La maggior parte degli osservatori occidentali hanno trascurato di porre la domanda se qualcuno di questi personaggi politici poteva realmente controllare i manifestanti sulla piazza Maidan. Inoltre, hanno anche trascurato di esaminare come una folla armata principalmente di pietre, mazze da baseball, spranghe di ferro e bottiglie molotov sia stata "improvvisamente" sostituita da una forza ben organizzata e ben armata, che può essere solo definita un gruppo di insorti. Il gruppo che in realtà ha contribuito la maggior forza e potenza di fuoco, non era composto da membri di Udar, Batkivshchina o perfino Svoboda – il vero proprietario del Maidan e ora del resto di Kiev è il cosiddetto Settore destro, un'organizzazione terroristica guidata da Dmitro Jarosh:

Dmitro Jarosh e le sue truppe

Se vi sembra la foto qui sopra possa essere stata presa in Cecenia durante la guerra, questo è perché avrebbe potuto essere proprio così: molti nazionalisti ucraini hanno combattuto dalla parte dei wahabiti in Cecenia, spesso sotto la bandiera dell'organizzazione terroristica UNA-UNSO. Hanno anche combattuto in Georgia contro la Russia, cosa che spiega la visita che Saakashvili ha fatto due volte in piazza Maidan.

Sarebbe logico chiedersi quale percentuale della popolazione dell'Ucraina sostenga il signor Jarosh e il suo settore destro. È difficile dirlo, probabilmente una minoranza significativa ma piccola. Secondo la maggior parte delle stime, i leader più popolari del nuovo regime sono Timoshenko e Klichko, seguiti da Tjagnibok – almeno questo era vero prima della rivoluzione di domenica scorsa. Ma questo non è molto rilevante: la maggior parte dei ceceni non era composta da wahabiti, la maggior parte dei croati non era composta da ustashe e la maggior parte degli albanesi del Kosovo non era composta da membri dell'UCK – il che non ha impedito a questi piccoli ma ben armati gruppi da avere un controllo determinante sugli eventi.

Questo mette il nuovo regime in una situazione molto difficile: o si conforma all'ordine del giorno di gente come Jarosh e il suo Settore destro, o rischia di essere spazzato via da un'insurrezione armata. Tenete a mente che l'esercito ucraino esiste praticamente solo sulla carta e che le forze di polizia non sono in condizione di imporre la loro autorità sugli estremisti.

Quel che è peggio, la presidenza di Jushchenko ha dimostrato che i cosiddetti nazionalisti "moderati" si piegano costantemente agli estremisti. Così Jushchenko ha fatto persino di Bandera un"eroe dell'Ucraina" (la decisione è stata poi rescissa) e ha stampato piccoli bei francobolli con la sua faccia. Il problema con questo tipo di gesti apparentemente innocui è che sono in realtà una riabilitazione di un'ideologia genocida e che inviano un messaggio davvero terrificante e rivoltante agli ucraini orientali e ai russi in Ucraina: siamo tornati, e facciamo sul serio.

La cosa è stata per lo più trascurata, ma una situazione simile ha avuto luogo in Croazia al momento della dissoluzione della Jugoslavia: i croati, anche i cosiddetti "moderati", non hanno trovato niente di più intelligente da fare che reintrodurre immediatamente la bandiera a scacchi degli ustashe di Pavelic come un "simbolo nazionale croato". Fino a che punto questo ha incoraggiato i serbi della Krajina a prendere le armi è una questione aperta al dibattito, ma di certo non ha aiutato.

La stessa cosa sta avvenendo anche in Ucraina. Oltre alle bandiere gialle e blu dell'Ucraina occidentale, si può anche vedere una quantità di bandiere nere e rosse, la bandiera del Banderisti, insieme a tutti i tipi di simboli neo-nazisti. E, ancora una volta, non importa quanti ucraini siano affetti da tendenze genocide, ciò che conta è come queste bandiere siano viste in Ucraina orientale o dai 7 milioni di russi che vivono in Ucraina.

La reazione al colpo di stato a Kiev è stata immediata. Date un'occhiata a questa immagine di un video che mostra un raduno di massa nella città di Sebastopoli:

Manifestazione di massa a Sebastopoli

Notate le bandiere? Prima del colpo di stato, ai raduni nell'est erano presenti quasi esclusivamente bandiere ucraine gialle e blu, ora le bandiere sono per lo più russe, intervallate da alcune bandiere della marina russa: la gente è o arrabbiata o spaventata. Probabilmente entrambe le cose. E il potenziale di violenza quindi si intensifica rapidamente.

Da un tentativo da parte di attivisti pro-regime di tenere una manifestazione nella città di Kerch, si vede quanto rapidamente la situazione esce fuori controllo. La folla inferocita inizia con grida di "andate via!" e "fascisti!" ma ben presto i poliziotti perdono il controllo della situazione e una folla comincia ad aggredire gli attivisti nazionalisti:

 

Proprio come in Croazia e in Bosnia, i politici dell'UE e degli USA hanno ignorato (o per stupidità o deliberatamente) che la paura genera violenza che, a sua volta, genera altra paura, in un ciclo infinito che è quasi impossibile da fermare.

Allora, dove si va?

Francamente, avevo avuto qualche speranza che Julija Timoshenko potesse ancora salvare l'Ucraina. No, non perché mi piace, ma perché riconosco la forza della sua personalità, soprattutto se confrontata con gli stupidi in fase terminale (Tjagnibok, Klichko) o con gli uomini senza spina dorsale (Jatsenjuk, Janukovich) della politica ucraina. Come un giornalista russo ha detto ieri: è bello vedere finalmente un "vero uomo" entrare sulla scena politica ucraina. E infatti, con tutti i suoi altri difetti, Julia ha tre elementi a suo vantaggio: è molto intelligente, ha una forte volontà ed è molto popolare. O, almeno, questi erano i suoi vantaggi prima che Janukovich la mettesse in prigione. Quando ho visto il filmato della sua apparizione sul Maidan, su una sedia a rotelle, il viso gonfio, l'aria isterica e completamente all'oscuro del fatto di essere circondata da neo-nazisti, che ho cominciato ad avere i miei dubbi. Chiaramente, ha passato un gran brutto periodo nelle prigioni di Janukovich. E per quelli che diranno che è in tutto corrotta quanto gli altri oligarchi, direi questo: mentre tutti gli altri oligarchi vedono il potere come un modo per fare soldi, Timoshenko considera il denaro come un modo per prendere il potere. Qui c'è una grande differenza.

Poi, a differenza di Tjagnibok o di Jarosh, Timoshenko non ha un'aria genocida, né ha mai provato a giocare il ruolo di una "Bandera moderna". Inoltre, a differenza dei tipici ucraini neonazisti, Julija è nominalmente ortodossa, non "greco-cattolica" (cioè latina). Non che io creda che alcuno di loro sia particolarmente religioso, no, ma almeno Timoshenko non è stata allevata con il tipo di odio maniacale per tutto ciò che è russo in cui sono in genere allevati i bambini "greco-cattolici".

Infine, Timoshenko è sicuramente abbastanza intelligente per capire che non c'è modo di mantenere l'Ucraina come uno stato unitario se i neo-nazisti sono de facto al potere, sia direttamente sia attraverso una serie di fantocci "moderati".

Quindi forse sono stato ingenuo, ma ho avuto qualche speranza che Julija potesse tenere insieme l'Ucraina. No, non perché io sono un sostenitore tanto genuino di una "Ucraina indipendente", ma perché l'avrei trovata una soluzione preferibile a una spartizione dell'Ucraina che diventerebbe inevitabilmente violenta.

Perché la violenza è inevitabile?

Paradossalmente, la causa principale qui non sono i seguaci di Bandera. Alcuni di loro hanno, infatti, parlato in favore di una separazione dell'Ucraina occidentale dal resto del paese. Per quanto ne so, sono in minoranza, ma è comunque interessante che almeno alcuni di loro sono consapevoli del fatto che la nozione di trasformare tutta l'Ucraina in una gigantesca Galizia è semplicemente ridicola. Per la maggior parte, tuttavia i nazionalisti sono del tutto contrari a ogni spartizione per due motivi.

Prestigio: sanno che la "loro" Ucraina è, in realtà, molto più piccola dell'Ucraina ereditata dall'era sovietica.

Denaro: sanno che tutta la vera ricchezza della Ucraina è in Oriente.

Ultimo, ma non meno importante, i veri burattinai dei nazionalisti ucraini (gli Stati Uniti) vogliono privare la Russia della ricchezza dell'Ucraina orientale e della costa ucraina del Mar Nero. Così se qualcuno si aspetta che i nazionalisti accettino con grazia un divorzio civile tra Nord e Sud sta sognando a occhi aperti: non accadrà, almeno non con un referendum o con qualsiasi altra forma di consultazione.

La storia ci insegna anche che è impossibile forzare due gruppi a coesistere quando si odiano a vicenda e hanno paura gli uni degli altri, almeno non senza *molta* violenza.

La situazione in Oriente è tanto semplice quanto drastica: Janukovich è politicamente morto. Il Partito delle Regioni è praticamente collassato e nuovi politici stanno sorgendo a Kharkov, in Sebastopoli e in altre città. Grandi forze di autodifesa sono state organizzate a livello locale e la popolazione è sostanzialmente pronta a combattere. Considerando le circostanze, questi sono tutti sviluppi positivi. Sul lato negativo c'è il fatto che gli oligarchi orientali sono ancora là, ancora pronti a tradire il proprio popolo a scopo di lucro (come ha fatto l'élite ucraina durante l'Unione di Brest), e che le forze politiche locali sono, per la maggior parte dei conti, organizzate in modo piuttosto dilettantesco. Infine, vi è una grande quantità di incertezza su ciò che la Russia vuole davvero.

Che dire della Russia in tutto questo?

Penso che la Russia voglia davvero evitare una guerra civile in Ucraina e che preferisca un'Ucraina separata a una spartizione. Perché? Pensateci:

Per la Russia un'Ucraina separata e indipendente è prima di tutto un modo per evitare di essere coinvolti in una guerra civile. Se, per esempio, Timoshenko riuscisse a sopprimere i neo-nazisti e a negoziare una sorta di modus vivendi tra, da un lato, l'Ucraina occidentale e Kiev e, dall'altro, l'Ucraina orientale e meridionale non vi è dubbio che lei e Putin potrebbero trovare un modo pacifico e pragmatico per coesistere. Oh, non sto parlando di una festa tra amici, cosa che semplicemente non accadrà, ma si possono immaginare almeno alcune relazioni reciprocamente vantaggiose, civili e pragmatiche. Questa sarebbe sicuramente l'opzione preferita del Cremlino (che va solo a dimostrare quanto siano stupidi e paranoici i nazionalisti ucroidi – e Susan Rice – quando hanno allucinazioni su un'invasione russa dell'Ucraina).

L'altra opzione è quella di avere i nazionalisti che prendono pieno controllo su tutta l'Ucraina. Questo mi sembra estremamente improbabile, ma chi lo sa? Sono stato deluso dai politici ucroidi abbastanza da attribuire loro il peggior risultato possibile. Ciò significherebbe che il confine russo-ucraino si trasformerebbe in una via di mezzo tra il muro che separava le due parti della Germania durante la guerra fredda o la zona demilitarizzata tra le due parti della Corea. Da un punto di vista militare, non è affatto un problema. Come ho scritto in passato, anche se la Nato schierasse truppe in Ucraina, cosa che farebbe, così vicino ai mezzi militari del territorio russo fondamentalmente le trasformerebbe in obiettivi lucrativi: la Russia dislocherebbe abbastanza missili Iskander da coprire la sua lista degli obiettivi, e tutto qui. Per quanto riguarda la Flotta del Mar Nero, questa potrebbe o semplicemente rifiutarsi di andarsene e vedere se la NATO ha il coraggio di scacciarla a forza, oppure impegnarsi in una costosa ma possibile opzione di ritiro e trasferirsi a Novorossijsk (certamente, non è una buona opzione, ma meglio di niente). Ma, ancora una volta, questo è uno scenario estremamente improbabile.

Cosa che ci lascia l'opzione tre: il tentativo nazionalista di sottomettere il sud e l'est e il suo fallimento. La violenza si intensifica e, infine, la Russia è attirata nel conflitto. Ora, in termini puramente militari, la Russia potrebbe molto facilmente sconfiggere qualsiasi esercito ucraino che tenti di combatterla. Per quanto riguarda la NATO e gli Stati Uniti, questi non hanno i mezzi per dislocare qualche "Task force congiunta" per respingere l'esercito russo in Ucraina. Così, a meno di iniziare una guerra nucleare reciprocamente distruttiva, dovrebbero accettare la situazione corrente. Ma immaginate solo l'incubo risultante da un'operazione militare russa in Ucraina orientale! Si tornerebbe a una nuova guerra fredda, ma questa volta con gli steroidi: i politici occidentali si arrampicherebbero l'uno sull'altro per denunciare, dichiarare, minacciare, condannare, proclamare, sanzione, e promettere Dio sa quale genere di sciocchezze. La russofobia isterica diventerà l'ordine del giorno e l'Impero anglo-sionista avrebbe finalmente trovato il tipo di nemico eterno che ha disperatamente cercato sin dalla fine della prima guerra fredda. Se diventassero davvero carogne, e probabilmente lo diventerebbero, anche la Cina molto probabilmente vi sarebbe coinvolta e avremmo esattamente il tipo di pianeta che la plutocrazia dell'1% ha sognato per tanti anni: un'Oceania bloccata in una guerra totale contro l'Eurasia e l'Estasia, proprio come Orwell aveva predetto:

Questo non è sicuramente quello di cui la Russia – o la Cina – hanno bisogno. E tuttavia, questo è un rischio reale se scoppia una guerra civile in Ucraina. Un possibile "male minore" per evitare un tale scenario sarebbe quello di fare in modo che gli ucraini a est e a sud siano abbastanza forti per respingere un'invasione nazionalista da soli, in modo che l'esercito russo possa rimanere fuori dal conflitto.

Così ecco la difficile decisione che il Cremlino ha bisogno di prendere. Il Cremlino deve decidere se:

a) il popolo ucraino orientale e meridionale è disorganizzato, demoralizzato, reso passivo dal dominio di oligarchi corrotti e fondamentalmente incapace di difendersi.

oppure

b) il popolo ucraino orientale e meridionale è abbastanza unito, organizzato e determinato per fare davvero una resistenza e combattere i neo-nazisti fino all'ultimo proiettile.

Nel primo caso, il Cremlino dovrebbe sostanzialmente proteggere i confini russi e prepararsi a gestire il gran numero dei rifugiati che inevitabilmente attraverseranno il confine.

Nel secondo caso, il Cremlino avrebbe un forte incentivo per aiutare gli ucraini orientali e meridionali con tutti i mezzi possibili ad eccezione di un intervento militare aperto e diretto.

Entrambe queste opzioni sono pericolose e nessuno di loro è preferibile a un'Ucraina unita guidata da un leader più o meno razionale. Questo è il motivo per cui, almeno nella fase iniziale, mi aspetto che la Russia sostenga *davvero* a Kiev qualsiasi regime che sia sano di mente almeno a metà nella speranza di evitare una rottura dell'Ucraina.

Che dire degli Stati Uniti e dell'Unione Europea in tutto questo?

Beh, come ho recentemente scritto, gli Stati Uniti e l'UE hanno un obiettivo molto diverso in Ucraina: l'UE vuole un mercato per i suoi prodotti e servizi, gli Stati Uniti vogliono fare del male alla Russia il più possibile. Abbiamo visto tutti la totale mancanza di efficacia dei burocrati dell'UE e i loro tentativi ingenui di trovare una soluzione negoziata. L'obiettivo della politica estera degli Stati Uniti ha il vantaggio di essere semplice ma chiaro: 'fanculo la Russia e fanculo l'UE! Dal punto di vista degli Stati Uniti, quanto peggiore diventa la situazione, tanto meglio è per lo zio Sam. Quanto meno, questo fa male alla Russia; al meglio, dà agli Stati Uniti un pretesto meraviglioso per "proteggere" l'Europa dal "risorgente orso russo", mentre sostiene la civiltà, la democrazia e il progresso. Un sogno bagnato per i neocon...

E poi, c'è il "fattore S": la stupidità, pura e semplice. Ciò che spesso sembra essere il risultato di qualche piano machiavellico elaborato in qualche profondo sotterraneo della Casa Bianca, della CIA o del Pentagono, è spesso uno strabiliante esempio della veramente fenomenale stupidità, ignoranza e arroganza dei nostri leader. Questi credono di essere così potenti da essere liberi dal bisogno di capire una cultura, una storia o anche una singola lingua straniera. Dopo tutto, se la politica degli Stati Uniti fallisce da qualche parte, la risposta potrebbe essere sempre la stessa: 'fanculo a loro! 'fanculo agli jugoslavi! 'fanculo ai serbi! 'fanculo agli iracheni! 'fanculo gli afgani! 'fanculo ai pakistani! 'fanculo ai libici, e agli egiziani, e ai palestinesi, e 'fanculo ai somali, ai coreani, ai colombiani e ai venezuelani e, naturalmente, 'fanculo ai canadesi, ai messicani, e agli africani, e, naturalmente, 'fanculo ai russi, 'fanculo a cinesi, e 'fanculo a tutti gli altri con loro! Non importa quanto sia stupida o distruttiva una politica degli Stati Uniti verso un'altra parte – o funziona, o 'fanculo! Le parole della signora Nuland potrebbero diventare davvero il motto ufficiale del Dipartimento di Stato o della CIA.

La mia conclusione? Pessimista, ovviamente :-)

Il lettori di lunga data del mio blog non saranno sorpresi di vedere che, ancora una volta, ho raggiunto una conclusione molto pessimista: il futuro dell'Ucraina sembra assolutamente terribile: il paese è in rovina, non ha nessuna economia, è socialmente, culturalmente e politicamente non vitale, sarà molto probabilmente guidato o da imbecilli o da maniaci razzisti e la più grande potenza del pianeta non risparmierà sforzi per aggiungere altra benzina sul fuoco. Tenete a mente che non un singolo politico ucraino ha qualcosa di anche lontanamente simile a un piano per risuscitare l'economia ucraina attualmente morta. L'unica e ultima possibilità per l'Ucraina era quella di sopravvivere con il "respiratore artificiale finanziario russo" – ma ora che questo è stato spento, almeno per il prossimo futuro, gli ucroidi possono avere la loro rivoluzione banderista, ma per questa non devono pagare i russi.

Lo scorso novembre ho scritto un articolo intitolato Le porte dell'inferno si aprono per l'Ucraina, in cui ho praticamente predetto quanto è successo da allora. Ho scritto:

Io parto dal presupposto che gli euro-burocrati e i nazionalisti ucraini finiranno per prevalere, e che Janukovich sarà costretto o a completare la sua apparente "giravolta" e invertire la sua decisione, o a perdere il potere. In un modo o nell'altro credo che gli euroburocrati e i nazionalisti ucraini prevarranno. Ci saranno altre dimostrazioni di gioia, fuochi d'artificio e feste a Kiev, insieme con un sacco di ipocrite pacche sulle spalle e di strette di mano a Bruxelles, e poi le porte dell'inferno saranno veramente aperte per l'Ucraina.

Ora siamo a questo punto: l'Ucraina ha ormai varcato i cancelli dell'Inferno ed è pienamente entrata in un lungo ciclo di tragedia e violenza. Questo è davvero immensamente triste. E la colpa di quello che accadrà in futuro è in primo luogo di quelle forze che hanno incautamente riaperto il vaso di Pandora degli odi medievali e del XX secolo, e che hanno incoraggiato il demonio nazionalista a colpire ancora una volta, sono state a guardare e non hanno fatto nulla: i politici degli Stati Uniti e dell'Unione Europea tra i quali non si è potuto trovare uno solo che dicesse la verità. Possano tutti marcire all'inferno per quello che hanno fatto!

Saker

 
Un bambino può essere battezzato solo con un nome ortodosso?

Risposta del sacerdote Viktor Nikishov:

La pace sia con lei, padre! Dove posso trovare il contenuto completo dei nomi che possono essere utilizzati per battezzare un bambino? Ho scoperto di poter usare Viktorija come nome battesimale, perché ci sono diverse sante con tale nome, anche mi era stato sempre assicurato che per una donna di nome Viktorija ci fosse solo un nome "battesimale", cioè Nika. Ho scoperto che ci sono persone, persino cristiani ortodossi, che chiamano la loro figlia con un nome e la battezzano con un altro, nonostante il fatto che un nome sia la traduzione dell'altro. Mi interessa il nome di santa Camilla di Ravenna. La sua vita e il giorno della sua memoria sono citati nella Chiesa ortodossa, è così? Ma molti ci dissuadono, dicono che in Russia ci sono tanti santi, glorificati e venerati dalla Chiesa ortodossa russa, perché abbiamo bisogno di quelli occidentali... e poi sorge una domanda, un po' più retorica, che porta a uno spiacevole imbarazzo. In che modo i santi occidentali differiscono dai santi russi e greci, i cui nomi sono più comuni in Russia? I santi dell'Occidente sono meno graditi, oppure hanno sofferto meno per il nostro Signore? O questo accade perché che la nostra Chiesa non può essere completamente sicura dell'autenticità dei santi canonizzati?

Per molto tempo nella Chiesa ortodossa russa c'è stata una solida tradizione secondo la quale nel mistero del Battesimo si davano solo i nomi di quelle persone che erano glorificate nel numero dei santi. L'elenco più completo dei nomi dei santi è contenuto in un'opera chiamata Menologio. La tradizione dei nomi battesimali dei santi è collegata al fatto che così una persona ha un patrono celeste a cui rivolgersi per intercessione. Ogni giorno gli ortodossi celebrano servizi in memoria dei santi ricordati in quella data nel calendario. Ci sono sempre molti di questi nomi, a volte il numero di santi ricordati al servizio di un giorno è di diverse dozzine. Quindi, su può vedere che c'è un numero molto grande di santi con il cui nome può essere chiamato un bambino.

Nel 1054 la Chiesa fu divisa in occidentale (cattolica) e orientale (ortodossa). Non è consuetudine dare i nomi dei santi della Chiesa cattolica vissuti dopo il 1054, poiché la Chiesa cattolica da quell'anno è in scisma; di conseguenza, i santi riconosciuti nel cattolicesimo rimangono fuori dal quadro della Chiesa ortodossa. Nel 2017, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha deciso di aggiungere al Menologio ortodosso alcuni dei santi vissuti prima della scissione della Chiesa tra orientale e occidentale. Se ricordiamo che ci sono 15 Chiese ortodosse locali (generalmente riconosciute) e ognuna ha il proprio Menologio, allora risulta un numero enorme di santi in onore dei quali possiamo dare il nome a un bambino.

Santa Camilla da Ravenna nacque in Italia, nella città di Centocelle (l'odierna Civitavecchia) nel V secolo. È venerata nella Chiesa ortodossa russa e la sua memoria è il 3 marzo. Noi onoriamo i nostri santi locali perché ci sono più vicini e cari, come connazionali. Ma nessuno ci vieta di chiamare un bambino con il nome di san Patrizio, il santo d'Irlanda, o in onore di Luarsab II, il santo re martire di Kakheti, morto nel 1622, o anche in onore del martire Vukashin di Klepats.

Inoltre, comprendiamo tutti che non sempre i santi stessi portavano nomi dei santi, specialmente i primi santi. Per esempio, prima dell'apostolo Pietro non c'erano santi con il nome di Pietro, prima della santa principessa Olga pari agli apostoli non c'era una santa di nome Olga, perché i rappresentanti di tutti i popoli prima di essere battezzati portavano dei nomi nazionali. Tenendo presente questo, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha permesso che il mistero del Battesimo fosse celebrato usando per un battezzato un nome nazionale che non si trova nel Menologio russo.

Quanto ai santi, qualunque cristiano può chiedere aiuto a qualunque santo, non solo a quello di cui porta il nome.

Che Dio vi benedica!

 
Quando pregare in ginocchio e quando no

Alla festa di Pentecoste, i cristiani ortodossi riprendono a inginocchiarsi durante le preghiere, un gesto che non si compie durante tutto il periodo pasquale, e non si dovrebbe nemmeno compiere alle domeniche, in onore della risurrezione. Un articolo di Orthodox Life del 1977 spiega in modo abbastanza dettagliato il significato del gesto di inginocchiarsi, e le ragioni teologiche e canoniche per astenersi da questo gesto nei giorni e nei periodi dedicati alla risurrezione. Poiché non sempre queste ragioni sono capite, vediamo una molteplicità di usi nelle chiese ortodosse di oggi, e questo può diventare piuttosto imbarazzante quando si radunano assieme cristiani ortodossi cresciuti in pratiche differenti. Prima di argomentare a favore una posizione (in tutti i sensi del termine) o di un’altra, tuttavia, è importante familiarizzarsi con il tema. Riproduciamo l’articolo sul gesto di inginocchiarsi in preghiera nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Le tre sfide del XXI secolo per l'intera Chiesa ortodossa

Introduzione

Le quattordici Chiese locali, molte delle quali di recente fondazione, che attualmente compongono la Chiesa ortodossa, affrontano molte sfide diverse a seconda delle loro condizioni locali. Fondamentalmente, tuttavia, tutte queste sfide possono essere raggruppate in tre categorie. Queste sono:

Vivere nel passato

Qui stiamo parlando, per dirla in modo crudo, di una sorta di vita da retrogradi. Un esempio estremo sono quelli del Fanar di Istanbul, che pensano ancora che il 1453 non sia ancora avvenuto: sono oltre 550 anni indietro rispetto alla realtà. Costantinopoli non esiste più e il suo gregge è ben al di sotto di un migliaio di persone. Un altro patriarcato, che solo nel XX secolo ha cominciato a rivendicare tutta l'Africa e non solo l'Egitto come suo territorio, è ancora bloccato ad Alessandria, dove non ha praticamente alcun gregge. Un altro gruppo siriano si autodefinisce "di Antiochia", un altro luogo che non esiste più con quel nome e oggi è in Turchia. Un altro è gestito dal ministero degli Esteri greco ad Atene, e il popolo palestinese locale, che non parla greco, non ha voce in capitolo sugli stranieri che lo comandano e non parlano la sua lingua. Tuttavia, tutte le Chiese locali possono fornire un esempio di questa mentalità arretrata.

Allo stesso modo, in tutte le Chiese locali ci sono chierici e persino alcuni laici che sono così bloccati negi anni della loro giovinezza tra gli anni '60 e '70 che in realtà credono ancora nell'ecumenismo, nel modernismo e nel nuovo calendarismo! Questo è incredibile; quei movimenti assurdi, a cui comunque non abbiamo mai creduto, si sono estinti alla fine del millennio. Come puoi essere un modernista in un mondo post-modernista?! Come puoi essere un sincretista quando il mondo intero esalta la diversità?! Come puoi affermare di essere ortodosso eppure di vivere secondo il calendario papale - mentre i musulmani e gli ebrei mantengono il loro?! Tuttavia, poiché i gerontocrati, spesso ottantenni e novantenni, si estinguono e vengono sostituiti dalla nuova generazione che guarda al futuro, questi movimenti saranno dimenticati, rinchiusi in musei coperti di ragnatele e nei bidoni della spazzatura della storia.

Centralizzazione

Ecco un problema più serio, perché riguarda tutti, ma soprattutto le Chiese locali più grandi. Questo è infatti il ​​problema del potere e del denaro. La burocratizzazione della Chiesa attraverso le strutture di potere e la tassazione delle parrocchie come risultato per sostenere queste sovrastrutture, la cui stessa esistenza sembra a molti abbastanza inutile, è un grave problema. Così, durante la crisi del Covid, molte parrocchie non hanno praticamente ricevuto alcun reddito, ma in alcuni luoghi i burocrati della "Chiesa" hanno comunque chiesto ingenti somme per gestire i loro palazzi a chierici costretti a trovare un lavoro secolare per sostenere le loro famiglie. Ora c'è molto malcontento alla base, tanto più che molti vedono tale burocrazia come un parassita in ogni caso. Presto potrebbe scoppiare una rivolta a questo livello. La riforma qui sta iniziando, come deve.

Decadenza morale

Anche qui c'è un problema molto serio, peraltro strutturale e di fatto istituzionale. Questa decadenza morale significa i doppi problemi della simonia e della sodomia. Il primo problema è un problema enorme in diverse Chiese locali, non ultime la russa, la costantinopolitana e la romena. Inutile dire che questa pratica è totalmente non canonica, i canoni sulla simonia sono molto rigidi. Il secondo problema si è sviluppato a causa della mancanza di vita monastica e, peggio ancora, del rifiuto di consacrare buoni monaci come vescovi, anche dove c'è vita monastica, e di consacrare invece celibi di qualsiasi genere.

In una Chiesa locale, un metropolita è tale solo perché lui e i suoi genitori appartenevano al partito politico "giusto" (oppure avevano il cognome giusto) e lui non era sposato. È abbastanza? Ovviamente no. Le emigrazioni sono state per decenni afflitte da famigerate mafie gay di vescovi, che perseguitano il clero sposato, probabilmente per gelosia. Gli scandali sono infiniti. Tutto quello che possiamo dire è, grazie a Dio, che, a differenza del cattolicesimo romano, la maggior parte dei preti ortodossi è composta da uomini sposati e almeno qui non ci sono scandali simili.

Conclusioni: tre soluzioni a tre sfide

La forma del futuro sembra chiara. Entro la fine di questo secolo, se non già entro la metà di questo secolo, ci saranno tre grandi cambiamenti, che devono avvenire, all'interno della Chiesa ortodossa. Si riconoscerà che ora viviamo in un mondo globale e che il tempo degli anacronismi assurdi e dei nazionalismi meschini e sciocchi è passato da tempo.

In primo luogo, in risposta alla decadenza morale, ci sarà, ancora una volta, un episcopato sposato, che ci piaccia o no. Ciò significa che, come prima, le diocesi saranno molto più piccole, con forse solo una dozzina di parrocchie in ciascuna. I nuovi vescovi potranno, come prima, avere lavori secolari e ne conseguirà una semplificazione del loro ruolo. Così, le diocesi delle Chiese locali, come prima, torneranno a essere veramente locali. Ciò significa che ci sarà finalmente la leadership che ci è mancata così totalmente negli ultimi secoli, quando i vescovi agivano come semplici funzionari dello Stato.

In secondo luogo, in risposta alla centralizzazione, dovranno apparire quattro nuove Chiese locali, una per l'Europa occidentale e tre per il Nuovo Mondo: una per il Nord America, una per l'America Latina e una per l'Oceania.

In terzo luogo, in risposta al vivere nel passato, si potrà vedere fonfere tra loro un certo numero di Chiese locali molto piccole, molto fragili e quindi molto dipendenti e molto nazionaliste, alcune inventate nel XIX e XX secolo per ragioni puramente politiche, altre per meri anacronismi. Quindi, potremmo ritrovarci con solo dodici patriarcati, dodici Chiese locali, forse come segue:

La Rus' (Chiesa di Nuova Gerusalemme e di tutta la Rus').

L'Est europeo (di Bucarest e di tutta l'Europa orientale).

L'Africa (di Nairobi e di tutta l'Africa).

Il Medio Oriente (di Gerusalemme e tutto l'Est (ex musulmano)).

Il Giappone (di Tokyo e di tutto il Giappone).

La Cina (di Pechino e di tutta la Cina).

Il Sud-est asiatico (di Hanoi e tutto il Sud-est asiatico).

L'India (di Delhi e tutta l'India).

L'Europa occidentale (di Parigi e di tutta l'Europa occidentale (ex cattolica romana ed ex protestante)).

Il Nord America (di Chicago e tutto il Nord America).

L'America Latina (di Caracas e di tutta l'America Latina).

L'Oceania (di Sydney e tutta l'Oceania).

 
"L'Occidente di oggi è il nostro futuro prossimo, se lasciamo la vita della Chiesa"

L'arciprete Andrew Phillips, un ortodosso inglese, vive nella città di Felixstowe, sulla costa orientale dell'Inghilterra, nella contea del Suffolk. Serve come rettore della chiesa di san Giovanni di Shanghai il taumaturgo, nella città di Colchester, contea dell'Essex, che appartiene alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR). Per molti anni padre Andrew è stato un autore regolare sui siti web Pravoslavie.ru e OrthoChristian.com.

L'arciprete Andrew Phillips

Padre Andrew, sono passati circa otto anni dall'atto di comunione canonica tra il patriarcato di Mosca e la Chiesa russa fuori dalla Russia, firmato il 17 maggio 2007. Cosa è cambiato per lei da allora?

Nella vita quotidiana, a livello locale, niente è cambiato, siamo ancora esattamente gli stessi, siamo ancora semplicemente una chiesa ortodossa russa locale. Tuttavia, dentro di noi, le cose sono molto migliori perché, mentre prima ci sentivamo isolati, ora che siamo in comunione canonica con il Centro, con la Chiesa in Russia, ci sentiamo più forti, meno isolati. Far parte delle 500 chiese nella ROCOR è una cosa buona, ma far parte delle 30.000 e più chiese nel resto della Santa Rus' è molto meglio. Stare insieme ed essere liberi è sempre meglio che stare da soli. L'isolamento era qualcosa che non abbiamo mai voluto, ma è stato imposto su di noi dalle circostanze politiche. Gli eterodossi ora ci rispettano di più perché conoscono la Chiesa in Russia e il nostro patriarca. Siamo molto più forti insieme. È anche e sempre un piacere per me accogliere pellegrini dalla Russia, da Mosca e da San Pietroburgo. Questo non sarebbe successo prima.

Per favore, ci racconti della vostra parrocchia.

La nostra situazione è molto diversa da quella della parrocchia media in Russia.

Innanzi tutto, vi è il problema dell'architettura. Anche se la nostra chiesa è un edificio bianco di legno, non diverso da alcune chiese ortodosse, in realtà era la chiesa della guarnigione dell'esercito britannico a Colchester, una città militare 80 km a nord-est di Londra. Purtroppo, l'esercito britannico non ha più bisogno di grandi chiese. Un segno dei tempi. Abbiamo comprato la nostra chiesa (di 650 metri quadrati, costruita nel 1855 per i soldati che sono andati a combattere nella guerra anti-russa di Crimea) sette anni fa, grazie alla generosità dei nostri donatori attraverso un appello in internet. Abbiamo convertito il fabbricato a uso ortodosso e l’iconostasi è stata dipinta per noi in Moldova. È molto importante che un edificio ecclesiastico convertito abbia un aspetto e un'atmosfera da chiesa ortodossa. Oltre alla chiesa principale dedicata a san Giovanni di Shanghai, l'apostolo della diaspora, abbiamo anche una cappella con un altare dedicato a tutti i santi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda.

La chiesa di san Giovanni di Shanghai, Colchester

Una seconda differenza è data dai nostri parrocchiani e da dove vivono. Anche se abbiamo 600 parrocchiani regolari personalmente a me noti, che sono molti per gli standard della maggior parte delle chiese fuori della Russia, questo non significa che tutti vengono in chiesa ogni domenica. Prima di tutto, i parrocchiani vengono soprattutto in macchina e da una vasta area, fino a 100 chilometri di distanza. Ci sono così poche chiese in Occidente che in realtà abbiamo chiese regionali, in modo che il nome legale ufficiale della nostra Chiesa è " Chiesa ortodossa dell'Inghilterra dell'Est", poiché effettivamente copriamo una delle nove regioni in cui è suddivisa l'Inghilterra. Ho passato molto tempo e percorso molti chilometri a visitare questi parrocchiani.

In terzo luogo, come molte chiese della ROCOR, la nostra chiesa è multinazionale. Abbiamo 24 diverse nazionalità e usiamo tre lingue principali nei servizi, lo slavonico, il romeno e l'inglese. L'inglese è la lingua comune, nonché la lingua parlata meglio dai bambini. Oltre a me, abbiamo un diacono romeno, che è sposato con una russa e che ci aiuta molto con i nostri parrocchiani romeni. Ci possono essere quattro o cinque nazionalità solo tra i servitori d'altare. In ogni domenica si possono sentire le funzioni celebrate in inglese, bulgaro, lituano, greco, russo, romeno, francese o italiano.

Infine – e questo può sorprendere molti dei nostri lettori – i nostri parrocchiani sono giovani, quasi tutti sotto i 40. Per esempio, l'anno scorso abbiamo avuto 49 battesimi, 4 matrimoni e 0 funerali. In realtà il nostro ultimo funerale è stato nel 2009. Teniamo una scuola domenicale nella nostra aula di catechismo e c'è anche una scuola russa e ucraina associata con la Chiesa. Alle grandi feste, diciamo, a Pasqua, a Natale e alla nostra festa patronale, abbiamo un pasto in comune per i parrocchiani nel salone parrocchiale. A Natale i bambini fanno anche una recita della Natività e poi, miracolosamente, appare Ded Moroz (Nonno Gelo).

Sono anche cappellano carcerario ortodosso per le due prigioni locali. Così passo due giorni al mese in carcere.

Sappiamo che la sua chiesa è la più grande chiesa ortodossa in tutta l'Inghilterra: con l'aiuto di Dio, è riuscito a comprare il suo edificio in disuso nel 2008. Ma non molte comunità ortodosse in Inghilterra, che stanno aumentando di numero, hanno i propri edifici di culto. Dove si svolgono le loro funzioni?

Fortunatamente, Nella diocesi della ROCOR nelle Isole britanniche, che esiste da 85 anni, abbiamo tutti le nostre chiese, ma nella maggior parte delle più piccole comunità di nuova costituzione e delle parrocchie recenti della Diocesi di Sourozh della Chiesa in Russia si devono utilizzare e affittare locali anglicani e cattolici la domenica mattina. Molte di queste comunità sono minuscole, a volte con solo dieci persone che le frequentano.

Iconostasi della chiesa di san Giovanni di Shanghai

Padre Andrew, vede qualche notevole aumento del numero di cristiani ortodossi praticanti in Inghilterra? Ci sono molti nativi inglesi che sono diventati ortodossi ultimamente? Secondo le statistiche, l'Ortodossia è una delle religioni in più rapida crescita in Europa occidentale.

Sì, stiamo crescendo, ma per immigrazione, in particolare dalla Romania, dalla Bulgaria e dai paesi baltici, che sono tutti paesi dell'Unione Europea. Se tutti gli ortodossi locali venissero in chiesa, allora avremmo migliaia di parrocchiani. Purtroppo, meno del 10 per cento degli ortodossi in realtà viene in chiesa. Per quanto riguarda le persone occidentali che giungono all'Ortodossia, a prescindere dalla nazionalità, i loro numeri sono sempre stati molto piccoli da quando gli inglesi hanno cominciato a entrare nella Chiesa ortodossa, in pratica dagli anni '50. In media nella nostra parrocchia riceviamo un inglese all'anno nella Chiesa. Direi che nel corso degli ultimi 50 anni in media 50-100 inglesi un anno sono entrati in diverse diocesi della Chiesa ortodossa in tutto il paese. Questo è un numero molto piccolo. In oltre 50 anni questo fa solo 2.500-5.000 persone in tutto.

La situazione è molto simile in altri paesi occidentali: solo piccoli numeri vengono all'Ortodossia. Gli occidentali trovano molto difficile mettere la nostra Ortodossia al di sopra della cultura occidentale con il suo razionalismo e umanesimo. In ogni caso, la domanda più importante che ci dobbiamo porre non è quanti occidentali si uniscano alla Chiesa ortodossa, ma quanti rimangono nella Chiesa senza abbandonarla. Alcune giurisdizioni ricevono molti inglesi, ma quasi tutti abbandonano. Nella ROCOR siamo attenti a chi riceviamo e li prepariamo con cautela. Qualità, non quantità.

Chiesa di san Giovanni di Shanghai, Colchester

Qual è la differenza tra le parrocchie della ROCOR e le parrocchie che sono sotto il patriarcato di Mosca all'estero?

A volte piccola, altre volte grande. In generale le parrocchie del patriarcato sono per la maggior parte molto nuove e provvedono soprattutto a coloro che hanno lasciato l'ex Unione Sovietica, negli ultimi anni. Le parrocchie ROCOR sono molto più antiche, a volte hanno quasi 100 anni, sono molto più miste, spesso bilingui, e sono spesso ben adattate alla vita all'estero e al lavoro missionario, dal momento che in genere capiscono la cultura locale meglio di quelli che sono appena arrivati.

Così, molte questioni che sono nuove per le parrocchie patriarcali sono storie vecchie per noi. Ad esempio, siamo giunti a conclusioni circa la questione dell'ecumenismo 40 anni fa al Terzo Concilio di tutta la diaspora nel 1974. Quindi, una domanda del tipo 'L'ecumenismo ha un futuro?' È irrilevante per noi. Per noi certo che no, l'ecumenismo ha solo un passato. Noi non crediamo affatto che la Chiesa ortodossa sia una delle tante 'Chiese' – c'è una sola Chiesa, la Chiesa ortodossa. Tuttavia, crediamo anche fermamente nelle relazioni amichevoli di buon vicinato e di solidarietà con gli altri cristiani e abbiamo molti parrocchiani che si trovano in matrimoni misti. Le buone relazioni con gli altri sono la norma. Come dice il proverbio inglese: è più facile prendere una mosca con un cucchiaio di miele che con un cucchiaio di aceto.

Che cosa è essenziale per sopravvivere come ortodossi russi fuori dalla Russia?

La cosa essenziale è di mantenere la nostra integrità spirituale, qualunque sia la nostra nazionalità e qualunque sia la lingua che usiamo nelle funzioni della Chiesa, e non la fusione con le istituzioni politiche dei paesi in cui viviamo. Non avviene sempre così, e alcuni ortodossi cadono nella tentazione di conformarsi al mondo, alle istituzioni locali. Se vivono in paesi con uno sfondo culturale cattolico, come la Francia, possono iniziare a somigliare agli uniati; se vivono in paesi di sfondo culturale protestante, come il Regno Unito o gli Stati Uniti, possono iniziare a somigliare ai protestanti.

Possiamo essere snobbati, ignorati e disprezzati perché ci rifiutiamo di essere parte dell'establishment, ma non scendiamo a compromessi. La fede non deve perdere il suo sapore attraverso il conformismo a questo mondo, perché questa è apostasia dalla fede. Solo la scorsa settimana abbiamo avuto il caso di un sacerdote molto protestantizzato in una giurisdizione ortodossa negli Stati Uniti che ha pubblicamente negato che la Chiesa ortodossa è la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Tali errori creano solo scandalo tra i fedeli.

Questo compromesso con l'establishment politico è stato il problema dello scisma di Sourozh in Inghilterra nel 2006. Lo stesso problema si trova in alcuni membri dell'Esarcato di Parigi che rifiutano qualsiasi ritorno alla Chiesa russa, giustificandosi con un riferimento alla laicità delle istituzioni francesi. La nostra fede deve sempre venire prima della nostra cultura, perché la nostra cultura è trasfigurata, fatta cristiana, solo dalla nostra fede. La Chiesa non si conforma al mondo, il mondo si conforma alla Chiesa.

Iconostasi, chiesa di san Giovanni di Shanghai, Colchester

Lo stesso problema è accaduto con diverse centinaia di persone in vari paesi che hanno lasciato la ROCOR nel 2007 perché non erano d'accordo con la riconciliazione tra la Chiesa di fuori della Russia e la Chiesa in Russia. Altamente politicizzati, avevano sviluppato atteggiamenti russofobi... Come risultato hanno lasciato la Chiesa e si sono uniti a delle sette. Ma non c'è nulla di più tragico che morire al di fuori della Chiesa, che è ciò che sta accadendo a loro.

Quali sono i maggiori problemi nel vivere al di fuori di un paese tradizionalmente ortodosso, come una piccola minoranza?

Io direi che ci sono due problemi, apparentemente diametralmente opposti.

In primo luogo, vi è una difficoltà pratica, che si riduce a una mancanza di denaro. A differenza della Russia, non abbiamo monasteri – cosa che è sempre disastrosa – non abbiamo alcuna proprietà, non abbiamo chiese pronte, sacerdoti pronti e direttori di coro pronti, né masse di ortodossi o sponsor che possono dare un sostegno finanziario a una chiesa, a acquistare o affittare un edificio per convertirlo a uso di chiesa, per equipaggiarlo e pagare al sacerdote uno stipendio. Molti dei nostri sacerdoti devono lavorare in posti di lavoro secolare, a meno che non siano pensionati, semplicemente per sopravvivere. Questo è un male per la vita liturgica – gli edifici ecclesiali non possono rimanere aperti tutto il giorno, anche se ci appartengono, perché il sacerdote è al lavoro. E anche se l'edificio della chiesa è permanente e ci appartiene e un sacerdote è presente, chi sarà lì a cantare? Anche chi sa cantare deve lavorare. Se non ci sono soldi per pagare i sacerdoti, allora non ci sono soldi neppure per pagare i cori.

In Occidente ci mancano tutte le infrastrutture di base e la maggior parte dei nostri fedeli è piuttosto povera. Come risultato, i giovani non vogliono diventare sacerdoti e i loro genitori non vogliono che diventino sacerdoti, perché sanno che vuol dire una vita di povertà e di esaurimento, senza sostegno. Noi diciamo: In Russia le chiese pagano per i sacerdoti, ma in Occidente i sacerdoti pagano per le chiese.

In secondo luogo, vi è una difficoltà spirituale. Dove sono i nostri santi moderni? Perché sembra più facile produrre santi sul Monte Athos, in Grecia, in Romania, in Russia? Alcuni possono puntare alla vita monastica ortodossa molto debole nei paesi occidentali come una ragione. Senza dubbio questo è molto importante, ma vi è ancora un problema generale. Le tentazioni in Occidente sono tali che non si producono santi. Prendete perfino san Giovanni di Shanghai, il santo della diaspora. I semi della sua santità sono stati seminati nell'Impero russo, in Serbia e Macedonia, non in Occidente. Non abbiamo ancora prodotto un santo nato e cresciuto nel mondo occidentale. Gli ultimi santi prodotti qui sono vissuti mille anni fa. Sarebbe facile dire: "Beh, cosa vi aspettate, la mentalità occidentale è 'a prova di santi', è 'anti-santità'." Ma alla mia mente questa suona come una scusa. Guardate quanti santi ha prodotto l'Impero Romano pagano. Perché non possiamo produrli noi?

Io credo che questi due problemi siano connessi. Dove non ci sono santi, la Chiesa non può prosperare, né spiritualmente né finanziariamente. Dove ci sono santi, ci sono folle di pellegrini che si riuniscono – guardate san Paissio del Monte Athos – e la Chiesa è in grado di costruire nuove chiese, equipaggiarle, pagare il clero, fondare monasteri. La Chiesa è santa. Senza la santità, non c'è Chiesa, si tratta solo di una organizzazione, un'amministrazione, nel peggiore dei casi un club nazionale o un museo del folklore. La santità è il barometro della salute della Chiesa.

Guardate la Russia contemporanea. L'ondata delle costruzioni di chiese e dei battesimi nel corso degli ultimi 25 anni è stata a causa dei sacrifici dei nuovi martiri e confessori. La Chiesa è fondata sulla santità. Niente santi, niente Chiesa. E la prova di questo è nelle denominazioni protestanti, che non hanno santi, che negano i santi e così stanno morendo. Purtroppo, nel corso degli ultimi cinquant'anni il cattolicesimo è andato sulla stessa strada del protestantesimo, un fatto che sconvolge sempre i cattolici dell'Europa dell'Est, che sono molto più vicini all'Ortodossia di quanto lo sono ai cattolici occidentali.

L'arciprete Andrew Phillips

Qual è la situazione nelle altre giurisdizioni ortodosse con rappresentanze in Gran Bretagna? Dobbiamo ricordare ai nostri lettori che, in aggiunta alle due diocesi della Chiesa russa, ci sono in Inghilterra diocesi (o, almeno, parrocchie) del patriarcato di Costantinopoli, della Chiesa di Antiochia, dei serbi, dei romeni e altre Chiese ortodosse locali.

Come ovunque nel mondo occidentale, qui sono presenti sette Chiese locali: il patriarcato di Costantinopoli, le chiese romena, serba, bulgara e georgiana, il patriarcato di Antiochia e la Chiesa ortodossa russa. Fino a poco tempo le parrocchie georgiane e bulgare non esistevano nemmeno e i romeni avevano solo una chiesa a Londra, ma con l'immigrazione sono in rapido aumento. In generale, solo la Chiesa russa è multinazionale. Così, le parrocchie georgiane, bulgare, romene e serbe si rivolgono per la maggior parte ai loro immigrati nazionali, a una sola nazionalità.

Fondamentalmente lo stesso vale per l'arcidiocesi greca del patriarcato di Costantinopoli. Come in altri paesi occidentali l'arcidiocesi greca è ancora la più grande diocesi in questo paese, e consiste principalmente di immigrati provenienti da Cipro, che si stabilirono qui negli anni '50 e '60. Tuttavia, l'arcidiocesi greca ha anche alcuni ex anglicani come il metropolita Kallistos Ware.

Per quanto riguarda la piccola diocesi antiochena, è molto insolita perché oltre a una chiesa araba a Londra, i suoi parrocchiani sono per lo più ex anglicani. La diocesi è formata da una serie di piccole comunità, circa 20 in numero, con oltre 300 fedeli in tutto. I membri del loro clero sono ex sacerdoti anglicani, di cui alcuni non erano d'accordo con l'ordinazione delle donne tra gli anglicani. La cosa insolita è che cantano melodie russe nella loro liturgia, ma usano il nuovo calendario come i greci.

Le parrocchie o comunità in tutte queste varie giurisdizioni per la maggior parte tengono funzioni in chiese anglicane, anche se l'arcidiocesi greca ha acquistato molte chiese anglicane non utilizzate negli anni '50 e '60, quando erano molto a buon mercato da comprare, e le ha trasformate per il proprio impiego. Solo la ROCOR ha effettivamente costruito diverse chiese in Inghilterra.

Come persona che un tempo ha vissuto in Francia per 15 anni, cosa può dire dell'attacco agli uffici di Parigi del settimanale Charlie Hebdo, il 7 gennaio di quest'anno?

Prima di tutto, mi dispiace per le vittime di questi assassini psicopatici. La maggior parte di loro è morta, a quanto pare, senza tempo per pentirsi. Charlie Hebdo è ben noto in Francia per le sue bestemmie e la sua pornografia anti-cristiana e anti-musulmana, ma non c'è ragione per cui non dovremmo condannare quest'attacco terroristico.

Tuttavia, mi sento dispiaciuto anche per i musulmani. Essi soffrono per due ragioni. Prima di tutto, la loro fede era stata oltraggiata da Charlie Hebdo. Ora sono indignato per le persone che pensano che tutti i musulmani siano terroristi assassini. Le reazioni dei leader occidentali sono state molto chiare. Non hanno speso una sola parola in favore della religione, solo in favore della libertà di bestemmiare e la libertà di pubblicare pornografia, cioè, la "libertà" di odiare Dio e odiare il prossimo. Non hanno mai sentito la parola "rispetto" o conosciuto il concetto di "Dio"? Dire "Je suis Charlie" (Io sono Charlie) equivale a dire "La mia anima è morta."

Può sembrare strano ad alcuni leggere che un prete ortodosso difende i musulmani, ma io non sono solo. Abbiamo ascoltato le parole di vescovi in Serbia, Grecia e Russia che hanno detto la stessa cosa. Noi, ovviamente, abbiamo credenze diverse da quelle dei musulmani, ma dobbiamo rispettarci l'un l'altro. E siamo in molti modi più vicini gli uni agli altri di quanto lo siamo ai laici occidentali. La bestemmia è una provocazione deliberata. Non ce n'è alcun bisogno. Tutto questo dimostra che l'Occidente ha perso ogni concetto dei due comandamenti fondamentali – amare Dio e amare il prossimo. Se l'Occidente obbedisse a questi comandamenti, non bestemmierebbe e avrebbe rispetto per gli altri. Questa mancanza di amore spiega perché i leader occidentali soffrono di tale sbalorditiva ipocrisia e auto-illusione. In realtà credono alla loro stessa propaganda ...

Cosa ne pensa della situazione in Ucraina? Perché pensa che vi siano accaduti questi tragici eventi?

Questa guerra è tragedia pura. Anche se i combattimenti sono in gran parte tra greco-cattolici e ortodossi, è sempre una guerra civile, in cui fratelli slavi uccidono fratelli slavi. Questo è per la gioia di Satana, che ama tutte le sofferenze umane e soprattutto ama i fratelli che uccidono i fratelli. Naturalmente, la situazione politica è molto difficile. L'Ucraina come è oggi è un paese composto da parti della Russia occidentale, parti della Polonia orientale, un po' di Romania e Ungheria e la maggior parte della Rus' Carpatica, che Kiev insiste a chiamare Zakarpat'e (Transcarpazia). Ma queste diverse parti avrebbero potuto vivere insieme in pace e unità, la tragedia è venuta attraverso un intervento politico straniero. A ogni liturgia preghiamo per l'Ucraina e la sua gente, come ci ha chiesto il patriarca Kirill.

Croce da venerazione davanti alla chiesa di Colchester

Questa è la terza volta in quarant'anni che una parte del mondo ortodosso è stata consumata. La prima volta fu a Cipro nel 1974, con l'invasione della Turchia. La seconda volta fu in Serbia, con l'occupazione del Kosovo. Di chi è la colpa? Non serve incolpare gli altri. Noi cosiddetti ortodossi siamo da incolpare. Ricordo dei ciprioti della parte di Cipro occupata dai turchi che parlavano con me nel 1974, lamentandosi di come i turchi avevano preso le loro chiese. Ho chiesto loro se fossero stati in queste chiese, e mi hanno detto "no", non erano mai andati in chiesa.

La stessa cosa in Serbia. Ho incontrato così tanti serbi che mi dicono che sono ortodossi, ma quando chiedo loro perché non vengono alla confessione e alla comunione, rispondono "perché non sono battezzato", cosa che si rifiutano di fare. Ortodossi non battezzati! Per quanto riguarda l'Ucraina, la maggior parte è battezzata, ma quanti sono realmente ortodossi? Voglio dire, quanti frequentano la Chiesa canonica, almeno una volta al mese, e non uno scisma nazionalista come i greco-cattolici o i filaretisti? Credo che non siano molti, una piccola minoranza.

Se non andiamo in chiesa, tranne quando abbiamo una crisi nella nostra vita, come possiamo dire che siamo ortodossi? Se le nostre chiese sono vuote, allora Dio ci toglierà le nostre chiese perché siamo indegni di averle. E quando noi ortodossi non abbiamo più chiese, che cosa siamo? Niente! La Chiesa è la fonte della nostra cultura, della nostra civiltà. Senza la Chiesa scenderemo gradualmente nella barbarie. Questo si può vedere oggi in Occidente, che sta compiendo quella discesa. Anche solo 25 anni fa, non avremmo potuto immaginare che frasi come "matrimonio omosessuale" potessero perfino esistere. Sarebbero state prese come scherzi di cattivo gusto. Ma oggi... L'Occidente è il nostro futuro se abbandoniamo la Chiesa. La scelta è nelle nostre mani.

Non è un bene che noi ortodossi russi diciamo: "Questo non può succedere qui." Ricordate la torre di Siloe. "Se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo." (Luca 13,4-5). Se non andiamo in chiesa, se non cerchiamo almeno di vivere una vita della Chiesa, la stessa cosa accadrà a noi, ai nostri figli e nipoti. A volte i russi di mezza età vengono in chiesa e si lamentano con me che i loro figli, ora cresciuti e adulti, vivono male. Io chiedo sempre loro: "E li avete portati in chiesa quando erano piccoli, li avete portati alla comunione ogni settimana, avete insegnato loro qualche preghiera, avete pregato a casa?" E, naturalmente, di solito rispondono qualcosa del genere: "No, ma siamo venuti in chiesa una volta all'anno a Pasqua per mezz'ora e abbiamo acceso una candela." Li guardo negli occhi e allora capiscono il loro errore. E hanno le lacrime agli occhi. Ma è troppo tardi.

Senza la Chiesa sia la vita nazionale sia la vita personale cadono a pezzi. Quasi 2.000 anni fa l'evangelista scrisse che Satana è il principe di questo mondo. Sicuramente, è tutto chiaro. Se non abbracciamo la Chiesa, allora abbracciamo Satana. Non c'è bisogno di leggere libri o di avere un dottorato per saperlo. Che cosa ci può essere di più chiaro?

All'interno della cappella dedicata a tutti i santi della Gran Bretagna e dell'Irlanda

Come vede il futuro dell'Ortodossia in Europa occidentale? Più di una volta nei suoi articoli e libri esprime la speranza che, nonostante tutti gli attuali processi negativi, l'elevazione spirituale e anche la restaurazione dell'Ortodossia in Europa sono ancora possibili, in particolare attraverso le preghiere di migliaia di santi locali, che hanno rifulso in queste terre prima del grande scisma. Come pensa che questo miracolo sia possibile?

Dalla mia esperienza di comunicazione con inglesi e altri europei, si può dire che in Europa ci sono ancora abbastanza persone che stanno mantenendo i valori tradizionali, e un gran numero di anglicani e altri cristiani non ortodossi trattano gli ortodossi con rispetto e mostrano interesse verso di loro. In moltissime cattedrali e persino chiese parrocchiali anglicane oggi si possono vedere icone ortodosse (non era così anche solo dieci anni fa), numerosi santuari antichi vengono ripristinati, e nelle cattedrali si celebrano feste di santi locali pre-normanni. Ho sentito che all'intronizzazione della attuale arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, il Credo è stato letto senza filioque – già questo da solo è un evento! Gli stessi inglesi stanno cominciando a scrivere e pubblicare libri sui loro antichi santi e santuari. E non molto tempo fa l'arcivescovo di Westminster Vincent Nichols ha osservato che la Riforma in Inghilterra si era conclusa dopo il 1990...

Tutto è possibile. L'Europa, a quanto pare, è sul letto di morte, ma crediamo nel pentimento, anche sui letti di morte. Da una parte, l'Europa sembra correre verso l'abisso, d'altra parte ci sono piccole, minoranze cristiane patriottiche, forze spiritualmente sane, in tutti i paesi europei, che simpatizzano con la Russia e l'Ortodossia russa e con i nostri valori, che sono anche i valori dei veri santi occidentali del primo millennio. Noi ortodossi russi dobbiamo sostenere tutte le forze spiritualmente sane in Europa e nel mondo. Alcuni addirittura ora si rivolgono a noi per tale sostegno. La nostra Chiesa deve essere un faro per tutta l'umanità che cerca la vita spirituale. È vero, questi gruppi spiritualmente sani sono solo piccole minoranze e non dobbiamo farci un quadro troppo ottimista. Umanamente parlando, la situazione è quasi disperata. Ma siamo ortodossi – crediamo nel potere dei santi, antichi e nuovi, orientali e occidentali, nella grazia di Dio, nello Spirito Santo, per trasfigurare la sciocca umanità.

Nei momenti di sconforto, mi ricordo le parole di san Serafino di Vyritsa, dette in uno dei momenti più bui della storia della Chiesa russa. Egli profetizzò che sarebbe venuto il tempo in cui gli occidentali sarebbero andati per nave a San Pietroburgo per farsi battezzare. La gente pensava che fosse pazzo. Ma lo vedrete, aveva ragione.

L'autore Dmitrij Lapa con l'arciprete Andrew Phillips presso la croce di sant'Edmund a Hoxne

Per finire, quali sono i suoi auguri per i nostri lettori in Russia?

Vorrei che i lettori non si disperassero per le difficoltà della vita quotidiana in Russia, per l'aumento dei prezzi, per le sanzioni occidentali, per le molte guerre, per gli eventi in Ucraina e nel mondo occidentale. Non arrendetevi mai! Guardate come il sangue dei nuovi martiri e confessori ha conquistato l'ateismo. Con Dio tutto è possibile. Ricordate sant'Aleksandr Nevskij, che ha detto: "Dio non è nella forza, ma nella verità" Ricordate le parole dei Salmi: Chi è un Dio grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che compie meraviglie! Molte cose notevoli accadranno nei prossimi anni.

La ringrazio molto per la sua intervista, padre Andrew! Le auguriamo abbondanti benedizioni e l'aiuto del Signore in tutte le sue fatiche!

 
Lettera pastorale dell'arcivescovo Jean del 17 settembre 2019

Numero di protocollo: 19.047

Cari padri, fratelli e sorelle, beneamati in Cristo,

Alcuni membri del Consiglio dell'Arcivescovado, senza informare gli altri, e me in particolare, hanno preso l'iniziativa di scrivervi, presumibilmente a nome del Consiglio nel suo insieme, per annunciarvi di aver sollecitato presso il patriarca di Costantinopoli, al quale l'Arcivescovado non è più attaccato, la nomina di un locum tenens. Per fare ciò, fanno affidamento su una lettura letterale dei nostri statuti che prevede che l'arcivescovo che presiede l'Unione direttrice diocesana faccia parte del Patriarcato ecumenico. Ne deducono che, dato che non è più così, non ci sarebbe più nessun Arcivescovado (!), e quindi sostengono, mettendosi al suo posto, di essere in grado di emettere congedi canonici. Tuttavia, per quanto riguarda i chierici tra questi membri del Consiglio, questi hanno allo stesso tempo chiesto il proprio attaccamento canonico alle metropolie greche o alla Chiesa romena. Ultimo ma non meno importante, invitano gli altri chierici a legarsi a una di queste entità.

Quindi, con il pretesto di voler "proteggere" e "continuare" il nostro Arcivescovado, quello che stanno chiedendo è in realtà, per una successione di idee prive di senso, lo smantellamento del nostro Arcivescovado.

È vero che i nostri statuti menzionano l'attaccamento canonico al Patriarcato di Costantinopoli. Ma abbiamo rotto con questo patriarcato. In assemblea. Abbiamo rotto la prima volta il 23 febbraio 2019 quando, contro l'Atto di sottomissione canonica del 12 gennaio 2019, abbiamo votato al 93% contro lo scioglimento del nostro Arcivescovado. E finalmente abbiamo rotto con il Patriarcato ecumenico il 7 settembre, quando una grande maggioranza ha votato a favore dell'adesione al Patriarcato di Mosca. Aggiungo che tra coloro che hanno votato contro il progetto di attaccamento al Patriarcato di Mosca, un gran numero non ha voluto mantenere l'attaccamento canonico al Patriarcato ecumenico.

Cari padri, beneamati fratelli e sorelle, il vostro clero celebra l'Eucaristia ogni domenica. Per fare questo, e poiché siamo e vogliamo rimanere una Chiesa canonica, questa celebrazione fondamentale e fondante della nostra vita di cristiani ortodossi deve far parte di un chiaro, sincero legame canonico, senza che vi possa essere alcuna ambiguità di fronte al calice. Come potete immaginare che il vostro arcivescovo possa commemorare il patriarca Bartolomeo in queste condizioni dopo la decisione dell'Assemblea Generale Straordinaria del 7 settembre?

Vi ho scritto che io sono il garante del ministero pastorale, cosa che i nostri statuti ricordano. La decisione dell'assemblea si è imposta su di me. Era una decisione di rottura con il Patriarcato ecumenico. Questa mi ha imposto una decisione pastorale, che ho preso nella mia anima e coscienza, per ripristinare questo legame di franchezza e chiarezza.

Le nostre assemblee generali straordinarie del 23 febbraio e 7 settembre 2019 hanno quindi reso obsoleti i riferimenti al Patriarcato ecumenico nei nostri statuti. Sono le nostre assemblee, le nostre decisioni in conciliarità, che hanno modificato i nostri statuti, e questi dovranno essere modificati di conseguenza.

I nostri statuti contengono oggi molte altre disposizioni che non esistono più o non sono state applicate per anni, a cominciare dall'elezione dei nostri vescovi ausiliari o dal funzionamento del Consiglio episcopale. Ciò non significa che l'Arcivescovado abbia smesso di funzionare o di esistere.

Lo vedete: essere attaccati a una lettura letterale e insignificante dei nostri statuti – ricordo qui che i nostri statuti organizzano la pastorale, non sono il fondamento – consente ogni genere di deviazioni e ci porta al nulla.

È da questa lettura letterale che si crea una vera finzione, che vorrebbe che alcuni sacerdoti e laici, che hanno tutto il diritto di voler essere posti sotto l'attaccamento canonico del Patriarcato di Costantinopoli attraverso le sue metropolie greche in Europa, possano far finta di rappresentare il nostro Arcivescovado, o anche di esserne i "continuatori", mentre le nostre assemblee, e quindi quelle del nostro Arcivescovado, hanno chiaramente e in maggioranza rotto con questo stesso Patriarcato.

Questo ragionamento è anti-conciliare. Ed è assurdo: come possono questi pochi chierici e laici affermare di poter allo stesso tempo sollecitare la nomina di un locum tenens per il nostro Arcivescovado al Patriarca di Costantinopoli quando le assemblee hanno chiaramente respinto il legame canonico, mentre peraltro essi stessi si legavano... alla metropolia romena? O che avrebbero avuto il diritto di proporre di emettere congedi canonici al posto dell'arcivescovo?

Il rispetto dei nostri statuti (aggiungerò, dei nostri canoni) passa per il rispetto del loro spirito e dei loro principi, il primo dei quali è la conciliarità. Io ho convocato le nostre assemblee pastorali e generali, e ho dovuto farlo nonostante l'opposizione di coloro che vi hanno scritto durante l'ultima assemblea generale. Ho sentito il forte messaggio che queste assemblee hanno consegnato. E mi sono preso le mie responsabilità, come garante dei nostri statuti e del ministero pastorale.

Mi sarebbe piaciuto che coloro che affermavano di rispettare i nostri statuti così alla lettera fossero altrettanto cauti quando toccava loro di eludere le norme statutarie della convocazione del Consiglio dell'Arcivescovado e del suo funzionamento, e quando hanno affermato di agire e comunicare ampiamente a nome dello stesso Consiglio nel suo insieme, mentre dei membri di spicco dello stesso Consiglio, il suo presidente, il vicepresidente e il segretario, sono stati deliberatamente licenziati e tenuti all'oscuro di tutte le loro iniziative. Non mi hanno nemmeno inviato quel comunicato...

Cari padri, beneamati fratelli e Sorelle, parlo in particolare a quelli di voi che vivono con malessere la situazione attuale e le fratture delle ultime settimane.

Penso nel profondo della mia anima e del mio cuore che non c'era e che non esiste altra soluzione se non quella per la quale ho optato come vostro pastore, dopo le decisioni della maggioranza delle nostre assemblee.

Vi esorto a misurare il vuoto canonico e giuridico e la paura morale che costituisce ciò che vi viene presentato come una presunta alternativa alla scelta per la quale mi assumo la responsabilità e che assumo per voi e con voi, perché, da parte mia, non vi ho lasciato.

Dobbiamo avere la forza di superare le perdite e le sofferenze del passato degli ultimi mesi e di costruire insieme il nostro futuro.

Presto convocherò un'assemblea pastorale, in modo che il nostro clero possa, insieme a me e accanto a me, in conciliarità, confermare il collegamento canonico che abbiamo ottenuto, che consentirà al nostro Arcivescovado di unirsi al Patriarcato di Mosca, con la sua autonomia, secondo le modalità negoziate e definite nel Progetto di riunificazione sul quale abbiamo concordato quest'estate con il Patriarcato di Mosca. Potremo quindi modificare i nostri statuti.

Nel frattempo, e ora che le scelte sono chiare, così come le loro implicazioni, invito ciascuno di noi a calmarsi, riflettere e pregare. Le scelte sono spesso dolorose, ma non dobbiamo perdere di vista noi stessi come i primi testimoni, il nostro amore e il nostro rispetto per gli altri.

† JEAN, Arcivescovo capo dell'Unione direttrice diocesana delle associazioni ortodosse russe nell'Europa occidentale

 
Da dove viene il blocco nel Sinodo panortodosso?

Com'è naturale, tutto il mondo ortodosso è ora in attesa di un risultato finale in connessione con il Sinodo pan-ortodosso, che si terrà a Creta dal 16/18 al 27 giugno. Già quattro Chiese autocefale (i patriarcati di Antiochia, Mosca, Bulgaria e Georgia, mentre la Chiesa serba non si è ancora decisa) hanno annunciato che parteciperanno al Sinodo. E non dimenticate che queste cinque chiese costituiscono circa il 80-85% dei cristiani ortodossi di tutto il mondo. Oltre alla Chiesa ortodossa romena (circa 18 milioni di ortodossi) e a quella ellenica (circa 10 milioni di ortodossi) le rimanenti Chiese disposte a partecipare sono molto piccole. Ma il problema che voglio mettere in discussione è un altro...

Tutti conosciamo gli argomenti discussi e sappiamo che la maggior parte dei problemi viene dal regolamento per l'organizzazione del Concilio e dal documento sui rapporti della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano (cioè cattolici, protestanti, non calcedoniani etc.). Dobbiamo essere onesti e ammettere che su questi documenti non è c'è mai stato un consenso pan-ortodosso, e che si è cercato di mettere a tacere questo solo per forzare la convocazione del Sinodo, credendo in questo modo di riuscire a costringere il consenso (con il cedimento di qualcuno). Questo non è riuscito, e la ragione principale, a mio parere, è esattamente nel regolamento. Questo cerca di costringere attori a un equilibrio, ma senza risolvere i problemi essenziali legati alla sinodalità. Allo stesso tempo, a un tale Concilio si dovrebbero invitare tutti i vescovi ortodossi canonici (anche se è chiaro che non tutti saranno in grado di venire) e ciascuno dovrebbe disporre di un voto. Cercare di fare del Sinodo un evento controllabile e prevedibile lo ha fatto morire prima della nascita. Un Sinodo pan-ortodosso deve essere una piattaforma per il dibattito, la conoscenza reciproca, la spontaneità e l'originalità, non una posa per un selfie. Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo rivedere i limiti e l'applicabilità del "consenso unanime", che devono rimanere validi solo per i giudizi dogmatici, ma che in nessun modo è applicabile quando si parla di canoni e giurisdizioni in cui il consenso unanime non conduce ad altro che a un punto morto.

Forse nessuno immaginava che tutto sarebbe diventato così complicato, ma l'esperienza degli ultimi anni di preparazione ci costringe a rivedere l'intero concetto del Santo e Grande Sinodo pan-ortodosso. Anche se sembra vergognoso e incredibile, penso che un eventuale Sinodo dovrebbe essere tenuto in tre diverse sessioni, a partire dalla discussione su un problema che non è mai esistito all'ordine del giorno, vale a dire "le relazioni inter-ortodosse; concetto di sinodalità, uguaglianza e primato". Senza una soluzione di questo problema, non è possibile risolvere altro. Quindi la mia visione delle fasi sinodali è la seguente:

1. Nella prima sessione si discutano i seguenti argomenti: "relazioni inter-ortodosse; concetto di sinodalità, uguaglianza e primato" e "organizzazione e il riconoscimento di nuove Chiese autocefale (soprattutto nella diaspora)". I due documenti non siano votati per consenso unanime, perché questo non potrà mai essere raggiunto (e non dobbiamo illuderci che lo possa essere), ma a maggioranza semplice (50% + 1), espressi da singoli vescovi (indipendentemente dal voto del proprio patriarca votazione proprio), e le decisioni siano vincolanti per tutti.

Qui slavi e romeni avranno l'occasione per annunciare ai greci che Bisanzio è caduta (perché sembra che non se ne siano ancora accorti, come ha detto in modo memorabile A. Schmemann), e l'organizzazione e il funzionamento della conciliarità pan-ortodossa potranno essere riesaminati alla luce di elementi più realistici e flessibili, senza violare l'essenza dell'ecclesiologia ortodossa.

2. Alla seconda sessione del Sinodo, che sarà organizzata dopo 6-12 mesi (ammetto che suona troppo ottimista!), a cui parteciperanno non già 14, ma forse 18-20 Chiese autocefale, si discutano tutte le questioni canoniche e liturgiche che creano aggi problemi alla Chiesa ortodossa oggi. Già qui le decisioni andrebbero prese a maggioranza assoluta (2/3) e anche essere obbligatorie per tutti.

3. Solo alla terza sessione si può discutere dei rapporti degli ortodossi con gli altri cristiani e le altre religioni. E in questo caso, credo che tutti gli ortodossi debbano raggiungere una posizione comune, vale a dire che qualsiasi decisione sia presa per consenso unanime. Ma discutere solo della nostra relazione con gli altri senza avere alcun rapporto tra noi e senza risolvere ciò che prima di tutto affligge noi (e, tra l'altro, magari non è neanche chiaro chi sia questo "noi"?), mi sembra assurdo e senza senso. Credo che sia qui che ci si è sbagliati di più...

In conclusione, dico che in parte ha ragione chi vuole tenere il Sinodo e in parte coloro che non lo vogliono. Naturalmente, il Sinodo si svolge al fine di risolvere i problemi e non solo per mostrare una falsa unità. Ma in assenza di qualsiasi base canonica per risolvere i problemi inter-ortodossi, il Qatar resta una questione bilaterale tra Antiochia e Gerusalemme, Estonia e Ucraina rimangono una questione bilaterale tra Mosca e Costantinopoli, la metropolia di Bessarabia resta una questione bilaterale tra Mosca e Bucarest, e il Timok tra Bucarest e Belgrado. Non c'è (o non è destinato ad esserci) un qualsiasi meccanismo che possa decidere a votazione pan-ortodossa questi problemi, andando oltre gli interessi ristretti dell'uno o l'altro. Mosca potrà mai dare l'autocefalia all'Ucraina o Belgrado alla Macedonia? E se la vorranno dare, queste autocefalie saranno riconosciute da Costantinopoli (anche se non è scritto da nessuna parte che un tale riconoscimento sia richiesto)? O come potrà mai Costantinopoli riconoscere l'autocefalia della Chiesa americana (OCA), dal momento che le uniche diocesi vive (cioè che danno reddito al Fanar) che ha sono proprio quelle negli Stati Uniti? Dunque, perché aspettare? Non possiamo aspettarci nulla!

Abbiamo bisogno di persone spirituali e pragmatiche. Senza persone spirituali, le decisioni dogmatiche saranno sospettate di eresia, e le decisioni liturgiche e canoniche non avranno alcuna autorità di fronte ai sacerdoti e al popolo. Ora non abbiamo più un re con un esercito, che imponga dogmi e canoni che alcuni sono riusciti a convincere che siano veri. Abbiamo un'altra situazione che richiede un approccio diverso, e senza il coinvolgimento delle persone spirituali, ogni cambiamento, per buono che sia, non sarà accettato. Nel 1923, in un contesto simile a quello che avremo a Creta tra pochi giorni, alcune persone con una reputazione spirituale molto discutibile hanno deciso di cambiare il calendario, e nel 1924 questo è stato imposto in Romania. Se in Romania non ci fosse stato un re con una gendarmeria, nessuno avrebbe ricevuto il nuovo calendario, anche se questo non fosse stato sbagliato in sé. Per questo è sufficiente leggere le lettere di Nae Ionescu o la stampa degli anni '30, in particolare dalla Bessarabia. Dopo il 1944, con l'avvento del comunismo, un uomo, padre Cleopa di Sihăstria, è riuscito a convincere il popolo della "verità del nuovo calendario" in un modo in cui non era riuscito il re con tutto il suo esercito. E questo non perché il mondo capisse molto sul calendario, ma perché padre Cleopa rappresentava un'autorità spirituale!

Ovviamente, oltre alla vita spirituale, i vescovi devono essere persone pragmatiche e coraggiose per superare i luoghi comuni e i bizantinismi amorfi. Oggi non abbiamo più un re per organizzare e legittimare un Sinodo e il tentativo del patriarca turco di prendere il posto del re è tanto comico quanto inefficiente. Che lo vogliamo ammettere o no, al momento abbiamo bisogno di un meccanismo moderno per cambiare alcuni dei principi fondamentali, perché viviamo troppo nel passato. Organizziamo sinodi e parliamo di primato come se non sapessimo che da 1.300 anni tre patriarcati (Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) sono rimasti solo sulla carta, e da circa 600 anni, il patriarcato della capitale dell'impero (che continua a ritenersi il primo, anche se non c'è più alcun impero o alcuna capitale), è rimasto anch'esso senza credenti e solo con vescovi onorari. Al momento, Antiochia e Costantinopoli si basano sulla diaspora (che dovrebbe diventare autocefala), Gerusalemme su pellegrini russi e romeni e Alessandria sulla missione in Africa centrale, sponsorizzata dai greci. Ma nei loro antichi territori, purtroppo, tutti questi quattro patriarcati sono quasi morti. Come si riflette questa situazione nei nostri canoni? Neppure un poco...

Ecco perché in questo momento è meglio non avere alcun tipo di sinodo, fino a che non venga un'altra generazione di persone che pensano alle questioni della Chiesa non solo attraverso la lente del passato (che è artificialmente associato alla Tradizione della Chiesa), ma anche attraverso la lente dell'effettiva funzionalità del presente e del futuro.

PS. Si dice che a un vescovo anglicano passato al cattolicesimo romano sia stato chiesto perché non aveva scelto l'Ortodossia. E lui ha risposto: "Può essere che gli ortodossi abbiano ragione, ma da lungo tempo da loro non succede più nulla..."!

 
La conferenza stampa di Strelkov e l’analisi di Saker

"Non permetteremo alla Russia di essere fatta a pezzi e rovinata"

Dal blog Slavyangrad, 12 settembre 2014

È passato un mese dal momento in cui ho dovuto dare le dimissioni dalle cariche di ministro della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk ("RPD"), e di comandante in capo della Milizia. Non posso dire che questa decisione sia stata facile per me. Né sono state semplici le circostanze in cui l'ho presa. La città di Donetsk e l'intero raggruppamento delle forze armate della RPD erano in una situazione di accerchiamento operativo, e respingevano con grande difficoltà gli interminabili attacchi delle forze punitive, che arrivavano da tutte le direzioni.

Solo in pochi nella leadership della Repubblica sapevano che nei giorni successivi si sarebbero verificati cambiamenti significativi, e che al nemico sarebbe inflitta una sconfitta decisiva. Io ero uno di quei pochi, ma non potevo accennare nemmeno ai miei subalterni che presto ci sarebbe stata un'offensiva e che avremmo iniziato a riprendere le posizioni occupate dal nemico. È stato ancora più difficile accettare che la liberazione delle città e degli insediamenti della regione del Donbass (abbandonati in seguito a ordini dati personalmente da me) sarebbe stata guidata da qualcuno diverso da me. Moralmente, è stato difficile abbandonare i miei compagni, lasciandoli, per così dire, nelle "ore prima dell'alba", quando la morte della nostra causa comune sembrava a molti inevitabile.

Non mi soffermerò sulle circostanze che mi hanno costretto a dimettermi. Dirò solo che la decisione che ho preso si è poi rivelata giusta e – alla vigilia dell'offensiva – ha permesso di accentrare la guida delle forze armate della RPD nelle mani di una sola persona, e di evitare molti dei conflitti, che, come la lebbra, stavano erodendo la Repubblica; e anche di garantire un'affidabile fornitura di tutto il necessario per le nostre unità e distaccamenti.

Nel corso delle ultime settimane la situazione al fronte in Novorossija è cambiata radicalmente. Nella maggior parte dei settori, le forze punitive sono state respinte dopo aver subito perdite enormi, e si sono messe sulla difensiva. Si sono formati i prerequisiti per la completa liberazione del Donbass dagli eserciti punitivi e dalle unità delle autorità di Kiev. Il nemico, ringhiando, ha iniziato a indietreggiare verso ovest sotto i colpi dell'esercito della RPD, e le sue forze e la sua leadership sono state prese dal panico.

Ma poi cosa è successo? Davanti ai nostri occhi sono nuovamente intervenute quelle forze che erano quasi riuscite ad annientare la Primavera russa e che da allora non hanno mai desistito nei tentativi di distruggere il movimento popolare di liberazione del popolo russo della Novorossija. Non c'è cattiveria che queste forze non siano pronte a commettere, più volte si sono manifestate nella storia contemporanea della nostra patria nelle forme più sinistre. Proprio queste forze, dirette dall'estero, hanno giocato un ruolo decisivo nella distruzione dell'URSS nel 1991. E poi hanno sfacciatamente abusato dei popoli della Russia per tutti gli anni '90, organizzando un'orgia di saccheggio dell'enorme patrimonio economico e culturale sovietico. Hanno messo in scena esperimenti liberali – mostruosi nelle loro conseguenze – su ciò che restava della nostra patria; senza curarsi minimamente delle conseguenze per il paese, che chiamavano e continuano a chiamare con lo sprezzante appellativo "questo paese" (eta strana).

Questo baccanale del collasso è stato accompagnato da guerre sanguinose da loro provocate, da un'orgia selvaggia di criminalità dilagante, dall'immoralità, dalla propaganda dei vizi più vili che si possano immaginare, con la distruzione dell'indipendenza economica e della sovranità nazionale. Anche dopo aver fallito nel tentativo di dare un colpo di grazia alla Russia nei primi anni 2000, queste forze non sono andate via. Hanno segretamente continuato la loro opera distruttiva, nella speranza che la loro ora sarebbe tornata, e che, nel tempo, avrebbero completato quello che avevano iniziato.

Tuttavia, l'alba della primavera russa è spuntata all'orizzonte; e il nostro paese ha iniziato – non a parole, ma in realtà – a rialzarsi dalle ginocchia. Ma non appena la Russia ha tentato di ripensare i risultati della capitolazione di Gorbaciov e di riconquistare i diritti e i territori che le appartenevano da tempi antichi – a ottenere una reale indipendenza – la quinta colonna ha mobilitato tutte le forze a sua disposizione. Il ritorno della Crimea alla Russia l'ha scioccata, e la rivolta in Novorossija l'ha mandata in un vero panico, costringendola a manifestare ancora una volta il suo vero volto.

La rete di numerosi agenti che per molti anni si sono mascherati con successo in vesti d'agnello di "patrioti" e "statisti", e sotto queste vesti ha infiltrato le più alte sfere del potere, e persino l'entourage del presidente della Russia, è stata messa in allerta e gettata nella mischia. Agendo, in realtà, contro gli interessi del paese e del suo popolo, questi traditori continuano tuttavia sfacciatamente ad affermare di essere "amici" del presidente, e di presentare le loro attività francamente sovversive e di sabotaggio come le uniche vere misure per rafforzare la sovranità russa. Da dove, si potrebbe chiedere, traggono tale arroganza e fiducia nella propria invulnerabilità? La spiegazione è molto semplice: tutto ciò che è caro ai rappresentanti della quinta colonna (in altre parole, il denaro e le altre risorse materiali, così come le famiglie e figli) è stato esportato all'estero molto tempo fa, e la sua salvaguardia dipende interamente dalla misericordia dei loro padroni stranieri.

Nel corso di cinque mesi di lotta, il popolo russo della Novorossija ha sentito su di sé la piena misura dell'impatto dei "frutti" di questi tipi di attività sovversive. Nel momento in cui l'aiuto militare russo era di vitale importanza per i miliziani praticamente disarmati, e quando questa assistenza avrebbe potuto – quasi senza spargimento di sangue – portare alla liberazione di tutte le regioni di lingua russa, agenti d'influenza ululavano all'unisono l'impossibilità e l'illiceità di aiuti militari diretti alla ribellione. Mentre le forze punitive stavano bruciando persone vive a Odessa, bombardando Slavjansk con l'artiglieria pesante e formando con urgenza un esercito con capacità di combattimento, i loro complici, che penetravano la leadership politica estera della Russia, non solo hanno sabotato ogni e qualsiasi assistenza militare e politica alla milizia, ma anche – in completo accordo con Poroshenko, Turchinov, Akhmetov, Taruta, e altri rappresentanti dell'oligarchia ucraina – hanno lavorato per dividere le fila della leadership della Milizia, impedendo la creazione di un comando unificato, e attraverso sforzi congiunti hanno tentato di attirare il presidente della Russia nelle trappole da loro preparate.

La persistenza e l'abnegazione dei miliziani non hanno permesso alle forze punitive di sedare la rivolta prima che un vero aiuto dalla Russia raggiungesse finalmente il suo destinatario. La Milizia ha iniziato la sua offensiva. Tuttavia, anche qui i traditori si sono manifestati in piena misura. Hanno subito esteso una "mano amica" all'esercito punitivo che era sul'orlo di una sconfitta totale organizzando un cessate il fuoco e tentando, nel corso di negoziati, di svendere letteralmente tutte le conquiste fatte dagli insorti, ponendole in balia della giunta di Kiev. È semplicemente impossibile proporre accordi più vergognosi di quelli attualmente in discussione a Minsk.

E nel frattempo, Kiev si affretta a reintegrare, riarmare e formare il suo esercito, preparandosi a continuare il genocidio del popolo russo della Novorossija. Come risultato, ora abbiamo assolutamente la stessa situazione che avevamo all'inizio del nostro movimento, se non che ora ci troviamo in posizioni di partenza più difficili. Considerando che, nel mese di aprile-maggio Kiev non aveva né un esercito con capacità di combattimento, né l'appoggio della popolazione, ora le forze punitive sono state mobilitate e armate fino ai denti, e la popolazione dell'Ucraina, sottoposta alla massiccia influenza di una propaganda che usa estensivamente tecniche di programmazione neuro-linguistica, è stata, in larga misura, zombificata e resa ottusa, e non può più distinguere il vero dal falso.

Negli stessi mesi, sono stati imposti diversi pacchetti di sanzioni contro la Russia, e rivendicazioni semi-dimenticate riguardanti Abkhazia e Ossezia del Sud hanno già iniziato a suonare dalle bocche di alti funzionari militari e diplomatici dei paesi occidentali; si sono sentite anche minacce palesi da parte di militanti islamisti controllati dagli Stati Uniti. Si stanno preparando a combattere contro la Russia per un lungo periodo e sul serio. L'Occidente e la quinta colonna non fanno praticamente segreto dei loro piani per rovesciare il presidente Putin; e successivamente per smantellare completamente la Russia. I loro agenti d'influenza utilizzano tutti i mezzi a loro disposizione per convincere la leadership del paese che una riconciliazione non è solo possibile, ma anche singolarmente necessaria. Il fatto che nulla se non una capitolazione completa della Russia possa placare i suoi nemici, è stato accuratamente tenuto nascosto al pubblico e, possibilmente, anche al presidente.

Di conseguenza, tutte le condizioni eccezionalmente favorevoli che erano disponibili alla Russia in primavera sono rimaste irrealizzate, e – al contrario – ora siamo di fronte a una minaccia militare in continua crescita. La responsabilità della quinta colonna in questo risultato è innegabile.

Perché i nostri liberali hanno agito in modo così implacabile e forse anche suicida contro il presidente e il suo percorso politico? Che cosa li ha resi tanto audaci da sfidare apertamente lui e le sue politiche? A mio parere, due fattori principali sono qui presenti, e il primo è che per la quinta colonna non c'è altra strada, se non l'ammutinamento (ancora nascosto, ma solo per ora). La "rivoluzione dall'alto" iniziata da Vladimir Vladimirovich Putin non lascia loro alcuna possibilità di sopravvivenza politica, mentre i loro padroni stranieri non consentono loro di lasciare semplicemente il paese per godersi i loro possedimenti d'oltremare "guadagnati con duro lavoro".

Il secondo fattore è ancora più evidente: avendo una forte presenza nella leadership e notevoli risorse finanziarie, i traditori aspettano di prendere il potere per se stessi, e di iniziare – con gusto – una nuova fase di saccheggio dei resti del paese un tempo grande, e la "utilizzazione" dei popoli che lo abitano. Ma per realizzare i loro piani hanno bisogno per implementare molte altre misure preliminari. Hanno bisogno – in primo luogo – di privare il presidente Putin del vastissimo sostegno popolare che ha meritatamente guadagnato, come conseguenza delle sue decisioni nazionali ed estere negli ultimi anni. E cosa può essere più vantaggioso a questo proposito, se non il tradimento del popolo russo della Novorossija, seguito dallo scarico di tutte le responsabilità sul presidente stesso? Dopo tutto, i rappresentanti della quinta colonna si nascondono alla sua ombra, come iene, evitando ogni e qualsiasi pubblicità.

Il percorso che è già stato scelto dai nemici ci è chiaro come il sole. Prolungare al massimo la guerra, accompagnarla con quante più possibili perdite di vite e disagi per la popolazione russa su entrambi i lati del confine – ecco il loro compito. Non dando alla Milizia nemmeno una possibilità di vincere, sperano di creare una sempre più sanguinolenta "ulcera" ai confini della Russia, in cui la Russia riverserà, goccia a goccia, le sue risorse; e dove, a causa di politiche del tipo "un passo avanti, due indietro", nessun successo decisivo potrà mai essere raggiunto. Allo stesso tempo, la Federazione Russa continuerà ad essere caricata da un sempre maggiore onere in forma di – in un primo momento – centinaia di migliaia, e poi di milioni di rifugiati; mentre le sanzioni occidentali mineranno gradualmente la salute finanziaria ed economica del paese, tanto più perché gli oligarchi interni cercheranno di spostare i costi delle sanzioni sulla popolazione generale.

I traditori sperano finalmente di portare la situazione alla conclusione di un trattato di pace quanto mai vergognoso e umiliante, accompagnato dal tradimento della popolazione russa dell'Ucraina, al fine di provocare un ulteriore ondata di indignazione nella stessa Russia. E poi – in piena conformità con le tecnologie politiche già perfezionate nei primi anni del XX secolo – giungere a un Maidan a Mosca, dove destra e sinistra, patrioti e liberali si uniranno in un'indignazione presumibilmente giustificata. Lo scenario provato del 1905 e del 1917, che segue lo schema di "vergognosa sconfitta – crisi economica – discredito delle autorità – rivolte popolari – colpo di palazzo" è ancora una volta in azione.

A questo proposito, la difesa della Novorossija e il sostegno della popolazione sono importanti per la conservazione della Russia stessa e la distruzione dei piani della quinta colonna. Se siamo in grado di garantire una vittoria in questo punto – preserveremo la Russia. Se perdiamo – perderemo di conseguenza i resti della nostra Patria. In questa lotta non ci possono essere compromessi, e chi cerca di convincere che sia altrimenti sta portando, consapevolmente o meno, acqua al mulino del nemico. È una questione di tutto o niente – o la Russia ripristinerà la sua vera sovranità in piena misura, oppure sarà distrutta dalla coalizione di clan oligarchici esterni ed interni.

Dopo aver valutato il mio posto nella lotta contro i piani delle forze sovversive, vorrei dire che ho fatto la mia scelta. Il fronte principale della lotta per la Russia è attualmente qui. Spero che sia dalla Russia che io potrò fare il maggior bene. Allo stesso tempo, voglio sottolineare, ancora una volta, che chi sperava o chi spera ancora di usare me o il mio nome per scopi distruttivi resterà assai deluso. Per quanto critico posso essere stato rispetto alle politiche interne del presidente, nelle circostanze di una guerra condotta contro di noi, io considero senza dubbio fondamentale parlare in suo sostegno; come l'unico legittimo comandante in capo, e garante principale della libertà e dell'indipendenza del nostro paese.

A mio parere, per proteggere davvero la Novorossija, sottoposta a un genocidio nazista, dobbiamo smascherare e rimuovere dal potere quei "sostenitori" della Novorossija che ci hanno portato sull'orlo della sconfitta militare.

E a coloro che hanno diligentemente iniziato a modellare nei media l'immagine del "colonnello Strelkov, leader della protesta popolare", dichiaro che non hanno alcuna possibilità di corrompermi con false lodi e promesse. L'essenza del dovere di un ufficiale è di servire il suo paese e il suo popolo. Sarebbe il colmo del disonore per me barattare il mio servizio spesso ingrato, ma fedele, con una falsa gloria e con la popolarità tra i nemici della Patria. Fate loro capire, una volta per tutte, che in Russia ci sono ancora persone (e io sono solo uno fra i tanti) che hanno posto il loro dovere e integrità di sopra del loro proprio tornaconto e vanità. E, come gli eventi in Novorossija hanno dimostrato, c'è ancora un gran numero di persone del genere! E non permetteremo alla Russia di essere fatta a pezzi e rovinata di nuovo e di nuovo nel modo in cui l'Impero Russo è stato distrutto nel 1917, e l'URSS nel 1991.

September 11, 2014

Игорь Иванович Стрелков / Igor' Ivanovich Strelkov

 

 

Strelkov: dal nuoto tra i piranha al nuoto tra gli squali bianchi

dal blog The Vineyard of the Saker12 settembre 2014

INTRODUZIONE

La conferenza stampa tenuta ieri da Strelkov è, credo, un momento storico, perché segna il passaggio di Strelkov dalla lotta militare in Novorossija nella lotta molto più grande, e di gran lunga più pericolosa, la lotta per il futuro politico della Russia. Questo di per sé non è necessariamente inaspettato, ma il modo in cui lo ha fatto è stata una sorpresa, almeno per me. Ma prima di passare al quadro più ampio, credo che sarebbe utile per cercare di riassumere alcuni dei punti chiave della sua presentazione. Ecco come ho riassunto quello che ho visto come elementi chiave della sua presentazione:

Fattori esterni (messa in scena) - messaggio simbolico:

• Strelkov è chiaramente vivo e vegeto

• Il motivo della sua partenza sono state le lotte intestine all'interno della dirigenza della Novorossija e il fatto che gli è stato detto che i rifornimenti sarebbero stati consegnati solo se lui se ne andava.

• La foto di Putin alla parte posteriore sul muro

• È seduto dietro una bandiera russa monarchica sul tavolo (e con una bandiera russa e novorussa sullo sfondo, senza simboli sovietici o comunisti)

Il suo punto di vista sull'accordo del cessate il fuoco:

• Questo cessate il fuoco ha creato oggi una situazione militare peggiore di quella della primavera

• Ciò che è vergognoso non è il cessate il fuoco di per sé, ma "le condizioni che sono ora in discussione a Minsk"

• C'è un piano per incolpare Putin del tradimento della Novorossija

• Ci sono potenti interessi che vogliono una guerra senza fine, che creerebbe un'ulcera sanguinante per la Russia

La sua descrizione della quinta colonna:

• Le radici di questa quinta colonna risalgono agli anni di Eltsin

• La liberazione della Crimea ha preso la quinta colonna di sorpresa

• La quinta colonna è attorno al presidente

• Vi è una quinta colonna locale nel Donbass, che ha negoziato e sta tuttora negoziando con gli oligarchi ucroidi

• La quinta colonna è composta da "liberali"

• Putin è una minaccia mortale per loro perché ha un massiccio sostegno popolare

• Vogliono rovesciare Putin

• Vogliono smembrare la Russia

• Questa sarà una lunga guerra alla Russia

• Si tratta di un'altra situazione come nel 1905 e nel 1917

• Salvando la Novorossija la Russia può salvare se stessa

• Le sanzioni occidentali faranno male alla Russia e le useranno per screditare Putin

Piani di Strelkov

• Strelkov vuole combattere in Russia a sostegno di Putin (unica opzione)

• L'obiettivo principale di Strelkov è di denunciare i veri traditori all'interno della Russia

Questa è la mia interpretazione personale degli elementi chiave della presentazione di Strelkov, e potrei aver tralasciato o frainteso qualcosa, così incoraggio tutti a guardare di nuovo il video e a leggere la trascrizione.

UNO ZOOM SUL CONTESTO PIÙ AMPIO:

Prima di andare avanti nella mia analisi delle dichiarazioni di Strelkov, penso che sia fondamentale tenere a mente il contesto più ampio. Le sue parole non sono solo le parole di un uomo che parla per le Forze Armate della Novorossija o di un eroe della Novorossija, questa volta Strelkov si immerge direttamente nel grande e pericoloso mondo della politica dello "Stato profondo" russo (anche se il termine "Stato profondo" non si applica bene alla la Russia). Così ora tornerò a un argomento che ho coperto ormai da molti anni.

I miei lettori di lunga data probabilmente ricorderanno che ho spesso parlato di una lotta dietro le quinte tra quelli che ho chiamato "sovranitari eurasiatici" (SE) e "integrazionisti atlantici" (IA). Non voglio ripetere tutto qui, ma vi incoraggio a leggere i seguenti articoli:

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/02/russia-and-islam-part-three-internal.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/03/russia-and-islam-part-six-kremlin.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/04/the-power-struggle-inside-kremlin-is.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2013/10/1993-2013-is-twenty-years-long-pas-de.html

http://vineyardsaker.blogspot.com/2014/04/a-new-cold-war-has-begun-let-us-embrace.html

I primi due articoli fanno parte di una serie molto più lunga in sette parti sull'Islam, ma introducono il contesto storico dello sviluppo delle fazioni dei SE e degli IA. I successivi due, li considererei una lettura obbligatoria se non avete familiarità con l'argomento, e l'ultimo è solo una discussione più recente di ruolo di queste due fazioni nel corso della nuova versione della guerra fredda. Ciò detto, la mia tesi fondamentale è questa:

La "quinta colonna" a cui Strelkov si riferisce sono le stesse persone che io chiamo integrazionisti atlantici.

Strelkov non fa nomi, ma li descrive con molta precisione (vedi sopra) e aggiunge che hanno cari solo "il denaro e altre risorse materiali". Sono l'equivalente russo dell'1% anglo-sionista. Il loro principale obiettivo politico è quello di integrare pienamente la Russia nel sistema internazionale anglo-sionista a livello finanziario, politico, economico e culturale. Essi vedono la Russia come "europea" e credono che "l'Occidente" (cioè l'Impero anglo-sionista) e la Russia abbiano bisogno di stare insieme contro l'Islam, la Cina e qualsiasi altra ideologia, religione, nazione o alleanza non-imperiale. Credono nel capitalismo e sono contrari a uno "stato sociale" (per usare la descrizione di Putin della Russia moderna) e sono sistematicamente sprezzante delle "masse" anche se cercano con forza di non mostrare questo aspetto della loro visione del mondo. Queste sono le persone che a poco a poco hanno preso il potere nel corso degli anni '80 e che hanno avuto l'istinto predatorio di cogliere l'attimo nei primi anni '90 per acquisire rapidamente e senza pietà una quantità assolutamente inimmaginabile di ricchezze, rubate al popolo russo.

Ora, è vero che a causa di una mossa assolutamente brillante da parte dei servizi di sicurezza russi alla fine degli anni '90 e grazie al caos in cui la Russia era immersa, questi IA (ovvero membrui della quinta colonna) hanno fatto un errore fatale. Il loro piano era quello di mettere al potere un burocrate piuttosto banale e noioso e circondarlo da uomini provenienti dai loro stessi ambienti. Quello che non prevedevano è che questo burocrate piuttosto banale e noioso si sarebbe trasformato in uno degli statisti più formidabili della storia russa – Putin – e che questi si sarebbe subito messo a decapitare gli strati superiori degli IA – i cosiddetti "oligarchi", i teppisti che sostenevano il loro potere, e il loro braccio armato, l'insurrezione cecena wahabita. Putin ha agito così in fretta che si è trovato rapidamente in pieno controllo dei cosiddetti "ministeri della potenza" (sicurezza dello Stato, sicurezza presidenziale, affari interni, forze armate, servizi di emergenza) e, cosa fondamentale, un immenso supporto popolare. In un certo senso, questa combinazione di potere statale e di sostegno popolare ha reso Putin intoccabile, ma ha anche limitato il suo potere.

Mentre i principali e più famigerati IA o hanno lasciato la Russia (Berezovskij) o sono stati messi in galera (Khodorkovskij) o sono morti, il sistema da loro creato era ancora molto al proprio posto. Le banche, il settore delle risorse naturali, il commercio di armi, i servizi finanziari e, naturalmente, i media erano ancora principalmente nelle loro mani. Così, quando il più arrogante di loro, Khodorkovskij, è stato imprigionato, le due fazioni (SE e IA) hanno raggiunto una sorta di compromesso, un cessate il fuoco temporaneo, se preferite dire così. L'accordo era questo: primo, fintanto che non cercavano di occupare il Cremlino e in generale si tenevano fuori dalla politica, agli IA sarebbe stato permesso di mantenere la loro ricchezza e di continuare a fare enormi profitti; secondo, il potere supremo sarebbe stato ripartito tra i SE (Putin, Rogozin, Patrushev, ecc) e gli IA (Medvedev, Kudrin, Surkov, ecc).

Il primo grande colpo che Putin ha segnato contro gli IA è stato il licenziamento di Serdjukov e, ancora "peggio", la sua sostituzione con Shojgu. Il secondo colpo massiccio è stato, secondo Strelkov (e io sono d'accordo), l'operazione per liberare la Crimea. Secondo Strelkov, questa operazione è stata un durissimo colpo per gli interessi di questi della colonna, perché hanno subito capito che questo avrebbe messo la Russia e gli anglo-sionisti in rotta di collisione. Hanno quindi radunarono tutte le loro forze per a) impedire un intervento militare russo nel Donbass e b) fare un accordo con gli oligarchi ora al potere a Kiev. Condivido pienamente questa analisi.

