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Intervista a Saker: L'Ucraina, come la conosciamo, è finita per sempre

Saker è lo pseudonimo di un ex analista militare nato in Europa in una famiglia di profughi russi. Ora vive in Florida, dove scrive il blog the Vineyard of the Saker ed è un assiduo collaboratore di Russia Insider. La comunità internazionale dei blog di di Saker comprende, oltre al blog originale, i blog di Saker francese, tedesco, russo, dell'Oceania e serbo e presto includerà un blog latino-americano. Mike Whitney

Gli Stati Uniti sono i responsabili dei problemi in Ucraina?

Sì, assolutamente, su questo non c'è dubbio. Mentre è vero che il popolo ucraino era insoddisfatto del regime corrotto di Janukovich, il colpo di stato in sé è stato decisamente orchestrato dalla CIA. L'Unione Europea ha dato una mano, in particolare la Germania, ma non ha giocato un ruolo grande come quello degli Stati Uniti I messaggi telefonici intecettati di Victoria Nuland (sottosegretario di Stato) hanno mostrato quelli che si possono realmente chiamare i giochi dietro le quinte.

Quale ruolo ha avuto l'amministrazione Obama nella decisione di Kiev di lanciare una guerra contro il proprio popolo nella parte orientale dell'Ucraina?

Un ruolo centrale. Dovete capire che non vi è alcun potere "ucraino" a Kiev. Poroshenko è al 100% guidato dagli USA, come lo sono le persone intorno a lui. Il capo della famigerata polizia segreta ucraina (SBU), Valentin Nalivajchenko, è un noto agente della CIA. È anche vero che gli Stati Uniti chiamano Poroshenko "il nostro uomo in Ucraina". Tutte le sue cosiddette "decisioni" sono in realtà prese da funzionari degli Stati Uniti a Kiev. Per quanto riguarda il discorso di Poroshenko al Congresso un paio di settimane fa, è stato palesemente scritto da un americano.

I separatisti in Oriente hanno avuto molto successo nel respingere l'esercito ucraino e le loro controparti neo-naziste nei servizi di sicurezza. Quale ruolo ha giocato le Russia per aiutare le milizie della Novorossija?

Il ruolo della Russia è stato critico. Mentre non sono state schierate truppe russe lungo il confine, Mosca ha permesso un flusso di volontari e armi. E mentre l'assistenza non è stata fornita direttamente dal FSB (Servizio di Sicurezza Federale russo) o dai militari, è stata fornita da vari gruppi privati​​. Chiaramente, il Cremlino ha il potere di dare un aiuto quando sceglie di farlo. In un caso, sembra esserci stato un supporto diretto di artiglieria attraverso il confine con la Russia (nel cosiddetto "calderone del sud"), ma la maggior parte degli aiuti è stata segreta. Oltre l'assistenza segreta, la Russia ha anche fornito intelligence, logistica e sostegno politico alla Novorossija. Senza il sostegno della Russia, la Novorossija non sarebbe mai stata in grado di cambiare le sorti della guerra.

Putin ha inviato truppe russe in Crimea illegalmente per prendere possesso della zona, o questa è una finzione che è stata propagata dai media occidentali?

In realtà si tratta di un cavillo. Sì, Putin ha inviato truppe russe in Crimea, ma no, queste non hanno mai superato i limiti consentiti in base agli accordi vigenti tra la Russia e l'Ucraina. Ricordate che la Flotta del Mar Nero aveva già la sede a Sebastopoli, quindi c'erano molte truppe disponibili a livello locale. Inoltre, c'era un folto gruppo di volontari locali che hanno eseguito operazioni essenziali. Alcuni di questi volontari erano così convincenti che sono stati scambiati per forze speciali russe. Ma, sì, al momento critico, Putin ha inviato forze speciali supplementari in Crimea.

L'operazione era legale? Beh, tecnicamente non ha violato gli accordi dei trattati in termini di numeri, ma lo ha fatto violando la sovranità dell'Ucraina. La ragione per cui Mosca ha fatto questo era perché vi erano prove solide che Kiev stava progettando di muoversi contro la Crimea (con un possibile coinvolgimento di Turchia e tatari di Crimea). Se Putin non avesse preso l'iniziativa, il bagno di sangue in Crimea avrebbe potuto essere peggiore di quello che è stato in Novorossija. Inoltre, per il momento Putin ha preso la decisione di proteggere Crimea, il presidente democraticamente eletto (Janukovich) era già stato rimosso dal suo incarico, il che ha creato un vuoto giuridico a Kiev. Quindi la domanda è: Putin avrebbe dovuto rispettare le leggi di un paese che era stato conquistato da una banda di teppisti armati o avrebbe dovuto cercare di mantenere la pace facendo quello che ha fatto?

Ciò che Putin ha scelto di fare è stato di permettere al popolo della Crimea di decidere il proprio futuro votando liberamente in un referendum. Sì, la propaganda anglo-sionista dice che sono stati costretti a "votare sotto minaccia armata", ma questo è una sciocchezza. Nessuno contesta il fatto che la stragrande maggioranza dei crimeani (95%) ha votato per lasciare l'Ucraina e unirsi alla Russia. Tutto ciò che hanno fatto i "garbati uomini armati in verde" è stato di rendere possibile alla gente di esercitare il proprio diritto di autodeterminazione, una cosa che la giunta a Kiev non avrebbe mai permesso.

Quale influenza ha Obama ha sul processo decisionale del presidente ucraino Petro Poroshenko? Washington sta effettivamente dirigendo la scena?

Sì, assolutamente. Obama dà gli ordini e Poroshenko obbedisce.

Proprio come fanno in tutto il mondo, gli Stati Uniti usano oligarchi locali per colonizzare un paese. Prendiamo ad esempio la Russia tra il 1991 e il 1999, gestita da oligarchi dietro il paravento di un portavoce ubriacone (Boris Eltsin). Tutti sapevano che la Russia era diventata una colonia americana e che gli Stati Uniti potevano fare quello che volevano. È lo stesso scenario di oggi.

Yanukovich non era più filo-russo di qualsiasi altro presidente ucraino. È solo un oligarca che è stato sostituito da un altro oligarca, Poroshenko. Quest'ultimo è un uomo molto intelligente che sa che la sua sopravvivenza dipende dalla sua completa obbedienza allo zio Sam.

Non credo che gli Stati Uniti ci metterebbero molto a scaricare Poroshenko e a installare qualcun altro se ciò si adatta ai loro fini (soprattutto se il Settore destro prenderà il potere a Kiev). Per ora, Poroshenko è l'uomo di Washington, ma questo potrebbe cambiare in un batter d'occhio.

Quanto è vicina l'amministrazione Obama a raggiungere il suo obiettivo di stabilire basi NATO (e, forse, siti missilistici) in Ucraina? Questo che pericolo pone a Mosca?

L'unico posto dove le basi NATO avevano veramente senso è la Crimea, e tale opzione non è più disponibile. Ma questo problema è più profondo di quanto sembra, cioè, se gli Stati Uniti continuano a perseguire questa politica provocatoria di stabilire basi NATO al confine con la Russia, allora la Russia si ritirerà dal Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces) e dislocherà versioni avanzate degli SS-20 (missili balistici nucleari sovietici) più vicine all'Europa. L'ingerenza americana potrebbe portare a un confronto tra avversari dotati di armi nucleari.

La Commissione Europea ha creato una serie di ostacoli per impedire alla Russia di costruire il gasdotto Southstream, che diversificherà le rotte di esportazione del gas naturale dalla Russia verso l'Europa centrale e meridionale. I critici hanno detto che dietro a questa mossa si trova l'amministrazione Obama, e che i potenti giganti dell'energia degli Stati Uniti consigliano di bloccare o controllare il flusso di energia dalla Russia all'Europa. È questo il contesto più ampio dei problemi in Ucraina, cioè, siamo davvero di fronte a una guerra energetica in tempo reale?

Questa è una parte importante dell'equazione, ma non la parte centrale. Quella centrale è la convinzione erronea (avanzata da Zbigniew Brzezinski), che senza l'Ucraina la Russia non può essere una superpotenza, e la convinzione altrettanto erronea (avanzata da Hillary Clinton) che Putin vuole ricreare l'Unione Sovietica. Per gli anglo-sionisti, l'Ucraina è un gioco a somma zero in cui gli Stati Uniti devono o controllare l'Ucraina oppure distruggerla, ma non permettere alla Russia di averla. Il problema di questa teoria è che la Russia non vuole veramente l'Ucraina e non ne ha bisogno. Ciò che la Russia vuole è un partner stabile, affidabile e neutrale con cui può fare affari. Anche ora, mentre la Novorossija chiede piena indipendenza, la Russia propone un piano completamente diverso. Mosca vuole un'Ucraina unitaria in cui ogni regione abbia autonomia de facto, ma che sia ancora parte dello stesso stato.

I mediatori politici in Occidente sono ossessionati in modo così maniacale dal controllo dell'Ucraina, che non riescono a immaginare che la Russia non voglia la stessa cosa. Ma la Russia non vuole l'Ucraina. Non ha bisogno di uno stato fallito, frammentato, disfunzionale, con enormi problemi sociali, che richiederà miliardi e miliardi di dollari per la sua ricostruzione.

Certo, ci sono legami culturali, storici, religiosi e persino familiari tra la Russia e l'Ucraina, ma questo non significa che la Russia voglia dirigere l'Ucraina. La Russia ha già ottenuto ciò che voleva, la Crimea. Per il resto, l'atteggiamento di Mosca è, "L'hai rotto tu, te lo aggiusti tu."

Quale sarà il finale della partita qui? Poroshenko riuscirà a tenere insieme l'Ucraina e in seguito a isolare la Russia dall'Europa o l'Ucraina si frammenterà lungo linee politiche? O c'è un altro scenario che vede come più probabile?

La Crimea è andata per sempre. Allo stesso modo la Novorossija. Ma nel caso di quest'ultima, ci potrebbe essere una fase transitoria in cui Kiev conserva un certo grado di sovranità sulle zone a est.

A breve termine, ci potrebbero essere altri scontri, ma alla fine ci sarà un accordo in cui alla Novorossija sarà dato qualcosa di simile all'indipendenza. Una cosa è certa, che prima di raggiungere un accordo sullo status finale, due questioni dovranno essere risolte:

1 – Ci deve essere un cambio di regime a Kiev seguito dalla denazificazione.

Né la Russia né la Novorossija saranno mai al sicuro fino a quando i nazisti saranno al potere a Kiev. Ciò significa che questi mostri russofobi nazionalisti dovranno essere rimossi prima che le questioni relative allo status finale possano essere risolte. I russi e i novorussi sono piuttosto divisi su questo tema. Mentre i novorussi vogliono la loro indipendenza e dicono "Al diavolo i nazisti a Kiev", il Cremlino vuole un cambiamento di regime e lo vede come fondamentale per la loro sicurezza nazionale. Dovremo aspettare e vedere come questo si svilupperà in futuro.

2 – Ci dovrà essere una conferenza dei donatori.

L'Ucraina è praticamente morta, è stata ridotta in macerie. Ci vorranno anni per ricostruirla, e immense somme di denaro. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e la Russia dovranno tutti contribuire. Se gli anglo-sionisti persistono nella loro posizione massimalista e continuano a sostenere la giunta nazista a Kiev, i russi non pagheranno un solo soldo. L'aiuto russo andrà esclusivamente alla Novorossija.

Prima o poi gli Stati Uniti e l'Unione Europea si renderanno conto che hanno bisogno dell'aiuto della Russia. E quando finalmente lo capiranno, lavoreranno insieme per raggiungere un accordo politico globale. In questo momento, sono più preoccupati di punire Putin (attraverso sanzioni economiche e isolamento politico) per dimostrare che nessuno può sfidare l'Impero. Ma questo tipo di bullismo non cambierà la realtà. L'Occidente ha bisogno della cooperazione della Russia, ma la Russia non ha intenzione di collaborare, senza previe condizioni. Gli Stati Uniti dovranno soddisfare determinate condizioni prima che Mosca si impegni a un accordo.

UCRAINA: "Finita per sempre"

Anche se è troppo presto per dirlo, penso che l'Ucraina, come la conosciamo, è finita per sempre. La Crimea rimarrà parte della Russia, mentre la Novorossija diventerà indipendente e probabilmente finirà in una sorta di status di associazione con la Russia. Per quanto riguarda il resto dell'Ucraina, ci sarà sicuramente un confronto tra i vari oligarchi e nazisti, dopo di che appariranno i pragmatisti e apriranno la strada a una soluzione. Alla fine, ci sarà un qualche tipo di accomodamento ed emergerà un nuovo stato, ma non riesco a immaginare quanto tempo ci vorrà perché ciò accada.

Se volete un'analisi più sistematica dei punti di cui sopra, vi prego di consultare la mia analisi.

Mike Whitney vive nello stato di Washington. È uno dei co-autori di Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press). Hopeless è disponibile anche in edizione Kindle. Può essere contattato all'e-mail fergiewhitney@msn.com.

 
L'ISIL e l'ignoranza di Washington sul divario tra sunniti e sciiti

Un paio di settimane fa, l'Arabia Saudita ha messo in guardia contro l'azione degli Stati Uniti contro l'ISIL (ISIS, Stato islamico), sostenendo che questa sarebbe stata percepita come un intervento pro-sciita in un conflitto tra sunniti e sciiti. L'Arabia Saudita è, naturalmente, la terra dove ha vissuto il profeta Maometto, e la casa reale saudita si considera il custode dei luoghi santi della Mecca e di Medina. Si tratta di un bastione dell'ortodossia sunnita; vi è rigidamente applicata la Sharia. Ci sono lapidazioni punitive e decapitazioni. Le donne devono indossare l'abaya e hanno il divieto di guidare. L'Arabia Saudita è uno dei pochissimi paesi che hanno riconosciuto e sostenuto il regime talebano in Afghanistan. In breve, ha molto in comune con l'ISIL. Gran parte del finanziamento dell'ISIL proviene da fonti private e "di beneficenza" saudite.

Ma l'Arabia Saudita ha anche uno stretto rapporto di lunga data con l'imperialismo statunitense. Garantisce la fornitura di petrolio a basso costo ai mercati mondiali in cambio di generosi aiuti militari degli Stati Uniti. Il regime cerca la pace con Israele, e ha proposto una soluzione a due stati alla questione israelo-palestinese, approvata dalla Lega Araba. Dal 1990 al 2003 ha ospitato forze militari statunitensi. (Questo è stato il fattore che ha fatto sì che Osama bin Laden rompesse con il regime e facesse un appello al rovesciamento della monarchia.) Lo "Stato islamico" dell'ISIL disprezza i governanti sauditi proprio come ha fatto bin Laden. Vuole in ultima analisi conquistare la penisola arabica e innalzare la bandiera nera del califfato sulla Mecca e Medina.

Perciò Riyad teme l'ISIL. Ora ha ceduto alle pressioni di Washington e ha accettato di prendere parte a una sorta di alleanza per sconfiggere lo Stato islamico. Ma teme anche l'Iran, un bastione dell'ortodossia sciita, con una popolazione di tre volte la sua. Non ha alcuna paura razionale di un attacco iraniano; L'Iran infatti non ha invaso un altro paese da diverse centinaia di anni. Il budget militare dell'Iran di circa 6 miliardi di dollari all'anno è solo l'11% di quello dell'Arabia Saudita. L'intelligence degli Stati Uniti ha da tempo concluso che l'Iran non ha un programma di armi nucleari. Ma secondo alcuni rapporti, Riyad guarderebbe dall'altra parte se Israele sorvolasse il suo spazio aereo per bombardare i siti nucleari iraniani. Ciò che Riyadh teme davvero è la prospettiva di una ribellione sciita nel regno saudita, sostenuta dall'Iran.

Oltre il 10% dei sauditi (forse fino al 18%) sono sciiti. Sono concentrati nella Provincia Orientale, in particolare nelle città di Al-Qatif e Al-Ahsa sopra o vicino al Golfo Persico. Questa provincia è il centro della produzione di petrolio saudita. Potrebbe un giorno diventare uno stato indipendente. Dovrebbe essere ovvio perché Riyad è preoccupata dalla possibilità che le azioni degli Stati Uniti possano promuovere gli interessi sciiti a sue spese.

Un poco di necessario sfondo storico: Nel VII secolo l'ancora giovane movimento islamico si divise in due campi, sunniti e sciiti. La causa immediata era una divergenza di opinioni circa la selezione di un nuovo califfo, il leader spirituale e politico della comunità musulmana. I sunniti ritenuvano che dovesse essere eletto; quelli che sono poi stati chiamati sciiti ritenevano che dovesse essere un membro della famiglia del Profeta. Il litigio si concluse con la battaglia di Karbala (in quello che oggi è l'Iraq) nel 680 e con la sconfitta della fazione sciita, che nutre ancora risentimenti storici verso i vincitori, e un senso di vittimismo eterno.

Da sempre una minoranza all'interno del mondo islamico, gli sciiti hanno sviluppato le proprie credenze e pratiche in qualche modo divergenti da quelle dei sunniti (anche se vi è un'enorme varietà all'interno di entrambe le tradizioni). In particolare, la loro venerazione per i santi e la costruzione di santuari alla loro memoria colpisce molti sunniti come idolatria virtuale. Alcuni infatti si rifiutano di ammettere che gli sciiti siano veramente musulmani.

Patrick Cockburn riferisce che il principe Bandar bin Sultan, ambasciatore saudita a Washington (1983-2005), una volta ha detto al capo dell'M16 Sir Richard Dearlove: "Non è lontano il tempo, Richard, in cui in Medio Oriente si sentirà letteralmente dire 'che Dio aiuti gli sciiti". Più di un miliardo di sunniti ne hanno semplicemente avuto abbastanza di loro".

Ci sono quindi animosità profonde all'interno dell'islam, come ce ne sono state, storicamente, all'interno del cristianesimo.

C'è stato un tempo in cui i protestanti vedevano i cattolici romani come eretici idolatri e sanguinose guerre di religione hanno devastato l'Europa. L'ISIL sta combattendo una guerra contro sciiti, cristiani, yazidi, laici, e altri che vede come miscredenti e come tirapiedi dell'Occidente. Ma il suo obiettivo primario sono gli sciiti.

Ci sono pochissime persone nel governo degli Stati Uniti che capiscono la storia islamica di base o addirittura la considerano importante. Nel 2002 a Silvestre Reyes (deputato democratico del Texas), presidente entrante del Comitato permanente della Camera dei Rappresentanti sui servizi segreti, è stato chiesto da un giornalista se al-Qaeda fosse sunnita o sciita. "Prevalentemente – probabilmente sciita," ha risposto stupidamente. E per quanto riguarda Hezbollah del Libano? "Hezbollah. Uh, Hezbollah... Perché mi fa queste domande alle 5 del pomeriggio?" Ha poi aggiunto, "Parlando solo per me, è difficile mantenere le cose in prospettiva e in categorie". Ovviamente il presidente del Comitato sui servizi segreti non era a conoscenza che Hezbollah è un'organizzazione sciita allineata con l'Iran sciita e la Siria a guida sciita contro le forze islamiste sunnita del tipo di al-Qaeda.

Jeff Stein, il direttore della sicurezza nazionale del Congressional Quarterly, ha scritto un editoriale sul New York Times nel 2002, evidenziando l'ignoranza (bipartisan) tra i "funzionari antiterrorismo" di Washingto,n tra cui importanti membri del comitato del Congresso sulle divisioni all'interno dell'Islam. Aveva posto a molti di loro la domanda fondamentale, "Qual è la differenza tra un sunnita e uno sciita?" Ed è rimasto scioccato dalle loro risposte. "La maggior parte dei funzionari americani che ho intervistato," ha concluso, "non ne ha la più pallida idea." Jo Ann Davis, deputata repubblicana della Virginia, allora a capo della sottocommissione per la supervisione di gran parte del lavoro della CIA con il mondo musulmano, ha detto a Stein, "i sunniti sono più radicali degli sciiti. O viceversa" (In altre parole, tutti i musulmani sono radicali, è solo una questione di grado. Quando si parla di islamofobia. E di ignoranza!)

Il deputato repubblicano dell'Alabama Terry Everett, capo di una sottocommissione sull'intelligence tattica, ha detto Stein dopo qualche briefing, "pensavo che fossero differenze nella loro religione, diverse famiglie o qualcosa del genere. Ora che me l'ha spiegato, capisco che questo rende ciò che stiamo facendo laggiù estremamente difficile". Nel 2001, dopo che il capo dell'antiterrorismo dell'FBI Gary Calvo aveva pubblicamente rivelato la sua ignoranza sull'islam, il portavoce dell'FBI John Miller ha dichiarato che tale conoscenza era inutile, e anzi si è preoccupato di sminuirla. "Un leader deve guidare in avanti l'organizzazione ", ha detto Stein. "Se è il direttore di un'operazione antiterrorismo nel mondo post-11 settembre, non ha bisogno di memorizzare la raccolta delle dichiarazioni di Osama bin Laden, o essere in grado di leggere l'urdu per essere efficace. Giocare al 'Trivial Pursuit islamico' è stato un colpo basso da parte degli avvocati e un colpo ancor più basso da parte dei giornalisti. È solo un trucco. "

Questa politica dell'ignoranza ha sicuramente prevalso nel Dipartimento di Stato dopo l'11 settembre, quando il vice segretario della "difesa" Paul Wolfowitz ha cominciato a pianificare la guerra in Iraq, e la campagna di calcolate bugie per creare paura e convincere la gente a sostenere la guerra. I neoconservatori che controllano il Dipartimento di Stato hanno sostenuto (contro la testimonianza del Pentagono) che l'occupazione sarebbe stata un "gioco da ragazzi", e che il popolo iracheno avrebbe salutato le forze americane come liberatori. Quando in seguito all'invasione è scoppiata una sanguinosa guerra civile tra sunniti e sciiti, gli occupanti erano incapaci di capirla. Ci sono poche indicazioni del fatto che Barak Obama ne sia più consapevole. Nel tentativo di schiacciare l'ISIL senza un'alleanza con la Siria e l'Iran, e sulla base dei sauditi riluttanti e della NATO, sta (1) reclutando ancor piú jihadisti sunniti anti-USA nei ranghi dell'ISIL e (2) aggravando una guerra tra sunniti e sciiti, mentre emargina i principali personaggi sciiti.

Ci sono oggi solo quattro paesi a maggioranza sciita, due dei quali non arabi. L'Iran è oltre il 90% sciita, a causa della conversione della dinastia safavide persiana nei primi anni del XVI secolo. Un paese potente, popoloso, si vede come il difensore degli sciiti a livello globale. Il vicino Azerbaijan, un tempo governato dai safavidi, è circa al 75% sciita. I due paesi arabi sono il minuscolo Bahrein (60%) e l'Iraq (65%).

Anche il Bahrein era stato una volta governato dai Safavidi. Confinante con l'Arabia Saudita, è governato da un re sunnita che ha soppresso nel 2011 le manifestazioni della "primavera araba" degli sciiti contro la discriminazione religiosa chiamando nel paese le forze saudite (gli Stati Uniti, che hanno la base della loro Quinta Flotta nel Bahrein, non hanno protestato quando le forze saudite hanno invaso il paese nel marzo 2011 per schiacciare le proteste pacifiche). In Iraq la popolazione sciita è concentrata nel sud della Mesopotamia, a fianco della provincia del Khuzestan iraniano con la sua ampia popolazione araba etnica. Ci sono grandi minoranze sciite in Yemen (soprattutto nel nord, al confine con l'Arabia Saudita), Libano, Kuwait, Arabia Saudita, Siria e altri paesi arabi, e milioni in India e Pakistan. La leadership siriana intorno al diffamato Bashar al-Assad è per lo più alawita, membri di una setta considerata una derivazione sciita.

Nei primi anni '20, in seguito alla sconfitta dell'Impero Ottomano, i vittoriosi imperialisti inglesi e francesi hanno diviso il territorio ottomano fra loro, creando nuovi paesi. Non hanno fatto alcuna attenzione alle questioni di divisioni religiose storiche, o se lo hanno fatto, le hanno usate per dividere e conquistare. I colonialisti francesi hanno stabilito per un tempo uno stato alawita separato in Siria, e considerando gli alawiti e i drusi le uniche "razze guerriere" della regione, li hanno reclutati nel loro esercito per usarli contro i sunniti ribelli. Questa è l'origine della corrente egemonia alawita nella politica siriana.

Intanto i colonialisti hanno creato il moderno Iraq da un occidente arabo sunnita, da un sud-est a maggioranza araba sciita, e da una regione curda a nord. Hanno diviso il Kuwait per usarlo come un docile fornitore di petrolio. L'Iraq non aveva di fatto alcun senso come paese, più di quanto lo avessero la Nigeria o il Sudan. I popoli stessi non sono stati consultati. Se lo fossero stati, ci sarebbe forse stata una configurazione regionale molto diversa, tra cui uno stato curdo a cavallo tra quelle terre che sono oggi la Turchia, la Siria e l'Iran.

Gli inglesi, dopo aver coltivato la leadership sunnita wahhabita dell'Arabia, hanno installato re sunniti in Giordania e in Iraq. In quest'ultimo paese, questo ha provocato una rara rivolta comune sunnita-sciita, che con fervida approvazione del primo ministro Winston Churchill è stata soppressa con bombe e gas di iprite. L'ultimo re dell'Iraq fu rovesciato da una rivoluzione repubblicana nel 1958. Poi è salito al potere il ramo iracheno del partito baathista arabo.

Questo partito era stato formato negli anni '40 in Siria da cristiani e musulmani siriani. Zaki al-Arsuzi, un alawita, ne fu il co-fondatore. I baathisti erano impegnati per la laicità, il pan-arabismo, e il "socialismo arabo" (cioè lo sviluppo di economie nazionali indipendenti). Gli alawiti di Siria non sono mai stati interessati a stabilire uno stato religioso, ma piuttosto hanno utilizzato il partito baathista per stabilire l'inclusività religiosa e prevenire l'insorgere di uno stato religioso dominato dai sunniti. Il padre di Bashar al-Assad ha anche tentato di cambiare la costituzione per eliminare la clausola che il presidente siriano sia un musulmano (questo ha provocato una massiccia rivolta sunnita a Homs, da lui brutalmente soppressa nel 1982).

Nel corso degli anni '50 gli Stati Uniti hanno abbracciato il partito Baath come unica alternativa al comunismo (il partito comunista iracheno era il più grande del Medio Oriente) e all'islamismo. Il loro punto di vista è cambiato dopo la guerra del 1967, quando Washington è giunta a vedere il Medio Oriente attraverso gli occhi di Israele e ha adottato la linea israeliana che Baghdad era uno "sponsor del terrorismo." Gli Stati Uniti possono ancora talvolta differire con Israele (come quando l'amministrazione Reagan ha condannato i bombardamenti israeliani del reattore nucleare di Osirak in Iraq nel 1982). Potevano anche allinearsi con l'Iraq, come hanno fatto nel 1980-1988 quando l'Iraq stava combattendo una guerra di aggressione contro l'Iran. Ma (soprattutto quando i neocon hanno guadagnato ascendente nel regime) Washington ha cercato il "cambio di regime". Il presidente George W. H. Bush non ha ottenuto questo scopo durante aggressione all'Iraq nel 1991, pensando (molto accuratamente) che la caduta del governo baathista di Saddam avrebbe prodotto disordini regionali. Ma suo figlio ha usato gli attacchi dell'11 settembre per rovesciare il progetto di suo padre e realizzare un'ambizione a lungo mantenuta.

George "Dubya" Bush ha allegramente distrutto lo stato iracheno. Ha sfasciato uno stato in cui i cristiani servivano in posti elevati, le donne frequentavano l'università e si sentivano libere di girare a capo scoperto, le radio trasmettevano rock n'roll, i negozi di liquori erano gestiti legalmente, e c'era anche una comunità gay. L'ha sostituita con una occupazione gestita da cowboy incapaci che marciavano letteralmente per Baghdad in stivali da cowboy, proclamando ordini – in particolare gli ordini di scioglimento del partito baathista e dell'esercito iracheno.

Ma queste due istituzioni erano state i principali veicoli di potenza per i sunniti, attualmente circa il 20% della popolazione irachena (anche prima erano stati scelti dagli inglesi come capi appropriati dell'Iraq, del tutto ingiustamente, negli anni '20.) Erano istituzioni secolari, non strumenti per la propagazione di qualche teologia. Il loro scioglimento è stato un attacco, non a un sistema di credenza religiosa (di cui l'occupazione non avrebbe potuto curarsi di meno), ma alla comunità sunnita che aveva fornito la base del sostegno a Saddam Hussein e dominato il suo regime.

I sunniti hanno resistito violentemente all'occupazione. Gli sciiti, intuendo un'opportunità, sono stati a guardare accigliati, poi, in risposta alla chiamata dell'ayatollah al-Sistani, hanno montato proteste pacifiche, esigendo elezioni. Dopo che le foto delle torture di Abu Ghraib hanno scandalizzato il mondo, gli Stati Uniti sono stati costretti a consentire le elezioni di un organo consultivo iracheno, dominato dagli sciiti, e di restituire sovranità a un regime ormai a guida sciita nel 2009. Nel frattempo è scoppiata una guerra civile tra sunniti e sciiti. Gli Stati Uniti avevano aperto un vaso di Pandora di conflitti etnici, che ancora continua. È il dono che continua a donarsi da solo.

Abu Musad al-Zarqawi, un terrorista giordano free-lance, ha deciso di istituire un ramo di Al-Qaeda in Iraq. Ha trovato ampio sostegno tra i sunniti della provincia di Anbar. Il suo gruppo è stato ampiamente scacciato durante la "ondata" degli Stati Uniti del 2007, ma ha trovato casa in Siria. Nel 2011, durante la sfortunata "primavera araba", un movimento di protesta pro-democrazia, anti-corruzione è scoppiata in Siria. Obama ha annunciato che il presidente Bashar Assad doveva dimettersi. (Perché? Qui c'era un altro laico, un'altro baathista, che presiedeva un altro paese dove le donne vestono alla moda occidentale, vanno all'università, bevono birra e ascoltano rock n 'roll, un paese che cercava un rapporto normalizzato con gli Stati Uniti, ma che è stato respinto dal Dipartimento di Stato a causa della sua opposizione a Israele, che occupa illegalmente le sue alture del Golan, e a causa della sua alleanza con l'Iran).

Il movimento pacifico è scomparso, soppiantato da un'insurrezione armata a più capi dominata da affiliati di al-Qaeda che si facevano forti dell'opposizione all'identità religiosa di Assad. Mentre la Siria ha ovviamente un sistema di governo molto diverso da quello dell'Iran, riceve il sostegno di Teheran, in parte a causa di solidarietà religiosa. Sia Damasco sia Teheran temono il tipo di islamismo sunnita militante rappresentato da al-Qaeda e ISIL, ed entrambi sostengono il potente partito sciita libanese Hezbollah.

L'ISIL – che era stato respinto dalla centrale al-Qaeda come troppo violentemente assassino – è giunto a dominare il movimento anti-Assad in Siria, sfidando l'affiliato di al-Qaeda, il Fronte al-Nusra, e i trascurabili "moderati" sostenuti dagli Stati Uniti. Poi, improvvisamente, con grande costernazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha avanzato in Iraq, prendendo Mosul, Tikrit e Fallujah e avvicinandosi a Baghdad, decapitando sciiti su tutto il suo percorso.

I semi dell'ignoranza sono germogliati in pieno. I neocon ignoranti delle divisioni islamiche, desiderosi di rifare il Medio Oriente a loro piacimento, hanno lasciato uscire dalla bottiglia il genio dei conflitti settari. Ma non saranno mai capaci di ammetterlo. "Non soffermiamoci sul passato", dicono, quando sono messi di fronte agli eventi nel 2003. "Dobbiamo concentrarci su questa nuova minaccia per la Patria". Quando si chiede loro perché l'Iraq è diventato un tale caos, rispondono: "Hanno sprecato l'opportunità [per la 'democrazia', ecc] che abbiamo dato loro". In altre parole, nelle loro piccole secolari dispute religiose strane su questioni arcane degna di Trivial Pursuit, gli iracheni si sono portati addosso questo caos da soli, e ora noi, come adulti responsabili, dobbiamo intervenire a raddrizzare le cose. (Questo nonostante il fatto che l'Iraq ha un esercito di 270.000 soldati addestrato dagli Stati Uniti al costo di 17 miliardi di dollari. Questo ha ceduto al confronta con l'ISIL e Baghdad è stata salvato solo grazie a milizie sciite che un tempo hanno combattuto le truppe di occupazione.)

Nel frattempo tutte le significative fazioni siriane anti-Assad, fino a ora in guerra tra loro, hanno appena firmato un patto di non aggressione. Esso resterà in vigore fino a quando il regime guidato dai "Nussayri" (termine dispregiativo per gli alawiti) verrà rovesciato. L'annuncio di Obama che bombarderà la Siria ha spinto queste fazioni a unirsi – non che non avessero legami anche prima. Il (piccolo) cosiddetto Esercito siriano libero sostenuto dagli USA è stato intermittente alleato con il Fronte al-Nusra (Al Qaeda). La famiglia di Steven Scotloff afferma che il giornalista è stato venduto dai ribelli siriani "moderati" all'ISIL per 25.000 dollari. Si potrebbe pensare che gli Stati Uniti possano imparare che non possono solo schioccare le dita per produrre un'opposizione siriana che si distingua per tolleranza religiosa e democrazia, che veda gli Stati Uniti come un vero amico, e nella sua determinazione a scacciare Assad non si allinei si con i peggiori tra i bruti fondamentalisti. Tali supposizioni sono l'altezza dell'arroganza neocon.

Mentre il ministero degli Esteri siriano ha di fatto accolto con favore gli attacchi americani contro l'ISIL nel paese, il presidente (e i russi) hanno detto che sarebbero stati considerati come attacchi contro lo Stato siriano, se non coordinati con Damasco. John Kerry esclude tale cooperazione, dichiarando il regime di Assad (nonostante l'elezione multipartitica recente, in cui Assad ha ricevuto l'88% dei voti) "illegittimo". Egli ha inoltre respinto un suggerimento francese che l'Iran sia invitato a una conferenza a Parigi il 15 settembre per discutere di una risposta internazionale all'ISIL. Kerry, nel suo modo legnoso, risponde: "Gli Stati Uniti non collaborano, militarmente o in altro modo, con l'Iran, né hanno alcuna intenzione di farlo in questo processo".

(Il vice ministro degli Esteri iraniano ha replicato che la riunione di Parigi "ha una lista di invitati selettiva e serve solo per spettacolo.")

Così gli Stati Uniti, facendo guerra a laicisti regionali come Saddam Hussein e Bashar al-Assad, provocando guerre settarie, si dichiarano in grado di sconfiggere l'estremismo sunnita anti-sciita facendo affidamento su alleati sunniti (compresi gli sauditi sciito-fobici, che implementano la Sharia e lapidano gli adulteri) e crociati europei, oltre (forse) a qualche sunnita turco – assieme ai peshmerga curdi per lo più sunniti, a milizie sciite irachene, e al finora imbarazzante esercito iracheno. E allo stesso tempo prevede di costruire una forza fantoccio affidabile per rovesciare Assad e (soprattutto in risposta alle richieste israeliane) mantenere la pressione sull'Iran per terminare un programma inesistente di armi nucleari o rischiare bombardamenti. Il piano è palesemente impraticabile e destinato al fallimento.

"Non saremo trascinati a combattere un'altra guerra in Iraq", dichiara Obama (come se una forza esterna avesse trasportato gli USA – mentre scalciavano e urlavano riluttanti – nell'ultima guerra). Ma di fatto ha annunciato una campagna di bombardamenti indefiniti in Iraq e Siria, e ora il suo portavoce Josh Earnest dichiara, "Nello stesso modo in cui siamo in guerra con Al Qaeda ed i suoi affiliati in tutto il mondo, siamo in guerra con l'ISIL".

Obama, volendo mostrare un po' di virilità lo scorso agosto, quando ha quasi attaccato la Siria, ma è stato ostacolato in questo sforzo da parte dell'opinione pubblica e dall'abile diplomazia russa, ha ormai scelto di giocare il ruolo del guerriero riluttante, giurando di eliminare l'ISIL. Gode del pieno sostegno di quasi tutta la classe politica e dei media in cattività. I sondaggi mostrano che un terzo della popolazione è favorevole a una strategia d'attacco.

Quant’è malleabile la gente! Quanto presto si dimentica.

La campagna aerea (e, probabilmente, presto terrestre) contro l'ISIL sarà inevitabilmente vista da milioni di persone come una guerra di Washington, dei suoi alleati sciiti iracheni (e solo eventualmente nel tempo, un ritrovato alleato-ombra, l'Iran) e dei corrotti pro-USA – e quindi apostata – re sunniti contro il mondo sunnita. È una ricetta per il disastro.

Se gli Stati Uniti non fossero controllati dall'1% sposato all'establishment militare-industriale, e se il buon senso fosse il principio operativo, avrebbe senso astenersi da qualsiasi azione militare, lasciando che i popoli iracheno e siriano abbiano a che fare con questi nuovi oppressori, magari con il supporto di poteri locali. La cronaca dimostra che le azioni militari statunitensi in Medio Oriente non producono alcun bene ma piuttosto un sacco di danni. Radicati nella ricerca di espansione imperiale, plasmati da una profonda ignoranza della storia e da una profonda mancanza di rispetto per i popoli interessati, gli Stati Uniti producono un odio crescente per il loro paese, e intensificano le prospettive di vendetta.

Gary Leupp è professore di storia alla Tufts University, dove ricopre un ruolo secondario presso il Dipartimento di Religione. È autore di Servants, Shophands and Laborers in in the Cities of Tokugawa Japan; Male Colors: The Construction of Homosexuality in Tokugawa Japan; e Interracial Intimacy in Japan: Western Men and Japanese Women, 1543-1900È uno dei co-autori di Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press). Può essere contattato all'e-mail gleupp@granite.tufts.edu.

 
Perché chiamare i sacerdoti "padre"? Gesù non ha forse detto di non farlo?

Perché nelle chiese la gente chiama il sacerdote “padre”? Per i cristiani ortodossi (e anche per i cattolici e gli anglicani) questo è comune. Ma 'è biblico?

In tutta la Bibbia, si trovano uomini devoti che sono chiamati "padre". Giuseppe era un saggio consigliere, ed era quindi un "padre del faraone" (Gen 45:8). Giobbe disse di essere un "padre dei poveri" (Gb 29:16). Dio stesso chiama Eliachim un "padre per gli abitanti di Gerusalemme" (Is 22:21). E in riconoscimento di una guida spirituale paterna, il profeta Eliseo grida al profeta Elia: "Padre mio! Padre mio!" (2 Re 2:12). In seguito, il re d'Israele chiamò il profeta Eliseo "padre" (2 Re 6:21). Quando questi uomini dimostrano una capacità di guida divina, la Scrittura stessa non esita a chiamare ognuno di loro "padre".

Ma alcune persone pensano che Dio abbia cambiato idea. Pensano che la parola "padre" andasse bene nell'antico Israele, ma non nella Chiesa di oggi. Gesù disse: "non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo" (Mt 23:9-10). Ma in questo brano non è menzionata solo la parola "padre"; lo è anche la parola "maestro"!

Quindi, se Gesù vuole letteralmente che smettiamo di chiamare le persone "padri", allora deve anche volere che smettiamo di chiamare le persone "maestri", o insegnanti. Eppure molte chiese hanno "maestri di scuola domenicale" o "maestri di coro". Ogni scuola cristiana ha i suoi "maestri". Se smettiamo di chiamare "padre" i pastori, allora dobbiamo smetterla anche di chiamare "maestro" gli insegnanti. Ma questo non può essere, perché Dio stesso dice di aver nominato "maestri" nella Chiesa (1 Cor 12:28), e Dio dice che ci ha dato questi "maestri" come doni per la Chiesa (Ef 4:11). Ma se la parola "maestro" va ancora bene, allora va bene anche la parola "padre"!

Il problema non sta nella parola "padre", o "maestro". Il problema sta in come pensiamo a queste parole. In Mt 23, Gesù critica i farisei. Dice che sono ipocriti, perché bramano il potere e l'onore, mentre allontanano le persone da Dio. Vogliono la gloria di essere chiamati "padre", ma non vivono in modi che incoraggiano le persone ad adorare il nostro Padre nei cieli. Questi capi religiosi malvagi usurpano l'autorità di Dio e cercano di prendere il suo posto. Questi sono il tipo di "padri" che dovremmo evitare. Se qualche leader religioso cerca di mettersi tra te e Dio, allora fuggi! Non chiamarlo "padre" né "maestro"!

Ma quando un uomo santo esercita una pia autorità spirituale, non c'è niente di sbagliato nel chiamarlo "padre". Infatti, gli apostoli di Gesù praticavano proprio questa cosa. L'apostolo Pietro ha riconosciuto la sua paternità spirituale, riferendosi a Marco come suo "figlio" (1 Pt 5:13). L'apostolo Giovanni ha riconosciuto la sua paternità spirituale, chiamando i membri di una chiesa suoi "figli" (1 Gv 2,1). E Paolo parla molte volte in questo modo, chiamando i membri della chiesa suoi "figli" (2 Cor 12:14) e suoi "figlioli" (Gal 4:19).

Forse la menzione più chiara della paternità spirituale viene dall'apostolo Paolo:

"Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato [i.e., sono diventato vostro padre, ndt] in Cristo Gesù, mediante il vangelo". (1 Cor 4:14-15)

In questo brano della Scrittura, l'apostolo Paolo si definisce "padre".

Queste Scritture sono la Parola di Dio, ispirata dallo Spirito Santo. Quindi la parola "padre" è qualcosa di buono. Va perfettamente bene chiamare il tuo sacerdote "padre", se è una guida devota che ti conduce verso Gesù.

 
Il caso dell'apparizione della Croce nel cielo presso Atene nel 1925

Ci siamo già occupati sul nostro sito di casi controversi legati alla tradizione ortodossa (per esempio, nel nostro articolo sul martirio di Pietro l'Aleuta); oggi esaminiamo il caso di un'apparizione di una croce nel cielo presso Atene nel 1925, durante una celebrazione dei cristiani che celebravano la festa dell’Esaltazione della Croce secondo il vecchio calendario, e contro le direttive della Chiesa di Grecia di quel tempo. Questo evento miracoloso è stato spesso usato come giustificazione del fenomeno del vecchio calendarismo contemporaneo; di conseguenza, è stato passato sotto silenzio, o affrontato in modo polemico, dagli ambienti della Chiesa greca di nuovo calendario. Vediamo se è possibile ricavare un senso più profondo da quest’evento sicuramente eccezionale, nella nostra indagine, che presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 

 
Padre Themistocles Adamopoulos e la sua missione in Sierra Leone

Il viaggio di Themi

Themi Adams (Adamopolous), ex bassista del leggendario gruppo rock The Flies degli anni '60, è diventato un missionario dopo una drammatica conversione al cristianesimo, ma il suo ultimo viaggio – la sfidando a Ebola in Africa – è forse il suo gesto più importante fino ad oggi. Il virus Ebola ha ucciso almeno 3.900 persone nella sua patria d'adozione, la di Sierra Leone.

Fino a poco tempo fa, si è rifiutato di lasciare la sua missione ortodossa nel paese, preferendo rimanere al suo posto per aiutare le persone a proteggersi dal virus, piuttosto che prendersi una tanto necessaria pausa in Australia.

Themistocles Anthony Adamopoulos è nato nel 1945 ad Alessandria d'Egitto in una famiglia greca. Nel 1956, in previsione di sconvolgimenti in Egitto, i suoi genitori decisero di migrare a Melbourne, in Australia.

Themi frequentò il liceo di Williamstown. Accademicamente dotato, vinse una borsa di studio alla Melbourne University, dove iniziò a studiare economia nel 1964.

Negli anni '60, Themi divenne uno dei membri fondatori di un gruppo rock chiamato The Flies, rimandando gli studi per intraprendere una carriera nel settore musicale e guadagnando una grande popolarità in Australia e all'estero.

Dopo aver completato un master in pedagogia, Themi ha iniziato a insegnare, ma dopo aver letto i Vangeli innumerevoli volte, ha venduto tutto quello che aveva, lo ha dato ai poveri e ha iniziato una camminata da Melbourne a Brisbane "cercando la volontà di Dio".

Accettato nella Chiesa greco-ortodossa, padre Themi ha intrapreso studi teologici in Australia, prima di andare negli Stati Uniti dove ha completato un master in studi teologici.

Tornato in Australia, nel 1986 è stato uno dei docenti fondatori del college teologico greco-ortodosso di sant'Andrea a Sydney. Il suo lavoro missionario in Africa è iniziato nel Kenya a metà degli anni '90.

La missione a favore degli africani albini

Padre Themi si è fatto anche carico di una nuova missione – offrire sostegno agli africani albini, che sono emarginati nella società africana. Egli si prende cura di un gruppo di albini nella sua missione, chiedendo pari diritti, posti di lavoro e borse di studio, aiutandoli a combattere la discriminazione.

L'albinismo è una mancanza congenita di melanina, il pigmento nella pelle, negli occhi e nei capelli che protegge dai raggi ultravioletti del sole. Oltre a essere discriminati in tutta l'Africa, gli albini sono vulnerabili nei confronti di complicazioni mediche.

Nella sua recente riunione inaugurale, a cui hanno partecipato più di 300 persone, la Sierra Leone Albino Association (SLAA) ha detto che gli albini nell'Africa occidentale affrontano " stigmatizzazione, emarginazione e molestie".

Dalla fine del 2007, più di 60 albini, inclusi dei bambini, sono stati uccisi, le loro membra hacked amputate e vendute a stregoni che preparano incantesimi per clienti che credono che questo li renderà ricchi e potenti. Fatto indicativo degli scarsi risultati del governo della Sierra Leone in materia, non c'è ancora nessuna statistica che indica il numero di albini che vivono nel paese.

Solomon Sogbandi di Amnesty International ha detto che la formazione della SLAA è stato un passo fondamentale in avanti "per fornire un ambiente favorevole per la loro causa e per agire come gruppo di pressione sul governo per assicurare che i loro diritti sociali e umani siano migliorati".

Quando ha saputo della loro situazione, come sempre, Padre Themi non ha potuto rimanere in disparte.

"No, non sono europei in visita alla nostra missione in Sierra Leone, sono indigeni della Sierra Leone che capitano essere albini", dice Padre Themi.

"Gli albini non solo subiscono grave isolamento sociale, discriminazione e provocazioni, ma sperimentano anche disturbi fisici associati alla loro condizione: l'estrema sensibilità della pelle ai raggi del sole può portare a infezioni e persino al cancro. Possono anche essere afflitti da ipovisione o cecità. In Tanzania, di fatto, sono cacciati e uccisi a fini di stregoneria".

Dopo il lancio della SLAA lanciato, Padre Themi si è concesso finalmente un ritorno in Australia,  ma il suo viaggio non è solo un periodo di riposo. Il suo lavoro prosegue con eventi di raccolta di fondi per i suoi progetti in Sierra Leone, che si terranno a Melbourne, Sydney e Brisbane.

Per maggiori dettagli sul lavoro di Padre Themi e sui i suoi eventi di raccolta di fondi, guardate il sito http://paradise4kids.org/

 
Che cosa è realmente accaduto in Russia a Pasqua

Le celebrazioni pasquali di quest'anno hanno rivelato profonde tensioni nei rapporti chiesa-stato in tutto il mondo. In quello che i cristiani considerano il più santo dei giorni, quando il culto ci eleva momentaneamente al di sopra delle preoccupazioni di questo mondo, si sono verificate anche lotte di potere terrene. In Russia, i credenti ortodossi hanno insistito sul loro diritto di frequentare la chiesa e ricevere i sacramenti.

Mentre in una domenica normale l'1-2% della popolazione frequenta la chiesa, le celebrazioni della Pasqua in genere vedono dieci volte questo numero. La preoccupazione principale dei fedeli è quella di ricevere l'eucaristia, il pane e il vino che considerano il corpo e il sangue di Cristo. Per loro, il sacramento è essenziale per il loro benessere spirituale e si comunicano il più spesso possibile, specialmente durante la Quaresima. Ioannis Zizioulas, un importante teologo ortodosso in Grecia, quando gli è stato chiesto cosa dovevano fare le chiese durante la pandemia di COVID-19, ha detto: "La Chiesa senza la santa eucaristia non è più la Chiesa". Ha aggiunto che nell'Ortodossia non esiste una liturgia "privata"; una comunità deve riunirsi di persona.

In molte parti dell'Europa e del Nord America, le chiese protestanti, cattoliche e ortodosse hanno comunque cancellato le funzioni pasquali. All'inizio di marzo, i leader ortodossi russi hanno discusso su cosa fare nelle prossime celebrazioni pasquali della Chiesa. Un gruppo di lavoro del Patriarcato ha negoziato con i funzionari statali. Il governo era pronto a consentire ai sacerdoti di registrare in streaming le funzioni dalle loro chiese, ma solo se non fossero presenti i parrocchiani. Il patriarca Kirill è riuscito a ottenere un accordo migliore. Il 17 marzo ha annunciato che le chiese sarebbero rimaste aperte, ma con misure igieniche rigorose in atto. Ha istruito i sacerdoti a disinfettare continuamente le icone e il cucchiaio usato per servire l'eucaristia.

Le reazioni sui siti di social media ortodossi conservatori sono state in gran parte negative, con molti che sostenevano che il patriarca avesse capitolato al governo. Il 25 marzo, il presidente Putin ha parlato per la prima volta alla nazione della pandemia. Lo stesso giorno, un sacerdote di Mosca coinvolto nei negoziati ha pubblicato una vigorosa difesa della posizione della Chiesa, ma il dibattito si è intensificato. Alcuni credenti hanno affermato che, secondo l'insegnamento della Chiesa, l'eucaristia è fonte di vita e non può trasmettere malattie. Altri credenti hanno affermato di accettare il rischio della malattia, perché come cristiani dovrebbero essere sempre pronti a morire per la loro fede, così come i martiri della Chiesa durante gli anni della repressione stalinista. Vescovi e sacerdoti di spicco hanno smentito questi argomenti e molti fedeli hanno concordato, anche se continuano a premere per accedere alle loro chiese.

Il 26 marzo, il governatore di San Pietroburgo ha ordinato la chiusura delle chiese della città. Il metropolita (vescovo di una regione con diversi vescovi diocesani) ha protestato che questa azione violava la separazione costituzionale tra chiesa e stato. Ha promesso di portare la città in tribunale e ha ordinato che le sue parrocchie rimanessero aperte in violazione del mandato del governatore. Il governatore non ha dato una risposta immediata.

Il patriarca ha rapidamente preso una nota più conciliante. In un sermone della Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, il 29 marzo, ha invitato i credenti a trascorrere il resto della Quaresima a casa. Proprio come i grandi asceti si erano isolati nel deserto, oggi le persone potevano rendere le loro case un "piccolo deserto" in cui pregare e digiunare. Lo stesso giorno, le autorità statali hanno annunciato rigidi limiti al movimento dei cittadini a Mosca e nei dintorni. Agli abitanti è stato ordinato di rimanere a casa tranne che per fare la spesa o portare a passeggio i cani a meno di 100 metri dal loro condominio. La città ha iniziato a elaborare un sistema di pass elettronici per le persone che avevano bisogno di raggiungere un luogo di lavoro ritenuto "essenziale", e queste persone includevano presumibilmente (come sperava la Chiesa) il personale delle chiese.

Il 2 aprile Putin ha chiesto ai cittadini di isolarsi a casa, sebbene abbia affermato che le autorità regionali avrebbero determinato linee guida precise. Il patriarca Kirill ha seguito l'esempio, consentendo ai vescovi regionali di stabilire regole per le loro diocesi. Le chiese di Mosca e San Pietroburgo erano ancora aperte, ma poche persone partecipavano ai servizi. In diversi casi, gli agenti di polizia avevano fermato i membri del personale delle chiese mentre si recavano in chiesa e li avevano minacciati di multe perché non avevano pass ufficiali. Anche la frequenza in chiesa in altre parti del Paese è diminuita. Il 5 aprile, la Chiesa ha riconosciuto le prime infezioni di sacerdoti a Mosca e ha chiuso le loro parrocchie.

La settimana successiva, dal 13 al 19 aprile, si è dimostrata decisiva, poiché i credenti osservavano la Passione di Cristo. Con l'aumento dei tassi di infezione, i vescovi a Mosca e San Pietroburgo hanno finalmente aderito alle autorità statali e chiuso al pubblico tutte le parrocchie. La polizia è apparsa al di fuori di alcune chiese per far rispettare il divieto. Un certo numero di governatori locali, come per esempio nella regione di Nizhny Novgorod, ha ordinato la chiusura delle chiese, ma in altre province, vescovi e governatori hanno lavorato insieme per tenere aperte le chiese. Il metropolita Tikhon della diocesi di Pskov, spesso considerato un rivale politico del patriarca Kirill, ha annunciato che le funzioni si sarebbero svolte all'aperto, con i fedeli strettamente distanziati l'uno dall'altro. Nelle diocesi di Jaroslavl e Tver, i fedeli potevano entrare nelle chiese, ma dei segni sul pavimento indicavano dove dovevano collocarsi.

La diocesi di Belgorod ha tuttavia adottato una posizione diversa. Il metropolita ha chiesto ai fedeli di restare a casa, ma aggiungendo specifiche condizioni: specialmente se uno aveva 65 anni o più, o se aveva già ricevuto la comunione durante la Quaresima. Il metropolita sembra aver scoraggiato i fedeli dal venire in chiesa, pur insinuando che non sarebbero stati allontanati se lo avessero fatto. La maggior parte delle parrocchie è rimasta aperta. In una chiesa, settantacinque persone hanno ricevuto la comunione, un terzo del totale dell'anno scorso.

Nella regione di Komi, una delle aree più colpite dal virus, il vescovo ha inizialmente sfidato gli ordini del governatore di chiudere le chiese. Le tensioni sono state alte anche negli Urali. All'inizio di aprile, i governatori delle regioni di Sverdlovsk (Ekaterinburg) e Perm hanno iniziato a fare pressioni per la chiusura delle chiese. Tuttavia, il vescovo della diocesi di Solikamsk, all'interno della regione di Perm, ha annunciato due giorni prima di Pasqua che nelle sette chiese e due monasteri della sua diocesi le funzioni avrebbero avuto luogo.

Gli eventi hanno preso una svolta diversa nella regione di Sverdlovsk. Il 5 aprile, uno dei vescovi locali in una predica ha rimproverato i parrocchiani perché si tenevano lontani. Ha convenuto che le persone dovrebbero agire "ragionevolmente" e adottare adeguate misure igieniche, ma ha osservato che nella sua diocesi c'erano ancora pochissimi casi di COVID-19. Inoltre, ha dichiarato: "Per i credenti, non è necessario temere la morte". Le cose si sono concluse il 12 aprile. Il governatore ha ordinato la chiusura di tutte le chiese della regione. I vescovi hanno rifiutato. Il 15 aprile, tuttavia, il metropolita e il governatore hanno raggiunto un accordo. Invece di chiudere le chiese, hanno chiesto ai credenti di rimanere a casa. Anche allora, alcuni hanno comunque partecipato alle funzioni pasquali. Indossavano maschere, si inchinavano e annunciavano "Cristo è risorto", mentre le guardie di sicurezza della chiesa applicavano le regole di distanziamento sociale.

Alla fine, le chiese in 42 delle 85 regioni della Russia sono rimaste ufficialmente aperte e persino a Mosca e San Pietroburgo, i fedeli determinati a fare la comunione a Pasqua hanno spesso potuto trovare una parrocchia che li avrebbe serviti – e dove la polizia semplicemente guardava dall'altra parte. Una parrocchiana ha detto che lei e altri sono andati in chiesa ma non si sono esposti sotto le telecamere che trasmettevano la funzione. Alla Lavra di san Sergio e della Trinità, nella regione di Mosca, il monastero più famoso della Russia, diverse decine di partecipanti in segreto sono stati meno attenti. A Mosca, un giornalista ha filmato sessanta persone che entravano in una chiesa di spicco vicino al Cremlino. La conseguente frenesia mediatica ha costretto il Patriarcato ad allontanarsi dalle parrocchie che avevano tenuto funzioni pasquali per gli "eletti". 

Gli osservatori politici spesso accusano la Chiesa ortodossa russa di sostenere senza sosta il regime repressivo di Putin. Ma gli sviluppi intorno alla Pasqua di quest'anno rivelano un quadro molto più complesso delle relazioni chiesa-stato. La posizione della Chiesa nei confronti dello stato non è monolitica e la Chiesa fa molto di più che esercitare semplicemente una versione religiosa dell'autoritarismo politico del presidente. Le differenze regionali sono significative. Ancora più importante, i fedeli svolgono un ruolo chiave nel determinare come i vescovi rispondono ai mandati del governo. Quest'anno, molti hanno insistito per ricevere la comunione. Se questa è follia, c'è comunque qualcosa di santo e giusto in ciò.

John P. Burgess è professore alla cattedra James Henry Snowden di teologia sistematica al Seminario teologico di Pittsburgh.

 
2017: sul significato spirituale della Chiesa al di fuori della Russia

Alla vigilia del 2017, il centenario della catastrofica rivoluzione russa e un decennio dalla riunione trionfante tra la Chiesa patriarcale in Russia e la Chiesa degli emigrati fuori dalla Russia (ROCOR) nel 2007, possiamo chiederci: cosa ne sarà del patrimonio dell'emigrazione russa del 1917? Dopo tutto, la generazione di adulti che sono andati in esilio nel 1917 e subito dopo si è da tempo estinta e siamo ora alla generazione dei loro bis-bisnipoti. Dal punto di vista della Chiesa, questa emigrazione, che ha rifiutato quasi del tutto l'autorità compromessa della Chiesa allora asservita in Russia, non consiste solo della ROCOR, ma anche del piccolo gruppo scissionista di Parigi. Cosa sopravvivrà spiritualmente delle due parti dell'emigrazione russa?

La minuscola arcidiocesi di Parigi sopravvive con parte dell'emigrazione, forse il 10% del totale. Tuttavia, come gruppo scissionista di dissidenti e filosofi, intellettuali e aristocratici disincarnati che hanno effettuato uno scisma dalla Chiesa russa per ragioni politiche 85 anni fa, è stato a lungo senza vescovi russi a causa del suo intrinseco anti-monachesimo. Sta tendendo a diventare un sottogruppo di clero convertito e non addestrato che desidera diventare una piccola 'Chiesa ortodossa francese', anche se alcuni in esso immaginano di diventare una 'Chiesa ortodossa dell'Europa occidentale'. Ma questa è megalomania. Il gruppo riflette spesso il modernismo di Schmemann, l'ecumenismo e il cattolicesimo francese liberale (vale a dire il protestantesimo), avendo costantemente abbandonato la tradizione ortodossa russa.

È vero, ci sono ancora alcune parrocchie fedeli di calendario ortodosso gestite da preti in maggior parte importati dalla Russia e dall'Ucraina e rimangono alcuni costumi russi selezionati, anche se con poca comprensione del loro significato. La tendenza è quella di cercare di fare proselitismo tra i borghesi intellettuali liberali, a volte con disprezzo per la gente comune, un ethos che un tempo ha infettato anche parti dell'OCA in Nord America e i gruppi rinnovazionisti nel patriarcato di Mosca del periodo sovietico. L'arcidiocesi tende in generale a trovare scorciatoie, non riuscendo a osservare i canoni e ad attirare ortodossi di famiglia, che respinge quale gruppo non inclusivo. Certamente non attrae nessuno ancorato nella Tradizione.

Tuttavia, la stragrande maggioranza dei fedeli dell'emigrazione, la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR), esiste al di fuori della Francia e dell'intellettualismo filosofico francese, soprattutto in Nord America, Australia ed Europa occidentale. Come tale, è stata fin dall'inizio responsabile di un gran lavoro missionario e di traduzione in molte lingue. Senza la protezione di un qualsiasi Stato, nei suoi quasi 100 anni di storia è stata anche oggetto di molte calunnie, scherno e persecuzione per la sua fedeltà alla tradizione. È stata spesso stata la voce che grida nel deserto del materialismo secolarista, sia quello comunista sia quello capitalista, testimoniando e richiamando profeticamente come il Precursore e Battista Giovanni al pentimento prima degli eventi apocalittici del secolo scorso.

Tuttavia, è pur vero che in passato anche parti della ROCOR sono state compromesse e infettate dal nazionalismo russo, dal rigore eccessivo al punto del fariseismo e da una deprimente politica di destra – alcuni elementi marginali sono stati così ciechi da sostenere Hitler. Tuttavia, il meglio della ROCOR si è rivelato come Chiesa dei confessori e dei missionari, come nei suoi tre santi: san Giona di Hankou, san Serafino di Sofia e san Giovanni di Shanghai. Inoltre, devono ancora essere rivelati ulteriori santi. Qualunque sia la forma futura delle attuali strutture amministrative della ROCOR, questi santi hanno dato alla ROCOR un significato eterno, come solo i santi possono fare, poiché tutto il resto è polvere della storia, composto solo di mode e intrighi politici passeggeri.

Dieci anni fa, nel 2007, vedendo la Chiesa in Russia finalmente libera, la ROCOR l'ha ​​raggiunta e negli ultimi dieci anni le due parti della Chiesa hanno lavorato a stretto contatto. Alcuni si chiedono quindi il motivo per cui la ROCOR esiste ancora. La risposta è semplice: abbiamo una missione particolare di testimoniare la verità ortodossa al di fuori dalla Russia. Quando nel passato la Chiesa all'interno della santa Rus' era tenuta schiava e taceva, con i rappresentanti del patriarcato del periodo sovietico all'estero che per lo più ne abbandonavano gli ideali, e a volte compromettevano se stessi in un vergognoso rinnovazionismo, nell'ecumenismo e in altri mali, la ROCOR parlava apertamente. Così anche oggi ROCOR continua a proclamare di fuori della Russia ciò che il meglio del resto della Chiesa proclama all'interno della Russia – gli ideali della santa Rus'. Cosa sono questi ideali?

Sono gli ideali trinitari, che riflettono sulla terra la realtà celeste del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questi ideali cristiani possono essere espresso come la fede, il trono e il popolo, cioè, Ortodossia, l'imperatore cristiano e i fedeli. Tutti e tre vanno insieme. Se un qualsiasi elemento è compromesso, allora tutti e tre sono compromessi. Quindi, se rifiutiamo la fede ortodossa, non costruiamo dell'Impero cristiano tra o popoli, come è accaduto nel mondo occidentale. Se rifiutiamo l'incarnazione dell'Impero cristiano, non riusciamo a riflettere la fede nel Padre e non riuciamo a predicare i valori dello Spirito Santo tra i popoli, come è accaduto nella filosofia parigina disincarnata. E se il popolo perde la fede ortodossa, non ci sarà alcun impero, come è accaduto nel 1917.

Così come non possiamo avere il Padre senza il Figlio e lo Spirito Santo, allo stesso modo confessiamo insieme tutti e tre questi ideali della santa Rus'. Questo significa che siamo chiamati ad annunciare la fede ortodossa incorrotta della Chiesa (il Padre), la restaurazione dell'Impero cristiano incarnato e dell'imperatore (il Figlio) e che noi chiamiamo tutti i popoli del mondo a unirsi a noi (lo Spirito Santo), come san Serafino di Sarov aveva profetizzato quasi 200 anni fa. Questi sono i valori ortodossi di civiltà trinitaria, del ritorno dell'Impero cristiano che presto arriverà. Così, noi chierici e fedeli della ROCOR siamo servitori liberi e consapevoli della fede e del popolo dello tsar-martire, chiamati a rovesciare il tradimento del 1917 e le sue disastrose conseguenze in tutto il mondo.

 
Ritratto di una parrocchia

Chiesa ortodossa di san Giovanni

Military Road, Colchester, Essex CO1 2AN, Inghilterra

www.facebook.com/stjohnsorthodoxcolchester

La chiesa di san Giovanni di Shanghai, costruita nel 1855 per l'esercito britannico, è oggi la più grande chiesa ortodossa russa e la più grande chiesa in legno delle Isole Britanniche e forse dell'Europa occidentale. Si trova nell'Inghilterra orientale, a Colchester, la capitale romana della Gran Bretagna prima di Londra, che si trova a 80 chilometri a sud-ovest di Colchester.

La chiesa è stata acquistata dagli ortodossi tramite un appello su Internet sul sito web Orthodox England nel 2008. È stata immediatamente convertita all'uso ortodosso russo in una città dove non c'era mai stata prima alcuna presenza ortodossa russa. Si tratta quindi di una parrocchia completamente nuova. Vi fanno riferimento 4.000 ortodossi di 24 nazionalità, con 200-300 parrocchiani che partecipano ogni domenica e circa 120 battesimi all'anno. La stragrande maggioranza dei parrocchiani ha meno di 40 anni e c'è un numero molto elevato di bambini. La chiesa e tutti i suoi edifici appartengono all'ente della ROCOR East of England Orthodox Church Trust (Charity No. 1081707), che si prende cura degli ortodossi in tutta l'Inghilterra orientale. L'ente ha fondato altre due chiese nell'East Anglia negli ultimi sei anni, una a Norwich e un'altra appena fuori Cambridge.

Ha tre sacerdoti, il rettore, l'arciprete Andrew Phillips, che è nato a Colchester e ha servito come sacerdote per quasi 37 anni, anche a Meudon fuori Parigi e a Lisbona in Portogallo. Ci sono anche padre Ioan Iana, romeno sposato con una russa, e padre George Petrovsky, lettone. Le comunioni domenicali si ricevono da tre calici. Abbiamo finalmente due diaconi che ci aiutano. La parrocchia gestisce un circolo di discussioni sulla Fede e, per i bambini, una scuola domenicale, una scuola russa, un club di costruzioni e un club di cucito. Pubblica anche molti opuscoli unici in inglese, una rivista trimestrale per i giovani chiamata Searchlight e una newsletter mensile chiamata The Eastern Orthodox.

Oltre alla chiesa principale, che misura 650 metri quadrati, e due sale, c'è anche una piccola chiesa dedicata a Tutti i Santi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda.

Questa venerazione dei santi locali è stata in parte ispirata da san Giovanni di Shanghai, che ha promosso la venerazione dei santi occidentali. In effetti, padre Andrew è stato ordinato da un figlio spirituale di san Giovanni, il memorabile Arcivescovo Antonij di Ginevra (1910-1993). I valori molto rari di questo arcipastore coincidono con i nostri e ci ispirano. Essi sono:

- Unire tutti gli ortodossi, qualunque sia la loro nazionalità, nell'unica Chiesa ortodossa russa in queste isole secondo il calendario ortodosso sotto il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'.

- Mantenere la purezza della santa Ortodossia libera dall'ingerenza politica di qualsiasi grande potere e dalla burocrazia, sia da sinistra (modernisti) sia da destra (settari), mantenendo la via regale dell'unità di verità e misericordia.

- Essere fedeli al meglio della Russia imperiale e allo spirito della famiglia imperiale, che stava al di sopra delle fazioni, confessando la Fede come protettrice dell'unica civiltà cristiana del mondo ortodosso e pronta a essere perseguitata e martirizzata quando richiesto.

- Restare multinazionali, cosa inevitabile nel contesto dell'Europa occidentale, svolgendo il compito missionario dell'emigrazione russa assegnataci dalla Provvidenza tra i popoli del mondo, nella fedeltà alle parole di Cristo (Mt 28:19-20).

Questo aspetto multinazionale si riflette nelle 24 nazionalità che compongono il gregge locale e nelle nostre tre principali lingue liturgiche, lo slavonico, l'inglese e il romeno, anche se la direttrice del coro è francese e i diaconi sono uno moldavo e uno inglese. Ma tra i parrocchiani troverete australiani, turchi, maltesi, greci, estoni e cinesi. La parrocchia ha fondato diverse parrocchie e comunità altrove nella regione, in particolare quelle sopra menzionate a Norwich e nel Cambridgeshire, ma anche nel Suffolk e altrove. La parrocchia si caratterizza per lo spirito familiare e comunitario dei parrocchiani, nonostante le differenze nazionali e le varie lingue, e la disponibilità di tutti a conoscere la Fede con umiltà e ad aiutarsi a vicenda, sia nella preghiera sia anche materialmente. Questa profonda unità viene dalla nostra comunione nella fede, nella preghiera, nel digiuno e nella confessione e comunione frequente.

Per commemorare il centenario della ROCOR nel 2020, la parrocchia ha commissionato un'icona dei tre santi dell'emigrazione russa, i tre nuovi ierarchi della ROCOR, i tre nuovi pilastri dell'Ortodossia. Questi sono: san Giona di Hankou (+ 1925), san Serafino di Boguchar (+ 1950) e il nostro ex arcivescovo, san Giovanni di Shanghai e San Francisco (+ 1966). In quest'icona di questa era globale, vediamo tutti e sei i continenti abitati del pianeta sotto il velo protettivo dell'icona della Madre di Dio della radice di Kursk, benedetta dai tre nuovi ierarchi, san Giona, san Serafino e san Giovanni, che vissero in diversi continenti. Insieme rappresentano l'identità essenziale, il servizio unico, la missione planetaria e il futuro di tutta la nostra Chiesa ortodossa russa, e provengono dal passato della Russia imperiale, che ora vive nel presente e nel mondo.

Possa il Signore aiutarci e condurci tutti alla salvezza!

Arciprete Andrew Phillips,

Colchester, Essex

13 maggio 2021

 
Il tragico anniversario di Talerhof

"Il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato ".

William Faulkner, Requiem per una monaca

Sono passati un centinaio di anni da quando è stato creato il primo campo di concentramento in Europa (1) – in Galizia, destinato ai russi e ai credenti ortodossi.

Il 4 Settembre 2014 ha segnato il centenario della tragedia dei campi di concentramento di Talerhof [Thalerhof] e Terezin [Theresienstadt], dove decine di migliaia di vittime hanno trovato una morte violenta, martirizzati per la loro fede ortodossa, per il rifiuto di tradire le proprie convinzioni, per il rifiuto di chiamarsi ucraini.

L'Anno 2014 – carico di presentimenti e di violenza – coincide in modo molto simbolico con due anniversari tragici della nostra storia; cento anni dall'inizio della prima guerra mondiale, e cento anni da quando il sangue dei martiri è stato versato nei campi di concentramento di Terezin e Talerhof. Sì, il 4 settembre 1914, quando cancelli dell'inferno di Talerhof si sono spalancati, è diventato un giorno di dolore, non solo per i russini ortodossi della Transcarpazia, vittime di una tirannia orribile per mano dei servi del Vaticano, ma per l'intero universo russo nel suo complesso. Non è un puro caso che la prima mega-guerra e il primo campo di concentramento abbiano contaminato contemporaneamente la nostra esistenza, come due corna di Satana: l'improvviso attacco infido che ha portato allo sterminio di creature di Dio su scala inimmaginabile. La guerra e il campo – creati nella stessa fabbrica, con sede negli inferi, sono divenuti i principali strumenti di annientamento della razza umana nell'era industriale.

Nel 1914-1917 il governo dell'Austria-Ungheria, con il sostegno esplicito della Germania e con la partecipazione diretta della Polonia, si è impegnato nello sterminio sistematico delle popolazioni ortodosse di Transcarpazia, Galizia e Bucovina. I ricercatori hanno stimato che la popolazione russina dell'Impero austro-ungarico contrava tra 3,1 e 4,5 milioni di persone all'inizio del XX secolo. Queste persone sono state sottoposte alle peggiori persecuzioni, scherni, umiliazioni, torture e orribili stragi. Decine di migliaia di russini hanno pagato con la vita la loro fedeltà alla loro fede e al loro patrimonio, per il loro diritto a rimanere russi.

La seconda metà del XIX secolo aveva visto la rinascita della cultura russina in Austria-Ungheria. Il popolo ancora una volta divenne consapevole del proprio posto in una cultura pan-russa, di appartenere a un indivisibile universo – dalla Kamchatka alle montagne dei Carpazi russi. In realtà, la leadership delle organizzazioni nazionali russine in Bucovina, Galizia e Transcarpazia era nelle mani dei partigiani dell'idea di una "grande" Russia unita. Chiamare se stessi o altri "ucraini" non era un dato etnico, ma piuttosto una sorta di etichetta politica, che descriveva la minoranza anti-russa.

I governanti dell'impero austro-ungarico, profondamente preoccupati da un'improvvisa rinascita dell'Ortodossia, risposero con arresti di massa tra i russi di Transcarpazia e Bucovina. Come antidoto ai sentimenti filo-russi il governo imperiale aveva creato, e quindi incoraggiato, la crescita della cosiddetta "scoperta etnica di sé" – le nozioni di etnicità "ucraina" e di nazione ucraina tra le parti della popolazione sensibili a tale sovversione. Gli "ucraini" sono stati così creati da menti polacche e austriache come mezzo per spostare i fedeli ortodossi verso una variante artificiale del cattolicesimo e un nuovo linguaggio "ucraino" creato artificialmente. Ma i campi di concentramento di Terezin e Talerhof hanno mostrato il vero volto della '"illuminata" reazione cattolica europea alla rinascita della fede ortodossa nel loro cortile. Questa è stata la reazione del prototipo della moderna Unione Europea, non ancora coperta dalla foglia di fico della "tolleranza" e simili inutili verbosità, contro la rinascita dell'universo russo, la Terza Roma scelta da Dio, la Santa Rus'.

Nel libro scritto da Javorskij, dal titolo "Il terrore in Galizia nel 1914-15", leggiamo questa terribile testimonianza: "Arrestavano chiunque, senza un giusto processo, chiunque si definiva russo, che portava un nome russo; chiunque teneva, anche in segreto, un giornale russo, un libro, un'icona o addirittura una cartolina. Hanno arrestato allo stesso modo intellettuali o contadini, uomini o donne, anziani o bambini, malati o sani. I loro obiettivi principali erano, ovviamente, i chierici ortodossi, i sacerdoti – quei capi disinteressati di congregazioni, "il sale della terra", l'essenza delle terre galiziano-russe. Hanno sostenuto il peso della crudeltà – tormentati, torturati, derisi, incessantemente inviati di prigione in prigione, a morire di fame e di sete, picchiati fino a quando perdevano i sensi, incatenati, giustiziati per fucilazione o per impiccagione... innumerevoli vittime innocenti, sofferenze senza limiti, il martirio di bagni di sangue, fiumi di lacrime degli orfani".

Questo è stato un genocidio, una pulizia etnica diretta ai russi, agli ortodossi. Avevano luogo su base regolare rastrellamenti di interi villaggi, uomini, donne, anziani, bambini... Oltre 100.000 russini etnici sono stati fisicamente sterminati dall'Impero. È un fatto significativo che, fino all'inverno del 1915, il campo di concentramento di Talerhof non aveva caserme. I detenuti hanno vissuto i loro ultimi giorni a cielo aperto, con sole, pioggia o neve. Sono stati impiccati, fucilati o uccisi a colpi di baionetta. Prima delle esecuzioni sono stati sottoposti a orribili torture - dita, labbra, orecchie tagliate. Altri 150.000 sono morti negli stessi campi – non per le esecuzioni, ma di malattia, freddo e fame. Centinaia di migliaia sono riusciti a fuggire andando in esilio. L'unico "crimine" di chi era perseguitato: il rifiuto di diventare "ucraini", il rifiuto di riconoscere il papa come loro sovrano, il rifiuto di tradire la loro fedeltà alla fede ortodossa, all'etnia e alla lingua russa.

Questo terribile crimine non è qualcosa che all'Europa moderna piace ricordare. Uno dei pochi memoriali, una lapide nel cimitero Lichakovskij a Leopoli, ha inciso sulla pietra: "Alle vittime di Talerhof – Rus' galiziana". Allora, la Russia non era intervenuta per salvare la vita dei propri fratelli in Ucraina occidentale. Ora, un secolo dopo, la storia si ripete; gli eventi seguono il vecchio scenario familiare di un'imminente tragedia. La guerra e i campi [di filtrazione], come due corna, puntano ancora una volta su vittime familiari, identificate da due tratti – russi e ortodossi. Nei mille anni del permanente stato di guerra tra ortodossia e cattolicesimo, Oriente e Occidente, Cristo e Anticristo, il secolo scorso è stato il più sanguinoso di tutti. Mentre scriviamo queste righe, orde di nuovi Cainsi, ucraini fratricidi e posseduti, stanno versando il sangue dei loro fratelli nel Donbass, e nuovi campi di filtraggio sono in costruzione a Zhdanovka (regione di Donetsk) e Martynovka (nei pressi di Nikolaev). Secondo le dichiarazioni ufficiali, queste allusive strutture, circondate da alte mura e filo spinato, sono destinate a "ospitare temporaneamente gli immigrati clandestini." Ma Mikhail Koval, un generale di alto rango dell'esercito ucraino, ha dichiarato pubblicamente un obiettivo diverso: "Effettueremo una filtrazione completa della popolazione. Dovremo utilizzare alcune tecniche di filtrazione per assicurarci che nessuno, comprese le donne, che nutra simpatie separatiste rimanga... Naturalmente separeremo gli uomini e le donne per il trattamento .... Dopo la filtrazione re-insedieremo quelli ritenuti affidabili in regioni remote... Daremo un'occhiata da vicino anche a tutti i partecipanti alla "guerra delle informazioni". Le nostre forze speciali compiranno la ricerca dei computer, dei collegamenti telefonici, degli amici ... "

Così il 1914 si ripete. La Russia troverà questa volta la forza spirituale e il coraggio di alzarsi e fermare l'attacco da parte delle forze delle tenebre? Il giorno del nostro giudizio dipende dal risultato.

Nota

(1) In Europa, ma non nel mondo: i primi 'campi di concentramento' moderni sono stati stabiliti dagli inglesi durante la seconda guerra boera.

 
Domande e risposte (marzo 2023)

Ortodossia

Si dice che il patriarca Bartolomeo intenda stabilire un calendario pasquale comune con i cattolici nel 2025. Cosa ne pensa?

I cattolici romani e i fanarioti ne parlano da almeno cinquant'anni. Il punto è che se i fedeli non lo seguono, il patriarca può dire e firmare quello che vuole, è tutto irrilevante. Così, i primi che non obbediranno al loro patriarca sono i suoi stessi monaci del Monte Athos. Come potrebbero dunque seguirlo altri che sono al di fuori della sua giurisdizione? Questa idea di calendario comune è solo una ricetta per scismi ancor più divisivi.

Perché la maggior parte dei vescovi cattolici romani tedeschi (38 contro 21) è favorevole alla benedizione dei "matrimoni" omosessuali?

Perché per la maggior parte sono omosessuali essi stessi. Proprio come tanti vescovi ortodossi, come un metropolita greco recentemente defunto che non ha fatto mistero del suo sostegno all'omosessualità (v. sotto).

Perché la Scrittura non è l'unica autorità per la Chiesa ortodossa?

È lo Spirito Santo che è l'autorità e l'unità della Chiesa. Quando lo Spirito Santo viene rifiutato, allora la Chiesa sulla terra soffre di mancanza di autorità e di mancanza di unità – come possiamo vedere oggi. Lo Spirito Santo è espresso nella Scrittura, nella Tradizione, nei concili, nei santi ecc. Poiché lo Spirito Santo ha scritto la Scrittura, è necessario che lo Spirito Santo la interpreti. Come scrisse Shakespeare più di 425 anni fa: "Il diavolo sa citare le Scritture per i suoi scopi" (Il mercante di Venezia Atto 1, Scena 3, l.96).

Si dice che Giuda non si pentì e quindi è considerato un traditore. Ma nel Vangelo si dice che si pentì. Come risponde a questo?

Temo che lei stia leggendo una traduzione scadente! Il significato arcaico di 'pentirsi' è rimpiangere', come in: 'mi pento di tutto quello che ho fatto'. Questo è il motivo per cui la traduzione della Bibbia di re Giacomo in Matteo 27:3-5, che riferisce che Giuda 'si pentì', restituì i suoi pezzi d'argento e 'andò a impiccarsi', non è di aiuto. Coloro che si pentono non vanno a impiccarsi, ma si ravvedono.

Cosa succede a coloro che cercano di approfittarsi dei cristiani sinceri?

I cristiani sinceri sono sempre gentili. I malvagi cercano di approfittarsi di noi perché siamo gentili, ma poi scoprono che sotto la gentilezza abbiamo principi solidi come la roccia, che non abbandoneremo mai. Se ci viene chiesto di fare qualcosa di umiliante per noi stessi, obbediremo. Ma se ci viene chiesto di cadere nello scisma o nell'eresia, rifiuteremo di obbedire. All'interno siamo duri come chiodi. Questa è umiltà, molto diversa dall'assurda sdolcinatezza che il mondo immagina sia l'umiltà. E i nemici si infrangono sempre sui nostri principi, proprio come una nave che naufraga sugli scogli.

Convertiti

I non ortodossi saranno salvati?

Chiediamolo a Dio.

Io sarei molto cauto anche solo nel fare una domanda del genere. Perché alcuni sentono il bisogno di condannare gli altri a causa delle proprie scelte?

Quali sono le caratteristiche delle chiese dei convertiti negli Stati Uniti?

La prima caratteristica è la decima. Questa semplicemente non esiste nelle chiese ortodosse, sebbene l'usanza volontaria non sia sbagliata di per sé. Poi ci sono i servizi dei lettori. Ancora una volta queste cose non esistono nelle nostre chiese, anche se in sé non c'è nulla di sbagliato in esse. Il problema è piuttosto che questo porta al clericalismo, per cui, per esempio, quando chiedi a qualcuno il nome, potrebbe presentarsi come "Lettore John" ecc. Noi non usiamo questo titolo e certamente i lettori non dovrebbero mai indossare la tonaca al di fuori delle funzioni.

Psicologia russa

Un russo mi ha detto che se i bambini sono disabili, è perché i loro genitori li hanno concepiti in un giorno di digiuno. Cosa dovrei pensare?

Dovrebbe pensare che questa anima russa povera e senza una vita di Chiesa abbia scandagliato le profondità del fariseismo.

Perché i russi sono così divisivi?

Su questo argomento c'è la vecchia storia raccontata dagli emigrati russi, di un russo che ha fatto naufragio e vive da solo su un'isola deserta. Quando dopo molti anni viene salvato, i suoi soccorritori sono stupiti nel vedere che ha costruito tre chiese sulla sua isola. Quando gli viene chiesto il perché, risponde che ha costruito tre chiese in modo che ce ne fossero sempre due in cui non doveva andare.

Penso che tale divisione settaria derivi semplicemente dal fatto che alcuni russi non addentro alla vita ecclesiale confondono la politica con la vita della Chiesa, rendendo a Cesare ciò che è di Dio, mettendo le personalità di questo mondo al di sopra di Cristo.

È vero che gli ortodossi russi sono superstiziosi? Un amico protestante mi ha detto che a suo avviso non sono cristiani...

Beh, il suo amico protestante è cristiano?

Deve ricordare che gli ortodossi di oggi in Russia sono quasi sempre convertiti dal sovietismo. Pertanto, spesso portano con sé superstizioni, ignoranza, pregiudizi e postumi del periodo sovietico, che tradiscono un fariseismo quasi magico, ritualistico, un fede nella lettera e non nello spirito. Questi tratti includono un clericalismo che afferma che non dovresti pregare per te stesso, poiché solo un prete può pregare per te; la convinzione che il malocchio sia più forte della Croce; una comprensione rituale e magica della confessione prima della comunione; una credenza superstiziosa nel potere dell'acqua santa, vista come più efficace della santa comunione; la convinzione che il battesimo è importante solo perché impedisce ai bambini di ammalarsi, ecc.

Data la malvagità dei governi occidentali, il loro incoraggiamento alla perversione sessuale e persino al satanismo, penserebbe di trasferirsi in Russia?

Ci ho pensato spesso negli ultimi quindici anni, per me stesso. Se fossi singolo, l'avrei fatto molto tempo fa. Ma solo perché parlo la lingua. Agli altri sicuramente non lo consiglierei, se non parlano russo. E certamente non lo consiglierei se hanno figli adulti che non lo parlano. (Con chi si sposeranno quei figli?). E neppure se non lavorano in Russia con un proprio reddito a livello locale (vivere in un mondo virtuale e ottenere un reddito lavorando al computer è spiritualmente dannoso). In linea di principio, Dio ci ha messo dove siamo nati per la nostra salvezza. Dovremmo stare attenti alle fantasie romantiche di evasione. Conosco troppo bene la dura realtà della vita in Russia, specialmente nella Chiesa, per nutrire illusioni. Perché pensa che così tanti russi si rifugino qui?

La mafia gay

Pensa davvero che la sua battaglia contro la 'mafia color lavanda' dei vescovi omosessuali possa essere vinta? Sono così potenti.

Sì, certo che può essere vinta. Perché Dio è dalla nostra parte. Questa non è arroganza, questo è semplicemente un dato di fatto. Sicuramente non crede che Dio sia dalla parte dei vescovi omosessuali e bisessuali nella Chiesa?!!!! E i patriarchi sono con noi, perché ci hanno protetto. Questo è un processo conciliare e la storia è dalla nostra parte. Non abbiamo mai cercato questa battaglia, ma obbediamo a Dio, che ci ha messo di fronte a questo flagello. La Chiesa deve essere purificata da questi individui. Noi, come altri, dobbiamo prendere parte a questa battaglia della fine dei tempi.

Per anni ricordo come abbiamo cercato di lottare contro la loro invasione: tutto è iniziato nel 1994. Ricordo come l'ultima fase della battaglia è iniziata due anni fa. I nostri profondi sospetti fin dall'inizio erano stati minati dal fatto che non potevamo provare nulla. Poi, uno dei nostri parrocchiani ha saputo del caso del vescovo russo Ignatij, che era stato scoperto da parrocchiani convinti che fosse omosessuale. Quindi sono passati a un'app internazionale di incontri omosessuali chiamata "Grinder". Lì hanno trovato alcune sue foto compromettenti. Il patriarca ha subito deposto Ignatij e lo ha inviato in un monastero.

Quindi, per controllare il vescovo in questione, di cui questo parrocchiano, come noi, aveva avuto la stessa cattiva impressione, anche se senza prove, il parrocchiano ha messo sul cellulare l'app 'Grinder'. Apparentemente, questa app mostra a quale distanza ti trovi da un membro del sito di incontri. È scattata solo una volta, quando quel famigerato vescovo ci ha fatto visita, indicando che l'app degli appuntamenti aveva rilevato che l'oggetto della ricerca si trovava a soli due metri dal telefono. Poteva essere solo una persona. Avevamo ricevuto la conferma della nostra impressione. Abbiamo potuto identificare chiaramente il soggetto. Da allora costui ha continuato a scandalizzare molti, a screditare la Chiesa, sostenuto da altri sette vescovi e sacerdoti omosessuali e bisessuali, rifiutando l'offerta di andare in monastero, scandalizzando un monaco a cui il vescovo aveva fatto un'avance e che poi, del tutto naturalmente, è scappato via, ha cercato di chiudere delle chiese, e ha ordinato un omosessuale e un bisessuale. Eppure tali persone sono effettivamente difese da altre della stessa mafia. Ma Dio non è fa prendere in giro. Vedremo.

Storia inglese

Secondo lei, qual è stata la figura migliore e quale la peggiore nella storia dell'Inghilterra?

Il migliore: il santo Re Alfredo il Grande, il Veritiero, il Tesoro d'Inghilterra.

Il peggiore: o il duca Guglielmo il Bastardo, oppure Cromwell. È difficile scegliere tra loro. Uno era un tiranno cattolico, l'altro era un tiranno protestante. Entrambi hanno ucciso centinaia di migliaia di persone.

 
La Chiesa: una nave nel mare della vita

Il sacerdote greco-ortodosso Aris Metrakos, ex capitano navale, sostiene che l'85% di tutte le chiese può essere paragonato a navi da crociera di lusso, quando dovrebbero essere più simili a navi da guerra:

Navi da crociera e navi da guerra. Cosa potrebbe esserci di più semplice e più chiaro? Pensate a cosa succede su una nave da crociera. I passeggeri non fanno nessun lavoro. Qualcuno si prende cura di ogni loro esigenza. Ogni evento (tranne le esercitazioni alle scialuppe di salvataggio) è opzionale. Non abbiamo responsabilità e non dobbiamo render conto a nessuno. Non è questo il modo in cui la maggior parte dei parrocchiani considera la Chiesa? Lo sviluppo e l'esecuzione di servizi e programmi è il compito di qualcun altro. Se andiamo alle funzioni una o due volte l'anno, ci consideriamo comunque "membri". Tutto il lavoro rientra nelle competenze del personale retribuito o dei volontari assidui, quindi non abbiamo responsabilità.

Poi c'è la nave da guerra. La nave da guerra ha una missione di vita o di morte. Ogni membro dell'equipaggio ha un lavoro che deve essere svolto al meglio delle proprie capacità. Tutti devono lavorare insieme perché dipendono gli uni dagli altri per il successo della missione e la sopravvivenza reciproca.

Una parrocchia sana dovrebbe considerarsi una nave da guerra. La missione della Chiesa è una questione di vita o di morte. Siamo chiamati a portare il Vangelo nel mondo e a provvedere ai bisognosi. Nessun'altra vocazione è così critica o cruciale. Ogni membro dell'equipaggio ha una chiamata divina a individuare e occupare il proprio posto nella vita della parrocchia. E quando i membri non lavorano insieme, mettono a rischio sia l'opera della Chiesa sia la loro salvezza.

Chiunque abbia trascorso del tempo a bordo di una nave da crociera e di una nave da guerra sa che i modi di vita a bordo delle due rispettive navi sono agli antipodi. I passeggeri delle navi da crociera sono rilassati, abbronzati e ben nutriti. I marinai delle navi da guerra soffrono di privazioni ​​di sonno, hanno un aspetto trascurato e sono nervosi. Nessuno sano di mente andrebbe in vacanza su una nave da guerra.

 
Padre Giorgio Arletti: Officio ai santi ortodossi d'Italia

Alla seconda domenica dopo la Pentecoste, è consuetudine commemorare tutti i santi "locali" di una determinata Chiesa ortodossa locale oppure di un dato paese. La nostra tradizione ci presenta i santi della Rus' (forse la più lunga lista tra tutte le Chiese di tradizione ortodossa), con molte figure interessanti e ispiratrici, ma dobbiamo tenere presente che la nostra parrocchia non si trova nel territorio della Rus'. Si trova in Italia, e l'Italia non è povera di santi ortodossi; anzi, si potrebbe dire che è la terra più ricca di santi ortodossi tra tutti i paesi dell'Occidente. Pertanto, non ci vergognamo di venerarli. Già nel 1986, il nostro confratello, l'arciprete Giorgio Arletti (nella foto, assieme ai parrocchiani della Chiesa di Tutti i Santi a Modena) ha preparato, basandosi su un analogo modello di un officio ai santi ortodossi del Francia, un'officio ai santi ortodossi venerati in Italia, che ripresentiamo volentieri (a quanto ci risulta, per la prima volta on-line), a beneficio di tutti quelli che vogliono riscoprire le radici ortodosse dell'Italia.
L'officio si trova tra i "Testi delle Funzioni", in formato di pagina on-line e in formato PDF.

 
"I nostri antenati erano ortodossi": Storia di un cabardino ex musulmano

Continuiamo a pubblicare materiali del programma del telecanale Spas, dove il sacerdote Georgij Maksimov intervista persone convertite all'Ortodossia da varie confessioni non ortodosse. Ospite di oggi è un cabardino [1] ortodosso che ha trovato la Verità nell'Ortodossia, senza perdere la sua identità nazionale.

Padre Georgij Maksimov: Buon giorno! State guardando Il mio cammino verso Dio. Il nome del nostri ospiti è Mikhail: è un discendente di una delle nazioni che sono di solito associate al mondo islamico, anche se ogni nazione musulmana in Russia ha una pagina cristiana nella sua storia. Mikhail, ci può dire da dove viene e come ha iniziato il suo viaggio verso il cristianesimo?

Mikhail: Buon giorno, padre Georgij. Sono nato a Nal'chik, la capitale della Repubblica di Kabardino-Balkaria. Io stesso sono cabardino. Ho passato i primi tredici anni della mia vita a Nal'chik. Nel 1999, ci siamo trasferiti a Mosca. Fin da quando ero piccolo, sono stato religioso. Come molte persone nella nostra nazione, sono stato educato nell'islam. Sono sempre stato interessato a questioni religiose. Nella scuola elementare, ero iscritto a una classe speciale in cui ci hanno insegnato i principi fondamentali dell'islam e della lingua araba. Quando sono arrivato a Mosca, per volontà di Dio, mi hanno ammesso in una scuola a Goljanovo. C'era una classe sperimentale dove insegnavano la Legge di Dio [2]. In un primo momento non ho prestato attenzione a questo tema, ma in seguito sono diventato amico di un ragazzo in quella classe. Era ortodosso e andava in chiesa. Molti anni dopo mi ha detto: "Non ho nemmeno capito perché avevo deciso di frequentarti". Si è seduto accanto a me e mi ha chiesto: "Credi in Dio?", Risposi: "Sì. Noi crediamo in lui nel modo musulmano". Ha detto che le mie opinioni non erano giuste e ha iniziato a parlarmi di Cristo e dell'Ortodossia.

Mikhail, cabardino ortodosso

La mia prima reazione è stata dura e anche aggressiva, ma il giovane missionario è rimasto imperterrito e ha continuato a parlare. Sono rimasto colpito dal suo coraggio. Francamente, credevo che i cristiani fossero timorosi e non avrei mai pensato che qualcuno di loro avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi a me con una predica. Ma quel ragazzo era incredibilmente coraggioso. Ha iniziato con fiducia a dimostrarmi che Cristo è il Salvatore. Vedendo la sua determinazione, ho accettato la sua offerta di seguire le classi della legge di Dio. Ci sono volute solo un paio di classi per trasformarmi in un cristiano ortodosso, una volta per tutte. Così ho accettato l'ortodossia quando avevo 14 anni. Non sono stato battezzato per altri quattro anni, rimanendo un catecumeno fino a quando avevo 18 anni, mentre frequentato le classi della legge di Dio andavo alla scuola domenicale. Sono stato battezzato quando ho compiuto 18 anni. Questo è stato un momento importante per me, e ho scelto il nome di Mikhail in onore dell'Arcangelo Michele. Sono passati quindici anni da allora, e sono ancora un cristiano ortodosso, grazie a Dio. Non ho mai avuto rimpianti.

Alcune delle persone che hanno fatto lo stesso cammino mi hanno detto che al momento della loro conversione erano tesi e preoccupati di entrare in un ambiente estraneo e di lasciarsi alle spalle qualcosa di vicino e di caro. Ha sentito qualcosa del genere durante i quattro anni della sua preparazione al battesimo?

Certo, ero preoccupato e mi sentivo scomodo. Pensavo che avevo passato tutta la mia vita nella regione del Caucaso e non potevo essere ortodosso perché non sono russo. All'inizio del mio viaggio, letteralmente nel primo mese, ho pensato che visto che sono cabardino probabilmente non mi sarei convertito all'Ortodossia. Stavo pensando così, quando il mio amico mi ha chiamato e ha detto: "Sai, mio ​​caro amico, se hai iniziato a percorrere questa strada, la devi continuare". E questo mi ha dato la forza di cui avevo bisogno.

Avevo preoccupazioni. La mia prima preoccupazione era che la gente non mi capisse o non mi accettasse e che avrebbero potuto anche farmi del male fisicamente. Beh, è stato questo tipo di sciocchezze a venirmi per primo in mente. La seconda preoccupazione era che se mi convertivo all'Ortodossia, sarei diventato russo e avrei perso la mia identità. In realtà, non è stato così. Quando ho iniziato ad andare in chiesa e a conoscere l'Ortodossia, ho capito che non c'erano contraddizioni con i concetti di Dio e del mondo che sono comuni nelle regioni meridionali della Russia. Quando studiamo la storia della Chiesa, vediamo quanti santi sono venuti dalle nazioni orientali, dalla Siria e da altri paesi. E quando vedi in chiesa assiri, giapponesi, cinesi, africani e persone di varie nazionalità, capisci che l'Ortodossia non è qualcosa di nazionale. Al contrario, si tratta di qualcosa di importanza universale. Quindi tali preoccupazioni e dubbi sono presto scomparsi.

Quando ho studiato la storia della vostra nazione, sono rimasto sorpreso di vedere che i cabardini hanno una seria, ricca e profonda eredità cristiana. Ho letto dei suoi antenati che hanno lottato per essere ortodossi e sono stati perseguitati dai cattolici, quando hanno cercato di usare la nobiltà della nazione per blandire il popolo ad accettare il cattolicesimo. La sua gente ha specificamente combattuto per essere ortodossa [3]. Dopo di che, hanno continuato a combattere per lungo tempo per rimanere cristiani, nonostante circostanze molto difficili. Non erano praticamente più rimasti sacerdoti quando i cabardini inviarono una petizione allo tsar di Mosca, chiedendogli di inviare sacerdoti. Ne sono rimasto molto colpito. Quanto è importante tutto questo per voi? I cabardini si oggi ricordano che i loro antenati erano cristiani?

Rovine di un'antica chiesa cristiana degli adighè

Sì, quando mi ero appena convertito all'Ortodossia, questo era un tema molto interessante per me. È ancora importante per me il fatto che noi, cabardini e adighè, eravamo ortodossi. Quando ho iniziato a studiare questa materia, sono rimasto sorpreso di apprendere che, se si guarda a quello che è successo più di 200 o 300 anni fa, si trova che andando indietro fino al X secolo c'è stato un lungo periodo della nostra storia in cui la nostra nazione era ortodossa. I nostri antenati erano davvero ortodossi e alcuni cognomi cabardini lo dimostrano. Per esempio, i cognomi più comuni in Kabardino-Balkaria sono Shogenov e Kardanov. Shogen significa "prete" e kardan significa "diacono". [4]

Antiche croci ritrovate in Kabardino-Balkaria

Nel corso di tre secoli d'islam, la gente ha dimenticato questa storia e i cabardini moderni, anche se sanno che erano stati ortodossi, pensano a questo come a un passato lontano che non durò a lungo, circa 50 anni. Molte persone hanno la stessa mentalità. Di fatto, invece, questo periodo è durato molto più a lungo. Ho anche trovato la prova che un vescovo adighè ha partecipato a uno dei concili a Costantinopoli. Per me, ovviamente, era importante e interessante, perché al momento della mia conversione praticamente non conoscevo cabardini ortodossi contemporanei. Sapere che non ero solo è stato una boccata d'aria fresca per me. Mi sono ancora sentito solo per qualche tempo, ma col passare degli anni, ho appreso la storia. Tra l'altro, va notato che gli antenati del santo ammiraglio Fjodor Ushakov erano circassi. In una petizione che aveva presentato allo tsar, aveva incluso il suo lignaggio, indicando il principe circasso Ridado come antenato. Se guardiamo più a fondo, troveremo molti ex musulmani convertiti che più tardi sono divenuti santi. Si possono trovare dei circassi anche tra di loro.

Ci sono molte persone nella nostra nazione che amano la nostra storia. Se cominciano a guardare in profondità sul serio, scopriranno molte cose interessanti.

C'è uno stereotipo che se qualcuno di una nazione non cristiana si converte al cristianesimo, quella persona perderà la sua identità nazionale, si allontanerà dalla cultura della nazione, dimenticherà le tradizioni linguistiche e nazionali e si trasformerà in un russo, per così dire. Per esempio, nella Repubblica di Tuva ho sentito che se un buddista tuvano si converte al cristianesimo, i suoi connazionali lo accusano di diventare russo. È vero nel suo caso? Sente davvero di aver perso la cultura nazionale e la lingua dei cabardini?

Matrimonio cabardino

Molte persone, quando vengono a sapere che sono ortodosso, pensano che io sia russificato perché vivo in Russia. Anzi, ho vissuto a Mosca per un lungo periodo di tempo, da quando ero un bambino. Tuttavia, parlo correntemente cabardino e potrei fare questa conversazione in cabardino tanto bene quanto in russo. Riesco a leggere e scrivere cabardino e posso interpretare molto bene. Per quanto riguarda le tradizioni, posso onestamente dire che sulle nostre tradizioni ne so di più di molti altri. Questo è, perché nostro padre ci ha allevato in modo tradizionale. Conosco le nostre tradizioni e non sento alcun allontanamento dalla mia nazione. Per esempio, quando vado a un matrimonio, a un funerale o a un altro evento, non mi sento mai come uno sciocco che non capisce cosa sta succedendo. Al contrario, posso anche suggerire a qualcuno il modo corretto di comportarsi in conformità con le nostre tradizioni.

Conosco molti cabardini musulmani che non parlano cabardino. Sono sorpreso di quanto bene io parli la lingua dopo aver vissuto in Russia per tanti anni. E quello stereotipo di cui parla è falso, è una sciocchezza. Diverse volte l'anno vado in Kabardino-Balkaria e là non mi sento come un ragazzo solitario russificato. Niente del genere.

È come dire che dopo la conversione all'Ortodossia voi siete diventati greci. L'Ortodossia vi è arrivata dai greci, giusto? Voi non vi siete trasformati in greci e io non mi sono trasformato in un russo. Essere russo ed essere ortodosso sono due cose diverse. L'Ortodossia non è una religione dei russi o dei greci, si tratta di una religione universale, una religione di persone scelte da Dio e chiamate cristiani ortodossi. Come disse Paolo, c'è né greco né giudeo... né barbaro, né scita (Col 3:11). Vado in chiesa da tredici anni e non mi sono mai sentito estraneo o abbandonato. Ho sempre incontrato persone di varie popolazioni in chiesa, tra cui daghestani e assiri. Neppure loro si sentono estraniati dalla loro identità nazionale. Per esempio, anche i georgiani sono ortodossi. Guardateli, il loro carattere è simile a quello dei cabardini, e professano l'Ortodossia e onorano le loro tradizioni.

Kabardino-Balkaria

In effetti, la fede unisce le persone. Forse l'amore piuttosto che la fede. Quando le persone amano la stessa cosa, è interessante per loro comunicare e trovano rapidamente un terreno comune. Questo vale sia per le cose secolari sia per l'amore di Dio, l'amore della verità e l'amore di Cristo. Personalmente posso testimoniare che, quando ho parlato con ortodossi arabi, curdi, cinesi, filippini o thailandesi, ho sentito che stavo comunicando con persone vicine, qualcuno che è sulla stessa lunghezza d'onda, perché amiamo la stessa cosa. A volte parlando a un russo che ha fatto una scelta diversa (ateismo, neopaganesimo, islam) è più difficile trovare un terreno comune. Credo che una persona del genere sia più lontana da me rispetto ai miei correligionari di altri popoli. Gli ortodossi sono persone in cerca di salvezza, sono il popolo di Dio creato da Dio e rappresentano la sua Chiesa.

Tuttavia, vorrei parlare di un altro problema. So che per molte persone che hanno fatto la stessa scelta, è stato molto doloroso sul momento. Hanno pensato: "Come potrebbero reagire i miei parenti e familiari?" Ricordo una ragazza daghestana che è stata battezzata a Mosca. I suoi genitori vivevano in Daghestan e andando a casa era molto preoccupata perché sapeva che non sarebbe stata in grado di mantenere il segreto sulla sua più importante scelta di fronte ai suoi genitori. Si aspettava da loro una reazione molto dura. Quando arrivò, discusse semplicemente questioni di famiglia per un paio di giorni, ma poi raccontò la sua conversione. E infatti la loro prima reazione fu molto negativa. Ma quando tutti si calmarono un po', la madre le disse: "Sai, ho sentito che questo era accaduto". Cioè, non era sorpreso, perché lo poteva vedere solo guardando la figlia. Come dice il nostro Signore Gesù Cristo, una città posta sopra un monte non può essere nascosta. (Matteo 5:14). Se una persona trova sinceramente la strada verso Dio, quella persona cambia. Cambiano le sue parole, i suoi pensieri, le sue azioni e persino il suo aspetto. Ed è difficile nasconderlo alle persone che le sono vicine. Mi pare di capire che lei non ha nascosto la sua scelta per molto tempo. Come ha fatto a risolvere questo problema?

Cabardini

Certo, inizialmente ho cercato di nascondere questo fatto e di evitare di parlarne, ma ho sempre capito che a un certo punto avrei dovuto rivelarlo. Mia sorella più giovane me ne ha dato il pretesto. Lei è di dieci anni più giovane di me, così quando i nostri genitori erano via, l'ho portata in chiesa con me per non lasciarla a casa da sola. Una volta, quando stavamo guidando presso una chiesa con i nostri genitori, ha detto improvvisamente: "Mio fratello fa il segno della croce quando passa davanti a una chiesa". Poi tutti hanno cominciato a fare domande, così ho detto loro tutto. La reazione è stata davvero molto severa, mi hanno rimproverato e hanno detto: "Non andarci più". Più tardi, quando hanno capito che questo divieto non avrebbe funzionato, hanno detto, "Ok, puoi andare, ma non farti coinvolgere troppo, è sufficiente imparare qualcosa, come se fosse un corso facoltativo". Ma quando hanno capito che la cosa era ancora più seria, ci sono stati casi in cui mio padre mi ha insultato, mi ha colpito con una cintura e ha buttato via le mie croci. Grazie a Dio, non è durata a lungo, perché per fortuna i miei genitori sono persone molto miti. Con il tempo, hanno accettato la mia scelta.

Questo è quello che mi sento di raccomandare alla gente che si converte all'Ortodossia. A volte, dopo il battesimo, i cabardini iniziano a comportarsi come profeti, dicendo a tutti che peccatori cghe erano e che hanno avuto bisogno di essere battezzati subito. Naturalmente, la risposta è sempre negativa. Non fate così! Cercate di capire i vostri genitori e parenti e di riconoscere i loro sentimenti.

Con il tempo, ho capito che erano semplicemente preoccupati per me... Ci sono molte sette nella nostra repubblica (testimoni di Geova e altri), così avevano paura che fossi stato coinvolto in una setta. Hanno pensato che in un paio di anni avrei voluto vendere il nostro appartamento o qualcosa di simile. Quando hanno visto che ero davvero ortodosso, che lo ero nella Chiesa ortodossa russa, che tutto andava bene e non stavo dando via gli oggetti di valore, si sono calmati e ora non ho alcun più problema. E anche se non ho fatto loro alcuna predica, sono diventati solidali verso l'Ortodossia. Tra l'altro, mia madre mi ha anche detto, "Ho sentito che era successo qualcosa". Più tardi ha riconosciuto: "Vedo che stai cambiando, e non posso dire che sia un male. Quindi, se ti dico di non cambiare, sarebbe difficile per me dire ciò che è sbagliato. Non bevi, non fumi, non tradisci né maltratti tua moglie, ecc". Con il tempo, i miei genitori hanno visto che il cristianesimo stava facendo di me una persona migliore.

Dipinto di William Simpson

Se altri parenti me lo chiedono, dico loro che io sono cristiano. Ci sono alcuni che mi prendono in giro e altri che mi trattano con rispetto, dicendo che è stata una mia scelta. Nella maggior parte dei casi, tutti sono abbastanza calmi a questo proposito. Non direi che qualcuno mi stia perseguitando. Nessun problema del genere finora. Ci sono stati alcuni problemi, ma sono cose minori. Quindi, direi che non c'è bisogno di avere paura. Naturalmente, i genitori avranno sempre paura delle cose nuove. Ho capito i miei genitori: avevano paura non perché sono diventato ortodosso, ma perché pensavano che qualcuno avesse coinvolto il loro figlio in una specie di setta. Quando si sono resi conto che non era così, hanno smesso di preoccuparsi.

Questo mi fa venire in mente un turco che ho conosciuto personalmente. Questo uomo di mezza età stava lavorando in Russia e dopo aver assistito ad un vero e proprio miracolo in una chiesa ortodossa alla Lavra della Trinità e di san Sergio, si è seriamente interessato al cristianesimo ed è riuscito a ottenere il Nuovo Testamento in turco. Ha iniziato a leggerlo e si è considerato un cristiano, anche se non era ancora battezzato. Dopo la fine del suo lavoro in Russia, è tornato a casa in Turchia, dove viveva con suo fratello maggiore. Non ha mai detto niente del cristianesimo a suo fratello, nemmeno un accenno. Tuttavia, una volta suo fratello lo ha preso in disparte e gli ha chiesto: "Dimmi, che cosa ti è successo? Non ho mai visto così felice prima". Invece di rispondere, il fratello più giovane semplicemente gli ha dato il Nuovo Testamento. Dopo la lettura del Vangelo, il fratello maggiore non solo ha capito il suo fratello più giovane, ma ha anche condiviso la sua scelta. I turchi ortodossi in Turchia (anche se non ce ne sono molti) sono persone che hanno fatto la loro scelta autonoma. Anche se la Turchia è un paese con una popolazione a maggioranza musulmana, la loro scelta incontra comprensione. In particolare, altri turchi ortodossi mi hanno detto, proprio come ha detto lei, che inizialmente la loro conversione sembra sconcertante e porta confusione ai loro amici, ma a poco a poco questi ci si abituano e capiscono che questo percorso è possibile e aperto ai turchi. Anche questa è una manifestazione della libertà che Dio ha dato a tutti, la libertà di scegliere il proprio percorso.

Chiesa della vivifica Trinità nel villaggio di Sovkhoznoe, Repubblica di Kabardino-Balkaria. Costruita negli anni 1895-1902.

Mi piacerebbe farle una domanda forse molto personale. Dopo la conversione, ha sentito l'aiuto di Gesù Cristo, il nostro Signore, nella sua vita? Si dice nella Sacra Scrittura: È bene custodire il segreto di un re, ma rivelare gloriosamente le opere di Dio. (Tob 12:7). Ecco perché quando raccontiamo questo aiuto benedetto o miracoloso di Dio, noi non promuoviamo noi stessi, ma invece parliamo alla gente di ciò che la nostra scelta ha portato nella nostra vita, della nostra vera relazione con Dio. Molti pensano che la fede significa semplicemente che si deve pensare in un modo particolare. Non capiscono che per un credente la fede è una comunicazione costante con Dio.

Ho sentito varie persone convertite all'Ortodossia (soprattutto se provengono da paesi non ortodossi) che dicono che sono capitati loro dei miracoli. Francamente, la mia vita è stata molto tranquilla in questo senso. Non sperimentato miracoli evidenti, non ho avuto una visione di san Nicola il Taumaturgo. Ma fin dalla mia infanzia ho avuto una comunicazione con Dio. Per esempio, se tornavo a casa tardi, mio ​​padre mi puniva, così quando vedevo che ero in ritardo, dicevo: "Dio, so che puoi fare tutto. Sono un po' in ritardo stasera. Fa' in modo che mio padre non sia in casa". E lui non era in casa quando arrivavo. Questo accadeva ogni volta. Quando mi sono convertito all'Ortodossia, tutte le mie richieste sono state soddisfatte. Tutto ciò che ho chiesto. Questo è vero. Ho avuto una malattia di cui ho sofferto di fin dall'infanzia, e dopo il battesimo è guarita da sola e non è mai più tornata.

Quando parlo con i miei amici musulmani, tra cui i cabardini, questi cercano di farmi ragionare, dicendomi qualcosa sull'islam. Dicono: "Sei stato semplicemente abituato a pensare in un modo ortodosso. Hai vissuto là tutta la vita e ascolti ciò che il sacerdote ti dice. Hai bisogno di imparare l'Islam e capire". Io dico loro:" C'è una cosa che non capite. Se fossi andato in chiesa e il prete mi avesse detto, 'Sai, Mikhail, Cristo è nato 2000 anni fa, questo è ciò che hanno detto gli scienziati', sarei probabilmente diventato ateo da molto tempo. Non capite che c'è una cosa su cui non potrete mai farmi cambiare idea – la mia comunicazione con Dio. E quando comunico con lui, non sto semplicemente in piedi, dicendo preghiere, seguendo una formula, inchinandomi o qualcosa del genere... No. Quello che ho è una vera comunicazione con Dio. Parlo con Dio quando guido e quando cammino verso casa. E questo non è un monologo. Sento la presenza di Dio. E la sua risposta". Grazie a Dio, la mia vita, come si dice oggi, è di successo. Ho notato molto tempo fa, che tutte le mie richieste, se erano buone, sono soddisfatte da Dio. Se è possibile chiamare questo un miracolo, allora posso dire che ho assistito a miracoli. Dio mi dà quello che chiedo, sia che si tratti dei miei studi o del mio lavoro, mi sostiene sempre. È una comunicazione reale. Alcune persone hanno difficoltà a capirla.

Quando mi sono convertito all'Ortodossia, non c'è stata alcuna discussione o lettura di opere essenziali. Sono andato alla le lezioni della legge di Dio, ho ascoltato e mi sono reso improvvisamente conto che questo era il Dio con cui avevo comunicato tutta la mia vita. La comprensione intellettuale dell'Ortodossia è venuta in un tempo abbastanza recente, 3-4 anni fa, quando influenzato dagli scritti di padre Daniil Sysoev ho iniziato a leggere i libri dogmatici e le opere dei santi Padri. Inizialmente, ho accettato la fede semplicemente come fede, così come entrava nel mio cuore. È così che mi sono convertito all'Ortodossia quando avevo 14 anni... Più tardi non ho mai dubitato della mia scelta. Avevo paura, però. "Oh, che cosa accadrà quando tutti lo sapranno!" Ho avuto alcune paure infantili che poi sono scomparse con l'aiuto di Dio.

Cabardini

Sa, per tutta la vita ho avuto paura di qualcosa. Ero solito dire: "Dio, aiutami, insegnami a non avere paura!" E questo mi ha aiutato a smettere di avere paura. Un altro esempio: Molti dei miei amici stanno cercando di sposarsi e si preoccupano di trovare i coniugi migliori. Io dico loro: "Che problema c'è? Cominciate a pregare!" Prima di sposarmi, ogni sera prima di andare a letto pregavo: "Dio, aiutami a trovare la moglie adatta a me secondo la tua volontà". E Dio mi ha mandato una moglie così buona che tutti i miei amici sono invidiosi. Non litighiamo mai e non abbiamo alcun conflitto. Così dico a tutti, chiedete, e Dio risponderà alle vostre preghiere. Nella mia vita il Vangelo si è avverato attraverso le parole di Dio: Chiedete e vi sarà dato (Matteo 7:7). Credo che sia differente per tutti. Per me Dio si è stato rivelato in questo: qualunque cosa ho chiesto, che si tratti di salute, famiglia o altro, Dio mi ha ascoltato e mi ha aiutato.

Prima ha detto che si avrebbe potuto fare questa conversazione in cabardino. La prenderò in parola. Per fare in modo che i nostri telespettatori non mettano in dubbio le sue parole, può dire la preghiera di Gesù in cabardino?

La preghiera di Gesù? Ci proverò. Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore! Ziuyskeen Aush Khristos Thyem e Kyue gueshegy kyshuesh guenykh se kyezykyym! Sono un po' incerto, ma suona più o meno così.

La Chiesa della Natività nel villaggio di Blagoveshenka. Situata nella parte orientale dell'insediamento di Blagoveshenka, 20 km a ovest di Prokhladnyj e 46 km a nord est di Nal'chik.

Le storie di altri cabardini ortodossi sono simili alla sua?

Ho iniziato a cercare cabardini ortodossi non molto tempo fa. Sorprendentemente, ne ho già trovati un bel po'. Ho trovato due cabardini che sono preti ortodossi. Sono entrambi parroci. Vivono nel Krasnodarskij Kraj. I percorsi degli altri sono diversi. Per esempio, una ragazza, una cabardina ortodossa di Nal'chik, si era sentita in sintonia con l'Ortodossia fin dalla sua infanzia. I suoi antenati erano probabilmente sacerdoti greci e lei è stata allevata in accordo con l'Ortodossia, anche se la loro famiglia è musulmana. Anche altri hanno avuto modo di fare questa scelta nella loro infanzia. Ci sono anche quelli che si sono convertiti al cristianesimo da adulti. Quindi, è diverso per tutti. La cosa più interessante per me è che ci sono molti cabardini ortodossi. Non c'è nemmeno bisogno di dire che la maggior parte dei cabardini che vivono a Mozdok sono ortodossi. Là è assolutamente normale. Se sei nato cabardino, puoi essere o musulmano o ortodosso. Lo stesso vale per gli osseti, alcuni di loro sono ortodossi e alcuni sono musulmani.

Il nostro popolo ha semplicemente dimenticato che una persona può diventare cristiana. C'è chi è vigorosamente contrario. Ma in realtà è assolutamente normale. Dobbiamo fare una scelta nella nostra vita. Non possiamo vivere come siamo costretti a vivere. Dobbiamo scegliere il percorso che è caro ai nostri cuori e non avere paura di niente. Quando ti converti all'Ortodossia, la tua vita si divide in "prima" e "dopo". In questa vita dobbiamo scegliere: siamo con Dio o no? Vogliamo ricevere il Regno dei cieli o no? Come Dio disse a Giovanni il Teologo nell'Apocalisse, Ma i codardi, e gli increduli... avranno parte al lago ardente di fuoco e di zolfo (Ap 21: 8). Se abbiamo sempre paura o vergogna di qualcosa, non ci sarà un posto vicino a Dio per noi. Conosco persone del genere. Quando parli a kabardini o adighè in privato, molti di loro sono in sintonia con l'Ortodossia, ma allo stesso tempo hanno paura. Alcuni possono avere paura di rappresaglie, anche se non credo che sia molto probabile. Alcuni sono imbarazzati a parlarne ai loro parenti. Ma questa è la vita, e alla fine deve fare una scelta. Certamente.

Sì. Abbiamo solo una vita e la scelta che facciamo determina il nostro destino eterno. Grazie per l'intervista. Spero che Dio l'aiuti nel suo cammino!

Note

[1] Dalla Repubblica di Kabardino-Balkaria, una piccola repubblica autonoma della Federazione Russa, che si trova nei monti della regione del Caucaso.

[2] I principi della fede cristiana ortodossa.

[3] "I genovesi cercarono di imporre il cattolicesimo sui circassi, ma fu inutile. Solo pochi principi circassi si convertirono al cattolicesimo. I missionari cattolici non risparmiavano mezzi, quando promulgavano i loro insegnamenti. A volte facevano addirittura ricorso alla violenza, causando disordini tra la popolazione circassa. I circassi non vollero convertirsi al cattolicesimo e la maggior parte di loro continuò a professare la fede greca. La Chiesa greca (bizantina) trionfò sul cattolicesimo". (E. Alekseeva, Articoli sulla storia dei circassi nel XIV-XV secolo // Opere dell'Istituto di ricerca Karachaj-circasso, Cherkessk, 1959, vol III, p. 3).

[4] Shora Nogmov scrive nella sua Storia del popolo adighè: "Influenzato dall'unione con Giustiniano (imperatore bizantino, 482-565), il clero greco nelle montagne del Caucaso ci portò arte e istruzione pacifica. Chiamammo il sacerdote "Shogen". Loro (i sacerdoti) fondarono molte famiglie nobili che dicono che i loro antenati erano Shogen Girge o Shogen Rum. Girge significa Grecia e Rum significa Italia. La fede cristiana fu indebolita dopo la caduta dell'Impero greco. Per ordine del sultano turco, i khan di Crimea Davlet-Girey e Khaz Girey hanno promulgato la fede maomettana col fuoco e la spada. In quel periodo molti shogen sono stati uccisi, i loro libri bruciati e i loro bastoni pastorali rubati..." (http://nogmov.kbsu.ru/book/3/3_1.htm).

 
Un'ispirazione per la parrocchia di San Giovanni di Shanghai e dell'Europa occidentale a Colchester: suo figlio spirituale, il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra e dell'Europa occidentale

Il futuro arcivescovo Antonij (Bartoshevich) nacque in una pia famiglia di San Pietroburgo nel 1910 e fu battezzato con il nome di Andrej. Dopo l'illegittimo rovesciamento dello tsar e del suo governo da parte di traditori dell'aristocrazia, dell'intellighenzia e dei militari nel 1917, la madre di Andrej partì con lui per la casa di sua nonna a Kiev, mentre suo padre si unì all'Armata Bianca. Nel 1921 la famiglia emigrò, prima in Germania e poi in Jugoslavia. Qui a Belgrado Andrel aveva inizialmente pensato di diventare un ingegnere come suo padre, ma a metà degli anni '30 abbandonò l'ingegneria e scelse invece di studiare teologia.

Tra i suoi insegnanti c'era il padre (ora santo) Justin (Popovich) (+ 1979) e tra i suoi mentori c'erano il metropolita Antonij (Khrapovitskij), primo ierarca della Chiesa fuori dalla Russia ed ex metropolita di Kiev. Nel 1986 vladyka Antonij mi disse che se il grande metropolita non avesse liberato la teologia accademica russa dalla teologia scolastica aliena e dalla teoria della soddisfazione, lui stesso non sarebbe arrivato alla seria vita della Chiesa e allo studio della teologia. Subì anche l'influenza dei padri del monastero russo di Milkovo e quella dell'iconografo Pimen Sofronov, che insegnò ad Andrej l'iconografia. Nel 1941 Andrej divenne monaco, prendendo il nome di Antonij da sant'Antonio di Kiev. Fu presto ordinato ierodiacono e nel 1942 fu ordinato ieromonaco dal metropolita Anastasij (Gribanovskij). Servì nella chiesa russa di Belgrado e insegnò iconografia ai giovani, attirandone molti alla Chiesa.

Nel 1945 la chiesa di Belgrado fu posta sotto il Patriarcato di Mosca. Lo stesso patriarca Alessio I fece padre Antonij archimandrita per il suo zelo. Padre Antonij desiderava tornare in Russia per servirvi la Chiesa. Tuttavia era indesiderato, e le sue petizioni erano ignorate - senza dubbio provvidenzialmente, perché altrimenti sarebbe stato inviato direttamente al gulag. Così, dopo quattro anni di paziente attesa, padre Antonij accettò che era volontà di Dio non tornare in Russia, ma servire la Chiesa in Europa occidentale.