Interessi strategici russi e novorussi a confronto

Qui viene la parte difficile. Ci sono alcune ipotesi fatte da molti blogger che sono il risultato di un difetto fondamentale di logica:

• Gli interessi russi e novorussi sono gli stessi e identici

• Tutto ciò che è sostenuto dagli IA è un male per la Russia

• Putin è in pieno controllo e può fare quello che vuole

• I leader della Novorossija hanno sempre ragione in virtù della loro lotta eroica

• Essere in disaccordo con i leader della Novorossija è un segno di stupidità, tradimento o disonestà (anche per lo stesso Putin)

La realtà non è così semplice. Per prima cosa, gli interessi russi e novorussi non sono gi stessi e identici, sono in diretta opposizione su una questione cruciale: la Novorossija vuole la totale indipendenza da Kiev (a prescindere da chi sia al potere) mentre la Russia vuole un cambiamento di regime a Kiev e mantenere un'Ucraina unitaria. In secondo luogo, mentre è un fatto che oligarchi russi e ucraini stanno cercando di tirar fuori un accordo per fermare la guerra e mantenere un'Ucraina unitaria, questo potrebbe essere o potrebbe non essere un male per la Russia. Ora, prima che io venga accusato di Dio solo sa cosa, lasciatemi spiegare:

Durante la fine degli anni '80 e gli anni '90 ha avuto luogo una sorta di bizzarra "fusione parziale" tra la mafia russa e il KGB. Lo so, sembra pazzesco, ma tuttavia è vero, e il sottoscritto ha visto personalmente e ha personalmente incontrato ex ufficiali del KGB che lavorano nella mafia russa. Tuttavia, come dicono alcuni, non esiste una cosa come un "ex-ufficiale del KGB". Ebbene, in realtà ne esistono, ma nella maggior parte dei casi, si mantengono almeno dei contatti informali. Quindi, ecco come riassumerei molto approssimativamente questa bizzarra associazione:

Negli anni '80: ufficiali corrotti del KGB si rendono conto che si possono fare un sacco di soldi nel mondo della malavita e qualche funzionario del ramo della sicurezza interna del KGB (2° Direttorato Principale) trova il modo di trarre profitto da contatti stretti con la mafia.

Nei primi anni '90: molti giovani e intelligenti ufficiali del KGB si rendono conto che le loro competenze sono inutili nel KGB, si dimettono e trovano subito ottime posizioni nel mondo della "Nuova Russia" (a quel tempo, fatta al 100% di mafiosi) e utilizzano le loro competenze (lingue, istruzione, capacità di lavoro, coraggio) per fare un sacco di soldi.

Sono anni terribili per il KGB / FSB, ma hanno anche un impatto positivo: gli ufficiali più corrotti e meno patriottici se ne vanno, lasciando dietro di loro molti idealisti, idealisti che, con il tempo, scalano i ranghi.

Ora arriva la parte davvero interessante:

Dalla metà degli anni '90 al 2000: i successori del KGB, SVR e FSB, giungono a rendersi conto di avere una fantastica rete di potenziali collaboratori nel mondo appena creato del business, della finanza, del commercio, del turismo, ecc, in Russia. Se ne servono e iniziano a utilizzare questa rete mondiale composta per lo più da "ex-mafiosi ora legittimati" per motivi di sicurezza dello Stato e di spionaggio industriale / commerciale. Anche il servizio di intelligence militare, il GRU, comincia a fare lo stesso con ex ufficiali che ora lavorano nel settore aerospaziale, dell'elettronica, delle comunicazioni, ecc.

[Una divagazione fuori tema ma interessante: c'è anche un'altra rete quanto mai preziosa che SVR / FSB / GRU iniziano ad utilizzare in questo periodo: l'enorme numero di ebrei dalla Russia emigrati negli Stati Uniti e in Israele. Tenetelo a mente quando pensate alle relazioni russo-israeliane]

2000-oggi: Putin e i suoi sostenitori iniziano la loro guerra dietro le quinte ma spietata contro gli integrazionisti atlantici che sono fondamentalmente opposti ai sovranitari eurasiatici che sono ormai saldamente dietro Putin. Cosa quanto mai importante, i servizi di sicurezza, che sono controllati dagli alleati di Putin, sviluppano una rete di potenziali sostenitori all'interno della base del potere degli integrazionisti atlantici. Vedete quanto diventa complesso lo scenario?

Così, mentre alcuni analisti superficiali hanno ragione quando dicono che gli oligarchi russi sono generalmente nella quinta colonna e pericolosi nemici di Putin, quello che non capiscono è che a) non tutti gli oligarchi ricadono in questa categoria e b) che Putin ha i mezzi per influenzare o anche per costringere alcuni oligarchi anti-putiniani grazie al suo controllo dei servizi di sicurezza e della loro rete all'interno della base di potere degli oligarchi.

Così, ecco il punto cruciale: il rapporto tra il Cremlino e l'oligarchia russa è molto complesso. Sì, in generale, è corretto dire che abbiamo Putin, i servizi di sicurezza, i militari, il popolo russo comune da un lato e gli oligarchi, l'intellighenzia liberale, le grandi imprese, le banche, la finanza e gli agenti della CIA dall'altro. Ma in realtà, questo è un modello primitivo, la realtà è infinitamente più complessa. So che sto per tirarmi addosso ancor più odio per quel che sto per dire, ma alcuni oligarchi sono (per qualsivoglia motivo) alleati di Putin o individui controllati da Putin. Ne ho incontrati alcuni di persona alla fine degli anni '90 e sono abbastanza sicuro che sono ancora lì. Perché?

Perché c'è da fare un sacco di soldi in Russia, a essere dalla parte di Putin. Per prima cosa, se siete in buoni rapporti con il Cremlino, diventate intoccabili per il resto del mondo del "business" più o meno legale. Avrete anche contratti succosi. E le autorità fiscali potrebbero non essere così meticolose quando presentate i bilanci per le tasse. Anche in questo caso, l'immagine in bianco e nero di Putin contro gli oligarchi è generalmente vera, ma solo come un modello primitivo.

UNO ZOOM INDIETRO SULLA CONFERENZA STAMPA DI STRELKOV

Ricordiamo da dove viene Strelkov. Mentre si sa poco di certo su di lui, sembra essere un ex-colonnello dell'FSB (anti-terrorismo), che ha combattuto come volontario in Jugoslavia, Transnistria e Cecenia. È anche uno storico, un giornalista e gli piace partecipare a ricostruzioni militari. È un monarchico, un cristiano ortodosso e un estimatore del movimento dei Bianchi durante la guerra civile. In Novorossija, però, è entrato in un livello completamente diverso facendo un rapido, gigantesco balzo di grande successo da colonnello dell'anti-terrorismo a ciò che potrebbe essere più o meno descritto come comandante di divisione o addirittura di corpo d'armata dell'esercito, che ha trasformato una forza di milizia di volontari in un esercito più o meno regolare. Questa è una grande impresa: dall'essere quasi nessuno è diventato l'eroe e comandante numero 1 di tutta la resistenza della Novorossija. Eppure, la Novorossija è molto piccola rispetto alla Russia e le grande politiche novorusse sono minuscole rispetto alle grandi politiche russe. E tuttavia, nella conferenza stampa di ieri, Strelkov ha fatto ancora un altro salto enorme – un salto dalle questioni militari della Novorossija dritto nella singola lotta più complessa e pericolosa che io possa immaginare: la lotta segreta dietro le quinte per il potere al Cremlino. È troppo presto per dire se questa mossa sarà un successo come la sua mossa precedente: Strelkov è passato dal nuoto tra i piranha al nuoto tra gli squali bianchi, ma io sono cautamente ottimista. Ecco perché:

Il potenziale di Strelkov nella lotta per il potere russo

Putin è ben consapevole del fatto che la sua base di potere ufficiale (l'apparato statale) è pieno zeppo di membri della quinta colonna. La prova migliore di ciò è che ha fatto due cose molto interessanti:

a) Ha creato il Fronte Popolare Pan-Russo (FPPR), che a differenza del partito ufficiale al potere, Russia Unita, non è stato creato con una forte componente di Medvedev o degli integrazionisti Atlantici, ma è stato creato solo da Putin. Ufficialmente, il FPPR non è un partito, ma un "movimento politico-sociale" che dovrebbe riunire un ampio segmento di organizzazioni e individui generalmente pro-Cremlino e per fornire alla gente comune un modo per trasmettere le loro preoccupazioni a Putin. In realtà, però, è anche un "partito politico in attesa", molto grande, molto ben collegato e che Putin può "accendere" in qualsiasi momento, soprattutto se sfidato dall'interno di Russia Unita.

b) I servizi di sicurezza di Putin hanno contribuito alla creazione di una pletora di "circoli attorno al Cremlino" (околокремлевские круги), che ufficialmente non hanno alcuna subordinazione al Cremlino, ma che possono fare molte cose senza che il governo vi sia coinvolto o, addirittura, ne sia informato. Questi circoli attorno al Cremlino includono alcuni organi di informazione, alcune entità commerciali, un certo numero di club, alcune organizzazioni giovanili, agenzie di stampa, ecc. Non esiste un elenco formale, né alcuna procedura di ammissione, né un leader. Ma in qualche modo, ci sono sempre persone che hanno contatti con le agenzie di sicurezza vicino a questi ambienti o al loro interno.

Questo è un mondo in cui Strelkov si colloca bene.

Strelkov rappresenterà prima di tutto e innanzitutto gli interessi del popolo della Novorossija, ma da quando ha correttamente identificato la quinta colonna russa come la principale minaccia per la Novorossija, è oggettivamente diventato anche un alleato di Putin in una lotta comune contro gli integrazionisti atlantici. Ora, cerchiamo di essere chiari qui. Strelkov e Putin non saranno d'accordo su una serie di questioni. Strelkov lo ha chiaramente indicato, quando ha detto:

"Per quanto critico posso essere stato rispetto alle politiche interne del presidente, nelle circostanze di una guerra condotta contro di noi, io considero senza dubbio fondamentale parlare in suo sostegno; come l'unico legittimo comandante in capo, e garante principale della libertà e dell'indipendenza del nostro paese".

Il fatto che egli abbia concluso che Putin deve essere sostenuto non cambia il fatto che egli sia chiaramente molto critico di alcune decisioni di Putin. La mia ipotesi è che le aree evidenti di disaccordo siano:

a) Il cessate il fuoco e i successivi negoziati

b) Il fatto che Putin abbia legami con alcuni oligarchi russi

c) Il fatto che Putin vuole un'Ucraina unita

Questi disaccordi sono normali e non devono essere interpretati come il segno di un qualche tipo di opposizione. Ancora una volta, Novorossija e Russia hanno semplicemente interessi diversi.

Ma dove Strelkov e Putin sono pienamente d'accordo è la necessità di schiacciare la quinta colonna. Putin è stato il primo a parlare di una "quinta colonna russa" (quando si è rivolto all'Assemblea federale) e Strelkov ha raccolto la sua espressione. Questa quinta colonna di integrazionisti atlantici è un pericolo mortale sia per Putin sia per Strelkov e, come Strelkov sottolinea correttamente, Putin è un pericolo mortale per la quinta colonna. Quando Strelkov parla di una "rivoluzione di Putin" e di una "primavera russa", si riferisce alla stessa lotta che io ho descritto in passato come una lotta tra gli integrazionisti atlantici e i sovranitari eurasiatici. Le etichette sono diverse, ma il processo descritto è lo stesso.

In questo contesto Strelkov potrebbe diventare un potente alleato per Putin. Parlando in favore della Novorossija, Strelkov sta anche promuovendo in modo molto chiaro la stessa ideologia, la stessa visione del mondo di Putin. In realtà, consiglio a tutti voi di prendervi il tempo di ascoltare (o leggere)

Il discorso di Putin all'Assemblea federale (18 marzo)

La conferenza stampa di Aleksandr V. Zakharchenko (26 agosto)

• la conferenza stampa di ieri di Strelkov (11 settembre) (vedi sopra)

Putin, Zakharchenko e Strelkov si rendono tutti e tre perfettamente conto che quello che sta succedendo non è altro che una guerra alla Russia, ma combattuta, almeno per il momento, con mezzi non militari. Tutti e tre sanno che la più grande minaccia alla Russia è interna. Ma tutti e tre possono pretendere che gli altri due non parlino a suo nome. Dopo tutto, uno è il Presidente della Russia, il secondo è un esponente di Donetsk e della Novorossija, mentre il terzo è, tecnicamente parlando, un ufficiale in pensione e un privato. Eppure tutti e tre insieme stanno accerchiando politicamente la quinta colonna russa in una "sacca politica" in cui i suoi esponenti o sosterranno Putin o saranno visti come traditori. Una tecnica potenzialmente molto efficace.

Il secondo ruolo di Strelkov è di denunciare e screditare i detrattori di Putin che stanno costantemente dichiarando che "Putin sta pugnalando alle spalle o sta tradendo la Novorossija". Prevedo che in un prossimo futuro gli stessi ambienti che fino ad ora avevano sostenuto che Putin è un cattivo e Strelkov un eroe, d'ora in poi dichiareranno che anche Strelkov è un criminale e un traditore. Alcuni di questi personaggi sono manipolati da specialisti occidentali di guerra psicologica, altri sono semplicemente pagati da loro, ma il loro obiettivo è quello di convincere il mondo che Putin è il cattivo e che si deve sostituirlo con un patriota "reale". In altre parole, la Russia può essere salvata solo facendo avverare il sogno anglo-sionista di un cambiamento di regime in Russia. Ma poi, queste sono le stesse persone che volevano salvare la Novorossija facendo avverare anche l'altro sogno anglo-sionista, di avere un intervento militare russo palese nel Donbass. Il mio consiglio per a questi "patrioti della tristezza", come vengono chiamati in Russia, è semplice: state attenti a chi vuole salvare la Russia facendo avverare un sogno anglo-sionista. Se tenete a mente questo, sarà abbastanza facile da individuare i nemici della Russia:-)

CONCLUSIONE

Sono rimasto stupito e tremendamente incoraggiato dalla presentazione molto sofisticata che ieri Strelkov ha fatto della propria posizione. Anche se questa potrebbe essere una conclusione troppo affrettata, e potrei essere insolitamente ottimista su questo punto, credo che Strelkov abbiaa il potenziale per diventare il leader della Novorossija che speravo sarebbe emerso. Se è così, allora sarò lieto di dichiararmi colpevole di averlo sottovalutato. Eppure, voglio anche ammettere che sono molto preoccupato per lui. Il fatto che a quanto pare i media russi abbiano dato alla sua conferenza stampa poca o nessuna attenzione, in combinazione con la diceria che si sia ucciso, è un forte messaggio che gli inviato la quinta colonna, che gli sta mostrando quanto è ancora potente. In particolare, ritengo che la diceria del suo suicidio sia una seria minaccia di morte. Ancor peggio, e forse qui parla la mia inclinazione paranoica, ci sono molte persone da entrambe le parti che potrebbero essere interessate a vedere Strelkov ucciso. Gli integrazionisti atlantici e la loro quinta colonna lo vorrebbero morto perché li denuncia così apertamente, ma non commettete errori, ci potrebbero anche essere sovranitari eurasiatici che lo vogliono morto come un martire e un simbolo dell'eroismo russo. Questo suona cinico e brutto? Sì. Proprio la lotta per il potere in Russia. La maggior parte delle persone in Occidente non ha idea di come può essere spietata questa lotta. A differenza di Putin, Strelkov non è protetto da un potente apparato di sicurezza dello Stato e, visto che può essere colpito da entrambe le parti, è meglio che stia molto, *molto* attento.

Solo per il fatto di aver accettato di svolgere il ruolo che sta svolgendo ora (e da ex colonnello dell'FSB, conosce perfettamente i rischi) lo considero un eroe, e ha la mia sincera ammirazione. "Loro" cercheranno di usarlo, lo minacceranno, lo manipoleranno, lo screditeranno e utilizzeranno ogni possibile trucco sporco per controllarlo o schiacciarlo. In verità, il suo destino è già tragico e il suo coraggio straordinario. Combattere i nazisti ucroidi, i wahabiti ceceni o gli ustashe croati è stata una vacanza rilassante rispetto al tipo di "guerra" che si combatte nella lotta per il controllo della Russia. Dal momento che la Russia è il leader de facto di entrambi i paesi dei BRICS e della SCO la lotta per la Russia è in realtà una lotta per il futuro del pianeta. Credo che Strelkov lo capisca.

Saker

 
Domande sull'uso dei titoli di igumeno e archimandrita

archimandrita e ieromonaco in mantia, da un'antica stampa russa

Caro padre Ambrogio,

che cosa significa il suo titolo di "igumeno"? E' vero che è l'equivalente di "abate"? Questo significa che lei è il superiore di una comunità monastica?

Perché lei è igumeno, e non archimandrita?

Ho sentito che dal 2011 la Chiesa ortodossa russa non dà più il titolo di igumeno: mi può spiegare il perché?

Il termine "igumeno" (che si dovrebbe pronunciare igùmeno, anche se talvolta è letto igumèno in alcune dizioni ormai obsolete) è un calco del termine "egemone", ovvero colui che detiene l'egemonia, o il comando, in una comunità monastica. In tal senso, parlare di "igumeno/igumena" è esattamente lo stesso che parlare di "abate/badessa".

Non sempre il termine indica un effettivo superiore di una comunità monastica. Spesso, nella storia, il titolo è stato dato come rango onorifico a preti monaci dopo un certo numero di anni di onorato servizio. Nelle regole della Chiesa ortodossa russa, il titolo di igumeno era dato di regola dopo 10 anni di servizio sacerdotale senza censure o provvedimenti disciplinari. In questi casi, dire che un prete ha il rango di igumeno equivale a dire che è un "arciprete monaco".

Nel 2011, però, la Chiesa russa ha smesso di dare il titolo di igumeno come rango onorifico, e l'ha mantenuto solo come titolo effettivo di un superiore di comunità monastica.

Resta ancora come titolo onorifico il rango di archimandrita, che nella tradizione russa è dato solo dopo circa 25/30 anni di onorato servizio come prete monaco, oppure come titolo preparatorio all'episcopato. Il contrasto è netto con la pratica della tradizione greca, in cui spesso il titolo di archimandrita è assegnato a un prete monaco pochi anni dopo la sua ordinazione sacerdotale. In questo caso, la pratica russa echeggia la tradizione più antica di assegnare solo ai rettori dei più grandi monasteri il titolo di archimandrita (superiore di una "mandra", o monastero di grandi dimensioni, più spesso noto come "lavra").

Per chi vuole documentarsi sul recente cambiamento nei titoli della Chiesa russa, la decisione è al punto 29 dell'agenda della sessione del Santo Sinodo del 22 marzo 2011.

Accogliendo il suggerimento fatto dal Concilio dei vescovi nel febbraio 2011, il Sinodo ha deciso che il grado di igumeno/a sarà dato ai soli superiori effettivi di monastero (anche qualora gli igumeni fossero già vescovi e/o archimandriti). Assieme alla chirotesia (ordinazione) a igumeno/a, da farsi dopo la preghiera all'ambone nella Liturgia, saranno consegnati anche il bastone igumenale e la croce ornata.

Veniamo al sottoscritto... per quelli a cui può interessare. Il mio titolo di igumeno, ricevuto prima del 2011, è onorifico, e non implica un mio servizio come superiore di una comunità monastica. Assieme a me, nel nostro clero in Italia sono rimasti solo due preti monaci che hanno il titolo onorario di igumeno: padre Andrew (Wade), parroco a Pistoia, e padre Alexey (Nikonorov), parroco a Merano. Esistono ovviamente ancora molti igumeni onorari in tutta la Chiesa russa nel mondo, ma quando questi titoli verranno a mancare (o per la morte dei loro portatori, o perché questi riceveranno il successivo titolo di archimandrita), allora il titolo di igumeno sarà usato esclusivamente per gli effettivi superiori di comunità monastiche.

 
Il patriarca Kirill in visita in Estonia

interfax-religion.com, 13 giugno 2013

Il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' è in visita in Estonia dal 14 al 16 giugno, secondo quanto riportato al corrispondente di "Interfax-Religion" dal protodiacono Aleksandr Volkov, capo del servizio stampa patriarcale.

“Il primo ierarca della Chiesa [ortodossa russa] visiterà la Chiesa ortodossa estone per una condivisione di preghiera con i cristiani ortodossi dell'Estonia. Il programma della visita includerà numerose funzioni religiose e incontri con i fedeli,” ha detto l'interlocutore dell'agenzia.

All'arrivo, il patriarca celebrerà un moleben alla cattedrale si sant'Aleksandr Nevskij a Tallinn, e il giorno dopo celebrerà la Liturgia al convento di Pjukhtitsa, uno dei centri spirituali del monachesimo russo

Nello stesso giorno è atteso in visita alla diocesi di Narva, fondata nel 2011 a sostegno della Chiesa ortodossa estone. Sarà la  prima visita del patriarca alla città di Narva, che si trova sul confine tra Russia ed Estonia. Qui celebrerà una funzione nella cattedrale locale.

“Un altra funzione molto importante avrà luogo domenica,” ha detto padre Aleksandr. “Il patriarca consacrerà una chiesa maestosa dedicata all'icona della Madre di Dio "Skoroposlushnitsa" (Pronta ad esaudire) nel distretto di Lasnamae a Tallinn. La posa della prima pietra di questa chiesa ha avuto luogo un decennio or sono sotto il defunto patriarca Alessio II, che è cresciuto in Estonia e che aveva uno speciale legame con questo paese”.

Durante la visita, il patriarca Kirill incontrerà un certo numero di alti dignitari dell'Estonia, inclusi il primo ministro, il presidente del parlamento, il ministro degli esteri e il sindaco di Tallinn. Seguirà un incontro con l'arcivescovo della Chiesa evangelica luterana estone.

Il primo giorno della visita, il patriarca visiterà il monumento memoriale di Linde, e deporrà fiori al monumento di bronzo ai soldati della II guerra mondiale.

“Indubbiamente, la visita del primo ierarca della Chiesa ortodossa russa in Estonia avrà un importante ruolo spirituale per i cristiani ortodossi che vivono nel paese,” ha detto padre Aleksandr.

 
Come una musulmana è divenuta iconografa

Tutto si è svolto apparentemente come per un disegno nella vita di Alla Meshcherova: la frequentazione delle classi presso l'Accademia delle Arti Repin a San Pietroburgo, poi l'apprendimento dell'iconografia della "Scuola di arti ecclesiastiche" a Tver, se non fosse stato per una cosa: Alfia (come i suoi genitori l'avevano chiamata) è cresciuta in una famiglia musulmana, che manteneva le tradizioni dei propri antenati. Tuttavia, la sua anima ha trovato la sua casa nel cristianesimo ortodosso.

Alla Meshcherova

Pochi musulmani, e soprattutto poche donne musulmane, decidono di cambiare religione contro la volontà della propria famiglia. Che cosa ha fatto girare così bruscamente la ruota della vostra storia di famiglia?

Io sono nata in una famiglia musulmana. Entrambe le mie nonne erano credenti e pregavano il namaz. La madre di mio padre era particolarmente pia – pregava più volte al giorno secondo l'uso musulmano, e mi ha insegnato le preghiere musulmane. Purtroppo le preghiere non mi toccavano perché le ripetevo in arabo, che non capivo. La nonna non conosceva la loro traduzione. Fin da quando mi ricordo ho cercato una fede consapevole, ed è per questo che allora non mi è venuto un rapporto di fiducia con Dio.

E quando ha incominciato ad arrivare?

Dopo aver terminato la scuola ho continuato con determinazione a cercare il senso della vita, a cominciare dall'intero Corano. Ma non ho trovato le risposte alle mie domande in quel libro di sapienza e così ho cominciato a leggere i vari filosofi: marxisti, idealisti, e poi Soloviev, Berdjaev, e Rozanov. L'ultimo di questi mi ha dato una spinta verso Cristo. Ma il mio cammino verso di lui sarebbe stato molto spinoso: Alla fine degli anni '80, nel contesto di un interesse generale per tutte le cose paranormali, alcune "facoltà" si sono aperte in me e per diversi anni sono rimasta bloccata nel fango dell'esoterismo, acquisendo una massa di varie fobie. Nella mia testa allora era, per dirla con le parole di padre Andrej Kuraev, c'era il piatto preferito dell'intelligentsija russa, un pasticcio di buddhismo, esoterismo e teosofia. Era tutto insaporito in salsa islamica e condito con una vaga idea di cristianesimo. È stato allora che ho cominciato a leggere i Vangeli, e li mettevo sotto il cuscino di notte, perché solo allora potevo dormire sonni tranquilli; senza di loro ero devastata da incubi. Nel 1987 mia nonna si ammalò di cancro ed entro l'autunno era costretta a letto, preoccupandosi soprattutto di come sarebbe molto probabilmente morta in inverno e che l'avrebbero seppellita nella terra fredda. Poi ho avuto una conversazione puramente casuale con il mio insegnante mentre stavo facendo degli schizzi sulle rive del fiume Smolenka, e gli ho detto che mia nonna era stata vicino alla morte per oltre due settimane, e il medico diceva che non sarebbe vissuta. Lui si è offerto di portarmi dalla Beata Ksenija [di San Pietroburgo], la cui cappella non era molto lontano nel cimitero di Smolensk, perché Ksenija aiuta tutti. Quando siamo arrivati ​​mi ha mostrato dove acquistare una candela e dove sistemarla. Erano circa le quattro. Ho pregato dal profondo del cuore, chiedendo a Ksenija di aiutare mia nonna e di alleviare le sue sofferenze. Per qualche strana ragione avevo tanta fiducia in una santa ortodossa che non conoscevo nemmeno, che quando sono tornata a casa quella sera non ero nemmeno sorpresa di vedere mia nonna in giro per la casa, e che aveva cominciato a sentirsi meglio precisamente alle quattro.

Dopo questo è giunta all'Ortodossia senza alcun dubbio?

Non è stato tutto così semplice. A quel tempo avevo letto i Vangeli e andavo in chiesa regolarmente, ma non ero determinata a essere battezzata. Dopo tutto, è un passo serio cambiare la propria fede. Capivo che questo sarebbe stato un duro colpo per i miei genitori, e temevo per la loro salute. Ho solo chiesto al Signore di darmi un segno chiaro e comprensibile in modo che potessi capire se era sua volontà che io fossi battezzata. E un giorno sono arrivata alla chiesa sulla Smolenka. C'erano due ore ancora prima dell'inizio dei servizi, non molte persone erano presenti, e mi trovavo nella chiesa laterale di santa Ksenija di Pietroburgo, appoggiata a una colonna. Improvvisamente lo spazio intorno a me è cambiato, tutto è scomparso. Non c'era pavimento né soffitto, e niente altro; tuttavia non era vuoto, ma c'era uno spesso azzurro scuro, quasi nero. Era stato il nero che si vede nella mandorla dell'icona di Novgorod, "la discesa nell'Ade". Per molto tempo non riuscivo a capire perché lo spazio era buio e solo qualche anno dopo ho letto negli scritti di Dionigi Areopagita che la gente vede la luce divina increata come tenebre. Ebbene, era follemente bello, assolutamente incomprensibile, e i miei sentimenti erano come quello che un bambino deve sentire quando è al seno di sua madre – protezione e amore. Poi fuori dalla foschia che avvolgeva l'intera area una mano si è tesa verso di me con una croce su una catena. L'ho raggiunta con il palmo della mia mano, e quando mi si è posata sul palmo la croce, sono subito ritornata alla realtà. Il giorno dopo sono andata a farmi battezzare, senza alcun dubbio.

La santissima Trinità. Icona di Alla Meshcherova

L'iconografia è divenuta uno degli aspetti della sua professione?

È stata la volontà di Dio, e ha la sua preistoria. Attorno al 1994 c'è stata una crisi globale nella mia vita: prima di tutto una crisi creativa – non riuscivo a dipingere quadri; in secondo luogo, l'oggetto del mio amore mi ha lasciato, sbattendo la porta ad alta voce; in terzo luogo, ho quasi smesso di respirare per l’asma. Ma soprattutto ho capito che tutto questo bouquet di disgrazie era il risultato della mia precedente vita burrascosa. Ma il Signore non ci abbandona mai. Vedendo che non potevo farcela senza la chiesa di Dio, il 6 febbraio, il giorno della festa della beata Ksenija, ho letteralmente strisciato verso la sua cappella, sono rimasta a tutte le funzioni con grande difficoltà, e poi mi sono sentita molto meglio. Quando finalmente ho smesso di sentirmi come un'invalida mezza morta, e ho cominciato a respirare più o meno normalmente, è venuta la domanda: Come devo vivere da ora in poi? Devo cambiare la mia professione a ventinove anni di età? Ma la pittura non era solo una professione per me: per undici anni avevo lavorato come un'ossessa per sedici ore al giorno al fine di diventare una pittrice. Se avessi dovuto cambiare mestiere, avrebbe voluto dire che tutti le mie fatiche e i miei sacrifici erano stati vani e tutta la mia vita fino a quel momento era stata priva di significato. Una volta avevo sentito parlare di Diveevo e di san Serafino di Sarov, e avevo deciso di andare da lui per la risposta alla mia domanda interna, anche se non avevo idea di cosa fosse un monastero, o un pellegrinaggio. Sono andata con un amico. Siamo arrivati ​​a Nizhnij Novgorod, senza complicazioni, ma poi... Invece di una piacevole gita di tre ore in un comodo bus ci siamo ritrovati per tredici ore in un gigantesco ingorgo a causa di una feroce tempesta di neve. Non appena è cessata questa tortura sulla strada è iniziata una tortura da nevicata: per la primo (e spero, ultima) volta nella mia vita mi sono trovata nella neve fino al collo.

Mi ricordo i primi giorni nel monastero come un incubo. È stato molto difficile. Ma è lì che sono nata di nuovo. La donna con cui siamo stati con e con cui abbiamo formato un'amicizia nelle due settimane in cui siamo stati a Diveevo mi ha chiesto un giorno: "Ebbene, sei un'artista. Forse potresti dipingere per me la beata Ksenija? Questa richiesta si è rivelata assolutamente provvidenziale. Padre Vladimir Shikin è venuto da me personalmente in chiesa quando ha visto la mia confusione. Gli ho spiegato la mia situazione e mi ha detto che lui non mi dava la benedizione per dipingere un'icona "così sul momento", che questo era qualcosa che andava studiato, e quindi mi ha benedetto per entrare nel gruppo di lavoro iconografico di Andrej Zaprudny a Tver. Ha detto così e poi è corso via per i suoi lavori. Gli ho chiesto mentre correva via, "Batjushka, ma che devo dire ai miei genitori?! Dopo tutto, sono musulmani, non capiscono, e non mi permetteranno di andare in un'altra città..." Ha fatto solo un cenno con la mano mentre camminava e ha dettto:" Il Signore si prenderà cura di questo". Si è dimostrato che padre Vladimir aveva ragione: Il Signore si è preso cura di tutto in modo che i miei genitori hanno tranquillamente accettato la notizia che stavo andando a studiare a Tver. È vero, non ho detto esattamente che questa era una scuola di arti ecclesiastiche. Dopo aver fatto un passo sul sentiero dell'Ortodossia e di una nuova professione, ho sempre sentito l'aiuto di Dio e la sua Provvidenza verso di me.

L'apostolo Andrea il Primo Chiamato. Icona di Alla Meshcherova

Aveva mai pensato a se stessa come iconografa prima di questo evento? Come artista probabilmente avrà sempre ammirato le opere di Teofane il Greco, o di Andrej Rublev?

Ancor prima di essere battezzata, probabilmente nel 1991, ero a una mostra del Museo Russo: Kandinskij, Malevich, Goncharev, Chagall, Filonov... Ma queste pitture non erano ciò che mi stupiva – anche se a quel tempo le amavo tutte – ma piuttosto le icone russe della collezione di Nikodim Kondakov, un famoso storico dell'arte. Erano una festa, una sensazione indicibile di paradiso e di stupore, e ho camminato tra loro per molto tempo, come esterrefatta. Sono tornata a questa mostra dieci volte proprio per queste icone, perché Chagall, a quanto pare, non è più interessante anche la terza o quarta volta che lo vedi. Ero stupito dalla maestria con cui sono state dipinte queste icone. Ho visto in loro il paradiso. E questa è stata una scoperta per me, perché durante il periodo sovietico era consuetudine guardare le icone russe con condiscendenza. Ora il Rinascimento italiano è notevole, ma un'icona – ovviamente è bella, ma... Questa ammirazione per le icone è continuata in me tutti gli anni successivi ed è diventata una sorta di chiave che un giorno mi avrebbe aperto la porta nel mondo dell'Ortodossia. Questo è ciò che probabilmente ha determinato il mio attuale stile festoso.

Quando ha iniziato a dipingere santi sono sorte tentazioni, o tutto è andato liscio e benedetto?

La prima icona che ho dipinto è stata "la flagellazione di san Giorgio". Il gruppo di lavoro dipingeva allora due iconostasi per una chiesa bielorussa, e un altare era dedicato a San Giorgio. Poi ho dipinto della Trinità per un'iconostasi di Diveevo. In generale, ci sono state per lo più tentazioni legate alla pittura delle icone. Non ricordo miracoli, ma di tentazioni, ce ne sono state molte. Soprattutto quando si dipinge un'immagine che andrà dietro la santa mensa, una croce o un'iconostasi. Ho dipinto la mia prima icona per l'altare nei primi anni 2000 per la chiesa di San Sergio di Radonez a Sertolov, nel distretto di Vsevolozhsk nella regione di Leningrado. Avevo appena iniziato il mio lavoro quando sono riuscita a rompermi una costola. Non pensavo di prendere antidolorifici, e i medici non ne hanno parlato. La tavola dell'icona era enorme e pesante, e dovevo sollevarla, ruotarla, prenderla dal cavalletto, portarla al tavolo, e poi tornare di nuovo al cavalletto. Batjushka voleva questa icona dipinta nel più breve tempo possibile e non ha pensato che avessi bisogno di congedo per malattia, almeno per un certo periodo dopo la frattura. A causa del dolore fisico costante ero costantemente in uno stato tramortito, e forse è per questo che l'icona si è rivelata buona e ricca di spirito di preghiera. Lo hanno detto tutti. Le prime due icone per la mia prima iconostasi state molto difficili da fare, c'era sempre qualcosa che non andava, e poi è stato un po' più facile, anche se non è mai andato tutto liscio. Una di queste icone in seguito ha effuso miro. Un'icona rappresenta il mondo superiore. A volte dimentichiamo che dietro a questa frase c'è l'amore di Cristo. Noi rappresentiamo un mondo di totale, armonioso amore, che non può essere triste, doloroso, o cupo – tutto ciò è umano. L'Ortodossia è la gioia della comunione con Dio. Ecco perché noi glorifichiamo Dio, perché ci ha portato la buona novella dell'amore. Questo si riflette nelle icone.

La santa Protezione della santissima Theotokos e sempre vergine Maria. Icona di Alla Meshcherova

 
Per capire qualcosa dei conflitti del Concilio di Creta

Antiochia non ha firmato i regolamenti del Concilio, né la risoluzione che questo si tenesse a Creta. Quindi, non c'è 'unanimità' per questo Concilio, perché uno dei patriarcati della Pentarchia non è stato d'accordo.

Il fatto che questo dato sia regolarmente ignorato o trascurato come irrilevante, mentre le divergenze più recenti di Bulgaria, Georgia, ecc, sono prese più seriamente, è triste e la dice lunga.

* * *

Mi sembra che Costantinopoli si sia impegnata in un 'gioco' piuttosto rischioso, per così dire, di politica ecclesiastica.

Piuttosto che entrare nei motivi (tiriamo a indovinare, il vostro parere vale quanto il mio), penso che possiamo osservare le tattiche e vedere gli evidenti problemi che hanno portato al collasso.

1) Costantinopoli ha giocato fuori misura le sue carte 'canoniche'

La tattica di default per Costantinopoli è stata quella di fare appello al suo ruolo storico nella Chiesa. Il problema è che, come ora possiamo vedere, in realtà non ha fatto tutte le cose che dice che sono entro i suoi diritti per un bel po' di tempo. Così, c'è un simile vuoto giuridico in tutte le altre riunioni simili, ecc. Questo significa che la comunità così com'è ora non ha alcuna esperienza di ciò che le sta chiedendo Costantinopoli, e le sta chiedendo un bel po'.

Se Costantinopoli avesse trascorso un po' più di tempo più cercando di far penetrare con le buone il suo messaggio tra le altre chiese, la probabilità dell'impasse attuale sarebbe diminuita in modo significativo. Naturalmente, il rischio in questo caso sarebbe stata una discussione aperta se Costantinopoli abbia tutte le prerogative che pretende di avere, ma questo è un argomento diverso.

Penso che tutti noi sappiamo che una delle cose peggiori che si possono fare quando si attende una cooperazione è esigere tale cooperazione, e questo è sostanzialmente ciò che Costantinopoli ha compiuto attraverso i suoi emissari, come l'arcidiacono Ioannis Chryssavgis e il metropolita Ioannis Zizioulas. Si può discutere se si stiano in realtà impegnando in tali pretese, ma non si può evitare il fatto che un certo numero di Chiese si sente sotto pressione di imposizioni.

C'è un punto in cui i leader devono ispirare coloro che li circondano. E, no, la gente di oggi per la maggior parte non è ispirata dai ricordi del passato, tanto quanto lo è dalle visioni del futuro. Molti dei discorsi che hanno condotto fino a questo Concilio sono stati sul lato negativo... tipo ciò che succederà quando una Chiesa non partecipa, e ciò che non sarà discusso.

È stata una mossa sbagliata di pubbliche relazioni, e le pubbliche relazioni sono tutto, se si desidera cooperazione.

2) La rabbia al di fuori della stanza porta alla rabbia all'interno della stanza

C'è una serie di veri e propri conflitti tra le Chiese autocefale. Antiochia contro Gerusalemme, la questione ucraina, la Serbia contro la Romania, la Georgia contro la Russia, la Macedonia, ecc. Ciò significa che le chiese presenti sono concentrate sui loro problemi locali, piuttosto che sulle posizioni dei documenti. Distrazioni enormi, di dimensioni pachidermiche.

Esigere che tutti improvvisamente si comportino come se fossero felici di vedersi l'un l'altro potrebbe funzionare per una cena festiva, ma non sono sicuro che questa sia una grande idea per un Concilio della Chiesa. Bisogna risolvere questi problemi prima di iniziare a lavorare sui dettagli. E, sì, i documenti sono dettagli, in confronto a queste ostilità. Ecco perché i Concili ecumenici di fatto si occupavano di questi tipi di conflitti in passato, trattandoli allo stesso livello della teologia.

Cercando di escludere o ignorare queste situazioni, Costantinopoli ha corso un grosso rischio. Penso che il gioco d'azzardo non sia riuscito, e ora sia necessario avviare una nuova tattica o rischiare la possibilità di convincere tutti che Costantinopoli non sia capace di arbitrare i problemi e di essere all'altezza di essere i 'primi', quale che sia la definizione del termine.

Se fossero riusciti ad arbitrare almeno un conflitto, penso che avrebbero potuto segnare alcuni punti importanti sul tabellone del 'questo me lo devi', e avrebbero ottenuto una migliore ricezione. L'unica situazione recente da loro 'risolta' è stata l'elezione del nuovo primate della Cechia e della Slovacchia. Il problema di questa situazione, tuttavia, aveva a che fare con il sostegno Costantinopoli a un vescovo che non aveva una ragionevole pretesa di legittimare la sua ascesa, quindi con la forzatura del nuovo metropolita a un'umiliante sottomissione. Gli osservatori esterni hanno appreso da quel comportamento il modo in cui Costantinopoli tratta le situazioni, e certamente non è stato un esempio molto buono di come si deve gestire la politica ecclesiale.

3) Solo perché qualcuno accetta di continuare non significa che è d'accordo

Già alcuni stanno sottolineando che ci sono firme su questo o su quel documento, e Costantinopoli ha ripetutamente affermato che le altre Chiese sembravano essere d'accordo con la 'cornice' che portava al Concilio. Sì, ci sono certe firme, e certe Chiese hanno partecipato alle riunioni, ma questo non è mai abbastanza.

È abbastanza evidente che Costantinopoli ha avuto molta 'cooperazione' da chiese che hanno cercando di tenere comportamenti da galantuomini di fronte all'urgenza con cui Costantinopoli spingeva questo 'Concilio', ma penso che abbia frainteso quanto sarebbe andata lontano tale cooperazione. Hanno presunto che una volta che le firme erano sulla carta, allora le Chiese si sarebbero sentite obbligate a 'obbedire' ai termini.

Tuttavia, proprio mentre l'inchiostro si stava asciugando, le altre Chiese hanno iniziato a registrare le obiezioni in modo 'silenzioso', forse con la speranza che Costantinopoli avrebbe preso in considerazione che stavano cooperando, ma che tuttavia alcuni altri problemi dovevano essere affrontati. A Costantinopoli non hanno capito l'antifona e non hanno percepito che la diplomazia richiedeva alcune modifiche per mantenere la cooperazione. Le firme erano state apposte con riserva. Gli altri vescovi stavano cercando di essere gentili nel continuare, ma volevano qualcosa in cambio.

Le persone educate non vogliono sollevare un grande polverone in un forum pubblico, e così sembra che se ci sono stati negoziati in corso dietro le quinte, non sono andati a buon fine. Da quello che ho sentito, sembrerebbe che la maggior parte del dialogo sia stata effettivamente fatta in pubblico, che è sempre un brutto posto per tenere una discussione urgente. Ancora una volta, le buone maniere ti dicono di non mettere in imbarazzo i tuoi amici e familiari con un litigio in pubblico.

Credo che Costantinopoli abbia male interpretato il comportamento educato delle altre Chiese come un accordo. Mossa sbagliata.

In conclusione, credo che Costantinopoli abbia bisogno di ripensare la sua strategia, e farebbe bene a farlo rapidamente. Si parla molto di tenere un altro 'Grande Concilio,' con un occhio sul cambiamento di come la Chiesa tratta le questioni di 'primato' e la risoluzione dei conflitti nell'era seguente all'impero bizantino e al giogo ottomano. La realtà si muove, e così la nostra Chiesa deve muoversi lontano da realtà storiche che sono ora puramente storia passata.

Mentre la storia è importante, dobbiamo ricordare i perché della storia. Le decisioni storiche sono state sempre prese a seconda delle circostanze del tempo e delle esigenze di quel tempo. Se le nostre esigenze cambiano, la Chiesa può cambiare.

Se si vuole avere una discussione di 'aggiornamento' della posizione della Chiesa sul matrimonio, si può anche avere una discussione di 'aggiornamento' della posizione della Chiesa sui dittici.

* * *

Qualcosa che noi antiocheni troviamo piuttosto 'curioso' sulle dichiarazioni dell'arcidiacono Ioannis Chryssavgis, che il Concilio sarebbe 'vincolante' perché le altre Chiese autocefale avrebbero firmato alcuni documenti, è che ignora il fatto che Gerusalemme ha firmato un documento in cui accettava di lasciare il Qatar, poi ha rinnegato la firma.

Penso che se Gerusalemme può firmare un documento con un'altra Chiesa e quindi tirarsi fuori senza dare un'approvazione, allora possono agire in tal modo anche le altre Chiese autocefale.

 
Una bella chiesa per il monastero della santa Croce in West Virginia

Con grande piacere, ho sviluppato un progetto per una nuova chiesa per l'Eremo della Santa Croce (Holy Cross) nella Virginia occidentale. In molti modi, questo progetto è il culmine di 15 anni di pensiero, ricerca e sperimentazione da parte mia, e incapsula il meglio delle mie idee per i progetti di chiese ortodosse. Vorrei condividere con voi la storia di questo progetto.

Come comunità di lingua inglese della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia, Holy Cross è cresciuta in modo prolifico negli ultimi anni. Un afflusso di giovani convertiti americani alla ricerca della vita monastica richiede al monastero di costruire quasi continuamente nuovi edifici. È giunto il momento per loro di costruire la loro struttura più importante: un katholikon permanente.

L'anno scorso ho lavorato per Holy Cross, creando per loro un santuario e un reliquiario per i martiri imperiali. Soddisfatto della qualità del lavoro, l'abate mi ha chiesto di progettare la sua nuova chiesa. Si tratta di un progetto difficile, in quanto hanno bisogno di un bel po' di spazio e vogliono una bella architettura nella tradizione russa. Ma in un remoto sito rurale nella Virginia occidentale, non è né conveniente né appropriato costruire un'alta cattedrale russa.

rendering esterno che mostra il progetto proposto sul sito della costruzione

Ho riflettuto molto su questo paradosso, poiché rispecchia i desideri di quasi tutti i miei clienti ortodossi americani. Come si fa a costruire una chiesa che sia capiente, autentica e bella, ma non troppo costosa? E come si fa a farla sembrare americana e tradizionalmente ortodossa allo stesso tempo?

Nel corso del mio lavoro ho provato diverse soluzioni a questo proposito, tra cui vari sistemi di costruzione in legno. Ma ho anche un grande amore per la costruzione in muratura e ritengo sia il modo migliore per costruire una chiesa su larga scala.

nuova chiesa per il monastero della Santa Croce: vista interna verso est

Le chiese ortodosse storiche nel Vecchio Mondo non offrono molti esempi pratici da imitare. Soprattutto in Russia, tendono ad essere molto alte nelle loro proporzioni (il che significa che non contengono molte persone o sono immensamente costose da costruire). O si compartimentano, con una navata bassa per il popolo come spazio completamente separato dall'alto coro per il clero e i cori (cosa che non sarebbe tollerata pastoralmente in America). Infine, hanno pareti incredibilmente spesse (tipicamente da 2 metri a 3 metri e mezzo) e tutti i soffitti sono a volta in massiccia muratura che si estende fino al tetto (di solito non c'è un soffitto a cornice in legno nel mezzo). Come tale, l'enorme quantità di muratura nelle chiese russe è semplicemente impraticabile per gli standard americani di costruzione.

Quindi da alcuni anni ho considerato come ridurre il volume della muratura in una chiesa, ponendo maggiore enfasi sui tetti in legno, senza compromettere la bellezza e l'integrità del design. In questo, ho tratto notevole ispirazione dalle chiese a basilica del primo millennio. Soprattutto in Italia, queste antiche basiliche racchiudono vaste quantità di spazio utilizzando pareti in muratura relativamente sottili (fino a mezzo metro di spessore) e bellissimi tetti a capriate a vista. Questo sistema raggiunse l'apice della bellezza nelle basiliche dell'XI secolo a Torcello e Murano nella Laguna di Venezia.

cattedrale di santa Maria Assunta, Torcello, Italia, 1008

Per il mio progetto per il monastero della santa Croce, in un certo senso ho adattato il sistema di costruzione di una basilica, ma l'ho applicato a un piano cruciforme con una cupola centrale. Questo la rende una chiesa riconoscibilmente ortodossa, ma con un pizzico dell'architettura ariosa e aperta dell'Italia. Soprattutto, dà un senso di buone proporzioni verticali agli spazi interni senza effettivamente salire ad altezze impraticabili e senza usare un volume eccessivo di muratura.

Mentre una basilica italiana avrebbe sottili colonne di marmo, questa chiesa avrà colonne di cemento intonacato, modellate sulle eleganti colonne del monastero Sretenskij a Mosca. Possono essere dipinte con icone e daranno un sapore russo ai grandi spazi interni.

monastero Sretenskij, Mosca, 1677

nuova chiesa per il monastero della Santa Croce: vista interna verso nord

All'esterno, ho scolpito la chiesa con grande semplicità. Le forme sono completamente comprensibili, ovvie e razionali. Questo è importante in America, con la nostra storia di semplici fattorie e di una seria architettura coloniale. Molte persone che vedranno questa chiesa non avranno esperienza di chiese russe, le cui forme esotiche ed elaborazione barocca sono immensamente distanti dal nostro patrimonio culturale. Spero che vedranno questa chiesa e la vita monastica della comunità, e diranno "Capisco queste cose – mi sembrano naturali; mi sembrano quasi inevitabili nel mio cuore".

La chiesa è progettata per contenere 50 monaci con i loro stasidia nei transetti e nei cori. La navata ospita 150 visitatori e c'è spazio per altre centinaia di persone sul portico attorno alla chiesa. L'interno è accuratamente progettato per offrire un certo grado di privacy e separazione ai monaci, senza isolare i visitatori laici dall'iconostasi, dai kiot e dai reliquiari. Il grande altare e la sacrestia possono ospitare molti chierici in visita per i servizi festivi. Il piano interrato conterrà un auditorium per presentazioni pubbliche e una cripta per le sepolture.

Il grande campanile consentirà al monastero di sviluppare l'arte russa del suono delle campane a livello professionale. È abbastanza spazioso da consentire ai visitatori di salirvi e di godere in tutta sicurezza della vista a 360 gradi della valle di montagna in cui si trova il monastero. La forma rotonda, con dieci archi a campanile, è, per quanto ne sappia, senza precedenti nell'architettura russa. Ancora una volta, rappresenta una riduzione delle complessità barocche dei campanili russi verso una sorta di ideale razionale o platonico, e riscopre in tale semplicità un'estetica di gioia infantile e bellezza inaspettata.

Il monastero spera di iniziare la costruzione nel 2020. Per saperne di più sul progetto e per fare donazioni, visitate il sito web del monastero qui.

Il sito Web di Andrew Gould è www.NewWorldByzantine.com

 
Il ritorno dei magiari: il presidente dell'Ungheria definisce gli USA in bancarotta morale e finanzia

Con così tanti sviluppi in Ucraina e ora con una rinnovata guerra degli Stati Uniti alla Siria con il pretesto dello Stato islamico, è stato facile trascurare importanti sviluppi nella lotta per il ripristino della sovranità delle nazioni in Europa. Come descritto nel mio ultimo post ospitato su questo blog, la votazione per l'indipendenza scozzese giovedi 18 settembre ha costretto i principali media anglo-americani a coprire l'argomento del 'separatismo' come un'onda che si diffonde delle Highlands scozzesi alla Catalogna in Spagna. Molti di quei media hanno ripetuto la ridicola propaganda sulla NATO o la UE che cadrebbero a pezzi e sul cielo economico che precipita a causa di un voto scozzese per il 'sì' (il riferimento a un film di James Bond è intenzionale in questa frase). Alcune delle solite voci russofobe hanno iniziato a lamentarsi dei blogger pro-Cremlino che stranno accusando Washington e Londra su Twitter con didascalie umoristiche che sostengono l'indipendenza della Scozia [https://twitter.com/torrek_info/status/509325448338472960], o delle dichiarazioni positive su Vladimir Putin fatte dal leader del Partito Nazionale Scozzese, Alex Salmond. [http://www.theguardian.com/politics/2014/apr/30/alex-salmond-vladimir-putin-remarks]

Una breve precisazione per quanto riguarda l'Ungheria

L'argomento di oggi è il prossimo obiettivo per la propaganda dei Due Minuti d'Odio dell'Impero in Europa (oltre a Marie Le Pen e al Fronte Nazionale in Francia): l'antica nazione dell'Ungheria e il suo orgoglioso presidente, Viktor Orban. Vorrei iniziare dicendo che come cittadino americano e blogger indipendente, non ho legami finanziari o di sangue con l'Ungheria, né è mia intenzione difendere tutte le politiche di Budapest. Il mio scopo in questo post è quello di esaminare il motivo per cui l'Impero vede con sempre più disprezzo il governo ungherese e ha inviato le sue solite ONG e i portavoce dei media a denigrare il presidente Viktor Orban personalmente e ad attaccare sua visione del mondo filo-russa 'putinista'. In tal modo mi accosto a questo post come neofita della politica ungherese, ma non dei giochi globali dell'Unione Europea per mantenere i suoi paesi membri come vassalli di quello che Saker chiama l'Impero 'anglo-sionista'.

Perché Budapest sta emergendo come alleato chiave dei russi all'interno dell'Unione Europea?

Un millennio di storia ungherese e la sua rilevanza per la Novorossija

Gli ungheresi, per quei lettori di Saker che potrebbero non avere familiarità con la loro storia, discendono come i bulgari dalle stessi grandi migrazioni dall'Asia centrale nel primo millennio d.C., con studiosi russi convinti che i magiari provenissero da una patria negli Urali meridionali a est della steppa del Volga. Spinti da antichi nemici conosciuti come i peceneghi, che si alternavano tra la guerra all'Impero Romano d'Oriente cristiano-ortodosso e il servizio a Bisanzio come mercenari, gli ungheresi si stabilirono nel bacino del fiume Danubio e nei Carpazi. La loro lingua, come quella dei finlandesi, è non indo-europea e supera facilmente il finlandese e il basco come lingua non indo-europea più parlata sul continente europeo. Solo pochi decenni dopo che il principe Vladimir battezzò la Rus' di Kiev nel 987, il primo monarca cristiano del magiari, Santo Stefano I, convertì le tradizionali sette tribù ungheresi al cristianesimo nei primi anni del X secolo. Sotto il regno di successo di Stefano prima del Grande Scisma del 1054 tra Roma e Costantinopoli, l'Ungheria prosperò come la principale rotta commerciale tra il Sacro Romano Impero germanico e i bizantini. La sorella minore di Stefano sposò un principe veneziano che a quel tempo era un alleato chiave di Bisanzio, mentre la moglie di Stefano era una principessa bavarese. [http://en.wikipedia.org/wiki/Stephen_I_of_Hungary]

I paralleli storici tra l'Ungheria e la Rus' non si fermarono con Stefano e la seconda Roma, ma continuarono nel XIII secolo. In quei decenni turbolenti i tartari mongoli, che avevano soggiogato quasi tutta la Russia, furono respinti dai cavalieri ungheresi e dai loro alleati del Sacro Romano Impero. Purtroppo, le guerre nei seguenti due secoli con i polacchi e i regni tedeschi e le lotte dinastiche indebolirono gli ungheresi, fino a quando non cedettero sotto l'avanzata dei turchi ottomani e furono costretti all'alleanza con gli Asburgo cattolici. Ciò comportò anche la contro-riforma nelle terre ungheresi, con simili conseguenze negative per i protestanti e per i cristiani ortodossi. Nel 1686, dopo la decisiva sconfitta dei turchi per opera degli eserciti guidati dai polacchi nella battaglia di Vienna, la futura capitale ungherese di Buda fu liberata dal giogo ottomano, e l'ultima incursione ottomana dalla Crimea in Ungheria fu registrato nel 1717. Dopo la battaglia di Trenscen nel 1708 gli ungheresi sono stati interamente assorbiti nell'impero asburgico papista che divenne noto come austro-ungarico. Durante la prima guerra mondiale gli ungheresi subirono enormi perdite combattendo i serbi e i russi per conto del loro imperatore asburgico.

Dopo la prima guerra mondiale fu firmato nel 1920 il documento chiave che molti nazionalisti ungheresi fino a oggi vedono con amarezza, il trattato di Trianon [http://en.wikipedia.org/wiki/Treaty_of_Trianon], che costò all'Ungheria il 71% del territorio e il 66% della sua popolazione dell'anteguerra – un risultato ancor più punitivo rispetto ai diktat imposti dagli alleati ai tedeschi nel trattato punitivo di Versailles prodotto dagli stessi vincitori. Questo territorio perduto comprendeva la regione della Transcarpazia, oggi nel lontano sud-ovest dell'Ucraina, dove gli Asburgo avevano tenuto migliaia di russini etnici nei campi di concentramento per il loro ritorno al cristianesimo ortodosso o per essersi rifiutati di convertirsi al papismo durante la Prima Guerra Mondiale. È da questo territorio che i leader delle comunità etniche russine e ungheresi hanno rilasciato in entrambe le lingue una dichiarazione congiunta del loro desiderio di raggiungere la piena autonomia all'interno dell'Ucraina promessa nel 1991 e fin da allora negata da Kiev. Nella stessa dichiarazione primi di agosto, visualizzabile con sottotitoli in inglese sul canale Anti-Maidan YouTube, i leader russino e ungherese hanno denunciato la guerra di Kiev contro la Novorossija e menzionato la solidarietà russina e ungherese sulla base di 1000 anni di convivenza pacifica. Questa dichiarazione è stata trasmessa alla televisione ungherese ed è visualizzabile qui: [http://www.liveleak.com/view?i=e14_1408064269]. Altri temi sulla sottomissione dei russini agli Asburgo e sulle altre persecuzioni da prospettiva pro-russina/russa si possono trovare qui: [http://02varvara.wordpress.com/tag/rusyn/].

Non è un caso che sulla piattaforma di Wikipedia, fortemente manipolata dall'impero, i russini sono coperti sotto 'popoli dell'Ucraina' nonostante il fatto che essi sono sparsi attraverso i confini con la Polonia, la Slovacchia e l'Ungheria, e che i movimento separatista o di autonomia dei russini datato attorno al 1991 è respinto come un progetto del Cremlino [http://en.wikipedia.org/wiki/Rusyns#Trans-Carpathian_separatist_movement]. In breve, a prescindere dalla volontà dell'Ungheria di vendere al regime di Kiev centinaia di carri armati T-72 per sostituire le catastrofiche perdite di mezzi corazzati ucraini negli ultimi mesi, Kiev vede il nazionalismo ungherese con sospetto. La Galizia ucraina ultra-nazionalista e nazista sospetta (giustamente, a mio parere) assieme ai suoi padroni globalisti anglo-americani che, se l'Ucraina implode completamente, la Transcarpazia potrebbe fare una secessione come la Novorossija, ma con sponsorizzazione ungherese piuttosto che russa.

Il peggior incubo della giunta di Kiev non è solo perdere le regioni di Kharkov, Kiev e Odessa a favore della Novorossija, ma anche trovarsi simultaneamente di fronte, nei Carpazi soggetti a guerriglia, a una rivolta alleata alle Forze Armate della Novorossija e alla Russia, sostenuta da armi e da combattenti ungheresi. Anche un pacifico Maidan ungherese/russino, contro la guerra e anti-oligarchico, dovrebbe essere schiacciato dai nazisti Kiev con metodi brutali che Washington e Bruxelles avrebbero difficoltà a scusare o a mettere forzatamente sotto silenzio stampa.

Un altro punto è rilevante per il paragrafo precedente. Sotto il famigerato accordo di Monaco del 1938 tra la Germania nazista e i suoi alleati e le potenze occidentali, l'Ungheria ha fatto conquiste territoriali a spese della Cecoslovacchia, che è stata completamente spartita tra la Germania nazista, l'Ungheria, il regime filo-nazista slovacco del tempo, e polacchi che di presentavano come 'Cristo tra i due ladroni'. Questa spartizione ha incluso la Rus' Carpatica / Rutenia, che è diventata Ucraina occidentale dopo la guerra. I nazisti coltivavano il partito fascista delle Croci Frecciate come alleati, e non avevano alcun interesse a mantenere alcuna autonomia accordata dai cechi a qualsivoglia popolo russofilo, mentre progettavano di invadere l'Unione Sovietica. [http://www.youtube.com/watch?v=ZALmLkFmAF8&src_vid=biy1mH8o8_M&feature=iv&annotation_id=annotation_105606].

Gli ungheresi parteciparono all'operazione Barbarossa e combatterono al fianco dei loro scomodi alleati romeni e tedeschi fino a quando i sovietici spezzarono le linee dell'Asse vicino a Stalingrado nel novembre 1942. Gli ungheresi, come i bulgari, cercarono di passare dall'altra parte, non appena apparve evidente che la Germania nazista era condannata a metà 1943, ma fu installato un regine fantoccio fascista regime per mantenere l'Ungheria in guerra. Lo stato fantoccio nazista delle Croci Frecciate crollò sotto le armi dell'Armata Rossa nei primi mesi del 1945. Nel mese di ottobre e novembre del 1956 una rivolta ungherese contro i sovietici fu schiacciata dai carri armati dell'Armata Rossa inviati da Nikita Krusciov. Questa rivolta era stata ispirata dalle trasmissioni in Ungheria di Radio Free Europe, ma l'Amministrazione Eisenhower fece molto poco per aiutare i combattenti per la libertà ungherese oltre a sollevare proteste simboliche. Washington in particolare rifiutò di annullare le spedizioni di grano degli Stati Uniti verso l'Unione Sovietica in quel momento e ospitò Krusciov (come sottolineato in un recente articolo di Patrick J. Buchanan) pochi mesi dopo che i sovietici avevano ucciso migliaia di ungheresi. L'anniversario della rivolta del 23 ottobre divenne una festa nazionale nel 1989, quando crollarono i regimi comunisti in tutto il Patto di Varsavia. Tra i giovani attivisti ungheresi che hanno celebrato il ritorno del loro paese verso l'Occidente vi era l'allora ventiseienne co-fondatore ungherese dell'Alleanza dei Giovani Democratici, Viktor Orban. [http://en.wikipedia.org/wiki/Fidesz]

Perché il presidente Viktor Orban è visto come un traditore degli atlantisti e dell'Impero

James S. Denton è elencato come editore e redattore di World Affairs sulla sua biografia. World Affairs è la rivista di Freedom House, una delle tante ONG finanziate dai contribuenti, coinvolte nel business dei cambiamenti di regime in Europa orientale e in Eurasia da quando il Dipartimento di Stato e la CIA hanno deciso di 'esternalizzare' queste funzioni di propaganda durante la metà degli anni '80. È interessante notare che, nonostante la presunta svolta del presidente ungherese Viktor Orban verso il 'putinismo', il signor Denton elenca ancora se stesso come un ex consigliere del primo ministro Viktor Orban dell'Ungheria qui: [http://www.worldaffairsjournal.org/staff-bios]. Presumibilmente Denton era un consulente di Orban nel 1998, quando il riformatore democratico anti-comunista è diventato il secondo più giovane primo ministro nella storia ungherese. Con l'economia mondiale in generale positiva nel corso degli anni 1998-2002 il governo di Orban è stato in grado di tagliare le tasse, abolire le tasse universitarie per gli studenti qualificati, ed espandere i sussidi di maternità, mentre attirava l'industria tedesca con il lavoro ungherese a basso costo. Cosa ancor cosa più importante per l'Impero, nel 1999 l'Ungheria ha aderito alla NATO insieme con la Polonia e la Repubblica Ceca nonostante le obiezioni della Russia. Nello stesso anno l'Ungheria è stata costretta a partecipare alla guerra contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, partecipando a un embargo commerciale contro Belgrado.

In riconoscimento dei suoi sforzi fedeli per conto della NATO nel 2002, Orban è stato insignito del Freedom Award del neoconservatore American Enterprise Institute e di premi dalla 'New Atlantic Initiative' e dalla 'Förderpreis Soziale Marktwirtschaft' tedesca. Orban è stato chiaramente accettato dalle élite transatlantiche. Ma tutto ha iniziato a cambiare nel 2010, quando il suo Fidesz è tornato al potere dopo sei anni di opposizione. Improvvisamente il partito di Orban ha ottenuto una maggioranza di due terzi, abbastanza per cambiare la costituzione ungherese, e Orban è diventato un 'Hugo Chavez europeo' nelle parole del politico dei verdi tedeschi, Daniel Cohn-Bendit – per ironia della sorte, un ex radicale del 1968 che da giovane avrebbe apprezzato uno 'chavismo rosso'. A questo punto è iniziata un'ondata di propaganda contro il governo ungherese, secondo la quale questo stava schiacciando l'opposizione e limitando la libertà di stampa, in breve demonizzando Fidesz come la versione ungherese di Russia Unita e Orban come il Putin ungherese.

Per essere onesti, Orban non ha ricevuto le critiche tedesche e anglo-americane / atlantiste senza reagire. Ha denunciato la propaganda della TV tedesca contro l'Ungheria, ricordando alla Merkel l'occupazione nazista del suo paese durante la seconda guerra mondiale, e si è rifiutato di fare marcia indietro sulla retorica anti-UE che aveva abilmente promosso almeno dal 2006. I critici di Orban hanno raddoppiato le loro stridenti critiche, accusandolo di distruggere democrazia e i diritti delle minoranze in Ungheria, di firmare offerte da innamorato di energia nucleare e di gas con la Russia, e assecondando il partito ultra-nazionalista se non fascista Jobbik, che ha vinto il 20% dei voti e ha fatto dichiarazioni anti-ebraiche. Lo stesso partito Jobbik, secondo i procacciatori di propaganda dell'Impero come Jamie Kirchick della 'Fondazione per la Difesa delle Democrazie' neocon, fa parte di una vasta cospirazione di Putin per portare i partiti di destra al potere in tutta Europa utilizzando fondi occulti del Cremlino. [http://www.tabletmag.com/scroll/168942/why-hungarys-jobbik-party-won-while-it-lost]

Il discorso 'infame e illiberale' di Orban del 26 luglio 2014 e perché l'Impero (correttamente) lo vede come un tradimento del 'Nuovo Ordine Mondiale'

Il che ci porta alle attuali polemiche – non solo sul rifiuto ostinato di Orban insieme con gli austriaci di supportare più sanzioni contro la Russia sull'Ucraina, ma soprattutto il discorso di Orban di quest'estate, che denunciava il dominio degli Stati Uniti sull'Europa e la sottomissione dell'UE a un impero americano in declino. Per le élite atlantisti che da tempo avevano condannato Orban come aspirante dittatore – il 'Mussolini di Ungheria', come l'avvizzito Newsweek lo ha definito – Orban avrebbe dichiarato guerra alla democrazia. [http://www.newsweek.com/hungarys-mussolini-vows-make-eu-member-illiberal-state-262127]

Per Charles Gati, ricercatore anziano di Studi europei ed eurasiatici presso la Johns Hopkins University [http://www.sais-jhu.edu/charles-gati], il senso di tradimento era personale: Orban era stato uno dei suoi più brillanti giovani studenti nei giorni inebrianti dopo la caduta del comunismo in Ungheria. La descrizione fatta da Orban degli Stati Uniti come una influenza culturale ed economica maligna in Europa è stata uno schiaffo in faccia a Gati e ad altri come James S. Denton di Freedom House che aveva cresciuto Orban per farlo diventare un satrapo affidabile della benevola egemonia statunitense. L'editoriale di Gati per lo stesso AEI che un tempo aveva dato a Orban il suo Freedom Award è intitolato, "Il Mini-Me di Putin: La maschera è caduta". [http://www.the-american-interest.com/articles/2014/08/07/the-mask-is-off/] Nel suo pezzo per l'American Interest Gati cita Orbán che racconta a un'assemblea a Washington nel 1998: "tutto ciò che so di politica contemporanea e di storia, l'ho imparato dal Professor Gati. "Gati ha accusato il suo ex allievo di emettere "invettive incoerenti" contro gli Stati Uniti, senza senso né nell'originale ungherese né tradotte in inglese, piene di "luoghi comuni" anti-americani. Quasi tutti i media occidentali che hanno coperto il discorso di Orban a un gruppo di pacifici nazionalisti ungheresi in un campo estivo giovanile di 'destra' a fine luglio hanno concordato. Nessuno a quanto pare ha voluto citare il discorso o prenderlo sul serio come un grido patriottico dal cuore contro la decadenza e il declino della civiltà occidentale che Orban aveva abbracciato da giovane.

L'essenza dell’'Orbanismo' – disillusione nei confronti dell'Occidente e ricerca di un futuro eurasiatico

Allora, che cosa esattamente ha detto Orban in Kotscse nei pressi del lago Balaton, che è stato così scioccante che le press-titute erano terrorizzate dal citare qualsiasi parte? Qui ci sono i brani più importanti, a mio parere, tradotti da The Budapest Beacon e conservati qui: [http://hungarianspectrum.wordpress.com/2014/07/31/viktor-orbans-speech-at-the-xxv-balvanyos-free-summer-university-and-youth-camp-july-26-2014-baile-tusnad-tusnadfurdo/]. Orban inizia facendo riferimento al momento di definizione della politica ungherese, la modifica o Die Wende del 1989, dicendo che per troppo tempo gli ungheresi si sono aggrappati al recente passato piuttosto che rivolgersi al futuro del XXI secolo:

Il mio discorso di oggi non è collegato alle elezioni. Il nostro presidente in carica ci ha presentato come rovesciatori di regime, e lo ha fatto richiamando il cambio di regime. Questo fa capire bene che per la nostra generazione il cambio di regime è l'esperienza generazionale con cui confrontiamo ciò, contro la quale misuriamo tutto, da dove iniziamo a definire tutto ciò che accade intorno a noi. Sembra naturale, anche se è piuttosto uno svantaggio per noi, non un vantaggio.

Come discorso, questo non è certo roba controversa. Ma ciò che segue è ciò che a Washington ha fatto arrabbiare i propagandisti dell'incrollabile e illimitata egemonia occidentale del dominio anglo-americano:

Vorrei suggerire di ricordare in breve a noi stessi che nel XX secolo ci sono stati tre importanti cambiamenti di regime mondiale. Alla fine della prima guerra mondiale, alla fine della seconda guerra mondiale, e nel 1990. I punti in comune erano – potrei averne parlato qui una volta – che quando i cambiamenti si manifestavano, era chiaro a tutti noi che avremmo vissuto in un mondo diverso da  un giorno all'altro. Diciamo che è stato molto chiaro qui dopo Trianon [il già citato 'diktat di Versailles' del 1920 contro gli ungheresi, che tagliava fuori Budapest da terre antiche – AK], come lo è stato a Budapest anche dopo la seconda guerra mondiale. Se la gente si guardava intorno e vedeva l'invasione delle truppe sovietiche, sapeva che un nuovo mondo stava per iniziare. Nel '90, quando siamo riusciti a spezzare e a spostare i comunisti, era chiaro dopo le prime elezioni parlamentari che per noi era arrivato un nuovo mondo: il muro di Berlino è crollato, si sono tenute le elezioni, e questo è un altro futuro.

Ora devo citare Orban a lungo, perché arriva all'essenza della sua dichiarazione – si fece avanti 'l'Occidente' come entità unitaria guidata dagli Stati Uniti, con un Regno Unito [presto senza Scozia] come tirapiedi, e i suoi politici occidentali e i magnati stessi frequentatori di Davos. Orban– orrore – denuncia anche la cosiddetta 'ripresa economica' negli Stati Uniti dal 2008 come una frode distruttiva della classe media, che gonfia artificialmente la Federal Reserve e falsifica le statistiche:

La dichiarazione destinata a essere il punto fondamentale del mio discorso qui è che i cambiamenti nel mondo di oggi hanno valore e peso analogo. Possiamo identificare la sua manifestazione – il punto in cui tutto divenne chiaro – come la crisi finanziaria del 2008, o meglio la crisi finanziaria occidentale. E l'importanza di questo cambiamento è meno evidente perché la gente l'ha percepito in modo diverso dai precedenti tre. Non era chiaro durante il grande crollo finanziario occidentale nel 2008 che ci accingevamo a vivere in un mondo diverso da ora in poi. Il cambiamento non è stato acuto come nel caso dei tre precedenti cambiamenti di regime mondiale e in qualche modo si è risolto lentamente nelle nostre menti, mentre la nebbia calava sulla terra. Se ci guardiamo intorno e analizziamo le cose che accadono intorno a noi, per sei anni questo è stato un mondo diverso da quello in cui abbiamo vissuto. E se proiettiamo i processi nel futuro – cosa che comporta sempre un rischio - è un ragionevole esercizio intellettuale, e vediamo bene che i cambiamenti avranno un impatto maggiore.

Bene, onorevoli signore e signori, al fine di illustrare la profondità di questo cambiamento, senza alcun ordine particolare, ho assemblato un paio di frasi, di idee dal mondo occidentale, così come uno o due dal mondo orientale, che sono scioccanti. Se li valutassimo attraverso la lente della visione del mondo liberale pre-2008, saremmo scioccati. Eppure, se non la pensiamo in questo modo, ma capiamo da queste frasi quanto siamo cambiati in termini di discorso pubblico, di argomenti e delle loro articolazioni in questi ultimi sei anni, allora citare queste frasi ci aiuterà a capire quanto profondo è il cambiamento che sta avvenendo nel mondo di oggi.

Molto brevemente: In America, il presidente degli Stati Uniti ha fatto numerose e ripetute dichiarazioni su come l'America è stata travolta dal cinismo, e il compito della società americana e del governo americano è di dichiarare guerra al cinismo proveniente dal settore finanziario. Prima del 2008, tale dichiarazione avrebbe comportato l'esclusione dai discorsi internazionali tra gentiluomini, perché a causa delle caratteristiche del sistema finanziario, probabilmente sarebbe anche stata considerata come qualcosa sinistro, che rende qualsiasi espressione di tali frasi estremamente pericoloso. Contrariamente a questo, queste idee appaiono costantemente sulla stampa americana di recente. Il presidente degli Stati Uniti dice che se un lavoratore americano deve costantemente scegliere tra carriera e famiglia, l'America perderà il suo posto nell'economia mondiale. Oppure, il presidente parla apertamente di patriottismo economico. Egli [Obama] dice queste frasi che ancora oggi otterrebbero bastonate e lapidazioni nella vita pubblica ungherese di provincia. Per esempio, parla apertamente di come le aziende che impiegano stranieri dovrebbero pagare la loro giusta quota di tasse. O parla apertamente di come le aziende che impiegano gli americani dovrebbero essere sostenute prima di chiunque altro. Queste sono tutte voci, idee e frasi che sarebbero state inimmaginabili sei o otto anni prima.

Per procedere ulteriormente, secondo un analista ben riconosciuto, la forza del "soft power" americano si sta deteriorando, perché i valori liberali oggi incorporano la corruzione, il sesso e la violenza e con questo i valori liberali screditano l'America e la modernizzazione americana [Questo è il cosiddetto 'cliché' che Gati trova così intollerabile, e che appare evidente a me e a milioni di altri cristiani tradizionalisti americani – AK]. Inoltre, la Open Society Foundation [finanziata da George Soros – AK] ha pubblicato non molto tempo fa uno studio, che analizza l'Europa occidentale. In questo, abbiamo potuto leggere una frase che dice che l'Europa occidentale si è così preoccupata di risolvere la situazione degli immigrati, che si è dimenticata della classe operaia bianca. O il primo ministro britannico ha detto che, come conseguenza dei cambiamenti che avvengono in Europa, molti son o diventati divennero scrocconi sulle spalle dei sistemi di welfare. Uno degli americani più ricchi, che è stato uno dei primi investitori nella società Amazon, ha affermato che viviamo in una società sempre meno capitalista e sempre più feudale, e se il sistema economico non si riforma, allora la classe media scomparirà, e, come dice lui, "i ricchi saranno attaccati dai forconi". Pertanto, costui [Orban si riferisce all'articolo di Nick Hanauer, investitore miliardario di origine tedesca di Amazon.com, pubblicato in Politico qui: http://www.politico.com/magazine/story/2014/06/the-pitchforks-are-coming-for-us-plutocrats-108014.html#.VBJjGfldV8E – AK] pensa che un modello economico dal medio all'alto è necessario invece di un modello top-down. Non è mia intenzione di interpretare queste frasi, solo di citarle qui per mostrare la novità di queste idee di cui era impossibile parlare solo sei anni fa.

Oppure, analogamente dall'America, il numero di giovani disoccupati è drasticamente aumentato [Orban chiaramente non si beve i numeri della disoccupazione degli Stati Uniti "cucinati" in contrasto con i reali tassi di disoccupazione del 16-20% compilati da John Williams e pubblicati su ShadowStats.com – AK], e nel caso delle opzioni di carriera più promettenti, i bambini provenienti da famiglie benestanti ricevono un vantaggio molto più grande – questo è detto nella patria della mobilità sociale [un riferimento di Orban, forse, ai milioni di ungheresi emigrati negli Stati Uniti prima e dopo la seconda guerra mondiale – AK]. O per citare qualcosa di diverso: un altro rispettato analista ha detto che Internet, compreso dal mondo liberale come il più grande simbolo di libertà per lunghi anni, è stato colonizzato da grandi aziende. La sua affermazione suggerisce che la grande domanda è se le grandi aziende capitalistiche, il che significa aziende internazionali, riusciranno a eliminare la neutralità di internet. Andando avanti, per citare uno sviluppo che sia caro e inaspettato per noi, il primo ministro inglese, che evita goffamente di identificare il suo partito come cristiano democratico, si alza davanti al pubblico affermando che il cristianesimo è un principio fondamentale dei valori britannici, e nonostante il multiculturalismo, la Gran Bretagna è un paese cristiano nel cuore, e questo è un fatto di cui essere orgogliosi.

Oltre a suggerrire che gli Stati Uniti sono una potenza in declino culturale ed economico, Orban ha aggiunto la bestemmia all'eresia suggerendo che l'Ungheria potrebbe imparare molto dalle crescenti nazioni dei BRICS, oltre che dai vecchi sovrani ottomani degli ungheresi, i turchi, che hanno modernizzato la loro economia sotto l'autoritarismo e il doppio gioco (tra Iran, Russia e Cina da un lato e la NATO e gli stati sunniti del Golfo Persico dall'altra) di Recep Tayyip Erdogan:

Tutti parlavano solo di concorrenza nell'economia mondiale. La globalizzazione su scala internazionale ha reso necessario fare molti discorsi, scritti e analisi su di essa, e questo fenomeno è noto nei dettagli. Possiamo più o meno sapere perché un grande gruppo di interesse economico, per esempio, l'Unione Europea, è competitivo, o perché sta perdendo la sua competitività. Tuttavia, secondo molti, e io appartengo a loro, oggi, non è questo il problema principale. Rimane una domanda importante. Finché la gente vive di denaro e d'economia, questa è ancora una questione importante. Eppure c'è una gara ancora più importante. Vorrei definirla la gara a inventare uno stato che sia in grado di dare successo a una nazione. Poiché lo stato non è altro che un metodo di organizzazione di una comunità, una comunità che nel nostro caso a volte coincide con i confini del nostro paese, a volte no, ma ritornerò su questo punto, l'aspetto che definisce il mondo di oggi può essere articolato come una gara a capire un modo di organizzare le comunità, un modo che sia più in grado di rendere una nazione competitiva. Questo è il motivo per cui, onorevoli signore e signori, la tendenza nel modo di pensare non si rivolge ai sistemi occidentali, né a quelli liberali, né alle democrazie liberali, forse nemmeno alle democrazie in ogni caso, eppure a sistemi che garantiscono successo alle nazioni. Oggi, le stelle delle analisi internazionali sono Singapore, la Cina, l'India, la Turchia, la Russia. E credo che la nostra comunità politica abbia giustamente anticipato questa sfida, e se ripensiamo a quello che abbiamo fatto negli ultimi quattro anni, e a quello che ci accingiamo a fare nei prossimi quattro anni, allora la realtà può essere davvero interpretata da questo punto di vista. Stiamo cercando e stiamo facendo del nostro meglio per trovare – separandoci dai dogmi dell'Europa occidentale, rendendoci indipendenti da loro – la forma di organizzazione di una comunità, che sia capace di renderci competitivi in questa grande gara mondiale.

Parlando di una grande gara mondiale e scartando la mera concorrenza economica come l'unico fattore decisivo del XXI secolo, Orban suggeriva fortemente che il primo dovere di qualsiasi governo ungherese è la conservazione dei popoli ungheresi, ovunque essi vivano. Poiché alcuni membri di Jobbik che possono effettivamente essere fascisti parlano in questo modo, come fanno i nazisti ucraini che immaginano che i cosacchi delle regioni di Rostov e di Krasnodar non si rendano conto di essere ucraini, è facile etichettare come 'fasciste' tali idee. Ma l'Ungheria, come molti osservatori dei suoi dati demografici hanno fatto notare, è una nazione che si trova di fronte un severo invecchiamento e declino della popolazione.

Chiaramente quando Orban dice 'competitivi in questa grande gara mondiale' egli intende preservare gli ungheresi come popolo, piuttosto che vederli lentamente sostituiti dai popoli del Medio Oriente [il Nord Africa, il Levante e il Kurdistan turco sembrano tutti innescato per esplosioni demografiche e lunghi disordini negli anni a venire – AK] o altrove nel corso di questo secolo. Nel caso in cui ci fosse qualche confusione su ciò che Orban voleva dire, il suo riferimento alla 'classe operaia bianca' della Gran Bretagna dovrebbe renderlo chiaro: lo scopo di una nazione sovrana è la salute e a lungo termine il benessere della popolazione di maggioranza quella nazione, non "valori" globalisti o la crescita economica divorziata dai bisogni umani. Mentre io personalmente non sono un fan di Aleksandr Dugin, bisogna riconoscere che questo è molto più vicino al duginismo e all'eurasiatismo che non le vecchie posizioni atlantiste, pro-EU di Orban. L'uso di Orban della frase 'stato non liberale' è di fatto, duginismo quasi puro, forse preso direttamente dalle pagine del libro di Dugin La quarta teoria politica da parte di un preparatore dei discorsi di Orban. Nel libro, Dugin sostiene che dopo tre secoli di liberalismo risalente agli atti di tolleranza che hanno concluso le sanguinose guerre dei 30 anni in Europa e restaurato la corona britannica dopo la rivolta di Cromwell, il liberalismo si è esaurito. [Potete guardare i sottotitoli in inglese di Dugin che riassume il suo libro in meno di dieci minuti, e descrive in quante lingue europee è stato tradotto, qui: http://www.youtube.com/watch?v=4QrnJKf-HHE]

Orban si impegna a resistere alle tattiche dell'Impero, le rivoluzioni colorate e i regni delle ONG

Di conseguenza, ciò che sta accadendo oggi in Ungheria può essere interpretato come un tentativo della rispettiva leadership politica di armonizzare il rapporto tra gli interessi e le realizzazioni degli individui – che devono essere riconosciuti – con gli interessi e le conquiste della comunità e della nazione. Questo significa che la nazione ungherese non è una semplice somma di individui, ma una comunità che ha bisogno di essere organizzata, rafforzato e sviluppata, e in questo senso, il nuovo stato che stiamo costruendo è uno stato illiberale, uno stato non liberale. Non nega i valori fondamentali del liberalismo, la libertà, ecc... Ma non fa di questa ideologia un elemento centrale di organizzazione statale, ma si applica al suo posto un approccio specifico, nazionale, particolare.

Orban è un eurasiatista?

Come Dugin, come Igor Strelkov, e come Vladimir Putin, Orban denuncia una quinta colonna nel suo paese. Questa comprende, naturalmente, le stesse fondazioni create da Rockefeller ed elencate su Fortune 500, think tank, e ONG che hanno coltivato i politici dell'Europa centrale come... l'ex dipendente dell'AEI e marito di Anne Applebaum del Washington Post, Radek Sikorski. [http://www.theguardian.com/world/2014/jun/22/poland-foreign-minister-alliance-us-worthless] E l'ex primo ministro ceco Vaclav Klaus, che ha definito l'Unione europea il Quarto Reich (predominio economico continentale tedesco sotto la tutela di Washington [http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/cyprus/9948545/Southern-Europe-lies-prostrate-before-the-German-imperium.html]) e ha paragonato i burocrati di Bruxelles ai loro predecessori sovietici [http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/8289920.stm]. E, naturalmente, Viktor Orban, 'educato' all'AEI e alla Johns Hopkins, che ora sfida l'Unione Europea.

Mentre Sikorski è stato intercettato mentre raccontava amaramente a un collega politico polacco, quando pensava che nessuno stesse ascoltando, che la Polonia avesse fatto un servizietto agli Stati Uniti senza ricevere nulla in cambio; Orban si è ribellato ai suoi ex manovraori e ora li definisce per quello che sono – agenti stranieri di influenza e occupanti globalisti del suo paese:

Ora, il paesaggio delle ONG ungheresi mostra un'immagine molto particolare. Idealmente un politico civile, al contrario di uno professionista, è un individuo che si sta organizzando dal basso verso l'alto, è finanziariamente indipendente e la natura del suo lavoro è volontaria. Se guardiamo alle organizzazioni civili in Ungheria, quello che appare al pubblico, come ora i dibattiti intorno al Fondo norvegese hanno portato alla superficie, allora vedrete che abbiamo a che fare con degli attivisti politici pagati. E questi attivisti politici sono per di più attivisti politici pagati da stranieri. Attivisti pagati certamente da circoli politici d'interesse. È difficile immaginare che questi circoli abbiano scopi sociali. È più probabile che vogliano esercitare influenza attraverso questo sistema di strumenti sulla vita pubblica ungherese. È fondamentale, quindi, che se vogliamo riorganizzare il nostro Stato nazionale anziché uno Stato liberale, dovremmo mettere in chiaro che questi non sono civili che vengono contro di noi, opposti a noi, ma attivisti politici che tentano di promuovere interessi stranieri. Quindi è molto adatto che nel Parlamento ungherese si formi una commissione che si occupa del costante monitoraggio, registrazione e rivelazione dei tentativi stranieri di acquisire influenza, in modo che tutti noi qui, e voi pure, saremo consapevoli di chi sono i personaggi dietro le maschere.

Dal momento che questo pezzo è stato eccezionalmente lungo anche per gli standard del blog, lascio a Saker e ai suoi lettori la conclusione di Orban per i suoi compatrioti che capitano vivere al di fuori dei confini attuali dell'Ungheria – e questo è un chiaro messaggio a Kiev, Bucarest e in ultima analisi, a Washington che l'identità nazionale non sarà schiacciata sotto l'euro-globalismo:

Ora l'unica domanda che rimane, onorevoli signore e signori, è una domanda a cui non ho diritto di rispondere: in momenti come questo, in cui tutto può accadere, dovremmo avere paura, o dovremmo invece essere fiduciosi? Poiché l'attuale ordine del mondo non è esattamente di nostro gusto, questo futuro, anche se è incerto, potrebbe anche causare problemi enormi, ma porta anche opportunità e sviluppi per la nostra nazione ungherese. Così, invece di solitudine, paura e ritiro io raccomando coraggio, pensiero prospettico, razionale, azione coraggiosa verso le comunità ungheresi non solo nel bacino dei Carpazi [le vecchie terre russine – AK], ma anche in tutto il mondo. Poiché può succedere di tutto, può facilmente accadere che arriverà il nostro tempo. Grazie per la vostra cortese attenzione.

 
Intervista sulle icone ortodosse

Alcuni anni fa ci è stata fatta la seguente intervista per una rivista on line di Torino. Oggi il testo non è più disponibile in rete, ma l'interesse per le icone ortodosse non accenna a diminuire, per cui ripresentiamo quelle domande e risposte in un formato leggermente riveduto.

Igumeno Ambrogio

Settembre 2021

Parlando della corrispondenza tra Gesù e re Abgar come orgine delle icone, è preferibile che se ne parli come di "storia", di "leggenda", di "racconto simbolico" o d'altro ancora?

Ha molti elementi leggendari (sembra una narrazione studiata ad arte perché nessuno pretenda qualche prova storica...), tuttavia è parte del complesso delle officiature ortodosse, e in quanto tale ha un certo grado di ufficialità (anche solo simbolica, come nel caso di san Giorgio e del drago, nel quale nessuno pretende che il drago abbia una corrispondenza storica).

Cos'è un'icona secondo la dottrina ortodossa e come il fedele può trarne un beneficio spirituale?

Icona significa semplicemente "immagine", e la sua ragion d'essere è prettamente teologica. Come faceva notare san Giovanni Damasceno nel suo trattato In difesa delle immagini sacre, noi veneriamo le immagini del Salvatore perché riconosciamo che in lui Dio si è fatto visibile ai mortali. Allo stesso modo, le immagini di tutti i santi sono un riconoscimento del fatto che sono stati ricolmi dello Spirito Santo di Dio, fonte della loro santità. In ultima analisi, onorare le icone è onorare Dio.

Prima di accingersi a dipingere l'immagine sacra, l'iconografo si sottoponeva ad una preparazione rituale. Può descriverci in cosa consisteva e se tale disciplina è ancora praticata?

Realizzare un'icona è stato sempre considerato in sé un atto di preghiera. Perciò, come preghiera il periodo di realizzazione dell'icona può essere introdotto da una benedizione iniziale da parte di una competente autorità religiosa, o accompagnato da uno stato di digiuno o di relativo isolamento. Tale preparazione dipende però dal tipo di icona e dal tipo di iconografo: per esempio i monaci e le monache che realizzano icone lo fanno come atto di obbedienza monastica; i gruppi di iconografi che lavorano in team per affrescare una chiesa hanno ritmi diversi da quelli di un iconografo singolo che lavora nel suo studio a un'icona su tavola, e così via.

Quali icone presenti a Torino possiamo segnalare all'attenzione dei lettori?

Gli abitanti del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta potranno essere interessati a visitare la parrocchia ortodossa di san Massimo a Torino per vedere un'icona murale dei santi dell'Italia del Nord-Ovest: si tratta di circa 250 figure di santi del primo millennio, comuni a ortodossi e cattolici, oggi in parte trascurati, ma che costituiscono le radici storiche della santità cristiana nelle nostre regioni.

Quali icone godono invece, in tutto il mondo ortodosso, di una particolare venerazione?

Molte icone sono legate a eventi miracolosi, e divengono centri di pellegrinaggi. Proprio perché sono considerate "finestre sul cielo", di fronte alle icone avvengono talvolta visioni, guarigioni miracolose e altri eventi taumaturgici. Spesso una singola icona viene considerata un punto focale di preghiera e al tempo stesso un centro di raccolta simbolico degli abitanti del luogo (Si pensi all'icona della Consolata per i torinesi).

Quella iconografica è un'arte che affonda le radici nella tradizione ma vive ancora nel presente: quali sono secondo il suo parere gli iconografi contemporanei più significativi?

Ce n'è una marea (basti pensare alle migliaia di chiese in ricostruzione in Russia). Alcuni dei più interessanti sono segnalati da un blog in lingua inglese, dal titolo Orthodox Arts Journal, da cui abbiamo tradotto un certo numero di articoli per il sito della parrocchia di san Massimo.

Esistono icone e iconografi cristiani non ortodossi che ritiene di poter segnalare come esempi positivi?

Con l’immenso interesse per l'icona nel mondo cattolico romano e anglicano, si sono moltiplicati a dismisura gli esempi (non tutti positivi, ma era un fenomeno prevedibile) di iconografi e scuole di iconografia al di fuori del mondo ortodosso. Tra le figure che operano oggi in Italia, ha attirato l'interesse di numerosi esperti ortodossi l'iconografo cattolico Ivan Polverari.

Infine, qual è la situazione della Chiesa russa ortodossa in Italia ed in particolare a Torino? Ci racconta qualcosa della sua parrocchia?

La Chiesa ortodossa russa è presente con luoghi di culto in Italia fin dalla fine del XVIII secolo (a Torino fu benedetta l'apertura di una cappella nel 1791), anche se ha avuto il suo maggiore sviluppo negli ultimi decenni, grazie ai fenomeni di immigrazione dell’era post-sovietica. È importante ricordare che il termine "russa" non è un’identificazione etnico-nazionale: di fatto, la maggior parte dei fedeli e del clero della Chiesa ortodossa russa in Italia (Torino compresa) è costituita da moldavi, di madre lingua romena.

La parrocchia dedicata a san Massimo di Torino cerca di mettere assieme la fedeltà alla tradizione ortodossa russa (incluso il suo approccio multietnico e multi-linguistico) con la ricerca delle radici cristiane ortodosse dell'antico Occidente cristiano (a partire dal suo stesso santo patrono, il primo vescovo cristiano della città). Nel corso degli anni, abbiamo cercato di diffondere molto materiale sulla Chiesa ortodossa, che è ora disponibile su questo sito.

 
Questioni di barba

Caro padre Ambrogio,

quando le chiedono perché i chierici e i monaci ortodossi portano la barba, cosa risponde? Secondo lei, cosa c'è dietro questa curiosità? Spesso le donne si dichiarano poco attratte, o in certi casi perfino spaventate, dagli uomini barbuti, soprattutto quando le barbe iniziano a diventare bianche: che motivo ha questa repulsione?

Di solito, quando mi fanno la domanda "perché portate la barba?", offro la scelta tra due risposte: una spietatamente sincera ("perché abbiamo i testicoli") o una più carina e diplomatica ("perché siamo maschietti"), ma il risultato non cambia. Il fatto è che la barba è una parte naturale del corpo umano maschile, così come i capelli lo sono per entrambi i sessi. Per di più, tra i maschi nei nostri paesi europei le barbe crescono abbastanza lunghe e folte, e quel che è più importante, sono un carattere sessuale secondario, che indica la presenza di caratteri sessuali primari (testicoli) dal funzionamento normale. Ci sono voluti oltre due millenni di dominio dell’antica tradizione romana (che, in modo del tutto illogico, considerava virili gli uomini sbarbati ed effeminati quelli barbuti) per arrivare ad aberrazioni come l'orrore generalizzato delle donne per le barbe. Invece, il fatto che una donna non sia attratta da una barba bianca è fisiologico (l'età avanzata non è certo un invito a fare figli sani), ma per essere completamente coerente, una donna che ha paura di una barba bianca in un uomo dovrebbe avere altrettanta paura dei capelli bianchi, o di qualunque carattere (come le rughe) che indica vecchiaia. In ogni caso, da monaco non mi dispiace non ricevere attenzioni che possono avere il carattere di avances sessuali: tanto di guadagnato per la serenità della mia vita! Penso che anche le mogli dei preti e dei diaconi ortodossi sposati siano in qualche modo contente che i loro mariti siano protetti da attenzioni indebite grazie all'aspetto stesso dei loro volti...

Guardando le foto del clero ortodosso qui in Italia ma anche altrove, vedo diversi monaci con capelli tagliati e barbe corte. Ma si possono o no tagliare questi capelli e queste barbe? Lavare e asciugare capelli e barbe lunghe è complicato (per non parlare della fatica di ripulire un bagno da capelli e peli caduti), e assieme alla spesa per shampoo, riscaldamento dell'acqua, corrente elettrica per asciugacapelli, non mi pare un'attività molto monastica...

L'uso di portare la barba e i capelli lunghi nel clero ortodosso viene dalla tradizione monastica, e nel monachesimo la cosa ha un senso assolutamente razionale: il monaco (e la monaca) non si deve preoccupare del proprio aspetto, ma deve lasciare il proprio corpo così come Dio lo ha fatto. Il monaco non deve stare a curarsi barba e capelli (il che non significa che non deve lavarseli: deve solo ridurne la pulizia e la pettinatura a un minimo razionale), e la monaca non deve sfoggiare i propri capelli (che possono essere un veicolo di attrazione sessuale) in pubblico.

La pulizia delle barbe e dei capelli di una certa lunghezza può essere complicata, ma lo è anche la dipendenza da un parrucchiere/barbiere che tiene costantemente barba e capelli a una lunghezza voluta (a meno che – come nel caso dei frati cattolici – non sia un confratello a prendersi questo compito per gli altri). La spesa per farsi curare da un barbiere o un parrucchiere rispetto a curarsi da sé è certamente maggiore, così come lo è andare al ristorante o in gastronomia invece di prepararsi i pasti da soli.

Una cosa curiosa, che può interessare sia i monaci sia gli ecologisti, è che il mezzo migliore per tenere i capelli puliti è l'acqua. Davvero! Prende pochissimo tempo, e vale anche per la barba. L’acqua da sola elimina oltre il 90% dello sporco dei capelli (qualcosa in più o in meno a seconda della produzione di sebo), e semplicemente immergere la testa in un catino di acqua tiepida e frizionare barba e capelli nell’acqua è sufficiente per "tenere la testa a posto", se mi si passa l’espressione. Quanto alla pulizia del bagno, versare il catino nel WC e fare un po’ di attenzione a dove e come ci si asciuga barba e capelli basta a evitare molti problemi.

Quanto al taglio, non ci sono regole generalizzate, se non quella che i monaci non dovrebbero curarsi del loro aspetto, ma se ragioni di forza maggiore impongono un taglio, non ci sono problemi! Io sono figlio spirituale di un prete monaco che per decenni ha lavorato come chirurgo, e che per necessità ospedaliere è stato obbligato a tenere barba e capelli corti, tanto che ha continuato per abitudine a tenerli così anche quando è andato in pensione. Di nuovo, nessun problema.

La lunghezza di barba e capelli è una variabile assolutamente dipendente dai desideri e dalle espressioni culturali e tradizionali: nel caso dei preti sposati, molto spesso la forma e la lunghezza di barba e capelli sono determinate dalla... presbitera, e molto spesso i desideri delle mogli sono determinati dai capricci della moda delle società. Ecco perché i preti sposati greci e romeni, nelle cui società stanno sparendo i segni di distinzione antica come i veli femminili, vanno spesso in giro con barbe e capelli corti, e certi preti romeni (quelli che vengono da regioni in cui c’era una forte presenza di clero cattolico di rito romano) sono anche del tutto rasati. Se osserviamo le foto del clero ortodosso fino agli inizi del XX secolo, noteremo che preti e diaconi sposati sono spesso virtualmente indistinguibili dai loro confratelli monaci per quanto riguarda barba e capelli: oggi, invece, si notano facilmente le differenze. Pertanto è la modernità che ha fatto aberrazioni, non la tradizione.

I tagli sono sempre interventi esterni, e solitamente sono armonici quando sono applicati a barba e capelli in misura uguale. A una barba lasciata fluire fino alla massima lunghezza dovrebbero corrispondere capelli lasciati fluire; a una barba media o corta dovrebbero corrispondere capelli medi o corti, a una barba rasata... capelli rasati. Ecco perché sembrano piuttosto innaturali e forzati gli stili di chi tiene barba lunga e capelli cortissimi, come certi frati cattolici, alcuni ebrei ortodossi (che accanto ai capi rasati sfoggiano peyot lunghissimi sulle tempie), oppure gli Amish e alcuni musulmani che oltre a tenere la barba lunga si radono i baffi, e così via. Abitualmente, i chierici ortodossi che hanno capelli corti o medi si lasciano anche crescere la barba di lunghezza più o meno corrispondente, ma non molto di più.

Perché preti e monaci che hanno i capelli lunghi li raccolgono in una coda? Non è una cosa da donna? E san Paolo non aveva condannato gli uomini che portano i capelli lunghi?

Occorre ricordare che molti citano 1 Corinzi 11:14 per dire che gli uomini dovrebbero tenere i capelli corti, e in questo non solo disprezzano una tradizione millenaria (come se i monaci che conoscevano il Nuovo Testamento a memoria non sapessero cosa diceva san Paolo), ma danno prova di non sapere neppure il greco. Paolo dice che per gli uomini è disdicevole tenere una "chioma" (in greco koma) lunga, ma non dice niente dei capelli in sé (in greco thrix). Per "chioma", Paolo indica le acconciature elaborate (treccine, e cose del genere), che a quei tempi caratterizzavano gli uomini effeminati. Che Paolo non avesse niente contro i capelli lunghi è testimoniato dal fatto che egli stesso si fece crescere i capelli come segno di un voto (Atti 18:18), così come facevano molti ebrei del suo tempo.

Uno dei migliori modi per tenere cura dei capelli lunghi e per non farli arruffare è raccoglierli in una coda. Questo è stato fatto tradizionalmente da tutte le culture in cui si sono tenuti i capelli lunghi (inclusi gli uomini ebrei dei tempi di Gesù... basta vedere le icone del Salvatore). Chi l'ha detto che portare una coda sia da donna? Piuttosto, può sembrare molto più effeminato, o comunque più vanesio, portare i capelli sciolti (cosa che obbliga a pettinarli più frequentemente), e nei rari casi in cui al clero russo era permesso portare i capelli sciolti (per esempio ai diaconi e ai preti sposati, o ai monaci il Venerdì Santo, o ai vescovi alla Liturgia), spesso si doveva fare in chiesa un tale lavoro di pettini da far preferire che i capelli se ne stessero raccolti in una coda.

Perché alcuni chierici e monaci, pur portando barba e capelli lunghi, non portano il loro abito clericale o monastico?

Nella Chiesa russa, questo dipende soprattutto dalle proibizioni di portare abiti religiosi, che erano in vigore in molte zone dell'Unione Sovietica. I preti di oggi non hanno più tali proibizioni, ma... quando si è cresciuti all'ombra di un prete che si è sempre tolto la tonaca uscendo di chiesa (in Unione Sovietica lo facevano spesso anche i vescovi!), è naturale che un successore o un allievo prenda (a volte senza volerlo) le abitudini di chi lo ha formato.

Ma madre natura fa crescere anche le unghie: questo vuol dire che i monaci non dovrebbero tagliarsi neppure quelle?

Io, che ho capelli e barba lunghi una spanna e più, posso tranquillamente fare tutte le cose che farei con capelli e barba più corti, o anche rasati (tranne prendermi scottature solari!) Farsi crescere unghie altrettanto lunghe è molto difficile (si spezzerebbero prima), e se anche ci si riuscisse, si rimarrebbe bloccati dal fare molte normali attività (come per esempio scrivere queste righe su una tastiera), per cui credo che il paragone non regga alla prova dei fatti.

Spero che le risposte a queste domande siano state esaurienti, e che leggerle non sia stato... una barba!

 
Vita e teologia di san Giustino (Popović)

Una delle figure di santi più significative non solo della Chiesa serba. ma di tutta la Chiesa ortodossa del XX secolo. è l’archimandrita Justin (Popović), canonizzato pochi anni fa, nel 2010. Non solo un santo, ma un cultore dei santi (autore di una enciclopedica opera di vite dei santi), nei quali vedeva incarnata la teologia cristiana a cui aveva dedicato lo studio di una vita, padre Justin è entrato a buon diritto nel novero delle figure partecipi della natura salvifica di Dio, che ci accompagnano verso la nostra meta ultima. Presentiamo l’articolo su san Giustino nella sezione “Santi” dei documenti.