Nel 1949 andò in Svizzera, dove il suo pio fratello, il vescovo Leontij, era vescovo di Ginevra. Padre Antonij prestò servizio in diverse parrocchie in questa diocesi della Chiesa dell'Europa occidentale fuori dalla Russia. Dipinse l'iconostasi per la parrocchia di Lione, inclusa l'icona del santo locale, il Padre della Chiesa sant'Ireneo. Dal 1952 al 1957 prestò servizio a Bruxelles, occupandosi di tutto, viaggiando e prestando particolare attenzione ai giovani. Dopo il decesso di suo fratello, nel 1957 padre Antonij fu consacrato vescovo di Ginevra dal futuro san Giovanni (Maksimovich), che allora era arcivescovo della nostra diocesi dell'Europa occidentale.

L'Arcivescovo Antoni era un modello di arcipastore: amava i servizi, che celebrava con grande cura e preghiera, e scriveva e curava la rivista diocesana. Visse come monaco, leggendo o cantando tutti i servizi ogni giorno, digiunando rigorosamente, sebbene sempre indulgente verso le debolezze degli altri, e si prese cura in particolare dei giovani. Diresse pellegrinaggi sia in Terra Santa sia verso i luoghi santi dell'Europa occidentale come Lione, la città di numerosi primi martiri. In questo era stato ispirato dal suo padre spirituale, il futuro san Giovanni, che aveva promosso la venerazione dei santi occidentali dimenticati. L'arcivescovo Antonoj ha sempre ascoltato i consigli degli altri, di altri vescovi e soprattutto di monaci athoniti.

Pur rimanendo fermamente ortodosso di fronte a deviazioni eretiche come l'ecumenismo e il modernismo, l'arcivescovo Antonij non ha mai passato il limite. Al terzo Concilio della Chiesa russa al'Estero a Jordanville nel 1974, svolse un ruolo critico nel reprimere le passioni divisive di estremisti altamente politicizzati e isolazionisti settari negli Stati Uniti, tra cui quelli che avevano processato san Giovanni a San Francisco. Così, l'arcivescovo Antonij mantenne l'unità della Chiesa, che era stata messa in pericolo da questi estremisti americani, che avevano perso le loro radici. Chiese comprensione per coloro che erano ostaggi in Russia ed esortò tutti a mantenere stretti legami con le altre Chiese locali della Chiesa universale. Chiesto a tutti di non guardare alcuni chierici singoli e indegni che in Russia si erano compromessi sotto la pressione politica, ma di guardare ai fedeli in Russia, come anche altrove. Per vladyka la Chiesa all'interno della Russia ha sempre avuto grazia, nonostante i "rappresentanti" indegni lì o altrove.

Per tutto questo tempo organizzò l'invio di letteratura spirituale in Russia e informò l'Occidente della persecuzione contro la Chiesa. Sapeva che la Fede stava rinascendo in Russia. La canonizzazione dei nuovi martiri e confessori della Russia nel 1981 sotto il metropolita Filaret di New York fu un grande evento nella vita dell'arcivescovo Antonij, che ebbe un ruolo chiave nel preparare la loro glorificazione, sapendo che questo sarebbe stato un punto di svolta nella storia. Per lui le preghiere di questi nuovi santi avrebbero portato rinascita, come in effetti hanno fatto. I santi sono l'unità della Chiesa. Dopo il decesso del metropolita Filaret nel 1985, molti vescovi speravano che l'arcivescovo Antonij sarebbe diventato il successivo metropolita della ROCOR, e di fatto egli ricevette abbastanza sostegno per farlo. Non essendo mai stato ambizioso, Vladyka non volle questo ruolo e cedette tutto l'interesse all'arcivescovo Vitalij, come mi raccontò con grande umorismo al suo ritorno da New York.

Sempre un difensore dell'unità, vladyka lavorò duramente per far rientrare dal suo scisma il gruppo di Rue Daru, centrato sul suo territorio a Parigi. Così, concelebrò ai funerali del metropolita Vladimir (Tikhonitskij) e concelebrò sempre con gli altri membri del gruppo, così come aveva fatto san Giovanni (Maksimovich). In effetti, quando era ancora il vescovo Antonij, dimostrò di essere disposto a non prendere il titolo di "arcivescovo" che gli era stato offerto e a cedere quel titolo all'arcivescovo del gruppo di Rue Daru una volta che questo fosse rientrato. Al terzo Concilio russo del 1974, scrisse un messaggio al gruppo, richiamando tutti all'unità. In questo Vladyka era molto in anticipo sui tempi, poiché sappiamo che la parte ortodossa del gruppo, circa il 60% di ciò che ne era rimasto, è rientrata effettivamente nella Chiesa russa, ma solo nel 2019.

Proprio come san Giovanni, il suo predecessore come arcivescovo dell'Europa occidentale, l'arcivescovo Antonij era un patriota russo, ma non era un ristretto nazionalista o un burocrate politico. Per lui la Chiesa era universale, come lo era per il suo mentore, il metropolita Antonij (Khrapovitskij). Serviva nelle chiese romene e serbe a Parigi e amava ascoltare le funzioni in greco. Era anche molto aperto a svizzeri, olandesi, francesi e altri che avevano abbracciato la fede ortodossa e prestava servizio in francese per loro. Benedisse la composizione del servizio a tutti i santi della Svizzera per uso locale. È ricordato per il suo lavoro missionario nell'Europa occidentale, per aver mantenuto la pace e l'amore nella sua diocesi multinazionale, che estese al Portogallo nel 1992. È vero, è stato deluso da alcuni. Ma quando nel 1987 un piccolo gruppo di estremisti francesi lo lasciò per unirsi a una setta greca, mi disse, scrollando le spalle, "Dovremo solo ricominciare da capo". Forse la sua coscienza missionaria era in parte dovuta al fatto che suo nonno era un cattolico romano polacco.

Quasi esattamente un anno prima del suo riposo, l'arcivescovo aveva affermato di avere solo un anno da vivere. Solo due settimane prima di morire, consacrò due nuovi vescovi per rimpiazzarlo, il vescovo Serafim e il vescovo Amvrosij. Si addormentò nel Signore il 19 settembre/2 ottobre 1993 e fu sepolto nella cattedrale accanto a suo fratello, il vescovo Leontij. Forse la più grande testimonianza dei suoi sforzi missionari fu la presenza di dieci diverse nazionalità tra i ventidue sacerdoti che portarono in vari momenti la sua bara al suo funerale: russi, francesi, svizzeri, austriaci, serbi, romeni, olandesi, inglesi, spagnoli e slovacchi, molti dei quali ordinati da lui da quando era diventato vescovo diocesano nel 1963.

Vladyka Antonij è ricordato per la sua fedeltà alla sua diocesi fino alla fine, per la sua saggezza e apertura verso gli altri, per il suo amore per i giovani, per la sua generosità e calore umano personali, per l'umorismo, per lo spirito pastorale, per il suo amore per la sua terra natale e anche per i suoi sforzi per diffondere Ortodossia in Europa occidentale. Né possiamo dimenticare i suoi sforzi per riaccendere il fuoco senza compromessi dell'Ortodossia all'interno della Russia, dove non fu mai in grado di tornare, anche se spesso parlava di visitarla, specialmente Kiev, dove aveva dei familiari. San Paissio l'Athonita (+1994) disse di lui: "Il vostro Antonij è un eroe. Non è né con gli ecumenisti, né con gli altri (i fanatici settari).

I rari valori di questo arcipastore, che coincidevano con i nostri e ci ispiravano, erano:

  • mantenere la purezza della santa Ortodossia libera dall'ingerenza politica e dalla burocrazia, sia da sinistra (modernisti e sincretisti) che da destra (nazionalisti e settari), mantenendo il percorso regale dell'unità della Verità e della Misericordia.
  • essere fedeli al meglio della Russia imperiale e allo spirito della Famiglia imperiale, che si ergeva al di sopra delle fazioni, confessando la Fede come protettori dell'unica civiltà del mondo ortodosso e restando pronti a essere martirizzati quando richiesto.
  • rimanere multinazionali, cosa inevitabile nel contesto dell'Europa occidentale, svolgendo il compito missionario dell'emigrazione russa assegnato a noi dalla Provvidenza tra i popoli del mondo, nella fedeltà alle parole di Cristo (Matt, 28, 19-20).

Al reverendissimo e sempre memorabile Antonij, arcivescovo di Ginevra e dell'Europa occidentale, memoria eterna!

 
Una comparazione tra il Padre Nostro e la Fatiha islamica

Introduzione

Più persone pregano i loro dei regolarmente in Asia e in Africa di quante ne possono immaginare gli abitanti delle nazioni industrializzate. Induisti, buddisti, ebrei, musulmani e seguaci di altre religioni non hanno perso la capacità di meditazione sincera. Spesso si attengono a tempi di preghiera rigorosamente regolati. La preghiera è naturale per loro. Non pregare sarebbe considerato un segno di decadenza.

I valori più intimi di una persona e della sua cultura sono espressi nelle sue preghiere. Per questo motivo, quando riconosciamo che qualcuno sta pregando, dovremmo comportarci con profondo rispetto.

Musulmani e cristiani hanno entrambi la loro preghiera che essi ritengono superiore a tutte le altre: la Fatiha e il Padre Nostro (o preghiera del Signore), rispettivamente. Confrontiamo questi due tesori di preghiera, in modo da essere in grado di capire meglio ciò che unisce e ciò che divide queste due religioni del mondo.

La preghiera principale dell'Islam: La Fatiha

(traduzione italiana)

Nel nome di Allah, il Misericordioso, il Compassionevole.

Lode ad Allah, il Signore dei mondi,

Il Misericordioso, il Compassionevole,

Sovrano del giorno del giudizio.

Te solo serviamo, da te solo cerchiamo la nostra guida.

Guidaci sul retto cammino;

Il cammino di quelli ai quali hai dato grazia,

Non sul cammino di quelli che hanno provocato la tua collera

Né sul cammino di quelli che si sono sviati.

La Fatiha significa "L'apertura" o "L'apertura della fortezza", perché è posizionata prima di tutte le altre sure del Corano. Si ritiene ispirata direttamente da Allah e contiene le parole pronunciate da Muhammad 1.350 anni fa. Da allora, questa preghiera è stata ripetuta da innumerevoli fedeli musulmani.

La Fatiha è una delle poche preghiere prescritte nel Corano. È considerata da tutti i musulmani come unica e santa. Tuttavia, dovrebbe essere pronunciata solo in arabo, anche in quei paesi in cui si parla un'altra lingua. Una traduzione in persiano, turco, urdu, indonesiano o swahili non è considerata valida o possibile.

L'arabo, in cui sono scritte le 114 sure del Corano, è descritto come il linguaggio di Allah. Una traduzione diretta del Corano è vietata, perché la bellezza, la profondità e la potenza del linguaggio poetico sarebbero perdute. Pertanto, qualsiasi traduzione che sia fatta è considerata solo come interpretazione dell'originale arabo.

Tra i musulmani, circa l'80 per cento non parla l'arabo. Di conseguenza, essi non sanno ciò che stanno pregando quando recitano la Fatiha nella lingua della sua composizione originaria. Tuttavia quando pregano, essi sono sicuri che la preghiera principale nel Corano sta passando sopra le labbra.

Nel corso dei cinque tempi di preghiera, che la Sharia (la legge islamica) comanda a tutti i musulmani di svolgere, la Fatiha è pronunciata fino a 17 volte al giorno. Così, questa preghiera rappresenta più un "martirio" per i musulmani di quanto lo sia il Padre Nostro per i cristiani. L'adorazione, le motivazioni e le speranze in essa contenute modellano il subconscio di ogni musulmano.

La Fatiha avanza intorno al nostro pianeta cinque volte al giorno, in base alla rotazione della terra e l'allineamento con il sole; è pronunciata dai musulmani dalle 11.000 isole dell'Indonesia in oriente alle montagne dell'Atlante in occidente; dalla steppa russa nel nord al Capo di Buona Speranza nel sud. Ha fatto breccia anche in Europa e nelle Americhe attraverso la presenza di lavoratori e studenti stranieri.

La preghiera principale nel cristianesimo: il Padre Nostro / la preghiera del Signore

(traduzione italiana)

Padre nostro, che sei nei cieli,

Sia santificato il tuo nome,

Venga il tuo regno,

Sia fatta la tua volontà,

Come in cielo così sulla terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

Rimetti a noi i nostri debiti

Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.

E non indurci in tentazione

Ma liberaci dal maligno.

La preghiera del Signore, come si trova in Matteo 6:9-13 e Luca 11:2-4, contiene le parole di Gesù ai suoi discepoli, quando gli hanno chiesto di insegnare loro una preghiera appropriata nello spirito della sua nuova alleanza. Questa preghiera, che fu originariamente pronunciata in aramaico o ebraico da Gesù e dai suoi discepoli, è stata tramandata attraverso scritti greci e ora è stata tradotta in più di 2.000 lingue. Eppure, nonostante la sua comparsa in numerose lingue, la preghiera del Signore non ha perso la sua vitalità originaria, il suo spirito e il suo potere.

Quasi tutte le denominazioni cristiane insegnano la preghiera del Signore come ingrediente principale per la loro particolare confessione di fede, perché comprende i principi fondamentali del Vangelo. Molti cristiani considerano la preghiera del Signore come la forma più concentrata del Vangelo – di fatto, uno dei tesori più preziosi nella Bibbia.

La preghiera del Signore abbraccia il mondo intero. Non è solo pronunciata durante alcune ore di preghiera o funzioni religiose; chiunque la può pregare in qualsiasi momento, da solo o con altri.

La struttura comune della Fatiha e del Padre Nostro

La Fatiha e la preghiera del Signore hanno una simile struttura interna e un simile schema di pensiero. Entrambe possono convenientemente essere suddivise in quattro sezioni:

L'apertura o introduzione

Il culto e le richieste del regno dei cieli

Le richieste giornaliere

Le richieste di protezione dal cadere in tentazione

Esamineremo e confronteremo le due preghiere, nel quadro delle loro quattro sezioni, e discuteremo ogni concetto in base a come li considerano musulmani e cristiani.

I. L'apertura o l'introduzione

Nel nome di Allah

La Basmallah costituisce il preludio della Fatiha. Si tratta di una formulazione fissa che dà il tono a tutte le 114 sure tranne una. La traduzione letterale è: nel nome di Allah, il misericordioso, il compassionevole.

Alcuni studiosi musulmani sostengono che questa frase introduttiva non fosse originariamente parte della Fatiha né delle altre sure, ma che sia stata aggiunta in seguito all'inizio del Corano nel processo della sua pubblicazione. Oggi, i musulmani la considerano parte integrante della Fatiha. La Basmallah non contiene un appello da parte di Allah. È l'equivalente delle parole di un inviato che è incaricato di parlare in nome e per ordine del suo lontano Signore; tuttavia ha anche una certa somiglianza con l'incantesimo di un mago.

Con queste parole introduttive, un musulmano si pone consapevolmente più vicino alla sfera di influenza e potere di Allah; tuttavia non stabilisce in realtà un contatto personale con lui. Il desiderio del musulmano è di pregare nello spirito del Corano. Si sforza di conformarsi alle ordinanze dell'Islam. Vuole camminare nella struttura della Sharia.

La prima volta che troviamo un discorso indiretto che si trasforma in un approccio personale è nella quinta strofa, tra le petizioni quotidiane. Un musulmano non osa iniziare la preghiera principale della sua fede con parole come, "Tu sei il mio Dio" o "Nostro Dio misericordioso". La sua preghiera ufficiale non è una conversazione personale o un discorso con Dio, in cui egli porta davanti a lui richieste, intercessioni, ringraziamento e adorazione. Piuttosto, la Basmallah può essere paragonata a un uomo debole che tenta di avvicinarsi al suo sommo capo. Sta con la testa china, rispettoso e umile, davanti al suo potente signore, sperando che Allah ascolti il suo mormorio.

Allah

Il significato distintivo della parola Allah dà alla preghiera islamica il proprio peso specifico; è il nome arabo per Dio. La radice della parola viene dal semitico EL, simile a Elohim, e significa "il Potente", "l'unica forza", o "l'Onnipotente". Quando Gesù si presentò davanti al sommo sacerdote, usò questo termine: "In futuro vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo" (Matteo 26:64).

La differenza tra l'ebraico Elohim e l'arabo Allah si trova nelle ultime sillabe delle due parole. Mentre Elohim consente la possibilità di molteplicità e unità della Trinità, Allah è limitato esclusivamente alla singolarità. Allah non può essere un'unità di tre persone, perché è unico e solitario. Di conseguenza, lo stesso nome arabo per Dio nell'Islam rende abbondantemente chiaro l'antagonismo alla santa Trinità. Questo principio aggiunge profondità alla confessione di fede islamica che prorompe migliaia di volte al giorno dagli altoparlanti del minareti sui tetti di numerose città, paesi e villaggi, con le parole:

Non c'è alcun dio al di fuori di Allah. Muhammad è il suo messaggero.

L'unicità di Allah è evidente in questa doppia negazione di tutti gli altri dei.

Un non musulmano potrebbe cominciare a capire la sovranità assoluta di Allah, se contempla il richiamo musulmano, Allahu akbar. Questa frase, che significa "Allah è superiore", risuona dai minareti 40 volte al giorno. È stata anche proclamata dalle labbra di innumerevoli musulmani durante le guerre sante, ed è gridata da sciiti e sunniti durante le manifestazioni di massa. Si dovrebbe notare che questa frase non significa che Allah è grande, perché ciò implicherebbe l'esistenza di un altro grande essere, cosa incomprensibile; né significa che Allah è il più grande, perché questo significherebbe che può ancora essere paragonato a qualcosa di meno sublime. È necessario capire questo concetto: Allah è più grande di tutto – più grande di ogni sfortuna che potrebbe mai capitare a qualcuno, più importante di tutti gli eventi politici, più potente di tutti gli esplosivi nucleari mai concepiti dall'uomo. Allah è al di sopra di tutte le promesse del comunismo e di tutte le lusinghe allettanti del capitalismo. Allah è più grande di qualsiasi cosa potremmo mai concepire di lui. Egli è diverso, irraggiungibile, a distanza, in disparte, il grande e onnipotente Dio. Nessun essere umano lo può comprendere. Ogni pensiero su di lui è insufficiente o falso. Allah è dall'altro lato della facoltà conoscitiva di un essere creato. Egli è l'Onnipotente, che controlla tutto e che regna con incontrastata, indiscutibile sovranità. Nessuno è uguale a lui. Egli è il supremo inconoscibile Dio, lontano, che non ha alcun contatto personale con le sue creature. Non si può mai capirlo, solo adorarlo come suo schiavo.

Il Misericordioso e Compassionevole

Questi due nomi e caratteristiche di Allah, inclusi nella Basmallah, sottolineano la sua misericordia. Muhammad molto probabilmente ha adottato il concetto di misericordia di Allah dalla lingua parlata nello Yemen, perché questa parola suonava bene e personificava la misericordia di Allah. Questa parola sembra essere stata poco conosciuta alla Mecca, dove necessitava di spiegazioni. È per questo che "il Misericordioso" è completato con "il Compassionevole". Questo aggettivo è inteso ad approfondire il nome più importante di Allah, rendendo la sua misericordia "onnicomprensiva".

Se cerchiamo la prova della misericordia di Allah nel Corano, troviamo che i suoi contenuti comprendono principalmente le sue azioni come creatore e sostenitore dell'universo. Molte delle affermazioni che i cristiani compiono nel loro primo articolo di fede sono similmente espressi nel Corano: egli è il creatore dell'universo, conservatore, protettore, garante del successo, della salute, della ricchezza, di molti figli e di stima in questa vita e nella prossima. Questa è la prova della misericordia di Allah nell'Islam. D'altra parte, quelli che appaiono poveri, deboli, disprezzati e non hanno figli, sono considerati come persone che vivono sotto l'ira dell'Altissimo.

I due nomi amichevoli di Allah, che sono menzionati circa 160 volte nel Corano, puntano al benessere dei musulmani in questa vita e nella prossima. Tuttavia, questa misericordia di Allah non significa un attaccamento personale all'uomo, né un patto con il suo popolo, perché "Allah svia chi vuole, e guida chi vuole" (Sura Ibrahim 14:4). Allah è esaltato al di sopra coloro che egli ha creato. Egli rimane un Dio inconoscibile distante. Allah non è personalizzabile. Anche la dichiarazione, "Allah è spirito," non è ammissibile nell'Islam, perché nessuno può sapere chi o che cosa il suo signore sia veramente.

Qualsiasi tentativo di capire l'essenza di Allah dalla lista dei suoi 99 nomi belli porta alla delusione, perché 27 di questi nomi non appaiono letteralmente nel Corano. Si tratta di costruzioni teologiche che si sono sviluppate in seguito. Alcuni nomi di Dio, presi in prestito dalla Bibbia, manifestano un contenuto strano che distorce il loro significato originale. Dobbiamo accettare la confessione di al-Ghazali, il grande teologo islamico che ha paragonato tutti i nomi e le caratteristiche di Allah ed è giunto alla seguente conclusione: "Ogni nome di Allah è contraddetto da un altro dei suoi nomi. Allah è tutto e niente. Nessuno si può avvicinare alla sua grandezza o capire la sua essenza. Egli rimane il Dio inconoscibile e autorevole".

Padre nostro

La preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli non si focalizza né su Dio l'Onnipotente né sul Creatore, né su Gesù stesso né sul Giudice eterno. Egli, inoltre, non li ha incoraggiati a pregare Elohim o Iahvé, ma ha condiviso con loro il suo privilegio di poter chiamare Dio suo Padre.

Questa parola offre un nuovo rapporto tra Dio e noi. Che rivoluzione spirituale! Quale uomo mortale potrà mai pretendere di chiamare "padre" l'Eterno? Potremmo presto immaginare la possibilità di iniziare il nostro saluto con "O Creatore" o "Signore della storia". Ma Gesù ha voluto elevare i suoi seguaci fino al suo livello. Non li ha guidati verso un grande, lontano Dio sconosciuto che nessuno potrebbe mai sperare di conoscere, ma che è obbligato a temere e ad adorare. No, Gesù ha rivelato esattamente l'opposto ai suoi seguaci: il Dio personale d'amore che è molto vicino, il Padre che in Gesù si è legato ai peccatori per sempre. Egli rimane un padre anche per i figli e figlie che si sono perduti e sta arrivando da loro. La sua paternità è la forma legaòe del suo amore fino all'eternità.

La paternità di Dio è il concetto centrale del Nuovo Testamento, la rivoluzione teologica di Cristo e la risposta alla rigida dottrina monoteista di ebrei e musulmani. Gesù ha raffigurato Dio soprattutto come Padre ai suoi discepoli. Nelle sue preghiere, si rivolge personalmente a lui come "Padre". Nei quattro Vangeli, Gesù riconosce la paternità di Dio più di 185 volte. Nei Vangeli, Gesù ha velato la sua identità, usando il nome di Dio 99 volte. La paternità di Dio è rimasta sconosciuta anche ai demoni. Ma al suo cerchio più interno di discepoli, Gesù ha rivelato questa essenza di Dio e la sua unione con lui. Il Figlio ha sempre onorato il Padre e, negando se stesso, ha detto: "Il Padre è più grande di me. Colui che vede me, vede il Padre... Io e il Padre siamo una cosa sola... Il Padre è in me e io nel Padre "(Giovanni 10:30; 14:9-11). È per aver confermato la paternità di Dio e della sua figliolanza personale che Gesù fu condannato a morte (Matteo 26:63-66); le prime e le ultime parole sulla croce sono iniziate con il nome di suo padre (Luca 23:34,46).

Nessuna persona può capire il segreto del Padre e del Figlio da sola. Ebrei e musulmani credono allo stesso modo che Dio è uno solo. Essi non possono tollerare o accettare l'esistenza di due o tre dei. Questo suona come una bestemmia nelle loro orecchie. Ecco i perché fedeli musulmani disprezzano i cristiani che credono nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. L'esistenza della Santa Trinità rimane per loro un segreto e una brutta minaccia. I loro occhi sono ciechi e i loro cuori sono induriti.

Con la sua rivelazione unica, Gesù ha voluto incoraggiare i suoi discepoli a confidare in Dio come loro Padre personale e creare in loro una fede infantile; poiché egli li ha adottati, nonostante la loro indegnità e impurità (Galati 4:5). Gesù ha giustificato e purificato i suoi seguaci, facendoli degni di essere chiamati figli e figlie di Dio. Non sono più ospiti o stranieri, ma membri della famiglia del loro Padre celeste (Efesini 2:19; 1 Giovanni 3:1-3). Egli ha promesso e ha inviato loro il suo Spirito Santo, per farli nascere di nuovo e vivere nella sua forza ed essenza divina come suoi figli (Romani 8:14,15; Galati 4:6). Noi siamo, per grazia, legalmente suoi figli per adozione, e in sostanza suoi figli per il suo spirito, che grida: "Abbà, Padre", dando testimonianza al nostro spirito, che siamo figli di Dio, il nostro Padre celeste.

Nell'Antico Testamento, il Signore ha rivelato la seguente garanzia per mezzo del profeta Isaia: "Non temere, io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni". (Isaia 43:1). In 1 Giovanni 3: 1-3, leggiamo la risposta di Giovanni l'Apostolo a questa promessa:

Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

La preghiera del Signore non adora Dio in generale glorificandolo indirettamente, ma ci guida direttamente a parlare a Dio nostro Padre. I cristiani hanno un contatto personale con Dio, che sente, conosce e si prende cura di loro. Il cristiano vive in una sicurezza reale e continua, perché l'Onnipotente è suo padre. La razza, l'istruzione, la ricchezza, il sesso, la salute e il successo non ci danno diritto a chiamare Dio Padre; solo la nostra fede in Gesù Cristo ci concede questo privilegio. Chiunque crede in lui pregherà nel suo nome il Padre e saprà per esperienza di essere accettato nella libertà dei figli di Dio. Ogni cristiano ha una specie di "numero verde" con cui chiamare il suo Padre celeste in qualsiasi momento. Il numero non è mai occupato, e non c'è mai un momento in cui il Padre non c'è. Egli è sempre presente, ascolta e risponde alle preghiere dei suoi figli. Conoscete questo "numero di telefono divino"? Considerate le parole di Dio nel Salmo 50:15: "invocami nel giorno della sventura; io ti libererò e tu mi glorificherai", e allora troverete vero aiuto nei momenti di difficoltà.

Che sei nei cieli

Le parole, "Padre nostro", non portano i seguaci di Cristo a parlare senza rispetto, con presunzione o in modo esigente, poiché sanno che il loro Padre è nei cieli. Rimane una "distanza santa", nonostante un rapporto molto personale. I cristiani sono infatti figli di Dio, ma non è stato ancora rivelato ciò che diventeranno. Lo Spirito Santo li protegge da una rozza familiarità e da un eccesso di fiducia.

Il cielo è il luogo dove Dio vive; si tratta di un regno spirituale, non è un luogo che può essere situato geograficamente. Quando Gesù dice che il Padre è in lui e che egli è nel Padre, ciò significa anche che in Cristo il cielo è venuto sulla terra. D'altra parte, Gesù è sempre stato in cielo, essendo uno con il Padre (Giovanni 3:13). È stato solo sulla croce che il Figlio è stato reciso dall'unità della Trinità. È stato lì che ha riconciliato i peccatori con Dio; è stato lì che ha sofferto l'inferno; è stato lì che ha preso su di sé la pena che ci meritiamo, in modo che possiamo avere accesso al Padre nel suo nome. Il paradiso in terra inizia ora, invisibile, quando è presente in noi lo Spirito del Padre e del Figlio. Ma questo non deve essere confuso con la prosperità o con sensazioni di benessere. Questo privilegio della sicurezza in Dio, nostro Padre, può essere vissuta da tutti, in un campo di concentramento o tra gli affamati in India. Il cielo può essere trovato da chi vive nella giungla dei grattacieli di New York, ed è altrettanto accessibile alle tribù delle savane dell'Africa. Chi crede nelle parole di Cristo e chiama Dio Padre nostro entra in una nuova creazione. Il tema della Preghiera del Signore non è il timore ma l'amore, non l'isolamento ma la sicurezza, non la disperazione ma un continuo ringraziamento.

Alcuni critici dicono: "L'Islam testimonia che Allah è misericordioso e compassionevole, e i cristiani chiamano il loro Dio amore personificato. Misericordia e amore sembrano essere la stessa cosa. Pertanto, entrambe le religioni sono dirette allo stesso Dio". In risposta a questo, consigliamo ai critici di pensare a ciò che l'amore e la misericordia significano veramente. Se uno sposo dovesse dire alla sua sposa in modo condiscendente, "Avrò misericordia di te e ti sposerò", come risponderebbe la sua sposa? Se lei non lo respingesse con le parole: "No, grazie, è tutto finito!", non capirebbe la sofferenza in serbo per lei. Ma se il suo sposo dovesse dire, "Ti amo", allora la cosa sarebbe chiara, perché lui si metterebbe esattamente sullo stesso piano con lei. È proprio a questo punto che la si trova differenza tra un rapporto con il Dio della Bibbia e Allah nell'Islam. Anche quando è presentato con le sue caratteristiche più accattivanti e nobili, Allah rimane il grande, lontano e sublime Dio, il quale, al massimo, può abbassarsi a notare un povero, misero verme, e forse prendere in considerazione di aiutarlo.

In Cristo, però, Dio nostro Padre è sceso al nostro livello umano. È diventato uno di noi. È anche sceso più in basso, perché ha preso la nostra colpa su di sé, morendo al nostro posto sulla croce. Il vero amore significa sacrificio per chi ne è indegno. Il Padre del Signore Gesù Cristo non è solo misericordioso con chi è in difficoltà; ha riscattato i peccatori, incapaci di costruire la propria giustizia, ancor prima della loro nascita, e li sopporta con pazienza.

Le prime parole della Fatiha e della preghiera del Signore determinano il contenuto e lo spirito di entrambe le preghiere. Nella preghiera islamica, ogni pensiero è diretto verso Dio, perché l'Islam è una cultura teocentrica, che ordina tutti i settori della vita intorno al nome di Allah. Ma nella preghiera che Gesù ha insegnato, è la paternità di Dio che influenza tutte le ulteriori richieste. Pertanto, la questione può essere riassunta così: Al-Fatiha glorifica e illumina solo Allah, mentre la preghiera del Signore esalta "Il nostro Padre che è nei cieli". Chi ha capito questi due grandi nomi, e la differenza tra loro, ha capito l'essenza dell'Islam e del Cristianesimo e le loro differenze. L'Islam è, in sostanza, la spiegazione dell'eminenza di Allah. Mentre il vero cristianesimo è ciò che è stato rivelato ed è nato di nuovo dal Padre.

II. Il culto e le richieste del regno dei cieli

Lode ad Allah

La Fatiha inizia con una confessione e un elogio indiretto di Allah. Il Potente che governa su tutto pretende ogni lode e adorazione per se stesso. Tiene nella mano ogni persona ed evento. Si può solo tremare davanti a lui. Un musulmano non sarà così audace da parlare con Dio e lodarlo personalmente. La Fatiha non dice, "Noi ti lodiamo, nostro Dio" o "Ti lodo, mio ​​signore." "Lode ad Allah" è una chiamata indiretta a tutti di adorarlo. Dobbiamo renderci conto che l'Islam è una religione di culto. Secondo il Corano, le persone sono create per adorare Allah. In arabo, le parole per adorazione e adoratore sono derivazioni dei termini per schiavitù e schiavo. Essi rivelano che le persone non sono libere di decidere se adoreranno Allah o no; piuttosto, lodare Allah è un dovere, un dovere che obbliga ogni musulmano dal momento della nascita. Il musulmano vive sotto la sua legge. È un servo di Allah, non un figlio di Dio. A ogni preghiera, ribadisce nuovamente la sua sottomissione ad Allah – una sottomissione che nasce dalla paura e dalla soggezione.

Nella moschea, praticamente non esistono canti di ringraziamento o di gioia; al massimo, si può di tanto in tanto ascoltare cori monotoni o grida ritmiche di guerra. Ma a tutti nei paesi islamici è possibile osservare come i musulmani, da soli o in file, durante i loro momenti di preghiera si inchinano ad Allah fino a 34 volte al giorno, toccando la terra con la fronte. Questa linea che corre dalle spalle piegate fino in fondo ai loro piedi è una dimostrazione dell'incarnazione dell'Islam nella carne; rappresenta un'interpretazione visibile della parola Islam. Tradotta, la parola Islam significa resa, sacrificio e sottomissione ad Allah. Il signore forte, potente e incomprensibile deve essere adorato con timore e con profondo rispetto.

In precedenza, durante l'età dei califfi e dei sultani, anche i generali di tanto in tanto dovevano inginocchiarsi e strisciare carponi fino al trono del loro sovrano. Il sovrano poi metteva loro il piede sul collo, come segno della signoria assoluta. Attraverso questa cerimonia, il sottomesso dichiarava: "Eccomi, sono a tua disposizione. Fa' di me quello che vuoi".

Ancora oggi, il culto nell'Islam indica a un musulmano di rimanere a terra davanti ad Allah, come per dire: "Ponimi il piede sul collo. Io ti appartengo. Sono tuo. Sono pronto a fare quello che vuoi: servire, sacrificarmi e combattere. Sono al tuo servizio senza condizioni".

Il culto nell'Islam è una sempre rinnovata presentazione al grande, sconosciuto Allah.

Il Signore dei mondi

La resa incondizionata ad Allah è accentuata nella Fatiha con la menzione del nome "Signore dei mondi". Il concetto pre-islamico di Allah che controlla tutte le persone e gli eventi ritorna alla superficie in questo titolo. Egli è l'onnisciente, l'onnipotente, il saggio, che nota, vede, sente e riesce a trovare una soluzione per tutto. Nulla gli sfugge. Egli governa i macrocosmi e i microcosmi. Egli controlla i vasti mari delle galassie. Nessuna super-nova esplode, nessuna stella nasce o muore senza la sua volontà e la sua conoscenza. Non c'è elettrone che si muove nell'orbita invisibile del nucleo di un atomo che non sia controllato dal Creatore.

Il nome, "Signore dei mondi," ha un significato ulteriore. Allah non solo controlla la materia e le cose di questa vita visibile, ma anche l'eternità e l'invisibile. Egli è il Signore degli spiriti. Angeli e demoni sono stati creati da lui, e lo servono come schiavi. Nell'Islam, perfino lo Spirito Santo è un angelo creato che serve Allah senza riserve. Assolutamente nulla accade senza la conoscenza e la volontà di Allah. Egli solo è il Signore.

Nel concetto dei musulmani della signoria assoluta di Allah sul visibile e l'invisibile, troviamo la rigorosa credenza nella doppia predestinazione. Allah indurisce chi vuole e guida chi vuole; salva chi vuole e danna chi vuole (Sura al-Fatir 35:8; al-Muddaththir 74:31). La responsabilità personale del singolo si dissolve in un'assenza di significato. Nel Corano, troviamo l'affermazione che "l'uomo è stato creato debole" (Sura al-Nisa 4:29); di conseguenza, un musulmano non può certo raggiungere una consapevolezza completa del proprio peccato. Un musulmano confessa che commette degli errori, ma non concorda mai sul fatto che egli è un peccatore perduto e spezzato.

Di tanto in tanto, i musulmani in carcere scrivono ai centri di letteratura: "Allah mi ha portato in prigione, in modo da poter stabilire un contatto con voi." Con queste parole, esprimono il seguente concetto: "Io sono debole, perché Allah mi ha creato debole. In ultima analisi è lui il responsabile ultimo del mio errore. Io non sono del tutto colpevole. Non sono corrotto, perché sono stato creato in questo modo nel grembo materno..." Tale pensiero passivo, irresponsabile influenza la cultura islamica in tutti gli aspetti. La vita quotidiana spesso porta il timbro di un pigro fatalismo. I professionisti occidentali, che hanno acquisito familiarità con la mentalità dei musulmani, parlano di una "IBM araba", che significa:

Inshallah: Forse qualcosa accadrà, se Allah lo permette.

Bukra: Forse il lavoro sarà finito domani o il giorno dopo o la prossima settimana.

Malesh: Non importa, anche se qualcosa si rompe.

Questo spirito penetra il modo di vita musulmano più di quanto possiamo immaginare.

L'apprendista di un vetraio ha dovuto installare una finestra e non è stato prudente; il vetro è caduto a terra e si è rotto. Il proprietario della casa si è arrabbiato e ha gridato: "Perché non sei stato attento?" Il ragazzo ha spalancato gli occhi e ha risposto con una sola parola: "Maktub". Con questo ha voluto dire: "Così era scritto. Era predeterminato che il vetro sarebbe caduto a terra". In altre parole, stava dicendo che lui non era responsabile, perché Allah ha voluto che il vetro cadesse e si frantumasse.

Tutti gli aspetti della vita quotidiana di un musulmano sono controllati dalla determinazione e la grandezza di Allah. Qui troviamo una inversione delle parole: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò" (Gen 1:27). Questo può significare: "Dimmi com'è il tuo Dio, e io ti dirò perché vivi così". La comprensione di Dio su cui si basa una cultura influenza la vita dei suoi cittadini fino ai loro stessi pensieri e relazioni. La vita di un musulmano è determinata dallo spirito di Allah. Il musulmano rimane per sempre il suo schiavo e adoratore.

Il Misericordioso e Compassionevole

Non è sorprendente che Muhammad, dopo aver riconosciuto la schiavitù di tutti i musulmani, abbia sottolineato la certezza di Allah essere tanto misericordioso quanto compassionevole. Senza questo raggio verbale di speranza, la prigione spirituale in cui il musulmano si ritrova sarebbe insopportabile. Tuttavia, queste due caratteristiche di Allah sono in qualche modo parole vuote che non garantiscono vera libertà, perché parlano solo di un aiuto possibile senza dare conforto. Qui si risveglia una speranza, che tuttavia non si basa su piano di salvezza di Dio – a meno che non si scelga di considerare i miliardi del petrolio degli arabi o le vittorie conseguite nelle guerre sante come la speciale grazia di Allah sui suoi sudditi.

Tutti i 99 nomi di Allah, sono solo nomi, non verbi. Un nome ci rivela una possibilità, un potenziale, un programma, una speranza, ma alla fine in realtà non produce un'azione. Solo un verbo può descrivere un atto che avviene in un dato momento, in un determinato luogo, per una persona specifica. Il Corano è pieno di nomi di Allah, mentre il Vangelo rivela la volontà di Dio in verbi, in cui egli è attivo e porta a compimento la sua promessa.

Sovrano del Giorno del Giudizio

La Fatiha ci porta ancora più a fondo in una comprensione islamica di Allah. Egli non è solo lo sconosciuto, forte, potente, che tutto governa, è anche il "Sovrano del Giorno del Giudizio".

L'Islam ha una sua visione della storia. Tutto è come un fiume che scorre in avanti verso una fine terribile: il Giorno del Giudizio. La traduzione letterale di questa espressione è "Il giorno della religione". La visione che dell'Islam ha di se stesso culmina nel giudizio finale di Allah; tutte le aspirazioni religiose sono dirette verso questo obiettivo finale. In questo giorno, ogni atto buono e ogni cattiva azione, così come tutto ciò che è nascosto e non capito, saranno portati alla luce, per essere giudicati alla fine.

L'Islam è una religione su basi giuridiche. Non sono la grazia, la misericordia e il perdono a essere i principi che governano, ma le rigide richieste della legge, che prevede il pagamento del debito e la comminazione della vendetta. La legge non può essere piegata e non deve essere spezzata! Ciò è particolarmente rivolto a tutelare l'onore del clan, a difendere tutti i privilegi, e a lottare per proteggere la propria posizione fino alla fine.

Una grande bilancia sarà allestita nel Giorno della Religione (Sura al-Shura 42:17). Tutte le buone azioni del genere umano saranno soppesate rispetto alle cattive azioni. In tal modo, il musulmano si augura che le sue buone azioni supereranno le cattive (Sura Hud 11:114). Non riesce a capire che tutta la sua natura è malvagia e corrotta dalla nascita. La credenza nel peccato originale o depravazione totale, a seguito del peccato di Adamo ed Eva tramandato a tutti i loro discendenti, è respinta dai musulmani. L'Islam è basato sulla giustificazione per mezzo delle opere. La lotta religiosa dei musulmani ha lo scopo di ripagare gli errori commessi. La mattina presto, il muezzin chiama dal minareto: "Alzatevi alla preghiera, alzatevi verso il successo!" Chi prega sarà benedetto. Tutti coloro che ripetono la Fatiha diciassette volte nel corso delle preghiere prescritte per cinque volte nella giornata sperano di cancellare, con queste preghiere, diverse voci negative sulla lavagna nera che registra i loro peccati.

Un musulmano rimane prigioniero della sua mentalità premio-punizione. Spera di essere guidato nel giardino eterno nel Giorno della religione, sulla base delle sue buone azioni. Là, piaceri materiali attendono il beduino assetato, che ha sofferto il caldo torrido del deserto immaginando la scena di un'oasi lussureggiante e ombreggiata che lo attende. Squisite prelibatezze di ogni tipo, frutta fresca, fanciulle sempre vergini e ragazzi giovani devono essere a disposizione di ogni buon musulmano, oltre alle sue mogli (Sura Ya Sin 36:56, al-Dukhan 44:54, al-Waqia 56:11-37, ecc) Tuttavia, Allah non è necessariamente presente tra i suoi musulmani in Paradiso. Anche lì egli rimane il Dio grande, lontano, esaltato e sconosciuto.

I musulmani non sono certi che sarà loro concesso l'ingresso in Paradiso. Solo coloro che muoiono in una guerra santa, lottando per Allah, nutrono questa sicurezza; sperano di essere trasportati immediatamente ai giardini eterni. Dopo aver costruito una moschea su questa terra, un ricco musulmano ritiene che un palazzo lo attenda nell'aldilà come ricompensa. Altri musulmani imparano a recitare l'intero Corano a memoria, nella speranza di ottenere un posto sicuro per se stessi e per dodici dei loro parenti nei giardini della gioia eterna.

Il Corano offre molti dettagli sulle fiamme dell'inferno, con le sue grida assordanti, come ne offre sulle gioie nella fresca ombra del Paradiso. Chi dice che ci sono altri dei all'infuori di Allah, o che confessa che Allah ha un figlio, sarà arrostito sulla brace mentre la sua pelle scoppia, cade e si riforma più e più volte, sigillando in tal modo la sua eterna agonia e dolore (Sura al-Nisa 4:56).

La descrizione di Dante del "reparto di terapia intensiva" dell'inferno nasce dall'interpretazione di vari versetti coranici (Sura al-Araf 7:38, Ibrahim 14:16, al-Hijr 15:34, ecc; in particolare al-Masad 111:1- 5). La paura paralizzante di Allah culmina in un profondo orrore delle fiamme brucianti dell'inferno, preparato prima di tutto per i non musulmani, ma che attende anche quei musulmani che non sono stati fedeli.

Tuttavia c'è un verso orribile nel Corano (Sura Maryam 19:69-71), in cui si afferma che tutti i musulmani, senza eccezione, entreranno nell'inferno. Questo è stato inevitabilmente ordinato da Allah e non è in discussione. Solo più tardi egli sarà in grado di salvare coloro che sono stati musulmani fedeli e timorosi. Gli studiosi musulmani non negano questo fatto, ma sostengono che l'inferno sarà purificato e senza fuoco, mentre i musulmani lo stanno attraversando. Altri dicono che i musulmani vi entreranno solo in un batter d'occhio, stando a piedi nudi tra le fiamme. La profondità delle fiamme sarà secondo l'intensità dei peccati. Solo i buoni musulmani possono sperare di essere salvati dall'inferno.

Nessuno sa che cosa fa esattamente di un musulmano un buon musulmano, poiché anche Muhammad, fondatore dell'Islam, è in uno stato intermedio, in attesa del grande giorno della religione. Egli stesso non è ancora stato salvato. Pertanto, tutti i musulmani devono dire "Allah preghi per lui e gli conceda la pace" ogni volta che menzionano il suo nome. Quando il fondatore della religione non è ancora stato salvato, dove finiranno i suoi seguaci? Normalmente il fondatore di una religione prega per la salvezza dei suoi seguaci. Tuttavia, dopo 1.350 anni i musulmani stanno ancora pregando che Muhammad trovi la pace.

Le aspettative, speranza e paura si mescolano insieme mentre un musulmano prega la Fatiha, mentre adora Allah. I pensieri personali non determinano la preghiera del musulmano: Piuttosto, una liturgia centrata su Allah lo costringe, 34 volte al giorno, a prosternarsi davanti al grande dio sconosciuto. Lui adora Allah, con timore e profondo rispetto come suo Signore onnipotente e Giudice incorruttibile. Il musulmano si augura che, mantenendo tutte le istruzioni e le regole della legge religiosa, potrà essere in grado di ottenere un po' di misericordia dal Compassionevole. Eppure non è mai sicuro se le sue opere e le preghiere saranno sufficienti per aiutarlo a liberarsi dall'inferno.

Sia santificato il tuo nome

Avete mai considerato che cosa significa la prima e più importante richiesta nella preghiera del Signore? Solo quando raggiunge la seconda o terza richiesta, chi prega si rende effettivamente conto di quello che sta dicendo. Spesso trascuriamo la richiesta che Gesù stesso ha messo in cima alla lista. Egli ci porta a chiedere, prima di tutto, che il nuovo nome di Dio, che egli ci ha rivelato, sia santificato. Qual è la meravigliosa caratteristica di Dio nel Nuovo Testamento che deve essere santificata, se non la sua paternità? Dio non solo è chiamato Padre, egli è il nostro Padre, sia legalmente sia spiritualmente. Considerando che i profeti sotto il vecchio patto avevano riconosciuto il Creatore dell'Universo come tre volte santo e incomprensibilmente Glorioso, davanti al quale ogni uomo mortale deve cadere come morto quando lo vede da lontano, Gesù ha rivelato Dio ai suoi discepoli come il Padre di luce e di grazia, rendendolo accessibile a chiunque gli si avvicina nel nome di Gesù.

Dalla venuta di Cristo possiamo dire che "Dio", nel vecchio senso, non esiste più, per quanto riguarda la precedente comprensione della parola. Colui che esiste è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo in una completa unità di amore e di verità. Colui che adora il Padre adora anche il Figlio e lo Spirito Santo contemporaneamente.

Un padre è un padre soltanto quando ha figli. La parola stessa implica che un uomo ha generato o adottato un figlio. Con la prima richiesta nella preghiera del Signore, preghiamo che milioni di figli spirituali nascano al nostro Padre che è nei cieli. Questo lo onora e lo santifica. Prendiamo in considerazione non solo il lato giuridico dell'adozione, ma anche la rinascita essenziale attraverso la presenza dello Spirito Santo in un uomo. L'amore di Dio, la sua gioia, la sua pace, la sua pazienza, la sua bontà, il suo autocontrollo, la sua umiltà, la sua mitezza, la sua verità e la sua santità devono essere visibili nei seguaci di Cristo. Questo è l'obiettivo della prima richiesta.

A volte in una conversazione tra amici che hanno figli possiamo sentire osservazioni del genere, "Sembra suo padre!" o "è esattamente come sua madre!" L'equivalente spirituale di questa regola è scritta per tutti nel primo capitolo della Bibbia, dove leggiamo: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1:27). Questo era l'intento originale della creazione, ma è stato perso a causa della caduta nel peccato. È stato ripristinato solo per mezzo di Gesù Cristo. Lui solo è stato in grado di dire, "Colui che mi ha visto ha visto il Padre" (Giovanni 14:9). Gesù è la vera immagine del nostro Padre nei cieli. Se vuoi sapere a cosa assomiglia Dio, guarda Gesù, il suo amore, la sua santità, la sua umiltà e la sua gentilezza.

Nella prima richiesta della preghiera della nuova alleanza, chiediamo che il nostro Padre celeste trasformi e santifichi tutti i suoi figli a sua immagine, in modo che il suo carattere si sviluppi in loro e che essi non lo facciano vergognare, essendo invece come lui nei loro pensieri, parole e azioni. Le loro nuove vite devono glorificare il Padre. Infatti, egli è santo in se stesso e non ha bisogno della santità dei suoi figli. Ma si è compiaciuto di renderci partecipi della sua stessa santità, a condizione che accettiamo la guida del suo Spirito, scegliendo come la nostra chiamata più alta l'onore e la gloria del nome del Padre.

Gesù insegnò ai suoi discepoli: "Voi sarete perfetti come il Padre vostro celeste è perfetto" (Matteo 5:48). Questo comando ci potrebbe far piombare nelle profondità della disperazione, se la paternità di Dio non fosse il suo presupposto e obiettivo. La forza del Padre, la sua guida, correzione, aiuto, cura e amore, ci trasformano a sua immagine. Il Padre di Gesù Cristo è la nostra speranza e forza. Egli distingue le voci dei suoi figli, proprio come una madre dà ascolto alla voce del suo bambino e lo riconosce subito, anche tra le altre voci in competizione. Il nostro Padre celeste si affretta ad aiutare i suoi figli e non li lascia da soli. Egli li conforta con il suo Spirito Santo che abita in loro.

Venga il tuo regno

Il regno di Dio è uno dei temi principali del Nuovo Testamento. Il regno di Dio non è sottosviluppato, ma è ricco di doni, forza e doti. Tuttavia, solo i poveri spiritualmente entreranno nel suo regno; vale a dire, quelli che stanno davanti a Dio a mani vuote, confessando i loro peccati e accettando la sua grazia, la sua giustificazione e il suo potere vivificante (Matteo 5:3).

Secondo l'uso delle parole semitiche, c'è una connessione inscindibile tra un re e il suo regno. È lui il proprietario di tutto il paese. Tutti gli abitanti gli appartengono. È loro dovere obbedirgli senza esitazione. Allo stesso modo, Dio è il nostro re. Noi apparteniamo a lui da quando ci ha creati. Tutti gli uomini sono suo possesso, che se ne rendano conto o no. Molti vivono in ribellione e animosità verso Dio. Non si vogliono sottomettere al loro padrone. Ma un giorno, il re apparirà come loro giudice, e ha il diritto di annientare tutti i ribelli.

Tuttavia, il nostro Padre celeste è un Dio di grande pazienza. Egli è onnipotente, onnisciente, saggio, il Signore della storia, e manderà di nuovo il suo figlio, il giudice incorruttibile, al grande giorno finale. In considerazione della sovranità del nostro Padre celeste, sappiamo e confessiamo che il Dio della nuova alleanza non manca di qualsiasi attributo, potere o autorità. Ogni persona gli appartiene dalla testa ai piedi. Da noi attende la nostra completa resa e obbedienza. Ma c'è una differenza decisiva tra il Padre del Signore Gesù Cristo e Allah nell'Islam: l'Onnipotente è il nostro Padre, il Re eterno ci ama, il Santo è personalmente con noi. Non abbiamo bisogno di tremare davanti a un grande signore. La sua esistenza è la ragione della nostra vita eterna, felicità e speranza imperitura.

Quando preghiamo, "Venga il tuo regno", il nostro primo pensiero non è di splendore, onore o potere per noi stessi né del nostro futuro piacere, ma consideriamo il regno spirituale del nostro Padre, che è diventato visibile nel suo Figlio. Gesù ha detto ai suoi discepoli: "Il regno di Dio è in voi" (Luca 17:21). Il regno del nostro Padre è un regno spirituale, non di questo mondo. Noi non utilizziamo inganno o violenza nei nostri sforzi per promuovere il regno di Cristo, perché l'essenza del suo regno è amore, sacrificio e pazienza. La guerra santa non è un metodo legittimo da usare per stabilire il dominio dell'Eterno. Gesù non ha armato i suoi apostoli. Ha preferito morire egli stesso, invece di far estinguere i suoi assassini. Gli apostoli non hanno attaccato i loro nemici, ma hanno praticato il comandamento di Cristo: "Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi calunniano e vi perseguitano, affinché siate figli del vostro Padre che è nei cieli..." (Matteo 5:44,45).

Chi prega seriamente per la venuta del regno del nostro Padre si renderà presto conto che egli stesso è sfidato a operare, con tutte le sue forze, per l'avvento di quel regno. Chi ha una famiglia che possiede un'impresa o una fattoria sa che i membri della famiglia devono spesso lavorare sodo; gli straordinari sono una cosa normale! Il padre lavora più di tutti gli altri. Allo stesso modo, il regno del nostro Padre celeste è un affare di famiglia. I suoi figli e figlie sono chiamati come principi e principesse a impiegare la loro vita, tempo e denaro nella promozione del regno del Padre.

È desiderio di Gesù che tutti coloro che pregano per la venuta di questo regno credano anche costantemente che questo regno viene irresistibilmente realizzato. Ogni generazione in questo mondo è chiamata a partecipare di cuore a questo atto di fede. Con la vostra fede, il suo regno viene (1 Giovanni 5:4)!

Il regno del nostro Padre celeste potrebbe certamente essere stabilito senza il nostro coinvolgimento. Ma il Padre ci rende degni di parteciparvi, perché noi, i suoi figli creati, siamo possessori congiunti, fiduciari ed eredi del suo regno. La sua gloria attende tutti i fedeli lavoratori nella sua messe.

Quando qualcuno non sa esattamente come partecipare alla promozione del regno dei cieli, può chiedere al Padre che è nei cieli di mostrargli concretamente dove si trova il suo compito. Uno è chiamato a testimoniare, un altro a servire, un terzo a pregare incessantemente; altri vedono il loro dovere nel sacrificio di denaro e nelle sofferenze personali. Alcuni discepoli di Gesù sono guidati attraverso diverse opportunità di servizio, per cui il fine ultimo è sempre la salvezza dei perduti. Gesù disse: "Il Figlio dell'uomo è venuto a salvare ciò che era perduto" (Matteo 18:11). Colui che è stato accettato nel regno del Padre vuole anche chiamare i suoi parenti e amici alla vita eterna. Essere salvati risulta nel voler portare gli altri alla salvezza. Dovrebbe essere il nostro desiderio di mostrare a molti musulmani la strada verso il regno dell'amore del nostro Padre.

Chi prega: "Venga il tuo regno", non pensa solo all'opera salvifica e santificatrice di Dio nel presente, ma anticipa con entusiasmo il futuro, in attesa della venuta finale del regno pieno di grazia del nostro Padre, governato da suo Figlio su questa terra. Il ritorno di Cristo, la risurrezione dei morti e il giorno del giudizio sono fasi della venuta del regno del nostro Padre. Pertanto, dobbiamo sempre chiederci: Qual è l'obiettivo della nostra vita? Per cosa stiamo vivendo? Che cosa ci aspettiamo davvero in futuro? Ci stiamo sforzando solo per buoni voti e per una vita di agi e di prosperità? Siamo paralizzati dalla paura di una contaminazione nucleare del pianeta? Stiamo cercando di prepararci per la venuta dell'Anticristo o di prevedere i tempi esatti della seconda venuta di Cristo? Siamo a disagio per quanto riguarda il verdetto finale sulla nostra vita nel Giorno del Giudizio, o siamo confortati, anche al momento della morte, contemplando la nostra risurrezione dai morti? Attendiamo un paradiso di piacere eterno, o i nostri volti sono imbronciati al pensiero della dannazione eterna? È necessario che i cristiani di tanto in tanto rivedano il loro passato, ne facciano un bilancio, e prendano seriamente in considerazione la speranza che hanno per l'eternità.

Possiamo forse riassumere l'obiettivo di speranza nella preghiera del Signore con altre parole: "Vogliamo tornare a casa! Vogliamo vedere il nostro Padre!" Né godimenti materiali né eccitanti aspettative spirituali sono l'obiettivo finale della nostra speranza, ma piuttosto il ritorno a casa di figli e figlie perduti che possono solo inginocchiarsi davanti al loro Padre, e gridare con una voce balbettante: "Padre, ho peccato contro il Cielo al tuo cospetto. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio (o figlia). Non respingermi dalla tua presenza e non rimuovere il tuo Spirito Santo da me" (Luca 15:21; Salmo 51:11). Se questa è la nostra preghiera, allora sperimenteremo l'abbraccio e il bacio del Padre. Egli ci ricoprirà del suo manto di giustizia e ci inviterà alla festa della sua gioia eterna.

Né il Giorno del Giudizio, le fiamme dell'inferno, i piaceri sensuali, né i conforti sono l'obiettivo della nostra vita; piuttosto, nel cristianesimo, l'ininterrotta comunione con il Padre ci attende! Noi siamo vagabondi ribelli e torniamo a casa dal nostro Padre. Egli tergerà ogni lacrima dai nostri occhi. Non ci sarà più la morte, la tristezza, il pianto o il dolore in sua presenza. Le cose di questo mondo passeranno. Il nuovo verrà sicuramente (Apocalisse 21:3-7)!

Sia fatta la tua volontà, come in cielo così sulla terra

La terza richiesta nella preghiera del Signore è spesso intesa come una preghiera di devozione, alla luce della sofferenza inevitabile e del pesante fardello nella vita dei credenti. Ma dobbiamo ricordare che non stiamo trattando con un Signore indifferente. No, noi preghiamo il nostro Padre celeste – che si compia la sua volontà.

Un buon padre vuole il meglio per i suoi figli. Cerca di salvarli dalle preoccupazioni, dai peccati, dal fallimento e dalla miseria. Fa quello che può per aiutarli. Inizialmente non richiede loro di fare questo o quello, ma è pronto a sacrificarsi per loro. Li incoraggia a partecipare alla sua opera, secondo i loro talenti; non li sovraccarica. Li guida e dà loro la preparazione necessaria per svolgere il loro compito. Così, non siamo noi stessi a dover compiere la volontà di Dio. È lui che inizia e benedice.

La volontà del nostro Padre celeste è il più grande potere sulla terra. È suo desiderio che tutti siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (1 Timoteo 2:4).

Con queste prime tre richieste nella preghiera del Signore, è delineato il grande tema delle missioni nel mondo. I cristiani non sono vittime di un despota divino, o un potere più alto che li tormentar, o di un dio che cerca di guidarli contro la loro volontà. Gesù non ci chiama alla sofferenza passiva o al fatalismo cieco, ma ci porta a lavorare attivamente con gli altri mentre cerchiamo di realizzare la volontà del Padre. Tutti i cieli hanno gioito quando Gesù si è fatto uomo per riscattare il mondo. Gli angeli hanno glorificato il Padre e il Figlio quando lo Spirito Santo è stato riversato sui seguaci di Cristo, che pregavano e aspettavano di ricevere la vita stessa del loro Padre celeste.

Se la volontà di Dio deve essere fatta nelle nostre città e villaggi, come lo è in cielo, allora siamo chiamati ad allineare completamente la nostra volontà alla volontà del Padre e ad avere parte con lui, in modo che le sue intenzioni siano portate a compimento. La volontà di Dio può certamente compiersi senza di noi, ma noi non siamo gli schiavi di un sultano indifferente; noi siamo i figli del nostro Padre celeste, che ci ha chiamati a partecipare alla sua opera benedetta! Noi non tremiamo davanti alla fluttuante, indistinguibile volontà di un despota sconosciuto. Invece, imploriamo il Padre di essere buono con tutti – quelli che conosciamo e quelli che non conosciamo. Il Padre si compiace di benedire tutti coloro che cercano la sua pace.

L'atteggiamento interiore e la condotta esterna di un cristiano in preghiera sono palesemente diversi dal modo di culto nell'Islam. Mentre un musulmano, come uno schiavo, si getta a terra davanti al suo Signore esaltato fino a 34 volte al giorno, un cristiano non è legato a nessun particolare momento di preghiera, posizione di preghiera, o direzione della preghiera. I cristiani sono liberi di pregare in bicicletta, in chiesa o in aereo. La preghiera di un paziente costretto a letto può avere più potere e autorità di quella di un vescovo nella sua chiesa. I cristiani non hanno bisogno di toccare il pavimento con la fronte per esprimere la loro sottomissione. Sono liberi e non vivono sotto la legge. Noi non viviamo come schiavi di Allah, ma siamo figli del Padre nostro che è nei cieli. Abbiamo un atteggiamento diverso nei confronti della vita. Per i musulmani, la preghiera e il culto sono una parte della loro legge religiosa, un obbligo delineato nella Sharia. Adorare il Padre è per noi un privilegio che ci porta alla gratitudine eterna.

"Dio è amore, chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio in lui" (1 Giovanni 4:16).

III. Le richieste giornaliere

Te solo serviamo

Nella Fatiha, il musulmano si rivolge ad Allah personalmente per la prima volta quando pronuncia le pratiche richieste quotidiane. Egli dice: "Te solo serviamo come schiavi".

In italiano non c'è una parola che trasmette il significato esatto della parola araba per "servire". Pertanto cercheremo di fornire una traduzione che si avvicina al significato originale: "A te solo offriamo noi stessi come schiavi. Siamo servi asserviti a te, incapaci di decidere se vogliamo servirti o no. Non possiamo liberarci dalla nostra schiavitù a te. Dobbiamo servirti in ogni momento. Noi siamo la tua proprietà. Puoi fare con noi come desideri". Ogni musulmano, che sia un credente impegnato oppure no, ha questo atteggiamento verso Allah.

Il servizio di un musulmano ad Allah comprende tutti gli aspetti spirituali e materiali della vita, aspetti che non possono essere separati nell'Islam. Secondo la legge islamica, la religione e la politica sono uniti. Il concetto islamico del regno di Allah deve essere realizzato oggi nel mondo attuale. Tutti i settori della vita sono intesi come parte integrante del culto obbligatorio di Allah. Molto spesso, i messaggi del venerdì nelle moschee vengono fatti con un taglio politico, e toccano questioni nazionali e straniere. Questi messaggi sono spesso l'inizio o la motivazione di manifestazioni politiche e tentativi di rovesciare i governi.

Una delle parole per "moschea" in arabo è mabad, che significa "luogo di culto". Questo concetto deriva dalla parola radice per "schiavo". L'umanità deve lodare Allah. Gli esseri umani non sono liberi di vivere per se stessi. Rimangono vincolati nella loro sottomissione ad Allah.

Quando un dignitario spirituale esige una guerra santa, i musulmani sotto la sua guida sono tenuti a partecipare. È stato così ai tempi di Muhammad. Ancora oggi i leader religiosi e politici si aspettano lo stesso. Tuttavia, il desiderio di guerra previsto dopo tale appello si accende raramente oggi. Le motivazioni personali di colui che dà l'ordine sono fin troppo evidenti. Le guerre combattute per cause religiose sono spesso più brutali di quelle combattute per altri motivi. Non è per niente che il Corano dice ripetutamente: "Uccideteli ovunque li trovate. Tendete loro un agguato e vinceteli per quanto possibile" (Sura al-Baqara 2:191ss, al-Nisa 4:89-91, al-Tawba 9:5, etc.). Queste parole non sono progettate come suggerimenti strategici di Muhammad; piuttosto, si intendono come comandi ispirati da parte di Allah.

Allah è non Dio della pace comune. Il suo obiettivo è la diffusione finale dell'Islam, sia per mezzo di rapporti d'affari, della spada, o di mezzi economici e militari. Tutte le opzioni principali devono essere sfruttate, e tutte le tattiche impiegate. Il culto islamico abbraccia tutti i settori della vita, dall'adorazione di Allah alla guerra santa.

In arabo, c'è una parola che precede la richiesta testimonianza che rafforza la confessione islamica di fedeltà ad Allah. Quando la preghiera, il musulmano non dice, "Ti serviamo come schiavi", ma, "Tu solo sei colui che serviamo". Queste parole sottolineano l'esclusività di Allah come oggetto di adorazione. Fino a quando un musulmano resta musulmano, non adorerà o servirà altri dèi; è orientato solo verso Allah.

Ogni aspetto di una cultura musulmana è di natura teocentrica, sia esso la famiglia, l'economia, l'istruzione, la politica o la religione. Tutto è una parte della visione del mondo centrata in Allah. Pertanto, se un musulmano abbandona l'Islam e diventa cristiano deve essere avvertito e poi punito. Se non ritorna, lo attende la morte (Sura al-Nisa 4:90, al-Nahl 16:107). A nessuno è permesso di uscire dal suo recinto degli schiavi di Allah. Un musulmano appartiene ad Allah per il tempo e per l'eternità, e non ha il diritto di lasciarlo. La libertà di religione non si applica ai musulmani, anche se leggi in stile occidentale sono state emanate nei paesi islamici. Si tratta di un diritto concesso solo agli stranieri non musulmani che si trovano a vivere o lavorare nei loro paesi.

Nell'Islam, il pentimento significa un ritorno ad Allah e l'accettazione della sua religione. Il problema principale qui non è un cambiamento di stile di vita o un ripudio del proprio carattere cattivo. Ciò che è più importante è una volontaria sottomissione ad Allah. Illustrando questo punto, Muhammad, dopo essere stato raggiunto da alcuni beduini dalla penisola arabica, ha detto, "Non dite: 'Noi abbiamo creduto,' ma dite, 'Noi ci siamo arresi ad Allah e al suo messaggero'." (Sura al-Hujurat 49:14).

L'orgoglio dei musulmani, risultante da questa dipendenza esclusiva in Allah, è comprensibile, perché sembra loro si essere stati posti come superiori a tutti gli "infedeli". I musulmani sono convinti che tutti gli altri dei sono nulla e che tutte le altre religioni sono false e blasfeme. Essi credono di essere gli unici che conoscono il vero Dio, e che solo loro sono sulla retta via. Tutte le altre persone devono essere convertite ad Allah. Grazie alla sua sottomissione all'unico, esaltato Dio, un musulmano si sente superiore a tutti gli altri; da qui viene il detto "fiero come un arabo!"

Da te solo cerchiamo la nostra guida

La totale dipendenza di un musulmano da Allah rende possibile la sua richiesta di aiuto. Più precisamente, questo grido significa: "Cerchiamo il nostro aiuto da te solo. Noi non contiamo su vicini, amici, o su chiunque sia in una posizione di potere e autorità.". Ma questo atteggiamento è valido solo in teoria. La realtà ci mostra un'infinitamente complessa e intricata rete di corruzione e d'inganno. Ognuno cerca mediatori e aiutanti nel governo, nelle scuole, nei posti di lavoro e ovunque. Ma questo atteggiamento fiero rende quasi impossibile aiutare apertamente un musulmano. Tale suggerimento sarebbe offensivo per lui. Egli accetta regali o aiuto diretto in rare occasioni, a meno che naturalmente abbiano origine da Allah. Molto spesso, cibo, denaro o indumenti possono essere dati alle famiglie bisognose solo se si lascia segretamente questi doni alla loro porta o in qualche altro luogo privato. In caso contrario, l'onore della persona o del clan sarebbe compromesso, il che significherebbe che Allah ha smesso di prendersi cura di loro, a causa della loro indegnità o colpa.

Un musulmano dice raramente "Grazie!" ai suoi benefattori, perché ritiene che tutto ciò che riceve provenga in origine da Allah. È solo da Allah che un musulmano cerca aiuto. Così, è Allah che ha spinto una persona a offrire aiuto, e la lode va ad Allah e a nessun altro.

Un musulmano prega non solo il suo Signore durante i cinque tempi di preghiera regolamentati. Ha anche la possibilità di pronunciare preghiere formulate in modo autonomo in qualsiasi momento. Tali appelli, come in tutte le religioni, sono costituiti principalmente da richieste di aiuto. Tuttavia, il presupposto per tali preghiere è diverso nell'Islam. Mentre i discepoli di Gesù Cristo si considerano peccatori indegni di ricevere l'aiuto di Dio – e tuttavia hanno guadagnato l'accesso al Padre per mezzo del sangue di Gesù che li giustifica – un musulmano considera la sua preghiera una richiesta urgente di aiuto al suo Signore, perché egli è il suo schiavo che lo serve. La ignita di chi chiede o la legittimità della richiesta non è ciò che conta inizialmente; piuttosto, tutto dipende da Allah che può o non può soddisfare la richiesta desiderata.

Chi entra nell'Islam come schiavo di Allah ha il diritto fondamentale all'aiuto divino. Ha fatto un passo nella cerchia di coloro che sono qualificati, quelli che soli possono aspettarsi aiuto o guida da parte di Allah.

In Sudan, un'azienda agricola islamica per lo sviluppo è stata avviata per ricuperare il deserto attraverso l'irrigazione con l'acqua del Nilo. Sopra l'ingresso di questo agriturismo sono le parole della Fatiha: "Te solo serviamo [come schiavi]. Da te solo cerchiamo la nostra guida". Ogni individuo tra i milioni di disoccupati sudanesi che desidera lavorare in questa fattoria è il benvenuto a farlo, a condizione di accettare l'Islam e la circoncisione. Un'assistenza generale per lo sviluppo da parte di semplici fonti umanitarie sembra assurda a un musulmano. Solo quelli che camminano sul vero cammino della Sharia possono aspettarsi di ricevere aiuto.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Con le richieste quotidiane, Gesù insegna ai suoi seguaci a pregare per il pane necessario per le esigenze di ogni giorno e non di più. Nella nostra epoca di congelatori, frigoriferi, prodotti in scatola, conti bancari e polizze vita, abbiamo perso la serietà e la forza di questa richiesta in larga misura. Solo chi ha vissuto un disperato bisogno, è stato senza lavoro per un lungo periodo, ha vissuto senza alcun mezzo di supporto, o chi, come rifugiato, ha perso tutti i beni, sarà in grado di comprendere il privilegio di questa preghiera per chiedere aiuto.

Perché Gesù ci insegna a pregare solo per le esigenze di ogni giorno? La ragione di questo è l'esistenza del Padre nostro che è nei cieli, che vive e non cambia. Egli è più importante del pane, del reddito e della salute. Si preoccupa dei propri figli. La sua gente può fidarsi di lui e parlare con lui di tutte le loro esigenze. Egli fornirà ciò di cui hanno bisogno, se glie lo chiedono fedelmente.

Un bambino non si preoccupa degli affari dei suoi genitori.

Non pensa alle provviste in cantina, ma chiede a sua madre un panino, l'abbigliamento e anche i giocattoli, ed è certo che riceverà tutto ciò di cui ha bisogno. "Mio padre si prende cura di me" è la vitale esperienza di base nella vita di questo bambino piccolo. Sarebbe innaturale che chiedesse un numero sufficiente panini che gli duri un'intera settimana. Sarebbe anche impensabile che si getti a terra davanti ai suoi genitori in adorazione, al fine di ricevere una mela. Il bambino non è uno schiavo. I suoi genitori sono sempre lì. Gli danno tutto quello di cui ha bisogno. Vi è un rapporto personale tra di loro che si basa sulla verità profonda.

Se il ragazzo dovesse chiedere qualcosa di nocivo, come una lama di rasoio con cui giocare o un veleno da bere, i suoi genitori certamente non accoglierebbero la sua richiesta, anche se facesse i capricci e urlasse. È l'amore e la saggezza dei genitori che determina quali richieste saranno esaudite. Allo stesso modo, è la bontà di Dio che determina quale delle nostre preghiere verranno esaudite. Egli sa se accogliere la nostra richiesta ci porterà del bene o del male.

Il nostro Padre celeste non è avaro. A volte concede anche la prosperità, che può essere una eredità spirituale a coloro i cui antenati hanno lavorato, sperato e sopportato fedelmente. Tuttavia, la prosperità significa spesso una grande tentazione e richiede responsabilità. Coloro che accumulano denaro e beni, senza darne a chi ne ha bisogno corrompono rapidamente il proprio carattere insieme a quello della loro famiglia.

Dobbiamo capire l'importanza del fatto che la preghiera di Gesù non ci è stata data al singolare o nella forma "me" forma; è destinata a passare sopra le nostre labbra al plurale. Non è giusto che dobbiamo solo pensare ai nostri bisogni privati. Gesù ci insegna anche a pregare per le esigenze dei nostri amici e vicini. È un peccato che durante il periodo natalizio la maggior parte di noi compri solo doni per noi stessi e per coloro che amiamo, senza mai pensare di fornire un po' di gioia agli stranieri che vivono tra noi, ai prigionieri o ai portatori di handicap.

Le petizioni quotidiane nella preghiera del Signore ci motivano anche verso una preoccupazione fraterna per il genere umano. Il nostro Padre è un Dio d'amore. Egli ci spinge a pensare non solo ai cristiani, ma anche agli ebrei, ai musulmani, agli induisti e ai seguaci di altre religioni. I paesi industrializzati devono riconsiderare le loro vedute tradizionali e cercare di capire i paesi in via di sviluppo in cui il padre di famiglia spesso guadagna solo dieci dollari al mese. Coloro che aprono gli occhi e guardano ai fatti si comporteranno in modo diverso durante le dispute spesso amare che scoppiano sopra gli aumenti salariali in Occidente, perché i piccoli aumenti di solito ammontano a più del reddito annuo complessivo di molti salariati in India e Bangladesh.

La Preghiera del Signore ci allena alla preghiera di intercessione e ci dà una visione globale di misericordia, in modo che possiamo affidare gli altri al nostro Padre; dopo tutto, egli lascia splendere il sole sui malvagi e sui buoni.

Gesù ha dato un significato più profondo di questa richiesta globale con le sue penetranti parole:

"Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!" (Luca 11:9-13).

Gesù non ha lasciato spazio a equivoci quando ha insegnato che l'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola di Dio (Luca 4:4). Il nutrimento spirituale è altrettanto vitale quanto il pane quotidiano. Ciò significa che il semplice aiuto allo sviluppo senza un genuino insegnamento cristiano è superficiale e alla fine dannoso. La gente nei paesi in via di sviluppo deve imparare a pensare, lavorare e agire in modo responsabile nei confronti degli altri. Un rinnovamento della mente in ogni individuo è necessario, perché gli aiuti ai paesi in via di sviluppo siano veramente efficaci. Solo allora il lavoro produttivo può essere compiuto dai lavoratori fedeli. Senza essere convertiti a Gesù e al nostro Padre che è nei cieli, non troveremo in noi amore duraturo per il nostro prossimo.

Senza gratitudine per la sua preoccupazione quotidiana, è raro che qualcuno sia pronto a investire il suo tempo, la sua energia e il suo denaro nella vita di persone difficili. Senza un'esperienza di salvezza, non ci può essere né lavoro sociale duraturo, né un vero impegno di vita in comune. Coloro che forniscono aiuto ai paesi in via di sviluppo senza spiegare chiaramente il Vangelo troveranno che le persone sa loro addestrate sfrutteranno la prima occasione che capita per rubare gli stessi strumenti e i materiali con cui sono state addestrate. Chi non ha sperimentato una pulizia della sua coscienza per mezzo di Gesù Cristo, difficilmente sarà motivato a pulire i suoi strumenti a fondo dopo il lavoro, per evitare la formazione di residui o di ruggine. Il pane da solo non è sufficiente. Lo Spirito del Padre dovrebbe essere alla base di tutto.

Chi pronuncia la preghiera del Signore con vero intento spirituale non dimenticherà di essere grato. Molto spesso, chi prega chiede aiuto, benedizione, salute e successo. Ma il tempo e l'energia che investe nel rendere grazie è magro davvero. I credenti maturi esprimono il loro ringraziamento a Dio e all'uomo in parole e opere. Chi è grato resta fermo nella gioia e vive con fiducia. Vogliamo davvero ringraziare il nostro Padre celeste per tutto quello che ha offerto a noi, suoi figli.

E rimetti a noi i nostri debiti

Questa breve e unica richiesta non appare nella Fatiha; non è neppure accennata, perché la consapevolezza del peccato nell'Islam è superficiale. Il Corano fornisce certamente molti nomi per la vergogna, la criminalità, l'adulterio e la fornicazione in tutte le loro diverse forme. Ma questo non ha nulla a che fare con una realizzazione scioccante del vero peccato davanti al Dio santo, o al nostro riconoscimento della colpa personale. In generale, entrambi mancano nell'Islam.

Rendiamo grazie al nostro Padre nei cieli per questa richiesta nella preghiera del Signore! Che privilegio è che noi cristiani possiamo riconoscere i nostri peccati, pentirci e confessarli in modo chiaro. Con queste parole, Gesù ci libera da tutti i complessi di inferiorità e superiorità. Questa richiesta sradica il nostro orgoglio per le radici e pianta i nostri atteggiamenti nel terreno della realtà. Siamo tutti nient'altro che peccatori. Nessuno è migliore o peggiore di chiunque altro. Nessuno è buono, se non Dio solo (Marco 10:18; Luca 18:18). Il nostro Padre celeste è la vera misura per tutti noi. Non vi è alcuna occasione per chiunque di vantarsi, sia che siamo grandi o piccoli. C'è spazio solo per la contrizione, il riconoscimento della nostra mancanza, e la confessione del nostro stato di corruzione totale.

Nessuno confesserà i suoi peccati a un altro a meno che non possa fidarsi completamente di quella persona. Tuttavia dobbiamo ammettere le nostre azioni, parole e pensieri con labbra tremanti di fronte al nostro grande e santo Dio, da cui riceveremo la misericordia. È il nostro Padre a essere nostro Giudice. Egli sa, capisce, ama e ci sopporta. Ha progettato il nostro perdono e redenzione prima delle fondamenta della terra. Il nostro perdono fluisce dalla fonte della sua compassione amorevole. Pertanto, siamo incoraggiati a confessare i nostri peccati davanti a lui, anche se questo significa la morte del nostro stesso "sé".

L'Islam non può riconoscere un Dio Padre. È vero che i musulmani pregano "colui che perdona". Leggono oltre 111 volte nel Corano che Allah perdona. Tuttavia, nessuno di loro sa se Allah in realtà ha personalmente perdonato i suoi peccati, perché questo sarà rivelato solo al Giudizio Universale.

I cristiani sanno che, in questa vita, è stato concesso loro il perdono pieno e completo. Hanno esperienza di questa grazia quotidiana. È stato Gesù stesso che ci ha dato questa richiesta decisiva. Egli è l'Agnello di Dio che ha reso su di sé il peccato del mondo. Egli ha riconciliato tutti con Dio. Se non fosse stato crocifisso, non ci sarebbe alcun motivo per chiedere perdono dei peccati. Dio non perdona arbitrariamente "quando vuole o chi vuole," perché la sua santa legge ci accuserebbe davanti a lui per l'eternità. Il nostro Padre è sempre contemporaneamente verità e amore. Egli è la bontà e la santità in uno. Gesù ha preso tutti i nostri peccati su di sé a causa del suo grande amore. Egli è stato giudicato e tormentato al nostro posto e ha giustificato i suoi seguaci una volta per tutte con la sua morte espiatoria sulla croce. Siamo liberati dalla nostra colpa e cattiva coscienza dalla sua grazia. Gesù ci ha salvati dall'ira e dal giudizio di Dio. "Il castigo per la nostra pace è caduto su di lui, e dalle sue piaghe noi siamo stati guariti... con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati" (Isaia 53:5; Eb 10,14).

I cristiani non sono obbligati a pregare cinque volte al giorno, né a digiunare per un intero mese o a intraprendere un pellegrinaggio pericoloso. Essi non devono costantemente fare offerte, trattandosi severamente nella speranza che Dio possa "forse" essere misericordioso verso di loro. Non devono garantire la propria salvezza attraverso il proprio sforzo, perché questo è già stato compiuto. Non vivono più in un'epoca di legge, ma in un'epoca di grazia. Sono liberati da tutti i requisiti legali, perché Gesù ha compiuto l'intera legge, subendo la punizione per tutti i peccati della storia umana. Chi crede in Gesù è giustificato per sempre. Colui che rifiuta il perdono di Cristo non potrà mai trovare un aiuto nel giorno del giudizio.

Ora che Gesù ha riconciliato Dio con gli uomini, ogni cristiano impegnato può adorare suo Padre celeste con uno spirito di ringraziamento. Noi sacrifichiamo il nostro tempo ed energia, in modo che il suo regno possa venire. Non serviamo Dio solo con una speranza di essere giustificati e salvati dalle nostre buone azioni. Anzi! Dedichiamo la nostra vita, tempo e denaro al servizio del nostro Padre celeste, per spirito di ringraziamento perché siamo già stati salvati.

Colui che ha compreso questo grande privilegio è in grado di tirare un sospiro di sollievo ed è libero dalla pressione psicologica o religiosa. Egli conduce una vita diversa dai non cristiani. Se dovessimo chiedere a un musulmano se ha ricevuto il perdono dei peccati, direbbe, "Forse, lo spero". Se dovessimo continuare a interrogarlo, risponderebbe: "Se Allah lo vuole". Ma non potrà mai essere sicuro se Allah lo vuole, perché nessun musulmano ha la certezza sentita che i suoi peccati sono stati perdonati. Egli non ha un Agnello di Dio che è morto per lui. Le fiamme eterne dell'inferno lo attendono, perché la somma delle sue buone azioni non sarà sufficiente a cancellare le sue cattive azioni.

È particolarmente tipico che la quinto richiesta nel Padre Nostro non dice solo: "Rimetti a me i miei debiti." La Preghiera del Signore è in forma plurale. Pertanto, non dobbiamo solo riconoscere i nostri peccati personali, pentircene, confessarli, odiarli e superarli; né possiamo tenere il dono gratuito della salvezza solo per noi stessi. No, siamo chiamati anche a intercedere per i nostri vicini, amici e parenti – così come per tutti i musulmani e gli ebrei – che il Signore apra i loro occhi perché vedano il loro smarrimento, la loro schiavitù e il pericolo della loro dannazione eterna. Siamo tenuti a pregare per ogni individuo perché si penta, ritorni al Padre celeste, cada ai suoi piedi e per fede riceva il suo amore e la sua grazia. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Giovanni 3:16). Chi accetta il perdono dei suoi peccati è anche chiamato a essere sacerdote dell'Altissimo. La preghiera del Signore lo incoraggia a praticare questo privilegio per tutti per fede. L'amore di Cristo ci spinge a farlo.

Cristo stesso si è legato personalmente alle richieste della Preghiera del Signore. Ha fatto dei nostri peccati suoi peccati, ha pregato per il nostro perdono e ha sopportato la pena per i nostri peccati nel suo corpo, anche se lui stesso non aveva commesso un solo peccato. "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (2 Corinzi 5:21). Cristo è l'Agnello di Dio e contemporaneamente il vero Sommo Sacerdote, che prega la Preghiera del Signore, con tutto il suo essere e che intercede per noi presso il Padre. La sua preghiera riceve risposta! Noi dipendiamo dalla grazia e dalla sollecitudine spirituale del nostro Salvatore in ogni secondo della nostra vita.

Abbiamo già ringraziato il nostro Padre celeste e Gesù Cristo, suo Figlio unigenito per il perdono e la remissione di tutti i nostri peccati attraverso la sua espiazione? È gioia e privilegio di ogni cristiano lodare il Dio Uno e Trino per la realtà della redenzione in Cristo. Prima ancora di pronunciare questa richiesta di preghiera, possiamo sapere che è già stata ascoltata. Dov'è allora lo spazio per la nostra lode, ringraziamento, devozione e servizio? L'apostolo Paolo si è fatto volentieri egli stesso schiavo di Gesù Cristo, per spirito di lode continua per questa meravigliosa salvezza. Allo stesso modo, il nome del Padre sia santificato in mezzo a noi, in modo che il suo regno venga e la sua volontà sia fatta in e attraverso di noi. Questa è la nostra devozione, il nostro "Islam", e il nostro canto di lode e adorazione. Non ci è richiesto, né forzato. Non vi è nessuna pressione, nessuna legge, nessuna schiavitù; anzi, tutto ciò che facciamo è motivato da pace, gioia e amore. Le missioni cristiane sono le espressioni del nostro ringraziamento per il Golgota.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori

Questa piccola parola può scuotere ogni cristiano impegnato, perche noi preghiamo: "Padre, rimetti i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Visto da un'altra angolazione, questo potrebbe significare, "Non perdonarmi i miei debiti se non sono pronto a perdonare i peccati del mio avversario. Ha fatto molto male anche a me, mi ha insultato, mi ha offeso, mi ha perseguitato e mi ha odiato me! Non potrò mai dimenticarlo". Ancora, potrebbe significare, "Perdonare? Sì, ci proverò. Ma dimenticare? Mai!" Se noi nutriamo pensieri come questi, stiamo pregando indirettamente, "Padre, perdonami, ma non dimenticare mai il male che ho fatto". Ora, nessuno vorrebbe pronunciare tali parole! Forse con un po' di lotta interiore potremmo sforzarci di dire: "Io sono pronto a perdonare e dimenticare, ma non ho mai voglia di vedere questa persona di nuovo! Se mai la vedo per strada, passerò dall'altro lato per evitarla". Ciò significherebbe, "Padre, perdona e dimentica tutti i miei peccati, ma io non voglio più incontrarti per tutta l'eternità." Queste parole provenienti dai nostri cuori duri e impenitenti ci escluderebbero dalla gloria della immediata presenza del nostro Padre celeste.

Una meditazione sull'intercessione, con particolare attenzione alla preghiera del Signore, ci schiaccerebbe. Forse saremmo poi pronti a sciogliere le nostre riserve verso i nostri nemici e a perdonarli con tutto il cuore. Ma ciò sarebbe sufficiente? Gesù si aspetta da noi più che solo il perdono. Egli ci chiama ad un livello di maturità spirituale che ci mette in grado di amare i nostri nemici. Amiamo veramente il padre una volta che abbiamo iniziato ad amare i nostri nemici. "Dio è amore, e chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio in lui" (1 Giovanni 4:16). Ecco perché Gesù ha insegnato ai suoi seguaci questa lezione: "Io vi dico, amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che si approfittano di voi e vi perseguitano, perché possiate essere figli del Padre vostro che è nei cieli "(Mt 5:44,45).

Inoltre, quando c'è una controversia, raramente la colpa è solo da una parte. Forse siamo responsabili solo per il cinque o dieci per cento di tutto il problema, perché abbiamo usato toni troppo duri nel nostro discorso, perché non abbiamo informato per tempo l'altra persona, o perché abbiamo pregato troppo poco per il prossimo. È un privilegio essere in grado non solo di perdonare i peccati di un altro, ma anche di chiedergli di perdonare prima le nostre mancanze, quando sente che la colpa è nostra. La via dell'umiltà è sempre aperta davanti a noi. Non ci fa male quando il nostro orgoglioso "io" è macinato in polvere, perché l'auto-giustificazione è la malattia del genere umano, anzi, il suo stesso auto-inganno.

Tuttavia, i pensieri di abnegazione sono contrari alla volontà di un musulmano, che non ha mai sperimentato il perdono reale da parte di Allah. Ecco perché non può mai semplicemente perdonare. Allah per lui è come un venditore che misura buone azioni dell'uomo contro le sue cattive azioni. È una questione di diritto, di pagamento e di vendetta, non di perdono, d'amore e si sostituzione. Solo quando tutte le richieste della legge sono state rispettate può essere esteso il perdono. Pertanto, la vendetta di sangue è la logica conseguenza dello spirito dell'Islam. Colui che perdona un nemico commette un crimine, perché poi le esigenze della giustizia non saranno soddisfatte. Questo principio era già in opera nell'Antico Testamento: "Senza spargimento di sangue, non c'è perdono" (Ebrei 9:22; Levitico 17:11). Nell'Islam, ogni offesa richiede una severa punizione o un pagamento di un debito. Nel caso qualcuno voglia essere generoso, passare sopra al reato e scegliere di dimenticare tutta la faccenda, sarebbe colpevole di un reato aggiuntivo. Le richieste della legge devono essere soddisfatte. Pertanto, per coloro che si basano sulla legge dell'Antico Testamento e secondo la legge islamica, il seguente principio è ancora valido: "Occhio per occhio, dente per dente ... orecchio per orecchio, sangue per sangue" (Levitico 24:19,20; Sura al-Maida 5:45).

Coloro che vivono nello spirito del Nuovo Testamento difficilmente possono capire questo modo di pensare, perché sono stati convertiti a un altro modo di vita e sono stati programmati a perdonare. Ma da dove prendiamo il diritto di perdonare? Il perdono estendiamo non è forse superficiale, o addirittura difettoso? Al contrario, Cristo non ha preso su di sé solo il nostro peccato individuale sulla croce, ha anche preso l'intera colpa di tutta l'umanità. Per questo motivo, siamo in grado di perdonare tutti in ogni momento. Gesù ci ha liberato dalla costrizione alla vendetta. La sua crocifissione ha reso questo possibile, e questo ci obbliga a perdonare volentieri i nostri nemici.

Una donna una volta fu portata a Muhammad. Era incinta di un uomo diverso da suo marito. I suoi accusatori e testimoni chiesero a Muhammad, "Che cosa dobbiamo fare con lei?" Egli rispose: "riportatela da me dopo che avrà dato alla luce il bambino". Dopo pochi mesi la riportarono insistendo che Muhammad dicesse loro di nuovo che cosa dovevano fare con lei. Muhammad fu finalmente obbligato a condannarla a morte e disse: "Prendetele il bambino e poi lapidate la donna immediatamente di fronte a casa mia." Fecero come aveva detto. Muhammad aveva ragione secondo la legge.

Gesù incontrò un incidente simile. Alcuni testimoni oculari gli portarono una donna a colui che aveva commesso adulterio. Gli chiesero: "Che cosa dobbiamo fare con lei?" si chinò e scrisse qualcosa nella polvere. (Non sappiamo quello che scrisse, forse misericordia!) Insistettero sul fatto che egli desse una risposta, così Gesù si alzò e guardò negli occhi e disse: "Lapidatela!" Tuttavia, aggiunse una frase sconvolgente alle richieste della legge. "Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra". Queste parole trafissero il loro cuore e tutti lasciarono la scena in silenzio ad uno ad uno, i sacerdoti, gli scribi e persino gli apostoli. Rimasero solo Gesù e la donna (Giovanni 8:1-11). A quel punto, Gesù avrebbe dovuto prendere la prima pietra e scagliarla perché lui in realtà era senza peccato. Ma non lo fece. Ha forse rotto la legge non lapidando la donna peccatrice? No! Ha preso i suoi peccati su di lui ed è morto per lei. Aveva il diritto di perdonarla, perché ha preso il suo posto e si è sacrificato per lei, il santo per il peccatore. Muhammad non è morto per i musulmani. Perciò egli doveva giudicare e mettere a morte la peccatrice. Nell'Islam non c'è la croce e di conseguenza il perdono, né perdono di Dio per l'uomo né il perdono fra gli uomini. Solo i cristiani hanno la capacità, il diritto e l'obbligo di perdonare come Dio perdona, sempre, tutti e ogni peccato completamente.

Dal momento che i musulmani rifiutano la storicità della crocifissione di Cristo, così come il bisogno di salvezza, rimangono sotto la legge e devono compiere la vendetta o chiedere un risarcimento completo. Chi legge la legge della vendetta in Iran, che Khomeini e i suoi mullah hanno derivato ​​dalla Sharia, ne sarà disgustato. In essa è scritto:

"Quando un ciclista cieco da un occhio provoca la perdita di un occhio di un'altra persona a causa di un incidente, la vittima ha il diritto di determinare il tipo di compensazione da ricevere, o l'occhio buono dell'imputato o un indennizzo monetario equivalente alla perdita del proprio occhio.

"Quando il conducente di un'automobile provoca un incidente e, di conseguenza, la gamba della vittima deve essere amputata, la vittima ha il diritto di chiedere che la gamba del guidatore sia amputata. Qualora ci siano ferite sulla gamba del guidatore, queste devono guarire prima che la gamba possa essere amputata, in modo che non siano fatte rivendicazioni "ingiuste"."

Diversi giovani musulmani che studiavano nella scuola di una missione in Libano si sono rassicurati l'un l'altro che non avrebbero più praticato la legge della vendetta di sangue. Ma all'avvicinarsi della grande festa, Aid al-Fitr, alla fine del mese di digiuno del Ramadan, uno zio affrontò uno dei giovani e lo sfidò: "Come è possibile che celebri la rottura del digiuno, quando non hai ancora purificato la reputazione della tua famiglia, che è stata disonorata?" Così il giovane è andato a casa, ha preso una pistola, e ha sparato al padre del suo amico che stava chiacchierando sul balcone della sua casa. Subito dopo questo incidente, il giovane è saltato sulla sua moto, è corso alla stazione di polizia e si è posto sotto custodia protettiva. È stato condannato al carcere per pochi anni, perché il fatto è stato visto come una questione d'onore della famiglia. Quando è venuto il giorno della sua liberazione, il suo ex amico che stava alla porta della prigione gli ha sparato mentre veniva rilasciato. Questo ex amico poi si è consegnato alla polizia, mettendosi sotto custodia protettiva. Modelli simili spesso continuano per intere generazioni. Un muro di odio separa i vari clan. La legge non consente il perdono.

L'Islam non è una religione di amore, ma di diritti. Ecco perché il perdono incondizionato delle offese di un nemico è quasi impossibile. Si alimenta l'odio e il cuore si indurisce. Anche oggi tali faide si traducono spesso in tensione e guerre politiche. Non si può giungere a compromessi, perché la dura richiesta di diritti non può essere piegata. Di conseguenza, si combattono guerre di sterminio, senza speranza di pace. Chi cerca di liberarsi dalla legge della vendetta, cercando di abbracciare un approccio pragmatico o di negoziare una pace parziale, rischia di essere ucciso come il presidente egiziano Anwar Sadat nel 1981.

Raramente ci rendiamo conto di quanto la nostra cultura occidentale è stata influenzata dalla croce di Cristo. Possiamo raggiungere compromessi abbastanza facilmente, sperare nel perdono reciproco e cercare di stabilire la pace laddove l'odio è forte. Pratiche come queste hanno la loro radice nella riconciliazione che è stata stabilita tra Dio e l'uomo attraverso il sangue di Cristo. Senza la croce di Cristo, non ci sarebbe la riconciliazione, né con Dio né con l'uomo. Il Padre stesso ha sofferto più di tutti quando il suo unico Figlio è stato offerto al posto nostro, in modo che noi, i colpevoli, potessimo essere giustificati e resi capaci di perdonare coloro che peccano contro di noi, proprio come Dio perdona. Ma dal momento che l'Islam rifiuta il Dio Uno e Trino, si pone al di fuori della portata della grazia, rimanendo invece sotto la maledizione della legge.

IV. Petizioni per la protezione contro la caduta in tentazione

Guidaci sul retto cammino

Il subconscio di un musulmano è diretto verso il grande Allah e il suo giudizio finale. Allah è Colui che un musulmano vuole servire come schiavo, nella speranza di raggiungere una ricompensa eterna. Cerca il suo aiuto di lui per una vita di successo, una vita conforme a tutte le esigenze dell'Islam. Chiede ad Allah di condurlo ogni giorno in conformità alla lettera della legge islamica. Non comprende di essere peccaminoso e malvagio per natura. Ritiene che essendo un musulmano è sulla strada giusta e sarà accettabile ad Allah così com'è. Per una garanzia in più, prega per la capacità di riconoscere l'unico vero cammino e per la saggezza di camminare su di esso.

La parola per "cammino" nella Fatiha è un termine straniero entrato nella lingua araba. La radice più probabile deriva dal latino e accenna alle strade romane di ciottoli che passavano attraverso il Vicino Oriente nel loro cammino verso Roma. Queste larghe strade rendevano possibile un viaggio veloce e confortevole. Una carrozza leggera trainata da cavalli poteva viaggiare su di loro rapidamente, un grande miglioramento rispetto alla lentezza delle carovane di cammelli nel deserto. La "via larga", la strada larga, diritta e comoda che porta direttamente in paradiso era l'ideale di Muhammad.

Muhammad non sapeva nulla delle parole di Cristo sulla via stretta e angusta che conduce alla vita e alla salvezza, né della via ampia e confortevole che conduce alla morte e alla dannazione. A quanto pare, Muhammad non aveva sentito parlare molto dell'abnegazione nel campo della sessualità. Aveva legalmente tredici tra mogli e concubine. Portare la croce era per lui un concetto estraneo. Aveva creato una religione che permetteva ai suoi uomini la possibilità di indulgere nella loro vita privata. Non è un problema per un pagano con più mogli diventare un musulmano, perché l'Islam gli permette questo privilegio. Coloro che acquistano ricchi premi nel combattimento in una guerra santa pensano che stanno raccogliendo la benedizione di Allah per essere i suoi aiutanti vittoriosi.

L'unico modo giusto per un musulmano è l'Islam, e la retta via è la Sharia, la legge islamica. Praticamente tutti i settori della vita sono racchiusi in questo sistema presumibilmente teocentrico: il culto, la vita familiare, l'eredità, le questioni economiche, il possesso di schiavi, i diritti in guerra e i contratti con i credenti e i non credenti. Tutto è regolato in dettaglio, secondo gli insegnamenti e l'esempio di Muhammad. Chi vive fedelmente nel quadro di queste leggi pratiche spera di avere successo in questo mondo e nell'altro. L'Islam è una religione della legge in cui tutti i settori della cultura sono permeati dallo spirito islamico. Questa è la retta via per un musulmano.

Tuttavia, la convinzione che un musulmano che osserva la legge islamica sarà condotto direttamente in paradiso è il più grande auto-tradimento possibile. Nessun uomo può soddisfare le richieste della legge. Nessun musulmano ha confessato la sua fede a sufficienza, ha pregato in tutti i momenti di preghiera obbligatoria, ha digiunato fedelmente o ha onestamente calcolato la sua offerta fiscale religiosa. Tutti hanno fatto degli errori nella loro vita familiare e nei rapporti con i compagni di fede. La legge non salva un musulmano, ma lo giudica senza pietà. La Sharia, su cui tutti i musulmani costruire la loro vita, li giudicherà e li guiderà dritti all'inferno. Non ci può essere più grande errore.

Per questo motivo un musulmano ha davvero bisogno di pregare, 'Signore, guidami sulla strada giusta,' perché Muhammad non poteva dire di essere lui stesso la via, la verità e la vita. Ha confessato tre volte di aver dovuto chiedere il perdono ad Allah. Ogni musulmano ha bisogno di trovare la via a Cristo, che concede a ogni credente pentito il perdono eterno e la propria natura.

La Fatiha caratterizza il percorso legale di Dio come "un'autostrada" per coloro che servono e combattono per Allah. L'espressione per "grazia", ​​che domina il Nuovo Testamento, appare qui, ma con un significato completamente diverso.

La grazia, secondo la definizione araba della parola, significa "condurre una vita beata, confortevole, facile e buona". Giobbe serve come un buon esempio di questa grazia. Dopo essere stato afflitto dalle piaghe, passata la sua severa prova di fede, il Signore lo guarì e gli concesse più case, più bestiame e più figli rispetto a prima. Giobbe fu inondato di grazia da Dio a causa della sua fedeltà. Nell'Islam, la fede è onorata con ricompense terrene e celesti. Chi ripete la testimonianza di fede, prega cinque volte al giorno, e digiuna tutti i giorni durante il mese di Ramadan sarà grandemente benedetto in questa vita e nella prossima. Ma chi è povero, sordo, senza figli, perseguitato o sperimenta sofferenze è ovviamente sotto l'ira di Allah per aver lasciato la retta via della legge islamica.

Il musulmano prega fino a 17 volte al giorno: "Signore, guidami sul retto cammino, il cammino di quelli ai quali hai dato grazia". Con queste parole, spera fondamentalmente di camminare nella giusta direzione e richiede solo l'aiuto di Allah per tenerlo all'erta, in modo che possa raggiungere con certezza l'obiettivo della completa beatitudine in paradiso. L'Islam offre una polizza di assicurazione sulla vita, che promette a un musulmano la sicurezza in tutte le situazioni – nel tempo e per l'eternità. Il musulmano è attento a non oltrepassare i limiti della "polizza assicurativa": difenderà e proteggerà l'Islam, perché questo rappresenta l'essenza della sua vita.

Non sul cammino di quelli che hanno provocato la tua collera, né sul cammino di quelli che si sono sviati

La Fatiha conduce il musulmano volutamente in avanti. Gli consente di pregare ripetutamente Allah di proteggerlo dal commettere qualsiasi atto di disobbedienza che possa accendere l'ira dell'Eterno o prepararlo alle fiamme dell'inferno. Il musulmano prega in particolare che Allah lo protegga dall'impostura religiosa che, alla fine, porta solo al luogo in cui attendono l'ira divina e la sete inestinguibile.

Le ultime due richieste della Fatiha sono pronunciate dai musulmani sinceri in modo che Allah li protegga dalle cadute intenzionali o non intenzionali dall'Islam. Questa richiesta duplice ha lo scopo di contrastare tutte le influenze negative che potrebbero ostacolare il successo delle lotte di un credente.

Gli esegeti del Corano, al-Jalalain e altri notevoli studiosi islamici, spiegano queste due richieste con fiducia. Secondo la loro comprensione, coloro che hanno provocato l'ira di Allah sono gli ebrei, perché hanno ricevuto i comandamenti di Dio, ma non li hanno custoditi. Il Signore ha stipulato un patto con loro, ma lo hanno rotto. Secondo il Corano, furono condotti verso la Terra Promessa, ma si rivolsero ad altri dèi. I musulmani dicono che l'ira di Allah si è scatenata su di loro per questo motivo. Perciò essi sono stati cacciati della terra promessa, braccati in ogni continente della terra e non troveranno riposo fino al Giudizio Universale. Alcuni musulmani affermano che Allah li sta raccogliendo insieme in Palestina in modo che i paesi islamici possono terminare la punizione divina e annientarli insieme con lo stato di Israele. Secondo la fede islamica, il popolo dell'Antico Testamento vive giorno e notte sotto l'ira continua del giudice eterno.

Ma chi sono coloro che si sono sviati? Secondo la credenza islamica, sono i cristiani. La prova migliore di questo è la Preghiera del Signore, che i musulmani chiamano "la Preghiera dei perduti". I cristiani osano chiamare Dio "Padre nostro", sostengono che ha un vero Figlio, e credono che lo Spirito Santo abiti in loro. Agli occhi dei musulmani, questa è una tripla bestemmia tripla che non può mai essere perdonata (Sura Al Imran 3:116). Un musulmano rabbrividisce al pensiero di una simile tentazione. Chiunque crede in una trinità sta violando il primo comandamento: "Non avrai altri dei all'infuori di me" (Esodo 20:3). Commettendo questo crimine, il colpevole si pone in diretto contrasto con la dichiarazione di fede islamica. I musulmani pensano che se gli ebrei stessi sono stati disobbedienti dopo aver ricevuto le loro leggi per mezzo di Mosè, e sono ora perseguiti dalla collera di Allah, allora la sorte dei cristiani sarà peggiore, una sorte simile a qualcuno che languisce lentamente in un deserto arido. Vivranno eternamente all'inferno, alla ricerca di verità e di salvezza, ma non le troveranno mai.

Chi ha esperienza di psicologia sarà profondamente scioccato dalle ultime due richieste nella Fatiha. Quando i musulmani ripetono questa preghiera fino a 17 volte al giorno, sembra che stiano prendendo provvedimenti deliberati per indurire se stessi. I musulmani implorano Allah di non condurli sulla via di Mosè e della sua legge, e soprattutto di evitare l'eresia dei cristiani. Pregando in questo modo, essi escludono qualsiasi consapevolezza di peccato; disprezzano i Dieci Comandamenti e pregano Allah di salvarli dalla potenza del sangue di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Un buon musulmano insegna ai suoi figli che i cristiani credono in tre dèi, e che sostengono che uno di loro è stato crocifisso. Pertanto, egli mette in guardia i suoi figli di non credere a tali menzogne ​​per paura che finiscano all'inferno.

La Fatiha non è solo la preghiera principale dell'Islam; è anche un agente efficace che indurisce il cuore contro la salvezza di Cristo. Quella che appare inizialmente come una forma naturale di pietà è in realtà una preghiera anti-cristiana. La prima sura del Corano tiene molti musulmani lontani dalla vita eterna, che Cristo ha vinto per tutta l'umanità.

Questo confronto del Fatiha e la preghiera del Signore ci mostra che la preghiera, il digiuno e la profonda religiosità non possono salvare un uomo. Può darsi che noi, cittadini delle nazioni industriali poveri di preghiera, troviamo affascinanti i paesi in via di sviluppo con le loro elaborate religioni liturgiche. Tuttavia, non dobbiamo perdere di vista il fatto che le religioni sono, alla fine, poteri anti-cristiani che combattono contro il Figlio di Dio crocifisso in quanto conducono i loro aderenti lungo un percorso di auto-giustizia per mezzo di opere; portano la gente a pensare che si può guadagnare la vita eterna attraverso le proprie realizzazioni, sottomissione e sacrifici personali. Di conseguenza, il dono della salvezza offerto da Cristo è considerato un errore grave ed è fermamente resistito. Tutte le religioni non cristiane sono basate su leggi che devono essere soddisfatte. Solo Cristo offre la grazia libera e abbondante a tutti coloro che credono. Questa è la somma e la sostanza dell'opposizione islamica al Vangelo di Cristo.

E non indurci in tentazione

Ogni cristiano può sapere dalla Lettera di Giacomo che Dio non porta nessuno alla tentazione, perché ogni individuo è sviato dai suoi stessi desideri (Giacomo 1:13). Quando Gesù ci ha insegnato a chiedere al nostro Padre di non indurci in tentazione, ha fatto riferimento alla santificazione dei suoi seguaci – coloro che hanno già ricevuto il perdono per i loro peccati. Ognuno ha difetti di carattere, peccati peculiari e le cattive abitudini che, se esaminate con attenzione, si rivelano essere dei deficit evidenti e delle incredibili schiavitù ai poteri empi.

Con la richiesta di protezione dalla tentazione, imploriamo il nostro Padre celeste di impedirci di indulgere i peccati della nostra carne. Lo preghiamo di insegnarci, disciplinarci e aiutarci a trionfare per la potenza del suo amore, in modo che noi non lo abbandoniamo, ma continuano a vivere con la forza che egli fornisce. Il perdono dei peccati per mezzo del sangue di Gesù Cristo ci ha già santificati. Non c'è santità superiore alla purificazione e alla giustificazione che riceviamo attraverso la fede nel Figlio di Dio. Tocca a noi di rimanere saldi in questa grazia, di maturare i frutti dello Spirito, e di sforzarci di non portare vergogna sul nome del nostro Padre.

Gesù fu condotto nel deserto, tentato al posto nostro. Satana non lo affrontò subito, ma aspettò che avesse digiunato e pregato per 40 giorni. Anche se il tentatore chiama apertamente Gesù il Figlio di Dio, mette in questione la verità della sua divinità, usandola come un trampolino di lancio per tentare Gesù per salvare il mondo come fornitore di pane, piuttosto che per la sofferenza sulla croce. Da questo incidente, possiamo vedere che gli esercizi religiosi non salvano né danno garanzia a una persona. Satana si rivolge volutamente alle persone religiose, rendendole desiderose di adempiere la legge con le proprie forze, seminando insieme dubbi sulla loro salvezza e risvegliando in loro la lussuria. Egli cerca prima di tutto di scuotere la nostra fiducia nel nostro Padre celeste, proprio come ha fatto con Eva e poi con Adamo, i nostri progenitori. Dopo aver raggiunto questo, è abbastanza facile per lui tentare di aumentare le ricadute da Dio, il tumulto interiore e la deliberata disobbedienza. Gesù ha sofferto volentieri le nostre tentazioni ed è rimasto vittorioso. Abbiamo bisogno di rimanere in lui, di non scivolare via dalla grazia di Dio neanche per un secondo, in modo di non decadere dal suo amore eterno.

Se ci sono offese intenzionali, carenze di carattere e peccati preferiti nella nostra vita, che a volte ci impediscono di essere guidati dallo Spirito di Dio, allora le fonti di queste tentazioni devono essere volontariamente rinnegate. Non era per niente che Gesù disse ai suoi: "Chi vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Matteo 16:24; Luca 9:23). Rimanere nella grazia di Dio provoca una grave lotta spirituale. Noi non combattiamo contro i nemici intorno a noi, come richiesto dalle esigenze di una guerra santa islamica; piuttosto, sperimentiamo una battaglia costante contro noi stessi. Dobbiamo resistere alle voci allettanti che sorgono dentro di noi, fuggire verso Gesù e giudicare noi stessi alla luce del suo volto. Il Padre ci rafforzerà per resistere alle cadute nella tentazione, se glie lo chiediamo umilmente. Egli non ci permetterà di gettarci in avanti nel baratro, perché nessuno ci può togliere dalla sua mano (Giovanni 10:29). La sua grazia rimarrà vittoriosa nella vita di ogni credente spezzato.

Ma liberaci dal maligno

Nessuno dovrebbe mai pensare di essere più intelligente o più forte di Satana. Nessuna persona può capire o vincere il demonio per suo stesso potere. Egli è potente ed è il padre della menzogna. Ecco perché Gesù ci ha insegnato a gridare al nostro Padre per salvarci dall'astuzia e dal potere del tentatore. I figli di Dio in particolare hanno bisogno di protezione e liberazione dopo che hanno ricevuto la salvezza per mezzo di Cristo. Coloro che stanno attivamente servendo Cristo e hanno sperimentato una vera e propria persecuzione sanno cosa significa il grido: "Padre, salvami!"

Purtroppo, molti non prendono più seriamente il diavolo e lo sdrammatizzano. Tuttavia, con la mania corrente per la parapsicologia, abbiamo tutte le ragioni per credere che il periodo della demitizzazione sia ormai passato. Questa tendenza sta diventando sempre più pericolosa, mentre sempre più persone cercano un contatto diretto contatto con gli spiriti e i morti. La televisione ha presentato tali pratiche direttamente davanti agli occhi delle masse. Dobbiamo rimanere svegli e sobri, in modo da non essere sopraffatti dalla realtà del male. La Bibbia insegna chiaramente che tutto il mondo giace nel maligno (1 Giovanni 5:19). Il Cristo risorto comandò a Paolo di aprire gli occhi della gente, in modo che essi possano passare dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio (Atti 26:15-18). Chiunque contraddice queste testimonianze, sostenendo che Satana e l'inferno non esistono, è ingenuo, superficiale e disobbediente alla Parola di Dio.

Le bugie di Satana certamente suonano ragionevoli, ma in realtà operano un lavaggio del cervello e rendono spiritualmente sordi e ciechi. L'umanesimo sostiene che l'uomo è naturalmente buono e richiede solo una buona istruzione per un corretto sviluppo. Ciò renderebbe inutile la necessità di rivolgersi a Dio e rinascere di nuovo. Le religioni e i culti convincono i loro aderenti a salvare se stessi attraverso buone opere e grandi sacrifici, ma questo approccio li immunizza contro la salvezza per fede in Cristo. Il materialismo in Oriente e in Occidente presenta alla gente un quadro illusorio di una vita piena e prospera, promettendo un paradiso sulla terra; ma il materialismo nega l'esistenza dell'anima e il suo desiderio di Dio. Inoltre, un occultismo nascosto o palese spesso accompagna il materialismo con guarigioni, miracoli, apparizioni e schiavitù attraverso le potenze delle tenebre. Il rifiuto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e la persecuzione dei credenti nel Dio triuno è l'indicazione più evidente dell'attuale dominio degli spiriti anti-cristiani.

Quali possibilità sono disponibili per noi per sfuggire o vincere queste potenze demoniache e per salvarci dalla sempre presente tentazione di allontanarci dalla salvezza di Cristo? La Bibbia ci dice per 175 volte che i credenti della nuova alleanza vivono "in Cristo", come in un rifugio. Essi sono stati introdotti al suo dominio di protezione e hanno il privilegio non solo di avere i loro peccati liberamente perdonati, con il superamento delle loro debolezze di carattere attraverso la grazia della santificazione, ma possono anche rendersi conto che Dio è una fortezza sicura dove possono essere tenuti al sicuro. Chi segue Cristo vive nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo in sicurezza eterna (Matteo 18:19; Giovanni 17:21-23).

Un evangelista africano spiegò questo mistero dei cristiani rinati ai suoi figli in una storia. Disse loro: "Mi aggiravo da solo nella prateria quando all'improvviso ho sentito un rumore dietro di me e ho visto un bufalo acquatico nero venire alla carica verso di me. Ho corso più veloce che potevo. Anche il bufalo correva, guadagnando terreno. Ho quasi perso il respiro. È arrivato così vicino a me che potevo sentire il suo respiro dietro di me. Poi, all'improvviso ho visto una grande cassa aperta direttamente di fronte a me. Con un potente balzo sono saltato dentro. Mentre ero ancora in aria, ho potuto vedere che nella grande cassa c'era un'altra cassa con cerchi di ferro, e all'interno di questa cassa ce n'era ancora un'altra. Di fatto ero atterrato nel bel mezzo della terza, la cassa interna. Quando l'animale si è schiantato contro le pareti della cassa esterna, grugnendo e colpendo selvaggiamente con le corna, non ho sentito nulla. Ero stato salvato e protetto in modo triplice". Poi l'evangelista continua: "Allo stesso modo, in senso spirituale, siamo innestati nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo attraverso il battesimo. Così, il nemico non ha alcun potere su di noi."

Nessun uomo può salvare se stesso e proteggersi da Satana. Nessuno può tirarsi fuori dal fango dei suoi peccati con le sue mani, né può liberarsi da solo dalle catene demoniache. Per essere salvati, tutti hanno bisogno di un forte Salvatore che stia sulle solide fondamenta della giustizia di Dio. Tuttavia, abbiamo bisogno di gridare forte e chiaro: "Padre, salvami!", perché lui non impone la sua salvezza a nessuno. La fede in Cristo esige che noi rinunciamo chiaramente a tutte le religioni, le ideologie, l'umanesimo, il materialismo e l'occultismo. La fede nel Figlio di Dio significa la devozione completa e volontaria all'unico Salvatore, che il Padre ci ha mandato. Che conforto! Anche prima di chiedere al nostro Padre celeste la salvezza da Satana, il Vincitore del peccato, della morte e dei poteri del male è già al nostro fianco. Chi si fida di Gesù completamente, impegnandosi con lui per sempre, sperimenterà la sua autorità e rimarrà al sicuro per tutta l'eternità.

Il problema è che un buon numero di cristiani vuole vivere in Cristo e nel mondo allo stesso tempo. Questo è impossibile. Nessuno può entrare in una macchina con una gamba, girare la chiave e iniziare a guidare mentre con l'altra gamba sta ancora in piedi sul terreno. Sarebbe fatto a pezzi. Lo stesso accade con i cristiani che non dimorano pienamente in Cristo. Si può essere pienamente in Cristo o nel mondo, ma non in entrambi.

L'ultima parola nella preghiera del Signore è il maligno. Gesù non ha rivelato solo un nuovo nome univoco per Dio all'inizio della Preghiera del Signore; ha esposto anche Satana e ha fatto conoscere la sua vera identità. Satana è la fonte originale del male, il totalmente maligno, la fonte di tutto ciò che è male, il tentatore della ribellione contro Dio, e il seduttore che porta le persone a cadere lontano dal loro Creatore. Egli stesso vuole essere considerato come Dio. Vorrebbe che tutto il mondo lo adorasse, si aggrappasse a lui, servisse lui solo. Vuole fare di noi dei senza Dio, malvagi proprio come lui. Durante la sua tentazione nel deserto, Gesù diede a Satana un'ultima possibilità di pentirsi, ordinandogli chiaramente di adorare Dio e servire lui solo. Ma Satana non si è prosternato davanti al Figlio di Dio; ha rifiutato di inchinarsi davanti a Cristo, Dio incarnato. Non voleva sottomettersi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ha scelto di rimanere nella sua ribellione e se n'è andato.

Nella sua tentazione, Gesù ha rinnegato la ricchezza, il potere e la gloria di questo mondo, preferendo subire il giudizio di Dio per i nostri peccati, appeso alla croce del Calvario. Ha deciso di riconciliare l'umanità con il Padre e di deviare il giudizio che avevamo guadagnato con la sua sofferenza. La sua umiltà, mansuetudine e obbedienza hanno trionfato sul male. La fede di Gesù, l'amore per il Padre, e la speranza non hanno vacillato, anche durante i momenti finali sulla croce, quando il Padre lo abbandonò per il nostro bene. Gesù amava e pregava per i suoi nemici, e si aggrappò alla fedeltà del Padre nascosto, rimanendo in tal modo vittorioso su Satana. A causa di questo, non dobbiamo temere il maligno. Gesù, il Vincitore, sta dalla nostra parte. Siamo sotto la sua protezione.

Se guardiamo la preghiera del Signore come una sola unità, vedremo che tutte le richieste si trovano tra i due nomi Padre nostro e il maligno. Questo getta luce sulla nostra situazione umana: viviamo in costante tensione tra il bene e il male. Ci troviamo nel mezzo e siamo tirati in entrambe le direzioni. Da quale parte permetteremo a noi stessi di essere diretti? Che direzione seguiremo? Cristo vi aspetta, vi chiama e vi trae delicatamente al Padre. State rispondendo al suo amore per voi?

Sommario

Muhammad non ha riconosciuto le menzogne ​​di Satana. Si è arreso ad Allah, sottomettendosi in tal modo a uno spirito maligno che aveva preso il nome arabo di Dio, legando tale nome al suo volto come una maschera. Fingendosi Dio, Satana chiede che tutti i musulmani adorino solo lui e impone il rifiuto del Figlio di Dio crocifisso. A quelli che lo adorano, promette benedizione, potere, ricchezza e signoria su questo mondo come ricompensa per la sottomissione a lui e per il rifiuto del Figlio di Dio. La Fatiha è un mezzo attivo per stabilire questa presa di potere anticristiana nei cuori di tutti coloro che la pregano. La preghiera del Signore non è come i musulmani affermano "la preghiera dei perduti"; piuttosto lo è la Fatiha. Anche se la Fatiha dà un'impressione di profonda religiosità e pietà, in realtà spinge i musulmani ogni giorno lontano dalla salvezza di Cristo, conducendoli a una separazione spaventosa e reale da Dio.

Ma Gesù è venuto a trovare e a salvare ciò che era perduto. Questo è il motivo per cui la salvezza piena e libera attende tutti i musulmani. Ma ognuno di loro deve riconoscere e confessare la propria natura decaduta, chiedere a Gesù la sua salvezza, rinunciare volontariamente all'Islam, e unirsi  per fede a Cristo suo Redentore per tutta l'eternità. Gesù poi lo condurrà al Padre, in modo che possa venire a conoscere e adorare il ​​vero Dio, confessando con labbra tremanti: "Tu sei mio Padre, sia santificato il tuo nome, anche attraverso la mia stessa vita".

Noi che per grazia abbiamo già partecipato di questa salvezza abbiamo bisogno di comprendere la forma plurale della preghiera del Signore e volutamente includere tutti i musulmani nelle nostre preghiere, in modo che al più presto anche loro possano diventare partecipi della vita eterna, giungere a una conoscenza salvifica del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Chiamiamoli uno per uno a venire nella famiglia aperta di Dio, e a trovare riposo nell'abbraccio del Padre.

 
Riunione del Consiglio di Presidenza per la società civile e i diritti umani

Vladimir Putin ha presieduto al Cremlino una riunione del Consiglio presidenziale per la società civile e i diritti umani. 

Estratti dal verbale della riunione del Consiglio di presidenziale per la società civile e i diritti umani

Il presidente della Russia Vladimir Putin: Buon pomeriggio, colleghi.

Sono lieto di accogliervi al nostro tradizionale incontro, che si svolge alla vigilia del decimo anniversario del Consiglio.

Vorrei iniziare dicendo che in questi anni il Consiglio è diventato veramente un importante strumento per la tutela dei diritti umani in Russia. Ha una gamma molto ampia di responsabilità: eseguire un'analisi generale della situazione dei diritti umani nel paese e formulare raccomandazioni per il capo dello Stato fornendo assistenza nei casi specifici in cui i cittadini hanno bisogno di protezione.

Tutti i diritti e le libertà umane sono di valore supremo, e questo è chiaramente affermato nella nostra Costituzione. Nel nostro Consiglio sono rappresentate molte organizzazioni influenti, i cui membri sono esperti autorevoli in materia di diritti umani e di libertà politiche. Vorrei iniziare questo incontro dicendo che trovo molto importante che i membri del Consiglio e le loro organizzazioni riescano a trovare un equilibrio tra le loro varie attività, tra le libertà politiche, i diritti di voto e le questioni sociali.

Nelle precedenti riunioni del Consiglio l'anno scorso e quest'anno abbiamo considerato i modi per garantire i diritti delle persone ad alloggi accessibili, all'assistenza sanitaria, al sostegno delle famiglie giovani e dei bambini orfani, alle questioni di violenza domestica, alla riforma del sistema penitenziario e così via.

Sono certo che abbiamo bisogno di continuare questo lavoro ben equilibrato in futuro. Purtroppo per lo stato, talvolta accade che alla fine un cittadino possa contare solo su persone che stanno facendo questo lavoro per idealismo e non hanno legami di sorta con eventuali organizzazioni ufficiali.

Lo Stato continuerà a sostenere le istituzioni della società civile, le aiuterà a realizzare i loro progetti socialmente e politicamente importanti, anche fornendo finanziamenti. Nel 2013, 2,7 miliardi di rubli [più di 51 milioni di euro] sono stati stanziati a questo scopo dal bilancio federale, mentre il piano per il prossimo anno è di circa 4,7 miliardi di rubli.

Vorrei accennare a un altro problema acuto, che non può lasciare indifferente nessuno di noi – mi riferisco agli sviluppi in Ucraina. Tutti li abbiamo tutti seguiti ultimamente. Questi sviluppi hanno rivelato una crisi su larga scala nei termini del diritto internazionale, delle norme fondamentali della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Convenzione sulla prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. Vediamo numerose violazioni degli articoli 3, 4, 5, 7 e 11 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite del 1948 e dell'articolo 3 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 9 dicembre 1948.

Stiamo assistendo all'applicazione di due pesi e due misure nella valutazione dei crimini contro la popolazione civile del sud-est dell'Ucraina, violazioni dei diritti umani fondamentali alla vita e all'integrità personale. Le persone sono sottoposte a torture, a punizioni crudeli e umilianti, a discriminazione e a sentenze illegali.