 
"Ad Antiochia, la fede ribolle di zelo apostolico"

Intervista della rivista Unity a sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia e di tutto l'Oriente

Vostra Beatitudine, fin dal primo giorno della sua costituzione, la sede di Antiochia è stata un luogo di sacrifici continui, di lotta e di prove. Fin dalla formazione dei primi gruppi cristiani, sono sorte le controversie cristologiche, seguite da una concorrenza tra le scuole teologiche, poi le tribolazioni connesse con la conquista islamica in Medio Oriente. Sembrava che Antiochia vivesse i suoi ultimi giorni, ma il Signore se ne è preso cura e della Chiesa ha resistito e continua fino ad oggi, a portare una testimonianza del vero Cristo tra i suoi milioni di fedeli che non sono solo in Medio Oriente, ma in tutto il mondo.

Oggi, come loro capo, come vede la forza del lavoro della Chiesa di Antiochia?

La Chiesa di Antiochia è la Chiesa dello Spirito per eccellenza. Inoltre, è la Chiesa dello Spirito che non dorme. Ad Antiochia, la fede ribolle di zelo apostolico. È da questa prospettiva che si legge la sua storia, con i suoi alti e bassi. Per quante scuole di teologia e orientamenti teologici ci siano al suo interno e in altri paesi, questo non è altro che un riflesso della libertà dello Spirito e della teologia ardente al suo interno. La storia può avere infierito su Antiochia e sulla sua chiesa, ma le difficoltà creano gli uomini e creano una fede ferma e incrollabile nel Signore. Molte persone nel mondo possono vivere da cristiani, ma Antiochia e Mosca, come altre, hanno vissuto e continuano a vivere un cristianesimo incarnato nella vita. Lo vivono come un movimento di vita e come il nucleo della loro essenza umana, non come una fede puramente teorica. La Chiesa di Antiochia sta cercando, per quanto le è dato da Dio si farlo in queste difficili circostanze, di essere al fianco dei suoi fedeli sfollati e afflitti. Sta cercando di incarnare in parole e opere il detto del suo figlio, Giovanni Crisostomo, "Il prossimo è l'altare di Dio". La cosa migliore che questa Chiesa sta offrendo oggi è che è a fianco dei sofferenti e dei bisognosi.

È un peccato che la politica in genere determini non solo il destino dei popoli, ma anche la situazione della religione nel mondo. Lei è stato eletto patriarca in un momento storico e tragico, quando è nata improvvisamente una situazione religiosa di tensione in Medio Oriente, con notizie di persecuzione di massa e di uccisioni di migliaia di fedeli e di distruzione di luoghi sacri cristiani. Che cosa possono fare gli ortodossi in tutto il mondo per aiutare il popolo della sua Chiesa in Siria e in altri paesi della regione?

Non c'è dubbio che ciò che sta accadendo in Medio Oriente è una lotta tra la logica dell'ascolto della moderazione e la logica dell'estremismo e delle ideologie estremiste. Non esageriamo se diciamo che il Medio Oriente ha conosciuto la convivenza tra tutti i suoi elementi costituenti. Torniamo indietro di soli quattro anni e ricordiamo come stavano le cose e come sono diventate oggi. C'è una situazione tragica, senza dubbio, ma la tragedia non significa che ci disperiamo e che ci siamo arresi a un destino che non vogliamo. Vi è la persecuzione dei cristiani e di altre voci di moderazione. Vi è la distruzione dei monumenti della convivenza. Attendiamo dal mondo più di una solidarietà verbale, perché siamo stufi del linguaggio delle promesse e vogliamo il linguaggio dei fatti. Il mondo intero sta osservando la tragedia dei rifugiati, la tragedia degli affamati, e invece di incoraggiare il dialogo, vediamo che alcuni continuano una politica di sanzioni economiche che stanno soffocando il popolo siriano, mentre il commercio di armi è spalancato.

Il mondo intero sta guardando in alla crisi dei nostri fratelli, i metropoliti Yuhanna Ibrahim e Paul Yazigi e si limita alla solidarietà o anche al silenzio. Noi siamo qui in Russia prima di tutto per far sapere il nostro dolore per quello che sta accadendo. Facciamo questa domanda al mondo intero: dove sono i nostri vescovi?

Naturalmente, ringraziamo tutti coloro che hanno buone intenzioni e tutte le brave persone che stanno dando i loro soldi per aiutare la nostra gente e speriamo che tutti si rendano conto che l'aiuto di prima necessità ai cristiani sta spingendo politicamente a portare la pace nella nostra patria e che il materiale necessario o l'aiuto morale ai cristiani e a tutte le persone dolenti in questo mondo è il test primario del cristianesimo e dell'Ortodossia in particolare.

Quali sono le sfide presenti nel sistema globale che rappresentano una minaccia per la civiltà cristiana, in particolare quelle che esistono nel mondo islamico nel cui ambiente vive la vostra Chiesa? È sufficiente per il popolo della vostra Chiesa preservare il potere della fede, la lotta spirituale e l'umiltà in una società che esplode per il male, e dove i cristiani sono chiamati agenti dell'Occidente e degli Stati Uniti? Il dialogo e la comprensione reciproca tra le civiltà orientali e occidentali è possibile nella situazione attuale?

I cristiani in Medio Oriente sostengono i paesi di cui sono nativi. Non sono visitatori o resti di campagne d'invasione. Che questo sia chiaro. I cristiani non sono mai stati agenti di nessuno, ma piuttosto sono stati al fianco di coloro che vogliono il meglio per i loro paesi e le loro nazioni.

La stella polare degli ortodossi è sempre stato il bene dei loro paesi. Il loro orientamento non è mai stato partigiano o settario. È loro diritto vivere in pace nella terra dei loro antenati, ed è loro diritto e dovere difenderla di fronte agli estranei.

Damasco non è solo la città della conversione dell'apostolo Paolo. È anche sede storica di grandi asceti e santi. Qual è la situazione dei cristiani a Damasco? Che cosa rimane nella coscienza del popolo? Che cosa resta del patrimonio storico di quei tempi?

Il destino di Damasco è di essere sempre la città di coloro che sono guidati lungo la vera via. Questo è il significato del proverbio francese, "Ha trovato la via di Damasco". La situazione dei cristiani a Damasco è la situazione di coloro che desiderano vivere in sicurezza e pace. Sappiamo che i giorni sono difficili per noi e per tutti. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che le ceneri della tribolazione non possono oscurare il raggio di luce e il bagliore della verità. La verità storica è che nei giorni luminosi della sua storia, la Siria ha conosciuto la convivenza tra tutte le sue comunità.

Se si guarda alla storia, la Siria è come l'ape di cui parla san Basilio il Grande, che seleziona i migliori tra i fiori. Dobbiamo costantemente ricordare che quattro anni di turbolenze non dovrebbero scuotere l'immagine di pace e bellezza in questo Medio Oriente che amiamo e di cui desideriamo la pace.

Nella coscienza della gente rimane tutto il patrimonio storico di un tempo.

Resta vero che i nostri antenati cristiani hanno sopportato di tutto e che noi siamo stati nutriti dalla fede in Cristo, insieme con il latte materno. A sua volta, trasmettiamo questa fede ai nostri figli e trasmettiamo con essa il nostro attaccamento alla terra di Antiochia, che per prima ci ha segnati con il nome di Cristo.

Nel 2016 ci attende un evento importante, il Concilio pan-ortodosso a Istanbul. A suo avviso, come è il cambiato mondo nei duemila anni da quando la necessità di tenere un concilio come questo è stata dichiarata a Gerusalemme, e che cosa considerate come la cosa più importante tra le sue decisioni?

È bene, anzi è necessario che i fratelli si incontrino insieme, soprattutto in questo momento. Ed è bene, anzi è un obbligo che il loro incontro trascenda il livello della formalità per toccare veramente le preoccupazioni delle loro chiese e le preoccupazioni dei loro popoli. È necessario che tutti noi guardiamo alla base della piramide, alle persone e le loro esigenze, prima di andare a studiare la disposizione delle sedi. Il successo del Concilio verrà da una sua buona preparazione e dalla rimozione delle barriere che impediscono ai fratelli di stare seduti insieme. In tutta semplicità, speriamo in una soluzione al problema dell'assalto di Gerusalemme alla Chiesa di Antiochia rappresentata dalla ratificazione di un "arcivescovo" per il Qatar, che geograficamente, ecclesiasticamente e canonicamente appartiene al patriarcato di Antiochia. Ci dispiace che il patriarcato di Gerusalemme abbia aggiunto l'insulto al danno e faccia rimbalzare come contro un muro tutti i tentativi di mediare una soluzione. Noi crediamo che le deliberazioni più importanti e le decisioni di questo concilio saranno quelle che esaminano la questione della presenza dei cristiani in Medio Oriente. La loro presenza radicata in tale area è un ponte verso il mondo islamico e altri mondi, ed è una necessità e un pilastro per la testimonianza cristiana ortodossa di Gesù Cristo nella sua terra e un ponte attraverso il quale tutti possono convenire insieme. Guardiamo pure con interesse la questione della diaspora, della presenza cristiana e dell'organizzazione ecclesiastica nei paesi della diaspora.

I nostri lettori sono interessati a conoscerla meglio. Come ha fatto lei, da persona appassionata di musica, a scegliere il sentiero del servizio al Signore? Quali sono i desideri e doveri che si trovano sotto i suoi occhi? Quali sono le sue priorità, come capo dell'antica Chiesa di Antiochia?

Sono cresciuto a Lattakia, nella diocesi che era stata affidata al mio predecessore Ignazio IV quando era metropolita. Nel 1979 sono stato ordinato diacono da sua Eminenza il metropolita Giovanni Mansour di Lattakia. Ho studiato a Balamand e ho completato la mia formazione teologica in Grecia. Sono stato eletto vescovo di el-Hosn nel 1995 e metropolita d'Europa nel 2008. I padri del Santo Sinodo di Antiochia mi hanno designato patriarca nel dicembre 2012. Ricordo che quando sono entrato a Damasco il 20 dicembre 2012 mi è stata data una candela nella cattedrale Maryamiyya. Mi è stato chiesto quel giorno, "Qual è il suo programma, Beatitudine?" Ho risposto semplicemente: "Essere come questa candela. Sciogliermi nella misura delle mie debolezze in modo che la Chiesa di Cristo possa elevare la sua gente. Sciogliermi nel servizio per quanto Dio ha concesso.

La redazione le fa le sue più sentite congratulazioni, Vostra Beatitudine, per il suo ben meritato premio dedicato al Patriarca Alessio II, dato dalla Fondazione Internazionale per l'Unità dei Popoli Ortodossi, per il suo prominente lavoro per rafforzare l'unità dei popoli ortodossi e sostenere i valori cristiani nella vita della società. Come sente questa decisione e quali sentimenti vuole esprimere a Mosca?

Ringrazio gli organizzatori di questa celebrazione. Considero questo un onore per la Chiesa di Antiochia e per il popolo delle sue terre che soffrono per il terrorismo e il takfirismo. Considero la medaglia posta sul mio petto come una testimonianza di stima che a mia volta metterò sul petto dei nostri vescovi rapiti, Yuhanna e Paul. Il loro rapimento rimane un marchio di vergogna per coloro che falsamente offrono un rispetto di facciata per i diritti umani. La considero una medaglia che porrò sul petto di ogni persona che soffre in questo Medio Oriente che anela alla pace. Per questo io prego per la pace in Siria e la stabilità in Libano. È vero che i miei sentimenti sono mescolati con tristezza per ciò che sta accadendo nella terra della Chiesa di Antiochia, tuttavia, dopo la croce, è arrivata la risurrezione.

 
Risposta del patriarcato di Antiochia al portavoce del Concilio di Creta

Per proclamare la parola di verità contro le asserzioni di alcuni rappresentanti

Del reverendissimo Damaskinos, metropolita del Brasile

Il reverendo rappresentante ufficiale della segreteria della conferenza (συναντήσης) a Creta (dal 17 al 26 giugno, 2016) ha sostenuto ieri (21 giugno 2016), come parte della conferenza stampa ufficiale della seconda giornata dei lavori della conferenza, che il patriarcato di Antiochia "durante le discussioni che hanno avuto luogo nel mese di gennaio 2016 a Chambésy, ...non hanno sollevato alcun disaccordo e non hanno affatto obiettato alla convocazione del 'Santo e Grande Sinodo', e queste parole sono nel verbale di tale sinassi..."

Per questo motivo, quindi, siamo interessati a dare una risposta a tali irresponsabili dichiarazioni e per chiarire, alla pienezza della Chiesa portatrice di Cristo, la posizione ufficiale dell'antico e apostolico patriarcato di Antiochia.

Primo: Ci chiediamo come a un membro della segretaria della Conferenza di Creta, per conto proprio, sia consentito di parlare a nome della Chiesa di Antiochia, con la sua conseguente espressione di questa posizione rilevante riguardo alla non partecipazione (di Antiochia) alla conferenza di Creta.

Secondo: Non è corretto il punto di vista da lui espresso sul patriarcato di Antiochia che non ha firmato i tre documenti alla sinassi di Chambésy nel gennaio 2016, quando dice che "le ragioni per non firmare questi documenti non erano dovute a un qualsiasi disaccordo con il contenuto dei testi in questione. La decisione consisteva semplicemente, e solo, in una protesta per il fatto che la questione del Qatar non era stata risolta..." Questo non è corretto.

Terzo: La sua dichiarazione che "la decisione di convocare il Sinodo è stata adottata all'unanimità" non è corretta.

Queste accuse ci sorprendono, le accuse del reverendo rappresentante in questione che non hanno alcuna relazione con la verità. Sottolineiamo che egli stesso era presente alla sinassi dei primati a Chambésy, ed è stato testimone della chiara protesta e del dissenso dei delegati del patriarcato di Antiochia, non per "motivi personali", come è stato sostenuto, ma piuttosto per il contenuto del testo del "regolamento del Grande Concilio". Ancor più, si è dimenticato che la delegazione di Antiochia ha espresso anche in tre sessioni plenarie la necessità di introdurre nel testo un paragrafo aggiuntivo riguardante la necessità della partecipazione delle 14 Chiese autocefale al Grande Sinodo, e la delegazione ha sottolineato testualmente: "Questo è la posizione del Santo Sinodo del patriarcato di Antiochia! Questa è la posizione della santissima Chiesa di Antiochia!" E la delegazione ha aggiunto questo: "Noi non firmiamo e non esiste un consenso!"

Tutto questo si trova, parola per parola, nel verbale della Sinassi, e di questo non vi è alcun dubbio.

È anche chiaro che, nei tre testi che la Chiesa di Antiochia si è rifiutata di firmare, il suo rappresentante ha scritto queste precise parole: "La Chiesa di Antiochia ha un'opinione contraria e pertanto non firma".

Il fatto che la Chiesa di Antiochia abbia continuato a partecipare ai lavori preparatori dopo l'assemblea del mese di gennaio e che abbia tradotto i testi del sinodo in arabo e che abbia inviato i nomi dei membri della sua delegazione alla conferenza di Creta, etc., è l'ennesima prova del sincero sforzo, da parte del patriarcato di Antiochia, verso il successo nella collaborazione pan-ortodossa e nella ricerca di soluzioni per i problemi che intercorrono tra le Chiese.

Per ulteriori chiarimenti, il comunicato del Santo Sinodo del patriarcato di Antiochia del 6 giugno 2016 afferma chiaramente la posizione ufficiale del patriarcato di Antiochia.

 
Il governo di Kiev ha un piano?

Nota del redattore: Sergej Kirichuk è un membro di spicco del movimento socialista ucraino "Borotba" (Lotta). Per molti anni ha combattuto contro il regime oligarchico di Viktor Janukovich. Ma oggi Kirichuk e i suoi compagni stanno organizzando la resistenza alle nuove autorità. Per questo sono stati presi di mira dal terrore di destra e dalla repressione della polizia. I propagandisti Kiev hanno descritto Kirichuk come uno dei leader dei "separatisti", e i nazionalisti ucraini hanno incluso il suo nome nella lista dei "nemici della nazione ucraina"

L'Ucraina è sull'orlo di un collasso economico ormai da molto tempo. Tuttavia, il peggioramento della crisi economica negli ultimi giorni indica un convulso fallimento a livello del sistema finanziario del paese. Il valore tristemente basso della moneta nazionale, che è arrivata a 14 grivne per un  dollaro, non è riuscita a fornire uno stimolo per le esportazioni nazionali. Invece, il crollo del valore della moneta è stato accompagnato dal calo della produzione e dall'aumento dei prezzi - i classici indicatori di stagflazione (combinazione di stagnazione economica e di aumento di disoccupazione e inflazione). In altre parole, l'aumento della disoccupazione non suscita un calo dei prezzi, mentre l'inflazione non stimola una crescita della produzione, che dovrebbe essere più competitiva in vista del deprezzamento della moneta nazionale.

La vittima principale dell'inflazione è il grande pubblico, i cui guadagni reali sono in calo precipitoso. In passato, i magnati economici ucraini avrebbero fatto ricorso ai cosiddetti interventi monetari, inondando il mercato valutario a spese delle riserve statali. Ora, però, alla Banca nazionale è stato vietato dal FMI di ridurre le sue riserve di oro e di valuta estera, che devono essere mantenute ai livelli attuali, come condizione per l'ottenimento di ulteriori crediti da parte del FMI.

Nel frattempo, la maggior parte dei rami high-tech della produzione industriale languisce. La produzione alla fabbrica automobilistica di Zaporozh'e viene ridotta, mentre la Motor-Sich, che costruisce motori aeronautici, ha annunciato il trasferimento della sua produzione in Russia. L'impianto di assemblaggio di auto di Kremenchug (costruttore dei veicoli Geely e SsangYong), che assemblava circa 10.000 veicoli nel 2013 – un aumento di circa 2,8 volte rispetto all'anno precedente – ha annunciato la sua chiusura e il trasferimento della produzione in Kazakistan. Uno dei costruttori di navi più grandi dell'Ucraina, il cantiere navale Kherson, è entrato in procedura fallimentare.

Una battuta d'arresto o una riduzione della produzione attende naturalmente quei settori di alta tecnologia (la produzione di turbine, per esempio) che sono orientati verso i mercati dell'Unione doganale eurasiatica.

Gli ipotetici benefici dell'accordo di libero scambio con l'UE non solo non saranno in grado di compensare le perdite economiche, ma introdurranno ancor più problemi per le industrie già in crescita. I produttori agricoli ucraini, per esempio, che hanno mostrato una crescita dinamica negli ultimi anni, dovranno competere contro i produttori comunitari che ricevono enormi sussidi dai loro governi. Inoltre, i produttori di beni ad alto valore aggiunto (ad esempio, carni pronte da cuocere) incontreranno sospetto da parte dei consumatori nei mercati europei. Quanto ai consumatori ucraini, gli acquirenti europei preferiranno acquistare prodotti locali, quando andranno al supermercato.

Il conflitto armato ha anche aggravato la situazione del settore energetico. Dal momento che il gas dalla Russia sarà disponibile solo in quantità basse o niente del tutto, il paese richiederà un aumento della produzione di carbone. L'ultima domenica di agosto, quando l'Ucraina celebra tradizionalmente il Giorno dei minatori, è stato uno dei giorni più tristi di tutta l'esistenza del settore. Le miniere, che sono state bombardate, distrutte, o semplicemente chiuse, non sono in grado di soddisfare le richieste di carburante del settore energetico del paese.

Negli ultimi anni, molti patrioti sono giunti a pensare che le miniere del Donbass non danno profitti. Molti hanno anche cominciato a suggerire che un sanguinoso conflitto militare in Oriente sarebbe stato un buon modo per liberare il paese di questa obsoleta industria "sovietica", buttando il carbone nella "pattumiera della storia". Tuttavia, la crisi economica imminente del prossimo inverno minaccia l'infrastruttura della maggior parte delle città ucraine. Circa il 42% dell'elettricità ucraina è derivato da impianti termoelettrici a carbone. Prive di carburante, le centrali termoelettriche non solo non saranno in grado di produrre calore, ma neanche energia elettrica, mentre il numero crescente di scaldabagni e sistemi di riscaldamento indipendenti non solo non sarà in grado di risolvere il problema di riscaldamento e acqua calda, ma anzi peggiorerà in modo significativo la crisi, imponendo un onere eccessivo sulla rete dell'energia.

Mentre il primo ministro Arsenij Jatsenjuk ha dichiarato che l'Ucraina ha bisogno di acquisire 5 miliardi di metri cubi di gas russo, l'ex ministro per il combustibile e l'energia, Ivan Plechkov, ritiene che il governo stia pubblicando informazioni false, sottovalutando la dimensione della carenza di gas. Secondo Plechkov, l'Ucraina ora richiede tra i 10 e i 15 miliardi di metri cubi di gas.

I governi europei e le principali società del gas, collegati con Gazprom attraverso accordi formali e informali, non hanno alcuna fretta di salvare l'Ucraina, mentre l'idea di forniture inverse di gas dalla Slovacchia non è certo una soluzione pratica.

Nel prossimo futuro potremmo vedere il crollo della moderna infrastruttura urbana in Ucraina. E 'simbolico, che la "rivoluzione della dignità", proclamata come una guerra contro il passato totalitario sovietico, dopo aver dichiarato che coloro che sono in disaccordo con essa sono "superflui" in questa "celebrazione della vita", allo stesso tempo, ha costretto di dare battaglia agli elementi più fondamentali dell'economia e delle infrastrutture – tutto in nome dell'integrazione europea. La "scelta europea" in campo economico è un rifiuto della produzione industriale, delle miniere "non redditizie", di quegli elementi della popolazione che sono impegnati in questi settori e delle regioni in cui ha luogo questa produzione.

L'esperienza della Bulgaria, della Romania e degli Stati baltici ha dimostrato come va a finire l'integrazione europea capitalista: la rapida de-industrializzazione, la riduzione degli impianti energetici, e un completo ri-orientamento verso le importazioni. Per questi paesi, tuttavia, le conseguenze sociali onerosi di tali politiche hanno trovato parziale compensazione nella possibilità di libera circolazione della forza lavoro. La parte economicamente attiva e colta della popolazione è partita verso le principali economie europee (Germania, Gran Bretagna) e ha occupato le posizioni a più basso pagamento nel mercato del lavoro. Per esempio, un quarto della popolazione lettone ha già lasciato il paese in cerca di lavoro. L'economia ucraina, tuttavia, non ha tali opportunità compensative, da un lato, a causa della mancanza di prospettive nella rimozione di requisiti in materia in un prossimo futuro, e dall'altro, a causa della riduzione del numero di posti di lavoro in Europa. Nel frattempo, i lavoratori migranti provenienti dai paesi entrati più di recente nell'UE stanno creando una pressione al ribasso sul mercato del basso salario. In altre parole, i lavori più sottovalutati nell'UE sono già stati occupati e non è prevista un'espansione del mercato del lavoro per fare spazio ai cittadini di un'Ucraina in stagnazione.

Nel frattempo, il governo di Kiev ha dichiarato guerra economica al Donbass. I cittadini ucraini residenti nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk hanno smesso ricevere benefici sociali. I governi delle repubbliche hanno già rilasciato dichiarazioni che garantiranno la continuità dei pagamenti nella regione. Naturalmente, nessuno si è sorpreso dal fatto che il governo ucraino ha poco interesse alla vita dei cittadini medi, tuttavia, continua a mostrare una sgradevole preoccupazione per il business. Nonostante la presenza di operazioni militari, morte e distruzione, le autorità fiscali continuano a imporre sanzioni sulle imprese del Donbass per tasse non pagate, mentre i creditori stanno aumentando la pressione sui debitori per i pagamenti in ritardo.

Nella sfera politica, il governo di Kiev sta cercando di stabilire una dittatura populista di destra. E se il governo sta impiegando la tattica della violenza della polizia diretta, della distruzione degli uffici, di arresti e intimidazioni contro la sinistra, il suo rapporto con l'estrema destra è molto più complesso. Non solo questi ultimi hanno un notevole sostegno da parte del pubblico, ma sono anche ben armati e organizzati. Stanno esercitando una pressione politica sul presidente, che lo ha reso visibilmente nervoso. Da tutti i resoconti, le tattiche di Poroshenko in relazione all'estrema destra si riducono alla loro spedizione in massa al fronte (sperando nella loro distruzione fisica), con la rapida occupazione concomitante del fianco destro per mezzo di leali clown politici, come Ljashko (pupillo di Sergej Levochkin).

La destra, nel frattempo, è ben informata dei piani del presidente e si sta preparando a sua volta per un cambio di gestione politico-militare, a sua volta. Sembrerebbe che l'attuale governo di destra dell'Ucraina abbia il potenziale per spostarsi ancora più a destra.

La situazione militare peggiora per il governo ogni giorno che passa. L'offensiva della Repubblica Popolare di Donetsk verso Mariupol e la grande sconfitta nei pressi di Ilovaisk hanno costretto il presidente Poroshenko a dichiarare c'è stata un'invasione militare russa su vasta scala. Allo stesso tempo, la leadership militare e politica ucraina ha evitato di dichiarare la guerra e la legge marziale, temendo le conseguenze di un tale passo. Dopo tutto, una dichiarazione di legge marziale non solo renderebbe impossibile tenere le elezioni parlamentari, ma anche di ricevere l'assistenza militare straniera su cui Kiev si basa.

Il governo sta riponendo le sue più grandi speranze sull'isteria patriottica che ha spazzato la capitale e molte regioni del paese. Nelle circostanze attuali, qualsiasi forma di protesta sarà dichiarata come un'azione del nemico e duramente repressa. Tuttavia, ci sono regioni che riguardano al governo di Kiev con ben più di un po' di scetticismo. Kharkov e Odessa, che sono ancora sotto il controllo delle forze governative, non condividono questi "sentimenti patriottici", e potrebbero diventare un importante trampolino di lancio per la resistenza politica al governo. Queste regioni di "linee di faglia" – in cui la fedeltà al governo è minima – potrebbero diventare un secondo fronte in condizioni di peggioramento della crisi, dal momento che gli abitanti di Odessa, di Kharkov e di molte altre città non sono preparati a congelare e morire di fame per amore della guerra contro il Donbass e la Russia, con cui simpatizzano.

Il confino e la detenzione pre-processuale di centinaia di prigionieri politici, arrestati dietro accuse formali inventate, pongono un altro problema per il regime. Il protrarsi della detenzione di queste persone sta suscitando sempre maggiore attenzione in Occidente e ci si aspetta che la questione dei prigionieri politici di Kiev sia sollevata presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e nei parlamenti dei paesi europei – gli stessi che forniscono supporto alla guerra e alla repressione degli attivisti ucraini per i diritti umani.

In generale, si può supporre che la tattica del governo consisterà nel cercare di effettuare un "giro di vite" nella politica interna mentre tenterà di "internazionalizzazione" del conflitto, cioè, trascinarvi dentro la NATO. Quello che il governo intende fare in campo economico rimane poco chiaro, poiché il gabinetto attuale non ha una strategia chiara per stabilizzare l'economia. Le uniche risorse disponibili sono i fondi del FMI, che, però, non possono risolvere il problema del collasso imminente. Se lo stato fallisce, la sua strategia in ambito politico ed economico subirà un completo rovesciamento. Ciò richiederà tattiche nuove, più coerenti e più ragionevoli da parte di tutto il fronte dell'opposizione, ed è qui che devono concentrarsi le forze intellettuali della resistenza.

 
Vedute aeree delle Chiese ortodosse dell'Alberta in Canada (galleria fotografica)

Nella storia del Canada, nel periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, l'immigrazione di popolazioni slave è stata di grande importanza. Il governo del paese stava cercando di attirare il maggior numero possibile di coloni che avevano familiarità con l'agricoltura perché si stabilissero nelle praterie incontaminate. I contadini della Transcarpazia, che allora era sotto l'occupazione dell'Impero austro-ungarico, fecero un lungo viaggio: erano russini, romeni, bucoviniani e galiziani. Ai coloni furono concessi sessantacinque ettari per famiglia, parità di status rispetto agli altri coloni e diritto all'istruzione. Non erano tenuti a pagare le tasse per i primi tre o cinque anni, ma il loro compito era di coltivare terreni ricoperti di piccoli alberi, cespugli e rose selvatiche. La maggior parte delle terre fu concessa intorno a Edmonton, la capitale odierna della provincia dell'Alberta, che a quel tempo non era altro che un piccolo villaggio di due o tre strade.

Dobbiamo tenere presente il clima rigido dell'Alberta. Separata dall'Oceano Pacifico dalle alte Montagne Rocciose, questa provincia è vulnerabile ai venti dell'Oceano Artico. Le temperature notturne in inverno possono scendere a -50°. In queste difficili condizioni i coloni scavarono capanne di terra, fecero la guerra alle sterpaglie e, nel frattempo, costruirono le prime chiese.

Montagne Rocciose

foto: Mikhail ed Ekaterina / Aerialphoto.ru

Un lago in mezzo alle Montagne Rocciose

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Il Jasper National Park, Alberta

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Monastero di Tutti i Santi d'America (OCA) situato a Dewdney, British Columbia

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I resti di antichi insediamenti

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I resti di antichi insediamenti

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Alberta — una delle principali regioni di produzione di grano

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La chiesa dei santi Pietro e Paolo a Redwater (parrocchia patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Canada)

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La chiesa della santa Trinità a Smokey Lake (OCA)

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La chiesa di sant'Elia a Pakan, Alberta (OCA)

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La chiesa di sant'Elia a Pakan, Alberta (OCA)

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Funzione nella chiesa di sant'Elia a Pakan, Pakan (OCA)

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La chiesa della Natività della santissima Theotokos a Kysylew-Andrew (OCA)

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La chiesa dei santi Pietro e Paolo a Dickie Bush (OCA)

La chiesa dell'Ascensione del Signore a Wasel (OCA)

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La chiesa dell'Ascensione del Signore a Wasel (OCA)

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La chiesa di san Nicola a Desjarlais (OCA)

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La chiesa della santa Trinità a Sunland (OCA)

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La chiesa della Trasfigurazione del Signore a Star (OCA)

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Dintorni della chiesa della Trasfigurazione a Star (OCA)

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La chiesa di san Giovanni il Battista a Chipman (parrocchia patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Canada)

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La chiesa dell'Ascensione del Signore a Calmar (parrocchia patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Canada)

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La chiesa di santa Maria a Shandro (OCA)

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Viaggio sull’isola di Halki

Helena Drysdale, una scrittrice e giornalista inglese nota per resoconti scritti e televisivi di viaggi in molte parti del mondo, è la bisnipote dell’autore di quella che fu forse, nel XIX secolo, la prima guida turistica della Grecia scritta per gli occidentali. Non si è pertanto tirata indietro dal compito di analizzare lo status odierno del Patriarcato di Costantinopoli, analizzando soprattutto la notizia più controversa del momento: la riapertura del seminario di Halki, per il quale il patriarca Bartolomeo I ha tanto lottato, e il significato di quest'evento per il futuro del Patriarcato Ecumenico e per i mai facili rapporti tra greci e turchi. Presentiamo l’articolo su Halki nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Gesù ha fatto una frusta di funi e ha scacciato i mercanti dal tempio. Che tipo di amore è questo?

L'amore non è solo una delle proprietà di Dio. L'apostolo ed evangelista Giovanni il Teologo scrive che Dio stesso è amore (cfr 1 Gv 4:16). Descrive anche come questo amore si esprime in relazione alla creazione di Dio: poiché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3:16 ). Il Signore, per il suo amore, vuole il bene supremo per le persone: la salvezza e la vita eterna in Dio. Questo ha poco a che fare con le carezze fisiche o emotive, che di solito sono percepite nella società come un'espressione d'amore.

Tuttavia, anche nella nostra vita quotidiana, l'amore ha altre espressioni, che, se considerate a prescindere dalle circostanze, rasentano la crudeltà e la disumanità. Immaginate un drogato che sperimenta sintomi di astinenza da droga. Quale sarà per lui una vera manifestazione d'amore: iniettargli un farmaco per alleviare per un po' la sua sofferenza, o mandarlo a cure obbligatorie che portino all'arresto completo dell'assunzione di sostanze psicoattive nel corpo? Chi ha visto un uomo in stato di astinenza da droga, pronto a vendere letteralmente la sua anima per pochi grammi dell'ambita pozione, sa che sofferenza viva un tossicodipendente. È letteralmente straziato, contorto, sta attraversando un vero inferno ed è capace di qualsiasi crimine in questo stato. Uno spettacolo inquietante. Non è disumano isolare un tale malato in un istituto speciale e, nonostante i suoi tormenti e le sue richieste, non dargli droghe? No. Questo sarà un gesto d'amore verso di lui. Come mai? Perché altrimenti lo sfortunato morirà molto presto.

Allo stesso modo, l'amore di Dio, che cerca sempre solo il nostro bene e la salvezza, ci mette in guardia contro il pericolo, ci chiama a lasciare la via della distruzione e a dirigerci verso la via della vita e della salvezza. Una persona che persiste nel peccato e cerca la felicità dove invece viene offerto il suo surrogato, si sbaglia gravemente e rovina la sua anima immortale. E a volte, insieme a se stessa, trascina altre persone nel vortice del peccato. In questa situazione, generata dal peccato umano, l'amore di Dio assume una sfumatura diversa e talvolta espone il peccato sia agli occhi del peccatore stesso che di chi gli sta intorno. Nelle Sacre Scritture incontriamo il concetto dell'ira di Dio, che, secondo la parola dell'apostolo Paolo, si rivela (...) contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia (Rm 1:18). L'ira di Dio non è qualcosa di opposto all'amore di Dio, ma è una delle sue manifestazioni. Dio resiste a ciò che contamina e distrugge la sua creazione.

Nell'espulsione dei mercanti dal tempio, il Signore manifesta l'amore per Dio e per l'umanità. Il tempio è un luogo di preghiera, non di un commercio spesso associato a frodi e inganni dei compratori. Se, leggendo questo episodio evangelico, la mente del lettore vede un modesto negozio ecclesiastico – uno di quelli che si possono vedere nelle chiese moderne – questa idea necessita di una seria correzione.... Nel tempio di Gerusalemme, il commercio si svolgeva nel cortile situato dietro le sue mura meridionali: era un'enorme piazza lastricata in pietra. Qui si vendevano animali sacrificali e si effettuavano transazioni in valuta estera. Era un'attività particolarmente vivace durante il periodo pasquale. Gli ebrei accorrevano a Gerusalemme da ogni parte del mondo e, secondo la regola stabilita, per acquistare animali da sacrificare dovevano scambiare i denari romani con l'immagine dell'imperatore (ricordiamo che nella Legge mosaica vi era un divieto categorico di adorare qualsiasi immagine) in sicli sacri - una valuta speciale del tempio... La commissione di queste operazioni, che ammontava a due terzi dell'importo scambiato, andava ai ministri del tempio. Inoltre, da qualche tempo, i cambiavalute avevano iniziato a emettere prestiti, aggirando abilmente il divieto di interesse sull'importo del prestito. Il muggito di tori e pecore, il tubare delle colombe, il tintinnio delle monete, le grida dei mercanti e dei laici, la vanità: ecco come era questo luogo ai tempi di Cristo.

Prendendo la frusta tra le mani, Gesù riporta il tempio al suo vero scopo: uno spazio sacro in cui glorificare il nome di Dio, compiere il culto e riconciliare una persona con Dio. Allo stesso tempo, questa azione doveva diventare un monito morale per gli stessi mercanti e cambiavalute e, soprattutto, per i sommi sacerdoti e l'aristocrazia del tempio, che avevano trasformato il tempio in una dubbia impresa commerciale e una casa di preghiera in un covo di briganti (Mc 11:17).

Sappiamo dal Vangelo che questo monito non ha illuminato i sommi sacerdoti, ma al contrario ha indurito ancora di più il loro cuore. Dopo questo episodio, hanno cercato di ucciderlo (Mc 11:18). Questa è stata la loro risposta all'amore di Dio, che additava loro il pericolo di un tale stato spirituale e morale. Di conseguenza, a questo peccato ne è seguito uno ancora più grave: l'omicidio del Signore e Salvatore. Una situazione simile accade nella nostra vita. Non accettando l'ammonimento di Dio e irrigidendosi nel peccato, le persone spesso cadono in peccati ancora più gravi e, di conseguenza, uccidono Dio nelle loro anime. E viceversa - rispondendo all'amore di Dio e percependolo come indicazione del cammino verso la salvezza, l'uomo si avvicina a Dio, apre il suo cuore alla grazia dello Spirito Santo e gli permette di agire nella sua vita.

 
Risposta a un russofobo bigotto

In questi giorni ricevo molte lettere di insulti. Quando ho iniziato questo blog, ho ricevuto un bel po di e-mail che mi accusavano di essere un antisemita, ma a poco a poco quella marea si è esaurita. Al suo posto sono arrivate lettere di vari tipi che odiano gli ebrei e che avevano sperato che anch'io odiassi gli ebrei, solo per rendersi conto che non li odio. Questo li ha fatti arrabbiare con me. Poi sono arrivati esponenti di destra che speravano che io fossi uno di loro, solo per rendersi conto che odiavo la politica reazionaria, e quindi alcuni marxisti che mi sentivano dalla loro parte, solo per rendersi conto che, mentre condivido molto la critica del capitalismo fatta da Marx, sono profondamente ostile alle soluzioni da lui proposte. Cos'altro? Ci sono stati un paio di ba'athisti davvero offesi, un wahabita ben intenzionato, ma ingenuo, due cristiani latini davvero offesi, e un paio di palestinesi profondamente indignati per un mio post dal titolo Perché Hamas dovrebbe rilasciare Gilad Shalit. Penso che questo praticamente copra l'elenco. Ma oggi ho avuto un commento che mi ha fatto veramente arrabbiare e ho deciso di dedicare un intero post per rispondere alla meschina persona che lo ha postato. Questo è il commento che a mio parere merita una risposta completa:

Qui sembra esserci un enorme pregiudizio filo-russo; perché, esattamente?

La mia famiglia ha perso diversi membri a causa delle tattiche della polizia di stato russa: come al solito, un arresto nel cuore della notte, poi il carcere o una pallottola nella nuca.

Se vi state chiedendo perché così tanti pensano che l'unico russo buono è un russo morto, questa sarebbe la ragione. Sono sicuro che non pubblicherai mai questo commento, il che dimostra che sei solo un altro organo di propaganda filo-russo.

OK, ora fatemi rispondere a questo tizio punto per punto:

Qui sembra esserci un enorme pregiudizio filo-russo: perché, esattamente?

È impossibile dimostrare un dato negativo, e io non posso dimostrare in me l'assenza di un pregiudizio. Inoltre, abbiamo tutti i nostri pregiudizi più o meno inconsci. Aggiungete a questo che sono nato in una famiglia di profughi russi e che culturalmente mi sento completamente russo, e disporrete di una schiacciante "prova" della mia parzialità. Solo che l'implicazione qui è non solo che io avrei un pregiudizio, ma che questo pregiudizio mi farebbe perdere il mio senso di verità, equità, giustizia, onore e fraternità di tutti gli uomini, che è ben superiore al nazionalismo parrocchiale o al patriottismo. L'implicazione è che io mi schiererei con la Russia, a prescindere da ciò che accade, anche con una Russia assassina, genocida e imperialista. E questo lo nego categoricamente, e per spiegarmi, userò la frase successiva:

La mia famiglia ha perso diversi membri a causa delle tattiche della polizia di stato russa: come al solito, un arresto nel cuore della notte, poi il carcere o una pallottola nella nuca.

E allora? La mia famiglia ha perso molti dei suoi membri sotto il regime bolscevico. Uno dei miei parenti è stato bollito vivo (letteralmente) dai rivoluzionari. Un altro ha trascorso 20 anni nel gulag (a Magadan) per qualcosa che non ha mai fatto. Più tardi, i sovietici hanno inviato i loro agenti dell'NKVD all'estero per spiare la mia famiglia. Mio nonno ha combattuto contro i comunisti durante la seconda guerra mondiale nei Russisches Schutzkorps della Wehrmacht tedesca (cosa che non approvo, ma che capisco), e io stesso ho trascorso quasi 10 anni della mia vita combattendo il regime sovietico, in particolare il KGB, in vari tipi di attività anti-sovietiche (invio di libri di Solzhenitsyn o Solonevich in Unione Sovietica con navi mercantili, diffusione di informazioni per contrastare la propaganda sovietica, invio di denaro alle famiglie dei prigionieri politici, etc.). Penso di aver fatto un buon lavoro, perché sono stato dichiarato a livello internazionale da parte delle rappresentanze sovietiche all'estero (con foto e tutto il resto!) come "attivista pericoloso" e ho anche ricevuto una minaccia di morte in buona fede (ma illegale) da un agente frustrato del KGB. Ho anche lavorato con gli esuli polacchi che assistevano Solidarnosc dall'estero e ho avuto frequenti contatti con un rappresentante sotto copertura di Ahmad Shah Massoud in Europa, che ho aiutato ad allacciare legami importanti. Ultimo, ma non meno importante, sono stato un analista militare nello Stato Maggiore del paese europeo in cui sono nato, con il grado di Specialista (Maggiore) per la formazione operativa e l'analisi strategica. Riuscite a indovinare contro quale esercito allenavo le nostre forze a combattere? Quindi, credimi, ho avuto molti anni per pensare 'la Russia, giusta o sbagliata che sia, è il mio paese", ma non l'ho mai fatto.

E ora lascia che ti chieda: che cosa hai fatto TU per combattere i sovietici e la loro polizia segreta?

Dopo il 1991, agli inizi ero pieno di speranza, ma presto sono rimasto inorridito e disgustato da quel che ho visto nel regime di Eltsin e dei suoi oligarchi ebrei. Ero a Mosca nel 1993, quando questi teppisti appoggiati dagli USA hanno schiacciato l'opposizione con carri armati, cecchini e commandos Betar. A quel punto me ne sono andato disgustato. E quando finalmente Putin è salito al potere ho pensato "oddio, il KGB è tornato al comando". Ma poi, con mio assoluto stupore, ho visto accadere gradualmente qualcosa di completamente diverso. In primo luogo, a piccoli passi, ma poi a passi sempre più grandi: per la prima volta nella mia vita ho visto la Russia che faceva qualcosa di giusto, si attivava per cose come la libertà, il diritto internazionale, il rispetto per i diritti umani e civili. E un giorno mi sono scoperto mentre pensavo in modo davvero incredibile che in realtà ero d'accordo con quasi ogni singola politica del Cremlino (con poche eccezioni come l'adesione all'OMC, il tradimento dell'Iran per due volte, il permesso alla NATO di attaccare la Libia e poche altre). Così questa è la cosa fondamentale che tu sembri non capire: ho iniziato a sostenere la Russia solo quando la Russia ha iniziato a sostenere tutto ciò che è giusto, decente, onorevole e veritiero. Ti assicuro che per un attivista anti-sovietico di lunga data come me, è molto, molto contro-intuitivo dire qualcosa di buono sul Cremlino, eppure ora sono onestamente costretto a dire non solo che appoggio pienamente Putin, ma che lo considero uno dei più grandi statisti della storia russa. Se nel 2000 fosse stato eletto un altro fantoccio degli USA come Eltsin, la Russia sarebbe semplicemente scomparsa dalla mappa del mondo come paese. Invece, Putin l'ha letteralmente resuscitata in qualcosa come 10 anni! Sì, ci sono ancora un sacco di brutti problemi in Russia e molto deve ancora essere cambiato, ma basta guardare indietro e prendere in considerazione il tipo di Russia che Putin ha ereditato nel 1999. Quindi questo è il motivo per cui, dopo qualche esitazione e crisi di coscienza, e dopo aver visto Mark Sleboda su Crossfire ieri, ho deciso di mettere un nastro di San Giorgio in alto a sinistra sul mio blog: perché oggi Russia significa davvero libertà!

Se vi state chiedendo perché così tanti pensano che l'unico russo buono è un russo morto, questa sarebbe la ragione.

Sbagliato. Il motivo per cui non "così tanti" ma i *plutocrati occidentali* vogliono i russi morti è perché la Russia non si piega al loro dominio. Perché in opposizione polare alla propaganda e al razzismo culturale occidentale, i russi sono di gran lunga il popolo più amante della libertà in Europa, tanto da respingere ogni aspirante signore planetario che l'Europa ha prodotto: i papi, Napoleone, Hitler e persino Lenin / Trotskij. E ora la Russia si rifiuta di inchinarsi all'imperatore Obama. Questo è il vero motivo per cui la gente come te odia e teme la Russia. Il cosiddetto progressista e illuminato Occidente ha prodotto non solo tutti i tiranni, ma si è anche sottomesso a loro con molto entusiasmo: Hitler è stato eletto democraticamente, ti ricordo, e con l'eccezione di poche anime coraggiose, pochissimi gli si sono opposti (i serbi, gli olandesi e pochi altri). La guerra civile russa, che ha seguito l'insurrezione bolscevica, è davvero durata dal 1918 al 1946 (perfino Stalin capì che l'Esercito russo di liberazione era una continuazione della guerra civile)! E anche dopo che vi furono insurrezioni regolari (Novocherkassk, 1962), anche nel gulag (Ekibastuz 1952, Kengir 1954)! Che paragone puoi fare con il cosiddetto "Occidente che ama la libertà", che si inchina sistematicamente davanti a ogni dittatore / imperatore (come a Obama oggi)? Il motivo per cui così tanti vogliono i russi morti è perché credono che la Russia sia ciò che si frappone tra loro e il potere mondiale. E hanno assolutamente ragione.

Sono sicuro che non pubblicherai mai questo commento, il che dimostra che sei solo un altro organo di propaganda filo-russo.

Questo vale solo a dimostrare quanto tu sei stupido e gretto: proietti sugli altri la tua stessa bruttezza. Per tua informazione: non ho mai censurato un singolo post su questo blog, perché credo nel 100% di libertà di parola e nel 100% di libertà di pensiero. E detesto la censura con una particolare intensità, se non altro perché io stesso sono stato censurato più volte.

Quindi questo blog sarebbe solo un altro organo di propaganda filo-russo? Pensa pure quel diavolo che vuoi, ma nella mia mente io sto semplicemente seguendo il principio di Malcolm X che diceva: "Io sono per la verità, non importa chi la dice" e questo, oggi, vuol dire che, sì, io sono per la Russia. Ma solo perché la Russia oggi è per la verità!

Saker

PS: ho dimenticato di citare un'altra accusa: alcune persone mi hanno accusato di essere un "falso ortodosso" e un musulmano (cosa che, suppongo, nelle loro menti malate è qualcosa come l'insulto finale). Al momento ho semplicemente ignorato quelle teste di rapa.

 
Il trono di spade e la morte dell'Occidente

La serie televisiva americana Game of Thrones ("Il gioco dei troni", chiamata in Italia Il trono di spade) è diventata un fenomeno nel regno del cinema e della televisione. Milioni di persone in tutto il mondo sono in attesa della prossima stagione dello show. La serie, che ha avuto inizio nel 2011, in soli 5 anni ha raccolto un pubblico impressionante. I suoi eroi sono più noti al pubblico di molti politici reali, e la serie è diventata la fonte di una pluralità di motti e parte integrante della cultura delle generazioni giovani in tutto il mondo. Secondo The Guardian, entro il 2014 era diventata allo stesso tempo "il più grande dramma" e "lo spettacolo più discusso" in televisione. La serie ha ricevuto numerosi premi e nomination, tra cui 26 Primetime Emmy Awards e 86 nomination. La sua influenza sulle menti e sugli stati d'animo delle persone in tutto il mondo è innegabile. Resta da determinare che tipo di impatto sia e con quale fenomeno abbiamo a che fare.

Una cosa americana

Game of Thrones è un adattamento di Cronache del ghiaccio e del fuoco, una serie di romanzi fantasy di George R. R. Martin. Martin è un americano tipico, giornalista di formazione. Nella sua gioventù, ha evitato l'arruolamento nell'esercito, scegliendo di non combattere in Vietnam. È un fan di fumetti dei supereroi. È significativo il fatto che Martin non ha ricevuto una formazione storica o filologica sistematica, pur essendo molto erudito, e questo si riflette in Game of Thrones. Il mondo immaginario secondo l'autore, che si è ispirato a I re maledetti di Maurice Druon, dovrebbe assomigliare al Medioevo storico europeo, ma gli eroi, le loro motivazioni e la struttura dei rapporti nel mondo hanno un approccio tipicamente americano – un completo malinteso di ciò che erano l'Europa e il tradizionale Medioevo europeo, e di quale sia la differenza fondamentale tra il Medioevo e la nuova epoca della modernità.

Due tipi di fantasy

In realtà, ci sono due tendenze in letteratura, di solito attribuite al genere fantasy. La prima può essere definita britannica. Può essere attribuita agli Inklings – J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis, Charles Williams, così come ai loro predecessori nel XIX secolo – William Morris con i suoi romanzi Il bosco oltre il mondo e Il pozzo ai confini del mondo, e il romanziere e teologo scozzese George MacDonald. Caratteristiche di questa tendenza sono: un accurato lavoro sulle immagini storiche e mitologiche, la profonda erudizione dell'autore, che ha ricevuto una formazione classica, e soprattutto, il rifiuto dell'ideologia della modernità con il suo individualismo, così come il suo egualitarismo, il suo progresso, il suo industrialismo, il suo secolarismo e il suo rifiuto della dimensione spirituale dell'uomo.

Questa percezione della modernità è stata descritta molto bene da J.R.R. Tolkien:

Non voglio camminare con le scimmie progressiste,

erette e sapienti. Dinnanzi a loro sta attonito

l'abisso buio a cui tende il loro progresso –

se per misericordia di Dio il progresso avrà mai fine,

Questi autori si ribellano contro il mondo moderno e cercano un'alternativa nelle forme peculiari del passato. Idealizzano il Medioevo, rendendosi conto che questo era basato su principi fondamentalmente diversi da quelli della civiltà moderna.

Questi sono i principi della civiltà europea, apollinea, maschile, solare: la gerarchia, la fede, la lealtà, l'onore, la famiglia, il primato dell'etica e dell'estetica sui benefici, il teocentrismo, e il predominio del rapporto tradizionale tra uomo e donna. Naturalmente, nel Medioevo storico si può trovare un sacco di deviazioni dall'ideale, ma i suddetti autori si basano sugli autori medievali, nel tentativo di descrivere eroi ideali e situazioni ideali. Come la gente del Medioevo, erano coscientemente o istintivamente platonici, così per loro "l'ideale" è reale. Ciò che appartiene all'eternità, che corrisponde all'ideale celeste che esiste di fatto, appartiene all'essere e di conseguenza all'eternità, mentre le distorsioni terrene dell'ideale, il peccato e l'apostasia non erediteranno l'eternità. C.S. Lewis lo descrive in 'The Last Battle', quando i protagonisti, dopo la loro morte e il giorno del giudizio universale di Narnia, rivelano che la vera Inghilterra si trova anche in questo vero e proprio mondo celeste dell'essere platonico:

State osservando l'Inghilterra nell'Inghilterra, la vera Inghilterra, così come questa è la vera Narnia. E in quell'Inghilterra interiore nessuna cosa buona va distrutta

La seconda tendenza è più dominante nella fantasy moderna, e può essere definita americana. I suoi pionieri sono stati Robert Howard e un certo numero di autori americani che hanno creato nel bel mezzo del XX secolo molta letteratura di bassa qualità del genere di spade e stregoneria. Le caratteristiche di questo approccio sono ben evidenziate nella personalità di Howard, così come nel suo ciclo di romanzi di Conan il Barbaro: una focalizzazione sugli esempi della cultura di massa, la combinazione di un'alta autostima con la mediocrità dell'autore, e un mix eclettico di elementi antichi e moderni. L'obiettivo di questa letteratura è di colpire il lettore e di stimolare l'interesse commerciale. Gli autori di solito condividono tutti i miti della modernità, inclusa la fede nel progresso e nell'industrialismo. La letteratura di questo tipo non è una forma di ribellione contro il mondo moderno, ma un modo di guadagnare denaro. Gli autori non ricreano il Medioevo perfetto, ma creano un mondo immaginario in cui agiscono in modo moderno, con motivazioni comprensibili a qualsiasi americano.

Conan il Barbaro è un americano tipico, quasi privo di interiorità, di una dimensione spirituale, e il suo carattere è l'incarnazione di un culto titanico della forza bruta, non di una saggezza divina apollinea. È ambizioso, lotta per il dominio, ed è quasi un materialista.

Una parodia del Medioevo

In altre parole, in un guscio favoloso e fantastico si trova una figura che è abbastanza moderna ed è un uomo americano con il suo estremo individualismo titanico, la sua ribellione, e un rifiuto della tradizione. Una vaga ma nobile nostalgia dei tempi migliori è utilizzata a scopo di lucro e di affermazione di potere – gli inviolabili principi della civiltà moderna.

La differenza tra i due tipi di fantasy è la differenza fondamentale tra le civiltà europee e americane. La civiltà americana è stata creata, come è stato detto, in uno spazio vuoto; si trattava di un progetto di laboratorio della modernità in cui l'Europa aveva esportato tutte le sue tendenze anti-tradizionali e anti-europee. Così, l'America non conosce la tradizione, e la sua imitazione del soggetto si trasforma in una parodia.

Come ha detto una volta Julius Evola:

L'America ... ha creato una 'civiltà' che rappresenta una contraddizione esatta dell'antica tradizione europea. Ha introdotto la religione della prassi e della produttività; ha messo la ricerca del profitto, la grande produzione industriale e le realizzazioni meccaniche, visibili, e quantitative, al di sopra di ogni altro interesse. Ha generato una grandezza senz'anima di natura puramente tecnologica e collettiva, priva di ogni fondo di trascendenza, luce interiore e vera spiritualità".

Game of Thrones è un tipico esempio di questo approccio americano – un guscio medievale con un tipico contenuto moderno. I valori indicativi della maggior parte degli eroi della saga comprendono i sotterfugi, l'avidità, la corruzione, il tradimento, un atteggiamento nichilistico verso la religione, come se questa fosse il maggiore valore contenutistico della società, ma che allo stesso tempo si caratterizza per gerarchia e tornei di cavalieri. Si tratta per lo più di modernità con alcune modifiche, ma per far ingoiare completamente la pillola amara dei valori dell'Occidente moderno, è addolcita con l'aggiunta di un romantico ambiente tradizionale. Dopo tutto, il mondo moderno sta diventando noioso e insopportabile.

La combinazione di talento di Eros e Thanatos, morte e sesso, rende lo spettacolo attraente. Dietro le quinte, gli autori impongono, attraverso la cultura pop, un'immagine volutamente distorta di certi valori del Medioevo, che non è peculiare del Medioevo, ma è promossa nel moderno Occidente attraverso un processo che Patrick Buchanan chiama la morte dell'occidente.

Ideologia del gender

Game of Thrones è la prima serie di massa con un tema di rapporti sodomiti, che si trasforma quasi in pornografia gay. La serie dimostra la "naturalezza" di tale rapporto, e, attraverso l'uso frequente di questo tipo di immagini, distorce la percezione dell'omosessualità come qualcosa di peccaminoso, segreto e malato.

È significativo che i personaggi omosessuali siano mostrati in una luce molto positiva. Il principe sodomita Renly Baratheon è il candidato più meritevole al trono reale, ma muore dopo aver rifiutato di scendere a compromessi. Il suo amante – Loras Tyrell – un cavaliere senza macchia e senza paura, è anche lui una figura estremamente positiva. Oberyn Martell, un bisessuale che non fa alcun mistero delle sue scelte sessuali, è un vendicatore nobile. Non ci sono affatto sodomiti cattivi.

il re sodomita e il suo cavaliere

La serie rompe anche il tabù dell'incesto, mostrando apertamente e con simpatia la relazione incestuosa tra il cavaliere Jaime Lannister e sua sorella gemella Cersei. Più volte nella serie costoro pronunciano la frase che non possono scegliere chi amare, la più comune scusa sentimentale utilizzata per la difesa di varie perversioni.

A sua volta, l'incarnazione dell'omofobia pura è un ragazzo tiranno, il re Joffrey Baratheon, un sadico odiato da tutto il paese, oltre che dai suoi parenti. Nella terza stagione, proclama che farà punire l'omosessualità con la morte. Così, i valori tradizionali e la lotta con il peccato cominciano a essere associati alla tirannia e alla crudeltà.

È inutile dire che la promiscuità è rampante, così come nel medioevo storico, parte integrante del mondo creato da Martin e dalla fantasia dei creatori della serie.

Multiculturalismo e migranti illegali

Il mondo di Game of Thrones sottolinea il multiculturalismo. A Westeros si possono incontrare stranieri che detengono posizioni elevate (per esempio, l'eunuco Varys). Nella regione di Essos, che assomiglia all'Asia antica e medievale, la principessa Daenerys Targaryen sta combattendo contro le elite bianche per la liberazione degli schiavi neri. Le vite dei neri hanno importanza! – ci dicono gli autori della serie. Nel caso dell'approvazione del multiculturalismo, i creatori della serie vanno con coraggio ben oltre il prototipo letterario. Il pirata Salladhor Saan, che è bianco nei romanzi, diviene nero nella serie.

Un'altra cosa multiculturale è quanta attenzione viene data nella serie al tema delle migrazioni. Chi sono i bruti? Immigrati. Vivono al di là di un muro – una struttura ciclopica che separa la civiltà dalla barbarie, l'incarnazione del sogno di Donald Trump. I residenti dei sette regni di Westeros non danno il benvenuto ai selvaggi, perché i bruti si comportano quasi come le orde dei migranti che si riversano nell'Europa moderna: uccidono, stuprano, rapinano e si vogliono stabilire in terre straniere. I soldati dei "guardiani della notte", che tengono lontane creature selvagge e disumane, stanno a guardia del muro di Westeros anche contro di loro.

profugo

Allora, che cosa vediamo in Game of Thrones? Il personaggio positivo, Jon Snow, fa di tutto per consentire ai selvaggi di stabilirsi dietro il muro, perché devono essere salvati da un terribile, disumano pericolo – quasi come Angela Merkel che ospita i rifugiati siriani. Inoltre, si impegna a fare una spedizione per trasferire una parte dei migranti nella prospera Westeros (come Papa Francesco a Lesbo settimana scorsa, forse ha guardato la serie insieme con Angela Merkel?). E, naturalmente, gli xenofobi, che non vogliono vedere assassini, ladri e cannibali accanto a loro, non capiscono tutto questo. Questo è il motivo per cui Jon Snow viene purtroppo ucciso. Martin potrebbe aver voluto questo risultato oppure no, ma in un entourage di fantasia riprodotto con un tema molto moderno, è facile da interpretare come politicamente corretto. Come può una persona che provi empatia per Jon Snow e gli infelici bruti, essere d'accordo a limitare l'immigrazione?

Nessun Dio, se non la morte

Sul tema della religione, Game of Thrones non ha scrupoli. Il culto tradizionale degli antichi dèi di Westeros e dei sette sono culti cerimoniali, e i loro aderenti non sono in guerra gli uni con gli altri – una tolleranza molto americana. La serie mostra che tutto va bene fintanto che la religione è un fatto privato. I problemi sorgono con la comparsa di persone che veramente credono in Dio. Il culto del dio del fuoco e della risurrezione, R'hllor, è mostrato in chiave decisamente negativa. I sostenitori della fratellanza dei "passeri", che hanno veramente fede negli dèi, istigano il terrorismo religioso nel capitale di Westeros, Approdo del Re.

Nel mondo di Martin non c'è nessuna chiesa organizzata, non c'è posto per Dio nel suo senso cristiano, e non c'è posto per Cristo, che invece viene esplicitamente o implicitamente presentato nelle opere dei grandi inglesi Lewis e Tolkien. Gli dèi di Martin si manifestano sia attraverso la presenza panteistica (gli antichi dei), si identificano con la natura o con la forza bruta – alla cui volontà tutto è soggetto. Quest'ultima è l'idea tipicamente semitica e titanica della divinità inerente nell'ebraismo, nell'islam, e un po' nella versione calvinista del protestantesimo, travolta dal mistero cristiano dell'amore divino e del sacrificio di Dio per l'uomo.

Dio come tale non esiste in Game of Thrones. È interessante notare che tutti i momenti "teologici" nei libri di Martin sono stati rimossi nella serie televisiva. La loro filosofia può essere meglio espressa da una citazione dal maestro di scherma di Arya Stark:

"C'è un solo Dio, e il suo nome è morte, e c'è una sola cosa che diciamo alla morte: non oggi"

la lezione di teologia di Syrio Forel

Questo assomiglia alle parole di Paolo:

Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. (1 Cor 15:32)

Nel mondo di Game of Thrones i morti risuscitano, ma ciò non dà loro o ai loro cari o felicità o conforto. Dopo tutto, la risurrezione cristiana è anche una trasformazione dell'uomo, ma Game of Thrones non implica che una persona possa essere qualcosa di diverso da quello che è ora, e cambiare la sua natura in un modo divino.

Il mondo di Game of Thrones è un mondo senza Cristo e di Dio, ma pieno di magia in stile New Age. Da "Dio è morto" a "Dio è la morte".

Una nuova era oscura?

La caratteristica distintiva di Game of Thrones è il suo sottolineato "realismo". Questa rappresentazione è il risultato della perdita della tradizionale percezione della politica come pratica filosofica ed estetica nello spirito di Platone e Aristotele.

Naturalmente, molti governanti medievali non erano filosofi del livello di Giustiniano, Federico II, o Alfredo il Grande, ma questa comprensione della politica era peculiare all'alto medioevo e all'antichità, e differiva da quella della modernità, dove l'approccio machiavellico sostituisce quello classico. La politica in Game of Thrones non è classicista, ma machiavellica. È cinica e basata sul principio del proprio interesse.

La dimensione politica di Game of Thrones è molto specifica. Da un lato, gli autori della serie dimostrano tendenze fortemente egualitarie e anti-autoritarie associate in primo luogo alla linea di Daenerys Targaryen, una delle eroine più popolari della serie, che ha a buon diritto una pretesa al trono di spade di Westeros, come rappresentante di una dinastia legittima spodestata da usurpatori. Ma dichiara che non sarà un altro raggio della ruota del "gioco dei troni", ma che piuttosto "romperà la ruota". Ciò vuol dire che è pronta a rompere il vecchio ordine gerarchico e a sostituirlo con uno più egualitario.

il totalitarismo egualitario di Daenerys Targaryen

D'altra parte, nella serie, ci sono dichiarazioni relative al tema dell'onore, dell'ordine, della lealtà, ma quasi mai verso un paese (eccetto il tema importante dei guardiani della notte), ma piuttosto verso famiglie specifiche.

La coscienza di massa è abituata all'immagine del mondo, dove grandi famiglie di clan oligarchici controllano tutto, come in Game of Thrones, in cui lo stato di una famiglia è determinato dalla sua ricchezza; questa è anche una caratteristica del mondo moderno e globalista. Si tratta di una spaventosa versione postmoderna del "nuovo Medioevo", che profeticamente era stato promesso persino da Berdjaev: la caduta del concetto di stato-nazione, eserciti privati, il confronto tra le case Rothschild e Rockefeller e altri padroni del mondo. È un mondo di guerre e di conflitti permanenti. Un mondo dove l'unico potere è il potere del denaro e della forza bruta, non l'autorità spirituale; un mondo senza Dio e senza razionalità ma con un sacco di sette, nuove religioni, credenze nella magia e nell'occulto; un mondo dominato dalla sessualità estatica, che mira a rompere tutti i possibili tabù; un mondo in cui tra l'uomo e la bestia (da qui il tema del licantropo in Game of Thrones) non c'è poi troppa differenza. Non è solo il mondo di Game of Thrones; è il nostro futuro che sta diventando reale. Benvenuti al gioco dei troni!

 
Il vescovo Longin (Zhar) sulla guerra in Ucraina

Sua Grazia Longhin (Mihail Jar), vescovo vicario di Bănceni, soprannominato "il padre di 400 bambini", in riferimento ai 400 bambini da lui adottati, ha tenuto una predica estremamente dura contro la guerra in Ucraina, così come contro i leader di questo paese, che ha definito "maledetti" e "servi di Satana". Inoltre, il vescovo ha chiesto ai fedeli ucraini non mandare i propri figli alla morte, perché questo è contro la fede ortodossa.

Sua Grazia Longhin sulla mobilitazione in guerra dei romeni d'Ucraina

Di questo vi prego: siate uniti e non mandate i vostri figli alla morte. La nostra fede ortodossa non ci permette di ucciderci a vicenda. Per interessi politici, per coloro che difendono i loro affari e i loro seggi di potere, vogliono uccidere il nostro popolo che vive in pace e con Dio.

Miei cari, non siete autorizzati a sparare per uccidere. Dio dà la vita, Dio la prende. I leader ucraini hanno detto: "La fede ortodossa è il più grande nemico dell'Ucraina". Così hanno loro dettato gli stranieri, che non possono sopportare la verità, perché sono ciechi.

Sua Grazia Longhin sulle vittime del conflitto in Ucraina

Come posso alzare un'arma e sparare a una creatura di Dio? Anche costui ha una madre, una moglie, un figlio, proprio come voi. Perché impongono, con la forza, di uccidere? La verità verrà a galla: ci sono migliaia, decine di migliaia di morti, e loro parlano di centinaia. Io non do benedizioni perché andiate in guerra. Noi vi esortiamo alla pace.

Ci sono circa 10.000 soldati uccisi, di cui nemmeno le loro mamme sanno che non sono più in vita. Io non mi immischio in politica, ma dico con dolore che non è una guerra contro il nemico, è la guerra tra di noi. Quando questi maledetti difendono gli Stati Uniti, vogliono vedere come gli ortodossi si uccidono gli uni con gli altri, e loro si siedono a bere, a mangiare e a rallegrarsi, e a godere del sangue che scorre su una terra sacra.

Sua Grazia Longhin sul coinvolgimento degli Stati Uniti e dell'Occidente nel conflitto

Pagheranno duramente il sangue che scorre sulle loro mani e sui loro vestiti. Questo l'hanno fatto un'Europa maledetta, della quale i Santi Padri hanno detto 'non adorate le bestie' e ​​gli americani, che in ogni paese in cui si sono immischiati, hanno portato solo lotta e spargimenti di sangue. Si sono fatti da parte e si rallegrano del sangue dei nostri cristiani.

Tutti sentiamo, fratelli, che siamo sulla soglia della Terza Guerra Mondiale. Perciò io vi dico, pentitevi! Ringrazio voi, tutti i villaggi, il popolo della Bucovina, che siete insorti, e così dovrebbe insorgere tutto il mondo: noi non diamo i nostri figli alla morte!

Sua Grazia Longhin sugli attuali leader dell'Ucraina

Non potrò mai commemorare alla Santa Liturgia questi leader maledetti del nostro paese. Mai, questi leader infedeli, privi di timore di Dio, che seduti sui loro seggi puntano il dito e dicono: uccidete. Per loro c'è solo una singola preghiera: Se puoi, Signore, illuminali, perché la tenebra li ha avvolti e l'inferno è su di loro. Non vogliono altro che lo scorrimento di sangue e questo è il loro piacere. Satanisti! Sono servi di Satana. Se non si fermano, li fermerà Dio, ma ci sarà un grande cordoglio.

 
Disegni preparatori come icone temporanee: una soluzione alternativa

In preparazione alla nostra festa patronale, al monastero di san Dionisio l'Areopagita, ci siamo imbattuti nel problema della nostra iconostasi vuota e incompiuta. Cosa si poteva fare per l'occasione per renderla più presentabile? Innanzitutto, come si fa di solito, abbiamo pensato di acquisire rapidamente riproduzioni temporanee di icone per riempire le aree vuote. Non mi andava la prospettiva di riproduzioni casuali, incongrue e fuori scala incollate al loro posto. Come ormai molti lettori sapranno, non sono particolarmente appassionato delle riproduzioni di icone, ma, dati i vincoli, ho seguito il piano. Tuttavia, è successo che il fornitore di riproduzioni di icone che ho contattato per il lavoro non fosse in grado di soddisfare i requisiti di scadenza. Quindi mi è venuta in mente un'idea. Ho proposto al nostro abate, l'archimandrita Maximos, che, nonostante fosse una sfida, avrei potuto realizzare i disegni preparatori in tempo, entro un paio di settimane, e installarli come icone temporanee per la festa. Per grazia di Dio tutto ha funzionato e i disegni sono stati completati in due settimane e mezzo, giusto in tempo per la festa.

I disegni sono a pastello seppia e bianco su carta da imballaggio (per convenienza, ma anche come modo per non impantanarsi con il perfezionismo). Si concentrano sull'elaborazione della forma come veniva comunemente praticata nelle officine rinascimentali. La carta è stata tinta di pigmento, il disegno è stato eseguito con punta d'argento, inchiostro o gesso, e successivamente accentuato con guazzo bianco o gesso. Questo metodo fornisce risultati piuttosto ricchi all'interno di quella che è in definitiva la sua struttura formale semplice.

Lorenzo Costa (1460-1535), Testa di uomo barbuto che guarda in basso a destra, e una mano, XV secolo, pennello e inchiostro grigio-marrone, accentuato con guazzo bianco, a punta di metallo, su carta preparata grigio-marrone. The Morgan Library & Museum, IV, 6

Vittore Carpaccio (1460-66 ca. 15 1525-6 ca.), Studi di teste femminili (foglio a doppia faccia), gesso nero, penna, lavaggio e evidenziazione bianca su carta blu, 23,8 x 18,4 cm © Ashmolean Museum, Università di Oxford

Buoni esempi di sviluppo maturo si possono trovare nei disegni dettagliati di Albrecht Dürer; il suo parallelo grafico può essere visto in xilografie in chiaroscuro italiano e tedesco del XVI secolo. Nella pittura di icone un'analoga elaborazione dell'uso della luce e della forma in bianco e nero si trova nell'opera di Teofane il Greco, in particolare i suoi affreschi nella chiesa della santa Trasfigurazione a Novgorod. Come mostrano questi esempi, la struttura di base di un disegno modificato può essere allungata per ottenere risultati molto divergenti, da laconici e astratti, a interpretazioni stilistiche abbondantemente dettagliate e quasi fotografiche.

Dürer, Albrecht, 1471-1528. "L'uomo di novantatré anni", 1521. Disegno a pennello su fondo di carta viola scuro, arricchita con bianco, 420 x 282 mm. Vienna, Graphische Sammlung Albertina

Busto di uomo barbuto, visto di fronte, rivolto in basso, la barba a destra, gli occhi chiusi; dal ritratto di Parmigianino, ora nella collezione della signora A. C. Rayner-Wood, 1781. Incisione su legno in chiaroscuro da quattro blocchi in verde e nero

Cristo Pantocratore di Teofane il Greco, 1378. Chiesa della Trasfigurazione del Salvatore, Velikij Novgorod

Mi sembra che questa possa essere una soluzione alternativa alle riproduzioni di icone per missioni, parrocchie e monasteri, che necessitano di qualcosa di temporaneo fino a quando non possono permettersi la realizzazione di un ciclo completo di icone dipinte a mano. Tra gli altri vantaggi, i disegni preparatori sono realizzati nella scala e nel formato effettivi previsti per le icone dipinte. Ecco un'alternativa più economica ed esteticamente più piacevole rispetto alle riproduzioni stilisticamente incongrue, fuori scala e aleatorie. Quelle che seguono sono le foto dei disegni preparatori.

disegni preparatori di padre Silouan Justiniano, attualmente installati sull'iconostasi nella cappella del monastero di san Dionisio l'Areopagita. Le icone del ciclo delle 12 feste saranno successivamente installate negli spazi vuoti ora decorati con fiori per la festa patronale

Annunciazione, di padre Silouan Justiniano, 2019

Arcangelo Michele, di padre Silouan Justiniano, 2019

Arcangelo Gabriele, di padre Silouan Justiniano, 2019

 
Domanda e risposta sul "battesimo correttivo"

Abbiamo già parlato del problema del cosiddetto “battesimo correttivo” nell’esperienza dello ieromonaco Seraphim (Rose): qui potete vedere l’articolo in questione.

Pochi giorni fa, nel blog del nostro confratello padre John Whiteford, è apparsa una domanda che riflette le condizioni di molti convertiti all’Ortodossia: molti, purtroppo, sono spinti a dubitare della loro appartenenza alla Chiesa da una lettura superficiale e unilaterale dei canoni. (Chi ha letto Three men in a boat di Jerome K. Jerome ricorderà come il protagonista, dopo avere letto da inesperto un’enciclopedia medica, si era convinto di soffrire di tutte le malattie possibili ad eccezione del ginocchio della lavandaia... la situazione dei dubbi di tali convertiti non è dissimile!)

A peggiorare le cose, più di un estremista dei movimenti scismatici cosiddetti “tradizionali” soffia sul fuoco di questi dubbi, per propagandare la ricezione del “vero battesimo ortodosso” (solitamente, da parte di corpi pseudo-ecclesiastici svuotati di ogni credibilità). C’è da ringraziare padre John Whiteford per il suo sforzo di mettere in chiaro l’insegnamento della Chiesa riguardo alla ricezione dei convertiti, e per avere sottolineato che cosa sant’Agostino intendeva quando parlava di “marchio” del battesimo (un concetto molto differente dal “carattere sacramentale” della teologia tomista), e delle ragioni per cui può essere superfluo in certi casi ripetere un battesimo alla ricezione di un convertito. Presentiamo il testo di padre John Whiteford nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
Ortodossia in una bolla

Perché gli scribi, i sommi sacerdoti e i farisei hanno cercato di uccidere e poi hanno di fatto crocifisso Cristo? (Mt 16:20,23,26-27; Mc 8:14-15; Lc 5:11,20,22; Gv 7:11,19).

Dopotutto, gli scribi erano l'élite colta e colta, i sommi sacerdoti erano i capi della religione ebraica e i farisei sono definiti come "membri di un'antica setta ebraica, contraddistinta dalla stretta osservanza della legge tradizionale e scritta, e comunemente ritenuta avere pretese di più elevata santità". Eppure la stessa parola ha finito per significare "una persona ipocrita". Infatti Cristo stesso li ha chiamati 'ipocriti' (Mt 6:7,15,16,22-24; Mc 7; Lc 13).

Gli scribi, i sommi sacerdoti e i farisei hanno cercato di uccidere e poi hanno di fatto ucciso Cristo perché questi disturbava la loro bolla appagata e narcisistica, il loro piccolo mondo confortevole, la loro zona di sicurezza, dalla quale erano in grado di condannare tutti gli altri che non appartenevano al loro club. Li ha costretti ad affrontare la realtà. Ha cacciato i cambiavalute dal loro tempio. Ai loro occhi, la punizione per questo è la morte.

Purtroppo, ci sono molti che preferiscono vivere nelle illusioni, piuttosto che nel mondo reale. Si isolano nel loro mondo o ghetto immaginario, perché la realtà è troppo spaventosa. Ci vuole coraggio per affrontare la realtà. È molto meglio vivere tra colori pastello e una visione sfumata che nel mondo reale. Pertanto, molti creano una vita in una bolla, con le proprie regole auto-imposte, forse con una certa sfumatura di razzismo protettivo, rifiutando tutti gli altri al di fuori del "clan" come "impuri". "Tutti gli altri hanno torto; solo io ho ragione". Questa vita bolla permette loro di condannare gli altri. E così hanno fatto gli scribi, i sommi sacerdoti e i farisei. Ed è quello che fanno ancora oggi. Stiamo attenti a non cadere anche noi in una simile trappola di orgoglio e amor proprio, trattando gli altri come lebbrosi.

 
Il problema dell'arte nell'Ortodossia anglofona: un saggio di recensione

Recentemente, uno scambio on-line su iniziative di sensibilizzazione pubblica riguardo a vari aspetti di musica ortodossa e musica di compositori ortodossi ha portato al seguente commento di un partecipante:

Che cosa c'è esattamente di così "ortodosso" in qualsiasi tipo di musica in sé e per sé? [...] Associare un qualsiasi compositore alla Chiesa è un esercizio vuoto, dal momento che la musica ha solo un ruolo secondario nella nostra fede. Per lo stesso motivo non ha senso glorificare i grandi iconografi... I grandi compositori che per coincidenza sono ortodossi sono noti per le loro opere secolari, a differenza dei compositori occidentali che sono noti anche per le loro opere sacre. Questo perché "la musica sacra" è un concetto occidentale. La musica nella Chiesa orientale è senza arte... perché è secondaria e serve le preghiere e le lezioni, e anche quando Rachmaninov, Chajkovskj o Rimskij-Korsakov hanno scritto musica di chiesa, hanno seguito le rubriche della Chiesa, non i loro stili compositivi personali.

In una discussione diversa su un argomento correlato, un altro partecipante ha affermato che scrivere musica para-liturgica o extra-liturgica per concerti produce, dal punto di vista ortodosso, degli autentici "pezzi da museo" piuttosto che qualcosa di valore reale:

I musei funzionano come cimiteri culturali: luoghi belli e tranquilli forse per riprovare, o meglio re-immaginare, gli orrori, o la gloria, o il dolore del passato. Ma questo è un buon contesto per la Chiesa? Vogliamo che il nostro messaggio sia proclamato nel contesto di un obitorio? Questo è il problema. Dire che non c'è nulla di male a usare le nostre risorse per aiutare i curatori dei musei ci mette a un livello molto basso.

Sono del tutto favorevole a una risposta positiva e a fornire materiali al curatore del museo locale, ma quello che stiamo facendo sta aiutando la civiltà a costruire il suo museo su di noi, con nuovi manufatti, anch'essi creati da noi. Sarebbe come se i fabbricanti di aerei facessero nuovi modelli da usare solo nei musei del volo.

Per concludere: io vedo questo tipo di sforzi come indulgenza e distrazione.

In un altro dibattito in questo senso, un interlocutore ha detto molto chiaramente: "La musica da concerto non è ortodossa".

Io scrivo dal punto di vista di un musicista, perché questo è il mondo in cui vivo, ma sembra che si possano trovare affermazioni simili anche in altre aree – certamente nell'iconografia. Il cristianesimo ortodosso, sembrano insistere queste persone in modo piuttosto scontroso, non fa arte.

Ma è proprio così? Certamente l'affermazione riportata sopra, che "i grandi compositori che per coincidenza sono ortodossi sono noti per le loro opere secolari", non regge alla prova; vi è una lunga tradizione di noti compositori di musica sacra con composizioni distinte in entrambe le tradizioni bizantine e russe, che risale almeno a san Giovanni Koukouzelis e fino ai giorni nostri con compositori viventi quali Gennadij Lapaev. Inoltre, l'affermazione non è del tutto vera neppure per gli iconografi, considerando per lo meno sant'Andrej Rublev, e forse persone come George Kordis oggi. Inoltre, non è esattamente vero che compositori come Rachmaninov e Chajkovskij seguivano le rubriche piuttosto che impiegare il proprio stile; la versione della Divina Liturgia di Chajkovskij è stata ritenuta un "Konzert" da parte delle autorità ecclesiastiche russe e non è stata consentita per l'uso liturgico (anche se oggi viene utilizzata abbastanza comunemente in tal senso), e la Vigilia di tutta la notte di Rachmaninov è stata scritta come pezzo da concerto.

Per far luce su questi temi, un ottimo punto da cui iniziare è il nuovo libro di padre Ivan Moody, Modernism and Orthodox Spirituality in Contemporary Music (International Society for Orthodox Church Music, 2014). Padre Ivan affronta il rapporto tra cristianesimo ortodosso, la musica e l'arte al giorno d'oggi, guardando all'attività di compositori in diversi paesi storicamente ortodossi – Grecia, Bulgaria, Serbia, Russia e Finlandia, e quindi dedicando capitoli anche ad Aarvo Pärt e a John Tavener (+2013), innegabilmente i due nomi contemporanei che sono stabilmente collegati nella mente del pubblico come rappresentanti della "musica ortodossa". La portata geografica e musicale del libro, la sua volontà di affrontare il modernismo in modo intellettualmente onesto, e la capacità di padre Ivan di sintetizzare i punti più fini di teoria musicale e teologia ortodossa, fanno di questo libro una lettura obbligatoria per chiunque sia interessato alle questioni del rapporto del cristianesimo con l'arte nel mondo di oggi.

P. Ivan è schietto di fronte a ciò che vede come la fonte dei pareri, come quelli che ho citato in apertura: "... gli scrittori che trattano l'arte della Chiesa ortodossa sono stati generalmente sospettosi di tutto ciò che è al di fuori dei canoni dell'arte ecclesiastica come stabilita dalla tradizione, temendo contaminazione e decadenza. [Questa posizione] è comprensibile, e spesso [risulta] da una semplice mancanza di conoscenza" (Moody, p. 9). Quindi scende in maggior dettaglio circa la fonte di questa mancanza di conoscenza:

Nel contesto specifico dell'arte sacra... le interazioni e fertilizzazioni incrociate sono state generalmente viste con sospetto, soprattutto quando il phronema (o inquadramento filosofico) ortodosso sembrava essere minacciato dall'introduzione dell'estetica occidentale (cioè, in sostanza, dal punto di vista ortodosso, l'umanesimo e il modernismo, per quanto vagamente questi possano essere definiti), e con loro, il dogma ecclesiastico occidentale e l'eventuale possibilità di una visione antropocentrica, piuttosto che teocentrica, del mondo e della creazione (Moody, p. 17).

E mentre certamente in teoria la relazione del cristianesimo ortodosso con l'arte è radicata in un contesto liturgico, non è affatto limitata ad esso, né lo è mai stata. Qui, p. Ivan cita p. Aleksandr Men': "Cristo ha detto che ogni persona prende ciò che ha da offrire dal suo tesoro. E voi, pittori e maestri di altri generi, esprimete i tesori del vostro cuore, le vostre percezioni del mondo" (Moody, p. 21). La realtà concreta è che all'interno del cristianesimo ortodosso, si sono sviluppate l'arte e la pratica artistica, e sono la teologia e canoni che devono trovare una risposta appropriata e descrivere la corretta applicazione di tali sviluppi. Lungo linee simili, il modernismo stesso non deve essere visto come limitato a una prospettiva fondamentalmente atea; qui p. Ivan invoca l'immagine di Peter Gay del "ritorno psicologico di un modernista a una casa emozionale perduta" a sostegno dell'idea di una "ampiezza dello spettro spirituale del modernismo" (Moody, p. 23). L'arte, anche l'arte moderna, non deve essere vista come non cristiana o non ortodossa per definizione.

In Grecia, p. Ivan ripercorre la strada sulla quale i moderni compositori greci assorbono e ri-articolano, non solo la musica bizantina, ma anche la memoria culturale di un patrimonio culturale e religioso bizantino in opere per cori polifonici, orchestre d'archi, e così via, ma anche interagendo con sviluppi storici, come l'ascesa del nazionalismo. Mostra le opere di Hatzis, Adamis, e altri, sostenendo che "il riferimento ai repertori e agli stili della tradizione musicale bizantina, e al contenuto della teologia ortodossa, così come l'assenza di paura nell'affrontare il mondo (i mondi) della musica contemporanea, consente alla loro musica di parlare con una speciale forza e autorità" (Moody, 53). È importante capire questo anche nel contesto di una rinascita di interesse per la musica popolare greca e i canti bizantini (vedi Paradosiaká: Music, Meaning, and Identity in Modern Greece di Eleni Kallimopoulou, Ashgate, 2009 così come forse The Past is Always Present: The Revival of the Byzantine Musical Tradition at Mount Athos, di Tore Tvarnø Lind, Scarecrow Press, 2011), così come è importante capire che ci sono persone che si muovono avanti e indietro tra questi mondi, garantendo l'interazione anche tra questi poli. Per esempio, p. Ivan parla della Passione secondo san Luca di Calliope Tsoupaki, alla cui prima ha partecipato il dr. Ioannis Arvanitis con la conduzione di un coro bizantino; il dr. Arvanitis è anche una figura chiave in entrambi studi di Lind e di Kallimopoulou.

Per i capitoli che trattano di altri paesi come la Bulgaria, la Serbia, la Finlandia e la Russia, p. Ivan segue grosso modo lo stesso modello, anche se oltre al nazionalismo, ovviamente rimangono pesanti il comunismo e l'eredità dell'ex URSS. Dato che la situazione politica in Europa centro-orientale, dopo la prima guerra mondiale, ha portato a un riallineamento intorno alla Russia piuttosto che all'Austria e alla Germania, è stato necessario trovare un linguaggio musicale che esprimesse l'Ortodossia in accordo con le flessioni di identità nazionale. Il modernismo qui fu forse un vantaggio, suggerisce p. Ican, in particolare in luoghi come la Serbia; il fascino del modernismo per i "nuovi linguaggi tonali" ha permesso di riempire i vuoti lasciati dai cambiamenti politici.

La Finlandia è un caso particolarmente interessante, essendo uno spazio stranamente di frontiera e contestato, come lo è per molti aspetti; la lingua locale, ovviamente, non è indo-europea, ma piuttosto ugro-finnica, ed si trova proprio nel mezzo tra la Russia e la Scandinavia, tra le quali ci sono storie controverse, così come problemi di identità controverse. I finlandesi decisamente non sono né scandinavi né russi, ma vi è stato un contatto culturale, e si trovano impronte di entrambi in Finlandia. Non sono russi, non sono scandinavi (e neppure germanici) – sono finlandesi. Ecco un'identità musicale ortodossa costruita interamente all'interno di un contesto storico del modernismo, ma tuttavia una tradizione vivente e in crescita.

capitoli conclusivi su Arvo Pärt e John Tavener fanno molto per esaminare come la teologia ortodossa influenza ciò che è, forse ironicamente, in gran parte musica da concerto suonata nelle chiese occidentali, se mai viene eseguita liturgicamente (di questo parlerò poco più avanti), e che tuttavia viene assorbita dal pubblico occidentale come "musica ortodossa". Il capitolo su Pärt, con 15 pagine, è il più corto del libro, ma la discussione di p. Ivan di come la sua musica è "spirituale" in un senso molto reale, in cui la struttura formale, la melodia e il ritmo sono infatti profondamente informati da concetti teologici ortodossi, è forse il più grande messaggio rivolto a coloro che potrebbero chiedere, come ha fatto il mio interlocutore, "Che cosa c'è esattamente di così 'ortodosso' in qualsiasi tipo di musica in sé e per sé?"

Qui c'è un punto importante da sottolineare... relativo alla percezione popolare della musica di Pärt come "spirituale". "Spirituale" è una parola spesso usata come sinonimo di "insipido ed etereo", un'idea che non ha nulla a che vedere con quello che la maggior parte degli ascoltatori di musica potrebbe concepire come "spirituale". Questo a sua volta porta a constatare che, da un punto di vista cristiano, lo spirituale è da trovare nell'incarnato. La musica soddisfa – o, comunque, è in grado di soddisfare – foneticamente la stessa funzione che l'icona ricopre visivamente. San Giovanni Damasceno ... ha scritto che "Utilizziamo tutti i nostri sensi per produrre immagini degne di lui, e santifichiamo il più nobile dei sensi, che è quello della vista. Infatti, come le parole edificano l'orecchio, nello stesso modo anche l'immagine stimola l'occhio".

È ovvio da queste parole che l'icona non è qualcosa di vagamente o sentimentalmente 'religioso', ma, al contrario, qualcosa di molto saldamente incarnato. Uno dei problemi a parlare di religione e di arte, e soprattutto di misticismo religioso e di arte, forse soprattutto in questa epoca "postmoderna", è che si è costantemente sottoposti a una confusione tra una vera aspirazione verso il sacro e qualcosa che spesso non è nulla di più di un sentimentalismo romantico. Tenendo conto, poi, della concezione incarnata del misticismo religioso, come proposta da san Giovanni Damasceno, uno potrebbe chiedersi se la musica [potrebbe] essere anche un veicolo di "spiritualità" o "misticismo" in un simile modo incarnato. Nel caso di Pärt, non sembra esserci dubbio che la questione possa essere risolta positivamente (Moody, p. 182-183).

Il capitolo su Tavener è simile nei suoi obiettivi, ma il parallelo di strutture sottolinea soltanto quanto Tavener e Pärt siano davvero completamente diversi. A livello macro, Tavener è su un cammino di ricerca spirituale da artista, da persona mai del tutto soddisfatta; inoltre, essendo in ultima analisi un perennialista, si occupa di portare avanti l'idea della Tradizione stessa quanto più possibile in fondo a un vicolo cieco, e il cristianesimo ortodosso non è che un mezzo funzionale a tal fine, e poi scartabile. (In un certo senso, questa non è una del tutto problematica o senza precedenti, ma vi voglio ritornare). A livello micro, volendo essere un musicista fedele al servizio della Chiesa, Tavener sta cercando di scrivere musica che si adatta a una storia immaginata di una "Ortodossia inglese" - vale a dire, la musica che si inserisce in un contesto culturale di cattedrali inglesi e ragazzi soprani mentre si adorna anche con quelli che Tavener vede come segni distintivi ortodossi, e anche se può essere musica da concerto o da cattedrale anglicana piuttosto che musica liturgica ortodossa, sta cercando almeno di trovare i parametri in cui una "musica ortodossa inglese" potrebbe andare bene.

La musica di Pärt riflette un insieme molto meno caotico di obiettivi; lui non è su un cammino di ricerca di una visione in quanto tale, per quanto posso dire da ciò che p. Ivan presenta. La sua musica è, come lui stesso sottolinea, "attivamente" contemplativa; a differenza di Tavener, le cui preoccupazioni sembrano essere diventate sempre più esoteriche e disincarnate, per così dire, quella di Pärt è una spiritualità che "[procede] dall'incorporeo al corporeo" (Moody, p. 185). Si potrebbe cercare di dare una spiegazione dicendo che, nella misura in cui impiegano un'idea di silenzio come sostegno spirituale della loro musica, Tavener è teso verso il silenzio con la sua anima; Pärt sceglie attivamente di essere tranquillo con il suo corpo.

Il libro di p. Ivan è immensamente utile sui temi del cristianesimo ortodosso nei rapporti con l'arte e la musica, sintetizza una grande quantità di bibliografia per il lettore anglofono, e sembra sfatare i possibili sentimenti che potrebbero marginalizzare, se non opporvisi, ogni nozione di "arte ortodossa". Si ha un'impressione piuttosto chiara che, sì, esiste una cosa del genere, una contorcimento di mani "piuttosto ansioso e nordamericano" ​​(per prendere in prestito una frase dell'attuale vescovo anglicano di Ebbsfleet, Jonathan Goodall) da parte. Così, accettando che questa ansia nordamericana esista, almeno in una certa misura, che ci possiamo fare, e come facciamo ad andare avanti?

Un tentativo di mostrare un percorso si può trovare nel libro The Mystery of Art: Becoming an Artist in the Image of God (Ancient Faith Publishing, 2014), scritto dall'attore pluripremiato dei Daytime Emmy, Jonathan Jackson (che sta attualmente girando il programma Nashville della ABC). Jackson si è convertito al cristianesimo ortodosso nel 2012, ed è stato ispirato dalla sua esperienza di conversione a scrivere una meditazione sull'Ortodossia e la vita dell'artista. Il libro è molte cose: è un saggio di conversazione che riferisce le riflessioni personali di Jackson sull'impatto del cristianesimo sul suo lavoro di attore e di musicista, è una raccolta di sue poesie, e si presenta anche come a volte una sorta di libro devozionale.

Jackson è totalmente sincero nella sua visione dell'artista cristiano:

Ogni volta che un artista porta qualcuno alla presenza di un significato, in quel momento il suo lavoro diventa incarnato anziché ideologico. L'artista è il sale e la luce; risveglia il cuore a un significato più profondo. Il significato è tutto intorno a noi. Il significato riposa nella creazione. La bellezza sussiste nell'eterno presente. Siamo fatti per portare la luce, la luce della Trasfigurazione di Cristo.

È una cosa incredibile scoprire che il cristianesimo è una esperienza di dire sì a ciò che è veramente bello... [e che] proclama che Dio è bello! La creazione è piena della sua gloria, e ama tanto il mondo da morire per ripristinare la sua bellezza... Cristo e le arti sono destinati l'uno alle altre... La vita di Cristo è profondamente ricca di significato per la vocazione di un artista. In questo lavoro, la mia preghiera è che l'artista diventi più cristiano e il cristiano più artistico. Queste realtà non si oppongono l'una all'altra. È un mistero che vale la pena contemplare: diventare un artista a immagine di Dio (Jackson, pp. 19-20).

Sincerità e calore a parte, però, è difficile non percepire una comprensione fondamentalmente romantica del termine "artista", e che il progetto di Jackson, alla base, sta cercando di conciliare il romanticismo con il cristianesimo usando il vocabolario dell'Ortodossia orientale. Quest'impressione è rafforzata altrove:

L'uomo è al tempo glorioso e spezzato – magnificamente radioso e profondamente ferito. È ferito, ma non del tutto depravato... Non si può sfuggire la domanda di Amleto, "Essere o non essere", che appartiene a ciascuno di noi. L'artista non può cessare di sottoporsi le domande eterne. Deve trovare uno scopo trascendente per la vita...

Diventare una vera icona significa essere ricreati a sua immagine e somiglianza ... l'artista non è chiamato solo a imitare Cristo, ma a diventare simile a lui nel suo intimo, per la grazia dello Spirito Santo... Come ha detto san Giovanni Crisostomo, "Se gli artisti che fanno statue e dipingono ritratti di re sono tenuti in grande considerazione, Dio non benedirà diecimila volte di più coloro che rivelano e abbelliscono la sua immagine reale (perché l'uomo è immagine di Dio)?"

L'artista è chiamato non solo a imitare meramente, ma a diventare... Solo allora la sua arte diventerà trascendente e rifletterà qualcosa della bellezza eterna e del valore eterno (Jackson, pp. 46-47).

Qui Jackson sta prendendo l'ideale romantico dell'artista come eroe, e sta tentando di riformularlo in uno stampo cristiano e di rafforzarlo citando Crisostomo, ma non è del tutto chiaro se questo funziona, soprattutto perché Crisostomo qui non sta parlando affatto di arte – sta parlando del dovere dei genitori di plasmare i propri figli (si veda Vigen Guroian, "The Image of God, Original Sin, and the Divine Model of Parenthood" in The Child in Christian Thought, ed Marcia Bunge, Eerdmans, 2001).

Il progetto di Jackson di un romanticismo cristiano è mostrato appieno nella sua conclusione, qui incorniciata in un'imitazione del linguaggio mistico dell'Ortodossia:

L'artista è una persona di gioia e forza soprannaturale. Tutto ciò che fa su questa terra viene da questo luogo di gioia: questa magnanima unione con Dio attraverso il Cristo risorto. La gioia della risurrezione inonda l'anima dell'artista di energia mistica per farlo abitare nelle profondità dell'umanità. Quando l'artista abbraccia il mistero di Dio, la bellezza della vita aumenta e la pazzia dell'amore abbonda. La compassione inonda il corpo, la sapienza invade i sensi, la gioia cresce nello spirito, e la pace si irradia all'interno del cuore. Questo prepara l'artista a incontrare la bellezza straziante del Divino e a creare realmente nello Spirito (Jackson, P158).

Ancora una volta, questo è l'artista del XIX secolo come vagabondo eroico, dipinto solo con parole neo-platoniche piuttosto che con i pennelli di Caspar David Friedrich. La lucentezza si scontra con la base, a dir poco.

Il guaio è, che altro c'è? Non molto, anche se c'è un chiaro precedente al libro di Jackson in The Music of Silence: A Composer's Testament di John Tavener (Faber and Faber, 1999), e penso che non sia troppo forzato dire che il linguaggio visivo con cui Jackson è presentato sulla copertina del suo libro è molto in dialogo con la consolidata "iconografia" di Tavener come "serio compositore ortodosso".

Il libro di Tavener ha un certo numero di vantaggi rispetto a quello di Jackson in termini di livello del discorso, non ultimo dei quali è un senso dell'umorismo alla base dell'intero procedimento, per esempio quando spiega il motivo per cui è diventato ortodosso invece che cattolico:

Anche al suo meglio, la varietà ultramontana del cattolicesimo non mi piaceva per la scolastica ... diffidavo profondamente dell'atteggiamento del proselitismo. Ricordo il sacerdote che diceva: "Penso che sia arrivato per te il momento di entrare, penso che dovresti farlo, il Signore ti vuole". Gli ortodossi sono tutto il contrario: cercano di spingere via. Questo mi attirava verso la Chiesa ortodossa. (pp. 33-34)

Nella sostanza, The Music of Silence è un avvincente autoritratto; Tavener disseziona se stesso, la sua fede e la sua voce musicale per spiegare al lettore in più grande dettaglio ciò che fa battere il suo cuore – e, come sottolineato in precedenza, Tavener era impegnato in una ricerca della visione di prim'ordine. La ricerca di una vera e propria esperienza di Dio era ciò che lo motivava come artista, né più né meno:

Se guardate le grandi icone del periodo bizantino, vedete gli angeli come bloccati con lo sguardo su Dio. Ho spesso pensato: è possibile produrre quel tipo di silenzio estatico, pietrificato, congelato nella musica? Ho certamente provato a farlo in vari pezzi... è il desiderio di Dio ...il desiderio di Dio che, come nelle icone, è in qualche modo pietrificato e silenzioso (Tavener, p. 157).

Tavener sottolinea anche in modo molto chiaro che sta parlando rigorosamente dal suo punto di vista, e non ha quindi alcuna particolare necessità di correzione di bozze (che lo salva da bozze improprie, come per esempio la citazione di Crisostomo fatta da Jackson). Racconta semplicemente la sua storia come compositore che si trovava alla ricerca di qualcosa: quello che ha trovato è stato il cristianesimo ortodosso, e si è sentito in dovere di servire l'oggetto della sua ricerca con i suoi sforzi musicali. Sotto molti aspetti, Tavener fa sentire la sua storia più universalmente applicabile per non aver tentato di ampliare il campo di applicazione al di là di se stesso; Il lavoro di Jackson, al contrario, parla troppo particolarmente di lui quanto più egli cerca di generalizzare.

Certo, non è proprio così semplice; La conversione e la produzione musicale di Tavener come "compositore ortodosso" si è verificata in un momento e in un contesto culturale molto diverso da quelli di Jackson, come chiarisce il racconto che egli fa degli inizi della sua vita. Come si assorbe il cristianesimo ortodosso, e ciò che si assorbe da esso, dipenderà probabilmente dalla cultura fino a una certa misura; per Tavener, che era cresciuto in una cultura in cui sono conservate almeno certe esteriorità del culto pubblico liturgico, ciò si riflette in dettagli come il suo ricordo d'infanzia di aver assistito a una rappresentazione della Passione secondo Matteo di Bach a Londra in un'occasione quaresimale, e ciò si manifesta in modo probabilmente molto diverso da quello di Jackson. La funzione artistica di Tavener era anche una che aveva un contesto ecclesiale pronto; è più difficile viverlo come attore, forse, che come compositore (anche se la formazione teatrale ha certamente beneficiato alcuni sacerdoti che potrei citare).

Ci sono però cose preoccupanti circa il libro di Tavener. Gli assunti fondamentali di Jackson possono essere romantici in natura, ma il perennialismo di Tavener è altrettanto in mostra – anzi, non fa che renderlo obbligatorio come necessità artistica:

Ho letto molte opere di persone che hanno scritto di tradizione, come René Guénon, Philip Sherrard, A. K. Coomaraswamy, Frithjof Schuon, ecc. Si può studiare Machaut, Bach, Stravinskij e Messiaen ma questo non è sufficiente. Se si vuole veramente riscoprire il sacro nella musica, si deve andare al di fuori della musica e tornare ai Vangeli, ai Padri, e anche ai detti dei Sufi, per capire questo approccio alla musica non scolastico, non di sviluppo. Alla fine, la gloria della musica è inseparabile dalla sovrabbondanza della vita... Credo che entrambe [la metafisica e la tradizione] ci portino a Dio, a meno che non ci limitiamo a fare giochi intellettuali onanistici con la tradizione (Tavener, P120).

C'è anche il relativo problema del linguaggio eccessivamente mistico sulla musica che rischia quasi di trasformarla in magia. In tutto il libro, Tavener si riferisce a concetti come l'ison come "la nota dell'eternità" e al canto, "che si tratti di quello indiano o quello bizantino o qualunque altro, è il punto più vicino a cui si può arrivare alla musica che fu soffiata nell'uomo quando Dio ha creato il mondo "(Tavener, pp. 135-36).

In tutta onestà, il perennialismo potrebbe comprensibilmente essere visto dall'artista cristiano come soluzione alla spiritualità nell'arte con quelle che sembrano essere qualità comuni, praticamente universali, attraverso le culture e secoli. Quello che produciamo non può non essere influenzato fortemente da ciò che sperimentiamo e da come trattiamo quelle esperienze, e se siamo in grado di vedere qualcosa di buono e santo in una tradizione non cristiana, ciò avrà un certo impatto sul nostro modo di esprimerci in un contesto cristiano. Tutto molto bello, per quanto riguarda l'istinto umano, ma se Cristo non trasforma quell'istinto in modo che noi subordiniamo a lui le nostre espressioni di tale istinto, allora il cristianesimo, e di certo il cristianesimo ortodosso, diventa poco più di colori sulla tavolozza, e una certa forma di perennialismo o sincretismo sarà il risultato. Tavener stesso sconfessa questa soluzione: "Se prendete da una tradizione... dovete venerare la tradizione nel suo complesso, non utilizzarne pezzi come questioni di convenienza estetica" (Tavener, p. 88). Eppure, questo è esattamente quello che sembra riconoscere di fare egli stesso, solo che non lo definisce in questo modo:

Al momento sto lavorando su [un pezzo], Zoë, che si riferisce alla vita eterna. La musica per Cristo è basata sui ritmi altamente complessi del canto samavedico ... In [un altro pezzo,] L'ultimo discorso [,] uso una linea melodica severamente micro-tonale di dipo dhrupad, per la musica di Cristo ... spero che [queste scelte] sapranno trasmettere questo tono oscuro, piuttosto impressionante, ai detti di Cristo (Tavener, p. 127).

Ora, come ho detto sopra, vi è un modo in cui Tavener è solo uno di una lunga serie di musicisti ortodossi che hanno trovato bellezza in altre tradizioni. Il grande compositore di musica bizantina, Petros Peloponnesios, era anche un esperto di idiomi musicali sufi, armeni e turchi, ha incorporato elementi di tali culture musicali nelle sue composizioni, e vi è una storia famosa su di lui che canta la selak dal minareto di una moschea. Il contatto culturale esiste, e non deve essere inteso come "corruzione" o "sincretismo" o cose simili, né è necessario che avvenga secondo i dettami di un impulso perennialista.

Allo stesso tempo, non dobbiamo essere confusi dalle odierne divisioni nette di categorie musicali, ma piuttosto storicizzarle. Anzi, forse questo è l'errore di Tavener; il suo impulso a classificare la musica "orientale" come "mistica", e quanto più a est tanto più mistica, forse dice di più sul nostro stesso bisogno in Occidente di separare la "musica occidentale" (un corpo di repertorio relativamente piccolo che comprende opere di "seri" compositori dal Rinascimento in poi) dalla "musica del mondo". La "musica occidentale" è una categoria troppo piccola per essere generale, la "musica del mondo" è una categoria troppo grande per essere precisa, e questa divisione subordina troppo facilmente la musica all'orientalismo.

Così, da un lato, abbiamo un tentativo di battezzare il romanticismo, una preoccupazione per la persona dell'artista cristiano; dall'altro, il perennialismo o sincretismo, una preoccupazione di misticismo e "purezza" della tradizione come astrazioni piuttosto che come parte dell'esperienza vissuta del cristianesimo. Sicuramente esisterà un altro modo?

Parte del problema di come parliamo di arte negli ambienti ortodossi anglofoni, in particolare nel contesto americano, è che la teoria non sta seguendo la pratica. Per dirla in un altro modo, non c'è davvero una cultura dell'arte nell'Ortodossia anglofona che Tavener e Jackson stanno descrivendo, con modelli stabiliti e con un vocabolario per farlo; devono importare le proprie sensibilità e trovare un modo di applicare il linguaggio ortodosso al loro lavoro. Questo è dove il libro di p. Ivan riesce meravigliosamente, visto che è in grado di analizzare le culture artistiche che sono già in atto e funzionanti.

C'è un altro aspetto del problema, però: in un contesto di Ortodossia americana – come si è visto dagli interlocutori piuttosto scontrosi all'inizio di questo saggio – non abbiamo davvero un accordo tra di noi sul fatto che valga la pena fare arte, per non parlare di farla bene, e anche se potremmo concordare su una parte di questo aspetto, certamente non siamo d'accordo su che cosa significa fare buona arte. Le realtà pastorali e parrocchiali spesso indicano che dobbiamo, diciamo, spiritualizzare il concetto di qualità, piuttosto avere aspettative di qualità che possano essere realizzate. Alcune di queste, senza mezzi termini, si riducono a questioni d'economia; l'arte fatta bene costa denaro, e ai nostri giorni, per alcuni, rappresenta un cattivo ritorno di investimenti. C'è il desiderio in alcuni ambienti di una sorta di idioma "americano" auto-consapevole di espressione artistica ortodossa –musica ortodossa"americana", iconografia "americana", architettura "americana", e così via, e la convinzione che questa emergerà solo quando spoglieremo in qualche modo l'Ortodossia dalle influenze "straniere". (Questo significa che un'autentica identità americana emergerà quando toglieremo le influenze "straniere" dall'America?) Ci sono anche altri fattori culturali in gioco, tutti radicati nelle radici puritane dell'America – un disgusto per quella che è visto come professionalità, una credenza, per così dire, che "l'arte" non abbia posto nell'Ortodossia, e un disaccordo globale sull'arte nella mentalità popolare americana. La verità è che abbiamo un certo numero di problemi pratici nel nostro contesto che rendono difficile esprimere quello che stiamo facendo senza ricorrere a qualcosa di simile al romanticismo per conforto – quanti di noi si sentono come se fossero soli contro il mondo? – o al perennialismo come modo di capire perché queste cose sono importanti in una società pluralistica.

Quello che vorrei suggerire come possibile primo passo in avanti, qualcosa che dobbiamo fare prima di fare qualsiasi altra cosa, proviene da un'altra fonte non ortodossa; poiché io sostengo che alla base i nostri problemi sono pratici, tuttavia, è uno dei migliori consigli pratici che conosco. Proviene dal discorso di Neil Gaiman del 2012 alla classe di laurea della University of the Arts a Philadelphia (ampiamente disponibile online e pubblicato come libro con il titolo Fantastic Mistakes (Morrow, 2013). È molto semplice: Fate buona arte.

Fate buona arte, sia essa musica, architettura, iconografia, paramenti, metallurgia, quel che volete. Fatela perché amate Dio e la sua creazione, e desiderate utilizzare le abilità che vi ha dato come parte di quella creazione per glorificarlo. Non ho intenzione di entrare qui nei vari modelli teorici di "sub-creazione" o "ri-creazione" o "scoperta" – non sono così intelligente. Fate quello che sapete fare nel modo in cui sapete farlo. Fatelo perché è così che potete servire, e perché questo consentirà di ispirare gli altri a servire.

Fate buona arte, arte che segue i modelli che abbiamo per l'arte sacra, cominciando a copiare se dovete, ma sappiate anche che Dio vi ha dato una voce, e quella voce non sarà mai identica a un'altra. Gli iconografi firmano il loro lavoro; i compositori firmano la loro musica; conosciamo i nomi degli architetti delle chiese almeno fin da Santa Sofia nel sesto secolo. È un errore dire che il cristianesimo ortodosso non consente la creatività, e se lo fa questa deve essere anonima. Sì, è vero che ci sono modelli e regole che si deve seguire, che nessuno ha carta bianca per fare tutto ciò che vuole, e che in qualunque mestiere in cui si opera c'è bisogno di imparare come farlo, prima di fanno, ma i requisiti formali non significano che non si può essere creativi, non più di quanto i requisiti formali di un sonetto significano che scrivere sonetti è fondamentalmente un'impresa non creativa. Dio ha fatto l'universo dal caos, dando forma alla mancanza di forma; noi dobbiamo fare lo stesso.

Fate buona arte e accettatene i rischi. Il vostro coro parrocchiale sarà in grado di cantare la vostra composizione? Beh, di certo non sarà in grado di cantarla, se voi non la scrivete. Le persone impareranno. Possono imparare lentamente, ma impareranno.

Fate buona arte e fatela anche per la sala dei concerti e per la galleria d'arte, non solo per l'edificio della chiesa. Non vi è alcuna ragione per cui non possiate fare entrambe le cose, come dimostra il libro di p. Ivan (e come dimostrano le composizioni di p. Ivan) – in effetti, quello che il libro di p. Ivan dimostra è che, nei paesi storicamente ortodossi, la linea tra l'arte ecclesiastica e secolare è praticamente inesistente. Se siete compositori, scrivete per tutti i contesti, e fatelo al meglio delle vostre capacità. Se siete pittori, siete in grado di produrre un'icona così come la copertina di un libro (il quadro sulla copertina del libro di p. Ivan è un lavoro del genere, dell'iconografo George Kordis). "Non liturgico" non significa "non sacro" o "non ortodosso".

Allo stesso tempo, fate buona arte anche per l'edificio della chiesa. "Troppo bello per la chiesa" è la risposta sbagliata, soprattutto se avete imparato con la dovuta diligenza ciò che hanno fatto i maestri e siete in grado di lavorare all'interno di requisiti formali, liturgici e tradizionali.

Fate buona arte e valorizzatela; prendete il vostro mestiere abbastanza sul serio per fare in modo che anche altre persone lo valorizzino. Fatela per amore di Dio, ma non lasciate che gli altri vi dicano che se amate la Chiesa la farete senza alcun compenso. Nella misura in cui la Chiesa è incarnata, la produzione creativa è parte di ciò che la Chiesa dovrebbe sostenere materialmente. L'addestramento per la produzione delle arti liturgiche della Chiesa non è economico, e se il nostro cuore è dove sta il nostro tesoro, allora ciò che non è valutato non sarà apprezzato.

Fate buona arte e non abbiate paura di farla bene. Quando Dio ebbe finito di fare il cielo e la terra, li guardò e vide che era cosa buona; fate lo stesso.

In altre parole – cerchiamo prima di capire come fare tutto questo. E poi facciamolo. Quindi cerchiamo di capire come parlarne. Se siamo in grado di fare così, allora forse si potrà sostenere molto meno che, in qualche modo, l'arte sia un'indulgenza e una distrazione nel cristianesimo ortodosso.

 
Come sono stati convocati e tenuti i Concili ecumenici

Per avere una visione d'insieme dell'organizzazione dei Concili ecumenici, compilerò, secondo i documenti ufficiali dei Concili e le descrizioni storiche *, alcune informazioni che ho considerato rilevanti per la questione del Concilio pan-ortodosso a Creta e le prospettive per la sua ricezione o riconoscimento. Per esempio:

I Concilio ecumenico

Fu organizzato da Costantino il Grande nel palazzo imperiale di Nicea, tra il 14 giugno e il 25 agosto del 325. Presidente onorario del Sinodo era l'imperatore stesso, ma i lavori stessi sono stati guidati da diversi presidenti (proedrois): Osio di Cordova (che era il principale consigliere dell'imperatore e firmò per primo gli atti del Concilio), Eustazio di Antiochia e di Eusebio di Cesarea (anch'egli vicino all'imperatore). I delegati di Papa Silvestro (quattro vescovi e due preti) apposero la seconda firma, ma senza impegnarsi seriamente nel dibattito. Inizialmente al Concilio avevano partecipato circa 250 vescovi, ma al termine il loro numero salì a 318. Essi rappresentavano un sesto di tutto l'episcopato cristiano di allora (circa 1000 vescovi in ​​Oriente e circa 800 in Occidente).

II Concilio ecumenico

Fu organizzato a Costantinopoli da Teodosio I il Grande tra il maggio e il luglio del 381. L'imperatore non annunciò neppure a papa Damaso l'organizzazione del Concilio, e quindi ale riunioni parteciparono solo 150 vescovi dall'Oriente. I lavori furono presieduti da Melezio di Antiochia (che morì proprio durante il Concilio), poi da Gregorio Nazianzeno (che fu costretto a ritirarsi dopo alcuni giorni), e si conclusero sotto la presidenza di Nettario di Costantinopoli. Anche se i vescovi occidentali non avevano partecipato al Concilio, questo è sempre stato riconosciuto e accettato dalla Chiesa di Roma.

III Concilio ecumenico

Il Concilio di Efeso, che si tiene dal giugno al settembre del 431, fu convocato dall'imperatore Teodosio il Minore in occasione della festa di Pentecoste. Ma passarono altri 16 giorni finché Cirillo d'Alessandria aprì i lavori sinodali (22 giugno), senza attendere gli assenti. I 3 delegati del papa Celestino arrivarono ​​solo alla seconda sessione, il 10 luglio, e Giovanni di Antiochia e altri 33 vescovi siriani arrivarono ​​a Efeso il 26 giugno, non parteciparono al Concilio presieduto da Cirillo, ma organizzarono un concilio alternativo, a cui aderirono nove altri vescovi che sostenevano Nestorio esso. Infine, dopo aver comandato la rimozione di Cirillo dal Concilio e l'arresto di Nestorio, l'imperatore approvò i decreti del Concilio di Efeso. La condanna di Nestorio fu firmata da quasi 200 vescovi, ma alle ultime sessioni partecipò un numero più piccolo.

È interessante notare che, in assenza dei vescovi di Antiochia, il Concilio di Efeso diede l'autocefalia alla Chiesa di Cipro, che fino a quel tempo dipendeva da Antiochia.

IV Concilio ecumenico

Si tenne a Calcedonia (oggi nella parte asiatica di Istanbul), essendo stato convocato dall'imperatore Marciano a Nicea, ma prima dell'apertura fu trasferito più vicino a Costantinopoli, per essere controllato dall'imperatore. I lavori durarono per 17 sessioni, tra l'8 e il 31 ottobre 451. Le prime due sessioni furono guidate dal generale (magister militum) Anatolie, dal prefetto dell'Oriente Palladio e dal prefetto di Costantinopoli (praefectus urbis) Taziano. Le due sessioni seguenti furono guidate dal vescovo Pascasino di Lilibeo, delegato di papa Leone il Grande, insieme con il vescovo Lucenzio. Il patriarca Anatolio di Costantinopoli fu coinvolta seriamente solo a partire dalla quinta sessione sotto pressione dell'imperatore, che voleva quanto più rapidamente l'approvazione di un horos (decreto) dogmatico nello spirito della confessione di papa Leone.

Il numero massimo di partecipanti a una riunione è stato di 630 vescovi, anche se l'horos dogmatico fu firmato solo da 454 vescovi. Questo avvenne in occasione della sesta riunione il 25 ottobre, presieduta dall'imperatore Marciano stesso, che si rivolse ai padri sinodali in latino e in greco, presentando se stesso come "nuovo Costantino" e sua moglie Pulcheria come "nuova Elena".

Particolarmente interessanti sono le decisioni dell'ottava sessione (settima nella traduzione latina) e dell'ultima, la diciassettesima (sedicesima in alcune traduzioni latine, e in altre inesistente).

Ancora al III Concilio ecumenico (quando ad Antiochia era stata presa Cipro) il patriarca Giovenale di Gerusalemme pretendeva, in aggiunta alla Palestina, di avere l'Arabia e la Fenicia. Ma a seguito di un'intesa con il patriarca Massimo di Antiochia, l'Arabia (compreso il Qatar di oggi) e la Fenicia rimasero nella giurisdizione di Antiochia, cosa confermato all'ottava sessione del IV Concilio ecumenico.

Un po' più complicata è la storia dell'ultima sessione, in cui fu emanato il Canone 28, come estensione del Canone 3 del II Concilio ecumenico. Questi canoni conferivano alla sede di Costantinopoli diritti simili a quelli della vecchia Roma, sulla base delle nuove condizioni politiche. Ecco cosa dice il testo:

"Seguendo in tutto le decisioni dei santi Padri e conoscendo il canone appena letto dei 150 vescovi amati da Dio, riunitisi nella imperiale Costantinopoli, la nuova Roma, sotto il grande Teodosio, il defunto imperatore di beata memoria, le stesse decisioni le prendiamo e le confermiamo anche noi, circa gli stessi privilegi della santissima Chiesa di Costantinopoli, la nuova Roma sin dai tempi in cui i Padri avevano giustamente conferito alla sede dell'antica Roma il primato perché quella città era la città imperiale. E i 150 vescovi amati da Dio, spinti dallo stesso obiettivo, hanno dato uguali privilegi al santissimo trono della nuova Roma, considerandola giustamente come la città onorata dal trono reale e dal senato, e che ha acquisito privilegi uguali a quelli dell'antica Roma imperiale; proprio perché anch'essa possa fare grandi cose nella Chiesa, essendo la seconda dopo questa. Inoltre [è stato deciso] che i metropoliti diocesani del Ponto, dell'Asia e della Tracia, e i vescovi delle diocesi chiamate prima terre barbare, siano consacrati dalla suddetta santissima sede della santissima Chiesa di Costantinopoli; e ogni metropolita delle diocesi menzionate, insieme con i vescovi della metropolia, ordini i vescovi della metropolia come decretato nei canoni divini; e i metropoliti delle suddette diocesi siano ordinati, come si è detto, dall'arcivescovo di Costantinopoli, dopo che è stata fatta secondo l'uso una scelta unanimr e i candidati sono portati alla sua attenzione".

Il vescovo Lucenzio era convinto che i padri sinodali stessero passando questa decisione (in particolare il passaggio delle tre province sotto Costantinopoli) sotto pressione dell'imperatore. Pertanto, il legato papale uscì dalla sessione, e Roma non ha mai riconosciuto il Canone 28 di Calcedonia.

Chiaramente, le attuali condizioni politiche rendono invalido il Canone 28 (Costantinopoli non è più la capitale dell'impero cristiano, il Ponto e l'Asia sono occupate dai musulmani e la Tracia è divisa tra le Chiese di Grecia e Bulgaria). Ma il patriarcato di Costantinopoli (come fa anche il Vaticano), trascurando il legame tra il "primato d'onore" e le condizioni politiche che le hanno dato il primato, non estende le "terre dei barbari" solo al Ponto, all'Asia e alla Tracia, ma tutta la diaspora al di fuori del territorio delle Chiese autocefale.

A proposito, alla stessa diciottesima (diciassettesima) sessione, i delegati latini citarono il Canone 6 del primo Concilio ecumenico con l'aggiunta: "ecclesia romana semper habuit primatum". Costantino Notario cita invece l'originale greco, da cui manca la previsione di un primato permanente di Roma.

V Concilio ecumenico

Fu convocato dall'imperatore Giustiniano il Grande a Costantinopoli, ma egli stesso non partecipò ad alcuna sessione, mentre i suoi delegati, ogni volta, chiedevano ai vescovi il permesso di assistere, per sottolineare la non implicazione della corte imperiale negli affari della Chiesa, anche se tale implicazione era evidente e marcata nel Concilio e nella vita ecclesiale in quel periodo. I lavori furono estesi a 8 sessioni, dal 5 maggio al 2 giugno 553.

Parteciparono 153 vescovi, di cui: 83 del patriarcato di Costantinopoli, 10 da Alessandria, 39 da Antiochia, cinque da Gerusalemme 9 dall'Illiria (dipendente da Roma) e 7 dall'Africa occidentale (anch'essa dipendente da Roma). Papa Vigilio, anche se si trovava a Costantinopoli e fu ripetutamente invitato a partecipare, rifiutò categoricamente. Oltre alla riluttanza a condannare lo scisma dei "tre capitoli", il papa insisteva che fossero chiamati altri vescovi dall'​​Italia per una maggiore rappresentanza della Chiesa occidentale. La corte imperiale rifiutò questa richiesta del papa, ricordandogli che anche i delegati occidentali degli altri Concili erano in minoranza, e una possibile pari rappresentanza dell'episcopato avrebbe voluto dire non lo stesso numero di vescovi provenienti da Oriente e Occidente, ma un numero uguale di vescovi da tutti e cinque i patriarchi (pentarchia).

Alla settima riunione (26 maggio) il papa inviò al Concilio, per mezzo del suo suddiacono Servusdei, una lettera ( "Constitutium I") come soluzione di compromesso per i "tre capitoli", ma i padri sinodali la respinsero. Durante l'ultima riunione del 2 giugno, la decisione dogmatica fu firmata da 152 vescovi, ai quali si unirono in seguito altri 16 vescovi. Inoltre furono formulati 14 anatemi che in gran parte ripetevano la "confessione di fede" dell'imperatore Giustiniano (del 551). Papa Vigilio firmò gli atti del Concilio solo il 23 febbraio 554, dopo di che gli fu permesso di andare a Roma. Morì lungo la strada, a Siracusa, il 7 giugno 555.

È interessante il fatto che le riunioni del Sinodo non furono guidate da un solo vescovo, ma da un presidio formato da Eutichio di Costantinopoli, Apollinare di Alessandria, Domnino di Teopoli da parte del patriarca di Antiochia e, a sua volta, i vescovi Stefano, Giorgio e Damiano da parte del patriarca Eustochio di Gerusalemme.

VI Concilio ecumenico

Fu convocato dall'imperatore Costantino IV a Costantinopoli. Il Concilio ebbe 18 sessioni, tra il 7 novembre 680 e il 16 settembre 681 (con una pausa dal 26 aprile al 9 agosto), svolta nella sala delle torri del palazzo imperiale. L'imperatore stesso presiedette 12 sessioni (le prime 11 e l'ultima) e le altre sei furono guidate da due patrizie e da due consoli imperiali: Costantino, Anastasio, Polieucto e Pietro.

Il papa Agatone era rappresentato da due sacerdoti e un diacono. Per il resto, al Concilio parteciparono da 43 vescovi (alla prima sessione) fino a 163 (all'ultima). A causa delle occupazioni arabe allora all'inizio, le diocesi d'Oriente erano molto poco rappresentate. Il Concilio cita solo Macario di Antiochia e il suo consigliere il monaco Stefano, entrambi finiti sotto anatema come monoteliti, e in campo ortodosso lo ieromonaco Giorgio, segretario del reggente patriarcale di Gerusalemme. Da Alessandria, allora occupata dagli arabi, ma anche per la maggior part fedele al monofisismo e al monotelismo, sembra che non abbia partecipato nessuno.

Anche se il Concilio durò più a lungo degli altri concili, non ratificò alcun canone. Pertanto, oltre 10 anni dopo il sesto Concilio ecumenico, l'imperatore Giustiniano II convocò una nuova assemblea, nella stessa sala delle torri del palazzo, a cui parteciprono 227 vescovi guidati da patriarchi Paolo III di Costantinopoli, Pietro I di Alessandria, Giorgio II di Antiochia e Anastasio II di Gerusalemme. Come delegati del Papa Sergio II parteciparono due vescovi, anch'essi dall'Oriente. Questo Concilio fu chiamato 'in Trullo' o Quinisesto (perché diede 102 canoni disciplinari, completando i Concili ecumenici V e VI) e durò esattamente un anno (1 ° settembre 691 – 31 agosto 692). Nei successivi scritti ecclesiastici, sia in Oriente sia in Occidente, i canoni di questo Concilio disciplinare sono chiamati "del sesto Concilio ecumenico". Dal momento che tre dei 102 canoni condannano alcune pratiche occidentale (13 – il celibato, 55 – il digiuno al sabato, 73 – la rappresenta della croce sul pavimento), diversi papi e teologi occidentali hanno messo in discussione l'autorità del sinodo ecumenico in Trullo e la sua relazione con il sesto Concilio ecumenico.

VII Concilio ecumenico

Questo Concilio fu convocato dall'imperatrice iconodulia Irene e si svolse dal 24 settembre al 23 ottobre dell'anno 787. Le prime 7 sessioni ebbero luogo nella chiesa di Santa Sofia a Nicea (24 settembre – 13 ottobre) e la riunione finale del 23 ottobre si è tenuta al Palazzo Magnavru di Costantinopoli, divenuto in seguito l'Università della capitale.

La storia dell'organizzazione di questo Concilio è particolarmente interessante. Il patriarca Tarasio di Costantinopoli (ordinato il 25 dicembre 784) e l'imperatrice Irene si rivolsero nell'agosto 785 a papa Adriano I, invitandolo a un Concilio per condannare l'iconoclastia. Il papa rispose solo il 27 ottobre 785, dichiarandosi d'accordo con l'organizzazione del Sinodo, se Costantinopoli si fosse conformata alle seguenti quattro condizioni: 1) anatema del sinodo iconoclasta ufficiale del 754 in presenza dei delegati papali; 2) garanzie scritte dall'imperatrice, dal patriarca e dal senato per la libertà e la sicurezza dei delegati papali (un prete e un abate, entrambi di nome Pietro), anche se essi non fossero stati d'accordo con le decisioni del Sinodo; 3) restituzione alla Chiesa di Roma delle diocesi del Sud Italia (date da Leone III l'Isaurico al patriarca di Costantinopoli); e 4) la rinuncia del patriarca di Costantinopoli del titolo di "ecumenico".

Il Concilio fu convocato per il 7 agosto 786, ma dopo una protesta iconoclasta alla vigilia, l'organizzazione del Concilio non fu possibile. Con alcuni trucchi politico-militari, l'imperatrice riesce a organizzare il Concilio a Nicea, in modo pienamente sicuro. Il numero dei partecipanti variò da una sessione all'altra: alla prima parteciparono 257 vescovi e delegati (esclusi abati e monaci), alla quarta riunione parteciparono 458 persone, di cui 330 erano  vescovi, e alla settima riunione parteciparono 339 vescovi, mentre il documento finale fu firmato da 308 vescovi, che riuscirono a venire a Costantinopoli il 23 ottobre.

Particolarmente importante è il fatto che a causa dell'occupazione araba, i tre patriarcati orientali (Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) erano rappresentati solo da due monaci: Giovanni, ex sincello (segretario) del patriarcato di Antiochia, e Tommaso, abate del monastero di sant'Arsenio dell'Egitto (in seguito divenne metropolita di Salonicco). Questi vennero al Concilio con una lettera da "vescovi, preti e monaci d'Oriente", che lessero al terzo incontro. Ricordando la difficile situazione in cui i cristiani erano resi schiavi dagli arabi, gli autori della lettera sollecitavano i padri  sinodali a non tenere conto della mancanza di patriarchi e vescovi dall'Oriente, soprattutto se avessero partecipato i delegati papali. È invocato come precedente il sesto Concilio ecumenico, al quale allo stesso modo i vescovi orientali erano in un numero molto piccolo.

I vescovi greci nei Balcani non poterono partecipare al Concilio a causa delle ripetute invasioni di slavi, allora non ancora battezzati. Pertanto, la maggior parte dei vescovi veniva da Costantinopoli, dall'Asia Minore e dal Sud Italia, dove erano fuggiti molti monaci iconoduli.

Anche se i delegati papali firmarono le decisioni papali del settimo Concilio ecumenico, il re Carlo Magno si mostrò scontento dell'inferiorità dell'Occidente di fronte all'Oriente e negò l'ecumenicità del Concilio, definendolo "un concilio locale dei greci". Il suo documento iconoclasta, i Libri Carolini, fu approvato in occasione del Concilio di Francoforte (anno 794), alla presenza dei delegati del papa Adriano, che temeva l'ira dei franchi, poi dal Concilio di Parigi (anno 825), in un momento in cui in Oriente era stata ripristinata l'iconoclastia. Al Concilio di Costantinopoli degli anni 869-870, che a torto condannò il patriarca Fozio, i delegati papali ribadirono la venerazione delle icone, ma quando questo Concilio fu annullato nell'879, quando fu riabilitato Fozio e fu condannata l'eresia del Filioque, i Latini hanno considerato i decreti del Concilio di Nicea nel 787 come relativi e opzionali.

È interessante notare che, nel 1448, al Concilio di Ferrara-Firenze, gli occidentali hanno presentato ai greci una pergamena con la traduzione latina dei documenti del settimo Concilio ecumenico, realizzata presumibilmente da Anastasio il Bibliotecario (morto nell'878, un anno prima del Concilio foziano), che menzionava il Credo letto alla settima sessione (13 ottobre) del settimo Concilio ecumenico con l'aggiunta del Filioque. Ma il delegato greco Giorgio Gemisto Pletone smascherò la falsità di questa pergamena, notando che se il documento fosse stato vero, sarebbe stato necessariamente citato da Tommaso d'Aquino (sec. XIII) e da altri teologi occidentali.

* * *

Da quanto menzionato sopra concludiamo che:

1) Le tensioni, pretese e incomprensioni tra le Chiese locali crescevano da un Concilio a un altro;

2) La situazione del Concilio di Creta (2016) è molto migliore di quella di qualsiasi Concilio Ecumenico dei sette (ri)conosciuti finora. Non so tuttavia se questa ovvia costatazione possa servire come vera speranza per la sinodalità e l'unità della Chiesa dei nostri giorni.

3) Le commemorazioni dei "santi Padri" dei Concili ecumenici (come quelle che abbiamo nel Sinassario) sono un modo di dire che è stato preso troppo sul serio. Dalle forme di indirizzo che abbiamo osservato al Concilio di Creta capisco che anche i padri sinodali di oggi si vedono pressoché canonizzati ed entrati nella storia, semplicemente perché hanno assistito / partecipato.

* Principale fonte bibliografica: "Enciclopedia ortodossa (Православная Энциклопедия)", vol 9, pp 556-660

 
Rapporto sulla situazione ucraina (18 settembre): lotte interne ovunque

La situazione odierna dell'Ucraina vede caotiche lotte interne in Novorossija e in Banderastan.

Novorossija:

Aleksandr Zakharchenko

Il primo segno di guai è diventato visibile quando Strelkov ha dovuto tornare urgentemente a Donetsk per evitare i negoziati dietro le quinte che pare che si svolgessero tra alcuni funzionari della Repubblica Popolare di Donetsk e gli oligarchi ucroidi tra cui Akhmetov. Poi è arrivata la notizia della improvvisa rimozione di Strelkov, seguita da una rimozione quasi simultanea della maggior parte della leadership della Novorossija. Nonostante ciò, chi è rimasto in quella la leadership (Zakharchenko & Co.) sembra essere composta da più che degni successori di Strelkov, che hanno fatto un impeccabile lavoro nell'attuazione dei piani di contro-offensiva apparentemente sviluppati da Strelkov. Poi sono venuti i negoziati di Minsk con notizie poco circolate di un tentativo di colpo di stato da parte di Vladimir Antjufeev che, prima di allora, era stato responsabile della sicurezza dello Stato sotto Strelkov. A quanto pare, questo colpo era diretto contro Zakharchenko e non è riuscito. Che cosa è poi successo ad Antiufeev non è ancora chiaro, almeno a me. L'ultima notizia che ho letto è che era sotto interrogatorio.

Aleksandr Khodakovskij

Quindi, questa settimana, è accaduto qualcosa di veramente bizzarro: in primo luogo, una figura molto controversa - Bezler - è stato nominato da qualcuno (non è ancora chiaro da chi esattamente) come capo del servizio dell'intelligence della Novorussia. Poco dopo, è stato anche annunciato che quattro comandanti militari - Bezler, Khodakovskii e due *figure sconosciute* (?) - hanno concordato che tutte le Forze Armate della Novorossija sarebbero state poste sotto il comando del generale Korsun. Problema: nessuno aveva mai sentito parlare di un "Generale Korsun" e anche il presidente del Parlamento della Novorossija, Oleg Tsarev, ha dichiarato che la leadership politica della Novorossija non era stata consultata in merito a tali piani. Quanto a Strelkov, ha espresso la sua totale mancanza di informazioni su Korsun. Strano, per non dire altro. E sicuramente non buono.

Sembra che un certo numero di processi distinti ma collegati siano contemporaneamente in corso:

1) una forza di milizia composta da volontari si sta trasformando in un esercito regolare sotto un unico comando militare subordinato alle autorità politiche. Almeno, questa è la teoria, ma finora questo non è stato raggiunto.

2) vari comandanti militari della Novorossija hanno opinioni diverse su questioni chiave (come l'accordo di Minsk) e ambizioni personali (Khodakovski?).

3) Mosca sta esercitando pressione sui leader della Novorussija per farli adeguare alle politiche del Cremlino.

4) oligarchi russi e ucraini stanno esercitando anche loro la propria influenza per ottenere un risultato favorevole ai loro interessi finanziari.

Questi sono quattro processi distinti, e non un singolo fattore, e coloro che presentano un modello semplicistico di "singola spiegazione" non riescono semplicemente a vedere la complessità della situazione. Ciò non fa, tuttavia, migliorare la situazione.

Vladimir Antjufeev

La conseguenza diretta di questo è che la Novorossija non ha ancora un leader unico e incontrastato. La mia sensazione personale è che ci sia un'alleanza Strelkov-Zakharchenko che è sia la più legittima sia la più efficace, ma altri grandi attori (Bezler, Khodakovski) stanno ancora cercando con forza di promuovere il proprio ordine del giorno. Si dice ora che Antjufeev e Bezler sono sotto arresto. Qualunque sia il caso, le lotte politiche e il caos nella Novorossija sono un problema molto grave, che qualcuno (Strelkov? Putin?) dovrà risolvere con urgenza.

Russia:

Vladislav Surkov

Ho visto un sacco di speculazioni che la "eminenza grigia" dietro molto di questo malaffare che è Vladislav Surkov, un losco personaggio dell'entourage di Putin, ma le cui idee sembrano correre spesso direttamente in opposizione a Putin. Non ho visto alcuna prova diretta di questo, ma non ho motivo di dubitare di individui molto meglio informati (compreso Strelkov). Surkov o non Surkov, vi è sicuramente un gruppo di interesse là fuori denominato "quinta colonna", il "partito della pace", il "partito del tradimento", oppure il mio termine preferito, gli integrazionisti atlantici, il cui ordine del giorno è semplice: fermare la guerra in Ucraina e ripristinare il rapporto putativamente "buono" tra la Russia e l'Occidente. Le loro motivazioni sono un mix di ideologia (russofobia filo-occidentale, liberalismo capitalista), finanziario (subiranno le maggiori perdite non solo dalle sanzioni occidentali, ma da un deterioramento delle relazioni tra la Russia e l'Occidente) e personale (lotta per il potere per riprendere il Cremlino ai sovranitari eurasiatici).

Vladimir Evtushenkov

In questo contesto, ho visto molte speculazioni che la recente mossa contro il multi-miliardario Vladimir Evtushenkov (spesso descritto come il nuovo Khodorkovskij) è un contro-attacco di Putin per schiacciare gli oligarchi. Potrebbe esserlo, e la negazione di Peskov che ci siano ragioni politiche dietro il suo arresto è tanto prevedibile quanto poco credibile. Varrebbe la pena di vedere se c'è una connessione Evtushenkov-Surkov, ma non ho i mezzi per farlo io stesso. Eppure, a giudicare dalla reazione del capo dell'Unione russa degli industriali e imprenditori (RSPP), Aleksandr Shokhin, è chiaro che l'oligarchia russa è sconvolta e anche spaventata da questo arresto.

Questo per quanto riguarda la stupida teoria che Putin rappresenti gli interessi dell'oligarchia russa o, meglio ancora, sia il "burattino" di questi oligarchi.

Banderastan:

La parte dell'Ucraina controllata dalla giunta (che io chiamo Banderastan) è in pieno fermento. L'accordo di Minsk ha fatto assolutamente infuriare la maggior parte dei leader politici ucroidi. Com'era prevedibile, Jarosh e Tjagnibok sono in armi, il primo ha anche minacciato di rovesciare Poroshenko. Peggio, Timoshenko ha fatto una sorta di ritorno sulla scena denunciando l'accordo come una resa vile ai Moskali e una svendita degli interessi nazionali ucroidi.

Deputato della Rada gettato in un cassonetto

Attivisti del Settore destro hanno tentato di prendere d'assalto il Parlamento e la Presidenza, e hanno letteralmente gettato deputati nei cassonetti, che è una cosa sia divertente sia ampiamente meritata, ma non cambia il fatto spaventoso che Poroshenko non è il peggio che il Banderastan possa produrre. Poroshenko è maligno, naturalmente, ma almeno non è un pazzo come Timoshenko o Ljashko.

Ora c'è un rischio concreto che il Settore destro possa letteralmente rovesciare il regime di Poroshenko (qualcuno si ricorda della Libia?). E anche se il Settore destro non facesse nulla di simile, o non riuscisse a farlo, le prossime elezioni sono a dir poco davvero spaventose. Con il lavaggio del cervello di massa in corso in tutti i media ucroidi vi è un rischio reale di una Rada completamente "pazza" con Ljashko responsabile del più grande partito e neonazisti assortiti che riempiono il resto dei seggi.

Nazisti contro oligarchi

C'è uno scontro in atto tra oligarchi e nazisti sinceri/zombificati da un lato, e persino tra oligarchi (Poroshenko contro Kolomoiskij contro Akmetov) dall'altro. Così, in modo paradossale, sia la Novorossija sia il Banderastan non hanno attualmente un vero, funzionante, potere centrale e nessuna delle due parti può "produrre" alcunché.

E se questo non vi spaventa abbastanza, tenete a mente che l'economia ucroide, appoggiata dagli anglo-sionisti, non è veramente ancora crollata. Ma crollerà. Presto. Poi le cose andranno davvero, davvero male. Vengono in mente immediatamente gli esempi di Iraq e Libia. Infatti, Putin ha recentemente dichiarato quanto segue al forum Seliger dei giovani del 2014:

Vi ricordate la battuta: "Qualunque cosa i russi facciano, finiscono sempre con un kalashnikov?" Ho l'impressione che tutto ciò che gli americani toccano finisca sempre come la Libia o l'Iraq.

A quanto pare, Putin ha assolutamente ragione e il Banderastan è ora diretto verso il basso esattamente per la stessa strada. A dire il vero, gli anglo-sionisti potranno tenere Poroshenko al potere e i resti dell'economia del Banderastan a galla solo per un certo tempo. Presto o tardi - probabilmente presto - entrambi crolleranno e poi si scatenerà veramente l'inferno.

Nel frattempo, "Jats" ha annunciato la "lustrazione" (purga) di circa un milione di funzionari legati al regime precedente. A quanto pare, questo numero non comprende Poroshenko, Timoshenko, Turchinov o lo stesso "Jats" (i quali hanno servito tutti sotto i presidenti precedenti in un modo o nell'altro).

Pazzo, pazzo caos...

Situazione militare:

Situazione militare, 15-17 settembre

Con mia grande sorpresa, una controffensiva ucroide non si è concretizzata o, se lo ha fatto, è stata così debole che era difficile notarla. Gli ucroidi hanno concentrato grandi forze in diverse località, e le forze di repressione della giunta hanno compiuto attacchi in diverse località, ma deboli e piuttosto rapidamente respinti. Per quanto riguarda quei pochi luoghi che sono stati presi sotto il controllo delle forze di repressione della giunta, erano per lo più luoghi che le Forze Armate della Novorossija avevano abbandonato. La mia fonte per questa analisi è "Basketok" (le cui eccellenti e dettagliate relazioni giornaliere in russo si possono trovare qui e qui).

Sorprendentemente, le Forze Armate della Novorossija non hanno ancora preso il pieno controllo dell'aeroporto di Donetsk. Lo hanno circondato e ne controllano la maggior parte, ma non tutto. Per quanto riguarda gli ucroidi assediati, si rifiutano categoricamente di arrendersi e bombardano ancora Donetsk su base giornaliera. Posso spiegare questa aberrazione solo come conseguenza della lotta politica in atto nella leadership della Novorossija.

Una delle più probabili spiegazione della situazione corrente è quella (eccellente) data da Colonel Cassad:

Per quanto riguarda la concentrazione delle truppe, le principali forze della giunta sono già dislocate nel Donbass. La giunta non può più aumentare sostanzialmente il gruppo. Prendendo in considerazione la rotazione prevista dei reparti e delle unità capaci di combattimento già inviate al fronte, la giunta può rafforzare il suo gruppo solo gettando in azione battaglioni e gruppi tattici ricostruiti a partire dai distaccamenti in precedenza messi in fuga. Tuttavia, le loro qualità di combattimento sembrano abbastanza discutibili a causa delle grandi perdite di personale e materiale. In sostanza, senza una quarta ondata di mobilitazione, la giunta non può aumentare sensibilmente l'organico del suo gruppo, che rimane approssimativamente al livello di primi di luglio del 2014. Considerando il fallimento delle precedenti 3 ondate di mobilitazione, i possibili risultati della quarta potrebbero anche innescare un certo scetticismo. La giunta, naturalmente, non è arrivata ai valori limite del suo potenziale di mobilitazione, ma è già in gravi difficoltà. Tutto questo è aggravato da problemi di materiale: da varie stime, la giunta ha perso circa il 60-70% del materiale presente nel Donbass (e la cosa peggiore per la giunta è che più di 220 veicoli blindati di vario grado di preparazione al combattimento hanno finito per essere catturati dalle Forze Armate della Novorossija, che hanno già messo da un quarto a un terzo dei trofei catturati in azione). Naturalmente, ci sono ancora molti carri armati, IFV, SPH, e MLRS in magazzini e ai servizi di riparazione, ma i rinforzi di agosto e settembre non possono compensare le enormi perdite. Ci si aspetta che la voragine aperta nei materiali sia colmata da materiale ottenuto dai paesi della NATO e dai tentativi di riacquisto di veicoli che già spediti per contratti internazionali di difesa. L'Ucraina continua a raccogliere i frutti del suo orribile saccheggio del patrimonio militare sovietico.

Questo ha senso. Le forze di repressione della giunta hanno impiegato i loro migliori uomini e attrezzature nel tentativo di schiacciare la Novorossija nel giro di "poche settimane", e li hanno persi. Ci sono ancora risorse numericamente significative a loro disposizione, come dimostrano le grandi concentrazioni di forze che hanno ammassato ma che finora non sono riuscite a utilizzare efficacemente.

Per quanto riguarda le Forze Armate della Novorossija, hanno fatto qualche piccolo progresso in varie località, e hanno fatto piccole ritirate in altri luoghi, ma niente di importante ha avuto luogo neppure dalla loro parte. Questo significa che le Forze Armate della Novorossija e le forze di repressione della giunta hanno combattuto tra di loro fino a un punto morto? Forse, non lo so e non ho modo di controllare. Comunque, la mia prima spiegazione di quest'apparente stagnazione sul fronte militare è che entrambe le parti sono troppo profondamente coinvolte nelle lotte politiche e nel caos che ne deriva.

Quelli a cui scherzosamente mi riferisco come "profeti e lettori delle menti" probabilmente faranno previsioni sicure basate, come sempre, su modelli semplicistici, ma io non lo farò. So cosa vuole Putin e di che cosa la Russia ha bisogno: un cambio di regime a Kiev. So anche cosa Putin non vuole o che la Russia non può permettersi: un collasso della Novorossija. I due, naturalmente, sono collegati. Ma come si evolverà la situazione, ora è troppo presto per dirlo.

Penso spesso che il regime di Kerenskij (liberale, massonico, filo-occidentale, democratico e oligarchico) era salito al potere nel mese di febbraio. Proprio come la giunta ucroide. Kerenskij fu rovesciato nel mese di ottobre dello stesso anno. Solo per dire...

Cordiali saluti,

Saker

 
I 20 principali consigli spirituali di sua Beatitudine il metropolita Onufrij

Il nostro angelo custode si rallegra delle nostre buone azioni e si addolora quando facciamo del male. Dovremmo cercare di vivere in modo tale che gli angeli possano rallegrarsi delle nostre vite.

Per evitare il peccato, si deve sapere qual è la volontà di Dio. Questo è ciò che impariamo dalla nostra coscienza, ed è ciò che impariamo dalle Sacre Scritture.

Chi ha sempre una preghiera sulle labbra e nel cuore, unita al pentimento, è un bersaglio difficile per i poteri malvagi, perché la preghiera lo protegge.

Questi sono tempi difficili, ma sono anche momenti in cui dobbiamo essere attenti a noi stessi, in modo che le passioni politiche e la saggezza umana non ci allontanino dal cammino della giusta fede. Se manteniamo pura la nostra fede, se proviamo a vivere secondo la fede, Dio ci invierà pace e tranquillità. Tuttavia, se affondiamo nell'abisso delle passioni, dell'inimicizia e degli scontri umani, allora, naturalmente, ci allontaneremo dalla via del Signore e ciò non porterà alcun bene.

La capacità di tollerare il prossimo è la saggezza della vita. Dovresti percepire il prossimo così com'è. Vuoi che sia migliore? Prega per lui. Dio può renderlo migliore. È così che si manifesta la pazienza cristiana.

Proprio come una persona soffoca senz'aria, così l'anima senza preghiera diventa morta e insensibile.

La preghiera è necessaria non per Dio ma per noi; è come l'ossigeno spirituale senza il quale una persona muore. Questa conversazione con Dio fornisce alla persona una fonte di vita.

Una cosa è quando le persone versano sangue per Cristo, e un'altra quando tollerano abusi, insulti e risentimento per amore della loro fede. Queste persone ricevono la corona del martirio senza sangue.

I pensieri pieni di amore, misericordia, pazienza e rispetto attirano la grazia di Dio, e quelli pieni di rabbia, odio e orgoglio la scacciano. Se siamo sopraffatti dalla rabbia, dall'odio e dall'orgoglio, ciò indica che l'immagine di Dio in noi è danneggiata.

Oggi dobbiamo vivere secondo le leggi cristiane e non secondo le leggi di questo mondo. Non è necessario guardare come vive il mondo; è governato da regole leggermente diverse.

Se manca la grazia di Dio, un uomo può trovarsi nel posto più bello, circondato da tutti i benefici del mondo, e sarà ancora infelice.

Più si raccolgono beni terreni, più si diventa disperati, perché non portano gioia spirituale. Puoi raccogliere tutti i tesori della terra e metterli di fronte a te, ed essere ancora la persona più miserabile.

I dolori sono una lezione spirituale mediante la quale un uomo apprende la sua debolezza e il potere di Dio. Più forte è il dolore, più profonda è la lezione. Tutto ciò che dobbiamo fare è sopportare queste tribolazioni con pazienza e gratitudine verso Dio.

Non è necessario aspettare. Le grandi cose sono fatte da grandi persone e noi siamo piccole persone. Quindi, dobbiamo fare piccole cose.

L'amore per i nostri nemici non è facile, ma dobbiamo pregare, leggere le Sacre Scritture, costringerci ad essere pazienti nel trattare con coloro che ci feriscono.

Durante le nostre vite terrene, dobbiamo assicurarci di avere un indumento decente per le nostre anime. Le nostre vesti dell'anima sono sporche di peccato. Dobbiamo pentirci immediatamente dopo aver commesso un peccato.

Coraggio significa andare contro corrente. Come sapete, solo i pesci morti scorrono liberamente ovunque scorre il fiume, mentre i pesci vivi corrono a monte verso la sorgente pura e un ambiente incontaminato. Solo quelli che sono stati in grado di evocare una certa misura d'umiltà sono capaci di vero coraggio.

Dicono che ci sono molte restrizioni nel cristianesimo, ma questo non è vero. Tutto va bene ma in buona misura e con ragione. I santi ci mostrano di quanto poco abbiamo davvero bisogno per sopravvivere.

Se uno presta attenzione a se stesso e vive una vita dignitosa secondo i comandamenti di Dio, allora sente la presenza di Dio dentro di lui, accanto a lui e in tutto l'universo.

Ogni uomo è un vaso della grazia di Dio. Toccando una persona, tocchi la grazia di Dio.

 
Due neomartiri ortodossi inglesi

Oggi parliamo di due casi insoliti di convertiti occidentali (per la precisione, inglesi), che non solo presero sul serio la loro fede ortodossa, ma arrivarono anche a dare la vita per questa fede: Nicholas Johnson (ucciso dai bolscevichi a Perm nel 1918) e Henry Abbott (ucciso dai turchi a Salonicco nel 1876). Presentiamo i dati della loro vita, scritti da padre Andrew Phillips, in russo e in traduzione italiana, nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Domande e risposte (maggio-ottobre 2021)

Tutti i comandamenti si fondano sul comandamento dell'amore.

Tutte le persone, tutte le nazioni e tutte le terre sono chiamate alla vera fede.

"Io commemoro ogni giorno il patriarca Alessio I alla proscomidia. È lui il patriarca. E la nostra preghiera rimane. Siamo stati tagliati fuori dalle circostanze, ma liturgicamente siamo uno" (1949).

Preghiamo il Signore che acceleri quell'ora desiderata e attesa in cui il patriarca di tutta la Rus', salendo al suo trono nella cattedrale della Dormizione a Mosca, radunerà intorno a sé tutti i vescovi russi provenienti da tutte le terre russe e straniere.

San Giovanni di Shanghai

 

Ci scusiamo per non aver pubblicato questa rubrica di domande e risposte per sei mesi, anche se abbiamo risposto alle domande individualmente. Le ragioni del ritardo nella pubblicazione di questa sezione sono state circostanze al di fuori del nostro controllo, su cui solo pochi hanno saputo la verità finora. Gloria a Dio per tutte le cose!

 

Covid

Dovremmo vaccinarci? Ha mai avuto paura di morire di covid durante la pandemia? Crede che il covid sia artificiale o naturale?

La domanda sulla vaccinazione è una domanda a cui solo voi potete rispondere. Non spetta a me, ma a voi rispondere. Quello che ho notato, però, è che ovunque ci sia uno stato autoritario o stati ex comunisti e corrotti, come in Francia, o in Europa dell'Est e in Russia, che per generazioni hanno mentito alla gente, c'è molta ostilità alla vaccinazione. Tale è la sfiducia alimentata da stati che di solito mentono oppure obbligano le persone a farsi vaccinare. Anche quando tali stati dicono la verità, la gente pensa che stiano mentendo. In ogni caso, la vaccinazione deve essere puramente volontaria.

Io non ho mai avuto paura di morire di covid. Ho percorso oltre 30.000 miglia in macchina durante il covid, confessando e comunicando gli ortodossi su un'area molto vasta, perché non c'era nessun altro a farlo, soprattutto a Londra. Avrei accettato felicemente la morte, se fosse stata la volontà di Dio, poiché sono stato sotto crudeli persecuzioni per tutto quel tempo.

Non so se il covid sia naturale o artificiale, ma, in ogni caso, sicuramente alcune persone sinistre hanno approfittato del covid dopo che è apparso, per manipolare la società e la gente comune. Questo fa pensare che forse in realtà fosse tutto pianificato e quindi non fosse un caso. Ma non ci sono prove, solo sospetti. La cosa più strana è stata la sostituzione del buon senso con il diktat dello stato. Per esempio, se non mi sento bene, resto a casa. Se ho un brutto virus, non lo diffondo ad altri. Non ho bisogno che lo stato mi parli di "autoisolamento o "distanziamento sociale". Ho buon senso!

Sembra esserci una divisione nella Chiesa in questo paese tra ex convertiti anglicani liberali e settari anti-vax. Mi deprimo per questo. Può consigliarmi qualcosa?

Penso che lei passi troppo tempo ai margini della Chiesa tra i convertiti, dove in verità esiste una tale divisione tra estremisti. La vaccinazione non è una questione che riguarda la Chiesa, la santissima Trinità, la persona di Cristo, lo Spirito Santo, la verginità eterna della Madre di Dio, le qualità della Chiesa, la comunione dei santi, queste sono le questioni di cui ci occupiamo. Non lasciamoci distrarre da questioni mondane come la vaccinazione del corpo.

Per quanto riguarda l'anglicanesimo, quasi nessun romeno, russo o greco ha mai sentito questa parola. Se chiedi loro di che religione sono gli inglesi, diranno o che sono atei o che sono cattolici. Le sottili distinzioni tra le diverse varietà di non ortodossi sono ben lontane dagli ortodossi ordinari, che qui sono la stragrande maggioranza, perché sono troppo occupati a guadagnarsi da vivere, a pagare l'affitto e ad allevare i loro figli. Direi che qui è un caso in cui l'ignoranza è beatitudine.

Lasci stare il mondo, con le sue dispute sui vaccini e le varietà di errore religioso, si concentri sulla salvezza della sua anima. I problemi di accettare o rifiutare la vaccinazione e le differenze astratte tra un eterodosso e l'altro non aiuteranno nella questione della salvezza della sua anima.

La Chiesa russa

È desiderabile restaurare la Chiesa russa prerivoluzionaria e rimanervi fedeli?

Certo, dobbiamo rimanere fedeli alla Chiesa, ma non si può vivere nel passato o restaurarlo. In ogni caso, non dovremmo essere fedeli a pratiche decadenti, né di alcun punto nel passato né del presente. E nonostante le illusioni dell'idealismo convertito e dell'ignoranza, c'era molto di decadente nella Chiesa prima della rivoluzione. Solo una leggera conoscenza di persone vissute allora (cosa ormai impossibile), o della storia e della letteratura russa dell'epoca lo conferma.

In parole povere, se tutto fosse andato bene in Russia prima della rivoluzione, non ci sarebbe stata alcuna rivoluzione. Chiaramente, allora, c'erano seri problemi. Sappiamo dai resoconti del metropolita Antony (Khrapovitskij) che i seminari prima della rivoluzione erano pieni di atei (come Stalin), carrieristi e fannulloni. Sappiamo che dopo la rivoluzione, immediatamente il 90% dei soldati russi smise di frequentare i servizi precedentemente obbligatori e che in seguito, secondo la descrizione di san Giovanni di Shanghai al Concilio della Chiesa della ROCOR negli anni '30, circa il 90% degli emigrati non si preoccupava della vita della Chiesa (qualcosa a cui abbiamo spesso assistito noi stessi, quindi sappiamo che è un dato di fatto). Sappiamo che dopo la rivoluzione quasi 500 sacerdoti hanno rinunciato volontariamente al sacerdozio. Che senso aveva ancora per loro? "Non arrivavano più soldi". Soprattutto, sappiamo che prima della rivoluzione la comunione una volta all'anno era la norma anche per l'andare in chiesa e solo i piissimi si comunicavano due o tre volte l'anno. In altre parole, la rivoluzione è avvenuta perché la Russia non era più in comunione con Cristo, aveva lasciato la Chiesa. Vogliamo tornare su questo? Cosa vogliamo imitare da lì?

Cos'è il sergianismo?

Questo era un termine reso popolare negli Stati Uniti dalla CIA per cercare di screditare dogmaticamente la Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia, il cui episcopato, originariamente sotto il metropolita e poi patriarca Sergio (+1944), era oppresso dallo stato ateo. Si riferiva fondamentalmente alla cooperazione forzata di alcuni rappresentanti delle autorità ecclesiastiche (cosa ben diversa dalla Chiesa!) con gli atei. In fondo, nelle lingue occidentali si tratta di una forma di quello che nel corso dei secoli è stato conosciuto come erastianismo, dal nome di un protestante svizzero del XVI secolo, Erasto, il quale sosteneva che lo stato è superiore alla Chiesa in questioni ecclesiali.

L'ironia dell'uso di questo termine della guerra fredda, "serganismo", è che è stato reso popolare da ortodossi controllati e pagati dalla CIA, l'apparato di spionaggio dello stato degli Stati Uniti! Questi agenti hanno cercato di far capire che in qualche modo, 'magicamente', a causa dei compromessi personali di alcuni vescovi, l'intera Chiesa russa all'interno della Russia aveva 'perso la grazia'. Era solo l'ultimo passo per concludere che l'unica grazia nella Chiesa ortodossa russa era quella nella Chiesa russa emigrata. E, naturalmente, da lì in poi, era solo l'ultimo passo per inventare una teoria in stile protestante di "vera Chiesa", trascinando la piccola Chiesa russa emigrata con sede a New York in un'esistenza settaria e farisaica. In altre parole, si trattava dell'orgoglio molto primitivo e infernale dell'autogiustificazione: "Noi abbiamo ragione e voi avete torto, noi soli abbiamo la Tradizione corretta e voi no, noi andremo in paradiso e voi andrete all'inferno", se posso citare due rappresentanti odierni di quella Chiesa in questo paese.

In effetti, questo è esattamente ciò che è accaduto nel 2007 e in seguito, quando alcuni discendenti emigrati e i loro ingenui seguaci neofiti si sono rifiutati di entrare in comunione con la Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia e con i suoi rappresentanti al di fuori della Russia, che hanno condannato come "appartenenti al Patriarcato di Mosca". (In realtà tutte le parti della Chiesa ortodossa russa appartengono al 'Patriarcato di Mosca'). Anche tra coloro che sono rimasti possiamo vedere che ci sono alcuni che ora vogliono lasciare quella comunione e perseguitare la nostra fedeltà. Eppure questa normale comunione era esattamente ciò che stavamo disperatamente aspettando. In altre parole, sarei molto cauto nei confronti di coloro che usano questo termine politico, in quanto probabilmente sono essi stessi "sergianisti", o più esattamente "CIA-isti".

Quando penserà che l'influenza dell'Unione Sovietica non esisterà più? Quando hanno rimosso il cadavere di Lenin dall'esposizione pubblica a Mosca?

Questo è, credo, solo il primo passo. Il secondo passo è quando rinomineranno le stazioni della metropolitana, le strade e le città e rimuoveranno tutte le statue e i riferimenti ai mostri bolscevichi. Il passo successivo è quando i russi normali si renderanno conto che il disastro della seconda guerra mondiale è dovuto a Stalin. 27 milioni di morti e Mosca, San Pietroburgo e Volgograd/Tsaritsyn quasi catturate. Nella prima guerra mondiale morirono 600.000 persone e i tedeschi non andarono oltre la Polonia e la Lituania e la vittoria era imminente, con Berlino e Vienna alla portata dell'esercito dello tsar, e solo il tradimento degli atei russi fermò allora la vittoria. La vittoria finale, dopo il disastro, nella seconda guerra mondiale fu dovuta all'eroismo del popolo e di leader come Zhukov, non al mostruoso Stalin, che massacrò il suo stesso popolo. Infine, ci deve essere la ricostruzione dell'Impero Russo: qualcosa che per il momento sembra lontano anni luce. Abbiamo appena iniziato.

Costantinopoli

Dovremmo ricevere la benedizione dei vescovi che sono sotto Costantinopoli?

Se non sono scismatici, sì, certo che dovremmo. Personalmente ne conosco solo quattro che in realtà sono scismatici, cioè che sostengono attivamente lo scisma fanariota in Ucraina. Ciò significa che la maggioranza non è così. Tuttavia, dovremmo essere cortesi anche con i quattro vescovi fanarioti scismatici, trattandoli come faremmo con i vescovi cattolici romani. Non c'è niente di sbagliato in questo trattamento, poiché è quello che vogliono diventare secondo le loro stesse dichiarazioni pubbliche.

Soprattutto, però, dovremmo pregare per loro. Il pentimento è ancora possibile e può darsi che il piccolo numero che ha creato lo scisma e il caos possa ancora essere rimosso e la maggior parte dei vescovi tradizionali sconfiggerà gli elementi scismatici, che per il momento hanno preso il sopravvento. Possiamo certamente ricevere la loro benedizione. Ci sono alcuni sacerdoti e persone meravigliose nel Patriarcato di Costantinopoli, non da ultimo a livello locale e anche su gran parte del Monte Athos, che non sono affatto d'accordo con ciò che alcuni individui hanno fatto in Ucraina. Una nuova Chiesa locale sarà in parte edificata sui fedeli (ovviamente non sugli infedeli) di Costantinopoli.

Cosa dobbiamo fare se durante la visita patriarcale qui nell'ottobre 2022 il Patriarcato di Costantinopoli concederà l'autocefalia all'arcidiocesi di Thyateira e creerà una "Chiesa ortodossa britannica"?

Qualsiasi "autocefalia" data sarà fittizia, come quella data agli scismatici in Ucraina. Ovviamente quello che dice è possibile, poiché Thyateira ora ha vescovi a Londra, Edimburgo e Cardiff. Lo stesso può accadere in Nord America ora, mentre il Patriarca Bartolomeo è lì: il Nord America è un percorso di prova. L'arcidiocesi greca (GOARCH) potrebbe ricevere un nuovo statuto ('tomos') e diventare una Chiesa ortodossa americana autocefala. Il Fanar può fare quello che vuole in Gran Bretagna e in Nord America, o in qualsiasi altro luogo, perché se in questi luoghi fa quello che vuole , farà sicuramente lo stesso in Australia. Tuttavia, ciò porterà qualche cambiamento pratico sul campo? Gli inglesi saranno allora i benvenuti in questi club etnici di sbandieratori, o continueranno a sentirsi dire di andarsene e di diventare anglicani? Questa è l'unica cosa che conta.

Tuttavia, la possibile azione fanariota dovrebbe anche essere un campanello d'allarme per gli altri ortodossi affinché finalmente si uniscano e lascino da parte ogni attività settaria e ogni estremismo. Dopo tutto, dovremmo essere in unità spirituale e amministrativa quando viviamo sullo stesso territorio. Lo scorso luglio, infatti, un inviato da Mosca si è recato a New York, affinché i tre frammenti locali della Chiesa russa possano prepararsi a fondersi in uno solo. Le divisioni anacronistiche e non canoniche del passato devono finire, poiché non hanno più ragione di esistere. Si spera che lo stesso processo di unità possa avvenire in Europa occidentale, America Latina e Oceania, che devono ottenere tutte le proprie metropolie e diventare così future Chiese locali. E forse anche in Africa, dove Mosca sembra pensare di istituire un esarcato per l'Africa nera.

Dobbiamo sempre obbedienza al nostro vescovo?

Dobbiamo obbedienza a Dio. Questo include anche il nostro vescovo, purché sia un vero rappresentante di Dio. Quindi, se ti chiede qualcosa che è contro Dio, per esempio, qualcosa di non canonico, scismatico o eretico, tutto è diverso. Per esempio, se il vostro vescovo chiede di commettere un atto immorale o criminale o chiede di consentirgli di commettere un atto immorale o criminale (questo include gli atti che richiede da voi se è un agente dei servizi segreti), o se interrompe la comunione individuale con un'altra Chiesa senza alcuna decisione sinodale su quell'altra Chiesa, o se sta predicando l'eresia. Il punto è che dobbiamo essere obbedienti a Cristo e alla sua Chiesa; l'obbedienza al vostro vescovo dipende dalla sua obbedienza a Cristo e alla sua Chiesa. Cristo non era obbediente ai farisei, ai sommi sacerdoti e ai cambiavalute. Allo stesso modo non siamo stati obbedienti all'arcivescovo Nestorio di Costantinopoli. L'accento sull'obbedienza cieca è protestante e appariene all'Antico Testamento, è farisaico e settario, ed è sempre impiegato dai leader delle sette. Il nostro accento è su fede, pentimento, misericordia, santità, risurrezione e Spirito Santo.

Perché le Chiese si rimpiccioliscono e addirittura scompaiono?

Quando un gruppo ecclesiale fa politica, cioè quando non è fedele alla sua missione e diventa ritualistico e settario, si rimpicciolisce e può anche scomparire. È successo in Nord Africa, nel V e VI secolo a causa del donatismo settario, è successo in Asia Minore dal VII secolo in poi, è successo in Russia nel 1917 a causa della mancanza rituale dello Spirito vivente e del controllo dello Stato. Solo quando i credenti si oppongono ai nemici e affrontano il martirio o assumono la croce della confessione della Fede, le Chiese crescono di nuovo (come in Russia dopo il 1991). Mi viene in mente un gruppo che ha fallito di volta in volta nella crescita, ha fallito perché alcuni hanno una straordinaria capacità di maltrattare, perseguitare e calunniare i loro sacerdoti non pagati, che preferiscono confessare la fede con integrità e coscienza cristiana, piuttosto che prendere parte ad attività che chiaramente mancano di amore. La Chiesa ha solo due pilastri: il martirio e la confessione. Non c'è niente al di fuori di loro.

Vita ecclesiale

I non ortodossi

I non ortodossi saranno salvati?

Non dovremmo nemmeno pensare di fare una simile domanda in stile protestante. La nostra unica preoccupazione dovrebbe essere la nostra salvezza. E sappiamo che questo è possibile solo per la misericordia di Dio.

Alcuni sacerdoti ortodossi ricevono i non ortodossi per cresima, altri per battesimo. Ho sentito di alcuni che ricevono cattolici per confessione e comunione. Qual è la logica in tutte queste diverse pratiche?

I cristiani non ortodossi non sono pagani, ma per la maggior parte credono che Dio sia una Trinità e che Cristo sia il Figlio di Dio fatto uomo. E hanno forme sacramentali, che sono reliquie del loro lontano passato ortodosso. Quindi per la maggior parte i protestanti anche se non tutti, hanno un "battesimo", in cui l'acqua tocca il corpo della persona da battezzare e l'atto viene compiuto nel nome della santissima Trinità. I cattolici romani hanno la stessa e anche diverse altre forme sacramentali, inclusa una "cresima", anche se la chiamano confermazione ed è eseguita solo dai vescovi. Lasciatemi spiegare con un paragone:

Tutte le chiese ortodosse distribuiscono l'acqua santa. Tuttavia, in alcune chiese ortodosse le persone vengono con le proprie bottiglie e prendono l'acqua santa, mentre altre forniscono le proprie bottiglie e le persone vengono a comprare una di queste bottiglie e poi la riempiono di acqua santa. Ovviamente ciò che è sacramentale non è la bottiglia, ma è l'acqua santa, non la copertina, ma il libro, non la busta ma la lettera. E così è con le forme sacramentali non ortodosse. Ci sono bottiglie che le persone portano da casa, nel qual caso non c'è bisogno di prendere le bottiglie dalla chiesa, perché ne hai già una con te. L'unica cosa importante è l'acqua santa, il contenuto, non il contenitore. Il contenitore è la forma sacramentale non ortodossa, che viene attivata o "sacramentalizzata" dal contenuto.

L'accoglienza dei sacerdoti greco-cattolici nei loro ordini era stata la tradizione della Chiesa russa molto prima della rivoluzione, come testimoniato dal grande Sinodo di Mosca nel 1666-1667. Ciò risale al Canone 95 in Trullo, che afferma che ariani e altri eretici potevano essere ricevuti mediante la cresima, e questo non significava un riconoscimento dei loro sacramenti, ma un desiderio di facilitare il loro ritorno alla Chiesa. Come disse il futuro patriarca Sergio, allora discepolo del grande teologo e canonista metropolita Antonij (Khrapovitskij), il primo ierarca fondatore della ROCOR:

"Если во втором чиноприеме инославный принимается чрез миропомазание, это отнюдь не значит, чтобы крещение, полученное им в инославии, признавалось действительным, а только то, что, не повторяя формы крещения из снисхождения, Церковь преподает принимаемому благодать крещения вместе с миропомазанием и под его формою. Точно так же если, например, латинский или армянский священник принимается третьим чином, чрез покаяние, в сущем сане, то это значит, что под формой покаяния ему преподаются сразу все нужные Таинства: и крещение, и миропомазание, и хиротония". (https://www.portal-slovo.ru/theology/38937.php). "Se un eterodosso è accolto mediante la cresima con il secondo rito, ciò non significa che il battesimo da lui ricevuto nell'eterodossia sia riconosciuto valido, ma solo che, senza ripetere per condiscendenza le forme battesimali, la Chiesa presenta a colui che è stata accolta la grazia del battesimo insieme alla cresima e sotto la sua forma. Allo stesso modo, se, per esempio, un sacerdote latino o armeno è accettato con il terzo rito, per pentimento, nel suo rango attuale, ciò significa che sotto la forma della penitenza gli vengono concessi in una volta tutti i sacramenti necessari: il battesimo, la cresima e l'ordinazione".

Così anche nella prima sessione del settimo Concilio ecumenico si decise di accogliere i vescovi iconoclasti nei loro ordini su insistenza di san Tarasio, patriarca di Costantinopoli. Come ha commentato il metropolita Antonij (Khrapovitskij): "Il patriarca Tarasio ci ha insegnato con il suo esempio quanto dobbiamo essere attaccati alla pace della Chiesa. La prima celebrazione con un vescovo ortodosso vale infatti come ordinazione valida per colui che era fuori dalla Chiesa". (Письма Блаженнѣйшаго Митрополита Антонiя (Храповицкаго) Jordanville 1988, p. 202).

Il futuro san Tikhon ricevette così i sacerdoti carpato-russi in Nord America. Prima di lui sant'Alessio di Wilkes-Barre fu ricevuto esattamente in questo modo. Questa è la pratica normale della Chiesa ortodossa russa oggi (lo ieroschimonaco Gabriel (Bunge) è stato accolto così nell'Europa occidentale) e in Ucraina, così come è stata anche la pratica costante della gerarchia di quella che oggi è l'Arcidiocesi dell'Europa occidentale (il metropolita Evlogij a Nantes negli anni '30, l'arcivescovo Georges (Wagner) a Parigi negli anni '80).

A cosa dovrebbero prestare attenzione i convertiti?

Quelli che sono nuovi sella Chiesa soffrono come quelli che sono nuovi in qualsiasi cosa, una nuova religione, un nuovo partito politico, un nuovo club o qualsiasi altra nuova istituzione umana. La loro sofferenza è duplice.

Da una parte c'è chi non accetta mai veramente la nuova fede e continua a vivere nel passato, senza mai mettere vino nuovo nelle bottiglie vecchie. D'altra parte, ci sono quelli che non solo rifiutano tutto del loro passato, compreso ciò che buono, ma si rivoltano anche violentemente contro di esso, rifiutando anche le loro famiglie e gli ex amici. Per esempio, conosco un ex anglicano che può essere o non essere ortodosso. L'unica cosa di cui sono sicuro è che è violentemente anti-anglicano. Qui vediamo ciò che l'Apostolo chiama 'zelo non secondo ragione', mentre il primo caso potrebbe essere chiamato 'ragione non secondo lo zelo'. In questi casi vediamo come la psicologia giochi un ruolo molto più importante di qualsiasi teologia.

In entrambi i casi non è mai avvenuta alcuna conversione.

A cosa dovrebbero prestare attenzione i convertiti? Agli estremismi.

Perché le donne ortodosse non vogliono essere sacerdoti? Molte donne anglicane lo fanno e ci sono migliaia di donne sacerdoti nella Chiesa d'Inghilterra, che dipende sempre di più da loro.

Dobbiamo inserire la risposta nel contesto della differenza tra civiltà cristiana non clericale (ortodossa) e civiltà occidentale clericale (filioque = potere clericale).

Nella Chiesa d'Inghilterra, che è una parte storica della civiltà occidentale, fondata nel XVI secolo, i vicari ricevono un buon salario e una casa gratuita. In alcuni luoghi i vicari hanno ancora prestigio e posizione sociale. Questo fa parte del clericalismo inerente a quella civiltà storica, secondo la quale lo Spirito Santo procede dai vicari di Cristo. Perché le donne dovrebbero essere private di questi vantaggi e autorità clericali, quando la Chiesa d'Inghilterra ha generalmente poco concetto dei sacramenti e in particolare del sacramento del sacerdozio? Per la maggior parte i vicari sono in realtà assistenti sociali. E le donne possono essere molto brave come assistenti sociali. Quindi uguaglianza.

Tuttavia, nella Chiesa ortodossa quasi tutti i sacerdoti ricevono uno stipendio molto basso o spesso nessuno e talvolta dipendono dallo stipendio della moglie. È anche molto raro che ricevano una casa gratuita. E nella Chiesa ortodossa devi stare in piedi per lunghi periodi, devi digiunare e così via. Qual è l'interesse? Le donne in carriera semplicemente non lo vogliono. Non ho mai sentito parlare di un solo caso di una donna cresciuta nel cristianesimo ortodosso che desidera diventare sacerdote.

Quello che sto dicendo è che le attrazioni clericali sono molto poche per le persone mondane nella Chiesa ortodossa. Quanto a coloro che non sono mondani, ma che sono radicati nell'Ortodossia, non si può nemmeno pensare all'idea delle donne sacerdote perché le persone di Chiesa conoscono le Scritture, che raccontano come furono scelti i futuri apostoli, i Padri, le Vite dei santi e tutta la Tradizione dello Spirito Santo. Quando vivi al di fuori della Tradizione, puoi immaginare ogni sorta di cose.

Vita ecclesiale e sacramenti

È vero che ci sono solo due sentieri nella vita, sposarsi o entrare in monastero?

Direi che ci sono due sentieri e un quarto, nel senso che ci sono i due sopra accennati e poi ci sono le eccezioni. Non siamo troppo rigidi quando parliamo della varietà degli esseri umani e della vita.

Mi è stato detto che non ci si dovrebbe inginocchiare la domenica, ma di recente sono andato in una chiesa dove dozzine di persone erano in ginocchio. Può spiegarmelo?

Un convertito si riconosce sempre: è quello che non si inginocchia la domenica perché vuole essere 'super corretto'!

Sì, secondo il Canone 20 del primo Concilio, non dovremmo inginocchiarci la domenica, poiché è il giorno della Risurrezione, in cui dovremmo stare in piedi. Ma la pietà e lo zelo sono molto forti e molti si inginocchiano la domenica. Certamente io non li "correggerei". Alcuni pii romeni, per esempio, si inginocchiano non solo durante il Vangelo, ma anche durante tutta la Liturgia. Questo è doloroso. E dovunque, nella Domenica della Croce, ci inginocchiamo davanti alla Croce, "dinanzi alla quale ci prosterniamo". E se c'è un servizio di intercessione (Moleben) dopo la Liturgia domenicale, allora ci inginocchieremo tutti alla preghiera finale. Per favore, non ceercate di 'correggere' la pietà da convertiti!

Molti canoni sono completamente ignorati nella pratica odierna. Per esempio, quello che dice che i vescovi non possano essere nominati dalle autorità secolari (molti lo sono stati e lo sono, nel corso della storia). O il canone che vieta il trasferimento dei vescovi da una sede all'altra. Eppure, san Giovanni Shanghai, un santo, è stato trasferito da un continente all'altro per due volte! Ci sono molti canoni che sono ignorati e sono molto più importanti di quello di non inginocchiarsi la domenica. Purtroppo, c'è molto orgoglio (e ignoranza) dietro le motivazioni di coloro che usano la parola "non canonico" in modo così selettivo.

Che consiglio darebbe a chi partecipa a un battesimo?

Impara il Credo a memoria, se non lo conosci già. Vieni in chiesa la domenica precedente e, se possibile, confessati e ricevi la comunione. E per favore, per favore, non stare dietro ai padrini, altrimenti ti sputeranno addosso!

Perché è così difficile confessarsi nelle chiese greche?

C'è una tendenza alla scomparsa della confessione dalla vita della Chiesa. Questo a causa della protestantizzazione: nel protestantesimo non c'è confessione perché non c'è sacerdozio. Così, fino agli anni '60 i cattolici romani avevano bisogno della confessione per ricevere la comunione. Ora molti sembrano aver abbandonato la confessione. Il mondo greco-ortodosso, molto americanizzato, sembra procedere allo stesso modo.

Tuttavia, c'è anche un enorme problema pratico. Nella maggior parte delle chiese greche c'è un solo sacerdote. Come può avere il tempo di confessare migliaia di parrocchiani, come per esempio nelle parrocchie cipriote a Londra? Ma le cose vanno meglio nella Chiesa russa? Nella Chiesa russa all'interno della Russia e talvolta all'estero c'è ancora una pratica della 'confessione generale'. Questa è una pura invenzione, risalente al periodo sovietico quando i preti erano pochissimi. Oggi dovrebbe essere bandita... ma c'è di nuovo lo stesso problema quando c'è mancanza di preti. Alcuni nella diaspora russa condannano la confessione generale come non canonica (e lo è), ma quando vai nelle loro parrocchie, che sono spesso molto piccole, tendi a scoprire che i sacerdoti ascoltano le confessioni molto brevemente, quindi possono ascoltare 25 confessioni in 30 minuti! Che razza di confessione è questa? Oppure, e questo è anche peggio, non hanno quasi nessuno che viene alla comunione, come ai vecchi tempi. Quindi potresti avere un prete e duemila fedeli all'interno della chiesa e non importerebbe perché avresti solo 5-10 comunioni. Come ho detto, i vecchi tempi.

Il fatto è che qui c'è un vero problema e tutto si riduce principalmente alla mancanza di sacerdoti. Nella mia esperienza per ogni 100 persone in chiesa devi avere almeno un prete, oltre a un prete di riserva per fare la proscomidia, quindi in una parrocchia dove spesso possono essere in 300 alla liturgia domenicale, come a Colchester, devi avere quattro sacerdoti, tre per le confessioni e uno per la proscomidia.

Perché alcuni sacerdoti coprono il capo del penitente durante la confessione e altri no?

È semplicemente una questione di dimensioni della chiesa e di quanto gli altri siano vicini al penitente. Se è una piccola chiesa e altri penitenti sono vicini, allora il sacerdote dovrebbe coprire il capo del penitente in modo che altri non possano udire accidentalmente.

Perché alcuni santi a volte sono ritratti come incredibilmente alti? A volte sembrano essere alti circa tre metri.

Negli affreschi i santi sono spesso raffigurati alti. Questo serve a dare una prospettiva mentre le persone guardano in alto, e sembra che i santi stiano fluttuando in cielo. Nelle icone anche i santi di bassa statura, come san Giovanni di Shanghai, alto circa un metro e mezzo, sono raffigurati come di altezza media. Questo rappresenta la sua grandezza spirituale. Tuttavia, ritrarre i santi come giganti nelle icone è un errore iconografico. È una confusione dell'iconografia degli affreschi con l'iconografia delle icone su tavola.

I santi

Chi era il gemello di san Tommaso?

Nei Vangeli Tommaso è chiamato Gemello, ma questa è in realtà la traduzione del suo soprannome aramaico, Tommaso = gemello. Il vero nome di Tommaso era Giuda. Era soprannominato il gemello, non perché avesse un fratello gemello, ma perché era fisicamente molto simile a Cristo. Ecco perché la sua testimonianza alla risurrezione di Cristo era così importante. Doveva riconoscere Cristo perché gli assomigliava così tanto, l'unica differenza evidente erano le ferite di Cristo.

Perché è così importante per gli ortodossi avere il nome di un santo?

Poiché scoprirai che comincerai a vivere la vita del santo che scegli, la scelta di un santo a cui ti senti attaccato è vitale. Pertanto, deve essere un santo con cui condividi tratti di carattere. Lo stesso vale anche per le parrocchie, almeno per i sacerdoti. Scoprono che iniziano a vivere la vita del loro santo patrono. Per esempio, san Giovanni di Shanghai fu calunniato, processato dai suoi confratelli e (brevemente) deposto come arcivescovo di San Francisco da loro, poiché erano gelosi di lui.

Platina

Qual è la sua opinione su padre Seraphim Rose e padre Herman Podmoshensky?

Padre Seraphim era un omosessuale pentito e quindi un esempio per chi ha quel problema. Ha svolto un'enorme quantità di lavoro missionario, con molte traduzioni e anche scritti originali. È vero, alcuni dei suoi scritti sono stati contrassegnati dal creazionismo, dal letteralismo e dall'apocalitticismo del protestantesimo californiano/americano, ma gran parte del suo lavoro, diretto agli errori evidenti e alla natura settaria e scismatica del vecchi calendaristi "super corretti" della ROCOR, ora sembra molto rilevante anche in Europa. Quelli avevano ovviamente torto, e lui aveva davvero bisogno di passare così tanto tempo a sfidarli nel contesto statunitense di allora, come in Europa oggi. Il suo rifiuto della loro eresia del donatismo era degno di un discepolo di san Giovanni di Shanghai.

Anche le sue polemiche contro Mosca sembrano ormai superate, un prodotto politico segnato dagli emigrati russi della guerra fredda finanziati dalla CIA. Tuttavia, sebbene gli scritti di padre Seraphim fossero colorati dalla 'California pazza' degli anni '60 e '70, ha fatto molto bene e non credo che dovremmo giudicarlo per essere stato un uomo del suo tempo. In effetti, è stato notevole che si sia unito alla Chiesa ortodossa in quel momento e abbia fatto così tanto. Era un santo? Non lo so, aspettiamo che Dio riveli la verità. Nel frattempo dovremmo pregare per il suo riposo. Era certamente un monaco molto dotato che cercava lo Spirito Santo.

Padre Herman (Gleb) Podmoshensky ha svolto una notevole quantità di lavoro di traduzione molto utile. E ha anche scritto molto in russo dopo la caduta dell'Unione Sovietica per i convertiti locali. Sfortunatamente, tutto era colorato dalle sue errate traduzioni letteraliste ("schiavo di Dio" invece di "servo di Dio", "abitante del deserto" invece di "eremita") e dall'uso di parole russe del tutto inutili e deliberatamente mistificanti come "prelest", che si aggiungevano all'esoterica e settaria atmosfera 'californiana' del suo movimento. Sentivi che stava cercando di manipolare i convertiti ignoranti con modi "esotici", con il suo culto della "santa Russia". In generale, era caratterizzato da una grande emotività, cosa spiacevole e indesiderabile, specialmente in un monaco. Questo peggiorò molto dopo la morte di padre Seraphim, la cui benevola influenza aveva contribuito a trattenere padre Herman dai suoi eccessi.

Fu questo offuscamento emotivo, al limite dell'isteria, che in seguito lo portò a lasciare la Chiesa per un po' di tempo e a unirsi a una setta e a scrivere cose molto strane e molto false sullo "stavroclasmo" nelle sue assurde polemiche contro il metropolita Antonij di Kiev e l'Arcivescovo Antonij di San Francisco. Gli scrissi all'epoca negli anni '80, esortandolo a tornare alla Chiesa e ricevetti una lettera molto fiorita ed emotiva. Purtroppo, padre Herman sembra non essersi mai liberato da una sua cronica debolezza morale, di cui è imbarazzante parlare. Tutto quello che possiamo fare è pregare per lui. Possa il bene che ha fatto superare i suoi fallimenti morali.

Il mondo secolare

Cosa ne pensa dell'incidente pesantemente riportato dalla BBC nel giugno di quest'anno, quando una nave della Royal Navy ha cercato di entrare nelle acque territoriali della Crimea e provocare un incidente?

Cosa ci faceva una nave della Royal Navy, in effetti una piccola cannoniera, al largo della Crimea? Difendeva il Regno Unito?! La HMS Defender dovrebbe essere rinominata HMS Offender. Quale possibile minaccia alla difesa del Regno Unito c'è dal Mar Nero? Questo è un tentativo di ripetere l'invasione britannica della Russia avvenuta nella cosiddetta "guerra di Crimea" (= invasione della Russia) nel 1854-56. "Inviate le cannoniere", gridavano gli imperialisti vittoriani. Alcune cose non cambiano mai... Il fatto che un giornalista/agente della BBC fosse a bordo della piccola nave non era certo una coincidenza. Lui e il suo cameraman erano stati inviati per filmare l'incidente premeditato e fare propaganda a basso costo.

Questa era chiaramente una provocazione premeditata, come dimostrato una settimana dopo dalla fuga di documenti del Ministero della 'Difesa' collegati all'operazione e trovati a una fermata d'autobus nel Kent. Forse la provocazione era stata concordata da Johnson e Biden, il cui figlio gestisce virtualmente l'Ucraina fantoccio, la settimana prima alla riunione in Cornovaglia del ricco club del G7 gestito dagli Stati Uniti? Per quanto riguarda il rapporto di propaganda della BBC che la Russia ha 'annesso' la Crimea russa, questo è assurdo a chi sa qualcosa della storia del XX secolo. È come se la Francia avesse occupato il Kent e poi avesse chiamato la sua liberazione da parte di Londra "annessione britannica". Il mondo intero riderebbe. È così che il mondo occidentale è diventato lo zimbello del resto del mondo.

Perché la BBC non riporta la guerra nell'Ucraina orientale?

I portavoce della propaganda dello Stato occidentale strettamente controllati come la BBC generalmente non riportano nulla in cui l'Occidente è colpevole di crimini, che si tratti della guerra civile in Ucraina (il popolo contro la giunta imposta dall'Occidente a Kiev), Afghanistan, Yemen, Libia, Siria, Iraq, Eritrea, Congo, Sudafrica ecc.

Il presidente Putin

Perché agli evangelici conservatori negli Stati Uniti piace il presidente Putin?

Non piace a tutti. Per esempio, molti sono globalisti. Tuttavia, è vero che piace ad alcuni. Questo perché vedono in lui un conservatore sociale. In una certa misura questo è vero (sebbene le spaventose statistiche sull'aborto della Russia post-sovietica lo smentiscano). Tuttavia, non è un conservatore politico, a differenza dei ricchi di destra, poiché afferma di credere nella giustizia sociale (anche se, ancora una volta, la terribile corruzione e l'oligarchia della Russia lo smentiscono).

Il globalismo

In che modo il globalismo è diventato così potente nel mondo occidentale?

Cerchiamo di essere chiari: noi definiamo il globalismo come un'ideologia che proclama che il mondo intero dovrebbe essere governato da un popolo eletto, un'élite, indipendentemente dalla loro razza.

Quindi, quando diciamo "globalisti", includiamo sicuramente sia figure antiche di Babilonia e Roma pagana da Nabucodonosor a Cesare, sia figure più recenti come Cromwell, Napoleone, Lenin, Churchill, Hitler (sì, anche Hitler era un globalista), e la maggior parte dei presidenti degli Stati Uniti contemporanei nella nostra definizione. Per esempio, l'Impero Britannico era un progetto puramente globalista, da Clive a Rhodes, come l'Impero Spagnolo prima di esso. E oggi David Cameron (che discende da mercanti di schiavi) e Boris Johnson sono certamente globalisti. Tuttavia, la sua domanda riguarda la storia di come questa ideologia è diventata prevalente nel mondo occidentale e in effetti è diventata l'essenza stessa dell'ideologia occidentale.

Quando nel VII secolo i musulmani invasero la Spagna, finanziati dai globalisti di allora, questi divennero molto influenti ai massimi livelli. Nel giro di un secolo formarono il futuro clero del filioque e i consiglieri di Carlo Magno (un altro globalista, che voleva restaurare l'Impero romano globalista pagano) ad Aquisgrana alla fine dell'VIII secolo. Molti di questi consiglieri provenivano proprio dalla Spagna. Furono loro che alla fine dell'VIII secolo scrissero i "Libri carolingi" iconoclasti e filioquisti, che respingevano il settimo Concilio ecumenico e proclamavano che solo l'Occidente scismatico aveva la vera fede, poiché lo Spirito Santo procedeva dal vicario di Cristo, cioè il papa di Roma, e non solo da Dio Padre. Questo atto è stato la pietra angolare del globalismo moderno, anche se non fu attuato in modo sistematico e istituzionale fino alla presa di potere germanica del papato a metà dell'XI secolo.

Da allora in poi i globalisti si mossero molto rapidamente. Così, nel 1066, i globalisti, centrati nell'Europa nord-occidentale, provarono per la prima volta a consolidare il loro potere in Occidente conquistando l'Inghilterra. Posero la loro capitale a Londra, poiché avevano finanziato la conquista normanna globalista. Poi, trent'anni dopo, invasero la Palestina, finanziando e inviando bande di barbari assassini in quella che chiamarono "crociata". I globalisti hanno anche introdotto l'architettura gotica con i suoi archi a sesto acuto, ispirata all'architettura musulmana in Spagna.

Nel secolo successivo in quella che oggi è l'Italia, mercanti e banchieri della Lombardia nel Nord Italia si arricchirono grazie alle colture cerealicole locali e molti globalisti dalla Spagna furono attratti dal commercio, portando con sé antiche pratiche commerciali dal Medio e dall'Estremo Oriente. Entrarono nei luoghi e nelle sale di commercio della Lombardia allestendo i loro banchi ("banche") per il commercio dei raccolti. Da qui la parola "lombardi", usata in Europa per indicare i prestatori di pegno, e "Lombard Street" accanto alla Banca d'Inghilterra.

Nel XII secolo, la necessità di finanziare ulteriori crociate anticristiane stimolò l'attività bancaria. Così i Templari e gli Ospitalieri agirono come banchieri di Enrico II d'Inghilterra in Terra Santa e questo segnò l'inizio del sistema bancario europeo, un'altra pietra angolare del globalismo. Nel 1156, infatti, fu firmato a Genova il primo contratto di cambio straniero conosciuto, per rimborsare gli agenti della banca a Costantinopoli. L'anno successivo fu costituita a Venezia la prima banca con garanzia dello Stato nel 1157. Ciò era dovuto all'agenzia commerciale dei veneziani, che agiva nell'interesse dei crociati di papa Urbano II. E nel 1204 Costantinopoli fu saccheggiata e devastata proprio dai globalisti di Venezia e per conto loro.

A Firenze si stabilirono allora le più potenti famiglie di banchieri, che in seguito influirono sull'attività bancaria in Francia, ma molto importante fu anche Genova. La sua importanza influenzò la Catalogna, dall'altra parte del Mediterraneo e nel 1401 i magistrati di Barcellona, la capitale catalana, stabilirono la prima replica del modello veneziano, creando la prima banca pubblica in Europa. La loro influenza si estese al resto della Spagna e del Portogallo, finanziando alla fine del secolo il genovese Colombo nella sua aggressiva e prettamente globalista invasione delle Americhe, che portò ai genocidi spagnoli, portoghesi e poi francesi, britannici e poi nordamericani che durò fino al 21° secolo. I globalisti detenevano in particolare un grande potere negli imperi del commercio di schiavi dei Caraibi.

Nel XVII secolo i globalisti di Amsterdam che avevano finanziato la guerra civile dell'Antico Testamento di Cromwell e la rivoluzione mercantile "inglese", con la sua usurpazione del potere legittimo e la decapitazione di re Carlo I, si trasferirono a Londra. Questo sarebbe diventato il centro del loro impero dal XVIII e XIX secolo fino alla prima guerra mondiale. Solo allora il potere si spostò da lì attraverso l'Atlantico a New York e poi in California. Ed è qui che detengono il potere oggi.

Bambini

Perché i dinosauri non sono menzionati nella Bibbia?

E perché Dio non è menzionato nei libri sui dinosauri?!

Prima di tutto, i dinosauri sono stati scoperti solo 200 anni fa, molto tempo dopo che la Bibbia era stata scritta. D'altra parte, poiché la Bibbia, proprio all'inizio, menziona molto, molto brevemente il periodo in cui c'erano i dinosauri, ci si potrebbe chiedere perché non li menziona. Questo è semplicemente perché quando esistevano i dinosauri, non erano ancora stati creati gli esseri umani, quindi non c'era nessuno che potesse vedere i dinosauri e descriverli.

Tuttavia, c'è una ragione molto più importante per cui la Bibbia non menziona i dinosauri. Vedete, la Bibbia non menziona giraffe, zebre o canguri e molto altro. Ma quegli animali esistevano tutti all'epoca in cui sono state scritte le storie della Bibbia. Questo perché la Bibbia non è interessata a loro. La Bibbia non è un manuale su fossili, animali, insetti, astronomia, ingegneria, geografia, medicina, leggi, affari, storia, francese, matematica e tante altre cose. Per esempio, se voglio conoscere i fossili di dinosauro, leggerò un libro sui fossili di dinosauro, ma non mi aspetto che quel libro mi parli di Dio, o di cosa posso fare per diventare una persona migliore e salvarmi dal male (salvezza), come leggo nella Bibbia.

Quindi, se voglio sapere come riparare la mia macchina, prendo un manuale sulla mia macchina. Ma se voglio sapere come posso aggiustare la mia vita, allora leggo la Bibbia.

In effetti, possiamo dire che ci sono due tipi di libri. Il primo tipo mi parlerà di tutti i tipi di cose che potremmo vedere nel mondo di oggi o che potremmo aver visto nel mondo in passato o anche di ciò che potremmo vedere in futuro. Questi libri sono chiamati narrativa e saggistica. Possono essere paragonati a un microscopio, che si usa per osservare in dettaglio le persone e il mondo che ci circonda.

Poi ci sono 'I libri', quelli che chiamiamo la Bibbia, che significa appunto 'I libri'. Ora la Bibbia menziona solo di sfuggita le persone e il mondo che ci circonda. Questo perché non è un microscopio, ma un telescopio. Ed è un telescopio che usiamo per vedere oltre l'universo, oltre la creazione, fino a Dio. In questo modo possiamo capire come cambia tutta la nostra vita perché Dio è presente e così possiamo dare un senso al nostro passato, presente e futuro e come possiamo salvarci dal male e diventare migliori.

Quindi la Bibbia è un libro molto diverso da tutti gli altri libri: non è un microscopio per guardare la vita intorno a noi, la creazione, ma un telescopio per guardare la sorgente della vita, il Creatore, così poi possiamo trovare il senso della nostra vita. La Bibbia non è interessata ai fossili morti, ma alla vita dello Spirito.

Mio figlio è vittima di bullismo a scuola. Cosa dovrebbe fare?

Dobbiamo resistere ai bulli fin dal parco giochi. Se crescono e non sono sfidati, diventeranno tiranni, lanciando i loro giocattoli da adulti dalle loro carrozzine da adulti. Non puoi sempre fare affidamento sul ragazzo più grande del parco giochi per proteggerti. Hai bisogno di un approccio più militare. Ci vuole fegato. La cosa migliore da fare è assicurarsi che nostro figlio impari a reagire. Di solito i bulli cedono subito se sono sfidati, perché sono dei codardi. E solo chi ha paura può riconoscere chi ha paura. Prendiamo come nostro modello Aleksandr Usyk, ortodosso ucraino, campione mondiale di boxe dei pesi massimi e fedele suddiacono della nostra Chiesa.

È un peccato visitare il Mar Morto?

No. Ma sarebbe un peccato visitarlo e viverlo come un luogo di piacere, e non di pentimento. Facciamo il bagno nel Giordano, il fiume della vita, non nel Mar Morto, il mare della morte.

Biografie

Qual è stato lo scopo della sua vita? C'è qualcosa di cui si pente?

Lo scopo della mia vita è stato quello di testimoniare la pienezza del cristianesimo ortodosso del Vangelo servendo e fondando chiese (non teorie filosofiche e fantasie sulle chiese) a livello locale, nell'Europa occidentale, dove per volontà di Dio sono nato e abito. Per questo ho seguito prima di tutto Cristo e la Madre di Dio, il cui velo di protezione è stato visto dal mio santo patrono e che mi ha protetto, e al quale era dedicata la prima chiesa che ho fondato. Poi ho seguito i santi locali, poi i folli in Cristo che erano ben poco folli, i santi che si sono opposti agli estremismi dell'Oriente e dell'Occidente come sant'Alessandro Nevskij, e in modo più specifico i leader spirituali e i vescovi contemporanei come san Giovanni di Shanghai e il suo successore, l'arcivescovo Antonio di Ginevra. Però, questo atteggiamento concreto o incarnato ha significato lottare contro estremismi e deviazioni di natura psicologica e psicopatologica, politica e nazionalista, o settaria e ideologica. Queste deviazioni volevano fare della vera Chiesa di Dio o una sorta di culto della personalità, oppure un ghetto etnico e politico, oppure una setta cultuale e spettacolare di cupole a cipolla per i convertiti recenti, una sorta di falsa chiesa ortodossa russa in stile 'Disneyland'.

Rimpianti? Dobbiamo tutti pentirci dei nostri peccati. Certo, mi rammarico di non essere un santo, ma resta ancora la possibilità del martirio.

 
Come il vescovo Filipp di Karasuk salva gli orfani e battezza i bambini con TBC attiva

In un'intervista a Pravmir, il vescovo Filipp parla della diocesi di oggi; perché si sentiva come un elefante nella metropolitana di Novosibirsk nel corso degli anni '90; i problemi degli orfani; quello che gli scrivono i ragazzi usciti dagli orfanotrofi su una speciale pagina del social media VKontakte; e molto altro ancora...

Il vescovo di Filipp di Karasuk e Orda è arrivato nella diocesi di Novosibirsk nel 1996, come giovane ieromonaco. Ha guidato la diocesi di Karasuk (parte dell'arcidiocesi di Novosibirsk) dal dicembre 2011. Vladyka battezza regolarmente bambini in quarantena nei sanatori per tubercolosi di Novosibirsk, aiutando la socializzazione degli orfani.

Quando i bambini nascono, dovrebbero essere battezzati

Vladyka, mi dica della sua infanzia. È cresciuto in una famiglia di credenti?

Mia madre lavorava in una scuola materna e mio padre era un autista. Erano credenti in una certa misura, ma non gente di chiesa. Una sorta di credenti "di routine". Quando nasce un bambino, dovrebbe essere battezzato.

Ho scoperto che in realtà non c'erano frequentatori della chiesa nella nostra famiglia. Ho chiesto ai familiari sia da parte di mamma sia di papà. Si potrebbe dire che il battesimo era una mera tradizione di famiglia.

Non c'era mai stata alcuna icona in casa nostra, e quindi in qualche modo mia madre ne ha comprato una icona. Una vicina di casa, il cui marito era morto o fuggito, ne voleva buttare via una per frustrazione, e mia mamma si è offerta di comprarla: "Dai, te la compro io per 10 rubli". Così nel nostro monolocale (i miei genitori dormivano nella stanza, e io e mio fratello in cucina) è apparso per la prima volta un angolo sacro, con l'icona "Dostojno est'" ("Degno è davvero") della Theotokos. Sapevamo che era un'icona e l'icona era di Dio, e che lo puoi pregare con parole tue, in modo che tutto vada bene. Questa era l'estensione del sapere teologico della nostra infanzia.

In generale, la mia infanzia è stata buona e felice. Il nostro edificio era stato costruito per famiglie giovani, e sei dei miei compagni di classe condividevano lo stesso ingresso. Uscivamo insieme al mattino, e tornavamo insieme a pranzo. Non era noioso. Quasi tutti i miei compagni andavano alla scuola tecnica che si trovava proprio di fronte alla nostra casa.

Io ero quasi il più piccolo nella mia classe fino a quando ho avuto 13-14 anni, e così ho cercato di essere l'anima del nostro gruppo e di sostenere gli amici. Alla fine degli anni '80, abbiamo iniziato a uscire con i ragazzi che facevano wrestling e boxe. Le lezioni di combattimento aiutano i giovani ad acquisire fiducia in se stessi, quando si rendono conto che possono difendersi da soli.

Quando è giunto consapevolmente alla fede?

In qualche punto del primo anno di ingegneria chimica all'università (cioè nei primi anni '90). Sono nato nei sobborghi di Mosca, a Staraja Kupavna. Nel 1990, hanno cominciato a ricostruire la chiesa, e noi, come studenti, siamo stati inviati a lavorare lì il sabato. Era chiaro che il sacerdote più anziano aveva telefonato al preside e aveva richiesto il nostro aiuto per rimuovere i rifiuti e fare pulizia nella zona.

Futuri vescovi: Filipp di Karasuk, Artemij di Kamchatka, e Nikolaj di Novij Urengoj

Quei viaggi sono stati molto interessanti. È stato come se mi si aprisse un nuovo mondo e ho visto la Bibbia per la prima volta, grazie alla mia insegnante di storia, che ha portato il libro in classe.

Ho anche partecipato a sport come wrestling, boxe, arti marziali, e ho studiato filosofia orientale. E, stranamente, si può dire che anche questo sia stato un piccolo passo nella ricerca della vera fede.

Un giorno, andando in gita alla Lavra della Trinità e di san Sergio, sono entrato nel seminario e ho preso un foglio che elencava le procedure di ammissione. Uno dei passi era quello di ricevere una raccomandazione da un sacerdote. A quel tempo non conoscevo nemmeno un prete.

Così sono andato a una funzione in chiesa, e alla fine ho parlato con padre Sergej Tkachenko. Era la prima volta che ci vedevamo e gli ho detto che avevo bisogno della sua firma. Ha risposto: "Devi andare in chiesa, e imparare a conoscerla". "Non ho molto tempo", ho detto io. "Devo fare tutto in fretta". In generale, ho cominciato ad andare in chiesa, e ho cominciato a servire. Sono andato da padre Sergej ai primi di gennaio, ed ero già stato ammesso al seminario entro agosto.

La consacrazione dell'archimandrita Filipp (Novikov) come vescovo di Karasuk

Perché ha improvvisamente deciso di entrare in seminario?

Ricordate l'inizio degli anni '90: prima il colpo di stato, i raduni, quindi infinite lotte tra criminali, sparatorie, notizie di sparatorie, di qualcuno finito in prigione... A quel tempo, ai laureati degli istituti di istruzione secondaria e superiore davano diplomi liberamente, senza posizionamento obbligatorio di lavoro.

Ho pensato e ho guardato quello che stava succedendo intorno a me ed è stato facile non tornarci. Ho deciso di entrare in seminario. Sentivo che lì c'era qualcosa di importante. C'era, ed era semplicemente interessante.

Quando sono entrato in seminario non ho pensato a un percorso specifico o a diventare sacerdote o a scegliere la via monastica.

I suoi genitori probabilmente non si aspettavano che andasse a studiare in seminario, vero?

Sono stati increduli per un paio di mesi. Anche se, con loro grande sorpresa, questo era cominciato anche prima, quando ho iniziato ad andare in chiesa e a servire. Hanno subito iniziato a tempestarmi di domande: "Perché? Per che cosa? Forse c'è qualcosa di sbagliato in te? Forse hai qualche sorta di problemi?". Poi ho spiegato che non c'erano problemi, e che volevo solo andare in seminario. Per inciso, quando sono entrato in seminario, ho convinto i miei genitori a sposarsi in chiesa.

Servizio nell'esercito e ordinazione

È entrato nell'esercito come futuro seminarista. Quelli che servivano con lei, sapevano che era un credente?

Sono stato coscritto per un anno e mezzo e ho servito quel tempo a Krasnojarsk in addestramento in un'unità di al volo come guardia della Scuola per giovani aviatori (SHMAS). Si può dire che avevo un'arma in mano 24 ore al giorno.

A quel tempo, l'esercito trattava già le persone di fede con rispetto, e quando il comandante ha saputo che ero un seminarista, mi ha lasciato andare in chiesa durante i fine settimana e mi ha invitato a parlare con lui. Parlavamo e poi gli portavo libri ortodossi. I ragazzi mi trattavano con rispetto.

Per quanto riguarda il lato materiale delle cose – là non c'erano certamente difficoltà.

Non ero una persona viziata. La mia infanzia è trascorsa in un appartamento di una sola stanza. Non ho mai avuto cose costose o addirittura un angolo tutto per me. Mi è stato dato solo un orologio da polso quando sono andato alla scuola tecnica.