Sfortunatamente, molte organizzazioni internazionali per i diritti umani chiudono gli occhi su ciò che sta succedendo lì, voltandosi ipocritamente dall'altra parte. Nel frattempo, guardate ciò che sta accadendo ora, nel corso della campagna elettorale – e questo ha a che fare con i diritti di voto – non lo vediamo? Quelli che sono in disaccordo vengono sistematicamente picchiati e umiliati. Che tipo di democrazia è quella che si sta imponendo in questo territorio?

So che i membri di questo Consiglio hanno assunto una posizione onesta su questa materia; si sono recati in quei luoghi e hanno aiutato coloro che si sono trovati in una crisi, a volte in un vicolo cieco. Vorrei ringraziarvi per questo e dirvi che noi sosterremo questa attività. Tuttavia, vorrei chiedervi di fare attenzione – mi riferisco qui anche alla vostra sicurezza personale. Questo è qualcosa di cui vorrei parlare oggi e sentire le vostre valutazioni.

Questo è tutto quello che volevo dire in apertura.

<...>

Vladimir Putin: Vorrei rispondere brevemente a quanto è stato detto qui, e poi possiamo avere uno scambio su questi o altri problemi.

Cominciamo con la questione più urgente, la più ampiamente discussa – gli sviluppi in Ucraina. Sono pienamente d'accordo che abbiamo bisogno di smilitarizzare la consapevolezza pubblica. Tuttavia, in primo luogo, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che le autorità non lo stanno facendo di proposito: in primo luogo, non stanno smilitarizzando la consapevolezza in modo cosciente; secondo, questa è una cosa molto difficile da fare unilateralmente. Richiede un po' di buona volontà da entrambe le parti.

Sapete che i media hanno mostrato negli ultimi giorni – oggi e ieri – i festeggiamenti dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini / Esercito insurrezionale ucraino, quest'organizzazione nazionalista, filo-fascista; è praticamente una celebrazione ufficiale in Ucraina accompagnata da inviti a rappresaglie contro i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa del patriarcato di Mosca. Tutto questo mentre il patriarca sta facendo di tutto per fermare il conflitto fratricida. Il patriarca stesso e gli altri primati della Chiesa fanno tanto e vengono attaccati: 18 chiese sono già state portate via e i credenti sono cacciati fuori delle chiese.

Dove sono gli attivisti dei diritti umani per il diritto di culto religioso e la libertà di religione? C'è un silenzio quasi totale qui, come per altre cose. Non una parola, come se nulla stesse accadendo, mentre questo è molto grave. I fedeli sono scacciati dalle chiese, picchiati e umiliati e la loro proprietà è portata via. Pertanto, bisogna occuparsene. Dobbiamo andare in questa direzione perché, prima di tutto, non si può guardare a ciò che sta succedendo lì senza piangere, e in secondo luogo, perché un'enorme tragedia si sta svolgendo davanti ai nostri occhi.

L'enorme tragedia è l'alienazione dei popoli russo e ucraino. Questa è la cosa peggiore. Indipendentemente da tutti i problemi che dobbiamo affrontare oggi, abbiamo bisogno di trovare modi per superare questo dramma. Tuttavia, vorrei ripetere che questo deve essere fatto in collaborazione con le autorità ucraine. Questa è la prima cosa su cui volevo attirare la vostra attenzione.

Per quanto riguarda le questioni che sono state sollevate qui, naturalmente, dobbiamo aiutare e aiuteremo i bambini e gli adulti che si sono trovati in una situazione difficile. Voi sapete che questo non è facile. Avete visto con i vostri occhi, come quando abbiamo portato qui alcuni dei bambini che avremmo potuto aiutare solo qui, siamo stati subito accusati del loro rapimento. Queste accuse sono state fatte più volte. Credo che alcuni dei bambini siano stati rimandati indietro dopo aver ricevuto aiuto. Se una persona non vuole tornare, non possiamo costringerla e non lo faremo.

Lo stesso vale per i farmaci e il cibo di cui la gente nel sud-est dell'Ucraina ha così tanto bisogno. Anche questo l'avete visto da voi stessi. Noi non siamo semplicemente riusciti a trovare con loro un accordo sui convogli umanitari per la zona. Hanno trovato ogni sorta di scuse per non farci entrare. Non voglio entrare nei dettagli di questi negoziati. Tuttavia, siamo stati costretti a inviare semplicemente i convogli per conto nostro. Abbiamo permesso alle guardie e agli ufficiali doganali ucraini di entrare nel nostro territorio per ispezionare il carico, e appena arrivati si sono seduti. Non hanno ispezionato la merce. Allora perché stavano lì seduti?

La Croce Rossa ha funzionato a intermittenza, perché hanno normative specifiche per le situazioni in cui un paese dove si propongono di compiere determinate azioni non prende parte, e in tal caso neanche loro vi prendono parte. Che cosa dovremmo fare? Dove sono i farmaci e il cibo? Dovremmo semplicemente lasciare che la gente muoia?

Sono tutte questioni molto complesse che hanno a che fare con diversi aspetti, sia giuridici sia umanitari. Sono certo che in questo caso l'aspetto umanitario sia il più importante. Non si può stare seduti a guardare la gente morire di fame e di freddo, come avete detto qui, o senza farmaci e assistenza medica. Nel frattempo ho sentito lamentele su questo da parte dei nostri colleghi ucraini, nonché dagli europei e americani. Questo è strano, ma è un dato di fatto. È semplicemente incredibile, ma è un dato di fatto. Tuttavia, continueremo a lavorare con pazienza con tutti per risolvere tutti questi problemi, ma dobbiamo risolverli concordando sforzi comuni, piuttosto che attraverso il confronto.

Ora, per quanto riguarda coloro che vorrebbero ottenere lo status di rifugiato, naturalmente, ce ne occuperemo. Lo stesso vale per i finanziamenti. Abbiamo bisogno di finanziare gli aiuti umanitari e la sistemazione per coloro che desiderano rimanere. Il governo ha ricevuto istruzioni corrispondenti e abbiamo già raggiunto un accordo. Emetteremo un ordine esecutivo oppure modificheremo la legge, ma renderemo disponibili i finanziamenti.

Passiamo alla gratitudine per i nostri dipendenti. Questo è il loro lavoro. Li abbraccio e li bacio tutti. Questo dovrebbe essere sufficiente per cominciare. Tuttavia, dovremmo aspettare fino a quando vedremo i risultati. Dobbiamo giudicare dai risultati. Se c'è qualcuno che lo Stato dovrebbe premiare, si tratta innanzitutto di persone come voi. Quanto a coloro per i quali questo è solo un lavoro – non ci dimenticheremo di loro, ma valuteremo i risultati.

Per quanto riguarda quelli in Ucraina che si rifiutano di fornire aiuti o pagare le quote, in questo non c'è nulla che possiamo fare. Posso dirvi a questo proposito che anche qui i burocrati non sempre fanno il loro lavoro correttamente in determinate situazioni, mentre in Ucraina è ancora più complicato, e ci sono persone di tutti i tipi. Tuttavia, se qualche burocrate, come avete detto, ha detto che Kramatorsk o qualche altra città non è davvero in Ucraina – bene, quella persona è uno sciocco completo. Non solo ha mancato di fare il suo dovere, ma sta anche commettendo un crimine contro il proprio paese, frazionando consapevolmente il suo territorio. Non so se qualcuno lo ha autorizzato a dirlo, ma penso che questo sia follia. Non c'è nulla che possiamo fare per questo. Che cosa possiamo fare? Come ho già detto, noi possiamo prestare aiuto e sostegno e lo faremo, e vorrei ribadire che cercheremo di fare questo non in modo unilaterale, ma di concerto con le autorità ucraine e con le persone che vivono nel sud-est dell'Ucraina.

Ora passiamo alle questioni giuridiche relative a fornire assistenza medica avanzata a persone senza cittadinanza. Non ero a conoscenza del fatto che esistesse un problema del genere. Cercheremo di modificare la base giuridica per quanto possibile, per eliminare tali ostacoli.

Per quanto riguarda i laureati che desiderano soggiornare, che non vogliono tornare in Ucraina a causa della situazione corrente – questo è comprensibile. Sono d'accordo anche su questo e li aiuteremo.

Ora, oltre a un altro problema che è stato menzionato oggi. Nonostante tutti i problemi che attirano la nostra attenzione sugli sviluppi in Ucraina, che attirano l'attenzione del pubblico, non dobbiamo mai dimenticare i nostri problemi con la società e lo Stato nella sfera sociale, politica o di qualsiasi altro genere. La corruzione resta un problema serio. Non dobbiamo mai dimenticare i nostri problemi e carenze. Pertanto, tutte le proposte fatte qui saranno almeno prese in considerazione, mentre dovremmo anche cercare di organizzare insieme questo lavoro.

Avete parlato a favore di rafforzare l'azione penale contro la corruzione; io non sono contrario, ma questo deve essere discusso con le organizzazioni pubbliche, compresi i vostri colleghi che sono qui presenti e che rappresentano altre aree dei diritti umani, e con gli esperti. In generale, io sono a favore dell'inasprimento delle sanzioni per la corruzione. Certo, abbiamo bisogno di rimuovere tutte le lacune del quadro normativo in modo che tutte le decisioni prese in precedenza funzionino in modo efficace. E non devono solo funzionare in modo efficace, ma semplicemente funzionare, e basta. Dobbiamo fare in modo che tutto funzioni. Quindi, sono d'accordo con voi che abbiamo bisogno di condurre una verifica completa in questo settore. Naturalmente, voi stessi avete citato il Fronte Popolare, i cui colleghi hanno anche alcune proposte. Lavoriamo insieme a voi, al Fronte Popolare Russo, al pubblico, e alle agenzie governative. Questo sarà certamente utile. E vediamo come il lavoro è attualmente organizzato e cosa dovrà essere fatto in aggiunta. Se tutti siamo arrivati ​​alla conclusione che abbiamo bisogno di aumentare la responsabilità penale per questi casi, facciamolo. Alcune cose, forse, potrebbero anche essere eccessive, a mio parere; Mi riferisco alla possibilità – o all'impossibilità, per così dire – di amnistia e così via per questa categoria di persone. Ma se il movimento per i diritti umani sente che abbiamo bisogno anche di cancellare le disposizioni di amnistia per questi tipi di crimini, suppongo che potremmo andare in quella direzione; ma io continuo a pensare che sia troppo severo. Tuttavia, se pensate che debba essere fatto, facciamolo.

E ora, consideriamo le vittime della repressione politica. Certo, è strano che qui a Mosca, la questione di fare un memoriale a queste vittime non sia ancora stato risolta. Dobbiamo risolverla, naturalmente. Per quanto riguarda il programma federale mirato, a prima vista, di certo appare un po' comico. Quando Medvedev era presidente, ha sostenuto queste proposte, e più tardi, quando è divenuto primo ministro, il Governo le ha rifiutate. Spete, questa è una manifestazione dell'onnipotenza della burocrazia. C'è una certa logica burocratica, e non è affatto colpa del signor Medvedev. Sono sicuro che lui abbia concentrato tutta l'attenzione sulla risoluzione di questi problemi.

Il punto è che c'è un'opinione prevalente, nelle profondità dei vari dipartimenti, che non possiamo espandere i programmi mirati federali all'infinito. Inoltre, ci sono alcune questioni che richiedono particolare attenzione e potrebbe essere meglio attuarle in aree particolari: in materia di istruzione, cultura e così via. Quindi l'obiettivo è di non dimenticare questo argomento e smaltirlo completamente, ma piuttosto, di organizzare meglio questo lavoro. Le opinioni divergenti sono in conflitto tra loro. Ma questo non significa che l'idea del programma federale mirato per sé è del tutto morta; torniamoci sopra e pensamoci insieme.

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Vladimir Putin: Per quanto riguarda il dialogo di Pietroburgo [il forum pubblico russo-tedesco], la logica del team tedesco è che nelle condizioni moderne, dati i nostri rapporti complicati con l'Europa, al fine di salvare il dialogo di Pietroburgo, è meglio rimandarlo per non danneggiare il processo stesso. Dopo tutto, il dialogo di Pietroburgo è stato concepito come una piattaforma per l'interazione tra le società civili delle due nazioni. Quindi, questo è un metodo per la ricerca di soluzioni ai problemi esistenti, ma la sua è la logica dei nostri partner tedeschi. Beh, suppongo che ci sia un elemento razionale in questo. Se avete un parere diverso, andate avanti, potete discutere con i vostri colleghi, inclusi i vostri colleghi tedeschi.

Mikhail Fedotov (Presidente del Consiglio per la società civile e i diritti umani): Signor presidente, torno sul tema del dialogo di Pietroburgo. Quando due nazioni hanno buone relazioni amichevoli, invece di un dialogo, si può semplicemente andare in un bar, bere una birra e parlare di questo o quello. Ma quando la situazione è tesa, quando la situazione è complicata, quello è il momento in cui il dialogo è fondamentale. In quale altro modo si può parlare, se non in un formato di dialogo?

Vladimir Putin: Lo dirò alla signora cancelliera; la vedrò in un paio di giorni a Milano e ne parleremo.

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Vladimir Putin: (rivolgendosi a Nikolaj Svanidze, che ha parlato dei problemi riguardanti i tartari della Crimea nelle sue osservazioni) La ringrazio molto per aver portato questo problema alla nostra attenzione. Penso che tu, io e tutti gli osservatori oggettivi rendi conto che nella Russia moderna, grazie a Dio, non ci sono e non possono essere problemi con i tartari della Crimea. Semplicemente non ci sono problemi. Decisioni come quelle che abbiamo preso non sono state prese quando erano parte dell'Ucraina. Queste decisioni sono di vitale importanza per le persone che vi abitano. Prima di tutto vi è la decisione sulla riabilitazione. Questo è importante per le persone, perché non vogliono sentirsi come una sorta di criminali. Vogliono che la società chieda loro scusa. La decisione sulla riabilitazione ha un significato in questo senso anche perché è un modo di chiedere loro scusa. Noi non siamo stati coinvolti nelle decisioni prese allora [la deportazione dei tartari di Crimea], ma abbiamo comunque il diritto di prendere le nostre decisioni di oggi. Avevamo il dovere di farlo e lo abbiamo fatto. Questo è il mio primo punto.

In secondo luogo, come lei ha ricordato, la lingua tartara di Crimea non ha mai avuto lo status di lingua ufficiale. Ora, quando si svolgono eventi ufficiali, come il previsto censimento della popolazione, tutto sarà anche in lingua tartara di Crimea. Questo è un diritto fondamentale dei nostri cittadini e noi garantiremo che questo diritto sia tutelato.

Ma per quanto riguarda gli incidenti di cui parla, gli incidenti devono essere indagati a fondo, naturalmente. Vi ringrazio per averli portati alla nostra attenzione. Questa è la prima volta che ho sentito parlare di casi di persone scomparse.

Nikolaj Svanidze: Ci sono casi di persone scomparse e di rapimenti diretti di individui da parte di persone senza segni di identificazione.

Vladimir Putin: È difficile capire chi possa farlo e perché. Non lo capisco affatto. Quello che so per certo è che faremo quello che nessuno ha fatto in precedenza per i tartari della Crimea. Uno dei loro maggiori problemi è stato ottenere il riconoscimento legale dei loro diritti di proprietà della terra. Si tratta di una questione fondamentale e in questo li aiuteremo. Stiamo prendendo misure per soddisfare le loro esigenze.

Ci sono in questo alcuni problemi puramente economici e giuridici, ma troveremo le soluzioni e non lasceremo semplicemente la situazione in sospeso. Nulla è stato mai fatto sul luogo per fornire alla gente le normali condizioni di vita di tutti i giorni. Abbiamo approvato un programma, stiamo rendendo disponibili i fondi, e lo porteremo avanti. Questo lavoro coinvolge la costruzione di asili, di centri medici, lo sviluppo delle infrastrutture e così via. Niente di tutto questo è stato fatto prima. Le persone arrivavano e si stabilivano dove potevano. Questo era essenzialmente abusivismo, ma allo stesso tempo, non si può negare alle persone il diritto di vivere sulla terra dove vivevano i loro antenati. Tutto questo deve essere messo in ordine e gli deve essere dato un riconoscimento giuridico. Non abbiamo alcun desiderio di portare la situazione in un vicolo cieco. Al contrario, vogliamo risolvere i problemi.

Ma lasciatemi anche notare che dobbiamo ricordare pure che i tartari della Crimea condividono questa terra con greci, ucraini, tedeschi e russi. Si tratta di una questione molto delicata. Non tutti i presenti condividono le stesse idee su ciò che sta accadendo a riguardo. Non possiamo fare nulla che possa provocare qualsiasi tipo di tensione interetnica. Questa è una questione molto delicata. Le minacce presenti non sono solo chiacchiere, ma potrebbero essere molto reali in mezzo a tutta questa situazione, e quindi dobbiamo essere molto attenti nelle nostre azioni. Allo stesso tempo, sosterremo sicuramente le persone coinvolte, con l'eccezione di coloro che si dicono rappresentanti dei tartari della Crimea, ma in realtà perseguono obiettivi diversi. Ci sono persone che sono state a lungo coinvolte nel lavoro per i diritti umani e la difesa degli interessi dei tartari di Crimea, ma che hanno mantenuto la loro cittadinanza ucraina e sono deputati alla Rada [parlamento ucraino]. Essi prendono parte come rappresentanti dell'Ucraina a eventi internazionali che si svolgono in altri paesi, mentre allo stesso tempo avanzano la pretesa di parlare per coloro che vivono in Crimea e hanno preso la cittadinanza russa. Questo è tutto un mix complesso di problemi. Spero che queste persone non speculino sul loro passato, il loro stesso nobile passato, in alcuni casi, per i propri interessi personali di oggi e di domani. Allo stesso tempo, però, siamo disposti a mantenere i contatti con loro e a cercare di fare qualche progresso.

Le sono grato per aver portato questo problema alla mia attenzione. Alcune di queste cose hanno realmente bisogno di essere esaminate.

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Vladimir Putin: Saremmo altrettanto felici di aiutare non solo i tartari della Crimea, ma anche i tedeschi, gli armeni e tutti gli altri popoli che vivevano lì [in Crimea], sono stati deportati e hanno sofferto. Penso che dovremmo farlo, ma, se volete scusarmi il gergo burocratico, penso che questo dovrebbe essere parte del nostro lavoro di routine.

Ho lavorato sul tema del re-insediamento dei tedeschi quando stavo ancora lavorando a San Pietroburgo. Abbiamo costruito interi villaggi là, come parte di un programma comune con la Germania. In quel caso avevamo a che fare con i tedeschi che ritornavano dal Kazakistan, dall'Uzbekistan e altre repubbliche dell'Asia centrale e da altre regioni. Abbiamo costruito quei villaggi e spero che funzionino ancora oggi. Conosco tutti i diversi aspetti coinvolti, e ho esperienza pratica di questa materia. Il grande problema è ovviamente il costo. Spero vivamente che metteremo ordine in questa materia, prendendo la posizione che abbiamo alcuni obblighi morali che dobbiamo compiere, nonostante i limiti di bilancio che non finiscono mai.

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Vladimir Putin: Voglio dire che questo incontro non è stato vano. Non siamo riusciti a raggiungere tutti i nostri obiettivi, come avrete notato, ma avete anche notato che qualche progresso sta avendo luogo. Continueremo il nostro lavoro insieme per far sì che raggiungiamo più di quello che abbiamo in programma, e per elevare i nostri risultati. Ciò è molto utile e anche di grande interesse. Spero vivamente che i vari argomenti che abbiamo discusso oggi saranno seguiti e affrontati in modo adeguato. Vi prometto che daremo sicuramente a questi argomenti la nostra attenzione: relazioni interetniche, diritti elettorali – naturalmente, continueremo ad analizzare questi temi tra gli aspetti politici e materiali della nostra vita.

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Stanislav Kucher: La mia domanda è semplice. Molte persone con cui ho parlato ieri, che sapevano che sarei stato a questo incontro, mi ha chiesto di farle questa domanda. Signor presidente, pensa di cambiare questo sistema in cui tutto dipende esclusivamente da lei? E se sì, come?

Vladimir Putin: Prima di tutto, penso che questo sia sbagliato. È una visione molto comune che tutto dipenda unicamente dal presidente, ma non è così. Molte questioni sono decise senza il coinvolgimento del presidente e sono sotto la responsabilità dei vari organi che prendono le decisioni corrispondenti. Questo riguarda il governo, i tribunali e il sistema di applicazione della legge, e anche le autorità regionali. Questo è tanto più vero del governo locale, dove la presenza dello Stato è definita interamente su base giuridica, e l'intervento diretto sarebbe di poco o nessun aiuto nel realizzare qualsiasi cosa. Ma molti colleghi vogliono che qualcuno sia colui che ha in ultima analisi tutta la responsabilità, e quindi io spesso finisco per giocare questo ruolo.

Non mi oppongo a questo, perché alla fine, tutti noi portiamo la nostra parte di responsabilità, anche per ciò che sembrerebbe non essere parte della nostra competenza diretta. Questo è vero di qualsiasi paese e non solo della Russia con le sue ben note tradizioni storiche. Perché tutto funzioni senza intoppi e non dipenda dalle persone al vertice, abbiamo bisogno di migliorare le istituzioni della società civile, migliorare il nostro sistema di democrazia, sradicare la corruzione, di cui abbiamo parlato oggi, migliorare il lavoro dei tribunali e il sistema delle forze dell'ordine e della pubblica amministrazione in generale. La qualità del lavoro della nostra pubblica amministrazione deve migliorare radicalmente, e le discussioni come questa di oggi possono aiutare in questo, così come le successive decisioni che sicuramente attueremo insieme, con il vostro aiuto.

Molte grazie.

 
L'Etiopia e la Russia

Etiopia e Russia sono le sedi delle più grandi e popolose Chiese, rispettivamente delle “famiglie” ecclesiastiche antico-orientale e dell’Ortodossia calcedoniana. Approfondiamo un poco la storia delle loro relazioni reciproche, ripercorsa pochi giorni fa dal blog del sito Orthodox England, in una nostra traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti

 
Cos'era il pedomàzoma (devşirme) e chi erano i giannizzeri?

Di Marios Novakopoulos, Internazionalista

Pedomàzoma, ovvero il rapimento di massa di bambini. Questa parola risuona ancora oggi come uno dei ricordi più dolorosi dell'occupazione turca, che sia come tragedia umana che come strumento di oppressione biologica tormenta la coscienza dei greci.

Pedomàzoma (devşirme in turco) è il reclutamento obbligatorio dei figli dei sudditi cristiani dell'Impero Ottomano, per l'esercito e l'amministrazione del sultano. Il corpo più famoso che assorbì le vittime del pedomàzoma fu la famosa guardia dei giannizzeri.

Il sistema del pedomàzoma fu introdotto intorno al 1430 dal sultano Murat I, ma le coscrizioni individuali erano iniziate già dai tempi del sultano Bayezid nel 1395. Ma perché gli ottomani attuarono una tale politica? La risposta sta nelle esigenze più profonde della politica del Sultanato.

A spese dell'Impero Romano e di altre potenze cristiane alle quali gli ottomani devono le loro conquiste, all'inizio della loro esistenza combatterono duramente contro gli altri emirati turchi dell'Asia Minore. Per assicurarsi il trono, il sultano aveva bisogno di una forte forza combattente, ma che non avesse interesse e lealtà altrove e soprattutto non fosse collegata agli altri clan e casate nobili turche. Reclutando cristiani, che ovviamente si convertivano all'islam ed erano educati presso la corte del sultano a essere fanaticamente leali, gli ottomani risolsero questo problema.

A seconda del periodo, il pagamento del pedomàzoma veniva effettuato ad intervalli regolari o ogniqualvolta ce ne fosse la necessità. Di conseguenza, c'erano grandi differenze nell'età dei bambini. Nell'immaginario popolare c'è l'immagine del bambino che i turchi strappano dalle braccia della madre, per poi dimenticarla e poi ritornare nemico e carnefice. Infatti gli Ottomani erano soliti reclutare adolescenti, tra i 15 ed i 20 anni. C'erano varie norme che limitavano il pedomàzoma, escludendo solo le famiglie con un figlio, gli orfani, le persone sposate; ecco perché i romani cercavano di far sposare i propri figli in età molto giovane. Sono state escluse anche le famiglie di artigiani e i residenti nelle grandi città. Anche questi termini, però, furono spesso violati dalle autorità ottomane.

I giovani reclutati avevano fortune diverse, a seconda delle circostanze o delle capacità. Alcuni furono venduti come schiavi ai contadini turchi. Coloro che erano fisicamente più forti si unirono ai giannizzeri, mentre coloro che erano inclini alle lettere entrarono a far parte della burocrazia di Costantinopoli. I giannizzeri islamizzati seguivano la dottrina della confraternita Bektashi, che differiva significativamente dal tradizionale Islam sunnita e includeva la venerazione dei santi cristiani.

Il pedomàzoma si è manifestato maggiormente nei Balcani e la vittima principale è stata la popolazione ortodossa. Anche gli armeni erano reclutati raramente, mentre gli ebrei erano esclusi.

La coscrizione forzata dei loro figli era una delle maggiori preoccupazioni dei cristiani, che facevano di tutto per evitarla, per esempio corrompendo gli ottomani funzionari. La nostra tradizione popolare ha registrato lamenti strazianti e storie tragiche di pedomàzoma, nonché violente resistenze alla sua attuazione. Fu la rivolta di Naoussa del 1705 a costringere la Sublime Porta ad abolire questa istituzione. Ma c'erano casi di famiglie molto povere che donavano i propri figli volontariamente, o di giovani che cercavano fortuna arruolandosi nell'esercito ottomano. Come abbiamo già detto, molti giovani furono reclutati quando erano adolescenti, e conservavano la memoria delle loro famiglie, col risultato che alcuni di loro aiutarono o portarono con sé i loro familiari in città, quando già si erano insediati nel corpo dei giannizzeri. o nel palazzo del Sultano. Per ironia della sorte, ci furono musulmani che si lamentavano costantemente del fatto che i loro figli erano esclusi dal processo, mentre l'aristocrazia cristiana bosniaca si convertiva all'islam solo a condizione che i loro figli potessero prestare servizio nei palazzi. Alla fine del XVII secolo i turchi riuscirono a essere accettati nei giannizzeri, e poco dopo il reclutamento dei cristiani cessò.

I giannizzeri (dal turco ottomano yeniçeri, "nuova milizia") erano la punta di diamante del potere ottomano, e regalarono all'impero gloriose vittorie e grandi conquiste. Dopotutto, furono l'unità che riuscì finalmente a sfondare le mura della regina delle città il 29 maggio 1453. Erano ottimamente equipaggiati, fanatici e disciplinati, tra i migliori guerrieri dell'epoca. Tuttavia, con la cessazione della coscrizione e l'introduzione dei turchi nei loro ranghi, la guarnigione iniziò a diminuire. La carica divenne ereditaria, mentre l'aumento numerico minò il carattere dei giannizzeri come unità d'élite. Invece di difendere il sultano, iniziarono a favorire i propri membri, come facevano i pretoriani nell'antica Roma. D'altra parte i giannizzeri si trasformarono in un corpo parassitario di droni ben pagati che si rifiutavano di combattere mentre l'impero decadeva. Erano anche un elemento reazionario in ogni tentativo di riforma e modernizzazione, di cui lo stato ottomano aveva così tanto bisogno.

I giannizzeri erano quasi assenti al tempo della rivoluzione greca, in cui riposavano nelle loro caserme. Il depresso sultano Mahmut II decise di sbarazzarsi di loro. Nel 1826 i giannizzeri si ribellarono alla costituzione di un esercito regolare. Ma il sultano li intrappolò nelle strade di Costantinopoli, li circondò con l'artiglieria e li massacrò. In un bagno di sangue, l'Impero Ottomano spazzò via il suo orgoglio, un tempo grande, ponendo fine a un corpo militare leggendario con radici molto, molto oscure.

Tradotto da John Sanidopoulos.

Nota aggiuntiva:

Nel sinassario della Santa Nuova Martire Akylina di Zagliveri si menziona quanto segue:

Quando suo padre si convertì all'islam, lei e sua madre si vestirono di nero e lo piansero come se fosse morto.

I resoconti storici del pedomàzoma riferiscono di un'abitudine degli sfortunati genitori che avevano perso i loro figli di tenere funerali e servizi commemorativi per i loro figli, perché dopo la loro conversione all'islam erano considerati perduti da Cristo, era come se fossero morti e perduti per sempre. Tuttavia, organizzando un funerale rapidamente prima della loro conversione, speravano che i bambini sarebbero stati considerati morti come cristiani battezzati e ricordati come cristiani.

Per i cristiani ortodossi perdere Cristo è peggio della morte.

 
Un nuovo studio mette in evidenza diverse esperienze tra le giurisdizioni ortodosse in merito alla pandemia del Covid

foto: rbth.com

Un nuovo rapporto di Alexei Krindatch, il coordinatore nazionale del censimento delle chiese cristiane ortodosse, dettaglia i risultati iniziali di uno studio in corso su come la pandemia del Covid abbia avuto un impatto sulle parrocchie cristiane ortodosse in America.

Lo studio, "Esplorazione dell'impatto della pandemia sulle parrocchie: innovazione durante e oltre il Covid-19", è condotto in collaborazione con molte altre denominazioni, coordinate dall'Hartford Institute for Religious Research e dall'iniziativa di ricerca Faith Communities Today.

L'indagine è stata condotta dall'1 al 14 luglio, con la partecipazione di 151 sacerdoti, e offre una rappresentazione equilibrata di tutte le giurisdizioni ortodosse e della distribuzione geografica delle parrocchie (solo l'arcidiocesi antiochena è sottorappresentata, come osserva il rapporto). Il rapporto presenta i risultati di tutte le parrocchie insieme e separatamente delle tre giurisdizioni più rappresentate: l'Arcidiocesi greco-ortodossa, la Chiesa ortodossa in America e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR).

Va anche notato che la ROCOR ha un profilo separato a causa del "diverso approccio da essa adottato per affrontare la pandemia".

Il sondaggio inviato al clero consisteva in diverse domande sotto 10 titoli principali:

1. Quanto è stato completo il blocco della vita parrocchiale durante la pandemia?

Il 44% di tutte le parrocchie ha risposto di non aver mai interrotto le celebrazioni nella propria chiesa, mentre il 93% delle parrocchie della ROCOR ha risposto di non averle mai interrotte. La ROCOR ha avuto anche il più alto tasso di parrocchie che hanno risposto che i loro ministeri sono continuati senza grandi interruzioni.

Molte parrocchie hanno parlato di varie innovazioni tecnologiche per affrontare le nuove sfide, mentre alcune parrocchie hanno affermato di essere semplicemente andate avanti come sempre. Una parrocchia del Texas ha risposto: "Non abbiamo cambiato niente, letteralmente niente, e nessuno si è mai ammalato. Siamo rimasti aperti, abbiamo servito la comunità, celebrato i santi misteri e ci siamo presi cura di altre parrocchie ignorate dal loro clero o dai loro vescovi".

2. In che misura la pandemia ha avuto un impatto sul benessere personale dei parrocchiani?

L'84% delle parrocchie ha riferito di avere parrocchiani infetti da COVID, mentre il 29% ha avuto uno o più parrocchiani deceduti.

È interessante notare che "i dati dell'indagine hanno anche indicato che le parrocchie che hanno continuato le celebrazioni per tutta la pandemia sono state le meno colpite dalle infezioni da COVID e dai decessi correlati al COVID tra i membri (75% e 14%) rispetto alle parrocchie che avevano interrotto le celebrazioni (90% e 43%)".

La pandemia ha avuto un impatto finanziario relativamente limitato sui parrocchiani, "ma ha influito maggiormente sui loro bisogni di consulenza e guida spirituale".

3. In che misura la pandemia ha avuto un impatto sul benessere emotivo e spirituale del clero ortodosso?

Il clero della Chiesa ortodossa in America sembra essere stato più gravemente colpito, con il 45% del clero che ha pensato di lasciare il ministero pastorale almeno una volta (rispetto al 32% di tutte le parrocchie e appena il 9% della ROCOR), e il 33% che ha dubitato di essere chiamato al ministero di Dio (contro il 21% per tutte le parrocchie e lo 0% per la ROCOR).

4. Quanto ha influito la pandemia sulla salute finanziaria delle parrocchie?

È interessante notare che solo il 7% delle parrocchie è d'accordo e il 16% in qualche modo concorda sul fatto che la sostenibilità finanziaria della parrocchia sia stata messa a rischio dalla pandemia. Dall'inizio della pandemia, invece, il 48% ha registrato un aumento delle donazioni. Questo è stato molto più alto nella ROCOR (79%) e nell'Arcidiocesi greco-ortodossa (61%) che nella Chiesa ortodossa in America (23%).

5. La pandemia ha cambiato il livello di coinvolgimento dei membri?

"In breve, il numero di parrocchiani che partecipano regolarmente alla vita delle loro parrocchie è diminuito", afferma il rapporto, anche se è più sfumato se si tiene conto della presenza virtuale.

Tuttavia, più di due terzi (69%) delle parrocchie della ROCOR ha riportato un aumento della partecipazione, con solo l'8% che ha riportato una diminuzione, rispetto a un aumento del 5% e una diminuzione del 70% nell'Arcidiocesi greco-ortodossa. Complessivamente, il 59% ha registrato una diminuzione e solo il 20% un aumento.

6. Quali aree della vita parrocchiale sono state colpite più negativamente e fortemente?

Considerando tutte le giurisdizioni messe insieme, i ministeri più colpiti sono stati l'educazione religiosa dei bambini e gli eventi fraterni.

7. Quanto si sono diffusi i conflitti sulle varie restrizioni pandemiche?

Complessivamente, il 35% delle parrocchie ha sperimentato disaccordi moderati o duri, mentre solo il 15% ha evitato del tutto disaccordi. La ROCOR ha registrato il minor numero di disaccordi, mentre la Chiesa ortodossa in America ne ha sperimentati di più, con quasi la metà (48%) che ha riportato disaccordi interni moderati o gravi.

8. Le parrocchie hanno cercato di educare i propri membri sulla pandemia e/o incoraggiarli a vaccinarsi?

Complessivamente, il 31% del clero ha incoraggiato la vaccinazione, mentre solo il 15% degli intervistati della ROCOR l'ha incoraggiata.

9. Quanto è significativa la presenza online rispetto alla presenza di persona?

Il 32% dei partecipanti regolari in tutte le parrocchie ora partecipa a distanza. Per la Chiesa ortodossa in America e l'Arcidiocesi greco-ortodossa, il numero è leggermente superiore, intorno al 36%, mentre è notevolmente inferiore per la ROCOR, al 10%.

10. Come vedono le parrocchie il loro futuro alla luce delle esperienze nella pandemia?

"Nel complesso, la stragrande maggioranza delle parrocchie è molto ottimista sulla propria vita post-pandemia e, cosa più importante, ha persino trovato il modo di ringiovanirsi mentre affronta le sfide del Covid-19", afferma il rapporto.

Il rapporto termina discutendo le idee che hanno funzionato durante la pandemia, osservando che diverse parrocchie hanno aumentato il numero di liturgie settimanali in risposta alle restrizioni sul numero di partecipanti e molte parrocchie hanno scoperto che gli studi biblici e la catechesi su Zoom consentivano a più persone di partecipare.

 
La Chiesa russa e la Francia: intervista al vescovo Nestor

Il numero di luglio-agosto dell'eccellente rivista "La Nef" è stato appena messo online. Contiene un dossier sull'Ortodossia russa. "Parlons d'Orthodoxie" pubblicherà gli articoli degli autori ortodossi russi gli autori di questo dossier e il testo di Didier Rance, "I martiri russi del comunismo."

La Nef: Qual è l'origine della diocesi di Korsun?

Vescovo Nestor: La diocesi di Korsun comprende le parrocchie della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca non solo in Francia, ma anche in Svizzera, Spagna e Portogallo. In Francia, è composta da clero e fedeli che non hanno mai rotto i legami canonici tra il Patriarcato di Mosca e diverse generazioni di immigrati russi, oltre a un considerevole numero di francesi che ha abbracciato l'Ortodossia. La maggioranza dei nostri membri del clero e dei fedeli è composta da russi, ucraini, moldavi, etc., venuti in Francia negli ultimi vent'anni.

Il Patriarcato di Mosca ha un seminario a Epinay-sous-Senart dal 2009: perché un seminario in Francia? E come vede le relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Francia?

Il seminario, una realizzazione ammirevole, forma il futuro clero delle nostre parrocchie all'estero. Esso permette ai suoi studenti di acquisire vaste conoscenze accademiche e teologiche. Il seminario ha legami di proficua collaborazione con la Sorbona, l'École pratique des hautes études (EPHE) e con l'Istituto Cattolico. Siamo felici dei risultati raggiunti insieme.

La presenza di ortodossi russi in Francia risale alla seconda metà del XIX secolo. È diventata una parte integrante del patrimonio religioso e culturale del paese. Un dialogo diretto è stato stabilito tra noi e la società francese, in particolare con la Chiesa di Francia. Questo dialogo, tradizione secolare, oggi è diventato un'occasione di particolarmente arricchimento.

Quali le sembrano i prossimi passi di riconciliazione tra le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica? Qual è il ruolo particolare del Patriarcato di Mosca in tale riconciliazione?

Dobbiamo continuare a sbarazzarci di pregiudizi e stereotipi obsoleti e superare la diffidenza e i sospetti che esistono ancora. Non dimentichiamo mai che l'Ortodossia e il cattolicesimo sono due ramificazioni della tradizione apostolica. Entrambi hanno alle loro spalle una storia comune, quella della Chiesa indivisa. Dobbiamo rimanere lucidi mentre affrontiamo ciò che ci separa gli uni dagli altri. Ed è proprio in questo che vedo il ruolo che spetta alla Chiesa ortodossa russa. È lei che, nel dialogo teologico tra le due fedi, difende l'autentica ecclesiologia ortodossa secondo la quale è Cristo che è il capo della Chiesa, mentre le chiese locali sono in relazione reciproca secondo il principio della conciliarità, che promulga l'uguaglianza di tutte le Chiese tra loro. L'Ortodossia non è un avatar del cattolicesimo, altrimenti non avrebbe alcuno scopo.

Nonostante le difficoltà incontrate, il Patriarca Kirill ha recentemente confermato lo svolgimento nel 2016 del famoso concilio pan-ortodosso annunciato tempo fa: quale sarà l'oggetto?

L'ultimo concilio pan-ortodosso si è riunito nel 787. Gli argomenti di discussione sono più che abbondanti. Il futuro concilio sarà per gli ortodossi una vera prova: saranno in grado di passare in secondo piano le questioni futili e banali del primato fra le Chiese? Ordini di commemorazione, regole gerarchiche... Speriamo che il concilio sviluppi posizioni comuni sui problemi più gravi della modernità. L'organizzazione ecclesiale della diaspora e le modalità di concessione dello status di autocefalia (la comparsa di nuove Chiese locali) sono tra le questioni più importanti che il concilio è destinato a discutere.

Quali sono per lei le principali sfide per il futuro che la Chiesa russa si trova ad affrontare?

In passato, nel presente e nel futuro la Chiesa ortodossa russa continua lo stesso compito immanente: mostrare al mondo l'ideale della vita cristiana, vale a dire la santità. Questo ideale è incarnato attraverso la testimonianza di Cristo. Questo in tutte le forme possibili. Dal martirio alla missione sociale, all'evangelizzazione e all'educazione della nostra gente. Questo non ha nulla a che fare con tutto ciò che è potere, influenza e autorità, e può andarvi anche contro.

Sua Grazia Nestor (Sirotenko) è vescovo della diocesi di Korsun dalla fine del 2010.

 
Mosca ha più di 200 chiese in onore di san Nicola. Eccone alcune

Taumaturgo e confessore della fede che visse nel IV secolo, nella zona che ora è la Turchia sudoccidentale, san Nicola è particolarmente amato e venerato in Russia. E l'enorme numero di chiese di Mosca dedicate a questo santo testimonia eloquentemente la sua importanza nella Chiesa ortodossa russa.

Con questa galleria di foto vorremmo condurre i nostri lettori in un pellegrinaggio alle chiese di san Nicola a Mosca. Poiché ce ne sono così tante, spesso hanno nomi estesi che specificano il nome del luogo o del quartiere in cui si trova la chiesa.

Nella vecchia Mosca la maggior parte delle chiese era fatta di legno, ma gli incendi e le intemperie ne hanno distrutto la maggior parte, e al loro posto sono state costruite chiese in pietra. I feroci decenni dell'inizio del dominio sovietico causarono grandi danni o distruzione totale a molte chiese, e quelle dedicate a san Nicola non furono risparmiate. Ma dove possibile, i fedeli di Mosca hanno restaurato le chiese che vedrete in questo tour fotografico.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Zvonary. XVI secolo.

La costruzione in pietra risale al 1657, l'attuale struttura fu costruita nel 1762-1781 dal conte Vorontsov. Ora il suo altare principale è dedicato all'Annunciazione. La chiesa fu chiusa dai comunisti entro il 1933 ed è stata riconsacrata nel 1996. Dal 1994 è la chiesa di rappresentanza del convento di Pjukhtitsa (Estonia).

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Kleniki. 1657.

L'attuale struttura in pietra fu costruita nel 1657 e ricostruita più volte. Il campanile fu aggiunto nel 1749. La chiesa fu chiusa nel 1932 e il suo campanile e la parte superiore furono distrutti. La chiesa è stata riaperta nel 1990 e restaurata. La chiesa fu famosa dal 1893 al 1923 per il suo primo sacerdote: l'arciprete Aleksej Mechev e in seguito suo figlio, l'arciprete Sergej Mechev. Entrambi sono ora canonizzati come santi della Chiesa ortodossa russa.

Il monastero di san Nicola dei vecchi credenti edinovertsy. 1873-1878.

Vista generale del monastero dal lato nord-est. A sinistra è la chiesa della Dormizione, a destra è la chiesa dell'Esaltazione della Croce. Al centro si trova il campanile.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Izmailovo. Del 2000.

Questa chiesa in legno si trova sul territorio del parco culturale chiamato "Cremlino a Ismailovo", creato nello stile dell'architettura lignea della Russia settentrionale. La chiesa è una rappresentanza del monastero di san Daniele.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Pokrovskij. 1765-1766.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo nel cimitero di Rogozhskij. 1776.

Chiesa dei vecchi credenti (sacerdotali).

Cappella di san Nicola il Taumaturgo nel cimitero della Trasfigurazione. 1805.

Cappella dei vecchi credenti.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo nella "casa degli appartamenti liberi" fondata dai fratelli Bakhrushin. 1900-1903.

Vista dal lato meridionale del campanile della chiesa della Resurrezione a Kadyshy. A sinistra ci sono le chiese del Cremlino.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Golutvin. 1686-1692.

In precedenza monastero della Natività della Madre di Dio. Dal 1625, è stata una chiesa parrocchiale. Chiusa dai comunisti intorno al 1933, le cupole furono rimosse e il campanile distrutto. Il restauro è iniziato nel 1980 e vi si tengono funzioni dal 1992. Il campanile è stato restaurato. Nel 2012, la chiesa è stata la "rappresentanza cinese", dove la comunità cinese di Mosca va per catechismo, servizi e comunione.

La chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Zajatsk. 1749-1759.

La chiesa di pietra fu costruita sul sito della vecchia chiesa di legno nel 1652. La chiesa successiva fu iniziata nel 1741 e ricostruita tra il 1749 e il 59. Fu chiusa nel 1932 e prevista per la demolizione nel 1939, ma solo le cupole e la parte superiore i livelli del campanile furono rimossi. Le funzioni sono riprese di nuovo nel 1992 nella vicina casa parrocchiale e ora la chiesa è completamente restaurata.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Kuznetsy. 1805.

Precedentemente in legno, la chiesa in pietra fu costruita nel 1681-16833 e ricostruita nella forma che vediamo oggi nel 1805 e nel 1847. L'altare maggiore è dedicato alla traslazione delle reliquie di san Nicola a Bari. La chiesa non fu mai chiusa durante il periodo sovietico.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Pyzhy. 1672.

L'ex chiesa di legno è nota dalla fine del XVI secolo. L'attuale chiesa principale fu costruita nel 1672. Chiusa negli anni '30, fu restituita alla Chiesa nel 1990. Ora l'altare maggiore è dedicato all'Annunciazione e la chiesa di san Nicola è un altare laterale. Nel 1993 fu aggiunto un altare laterale dedicato a san Vladimiro di Kiev e a tutti i nuovi martiri e confessori della Russia.

La chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Tolmachy. 1697.

Questa chiesa di san Nicola è nota dal 1625 e nel 1697 fu costruita una chiesa in pietra con un altare dedicato a san Nicola. Chiusa nel 1929, le cupole e le parti superiori del campanile furono rimosse. Le funzioni sono riprese nel 1993 e la chiesa è stata completamente restaurata. Ora è la chiesa situata nel complesso del museo Tret'jakov. Dal 1999, questa chiesa ha ospitato una delle icone taumaturghe più preziose della Russia: l'icona della Madre di Dio di Vladimir.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Bersenevka. 1656.

Nell'antichità la chiesa faceva parte del monastero di san Nicola a Bolota (la Palude). Ora è una chiesa dedicata alla santissima Trinità con un altare laterale di san Nicola, costruita al posto della chiesa di legno originale nel 1656 con il patrocinio dell'impiegato del senato A. Kirillov. Chiusa nel 1930, il campanile fu presto demolito. La chiesa è stata restaurata nel 1970 e le funzioni sono riprese nel 1992.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Kotelniki. 1822-1824.

La menzione della chiesa risale al 1635. Fu chiusa non prima del 1929. Le funzioni sono riprese nel 1992. Negli anni '90, la chiesa è stata trasformata in rappresentanza della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Bolvanovka, alle porte di Tagansky.

La menzione della chiesa risale al 1632 e l'attuale struttura in pietra fu costruita tra il 1697 e il 1712. Fu chiusa non prima del 1929. Negli anni '30 furono demoliti la cupola e il livello superiore del campanile, ma entrambi furono restaurati negli anni '50. Ritornata chiesa nel 1992, i lavori di restauro sono ancora in corso.

Chiesa di san Nicola "Podkopaj" ("Scava sotto")

Citato per la prima volta alla fine del XV secolo, il nome di questa chiesa è passato alla storia come chiesa di san Nicola "Scava sotto". Non è certo come abbia ottenuto questo nome, ma esiste una leggenda di un mercante che aveva una forte venerazione per san Nicola, ma poi perse tutta la sua ricchezza. Dopo che il mercante pregò con fervore, il santo gli apparve in sogno e gli disse di scavare sotto il muro della chiesa, prendere il rivestimento intarsiato con pietre preziose dalla sua venerata icona, venderlo e usare i soldi per ricominciare a commerciare. Quando fosse ritornato ricco, avrebbe dovuto far realizzare una copertura come quella vecchia icona. Il mercante fece come gli era stato detto e sostituì la copertura tra lo stupore dei parrocchiani, che tramandarono la storia. Negli anni '30 la chiesa fu chiusa e trasformata in una fabbrica di plastica. È stata restituita alla Chiesa nel 1991, e recentemente aggiunta all'elenco dei monumenti nazionali da conservare. I lavori di restauro, come si può vedere dalla fotografia, non sono ancora stati completati.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo della comunità dei vecchi credenti in via Tverskaja. 1914-1916.

Dei vecchi credenti della concordia di Belokrinitska.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo presso il corpo di guardia di Solomennaya. 1996-1997.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Rzhavki. 1800-1828.

Una chiesa di mattoni a due piani a cupola singola in stile pseudo-gotico, con un campanile a sé stante. La chiesa fu chiusa nel 1939 e l'edificio fu dato a un ufficio agricolo sovietico e a un campo di pionieri. Le funzioni sono riprese nel 1988. La chiesa è stata restaurata dal 1988 al 97.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo nel monastero di san Nicola Perervinskij. 1696-1697.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Saburovo. 1595.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Studentsa. Tra il 1672 e il 1702.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Troekurovo. 1699-1706.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Khamovniki. 1679-1682.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Khamovniki. 1679-1682.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo a Shchepy. 1686.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo al monastero di Novospasskij (nuovo monastero del Salvatore). 1652.

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo al cimitero di Danilov.

 
Le professioni compatibili e incompatibili con il sacerdozio

Questo progetto viene inviato alle diocesi della Chiesa ortodossa russa per una revisione ed è pubblicato a scopo di discussione sul sito ufficiale della presenza inter-conciliare, sul portale Bogoslov.ru e sul blog ufficiale della presenza inter-conciliare. La possibilità di lasciare commenti è a disposizione di tutti.

Il progetto "Professioni compatibili e incompatibili con il sacerdozio" è stato prodotto dalla Commissione per la presenza inter-conciliare per le questioni del governo della Chiesa e deimeccanismi della cattolicità della Chiesa in base a un ordine del Presidium della presenza inter-conciliare datato 28 gennaio 2015. I commenti sulla bozza del documento saranno raccolti dalla presenza inter-conciliare fino al 2 maggio di quest'anno.

Le professioni compatibili e incompatibili con il sacerdozio

Nel corso di un lungo periodo storico, far parte del clero non implicava la necessità di occuparsi di altri compiti professionali. Nonostante il fatto che questo approccio sia mantenuto nella maggior parte dei paesi di tradizione ortodossa, le condizioni della vita moderna spesso sollevano la questione di conciliare il ministero e una professione secolare.

* * *

I. L'apostolo Paolo scrisse ai corinzi: "Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo" (1 Cor 9:13-14). Così l'Apostolo ha sottolineato l'obbligo dei cristiani a sostenere i loro pastori, per liberarli dalla raccolta di fondi per sostenere se stessi e i loro cari dalle altre attività. Allo stesso tempo, il suo esempio, quello che dice ancora: "Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti" (1 Cor 9:15) – e dal libro degli Atti sappiamo che era impegnato nella tessitura di tende (Atti 18:3) – punta a un'altra possibilità, quando il servizio di Dio e della Chiesa è compatibile con il loro mantenimento attraverso il lavoro retribuito al di fuori dell'organizzazione ecclesiastica.

Da quando la Chiesa ha ottenuto la libertà nell'Impero Romano e poi ha avuto uno status privilegiato, quando il cristianesimo divenne la confessione della grande maggioranza dei cittadini dell'Impero Romano, e più tardi anche di altri stati, ha dominato la pratica che i sacerdoti "vivano del vangelo" (cfr 1 Cor 9:14). Questa pratica prevale anche negli stati moderni, dove il cristianesimo ha perso il suo precedente status di religione dominante, statale o ufficiale di, ma dove rimane la religione nazionale, a cui appartiene la maggioranza o una parte sostanziale della popolazione, e dove quindi i parrocchiani sono in grado di mantenere sia il tempio sia le persone che vi servono.

II. In ogni tempo è esistita un'altra pratica, che nel nostro tempo è particolarmente diffusa nei paesi in cui il gregge ortodosso risiede in diaspora. In questi paesi, i fedeli appartenenti alla stessa parrocchia per il loro piccolo numero non sono in grado di sostenere i parroci e gli altri lavoratori della chiesa. In tali circostanze, i chierici cercano i mezzi per mantenere se stessi e le loro famiglie, con un'attività retribuita. Una situazione simile esiste in un certo numero di diocesi del territorio canonico della Chiesa ortodossa russa.

La condizione dei chierici che si trovano a compiere una professione secolare manifesta la sua perfezione quando tale professione è adatta dal punto di vista religioso e morale. Inoltre, il lavoro secolare non dovrebbe pregiudicare il ministero pastorale o diaconale. Per i servitori dell'altare il dovere verso Dio e la Chiesa, in tutte le circostanze, deve essere la priorità assoluta.

III. Non tutte le attività professionali sono compatibili con il sacerdozio. A tale riguardo vi sono alcune restrizioni canoniche: per esempio, secondo il Canone apostolico 81, i vescovi e i presbiteri non sono autorizzati a occuparsi di "gestione degli affari pubblici", e i Canone 83 afferma: "Il vescovo o presbitero o diacono che pratica attività militari, anche se mantiene entrambe le cariche, vale a dire l'autorità romana e l'ufficio del sacerdote, sia deposto dal rango sacro. Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio".

I sacerdoti non dovrebbero neanche farsi garanti per affari privati, occupandosi di appalti e di imprenditoria. I padri del Concilio di Calcedonia hanno detto nel Canone 3: "È giunta a [conoscenza del] santo Concilio che alcuni membri del clero, per brama di guadagno, prendono a prestito tenute altrui, e fanno contratti di natura secolare, tenendo in poca stima il servizio a Dio e si introducono in casa di persone secolari, di cui si mettono ad amministrare i beni per avidità . Quindi il santo e grande Concilio ha decretato che non sia permesso ad alcun vescovo, chierico o monaco, di prendere in affitto delle tenute, esercitare imprese e intraprendere affari mondani, a meno di non essere chiamati per legge a esercitare la tutela di minori che non abbiano altri tutori, o a meno che il vescovo locale non affidi loro la cura degli affari della chiesa, o di orfani e vedove o di persone che abbiano particolare bisogno di assistenza da parte della chiesa, [cose da esercitarsi] con timor di Dio. E se qualcuno d'ora in poi trasgredirà questi decreti, sarà sottoposto a punizione ecclesiastica ". La regola determina, secondo l'interpretazione di Zonaras, che tutti gli appartenenti al clero si occupino esclusivamente degli affari del loro servizio, e in nessun modo di "vili passioni di profitto" per amore del denaro, e non si impegnino in affari mondani a scapito del servizio di Dio, al quale sono stati consacrati.

Qualsiasi impegno, anche se non riprovevole, in attività di affari, soprattutto in un'economia di mercato, comporta il rischio – sia di reputazione sia dei materiali stessi – di danni agli imprenditori. L'attività imprenditoriale nel senso classico assume come obiettivo il profitto di base nel compiere transazioni civili e nel concludere altri accordi, il cui fallimento può provocare diversi tipi di responsabilità, compresa quella penale.

Nel Canone apostolico 6 è detto: "Il vescovo, o presbitero, o diacono, non si assuma cure mondane. In caso contrario, sia deposto dal rango sacerdotale". Questa regola è espressa sotto forma di requisiti di legge nel pensiero dell'apostolo Paolo, espressa nella sua seconda lettera a Timoteo (2:4). Questo requisito è espresso in molte altre regole canoniche (Canoni apostolici 20, 81, 83; IV Concilio ecumenico 3, 7, VII Concilio ecumenico 10; Cartagine 16; Primo-Secondo 11). Così, il Canone apostolico 20 dice: "Chi tra il clero offre cauzione per chiunque, sia deposto", decretando di deporre dal rango spirituale ogni persona che compie atti di fideiussione per qualcuno nelle faccende del mondo, nei contenziosi, nel commercio, o simili, avendo in mente un beneficio materiale. È ripetutamente fissato per il clero anche il divieto di attività usurarie. In particolare, il Canone 10 del Concilio in Trullo afferma: "Il vescovo, o presbitero o diacono che chieda o partecipi all'usura, si fermi o sarà deposto." (Vedi il Canone 4 del Concilio di Laodicea, il Canone 14 di Basilio il Grande e il 6 di Gregorio di Nissa).

Allo stesso tempo, i canoni non condannano l'imprenditoria in se stessa, ma la combinazione dell'occupazione con il servizio spirituale del chierico a danno di quest'ultimo. Sulla base di questo è possibile, in particolare, concludere che un chierico può avere diritti di proprietà in un certo tipo di attività per lui riprovevole, se non partecipa direttamente alla loro gestione – per esempio, affidare un bene alla gestione di un laico o dare una sua proprietà in affitto. Balsamon, interpretando il Canone 9 del Concilio in Trullo, che vieta di gestire attività commerciali, indica che ai chierici non è vietati "avere un diritto di gestione su una proprietà e affidare la gestione ad altri, perché così fanno anche i monasteri e diverse chiese".

Allo stesso tempo, l'occupazione negli affari privati dovrebbe essere chiaramente distinta dalle attività commerciali attuali della Chiesa stessa, di cui molti chierici hanno diretta responsabilità in forma di servizio. La legge secolare moderna permette alle organizzazioni religiose di condurre affari sia direttamente, sia nella persona di un fondatore o partecipante di società economiche. In questo caso non stiamo parlando del coinvolgimento diretto del clero in attività a scopo di lucro per arricchimento personale, ma dell'accrescimento della proprietà parrocchiale o monastica per il bene comune di tutta la Chiesa. Tali attività dovrebbero essere svolte da persone altamente professionali, tra le quali possono essere nominati, tra l'altro, anche i chierici, secondo il Canone 26 del IV Concilio ecumenico: "Poiché abbiamo udito che in alcune chiese i vescovi hanno gestito proprietà della chiesa senza amministratori, ci è sembrato bene che ogni chiesa che ha un vescovo abbia anche un amministratore tra i membri del proprio clero, che gestisca le proprietà della chiesa secondo la volontà del suo vescovo, in modo che l'amministrazione della chiesa non resti senza un testimone; e che così non si disperdano le sue proprietà, né si getti biasimo sul sacerdozio. Se egli [i.e. il vescovo] non farà così, allora sarà soggetto ai canoni divini".

Ai chierici sono inoltre vietate le occupazioni legate allo spargimento di sangue umano, per esempio la pratica medica, in particolare la chirurgia ( "Nomocanone" nel grande Trebnik, p. 132). Un incidente durante un'operazione pone il chirurgo sotto accusa di omicidio involontario, e se è un chierico, secondo i canoni, dovrebbe essere deposto. È ampiamente noto che san Luca (Vojno-Jasenetskij) ha combinato il servizio pastorale con l'insegnamento della medicina e la pratica chirurgica, e che il suo lavoro ha portato buoni frutti. Questa eccezione è legata alle circostanze del tempo in cui aveva lavorato, e non dovrebbe trasformarsi in una regola. Il vescovo locale può autorizzare attività mediche o paramediche di un chierico, se tali attività sono in grado di portare buoni frutti.

Ai ministri di culto, che compiono un sacrificio incruento, è anche vietata la caccia e altre attività che sono inevitabilmente associate con lo spargimento di sangue, anche se di animali (Nomocanone, regola 135: "Il sacerdote che fa il pescatore o l'uccellatore sia sospeso per tre mesi").

Il divieto canonico di ordinare gli attori (Canone 55 del Concilio di Cartagine) esclude senza dubbio per i chierici la professione di attore, incluse le occupazioni professionali di danza (balletto) o di canto da palcoscenico. Inoltre, nel caso in cui il lavoro nel campo dello spettacolo comporti forti tentazioni, per un chierico è inammissibile una professione in questo campo.

IV. Riassumendo i divieti canonici e la pratica ecclesiastica in epoche diverse, è possibile creare il seguente elenco di professioni che sono incompatibili con il sacerdozio.

1) Il servizio militare e qualsiasi servizio simile, anche in società private, che comporti indossare e usare armi. Un'eccezione, in casi di necessità, può essere l'insegnamento nelle scuole militari o delle forze dell'ordine, senza indossare o usare armi; è chiaro che tale divieto non si riferisce al servizio del clero militare, né implica usare o indossare armi (ufficiali, sacerdoti cappellani, militari), anche se ai cappellani sono assegnati gradi o titoli militari.

2) Il servizio pubblico nel settore esecutivo, l'esercizio di funzioni giuridiche e, in generale, tutte le professioni coinvolte nelle attività dei tribunali statali, le procure, le istituzioni statali, gli enti di indagine e istruttori in ogni forza dell'ordine, così come il servizio nelle amministrazioni comunali. La possibilità per un chierico di partecipare agli organi legislativi e di rappresentanza dello stato, a livello regionale e comunale è prevista nei Fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa: "Onde evitare qualsiasi commistione tra affari ecclesiastici e statali e affinché l'autorità ecclesiastica non venga ad acquisire un carattere secolare, le leggi canoniche vietano agli ecclesiastici di partecipare agli affari dell'amministrazione statale" (III.11). Nel documento del Consiglio dei vescovi nel 2011 "La pratica delle dichiarazioni e delle azioni di vescovi, clero, monaci e laici durante le campagne elettorali. Il problema della nomina dei chierici a candidature per le elezioni" ha anche confermato che "i vescovi ei sacerdoti non possono candidarsi alle elezioni agli organi rappresentativi di qualsiasi livello (sovranazionali, nazionali, regionali, locali)". Questo documento fornisce un'eccezione a questa regola, "nel caso in cui l'elezione di vescovi e clero all'autorità legislativa (rappresentanti) avvenga a causa della necessità di affrontare forze avverse, tra cui scismatici eterodossi che cerchino di usare il potere elettorale per combattere la Chiesa ortodossa". In ciascuno di questi casi, "il Santo Sinodo o il Sinodo della Chiesa locale dà la benedizione di partecipare alle elezioni per gli organi del potere statale e a titolo individuale. Tuttavia, anche partecipare a elezioni con liste di partito non dà a un sacerdote il diritto di essere membro di un partito politico".

Non è un servizio statale nel vero senso della parola, vietato ai chierici, insegnare nelle istituzioni scolastiche statali o comunali, lavorare in imprese statali o istituzioni pubbliche come operai, ingegneri, tecnici e posizioni simili. Ai chierici è vietato il servizio statale, che implica promozioni a incarichi differenti da quelli dei cittadini comuni, con responsabilità, per esempio, per quanto riguarda segreti d'ufficio, che possono essere in conflitto di interessi con l'esercizio delle funzioni pastorali. In casi eccezionali, in vista dei migliori interessi della Chiesa e il ministero dei fedeli possono essere ammesse eccezioni, ma solo con la benedizione del vescovo locale;

3) I chierici non dovrebbero essere medici praticanti, specialmente chirurghi, o avere altre posizioni di operatori sanitari. Le attività mediche o paramediche possono costituire un'eccezione autorizzata per iscritto dal vescovo diocesano. Certamente sono proibite le attività connesse con lo spargimento di sangue animale, come veterinario, guardia forestale o simili.

4) Ai chierici è fatto divieto di occuparsi di business privato, in particolare in campo bancario, creditizio, assicurativo e simili. Le occupazioni di tipo gestionale o di assistenza in tali istituzioni sono consentite se la natura delle attività di queste istituzioni non presenta elementi di usura. I canoni autorizzano i chierici a vendere i prodotti delle loro mani, ma gli altri tipi di commercio sembrano essere incompatibili con il sacerdozio, così come la difesa come avvocati di interessi privati ​​nei tribunali e in altri rapporti giuridici.

5) Sono inaccettabili per i chierici gli impieghi in istituzioni discutibili da un punto di vista morale, come case da gioco, casinò, bar e simili.

6) Sono vietate ai chierici le occupazioni negli sport professionali.

7) Il servizio nel clero non è compatibile con la professione di attore, di danzatore o di cantante da palcoscenico.

 
Alexander Mercouris: Punti morti e negoziati sul gas a Milano

Cari amici,

è un grande piacere annunciare oggi, in particolare come risposta alle richieste di molti di voi, che Alexander Mercouris ha deciso di inviarmi i suoi post analitici su Facebook da pubblicare su questo blog. Ho un grande rispetto per Alexander e sono lieto di dargli il benvenuto qui come collaboratore regolare.

Saker

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Alexander Mercouris: Punti morti e negoziati sul gas a Milano

I punti morti a Milano

Le notizie dal vertice di Milano stanno ancora filtrando, ma è chiaro che non vi è stato alcun passo avanti e la crisi ucraina rimane a un punto morto. Poroshenko ha detto che sono stati concordati i "parametri" di un accordo sul gas ma sembra che nulla del genere sia accaduto.

Il commento più fatuo del giorno è venuto da Van Rompuy, che ha definito i negoziati un "progresso", perché si suppone che Putin abbia detto che non vuole un conflitto congelato in Ucraina o che l'Ucraina orientale diventi un'altra Transnistria. Per capire l'assurdità di tale commento, cercare solo di immaginare Putin che annuncia solennemente agli europei il contrario: che non vuole un conflitto congelato in Ucraina e che vuole che l'Ucraina orientale diventi un'altra Transnistria!

Non per la prima volta, Putin appare come un uomo circondato da nani.

A quanto mi risulta l'idea di un incontro a colazione tra Putin e i leader europei è venuto da Angela Merkel. Con le economie tedesche ed europee blindate in parte a causa della stessa politica di sanzioni che lei stessa ha imposto, la Merkel ha bisogno che questa crisi abbia fine. Allo stesso tempo, rimane assolutamente restia ad affrontare gli Stati Uniti e i loro alleati europei o gli atlantisti in Germania. Sembra quindi sperare che Putin la districhi dal caos in cui lei stessa si è infilata. Ma poiché non è pronta ad affrontare gli Stati Uniti e i suoi alleati o gli atlantisti, vuole che Putin la farla uscire dai guai capitolando a tutte le loro richieste. Cerca di farlo applicando "pressioni" su Putin (ecco tutto lo scopo dell'incontro a colazione) e poi si mostra accigliata, arrabbiata e sconcertata quando questo non funziona.

Abituata a far la voce grossa contro gli altri leader europei e a ottenere quel che vuole, è come se la Merkel, di fronte da un avversario del proprio livello, non sapesse cosa fare. Mi ricorda Obama, uscito parimenti sconcertato e arrabbiato dal confronto con Putin due anni fa in un vertice in cui si è discusso della crisi siriana.

Nel frattempo, mentre l'economia europea e tedesca resta blindata, quella russa accelera nonostante la caduta del prezzo del petrolio che cade mentre la disintegrazione dell'Ucraina si accelera. In politica e in diplomazia come in guerra, è necessario sapere quando ritirarsi prima che la situazione diventi una disfatta totale. Gli europei non mostrano alcun livello di questa capacità o comprensione, e così siamo in attesa di una disfatta.

I negoziati sul gas a Milano

Maggiori informazioni stanno trapelando sui negoziati sul gas a Milano, e la situazione è brutta.

Fin da giugno i russi stanno dicendo che il prezzo contrattuale del gas fornito all'Ucraina è di $ 485/1000, ma che sono pronti a offrire a titolo temporaneo uno sconto di $ 100/1000, portando il prezzo del gas fornito all'Ucraina questo inverno fino a $ 385/1000, a condizione che l'Ucraina paghi i suoi eccezionali arretrati e paghi in anticipo per tutto il gas fornito.

I russi non hanno mai vacillato da questa posizione. Gli ucraini non hanno mai vacillato dal rifiuto.

A quanto mi risulta la posizione ucraina è che il prezzo "corretto" per il gas russo è di $ 269/1000, raggiunto da Janukovich attraverso gli sconti che ha negoziato con Putin lo scorso dicembre. Gli ucraini insistono sul fatto che tutti gli arretrati del gas devono essere ricalcolati sulla base di questo prezzo e che solo quando ciò accadrà considereranno di pagarli. Nel frattempo, sotto pressione europea, hanno detto che avrebbero accettato in via temporanea di pagare un prezzo più alto (apparentemente $ 320/1000) fino a quando la controversia sarà risolta. Tuttavia, essi insistono sul fatto che i pagamenti che faranno durante il periodo di questo prezzo devono essere trattati come pagamento per il gas fornito in base a questo prezzo e non come pagamento degli arretrati.

Non ho intenzione di discutere qui in dettaglio l'assurdità della posizione ucraina, che tratta un prezzo scontato offerto a Janukovich in cambio di condizioni che l'Ucraina non ha mai soddisfatto, come prezzo "corretto" in sostituzione del prezzo contrattuale concordato. Io non credo che nessuno a parte gli ucraini ci creda. Certamente gli europei non ci credono.

Comunque, tornando a quello che è successo a Milano, quello che per me è uno dei grandi misteri dei politici ucraini è che anche se in pubblico si trovano a competere tra di loro su chi fa più il duro con la Russia, nel momento in cui in realtà hanno a che fare faccia a faccia con Putin sulle questioni del gas cadono immediatamente a pezzi e dimostrano di essere negoziatori spettacolarmente cattivi. Lo abbiamo visto accadere con Timoshenko nel 2009 e lo abbiamo appena visto di nuovo accadere con Poroshenko a Milano.

In breve, nella prima parte della giornata Poroshenko ha detto che erano stati concordati i "parametri" di un accordo sul gas con la Russia. Ciò ha portato ad una breve raffica di dichiarazioni speranzose e di titoli di giornali, tra cui una dichiarazione di Hollande che le due parti avevano quasi superato le loro differenze.

Poi, nel corso della giornata, è stato rivelato che i "parametri" che Poroshenko affermava che erano stati concordati con la Russia erano gli stessi dell'offerta russa originale. In altre parole Poroshenko ha capitolato, forse senza nemmeno capirlo, a quanto Putin gli chiedeva.

Putin ha anche detto che l'unica questione rimasta in sospeso era come l'Ucraina avrebbe trovato i soldi per soddisfare gli obblighi che aveva appena assunti. I suoi suggerimenti sono pari a una proposta che gli europei paghino il gas e gli arretrati dell'Ucraina direttamente o tramite un ulteriore prestito del FMI. Questo, a proposito, è qualcosa che gli europei hanno sempre rifiutato di fare.

In ogni caso, quando finalmente Poroshenko sembra essersi reso conto che i "parametri" che aveva accettato erano semplicemente ciò che i russi avevano chiesto fin dall'inizio, la sua risposta è stata di balzar fuori da quello che sembrava un incontro con Putin organizzato in tutta fretta per annunciare che non c'era stato alcun accordo, dopo tutto.

Putin da parte sua si è attenuto alla posizione russa e ha dichiarato pubblicamente che la Russia non avrebbe fornito gas a credito all'Ucraina (il che è ciò che sono in fin dei conti le contro-proposte ucraine), e che "quella era l'ultima parola".

Sembra quindi che ci sia stato uno stallo senza alcun reale progresso, nonostante alcuni dei titoli precedenti apparsi durante il giorno. Inoltre Poroshenko ha fatto la figura dello scemo davanti a tutti i leader di Europa e Asia, e le trattative sul gas del 21 ottobre 2014 sono state appena rese più difficili.

Putin ha detto poco prima di andare a Milano che la Russia potrebbe ridurre la quantità di gas pompato attraverso l'Ucraina se l'Ucraina inizia a rubare il gas destinato ad altri clienti. Questo è ciò che la Russia ha fatto nel 2009 e non ho alcun dubbio che sarà quello che farà di nuovo. A meno che gli europei ora non diano a Poroshenko un ultimatum per accettare l'offerta russa, è imminente un taglio totale.

 
L’Eucologio e lo Ieratico

I due libri di culto più usati dai sacerdoti ortodossi, l’Eucologio (in slavonico Trebnik, in romeno Molitfelnic), e lo Ieratico (in slavonico Sluzhebnik, in romeno Liturghier), corrispondenti al Benedizionale e al Messale dei sacerdoti di rito romano, meritano un’attenzione più approfondita. Lo ieromonaco Petru (Pruteanu), nel suo recente libro sulla Liturgia ortodossa, dedica ai due libri alcuni brevi ma accurati cenni informativi, che riportiamo in romeno e in traduzione italiana nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
Come un americano e una russa hanno salvato una chiesa della Florida

Il viaggio in America della beata Matrona di Mosca, una delle sante più amate dai russi, è iniziato alla fine di febbraio, quando, con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill, madre Feofania, la badessa del monastero della santa Protezione a Mosca ha donato un'icona con una parte delle reliquie della beata anziana Matrona ai fedeli della diocesi dell'America orientale della Chiesa russa all'Estero. L'icona è stata portata a New York dal rettore della chiesa della santa Protezione a Glen Cove, decano della città di New York e dello stato della Florida, l'arciprete Aleksandr Anchutin. Le reliquie sarebbero poi state consegnate in Florida.

La gente prega Matronushka, come la chiamano, nelle malattie e in molti problemi quotidiani. Il potere d'aiuto di questa santa è sorprendente. Forse è per questo che il flusso di persone alle sue reliquie al convento della santa Protezione a Mosca non si ferma mai. Ci sono anche molti credenti in Florida da Mosca, San Pietroburgo e altri luoghi dell'ex Unione Sovietica, immigrati e turisti, che venerano santa Matrona e vogliono venerare le sue reliquie.

È passata la Pasqua, e alla luminosa festa dell'Ascensione del Signore, quando è servita la Liturgia della festa, padre Aleksandr è arrivato con le reliquie all'aeroporto LaGuardia di New York, traboccante di persone desiderose di viaggiare dopo la pandemia.

È stato annunciato che c'era un temporale diretto verso la Florida. L'aereo è decollato solo un'ora e mezza dopo ed è arrivato a Fort Lauderdale quando il sole era già tramontato. Il giorno successivo, la festa di san Luca della Crimea, le reliquie dovevano essere trasportate nel luogo della loro residenza permanente: la chiesa dei santi Tre Ierarchi a Hollywood, in Florida.

saluto all'icona di santa Matrona

Quella mattina, il telefono squillava ininterrottamente per il sacerdote locale, l'archimandrita Siluan (Lembej), giunto in Florida dall'Ucraina, con fedeli che chiamavano e chiedevano quando l'icona sarebbe stata lì e per quanto tempo sarebbe rimasta nella chiesa. Il padre li rassicurava: l'icona stava arrivando su base permanente. Più vicino alla sera, numerosi credenti, non solo da Miami e dai sobborghi, ma anche da luoghi più remoti, si sono radunati nella chiesa dei santi Tre Ierarchi per salutare e accogliere devotamente la santa.

Prendendo l'icona di Matronushka da padre Alexander, il vescovo Nicholas di Manhattan, vicario della diocesi dell'America orientale e rettore della chiesa dei santi Tre Ierarchi, ha benedetto la chiesa, i dintorni e la congregazione.

L'iscrizione sul retro dell'icona recita:

Con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', questa icona della beata Matrona di Mosca con una particella delle sue sante reliquie viene consegnata al decanato della Florida della diocesi dell'America orientale della Chiesa russa all'estero. 2021.

Vladyka è entrato nella chiesa, ha benedetto di nuovo i fedeli e ha posto l'icona su un'analoghio, dove è rimasto fino alla fine del Mattutino, quando sua Grazia ha unto i parrocchiani con l'olio benedetto delle reliquie di santa Matronushka, e durante la Liturgia al mattino successivo.

Una chiesa di tre giurisdizioni

Alla sua fondazione nel 1962, la chiesa era nella giurisdizione della Chiesa ortodossa in America. I fondatori, immigrati in America dall'Europa orientale, raccolsero denaro e acquistarono da alcuni protestanti un edificio, dove costruirono una chiesa ortodossa. Acquistarono anche due edifici vicini e un terreno con palme sullo sfondo con l'obiettivo a lungo termine che, in caso di mancanza di fondi, i futuri parrocchiani avrebbero avuto i soldi per il mantenimento della chiesa.

Quando la dirigenza della Chiesa ortodossa in America chiese alla chiesa di passare al nuovo calendario, il consiglio parrocchiale decise di rimanere sul vecchio calendario e di passare sotto l'omoforio della Chiesa carpato-russa del Patriarcato di Costantinopoli.

La parrocchia ha vissuto nella preghiera, attivamente e con gioia. Hanno servito in slavonico ecclesiastico. Russi, ucraini, slovacchi e immigrati provenienti da altri paesi dell'Europa orientale hanno organizzato festival nazionali, così popolari nel Nuovo Mondo in cui una persona su due è un immigrato. Alcune delle foto, che raffigurano persone con cappelli e ghirlande ucraine, copricapi tradizionali e camicie ricamate, sono sopravvissute fino a oggi negli archivi parrocchiali, anche se la maggior parte è stata recentemente rovinata dal soffitto che perde (a causa dei potenti e distruttivi acquazzoni tropicali). La parrocchia conta ancora una parente del famoso compositore Sergej Rakhmaninov, Elaine Rachmaninoff-Murina. Chiamata Elena al battesimo, è andata in chiesa finché ci sono state le funzioni. Adesso ha ottantasei anni.

Il giornale locale ha scritto degli eventi nella parrocchia. Uno degli articoli parlava del 48° anniversario dell'ordinazione sacerdotale del primo sacerdote della chiesa, l'arciprete Vladimir Lilikovic. I parrocchiani hanno preparato una festa a sorpresa per batjushka e matushka. Prima li hanno accolti con il coro della parrocchia, diretto da Walter Kessel, e poi hanno portato fuori una torta lunga quasi due metri e mezzo, fatta da Millie Shuk, la sorella maggiore della confraternita parrocchiale. L'enorme torta consisteva in undici torte separate, collegate e decorate con diversi chili di glassa.

chiesa dei santi Tre Ierarchi, anni '60

Padre Vladimir era stato ordinato sacerdote nel 1917 nella cattedrale di san Nicola, ora delle parrocchie patriarcali di Mosca in America. Nel 1961, mentre prestava servizio nel Michigan, la comunità che si stava creando in Florida lo invitò ad organizzare la parrocchia della chiesa dei santi Tre Ierarchi. L'arciprete mitrato si è addormentato nel Signore vent'anni dopo, il 16 ottobre 1981.

In quel periodo, i figli dei primi parrocchiani si erano assimilati e non capivano più le funzioni, quindi si decise di celebrare parte delle funzioni in inglese, passando alla fine interamente all'inglese. Ma era troppo tardi. Avevano invitato i russi appena arrivati, ma questi volevano "funzioni russe". Il numero dei parrocchiani si ridusse sempre più e la chiesa cadde in rovina.

Ma non tutti i figli se ne sono andati. Il figlio di Elena Rachmaninoff non solo non ha lasciato la chiesa, ma è diventato addirittura sacerdote, e oggi padre Philip Reese è il rettore onorario della Cattedrale di Cristo Salvatore a Miami, fondata nel 1962, così come della chiesa dei santi Tre Ierarchi, alla cui storia ritorniamo di nuovo.

A un certo punto, la diocesi carpato-russa ha manifestato l'intenzione di vendere l'edificio della chiesa, ma qui i primi parrocchiani avevano una copertura: avevano scritto nell'atto parrocchiale che la chiesa non sarebbe stata soggetta a vendita finché almeno uno o due parrocchiani fossero andati in chiesa e la parrocchia avesse pagato la quota diocesana.

Kerry e Larisa

Kerry e Larisa Johnson

Gli unici che andavano ancora regolarmente in chiesa erano Kerry (in battesimo Seraphim) e l'attuale custode della chiesa Larisa Johnson-Gorchakova. Lui è americano e lei della provincia di Rjazan' in Russia.

"Abbiamo visto molti parrocchiani e molti sacerdoti; abbiamo visto una chiesa piena di persone in preghiera e, ahimè, l'abbiamo vista completamente vuota", dice Larisa. "Nel 2014 molti ucraini venivano in chiesa. Persone meravigliose! Ma dopo la rivoluzione del Majdan, se ne sono andati tutti in una volta e sono diventati aggressivi nei nostri confronti. Allora non c'era praticamente più nessuno in chiesa".

Larisa è nata nel centro del distretto di Sasovo nella provincia di Rjazan'. Suo padre, un moscovita, non ha mai saputo che era stata battezzata. Poi ha vissuto e lavorato per molti anni nella città di Ukhta nella Repubblica di Komi, dove non c'era nessuna chiesa.

"Quando ho incontrato Kerry, avevo già un figlio adulto. È stato durante la guerra cecena", continua Larisa. "Ho avuto molti amici che hanno perso i figli in Cecenia. Il mio Alexej stava finendo l'università. Ricordo che ai laureati davano un diploma con una convocazione all'ufficio di leva militare, e decisi di far uscire mio figlio da lì. Forse non è patriottico, ma ogni madre cerca di salvare suo figlio. È stata una guerra incomprensibile, così tanti hanno cercato di evitare la Cecenia, e anche l'esercito. Così siamo venuti in America".

"In Florida, io e Kerry abbiamo iniziato a cercare una chiesa ortodossa nell'elenco telefonico e abbiamo trovato la chiesa dei santi Tre Ierarchi. Kerry è stato battezzato qui. Ci siamo sposati qui. Kerry è divenuto il tesoriere e andava in chiesa anche quando c'erano solo servizi dei lettori. Pagava regolarmente le quote alla diocesi e di fatto ha salvato la chiesa dalla vendita".

Sebbene l'intera vita americana di Larisa sia stata spesa in questa chiesa, non è iniziata facilmente:

"Sono venuta consapevolmente all'Ortodossia attraverso una seria pratica dello yoga", ricorda Larisa. "Avevo anche pensato di andare in India. Mi ero completamente ritirata dalla vita mondana; niente mi interessava. Tutto quello che facevo era lavorare e meditare. Allo stesso tempo, ho continuato ad andare in chiesa con mio marito per tutto questo tempo, ma non capivo molto delle funzioni, dato che erano in inglese. Inoltre non potevo comunicarmi, dato che ero una yogini!"

Sono stati gli eventi in Ucraina a riportarla a una sana vita cristiana.

"In quel momento, mia madre venne a trovarci. Come prima, lavorando oppure sedevo a meditare. Mia mamma ha detto: "Guarda cosa sta succedendo in Ucraina". Sono uscita dalla camera da letto e ho visto il Majdan in TV. E in quel momento, sono tornata alla realtà, e da allora ho approfondito gli eventi circostanti. Non sono andata in India, mi sono resa conto che lo yoga non ti pone obiettivi, a differenza dell'Ortodossia, che ci offre l'opportunità e i mezzi sulla via della salvezza.

La richiesta di un prete

l'archimandrita Siluan (Lembej)

Per quattro anni la parrocchia ha affittato l'edificio agli etiopi, quindi qui si è continuato a pregare. Gli etiopi volevano acquistare l'edificio della chiesa, ma la parrocchia ha fatto appello ai vescovi della Chiesa russa all'estero affinché ci prendessero sotto il loro omoforio. E poi alcuni parrocchiani hanno sentito parlare di padre Siluan, un monaco che prestava servizio in una missione a Orlando, e hanno chiesto che fosse nominato nella nostra chiesa.

Allora il tetto della chiesa perdeva. Nell'attico viveva un'iguana. La creatura era cresciuta e guardava giù nella chiesa mentre si svolgevano le funzioni.

il reliquiario della parrocchia

Così era la chiesa quando padre Siluan l'ha vista. È stato tonsurato ventisei anni fa nel monastero della santa Dormizione nella provincia della Volinia in Ucraina, e quando gli amici gli hanno chiesto cosa regalargli per il suo venticinquesimo anniversario, padre Siluan ha chiesto un reliquiario con particelle di reliquie dei santi per la chiesa dei santi Tre Ierarchi, dove era stato assegnato l'anno precedente nella festa della Dormizione della santissima Theotokos. Da allora, la chiesa è stata aperta tutti i giorni con celebrazioni di servizi divini e di acatisti. Padre Siluan non solo serve, ma costruisce. Il soffitto danneggiato è già stato sostituito, è stata completata una nuova trapeza, è stata installata una nuova cucina e la chiesa è stata decorata con icone dipinte.

"Ha un cuore d'oro e mani d'oro", dicono i parrocchiani del loro prete. E la custode aggiunge che anche la chiesa è stata fortunata:

"La nostra chiesa ha un sostegno finanziario, a cui hanno provveduto i primi parrocchiani, che molte piccole chiese in America possono solo sognare. C'è un terreno enorme intorno alla chiesa dove stiamo progettando di organizzare eventi culturali. E affinché i parrocchiani di tutte le nazionalità possano finalmente vivere insieme amichevolmente, dobbiamo sviluppare una vera comunità, come era stata dall'inizio della fondazione della nostra chiesa. E a ogni funzione, padre Siluan prega in modo udibile per il benessere delle Chiese dei paesi da cui provengono i nostri parrocchiani".

È qui che è arrivata l'icona di santa Matrona da Mosca, attraverso New York. E ora la beata Matrona resta qui con le sue sante reliquie, fortificando ed edificando i parrocchiani, aiutando la parrocchia a crescere e a ridiventare la casa di Dio che era stata nei suoi anni migliori.

 
Rispondo alle accuse, "per non portare diffamazione alla Chiesa..."

Recentemente un "teologo da scuola elementare", di nome Ioan Argatu, ha compilato una lista di 12 accuse contro di me, che ha pubblicato sul suo blog amatoriale. Perché 12 accuse e non di più o di meno, non lo so. Non credo che abbia sentito parlare dei "12 anatemi" di san Cirillo di Alessandria, e che si sia ispirato proprio a quelli.

Sono abituato a questo genere di attacchi senza argomenti, e se non fossi stato accusato (anche se indirettamente) di eresia, non avrei reagito in alcun modo, perché non merita. Ma mosso dallo spirito dei santi Padri, non ho il diritto di stare in silenzio quando sono accusato di eresia. E il canone 79 di Cartagine mi costringe a provare la mia innocenza, "per non per portare diffamazione alla Chiesa... e per prevenire la superbia degli eretici e l'orgoglio dei pagani".

Vi dico sinceramente che non so chi sia questo sacerdote Ioan Argatu. Sembra che sia una così grande personalità che nessuno sa niente di lui, nemmeno il "signor Google". Ma se si tratta di un parente del defunto Ilarion Argatu, allora la ragione del suo attacco mi è chiara, considerata la critica che ho fatto al grande archimandrita-mago, che vogliono dichiarare santo.

Prima di analizzare ogni punto, prego i lettori di non alterarsi per il mio stile un po' brusco. Io, almeno, ho fornito il nome del prete, mentre questi mi chiama "un certo ieromonaco PP che si identifica con il sito teologie.net". E, siccome una di quelle "P" indica il cognome dei miei genitori (che mi hanno generato e cresciuto), ho un motivo in più per difendere la mia dignità di fronte a questo pseudo-teologo che non sa neppure scrivere in lingua romena...

Un'ultima, importante precisazione introduttiva è che il sacerdote Ioan Argatu mi attribuisce un sacco di citazioni inventate (e non fa mai riferimento a qualsiasi mio scritto), altre sono tratte da una lettera scritta dal vescovo Siluan al suo clero a Italia, probabilmente senza sapere che il vescovo Siluan (o, più precisamente, qualcuno nel suo entourage) non mi lascia nemmeno tenere conferenze nelle sue parrocchie, anche se molti sacerdoti desiderano invitarmi. Pertanto, io non ho nulla a che fare con la lettera del vescovo Siluan, anche se approvo diverse delle sue idee (soprattutto perché alcune sono anche un plagio dai miei scritti). Al momento, però, questi dettagli contano meno. Tutte le accuse sono attribuite a ​​mio nome e mi vedo obbligato a fornire spiegazioni per ciascuna di esse:

1. La prima denuncia presentata (con due errori grammaticali) da Ioan Argatu si riferisce all’ "Ingresso nel Santo Altare di uomini e donne, in occasione della consacrazione di una chiesa". Presumibilmente, io avrei detto: "[Questa] è l'unica volta in cui alle donne è permesso di entrare nel Santo Altare, con la benedizione del vescovo". La fonte non è menzionata, in quanto non esiste. Non ho mai detto una cosa del genere. L'unico punto in cui ho affrontato questo problema è sul mio forum. La risposta è datata 18 febbraio 2013 e l'ho lasciata invariata fino a ora. Chiunque può entrare a leggere e a vedere quanto abbia ragione il mio accusatore.

2. "Ingresso di donne con impurità mensile nella Santa Chiesa". Non chiedo al grande teologo come mai al punto 1 ha scritto "chiesa" con la "c" minuscola e al punto 2 con la "C" maiuscola, perché di sicuro non lo sa. Ma la risposta a quest'accusa l'ho scritta in due post estesi del blog (che si trovano entrambi in questa pagina), dove tutti la possono leggere. Il fatto che io vi citi le "Costituzioni Apostoliche" non vuol dire che io riconosca l'autorità dogmatica di questo scritto. L'ho citato come fonte storica e canonica, come fa la maggior parte dei teologi e come hanno fatto gli stessi Padri del Sinodo (non "Simondo") Trullano, che ha preso gli 85 "Canoni apostolici" proprio da questo scritto. Inoltre, le "Costituzioni Apostoliche" sono tra i pochissimi scritti di dottrina dubbia che non siano stati distrutti, ma copiati e diffusi anche dai teologi della Chiesa, con la precisazione che vi si trovano alcune inesattezze dogmatiche legate al dogma trinitario e cristologico. E tra il dogma trinitario e l'atteggiamento verso un problema fisiologico c'è una bella differenza...

3. "La partecipazione della madre al battesimo del proprio bambino". Anche in questo caso senza citare alcuna fonte, mi sono attribuite le seguenti idee:

- "È una discriminazione o non è giusto, che la madre non partecipi all'evento più importante nella vita di suo figlio e della sua vita di madre; si accusa la Chiesa di una mancanza nel rito del battesimo e di aver fatto un'ingiustizia alla madre quando ha stabilito il rito del battesimo.

- La celebrazione del battesimo dopo 40 giorni, quando alla madre si possono fare le preghiere di ingresso dopo la nascita e può entrare in chiesa, partecipando al battesimo del proprio bambino.

- Non si tiene più conto dell'ordine dei tempi e dei riti, che devono essere rispettati: l'acqua santa il primo giorno, la preghiera dell'ottavo giorno, il rito dell'imposizione del nome all'ottavo giorno seguito dal battesimo, la preghiera dei 40 giorni dopo il parto, la presentazione del bambino assieme alla preghiera per la madre.

-In passato le madri non partecipavano al battesimo dei loro figli perché la gente era più arretrata e credulona".

Continuando su questo punto, il grande teologo insiste sulla celebrazione del battesimo all'ottavo giorno dopo la nascita, senza fornire argomenti. Ma io, nel mio studio sul battesimo, ho portato numerose testimonianze storiche, liturgiche e canoniche in cui ho dimostrato che in passato i bambini erano battezzati a un anno o perfino a tre (come insegnato da san Gregorio il Teologo), e a 40 giorni vi era solo l'inizio del catecumenato (che l'accusatore non menziona neppure). A proposito, visto che parliamo di accuse: nel 1054, il cardinale Umberto accusò gli ortodossi di non voler battezzare i bambini prima dei 40 giorni, anche se stavano morendo; e l'ironia è che i greci non hanno mai detto che l'accusa non era vera, perché in effetti era così. Il battesimo subito dopo la nascita, e in particolare il paragone con la circoncisione del Signore all'ottavo giorno, è di origine occidentale, e in Oriente si è iniziato a praticarlo piuttosto tardi. E per capire tutta questa storia, non si dovrebbe leggere il Molitfelnic di oggi (pieno di errori), ma centinaia, migliaia di fonti storiche, liturgiche e canoniche...

4. "Le icone non dovrebbero essere benedette". Questo non lo dico solo io, ma molti vescovi e sacerdoti romeni. Perché non se la prende con loro? Perché non se la prende con i teologi del Monte Santo, che sulla base dei canoni e degli scritti dei santi Padri affermano con decisione che le icone non richiedono una benedizione e che questa pratica è presa dai cattolici romani? O forse, per il mio accusatore, l'edizione attuale del Molitfelnic è al di sopra delle decisioni del settimo Concilio ecumenico?

5. "Comunicarsi più volte dopo una singola comunione". Commenterò questo punto quando questo sacerdote mi dimostrerà che lui stesso, il suo padre spirituale e il suo vescovo si confessano prima di ogni comunione. Se loro stessi non lo fanno, che cosa pretendono da me?

6. "La comunione dei fedeli in ogni domenica". È stato scritto fin troppo in questo senso. Gli argomenti abbondano, ma se costui li ha letti e non li ha capiti, che senso ha continuare? E perché non criticare i vescovi e i sacerdoti della Chiesa ortodossa romena che fanno la stessa cosa? Siamo arrivati al punto in cui "tutto l'esercito turco si inciampa su un solo ceppo", vale a dire su di me? Mi sento onorato...

7. "La comunione dei fedeli, anche se hanno mangiato"; e poco dopo mi attribuisce le seguenti parole: "Si possono comunicare quelli che hanno mangiato 2 ore prima, perché il cibo viene digerito in due ore". Potrei fare un sacco di soldi denunciando quest'uomo per calunnia, falsificazione e uso di fonti false. Ma non ci penso... ho parlato di "almeno 6 ore" e non da parte mia, ma con la pubblicazione di una decisione del 1968 del Santo Sinodo della Chiesa russa. Non credo che il sacerdote Argatu abbia il buon senso di scusarsi in pubblico per queste assurde menzogne...

8. "Comunione di persone con peccati gravi senza dar loro un tempo di penitenza". Quindi si aggiungono i seguenti "argom(e)nti" a me attribuiti. Dovrei aver detto: "Dovrebbero essere ricevuti alla comunione i giovani che vivono nel peccato di lussuria e concubinaggio, non devono essere allontanati, perché il fatto stesso di essere venuti a confessarsi mostra che si pentono. Lo Spirito Santo presente nella santa Comunione li guiderà ad abbandonare il peccato e a trasformare la loro vita". Non ho mai detto queste cose né ho mai proceduto in tal modo. Possono confermarlo tutti quelli che sono stati e sono ancora interdetti dalla comunione per tali peccati. Tra l'altro, vi rendete conto che, se questo individuo si permette di accusare me in questo modo senza conoscermi, come giudicherà il suo vescovo e i suoi confratelli che conosce?!

9. "Il Santo Antidoro è un'innovazione e non deve essere impartito ai fedeli alla Fine della Santa Liturgia". (Perché la parola "Fine" è in maiuscolo...?) Naturalmente, non ho mai detto questo! Di più, invito il grande teologo a partecipare a una Liturgia nella mia parrocchia di Cascais e a vedere che io do l'antidoro ai credenti sia dopo la comunione sia al termine della Liturgia a chi non si è comunicato. Partecipando, avrà pure l'opportunità di convincersi dell'infondatezza del punto successivo, che dice:

10. "Non occorre più recitare la Liturgia dei catecumeni e soprattutto la "litania dei catecumeni", perché non hanno più la loro importanza, ma di dovrebbe entrare direttamente nella Liturgia propriamente detta". Sulla "litania per i catecumeni" ho scritto qui e sul resto della "Liturgia dei Catecumeni" non ho commenti da fare. Non ho detto cose nel genere, né le faccio. Al contrario, a differenza della maggioranza assoluta delle parrocchie romene, dove si accorciano le antifone e non si mettono tropari e contaci prima del Trisagio, io mantengo tutto l'ordine di questa parte della Liturgia e tengo la predica immediatamente dopo il Vangelo, come richiesto dall'ordine e dalla logica della "Liturgia dei catecumeni". La litania per i catecumeni la pongo quando ho veri catecumeni in chiesa, menzionandoli per nome. Ma Ioan Argatu non ha modo di sapere di queste cose, dato che non ha mai catecumeni (contrariamente al canone 78 del Sinodo trullano e al 46 di Laodicea), dal momento che battezza tutti all'ottavo giorno. Pertanto dovrebbe tacere. L'unica cosa di cui potremmo parlare è il perdono...

11. "Le preghiere segrete, che il sacerdote pronuncia all'Altare durante la Liturgia, vanno dette ad alta voce, udite dai fedeli." Di questo ho scritto qui. C'è anche una decisione del santo Sinodo della Chiesa greca. Se vuol giocare a braccio di ferro, se la prenda con i vescovi greci, non con me...

12. "Durante il canto di "Padre, Figlio e santo Spirito, Trinità consustanziale e indivisa" prima del "Credo", i sacerdoti devono aprire le porte regali e dire ai fedeli le parole: "Cristo è in mezzo a noi" e il popolo interrompe il canto, e tutti rispondono a una sola voce "Lo è e lo sarà". Il nostro grande teologo ha un'immaginazione troppo ricca. Ma per mandargliela in frantumi, gli annuncio che nella parrocchia di Cascais non ho neppure le "porte regali" né una tenda, e al monastero di Lagos, dove le ho, le tengo aperte per tutta la Liturgia. E Ioan Argatu, anche se è più vecchio di me, ha ancora parecchio da crescere prima di mettersi a discutere di tali argomenti. Ma se si scuserà pubblicamente, dirò anche a lui con amore (con le porte aperte o all'interno delle porte chiuse, come preferisce): "Cristo in mezzo a noi! Lo è e lo sarà!".

P. S. Ancora una volta mi scuso per il tono aggressivo. Ma se vi metteste al mio posto, credo che mi capireste meglio. Sono state portate troppe accuse false e infondate, e il mio silenzio avrebbe confuso e deluso i lettori, verso i quali ho un atteggiamento onesto e responsabile. Con la teologia non si gioca...

 
Il patriarca Kirill consacra la nuova cattedrale per le forze armate (+ VIDEO)

foto: patriarchia.ru

Il 14 giugno, domenica di Tutti i Santi, sua Santità il patriarca Kirill ha celebrato la Divina Liturgia con il rito della grande consacrazione della cattedrale patriarcale della Risurrezione di Cristo, la principale chiesa delle forze armate della Federazione Russa, situata nel parco patriottico militare a Kubinka, fuori Mosca.

foto: patriarchia.ru

La chiesa è stata al centro di un recente scandalo dopo che si è saputo che un mosaico in onore del ritorno della Crimea alla Russia presentava un mosaico con il presidente Vladimir Putin e che un mosaico in onore della vittoria sulla Germania nazista presentava il volto di Iosif Stalin sugli stendardi che i soldati portavano in parata sulla Piazza Rossa.

foto: patriarchia.ru

Lo stesso presidente Putin ha affermato che era inappropriato avere la sua immagine nella chiesa, mentre le voci all'interno della Chiesa non erano d'accordo sull'adeguatezza del volto di Stalin: alcuni sostenevano che fosse storicamente accurato raffigurarlo sugli stendardi, mentre altri sostenevano che fosse un affronto agli innumerevoli martiri e confessori della Chiesa russa che morirono sotto il suo terribile regime.

Alla fine, entrambi i volti sono stati rimossi.

foto: patriarchia.ru

Il giorno della consacrazione, la piazza fuori dalla cattedrale era piena di unità in parata provenienti dai vari rami delle forze armate. Prima dell'inizio della celebrazione, il ministro della Difesa russo Sergej Shojgu è arrivato in chiesa, accogliendo i veterani della Seconda Guerra Mondiale che erano in chiesa, come riferisce il sito della Chiesa ortodossa russa.

Quindi i vescovi e il clero hanno accolto il patriarca Kirill alla porta occidentale della chiesa. Cinque altari sono consacrati nella chiesa superiore, con l'altare centrale dedicato alla Risurrezione di Cristo. Le altre quattro erano dedicate ai santi patroni dei rami delle forze armate: sant'Alessandro Nevskij per le forze di terra, il profeta Elia per le divisioni aerospaziali e aviotrasportate, sant'Andrea per la marina e la grande martire Barbara per le forze missilistiche strategiche. Anche la chiesa inferiore è stata consacrata in onore di san Vladimiro il Grande.

foto: patriarchia.ru

Con sua Santità hanno concelebrato 8 vescovi e numerosi sacerdoti. Alla funzione hanno partecipato numerosi rappresentanti governativi e militari.

L'ectenia di supplica intensa includeva petizioni "per la misericordia, vita, pace, salute e salvezza dei capi militari e dei valorosi soldati difensori della nostra patria e di tutti coloro che hanno lavorato per edificare e abbellire questo santo tempio".

Le preghiere sono state anche lette per fermare la diffusione del coronavirus e per il riposo delle anime di tutti i soldati che hanno dato la vita in difesa della terra russa.

foto: patriarchia.ru

Alla fine della funzione, il patriarca Kirill si è rivolto ai presenti con un discorso primaziale, dopo di che ha presentato in dono una meravigliosa icona della Madre di Dio "Kaplunovskaja" alla cattedrale, spiegando che l'icona aveva aiutato l'esercito russo a vincere contro gli svedesi nella battaglia di Poltava sotto lo tsar Pietro I nel 1709. Il patriarca ha anche donato la sua icona personale della santissima Trinità, che conservava nella sua cella. 

Quindi è uscito dalla chiesa sulla piazza, dove si è rivolto ai rappresentanti delle forze armate riuniti, ringraziandoli per il loro servizio al popolo e alla terra della Russia:

La vostra missione è molto grande. Ricordatelo e rimanete sempre fedeli al vostro giuramento. Ricordate che tutto il popolo e l'intero paese sono dietro di voi. E il dovere della Chiesa è pregare per voi, per i vostri parenti e amici, per la nostra patria. Lasciate che il percorso storico della nostra gente scorra in questa armonia tra le forze armate e il potere spirituale della Chiesa, nell'armonia dello spirituale e del materiale, dello stato e della Chiesa, in pace e prosperità. Che Dio ci conceda nuove vittorie e nuovi traguardi lungo la strada, e che non ci siano mai sconfitte. Possa la benedizione di Dio essere con le nostre forze armate e con il nostro popolo.

Il patriarca Kirill ha anche annunciato che servirà come rettore della nuova cattedrale.

La costruzione della nuova cattedrale è stata uno dei progetti su larga scala della Chiesa e del pubblico negli ultimi decenni: è costata più di 37 milioni e mezzo di euro (3 miliardi di rubli), raccolti da donazioni di privati, aziende e organizzazioni. In totale ci sono stati circa 100.000 donatori.

La cattedrale è la terza più grande della Russia, dopo quelle di Cristo Salvatore a Mosca e si sant'Isacco a San Pietroburgo, a un'altezza di 94 metri.

 
Sulle frange della Chiesa ortodossa russa contemporanea

Introduzione

Dopo la caduta nel giardino dell'Eden, sono apparse le divisioni tra gli uomini. Queste divisioni sono state descritte asceticamente dai Padri della Chiesa, come cadute a sinistra e a destra e sono anche oggi descritte politicamente come destra e sinistra. Queste divisioni possono essere viste nei Vangeli, dove incontriamo i sadducei e i farisei. I primi erano i liberali 'positivi' della loro età, che pensavano che tutto fosse 'relativo' (per usare un termine moderno) e respingevano la Resurrezione. D'altra parte, c'erano i conservatori negativi della loro età, i farisei, con i loro assistenti, gli scribi. I farisei erano fortemente ritualisti ed erano considerati come ebrei modello nella loro devozione. Tuttavia, il nostro Signore li ha chiamati 'ipocriti' e ha detto loro: 'guai a voi', quando condannavano sprezzantemente gli altri fino alla morte per lapidazione e rifiutavano guarigioni misericordiose nel giorno di sabato.

Possiamo trovare paralleli a queste tendenze in ogni religione nel mondo e in tutto il corso della storia. Così nell'islam contemporaneo, possiamo trovare giovani attentatori suicidi fanatici e, viceversa, imam garbati, conformisti, dall'istruzione occidentale, che si vestono in giacca e cravatta e i cui valori sembrano essere quasi identici a quelli dei lettori liberali del Guardian. Allo stesso modo, nel giudaismo contemporaneo, possiamo trovare rabbini fanatici che sputano letteralmente sui cristiani con odio furioso, ma anche rabbini donne dei 'riformati', che assomigliano alle donne della classe media di qualsiasi garbata periferia nel mondo occidentale. Dal momento che queste due tendenze sono sempre esistite, sia all'interno che all'esterno di qualsiasi religione, ed esisteranno sempre (perché la psicologia umana con tutte le sue deformazioni e le deviazioni non cambia), quali forme assumono esattamente nella Chiesa ortodossa russa contemporanea?

I sadducei contemporanei

I sadducei contemporanei sono laicisti, sincretisti, russofobi, cosmopoliti, ultra-liberisti, razionalisti, anti-ascetici, riformisti, neo-calendaristi, ecumenisti, modernisti, massoni, intellettuali, pro-omosessuali, anti-mistici, filosofici e rinnovazionisti occidentalisti. Alcuni di loro sono convertiti dal giudaismo. Grandi sostenitori della politica rivoluzionaria della Duma del 1917 e del rinnovazionismo ecclesiastico, nonché nemici dello tsar, sono ammiratori della storica scuola filosofica di Parigi, che in seguito ha esportato i suoi mali negli Stati Uniti, e della Chiesa semi-ortodossa, priva di iconostasi, in stile luterano in Finlandia. Molti sono uniati in spirito, come il defunto filosofo francese Olivier Clément, noto per avere ricevuto la comunione cattolica romana, o come coloro che celebrano servizi ortodossi nelle chiese uniate. Fissati sull'eucaristia, essi sono fortemente contrari alla confessione e rendono la comunione obbligatoria per tutti ad ogni singolo servizio.

A Mosca il loro leader è padre Georgij Kochetkov, invitato dall'ex vescovo scismatico Basil Osborne a prendere in consegna la cattedrale in stile parigino di Sourozh a Londra e un tempo sospeso dal patriarca Alessio II come 'neo-rinnovazionista'. Politicamente, i sadducei sono fortemente anti-Putin e anti-patriarca (amano accusare entrambi di corruzione entrando nel coro della propaganda occidentale), pro-Costantinopoli e quindi pro-USA e quindi pro-UE. Si sospetta che ricevano finanziamenti da lì, proprio erano finanziate dagli USA l'organizzazione YMCA degli emigrati di sinistra a Parigi o la NTS degli emigrati di destra in Germania, ed erano poco più che burattini. All'interno della Russia di oggi, i sadducei guardano al primo ministro Medvedev e a tecnocrati e liberali più estremi di lui. Un sito web da loro preferito di loro è il portale anti-Chiesa e anti-russo www.portal-credo.ru, che molti sospettano sia finanziato dalla CIA o da Soros, in quanto attacca continuamente la Chiesa ortodossa russa.

Pro-cattolici e quindi pro-protestanti e quindi pro-secolaristi, i Sadducei vogliono 'riformare' (vale a dire dissacrare) i servizi ortodossi, accorciandoli e riscrivendo il Tipico e i Minei. Credono di capire tutto, ma in realtà non capiscono nulla perché usano solo la testa e non i loro cuori. Essi detestano abito clericale, la barba, i capelli lunghi, e soprattutto il Salterio, i servizi lunghi, il digiuno, l'ascetismo e il monachesimo. sono fortemente femministi (nel senso laico, non nel senso ortodosso, del termine) [1], detestano i vestiti modesti e i copricapo per le donnem hanno ragazze che servono nelle loro chiese and e vogliono donne diacono e prete, come la defunta Elisabeth Behr-Sigel e altri intellettuali e modernisti parigini in vari paesi. Essendo disincarnati, preferiscono una filosofia onirica, astratta, 'spirituale' (= pseudo-spirituale) alla concreta teologia, che è basata sull'esperienza spirituale pratica.

Così essi detestano qualsiasi segno dell'incarnazione della Chiesa nella vita nazionale. Pertanto si rifiutano a venerare santi come i martiri regali, e in generale i nuovi martiri del giogo comunista, san Giovanni di Kronstadt, san Giovanni di Shanghai e san Serafino di Sofia. Sono ammiratori di Giuda, che alcuni di loro vogliono riabilitare, per non parlare di Origene e Ario. Sostituiscono ai santi i loro "santi", per esempio, quelli che hanno aiutato gli ebrei e così sono divenuti vittime di Hitler. In questo modo, vogliono creare una 'nuova spiritualità', nuove forme semplificate di vita liturgica, nuovi stili di costruzione delle chiese con iconostasi 'aperte' e basse. Molti di loro considerano i sorrisi e le risate come 'un segno dello Spirito Santo' e sembrano credere, come i protestanti, di essere già stati salvati in qualche discesa magica dello Spirito Santo su di loro.

I farisei contemporanei

I farisei contemporanei sono anch'essi laicisti, ma in modo opposto a quello dei Sadducei. Sono settari, ritualisti, ultra-conservatori, ultra-nazionalisti, isolazionisti, provinciali, amanti del folklore, razzisti, maschilisti, imperialisti (non imperiali – cosa molto diversa), antisemiti, oscurantisti, apocalittici, rigidi fondamentalisti (come i fondamentalisti protestanti). Politicamente sono anti-Putin e anti-patriarca, che essi vedono come moderati se non come traditori, e nella storia sostengono il mostro Stalin (che vogliono canonizzare!) e tuttavia ammirano anche molte delle politiche di Hitler! Assieme a questo stalinismo, alcuni di essi chiamano lo tsar-martire un redentore. Anche se tutta la sofferenza può avere un valore redentivo, c'è un solo Redentore, Gesù Cristo.

Un'altra figura storica che amano è Ivan IV, chiamato dai suoi detrattori occidentali 'il Terribile'. (Certo, lo era molto meno dei suoi contemporanei occidentali come Carlo V o Enrico VIII, ma ha comunque ucciso circa 4.000 persone). Un ultimo personaggio che essi ammirano è il cantante pop Igor' Talkov, assassinato nel 1991, e gli hanno persino scritto un inno acatisto. Quest'ammirazione li qualifica come vittime del periodo catastrofico della perestrojka, quando improvvisamente tutti i valori e le identità sono stati messi in discussione, creando enorme instabilità. Molti in quel momento sono stati battezzati e si sono messi al sicuro dalle rocce della fallita e dissolta Unione Sovietica alle coste della Chiesa, ma i farisei non ci sono mai arrivati, rimanendo impantanati nelle illusioni del nazionalismo, proprio come i sadducei si sono impantanata nelle illusioni dell'occidentalismo anti-nazionale.

I farisei tendono a creare le proprie sette, che pretendono di essere 'delle catacombe'. Non hanno paura di cadere fuori dalla comunione con il patriarca e con il resto della Chiesa russa e, in ogni caso, non riconoscono il resto della Chiesa ortodossa, i romeni, georgiani, bulgari, greci, ecc (anche se alcuni hanno dei legami con i vecchi calendaristi greci). In questo hanno molto in comune con gli isolazionisti del Vecchio Rito del XVII secolo. Proprio come i Sadducei, non praticano molto la fede – stare in piedi in chiesa e pregare richiede fede, amore e pazienza – ma alcuni possono dire che mettersi un libretto con l'Acatisto a Igor' Talkov o un'icona di Stalin (!) su qualsiasi parte del corpo che fa male la curerà. In questo senso i farisei sono anti-ascetici, altamente superstiziosi o meglio pseudo-mistici (come i vecchi ritualisti).

Essi sembrano credere di più nella magia di Dio, che evocherà per loro la salvezza dal nulla. Inoltre sembrano amare vestirsi in uniformi pseudo-militari e pseudo-monastiche (il nero è il loro colore preferito) e partecipare a processioni con striscioni piuttosto che stare in piedi in chiesa a pregare. Sono anche anti-intellettuali e bruciano i libri di pensatori modernisti come padre Alexander Schmemann e padre Aleksandr Men', invece di criticarli in modo costruttivo. Il loro strano slogan è 'Ortodossia o Morte', la cui versione ortodossa sarebbe 'fedeltà alla Chiesa o martirio'. Queste persone sono generalmente singolarmente prive di senso dell'umorismo, cupe e paurose, e credono, sembrerebbe, più all'Anticristo che a Cristo e sono ossessionate dalle profezie apocalittiche. Un loro sito web preferito http://3rm.info, che è anti-patriarcale.

Conclusione

Nell'esame di questi due estremi, possiamo vedere come essi si incontrano e sono paralleli, e come entrambi i gruppi sono incredibilmente intolleranti di tutti gli altri. Cerchiamo di essere sinceri, c'è poco di teologia in entrambi estremi, ma piuttosto psicologia e perfino psicopatologia. Alcune di queste persone passano effettivamente da un gruppo all'altro, di solito dai sadducei ai farisei. Così, i sadducei tendono a essere formati delle giovani generazioni, mentre i farisei tendono a essere più vecchi di una generazione. Chiaramente, il bisogno psicologico di essere in opposizione, di essere ribelli, di essere estranei, è molto forte. Entrambi i gruppi non riescono ad accettare la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Per esempio, i sadducei includono nella Chiesa tutti, compresi gli eterodossi che rifiutano l'Ortodossia, ma non i farisei 'super-ortodossi'.

I farisei respingono tutti i santi e la santità in generale (si veda il loro rifiuto dei Minei) e la tradizione (le ispirazioni dello Spirito Santo dopo la Pentecoste). Rifiutano la Chiesa e formano le proprie sette, respingendo tutti i santi (come i sadducei, venerano solo santi selezionati), respingendo così la cattolicità della Chiesa. Entrambi i gruppi sembrano simili nel respingere l'apostolicità della Chiesa, fondata nel I secolo. Il punto di riferimento per i sadducei è la riforma protestante (è per questo che non si uniscono al cattolicesimo romano) e il punto di riferimento per i farisei è la storia russa medievale, in particolare i vecchi ritualisti (protestanti russi) del XVII secolo, e non vanno lontano fino al primo millennio.

I sadducei amano la 'magia' del parlare intellettuale e della filosofia, preferendola alla realtà del fare. I farisei amano la 'magia' delle sfilate esterne appariscenti, ma non amano 'fare la Chiesa', ovvero pregare alle funzioni religiose. Se qualcuno dovesse leggere quanto sopra e sentirsi preoccupato, cerchiamo di mettere tutto questo in proporzione. Di circa 164 milioni nel flusso principale della Chiesa ortodossa russa, questi due flussi laterali sono minuscoli, forse 5.000 su ogni lato, forse 10.000 in tutto. Dovremmo quindi diffidare di entrambi allo stesso modo? In un certo senso sì, perché entrambi sono pericolose deviazioni spirituali, ma c'è una differenza. I farisei, essendo intrinsecamente settari e quindi essendosi in gran parte tagliati fuori consapevolmente dalla Chiesa, si sono in gran parte screditati, e la loro ideologia è molto derisa, dal momento che non sostiene alcuna logica, per non parlare di analisi teologica.

I sadducei, d'altra parte, per il momento hanno il sopravvento in termini di influenza perché sono ancora ufficialmente all'interno della Chiesa. Essendo ben istruiti, sanno come infiltrarsi e possono anche farsi ascoltare da alcuni che sono al potere, causando sotto molti aspetti le reazioni estreme dei farisei attraverso il loro umiliante disprezzo per la gente semplice e la sincera pietà. E in questo senso sono per il momento la più pericolosa delle due deviazioni. Per quanto ci riguarda, noi continueremo nel flusso principale a vivere nella preghiera e nell'amore, evitando gli estremi, venerando tutti i santi, mantenendo i digiuni e ammirando la genuina vita monastica, il barometro della Chiesa, seguendo la tradizione e obbedendo all'episcopato patriarcale della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Nota

[1] Il femminismo secolare fa parte del tentativo di riprogettare la natura umana, comune sia al comunismo classico con il suo tentativo di creazione di un 'homo sovieticus', sia al moderno secolarismo occidentale con il sua ordine del giorno transgender / transumano.

 
A chi appartengono le parrocchie ortodosse in Italia dette "moldave"?

È noto che (per una regola molto antica) il diritto di aprire parrocchie e nominare vescovi nella diaspora spetta esclusivamente alle Chiese autocefale, o meglio, ai Patriarcati. Due decenni fa, quando iniziarono a formarsi in Italia le prime parrocchie ortodosse per coloro che provenivano dalla Repubblica di Moldova, i nostri sacerdoti ebbero la possibilità di scegliere tra tre giurisdizioni canoniche ortodosse presenti nella penisola appenninica: il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato romeno.

Non so se chi è in patria tenga statistiche sui preti moldavi in Italia, ma sembra che la divisione per patriarcati sia la seguente: circa 50 parrocchie appartengono alla Chiesa russa, circa 15 parrocchie fanno parte della Chiesa romena e ci sono circa altre 10 parrocchie che operano all'interno del Patriarcato di Costantinopoli. Ogni volta la scelta era libera e spettava al sacerdote e alla comunità da lui servita.

Quindi, le 49 parrocchie e il monastero di cui mi è stata affidata l'amministrazione fanno parte per giurisdizione dell'Esarcato dell'Europa occidentale del Patriarcato di Mosca, con sede a Parigi. Il metropolita ed esarca è sua Eminenza NESTOR di Chersoneso. Si definiscono "moldave", perché sono guidate da sacerdoti originari della Repubblica di Moldova e composte principalmente da nostri concittadini. Le funzioni sono celebrate secondo il vecchio calendario, in romeno (80%), slavonico (10%) e italiano (10%).

Oltre ai moldavi di etnia romena della Repubblica di Moldova, della regione di Cernăuți e della regione di Odessa (Ucraina), nelle nostre comunità ci sono anche cristiani ortodossi ucraini, gagauzi, russi, bielorussi, georgiani, serbi, macedoni, ecc., alcuni dei quali conoscono la lingua slava ecclesiastica.

 
La "paranoia russa" confutata

Se avete seguito ultimamente la linea dei media occidentali sulla Russia, si potrebbe credere non solo che il Cremlino stia tramando conquista continentale, ma che la politica russa sia guidata da una "paranoia" oscura e irrazionale che dura da secoli.

C'è un secondo round della guerra fredda in preparazione, e si suppone che tutti ci beviamo la storia spaventosa che Vladimir Putin e i suoi altri colleghi veterani del KGB si siano avventati su una coraggiosa ma sfortunata Ucraina, che anelava solo alla libertà, alle patatine fritte, alla democrazia e a Disneyland. (Non importa che il Dipartimento di Stato americano abbia apertamente installato l'attuale regime a Kiev per mezzo di un colpo di stato liberal-nazionalista nel mese di febbraio 2014). Inoltre, Putin è stato etichettato come un dittatore assetato di potere che ha protetto la Crimea a maggioranza russa e ha facilitato la sua riunione con la Russia con un referendum in questa primavera. Nei mesi successivi, la NATO ha furiosamente pubblicizzato il movimento ribelle della Novorossija come il preludio di un'invasione che non si è mai materializzata. Qual è, allora, il contesto reale dietro a tale "aggressione" e "paranoia" russa?

Washington non si sognerebbe mai di aprire una base navale in Crimea. Questa è paranoia!

Apparentemente così evidente da essere trascurato, il resoconto della storia offre spunti di prim'ordine per spiegare perché Mosca è così diffidente dei disegni strategici occidentali. Le direttive geopolitiche della guerra di Crimea di 160 anni fa (controllo del Mar Nero / Caucaso e accesso al Mediterraneo orientale) rimangono più o meno le stesse di oggi, un fatto debitamente notato quando i paracadutisti russi e le unità speciali del GRU si sono assicurati il controllo di Sebastopoli a marzo. Ogni cento anni o giù di lì, per tutto il corso dell'epoca moderna, una grande potenza occidentale ha seguito l'idea del tutto folle di attaccare e conquistare la Russia. Cerchiamo dunque di fare una passeggiata a ritroso nella memoria, secolo per secolo:

1. XVII secolo – Polonia: All'inizio del XVII secolo, la potente rzeczpospolita del re Sigismondo III sfruttò il Periodo dei Torbidi della Russia moscovita e si spinse fino a occupare le cattedrali del Cremlino fino a quando finalmente fu espulsa nel 1612. Pochi di noi hanno mai sentito parlare dei massacri e delle persecuzioni inflitte alle terre russe da parte del commonwealth polacco-lituano, ma i russi se ne ricordano fin troppo bene.

2. XVIII secolo – Svezia: Mentre ora è immersa nella decadenza, all'inizio del XVIII secolo la Svezia era la superpotenza del periodo. Guidati da un re con idee di cappa e spada, Carlo XII, gli svedesi combatterono per il predominio sul Baltico contro Pietro il Grande e i suoi uomini, che attraverso una lotta brutale e ravvicinata vinsero la "finestra" della Russia sull'Europa.

3. XIX secolo – Francia: Nel 1812 lo straordinario signore della guerra Napoleone Bonaparte condusse la Grande Armée fino a Mosca, attendendosi la sottomissione di un popolo sconfitto. Invece, le forze russe sotto il maresciallo Kutuzov avrebbero inseguito il Piccolo Caporale per tutto il viaggio di ritorno a Parigi.

4. XX secolo – Germania: Il XX secolo, l'età della guerra totale, ha visto la Germania invadere la Russia due volte in massicce campagne di una ferocia senza pari. L' Operazione Barbarossa di Hitler rimane l'azione militare su più grande scala mai intrapresa, e che è costata 20 milioni di vite russe prima che i soldati sovietici salissero sul Reichstag tra le rovine di Berlino nel maggio del 1945.

5. XXI secolo – USA / NATO: La politica di guerra fredda di "contenimento", mai conclusa – gli Stati Uniti e l'Alleanza della NATO da loro comandata stanno perseguendo attivamente una politica di destabilizzazione lungo la periferia della Russia con la prospettiva di dominare l'Eurasia e le sue ricchezze di idrocarburi. Le élites oligarchiche occidentali sognano in qualche modo di eliminare la resistenza al loro Nuovo Ordine Mondiale guidata dalla Russia; quindi, rivoluzioni colorate orchestrate dalla CIA, guerre segrete con l'utilizzo di intermediari jihadisti e bombardamento umanitario dai Balcani all'Hindu Kush sono tutti ingredienti per questa portata.

Assumendo le responsabilità di nuovo Segretario generale della NATO, il funzionario atlantista Jens Stoltenberg ha dichiarato che l'alleanza continuerà a proiettare il suo potere "dove vuole". I russi, senza dubbio, si permetteranno di dissentire, in quanto eredi di una cultura strategica sagomata da successive guerre per la sopravvivenza nazionale. Anche se siete paranoici, qualcuno potrebbe essere ancora là fuori a prendere la mira su di voi.

 
Un pellegrinaggio a Gerusalemme salva tre vite

L’arciprete Aleksandr Avraham Winogradsky Frenkel (di cui abbiamo già parlato in un articolo del sito) ha dato di recente sul suo blog una notizia con interessanti risvolti etici.

Una donna ortodossa russa di 61 anni, giunta a Gerusalemme in pellegrinaggio per la Pasqua del 2013, ha subito un attacco cardiaco ed è stata ricoverata all'ospedale Hadassa a Ein Kerem, dove dopo un certo tempo i medici hanno dovuto dichiararla clinicamente morta.

Kirill Grosovskij, coordinatore per il trapianto di organi all'ospedale, ha localizzato in Russia i due figli adulti della donna e ha parlato con loro. I figli hanno deciso di donare gli organi della madre, e hanno chiesto che fosse sepolta a Gerusalemme, perché come donna credente questo sarebbe stato il suo desiderio.

I trapianti hanno permesso di salvare tre vite. Tra questi, un recente immigrato di 55 anni sofferente di tumore maligno ha avuto un nuovo fegato, e due pazienti in dialisi di 63 e di 62 anni hanno ricevuto un rene. I trapianti sono stati eseguiti simultaneamente dai dottori Hadar Merhav, direttore dell'unità di trapianti a Hadassa, Abed Khalaileh e Muhammad Faroja.

Kirill Grosovskij, andando oltre le sue consuete responsabilità, ha fatto il possibile per assicurare alla donna russa un dignitoso funerale. Il suo compito ha preso diversi giorni di contatti con autorità di governo e di chiesa in Israele e in Russia, e alla fine il patriarcato ortodosso di Gerusalemme, in riconoscimento della generosità del gesto, ha accettato di seppellire la donna nel cimitero di sua proprietà sul Monte Sion (un cimitero normalmente non aperto alle inumazioni di cristiani non residenti in Israele).

Padre Aleksandr Avraham Winogradsky Frenkel, responsabile della pastorale degli ortodossi di lingua ebraica per il Patriarcato di Gerusalemme, da anni visita i pazienti dell'ospedale Hadassa, e con la benedizione del patriarca Teofilo e dell'arcivescovo Aristarco, segretario generale del patriarcato, ha condotto il servizio funebre in due lingue (ebraico e slavonico), sullo stesso colle di Sion dove in un giorno di Pentecoste di circa duemila anni fa lo Spirito Santo faceva nascere la Chiesa.

Questi eventi sottolineano sfide di fede e di interrogativi morali sia nel cristianesimo ortodosso sia nel giudaismo, dove ha un grande peso il comandamento di fare tutto il possibile per salvare una vita umana.

 
Lettera aperta dalla fratellanza del Roveto Ardente

"Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti,

urlate, ministri dell'altare" (Gioele 1:13)

Lettera aperta dalla fratellanza del Roveto Ardente

ai nostri amati vescovi, fratelli concelebranti e al gregge dei fedeli

Saluti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo!

Scriviamo questa lettera nell'angoscia e nel dolore del cuore, portando un fardello che abbiamo portato in silenzio per troppo tempo. Oggi scriviamo con audacia, un'audacia che si trova non in noi stessi ma nel nostro desiderio di attenerci alle sante Tradizioni della nostra amata Fede ortodossa, la vera medicina del mondo. Scriviamo come una confraternita del clero in America non vincolata ad alcuna giurisdizione o diocesi. Il fuoco delle prove attuali ci ha uniti e la nostra fratellanza è stata forgiata in lacrime, dolore e preghiera. È nelle ceneri di ciò che quest'ultimo anno e mezzo ha prodotto che abbiamo sentito la distruzione della Chiesa a molti livelli, ma abbiamo trovato fratelli sacerdoti che la pensano allo stesso modo, in cui la gioia risurrezionale, la sofferenza silenziosa e la perseveranza da confessori hanno mantenuto accesa la scintilla dello zelo. Purtroppo, a causa della natura della nostra testimonianza, non possiamo svelarci pubblicamente, ma giudichiamo la nostra voce come una voce necessaria che grida nel deserto per amore e dolore per la Chiesa. Manteniamo l'anonimato non per vigliaccheria ma per il motivo per cui siamo rimasti in silenzio per molti mesi: siamo profondamente preoccupati per ciò che potrebbe accadere al nostro gregge se saremo identificati. Davvero, una situazione deplorevole in cui trovarsi! Sono le grida di sofferenza dei laici e del nostro gregge, tuttavia, che ci hanno ispirato a parlare con un necessario tono di pentimento e di guarigione. Ci rivolgiamo ai laici che abbiamo trascurato, esortiamo i nostri fratelli sacerdoti a svegliarsi ed esortiamo i nostri amati padri e capi, i vescovi, alla fervente testimonianza apostolica.

+

In primo luogo, ai fedeli. L'anno passato ha rivelato molto nei nostri cuori. Sarebbe facile dare la colpa a qualche circostanza esterna o a qualche altra persona: la società in generale o le autorità del governo o della Chiesa. Eppure riconosciamo che, prima di tutto, il peccato inizia nei nostri cuori. Soprattutto, siamo personalmente responsabili delle mancanze e dei fallimenti che il Signore ha messo a nudo. È lui che ha permesso le molteplici tribolazioni e tentazioni dell'anno passato a causa dei nostri molteplici peccati. Queste prove sono per il nostro castigo e per la nostra guarigione; sono per volgere di nuovo i nostri cuori al Signore Gesù Cristo. Crediamo, come testimoniano i santi, "a causa dei tuoi peccati il ​​Signore ha permesso che ti venisse questo disturbo, perché continui a dimenticare Dio" (san Giovanni di Kronstadt).

Come chierici, ci assumiamo la responsabilità dei molti ostacoli posti davanti al gregge di Cristo il Signore, specialmente nel turbolento anno 2020. Riconosciamo che, in molti modi, noi chierici abbiamo agito empiamente, con debolezza e timore. Chiediamo umilmente perdono. Sappiamo che le azioni del clero hanno fatto avverare terribili profezie. "Verrà il tempo in cui non troveremo nemmeno un minuscolo pezzo di antidoro, e diremo a noi stessi: 'Dove posso trovare un po' di antidoro? Ne avevo tutti i giorni. Lo prendevo e lo mangiavo a manciate. Dove sei, mio piccolo antidoro, affinché io possa prendere una tua particella?' Verrà il tempo in cui non avremo né antidoro né acqua santa". [1]

Perdonateci per non avere lanciato un chiaro invito al pentimento. Perdonateci per aver chiuso le chiese in un momento di profondo bisogno spirituale. Perdonateci per la limitazione delle funzioni e delle presenze. Perdonateci per aver allontanato il popolo di Dio dalla Chiesa e dai santi misteri in un momento di profondo bisogno, di fatto "non permettendo di entrare a chi vuole ". Perdonateci per aver permesso l'alterazione della modalità della santa comunione per paura della diffusione di malattie, come l'uso di più cucchiai e il risciacquo del cucchiaio della comunione in un disinfettante. Perdonateci per aver rifiutato la santa confessione di persona in un momento di grande crisi. Perdonateci per aver vietato la corretta venerazione delle icone stabilita dai santi Padri del settimo Concilio ecumenico, una venerazione per la quale i nostri padri e le nostre madri hanno versato il sangue. Perdonateci per aver reso le maschere un requisito per entrare nel santo tempio del nostro Signore. Perdonateci per aver posto le narrazioni secolari al di sopra degli insegnamenti della santa Fede ortodossa.

Perdonateci, perché avremmo dovuto servire più funzioni. Avremmo dovuto pentirci pubblicamente, pregare e digiunare. Avremmo dovuto fare processioni con icone sacre e ferventi suppliche. Avremmo dovuto servire il servizio di benedizione dell'acqua santa e l'aspersione del popolo di Dio con essa. Avremmo dovuto servire la santa unzione, per la guarigione dell'anima e del corpo. Avremmo dovuto chiamare, con la parola e con l'azione, il popolo di Dio prima di tutto alla speranza, alla fiducia e alla fede in Dio al di sopra di ogni altra cosa. Avremmo dovuto mostrare coraggio e fede incrollabili nelle cose sante della Fede. Perdonateci per non aver seguito la via dei nostri santi Padri. Perdonateci l'uso di offuscare le linee divine della Santa Liturgia con l'inchiostro scuro dei ragionamenti e delle giustificazioni carnali.

Perdonateci per aver trascurato i vostri figli e aver bloccato il loro catechismo, chiedendo loro di sperimentare Dio attraverso uno schermo e costringendoli a nascondere i loro volti angelici dietro una maschera iconoclasta. Non abbiamo ascoltato le parole del nostro Salvatore, che chiama a sé i vostri figli, e abbiamo permesso che la macina delle direttive ci trascinasse negli abissi oscuri di una coscienza gravata. Chiediamo perdono a voi e a loro, cercando la vita che dà respiro al pentimento.

Decidiamo fermamente di non abbandonare mai più voi o le vostre famiglie, indipendentemente dalle circostanze o dal costo, fino allo spargimento del nostro sangue.

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In secondo luogo, ai nostri fratelli sacerdoti e diaconi. Dobbiamo confessare, con le parole del nuovo ieromartire Pietro, "Ma questo è il nostro dolore: abbiamo inventato tutti i mezzi sbagliati con cui pensiamo di essere salvati da questa terribile malattia che non ha pietà di nessuno. Cerchiamo di utilizzare vari sieri e vaccini... e la stragrande maggioranza delle persone tralascia quasi completamente il punto di partenza spirituale in una persona: la sua anima". Siamo partiti dall'esterno e non dal punto di partenza spirituale. La nostra debolezza e il nostro peccato, manifestati nell'ultimo anno, non sono che sintomi di un disturbo più profondo, che supera il Covid in gravità e che sembra avere infettato una grande quantità di persone.

Abbiamo portato i cristiani ortodossi a ragionare più secondo lo spirito del mondo caduto che secondo la vita e lo spirito della santa Ortodossia. I nostri cuori si sono gradualmente abituati al pensiero mondano piuttosto che alla mente di Cristo. L'anno passato non è stato il disturbo in sé, ma ha rivelato in una luce più acuta il disturbo che già ci affligge. Quando, come sacerdoti, abbiamo ricevuto il santo corpo del nostro Signore nelle nostre mani indegne al momento dell'ordinazione, ci siamo impegnati a preservarlo integro e illeso fino al nostro ultimo respiro, riconoscendo la nostra responsabilità alla sua seconda venuta. Come siamo scivolati così lontano da dimenticare la nostra promessa davanti a Dio e diventare così estranei alle vie dei nostri santi Padri che hanno servito degnamente prima di noi?

Abbiamo permesso a un ecumenismo umanistico di soppiantare la divina e santa Chiesa cattolica ed ecumenica, che è il corpo stesso del Dio-uomo. La predominanza del nostro riporre fede nelle risoluzioni degli uomini rivela che abbiamo iniziato, nelle parole di san Giustino Popović, "a sostituire la fede nel Dio-uomo con la fede nell'uomo, a sostituire il Vangelo del Dio-uomo con un vangelo secondo l'uomo, a sostituire la filosofia del Dio-uomo con una filosofia secondo l'uomo, a sostituire la cultura del Dio-uomo con una cultura secondo l'uomo. In breve, [noi] cerchiamo di sostituire la vita secondo il Dio-uomo con la vita secondo l'uomo".

In molti luoghi abbiamo lasciato cessare la nostra vita liturgica, privando il mondo del potere sacro della divina Liturgia che frena il potere del maligno. "Sapete quanto questo ci protegge? Un anziano una volta ci ha detto che quando una persona porta con sé il Vangelo, protegge tutti nei quartieri circostanti. Immaginate allora la potenza del sacrificio di Cristo che accade ogni giorno". [2] Oggi, i sacerdoti sono sbalorditi dal male che è aumentato nell'ultimo anno, ma hanno trascurato di vedere il significato cosmico che la nostra vocazione ha in esso. "La Divina Liturgia è il modo in cui conosciamo Dio e il modo in cui Dio è conosciuto da noi", dice san Sofronio. Si tratta della missione più grande della Chiesa, e noi l'abbiamo messa da parte! In questa grande opera, opera del Signore, lo stesso santo dice: "Sentiamo la sua presenza divina dentro di noi, fuori di noi, nella più alta grandezza dell'universo, nel volto dell'uomo e nell'intelletto radioso. E nelle ore illuminate dalla luce indefettibile, nei nostri cuori ci rendiamo conto che non moriremo". Tuttavia, molti di noi hanno permesso di nascondere sotto una maschera la presenza divina di Dio che è impressa sui cari volti del nostro popolo e li hanno abbandonati a essere inseguiti dalle fauci dei lupi senza partecipare ai servizi divini. Inoltre, abbiamo deluso il mondo e abbiamo smesso di santificarlo, permettendo al male di smascherarsi e di agire più apertamente.

Molto di questo è stato fatto sotto le sembianze dell'amore, ma non era amore cristiano. È stato un "amore" definito da politici e abili portavoce che sostengono anche il "diritto" di uccidere i bambini non ancora nati, che bombardano i nostri paesi ortodossi a Pasqua e che non alzeranno nemmeno un dito per i poveri delle loro stesse città. Alcune delle nostre persone sono morte senza i santi misteri, senza i propri cari accanto al loro letto, senza un'adeguata sepoltura. Altri sono appassiti nella solitudine, hanno combattuto pensieri di suicidio e si sono persi nelle grinfie di questo mondo.

La preghiera aperta e comune con eretici e scismatici, contraria ai canoni, è diventata fin troppo comune. E questo triste peccato ha ora allargato la sua ferita fino a comprendere la preghiera con gruppi non cristiani. "Quale intesa", chiediamo, "tra Cristo e Beliar? O quale parte ha un credente con un non credente?". [3] Il rifiuto sfacciato del chiaro insegnamento ortodosso sulla moralità è consentito in pieno giorno, a capo scoperto, e coloro che sostengono la fede ortodossa rimangono in silenzio. Si cerca continuamente la via ampia e facile del compromesso e si trascurano le tradizioni di guarigione dei santi Padri.

Per queste cose, dovremmo offrire al mondo il nostro pubblico pentimento. Abbiamo dimenticato Dio confidando di più nei poteri di questo mondo. Il mondo ha ora bisogno di sacerdoti e diaconi che siano confessori, uomini di preghiera, e che si sforzino di vivere una vita austera di ascesi. Se siamo tiepidi, non solo saremo vomitati dal nostro Signore, ma anche dal mondo, perché questo conosce fin troppo bene il miserabile fetore di un sacerdote compromesso.

+

Infine, ai nostri amati pastori, i vescovi. Spesso, quando guardiamo alle profonde ferite vissute dalla Chiesa nel corso della storia, vediamo la frattura anormale tra il popolo e i loro pastori come la causa di quella ferita. Noi, come confraternita dei vostri sacerdoti che chiamate affettuosamente figli, ora abbiamo sperimentato una tale frattura e ci sentiamo orfani. La più grande angoscia che quest'anno ha portato è l'assenza di coraggiosi pastori apostolici.

La voce della vostra guida e protezione paterna è diventata per noi la voce di un estraneo, perché non abbiamo più udito la voce consolatrice del Signore, dei santi Padri, né dei santi medici della Chiesa, ma la voce del mondo, di politici corrotti e di consulenti medici che ora stanno approfittando di una situazione disastrosa. I lupi in abiti di politici hanno cooptato la morale cristiana, e gli stessi che insegnano alle nostre donne a uccidere i loro figli nel loro grembo ora pontificano parlando di "amore per il prossimo" – e la nostra gerarchia fa loro eco a pappagallo senza vergogna. "L'amore per il prossimo" è diventato non seppellire adeguatamente i nostri morti e isolare i nostri fedeli fino al suicidio. Ha contribuito all'aumento crescente degli abusi domestici e altro ancora. La paura e questo pseudo "amore per il prossimo" hanno portato i nostri vescovi [voi!] a istruirci a non permettere ai nostri fedeli di entrare in chiesa per la guarigione.

Noi vi amiamo e desideriamo che vi prendiate cura di noi, ma se continuate a essere voci strane non possiamo fare altro che prestare attenzione all'unica vera Voce che ci conduce ai pascoli della vita. Non vediamo questo percorso come disobbedienza, ma come obbedienza ultima a nostro Signore e alla sua sposa, la santa Chiesa. Perché, sotto le spoglie dell'obbedienza, ci è stato detto di seguire questo strano nuovo cammino che non ha precedenti nella nostra storia come popolo di Dio. In molti casi, abbiamo resistito silenziosamente a questa nuova strana voce che abbiamo sentito e abbiamo guidato la nostra gente come meglio potevamo, lottando da soli in silenzio. Nel dolore e nella disperazione, abbiamo visto i nostri pastori ubriacarsi della bevanda offerta da questo mondo e denudarsi; abbiamo lavorato per nascondere la vostra nudità al vostro gregge. I fedeli vi amano, vi ringraziano nelle loro preghiere per non averli esclusi, per non forzarli a portare maschere, per non aver cambiato il metodo della comunione, ecc., quando in realtà ci avete detto di imporre loro queste idee mortali. Perdonateci, ma abbiamo dovuto trovare la voce del Maestro e nel dolore abbiamo dovuto resistere allo strano sentiero che vi abbiamo visto tristemente tracciare perché non c'è vita in esso – tutto ciò che abbiamo visto nelle parrocchie dopo queste misure mondane è stata la morte spirituale .

Per favore, tornate a noi ancora una volta come pastori amorevoli con la Voce che ci porta la vita. Ci siamo sentiti orfani, senza guide apostoliche, e abbiamo subito la separazione innaturale tra padre e figlio. Sia che siate stati in silenzio o che abbiate sostenuto apertamente il deterioramento delle nostre parrocchie attraverso mandati mondani, ci avete addolorati e avete scosso le profondità più intime dei nostri cuori. Non possiamo esprimere appieno a parole come questo tradimento ci ha colpiti: avete visto il lupo e siete scappati, avete disperso le pecore, ma c'è ancora tempo per tornare a prendervi cura del gregge. Con grande tristezza vi abbiamo visto ora darvi una pacca sulla spalla, congratulandovi con voi stessi e vantandovi che le imposizioni dell'ultimo anno fossero giuste e corrette. Eppure, quando il vostro popolo per lunghi mesi è stato privato delle medicine della Chiesa, è stato spinto sull'orlo dell'oscurità, è stato preso nelle grinfie dei figli dell'inferno e costretto a partecipare alla Liturgia attraverso uno schermo come bambini affamati che guardano una festa attraverso una finestra, dovete ammettere che questa non è stata davvero una vittoria.

Come vostri figli, dobbiamo dirvi che non possiamo obbedire alla voce dello spirito omicida di questa epoca e che l'abbiamo trovata provenire dalle vostre cancellerie sotto forma di mandati, sermoni, conferenze politiche e riunioni su zoom. Abbiamo grande amore per voi e riveriamo il vostro ufficio, ma purtroppo non possiamo seguirvi su una strada straniera, quindi vi preghiamo di tornare all'audace discorso apostolico. Sappiamo che l'obbedienza è discriminata, non indiscriminata, sia dai nostri santi Padri che dalle divine Scritture, poiché entrambi parlano di veri e di falsi pastori. Conosciamo i santi esempi di san Massimo il Confessore e la gerarchia fuorviata che si alleò con l'imperatore empio. Ricordiamo sant'Atanasio e il presbiterio eretico che gli si oppose. Ricordiamo la fedeltà e l'audacia di san Marco di Efeso e come la gerarchia che fece compromessi fu svergognata dai laici sulle banchine di Costantinopoli. Siamo ispirati dalla recente audacia dei martiri russi che sono stati imprigionati e hanno sofferto sotto il sergianismo e la sua fedeltà a un regime ateo. La via degli scismatici è piena di disastri, e questa via non la prenderemo mai, ma scorgiamo nella vita di questi santi il ​​doloroso cammino della beata disobbedienza. "L'obbedienza rende il subordinato a colui a cui obbedisce. La Sacra Scrittura dice: 'e le greggi concepite davanti alle verghe' (Gen 30:39) […]. Si può dire: la fede del subordinato può sostituire l'inadeguatezza dell'anziano. Sbagliato! La fede nella verità salva. La fede nella menzogna e nell'inganno diabolico nuoce!" [4]

Scrive san Giovanni Climaco: "Lasciate anzitutto in eredità ai vostri figli la fede integrale e i pii dogmi, perché non solo i vostri figli, ma anche i vostri nipoti sappiano guidare verso il Signore percorrendo la via dell'Ortodossia". [5] Questa è l'eredità che non è estranea, e in questi tempi è impossibile tacere da pastori di fronte al tradimento. Insegnateci, guidateci e lasciateci l'eredità della Verità e della Vita. San Paissio ci avvertì dicendo: "Se i cristiani non iniziano a testimoniare la loro fede, a resistere al male, allora i distruttori diventeranno ancora più insolenti. Ma i cristiani di oggi non sono guerrieri. Se la Chiesa tace, per evitare conflitti con il governo, se i metropoliti tacciono, se i monaci tacciono, allora chi parlerà? " In verità, dobbiamo riconoscere che è a causa del silenzio della Chiesa che il male ha prevalso così tanto in questi tempi.

Parlate, amati vescovi! Parlate contro i mandati che ci hanno privato della vita spirituale, parlate contro i programmi immorali del movimento LGBTQ che cerca pubblicamente di portar via i vostri figli, parlate contro le false unioni! Incoraggiate i vostri sacerdoti e non privateci dei pastori per comodità, per immunità legale o per indifferenza. Siamo la preda di questa epoca attuale, salvateci! Ci sentiamo come scrisse il profeta, "Com'è vero ch'io vivo, – parla il Signore Dio – poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d'ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge - udite quindi, pastori, la parola del Signore: Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge..." [6] Tornate a pascere noi, vostri poveri sacerdoti e fedeli.

+

A tutti , in umiltà davanti a Dio, facciamo voto di non tornare sullo strano cammino dell'anno passato che tanti hanno vissuto e stanno ancora soffrendo. Non torneremo a praticare quanto segue.

  1. Non priveremo le persone dei sacramenti vivificanti della Chiesa per paura.
  2. Non cambieremo il metodo della santa comunione.
  3. Non limiteremo i posti nel tempio di Dio.
  4. Non priveremo i fedeli della venerazione di icone sacre, reliquie e altri oggetti o vasi sacri.
  5. Non richiederemo un mascheramento iconoclasta ai nostri fedeli.
  6. Non esorteremo o richiederemo ai nostri fedeli di farsi fare iniezioni sperimentali, in particolare quelle prodotte e/o testate su linee di cellule fetali abortite.

Pertanto, decidiamo di sostenere la santa Fede ortodossa dei nostri padri e invitiamo tutti i fedeli ortodossi a fare lo stesso. Innanzitutto, questo è un appello a una maggiore profondità di pentimento e di determinazione spirituale. Abbiamo tutti la responsabilità di identificare la malattia dell'era moderna e di guarirla invocando il dolcissimo nome del nostro Signore Gesù, dicendo: "Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me".

i vostri servitori,

la fratellanza del Roveto ardente

18/31 luglio 2021

NOTE

[1] Gerondissa Makrina Vassopoulou, Parole del cuore, p. 504. Ha detto queste parole profetiche il 19 dicembre 1992.

[2] Gerondissa Makrina Vassopoulou, Parole del cuore, p. 504. Ha detto queste parole profetiche il 19 dicembre 1992.

[3] 2 Cor 6:15

[4] Sant'Ignazio Brjanchaninov, Opere, tomo I, pp. 141.143.146s.

[5] San Giovanni del Sinai, Sul pastore 97, edizioni del santo monastero del Paraclito, Oropos, Attica, 1946, p. 402 (PG 88, 1201A).

[6] Ez 34:8-10 (KJV)

 
Lo stato del canto ecclesiale in America

Benedict Sheehan è un compositore, direttore d'orchestra, arrangiatore, scrittore e insegnante di musica. Attualmente svolge la sua attività al seminario teologico ortodosso St. Tikhon e al relativo monastero, dove, dal 2010, insegna musica liturgica ortodossa e dirige i cori. Benedict si occupa anche di monitorare regolarmente il canto corale ortodosso in giro per gli Stati Uniti. La sua formazione musicale include un baccalaureato in composizione musicale presso il Westminster Choir College, studi privati ​​sotto Vladimir Morosan e Vladimir Gorbik, e un magistero in conduzione musicale al Bard College Conservatory of Music. Ha anche un magistero teologico al seminario di san Tikhon. Benedict è un assiduo collaboratore di diverse pubblicazioni online, tra cui Orthodox Arts Journal e Orthodox Christian Network (OCN). Quattro dei suoi pezzi liturgici sono attualmente stampati da Musica Russica, e il suo primo album completo come compositore, dal titolo "Till Morn Eternal Breaks: Sacred Choral Music of Benedict Sheehan," sarà pubblicato nel mese di novembre dalla St. Tikhon's Monastery Press. Benedict e Maria, insieme con le loro sei figlie, vivono in Pennsylvania.

Diamo per scontata la nostra musica ecclesiale? Qual è l'importanza della formazione musicale per i cori? Che cosa significa la musica per la nostra vita di preghiera, e che cosa possiamo fare per aumentare il livello del canto nelle nostre Chiese ortodosse? Benedict conversa con il nostro corrispondente sullo stato della musica nella Chiesa Ortodossa in America.

* * *

Il maestro di coro Benedict Sheehan

Che cosa può dire sullo stato della musica nella Chiesa Ortodossa in America? Come lo valuta?

Direi che siamo a uno dei punti più bassi della nostra storia. C'è sicuramente un declino generale in tutte le chiese ortodosse in America. I numeri sono in calo. Sentiamo tutte queste storie sulle parrocchie in declino. Vediamo parrocchie in declino. Vediamo anche parrocchie in crescita, ma in genere ciò che tutti sembrano dire è che i numeri sono in calo. Non dovrebbe quindi sorprendere che anche il livello generale della qualità musicale sia in declino. Ma quello che trovo un fatto più significativo è che siamo stati in uno stato di declino musicale tanto a lungo che ora è divenuto la nuova norma, e così anche le parrocchie fiorenti e di successo hanno standard musicali che in qualsiasi altro contesto sarebbero un imbarazzo.

Posso assolutamente capire le difficoltà di una chiesa che ha venti persone alla Liturgia di Domenica in qualche angolo del Midwest o del New England o in luoghi del genere, e che ha solo tre persone che sanno cantare – ma non stanno bene neppure le chiese che hanno comunità fiorenti e un numero di fedeli in crescita. Ci sono certamente esempi di parrocchie che se la cavano abbastanza bene, ma se confrontiamo i loro standard e la loro qualità musicale con quelli di una chiesa protestante maggioritaria o di una chiesa cattolica romana con una certa esperienza (questa può essere una questione delicata, poiché molti cattolici lamentano di avere avuto essi stessi un grave declino musicale – penso a un libro uscito una ventina di anni fa, intitolato Perché i cattolici non sanno cantare – e hanno anche loro seri problemi) vediamo che sono generalmente a un livello molto più basso. Questo per me è più preoccupante, perché quel che mi dice non è che non possiamo fare di meglio, ma che non siamo interessati a fare di meglio e non stiamo impiegando risorse per fare di meglio. E questo è vero al di là dei confini giurisdizionali – non è esclusivo della Chiesa Ortodossa in America.

Quindi, nella sua qualità di direttore musicale al seminario, come spera di risolvere questo problema? Qual è il suo piano?

Come insegnante di musica e direttore di coro presso il seminario ho cominciato a capire che ho una certa capacità di cambiare atteggiamenti, o di creare atteggiamenti migliore, perché il sacerdote di una parrocchia, che se ne renda conto o no, in realtà ha una buona dose di influenza sulle norme musicali che la sua parrocchia manterrà, se è una persona che apprezza veramente un buon canto ecclesiale. Che altro sarebbe il buon canto ecclesiale se non compiere in modo bello la Liturgia? Il settanta per cento della Liturgia è cantato dal coro o da un cantore. Se un prete vuole che la Liturgia sia fatta bene e richiede, entro i limiti di quanto può fare pastoralmente, che sia fatta bene, ci sono molte più possibilità che sia fatta bene.

Una mia strategia è di sforzarmi realmente di far percepire ai seminaristi che la musica ecclesiale è importante, che la bella musica ecclesiale è importante, e che è loro compito di coltivarla. Questo è un aspetto. Certo, ho anche un ruolo nel cercare di insegnare ai seminaristi stessi a cantare, ma a mio avviso questo è meno importante rispetto a far loro sentire quanto il buon canto è necessario alla Chiesa. L'abate, padre Sergius, ama spesso citare una preghiera importante detta davanti all'ambone, che "Dio santificherà chi ama il decoro della sua casa". L'amore, come sappiamo, non si limita a ciò che si prova – bisogna metterlo in pratica. L'amore non è un sentimento, ma un'azione.

Benedict Sheehan dirige il coro missionario del seminario di san Tikhon

Quindi, come amiamo la bellezza della casa di Dio? Lo facciamo cercando di abbellire la casa di Dio. Ciò si può fare attraverso l'architettura, che è anch'essa una grande area di declino nell'Ortodossia americana; attraverso l'iconografia, che forse non così drammaticamente in declino, ma non abbiamo ancora raggiunto il punto in cui produciamo abitualmente grande iconografia; ma anche in un modo molto pratico nel servizio giornaliero attraverso un bel canto. È così che abbelliamo la casa di Dio. Questa preghiera non dice solo che questa è una buona cosa da fare, ma dice: "santifica coloro che lo fanno." In realtà è un cammino di santificazione.

Se osservate le vite dei santi e anche le vite degli anziani contemporanei, vedrete che molti dei grandi santi furono grandi coltivatori dell'arte nella Chiesa. C'è l'esempio di san Dimitrij di Rostov, che era un agiografo, ma anche, cosa che non molti sanno, un compositore di grande talento. In realtà è il compositore di quella che è considerata la prima opera russa. Scrisse un'opera scenico-strumentale lunga sei ore sulla vita dei santi della zona di Rostov. Lavorò instancabilmente per migliorare il livello del canto nella sua diocesi. C'è anche san Paissio Velichkovskij, che non solo reintrodusse la vita monastica cenobitica e la pratica dell'esichia, ma si sforzò anche di elevare il livello del canto ecclesiale.

Un esempio moderno sarebbe padre Efrem del monastero di Vatopedi sul monte Athos, e il suo padre spirituale, l'anziano Iosif di Vatopedi. Quando sono giunti a Vatopedi per rivitalizzare il monastero, una delle prime cose che hanno fatto è stata di definire un programma per addestrare i monaci a cantare; nel corso del tempo hanno costruito uno dei migliori cori, se non il migliore sul monte Athos, ed è diventato per tutto il mondo un esempio della pratica autentica del canto bizantino. Hanno ripreso pratiche medievali, hanno compositori di nuovi canti, addestrano i monaci di altri monasteri a cantare – ora hanno una scuola di canto istituita presso il monastero. Così, perché nessuno tema che la vita artistica sia una ricerca al di fuori della vita spirituale, dovremmo guardare a questi esempi, che dimostrano esattamente il contrario – che abbellire la Chiesa è un modo di perseguire la santità nella Chiesa è, e il canto è una parte importante di questa bellezza.

Qual è il collegamento al di là di un semplice desiderio di bellezza estetica e al pensiero: "Oh, quel canto sembrava bello?" Che cos'è davvero santificante nella bellezza e nel buon canto ecclesiale?

Questa è una domanda interessante. Non posso parlare per esperienza personale in questo senso. Ma pensate al fatto che la liturgia (e non intendo solo la Divina Liturgia, ma tutti i servizi della Chiesa) è il nostro principale punto di contatto con Dio su questa terra, e l'Eucaristia lo è per eccellenza. Così il modo con cui compiamo i servizi e ci accostiamo alla liturgia la dice lunga su come pensiamo a Dio, e come ci sentiamo rispetto a Dio, e come agiamo verso Dio. Se state cercando di coltivare un rapporto con qualcuno, tutto ciò che farete in relazione a  questa persona lo farete attentamente, con cura, e meglio possibile. Un giovane che sta cercando di far innamorare di sé una ragazza non sarà trascurato. Penserà a come si veste, a come appare, a ciò che dice e a come lo dice, a come potrebbe essere compreso. Le farà dei doni, e farà tutto il possibile per dimostrarle che si prende cura di lei. Così Dio non voglia che sia scortese. Dio non voglia che prenda un appuntamento con lei e poi dimentichi di andare, o arrivi in ritardo di un'ora. Questo significherebbe mostrare alla ragazza che questo giovane non si interessa a lei più di tanto. Certo, potrebbe fare un errore e poi chiederle perdono, e quindi crescere nel rapporto con lei (non vogliamo spingere questa metafora troppo lontano).

Ma il modo in cui affrontiamo la liturgia è in qualche modo analogo a questo: è un indicatore di quanto apprezziamo il rapporto che la liturgia ci offre. Se lo trattiamo con noncuranza, se invece di offrire le nostre primizie offriamo i nostri scarti, o se questo rapporto diventa un ripensamento, allora quanto vi sembra che vi stia veramente a cuore? La musica è una parte importante di questo rapporto perché la musica è una delle cose che dobbiamo fare ogni volta che andiamo in chiesa. Non è come l'iconografia, nel senso che potete chiedere a un grande iconografo di tutta la vostra chiesa – naturalmente, ci sarà sempre un posto per mettere una nuova icona, e un cuore devoto a Dio può offrire di sponsorizzare una nuova icona o la decorazione di una chiesa, ma ai fini pratici le cose come l'iconografia e l'architettura sono cose per cui pagate e le ottenete, e una volta che li avete potete contare su di loro e non dovete ripeterle più volte. Ma la musica è qualcosa che dobbiamo fare ogni volta che andiamo in chiesa. È una cosa nuova ogni volta.

Spesso un coro fa la stessa cosa più e più volte. Può avere un repertorio, ma non è infinito, quindi ci sarà sempre un senso della routine nel coro della chiesa. Si tratta di un'offerta che dobbiamo fare ogni volta che andiamo. Quindi, io sostengo che il modo in cui ci avviciniamo al canto nella Chiesa è un indicatore delle nostre pratiche quotidiane, del nostro rapporto comune con Dio ancor più di qualsiasi altra arte nella Chiesa. Se non la facciamo con attenzione, se non è la nostra primizia, se si tratta di qualcosa che facciamo male e sappiamo di far male ma non facciamo nulla per cambiarla, quanto l'abbiamo davvero a cuore? Possiamo dire: "Beh, non ci interessa veramente la musica, ma ci interessa Dio". Io vedo una risposta del genere come se fosse "Beh, non mi interessa davvero la buona educazione ma mi interessa davvero di mia moglie". Ok, ma come fate a mostrarle che le volete bene? L'interesse deve essere attivo. Non può essere solo teorico. L'amore senza l'azione, o, come dice san Giacomo, la fede senza le opere, è una cosa morta.

Quindi, se la congregazione di una chiesa dice che si preoccupa per la liturgia eppure non si preoccupa abbastanza di cantare bene, quanto viva sarà la loro fede? Questa potrà sembrare una cosa dura da dire. Possiamo dire: "Stiamo facendo del nostro meglio con quello che abbiamo." Forse è vero. Ma più spesso che no, ho visto che quando i parrocchiani dicono: "Stiamo facendo del nostro meglio", di solito non è una dichiarazione che hanno realmente valutato da soli. Essi non si chiedono: "Stiamo facendo davvero il meglio che possiamo?" Così, se questa è la scusa, dico: "Beh, perché non lo scoprite?" Vedete se è vero. Questo porta un nuovo livello di attenzione. Forse sono andato un po' troppo lontano da quello che avevo originariamente chiesto. Ma credo che se realmente vi preoccupate, allora farete qualcosa, farete meglio, potrete fare molto bene se realmente vi preoccupate. Cristo disse: Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore. Se la liturgia nella vostra chiesa è cantata male, o svogliatamente, o in un modo sciatto o disordinato, allora il vostro cuore non c'è. Non può esserci.

Quindi sta uscendo il suo nuovo libro di musica. Come si integra con ciò di cui stava parlando? Qual è l'obiettivo di questo nuovo libro?

Ebbene, questo nuovo libro dal titolo A Common Book of Church Hymns (una traduzione del titolo russo), che abbiamo recentemente pubblicato, è musica per la Liturgia. Abbiamo tentato di creare un libro che sarà più o meno analogo agli attuali libri ecclesiali slavonici dei canti obikhod. È un libro di canti comuni che sono ben consolidati nella principale tradizione russa degli ultimi tre o quattrocento anni, con un paio di aggiunte, e tutta la musica in questo libro è stata scritta su una riga con melodia e una parte di basso funzionale, fatta eccezione per le selezioni del canto znamenny che sono su una sola riga. L'obiettivo di questo progetto è quello di compilare più o meno tutto ciò di cui una parrocchia avrebbe bisogno per celebrare la Liturgia su una base quotidiana, non solo la domenica – in un unico volume.

Il nucleo della tradizione di canto, che è il cuore della tradizione musicale della Chiesa ortodossa, è costituito dalle melodie di questi canti tradizionali. In primo luogo questo libro della Liturgia è una raccolta di melodie. Abbiamo aggiunto una parte di basso, perché è diventato pratica comune (o forse era stato fatto fin dall'inizio) cantare molte di queste melodie con l'armonia, e quindi abbiamo fornito questa parte di basso per rendere più facile armonizzare questi canti. Nella pratica tipica russa si canta in armonia a quattro parti. Ho progettato il libro in modo che si possa facilmente cantare in armonia a quattro parti da queste due linee, come facciamo abitualmente ora al monastero – si deve solo imparare come farlo, non è troppo difficile se si sa più o meno come cantare. Ma questo significa che le altre due parti dovrebbero essere improvvisate; tuttavia, non devono essere improvvisate al volo ma secondo formule prevedibili.

Questo potrebbe sembrare intimidatorio per alcune persone, ma io sostengo che per molti sia più facile di quello che pensano, perché in realtà molti cantori nei cori parrocchiali medi non leggono la musica. Possono seguire le note e vedere quando vanno su o giù o rimanere allo stesso livello. Sanno che una nota aperta si deve tenere un po' più a lungo, capiscono l'indicazione del tempo; capiscono le cose più rudimentali della musica, ma non sono realmente in grado di leggere la musica nel modo in cui un musicista la legge, nel modo in cui qualsiasi persona alfabetizzata sarebbe in grado di sedersi e di leggere una pagina di testo. Un musicista legge la musica così, in modo da sapere esattamente che cosa significa ed esattamente come ci si aspetta che suoni, e può farlo con precisione anche se la vede per la prima volta. Questo è ciò che io chiamo leggere la musica. Ciò non significa che non facciano errori – chiunque legge ad alta voce commette degli errori – ma sanno più o meno come leggere. Quindi io sostengo che molte persone nei cori parrocchiali in realtà non leggono la musica, ma conoscono e cantano la loro parte a orecchio. Quello che vedono sulla pagina è solo una guida vaga, e spesso serve solo a farli sentire più sicuri. Ma in realtà non sanno cosa significa.

Naturalmente, alcune persone lo sanno. Non intendo minimizzare il livello generale di capacità, ma è anche un fatto che la maggior parte delle persone al di fuori della Chiesa Ortodossa in America ora in realtà non legge la musica. Non è insegnata nelle scuole come lo era alle generazioni dei nostri genitori o nonni. L'idea che l'abilità e l'alfabetizzazione musicale è solo una parte normale dell'essere istruiti è andata fuori moda in America, quindi il fatto è che molte persone non leggono la musica. Pertanto, sarà più facile di quanto la gente immagina a prima vista improvvisare una parte d'armonia da appena due righe di musica, una volta che si sanno le basi di come farlo. Ma per i cori che cantano di routine in quattro parti e hanno regolarmente quattro parti, renderemo disponibile anche la musica da coro misto a quattro parti in tutto questo volume. Questo verrà più tardi.

"Il repertorio del coro è come un guardaroba".

Credo fermamente che il repertorio di un coro sia analogo a un guardaroba personale. Deve adattarsi. Se qualcuno indossa abiti troppo grandi o troppo piccoli, quella persona sembrerà ridicola. Lo stesso vale per un coro. Se il loro repertorio è troppo grande – come un coro di sei persone con sole tre parti affidabili che canta gli irmi pasquali di Artemij Vedel' – non va bene. Il repertorio deve adattarsi ed essere lo stile giusto per il gruppo.

Bisogna essere in grado di discernere lo stile della propria comunità. Questo comprende ciò che la gente vuole e si aspetta di sentire in chiesa, i preconcetti che possono avere su ciò che la musica ecclesiale dovrebbe sembrare come; ma potrebbe anche essere solo che tipo di persone sono, o che tipo di coro hanno – o quanto sono bravi i cantori. Il punto è che i cantori devono avere un repertorio adatto a loro, che possono padroneggiare e cantare con competenza e farlo sembrare un'autentica espressione artistica, musicale, spirituale di tali persone. Non dovrebbe sembrare fraudolento. Non dovrebbe sembrare una cosa che semplicemente non si adatta.

Credo che molti cori in America abbiano bisogno di un repertorio più semplice, ma non voglio dire banale – non tutta la musica che è soddisfacente e relativamente facile da cantare è musicalmente semplice. In effetti, la musica troppo semplificata può essere difficile da cantare. Hanno bisogno di musica più adatta alle loro capacità e alle dimensioni e ai tipi di gruppi musicali che stanno diventando comuni. Anche se si dispone di quindici cantori alla domenica, nelle norme della musica corale questo è ancora un piccolo coro. Quindici buoni cantori sono in grado di gestire molte cose, ma un coro con quindici cantori dove solo tre o quattro di loro sono davvero musicalmente qualificati deve avere un repertorio più piccolo. Pertanto, lo scopo di questo libro è di adattarsi a cori che necessitano di un repertorio flessibile, in modo che essi non sono obbligati a cantare a quattro o tre parti se non le hanno. È possibile, ma non è necessario farlo, perché la melodia e la parte fondamentale di basso saranno sempre presenti. È presente che serve per cantare l'essenziale e per cantarlo in modo soddisfacente e musicalmente ragionevole. Accade spesso che quando un coro deve ridurre la musica a quattro parti al volo, non sa quale parte è la melodia, e così cantano tre parti mentre nessuno sta cantando la melodia. Questo suona strano ed è musicalmente assurdo perché non c'è nucleo. Quindi, cerchiamo anche di mostrare alla gente qual è il nucleo melodico di questa musica.

L'Istituto musicale russo-americano 'Patriarca Tikhon'

In uno sforzo per aumentare la consapevolezza di come può essere la musica ecclesiale ortodossa e di aumentarhe il livello, ha contribuito a fondare l'Istituto musicale russo-americano 'Patriarca Tikhon' (PaTRAM). Può parlare un po' della storia e del lavoro dell'istituto?

In Breve, l'idea originale per l'Istituto PaTRAM è venuta da Alex e Katya Lukianov – creare un'organizzazione che avrebbe aiutato ad alzare il livello musicale generale nelle chiese ortodosse in America, occupandosi in particolare delle parrocchie di background russo – ROCOR, OCA, Patriarcato di Mosca. Questa è la loro storia personale e questo è ciò che sanno, ma hanno anche ritenuto di non voler fare le cose troppo in grande e cercare di risolvere tutto, focalizzandosi su tutto ciò che potevano. Lavorare attraverso tre giurisdizioni è già abbastanza difficile. Così, hanno avuto l'idea originale, e all'inizio io non ero collegato con loro.

Una delle fasi del processo di pianificazione è stato chiedere a Vladimir Gorbik, del podvor'e della Lavra della santissima Trinità e di san Sergio a Mosca, di essere il direttore artistico di questo istituto. È uno dei più grandi musicisti ecclesiali a Mosca e lo è stato per quindici anni o più. È un docente al conservatorio di Mosca, ha fatto una dozzina o più di ottime registrazioni con il suo coro maschile, e ha fatto molto al podvor'e per sviluppare il talento di gente di ogni provenienza musicale, o di nessuna. Il mio contatto con loro è venuto attraverso Vladimir Gorbik, che ho incontrato la prima volta nel 2012, quando è venuto a fare una classe di magistero al St Vladimir's Seminary, classe a cui ho partecipato come studente conduttore. Dopo sono diventato uno studente conduttore privato del maestro Gorbik. I Lukianov si rivolgevano a lui per parlare del PaTRAM in quel momento, e il maestro Gorbik ha voluto includere anche me nelle discussioni. Nelle nostre discussioni originali abbiamo creato l'Istituto, abbiamo fatto un piano e l'abbiamo stabilito come un ente legale no-profit, di cui sono diventato il vicedirettore, lavorando sotto il maestro Gorbik.

Benedict Sheehan e il maestro Vladimir Gorbik al monastero di San Tikhon

Prima che il PaTRAM fosse fondato, il maestro Gorbik e io avevamo avuto l'idea di creare un coro a livello professionale in America, sotto la sua direzione, cosa che abbiamo fatto nel 2013. Questo è stato il Coro Patriarca Tikhon, che ha riunito cantori da tutti gli Stati Uniti e dal Canada, nonché un gruppo di otto o dieci cantori provenienti dalla Russia, e abbiamo dato tre concerti a New York, Pittsburgh, e Washington, DC. Abbiamo ottenuto una recensione favorevole sul New York Times e c'è stato un certo interesse da uno studio di produzione dopo i concerti, ma ciò che è interessante è che il maestro Gorbik e io avevamo avuto quest'idea con il nome del patriarca Tikhon per il coro indipendentemente dall'idea dei Lukianov per l'Istituto musicale russo-americano 'Patriarca Tikhon'. Così, mentre noi stavamo progettando i concerti del 2013 siamo entrati in contatto con i Lukianov, e solo a quel punto ci siamo resi conto che avevamo usato lo stesso nome per due parti di una istituzione che in realtà avrebbe dovuto essere unica. Abbiamo visto questo come un segno di Dio su un buon lavoro, e i Lukianovs sono diventati essenziali nello sponsorizzare il tour del 2013 e poi portarlo al passo successivo, che si è svolta lo scorso dicembre, quando il gruppo ha fatto una registrazione con la loro sponsorizzazione che dovrebbe uscire a qualche punto di questo autunno.

Ora l'Istituto PaTRAM ha fatto una serie di cose, tra cui diverse classi di magistero negli Stati Uniti con Vladimir Gorbik, e abbiamo appena fatto la nostra prima classe di magistero a Mosca ai primi di settembre. Questa classe ha avuto una quarantina di partecipanti dall'America. Una cosa molto importante che abbiamo iniziato è una serie di corsi di formazione musicale online, alcuni dei quali mirati a principianti assoluti. Abbiamo avuto due semestri di classi con circa venti studenti, che fanno una serie di lezioni dal vivo su Internet con insegnanti di musica di alto livello. Ci sono classi introduttivi alla musicalità, alla teoria musicale, alla lettura della musica, alla tecnica vocale, nonché classi online per conduttori con il maestro Gorbik sia per principianti sia per affermati conduttori professionisti che vogliono perfezionare la loro tecnica con qualcuno abile ed esperto come lui. Ecco alcune aree in cui penso che il PaTRAM abbia iniziato ad avere un impatto.

"C'è una connessione tra il modo in cui conduciamo il canto ecclesiale e il modo in cui preghiamo".

Come persona proveniente da una tradizione millenaria di musica ecclesiale, cosa ritiene che il maestro Gorbik abbia da offrire alla musica ecclesiale in America? Che cosa ha imparato da lui?

A parte le cose musicali tecniche fondamentali che ho imparato da lui come direttore d'orchestra, una delle cose che veramente mi ha colpito è la sua combinazione di eccellenza tecnica e profondità e serietà spirituale. Questo è qualcosa che non si può trovare facilmente in un conservatorio americano, e vorrei azzardare a dire che probabilmente non si può trovare facilmente neppure in un conservatorio russo. Il grande periodo d'oro del conservatorio di Mosca è stato probabilmente in epoca sovietica, quando la musica ecclesiale non era affatto discussa o praticata. Quindi probabilmente non è comune collegare l'eccellenza tecnica con la profondità spirituale, e con la spiritualità ortodossa in particolare, neppure lì. Questa è una cosa che penso che il maestro Gorbik abbia portato in tutto ciò che ha fatto qui negli Stati Uniti. Vi è una chiara comprensione di un collegamento tra come ci si avvicina a cantare e a condurre in chiesa e che cosa si crede, come si prega; che ci sono modi per cantare, recitare, e interpretare la musica che sono in continuità e sintonia con la tradizione e la vita spirituale ortodossa, e modi che non lo sono. Non avevo mai incontrato nessuno prima di lui che parlasse con quel livello di chiarezza e di fiducia in queste cose, e non so di nessun altro che lo fa nel modo in cui lo fa lui.

Il maestro Vladimir Gorbik dirige presso il podvor'e della Lavra della santissima Trinità e di san Sergio a Mosca

È un professionista di livello molto alto nel mondo della musica, rispettato al conservatorio di Mosca, che è un risultato importante in sé. Il fatto che uno che è in primo luogo un conduttore ecclesiale abbia una posizione d'influenza presso il Conservatorio dice qualcosa su come il Conservatorio potrebbe cambiare... Questo non vuol dire che il modo con cui lui si accosta alla musica ecclesiale sia l'unico modo ortodosso di accostarsi al canto – certamente non lo è – ma ciò che dimostra realmente è che avere elevate esigenze da voi stessi e da un coro va tecnicamente mano nella mano con realtà spirituali come l'obbedienza, l'ascesi, l'umiltà, l'amore per Dio e l'amore per gli altri. Per fare un esempio, una cosa molto importante che ha detto un certo numero di volte è che uno dei tratti distintivi del canto ecclesiale, che lo distingue da qualsiasi altro tipo di canto, è questo fenomeno di amare l'obbedienza. Qualsiasi buon musicista è obbediente al suo mestiere e si dedica ad esso, ma ciò che è così importante nel canto ecclesiale è che si svolge questo mestiere in un modo profondamente spirituale, con una specie di obbedienza assoluta, l'obbedienza che è destinata a frenare l'ego. Questa è una cosa molto importante da capire per i cori e i conduttori ecclesiali.

Gli piace anche dire che i padri insegnano che l'obbedienza è al sopra della preghiera nella vita spirituale. La preghiera senza obbedienza non è affatto preghiera. Spesso abbiamo questa idea, spiega Gorbik, che si viene in chiesa a pregare. Beh, certo che è vero, ma spesso abbiamo un'idea sbagliata di ciò che è la preghiera. La preghiera non è qualcosa che produciamo, che facciamo, la preghiera è un dono che riceviamo da Dio. Tutto quello che possiamo fare è prepararci – può esserci data oppure no. Ma la precondizione necessaria per ricevere la preghiera è l'obbedienza – umiliandoci davanti a tutti, in particolare a coloro che hanno autorità su di noi. Un semplice esempio potrebbe essere un cantore obbediente al direttore del coro, e il direttore del coro al sacerdote, il sacerdote al vescovo e all'ordine dei servizi, il vescovo ai suoi confratelli vescovi e ai canoni e alla Tradizione della Chiesa – tutti nella Chiesa devono essere in obbedienza a qualcuno. Quindi questo rapporto di obbedienza è necessario per farci ricevere la preghiera.

Per continuare con lo stesso semplice esempio, un cantore che non è obbediente al direttore del coro, che non sta cercando di fare un buon lavoro, che non è attento o non segue, non fa ciò che gli viene detto, non ha cura di correggere gli errori, non è in condizione necessaria per ricevere la preghiera. In ogni momento si può essere o si può non essere in grado di pregare, ma siamo sempre in grado di essere obbedienti e di umiliarci, di dedicarci interamente al lavoro a portata di mano, per amore di Dio, per amore della liturgia, per amore del direttore del coro. Il direttore potrebbe non piacere, ma lo si fa per amore, perché dobbiamo amarci gli uni gli altri. Questo è solo un esempio del modo in cui il maestro Gorbik presenta la raffinatezza tecnica collegata con la raffinatezza spirituale e ka vita spirituale in generale. È molto importante. Nel suo modo di pensare, la preghiera e la professionalità si incontrano al vertice. Non sono due cose distinte.

Ha anche iniziato il Coro da camera del monastero di san Tikhon. Cosa ci può dire di questa nuova avventura?

Il Coro da camera del monastero di san Tikhon

Quest'anno passato, in collaborazione con l'abate del monastero di san Tikhon, padre Sergius, abbiamo deciso che era un buon momento per fare un'altra registrazione, ed entrambi abbiamo sperato di fare un nuovo inizio per quello che un'istituzione ortodossa con sede in America era stata in grado di produrre fino a questo punto. Certamente diverse istituzioni consolidate hanno prodotto buone registrazioni sotto molti aspetti, ma il nostro obiettivo era di raggiungere un nuovo livello, se avessimo potuto. Così padre Sergius ha avuto questa idea di fare una registrazione delle mie composizioni e arrangiamenti per mostrare direttore del coro e compositore residente del monastero, se si vuole. È stato subito evidente che alcune delle richieste tecniche di gran parte della musica che abbiamo voluto includere nella registrazione erano oltre ciò che si potrebbe normalmente trovare al normale, ben qualificato livello di canto amatoriale immediatamente disponibile negli Stati Uniti e in Canada. Questo non vuol dire che non ci siano grandi cantori ecclesiali in questi paesi, ma avendo lavorato alla loro ricerca negli ultimi tre o quattro anni penso di conoscere molti cantori, e non ci sono molti grandi cantori. Ve ne sono certamente, ma non molti.

Così, abbiamo deciso di lavorare verso la creazione di un coro di cantori esperti che si esibiscono regolarmente a livello professionale. Alcuni di questi cantori sono persone alle quali sono legato da anni, che hanno preso parte al Coro Patriarca Tikhon. Alcuni li conosco da tempo, dai miei tempi universitari al conservatorio, ma una buona parte del coro è composta da gente che ho conosciuto più recentemente, attraverso il lavoro di laurea presso il Conservatorio di Musica di Bard, tra cui cantori professionisti della zona di New York. Così abbiamo creato un coro di sedici cantori professionisti, molti dei quali proprio ora si guadagnano da vivere attivamente nella musica.

Per quanto ne so, il Coro da camera del monastero di san Tikhon è il primo coro del tutto professionale sotto l'egida di un ente ortodosso con sede in America. Abbiamo fatto una registrazione a maggio, chiamata Till Morn Eternal Breaks: Sacred Choral Music of Benedict Sheehan. La frase "Till morn eternal breaks" (Finché spunterà il mattino eterno) è una citazione dall'ultima riga della poesia di Gerard Manley Hopkins, e il testo di tale poesia è il testo di uno dei pezzi non liturgici che abbiamo incluso nel CD.

"C'è molta musica corale ortodossa che viene cantata da cori non ortodossi".

Considerando ciò che ha detto circa la connessione tra eccellenza musicale e spiritualità, tutti i cantanti del coro sono ortodossi?

Questa è una domanda interessante. La semplice risposta è "no". Solo la metà circa dei cantanti del coro è composta da cristiani ortodossi praticanti. Ora, per alcuni questo può essere un problema – "Perché volete persone non credenti che cantano musica ecclesiale ortodossa?" Prima di occuparmi di questa domanda lasciatemi innanzitutto dire che nel mondo della musica corale in America, e in tutto il mondo in questo momento, il repertorio ortodosso sta godendo di un notevole grado di popolarità. Cori universitari, cori di comunità, cori professionali negli Stati Uniti e in Canada, in tutta Europa cantano abitualmente le grandi opere della musica corale russa. Non sarei sorpreso se ci fossero ogni anno varie decine di rappresentazioni della Veglia e della Liturgia di Rakhmaninov e, e della Liturgia di Chaikovskij, per esempio. Credo che finora ci siano ventisette registrazioni esistenti della Veglia di Rakhmaninov, la maggior parte delle quali eseguita da cori non russi, e la maggior parte registrata dopo il 1990. E ci sono registrazioni di Grechaninov. Non solo queste opere sono eseguite, ma sono eseguite con grande successo. L'album corale dell'anno del 2014 è stata una registrazione tutta di musica corale slava fatta da Conspirare. La corale di Kansas City con Charles Bruffy ha vinto due Grammy per la musica corale russa, e proprio quest'anno ha fatto una nuovo, fenomenale registrazione della Veglia di Rachmaninoff che quasi certamente otterrà una buona dose di meritata notorietà.

Quindi, questa musica viene cantata. Cappella Romana si è fatta un nome cantando canti bizantini medievali, ma anche cantando le grandi opere corali della tradizione russa, la musica armonizzata della tradizione greca, così come la musica sacra europea. Loro sono un gruppo ortodosso tutto composto da professionisti, ma non tutti i loro membri sono necessariamente credenti ortodossi. Quindi il punto è che c'è molta musica corale ortodossa cantata da cori che hanno solo alcuni o addirittura nessun collegamento diretto con la Chiesa ortodossa.

Arvo Pärt

Poi, d'altra parte, abbiamo un compositore come Arvo Pärt, che è il compositore vivente più rappresentato nel mondo in questo momento, che non fa mistero del suo profondo impegno per la fede ortodossa, né mantiene segreto il fatto che la grande maggioranza della sua musica nasce dalla sua fede ortodossa. È anche arrivato a dire che per capire la sua musica si dovrebbero leggere le opere dei padri ortodossi. La sua popolarità è immensa, ben oltre i confini della Chiesa ortodossa. Quindi, per tornare al problema – "Perché volete un coro di non credenti che cantano musica ecclesiale ortodossa?" Ebbene, il punto è che già ci sono! E ovviamente ne stanno traendo qualcosa, e qualcosa di popolare. Non solo i non ortodossi la cantano, ma la consumano: acquistano registrazioni, e ne godono le prestazioni. Questo repertorio è universalmente attraente per la gente, per qualche motivo.

D'altra parte abbiamo cori della Chiesa che, per definizione, sono probabilmente credenti che cantano musica sacra in chiesa e che molto probabilmente non sono in grado di cantare la Veglia di Rakhmaninov, forse per niente, o almeno non al livello a cui la cantano i cori universitari e professionali. Così siamo arrivati ​​a un punto in cui ora il repertorio – queste grandi opere che appartengono organicamente alla tradizione spirituale della Chiesa ortodossa – non è più accessibile ai cori ortodossi. Per dirla senza mezzi termini, non siamo semplicemente in grado di accedervi. Quindi, nel mettere insieme il nostro coro, padre Sergius e io abbiamo molto coscientemente deciso di non cercare di fare un coro composto tutto da cristiani ortodossi praticanti. Uno dei motivi è che il numero di cristiani praticanti ortodossi che possono cantare a quel livello e che io conosco e a cui ho accesso è semplicemente troppo piccolo. Non ce ne sono abbastanza tra noi. Non considero nemmeno me stesso tra i cantori che penso che possano cantare a quello che ritengo davvero uno standard professionale rispetto ai cori professionali in America.

Inoltre, penso che sia importante che a questo tipo di musica, che è uscito assolutamente fuori della tradizione spirituale ortodossa, sia permesso di venire in contatto con la gente e di non essere sepolto nella terra. Dobbiamo essere non solo pronti, ma desiderosi che altre persone ne vengano a conoscenza, e credo che la creazione di un coro come il Coro da camera del monastero di san Tichon, che è in parte ortodosso praticante e in parte no, sarà l'occasione per una fecondazione incrociata veramente preziosa.

Uno dei più grandi nemici dei buoni musicisti ecclesiali ortodossa è la mentalità da "pesce grosso nel piccolo stagno". Di routine, qualcuno che è in grado di fare musica a livello professionale, che è stato al conservatorio, che potrebbe lavorare nel mondo musicale, se lavora solo nella Chiesa, probabilmente non entrerà mai o solo raramente in contatto con musicisti buoni quanto lui o meglio. Parlando da musicista professionista, so che questo fenomeno è fatale per la coltivazione delle mie capacità. È molto facile sedersi su quello che sei già in grado di fare e non fare di meglio, perché nessuno ti sfida mai, nessuno ti spinge a lavorare a un livello superiore al tuo. Che cosa può venirne fuori? Orgoglio, assolutamente; anche un'atrofia delle proprie capacità, e una compromissione dei propri standard. Questi ultimi cadranno pezzo per pezzo, questo lo vedo in me costantemente. Dal momento che lavoro nel mondo professionale, vengo in contatto con persone che sono molto meglio di me in ogni aspetto, e ringrazio Dio per quelle opportunità, perché ho imparato da loro e sono umiliato da loro. Mi rendo conto che quello che sono in grado di fare non è poi così notevole.

Un aspetto di questa fecondazione incrociata che penso possa accadere è che gli ortodossi del gruppo saranno esposti al livello di produzione musicale che questi professionisti di alto livello fanno di routine, e le norme alle quali abitualmente si adeguano, e troveranno due cose: 1. Che hanno molto da imparare, e, 2. Che sono in grado di fare quello che fanno, e svilupperanno fiducia in se stessi a causa di questo. D'altra parte, esporre cantori professionisti alla profondità spirituale della musica ortodossa (e credo che ci sia una profondità unica nel repertorio che nasce da questa antica tradizione della pratica della preghiera e della rivelazione divina, la visione del regno dei cieli da parte dei santi, della liturgia angelica), come creduta e cantata dagli ortodossi che non si accostano a queste cose solo come repertorio, ma come preghiera e frutto di rivelazione, può essere su di loro una profonda influenza.

Nella nostra registrazione a maggio ho visto un certo numero di esempi in cui questi fenomenali cantori professionisti, che probabilmente non avevano mai incontrato prima la liturgia ortodossa, né avevano cantato musica ortodossa come preghiera, sono stati molto commossi da quell'incontro, e a volte commossi fino alle lacrime. Di fatto, un paio di loro è rimasto interessato a vederne di più, e uno dei cantori è andato alla Liturgia presso il monastero più volte durante la settimana della registrazione, mentre un paio di loro è rimasto dopo la fine della registrazione ed è andato in chiesa solo per vedere di cosa si trattasse. Quindi penso che ci sia un grande potenziale per dare alla gente qualcosa che non hanno mai visto prima e forse qualcosa che la loro anima ha un posto per ricevere – una fame. E perché dovremmo non volerlo offrire a qualcuno? Perché dovremmo dire "No, per cantare nel nostro coro devi essere ortodosso?" A mio avviso questo significherebbe spararsi su un piede.

Detto questo, ha senso che gruppo che canta di routine servizi ecclesiali consista interamente di cristiani ortodossi praticanti, e questo è qualcosa che ha detto padre Sergius – non si vuole creare uno scenario in cui ci sono persone che cantano in chiesa qualcosa a cui in realtà non credono. È anche vero che è possibile che ci siano persone ortodosse che non credono davvero a ciò che stanno cantando, e questo è più difficile da valutare, ma almeno si può dire come principio generale che quelli che cantano in Chiesa dovrebbero anche essere credenti. Ciò ha senso. Ma per concerti e registrazioni non vedo il bisogno di tracciare una netta linea di distinzione. Credo che i benefici che possono provenire dalla fecondazione incrociata valgono la pena di essere coltivati. Quindi, in un certo senso è per questo che abbiamo ciò che abbiamo fatto, e continueremo a farlo in quel modo. La nostra speranza è che questa registrazione sarà la prima di molte cose che farà questo gruppo. Molti dei più importanti monasteri della Russia hanno cori professionali che fanno parte della sensibilizzazione delle istituzioni, e questo è esattamente ciò che è destinato a essere il Coro da camera di san Tichon.

Speranza per il futuro

Nonostante la valutazione della musica ecclesiale da cui siamo partiti lei sembra abbastanza fiducioso.

Direi che vedo alcuni segni di speranza, non solo nelle cose che sto facendo, ma nel fatto che mentre io vengo sempre più in contatto con altri musicisti ecclesiali, trovo che molti di noi stanno pensando sulla stessa linea, e c'è una vera e propria ricettività per le cose che stiamo cercando di fare. Ho avuto l'esperienza di un certo numero di volte in cui incontro qualcuno per la prima volta, e realizzo che abbiamo fatto e visto le stesse cose e ideato molte delle stesse soluzioni, tanto che mi sembra l'opera dello Spirito Santo nella Chiesa, di essere di una sola mente senza esserci mai incontrati. Questo è per me un segno di grande speranza che, nonostante i miei difetti personali e carenze, Dio sembra volere che questo lavoro continui.

Altri segni di speranza sono che sempre più persone stanno iniziando a riconoscere che siamo arrivati ​​a un punto di crisi, in cui semplicemente non sono più disponibili musicisti ecclesiali competenti. Per molto tempo penso che le Chiese ortodosse siano state in grado di cavarsela per mera fortuna, per così dire, in parte perché la musica era insegnata nelle scuole pubbliche, in modo da non dover addestrare i propri musicisti ecclesiali. Ora i giovani in America sono incredibilmente musicalmente analfabeti come gruppo, e le chiese sono affette da questa mancanza di alfabetizzazione musicale. Il segno di speranza in questo è che gli ortodossi stanno cominciando a rendersi conto che hanno bisogno di fare qualcosa, o finiremo per non avere proprio nessuno che può cantare in chiesa. Era necessario andare piuttosto male per arrivare a questo punto, ma credo che sempre più persone stanno cominciando a risvegliarsi a questa realtà.

Benedict Sheehan dirige in una classe di magistero presso il monastero e il seminario di san Tikhon

Fortunatamente, stanno iniziando più programmi di formazione, ma ne abbiamo bisogno di più. Questi programmi devono essere istituiti a livello parrocchiale. Le parrocchie devono ricorrere ad esperti per formarli. Noi, come Chiesa, dobbiamo iniziare a produrre materiale di formazione per educare le persone sulle basi musicali. Non ci sono molti programmi di formazione centrati sulla Chiesa – il PaTRAM sta cercando di istituire questo genere di cose, ma ovviamente il PaTRAM non può fare tutto. Abbiamo bisogno di iniziare a inviare i direttori di coro a un programma di musica locale in una scuola, per esempio. Ci sono certamente aspetti unici per la musica corale ortodossa e competenze necessarie per essere un direttore di coro o cantore principale ortodosso, ma a livello di base, almeno per quanto riguarda la tradizione russa, la musica è musica, e si può imparare molto solo facendo lezioni introduttive di musica alle vostre università locali. Abbiamo bisogno di inviare persone a queste classi.

Naturalmente, questo solleva una questione fondamentale, che è il fatto che la vera formazione costa denaro e richiede tempo. Se un direttore di coro non ha alcuna speranza di trovare un lavoro nella Chiesa ortodossa dopo la sua formazione, non ci sarà molto incentivo perché intraprenda questo tipo di formazione. E anche se c'è qualcuno che vuole davvero farlo, indipendentemente dalla bassa retribuzione, ha bisogno di avere il tempo per farlo; e se non può aspettarsi di essere pagato, non c'è modo perché trovi il tempo. Pagare qualcuno per fare un lavoro non significa pagando per la sua buona volontà, significa pagarlo per il suo tempo, ed essere un buon musicista ecclesiale richiede molto tempo per essere addestrato, per mantenere le proprie abilità, e per fare bene il proprio lavoro.

Così, una delle cose fondamentali a cui dobbiamo cominciare a pensare è di pagare ai direttori di coro uno stipendio a tempo pieno. Certo, prima dobbiamo pagare ai nostri sacerdoti uno stipendio a tempo pieno. Se non è possibile pagare un sacerdote probabilmente non aiuterà molto pagare un direttore di coro. Ma, in generale, la gente riconosce ora che abbiamo bisogno di sacerdoti professionisti – che abbiamo bisogno sacerdoti che hanno terminato il seminario, hanno ricevuto una formazione pastorale professionale per fare il loro lavoro, e il fatto che una parrocchia non può pagare un prete è generalmente inteso come un problema che deve essere risolto. La maggior parte delle persone concordano sul fatto che dobbiamo pagare il prete.

Ma il problema è che non abbiamo lo stesso atteggiamento per quanto riguarda direttori di coro. Non è generalmente accettato che essi dovrebbero essere professionisti e non è generalmente accettato che essi dovrebbero essere pagati come se questo fosse il loro lavoro principale. Ecco, questo è qualcosa per cui io sostengo fortemente un cambiamento – dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare. E vorrei anche arrivare a dire che dobbiamo cambiare il nostro pensiero su ciò che costituisce una parrocchia ortodossa solvente in America. Se una parrocchia non può permettersi di pagare un sacerdote, di costruire un edificio e – io sostengo anche – a pagare un direttore di coro, dovrebbero essere autorizzata a stabilirsi per un lungo periodo di tempo? Ovviamente ci deve essere un periodo di transizione in cui si sta costruendo una comunità, ma se dopo vent'anni di cammino si riesce appena a tenere le luci accese, e forse a pagare il proprio sacerdote, ma non ci si può permettere di pagare un direttore di coro... In questo momento crediamo tutti che sia tutto a posto, ma direi che abbiamo bisogno di cambiare il nostro modo di pensare. Non è normale. Per qualsiasi chiesa protestante tale pensiero sarebbe assurdo, che una comunità parrocchiale consolidata si aspetti di avere la propria musica per pochi soldi o gratuitamente.

Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore. Se non mettiamo il nostro tesoro nella liturgia, l'abbiamo davvero a cuore?

 
Petizione in difesa di un sacerdote serbo espulso dal Montenegro

padre Siniša Smiljić. Foto: peticije.online

I fedeli della Chiesa ortodossa serba in Montenegro hanno pubblicato una petizione in difesa di un sacerdote della Chiesa ortodossa serba che le autorità stanno espellendo dal paese.

Nella petizione, pubblicata su peticije.online, i parrocchiani della città costiera di Ulcinj invitano tutti a venire a difesa di padre Siniša Smiljić, che viene espulso dal paese insieme alla sua famiglia.

"Hanno iniziato la procedura di annullamento del permesso di soggiorno del nostro sacerdote Siniša Smiljić in Montenegro. Lui e la sua famiglia saranno costretti a lasciare Ulcinj e il Montenegro. Chiunque voglia sostenere padre Siniša può firmare la petizione", recita l'appello.

Firmate qui la petizione.

Ulcinj è stato il luogo di un'altra provocazione contro la Chiesa serba la scorsa settimana, quando le autorità locali hanno deciso di demolire la residenza monastica nel nuovo monastero di san Basilio di Ostrog, dichiarando che era stata costruita illegalmente. La polizia ha quindi aperto un procedimento penale contro la metropolia del Montenegro della Chiesa ortodossa serba e contro sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro per la presunta costruzione non coordinata di un locale monastico.

Il canale Telegram Montenegro Direct Line riferisce che viene espulso anche un prete di Pljevlja insieme alla sua famiglia.

Nel dicembre 2018, è stato riferito che le autorità montenegrine hanno rifiutato di prorogare i permessi di soggiorno a oltre 50 monaci e sacerdoti della Chiesa ortodossa serba, sebbene siano stati nel paese con permessi temporanei negli ultimi due anni.

 
La personalità spirituale e letteraria di Iulia Hasdeu

Prima di tutto, vorrei chiederle di precisare quali sono dal suo punto di vista gli aspetti davvero affascinanti della personalità e del pensiero di Iulia Hasdeu. In altre parole, quale sarebbe l'originalità del suo pensiero e come dovrebbe essere percepita Iulia Hasdeu come modello culturale romeno?

Iulia Hasdeu è rimasta una personalità (a dir poco!) affascinante a causa degli eventi speciali in rapporto ai quali è stata conosciuta, e cioè la sua opera apparsa postuma, l'età alla quale ha lasciato scritti di sorprendente volume e valore spirituale, ma a quest'aura ha contribuito anche il fatto che si chiamava Hasdeu, e il dramma del padre – una nota personalità, Bogdan Petriceicu Hasdeu – ha scosso la società romena, quando le sue preoccupazioni scientifiche hanno affrontato nuove problematiche, ciò che oggi chiameremmo paranormale. Per quanto riguarda l'originalità del pensiero di Iulia, mi concentrerei maggiormente sulla sua intuizione, sulla capacità di superare i suoi limiti di età; ci sono molti aspetti ai quali non è stata data abbastanza attenzione, né sono stati evidenziati (mi riferisco alle meditazioni e ai pensieri), poiché i lettori conoscono solo le poesie di Iulia dai volumi pubblicati da B. P. Hasdeu. Iulia era ancora in un periodo di formazione, era sotto l'influenza di grandi poeti e non dimentichiamo che tutto si innesta nella sua sete di conoscenza, nelle letture nelle versioni originali dei poeti dell'antichità, ma anche degli scrittori contemporanei. I motti delle sue poesie attestano l'accesso e l'utilizzo dei temi romantici.

Fino a quando parliamo della personalità di Iulia Hasdeu, dobbiamo tenere automaticamente conto anche della personalità di suo padre, Bogdan Petriceicu Hasdeu, che oltre che padre era anche suo mentore. Come considera Bogdan Petriceicu Hasdeu dal punto di vista culturale, e quale ritiene che sia stata la più importante influenza sul pensiero e l'opera di Iulia Hasdeu?

Ogni volta che ho parlato di Iulia Hasdeu ho fatto notare che sono impressionata dal legame spirituale tra padre e figlia, nonostante il fatto che colei che vegliava sulla figlia più da vicino era la madre. Anch'ella di nome Iulia (nata Faliciu), fu lei ad accompagnare Lilica a Parigi nel periodo degli studi, fu lei a occuparsi della casa vicino al collegio e poi vicino alla Sorbona, scegliendo camere luminose, fu lei che – dopo essersi consultata con il marito rimasto a Bucarest – scelse gli insegnanti dai quali Iulia prendeva lezioni private, la accompagnava ai corsi, arrivando all punto di chiedere al decano di permetterle di accompagnare la figlia come uditrice ai corsi della Facoltà. Iulia è cresciuta in una casa dove le pareti erano rivestite di scaffali di biblioteca – mi riferisco all'edificio sulla collina di Mihai Vodă, dove erano gli Archivi di Stato e dove Hasdeu aveva un alloggio di servizio. I collaboratori di Hasdeu arrivavano nel suo salotto e discutevano dei contenuti di articoli di giornale, di recensioni e dibattiti.

Il ruolo di mentore di B.P. Hasdeu è stato assunto durante il periodo in cui Lilica si preparava privatamente con gli amici e con i suoi studenti per gli esami del ciclo primario che doveva sostenere con una dispensa per l'età al Collegio San Sava, assieme a classi di ragazzi (non c'erano scuole statali per ragazze). Storie, poesie, opere teatrali scritte da Lilica in quel del periodo sono il riflesso di preoccupazioni infantili sotto l'influenza degli spettacoli di Cișmeaua Roșie guardati con la famiglia, e degli eventi culturali ai quali partecipava la famiglia Hasdeu. Basti ricordare le poesie in Oaselor lui Țepeș Vodă e il dramma in versi Soldatul venit din bătălie o Amorul e scânteie.

Una volta arrivate ​​a Parigi le due Iulie – come le chiama nelle lettere Bogdan –, la mamma si informa sullo stato dei docenti con i quali studierà la figlia, prende contatto con i più famosi scienziati, offre loro da parte di Hasdeu le opere con cui questi era conosciuto in Europa, gode della protezione dell'ambasciata e di quella personale dell'ambasciatore della Romania a Parigi, Vasile Alecsandri. Sono invitate a serate private dove sono interpretate anche composizioni di Iulia Hasdeu. Come risulta dalla corrispondenza padre-figlia, il padre sarà al corrente (senza influenzarla in modo formale e diretto) della sua scelta del tema del dottorato di ricerca (egli dice, in tema della scelta della facoltà, che le chiede spiegazioni in seguito, indifferente a ciò che desidera Iulia).

Vi è certamente l'effetto di una formazione di spirito patriottico, di dignità e d'orgoglio per la nazione a cui appartiene, come B.P. Hasdeu le scriveva: Non dimenticare mai che ti chiami Hasdeu e il nostro nome di famiglia significa patria, rispetto, onore. Il titolo della tesi di dottorato della studentessa romena alla Sorbona era Teodicea del popolo romeno, opera in cui si riferisce alla nostra storia, ai nostri costumi e tradizioni. L'interesse manifestato dalla figlia di Hasdeu per il nostro folklore è evidente nella raccolta di poesie popolari che intendeva compilare per tradurla in francese, molte delle quali sono nel volume Œuvres posthumes par Julie Hasdeu compilato a cura di B. P. Hasdeu nel 1889: Feuille verte de chene, Feuille verte de noyer, Les perles e altre, così come altri personaggi della drammaturgia di Iulia Hasdeu, Les Heiduques, Soldatul venit din bătălie, ecc. Le nostre credenze, superstizioni, abitudini vengono acquisite in modo realistico ne L'ami de Trajan e in Idylle moldave, e per questi Iulia consulta il padre, si documenta sull'esatta descrizione delle varie parti del costume, su quale significato hanno alcuni termini (v. Corrispondenza). Nei romanzi Sanda, Țiganca sono descritti in modo dettagliato maledizioni e incantesimi del mondo rurale. Anche nei racconti e storie per bambini rivolte ai coetanei (Celor de o seamă cu mine) come La flûte en os e Trandafirul Moșului sono utilizzati motivi, detti e proverbi romeni.

In quale corrente potrebbe essere inquadrata l'opera di Iulia Hasdeu? Ultimo ma non da meno, le chiedo di raccontarci i motivi principali dell'opera letteraria di Julia Hasdeu che richiamano in modo particolare la sua attenzione.

Dobbiamo affermare (non riconoscere!) che l'opera letteraria di Iulia Hasdeu è poesia di anni di formazione, in cui l'autrice è ancora discepola e sotto l'influenza di grandi nomi, che idolatra. I motti delle poesie dei cicli Fantaisies et rêves e Chevalerie terimoniano le fonti delle ispirazioni, condivise con quelle dei versi di Victor Hugo, Lamartine, Schiller, Heine. Essi tradiscono la ricchezza delle conoscenze di Iulia, la studentessa che citava in originale le opere dei titani della cultura, citandole in greco, latino, spagnolo, portoghese e tedesco, come per esempio in Hebe (greco), in La femme (latino) in Roumanie (tedesco), ecc. Eppure appare continuamente una nota soggettiva, quando il tramonto di Lamartine è condotto nelle regioni dove si ode il nostro corno di montagna, quando nei saloni delle danze appare la matrona che flirta sulle rive della Dâmbovița. È un vissuto di altri, con una vasta esperienza nella vita emotiva che l'adolescente assume rapita dalla musicalità dei loro versi. Da Petrarca, Iulia Hasdeu prende la ricerca della perfezione, poiché la giovane cerca nell'amore il compimento nell'ideale, come l'amore di Petrarca per Laura. L'adolescente di per sé non ha vissuto l'amore – si sente il suo rimpianto soggettivo – e non scrive poesie erotiche, ma insinua un'elevazione spirituale. Nell'ultimo periodo creativo le influenze libresche si dissolvono, Iulia Hasdeu affronta il tema della primordialità dello spirito e l'intuizione dell'approssimarsi della morte determina l'orientamento verso la solitudine e la comprensione dell'implacabilità dei fenomeni nella natura circostante. La natura delle cose è crudele e Iulia oscilla tra la comprensione, l'accettazione, l'obbedienza e il rimpianto agonizzante di non aver compiuto la sua missione.

Per quanto riguarda la tematica delle opere letterarie di Iulia Hasdeu, sono tentata di intitolare una monografia sulla geniale adolescente Gli amori di Iulia Hasdeu, non per attirare lettori, ma perché il suo lavoro è un libro aperto, che ha fatto sì che nelle edizioni successive curate dalla sottoscritta non sia stato rispettato l'ordine in cui ha pubblicato i testi Bogdan Petriceicu Hasdeu, ma si sia andati in ordine cronologico. Allo stesso modo si può seguire un'evoluzione sia del vissuto dell’autrice – evoluzione sullo sfondo delle conoscenze acquisite – sia del distacco della giovane ispirato dai modelli assunti..

Ha amato la natura, dal fruscio dell'erba sulle rive del lago di Ginevra al rumore dei campanacci sulle strade del paese. Amava e conosceva bene la storia della nazione, aspetto illustrato frequentemente dalla poesia Chanson Dace al dramma storico L'ami de Trajan. Ha amato la poesia popolare e le nostre tradizioni folcloristiche, scrivendo versi su temi di folklore come Foaie verde..., Aubade... così come le partiture come Les Heiduques sono state interpretate dal suo insegnante di canto, il tenore di successo Lawers. Ha amato i bambini e l'infanzia (di età diverse), per i quali ha scritto storie, racconti, romanzi e pezzi teatrali in romeno e in francese, volendo raggrupparli sotto il titolo Pentru cei de-o seamă cu mine. Ora più che mai è appropriata la valutazione effettuata da G. I. Ionescu Gion, Quando tutte le sue opere saranno pubblicate, quando tutte le poesie e pensieri saranno raccolte in volumi, chiunque sarà in grado di vedere che l'unico piacere di quest'anima eletta era la bellezza ideale. (1988). Ora a quanto pare tale momento è venuto, poiché all'editio princeps di B. P. Hasdeu hanno fatto seguito finora le edizioni complete di Minerva, di Eminescu, dell'Associazione Iulia Hasdeu e di Vestala. Gli scritti di Iulia Hasdeu hanno una tinta meditativa che tradisce la natura romantica della giovane, in cui le influenze libresche stanno gradualmente diminuendo. Affronta il tema della primordialità dello spirito o della materia, l'equilibrio tra la vita e la morte, del soprannaturale e della capacità umana. Vorrei aggiungere che l'idealizzazione di un passato intangibile introduce e accentua uno stato depressivo. Sempre più l'intuizione della vicinanza della morte si associa nei versi di Iulia all'inclinazione verso la solitudine e il silenzio. Nell'infruttuosa ricerca di identità nelle dinamiche implacabili della natura, culmina in un atteggiamento dimesso di riconciliazione con la realtà che non perdona.

Ho spesso sentito dire che Iulia Hasdeu potrebbe essere considerata una promotrice di nuove spiritualità, concetto di cui parla ampiamente oggi Dumitru Constantin Dulcan. È d'accordo con quest'affermazione o la considera erronea?

Credo che Iulia Hasdeu abbia avuto premonizioni straordinarie. A parte ciò che è noto, vale a dire che ha intitolato il suo libro di versi Bourgeons d'Avril, la cui decrittazione è stata divulgata da Angelo de Gubernatis, che ha paragonato il suo destino a quello delle gemme d'aprile uccise dai venti proprio come la tubercolosi ha ucciso la giovane che ancora non aveva compiuto i 19 anni, e il modo in cui ha preparato i volumi raggruppando le poesie pronte alla pubblicazione, ai segni sui quaderni di scuola che dimostravano che la studentessa faceva salti nel tempo. Il tema dei corsi e delle lezioni a cui assisteva le offriva la possibilità di trasporsi nel periodo storico rispettivo, di cui Iulia disegnava i personaggi e scriveva le loro repliche. I suoi quaderni sono pieni di dialoghi, di intere scene dei futuri pezzi teatrali. Ma ancora più interessante come illustrazioni delle affermazioni di cui sopra sono le note che si riferiscono all'esistenza del peronaggio di Camille Armand – lo pseudonimo scelto e testimoniato nelle lettere al padre. Messe assieme, queste note costituiscono il Jurnalul fantezist, intitolato più correttamente Jurnalul vizionar, che inizia le note di fantasia con la data di partenza di Iulia Hasdeu dal nostro mondo. È un romanzo di ascensione e di riconoscimento di una scrittrice e pittrice realizzato in parallelo con quello di una donna della corte del re di Romania. Le note in diversi registri – autobiografici, dei critici letterari, delle cronache dei giornali del tempo, etc. – sono registrazioni degli anni 1888-1925 (!) e in molti casi raccontano eventi che si sono verificati, come per esempio la presenza della regina al fronte, le celebrazioni ad Alba Iulia, il duello tra i due figli di re Ferdinando, o nella vita culturale di Parigi, per esempio, il destino di un'attrice uccisa in gioventù dalla tubercolosi, che non aveva confessato la sua malattia a chi le stava intorno.

Possiamo affermare in modo categorico che Iulia Hasdeu non ha praticato lo spiritismo, anche se Victor Hugo, che ella idolatrava, era noto al tempo per essersi interessato a quei temi, e nonostante il fatto che in quel momento si parlava di spettacoli in cui erano invocate le anime dei dipartiti dal mondo terrestre. Era troppo giovane, ma i suoi versi scritti alla mamma quando non aveva ancora neppure nove anni... ci rivedremo... sono certamente un'eco dei concetti di paradiso e inferno, dove le anime sono condotte dopo la morte.

Solo nella corrispondenza spiritista di Bogdan Petriceicu Hasdeu capiremo l'inclinazione di Iulia verso i personaggi con destini simili, come il dramma della poetessa Saffo nel pezzo teatrale Alceu și Saphho.

Visto il tema che le ho proposto per la presente discussione, sono tentato di prendere in considerazione anche l’"Archivio spiritista" di Bogdan Petriceicu Hasdeu. Cosa ne pensa personalmente di quest'opera e cosa potrebbe dire circa la sua autenticità?

Per quanto riguarda sia l'Archivio spiritista di Bogdan Petriceicu Hasdeu (Arhiva spiritistă, ed. Vestala, 2004) sia i Protocolli delle sedute di spiritismo (Protocoalele ședințelor de spiritism, ed. Saeculum, 2008), preferirei prendere in considerazione il lavoro di Hasdeu Sic cogito, per due motivi. Spirito enciclopedico, Hasdeu ha studiato lo spiritismo, trasformando le sue ricerche in una scienza. Ha pubblicato articoli nella Revista spiritistă, richiedendo materiali simili da parte dei lettori, ha sperimentato e si è messo in contatto con detentori di informazioni nel settore delle esperienze paranormali, esperienze con testimoni credibili. Le conclusioni raggiunte sono motivate sistematicamente e, anzi, portano al riconoscimento di Bogdan Petriceicu Hasdeu come promotore di una nuova spiritualità, forse di quella nuova spiritualità a cui fa riferimento quando parla delle opere di Dumitru Constantin Dulcan. Nelle opere summenzionate si cerca di descrivere come si svolgono le sedute, i requisiti, e le conclusioni o le dichiarazioni ricevute.

Recentemente ci sono state numerose ristampe dell'opera Sic cogito, più lontane o più vicine alla prima edizione, anche con la riproduzione anastatica dell'edizione del 1892 (Ed. Vestala, 2007). Questa "fedeltà" all'edizione di un secolo prima rende difficile percepire il messaggio della decifrazione del rapporto materia-spirito.

Sebbene i contributi di Iulia Hasdeu alla cultura romena siano di per sé un argomento che richiede ancora qualche chiarimento, le chiedo di dirci ancora quale sarebbe dal suo punto di vista il principale contributo di Iulia Hasdeu alla cultura europea nel suo complesso.

Credo che attraverso la sua opera poetica Iulia Hasdeu appartenga all'onda romantica illustrata in Europa anche dai giovani. I grandi nomi dell'epoca accrontavano temi come l'amore e la fraternità con la natura, l'ammirazione del glorioso passato in difesa dei valori nazionali... e così via.

Ci sono diverse questioni che devono essere adeguatamente illustrate. In primo luogo bisogna precisare che Iulia Hasdeu è una scrittrice romena di espressione francese, e non – come appare in alcune opere che trattano tangenzialmente l'opera di Iulia Hasdeu – una scrittrice francese di origine romena. La confusione è nata perché l'opera di Iulia Hasdeu è stata redatta (per la prima volta in in francese) in Francia, poiché padre e figlia avevano capito che per essere conosciuti ci si deve esprimere in una lingua di ampia diffusione, in questo caso il francese.

Se un secolo fa pochi bambini in tenera età conoscevano una lingua straniera, Iulia a quattro anni sapeva il romeno, il tedesco (appunti in tedesco su un libro di poesie), il francese e l'inglese (come evidenzia una cartolina di Natale indirizzata ai genitori), oggi, nella cosiddetta generazione dei bambini di cristallo, ci sono molti bambini altamente dotati. Questi non solo studiano lingue straniere, ma si esprimono nel campo delle arti, suonano strumenti musicali, e fanno progressi anche nelle scienze esatte, con riconoscimenti internazionali nel campo della robotica. Così il genio (per la sua epoca) della bambina premiata al Conservatorio non deve essere messo in relazione con la dispensa per l'età di cui Iulia ha avuto bisogno per iscriversi alla facoltà della Sorbona.

D'altra parte, quelli che vale la pena prendere in considerazione sono i pensieri, le note nei libri in romeno rimanenti a Bucarest, ma anche quelli in francese sulla società, sulla vita e la separazione dalla vita, la storia Trei muribunzi  in cui non individuiamo influenze. Il Jurnalul fantezist è considerato quasi inspiegabile, una prova certa che Iulia Hasdeu aveva accesso a informazioni dallo spazio-tempo.

Iulia Hasdeu è entrata nella cultura europea, perché ha scritto in francese. L'attenzione ai problemi delle correnti letterarie a lei contemporanee rimanda allo spazio romeno non solo nelle sue ballate e traduzioni dal romeno, ma anche nella scelta dei motivi. Allo stesso tempo, come poetessa riconosce con i suoi motti scelti una dipendenza dagli autori sotto la cui influenza si è formata, e che hanno dato alla giovane la sua erudizione. Proprio questi sono gli attributi degli scritti di Iulia Hasdeu, sia in poesia, siua in drammaturgia sia in prosa: il potenziale creativo della gioventù significa ispirazione, erudizione, modestia.

 
Igor Strelkov replica a Mikhail Khodorkovskij

Cari amici,

Oggi presento alla vostra attenzione due documenti interessanti. Un discorso da parte di un "ex-oligarca mafioso ora trasformato in attivista democratico", Mikhail Khodorkovskij, e una risposta a quel discorso da parte di Igor' Strelkov.

Non vi ingannate, c'è una guerra in corso. È vero, non si è ancora trasformata in una guerra di sparatorie con eserciti da entrambe le parti che scatenano il loro potere, ma questa è comunque una guerra. Questa guerra vede opposti, da un lato, l'élite dell'1% dei dirigenti dell'Impero anglo-sionista e i loro alleati in Russia - che possiamo chiamare "la quinta colonna" o "gli integrazionisti atlantici" - e, dall'altro lato, i "sovranitari eurasiatici russi" e i loro alleati nel resto del mondo, inclusi i molti sostenitori in Occidente di una Russia sovrana e indipendente. Questa guerra ha molti "fronti", tra cui, ovviamente, quello tra la Novorossija e il Banderastan, ma ce ne sono molti di più. Ce n'è uno in Siria, in Iran e in Iraq. Ve n'è un altro proprio all'interno dell'Unione Europea. C'è un altro fronte in Estremo Oriente, lungo lo Stretto di Taiwan, e un altro ancora in America Latina. Nel recente passato, si potevano vedere questi fronti estendersi in tutta la Krajina serba in Croazia, al confine tra Israele e Libano e in Cecenia. In realtà, questo la prima vera *guerra planetaria* e ci sono "fronti" ovunque. Anche la "umma" musulmana è profondamente divisa tra chi sostiene il wahabismo saudita (sostenuto dagli USA) e coloro che vi si oppongono (guidati dall'Iran).

In questo momento, il più importante di questi fronti attraversa il Donbass, ma questo può cambiare domani.

Uno di questi fronti attraversa la società russa. Khodorkovskij è il simbolo iconico e il portavoce del campo degli "integrazionisti atlantici", mentre Strelkov è il simbolo iconico e il portavoce del campo dei "sovranitari eurasiatici". Vi prego di leggere entrambi i loro manifesti e di confrontarli - vedrete che le differenze tra queste due visioni del mondo non sono solo profonde, sono mutuamente inconciliabili.

Un grande "grazie!" ad "A" che ha tradotto il manifesto di Strelkov per questo blog.

Spero che questa affascinante lettura vi possa interessare.

Cordiali saluti,

Saker

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Mikhail Khodorkovskij

Discorso di Khodorkovskij alla cena dei Freedom House Awards

Quello che segue è il testo preparato del discorso di Mikhail Khodorkovskij alla cena del 2014 dei Freedom House Awards Dinner il 1 ottobre. Il testo è stato originariamente pubblicato qui.

 

La scelta europea, la giustizia sociale e la mobilitazione nazionale

1. C'è una leggenda su come quasi 200 anni fa, degli emigrati politici russi di allora chiesero allo storico di corte russo Karamzin notizie su quanto stava accadendo in patria. Karamzin ci pensò un momento e poi rispose con una sola parola: "furti". Poco è cambiato in Russia da quei tempi. Tranne forse che il furto è diventato ancora più sofisticato. Tutto viene rubato in Russia, ma la cosa principale – e unica, suppongo – è che in Russia persino il tempo viene rubato.

2. Poco più di 10 anni fa sono arrivato dagli Stati Uniti in Russia, al fine di cancellare 10 anni dalla mia vita e dalla vita della mia famiglia. Questi dieci anni mi sono stati portati via. In cambio ho ricevuto una certa esperienza unica di vita che mi ha permesso di ripensare se non tutto, certamente una parte molto grande di quello che avevo vissuto e di quello che avevo creduto nel decennio precedente. Ma non c'è modo di portare indietro il tempo.

3. Ma la cosa peggiore che ho scoperto quando sono uscito di prigione era che quei dieci anni erano stati rubati non solo a me, erano stati rubati a tutto il paese. Il tempo aveva strappato via il decennio di Putin dalla vita della Russia. Nascosto dietro una facciata di prosperità esteriore è il fatto che il paese ha fermato il suo sviluppo. Non solo questo, ma in molti settori è stato gettato di nuovo indietro nel lontano passato: politicamente, economicamente, psicologicamente. La profusione di merci nei negozi e l'abbondanza di denaro nelle tasche dei cittadini non dovrebbero ingannare nessuno. Il regime non può prendersi il merito per questo; è una funzione del mercato petrolifero.

4. Ma non è tutto. Si scopre che il regime non ha solo derubato la Russia. Sta cercando di far tornare indietro il mondo intero all'era della guerra fredda (se non a una calda), in cui le controversie sono risolte con le armi puntate, in cui superiorità non è provata dai tassi di crescita economica, ma dalle aggressioni militari. La Russia e il mondo sono giunti a un punto molto pericoloso, oltre il quale si profila una terza guerra mondiale.

Il ritorno all'Europa

5. Un ritorno ai valori europei che si trovano alla base della civiltà euro-atlantica – un ritorno mentale e politico – è il punto di partenza del nuovo corso politico che potrebbe aiutare la Russia a trovare la sua via d'uscita dalla trappola storica in cui si trova. La Russia ha solo due strade sui cui proseguire – nell'era post-industriale, insieme con l'Europa, o indietro nel Medio Evo, e dopo di questo nell'assoluta non-esistenza.

6. Tutto ciò che il mio paese ha oggi, tutto ciò che esso considera veramente "suo", tutto ciò che gli ha permesso di diventare una grande potenza e che è ora il suo "biglietto da visita": l'esplorazione dello spazio, lo scudo nucleare, la letteratura e l'arte, l'alto livello dell'istruzione e della scienza (che anche trent'anni di "atemporalità" sono stati incapaci di distruggere) – è stato creato nell'ambito della tradizione culturale europea, nell'interazione con la cultura europea e nel milieu della cultura europea. Tutti gli atti di valore spirituale del popolo russo, tutti gli innumerevoli sacrifici portati all'altare della propria indipendenza, sono stati eseguiti nell'alveo della tradizione cristiana, che era e rimane europea nella sua natura.

7. Una rottura con l'Occidente, con i suoi valori e la sua conoscenza, è un passo pericoloso, che porta la Russia a perdere la sua vera identità culturale. La visione "eurasiatica" che ora viene forzata sulla società come nuova ideologia totalitaria non è altro che una giustificazione dettagliata dell'ignoranza militante e della barbarie. Al fine di preservare la Russia come uno stato unico, indipendente e sovrano, è indispensabile tornare a quel percorso di sviluppo che aveva seguito nel realizzare la sua gloria.

8. I valori europei (o euro-atlantici, come è ormai prassi comune chiamarli) sono prima di tutto i valori di uno stato forte e giusto con istituzioni e leggi che operano in modo efficace. La Russia ha bisogno di questi non meno di tutti gli altri popoli nel mondo. La Russia ha bisogno di uno stato fondato sul diritto e di un'economia aperta non perché questo farà piacere all'Europa occidentale e all'America, ma in modo che possa lavorare insieme con il mondo euro-atlantico - e, se necessario, competere pure con esso – a parità di condizioni. Pietro il Grande non ha costruito l'esercito russo in base a modelli europei solo per fare felici gli svedesi.

9. Chi vuole essere forte non deve permettersi di essere arretrato. La Russia non è in grado di chiudersi fuori dal progresso, con una sorta di muraglia cinese (nel senso letterale e figurato di questa parola). L'isteria anti-occidentale è una manifestazione di insicurezza psicologica e di paura della concorrenza da parte di quegli elementi marginali che sono oggi l'élite della Russia. Churchill una volta disse che la ragione per cui non c'è antisemitismo in Inghilterra è perché gli inglesi non credono di essere più stupidi degli ebrei. Non abbiamo alcun motivo di temere l'Europa, perché non siamo più stupidi degli altri europei.

10. Essere insieme all'Europa non significa dissolversi nell'Europa. La Russia ha sia la propria identità culturale distinta sia i propri interessi nazionali particolari, che deve sapere come

proteggere. Negare alla Russia una scelta europea con il pretesto di proteggere i propri interessi nazionali o usare la scelta europea come spiegazione per il rifiuto di proteggere gli interessi nazionali sono entrambe soluzioni ugualmente inaccettabili.

Un ritorno alla correttezza

11. La società russa moderna è strutturata ingiustamente. Chi ha il pugno più grande vi dispone pure di diritti più grandi. In Russia oggi il diritto è nella forza, ma dovrebbe essere il contrario – ciò che è giusto deve essere forte. Ripristinare un "equilibrio di equità" è un compito di priorità assoluta per tutte le forze che hanno come obiettivo la trasformazione della Russia in uno stato moderno e in sviluppo dinamico. Se non si trova una soluzione a questo compito strategico, la società non ha intenzione di dare il suo sostegno a qualsiasi riforma economica, sociale o politica. Parafrasando Engels, possiamo dire: tutte le riforme precedenti nella Russia post-comunista hanno portato a un aumento delle ingiustizie sociali; Ora il compito è di eliminare o almeno ridurre quest'ingiustizia.

12. Un ritorno alla giustizia sociale in Russia è impossibile senza riparare i danni causati da una privatizzazione ingiusta. La privatizzazione è stato un compito storico doloroso, senza il quale l'ulteriore sviluppo della Russia non sarebbe stato possibile. Ma il modo in cui è stato compiuto ha portato alla nascita di effetti sociali collaterali estremamente gravi. Il punto della prossima tappa della storia della Russia consisterà nell'eliminare queste "distorsioni". Oggi, il potere sta di fatto riconsiderando i risultati della privatizzazione in un suo modo peculiare, prendendo la proprietà dalle mani di alcune persone solo per trasferirla immediatamente in altre mani, apparentemente più "dalla nostra parte". Questo non è ciò che sta aspettando la nostra gente. Questo non porterà a nulla tranne che a ulteriori furti e corruzione.

13. Per cominciare, il ripristino dell'equità dovrà affrontare anche la questione dell'uso del sottosuolo – la principale fonte di ricchezza del popolo russo, e oggi la sua sola. In questa determinata fase di sviluppo storico, dobbiamo riconoscere l'equità di una formula semplice – il reddito derivante dallo sfruttamento del sottosuolo della Russia ha bisogno di appartenere al popolo della Russia. Il sottosuolo può essere di proprietà privata di coloro che estraggono questo reddito per la società – in modo specifico per la società – e che stanno gestendo in modo efficiente le operazioni e la crescita. Ma non può rimanere a disposizione di una nomenclatura di fittavoli, che si pagano "stipendi" sproporzionati e non sono in grado di lavorare in modo efficiente.

14. È indispensabile riportare equità nella distribuzione del reddito nel suo complesso, ripristinando aliquote fiscali proporzionali. Abbiamo avuto modo di creare l'immagine del "contribuente responsabile", con tutti i suoi obblighi, ma anche, inutile dirlo, con diritti. Solo chi paga le tasse ha il diritto di chiedere allo stato – che cosa ha fatto per lui con queste tasse? Una nazione di fittavoli non ha tale diritto, e questo è il motivo per cui il potere sta facendo quello che vuole con la nazione.

15. Il vettore di sviluppo del liberalismo russo, che oggi è esclusivamente politico, ha bisogno di essere ripensato. Produrre progetti di costituzione e piani di riforme politiche ed economiche radicali è un esercizio inutile fino a quando la società comincerà a sentire che l'idea liberale è una buona idea.

16. La società ha un enorme potenziale di auto-organizzazione, quando c'è un'idea attorno alla quale si può formare una matrice. Per la Russia, un'idea del genere non può che essere uno stato-nazione socialmente orientato. L'unica domanda è: questo stato-nazione socialmente orientato sarà essere liberale o fascista?

La guerra – l'ingiustizia finale

17. Il fascismo – questa è la guerra. La Russia sta già facendo una guerra vera e propria. Mandano eroi a morire non in nome di interessi nazionali, non per difendere la patria, ma per mantenere al potere un piccolo gruppo di plutocrati che cercano in questo modo di prolungare la vita di un regime che si è già esaurito.

18. La guerra è diventata l'unico traino del regime moribondo. Sta accadendo in Ucraina, ma questa guerra non è per l'Ucraina o per la Russia, ma per il potere. Ciò che ha ottenuto una reazione così selvaggiamente entusiasta dall'uomo della strada sta per portare innumerevoli prove e tribolazioni al popolo russo già nel prossimo e prevedibile futuro.

Mobilitazione nazionale

19. Il regime al potere sta trasformando la Russia in un protettorato cinese. Questa non è nemmeno una questione dell'annessione della Siberia,. Oggi sarebbe sufficiente solo che la Siberia sia completamente bloccata verso la Cina, che a tutti gli effetti sta per risucchiare da essa risorse gratuite, come da una colonia.

20. La Russia si è bloccata su una pista storica pericolosa, da cui è molto complicato uscire. Per fermarsi semplicemente, e tanto più per passare a un'altra pista, sarà necessaria la mobilitazione di tutte le energie del popolo russo. Il compito dei veri patrioti russi non è promettere al popolo russo una navigazione tranquilla, ma dire la verità. Solo se capisce la portata della minaccia e del significato storico del momento, la gente può essere mossa a compiere azioni eroiche. E senza gesta eroiche, la Russia oggi non può essere salvata.

21. L'atto eroico del popolo russo deve consistere nel lavoro costruttivo, nell'inculcare disciplina e moderazione, e nello sviluppare la capacità di lavorare insieme e di aiutarsi l'un l'altro – in altre parole, nel far rivivere tutte quelle competenze morali che avevano aiutato lo sviluppo della cultura russa e che sono stati persi in gran parte negli ultimi anni. Per portare la popolazione fino a essere in grado di eseguire questo atto eroico, la minoranza filo-europea deve dimostrare la sua solidità morale e la sua disponibilità a osservare, non a parole, ma nei fatti, il principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge. È proprio in questa uguaglianza di tutti davanti a una legge uguale per tutti, davanti a un'avversità che è la stessa per tutti, e per una causa comune che è la stessa per tutti, che consiste il vero senso del liberalismo. Se il popolo è portato a credere in questo, allora tutto il resto andrà a posto – le riforme, il progresso economico e la prosperità per la Russia.

22. La Russia ha perso tempo in questi ultimi dieci anni; ora è il momento in cui dobbiamo cominciare a ricuperare il tempo perduto.

Mikhail Khodorkovskij

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Igor' Strelkov

La risposta di Strelkov a Khodorkovskij

Prefazione del colonnello Cassad: Dopo un lungo silenzio Strelkov ci parla con una critica programmatica al manifesto di Khodorkovskij. Il passaggio alla disputa pubblica, in cui Strelkov oppone alla visione dell'eloquente oligarca che trasmette dagli Stati Uniti la propria visione del futuro della Russia, definisce notevolmente il punto di vista di Strelkov sul futuro del paese. In generale, la risposta di Strelkov di Khodorkovskij riflette le sue opinioni che la primavera di Crimea è stata l'inizio della "rivoluzione dall'alto", effettuata da Putin.

Il decennio di Putin ha restituito alla Russia la speranza della rinascita

 All'inizio di ottobre, alla sede dell'organizzazione internazionale dei diritti umani Freedom House a Washington, l'ex capo della Yukos Mikhail Khodorkovskij ha pronunciato un discorso di condanna dello Stato e del presidente russo. Il discorso ha costituito la base del manifesto pubblicato in seguito. Dopo essersi assicurato il sostegno dell’oligarchia finanziaria globale, Khodorkovskij ha presentato alcune tesi concettuali, con confronti, analogie e associazioni familiari ai russi, a volte copiando anche i metodi della retorica patriottica. Con pathos invidiabile e una pretesa di aver pronunciato l'ultima parola, l'ex oligarca cerca di coniugare l'incompatibile. Egli "aggiunge" i "valori" liberali estranei alla Russia e il popolo russo al concetto di orgoglio nazionale e di giustizia, vicino e connaturato al cuore russo, creando la pericolosa illusione della loro compatibilità organica. Khodorkovskij cerca di abituare la parte attiva della società alle future trasformazioni liberali avviate dall'oligarchia mondiale e per di più dichiara tali trasformazioni come le uniche possibili e utili. Purtroppo, è semplicemente impossibile ignorare questa combinazione di "caldo e soffice" e lasciarla senza risposta. Discorsi troppo pericolosi sono stati ascoltati dalle labbra di un evidente nemico della Russia e il tentativo di mettere in pratica gli scenari offerti da lui può essere troppo distruttivo. Dobbiamo dare una risposta russo patriottica allo scenario liberale globalista imposto da Khodorkovskij sotto le mentite spoglie di un nuovo ciclo di "riforme". Dopo tutto non è per semplici ragionamenti di svago che questo ricco e insolito criminale è scappato dalla sua patria, è per il programma ideologico di una nuova rivoluzione in Russia – la "road map" della rivolta oligarchica diretta, come sempre nella storia russa, contro il Sovrano, il Popolo e il Potere. Beh, cerchiamo di capire tutto punto per punto.

La scelta russa, la giustizia sociale e la mobilitazione nazionale

1. 100 anni fa l'ultimo tsar-martire russo, Nicola II, ha scritto: "Intorno a me vedo tradimento, viltà e inganno". Sapeva bene a chi si riferiva: all'élite politica, militare ed economica che lo circondava in quel periodo. Il tradimento da parte dell'elite causò il crollo del più grande potere mondiale, l'impero russo. 200 anni fa l'élite politica sotto la guida dell'inviato britannico aveva partecipato al regicidio dell'imperatore Pavel, evento che aveva portato all'invasione napoleonica e alla successiva guerra patriottica del 1812. 400 anni fa, durante il Tempo dei Torbidi, l'élite politica della Russia giurò fedeltà a impostori e al re polacco, tradì sia la Patria sia la Fede, mentre solo rivolta della milizia russa salvò sia la Russia sia l'Ortodossia in questo periodo, dopo aver gettato le basi di una nuova dinastia imperiale russa. Da allora in Russia poco è cambiato. I sovrani russi con il supporto del popolo russo portano le loro vite sull'altare della Patria, e l'élite ingrassata, corrotta e affarista non disdegna in alcun modo di tradire la Patria, di tradire in modo vile il sovrano, di rubare e di soggiogare la gente per ragioni di immediato profitto personale. La pacificazione è sempre arrivata dopo anni di prove lunghe e dolorose – la Russia, lasciandosi alle spalle crisi e guerre sanguinose, ha iniziato a svilupparsi e a progredire di nuovo. La storia si è ripetuta di nuovo 23 anni fa (davanti ai nostri occhi): "l'impero rosso", che in realtà aveva bisogno di serie ed estremamente attente riforme, è stato invece saccheggiato, rapinato e distrutto da una serie di "ridipinti" funzionari di partito di alto rango, venduti ai recenti "nemici ideologici "e uniti a nuovi ricchi senza scrupoli. La storia si accelera... il giro si accorcia. E qui ancora una volta – la seconda volta nel nostro secolo breve – il paese che è si appena avviato alla fase di restauro dopo l'ultimo "disordine" appare minacciato da un'avida spartizione. Coloro a che non sono stati autorizzati a saccheggiare fino alla fine la nostra patria impoverita negli anni '90, sono desiderosi di vendetta ora.

2. 10 anni di reclusione per lei, signor Khodorkovskij, devono essere stati una vera tragedia. Dopo tutto, quanto le sarebbe stato possibile rubare in quel periodo! Il suo unico compito è ora quello di recuperare il tempo perduto. Diamo un'occhiata agli ultimi 10 anni della sua attività. Dal 1991 fino al suo arresto, lei, signor Khodorkovskij, "dal nulla" (senza investire un rublo, ma appropriandosi di decine di miliardi di dollari di proprietà nazionale) ha creato un enorme impero finanziario e industriale, divenendo una delle persone più ricche del paese. E così, come tutti gli oligarchi di quel tempo, ha generosamente "camminato sui cadaveri", e senza lasciarsi frenare da restrizioni morali, ha saccheggiato e rovinato l'enorme patrimonio industriale sovietico. Si è rotolato nel denaro e nell' "elitarismo", senza negarsi nulla. Negli stessi anni, io e molti dei miei amici e compagni eravamo quasi sempre in guerra per il popolo russo e per la Russia, contro i nemici della patria. In un primo momento in Transnistria, poi in Bosnia, poi in Cecenia. Mentre subivamo sconfitta dopo sconfitta a causa del tradimento da parte della cosiddetta "nuova élite", ritirandoci, stringendo i denti, accompagnati dagli sprezzante commenti pieni d'odio dai cosiddetti mass media "democratici", lei, signor Khodorkovskij, e i suoi simili non avete nemmeno ricordato le esigenze del paese e del suo popolo. Pertanto, le nostre esperienze sono essenzialmente diverse. Lei ha imparato a rubare, saccheggiare e mentire, e noi – a proteggere la Russia e il suo popolo. Anche quando nessuno ce lo chiedeva. Il carcere cambia sempre le persone, di tanto in tanto per il meglio. Lei, purtroppo, non ne ha tratto la dovuta esperienza. Dopo tutto, non si è mai dichiarato colpevole di nulla, assolutamente, anche dopo il ritorno alla libertà. Inoltre, è apparso subito dopo nuovamente nel campo dei nemici, confermando così che era stato in carcere per una buona ragione.

3. Di che cosa sta parlando quando utilizza la parola "furto"? Lei, il cui credo era "rubare, rubare e ancora rubare"? Ha mai costruito o fabbricato qualcosa nella sua vita, che sarebbe possibile rubarle personalmente? No. Perché non eri impegnato in nulla, se non in furti, truffe e rapine, prima del carcere. Da tutti i suoi successi, personalmente sono pronto a riconoscere, come risultato socialmente utile, solo quegli "stivali" che si è "cucito" in carcere. Dal punto di vista morale, solo questo lavoro è degna in tutta la sua vita, per usare un eufemismo, piuttosto sporca di ladro altamente professionale e di truffatore di talento. Ma la cosa peggiore di tutto è che questo lavoro non le ha fatto per nulla del bene e, a giudicare da quelli con cui si agisce oggi, non l'ha portato a comprendere i suoi errori e crimini. Quando i veri patrioti della Russia e del popolo russo erano impegnati in Novorossija, lei, avendo ricevuto la grazia dal presidente Putin, ha subito sostenuto i suoi nemici e i nemici della Russia. È stato presente al Maidan russofobo e ha raccolto sul territorio nemico i traditori russi d ogni "colore" in un forum per la lotta contro la Primavera russa. Lei dice che "la Russia ha cessato di crescere"? È il risultato diretto della sua attività, della sua privatizzazione, della sua politica affarista. Ora chiede riforme cardinali? Alleato a chi? Ai nemici giurati di tutto ciò che è russo? Procedendo per motivi patriottici?

4. In modo particolarmente brillante, il suo "patriottismo", Mikhail Borisovich, è mostrato nella sua ripetizione di un "film horror" sulla Russia, come una "minaccia per l'Europa e il mondo intero". Già Goebbels, e molto prima di lui – Napoleone e i lord inglesi Palmerston e Disraeli ad alta voce (e con molto più talento) hanno gridato a questa "minaccia". Dopo di loro lo hanno fatto Winston Churchill e il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan che, senza un attimo di esitazione chiamò l'URSS "impero del male". Così, Mikhail Borisovich, lei prosegue su una via del tutto esaltata, e a quanto sembra, con piena fiducia che solo lei è "il più intelligente" e sa qualcosa della storia, mentre tutti gli uomini russi sono testoni e ignoranti completi. E magari anche vigliacchi facili da ingannare e intimidire con un fantasma della "terza guerra mondiale" pronti a convenire facilmente di rifiutare la patria e l'aiuto ai loro fratelli morenti in Novorossija in cambio di "nessuna guerra a nessun costo". Ma il destinatario principale di questo suo discorso non è affatto in Russia. Si tratta di una sorta di "giuramento" per coloro che durante tutta la storia della Russia hanno sognato di liquidarla. A mio parere, questo il è tipico approccio del baro che gioca con le carte segnate, che appena si rende conto che qualcuno lo sta per denunciare, accusa immediatamente i partner di barare. Il mondo occidentale guidato dall'oligarchia finanziaria globale di cui lei, Mikhail Borisovich, è parte integrante, e che cerca di presentare a noi – quando è andando a distruggere o a sconfiggere i suoi vicini di casa, ha sempre e ovunque iniziato accusando i futuri avversari, attribuendo loro precisamente le proprie intenzioni. Così è possibile dire: la Russia minaccia davvero la guerra. Nella speranza che possa essere spaventata e che capitoli, dopo aver permesso di disarmare se stessa in un primo momento, e poi finalmente per incontrare la sua fine. Che dire qui? Il compito dei veri patrioti russi (ma non dei frequentatori della "Fried House" di Washington) consiste nella preparazione per deflettere l'aggressione da parte dell'Occidente, perché solo in questo caso la Russia avrà la possibilità di impedirla e per difendere la sua sovranità.

Il ritorno alla Russia

5. Parlando di "valori europei", lei, signor Khodorkovskij, o non capisce o fa finta di non capire che essi non hanno alcuna relazione con i valori reali, tradizionali per l'Europa. Essi rivivono oggi in Russia grazie al presidente Putin. E quei "valori" che sono stati imposti dall'oligarchia finanziaria mondiale come "europei", oggi stanno causando proteste di centinaia di migliaia di persone in Europa. Quando l'ultima volta, più di 20 anni fa, la gestione dell'URSS ha deciso di "passare" a questi cosiddetti "valori", il paese è stato diviso, quindi saccheggiato e umiliato, e il popolo russo improvvisamente è sembrato essere la più grande nazione divisa nel mondo. Dal momento della salita al potere di Putin è iniziata la correzione della catastrofe degli anni '90: per sottomettere il potere assoluto dell'oligarchia, per nazionalizzare l'élite, per ripristinare l'economia distrutta. Nel processo di creazione di un ordine il Presidente ha trovato la possibilità di mostrare misericordia anche a un bastardo come lei stesso si è mostrato al mondo, signor Khodorkovskij, prima di finire in carcere. Ma questo lei non l'ha apprezzato. Probabilmente, perché considera rendere i favori come una manifestazione di debolezza. Dopo tutto, signor Khodorkovskij, naturalmente lei non si preoccupa di sentimenti come la gratitudine, non è vero? E ora, dopo aver ingannato il presidente con un falso rimorso, ha intenzione di vendicarsi per tutto quello che lui ha fatto? Per aver invocato il rafforzamento dello stato e la tutela degli interessi nazionali a scapito dell'élite affarista? Per non aver permesso di vendere a buon mercato la più grandi riserve di risorse naturali alla "Rotschild", condannando la Russia alla gestione esterna? Per averla punita per le intenzioni apertamente dichiarate di scalzarlo dal potere per vie incostituzionali? Dalle sue parole: dopo essere finito in prigione, ha "riconsiderato un sacco di cose". Ma appena rilasciato, è apparso sula parte opposta del fronte nella guerra contro il popolo russo per il mondo russo, di nuovo in opposizione diretta e rigida sul Donbass. Il suo odio per Putin ti ha portato non solo in un campo di nemici personali del presidente, ma in un campo di nemici dello Stato russo e di tutto il popolo russo. Come può osare rimproverare Putin per essersi alzato in difesa del popolo di Crimea e Novorossija, non consentendo ai nazisti ucraini sostenuti dall'Occidente di stabilire in Crimea e nel Donbass una dittatura sanguinaria? Dopo tutto i russi hanno protetto se stessi e la loro vita. Lei accusa presumibilmente le vittime di avere il coraggio di difendersi. La terza guerra mondiale è esclusa mentre la Russia è forte e piuttosto potente per garantire una parità asimmetrica ma strategica e mentre ci sono persone responsabili, che non sono pronte a scambiare il loro paese e il loro popolo con le promesse di essere parte di una élite sovranazionale finanziaria. Respingeremo degnamente la sua persistente aspirazione, non reclinata durante gli anni di prigionia, a vendere qualcosa che non le appartiene. Inoltre, non le permetteremo, proprio come 23 anni fa, di trascinarci via noi attraverso falsi slogan.

6. Queste cose che dice, come "i valori europei e la civiltà euroatlantica", non solo non hanno alcuna relazione con la Russia, ma contraddicono direttamente la nostra storia nazionale, la nostra psicologia, il nostro destino. L'Europa si è allontanata dai propri valori cristiani molto tempo fa, dopo essersi immersa nell'abisso dei difetti più vili, e l'elogiato "euro-atlanticismo" non è altro che la dottrina geopolitica di dominazione globale degli Stati Uniti, diretta contro i popoli di tutto il mondo che mantengono la propria religione, la sovranità e le tradizioni nazionali. La Russia è stata colpita due volte già negli ultimi tempi dalla lebbra delle "idee progressiste europee" ed è stata pesantemente ferita dagli hobby folli delle proprie élite e degli intellettuali, e ha due strade oggi: o ritornare a se stessa, di trovare di nuovo la fede, la tradizione, i valori, la sovranità, oppure sciogliersi nell'Occidente globale, entrare in schiavitù e di scomparire come civiltà, avendo perso tutto. Io sottolineo ancora una volta, che ipocrisia eccezionale dimostra, signor Khodorkovskij, quando si pente delle perdite di arte, letteratura, scienza, spazio e altri successi del "passato totalitario" imperiale e sovietico. Veramente, "al lupo è dispiaciuto della morte del cavallo – ha lasciato coda e criniera"! Ma anche presumendo che qualcosa detto da lei sia lontanamente vero, le chiedo di imparare un po' di storia: la Russia ha ricevuto la fede cristiana non dall'Occidente cattolico, ma dall'Oriente ortodosso – direttamente dall'Impero Romano d'Oriente di Bisanzio, che rimase il custode del vero cristianesimo per tutto un intero millennio. Tuttavia, come può lei discutere di fede cristiana?

7. Tutto ciò che la Russia ha oggi, è stato creato dal nostro popolo e dal nostro stato in una lotta disperata per la conservazione della propria originalità, libertà e sovranità. Nella lotta contro i nemici sia dall'ovest, sia dall'oriente. La Russia si è sviluppata in un primo momento come stato nazionale, che è cresciuto in un grande impero perché era piuttosto flessibile nella capacità di percepire l'esperienza positiva dei vicini. Non c'è nulla in questo né di vergognoso né di super-onorevole – perché è la via di tutte le nazioni che hanno governanti sani, che stanno costruendo sviluppando il proprio stato. Prendere in prestito non significa copiare ciecamente. Il troppo è troppo ... per copiare [fino a questo punto]. Solo il marxismo è stato importato tale e quale dall'Europa – a quale costo per il paese! Ogni nazione e stato sono unici. Come ogni è bello per la presenza di diverse erbe e di fiori diversi, così l'umanità è bella in una fioritura di popoli unici, in competizione tra di loro per "un migliore posto al sole", ma senza ricordare il "piatto prato pubblico" degli "uomini universali euro-atlantici".

8. I valori euro-atlantici sono "valori di uno stato forte e giusto"? Ben fatto, Mikhail Borisovich! Ora questi valori portano questa grande Europa, di cui i nostri liberali di casa amano tanto parlare, all'estinzione di quei popoli europei che li seguono e che, una volta, li hanno creati. La sua cosiddetta "giustizia" consiste in essi? Tuttavia lei, per ovvie ragioni, non si preoccupa dei destini storici dei tedeschi, francesi o britannici. Così come dei russi, bashkiri, tartari, lezgini e così via. E "lo stato forte", significa gli Stati Uniti? Dopo tutto, non è rimasto alcuno stato "forte" (o piuttosto sovrano e indipendente) in Europa. L'ultimo stato sovrano in Europa al di fuori dell'ex Unione Sovietica che ha osato difendere gli interessi dei suoi cittadini è stato la Jugoslavia, schiacciata e sottomessa 15 anni fa. È stata portata alla "scelta euroatlantica" con bombe e razzi, blocco economico e ammutinamento da parte di stranieri. Ora è il turno di Bielorussia e Russia, non è vero? La base in Ucraina è stata già creata e rimane l'ultima mossa? I valori diffusi dall'oligarchia finanziaria mondiale ("europei", "euro-atlantici", "universali", ecc) – questi sono i valori dell'eliminazione degli stati nazionali e della cancellazione radicale di tutto ciò che ha una vaga somiglianza di giustizia sociale. Qui, signor Khodorkovskij, lei è o ignorante o bugiardo consapevole. Beh, parlo di "ignoranza" solo "per il bene di una battuta di spirito", Perché non mi faccio illusioni su eventuali difetti nella sua formazione. Il liberalismo che lei difende, ha come ultimo obiettivo la globalizzazione totale, il livellamento di tutte le persone e le comunità religiose sotto il "pettine" consumista e l'affermazione del potere dell'oligarchia finanziaria mondiale nel processo di abolizione di tutti gli stati storicamente sviluppati (il progetto dell'Unione europea è il primo passo in questa direzione). Nella sfera della politica economica il liberalismo non solo nella pratica, ma anche in teoria nega rigidamente la giustizia sociale. La libertà del mercato su cui insistono i liberali, è incompatibile con la redistribuzione del profitto su cui insistono i sostenitori della giustizia sociale. Più la Russia sarà coinvolta nei processi di globalizzazione, più velocemente perderà la sovranità e l'opportunità di perseguire una politica sociale. Passiamo alla "mobilitazione". Noi, naturalmente, abbiamo bisogno di una potente mobilitazione nazionale contro l'aggressione "euro-atlantista" finalizzata al saccheggio accelerato e finale della Russia con i pretesti di "integrazione nella comunità mondiale" e di "economia globale". Mobilitazione sia di stato sia pubblica. Perché la minaccia pende non solo sulla sovranità statale della Russia, ma sull'identità culturale e morale della sua gente, decomposta strenuamente dai difetti propagandati e introdotti dagli "euro-atlantisti" – dissolutezza, sodomia, pedofilia, omicidio di bambini e anziani (aborti ed eutanasia), dipendenza da droghe, terrorismo, ecc portati da un "nuovo ordine mondiale umanitario".