In seminario, vivevamo in 12 in una stanza. Nell'esercito, non eravamo 12, ma 100 persone in una compagnia. Questo era il contrasto interno. La struttura era la stessa in seminario – disciplina. Inoltre, ero atleticamente preparato, quindi davvero non ho avuto alcun problema.

Quando ha avuto l'idea del monachesimo?

Quando sono entrato in seminario, ho pensato che avrei solo studiato. Entro sei mesi, mi sono reso conto che il seminario prepara sacerdoti. Beh, un sacerdote è un sacerdote, e io ho continuato i miei studi.

Poi la nostro leader di classe, l'archimandrita Georgij (Tertishnikov) ha iniziato a dirci che dovevamo decidere con il nostro confessore quale strada scegliere – il matrimonio o il monachesimo.

Fu allora che mi sono reso conto che ci sono due modalità – il monachesimo e la vita familiare. Ho cominciato a pensare. Ho parlato con p. Kirill (Pavlov), p. Elia (Nozdrin), e quindi ho anche cominciato ad andare da p. Naum (Bajborodinu). Ho fatto un viaggio da p. Ioann (Krestjankin). Il mio confessore ha detto, "sarebbe meglio che tu faccia il monaco". Allora ho detto: "Padre, benedica".

Quindi il mio percorso è stato determinato senza dubbi o ambiguità. A dire il vero, non ho mai cercato una vita familiare. Ho sempre parlato con le ragazze come amici, e nessuna di loro si era distinta alla scuola tecnica. In seminario ho avuto l'obbedienza di cantare in un coro misto. Ancora una volta – ho avuto semplicemente relazioni amichevoli. Come si suol dire, niente di personale.

Come hanno preso i suoi genitori la notizia del suo monachesimo?

Questo è stato più semplice. Non avevo vissuto con i miei genitori per tre anni, ero più indipendente e avevo prestato servizio nell'esercito, ma mia madre era ancora preoccupata. La rassicurai che il mio fratello minore avrebbe risolto il problema dei nipoti. Poi l'ho portata dal mio confessore. L'ho portata dal sacerdote, si è confessata e ha parlato con lui. Poi le ho detto, "mamma, questa è la volontà di Dio."

Poi ho chiesto ai miei genitori una benedizione per prendere i voti. Mi hanno dato la loro benedizione e mi hanno presentato un'icona della Madonna di Kazan.

Battesimo dei bambini di Novosibirsk in quarantena per tubercolosi al sanatorio n. 2

Poco dopo aver preso i voti, è andato a Novosibirsk. Ancora una volta, la vita è cambiata ...

Ho visitato la Siberia per la prima volta quando avevo prestato servizio nell'esercito a Krasnojarsk. Avevo già avuto un'idea che non ero lì per caso, ma che era Dio che mi aveva mandato. Avevo finito il terzo anno del seminario, quando vladyka Sergej (Sokolov) venne in visita e disse: "Ho bisogno di un seminarista e missionario che verrà con me."

Ho accettato, ma prima ho cercato di dire che,forse avevo bisogno di finire i miei studi a tempo pieno, ma ho sentito la risposta: "Vai, è la volontà di Dio". Non mi preoccupai di discuterne, ma andai da vladyka Sergej e dissi: "Io sono pronto". Mi rispose che prima dovevo prendere i voti ed essere ordinato.

Il 15 luglio 1996 sono stato tonsurato monaco presso la Lavra della Trinità e di san Sergio da vladyka Sergej. il 16 luglio sono stato ordinato diacono e il 18 luglio ieromonaco. Tutto in tre giorni. Potete immaginare come mi sentivo, non comprendevo pienamente quello che mi accadeva per una sovrabbondanza di sensazioni. Ben presto, ho volato con vladyka a Novosibirsk.

Come si è abituato al nuovo posto?

Vladyka ha detto che tutte le mie cose sarebbero state inviate nel suo container. Così ho inviato "tutte le mie cose" – una piccola valigia. Il container è arrivato in ritardo di circa due mesi. Si è scoperto che, fatta eccezione per l'abito monastico, avevo solo un maglione.

Ho pensato che vladyka mi avrebbe mandato a vivere in parrocchia o in un appartamento, ma mi ha portato con lui alla residenza del vescovo. Io, un giovane normale, ero abituato a vivere in un monolocale e in dormitori. Mi sembrava di vivere in camere regali... Ogni giorno mi svegliavo e pensavo che questo non fosse reale.

Il 6 ottobre 1999 sono stato nominato vice-rettore del monastero di sant'Eugenio martire.

battesimo nel fiume Ob

Come era la vita ecclesiale durante i primi viaggi missionari, compreso il tempo a bordo della nave-chiesa dedicata a sant'Andrea Apostolo?

A quel tempo, nel 1996, vi era un incredibile interesse per la Chiesa. C'era un flusso continuo di persone che venivano a farsi battezzare e a sposarsi, ed eravamo costantemente invitati in ospedali e scuole. Quando sono arrivato, ho prestato servizio presso la cattedrale della Risurrezione a Novosibirsk. C'erano due case per veterani sotto la mia cura, dove prestavo servizio una o due volte la settimana, e un ospedale della città con otto dipendenze. Arrivavo alle 7 del mattino e ripartivo alle 4 del pomeriggio.

Inoltre, andavo anche agli orfanotrofi, e d'estate facevo viaggi missionari in nave. Quando 3-4 sacerdoti e novizi giungevano al monastero, ci davano una macchina. Gloria a Dio! Fino ad allora, andavo dovunque potevo. Era un bene che avessi solo 23 anni e che avessi la forza di muovermi continuamente per la città.

A Novosibirsk c'era una tradizione che i sacerdoti togliessero la tonaca dopo i servizi e andassero a casa "in borghese". Noi, da monaci, indossavamo sempre la tonaca.

C'erano pochi preti a Novosibirsk a quel tempo. Tutti ti guardavano quando scendevi nella metropolitana. Avevi la sensazione di portare con te un elefante in metropolitana – lo stesso valeva per le corriere. Inoltre, c'erano ubriachi che di sedevano e iniziavano a gridare: "Padre, mi aiuti, in modo da non vivere così!"

Come ha fatto allora, da giovane sacerdote, con quasi nessuna esperienza spirituale, a far fronte al lavoro pastorale e al flusso di persone che facevano domande?

In primo luogo, il seminario ha fornito molta esperienza, nelle comunicazioni con sacerdoti, insegnanti e amici.

In secondo luogo, mi aiutavano i sacerdoti anziani nella cattedrale in cui servivo.

In terzo luogo, tre sacerdoti erano venuti con me – tra  questi l'attuale vladyka Artemij, vescovo di Petropavlovsk e Kamchatka; e vladika Nikolaj, Vescovo di Salekhard. Siamo sempre stati insieme e ci siamo consultati l'un l'altro nelle questioni difficili.

Quanto sono cambiati gli incarichi missionari dal tempo della sua prima visita?

Allora, era importante la quantità – cioè, raggiungere più persone. In un viaggio missionario sulla nave, battezzavamo 2500 persone – e 5000 persone in un viaggio in treno.

Ora, quando vado in un villaggio e vedo che ci sono solo venti persone che si fanno battezzare, mi sento perfino un po' scoraggiato. "Beh, che cosa succede? Qui c'è gente. Perché non vengono?" E mi ricordo che un tempo arrivavo al villaggio, e vi trovavo duecento o trecento persone.

Inoltre, un tempo battezzavamo da mattina a sera. E lo facevamo in una varietà di condizioni talvolta estreme e in situazioni diverse. A volte nell'Ob e talvolta in reparti di terapia intensiva...

Ora, non importa tanto la quantità, perché vi sono altre forme di lavoro missionario. Ascoltiamo più confessioni e diamo la comunione nei viaggi missionari.

Andiamo spesso a incontri nelle scuole, e abbiamo iniziato a tenere conferenze, anche queste molto importanti.

Teniamo conferenze con docenti dal momento che molta attenzione è rivolta al lavoro con giovani, studenti e bambini. I sacerdoti non dovrebbero aspettare che la gente venga da loro. Durante i viaggi missionari, i nostri sacerdoti visitano circa 5-7 scuole ogni giorno.

A Novosibirsk la gente attende ovunque i sacerdoti ed è felice di vederli. Nei paesi, invece, possiamo dire che è proprio come all'inizio degli anni '90. Là guardano i sacerdoti come una volta guardavano me in metropolitana, e se un sacerdote viene in visita, semplicemente non lo ammettono nelle scuole. È diverso però se il viaggio missionario è sotto l'egida del governatore e del Ministero della Salute e dell'Istruzione. Allora non possono più tenerci fuori.

Ci sono abbastanza sacerdoti nella diocesi? Come sono organizzate le parrocchie nei villaggi dove stanno accettando la Chiesa, come lei ha detto, proprio come all'inizio degli anni '90?

Non ci sono abbastanza preti. Ogni sacerdote deve servire due o tre chiese. Anche nelle cattedrali, i secondi sacerdoti sono apparsi solo di recente.

L'organizzazione delle parrocchie – sì, questa è un problema. Come è possibile inviare un prete in un villaggio dove vivono 500-700 persone? Recentemente, abbiamo avuto una situazione in cui un benefattore ha costruito una chiesa nel villaggio e ha costruito una casa per il sacerdote con una banja (sauna). Il direttore della fattoria statale pagava l'energia elettrica per la chiesa.

Il sacerdote, tuttavia, è stato in grado di vivere lì solo per due mesi. Non aveva un reddito. Alla domenica, solo 3 nonne venivano ai servizi. Le offerte erano di soli 500 rubli al mese. Il prete aveva una famiglia con bambini... ed è molto difficile vivere in zone remote senza una macchina.

Sua Santità il patriarca ha detto che in questi casi è meglio che i sacerdoti servano in una cattedrale, e che viaggino alla domenica nelle chiese in villaggi lontani. Nei monasteri si chiama podvor'e (dipendenza). Questo è il sistema che utilizza la nostra diocesi.

Vladyka Filipp battezza i bambini nel lago vicino al villaggio di Blagodatnoe il 18 agosto 2012

Una chiamata alle tre del mattino: "Vladyka, come sta?"

Si è preso cura di bambini orfani, ha viaggiato in orfanotrofi, ha seguito bambini nei nuclei familiare. Cosa è cambiato in questo campo?

Nel 1996, c'erano in media 150-200 bambini negli orfanotrofi. Ora ce ne sono 50-60. Erano sotto il Ministero della Pubblica Istruzione, e ora sono stati trasferiti al Dipartimento della Previdenza Sociale. Di conseguenza, sia i bambini che gli adulti soffrono per tutti questi riallineamenti. Le autorità, naturalmente, lo capiscono.

Ora, i piccoli orfanotrofi sono sciolti. È necessario dimostrare che il numero di istituti per l'infanzia è diminuito. Solo che questo non è stato fatto mettendo i bambini con le famiglie, ma ingrandendo gli orfanotrofi. È comunque vero che molti più bambini vengono presi nelle famiglie.

Il secondo problema è che molti più bambini negli orfanotrofi hanno problemi di salute, rispetto al passato. In precedenza, i bambini negli orfanotrofi erano più probabilmente dati alla luce da una giovane madre normale, che solo in seguito cominciava a condurre uno stile di vita antisociale.

Ora, le ragazze degli anni 1985-1990 stanno avendo figli che sono già futuri tossicodipendenti e alcolizzati. I bambini hanno patologie corrispondenti.

C'è ancora un altro problema. I bambini vengono attivamente adottati, ma a quanto pare, dal momento che non vi è alcun aiuto qualificato per le famiglie adottive, alcuni bambini sono restituiti in un secondo tempo in cui i genitori li rifiutano di nuovo.

i bambini in quarantena per tubercolosi al Sanatorio n. 2 dopo il battesimo

Come può operare la Chiesa con questi bambini?

Ci proviamo, anche se è molto difficile. È duro tenere a bada un ragazzo uscito da un orfanotrofio. Come appare del denaro, va a ubriacarsi e a fare baldoria, ma ha già 20-25 anni.

Il problema maggiore è con i parenti. Il giovane può essere buono, ma magari ha fratelli in carcere e una madre che va in giro con chissà chi – e questi lo chiamano e lo minacciano. Hanno paura che tratterremo i soldi che tutti i bambini orfani hanno su un conto di risparmio.

Quando sono in reparto, dico sempre: "Se ci sono problemi, venite in chiesa." E tutti i bambini degli orfanotrofi lo sanno e vengono.

Può per favore ricordare alcune storie specifiche di bambini orfani, e di adulti e neonati?

A volte i bambini sono solo abbandonati. Eravamo in un monastero, una volta e hanno abbandonato un bambino. Al mattino ci alziamo alle 6:30 come di regola, e troviamo alle porte una borsa fatta con una coperta. L'apriamo, e ci troviamo un bambino con un cordone ombelicale

recentemente tagliato e sanguinante. Lo abbiamo battezzato e lo abbiamo chiamato Misha Tsarev. Poi abbiamo ricevuto una chiamata dall'orfanotrofio, che ci diveva che Misha era stato adottato.

Ancora un'altra volta, una ragazza dall'orfanotrofio, che stava per essere dimessa, è rimasta incinta. Naturalmente, tutti intorno hanno cominciato a insistere per un aborto. L'abbiamo letteralmente nascosta nella scuola materna ortodossa. Certo, ho scritto una lettera al direttore, dicendo che era con noi. Ha dato alla luce una bambina. Gloria a Dio! Ora, la bambina e la madre stanno bene.

Quando ho saputo che un'altra ragazza, Svetlana, stava per avere un bambino, ho suggerito, al momento, di lasciarlo all'orfanotrofio. A quel tempo, era in grado di lasciare il bambino senza abbandonarlo del tutto (ci sono queste forme), finché non fosse riuscita a trovare in qualche modo un'abitazione sicura. Negli ultimi tre mesi di gravidanza, Sveta aveva vissuto in un sottoscala. Sembrava essere d'accordo, e poi ha chiamato: "Venite a prendermi. Mi hanno dimesso dall'ospedale, e non ho un posto dove andare ". Ho dovuto andare a prenderla. I nostri parrocchiani, le nonne e le altre donne l'hanno presa con loro e le hanno dato rifugio. Sei mesi più tardi, in qualche modo è riuscita a riprendersi e poi si è sposata.

Il monastero porta spesso in vacanza i ragazzi dell'orfanotrofio. Oggi, sette ragazzi usciti dall'orfanotrofio vivono nel monastero come novizi.

Al collegio psico-neurologico Dubrovinskij

Quindi, un bambino o un ragazzo da un orfanotrofio può chiamarla?

Ora non do più a nessuno di loro il mio numero di telefono. Mi hanno chiamato alle tre del mattino: "Vladika, buon giorno, come sta? Io sto bene".

Abbiamo creato una pagina VKontakte per bambini istituzionalizzati in modo che essi possano contattarmi. Se non mi sbaglio, abbiamo 650 persone. Questi sono tutti ragazzi che conosco personalmente.

Scrivono cose diverse. Chiedono che un bambino sia battezzato, un regalo di generi alimentari o altre cose. Sono sicuri che io darò loro qualcosa. Oppure chiedono: "Mia madre è morta improvvisamente. Come gestire la sepoltura?" Chiedono di sposarsi in chiesa. Sì, chiedono un sacco di cose! Trovo più facile rispondere attraverso VKontakte. Cosa farei se tutti e 600 mi chiamassero al telefono?!

Non do soldi e quindi non sono mai stato truffato. Ci sono ragazzi che vengono e scoppiano in lacrime: "Abbiamo urgente bisogno di cinquemila rubli o ci requisiscono il nostro appartamento domani", e se io rispondessi di sì, senza problema, entro qualche tempo mi informerebbero che sono stato truffato. È successo tante volte. Posso però dare qualche soldo per le spese di viaggio. Ancora meglio, aiuto a fare la spesa. Compro loro alcune cose. Il denaro è una tentazione".

Un viaggio di sabato per lavorare nella chiesa abbandonata della Santissima Trinità, Yudino Čistoozërnyj rajon, 17 agosto 2012

Li aiuta in qualche modo a trovare lavoro?

Ora non più tanto. Il governo fa un buon lavoro per loro in questo campo. Trovano per loro posti in fabbrica o come pittori e per le ragazze posti da insegnanti di scuola materna.

Ora, lo Stato assegna appartamenti decenti e li controlla in modo che ci vivano senza affittare o vendere posti.

Era diverso non molto tempo fa. Davano loro appartamenti, e quando venivamo noi, trovavamo cinque persone senza fissa dimora che vivevano, e avevano appena gettato il vero inquilino sulle scale. Abbiamo dovuto chiamare la Milizia ortodossa, per disperdere quegli ubriachi. È stata una vera e propria resa dei conti!

Faccio in modo di visitare tutte le case dei bambini a Natale e Pasqua, per portare i saluti a oltre 2.000 orfani.

Nel mese di maggio, li portiamo alle sorgenti sante. Questo tipo di viaggi è molto necessario. Se vai all'orfanotrofio a tenere una lezione, non sei un amico, sei solo un insegnante. Se vai da qualche parte con loro, però, sei già uno di loro. Soprattutto quando hai condiviso con loro alcune difficoltà.

In estate, teniamo sempre un campeggio ortodosso per 35-40 orfani. Andiamo con loro sui monti Altai, facciamo rafting sul Katun, viviamo in tende, e facciamo arrampicate ed escursionismo. Siamo sicuri di avere la confessione e la comunione durante i fine settimana. I ragazzi servono all'altare.

Facciamo attenzione a non prendere tutti i bambini da una singola casa per bambini, ma tre o quattro da ciascuna. Il Signore ha chiamato i 12 apostoli e loro sono andati in tutto il mondo. Cerchiamo di seguire il suo esempio con un effetto lievitante. Questi tre o quattro bambini poi torneranno all'orfanotrofio e diranno che gli ortodossi sono bravi, e che gli ortodossi non bevono e non fumano. Parleranno di come hanno fatto sport, scalato montagne con un sacerdote, come sono andati a confessarsi e a fare la comunione.

Lei comunque visita ancora un centro giovanile di trattamento di droga...

Devo dire che non ci sono tossicodipendenti nei miei orfanotrofi. Ci sono bambini che soffrono di dipendenza "da casa", da parte dei genitori che fumano e si iniettano. Li portano all'orfanotrofio principalmente per ubriachezza. Io sostengo 15 case per bambini e non ci sono tossicodipendenti.

Quindi, non mi capita spesso di andare a centri di trattamento della droga: viaggio più in posti dove ci sono orfani. Ma c'è un centro della diocesi che si occupa di adulti e giovani tossicodipendenti.

Recentemente sono andato al sanatorio per la tubercolosi. Anch'esso ha le sue proprie caratteristiche uniche: non tutti decidono di andarci. Alcuni sacerdoti si rifiutano, perché ci sono pazienti con forme attive di tubercolosi.

Anche se è un istituto di quarantena, ci sono andato per tutti gli ultimi 15 anni e ho amicizia con il personale. Ci trattano come parenti.

Ho conosciuto anche il dispensario grazie all' orfanotrofio, che lì aveva alcuni dei suoi. In maggior parte, però, i bambini del sanatorio hanno i genitori.

Al confine

23 agosto 2012: vladyka visita la nave-chiesa del santo apostolo Andrea a Ordynskoe

Cosa c'è di speciale e di unico nella sua diocesi?

La prima caratteristica della nostra diocesi è che siamo sul confine di 500-600 km tra la Russia e il Kazakistan. Pertanto, noi diamo molta attenzione al lavoro con le guardie di frontiera, il personale dei posti di frontiera e dei posti di blocco.

C'è un villaggio a un posto di frontiera, con una popolazione di 600-800 persone. Le guardie di frontiera dicono, "Tutti noi qui facciamo parte del personale d'emergenza, di unità mediche, di polizia, e cose del genere". Questo villaggio è ancora attivo mentre le guardie sono lì, ma se le portano via domani, il villaggio potrebbe chiudere.

A Chistoozerke (al confine della nostra diocesi), è un carcere di massima sicurezza, che contiene 2.000 detenuti. Noi lavoriamo con loro. L'anno scorso, abbiamo costruito una chiesa in onore di san Sergio di Radonezh.

Cerchiamo di lavorare con i bambini e aiutare i giovani a sviluppare una direzione. La prima cosa che abbiamo fatto nella diocesi è stata di aprire un campo estivo ortodosso.

Ogni estate, i campi in queste aree si sono assicurati un prete. Là tengono incontri spirituali ed educativi. Si fanno anche battesimi nel lago Blagodatnoe, durante il campo dei bambini.

Nella nostra diocesi, il 46 per cento delle scuole ha scelto come materia i Fondamenti di cultura ortodossa. Generalmente, quanto più si è lontani dal centro, tanto meglio si accetta la materia. Non so spiegarmi tale collegamento.

Ci sono Processioni della Croce ogni anno nella diocesi. Il 28 maggio, giorno delle guardie di frontiera, la Processione della Croce si trova al confine della Russia.

Due Processioni della Croce hanno luogo durante la Quaresima e in estate. Prendiamo le reliquie e viaggiamo in tutte le nove zone della nostra diocesi.

Questo è servizio missionario. I sacerdoti vanno in villaggi di zone dove non ci sono ancora parrocchie: mettono semplicemente il fonte battesimale in macchina o su un autobus e partono.

Lei dice che l'educazione morale dei giovani dovrebbe avere uno dei posti più importanti della società russa contemporanea. Come si dovrebbe fare perché "funzioni"?

In primo luogo, stiamo cercando di stabilire scuole domenicali e circoli giovanili ortodossi in tutte le parrocchie. Non solo perché i bambini disegnino e giochino, ma perché i giovani si riuniscano.

Inoltre, si fa un grande sforzo per essere presenti nelle scuole, perché se un sacerdote non viene alla scuola, non c'è altro modo per attirare i giovani.

I campi ricreativi ed estivi ortodossi dovrebbero includere tutti i tipi di attività sportive come il gioco della zarnitsa.

La diocesi ha ora un reparto che opera con gli atleti. Un sacerdote lavora con pugili, sciatori e atleti. Va con loro a eventi e concorsi di campionato.

In un primo momento, il sacerdote parla con gli atleti. Poi qualcuno viene a confessarsi e qualcuno va alla comunione. Un atleta ha iniziato ad aiutare all'altare.

Cosa fa in una giornata ordinaria?

Dipende da dove mi trovo. L'ufficio diocesano si trova a Karasuk, dove non ho ancora una residenza. Vivo ancora in ufficio. Quando sono seduto dietro la mia scrivania, io sono al lavoro. Quando sono seduto sul divano, sono nella mia cella monastica e a casa.

Non vivo da solo, ma con alcuni fratelli. Due ierodiaconi e tre suddiaconi vivono nello stesso edificio di quello che è il nostro piccolo monastero.

La mattina, come al solito, c'è la regola monastica. Alle 9 noi fratelli seguiamo la regola insieme, e se non c'è un servizio, condividiamo la colazione. Poi, in obbedienza, qualcuno serve in chiesa, qualcuno lavora alle costruzioni, qualcuno gestisce le forniture ...

Ognuno svolge il suo compito. Io vado in ufficio e mi prendo cura del mio lavoro. A quel punto, il segretario porta documenti, carte e lettere, e organizziamo tutto e facciam piani. Il programma di solito fatto è due settimane di anticipo.

Di solito, una settimana trascorre con lavori d'ufficio, e poi due settimane giro attraverso i centri della diocesi e dei distretti. Ci sono incontri con i leader locali – e progetti di apertura di costruzioni. In una settimana, è possibile visitare i detenuti in carcere e i pazienti del sanatorio per la tubercolosi, e incontrarsi con le guardie di confine.

Se non vado da nessuna parte, mi occupo dei documenti, e dopo pranzo vado comunque in giro. Se non sono nella regione, sono a Karasuk. Vado a incontri nelle scuole o in biblioteca, con i veterani o gli operatori culturali.

Alla sera, lavoro al telefono.

Il sabato mattina, servo la Liturgia nelle chiese della diocesi. Vado da tutte le parti della diocesi, anche in villaggi lontani 200-300 chilometri dalla cattedrale, in chiese in cui si batte la testa nel soffitto quando si entra.

Il vescovo diventa più affiatato con i parrocchiani e i sacerdoti in questi tipi di servizi. È molto importante, come dice sua Santità il patriarca, che vedano il vescovo più di una volta all'anno in una riunione.

Dopo il servizio, mi fermo a tavola, cosa che consente una comunicazione diretta e la discussione di vari problemi...

Che cosa le porta la gioia più grande?

La Liturgia. Ora ho cominciato a capire meglio le parole di sua Santità: "Quando servo, io vivo".

Inizi a perderti d'animo e qualcosa non funziona... ci sono problemi con un cantiere, i benefattori o l'amministrazione. Poi servi la Liturgia e tutto dentro di te riprende a vivere e il problema se ne va.

La seconda cosa che mi porta grande conforto è lavorare con i bambini. Per esempio, vai alla casa dei veterani, in ospedale, al carcere per una visita, e hai bisogno di un paio di giorni per riprenderti dal viaggio. I bambini sono sempre una gioia. Sai con chi e come parlare.

Se ricevo conforto spirituale dal servizio all'altare, la comunicazione con i bambini offre un conforto nella vita quotidiana.

Qual è il problema principale di oggi per i cristiani, sacerdoti e laici?

Il problema principale per i sacerdoti è che dopo alcuni anni di servizio si trovano di fronte alla tiepidezza. Un uomo, per esempio, serve cinque o dieci anni e si vede che è bravo, ma si è raffreddato.

Ecco cosa significa letteralmente "né caldo né freddo" (Ap 3,15). Un buon sacerdote si ferma improvvisamente a un certo punto e non si muove più.

I laici delle nostre diocesi passano attraverso un periodo di neofitismo. La gente viene in chiesa, e non conoscono nemmeno le cose basilari. Passa il diacono e chi cerca una benedizione gli corre dietro.

Nei villaggi non conoscono il significato del monachesimo. Chiedono: "Perché non ti sposi? Perché un sacerdote può sposarsi solo una volta?" Tutto deve essere spiegato. I bambini piccoli, invece, sono più puliti.

Quando si solleva la questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, ufficialmente legalizzato in Europa, gli studenti in una scuola della città fanno domande. Ho cominciato a parlare di questi temi in una scuola rurale e tutti gli occhi dei bambini si sono abbassati. Mi sono sentito a disagio per avere sollevato l'argomento. Lì, la società è più pulita. Le ragazze delle scuole rurali vanno in giro con le trecce, senza orecchini e trucco. Questo è una rarità a Novosibirsk.

Come ha lottato con la tiepidezza?

Io non ho mai avuto quel problema. C'è sempre qualche evento che infuria intorno a me. La tiepidezza può verificarsi quando un sacerdote viene lasciato solo, in una parrocchia che si trova a 200-300 chilometri dalla chiesa più vicina. Sente che nessuno ha bisogno di lui.

Io non ho sperimentato queste cose, perché sono in costante comunicazione con gli amici e fratelli, che ho citato sopra. Ci visitaiamo l'un l'altro nel monastero. Ci sosteniamo a vicenda nei momenti di dolore e discordia interna. La tristezza divisa in due è metà tristezza. Noi alla Lavra dobbiamo viaggiare insieme al confessore.

Continuo a dire ai miei sacerdoti: "Abbiamo bisogno di avere un confessore". Se hai una domanda e non sai come procedere ulteriormente, è possibile andare a chiedere al confessore.

È stato molto difficile per me quando vladyka Sergej (Sokolov) è morto. Ho pensato che forse mi sarei trasferito a Mosca, ma ancora una volta, l'amicizia monastica e gli abati hanno offerto sostegno.

Anche i bambini sono un grande sostegno. In un momento difficile, ho sognato che ero appeso a una trave al piano superiore di una casa in costruzione e non potevo alzarmi. Sono arrivati dei bambini: "Ciao, Padre". Chiedo aiuto, e loro in risposta dicono: "Sì, certo, ti aiuteremo". Mi tirano fuori e dicono: "Corri per noi". La preghiera di un bambino è sempre forte...

Qual è la forza principale del cristiano moderno?

La prima, naturalmente, è la fede ortodossa, e dovremmo conservarla. Il secondo è il ministero della Chiesa. Gli ortodossi devono vivere nella Chiesa, e questo è l'unico modo per servire Dio e il prossimo.

Cosa le piacerebbe augurare ai lettori di Pravmir?

Che ogni cristiano cerchi la Pasqua eterna, la trasfigurazione e l'unione con Cristo per la vita eterna nel Regno dei Cieli. Qui sulla terra, è necessario preparare la nostra anima per la vita eterna con Dio. Pensiamo di più alla nostra anima. Combattiamo le passioni e serviamo gli altri. Questa è la cosa più importante.

 
Cosa ci rimane dopo il sinodo di Creta

Il "Santo e Grande Sinodo", chiamato anche "Sinodo pan-ortodosso di Creta" ha iniziato lla propria attività secondo i termini stabiliti dai primati nel gennaio 2016 a Chambésy: le delegazioni sono arrivate il 16 giugno, il 17 si è tenuta la Sinassi dei primati, il 19 giugno i primati hanno concelebrato a Heraklion e il 20 ha avuto luogo la sessione ufficiale di apertura. I lavori del sinodo sono finiti sabato 25 giugno e il 26 ha avuto luogo una nuova funzione dei primati (con la precisazione che l'arcivescovo della Grecia Ieronimo non ha servito, ma ha solo assistito), è vi stata letta l'enciclica sinodale.

A proposito di tutto questo, però, voglio fare alcune osservazioni:

1. Come annunciato in precedenza, quattro delle 14 Chiese autocefale (i patriarcati di Antiochia, Mosca, Bulgaria e Georgia) non hanno partecipato a questo Sinodo, anche se sono stati fatti loro ripetuti inviti a venire. I patriarchi di Antiochia e di Mosca hanno inviato un indirizzo dal Patriarca di Costantinopoli e tutti i partecipanti hanno confermato la non partecipazione. Inoltre, il Patriarca Kirill ha espresso la speranza che "l'incontro (non Sinodo -! Nn) a Creta può diventare un passo importante verso il superamento delle attuali differenze. Si può dare il proprio contributo alla preparazione di quel Santo e Grande Concilio che unirà tutte le Chiese autocefale locali senza eccezioni e diventerà un riflesso visibile dell'unità della Santa Chiesa ortodossa di Cristo, per la quale i nostri predecessori, beatamente trapassati, hanno pregato e che si aspettavano". In altre parole, quello che è successo l'altro giorno a Creta, per il patriarcato di Mosca, non è stato un Sinodo, ma semplicemente un "incontro". Di conseguenza, nessun sito web ufficiale della Chiesa russa ha pubblicato alcunché circa l'apertura o i lavori del Sinodo. Così hanno fatto anche le Chiese di Antiochia e di Georgia. Solo i bulgari hanno dato alcune brevi informazioni sul Sinodo, definendolo in quanto tale "Santo e Grande Sinodo".

2. Anche se il regolamento del "Santo e Grande Sinodo" (art. 1) approvato nel gennaio 2016 a Chambésy dice che il Sinodo pan-ortodosso può essere convocato solo con l'approvazione di tutti i primati, e il patriarca di Antiochia non è stato d'accordo con la convocazione fino al chiarimento di alcuni problemi, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli è stato messo a capo della riunione a Creta e ha dichiarato l'apertura del "Santo e Grande Sinodo", che ha riunito 156 vescovi (dei 290 che erano aspettati). Nel suo discorso di apertura, il patriarca Bartolomeo ha deplorato l'assenza dei 4 patriarchi, ma allo stesso tempo ha sottolineato che l'assenza di alcuni partecipanti dei Sinodo non è ostativa né ne danneggia l'autorità. Anche in occasione della sessione di apertura (20 giugno), in particolare l'arcivescovo Anastasios di Albania ha messo in dubbio la correttezza e l'efficacia del "principio del consenso", che non può essere applicato tanto rigidamente quanto lo ritengono in particolare i patriarcati assenti dal Sinodo. Naturalmente, sono stati citati i canoni 8 di Trullo e 40 di Laodicea, con le seguenti conclusioni:

a) è importante che tutti siano stati invitati al Sinodo, ma la mancanza di alcuni non impedisce l'organizzazione del Sinodo e non ne diminuisce l'autorità;

b) l'autocefalia delle Chiese locali si limita al diritto di autogoverno, ma non include il diritto di boicottare la sinodalità pan-ortodossa (Cfr Circolare sinodale, I.5).

I padri sinodali di Creta hanno fatto riferimento ad alcuni Sinodi ecumenici, ai quali non avevano partecipato tutti i patriarcati, soprattutto perché da allora erano solo cinque (pentarchia).

3. La delegazione della Chiesa di Grecia è giunta con diverse modifiche ai documenti presentati per l'approvazione. Alcune di esse sono stati accettate e si riflettono nei documenti finali in una variante di compromesso. Come abbiano raggiunto questo compromesso non sa, perché le discussioni sinodali sono state secretate, e il servizio stampa del Sinodo (presieduto dall'arcivescovo Job di Telmessos) ci ha presentato solo informazioni vaghe e irrilevanti. Alcuni portavoce hanno tenuto veri e propri sermoni dal pulpito della stampa, confermando il fatto che non abbiamo persone capaci di superare il linguaggio clericale dominato dalle "espressioni teologiche modello". Da questo punto di vista, è stato un bene che alcune Chiese, tra cui quella romena, abbiano delegato alle conferenze stampa dei laici che, a mio parere, hanno avuto una prestazione mediatica migliore di quella dei chierici.

Nel complesso, tutti sono stati insoddisfatti dalla mancanza di trasparenza del Sinodo e dalle sue "misure draconiane di sicurezza". Alcune agenzie di stampa come "Romfea" e altre hanno lasciato l'isola di Creta, perché la loro presenza sul posto non aveva senso. È stato praticamente impossibile presentare oggettivamente i lavori del Sinodo o interagire con i padri sinodali.

4. In relazione ai dibattiti pre-conciliari sui documenti e, in particolare, sul testo dei 'Rapporti della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano", la maggior parte dei siti ortodossi (soprattutto di lingua romena) ha coperto solo le posizioni conservatrici dei metropoliti Ierotheos Vlachos e Atanasio di Limassol. Ma ci sono state pure voci diverse e perfino contrarie, non meno motivate, come la Risposta del patriarcato di Gerusalemme alla convocazione del Grande Sinodo (vedi testo in greco e in russo), ma che non sono state molto pubblicizzate.

Come notato da molti formidabili teologi, iniziando dal periodo comunista, gli ortodossi non sono più in grado di tenere dibattiti teologici costruttivi, e la gerarchia (forse da molto tempo) non è in grado di parlare con la gente e spiegare quali decisioni vuole prendere al Sinodo, e perché devono essere prese esattamente così e non altrimenti. Di conseguenza, tutti discutono solo ciò che già sanno o che viene loro detto e, talvolta, i vescovi sinodali adottano cose inaudite dalla gente, e sono considerati traditori ed eretici. Quindi il problema è la mancanza di comunicazione dei vescovi con il proprio popolo. Proprio questo è il motivo per la non partecipazione delle chiese russa e georgiana al Sinodo, dopo che per anni hanno manipolato il gregge con teorie vecchio-calendariste elevate a livello di dogma e hanno promosso atteggiamenti scortesi verso gli eterodossi (anche se i vescovi stessi si sono incontrati, hanno mangiato e bevuto a incontri ecumenici senza timore), e ora non sanno come spiegare tutto questo al proprio popolo.

5. Per la correttezza del dibattito attorno al documento su "I rapporti della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano", citerò diversi argomenti della risposta del patriarcato di Gerusalemme (sviluppata dal canonista professor Theodor Yiangou). Come sappiamo, molti si sono ribellati all'uso della parola "chiesa" in riferimento alle confessioni eterodosse, e nel documento finale del Sinodo questo termine è accettato solo come "denominazione storica" (art. 6).

Per chiarire un poco le cose, è bene sapere che la parola "chiesa" è usata in riferimento alle confessioni eterodossa nella maggior parte dei libri di testo di teologia dogmatica, ma anche negli scritti di teologi asceti come, per esempio, padre Gheorghios Kapsanis, abate del Monastero Grigoriou all'Athos. Quest'ultimo scriveva la parola "Chiesa" in maiuscolo solo se si riferiva alla Chiesa ortodossa, e negli altri casi la scriveva in minuscolo – differenza fatta anche nel documento conciliare. Inoltre, gli eterodossi e soprattutto i cattolici romani sono chiamati "chiesa" anche in alcuni sinodi anti-latini (!) e nei libri di servizio. Per esempio, nel "Rituale" per la ricezione dei latini nella Chiesa ortodossa, approvata dal "Santo e Grande Sinodo" del 1484 sotto la guida del patriarca Simeone di Costantinopoli, tra le altre cose si dice: "Vuoi tu, uomo, diventare ortodosso e rinunciare a tutti i dogmi vergognosi e stranieri dei latini sulla discesa dello Spirito Santo, perché essi pensano e credono erroneamente che egli proceda dal Figlio, e al servizio con gli azzimi e alle altre abitudini delle loro chiese, in contrasto con la Chiesa cattolica e ortodossa orientale?" (Ράλλη-Ποτλῆ, Σύνταγμα ..., vol. 5, p.144). Lo stesso termine è usato in un "Rituale" più tardivo per l'accoglienza nella Chiesa di un latino: "Disprezzi e abbandoni le innovazioni della chiesa occidentale...?", "Sputi sul battesimo per aspersione nella chiesa occidentale...?" "Rinneghi e disprezzi le insensate affermazioni della chiesa occidentale...?" etc. (Vedere. Π. Γεωργίου Μεταλληνοῦ, "Ὁμολογῶ ἕν βάπτισμα", Atene 1996, pag. 134 e segg.). Oltre il Sinodo del 1484, a un altro importante Sinodo tenuto a Cipro nel 1406, il presidente del Sinodo Iosif Vryennios (mentore di Marco Eugenico) usa il termine "chiesa" anche per la confessione cattolica romana. Utilizza lo stesso termine anche il patriarca Geremia II di Costantinopoli con riferimento ai luterani. Pertanto, ci sono un sacco di importanti testi liturgici e dogmatici che consenono l'uso del termine "chiesa" per riferirsi a confessioni eterodosse.

Pertanto, l'espressione del documento finale del Sinodo (art. 6) mi sembra abbastanza equilibrata: "La Chiesa ortodossa riconosce le denominazioni storiche delle chiese e confessioni eterodosse che non sono in comunione...". In altre parole, si usa il termine "Chiesa cattolica (romana)" solo perché questa una volta è stata Chiesa e in virtù della denominazione storica, accettiamo questo titolo, anche quando le comunità ortodosse stipulano contratti legali con la "Chiesa cattolica" da cui prende in locazione luoghi di culto in Occidente. Ma il riconoscimento di tale denominazione storica e legale non significa il riconoscimento del carattere ecclesiale della rispettiva confessione, perché ciò metterebbe in pericolo la "unicità" della Chiesa professata nel Credo.

Ma perché i nostri vescovi non sono usciti a spiegare alla gente queste cose, sapendo che da mezzo anno i testi preconciliari sono virali su internet e vari fanatici mezzi istruiti chiamano a priori e continueranno a chiamare il Sinodo di Creta un "ladrocinio"?

6. Lo stesso documento del patriarcato di Gerusalemme porta molte testimonianze patristiche che parlano dell'atteggiamento che dovremmo avere verso gli eterodossi. Per esempio, san Marco Eugenico si rivolgeva cortesemente ai cattolici romani e considerava che "abbiamo lo stesso Cristo e la stessa fede ... e onoriamo la stessa Trinità ..." (Μάρκου Ἐφέσου Εὐγενικοῦ, Τῷ μακαριωτάτῳ Πάπῳ τῆς Πρεσβυτέρας Ρώμης, Τὰ εὑρισκόμενα ἅπαντα, vol . 1, p. 197 ss.). Vediamo anche che i monaci del Monte Santo ricevevano i latini alle funzioni, perché, dice Gregorio di Iviron, "Gli italiani e noi abbiamo lo stesso battesimo e confessiamo la stessa santa Trinità, ma altri insegnamenti e dogmi sono molto diversi dai nostri. I più importanti e spregevoli sono la folle idea sulla processione dello Spirito Santo e l'uso del pane azzimo, a causa dei quali, le altre sedi patriarcali si sono allontanate dal papa della vecchia Roma, e questa divisione continua fino a oggi "(J.-B. Pitra, Analecta sacra, vol. VI, p. 247). E Teodoro Balsamon, grande canonista bizantino, ammette la partecipazione degli eterodossi alle nostre funzioni e dice: "Questa è la consuetudine della Chiesa cristiana cattolica, che quando i santi patriarchi servivano nei giorni festivi, venivano armeni e latini, e con tutta pietà stavano alla Liturgia e nessuno li respingeva. E quando uscivano insieme agli ortodossi si inchinavano a baciare la mano del patriarca, ricevevano la benedizione e si dava loro l'antidoro. I patriarchi, come discepoli di Cristo, non li scacciavano quando venivano. È sufficiente che non li comunichiate, perché non sono ortodossi e sono separati. Ma se cercano da voi benedizioni, non dovete respingerli, come ho detto prima" (vedi Ράλλη-Ποτλῆ, Σύνταγμα ..., vol. 4, p. 460). Della stessa posizione era il patriarca Dositeo di Gerusalemme, che in una lettera a Michele di Belgrado dice (sec XVII): "Quando nella nostra chiesa vengono ad ascoltare la Liturgia gli armeni, non li scacciamo, perché questo viola i canoni. Ma poiché sono armeni, non devono essere comunicati ai purissimi misteri; ma non impedite loro di prendere l'antidoro...".

Sicuramente queste testimonianze della Tradizione della Chiesa non sono gradite ai fanatici che non hanno mai avuto un vero contatto con gli altri cristiani e si comportano come se fossero pronti a impiccare il primo cattolico che passa per strada. Ma il fatto che servono la Liturgia ortodossa per un milione di romeni nelle chiese cattoliche in Italia e per circa 700-800.000 in Spagna, non so perché, non disturba nessuno, anzi ci sembra una cosa naturale. Non sto dicendo che dobbiamo dare chiese ai cattolici romani, ma neppure dobbiamo respingerli, non appena hanno varcato la nostra soglia, ritenendo in questo modo di rispettare i canoni.

Confesso francamente che non sono un adepto del compromesso dogmatico e preferisco servire in un garage o sui colli, piuttosto che ricevere una chiesa cattolica con qualche condizione ecumenista. Ma per fortuna, nessuno ci pone queste condizioni: siamo chiamati semplicemente a essere umani e a capire che abbiamo lo stesso Vangelo. Solo gli sciocchi hanno paura di parlare con gli altri, e la testimonianza e la verità sono dalla parte di coloro che danno prova di coraggio, saggezza, onestà e amore.

7. Di tutti i documenti del Sinodo di Creta, l'Enciclica del Santo e Grande Sinodo e la Circolare del Sinodo (entrambe realizzate "ad hoc") sembrano essere i testi migliori. Ho particolarmente apprezzato il punto I.3 della Circolare, che dice: "Attraverso i Sinodi locali ed ecumenici la Chiesa predica il mistero della Santa Trinità rivelato nell'incarnazione del Figlio e Verbo di Dio. L'opera cattolica [della Chiesa] continua ininterrotta nella storia con sinodi successivi, che hanno [anch'essi] autorità ecumenica, tra i quali: il Grande Sinodo (879-880) convocato al tempo di Fozio il Grande, patriarca di Costantinopoli; i Grandi Sinodi convocati al tempo di san Gregorio Palamas (1341, 1351, 1368), durante i quali è stata confessata la verità della fede in riferimento alla processione dello Spirito Santo e alla condivisione umana delle energie divine increate; poi i Santi e Grandi Sinodi di Costantinopoli – quello nel 1484, che ha condannato il Sinodo unionista di Firenze (1438-1439) e e Sinodi del 1638, 1642, 1672, 1691 che hanno condannato gli errori protestanti, così come il Sinodo del 1872 che ha condannato l'etnofiletismo come eresia ecclesiologica".

Così, l'idea che "la Chiesa ha avuto solo sette Concili ecumenici e un ottavo non può esistere" è stata in parte superata. Vedremo come questa decisione conciliare si rifletterà nei libri di testo di storia della Chiesa.

8. Anche se la Chiesa non ha avuto Sinodi seri da molto tempo e avrebbe molto da dire ai suoi fedeli e al mondo intero, il Sinodo di Creta non è riuscito nemmeno a dire quello che avrebbe voluto. La Chiesa ortodossa si vanta del passato (senza aver imparato le lezioni del passato), parla in un linguaggio legnoso, e lotta per territori e troni. Molti problemi sono rimasti e rimarranno irrisolti ancora per lungo tempo. Per esempio, anche quest'anno quelli di nuovo calendario avranno un digiuno di due giorni in onore degli apostoli (contrariamente al Tipico), e quelli di vecchio calendario – di 15 giorni...

In un altro ordine di idee, è probabile che i patriarchi e i vescovi che hanno avuto il coraggio di riunirsi al Sinodo e di dire qualcosa, saranno considerati da alcuni come "traditori dell'Ortodossia", mentre quelli che erano assenti dal Sinodo, anche se in precedenza ne hanno firmato tutti i documenti, saranno ora tentati di presentarsi come "grandi difensori della fede", attirando la simpatia dei "conservatori". Al momento, anche se il Sinodo non è stato pan-ortodosso, l'Ortodossia non è divisa e non c'è in vista alcuno scisma tra le 14 Chiese autocefale. Ma se la tentazione della polarizzazione tra "conservatori" e "liberali" sarà accettata da alcuni vescovi (soprattutto tra coloro che erano assenti), potrebbe diventare un grosso problema per l'unità e la sinodalità della nostra Chiesa.

 
Rapporto sulla situazione ucraina (20 settembre 23:34): Guerra o pace?

[Una rapida nota: vorrei iniziare questo rapporto sulla situazione con una correzione di qualcosa di cui ho parlato nell'ultimo rapporto, a proposito del generale Bezler: anche se la sua firma sembra appariva sull'infame dichiarazione dei quattro comandanti che dichiarano la loro fedeltà al "generale" Korsun, le informazioni che era stato arrestato sono, secondo fonti qualificate come "solide" da Colonel Cassad, infondate. Dal momento che non ho motivo di dubitare delle fonti di Cassad, suppongo che questo sia vero. Non ho idea del perché / come ci sia la firma di Bezler su questo documento, forse era un falso? In entrambi i casi, Bezler oggi ha fatto anche un breve video che prende in giro le forze non-così-speciali ucroidi. Al contrario, l'arresto di Korsun è apparentemente confermato. Ora passiamo al rapporto vero e proprio – Saker]

Guerra?

Il grande evento della settimana è stato, credo, il discorso di Poroshenko a quello che ho chiamato il Senato Imperiale (alias la sessione congiunta del Congresso USA). Ho reso disponibile la trascrizione completa qui e qui. Non credo che valga la pena di analizzare attentamente questo testo, quindi mi limiterò a citare i pochi elementi che per me sono assolutamente ovvi:

1) Questo testo è stato scritto da un neocon americano. Include perfino espedienti tipici della propaganda USA come la "storia personale", per dare un tocco umano e una commozione accuratamente preparati per generare applausi. Quindi non solo l'autore di questo sproloquio è americano, ma è di sicuro un irriducibile neocon.

2) Questo testo è stato un debole tentativo di copiare il discorso di Churchill sulla "cortina di ferro", se non che Poroshenko non è Churchill, Putin non è Stalin e la Novorussia non è l'Unione Sovietica. Tuttavia, il messaggio era chiaro: la Russia rappresenta una minaccia planetaria per la libertà, la democrazia, la libertà, i diritti umani, la libertà di parola, ecc. In realtà, secondo Poroshenko la scelta non è tra due civiltà, ma tra la civiltà e le tenebre della barbarie.

3) Lo stato profondo degli Stati Uniti è ormai chiaramente consapevole della grande sfida che gli è stata lanciata dalla Russia "sovranitaria eurasiatica" di Putin e dal movimento da questa condotto (BRICS + SCO, ecc.). Il fatto che si deve utilizzare tale retorica assolutamente sproporzionata è un chiaro segno di paura e del fatto che i neocon se la stanno facendo addosso. Il pericolo per loro sta diventando molto reale (ne parlerò più avanti in dettaglio).

4) Più di ogni altra cosa, questo discorso mi ha dimostrato che l'unico obiettivo possibile per la Russia è un cambiamento di regime a Kiev. Questo è un messaggio su cui continuerò a insistere più e più volte - un cambio di regime a Kiev è una priorità vitale, e possibilmente esistenziale, per la Russia.

5) Lungi dall'essere un qualsiasi tipo di patrioti o nazionalisti, i "nazionalisti" ucroidi sono burattini asserviti all'Occidente, disposti a servire gli interessi anglo-sionisti con minor vergogna di quanto una vecchia prostituta serve i suoi clienti. A dispetto di tutti gli slogan del tipo "Gloria all'Ucraina, agli eroi gloria!", gli ucroidi sono le prostitute più economiche del pianeta, senza alcuna ombra di rispetto di sé.

L'intero discorso lascia una sensazione disneyana: da un lato, le forze della luce, guidate dagli USA in armatura bianca splendente e, dall'altro, le forze delle tenebre, guidate dalla Russia, che strisciano fuori dalle steppe asiatiche come Chtuhlu di Lovecraft. Infantile all'estremo, lo scopo del discorso era di indurre una guerra planetaria contro la Russia e i suoi alleati o, quanto meno, contenere quella terra di Mordor del XXI secolo. Poroshenko è arrivato al punto di fare riferimento a bugie ormai completamente smentite (come la Russia che invade la Georgia nel 2008) e lasciando intendere che la Moldova, la Georgia, il Kazakistan, i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania, la Bulgaria, potrebbero / dovrebbero essere i prossimi. Chiaramente sa mentire con una facilità che farebbe invidia a ogni venditore di auto usate.

Poi c'è la questione delle standing ovation. Meno di Obama e meno di Netanyahu, ma ancora parecchie (12, credo). I senatori imperiali sembravano applaudire più a lungo e più sonoramente ogni volta che Poroshenko si lasciava andare a qualche sorta di assurdità pazzesca. Uno spettacolo spaventoso, davvero.

Ora sappiamo tutti chi gestisce il Congresso degli Stati Uniti: l'AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), quindi tutto questo spettacolo, in realtà, è una dichiarazione di guerra da parte dell'AIPAC e della fazione sionista dell'Impero anglo-sionista. Gli "anglo" sono molto meno entusiasti, come dimostra il rifiuto di Obama di inviare armi agli ucroidi. Proprio come nel 2008 e con quell'altro lunatico - Saakashvili - ho la sensazione che ci potrebbe essere molta "diplomazia parallela" in corso dietro le quinte dei neocon. Se no, perché i boss di Obama avrebbero detto a Poroshenko di chiedere armi che non vogliono dargli in primo luogo? La mia ipotesi è che ci sia molta riluttanza al Pentagono ed, eventualmente, nella comunità dell'intelligence a permettere un pieno coinvolgimento degli USA alle spalle di un regime che potrebbe non essere in piedi tra pochi mesi.

Qualunque sia il caso, il discorso di Poroshenko sembrava un'infantile ma sgradevole dichiarazione di guerra. Chiaramente, ci sono alcuni che sono molto preoccupati che possa scoppiare la pace.

Pace?

Versione 1:

Sul "fronte della pace", è accaduta una serie di cose interessanti. In primo luogo, il 14 settembre sedici rappresentanti di imprese provenienti da Stati Uniti, Russia, Germania e Ucraina si sono riuniti per un incontro privato con il presidente del World Economic Forum, Klaus Schwab. Erano presenti alcuni giocatori molto grandi, tra cui l'iper-famigerato Anatolij Chubais (per un elenco completo dei partecipanti, vedi qui). Hanno adottato il seguente documento:

(È possibile anche scaricare il documento da qui). La pubblicazione di questo documento ha provocato qualcosa di tanto prevedibile quanto incredibile. Il coro del "Putin sta svendendo la Novorossija" ha immediatamente denunciato questo documento come un tradimento totale della Novorossija e una vittoria per gli oligarchi. Ho detto che questa era una reazione prevedibile, perché ormai è abbastanza chiaro che queste persone denunceranno qualsiasi tipo di documento negoziato (accordo, memorandum, trattato o qualsiasi altro tipo) come una "svendita della Novorossija", una "vittoria degli oligarchi" e una "capitolazione di Putin". Eppure, ciò che era assolutamente incredibile per me è che apparentemente sembrano non essersi accorti del punto #6:

Garantire la sicurezza e la sovranità dell'Ucraina da parte della comunità internazionale. Riconoscere la supremazia del diritto internazionale al di sopra degli interessi nazionali. Riconoscere il diritto di autodeterminazione, ma incoraggiare a prendere in considerazione una politica di non allineamento militare per l'Ucraina, paragonabile allo status di altri paesi europei (i.e. Finlandia, Svezia, Svizzera). È sorprendente, ma i pessimisti sono riusciti a perdere completamente il fatto che 1) le leggi ucroidi che violano la Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo (tra cui il protocollo 12 sui diritti delle minoranze) e la Carta delle Nazioni Unite (il cui articolo 1 e altri sostengono in particolare il diritto all'autodeterminazione) potrebbero essere invalidate, e 2) che agli ucroidi è stato detto di riconoscere il diritto all'autodeterminazione (non solo federazione, ma aperta autodeterminazione) e 3) che agli ucroidi è statto detto che dovranno rimanere neutrali e non-allineati.

E questo, da parte di Chubais & Co!

Ora, capisco che gli ucroidi hanno violato ogni singolo documento che hanno firmato finora, e questo non farà eccezione. Ma ciò che è importante è che il messaggio dei "top della finanza" non è la chiamata isterica di Poroshenko alle armi di fronte al Senato Imperiale, ma un "no alle leggi folli, autodeterminazione, no alla NATO". Questa è una vittoria enorme per la Russia che vede un'adesione dell'Ucraina alla NATO come una grave minaccia. Al contrario, tale iniziativa del WEF è un incubo che diventa realtà per i neocon, poiché finalizza, naturalmente se sarà applicato, la non appartenenza alla NATO per l'Ucraina.

È vero, questo documento parla di uno stato ucraino unitario (apparentemente a meno che e fino a quando il diritto all'autodeterminazione lo farà fallire), ed è pieno generalizzazioni ben intenzionate. Ma il punto # 6 è assolutamente incredibile venendo, come viene, dai plutocrati transnazionali che lo hanno firmato. Eppure, mentre Chubais e amici raccomandano uno stato al di fuori dei blocchi per l'Ucraina, la Rada ucroide sta abrogando lo status non-allineato mentre Timoshenko pretende l'ingresso nella NATO.

Infine, tenete presente che si tratta di una "iniziativa", che non impegna affatto l'Ucraina o la Russia. Al massimo, si tratta di una dichiarazione di principi desiderabili, una base per la trattativa, se si vuole.

Versione 2:

L'altro grande evento della settimana è la firma del Memorandum di Minsk. Ecco il testo integrale:

A differenza dell'accordo del cessate il fuoco di Minsk, vago e, francamente, non implementabile, il Memorandum prevede alcune norme perfettamente ragionevoli delle quali si può misurare il rispetto da entrambe le parti. Alcuni punti sono sciocchezze politicamente corrette (# 9), ma la maggior parte di questo testo può essere riassunta come segue: un "congelamento" del conflitto lungo la linea di contatto del fronte. È un bene o un male?

Dipende da quelli a cui lo si chiede.

Strelkov ha subito denunciato il Memorandum nei termini più forti possibili. Secondo Strelkov, questa è una vittoria del campo del "tradimento" guidato da Surkov, che ha ingannato Putin e ora lo spinge in uno scenario di tipo Milosevic. Al contrario, Zakharchenko, ovviamente, sostiene pienamente il piano. Quindi diamo un'occhiata un po' più da vicino a questo memorandum.

Per prima cosa, e questo è importante, contiene esattamente zero disposizioni politiche. Nessuna. Quindi il primo punto piuttosto ovvio che vorrei sottolineare è che questo piano è di portata molto limitata: tutto ciò che fa è fornire la base per un meccanismo per ottenere un cessate il fuoco più o meno verificabile. Punto e basta. Quindi, se l'accordo del cessate il fuoco di Minsk era un elenco di dichiarazioni politiche generali vaghe e inapplicabili (direi pure indefinite), questo documento è l'estremo opposto: uno strumento puramente tecnico che codifica realmente l'attuale situazione sul campo.

Allora, qual è il contesto politico in cui questo cessate il fuoco dovrà essere osservato? Qual è lo scopo del cessate il fuoco?

Bene, ancora una volta, dipende da quello a cui lo si chiede.

Secondo Poroshenko e altri funzionari ucraini lo scopo è di dare tempo alle forze di repressione della giunta di raggrupparsi, riorganizzarsi e prepararsi per un contrattacco. Strelkov sarebbe d'accordo. Zakharchenko e Lavrov non sono d'accordo. Mentre osservano e denunciano i preparativi ucroidi per un possibile (probabile? inevitabile?) contrattacco, la loro posizione ufficiale è che l'accordo e il memorandum sono ora documenti utili in preparazione ai negoziati sullo status finale vincolante. A questo punto Zakharchenko parla di una Novorossija completamente indipendente e Lavrov di una Ucraina neutrale rispettosa di tutti i suoi cittadini.

Suggerisco di affrontare la cosa un passo alla volta.

In primo luogo, molto prima che arrivassimo ​​a questo punto, avevamo accesi dibattiti su questo blog se il tempo era dalla parte della Russia, della Novorossija o degli ucroidi. A quel tempo, la maggior parte dei commentatori, me compreso, erano del parere che il tempo era sicuramente dalla parte della Russia, ma la domanda era se la Novorossija potesse sopravvivere abbastanza a lungo. Fondamentalmente, ci chiedevamo se la Novorossija potesse rimanere viva abbastanza a lungo perché il Banderastan entrasse in collasso, o se l'unico modo per salvare la Novorossija dalla conquista nazista fosse un intervento militare russo palese nel Donbass. Alcuni di noi hanno addirittura parlato di settimane.

Ora, alcuni mesi dopo, vediamo che non solo la Novorossija non è crollata sotto un'invasione nazista, ma che le Forze Armate della Novorossija hanno dato una serie magnifica di botte alle forze di repressione della giunta, e invece di finire circondate a Donetsk e Lugansk, hanno respinto il nemico spinto fino a Mariupol. Per lo meno, questo dimostra che:

1) Chi ha detto che un intervento militare russo era l'unico modo per salvare la Novorossija si è sbagliato: la Novorossija è sopravvissuta.

2) Chi ha detto che non c'era nessun aiuto russo segreto oppure che tale aiuto era insufficiente si è sbagliato di nuovo: il Voentorg è fiorente (il nome del negozio militare, "Voentorg", che significa letteralmente "commercio militare", qui si riferisce agli aiuti russi segreti alla Novorossija)

Inoltre, al momento tutti erano d'accordo che le cose potevano solo peggiorare per il Banderastan, soprattutto all'inizio dell'autunno e dell'inverno. Per quanto ne so, non c'è ancora nessuno che preveda una rinascita miracolosa nell'economia ucroide, così possiamo supporre che tutto ciò che il Banderastan ha fatto è stato di avvicinarsi molto di più all'inevitabile scogliera economica e sociale. E, in effetti, le crepe sono visibili in tutto, con o senza gli aiuti anglo-sionisti.

Penso che la logica di base ci dica che il tempo è ancora dalla parte della Russia e che l'accordo del cessate il fuoco, questa volta sostenuto da un memorandum, risolve il problema del tempo per la Novorossija: con l'aiuto dalla Russia che affluisce liberamente (sia gli aiuti umanitari sia quelli segreti del "Voentorg"), la Novorossija può ora tenere duro e aspettare. La stagione fredda non solo farà esacerbare le tensioni economico-sociali nel Banderastan, renderà anche le operazioni offensive molto più difficili.

Quali sono i costi opportunità?

In economia c'è la nozione di "costo opportunità". Questi sono i costi che non ci si deve accollare direttamente (non si deve pagare nulla), ma sono i "costi" derivanti da opportunità mancate. Un reddito che si potrebbe avere ottenuto, ma che non si è ottenuto.

La Novorossija sta incorrendo in simili costi opportunità come risultato di questa pace?

Questo dipende dalla vostra ipotesi.

Ci sono quelli che credono che le Forze Armate della Novorossija potevano arrivare se non a Kiev, almeno a liberare Mariupol, Dnepropetrovsk, Kharkov e altre città. Sono d'accordo che Mariupol stesse per cadere, ma solo a grande rischio di accerchiamento da nord. Per quanto riguarda le altre città, io personalmente non credo che sia vero. Perfino Slavjansk è abbastanza fuori portata, almeno per il momento. Alcuni dicono che un crollo delle forze di repressione della giunta avrebbe lasciato la strada aperta verso Kiev. Mentre questo è vero in un certo senso (alcune unità avrebbero potuto essere spinte dal panico così lontano), questa è una idea tipicamente civile della guerra. "Arrivare" in un luogo può essere facile, naturalmente, ma è *rimanere* in quel luogo che di solito si trasforma in un incubo. Non credo che all'inizio di settembre le Forze Armate della Novorossija avessero la capacità di sfondare molto oltre le loro attuali aree di dislocazione e di liberare con successo molto più territorio.

Inoltre, non credo che una soluzione puramente militare sia realizzabile, soprattutto non una che preveda che la Novorossija si metta a "liberare" l'Ucraina centrale o, tanto meno, quella occidentale. So che mi bersaglieranno di insulti, ma devo dire che penso che il congelamento della linea del fronte il 19 settembre sia un affare piuttosto buono, soprattutto perché che rimuove la singolo più grande "distrazione" nella politica interna ucroide: la cosiddetta "invasione russa".

Ci sono anche quelli che dicono che l'esercito russo potrebbe liberare la maggior parte dell'Ucraina, o addirittura tutta. Sono d'accordo. Militarmente, questo è un gioco da ragazzi. Ma così facendo la Russia avrebbe fornito ai neocon il loro sogno supremo: una guerra fredda 2.0 per molti decenni a venire. Pragmaticamente, questa sarebbe una decisione disastrosa. Ma l'aspetto morale è ancor più importante qui. Per quanto mi riguarda, e mettendo da parte tutta la mia simpatia per il popolo della Novorossija che ha combattuto per la propria libertà e, ora ne sono convinto, la otterrà, la Russia non deve all'Ucraina assolutamente nulla. Non le deve il gas, non le deve prestiti e sicuramente non le deve la vita dei soldati russi. Non vi è alcun motivo che posso pensare del perché un giovane di Mosca, Tobolsk o Makhachkala debba sacrificare la vita per liberare il Banderastan dai nazisti locali. No, mi dispiace, gli ucraini devono liberarsi da soli. È  il colmo dell'ipocrisia trascorrere decenni a lamentarsi dei moskali e poi aspettarsi che vengano a liberarli dai loro stessi mostri nazisti.

La gente di Donetsk e Lugansk ha dimostrato, come la gente della Crimea e dell'Ossezia del Sud, di essere veramente meritevole dell'aiuto russo, anche se questo significa che dei giovani russi devono morire, come è successo in Ossezia del sud. E vorrei notare qui che ci sono uomini dall'Ossezia del Sud che stanno ora combattendo come volontari per la Novorossija, quindi gli osseti hanno dimostrato oltre ogni dubbio la loro disponibilità a combattere.

Ma la gente nel resto della Novorossija (storica)?

Avete sentito parlare della rivolta di Mariupol? Ecco. Nemmeno io. Sentito qualcosa dei partigiani intorno a Zaporozh'e o a Chernigov? Stessa cosa. Beh, in realtà, questo non è del tutto vero e non è proprio giusto. In primo luogo, i nazisti stanno usando il terrore per sottomettere i locali in queste città e, dall'altro, ci sono stati alcuni interventi qua e là. Ma se Strelkov diceva il vero quando ha detto che la maggior parte dei giovani a Donetsk e Lugansk era molto felice di starsene a sorseggiare birra e a guardare gli eventi sulle loto TV da idioti, questo è ancora più vero per il resto dell'Ucraina. Anche un alto comandante delle Forze Armate della Novorossija ha ammesso che la loro forza era nel fatto che erano dei liberatori, ma che tanto più sarebbero andati a ovest, tanto più sarebbero stati visti non come liberatori, ma come occupanti (e, credetemi, la propaganda della TV ucroide è a dir poco inimmaginabile: secondo i funzionari che parlano alla TV ucroide su base quotidiana, la Russia sta già occupando l'Ucraina, l'ultima volta che ho sentito, con 19 gruppi tattici a livello di battaglione!)

Ognuno è libero di avere il proprio parere e io non posso provare che ho ragione, semplicemente perché le ipotesi sono, per definizione, indimostrabili. Ma la mia convinzione personale è che il congelamento della linea del fronte il 19 settembre è ragionevole e che il cessate il fuoco è di beneficio a tutti prima ancora che al regime di Kiev (e questo è il motivo per cui mi aspetto che sia rotto ancora di più di quanto lo sia già stato). Inoltre, sostengo che questi sono gli obiettivi fondamentali delle parti principali di questa guerra civile:

1) Russia: cambio di regime a Kiev (obiettivo a lungo termine: anni)

2) Novorossija: indipendenza completa de-facto da Kiev (obiettivo a breve termine: mesi)

3) resto dell'Ucraina: liberazione e piena de-nazificazione (obiettivo a lungo termine: anni)

La situazione attuale è favorevole per gli obiettivi # 1 e # 2.

Che dire dell'avvertimento di Strelkov: che questo accordo di cessate il fuoco è come quello raggiunto in Croazia, che ha dato i croati tempo per preparare un contrattacco con i loro padroni della NATO e per occupare (illegalmente) le Krajine serbe?

Con tutta la mia simpatia e ammirazione per Strelkov, penso che si stia semplicemente sbagliando.

Per prima cosa, i serbi delle Krajine avevano le loro armi pesanti sotto scorta ONU e quando i croati e i loro padroni della NATO hanno attaccato, alla UNPROFOR è stato ordinato dagli Stati Uniti di levarsi dai piedi, e la UNPROFOR ha docilmente obbedito (credetemi, ho seguito quella situazione minuto per minuto, letteralmente). Inoltre, anche Milosevic ha tradito i serbi di Croazia e non ha fornito il supporto dalla Bosnia dove l'esercito federale aveva diverse brigate (e in seguito ha scaricato anche i serbo-bosniaci). La Crimea è protetta dal più potente arsenale nucleare del pianeta e dalla singola più potente forza di terra in Eurasia. A differenza delle Krajine serbo, la Crimea è ideale per la difesa (come dimostra la storia). L'idea di ucroidi provenienti da terra, mare o aria per occupare la Crimea è ridicola all'estremo. Forze di repressione della giunta che sono state globalmente sconfitte dalle Forze Armate della Novorossija non possono affrontare l'esercito russo. Per quanto riguarda la US Navy, può mostrare le sue bandiere in tutto il Mar Nero, ma ogni ufficiale della marina americana sa che il Mar Nero è una grande trappola da cui non si vuole partire per combattere la Russia.

Che dire della Novorossija allora? Le forze di repressione della giunta potrebbero in teoria riarmarsi e attaccare con successo Donetsk e Lugansk? In teoria sì, ma in pratica fino a quando Putin è al Cremlino, la Russia non permetterà mai che gli ucroidi conquistino queste due repubbliche. Se ci provano, il "Voentorg" (che, tra l'altro, non è stato fermato dall'accordo o dal memorandum) schizzerà alle stelle e arriverà un fiume di "volontari" dalla Russia. E sì, non sarà lasciata loro altra scelta, e di fronte a un situazione del genere "combatti o perdi", il Cremlino ordinerà all'esercito russo di avviare quella che sarà, senza dubbio, presentata come una "operazione di mantenimento temporaneo della pace, limitato a ripristinare il comune accordo sulla linea di demarcazione del 19 settembre 2014" o qualche formula altrettanto inane che, in termini pratici, significherà semplicemente "avete 48 ore per distruggere le forze ucroidi". Ce ne vorranno probabilmente meno di 24. Allora i russi si ritireranno attraverso il confine e chiederanno che l'OSCE attesti tale ritiro. L'Occidente soffocherà dalla rabbia, ma sarà troppo tardi. Proprio come la Russia ha praticamente disarmato Saakashvili in 3 giorni di combattimento, la Russia può disarmare, e disarmerà Poroshenko, Jarosh, Timoshenko o qualsiasi altro mostro ucroide che cerchi di catturare Donetsk e Lugansk.

Quindi c'è una cospirazione? Un accordo segreto dietro le quinte?

Probabilmente no. Ma scommetto che c'è una comprensione reciproca. Gli Stati Uniti dicono alla Russia "Non vi azzardate a prendere Kiev" e la Russia risponde "non vi azzardate a prendere le Repubbliche di Donetsk e Lugansk". Nessuna delle due parti si impegna a nulla, ma "capita per caso" che nessuna delle due sfide sia raccolta. Detto questo, entrambe le parti vedono anche che fino a raggiungere queste due linee rosse, per il resto vale ogni cosa. Pertanto, gli Stati Uniti sostengono Kiev e la Russia sostiene la Novorossija. Certo, i neocon negli Stati Uniti sono assolutamente infuriati, e anche i "patrioti dell'urrà" (vi è un termine simile in russo) in Russia sono furiosi. I generali da poltrona da entrambe le parti (Ljashko, Dugin) offrono molti piani "semplici" su come vincerebbero tutto se fossero alla Casa Bianca o al Cremlino. Nel frattempo, i comandanti militari del Pentagono e dello Staff generale russo cercano tranquillamente di fare in modo che questa guerra rimanga locale e non forzi i "pezzi grossi" in una vera e propria guerra mondiale.

Il rischio principale è che esiste una fazione all'interno dello stato profondo americano che identifica correttamente la minaccia politica rappresentata dalla sfida palese e impenitente della Russia alle politiche americane come una minaccia esistenziale per l'Impero anglo-sionista. Questi ragazzi, neocon o vecchi imperialisti anglo, vogliono giocare a chi fa la voce più grossa con la Russia e si stanno convincendo che la Russia dovrà ritirarsi, e si ritirerà, all'ultimo secondo. La risposta russa è molto complessa: dare l'apparenza di tirarsi indietro, senza davvero rinunciare a nulla. Come quando i russi hanno dovuto "cedere" alle minacce americane e dire alla Siria di disarmare i suoi arsenali chimici. A quel tempo, il coro "Putin sta svendendo la Siria" ha immediatamente denunciato questa iniziativa come tradimento e come prova che Putin e Obama stanno, in realtà, lavorando mano nella mano. Alcuni addirittura continuano a vantarsi a gran voce oggi che "se Assad avesse le armi chimiche" gli Stati Uniti non oserebbero mai attaccarlo (dimenticando che anche Saddam aveva armi chimiche, e che questo non lo ha aiutato affatto). Ora, col senno di poi, sappiamo che questi pessimisti (cerco di definirli in modo gentile ed educato) si sbagliavano, al 100%, ma al momento i loro lamenti e denunce indignate sembravano credibili.

Per essere veramente onesto, posso capire i loro sentimenti. Ho anche scritto su questo blog che la mia paura più grande è che Putin potrebbe rivelarsi l'ennesimo Milosevic. In realtà, avevo previsto che i russi sarebbero intervenuti e sono rimasto molto sorpreso e, francamente, inorridito quando non lo hanno fatto. Fu quando Donetsk e Lugansk erano quasi circondate e la loro caduta sembrava probabile. Il mio cervello mi diceva che questo non sarebbe accaduto, ma avevo un nodo allo stomaco e riuscivo a malapena a pensare ad altro che ai tragici eventi in Novorossija. Eppure, anche questa volta, proprio come con la Siria, Putin ha "fatto la sua mossa": gli aiuti segreti della Russia hanno cambiato le sorti e quello che sembrava un crollo imminente di tutta la Novorossija (soprattutto dopo la ritirata di Strelkov da Slavjansk!) si è trasformato in una sconfitta incredibile per le forze ucroidi. Anche in questo caso, coloro che credono seriamente che questa sorprendente svolta degli eventi sia accaduta da sola piuttosto che come risultato diretto di una decisione strategica presa a Mosca proprio non capiscono la guerra, mi dispiace. L'aiuto segreto della Russia (armi, uomini, intelligence, consulenti) ha reso questa controffensiva delle Forze Armate della Novorossija possibile e se Putin voleva "svendere" la Novorossija tutto quello che doveva fare era non far niente. Questo avrebbe raggiunto per bene lo scopo. Invece la Russia ha intrapreso un cammino notevole e altamente efficace per raggiungere due risultati che apparentemente si escludono a vicenda: negare agli anglo-sionisti la guerra che volevano così tanto e negare agli ucroidi la vittoria che volevano così tanto.

Non c'è da stupirsi che entrambi stiano odiando così appassionatamente Putin e la Russia :-)

Allora, dove si va da qui?

Come al solito, mi limiterò ammettere che non lo so (il che non è male, considerando che molte persone sembrano non sapere nemmeno dove ci troviamo attualmente). Ci sono troppe variabili. Coloro che hanno provato l'operazione sotto falsa bandiera dell'MH17 potrebbero escogitare qualcosa di altrettanto disgustoso e pazzo. Finora, da parte statunitense, sembra che il Pentagono abbia avuto successo nel prevenire i neocon dall'impegnare seriamente gli Stati Uniti dietro a Poroshenko. Parlando di Poroshenko, sta molto più al sicuro negli Stati Uniti che a casa sua. Per lui, stanno per arrivare momenti molto più difficili e molto più brutti. In questo momento, letteralmente tutto può accadere nel Banderastan, non posso fare alcuna previsione.

Supponendo che gli ucroidi non lancino un'offensiva in autunno o in inverno (quanto sarebbe pazza una cosa del genere?! Ma loro sono abbastanza pazzi...), in Novorossija andrà tutto bene, per gentile concessione delle sue robuste forze armate e di un sacco di aiuto russo. Speriamo che la pazzesca lotta corpo a corpo tra le élite della Novorossija possa finalmente smettere. In Russia, Strelkov può essere il portavoce perfetto per 1) tenere acceso il fuoco sotto i piedi di Putin e 2) aiutare Putin ulteriormente a sopprimere gradualmente gli integrazionisti atlantici. Il futuro della Crimea appare brillante più che mai.

Questo lascia la Russia sotto le sanzioni. A breve termine – le sanzioni faranno sicuramente male alla Russia. A medio termine, le faranno bene, a condizione che tali sanzioni siano utilizzate come un'opportunità per intraprendere finalmente alcune riforme indispensabili. Non vi è alcun rischio di un "Maidan nazionalista contro Putin" (non c'è mai stato), ma la lotta contro gli oligarchi continuerà (non solo ci sono state voci, poi negate, che Evtushenkov sia stato liberato, ma finora le indagini sugli scandali di corruzione sotto Serdjukov e la sua amante Evgenia Vasil'evna non hanno portato da nessuna parte). Ci sono ancora molti integrazionisti atlantici pro-occidentali a Mosca e anche all'interno del Cremlino e ci vorrà un sacco di tempo e sforzi per sopprimere i loro costanti sforzi sovversivo e, francamente, sabotatori.

Questo è tutto per oggi, mi auguro che vi sia stato utile. Mi scuso per la lunghezza del post. Tutto quello che posso dire a mia discolpa è che ho appena scalfito la superficie di tutto (un buon, solido rapporto sulla situazione ucraina potrebbe facilmente essere lungo 30-50 pagine, anche se nella vita reale i politici vogliono il loro rapporto ridotto a 3-4 paragrafi su un foglio di carta: non c'è da stupirsi che poi prendano decisioni stupide)!

Cordiali saluti a tutti,

Saker

PS: un amico mi ha appena inviato un'e-mail per farmi sapere che Russia  e Cina progettano di firmare un nuovo accordo sul gas per 30 anni sul secondo percorso! Le ultime parole famose per quanto riguarda "l'isolamento" della Russia :-)

 
La vertiginosa Karoulia sul santo Monte Athos

Karoulia è l'area più isolata situata sulla sponda meridionale del Monte Athos, in un sito roccioso e molto ripido che appartiene al monastero della Grande Lavra.

È sotto Katounakia su una scogliera quasi verticale. Alcune capanne possono essere considerate sia a Katounakia sia nella zona di Karoulia. I monaci eremiti hanno costruito le loro capanne all'interno di caverne, buchi e sporgenze rocciose. Il nome "karoulia" (pulegge, carrucole) deriva dal fatto che ai vecchi tempi si consegnavano i rifornimenti ai monaci con le pulegge su cui gli eremiti sono soliti appendere il cestino dove i monaci, i pellegrini o i pescatori di passaggio mettono dell'acqua e un pezzo di pane. Le pulegge esistono finora e sono utilizzate abitualmente.

Per muoversi c'è bisogno di scendere aggrappandosi a catene inchiodate alle scogliere. I monaci hanno una vita molto semplice e alcuni raggiungono un considerevole progresso spirituale, tuttavia si conoscono pochissimi dati su di loro perché l'accesso è molto difficile.

I monaci si occupano principalmente di preghiera e studio. Hanno ridotto al minimo i loro bisogni corporali. Bevono l'acqua piovana che raccolgono e mangiano quanto basta per mantenersi in vita; si sostengono intessendo cestini e costruendo corde da preghiera, che vendono o scambiano con cibo a Dafne o a Karyes. Inoltre, aiutano in varie feste in cambio di cibo o di altre cose di cui hanno bisogno per la loro vita quotidiana.

 
Un afghano battezzato a Monte Athos

Una storia di immigrazione diventa anche una storia di conversione: un afghano che arriva in Grecia per scappare alla guerra e alle violenze del suo paese, arriva per cercare un paradiso economico... e vi trova anche un paradiso spirituale, giungendo a confessare la Fede ortodossa a Monte Athos per la guida di una chiamata interiore. Ripercorriamo la storia di Ahmed (nel battesimo, Alessandro) in una recente storia con fotocronaca, che presentiamo nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti.

 
Domande al vostro parroco

Caro padre Ambrogio,

1) Perché la Madre di Dio secondo la Chiesa ortodossa rimase sempre vergine? Esiste una verità oggettiva o dogmatica di fondo oppure è soltanto frutto di una tradizione religiosa secolare?

Anche la questione dei fratelli di Gesù, perché non possono essere visti come reali fratelli terreni di Gesù e non come cugini o gruppo etnico?

2) Parlando con un amico protestante, mi dice che Gesù era solito parlare utilizzando spesso delle figure retoriche... Ora io mi chiedo come è possibile che centinaia di milioni di persone non capiscano l'ordine inderogabile del Signore, scambiandolo per una mera figura retorica o un simbolo svuotato di qualsiasi significato se non come semplice ricordo della passione di Cristo.

Eppure è cosi evidente e chiaro: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore".

Ho bisogno di capire cosa dire a questa gente, mi sento male solo al pensiero che queste persone si perdano questo grande Dono e che il sangue di Cristo venga svenduto come l'acqua! Cosa dovrei dire in questi casi?

3) Sicuramente lei ben saprà le ultimissime discussioni sulla ipotetica veridicità dei racconti biblici sui re Davide e Salomone e sull'antico e splendente regno di Israele...

Ora ho un dubbio che mi attanaglia: e se per caso non sono realmente esistiti (o forse sono stati racconti "leggermente pompati"), come possiamo interpretare tutta la parte storica ( compresa la discendenza di Gesù)? Possiamo dunque identificare le storie di questi regnanti come opere letterarie di grande valore etico e morale, oppure è semplicemente un tentativo come un altro da parte di alcuni storici di mistificare parti della Bibbia rendendole pure e semplici storielle allegoriche?

A. (2021)

Caro A.,

1) Forse molti dei dubbi sulla verginità perpetua troverebbero risposta se si leggessero le storie tradizionali riportate nei Sinassari della Chiesa (storie, per intenderci, che vantano origini apostoliche e trattano di eventi non inclusi nella letteratura biblica e subapostolica: per esempio, il ciclo dei racconti della nascita del Signore). La posizione ortodossa si basa su alcuni apocrifi del Nuovo Testamento, tra cui tre testi di provenienza siriana (Protoevangelo di Giacomo, Vangelo dell'Infanzia di Tommaso e Vangelo di Pietro) e sul parere della maggior parte dei Padri della Chiesa.

Per farla breve, in queste storie Giuseppe è descritto come anziano (in alcune fonti addirittura ottantenne!) e come vedovo di una moglie che gli aveva dato alcuni figli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Mt 13:55 e Mc 6:3) e alcune figlie (Mt 13:56 parla di "tutte" le sorelle, il che fa pensare a tre o più, ma talvolta il greco usava "tutti" per gruppi di due persone, un po' come l'italiano di oggi usa talvolta "tutti e due" nel senso di "entrambi"). Il secondo matrimonio, più che per dare altra prole (oltre agli almeno 6 figli che erano in vita quando Gesù era cresciuto), era per dare una casa a una ragazza cresciuta al servizio del tempio. Ovviamente, il progetto di questo matrimonio "di tutela" era che se fossero nati uno o più figli dal matrimonio, la cura della madre sarebbe toccata a loro, e non ai figli di primo letto.

Nota che questa è la spiegazione preferita dei Padri greci, mentre quelli latini (con eccezioni non di poco conto come Ilario di Poitiers, Ambrogio di Milano e Gregorio di Tours) propendevano invece per la soluzione che vedeva nei "fratelli e sorelle" dei cugini. Quest'ultima è ancora la soluzione "ufficiale" del cattolicesimo romano, mentre il protestantesimo, avendo fatto fuori la figura speciale di Maria, si permette di postulare che i fratelli e sorelle fossero figli successivi di Giuseppe e Maria (per salvaguardare la definizione di "primogenito" di Mt 1:25 e Lc 2:7 ...ma non ce n'è neppure tanto bisogno, visto che ogni figlio unico è il "primogenito" di sua madre: nell'antichità il ruolo di primogenitura era quello di "aprire il grembo" materno, non tanto quello di essere i capi di una fila di persone).

Come possiamo sapere che la storia dei figli di primo letto sia quella vera? Non possiamo saperlo al cento per cento, ma almeno fino al secondo secolo ci sono testimonianze di membri della famiglia di Gesù (li troviamo nelle opere storiche di Eusebio e in frammenti di Egesippo), ed è probabile che queste persone per lo meno conoscessero a grandi linee di chi erano discendenti. Alcuni di questi familiari del Signore erano vescovi di comunità giudeo-cristiane, e anche se quelle comunità non sopravvissero ai secoli, certamente trasmisero storie di famiglia più antiche.

Cosa possiamo fare noi, sulla base di tante informazioni che ci arrivano (alcune in contraddizione reciproca), per accertarci che quel che ci racconta la Chiesa è vero, o almeno veridico? Possiamo innanzitutto vedere se la ricostruzione "combacia" con i dati che abbiamo dal Vangelo:

A. Età avanzata di Giuseppe: molto probabile, dal fatto che nei racconti di Gesù adulto non c'è più traccia di lui. Inoltre, questa è la più evidente ragione per cui nessuno (anche se ignaro delle vicende della nascita di Gesù) si stupisce che Maria non abbia avuto altri parti.

B. Vedovanza e figli di altro letto: consolidata dal fatto che Maria segue Gesù, come se questi fosse responsabile per lei, e sulla Croce Gesù l'affida a Giovanni invece che ai fratellastri. Inoltre, spiega anche bene il termine "fratelli" (di solito i fratelli di diverso letto si riferiscono gli uni agli altri come "fratelli", piuttosto che "fratellastri").

C. Moglie giovane cresciuta al servizio del tempio: Gioacchino e Anna sono descritti dalle loro biografie come anziani, sterili e discendenti di Davide, e della tribù di Giuda: dopo la nascita miracolosa di una bambina (nascita miracolosa per la loro tarda età e la loro sterilità, ma non per un concepimento senza seme), è molto verosimile che sentendosi anziani e vicini alla morte abbiano affidato la figlia alla cura del tempio, fino all'età per andare in sposa, preferibilmente a un uomo della stessa tribù e discendenza.

Di fatto, il racconto tradizionale ortodosso spiega abbastanza bene quasi tutto, tranne la questione della verginità dopo il parto. Quest'ultima può apparire strana (ma non mi si dica che invece un concepimento per opera dello Spirito Santo non è affatto strano...), ma può essere comunque messa in relazione alla straordinarietà dell'evento della Natività di Cristo. Seriamente, dopo aver partorito il Figlio di Dio... che cosa le restava da fare d'altro, in questo campo?

2) Anche se ti ricordo che ogni persona è unica, per cui ciascuno ha il suo modo di essere toccato dallo Spirito Santo e noi non dovremmo chiuderci in generalizzazioni, nondimeno un'idea ce l'avrei...

Questo tuo amico protestante, come tanti, avrà rispetto (o comunque sosterrà di averlo) per la Parola di Dio. Ebbene, chiedi a lui e a quelli come lui di essere coerenti, e di trattare tutte le parole del nostro Signore con lo stesso rispetto.

Se "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo" (Mt 26:26) è solo una figura retorica, perché allora "Non chiamate nessuno padre sulla terra" (Mt 23:9) non dovrebbe essere un'altra figura retorica del tutto simile? Il tuo amico farà sicuramente parte di una di quelle chiese in cui gli anziani e i pastori non sono chiamati padri proprio perché vogliono applicare alla lettera Mt 23:9. Ora, potrai dire al tuo amico che non riesci a credere alla loro testimonianza (...questo lo farà sicuramente stupire!) non tanto perché si permettono di considerare un verso come figura retorica e un altro come comandamento imprescindibile, quanto perché (che essi lo comprendano o no) seguono una tradizione umana nel considerare un verso come un modo di dire e un altro come una regola da seguire alla lettera. Ora, tradizione umana per tradizione umana, cosa fa pensare al tuo amico che la nostra tradizione, diffusa in tutto il mondo cristiano e consolidata in almeno 18/19 secoli, sia qualitativamente inferiore alla loro, vecchia di meno di 5 secoli e nemmeno universalmente seguita da tutti loro?

Se invece proclamano di essere diversi perché "prendono sul serio la Bibbia", allora devono essere coerenti: o considerano la comunione una metafora e allo stesso tempo chiamano "padri" i loro anziani/pastori, oppure non chiamano "padri" i loro anziani/pastori e allo stesso tempo considerano la comunione come vero corpo e sangue di Cristo. Uguale "metaforismo" o uguale "letteralismo", ma devono essere coerenti almeno di fronte alle parole di Cristo, se la Bibbia è la loro unica guida. Altrimenti, si tengano la loro "tradizione" con una t piuttosto minuscola, e noi ci teniamo la nostra, ben più ragionata e consolidata.

3) Queste domande sono sempre le benvenute, e questa in particolare mi ricorda una certa posizione "difensiva" che si vede spesso nel mondo religioso più autentico, che vuole salvaguardare a tutti i costi il suo deposito di fede, anche in minimi (e francamente trascurabili) dettagli. Il problema è che poi, appena qualcuno inizia a fare un'obiezione seria anche solo su una di queste minuzie, allora iniziano dei trip mentali che non finiscono più. Salomone aveva davvero dodicimila cavalli da sella? Se sì, Gerusalemme e i suoi dintorni avrebbero dovuto essere un'immensa scuderia. Se si riferisce ai cavalli di tutto il popolo, allora dire che erano i cavalli del re è uno sbaglio grossolano. Se dodicimila (come può sembrare) è solo un numero simbolico, allora ci sono quelli che diranno che è simbolica anche l'esistenza di Dio... come ho detto, non se ne esce più.

Il problema non è essere difensivi a oltranza, ma capire il messaggio che Dio ci vuole mandare. Da parte sua, il Figlio di Dio avrebbe potuto incarnarsi anche nel grembo di una donna pagana di discendenza sconosciuta, ma poi gli ebrei non se lo sarebbero filato neppure di striscio. Per mandare un messaggio agli ebrei, era ben meglio essere un discendente della tribù (regale) di Giuda e della stirpe (regale) di Davide. Magari questo non dice più niente a noi (pertanto possiamo permetterci di relativizzare alcuni dati storici) ma ci sono ragioni per cui Dio ha parlato come ha parlato. A noi il compito di capire tali ragioni, se ci vogliamo mettere d'impegno.

 
"La fede è fiducia": vivere la propria religione in Lussemburgo

La comunità ortodossa è la più variegata del Lussemburgo: è greca, serba, romena o russa. Tradizioni che tuttavia sono tutte ancorate su un valore comune: la trasmissione della fede attraverso la sua pratica e la grande importanza attribuita al sacerdote e a sua moglie.

"La fede è fiducia", dice Emilie Poukh

"Avevo 22 anni quando mi sono sposata e convertita alla religione ortodossa e, a Dio piacendo, il 4 settembre mio ​​marito e io festeggeremo i nostri 60 anni di matrimonio", ha detto Emilie Poukh con un sorriso pieno di speranza.

La sposa di padre Serge, il sacerdote che ha officiato da molti anni nella parrocchia ortodossa di lingua russa nel paese, ci accoglie nel loro appartamento a Belair. Un luogo dove la Russia è accanto al Lussemburgo, dove icone che coprono le pareti del salotto a immagine di una chiesa ortodossa e dove le visite si succedono e il campanello della porta continua a squillare. Padre Serge è costretto a letto da alcuni mesi, e ha passato la fiaccola della parrocchia a padre Georges, ma i fedeli vengono a fare visita al vecchio parroco:

"Mio marito è felice di accogliere il mondo e quando è in forma, non rifiuto nessun visitatore", ha detto la vecchia signora aprendo la porta a un nuovo arrivato. Qualche parola in russo e ci ha raggiunto in salotto sotto lo sguardo calmo delle Madonne e prende posto su una grande sedia prima di continuare: "Sono nata in Lussemburgo, naturalizzata americana e sposata con un russo. Vedete che è una vera insalata russa! Ma non importa da dove veniamo e dove andiamo, importa che abbiamo fede. La fede è fiducia", sembra concludere con il suo sguardo penetrante.

A immagine di una chiesa ortodossa, i muri del salotto di Padre Serge e della moglie, Emilie, sono coperti da icone

"Sono nata in Lussemburgo, naturalizzata americana e sposata con un russo; è una vera insalata russa ..."

"...Ma non importa da dove veniamo e dove andiamo, importa che abbiamo fede. La fede è fiducia"

La tradizione russa con le sue matrjoshke accanto alle immagini pie

Saggi, pensatori, figure emblematiche della religione ortodossa popolano le pareti

"Se Dio mi lascia in vita, costruirò una chiesa", disse padre Serge quando si ammalò. Oggi, il Lussemburgo ha una chiesa ortodossa costruita da lui

Padre Serge ed Emilie si sono incontrati nel 1951 al lavoro, e si sono sposati nel 1955, prima di partire per New York nel 1959.

"Volevamo viaggiare, e la famiglia di mio marito si era stabilita in America, siamo andati a lavorare lì. A quel tempo eravamo semplicemente fedeli praticanti, e mio marito non era un prete", dice Emilie Poukh. "Essere ortodossi in Europa o negli Stati Uniti è la stessa cosa. Ciò che conta è darsi da fare, e con mio marito avevamo partecipato attivamente alla vita della parrocchia finché si ammalò..."

A questo punto della storia, il volto dell'anziana signora si irrigidisce e abbiamo capito che, nonostante il passare del tempo, il dolore causato da questa memoria è ancora vivo: "Nel 1971 si ammalò gravemente e io pensai che lo stavo per perdere... Fu una malattia lunga, durata per mesi ... Ma mio marito non si dava per vinto, e mi disse: "Se Dio mi lascia in vita, costruirò una chiesa. '"

Il sorriso ritorna rapidamente sul suo volto: "Nel 1974, siamo tornati nel Lussemburgo per costruire una chiesa!"

2,5 € all'anno per 41 anni

La chiesa ortodossa russa è situata in rue Probst nella città di Lussemburgo

Il terreno situato in via Probst a Lussemburgo, che ospita ancora la Chiesa ortodossa, è un dono dalla città di Lussemburgo: "La parrocchia ha versato simbolicamente una cifra pari a 2,5 € all'anno dal 1974 alla città", dice l'anziana signora, "Tuttavia, l'edificio della chiesa è stato interamente finanziato dalla parrocchia e ci è voluto molto tempo da quando è stato dedicato nel 1982! Questo non ci ha impedito di celebrare servizi nel frattempo!", aggiunge con un po' di malizia; "i dipinti sono stati realizzati da un amico monaco, giunto da New York specificamente per questo lavoro."

Ordinato sacerdote nel 1974, padre Serge e la moglie hanno iniziato una nuova vita una volta rientrati in Lussemburgo: "Abbiamo continuato a lavorare a tempo pieno e al tempo stesso a prendersi cura della parrocchia. Mio marito celebrava le Liturgie e tutti i giovedì pomeriggio i bambini venivano da noi per la catechesi".

Ci si può ben immaginare una vita piena orientata verso la fede vita il desiderio di scoprire l'Altro: "Mio marito mi ha insegnato il russo, ed è stato anche lui a mostrarmi come condurre un coro in slavonico, ho potuto condurre questa vita al suo fianco perché lo amo. Un sacerdote dovrebbe sempre avere una moglie. Certo, lei rimane nell'ombra, ma accanto a lui. "

L'inevitabile della parrocchia

Una scelta di una presenza di compagnia costante è anche ciò che risulta dalla nostra intervista con il sacerdote ortodosso greco, Padre Panajiotis Moshonas. Sposato con quattro figli, officia presso la Chiesa di Weiler-la-Tour e guida la comunità ellenica del Lussemburgo da un paio di mesi: "Essere sacerdoti e sposati è una cosa compatibile," dice, "essere padre di famiglia, è anche possibile! Tuttavia, questo presuppone che la vita familiare sia intimamente legata alla vita della parrocchia e la coppia sia edificata sull'impegno del sacerdote. È inoltre necessario che la moglie sia consapevole del ruolo che giocherà nella comunità al momento in cui prende questo impegno, in quanto è considerata una madre spirituale".

E Giorgia, la moglie di padre Panajiotis, è molto attiva in parrocchia. Proprio come Emilie Poukh, ha una vita lavorativa – insegna religione in Belgio, presiede opere di beneficenza, fa catechismo ai bambini della parrocchia, ma per lo più, accompagna il marito in ogni giorno del suo sacerdozio.

"Sì, lei è sempre con me, e questo mi è di grande conforto", ha detto il sacerdote greco.

Russi e greci, comunità molto diverse

La comunità ortodossa ha circa 5.000 fedeli nel Granducato e si compone di quattro comunità: greci, serbi, romeni e russi.

Il padre Panajiotis Moshonas è il sacerdote della chiesa greco-ortodossa

La chiesa si trova a Weiler-la-Tour ed è frequentata da quasi 2.000 fedeli

La comunità ortodossa conta circa 5.000 fedeli nel Granducato

La chiesa è stata costruita su un terreno donato in eredità alla comunità ortodossa da un prete cattolico

Il padre Panajiotis è sposato e ha quattro figli: "Essere sposati e sacerdoti è compatibile"

"Essere la moglie di un sacerdote implica essere consapevole del proprio ruolo all'interno della parrocchia"

Una finestra aperta verso il cielo e Dio, il candelabro è un simbolo di elevazione spirituale

Sia i canti sia i testi hanno il loro posto nella liturgia ortodossa

Per questo articolo, ci siamo concentrati esclusivamente su due comunità, i greci e i russi, e abbiamo trovato le loro parrocchie piuttosto diverse. Greci e russi sono presenti nel paese da molti anni e hanno sempre praticato l'ortodossia. Per questo, i cattolici hanno prestato loro i propri luoghi di culto, e la chiesa ortodossa di Weiler-la-Tour è persino costruita su un terreno donato in eredità alla comunità da un prete cattolico.

Padre Serge, nato in Bulgaria nel 1926, è arrivato nel Lussemburgo nel 1928 assieme a molti russi. I greci sono arrivati invece negli anni '50, alla ricerca di un posto di lavoro, ma la comunità ellenica in Lussemburgo ha avuto una crescita esplosiva soprattutto a partire dal 1981, quando le istituzioni europee si sono stabilite nel paese. "La nostra comunità è cresciuta da 800 membri nel 1981 a più di 2.000 oggi, ma il paese ha quasi 5.000 ortodossi", racconta il padre Panajiotis. "I nostri fedeli sono privilegiati che hanno un buon livello di vita, e lavorano soprattutto nelle istituzioni comunitarie europee. Alla domenica la chiesa è piena di famiglie e la vita parrocchiale è molto ricca. Dopo la funzione, ci riuniamo tutti nella sala parrocchiale a bere qualcosa e a condividere un momento con i parrocchiani".

In rue Probst, le cose sono molto diverse e vi si trovano parrocchiani singoli piuttosto che famiglie. Padre Georges, il nuovo sacerdote della comunità non ama parlarne molto per non stigmatizzare la situazione, tuttavia, si vedono piuttosto donne provenienti da una immigrazione molto modesta di nazionalità ucraina o russa, e sposate con lussemburghesi.

La trasmissione: una tradizione

Joseph Sedrati e la sua famiglia

È Joseph Sedrati a parlarci più a lungo di questo fenomeno. Francese sposato con una russa, ha lavorato come principale consulente educativo in una scuola professionale a Longwy e frequenta la parrocchia del Lussemburgo da un certo tempo: "La parrocchia è piccola, ha un centinaio di praticanti regolari e le famiglie sono rare perché è composta soprattutto da donne immigrate. Se i battesimi di bambini sono abbastanza numerosi, i matrimoni sono rari perché questi matrimoni misti non sono necessariamente seguiti da conversioni".

Della conversione Joseph Sedrati può parlare, perché è "entrato nell'Ortodossia", come dice lui, nel 1988, all'età di 29 anni, dopo un viaggio in Russia nel 1984: "Cresciuto in una famiglia cattolica, sono andato con l'intenzione di scoprire la politica e ho scoperto la fede. L'ho conosciuta attraverso le persone, perché anche sotto il regime comunista continuavano a vivere la loro fede e a praticare la propria religione in segreto, ma attivamente. La fede è la cosa più importante in Russia ".

Rientrato in Francia, è poi ripartito per la Russia nel 1994 e ha scoperto un paese molto diverso da quello che aveva lasciato dieci anni prima e ha scelto come destinazione la Siberia: "Dopo il crollo della Russia, l'abbattimento delle chiese e la chiusura dei luoghi di culto non avevano sottratto nulla alla forza della fede del popolo russo, che", spiega,"era più viva che mai".

Joseph Sedrati ha vissuto a Tomsk fino al 2005 e poi è tornato in Francia con la moglie Yulia e i loro due figli. Oggi frequenta la parrocchia della città di Lussemburgo e si sente più ortodosso che mai: "Per me, un ortodosso è inevitabilmente un praticante, va in chiesa con la famiglia e trasmette la sua fede e i suoi valori ai suoi bambini. La trasmissione della tradizione cristiana ortodossa è un patrimonio prezioso che arricchisce la fede di ogni ortodosso. Questa tradizione non può essere messa in discussione, a differenza di altre tradizioni cristiane ", conclude Joseph.

Culti convenzionati: i russi stanno per presentare una domanda

Se greci e russi praticano la stessa religione in lingue diverse, non parlano obbligatoriamente con una sola voce

Padre Georges ha preso il posto di padre Serge da pochi mesi

Fino a poco tempo fa, i russi non facevano parte dei culti convenzionati con lo Stato

Il terreno situato in rue Probst in Lussemburgo, che ancora oggi ospita la chiesa ortodossa, è un dono della città di Lussemburgo

Durante la funzione, che dura due ore, i fedeli stanno in piedi

La comunità ortodossa di lingua russa ha una maggioranza di parrocchiani singoli

Partecipano alla vita della parrocchia e si occupano principalmente del coro

I canti che danno il ritmo alla liturgia sono in lingua slava antica

Le donne si presentano davanti a Dio a capo coperto e indossano gonne invece di pantaloni

I fedeli ricevono il pane benedetto dopo la fine della funzione

Se greci e russi praticano la stessa religione in lingue diverse, non parlano obbligatoriamente con una sola voce. Convenzionati con lo Stato lussemburghese, greci, serbi e romeni ricevono un sussidio dal Lussemburgo, ma fino a poco tempo i russi non facevano parte dei culti convenzionati.

La dotazione globale concessa ai sei culti religiosi riconosciuti nel Granducato, oggi di 24 milioni di euro, scenderà a 8 milioni. La comunità ortodossa riceverà 285.000 €, da dividere in quattro comunità e non più in tre.

Tuttavia, prima che tali accordi entrino in vigore, è necessario che sia approvata una riforma costituzionale. Che non è prevista prima del 2016. La comunità ortodossa di lingua russa dovrà dunque aspettare prima di ricevere un finanziamento da parte dello Stato del Lussemburgo.