9. "Chi vuole essere forte non deve permettersi di essere arretrato". Questa è una tesi assolutamente corretta. Per questo motivo la decisione della piena modernizzazione dell'esercito entro il 2020, presa del presidente Putin, è una risposta assolutamente adeguata all'isteria russofoba dall'Occidente. L'esercito russo, i capi del complesso dell'industria della difesa, industriali e commercianti regionali devono sostituire da soli l'élite affarista degli anni '90, i cosiddetti "oligarchi", di cui lei è il tipico rappresentante, signor Khodorkovskij. Gli oligarchi sono estranei alla Russia, i loro capitali e famiglie sono in Occidente, anche se hanno fatto i loro capitali sfruttando il popolo russo. Essi rappresentano gli interessi dell'oligarchia finanziaria globale, pensano in categorie di ultra-liberalismo e, di fatto, si considerano una sorta di amministrazione coloniale. Quindi preferiscono offrire le loro "rivelazioni" per mezzo delle sue labbra "profetiche" da Washington DC.

10. Oggi non è l'Europa che conta, ma la Russia. La nostra strada è un ritorno a noi stessi. È necessario ritornare alla Russia, alla nostra storia, alla nostra cultura, alla nostra missione. Questa missione è sempre stata e rimane nel portare la luce della fede di Cristo, gli ideali di bene e di giustizia sociale alle persone di tutto il mondo, di essere "custodi" contro il male, come ha detto l'Apostolo Paolo. Abbiamo avuto un passato molto pesante. La Russia è stata scossa per tutto il XX secolo nelle febbri di sanguinose rivoluzioni e guerre distruttive. Ma grazie alle pesanti prove passate, la Russia è riuscita a risparmiare un sacco di cose che l'Europa ha perso quasi irrevocabilmente. Se l'Europa vuole tornare a possedere tradizioni e principi cristiani, è sulla stessa strada con noi, ma non con l'oligarchia finanziaria degli USA, che porta ai popoli di tutto il mondo una civiltà senza Dio di decadenza morale, zombificazione ideologica, morte spirituale e fisica.

La creazione di una società giusta

11. "La società russa moderna è organizzata ingiustamente", dice lei. Sono completamente d'accordo. Ma io ripeterò quanto scritto sopra, l'ingiustizia è stata fatta da lei e dai suoi simili. Avendo utilizzato la crisi dell'URSS, avete cominciò a saccheggiare e uccidere, appropriandovi della proprietà nazionale. Quindi, lei e i suoi complici avete gettato le basi della "società russa moderna", dove il più cinico e meschino strato sociale, lavorando su ordini istruzioni di curatori transatlantici, ha preso in mano tutte le leve della vita economica e, in parte, il potere politico. Subito dopo il suo avvento al potere, Putin ha iniziato correggere la situazione, ma l'ingiustizia, che era divanuta un principio negli anni '90, ha una radice profonda. Quindi tornare alla nostra società di giustizia sociale sarà un processo lungo e difficile. Ma credo che ce la faremo ad affrontarlo senza i consigli di un eloquente ex oligarca che ha fatto una fortuna nel saccheggiare la ricchezza nazionale, creata da un duro lavoro di generazioni del popolo russo.

12. Leggendo le sue critiche della privatizzazione (detto per inciso, abbastanza ragionevoli), sono rimasto sorpreso dal suo cinismo: lei e i suoi pari avete acquisito i vostri capitali durante quest'appropriazione criminale della proprietà pubblica, e ora cerca di accusare tutti, inclusi quelli che in realtà non ne sono colpevoli. La privatizzazione, per quel che era, non era una "distorsione", ma un crimine. Come conseguenza di esso, la proprietà non è andata alla gente comune, ma a una minoranza rapida e senza scrupoli. E i "pezzi" più ampi di proprietà sono stati acquisiti con il sostegno diretto del capitale finanziario straniero, camminando letteralmente "sui cadaveri". Chi lo sa meglio di lei? Putin ha iniziato a ristabilire le giuste proporzioni, dando allo Stato i più importanti ambiti strategici dell'economia. In tal modo ha appena tentato di correggere le conseguenze catastrofiche della privatizzazione criminale. Senza lo sradicamento dell'oligarchia stabilita solo sulla privatizzazione criminale non vi sarà né giustizia sociale, né pieno sviluppo delle imprese private.

13. Dicendo che le risorse naturali devono appartenere al popolo, è completamente corretto qui. Ho già detto che a volte (anche se è raro) la prigione corregge bene. Su questo punto, lo spostamento è indubbiamente positivo. Questo è esattamente quel che è successo a lei: le attività delle sue aziende energetiche, create in modo criminale, sono stati trasferite alla gestione dello stato, e pertanto alla sua gente. Come è possibile altrimenti fare delle risorse naturali un bene nazionale, se non attraverso la loro nazionalizzazione e la redistribuzione dei profitti, a favore di tutti i cittadini? Ciò esclude una proprietà privata di parti di grandi dimensioni nell'estrazione degli idrocarburi. La storia della Yukos è un esempio di come le risorse naturali ritornano al popolo. L'efficienza del suo utilizzo è un'altra questione. Per cominciare, più sono messi lontano da lei e dai suoi simili, più tali beni possono essere utilizzati nel modo più efficace. È difficile discutere con il fatto che l'uso dell'affitto di una risorsa è tutt'altro che ideale. La cosa principale è di non lasciare nulla delle risorse naturali nel possesso privato di un'oligarchia.

14. Le aliquote fiscali proporzionali sono un modo assolutamente corretto. Sono anche il movimento corretto verso la giustizia sociale. Ma non spetta a lei, signor Khodorkovskij, arricchito sulla rapina del popolo e su fortune portate all'estero, discutere di questo. In quale paese ha pagato le tasse? In Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti? Perché non ritorna al popolo che ha derubato, cominciando lei stesso a pagare le tasse in Russia? Oppure per questo scopo dovrebbe prima diventare presidente? Un oligarca simile poco tempo fa ha assicurato l'elettorato di un paese limitrofo con lo stesso giuramento. Il suo nome è Petro Poroshenko. Ha giurato di dare al popolo dell'Ucraina tutto ciò che ha guadagnato spaccandosi la schiena! Ma non ha fretta. Quindi cominci lei! Mostri al mondo l'immagine di un "contribuente responsabile"! Poi, forse, qualcuno (fortemente ingenuo) potrà anche crederle.

15. Il liberalismo, come lei lo intende, signor Khodorkovskij, è un delirio assoluto. Questa falsa dottrina che ignora completamente Dio, lo spirito, la cultura, l'umanità, la società e considera di fondamentale importanza un individuo, i suoi interessi privati ​​materiali e il mondo della finanza. Il liberalismo, inteso in tal modo, è assolutamente incompatibile con la libertà originale: come può una persona essere libera, se la società in cui vive, è una schiavitù al tasso di interesse, una servitù ai debiti dell'oligarchia finanziaria internazionale e ai suoi supervisori locali? Se ogni vita umana è subordinata alla ricerca e alla valorizzazione di benefici materiali e l'estratto conto bancario è il solo un criterio? Oggi il liberalismo è un'ideologia totalitaria sulla cui distribuzione gli Stati Uniti costruiacono l'egemonia mondiale. È inaccettabile per la Russia in qualsiasi forma –politica, economica, giuridica. Questo è molto importante: per lei, signor Khodorkovskij, il liberalismo è la verità ultima, e lo sviluppo nazionale e la giustizia sociale vanno bene per il populismo. Ma in Russia il liberalismo è condannato, non è accettabile né a destra, né a sinistra. E l'ideologia coloniale che va contro la nostra identità russa. Cercando di distruggere questa identità per il bene di una celebrazione dell'ideologia liberale, lei sta distruggendo anche la Russia. Credo che questo sia il suo obiettivo finale.

16. Uno stato socialmente orientato, basato sui valori cristiani, è lo scopo, il punto di riferimento e la strategia dei veri patrioti russi. Nel raggiungimento di questo scopo "destra" e "sinistra", sostenitori di una monarchia e del socialismo, possono unirsi in modo assolutamente libero. E, naturalmente, tale stato deve essere basato su una società che rispetta i precetti di diritto. Ma lei, che rapporto ha con questo? Dopo tutto, sente il bisogno di tentare la gente e questa ora è propensa ad ascoltare slogan della creazione di uno "stato nazionale socialmente orientato" (senza capire come costruire uno stato "nazionale" a posto del secolare impero russo in cui centinaia di nazioni sono vissute e si sono sviluppate pacificamente). Ora getta questo osso a noi, il popolo russo. Ma i russi non sono più il gregge fiducioso, che nel secolo passato si è per due volte "bevuto" le promesse di "latte e miele", e di conseguenza ha versato oceani di sangue. Sinceramente spero che abbiamo imparato qualcosa e che riusciremo a distinguere il vero dal falso, anche se avvolto in un bell'involucro. Lo 'stato nazionale socialmente orientato' non è altro che voi oligarchi, valletti dei Rotschild. Lasci stare, signor Khodorkovskij, le questioni nazionali e sociali: questi concetti richiedono mani pulite e una biografia impeccabile.

La guerra è una tragedia che a volte è impossibile evitare

17. Gli Stati Uniti e l'egemonia americana – questa è la guerra. La vediamo in Libia, in Siria, in Iraq, in Afghanistan, in Ucraina. Ovunque gli USA aiutano a svolgere "rivoluzioni colorate", fascisti, estremisti, fondamentalisti prendono il potere. Essere sostenitore degli Stati Uniti, l'Occidente e la NATO – significa essere aiutante dei fascisti, avvocato della guerra. Questa guerra è condotta contro l'intera umanità, che non è interessata a vivere secondo le regole americane e servire docilmente e servilmente gli interessi dell'oligarchia finanziaria mondiale.

18. Questa guerra viene combattuta contro la Russia, contro l'Ucraina. Quegli eroi che si alzano in difesa del mondo russo che combatte in Novorossija, non hanno voluto questa guerra. Volevano la pace. Ma la pace non può essere il prezzo della libertà e della dignità. Nelle condizioni della giunta neo-nazista portata al potere a Kiev dai suoi padroni, signor Khodorkovskij, e supportata da lei personalmente, la vita non è una vita, ma la pace non è la pace. I russi, sia in Crimea sia in Novorossija si alzano in piedi per la libertà e la giustizia, per i diritti allo sviluppo nazionale, per la loro lingua e cultura. Era una guerra contro la guerra. I suoi appelli alla pace non sono semplice ipocrisia, sono tradimento. Come tutto il resto delle sue tesi, peraltro. Noi siamo semplicemente su diversi lati del fronte, e le sue parole, a me che ho preso parte attiva alle operazioni militari in Novorossija, suonano come gli appelli dall'altra parte: "Russi, rinunciate! Ci sarà una pace! Siete stati ingannati!" A questi appelli fatti in condizioni di combattimento si dà solo una risposta. Vuole indovinare quale? Il problema della Russia di oggi non è che una guerra è (come dice lei) è un presunto "traino". Al contrario, Putin ha fatto tutto il possibile e fa tutto il possibile per evitare la guerra "grande" (la piccola guerra che gli USA hanno già lanciato per mano di Kiev va avanti, prendendosi quotidianamente vite umane). Rimproverare le autorità russe di non lasciare il mondo russo in balia del destino, è blasfemo. Difendendo questa tesi, lei trova il supporto dell'élite affarista occidentalizzata che si sta regolarmente raccogliendo per "marce per la pace" anti-russe. Tuttavia, dovrebbe dire addio per sempre a chi si trova dalla parte della Russia storica e della giustizia sociale, e questa è la stragrande grande maggioranza della popolazione. Siete dalla parte opposta della Crimea e della Novorossiya, che ora, più che mai, radunano i russi, sostenendo incondizionatamente i passi decisivi di Putin in questa direzione.

Mobilitazione nazionale

19. Le autorità costituite hanno portato la Russia alla soglia di una svolta decisiva verso l'indipendenza, il potere e la libertà, che è in grado di portarla fuori dalla zona di influenza diretta dell'egemonia americana. Purtroppo, a mio giudizio privato, questa svolta è ovviamente rallentata (sospetto, da parte dei vostri seguaci segreti e palesi che hanno ancora grande influenza, grazie alle ricchezze rubate e all'alta influenza politica interna, acquistata con tali ricchezze). Sono visibili anche esitazioni sulla necessità di andare avanti. Ma la gente del paese è pronta a questo passo e ciò la spaventa. Anche la minaccia isterica relativa al "protettorato cinese" viene da questa paura. "La minaccia cinese" è teoria, finora. Ma il protettorato palese degli Stati Uniti istituito in Russia come risultato del tradimento di Gorbaciov e Eltsin è un fatto della vita. La principale minaccia per la sovranità della Russia è un impatto aggressivo dell'oligarchia finanziaria mondiale spaventata dalla possibilità di perdere la Russia come trogolo di "economia coloniale". E della sua quinta colonna, di cui lei è uno degli ideologi.

20. L'oligarchia finanziaria mondiale lotta in modo disperato e frenetico contro la rinascita della Russia. Se la Russia resiste, avrà un futuro; tornerà alla storia e vincerà. Ma se i piazzisti  dell'oligarchia finanziaria mondiale, che odiano tutto ciò che è russo (come lei), arriveranno al potere in Russia, cadremo in un abisso rispetto al quale il periodo dei gangster degli anni '90 sembrerà un gioco da bambini. La disintegrazione del paese con tutto ciò che questo comporta in forma di guerre, povertà generale, fame, epidemie e grandi catastrofi tecnogeniche, è quel che ci aspetta in tal caso. Come questo accade, su scala finora molto più piccola, l'ho dovuto osservare personalmente più di una volta, e non solo due. Recentemente – in Ucraina, dove ci sono ancora "sorprese" in corso. Dopo tutto, signor Khodorkovskij, lei vuole aiutare l'Occidente a distruggere ancora una volta ciò che Putin ha iniziato a ripristinare negli anni 2000. Ma lei non sarà in grado di farcela, perché siamo russi, e Dio è con noi! L'oligarchia finanziaria mondiale, i sacerdoti di Mammona, essendosi messa al posto di Dio e gestendo in nome proprio i destini del mondo, ha esagerato. L'egemonia americana è in caduta, come un colosso dai piedi di argilla. L'Occidente è in caduta: la sua popolazione indigena sta morendo; ci sono paesi europei che in 20 anni saranno diventati a maggioranza musulmana; la cultura cristiana è esaurita, alla periferia della vita pubblica; La Cina è diventata ufficialmente la più grande economia del mondo; gli Stati Uniti non sono in grado di pagare il loro enorme debito nazionale; sono scossi da disordini razziali e sociali, l'Occidente in agonia semina sul mondo solo caos e distruzioni, sangue e sofferenze. Dobbiamo andare nella direzione opposta, verso la rinascita della Grande Russia contro tutte le minacce e le accuse. L'enorme svolta è già stata fatta in questo senso – Putin ha riportato la Crimea alla Russia e nessuno sarà in grado di portarla via da noi!

21. Ha iniziato a parlare di atti eroici russi, ma li ha ridotti alla moderazione e al lavoro. Probabilmente, lei crede che la felicità futura del popolo russo sia nei lavori forzati per una ciotola di zuppa a vantaggio dell'oligarchia finanziaria mondiale da lei rappresentata. E per "spettacoli" di basso standard offerti in aggiunta alla zuppa, che garantiscono il ritorno della persona alla condizione di un animale, seguendo gli istinti più semplici. Bene, allora dovrà passare "sui nostri cadaveri"! Il popolo russo ha assolutamente altri orizzonti e finalità, che non la sottomissione muta alle élite occidentali corrotte. Qui mi permetterò di divagare dalle sue tesi e di ricordare brevemente la nostra risposta russa, che si esprime con una semplice formula: "Per la Fede, lo Tsar e la Patria". Per questi concetti sacri il popolo russo da tempo immemorabile è andato a morire, capendo perfettamente che combattere per questi ideali è una battaglia per se stessi e per il futuro. Oggi significa una fedeltà molto concreta: alla Chiesa ortodossa russa, allo Stato russo e al suo Comandante in capo, V. V. Putin.

22. Negli ultimi quindici anni la Russia si è preparata per la grande svolta nel futuro russo. Ora è giunto il momento di effettuare questa svolta.

Igor' Strelkov 

 
Intervista al traduttore russo Dmitrij Lapa

Una delle “voci” dietro il portale Pravoslavie.Ru, di fatto un prezioso legame tra la Russia e l’Inghilterra, è un giovane di Mosca, Dmitrij Lapa, che ha tradotto in russo molte delle ricerche decennali di padre Andrew Phillips nel campo dei santi ortodossi delle Isole britanniche e dell’Europa occidentale. Rimasto quasi cieco dopo un incidente d’infanzia, Dmitrij racconta in modo toccante le sue esperienze in Russia (un paese in cui, a fronte di un’istruzione spesso attenta e qualificata, la vita di un disabile può essere un vero incubo) e il suo amore per la cultura inglese, che lo ha portato a contatto con i santi ortodossi dell’antico Occidente. Presentiamo l’intervista a Dmitrij Lapa nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Il Patriarcato di Antiochia e quello di Romania si uniscono per fondare una parrocchia a Dubai

foto: Facebook

Una nuova parrocchia ortodossa aprirà presto negli Emirati Arabi Uniti grazie alla collaborazione dei Patriarcati di Antiochia e di Romania.

Gli Emirati Arabi Uniti fanno parte del territorio canonico di Antiochia, ma ospitano molti romeni ortodossi bisognosi di nutrimento spirituale.

Il Patriarcato di Antiochia ha annunciato il 6 agosto:

Con grande gioia il Patriarcato di Antiochia annuncia l'istituzione di una nuova parrocchia nella città di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, realizzata in collaborazione con il Patriarcato di Romania. Questa singolare iniziativa congiunta è stata proposta dal Patriarcato di Romania per servire i bisogni spirituali dei numerosi cristiani ortodossi romeni che vivono a Dubai, che fa parte del territorio del Patriarcato di Antiochia. Il sacerdote di questa nuova parrocchia sarà nominato da sua Beatitudine il patriarca Daniel di Romania con la benedizione di sua Beatitudine il patriarca Giovanni di Antiochia, e celebrerà i servizi divini in lingua romena. Per grazia di Dio, questo importante sviluppo, secondo le parole del Patriarca Daniel, "rafforzerà ancora di più sia il rapporto secolare tra le nostre due Chiese ortodosse sorelle sia la presenza e la testimonianza ortodossa in questa parte del mondo".

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa romena ha annunciato in precedenza l'apertura di una parrocchia a Dubai nella sua sessione del 21 luglio.

L'agenzia di stampa Basilica del Patriarcato di Romania riferisce inoltre che le prime funzioni si terranno in occasione della festa patronale della parrocchia della Natività della Madre di Dio l'8 settembre.

Padre Alexandru Truşcan servirà inizialmente nella chiesa antiochena dell'Annunciazione della Madre di Dio a Dubai, fino a quando non sarà possibile acquistare un terreno per la costruzione di una chiesa per la comunità romena.

 
Da battista a ortodosso: il mio cammino di fede

Quest'intervista è stata condotta tra due amici, uno dei quali è un ex battista del sud, e l'altro (l'intervistatore) è attualmente un membro di quella denominazione. Brian Davidson e Gabe Martini hanno studiato presso lo stesso seminario battista, dove l'intervistatore ora lavora come candidato a un dottorato di ricerca. Martini oggi è un cristiano ortodosso, e ha un suo blog sulla fede ortodossa.

Gabe, grazie per aver accettato di parlare un po' del tuo passaggio da battista a ortodosso. Prima di tutto, come parleresti del tuo passaggio? Diresti di essere un "convertito" all'Ortodossia?

Il termine comune sembra essere "convertito". La maggior parte dei cristiani ortodossi che conosco e che non sono cresciuti nella Chiesa si definiscono "convertiti". In un senso vero, però, essere cristiano ortodosso è tutto un cammino di continua conversione a Cristo. Pertanto, ognuno è un convertito, e tutti noi continuiamo a "convertirci" mentre Dio opera nei nostri cuori e mentre cerchiamo di essere santificati e trasformati in una vera e propria immagine e somiglianza di Cristo.

Potresti darci una panoramica della tua storia? Come sei passato da battista a ortodosso?

Sono stato cresciuto in una famiglia credente di battisti del sud, e mio padre – nato e cresciuto cattolico – si era convertito alla fede battista, quando io ero troppo giovane per ricordarlo. Come tipica famiglia italo-americana, da parte di mio padre sono cattolici, e da parte di mia madre sono soprattutto battisti. Se le porte della chiesa erano aperte ci andavamo, e i miei genitori continuano a essere membri e collaboratori devoti della stessa chiesa in Arkansas fino a oggi.

Fin dall'adolescenza, mi sono occupato intensamente di musica e di altri ministeri presso la nostra chiesa, e in particolare del nostro gruppo giovanile. Giunto al college, ero un leader attivo nel gruppo locale di ministero universitario battista. Questa passione mi ha portato a una sensazione di essere "chiamato al ministero", e così per incoraggiamento del mio pastore (egli stesso un ex studente del Seminario teologico battista del sud), mi sono interessato al Boyce College. Avevo appena finito una laurea in design grafico, e stavo già cercando di capire cosa fare dopo.

Nell'estate del 2004, mi sono trasferito a Louisville, nel Kentucky, e ho cominciato alcuni corsi estivi al Boyce. Il mio obiettivo era quello di completare un programma di studi biblici e teologici, e poi passare ai programmi di teologia al Seminario. Essendo già un calvinista quando sono arrivato, i miei studi sulla Riforma e sulla storia della Chiesa hanno presto portato a una accettazione di cose quali il battesimo dei neonati e a una maggiore attenzione a settori come sacramenti ed ecclesiologia. Quando non mi sono più sentito a casa al Boyce (frequentavo già una chiesa presbiteriana a questo punto), ho deciso di andarmene e di finire la mia laurea presso l'Indiana University, con una specializzazione in filosofia.

Dopo il college, sono rimasto a Louisville, dove ero attivo nella nostra chiesa presbiteriana. Presto ho conosciuto la mia futura moglie e ci siamo sposati ed eravamo felici con le nostre circostanze, la nostra chiesa locale, i nostri amici, e la nostra fede.

Per me, tutto è cambiato quando ho scoperto che stavo per diventare padre. Mentre il tempo della nascita di nostra figlia si avvicinava, ho cominciato a pensare a ciò che sarebbe stata la sua vita. Quale sarebbe stata la sua esperienza della chiesa? Della religione in generale? Sarei stato un buon padre? Come potevo prepararmi al meglio a questa grande responsabilità?

Queste domande "da grande quadro" hanno portato a uno studio fervido della Scrittura, della storia della Chiesa, e dei primi Padri della Chiesa (in particolare i Padri apostolici). Abbastanza curiosamente, eravamo già in contatto con una famiglia che si era convertita all'Ortodossia. Come ha voluto la provvidenza, la moglie ha finito per essere la testimone di nozze di mia moglie (e la madrina di nostra figlia). E come risultato, e nelle settimane precedenti al giorno della nascita abbiamo passato molto tempo con loro. Le discussioni sulla teologia e sulla Chiesa fra me e il marito erano inevitabili. Come si suol dire, una cosa ha tirato l'altra.

Dopo essere misericordiosamente nata con poche complicazioni, nostra figlia è stata battezzata nella nostra chiesa presbiteriana. Ma poco dopo, abbiamo avuto l'opportunità di visitare la parrocchia ortodossa locale dei nostri amici (il nostro pastore era fuori città, così abbiamo pensato: "perché no?"). Una visita è stata abbastanza per me per sapere che le nostre vite erano in procinto di cambiare radicalmente. Una cosa era leggere libri e studiare la storia della Chiesa, e un'altra cosa era vivere la Divina Liturgia e vedere dove tutte le idee, le storie, i racconti e le teorie che avevo contemplato per molti mesi (e anche anni) si intersecano. So che per molte altre persone, una visita è ben lungi dall'essere sufficiente. Ma per me, lo è stata davvero. Non lo so, è difficile da spiegare.

Da allora, siamo stati fedeli di tre diverse parrocchie ortodosse (ci siamo spostati da Louisville tornando in Arkansas, e ora sul Pacifico nord-occidentale), e continuiamo a crescere nel nostro amore della fede. Ci sono sicuramente voluti anni di adattamento e acclimatazione, e questo probabilmente non cambierà tanto presto. Ma di sicuro sentiamo che abbiamo preso la decisione giusta.

Avendo vissuto in entrambi i mondi, quali sono le cose principali che i battisti o, più in generale, i protestanti dovrebbero conoscere della fede ortodossa?

È una domanda difficile a cui rispondere, ma ho deciso di fare un (breve) tentativo.

In primo luogo, vorrei dire che se non fosse per la fedeltà dei miei genitori, io oggi non sarei un cristiano, tanto meno un cristiano ortodosso. Essere in chiesa più volte alla settimana per la totalità della mia infanzia e adolescenza ha instillato dentro di me una grande quantità di rispetto non solo per la Chiesa, ma anche per la fede cristiana nel suo complesso. Sono stato cresciuto a credere che le Scritture sono affidabili e vantaggiose per noi, che Dio ama la sua Chiesa, e che ognuno è creato a sua immagine. Questa "visione del mondo", se si vuole, è ciò che ha portato al mio interesse allo studio della teologia, al servizio nella chiesa locale, e ad aiutare gli altri a saperne di più su Cristo. Tutto è iniziato a causa di ciò che i miei genitori mi hanno insegnato fin da un'età molto giovane.

Detto questo, c'è una "dissonanza" significativa, per così dire, tra l'esperienza protestante e quella dell'Ortodossia. Anche quando si utilizzano termini simili ("salvati", per esempio), il significato in molti casi non potrebbe essere più diverso. C'è una grande storia e profondità dietro tanto di ciò che avviene nelle parrocchie ortodosse la domenica mattina, che ognuna delle vostre domande ("perché lo fanno?") ne causa un'altra dozzina. È facile essere sopraffatti da questo genere di cose, e così la Chiesa potrà "facilitare" una persona nella sua ricerca della fede ortodossa. A seconda delle persone, delle circostanze, e della parrocchia, una persona (o una famiglia) potrebbe fare una transizione da catecumeni per un anno (o più) prima di essere finalmente ricevuta nella Chiesa, o prima di decidere che non è davvero fatta per lei.

Vorrei anche sostenere che l'Ortodossia non è "fondamentalmente la stessa cosa" del Cattolicesimo romano senza papa, come si potrebbe forse pensare. Così molti dei "pregiudizi" che un fedele protestante ha nei confronti del Vaticano possono applicarsi oppure no all'Oriente cristiano. Vi è certamente molto in comune, e condividiamo un patrimonio comune di oltre un millennio, ma vi è un certo numero di sfumature, distinzioni, e disaccordi totali. Inoltre, queste distinzioni o disaccordi sono in aree che influenzano in modo significativo l'esperienza quotidiana della fede di una persona e la loro comprensione di Dio, e così sono davvero di un livello notevole di importanza.

Un altro aspetto degno di nota è che l'Ortodossia non è semplicemente una religione "etnica". Mentre le nostre parrocchie e le chiese locali potrebbero essere indicate come greche, russe o serbe, non si tratta di etnia, ma piuttosto di località. Tutte le nostre chiese fanno risalire le loro origini o il loro patrimonio a una particolare Chiesa locale (le cinque più importanti Chiese del primo millennio erano a Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), e ciò si è moltiplicato quando la Chiesa si è diffusa in tutto il mondo. Al momento noi facciamo parte di una parrocchia greca a Washington, e prima facevamo parte di una antiochena. Noi non siamo né greci né siriani, e in effetti, non lo è neppure la maggior parte delle persone che frequentano queste parrocchie! Questo accade anche nei "vecchi paesi". Penso che sia una precisazione importante da fare, poiché quest'aspetto viene spesso frainteso. L'Ortodossia vede se stessa come una fede universale, ed è sia aperta sia accogliente per persone provenienti da tutte le tribù, nazioni e lingue.

Se qualcuno proveniente dal mondo battista è interessato a saperne di più sulla Chiesa ortodossa, il mio miglior suggerimento sarebbe di procedere molto, molto lentamente, passando molto tempo in piedi al fondo di una chiesa e assorbendo le cose come si fa leggendo libri o ascoltando podcast. Ci sono molte buone informazioni là fuori, ma c'è anche tanto rumore (come chiunque abbia familiarità con il discorso su Internet potrà essere subito d'accordo). La cosa migliore è rivolgersi a un parroco locale. Costui probabilmente non cercherà di mettervi con le spalle al muro usando argomentazioni astute, né vi costringerà a convertirvi, così potrà essere una buona cassa di risonanza o un punto di partenza per una persona con molte domande o anche solo una semplice mite. Vi potrebbe perfino aiutare con i compiti a casa di greco.

Lezioni gratis di greco e buona conversazione teologica! Niente di male in questo. Un altro paio di domande, Gabe. Per anni hai tenuto un blog "con il preciso scopo di promuovere la fede cristiana ortodossa". Quale pensiero o due vorresti trasmettere ai protestanti che proprio non riescono a capire perché qualcuno dovrebbe convertrsi all'Ortodossia?

Di fatto ho scritto o riflettuto molto su questo argomento nel corso degli anni. Ma prima, lascia che ti dica una cosa un po' più leggera:

Ogni volta che la gente scopre che sono ortodosso, segue quasi sempre una domanda: "Che cos'è? Sei ebreo?"

La mia risposta standard è diventata: "E 'un po' come il cattolicesimo romano, ma più vecchio e strano".

Questo ottiene uno di due risultati: o smettono di fare domande e risponono con qualcosa come "Oh, interessante," o iniziano a chiedere qualcosa di più... e altro... e poi ancora più domande. È un buon modo per scoprire se qualcuno sta facendo chiacchiere, o potrebbe voler avere una conversazione fruttuosa e spesso divertente.

Ma perché l'Ortodossia? Perché qualcuno, soprattutto un fedele protestante che crede nella Bibbia, vorrebbe convertirsi a questa vecchia, "strana" fede?

Mi piacerebbe dire che potrei darvi due motivi, ma davvero posso darvene uno solo. L'unica ragione per cui una persona dovrebbe convertirsi all'Ortodossia è perché crede che sia la "Chiesa una, santa, cattolica e apostolica" (com'è confessato nel Credo). Perché crede che sia la pienezza di Dio (Ef 1:23), la colonna e il fondamento della verità (1 Tim 3:15) e il tempio del Dio vivente (2 Cor 6:16). Perché crede che, in un modo unico e completo, vi può incontrare Gesù Cristo e imparare a diveire simile a lui.

Fino a quando e ameno che qualcuno non abbia tale singolare convinzione, tutti gli altri motivi – il bel culto, una buona conoscenza della storia della Chiesa, i Padri della Chiesa, il canto e l'innografia, anche (con un cenno del capo a Seinfeld e George Costanza) "i cappelli" – sono solo ciliegine sulla torta. In realtà, ho visto accadere molte storie sfortunate e anche spiritualmente tragiche, in cui una persona o una famiglia si converte all'Ortodossia per tutte le ragioni sbagliate.

Ha! Amo il riferimento a Seinfeld, e apprezzo l'avviso ai lettori sulla conversione per le ragioni sbagliate. OK, ora sai che devo chiedere questo: perché la LXX piuttosto che la Bibbia ebraica? Il passaggio alla versione greca dell'Antico Testamento, con l'inclusione dei deuterocanonici / apocrifi, è stato un grosso problema per te e la tua famiglia?

È interessante, sai? Quando ero a Boyce, avevo un professore di Antico Testamento che spesso elogiava sia la Settanta sia il suo canone ampliato. A volte andava per la tangente ripetendo come non ci fossero buone ragioni perché i riformatori abbiano escluso questi libri dal canone. Così è stato in realtà un professore battista che mi ha introdotto per primo alla Settanta. Da allora, non ho mai avuto alcun problema importante ad accettare questi "altri libri" del canone più ampio della Settanta come Scrittura. Essi non sono chiaramente altrettanto centrali per la fede come i Vangeli o i Salmi, per esempio, ma sono comunque una parte della nostra tradizione.

Ma permettimi di fare un passo indietro: Per i cristiani ortodossi, in realtà non è una questione del testo dei LXX invece di quello ebraico; è piuttosto una questione di tradizione ricevuta e di convinzione che questo testo sia stato utilizzato da Cristo, dagli apostoli, e dalla stragrande maggioranza dei padri della Chiesa: non è davvero qualcosa di secondario o circostanziale nella vita della Chiesa. Questa è stata una decisione che riteniamo ispirata, e quindi il nostro uso di tale testo – e di tutte le sue implicazioni, soprattutto nella nostra innografia, nelle nostre feste e nei punti più fini della teologia ha un vero scopo divino.

La critica testuale, per così dire, non era fatta nello stesso modo in cui viene fatta oggi, e questo è anche il caso di Origene (cfr Louth, Introducing Eastern Orthodox Theology, pag. 12). Piuttosto che mettersi alla ricerca di un testo unico e originale, la Chiesa stava ricevendo e facendo uso di una tradizione ispirata, scritturale, in più testi. I primi padri della Chiesa sono praticamente unanimi fino al V secolo nel dire che la LXX era una traduzione ispirata, e io condivido questa convinzione. E davvero, considerando alcuni dei modi in cui il Vecchio Testamento è usato nel Nuovo, è una prospettiva interessante da dire che non ci fosse qualcosa di divino nel modo in cui quegli scribi ebrei del terzo secolo traducevano una frase che o sostanzia o rovescia completamente i testi chiave cristologici nella Lettera agli Ebrei (per esempio).

Nel contesto moderno, potrei sostenere in vari luoghi che la LXX rappresenta una versione precedente o "meno riveduta" del testo ebraico, e molti studiosi stanno in realtà cominciando a riconoscere proprio questo (per esempio alla luce del confronto con i Rotoli del Mar morto, i testi samaritani, ecc). E in questo senso, non è tanto una questione del greco sopra e contro l'ebraico, ma piuttosto di quale ebraico? Il giudaismo non era monolitico nel primo secolo (o nei secoli da allora in poi), e così i dibattiti su tutto, dai manoscritti al canone, sono durati per secoli. Ciò che sembra abbastanza chiaro, tuttavia, è che i primi cristiani (anche in Occidente, fino a Girolamo) guardavano prima al "greco antico," e poi alle altre edizioni della Scrittura (siriaco, copto, ebraico, ecc). Questo è essenzialmente lo stesso approccio nella Chiesa ortodossa di oggi: non un sistema basato esclusivamente sulla Settanta, ma un ordine di priorità. I Padri chieono sempre prima: "Che cosa dicono 'i settanta'?" E così dovremmo fare noi, come cristiani ortodossi. E negli studi ortodossi contemporaneia, vi è un grande interesse e rispetto per gli altri manoscritti del Vecchio Testamento, soprattutto per le recenti scoperte come quelle di Qumran.

Apprezzo la tua enfasi sulla tradizione in tutta questa conversazione. Che influenza ha avuto giungere a una migliore comprensione della tradizione della Chiesa primitiva sulla tua formazione spirituale e quella della tua famiglia?

Penso che ciò che mi colpisce di più quando studio (e cerco di incarnare) la tradizione ortodossa è quanto uanto essa sia realmente vasta e insondabil.

Un grande conforto che ho presto scoperto è stato che, nella Chiesa ortodossa, non è il dovere o addirittura l'obiettivo di ogni singola persona di trovare un "consenso patristico" per ogni dottrina, o quale potrebbe essere "l'interpretazione ortodossa" di un particolare passo della Scrittura. Invece, noi siamo in gran parte chiamati a una vita di pentimento, di ascesi e di crescita spirituale, una vita di preghiera e di culto. Siamo chiamati a una vita di conversione.

Il culto è così centrale nell'Ortodossia che molti cristiani ortodossi non parleranno nemmeno né penseranno ad altro, nel contesto del loro "cammino cristiano." L'intero anno è pieno di feste e digiuni, anticipazioni e culmini, ombre e realizzazioni. La vita di Cristo e degli apostoli è disposta davanti a noi ogni anno, e siamo invitati – in un modo molto reale e trasformativo – a prenderne parte.

Questa vita di culto è ciò che più facilmente ci identifica come cristiani ortodossi, e sorpassa presto molti altri aspetti della nostra vita quotidiana. Adattarsi a questo nuovo modo di vivere è in gran parte ciò che significa "convertirsi" all'ortodossia, piuttosto che accumulare abbastanza informazioni, o per capire tutti i modi giusti per difendere le proprie convinzioni ritrovate. È un appello sia a un riposo sabbatico sia a una battaglia spirituale. È una chiamata a soffrire come coeredi di Cristo e a portare la nostra croce fino all'ultimo giorno.

Gabe, Grazie mille per il tempo dedicato a chiacchierare. Non ho mai avuto l'opportunità di parlare a lungo con qualcuno della fede ortodossa. È molto utile e interessante sentire il tuo punto di vista. C'è molto su cui riflettere qui. I migliori auguri, amico.

 
Poliziotti in Montenegro lasciano il lavoro piuttosto che usare la violenza contro fedeli e cittadini ortodossi

foto: orthodoxianewsagency.gr

Due settimane fa, Miroslav Koprivica ha lasciato il lavoro nel campo delle costruzioni piuttosto che partecipare alla distruzione della residenza monastica del monastero di san Basilio di Ostrog a Ulcinj, in Montenegro.

Ora al guidatore dell'escavatore si sono aggiunti i poliziotti montenegrini che hanno lasciato la polizia piuttosto che usare la violenza contro i fedeli ortodossi che protestano contro la persecuzione contro la Chiesa ortodossa serba in Montenegro.

Sabato 21 giugno, Vuk Vulović, un poliziotto con 17 anni di servizio, ha lasciato la polizia di Budva, ha preso una croce e ha guidato i fedeli ortodossi in processione, come riferisce l'agenzia di stampa ortodossa.

"Sono stato un poliziotto per 17 anni. Ho deciso di togliermi l'uniforme perché mi sono reso conto che in realtà stavo proteggendo un bulldozer che sarebbe stato usato per distruggere monasteri e chiese della santa Chiesa ortodossa serba, cosa che non ero disposto a fare", ha detto Vulović.

"Non voglio farne parte. Non voglio essere coinvolto in questo. Non voglio picchiare la mia gente. Voglio proteggere la mia Chiesa e il mio popolo", ha sottolineato.

Si è tolto l'uniforme al dipartimento di polizia e si è diretto verso la processione. "Voglio ringraziare tutti i miei colleghi poliziotti", ha detto. "Ho svolto il mio lavoro onestamente e so che molti dei miei colleghi non sono d'accordo con quest'ingiustizia".

Portando una croce processionale, ha dichiarato con orgoglio: "È un grande onore per me portare la croce. La preziosa Croce è sacrificio, e io lo accetto. Sono pronto a elevarla nel nome della Verità, nel nome dei nostri luoghi santi. Sono orgoglioso dei miei antenati. So che ora sono felici che io abbia preso questa decisione".

Il sito della metropolia montenegrina della Chiesa serba riferisce anche che il 19 giugno Boris Yanković ha terminato il suo lavoro presso il dipartimento di polizia di Bar a causa della sua riluttanza a partecipare alle azioni di polizia contro i cittadini che difendevano il sindaco Marko Tsarević, che è un aperto avversario della scandalosa legge "Sulla libertà religiosa" che conferisce allo stato montenegrino il potere di impadronirsi delle proprietà della Chiesa serba.

 
Intervista di Tudor Petcu a Emanuela Fogliadini

Emanuela Fogliadini, teologa e storica del cristianesimo, è docente di Storia della Teologia dell’Oriente cristiano presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e di Teologia ortodossa presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e Pavia. Dal 2015 è Coordinatrice delle attività culturali della Fondazione Ambrosiana Paolo VI. Il suo campo di ricerca principale è la teologia dell’immagine sacra e l’iconografia del mondo bizantino e dei cristianesimi orientali, declinata nel suo contesto storico e nel legame con la riflessione teologica. Ha pubblicato Il volto di Cristo. Gli Acheropiti del Salvatore nella Tradizione dell’Oriente cristiano; L’immagine negata. Il concilio di Hieria e la formalizzazione ecclesiale dell'iconoclasmo; L’invenzione dell’immagine sacra. La legittimazione ecclesiale dell’icona al secondo concilio di Nicea per Jaca Book; Parola e immagine tra Oriente e Occidente per EDB; L’icona. La bellezza rivelata per le Edizioni Biblioteca Francescana; con François Bœspflug, Ressuscité. La Résurrection du Christ dans l’art per MamE.

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L’icona è una «teologia in immagini»: qual è il significato più autentico dell’icona e qual è il ruolo dell’iconografo che scrive un’icona?

La parola icona, nella Tradizione bizantina-ortodossa, identifica un’immagine sacra che ha come prerogativa la possibilità di un incontro reale tra Dio e l’uomo, capace di creare un rapporto e al tempo stesso di tutelare la trascendenza divina. L’icona, infatti, svela qualcosa che continua a velare, la sua è una rivelazione antinomica perché manifesta e al tempo stesso nasconde l’identità ontologica di Dio. L’icona non è mai pensata come un appropriarsi del soggetto in essa dipinto. Si tratta esattamente del contrario, l’icona è luogo di un incontro in senso eccezionale, che è sempre offerto dal prototipo rappresentato. Le icone, trattate spesso in Occidente solo come opere d’arte, hanno una dimensione estetica ma la loro fondazione è teologica; esse veicolano la rivelazione divina e attestano il dogma dell’incarnazione del Logos di Dio. Sintetizzando il concetto con un noto slogan, possiamo dire che l’icona è una «teologia in immagini».

La concezione dell’icona come finestra aperta verso il cielo, resa celebre anche in Occidente dalle traduzioni delle opere di Pavel Florenskij, valorizza il ruolo liturgico, rivelativo, teologico dell’icona, i cui fondamenti furono stabiliti al settimo concilio ecumenico (787). Questa spiegazione quasi mistica dell’icona affascina per la sua capacità di rendere il fedele parte integrante della viva spiritualità ecclesiale, elevandolo a un piano ultraterreno, consentendogli di sfiorare il mistero. L’incontro ha il suo apice nella celebrazione liturgica: questa, anticipazione del Regno ultraterreno, non può assolutamente prescindere dall’immagine sacra, che garantisce della completezza e dell’efficacia della contemplazione del mistero divino offerto all’uomo dalla liturgia. A questa partecipazione contribuisce l’iconostasi, una “parete di icone” che accoglie il fedele quando varca la soglia di una Chiesa bizantino-ortodossa; essa riassume in immagini la storia della salvezza, dai patriarchi fino al vertice dell’incarnazione del Logos di Dio. Insieme di icone, apre alla “visione” del mondo invisibile.

Il significato teologico e rivelativo dell’icona è alla base anche del canone iconografico, volto ad assicurare al fedele un incontro con il prototipo rappresentato. A fondamento della pittura o meglio scrittura dell’icona vi è un’esperienza spirituale, la consapevolezza che l’iconografo annuncia il piano salvifico cristiano per mezzo di colori, materiali, forme dai tratti umani. Il ruolo attestativo e rivelativo dell’icona non può essere arbitrario, in balia di maneggiamenti personalistici degli iconografi e neppure dei teologi. È necessaria la garanzia della comunità ecclesiale, culla che accompagna la scrittura dell’icona e luogo in cui essa si manifesta come strumento di incontro con il soprannaturale. È per tale motivo che la tradizione ecclesiale definisce e tramanda i canoni da cui l’iconografo non può allontanarsi, senza rischiare di cadere in gravi errori, poiché non è la sua personale verità che deve emergere ma la Verità di Dio veicolata dalla Tradizione. L’iconografo è come un profeta che annuncia il mistero di Dio: l’attenzione non deve fermarsi sulla sua persona né sulle sue eventuali abilità artistiche ma deve confluire sul messaggio che rivela. Il pittore di icone, infatti, è al servizio della comunità ecclesiale, e questo spiega sia la generale mancanza di firma dell’artista sulle icone sia l’obbedienza ai canoni iconografici tanto puntuale da insinuare il dubbio che l’icona finisca con l’essere ripetitiva e poco creativa. Il lato estetico dell’icona non è importante perché a essere decisivo è l’incontro con il mistero divino.

Nelle chiese cattoliche italiane l’icona è presente in modo diffuso. Quali sono le cause di questo successo e quali i punti critici? Crede che sia opportuna la loro presenza in luoghi di culto cattolici?

La storia del secolare rapporto tra cristianesimo e arte sacra è stata feconda: in particolare il cristianesimo latino ha elaborato un’estetica iconografica che, attraverso differenti stili e canoni, ha ripensato il mistero cristiano per esprimerlo in modo comprensibile con il linguaggio delle forme e dei colori. L’arte a soggetto religioso ha costruito larga parte della storia dell’arte e continua a affascinare il mondo contemporaneo. Ne sono prova le code che si allungano in occasione delle mostre e il successo delle pubblicazioni di ampia divulgazione su tali temi. L’arte religiosa attira l’interesse anche di chi è sprovvisto del codice preciso per comprendere la ricchezza del linguaggio iconografico cristiano. Tale linguaggio si è nutrito di simboli, storie canoniche e apocrife, il cui nucleo è stato attinto dal racconto biblico sia nella sua forma canonica sia apocrifa. Le potenzialità dell’arte sacra cristiana di rendere il mistero prossimo, nel senso di comprensibile, a coloro che si affacciano alla sua porta tra domande e curiosità, sono davvero molteplici.

In questo momento però l’arte religiosa soffre generalmente di una mancata chiarezza: gli artisti cattolici faticano a tradurre la storia sacra in un linguaggio figurativo universalmente leggibile. Gli astrattismi, sovente prodotti, sono talmente lontani da una chiara comprensione che sono necessarie delle spiegazioni puntuali per chiarire il contenuto trattato. Nell’interpretazione contemporanea inoltre l’arte si è autodotata di una capacità di superare il confine del vedere, dell’abilità di condurre al fantastico, al sogno. Molti artisti sostengono che in un’opera d’arte ci siano significati nascosti e che lo sguardo, lasciandosi suggestionare dai colori e dalle forme impresse sulla tela, riesca a superarne la fisicità e coglierne i sensi più reconditi. Si tratta di un concetto falso, al limite dell’esoterismo e dell’agnosticismo più banale, deleterio e totalmente fuorviante in riferimento all’arte religiosa. Quest’ultima, infatti, anche laddove è il prodotto dell’interpretazione più estrema della creatività artistica, si deve necessariamente riferire alla storia della salvezza che è scritta e non può essere interamente inventata perché è radicata in un racconto codificato da una comunità che lo riconosce come fondante per la propria fede.

Il ricorso alle icone in molte chiese cattoliche e/o per la preghiera personale è dovuto in parte all’illeggibilità di quella che si autoproclama arte sacra contemporanea. La tendenza di quest’ultima è un dialogo intimistico tra l’artista e la sua opera, una ricerca quasi ossessiva di rielaborare in modo personalistico il racconto biblico, la voglia più di stupire che di insegnare, di farsi conoscere più che di trasmettere il messaggio cristiano. Accanto alle “colpe” degli artisti ci sono però anche quelle di molti cattolici che non conoscono più il proprio patrimonio artistico e del clero che non si impegna a valorizzare una storia di arte religiosa lunga diciassette secoli che ha prodotto capolavori di stile e pietà di altissimo livello. Il rischio del ricorso alle icone nelle chiese cattoliche è il fraintendimento, ossia l’utilizzo di una Tradizione con caratteristiche proprie e diverse, di cui si minimizza o addirittura si dimentica l’identità teologica dell’icona per adattarla a un contesto differente. È incomprensibile per chi conosce le due Tradizioni e le rispetta profondamente, vedere icone ortodosse in chiese cattoliche gotiche, rinascimentali, barocche… o peggio ancora trovare santi cattolici raffigurati con la tecnica dell’icona. È un dato diffuso che deve essere denunciato e corretto: essere “fuori moda”, in questo caso, significa impegnarsi a salvaguardare la ricchezza e la specificità di ciascuna Tradizione.   

L’icona nacque e si diffuse nel mondo bizantino, non senza difficoltà. Lei ha studiato e pubblicato molto sulla controversia iconoclasta. Potrebbe riassumerci i punti principali della legittimazione dell’immagine sacra?

La diffusione, legittimazione, valorizzazione dell’immagine sacra cristiana ha attraversato molteplici fasi nel corso dei secoli. L’aniconismo dei primi due secoli cristiani è un dato di fatto che pungola la ricerca scientifica e dovrebbe far riflettere noi eredi di diciassette secoli di arte cristiana, abituati a contemplare immagini sacre in ogni Chiesa al punto da ritenere quasi paradossale l’assenza di raffigurazioni di Cristo, della Madre, dei santi nel cristianesimo primitivo. Le spiegazioni sull’assenza iniziale di immagini sacre sono molteplici [1]: in particolare si ritengono determinanti l’influenza dell’ebraismo – il divieto di rappresentazione cultuale proclamato in Esodo 20,4 – sulla comunità delle origini; la ricorrente preoccupazione di distinguersi dall’idolatria dei pagani; la situazione di illiceità e persecuzione in cui visse il cristianesimo fino alla proclamazione nel 313 dell’Editto di Milano. Le motivazioni addotte sono indubbiamente interessanti e in parte plausibili ma necessitano di una puntualizzazione: oltre alle recenti scoperte archeologiche di sinagoghe affrescate – di cui la più celebre resta la sinagoga di Dura Europos con affreschi del 245 d.C. circa – che ridimensionano l’idea di un ebraismo totalmente aniconico, è opportuno ricordare che il divieto biblico non si riferisce alle immagini in generale ma a raffigurazioni trasformate in idoli cultuali e che il passaggio da un cristianesimo aniconico a una fioritura e diffusione di immagini sacre non può essere ricondotto a una sola causa.

È un dato di fatto che il cristianesimo dei cinque secoli si concentrò primariamente sulla definizione della propria identità dottrinale e dogmatica. Il concilio di Calcedonia (451) – nonostante le molteplici discussioni e divisioni che si generarono in merito alla definizione della duplice natura di Cristo vero Dio e vero uomo – rappresenta il punto conclusivo per la strutturazione dogmatica del cristianesimo. Sostanzialmente, risolte almeno formalmente le grandi diatribe dottrinali, la Chiesa lasciò indirettamente spazio a un appetito crescente sulla possibilità di un’arte sacra cristiana, decretando il passaggio da una definizione dell’identità ontologica di Cristo alla ricerca sul suo aspetto fisico. Nei primi sette secoli, alcuni eventi sono indicativi del fermento diffuso sul tema: il sinodo di Elvira nel 313 interdisse la presenza di immagini nelle chiese per evitarne l’adorazione; Eusebio di Cesarea (260-340) e Epifanio di Salamina (315ca.-403) si espressero con forza contro le raffigurazioni sacre; al contrario papa Gregorio Magno nel 598 rispose alla provocazione iconoclasta del vescovo iconoclasta Sereno di Marsiglia enfatizzando il lato utile e didattico delle immagini; nel medesimo solco, si mosse anche il concilio Trullano che nel 692 promosse la rappresentazione realistica di Cristo.

L’intensificazione della venerazione delle icone, in particolare dal VI secolo, sfociò in un dibattito teologico ufficiale, concentrato sul problema cristologico della liceità della raffigurazione artistica di Cristo in quanto vero Dio e vero uomo. Il cristianesimo bizantino ragionò sulla plausibilità delle icone a partire dal nesso tra la dottrina della doppia natura di Cristo e la domanda di legittimazione delle rappresentazioni figurative del divino: tra il 726/730 e l’843 a Bisanzio, e di riflesso in Occidente, ebbe luogo la controversia iconoclasta, tra i fenomeni più complessi e affascinanti della storia del cristianesimo.

A dispetto delle ipotesi storiografiche che a lungo hanno attribuito un ruolo chiave alla corte imperiale nel ratificare e diffondere una politica iconoclasta, la controversia sulle immagini sacre fu nell’Oriente bizantino una questione essenzialmente teologica con una portata ecclesiale [2]. Indubbiamente il ruolo degli imperatori, in particolare Leone III (717-741) e Costantino V (741-775), fu considerevole nel promuovere l’iconoclasmo a dottrina ufficiale della Chiesa bizantina, ma tale passaggio non sarebbe stato possibile senza l’adesione di larga parte della gerarchia ecclesiale e l’approvazione di un concilio riunito a Hieria nel 754. Tra l’VIII e il IX secolo, la Chiesa bizantina, a fronte dell’elevata diffusione delle immagini sacre tra i propri fedeli e del fervore al limite dell’idolatria riservato a un culto non ancora normato teologicamente e canonicamente, decise di ragionare sulla liceità della raffigurazione artistica di soggetti sacri, facendo ricorso al ragionamento teologico e ai concili. Che si sia trattato di una controversia di natura cristologica è attestato anche dalla teologia iconofila e dal settimo concilio ecumenico (787) che legittimò le immagini sacre e concretamente la loro fabbricazione, esposizione nei luoghi di culto e la loro venerazione. Nel controbattere la dottrina iconoclasta, si mosse sul medesimo terreno teologico: è il farsi carne del Verbo di Dio che giustifica la sua rappresentabilità in forme e colori, una rappresentabilità riferita alla persona di Cristo stesso, unione di natura divina e natura umana. Tale concilio segnò anche il punto di allontanamento tra Oriente e Occidente cristiani sulla questione dell’immagine sacra: il Niceno II, infatti, investì l’immagine sacra di uno statuto peculiare, di un compito teologico, inedito rispetto al pensiero delle origini che spiega l’apparente incomprensione del cristianesimo latino che sottoscrisse gli atti di tale assise ma non li ratificò nella pratica [3]. Questo concilio, definito dagli storici un “intermezzo iconofilo”, non impedì un revival (813-842) dell’iconoclasmo. La dichiarazione solenne della festa del “Trionfo dell’Ortodossia” nell’843 è convenzionalmente ritenuta l’atto di chiusura ufficiale della controversia iconoclasta e l’inizio del nuovo corso delle immagini sacre nella storia del cristianesimo bizantino e in seguito ortodosso.

La legittimazione dell’immagine sacra nel cristianesimo del primo millennio fu un percorso laborioso, caratterizzato da un’acuta ricerca teologica, costellato da pronunciamenti conciliari; la controversia iconoclasta in particolare produsse un fiume di re-interpretazioni, alcuni celebri dannati e immancabili santi eroi, alimentando il mito di un’arte sacra destinata a mutare il corso della storia cristiana e non.

L’icona è “meta-fisica”, finestra verso l’Assoluto. Come si deve declinare il suo rapporto con la Sacra Scrittura?

La Sacra Scrittura è stata per i primi secoli della storia cristiana il luogo per eccellenza della rivelazione divina. L’immagine subentrò nel cristianesimo solo nel III secolo e al suo debutto sollevò notevoli problemi. Con il passare dei secoli si assistette a una diffusione consistente delle icone che raggiunse il suo culmine nel VI secolo e nella controversia iconoclasta: da quel momento la problematica fu declinata, in particolare nell’orizzonte bizantino, in termini teologici. L’esclusività quasi assoluta del testo sacro nel cristianesimo dei primi sei secoli impone una riflessione sul definirsi del rapporto tra Parola e immagine [4].

L’icona, intesa come luogo di un incontro, rischia di far supporre che è capace di parlare un linguaggio immeditato, ossia non-mediato dal testo sacro. Si tratta però di una falsità perché ogni immagine rimanda e l’efficacia di questo rimando è proporzionale alla cultura di chi la guarda. L’immagine alimenta la memoria, può servirle da strumento, da supporto, da ricettacolo, da puntello, ma bisogna che tale memoria venga formata e istruita preventivamente. L’immagine religiosa richiede sempre una preparazione dottrinale. Di più, la cultura scritturistica è garante della corretta interpretazione di un’immagine, che diversamente potrebbe essere alterata o travisata. Molte immagini religiose del cristianesimo antico – la Madre di Dio con il Bambino, Cristo sole, Cristo barbuto – hanno tratti artistici comuni a rappresentazioni di soggetti simili dell’Antico Egitto, della Grecia, al punto che un osservatore non istruito nella dottrina cristiana potrebbe confondere i prototipi dipinti o scolpiti. Concretamente le immagini religiose sono comprese interamente solo da coloro che hanno la preparazione dottrinale per capirle. Diversamente, oltre al fraintendimento semantico – che ormai dilaga presso il pubblico attuale che, pur continuando a frequentare l’arte religiosa, ha sempre meno gli strumenti per poterla correttamente comprendere –, il rischio è non riuscire a cogliere la pienezza di significato dell’immagine sacra. Questa non ha la capacità di esprimersi autonomamente. La tradizione cristiana, infatti, promuove da sempre la «gerarchia ermeneutica» per evitare un fraintendimento che, in epoche e culture non più dotate di un’approfondita cultura cristiana, si verifica nella mente e nelle parole di molti spettatori, che visitando musei colmi dei tesori dell’arte religiosa sono spesso incapaci di riconoscere i soggetti dipinti e di apprezzarne la teologia e la dottrina che li hanno nutriti.

Il problema è ancora più urgente nella società attuale: infatti, il pubblico che si affaccia sulla soglia di musei e chiese è caratterizzato da un crescente e preoccupante deficit di conoscenza del patrimonio (storico, religioso, teologico, artistico) cristiano. Mediamente l’utente contemporaneo che si accosta all’arte religiosa è abituato più a lasciarsi incantare dalle suggestioni visive che a fermarsi a scandagliare speculativamente le questioni. Il rischio dell’immagine, a livello generale, è il suo fraintendimento, la manipolazione, la mistificazione o l’insignificanza. L’immagine – neppure quella sacra – non parla da sola, ha bisogno della spiegazione della Parola che ne chiarisca il senso. La sfida che attende l’arte religiosa cristiana e il contesto ecclesiale è poliedrica. Le Tradizioni cristiane sono chiamate a conoscere il suo patrimonio in termini storico-artistici e teologici, approfondendo il dialogo tra teologia e arte. Allo stesso tempo hanno il dovere di far conoscere la Scrittura e di trasmettere la ricchezza teologica, spirituale, liturgica di cui sono eredi, al mondo in cui vivono.

5. L’icona è considerata dalla Tradizione bizantina-ortodossa come il luogo di un incontro con il divino. Come può l’icona esprimere la verità di Gesù Cristo?

Paradossalmente iconoclasti e iconofili lottarono per difendere l’ortodossia del dogma. Gli iconoclasti ritennero che un’immagine materiale non fosse capace di rispettare la natura divina di Cristo e dunque la condannarono. Gli iconofili invece difesero una rappresentazione figurativa di Cristo in quanto questi si era realmente incarnato. La Tradizione bizantina-ortodossa che, nel corso della sua ricca storia si è affidata alle immagini sacre come luogo di un incontro, ha la possibilità concreta di salvaguardare il dogma calcedonese e dunque la verità della persona di Cristo. Il tratto teologico-dogmatico delle icone si mostra evidente nell’icona di Cristo, attestazione imprescindibile dell’effettività della sua incarnazione. La rappresentabilità iconica di Cristo, come ben spiega Giovanni Damasceno nei suoi Discorsi sulle immagini sacre, si configura come conseguenza irrinunciabile dell’autenticità della sua incarnazione. Negare dunque la rappresentabilità di Cristo significherebbe negare la sua visibilità e, a seguire, l’effettività e l’autenticità dell’incarnarsi stesso del Verbo di Dio. La tenace difesa delle immagini sacre fa dunque leva sul nesso incarnazione-icona: «L’icona è una garanzia della realtà non illusoria dell’incarnazione divina. Ecco perché la Chiesa afferma che la negazione dell’icona di Cristo equivale alla negazione della sua incarnazione, cioè di tutta l’economia della nostra salvezza. Difendendo le immagini sacre, la Chiesa non ne difende soltanto la funzione didattica o il valore estetico; si tratta del fondamento medesimo della fede cristiana» [5]. È il mistero dell’incarnazione che legittima l’esistenza dell’immagine di Cristo e proprio in quest’icona l’Oriente cristiano testimonia e confessa in maniera singolare questo dogma. Solo nel Logos incarnato Dio si mette totalmente a disposizione dell’uomo offrendogli l’occasione di vederlo, di incontrarlo e, parallelamente, solo nel volto di Cristo e nel suo modo di vivere e morire si rivela il vero volto di Dio. L’icona di Cristo rappresenta il Verbo incarnato nell’effettività del suo essere divenuto uomo tra gli uomini. E questo non nella forma idolatrica di una rappresentazione della divinità di Cristo e neppure in quella riduttiva di una rappresentazione della mera carne da lui assunta con l’incarnazione, ma piuttosto secondo modalità mirate a rappresentare in un’ottica ipostaticamente unitaria la pienezza del suo costituirsi come Verbo incarnato: la pienezza di un manifestarsi di Dio che rende possibile all’uomo, attraverso la carne divinizzata del Verbo, di essere afferrato dallo sguardo divinizzante di Dio. Nell’accentuazione dell’identità personale di Gesù con il Figlio di Dio fatto uomo si dischiude l’inedita possibilità di un’immagine di Cristo stesso. La persona di Gesù Cristo, in cui umanità e divinità permangono “senza confusione o cambiamento, senza divisione né separazione” (come sancì il concilio di Calcedonia), diventerà così l’unico volto possibile di Dio. Di conseguenza, esclusivamente l’icona di Cristo, nella sua radicale fedeltà al proto- tipo di cui porta il nome stesso, potrà costituire per l’Ortodossia l’adeguata rappresentazione del volto di Dio. Nel mistero dell’incarnazione, infatti, la Divina Parola si è fatta carne, l’Invisibile e l’Inaccessibile è diventato Visibile e Accessibile all’umanità. L’attestazione della Scrittura, che narra con stupore e sobrietà il miracolo dell’incarnazione del Verbo, trova così un suo corrispettivo nella testimonianza dell’icona.

Note

[1] Le più complete in termini cronologici e convincenti a livello storico-teologico sono presentate nel monumentale lavoro di F. Bœspflug, Dieu et ses images. Une histoire de l’Éternel dans l’art, Paris, Bayard, 2011(2); F. Bœspflug, Le regard du Christ dans l’art. Temps et lieux d’un échange, Paris, MamE-Desclée, 2014 .

[2] Cf. E. Fogliadini, L’immagine negata. Il concilio di Hieria e la legittimazione ecclesiale dell’iconoclasmo, Jaca Book, Milano 2013. 

[3] Cf. E. Fogliadini, L’invenzione dell’immagine sacra. La legittimazione ecclesiale dell’icona al secondo concilio di Nicea, Jaca Book, Milano 2015.

[4] Cf. E. Fogliadini, Parola e immagine tra Oriente e Occidente, EDB, Bologna 2015

[5] Giovanni Damasceno, Difesa delle immagini sacre III, 12.

 
Il problematico rapporto tra pastorale e psicologia

Questo articolo si basa su un rapporto presentato alla Conferenza sulla psicologia nell'educazione spirituale, tenuta presso l'Università ortodossa russa di san Giovanni il Teologo il 22 marzo 2021. La registrazione video di questa conferenza è disponibile (in russo) all'indirizzo https://youtu.be/Ex498s2FisM

l'arciprete Vadim Leonov

Per come la vedo io, i tentativi di conciliare pastorale e psicologia sono come due viaggiatori che desiderano percorrere insieme la stessa strada, ma sono separati da un grande campo coperto di bei fiori ed erbe profumate. Ci sono mine nascoste sotto questa vegetazione lussureggiante, quindi i viaggiatori non possono avvicinarsi l'uno all'altro senza prima disinnescarle. Il mio obiettivo è identificare quei temi esplosivi da un punto di vista pastorale. Naturalmente, la situazione sembra diversa dall'altra parte, quindi qualcun altro dovrebbe fare il lavoro corrispondente. È difficile, tuttavia, parlare di riconciliazione senza prima identificare le "zone di pericolo" e "disarmare le mine antiuomo", perché qualsiasi contatto avventato senza risolvere le contraddizioni esistenti porterà a gravi danni. Quindi, identifichiamo alcuni dei problemi più evidenti nel rapporto tra la pastorale ortodossa e la psicologia moderna.

1. Incoerenza, ridondanza e contraddizioni intrinseche degli insegnamenti psicologici

Se vogliamo stabilire un coordinamento generale tra pastorale e psicologia, ciò implicherà che a lungo termine, anziché interagire con un numero limitato di psicologi che hanno una visione del mondo ortodossa, i sacerdoti dovranno fare i conti con la scienza della psicologia nel suo insieme . Se il nostro obiettivo fosse stabilire una relazione con la fisica, la chimica, l'astronomia, la biologia, la genetica, la cibernetica o qualsiasi altra scienza tradizionale, allora, nonostante le differenze nella comprensione del mondo e della natura umana, avremmo concetti più o meno solidi degli insegnamenti ecclesiali e postulati scientifici che potrebbero essere confrontati, giustapposti, correlati, ecc. Purtroppo con la psicologia è più complicato. Ogni personalità di spicco in psicologia – ed erano e sono ancora molte – cerca non solo di costruire su concetti esistenti, ma di sviluppare qualcosa di completamente nuovo: un nuovo sistema o una nuova scuola di pensiero che, una volta stabilita, vive una vita parallela con un moltitudine di altre scuole. Tale frammentazione infinita può essere osservata anche all'interno di un singolo ramo della psicologia.

Prendiamo come esempio Alfred Adler, allievo di Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi. Ha creato un suo ramo con un proprio concetto psicoanalitico che è stato successivamente denunciato da Freud. Poi Carl Jung è andato in una direzione diversa, occupandosi di mitologia, spiritismo e teorie occulte. Successivamente, anche altri neofreudiani (Erich Fromm, Karen Horney, Eric Berne, Harry Sullivan e altri) hanno sviluppato le proprie scuole di pensiero psicoanalitiche. Questo processo di frammentazione, contrapposizione e confutazione reciproca è in corso e la psicoanalisi moderna comprende più di venti concetti di sviluppo mentale. Inoltre, gli approcci terapeutici in psicoanalisi differiscono tanto quanto le teorie stesse.

Quindi, se il nostro obiettivo è confrontare l'insegnamento ascetico della Chiesa con la psicoanalisi, allora si impone la domanda: con quale delle venti teorie della psicoanalisi dobbiamo confrontarlo? Quale di loro è più o meno credibile? Nessuno nella comunità psicologica può rispondere a questa domanda. Certo, la psicoanalisi è solo un piccolo segmento della psicologia moderna, ma anche in altre aree della psicologia vediamo numerose teorie contraddittorie o autonome con spiegazioni diverse e talvolta contraddittorie dello stesso fenomeno mentale. E questo serve come base per lo sviluppo di metodologie psicologiche ancor più contraddittorie. Ovviamente è impossibile stabilire contemporaneamente una relazione significativa con tutti questi concetti, ma se decidiamo di lavorare solo con concetti selezionati, allora quali criteri di selezione dovremmo usare? Dov'è la verità?

2. Mancanza di un efficace "sistema immunitario" in psicologia

La Chiesa e le scienze naturali classiche hanno meccanismi interni che proteggono dalla distorsione i principi, i valori e le idee fondamentali. L'uso di tali meccanismi consente alla Chiesa di rifiutare gli errori e le eresie e di rinunciare a divagazioni teologiche o a offese morali.

Le scienze tradizionali utilizzano meccanismi simili con cui si respingono le affermazioni non dimostrate e gli esperimenti non verificabili, sono classificati come pseudoscienze e soppressi tutti i tentativi di introdurre la magia o mistificazioni empiricamente ingiustificate, e gli autori di tali opere sono bollati come pseudoscienziati. Non si può immaginare un prete che si unisca a uno sciamano, o un astronomo che pubblichi un articolo in una rivista scientifica assieme a un astrologo professionista.

La psicologia, tuttavia, è abbastanza tollerante in questo senso. Un noto portale Internet di psicologia, www.b17.ru, offre metodi di aiuto psicologico come l'ipnoterapia, la programmazione neurolinguistica, le costellazioni sistemiche, la neuroprogrammazione integrale, la psicologia transpersonale e molti altri metodi scientificamente discutibili e assolutamente inaccettabili da un punto di vista cristiano. Inoltre, un gran numero di tali psicologi (più di 40.000 specialisti certificati sono registrati sul sito) pratica apertamente l'astrologia, l'astropsicologia, l'astrologia vedica, vari tipi di ipnosi, la lettura dei tarocchi e altre tecniche occulte. Spesso uno specialista certificato pratica tutti questi metodi. Lo stesso disordine e sincretismo si può osservare nella sezione di psicologia di qualsiasi libreria. I libri di psicologia scientifica sono pochi e poco appariscenti. La maggior parte dello spazio sugli scaffali è occupata da libri che trattano in varia misura di occultismo, magia e metodi populisti privi di peer review.

Le organizzazioni psicologiche hanno tentato di sviluppare un "sistema immunitario" per garantire la loro pulizia interna e la protezione dalla ciarlataneria e da persone senza scrupoli. Tuttavia, anche quando vengono creati tali meccanismi di protezione, sono efficaci solo nei gruppi locali e non hanno un effetto di "pulizia" sulla comunità psicologica in generale.

È indiscutibile che alcune aree della psichiatria clinica e della psicologia generale, evolutiva, clinica o pedagogica siano state sviluppate in modo approfondito e scientifico. Eppure gli specialisti che lavorano in queste aree non prendono apertamente le distanze da metodi non scientifici e apertamente occulti usati da altri psicologi, e questo è il segno principale di un "sistema immunitario" inefficace. Un occultista rifiutato in un istituto può facilmente trovare appoggio in un altro, senza perdere lo status di "psicologo" – motivo per cui aprire le porte della Chiesa all'intera comunità psicologica, con tutti i suoi disparati rami, non sarebbe saggio in questo momento, in almeno fino a quando i loro meccanismi di pulizia interna non diventano efficaci.

3. Differenze di valori essenziali tra cristianesimo e psicologia

Ogni concetto psicologico si basa su determinati valori comunicati direttamente o indirettamente durante la sua applicazione. Va da sé che i creatori di insegnamenti, teorie e metodologie psicologiche sono mossi dalle migliori intenzioni. Si sforzano di rendere le persone felici e le loro vite soddisfacenti, ma è qui che emergono differenze significative, come valori essenziali, come "felicità", "completezza", "personalità", "individuo", "naturalezza", "autocontrollo", sviluppo", "buono", "cattivo", "normale", ecc., che hanno significati molto vaghi nel discorso umanitario. Pertanto, lo studio dettagliato di queste metodologie rivela immediatamente che possono condurre l'individuo in direzioni diverse e persino opposte. Quando confrontiamo questi approcci con l'esperienza pastorale della Chiesa, ci viene in mente un noto detto: il cibo di un uomo è il veleno di un altro. Ecco alcuni esempi.

3.1 Atteggiamento verso l'interlocutore

Nella tradizione pastorale della Chiesa ortodossa, un sacerdote vede qualsiasi persona come:

  • un'immagine di Dio

  • un fratello o una sorella in Cristo

  • un figlio spirituale.

Uno psicologo o psicoterapeuta professionista vede una persona come:

  • un cliente

  • un paziente.

Ovviamente, nella tradizione ortodossa l'obiettivo della comunicazione è formare una parentela spirituale tra il sacerdote e il suo interlocutore, che si realizza attraverso la grazia di Dio e l'amore reciproco in Cristo.

L'approccio psicologico si basa su valori diversi. Come risulta chiaramente dall'uso di termini come "cliente" e "paziente", una persona è vista 1) come oggetto di un rapporto commerciale in cui essa richiede un servizio fornito dallo psicologo basato su un contratto finanziario (scritto o verbale), o 2) come un paziente che viene a vedere un medico, sebbene non sia realmente noto se la persona sia effettivamente malata. In ogni caso, un individuo è concettualmente ridotto da immagine di Dio a consumatore o a persona presumibilmente malata. E, naturalmente, l'amore come base della comunicazione non solo è assente nel rapporto psicologo-cliente/paziente, ma anzi è severamente vietato, per assicurare il distacco e l'imparzialità dello psicologo ed evitare la co-dipendenza e altre conseguenze negative.

Nelle loro pratiche individuali, molti psicologi tentano di allontanarsi da questo paradigma eticamente carente che vede le persone solo come clienti o pazienti, ma concettualmente questo problema è ancora irrisolto. È ovvio che un simile approccio è inaccettabile per i sacerdoti ortodossi.

Gli individui sono visti come "clienti" o "pazienti" non solo da psicologi, ma anche da dentisti, pediatri e molti altri specialisti. Tuttavia, non c'è bisogno di farli lavorare insieme a un prete, e i preti non usano i metodi di questi specialisti per interagire con le persone. Pertanto, il fatto che i sacerdoti e tali specialisti vedano le persone in modo diverso non influisce sulla cura pastorale. Con gli psicologi, è tutta un'altra storia. Se prendiamo in prestito le loro metodologie e svolgiamo attività congiunte nelle parrocchie, non potremo evitare di usare approcci diversi alle persone all'interno di un'attività comune e all'interno di una chiesa, il che costituisce un grave problema.

3.2 Relazione nel dialogo

Nella pastorale la relazione è libera e flessibile. Puoi parlare con un sacerdote durante la confessione o in una conversazione privata oppure puoi semplicemente avvicinarti a un sacerdote in una chiesa. Se non vedi mai più il prete dopo la conversazione, non c'è alcun sentimento di rimorso. Non sei obbligato a stipulare un contratto con un sacerdote, a pagarlo per la confessione o per una consulenza personale, o a tornare da lui se non lo desideri. La base principale della relazione a lungo termine tra un sacerdote e un parrocchiano è l'aiuto reale che il parrocchiano riceve (in alcuni casi, altre circostanze esterne giocano un ruolo, per esempio quando il sacerdote più vicino si trova a più di cento chilometri di distanza in un'altra parrocchia).

La situazione è molto diversa nella pratica psicologica. Tutti i tipi di assistenza psicologica richiedono un contratto finanziario scritto o verbale tra lo psicologo e il cliente (paziente) che definisce chiaramente gli obblighi finanziari di quest'ultimo.

Le relazioni contrattuali esistono in molti ambienti sociali e la loro esistenza è pienamente giustificata. Tuttavia, l'efficacia dei rapporti contrattuali nel mondo secolare non ne giustifica l'applicazione in ambito ecclesiale e ancor meno nella pastorale.

Un sacerdote può stipulare un contratto con un elettricista per riparare l'impianto elettrico nella casa parrocchiale e non preoccuparsi che ciò influisca sulla sua cura pastorale o sui suoi parrocchiani perché, sebbene i metodi di lavoro dell'elettricista possano influire sugli aspetti fisici della vita parrocchiale, non incidono sullo sviluppo spirituale dei parrocchiani. Il rapporto con uno psicologo è totalmente diverso, poiché i metodi dello psicologo si basano sugli obblighi finanziari e contrattuali dei clienti (pazienti) e sono direttamente correlati allo sviluppo spirituale/personale delle persone. Se un prete decidesse di usare metodi psicologici, allora un tale prete si troverebbe di fronte a un difficile dilemma su quale forma di relazione personale con i parrocchiani scegliere: l'amore in Cristo o un contratto di servizio. Ovviamente, quest'ultimo è assolutamente inaccettabile per il rapporto tra un pastore e il suo gregge.

3.3 Sviluppare "amor proprio" e "sano egoismo"

Questo argomento è abbastanza comune nella letteratura psicologica. Il concetto di "amor proprio", nel senso in cui è usato nella psicologia moderna, non è mai usato in senso positivo in alcun punto della letteratura patristica. Al contrario, i santi Padri consideravano l'amor proprio come qualcosa di negativo. San Cesario di Arles, ad esempio, vissuto nel VI secolo, scrisse:

"Proprio come ci perdiamo amando noi stessi, così ci troviamo rinnegando noi stessi. L'amore di sé fu la rovina del primo uomo".

È più facile comprendere questo pensiero, se ricordiamo le parole di Cristo Salvatore:

Chi ama la sua vita la perderà; e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. (Gv 12:25).

In un altro versetto, Dio chiama i suoi discepoli:

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. (Lc 9:23).

Cioè, l'amore per la propria anima (in questo caso, la propria vita) è condannato da Dio, poiché ci si aspetta che odiamo e rinneghiamo noi stessi per seguire Cristo. Cosa significa questo?

Nella letteratura patristica, la risposta a questa domanda si basa solitamente sulla differenziazione antropologica tra il carattere originario dell'uomo e la sua peccaminosità "introdotta dall'esterno". I versetti evangelici sull'odio e l'abnegazione di cui sopra si riferiscono alla rinuncia al peccato e ai vizi. Poiché peccato e vizi hanno messo radici nell'uomo e sono diventati per lui abituali e naturali (si può ricordare il detto russo, "l'abitudine è una seconda natura"), liberarsi di tali abitudini richiede un grande sforzo e determinazione. E anche se parliamo di rimuovere appendici peccaminose della natura dell'uomo, soggettivamente questo è un processo molto doloroso, a volte visto come autodistruzione e persino come questione di vita o di morte.

Spesso, per trovare una giustificazione teologica all'"amor proprio" e al "sano egoismo", gli psicologi citano le parole di Cristo, Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mt 22:39), sostenendo che dobbiamo prima imparare ad amare noi stessi prima di imparare come amare il nostro prossimo. Possiamo subito dire che i santi Padri non hanno mai menzionato questa idea o questa interpretazione del versetto evangelico. L'origine di questa interpretazione è nella psicologia. È stata introdotte dal neofreudiano Erich Fromm. Questo è ciò che ha scritto nel suo libro L'arte di amare, pubblicato nel 1956:

"L'idea espressa nel biblico 'Ama il prossimo tuo come te stesso!' implica che il rispetto per la propria integrità e unicità, l'amore e la comprensione per se stessi, non possono essere separati dal rispetto, dall'amore e dalla comprensione per un altro individuo. L'amore per se stessi è inseparabilmente connesso all'amore per qualsiasi altro essere".

L'importante differenza tra le opinioni degli psicologi contemporanei e la posizione di Erich Fromm su questo argomento è che Fromm considerava l'amore per se stessi e l'amore per gli altri come un fenomeno integrale e indivisibile (in contrasto con Freud, che credeva che questi concetti fossero opposti e incompatibili). L'attuale approccio dominante in psicologia è che bisogna prima amare se stessi e poi imparare ad amare gli altri; cioè questi due aspetti dell'amore sono allineati cronologicamente. Tuttavia, non viene data una risposta chiara alla domanda su quale fase dell'amore per se stessi renda una persona capace di amare gli altri. È anche possibile che l'amor proprio diventi così avvincente che la persona non avrà né il tempo né la forza per amare gli altri.

Tornando al versetto evangelico, anche senza fare riferimento alle interpretazioni patristiche, possiamo vedere che è assente un appello a sviluppare l'amore di sé. Immaginate che qualcuno vi abbia detto di imparare a volare come un uccello o di imparare a nuotare come un pesce. Questo significa che dobbiamo prima insegnare all'uccello a volare o al pesce a nuotare, e solo allora imparare a farlo noi stessi? Ovviamente no. Lo stesso vale per queste parole di Cristo. Non dice: "prima impara ad amare te stesso e poi ama il tuo prossimo come te stesso". Si riferisce all'amor proprio come una certezza ovvia, come un fatto indiscutibile.

Si può dimostrare che un grande amor proprio è in ognuno di noi? Facilmente. Lasciate che tutti rispondano onestamente alle seguenti domande: di chi mi prendo più cura nella mia vita? Chi è la persona che nutro e vesto di più? Di chi sono più importanti per me il comfort e la salute? Di chi mi rendono più felice i successi e mi preoccupano di più i fallimenti? Chi è la persona a cui penso di più? La risposta è ovvia: il centro della mia vita sono io. I miei parenti e discendenti più stretti, i miei amici e conoscenti non ricevono nemmeno una piccola parte delle cure che dedico a me stesso. Questo è tipico praticamente di tutte le persone, con poche eccezioni. La differenza tra le persone è solo nel grado del loro amor proprio. Quindi, il versetto del Vangelo ci dice di prenderci cura del nostro prossimo nello stesso modo in cui ci prendiamo cura di noi stessi. Dovremmo essere felici per i loro successi e preoccuparci dei loro fallimenti, dovremmo nutrirli, vestirli, curarli quando sono malati e prenderci cura di loro. Ecco cosa significa "amare il prossimo tuo come te stesso" secondo il Vangelo.

Se decidiamo di sviluppare l'amor proprio, piuttosto che l'amore per il prossimo, il divario tra noi e gli altri si allargherà. Per seguire il suddetto comandamento di Cristo, il movimento deve essere nella direzione opposta. Con l'aiuto di Dio, dobbiamo rinnegare noi stessi per amore di Cristo, rinunciare ai nostri desideri peccaminosi e alla nostra volontà corrotta e seguire i comandamenti dati nel Vangelo. Allora la grazia di Dio può entrare in noi e trasformare sia noi che le persone intorno a noi. In ogni parrocchia oggi, si possono trovare persone trasformate che, in una certa misura, si sono liberate delle loro infermità peccaminose seguendo i principi evangelici di cui sopra. Naturalmente, questo è un processo impegnativo e si verificano fallimenti, ricadute e errori. Ma l'efficacia di questo approccio è evidente.

In quanto tali, le differenze di valori e concetti del cristianesimo e della psicologia contribuiscono allo sviluppo di metodologie diverse che a volte sono contraddittorie, quindi trovare qui un terreno comune sembra problematico.

3.4 Tecniche per "accrescere l'autostima"

Da un punto di vista cristiano, queste tecniche non sono altro che mezzi per sviluppare l'arroganza, l'amor proprio e l'egoismo, e sono in contraddizione con gli insegnamenti cristiani di umiltà, mitezza e amore. Internet è pieno di annunci di corsi di formazione psicologica che propongono di aumentare l'autostima dei partecipanti, ma non c'è un solo corso sull'abbassamento dell'autostima, anche se c'è un gran numero di persone con un'autostima ingiustificatamente alta.

Una rapida ricerca su Internet di corsi per aumentare l'autostima ha trovato 221.000 link su Google e più di quattro milioni di link su Yandex. Poi ho cercato di trovare laboratori per abbassare l'autostima. Entrambi i motori di ricerca hanno insistito sul fatto che c'era un errore e si sono offerti di sostituire "abbassamento" con "aumento". Quando ho confermato che la mia richiesta era corretta, i motori di ricerca hanno trovato rispettivamente 113.000 e due milioni di link, ma tutti offrivano comunque corsi e tecniche per aumentare l'autostima. Non c'era assolutamente nulla su Internet sull'abbassamento dell'autostima, il che fa sembrare che le persone soffrano solo di una bassa autostima e mai di un'alta autostima. Tuttavia, la vita quotidiana e le esperienze pastorali cristiane mostrano che non è proprio così.

Anche la ricerca per trovare corsi di umiltà e mansuetudine non ha avuto successo. Non abbiamo cercato corsi per trovare l'amore in quanto i motori di ricerca avrebbero sicuramente mostrato collegamenti a milioni di siti pornografici o di incontri.

È chiaro che le tecniche esistenti di potenziamento dell'autostima psicologica non possono essere conciliate con l'insegnamento cristiano sull'umiltà e la mansuetudine. Questo problema dovrebbe essere oggetto di una discussione molto seria tra psicologi e teologi.

3.5 Sacrificio di sé e altruismo

Gli psicologi usano costantemente termini come "complesso della vittima" o "mentalità della vittima". Vedono il sacrificio di sé come uno stato nevrotico che richiede una correzione o un trattamento psicologico. Uno degli articoli su questo argomento affermava che uno dei segni di questo presunto comportamento deviante è il cliente che dice: "questa è una croce che devo portare". L'articolo affermava che la "propaganda del sacrificio di sé da parte di alcuni insegnamenti religiosi e filosofico-morali è una delle cause della mentalità vittimistica, poiché questi insegnamenti considerano la sofferenza come qualcosa di positivo, cioè come un metodo per purificare la propria anima. Considerano la capacità di sopportare le difficoltà come una qualità positiva e incoraggiano i loro seguaci a svolgere il ruolo di vittima".

Questo particolare articolo non fa riferimento al cristianesimo, ma si adatta al cento per cento a questa descrizione.

In effetti, il sacrificio di sé gioca un ruolo chiave nella visione del mondo cristiana e questo termine ha una connotazione positiva. Immaginiamo per un momento cosa sarebbe successo se il nostro Salvatore avesse condiviso l'approccio psicologico. Sarebbe salito sulla Croce? L'amore cristiano è intrinsecamente sacrificale. La Scrittura dice che vi è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20:35). Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15:13). Ci sono molte citazioni del genere. Se siamo d'accordo che il sacrificio di sé ha una connotazione negativa, rischiamo di fraintendere il podvig di Cristo e perdiamo il punto principale del cristianesimo. Questo è un serio problema di valori che inevitabilmente si pone quando si cerca di conciliare psicologia e pastorale ortodossa.

4. Differenza nei modelli antropologici su cui si basano il cristianesimo e la psicologia

La teologia ortodossa offre un concetto antropologico abbastanza coerente e fondamentalmente ben fondato. Questo non è il caso della psicologia, poiché praticamente ogni grande scuola psicologica offre la sua presunta prospettiva assiomatica sull'uomo che si correla solo parzialmente con altre antropologie psicologiche e spesso le contraddice.

Ovviamente, un terreno comune tra pratiche pastorali e pratiche psicologiche può essere trovato solo se i loro valori fondamentali e i modelli antropologici originali sono in accordo.

5. I concetti cristiani di base come "Dio", "immagine di Dio", "anima", "peccato", "bene", "male", ecc. non esistono nella terminologia psicologica

È impossibile immaginare la teologia e la pastorale ortodossa senza questi concetti. Questi sono i principali valori cristiani, quindi in termini di sviluppo spirituale delle persone, l'interazione produttiva tra l'Ortodossia e qualsiasi insegnamento umanitario che metta in dubbio l'esistenza di tali concetti è piuttosto problematica.

I concetti teologici di cui sopra non sono utilizzati nelle scienze non umanistiche, ma non esistono nemmeno concetti antropologici a priori, quindi l'interazione con essi e l'uso di tecniche utilizzate, per esempio, in matematica, fisica o chimica, non possono influenzare il rapporto pastorale con una persona.

Al contrario, la psicologia ha un gran numero di modelli antropologici assiomatici estremamente controversi. L'uso delle tecniche psicologiche si traduce inevitabilmente nella comunicazione della corrispondente antropologia alle persone, e questo costituisce un serio problema di interazione tra pastorale e psicologia. Alcune tecniche, per esempio, suggeriscono e promuovono implicitamente l'idea che l'uomo sia una creatura autosufficiente e che la ricerca della perfezione e della felicità da parte delle persone non abbia nulla a che fare con Dio.

6. Principi atei e antireligiosi in molti insegnamenti psicologici

Sfortunatamente, la stragrande maggioranza degli insegnamenti psicologici è più che semplicemente atea. Molti di questi insegnamenti considerano le persone religiose una comunità malsana che necessita di cure e considerano la religione come una fonte di malattia. Per esempio, se uno psicologo che segue rigorosamente il paradigma psicoanalitico incontra un credente che riconosce la peccaminosità e l'infermità dell'uomo senza Dio, che è capace di amore sacrificale ed è disposto a sopportare umiliazioni e tribolazioni per amore di Cristo, lo psicologo vedrà questa persona come un malato.

Stranamente, la psicologia è molto pronta a perdonare i buddisti, i taoisti, i cabbalisti e, in una certa misura, gli indù e gli occultisti. Può essere strettamente integrata con questi insegnamenti religiosi perché essi si basano principalmente sull'uso delle risorse umane.

Sono stati fatti alcuni tentativi per creare una psicologia cristiana, ortodossa e patristica. Questa è una notizia positiva, ma poiché questi approcci non sono ancora stati concettualizzati, l'interazione con essi è ancora in fase di sviluppo.

7. Mancanza di una profonda comprensione e di un uso efficace dell'eredità ascetica della Chiesa ortodossa nella pastorale moderna

Poiché le sezioni precedenti descrivevano per lo più problemi di psicologia (sappiamo che è più facile vedere una pagliuzza nell'occhio del prossimo che una trave nel nostro), ora soffermiamoci su un problema interno alla Chiesa, che impedisce il dialogo costruttivo tra l'Ortodossia e la psicologia.

Il nostro problema è che sappiamo poco del tesoro spirituale che ci è stato trasmesso dalle precedenti generazioni di padri ascetici, e ancora meno lo abbracciamo. Possiamo descrivere più o meno teoricamente alcuni elementi della vita spirituale e del mondo interiore dell'uomo, ma quando si tratta di pratica, ci sono poche cose che possiamo fare in modo efficace ed esteso. Ci sono pochi sacerdoti ortodossi che possono insegnare alle persone il modo giusto di pregare, aiutarle a sradicare le loro passioni e piantare i semi della virtù. Pochi cristiani hanno imparato quest'arte delle arti e scienza delle scienze.

Questo non è un problema concettuale della Chiesa, questo è un problema di tutti noi, che viviamo proprio qui e proprio ora; un problema della nostra negligenza. Molti cristiani ortodossi non si rendono conto del valore del tesoro spirituale dell'Ortodossia che abbiamo ricevuto dalle generazioni precedenti, quindi iniziano a cercare qualcosa di parallelo, cercando di fuggire e di riempirsi lo stomaco di cibo malsano. È come se fossimo seduti sullo scrigno di un tesoro e chiedessimo l'elemosina per avere delle monete di rame. Così facendo, ignoriamo non solo noi stessi, ma anche i santi Padri che ci hanno affidato questo tesoro.

8. Sostituire la pastorale con tecniche psicologiche

Questo è un problema interno alla Chiesa. Sta crescendo in modo esponenziale perché alcuni sacerdoti sono letteralmente incantati dalle magiche opportunità delle tecniche psicologiche che sono ampiamente pubblicizzate nella letteratura popolare, ma che sono per la maggior parte di basso livello. Tali sacerdoti non sono consapevoli della critica scientifica di tali tecniche o la ignorano intenzionalmente per avere l'opportunità di crogiolarsi in una dolce illusione di gioia, felicità e ipocrisia. Cominciano con il confronto dei metodi pastorali e psicologici, decidono rapidamente che sono identici e poi concludono che nella vita della Chiesa contemporanea, la psicoterapia è più efficace della cura pastorale secolare. Agli occhi di tali sacerdoti, i peccatori pentiti si trasformano in nevrotici insicuri, mentre i sacerdoti svolgono il ruolo di psicoterapeuti o, peggio, di assistenti psicoterapeuti. Tali sacerdoti diagnosticano tutti come nevrotici, compresi i santi canonizzati dalla Chiesa ortodossa.

Questi preti incantati non ascoltano argomentazioni. Per esempio, ignorano il fatto che il rapido aumento del numero di disturbi nevrotici negli ultimi cinquant'anni è associato all'incredibile crescita del numero di psicologi, psicoterapeuti, corsi di formazione psicologica, ospedali psichiatrici e risorse mediatiche legate alla psicologia che offrono varie tipi di assistenza alle persone che soffrono di nevrosi. Tali preti non riescono a capire che gli psicoanalisti considerano le persone religiose nevrotiche non per certi sintomi ma per definizione, perché secondo il fondatore della psicoanalisi, "la religione è una nevrosi collettiva". In altre parole, vedono i credenti come persone nevrotiche per definizione, indipendentemente dalla loro condizione reale. In accordo con loro, tali persone nevrotiche non possono essere curate se non rinunciano alla fonte della loro nevrosi, cioè la religione; o, per l'esattezza, a meno che non rinuncino alla loro fede nel vero Dio.

Naturalmente, nessuno psicoanalista inviterà direttamente i suoi pazienti a diventare atei. I pazienti arriveranno a questa decisione apparentemente da soli dopo alcune sessioni in cui verranno raccontati loro presunti traumi infantili, complessi e modi per sublimarli. Secondo gli psicoanalisti, il desiderio inconscio dei pazienti di stare con Dio sarà gradualmente sostituito da una consapevolezza razionalizzata. I pazienti capiranno la natura illusoria e inutile della religione che, secondo Freud, è "un veleno dolce o agrodolce".

Freud non fu l'unico impegnato nella retorica antireligiosa. Per esempio, Karen Horney, la fondatrice della sua branca della psicoanalisi, ha promosso le stesse idee sulla religione ma ha utilizzato argomenti diversi. Secondo lei, le religioni costringono i loro seguaci a vivere secondo un ideale. Se i credenti seguono i requisiti, viene loro promessa la gloria, e se non lo fanno, sono puniti. L'infinita ricerca dell'ideale costringe inevitabilmente i seguaci in uno stato nevrotico in cui i loro ego "reali" vivono in costante tensione, separati o in conflitto con l'io "ideale" irraggiungibile, illustrato dalle parole di Cristo, siate dunque perfetti, come il Padre vostro che è nei cieli è perfetto (Mt 5:48). La conclusione di Horney è ovvia: la religione è la fonte della nevrosi.

È possibile comprendere gli psicoanalisti che, avendo accettato questo concetto errato, ne attuano le idee antireligiose secondo i programmi didattici che hanno adottato. Ma è molto più deplorevole quando i sacerdoti, seguendo ciecamente insegnamenti psicologici ampiamente pubblicizzati, non solo rinunciano alla loro vocazione, ma si trasformano in una fonte di tentazione per i laici. Sfortunatamente, un numero abbastanza elevato di tali preti che hanno approfondito le tecniche psicologiche alla moda ha già rinunciato al proprio sacerdozio, abbracciando la carriera di consulenti psicologici a tempo pieno.

Ci sono molte ragioni per questo, ma la più importante è la mancanza di una profonda fede in Dio e la mancanza di un'esperienza pastorale reale e piena di grazia. Sono certo che sacerdoti che hanno visto tante volte con i propri occhi persone trasformate dalla grazia di Dio, attraverso una vita ispirata al Vangelo e ai misteri della Chiesa, non scambierebbero mai la primogenitura con un piatto di lenticchie (cfr Gn 25:28-34).

Conclusione

In questo momento, la conoscenza psicologica positiva nel quadro dell'educazione spirituale dei sacerdoti deve includere le seguenti discipline:

  1. Storia della psicologia, che passa in rassegna criticamente vari concetti psicologici, compreso il loro sviluppo e la loro essenza controversa (dal punto di vista cristiano), come già avviene nei corsi di storia della filosofia e di storia delle religioni mondiali.

  2. Psichiatria pastorale, dove i futuri sacerdoti potrebbero ricevere una conoscenza di base dei disturbi mentali, dei sintomi e dei metodi di comunicazione con gli psichiatri per aiutare i malati di mente.

  3. Fondamenti di pedagogia. La pedagogia è la proiezione della conoscenza psicologica nel campo dell'educazione, della crescita e dello sviluppo dei bambini. Ci sono alcuni problemi anche qui, ma non sono così urgenti, perché la vita reale e l'enorme esperienza accumulata correggono essenzialmente le idee pedagogiche errate. La pedagogia sembra essere una scienza significativamente più affidabile nell'area generale della psicologia, ed è per questo che riteniamo che i risultati della sua applicazione siano più utili e più significativi per i futuri sacerdoti (tanto più che molti sacerdoti devono organizzare scuole domenicali nelle proprie parrocchie). Inoltre, questa conoscenza può tornare utile quando crescono i propri figli.

L'interazione tra teologia pastorale e psicologia in altre aree sarà molto difficile senza progressi nella risoluzione dei problemi sopra menzionati. Insegnamenti di diversi rami della psicologia che sono controversi, non sufficientemente studiati o non supportati dalla scienza non dovrebbero essere offerti direttamente a futuri sacerdoti non formati: qui bisogna essere estremamente attenti. Tuttavia, i problemi sopra menzionati rappresentano un motivo importante per discussioni congiunte, seminari e conferenze scientifiche e teologiche. La comunicazione è essenziale.

Nel campo dell'educazione dei sacerdoti, riteniamo che l'approccio più promettente nelle scuole teologiche non sia solo lo studio teorico, ma anche pratico dell'eredità ascetica insufficientemente studiata della Chiesa ortodossa. Questa è la chiave per risolvere molti problemi pastorali ed ecclesiali attuali. Lo studio pratico dei tesori spirituali della Chiesa rivela inevitabilmente una scoperta sorprendente: le migliori tecniche psicologiche offerte ai sacerdoti ortodossi sono solo magre imitazioni di quelle che sono già disponibili nell'Ortodossia da molti anni.

 
I crimini di guerra di Kiev sono indubbi. Perché il silenzio?

Vera Graziadei, nativa dell'Ucraina orientale, è una nota attrice britannica, meglio conosciuta per il ruolo di "Elena" in "Peep Show" su Channel 4 (UK).

L'autrice ha contribuito questo commento a Russia Insider. Originariamente è apparso sul suo blog personale mercoledì 15 ottobre.

Il giorno dopo aver vinto il Premio Nobel per la Pace venerdì scorso, Kailash Satyarthi, in un'intervista a RIA News, ha esortato il governo ucraino a proteggere i cittadini ucraini e soprattutto i bambini: "È responsabilità del governo ucraino salvare i propri cittadini, in particolare i bambini. La sicurezza dei bambini sarà la loro massima priorità. Mi appello al governo ucraino in modo da garantire che tali incidenti contro i bambini non si verifichino in futuro".

Secondo il recente rapporto delle Nazioni Unite, ben 3.660 persone sono state uccise e più di 8.756 sono state ferite in Donbass da quando Kiev ha lanciato la sua operazione militare nel mese di aprile. Anche se un cessate il fuoco è stato annunciato il 5 settembre, più di 330 persone sono morte da quel momento, tra cui 20 bambini. L'UNICEF ha dichiarato che almeno 35 bambini sono stati uccisi nel conflitto ucraino e 87 sono stati feriti.

Lei non è sopravvissuta

Human Rights Watch ha già invitato i sostenitori internazionali dell'Ucraina a "sollecitare il governo ucraino a rispettare rigorosamente il diritto internazionale umanitario, compresa la fine di qualsiasi utilizzo da parte dell'esercito ucraino di razzi Grad in zone popolate".

Anche Amnesty International ha esortato il governo ucraino a "fermare gli abusi e i crimini di guerra da parte dei battaglioni di volontari che operano a fianco delle regolari forze armate ucraine", come Aidar. Tutti questi appelli, esortazioni e inviti rischiano di restare voci che gridano nel deserto.

In primo luogo, Kiev nega ripetutamente la responsabilità per i crimini di guerra, anche quando è dimostrato da osservatori indipendenti che l'esercito ucraino ha effettuato le atrocità; per esempio, l'OSCE ha confermato che il 2 giugno l'aviazione ucraina ha bombardato un edificio pubblico a Lugansk, uccidendo 8 civili – Kiev ha sostenuto che i separatisti hanno usato male un sistema missilistico antiaereo portatile.

Kailash Satyarthi, attivista per i diritti dei bambini, è stato insignito del Premio Nobel per la pace lo scorso venerdì. Una delle sue prime dichiarazioni pubbliche, il giorno successivo, è stata quella di richiamare il governo di Kiev per i suoi brutali attacchi sui bambini in Ucraina orientale.

In secondo luogo, anche se il governo continua a dare la colpa ai 'ribelli', non sembra essere motivato ​​ quando si tratta di indagare questi crimini. Inoltre, anche le organizzazioni internazionali sembrano non essere così entusiaste di scoprire eventuali nuove atrocità. Per esempio, l'ONU ha promesso di indagare sulle denunce di fosse comuni nelle zone vicino a Donetsk, che sono state controllate dall'esercito ucraino, ma quando il rapporto è venuto fuori il problema delle fosse comuni è stato volutamente omesso.

In terzo luogo, dopo la relazione speciale della Reuters di questa settimana sui difetti trovati nell'indagine fatta dall'Ucraina del massacro di Maidan, ci sono molte ragioni per credere che, anche se Kiev ha deciso di svolgere indagini dei crimini, è improbabile che queste possano essere imparziali e giuste.

C'è stata molta pressione da parte degli attivisti di Maidan per indagare sulle uccisioni di 100 manifestanti a febbraio, per le quali i nuovi leader si sono affrettati a dare la colpa alla Berkut (le forze speciali della polizia). Hanno anche arrestato tre sospetti.

Tuttavia, la Reuters ha scoperto alcuni notevoli errori:

Tra le prove presentate contro Sadovnyk (uno dei sospetti arrestati) c'è una fotografia. I procuratori dicono che lo mostra vicino a Piazza Indipendenza a Kiev il 20 febbraio, mentre indossa una maschera e tiene un fucile con due mani, le dita ben visibile. Il problema: Sadovnyk non ha due mani. La sua mano destra, ha detto la moglie alla Reuters, è stata spazzata via da una granata in un incidente in allenamento sei anni fa.

Una stanza della scuola bombardata in Ucraina orientale ai primi di ottobre. Un insegnante e due genitori sono stati uccisi. 70 bambini erano nella scuola quando è stata colpita.

Un altro problema enorme che Reuters ha scoperto:

I due pubblici ministeri e un ministro del governo che hanno guidato le indagini sulle sparatorie del Maidan hanno avuto tutti un ruolo nel sostenere la rivolta. Uno di questi funzionari ha detto a Reuters che gli investigatori che stanno raccogliendo gli elementi di prova sono completamente indipendenti.

Inoltre:

l'ex procuratore generale che ha curato gli arresti dei tre ufficiali della Berkut ha dichiarato in televisione che "è già stato dimostrato che sono colpevoli". Tale dichiarazione, hanno detto gli esperti legali, potrebbe pregiudicare i casi. L'Ucraina è parte contraente della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in cui si afferma che gli imputati di crimini sono presunti innocenti fino a prova contraria.

Inutile dire che fino a oggi nessuno è stato arrestato nella sparatoria contro i poliziotti della Berkut. Tra il 18 e 20 febbraio, 189 di loro hanno sofferto ferite da arma da fuoco e 13 sono morti.

Una vittima dei bombardamenti ucraini con la sua bambina. Il bombardamento intenzionale di civili è stato implacabile.

In un tale contesto, nessuno dei 3.360 morti nell'Ucraina orientale e le loro famiglie, comprese le vittime del massacro di Odessa, può aspettarsi giustizia da parte del governo ucraino. È chiaro che senza la pressione della comunità internazionale e di altre organizzazioni, il regime di Kiev non cercherà di fermare l'esercito ucraino e altri battaglioni dal commettere crimini di guerra, né ha intenzione di indagare su di loro.

Senza dubbio, tutte le parti coinvolte farebbero maggiori sforzi per non commettere atrocità, come bersagliare le scuole, se ci fosse un serio rischio di essere incriminati per crimini di guerra da parte di un tribunale riconosciuto, ma anche la Corte penale internazionale (CPI) ha ignorato le persone che sono morte nelle sparatorie dei cecchini sul Maidan, le vittime del massacro di Odessa e altri civili morti per bombardamenti indiscriminati.

La Russia è l'unico paese che sta prendendo misure concrete per portare giustizia alle vittime dell'Ucraina orientale. Mosca ha invitato l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ad assumersi la responsabilità delle indagini sui crimini commessi in Ucraina. La Camera civica della Federazione russa ha presentato 30 petizioni alla Corte europea dei diritti dell'uomo per crimini di guerra in Ucraina e ne presenterà diverse altre centinaia entro la fine dell'anno. Dieci petizioni sono state già rifiutate.

Infine, come avvocato per i diritti umani, il dott. Jonathan Levy, avvocato e membro della International Criminal Bar, ha scritto nella sua analisi giuridica indipendente: la Novorossija 'deve portare alla giustizia i criminali di guerra di Kiev'. Secondo lui, che ci piaccia o no, 'ai sensi del diritto internazionale, la Novorossija ha lo stesso status di qualsiasi altro membro delle nazioni della comunità – è una nazione indipendente e sovrana'.

Il dott. Levy propone che la Novorossija formi un proprio tribunale internazionale e gli dia l'indipendenza di agire in sostituzione delle Nazioni Unite, della Corte penale internazionale e del Consiglio d'Europa, dando la possibilità ad avvocati e giuristi provenienti da tutto il mondo, che cercano di promuovere la causa della giustizia, di partecipare usando Internet e altre tecnologie. Egli sostiene, che "sono la partecipazione e il sostegno internazionale che daranno la sostanza al tribunale proposto".

Se questo accadrà, sarà un notevole passo verso la creazione di una vera e propria società civile internazionale con un proprio sistema di giustizia, alimentato dalla tecnologia moderna (maggiori dettagli qui), che sarebbe indipendente dai leader internazionali e delle loro organizzazioni di lacchè, che finora hanno mostrato pochi segni di preoccupazione per portare alla giustizia le vittime civili dell'Ucraina orientale.

 
Padre Moses Berry e la sua parrocchia

In un luogo dove un secolo e mezzo fa terminava la schiavitù (ma sarebbero durate ancora a lungo la segregazione e la diffidenza), un prete ortodosso afro-americano cerca di guarire le ferite del razzismo con gli esempi della storia della sua famiglia, ma soprattutto con il messaggio universale della Chiesa. Leggiamo la storia di padre Moses Berry e della parrocchia di Ash Grove nel Missouri, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
"I genitori di mia moglie hanno assunto un assassino e un mago per vendicarsi di me" – una vera storia d'amore di un sacerdote indiano

foto: https://vk.com/public177523309

Padre Clement Nehamaiyah, sacerdote ortodosso nella città di Chandrapur, India

Era la figlia dei nostri vicini. Le nostre case erano così vicine che potevamo sentirci parlare. Un giorno Ekaterina (in seguito prese questo nome al battesimo) è andata da mio fratello e gli ha chiesto di raccontarle... di Cristo e del cristianesimo.

Sapeva che la nostra famiglia seguiva questa religione, strana e incomprensibile per la maggior parte degli indù. Eravamo anglicani e mio fratello era persino un pastore anglicano. Più tardi, nel 2012, sarebbe stato lui a scoprire la verità della fede ortodossa, prima per se stesso e poi per tutta la nostra famiglia.

Chandrapur, India. Foto: Saurabh Chatterjee / Flickr / CC BY-NC-ND 2.0

Così, ogni sera, tutta la nostra famiglia si riuniva e cantava canti cristiani, e lei ascoltava. Altre volte, lei e mio fratello hanno parlato a lungo della religione al telefono. Come potete vedere, io non avevo quasi capito questa storia. Quasi, perché mio fratello usava per le chiamate la mia carta SIM, da cui si poteva parlare gratuitamente. Era una cosa da poco, che in seguito avrebbe acquisito grande importanza.

Era il 2013. A quel tempo Katja, come tutta la nostra famiglia, si era già convertita all'Ortodossia. Poi un giorno ha detto improvvisamente a mio fratello che i suoi genitori volevano costringerla a sposarsi e ci chiese aiuto. Abbiamo pensato a lungo e abbiamo deciso... di rapirla! Le abbiamo detto il nostro piano su come portarla all'estero – e lei ha accettato.

Abbiamo comprato vestiti islamici neri, nel giorno stabilito doveva recarsi nel luogo indicato e c'era già un'auto che l'aspettava. Ha lasciato la casa come al solito, salutando tutti... e dopo alcune ore è "inaspettatamente" finita in un altro paese. La mia famiglia e un prete ortodosso dalla Russia l'hanno aiutata finanziariamente. È rimasta lì solo pochi giorni. Rendendosi conto che non era sicuro essere all'estero da sola, è tornata in India e si è stabilita nella casa di una famiglia ortodossa, di nostri buoni amici che vivevano in un altro stato.

Ma torniamo al giorno in cui Katja è scappata di casa. Alla sera, i suoi genitori hanno iniziato a preoccuparsi. Hanno chiamato tutti, cercandola. Sono passati a casa nostra, ma ci siamo mostrati sorpresi, dicendo: "Sì, quanto è grave che se ne sia andata!" Nel frattempo, mio ​​fratello era costantemente in contatto con lei, tutto sembrava essere sotto controllo. Ma abbiamo fatto un errore: aveva lasciato la sua carta SIM a casa e i suoi genitori l'hanno trovata rapidamente. Guardando la cronologia delle chiamate, hanno visto che spesso chiamava mio fratello, ma la SIM card era registrata a mio nome!

Di notte, i suoi parenti hanno iniziato a chiamarmi. Ho preso il rosario e ho iniziato a pregare – ero spaventato. Mi hanno chiamato per andare da loro. Mi hanno fatto domande su dove fosse. Ho negato tutto. Mi hanno lasciato andare, ma hanno detto che il giorno dopo sarebbero andati alla polizia e lì avrebbero fatto di tutto per farmi confessare. E infatti, la mattina dopo, mi hanno chiamato dalla stazione di polizia e mi hanno invitato ad andarci. Non sapevo cosa fare...

A quel tempo, mia madre lavorava come infermiera e parlava del nostro problema in ospedale. Un suo collega le ha consigliato di contattare un amico che, secondo lui, poteva aiutarci in qualche modo. Quando lo abbiamo visitato e gli abbiamo parlato della famiglia che ci aveva minacciato, ha accettato di venire con noi alla stazione. Un vicino di casa mi ha chiamato mentre andavo alla polizia, ho preso il telefono e ho sentito dire: "Stai attento, i suoi genitori hanno assunto un assassino per ucciderti". La voce nel ricevitore mi ha detto persino il nome dell'assassino. Ho raccontato immediatamente tutto a mio fratello e al nostro nuovo conoscente. Ciò che costui mi ha detto mi ha semplicemente colpito: "Ah, lo conosco e lo ricercavo da molto tempo! È così bello che finalmente lo troverò attraverso di voi". Il nostro misterioso amico ha fatto diverse chiamate e ha detto che il problema sarebbe stato presto risolto.

Come abbiamo appreso in seguito, il nostro nuovo amico si è rivelato essere uno dei principali banditi della città. Aveva desiderato a lungo di pareggiare i conti con l'assassino che era stato assunto appositamente per me. Non appena l'assassino ha scoperto chi lo stava cercando, è sparito all'istante, e non è più stato visto in città. Quando tutto ciò è stato rivelato, siamo rimasti scioccati. Prima ancora non potevamo nemmeno immaginare chi fosse quell'uomo che mi ha letteralmente salvato la vita.

Ma non è tutto. Si è scoperto che i genitori di Katja avevano assunto... un mago nero per farmi del male! I vicini hanno suggerito di rivolgersi a un altro stregone "bianco", ma a quel punto eravamo ortodossi, quindi abbiamo risposto a tutti dicendo: "Noi siamo ortodossi, e quindi chiediamo aiuto e intercessione solo al Signore Gesù Cristo". Ogni giorno tutta la nostra famiglia leggeva il Salterio. Sembrava che ogni parola fosse scritta su di noi e per noi, in ogni riga c'era conforto da parte di Dio.

Ma dovevo ancora andare alla stazione. Lì ci siamo resi conto che la polizia era stata corrotta dai genitori di Katja. C'è stata una vera violenza psicologica nella stanza degli interrogatori e nessuno avrebbe registrato le mie lamentele riguardo alle minacce.

Per molte ore sono stato tormentato dalle stesse domande, ma ho continuato a ripetere che non sapevo nulla. Poi hanno iniziato a picchiare le altre persone davanti a me, aggiungendo che la stessa cosa sarebbe accaduta a me se non avessi detto loro la verità. "Tu sei il prossimo", ha detto uno dei poliziotti.

Ho visto l'ufficiale che andava a prendere un manganello. Ho sudato freddo. Ma improvvisamente uno degli ufficiali ha detto che il capo della polizia era arrivato alla stazione per un controllo non programmato. Erano costretti a incontrarlo. "Vattene da qui", hanno detto esasperati, perché la mia detenzione era illegale e poteva far infuriare i loro superiori.

Quel giorno il Signore mi ha salvato di nuovo! Ma per un'altra settimana ho dovuto andare alla stazione e sedermi lì fino a sera. Questa estenuante aspettativa di incertezza era usata come dispositivo per farmi parlare. Non c'era cibo né acqua, solo mio fratello era sempre lì – e mi ha incoraggiato moltissimo.

Mi hanno preso il passaporto, anche questa era una cosa illegale. E a quel tempo avevo dei biglietti aerei per la Thailandia, dove dovevo ricevere una raccomandazione per l'ammissione a un'accademia teologica in Russia. Quindi come avrei potuto viaggiare?

Siamo andati da un avvocato e gli abbiamo raccontato l'intera storia. Ha accettato di aiutarmi a riavere il passaporto, ma ci ha avvertiti di non definire mai il nostro problema come religioso, "Dite che vi amate, perché in questi casi anche lo stato aiuta". Beh, dovevo farlo per forza. Il passaporto mi è stato infine restituito.

Sono trascorsi 15 giorni. Katja è tornata nella nostra città, era molto preoccupata di diventare la causa dei nostri problemi familiari e non poteva più permettersi di nascondersi. Temeva che la sua ulteriore assenza avrebbe provocato molte altre cose terribili...

Immediatamente al suo ritorno, i suoi genitori l'hanno trovarono e l'hanno rinchiusa in casa. Tuttavia è passato meno di un mese e lei è fuggita da loro la seconda volta, ma questa volta da sola. Ha chiamato mio fratello perché non aveva idea di cosa fare dopo. Abbiamo deciso di andare all'aeroporto a incontrarla e di andare insieme nella capitale dell'India, Nuova Delhi.

Nuova Delhi

C'è un'organizzazione a Nuova Delhi, che aiuta gli amanti a stare insieme se i loro genitori sono contrari. Ci siamo andati immediatamente all'arrivo.

Abbiamo interpretato brillantemente il ruolo di una coppia infelice, come veri attori di Bollywood! I rappresentanti di quell'organizzazione hanno inviato al Ministero degli Interni, alla polizia e alla famiglia di Katja delle lettere in cui chiarivano che lei e io ora eravamo sotto sorveglianza e protezione. Quindi ci hanno chiesto di firmare un mucchio di documenti diversi. Solo più tardi abbiamo appreso che uno di questi era un contratto di matrimonio. Ma io non volevo sposarmi!

"Che cosa? Come? Perché?" – eravamo perplessi tenendo in mano un certificato di matrimonio. E l'organizzazione che ci proteggeva ha risposto: "Avreste dovuto saperlo! Non siete venuti qui per questo?" La cosa era fatta, non potevamo annullarla...

Da Nuova Delhi, Katja è partita per lo stato indiano del Karnataka, verso la casa dei nostri amici ortodossi, per iniziare a lavorare, vivere e praticare il cristianesimo senza paura di persecuzioni. Nel frattempo, io ero ancora in grado di andare in Thailandia. Poi ho emesso un sospiro di sollievo, "Finalmente è finita!"

Sono rimasto in Thailandia per quasi un mese, ho ricevuto la raccomandazione e sono tornato in India, e un anno dopo sono andato a studiare all'Accademia teologica di San Pietroburgo. Durante tutto questo tempo, mi sono reso conto che Katja era sola in una città sconosciuta con estranei. Ci scambiavamo costantemente messaggi, poiché in quel momento non era ancora possibile ricevere videochiamate. Tutto questo è andato avanti per un anno.

E all'Accademia, quando hanno scoperto che ero sposato, tutti i miei amici hanno iniziato a rimproverarmi: "Vedi, è sola lì, sta soffrendo! Come cristiano, non puoi lasciarla, devi inventare qualcosa". All'inizio ho provato a resistere, dato che il mio compito era stato completato: era libera e al sicuro. Ma alla fine, ho ceduto. Se fosse stata un'altra ragazza, difficilmente avrei accettato, ma Katja, come ho iniziato a rendermi conto, mi piaceva davvero.

Chiamavo mia madre e mio fratello quasi ogni giorno, discutendo di cosa potevamo fare. Katja, a proposito, nel 2014, si era trasferita a casa dei miei genitori: una ragazza di solito non può vivere da sola in India, e il suo caso era particolarmente pericoloso. Dato che secondo i documenti era la mia moglie legale, la sua famiglia, pur essendo nelle immediate vicinanze, non poteva farle niente. I miei amici hanno aiutato Katja e me a smettere di esitare: ci conoscevamo bene e comprendevamo la situazione, quindi abbiamo deciso di diventare finalmente una vera famiglia.

Ho parlato con il vescovo Amvrosij (Ermakov), che a quel tempo era il rettore della nostra accademia, e ci ha dato la benedizione per il matrimonio, accettando persino di sposarci all'Accademia teologica di San Pietroburgo. Mentre studiavo all'Accademia, Katja è tornata in India a vivere con i miei genitori. È venuta da sola in Russia solo due volte: al matrimonio e nel giorno della mia ordinazione. Nel gennaio 2016 ci siamo sposati e abbiamo iniziato a vivere come veri sposi, cosa per la quale ancora non mi stanco di ringraziare il Signore.

Quando mi sono diplomato all'Accademia, siamo tornati insieme in India per servire il Signore e predicare il Vangelo. I genitori di Katja non vogliono ancora stabilire una relazione. A volte mi invitano a pranzo o a fare una passeggiata in città, e i vicini mi avvertono sempre: "Non andare, è pericoloso". Per qualche ragione, non possono ancora venire a patti con la nostra scelta. Ma li abbiamo perdonati molto tempo fa.

Ekaterina, la moglie di padre Clement

I miei genitori sono induisti, ma mi hanno mandato a studiare in una scuola anglicana. C'era lì una piccola chiesa lì, che ho iniziato a frequentare in segreto dai miei genitori. All'inizio era solo per curiosità. Sapevo che tutti nella famiglia di Clement erano cristiani, e così ho deciso di chiedere loro ciò che non sapevo su Cristo e sulla sua casa, a cui ero attratta dopo aver studiato.

Ho chiamato il fratello di Clement, Polycarp, che era ancora un prete anglicano, e che mi ha parlato del cristianesimo. Potevamo parlarne per ore! Certo, le chiamate erano un segreto: in una famiglia indiana, la figlia non ha una completa libertà, è completamente subordinata a suo padre o al suo fratello maggiore. Ero obbligata a professare l'induismo, ma più imparavo a conoscere il cristianesimo, meno vedevo verità nella religione dei miei genitori.

Nel tempo, mi sono resa conto che volevo essere cristiana. Sono stata battezzata segretamente fuori città da un prete ortodosso venuto in India affinché per mezzo del sacramento della cresima, la famiglia di Clement, che lo aveva sognato a lungo, potesse unirsi alla Chiesa ortodossa.

All'inizio, cercavo di osservare i rituali esterni dell'induismo in modo che i miei genitori non sospettassero nulla e pregavo Cristo nel mio cuore. Ma nel tempo è diventato sempre più difficile. Ho smesso di andare al tempio induista. Ogni indiano ha una piccola "chiesa" domestica a casa per la preghiera quotidiana, e ho iniziato a evitare questo posto. Le famiglie indiane sono molto conservatrici; onorano le tradizioni, specialmente quelle religiose. La figlia deve comportarsi in modo impeccabile per preservare l'onore della famiglia. Questo è il motivo per cui il mio comportamento "strano" prima ha allarmato e poi ha fatto arrabbiare i miei genitori.

Sono iniziati litigi e perfino percosse. Mi è stato proibito di continuare a studiare. Sono rimasta in silenzio: avevo semplicemente paura di dire che avevo cambiato segretamente la mia religione. Un giorno i miei genitori hanno trovato la mia Bibbia, che il fratello di Clement mi aveva regalato, e che avevo messo per precauzione nella copertina di un dizionario. Fu allora che è stata rivelata la verità.

Hanno strappato il libro e hanno detto: "Se non rinunci a tutto questo, ti daremo in matrimonio". E sposare un indù significava solo una cosa: una completa perdita di libertà. La mia famiglia era ricca, quindi ho ricevuto molte offerte da veri milionari e le ho rifiutate tutte. I miei genitori ribollivano di rabbia!

Ad un certo punto, Polycarp e io abbiamo deciso che dovevo fuggire da casa. Prima sono andata all'estero, poi sono tornata in India e mi sono stabilita con una famiglia ortodossa in una città lontana. Non sospettavo gli orrori che si sono riversati su Clement e sulla sua famiglia a causa mia! Non appena ho scoperto la situazione con la polizia, ho deciso di tornare a casa per non mettere a rischio Clement. I miei genitori mi hanno portato dalla stazione di polizia dove ho chiesto aiuto e mi hanno messo agli arresti domiciliari.

Pensavo fosse finita, che non avrei mai più potuto vivere una vita felice in Cristo. Non potevo restare sola, poiché ero costantemente sorvegliata da uno dei miei parenti. Ma dopo 15 giorni ho avuto l'opportunità di scappare. Sono stata mandata a visitare una parente che era dalla mia parte. "Forza, hai cinque minuti mentre dormo per scappare da qui", mi ha offerto, e sono felice di essere stata d'accordo.

Mi sono precipitata direttamente all'aeroporto. Lì, ero completamente sconcertata e molto eccitata, ho chiamato Polycarp e ho detto: "Non so cosa, ma per favore fai qualcosa perché ho lasciato casa".

Era sicuro all'aeroporto, perché c'era molta sicurezza, ma era una sicurezza relativa. Insieme a Clement, che è venuto da me, abbiamo preso un volo per Nuova Delhi e, su consiglio dell'avvocato del suo amico, ci siamo rivolti all'agenzia per la protezione delle giovani coppie. Lì ci siamo ritrovati sposati, in modo completamente inaspettato, sebbene non ci fosse alcuna scintilla d'amore tra me e Clement!

Quindi ci siamo separati. Mi sono stabilita con amici della famiglia ortodossa nel Karnataka, dove ho trovato lavoro e alla fine ho potuto praticare liberamente l'Ortodossia. Sapevo che Clement stava per entrare in un'accademia teologica in Russia, sapevo di tutti i suoi viaggi.

Mi è stato difficile rendermi conto che potevamo essere solo amici, dal momento che non si era parlato di un matrimonio reale, non fittizio. Ho capito che era lui che vedevo come un marito, anche se era solo nei miei sogni. Era un sincero credente e mi piaceva davvero. Inoltre, tanta sofferenza è ricaduta su di lui, e tutto a causa mia e della mia famiglia – e di quanto persistentemente ha sopportato tutte le difficoltà! Quindi ho sentito quanto lo amo.