 
I Padri greci del IV - V secolo e l'istruzione secolare. La loro accettazione del pensiero greco pur respingendo i culti pagani

1. La filosofia greca e la lingua greca nell'impero romano-bizantino

Quando gli eserciti romani conquistarono i resti dell'impero di Alessandro nel 168 a. C., conquistarono anche le città-stato greche. I romani capirono ben presto l'unicità di ciò che avevano occupato. [1] "Graecia capta ferum victorem cepit", "La Grecia catturata catturò il suo feroce conquistatore", [2] scrisse il poeta romano Orazio. Il suo punto era che i romani riconobbero qualcosa nella cultura greca che era più impressionante di qualsiasi cosa la stessa Roma avesse raggiunto, nonostante il successo militare senza precedenti di Roma. Il risultato è che la cultura romana si adattò al modello della Grecia, almeno nell'arte, nella religione e nella letteratura. Statue, templi ed edifici pubblici romani furono ricostruiti a imitazione di quelli in Grecia. [3] Le storie greci degli dei furono raccontate con nomi romani al posto di quelli Greci. I pensatori romani adattarono le idee filosofiche dell'accademia di Atene alla loro situazione nella Repubblica romana e soprattutto nell'Impero romano. [4] In questo, l'ellenismo, il termine usato per descrivere l'influenza della cultura greca sui popoli che gli imperi greco e romano avevano conquistato o con cui avevano interagito, attraverso la poesia, la filosofia, il teatro, la scultura e l'architettura, emerse come una cultura di distinzione sociale. Divenne la cultura dell'aristocrazia romana o, meglio, dell'aristocrazia greco-romana.

Ai cittadini romani istruiti veniva insegnato il latino e il greco. Erano le lingue dominanti dell'impero romano. I romani istruiti, in particolare quelli della classe dirigente, studiavano il greco e spesso raggiungevano un elevato grado di conoscenza della lingua greca, che era utile per le comunicazioni diplomatiche in Oriente, anche oltre i confini dell'Impero. L'uso internazionale del greco della koinè [5] è stata una condizione che ha permesso la diffusione del cristianesimo, come indicato per esempio dalla scelta del greco come lingua delle Epistole di Paolo [6] e il suo utilizzo per i concili ecumenici dell'Impero romano cristiano. Quando il cristianesimo divenne la religione dominante, il greco attico cominciò a essere utilizzato negli scritti cristiani in aggiunta al greco della koinè, e spesso intervallato con questo. [7] Con la dissoluzione dell'Impero in Occidente, il greco divenne la lingua dominante dell'Impero romano d'Oriente, più tardi conosciuto come l'Impero bizantino.

La filosofia greca ebbe una grande influenza sul cristianesimo primitivo. I primi cristiani educati negli studi classici e filosofici hanno visto alcuni dei loro insegnamenti influenzati e messi a confronto con la filosofia neo-pitagorica, neoplatonica, e con altri ceppi del pensiero filosofico a loro contemporaneo. Naturalmente molti cristiani cercarono di sviluppare una teologia cristiana basata sulla filosofia greca. Il risultato fu la creazione di eresie. La più importante eresia caratterizzata da una miscela di filosofia greca e teologia cristiana fu lo gnosticismo. Questo ci è noto soprattutto dagli scritti di Ireneo di Lione, che fu uno dei suoi primi avversari principali. Lo gnosticismo è influenzato principalmente dalla filosofia platonica e neoplatonica. Non tutti gli gnostici credevano esattamente la stessa cosa, ma le linee generali della loro credenza sono abbastanza chiare. Gli gnostici erano dualisti, e insegnavano che ci sono due grandi forze contrapposte: bene e male, luce e tenebre, conoscenza e ignoranza, spirito e materia. Secondo loro, questo mondo, il cosmo materiale, è il risultato di un errore primordiale da parte di un essere sovra-cosmico, supremamente divino, di solito chiamato Sophia (Sapienza) o semplicemente il Logos. Questo essere è descritto come l'emanazione finale di una gerarchia divina, chiamato il Plêrôma o "pienezza", a capo del quale risiede il Dio supremo, l'Uno al di là dell'essere. [8]

Presto i padri anti-gnostici compresero il primato della fede e il paradosso del cristianesimo e non ritennero che la filosofia greca avrebbe potuto superare il cristianesimo in acume e chiarezza razionale. Tuttavia, i padri e gli scrittori ecclesiastici continuavano a vivere in una zona che era influenzata dalle idee di Platone, Aristotele e dei filosofi stoici. Alcuni teologi cercarono di parlare di teologia cristiana senza prendersi cura dell'ambiente filosofico di quel periodo, e altri ne furono pericolosamente influenzati. [9] I grandi Padri teologi capirono che la filosofia greca era accettabile come filosofia e sostennero che il cristianesimo non era in conflitto con la filosofia greca che i pagani riverivano e rispettavano. Inoltre essi distinguevano la filosofia greca dalla verità della teologia cristiana. Usavano la terminologia filosofica greca con significati diversi per la teologia cristiana. Così trasformavano ("metousiosan") il significato della parola, cambiandolo. [10] La teologia cristiana era fortemente in debito con il mondo classico, [11] ma senza rimanere fedele ai significati del vocabolario classico. Inoltre, il contatto con i greci è stato considerato da Gesù come "l'ora", l'avvio del "tempo" del piano di Dio, in cui "il figlio dell'uomo sarà glorificato" [12] con il suo ritorno alla gloria di Dio attraverso la croce, la risurrezione. L'ingresso dell'elemento ellenico nel cristianesimo è stato il più impressionante fatto storico del cristianesimo originale già agli occhi degli stessi apostoli. [13]

Gli elementi greci del linguaggio e della filosofia divennero gli unici elementi dominanti quando l'imperatore romano Costantino I il Grande costruì una nuova capitale per l'impero romano. Costantinopoli – Nuova Roma – fu fondata dall'imperatore Costantino il Grande nel 330 d.C., nel luogo dell'antica città greca di Bisanzio. L'impero era l'arca del sapere greco antico, perché molti documenti antichi erano conservati nei monasteri e nella biblioteca di Costantinopoli. Pertanto, il cristianesimo diede alle popolazioni escluse la possibilità d'accesso alla cultura d'elite attraverso il greco e il latino dei suoi testi fondamentali, dei suoi insegnamenti e predicazioni. [14] L'impero romano continuava a esistere e le sue affinità con il mondo ellenistico sono evidenti in tutte le forme di espressione e di filosofia. Lentamente l'Impero romano divenne solo bizantino. quest'ultimo era collegato con l'elemento greco, perché nell'impero romano orientale la gente usava la lingua greca, che dopo il VII secolo d.C. divenne la lingua ufficiale. Così la letteratura, la lingua e la filosofia greca divennero parte di tutti i cristiani e, soprattutto, molti Padri istruiti furono cresciuti in questo ambiente ellenistico. Questi sostennero che la verità della dottrina di Cristo è diversa dalla filosofia greca e dalla teologia pagana, come detto in precedenza. A causa di questa differenziazione, furono impedite impedito l'ellenizzazione del cristianesimo e la cristianizzazione dell'ellenismo. [15] Inoltre, ogni tentativo di rendere il cristianesimo comprensibile per mezzo del pensiero greco passava attraverso il crogiolo della coscienza cristiana, e il risultato era una modifica sostanziale della terminologia greca. [16]

Anche se la cultura greca esercitò un'influenza sulla diffusione, la lingua e la cultura del cristianesimo, e generò anche culti non biblici, non influenzò la teologia ortodossa. La storia di un singolo Dio, trino e uno, e la morte e la risurrezione di Gesù Cristo rimangono assolutamente intatti dall'ellenismo. I martiri andavano alla morte tombe per garantire che il messaggio del Vangelo rimanesse fedele. L'ellenismo nei giorni della Chiesa antica rimane un esempio di come utilizzare la cultura per diffondere il messaggio pur non consentendo alla cultura di cambiare il messaggio. [17]

2. L'adattamento del pensiero filosofico greco nei dati della Rivelazione del Dio Trino e Uno

Il problema della composizione e dell'armonizzazione delle due principali figure intellettuali della storia, l'ellenismo e il cristianesimo, è stato di solito trattato dalla maggior parte degli studiosi come un risultato molto importante del quarto o quinto secolo. Ma molti studiosi rimangono inconsapevoli delle condizioni e dei processi che si sono verificati durante i primi decenni del periodo storico di Cristo, da parte di persone che hanno concepito l'idea di una sintesi dinamica dell'ellenismo e del cristianesimo e il concorso di queste due grandi correnti intellettuali nello sviluppo storico.

Nella teologia patristica ortodossa, l'uso della filosofia greca era limitato all'uso di terminologia e schemi e non all'accettazione del pensiero degli antichi teologi. L'ellenismo patristico costituisce un'auto-trascendenza rispetto alla grecità pre-cristiana come affermano alcuni Padri greci fino al XIV secolo. La posizione ufficiale della Chiesa ha respinto sia il disprezzo di monaci fanatici per la saggezza "secolare", sia l'ammirazione eccessiva di certi circoli di studiosi, che sconvolgevano la composizione dell'equilibrio stabilita dai grandi Padri cristiani greci. [18]

Il pensiero greco passò attraverso a un incontro creativo con il cristianesimo e soffrì "grandi trasformazioni; pur non eliminando la grecità, le hanno fatto modificare l'orientamento, per ottenere informazioni che non aveva in precedenza. Per esempio, nel campo della cristologia, lo scopo di queste trasformazioni era quello di preservare il patrimonio del monoteismo ebraico da idee sbagliate e lesioni politeiste, neoplatoniche, ecc." [19] Nella storia della Chiesa, evitare questi rischi, in ultima analisi, offrì lo spirito dei Padri greci, con la base che aveva già dato nel Nuovo Testamento. [20]

Secondo il professor Gheorghios Martzelos, "l'uso di rappresentazioni e immagini contestuali per le verità dottrinali, che devono essere comprese da persone con diversi background culturali, spesso non è solo legittimo, ma è anche necessario. Si tratta di un'autorità fondamentale missionaria ed educativa, che è profondamente radicata nella storia e nella vita della Chiesa. Ma l'uso di queste rappresentazioni e immagini contestuali è limitato solo alla morfologia della dottrina e lascia intatta e genuina la sua essenza. L'atteggiamento è quello degli apostoli e dei Padri della Chiesa; anche se hanno usato rappresentazioni pittoriche e la terminologia dello sfondo contestuale del mondo culturale greco, tuttavia, tali rappresentazioni erano limitate esclusivamente alla morfologia e non modificavano il messaggio della rivelazione divina". [21]

In gran parte, i primi Padri cristiani del IV e V secolo videro nel pensiero greco antico elementi o germi di rivelazione divina. I Padri cappadoci, in particolare, e quelli alessandrini e diversi teologi antiocheni formularono l'atteggiamento del cristianesimo ortodosso verso l'antica eredità greca. [22] Basilio il Grande, Gregorio di Nissa, Gregorio di Nazianzo (il Teologo), e Giovanni Crisostomo, Cirillo di Alessandria, Isidoro di Pelusio divennero uomini di lettere di successo, grandi teologi e leader ecclesiastici. Avevano studiato ad Atene, Costantinopoli e Antiochia– l'Atene dell'Oriente – e divennero efficaci riformatori sociali, difensori del cristianesimo ortodosso, e sostenitori dell'istruzione greca. [23]

3. L'atteggiamento amichevole degli scrittori ecclesiastici e dei padri verso la filosofia greca e il loro atteggiamento loro ostile verso la teologia greca (pagana) nel IV e V secolo.

Anche se la veemenza tra il pensiero greco e la fede cristiana non è mai scomparsa dalla scena della storia e dall'esperienza dell'ellenismo, si ebbe una miscela e un equilibrio nel quarto e quinto secolo a causa della intelligenza di persone come Basilio il Grande, Gregorio di Nissa , Gregorio il Teologo, Sinesio di Cirene, Socrate Scolastico e altri educati nei classici greci e nella Sacra Scrittura. [24] Questi campioni della fede cattolica cercarono di effettuare una riconciliazione con precisi campi di studio.

Prima di loro, Clemente di Alessandria, uno scrittore cristiano tra il II e l'inizio del III secolo, dimostrò il pensiero greco in forma scritta: "La filosofia è stata data ai greci come loro tipo di alleanza, il loro fondamento per la filosofia di Cristo... la filosofia dei greci... contiene gli elementi di base di tale conoscenza autentica e perfetta, superiore a quella umana... anche su quegli oggetti spirituali". [25] In generale la tradizione patristica greca era favorevole a migliorare i cristiani nella fede in Cristo, ma anche nel campo dell'istruzione secolare. [26]

I Padri cappadoci del IV secolo, Basilio di Cesarea, Gregorio Nazianzeno, Gregorio di Nissa e anche Giovanni Crisostomo tracciarono una linea netta di demarcazione tra religione greca e cultura greca. [27] Furono molto attenti con l'uso della filosofia greca e non permesso che questa corrompesse la teologia cristiana. [28] Così il Gregorio il Teologo sottolineava: "Attaccate il silenzio di Pitagora e l'astinenza orfica dalle fave, e le vanterie su quel che ha detto il Maestro. Attaccate le idee di Platone, e le trasmigrazioni e i corsi delle nostre anime, e le reminiscenze, e gli amori senza amore dell'anima per i bei corpi. Attaccate l'ateismo di Epicuro, e dei suoi atomi, e il suo piacere non filosofico... o la meschina Provvidenza di Aristotele, e il suo sistema artificiale, e i suoi discorsi sulla mortalità dell'anima, e l'umanitarismo della sua dottrina. Attaccate l'altezzosità della Stoà, o l'avidità e la volgarità del Cinico. Attaccate il vuoto e pieno (cosa senza senso), e tutti i dettagli circa gli dei e i sacrifici e gli idoli e i demoni, sia benefici sia maligni, e tutti i trucchi che la gente compie con la divinazione, evocando degli dei, o le anime, o il potere delle stelle". [29] Anche se Gregorio Nazianzeno era solitamente irrispettoso della filosofia o meglio della teologia greca pagana, più volte espresse la sua ammirazione per gli autori greci della letteratura classica: "Lasciamo tali scherzi alle leggende e ai greci, che pensano appena un poco di verità e incantano l'orecchio e la mente con il fascino delle loro finzioni e la delicatezza del loro stile". [30] Egli capiva che la filosofia o le opere letterarie greche non hanno mai fatto alcun danno a un uomo. Tutto dipendeva dal modo in cui tali strumenti erano utilizzati dagli uomini: "sappiamo che né il fuoco, né cibo, né il ferro né alcun altro degli elementi è di per sé più utile o più dannoso, se non secondo la volontà di chi ne fa uso", [31] "... così abbiamo ricevuto dalla letteratura secolare principi di indagine e speculazione, mentre abbiamo respinto la loro idolatria". [32] Inoltre, nei suoi Carmina ad Seleucum [33] e nel poema Nicobuli filii ad Patrem [34] inneggiava allo studio della letteratura classica e della filosofia dei greci pagani per la formazione degli studenti cristiani.

Anche nelle sue critiche dei filosofi greci sembrava seguire in genere la politica di Origene, nei cui scritti si era immerso. Nella sua Lettera a san Gregorio il Taumaturgo, [35] Origene parla della spogliazione degli egiziani, estraendo con attenzione dalla filosofia ellenistica ciò che è vero e utile al servizio del Vangelo. Il Nazianzeno avrebbe poi espresso la sua posizione nei confronti della cultura greca nell'apoftegma: "Evita le spine, raccogli le rose". [36] Gregorio sollecita la discriminazione e la cautela. Il suo atteggiamento può essere descritto come critica positiva. [37] Gregorio ha assorbito l'insegnamento di Aristotele sulla logica, ma capisce che i misteri di Dio non possono essere provati dal ragionamento sillogistico. Egli apprezza la paideia greca e la formazione che ha ricevuto; ma resiste con fermezza la sottomissione della rivelazione divina ai criteri secolari. [38]

Lo Pseudo-Macario sottolineava che vi è una differenza importante tra pensiero cristiano e pensiero profano: [39] "Il mondo dei cristiani è di un tipo speciale, il loro stile di vita, il loro pensiero, il loro discorso, e tutte le loro azioni. Quello degli uomini di questo mondo è completamente diverso. C'è una grande differenza tra di loro. Gli abitanti di questo mondo, i figli di questa era, sono come il grano in un setaccio. Vengono setacciati dai pensieri inquieti di questo mondo. Sono costantemente sballottati avanti e indietro da ansie terrene, dal desiderio, e dall'assorbimento in una varietà di preoccupazioni materiali... I cristiani vivono in un altro mondo, mangiano da un altro tavolo, si vestono in modo diverso, preferiscono un divertimento diverso, un dialogo diverso e una diversa mentalità. A causa di questo superano tutti gli altri uomini".

D'altra parte, Gregorio di Nissa sosteneva che il pensiero e l'istruzione laica potevano essere vantaggiosi per un cristiano. Inoltre, il vescovo di Nissa pensava che la Chiesa non dovesse bandire l'istruzione greca dalla vita di un credente in Cristo. Questa educazione offriva tanto che poteva migliorare la vita e il servizio del cristiano e, quindi, essere una dote per la Chiesa: [40] "In verità l'educazione profana è sterile: è sempre in travaglio, ma non dà nulla alla luce. Quali frutti degni di tali sforzi offre la filosofia per essere stata così a lungo in travaglio? Non è forse vero che tutti coloro che sono pieni di vento e non partoriscono mai, abortiscono prima di venire alla luce della conoscenza di Dio, anche se potevano pure crescere, se non fossero stati del tutto nascosti nel grembo di una sapienza sterile... Di fatto la filosofia morale e naturale può diventare in certi momenti un'amica, e compagna di vita del tipo più elevato, a condizione che la prole di quest'unione non introduca nessuna contaminazione straniera".

Nella sua opera, La vita di san Gregorio il Taumaturgo, il fratello di San Basilio parla del rapporto tra ellenismo e cristianesimo. Spiega che Gregorio il Taumaturgo aveva ricevuto un'ottima educazione laica [41] "ἔξω σοφία", [42] "ἔξω φιλοσοφία", [43] "ἔξωθεν διδαχή", [44] ma non fu sedotto dai pensieri pagani, mettendosi al servizio del vero Dio. [45]

Nella Vita di santa Macrina, Gregorio di Nissa spiega che la Sacra Bibbia può essere utilizzata per lo stesso scopo della tradizione filosofica greca classica. Attraverso la Sapienza di Salomone, a Macrina è insegnata l'etica e la filosofia dell'educazione classica, senza dover incontrare le storie appartenenti alla mitologia pagana: [46]

"L'educazione della figlia era compito della madre, costei, tuttavia, non impiegò il solito metodo mondano dell'istruzione, che usa la poesia come mezzo di formazione dei primi anni del bambino, perché riteneva vergognoso e molto inadatto che a una natura tenera e plastica si dovessero insegnare quelle tragiche passioni della femminilità che avevano offerto ai poeti i loro suggerimenti e le trame, o le indecenze della commedia, negate, per così dire, dalle storie sconvenienti "dell'harem". Ma furono oggetto di studi della ragazza quelle parti della Scrittura ispirata, che si potrebbe pensare che fossero incomprensibili per i bambini, in particolare la Sapienza di Salomone e in particolare quelle parti di essa dal forte influsso etico". [47]

In generale, Gregorio di Nissa accettava che l'educazione laica, i testi classici greci, avevano un ruolo significativo perché un uomo o una donna fosse in grado di ottenere una più profonda conoscenza delle cose divine, per meglio comprendere la rivelazione o la vera sapienza del Dio Triuno. [48]

Un altro istruito padre dei cappadoci, san Basilio il Grande, sollecitava che i classici pagani fossero adeguatamente selezionati, e quindi insegnati e ricevuti in modo intelligente; la loro influenza nel settore dell'istruzione era utile e necessaria. L'atteggiamento di san Basilio verso i classici pagani appare il più illuminato ed equilibrato del suo tempo. [49]

Molti studiosi potrebbero pensare che Basilio respingesse l'educazione secolare, perché definiva la sua stessa educazione secolare e l'acquisizione di conoscenza mondana come ματαιότης – vanità, [50] ma sapeva quanto era importante la paideia greca classica per i bambini cristiani. Nel suo scritto ai giovani, come possono beneficiare dei testi greci, [51] sosteneva che la sapienza greca classica e quella cristiana erano da considerare in relazione l'una con l'altra, e che le conoscenze secolari erano come le foglie di una pianta che porta il frutto della verità cristiana. [52] La letteratura secolare può essere un vantaggio per i giovani, perché contiene molti buoni esempi di personaggi virtuosi che dovrebbero essere imitati, come Ercole [53] e Socrate. [54] D'altra parte molti cattivi esempi dovrebbero essere evitati. Theoni Boura sottolinea che: "il fatto che Basilio non esiti a incoraggiare i giovani a seguire esempi non ecclesiastici di uomini greci antichi, che richiama come criteri di virtù, indica la sua libertà da qualsiasi pregiudizio o ristrettezza di pensiero. Egli trova un'analogia tra gli atti virtuosi degli antichi greci e gli atti che la Bibbia consiglia". [55]

Basilio il Grande sollecitava i cristiani a raccogliere solo le cose buone dalla paideia secolare, i testi letterari dei greci. I cristiani devono essere come le api, che raccolgono solo il miele dai fiori. Così come vi erano uomini gradevoli solo per la loro fragranza e il colore, vi era anche chi cercava qualcosa di più del piacere e del godimento, e tali scrittori possono portare profitto per le loro anime [56]. Così i cristiani, se saggi, dovrebbero prendere dai libri pagani ciò che è conveniente ed è alleato con la verità, e dovrebbero trascurare il resto. E proprio come raccogliendo le rose evitano le spine, da tali scritti riuniranno tutte le cose utili, e metteranno in guardia contro quelle nocive [57]. Così, fin dall'inizio, essi devono esaminare tutti gli insegnamenti greci, per armonizzarli con il fine ultimo cristiano, secondo il proverbio dorico, "testando ogni pietra con il metro di misura". [58]

Basilio non era solo nella sua idea di trarre insegnamento da esempi pagani. Un altro importante padre della Chiesa, Giovanni Crisostomo, suggeriva che il mondo laico può essere utilizzato per realizzare verità spirituali. Nella sua opera "contro gli avversari della vita monastica" [59] parlava con un padre pagano il cui figlio aveva adottato lo stile di vita monastico. Affermava che egli avrebbe mostrato la superiorità di questo corso d'azione rispetto alla situazione mondana che il padre voleva per la sua prole, e per mezzo di argomenti solo pagani, non cristiani. [60] Giovanni Crisostomo certamente condannava la religione pagana, ma non l'eredità culturale classica. Egli aveva detto nella sua Omelia sulla seconda Lettera ai Tessalonicesi che: "Leggi, se vuoi, sia i nostri (libri), sia gli altri (cioè i libri pagani) perché anch'essi abbondano di questi esempi... se ammiri le opere di filosofi, leggi anche quelle. Ti daranno istruzioni, parlando di antiche calamità, anche poeti e oratori, e sofisti, e tutti gli storici. Da ogni parte, se vuoi, puoi trovare esempi". [61]

Ha anche sostenuto che i "filosofi pagani" potrebbero anche insegnarci qualcosa, come nel caso dei magi: "Chi di voi, per amore di Cristo, s'è fatto un pellegrinaggio così lungo – i magi nel loro pellegrinaggio per adorare Gesù bambino, viaggiarono circa 2 anni – da ricevere innumerevoli vantaggi, come questi barbari, o meglio, come questi saggi tra i filosofi più saggi?" [62] Nella sua omelia, "Sulla vanagloria e sul modo giusto per i genitori per crescere i loro figli", [63] sottolinea l'efficacia della sintesi classico-cristiana. Questo trattato è un'esposizione sistematica dell'educazione cristiana; uno dei frutti più illuminanti dell'anima cristiana greca, basata non solo sulle Sacre Scritture, ma anche sugli insegnamenti psicologici e pedagogici degli antichi greci, così come sull'esperienza. [64] San Giovanni affronta criticamente la filosofia greca. Respinge ogni aspetto degli antichi greci che non sia coerente con gli insegnamenti della Chiesa, come per esempio le visioni di Dio, della creazione del mondo e dell'uomo, ma a volte nega alcune loro idee di moralità. Elogiava Socrate, Diogene e Cratete di Tebe solo per il loro comportamento o per questioni etiche per la loro condanna dei beni materiali, ma non per le loro teorie metafisiche e idee su Dio. Confutava il pensiero aristotelico dell'accessibilità di Dio, dal momento che anche Giovanni ha insegnato sempre la divinità trinitaria inaccessibile e "akatalipto". Allo stesso tempo, si oppose all'amore di Platone per la materia. [65]

Pochi decenni dopo Giovanni Crisostomo, nel V, secolo altri due Padri della Chiesa molto speciali, Cirillo di Alessandria e Isidoro di Pelusio, parlarono della relazione tra i testi greci classici e il cristianesimo. Cirillo, vescovo di Alessandria, era stato inizialmente educato alla maniera greca classica, ma dopo aver imparato a leggere e a interpretare i testi profani, continuò la sua formazione concentrandosi sulla Bibbia, sulla teologia e sulle discipline cristiane. Anche se la formazione teologica di Cirillo era pesantemente specializzata, non avvenne lo stesso con la sua formazione filosofica e secolare. [66] Se qualcuno studia una serie di opere di Cirillo, troverà che la conoscenza secolare del vescovo è generale. Quel che è certo è che si è basava principalmente su testi filosofici e su un'antologia di filosofi e poeti greci. Trattava la filosofia greca e la letteratura secolare con la massima attenzione; non le disprezzava né era loro prigioniero. Inoltre, il patriarca di Alessandria non respingeva l'antico pensiero greco come filosofia, ma come teologia. Il motivo era evidente. Il contrasto tra la teologia cristiana e la filosofia greca nacque solo quando la filosofia greca fu presentata come teologia e la dottrina cristiana come una certa filosofia. La controversia tra loro richiedeva uno spazio comune che entrambe pretendevano per se stesse. Il suo rifiuto del "culto greco falso e del tutto inutile" [67] si verifica come crisi teologica. Quando Cirillo condannava come spazzatura "gli accaniti... cattivi pensieri greci" ed esercitava "la critica alle frodi dei greci" [68] era chiaro dal contesto che non criticava la filosofia greca, ma l'antica religiosità greca.

In generale, l'arcivescovo di Alessandria elogiava gli scritti dei pagani greci nella struttura e nel flusso del discorso, ma sottolineava che il loro insegnamento era diverso da quello delle Scritture. In quest'ultimo c'era solo la luce della verità unica. [69] Inoltre Cirillo esprimeva la sua ammirazione per la lingua attica, [70] ma si rendeva conto che la verità divina non era assicurata attraverso le belle parole ma attraverso l'illuminazione dello Spirito. Solo allora si poteva fare corretta teologia, non influenzata da insegnamenti eretici. Ha usato il linguaggio dell'istruzione laica come cultura di addestramento alle ammonizioni del vero Dio. [71] Capiva perfettamente la semplicità e la povertà delle risorse espressive che caratterizzavano il linguaggio biblico, ma non cercava di stimare la Sacra Bibbia per il bel modo di parlare, ma piuttosto perché nel suo seno si era nascosto il tesoro della verità divina. [72] D'altra parte, mentre come teologo alessandrino cercava di lodare la reputazione della dottrina cristiana contro la filosofia greca, questultima dava un tocco di verità filosofica. Allo stesso tempo, nel suo sforzo mostrava l'influenza che aveva ricevuto principalmente dalla filosofia platonica e neoplatonica. Le ultime tracce possono essere rilevate nell'opera apologetica di Cirillo di Alessandria "Contro Giuliano". [73]

Un altro santo egiziano, Isidoro di Pelusio, aveva un grande rispetto per le scienze profane, a condizione che siano illuminate dalla verità divina. Citava ampiamente Demostene, Platone e Aristotele. Era anche appassionato di Omero. Isidoro aveva un interesse ad ampio raggio in tutto ciò che era secolare e divino, in tutto ciò che riguardava il mondo in cui viviamo e in tutto ciò che riguardava la Chiesa nella quale siamo battezzati. Il suo giudizio riguardava il mondo secolare, così come il mondo della Chiesa. [74]

Da tutta l'opera di sant'Isidoro è evidente che il santo egiziano aveva studiato letteratura antica e fu in gran parte influenzato dal suo linguaggio e dal suo stile. Lo possiamo vedere nel modo in cui si esprimeva e nelle parole che utilizzava, che in molti casi erano le stesse di quelle di testi antichi. Le espressioni di Isocrate, di Eschine, ma soprattutto dell'oratore Demostene erano per Isidoro degne di emulazione. [75]

Lo studio della letteratura antica compiuto da Isidoro ha avuto come risultato di farlo influenzare dalla lingua attica e dallo stile degli antichi scrittori. Sembra, infatti, che avesse studiato diversi scrittori antichi, da Omero – come è stato indicato in precedenza – all'ebreo ellenistico Filone. Aveva la capacità di far crescere il soggetto, che lo riguardava, con uno stile imperativo, serio, sicuro di sé, senza lasciare spazio a contestare gli scritti dei destinatari delle sue lettere. Credeva, inoltre, che i testi ispirati avessero un vocabolario semplice, perché la sapienza divina era capita da tutti. I significati di questi testi erano ispirati da Dio, che indica la loro ispirazione. [76] In contrasto con la saggezza secolare, le Scritture utilizzano vocabolario e linguaggio vario e complesso, ma il significato non era di alcuna importanza per la salvezza dell'uomo. [77] La sofisticata forma di linguaggio della saggezza secolare deve essere accettata nella chiesa solo se è utilizzata come mezzo di espressione e d'interpretazione dei significati celesti, piuttosto che d'importazione di pensieri arbitrari. [78] Solo in questo caso il ruolo avrebbe relazione con l'insegnamento divino. Sarebbero interconnessi, come il corpo esprime l'anima, o come la lira è il modo di espressione del suonatore di lira. [79]

In nessun modo Isidoro accettava che la saggezza secolare potesse essere utilizzata al fine di falsare o di soppiantare la verità divina. Egli non condannava la letteratura secolare, ma non le dava maggior valore di quella che giustamente dovrebbe avere. Naturalmente, accettava che la letteratura greca fino a quel momento fosse inferiore alle verità espresse attraverso gli scritti patristici ecclesiastici. [80] Non negava il fatto che un cristiano potesse beneficiare – come il modo di pensare e costruire una frase – dalle opere di letteratura profana. Questo punto di vista è lo stesso di altri padri cristiani già menzionati. [81]

Conclusioni

La letteratura greca e i suoi temi hanno dominato la scrittura romana fino dalla metà del III secolo a. C., ovvero circa un secolo dopo che Alessandro Magno aveva iniziato la diffusione dell'ellenismo - inclusa la lingua greca koinè – nelle vaste aree che aveva conquistato. Il greco era la lingua in cui gli aristocratici romani hanno voluto mostrare la loro cultura. I cristiani adottarono la lingua greca e salvaguardarono una selezione di testi filosofici e poetici. Essi distinguevano la filosofia greca dalla teologia pagana greca. I Padri cristiani dovettero decidere quanto della filosofia greca potevano tranquillamente incorporare nelle proprie costruzioni teologiche e filosofiche cristiane. [82]

Come conclusione finale possiamo dire che la Chiesa greca era convinta che lo studio delle opere dei sapienti ellenici era sia efficace sia preferibile, [83] a condizione che il cristiano rifiutasse le cose sinistre e sostenesse tutto ciò che era giusto e vero. Il cristianesimo ha adottato la lingua e il pensiero greci a causa del milieu culturale greco  e dell'ambiente storico ellenistico. Nel complesso, tuttavia, i Padri della Chiesa greca non hanno cercato di prendere in prestito l'essenza e il contenuto del pensiero greco antico, perché queste cose le possedevano nelle loro sacre Scritture. [84] I Padri della Chiesa misero insieme le parti migliori dell'antichità classica greca con il meglio dell'insegnamento della teologia cristiana. [85] Tuttavia, in questo sforzo la rivelazione cristiana non sfuggì dall'infiltrazione dal pensiero greco, e le influenze culturali e intellettuali greci si intrecciarono con la fede cristiana. Fu l'incontro del cristianesimo con l'ellenismo che fece del primo una religione cosmopolita. Questo rapporto, non senza tensioni periodiche, prevalse in tutto il millennio bizantino e nei secoli successivi. Molto prima degli antropologi, filosofi e teologi moderni, questi Padri della Chiesa avevano confermato che la cultura greca è il mantello esteriore della religione e che la religione è il cuore della cultura, ecco perché i due sono inseparabili. In questo modo, il patrimonio ellenico di testi letterari può essere considerato parte del patrimonio della nostra Chiesa. Il cristianesimo ha abbracciato i testi classici greci pur respingendo i culti pagani. [86]

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NOTE

[1] M. J. Anthony, W. S. Benson, Exploring the History and Philosophy of Christian Education: Principles for the 21st Century, Kregel Publications, USA 2003, p. 97.

[2] Orazio, Epistole 2.1.156-7

[3] Nell'arte, soprattutto nel periodo paleocristiano, antichi prototipi vengono "trasferiti" nell'iconografia della nuova religione (per esempio: Ermete con l'ariete sulle spalle divenne l'immagine del Buon Pastore, Psiche e gli oranti divennero un simbolo di immortalità rappresentato tra i fiori del Paradiso e Apollo su un carro dalla corazza di "Augusto di Prima Porta" divenne l'immagine di Cristo). In architettura, si può anche tracciare la sottigliezza greca nell'uso del pennacchio ad Aghia Sophia e in filosofia ed educazione, nel tentativo di Giuliano di far rivivere l'antica religione greca e le scuole filosofiche. Fozio compose il famoso Myriovivlo, che comprendeva recensioni di numerosi scritti classici.

[4] M. J. Anthony, W. S. Benson, Exploring the History and Philosophy of Christian Education: Principles for the 21st Century, Kregel Publications, USA 2003, p. 97.

[5] Il greco della Koiné era diventato la "lingua franca" nel Mediterraneo orientale e in Asia Minore, dopo le conquiste di Alessandro Magno. La koiné, o linguaggio "comune" che si era formato in epoca ellenistica per aiutare l'uniformità linguistica di una regione vasta e culturalmente diversa, era la lingua del mondo bizantino con la scuola "atticizzante" - rappresentata più tipicamente da Luciano – che permeava il mondo letterario. Cf. F. Millar, A Greek Roman Empire: Power and Belief under Theodosius II (408-450), University of California Press, California 2006, p. 279; W. Treadgold, A History of the Byzantine State and Society, Stanford University Press, 1997, p. 5

[6] Ibid. p. 5, 6.

[7] M. Alexiou, After Antiquity: Greek Language, Myth, and Metaphor. Ithaca,  Cornell University Press, New York 2001, p. 23.

[8] W. Treadgold, A History of the Byzantine State and Society, Stanford University Press, 1997, p. 5, 6.

[9] S. Papadopoulos, Patrologia II, Athens 1990, p. 35.

[10] Ibid.

[11] C. A. Mango, The Oxford History of Byzantium, Oxford University Press, Oxford 2002, p. 101.

[12] Gv 12:20.

[13] I. Zizoulias, Hellenization and Christianity. The meeting of two worlds, publ. Apostoliki Diakonia, Athens 2003, p. 97.

[14] A. M. Ward, F. M. Heichelheim, C. A. Yeo, History of the Roman People, A, pub. Pearson, Published on: 11/10/2009, p. 453.

[15] S. Papadopoulos, Patrologia II, Athens 1990, p. 35.

[16] I. Zizoulias, Hellenization and Christianity. The meeting of two worlds, publ. Apostoliki Diakonia, Athens 2003, p. 99.

[17] Cf. E. Cairns, Christianity Through the Centuries, Expanded Third Edition, Zondervan 1996.

[18] I. Zizoulias, Hellenization and Christianity. The meeting of two worlds, publ. Apostoliki Diakonia, Athens 2003, p. 99.

[19] Ibid, p. 111.

[20] Ibid, p. 112.

[21] G. D. Martzelos, "Theologikos animismos and orthodoxy pneumatology", Kath odon, 4 (Jan - April 1993), p. 101-111 publ. Paratiritis, Thessaloniki, p.105.

[22] D. J. Constantelos, "Hellenic Paideia and Church Fathers - Educational Principles and Cultural Heritage", Greek Orthodox Archdiocese of America, http://www.goarch.org/ourfaith/ourfaith8143

(2014)

[23] Ibid.

[24] Ibid.

[25] Clement of Alexandria, Miscellanies 6. 8

[26] J. Payton, "Toward a Russian Orthodox Worldview for Post-Soviet Society", (299- 318) in Orthodox Christianity and contemporary Europe: selected papers of the international conference held at the University of Leeds, England, in June 2001, (ed.) J. Sutton & W. Van den Bercken publ. Peeters, Leuven 2003, p. 311.

[27] W. Jaeger, Early Christianity and Greek Paideia, Harvard University press, Washington 1985, p. 74.

[28] A. Theodorou, History of Dogma, I, part II, publ. Gregory, Athens 1978, p. 519.

[29] Gregory Nazianzien, First Theological Oration, PG 36, 24AC.

[30] Gregory Nazianzien, Apologetica, 2, PG 35, 504CD: "Ταῦτα μὲν παιζόντων μῦθοι καὶ Ἕλληνες͵ οἳ͵ τῆς ἀληθείας ὀλίγα φροντίζοντες͵ τῷ κομψῷ τῶν πλασμάτων καὶ τῷ λίχνῳ τῶν λέξεων καὶ ἀκοὴν καὶ ψυχὴν γοητεύουσιν".

[31] Gregory Nazianzien, Funebris oratio in laudem Basilii Magni Caesareae in Cappadocia episcopi, 11.3.

[32] Gregory Nazianzien, Funebris oratio in laudem Basilii Magni Caesareae in Cappadocia episcopi, 21.5.

[33] Gregory Nazianzien, Carmina ad Seleucum, PG 37, 580-1581: "Σοφῶς ἁπάντων συλλέγων τό χρήσιμον. Φεύγων δι' ἑκάστου τήν βλάβην κεκριμένως. Σοφῆς μελίττης ἔργον ἐμιμούμενος, ἥτις ἐφ' ἅπασιν ἄνθεσι καθιζάνει, τρυγᾷ δ' ἑκάστου πανσόφως τό χρήσιμον, Αὐτήν ἔχουσα τήν φύσιν διδάσκαλον. Σύ δ' ἐκ λογισμοῦ, τῶν μέν ἀφθόνως δρέπου τῶν ὠφελούντων˙ εἰ δέ τι βλάβην φέρρει, Συνείς τό φαῦλον, ὀξέως ἀφίπτασο... ταῦθ'ὡς βρόχους τε καί πάγας ἀποστρέφου. Ἄμφω δ'ἀναγνούς, τούς Θεούς, καί τούς λόγους, Θεούς γελοίους, καί λόγους ἑρασμίους, καταφρόνει μέν τῶν φιλήδονων θεῶν, Λόγους δέ τιμῶν, ὥσπερ ἐξ ἑνός φυτοῦ καί τάς ἀκάνθας φεῦγε, καί ρόδον δρέπου".

[34] Gregory Nazianzien, Nicobuli filii ad patrem (carm. 4), 1510.6-1511.5: "Καλὸν δ΄ ἱστορίης φρὴν ἔμπλεος· ἱστορίη γὰρ Συμφερτὴ σοφίη͵ πολλῶν νόος· οὐκ ὀλίγον δὲ Γραμματικὴ ξύουσα λόγον, καὶ βάρβαρον ἠχὴν, Ἑλλάδος εὐγενέος γλώσσης ἐπίκουρος ἀρίστη· Καὶ λογικῆς τέχνης τὰ παλαίσματα͵ οἷς ὕπ΄ ἀληθὲς Κρύπτεται, ὃ τριφθεὶς δὲ λόγος περίφαντον ἔθηκεν· Ὅσσοις τ΄ ἤθεα κεδνὰ διαπλάσσουσιν ἄριστοι, Ὡς τυρὸν πλεκτοῖσιν ἐειδόμενον ταλάροισιν· Ἠδ΄ ὁπόσα πτερόεντι νόῳ λεπταῖς τε μερίμναις Βένθεα διφήσαντες͵ ὁ μὲν τοῦ͵ τοῦ δέ τις ἄλλος͵ Ἄνδρες ἐθηήσαντο σοφοὶ͵ βίβλοισι δ΄ ἔδωκαν· Ἠερίων͵ χθονίων τε καὶ εἰναλίων φύσιν εὗρον͵ Οὐρανίων τ΄ ἐπὶ πᾶσι Θεοῦ νόον ἀφράστοιο".·

[35] Origene di Alessandria, Lettera a Gregorio il Taumaturgo, 1-2: "Vorrei chiederti di estrarre dalla filosofia dei greci ciò che può servire come corso di studi o preparazione per il cristianesimo, e dalla geometria e dall'astronomia ciò che servirà a spiegare la sacra Scrittura, in modo che tutto ciò che i figli dei filosofi sono soliti dire su geometria e musica, grammatica, retorica, e astronomia, come aiutanti della filosofia, si possa dire circa la filosofia stessa, in relazione al cristianesimo. Forse qualcosa di questo tipo è adombrato in ciò che è scritto in Esodo dalla bocca di Dio, che ai figli di Israele fu comandato di chiedere ai loro vicini, e a coloro che abitavano con loro, oggetti d'argento e d'oro, e vesti, in modo che, saccheggiando gli egiziani, potessero avere materiale per la preparazione delle cose dedicate al servizio di Dio". - "Ἀλλ ἐγὼ τῇ πάσῃ τῆς εὐφυΐας δυνάμει σου ἐβουλόμην καταχρήσασθαί σε τελικῶς μὲν εἰς χριστιανισμόν · ποιητικῶς δὲ διὰ τοῦτ ἂν ηὐξάμην παραλαβεῖν σε καὶ φιλοσοφίας Ἑλλήνων τὰ οἱονεὶ εἰς χριστιανισμὸν δυνάμενα γενέσθαι ἐγκύκλια μαθήματα ἢ προπαιδεύματα͵ καὶ τὰ ἀπὸ γεωμετρίας καὶ ἀστρονομίας χρήσιμα ἐσόμενα εἰς τὴν τῶν ἱερῶν γραφῶν διήγησιν · ἵν, ὅπερ φασὶ φιλοσόφων παῖδες περὶ γεωμετρίας καὶ μουσικῆς γραμματικῆς τε καὶ ῥητορικῆς καὶ ἀστρονομίας͵ ὡς συνερίθων φιλοσοφίᾳ, τοῦθ ἡμεῖς εἴπωμεν καὶ περὶ αὐτῆς φιλοσοφίας πρὸς χριστιανισμόν. Καὶ τάχα τοιοῦτό τι αἰνίσσεται τὸ ἐν Ἐξόδῳ γεγραμμένον ἐκ προσώπου τοῦ θεοῦ͵ ἵνα λεχθῇ τοῖς υἱοῖς Ἰσραὴλ αἰτεῖν παρὰ γειτόνων καὶ συσκήνων σκεύη ἀργυρᾶ καὶ χρυσᾶ καὶ ἱματισμόν · ἵνα σκυλεύσαντες τοὺς Αἰγυπτίους εὕρωσιν ὕλην πρὸς τὴν κατασκευὴν τῶν παραλαμβανομένων εἰς τὴν πρὸς θεὸν λατρείαν ".

[36] Gregory Nazianzien, Epistle to Theodoros, 183.2-3: "... καὶ ὄντως ῥόδα ἐξ ἀκανθῶν͵ ὡς ἡ παροιμία͵ συλλέγομεν". Questa espressione comune si può trovare anche nella Lettera di Basilio ai giovani sul valore della letteratura greca e in Gregorio di Nissa, Ep. 28.

[37] Fr. Norris, "Of Thorns and Roses", Church History 53 (Dec., 1984), 455-464.

[38] S. Papadopoulos, Gregory the Theologian. The wounded eagle of Orthodoxy, Athens 1980, p. 89-98. S. Papadopoulos, Patrologia II, Athens 1990, p. 497.

[39] Pseudo-Macarius, The Spiritual Homilies 5:1, 5:11.

[40] Gregory of Nyssa, On the Life of Moses, 2:11. 2:37 cf Ibid., 2:12, 2:115-116. cf. J. Payton, "Toward a Russian Orthodox Worldview for Post-Soviet Society", (299- 318) in Orthodox Christianity and contemporary Europe: selected papers of the international conference held at the University of Leeds, England, in June 2001, (ed.) J. Sutton & W. Van den Bercken, publ. Peeters, Leuven 2003, p. 311.

[41] Gregory of Nyssa, The Life of St. Gregory Thaumaturgus, PG 46, 900A, 901A.

[42] "καὶ οὕτως τοῦ ζητουμένου τυχεῖν͵ οἷον ἐπιβάντα τῆς ἕξω σοφίας͵ καὶ γενόμενον δι΄ αὐτῆς ὑψηλότερον͵ ὥστε προσεγγίσαι τρόπον τινὰ δι΄ αὐτῆς τοῖς ἀλήπτοις", Ibid, PG 46, 901A. 

[43] "Μέγας οὗτος͵ τῇ ἔξω φιλοσοφίᾳ δι΄ ἐπιμελείας καθομιλήσας͵ δι΄ ὧν ὁ Ἑλληνισμὸς τοῖς πολλοῖς βεβαιοῦται͵ διὰ τούτων ὡδηγήθη πρὸς τὴν τοῦ Χριστιανισμοῦ κατανόησιν͵ καὶ καταλιπὼν τὴν πεπλανημένην τῶν πατέρων θρησκείαν͵ ἐζήτει τὴν τῶν ὄντων ἀλήθειαν͵ ἐξ αὐτῶν τῶν πεπονημένων τοῖς ἔξωθεν διδαχθεὶς τὸ τῶν Ἑλληνικῶν δογμάτων ἀσύστατον", Ibid, PG 46, 901AB.

[44] Ibid.

[45] Gregory of Nyssa, The Life of St. Gregory Thaumaturgus, PG 46, 900A, 901A.

[46] S. Rubenson, "Philosophy and Simplicity: The problem of Classical Education in Early Christian Biography, (110-139), in Greek Biography and Panegyric in Late Antiquity, ed. by T. Hägg, Ph. Rousseau, Chr. Høgep, University of California Press, California 2000, p.127.

[47] Gregory of Nyssa, The Life of Macrina, PG 46, 962D, 964A.

[48] S. Rubenson, "Philosophy and Simplicity: The problem of Classical Education in Early Christian Biography, (110-139), in Greek Biography and Panegyric in Late Antiquity, ed. by T. Hägg, Ph. Rousseau, Chr.  Høgep,  University of California Press, California 2000, p.128.

[49] E. Yong, "Myths of Greece and Rome. Christian attitudes to pagan mythology in the period between 150 and 500 AD veered between extreme hostility and the desire to save as much as possible for continued use and enjoyment", p.8, https://www.academia.edu/1899184/Christian_Attitudes_to_Pagan_Mythology_c.150_-_500_A.D

(2014)

[50] "Ἐγὼ πολὺν χρόνον προσαναλώσας τῇ ματαιότητι͵ καὶ πᾶσαν σχεδὸν τὴν ἐμαυτοῦ νεότητα ἐναφανίσας τῇ ματαιο πονίᾳ ἣν εἶχον προσδιατρίβων τῇ ἀναλήψει τῶν μαθημάτων τῆς παρὰ τοῦ Θεοῦ μωρανθείσης σοφίας͵ ἐπειδή ποτε͵ ὥσπερ ἐξ ὕπνου βαθέος διαναστάς͵ ἀπέβλεψα μὲν πρὸς τὸ θαυμαστὸν φῶς τῆς ἀληθείας τοῦ Εὐαγγελίου͵ κατεῖδον δὲ τὸ ἄχρηστον τῆς σοφίας τῶν ἀρχόντων τοῦ αἰῶνος τούτου τῶν καταργουμένων", Basilio di Caesarea, Epistola 223.2.

[51] Basilio di Cesarea, Ai giovani, come possono beneficiare dei testi greci, PG 31, 564-589. CF Th. Boura, "The Relationship between Hellenism and Christianity in St. Basil's speech to the young", Vox Patrum, 32 (2012) t. 57, p. 53-57.

[52] Basilio di Cesarea, Ai giovani, come possono beneficiare dei testi greci, PG 31, 568C: "Se, dunque, vi è qualche affinità tra le due letterature, la loro conoscenza dovrebbe essere utile a noi nella nostra ricerca della verità; altrimenti il ​​confronto, sottolineando il contrasto, ci sarà di non poca utilità nel rafforzare la nostra considerazione per ciò che è migliore. Con cosa possiamo ora confrontare questi due tipi di istruzione per ottenere una similitudine? Il principale compito dell'albero è portare il suo frutto nella sua stagione, anche se allo stesso tempo si riveste per ornamento delle foglie che tremolano sui suoi rami, così anche il vero frutto dell'anima è la verità, ma non è senza vantaggio abbracciare la saggezza pagana, che offre un rifugio ai frutta, e un aspetto non sgradevole. Quel Mosè, il cui nome è sinonimo di saggezza, addestrò seriamente la sua mente nei metodi di apprendimento degli egiziani, e divenne così in grado di valutare le loro divinità. Allo stesso modo, più tardi, si dice che il saggio Daniele avesse studiato la tradizione dei caldei, mentre stava a Babilonia, e dopo questi studi avesse approfondito gli insegnamenti sacri".

[53] Ibid., PG 31, 573B.

[54] Ibid, PG 31, 576D.

[55] Th. Boura, " The Relationship between Hellenism and Christianity in St. Basil's speech to the young", Vox Patrum, 32 (2012) t. 57, p. 53-57. Basilio of Caesarea, Ai giovani, come possono beneficiare dei testi greci, PG 31, 576CD.

[56] Ibid, PG 31, 569C.

[57] Ibid, PG 31, 569D.

[58] Ibid. San Gregorio di Nazianzio cita questo proverbio nella Lettera 38.3.6, e san Giovanni Crisostomo nel Commento a Giobbe, PG 64, 645D, 648A.

[59] John Chrysostom, Against the Opponents of the Monastic Life, PG 47, 319-386.

[60] Ibid, PG 47, 321AD; J. H. Gane, Fourth Century Christian Education: An Analysis of Basil’s Ad Adolescentes, PhD in the School of Historical Studies, October 2012, p. 61-73.

[61] John Chrysostom, Homily on the Second Epistle to the Thessalonians, PG 62, 472A.

[62] John Chrysostom, Homily on Matthew, 7, PG 57, 79C.

[63] John Chrysostom, An Address on Vainglory and the Right Way for Parents to Bring Up Their Children, Sources Chretiennes 188.

[64] Th. Zisis, "Raising Children According to Saint John Chrysostom", Orthodox Christian Information Center, www.orthodoxinfo.com/praxis/raising-children-according-to-saint-johnchrysostom.aspx (consultato il 12 marzo 2011). N. D. Carr, Classical and Christian paideia according to saint Chrysostom, Saint Basil, and Saint Augustine, Charlotte, NC, December 2011, p.15.

[65] E. Artemi, "The children's brought up according Plutarchus and John Chrysostomus", Κoinonia 53(2010) 173 – 182.

[66] E. Artemi, "The usage of the secular literature in the whole work of Cyril of Alexandria", Poreia Martyrias, (2010), 114-125.

[67] Cyril of Alexandria, On John's Gospel, VII and VIII, PG 74, 81CD. E. Artemi, "The usage of the secular literature in the whole work of Cyril of Alexandria", Poreia Martyrias, (2010), 120.

[68] Cyril of Alexandria, On John's Gospel, V, 1, PG 73, 721CD. E. Artemi, "The usage of the secular literature in the whole work of Cyril of Alexandria", Poreia Martyrias, (2010), 119.

[69] Cyril of Alexandria, Against Julian, 7, PG76, 856D-857A

[70] Ibid. PG76, 857C.

[71] Ibid. PG 76, 857D, 860A.

[72] Cyril of Alexandria, On the First Epistle to the Corinthians, PG 74, 868Β.

[73] Cyril of Alexandria, Against Julian, Sources Chrétiennes 322.

[74] G. Florovsky, The Byzantine Ascetic and Spiritual Fathers, trans. Raymond Miller, et al., Vol. 10 in The Collected Works of Georges Florovsky, Vaduz: Büchervertriebsanstalt, 1987, p. 191.

[75] E. Artemi, Isidore of Pelusium's teaching of the Triune God and its relation to the teaching of Cyril of Alexandria, Atene 2012, p. 87.

[76] Isidoro di Pelusio, Epistola ΙV, 67 – a Teognosto il Diacono, PG 78, 1125A

[77] Ibid.

[78] Isidoro di Pelusio, Epistola V, 281 – a Pietro il Monaco, PG 78, 1500D: «Δύναται γὰρ ὄργανον εἶναι τῆς ὑπερκοσμίου σοφίας ἡ εὐγλωττία, εἰ καθάπερ σῶμα ψυχῇ ὑποκέοιτο, ἢ ὥσπερ λύρα λυρῳδῷ, μηδὲν μὲν οἴκοθεν καινοτομοῦσα νεώτερον, ἑρμηνεύουσα δὲ τὰ οὐρανομήκη ἐκείνης (τῆς θείας σοφίας) ἐκείνης νοήματα».

[79] Ibid.

[80] Isidoro di Pelusio, Epistola ΙΙ, 3 – a Timoteo il Lettore, PG 78, 457C: «Ὅσον μὲν οὖν χρήσιμον εἰς τὴν καθ̉ ἡμᾶς φιλοσοφίαν ἐκ τῆς ἔξωθεν παιδεύσεως, ὥσπερ ἡ μέλιττα, δρεψάμενος (πολλὰ γὰρ, εἰ χρὴ τἀληθῆ λέγειν, ἀρετῆς ἕνεκεν πεφιλοσοφήκασι), τὸ λοιπὸν ἅπαν χαίρειν ἔα».

[81] E. Artemi, Isidore of Pelusium: the teaching for the Triune God and its relation to the teaching of Cyril of Alexandria, Atene 2012, p. 89.

[82] C.D.C. Reeve, Patrick Lee Miller, ed. "Introductory Readings in Ancient Greek And Roman Philosophy"; con un'introduzione generale di Lloyd P. Gerson, Hackett Publishing Company, Indianapolis 2006, p. 6.

[83] Sintetizzando l'atteggiamento dei Padri della Chiesa verso i classici greci, Socrate dice: "la letteratura greca di certo non è mai stata riconosciuta da Cristo né dai suoi apostoli come divinamente ispirata, né d'altra parte era del tutto respinta come perniciosa. E questo lo hanno fatto, credo, non senza una seria riflessione. Infatti c'erano molti filosofi tra i greci che non erano lontani dalla conoscenza di Dio... per queste ragioni sono diventati utili a tutti gli amanti della vera pietà... È ben noto che nei tempi antichi i Padri della Chiesa erano abituati a esercitarsi senza ostacoli nell'apprendimento dei greci, finché non raggiungevano un'età avanzata: lo facevano al fine di migliorare se stessi nell'eloquenza e per rafforzare e lucidare la loro mente, e nello stesso tempo per permettere di confutare gli errori del pagani", Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica 3,16.

 [84] D. J. Constantelos, Christian Hellenism. Essays and Studies in Continuity and Change, pub. by A. D. Caratzas, New Rochelle, New York & Athens 1998, p. 14

[85] Ibid.

[86] A. Cameron, The Last Pagans of Rome, Oxford University Press, New York 2011, p. 7.

 
L'aritmetica del teatro diplomatico

È impossibile dimostrare o confutare l'esistenza di un piano divino. L'astuto piano della Russia in Ucraina appartiene alla stessa categoria. Nell'analizzare le dichiarazioni di Sergej Lavrov nella sua intervista a Russia Beyond the Headlines il 17 settembre 2014, alcuni commentatori hanno aggiunto un terzo concetto, quello del teatro diplomatico, a questa dualità. Mentre è generalmente di cattivo gusto analizzare oltre misura le credenze religiose, cerchiamo di applicare un po' di semplice matematica per capire il gioco dietro il sipario del teatro diplomatico.

Il concetto di teatro diplomatico è inteso in modo diverso dai commentatori. Molte delle definizioni sono chiaramente sbagliate. Il teatro diplomatico non è magia, misticismo, o gioco di prestigio. Il linguaggio della diplomazia è molto più affine alla matematica di quanto si intenda comunemente. Come nella matematica, ogni parola ha il suo posto, e nessuna frase è detta fuori contesto o con leggerezza.

Il prodotto di una equazione diplomatica è direttamente dipendente dalla collocazione delle definizioni in una serie di dichiarazioni calcolate. Come il linguaggio giuridico, il linguaggio diplomatico può essere decifrato, suddiviso nelle sue componenti, e analizzato con precisione. Per un acuto osservatore, non c'è nulla di misterioso in ciò che dicono i diplomatici. La cattiva diplomazia, d'altra parte, è l'opposto di questo approccio. E Lavrov è un eccellente diplomatico. Pertanto, cerchiamo di tirare fuori il senso dell'intervista di Lavrov senza ricorrere alla magia o alla fede nella guida della mano che non può sbagliare.

Impostiamo l'equazione

L'intervista di Lavrov contiene una grande quantità di dichiarazioni rispetto alla crisi in Ucraina. Molte di loro sono già state espresse prima – l'impegno costante della Russia di indagare sul massacro di Odessa, sul crollo del Boeing MH17 della Malaysian Airlines, e sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità commessi dalle truppe ucraine in Donbass. Tutte queste osservazioni sono degne di ammirazione, lodevoli, e notevoli in sé e per sé.

Tuttavia, il futuro immediato, a breve e medio termine della Novorossija non dipende più da quello che è successo a Odessa, a Mariupol e a Slavjansk. Molto più importante per l'esistenza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk (rispettivamente, "RPD" e "RPL") è il documento concordato in seguito a consultazioni a Minsk il 5 settembre 2014 – il protocollo del Gruppo di contatto trilaterale, più comunemente noto come il Protocollo di Minsk. Forse ancora più importante per la sopravvivenza della RPD e della RPL è l'impegno della Russia nei confronti del protocollo di Minsk, che la Russia ha firmato insieme agli altri partecipanti, e le forme che assume tale impegno.

Per i nostri scopi, le dichiarazioni chiave nella intervista di Lavrov, che provano la comprensione della Russia del ruolo e dell'impatto sostanziale del protocollo di Minsk, sono delineate per la vostra convenienza qui di seguito:

1. La nostra posizione è assolutamente chiara: vogliamo la pace in Ucraina, che può essere raggiunta solo attraverso un dialogo nazionale di ampio respiro che coinvolge tutte le regioni del paese e le forze politiche.

2. La Russia ha assistito attivamente all'emergere di condizioni favorevoli per una soluzione pacifica ai gravi problemi che l'Ucraina si trova di fronte.

3 ... a Minsk il 26 agosto, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Petr Poroshenko hanno sottolineato la necessità di una rapida fine allo spargimento di sangue e di una transizione verso la soluzione politica di tutta la serie di problemi nel sud-est del paese.

4. Il 3 settembre Vladimir Putin ha proposto un piano d'azione in sette punti per stabilizzare la crisi ucraina.

5 ...a Minsk il 5 settembre, i rappresentanti del presidente Poroshenko e i leader della Repubblica Popolare di Donetsk (RPD) e della Repubblica Popolare di Lugansk (RPL) hanno firmato un protocollo per quanto riguarda ulteriori iniziative congiunte volte, tra le altre cose, all'attuazione dell'iniziativa del Presidente della Russia.

6. Questa comprensione è un passo importante nel processo di soluzione pacifica delle crisi in Ucraina, progettato per servire come base per avviare un dialogo politico ucraino interno che cerchi la strada verso un accordo nazionale.

7. Procediamo dal presupposto che tutte le disposizioni del presente documento devono essere scrupolosamente rispettate.

Noi tutti vogliamo la pace in Ucraina. Mentre molti di noi si differenziano per le nostre opinioni sui migliori mezzi per raggiungere la pace, la maggior parte dei sostenitori di Novorossiya sono universalmente d'accordo che il protocollo di Minsk, così com'è, equivale a un tradimento della lotta attualmente in corso nella regione del Donbass. Questa nota non intende approfondire il parere di chi scrive a questo proposito. Basti dire, per ora, che ho in preparazione una più ampia analisi del protocollo di Minsk. Né importa, ai fini di questa analisi, se voi ritenete che il Protocollo di Minsk sia la soluzione alla crisi ucraina. Come potrete dedurre da ciò che segue, non importa neppure alla Russia.

Capire le variabili

Cosa possiamo capire dalle dichiarazioni di Lavrov circa l'approccio della Russia al raggiungimento della pace in Ucraina? Lavrov afferma:

"[La pace] può essere raggiunta solo attraverso un dialogo nazionale di ampio respiro che coinvolge tutte le regioni e le forze politiche del paese."

Ricordando la nostra discussione sulla matematica del linguaggio diplomatico, questa affermazione è importante perché parla di un solo paese, l'Ucraina, e del dialogo tra tutte le regioni del paese e tra le forze politiche al suo interno. A giudicare da questa dichiarazione di Lavrov qui, la Russia considera Novorossija solo come un'unione tra due regioni costituenti e integrali dell'Ucraina – RPD e RPL – e non concepisce queste entità (o la Novorossija, se è per questo) come stati sovrani. Inoltre, la Russia ritiene i gruppi che hanno guidato la lotta del popolo Donbass contro le autorità di Kiev come forze interne dell'Ucraina, piuttosto che come leader di un paese indipendente – la Novorossija.

Le stesse conclusioni sono inevitabili se si considerano affermazioni come "gravi problemi che l'Ucraina si trova di fronte", o "soluzione politica di tutta la serie di problemi nel sud-est del paese", o "processo di soluzione pacifica delle crisi in Ucraina", o "base per avviare un dialogo politico ucraino interno che cerchi la strada verso accordo nazionale". Tutte queste frasi indicano irrevocabilmente lo stesso concetto fondamentale alla base della spiegazione di Lavrov della politica russa in materia di Novorossiya – la crisi non è una questione di autodeterminazione dei popoli del Donbass, né è la prova della nascita di un nuovo soggetto di relazioni internazionali.

Al contrario, tutto ciò che sta accadendo è una questione interna ucraina. Ha a che fare con l'Ucraina e con nessun altro. I problemi che l'Ucraina si trova di fronte dovrebbero essere risolti al fine di preservare l'integrità dell'Ucraina. Inoltre, questi problemi non sono a livello nazionale, ma questioni localizzate che interessano il sud-est del paese. A parere della Russia, dovrebbe essere perseguito un dialogo nazionale ucraino per garantire la conservazione della nazione ucraina come singola entità. La Russia ritiene che un accordo nazionale in Ucraina sia ancora possibile, e il significato delle parole di Lavrov è chiaro – Mosca intende fare tutti gli sforzi necessari per garantire che tale riconciliazione sia raggiunta.

Che cosa ha fatto la Russia per garantire questo obiettivo? Lavrov dichiara che "La Russia ha assistito attivamente l'emergere di condizioni favorevoli per una soluzione pacifica" Egli fa inoltre riferimento ai seguenti eventi specifici:

• l'incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Petr Poroshenko a Minsk il 26 agosto 2014;

• il piano d'azione in sette punti proposto dal presidente Vladimir Putin il 3 settembre 2014; e,

• la stipulazione, il 5 settembre 2014, del Protocollo di Minsk per quanto riguarda ulteriori iniziative comuni volte, tra le altre cose, ad attuare l'iniziativa del presidente russo.

In altre parole, la Russia si è impegnata in un modello coerente di diplomazia volta a garantire il tipo di accordo che è stato firmato a Minsk il 5 settembre 2014, vale a dire il Protocollo di Minsk. Ogni dichiarazione fatta da Lavrov in proposito indica che il Protocollo di Minsk è l'apice degli sforzi diplomatici della Russia nel risolvere la crisi ucraina, mantenere l'integrità dell'Ucraina e di garantire la sopravvivenza dell'Ucraina come singola unità nazionale.

Con tanta preparazione, impegno e lavoro messo nel protocollo di Minsk, sarebbe sorprendente se la Russia fosse negligente nella realizzazione di questo accordo insieme con gli altri partecipanti del gruppo di contatto trilaterale. E non abbiamo motivo di pensare che lo sia. Al contrario, la chiara implicazione da tutto ciò che Lavrov ha detto sul tema (compresa l'intervista qui discussa) è che la Russia sostenga tutte le disposizioni del documento. Ma non c'è bisogno di convincere con argomenti-Lavrov indicato questa posizione molto chiaramente quando ha affermato:

Partiamo dal presupposto che tutte le disposizioni del presente documento devono essere scrupolosamente rispettate.

Non ci può essere alcun'argomentazione di fronte alle parole registrate. La posizione della Russia, come elaborata da Lavrov non potrebbe essere più chiara. Il protocollo di Minsk deve essere attuato, sotto ogni aspetto. Tuttavia, è proprio questo il punto in cui i sostenitori del teatro diplomatico come un simulacro della magia fanno la loro affermazione più forte.

L'aritmetica del piano astuto

Nella tesi di chi vede un piano astuto al lavoro dietro le parole di Lavrov, questa affermazione sarebbe una trappola accuratamente predisposta per i maldestri imbecilli ucraini. Infatti, dice chi sostiene questa teoria, la Russia si aspetta che l'Ucraina fallirìsca nell'attuazione del protocollo di Minsk e sta dando a Poroshenko tanta corda quanta ne desidera per impiccarsi, continuando per tutto il tempo ad ammiccare furbescamente alla RPD e alla RPL in modo rassicurante.

Un argomento a prova di bomba. Se c'è qualcosa che abbiamo imparato a conoscere della dirigenza ucraina nel corso di questo conflitto (e, in effetti, fin dai primi giorni dell'Euromaidan), è che ha un sacco di difficoltà a mantenere la parola data e a mettere in pratica i suoi obblighi. Non temete, coraggiosi difensori di Novorossiya, voi sapete e noi sappiamo, e tutti sanno che l'Ucraina fallirà, e che è precisamente allora che colpiremo, e questa volta, impunemente.

Lasciando da parte, per il momento, la dubbia affermazione della mancanza di una risposta punitiva (se non altro, l'Occidente è stato eminentemente chiaro che sarà sempre dalla parte dei fascisti ucraini, qualunque cosa accada, e le stesse istanze che Lavrov discute altrove in l'intervista – l'orrore di Odessa, l'operazione sotto falsa bandiera dell'MH17, e i crimini ucraini nella regione del Donbass sono esempi perfetti della volontà dell'Occidente di difendere l'Ucraina a tutti i costi), esaminiamo la probabilità che l'Ucraina possa fallire nella realizzazione del protocollo di Minsk. Ancora più importante, consideriamo ciò che la Russia pensa delle prestazioni dell'Ucraina fino a oggi.

Trappole per uomini e topi

Il protocollo di Minsk si compone di dodici misure distinte volte a risolvere il conflitto nella regione del Donbass, che possono essere raggruppate come segue:

Misure politiche e legali

3. Attuare un decentramento del potere, anche mediante la promulgazione di una legge ucraina "Per quanto riguarda lo status temporaneo di autogoverno locale in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk" (legge sullo stato giuridico speciale).

6. Attuare una legge che vieta la prosecuzione legale e la punizione delle persone in relazione con gli eventi che hanno avuto luogo in alcune zone delle regioni di Donetsk e Lugansk nell'Ucraina.

9. Assicurare lo svolgimento delle prime elezioni locali in conformità con la Legge dell'Ucraina "Per quanto riguarda lo status temporaneo di autogoverno locale in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk" (legge sullo stato giuridico speciale).

12. Fornire garanzie di sicurezza personale per i partecipanti delle consultazioni.

Misure economiche e sociali

7. Condurre un dialogo nazionale inclusivo.

8. Adottare misure volte a migliorare la situazione umanitaria nel Donbass.

11. Adottare un programma per il rilancio economico del Donbass e la ripresa dell'attività economica nella regione.

Misure finalizzate alla cessazione delle ostilità

1. Garantire la cessazione bilaterale immediata dell'uso delle armi.

2. Assicurare monitoraggio e verifica da parte dell'OSCE del regime di non-uso delle armi.

4. Assicurare un monitoraggio permanente e una verifica sul confine di stato ucraino-russo da parte dell'OSCE, insieme alla creazione di una zona di sicurezza nelle regioni di confine tra Ucraina e Federazione russa.

5. Rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e le persone detenute illegalmente.

10. Rimuovere le formazioni e le attrezzature militari illegali, così come militanti e mercenari dal territorio dell'Ucraina.

Consideriamo ogni gruppo a turno per capire dove l'Ucraina potrebbe fallire, provocando la giusta indignazione della Russia, permettendole di respingere il protocollo di Minsk come un altro accordo pasticciato dalla dirigenza ucraina, e innescando l'astuto piano dietro il magistrale teatro diplomatico di Lavrov.

Misure politiche e legali

Le misure politiche e legali sono tutte le clausole di cui l'Ucraina è responsabile. Inoltre, la loro specifica applicazione sembra essere ad assoluta discrezione dell'Ucraina. Queste clausole non contengono nulla in cui Lavrov potrebbe affondare l'artiglio della "realizzazione meticolosa."

Per errore o di proposito, le clausole politiche e giuridiche non forniscono le norme specifiche delle leggi che devono essere emanate dall'Ucraina ai sensi del protocollo di Minsk. Inoltre, tali leggi sono già state redatte. Sia la legge sullo stato speciale sia la normativa sull'amnistia già esistono come documenti che possono essere esaminati e criticati. Ritornando all'aritmetica di base del linguaggio diplomatico, l'intervista rilasciata da Lavrov era una perfetta opportunità per la Russia di indicare, in modo chiaro e inequivocabile, se l'Ucraina si conformava o no agli obblighi di attuazione delle misure politiche e giuridiche richieste dal protocollo di Minsk.

Non solo Lavrov non dimostra nemmeno un accenno di dissenso o di dispiacere dei passi intrapresi dall'Ucraina a questo proposito, ma non ha neppure sollevato tali problemi. Non ci resta che concludere che la Russia è soddisfatta dell’adempimento dell'Ucraina dei propri obblighi del protocollo di Minsk ai sensi dei punti 3, 6, 9, e 12.

Misure economiche e sociali

Le misure economiche e sociali contenute nelle clausole 7, 8, e 11 del protocollo di Minsk sono ancora più permissive rispetto al gruppo precedente. Non solo sono completamente non-specifiche, e piuttosto banali, ma non vi è neppure alcun calendario esplicito o implicito per quanto riguarda la loro attuazione. Non abbiamo nemmeno bisogno di fare riferimento qui all'intervista di Lavrov per valutare le potenzialità di fallimento ucraino. Altro che un rifiuto esplicito e assoluto di intraprendere questi passi, nulla che possa fare l'Ucraina a norma di tali clausole è attaccabile.

Abbiamo già assistito al tipo di "dialogo nazionale inclusivo" a cui l'Ucraina è affezionata nelle ultime volte in cui c'è stato un cessate il fuoco: non è stato né inclusivo, né nazionale. Qualsiasi miglioramento rispetto a questo standard sarebbe lodato come un successo e come chiara prova della posizione liberale e progressista dell'Ucraina. La cosa è ancora più semplice con "migliorare la situazione umanitaria nel Donbass" e con "adottare un programma per la [sua] ripresa economica." È del tutto opinabile che l'ultima volta che l'Ucraina ha consegnato un carico umanitario a Slavjansk, che ammontava a qualcosa come 200 grammi di cereali e 100 grammi di zucchero per abitante, stesse migliorando la situazione umanitaria nella città assediata. Allo stesso modo, il rilancio dell'attività economica nella regione del Donbass non deve necessariamente comportare la ricostruzione di anche solo una fabbrica distrutta perché le disposizioni della clausola 11 siano soddisfatte.

Misure volte alla cessazione delle ostilità

Il vero nodo della tesi dei sostenitori delle bugie magiche del teatro diplomatico, naturalmente, si trova nel dubbio svolgimento da parte dell'Ucraina delle misure finalizzate alla cessazione delle ostilità. Questo è il punto in cui l'Ucraina deve fallire e fallirà. Gli attenti osservatori del conflitto sanno già che il cessate il fuoco è stato violato, in numerose occasioni, dall'Ucraina, e che non hanno rispettato l'obbligo di liberare gli ostaggi e le persone illegalmente detenute. Ecco la trappola! Non c'è nemmeno bisogno di guardare al resto delle dichiarazioni di Lavrov! O invece sì?

Beh, naturalmente ce n'è bisogno, altrimenti questa nota non sarebbe arrivata fino a questo momento in un modo così poco elegante. Lavrov afferma quanto segue:

Notiamo che il cessate il fuoco è stato generalmente osservato, anche se ci sono incidenti isolati in cui entrambe le parti si accusano a vicenda. La cosa importante è impedire una loro escalation che porti a rinnovate ostilità. Siamo preoccupati per i rapporti che le forze di punizione ucraine stanno concentrando armi pesanti in una zona. Le autorità di Kiev stanno assicurando che non hanno alcuna intenzione di violare il cessate il fuoco. Seguiremo gli sviluppi da vicino. Sosteniamo la proposta della RPD e della RPL sulla realizzazione urgente di una missione di osservatori dell'OSCE nei settori in cui le parti in conflitto sono in contatto.

L'ordine delle priorità e delle modalità delle misure contenute nel protocollo di Minsk sarà coordinato ulteriormente da entrambe le parti. Ci auguriamo che lo sforzo per attuare le disposizioni del documento sarà supportato dai nostri partner stranieri.

Così, un paio di punti: secondo la Russia, il cessate il fuoco è stato osservato, nonostante incidenti isolati. Inoltre, a differenza di prima, Lavrov non si è espresso a sostegno della Novorossiya sostenendo che questi incidenti isolati sono stati la colpa delle forze armate ucraine e dei suoi battaglioni punitivi. Al contrario, assume una posizione neutrale, affermando che "entrambe le parti si accusano a vicenda" per questi incidenti isolati. Questa affermazione è esclusivamente a beneficio dell'Ucraina, a cui va la colpa, per lo meno, della maggior parte delle violazioni del cessate il fuoco, e rappresenta una marcata dipartita dalla solita politica russa di sostegno a tutto cuore al popolo del Donbass.

Per quanto riguarda i passi dell'Ucraina nel concentrare truppe e armi pesanti per un rinnovato assalto alla Novorossija, Lavrov si discosta significativamente di nuovo dalla precedente retorica della Russia in questo conflitto. Anziché riferirsi, come prima, all'abitudine dell'Ucraina di non riuscire a mantenere la propria parola, egli sembra prendere le rassicurazioni di Kiev che "non hanno alcuna intenzione di violare il cessate il fuoco" con un'accettazione fredda, ma tacita. Infine, egli applaude la "proposta" della RPD e della RPL di dislocare osservatori dell'OSCE (egli la definisce una proposta, anche se si tratta di una misura richiesta dal protocollo di Minsk), ma non critica la mancanza della partecipazione ucraina nella stessa procedura.

Per quanto riguarda le altre disposizioni e misure finalizzate alla cessazione della violenza, Lavrov non ne parla addirittura, e ci ritroviamo a concludere che la Russia non ha alcuna rimostranza con il modo in cui l'Ucraina si è conformata agli obblighi in tal senso. In realtà, non c'è assolutamente nulla nell'intervista di Lavrov che indichi che Mosca considera Kiev qualcosa di diverso da un partner ostinato, ma pur sempre affidabile nel lungo cammino verso l'attuazione del protocollo di Minsk e del raggiungimento di una pace nazionale duratura.

Per la maggior parte di noi, il fatto che Lavrov non sia riuscito a condannare l'Ucraina per le molte decine di vittime morte per mano delle forze di Kiev dal momento in cui il cessate il fuoco è entrato in vigore non è solo allusivo, ma è anche mostruoso. Ma non è mostruoso di per sé, è semplicemente espressione della politica russa per quanto riguarda l'Ucraina e l'attuazione del Protocollo di Minsk – la Russia vuole che questo abbia successo, così come è scritto ed eseguito. La Russia è disposta a trascurare le violazioni di Kiev. Non c'è un ordine del giorno nascosto, e non c'è un teatro politico impenetrabile.

Conclusione

Le intenzioni della leadership russa sono chiare – a  meno che l'Ucraina non attacchi di nuovo, Mosca farà di tutto per costringere la Novorossija a conformarsi al protocollo di Minsk. Si potrebbe aggiungere "al fine di portare una pace duratura", ma dovrebbe essere chiaro alla maggior parte di noi che nessuna pace duratura può essere assicurata attraverso l'attuazione del presente accordo e che nessuna ricostruzione e rinascita del Donbass potrà mai accadere se il protocollo di Minsk è soddisfatto.

Se intendi mettere una trappola, non la nascondi in una borsa. Una trappola diplomatica è una questione di rendere noti i tuoi reclami. Se non poni le basi per una futura discussione, nessuno potrà mai sentire i reclami o essere d'accordo con loro. Da nessuna parte nella sua intervista Lavrov fornisce alcuna indicazione che la Russia faccia altro che essere attentamente fiduciosa del successo del Protocollo di Minsk. Inoltre, nonostante ogni sorta di violazioni del cessate il fuoco da parte dell'Ucraina, Lavrov non le riconosce né le usa come base per poi affermare che l'Ucraina è stata il colpevole che ha distrutto le sue possibilità di una pace duratura. Al contrario, le parole di Lavrov minimizzano le atrocità che l'Ucraina ha compiuto da quando il cessate il fuoco è entrato in vigore. Qui non vi è alcun piano astuto o sabotaggio – le intenzioni della Russia sono chiare: il protocollo di Minsk sarà implementato.

Post scriptum: C'è una possibilità che non è stata discussa in quest'analisi: la possibilità che Lavrov e la Russia siano semplicemente ingannevoli circa la loro apparente accettazione della condotta dell'Ucraina dopo l'inizio del cessate il fuoco o sull'accettazione del protocollo di Minsk da parte della Russia in generale. C'è una ragione per cui questa possibilità è discussa come post scriptum. Mentre i diplomatici sono di solito astuti e fuorvianti, tale inganno a titolo definitivo farebbe più danni alla reputazione internazionale della Russia di qualsiasi prova artefatta che l'Occidente ha portato sul tavolo finora. Un diplomatico che inganna non è affatto un diplomatico. E, per questo motivo, ho scelto di credere che la Russia sia sincera in quello che dice.

 
La persecuzione non ha fatto altro che consolidare i fedeli dell'Ucraina

il metropolita Arsenij, abate della Lavra di Svjatogorsk. Foto: monasterium.ru

Il metropolita Arsenij ha affermato che durante le persecuzioni del governo di Poroshenko, la Chiesa ortodossa ucraina è cresciuta e si è rafforzata.

A Cipro, nell'ambito della II Conferenza internazionale "Monachesimo e mondo moderno", l'abate della Lavra della Dormizione di Svjatogorsk, il metropolita Arsenij, ha parlato dell'attuale situazione dei cristiani ortodossi in Ucraina, come riporta il Bollettino monastico (monasterium.ru).

Il metropolita ha ricordato che la Chiesa ortodossa ucraina non ha chiesto l'autocefalia al patriarcato di Costantinopoli e che l'appello dei parlamentari al patriarca Bartolomeo è stato un passo esclusivamente politico.

Secondo lui, nonostante la persecuzione lanciata dal governo di Petro Poroshenko, la Chiesa ortodossa ucraina non ha fatto che crescere: negli ultimi cinque anni sono emersi 30 nuovi monasteri e 184 parrocchie. In totale, la Chiesa ortodossa ucraina ha 12.500 parrocchie, 258 monasteri (di cui 3 lavre), 439 sacerdoti, 100 vescovi, ha ricordato il metropolita.

"A volte si è costretti a sentire un'opinione che la Chiesa ucraina stia diminuendo a causa degli eventi che si sono svolti nel paese negli ultimi anni. Ma la Chiesa non diminuisce, anzi non fa altro che crescere", ha affermato il metropolita Arsenij.

Come riferito dall'Unione dei giornalisti ortodossi, alla conferenza internazionale "Monachesimo e mondo moderno", il metropolita Nikiforos di Kykkos ha dichiarato che le decisioni del Patriarca di Costantinopoli in merito alla "questione ucraina" sono state non canoniche.

 
La chiesa di san Giovanni il Taumaturgo a Colchester, in Inghilterra, sarà consacrata nel luglio 2020

Sua Grazia il vescovo Irenei ha confermato i piani, organizzati in collaborazione con il rettore della parrocchia di san Giovanni di Shanghai a Colchester, in Inghilterra, per consacrare la chiesa parrocchiale in occasione della festa di san Giovanni di quest'anno: sabato 4 luglio (nuovo stile) del 2020.

Ex chiesa di presidio militare, la chiesa di san Giovanni a Colchester è stata acquistata dalla parrocchia alcuni anni fa e completamente convertita al culto ortodosso, pur mantenendo la facciata e il carattere storici dell'edificio. Ospita una grande e attiva parrocchia, servita dall'arciprete Andrew Phillips e dal sacerdote Ioan Iana, con una bellissima iconostasi e un altare laterale dedicato a Tutti i Santi delle Isole Britanniche.

Il rito della Grande Consacrazione del tempio sarà concelebrato dal Vescovo diocesano, insieme al vescovo vicario, sua Grazia Alexander di Vevey, e a vari chierici.

Ulteriori dettagli seguiranno più avanti nel tempo, ma per favore segnate ora sui vostri calendari un pellegrinaggio alla parrocchia dedicata a san Giovanni, che è stato per undici anni il vescovo ordinario della nostra diocesi, per l'occasione speciale di questo rito di benedizione.

 
Il metropolita Ilarion (Alfeev) sui sacramenti degli scismatici

In un’intervista datata (del 2010) ma che non ha perso la sua attualità, il metropolita Ilarion (Alfeev) risponde su alcuni temi ecclesiologici importanti, tra i quali le difficili relazioni con gli uniati, i risvolti pastorali delle relazioni ecumeniche in Europa occidentale, ma soprattutto il tema degli scismatici e del riconoscimento dei loro 'sacramenti'. Rileggiamo le considerazioni di Vladyka Ilarion (che non sono poi altro che la posizione della Chiesa Ortodossa Russa) nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
La zapivka

Qual è la storia dietro la tradizione del pane e del vino posti su una tavola, da mangiare e da bere dopo l'eucaristia?

L'usanza di mangiare un pezzo di prosfora e bere del vino mescolato con acqua calda subito dopo aver ricevuto la comunione è chiamata "zapivka" nella Chiesa russa. "Zapivka" significa semplicemente "lavaggio" o "risciacquo", e in questo caso si riferisce alla pulizia di eventuali particole rimanenti dell'eucaristia.

Non è facile trovare molti scritti sulla storia di questa usanza, molto probabilmente perché non è una questione che molti autori hanno pensato che valesse la pena esplorare. Ci sono molte semplici azioni che facciamo sempre in chiesa, ma a meno che qualcuno a un certo punto non vi si opponga, o che sorga qualche controversia in relazione ad esse, di solito le diamo per scontate.

Per la maggior parte, le fonti ortodosse che menzionano questa pratica la descrivono in modo breve e semplice e indicano quando è praticata, ma non aggiungono molto altro.

Nel contesto americano, questa è una domanda che si pone, perché la pratica russa è diversa da quella che si può vedere in una parrocchia greca o antiochena. In quelle parrocchie, i laici di solito ricevono una prosfora solo dopo la comunione (sebbene alcune parrocchie e monasteri facciano qualcosa di simile alla pratica russa, come distribuire ai laici una prosfora imbevuta di vino).

È interessante notare che non è così per il clero, specialmente per i vescovi. In una parrocchia con un solo sacerdote, questi deve consumare i doni rimanenti nel calice, e quindi non prende nulla separatamente dalla pulizia del calice. Ma quando concelebrano più chierici, quelli che non consumano i doni rimasti spesso bevono vino con acqua calda e un pezzo di prosfora – e mi è stato detto che questo trattamento è sempre riservato ai vescovi.

Non sono sicuro del motivo per cui la pratica è diversa per i laici: potrebbe essere semplicemente che sia divenuto comune estendere questa pratica ai laici in Russia. Tuttavia, ho trovato due fonti che affermano che quest'usanza risale a san Giovanni Crisostomo: uno scrittore moderno e uno molto più antico, sebbene sia vissuto molti secoli dopo il tempo di san Giovanni Crisostomo.

L'arciprete Andrej Ukhtomskij, che insegna all'Accademia teologica di Kiev, afferma:

"La zapivka dopo la santa comunione fu aggiunta al tempo di san Giovanni Crisostomo, il quale, a causa di un disturbo allo stomaco, mangiava una pita d'orzo al trono patriarcale. A causa dell'autorità del santo, tale pratica si diffuse ulteriormente" (A Brief Historical Look at the Liturgy, tradotto da Matfey Shaheen, 29 ottobre 2021 < https://orthochristian.com/130097.html >).

Sfortunatamente, non spiega dove sia registrata questa tradizione. Questo potrebbe anche spiegare perché l'usanza è più universalmente seguita quando si tratta di vescovi.

Tuttavia, Nikon della Montagna Nera era un monaco bizantino che produsse nell'XI secolo un testo monastico, chiamato Tacticon, che divenne molto influente sul monachesimo russo, e scrisse:

"Si sappia che per quanto riguarda la consumazione in chiesa solo coloro che fanno la comunione possono partecipare privatamente alla consumazione in sacrestia, consistente in un poco d'acqua soltanto o, se è opportuno, di vino, e in un pezzetto di pane benedetto – ma niente per gli altri – così come il divino [san Giovanni] Crisostomo permise a coloro che partecipavano alla comunione di assaggiare qualcosa per il risciacquo. (Citato da R. Allison, tr., Black Mountain: Regulations of Nikon of the Black Mountain, in: Byzantine Monastic Foundation Documents: A Complete Translation of the Surviving Founders' Typika and Testaments. A cura di John Thomas e Angela Constantinides Hero con l'assistenza di Giles Constable. Washington, DC: Dumbarton Oaks, p. 405).

Potrebbero esserci altre fonti che fanno più luce su questo (anche se probabilmente non sono state ancora tradotte in inglese), ma finora questo è tutto ciò che ho visto sull'argomento.

Da notare che come fa notare Nikon, la zapivka è solo per chi ha ricevuto la comunione. Quelli che non l'hanno ricevuta, ricevono la prosfora alla fine della Liturgia, quando salgono a baciare la Croce. E questa prosfora è chiamata "antidoro", che significa letteralmente "al posto dei doni", perché originariamente veniva data solo a chi non riceveva la comunione in quel momento, in modo che potesse almeno avere qualche prosfora come benedizione, anche se nella pratica corrente anche quelli che hanno ricevuto la comunione ricevono in questo momento anche un pezzo di prosfora.

 
Arcivescovo Luka di Zaporozh'e e Melitopol': sono entrato per la prima volta in chiesa a Pasqua, e sono rimasto nella Chiesa tutta la vita

A quale servizio si era inizialmente preparato? Come prendere decisioni difficili? Come, per volontà di Dio, si è formata la sua vita? Tra quali preoccupazioni vive? Quali ostacoli affronta e di cosa si prende maggior cura? L'arcivescovo Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha raccontato molto francamente queste cose al portale "Pravoslavie i mir" (l'Ortodossia e il mondo).

L'arcivescovo Luka (al secolo Andrej Vjacheslavovich Kovalenko) è uno dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, regge la diocesi di Zaporozh'e e Melitopol (dal 2010), ed è presidente del Dipartimento sinodale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca per la pastorale dei cosacchi dell'Ucraina e l'educazione spirituale e fisica dei giovani.

È Nato l'11 luglio 1971 nella città di Khartsyzsk, nella regione di Donetsk dell'allora Repubblica socialista sovietica ucraina. Nel 1992 è entrato all'Università medica statale di Donetsk. Nel 2000 ha sostenuto con successo la sua tesi per il grado magisteriale in medicina.

Nel marzo 1998, il metropolita Ilarion di Donetsk e Mariupol lo ha ordinato diacono. Nel maggio 1999 è stato ordinato sacerdote. Dal 1998 al 2002, ha fatto studi a distanza presso il Seminario teologico di Kiev, e dal 2002, sempre a distanza, all'Accademia teologica di Kiev. Il 25 dicembre 2003, al monastero della santa Dormizione di Svjatogorsk è divenuto monaco con il nome Luca, in onore di San Luca della Crimea. Il 29 aprile 2008 è stato elevato al rango di arcivescovo.

Il 23 dicembre 2010 è stato nominato rettore della diocesi di Zaporozh'e e Melitopol'. Nel 2012 è stato insignito del'ordine di III grado "Per i servizi alla regione di Zaporozh'e", in precedenza gli è stata assegnata un'onorificenza  popolare tra i "Grandi di Zaporozh'e".

Vladyka Luka risponde alle domande dei lettori

Pane e bucaneve

Vladyka, la prego, ci parli della sua infanzia, dei suoi genitori, di ciò che le hanno insegnato, per che cosa l'hanno punito, come avrebbe dovuto crescere secondo loro?

Mia madre, Zoja Fedorovna, è nata nel 1942 nella regione di Kursk, poi ha lavorato al controllo della qualità dei prodotti della fabbrica di impiantistica di Khartsyzsk. È una donna di villaggio, senza istruzione particolare, che si comporta secondo la famigerata "legge delle tre spighe". In autunno, dopo il raccolto, soprattutto negli anni 1946-47 anni, quando c'era una terribile carestia, andava nei campi con sua sorella per raccogliere qualcosa da mangiare.

Mia madre mi ha detto che hanno incontrato il capo di uno dei settori della fattoria collettiva. I bambini sono scappati, e lui, che era a cavallo, li ha picchiati con una frusta. È chiaro da quel che raccontano le persone che hanno vissuto in quei tempi, l'atteggiamento di riverenza per il pane. Per questo non amano parlare delle lezioni della storia. Anche mia madre non ne ha parlato immediatamente a me e a mio fratello.

Mi ricordo di avere avuto cattivi voti per difetti di calligrafia. Ho vinto le olimpiadi studentesche cittadine, ma non sono andato a quelle regionali a causa della cattiva grafia. Risolvo un problema, e se vedo un errore, lo cancello immediatamente, e ci riscrivo sopra, e il risultato non è bello.

Sono sempre stato assetato di conoscenze. In un modo interessante, mi aiutava mia madre. Mentre lavorava in cucina, ascoltava la radio, e poi mi raccontava le notizie interessanti. E di quel che ricordavo, io stesso parlavo a scuola, e questo mi meritava una buona stima. La mamma ancora oggi se ne ricorda spesso.

Il nome di mio padre era Vjacheslav, ora è morto. Per quanto mi ricordo, mio ​​padre nella mia vita mi ha castigato una sola volta. E per una colpa della quale non ero neppure da biasimare. Io non ho mai fumato, mentre i miei amici e compagni di classe si affumicavano. Tuttavia, andavamo a raccogliere mozziconi, e ne raccoglievo anche io per i miei amici. Trovandomene in fondo a una tasca (lui non fumava), per questo mio padre mi ha dato una lavata di capo...

Mi ha castigato in qualche modo, ma non mi ha picchiato – perché era molto allarmato per me. Con amici e compagni di scuola, quando avevamo 10 anni, alla vigilia dell'8 marzo siamo andati nella foresta per scavare dei bucaneve per le mamme. Non siamo andati lontano, un chilometro e mezzo, ma c'era ancora la neve. Il nostro percorso attraversava un campo arato in inverno, e la neve si era sciolta un po', sotto i piedi era così sporco che gli stivali affondavano. E poi, come scavare? Non avevamo portato con noi delle palette. Abbiamo trovato un elettrodo che spuntava, e con questo e con le mani abbiamo scavato la terra congelata solo per fare un regalo alle mamme. Ci sono poi venuti a cercare.

In famiglia avete avuto dei sacerdoti?

Nessuno. Mio nonno materno era lo starosta di una chiesa. Per questo è stato inviato per 3 anni alla "costruzione del socialismo" nel Donbass, dove erano state aperte le miniere. Erano i primi anni '20. Ma i nonni avevano lo stesso un angolo sacro, dove ardeva una piccola lampada, e gli asciugamani decorati erano appesi alle icone. Da bambino queste cose mi interessavano, ma i nonni parlavano della fede con molta cautela.

A volte la gente mi chiede: "Come mai celebrare la Pasqua era vietato in epoca sovietica, ma nondimeno tutti la celebravano?". Ricordo una luminosa Risurrezione di Cristo, quando avevo cinque anni o meno. I miei genitori non erano credenti, ma, tuttavia, a Pasqua mi portavano dalla nonna, e io chiedevo: "Papà, cosa bisogna dire?". E lui mi insegnava che dobbiamo dire: "Cristo è risorto", e la nonna ti rispondeva, "Veramente è risorto!". "E io per questo avrò un gelato?"

Pinzette, pinze e bisturi erano i miei giocattoli più amati

Spesso mi viene chiesto perché ho deciso di diventare medico. E dire che nella prima infanzia ho avuto un intervento chirurgico serio, per eliminare gli effetti di un trauma della nascita. Mi ricordo di un uomo in camice bianco che mi ha detto: "Tu diventerai un medico". Non so chi fosse, né perché me lo abbia detto, né perché fossi seduto tra le sue braccia. Ma mi sono ricordato questa storia per tutta la vita.

Mio padre era un radioamatore, aveva un'antenna, un apparato di chiamata, e per aggiustarli si serviva di pinzette, pinze e bisturi. Questi erano i miei giocattoli preferiti! Tutti i miei animali di peluche – gatti, cani – sono stati operati.

Mettevo su una sedia uno sgabello sotto la lampada – era il mio tavolo operatorio, indossavo guanti di straccio (allora non capivo, perché servissero guanti di gomma), e facevo interventi chirurgici. Io non volevo essere come gli altri, né guidatore di carri armati, né pilota né cosmonauta, solo un medico! I bambini giocavano con modellini di carri armati e di macchine, e questo a me non interessava, tra l'altro, io finora non ho mai avuto la patente di guida.

E ora, al posto di un camice bianco ha una tonaca nera...

E perché mai? Insegno in una scuola medica, ho più di 20 anni di formazione medica generale sul campo. Sono andato a lavorare in un ospedale fin da quando frequentavo la nona classe.

È stato difficile diventare studente in ospedale? Ha dovuto "allungare mance"?

No, i miei genitori erano persone molto semplici, e non c'è mai stato clientelismo. I miei genitori non sono mai andati all'ospedale dove lavoravo, e mia madre non sapeva la strada per arrivare all'istituto. Sono andato a un incontro con il direttore dell'ospedale, e lui si è sbarazzato di me; sono andato da lui ancora una volta e mi ha dato le spiegazioni. Era Vladimir Pavlovich Nadolskij, per più di 20 anni primario dell'ospedale. Forse mi stava solo mettendo alla prova?

A quel tempo, se si disponevi di esperienza di lavoro, al momento dell'assunzione ti aggiungevano uno o due punti. E quando c'era una concorrenza di 8 persone per un posto, quel bonus era molto prezioso. Ho poi fatto un passaggio da un blocco ospedaliero a un altro che, di fatto, era una sala pubblica per fumatori. Immaginatemi dopo la scuola, impegnato a lavorare per pulire questa "sala fumatori". A volte mi criticavano per il fatto che non era piena di fumo e sporca. Io mi scusavo: "Ma io ho pulito...". Tuttavia, la caposala era molto gentile con me e materna.

Allora tutti gli studenti delle classi superiori erano impegnati in corsi di formazione professionale. Ai ragazzi offrivano specialità "maschili", falegnami, autisti, tornitori, e le ragazze studiavano da sarte, infermiere, cuoche, segretarie. E io, naturalmente, feci domanda da "infermiere". Mi fu rifiutata: "è una specializzazione da donne". Ma ho vinto io, portando il mio caso al corpo educativo della città, il cui direttore mi ha permesso di specializzarmi assieme alle ragazze. Io ero l'unico ragazzo in una classe di ragazze.

Nel reparto di chirurgia dove facevamo pratica lavorava l'infermiera Elizaveta Vasil'evna, specialista di fasciature, una donna nubile, che aveva servito nella grande guerra patriottica. Era molto rigorosa, di principio e responsabile. Una volta mi disse: "Andrej, lascia che le ragazze lavino i pavimenti e portino i pappagalli, e vieni con me alle fasciature". E mi ha insegnato come fare le medicazioni.

Poi mi disse: "Ti interessa osservare un intervento?". Naturalmente, mi interessava! È così che sono entrato in sala operatoria, e poi i medici hanno suggerito: "Perché ti limiti ad andare e venire? Dai, aiutaci con i ganci (strumenti medici per divaricazioni – nda)". E alla fine della nona classe ero già diventato assistente ai lavaggi in sala operatoria.

Il lavoro del secondo assistente, per così dire, è il più nero e più sporco. Perché ci si deve rannicchiare sotto due chirurghi, in modo che questi possano fare quello che vogliono, aprire i bordi di una ferita, e creare un accesso decente per il chirurgo. Quando i muscoli del paziente sono tesi, l'anestesia non è abbastanza profonda, il paziente è sovrappeso – questo è molto difficile. Tuttavia, io ero coinvolto nelle operazioni, e le ragazze lavavano i pavimenti. E quando, dopo tutto questo, non sono stato accettato all'istituto per la prima volta, è stata una tragedia. Dopo un secondo tentativo fallito di entrare all'istituto, mi sono arruolato nell'esercito sovietico ...

A che età ha iniziato ad andare in chiesa? E chi ha giocato un ruolo in questo?

Dal momento che volevo entrare all'istituto, mia nonna paterna si è offerta di andare in chiesa a pregare. Là ho fatto conoscenza con un sacerdote. Di fatto, per me, è stata notevole la Pasqua del 1992, quando sono tornato dall'esercito. Ragazzi, amici e vicini mi hanno offerto di fare una passeggiata, ma era il Sabato prima di Pasqua, e quindi sono andato in chiesa solo per curiosità. Così, sono andato a una Pasqua – e d'allora in poi sono rimasto nella Chiesa.

I ragazzi se ne sono andati, ovviamente, ma io ho partecipato per la prima volta a una funzione. È stato molto interessante e in qualche modo un sollievo per l'anima. Ho iniziato consapevolmente a frequentare la chiesa dopo il giorno delle sante Mirofore. Sono andato dopo il servizio osservando il vecchio celebrante mentre andava e veniva, mentre porgeva la mano da baciare, mentre poneva qualcosa sulla testa. Quando si è rivolto a me, ho sentito una sensazione indimenticabile, per cui sentivo di dover andare in chiesa, a cercare questo anziano. Era vladyka Alipij (Pogrebnjak), che allora reggeva la diocesi di Donetsk.

Benedizione delle acque. Dnepr, Teofania 2013

Le era chiaro quello che leggeva il padre?

Non capivo niente! Sentivo solo "Cristo è risorto!", e non riuscivo a capire niente se non "Kyrie, eleison!" Provavo una sensazione che non posso descrivere, qualcosa che mi tratteneva in quella chiesa; mi presero per il braccio, dicendomi: Andrej, andiamo, che cosa stiamo a fare qui... e io: "No, io resterò ancora...".

Ricordo un'altra storia: nella decima classe eravamo in visita a Mosca, al cimitero di Vagan'kovo. A quel tempo ero il vice-capo del Komsomol della scuola, ed era una cosa tanto terribile da dire. Siamo entrati nella chiesa, ho osservato tutto con interesse, provando un brivido, e l'insegnante mi ha detto: "Andrej, tu sei del Komsomol che ci fai qui?", e io con quel tono minaccioso ho detto: "Devo conoscere il nemico di persona!"

Il medico è diventato oculista contro la sua volontà

Nella mia storia c'è stato un altro caso del genere, quando dicevo che non sarei mai stato un oculista, e lo sono diventato. Questo era prima della specializzazione, al quarto corso dell'istituto. Per otto giorni di fila abbiamo studiato le malattie degli occhi, e poi abbiamo dato le relazioni al professore. Ma lui era in viaggio, e le relazioni sono state esaminate dal professore associato, Zoja Filippova. Ho risposto a tutte le sue domande in modo adeguato. Lei mi dice:

- Le do un "4" (su 5).

- Per cosa?

- Non posso darle un "5".

- Come mai?

- Il cinque da noi lo dà solo il professore.

- Ma lei lo è, io ho consegnato il lavoro a lei.

- No, non posso.

- Guardi il mio libretto (ero già stipendiato dal Consiglio Supremo dell'Ucraina!), non ho un solo quattro.

Allora quello stipendio era di 40 grivne, e in realtà vivevo grazie a quello, i miei genitori non mi potevano aiutare finanziariamente. Allora ho detto: "Sa, io non sarò mai un oculista!" – infatti volevo essere un chirurgo. E lei dice: "Beh, non so che cosa accadrà se il professore lo saprà" - "Ma io non sono qui per i soldi, e ho risposto senza errori, basta che si metta nella mia posizione"

Teofania, Dnepr, 2013

Allora mi ha messo un "5". Era nel mese di settembre, e nelle vacanze invernali vado dal mio padre spirituale. Gli ho chiesto consiglio su cosa fare. Già pensavo al monachesimo, mi piaceva molto la chirurgia e la terapia, e anche la necroscopia. Naturalmente, non perché sia necessario aprire i cadaveri, ma perché l'anatomopatologo effettivamente "mette tutti i punti sulle i" del processo di sviluppo della morte, che si chiama tanatogenesi. Per me questo processo era molto interessante e molto importante.

E batjushka mi dice: "Va' e chiedi ad Aljosha". A Staryj Oskol viveva una persona molto interessante. La sua bambinaia lo aveva lasciato cadere nell'infanzia e sotto la settima vertebra cervicale non aveva niente di funzionante. Aljosha è per metà disabile, non ha mai studiato, ha gambe e braccia contorte, non parla. Come comunica con la gente? Ancor ora ho la pelle d'oca mentre lo ricordo! Muove un bastoncino su una tavoletta con l'alfabeto e risponde formando le parole. Abbiamo parlato insieme della farmacologia dei broncodilatatori. Scrive poesie! Il suo stile stile di scrittura è come quello di Aleksandr Sergeevich Pushkin.

Ero molto emozionato, e l'uomo che mi accompagnava gli ha detto, "Aljosha, ecco Andrej, che sta studiando all'istituto di medicina, pensa al monachesimo e non sa come scegliere una specialità. Gli piace la terapia, la chirurgia e la necroscopia. Ma non è bene che un monaco abbia a che fare con cadaveri, e anche la chirurgia, con corpi nudi, non è abbastanza decente. Per il monastero sarebbe un ottimo terapeuta".

Aljosha dice: "Sì, come terapeuta sarebbe buono, ma io farei l'oculista". Io mi sento interiormente turbato. E padre Vasilij, che mi ha accompagnato, dichiara: "Aljosha, con una specialità così ristretta, a che servirebbe un oculista nel monastero?». E lui ripete: "Sì, come terapeuta sarebbe buono, ma io farei l'oculista". E padre Vasilij non ha più parlato con lui di questo argomento. Vengo dal confessore, e lui mi chiede: "Padre, come va?!" Rispondo: "Per una volta nella sua vita, non ho fatto obbedienza, e ora mi dispiacerà per tutta la vita...".

Allora il padre spirituale mi ha suggerito di pregare, tirando a sorte. Ho messo sotto il Vangelo due foglietti di carta con su scritto "terapeuta" e "oculista", senza considerare la chirurgia come opzione. Ho pregato, ho letto il Vangelo, l'Apostolo, ho recitato il canone al Salvatore, prendo un foglietto – oculista! Oh Signore, non può essere così? Ho ancora letto l'Acatisto al Salvatore e l'Acatisto a san Nicola, e ho preso uno dei foglietti per la seconda volta – di nuovo, oculista!

Oh Signore, non può essere questa specialità, io non voglio essere un oculista. Ho messo i foglietti per la terza volta sotto il Vangelo, li ho mescolati un paio di volte... E quando ho pregato per la terza volta, mi sono reso conto: "Pazzo, che cosa stai facendo?". E non ho più aperto i foglietti, fermandomi a quello per cui ero stato benedetto.

Con le autorità di Zaporozh'e alla fiera del Pokrov

Di ritorno dal sacerdote, sono subito andato dal professore, capo del dipartimento di oftalmologia, e gli ho chiesto di impiegarmi. Mi ha proposto di esaminare i pazienti operati di cataratta, per padroneggiare alcune competenze prima di guardare il fondo dell'occhio. Quando ho visto la prima volta il fondo dell'occhio, mi sono incuriosito di questo settore della medicina. A quel tempo nella città di Makeevka curava assieme a me Nina Timofeevna Soldatenko – una personalità molto interessante, di alta professionalità e allo stesso tempo veramente come un soldato – era severa sia in famiglia, sia in ufficio.

Sono andato a lavorare il lunedì, e lei mi ha chiamato il venerdì e mi ha chiesto: "Andrej, vuoi essere un oculista?" – "Certo," rispondo. - "Ecco, tu sei in servizio da domani." "Ma io lavoro qui solo da una settimana, non so ancora molte cose». – "Sai come usare una lampada a fessura? Sapete come rimuovere una pagliuzza dagli occhi?" – "Me lo ha mostrato lei...".

Per inciso, Makeevka è una grande città, alcune centinaia di migliaia di persone – miniere, fabbriche! "Se arriva qualcosa che non sai – leggi un libro, se è qualcosa di grave - chiamami". E lei mi ha insegnato tanto, dalla seconda settimana mi ha seguito a consultare i pazienti, mi ha consigliato quali articoli leggere, ne ha discusso con me. Per me è stata una buona scuola professionale. Ho sostenuto la tesi di magistero "Interruzione dell'adattamento nel trauma smussato dell'occhio" quando lavoravo nell'ospedale traumatologico regionale.

Battesimo nel Dnepr

C'erano casi gravi?

Lo erano tutti. Ricordo un caso (arcivescovo dimostra letteralmente con le dita come era ferito l'uomo): Questa è l'orbita, qui gli occhi, qui sono i muscoli, quattro linee rette, due oblique. C'è anche uno spazio riempito di tessuto adiposo, vasi sanguigni, nervi... Il mio caso era un giovane che aveva la parete inferiore dell'orbita colpita da un coltello! Di 25 centimetri 10 erano trafitti! E non provava dolore, né ai vasi né ai nervi né ai muscoli! Aveva conservato interamente la vista. Questo è un caso molto interessante. Ho trattato la ferita per non far sviluppare suppurazione, e una settimana dopo, il ragazzo è uscito sano dall'ospedale.

Si è laureato a pieni voti?

No, nel certificato avevo 5 quattro. Ma i compagni di classe che hanno vinto la medaglia me l'hanno appuntata addosso. Le mie materie preferite erano la matematica, la fisica, la chimica, la biologia. Amavo anche la letteratura. Abbiamo avuto un ottimo insegnante, Nina Nikolaevna, però, solo per un anno e mezzo: in classe ottava [terza media, ndt], quando si studia l'età d'oro della letteratura, e all'inizio della nona. E lei ci ha insegnato a scrivere saggi.

Ora gli studenti copiano da Internet e non pensano, e la metà della classe presenta lo stesso testo. Ed è così che si innamorano della letteratura! Nina Nikolaevna conduceva serate letterarie, è da lei che ho imparato a conoscere Vysotskij, ascoltavo le sue canzoni, leggevo tutto "Evgenij Onegin". E quando sento dire che questa è letteratura straniera, mi dispiace molto, o che "Dostoevskij è cattivo", o che si dovrebbe leggere "Harry Potter", questo mi colpisce, è solo barbarie! Perché io in terza media riuscivo a capire, e i bambini di oggi non ci riescono? Perché li inganniamo?

Ma le lingue sono state un problema per me – sia il russo sia l'ucraino. Nel contenuto degli scritti sono sempre stato buono, ma l'ortografia soffriva. Anche all'istituto non potevo farci niente – per due anni ho dovuto scrivere i saggi per due volte. La prima volta ho fatto 8 errori, la seconda volta – 12. La terza volta ero già entrato nel reparto di preparazione, e grazie allo studio sono stato in grado di superare gli esami scritti.

Il fuoco santo

Il giorno dopo gli esami appendevano solo due liste, e io dopo ogni esame venivo regolarmente a controllare se il mio nome era sulle liste. E se negli anni precedenti appendevano alcune pagine per  i saggi, ma questa volta c'era solo un pezzo di carta in cui non c'era il mio nome. Mi avvicino e chiedo: "Queste sono tutte le liste?" Mi dicono, "Vai via, a te non è stato richiesto un saggio" – come me ne ricordo (sorride).

Ora al checkpoint dove facevano i turni di guardia, è stata costruita una chiesa

È stato membro dei pionieri o del Komsomol?

Ero costantemente un capoclasse, vice-organizzatore del Komsomol della scuola, e partecipavo attivamente alla raccolta della carta di recupero. La mamma mi rimproverava, e mi chiedeva di rimanere a casa, e io rispondevo: "Se non lo faccio io, chi lo farà?".

E non aveva dilemmi: fare le cose "come diceva il Komsomol" o " come diceva la coscienza"?

Sono stato presidente della commissione per l'ammissione al Komsomol, che comprendeva sia komsomolisti sia insegnanti. E così, al fine di diventare un membro del Komsomol, lo studente doveva prima passare per una commissione, e quindi era ricevuto nel comitato del Komsomol. E ci sono stati momenti in cui dicevo agli insegnanti: "Andrej, beh, è un bravo studente," ma obiettavo, "Però non sa cos'è il centralismo democratico, non può essere un membro del Komsomol!". E i ragazzi piangevano a causa mia ... E ora ci sono i canoni della Chiesa, che devo osservare.

Dove ha svolto il servizio militare, che ruolo ha svolto l'esercito nella sua vita, le è stato difficile obbedire agli ordini?

Tutta la mia vita io sono stato circondato da persone buone che mi hanno aiutato, perciò non ho avuto difficoltà. Nemmeno nell'esercito. Non sono entrato nell'istituto nel 1988, ho lavorato come inserviente, e di nuovo non sono entrato nel 1989. Poi mi hanno spinto a entrare nei corsi di preparazione serali all'istituto. Lavoravo durante il giorno, la sera andavo da Khartsyzsk all'istituto a Donetsk.

Il decano del reparto, Nikolaj Ivanovich Tarapata, ci ha immediatamente avvertito di non cadere in eventuali trucchi, come gli "studenti dell'ultimo minuto". Allora gli esami finali presso il reparto di preparazione erano considerati esami di ammissione all'istituto. E poi al lavoro mi hanno portato l'avviso di reclutamento.

Per me è stata una tragedia! Pensavo di essere già all'istituto, i militari mi hanno concesso una proroga fino alla primavera, per venire incontro al mio desiderio di diventare medico. Ma allora non entrare nell'esercito era una vergogna! Non eri arruolato solo per il codice medico "7B", cioè, malattia mentale. "E tu saresti un caso 7B?"

Fino al termine del servizio militare, incontravo le altre reclute, ci si frequentava, io misuravo loro la pressione, invitavo gli amici a non fumare. Beh, per servire – era un servizio. Sono andato dal decano dell'istituto, e lui non mi ha detto che era necessario prendere un congedo accademico! Ebbene, quest'uomo gentile, Aleksandr, ha cercato i miei genitori, che hanno scritto a mio nome la relativa dichiarazione e l'hanno consegnata all'università. E per non perdere un altro anno, dopo il servizio militare sono tornato al reparto di preparazione.

Anche quando noi reclute eravamo sul treno per Kiev, i commilitoni mi soprannominavano "il dottore". A quanto pare in qualche modo sembravo diverso dagli altri. E se sul vagone quelli sui due ripiani inferiori dormivano, e anche i terzi posti erano occupati, mi hanno dato una cuccetta sul secondo ripiano: "il dottore deve dormire!".

Ho fatto il servizio militare a Mukachevo. In tutti i documenti il luogo del servizio era considerato una "Base di riparazioni", ma in realtà era un centro di avvistamento spaziale. Sono stato assegnato alla compagnia di protezione, entro un giorno sono andato al posto di guardia. E ho cominciato a prestare servizio al checkpoint, aprendo e chiudendo il cancello. Ora su questo checkpoint, dove ho iniziato a servire, hanno costruito una chiesa.

Inclusione della capsula commemorativa nella fondazione della cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij in Kamyshevakha

Due anni fa ho suggerito ai preti a me vicini, "Andiamo, vi mostro il luogo dove ho servito." E abbiamo incontrato il mio comandante di compagnia. Gli dico: "Ovviamente, non si ricorderà di me. Soprattutto perché ora ho la barba. Kovalenko, arruolato nel 1989 anno, congedato nel 1991. E dice: "Sa, mi ricordo di lei. Era più denso di tutti gli altri".

Ci hanno arruolati in autunno, e nel mese di aprile si è dimesso l'istruttore medico, e hanno dovuto scegliere al suo posto qualcuno tra i militari. Io avevo il diploma del corso per infermieri giovani al reparto di formazione professionale, oltre ad aver visto il titolo di "giovane medico" all'università popolare.

C'era un concorrente dall'Uzbekistan, un ragazzo che aveva un diploma di infermiere. Ma il capo, Leonid Ivanovich Nesterenko, ha scelto me. Ci chiamavamo al telefono, tenendoci in contatto periodicamente. Così sono andato all'infermeria, dove già si era ammalato il caposquadra. Leonid Ivanovich era un uomo molto severo, amava tanto la pulizia che all'ospedale non sapevamo dove nasconderci! Controllava come pulivamo, i gabinetti, i lavandini. Gli sono grato per avermi insegnato l'ordine, ma soprattutto perché stavo facendo ciò che amavo, la medicina.

Non ricorda per caso qualche storia militare interessante?

Eccone una. Durante il colpo di stato d'agosto mi trovavo nell'esercito, ma nessuno mi aveva segnalato l'evento. Chiamano al telefono: "Pronto, qui è Kvadrat". Ma santo cielo, ci prendono in giro?! E io rispondo: "E qui è Krug [cerchio, ndt]!" – "Aaaaaaaaaa – in risposta – qui è il colonnello Kvadrat! Del servizio medico dell'esercito! Sergente, riferisca quanto personale avete in ospedale!". E così via... Io penso, "Oh, Signore! Beh, in realtà sono già quasi smobilitato, e dovevo cacciarmi in un guaio del genere". Ma non è successo niente.

Ricordo ancora il caposquadra della compagnia, che non mi amava perché tutti ricevevano pacchi di cibo e sigarette, da cui poteva trarre profitto. E i miei genitori, a mia richiesta, mi inviavano solo libri di fisica, chimica, biologia e le riviste mediche a cui ero abbonato.

E non si è trovato di fronte episodi di tirannia, in quanto tale?

Nell'esercito, a Mukachevo, prendevamo i canali TV dell'Ungheria e della Repubblica Ceca, che dopo mezzanotte mostravano tutti i tipi di trasmissione piccante. La TV era nella camera di Lenin al terzo piano, e i veterani erano riusciti a modificare in qualche modo i sigilli per vedere le trasmissioni. Alla finestra di fronte alla piazza, mettevano una guardia giovane per prevenire il passaggio del turno di guardia. A volte dimenticavano di "sollevare dalla guardia" questi ragazzi, ed è pesante non dormire la notte. Quanto a me, non mi facevano mai alzare: "il dottore deve dormire".

Ho già detto che come capo dell'unità medica ero abituato alla disciplina. C'è stata una situazione in cui la disciplina potrebbe avermi salvato la vita. Non so quali potrebbero essere state le conseguenze. La nostra unità militare faceva turni di combattimento, a guardia del sistema di avvistamento spaziale. E all'improvviso c'è stato un blackout del sistema radar! Se questo durava più di 12 minuti, il comandante era messo sotto processo. Questa era una cosa terribile! In poco tempo abbiamo messo tutto a posto, ma, tuttavia, abbiamo subito un grave "rapporto di volo", in particolare dalla parte direttamente sotto il Comando di Difesa Aerea di Mosca.

Giorno dell'indipendenza, 2012

Si è scoperto che la causa era un topo che aveva rosicchiato i cavi. Ed eccomi qui, come istruttore medico. E nonostante il fatto che avessi messo regolare veleno per topi! E la colpa di chi è? Dell'infermeria! Non aveva avvelenato i ratti! E io dico, "Mi scusi, ecco il resoconto – una certa data, due giorni fa, ho messo il veleno, esaminare tutto. Di che tipo di veleno c'è stato dato dal magazzino, io non sono responsabile! Se il topo l'ha mangiato e non è morto, perché io sono qui?" E questo resoconto diligente e completo mi ha salvato!

Una bambina poteva salvarsi solo con un'operazione, ma dopo il battesimo i sintomi sono scomparsi

Credo che uno studente alto, interessante, intelligente fosse ammirato dalle ragazze? Ci sono state delle storie, degli incontri?

Sì, certo, c'era una ragazza a scuola. In genere ci consideravamo come un fratello e una sorella, avevamo concorso al "giovanr medico", andavamo sempre insieme. Aveva vinto un premio "Miss scuola", era bella, un'acrobata, candidata a un magistero sportivo. Ma poi mi ha detto in faccia: "Sei troppo intellettuale, io sono bella, non voglio condividere la mia bellezza con te". Gloria a Dio per ogni cosa...

Non prova mai rimpianti per avere solo figli spirituali, non figlie e figli carne della sua carne, sangue del suo sangue?

Sapesse quanti figli spirituali che ho! Ho figliocci, ho nipoti, amo i bambini. Mio fratello maggiore ha tre figli.

È diventato monaco con il nome di Luka in onore di San Luka (Vojno-Jasenetskij): è stato per lei un modello di ruolo?

L'ho voluto e l'ho chiesto in anticipo a padre Arsenij, ora vladyka Arsenij – superiore della Lavra di Svjatogorsk. Il primo libro che il padre spirituale mi ha dato da leggere quando ero una matricola, era un libro auto-pubblicato su san Luka. Volevo essere come lui. E gli ho chiesto: "Padre Arsenij, se è possibile, per favore, mi piacerebbe avere il nome monastico di Luka".

E lui: "Ah, sì? Vorresti dunque una prenotazione?" Ha un senso dell'umorismo molto sottile, delicato: "Potrei chiamarti Pavsikakij: un bel nome da tenerti per tutta la vita". Un padre confessore mi ha detto che molto tempo fa alla Lavra di Pochaev c'era un monaco con un carattere difficile, che è andato dal superiore e gli ha chiesto: "Tonsuratemi, tonsuratemi". E quello lo ha tonsurato con il nome di Gad (Gad è uno dei profeti della Bibbia, nda, ...ma in russo significa "farabutto", "canaglia", ndt). Immaginate un po': "Padre Gad, vieni qui!".

Al rasoforato mi hanno tonsurato con il nome di Damian. Ero sconvolto – perché Damian, quando volevo Luka. Ma il mio padre spirituale mi ha spiegato che è una cosa buona quando al rasoforato e al monachesimo si tonsura con nomi diversi, e il monaco  è ricordato in preghiera in più modi. E così, quando ho sentito al monachesimo: "Il nostro fratello Luka" – mi ero già calmato e mi ha fatto molto piacere.

Chi la chiama abitualmente con il nome secolare Andrej?

Mia mamma.

Quest'educazione medica l'ha indotta a promuovere il progetto di beneficenza "L'amore è misericordioso"?

No. Con la benedizione dell'arcivescovo Ilarion avevo servito come sacerdote in una chiesa, e in quel tempo mi aveva incaricato di preparare una sala di preghiera all'ospedale regionale dei bambini a Donetsk. Questo per me è stato un'ottima scuola, dove ho visto i miracoli di Dio, e una scuola di compassione. È per questo che voglio aiutare i bambini. Tra l'altro, non aiutiamo una persona in particolare, lo scopo del progetto è raccogliere fondi per acquistare attrezzature che possono aiutare molti bambini! Questa è una posizione di principio.

È stato testimone di guarigioni miracolose?

Sogno spesso gli occhi di un ragazzo morto, a cui ho dato la comunione, e che letteralmente poche ore dopo è morto di un tumore al cervello. La storia, si può dire, è sintomatica. I genitori di questo bambino erano in grande conflitto, e la nonna aveva deciso di andare da un medium a chiedere aiuto.

La madre e il padre si sono riconciliati, e tre settimane dopo al loro figlio era già stato diagnosticato un tumore non operabile al cervello. In realtà, di punto in bianco! Anche se è un caso raro che un simile tumore appaia improvvisamente. Un medium – tre settimane – la morte di un bambino. Come spiegarselo? La gente va dai guaritori, e infatti nel Vecchio Testamento si afferma chiaramente: "Fino alla settima generazione colpirà coloro che si rivolgono a cartomanti, indovini, e simili."

Quanto ai miracoli... La prima bambina che ho battezzato all'ospedale, Kristina, è diventata adulta. Le era stata diagnosticata la malattia  di Hirschsprung, cioè il collasso dell'intestino crasso per mancanza di gangli nervosi. Nell'intestino della bambina erano in atto processi di degrado, il suo organismo si stava auto-avvelenando. Si poteva salvare solo con un'operazione di rimozione dell'area interessata dell'intestino.

La nonna era una credente, e a suo tempo aveva lavorato come assistente del professor Kush –famoso chirurgo pediatrico a Donetsk, un accademico, una persona molto interessante. Ancora studente, l'ho incontrato un paio di volte. Così, la nonna è venuta da me per un aiuto di preghiera, e ho suggerito di battezzare la bambina in ospedale.

Che ne pensate? Dopo il battesimo hanno preparato Kristina per l'intervento chirurgico per determinare l'estensione dell'operazione, facendo la colonografia di controllo (radiografia con contrasto), ma non aveva nulla, stava perfettamente bene!

L'amore è misericordioso

C'era anche Angelinka, che Dio la riposi. Attraverso la morte della bambina i genitori sono venuti a Dio. La bambina era nata con insufficiente produzione di surfattante polmonare – una sostanza che ricopre gli alveoli dei polmoni e impedisce loro di attaccarsi insieme. È importante che un neonato faccia il primo respiro, e quando manca questa sostanza, il bambino cade in un sonno leggero, non può fare il primo respiro, e muore. Sua madre non era battezzata. Per 40 giorni i medici hanno lottato per la vita della bambina, i genitori in questo momento sono stati battezzati, si sono sposati, abbiamo fatto preghiere...

Ma non sono riusciti a salvare Angelinka. Questa, naturalmente, è stata una tragedia per i genitori. Ma circa un anno e mezzo dopo, mentre compio una preghiera, si apre una porta, arriva una giovane coppia. Un uomo con una barba folta così. "Buongiorno, batjushka, non ci riconosce?" - "Mi dispiace, non mi ricordo di voi", – "si ricorda di Angelinka?" – "Sì." – "Attraverso di lei siamo venuti alla Chiesa, abbiamo capito che eravamo peccatori, e che ora la nostra Angelina – è un angelo che prega per la nostra famiglia. Andiamo ai monasteri, siamo grati a lei, grati a Dio, che ci ha fatto passare attraverso la tribolazione sulla terra, ma ci ha portati a noi stessi".

Mi permettono l’ingresso nel reparto di terapia intensiva mi ha permesso. A volte, battezzo fino a 10 neonati in un giorno, in scatole, incubatori, prematuri. Poi viene la notte.

Ha detto una volta che si diventa sacerdoti per provvidenza di Dio.

Vladyka Ilarion, metropolita di Donetsk e Mariupol, mi ha incontrato in ospedale. E ha detto: "Non vuole percorrere un altro cammino? È un medico?" – "No. Sono al sesto anno". – E ancora: "Non vuole percorrere un altro cammino? Il padre spirituale? ". Io ero in qualche modo imbarazzato. "Allora, venga a trovarmi". – "Va bene".

Appena parlato, mi metto a pensare. Chi sono io? Sono solo uno studente. E questo è un vescovo! Lo vado a trovare alla funzione, e mi dice al momento dell'unzione alla Veglia: "Ha pensato alla mia offerta? Venga nel mio ufficio".

Signore, io voglio fare il medico, mi rimangono diverse cattedre, la prospettiva è normale. Ancora una volta, ho ignorato l'invito. La terza volta che mi ha chiesto in qualche modo severo: "Si è deciso di venire a trovarmi?", sono andato dal padre spirituale, e lui ha detto: "Non sei tu che l'hai cercato, accettalo come volontà di Dio".

Ho accettato, sono andato da vladyka, mi ha dato perfino la sua tonaca. Non sono stato neppure per un giorno suddiacono né sacrestano, neppure un giorno! Alla settimana della Croce, al sabato, mi ha ordinato diacono, per me era così insolito! Tutto era nuovo, non solo che mi era permesso di andare all'altare, ma che ero diventato un membro del clero.

Il progetto caritativo dimostra che nel nostro cuore sono caldi l'amore e la misericordia

Quali sono le cose buone che è riuscito a fare nel corso del progetto di beneficenza "L'amore è misericordioso", che ha fondato nella zona?

Il 5 aprile abbiamo condotto un telethon regionale, raccogliendo oltre 900 mila grivne, ma anche adesso raccogliamo denaro, e la gente dona il sangue, ci sono più di un migliaio di donatori, per più di 400 litri di sangue! A volte non si può credere che ci possano essere risultati, che insieme possiamo fare molto. I media centrali spesso non registrano tali eventi, ma solo scandali, chiacchiere vuote... Fortunatamente, i nostri media regionali stanno per accogliere, sostenere e promuovere buone iniziative.

Sua Beatitudine il metropolita Vladimir ha donato 30.000 grivne al progetto "L'amore è misericordioso"

Quali attrezzature mediche è riuscito a comprare l'anno scorso?

Grazie al progetto, nel 2012, abbiamo raccolto più di 1 milione di grivne. Per l'ospedale pediatrico regionale abbiamo acquisito attrezzature molto costose, come quelle di "Okhmatdet" nella capitale: analizzatori biochimici per determinare la concentrazione della chemioterapia in un dato momento. Questo strumento è molto importante, perché se si riduce la dose, non ci saranno i risultati richiesti, se la si aumenta – la "chemio" uccide ogni essere vivente. Ora i nostri medici possono iniettare la giusta quantità di chemioterapia.

Inoltre, la maratona televisiva ha ottenuto un monitor cardiaco (per pazienti gravemente malati in chemioterapia) e duecento linee per pompe di infusione, una centrifuga da laboratorio, un termostato per sistema di sterilizzazione, un sistema di sterilizzazione dell'aria "Aerolife". Abbiamo anche aiutato l'ospedale pediatrico n. 5, dove operano i bambini, ad acquistare un apparato respiratore tubo-dispensatore, e 30 pompe per insulina per i bambini con diabete, aiutandoli a migliorare la loro qualità di vita.

Dono delle apparecchiature multidisciplinari al sanatorio per bambini

Questa primavera è stato acquistato un fotometro fotoelettrico per il dispensario del sanatorio regionale. Questo progetto di beneficenza dimostra che abbiamo molte persone premurose e che nei nostri cuori sono ancora caldi l'amore, la misericordia, la compassione, e quindi vi anche la spiritualità.

Chi ha sostenuto l'appello a donare il sangue per i bambini malati di cancro?

I sacerdoti della diocesi, il governatore Aleksandr Peklushenko e il personale dell'amministrazione regionale, il sindaco di Zaporozh'e Aleksandr Sin, i deputati della città, uomini d'affari, residenti della zona, operatori dei media, "Ukrposhta", militari, forze dell'ordine, i lavoratori della procura generale e del Ministero delle situazioni di emergenza, operai...

Ho paura di dimenticare qualcuno – è stato un fenomeno di massa. E tutto questo con l'appoggio dei media. Io non sono un leader, sono un semplice uomo che chiede alla gente, ma questa ascolta!

C'è stato un caso che mi ha toccato. L'anno scorso, quando i sacerdoti hanno consegnato cassette di donazioni, qualcuno ha donato 4500 euro! Non sappiamo chi sia. Quest'anno, nella stessa chiesa, hanno messo 10.000 euro! Ciò significa che la gente si fida di noi.

Oppure gli anziani: in una delle parrocchie mi danno una lettera. Penso che probabilmente sia una denuncia. E mi dicono: "Vladyka, legga, questa non è una lamentela!". Apro, e c'è un bigliettino: "Dalla famiglia Ivanov, per esempio, Lidija Ivanovna – 20 grivne, da Zoja Mikhajlovna Petrova – 30 grivne, da un altro – 500 grivne...". In tutto, 1100 grivne per i bambini malati. La nostra gente è semplicemente incredibile!

Pasqua a Khortitsa, 2012

Quanti sacerdoti ha ora la diocesi di Zaporozh'e, c'è una carenza di clero, e com'è fatto il nostro "batjushka medio?"

Nella diocesi ci sono oltre 200 sacerdoti. L'età media è di circa 40 anni. Naturalmente, sono tutti diversi, con il proprio carattere e propensioni, ma posso garantire per tutti nelle questioni di servizio. Il sacerdote è in vista, non gli si perdonano passi falsi, per questo abbiamo una rigorosa disciplina. Tutti cercano di lavorare con i bambini, di assistere i carcerati, gli anziani nelle case di cura.

Abbiamo alcuni sacerdoti molto istruiti, ma alcuni sono stati ordinati ai loro tempi senza un'adeguata istruzione. Ora, grazie a Dio, stiamo per aprire una specializzazione in teologia, abbiamo l'opportunità di dare ai nostri sacerdoti una formazione teologica, e allo stesso tempo fornire un diploma statale. L'università privata classica di Zaporozh'e è la prima che ha ottenuto la licenza in Ucraina.

Nel progetto di quest'anno "L'amore è misericordioso," abbiamo raccolto circa un milione di grivne. Di tale importo, oltre 400 mila le hanno raccolte i sacerdoti (inclusa quella donazione di 10 mila euro). Che dire di questo? Il fatto che la gente ascolta un sacerdote.

Incontro con le reliquie di san Teofane il Recluso

Ma c'è una carenza di clero: i preti non vogliono servire nelle zone rurali, in particolare i giovani. Tutti chiedono parrocchie urbane. Io penso a me stesso: "E tu vorresti andare in un villaggio?" Il Signore mi ha guidato in modo che potessi essere un medico, e divenire arcivescovo, ora vivo in una città enorme. Eppure, ho vissuto quasi cinque anni nella foresta, nel vero senso della parola. La diocesi di Konotop è una vera foresta. Ci vivono 300 mila persone, e ho servito lì, e grazie a Dio, non mi sono lamentato. E ho vissuto nel deserto di Glinsk, un monastero circondato da boschi e paludi, a 20 chilometri dalla città.

Ha dato molta attenzione alle giovani generazioni – i giovani cosacchi, gli allievi delle scuole domenicali, gli orfani; ha promosso per primo la festa di sant'Aleksandr per la gioventù ortodossa, la diocesi ha preso sotto la sua ala protettiva un'orchestra sinfonica per bambini unica nel suo genere. Ha molti giovani nelle chiese?

I giovani sono attratti dalla fede, la ricercano, pensano, si interessano. Di fatto, questo è un investimento per il futuro, un cura per il futuro dello Stato. Se li perdiamo... Abbiamo bisogno di aiutare i pensionati, i solitari, i malati, ma l'educazione dei giovani viene alla ribalta. E il patriarca Kirill ha dato questo compito – il lavoro con i giovani.

Ha chiamato pubblicamente estranei a noi i cittadini di Zaporozh'e che celebrano la festa di san Valentino, invece di onorare i pii e venerabili coniugi Pietro e Febronia di Murom.

Sì, e lo farò finché avrò forze sufficienti. È difficile resistere alla grande industria che fa soldi con tutti questi orpelli para-festivi di cartoline, caramelle e fiori, ma è impossibile rimanere in silenzio. In genere si tratta di una questione separata – questa pseudo-festa che ormai anche in alcune scuole materne gli insegnanti celebrano con i bambini. E quando inizi a chiedere perché celebrano, di fatto, un'antica giornata di fornicazione, scrollano le spalle. Dicono che tutti la festeggiano e lo fanno anche loro, nessuno ricerca le fonti...

Lei cerca anche di convincere di non includere nei programmi di scuola opere di scrittori di temi ultraterreni e di magia, e ha avviato l'iniziativa di un codice etico ucraino. Che pericolo comportano per gli scolari il libro di Edward Lucie-Smith "L'erotismo nelle opere d'arte", "L'Alchimista" di Paulo Coelho e Harry Potter di J. K. Rowling, ormai ovunque un eroe per i bambini?

Nel libro "L'erotismo nelle opere d'arte" non c'è "erotismo", ma una propaganda dell'omosessualità. Per esempio, una delle immagini si chiama (vladyka fa una pausa, pensando se valga la pena dire ad alta voce il nome della figura) "La masturbazione di un santo!" Formalizzata come un'icona, un uomo seduto con un'aureola e il titolo... Come dovrei trattarla?

Così un'giornalista mi rimproverava nel suo articolo, dicendo, Luka è più santo del papa e del patriarca. Ma come dovrebbe reagire la gente quando insultano la sua fede? Io sono indignato e apertamente contrario a queste cose.

Incontro con le reliquie di san Teofane il Recluso

Ho letto "L'alchimista": quando tutto diventa un segno, di fatto, tutto è una superstizione! È assurdo dire che non è necessario leggere Dostoevskij, purché i bambini leggano 8 libri di Harry Potter. Quello è un mondo completamente diverso, un mondo irreale, la fantasia di un ragazzo malato di mente.

Tutto questo nella vita spirituale si chiama "il mondo degli spiriti maligni", qui presentato come un mondo molto felice. Il bambino perde la nozione del bene e del male. E pensa già che quest'altro mondo non sia del tutto terribile. E quanti bambini sotto l'influenza di questi libri cercano di compiere evocazioni magiche? Quanti bambini si sono suicidati come conseguenza? Brava gente, pensate a ciò che si date ai vostri figli?

Otto giorni lavorativi

Quanto dura il suo giorno di lavoro?

Oggi è iniziato alle 9 del mattino, ora sono circa le 19, e ho ancora in programma alcuni incontri. Dormo molto poco. Per esempio, cerco di vedere e leggere tutto ciò che pubblicato sul sito della diocesi. C'è lavoro da fare con i documenti, è necessario leggere tutto, pensare, affrontare situazioni conflittuali.

Una settimana lavorativa di sette giorni?

Di otto! E il personale – l'autista, l'assistente di cella, mi chiedono: "Vladyka, faccia in qualche modo un giorno di riposo," e anche i medici lo raccomandano. Capisco che ci si può fulminare di lavoro. Ma questo non è lavoro, e il mio servizio, il mio dovere.

Quindi, lo richiede lei! Sarebbe peggio se tutti venissero da lei solo un giorno alla settimana...

Quando ho finito il magistero ero preparato, e già sapevo che il sacerdote ha più lavoro del medico. E c'è stato un momento dopo la licenza di magistero, proprio due giorni dopo, quando sono andato al lavoro, e si scopre che nel mio servizio il giorno è libero. E ho realizzato con orrore, che non dovevo andare da nessuna parte. Ma, come, io, senza nulla da fare?

È facile ottenere un appuntamento personale con lei?

Da una parte sì, dall'altra no. Il fatto è che io non resisto a stare molte ore in ufficio, aspettando che qualcuno venga a consultarmi. Ma di ogni visitatore si occupano completamente il cancelliere padre Gennadij o il segretario diocesano padre Leonid, e suggeriscono come risolvere un problema particolare; nella maggior parte dei casi il mio intervento non è necessario, anche se sono a conoscenza di tutte le richieste.

Se una persona richiede un incontro personale, fisso un tempo conveniente. Inoltre, ho una e-mail, a cui mi può scrivere chiunque. In questa modalità, sono a disposizione di tutti, e non c'è bisogno di un incontro diretto. Cioè, sono disponibile 24 ore al giorno. La mia giornata si conclude sempre con un controllo della mia casella di posta elettronica.

Con sua Beatitudine il metropolita Vladimir

Proseguendo il discorso sulla salute: come si tiene in forma? Ha un sport preferito e incoraggia le attività sportive tra i sacerdoti della diocesi?

Dobbiamo prenderci cura di noi stessi. Per quanto riguarda lo sport, fin dall'infanzia ne ho praticati diversi: ora la boxe, ora il tennis. Ma più di tutto la pallamano. Abbiamo avuto una buona insegnante, Ljudmila Zakharovna. E andavamo tutti in cortile con lei.

Facevo sport alla mattina presto. Mi svegliavo alle cinque e mezzo, alle sei andavamo in palestra, ci addestravamo fino alle sette e mezzo, così avevamo il tempo di andare in classe. Mi piaceva molto. Senza dubbio incoraggio l'attività sportiva dei chierici; del resto, dirigo il dipartimento sinodale per l'educazione fisica dei giovani. Quindi questo è un mio dovere.

Legge pubblicazioni secolari, giornali, classici, libri di autori contemporanei? Da quali letture è stato impressionato?

Fisicamente, non ho tempo di fare tutto ciò che sarebbe auspicabile e necessario, ma ogni giorno do uno sguardo ai principali siti – cittadini, regionali, nazionali. Sono rimasto molto colpito dalla lettura dei libri di san Luca, da "L'estate del Signore" di Shmelev, dalle opere di Bulgakov, per esempio gli "Appunti di un giovane medico" che per me sono stati molto interessanti. Ma non ho potuto leggere "Il Maestro e Margherita", l'ho iniziato alcune volte ...

Ricordo anche "La guardia bianca", "Uova fatali". "Cuore di cane" mi è piaciuto molto. Di fatto, è la quintessenza di tutta la bioetica! Mi è piaciuto anche il film, in cui Evgenij Evstigneev interpreta perfettamente il professor Preobrazhenskij.

Quale musica è per lei un "balsamo per l'anima"?

Classica! Ecco perché sosteniamo anche un'orchestra sinfonica per bambini – perché amo davvero la musica classica. Amo cose diverse a seconda dell'umore. Se sono triste amo l’"Adagio" di Albinoni; amo Bach e Vivaldi quando mi sento euforico. L'opera di Rachmaninov dedicata alla Pasqua, è come una favola! Davvero, si sente, è PASQUA! Non ho mai sentito un'opera più potente dedicata alla Pasqua.

La TV è necessaria a un sacerdote?

Necessaria! Ora è un mezzo di comunicazione e una possibilità di trasmettere informazioni necessarie a una persona, proprio come Internet. Faccio sempre un esempio: con un coltello si può fare un'operazione, si può uccidere un uomo, si può tagliare il pane. Che cosa determina la sua azione? La cosa che importa in quali mani e per quale scopo viene utilizzato. Se guardi in TV un film sulla Terra Santa – è una cosa, se sei alla ricerca di trasmissioni vuote e pericolose – è un'altra. Non sono mai stato alla discesa del Fuoco Santo, ma grazie alla TV, l'ho vista!

Con sua Santità il patriarca Kirill

Torniamo a Internet. A un certo punto, i sacerdoti si sono attivati nei social network. Personalmente visto ho come potenziale "amico" in "Odnoklassniki" ["Compagni di scuola", social network russo, ndt] anche lei, vladyka... Come si è poi scoperto, qualcuno ha creato una pagina a suo nome, riempiendola con i suoi dati, dei quali c'è abbastanza su Internet e comunicando con gli utenti a suo nome. I sacerdoti, i monaci, possono, o devono, lasciarsi tentare dal World Wide Web?

Io non sono registrato nei social network. Quella è stata una provocazione. Ma ho emanato un decreto e ho benedetto i sacerdoti a organizzare gruppi ortodossi attivi su Internet. Se si è visibili questo campo, si ha dunque la possibilità di predicare. Io lo sostengo.

Se parrocchiani ricchi le offrono personalmente regali costosi, o donazioni, può accettare, o è meglio rifiutare?

Recentemente, hanno postato su Internet una foto del mio orologio di marca svizzera e lo hanno "valutato" 10.000 grivne. È piccolo, comodo, e in realtà è molto più economico. Queste sono normali ricerche di dati sensazionali. Ci sono regali che mi sono cari – per esempio, oggetti di chiesa che uso nel culto, che mi hanno donato i fratelli nel deserto di Glinsk, dove sono stato rettore per 5 anni. Una parte del mio cuore è rimasta lì... Per me sono i doni più preziosi! Non per il valore economico, ma per la memoria. Non è ancora capitato che mi abbiano donato qualcosa di costoso e inutile.

Mi viene in mente la situazione del mio padre spirituale, a cui hanno donato una copia autografa del dipinto "I cento secoli" di Il'ja Glazunov – una grande tela su cui sono raffigurati sia dei santi, sia Lenin e i rivoluzionari... persone molto ricche hanno donato il quadro a batjushka. E quando i donatori se ne sono andati, si è seduto, ha guardato il quadro e disse: "Sapete cosa, non posso metterlo nell'angolo santo, perché raffigura il "folletto" con la sua guardia, né metterlo nel gabinetto, perché raffigura dei santi: è meglio metterlo in camera da letto". Io non posso dire di avere regali costosi. Se la gente mi chiede cosa regalarmi, quindi, prima di tutto chiedo ciò che è necessario per i servizi divini.

Di cosa si serve nella vita: alloggio, trasporto, telefono cellulare?

I miei telefoni cellulari li vede (su un tavolino lì vicino ci sono due modesti telefoni cellulari Nokia), sono ordinari, gli iPhone non voglio usarli neppure per andare su Internet, né per fotografare, mi basta che la qualità della connessione sia buona. La macchina personale è una Toyota Camry, ma la guida l'autista.

La mia casa è a 200 "piazze" – ma non è mia, è quella diocesana. Quando sono alla sede della diocesi, ci vivo. Se non ho un altro posto dove andare, ho un tetto sopra la testa – una casa a Donetsk, dove vive mia madre, adatta a me. Se sarò trasferito a un'altra diocesi, anche là, penso, ci sarà una casa. Non vorrei arrivare in una diocesi, dove non ci sia una casa. Ho avuto un periodo di sei mesi in cui non avevo un posto per posare il capo – erano condizioni molto difficili.

C'è un gesto o una decisione di cui è pentito? O di che cosa si rammarica?

Ci sono state parole che hanno offeso delle persone... Io cerco consigli sulle questioni serie. Qui oggi c'è stata una riunione del Consiglio diocesano: erano questioni "dolorose" per cui abbiamo dovuto prendere decisioni. Cercando di fare la cosa giusta, di seguire i canoni della Chiesa.

Una volta c'è stata una situazione del genere. Quando servivo come sacerdote a Donetsk, si forniva qualsiasi assistenza finanziaria solo con mia benedizione. Dalle 6 del mattino si formava una coda per ottenere la mia benedizione per l'assistenza finanziaria. Un giorno, un prete mi ha detto: "Sai, batjushka, non hai concesso un aiuto a una donna, e quella ti ha attaccato per questo". Aveva chiesto aiuto per il matrimonio di suo figlio, ma avevamo già problemi di denaro, e assegnavamo aiuti solo per i trattamenti medici. E così ho rifiutato.

Da l'elemosina ai mendicanti in strada?

In primo luogo, cerco di non parlare delle mie buone azioni. In secondo luogo, ci sono situazioni in cui non do... Di regola, non porto mai denaro con me.

Hai mai "provato a mettersi nei panni" dei santi e dei connazionali che subirono prove di martirio nella prima metà del XIX secolo – pronti a anche morire per la fede?

Probabilmente ognuno di noi si pone involontariamente questa domanda durante la lettura della vita dei nuovi martiri, quando è colpito dalla loro resistenza. A proposito, nella nostra università medica di Zaporozh'e, quando ero matricola nel corso di storia della medicina, mi è stato permesso di tenere lezioni sul vescovo Luka.

Chiedo agli studenti: "Pensate solo – una persona sopravvissuta a 13 giorni di torture, interrogata per 24 ore senza poter mangiare o dormire, solo perché firmasse i documenti necessari. Quando i torturatori non ebbero ottenuto nulla, fu gettato in isolamento, e fece ancora 18 giorni di sciopero della fame.

E quando scoppiò la guerra, san Luka scrisse un appello allo "starosta di tutta la Russia" Mikhail Kalinin, dicendo era pronto a tornare in carcere e finire il suo mandato, ma ora riteneva suo dovere di aiutare i feriti, dare una mano, salvare vite umane! Questo è il modo di amare il proprio paese! E ora denigriamo il nostro paese solo per ottenere un piccolo stipendio ...

Non voglio prevaricare, sostenendo che sarei in grado di sopportare tanta sofferenza. Non lo so. Chiedo a Dio di rafforzarmi.

Vede spesso sua mamma?

Raramente. Anche ieri stavo volando attraverso Donetsk, ho avuto letteralmente 20 minuti per incontrarla, dovevo partire in fretta per Zaporozh'e, dove iniziava il Forum dei genitori (i genitori hanno fatto appello alle autorità per tenere questo forum), e mi sentivo in dovere di parteciparvi.

Quando si trasferisce di diocesi in diocesi, da un posto a un altro, non le importa di lasciare il vecchio posto, un progetto in cui ha investito tanta fatica?

Mi ha fatto una domanda sbagliata... Il progetto "L'amore è misericordioso" è nato quando reggevo la diocesi di Konotop. Con il proseguimento di questo progetto, alla fine del 2010, è venuta la direttrice della Televisione di Stato di Sumy, Larissa Jakubenko, suggerendo di avviare un simile progetto di beneficenza da loro tra Natale e Pasqua. Pensava che qualcuno avrebbe potuto aiutare con donazioni di soldi o di sangue.

Le piaceva l'idea, una volta hanno fatto un telethon simile. E poi il 23 Dicembre 2010 sono stato trasferito a Zaporozh'e! Nonostante questo, Larissa è andata al vescovo Evlogij, rettore della diocesi di Sumy, e ha condiviso l'idea con lui – e anche lì, da tre anni si porta avanti un progetto simile.

Cosa le piacerebbe augurare ai nostri lettori per la festa della santa Risurrezione di Cristo?

Lettori, beneamati nel Signore! In questi giorni luminosi e gioiosi di augurio pasquale per tutti noi, a prescindere dalla situazione politica o sociale, sempre luci della fede ortodossa in tutto il mondo, per lavorare sul campo di Cristo, servire Dio e il prossimo, mantenendo la totale dedizione alla Chiesa Madre per noi piena di parole Salvatore: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Matteo 5:16).

 
Il gusto amaro del Sinodo di Creta

Il "Santo e Grande Sinodo" di Creta (18-27 giugno 2016) è fallito a tutti gli effetti. Le osservazioni che ho fatto prima e durante il Sinodo restano valide oggi:

1. Il Sinodo non è mai riuscito a diventare "pan-ortodosso", poiché gli sono mancate quattro delle 14 Chiese autocefale, e la Chiesa ortodossa in'America (OCA) non è stata nemmeno invitata. Non sono state invitate neppure le "Chiese non canoniche / scismatiche" – il che conferma che "l'unità ortodossa" non era neppure alla lontana un obiettivo del Sinodo.

2. Il Sinodo di Creta non ha deciso e non ha detto nulla di importante! Ancora oggi nessuno capisce il motivo per cui ha dovuto riunirsi. I testi dei documenti ufficiali sono deboli e irrilevanti, senza alcun impatto nella vita della Chiesa e dei fedeli. D'altra parte, il fatto che i documenti sinodali non dicono nulla ha disarmato gli assetati di scisma, che non sono riusciti a trovare prove sufficienti per dichiararsi dissidenti o per formare una qualsiasi "Chiesa delle catacombe".

3. il regolamento dell'organizzazione e del funzionamento del Sinodo ha confermato che la gerarchia ha paura di discussioni serie su argomenti seri, pertanto è stato creato un sistema decisionale che impedisca ogni dibattito costruttivo che coinvolga il "pleroma della Chiesa". E anche se alcuni vescovi sono stati in grado di esprimere le loro opinioni su alcuni progetti, queste opinioni non hanno avuto alcun valore nel prendere le decisioni finali. Inoltre, il segretariato del "Santo e Grande Sinodo" mente a tutta la Chiesa quando pubblica sul sito ufficiale del Sinodo i documenti con le firme di tutti i vescovi partecipanti, anche se è noto con precisione che alcuni di loro (Hieroteos di Nafpaktos, Athanasios di Limassol, Irinej di Backa e altri) non hanno firmato il documento su "Le relazioni della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano". Così gli organizzatori del Sinodo hanno semplicemente falsificato la versione elettronica dei documenti finali, inserendo (tramite copia-incolla) le firme di vescovi che, in realtà, non hanno firmato determinati testi.

4. Il Sinodo della Chiesa antiochena ha dichiarato in forma ufficiale che non riconosce la riunione di Creta come vero e proprio Sinodo e la considera una mera riunione preparatoria. La prima volta che ho incontrato questa idea è stato nella lettera del patriarca Kirill alla "riunione di Creta", anche se una decisione sinodale della Chiesa russa sarà presa alla fine di luglio. Probabilmente, vedremo lo stesso approccio che ha avuto in precedenza il patriarca, e più di recente la Chiesa di Antiochia. Nello stesso contesto, la Chiesa della Georgia ricorda che la sua assenza dal Sinodo di Creta non è correlata a qualsiasi ragione politica o monetaria, ma esclusivamente alla coscienza dogmatica che le impedisce di approvare i documenti nella loro forma attuale.

5. A mio parere, "il Sinodo di Creta" non è del tutto privo di valore storico e il nome più appropriato che dovrebbe avere in futuro è puramente questo – "Il Sinodo di Creta". In modo analogo è stata chiamata la maggior parte dei sinodi locali della Chiesa, e con il tempo molti di loro sono diventati autorità universali, anche se non avevano avuto un carattere "ecumenico". Se sarà così o meno con "il Sinodo di Creta", lo mostrerà la vita della Chiesa, che passa attraverso il filtro della Tradizione e discerne tutto ciò che è buono o cattivo. E non è escluso che ciò che ora vediamo in un modo, con il tempo porti frutti diversi da quelli che noi ci aspettiamo...

6. Come ho scritto nel mio precedente articolo, ho apprezzato il fatto che la circolare del Sinodo di Creta abbia riconosciuto "autorità ecumenica" a diversi sinodi che hanno avuto luogo dal secolo IX in poi. Nel frattempo, ho trovato che nella lista non appare il Sinodo del 1583 che ha condannato il calendario gregoriano o il Sinodo del 1755, che (contrariamente al Sinodo del 1484) testimonia che il battesimo non è fatto per immersione tripla (cfr Canone Apostolico 50) non è valido e, di conseguenza, i cattolici devono essere (ri) battezzati perché semplicemente battezzati per "aspersione/infusione". Credo che questa omissione non sia casuale e che sia dettata da interessi, così come quegli stessi sinodi, molto spesso, erano dettati da interessi e stratagemmi del tempo. E se è così, allora, per non essere sviati da ogni sorta di "sinodi endemici" tenuti "ad hoc" per i corridoi di Istanbul, penso che sarebbe stato sufficiente riconoscere il solo Sinodo foziano (879) come l'ottavo Sinodo ecumenico e il Sinodo palamita (1351) come il nono Sinodo ecumenico. Questi due sono stati "Sinodi ecumenici" con importanti decisioni dogmatiche e non "sinodi con autorità ecumenica", come si esprime in modo diluito la circolare di Creta. Teoricamente, l'espressione "autorità ecumenica" può essere applicata ai sinodi locali riconosciuti dal Canone 2 di Trullo e anche ai Canoni dei santi Padri legittimati dallo stesso canone, e inoltre il patriarca di Costantinopoli sostiene di avere se stesso (in persona) "autorità ecumenica". Pertanto, il vero "Sinodo pan-ortodosso" attende ancora la sua ora, che dovrà chiarire queste sfumature e lacune, per non giungere a confusioni assurde di gusto papista.

7. Il campo "antiecumenista" mi ha accusato di avere approvato il Sinodo di Creta e tutte le sue decisioni. Non ho mai detto questo, né potevo farli, dal momento che la Chiesa locale di cui faccio parte non ha partecipato al Sinodo di Creta e non lo riconosce. Tuttavia, credo che ogni persona abbia diritto a un parere personale, e tra le "posizioni ufficiali" dei patriarcati e le "confessioni" di alcuni fanatici che credono di essere l'ombelico dell'Ortodossia esiste abbastanza spazio per discussioni sane e argomentate. Proprio questo è ciò che manca oggi nella Chiesa, comprese le scuole teologiche. Pertanto, sono disposto a discutere ulteriormente con coloro che possono discutere sostenendo argomenti e senza pregiudizi, ma tutti gli altri per favore sono pregati di non infastidirmi, non sono un uomo di giochi e di interessi...

 
Perché l'Ucraina non riprenderà mai la Crimea

Il ministro della Difesa ucraino Valerij Geletej non è certo una figura credibile.

Non solo ha dichiarato di recente che la Russia aveva minacciato l'Ucraina con attacchi nucleari, ha anche detto a un giornalista ucraino che la Russia aveva già eseguito due attacchi nucleari tattici sulla città di Lugansk (apparentemente per spiegare perché le forze ucraine hanno dovuto ritirarsi da lì). La giunta ha poi negato la storia e ne ha addossato la colpa sul giornalista che l'ha pubblicata per primo.

Nonostante queste buffonate, Geletej ha comunque catturato l'attenzione del mondo quando ha promesso alla Rada (il parlamento ucraino) che l'Ucraina avrebbe ripreso la Crimea e organizzato una parata della vittoria a Sebastopoli. Alla Rada hanno salutato quella promessa alzandosi in piedi ad applaudire.

La verità è che questo non accadrà mai. Ecco perché:

Entro il 2020 la Russia avrà completato il seguente piano di difesa:

• 86,7 miliardi di rubli saranno spesi per modernizzare la Flotta del Mar Nero. I piani di modernizzazione comprendono la dislocazione di fregate Progetto 11356 e di sottomarini d'attacco diesel-elettrici Progetto 636.3.

• Sarà formato un gruppo separato dell'esercito, simile a quello di Kaliningrad, e verrà creata una base di bombardieri. La componente di forze terrestri comprenderà una brigata aerea d'assalto, una brigata di forze speciali, una brigata di fanteria navale e una brigata motorizzata di fucilieri. In precedenza, altre fonti hanno parlato di una o due brigate aviotrasportate, due o tre brigate motorizzate di fucilieri e una brigata di carri armati.

• Le forze aeree russe prevedono di implementare in Crimea i bombardieri Tupolev Tu-22M3 "Backfire", che saranno in grado non solo di difendere la Crimea da qualsiasi minaccia dal mare, ma anche di distruggere le componenti chiave del sistema anti-missili balistici USA / NATO ora distribuite in Europa meridionale.

• Infine, la Crimea sarà difesa da missili di difesa costiera, sistemi di difesa aerea e missili da crociera anti-nave.

In altre parole, la Crimea diventerà un formidabile nodo di difesa, una portaerei inaffondabile, se si vuole, e una posizione ideale per la proiezione delle forze militari russe in Europa meridionale, nei Balcani, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, nel Caucaso e nell'Asia centrale.

Nessuna meraviglia che gli USA / la NATO la volessero così tanto.

Parlando degli Stati Uniti e della NATO - si parla molto della presenza di navi della US Navy nel Mar Nero. In realtà, la marina americana non costituisce affatto una minaccia per la Russia, almeno non dal Mar Nero. Il Mar Nero è un mare chiuso e piccolo, almeno per gli standard della US Navy, una cui nave, sott'acqua o in superficie, sarebbe un bersaglio per le forze russe, in particolare de gli attacchi missilistici.

La US Navy lo sa, e ciò che questi vascelli americani stanno facendo nel Mar Nero si chiama "mostrare la bandiera". Questo non ha nulla a che fare con le minacce alla Russia o alla Crimea. Se gli Stati Uniti volessero davvero minacciare la Russia, l'ultima cosa che la loro marina farebbe è entrare nel Mar Nero. La US Navy è una marina da "acque blu", da mare profondo, che combatte a lunga distanza e non in "acque verdi" da litorale, o, tanto meno, da "acque marroni" costiere.

Infine, la storia ha dimostrato che la Crimea è ideale da difendere e molto difficile da conquistare. Via terra, la Crimea è accessibile solo da poche strade aperte e indifese da nord. Secoli di guerra l'hanno trasformata in un groviera di gallerie, bunker sotterranei e fortificazioni.

Ultimo ma non meno importante, la Crimea è ormai già stata completamente integrata nella Distretto Militare meridionale dell'esercito russo (con sede a Rostov sul Don) e, come tale, avrebbe il pieno sostegno di tutto il resto delle forze armate russe.

Saker

 
Metropolita Onufrij: Non abbiate paura! Siamo nella Chiesa fondata da Cristo

il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Foto: news.church.ua

All'incontro annuale dell'eparchia di Kiev, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha invitato a preservare coraggiosamente la Chiesa creata da Dio e non dalle persone.

Il 23 dicembre 2019, nell'ambito della riunione annuale dell'eparchia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ha esortato i sacerdoti e i credenti a non temere e a predicare le verità del Vangelo, come riferisce l'Ufficio per le informazioni e l'istruzione della Chiesa ortodossa ucraina.

"Beneamati in Cristo, vescovi, padri, matushki, fratelli e sorelle!" ha detto sua Beatitudine Onufrij ai partecipanti alla riunione. "Non abbiate paura, perché viviamo nella vera fede, siamo nella Chiesa fondata da Cristo e non dalle persone. Finché le parole della predicazione del Vangelo continuano a risuonare dal pulpito delle nostre chiese, finché le nostre vite corrispondono ai comandamenti di Dio, fino ad allora la nostra Chiesa sarà la Chiesa di Cristo. E il nostro compito è predicare questa verità, non smettere mai di pronunciare la Parola di Dio e di compiere costantemente buone azioni".

Il primate ha attirato l'attenzione dei presenti sulla crisi dell'Ortodossia mondiale causata dalle azioni anti-canoniche del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina e dal successivo riconoscimento dell'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte dei primati delle Chiese ortodosse ellenica e alessandrina.

"Il Patriarcato di Costantinopoli ha iniziato ad ammettere alla concelebrazione persone che non hanno valide ordinazioni episcopali, sacerdotali e diaconali, il che è una blasfemia e un abuso della santa Eucaristia. Come sapete, uno dei principi di base del diritto canonico della Chiesa ortodossa è che chi si impegna nella comunione eucaristica con una persona scomunicata è scomunicato dalla Chiesa stessa. Ecco perché la Chiesa ortodossa ucraina ha cessato la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli e con quelle Chiese e vescovi che hanno riconosciuto gli scismatici".

Secondo il metropolita Onufrij, "questo è l'unico modo per proteggere l'Eucaristia e per preservare la purezza canonica e spirituale della Chiesa di Cristo". Ha ricordato che la Chiesa ha ripetutamente vissuto sconvolgimenti simili.

"Ci sono stati tentativi di distruggerla, di lacerarla, di ricacciarla nelle catacombe, ma non hanno funzionato. Le difficoltà temporanee hanno rafforzato i veri credenti; la Chiesa è sopravvissuta in qualsiasi condizione e circostanza. La situazione attuale non può essere paragonata alla persecuzione dell'era sovietica o al martirio dei primi cristiani. Dovete compiere il vostro lavoro senza pathos inutile, mantenendo coraggiosamente la fedeltà a Cristo, cosa che desidero per tutti noi. E per coloro che hanno fatto un passo sbagliato, pregheremo che il Signore li riporti alla vera Chiesa", ha detto e ha ringraziato il clero per il servizio e aiuto nel guidare la Chiesa e l'eparchia di Kiev.

Come riportato in precedenza, il capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Ilarion, ha affermato che sua Beatitudine il metropolita Onufrij potrebbe diventare la persona dell'anno.

 
Padre Iustin Pârvu: Memoria eterna!

Il 16 giugno ci ha lasciati un grande padre spirituale ortodosso della Romania: l'archimandrita Iustin Pârvu del monastero di Petru Voda. Nel giorno del suo funerale, presentiamo un breve cenno biografico di padre Iustin in romeno e in traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
La coppa del vino nel matrimonio: un segno eucaristico?

Caro padre Ambrogio!

ho ripassato il testo dedicato al matrimonio da lei pubblicato, e ho un appunto da fare sulla lettura e sulla spiegazione di un momento preciso del rito, quello della coppa del vino.

"После еще некоторых молитв и ектиний, священник благословляет чашу с вином: жених и невеста выпивают из этой общей чаши в знак их общей участи всей жизни, в радости или скорби. Чаша вина в этом случае исходит из традиций древнееврейского брака и не имеет никакой связи с вином евхаристии."

("Dopo ulteriori preghiere e litanie, il prete benedice una coppa di vino: da questa coppa bevono gli sposi, in segno della loro partecipazione comune di tutta la vita, in ogni suo aspetto di gioia o di dolore. La coppa di vino viene direttamente dall’uso del matrimonio ebraico, e non ha alcuna connessione con il vino del mistero eucaristico.")

Не согласен. Чаша является указанием на то, что некогда брак совершался во время литургии и указанием на совершавшееся причащение.

(Non sono d'accordo. La coppa è un'indicazione che un tempo il matrimonio si compiva durante la liturgia ed è un segno del compimento della comunione.)

Arciprete A., 2014

Caro padre A.,

Lei dice di non essere d'accordo con la mia conclusione, e che c'è una connessione tra la coppa comune e il calice eucaristico. Non è l'unico a fare questa connessione. Lo ieromonaco Petru (Pruteanu), fine liturgista e nostro caro amico, per non citare che un singolo autore, è invece di tutt'altro avviso, pur provenendo dalla tradizione locale (quella moldavo-romena) dove è più forte il "simbolismo eucaristico" della coppa comune. Se ha un minuto di tempo, provi a fare una ricerca per il termine "coppa" nel suo testo dello studio storico-liturgico del matrimonio, pubblicato sul nostro sito. Le cose che padre Petru dice non hanno fatto altro che confermare quello che io ho sempre sospettato nel corso degli anni, per un paio di ragioni:

A. La chiesa romena, unica tra tutte le Chiese ortodosse, è solita far mangiare, assieme alla coppa del vino comune, anche un pezzo di pane o di dolce (tipicamente un biscotto) agli sposi. Ora, se la coppa comune fosse davvero una reminiscenza eucaristica, questo vorrebbe dire che tutte le Chiese ortodosse meno quella romena si sono dimenticate che la comunione si fa sotto due specie? Mi sembra un'ipotesi altamente improbabile... quel che gli stessi liturgisti di area romena (e non solo padre Petru) sono invece propensi a credere, è che nella Chiesa romena è stato successivamente introdotto il pezzo di pane o di dolce, proprio per "ricreare" un'analogia eucaristica. Ma questa è una deviazione dalla Tradizione, non la Tradizione (mantenuta invece da tutte le altre Chiese ortodosse).

B. Se ha mai assistito a un matrimonio ebraico, saprà che la coppa comune è una parte essenziale del rito (come per noi le corone). Altrettanto importante, il fatto che dopo che la coppia ha bevuto, la coppa (quasi invariabilmente un bicchiere di vetro) viene rotta (tipicamente calpestandola sotto un panno). Ora, nell'uso della Chiesa etiopica, è rimasta l'usanza della rottura del bicchiere proprio come nel rito ebraico. Tra i Vecchi Credenti russi, resta l'usanza di rompere la coppa (tipicamente con un colpo di martello sotto un panno). Alcuni tra i più antichi Eucologi/Trebniki (anche se non tutti) hanno qualche rubrica che parla della rottura della coppa comune. Ora, se vogliamo mantenere il simbolismo eucaristico, dovremo rispondere a una domanda molto imbarazzante: quando mai abbiamo visto rompere un calice eucaristico immediatamente dopo la comunione...?

So che alcuni sostengono il parallelismo eucaristico perché desiderano poter tornare a celebrare "Liturgie matrimoniali", ma onestamente non ritengo necessario usare la coppa comune per giustificare questo desiderio. Io non ho in grande stima la pratica delle Liturgie matrimoniali (o di quelle battesimali... riguardo alle quali concordo con le posizioni di padre Konstantin Bufeev), ma certo non mi scandalizzo se qualche prete, con la benedizione del suo vescovo, prova a celebrarne una.

Fraternamente suo in Cristo,

igumeno Ambrogio

 
Patriarca Kirill: rinnegando la verità di Dio, roviniamo il mondo

La prima intervista secolare al capo della Chiesa ortodossa russa

Sull'inferno, il pentimento tardivo e le ostruzioni peccaminose

Santità, potrebbe dirci dove si deve cercare la verità in questi giorni, e chi ha il monopolio della verità?

Cerchiamo di osservare insieme queste cose. Per me è molto chiaro che vivere in armonia con la verità in generale, vivere in armonia con la propria verità, e giudicare le altre persone a partire dalla propria comprensione di ciò che è la verità sono tre cose molto diverse. Non ogni idea umana di ciò che è giusto e doveroso è la verità finale. Tali idee non possono essere assolute. Ma è una questione di gusto, allora? Come vorreste il vostro tè – con lo zucchero o il limone? Ognuno di noi sceglie quello che gli piace o le piace di più, ciò che una persona particolare ritiene corretto. Se vogliamo seguire questa linea di pensiero fino alla conclusione logica, si dovrà ammettere che non ci sono nozioni come il bene e il male, ma solo una pluralità di opinioni e punti di vista ...

Ha affrontato subito l'aspetto filosofico della questione, ma la mia domanda era su temi molto concreti, su cosa significa la verità per lei personalmente.

Glie lo dirò certamente, ma prima cerchiamo di concludere con la domanda precedente. Naturalmente, la verità assoluta esiste. È la legge di Dio. Dio ha dato a noi, esseri umani, la libertà e il senso della moralità, che si incarna nella coscienza. Ma entrambe le cose possono essere utilizzate in diversi modi. È importante rendersene conto: senza Dio la verità assoluta è impossibile. Né vi è una diversa comprensione della giustizia. Nel mondo moderno, questa parola è spesso pronunciata sconsideratamente. Abusare dei deboli è sbagliato. Così lo è il furto. Ma questo dove si trova proclamato? Che cosa succede se la mia verità nega la tua? Mettiamo che io sono forte e per questo solo motivo posso ferire chiunque altro e mettere le mani su tutto ciò che mi passa davanti. Capisce il mio punto? Rinnegando la verità di Dio, roviniamo il mondo. Questo non è nemmeno un errore, ma la tragedia più profonda del liberalismo filosofico. La prego di non confonderlo con il liberalismo economico o politico – queste sono idee sovrastrutturali, mentre il liberalismo filosofico è fondamentale. Si concentra sulla libertà personale, come sulla libertà assoluta. La libertà di ogni singolo individuo non deve essere in conflitto con la civiltà in generale.

E ora passiamo ad alcune questioni molto terrene. Molto spesso ricordiamo il rischio della libertà trasformata in arbitrio. Questo può essere possibile, se non vi è alcuna garanzia, se non c'è un metro della verità. Ma quando c'è la verità divina, si può confrontare con essa la comprensione umana della verità. Questo ci dà il diritto di dire: "Smettila. È sbagliato". È la legge della moralità che ci fa provare rimorso.

Non a tutti noi.

È vero, la coscienza può essere annegata nel vino. Ciascuno può convincere se stesso che molti altri sono malfattori ancora peggiori. Le modalità di autodistruzione sono molte. Questo ci porta al tema del modo di vita religioso. Il futuro stesso della civiltà dipende da esso. Né più né meno. Un quadro ateo del mondo non regge, perché ne rovina i fondamenti: l'assoluto, inclusa la moralità assoluta. Poi il sistema del diritto e i rapporti interpersonali incominciano a sbriciolarsi ...

Chi non è in grado di distinguere il bene dal male è moralmente malato. La legge divina è chiara e facile da capire. È stata scritta sotto Mosè, ma la gente aveva cercato di seguirla molto prima. Paolo ha scritto: "I gentili che non hanno la legge fanno per natura ciò che la legge impone". Dio ha reso la legge morale una parte integrante della natura umana. Anche agli albori della civiltà, ai tempi pagani e in altre epoche storiche gli esseri umani non hanno mai dubitato che cosa è bene e cosa è male.

Ma ciò non li ha privati in alcun modo del pentimento ...

Questa è una cosa completamente diversa. È una questione di come la legge divina si trasforma in realtà e del modo in cui gli esseri umani vivono sulla Terra.

Può essere troppo tardi per pentirsi?

Nel VII secolo d. C. sant'Isacco il Siro ha espresso un pensiero eccellente: il pentimento tardivo è l'inferno. Quando viene raggiunto il fine ultimo, quando non c'è via d'uscita, la persona non crede, ma allo stesso tempo sa cosa c'è in serbo per lei. La fede implica un faticoso lavoro interiore per accettare un certo fatto o fenomeno, mentre la conoscenza non lo richiede. La conoscenza attualizza l'oggetto della fede. In senso figurato, si può vedere questo o quell'oggetto e lo si può anche toccare. Quello che sto dicendo è questo: l'inferno sarà la catastrofe interna attualizzata di una persona che non ha intrapreso il pentimento. La nostra esistenza terrena è una possibilità che ci è data di pentirci. Si tratta di tempo... Chi vive all'interno di un sistema di auto-controllo è davvero fortunata. Ma alcuni mancano di questa qualità per varie ragioni e per diverse circostanze. Come l'educazione, o l'ambiente, o l'incapacità di concentrarsi su se stessi...

Ma non è mai troppo tardi per pentirsi. Ricordiamo bene che il criminale, crocifisso sul Monte Calvario sul lato destro del Salvatore, all'ultimo momento della sua vita si pentì in linea con la sua fede, e fu perdonato e gli fu permesso di entrare nel Regno dei Cieli. È estremamente importante garantire che il pentimento non si trasformi in un rito formalistico privo di vita. Tali situazioni si verificano di tanto in tanto nella nostra routine quotidiana. Alcuni sacerdoti hanno l'abitudine di leggere un elenco dei peccati a coloro che vengono alla confessione. In una certa misura questo accade perché molti non hanno ancora un'idea di cosa sia il reale pentimento. Così si possono anche le persone più pie, in particolare, le donne molto anziane, che dicono: ho peccato, ho peccato, ho peccato... Anche se il sacerdote può menzionare peccati di cui non hanno mai sentito parlare e che non avrebbero commesso in nessun modo, neanche nella situazione di incubo più terribile.

Non si sa mai...

Non esattamente. Sono tenute a confessarsi. Così si confessano. Si tratta di un rituale. Anche se in realtà il pentimento è un grande e intricato lavoro interno, un'autoanalisi, uno sguardo imparziale a se stessi, faccia a faccia con la propria coscienza. Quando qualcuno viene a confessarsi, ha appena completato questo lavoro ed è ritenuto responsabile davanti a Dio. E questo è molto importante per mantenere il rapporto con Dio. Il peccato è l'unico ostacolo che può compromettere questa connessione. Né i dubbi razionali, né qualcos'altro, ma il peccato. Un peccato impenitente è come un muro di cemento armato che la grazia di Dio non è in grado di attraversare. In risposta al nostro pentimento, la grazia di Dio ci guarisce e ci è concesso il perdono dei nostri peccati. Sa a cosa paragono io il pentimento? Chi ha perso questa capacità è come un pianista che non ha più orecchio per la musica. In linea di principio, potrà eseguire un brano musicale utilizzando solo le note, ma l'impressione sarà terribile. Il pentimento è come un continuo auto-accordarsi, l'occasione per fare un esame critico delle proprie azioni ed evitare gli errori. Chi smette di pentirsi smette anche di sviluppare e perfezionare se stesso. In senso figurato, una persona perde la capacità di ascoltare e comincia a sentire una totale confusione di suoni, rumori, parole roboanti e retorica, che a volte hanno effetti disastrosi sulla nostra vita. Nella tradizione religiosa il pentimento comporta azioni molto specifiche. Nel cristianesimo è il sacramento della confessione che aiuta l'essere umano a sviluppare la capacità di pentirsi, di tenere il dito sul polso e di controllare il proprio stato morale.

Sul diluvio universale, una carriera interrotta, e un topo sul letto...

Lei continua a parlare di natura umana in termini molto generali, mentre io spero di sentire qualcosa sull'uomo di fronte a me. Sui dubbi del patriarca Kirill ...

Ho dubbi su molte cose, ma non sull'esistenza di Dio. Non ho mai avuto dubbi su questo. Forse, ho avuto alcune domande nei miei anni più giovani. Leggevo molto allora. Mio padre aveva un'eccellente libreria. Ogni volta che metteva un soldo da parte, lo spendeva in libri. All'età di quindici anni mi ero familiarizzato con le opere di Berdjaev, Frank e Florenskij. Sono cresciuto sui libri di alcuni pensatori i cui nomi sarebbero stati scoperti dalla maggior parte dei nostri connazionali molto più tardi, nel corso degli anni della perestrojka. Quei libri mi hanno spinto a riconsiderare di nuovo tutto quello che era stato plasmato dall'educazione religiosa a casa. Quando avevo quindici anni, ho lasciato la casa dei miei genitori per partecipare a un'escursione geologica a Leningrado. Inoltre ho frequentato corsi serali delle scuole superiori per operai e impiegati. Ho voluto provare il vero gusto della vita e mettermi alla prova. I libri che avevo letto prima e la gente che mi è capitato di incontrare poi mi hanno aiutato attraverso il periodo più drammatico e rischioso dell'adolescenza...

Dubbi, dice? Certo, ho dei dubbi. Se si perde la capacità di dare uno sguardo critico alla realtà – e questo è sempre connesso con i dubbi – si possono commettere molti errori. Ma senza questa capacità è difficile andare avanti.

Non sente che i dubbi la bloccano?

Non sono in grado di giudicare.

Ha parlato della coscienza e della necessità di vivere in armonia con essa. In un'epoca in cui i soldi e la carriera sono diventati i principali punti di riferimento nella vita questo suona utopico. È come un bel fiocco su un vestito alla moda – auspicabile ma non molto necessario.

Secondo l'Antico Testamento, Dio ha sterminato interi popoli che erano riluttanti a seguire i suoi comandamenti... Un giorno Dio anche punito la razza umana con il diluvio, perché la crescita del male era divenuta irreversibile. Nel processo del suo sviluppo il male cerca di raggiungere il suo punto culminante. In altre parole, la morte, la non-esistenza. L'omicidio è considerato uno dei più terribili peccati per un buon motivo...

In una parola, la civiltà non aveva la forza di lasciare il percorso vizioso e quindi Dio ha punito il genere umano, lasciando in vita solo una famiglia pia. Inoltre, Dio ha promesso di non punire di nuovo la razza umana. È vero, il castigo divino è una correzione soprannaturale del nostro percorso di vita. I santi Padri dicono: se Dio non ti visita quando sei malato o nel dolore, questo significa che si è allontanato da te. Ma se in risposta alla tua preghiera e alla tua fede Dio è solidale con te, allora corregge le tue azioni. Molte persone lo comprendono molto bene. Forse, in questo caso particolare sarebbe inappropriato parlare di me stesso, ma le posso dire che nella mia vita ci sono state interferenze soprannaturali che coinvolgono il dolore, l'emozione e la sofferenza.

Vuole condividere alcuni dei suoi ricordi su questo punto con noi, santità?

Preferirei tacere alcune cose, se non le dispiace. Quello che ho appena detto si è verificato nel periodo sovietico. A un certo punto ho sviluppato problemi nelle relazioni con le autorità della città di Leningrado. Non era affatto un tempo facile. In termini secolari potremmo descrivere la cosa come una carriera irrimediabilmente rovinata. Nel dicembre 1984 sono stato licenziato dalla carica di rettore dell'Accademia teologica di Leningrado e seminario e trasferito in una sede provinciale a Smolensk. La mia retrocessione e il trasferimento non erano da soli il problema più grande, però! All'allora molto influente organizzazione chiamata Consiglio per gli affari religiosi mi hanno detto qualcosa come: "Dovresti sempre ricordarti che sei l'ultimo della fila, il peggior vescovo della Chiesa ortodossa russa. E rimarrai sempre tale. Il tuo compito sarà quello di stare tranquillo a Smolensk, seguire le orme degli altri e di padroneggiare l'abilità di costruire relazioni con le autorità in una società che non gioca il suo futuro sulla fede religiosa". Questo è il genere di istruzioni che ho sentito allora.

Ha seguito il consiglio?

Mi sono fermato a pensare: perché sono stato sottoposto a questo tipo di prova? In ogni modo, avevo fatto del mio meglio fino in fondo. Perché Dio mi aveva punito in quel modo? In Smolensk, ho dovuto fare i conti con condizioni molto dure. Mi mancavano le cose di base. Chiamiamo le cose con il loro nome. In un primo momento non avevo posto un dove vivere. Ogni volta che narro questa storia ai miei confratelli, in particolare ai giovani vescovi, in questi giorni, non capiscono di che cosa sto parlando. Lo trovano davvero difficile da credere. Per esempio, una piccola cosa: ho trascorso la prima notte dopo il mio arrivo in una stanza dove mi ha sistemato il custode di una parrocchia locale. La mattina dopo mi ha chiesto se avessi dormito bene. "Tutto bene, in generale", ho detto". Ma alla mattina presto un gatto si è messo a correre sopra la coperta e mi ha svegliato". L'uomo ha detto: "Vladyka, qui non abbiamo gatti. Deve essere stato un topo".

Questa era una nuova esperienza per una persona che pensava di essere stata utile alla Chiesa, che aveva guidato un'accademia teologica e fatto viaggi all'estero... In una parola, in semplici termini secolari, quel momento nella vita non è stato affatto facile . E ho continuato a chiedere a Dio: "Perché?" a "A cosa serve tutto questo?" A volte accade che Dio ti risponda con i tuoi pensieri. Mi è venuto in mente: per il momento non saprai perché e per cosa. La verità ti sarà chiara più tardi. Poi un giorno sono andato a Mosca a discutere gli affari della diocesi con l'allora capo del dipartimento amministrativo del patriarcato di Mosca, il metropolita Alessio, futuro patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. Tutt'a un tratto ha espresso lo stesso pensiero. "Vladyka, non sappiamo perché le è successo questo. Tutto questo ci sarà noto più tardi".

Se non fossi stato mandato a Smolensk, difficilmente avrei esplorato le province remote della Russia e ottenuto familiarità con le realtà delle parrocchie della Russia e delle diocesi della Chiesa ortodossa russa. C'era bisogno che vedessi e camminassi per quelle strade sterrate, testimoniando la vita delle parrocchie povere aperte dopo la seconda guerra mondiale solo per condurre un'esistenza squallida in edifici semi-diroccati, che sperimentassi la vita quotidiana dei nostri villaggi, con tutti i loro numerosi problemi, per realizzare un semplice pensiero: la Russia è molto più ampia di Mosca e Leningrado. Dio mi ha aiutato a scoprire quelle realtà e ad acquisire esperienza, che non avrei mai ottenuto altrimenti, se fossi rimasto nel mio ambiente abituale.

Sullo sgambetto da parte del generale Kalugin, Ginevra invece di Oxford, e un giovane a capo di una scuola teologica

Si dice che la sua caduta in disgrazia sia seguita alla critica pubblica della decisione di spostare le truppe sovietiche in Afghanistan nel 1979. Si vocifera che il KGB e il Comitato Centrale del Partito Comunista si fossero molto arrabbiati per questo.

Sa, mi comportavo dal punto di vista del buon senso. Ero più o meno a conoscenza della storia dello stato dell'Afghanistan, delle relazioni tra la Gran Bretagna e la Russia sviluppate nel corso di molti secoli, sullo sfondo dell'espansione verso sud di entrambi gli imperi, e della determinazione di Londra di fermare a ogni costo il nostro movimento verso Kabul. Non riuscivo a sbarazzarmi della ferma convinzione che l'introduzione di un limitato contingente sovietico in Afghanistan era un enorme errore storico che ci sarebbe costato molto caro. Ero abbastanza sicuro che non lo si sarebbe mai dovuto fare. Non che professassi idee d'opposizione o punti di vista dissidenti. Tutt'altro. Avevo solo la mia coscienza e la mia conoscenza su cui contare. Quando il Consiglio Ecumenico delle Chiese si riunì in sessione per esprimere il suo atteggiamento nei confronti delle azioni dell'Unione Sovietica nel territorio di uno stato vicino, io ero uno di quelli che hanno scritto la bozza della risoluzione finale. Mi offrii come co-autore, perché ero ben consapevole che altrimenti sarebbe stata inevitabile un'eccessiva politicizzazione.

Dei tre termini proposti per descrivere quello che stava accadendo – "aggressione", "invasione" e "intervento", selezionai quest'ultimo, insistendo su di esso. Pensavo che sarebbe sembrato di gran lunga più mite di "invasione" o "aggressione", le parole proposte da altri delegati. Non mi resi conto che, per il nostro popolo l'equivalente russo di "intervento" aveva un significato molto più forte e più duro. Questo spiega il motivo per cui le autorità di Mosca hanno reagito in quel modo... Poi è seguito ciò che i piloti d'aereo potrebbero forse chiamare un "debriefing post-volo." Il suo risultato è stato uno dei motivi per cui sono stato inviato a Smolensk.

E chi le ha spiegato che, per così dire, non amava abbastanza la sua patria?

Le autorità secolari. In quei giorni la Chiesa non aveva la libertà di prendere da sola decisioni sul proprio personale.

Si dice che Oleg Kalugin, un ex generale del KGB divenuto cittadino degli Stati Uniti, vi abbia avuto un ruolo.

L'ha avuto.

Lo ha mai incontrato di persona?

Non ci siamo mai parlati. L'ho visto a Ginevra, dove sono stato in missione nei primi anni '70. Le nostre strade si sono incrociate un paio di volte nei locali della missione dell'Unione Sovietica presso l'ufficio delle Nazioni Unite. L'adulazione circondava Kalugin ovunque andasse, così capii che era un grande capo. A quel tempo non avrei potuto immaginare il ruolo che quell'uomo avrebbe giocato nella mia vita.

È andato a Ginevra quando aveva appena 24 anni...

Prima ho finito un corso presso il seminario teologico e poi presso l'accademia in soli quattro anni invece di otto. Una vera e propria fuga precipitosa. Questa era una delle condizioni che il mio padre spirituale, il metropolita Nikodim di Leningrado, aveva prefissato per me. Con la sua benedizione sono entrato in seminario a metà degli anni '60. Molto più tardi il metropolita Nikodim, che io ancora considero uno dei vescovi più straordinari, ha continuato a offrirmi la sua guida e spesso mi ha teso una mano. Mi ha detto: "Sbrigati a finire l'accademia. Se ti laurei con lode, farò in modo che tu vada a Oxford per scrivere un dottorato". Mi sentivo davvero ispirato. Mi è sempre piaciuto studiare. Ho conseguito il magistero in teologia e poi ho servito come segretario personale del metropolita Nikodim. Dopo un anno, mi ha detto: "Oxford è per la prossima generazione. Andrai a Ginevra a rappresentare il Patriarcato di Mosca presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese".

Non una cattiva offerta. In epoca sovietica, in particolare...

Non ci ho mai pensato in quei termini, se fosse buona o cattiva per me. Il metropolita Nikodim era un uomo di grande autorità e di rispetto, e non avrei mai osato discutere con lui o fare obiezioni. Pensai: significa che è destino che accada così. A questo punto vorrei sottolineare che il mio lavoro presso le organizzazioni internazionali valeva un altro corso universitario, e che mi avrebbe aiutato molto nel futuro. È stata un'esperienza unica. Chi ha familiarità con la geografia della parte francofona della Svizzera sicuramente sa che la distanza tra Ginevra e la vicina Losanna è di soli 60 chilometri: 30 minuti in auto. Ma la prima occasione per andare a Losanna si è aperta solo quando ero nel mio secondo anno in Svizzera. Prima di allora non ho assolutamente avuto tempo libero per visite turistiche. Avevo troppi compiti da terminare su luogo. In primo luogo, ho lavorato davvero sodo per rispolverare il mio inglese. In secondo luogo, mi ci è voluto un po' per abituarmi alle specificità del lavoro locale e per abituarmi allo stile anglosassone di condurre riunioni e sessioni. Più tardi, quando l'Unione Sovietica era già entrata nell'era della perestrojka, ogni volta che ho guardato dalla televisione dibattiti ai congressi di deputati della gente, ho avuto spesso il pensiero che ai funzionari sovietici del tempo mancava la capacità di moderare le discussioni. A Ginevra, ero stato in grado di ottenere un'esperienza di prima mano di questo tipo. Si è dimostrato che anche un aspetti tecnico minore di questo genere è estremamente necessario e fondamentale per un vescovo nel compiere il suo servizio. Non ho rimpianti di essere andato a Ginevra invece che a Oxford.

Quattro anni dopo è tornato a Leningrado (oggi San Pietroburgo) e all'età di 27 è entrato in carica come rettore dell'accademia teologica e del seminario. Non è mai stato visto come un parvenu dai suoi colleghi anziani e più esperti?

No, nulla del genere, anche se sono d'accordo che la situazione era unica in un certo senso. Per quanto mi ricordo solo il metropolita Pietro Mogila a suo tempo ha diretto l'Accademia di Kiev in così giovane età. Ma questo non ha molta importanza, comunque. Sono tornato alla mia alma mater, dove mi ero laureato poco prima. Sono stato nominato a dirigere i miei ex insegnanti, tra i quali vi erano docenti che erano stati studenti dell'Accademia Teologica di San Pietroburgo prima del 1917. Erano persone di enorme esperienza e conoscenza. Ora, tutto a un tratto, un uomo molto giovane, un loro ex studente, diventa il loro capo! Non era un compito semplice.

Ma a quel punto avevo già guadagnato una certa reputazione e autorevolezza. Ero stato davvero messo alla prova quando in soli quattro anni ho affrontato un corso di istruzione che di solito durava otto anni. I miei docenti e tutori mi chiedevano "Dove vai così di fretta?" e "A che ti serve"?

In effetti, a che serviva?

Come ho già detto, obbedivo alle istruzioni del metropolita Nikodim, che aveva stabilito un termine per me, e cercavo di raggiungerlo con tutti i mezzi. Nel frattempo, alcuni dei miei insegnanti avevano pensato che avrei fatto il furbo agli esami utilizzando il nome del mio patrono di alto rango come uno scudo.

Così è stato messo sul serio alla prova, credo.

Può ben dirlo! Ricordo una di quelle occasioni. Un mio insegnante – non vorrei menzionare il suo nome: è ancora con noi ed è un insegnante molto degno... mi disse in modo piuttosto riservato: "Non è necessario studiare tutti i materiali del corso. Sarà difficile e ti richiederà molto tempo. So quanto hai lavorato duramente. Studia un solo tema. Non ti farò altre domande". Lo ringraziai e mi congedai. Ma quando tornato a casa, mi dissi: "Stai a sentire. Naturalmente, è necessario essere grato per un tale gesto di simpatia, ma quello di cui hai realmente bisogno è la conoscenza, non un buon voto nel tuo libretto. Così ho studiato a fondo ogni singolo elemento della lista delle domande. E all'esame quell'insegnante mi ha tenuto per circa un'ora e mezza. Mi ha tempestato di domande che coprivano l'intero corso, dall'inizio alla fine. Le sue labbra non sono mai state sfiorate dal minimo sorriso. Tutto è andato come doveva. Ho ottenuto alla fine i voti più alti. Ma la cosa più importante di tutte, deve poi aver condiviso l'impressione della mia preparazione con i suoi colleghi, perché in tutti gli altri test gli esaminatori sono stati molto meno severi. Hanno davvero creduto che stavo studiando seriamente, e non saltellando di corso in corso e di anno in anno.

Quando è tornato all'Accademia in qualità di rettore, ha utilizzato la possibilità di vendicarsi di quella violazione di un patto?

Ovviamente no. Tutto il contrario. Ho fatto alcuni accordi per assegnare alla cattedra di quel docente la massima quantità di traduzioni di libri stranieri. Non si scrivevano né si pubblicavano libri di teologia in Unione Sovietica in quei giorni. C'erano grossi problemi con le fonti originali. In realtà, avevo aperto un ufficio traduzioni clandestino. I testi più importanti stampati all'estero erano inclusi nei programmi di istruzione. Per inciso, ho sentito l'eco di quella vicenda, quando era stata decisa la questione della mia espulsione da Leningrado.

Sul confino punitivo, la Kolyma invece del matrimonio e la capacità di attendere...

La sua famiglia ha sofferto molto sotto il regime sovietico, a cominciare da suo nonno che è stato imprigionato due volte.

In realtà, tre volte. Fu imprigionato la prima volta nel 1922 nel processo dell'espropriazione degli oggetti di valore e della lotta contro la Chiesa rinnovazionista. Non so dire esattamente quanto tempo era stato detenuto a quel momento. A quanto pare, non molto a lungo, perché non ho trovato documenti su questa incarcerazione. Fu solo quando fu interrogato nel corso del secondo caso contro di lui, che mio nonno si ricordò del suo primo periodo di detenzione. Fu poi condannato a cinque anni di carcere, che trascorse alle Solovki (la prigione sulle isole Solovetskij nel Mar Bianco) e in altri campi di prigionia. Mio nonno fu arrestato per la terza volta nel 1945 e rimase in prigione fino al 1953. Io e mia madre gli andammo incontro alla stazione ferroviaria Moskovskij dell'allora Leningrado.

Suo padre ha sofferto di meno?

Ha avuto un solo periodo di carcere – dal 1934 alla vigilia del 1937. Se non fosse stato rilasciato, non credo che ora staremmo parlando di queste cose, e la storia della famiglia avrebbe preso una piega diversa...

Suo nonno e suo padre le hanno raccontato del Gulag?

Molto. Ma, come si è scoperto, in modo molto remoto. Dopo aver visitato le Solovki quando ero già patriarca, improvvisamente ho scoperto quello di cui mio nonno non aveva mai parlato. Come si è visto, ha trascorso tre settimane in una cella di isolamento punitivo sulla montagna Sekirnaja, un luogo da cui la gente rientrava viva molto raramente. I prigionieri lavoravano in un campo di taglialegna e ha dovuto stare alla cintola nell'acqua gelida per fissare zattere. Quei poveretti cercavano poi di asciugarsi in una chiesa... Mio nonno è stato inviato a questo campo di prigionia nel mese di novembre. Quindi potete immaginare cosa stava succedendo lì! Normalmente, le risorse del corpo umano collassavano in una settimana o due al massimo, ma mio nonno ha tenuto duro per tre settimane ed è sopravvissuto. È stato poi trasferito in un campo di prigionia sulla terraferma. Mio nonno trattava con filosofia tutto quello che gli capitava. Non ha mai mostrato le sue sofferenze, né ha ritenuto il suo destino unico nel contesto generale. Ha valutato criticamente gli avvenimenti nel paese, ha difeso la fede e ha lottato contro il rinnovazionismo, in realtà dedicando tutta la sua vita a questa lotta, anche se era un laico. Fu solo dopo il suo ritorno a casa dalla terza prigionia che mio nonno è stato ordinato. Ha servito come sacerdote in Bashkiria e ha ricevuto la benedizione del Patriarca Alessio I. Mio nonno è morto all'età di 91 anni...

Anche mio padre mi ha raccontato ciò che aveva vissuto, ma in una tonalità un po' diversa. È stato mandato in prigione alla vigilia del suo matrimonio, praticamente alcuni giorni prima. Ma questa circostanza non lo ha abbattuto ed è rimasto pieno di forza ed energia. Ho letto di questo in un diario di un residente di Smolensk che era stato spedito insieme a mio padre in un vagone ferroviario Stolypin (in origine, un trasporto ferroviario usato durante la riforma Stolypin nella Russia tsarista per il reinsediamento massiccio dei contadini in Siberia, utilizzato dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 per il trasporto di un gran numero di detenuti incarcerati) sul fiume Kolyma. Ho ricevuto le note dal figlio di quell'uomo, un attore di teatro locale. Mio padre è rimasto nella memoria di quell'uomo come persona meravigliosamente luminosa e gioiosa, come se stesse andando in un viaggio di piacere piuttosto che un campo di prigionia, dal quale poteva non tornare. Posso ricordare che mio padre, infatti, parlava della sua condizione calma, poiché non aveva violato alcuna legge e non si sentiva in colpa, ma piuttosto percepiva i disagi e i dolori come sofferenze per la fede. Questa consapevolezza gli dava forza.

Suo padre è stato arrestato per aver scritto la parola "Dio" con la lettera maiuscola nelle sue note, non è vero?

È stato imprigionato perché tale era il piano delle autorità di Leningrado di quel tempo, che hanno approfittato dell'assassinio di Sergei Kirov (il primo segretario della sezione del Partito comunista di Leningrado) per sradicare tranquillamente i giovani della Chiesa ortodossa e gli attivisti del gruppo intellettuale della città. Le autorità hanno compiuto una vasta campagna di rastrellamenti, arrestando molte persone con accuse completamente idiote contro vittime innocenti. Hanno detto che queste persone facevano presumibilmente parte del complotto anglo-turco progettato per distruggere il regime sovietico appoggiandosi all'emigrazione bianca rappresentata dal metropolita Evlogij di Parigi, dall'arcivescovo di Canterbury e dal patriarca di Costantinopoli.

Che ricca immaginazione!

Ma questa non è la cosa più sorprendente! Ho letto i materiali del caso e non ho mai cessato di stupirmi di come ha funzionato agevolmente la macchina repressiva! Se non avessi saputo come le cose erano andate in realtà, avrei sicuramente creduto che questo fosse vero e che fosse stata scoperta una cospirazione mostruosa. Persone eccezionali di Leningrado, tra cui ex professori dell'Accademia teologica, hanno scritto cose terribili su se stessi, hanno confessato i reati più selvaggi, che non avrebbero potuto commettere in linea di principio. Non lo so, forse queste confessioni sono stati estorte sotto tortura o con minacce e ricatti, ma il materiale che ho letto ha prodotto in me l'impressione più grave. Il punto è che a nessun investigatore sarebbe mai venuto in mente di collegare insieme il metropolita Evlogij, l'arcivescovo di Canterbury e il patriarca ecumenico!

Mio padre è stato accusato di un tentativo di uccidere niente meno che Stalin. È stato arrestato insieme ad altri parrocchiani della missione della Lavra delle grotte di Kiev a Leningrado. Mio padre studiava in un istituto e andava in chiesa nel suo tempo libero. La domenica, cantava in chiesa in un coro amatoriale, che era il luogo dove effettivamente conobbe mia madre. L'inchiesta in seguito scrisse esplicitamente ciò che stava facendo ogni gruppo di cospiratori e ciò di cui era responsabile. Secondo l'indagine, alla comunità della missione della Lavra delle grotte di Kiev era stato assegnato il compito di preparare l'assassinio del leader dei lavoratori. Gli investigatori hanno fatto una perquisizione in casa di mio padre, ma, naturalmente, non hanno trovato prove incriminanti. Hanno trovato il suo quaderno delle lezioni in cui la parola "Dio" era, infatti, scritta con la lettera maiuscola. Questo era sufficiente per un verdetto di colpevolezza. E così è stato. Mio padre ha trascorso tre anni sulla Kolyma.

La sua sposa lo ha aspettato?

Sì. L'investigatore ha cercato di convincerla a non fare sciocchezze e a sposarsi con un uomo normale, piuttosto che con un nemico del popolo. Mia madre continuava ad attendere mio padre, senza sapere se il suo promesso sposo era vivo e ciò che gli stava accadendo, perché non avevano il permesso di tenere una corrispondenza. Fu solo quasi alla fine che è arrivato un messaggio che diceva che sarebbe tornato presto. Tornò, si sposò e poi fu quasi sul punto di ritornare alla Kolyma come docente volontario perché là era stato in grado di avviare una scuola locale per i lavoratori gli era stato chiesto di non rinunciare a ciò che aveva iniziato e di continuare le classi. Gli sono stati promessi buoni guadagni. Mio padre era povero e l'invito sembrava attraente. Fortunatamente, una donna intelligente lavorava nell'ufficio della società di costruzioni di Stato Dal'stroj, che si occupava di formalizzare le procedure per i volontari. Dopo aver sentito mio padre, lo ha raccomandato di stare lontano dalla Kolyma. Era il dicembre del 1936...

Questo è un altro esempio dell'interferenza di Dio nella vita della nostra famiglia.

Sul passo dell'oca, gli scandali sulla stampa, l'autorità morale e la gente a cui non stringere la mano...

Si è reso conto che poteva seguire le orme di suo nonno e di suo padre? Un periodo di detenzione.

Non mi sono preparato a essere una vittima, ma non ho mai detto mai. Sarebbe stato un peccato perdere anni di libertà, ma ero ben consapevole che la probabilità di un simile risultato era alta – un cinquanta per cento. Soprattutto nella persecuzione di Krusciov contro la Chiesa, quando ho deciso di andare in seminario. Le autorità chiudevano massicciamente le chiese e i monasteri in quel momento, trovando pretesti che, di regola, non reggevano, per lanciare cause penali contro il clero, dopo di che i giornali centrali lanciavano articoli incriminanti sui "sacerdoti e i loro complici...".  È stata una lotta dura. Certamente l'ho vista e ne ero consapevole, ma accettavo il rischio e non avevo intenzione di cambiare la mia scelta di vita per adattarmi alle circostanze.

Ma a scuola si è rifiuto anche di marciare in colonna al passo dell'oca?

In senso figurato... nell'infanzia, è particolarmente difficile essere contro tutti da solo. Certamente era richiesto un certo coraggio. La mia famiglia era dalla mia parte, ed ero stato allevato in tradizioni cristiane. Allo stesso tempo, le prove hanno rafforzato ed eventualmente influenzato la formazione delle convinzioni. Ho dovuto difenderle, non solo davanti ai miei pari, ma davanti agli adulti. Sono stato più volte chiamato a colloquio da insegnanti che mi dicevano che Dio non esiste, mentre io cercavo cercando di convincere gli insegnanti del contrario. Questo è il modo in cui vivevamo.

Ha studiato molto bene, ma non è diventato un pioniere.

Ho detto subito che ero pronto a portare una sciarpa rossa solo a una condizione: se mi era permesso indossarla in chiesa ogni domenica. Le autorità scolastiche hanno pensato in un primo momento che non avrei mantenuto la parola e che avrebbero migliorato le loro statistiche, che tendevano a fare pionieri tutti gli studenti delle scuole medie. Ma poi si sono resi conto che non volevo perdere i servizi religiosi e non volevo dimostrativamente togliermi la sciarpa. Dopo di che hanno detto: no, non puoi essere un pioniere. Questo è ciò che è stato deciso.

... Insomma, non ho acquistato ieri la capacità di contrastare l'influenza esterna. Naturalmente, oggi è necessario affrontare le sfide su una scala diversa. E anche questo è spiegabile. Ogni azione provoca una reazione. La nostra Chiesa è divenuta negli ultimi anni molto più attiva, e ciò provoca forte irritazione nelle persone che preferiscono vivere in un mondo senza Dio. Ci sono infatti tra di loro persone che credono che la loro idea di ordine mondiale è l'unica giusta, mentre tutto il resto è un errore, un errore che ostacola il progresso umano.

Ma vediamo esattamente il contrario. Ciò è particolarmente evidente nelle grandi feste della Chiesa. Mi rallegro quando vedo giovani coppie sposate con bambini la notte di Pasqua nelle chiese. Questo è il nuovo volto della Chiesa ortodossa russa. Viaggio molto in tutto il paese e spesso sento dalla gente quanto è importante la fede per loro nella loro vita quotidiana. Ma ripeto che ci sono anche quelli che non amano i nostri sforzi volti a rafforzare la vita della chiesa e la religiosità. Sì, la Chiesa è sotto attacchi potenti, ma se non ce ne fossero, vorrebbe dire che facciamo qualcosa di sbagliato, che facciamo meno di quanto dovremmo. Il vescovo Nikodim, il mio consigliere spirituale, mi ha insegnato: se tutti dicono cose buone su di te, sii certo di aver fatto qualcosa di sbagliato...

Ciò non significa che è necessario creare con le proprie mani un Calvario e salirvi eroicamente. Significa una cosa diversa: quando diventi un sacerdote, condanni te stesso al confronto con una certa parte della società. Ma è importante non amareggiarsi in questo confronto. Il dialogo con gli avversari non dovrebbe distruggere la propria identità religiosa. È brutto quando in una controversia un chierico inizia a utilizzare parole e termini che non sono autentici per un cristiano. E se si parla mostrando rispetto per le persone – anche se ci sono peccatori radicati di fronte a noi o persone che non amiamo personalmente, se evitiamo insulti e osservazioni personali, se si tentiamo di formulare la nostra visione della vita in modo che nessuno possa respingerla senza sentire gli argomenti a favore, allora il risultato sarà diverso. La Chiesa di oggi deve partecipare alla discussione pubblica, è chiamata a unire le persone.

A volte siamo rimproverati per non essere abbastanza di principio, secondo i critici, quando si parla del conflitto ucraino o della nostra situazione interna. Dicono: "Come potete restare in silenzio, o prendere una posizione di compromesso? Dovreste combattere...", e segue un elenco di chi dobbiamo combattere immediatamente. I nemici sono elencati a seconda delle preferenze di coloro che ci suggeriscono questo ruolo.

Rispondiamo agli avversari che il compito fondamentale della Chiesa nello spazio pubblico è quello di preservare la società. Lo stato, come ha detto bene Vladimir Solovjov, non può fare di questa vita un paradiso, ma il suo obiettivo principale è quello di evitare che si trasformi in un inferno. Ma per quanto riguarda la Chiesa, essa può e deve lavorare alla creazione del regno di Dio nel cuore delle persone. Ma non possiamo usare mezzi impropri, anche in nome di una buona causa. Questo è un peccato.

La fondazione Opinione Pubblica ha condotto un sondaggio lo scorso autunno in materia di autorità morali nella nostra società e ha scoperto che la maggior parte degli intervistati ritiene Vladimir Putin un esempio di morale. Il presidente ha guadagnato il 36 per cento dei voti. Il 6 per cento degli intervistati ha citato il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, il 5 Sergej Shojgu. Seguono Vladimir Zhirinovskij, Dmitrij Medvedev, Nikita Mikhalkov. Lei, Santità, ha l'uno per cento. Simili risultati sono stati ottenuti da Vladimir Churov, Evgenij Primakov, Ramzan Kadyrov, Vladimir Pozner...

Idealmente, l'autorità morale dovrebbe essere basata sulla santità. Questa si può giudicare solo sulla base della comunicazione personale con una persona. Tutto il resto è opera del maligno.

Prenda gli startsy [guide spirituali]. Coloro che hanno avuto l'opportunità di familiarizzarsi con loro dicono: si tratta di persone uniche, speciali, sante. Purtroppo, ben pochi lo sanno, perché gli startsy non si occupano di auto-promozione. All'esterno, le persone possono avere una impressione ingannevole che la Chiesa abbia un deficit di autorità morali. Non è vero.