Sono stata piena di incredibile felicità quando ho scoperto che voleva sposarmi. Ho fatto subito i bagagli e sono arrivata all'Accademia teologica di San Pietroburgo in Russia. Ricordo perfettamente questo giorno: il 24 gennaio 2016. Fu allora che siamo stati sposi in paradiso.

Padre Clement mi ha dato la vita – una vita nuova, libera, felice con Cristo e in Cristo. Sono grata a Dio per tutto quello che ci è successo. Dopotutto, se le cose fossero state diverse, forse non saremmo stati insieme...

Fotografie da: Дело апостола Фомы

 
I passatempi dei vescovi greci

Ogni volta che l'arcivescovo Ieronymos trova del tempo libero, si riposa e si rilassa prendendosi cura degli animali nel monastero dei santi Teodori a Zaltsa della Beozia. Il metropolita Maximos di Ioannina trascorre il suo tempo libero ascoltando musica su YouTube. Il metropolita Dionysios di Corinto fa passeggiate in montagna, mentre il metropolita di Mantinea fa l'agricoltore ogni volta che non è occupato con i suoi doveri ecclesiastici.

Per la maggior parte, i metropoliti – a causa della loro abito talare e della loro posizione – sono attenti e dedicati ai loro doveri. Passano ore e ore presso la sede delle loro metropolie e partecipano a liturgie e sacramenti. Si sono impegnati al servizio di Dio e dei fedeli, anche se hanno anche un altro aspetto, più umano.

Molti passano il loro limitato tempo libero occupandosi dei loro hobby preferiti. Ascoltano musica, leggono letteratura, fanno esercizio fisico, coltivano piante e di occuoano di nuove tecnologie.

L'arcivescovo Ieronymos di Atene e di tutta la Grecia

L'arcivescovo Ieronymos ha tutti i giorni un fitto programma di appuntamenti. Si incontra con la gente dalla mattina alla sera, frequenta frequenta conferenze e deve firmare un'infinità di documenti. Così, si ricorda le pause che si prendeva nella campagna della Beozia quando era metropolita di Tebe e Livadia.

La provincia gli manca. Così ogni volta che si presenta l'occasione, si prende un po' di tempo e va al monastero di Zaltsa. Ci si riposa, ama la natura, e si allontana dai suoi compiti amministrativi per dare da mangiare agli animali del monastero – galline, capre, pecore e conigli.

A suo tempo, in Beozia coltivava la terra. Aratura e innesti sono lavori agricoli che lui conosce bene. Ha una buona manualità, e per questo gli piace sperimentare con lavori manuali.

38 anni fa ha costruito mattone su mattone la chiesa di santa Marina sulla piccola isola di Ampelos vicino a Corinto, con gli attuali metropoliti di Tebe e di Ilion, che erano allora preti.

Quando non c'è abbastanza tempo per un viaggio a Zaltsa, l'arcivescovo si prende tempo per scrivere. Il germe dell'archeologia non lo ha mai abbandonato. Avendo studiato archeologia e avendo fatto studi sotto ad A. Orlando, celebre docente di archeologia, non ha smesso di scrivere sul tema dei monumenti cristiani.

Nel 2005 ha pubblicato il libro Beozia cristiana, una guida ai monasteri della regione. Quando era metropolita di Tebe, andava per le montagne con la sua vecchia Volkswagen documentando monasteri abbandonati e cappelle in rovina con l'obiettivo del loro restauro. Ora sta preparando il secondo volume e raccoglie dati per il terzo. Nel frattempo, nel 2012 ha pubblicato un altro libro, Le proprietà ecclesiastiche e il libro paga del clero, e nei primi mesi del 2015 il proseguimento intitolato Gli stipendi del clero parrocchiale in Grecia.

Il metropolita Athenagoras di Ilion

Il metropolita Athenagoras di Ilion, Acharnon e Petroupolis è appassionato di teatro e cinema. Ma ora le sue visite al cinema e a teatro sono molto rare poiché il suo programma alla metropolia è molto fitto. Come dice egli stesso: "Quando ho l'occasione, vado con un gruppo di sacerdoti a vedere un film – che offra qualcosa su cui riflettere – e dopo ne discutiamo". Nella mezz'ora o nell'ora di tempo libero che può avere in un giorno, preferisce leggere un libro, "soprattutto qualcosa di leggero, come letteratura, o addirittura teologia".

Il metropolita Hierotheos di Nafpaktos

Il metropolita Hierotheos di Nafpaktos non è soprannominato a caso "lo studioso della gerarchia". Ha trasformato il suo hobby preferito, la scrittura, in una scienza. È un fenomeno di metropolita, e la sua produzione di scrittore sarebbe l'invidia di qualsiasi professore universitario. Ha scritto 84 libri di contenuto teologico, ecclesiale e sociale, basato sugli insegnamenti dei santi Padri. Di questi 71 sono stati tradotti in 24 lingue straniere. Tra queste ci sono arabo, swahili, cinese, finlandese, georgiano, urdu pakistano e coreano. Un anno fa un suo libro è diventato un bestseller in Corea del Sud. Nel maggio dello scorso anno ha autografato per quattro ore i suoi libri in Romania. "Scrivo in continuazione. È è il mio hobby," dice. E continua: "Presento il cristianesimo contemporaneo in termini di filosofia, psicologia e sociologia."

Il metropolita Dionysios di Corinto

"Tempo libero? E dove lo trovo! La 'sedia elettrica' del vescovo – così la chiamo – non mi lascia molto tempo", dice ridendo il 62enne Metropolita Dionysios di Corinto. Quando riesce a trovare tempo libero, dice che lo passa a leggere o ad ascoltare musica". Ascolto di tutto, anche musica folk e musica delle isole. Anche musica rock. Sono cresciuto ai tempi dei Beatles". Altre volte, se è possibile, preferisce fare esercizio fisico. "Vado da solo a camminare o correre in montagna. Mi piace anche nuotare al mare, ma lo faccio molto raramente".

Il metropolita Maximos di Ioannina

La musica è l'hobby del metropolita Maximos di Ioannina. Ha studiato musica europea e gli piace ascoltare musica di ogni genere dal suo computer tramite YouTube. Inoltre, è un ottimo conoscitore delle nuove tecnologie. Prima di diventare metropolita di Ioannina, comunicava regolarmente con i giovani attraverso i social media.

Il metropolita Alexandros di Mantinea

Il 78enne metropolita Alexandros di Mantinea e Kynouria dedica il suo tempo libero alla terra di Arcadia, dove il suo hobby è zappare e prendersi cura dei campi dei monasteri con le loro verdure e patate. "Sono un abitante di villaggio e mi piace fare lavori nei campi. E mi soddisfa di più stare in un campo che in un ufficio", dice. E continua: "La mia filosofia è quella di evitare di lasciare campi abbandonati in un monastero Quindi con alcuni chierici stiamo cercando di tenerli vivi. Ciò che produciamo – patate, vino, olio d'oliva – va alle istituzioni e alla gente bisognosa della metropoli. necessario, al Paniere per i nostril fratelli poveri." Ha utilizzato le proprietà dei monasteri di Paleopanagia, Artokostas, Prodromos e Sintzas.

Il metropolita Chariton di Elassona

È tra i vescovi più giovani, e per il momento dice di non cercare di avere del tempo libero, ma di essere efficace nel suo nuovo incarico – è stato eletto metropolita scorso anno. "Ma quando avrò tempo e un luogo adatto, mi piacerà occuparmi d'arte. D'iconografia e di calligrafia. Me ne occupavo quando ero un monaco. Voglio costruire un laboratorio", osserva.

Il metropolita Markos of Chios è un fan dell'atletica e non si fa mancare i campionati europei e mondiali, quando sono in onda in televisione.

Il metropolita Anthimos di Alexandroupolis cerca e acquista come hobby oggetti dalla vecchia Costantinopoli.

Il metropolita Ioil di Edessa compone nuove funzioni religiose.

Il metropolita Amvrosios di Kalavryta è noto come "l'esperto di gadget della gerarchia". Si occupa di computer e telefono cellulare con grande competenza e carica i propri testi sul suo blog, che è il suo hobby. Gli piace provare tutti gli ultimi modelli. Nell'ultima riunione del Santo Sinodo ha portato il suo tablet e si è messo a scattare foto.

Per il metropolita Dorotheos di Syros, Tinos, Andros, Kea e Milos non c'è lusso di tempo libero. Egli sovrintende 12 isole che che visita spesso. "Il poco tempo che ho, ho scelto di dedicarlo a quattro bambini piccoli dai 2 ai 9 anni che vivono accanto alla sede della mia diocesi. Vadoa trovarli, li aiuto a fare i compiti, mi prendo cura di loro e li proteggo."

Diversi metropoliti nei loro momenti di tregua dalle funzioni amministrative e pastorali preferiscono collezionare oggetti, rilassarsi e leggere.

Il metropolita Timotheos di Thessaliotidis e Fanariofersala legge testi di sociologia, teologia, questioni inter-ortodosse e inter-cristiane. "Mi è necessario farlo per i miei doveri episcopali".

Il metropolita Prokopios di Filippi, Neapolis e Thassos dice che la pastorale episcopale è a tempo indeterminato e almeno 12 ore della sua giornata sono a disposizione dei fedeli. "Come cittadino e metropolit sono obbligato a seguire le notizie per essere al corrente delle cose", dice. In precedenza, durante l'estate, passava del tempo a pescare a Thassos.

Il 44enne metropolita Panteleimon di Maronia e Komotini legge, in particolare vite dei santi, e dedica del tempo a pregare durante il suo limitato tempo libero. Ma ama lo sport. Ha fatto la sua apparizione sugli spalti dello stadio per guardare le partite di calcio del Panthrakikos.

Il metropolita Ignatios di Demetriados, quando ha tempo libero, ama trovare la pace in un monastero o una casa. I doveri di un vescovo di provincia sono più esigenti, dice. "Dobbiamo essere presenti per sacramenti ed eventi. Soprattutto ora con la crisi dobbiamo essere sempre vicini alla gente." Tuttavia, ama fare passeggiate, e preferisce farlo "se mi capita di essere in viaggio all'estero. È più facile. Là nessuno ti ferma costantmente per strada. Gli stranieri sono più discreti".

 
Perché alcuni si sono rallegrati del ripristino dell'unità della Chiesa ortodossa russa e altri hanno scelto la divisione

Il trono dei Romanov è stato distrutto non da giovani lanciatori di bombe o precursori dei soviet, ma da portatori di cognomi nobiliari e titoli di corte, banchieri, editori, avvocati, professori e altre figure pubbliche, che vivevano di rendite dell'impero... Con una descrizione delle attività anti-governative dell'aristocrazia e degli intellettuali russi si potrebbe riempire un intero volume – che dovrebbe essere dedicato agli emigrati liberali che piangono 'i bei vecchi tempi' per le strade di varie città europee.

Dal capitolo 16 de 'La vigilia', del granduca Aleksandr Mikhailovich, cognato di Nicola II

Dieci anni fa, nel maggio del 2007, la stragrande maggioranza dei membri della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) e della Chiesa in Russia si è riunita alla Liturgia della festa dell'Ascensione a Mosca. Dopo circa ottant'anni di separazione parallela e indesiderata, forzata da mere interferenze politiche atee ed esterne, l'unità è stata ripristinata. Coloro che hanno respinto quest'unità per cui si è a lungo lottato si trovano ai margini spirituali politicizzati e settari della Chiesa fuori dalla Russia e tra gli pseudo-rappresentanti all'estero (di fatto, infiltrati) della Chiesa in Russia, così come tra i gruppi emigrati che sostengono di essere di 'tradizione russa', ma che sono stati per molto tempo totalmente al di fuori della Chiesa russa e che non vogliono tornare nel suo seno. Chi ha respinto il ristabilimento dell'unità ha abbandonato entrambe le parti della Chiesa russa ed è andato altrove. Perché?

Il sempre memorabile metropolita Lavr ne ha spiegato molto bene la ragione, anche se indirettamente. Ha detto che tutto dipende dalla nostra comprensione e dalla devozione agli ideali della santa Rus'. Questi ideali significano il sostegno a tre cose: la fede (la purezza della santa Ortodossia); lo tsar (l'imperatore cristiano che incarna i valori cristiani nella vita); la Rus' (l'ideale dell'Impero cristiano che sostiene la Chiesa ed è sostenuto da essa in sinfonia). Ovunque non c'è stata comprensione e devozione a questi ideali, non vi è stato alcun interesse al ristabilimento dell'unità della Chiesa russa, ma solo una critica negativa e spaccacapelli, nonché un'auto-giustificazione per lo scisma. Coloro che hanno rifiutato questi ideali, e quindi il ripristino dell'unità della Chiesa, erano molto diversi e appartenevano a tre gruppi opposti di sinistra e di destra:

In primo luogo, c'erano i liberali, i cui antenati avevano attivamente provocato la rivoluzione del 1917 e avevano voluto confondere la purezza della fede con l'ideologia umanistica occidentale, creando un'ideologia sognatrice, disincarnata, spiritualista, intellettualista, gnostica, come per esempio il sofianismo eretico di Bulgakov, denunciato da due santi, san Giovanni di Shanghai e san Serafino di Sofia. Questi erano eretici e scismatici, centrati nella scuola di Parigi degli emigrati da San Pietroburgo, e sostenuti dal patriarcato di Costantinopoli, russofobo e gestito dagli Stati Uniti.

Poi vi erano gli anti-monarchici di varie denominazioni politiche, sia i semi-comunisti di sinistra e i semi-fascisti di destra, opposti a qualsiasi influenza della Chiesa sullo Stato e a ogni presenza della Chiesa nella vita sociale, economica e politica in generale. Volevano uno stato non cristiano, laicista, dove potevano vivere una vita egoistica, disordinata o perfino depravata per se stessi, orgogliosamente indipendenti da qualsiasi influenza, valori e coscienza cristiana. Il concetto di un imperatore cristiano (tsar) era ed è un anatema per loro.

In terzo luogo, c'erano i settari, sia di sinistra sia di destra, che volevano una fede per se stessi o per i loro gruppi politici o nazionalisti, e non per le masse. Anti-incarnazionisti per natura, non volevano un impero cristiano universale, ma una Chiesa e un'ideologia privata per gli eletti – loro stessi. Volevano essere una setta di puristi, isolati dagli altri. Per esempio, il defunto padre Alexander Schmemann, tipicamente parigino, negava che la 'santa Rus' fosse mai esistita!

È sempre stata nostra missione, insieme a molti, molti altri, più eloquenti e meglio attrezzati di noi, di contrastare la propaganda contro 'la fede, lo tsar e la Rus', intesa come l'Ortodossia incarnata attraverso l'imperatore cristiano in un impero universale. Per quanto riguarda 'la fede, lo tsar e la Rus', molti credono ancora alle dubbie memorie dei russi bianchi traditori emigrati dopo la rivoluzione, nate tra i pettegolezzi da salotto degli aristocratici anti-ortodossi a San Pietroburgo, e alla propaganda bolscevica altrettanto russofoba di accademici occidentali pagati. Noi rifiutiamo tutto questo come falso, perché è falso, mentre predichiamo Cristo crocifisso e risorto, incarnato sulla Terra nella Chiesa e nell'Impero universale cristiano ortodosso, nella cui restaurazione crediamo, aspettandola con zelo.

 
L'ultima Divina Liturgia a Santa Sofia fu nel 1919, grazie a questo coraggioso sacerdote

Ci fu davvero un coraggioso sacerdote greco che riuscì a celebrare una Liturgia ortodossa a Santa Sofia nel 1919, in un momento in cui l'iconica cattedrale era utilizzata come moschea.

Si ritiene comunemente che l'ultima Liturgia ortodossa in Santa Sofia a Costantinopoli abbia avuto luogo il 28 maggio 1453, proprio un giorno prima del fatidico momento in cui il faro dell'Ortodossia cadde in mano ottomana.

Ma ci fu un coraggioso sacerdote cretese che osò di nuovo celebrare il sacro rito nell'enorme cattedrale, e lo fece il 19 gennaio 1919. Eleftherios Noufrakis (1872-1941) da Rethymno, Creta, fu l'uomo che compì questo atto di eroismo per il suo amore per Dio e il suo paese.

Inspiegabilmente, il nome di padre Noufrakis non è nemmeno una nota a piè di pagina nella storia moderna della Grecia.

Grazie ad un libro di Antonios Stivaktakis intitolato L'archimandrita Eleftherios Noufrakis: una figura emblematica dell'ellenismo, l'affascinante storia di "Papa Lefteris" è ora venuta alla luce.

Padre Eleftherios - o Lefteris - era un cappellano della divisione militare che aveva partecipato alla campagna dell'Asia Minore. Erano persino arrivati ​​alle porte di Ankara, prima della loro successiva catastrofica sconfitta sul fiume Sakarya.

Eppure vi fu un piccolo frammento di speranza e di redenzione in quegli anni selvaggi di campagna militare. E tutto ebbe luogo grazie al cretese dal cuore di leone proveniente dal villaggio di Aleth a Rethymno.

Padre Eleftherios era il cappellano della seconda divisione greca, una delle due divisioni che facevano parte della forza di spedizione alleata inviata in Ucraina all'inizio del 1919.

Sulla strada per l'Ucraina, l'unità greca si fermò brevemente a Costantinopoli, che si trovava allora sotto il controllo degli alleati alla fine della prima guerra mondiale, dopo la sconfitta dei turchi e dei tedeschi.

Un giorno alcuni ufficiali greci, il brigadiere Frantzis, il maggiore Liaromatis, il capitano Stamatios e il tenente Nikolas, guidati dall'intrepido sacerdote cretese, fissarono la città di Costantinopoli e Santa Sofia dalla loro nave.

C'era un sorriso segreto nei loro cuori, perché la notte precedente avevano preso una grande decisione: dovevano sbarcare in città e celebrare una Liturgia ortodossa a Santa Sofia.

Il piano avventato - qualcuno potrebbe anche dire sciocco - era stato concepito da padre Eleftherios.

Gli uomini sapevano che la loro missione era quasi impossibile. Santa Sofia era ancora una moschea, e sicuramente era custodita. Inoltre, i musulmani erano liberi di andarvi a pregare ogni volta che lo desideravano, e in qualsiasi momento la chiesa poteva essere piena di gente.

E poi c'erano i loro superiori dell'esercito greco, che sarebbero stati contrari a qualsiasi atto del genere, dal momento che avrebbe rappresentato un problema straordinariamente complicato per la diplomazia, per dirla in modo mite.

Ma Papa Lefteris aveva preso la sua decisione, ed era determinato e deciso. Chiese a Konstantinos Liaromatis di essere il suo cantore per il servizio religioso. Il maggiore fu d'accordo e alla fine tutti gli uomini del gruppo li seguirono.

La nave che trasportava la divisione era ancorata nel porto, quindi gli uomini salirono a bordo di una barca più piccola, presidiata da un barcaiolo greco, e furono traghettati in città. Kosmas, il barcaiolo nativo, legò la barca e guidò provvidenzialmente il sacerdote e gli ufficiali lungo il percorso più breve verso Santa Sofia.

La porta della grande cattedrale, un tempo l'edificio più grande della cristianità, era aperta, ma una guardia cercò di chiedere loro in turco cosa stavano cercando di fare. Il brigadiere Frantzis si limitò a gettare uno sguardo che fece fermare la guardia.

Gli uomini greci entrarono a Santa Sofia con grande riverenza e si segnarono. Si dice quindi che Papa Lefteris abbia sussurrato con grande emozione: "Entrerò nella tua casa e venererò il tuo santo Tempio con timore..." (versetto 7 del Salmo 5 dell'Antico Testamento).

Padre Eleftherios si mosse rapidamente, identificando la posizione del santuario e del santo altare. Vi sistemò un tavolino quindi aprì la sua borsa e tirò fuori tutto il necessario per la Divina Liturgia. Quindi si mise l'epitrachilio e cominciò:

"Benedetto il regno del Padre e del Figlio e del santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli".

"Amen", rispose il maggiore Liaromatis, e iniziò la Divina Liturgia a Santa Sofia, la prima ad aver avuto luogo in quasi 500 anni.

Il gruppo dei greci si segnò con devozione, ancora incapace di credere di trovarsi all'interno di Santa Sofia, secoli dopo che era caduta nelle mani dei musulmani. E, soprattutto, stavano anche prendendo parte a una Divina Liturgia nel luogo più sacro dell'Ortodossia.

La Liturgia andò avanti normalmente. Dopo 466 anni, Santa Sofia stava di nuovo servendo da tempio del cristianesimo, i suoni dei salmi greci riecheggiavano contro le sue sacre mura.

Papa Lefteris lesse il Vangelo per quel giorno, mentre l'Epistola fu letta dal brigadiere Frantzis. I compiti di sacrestano furono assolti dal tenente Nikolas.

Nel frattempo, i turchi avevano iniziato a entrare nella chiesa. Apparentemente non riuscivano semplicemente a capire cosa stesse accadendo davanti ai loro occhi. Padre Eleftherios continuò la Liturgia rimanendo completamente imperturbabile.

I turchi osservavano in silenzio, a quel punto ancora incapaci di capire cosa stesse realmente accadendo all'interno della chiesa.

Papa Lefteris mise sul tavolo l'antimensio, per fare la Proscomidia. Quindi estrasse dalla borsa un piccolo calice, una patena, un coltello e una piccola prosfora con una bottiglietta di vino.

Con sacra emozione e devozione, il sacerdote compì la Proscomidia. Quando fu completata, si rivolse al tenente Nikolas e gli disse di accendere una candela in modo da poterlo seguire durante il Grande Ingresso: il giovane tenente andò avanti e accese la candela, mentre alle sue spalle il sacerdote intonava la preghiera: "Si ricordi il Signore Dio di tutti noi ..."

Altri turchi erano entrati a Santa Sofa durante la Proscomidia e l'atmosfera stava cominciando a cambiare. Allo stesso tempo, anche i greci di Costantinopoli avevano iniziato a raggrupparsi nella chiesa. Seguirono il resto della Liturgia con devozione, ma il più discretamente possibile, per paura dei turchi.

Quando la Liturgia raggiunse il suo punto più sacro - l'Anafora - padre Noufrakis disse con voce commossa: "Il tuo dal tuo, a te noi lo offriamo, in tutto e per tutto". Gli ufficiali si inginocchiarono e si udì la voce del maggiore Liaromatis che cantava: "A te cantiamo a te, ti benediciamo, ti rendiamo grazie, Signore, e ti preghiamo, o Dio nostro".

Dopo poco tempo, il sacrificio incruento di Cristo fu completato in Santa Sofia, dopo 466 lunghi anni.

Fu seguito dal Megalinario, dal Padre Nostro e dalle parole "Con timor di Dio, con fede e amore avvicinatevi", quando tutti gli ufficiali si avvicinarono per comunicarsi ai Misteri immacolati.

Papa Lefteris pronunciò rapidamente le preghiere della comunione mentre Liaromatis cantava: "Benedetto il nome del Signore...", e tutti gli altri ufficiali ricevettero la santa comunione. Quindi il sacerdote disse al tenente Nikolas: "Raccogli tutto rapidamente e mettilo nella borsa", prima di recitare le preghiere del congedo.

La Divina Liturgia a Santa Sofia era ora completata. Fu un'enorme prodezza di coraggio che la maggior parte dei greci non riusciva nemmeno a sognare.

Ma quando i coraggiosi greci erano pronti a partire, la chiesa era piena di turchi arrabbiati che avevano finalmente capito cosa stava succedendo. I greci erano in pericolo. Si avvicinarono l'uno all'altro come un solo corpo e si diressero verso l'uscita.

Mentre i turchi erano pronti ad attaccare i cinque uomini greci, un ufficiale turco si presentò improvvisamente, con altri che lo seguivano da vicino. Le sue sorprendenti parole furono "Lasciateli passare".

In realtà aveva pronunciato le parole con odio, ma al momento non era nell'interesse del suo paese uccidere o arrestare gli uomini greci. Dopo tutto, all'epoca due divisioni greche erano a Costantinopoli e la città era essenzialmente nelle mani dei vincitori della prima guerra mondiale.

Papa Noufrakis e gli altri ufficiali furono quindi in grado di uscire da Santa Sofia, e poi si diressero verso il lungomare, dove Kosmas e la sua barca li stavano aspettando. Fuori dalla Chiesa un turco esagitato corse avanti, cercando di colpire il prete greco con un bastone.

Anche se Papa Lefteris cercò di evitare il colpo, il bastone gli arrivò sulla spalla. Il dolore insopportabile lo fece cadere in ginocchio, ma raccolse le sue forze, si alzò e continuò a camminare verso il molo.

Nel frattempo, il maggiore Liaromatis e il capitano Stamatios furono in grado di disarmare il turco, che si stava preparando a colpire di nuovo il prete.

I cinque uomini finalmente raggiunsero il lungomare e saltarono sulla barca di Kosmas, iniziando a remare il più velocemente possibile. Presto furono in grado di salire a bordo della nave da guerra greca, sani e salvi - e vittoriosi.

Tuttavia, il loro atto audace finì per causare un inevitabile incidente diplomatico. Gli alleati fecero fronte comune e condannarono severamente l'azione, protestando contro il Primo Ministro greco Eleftherios Venizelos, che fu costretto a rimproverare Papa Lefteris.

Ma Venizelos in seguito contattò segretamente il coraggioso sacerdote greco e si congratulò con lui per l'immenso coraggio e il patriottismo che aveva dimostrato. Padre Eleftherios Noufrakis aveva esaudito il desiderio segreto di un'intera nazione, anche se era stato solo per un breve momento.

 
Il nostro riso quotidiano. Discorso su una missione in Cina nei boschi della Russia

Il sacerdote Roman Vitjuk parla del motivo per cui i residenti dei boschi della Russia pregano per i cinesi, se dovremmo avere paura della Cina o mostrare un buon interesse cristiano per essa, perché nella versione cinese del Padre nostro si sostituisce la parola "pane" con "riso", e che tipo di persone dovremmo essere per avere successo nella nostra missione ortodossa in Cina.

il sacerdote Roman Vitjuk

Padre Roman vive e serve in una zona remota della regione di Jaroslavl' [nel distretto federale centrale della Russia con centro amministrativo a Jaroslavl', a 250 chilometri da Mosca], nel villaggio di Sutka del distretto di Brejtovo. Uno dei suoi hobby è lo sci di fondo e in inverno può percorrere fino a trenta chilometri al giorno (in estate percorre la stessa distanza in bicicletta). Ama anche i bagni russi (in russo, banja). Ma il suo più grande hobby è imparare le lingue straniere. L'inglese, il tedesco, il francese, il greco antico e il latino sono, ovviamente, interessanti e necessari, ma il sacerdote ha un interesse speciale per la lingua e la cultura cinese. Quindi ha un ampio cerchio di interessi. Ma è abbastanza strano: dov'è il distretto di Brejtovo della regione di Jaroslavl' con le sue foreste, il bacino idrico di Rybinsk e l'ex città di Mologa che è stata inghiottita dalle sue acque, e dov'è la Cina?... Tuttavia, se inizi a parlare con un russo di lunghe distanze, lo farai solo ridere.

Pentecoste contro Babilonia

Padre Roman, prima di tutto, ci spieghi questo fenomeno, che è molto bizzarro nei boschi della Russia: un prete di un villaggio della regione di Jaroslavl' è appassionato di lingua cinese. Come è nata la sua passione per la lingua e la cultura cinese? Quando ha finito per studiarli?

Io e la mia famiglia abbiamo vissuto nel territorio della Transbajkalia per dieci anni, dal 2003 al 2013. Il nostro secondo figlio ha frequentato una scuola di lingue classiche dove si insegna cinese dalla seconda elementare. Quindi questo argomento è diventato un nostro affare di famiglia perché nessuno è interessato a un brutto voto in cinese! Mia moglie e io siamo appassionati di lingue e lei ha anche una laurea con lode in lingue straniere. Quindi imparare le lingue è la nostra tradizione di famiglia. E nostro figlio si è diplomato in quella scuola classica ed è stato premiato con una medaglia d'oro molto tempo fa. Ovviamente siamo molto contenti.

Non parla solo cinese. Parla anche inglese...

L'inglese è la mia seconda lingua. Sono esperto d'inglese e lo insegno come docente privato per guadagnare un po' di soldi. Il tedesco era la mia terza lingua all'istituto; in seminario si insegnava il francese, la mia quarta lingua; avevamo anche greco antico e latino nel curriculum. Imparare le lingue è così eccitante. Per me è fondamentale imparare e padroneggiare le lingue straniere per il lavoro pastorale, per una migliore comprensione del mondo e una comunicazione più piena con le persone. Inoltre, se le guardi dall'esterno, comprendi più a fondo la tua cultura e la tua lingua madre.

E lo slavonico ecclesiastico?

Sicuro! Molti dettagli diventano più chiari. Inoltre, lo slavonico ecclesiastico non è affatto "straniero" per noi. Ma, sfortunatamente, il livello di slavonico ecclesiastico di molti ortodossi russi moderni lascia molto a desiderare. È lo stesso vale per le altre lingue straniere. Penso si possa dire che se cerchiamo di padroneggiare le lingue straniere, di interessarci alla cultura e alla storia di altri popoli, allora, grazie al nostro zelo e con l'aiuto di Dio, possiamo vincere la maledizione della Torre di Babele, la confusione delle lingue. Si chiama comunicazione interculturale: una comprensione più profonda di una cultura straniera e delle sue specificità è di importanza pratica per una missione cristiana. In principio era il Verbo (Gv 1:1), non è così? Il "logos" greco è un concetto ampio, un vero diamante tagliato con molte sfaccettature. Credo che imparare le lingue straniere, la "filologia", cioè l'amore per il logos, ci aiuti molto spiritualmente.

Attraverso il nostro amore per le lingue ci avviciniamo alla comprensione delle prime parole del Vangelo di Giovanni [In principio era il Verbo...], non è vero?

Sì. Ogni lingua è come un codice destinato a comprendere il mondo. Un esempio elementare: due diverse parole inglesi, "butter" e "oil", sono espresse in russo da una sola parola, "maslo". Inoltre, la parola "oil" può anche significare "petrolio" e "cherosene"... Per non parlare del cinese, dove ti aspettano tanti enigmi e scoperte! Ed è interessante conoscere bene i termini filosofici e teologici, il modo per coglierli ed esprimerli correttamente.

Ateismo stanco, anime sfinite

un poster sovietico: "Raforzeremo la nostra amicizia per il bene della pace"

Ma se studi seriamente l'una o l'altra lingua, allora la tua introduzione alla cultura di questo popolo è inevitabile (e anche necessaria). Come si è familiarizzato personalmente con la cultura cinese? Come so, ha un profondo rispetto per la cultura di questa nazione. Dunque, come l'ha conosciuta?

Ho visto per la prima volta molti cinesi al mercato di Izmajlovo a Mosca nel 1998. In precedenza, nella città di Chita, i cinesi lavoravano principalmente nel settore delle costruzioni. Chita è situata in una regione di frontiera; il confine russo-cinese è a 400 chilometri dalla città. Molte persone del posto sono abituate ad andare al confine per fare shopping nei fine settimana. Uno dei nostri figli frequentava una scuola cinese e noi andavamo lì con lui per comprare vestiti. Appena oltre il confine si trova la città di Manzhouli, grande la metà di Chita e il più grande porto di ingresso terrestre cinese. La città si è sviluppata con denaro russo; in origine vi era stata una stazione con alcune case nella steppa.

Da cristiano ortodosso, da sacerdote ho pensato molte volte tra me e me: "Come posso comunicare con i nostri vicini, di cosa posso parlare con loro? Cosa posso dare a queste persone come pastore, visto che ci incontriamo molto spesso?"

Puo' dire che i cinesi sono persone religiose?

La maggior parte dei cinesi è indifferente alla religione. È come l'era della stagnazione in URSS [gli anni '70 e '80]: c'è l'ateismo, ma com'è questo ateismo? Ateismo stanco, delusione totale, cinismo... Ma l'anima cerca qualcosa. Sembra che questo sia esattamente ciò che abbiamo vissuto noi alla fine degli anni ottanta.

Ma come possiamo attirare il loro interesse? Cos'è veramente importante per loro? C'è una tradizione mistica cinese nativa chiamata taoismo. Ma in pratica si riduce a una raccolta di superstizioni e riti con "trucchi di vita" fisiologici pensati per "mantenere la giovinezza perpetua". C'è un'altra tradizione religiosa che è più spirituale: il buddismo. Il buddismo cinese è diverso, per esempio, dal buddismo thailandese, vietnamita, tibetano o buriato, proprio come il cristianesimo ha diverse confessioni. Quindi il buddismo ha scuole, tradizioni e pratiche assolutamente diverse. Per quanto riguarda il misticismo e la spiritualità, che siano buddisti o taoisti, non sono affatto temi popolari tra i residenti del paese. Allo stesso modo, se ci avviciniamo agli "ortodossi" festaioli e ubriaconi che si riuniscono nei cimiteri russi a Pasqua e cerchiamo di parlare con loro della preghiera di Gesù e dell'esicasmo, non ci sarà alcun effetto. Anche la commercializzazione del patrimonio spirituale è peculiare della Cina; per esempio, il monastero di Shaolin è un enorme centro d'affari, un'impresa commerciale piuttosto che un centro spirituale.

Ma c'è un'altra tradizione cinese nativa e profonda, che è laica piuttosto che religiosa. È il confucianesimo. È un insieme di regole morali su quale tipo di gerarchia e doveri ci dovrebbero essere nello stato e nella famiglia. L'elemento del misticismo nella tradizione confuciana è la venerazione degli antenati. Per i cinesi secolarizzati la venerazione dei propri antenati è un dovere sacro.

Nemmeno in Israele ho trovato tanta fede

Ha incontrato dei cinesi che si sono consapevolmente convertiti al cristianesimo? Cosa significa l'Ortodossia per i cinesi?

Nel dicembre 1994 prestavo servizio militare a Rostov Velikij [una pittoresca cittadina storica nella regione di Jaroslavl'] e una troupe cinematografica cinese è venuta a trovarci. Il film, intitolato Ciliegia rossa, era sul tema della guerra e dedicato all'anniversario della Grande Vittoria della Seconda Guerra Mondiale. Ricordo bene come il produttore entrò nel nostro refettorio dove avevamo numerose icone di carta e di legno. Era felice con loro e disse: "Ho invitato anche diverse icone". I cinesi non usano il verbo "comprare" in riferimento agli oggetti sacri, per loro in questo caso è appropriato il verbo "invitare".

Per quanto riguarda i cinesi che sono diventati cristiani ortodossi impegnati, una volta ho battezzato due donne di una regione cinese che confina con il nostro territorio della Transbajkalia. Una era professoressa e deputata del Congresso pancinese dei rappresentanti del popolo, e l'altra era sua nipote, una traduttrice. Hanno scelto di chiamarsi Tatiana e Valentina al battesimo. Presumo che "Tatiana" sia stata presa dal romanzo in versi Evgenij Onegin di Aleksandr Pushkin. Molte grazie ad Aleksandr Sergeevich: la parola di un poeta può condurre le persone a Cristo anche attraverso i secoli! Ma non le ho mai più incontrate. Lo stato cinese sta perseguendo una politica di proibizione nei confronti della religione.

Quindi quelle parole di un produttore cinese l'hanno ispirata per la prima volta a studiare la Cina?

Sì, sono rimaste impresse nella mia memoria per sempre. Ho svolto il servizio militare anche alla frontiera, nel settore in cui c'erano conflitti armati. E poi è iniziata la perestrojka con il "disgelo nelle relazioni", quindi sono arrivati ordini di salutarsi incontrandosi. C'è stato un curioso incidente al posto di frontiera. Il vicecomandante responsabile della politica si è spinto un po' troppo oltre allestendo uno stand con la scritta "Il nostro grande vicino, la Cina". Quando è arrivato il capo del dipartimento politico, gli ha detto di riscriverla come: "Lo stato confinante della Cina".

E cosa è sacro per loro?

Ho già menzionato la venerazione degli antenati. Hanno anche la festa di Qingming, celebrata all'inizio di aprile, il cui nome significa letteralmente "festa di pura luce". È come la Pasqua e Radonitsa [il ricordo dei morti al martedì dopo la domenica di Tommaso nella Chiesa ortodossa russa] messe insieme. In quel giorno la visita pubblica e familiare dei cimiteri è obbligatoria: portano rami di salice e rami verdi con fiori e decorano le tombe. Portano anche cibo e doni rituali per i defunti. Credo che suscitare interesse per le cose spirituali attraverso l'aldilà dei loro antenati, procedendo da questa tradizione, sia un giusto metodo di opera missionaria ortodossa.

Sfondare la muraglia cinese? È del tutto possibile, purché siamo cristiani

la Grande muraglia cinese.

Ha l'impressione, essendo al confine culturale, che siamo molto diversi dalla Cina per cultura, civiltà e storia? La nostra visione della storia è ben diversa e, a mio avviso, la geopolitica non è per noi un fattore di unione. Ritiene che il confine tra di noi sia di fatto invalicabile, come nel caso del muro di Berlino? Insomma, che siamo estranei gli uni agli altri e che non abbia senso parlare di cristianesimo in Cina? Anche se il suo esempio delle due donne cinesi è una buona controargomentazione... Ma erano solo due. Sì, ci sono anche i santi martiri della Cina [uccisi nella cosiddetta ribellione dei Boxer nel 1900]. Allora come possiamo iniziare un dialogo con i nostri vicini? Non è destinato al fallimento, dal momento che siamo molto diversi e persino estranei gli uni agli altri?

Una buona comunicazione amichevole con i vicini è sempre importante. Se la tua personalità, se tutta la tua vita è ispirata dal cristianesimo, allora questa lampada non resterà nascosta; questa luce si vedrà. E se all'inizio ci comportiamo come veri cristiani, sicuramente si apriranno a noi, vedendo la nostra buona volontà, le nostre buone azioni... I cinesi apprezzano quando gli europei possono parlare la loro lingua madre con loro: iniziano semplicemente a scongelarsi.

Così, possiamo anche "sfondare" la muraglia cinese, no? Certo, purché siamo ortodossi.

Certamente. Sono persone sensibili e reattive e apprezzano molto la gentilezza. Allo stesso tempo, sono di disposizione riservata; possono sopportare qualcosa di negativo a lungo e tacere. Ma il seme cristiano va seminato, e senza dubbio darà frutto.

E la durata del periodo di germinazione dei semi è importante? È presto per me scrivere un resoconto sul corteo trionfale della missione cristiana sulle grandi distese della Cina? Oppure possiamo prenderci il nostro tempo per diffondere il Vangelo di Cristo e lavorare per 100, 200 anni o più?

Anche 1000 anni, se necessario. Questo è assolutamente giusto. Dobbiamo piantare semi per tutto il tempo, ed è Dio che ordina il tempo della germinazione. La Cina ha una storia molto lunga, i cinesi non hanno mai fretta, questa è una loro caratteristica nazionale. Dobbiamo semplicemente lavorare. Questo è tutto.

La lezione bizantina

convertiti cinesi appena battezzati

Ma sotto quale luce ci vedono i cinesi? C'è la stazione di frontiera di Manzhouli: i russi hanno attraversato il confine e sono venuti lì in gran numero per anni per divertirsi e fare shopping, sia uomini d'affari sia normali residenti. La vodka del posto è buona, a metà del prezzo russo. I prezzi nei ristoranti e nelle saune sono moderati. E cosa vedono i cinesi da queste persone ortodosse nominali? Baldoria e dissolutezza, che non danno una buona impressione della cultura russa. Sant'Herman dell'Alaska, giunto in Alaska con la sua missione da Valaam, si lamentava dei cacciatori di pellicce russi che corrompevano i nativi aleutini. Ma era gente ortodossa, battezzata, proveniente dalla vera "Tebaide settentrionale", cioè la regione di Vologda. Da qui le lamentele e la delusione di Sant'Herman nei confronti di questi ortodossi...

Ma possiamo seguire l'esempio dell'Impero bizantino? Dopotutto, per i greci bizantini noi eravamo come "cinesi"; inoltre eravamo inizialmente feroci e aggressivi. Ma l'Impero bizantino ci ha dato il suo tesoro principale: Cristo. Dubito che lo avrebbe fatto con la forza militare o con la diplomazia, e comunque non era così forte a quel tempo. Ma l'Impero bizantino ha ottenuto la sua principale vittoria: ha introdotto i russi, ex barbari, al Vangelo, ci ha insegnato a leggerlo e, come si può vedere dal nostro calendario dei santi della Chiesa, anche a viverlo. Possiamo dire che la Russia, purché viva secondo gli ideali della santa Rus', può (o anche deve) ripetere questa impresa? E se usiamo le opportunità che il Signore ci ha dato molti anni fa, per essere veri cristiani, allora non possiamo fare a meno di influenzare il popolo cinese (dopo alcuni secoli, o, forse, a Dio piacendo, anche in un giorno)?

Sì, a mio avviso la situazione è molto simile. Il Signore ci sta dando questa opportunità e abbiamo bisogno di diffondere la sua Parola. È missione della Chiesa apostolica portare la Parola di Dio al mondo intero. Il Salvatore lo disse molto chiaramente: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni (Mt 28:19). Non disse: "Aspettate finché non diano frutto, finché non saranno scritte pile di rapporti". Alcuni accettano Cristo prima, altri lo fanno dopo, ma non credo che l'ora esatta importi a Dio, perché un giorno è con il Signore come mille anni e mille anni come un giorno (2 Pt 3:8). Non sappiamo quando il Signore guiderà a sé la nazione cinese. Al di là di ogni dubbio, egli ricompenserà gli operai che sono venuti "all'undicesima ora" così come quelli che hanno lavorato fin dall'inizio... Il nostro dovere è essere fedeli a Cristo. Continuiamo la missione apostolica, testimoniando Gesù e seminando. E aspettare con impazienza un risultato può rovinare tutto il lavoro. E, cosa più importante, se noi stessi non siamo buoni cristiani, allora sarebbe strano pretendere che gli altri crescano spiritualmente il prima possibile.

La Cina è una questione delicata

cattedrale di santa Sofia, Harbin

Si parla molto del "selvaggio mondo degli affari cinesi", della ricchezza... Dicono che la ricchezza di molti uomini d'affari cinesi sia stata acquisita ingiustamente. Ho ragione nel capire che nella tradizione cinese la parola "ricchezza" non è sempre scritta con la R maiuscola, che la disprezzano? O, al contrario, bramano la ricchezza?

I cinesi usano ideogrammi, non lettere... Per quanto riguarda il loro atteggiamento nei confronti della ricchezza, non direi che i cinesi siano esclusivamente dei gran lavoratori, che siano pronti a sgobbare "per un pugno di soldi" per sopravvivere (per qualche ragione tale opinione di loro è molto diffuso qui). Di solito, quando qualcuno raggiunge la cima di una piramide sociale, compenserà tutte le sue umiliazioni passate. Tuttavia, la Cina ospita oltre un miliardo di persone e la situazione è molto più rigida che in Russia. La maggior parte dei residenti dei villaggi vive in condizioni di estrema povertà, mentre alcune città, soprattutto nel sud, godono di una vita lussuosa. La stratificazione sociale è forte.

Quindi, dire che la Cina sta camminando velocemente verso un futuro più luminoso è lontano dalla realtà?

Vi sono state "deposte" molte "mine sociali". La politica del figlio unico ha creato disparità: ci sono moltissimi anziani e troppo pochi giovani lavoratori. Ora il limite del figlio unico è stato revocato. Hanno iniziato con le regioni settentrionali per far pressione sul confine... Per quanto riguarda l'Estremo Oriente della Russia, la sua densità di popolazione è molto bassa.

È facile trovare un terreno comune con i cinesi?

Hmm... Se è solo per scambiare alcune frasi comuni, non c'è nessun problema. Apprezzano molto l'etichetta. La compostezza e la cortesia sono importanti in ogni situazione. Eppure la morale in Cina è diversa dalla nostra. In molti casi ciò che noi consideriamo peccato è per loro un valore e superiorità intellettuale. Per esempio, guadagnare in un affare in modo fraudolento. Non è un peccato per loro. Anche un contratto scritto non significa necessariamente ciò che dice. Chi acquista regolarmente prodotti da AliExpress capirà di cosa sto parlando.

"I nostri cinesi"

"tomba (comune) di fratelli, 28 morti"

Sappiamo dei martiri cinesi in Manciuria...

Sì, questi sono figli della Chiesa ortodossa russa, martirizzati durante la famigerata "ribellione dei Boxer", quando tutto ciò che era estraneo e dannoso per la Cina (secondo i suoi organizzatori) era distrutto. Sono seguite altre persecuzioni. Durante la cosiddetta "rivoluzione culturale" hanno cercato di eliminare tutto senza eccezioni; sono sopravvissuti solo pochi sacerdoti e vescovi (ora sono morti). Rimane oggi una manciata di parrocchiani storici; il numero dei convertiti è maggiore.

La Manciuria ha un'area il cui nome significa "regione dei tre fiumi", che si trova lungo il confine orientale del territorio della Transbajkalia. Dopo la Rivoluzione vi vennero ad abitare molti cosacchi; c'è persino un distretto autonomo russo che fa del popolo russo una delle minoranze nazionali ufficiali della Repubblica popolare cinese.

Ciò significa che ci vivono dei russi, giusto?

Sì, è vero. Anche se sembrano cinesi. Hanno costruito una chiesa in onore di sant'Innocenzo di Irkutsk nella città di Labdarin (di fronte alla città russa di Priargunsk) nel 1999. Poi non hanno potuto consacrarla per dieci anni perché non hanno potuto ottenere un permesso. Nel 2009 è venuto il metropolita Ilarion e finalmente lo ha consacrato, e formalmente vi prestava servizio un vecchio e fragile prete cinese (che era sostenuto dai suoi assistenti mentre camminava). Ora tutto ciò che fanno è riunirsi per le preghiere domenicali, ma non hanno un prete per celebrare i servizi. Portano nomi russi scritti in ideogrammi, per esempio: "nadasha" per "Natasha" e "damala" per "Tamara".

Quindi, a giudicare dalle sue parole, come si può notare, c'è un forte bisogno di una missione ortodossa attiva sul posto?

Sì. Secondo le stime più audaci, la Repubblica Popolare Cinese ospita circa 200 milioni di cristiani, principalmente membri di confessioni protestanti, più due gruppi cattolici (uno legale e filo-governativo, un altro illegale e in comunione con il Vaticano). Nel frattempo l'Occidente cristiano sta perdendo la sua eredità. Semplicemente non possiamo chiudere un occhio su questa fame spirituale. Serve un progetto di missione su larga scala.

Il nostro "fan" (riso) quotidiano

Passiamo ora a un tema più felice: la lingua cinese che sta imparando. Ci sono momenti interessanti dal punto di vista missionario? I quattro toni in questa lingua potrebbero interessare i direttori di coro. Ma per quanto riguarda i punti specifici nel suo vocabolario?

La stessa sillaba pronunciata con toni diversi è la stessa per il nostro orecchio. Ma per i cinesi questi sono suoni diversi. Noi non riusciamo a capirli...

I loro nomi consistono principalmente di tre sillabe: prima un cognome di una sillaba e poi un nome di persona di due sillabe. Per esempio: "Mao" è il cognome e "Zedong" è il nome. Non incoraggiano a scegliere i nomi secondo il calendario della Chiesa. Qui è necessaria immaginazione, un nome dovrebbe essere originale e bello.

Che ne dice di "Isacco" che significa "risata"? Che dire di tutti i nostri nomi che significano "pietra", "gabbiano", "dono di Dio", persona "del mare", "quarto" e così via? [1]

Certo, si può tradurre qualcosa, ma un nome cristiano canonico in traslitterazione si adatta solo alla comunicazione con gli europei, "non è serio e appropriato" per i cinesi. I cinesi hanno anche nomi per bambini, usati fino a una certa età. Ma dare un nome all'ottavo giorno dopo la nascita, come facciamo noi... Questa tradizione è loro estranea.

In altre parole, nomi come "Generosità di san Nicola", "Altezza attraverso l'umiltà" o "Ricchezza attraverso la povertà" sarebbero normali?

È una bella idea! Ne parlerò ai cinesi che potrebbero voler essere battezzati.

È vero che quando il Padre nostro è stato tradotto in cinese, la parola "pane" è stata sostituita con "riso"?

In cinese il verbo "mangiare" di solito consiste di due caratteri, che significano "mangiare riso" – "chi fan". È vero, il riso è un alimento importante in Cina. E hanno due simboli grafici per il "riso": riso crudo (mi) e riso cotto (fan). Nella Preghiera del Signore e nel sesto capitolo del Vangelo di Giovanni (dove è menzionato il "pane della vita") i cinesi usano solitamente il geroglifico con "riso" come elemento chiave—.

Significa che la preghiera recita "...dacci oggi il nostro riso quotidiano" per scopi missionari?

Sì, possiamo dire che è "grano" o "pasto" in generale, ma qui si intende “riso”, non pane bianco.

È naturalmente molto facile per le persone moderne comprendere il sistema arcaico della lingua scritta cinese. Se fate intere frasi di emoticon di faccine sorridenti mentre scrivete, allora vi faccio le mie congratulazioni: state usando ideogrammi. Conoscendo i principali significati degli ideogrammi, sarete in grado di comprendere il significato di un testo. È molto chiaro ai bambini che un ideogramma è una sorta di faccina, e le faccine sono un gioco affascinante!

Non è Mordor, ma un'eccellente opportunità per predicare

Non posso fare a meno di meravigliarmi: siamo seduti in una zona remota della regione russa di Jaroslavl' e stiamo parlando di una missione ortodossa in Cina! Non le sembra un po' strano e folle? Come si può aiutare a portare l'Ortodossia in Cina (a parte le preghiere, ovviamente, anche se mi rendo conto che anche le preghiere sono vitali)?

Ci sono delle parole nel libro I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij: "Mostra a uno scolaro russo una mappa delle stelle, di cui non sa nulla, e il giorno dopo ti restituirà la mappa con le correzioni". [2] Qui l'interesse (così come le preghiere) è comprensibile e ben fondato. Inoltre, oggi le distanze e le velocità sono diverse da quelle dei vecchi tempi. E un'altra cosa: perché non interessarsi alla Cina e augurare la salvezza eterna ai suoi residenti?

Se mai ne avrà la possibilità, tornerà in Cina un giorno?

Decisamente! Lo abbiamo incluso nei nostri progetti di famiglia. Francamente, non mi piacciono particolarmente le città come Pechino, un'enorme e deprimente megalopoli con smog ed elementi standard di disposizione spaziale infinitamente ripetitivi. Comunque, c'è una ricchezza di siti storici, antiche capitali come Xi'an con le sculture del suo "esercito di terracotta", o luoghi pittoreschi come le montagne di Guilin, dove è stato girato il film Avatar. Senza dubbio, i siti più "russi" sono Dalian e Port Arthur [ora chiamata Lushun], che in passato era un posto chiuso. E, naturalmente, Harbin, la capitale della ferrovia orientale cinese. A proposito, Harbin produce ancora kvas [una bevanda analcolica fermentata tradizionale russa, a base di farina di segale o pane con malto] utilizzando un'autentica ricetta russa. Tale è il nostro "piccolo patriottismo" (detto in russo "patriottismo del kvas") con specifiche cinesi! C'è un libro, intitolato Il lungo cammino, del cantante, poeta e attore russo Aleksandr Vertinskij, che può essere vivamente consigliato a tutti i lettori interessati alla Cina russa.

Quindi raccomanda sinceramente a tutti di non considerare la Cina come Mordor [la "Terra Nera" o la "Terra delle Ombre" nel mondo fittizio di J.R.R. Tolkien] o qualcosa di terribile. Al contrario, sarebbe più saggio prendere esempio dal buon vecchio Impero bizantino, che secoli fa illuminò i suoi vicini, anche se gli erano "estranei". E non dobbiamo dimenticare che ci è stato affidato il compito di diffondere il Vangelo, se non siamo cristiani solo di nome.

Ci sono molte cose in Cina che troverete incomprensibili, bizzarre e inaccettabili, ma i cinesi sono molto amichevoli con i russi, e lo so per esperienza personale. C'è un'eredità ortodossa russa molto ricca e prospettive reali per predicare Cristo in Cina.

Note

[1] Riferimenti ai significati dei nomi di vari santi, come Pietro-Cefa, Teodoro, ecc.

[2] I fratelli Karamazov, libro 10, capitolo 6.

 
"Un delizioso pezzo di proprietà immobiliare": 31 anni dopo l'invasione americana di Grenada

Come sono sicuro che tutti sanno, ci stiamo avvicinando velocemente al 31° anniversario di una vera vittoria epocale americana - una fondamentale operazione militare che non solo ha riscaldato il freddo, gelido cuore di Ronald Reagan ma è stato anche ritenuto degno di un film con Clint Eastwood, l'ex sindaco di Carmel-on-Sea, California.

Sì, certo, sto parlando della "liberazione" di Grenada del 25 Ottobre 1983.

Urgent Fury

Nel marzo del 1979, il leader socialista Maurice Bishop aveva assunto il potere a Grenada in un colpo di stato senza spargimento di sangue. Definita una volta "un delizioso pezzo di proprietà immobiliare" dal segretario di Stato americano George Shultz, Grenada è una piccola isola caraibica orientale di circa 133 chilometri quadrati e 110.000 abitanti. Al tempo dell'invasione degli Stati Uniti, la metà dei cittadini di Grenada viveva nella Repubblica Popolare di Brooklyn.

Gli Stati Uniti si erano dati da fare per destabilizzare il regime di Bishop, ma, ai primi di ottobre del 1983, questi fu infine deposto e poi ucciso da un gruppo ancora di più a "sinistra" di lui. Questo fu il momento in cui l'America decise di rischiare di risvegliare questo gigante dormiente dei Caraibi con il lancio di un attacco militare preventivo.

Dopo aver aggiunto le obbligatorie dichiarazioni sui disegni sovietici e cubani sull'isola, il Grande Comunicatore inviò circa 8.000 soldati americani in a condurre una operazione denominata "Urgent Fury." Il combattimento finì in una settimana. Le vittime includevano 135 americani uccisi o feriti a fronte di 84 cubani e circa 400 grenadini morti.

"Forzata su di noi"

"I media americani hanno raramente menzionato le vittime grenadine dell'aggressione degli Stati Uniti", spiega Ramsey Clark. "Hanno fatto appena riferimento all'ospedale psichiatrico distrutto da un jet della Marina, con più di 20 morti." (Suona familiare?)

Reagan ha dichiarato che l'invasione è stata "forzata su di noi da eventi che non hanno precedenti nei Caraibi orientali", lasciando gli Stati Uniti con "nessun'altra scelta che agire con forza e decisione." (Suona familiare?)

Con un voto di 108 a 9, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato l'invasione come una "flagrante violazione del diritto internazionale." (Suona familiare?)

Un titolo del Wall Street Journal strillava: GLI STATI UNITI INVADONO GRENADA PREOCCUPATI PER L'ESPANSIONE DI RUSSIA E CUBA NEI CARAIBI. Era anche un avvertimento per i potenziali critici. "L'invasione era già in corso, quindi, anche se ci siamo opposti, non c'era niente che chiunque di noi avrebbe potuto fare", disse il presidente democratico della Camera ,Tip O'Neil, in quel momento. "Avevo alcune serie riserve, e sono sicuro che ne avevano pure i miei colleghi democratici hanno, ma guai a me se avessi espresso qualsiasi critica mentre i nostri ragazzi erano là fuori." (Suona familiare?)

Non dimentichiamo i "17 di Grenada" Il direttore stampa di Amnesty International nel Regno Unito, Lesley Warner, ha scritto nel 2003 che questi 17 prigionieri erano stati "inizialmente trattenuti senza accusa in prigione, prima di essere portati davanti a un ingiusto tribunale ad hoc. È stato loro negato l'accesso all'assistenza legale e ai documenti necessari per la loro difesa. Dopo la condanna, i 17 di Grenada 17 sono stati detenuti in piccole celle piccole con luci accese in permanenza". (Suona familiare?)

"Schiacciare una pulce"

Nell'ottobre 1983, Reagan evitò di indossare una tuta da pilota, ma fece un discorso al quarto giorno dell'invasione, che, secondo William Blum, "riuscì a dare allo sciovinismo un brutto nome."

"Il presidente è riuscito a collegare l'invasione di Grenada all'abbattimento di un aereo di linea coreano da parte dell'Unione Sovietica, all'uccisione di soldati americani in Libano, alla cattura di ostaggi americani in Iran", dice Blum.

"Chiaramente, l'invasione simboleggiava la fine di questa serie di umiliazioni per gli Stati Uniti. Anche il Vietnam era stato vendicato", aggiunge Blum. "Per commemorare il Rinascimento americano, circa 7.000 militari statunitensi furono designati eroi della repubblica e decorati con medaglie (molti non avevano fatto altro che stare seduti sulle navi vicino all'isola). Gli americani avevano riacquistato la loro virilità, schiacciando una pulce".

È tutto così familiare, ma quando impareremo?

 

Mickey Z. è autore di 12 libri, il più recente dei quali è Occupy this Book: Mickey Z. on Activism. Fino a quando le leggi saranno cambiate o l'energia sarà esaurita, lo si può trovare sul Web qui.

 
Un'intervista all'iconografa Julia Bridget Hayes

Julia Bridget Hayes è un'iconografa di talento che lavora in Grecia. Il suo lavoro è un vero e meraviglioso esempio di creatività nell'ambito della tradizione. Le abbiamo chiesto di intervistarla e di condividere queste immagini del suo lavoro per farla conoscere meglio ai nostri lettori.

Andrew Gould: Julia, tu sei nata in Sud Africa, ma ora lavori in Grecia. Hai scoperto qui la fede ortodossa?

Julia Bridget Hayes: Andrew, io ero già ortodossa quando sono venuta in Grecia. La mia famiglia era anglicana, ma abbiamo lasciato la Chiesa anglicana nel 1985 e siamo entrati nella Chiesa ortodossa nel 1987. Così sono stata ortodossa per la maggior parte della mia vita.

Come sei arrivata a vivere e studiare in Grecia, e come hai deciso di perseguire l'iconografia come una seria vocazione?

Il pensiero di venire a studiare in Grecia, e tanto più di diventare iconografa, in realtà non mi era mai passato per la mente, e tutto è successo in modo a dir poco miracoloso. Avevo sempre disegnato fin da bambina. Quando ho finito il liceo ho studiato fotografia, che era il mio sogno, ma al secondo anno ho dovuto interrompere gli studi per motivi economici. In ogni momento libero che avevo dipingevo, un anno dopo aver lasciato la scuola di fotografia avevo raggiunto il fondo e non sapevo cosa fare della mia vita. Nella mia disperazione ho chiesto a Dio perché dipingevo, perché era la cosa che sapevo fare meglio e che cosa dovevo farci. Ed è qui che è iniziata l'avventura! Appena due giorni dopo, un prete ha visto qualcosa che avevo disegnato e ha detto che mi avrebbe mandato in Grecia per 6 mesi a imparare l'iconografia!

Questo è avvenuto un anno prima che mi trasferissi ​​in Grecia, e in quel periodo ho fatto molte letture e ricerca interiore sulla fede ortodossa. E mi è venuto un pensiero pazzo – che mi sarebbe piaciuto studiare teologia, ma questo era impossibile. Dove e come una ragazza dal Sudafrica avrebbe potuto studiare teologia ortodossa? Ho messo da parte l'idea e l'ho dimenticata. Ma quasi un anno dopo il prete mi aveva detto che mi avrebbe mandato in Grecia, me lo ha detto ancora una volta, ma questa volta mi ha detto che ci sarei andata per 5 anni... all'università... e avrei avuto una notte per decidere che cosa volevo studiare! C'era solo una cosa che non avevo mai contemplato tra gli studi universitari – la teologia! Così sono venuta in Grecia nel 1997 con una borsa di studio e ho studiato teologia presso l'Università di Atene. Sono tornata in Sud Africa per due anni in cui ho lavorato come iconografa e ho anche tenuto conferenze sull'iconografia ortodossa e ho fatto opera di catechesi. Nel 2005 sono tornata di nuovo in Grecia per studi post-laurea in campo liturgico.

Com'è stato studiare con George Kordis? Anche se il tuo lavoro è distintamente tuo, vi posso comunque vedere molta influenza di Kordis. Quali sono le cose che ritieni più importanti tra ciò che hai imparato da lui?

Ho incontrato George Kordis nel 2008 quando stavo facendo studi post-laurea presso l'Università di Atene, dove ho frequentato sia le sue lezioni pratiche sia alcuni dei suoi corsi teorici sulla teologia dell'icona e l'estetica dell'icona bizantina. Mi ha anche generosamente invitato a frequentare le lezioni presso il Centro di studi e ricerche iconografiche ortodosse Eikonourgia, dove ci insegnava un team di iconografi qualificati e di talento, guidati da Kordis stesso. Prima di incontrarlo avevo avuto una formazione molto poco formale nell'iconografia, nonostante che questo fosse lo scopo originale della mia venuta in Grecia. A causa della pressione degli studi, non avevo avuto tempo da dedicare all'apprendimento dell'iconografia. Ho frequentato qualche lezione in una parrocchia, ma queste non mi hanno neanche insegnato le basi degli schizzi. Ci hanno appena mostrato la tecnica per dipingere un'icona in stile cretese, così da lì ho preso quello che ho potuto e ho lavorato da sola con l'aiuto di libri. Ho anche sperimentato in seguito con lo stile macedone. Non sono mai stata molto soddisfatta dall'idea di fare "semplici fotocopie" di vecchie icone, cosa che è più o meno la pratica standard e che purtroppo è stata soprannominata "tradizione", anche se in realtà non è mai stata la tradizione fino al XX secolo. In tutta la storia dell'iconografia bizantina c'è stato un continuo sviluppo creativo di alcuni aspetti della pittura, mentre altri sono rimasti invariati. Così lo studio dell'iconografia sotto Kordis è stato liberatorio, perché non si limita a insegnare a copiare meccanicamente le vecchie icone. Piuttosto, insegna i metodi e i principi della pittura bizantina e la teologia visiva e il logos o logica che vi sta dietro, cose che sono rimaste invariate nonostante i numerosi cambiamenti stilistici che si sono verificati da una scuola o da un periodo di iconografia a un altro. Da un lato, il modo in cui si dispongono le linee e i colori nell'icona e le regole di composizione e prospettiva sono elementi immutabili, ma lo stile, dall'altro, è qualcosa che cambia, non solo tra periodi e scuole come il periodo dei Comneni, o le scuole macedoni e cretesi, ma anche tra un iconografo e l'altro. Quindi, imparare a usare questi elementi consente all'iconografo la libertà creativa nella tradizione.

Come straniera in Grecia, hai delle difficoltà a studiare iconografia rispetto agli studenti greci? Questo ti dà più libertà, o ti mettono in dubbio se il tuo lavoro non è abbastanza 'greco'?

Non credo che ci siano problemi, con l'eccezione forse di una barriera linguistica iniziale per qualcuno che non conosce il greco. Quando sono arrivata in Grecia il primo libro che ho comprato era La tecnica dell'iconografia di Ioannis Vranos. Mi sedevo con un dizionario a imparare insieme il greco e l'iconografia! Forse non essere greca mi dà più libertà e per molti versi sono un miscuglio di molte tradizioni ortodosse. Sono cresciuta nella parrocchia ortodossa multiculturale di San Nicola del Giappone in Sud Africa, dove sono stata esposta alla cultura russa, greca, serba, libanese, romena e ad altre culture ortodosse. Ho anche cantato nel coro della chiesa russa di Atene per 13 anni, ma avendo vissuto in Grecia per quasi metà della mia vita e avendo una formazione teologica greca, mi sento più greca di ogni altra cosa. Nessuno mi ha mai detto che sente che il mio lavoro non sia abbastanza "greco", ma credo che non importa quello che fai, a qualcuno piacerà e ad altri no, proprio come alcune persone potrebbero preferire lo stile russo a quello greco e vice versa. Ma in generale ho avuto una risposta molto positiva al mio lavoro.

Il tuo lavoro ha uno stile che credo di non aver mai visto prima. Combina la vivace pennellata abbozzata che si vede in molte icone greche moderne con l'estrema trasparenza delle icone russe medievali. Posso vedere come ciò si possa considerare il meglio dei due mondi. Ma devi avere molta fiducia per dipingere così – con ogni pennellata completamente in mostra, senza che sopra ci sia una delicata verniciatura per nasconderla. Come hai sviluppato questo stile, e quali sono i tuoi pensieri sui suoi meriti e sul suo rapporto con l'opera storica?

Il mio stile si è sviluppato combinando elementi di iconografi che ammiro o tecniche da differenti scuole di iconografia. Sicuramente il mio stile di disegno è stato influenzato da George Kordis e a volte uso anche le sue tecniche di sotto-pittura, ma di solito ritornare a lavorare con un proplasmos semi-trasparente. Anche altri hanno paragonato la trasparenza nel mio lavoro alle icone russe medievali, ma questo aspetto del mio stile è stato più influenzato dall'iconografo athonita contemporaneo, padre Loukas del monastero Xenophontos. Credo che dia all'icona una vitalità e luminosità che trovo carente nelle icone molto opache. Sono stata anche influenzata da lui in termini dello stile "abbozzato" nel dipingere i volti, in particolare perché aiuta a creare un ritmo nell'icona. Il ritmo è uno degli aspetti più importanti della icona, che le dà il senso di movimento e di energia e la "porta a vita" e in comunione con lo spettatore.

Se il mio stile ha qualche merito, forse sta agli altri giudicarlo. In termini di relazione con il lavoro storico, quello che mi sforzo di fare è di utilizzare lo stesso sistema utilizzato durante tutti i periodi e le scuole della pittura bizantina, cioè l'uso di linee, colori, composizioni e prospettive per creare icone che soddisfano la funzione ecclesiastica e liturgica, che è quella di portare qui e ora lo spettatore alla comunione con la persona raffigurata.

Sembra che ci sia qualcosa di particolarmente fresco e moderno nelle tue icone: i colori pastello vivaci, il disegno illustrativo abbozzato, e i volti dei santi amichevoli e avvicinabili. C'è nelle tue icone qualcosa di un po' infantile, nel senso buono e cristiano del termine, e questo mi piace molto. Credi che noi moderni, con la nostra visione spirituale distratta, potremmo trarre beneficio da questa semplicità diretta?

Sì, credo davvero che possiamo trarre vantaggio dalla semplicità, perché molto spesso possiamo perderci nei dettagli. E nelle icone, in particolare, possiamo spesso distrarci dalla comunione con la persona raffigurata, a causa di tutti i dettagli. San Fozio il Grande ha perfino detto che le icone dovrebbero essere dipinte "in maniera rispondente alla santità" e che le forme dovrebbero essere purificate da tutti gli elementi di "indecenza materiale e curiosità umana". Anche le icone bizantine e russe moderne possono essere così piene di dettagli, che perdiamo il contatto con la persona. Quindi penso che l'immediatezza della semplicità ci permetta di concentrarci.

Parlaci dei tuoi materiali e tecniche di pittura. Quali pigmenti e vernici preferisci, per esempio? C'è qualcosa di insolito nel modo in cui lavori con la tempera all'uovo per ottenere quella struttura trasparente asciutta nella tua pittura?

Lavoro a tempera all'uovo, nell'antica tetracromia greca, cioè, utilizzando solo quattro pigmenti: nero, bianco, rosso ercolano e ocra. Tutti i colori possono essere miscelati utilizzando solo questi quattro e il pallet limitato crea un'armonia cromatica che spesso manca in molte icone moderne. Di solito lavoro su pannelli di legno di tiglio preparati e utilizzo un fissativo a spruzzo. Non credo che ci sia nulla di particolarmente insolito nella mia tecnica. Uso un pennello abbastanza asciutto e dipingo due o tre strati di colore per creare il proplasmos. Poi costruisco i livelli utilizzando strati diluiti e condensati di colore, di nuovo con un pennello quasi asciutto.

Gould: Sembra che tu abbia fatto un notevole corpus di icone su tavola. Hai avuto la possibilità di fare qualche lavoro murale in una chiesa? È una cosa che ti piacerebbe fare?

Sì, la maggior parte delle mie icone è composta da miniature. Non ho ancora avuto la possibilità di fare lavoro murale, ma sarei interessata a farlo su piccola scala.

Quali altri progetti hai per il futuro?

Mi è stato detto una volta da una gerontissa, la badessa di un monastero, di non pianificare il mio futuro, ma di lasciarlo nelle mani di Dio, cosa che di solito funziona per il meglio. Oltre a lavorare sulla mia iconografia spero di finire e pubblicare un catechismo ortodosso su cui sto lavorando, a Dio piacendo.

Puoi condividere i tuoi pensieri sullo stato dell'iconografia in Grecia in generale? È davvero buono in senso tradizionale, o lo sta diventando di più? E lo riconoscono in molti tra clero e fedeli quando lo vedono?

Penso che ci vorrà molto prima che un buon lavoro creativo diventi maggioritario, perché la mentalità diffusa sia tra i clero sia tra i laici è che si devono fare copie di Panselinos o di Teofane di Creta, perché questo è "tradizione". Ma credo che qui stia cominciando ad avere luogo un cambiamento e che ci siano iconografi che fanno un lavoro creativo all’interno della tradizione bizantina.

E per quanto riguarda il tuo paese nativo, il Sud Africa? Avete un interesse a sviluppare una scuola sudafricana di iconografia, dipingendo santi africani, o qualcosa di simile?

Non mi vedo a iniziare una scuola sudafricana di iconografia. Quando ero lì 11 anni fa era molto difficile lavorare come iconografi, e solo ottenere i materiali di base era quasi impossibile, ma non so se questo è cambiato, e stare in Grecia non mi ha impedito di dipingere santi africani. Ne ho fatti alcuni.

C'è qualcos'altro che desideri condividere?

Credo che sia molto importante che oltre a far rivivere la tradizione creativa dell'iconografia bizantina, facciamo anche rivivere la teologia patristica e la comprensione dell'icona bizantina. Le stesse persone che ci hanno condotto dalla cattività occidentale dell'icona in termini di tecnica e stile ci hanno portato nella cattività di una moderna comprensione filosofica occidentale dell'icona. Dando contenuto dogmatico e "teologico" allo stile e alla tecnica bizantino-russa di pittura di icone, cosa che i Padri della Chiesa non avevano mai fatto, Florenskij, Ouspensky e altri, fortemente influenzati dal clima filosofico del loro tempo, hanno cambiato la definizione stessa di icona. Lo stile bizantino-russo è diventato la definizione dell'icona. Se non è dipinto in quel modo, allora non è un'icona. Questo ignora il fatto che ci sono icone miracolose dipinte in maniera naturalistica occidentale, per esempio, l'icona non fatta da mano umana della Theotokos di Gerusalemme. Lo stile è diventato qualcosa che ritrae l'essenza stessa delle persone ritratte, la loro spiritualità, la loro natura umana trasfigurata e divinizzata. Questo, naturalmente ignora il fatto che le persone cattive, come Giuda, sono raffigurate nello stesso modo o il fatto che lo stile bizantino era utilizzato anche nell'arte secolare. Le icone sono divenute "finestre sul cielo", che ci portano fuori di questo mondo e sono piene di simbolismo complesso. La stessa domanda "Cosa significa l'icona?" è una domanda occidentale. Tutto questo non ha alcuna relazione con la comprensione patristica dell'icona. Per i Padri l'icona è la forma esterna dell'ipostasi o persona raffigurata. San Teodoro Studita chiarifica che l'icona raffigura l'ipostasi, non l'essenza, non il suo essere interiore o lo stato spirituale. Lo scopo dell'icona non è di condurci fuori da questo mondo, ma di rendere Cristo e i santi presenti con noi qui e ora nel nostro tempo e nel nostro spazio, la stessa cosa che accade nella Divina Liturgia. Questa è la funzione liturgica ed ecclesiale dell'icona. Proprio come l'architettura della Chiesa con il Pantocratore nella cupola ci mostra che "Dio è con noi", così fa l'icona bizantina. La tecnica bizantina non ha alcun significato teologico o simbolico. Il suo scopo è rendere la persona raffigurata presente attraverso la linea, il colore e il ritmo, e metterla in comunione con lo spettatore. L'iconografia bizantina è realistica. I bizantini non fanno la domanda "Che cosa vuol dire?", Ma "Chi è?" È Cristo, e lui è in mezzo a noi.

Ulteriori lavori di Julia Bridget Hayes si possono trovare sul suo sito web e sulla sua galleria online.

 

 
Errori fondamentali: Una risposta a "Tradizione senza fondamentalismo" di George Demacopoulos

In una conferenza pubblicata di recente sul tema del fondamentalismo, George Demacopoulos (qui di seguito indicato come "GD") è caduto in molti degli stessi errori che erano evidenti nel suo articolo originale che ha iniziato questa discussione. Egli continua a fare affermazioni radicali e infondate, e sostiene i collegamenti tra alcune delle più disparate idee e gruppi presenti nella cristianità contemporanea senza fornire alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. È di nuovo caduto in una grave esagerazione, in una semplificazione eccessiva, e spesso ha mostrato una comprensione superficiale dei punti da lui sollevati, in particolare per quanto riguarda il pensiero e la storia dei protestanti, con cui chiaramente non ha passato molto tempo a familiarizzarsi. Se non sei d'accordo con qualcun altro, dovresti almeno tentare di affrontare le loro posizioni reali, e quando definisci queste posizioni, dovresti indicarle in un modo abbastanza giusto perché in realtà il tuo avversario le riconosca. Purtroppo in questa conferenza c'erano molte poche prove che GD abbia cercato di comprendere le posizioni di quelli con cui è in disaccordo, tanto meno di averle in realtà capite, o che abbia buone ragioni per essere in disaccordo con loro.

Chi vorrebbe rivedere i vari scambi in questa discussione, può leggere il suo saggio originale qui, e la mia risposta a quel saggio qui.

È possibile ascoltare un dibattito che abbiamo avuto su Ancient Faith Today su questo argomento. Il link include anche una trascrizione della discussione.

Ho pubblicato alcuni ulteriori commenti dopo questo dibattito, che potete leggere qui.

Per cominciare, vorrei affrontare un punto che GD ha sollevato nella lezione (circa al minuto 42). Ha dichiarato che ogni critica scritta del suo saggio originale da lui vista era stata scritta da convertiti ex protestanti, e poi ha detto "Forse è una coincidenza... non lo so." Nel contesto delle sue altre osservazioni, il suggerimento era che almeno "alcuni" protestanti sono più sensibili a un certo tipo di "fondamentalismo ortodosso", e che forse chi non era d'accordo con lui cadeva in quella categoria. Come per i suoi commenti durante il corso di questo dibattito, questa era in gran parte una serie di argomenti ad hominem. Anche se può ben essere che non abbia visto alcun critiche scritte del suo saggio da parte di autori che non erano convertiti dal protestantesimo, non è vero che tali saggi non siano stati effettivamente scritti.

Padre Emmanuel Hatzidakis, che è un sacerdote in pensione dell'arcidiocesi greco-ortodossa del Nord America, ha scritto una risposta, che può essere letta qui.

Padre Georgij Maximov (che è professore all'Accademia teologica di Mosca, membro del gruppo di lavoro sinodale della Chiesa russa sull'elaborazione della concettualizzazione di relazioni interreligiose, membro del Consiglio di esperti del Ministero della Giustizia della Federazione Russa sul contrasto all'estremismo religioso, membro della Commissione della presenza teologica inter-conciliare del patriarcato di Mosca, e capo della Società educativa missionaria del sesto giorno) ha scritto una vasta confutazione del saggio originale di GD, che potete leggere in russo qui: Принцип «согласия отцов» и современные нападки на него.

Chi non legge il russo può provare una traduzione on-line per farsi un'idea dei suoi contenuti.

Padre Georgij conclude il suo saggio affermando "Una meravigliosa critica dell'articolo di Demacopoulos è stata scritta da padre John Whiteford," e poi fa un link a una sua traduzione della mia risposta originale.

Quindi, dato che un teologo ortodosso tanto eminente non solo è d'accordo con quello che ho scritto, ma ha creduto opportuno prendersi il tempo di tradurlo egli stesso in russo, e di pubblicarlo sul suo sito web, penso di essere qui su basi ortodosse molto solide, nonostante l'apparente handicap di essermi convertito all'Ortodossia dopo essermi convinto che fosse la vera fede.

Purtroppo, questo caratterizza tutta la conferenza di GD. Non affronta le persone con cui è in disaccordo. Cerca semplicemente di congedarle con argomenti ad hominem. In questa confutazione ho intenzione di rispondere alla conferenza di GD con una certa ampiezza e con una discreta quantità di dettagli. Sarà interessante vedere se a un certo punto si metterà effettivamente a trattare i meriti di una qualsiasi delle critiche alle sue posizioni sui punti da lui sollevati, ma non consiglio a nessuno di trattenere il respiro.

Incomprensione della storia del fondamentalismo

GD afferma che il fondamentalismo protestante è stata una risposta di reazione alle espressioni allora correnti di "critica biblica e teologia accademica che uscivano dalle università d'elite," e che aveva un "consapevole carattere anti-intellettuale" fin dal suo inizio.

Il problema di questa affermazione è che semplicemente non è vera. GD sta basando i suoi commenti su una caricatura del fondamentalismo protestante, piuttosto che sulla sua storia reale. È vero che il movimento fondamentalista è stato una risposta alla critica biblica modernista e scettica, ma il suggerimento che la risposta provenisse da ignoranti non è affatto vera. I leader dei primi fondamentalisti includevano B. B. Warfield e J. Gresham Machen, eminenti professori dell'università di Princeton. Machen è ancora noto a molti per la sua grammatica del greco del Nuovo Testamento, che è ancora in uso (era utilizzata nel mio primo anno di greco del Nuovo Testamento alla Southern Nazarene University). L'università di Princeton era considerata anche in quei giorni una "università d'elite."

È vero che se si guarda solo a quei protestanti a cui oggi piace definirsi "fondamentalisti", si hanno maggiori probabilità di trovare persone con ben più di una traccia anti-intellettuale, ma ci sono molti protestanti conservatori che continuano a tenersi sulle stesse posizioni di Warfield e Machen, e che tuttavia in genere non si definiscono fondamentalisti, perché il nome ha acquisito una connotazione negativa, e anche perché considerano le loro confessioni storiche (luterani, riformati, anglicani) come descrizioni migliori della loro fede. E per quanto si possa pensare di gruppi come per esempio i luterani del Sinodo del Missouri o i presbiteriani ortodossi, non sono certo anti-intellettuale, né svalutano l'istruzione, e contrariamente ai suggerimenti di GD, non sono né dispensazionalisti né restaurazionisti.

Infallibilità e innovazione

Poi GD continua affermando che i fondamentalisti erano "molto più innovative rispetto alle teorie che [essi] trovavano tanto oltraggiose". E come esempio delle loro posizioni presumibilmente innovative, cita la loro fede nell'infallibilità biblica, che stando a quanto egli sostiene ha ricevuto il suo primo "avallo diffuso" da loro.

Prima di tutto, anche se non si è d'accordo con l'idea di infallibilità delle Scritture, è semplicemente ridicolo da un punto di vista storico affermare che questa convinzione sia molto più innovativa rispetto alle smentite della divinità di Gesù Cristo, della nascita verginale di Cristo, o della resurrezione fisica di Cristo – smentite che erano tutte insegnate dagli studiosi modernisti, e che i fondamentalisti giustamente respingevano.

GD continua affermando:

"La nozione stessa di infallibilità delle Scritture è un'idea moderna. Io non conosco alcun autore patristico o medievale – e ne ho letti un bel po' – che abbia creduto che la Bibbia fosse senza errori, e questo è ciò che si intende per "infallibilità". Né conosco alcun autore antico o medievale che abbia pensato che le Scritture siano state letteralmente dettate ai loro autori dallo Spirito Santo. Queste sono affermazioni moderne, non patristiche, non bizantine, non medievali".

Questa è davvero una pretesa sorprendente. La controversia fondamentalista-modernista di solito è datata come inizio dopo il 1920, anche se si poteva vederne l'inizio in America fin da dopo il 1890. L'infallibilità della Scrittura era una convinzione universale dei cristiani tradizionali prima del XIX secolo. L'idea che questa sia stata inventata dai fondamentalisti è un'affermazione che non ha alcun fondamento nella storia. Si potrebbe mettere in discussione il modo con cui i fondamentalisti hanno sostenuto l'infallibilità (e io stesso avrei alcune obiezioni da fare), e si può sostenere che fosse innovativo il loro approccio, ma non l'idea stessa di infallibilità.

Per quanto riguarda il suggerimento che i fondamentalisti credono "che le Scritture siano state letteralmente dettate ai loro autori dallo Spirito Santo" – nessuno ci crede, in qualsiasi senso letterale – nemmeno tra i protestanti fondamentalisti. Ci sono molti scrittori, ben prima della controversia fondamentalista, che parlano di dettatura, ma questo termine non è stato mai preso alla lettera: era semplicemente utilizzato per enfatizzare le origini divine della Scrittura. Harold Lindsell, uno dei più fedeli fondamentalisti, ha scritto "...non ci sono studiosi evangelici che sostengano una dettatura meccanica, anche se è vero che coloro che credono all'infallibilità delle Scritture credono nell'ispirazione verbale..." (The Battle for the Bible (Grand Rapids: Zondervan, 1976), p. 55). E parlando di ispirazione verbale, vuole semplicemente dire che credono (come insegna san Paolo) che tutta la Scrittura è ispirata da Dio, e questo include ogni parola della Scrittura, ma non significa che gli scrittori della Scrittura non abbiano svolto alcun ruolo nella sua stesura. Ma una cosa che quest'affermazione dimostra è che GD ha chiaramente letto molto di più sui fondamentalisti di quanto non si sia mai preso la briga di leggere ciò che è stato effettivamente scritto da loro. La sua convinzione che avrebbero abbracciato una visione dell'ispirazione per dettatura letterale si basa sull'ascolto nei nemici del fondamentalismo, piuttosto che sulla lettura di chiunque abbia mai in realtà articolato tali opinioni.

Essendo stato un protestante della tradizione wesleyana-arminiana, una volta ho fatto uno studio storico dei teologi metodisti, a cominciare dallo stesso John Wesley, e ho scoperto che ogni grande teologo metodista affermava l'infallibilità prima della fine del XIX secolo.

John Wesley, parlando di qualcuno che metteva in dubbio l'ispirazione completa della Scrittura, ha scritto:

"Se è un cristiano, tradisce la propria causa affermando che tutta la Scrittura non è ispirata da Dio, ma i suoi scrittori sono stati a volte abbandonati a se stessi, e di conseguenza hanno fatto alcuni errori. Anzi, se vi è qualche errore nella Bibbia, ce ne possono anche essere mille. Se c'è una sola falsità in quel libro, allora questo non viene dal Dio della verità". (cit. in Wilbur T. Dayton, "The Bible in the Wesleyan Tradition," Asbury Seminarian 40 ( Primavera 1985):32).

In realtà, non si trova un solo importante teologo metodista che eviti di affermare espressamente l'infallibilità fino ad arrivare alla Teologia sistematica di John Miley, pubblicata nel 1892. E solo con Olin Curtis, nel 1905, si trova qualcuno che nega specificamente la completa infallibilità della Scrittura. Quindi, chiaramente, è contrario ai fatti affermare che la fede nell'infallibilità della Scrittura sia venuta in risalto tra i fondamentalisti solo nei primi anni del XX secolo.

Anche la Chiesa cattolica romana afferma chiaramente e senza ambiguità l'infallibilità della Scrittura (cfr A Catholic Understanding of Biblical Inerrancy). E così l'idea che questo insegnamento sia stato inventato dai protestanti fondamentalisti americani nel XX secolo, o anche da protestanti precedenti, è semplicemente un'affermazione ridicola, contraria alla reale.

Ma non solo questa convinzione precede la polemica fondamentalista, e non solo non ha origine all'interno del protestantesimo – la troverete chiaramente insegnata dai Padri della Chiesa. Troverete numerose citazioni dei Padri che esprimono la loro convinzione che le Scritture fossero senza errori nel mio articolo The Inerrancy of Scripture. Tuttavia, ecco alcuni esempi.

In primo luogo, per citare il Padre della Chiesa preferito di GD – San Gregorio il Teologo, questi ha scritto;

"Noi però, che estendiamo la precisione dello Spirito al più piccolo trattino e apice, non ammetteremo mai l'affermazione empia che anche le cose più piccole siano state trattate in modo casuale da parte di coloro che le hanno registrate, e che sono state quindi tenute a mente fino a oggi: al contrario, il loro scopo è stato quello di fornire memoriali e istruzioni per la nostra considerazione in circostanze simili, se tali circostanze ci si presentano davanti, e perché gli esempi del passato ci servano da regole e modelli, per avvertimento e imitazione" (NPNF2-07 san Gregorio Nazianzeno, Orazione II: In difesa della sua fuga nel Ponto, e il suo ritorno, dopo la sua ordinazione al sacerdozio, con una esposizione del carattere della funzione sacerdotale, cap 105, NPNF2, p. 225).

Qui San Gregorio fa riferimento alle parole del Signore: "Ed è più facile che passino il cielo e la terra, piuttosto che cada un trattino della legge" (Luca 16:17, cf. Matteo 5:18). San Gregorio non solo afferma l'infallibilità verbale, ma in realtà afferma l'infallibilità di ogni iota e trattino.

San Giovanni Crisostomo scrive:

"Non vi preoccupate, carissimi, non pensate mai che la sacra Scrittura si contraddica, imparate invece la verità di quello che dice, attenetevi a ciò che essa insegna in verità, e chiudete le orecchie a quelli che parlano contro di essa" (Omelia 4:8 sulla Genesi, The Fathers of the Church: St. John Chrysostom, Homilies on Genesis 1-17, trad. Robert C. Hill (Washington, D.C.: Catholic University of America Press, 1986), p. 56).

E questa citazione da San Giovanni Crisostomo è semplicemente una delle tante in cui egli abitualmente assicura i suoi ascoltatori che non c'è nulla nella Scrittura che sia in errore.

Anche sant'Agostino ha dichiarato la questione in modo molto chiaro:

"Confesso alla vostra carità che ho imparato a offrire questo rispetto e onore solo ai libri canonici della Scrittura: di questi da soli credo fermamente che gli autori fossero completamente esenti da errori. E se in questi scritti sono perplesso da qualcosa che mi sembra opposta alla verità, non esito a supporre che il manoscritto sia difettoso, oppure che il traduttore non abbia colto il significato di ciò che è stato detto, o che io stesso non sia riuscito a capire "(Lettera a san Girolamo, 1:3).

È possibile trovare innumerevoli altri esempi dai padri, così come dai riformatori protestanti, per dimostrare che tutti avevano questa credenza, nel saggio Inerrancy and Church History: Is Inerrancy a Modern Invention?, di Jonathan Moorhead.

Quindi, se davvero GD non ha mai letto un solo scrittore patristico o medievale che abbia affermato l'infallibilità della Scrittura, ora che gli esempi gli sono stati evidenziati, si preoccuperà di analizzare le prove? Purtroppo, il suo approccio a questa discussione fino a ora non ispira molta speranza che lo farà, ma vedremo. Se ha intenzione di negare che i padri credevano nell'infallibilità delle Scritture, lo sfiderò a fornire esempi di Padri che abbiano effettivamente affermato che ciò che le Scritture volevano trasmettere era in realtà erroneo. So che non può farlo, non perché ho letto tutto quello che ogni Padre abbia mai scritto, ma perché se si potessero trovare tali citazioni, sono sicuro che la gente come GD le citerebbe fino alla nausea.

Studi biblici storico-critici

GD sembra essere sotto l'impressione che gli studi biblici che predominano nelle università occidentali moderne rappresentano una sorta di scienza empirica, e se criticate tali studi, siete nello stesso campo anti-intellettuale dei membri della Società della terra piatta. Ma non è certo così. Certo, ci sono aspetti di tali studi che forniscono informazioni utili e preziose, e ci sono aspetti che sono più empirici di altri, ma questi studi non sono esenti da ordini del giorno ideologici. In particolare, gli studi biblici tedeschi emersi dopo le guerre di religione in seguito alla riforma protestante avevano un ordine del giorno consapevolmente secolarizzante. Parlo dei presupposti ideologici di tali studi nel mio saggio Sola Scriptura, ma per sapere più sul perché sia così, mi permetto di rinviare il lettore interessato a due libri sul tema:

Politicizing the Bible: The Roots of Historical Criticism and the Secularization of Scripture (1300 - 1700), di Scott W. Hahn e Benjamin Wiker (New York, NY: Herder & Herder Books, 2013)

e

The Death of Scripture and the Rise of Biblical Studies, di Michael C. Legaspi (Oxford University Press, 2010).

Quando Rudolf Bultmann, per esempio, sosteneva che Gesù non solo non era il Cristo, ma non credeva nemmeno di essere il Cristo, questa non era una conclusione scientifica che siamo costretti ad accettare a meno che non vogliamo essere anti-intellettuali e negare la realtà. Questa era l'espressione delle opinioni di Bultmann, ammantata di spacconate scientifiche per sembrare scientifica. Le sue opinioni non erano basate su prove concrete o fatti innegabili di alcun genere. Questo è vero per un bel po' di ciò che passa per studi biblici oggi.

Detto tutto questo, non vorrei mai suggerire che gli studiosi o i chierici ortodossi non dovrebbero avere familiarità con tali studi. In realtà, penso che sia molto importante che abbiano familiarità con essi, ma, come fa il teologo metodista Thomas Oden, vorrei incoraggiarli ad applicare la stessa ermeneutica del sospetto a quegli studi che i loro praticanti amano tanto applicare alla Scrittura. Come osserva Oden:

"La critica scritturale è oggi più saldamente prigioniera del suo moderno (narcisista, individualista, naturalista) Zeitgeist di quanto l'agostinismo lo sia mai stato del platonismo o il tomismo dell'aristotelismo. Intrappolata in pregiudizi moderni contro le forme premoderne di coscienza, l'esegesi riduzionista ha dimostrato di essere altrettanto incline alla speculazione come lo erano le forme estremiste dello gnosticismo e altrettanto acritica dei propri presupposti come lo era la scolastica protestante supralapsaria" (Agenda for Theology: After Modernity What?, Grand Rapids: Zondervan, 1990, p. 111).

"La critica biblica storica si è alleata a questioni polemiche sin dal suo inizio nel XVIII secolo come agente ideologico dell' "illuminismo". Ha manifestato fin dal principio un certo interesse a screditare non solo l'autorità della Scrittura, ma l'autorità in generale, tutte le autorità in quanto tali. Basta leggere le biografie di Reimarus, Rousseau, Lessing, Strauss, Feuerbach, e, naturalmente, Nietzsche (cfr. Jacques Derrida, L'oreille de l'autre). Ha operato soprattutto come ideologia di parte "per la demistificazione della tradizione religiosa"... È acutamente descritta come la forza d'attacco della modernità", la Wehrmacht della Chiesa liberale"... L'ermeneutica del sospetto è stata applicata in modo sicuro alla storia di Gesù, ma non alla storia degli storici. È giunto il momento di girare le carte in tavola. L'ermeneutica del sospetto deve essere applicata in modo equo e prudente al movimento critico in sé... Un'evidente arena trascurata è la posizione sociale dei critici quasi-marxisti della posizione sociale del cristianesimo classico, che detengono comode cattedre in solchi ben tracciati. Questi scrittori si sono concentrati sull'analisi della posizione sociale degli autori e degli interpreti della Scrittura. Tuttavia tale principio attende ora di essere applicato ai pregiudizi sociali della "élite della conoscenza" – una gilda di studiosi che affermano il proprio interesse dalla posizione privilegiata dell'università moderna" (The Word of Life: Systematic Theology Volume Two, New York: Harper & Row, 1989, pp 225ss.)

Infallibilità patristica

GD non offre alcuna citazione che affermi in realtà che i Padri della Chiesa erano infallibili e sempre d'accordo. Anche in questo caso, ci si aspetta che ci fidiamo dell'accuratezza della sua caricatura, ma io per primo non mi fido. Non ho mai letto un solo scrittore che abbia mai affermato una cosa del genere. Noi certamente crediamo che la Chiesa stessa è infallibile, e san Cipriano di Cartagine (martirizzato nel 258 d.C.) lo ha chiaramente insegnato, così come la Chiesa da allora. Nessun Padre individuale è infallibile, ma il consenso dei Padri lo è ... e troviamo questo consenso espresso molto chiaramente nelle decisioni dei Concili ecumenici.

Padre George Florovsky osserva:

"L'autorità docente dei Concili Ecumenici si fonda sull'infallibilità della Chiesa. L'ultima "autorità" spetta alla Chiesa, che è sempre il pilastro e il fondamento della verità" (The Byzantine Fathers of the Fifth Century).

L'Enciclica patriarcale del 1895, scritta in risposta a un'enciclica di papa Leone XIII, in cui si chiede la riunione della Chiesa ortodossa con la Chiesa di Roma, afferma:

"...avendo fatto ricorso ai Padri e ai Concili ecumenici della Chiesa dei primi nove secoli, siamo pienamente convinti che il vescovo di Roma non è mai stato considerato come l'autorità suprema e il capo infallibile della Chiesa, e che ogni vescovo è capo e presidente della propria Chiesa particolare, soggetta solo alle ordinanze e le decisioni sinodali della Chiesa universale come sola infallibile, e il vescovo non è in alcun modo escluso da questa regola, come dimostra la storia della Chiesa".

E san Nicodemo l'Agiorita afferma, mentre inizia il suo famoso commento ai canoni ecumenici:

"Così ogni concilio ecumenico che possiede queste caratteristiche è di fatto la santa Chiesa cattolica stessa che nel Simbolo della fede (detto anche il Credo) professiamo come infallibile e senza peccato. Poiché la Chiesa, di cui il Concilio ecumenico prende il posto come suo rappresentante personale, è un pilastro e colonna della verità, secondo san Paolo (I Tm 3:15); di conseguenza, tutto ciò che sembra giusto ai Concili ecumenici sembra giusto anche al santo Spirito della verità, che, si dice, "vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che ho detto a voi" (Giovanni 14:26) "(D. Cummings, trad, The Rudder of the Orthodox Catholic Church: The Compilation of the Holy Canons Saints Nicodemus and Agapius, West Brookfield, MA: The Orthodox Christian Educational Society, 1983, p. 157).

Il Canone 1 del settimo Concilio ecumenico afferma, per quanto riguarda tutti i canoni ecumenici e i decreti dei Concili precedenti (così come quelli dei Concili locali e dei padri che questi Concili hanno specificamente citato):

"Per coloro a cui è stata assegnata una dignità sacerdotale, le rappresentazioni delle ordinanze canoniche ammontano a testimonianze e indicazioni. Accettandole volentieri, cantiamo al Signore Dio con Davide, il portavoce di Dio, le seguenti parole: "mi sono dilettato nella via delle tue testimonianze come in tutta la ricchezza", e  "le testimonianze che hai comandato testimoniano la giustizia, ... Le tue testimonianze sono giustizia per sempre: dammi intelletto, e io vivrò "(Salmp 119:14, 138 e 144) . E se la voce profetica ci comanda per sempre di mantenere le testimonianze di Dio, e di vivere in loro, è chiaro che esse rimangono incrollabili e rigide. Anche Mosè, che ha visto Dio, dice con le seguenti parole: "A loro non c'è nulla da aggiungere, e nulla da togliere" e il divino apostolo Pietro, esultando in loro, grida (Dt 12:32): "cose nelle quali gli angeli vorrebbero fissare lo sguardo" (I Pt 1:12) e Paolo dice: "anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse qualsiasi vangelo oltre a quello che avete ricevuto, sia anatema" (Gal 1:8). Visto che queste cose sono così e sono attestate a noi, e rallegrandosi di loro "come uno che trova grandi spoglie" (Salmo 119:162), accogliamo e abbracciamo i Canoni divini, e confermiamo la loro intera e rigida asserzione di essere stati stabiliti dagli Apostoli rinomati, che erano e sono le trombe dello Spirito, e sia quelli dei sei santi Concili ecumenici sia di quelli regionali riuniti allo scopo di esporre tali disposizioni, sia di quelli dei nostri santi Padri. Tutti questi uomini, infatti, essendo stati guidati dalla luce nascente dallo stesso Spirito, hanno prescritto regole nel nostro interesse. Di conseguenza, anche noi anatemizziamo chiunque essi consegnano a un anatema; e anche noi deponiamo chiunque essi consegnano alla deposizione; e anche noi scomunichiamo chiunque essi consegnano alla scomunica; e allo stesso modo assoggettiamo a una penitenza chiunque essi rendono passibile di una penitenza. Poiché "il vostro comportamento sia esente da avarizia; essendo contenti delle cose che sono a portata di mano" (Eb 13:5), dice in modo esplicito il divino apostolo Paolo, che è salito al terzo cielo e ha udito parole indicibili (II Cor. 12:2-4)".

E san Nicodemo l'Agiorita aggiunge due commenti nelle sue note al suo commento a questo canone:

"Si noti qui quanto siano rispettabili e reverendi i divini Canoni. Questo santo Concilio, infatti, chiamandoli "testimonianze" e "giustificazioni", e termini simili, nobilita questi stessi Canoni divini con titoli e nomi con cui è chiamata la santa Bibbia divinamente ispirata".

E:

"Ecco perché Fozio, al titolo I, cap. 2, dice che la terza ordinanza del titolo II delle Novelle investe i Canoni dei sette Concili e i loro dogmi con la stessa autorevolezza delle divine Scritture". (Pedalion, p. 428s).

Qualunque persona con cui non sono d'accordo è un fondamentalista

Nel corso della sua conferenza, GD riesce in qualche modo a collegare gruppi tanto diversi fra loro quanto i fondamentalisti protestanti (che includono pacifisti come gli avventisti del settimo giorno) e l'ISIS; i dispensazionalisti (che tendono a essere più sionisti degli ebrei sionisti) e gli antisemiti greci e russi; gli americani protestanti convertiti all'Ortodossia (che tendono a non appoggiare la xenofobia ortodossa etnica) e i nazionalisti radicali greci e russi; i restaurazionisti protestanti (che credono che la Chiesa abbia cessato di esistere per la maggior parte della sua storia, e che abbia dovuto essere ricreata) e i tradizionalisti ortodossi (che credono le pratiche normative della Chiesa debbano rimanere invariate, e che abbiano bisogno di poca o nessuna riforma).

Con almeno altrettanta giustizia, si potrebbe parlare di modernisti come una vasta categoria, e mettere GD nella stessa categoria che comprende i rivoluzionari francesi, i bolscevichi russi, la guardia rossa cinese, i libertini sessuali, gli unitariani universalisti, il movimento della Chiesa vivente, i massoni e i liberali più estremisti presenti nelle denominazioni protestanti. Tuttavia, non solo questo sarebbe ingiusto, ma servirebbe pure a ben poco per aiutare chiunque a capire realmente le posizioni effettive di GD. Lo stesso vale anche per il "branco dei miserabili" di GD.

Ma GD collega in qualche modo tutti i gruppi che caratterizza come "fondamentalisti", perché tutti reagiscono in qualche modo al processo di secolarizzazione e di globalizzazione. Con questa logica, si dovrebbe supporre che ci sia qualche connessione ideologica tra il Regno Unito, gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica, il Regno di Etiopia, il Regno di Grecia, e i cinesi, sia quelli nazionalisti sia quelli comunisti... perché tutti si sono opposti ai fascisti nella seconda guerra mondiale, resistendo con forza. Ma, ovviamente, non vi era alcun collegamento ideologico tra loro. Ciò che li univa era l'istinto di base di qualsiasi nazione di voler sopravvivere come nazione indipendente, piuttosto che essere soggiogata da una potenza straniera.

Modernismo e laicità non sono risultati neutrali della marcia del progresso, come GD sembra suggerire, ma rappresentano vedute ideologiche che sono generalmente in contrasto con la fede religiosa tradizionale. Le persone che aderiscono a fedi religiose tradizionali (di qualsiasi tipo) in genere resisteranno ai tentativi di imporre su di loro dall'esterno credenze straniere che contraddicono le loro convinzioni più profonde. E di fatto è solo l'imperialismo culturale di tali modernisti e laici che li porta a supporre che gli aderenti di tali fedi sarebbero in qualche modo obbligati a piegare il ginocchio a una visione straniera del mondo. Tali modernisti stanno forzando attivamente il relativismo morale, e non è sorprendente che ogni religione con un codice morale forte resista a essere "assimilata".

Deliberatamente combattivo

Una delle caratteristiche distintive del fondamentalismo, secondo GD, è il suo stile "volutamente combattivo", e tuttavia nel corso di questa conferenza si dimostra ampiamente che lo stesso GD adotta deliberatamente uno stile combattivo. Per esempio, per spiegare il suo uso del termine 'fondamentalista', lo ha menzionato in una recente conferenza su tradizione, secolarizzazione e fondamentalismo alla Fordham University, con 14 relatori internazionali e circa 100 persone presenti, e ha detto: "Penso che sia giusto dire che nessuno nella stanza sia davvero d'accordo se 'fondamentalismo' sia o meno un termine appropriato... giusto? Perché è un termine molto controverso... giusto? E io riconosco che si tratta di un termine molto, molto controverso, e quando ho iniziato il blog l'ho fatto deliberatamente per essere provocatorio... giusto? Ha funzionato... giusto?" E poi ha riso. Bisogna chiedersi perché continua a essere volutamente provocatorio, piuttosto che tentare di fare una discussione costruttiva sulle molte e disparate questioni da lui sollevare. Per esempio, se condanna l'antisemitismo, mi trova d'accordo con lui con tutto il cuore. Ho predicato su questa materia, e penso sia importante essere chiaramente contrari all'antisemitismo. Se fosse riuscito a trovare nella Chiesa ortodossa qualcuno che si oppone davvero al pensiero razionale o alla formazione teologica, sarei d'accordo con lui a dire che anche questi punti sono sbagliati. Tuttavia, quando mette gli oppositori del pensiero razionale sullo stesso piano di quelli che trovano problematico l'ecumenismo, o il rinnovazionismo teologico e liturgico, non sta cercando di impegnarsi in una discussione razionale – si sta semplicemente impegnando a trovare qualcuno da accusare, al fine di evitare di avviare una vera discussione razionale.

Anti-intellettualismo

Una delle ultime pretese di GD è che Vladimir Lossky, padre George Florovsky, Christos Yannaras, padre John Meyendorff, padre John Romanides e il metropolita Ieroteo (Vlachos) si sono tutti sbagliati sulle differenze tra la spiritualità ortodossa e la spiritualità occidentale. Per fare questa affermazione, presenta in modo confuso un problema numerico. Egli tenta di confutare i contrasti che questi teologi vedono con l'Occidente dopo lo scisma (cosa ovvia) dicendo che non vi erano tali differenze durante il periodo patristico... che sarebbe prima dello scisma, e quindi ovviamente una questione molto diversa. Confonde anche ripetutamente il razionalismo con il pensiero razionale, e quindi suggerisce che coloro che si oppongono al razionalismo si oppongono al pensiero razionale, e sono quindi anti-intellettuali. Forse non stava leggendo correttamente le note della sua conferenza quando ha fatto tali dichiarazioni, ma l'errore è troppo evidente per perdere tempo a confutarlo. Egli suggerisce anche che il metropolita Ieroteo (Vlachos) si oppone in qualche modo a un "impiego di mezzi razionali" o di "pensiero critico", e ad "attingere a fonti non ortodosse per fare argomentazioni teologiche". Sono abbastanza sicuro che il metropolita Ieroteo non si opponga a nessuna di queste cose. Ma come accade di solito, ci ritroviamo con affermazioni nude, senza che sia presentata alcuna prova reale che ciò che afferma è vero, né con argomenti che coinvolgano la persona sulla quale sta facendo queste affermazioni.

Restaurazionismo

GD suggerisce che i convertiti all'Ortodossia sono inclini ad "abbracciare un approccio 'restaurazionista' alla Chiesa. Con il termine 'restaurazionista' intendo un tentativo di costruire e perseguire un'immaginaria esperienza passata ortodossa che non è mai realmente esistita". I suoi commenti su questo tema si sono basati, ho il sospetto, o sul recente libro di padre Oliver Herbel, "Turning to Tradition: Converts and the Making of an American Orthodox Church", o forse dopo aver ascoltato una conferenza di padre Oliver sullo stesso soggetto. Tuttavia, credo che GD porti quest'idea ben oltre a quanto padre Oliver abbia fatto nel suo libro.

Per prima cosa, non credo che GD capisca che cosa sia realmente il restaurazionismo, o che si renda conto che si tratta di un tipo molto particolare di protestantesimo, e che non tutti i protestanti provengono da tale ambiente.

Tra i protestanti, ci sono in linea di massima due punti di vista della storia della Chiesa. Ci sono quelli che credono di essere una riforma della Chiesa cattolica... che vedono come qualcosa che è stata la Chiesa visibile, ma che è caduta in uno stato che aveva bisogno di una riforma – in questo gruppo, si dovrebbero trovare i luterani, le Chiese riformate, gli anglicani, e i gruppi storicamente collegati al metodismo. Nessuno di questi gruppi potrebbe essere descritto come "restaurazionista". Spesso (almeno storicamente parlando) si trova in questi gruppi un chiaro senso che la Chiesa cattolica romana è diventata una Chiesa apostata, ma questo era perché era quella parte della Chiesa che ha rifiutato di essere riformata, come essi pensavano che dovesse essere. Così essi si considerano in continuità con la stessa Chiesa a cui appartenevano sant'Agostino e sant'Atanasio il Grande. I teologi provenienti da tali gruppi citano spesso i Padri come persone con importanti idee che essi stessi affermano con tutto il cuore.

Poi ci sono quelli che o credono di discendere da un resto della Chiesa primitiva nascosto e a lungo perseguitato (come certi gruppi anabattisti e battisti – si veda per esempio il libro "The Trail of Blood" per una classica espressione di questo punto di vista), e poi ci sono quelli che credono che la Chiesa in realtà abbia cessato di esistere, ma sia stata portata di nuovo in essere dal loro gruppo (come per esempio le varie denominazioni della Chiesa di Cristo, i mormoni, i testimoni di Geova, ecc). Alcuni includerebbero entrambi i gruppi sotto l'etichetta di "restaurazionisti, ma in realtà è solo il secondo gruppo a essere veramente "restaurazionista" nel senso proprio del termine. Tali gruppi trovano poco o nessun valore nei Padri della Chiesa, e in genere li considerano apostati, anche se molti di questi gruppi sono trinitari.

È vero che i protestanti che provengono da un ambiente restaurazionista possono ben volgersi all'Ortodossia, perché sentono che sono stati altrimenti delusi dal restaurazionismo, e padre Oliver Herbel argomenta in modo serio che questo è ciò che ha motivato la Chiesa ortodossa evangelica a convertirsi alla fine all'Ortodossia e diventare la Missione ortodossa evangelica antiochena. Tuttavia, questo non è ciò che potrebbe motivare qualcuno che si è convertito dalle Chiese episcopaliane o presbiteriane, dal luteranesimo o dal movimento metodista.

Parlando della mia esperienza, io avevo un apprezzamento per la Tradizione prima di avere alcuna idea reale di ciò che fosse la Chiesa ortodossa, o di avere pensieri di convertirmi ad essa, perché venivo da una denominazione che afferma esplicitamente che la Tradizione ha un ruolo nella teologia, e che si vedeva collegata con il resto della storia della Chiesa, piuttosto che come una restaurazione della Chiesa primitiva, scomparsa a causa di una completa apostasia. Per me, è stato a causa di questo apprezzamento della Tradizione che alla fine sono andato alla ricerca dei primi Padri della Chiesa per le risposte alle mie domande, e facendo così, sono giunto alla conclusione che la denominazione in cui ero nato in non era in realtà in continuità con la Chiesa dei Padri che stavo leggendo. In particolare, quando ho letto le lettere di sant'Ignazio di Antiochia (che era un discepolo dell'apostolo Giovanni), mi sono convinto di non appartenere alla sua stessa Chiesa, ma avrei voluto esserlo. Se fossi vissuto un centinaio di anni prima, molto probabilmente sarei diventato un anglo-cattolico, e ne sarei stato soddisfatto, ma la Chiesa anglicana della fine degli anni '80 non mi dava l'impressione essere più vicina alla Chiesa di sant'Ignazio rispetto a quella in cui ero io.

Il problema con il suggerimento che i convertiti si avvicinino all'Ortodossia in modo "restaurazionista" è che queste persone non starebbero abbracciando la tradizione ricevuta della Chiesa, ma starebbero piuttosto cercando di ricostruire la Chiesa in qualcosa del tutto diverso. L'ironia è che in realtà sono i modernisti ortodossi che stanno cercando di fare così. Ci dicono che non dovremmo avere un'iconostasi, o almeno non chiudere le tende o le porte, perché dicono che queste cose non esistevano nella Chiesa primitiva. Essi sostengono che dovremmo fare le preghiere segrete a voce alta, perché, anche se la Chiesa li ha fatte segretamente fin da quando indica qualsiasi superstite libro di servizio, ci dicono che tali preghiere non erano dette in segreto nella Chiesa primitiva. Dovremmo avere di nuovo le diaconesse, perché le avevano nella Chiesa primitiva. Dovremmo avere i vescovi sposati, perché li avevano nella Chiesa primitiva. Dovremmo avere Liturgie battesimali, e matrimoni fatti nella Liturgia, perché, ci dicono che così si faceva nella Chiesa primitiva. Sono i modernisti a essere i restaurazionisti della Chiesa ortodossa, non i conservatori – sia che questi ultimi siano ortodossi convertiti o lo siano dall'infanzia.

Le stazioni di pedaggio

Nella moda delle teorie del complotto, GD continua a tentare di connettere tutti gli altri tratti da lui affermati per i fondamentalisti con le stazioni di pedaggio. Tuttavia, dopo aver prima affermato che "sembra che alcuni monaci russi abbiano deciso che era una buona idea spaventare i contadini, e così hanno inventato l'insegnamento delle stazioni di pedaggio", ha continuato dicendo che "ci sono prove nei nostri insegnamenti per questa tradizione, non intendo dire che non ci siano. Ci sono". Si affretta ad aggiungere che si trattava di "un insegnamento minore, e un po' sospetto" che si trova in "alcuni testi bizantini". Tuttavia, è evidente che se questa è una parte del nostro insegnamento e se si trovata nei testi bizantini, è difficile che i monaci russi abbiano inventato l'idea per spaventare contadini.

Per di più non c'è nulla, nell'affermare una tradizione che GD ammette fa parte del nostro insegnamento, che rende qualcuno un fondamentalista. Padre Thomas Hopko non era certo un fondamentalista, ma ha dichiarato che questa tradizione si trova praticamente in ogni Padre della Chiesa (si veda The Illumined Heart: Toll Houses: After Death Reality or Heresy?, 30 settembre 2007). Padre Thomas le interpreta in modo per lo più allegorico, anche se ritiene che indichino il fatto che i demoni attaccano l'anima al momento della morte, e che in punto di morte una persona deve rispondere per la sua vita. Se la sua interpretazione sia più precisa di quella di padre Seraphim (Rose) o meno non è così importante per me. Penso che entrambe le opinioni siano entro i limiti di opinioni accettabili in materia. Tuttavia, il disprezzo al vetriolo di un'immagine verbale che si trova nei Padri e nei servizi della Chiesa, che spesso incontriamo nel nostro tempo, riflette un atteggiamento malsano verso la Tradizione della Chiesa.

In breve, l'obiezione principale di GD alle stazioni di pedaggio è che non sono fondamentali per la nostra fede. Forse dovrebbe fare una lista di ciò che considera le credenze fondamentali... includendo forse la nascita da una vergine, la morte e la risurrezione corporale di Cristo, e forse un paio di altri punti che egli ritiene fondamentali. Ma dovrebbe riconoscere che in questo sarebbe lui a essere un fondamentalista riduzionista.

Bianco e nero

A un certo punto nella conferenza, qualcuno del pubblico ha chiesto a GD se considerava padre Seraphim (Rose) un fondamentalista. GD ha risposto, senza alcun senso di ironia:

"Seraphim (Rose)? Assolutamente! Chiunque voglia a dire che le cose sono bianche e nere è o volontariamente ignorante, o mente... giusto? È uno o l'altro, perché semplicemente non si è capaci di leggere la storia cristiana ortodossa e la si pensa sempre in bianco e nero".

Questa sembra una prospettiva terribilmente in bianco e nero. Ancora una volta, è ovvio che GD ha letto molte più cose scritte su padre Seraphim (Rose) di quanto non si sia preoccupato di leggere ciò che è stato effettivamente scritto da lui. Padre Seraphim (Rose) non si adatta alla definizione di GD di un fondamentalista ortodosso. Non vedeva tutto in bianco e nero. Criticava gli estremisti. Ha scritto un saggio sul perché dovremmo chiamare i cristiani non ortodossi "cristiani", ed essere cauti a usare la parola "eretici" per le persone che non sono mai state nella Chiesa. Era molto istruito, e incoraggiava l'istruzione. Si può essere in disaccordo con lui su alcuni punti, come lo sono pure io, ma non era la caricatura che GD vorrebbe farci credere.

Ironia della sorte, quando gli viene chiesto perché la gente vede tutto in "bianco e nero", ha risposto che è così perché è "facile". Ma questo è il problema di tutta la conferenza di GD. Non riconosce mai eventuali sfumature tra quelli che attacca. Non ammette mai che le loro critiche abbiano alcun merito. È tutto bianco e nero. Ha optato per una risposta facile, da pigro.

Inoltre, se si guarda il feed Twitter di GD, si vedrà un gran numero di problemi che lui vede in bianco e nero.

Opposizione all'ecumenismo

GD afferma in modo molto generalizzante che l'opposizione all'ecumenismo è, per definizione, fondamentalismo. Per vedere se è così, cerchiamo di chiedere prima una domanda che GD non si preoccupa di affrontare: che cosa intendiamo per ecumenismo? L'ecumenismo a cui ci opponiamo è la convinzione che la Chiesa ortodossa non sia di per sé la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, ma che la Chiesa esista in rami separati che sono in qualche modo spiritualmente uniti (è il concetto protestante di Chiesa invisibile), e ha bisogno di essere riunita perché la Chiesa sia pienamente una. Nella sua forma più estrema, l'ecumenismo va anche al di là del mondo cristiano, e promuove il sincretismo religioso come obiettivo finale. Il problema di coloro che promuovono l'ecumenismo si trova nel loro uso della parola "ecumenico". Nella Chiesa ortodossa, la parola "ecumenico" ha un significato molto particolare, e quando si parla di un Concilio ecumenico, non significa un concilio a cui gli ortodossi e tutti i vari gruppi di eretici e scismatici inviano rappresentanti per cantare kumbaya. Ai Concili ecumenici è successo tutto il contrario. Gli ortodossi si sono incontrati per respingere gruppi eretici e scismatici che rifiutavano di essere uniti con loro in una confessione comune della fede, e in unità di comunione.

I Padri hanno mai parlato con quelli che erano in errore, nel tentativo di correggerli? Sì, naturalmente. Hanno mai fatto preghiere pan-religiose per la pace, o hanno fatto infiniti incontri amichevoli con i vari gruppi eretici del loro tempo, per poi fare "dossologie ecumeniche" con loro? No. I canoni condannano chiaramente chi prega con gli eretici o gli scismatici, e questo è proprio perché tali preghiere congiunte suggeriscono un'unità di fede che in realtà non esiste.

GD in vari punti suggerisce che coloro che promuovono l'ecumenismo stanno seguendo la Tradizione della Chiesa più da vicino rispetto a coloro che si oppongono, e li definisce "impegnati in un incontro ecumenico cauto ma fiducioso." Ma qui ignora completamente alcuni degli abusi ecumenici più oltraggiosi che abbiamo visto negli ultimi decenni, che hanno incluso, per esempio, vescovi ortodossi che partecipano a cortei liturgici che potrebbero essere descritti solo come circhi eretici e pan-religiosi. E se crede che i Padri fossero impegnati in tali cose, sta promuovendo una storia immaginaria che non è mai realmente accaduta.

Potete vedere ore di simili eventi nei video postati qui: http://www.hsir.org/Publications_en/VideoSeriesA.html

Consiglio di andare al fondo della pagina, e di guardare i documentari che vi sono pubblicati, a partire dai più vecchi. Questi video sono stati prodotti da vecchi calendaristi greci, ma i filmati che contengono sono reali, e vergognosi. Ci sono innumerevoli esempi di spettacoli ecumenici e pan-religiosi da circo equestre in cui si vedono vescovi ortodossi che giocano ruoli di primo piano.

Fortunatamente, alcuni dei peggiori abusi, in particolare in occasione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), sono cessati, perché la distribuzione capillare dei video di tali atrocità ecumenici ha provocato una reazione da parte dei fedeli, che ha costretto i loro vescovi a porre fine a queste cose. Dopo le riforme del CEC che sono state spinte soprattutto da parte della Chiesa ortodossa russa, ora non si fanno più servizi pan-religiosi o "inter-confessionali" nelle assemblee del CEC, e il CEC non può più rilasciare dichiarazioni che non siano concordate con tutti i gruppi rappresentati (il che dà gli ortodossi un effettivo diritto di veto qualsiasi cosa che si potrebbe dire di discutibile). Questo ha reso la partecipazione ortodossa al CEC relativamente innocua, ma vorrei suggerire che resta da chiedersi quanto di buono la nostra partecipazione continua abbia prodotto, e quelli che credono che dovremmo completamente recedere dal CEC presentano argomenti degni di considerazione. I vari gruppi eterodossi che si trovano nel CEC non sono certamente più vicini a noi oggi di quanto lo fossero quando è iniziata la nostra partecipazione. Di fatto, è evidente che ogni anno che passa vanno alla deriva più lontano da noi. Tuttavia, il Patriarcato ecumenico continua a spingersi ai limiti, partecipando a momenti di preghiera interreligiosa in altro contesto. Non è irragionevole chiedere quale sia l'obiettivo di queste cose, e quali buoni frutti ne vengano? Ci si limita a confondere i fedeli e a confondere gli eterodossi su ciò in cui crediamo.

È innegabile che ci siano stati gravi abusi nella storia della partecipazione ortodossa al movimento ecumenico, sia in termini di azioni sia di dichiarazioni. Certo, alcuni prendono posizioni estremiste in risposta a queste cose, e dovrebbero essere criticati. Tuttavia, i responsabili di questi abusi dovranno rispondere per lo scandalo che hanno causato nella Chiesa, e per aver causato tali tentazioni in primo luogo.

Tuttavia, per GD, non vi è alcuna differenza tra gli estremisti e chi ha un'opposizione moderata all'ecumenismo. Né egli ammette che questi ultimi abbiano alcuna ragione legittima, perché GD preferisce prendere la via più facile, e vedere tutto in bianco e nero, senza alcuna sfumatura.

Da alcune delle affermazioni di GD, sembra ritenere che cattolici e protestanti siano in qualche modo parte della Chiesa, come uno che crede alla teoria dei rami della Chiesa.

"Non abbiamo un solo straccio di prova da tutto il periodo bizantino che un sinodo dei vescovi ortodossi abbia mai dichiarato che i cristiani occidentali non appartenevano alla Chiesa, o che dovevano essere battezzati prima che fossero ripristinati alla comunione con l'Ortodossia. I più famosi canonisti del XII e XIII secolo sostenevano che i cristiani latini dovessero solo offrire una confessione di fede".

Cosa vuole suggerire qui? Anche quando la Chiesa riceve qualcuno per confessione di fede, lo sta ricevendo nella Chiesa. Non si riceve qualcuno nella Chiesa, se ne fa già parte.

Vorrei incoraggiare i lettori interessati a leggere gli articoli postati qui: http://orthodoxinfo.com/ecumenism/

Per alcune delle mie critiche agli estremismi, si legga qui.

Battesimo nel nome della Trinità

GD sostiene che l'insistenza degli anti-ecumenisti che tutti i convertiti dal cattolicesimo e dal protestantesimo siano ricevuti nella Chiesa Ortodossa per mezzo del battesimo è la prova del loro rifiuto di una vera e propria visione storica della Chiesa e della sua tradizione.

Per prima cosa, GD non riesce a notare che non tutti coloro che si oppongono all'ecumenismo sostengono la stessa posizione. Mentre è la norma battezzare tutti convertiti nella ROCOR, con la benedizione del mio vescovo io ho ricevuto parecchi cattolici, anglicani tradizionalisti e presbiteriani con la cresima. Così, ancora una volta, vi sono sfumature laddove GD vede tutto in bianco e nero. Tuttavia, se si legge effettivamente il servizio utilizzato per ricevere i convertiti da tali gruppi nella Chiesa, il testo spiega in modo molto chiaro che non sono nella Chiesa, ma che vengono ricevuti in essa.

Ma, come prova definitiva dell'errore di chi dice che i cattolici romani dovrebbero essere battezzati quando si convertono all'Ortodossia, GD sottolinea che gli ariani, che "non erano battezzati nel nome della Trinità" erano ricevuti per confessione di fede e per battesimo. Il problema con questo argomento è che noi non battezziamo con le parole "nel nome della Trinità..." Noi battezziamo "nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito". Gli ariani battezzavano esattamente nello stesso modo. Anche i testimoni di Geova oggi fanno lo stesso. Al momento della controversia ariana, c'erano molte Chiese locali che si muovevano avanti e indietro tra la comunione con gli ariani e con gli ortodossi. Era una situazione fluida. Ma questa fluidità era possibile in parte perché in termini di pietà pratica (come era condotto il culto, come erano amministrati i sacramenti), non c'erano grandi differenze. Non c'è alcun motivo, che io sappia, di credere che gli ariani battezzassero i fedeli in qualche modo diverso da come facevano gli ortodossi. La differenza era in ciò in cui credevano sul Padre, sul Figlio e sul santo Spirito... non quello che dicevano e facevano quando battezzavano qualcuno. In realtà, il battesimo ariano era senza dubbio molto più vicino al battesimo ortodosso di quello che si trova nel cattolicesimo romano o tra i protestanti di oggi. Date le circostanze del tempo, la ricezione di fedeli che erano stati battezzati da parte del clero ariano aveva un completo senso pastorale e pratico.