Chi è un esempio morale per lei personalmente, Santità?

Posso sembrare ben poco modesto, ma vorrei dire che lo sono stati prima di tutto i miei genitori. Hanno avuto un grande impatto su tutta la mia vita. Devo a loro ciò che sono riuscito a raggiungere. È sufficiente dire che non vi è stato un singolo conflitto tra mio padre e mia madre nella nostra famiglia.

Forse non lo sapeva?

Abbiamo vissuto in cinque in una stanza di 19 metri quadrati in un appartamento comune a Leningrado. I genitori, una sorella più giovane, un fratello. Non ci si può nascondere in queste condizioni. Tutto si vede come in un esame a raggi X... No, ora mi ricordo: una volta c'è stata una lite domestica. Mio padre si è arrabbiato con mia madre per circa tre-quattro ore, e poi si è fermato, e la pace è di nuovo tornata casa.

Mia madre aveva un'autorità morale assoluta. Nel senso che era incredibilmente onesta. Qualche volta correggeva il comportamento di mio padre. Ha detto: "Mishenka [forma contratta di Mikhail], lascia stare la tua diplomazia." Mio padre doveva tener conto delle circostanze della vita e di conseguenza costruire relazioni con gli altri. Mia madre non intraprendeva iniziative pubbliche, ma decideva da sola se stringere la mano di qualcuno o no, se ricevere una persona a casa o non farla entrare. Questo era molto importante. Mia madre incarnava la nostra coscienza di famiglia.

Da quale dei suoi genitori ha preso?

È difficile dirlo... non riesco nemmeno a fare confronti. Penso che fossero così tanto migliori di me che ogni parallelo sarà come un complimento a me stesso.

Ma ci sono persone a cui non vorrebbe stringere la mano?

Naturalmente. Ma a causa della mia posizione, non posso e non voglio mostrarlo. Oltre alle simpatie e antipatie personali, vi è l'atteggiamento di un pastore verso le persone. E il desiderio di non stringere la mano di questa o quella persona può seriamente farle del male. Io non dovrei fare del male, il mio compito è quello di aiutare.

Così in un primo momento stringerà la mano di un'altra persona e poi andrà a lavarsi le sue?

Cercherò di fare di tutto per stringere la stessa mano una prossima volta a cuore aperto. Dovrebbe solo essercene la possibilità. Una posizione di non accettazione è un gesto eccessivo da parte del patriarca. Anche, ripeto, se si parla di persone che meritano di essere evitate.

Le capita di arrabbiarsi?

Questa emozione mi è familiare, non lo nascondo.

Dovremmo temerla quando è arrabbiato?

L'apostolo Paolo ha detto: "Non lasciate che il sole tramonti sulla vostra ira." In altre parole, non si dovrebbe essere arrabbiati per più di un giorno. L'apostolo deve essere stato un uomo piuttosto collerico... Non posso nascondere che l'emozione sia. Se la situazione mi infastidisce troppo, ho bisogno di allontanarmene, dopo che mi calmo. Non è una questione di educazione o di volontà, è nella mia natura.

Cosa la preoccupa di più in questo momento?

La situazione in Ucraina, la morte di tante persone mi ha causato dolore per molti mesi. Questo non mi lascia dormire – sia letteralmente che metaforicamente.

E la zona di influenza della Chiesa ortodossa russa nello stato vicino si sta riducendo rapidamente.

Non sono d'accordo. Di fatto, ci sono luoghi di culto della Chiesa ortodossa russa violentemente sequestrati in Ucraina, una lotta sleale è condotta contro di noi, ma anche questo convince la gente che la loro posizione è giusta. È stato così anche ai tempi sovietici, quando chiudevano le chiese e la fede diventava più forte. Tali metodi non otterranno nulla. Questo è un errore enorme da parte di chi ha dichiarato guerra alla Chiesa in Ucraina. La politica è attualmente attivamente mescolata con questioni religiose. Gli scismatici hanno fretta di cogliere l'attimo e fare una ripartizione. Ma maggiore è la violenza, maggiore è la resistenza. Procedendo da prospettive di riconciliazione, chiediamo alle parti in conflitto in Ucraina di dimostrare prudenza. I semi dell'antagonismo cresceranno portando frutti avvelenati in futuro. La Chiesa sta facendo tutto il possibile per evitare che il conflitto porti nuovi decessi. Non esageriamo le nostre capacità, ma non le sminuiamo neanche.

Come vede lo sviluppo della situazione?

La nostra Chiesa in Ucraina rimarrà, non c'è dubbio. Non c'è altro modo per superare la spaccatura attuale che prendere la via dell'unificazione canonica. Senza di questa, non si può parlare neppure di unità di una nazione. Sì, la situazione oggi è difficile, sicuramente durerà ancora per un po' di tempo, ma tutto finirà in pace. Ci sono stati precedenti simili nella storia molte volte. Dobbiamo solo lavorare costantemente, e questo è quello che facciamo tutti. La Chiesa è uno strumento di pace. E di giustizia.

Sui parrocchiani, i visitatori occasionali, papa Francesco, Charlie Hebdo, e 'Leviatan'

Nel suo libro 'La vita e contemplazione del mondo' ha scritto che, da giovane, si chiedeva se un anziano sulla settantina, in cui si trasformerà un giorno un giovane che decide di prendere i voti monastici sarebbe, potrebbe sputare alla propria immagine riflessa nello specchio. Lei ha compiuto 68 anni di recente...

L'essenza della formula è che la scelta che faccio da giovane è la scelta di quello che sarò all'età di cinquanta o settant'anni. Quando ero ragazzo, ho dovuto prendere una decisione che avrebbe predestinato tutta la mia vita in futuro. Credo che nessuna persona decente e di mente sobria dichiarerà nel declino degli anni, anche quando è da sola con i suoi pensieri, che ha vissuto una vita priva di errori o peccati. E non lo pretenderò neppure io. Ma non ho mai rimpianto la mia scelta di servizio a Dio e alla Chiesa.

L'autorità sugli altri è un test di prova o di punizione per lei?

L'autorità può essere percepita come un test di prova, una punizione, o un regalo. Il problema è tutte queste interpretazioni sono lontane dalla Chiesa. Qualsiasi autorità clericale implica servizio, non possesso, prima di tutto. Il servizio è quello che Gesù comandò ai dodici. Si ricorda il momento in cui lavò loro i piedi e spiegò loro perché lo stava facendo? Se qualcuno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti. Io percepisco il servizio in qualità di patriarca come un sacrificio che devo offrire al Signore e ai fedeli ogni giorno. Spesso dico giovani monaci che prendere i voti per una crescita di carriera equivale alla pazzia e al suicidio spirituale. Una crescita nella gerarchia della Chiesa significa una crescita di sacrificio e di impegno, non una moltiplicazione di privilegi concessi a chi comanda. Anche più di questo. Bisogna rendersi conto che questo sacrificio non è una forzatura. Si tratta di un sacrificio volontario fatto liberamente e anche con gratitudine. Perché la Chiesa ortodossa affida la sua direzione solo ai vescovi che sono monaci e non a uomini sposati? Perché è impossibile essere diviso tra due famiglie – la famiglia più piccola e la più grande, che è la Chiesa. Il servizio richiede il tuo impegno a tempo pieno, senza deviazioni per interessi privati, intrattenimenti, hobby, ecc, che sono abbastanza ammissibili nella vita secolare.

Per inciso, la responsabilità di fronte a Dio non può essere messa in opposizione alla responsabilità di fronte alle persone. Una persona responsabile di fronte a Dio non può comportarsi in modo irresponsabile di fronte alle persone. Naturalmente, nulla può essere superiore alla responsabilità di stare di fronte al Signore. Questa responsabilità crea sensazioni diverse da quello che avrebbe creato nel sistema delle caratteristiche del mondo secolarizzato. La vita della Chiesa è intrisa di grazia celeste e la Chiesa non può esistere in sua assenza. Durante l'ordinazione di ogni nuovo sacerdote, il vescovo pronuncia una preghiera molto profonda: "La grazia celeste che cura sempre i malati e dona abbondanza ai poveri [...]" La Chiesa non sarebbe sopravvissuta alla lotta senza fine che alcune persone e le forze del male hanno scatenato contro di essa, se non avesse trasmesso dall'alto questa costante cura per noi  o se non avesse fatto un'infinita correzione di inevitabili errori e carenze. Per di più, la Chiesa è un organismo vivente. Non è una fabbrica in cui è possibile sostituire le procedure tecnologiche e ottenere nuovi prodotti di qualità quasi subito. È per questo che l'obiettivo principale è quello di evitare di fare del male a chiunque".

Circa all'ottanta per cento i russi si considerano cristiani ortodossi. Non è indignato per il fatto che gli 'occasionali' prevalgono sui parrocchiani?

Per alcuni russi, l'Ortodossia è una categoria strettamente religiosa, mentre per altri è molto più una nozione culturale. Ma francamente, queste divisioni sono molto vaghe. Nel modo in cui io vedo il problema, la cosa principale oggi non è la dimensione dell'una o dell'altra categoria, ma le loro dinamiche. L'uomo cambia nel corso del tempo. La risposta alla sua domanda suona così, e qualsiasi sondaggio di opinione o di qualsiasi sociologo scrupoloso glie lo confermerà: la categoria dei parrocchiani (nella terminologia che ha usato) è in costante aumento e questa crescita è in prevalenza di persone giovani e istruite. È una buona cosa che una parte considerevole dei nostri connazionali si identifichi nel cristianesimo ortodosso. Tutti sono membri della nostra comunità, anche quelli con una diversa profondità di pratica religiosa, senza una regolare frequenza in chiesa, e con un'osservanza irregolare dei canoni della Chiesa. Eppure sono tutt'altro che senza speranza. Il mio cuore soffre per queste persone, in primo luogo. Penso a come possiamo aiutarli ad avvicinarsi a Dio, a radicarsi nella tradizione ortodossa, a sviluppare una fede più forte, a ricolmarsi della bellezza della nostra liturgia, e a comprendere i significati profondi delle Sacre Scritture.

Possiamo vedere come  gli stati d'animo della società sono cambiati nel corso degli ultimi due decenni. Questo è un quadro oggettivo e molto rincuorante. Tutti si rendono conto chiaramente che oggi la fede cristiana ortodossa non può essere ignorata in questo paese. Questa è anche una grande vittoria, una vittoria che sarebbe stata impossibile senza il contributo di ogni membro devoto della Chiesa, senza i buoni sforzi che ciascuno ha fatto al proprio posto. Inoltre, la sociologia non è abbastanza precisa come strumento per valutare l'affiliazione di una persona con la Chiesa e/o la fede. Alcune persone accettano Gesù Cristo solo sul letto di morte, e quindi non hanno alcun tempo di raccontarlo ai sociologi. Ogni persona che entra in chiesa ci rende molto felici, perché risponde alla chiamata di Gesù.

La Chiesa ortodossa russa è rimproverata per un eccessivo contenuto ortodosso rispetto ai cattolici, che sembrano meno conservatori...

È bello sentire che la Chiesa è accusata di mantenere la fedeltà ai suoi principi fondamentali. Vi è uno spazio libero, all'interno del quale noi non cambiamo, ed è limitato dai canoni della Chiesa e dalle verità della fede. Questo è lo spazio della santa Tradizione, e la Chiesa poggia su questa base. Eppure, quando ci chiediamo come un canone o un altro potrebbe essere meglio applicato nelle condizioni esistenti al giorno d'oggi e quali potrebbero essere le modalità efficienti di familiarizzare i giovani di oggi con i dogmi della fede, abbiamo bisogno di un approccio riflessivo e creativo di professionisti attivi e interessati alla situazione. In questo senso, la Chiesa si sta trasformando in continuazione.

E per quanto riguarda i confronti tra i credenti ortodossi e romano-cattolici, sono confronti ingrati e privi di significato in generale. Appartengono a diverse nazioni con antiche e diverse tradizioni. Perché sia avvenuto (agli inizi del secondo millennio) il grande scisma – la separazione tra le Chiese occidentali e orientali – e dove sia il confine reale, non quello dichiarato, tra le parti occidentale e orientale dell'Impero romano, questa è in realtà una sottile domanda storiosofica. Ognuno di noi dovrebbe concentrarsi sui propri sforzi e non invadere i cantieri degli altri.

Papa Francesco ha abbandonato spettacolarmente gli appartamenti papali nel Palazzo Apostolico ed è andato a un incontro con il presidente dell'Italia in una vettura classe economica. E l'anello del pescatore è stato forgiato per lui in argento invece che in oro. Cosa ne pensa di questo stile di comportamento?

Non credo che dovrei commentare lo stile di comportamento del primate della Chiesa cattolica romana. E sono sicuro che neppure lui farebbe commenti per quanto riguarda me. Ho un sincero rispetto per papa Francesco e per il fatto che tiene stretti legami con la tradizione monastica che lo ha formato.

Beh, mettiamola in modo diverso. I chierici hanno il diritto di distinguersi in termini di ricchezza rispetto ai fedeli ordinari?

Un chierico dovrebbe essere alla pari con il livello medio dei suoi laici, e questo è normale. È importante ricordare che la maggior parte dei chierici è costituita da uomini sposati, molto spesso padri di molti bambini. Abbiamo il diritto morale di costringerli a vivere in condizioni di povertà, anche per le intenzioni più serene? Ovviamente, no.

L'assenza di bisogni è una normale condizione di vita ed è per questo che tutti i giorni preghiamo nei nostri servizi di essere liberati da ogni necessità. La famiglia di un sacerdote deve avere adeguati standard di vita in modo da poter dare la maggior parte della sua attenzione ai parrocchiani e ai problemi di crescita spirituale invece di immergersi nelle preoccupazioni per il pane quotidiano. È per questo scopo che i parrocchiani donano frammenti del loro benessere materiale ai sacerdoti e prendono su di loro una parte delle preoccupazioni materiali quotidiani del clero. Non c'è nulla di male in questo. Ma è una storia diversa, però, se un prete si abbandona a routine quotidiane e intrattenimenti secolari. Tuttavia, sarà improbabile che i laici seguano un sacerdote di questo tipo o che lo aiutino. Non è per nulla che si dice che i sacerdoti vivono in case di vetro.

I comandamenti del Vecchio Testamento non avevano abbastanza spazio per un divieto delle bugie. Questo significa diffondere bugie è un peccato più piccolo del furto, dell'omicidio o dell'adulterio?

E perché? Non pensa che il comandamento che dice 'Non dire falsa testimonianza' vieta di mentire? Il libro della Sapienza di Siracide afferma: "Un ladro è meglio di un bugiardo incallito, ma entrambi ne soffriranno rovina." (Siracide 20:25). Gesù ha direttamente chiamato il diavolo "bugiardo e padre della menzogna" (Giovanni 8,44). E la lettera agli Efesini dell'apostolo Paolo invita tutti i cristiani: "Perciò, bando alla menzogna: dite la verità, ciascuno al proprio prossimo [...]" (Efesini 4:25).

Il 2015 è iniziato con l'uccisione di giornalisti della rivista Charlie Hebdo. I francesi hanno risposto facendo una manifestazione a sostegno della libertà di stampa, a cui hanno preso parte tre milioni di persone. Ramzan Kadyrov, a sua volta, ha portato quasi un milione di musulmani in piazza a Grozny per protestare contro le vignette che caratterizzano il Profeta. In quale dei due cortei preferirebbe entrare personalmente?

Ho obiezioni fondamentali contro una simile divisione innaturale e artificiosa della società per quanto riguarda la tragedia di Parigi. Condanniamo senza ambiguità il terrorismo e le uccisioni di persone per le loro convinzioni. Siamo addolorati per coloro che hanno sofferto per mano dei terroristi. Ma allo stesso tempo troviamo inaccettabile sia il radicalismo pseudo-religioso sia quello secolare, e pensiamo che i problemi delle relazioni inter-religiose ed inter-etniche nel contesto dei diritti umani meritino la massima attenzione e un trattamento estremamente delicato. Gli oltraggi alla religione e le contaminazioni dei sentimenti religiosi sono inconcepibili nello stesso modo in cui lo sono gli insulti in relazione con l'identità etnica di una persona. L'Europa di oggi sta soffocando nella feccia cui si è rotolata mentre si impegnava a coniugare multiculturalismo e valori liberali. Grazie a Dio la Russia ha abbastanza buon senso a livello legislativo da evitare azioni come la pubblicazione di vignette religiose nei media. Indipendentemente da quale religione si parli in ogni caso.

E per quanto riguarda i film? 'Leviatan', un nuovo film di Andrei Zvjagintsev, ha scatenato duri dibattiti. Ha ricevuto il Golden Globe ed è stato nominato per un Oscar, ma qui nella patria di Zvjagintsev gli attivisti ortodossi russi hanno esortato le autorità a privarlo della licenza di diffusone e lo hanno respinto come una trama di un ordine russofobo politicamente motivato. Altri hanno detto che 'Leviatan' è un film anti-clericale, non anti-ecclesiastico o anti-ortodosso. Pensa che lotta al clericalismo sia un'opera che si può fare in nome di Dio? La Chiesa ha il diritto di rivendicare il ruolo del quarto potere?

Non posso discutere di un film che non ho visto io stesso. Ecco perché non ho impressioni o sensazioni immediate su di esso. Vorrei solo dire che qualsiasi artista che rivendica il diritto alla libera espressione creativa deve essere pronto a incontrare faccia a faccia la libertà di critica a quello che sta facendo. Se difendiamo l'importanza di una discussione libera, dovremmo renderci conto che, accanto a complimenti roboanti, possiamo anche ascoltare opinioni molto poco lusinghiere. Per quanto riguarda la lotta al clericalismo, chiamiamo le cose con il loro nome. Prima di immergerci in una lotta contro qualcosa, cerchiamo di fare in modo che la cosa contro cui combattiamo esista nella vita reale e non solo nella nostra coscienza. Di quale clericalizzazione della società potremmo parlare oggi, quando nella maggior parte delle scuole non è permesso l'ingresso a un sacerdote? Senza dubbio, alcune persone sono esasperate dal fatto che il clero abbia smesso di essere un gruppo marginale nella società. Ma il clericalismo è qualcosa di completamente diverso.

Nel complesso, non è una sorpresa che i seguaci di Gesù Cristo irritino alcune persone e inneschino odio in altri. È sempre stato così. Non è un caso che Gesù abbia detto ai suoi discepoli durante l'ultima cena: "Il servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Giovanni 15:20). E questo è il nostro conforto principale - ci perseguiteranno, ma ci ascolteranno pure...

Andrej Vandenko

Nato l'8 Novembre 1959 a Lugansk, Ucraina. Nel 1982, Andrej Vandenko si è laureato presso l'Università Nazionale Taras Shevchenko a Kiev e si è specializzato in giornalismo. Dal 1989 vive e lavora a Mosca. Vandenko ha più di 20 anni di esperienza nel genere dell'intervista. È stato pubblicato nella maggior parte dei principali media russi ed è un vincitore di riconoscimenti professionali.

 
Il patriarca nero: la verità su Filarete

Lo scisma pretende di fare ciò che non è in grado di fare: condurre un essere umano a Dio e alla salvezza. Non c'è e non ci può essere alcuna grazia divina nello scisma. La grazia scismatica viene dai cialtroni che creano uno scisma, dai funzionari pubblici che fanno lobbismo per loro e dai partiti politici che danno loro nutrimento.

Un dissidente è uno spergiuro, un apologeta della guerra civile e un autore di assalti alle chiese nell'Ucraina contemporanea. Mikhail Denisenko, ovvero il patriarca Filarete di Kiev e di tutta l'Ucraina, come viene comunemente definito, è uno di questi, che ha costruito la sua carriera politica vestito in abito canonico, che ha un piede nell'altare della cattedrale di san Vladimiro e l'altro sulla tribuna politica, davanti alla folla degli ucraini ingannati.

A Filarete Denisenko piace molto l'attenzione, e approfitta di ogni possibilità di promozione personale. È spesso messo in evidenza dai media. Ha stretto conoscenza con molti politici e funzionari ed è un alleato di organizzazioni radicali e nazionaliste; egli chiama il popolo ucraino a combattere per la singola chiesa nazionale, la chiesa sotto la sua autorità; eppure il patriarcato di Kiev in realtà è una strada verso Dio, o piuttosto verso un leader autoritario preso dall'orgoglio e dal desiderio irrefrenabile di governare?

[Filarete] Se avessimo voluto solo essere riconosciuti, saremmo rimasti con il patriarcato di Mosca; che differenza c'è per noi nell'essere subordinati a Mosca o Costantinopoli? Ciò di cui abbiamo bisogno è una chiesa indipendente che non dipende da nessun centro ecclesiale, ma che agisce come centro ecclesiale essa stessa. Questo è ciò che è necessario per noi, ciò per cui stiamo combattendo e che riusciremo alla fine a realizzare.

Chiunque arriva alla chiesa di Filarete deve capire chiaramente che là nessuno si prenderà cura di salvare le loro anime o di insegnare loro i principi morali cristiani dell'amore per il prossimo. Questi valori non sono di alcun interesse per il patriarca scismatico. Le questioni in considerazione [nel Concilio pan-ortodosso, ndt], per esempio per quanto riguarda il matrimonio, il digiuno, non sono cruciali per la Chiesa di per sé e non apportano cambiamenti essenziali. Le questioni di attualità che devono essere considerate in sede di Concilio non vi verranno prese in considerazione: il problema numero uno è quello dell'autocefalia. Venticinque anni fa egli era il rettore del trono patriarcale della Chiesa ortodossa russa, un vocifero avversario della lingua ucraina, un servitore impegnato del sistema sovietico. Attualmente è uno dei nazionalisti più vigorosi, che si fa chiamare vero primate e patriota. Filarete gestisce una chiesa che ritiene personalmente un'arma sacra nella lotta contro i suoi ex fratelli ortodossi, gli stessi che nei remoti anni novanta remoti non lo avevano riconosciuto come patriarca della Chiesa ortodossa russa. Finora, Filarete dice che si era basato solo sulla volontà di Dio, quando aveva partecipato all'elezione del patriarca.

[Filarete] in occasione del Concilio avevo detto che avrei potuto diventare il patriarca, ma ho ceduto tutto a Gesù e ho pregato per essere benedetto dalla volontà di Dio, piuttosto che essere guidato dal mio desiderio. Se avessi avuto un obiettivo di diventare patriarca di Mosca lo sarei diventato, ma non l'ho avuto.

I giornalisti fanno spesso domande al signor Denisenko sull'evento in questione, ma non si prendono la briga di rivelare fatti reali. Intenzionalmente o no, omettono i dettagli del voto, evitano i puntii conflittuali e dicono che gli sono mancati solo pochi voti per salire al trono patriarcale.

[Sonja Koshkina] Avrebbe potuto diventare il primate di tutta la Chiesa di Mosca, ma le mancavano parecchi voti nei conteggi; bene, lei ha ammesso che se avesse voluto sarebbe diventato il patriarca.

Il 7 giugno 1990, in occasione del Concilio locale tenutosi alla Lavra della Trinità e di san Sergio, il metropolita Alessio di Leningrand e Novgorod divenne il nuovo patriarca con un vantaggio di 139 voti. Vladimir Sabodan, a quel tempo metropolita di Rostov e Novocherkassy, fu ​​al secondo posto con 107 voti. Per quanto riguarda Mikhail Denisenko, che era più che sicuro della sua futura vittoria quando stava lasciando Kiev per andare al Concilio, ebbe alla fine solo 66 voti.

[Arcivescovo Ionafan di Kherson e Tavria] Fu come uno schiaffo davanti al mondo intero, poiché egli era luogotenente del trono patriarcale e alla fine fu respinto alle urne.

Secondo testimonianze oculari, quando annunciarono il nome del nuovo patriarca della Chiesa ortodossa russa, Filarete, che stava vivendo gli ultimi minuti come luogotenente del trono patriarcale, sembrava particolarmente interdetto e apparentemente imbarazzato; aveva praticamente consegnato le redini al suo sostituto a Kiev e si stava preparando a indossare la mantia verde patriarcale.

[Metropolita Nikodim di Kharkov e Bogoduhov] Filarete era il tipo di persona che tiene tutti nella morsa della paura e dell'obbedienza. Non era un uomo di fede, era un messaggero del partito con il compito di mantenere la vita della Chiesa sotto controllo. Non aveva l'abitudine di fare i conti con nessuno; sapeva che aveva il potere alle spalle.

Filarete non aveva il minimo dubbio che avrebbe vinto; il fatto è che a quel momento si poteva diventare luogotenente patriarcale solo con l'autorizzazione dell'Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista sovietico. Ciò significava che la scelta era stata fatta in suo favore, e quindi era solo una questione di votazione formale, questo era il modo in cui Denisenko pensava; gli fu spiegato più tardi che i tempi erano cambiati, fuori c'era la perestrojka con un ufficio politico ormai non più in grado di influenzare l'episcopato nelle condizioni moderne della glasnost.

[Metropolita Nikodim di Kharkov e Bogoduhov] Alla vigilia delle elezioni del patriarca, Filarete andò a incontrare Anatolij Lukjanov, che era un membro del Comitato centrale. Filarete gli ricordò che il caso era stato concordato con il Comitato centrale, e Denisenko sarebbe stato eletto patriarca. Il sig. Lukjanov rispose: "Mikhail Antonovich" (era chiamato così allora), non siamo più in grado di aiutarvi a questo proposito; non possiamo nemmeno aiutare noi stessi".

Dopo che Alessio II fu eletto patriarca della Chiesa ortodossa russa, Filaret, sconfitto, pronunciò le parole che sono poi divenute il suo motto di vita.

[Arcivescovo Ionafan di Kherson e Tavria] Quando stava guardando la cerimonia di congratulazioni, Filarete si è rivolto verso di me e mi ha detto: "ora puoi vedere l'ultimo patriarca della Chiesa russa unita". In quel momento mi si è gelato il sangue nelle vene.

Tornato a Kiev, Filarete iniziò un lavoro accurato di promozione di se stesso come unico primate a vita della Chiesa ortodossa in Ucraina. Nel mese di ottobre 1990, al Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, l'Esarcato ucraino divenne la Chiesa ortodossa ucraina con governo autonomo e indipendente, mentre Filarete fu fatto metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina.

[Arcivescovo Ionafan di Kherson e Tavria] Con l'adozione dello statuto della Chiesa ortodossa ucraina, Filarete ha gettato le basi per la sua ulteriore attività scismatica. Io l'ho capito. Tenendo alzanta la mano, Filarete sembrava essere in attesa di questo momento. Per un po', ha fissato i suoi occhi su di me; gli ho detto: "stiamo discutendo una clausola relativa alla carica a vita del metropolita di Kiev; tuttavia, questa è una prerogativa del patriarca di una Chiesa locale; Inoltre, non vi è alcuna disposizione per i membri sinodali regolari; questo fornisce una scappatoia per eventuali speculazioni e manipolazioni".

Da capo della Chiesa, il signor Denisenko ha dimostrato uno stile autoritario di gestione.

[Arciprete Anatolij Zatovskij] La mano forte del metropolita Filaret copriva tutto: dettò a tutti gli arcivescovi come doveva essere lo statuto; difatto, non sopportava alcun altro parere contrario al suo. Quindi, non ci fu alcuna decisione collettiva della Chiesa nell'adozione dello statuto.

Filarete non riusciva soprattutto a nascondere la sua particolare avversione per i nazionalisti. Fino a quando è stato proclamato patriarca di Kiev, non ha mai parlato in ucraino, ritenendolo un misto di ebreo e polacco, come lo chiamava lui.

[Filarete] Il Battesimo della Rus' è la nascita spirituale del popolo ortodosso russo. Il Battesimo della Rus' è un compleanno della Chiesa ortodossa russa. Il Battesimo della Rus' è l'inizio della storia della santa Rus' di Kiev.

Nessuno aveva mai sentito da lui una sola parola in ucraino.

[Mikhail Litvinenko] Quando i nazionalisti di Ivano-Frankovsk hanno alzato la testa, sono andato da lui una volta e gli ho detto: "Eminenza, visto che siamo la Chiesa ortodossa ucraina, cantiamo almeno una funzione della Liturgia una volta al mese in ucraino, utilizzando le traduzioni più appropriate degli inni sacri di compositori ucraini, Koshits, Leontovich, Stetsenko"; mi ha guardato e la sua espressione facciale è cambiata; la sua normale carnagione ha preso una cupa tonalità blu; ha detto "questo è fuori questione".

A quel tempo Filarete aveva già rotto il suo giuramento; uno degli esempi più vividi del suo scherno verso tutti i canoni ortodossi è stata la violazione dei voti monastici. Nel 1950 Mikhail Denisenko era stato tonsurato monaco, prendendo il nome monastico di Filarete, ma aveva detto una bugia di fronte a Dio, perché anni prima, quando era uno studente seminarista al seminario di Odessa, aveva incontrato una donna, Evgenia Petrovna Rodionova, che successivamente convisse con lui per tutta la sua vita [Evgenia Rodionova morì nel gennaio 1998, ndt]. Evgenia si presentava in pubblico come la sorella di Filarete; tuttavia, nell'ambiente ecclesiastico era conosciuta come coniuge di Filarete, una moglie civile, mentre i suoi tre figli, Vera, Ljuba e Andrej, registrati come adottivi, presumibilmente presi per educarli da Evgenia Petrovna da diversi orfanotrofi, erano figli di sangue di sua Eminenza Filarete e della sua convivente. Tutta la famiglia viveva insieme nella residenza di Filarete al numero 36 di via Puskhinskaja.

[Arciprete Nikolaj Zabuga] Ciò che era permesso dire, lo si poteva dire in privato tra due preti, niente di più, solo quanto bastava per poter riconoscere un potenziale informatore; ogni sacerdote era nelle loro mani; i commenti erano riportati più tardi da coloro che erano affiliati alla cattedrale di san Vladimiro, alla residenza di via Pushinskaja e alla rivista ortodossa; si potevano dire molte cose, ma quando Filarete e la sua moglie civile erano al potere, tutti avevano paura di loro.

Evgenia Petrovna non fu mai definita altro che padrona di Kiev, in via eccezionale la chiamavano con nome e patronimico. Come una First Lady, accompagnava Filarete a tutti i ricevimenti formali e prendeva le decisioni e stabiliva le assegnazioni nella gerarchia suprema della Chiesa. Secondo testimoni oculari, Filarete non poteva prendere decisioni importanti senza il suo consenso.

[Mikhail Litvinenko] Per esempio, i trasferimenti di vescovi da una cattedra all'altra erano impossibili senza la sua benedizione. Qualunque fosse la sua decisione riguardante un determinato sacerdote o un vescovo, Filarete la seguiva coscienziosamente.

Questa donna teneva l'allora metropolita Denisenko nella sua morsa d'acciaio e lo minacciava, se non le obbediva, di dire al Santo Sinodo che avevano dei figli. Questi dettagli della vita personale del metropolita furono resi noti quando una delle sue figlie scrisse una lettera aperta, Io sono Vera, la figlia di sangue di Filarete. In questa lettera ammetteva che Filarete è padre di tre figli, che il padre e la madre avevano mantenuto a fondo i loro segreti di famiglia e avevano fatto in modo che i loro figli non si rivolgessero mai in pubblico al loro padre Filarete con un titolo diverso da Vladyka. Inoltre, la lettera racconta come i genitori avevano messo il loro figlio Andrej dietro le sbarre. Prima della nomina di Filarete come metropolita di Kiev, suo figlio, insieme con la nonna Ksenija Rodionova, madre di Evgenia Rodionova, era andato dal patriarca Pimen per dire la verità su Filarete e la sua consorte. Il patriarca non li ricevette. Al momento di tornare a Kiev, Andrej e sua nonna poterono provare in pieno la rabbia dei genitori. Filarete ed Evgenia Petrovna accusarono il figlio di furto di oggetti di valore. Avendo il sostegno delle autorità, che erano pronte in qualsiasi momento ad aiutare Filarete per il suo encomiabile servizio, i genitori fecero imprigionare il loro figlio e lo fecero spedire lontano da Kiev.

Personalmente, Filarete non è disposto a fare commenti sulla sua famiglia, ma si compiace di raccontare come in occasione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa nel 1992 gli fu fatto lasciare il posto di primate della Chiesa ortodossa ucraina.

[Filarete] A questo Concilio mi hanno offerto di rinunciare alla cattedra di Kiev.

Un valente consorte del sistema sovietico, in seguito alla proclamazione dell'indipendenza dell'Ucraina Filarete ha preso le parti dei nazionalisti ai quali poco prima aveva augurato di annegare nel loro stesso sangue.

[Alessio II] Lui è sempre stato rispettoso della legge davanti alle autorità. Ciò che queste ultime dicevano, lui lo ripeteva; aveva espresso le loro idee durante il periodo sovietico, e così quando l'Ucraina ha ottenuto l'indipendenza e il presidente Kravchuk è salito al potere, ha iniziato ad adattarsi al suo passo.

La tipica flessibilità politica di Filarete è stata descritta dal giornalista Aleksandr Nezhnij nella rivista Ogonjok nel 1991: "non si può sottovalutare l'eccezionale flessibilità di sua Beatitudine. Sono in lui c'è la capacità intrinseca di adottare la colorazione politica più vantaggiosa in una determinata fase storica, accanto a una povera ma molto efficace speculazione sulla fede dei nostri padri; molti miei interlocutori si sbagliano profondamente quando presumono che rimarrà un avversario tanto rigoroso e inconciliabile all'idea del ringiovanimento nazionale e della tolleranza religiosa quanto lo era prima; credo che molto presto, quando sonderà e farà valutazioni per scoprire da che parte sta il potere, il metropolita troverà un cameratismo con le controparti autocefaliste e farà amicizia con i sostenitori più appassionati dell'indipendenza ucraina, imprecando come il fuoco contro Mosca che ha oppresso la sua nativa Ucraina per tre secoli". L'autore di queste parole deve averle viste in una sfera di cristallo.

Filarete trovò un socio affidabile nel primo presidente dell'Ucraina Leonid Kravchuk.

[Metropolita Onufrij di Chernovtsy e della Bucovina] Ha cominciato a federare intorno a lui i vescovi che gli sarebbero stati obbedienti; ha usato la forza e le minacce (non è in grado di fare altro) perché i vescovi prendessero le sue parti e avanzassero richieste di stabilire volontariamente o no una Chiesa autocefala separata.

Il 1 Novembre 1991 Filarete convocò un Concilio locale pan-ucraino, dove ordinò a tutti i vescovi ucraini di firmare un appello al patriarca della Chiesa ortodossa russa Alessio II per riconoscere la Chiesa ortodossa ucraina come autocefala.

[Metropolita Ilarion di Donetsk e Mariupol] Abbiamo firmato l'appello e tutti i documenti che Filarete ci ha dato, ma gli abbiamo chiesto quale status avrebbe avuto la nostra Chiesa in caso di rifiuto dal patriarcato di Mosca. Egli ha risposto: "In questo caso, il nostro status rimarrebbe com'era; vale a dire, non ci sarebbe alcuno scisma nella Chiesa". Ha detto: "se Mosca è d'accordo, diventeremo autocefali; altrimenti, la nostra posizione sarà la stessa".

Sotto la pressione del metropolita di Kiev e del potere alle sue spalle, tutti i partecipanti firmarono questo appello, ma poco dopo tre vescovi, il vescovo Sergij di Ternopol' e Kremenets, il Vescovo Alipij di Donetsk e Slavjansk e il vescovo Onufrij di Chernovtsy e della Bucovina, revocarono le loro firme e furono immediatamente rimossi dalle loro cattedre per questa ragione.

[Metropolita Onufrij di Chernovtsy e della Bucovina] Proprio il giorno dopo ho ricevuto una telefonata da Filarete, che informava che per decisione del Sinodo ero stato trasferito al Ivano-Frankovsk cathedra. Ero pronto per una tale svolta e gli ho chiesto la benedizione. Poi sono andato alla funzione in cui ho dovuto dire addio ai fedeli e dire loro che li stavo lasciando. "Sono stato inviato a un'altra cattedra dove devo servire ulteriormente la Chiesa di Cristo. Oggi voglio chiamare ognuno di voi alla pace, alla serenità e all'armonia. Questa decisione è una volontà di Dio: io sono un vescovo, ma questo non importa, perché prima di tutto io sono un monaco che deve ascoltare la voce della Chiesa. Ogni volta che la Chiesa mi chiama ad andare, io vado, quindi vi chiedo di lasciarmi andare in pace". Dopo la liturgia, sono andato alla diocesi, dove i fedeli si erano radunati per attendermi. Hanno detto che volevano accompagnarmi, così ho inviato indietro la macchina e ho camminato con loro per un po'. In quel momento si sono fermati, hanno sbarrato tutte le uscite delle porte, e mi hanno detto che non mi avrebbero lasciato andare.

[Annuncio] Vostra Beatitudine e vostra Eminenza, dopo aver appreso della sua decisione di allontanare dalla cattedra il nostro compaesano vladyka Onufrij, ci sentiamo piuttosto ansiosi e indignati. Nonostante lei abbia il potere di determinare il destino della Chiesa, non ha agito per il bene della Chiesa; siamo infuriati, perché ci rendiamo conto che questo trasferimento a una cattedra diversa non è altro che una vendetta per il dissenso, una punizione per una mancanza di volontà di sostenere il corso intrapreso da lei e dalla maggior parte del Santo Sinodo per la separazione violenta dalla madre Chiesa, motivata dal suo ambizioso desiderio di ottenere il copricapo patriarcale.

Tuttavia, nell'aprile 1992, in occasione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, al momento della discussione dell'appello indicato, solo sei vescovi ucraini su 21 sostennero l'idea di concedere l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina. Particolare attenzione al Concilio fu dedicata alla personalità di Filarete stesso; a quel tempo era stato presentato un gran numero di denunce contro di lui; i sacerdoti si lamentavano della dittatura stabilita da Denisenko nella Chiesa e della sua evidente violazione dei voti monastici.

[Metropolita Vladimir di Kiev e di tutta l'Ucraina] Perché non si rivolsero solo a Filarete? Poiché non era possibile risolvere questo problema ufficialmente. Non era un uomo ordinario, e aveva il sostegno da parte delle autorità statali. Quindi, nessuno poteva osare sollevare tale questione. Il Concilio del 1992 non ha giudicato Filarete per la sua idea nazionale, l'idea di autocefalia, come lui o i suoi aderenti hanno cercato di presentare, ma per il suo stile manageriale e i metodi di lavoro con cui aveva amministrato prima l'Esarcato ucraino e più tardi la Chiesa ortodossa ucraina. Lo ha giudicato per la sua vita personale e per la sua attività che aveva raggiunto il grande pubblico ed era diventata una tentazione tra i credenti ordinari, non solo tra il clero.

Ora Filarete afferma che gli è stata fatta lasciare la carica di primate e che quel giorno ha quasi dovuto salire al Golgota. In realtà, dopo aver sentito tutte le denunce contro di lui, Filarete ha accusato l'episcopato di interferire con la sua vita personale: ha dichiarato che non aveva intenzione di ascoltare le accuse relative alla sua famiglia; i vescovi ucraini non hanno voluto difendere il loro primate ingannevole: ovviamente non potevano più nascondere i suoi peccati.

[Metropolita Onufrij di Chernovtsy e della Bucovina] Voleva che alcuni vescovi lo sostenessero in sede conciliare. Dovevano lasciare la stanza insieme con lui dopo la sua risposta alle accuse e le accuse del clero che lui aveva una moglie, Evgenia Petrovna, e dei figli, cosa che egli considerava come un insulto personale. Questa iniziativa poteva mostrare quanto era stato profondamente umiliato.

[Arcivescovo Ionafan di Kherson e Tavria] Così Filarete si è alzato dal seggio e ha iniziato a muoversi lentamente lungo il muro verso l'uscita. Si stava guardando intorno per vedere quante persone lo seguivano: circa cinque persone si sono leggermente alzate in piedi. Ha capito che aveva perso.

Anticipando la fine della sua carriera ecclesiale, Filarete prese la parola e annunciò che era pronto a lasciare il posto di primate e promise che al suo ritorno in Ucraina avrebbe tenuto le elezioni tra l'episcopato ucraino per il posto di capo della Chiesa ortodossa ucraina.

[Alessio II] Gli arcivescovi ucraini sono venuti da me e mi hanno detto che ci avrebbe ingannati; durante la sessione gli ho detto: "dicono che ci ingannerai". Egli ha risposto: "Ti ho dato la mia parola d'arcivescovo". Ho risposto: "L'hai data solo a me; dalla prima di tutto al Concilio". Quindi si è alzato e ha detto: "Noi siamo ortodossi, siamo cristiani e dobbiamo agire secondo il Vangelo: se la nostra parola è sì, allora vuol dire sì; se è no è allora vuol dire no. Prometto che quando tornerò a Kiev mi dimetterò dalla carica di capo della Chiesa ortodossa ucraina e lascerò che l'episcopato elegga il proprio nuovo primate.

[Filarete] Non dobbiamo dimenticare la nostra parola; secondo il Vangelo lasciate che il vostro sì sia sì, e il vostro no, no. Tutto ciò che è in più di questo viene dal maligno. Se ho detto che lo avrei fatto allora lo farò; presenterò una petizione al Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina con la richiesta di privarmi dei poteri del primate della Chiesa ortodossa ucraina e di eleggere una nuova persona a questa carica.

Tuttavia, quando tornò nella capitale dell'Ucraina, Filarete fece capire a tutti che ogni parola che aveva pronunciato in occasione del Concilio era una menzogna pura.

[Metropolita Nikodim di Kharkov e Bogoduhov] Tutti gli credettero; nessuno poteva nemmeno immaginare che era in grado di ingannare come un diavolo, di giurare sulla croce e allo stesso tempo di sapere che l'indomani sarebbe ricorso alla ipocrisia.

Denisenko non aveva alcuna intenzione di andarsene; oggi, approfittando del fatto che molte persone hanno dimenticato i dettagli di tale riunione del Concilio, Filarete afferma di non avere preso impegni.

[Filarete] Quando a Mosca hanno visto che la Chiesa ucraina era in grado di separarsi dal patriarcato di Mosca, hanno convocato un Concilio in cui mi hanno proposto di dimettermi dalla cattedra di Kiev. Perché? Perché volevano nominare un metropolita che fosse adatto per loro e che non sostenesse l'idea di chiese autocefale. Questo è stato il motivo per cui hanno voluto eliminarmi.

Qualunque cosa il signor Denisenko possa dire in questo momento, ancora una volta nel 1992, quando ha rifiutato di dimettersi ha stigmatizzato se stesso agli occhi di tutto il mondo ortodosso: ha commesso un'altra falsa testimonianza.

[Archimandrita Polikarp (Linenko)] I giovani hanno dimostrato attaccamento e unità: tutti quei combattenti più anziani che avevano conosciuto Filarete per decenni non sono stati in grado di cogliere questi cambiamenti; alcuni di loro hanno persino detto: "Filarete vi disperderà; ha una macchina così gigantesca, ha tali connessioni e possibilità che vi manderà tutti fuori ". Ma avevamo una visione chiara, non ci siamo arresi e siamo riusciti a resistere e a stare insieme. Non riesco nemmeno a dirvi esattamente come, in quanto la cosa non era abbastanza comprensibile neppure per noi, ma nei nostri cuori cercavamo la stessa e unica cosa e grazie a questo siamo stati in grado di resistere a questa sfida; anche suore dai conventi della santa Protezione e di san Floro sono venute a chiedere da che parte stava la Lavra; quando hanno saputo che non eravamo con Filarete questo le ha incoraggiate e hanno detto che anche loro non si sarebbero schierate dalla sua parte.

In considerazione della situazione in Ucraina il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa affidò al vescovo più anziano della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita di Kharkov e Bogoduhov Nikodim, il compito di convocare il Concilio dei vescovi. A quel tempo Filarete non era di fatto primate della Chiesa, ma si riteneva tale, sforzandosi di ostacolare l'evento; era consapevole del fatto che ci sarebbero state le elezioni del nuovo primate della chiesa; quindi intimidì i vescovi ucraini e fece pressioni su di loro. Proprio per questo motivo il Concilio ebbe luogo a Kharkov, non a Kiev, dove il potere di Filarete era molto forte, ma non più canonico.

[Metropolita Nikodim di Kharkov e Bogoduhov] Ho chiamato Filarete e gli ho detto che ero stato benedetto per convocare il Concilio a Kiev; ha risposto che non avevamo alcuna possibilità: non saremmo stati in grado di arrivare a Kiev, e lui avrebbe fermato questo Concilio.

Il Concilio di Kharkov rimosse il metropolita Filarete dal suo incarico di metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina e gli proibì il servizio nella Chiesa.

Filarete attualmente dice che il Concilio a Kharkov era illegittimo perché solo lui era autorizzato a convocare tali assemblee pan-ecclesiali.

[Filarete] Hanno convocato il ​​Concilio a Kharkov, eppure solo l'autorità del primate poteva convocare tale Concilio; se parliamo in termini canonici così come continuano a parlare di canonicità ora, hanno violato canoni fondamentali. Che convoca i concili? Un arcivescovo diocesano? Il metropolita di Kharkov?

In possesso di un istinto politico unico, Filarete Denisenko sapeva sempre quando e cosa dire, al fine di ottenere il sostegno del pubblico in generale e della nomenklatura che sta al timone. Pertanto, quando stava creando la sua chiesa scismatica, Filarete si rivolse ai politici piuttosto che alle parrocchie, e aveva ragione: i politici non lo hanno abbandonato. I primi a rispondere alla decisione del Concilio di Kharkov furono la Verkhovna Rada dell'Ucraina e il presidente Leonid Kravchuk, che era in buoni rapporti con Filarete.

[Arcivescovo Ionafan di Kherson e Tavria] Una parola della gente nei posti di autorità significava molto per Filarete. Egli faceva tesoro della sua amicizia con loro, per esempio con il primo segretario generale del partito comunista in Ucraina, il signor Sherbitskij. Filarete ha sempre cercato di fare del suo meglio per fare amicizia con il più alto scaglione del potere in Ucraina; così, quando Kravchuk è salito al potere, Filarete si è avvicinato a lui molto rapidamente. Si diceva che Denisenko era il kum, il padrino dei membri della famiglia di Kravchuk.

In seguito al Concilio di Kharkov nel 1992, i funzionari del comitato per le religioni presso il Consiglio dei Ministri annunciarono che avevano avuto modo di sapere di questo evento solo post factum, dai mass media, e non potevano riconoscere la sua legittimità, anche se Kravchuk sapeva molto bene quando e dove il Concilio si era tenuto; era perfettamente consapevole della minaccia che avrebbe posto al suo kum Denisenko. Inoltre, durante la sessione del Concilio, i rappresentanti del potere statale fecero chiamate verso Kharkov insistendo che i vescovi cedessero a Filarete e non si opponessero a lui.

[Metropolita Nikodim di Kharkov e Bogoduhov] Quando abbiamo avuto questo Concilio, hanno detto in seguito che io avevo fatto in modo che le autorità non ne sapessero nulla. Come potevano non esserne a conoscenza, se mi chiamavano ogni due ore? Mi dicevano: "Nikodim Stepanovich, non metterti in opposizione a Filaret".

La legittimità di questo Concilio non è stata riconosciuta da Filarete Denisenko stesso, che credeva di essere stato anatemizzato in modo assolutamente irragionevole. Dopo aver ottenuto il sostegno del potere, divenne il capo della sua chiesa, la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev, definendola successore della metropolia di Kiev e chiedendo che il Concilio pan-ortodosso concedesse lo status di autocefalia a questa chiesa.

[Un seminarista da Pochaev] A parte la sua falsa testimonianza iniziale, Filarete ha continuato ad agire in violazione della legge, e ha avviato lo scisma nella Chiesa senza avere la benedizione del Concilio dei vescovi. Di conseguenza, è stato ridotto allo stato laicale e privato della tonsura, e quindi, non è né un arcivescovo né un monaco. È solo un laico che ha perso la grazia divina episcopale.

Denisenko non ha avuto e non ha ragioni per chiedere l'autocefalia. Secondo la legge dogmatica, Filarete, o per dirla giusta, Mikhail Denisenko, è una personalità privata di tutti i suoi titoli, scomunicata e anatemizzata. Uno dovrebbe avere una sfrontatezza fenomenale per chiedere l'autocefalia per la Chiesa che egli stesso ha tradito e diviso, e Filarete ha una tale sfrontatezza.

[Filarete] Hanno diviso l'unica Chiesa ortodossa ucraina. Fino al Concilio a Kharkov c'è stata una sola chiesa in Ucraina, grande e potente. Il patriarcato di Mosca e il patriarca di Mosca hanno avviato il Concilio di Kharkov che ha portato allo scisma. Come risultato sono apparsi in Ucraina il patriarcato di Kiev, che è la Chiesa locale, e il patriarcato di Mosca, che è subordinato a Mosca.

Filarete non si crede un dissidente e immagina ancora di essere il primate a vita della Chiesa ortodossa ucraina. Continua a mantenere la cattedrale di san Vladimiro dove era stato benedetto per servire come decano ai tempi sovietici. In questa cattedrale serviva in lingua slavonica ecclesiastica come vescovo della Chiesa ortodossa ucraina e diceva che la lingua ucraina era fatta per i movimenti nazionalisti. Denisenko si è appropriato della residenza di 36 Pushkinskaja strada che appartiene alla Chiesa ortodossa ucraina. Non ha restituito il tesoro della Chiesa ortodossa ucraina ai suoi legittimi proprietari e se ne è appropriato dopo aver appreso che il metropolita Vladimir Sabodan era stato eletto primate della Chiesa ortodossa ucraina.

Filarete mantiene la sua azienda patrimoniale scismatica con un pugno di ferro. Coloro che lo seguono hanno una vita problematica. Ogni funzionario della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev è sotto il controllo del proprio padrone di casa.

L'attuale situazione politica si adatta perfettamente a Filaret. Dopo Maidan, a causa della crisi in Donbass e in Crimea, quando la Russia è stata proclamata il nemico principale dell'Ucraina, non ha optato per la posizione di un arcipastore, ma ha scelto di essere un arcipatriota.

[Filarete] Coloro che sono influenzati da Mosca vivono nella menzogna; questo è ormai in tutto il mondo; è per questo che stiamo calunniati.

Così, invece di alleviare e consolare gli afflitti, provoca la guerra, incita gli ucraini a uccidere i loro concittadini, i loro fratelli nella fede.

Fin dall'inizio della sua carriera come patriarca scismatico, Filarete non ha visto nulla di male nell'utilizzare la forza bruta, coinvolgendo i gruppi ultra-radicali nella sua impresa. Nel 1992, prima del raid che ha tentato di impossessarsi della Lavra delle Grotte di Kiev, ha condotto un Moleben per i combattenti dell'UNSO [Autodifesa del popolo ucraino, ndt] e ha benedetto quei militanti che poi hanno picchiato selvaggiamente i monaci della Lavra.

"Quando ero a suonare nel campanile i combattenti mi hanno detto di uscire e poi mi hanno colpito alla testa con un manico di pistola". "Hai visto la pistola?" "Sì, l'ho vista".

"Cos'è quella?" "Una pistola". "Perché la porti?" "Per motivi di sicurezza". "Come vi chiamate?" "Autodifesa del popolo ucraino". "A cosa serve questo pacchetto?" "alla sicurezza del prete" – "Quale prete? Il metropolita Filarete?" "Non lo so". "Qual è lo scopo della vostra aggressione?" "Vogliamo far tornare la chiesa all'Ucraina". "E non appartiene già all'Ucraina?" "Questa chiesa, la Lavra, è occupata da elementi di Mosca: la Chiesa di Filarete ci ha chiesto il nostro aiuto". "Sei mai venuto qui a pregare?" "No".

Per oltre 20 anni Filarete ha utilizzato gli stessi metodi. Oggi il patriarcato di Kiev può contare sui militanti del Settore destro, così come sui combattenti dei famigerati battaglioni. Questi sollevano in modo sfrontato contro i fedeli indifesi della Chiesa ortodossa ucraina non solo le mani ma anche le loro armi. Per il bene della prosperità della sola chiesa politicamente corretta, la chiesa di Mikhail Denisenko, coloro che si credono patrioti commettono crimini contro i loro concittadini. In numerose interviste Filarete afferma che nessuno usa alcun tipo di forza contro i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina.

[Filarete] Non usiamo la forza per quanto riguarda le parrocchie di Mosca. Questa transizione al patriarcato di Kiev si svolge in modo pacifico e senza intoppi.

Tuttavia, nella realtà possiamo vedere il contrario. Armati con le peggiori tecniche della propaganda bolscevica, dopo aver annunciato che qualsiasi sacerdote o parrocchiano della Chiesa ortodossa ucraina è un nemico pubblico, i rappresentanti del patriarcato di Kiev infiammano il conflitto religioso in Ucraina occidentale. I residenti di uno stesso paese sono divisi in patrioti e Moskali [termine spregiativo per i moscoviti, ndt]. Tuttavia, solo un membro del patriarcato di Kiev può essere considerato un patriota, mentre un Moskal è chiunque frequenta un luogo di culto della Chiesa ortodossa ucraina.

[Pavel Dobrianskij] Dobbiamo essere all'altezza della situazione di oggi e lottare, prima di tutto, contro questa occupazione domestica. Coloro che non possono portare armi automatiche possono prendere della vernice e scrivere sulle recinzioni di chi va nelle chiese del patriarcato di Mosca e dei suoi sacerdoti, traditori dell'Ucraina, separatisti. Se non lo facciamo, perderemo.

Molte cose dette da Filarete ancora una volta dimostrano il fatto che egli non solo crede che la sua chiesa sia veramente patriottico, ma basandosi sulle proprie congetture sminuisce il significato delle altre chiese del popolo ucraino.

[Sonja Koshkina] Questa è una storia ben nota, la cattedrale di San Michele ha aperto le sue porte agli studenti che erano stati selvaggiamente picchiati dalle forze della Berkut. In realtà, molti non sapevano se si trattasse di una chiesa greco-cattolica o di una chiesa cattolica romana o addirittura del patriarcato di Mosca; qualunque chiesa avrebbe fatto la stessa cosa perché questo è quello che ogni chiesa deve fare.

[Filarete] Questo non è vero. C'è una chiesa greco-cattolica in piazza Lvivska, ma era troppo lontana per gli studenti, avrebbero potuto anche stare fuori.

[Sonja Koshkina] Vuol dire che non è avvenuto per forza di cose, ma che è stato un evento programmato?

[Filarete] Sì, è così.

Filarete si rende conto che lui stesso e la sua posizione come patriarca sono traballanti e che le pretese di canonicità della sua chiesa sono ridicole. Pertanto utilizzando qualsiasi gioco di prestigio, con le buone o con le cattive, tenta di impossessarsi di monumenti storici significativi di valore sacro per tutti gli ortodossi, con le autorità ucraine che lo sostengono nelle sua attività scismatiche. Un esempio calzante è il permesso ufficiale dato al patriarcato di Kiev di tenere servizi divini nella chiesa del refettorio della cattedrale di santa Sofia. Oggi santa Sofia è un santuario nazionale elencato nei beni del patrimonio culturale dell'UNESCO

Tuttavia, i rappresentanti del Patriarcato di Kiev, grazie alle buone grazie dei funzionari del Ministero della cultura e del ministro Kirilenko, non solo si proclamano nuovi proprietari della piccola Sofia, ma hanno pure arbitrariamente cambiato il nome della chiesa del refettorio della Natività in chiesa di Jaroslav il Saggio. Non lontano da santa Sofia, sulla Desjatinja, sta per essere completata la costruzione della nuova residenza di Filarete, per la quale è stata distrutta una serie di punti di riferimento architettonici.

È stato un progetto puramente commerciale di uffici e abitazioni per vescovi, con il resto degli appartamenti destinati alla vendita da parte della società di costruzione. I proprietari di questa azienda sono membri dal Partito delle Regioni in Parlamento; abbiamo un curioso incrocio tra il patriarcato di Kiev e politici, anche se non c'è da stupirsi a riguardo: sono fusi tra loro per mezzo del denaro.

Vestiti con sgargianti abiti patriottici, i sodali di Filarete sono occupati a distruggere non solo strutture di culto: sono pronti a sradicare qualunque persona il cui pensiero sia in contrasto con il loro. Colui che rifiuta di seguire Filarete sarà senza dubbio stigmatizzato e addebitato come un voltagabbana, un traditore.

[Filarete] Il patriarcato di Mosca è il colpevole dello spargimento di sangue. Se non fosse per il Patriarcato di Kiev, Putin sarebbe in Ucraina.

Il patriarcato di Kiev è stato fondato da uno dei principali avversari dei movimenti nazionalisti, uno dei candidati alla sede patriarcale della Chiesa ortodossa russa. Oggi, i seguaci di Filarete si definiscono patrioti, autentici ucraini, eredi della tradizione ortodossa. Tuttavia, non è chiaro che cosa significhi questa tradizione.

[Vera Medved'] Voglio che tutti sappiano la verità amara sull'ex vladyka Filaret, mio ​​padre, che ha rinunciato ai suoi figli, a mia nonna, ai nipoti e al suo titolo monastico solo per sacrificarli sull'altare dello stato secolare. Continuo a pensare al vizio della bramosia insaziabile che ha preso così tanto i miei genitori, a quella paura animale per il loro benessere e i loro meschini desideri, per i quali sono stati pronti a infliggere danni fisici e morali anche alla loro madre, ai loro figli e nipoti. Mi piacerebbe mettere in guardia tutti coloro che difendono ciecamente mio padre Filarete e mia madre: date un'occhiata a me, a mia nonna, i miei figli e mio marito, a tutti i parenti scacciati lontano da Filarete, al pianto e alla sofferenza di una grande quantità di martiri senza sangue, vittime del terrorismo di mio padre e mia madre, e capirete, dovrete capire quanto siano orribili queste persone. Firmato: Vera Medved', figlia dell'ex esarca della Chiesa ortodossa ucraina, Filarete Denisenko.

 
Perché l'élite occidentale vuole distruggere la Russia?

L'élite dell'Occidente ha cominciato a creare un Impero ideologicamente orientato, non ortodosso (in realtà anti-ortodosso), nel nord-ovest dell'Europa continentale alla fine dell'VIII secolo, facendo rivivere paganesimo romano e iconoclastia del Vecchio Testamento. Da allora, per giustificare se stesso, si è ampliato in modo aggressivo, attaccando tutti gli altri centri della fede cristiana. Questo è diventato evidente per la rima volta quando l'imperatore dell'élite, Carlo Magno, ha fatto scrivere i 'Libri Carolini' attorno all'anno 790 e ha dichiarato i cristiani ('i greci') eretici, perché erano rimasti fedeli alla Chiesa cristiana e al Credo dei sette Concili universali. Non appena l'élite occidentale è stata abbastanza forte, di fatto durante l'XI secolo, si è impadronita di Roma, fondando la propria 'Chiesa' semi-pagana e attaccando la cristianità non solo a parole ma anche nei fatti: i suoi crociati hanno finalmente saccheggiato e devastato la capitale cristiana, Nuova Roma, nel 1204.

Avendo fondato nel corso del secolo XI il proprio super-stato papista centralizzato (di cui l'Unione Europea di oggi è una ri-creazione, che ha sostituito semplicemente il cattolicesimo semi-pagano con l'ideologia pagana del panem et circenses), l'Europa post-cristiana si è ampliata con il sangue. Cominciando in Italia meridionale e in Sicilia, aveva già portato il genocidio in Inghilterra ('il 1066 e le sue conseguenze') e poi nelle terre celtiche, prima di arrivare a Nuova Roma nel massacro del 1204 e impegnandosi tra crociate e inquisizioni nelle sue espansioni nella penisola iberica, nel sud-ovest della Francia e nell'Europa orientale. Più tardi lo stesso genocidio avrebbe avuto luogo in America, Latina e del Nord, per opera degli inglesi in Irlanda (1 milione di morti in carestie), in India (15 milioni di morti in carestie), in Tasmania, Sud Africa e Kenya, e ora lo stesso genocidio dei "nativi" è compiuto da Israele a Gaza e dagli uniati diretti dalla CIA in Ucraina.

L'attacco occidentale del 1204 alla capitale europea di Nuova Roma l'ha indebolita e ha portato alla sua caduta per mano degli invasori musulmani dell'Europa nel 1453 L'Occidente ha sempre utilizzato l'Islam come pedina per i suoi scopi malvagi. La Chiesa, per sopravvivere, avrebbe dovuto trasferirsi in un altro centro. Questo centro era la Russia. Infatti, anche prima che avvenisse questo trasferimento è avvenuto, l'élite occidentale aveva già cominciato ad attaccare la Russia, in particolare nel XIII secolo con gli attacchi feroci dei suoi crociati teutonici, vere pugnalate alle spalle da ovest mentre la Russia veniva attaccata dai Mongoli e Tartari da est. Nei primi anni del XVII secolo, polacchi e lituani invasero la Russia, cosa che si conclusa con la sconfitta degli invasori nel 1612 Nel 1812 le 'dodici tribù occidentali' sotto l'imperatore anti-cristiano Napoleone invase la Russia e subì una terribile sconfitta. Ma invasioni occidentali non dovevano finire lì.

Così, nel 1854 Gran Bretagna e Francia, ancora una volta alleate con i musulmani, hanno di nuovo invaso la Russia, impedendole di liberare i cristiani nei Balcani dall'oppressione ottomana e di proteggere i cristiani in Medio Oriente dall'islam. E questo doveva essere ripetuto più e più volte: invasa dalla Germania nel 1914, la Russia è stata poi tradita dai suoi cosiddetti alleati, Gran Bretagna e Francia, e dalla propria quinta colonna di aristocratici, e ancora una volta invasa dalla Germania nel 1941 e oggi si tenta ancora un'invasione in Russia occidentale (ora chiamata Ucraina orientale), mentre l'élite occidentale combinata degli Stati Uniti e della sua colonia, l'Unione Europea, sostiene le sue pedine del regime fantoccio a Kiev. Perché ci sono state sei invasioni della Russia da parte dell'Europa occidentale nel corso degli ultimi 400 anni e non una sola invasione russa dell'Europa Occidentale, eccetto quella dell'Europa orientale comportata dalla necessità di sconfiggere la Germania nazista a Berlino?

Prima di tutto, la Russia cristiana deve essere distrutta dall'élite occidentale, perché la sua semplice esistenza dimostra che l'ideologia della 'cristianità' occidentale è una deformazione. L'élite non può tollerare rivali. Anche se ci sono altre parti del mondo cristiano ortodosso, in Romania, in Grecia, nei Balcani e altrove, queste sono piccole e possono essere liquidate come folklore mono-nazionale dall'Occidente. Tuttavia, la Chiesa russa multinazionale è diversa. Si tratta di tre quarti di tutta la Chiesa, copre un sesto del pianeta e 62 paesi, portando sulle sue spalle il resto del mondo cristiano ortodosso. Questo è stato il motivo per cui i poteri satanici dell'élite occidentale hanno cercato di distruggere il cristianesimo russo nel 1917, esportando in Russia la propria ideologia materialista di avidità sulla base dello spargimento di sangue. Questo è il motivo per cui le potenze sataniche occidentali stanno di nuovo cercando di distruggere il cristianesimo rinato in Russia nel 2014, distruggendo l'Ucraina.

La civiltà cristiana russa, chiamata santa Rus', si basa sul cristianesimo originale, a differenza dell'Occidente, che si basa sul paganesimo del materialismo artificiale con una sovrastruttura 'giustificatrice' di deformazioni giudaizzanti del cristianesimo. Da qui il confronto millenario delle due civiltà, il cristianesimo e l'occidente, la santità e l'empietà, la fede e il materialismo. Questo è stato il motivo per cui l'Occidente ha esportato la sua avidità materialista e l'amore del profitto in Russia, prima contaminando la sua élite e poi, una volta che l'élite aveva tradito la sua monarchia sacrale, contaminando con il sangue il resto del paese. Questa contaminazione da parte di un materialismo fallito ha portato al tradimento finale da parte del filo-occidentale Gorbaciov. Nonostante questo, la civiltà cristiana russa è ancora viva al centro della Chiesa. L'Occidente attacca la civiltà russa, la santa Rus', proprio per il suo carattere universale, che l'Occidente prende in giro come 'messianico'.

L'élite occidentale prende in giro questo carattere universale, perché la santa Rus' è l'unico serio rivale del proprio 'messianismo' di élite, che si chiama 'globalizzazione'. Questo sostiene che 'l'Occidente è meglio', una ideologia da 'popolo eletto' che fa appello a tutto ciò che è più vile nell'umanità. Questo è il motivo per cui i carrieristi senza scrupoli dell'élite occidentale (e, al di fuori dell'Occidente, dell'élite occidentalizzata) cerca di ridurre il carattere universale dell'Ortodossia russa a mero folklore, come ha in gran parte fatto con l'Ortodossia greca. La santa Rus' ha subito l'assalto principale delle invasioni occidentali, perché l'élite occidentale sapeva che la santa Rus', che si estende dai Carpazi all'Oceano Pacifico, è l'unica forza spirituale che blocca il suo piano di controllo globale, è l'unico ostacolo alla sua espansione spirituale materialista, vale a dire, l'unica forza che trattiene il male del mondo, e ha salvato innumerevoli popoli dalla profanazione da parte dell'élite occidentale nel corso della storia.

Più di recente lo abbiamo visto in Siria, ma nel modo più sorprendente lo abbiamo visto in Siberia, dove i popoli indigeni, a differenza dei loro parenti, i popoli nativi del Nord America, non sono stati massacrati dal genocidio occidentale e ammassati nei campi di concentramento delle riserve, ma sono sopravvissuti e hanno prosperato in Russia. La santa Rus' ha resistito alla base del materialismo occidentale, con la sua avidità e spargimento di sangue, e lo ha sostituito con il desiderio di bene collettivo. Dopo aver sconfitto il materialismo occidentale nella sua forma comunista genocida, la santa Rus' chiede il ripristino della sua fede, della sua monarchia sacrale e dei suoi popoli; solo in questa restaurazione può di nuovo diventare la Terza Roma, e così resistere all'élite del Nuovo Ordine Mondiale. Questa missione speciale della civiltà cristiana russa nel mondo si oppone all'Occidente, mostrando la via d'uscita dalla cultura suicida occidentale della morte, il vicolo cieco che ha portato il mondo alla sua attuale situazione apocalittica.

 
Christine Mangala Frost: lo yoga e la fede cristiana

I rischi delle commistioni tra il cristianesimo e le pratiche religiose di origine diversa, come lo yoga, sono sempre meglio descritti da chi ha una estesa conoscenza di tali pratiche nel contesto religioso originario, e un’altrettanto seria conoscenza dei fondamenti della fede cristiana. La dottoressa Christine Mangala, una studiosa inglese di origine brahmina, esposta fin dall’infanzia alla pratica dello yoga nelle sue forme indù meno occidentalizzate, e al tempo stesso cristiana ortodossa fermamente convinta, è in grado di analizzare con attenzione gli aspetti contraddittori, neutrali oppure conciliabili con più o meno fatica nell’incontro tra i due mondi. Come sempre, la realtà è più complessa di quanto molti vorrebbero credere nelle loro generalizzazioni: ascoltiamo le considerazioni di Christine Mangala nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Il Montenegro saluta il nuovo anno per le strade

Berane. Persone che pregano vicino al monastero di san Giorgio

I fedeli ortodossi in Montenegro salutano il nuovo anno 2020 per le strade delle loro città. In tutto il paese organizzano servizi di preghiera, processioni della Croce e incontri pacifici in cui le persone pregano e protestano contro la nuova legge discriminatoria sulla proprietà della Chiesa, approvata dal parlamento montenegrino il giorno prima e firmata dal presidente Milo Đukanović. Le parti più controverse della legge sono i paragrafi 62 e 63, secondo i quali molte proprietà della Chiesa ortodossa serba devono passare a essere proprietà dello Stato.

Podgorica

Incontri di preghiera e manifestazioni hanno avuto luogo praticamente in tutto il paese. I più grandi si trovavano nella capitale di Podgorica, Nikšić, Pljevlja, Berane, Bijelo Polje, Budva, Herceg-Novi, Kotor, Bar e Zabljak. I fedeli di tutte le età scendono in piazza.

Podgorica

A Podgorica il centro degli incontri è la chiesa della Risurrezione di Cristo, che ospita servizi di preghiera quotidiana che si trasformano in processioni. È stato qui che si è verificato un grave incidente il 30 dicembre. La tensione che è stata scatenata tra la polizia e i manifestanti dispersi (principalmente giovani partecipanti al servizio di preghiera) ha portato la polizia a usare gas lacrimogeni nella piazza di fronte alla chiesa. Secondo i media, la polizia sotto copertura tra i manifestanti ha arrestato cittadini sospetti. Cinque dei detenuti hanno un'età compresa tra sedici e ventuno anni. Sono già stati rilasciati due minori, mentre gli altri devono comparire davanti al tribunale.

Pljevlja

Sulla base delle informazioni secondo cui potrebbero esserci provocatori tra i manifestanti, i rappresentanti della Chiesa hanno chiesto il controllo delle azioni degli organi che si occupano degli affari interni. Denunciando l'uso della forza, i rappresentanti della metropolia del Montenegro e del Litorale hanno invitato il Consiglio per il controllo civile dell'amministrazione di polizia e le ONG a chiedere il controllo interno delle azioni di polizia in relazione ai loro atti contro i partecipanti al servizio di preghiera. Una forte tensione tra i manifestanti e la polizia è stata osservata anche a Nikšić e altrove, ma finora sono stati evitati gravi incidenti.

Berane

Le autorità statali stanno manifestando scontento per ciò che sta accadendo. Dopo aver approvato la legge, Đukanović è partito rapidamente per gli Stati Uniti per rilassarsi, ed è stato visto durante eventi ufficiali di intrattenimento a Miami. In sua assenza il portavoce dello Stato in questa materia è il primo ministro Dusko Marković, che ha già sollecitato il clero della Chiesa serba a tornare nelle loro chiese e non a sollecitare i credenti a resistere alle autorità. Secondo lui, non ci sono ragioni per tale "isteria e manipolazioni". Marković ha anche sottolineato che le persone scontente stanno scendendo in piazza dopo aver lasciato chiese, servizi e "le loro liturgie", e "stanno attaccando la polizia, i cittadini e le proprietà".

Berane. Un servizio di preghiera al monastero di san Giorgio

Marković ha esortato i rappresentanti della Chiesa a non incitare malcontento e disordine, affermando che "questo è l'ultimo avvertimento in tal senso" e che "il Montenegro e le istituzioni statali non permetteranno rivolte". Anche i media montenegrini accusano periodicamente la Chiesa di incitamento alla rivolta.

Podgorica

Tuttavia, i servizi di preghiera e le riunioni si svolgono ogni giorno. Così, il 1 gennaio, circa 10.000 persone hanno preso parte al servizio di preghiera e alla processione nella città di Bijelo Polje.

Bijelo Polje

Rivolgendosi alle persone riunite, il vescovo Joanikije di Budimlja e Nikšić ha dichiarato: "L'adozione di una legge così orribile significa l'umiliazione del Montenegro e del suo intero sistema. La cosa particolarmente inquietante è che crea una divisione tra fratelli che causa disuguaglianze tra le fedi in Montenegro, perché tutte le altre religioni hanno già avuto tutte le garanzie di libertà e proprietà dei loro beni dalle nostre autorità attraverso accordi legali".

Secondo il vescovo, questa non è una legge, ma di un atto di discriminazione e di cattiva volontà. Tutti coloro che esprimono il loro disaccordo verso l'attuale ingiustizia stanno testimoniando la loro fede, la fedeltà alla Chiesa e ai propri luoghi santi.

Bijelo Polje

"Esprimendo in questo modo il nostro disaccordo e la determinazione a lottare fino alla fine per i luoghi santi dedicati a Dio dai nostri antenati, ci rivolgiamo a Dio e alla Chiesa in preghiera per impedire la realizzazione della legge. Fratelli e sorelle, non possiamo rimanere nella tolleranza poiché vengono calpestati i precetti dei nostri antenati, dei nostri padri e dei nostri antenati che hanno vissuto per la fede e hanno dato la vita per la conservazione della fede e per il suo onore e dignità. Possa Dio rafforzare il nostro incontro, che è una grande testimonianza e fondazione della Chiesa di Dio nella fede, nell'amore e nella speranza, in modo che possiamo lottare fino alla fine – fino alla nostra vittoria!" Ha sottolineato il vescovo Joanikije.

un servizio pacifico di protesta e preghiera a Nikšić

Supporto nella regione

I serbi di tutta la regione stanno esprimendo il loro sostegno alla Chiesa e ai loro fratelli ortodossi in Montenegro. Prima di tutto, nella vicina Republika Srpska. I servizi di preghiera e le processioni si sono svolte in Erzegovina, al confine con il Montenegro: a Trebinje, Gacko, Bileca, Foca e Visegrad. Eventi simili hanno avuto luogo a Banja Luka.

Banja Luka. Un incontro a sostegno della Chiesa serba in Montenegro

Manifestazioni e manifestazioni al di fuori dell'ambasciata montenegrina a Belgrado sono continuate quasi senza sosta negli ultimi giorni. A Novi Sad, il vescovo Irinej di Backa ha guidato una processione della Croce. Servizi di preghiera e incontri si svolgono in tutta la Serbia. I vescovi di molte diocesi danno la loro benedizione per la celebrazione di servizi di preghiera quotidiana a sostegno della Chiesa sofferente e dei fedeli in Montenegro.

"Un appello a sostegno della Chiesa ortodossa serba in Montenegro" circola su Internet. È già stato firmato da migliaia di importanti personaggi pubblici e culturali, scrittori, giornalisti e scienziati.

Sorprendentemente, molti personaggi pubblici serbi hanno sottolineato il fatto che la televisione federale serba ha dato una copertura troppo scarsa di ciò che sta accadendo in Montenegro, spesso ignorando questi eventi così tragici per i serbi. Tuttavia, il 31 dicembre, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha incontrato il patriarca Irinej della Serbia e ha discusso con lui dell'attuale situazione in Montenegro. Parlando dopo l'incontro con i giornalisti, Sua Santità ha sottolineato che ciò che sta accadendo in Montenegro potrebbe avere gravi conseguenze per l'intera regione. Alla domanda su cosa si dovrebbe fare nel caso in cui le autorità montenegrine iniziassero a sequestrare le proprietà della Chiesa, il primate ha espresso la sua speranza che ciò non accada e che le autorità ci pensino profondamente, perché vedono la reazione della gente. "La popolazione è pronta a difendere i propri santuari storici", ha detto. "E credo che questo non accadrà. E se succede, posso solo essere immaginare le gravi conseguenze che potrebbe avere. Prego Dio che la ragione superi i problemi".

In attesa della Natività

Incontri di preghiera, proteste e altre azioni pubbliche in Montenegro continueranno e potranno raggiungere il loro culmine prima della Natività, soprattutto alla vigilia di Natale, 1 il cosiddetto "Badnji Dan", quando i credenti per tradizione si riuniscono per bruciare il "badnjak" [un ramo o un alberello di quercia usato nelle cerimonie popolari di questa festa, ndt] vicino a chiese e monasteri.

una processione della Croce a Zabljak. 31 dicembre

Manifestazioni su larga scala si svolgono nelle strade e rivestono un'importanza speciale per il pubblico in molti luoghi. Per molto tempo, questa usanza in Montenegro è stata un indicatore dell'affiliazione delle persone alla Chiesa canonica o ai circoli scismatici. Pertanto, si sono fatti due "badnjak" per oltre dieci anni a Cetinje e altrove – uno da parte della Chiesa canonica e l'altro da parte della cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina" scismatica. Questi ultimi sono sostenuti dalle autorità sempre più attivamente e sono spesso accompagnati da apparizioni politiche.

È durante il periodo natalizio che la probabilità di provocazioni da parte delle autorità e degli scismatici è estremamente alta. Ci sono già stati appelli nei social media per dimostrare l'unità della nazione montenegrina e porre fine al dominio serbo il 6 gennaio.

Podgorica. Vicino alla chiesa della Risurrezione di Cristo

Il clero serbo chiede al proprio gregge di rimanere calmo e pacifico, ma conferma comunque la propria disponibilità a difendere i propri luoghi santi fino alla fine.

 
Perché le chiese ortodosse sono decorate in modo costoso?

Nota dell'editore: Un'eccellente sintesi del perché gli ortodossi spendono molto per decorazioni costose. Un argomento che non è incluso è che questi splendidi edifici sono un grande beneficio per i poveri. Forse vivono in abitazioni molto umili, in quartieri squallidi. Queste belle chiese abbelliscono i quartieri in cui si trovano, a beneficio di tutti, credenti e non. Inoltre, un povero può sperimentare il culto in uno splendore di grande bellezza, e anche se lascia cadere un centesimo nella cassetta delle offerte, o acquista una sola candela, ha altrettanta pretesa di aver costruito quella chiesa, o forse anche di più, rispetto al ricco che ha donato di più, perché potrebbe aver dato l'obolo della vedova. E non sono solo i poveri a vivere in edifici insignificanti e senz'anima. Si può dire spesso la stessa cosa della classe media, e anche dei ricchi.

"Invece di spendere soldi per decorazioni costose, le chiese dovrebbero darli in beneficenza". Probabilmente avete già sentito un rimprovero simile. Sembrerebbe ben giustificato e basato sulle Scritture. "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto", dice il grande Precursore (Lc 3:11). "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri" dice anche il Salvatore (Mt 19:21). Perché allora la Chiesa continua a costruire edifici imponenti con ricche decorazioni? Scopriamolo.

Le citazioni di cui sopra erano rivolte a persone che cercano il pentimento e la perfezione spirituale. In altre parole, sono istruzioni a persone specifiche riguardo alla loro pietà personale. Questo difficilmente li rende applicabili alla Chiesa. Allo stesso tempo, nella Scrittura, Dio dà un esempio della struttura del tempio (Es 25-31), comandando: "Farai dunque un'arca... la rivestirai d'oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d'oro" (Es 25:10-11), "Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, che esprimano gloria e maestà" (Es 28:2), "Farai poi un altare... Rivestirai d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d'oro" (Es 30: 1-3). Il Signore stesso testimonia che il suo tempio dovrebbe essere magnifico.

Naturalmente, la Chiesa dovrebbe essere composta da persone che lottano per il pentimento e la perfezione spirituale, e i suoi membri sono quindi obbligati a impegnarsi nella carità. Ma l'abbellimento di una chiesa interferisce con questo? Gli edifici decorati in modo costoso sono particolarmente comuni in Russia, che ha anche un Dipartimento della Chiesa per la carità e il servizio sociale. Questo dipartimento opera in tutto il territorio canonico della Chiesa russa, aprendo ricoveri e centri di riabilitazione, aiutando a combattere l'alcolismo, raccogliendo fondi per curare malati e disabili, o traducendo le funzioni nella lingua dei segni. Queste sono solo alcune delle attività di un dipartimento in una delle Chiese locali. Ci sono anche altri fondi e dipartimenti. Le attività caritative dei singoli credenti e delle parrocchie di solito non sono regolamentate.

Falsa è anche la possibile impressione che la Chiesa stia "togliendo" soldi ai poveri per la costruzione e la decorazione dei suoi edifici. Se una persona vuole donare a chi è nel bisogno, lo farà direttamente, attraverso una fondazione caritativa o tramite un apposito dicastero della Chiesa. Se una persona dona denaro a una chiesa specifica, perché questo non dovrebbe essere speso per il miglioramento della stessa chiesa? I soldi della Chiesa non sono presi né dal bilancio dello Stato, né dai contribuenti, ma dalle donazioni dei parrocchiani. Non vi può essere neppure alcun nesso tra il numero delle chiese e il numero delle istituzioni educative o sanitarie, poiché il primo è opera della Chiesa, e il secondo è responsabilità dello Stato.

La Chiesa crea vere opere d'arte architettonica e visiva sotto forma di edifici, icone e altri oggetti sacri. Se aprite una guida turistica di una qualsiasi città europea, troverete sempre una chiesa tra le principali attrazioni. C'è una buona ragione per questo, perché le impressioni della vista di capolavori architettonici come le cattedrali di sant'Isacco e di Kazan a san Pietroburgo, La Sagrada Familia di Barcellona o l'Hallgrímskirkja a Reykjavík, hanno tutte le possibilità di eclissare ogni altra impressione. Naturalmente, queste chiese avrebbero potuto essere disposte architettonicamente in modo molto più semplice... come qualsiasi altro edificio. Ma per qualche ragione, nessuno accusa architetti e autorità laiche di irragionevole spreco di fondi. Ciò indica ancora una volta che tali accuse contro la Chiesa vengono dall'ingenuità e dall'ignoranza, se non dalla falsità.

Vedendo la ricchezza di alcune chiese, si potrebbe avere la falsa impressione che si tratti di un fenomeno onnipresente. Nel 2019, Vladimir Legojda, presidente del Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i media, ha fornito informazioni sul numero di chiese nella Federazione Russa. Il numero era di 21.800 chiese e cappelle. Secondo i dati del Consiglio patriarcale per la cultura, 4.700 di loro sono fatiscenti o da ristrutturare. Chiese davvero ricche e grandi si trovano solo nelle grandi città e nei luoghi storicamente sacri che attirano i pellegrini. Le chiese nelle piccole città e soprattutto nei villaggi di solito non possono vantare ricche decorazioni e molto spesso necessitano almeno di riparazioni cosmetiche. In considerazione di ciò, anche il discorso sull'eccessiva ricchezza delle chiese è inopportuno.

Il re Davide dice: "Signore, ho amato lo splendore della tua casa e il luogo di dimora della tua gloria" (Salmo 25:8). Le costose decorazioni delle chiese testimoniano prima di tutto il sincero desiderio dei credenti amanti di Dio di soddisfare i criteri che Dio stesso ha indicato. Questo desiderio non ostacola in alcun modo l'opera caritativa della Chiesa.

 
I nuovi maestri romeni: iconografia innovativa nella matrice della tradizione

Nota del curatore. Da qualche tempo abbiamo voluto trovare un modo per presentare la fiorente iconografia che si sta sviluppando oggi in Romania. E così, dopo un po' di ricerca, questo articolo che introduce la nuova scuola di iconografia è stato scritto appositamente per Orthodox Arts Journal dall'igumena Atanasia (Văetişi) del Monastero Stavropoleos di Bucarest in collaborazione con il mio parroco, padre Dragos-Andrei Giulea, qui alla parrocchia di san Benedetto da Norcia a Montreal, che ha anche tradotto l'articolo.

Toma Chituc e Mihai Coman, due iconografi del rinnovamento iconografico romeno

I. L'iconografia, un linguaggio artistico recuperato

Sarebbe stato impossibile immaginare una conversazione pubblica sulle icone e la loro venerazione un quarto di secolo fa nella Romania comunista. Sarebbe stato impossibile anche immaginare che fossero insegnate l'iconografia in una scuola pubblica e la tecnica di pittura delle icone presso un dipartimento di belle arti. In quei tempi, l'interesse per le icone era una mera occupazione privata, o di nicchia. Tra le sue istituzioni, il patriarcato di Romania aveva una commissione specializzata in arte religiosa per lo più nel settore della conservazione del patrimonio nazionale. Tuttavia, nei 25 anni trascorsi dalle rivoluzioni anti-comuniste dell'Europa orientale, i cambiamenti sono stati impressionanti. Oggi è un gesto comune ordinare un'icona per la vostra casa oppure offrire un'icona come un regalo. Quattro delle dodici facoltà di teologia ortodossa nel paese hanno creato dipartimenti di arte sacra, preparando iconografi e specialisti nella conservazione dell'iconografia medievale; e molti dei loro laureati sono diventati esperti in pittura di icone e affreschi. All'indomani del regime ateo, la vita religiosa è stata riproposta in tutte le sue dimensioni: l'arte, la liturgia, la vita parrocchiale e delle comunità monastiche. Ci sono nuove chiese parrocchiali, nuovi monasteri, nuovi santi canonizzati e anche nuovi martiri cristiani della persecuzione comunista che ricevono una grande venerazione popolare e sono in attesa di essere canonizzati. In questo contesto, l'icona è diventata una presenza comune nelle case e uffici.

Ioan Popa lavora alla sua icona dei martiri della famiglia Brâncoveanu (illustrata di seguito)

L'aspetto più notevole di questo risveglio è che l'abbondante domanda iconografica e l'elevato numero di iconografi qualificati hanno dato luogo a un ambiente competitivo che ha portato a una crescita evidente nella qualità dell'iconografia e, successivamente, a un nuovo movimento iconografico. Come in ogni professione, i nuovi iconografi e pittori di chiese dimostrano un valore irregolare; non è sufficiente imparare la tecnica e seguire l'ermeneutica bizantina (il manuale del pittore) per diventare un iconografo abile e apprezzato. Da un lato, ci sono pittori che riproducono i classici stili compositivi e cromatici di Manuel Panselinos – i più conosciuti e i più imitati – fino all'iconografia macedone, ai capolavori del Monte Athos, agli stili romeni locali (quello dei monasteri moldavi, o quello dell'arte dei Brâncoveanu sviluppata in Valacchia nel XVIII secolo). D'altra parte, ci sono artisti che si sforzano di definire il proprio stile e linguaggio sia nelle modalità di disegno, sia nella scelta della tavolozza cromatica, sia re-immaginando la composizione interna di icone e programmi iconografici. Alcuni di loro hanno trovato il proprio stile e quindi sono diventati in grado di dare un ulteriore impulso all'iconografia come dominio artistico, almeno in questo paese ortodosso.

Elena Murariu lavora su un'icona del roveto ardente

Il nostro interesse si concentra su questi ultimi artisti che hanno raggiunto una capacità avanzata di padroneggiare la pittura di icone e affreschi. Socialmente, sono anche la categoria più visibile, sapendo come promuovere la loro creazione, come impostare eventi e integrare la loro arte nel ampio fenomeno culturale e artistico. Le loro personalità sono complesse: oltre a lavorare in studio o sulle impalcature, organizzano convegni, mostre aperte e workshop, invitano i colleghi del paese e all'estero, alcuni di loro insegnano arte religiosa e, in generale, portano l'iconografia all'attenzione pubblica. Si può osservare che, nel corso degli ultimi cinque-dieci anni, il fenomeno è diventato più vivo e ha configurato un gruppo di iconografi e pittori di chiese che non sono solo artisti di talento, ma anche curatori, teorici e project manager. Inoltre, uno degli aspetti più significativi è che alcuni valori artistici sono stati gradualmente assunti dagli iconografi di maggior valore:

1. Una formazione completa nell'arte classica. Ben istruiti nella pittura classica, gli iconografi appartenenti alla vecchia generazione (oggi tra i 50 e 60 anni), nonché alcune delle nuove generazioni (tra i 30 e i 40 anni) hanno una notevole esperienza nel ripristinare antichi monumenti religiosi (icone e affreschi). In tal modo essi hanno acquisito una fine conoscenza della composizione e una particolare sensibilità cromatica, come poi dimostrato dalla creazione di ampi programmi iconografici. La nuova generazione di pittori (tra i 30 e i 40 anni) non è stata formata da un apprendistato diretto con un maestro. La maggior parte di loro ha studiato arte classica presso la Facoltà di Belle Arti, per acquisire una solida formazione in tecniche essenziali quali il disegno, la composizione, l'anatomia e la loro cultura visiva. Inoltre, hanno studiato raccolte e collezioni di arte bizantina, hanno viaggiato in tutto il mondo ortodosso per studiare composizioni murali e, cosa altrettanto importante per il loro progresso, sono stati guidati dal loro talento artistico, intuizione e vita spirituale. Ora sono maestri compiuti di tecniche iconografiche tradizionali, scelgono e preparano materiali molto diligentemente e si astengono dall'utilizzare alcuni ingredienti oggi popolari, come acrilici e vernici chimiche, che danno all'immagine uno scintillante effetto economico. Lo splendore cromatico non deve essere confuso con colori carnali televisivi. Dobbiamo ricordare che, a causa loro, la difficile tecnica dell'affresco tradizionale è sopravvissuta nella Romania moderna, molto probabilmente uno degli ultimi luoghi al mondo; e, inoltre, è diventata grande arte.

2. Una vita spirituale personale. Tutti sono d'accordo, assieme alla tradizione ortodossa, che una dimensione spirituale è un ingrediente necessario per dipingere un'icona. Dipingere un'icona non è una semplice attività artistica, ma un aspetto di una più ampia crescita spirituale, sia personale che come parte della comunità in cui vive l'iconografo. Dipingere un'icona, quindi, diventa un modo di esprimere la loro creatività, una ricerca spirituale in continuità diretta con la loro ancestrale eredità ortodossa e uno stile di vita a cui si dedicano interamente. Così, si sforzano di comprendere l'icona in maniera teologica, come un'immagine sacra, e di affrontarla da un punto di vista spirituale. Ci sono alcuni casi in cui gli artisti hanno scelto anche la vita monastica; e l'iconografia diventa la loro obbedienza principale nel monastero.

3. Essi non imitano ma innovano entro i canoni della tradizione. Probabilmente il valore più interessante gradualmente assunto dagli iconografi della nuova generazione è che hanno a cuore l'originalità artistica e la libertà di espressione. Non accettano di creare in modo manierista e di riprodurre i maestri del passato facendo concessioni a un gusto popolare comune. Prestando attenzione al più piccolo dettaglio tecnico e teologico, si sforzano di evitare non solo il kitsch religioso ma anche i luoghi comuni religiosi. Dopo aver assimilato le abilità, il canone bizantino, una ricca documentazione e una conoscenza generale dell'arte medievale, alcuni di loro sono stati in grado di definire il proprio stile. E questo fatto ha permesso loro di ripensare l'iconografia classica e di innovare in termini di stile, colori e composizione, nonché di trovare nuovi temi e diventare "agiografi". Tutti questi elementi li hanno portati a raggiungere una qualità senza precedenti dell'atto iconografico in cui si impegnano nell'originalità artistica all'interno dei confini della tradizione iconografica ortodossa. Da questo punto di vista, qualsiasi scena iconografica può essere re-immaginata, alla luce del testo biblico e dell'iconografia tradizionale. Come espone Ioan Popa, "io rileggo il testo della Scrittura e poi ripenso l'iconografia classica di una festa". Per loro, lo splendore di colori e forme deve rendere trasparente l'atmosfera ieratica del regno spirituale e guidare l'occhio, la mente e anima di colui che contempla i misteri del mondo invisibile. Per ottenere questo effetto, a volte rimodellano l'anatomia umana in sagome filiformi e ondeggiano i corpi umani secondo la maniera greca paleologa o li allungano come i classici maestri russi.

II. Alcuni iconografi e il loro lavoro

Grigore Popescu. È il più anziano tra i pittori della Chiesa romena e ha la più grande opera artistica. Anche se i pittori più giovani non sono stati suoi apprendisti diretti, tutti loro sono stati ispirati dal suo atteggiamento libero nell'esplorare un determinato tema e dalla sua maestria nel comporre con originalità un'icona, una scena o un'intera parete. Popescu è innovativo in termini di colore, forma e composizione, ispirandosi all'iconografia classica romena che egli stilizza attraverso il diradamento, l'ondulazione o l'allungamento delle forme anatomiche del corpo umano, a volte a modo suo. Innova anche in termini di stile cromatico usando una tavolozza calda e suggestiva ispirata alla vecchia arte popolare romena che conosce in modo approfondito.

Grigore Popescu, la parete orientale dell'altare

Grigore Popescu, Cristo in gloria, portico

Popescu è anche il creatore di un nuovo ciclo iconografico: nel portico della nuova chiesa del monastero di Lainici (sud-ovest della Romania) ha composto una "cronaca dell'esicasmo romeno" nella quale un posto centrale è dedicato alla storia della Filocalia . Questa narrazione dipinta include i Padri della Cappadocia con la loro Filocalia, san Nicodemo dell'Athos con la sua collezione stampata a Venezia, san Paissio Velichkovskij e gli scriptoria monastici medievali e si conclude con la traduzione in romeno del famoso libro nella raccolta in dodici volumi effettuata da p. Dumitru Stăniloae.

Grigore Popescu, scene della vita di san Paissio Velichkovskij, ciclo della Filocalia

Elena Murariu rappresenta la generazione di mezzo. Ha lavorato come specialista di affresco restaurando diverse assemblee murali del XIV al XVIII secolo e, successivamente, ha iniziato a dipingere le proprie icone. Murariu ha dipinto i modelli iconografici dei principi romeni recentemente canonizzati componendo una narrazione storica con scene della loro vita ispirate dal modello iconografico russo del XVI secolo con la cronaca biografica. Molto prolifica, è in grado di elaborare un determinato argomento, per esempio il martirio dei Brâncoveanu, con vari mezzi e tecniche, dalle icone che seguono la rigorosa composizione del canone bizantino ad altre modalità artistiche, come la grafica o la tempera su tavola di legno. Queste notevoli abilità le permettono di inserire all'interno del linguaggio iconografico classico alcune delle tecniche e modi di espressione proprie di altri mezzi artistici, come colpi aperti e vibranti e un dinamismo sottolineato.

Elena Murariu, Santo Stefano il Grande

Elena Murariu, Santi martiri della famiglia Brâncoveanu

Gabriel Toma Chituc. Anch'egli educato soprattutto come pittore classico, Chituc è un iconografo originale e dotato di una speciale espressività artistica. Negli ultimi dieci anni è diventato un iconografo prolifico, cercando di trovare il mistero dell'icona autentica ispirata dallo Spirito Santo. Influenzato dall'arte dei maestri russi di Novgorod e Mosca, da cui ha assunto la trasparenza, la grazia e la delicatezza dei ritratti, filtra tutto in uno stile personale di fisionomie delicate, gesti e movimenti eleganti, colori caldi e desaturati e pieghe raffinate. È originale e molto personale sia quando ripensa un tema classico come l'icona della Natività o dell'Annunciazione, o quando crea il ritratto di un santo o martire.

Gabriel Toma Chituc, Natività

Gabriel Toma Chituc, Annunciazione

Gabriel Toma Chituc, santo martire Giorgio

Gabriel Toma Chituc, venerabile Giorgio di Cernica

Ioan Popa. Anche se ha solo 38 anni, Popa ha già dipinto nella tecnica dell'affresco due chiese di Bucarest e Alba Iulia, la chiesa di un monastero nei monti Apuseni e battisteri e piccole cappelle in Sud Italia, a Cipro e al Monte Athos. Popa è dotato di una buona conoscenza dell'arte bizantina, delle sue radici e della diffusione della sua eredità in tutti i Balcani e nel Sud Italia. Ben documentato nella storia dell'arte e dotato anche di una vocazione di ricercatore, egli propende artisticamente verso uno "stile locale collegato alla tradizione bizantina della Chiesa una". È in grado di comporre le sue assemblee murali adattate sia all'architettura tradizionale sia a quella sperimentale, e quindi di generare programmi iconografici unici.

Ioan Popa, cappella dell'ospedale G. Alexandrescu (Bucarest)

Ioan Popa, chiesa del Santissimo Redentore (Manfredonia, Italia)

Autore anche di molte icone, Popa a volte crea nuovi cicli narrativi nelle scene dipinte a margine dell'icona.

Ioan Popa, santo martire Giorgio, icona

Ioan Popa, san Serafino di Sarov, icona

Ha compiuto un affresco di grande originalità nella chiesa dedicata a san Giovanni Battista ad Alba Iulia. Le scene sono ridotte all'essenziale, dipinte su grandi aree delimitate da iscrizioni, frammenti di Scrittura e testi liturgici. Padroneggia una ferma tecnica di disegno che trasmette alle sue assemblee murali una certa monumentalità e l'atmosfera ieratica specifica dell'arte primitiva.

Ioan Popa, muro sud, chiesa di Alba Iulia

Ioan Popa, chiesa di Alba Iulia, dettaglio

Mihai Coman. Insegna tecniche pittoriche delle chiese presso la Facoltà di Teologia a Bucarest e ha studiato restauro in Romania. Tuttavia, per quanto riguarda la sua capacità di pittura di icone e affreschi, Coman afferma che "ha imparato la tecnica sul Monte Athos e compreso l'icona con il professore e pittore Georgios Kordis", presso il quale è dottorando in Grecia. Coman ha infatti un debito con l'Athos e le tradizioni cretesi dei secoli XIV e XV, preferendo figure allungate, gesti delicati e manieristi e vesti dalle superfici in gran parte drappeggiate. Oltre alle suoi numerose icone create con una raffinatezza minimalista, ha dipinto gli affreschi della cappella del Politecnico di Bucarest e ha collaborato con Gabriel Toma Chituc per la chiesa dell'eremo di san Teodosio a Brazi.

Mihai Coman, cena mistica

Mihai Coman e Gabriel Toma Chituc, eremo di Brazi

Mihai Coman, La Protezione della Madre di Dio

Diacono Nicolae Bălan. Dopo gli studi di iconografia alla Facoltà di Teologia presso il Dipartimento di arte monumentale, ha frequentato la Facoltà di Belle Arti, al fine di migliorare le sue tecniche di disegno e composizione. Bălan è un disegnatore di talento e ha dipinto la cappella metropolitana di Limours (Francia) e la chiesa della santa Trinità ad Alba Iulia. Egli dimostra un talento particolare nell'organizzazione di pareti complicate, in una sapiente elaborazione di scene murali e nel sottolineare il tema principale attorno al quale gravita l'intera composizione.

Nicolae Bălan, chiesa memoriale di Alba Iulia

Nicolae Bălan, crocifisso d'altare

Nicolae Bălan, chiesa memoriale di Alba Iulia, dettaglio della volta

A questi vanno aggiunti molti altri iconografi, tutti di particolare talento e dalla produzione abbondante. Citiamo qui alcuni di loro per alcuni motivi particolari. In primo luogo, alcuni hanno costituito nuovi temi iconografici, come Răzvan Gâscă con il suo san Massimo il Confessore, con scene della sua vita, dipinto per marcare la presenza delle reliquie di san Massimo il Confessore a Iaşi nel 2010.

Răzvan Gâscă, san Massimo il Confessore, con scene della sua vita

Allo stesso modo, Marius Ghinescu per san Pacomio e san Dimitri di Rostov, che rappresenta un momento della vita del venerabile Pacomio di Gledin (1674-1724), eremita e vescovo romeno che ha trascorso i suoi ultimi anni alla Lavra delle Grotte di Kiev.

Marius Ghinescu, san Pacomio di Gledin in visita da san Dimitri di Rostov

Altri dovrebbero essere menzionati per il modo originale in cui sono ripensato alcuni temi classici, per esempio Daniela Toma Musat per il suo santo martire Giorgio.

Daniela Toma, santo martire Giorgio

Infine, ricordiamo alcuni monaci artisti di talento in grado di innovare all'interno del canone, come madre Olga per san Gioacchino e Anna, il monaco Haralambie per i venerabili fondatori del monastero di Vatopedi, e il monaco Iacob per il Mandylion.

Madre Olga, santi Gioacchino e Anna (monastero di Bistrița)

Monaco Haralambie, i venerabili fondatori di Vatopedi (monastero di Vatopedi, Monte Athos)

Monaco Iacob, Mandylion (Eremo di San Tikhon, Monte Athos)

III. Un tema iconografico – i martiri della famiglia Brâncoveanu

Il principe Constantin Brâncoveanu fu decapitato nel 1714 dagli Ottomani insieme ai suoi quattro figli e al suo consigliere Ianache Vacarescu per non aver rinunciato alla loro fede cristiana. Poi è diventato uno dei più amati principi della storia romena ed attualmente è uno dei santi più venerati del paese. L'anniversario dei 300 anni dal martirio ha portato a una produzione iconografica ricca e originale sviluppata sia per analogia con i temi stabiliti della tradizione bizantina (decollazione di san Giovanni Battista) o integrando temi iconografici classici (Mandylion, vite di Gesù, Deisis) e scene di martirio come registrato nelle cronache e negli scritti storici.

Bogdan Verdes, i santi martiri Brâncoveanu

Gabriel Toma Chituc, Mandylion con i santi martiri Brâncoveanu

Ioan Popa, Gesù la vite con i santi martiri Brâncoveanu

Daniel Codrescu, Deisis con i santi martiri Brâncoveanu

Elena Murariu, i santi martiri Brâncoveanu

L'ultimo esempio appartiene a Sorin Dumitrescu, un pittore metafisico di talento della vecchia generazione trasformato in un teorico ispirato e carismatico dell'icona e in un iconografo originale, nonostante il piccolo numero di icone da lui realizzato. Mentre nella sua carriera come iconografo ha filtrato la tradizione dei paleologi in maniera personale, cerca le sue fonti di ispirazione presenti nei tempi che precedettero la controversia iconoclasta.

Sorin Dumitrescu, modello di icona del martirio dei Brâncoveanu

Con questo chiudiamo la nostra breve escursione nell'iconografia romena contemporanea. La diversità di artisti, stili, tecniche, media e fonti di ispirazione svela un affascinante fenomeno artistico e spirituale. Resterà da vedere in quale direzione l'iconografia romena si evolverà in futuro.

 
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