L'obiezione di chi sostiene che tutti i protestanti e cattolici dovrebbero essere battezzati, non è che è impossibile ricevere per economia chi è stato battezzato con una triplice immersione al di fuori della Chiesa. La loro obiezione è che la forma di battesimo che viene comunemente praticata tra questi gruppi non è un battesimo per triplice immersione.

Essere battezzati per triplice immersione (o infusione, in caso di necessità) nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito è lo standard canonico di un battesimo che è valido nella forma esteriore. Il Canone 7 del secondo Concilio ecumenico elenca vari gruppi che dovrebbero essere ricevuti per confessione di fede, o per cresima, ma menziona specificamente che gli eunomiani "che sono battezzati con una sola immersione" devono essere ricevuti mediante il battesimo. E per la maggior parte i protestanti sono battezzati oggi con una sola immersione, e spesso sono battezzati con formule non standard, come per esempio "nel nome di Gesù".

La pratica storica della Chiesa russa è stata quella di ricevere i cattolici, i riformati (episcopaliani, presbiteriani) e i luterani per economia. A partire dagli anni '70, la prassi della Chiesa russa fuori dalla Russia è stata quella di battezzare tutti i convertiti come regola, a meno che il vescovo dia una benedizione particolare per ricevere qualcuno per economia.

Un'altra domanda che dovremmo considerare cosa pensa la Chiesa dei battesimi di quelli al di fuori della Chiesa? Il vero battesimo unisce alla Chiesa, e, ovviamente, i battezzati al di fuori della Chiesa non sono uniti alla Chiesa dal loro battesimo. Non formuliamo alcun giudizio sulle anime di quelli che sono al di fuori della Chiesa, e lasciamo la questione nelle mani di Dio, ma si può dire che, almeno in questa vita, rimangono al di fuori della Chiesa fino a quando e a meno che non siano accolti nella Chiesa ortodossa.

Nella Chiesa antica c'era una disputa sul fatto che i convertiti che erano stati battezzati da eretici o scismatici dovessero essere o meno battezzati. San Cipriano di Cartagine ha sostenuto la posizione che si deve battezzare, e ha presieduto a Cartagine un concilio che ha dichiarato non vi è alcun vero battesimo al di fuori della Chiesa. E questo canone è stato affermato dal Sesto Concilio Ecumenico nella suo secondo canone. Tuttavia, lo stesso canone afferma anche i canoni di san Basilio, il cui suo primo canone offre un po' più di sfumature. Egli conviene che la Chiesa non ha l'obbligo di riconoscere i battesimi che si svolgono al di fuori della Chiesa, ma afferma che per il bene della "economia" la Chiesa può farlo, anche se osserva che in diverse regioni prevalgono diverse pratiche sul come sono stati ricevuti alcuni eretici o scismatici.

Che cosa succede dunque quando la Chiesa accetta un battesimo che è stato fatto al di fuori della Chiesa, per economia? Sant'Agostino confrontava il battesimo con il "marchio militare", un tatuaggio fatto a un soldato quando questi entrava nell'esercito romano, che mostrava a quale comandante appartenesse. Sant'Agostino diceva che un tale marchio poteva essere portato da disertori (scismatici), e poteva essere illecitamente dato a coloro che non erano mai stati nell'esercito, ma a meno che e fino a quando tali uomini entravano (o rientravano) davvero nell'esercito, quei marchi non avevano il vero significato che dovevano avere... se però tali uomini rientravano o si arruolavano nell'esercito, il marchio non aveva bisogno di essere rifatto. E così ciò che accade quando qualcuno viene ricevuto per economia è che è finalmente unito alla Chiesa, e al suo battesimo è quindi dato il vero significato di ciò che è il vero battesimo.

Quindi la domanda chiave è se la forma esteriore del battesimo di un particolare convertito è accettabile o meno. In particolare, nel nostro tempo, questa è una domanda sempre più difficile a cui rispondere, perché anche in quelle che una volta erano denominazioni "mainstream" ci sono persone che fanno ogni genere di cose folli in questi giorni, come battezzare la gente "nel nome del Creatore, del Redentore e del Sostenitore". E così la semplice conferma che qualcuno è stato battezzato luterano o anche cattolico romano non è più alcuna garanzia di come sia stato battezzato in realtà.

Anche se si può non essere d'accordo con le conclusioni che alcune persone traggono da questo problema, negare che abbiano per lo meno preoccupazioni ragionevoli significa negare la Tradizione della Chiesa in materia.

Per maggiori informazioni su questo argomento, si veda: http://orthodoxinfo.com/ecumenism/ea_baptism.aspx

Relativismo morale

Vorrei concludere questa risposta arrivando a quello che penso che sia almeno in gran parte il nucleo del problema che sta dietro a gran parte di ciò che GD sta discutendo [lo dico sulla base di conversazioni con ex studenti di GD alla Fordham University], ma che lui non esce allo scoperto a dire – e si tratta del problema della morale cristiana, del relativismo morale, e dell'omosessualità in particolare. GD dice che quelli che considera fondamentalisti credono che la Chiesa sia sotto assedio da parte del modernismo e del laicismo, ma lui non crede che queste sino gravi minacce – certamente non più gravi dei problemi che la Chiesa ha affrontato in qualsiasi altro momento. Tuttavia, una delle manifestazioni di secolarismo che vediamo alla ribalta oggi è la spinta contro ogni morale tradizionale. Questa è davvero una minaccia immaginaria alla pietà ortodossa? Se guardate il sondaggio Pew che ha confrontato le credenze di vari gruppi cristiani, quelli che identifica come ortodossi hanno alcune delle peggiori percentuali su questioni morali tra i gruppi elencati. Questo dimostra che la secolarizzazione ha già avuto un effetto molto negativo sulla Chiesa in America, e che sarebbe stupido non vederla come una seria minaccia.

San Paolo ha detto in modo molto chiaro che ci sono alcuni problemi morali che sono davvero in bianco e nero:

"Non sapete che gli iniqui non erediteranno il regno di Dio? Non lasciatevi ingannare. Né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né omosessuali (malakoi), né sodomiti (arsenokoitai), né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio, e tali eravate, alcuni di voi, ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Corinzi 6:9-11).

Abbiamo molte voci della Chiesa di oggi che negano che il sesso omosessuale sia intrinsecamente peccaminoso. Sostengono che non è un peccato più grave di ogni altro, se non negano del tutto che si tratti di un peccato – come dicono molti di loro. Non molto tempo fa abbiamo avuto il caso di Gregory Pappas del Pappas Post che si è pubblicamente lamentato del fatto che un sacerdote greco ortodosso gli ha rifiutato la comunione, essendo un omosessuale attivo. Nella sua denuncia, non vi è alcuna indicazione che egli stia lottando contro questo peccato, ma solo giustificazioni del suo peccato – e di fatto, una chiara negazione che questo sia davvero un peccato. Ma la parte più triste di questa storia è che, secondo lui, il metropolita Sava di Pittsburgh gli ha detto che mentre il prete era "tecnicamente nel suo diritto canonico" a negargli la comunione, lui stesso lo avrebbe comunicato, e che anche altri sacerdoti si erano offerti di accoglierlo alla comunione. Anche Pappas ha usato la parola "fondamentalista" in lungo e in largo, insinuando che era il fondamentalismo a stare dietro a chi dice a un omosessuale attivo che non può ricevere la comunione.

Gregory Pappas è vittima di un malcostume pastorale – non perché gli è stata negata la comunione per aver rifiutato di pentirsi di un peccato grave – ma perché gli è stata data la falsa impressione che non ha bisogno di pentirsi di quel peccato, perché non è un peccato. Non ci si può pentire di un peccato che non si riconosce come tale. Questa è una dipartita completa dalla Tradizione della Chiesa, e se qualcuno pensa che ci sia stato un tempo in cui i santi della Chiesa avrebbero accettato suggerimento che si possa essere un cristiano ortodosso in piena regola e al tempo stesso vivere una relazione omosessuale attiva, sta ipotizzando una storia immaginaria che non è mai realmente accaduta.

Le mie domande a George Demacopoulos sono:

1. Lei crede che sia intrinsecamente un peccato per un uomo avere rapporti sessuali con un altro uomo?

2. Un prete è un fondamentalista se nega la comunione a un uomo che sta avendo rapporti sessuali con un altro uomo, e che non crede di avere bisogno di pentirsi per questo?

3. Sono problemi come questo che sono dietro la spinta per una "teologia post-patristica," perché solo quando siamo pronti a "andare oltre i Padri" queste cose possono essere "reinterpretate" in modo tale da soddisfare lo spirito del tempo?

Io sono abbastanza vecchio da ricordare quando praticamente ogni gruppo cristiano era d'accordo nel dire che l'omosessualità è un peccato, perché così dice la Bibbia. Questo non era un passato fondamentalista immaginario che non è mai davvero accaduto: è avvenuto non molto tempo fa.

 
Mostra fotografica sulla Chiesa russa contemporanea

Nella galleria d'arte della metropolitana di Mosca è stata inaugurata una mostra fotografica intitolata "Le due cristianizzazioni della Russia", con foto della vita contemporanea dell'Ortodossia russa in immagini di persone e di situazioni: Si possono vedere le foto, spesso insolite e toccanti, sulla galleria di immagini di questa pagina: http://rbth.ru/multimedia/pictures/2013/07/01/life_of_orthodox_church_from_kiev_to_vladivostok_27651.html

 
Un vescovo greco invita a costruire una nuova Santa Sofia al posto di quella attuale

il metropolita Nikolaos (Hatzinikolaou) di Mesogaia e Lavreotiki. Foto: romfea.gr

In risposta all'insulto della Turchia – la conversione di Santa Sofia in una moschea - i Greci possono costruire una nuova chiesa dedicata alla Sapienza di Dio, afferma il metropolita Nikolaos.

Il 24 luglio 2020, un vescovo della Chiesa ortodossa di Grecia, il metropolita Nikolaos (Hatzinikolaou) di Mesogaia e Lavreotiki, ha proposto di costruire una nuova chiesa dedicata alla Sapienza di Dio al posto di Santa Sofia in Turchia.

"Forse ora è il momento giusto, in risposta all'irriverente provocazione e insulto della Turchia - la conversione dello storico tempio cristiano di Santa Sofia in una moschea - perché l'intera nazione greca inizi la costruzione di una nuova maestosa chiesa chiesa dedicata alla Sapienza di Dio su iniziativa del Santo Sinodo e con l'assistenza dello stato greco", stando a come l'outlet informativo Romfea ha citato il metropolita Nikolaos.

Il metropolita nota che in questo modo i greci sarebbero in grado di adempiere un vecchio voto dei loro eroici antenati.

"Costruire una chiesa all'ingresso del nostro paese, davanti all'aeroporto "Eleftherios Venizelos" di Atene, sulla collina di Paeania, cioè nell'area designata venti anni fa per una moschea islamica, che non è stato possibile costruire", Ha suggerito il metropolita Nikolaos.

Oggi, 24 luglio, è iniziata la prima preghiera musulmana a Santa Sofia dopo 86 anni.

 
Rapporto dalla situazione ucraina (22-24 ottobre 2014): sviluppi molto inquietanti

Prima parte (mercoledì 22 ottobre 2014)

Questo breve post è solo per informarvi sugli ultimi sviluppi nella guerra in Ucraina.

Dopo l'uso di un missile balistico tattico contro Donetsk da parte degli ucroidi, Zakharchenko ha dichiarato che il cessate il fuoco è praticamente finito.

Un uomo in piedi in un cratere causato da un missile balistico ucraino alla periferia di Donetsk. Un'irrisoria violazione del cessate il fuoco.

Strelkov ha fatto un appello ufficiale avvertendo che secondo queste informazioni gli ucroidi stavano ammassando truppe in preparazione per un attacco. Secondo Strelkov, il piano ucroide è di fare una "spinta" molto breve e molto rapida verso Donestk e il confine con la Russia per togliere vitalità a qualsiasi stato della Novorossija e quindi per negoziare da una posizione di forza. Vero, non è la prima volta che Strelkov esagera le minacce al fine di minimizzarle, ma questa volta ci sono alcuni forti segnali che la sua analisi è condivisa dai militari russi, e questi segni sono i segni più inquietanti di tutti.

Fonti russe - tra cui l'eccellente blog del colonnello Cassad - riportano che il rubinetto del Voentorg è stato completamente riaperto, anche per alcune consegne di grande importanza. Mentre, ovviamente, sono molto felice che la resistenza della Novorossija riceva sempre più necessaria attrezzatura (e specialisti), questo tipo di piena riapertura del Voentorg indica anche ai miei occhi che i servizi segreti russi hanno concluso che un attacco è molto probabile, forse molto presto.

Ho seguito la situazione in Banderastan abbastanza da vicino e posso solo dire che le crepe nel regime sono visibili in tutti i punti. Se Poroshenko e il suo padrone statunitense credono davvero che un attacco possa avere successo (io ne dubito) o se davvero vogliono forzare la Russia a un intervento aperto (cosa che io vedo come quasi inevitabile), il fatto è che l'inizio di una guerra su vasta scala potrebbe essere l'unico modo per salvare il regime di Poroshenko, che attualmente è in caduta libera.

È del tutto possibile che l'avvertimento smussato di Strelkov e, ancor più, la riapertura del Voentorg, convincerà gli ucroidi che la Russia è pronta a intervenire e che al loro attacco non sarà permesso di avere successo. Ciò che mi preoccupa è che il regime di Poroshenko (e suoi protettori della CIA) potrebbero decidere che anche una sconfitta per mano dei militari russi sia preferibile all'attuale spirale di morte: non solo una guerra può salvare il regime, ma un intervento russo farebbe finalmente avverare il sogno anglo-sionista. Putin cercherà di fare il suo meglio per evitare di cadere in questa trappola, e questo significa che la Russia dovrà fornire un massiccio sostegno e aiuto segreto alla Novorossija. Per quanto riguarda i novorussi, devono essere abbastanza forti da fermare l'assalto iniziale. Se ci riusciranno, allora l'offensiva sarà effettivamente morta. Ma Strelkov ha ragione: se gli ucroidi riusciranno a sfondare le linee novorusse, allora la Russia dovrà intervenire.

Questa è una situazione estremamente pericolosa.

Saker

 

Seconda parte (24 ottobre 2014)

Molti di voi hanno notato ciò che può essere definita solo una dichiarazione di guerra alla Russia da parte di una delle principali figure del capitale internazionale anglo-sionista, George Soros, che ha dichiarato che "la Russia è una minaccia esistenziale per l'Europa". Prima Khodorkovskij, ora Soros - è abbastanza chiaro chi sta bersagliando la Russia e come, ed è altrettanto chiaro che ciò che questi finanzieri stanno davvero ammettendo con le loro dichiarazioni bellicose è che Putin è una minaccia esistenziale per loro. In quest'ultima affermazione, hanno in realtà ragione al 100% (dimostrando ancora una volta che coloro che dicono che Putin è un fantoccio degli oligarchi sono solo degli idioti utili e manipolati).

Nuland, Soros, Khodorkovskij, Hillary Clinton, Friedman, e la lista va avanti e avanti e avanti. L'intera cabala Neocon sta cercando la guerra e sta esercitando un'enorme pressione sul resto del pianeta perché questo si unisca a loro.

Gli europei, in generale, stanno mostrando meno spina dorsale di una medusa al microonde: anche se sanno e capiscono pienamente che lo zio Sam sta puntellando un regime nazista a Kiev e che le politiche americane fanno loro del male, faranno qualunque cosa gli Stati Uniti diranno loro. Non esiste alcuna traccia di una politica estera europea. Tutto ciò che gli europei riescono a pronunciare è un sottomesso "Sissignore! Qualsiasi cosa lei dica, signore!". Una delle espressioni più pietose di questa sottomissione europea a qualsiasi ordine degli Stati Uniti, non importa quanto stupido, è questa favola su un sottomarino russo in agguato dentro le acque svedesi.

Non solo è un cattivo replay della paranoia svedese nell'era della guerra fredda dopo l'incidente del Whiskey on the Rocks, in cui un errore di navigazione fece sì che un sottomarino sovietico di classe Whiskey si arenasse sugli scogli vicino a Karlskrona. Mentre gli svedesi della guerra fredda potevano essere scusati per vedere sottomarini sovietici con la stessa frequenza con cui gli scozzesi vedevano il mostro di Loch Ness, uscirsene con la stessa assurdità nel 2014 è semplicemente imbarazzante, e dimostra che l'esercito svedese accetterà qualsiasi altro ordine, non importa quanto sia evidentemente stupido. Questa volta, la BBC sostiene che il primo segno di un sottomarino russo è stato, non scherzo, una "conversazione radiofonica in lingua russa che si dice sia stata intercettata giovedi 16 ottobre tra l'arcipelago di Stoccolma e l'enclave russa di Kaliningrad, dov'è la base della flotta baltica della Russia". A quanto pare, ci sono persone abbastanza stupide per credere a questo genere di sciocchezze.

Scherzi a parte, per divertenti che siano queste "fiabe svedesi", non dobbiamo trascurare il fatto che l'intenzione che sta dietro di loro non è affatto divertente: creare paura e forse un pretesto per un confronto.

Nel frattempo, in Banderastan, le cose stanno peggiorando ogni giorno e l'unica cosa che trattiene un attacco ucroide su piena scala contro la Novorossija è la paura di ulteriori sconfitte militari prima delle elezioni. Ma a meno di un cambiamento importante nella dinamica, un attacco ucroide avrà luogo non appena le elezioni sono finite. Una cosa che potrebbe ritardare un attacco del genere sarebbe un colpo di stato anti-Poroshenko a Kiev.

Anche se non ne hanno parlato proprio in questo modo, una cosa che è venuta fuori dal vertice di Milano è che gli ucraini hanno in sostanza ammesso che non hanno più denaro. Niente. Di qui tutti i discorsi sugli europei che li imboccano di soldi per ottenere il gas russo. Inoltre è iniziata la stagione fredda e da ora in poi tutto potrà solo peggiorare.

Cordiali saluti,

Saker

 
Il nostro motto è mostrare la bellezza dell'Ortodossia. Come è nata la rivista Foma

25 anni fa, i creatori della rivista Foma pubblicavano il primo numero. Allora, nell'ottobre 1994, difficilmente potevano immaginare che la rivista sarebbe diventata l'opera della loro vita. Vladimir Gurbolikov e Vladimir Legojda raccontano la storia dell'incontro tra i due amici e co-editori della rivista Foma, dal momento della sua ideazione fino ai giorni nostri, dei momenti difficili, dei momenti felici e dei miracoli nella vita della rivista.

Vladimir Legojda

Vladimir Gurbolikov

Come si sono conosciuti i due futuri fondatori della rivista FOMA?

Vladimir Gurbolikov: All'inizio degli anni novanta sono stato battezzato e ho iniziato a frequentare la chiesa. Lavoravo come redattore in un giornale, parlavo molto della fede con colleghi e conoscenti, ma sentivo ancora che le parole non bastavano. Era chiaro che non avrebbero capito la letteratura ecclesiastica (e di quella c'era ancora poco). Pertanto, ho sviluppato un sogno: vorrei partecipare alla creazione di una sorta di stampata per le persone che non credono, ma che si stanno avvicinando alla fede. Una volta ho scritto un articolo chiamato L'era della sfiducia, o il luogo dell'incontro non può essere cambiato, in cui avviavo un dialogo con una persona dubbiosa (in seguito questo articolo, tra l'altro, è stato ristampato nel primo numero di Foma).

Fine agosto 1994. La pubblicazione sul quotidiano sindacale Solidarnost (http://www.solidarnost.org/), grazie alla quale si sono incontrati i futuri direttori di Foma. Un anno e mezzo dopo, è uscito il primo numero della rivista.

L'ho accompagnato con fotografie della chiesa, dove cantavo nel coro, e, naturalmente, l'ho portato per mostrarlo al rettore, padre Andrej Khokhlov. E un'altra copia, grazie alla nostra parrocchiana Sofia Khal'bert, è finita nelle mani di Aleksei Zakharov, che presto mi ha presentato a Vladimir Legojda. Volodja e io ci siamo stretti la mano e siamo usciti in un piccolo angolo all'ingresso della chiesa, che era ancora in fase di restauro. Mi ha detto che voleva creare una rivista progettata per le persone non religiose interessate alla fede – cioè, in realtà ha ripetuto parola per parola ciò che mi preoccupava e a cui pensavo! Ha detto che stava cercando un partner e che il mio articolo riguardava il tema su cui voleva fare la pubblicazione. Mi sono reso conto che ora non potevo fare a meno di parteciparvi, l'ho preso come un miracolo: improvvisamente quello che volevo, Dio lo realizza. Non abbiamo parlato a lungo, letteralmente tre minuti, ma ci siamo separati come persone dalla stessa mentalità, che sapevano cosa avrebbero fatto.

Vladimir Legojda: A metà degli anni '90 sono tornato dall'America, dove ho studiato per un anno alla California State University e dove ho aiutato una comunità monastica a pubblicare una rivista per punk, con la benedizione di pubblicare una rivista ortodossa moderna in Russia. E, in generale, non capivo davvero cosa fare con questa benedizione, tranne che essa doveva essere soddisfatta. Per molto tempo ho cercato collaboratori. I tentativi di fare qualcosa con il mio amico Vladislav Tomachinskij non hanno avuto successo – e grazie a Dio, perché in seguito, invece di una pubblicazione probabilmente cattiva, ne sono uscite due buone: "Il giorno di Tatiana" e "Foma". E una volta il mio amico e figlioccio Aleksej Zakharov mi ha detto: "Questo è ciò di cui hai bisogno" e ha mostrato un articolo del giornale "Solidarnost", il cui autore Vladimir Gurbolikov mi era allora sconosciuto. Aljosha mi ha detto che quest'uomo andava alla sua chiesa. Ci sono andato anch'io, e Volodja e io ci siamo incontrati. In pochi minuti ci siamo resi conto che potevamo lavorare insieme. E vent'anni di nostra conoscenza mostrano che ci ha riuniti il Signore. Certo, abbiamo discussioni e disaccordi, ma Volodja è diventato un mio caro amico, un mio insegnante nella professione, una persona che mi ha insegnato molto, molto. Quasi tutto, direi, se non volessi offendere l'alma mater.

Quali sono state le vostre prime impressioni l'uno dell'altro?

Vladimir Gurbolikov: Ci sono concetti così complessi: "divina Provvidenza" o "azione divina". Come fai a sapere se quello che stai facendo è gradito a Dio? Ho avuto in qualche modo una risposta a questa domanda dal mio confessore: "È molto semplice. Se una persona o più persone appaiono per quest'opera, significa che è un'opera gradita a Dio".

Quando ho visto Volodja, ho capito subito che ci eravamo incontrati per una ragione, che Dio ci aveva fatti incontrare e che lui era una persona cara per me.

Vladimir Gurbolikov nella redazione di Solidarnost dopo l'uscita del numero. 1994. Foto di Nikolaj Fedorov

Vladimir Legojda: È molto difficile per me rispondere alla domanda su quale sia stata la prima impressione, così come quelle di mamma o papà. Quando una persona ti è molto vicina, c'è la sensazione che insieme, relativamente parlando, siate andati a scuola, abbiate discusso di libri, film e così via. Sebbene esteriormente fossimo come due opposti, immagina: l'anarco-sindacalista Volodja e io, un laureato della MGIMO in cravatta. Ma ci è apparso subito chiaro che due persone si erano incontrate che la pensavano allo stesso modo. Gli autori del Vangelo sono tutti molto diversi tra loro, ma guardavano nella stessa direzione (nella vita di ogni credente accade spesso qualcosa di simile); così abbiamo fatto noi: abbiamo visto l'uno nell'altro una tensione per il vangelo apostolico.

Quindi la prima impressione è stata, ovviamente, positiva. Grazie a Volodja, posso confutare la tesi che gli amici non possono lavorare insieme. Ma d'altra parte – e per confermarla, non tutti gli amici sono in grado farlo.

Come avete spiegato fin dall'inizio l'intenzione della rivista?

Vladimir Gurbolikov: Doveva essere una rivista per persone che possono considerare la Chiesa in modi completamente diversi. Ripondevano persone che, a loro volta, dopo aver attraversato un periodo di dubbi, ricerche, controversie, si sono innamorate di Cristo, hanno trovato il compimento del Vangelo nell'Ortodossia e cercano di spiegare perché non vedono altra via che essere nella Chiesa .

Molte cose belle nell'Ortodossia sono difficili da percepire, perché il linguaggio ecclesiastico è molto diverso da quello secolare. Ma la rivista non è un servizio divino, e per dialogare con il lettore è necessario parlare con lui nella stessa lingua, cosa che cercavamo di fare. Allo stesso tempo, devi trovare un argomento di conversazione, interessante e comprensibile non solo per noi, ma anche per i lettori, perché, arrivando alla fede, una persona cambia priorità e smette di considerare fondamentale ciò che sembra così importante per tutti.

Io volevo, letteralmente, infilare di tutto nella rivista, ma ci ha salvato da questo il saggio consiglio del sacerdote Dmitrij Dudko, che aveva detto: "Non cercare di essere il mare, sii l'onda". Non sforzarti di coprire tutto, sforzati di trovare almeno alcuni argomenti che attireranno e interesseranno davvero il lettore.

Marina Zhurinskaja, Vladimir Gurbolikov, Vladimir Legojda nella redazione di Foma, 2006

Vladimir Legojda: Attraverso la rivista, abbiamo voluto trasmettere lo stato di un uomo innamorato che involontariamente racconta al mondo intero quanto sia bella la sua amata. Di solito tutti sono toccati da questo esempio, ma qui non è tutto così semplice: un innamorato può influire con molta forza sulla sua amata, perché è bella per lui, ma per un altro forse no. E all'inizio abbiamo pagato il prezzo di questo amore. Per esempio, ci sembrava che una persona aprisse la nostra rivista e, dopo averla letta fino alla fine, diventasse immediatamente credente – un'idea molto bella giornalisticamente ma irrealizzabile nella vita. Ma ci sono anche qualità positive di un tale stato: quando i tuoi occhi ardono, arde anche la tua anima, quando per te questo non è solo un "progetto", è una storia personale, un'opera di vita.

La prossima questione era: come agire? Da qualche parte abbiamo letto un meraviglioso motto: "mostra la bellezza dell'Ortodossia" e l'abbiamo preso per noi stessi. Spesso una persona viene a Dio nel dolore. E prova spesso spavento quando le vengono mostrati gli orrori della vita, gli orrori di se stessa. Partiamo da un'altra cosa: vogliamo mostrare la bellezza della fede in tutti i sensi: estetico, teologico, intellettuale. Dimostrare che non è il destino delle sole nonne analfabete – cosa che, in generale, a metà degli anni '90, era la posizione più comune. Allo stesso tempo, era importante fornire un'argomentazione chiara, perché la logica interna è priva di significato. Sei un missionario e avvicini una persona che non la pensa come te, non puoi dirle: è così, perché così ha detto il Signore. Non crede ancora in Dio.

Abbiamo anche deciso, poiché mostriamo la bellezza, di non rimproverare nessuno. Certo, è difficile fare a meno di dialoghi e discussioni: stai affrontando i dubbi di una persona e devi portare punti di vista diversi. Ma da vent'anni praticamente non trattiamo altre religioni, per non entrare in dure polemiche sulle pagine della rivista. Questo non è il nostro compito. Non perché non sia importante, ma semplicemente perché abbiamo una meta diversa.

A quel tempo avevate compreso l'intera scala dei vostri piani?

Vladimir Gurbolikov: Abbiamo anche provato a non pensarci. Mi è sempre piaciuta la formula, una volta inventata dai Verdi in Germania: "Pensa globalmente, agisci localmente". E ho pensato una cosa del genere. Al primo incontro di redazione, ho parlato con le parole, quanto sarebbe bello se la nostra pubblicazione fosse simile alla rivista "Ogonjok". Nel 1994 non c'erano quasi riviste illustrate, che ora sono un mare, ma c'era solo "Ogonjok", massiccio, bellissimo, con tante fotografie e soggetti vari. Ma noi non avevamo né i mezzi né le opportunità. Non abbiamo aspettato che ci portassero i soldi, ma abbiamo semplicemente iniziato a creare il primo numero. Allo stesso tempo, una circostanza ci ha aiutato a non sforzarci di guardare al futuro. Sotto i nostri occhi sono stati fatti diversi tentativi infruttuosi di creare riviste di missione: la Chiesa non benediceva questi esperimenti. Poiché volevamo servire la Chiesa, e per noi la volontà della gerarchia era molto importante, abbiamo deciso fin dall'inizio: se la rivista non riceverà una benedizione, saremo pronti ad abbandonare la nostra idea. Pertanto, abbiamo portato il nostro lavoro e abbiamo chiesto se fosse buono o no, a quelle persone che avevano autorità nella Chiesa e il diritto di vietare o consentire. Si è scoperto che volevano vedere una rivista illustrata disponibile a un vasto pubblico (a cui alla fine siamo arrivati), ma allo stesso tempo non abbiamo pensato al futuro, ma abbiamo semplicemente agito.

fine anni '90. Dipendenti e amici della rivista dopo un servizio di preghiera al santo apostolo Tommaso. Allora le funzioni di preghiera erano servite nella chiesa di san Giovanni il Teologo a Bronnamja Sloboda

Vladimir Legojda: Mi sembra che ci siamo resi conto della portata solo quando sono avvenute importanti transizioni nella vita della rivista. Per molto tempo siamo usciti senza periodicità: non c'erano finanziamenti, non c'erano piani chiari. Quando il materiale era pronto, lo pubblicavamo. Potevamo pubblicare due o tre riviste all'anno, c'è stato anche un anno in cui è uscito un solo numero. Ma abbiamo capito che non si deve fare così, né con i lettori, né con i dipendenti. È necessario stabilire una frequenza. Abbiamo iniziato a pubblicare trimestralmente, poi ogni due mesi e infine mensilmente. La seconda transizione è quando Foma è diventato a colori. Era associata esclusivamente al desiderio di massa, cioè un aumento di numero dei lettori. Sì, qualcuno è ancora nostalgico di un Foma in bianco e nero e così via – è un suo diritto. Ma noi la vediamo diversamente. Il passaggio al colore è stato sicuramente un grande passo avanti, anche in termini di riviste che anche gli ortodossi possono fare. Ora Foma non sorprende nessuno, ma una volta il fatto stesso della pubblicazione di una rivista ortodossa colorata e patinata è stato, come direbbero ora, una bomba.

C'è stato un momento in cui la sirtuazione è diventata spaventosa, in cui avete pensato: "In cosa mi sono cacciato..."?

Vladimir Gurbolikov: Non c'è stato un momento simile. Ci sono state crisi quando l'etica degli affari e la necessità industriale sono entrate in conflitto con il rapporto cristiano con questa o quella persona. Mi ha fatto male, il mio cuore ha cominciato a farmi male. Eravamo molto preoccupati quando eravamo combattuti tra il desiderio di fare finalmente la nostra cosa preferita e le opportunità reali: mancanza di denaro, incapacità di lasciare il lavoro. C'è stata incertezza, ci sono state controversie sui progetti e su chi di noi si dedicava di più a questo lavoro. E poiché la nostra squadra è diventata grande, naturalmente, sorgono diverse situazioni in cui c'è un paradosso speciale. Il fatto è che nei collettivi laici i problemi di solito si risolvono facilmente: un licenziamento istantaneo di una persona, uno scandalo aperto, multe e così via. In un ambiente ortodosso, ci si comporta in modo diverso, in base ai comandamenti evangelici, cosa che sembra sempre strana a un osservatore pragmatico. Ma questo comportamento, a sua volta, è anche irto di un mucchio di errori, fallimenti, perdite, e anche questo deve essere ammesso. Ma alla domanda, perché lo sto facendo, non ho mai avuto il desiderio di smettere. Non ho bisogno di altro.

Vladimir Legojda: Non è stato spaventoso. Non abbiamo realizzato una bomba atomica o una sorta di rivista "per adulti". Ricordo che c'è stato un brevissimo momento in cui abbiamo seriamente pensato che la pubblicazione della rivista potesse essere interrotta. Ma questa non è una scelta tra il bene e il male, non è un rifiuto di Cristo, ma solo della pubblicazione di una rivista. Ma il più delle volte, c'era una comprensione che non ti abbandona: persone, lettori, una squadra. Mi sembra che nessuna tra tutte quelle persone che hanno lavorato con noi (poi la loro vita si sviluppa in modi diversi: qualcuno se ne va, qualcuno lo inviamo noi, benedicendolo a fare qualche altro progetto) ricordi Foma con una certa pesantezza.

Quando avete ricevuto la vostra prima risposta da un lettore? Qual è stata la più memorabile?

Vladimir Gurbolikov: Ricordo due risposte. Sono arrivate al tempo dell'uscita della fotocopia del primo numero della rivista Foma.

La prima era del sacerdote Arkadij Shatov, ora vescovo Panteleimon. La sua reazione era: "Perché questa rivista non è stata ancora pubblicata?" Gli ho scritto che non avevamo benedizioni o soldi. E subito abbiamo ricevuto il primo soccorso, sia sotto forma di benedizione che sotto forma di denaro, grazie a cui è uscito il primo numero. Non lo dimenticherò mai.

La seconda era di una persona molto intelligente ma scettica, che lavorava al mio giornale. Ha detto: "Ho sempre visto la Chiesa come una specie di partito, nonostante non abbiate tra voi un Komsomol ecclesiastico che abbellisce la realtà o cose del genere. Ma quello che avete scritto mi ha scioccato personalmente. Non ho mai guardato la Chiesa da questo punto di vista". Perquanto riguarda l'abbellimento, abbiamo la nostra risposta. Poiché la Chiesa è un ospedale, vi si vedono non solo pazienti morti, sofferenti, urlanti, arrabbiati, ma anche pazienti guariti. Il prezzo principale qui è la salvezza. La salvezza dell'anima, il superamento dello stato catastrofico in cui siamo tutti noi e ciascuno di noi individualmente.

dipendenti e amici di Foma nel Museo Aleksandr Sergeevich Pushkin, Mosca, 2005

Vladimir Legojda: Per quasi un anno non abbiamo avuto soldi per pubblicare. E abbiamo girato e mostrato a tutti un layout, in cui avevamo ritagliato manualmente intestazioni e piè di pagina, incollandole, fotocopiando qualcosa. Abbiamo costantemente avuto risposte, principalmente: "Oh, quanto è bello, perché non pubblicato?" "Non abbiamo denaro". "Beh, nessuno ha soldi", e così via. Pertanto, forse, la più importante risposta di un lettore è stata quella di padre Arkadij Shatov, che, avendo appreso il motivo della nostra stagnazione, ha aperto la cassaforte, ci ha dato i soldi e ha detto: "Se potete, restituitelo". Abbiamo capito che aveva donato non da un surplus, ma da qualche importante fondo parrocchiale. E gli siamo follemente grati: se non fosse stato per lui, non ci sarebbe stato Foma. Per molto tempo padre Arkadij ha letto tutto il nostro materiale, e se non benediceva qualcosa, non gli andavamo contro. Ma allo stesso tempo, non ha accettato di diventare il volto ufficiale della rivista. Abbiamo avuto un importante dialogo quando ci ha detto: "Sapete come il matrimonio è diverso dall'amore libero?" Lo abbiamo detto, naturalmente abbiamo indovinato". Beh, perché il legame tra me e voi è come un matrimonio? Perché la prima cosa che vi chiedo di cambiare è il nome, che non mi piace". E quello che gli mancava in Foma, lo ha poi trovato nella rivista Neskuchnij Sad.

Ricordo la prima reazione all'istituto, quando ho mostrato la rivista a persone diverse: il mio insegnante Jurij Pavlovich Vyazemskij, che si è unito al comitato editoriale e ci aiuta, Aleksej Viktorovich Shestopal, capo del Dipartimento di Filosofia presso la MGIMO, anch'egli membro del nostro comitato editoriale. Ha visto la rivista e ha detto: "Foma? Sarebbe Tommaso d'Aquino?" Come filosofo, la prima cosa a cui ha pensato è stato il grande scolastico. Abbiamo detto di no, era l'apostolo. Si è interessato e ha insistito che la presentazione di Foma si svolgesse alla MGIMO. Quindi la prima presentazione nella storia di Foma è stata all'Istituto di Relazioni Internazionali, cosa che un tempo sarebbe stata percepite come paradossale.

Ci sono state risposte tanto negative da farvi arrendere?

Vladimir Gurbolikov: Ci sono state molte critiche. Ma personalmente, ho sempre cercato di vedere attraverso la critica il volto del critico e di capire la sua logica e la sua percezione. La critica maligna, ovviamente, brucia. Ma è anche utile. L'unica cosa che è rimasta nella mia memoria durante tutto questo tempo (ma neanche questo ci ha fatti arrendere) è una bugia diffusa in un importante giornale. Presumibilmente, abbiamo rifiutato una richiesta di aiuto a un sacerdote e alla sua famiglia, e di conseguenza questi sono morti. Era una menzogna schifosa e disgustosa, e così elegante e virtuosa che non c'era possibilità di citare in giudizio e difendere l'onore di Volodja Legojda, accusato personalmente di un atto che non aveva mai commesso. Ma questa non è critica. È meschinità associata a pubbliche relazioni nere, a guerre di informazione. È stata fatta da coloro che odiavano ciò che noi amavamo.

dopo la prima preghiera all'apostolo Tommaso. Foto: Svetlana Gadzhinskaja

Vladimir Legojda: La nostra comunità ortodossa non è facile. All'inizio eravamo spesso sospettati: "Chi siete, non siete protestanti? Non siete settari?" Era sempre spiacevole, ma arrendersi – no. Non mentirò, è spesso offensivo ricevere risposte faziose e scontate da critici che chiaramente non hanno neppure letto la rivista. Per esempio, siamo stati tra i primi a introdurre e discutere il concetto di "Ortodossia light", ovvero cosa sia l'Ortodossia senza Cristo e senza la Croce, e abbiamo scritto molto su questo. E hanno cominciato ad accusarci di questo, e per di più sulla base di segni esterni: "Oh, state stampando su carta lucida? Quindi sarebbe questa l'Ortodossia light?" E il fatto che siamo l'unica testata che da molti anni pubblica materiale sui nuovi martiri non è stato notato.

Oppure, diciamo, guardano le fotografie: "Oh, belle fotografie. Cosa scrivete? Allevano struzzi in un monastero? Ah, questo è glamour, appariscenza, non c'è fede seria". Ma almeno provino a leggerlo... Ogni numero è basato su materiale confessionale. Certo, possono dire "questo non fa per me", ma quando dicono "non l'ho letto, ma lo condanno"...

Ma non ci siamo arresi. Naturalmente ci sono stati dei dubbi. Quando provi a vivere seriamente secondo il Vangelo, capisci che è difficile, e quando non ce la fai ti vengono dei pensieri: che diritto hai di scrivere qualcosa per gli altri? E qui siamo stati sempre sostenuti dal nostro confessore, l'arciprete Igor Fomin, che ci ha aiutato, con tutta la comprensione della sua peccaminosità, a permetterci di fare qualcosa, pur rendendoci conto che non siamo maestri.

Ci sono stati miracoli, "eventi mistici" associati alla vita di Foma?

Vladimir Gurbolikov: In un certo senso, l'incontro con Volodja è stato mistico. Mistico, secondo me, è stato il nome della rivista. Ora non capisco perché non abbiamo pensato subito all'apostolo dubbioso che desiderava che il Signore gli mostrasse un miracolo, perché non abbiamo pensato a Tommaso. Abbiamo esaminato una varietà di nomi, ma questo non era nelle nostre liste.

E Tommaso ci ha trovato lui stesso: uno dei nostri parenti ha sognato una rivista con il nome e il logo attuali. All'inizio siamo rimasti scioccati, poi all'improvviso ci siamo resi conto che non potevamo più immaginare una rivista con un nome diverso.

Ebbene, abbastanza recentemente, grazie alla rivista Foma, si sono sposate coppie che erano così divise che i loro matrimoni non possono che essere definiti veri miracoli. Purtroppo non posso darle i dettagli.

Vladimir Legojda: In generale, l'intera esistenza della rivista Foma è un miracolo continuo. La cosa più importante, mi sembra, è una sorta di "spirito da Tommaso", che spero esista ancora, in gran parte grazie alla professionalità e alla capacità di Volodja di creare questa atmosfera. Uno dei famosi miracoli è la storia del nome che la moglie di Volodja, Katja, ha sognato.

E per me, ovviamente, questa è anche una storia personale, perché mentre lavoravo ala rivista, ho conosciuto la mia futura moglie. Questa storia, se non mistica, è molto divertente. Nastja scriveva per noi una rubrica sui nuovi martiri. Sapevo che esisteva una tale autrice, ma allo stesso tempo non l'avevo mai vista personalmente... E una volta Volodja e io abbiamo attraversato la redazione e ho visto una ragazza seduta che scriveva qualcosa sul computer. Dico: "Che ragazza interessante, chi è?" Volodya dice: "È Nastja Verina, scrive per noi ormai da tre anni". Dico: "Ma guarda un po'!" e penso che dobbiamo conoscerci meglio. Questo è tutto, sei mesi dopo ci siamo sposati. Cosa è uscito da quell'incontro, dopo tre anni in cui io leggevo i suoi testi, e lei leggeva quello che scrivevamo noi? Per me questa è la gioia più grande della vita, un miracolo che devo anche a Foma.

Qual è stato il momento più difficile legato a Foma?

Vladimir Gurbolikov: Il momento presente sembra sempre essere il più difficile per me. Ho sempre la sensazione che ogni volta diventi sempre più difficile, e che nel passato non abbia sopportato ciò che mi sta accumulando addosso nel presente. Ma siamo sempre caricati di quanto possiamo sopportare, e allo stesso tempo appare l'esperienza. Pertanto, il momento più difficile è adesso. Penso più e più volte a cosa fare...

il matrimonio di Vladimir e Anastasia Legojda, 2007. Vladimir Gurbolikov si congratula con gli sposi assieme alla sua famiglia. Foto di Vladimir Eshtokin

Vladimir Legojda: Ci sono stati molti di questi momenti, ed è duro dire quale sia stato il più difficile. Ma mi sembra che la cosa più difficile sia l'edizione mensile.

Dico sempre ai giornalisti: "Se questo non ti piace, perché ne scrivi?" Il materiale non dovrebbe nemmeno piacere: se scrivi per Foma, devi "ferire il cuore". Se non lo ferisci, se questo nervo non c'è, secondo Vysotskij... Ciò non significa che l'intera rivista dovrebbe sanguinare continuamente – non esiste nemmeno un compito del genere. È importante che ti interessi, perché l'indifferenza è una cosa terribile.

È importante che una persona pensi a Cristo, al Vangelo. Qui la gente viene dal monaco Serafino, che dice: "Gioia mia, Cristo è risorto!" Una persona si interessa perché vede una santità viva, un santo vivente. Ed ecco che noi, che siamo nel tumulto di una metropoli e difficilmente affrontiamo il nostro mondo interiore o la sua assenza, dobbiamo scrivere qualcosa ogni mese... Ma a volte funziona.

Qual è il momento più felice per voi?

Vladimir Gurbolikov: C'è un punto di partenza: è l'incontro con Volodja. E poi, per me è ogni giorno. È estremamente raro nella vita poter fare ciò che ami, e che allo stesso tempo è direttamente correlato alla questione della tua stessa salvezza. Fai qualcosa per te e per tutti allo stesso tempo. Cerchi risposte alle domande: come osservare i comandamenti, come essere salvati. Cioè, per me questo è un periodo continuo di felicità, potermelo permettere è semplicemente un dono di Dio.

Vladimir Legojda: Tutti i momenti mi sembrano felici. Da più di vent'anni ho sempre il piacere di prendere in mano ogni numero di Foma e leggerlo dall'inizio alla fine. E l'uscita del numero per me è sempre una grande gioia.

 
Saker richiede un parere alla sua comunità: opzione A oppure opzione B?

Cari amici,

Ieri sera sono finalmente tornato dal viaggio di una settimana in Svizzera, dove ho appena avuto il tempo di seppellire mia madre e andare a liberare il suo piccolo appartamento. Questa è stata probabilmente una delle peggiori settimane della mia vita e ho voluto iniziare ringraziando tutti coloro che hanno espresso la loro solidarietà per la perdita di mia madre. La vostra effusione di bontà mi ha veramente toccato, anche se semplicemente non ho avuto il tempo di ringraziarvi per questo.

Soffro ancora di jet-lag e raffreddore, ma c'è stato un brutto problema che la vita mi ha scaricato addosso, e che voglio affrontare in questo momento prima di riprendere la normale attività del blog (che ho programmato per il prossimo lunedi, 7 dicembre): il fatto che due persone disonorevoli hanno deciso di pubblicare il seguente testo su Internet (fonte: http://cirilizovano.blogspot.rs/2015/11/who-is-saker.html )

Chi è il Saker?

Quasi un anno fa, ho avuto il distinto dispiacere di incontrare l'uomo che si fa chiamare il Saker. Il nostro rapporto professionale è durato meno di un mese, per ragioni che illustrerò qui di seguito. Ci siamo lasciati in condizioni rancide e gli ho giurato che avrei reso pubbliche la sua identità e le sue carenze ideologiche. Ho aspettato fino ad ora a causa di eventi miliari nella mia vita e perché, francamente, aspettavo di vedere ciò che quel matto avrebbe tirato fuori di lì a poco.

Verso la fine dello scorso anno, avevo seguito il blog di Saker ormai da diversi anni per avere notizie degli eventi in Donbass e quando ho saputo che era alla ricerca di volontari per un sito gemello in serbo, ho fatto domanda per il posto. La mia idea originale era di contribuire alcune traduzioni su una base ad hoc, ma Saker aveva appena avuto una grande disputa con tutta la squadra serba e aveva licenziato il precedente leader del team, Aleksandar Jovanović. Aveva descritto il signor Jovanović come "un traduttore di talento con tendenze psicotiche paranoiche". Io non ho scavato troppo in profondità nella disputa, in quel momento (errore mio!) Ma poi ho scoperto che in realtà il signor Jovanović era abbastanza sano di mente, e un ragazzo piuttosto bravo.

Comunque, dopo aver scelto a sorte tra i pochi nuovi volontari serbi, come me stessa, lo stesso Saker mi ha posto come nuova leader del sito gemello serbo. Mi ha dato questo onore per il nostro comune rispetto per i valori tradizionali slavi, come il rispetto per la Chiesa ortodossa e le forze armate, oltre al fatto che comunicavamo bene. Penso che fosse anche un po' influenzato dal fatto che vivo in Argentina (non lontano da un suo cugino, in realtà), dove lui ha familiari e alcuni ricordi d'infanzia di vacanze con loro tra le comunità di espatriati russi, di cui io sono un'ardente ammiratrice e (per quanto le circostanze lo consentono) un membro fugace.

Andrei (a quel tempo ci davamo del tu) mi ha incoraggiato a formare una squadra coerentemente serba correttamente e ho prontamente sollecitato l'aiuto di tutti a quel fine. Mi ha promesso completa libertà editoriale, che capivo nel senso che tutti i contribuenti, me compreso, potrebbero esprimere i punti che sentivano più rilevanti. Ero convinta a quel tempo che lui fosse il mio fratello russo, e questa convinzione è stata rinforzata durante la defezione, in questo periodo, del suo guru francese di tecnologie informatiche (come ho scoperto in seguito, anche lui è un gran bravo ragazzo) e la minaccia del collasso dell'intera cosiddetta "comunità Saker". A un certo punto (Dio mi è testimone) Andrei mi ha implorato di assumersi la proprietà legale di tutti i domini della comunità Saker, che era stata lasciata in un limbo da François. Ho rifiutato (per motivi tecnici) ed è stato allora che mio marito ha suggerito che il Saker passasse ai server islandesi (dove è attualmente) per proteggere l'integrità dei suoi siti. Ma prego, Andrei.

Nel frattempo, è avvenuto a Parigi il massacro di Charlie Hebdo – un gruppo di fondamentalisti islamici ha fatto fuori i redattori e lo staff del giornale satirico francese "privo di gusto", e altri locali frequentati dalla comunità ebraica. Per me, il gusto è innanzitutto una questione di istruzione e di cultura, mentre la libertà di parola (e la licenza editoriale) è qualcosa di completamente diverso, presumibilmente uno dei diritti garantiti dalla cosiddetta "democrazia". In ogni caso, la comunità Saker francese si è rotta in due parti – quella "Io sono Charlie" e quella "Io non sono Charlie" (e questo non ha avuto nulla a che fare con il ritiro di François, il maestro di tecnologie informatiche, anche se Andrei ha cercato di far finta che fosse così). Andrei stesso ha scritto un pezzo assolutamente ripugnante dal titolo: "Perché io non sono Charlie" incolpando fondamentalmente la rivista francese (una pubblicazione satirica!) di mancanza di raffinatezza e sostenendo che avevano portato l'ira dei seguaci di Maometto su se stessi perché "hanno scelto di provocare l'islam, conoscendo il risultato che ciò poteva portare".

Da seguace serba fedele del mio fratello russo Andrei, ho tradotto il suo articolo in serbo, ma ne ero quanto mai infelice. Per caso opportuno, tramite un amico comune, mi sono imbattuta in un articolo di uno scrittore serbo di talento, l'espatriato Aleksandar Lambros, che prende a scudisciate (nessun riferimento sottinteso) gli idioti che non erano in grado di "vedere la connessione" tra il fondamentalismo islamico e il massacro di Charlie Hebdo. Ho poco in comune con il signor Lambros, a parte l'ammirazione per il suo stile di scrittura e la sua integrità intellettuale, ma sono stata felice di tradurlo dal serbo in inglese, al fine di raggiungere un senso di equilibrio rispetto a Charlie Hebdo. Non essendo né Charlie né pronta a massacrare personale satirico, ero un po' in uno stato di perplessità.

Sono stata delicatamente (e lo sottolineo, ~ delicatamente ~) rimproverata dal mio "fratello russo" che anche se avevo completa libertà editoriale, questa non si estendeva a insultare i membri della comunità musulmana (come apparentemente faceva l'articolo di Aleksandar Lambros). Gli ho detto (in modo molto sgarbato, lo ammetto) di andare a farsi fottere, e chi era lui, dopo tutto, per spiegare a una serba, dopo 600 anni di giogo ottomano, qual è la situazione con i musulmani? La sua risposta è stata che "tutti i serbi sono pazzi" (credo che con questo volesse dire me e Aleksandar Jovanović) e che io non vedevo che lui era propriamente rispettoso dell'islam (i cui insegnamenti egli paragona apertamente agli insegnamenti dei Santi Padri della Chiesa cristiana) "proprio come Putin ammira e rispetta Kadyrov".

Ebbene, non è un grande stratega. Ho fatto la mia ricerca a posteriori su Andrei Raevsky alias il Saker e ho trovato che era un cittadino svizzero che aveva già avuto alcune difficoltà con i russi per quanto riguarda la Cecenia. Per sua stessa ammissione, era stato inviato lì come dipendente della Croce Rossa Internazionale e successivamente era stato licenziato per il suo pregiudizio pro-ceceno. In seguito ha continuato a scrivere in diversi lavori pubblicati in modo critico verso l'approccio "a mano pesante", dell'esercito russo nei confronti dei terroristi ceceni.

Allora è stato apparentemente assunto dall'Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul disarmo (UNIDIR) di Ginevra, che lo ha mandato in diversi viaggi nell'ex Jugoslavia, in particolare, dove egli sostiene di essere stato coinvolto in "negoziati per il disarmo" (che possono essere stati solo dannosi per i serbi locali) in Croazia e Bosnia. Avendo così cementato la sua amicizia con i serbi, è emigrato negli Stati Uniti e ha subito un'ulteriore istruzione alla Paul H. Nitze School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University, il felice terreno di caccia di persone del calibro di Madeleine Albright e, Condoleezza Rice. Ora vive sulla costa atlantica dello stato della Florida a un tiro di schioppo di circa 30 installazioni militari che non hanno alcun problema con le sue attività principali: muovere guerra contro il fantasma "impero anglo-sionista" (nel cartone animato in cui quelli dell'ISIL patrocinati dall'Occidente sono i buoni) e sollecitando donazioni da parte dei suoi sostenitori (principalmente di sinistra) in cambio di portafogli kitsch con su impressa l'immagine del Saker, e copie autografate del suo libro. Come ogni buon apologista per l'islam, Raevsky è anche un rabbioso antisemita.

Io credo ancora che i russi siano i nostri fratelli, ma non credo che Andrei Raevsky sia uno di loro. Lui è un ibrido, un OGM se volete, di anima russa fecondata da una selezionata ideologia occidentale. Non può prosperare, non dovrebbe moltiplicarsi. Perirà.

Snežana Ivanišević de Berthet

Per coloro che voi che potrebbero non ricordarla, la signora Berthet – è stata la leader # 2 (di breve durata) del Saker Team serbo (se mi ricordo correttamente). Per quanto riguarda il signor Jovanović, questi ha ricoperto la stessa posizione proprio prima di lei. Per fare breve una lunga storia, subito dopo che la signora Berthet ha assunto questo ruolo, di fatto, ha pubblicato un articolo che ho giudicato offensivo verso l'islam e le ho chiesto di evitare di farlo in futuro. Solo per la cronaca: ogni Saker Blog Team è, in realtà, al 100% indipendente nella sua politica editoriale, ma ho sempre dato per scontato che le persone mentalmente sane avrebbero capito che questo significava "entro un nucleo minimo di valori", tra cui il rispetto, se non l'approvazione, verso una qualsiasi religione (questo non è mai stato un problema con qualsiasi altro Saker blog, anche quelli gestiti da agnostici – almeno 3 da quanto ho contato – ma in qualche modo lo è diventato con persone putativamente "ortodosse". Vai a capire). Comunque, a questo punto la signora Berthet ha offerto di dimettersi, cosa che ho volentieri accettato. Ho pubblicato un avviso sul blog dicendo che "Il Saker blog serbo è stato epurato della maggior parte dei propri dati da parte del leader (ora ex-leader) della squadra del Saker blog serbo dopo la mia opposizione alla pubblicazione di un articolo ferocemente anti-musulmano. Amici serbi mentalmente sani stanno attualmente cercando di riavviare il blog".

Questo breve post ha suscitato una reazione veramente fantastica. La signora Berthet mi ha mandato una e-mail che iniziava con "saker, tu, bugiardo, ladro, manipolatore pezzo di merda umana" e si concludeva con "in ultima analisi, ti pentirai di avermi incontrata come io mi pento di avere incontrato te, e questo NON è uno scherzo né una minaccia. Spero che soffocherai nel tuo stesso vomito, PARASSITA!" Chiunque sia interessato al testo integrale lo può ottenere cliccando qui. In 50 anni di vita non avevo mai incontrato una tale espressione assolutamente furiosa di rabbia totale e incontrollata, e ho subito capito che se avevo pensato, infatti, che Jovanović fosse "folle", questo era esclusivamente nell'uso colloquiale di questa espressione, come "persona svitata", invece la signora Berthet era veramente o malata di mente, o posseduta, o entrambe le cose.

Dal momento che non rispondo alle calunnie per principio e dal momento che non discuto mai con individui mentalmente insani, non ho risposto e ho semplicemente messo un blocco all'indirizzo di posta elettronica della signora Berthet. Per quanto riguarda i destinatari di quella e-mail (qui dovrei aggiungere che ha mandato quel capolavoro non solo a me, ma a praticamente tutte le persone che conosceva nella comunità Saker e a tutti nel Saker blog team serbo), hanno tutti risposto con un'unanime espressione di disgusto, in particolare i serbi che erano imbarazzati a vedere un'altra serba agire in quel modo.

A questo punto, avevo erroneamente concluso che, con questo scambio di convenevoli avrei chiuso con quella pazza. Purtroppo, mi ero sbagliato di molto.

Pochi mesi dopo ho ricevuto una e-mail dal marito, di cui non ricordo il nome completo, ma il cui indirizzo di posta elettronica indicava che era l'autore di un blog antimperialista. Dal momento che ricordo (vagamente) che la signora Berthet mi aveva chiesto di non associarli a questo blog pubblicamente, non rivelerò maggiori dettagli in questo campo. Comunque – il signor Berthet mi scriveva, che ci crediate o no, per ricattarmi.

Ha intitolato la sua e-mail "se il Saker esplode, tutto ricadrà su Andrei". Ha poi proceduto a dirmi che se non avessi postato una nota che spiegava che la mia fiducia in sua moglie era "ben riposta" e che lei non aveva "partecipato a un attacco contro il blog", questo avrebbe provato la mia doppiezza! Ha concluso dicendo che non era una minaccia, ma un saggio avvertimento. Non riuscivo a credere ai miei occhi, l'uomo voleva che provassi di non avere doppiezza mentendo ai miei lettori riguardo a sua moglie e dicendo che la mia fiducia in lei era ben riposta e lui minacciava, appunto, di tradire la mia fiducia e rivelare la mia identità :-)

Comunque, gli ho detto che se fosse andato avanti con questa minaccia il soprannome di "Giuda" si sarebbe attaccato a lui e alla moglie per sempre (ora apparentemente hanno deciso di guadagnarselo).

A questo punto, ho bisogno di spiegare un paio di cose sul mio anonimato.

[interludio: ero solito fare riferimento al mio anonimato come "anonimato sottile" perché qualunque lettore del mio blog con un po' di cervello avrebbe potuto facilmente trovarmi con le informazioni che avevo già fatto trapelare. Ho appena ricevuto una e-mail da un buon amico a cui avevo dato solo il mio nome e che ora mi ha detto che conosceva la mia piena identità già da lungo tempo :-) Così sono le persone decenti: rispettose della privacy e dei confini.]

Vi prego di ricordare che quando ho iniziato il mio blog nel 2007 ero un 'nessuno' che scriveva soprattutto per se stesso. Ero andato in esilio in Florida dopo aver lasciato la Svizzera, dove ero stato, di fatto, posto nella lista nera per le mie opinioni pro-serbe e pro-russe. Ho deciso di creare un blog anonimo per i seguenti motivi:

• Volevo che i miei ex datori di lavoro mi dimenticassero

• Volevo scrivere di problemi, non di personaggi

• Volevo che la mia famiglia godesse di un pieno anonimato

Ho iniziato il blog nel 2007. Ora siamo negli ultimi giorni del 2015. I miei ex datori di lavoro non esistono nemmeno più. Le organizzazioni con sigle di 3 lettere per cui ho lavorato sono state sciolte e i miei ex capi sono o morti di vecchiaia o in pensione. Così il motivo numero uno è ormai andato.

Ho ancora voglia di scrivere di problemi, non di me o del mio passato. Così la ragione numero due è ancora in vigore.

Ho ancora voglia che la mia famiglia sia al sicuro e lasciata in pace, ma la ragione numero tre è ormai compromessa.

Questo non è davvero un grosso problema. Dopo aver avuto la lettera di ricatto di Berthet, ho scritto ai membri del Comitato Esecutivo della Comunità Saker (CECS) e ho chiesto i loro consigli: devo uscire in pubblico o no? Il loro consiglio è stato di aspettare.

Devo dire una cosa qui: Ho sempre voluto agire come gli omosessuali moderni e "uscire allo scoperto" un giorno. Ho detto a mia moglie che questo sarebbe stato il giorno del mio "coming out", e indicativamente ne ho previsto la data al 1 maggio 2017 – il decimo anniversario del blog. Ma ora che i pazzi si sono fatti avanti e hanno violato la mia fiducia, il mio anonimato e la mia privacy, non sono esattamente sicuro di come procedere.

Così, questo è il momento in cui ho bisogno dei vostri consigli e opinioni:

Inizialmente, ho pensato di avere tre opzioni.

In primo luogo, ho pensato semplicemente di ignorare tutto. Ma si scopre che i pazzi sono ora impegnati a postare link al loro piccolo articolo altrove. Per esempio, sono stato recentemente intervistato da Sputnik e un amico mi ha informato che il signor Jovanović aveva già postato questo nella sezione commenti:

Sputnik, tra l'altro, a quanto pare ha rimosso quel commento (dal momento che non riesco a trovare più). Eppure, questo è ridicolo – gli onorevoli moderatori dovranno ora cercare questi tipi di commenti e rimuoverli uno per uno? Questo è stupido, no? (Nota: errore mio – ho trovato il commento su Sputnik – Saker)

Inoltre, non sottovalutate la capacità di resistenza di Berthet e Jovanović. Non solo continuano a condurre la loro piccola crociata anti-Saker, ma arrivano anche a reindirizzare il traffico sui loro blog altrimenti irrilevanti! Così avranno uno scopo, una determinazione, per continuare la loro crociata di "denuncia contro Saker" per un tempo molto lungo. Di fatto, prevedo che il loro prossimo passo sarà quello di fabbricare semplicemente altre pseudo-rivelazioni su di me con ancor meno verità di quante ne abbia questa più recente.

La mia preferenza personale sarebbe di "tirare il mio sciacquone mentale" e dimenticare questi pagliacci, ma faranno del loro meglio per mantenere se stessi rilevanti il più a lungo possibile, in modo tale che questa non è più un'opzione.

Poi, finalmente, c'è anche questa considerazione: oltre a mentire su un bel po' di cose nel suo post, Brethet è riuscita a riportare un sacco di cose in modo semplicemente sbagliato. Sì, il mio nome è Andrei Raevsky, e quello nella foto sono io (mentre faccio cross-country in mountain bike in Florida), ma gran parte del resto è sbagliato, in particolare la cronologia. Ci sono anche un sacco di lacune ;-)

Così in realtà vedo due opzioni, ma voglio che siate voi a decidere:

OPZIONE A:

Mi attengo al mio piano. Faccio il mio "coming out" ufficiale nel 2017, scrivendo un post dolorosamente narcisistico – tutto riguardo a me – e vi dico la storia completa con tutti i dettagli. Nel frattempo, lasciamo che i due idioti aspettino il crollo della comunità Saker (non si rendono conto che molti / la maggior parte dei membri di quella comunità già conoscono la mia identità, che, per usare un eufemismo, non sono stato timido a rivelare) e continuino a pubblicare i link ai loro "messaggi di denuncia contro Saker". Ma quello che possiamo fare noi è *pretendere* che non esistano, che per noi siano al di sotto del nostro "radar del disprezzo". Mi piace quest'opzione perché dà loro meno potere e mi permette di essere fedele alla data del "coming out" che avevo programmato. Oppure

OPZIONE B:

Dico tutto ora. Il grande vantaggio di questa opzione è che ora posso chiarificare le cose. Prendiamo per esempio l'affermazione evidentemente idiota che sono stato licenziato dalla Croce Rossa per il mio pregiudizio "pro-ceceno"! Chiunque sappia qualcosa della Croce Rossa o del resto delle organizzazioni "umanitarie" occidentali si rende conto che questo è impossibile e che, semmai, sarebbe il mio pregiudizio filo-russo che avrebbe potuto farmi licenziare (in questo caso non è stato nessuno dei due, ma qualcosa che non discuterò pubblicamente, a prescindere, in quanto ha coinvolto la morte di un gruppo di persone innocenti). Il loro odio per me acceca chiaramente il loro giudizio, quindi mi aspetto che Jovanović e Berthet sbaglino molte altre cose. Quindi, devo preoccuparmi di chiarire le cose già da ora?

Potete capire l'opzione che io preferisco, naturalmente (se non la capite – è la "A"). Francamente, non me la sento di "dare la caccia" a ogni balla che questi due pagliacci pubblicheranno in futuro. Trattare con persone disonorevoli mi fa sempre venire voglia di fare una doccia e cercare di dimenticare il più presto possibile. Poi c'è il fatto che questo blog tratta di problemi, della resistenza all'impero, non di "dire la verità sul Saker". Dopo tutto, a chi importa chi sono veramente o cosa ho veramente fatto o non ho fatto? Voglio davvero ripagare questi due pazzi con la loro moneta e agire come se il mio ego e le mie piume arruffate (per un saker – una perfetta espressione, no?) fossero al centro dell'universo e come se tutti se ne dovessero occupare?

Penso che un post egocentrico e narcisistico nel maggio 2017 sia più che sufficiente e che tra il post di oggi (che ho dovuto fare) e il 2017 posso concentrarmi su altre questioni, molto più importanti e interessanti.

Alla fin fine, la mia preferenza personale è sicuramente per la "opzione A": facciamo tutti finta che tutto questo non sia accaduto e limitiamoci a ignorare le brutte azioni dei due individui disonorevoli. Ma, e questo è veramente importante, io voglio che questa sia la vostra decisione, non la mia. Dopo tutto, vi siete tutti, in vari modi, fidati di me, e io ora sento che se avete domande sulle accuse fatte, io dovrei rispondere. Inoltre, io non ho davvero mai avuto nulla da nascondere. In questo momento il mio più grande rammarico è la sicurezza e la privacy della mia famiglia: una moglie meravigliosa con cui sono sposato da 22 anni e che ammiro, rispetto e amo di più ogni giorno che Dio mi concede di trascorrere con lei e i nostri tre figli, una ragazza e due ragazzi – tutti adolescenti. Sono davvero loro che Berthet e Jovanović hanno potenzialmente danneggiato di più. Ma riesco anche a prendermi cura di loro e a proteggerli, e confido nella misericordia di Dio. Ma su un piano strettamente personale, davvero non importa che la mia privacy sia compromessa (in molti modi, questo rende le cose più semplici ed è una cosa in meno di cui preoccuparsi).

Quindi, se voi, amici miei, volete che vi scriva fondamentalmente una breve biografia, allora sarò felice di farlo. Fatemelo sapere, va bene?

La mia richiesta a voi è questa:

1) per favore fatemi sapere come volete che io proceda d'ora in poi; fatemi sapere se avete domande a cui volete che io risponda e condivida le vostre opinioni, commenti e reazioni alle mie spiegazioni fatte qui sopra.

2) Votate (nella sezione dei commenti del mio messaggio) segnando opzione "A" oppure "opzione B".

3) Tutte le altre idee sono benvenute.

Quanto a me, chiedo la vostra indulgenza e comprensione. Non riavvierò il blog in piena modalità fino a lunedì. Sono stanco, soffro di jet-lag e, francamente, sono piuttosto disgustato da tutta questa faccenda. Ho anche bisogno di rispondere a 173 messaggi di posta elettronica che si sono accumulati solo la scorsa settimana! Infine, vorrei prendermi un paio di giorni per lavare via il mio senso di violazione e di disgusto e per affrontare la perdita di mia madre.

E dal momento che tutto ciò che avete è una mia foto scadente mentre faccio mountain bike nel centro della Florida, vi lascio anche una mia foto fatta da mia moglie a Cedar Key nel novembre 2013. Stavo festeggiando il mio compleanno e volevo brindare a tutti quegli amici che mi mancavano in quell'occasione (mia moglie e io eravamo soli in quel giorno), così abbiamo fatto questa foto. Ora che la mia privacy è stata violata e la mia faccia è comunque là fuori, ho pensato che mi sarei potuto mostrare a voi senza occhiali da sole e mentre brindo a tutti voi – la meravigliosa e affascinante comunità di Saker e tutti i miei amici che leggeranno questo post. Grazie a tutti per la vostra presenza e per essere una fonte di conforto e di sostegno.

Saluti!

Andrei Raevsky, alias "Saker"

PS: una piccola nota ai miei amici serbi. Vi prego di non preoccuparvi di quello che è successo. Questo non dice nulla sul popolo serbo che amo. Sappiamo dal Nuovo Testamento che c'è un traditore per ogni 12 persone là fuori e considerando che la nostra comunità ha oltre 100 membri attivamente impegnati, c'era da aspettarsi che alla fine 2 individui si sarebbero dimostrati indegni della nostra fiducia. In realtà, sono stupito del contrario: nel corso degli ultimi due anni ci sono stati non pochi membri che hanno lasciato la nostra comunità (mi vengono in mente i nomi di Nora, Gevorg, François) e nessuno di loro ha mai violato la fiducia che ho posto in loro (cosa della quale sono sinceramente grato e ho voluto citarli per nome proprio per questo). La verità è che più o meno tutti quelli con i quali sono stato in contatto semi-regolare conoscevano il mio nome, ne ho incontrati molti di persona, e in alcuni casi sono addirittura rimasti a casa mia. Venendo dal mondo militare, sapevo benissimo che le probabilità statistiche erano contro di me e che qualcuno avrebbe inevitabilmente assunto il ruolo di "delatore" e "fatto la spia contro di me", ma semplicemente questo non mi preoccupava. Cosa ancora più importante, non nego la mia fiducia nella maggior parte di voi, semplicemente per il tradimento inevitabile di pochi. Voi – i miei amici serbi, siete sempre stati buoni amici, generosi e onorevoli verso di me e il mio affetto e rispetto per voi non è stato intaccato da tutto questo.

PPS: a chi è interessato a incontrarmi personalmente. Ora che il mio anonimato è andato, per favore mandatemi un'e-mail se siete dalle parti della Florida centro-orientale, sarò lieto di incontrarmi con voi. Facciamo venir fuori qualcosa di buono da qualcosa di brutto :-)

 
Eterna memoria al metropolita Kiril di Varna

Il metropolita Kiril di Varna e di Velikopreslav (al secolo Bogomil Petrov Kovachev, 8 giugno 1954 - 9 luglio 2013), che ha servito lo scorso anno come reggente ad interim del Patriarcato di Bulgaria, è stato ritrovato ieri mattina affogato sulla spiaggia presso la quale era solito fare immersioni. L'autopsia non ha rilevato tracce di lesioni violente, e anche se le indagini sul decesso continuano, la procura di stato non ritiene fondata un'ipotesi di delitto.
Il funerale ecclesiastico del metropolita è previsto giovedì mattina alle 11.
Kiril di Varna era stato nell'occhio del mirino mediatico per essersi presentato nel 2012 a bordo di un'auto di lusso, particolare subito notato dalla nostra peggiore stampa, oltre alle immancabili accuse di essere stato implicato con il passato regime comunista (cosa che, per chi conosce il recente passato della Bulgaria, equivale più o meno ad accusare un nuotatore di essere stato implicato con l'acqua).
Chi sa emergere un poco dall'abulia mediatica potrà considerare due cose: primo, che il decesso di un metropolita tanto influente da essere stato il capo interinale del Santo Sinodo apre un certo vuoto, che già si è fatto sentire alle recenti dimissioni del metropolita Simeon dell'Europa Centrale; secondo, che la perdita del metropolita Kiril sarà sentita soprattutto da diversi settori della diaspora bulgara da lui finora seguiti (tra gli altri, molti dei nostri parrocchiani dalla Moldova ricordano il metropolita Kiril dalle sue visite alla minoranza ortodossa bulgara della Repubblica di Moldova).
Ci riuniamo a fianco dei nostri fratelli ortodossi bulgari a salutare il metropolita Kiril: Eterna memoria!

 
Non un buon segno

Bisogna concederlo, al Fanar. Hanno servito loro carte povere fin dal 1453, ma sono sempre riusciti a trovare il modo di non giocarle, se possibile. D'altra parte, in quelle occasioni in cui le giocano, questo tende a peggiorare le cose per Costantinopoli.

Secondo Pravoslavie.ru, sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli sta alimentando le braci anti-moscovite in Ucraina, ampiamente alludendo al fatto che "li aiuterà a trovare ... una Chiesa unita".

L'occasione per questo annuncio è stata il 15 marzo, quando il primo ministro dell'Ucraina Volodymyr Groysman ha fatto visita al Fanar. Groysman ha presentato a sua Santità la notizia che c'è tra gli ucraini un'ondata di desiderio di risolvere la situazione di scisma che esiste da lungo tempo tra i cristiani ortodossi del paese.

Secondo Pravoslavie.ru, "Politici ucraini e chierici 'ortodossi' non canonici scismatici hanno fatto appello molte volte al Patriarcato ecumenico affinché quest'ultimo si ingerisca nel territorio canonico del Patriarcato di Mosca e dichiari autocefala la Chiesa ucraina, cosa che ha finora rifiutato di fare".

Bartolomeo ha risposto a Groysman, "possiamo essere ottimisti per il futuro". Anche se si è mostrato  solidale con la richiesta ucraina, notate quale parola non è affiorata sulle labbra di Bartolomeo: autocefalia. Quando si tratta del Fanar, le dichiarazioni e, soprattutto le assenze di dichiarazioni, sono fondamentali.

Chiaramente, sua Santità capisce tutto questo. Così come il fatto che procedere su questa strada potrebbe fargli esplodere il problema in faccia, visto che la situazione in Ucraina è tutt'altro che stabile.

Peggio ancora, i riverberi che ricadrebbero sul Fanar non sarebbero piacevoli. Gli ucraini, da una parte, sarebbero furiosi se fosse concesso loro qualcosa di meno dell'autocefalia. Per prima cosa, li farebbe apparire deboli di fronte alla Russia di Putin. Finirebbe di fatto per solidificare la narrazione moscovita che l'Ucraina (o "Piccola Russia") è parte integrante della civiltà della Rus' e, quindi, della Chiesa ortodossa russa. Questo è il modo (per esempio) in cui Costantinopoli vede la Chiesa Ortodossa in America – come un'arcidiocesi semi-autonoma di Mosca.

Questo non è ciò che vogliono gli ucraini. Se non altro, quelli fedeli a Kiev non vogliono avere niente a che fare con la Russia, ora o per sempre. Sono anche disposti ad amputarsi il loro arto orientale russofilo, se è questo che ci vuole per creare una nazione più omogenea. Una Chiesa autocefala, che fosse almeno riconosciuta da Costantinopoli e dalle sue dipendenze, farebbe molto per solidificare la loro narrazione etnogenica. Anche se questo farebbe infuriare Mosca, se non con un'invasione vera e propria non ci sarebbe niente da fare. In questo senso, gli ucraini dovrebbero preoccuparsi solo di se stessi e non si curerebbero affatto della ricaduta internazionale.

Bartolomeo, tuttavia, non può permettersi tale lusso. Il Fanar dovrebbe prendere in considerazione la risposta russa. Per prima cosa Mosca farebbe il suo gioco a Damasco, e se diventa evidente che Costantinopoli continua a seguire il percorso globalista – che alla fine la porterebbe a Roma – Mosca potrebbe allora forzare la questione e Antiochia diventerebbe la prima nei dittici. Tutte le altre Chiese locali che il Fanar si è inimicate nel corso degli anni darebbero una seria considerazione a questa mossa, che le muoverebbe tutte di due posizioni verso l'alto della gerarchia.

Solo perché al Fanar sono relativamente deboli, non significa che siano stupidi. Sicuramente lì ci sono alcune teste più fredde che capiscono che la narrazione globalista che li ha appoggiati nel corso degli ultimi decenni è in guai seri. Grazie alla Brexit e alla recente elezione presidenziale negli Stati Uniti, il precedente modo transnazionale di fare le cose non è più operativo. Il presidente Erdogan della Turchia ha imparato questa lezione nel modo più duro all'inizio del mese scorso, quando ha cercato di persuadere il presidente Trump nel vedere cose a modo suo in Siria, piuttosto che al modo di Putin. Come abbiamo riportato in precedenza, le suppliche di Erdogan sono cadute nel vuoto.

Molto semplicemente, le azioni del Fanar come risorsa del Dipartimento di Stato americano si sono svalutate in modo significativo.

A dire il vero, la carta dell'autocefalia ucraina ha una posta alta. Purtroppo per il Fanar, quando è l'unica carta, la rende difficile da giocare. Inoltre, il continuo antagonismo di Costantinopoli per gli elementi più tradizionali in tutto il resto del mondo ortodosso non ha lasciato loro molti amici. Secondo alcune fonti, la totalità del Monte Athos ha smesso di commemorare il patriarca ecumenico già da alcuni anni. Molte di queste persone già guardano a Mosca per una guida.

Come è noto, uno dei punti controversi tra Costantinopoli e Mosca (tra gli altri) è il potere di concedere l'autocefalia. Mosca ritiene che qualsiasi Chiesa madre possa concedere l'autocefalia. Istanbul d'altro canto ritiene che solo un Concilio ecumenico possa farlo, e che in assenza di un siffatto comitato, solo il Patriarcato ecumenico possieda tale diritto. Una terza via, che era più conciliare e avrebbe trovato una misura intermedia, doveva essere discussa a Creta durante il "concilio" dello scorso anno, ma non se n'è fatto nulla.

Detto questo, il Fanar è stato estremamente avaro quando si è trattato di concedere l'autocefalia. Nel corso della sua storia, le Chiese nazionali sono sorte solo quando i popoli locali hanno preso le redini del potere e hanno dichiarato la loro autocefalia da soli, spesso con grande disappunto della Chiesa madre di Costantinopoli. L'unica volta nella recente memoria in cui Costantinopoli ha fatto un simile passo (in Estonia), questo ha fatto solo arrabbiare Mosca e le ferite tra le due Chiese non sono guarite. (Ha inoltre concesso l'autocefalia all'Albania, ma questo paese non è mai stato oggetto di conflitto). In ogni caso, l'autocefalia della piccola Chiesa estone ha dimostrato di essere un bell'imbarazzo.

A causa di questa storia, è dubbio che l'attuale Patriarca ecumenico o il suo successore putativo (Elpidophoros Lambrianides, le cui pretese papali sono ancor più sorprendenti di quelle di Bartolomeo) faranno i dissoluti con la creazione di Chiese locali disancorate dal Fanar. Al contrario, il Fanar sta gettando le basi per il recesso dall'autocefalia della Chiesa di Grecia, e per riprendere di nuovo l'intera nazione greca nel suo ovile. Non è troppo inverosimile credere che vorrebbero fare altrettanto con la Bulgaria, la Serbia e pure con le altre Chiese dei Balcani. (Furono in grado di farlo diversi secoli fa grazie agli eserciti ottomani che hanno conquistato quegli stati).

Eccoci a sperare che prevalgano teste più fredde e che al Fanar tengano conto delle rotture che avverrebbero nell'Ortodossia se dovessero forzare la questione ucraina.

 
Consiglieri di Putin ed esperti discutono di economia, sanzioni e Banca Centrale

Trascrizione

Buon pomeriggio, colleghi e ospiti. Sono lieta di accogliervi allo studio del centro stampa multimediale internazionale "Russia Today".

Inizieremo la nostra conferenza stampa con un discorso di benvenuto di Vladimir Anatol'evich. Oggi, sarà lui ad avere il ruolo di moderatore. Prego.

V. А.: Beh, non è un discorso di benvenuto, ma vorrei, prima di tutto, introdurre i nostri ospiti.

Ricordo che il consigliere del presidente della Federazione Russa e accademico della Accademia Russa delle Scienze, Sergej Glaz'ev, ora sta per arrivare qui, e ci ha chiesto di iniziare senza di lui. Così arriverà in tempo per la parte migliore.

Abbiamo un economista molto noto, il capo della società "Neokon", Mikhail Leonidovich Khazin.

Vladimir Jur'evich Levchenko, esperto di economia, esperto del mercato azionario.

E io stesso, il direttore dell'Istituto EurAsEC. Vorrei solo dire un paio di parole prima di iniziare con Mikhail Leonidovich.

Il tema delle sanzioni economiche è una questione chiave in termini di politica interna. Solo pochi giorni fa, il 28, c'è stata una riunione del Consiglio di Stato, nel corso della quale, da un lato, sono state passate in rassegna le possibilità di sviluppo del settore delle imprese, ma quando il Presidente della Federazione Russa ha aperto il Consiglio di Stato, ha parlato delle prospettive dell'economia nel suo complesso, e non solo dello sviluppo del settore delle imprese.

Naturalmente, il nostro interesse principale è costituito dalle questioni economiche. E oggi, abbiamo l'opportunità di ascoltare non dei politici che parlano molto sul tema delle sanzioni, ma per gli economisti più importanti della Russia.

E io considero che Glaz'ev sia uno di loro. Dovrebbe essere qui presto.

La prossima settimana, il 30, Bruxelles ospiterà una riunione dei rappresentanti permanenti degli Stati membri dell'Unione Europea che discuteranno proprio di questo argomento.

 Alcuni esperti ritengono che, forse, le sanzioni economiche saranno riviste, e possono anche essere annullate.

Anche se, per esempio, il capo del comitato per la politica internazionale della Duma di Stato ha parlato di questo recentemente, e "Russia Today" ha pubblicato la sua intervista: «Non importa ciò che farà la Russia, è tutto uguale, ci saranno comunque sanzioni e continueranno ad aumentare e a espandersi»,

Ci sono diversi punti di vista, ma la questione chiave è se il governo russo sta progettando di cambiare seriamente la propria strategia economica in risposta a queste sanzioni economiche. Queste aumenteranno? Saranno modificate? Ancora più importante, è il fatto che esse agiscono come prova dell'atteggiamento dell'Occidente alla Russia nel suo complesso, per il prossimo futuro, e il governo russo deve trarre conclusioni basate su questo.

Ma a giudicare dalla riunione del Consiglio di Stato, evidentemente solo due persone (beh, dal mio punto di vista - questo è il mio parere personale), sono pronte a un lavoro serio. Si tratta del presidente, che ha impostato il compito, e del governatore della regione di Belgorod, che ha discusso le questioni specifiche.

Tutte le altre presentazioni, soprattutto dei politici, dei parlamentari, suonavano come un'astrazione. Lo slogan principale che abbiamo sentito era la sostituzione delle importazioni. Ma la sensazione che si ha è che la sostituzione delle importazioni sia una finzione. Almeno, l'atteggiamento è tale, che non si tratta di una sostituzione di merci occidentali con merci russe, ma di una sostituzione di merci occidentali con merci cinesi, come possiamo vedere.

Quindi, ripeto la domanda, e mi rivolgo a Mikhail Leonidovich: il governo russo intende cambiare la nostra strategia economica, dopo tutto? E se sì, in quale direzione? E che cosa ne può venire?

Khazin: Grazie! Ebbene, prima di tutto, devo spiegare un fattore economico.

La parte più grande della realtà in cui vivono i politici è creata nel quadro del profitto fatto dall'economia.

Quindi, se guardiamo il modello dei ricavi in cui viviamo oggi, si tratta di un modello di emissione del dollaro. E, di conseguenza, ciò farà un profitto, e come si farà un profitto, è determinato, in un modo o nell'altro, a Washington.

Allo stesso tempo, naturalmente, una volta che il modello è più o meno formato, alcuni possono integrarsi con più successo di altri. Ma sempre secondo questo modello, che è stato creato deliberatamente.

Non ho intenzione di parlare le specifiche di questo modello, perché, penso che Vladimir Levchenko possa dirci tutto su di esso, è un esperto in questo campo. Vi parklerò un po' dei problemi della Russia. Il fatto è che nei primi anni '90 abbiamo abbandonato il nostro modello di profitto, pensando che fosse inefficiente, e ci siamo integrati nel modello americano occidentale.

Oggi, è chiaro che il modello occidentale, la sua parte finanziaria – è un sistema di Bretton Woods, con tutte le sue istituzioni: il FMI, la Banca Mondiale, il WTO e il Centro di emissione.

Il fatto è che questo modello è in crisi profonda. Ed è assolutamente chiaro che gli Stati Uniti hanno in programma di uscire dalla propria crisi a scapito degli altri partecipanti all'economia globale.

Possiamo vedere chiaramente i conflitti di Stati Uniti con la Cina. Possiamo vedere chiaramente la guerra economica tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea.

Gli Stati Uniti cercano di creare una zona di libero scambio con l'Unione Europea, i cui risultati potranno de-industrializzare l'Europa occidentale.

Successivamente, l'elite dell'Europa continentale insieme con la Cina cercherà di difendersi da questa alleanza. Stanno ancora reagendo, ma il conflitto ha assunto una forma molto acuta.

La Russia in questo caso funge da principale avversario pubblico statunitense. Ripeto ancora una volta: pubblico.

In realtà, la Cina e parti dell'Europa occidentale stanno resistendo alla pressione dell'America molto più della Russia, ma questo succede, per così dire, dietro le quinte. La Russia, in particolare con la situazione in Ucraina, ha dovuto esporsi in pubblico. Cosa che ha portato a due importanti conseguenze. La prima, è che tutto il mondo ha visto che c'è un potere nel mondo, che non vuole sottomettersi agli Stati Uniti. Se la situazione economica nel mondo fosse buona,  questo non avrebbe causato alcuna reazione specifica. Ma il problema è, che gli standard di vita della popolazione stanno crollando, i leader di molti piccoli paesi hanno già capito che non riceveranno mai la loro parte del sistema mondiale del dollaro...

E a causa di questo, è estremamente pericoloso per loro, che ci sia qualcuno che sta resistendo.

Come risultato, il prestigio della Russia nel mondo, non tra le élite politico-economiche, ma tra la popolazione generale e i politici dei piccoli stati, è notevolmente aumentato. Questo può essere visto a occhio nudo, e ha causato una fiera resistenza. E questa è l'unica ragione per le sanzioni.

Per questo motivo, non vorrei contare sul fatto che le sanzioni saranno abolite. Questo è possibile solo se il paese che le abolisce vuole entrare in un confronto aperto con la leadership degli Stati Uniti.

Dato il ruolo del dollaro nell'economia moderna, mi sembra altamente improbabile che questo accada.

Ma altrimenti, se la crisi continua a peggiorare e mi sembra che questo sia inevitabile, in realtà non vedo alcun meccanismo che la possa fermare, non sto nemmeno parlando di invertire la situazione… allora, in questo caso, in teoria, potremmo ottenere benefici, che compensano tutti gli aspetti negativi che otteniamo dalle sanzioni.

Il problema è che, attualmente, non abbiamo alcun programma positivo.

Cioè, stiamo dicendo agli Stati Uniti: "Non ci piace il modo in cui vi state comportando. Non ci piace che stiate interferendo negli affari dell'Ucraina. Non ci piace che stiate bombardando paesi sovrani senza il permesso delle Nazioni Unite...", eccetera.

La risposta degli Stati Uniti a questo, per citare le parole di Obama di circa diciotto mesi fa, in occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: Oggi, gli Stati Uniti sono responsabili del mantenimento dell'ordine nel mondo, ma non hanno abbastanza risorse. O tutti devono sostenere e mantenere gli Stati Uniti, o questi saranno finiti, e per il resto del mondo sarà peggio.

Così ci stanno dicendo: «Ragazzi, sostenete gli Stati Uniti o ci sarà il caos».

Allo stesso tempo, è sottinteso che se non aiutiamo, gli Stati Uniti saranno loro ad ampliare e approfondire questo caos.

Ma noi non abbiamo un programma positivo. Non lo abbiamo su due fronti.

La prima direzione è concettuale. In parole povere, quale visione del futuro possiamo offrire al mondo.

L'impero russo portava un'immagine di un futuro ortodosso con valori cristiani biblici.

L'URSS portava un'immagine del comunismo, cioè l'uguaglianza delle persone.

E che cosa ha la Russia di oggi da offrire, nonostante il fatto che il nostro governo e la banca centrale dicono apertamente che stiamo costruendo sul modello del capitalismo liberale degli Stati Uniti.

Abbiamo un aspetto decisamente preoccupante. Ma questa è, per così dire, la parte ideologica, concettuale.

Ma c'è anche la parte economica. Stiamo dicendo: "sostituzione delle importazioni", "sviluppo economico" e altre cose. Ma qual è la nostra fonte di sviluppo?

Abbiamo, per esempio, la nostra risorsa di investimento? Come sappiamo dal 1991, fin dai tempi di Gajdar, mi dispiace fare il suo nome, ci hanno detto che l'unica fonte di investimento devono essere gli investimenti stranieri, vale a dire il dollaro.

Quindi, in altre parole, tutto il nostro sviluppo attuale è legato al centro di emissione del dollaro.

Non importa come otteniamo questi dollari. O perché gli Stati Uniti stanno facendo crescere il prezzo del loro petrolio (di questo discuterà Vladimir), o da alcuni investitori stranieri. Ma questi vanno e vengono, e oggi possiamo vedere che siamo stati tagliati fuori da una parte significativa di fonti di dollari.

Abbiamo un disperato bisogno di una nostra risorsa. Abbiamo bisogno di creare un nostro sistema di investimento-finanziamento.

Si tratta di una situazione in cui ci troviamo. Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che creare un tale sistema 20 o 10 anni fa sarebbe stato troppo presto. Perché allora, il sistema del dollaro, a causa della sua scala, stava portando più benefici e più reddito. Era prepotente, grazie alle sue dimensioni.

Attualmente si può vedere che il sistema del dollaro ha molti problemi e che questi non faranno che aumentare. E in questa situazione sarebbe vantaggioso creare sistemi regionali.

Così oggi dobbiamo cominciare a creare un sistema di finanza regionale.

V. А.: Mikhail Leonidovich, solo due giorni fa, il ministro delle finanze ha detto che la Russia non ha intenzione di prendere contromisure in risposta al secondo round di sanzioni. Il che significa che il Ministero delle Finanze non sta prendendo in considerazione la prospettiva della creazione di un sistema finanziario sovrano.

Khazin: Quindi, il Ministero delle Finanze non ha l'autorità di imporre sanzioni. Si tratta di una decisione politica. Il Ministero delle Finanze è solo un esecutore in questo caso. Se riceve un ordine – lo imporrà.

Il parere del ministro delle finanze su questi aspetti può essere interessante solo, in un certo senso, per il fatto che può fornire la sua opinione nel processo di decisione politica. Ma quando questa decisione è accettato, deve eseguirlo.

Per quanto riguarda un sistema finanziario indipendente, è essenziale ricordare che l'attuale leadership del governo russo, l'attuale leadership della Banca centrale – sono le persone che hanno costruito le loro carriere sulla collaborazione con il centro del dollaro.

Per ricordare, negli anni '90, Elvira Nabiullina è stata il segretario esecutivo della commissione governativa per le relazioni con le istituzioni finanziarie internazionali. Grazie all'interazione con queste organizzazioni ha fatto la sua carriera. Pure Siluanov. E in questo contesto, non sto neanche a parlare di Dvorkovich, che ha praticamente studiato lì.

E per questo motivo, dire che essi costruiranno qualcosa di alternativo al sistema del dollaro, è per lo meno ingenuo. Non potranno mai farlo.

Lo ripeto ancora una volta, sto parlando di bisogni urgenti della Russia. E non delle opinioni di Siluanov, Nabiullina, Dvorkovich o Kudrin.

Questa è la situazione in cui ci troviamo. Mi rendo conto che questa non è una risposta alla domanda, ma piuttosto un chiarimento sulla questione.

In conclusione posso dire una cosa: finché non creeremo un modello di investimento di finanza alternativa, gli Stati Uniti avranno tutte le capacità di crearci difficoltà finanziarie, limitando gli strumenti di investimento del dollaro nel nostro paese. E senza dubbio, utilizzeranno questi strumenti.

V. А .: Ottimo, torneremo su questa domanda.

Khazin: Grazie.

V. А.: Vladimir Jur'evich, c'è stato un gran parlare sui vari aspetti delle sanzioni. Ma nessuno sta discutendo il mercato azionario.

Siamo molto interessati a ciò che sta accadendo lì, come si reagisce alla situazione. La prego di parlarcene.

Levchenko: Prima di tutto, dobbiamo renderci conto che il mercato azionario, nella sua posizione attuale, purtroppo, detiene ben poco valore.

Esattamente come Mikhail ha appena detto, si basa sulla forza del dollaro. La forza del dollaro ha diversi aspetti.

Tutti parlano del dollaro come se fosse solo un pezzo di carta verde, come se non avesse alcun valore reale.

Ma è il potere principale dell'economia americana, e la forza del sistema finanziario globale, che è in mani americane. Essendo tutto completamente americano, se vogliamo fare qualcosa nel mercato finanziario mondiale, senza lasciare la Russia, nel senso letterale del termine – per esempio, la legge che vieta la memorizzazione dei dati, non possiamo fare nulla.

Perché, e qual è il problema? Questa è la legge della dimensione del mercato.

Questo è uno dei motivi per cui l'Unione Sovietica ha perso quella gara, la competizione con gli Stati Uniti.

Avevamo la dimensione del mercato, praticamente limitata dal Consiglio di mutua assistenza economica, e alcuni altri paesi che sono beneficiavano semplicemente del nostro potere economico, ma non per questo erano mercati addizionali.

Ma gli Stati Uniti avevano letteralmente il resto del mondo come uno dei propri grandi mercati.

Più grande è il mercato, più grande è lo sviluppo.

Quindi, per esempio, creare uno smartphone super-moderno è semplicemente impossibile senza 7 miliardi di persone con un certo livello di vita e un certo livello di intelligenza.

Noi non possiamo assegnare il numero richiesto di persone che sarebbero coinvolte nel campo della scienza, dell'ingegneria, della tecnologia e così via. Ci è impossibile ottenere la quantità di valore aggiunto.

Questo è il problema reale delle sanzioni. Questo è il modo in cui operano. Cosa stanno facendo? Stanno limitando il nostro mercato.

Il nostro mercato sta diventando sempre più piccolo. Questo colpisce davvero e duramente il nostro potenziale tecnico-scientifico, che purtroppo, noi stessi siamo stati a lungo a prendere a calci.

Questo influenzerà il tenore di vita.

Perché, secondo le ultime ricerche, alla fine del 2013 la Russia era in via di sviluppo in tutte le aree principali.... Anche se, purtroppo, non siamo più 'in via di sviluppo'.

Cambierei il termine "in via di sviluppo" in 'economia periferica'...

Di tutte le principali economie periferiche, noi siamo stati i più integrati nell'economia mondiale, nei sistemi finanziari e di informazione a livello globale.

Di conseguenza, ci ha dato grandi vantaggi della crescita economica, nello sviluppo tecnologico e informativo.

E, rispettivamente, anche nel livello di vita. Perciò, siamo davvero a rischio di perdere alcune cose qui.

Che cos'è un mercato azionario? Che cos'è la moderna economia finanziaria monetaria e che cosa fa? Io una volta ne ho dato una semplice definizione: l'economia finanziaria monetaria mondiale produce, in ogni punto di massimo uso delle risorse, l'eventuale importo massimo di tali risorse in tempo reale.

A che cosa porta tutto questo?  Ne siamo tutti consapevoli. Semplicemente a una crescita economica esplosiva. Questo porta al fatto che non sono presenti perdite di qualsiasi tipo.

È stata un'economia finanziaria che ha creato la rivoluzione stessa delle comunicazioni che ha spazzato il pianeta a partire dalla metà degli anni '70.

E come risultato ora abbiamo un qualche tipo di economia globale.

Di conseguenza, se cadiamo da questo sistema finanziario, è chiaro che non possiamo caderne del tutto, siamo un piccolo paese in termini di popolazione, ma di grandi dimensioni di territorio, e, in generale, un paese abbastanza notevole nel mondo di oggi. Speriamo che diventeremo ancora più notevoli.

Così, subiremo colpi ancor più potenti sul nostro cammino. Colpi ai finanziamenti, all'accesso ai finanziamenti e all'accesso alle risorse.

Se c'è un'idea che abbiamo bisogno di comprendere, è che abbiamo bisogno di risorse. Per ottenere risorse, la soluzione del passato è stata sempre quello di correre verso l'Occidente.

Perché? Ricordate tutti che cos'è un "prestito vincolato"?

Ricordate quando nei primi anni '90 ci davano finanziamenti, alcuni dei quali sono stati poi convenientemente dimenticati nel 1998? Non c'erano praticamente soldi 'dal vivo'. C'erano alcuni beni, tecnologie, attrezzature e così via.

Ancora una volta, ci utilizzavano per espandere il proprio mercato, per l'espansione di un mercato, che già esisteva. Questa è l'essenza della globalizzazione.

A causa di questo non possiamo ottenere risorse per il nostro sviluppo.

Come ogni piccola impresa: qualcuno ha aperto una piccola impresa, si è reso conto che le cose stanno andando bene, e ha deciso di replicare. Ma per replicare hai bisogno di soldi in prestito.

Posiamo dire tutto quello che vogliamo sugli aspetti negativi dei prestiti a interesse, ma senza di loro non ci sarà un tale livello di sviluppo.

E allora gli esseri umani non andrebbero avanti. Un'altra questione è che non tutti dovrebbero essere costretti ad andare avanti, ma solo quelli che lo vogliono.

Tutti andavano in Occidente, che è il luogo dove il denaro è più conveniente e così via.

M oggi non è più così. Siamo giunti ad una situazione in cui questo non funziona. E che cosa facciamo adesso? Cominciamo a imporre sanzioni contro noi stessi. Questo è in relazione alle azioni della Banca centrale.

Ci sono stati colloqui diversi anni fa per quanto riguarda la creazione di un centro finanziario internazionale di Mosca. Siamo in grado di creare – ne abbiamo l'opportunità – un centro finanziario regionale abbastanza grande. Ma è un compito molto difficile. Estremamente difficile.

Se guardiamo una serie di strumenti finanziari, ai volumi di scambio, al numero di investitori e speculatori, compresi quelli del mercato azionario di New York o di Londra, soprattutto a New York, a Chicago, il mercato americano, e prendiamo qualsiasi mercato asiatico, in quest'ultimo il volume delle operazioni, il volume di investitori e la quantità di capitale – sono a livello zero o a livello di errore statistico rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti.

Questo è basato sulla forza del dollaro e su come funziona l'economia finanziaria. Ma è così, e non abbiamo altra scelta.

Se vogliamo essere almeno una potenza regionale, come Obama ci ha chiamati, e quindi diventare una potenza mondiale, allora dobbiamo avere un mercato finanziario. E senza una buona economia, non riusciremo.

Perché il mercato finanziario è così importante? Che cosa è un mercato finanziario?

Se lo paragoniamo a un corpo umano, ha la funzione del sistema nervoso centrale. Quello che pensiamo è ciò che cominciamo a fare, in primo luogo viene il denaro – vale a dire, un "pensiero".  Dopo il "pensiero" arriva il flusso di cassa, e poi dopo il flusso di cassa viene tutto il resto. L'economia finanziaria moderna permette a questi processi di fondersi praticamente insieme.

Non appena siamo tagliati fuori dal processo di sviluppo, nel migliore dei casi, cominciamo a perdere bruscamente la dinamica di crescita.

E ora l'abbiamo persa completamente. O c'è l'ultima risorsa: il tasso di scambio della nostra moneta nazionale.

Inoltre, sono d'accordo che è improbabile che le sanzioni contro di noi saranno cancellate, ma per noi è questo davvero un'opportunità.

Per noi è la possibilità di creare qualcosa dentro, nel nostro paese.

Abbiamo molto tempo fa parlato del sistema di pagamento, quando Visa e Mastercard sono state cancellate in alcune delle nostre banche. E cosa è successo? Nulla è cambiato da allora. Nessuno vuole davvero uscire da questo sistema.

Mi riferisco a quelle persone nel nostro paese che prendono decisioni. Perché stanno comunque bene. Stanno molto bene.

Ok, il prezzo del petrolio scenderà. Se stiamo parlando del petrolio come un qualche sostituto delle importazioni, invece di imporre un embargo sulle mele polacche.

Noi tutti comprendiamo perfettamente il motivo per cui non siamo in grado di produrre nulla nel nostro paese. È perché non siamo competitivi. Per una serie di ragioni.

Siamo in grado di fare riforme strutturali. Ma è sempre la stessa storia, le persone che potrebbero farle, se avessero potuto, le avrebbero fatte negli ultimi 15 anni.

Potremmo seguire l'esempio dell'Argentina, dove il tasso del peso sul vero mercato "nero" è di circa due volte più basso rispetto al tasso ufficiale.

In Venezuela questa differenza è di quattro volte. Di conseguenza, cosa sta accadendo nel paese? Una catastrofe economica.

Per parlare del fatto che i mercati finanziari hanno una influenza negativa, la reazione iniziale alle sanzioni è che non abbiamo paura di loro.

Questa è la reazione dei bambini che dicono sempre "no" a tutto, e poi rapidamente capiscono e dicono: "Oh, sì, probabilmente", ed è già qualcosa...

È passato quasi un anno e mezzo da quando i primi funzionari del governo hanno cominciato a parlare del fatto che le sanzioni non saranno cancellate, non nel prossimo anno né nel 2016, e probabilmente nemmeno più tardi.

Aleksej Ulukaev ne ha discusso al Forum di Sochi.

Ma è stato messo in tutti i nostri modelli – nel bilancio, e in tutti i piani di sviluppo sociale e politico, che le sanzioni saranno annullate il prossimo anno, dopo tutto.

Si scopre che stiamo facendo previsioni che poi cerchiamo di cambiare in qualche modo.

Poi, c'è il mercato azionario, se stiamo parlando di investimenti.

Possiamo fare affidamento sul capitale nazionale, possiamo contare su capitali esterni, ma se c'è un problema con i capitali esterni – il modo in cui tutti parlano ora della situazione è: "Va bene, non possiamo importare direttamente il parmigiano, non possiamo importare salmone norvegese Ma abbiamo la Belarus'. Il paese del salmone, dei formaggi e praticamente di qualsiasi cosa."

C'è sempre un modo per aggirare il problema. Costerà di più, ma c'è un modo.

Anche sul mercato finanziario si può fare così in un modo o nell'altro: il capitale può essere trasferito in qualsiasi banca a Hong Kong, Shanghai, Singapore e così via. Si può fare uno 'scambio' e ottenere qualsiasi altra valuta, finanziare direttamente, e tutto andrà bene.

Sì, costerà un po' di più. Non c'è dubbio che costerà di più. E questo è il problema.

Ma se ci sarà un tasso normale di ritorno di investimenti in qualsiasi regione, investiranno.

Un gran numero di miei amici, sono uomini d'affari, seduti su montagne denaro, in valuta estera, e dicono:

"Se il tasso di cambio del rublo è adeguato, con tassi di interesse adeguati – abbiamo già progetti in mente, dovremmo correre a investire".

Perché non stanno investendo? Poiché il tasso di profitto è pari a zero o è negativo. Questo è tutto.

V. А: Passiamo ora al soggetto principale. Se avete notato, ciò che è stato discusso è un po' in dissonanza con ciò che è stato scritto sulla stampa di recente.

I politici continuano a dire che le sanzioni non sono assolutamente un pericolo per noi, e sono anche uno stimolo, perché permetteranno al paese di fare un'inversione di marcia.

E l'economia inizierà a crescere. Lo hanno detto per un paio di mesi. Ma non ci hanno detto in che cosa consiste il piano. Non sto nemmeno parlando del piano di politica industriale, una certa strategia per invertire l'industria.

Ma anche per l'agricoltura nessun piano simile è stato presentato, e il lavoro è in corso, come ho detto, per la sostituzione dei prodotti occidentali con quelli fatti in Cina.

Qui vediamo un punto di vista realistico, in contrasto con l'ottimismo che i media ritraggono.

Ma cosa si può fare, Mihail Leonidovich, in una situazione in cui non abbiamo concettualizzazione?

Non c'è alcuna strategia. Ma in queste condizioni di oggi, non è necessario fare qualcosa? Sappiamo bene che è necessario garantire la sovranità finanziaria, cosa che farà rientrare con sé la sovranità economica e tutto il resto.

Immaginiamo che non esista alcuna soluzione politica.

Ma il governo deve agire? Così – guardate il ministro dell'Economia, che diceva qualcosa circa lo sviluppo delle singole industrie, ma si pone la questione sulle fonti. Ha parlato di fonti e Vladimir ha parlato delle fonti della crescita. Ma esistono o no? Forse non esistono nemmeno?

Khazin: Ecco ciò che deve essere detto. Attualmente viviamo in un modello del dollaro. Per questo motivo, la nostra economia è basata sul profitto... Vladimir ha detto che se non c'è scopo di lucro, investire è inutile e nessuno investirà.

Il problema è che, fino a un certo punto nel tempo, la nostra fonte di reddito erano i petrodollari.

Ottenevamo petrodollari perché, nel quadro di un modello creato dagli Stati Uniti, i prezzi del petrolio erano troppo alti rispetto agli altri.

Abbiamo un parere, Volodja, ce lo puoi dire...

Levchenko: Posso farlo. Per esempio, tutti parlano di inflazione, tutti dicono che il prezzo del petrolio è così e così e che l'inflazione oscilla.

Ho fatto qualche semplice ricerca e ho visto, all'incirca per i 30 anni passati, come è possibile valutare in modo più o meno adeguato il valore dei cambiamenti delle merci.

Dalla metà degli anni '80 il petrolio, a paragone con le materie prime come l'alluminio, è aumentato di 10 volte. 10!!

Il rame è molto importante, e i suoi giacimenti si stanno esaurendo, in realtà il più grande deposito di rame è ad Antafagaste in Cile e i cileni lanciano l'allarme – il petrolio rispetto al rame è aumentato di 4 volte. Il petrolio, rispetto ad altre materie prime, ha ancora spazio per cadere.

Se lo paragoniamo ai prezzi del carbone, ai prezzi del cibo, allora dire che qualcuno da qualche parte in qualche modo ha elaborato un budget o un costo ....

Un altro punto. I prezzi del gas naturale negli Stati Uniti.

Ora sono a un livello del 5-10 per cento superiore al prezzo medio negli anni '90.

Qual era il prezzo del petrolio, allora? E ci è stato detto 5 anni fa, che operavano in perdita e che tutto si chiuderà. Ma la produzione è in aumento, e i costi tecnologici si stanno riducendo.

Ci sono due modi. Un modo – è ciò di cui ha parlato Mikhail, è che è possibile sedersi e sperare che da qualche parte là fuori uno zio che un tempo era bravo – lo "Zio Sam", fissi alcuni prezzi sui nostri prodotti di esportazione.

Oppure possiamo cavarcela con le nostre tecnologie.

М. L.: Permettetemi dunque di concludere, dal momento che Sergej Jurevich è già arrivato.

Questo è ciò che vorrei dire. Nel modello in cui ci siamo evoluti per gli ultimi 20 anni, e in cui ci hanno dato una risorsa, semplicemente perché ne eravamo una parte – una parte di un modello esistente – non riceveremo più nulla nel quadro di questo modello.

Questo non ha nulla a che fare con le sanzioni. Questo modello è semplicemente finito.

E le sanzioni sono la giusta punizione per aver cercato di impedire agli Stati Uniti di ricostruire il loro modello.

Oggi abbiamo due opzioni: possiamo sarà semplicemente stare seduti e aspettare, sperando che qualcuno ci darà qualcosa. Sotto le sanzioni, sono molto scettico che questo accadrà.

Opzione 2. Se la crisi economica mondiale dovesse continuare – affinché i sistemi economici regionali comincino a funzionare, dobbiamo costruire il nostro modello nello stesso modo in cui è stato costruito il sistema sovietico negli anni '20 e '30 del secolo scorso.

Oggi questo è possibile.

E questo dovrebbe essere, soprattutto, un modello finanziario e investimenti, che dovrebbe essere composto delle nostre stesse risorse.

Se non lo facciamo, non avremo semplicemente alcuna possibilità di svilupparci economicamente.

Purtroppo non solo la Banca centrale, ma anche il governo sono in una fase di profonda negazione e in realtà si rifiutano categoricamente di entrare anche in discussione di questo argomento.

V. A.: Ma lasciamo che Sergej Jurevich dica la sua.

Qui abbiamo cominciato a discutere di questo tema in relazione alle sanzioni economiche: Il governo della Federazione russa è preparato a intraprendere azioni concrete al fine di cambiare il paradigma economico strategico? Questa è la prima domanda.

E la seconda domanda è: esistono risorse e in effetti la possibilità, che ci permetta oggi di cominciare la trasformazione in una sorta di nuovo paradigma di sviluppo economico?

Qual è la sua opinione su questo?

Glaz'ev: Per quanto riguarda il governo, sarebbe meglio chiederlo a loro. Io semplicemente non ho idea di come reagiremo alle minacce da parte dei paesi della NATO. Questi hanno stabilito un embargo, in primo luogo sulla fornitura di attrezzature relative allo sfruttamento del petrolio e del gas, in secondo luogo, sul rilascio dei nuovi titoli di debito nei mercati, e in terzo luogo, sul commercio di alta tecnologia.

In teoria, l'impatto su di noi non è drammatico. Nonostante la distruzione del nostro potenziale scientifico e tecnologico, abbiamo ancora sufficienti rami di specialisti di tecnologia e associati nel paese, per sostituire le importazioni limitate da tali sanzioni.

Tuttavia le questioni che dobbiamo affrontare ruotano in realtà attorno alla politica economica e alla competenza della politica del governo.

Da un lato non vi è alcuna necessità di farsi prendere dalla disperazione quando si vede l'effetto delle sanzioni, e certamente non serve alcuna previsione isterica. Non ve n'è alcun motivo. Ma d'altra parte vorrei evitare anche di rallegrarcene.

Di recente ho visto un'intervista a un vice ministro dell'Energia che ha detto: "Non c'è problema, sostituiremo in breve tempo tutte le apparecchiature relative all'estrazione del petrolio e del gas. Abbiamo tutto e la tecnologia ci è nota. Risolveremo tutto entro uno o due anni".

Questo fa nascere una domanda. Dov'è stato l'onorevole ministro nel'ultimo decennio? Perché non siamo già diventati autosufficienti?

Perché la nostra industria di raffinazione del gas e del petrolio è basata sull'ingegneria occidentale?

Più della metà delle apparecchiature in uso oggi è di provenienza internazionale.

Mi ricordo che a metà degli anni '90 ci sono state discussioni che già allora erano necessari quattro miliardi di dollari da spendere per rifornire il settore con attrezzature importate, ora l'importo è probabilmente più alto. Tutto questo equipaggiamento poteva provenire da imprese russe.

Ora la situazione si è deteriorata perché, in primo luogo, le nostre più grandi compagnie petrolifere hanno ora partnership di ingegneria con aziende occidentali.

La decisione di trasferire le perforazioni e, in particolare, le perforazioni esplorative a società occidentali è stata semplicemente imperdonabile.

A mio parere, questo era un sintomo puro e semplice della mancanza di potere del nostro processo decisionale esecutivo che, indipendentemente dalla quantità enorme di persone qualificate in campo petrolifero, delle macchine utensili e dell'ingegneria, ha permesso a Halliburton e altre società occidentali di venire qui portando con sé queste attrezzature importate.

Abbiamo pagato enormemente più del dovuto.

E inoltre che anche il finanziamento di quel debito viene effettuato da agenzie occidentali.

In sintesi questo significa che siamo colpiti da entrambe le parti. Da un lato non ci consegnano più le attrezzature. E dall'altra queste agenzie non potranno più estendere il credito.

Così, cosa si dovrebbe fare?

Beh, è ​​chiaramente del tutto corretto che il Consiglio di Stato abbia ora il compito della sostituzione delle importazioni. Il governatore Savchenko ha fatto un discorso che condivido con tutto il cuore. E le decisioni prese dal Consiglio sono del tutto corrette.

Ha dato i numeri, vale a dire che 2-3 miliardi di rubli di merci possono essere, in questo momento, sostituite per mezzo di una sostituzione delle importazioni.

Queste cifre sono difficili da accreditare. Si riferiscono ai prodotti alimentari e beni di consumo.

Tuttavia, sorge la domanda: Al fine di produrre 2 o anche 3 miliardi di rubli di merci è essenziale disporre di fonti di finanziamento, vale a dire di credito.

Supponendo che la velocità del denaro, in media, è tale che il fatturato sia di circa 3-3,5 volte l'anno, ciò significherebbe che ci sarebbe bisogno di iniettare nell'economia un ulteriore miliardo di rubli di credito (senza il quale non si verificherà la sostituzione delle importazioni).

Inoltre, se si considerano i prodotti alimentari, il ciclo alimentare segue l'anno solare, il che significa che il credito è necessario per un anno intero.

La banca centrale non menziona nulla di tutto questo nelle sue "Linee guida di base della politica finanziaria e creditizia". In ciò che è stato pubblicato letteralmente negli ultimi giorni non si fa menzione di esso. Per la banca centrale semplicemente non esistono questi problemi.

Inoltre la discussione è sulla diminuzione della quantità di denaro in circolazione.

In realtà la quantità di denaro in circolazione non è aumentata per oltre un anno.

E questo è lo sfondo su cui è stato assegnato il compito di aumentare la sostituzione delle importazioni. La banca centrale, con tali politiche, rende il raggiungimento di tali compiti impossibile.

La banca centrale continuerà tali politiche a detrimento della nostra industria di consumo, senza espandere l'offerta di moneta, e senza stabilire un sistema per l'estensione a buon mercato di credito a lungo termine non ci sarà la sostituzione delle importazioni.

Inoltre, mi arrischio a dire che le politiche della banca centrale portano più caos delle sanzioni economiche. E che la combinazione delle sanzioni e di queste politiche ha portato la nostra economia sull'orlo del collasso.

Perché la politica della banca centrale non supporta l'estensione del credito supplementare, non ci sarà, come ho già detto, alcuna sostituzione delle importazioni, se la banca centrale non crea un sistema di credito per compensare il credito che è stato congelato dall'Occidente e che noi non riceveremo, quindi si pone la domanda: Quali compensazione riceveranno i mediatori creditizi ora che gli europei e gli Stati Uniti hanno bloccato il loro credito alle imprese russe?

In questo anno dovranno ricompensare 120 miliardi di dollari, che si tradurrebbe in circa 4.000 miliardi di rubli, e poi aggiungiamo altri miliardi di dollari in costi di importazione, quindi sorge la seguente questione: nel sistema finanziario vi è un deficit di 5.000 miliardi di rubli anche per la produzione attuale. In queste condizioni si può vedere che la Banca centrale non ha aumentato l'offerta di moneta di quest'anno, anche se tutti i paesi del mondo, come già sappiamo, sono impegnati in "alleggerimento quantitativo".

Proprio al fine di garantire che la liquidità sia sufficiente agli investimenti, per superare la minaccia di depressione e per stimolare l'attività economica, la banca centrale intende nei prossimi 3 anni aumentare del 15% il denaro in circolazione.

Prendendo tutto in considerazione, questo rappresenterebbe un aumento annuo compreso tra il 7 e l'8 per cento.

La banca si impegna inoltre a mantenere la pressione sui tassi di interesse.

In linea con le politiche di trasparenza sistemica e il buon governo, la banca prenderà anche le distanze dal ruolo di 'creditore di ultima istanza'.

In effetti la Banca Centrale diventerà l'esattore del sistema bancario.

Non una singola banca sarà sicura che non le sarà revocata domani la licenza.

Come risultato di questo vi è stata una stretta creditizia artificialmente imposta nel paese, una catastrofica stretta creditizia. Nessuna società indipendentemente dalla dimensione in grado di accedere al credito. Limitatevi a parlarne con gli industriali!

Da un lato il governo li incoraggia ad intraprendere la sostituzione delle importazioni, mentre dall'altra è impossibile ottenere credito perché non c'è credito nel sistema.

In primo luogo credito è costoso con il tasso di interesse superiore alla redditività del settore produttivo, diciamo del 150% per le macchine utensili, il tasso di interesse supera la redditività dei guadagni di 4 volte. È economicamente impossibile ottenere crediti in questi termini.

E d'altra parte, anche se un'impresa ha alti profitti, è incapace di ricevere fisicamente credito perché gli obblighi fiscali della maggioranza delle imprese sono semplicemente impossibili da soddisfare.

E le banche sono diffidenti. Come risultato di politiche della Banca Centrale, le banche hanno paura di concedere crediti in questo momento. Hanno paura di andare sotto a causa di crediti inesigibili.

In questo modo la Banca Centrale ha creato una stretta creditizia nel paese strangolando artificialmente il credito, di fatto portando il paese alla catastrofe; anche senza sanzioni, con tale politica, non saremmo in grado di liberarci dalla stagflazione che la Banca Centrale ci ha imposto. E con l'applicazione delle sanzioni la situazione è semplicemente una catastrofe.

120 miliardi di dollari sono stati spostati all'estero dalla nostra economia.

E se ci sono richieste di margini sulla scia del crollo del mercato dei fondi, i nostri creditori occidentali sarebbero in diritto di esigere il pagamento immediato dei loro debiti. E che succederebbe poi?

Tutto questo significa che il 60% del nostro denaro in circolazione è sostenuto da fonti internazionali. Oggi, la Russia deve al mondo occidentale circa 700 miliardi di dollari.

La Russia già da molti anni è stata un donatore al sistema finanziario globale, anche a seguito delle politiche della Banca Centrale. Questi 700 miliardi di dollari sono stati trasformati in rubli.

Che comprendono più di metà della fornitura di contanti.

Ciò significa che, se questo denaro lascia il mercato, deve essere sostituito.

La banca centrale nei suoi "fondamenti della politica monetaria" non dice assolutamente nulla su come risolverà questo problema: il problema al momento non è tanto inosservato, quanto non addirittura anticipato.

Così con tali politiche vi è il rischio che l'offerta di moneta diminuirà automaticamente mentre le fonti esterne sono tagliate fuori. Ci si chiede: come può essere spiegato tutto questo?

A mio avviso, queste politiche sono semplicemente distruttive e sarebbe abbastanza immediato migliorare tutti questi problemi causati dalle sanzioni.

Se la banca centrale adottasse politiche corrette e considerate, avrebbe gli strumenti necessari a portata di mano. Vi prego di notare, non vi è alcun motivo per cui, in un certo senso puramente oggettivo, la nostra economia dovrebbe soffrire per le sanzioni. Noi siamo creditori netti. Le nostre banche, invece di investire nello sviluppo dell'industria nazionale hanno accumulato riserve all'estero. E il patrimonio accumulato della Russia nei mercati internazionali è di 280 miliardi di dollari in nero. In altre parole, siamo creditori per la somma di 280 miliardi di dollari in più di quanto dobbiamo.

Quindi c'è una discrepanza: Nella misura in cui la nostra banca centrale non crea alcun meccanismo di credito a lungo termine, le nostre aziende vanno all'estero per ottenere credito.

Ed sono questi 120 miliardi di dollari che devono essere rimborsati. E per lo più sono prestiti alle società.

Le aziende sono costrette ad andare all'estero, perché il volume necessario di credito a basso costo a lungo termine non è disponibile in Russia, i nostri debiti a lungo termine ammontano 300-340 miliardi di dollari in più di quanto dovremmo, in altre parole le nostre partecipazioni a titoli estera sono del valore di 635 miliardi e i titoli esteri di 300 miliardi di dollari. Quindi, quasi 340 miliardi di dollari. Abbiamo un eccesso di passività sulle attività di prestiti a lungo termine.

Tuttavia, quando si arriva ai debiti a breve termine la situazione si inverte. Esternamente le passività ammontano a 100 miliardi di dollari, mentre le attività detenute esternamente valgono 700 miliardi di dollari. È chiaro: siamo donatori netti al sistema finanziario.

Ma abbiamo un problema in quanto non abbiamo alcun credito a lungo termine. È per questo che sperimentiamo la fuga di capitali.

Sembrerebbe che si possa risolvere il problema, se dovessimo pregare di sbloccare i nostri beni e farci lavorare direttamente nei mercati globali. E poi cancelleremo i nostri debiti. Occhio per occhio, per così dire.

Naturalmente, questo non sarebbe accettabile e il nostro governo, in modo assolutamente corretto, condannerebbe un simile approccio. Il nostro presidente dice che non risponderemo in modo così barbaro.

Tuttavia, in caso di fuga di capitali di attività a breve termine ..

Quali sono esattamente le attività a breve termine?

I titoli a lungo termine consistono principalmente nei depositi nelle banche, ma anche titoli liquidi, di solito del tesoro e del debito sovrano.

Quindi, se noi, o piuttosto le nostre banche, dovessimo utilizzare i nostri soldi per il credito interno invece di ammassarli all'estero, non saremmo in una situazione pericolosa. Come se ci dovessero più denaro di quanto ne dobbiamo noi.

Pertanto, qualsiasi tentativo di congelare i beni russi porterebbe rapidamente a una risposta simmetrica in cui l'Occidente avrebbe perso più di quanto avrebbe potuto vincere con sanzioni. In realtà l'Occidente perderebbe automaticamente di più, perché portare avanti una guerra di sanzioni sui mercati internazionali è uno sforzo inutile e danneggia coloro che lo perseguono.

Tuttavia teniamo presente che noi soffriamo di massicce fughe di capitali e, ciò che ho definito, attività estere.

Complessivamente abbiamo un trilione di dollari, di cui 716 miliardi a breve termine.

Questo rappresenta solo i dati ufficiali. Infatti con i deflussi di capitale abbiamo il doppio di quanto tenuto in attività estere. E questo, a mio parere, offshoring dell'economia, che è una conseguenza diretta della politica monetaria, ha causato la nostra vulnerabilità.

Attualmente i nostri obblighi di debito estero...

Torniamo alle cifre, a ciò che è visibile e a come si riflette nelle statistiche concrete.

Questo significa che le nostre banche hanno posto 115 miliardi di dollari all’estero. E che sono in debito di 60 miliardi di dollari.

Ma sembra che, sotto il regime delle sanzioni, le banche avrebbero bisogno di allontanarsi dal debito a breve termine. Soprattutto se siamo stati avvertiti da oltre 6 mesi che i nostri beni saranno congelati. Che saranno sequestrati i nostri conti bancari. E alcuni dei nostri imprenditori ne hanno già sofferto.

Questo significa che le nostre banche, non contente di accumulare 115 miliardi di dollari all'estero hanno anche accumulato altre attività.

Nell'ultimo anno, di fatto negli ultimi 6 mesi, le banche hanno richiesto ai non residenti ciò che è stato trasferito all'estero ed è aumentato, in un anno, da 1,1 miliardi a 1,7 miliardi di dollari.

Sembrerebbe che la banca centrale dovrebbe chiedere alle banche commerciali di fare più attenzione, di non prestare più soldi ai loro clienti, di non comprare beni del tesoro occidentali e di smettere di accumulare denaro all'estero dove è vulnerabile al risarcimento sotto le sanzioni.

Che ci crediate o no, le banche stanno ancora accumulando beni all'estero.

E io osservo che le principali colpevoli sono le banche statali. La maggior parte di queste operazioni sono svolte da 5 banche, di cui 4 di proprietà dello Stato.

Così abbiamo una situazione in cui lo Stato, piuttosto che l'attuale politica finanziaria e monetaria dello Stato, rende più gravi le dipendenze esterne.

Per sottolineare: queste politiche contraddicono direttamente la nostra sicurezza nazionale. E soprattutto durante il regime delle sanzioni.

Dovrebbe essere relativamente semplice per noi difenderci dalla minaccia delle sanzioni sul mercato.

In primo luogo, dopo aver estinto il nostro debito a breve termine il più rapidamente possibile da sotto la giurisdizione degli Stati Uniti e della NATO, e ritornati in questo modo al nostro equilibrio di credito, in questo caso avremo più proprietà straniere tra noi di quello che noi possediamo all’estero. A quel punto le sanzioni saranno inutili.

Avremmo potuto fare questo molto tempo fa. In effetti sei mesi sono passati da quando l'ho fatto notare.

In secondo luogo, dobbiamo risolvere il problema di sostituire tale credito estero, che non sarà rifinanziato; come minimo dobbiamo fornire al nostro settore aziendale strumenti di prestito a lungo termine per un importo di 4 trilioni di rubli in condizioni che corrispondono a quelle di cui godono a livello internazionale in modo che queste aziende possano iniziare a sviluppare la produzione.

E se noi vogliamo loro di iniziare la sostituzione delle importazioni e l'accumulo di investimenti allora il deficit attuale, a causa delle sanzioni occidentali, è di circa 5 trilioni di rubli.

La Banca centrale ha i mezzi per risolvere questo problema?

Ebbene sì, in linea di principio i mezzi sono disponibili. Ne hanno anche utilizzato alcuni.

negli anni dopo la crisi hanno già stampato denaro {...}

Questo è uno strumento comune in una prassi internazionale. Abbiamo bisogno di espandere ed estendere i prestiti.

Ora ci sono per lo più prestiti a 5 anni per operazioni speculative a breve termine, il cui scopo è quello di mantenere la liquidità, vale a dire per aiutare a risolvere gli squilibri.

Cosa ancora più importante, la Banca Centrale nella sua folle politica di rialzo dei tassi di interesse nel corso degli ultimi sei mesi ha semplicemente ucciso tra gli operatori economici la fiducia che la Russia possa avere a lungo termine denaro a buon mercato.

Ha appena silurato una gran parte dei programmi di investimento. Il governo deve risolvere tutti gli altri problemi di investimento prelevando dai suoi fondi di riserva per sostenere le attività di investimento.

In alternativa, i progetti di investimento possono essere rifinanziati da alcune settimane a 3-5 anni.

Il rifornimento di beni circolante richiede non una settimana, ma almeno un anno, di rifinanziamento.

Tali prestiti, che devono ora essere sostituiti, sono stati dati alle nostre società per 1-3-5 anni.

Pertanto, il governo e la Banca centrale devono ora lavorare insieme per creare un meccanismo per sostituire i prestiti esteri con fonti nazionali.

A tal fine, la Banca Centrale ha bisogno di espandere la base di garanzia, l'anticipazione bancaria, e creare strumenti per i prestiti a lungo termine e per abbassare i tassi di interesse.

Di fronte a tutti questi suggerimenti la Banca Centrale afferma che il denaro fluirà all'estero, e che i nostri mutuatari sono ladri che prendono i soldi e li trasferiscono all'estero in dollari.

Devo dire che questi timori sono ragionevoli, perché durante il famigerato programma anti-crisi, che in qualche modo consideriamo un programma di successo nonostante il suo apparente fallimento, abbiamo speso circa 3 trilioni di rubli per salvare il sistema bancario, aumentando in pratica la loro base monetaria di 1,5 volte.

Nonostante l'avvertimento della leadership del paese che le banche devono fornire al settore immobiliare i soldi che ricevono dalla Banca centrale, il denaro non ha raggiunto il settore immobiliare. In realtà, si trasferirono gran parte del denaro nei mercati di scambio stranieri, praticamente traendolo fuori dal paese, acquistando dollari e approfittando della politica sovversiva di svalutazione intenzionale del rublo.

Così le banche hanno guadagnato su queste speculazioni previste circa 300-400 miliardi di rubli.

Come dice il proverbio: per alcuni la guerra è un inferno, per altri una madre gentile.

Quindi c'è un punto nel rischio che non possiamo creare denaro a buon mercato a lungo termine senza risolvere il problema del deflusso di capitali.

Se non risolviamo il problema del deflusso di capitali, non ci sarà molto denaro a buon mercato in Russia.

Oggi, il nostro trasferimento finanziario all'estero è di circa 150 miliardi di dollari l'anno. In questo, il deflusso di capitali solo quest'anno raggiungerà circa i 120 miliardi di dollari.

Perdiamo circa 40-60 miliardi di dollari sulla redditività a causa del fatto che paghiamo i tassi di interesse gonfiati sui prestiti, mentre i nostri operatori economici prestano denaro a tassi di interesse molto bassi.

Solo la differenza di rendimento delle operazioni di investimento è di 40-60 miliardi di dollari all'anno.

La parte del leone del capitale totale è il deflusso di capitali illeciti, che è essenzialmente una forma di evasione fiscale.

A causa del deflusso di capitali il bilancio perde ogni anno circa 1 trilione di rubli di entrate.

Tuttavia, la Banca Centrale fa finta che questo non sia il suo problema, ma delle forze dell'ordine e della polizia che devono combattere l'evasione fiscale insieme con i servizi di monitoraggio finanziario e fiscale.

È semplicemente un modo di spostare la colpa, perché nessuna forza dell'ordine amministrativa non repressiva può impedire il deflusso di capitali, che ora supera il 10% del PIL. È semplicemente impossibile.

Il capitale sgorga da tutte le fessure del Paese, non solo da parte delle banche che riciclano il denaro, ma attraverso banche rispettabili, tra cui la banca di stato.

Come combattere il deflusso di capitali? In generale, non vi è alcun segreto.

Ci sono meccanismi semplici che sono stati utilizzati da Gerashchenko nel 1998.

In primo luogo, il controllo su posizioni in valuta estera delle banche commerciali.

Operazioni in valuta estera della banca commerciale devono essere o pari a somma zero, o più. Cioè non dovrebbero togliere capitale durante la giornata operativa.

Alla fine si dovrebbe avere un equilibrio tra esportazione e importazione.

Il controllo bancario, meccanismi di filtraggio temporaneo – un numero enorme di strumenti che oggi non sono applicati dalla Banca di Russia.

Inoltre, una vendita obbligatoria dei guadagni in valuta estera con lo stesso meccanismo contro il deflusso di capitali, che sarà più difficile da nascondere in questo caso.

Io suggerirei una tassa sulle esportazioni di capitali. Molti paesi utilizzano questo strumento, ad esempio, il Brasile. Non c'è niente di sbagliato in questo.

Inoltre, se ci rendiamo conto che più della metà del deflusso di capitali oggi è un'evasione fiscale, cosa ci impedisce di introdurre una norma come, per esempio, la tassazione delle transazioni finanziarie da IBC?

Se si tratta di un'operazione legittima, il suo importo entra nel paese, e di conseguenza, tale imposta è inclusa nel pagamento di IBC.

Se si tratta di una transazione illecita con lo scopo di esportare capitali, viene riscossa una sanzione.

Lo Stato può almeno mantenere la tassa. Non troverete alcun riferimento a questo problema nel documento di qualsiasi Banca Centrale. È un tabù assoluto.

Il presidente e il governo si oppongono con forza il fatto che decine di miliardi di dollari lascino il paese ogni anno senza pagare le tasse. La Banca Centrale fa finta che questo non sia affar suo. Con una tale politica, rischiamo di soffrire di sanzioni economiche in modo letale. Molti settori dell'economia semplicemente cesseranno a causa di una mancanza di credito.

Se vogliamo che le sanzioni economiche ci aiutino e diventino una motivazione per la sostituzione delle importazioni e per l'espansione dell'attività economica, e tale possibilità esiste certamente, abbiamo bisogno di passare a fonti interne di credito.

È del tutto una competenza della Banca centrale. Così, senza un cambiamento fondamentale nella politica della Banca centrale non ci sarà la sostituzione delle importazioni o la sostituzione delle fonti esterne con quelle interne.

In questo modo, si rischia un catastrofico declino nel volume del credito nei prossimi mesi.

Pertanto, il problema principale che dobbiamo risolvere oggi è di superare l'ostinata mancanza di volontà della Banca centrale di difendere gli interessi della sicurezza nazionale ed economica della nazione e di evitare che la Banca Centrale segua gli interessi di speculatori stranieri.

Che cosa garantisce la libera importazione ed esportazione dei capitali? Prima di tutto, il servizio degli interessi del capitale straniero.

Finché la Banca Centrale servirà principalmente servire gli interessi del capitale straniero, e non penserà di sviluppare il nostro paese, le sanzioni economiche saranno estremamente dolorose.

D'altra parte, le sanzioni economiche possono essere completamente frenate. Non abbiamo problemi di sicurezza finanziaria – per quanto riguarda le opportunità disponibili siamo donatori nell'economia globale.

Tutti i nostri problemi interni sono legati al fatto che non stiamo facendo nulla per evitare il deflusso di capitali.

Abbiamo capacità di produzione di riserva, circa un terzo della quale è ora inattivo.

È del tutto possibile utilizzarla per la sostituzione di importazione, ma richiederà capitale circolante e finanziamenti per l'espansione del capitale circolante.

Abbiamo potenziale scientifico e tecnico, a cui oggi è negato l'accesso all'economia reale. È principalmente concentrato nella scienza fondamentale, che, però, è fortemente influenzata dalla riforma dell'Accademia delle Scienze, ma la scienza fondamentale tuttavia esiste ancora nel paese.

Tuttavia, oggi non avviene una transizione verso l'attuazione pratica della nostra innovazione perché gli istituti e uffici di design, che funzionavano in precedenza, sono stati praticamente distrutti nel corso della privatizzazione.

Il numero dei nostri istituti e uffici di design è stato ridotto di cinque volte. Da qui, l'intera dipendenza dall'ingegneria estera.

Pertanto, il collo di bottiglia è il ripristino dei nostri istituti e uffici nazionali di ingegneria e di design.

Non deve essere investito denaro in tutti i tipi di strutture fraudolente come Rusnano, che sono solo di interesse per la Camera dei conti e nessun altro interesse di attività di investimento.

Abbiamo bisogno di ricreare un legame tra le scienze fondamentali, concentrate nell'Accademia delle Scienze, e la produzione sperimentale.

Ci sono anche molte richieste di prestiti da parte delle nostre imprese.

Invece di una riforma infinita della scienza fondamentale, abbiamo bisogno di ripristinare un legame tra la scienza fondamentale, che è relativamente ben sviluppata, e la produzione effettiva, perché la scienza applicata è morta a seguito delle privatizzazioni degli anni '90.

Abbiamo bisogno di ricreare con urgenza questo legame. Si può fare, ma deve essere fatto

volutamente e sistematicamente. Purtroppo, questo non è quello che stiamo osservando.

V.A.: Grazie, Sergej Jur'evich. Siamo andati avanti per un'ora. Dopo un messaggio così approfondito, credo che abbia senso passare alle domande. Prego, Svetlana.

- Grazie. Cari colleghi, vi prego di alzare la mano per le domande.

- Buon giorno. "Rivista nazionale bancaria" (NBJ).

Penso che abbiate citato all'inizio della conferenza che alcuni paesi, se vogliono abbandonare l'Unione Europea e gli Stati Uniti come strutture influenti, possono abbandonare il dollaro e l'euro e iniziare a utilizzare i propri sistemi di pagamento?

- A chi sta rivolgendo la sua domanda? Chi vorrebbe rispondere?

M. L: No, nessuno ne ha parlato. Io ho parlato del fatto che il sistema del dollaro oggi è molto meno redditizio per i suoi titolari, vale a dire per gli Stati Uniti, così hanno cominciato a cercare di risolvere i loro problemi a scapito di altri membri.

Pertanto, la soluzione conveniente è la creazione di sistemi finanziari regionali, tra cui il territorio eurasiatico.

Il meccanismo di questo processo è una questione separata. Cosa faranno altre regioni come l'Unione Europea, l'America Latina o la Cina, faranno è il loro problema. Mi preoccupa di più ia nostra situazione.

Oggi abbiamo l'opportunità di iniziare a lavorare sulla creazione di un nostro e modello finanziario e di investimenti, in cui il credito a lungo termine, di cui Sergej Jur'evich stava parlando, non sarà denominato in dollari. Noi controlleremo il processo. Dobbiamo farlo.

Glaz'ev: Vorrei sottolineare che abbiamo sollevato la questione della necessità di un nostro sistema di pagamento interbancario come lo SWIFT, come per la prima volta 3 anni fa.

In risposta, il signor Ignat'ev ha detto: "Ma quanto è probabile che una bomba nucleare colpisca la banca?" È così che ha valutato i rischi connessi con il taglio del nostro paese fuori dallo SWIFT. Anche se i bielorussi erano stati minacciati da molto più tempo.

Se la Banca centrale non avesse chiuso gli occhi davanti a questa minaccia, oggi avremmo già avuto il nostro sistema internazionale di interazioni interbancari elettronici, simile allo SWIFT. Può essere impostato in sei mesi; i nostri programmatori sono in grado di farlo. Poi entro un anno saremo in grado di fare un accordo con le banche partner per usarlo a partire da Unione Doganale, SCO, e BRICS. Siamo in grado di creare un sistema alternativo, indipendente dalle sanzioni economiche.

Lo stesso vale per il sistema di pagamento con carta bancaria. Se n'è parlato da molto tempo.

Perché Visa e MasterCard stanno ancora dominando il mercato? Poiché le autorità monetarie lo hanno permesso. La Cina con un solo tratto di penna ha bloccato tutte le transazioni nazionali in renminbi di Visa e MasterCard nel sistema dei pagamenti nazionali cinesi.

Nessun piagnisteo di queste aziende ha smosso la determinazione della leadership cinese a completare questa operazione. L'hanno deciso in un anno, e Visa e MasterCard hanno finalmente obbedito. Ora la UnionPay cinese è la più grande al mondo. Perché noi dobbiamo fare affidamento su Visa e MasterCard nel nostro paese? Dovremmo aver creato il nostro sistema di pagamento molto tempo fa. Ne abbiamo parlato per 10 anni. Anche dopo che Visa e MasterCard hanno minacciato di bloccarci, la Banca centrale ha rinviato la soluzione di questi problemi per più di un anno, anche se le funzionalità di software esistenti e le competenze dei sistemi di pagamento russi suggeriscono che è possibile implementare un sistema del genere in sei mesi.

Uno dei principali temi in occasione della riunione dei BRICS a Ufa potrebbe essere lo sviluppo di una rete propria di informazione interbancaria al posto dello SWIFT e lo sviluppo di sistemi di pagamento con carta bancaria, accettati in tutti i paesi dei BRICS.

Si tratta della metà della popolazione mondiale.

Levchenko: Non stiamo parlando del fallimento totale del dollaro, dell'euro o di altre valute fondamentali del mondo. Se qualcuno ne parla, non è niente di più di una trovata pubblicitaria.

Stiamo parlando solo del passaggio al sistema di pagamento, citato dai miei colleghi, tra alcuni paesi in monete nazionali, in particolare nei paesi dell'Unione Doganale, etc.

Dire che alcuni singoli paesi o regioni annunceranno improvvisamente la loro uscita dalla comunità economica globale è semplicemente ridicolo.

- Grazie. Altre tre domande, per favore.

- Lei ha detto che la Banca centrale gestisce una politica sovversiva e con le sue azioni il paese diventerà effettivamente impotente.

Quali suggerimenti costruttivi delle autorità politiche del paese sono necessari per riformare e riorganizzare la Banca centrale in modo che sia all'altezza delle sfide lanciate dalle sanzioni?

La mancanza di denaro nel mercato interno, un tale disavanzo dei fondi interni rispetto ai capitali esterni, non potrebbe comportare l'avvio di una stamperia di soldi nazionale e, quindi, della svalutazione del denaro?

Glaz'ev: Quei suggerimenti non causano l'inflazione, perché è tutta una questione di sostituzione ordinaria delle fonti di credito esterne con quelle interne.

Khazin: Scusa, Sergej, ti presento alcuni numeri.

Tra il 1998 e il 2002, in 5 anni, Geraschenko [ex presidente della Banca Centrale della Russia] ha ampliato l'offerta di moneta nominale di quindici volte e ha aumentato l'offerta di moneta relativa dieci volte. Con questo l'inflazione stava per tramontare. Ciò dimostra che alcune persone sono in grado di fare il loro lavoro e le altre persone non lo sono.

Glaz'ev: Siamo di due volte a corto di massa monetaria nel nostro sistema economico per riprodurre denaro. Questa carenza è piena di prestiti esteri, crediti commerciali e tutto questo comporta un deterioramento della qualità della valuta.

Naturalmente, espandere semplicemente l'offerta di moneta per due volte la quantità attuale è impossibile. All'interno del sistema istituzionale attuale causerà uno scatto d'inflazione.

Ma cosa succede se prima cerchiamo di sostituire le fonti di credito esterne con quelle interne, a condizione che le condizioni del credito interno siano sono le stesse di quelle alle quali i creditori stranieri hanno prestato soldi alle nostre imprese e banche?

Alla fine della giornata consideriamo le banche estere qualificate, giusto? Non danno soldi senza motivo, giusto?

Quindi, i piani aziendali per la conduzione dei quali il denaro è stato prestato sono reali. Al fine di monitorare l'utilizzo di questo denaro è necessario sviluppare istituti di finanziamento di progetti. Se n'è parlato a lungo. Ecco la domanda per i rappresentanti del sistema bancario: chi dovrebbe sviluppare gli istituti di finanziamento di progetti?

Il nostro sistema bancario era solito funzionare in questo modo: la più grande banca del paese era la Promstrojbank. Questa operava seguendo solo il modello di finanziamento di progetti. La si trovava probabilmente il maggior numero di specialisti in finanziamento di progetti nell'Unione Sovietica.

Tutto questo è stato fattto fuori negli anni '90, le banche si sono ritirate e ora non hanno idea di come trattare il finanziamento di un progetto.

Parlando di prestiti a basso costo a lungo termine in sostituzione di crediti esteri, a mio parere, questo denaro dovrebbe essere rifinanziato con gli strumenti del finanziamento dei progetti.

Le banche commerciali, essendo parte di questa rete di rifinanziamento e abilitate dalla Banca Centrale per ottenere le risorse di credito per 1, 3 o 5 anni a tasso di interesse basso, devono essere responsabili per l'uso mirato di questo denaro.

Significa che dovrebbero lavorare secondo il modello di finanziamento dei progetti o prendere prestiti garantiti.

Il problema è che per il momento il valore della garanzia nazionale è due volte più piccolo del valore delle garanzie di prestito standard. E perché?

A causa della offshorizzazione, dal momento che la domanda di prestiti esteri stimola le imprese, le banche a spostare le loro attività off-shore e a prendere in prestito denaro assicurato con attività off-shore da banche estere.

Ecco perché la de-offshorizzazione è una delle misure necessarie, che permetterà di Russia di avere crediti a buon mercato a lungo termine.

Per quanto riguarda l'influenza della Banca Centrale, è necessario modificare i regolamenti relativi alla Banca centrale.

Un premio Nobel e studioso classico della teoria della moneta, James Tobin, la massima autorità in questo campo, ha detto più volte e ha dichiarato nelle sue opere (ai nostri specialisti monetari piace fare riferimento agli autori di spicco occidentali) che il compito principale della Banca Centrale è di massimizzare gli investimenti in economia e creare un ambiente favorevole per la crescita degli investimenti come compito principale.

Solo i monetaristi ingenui che non hanno alcuna idea dell'economia reale e della vita reale pensano che frenare l'offerta di moneta possa regolare l'inflazione, che una volta che l'efficienza di produzione è stata migliorata i prezzi scendono, e che non esistono altri metodi.

Per aumentare l'efficacia della produzione sono richiesti investimenti nelle nuove tecnologie.

La diminuzione dei costi di produzione porta la diminuzione dei prezzi. Lo si può vedere in tutti i gruppi di merci.

Perché i prezzi di apparecchiature informatiche, tecnologie dell'informazione e comunicazione sono crollati di un fattore di centinaia? A causa dei progressi nella scienza e nella tecnologia. Ecco un altro metodo: aumentare la produzione, ampliare la gamma di prodotti, aumentare la concorrenza.

Per questo, è necessaria l'espansione della massa monetaria. Ci sono buoni esempi.

La storia economica ci dice così: i paesi che sono riusciti ad ottenere una ripresa nelle loro economie hanno sempre aumentato l'offerta di moneta in anticipo durante le fasi rapide della crescita economica, poiché il credito economico è destinato a servire non per mantenere la liquidità per gli speculatori (come immaginano i dipendenti della Banca Centrale), ma per avanzare la crescita economica.

Il personale della Banca centrale è scarsamente addestrato.

È necessario attrarre nuovi specialisti, brillanti, seri che hanno idea di come funziona il settore economico reale, che non vanno in giro a proporre teorie.

Vladimir Levchenko: Posso dire di più. Prima di tutto, se torniamo alla teoria, ai libri di testo, l'emissione di credito non provoca inflazione. Ogni studente di economia lo sa. Se uno ottiene un prestito per iniziare la propria attività, produce una certo importo, questo importo viene investito negli affari, nuovi posti di lavoro vengono creati. Se il progetto avrà successo, ci sono guadagni in economia.

In seguito, il prestito è rimborsato, un moltiplicatore di denaro lo riduce e il guadagno rimane.

I profitti non provocano inflazione. Il miglioramento delle condizioni di vita non ha nulla a che fare con l'inflazione, con la svalutazione del denaro. Questo è il primo punto.

Ecco il secondo punto. Guardando a ciò che fa la nostra Banca Centrale, siamo in grado di elaborare più soluzioni grafiche, sovrapponendo un grafico del mercato azionario nazionale su un grafico della dinamica annuale della fornitura monetaria nazionale.

In questo caso – la dipendenza è per oltre il 90% correlativa. Inoltre, se non sovrapponiamo il grafico del mercato azionario, ma un grafico dei tassi di crescita del prodotto interno lordo, la correlazione sarà superiore al 90%.

Questo per quanto riguarda ciò di cui qui si è parlato molto. Infatti, se aumentiamo anche solo frettolosamente l'offerta monetaria ora, all'interno dell'infrastruttura attuale, senza dubbio i soldi svaniranno.

Poiché per fare in modo che il denaro rimanga disponibile, è necessario, insieme con la diminuzione del tasso di interesse, aumentare il tasso di entrate nell'economia.

Questo è obbligatorio. In tal caso, non si ha bisogno di ottenere il denaro, perché sarà possibile investire a condizioni favorevoli qui.

E di denaro ne è stato investito nel nostro paese negli anni 2000, non solo capitali interni; c'era un enorme afflusso di fondi esteri. Che immagine ne ricaviamo?

Il ritmo minimo di crescita dell'offerta di moneta dal 1999 a tutti gli anni 2000 coincide con il ritmo massimo di crescita a partire dal 2011.

Entro l'ultimo anno e mezzo i tassi di crescita sono diventati inferiori al tasso di inflazione. È un dato di fatto, le misure sono molto semplici.

V. A.: Molte grazie. Ci sono ancora 5 minuti prima della fine di questa conferenza stampa. Se abbiamo tempo, manderemo in onda le vostre domande.

- Buon giorno, sono Nadana Fridrikkson, lavoro per l'agenzia Kavpolit. Ho una domanda per Sergej Jur'evich. La prego di dirci in che misura le sanzioni deteriorano la situazione nelle regioni russe, in particolare nel Caucaso del Nord, proprio in questa fase? Soprattutto se si considera la minaccia di islamizzazione radicale rappresentata dall'ISIS?

Glaz'ev: Non prevedo conseguenze di tali sanzioni che arrivino nei prossimi 3-5 anni, vale a dire se le sanzioni non provocano dei costi e se la Banca di Russia implementa le giuste politiche.

La nostra capacità produttiva è sufficiente per colmare il vuoto creato dalle sanzioni.

Se le politiche monetarie permettono di superare la mancanza di fonti esterne di credito e di sostituirle con quelle interne, ci arriveremo senza problemi.

Per quanto riguarda le regioni in questione, possiamo individuare grandi preoccupazioni solo da parte delle compagnie petrolifere e del gas.

As for the regions, we can spot big concerns only on the part of oil and gas producing companies.

Tuttavia, il Ministero dell'Energia assicura che non c'è niente di cui preoccuparsi, che i nostri ingegneri sono in grado di fare ogni cosa.

Quindi, non mi immagino un grande pericolo inflitto dalle sanzioni. Ci sono molti più rischi implicati dalle politiche interne. Se le politiche interne non sono adeguate, tenuto conto delle sanzioni, l'esito di tali sanzioni sarà molto più negativo.

- Quanto minano attualmente le sanzioni l'autorità della Russia agli occhi delle cinque controparti del Caspio? In particolare, tenendo conto del fatto che il progetto del corridoio meridionale del gas, visto come il principale concorrente del South Stream della Russia, è stato lanciato lo scorso sabato in Azerbaijan?

Glaz'ev: Mi sembra che le sanzioni indeboliscano l'autorità dell'Occidente, prima di tutto, perché l'Occidente, gli Stati Uniti e i loro alleati, minano le fondamenta del diritto del commercio internazionale. Dovrebbero vergognarsene, quando si tratta la questione dell'autorità. Le sanzioni contro la Russia in corso suggeriscono che l'Organizzazione Mondiale del Commercio non valga niente, che l'OMC sia un'organizzazione su cui gli americani si puliscono i piedi.

Non solo gli americani hanno mai seguito i regolamenti dell'OMC, ricorrendo alla supremazia della Costituzione degli Stati Uniti sulle responsabilità internazionali, ora costringono i loro partner europei a ignorare le norme dell'OMC.

Quindi, le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati in Europa hanno completamente screditato l'intero diritto commerciale internazionale e minano la stabilità economica mondiale.

L'unica autorità indebolita in questo caso, a mio parere, è l'autorità gli Stati Uniti e dei loro alleati europei che dimostrano di essere inaffidabili, folli partner autolesionisti.

La stima dell'effetto negativo delle sanzioni per l'Unione europea è un trilione di dollari in totale.

Quindi, le sanzioni contro la Russia costano in tutto un trilione di dollari, di cui 200 miliardi di dollari di tasca della Germania.

Quale credibilità minano i politici americani ed europei in questi giorni? Sono loro a mettere a repentaglio la loro stessa credibilità.

Rompono alla radice il sistema commerciale-economico internazionale. Danneggiano le loro stesse attività.

Il comportamento dei politici degli Stati Uniti ed europei è estremamente vergognoso, a mio parere.

Khazin: se non vi dispiace, vorrei aggiungere qualcosa. Guardiamo in faccia la verità.

Questa politica americana di sanzioni fatta torcendo le mani dei principali alleati degli Stati Uniti, che non possono rifiutare la collaborazione con gli Stati Uniti, funziona solo se gli Stati Uniti ritengono che non è possibile preservare il sistema attuale.

Le sanzioni in realtà accelerano il decadimento del sistema di Bretton Woods di gestione monetaria e le sue istituzioni, FMI, Banca Mondiale, OMC.

Vi ricordo che l'OMC ha sostituito il GATT [Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio], avviato durante la conferenza di Bretton Woods nel 1944, e altri.

Ha senso solo nel caso in cui il governo degli Stati Uniti si rende conto che il sistema è morto.

Dobbiamo pensare al futuro, in caso contrario, se torniamo di nuovo ai nostri funzionari di governo...

Ho già dato questo esempio, ma lo propongo ancora una volta: abbiamo vietato l'importazione di carni provenienti da Stati Uniti e in alcuni altri paesi.

Allo stesso tempo, abbiamo ordinato sanzioni contro noi stessi, perché è stata vietata anche la carne che avevamo già comprato e pagato. Era stata già acquistata; tuttavia era vietata, perché veniva dagli Stati Uniti.

Per quanto riguarda la politica della Banca centrale, come ha detto Sergej Jur'evich, i nostri funzionari di governo fanno più male a noi che ai nostri nemici nell'applicare sanzioni.

Oggi ci piacerebbe pensare al futuro. Come faremo a vivere quando il sistema ormai in declino si fermerà?

Non ha senso di "essere più cattolici del Papa" e osservare le regole americane meglio degli stessi americani.

Glaz'ev: Come sapete, ho detto in precedenza, le sanzioni sono basate su menzogne​​. Tutte queste sanzioni imposte dagli americani sono costruite su dichiarazioni politiche falsi.

Si riparte con le sanzioni anti-Iraq, quando hanno accusato l'Iraq di avere armi chimiche e hanno osato presentare prove false all'ONU. L'Iran è un esempio calzante in questo momento.

Hanno organizzato l'abbattimento del Boeing malese. Tutti i media della Malaysia segnalano già che l'aereo è stato abbattuto dalle truppe ucraine. I giornalisti hanno condotto le proprie indagini. Ma si gioca ancora questa carta per fare in modo che gli europei tengano le sanzioni su di noi, anche se hanno organizzato loro quell'omicidio.

Il governo ucraino uccide il proprio popolo nel corso dell'operazione punitiva nel Donbass, monitorata da istruttori americani e diretta da parte del servizio di sicurezza ucraino controllato dagli USA... e la Russia è incolpata per questo, etc.

Questa è la politica di menzogne ​​e cinismo che in un prossimo futuro, come io credo, minerà completamente la credibilità degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO.

Levchenko: Per riassumere, ecco un punto di vista interessante. Nei tempi passati ero solito ascoltare il nostro famoso scrittore satirico Mikhail Zadornov, che diceva quanto segue: "Gli americani hanno immesso tutti i dati correlati alla Russia nei loro computer avanzati, tutto quello che avevano su di noi, e hanno capito che nessuno, se non gli stessi russi, poteva infliggere più danni al proprio paese... così hanno deciso di aiutare i russi in questa impresa".

Abbiamo parlato di sanzioni autoimposte. Sergej Jur'evich ha parlato della Banca Sentrale, sostengo la sua opinione sui nostri funzionari di governo.

Le sanzioni non faranno che andare d'accordo con [le nostre politiche adeguate]: le sanzioni ci stanno sostenendo nei nostri sforzi [autolesionisti]. Questo è un fatto.

- Vi ringrazio molto, cari ospiti. Apprezziamo la vostra partecipazione al nostro programma. Saremo lieti di rivedervi nel nostro centro media.

 
Il miglior amico del prete: un calendario 2016 con preti russi e i loro gatti

In un insolito tuffo nella cultura popolare, 12 preti ortodossi russi hanno posato come modelli per un calendario del 2016 insieme ai loro gatti.

Ksenija Luchenko, una giornalista del sito Pravmir, ha avuto l'idea di questo calendario da un progetto di un libro fotografico sui sacerdoti russi nella loro vita quotidiana. Vedendo la foto di un sacerdote con il suo gatto, ha pensato di fare una serie. Così è nato è calendario Поп + Кот ("Pope [forma gergale per sacerdote] + Gatto"), che ha presto esaurito la sua tiratura iniziale di 1.000 copie, ed è stato richiesto dai chioschi di diverse chiese.

In Russia, si tratta del primo calendario a rappresentare dei sacerdoti in questo modo. Poiché la Chiesa non promuove rappresentazioni così informali dei suoi chierici, il calendario è stato prodotto privatamente. Tuttavia, è stato apprezzato dai media come prodotto garbato e simpatico. I creatori hanno anche pensato a una presentazione con alcuni dei sacerdoti che hanno posato per il calendario, per sostenere una raccolta di fondi per un ricovero per animali.

Ecco i nomi del team che ha lavorato sul calendario:

• Fotografo: Anna Galperina

• Coordinatore: Кsеnija Luchenko

• Designer: Aleksej Chekal

• Editor: Sergej Chapnin

• Produzione: Аleksаndrа Akmaeva

Ed ecco i nomi dei sacerdoti e dei loro gatti:

• Gennaio: Arciprete Oleg Batov e gatto Apelsin (Arancio)

• Febbraio: Arciprete Pjotr Dynnikov e gatti Angola e Vasik

• Marzo: Arciprete Viktor Grigorenko e gatto Mozja

• Aprile: Sacerdote Sergej Kruglov e gatto Shurik

• Maggio: Ieromonaco Grigorij Pobozhin e gatto Koshka ("Gatto")

• Giugno: Sacerdote Evgenij Nevodin e gatto Irs

• Luglio: Arciprete Pavel Velikanov e gatto Rys (Lince)

• Agosto: Sacerdote Dmitrij Kuzmichov e gatto Maks

• Settembre: Arciprete Aleksandr Strizhak e gatto Ljamurka

• Ottobre: ​​Ieromonaco Feodorit Senchukov e gatto Mona

• Novembre: Arciprete Lev Shikhljarov e gatto Selestina

• Dicembre: Arciprete Vjacheslav Perevezentsjov e gatto Bonja

 
Come progettare un'immagine del cosmo

la montagna cosmica - immagine disegnata da Jonathan Pageau

Da molti anni studio le tradizioni dell'iconologia, il linguaggio sacro visivo che si è sviluppato nella Chiesa. Molto prima di diventare un intagliatore di icone, il modello del mio pensiero era già stato costruito attraverso la meditazione sulle immagini sia dell'Oriente cristiano che dell'Occidente medievale. Sebbene io sia principalmente una persona visiva, ho comunque trascorso molto tempo ad analizzare le scritture e altri testi cristiani che presentano in forma poetica e letteraria ciò che rappresentiamo nelle icone attraverso mezzi visivi. La relazione tra Genesi/Esodo e i Vangeli è molto preziosa per me, motivo per cui attribuisco così tanto valore a scritti come gli Inni del paradiso di sant'Efrem il Siro o la Vita di Mosè di san Gregorio di Nissa, o anche poesie occidentali come la Divina Commedia di Dante. Anche i testi liturgici sono di grande valore, specialmente quelli della Settimana Santa,

Nei miei scritti e nelle mie conferenze cerco sempre di mostrare il valore dello spazio sacro, che nell'architettura e negli aspetti dell'iconografia, trasmette il modello, un'immagine del "tabernacolo naturale" - quello che san Gregorio di Nissa chiama "l'archetipo" [1] della creazione:

"Diciamo che Mosè fu... istruito da una tipologia del mistero del tabernacolo che racchiude l'universo. Questo tabernacolo sarebbe Cristo che è la potenza e la sapienza di Dio, che nella sua natura non è stato creato con le mani, ma può diventare creatura quando si rende necessario che questo tabernacolo sia eretto tra noi. Quindi, lo stesso tabernacolo è in un certo senso sia increato sia creato, increato nella preesistenza ma creato nell'aver ricevuto questa composizione materiale". [2]

Il Tabernacolo è Cristo stesso, che si è rivelato a noi attraverso la sua incarnazione e ha racchiuso in sé tutti i modelli. Questo ovviamente serve ad alleviare un po'di tensione. Molti nel campo cristiano sono stati sospettosi riguardo alla mia discussione su "archetipi" e "modelli", chiedendosi se sto tornando a una sorta di neoplatonismo pagano o psicologizzazione junghiana. La verità è che c'è solo UN archetipo e modello, cioè Cristo, che è sia l'origine sia il culmine di tutta la creazione. L'unico modello è il Logos Divino. Tutti i modelli e i logoï più piccoli esistono solo nella misura in cui sono uniti e partecipano alla loro origine. Sebbene questo possa sembrare intuitivamente giusto a un cristiano, probabilmente sembrerà una pura sciocchezza a un secolarista. Ma una volta che si inizia a notare come il modello della realtà sia un frattale, il che significa che tutte le istanziature delle parti della realtà a tutti i livelli di esistenza sono una variazione dell'unico meta-modello che è il modello stesso dell'Incarnazione, ovvero il modo in cui l'invisibile è unito al visibile, il modo in cui il significato e lo scopo modellano il potenziale indefinito della realtà, allora l'apparente assurdità inizia a chiarirsi. Il modello non è arbitrario. Il modello della realtà è il modo stesso in cui il modello è istanziato nel mondo. Questo è il principio di incarnazione per cui l'Incarnazione del Logos diventa non solo il culmine, ma il modello stesso della realtà.

Nella mia continua meditazione su queste domande, ho sviluppato il desiderio di creare un'immagine che spieghi il modello di cui sto parlando, in un modo che aiuti le persone a vedere la connessione tra i diversi livelli della realtà e il modo in cui la narrazione della Scrittura culmina nell'Incarnazione. Ci sono già esempi di "immagini del tutto" nella nostra tradizione iconografica. Io sostengo che l'immagine del Giudizio Universale è una di quelle. Sostengo pure che l'icona stessa di Cristo racchiude in sé il modello di base del Giudizio Universale. Il mio approccio qui in questa immagine della montagna è quello di creare un'immagine che contenga sia la struttura ontologica della realtà, come vediamo nel Giudizio Universale, ma contenga anche una condensazione narrativa della storia della realtà attraverso una lente scritturale e iconologica.

Tutti gli elementi messi insieme hanno precedenti nella tradizione visiva dell'arte cristiana, oltre a trarre elementi dalle tradizioni testuali che ho menzionato sopra.

Per chi sia interessato a un riassunto, ho registrato un video che esplora la maggior parte degli elementi dell'immagine e mostra come si relazionano al tutto fornendo esempi di precedenti nell'arte cristiana.

Offro questa immagine alla Chiesa. Non mi sento come se la possedessi. Gli iconografi sono liberi di utilizzare una o tutte queste immagini nei propri progetti. Chiedo solo che le riproduzioni non siano vendute o che il mio disegno non sia utilizzato in pubblicazioni stampate.

Se volete ottenere una stampa dettagliata del mio disegno, è comunque possibile.

https://fineartamerica.com/featured/cosmos-jonathan-pageau.html

Per farla stampare su tessuti:

https://teespring.com/stores/the-symbolic-world

Il prossimo anno scolpirò anche una versione di questa immagine, grazie al cortese supporto di un mecenate che sono riuscito a convincere a commissionare un'immagine così elaborata.

Note

[1] San Gregorio di Nissa. "Vita di Mosè", Libro II: 174. Tradotto da Abraham Malherbe.

[2] Ibid.

 
Sant'Albano, il protomartire delle Isole britanniche

Una delle figure più venerate tra i santi dell'Occidente ortodosso è sant'Albano di Verulamium, protomartire delle Isole britanniche. Grazie ai dati provenienti da un manoscritto conservato a Torino (!), la data del martirio di Albano è fissata dagli storici al 209, durante le persecuzioni di Settimio Severo: questo fa di lui uno dei primi martiri cristiani dell'Europa occidentale. Presentiamo la breve vita di sant'Albano nella sezione "Santi" dei documenti.

 
Un'accusa formale di insegnamento eterodosso mossa al patriarca Bartolomeo è stata presentata alla gerarchia della Chiesa di Grecia

L'abate dello storico monastero della fonte vivificante a Longovardas, sull'isola di Paros, ha chiesto al Santo Sinodo di "ripudiare e condannare" gli insegnamenti del patriarca.

L'archimandrita Crisostomo, igumeno del sacro monastero della fonte vivificante a Paros, in Grecia, ha presentato al Santo Sinodo della Chiesa di Grecia una storica accusa formale di eresia contro il patriarca Bartolomeo. L'abate Crisostomo ha chiesto al Santo Sinodo di riconoscere, ripudiare e condannare la "eterodidaskalia" (insegnamenti eterodossi) del patriarca come contraria al retto insegnamento della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica di Cristo.

"Nel presentarvi questa lettera", ha scritto al Santo Sinodo, "poniamo di fronte all'onorevole corpo della gerarchia della Chiesa di Grecia lo scandalo causato a me stesso, alla nostra fraternità, al clero, ai monaci e a innumerevoli laici, dalle successive ondate di insegnamenti eterodossi che sono state espresse in tempi diversi da sua Santità, il patriarca ecumenico Bartolomeo, il culmine dei quali è stato espresso al Santo e Grande Concilio tenuto a Kolympari a Creta".

La petizione formale fornisce 12 esempi di insegnamento eterodosso fatti dal patriarca nel corso di decenni, così come 9 rilevanti canoni della Chiesa, e si conclude con una lista di vescovi (13), abati, ieromonaci e chierici (14), e teologi ( 9), che l'abate suggerisce di chiamato come testimoni a supporto di fronte al Santo Sinodo, quando il patriarca sarà chiamato formalmente a difendersi dall'accusa.

Il santo anziano Philotheos Zervakos, abate del sacro monastero della fonte vivificante a Longovardas (1979)

Il sacro monastero della fonte vivificante a Longovardas, Paros, Grecia

Con la confraternita del monastero e il vescovo

Il cortile interno del monastero

 
Tre mesi nella vita della Chiesa

Venerdì 3 dicembre:

17:30: Veglia della festa dell'Ingrresso della Madre di Dio al tempio / Всенощное бдение праздника Введения во храм Пресвятой Богородицы.

Sabato 4 dicembre: Архиерейское Служение с нашим Владыкой митрополитом Иоанном / Liturgia Episcopale con il nostro metropolita Giovanni

9.00: Ore e Liturgia della festa dell'Ingrresso della Madre di Dio al tempio / Часы и Божественная литургия праздника Введения во храм Пресвятой Богородицы.

Così recita il nostro orario per dicembre.

Il 23 agosto le nostre nove parrocchie ortodosse si sono trasferite nell'Arcidiocesi dell'Europa occidentale. Pochi giorni dopo, il 27 agosto, ho incontrato ancora una volta il metropolita Jean di Dubna, che conosco da 42 anni, nella cattedrale di sant'Alexander Nevsky, le cui parole più note sono: "Dio non è nel potere, ma nella Verità". Mi ero recato a Parigi per conto del nostro gruppo di sette sacerdoti per raccogliere i nostri nuovi antimensi e il miro, di cui eravamo stati tenuti disperatamente a corto. In questo modo abbiamo potuto continuare ad aprire le nostre nuove parrocchie, che aspettavamo da tanto tempo, e continuare a svolgere i 200 battesimi annuali nelle nostre parrocchie.

Il metropolita Jean ha benedetto la venerazione dell'icona del suo sempre memorabile padre spirituale, san Sofronio dell'Essex, e ci ha detto di ignorare le azioni non canoniche di una piccola diocesi che era uscita dalla comunione con la sua arcidiocesi e i suoi due vescovi vicari. Ci ha insegnato da vero vescovo cristiano a ignorare le molestie non cristiane su Internet, le falsità, la calunnia e il loro spirito settario e ribelle, che servono solo a screditare i loro autori e ad isolarli ulteriormente dal mondo ortodosso canonico.

A quasi tre mesi da questi eventi, è interessante rivederli. Quali sono stati i benefici pratici e spirituali per coloro che hanno scelto di rimanere nella Chiesa ortodossa russa canonica attraverso l'arcidiocesi dell'Europa occidentale?

  1. Siamo rimasti in comunione canonica con la corrente principale della Chiesa ortodossa russa, per la quale abbiamo lottato per la comunione e l'unità per anni prima del 2007. Ora, grazie a Dio, siamo direttamente dipendenti dal Santo Sinodo di Mosca e non da qualche gruppo che possa tentare di rinunciare all'Atto di comunione canonica del 2007, per la cui firma ci eravamo tanto battuti contro tutta l'opposizione settaria di quei decenni e alla quale abbiamo assistito.

  2. Siamo stati in grado di concelebrare con tutti gli altri ortodossi canonici e tutti gli altri ortodossi canonici hanno potuto concelebrare con noi. Siamo rimasti nella corrente principale della Chiesa, dalla quale alcuni avevano minacciato di tagliarci fuori, spinti da un'ideologia settaria di recente importazione, diametralmente opposta alla Tradizione e alle pratiche della Chiesa ortodossa russa.

  3. Nella sola parrocchia di Colchester quest'anno, con l'aiuto del nuovo miro, abbiamo realizzato finora 134 battesimi, di cui circa 30 prenotati entro la fine di quest'anno e 39 effettuati solo negli ultimi due mesi.

  4. Grazie agli antimensi che abbiamo ricevuto il 27 agosto, abbiamo potuto aprire tre nuove parrocchie per la salvezza delle anime. La prima, dedicata a sant'Edmondo, che era stata chiusa dal vescovo precedente per quattro mesi (!), situata a Little Abington nel Cambridgeshire, ha aperto il 29 agosto. La seconda, dedicata alla santissima Trinità, a Bradford nello Yorkshire, ha aperto il 14 novembre. La terza, dedicata alla Madonna di Kazan', dovrebbe, a Dio piacendo, essere aperta a Coventry, dopo molti ritardi causati dalle infezioni del covid, il 28 novembre. Nessuna era stata autorizzata ad aprire prima. Così, in soli tre mesi, sono state aperte tre nuove parrocchie per servire i fedeli, nell'est, nelle Midlands e nel nord, nessuna delle quali sarebbe stata aperta senza il nostro metropolita Jean. Ora stiamo studiando per il futuro cosa possiamo fare per coloro che desiderano rimanere fedeli alla tradizione ortodossa russa nel sud e nell'ovest. Nel sud c'è un prete di un'altra Chiesa locale che vuole unirsi a noi, e lì sarebbe un candidato ideale. Ma questo richiederà alcuni mesi. E l'ovest? Sebbene abbiamo una rete di parrocchie sorelle a Oxford, Bristol e Swindon, con le quali siamo particolarmente legati, così come le nostre parrocchie a Cardiff e Exeter, dobbiamo prenderci cura degli ortodossi che desiderano rimanere in comunione con la Chiesa ortodossa russa tradizionale e non settaria, ma vivono tra queste cinque parrocchie. Qui i nostri piani avanzano, lentamente ma inesorabilmente, perché è meglio mettere in atto qualcosa di solido, serio e regolare, piuttosto che lanciarsi in una sorta di instabile iniziativa personale che presto si esaurirà.

  5. Data la politica pro-missionaria e pro-pastorale della nostra arcidiocesi, nel prossimo anno ci occuperemo del nostro arretrato di ordinazioni. Si sta preparando il calendario delle ordinazioni. Si stanno preparando diversi candidati eccellenti e preparati, due nuovi sacerdoti, un nuovo diacono, un nuovo suddiacono e quattro nuovi lettori, proprio mentre compaiono altri nuovi potenziali candidati. Grazie all'ottima situazione finanziaria della parrocchia di Colchester con la sua proprietà, con un reddito di quasi 70.000 sterline all'anno, l'anno prossimo, a Dio piacendo, potremo ospitare e impiegare un secondo sacerdote a tempo pieno, oltre ai nostri due sacerdoti part-time. Questo è essenziale se vogliamo far fronte alla massa di parrocchiani, molti dei quali nuovi, che vengono da noi alla ricerca della nostra Fede.

Gloria a Dio per tutte le cose!

 

 
La CIA sta gestendo una campagna di diffamazione contro Putin?

Un tema importante nei media russi è la perplessità su come Putin è ritratto nei media occidentali.

Putin è molto popolare in patria, dove è visto come una persona discreta, modesta e ammirevole, e i russi non capiscono come possa esistere una tale discrepanza con le impressioni occidentali.

Recentemente, i principali commentatori e politici russi hanno suggerito che questo può essere spiegato solo con una deliberata campagna per diffamare Putin, da parte dei governi o di altri gruppi.

Ieri, a un briefing con i giornalisti stranieri, Sergej Ivanov, capo del personale di Putin e probabilmente il secondo uomo più potente della Russia, ha parlato di una "guerra dell'informazione" costituita da "attacchi personali" contro Putin.

I media occidentali hanno toccato un nuovo punto basso...

Il giorno prima un altro membro della cerchia ristretta di Putin, Vjacheslav Volodin, ha fatto osservazioni simili, raccontando ai giornalisti stranieri che "un attacco a Putin è un attacco alla Russia".

La logica di questi attacchi, a loro parere, è che diffamando il leader di un paese, si indebolisce il suo potere a livello nazionale, minando il sostegno popolare per lui, e mobilitando a livello internazionale l'opinione pubblica a sostegno delle politiche contro quel paese. L'obiettivo finale è quello di indebolire il paese stesso. Parlano anche di un cambiamento di regime.

Essi sostengono che se si guarda ai fatti, ci sono prove di una continua diffamazione che non può essere spiegata da una vaga zeitgeist popolare in Occidente, ma che è più probabilmente il risultato di uno sforzo dedicato a introdurre questa diffamazione nel flusso delle notizie.

Newsweek è stato uno dei più virulenti detrattori di Putin per anni

La questione della manipolazione delle notizie da parte dei servizi segreti è uscita di recente dui media con rivelazioni che la CIA e i servizi segreti tedeschi (Bundesnachrichtendienst, Servizio di informazioni federale) hanno programmi di lunga durata per influenzare la trasmissione e l'interpretazione le notizie da parte dei dirigenti dei media e dei principali giornalisti, compresi i pagamenti diretti in contanti.

Ecco alcuni esempi a cui si riferiscono:

• Dipingere Putin come un dittatore intrigante che cerca di ricostruire un impero repressivo.

• Affermare che ha ordinato personalmente l'assassinio di un certo numero di giornalisti, e ha ordinato personalmente che un disertore del KGB fosse assassinato con avvelenamento da radiazioni.

• Citare frequenti voci non confermate che ha una relazione con una famosa ginnasta.

• Accusarlo di aver messo da parte miliardi per suo vantaggio personale, senza fornire prove.

• Un recente articolo di Newsweek sostiene che conduce uno stile di vita lussuoso e pigro, dormendo fino a tardi.

• Un recente articolo del New York Times si concentra su una presunta arroganza personale.

• Hillary Clinton menziona discorso dopo discorso che è una persona maligna, un bullo, che bisogna confrontarsi con lui con la forza.

• Utilizzare spesso espressioni dispregiative per descrivere la sua persona – "un coglione e un delinquente" (Thomas Friedman questa settimana sul New York Times)

• Citare a sproposito il suo rammarico per il crollo dell'Unione Sovietica.

• Articoli su una presunta villa di super-lusso costruita per lui nel sud della Russia.

•  I titoli eccessivi dei media occidentali (i peggiori di tutti in Germania) che lo raffigurano come responsabile personale dell'uccisione delle vittime dell'MH17.

• Propaganda soft – copertine di riviste che lo dipingono come sinistro, mostruoso, etc.

Russia Insider ha intervistato Saker, un analista di spicco della Russia negli affari internazionali, e gli ha chiesto cosa pensa:

Allora, si può dare credito a questa linea di pensiero, o si tratta di teorici della cospirazione che sono impazziti?

Non vi è alcun dubbio nella mia mente che gli Stati Uniti stiano conducendo una guerra psicologica di grandi proporzioni contro la Russia, anche se non è una guerra di sparatorie, per ora, e che quello che stiamo vedendo è una campagna mirata a screditare Putin e raggiungere un "cambio di regime" in Russia o, se questo scopo fallisce, almeno un "indebolimento di regime " e un "indebolimento della Russia".

E l'Economist è stato il peggiore di tutti...

Quindi questo è un programma governativo degli Stati Uniti?

Sì, Putin è assolutamente odiato da alcune fazioni nel governo americano due motivi principali:

1. Ha in parte, ma non completamente, restaurato la sovranità della Russia, che sotto Gorbaciov e Eltsin era stata completamente persa... la Russia era allora una colonia degli Stati Uniti come l'Ucraina lo è oggi... e,

2. Ha avuto il coraggio di sfidare apertamente gli Stati Uniti e il loro modello di civiltà.

...Una Russia libera e sovrana è percepita dallo "Stato profondo" degli Stati Uniti come una minaccia esistenziale che deve essere schiacciata... Questo è un attacco politico in piena regola contro la Russia e contro Putin personalmente.

Così è vero ciò che dicono i russi, che i continui attacchi personali contro Putin nei media globali sono in parte il risultato di sforzi deliberati da parte dei servizi segreti degli Stati Uniti... in fondo, storie fabbricate...

Sì, assolutamente.

Sembra che siamo tornati di nuovo alla "Operazione Mockingbird"... è a conoscenza di altri casi rivolti contro Putin?

(Nota del redattore: l'Operazione Mockingbird era un programma della CIA iniziato negli anni '50 per influenzare i media statunitensi, che è stato gradualmente esposto dai giornalisti investigativi a partire dalla fine degli anni '60, concludendosi con sensazionali audizioni televisive del Congresso nel 1975, che hanno scosso la nazione, costringendo a far terminare il programma. I critici sostengono che la stessa tattica è continuata da allora, nel quadro di programmi diversi. Da Wikipedia)

Sì, naturalmente. Dal momento che questa diffamazione ha ben poco effetto sul pubblico russo... la popolarità di Putin è più alta che mai rispetto al passato, vi è una campagna organizzata per convincerli che Putin sta "svendendo" la Novorossija, che è un burattino di oligarchi che si mettono d'accordo con oligarchi ucraini per pugnalare alle spalle la resistenza della Novorossija...

...Fino a ora, le politiche di Putin in Ucraina hanno goduto di un forte sostegno da parte dei cittadini russi che ancora si oppongono a un intervento militare palese...

...ma se Kiev attacca di nuovo la Novorossija – cosa che appare molto probabile – e se un tale attacco ha successo – cosa che è meno probabile, ma sempre possibile – allora Putin sarà incolpato per aver dato gli ucraini il tempo di raggrupparsi e riorganizzarsi.

Al caldo e al sicuro...

Quindi sta dicendo che se l'esercito ucraino rafforza la sua posizione abbastanza da infgliggere un duro colpo agli ucraini orientali, gli Stati Uniti possono utilizzare questo come un metodo per colpire la base del sostegno di Putin ...

Sì, è vero... ci sono un sacco di "patrioti fasulli" in Russia e all'estero, che respingeranno ogni soluzione negoziata e che presenteranno qualsiasi compromesso come un "tradimento". Sono gli "utili idioti" utilizzati dai servizi speciali occidentali per diffamare e minare Putin.

È una cosa limitata a operazioni speciali del governo, o ci sono altri gruppi che potrebbero avere un interesse a fare questo?

Ebbene, qui c'è qualcosa che la maggior parte della gente in Occidente non comprende... c'è un'importante lotta dietro le quinte nelle élite russe tra quelli che io chiamo i "sovranitari eurasiatici" (in pratica, coloro che sostengono Putin) e quelli che io chiamo gli "integrazionisti atlantici" (coloro a cui Putin si riferisce come "quinta colonna").

I mezzi di comunicazione occidentali ne parlano come della lotta tra liberali e conservatori russi, riformisti e reazionari, giusto?

È una sorta di cosa del genere, ma non esattamente ...

I primi vedono il futuro della Russia nel Nord della Russia e nell'Est e vogliono spostare la Russia verso l'Asia, l'America Latina e il resto del mondo, mentre i secondi vogliono che la Russia diventi parte della configurazione del potere "nord-atlantico".

Gli integrazionisti atlantici sono ora troppo deboli per sfidare apertamente Putin – la cui base di potere reale è il suo immenso sostegno popolare – ma possono tranquillamente sabotare i suoi sforzi per riformare la Russia, sostenendo campagne anti-Putin.

Per quanto riguarda le rivelazioni di attività della CIA in Germania, pensa che questo stia accadendo in altri paesi, e negli Stati Uniti?

Sono sicuro che questo stia accadendo nella maggior parte dei paesi del mondo. La natura dei media aziendali moderni è tale da rendere corrotti i giornalisti.

Come dice il filosofo francese Alain Soral "oggi un giornalista o è disoccupato o una prostituta". Ci sono, naturalmente, alcune eccezioni, ma in generale questo è vero.

Questo non significa che la maggior parte dei giornalisti sia in vendita. In Occidente questo si fa in gran parte in un modo più sottile – rendendo chiaro quali idee passano o non passano al controllo redazionale, premiando riccamente quei giornalisti che 'lo capiscono' e allontanando senza far rumore quelli che non si adeguano.

Se un giornalista o un reporter commette il reato di "crimine di pensiero", sarà messo da parte e si troverà presto senza lavoro.

Non vi è alcun reale pluralismo in Occidente, dove i confini tra ciò che può essere detto oppure no sono fissati molto rigorosamente.

Va bene, ma è come quello che è stato rivelato in Germania... simili programmi operativi specifici in Francia, Regno Unito, Italia, America Latina, ecc

Sì, si deve presumere che sia così – è nel loro interesse avere simili programmi e non vi è alcun motivo per non averli.

Per quanto riguarda la CIA, di fatto essa controlla una parte sufficiente dei media aziendali per "dare il tono" a tutti. In passato ero abituato a leggere la stampa sovietica per lavoro, e posso sinceramente dire che era molto più onesta e più pluralista della stampa negli Stati Uniti o nell'Unione Europea di oggi.

Joseph Goebbels o Edward Bernays non potevano immaginare il grado di sofisticazione delle moderne macchine di propaganda.

Se gli Stati Uniti lo stanno facendo, non si può presumere che lo facciano anche altri governi? Non lo stanno facendo i russi contro i leader occidentali?

Penso che tutti i governi cerchino di fare questo genere di cose. Tuttavia, ciò che rende gli Stati Uniti così unici è una combinazione di un'arroganza veramente fenomenale e di molti miliardi di dollari di budget.

Lo "Stato profondo" degli Stati Uniti possiede i media occidentali, che sono di gran lunga i media più potenti del pianeta. La maggior parte dei governi possono farlo solo all'interno del proprio paese... infangare un avversario politico o screditare un personaggio pubblico, ma semplicemente non hanno le risorse per montare una campagna internazionale di operazioni psicologiche strategiche. Questo è qualcosa che solo gli Stati Uniti possono fare.

Così in questo campo i governi stranieri sono in grande svantaggio nei confronti degli Stati Uniti?

Assolutamente.

 
Padre Seraphim (Rose) come simbolo dei nostri tempi

un'icona greca di padre Seraphim. Foto: uncutmountainsupply.com

Il seguente articolo è stato scritto nel 2001 al monastero della santa Trinità a Jordanville, il centro spirituale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

In Colorado, negli anni '90, viveva un giovane cowboy di nome Ross. Era un vero cowboy moderno. La sua famiglia possedeva, per i nostri standard, enormi appezzamenti di terreno, dove pascolava una mandria di mucche. Tuttavia, la famiglia non era molto benestante ed egli doveva fare molte cose con le proprie mani. Ross trascorreva l'intero autunno e la primavera in sella, come dovrebbe fare un cowboy. Nel resto del tempo era un normale giovane americano: aveva una Harley, aveva i capelli lunghi e ascoltava musica moderna. L'area in cui viveva Ross era tradizionalmente protestante, quindi naturalmente la sua famiglia era protestante.

E poi che è successo? Niente di insolito, eppure, qualcosa di insolito: Ross ha deciso di trovare la verità che gli avrebbe spiegato tutto sul mondo, sulla vita e la morte e su se stesso. Ross passò rapidamente in rassegna tutte le tradizionali confessioni americane, senza trovare quello che stava cercando. Poi ha deciso di approfondire la storia della Chiesa. In tal modo, Ross ha scoperto un tesoro di scritti patristici. Ma i Padri vissero molto tempo fa e Ross voleva trovare il filo della loro tradizione nella vita moderna. Iniziò a leggere molti autori moderni fino a quando non si imbatté, ovviamente non “per caso”, in un libro di un certo ieromonaco Seraphim, con l'elegante cognome Rose. Il giovane non sapeva che questa rosa spirituale avrebbe riempito la sua vita con la fragranza del vero cristianesimo.

Dopo aver letto questo libro, Ross ha iniziato a cercarne altri, finché non ha letto tutto ciò che era disponibile di padre Seraphim. Da loro ha appreso la Verità, che lo attendeva da tempo, anche se non conosceva la via per raggiungerla. Ross ha imparato che questa verità è Cristo, non il Cristo sdolcinato e modernizzato predicato dai protestanti, ma il Cristo vivente, che vive tra il suo popolo eletto, chiamato Chiesa santa, cattolica e apostolica. Ha appreso della storia di questa Chiesa e molto altro, per esempio, sull'Ortodossia russa, sulla santa Rus', sui nuovi martiri russi. Quindi Ross ha trovato dei cristiani ortodossi e ha ricevuto il santo battesimo con il nome di Ignazio. Ci ha raccontato tutto questo quando è venuto a Jordanville in pellegrinaggio.

Naturalmente, questi casi, in cui i giovani che cercano la verità la trovano con l'aiuto degli scritti e dell'esempio di vita dello ieromonaco Seraphim (Rose), si verificano non solo in America, ma anche nella terra russa, da qualche parte a Pskov o in Siberia. Ma se per gli americani padre Seraphim è uno dei loro, come fa ad attirare i cuori dei russi? E non solo dei russi, dopo tutto gode di non minore rispetto in tutti i paesi dell'Europa orientale.

Il fatto è che, per volontà di Dio, lo ieromonaco Seraphim è diventato un simbolo dei nostri tempi, un simbolo di come puoi passare dalla falsa spiritualità e dall'empietà alla Verità. Quante volte ho sentito da persone completamente diverse: "Sai, la mia vita è molto simile a quella di padre Seraphim". È vero. Il suo destino è il destino della moderna generazione perduta, alla quale, per misericordia di Dio, viene improvvisamente rivelato il vero cristianesimo.

Le pietre miliari di questo destino sono le seguenti:

Prima pietra miliare: disillusione per la tradizione in cui sei cresciuto; la realizzazione della sua falsità. In Occidente, di solito è una tradizione falsa cristiana (padre Seraphim proveniva da una famiglia protestante); in Russia è l'ateismo e, a cominciare dalla perestrojka, la "religione" del benessere e del buon vivere.

Seconda pietra miliare: dopo la disillusione arriva una conversione alla falsa spiritualità, che si tratti del buddismo, come nel caso di p. Seraphim, o di varie sette e culti, o pratiche occulte.

Terza pietra miliare: il risanamento spirituale e la consapevolezza che non c'è verità nel regno della "spiritualità non tradizionale"; un vicolo cieco; una consapevolezza della propria infermità, della necessità di incontrare il Dio vivente e un desiderio dell'aiuto del divino Redentore.

Quarta pietra miliare: la rivelazione della Chiesa divino-umana con i suoi sacramenti di guarigione, con il miracolo quotidiano della presenza di Dio tra i fedeli. Qui non ci possono essere errori, perché non solo l'anima esulta, ma ogni cellula del corpo si rallegra, anticipando la liberazione. Ricordate cosa ha vissuto padre Seraphim quando si è trovato per la prima volta nella cattedrale ortodossa russa di San Francisco, dove si teneva il servizio in una lingua a lui sconosciuta? Si rese conto che "questa porta" si era chiusa dietro di lui per sempre.

Ma non è abbastanza trovare la vera Chiesa, devi anche rimanere in essa. Ciò è particolarmente difficile per coloro che sono giunti alla fede da adulti o che sono stati cresciuti in una tradizione eterodossa. Qui inizia il podvig quotidiano della vita cristiana. Padre Seraphim ci ha mostrato proprio un simile esempio di come vivere pazientemente, deliberatamente e saggiamente una vita ortodossa di giorno in giorno, fino al suo stesso riposo. Ha vinto la battaglia con gli spiriti maligni, una battaglia che è diventata particolarmente acuta prima della sua dolorosa fine. Non ha ceduto a nessuna tentazione, rimanendo fino alla fine un figlio fedele della Chiesa ortodossa.

Esempio e testamento

la semplice tomba di padre Seraphim. Foto: Wikipedia

Chi conosceva bene lo ieromonaco Seraphim dice che era davvero un esempio in tutto: si è sempre comportato in modo semplice e modesto, non si è dato a estremismi, e quando c'erano tentazioni, ha cercato una risposta nei santi Padri e ha cercato la volontà di Dio attraverso le decisioni e le istruzioni della gerarchia; era tollerante verso le debolezze degli altri e intollerante verso i propri difetti. Padre Seraphim non soffriva di "convertite" e non svolgeva il ruolo di anziano spirituale o di teologo super-spirituale. Fu per questo atteggiamento umile verso se stesso che il Signore lo rese fonte di acqua viva per tante anime sofferenti. Il Signore gli ha messo in bocca parole di discernimento e di amore.

Ma non ci sono molte persone, diciamo, negli Stati Uniti, che hanno la stessa sorte di padre Seraphim? Ce ne sono molte. Non ci sono abbastanza scrittori ecclesiastici ai nostri giorni? Ce ne sono abbastanza. Allora perché onoriamo padre Seraphim? Perché i cuori ortodossi di ogni continente rispondono alle sue parole? Non è forse perché il Signore lo ha esaltato e lo ha santificato con doni spirituali mentre era ancora in vita? E noi siamo attratti da padre Seraphim, percependo questa santità con i nostri cuori.

Nell'antichità, gli insegnamenti di Cristo erano spesso chiamati semplicemente "la Via". E penso che questo non sia un caso, perché non è salvifico per noi imparare semplicemente l'insegnamento cristiano, ma noi stessi dobbiamo percorrere il difficile sentiero di Cristo fino alla fine. Molte persone sono perplesse ai nostri giorni su come percorrere questa strada. Impariamo quest'arte dallo lo ieromonaco Seraphim (Rose).

Padre Seraphim insegnava che in qualsiasi difficoltà o dubbio, quando sorge una nuova domanda fino ad allora sconosciuta, dobbiamo, prima di tutto, mettere da parte pregiudizi e sospetti, ed esaminare attentamente ciò che i santi Padri hanno detto al riguardo; in secondo luogo, rivolgiamoci a un confessore; e in terzo luogo, chiediamo comprensione al Signore e la risposta verrà sicuramente. Dobbiamo accettare questa risposta, anche se contraddice l'opinione della società o le nostre convinzioni precedenti. Lo stesso padre Seraphim si è sempre comportato in questo modo.

Lo ieromonaco Seraphim considerava lo studio giudizioso dei testi patristici una parte molto importante della vita cristiana. Uno ieroschimonaco in Russia una volta disse che padre Seraphim, sebbene americano, ha acquisito lo spirito dei santi Padri meglio di molti che erano cresciuti in un ambiente ortodosso. E questa non è una sorpresa. Come sappiamo, la qualità più importante insita in tutti i santi padri è la sobrietà. Lo ieromonaco Seraphim ha assimilato questa qualità dall'eredità patristica.

La sobrietà ha insegnato a padre Seraphim a non essere orgoglioso della venerazione che lo ha circondato durante la sua vita. La sobrietà lo ha tenuto lontano dagli estremi durante il suo percorso monastico. La sobrietà lo ha guidato nella scelta della posizione ecclesiastica, indicando la via di mezzo, regale, tra gli estremi del rinnovamento ecclesiale e dell'autosufficienza fanatica. La sobrietà gli ha insegnato a trattare gli ortodossi modernisti e i cristiani non ortodossi non come nemici, ma come fratelli ribelli che devono ancora comprendere la piena perniciosità delle loro opinioni.

Lo ieromonaco Seraphim ha insegnato che se ci arrendiamo davanti alle forze delle tenebre, se rinunciamo alla speranza, allora cessiamo di essere cristiani. Credeva che in ogni caso, sotto qualsiasi persecuzione, gli ortodossi non dovessero essere amareggiati, perché l'amore cristiano crede a tutto, spera in tutto e non fallisce mai.

La predicazione di padre Seraphim non era cupa. Anche riguardo alla fine del mondo, parlava con calma e giudizio, senza alcuna "estasi escatologica". Era penetrato dallo spirito evangelico: lo spirito apostolico e ascetico dei primi cristiani. Nella sua persona, al mondo è stato mostrato un esempio di un cristiano dei primi tempi, che rivolge gli occhi del suo cuore al Cielo spirituale in attesa del Signore che viene.

Allo stesso tempo, padre Seraphim era un vero monaco "egiziano" dei nostri tempi. La sua anima era innamorata dell'ideale dell'alterità monastica: la vita non secondo le leggi del mondo peccaminoso, ma secondo i comandamenti del mondo celeste. Ma non ha creato un culto dalla negazione del mondo monastico, come fanno alcuni scrittori della Chiesa moderni, giocando con l'ascetismo. Padre Seraphim non giocava: viveva di ascetismo, e quindi non lo metteva in mostra, non se ne vantava, ma lo nascondeva castamente agli occhi casuali. Come ogni altro giusto ortodosso, era nella sua anima un figlio del Vangelo, che sentiva e amava profondamente la bellezza e l'armonia della creazione di Dio.

C'è un filo d'oro che attraversa gli articoli e le lettere di padre Seraphim, e che afferma che il nostro obiettivo oggi è l'unità degli ortodossi e che la nostra forza è una parola onesta ma gentile. Se siamo coerenti e fermi nel raggiungere questo obiettivo, allora per la misericordia di Dio vedremo il trionfo dell'Ortodossia. Ma viceversa, non vedremo mai questo trionfo universale se cancelliamo tutti quelli che non sono con noi adesso per vari motivi, se ci isoliamo e rinunciamo all'opera di predicazione del cristianesimo a cui siamo chiamati.

Il percorso verso il cuore russo

affresco di san Giovanni, fratello Jose e padre Seraphim in una chiesa a nord di Mosca

Alcune persone chiedono: "È possibile per il popolo russo capire e accettare la missione della Chiesa russa all'estero?" [1] Queste persone non sanno che le persone lo hanno già accettato, il che è accaduto quando hanno ricevuto nei loro cuori i luminari della Chiesa russa all'estero, come san Giovanni (Maksimovich), lo ieromonaco Seraphim (Rose) e il custode torturato dell'icona mirovlita di Iviron, fratello Jose Muñoz. Non c'è dubbio che la venerazione universale in Russia di san Giovanni, dello ieromonaco Seraphim e di fratello Jose è una garanzia che il popolo russo è spiritualmente vivo e che ha la forza di rimuovere le escrescenze impure dal proprio corpo.

Dobbiamo capire che il cammino di san Giovanni, padre Seraphim e fratello Jose è l'unico percorso verso il cuore del popolo russo. È impossibile ottenere risultati positivi con una denuncia orgogliosa e una super-correttezza sicura di sé. L'unico vero modo è entrare nel proprio cuore e diventare una luce per il mondo attraverso il pentimento e la preghiera incessanti, non confidando affatto in se stessi, ma riponendo tutta la propria speranza nel Signore. I santi hanno percorso questa strada, e quindi le loro parole sono state pronunciate "con autorità". Uno sguardo, una frase potevano illuminare e rinnovare decine di persone, perché non erano più le loro parole e azioni, ma le parole e le azioni di Cristo stesso, che si rivolge alle persone attraverso di loro.

Possa l'immagine luminosa dello ieromonaco Seraphim (Rose) essere come una candela nell'oscurità, accesa davanti a tutti coloro che percorrono questo sentiero verso il popolo russo con la loro predicazione spirituale.

Testimonianze

Ecco alcuni esempi che testimoniano il fatto che padre Seraphim è eletto da Dio, la sua cura per noi e la sua venerazione da parte dei fedeli.

Lo ieroschimonaco Rafail (Berestov) dice che durante il periodo sovietico, i monaci della Lavra della santa Trinità e di san Sergio hanno molto apprezzato le parole di padre Seraphim. Hanno tradotto in russo alcune delle sue opere e le hanno distribuite ai fedeli.

il riposo di padre Seraphim

Quando una foto di padre Seraphim che giaceva nella sua bara fu mandata alla Lavra, lo ieroschimonaco Rafail fu colpito da quanto brillante, chiaro e vivo fosse il volto [2] di padre Seraphim. Padre Rafail ricorda di aver letteralmente corso per la Lavra mostrando a tutti questa foto, dicendo che nel vedere un  volto del genere, un non credente poteva diventare un credente...

Pertanto, i monaci russi, totalmente devoti all'Ortodossia ininterrotta, hanno a lungo amato e venerato padre Seraphim.

Ora torniamo in America. Una famiglia ortodossa ha subito una tragedia nel 1997, quando è morto il padre, il suddiacono Vasilij Anderson. Durante la sua vita, il suddiacono Vasilij fu un devoto cristiano coinvolto nell'editoria missionaria. Lui e sua moglie avevano adottato due orfani dalla Russia. Vasilij era un figlioccio di padre Seraphim. Dopo la morte improvvisa di Vasilij, sua sorella Cecilia, anch'essa figlioccia di padre Seraphim, vide padre Seraphim in un sogno. Era occupato a fare qualcosa. Cecilia gli chiese in cosa fosse così impegnato. Padre Seraphim rispose che era molto occupato a preparare un posto per accogliere il nuovo servo di Dio Vasilij.

Se proviamo ad avvicinarci spiritualmente a padre Seraphim (Rose) in questa vita, per grazia di Dio, saremo con lui anche nella vita futura.

Note

[1] Si noti che questo articolo è stato scritto nel 2001, sei anni prima che la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia si riunisse al Patriarcato di Mosca.

[2] La parola usata qui per volto è "лик" (lik), termine generalmente usato per riferirsi ai volti dei santi, i volti sulle icone.

 
Gli insegnanti del cristianesimo ortodosso e gli insegnanti delle altre religioni

In un articolo recentemente pubblicato sul blog Mystagogy, Theodoros Riginiotes cerca di sottolineare che cosa ha di particolare l’esperienza spirituale cristiana ortodossa, specialmente quando sembra sfociare in una serie di manifestazioni miracolose. Come discernere i veri miracoli? Come valutare la serietà del cammino che li ha prodotti? A queste e ad altre domande cerca di rispondere l’articolo sui veri maestri dell’Ortodossia, che presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Una nuova generazione

Introduzione

Le notizie da Mosca nel corso delle ultime due settimane hanno riportato che due personaggi abbastanza prominenti nella vita della Chiesa in Russia nel corso dell'ultima generazione sono stati di fatto licenziati dalle loro posizioni. Uno di loro è Sergej Chapnin e l'altro, che ha un cognome quasi identico, è padre Vsevolod Chaplin. Essendo uno dei pochi – esito a dire l'unica persona – in Inghilterra a conoscerli entrambi, forse dovrei esprimere qualche commento su ciò che sta dietro il loro licenziamento.

Sergej Chapnin

Sergei Chapnin è stato un giornalista ecclesiastico, redattore della Rivista del patriarcato di Mosca, una pubblicazione ufficiale del patriarca. Quando l'ho incontrato la prima volta, nel 1997, era un giovane convertito, zelante ma non ancora stabile nella fede. Quando l'ho incontrato per la seconda volta, dieci anni più tardi, era salito alla ribalta, ma la sua fede, come quella di alcuni convertiti intellettuali, dimostrava già allora, per usare un eufemismo, una svolta liberale, che lo ha messo ai margini della Chiesa.

Purtroppo, negli ultimi anni, è cresciuta una sua fama negativa e c'è stata almeno una petizione per chiedere la sua rimozione a causa di opinioni personali che rappresentavano sempre di meno il punto di vista della Chiesa. Il suo crescente modernismo ed ecumenismo e infine le sue opinioni espresse solo settimane fa in un forum promosso dall'ambasciata degli Stati Uniti, nota per i suoi tentativi di minare e protestantizzare la Chiesa ortodossa russa, hanno costituito l'ultima goccia. Ora ha tempo per il pentimento e così l'opportunità di rientrare nella corrente principale della Chiesa, facendo ritorno dai suoi errori.

Padre Vsevolod Chaplin

Padre Vsevolod è stato per un'intera generazione una sorta di portavoce della Chiesa e un membro di spicco di una miriade di comitati, dove ha rappresentato il parere della Chiesa nelle questioni politiche. Ovviamente, una posizione così delicata ha portato tentazioni e pericoli, in particolare il rischio della secolarizzazione, che si vede per esempio nel suo essere un fumatore, mai un buon segno in un sacerdote. Parlando a padre Vsevolod otto anni fa, mi sono reso conto che ha una personalità forte, di fatto, una personalità militante. È questa che è stata la sua rovina.

La sua mancanza di sensibilità riguardo ai problemi in Ucraina e in Siria ha sconvolto molti nella Chiesa. Alcuni sacerdoti in Bielorussia hanno chiesto il suo licenziamento perché sconvolgeva i fedeli llocali, e ha anche disturbato molti sia nel Ministero dell'Interno sia nel Ministero degli Esteri con la sua descrizione dell'azione militare russa in Siria come una 'guerra santa'. Il fatto è che padre Vsevolod stava diventando sempre più un nazionalista russo, dimenticando che la Chiesa russa, a differenza delle altre Chiese ortodosse locali molto più piccole, rappresenta più di 60 nazionalità diverse. La Russia è un potere imperiale, non un potere nazionalista.

Maturità

Nel licenziamento di entrambe queste figure vediamo la crescente maturità della vita della Chiesa in Russia, la consapevolezza che i punti di vista marginali, espressi liberamente negli anni '90 e nei primi anni del 2000, sono stati ora superati. È ormai passata una generazione dal crollo dell'ateismo come ideologia di stato in Russia. La Chiesa si è mossa in avanti nello stesso modo in cui è maturata la vita della Chiesa russa al di fuori della Russia nelle battaglie tra il 1965 e il 2005, con le controversie tra vecchi calendaristi settari e i nuovi calendaristi altrettanto settari. Gli estremi sono caduti, e dove non non sono caduti, stanno cadendo ora. È giunta la maturità; i dolori della crescita sono finiti.

Al di fuori della Russia, nell'emigrazione, la vecchia generazione di figure marginali ha iniziato a scomparire negli anni '80. Oggi, coloro che sono rimasti sono molto anziani, ottantenni e novantenni. Alcuni tra questi erano figure compromesse in qualche modo con i sistemi occidentali e il loro bagaglio. Alcuni erano anche collegati con i servizi di spionaggio occidentali, o per lo meno, hanno ingoiato in un boccone la propaganda occidentale ripetendola a pappagallo senza alcun tipo di intelligenza critica. In Inghilterra si sono fatti ben volere dalle istituzioni quali la Chiesa d'Inghilterra, il Times e la BBC.

Una secondo gruppo 'spirituale' era composto da fantasisti, collegati con il perennialismo, la teosofia, l'induismo e il sufismo. Tutti questi indossavano i vestiti nuovi dell'imperatore, e pochi hanno avuto l'onestà di criticare i loro libri sviati, e spesso illeggibili. Un terzo gruppo era noto per la sua corruzione, di tipo finanziario o sessuale. Mi ricordo di un ingenuo convertito che proponeva la canonizzazione di un individuo di quest'ultimo gruppo. È rimasto interdetto quando gli ho chiesto se dobbiamo canonizzare anche le sue amanti. Le mafie omosessuali non sono mancate in alcune piccole giurisdizioni e, purtroppo, ci sono stati tra queste due vescovi pedofili – entrambi convertiti dall'anglicanesimo, dove abbonda la pedofilia.

Conclusione

Riteniamo che il 2016 stia portando una nuova generazione. Sta arrivando un nuovo tempo. Le persone rimaste frustrate per decenni da parte di quelli che erano rimasti abbarbicati al potere per troppo tempo stanno ora venendo alla ribalta, sia nella Chiesa russa sia nelle piccole Chiese locali. Chi si è formato nel modernismo degli anni '50 e '60 e non è riuscito ad adattarsi ha perso il treno. Questo sta diventando evidente nella preparazione delle Chiese locali per una sorta di consultazione inter-ortodossa nei prossimi anni. Presentata come 'Il Concilio del 2016', nessuno è sicuro se, quando o dove avrà luogo, dal momento che non si è raggiunto un accordo neppure sull'ordine del giorno. Finalmente la nuova generazione ha la sua parola da dire e non rimarremo in silenzio. Il tempo degli estremisti è finito; è arrivato il tempo del mainstream.

Nota: È forse appropriato che l'articolo numero 500 su questo blog riguardi il passaggio del vecchio e la venuta del nuovo?

 
Intervista di Tudor Petcu a Peter Jonkers

1) Vorrei cominciare il nostro dialogo tenendo conto delle somiglianze tra filosofia e religione, in considerazione del fatto che è molto più facile parlare delle loro differenze come campi di ricerca. Quale sarebbe dal suo punto di vista lo scopo principale di queste due discipline, entrambe incentrate sull'idea di "sapienza"?

Forse la somiglianza più importante tra la filosofia e la religione è che entrambe sviluppano una visione di tutta la realtà sulla base di un'idea della sua base. Per formulare la cosa in modo tecnico, la filosofia e la religione hanno il loro (onnicomprensivo) carattere trascendente in comune. Naturalmente, non tutti i filosofi sarebbero d'accordo con questa descrizione della filosofia, dal momento che è piuttosto metafisica, ma comunque tutti i filosofi sono d'accordo sulla natura radicale della filosofia, il che implica che la filosofia esplora le radici della realtà. In effetti, la religione e la filosofia tendono alla sapienza, che fa appello alla natura onnicomprensiva e radicale di entrambe. Questa caratteristica segna la differenza tra religione / filosofia e conoscenza tecnica o scientifica, che è più frammentaria e meno radicale. Oltre a questo tipo di sapienza teorica, la religione e la filosofia (in particolare, l'etica) hanno anche in comune l'idea di sapienza pratica. Entrambe presentano e riflettono criticamente su un ideale di vita buona, di realizzazione umana, ecc, e mirano a orientare la vita umana verso questo ideale.

2) L'idea di "filosofia della religione" potrebbe sembrare difficile per chiunque ritenga che la filosofia in sé non abbia ha nulla a che fare con la religione a causa del fatto che la religione pretende di avere già la verità, mentre la filosofia è sempre alla ricerca della verità. Ma come possiamo scoprire un metodo comune di verità, sia nella filosofia sia nella religione?

Prima di tutto, è importante fare una distinzione all'interno di filosofia della religione tra teologia filosofica (o razionale o naturale) e la filosofia della religione in senso stretto. La teologia filosofica offre un sostegno razionale agli articoli centrali di fede della religione (cristiana), come per esempio l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima umana e la legge morale naturale. Nel secolo dei lumi (soprattutto nella filosofia di Hume e Kant) questo tipo di teologia naturale è stato respinto e (in una certa misura) sostituito dalla filosofia della religione in senso stretto. Si tratta di una riflessione filosofica sul fenomeno (culturale) della religione. Questa disciplina comprende filosofi atei tanto quanto teisti. In realtà, la teologia filosofica e la filosofia della religione in senso stretto sono molto importanti per la religione, perché criticano gli elementi superstiziosi nella religione, e forniscono argomenti razionali per le intuizioni religiose, in modo che queste possano essere comprese da persone secolarizzate. In un certo senso, si può anche dire che la ricerca della verità è un metodo comune a religione e filosofia: naturalmente, dal punto di vista religioso, si può dire che, dal momento che Dio è la verità, la religione ha la verità, ma bisogna tenere a mente che Dio non rivela la sua verità direttamente e senza ambiguità agli esseri umani. Quindi, le persone religiose sono costantemente alla ricerca della verità divina, proprio come i filosofi (secolari). Naturalmente, l'ambito della ricerca filosofica della verità è molto più ampio di quello religioso (nel quale la Bibbia e la tradizione danno un orientamento in cui la verità può essere trovata); inoltre la ricerca religiosa della verità non è solo una questione di ragione umana (come è il caso per la filosofia), ma comprende tutte le dimensioni dell'esistenza umana (emozionale, spirituale, fisica, ecc).

3) È molto difficile dire che la religione stessa potrebbe essere basata sulla logica, a confronto con la filosofia, che può essere definita prima di tutto attraverso diverse logiche, soprattutto quelle modali. Ma in ogni caso, pensa che ci potrebbero essere eventuali logiche religiose basate su una comprensione filosofica?

Soprattutto la religione cristiana ha una tradizione lunghissima e ancora attuale di argomentazione razionale (e anche logica), ma, come detto, i suoi principi di base sono una questione di rivelazione divina. Tuttavia, non è corretto dire che la filosofia sia una questione di sola logica. Come già sapeva Aristotele, i principi di base della filosofia non possono essere provati con l'aiuto della logica, dal momento che questo si tradurrebbe in un regresso all'infinito, ma sono una questione di intuizione intellettuale. Un aspetto importante della filosofia (contemporanea) consiste appunto nell'esaminare criticamente la verità di questi presupposti di base. Ciò si riassume nel famoso detto di Shakespeare: “Ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la tua filosofia”.

4) Ho sempre considerato che la religione (e quando parlo di religioni, faccio particolarmente riferimento a cristianesimo, ebraismo e islam) ha un certo compito filosofico che rimane ancora un mistero per diversi filosofi. Quali sarebbero a suo parere i principali compiti filosofici della religione?

Jürgen Habermas, che è un filosofo contemporaneo laico, apprezza molto la religione per le sue profonde intuizioni sulla natura umana, sulla società e sul mondo. Anche se queste intuizioni non sono sostenute con lo stesso rigore razionale come nella filosofia, sono di grande importanza euristica alla filosofia. Veda in questo contesto il saggio di Habermas, Fede e Conoscenza.

5) Sarei molto interessato a prendere in considerazione per il nostro dialogo l'idea di una "epistemologia religiosa", anche se una simile idea sarebbe criticata da molti filosofi pragmatici che probabilmente ritengono che l'epistemologia non possa mai essere religiosa. Ma come potrebbe essere possibile questa epistemologia di cui sto parlando e quale sarebbe il suo punto di vista filosofico su di essa?

Veda la mia risposta alla domanda 3.

6) Pensa che la metafisica sia la caratteristica principale della filosofia della religione? Se è così, come dovremmo comprendere e analizzare la filosofia della religione come metafisica attraverso la filosofia del linguaggio?

Veda la mia risposta alla domanda 2. Tradizionalmente la teologia filosofica o naturale è considerata come uno dei tre rami della metafisica ‘speciale’ (gli altri due sono la cosmologia razionale e la psicologia razionale). Tutti questi tre rami della metafisica sono state pesantemente criticati da Kant nella Dialettica trascendentale della sua Critica della ragion pura. Nel suo ‘La religione nei limiti della semplice ragione’, Kant è stato uno dei primi a sviluppare una filosofia del fenomeno della religione (o filosofia della religione in senso stretto).

 
Un sacerdote può combinare il suo ministero pastorale con un lavoro secolare?

Nell'Occidente moderno, i sacerdoti ortodossi devono spesso lavorare cinque giorni alla settimana in un lavoro secolare e dedicare solo la domenica e le feste principali al servizio pastorale. In Russia, generalmente la situazione non è questa; tuttavia, molti sacerdoti, soprattutto nelle parrocchie rurali povere, devono guadagnare denaro extra. Abbiamo chiesto ad alcuni sacerdoti che lavorano sia in Russia che all'estero di esprimere la loro opinione sull'opportunità che un pastore debba svolgere un lavoro secolare parallelo al suo ministero.

Sacerdote Nikolaj Tikhonchuk, chierico della Chiesa dell'icona della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti" e di santa Genoveffa di Parigi nella diocesi di Korsun della Chiesa ortodossa russa, e infermiere in un ospedale di Parigi:

sacerdote Nikolaj Tikhonchuk

Non mi piace molto usare la parola "dovere". Si può parlare del perché un prete lavora. Se sviluppiamo questo argomento, appariranno immediatamente esperti di santi canoni, troveranno un canone che sia pertinente per noi e diranno: "Un prete non dovrebbe lavorare!" E questo è vero. Sarebbe meglio che un sacerdote restasse più spesso in chiesa, organizzando la vita parrocchiale e pregando. Ma nel mondo moderno a volte un prete deve lavorare. Un sacerdote deve provvedere alla sua famiglia, ma un numero considerevole di comunità non può permettersi di dare loro il compenso monetario necessario per il loro servizio.

Ma secondo me è utile che un prete lavori. Ecco il motivo. Io lavoro come infermiere e il mio lavoro completa il mio ministero pastorale. La mia professione mi aiuta a essere cristiano e la mia esperienza lavorativa arricchisce le mie conoscenze pratiche, ampliando la mia prospettiva e aiutandomi nel ministero pastorale. Tutto dipende, ovviamente, dalla tua professione. Per la crescita personale è importante che un prete abbia un lavoro, se non una professione, un hobby per il suo sviluppo multiforme. Quando sono arrivato in Francia, ho scoperto una cosa interessante. Quando le persone si incontrano, non parlano di soldi, auto e ville costose, ma di cosa fanno veramente, a cosa sono interessati e di come vivono professionalmente. È stata una scoperta incredibile! Una professione è ciò che rivela i nostri talenti, dove cresciamo e impariamo e ciò che ci ispira nella vita. Non si tratta solo di fare soldi.

"Non ci dovrebbe essere alcun obbligo in questa materia"

Arciprete Aleksandr Djachenko, rettore della Chiesa dell'Icona della Madre di Dio di Tikhvin nel villaggio di Ivanovo, diocesi di Aleksandrov (regione di Vladimir), e missionario diocesano:

arciprete Aleksandr Djachenko

Non ci dovrebbe essere alcun obbligo in questa materia. Tutto dipende dalle circostanze. Nelle grandi città, dove le chiese sono in grado di sostenere finanziariamente il clero, questo problema potrebbe non esistere affatto. Ma nei villaggi dove ci sono pochissimi parrocchiani, spesso esiste.

I nostri tempi sono caratterizzati da una crisi di vocazione. Meno giovani vogliono diventare sacerdoti. Pertanto, dovrebbero essere chiamate al sacerdozio persone non molto giovani, che sono economicamente stabili e hanno una fonte di reddito permanente. Possono svolgere lavori secolari e servire in chiesa. Coloro che acconsentono a tale percorso sono indubbiamente degli eroi. Si può fare affidamento su di loro.

I pensionati dovrebbero essere invitati al sacerdozio. A mio parere, affinché le chiese rurali non perdano le comunità esistenti a causa della carenza di sacerdoti, i candidati potrebbero essere ordinati senza istruzione in seminario, tra la gente del posto, se sono credenti e rispettati.

"Lavorare senza impedimenti per la cosa più importante: la Divina Liturgia"

Arciprete Georgij Zavershinskij, capo del decanato di Scozia e Irlanda del Nord della diocesi di Sourozh, che ha conseguito un dottorato di ricerca in filosofia e scienze tecniche e un master in teologia ed è membro dell'Unione degli scrittori russi:

arciprete Georgij Zavershinskij

Un sacerdote può lavorare se ciò non interferisce con il lavoro più importante a cui ha dedicato la sua vita: celebrare la Divina Liturgia. Sappiamo che l'apostolo Paolo creava tende per non essere legato a nessuno, e per guadagnarsi il pane. Alcuni sacerdoti seguono lo stesso percorso e possono fornire a se stessi e alle loro famiglie ciò che guadagnano in un lavoro secolare. Ripeto, questo non dovrebbe impedire a un sacerdote di adempiere ai suoi doveri: amministrare i santi misteri di Cristo.

A suo tempo, prima di formare un candidato per l'ordinazione al sacerdozio, il metropolita Antonij di Surozh aspettava abbastanza tempo per lasciarlo studiare e trovare un posto degno per provvedere a se stesso e alla sua famiglia, e solo allora vladyka lo guidava gradualmente all'ordinazione. L'archimandrita Sofronij (Sakharov) agiva in modo simile nel monastero da lui fondato. Accoglieva nella sua comunità solo chi era esperto e sufficientemente istruito, e quindi capiva questa vita e poteva rispondere alle numerose domande di chi visitava il monastero.

"Bisogno materiale: tentazione spirituale o fatica spirituale?"

Sacerdote Leonid Kudrjachov, della Chiesa dell'Annunciazione a Orenburg, capo del servizio stampa della diocesi di Orenburg:

sacerdote Leonid Kudrjachov

Invece di una risposta astratta propongo diverse possibili opzioni da considerare.

Una parrocchia senza speranza, in senso finanziario. Ciò è stato verificato da diversi sacerdoti che in precedenza vi hanno prestato servizio. Cosa dovrebbe fare il prossimo prete? Vivere alla giornata da sei mesi a un anno, e poi chiedere il trasferimento in un'altra parrocchia? Oppure trovare un lavoro secolare e cercare di unire le sue due vocazioni? Questo compromesso porterà in parrocchia una situazione migliore del continuo cambio di rettori? Se non si prova, non si sa.

Una parrocchia senza speranza, sempre in senso finanziario. Almeno così sembrava al precedente rettore. Aveva un lavoro secolare, e prestava servizio alla domenica e alle grandi feste. Diverse donne anziane assistevano alle funzioni: cosa poteva aspettarsi da loro? Ma quando un altro sacerdote è venuto a prendere il suo posto, ha deciso di dedicare tutto il suo tempo a nutrire spiritualmente il gregge. Ha organizzato corsi didattici per adulti, ha aperto una scuola domenicale, ha lavorato con i giovani, ha fatto visite regolari all'ospedale locale, ha cercato di dire ovunque una parola utile ed edificante, preparandosi per il sermone domenicale con molta attenzione per tutta la settimana. All'inizio la gente lo considerava un eccentrico, un fanatico, persino un settario, ma poi sempre più persone hanno iniziato a frequentare le funzioni e la parrocchia si è rianimata ed è fiorita. Questo sacerdote avrebbe potuto determinare un tale cambiamento unendo il ministero pastorale con i guadagni secolari? Improbabile.

Una parrocchia senza problemi economici, grazie alla sua comoda posizione. Non importa se ci sono parrocchiani alle funzioni o no. La cosa principale è che durante il giorno la chiesa non è vuota: chiunque può entrare, accendere una candela e lasciare una lista di preghiere. Il sacerdote e la sua famiglia hanno abbastanza per vivere, ma questa stabilità materiale ha un effetto negativo su di lui. Nel corso del tempo, inizia a considerare le sue attività in chiesa come una routine noiosa. Vuole più movimento, più autorealizzazione. Comincia a lamentarsi che si sta esaurendo. E ora il prete si ritrova a fare un lavoro secolare, dandosi alla programmazione, all'apicoltura o a qualcos'altro. Si può capire che questo non è adatto a lui.

Ma cosa succede se il prete non è un rettore, solo un normale sacerdote in una grande parrocchia? In tal caso, il suo stipendio potrebbe non essere correlato affatto con la quantità dei suoi sforzi pastorali. E se il rettore sta bene materialmente, mentre gli altri sacerdoti se la cavano appena? Dovrebbero guadagnare soldi da qualche altra parte? Forse...

Come si possono dare risposte semplici a queste domande quando la vita è così complessa e varia? Ci sono famiglie di sacerdoti con molti figli, con un figlio o senza figli. Un sacerdote può essere giovane, sorridente e pieno di energia, oppure può essere anziano o soffrire di malattie croniche. Uno si rivolge a un lavoro secolare per un bisogno materiale, un altro per una tentazione spirituale, un altro per compiere un lavoro spirituale. Solo Dio sa chi è chi.

"I sacerdoti che lavorano nel mondo portano una croce pesante"

Arciprete Gavriil Makarov, decano della cattedrale di san Nicola della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia a Brisbane (Australia):

arciprete Gavriil Makarov

Se un sacerdote deve lavorare nel mondo, allora indubbiamente questa situazione va a scapito della sua parrocchia. Soprattutto quando il prete deve preoccuparsi troppo del sostentamento materiale della sua famiglia.

Ma fuori dalla Russia, non tutte le parrocchie sono in grado di sostenere pienamente i loro sacerdoti, per non parlare degli altri membri del clero, e tutti fanno del loro meglio. I sacerdoti che lavorano nel mondo portano una croce pesante e meritano il rispetto dei loro parrocchiani!

"I preti che lavorano non sono una novità"

Sacerdote Aleksej Guglivaty, rettore delle comunità della Edinoverie nella città di Kurovsko'e, nei villaggi di Avsjunino e Mistsevo vicino a Mosca:

sacerdote Aleksej Guglivaty

Un sacerdote può combinare il lavoro secolare con il suo ministero, se questo non interferisce con le sue attività liturgiche e di predicazione, e con la pastorale della sua parrocchia e dei suoi figli spirituali. Penso che non solo possa, ma debba anche lavorare. Adesso vediamo che durante la pandemia le parrocchie hanno spesso una scarsa frequentazione, a differenza dei tempi passati. Non sappiamo quanto durerà la pandemia. Sfortunatamente, le persone a volte temono che dopo la fine prevista appariranno altre malattie e minacceranno le nostre vite, che fino a poco tempo fa erano così pacifiche.

Certo, in queste condizioni di quarantena e lockdown vediamo come le nostre parrocchie e comunità stanno declinando. Questo lascia un'impronta sulle attività parrocchiali e sulla componente finanziaria della comunità. Molti sacerdoti, soprattutto delle zone rurali, sono in stato di bisogno. Ma devono anche prendersi cura dei loro parrocchiani, delle chiese... Ci sono molte questioni diverse. Pertanto, nelle nostre condizioni moderne, i guadagni aggiuntivi di un chierico non solo sono possibili, ma forse necessari.

C'è un detto: tutte le cose nuove sono cose vecchie ben dimenticate. Se un prete lavora così come fanno i parrocchiani, questa non è un'innovazione, ma un'opportunità che esisteva prima della Rivoluzione [1] e che esiste ancora all'estero, per esempio in altri paesi d'Europa. È possibile che una tale esigenza si presenti anche in Russia, "grazie" alla pandemia.

"Il servizio è un impegno totale per Cristo"

Sacerdote Valerij Dukhanin, chierico della chiesa di san Pimen al Seminario teologico di san Nicola-Ugresh (Dzerzhinskij, vicino a Mosca) e dottore in teologia:

sacerdote Valerij Dukhanin

Un prete che va a fare un lavoro secolare rischia molto. È come un ufficiale che appare nella sua unità militare per il servizio nei fine settimana, ma lavora gli altri cinque giorni alla settimana a un lavoro secolare. L'efficienza di combattimento andrà gradualmente persa; un portamento militare, la prontezza per una vera azione militare e gli affari militari veri e propri saranno messi da parte. Sarà più un caposquadra, un ingegnere o un commerciante, qualunque cosa sia diventato nel suo lavoro secolare. Questo è ancora più applicabile al prete. Il servizio è un impegno totale. Appena il Signore chiamò gli apostoli, essi lasciarono tutto e lo seguirono. Non importava se avessero o meno mezzi di sussistenza: seguivano semplicemente Cristo e si dedicavano al servizio. Ed egli non li abbandonò.

Per giustificarsi, le persone di solito fanno riferimento all'esperienza dei paesi occidentali, dove i sacerdoti devono lavorare cinque giorni alla settimana in un lavoro secolare e prestare servizio solo nei fine settimana. Ma nel loro caso si tratta di sopravvivenza. Questo è meglio che niente. Sarebbe bene che nel nostro paese non si cadesse in una pratica del genere finché è possibile astenersi.

Questo riguarda anche le risorse del corpo umano. Immaginate che un prete abbia lavorato nel suo lavoro secolare per cinque giorni. E il sabato e la domenica serve in chiesa, confessa, fa una predica (che prepara in anticipo), parla con i parrocchiani, battezza, sposa, canta, probabilmente insegna alla scuola domenicale, e va a dare l'unzione agli ammalati. E il lunedì mattina torna al suo lavoro secolare. Sette giorni di lavoro senza riposo. La mia esperienza personale è che il lavoro non-stop con poche ore di sonno porta a un tale esaurimento della tua salute che finisci per diventare disabile e ci vogliono anni per riprenderti.

Un laico che viene alle funzioni religiose nei fine settimana è una cosa, e un prete che si spinge al limite è un'altra. È un disastro se la domenica, a parte la Liturgia, non ci sono servizi su richiesta, né sacramenti, né conversazioni, né sermoni, né scuola domenicale.

Le persone parlano anche di san Luca (Vojno-Jasenetskij). Questo esempio è un'eccezione. Pochi possono essere giganti spirituali in grado di far fronte a carichi di lavoro in entrambi i campi. Se i nostri vescovi, invece di governare le loro diocesi, facessero lavori secolari, le diocesi crollerebbero rapidamente.

Tuttavia, anch'io conosco alcuni sacerdoti a cui è stato permesso di lavorare nel mondo per guadagnare denaro extra. Laddove servono, i mezzi sono estremamente esigui. Non possiamo giudicarli. Alcuni sacerdoti possono essere benedetti per lavorare in un ufficio pubblico di responsabilità. Questo dovrebbe essere preso come obbedienza. Ma questi casi sono ancora un'eccezione.

Il mondo è sempre il mondo, con tutte le sue peculiarità, tentazioni e spirito laicista. Perciò, per un sacerdote andare a lavorare nel mondo è quanto meno un rischio, e perfino l'inizio della perdita del sacerdozio. Hai già lasciato il mondo per servire Dio nella Chiesa: perché torni indietro? Quindi, in generale, un sacerdote non dovrebbe lavorare in un lavoro secolare.

Contrariamente all'opinione prevalente, i nostri connazionali ora hanno fame di una parola spirituale, di una conversazione con un sacerdote... E ti scrivono sui social, chiedono consigli, vogliono incontrarti per risolvere i loro problemi spirituali — e non hai più tempo non solo per rispondere, ma nemmeno per leggere le loro lettere. Ci sono pochi preti, sono sopraffatti dal lavoro e la gente desidera ardentemente la comunicazione con un prete. Se diciamo loro: "Scusate, siamo andati a lavorare nel mondo", chi siamo noi, alla fine?

Nota

[1] I preti rurali nella Russia pre-rivoluzionaria spesso dovevano sostenere le loro famiglie lavorando la loro terra e allevando animali da fattoria. Tale lavoro equivale a un lavoro a tempo pieno.

 
Come potrebbe apparire la prossima offensiva della giunta contro la Novorossija?

Cari amici,

Il 1 luglio di quest'anno - poco prima di un imminente attacco ucroide - ho fatto un breve post intitolato Novorossija - Sperate per il meglio, preparatevi al peggio, e accontentatevi di tutto ciò che sta in mezzo in cui cercavo di preparare i miei lettori alle possibili conseguenze di un massiccio attacco ucraino.

Разбор полетов - "debriefing" (rapporto dopo l'azione)

Guardando indietro, direi che quello che in realtà ha avuto luogo non è stato né il meglio né il peggio, ma un genere di risultato "nel mezzo": inizialmente, gli ucroidi hanno quasi reciso Donetsk da Lugansk, ma non hanno mai avuto la possibilità di entrare davvero in queste città e di eseguire operazioni offensive urbane. Le forze della giunta sono penetrate profondamente nel territorio della Novorossija, ma sono state presto circondate e hanno cominciato a formarsi i famosi "calderoni" (sacche). La più grande perdita per la Novorossija è stata quella di Slavjansk e Kramatorsk, che Strelkov ha cercato di tenere il più a lungo possibile, a quanto pare, nella speranza di un intervento militare russo, anche se ha sempre saputo che Slavjansk era indifendibile. Quando è stato chiaro che i russi non sarebbero venuti, Strelkov fatto la cosa giusta ritirando le sue forze da Slavjansk a Donetsk.

Tutto sommato, le Forze Armate della Novorossija hanno dimostrato di essere una forza di gran lunga superiore alle forze di repressione della giunta, che hanno risentito dei seguenti problemi:

• Comandanti di una incompetenza criminale a Kiev e presso i quartieri generali operativi.

• Logistica terribile

• Scarso morale

• Scarsa formazione

• Scarsa coordinazione

• Una popolazione locale ostile

I punti di forza delle forze di repressione della giunta sono stati:

• Un vantaggio schiacciante potenza di fuoco

• Un vantaggio schiacciante nei mezzi corazzati

• Un vantaggio schiacciante nei numeri

• Un monopolio sulle armi pesanti

• Un controllo totale dei cieli

• Il coraggio individuale e la resistenza dei soldati delle unità regolari e soprattutto delle forze speciali dell'esercito

La Novorossija ha negato questi vantaggi non presentando mai un obiettivo utile, con l'elevata mobilità delle truppe e il grande successo delle loro difese aeree.

I punti deboli delle Forze Armate della Novorossija sono stati:

• Una grave mancanza di potenza di fuoco

• Una grave mancanza di mezzi corazzati

• Una grave mancanza di uomini (soprattutto specialisti)

• La totale assenza di armi pesanti

• L'assenza di un vero e proprio comando centrale

I punti di forza delle Forze Armate della Novorossija sono stati:

• L'altissimo morale dei tutti gli uomini e donne combattenti

• Comandanti molto competenti e ufficiali esperti

• Abilità tattiche molto forti

• Eccellente conoscenza e uso del terreno

• Eccellente intelligence (senza dubbio con l'aiuto del GRU russo)

• Difese aeree estremamente efficaci (che hanno imposto una no-fly zone agli ucroidi)

• Un forte sostegno da parte della popolazione locale

• Una notevole rete di tecnici altamente specializzati in grado di riparare, cannibalizzare e anche ricostruire armi a partire dal materiale ucroide vecchio, danneggiato e abbandonato

Nel complesso i novorussi hanno fatto un ottimo lavoro negando tutti i vantaggi degli ucroidi e massimizzando allo stesso tempo i propri punti di forza. Ci sono stati alti e bassi, ma direi che la linea di fondo dell'offensiva luglio-settembre è stata una frantumazione e una sconfitta umiliante per gli ucroidi e una splendida vittoria per i novorussi.

Che cosa succederà se la giunta attacca di nuovo?

Per ora - domenica mattina - vi è un quasi-consenso sul fatto che la giunta si appresta a lanciare l'ennesima massiccia offensiva. Supponendo che questo sia vero - e io personalmente penso che questo sia molto probabile - che cosa avremo probabilità di vedere? Inoltre, dal momento che le stesse cause tendono a produrre gli stessi effetti, la questione chiave è questa: che cosa hanno imparato gli ucroidi dalla loro sconfitta di questa estate e che cosa possono fare di diverso questa volta?

Ahimè, non ho accesso ad alcuna informazione di prima mano su come la Giunta si è preparata al nuovo assalto. Ecco quello che ho scoperto attraverso i media russi e ucraini:

Le fabbriche militari controllate dalla giunta sono state notte e giorno al lavoro per produrre un gran numero di carri armati, veicoli da trasporto truppe, veicoli da combattimento di fanteria e pezzi di artiglieria. Gli ucraini hanno allenato i loro piloti dei SU-25 e Mi-24. Nuove unità di volontari sono state create e le unità dell'esercito regolare sono state ri-organizzate. Gli ucroidi hanno costruito linee difensive lungo i settori chiave del fronte (tali preparativi apparentmente "difensivi" sono in realtà fondamentali per qualsiasi progetto offensivo, poiché un settore difensivo altamente preparato può essere tenuto da forze numericamente più piccole, evitando un contrattacco o una manovra di accerchiamento dall'altra parte). Dobbiamo presumere che più uomini siano stati mobilitati e addestrati e che il prossimo assalto ucroide impiegherà di nuovo una grande forza ucraina contro una molto più piccola forza novorussa. Ma sarà sufficiente perché gli ucroidi prevalgano?

Non credo.

Quello che gli ucroidi stanno preparando è piuttosto evidente. Sceglieranno più assi principali di attacco lungo i quali scateneranno un massiccio attacco di artiglieria. Questa preparazione di fuoco servirà a preparare una spinta da parte di unità corazzate ucraine (questa volta ci si può aspettare la fanteria ucraina difenda adeguatamente i propri carri armati e non il contrario). Gli ucraini non si spingeranno in profondità in Donetsk e Lugansk, ma piuttosto cercheranno, ancora una volta, di tagliare e circondare Donetsk in un attacco a tenaglia e poi negoziare una sorta di quasi-resa da parte della Novorossija. Al massimo, cercheranno di entrare in un paio di sobborghi importanti. Non mi aspetto molta azione intorno a Lugansk - Donetsk è molto più esposta.

Ora, se non sbaglio e questo è ciò che accadrà, vi prego di capire e ricordare questo: la risposta corretta della Novorossija a questo piano è di iniziare ritirandosi. Non ha alcun senso per i novorussi sedersi e combattere da posizioni densamente coperte da colpi di artiglieria ucraini. Durante il primo attacco ucraino sono rimasto costernato di vedere quante persone chiaramente non capiscono l'importanza delle ritirate nella guerra. I "patrioti dell'urrà", in particolare, erano convinti che il ritiro iniziale dei novorussi era un chiaro segno che, come sempre, "Putin aveva tradito la Novorossija" (quando le Forze Armate della Novorossija hanno compito una lunga e brillante controffensiva, questi "patrioti dell'urrà" sono stati zitti per un po', fino al momento in cui Mosca ha fermato le Forze Armate della Novorossija dal tentativo di invadere Mariupol, e a quel punto hanno ripreso a cantare il loro mantra). Il fatto è che una ritirata di fronte a una forza superiore è la cosa più logica da fare, soprattutto se avete avuto il tempo di prepararvi per una difesa a due, e forse a tre, scaglioni. Anche se non lo so per certo, questo è quello che mi aspetto che i novorussi abbiano fatto durante tutta la durata del cessate il fuoco: la preparazione di una difesa ben nascosta e stratificata.

La mia speranza e aspettativa è che una volta che le forze di repressione della giunta attaccheranno, le Forze Armate della Novorossija, ancora una volta, si ritireranno con attenzione, trascineranno le forze di repressione della giunta verso le loro difese, e quindi inizieranno a degradare gradualmente la forza d'attacco. Mi auguro soprattutto che i russi abbiano finalmente inviato attraverso il Voentorg alcune armi anticarro guidate, tanto necessarie.

In secondo luogo, la mancanza di unità politica in Novorossija non è un grosso problema militare in quanto è di natura politica. I comandanti novorussi sono in maggior parte e chiaramente molto dotati e almeno altrettanto competenti quanto Strelkov. Gente come Bezler, Kononov, Zakharchenko, Mozgovoj, Khodakovskij, Motorola, Givi e molti altri non hanno bisogno di sentirsi dire cosa fare per fare la cosa giusta nel loro ambito di competenza. Le unità cosacche più deboli ora a quanto pare sono state riassegnate al confine russo-novorusso, e solo unità collaudate nel combattimento sono di fronte alle linee ucroidi.

Non credo che le forze aeree ucroidi saranno di grande utilità, se non altro la difesa aerea della Novorossija è probabilmente diventata ancora più forte. Per lo più, temo la loro artiglieria a lungo raggio e il loro mero numero. Ma anche se guardiamo allo scenario peggiore (un attacco ucroide di successo che isola Donetsk) non credo che le forze di repressione della giunta prevarranno. Non vi è ancora alcun dubbio nella mia mente che se la Novorossija sarà realmente minacciata, allora la Russia interverrà, se necessario apertamente. Da quello che riportano tutte le fonti, il Voentorg sta lavorando a pieno regime e le armi, tra cui quelle sofisticate, affluiscono in numeri molto grandi. Penso che il piano di Putin sia di cercare di tenere i nazisti fuori dalla Novorossija solo tramite il Voentorg. Ma se non fosse abbastanza, sono fiducioso che la Russia farà un intervento aperto. Non c'è modo che la Russia possa accettare la caduta della Novorossija in mano ai nazisti.

La buona notizia è che gli ucroidi sicuramente non hanno quello che ci vuole per uno sforzo lungo, sostenuto. Rischieranno tutto in un unico potente attacco. Se quell'attacco non riesce, vedremo una raffica di "diplomazia" USA / UE / OSCE per salvare gli ucroidi e tornare di nuovo al tavolo dei negoziati. A quel punto il conflitto sarà di nuovo "congelato" (da parte ucroide, anche letteralmente) e l'attenzione sarà concentrata a mantenere il regime al potere o a sostituirlo con qualcos'altro. Dopo di che, il prossimo attacco potrà venire solo nella primavera del 2015.

Infine, vi è anche una possibilità più ottimista: la vera ragione dietro il coro di avvertimenti su un attacco ucroide potrebbe essere il modo russo di dire loro "sappiamo cosa state preparando e siamo pronti". In teoria questo dovrebbe scoraggiare un attacco ucroide. Purtroppo, dobbiamo ricordare che: a) non vi è alcun reale potere a Kiev - tutte le decisioni sono prese dagli Stati Uniti e b) l'obiettivo del prossimo attacco potrebbe non essere quello di vincere, ma di costringere la Russia a un intervento palese. Personalmente credo che questo sia stato il piano per tutto il tempo e lo dico da mesi: il vero obiettivo degli anglo-sionisti è quello di forzare un intervento militare russo in Novorossija mentre il vero obiettivo del Cremlino è di rimanere fuori e mantenere in vita la Novorossija per mezzo del Voentorg da un lato, e il caos nel Banderastan dall'altro. Fino a ora il Cremlino ha prevalso. Probabilmente scopriremo presto se questa strategia funzionerà di nuovo.

Saker

 
Tre cavalli di Troia: tentativi dall'interno di disorientare gli ortodossi

L'ottenebrato Concilio pan-ortodosso a Creta nel giugno del 2016 ha ricordato ai cristiani ortodossi che la roccia della fede e della pratica ortodossa si sta spaccando da decenni. Le fenditure sono particolarmente evidenti tra i cristiani ortodossi (circa un milione) negli Stati Uniti.

Ciò che non è convenzionale nel tono del conflitto è l'aggressiva retorica ad hominem dell'avant-garde verso coloro che insistono sulla fedeltà irreprensibile alla Tradizione ortodossa. In una comunità ben nota per il suo approccio conservatore alla dottrina religiosa, alla morale e ai riti liturgici, gli innovatori dovrebbero normalmente mantenere un profilo basso, evitando attenzioni indesiderata e accuse di "eresia", mentre cercano gradualmente di "cambiare". Per ironia della sorte, sono gli ortodossi tradizionalisti a essere sotto assalto e a doversi difendere in America e in alcune Chiese autocefale ("self-headed") in tutto il mondo.

La "sinistra" ortodossa sta conducendo la propria offensiva su tre fronti. Dato che in grande maggioranza i fedeli ortodossi in questo paese non sono a conoscenza di tali macchinazioni da parte delle piccole ma determinate élite intellettuali – chierici e laici – impegnati in questa guerra spirituale, prendo a prestito l'uso della metafora omerica del "cavallo di Troia" da parte di Rod Dreher, come metafora adatta per la tattica primaria di tali élite. [1] Di fatto, intendo triplicare questa metafora. Come il celebre artificio tattico degli antichi greci, i cavalli di Troia ortodossi contemporanei sembrano dei doni, ma sono invece pieni di guerrieri teologici clandestini pronti a saccheggiare la Chiesa.

Lo smantellamento dei "miserabili" ortodossi

Il primo cavallo di Troia è la crescente tendenza dei progressisti ortodossi a imitare l'infame accusa del "branco di miserabili" fatta da Hilary Clinton il 9 settembre 2016 contro la metà dei sostenitori del suo avversario. In questo caso gli epiteti nascono dall'inimicizia teologia invece che da quella politica.

Alcuni di questi neologismi sembrano un po' forzati. Per esempio, Aristotele Papanikolaou, professore di teologia e cultura ortodossa e co-direttore del Centro di studi cristiani ortodossi (OCSC) dell'Università di Fordham, ha rispolverato un'antica eresia cristologica. Egli percepisce ciò che chiama "nestorianesimo politico" – definito come "una politica di dualismo, una politica di noi contro di loro, una politica di demonizzazione" – tra i cristiani americani, compresi gli ortodossi, che non riescono a vedere determinate questioni politiche se non guidate da un piano umanistico senza Dio, politicamente liberale". [2] Questo è un eccesso retorico rivolto a colleghi cristiani che, diciamo, sono più tradizionalisti di lui.

L'insulto preferito nella sinistra ortodossa sembra essere "fondamentalista". Non importa la provenienza evangelica protestante di questo termine, datata 1922, quando Curtis Lee Laws prese spunto dalla pubblicazione dei trattati dei fondamenti nel decennio precedente. Non importa che il termine abbia avuto inizio come un marchio di onore. Non importa la strana applicazione errata fin dagli anni '80 a grandi fasce dell'islam e a elementi reazionari in altre comunità religiose. La sinistra ortodossa semplicemente echeggia l'iperbole anti-evangelica delle principali denominazioni protestanti liberali nel Consiglio Nazionale delle Chiese e nel Consiglio Mondiale delle Chiese, con cui hanno condiviso tarallucci e vino per tanti anni.

Un dignitario ecclesiastico di non minor rango dell'arcivescovo Crisostomo di Cipro (primate di un'antica Chiesa ortodossa autocefala) ha sparato un colpo di fucile indiscriminato il primo giorno del recente Concilio pan-ortodosso contro non specificati "gruppi" antiecumenici, che ha incolpato per l'assenza di quattro intere Chiese al Concilio: "I gruppi fondamentalisti e fanatici, tra i quali vi sono teologi e vescovi, che in misura maggiore o minore oggi sono attivi in ​​tutto il mondo ortodosso, costituiscono una grave ragione per cui sul Santo e Grande Concilio incombe una vera minaccia non solo di rimandarlo, ma anche di annullarlo". L'arcivescovo ha identificato gli obiettivi della sua ira semplicemente in coloro che si oppongono a "qualsiasi idea di avvicinarsi ad altri cristiani". [3]

Intanto, negli Stati Uniti, un crescente gruppo di studiosi ortodossi, in gran parte teologi laici, con un crescente abbandono, ha caratterizzato molti dei propri confratelli come "fondamentalisti" – forse nessuno è stato più ripetitivo e duro di George Demacopoulos, professore di studi cristiani ortodossi e co-direttore dell'OCSC presso la Fordham University. In un post del blog nel gennaio del 2015 su un sito ufficiale dell'Arcidiocesi ortodossa greca d'America, Demacopoulos ha descritto i suoi innominati avversari teologici, in una pesante serie di diffamazioni ad hominem, come "estremisti" e "opportunisti radicali" che presentano un "pericolo insidioso" motivato da una "promozione di sé". Demacopoulos afferma che il loro "errore teologico chiave" è "il presupposto che i Padri della Chiesa abbiano concordato su tutte le questioni teologiche ed etiche", una rivendicazione assolutamente assurda per chiunque abbia studiato la ricca varietà di testi patristici esistenti. Altre pericolose tendenze che Demacopoulos percepisce, falsamente, comprendono un'insolita preoccupazione "che i padri fossero anti-intellettuali"; "la fedele adesione a un insieme fossilizzato di proposizioni", un semplice "sottoinsieme di assiomi teologici" derivati ​​da una "lettura riduzionista dei Padri della Chiesa" e usati come "un'arma politica"; e un'inevitabile "idolatria" al posto di un "impegno sincero e spirituale a cercare Dio e a condividerlo con il mondo". La frase di Demacopoulos, "impegno sincero e spirituale", è, al contrario, una strana distorsione esistenzialista postmoderna dei Padri della Chiesa. Il termine "fumettistico" non basta nemmeno per iniziare a catturare un tale tipo di diatriba bizzarra ed emotiva. [4]

Ma che cosa c'è veramente dietro tutta questa retorica surriscaldata? Un indizio è apparso in una breve valutazione post-conciliare nel settembre del 2016 nella rivista protestante mainline The Christian Century di Peter C. Bouteneff, professore di teologia sistematica presso il Seminario teologico ortodosso St. Vladimir a New York. Questi ha fatto riferimento alla Chiesa ortodossa come "in ritardo sulla sua capacità di rispondere alle moderne realtà demografiche e alla modernità in generale". [5]

Accettazione della "secolarizzazione"

Quello slogan di moderni contro antichi sta anche alla base del secondo cavallo di Troia: una completa accettazione della "secolarizzazione", mentre si rifiuta in modo eclatante il "secolarismo".

In un saggio "sponsorizzato" dalla Società teologica ortodossa d'America (OTSA) e pubblicato nel maggio 2016 con lo scopo dichiarato di influenzare il Concilio pan-ortodosso a Creta del mese successivo, sei studiosi ortodossi, tra cui Aristotele Papanikolaou della Fordham, hanno proclamato le virtù della secolarizzazione:

Gli spazi politici secolari non sono definiti da un alto muro tra religione e politica, ma un ordine pubblico e giuridico differenziato che massimizza il pluralismo. Nelle società secolari la differenziazione delle sfere (politiche, giuridiche, economiche, religiose, ecc.) è diventata uno strumento essenziale per la limitazione del potere statale e la protezione della libertà umana. Così, anche se è giusto respingere il secolarismo o laicismo come ideologia antireligiosa, la Chiesa dovrebbe approvare in modo distinto la secolarizzazione, per assicurare che la sua vita non sia limitata a certi precari spazi politici, ma resa disponibile a tutte le persone. La secolarizzazione libera la Chiesa dal confinamento politico, consentendo al Vangelo di essere scelto liberamente come modo di vivere. [6]

C'è qualche merito in questa distinzione. Non tutti i tentativi di secolarizzazione vanno di pari passo con "un'ideologia anti-religiosa" – almeno non ancora. Ma la connessione è inconfondibilmente evidente in ogni paese che è caduto sotto al comunismo, a partire dalla Russia ortodossa nel 1917 e che continua ancora oggi sotto i regimi atei in Corea del Nord e a Cuba. Né la secolarizzazione dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti è immune a quella che sembra essere una inesorabile degenerazione nei divieti dell'attività religiosa "pubblica" che possono tuttavia portare a una persecuzione piena. Il tentativo del gruppo della OTSA di cercare una sfumatura intellettuale può essere più ingenuo e donchisciottesco che saggio e realistico.

Un argomento più sottile e espansivo a favore della secolarizzazione appare nel libro di Aristotele Papanikolaou del 2014, The Mystical as Political: Democracy and Non-Radical Orthodoxy. Il suo progetto cerca di colmare il divario tra regni secolari e sacri, esaltando i primi a scapito degli ultimi. Un presupposto teologico fondamentale è questo: "Non credo sia necessario che il referente trascendente sia il divino: può assumere la forma di un bene comune". In una versione precedente di tale argomento nel 2003 sotto il titolo "Byzantium, Orthodoxy, and Democracy", Papanikolaou procede a circoscrivere le più essenziali tra le finalità divine della Chiesa:

In relazione a una forma democratica del bene comune, la Chiesa deve accettare i propri limiti e riconoscere che l'obiettivo non è la formazione di una comunità eucaristica per persuasione ma piuttosto la costruzione di una comunità in cui la diversità e il multiculturalismo siano affermati e protetti e in cui il riconoscimento di tale diversità e multiculturalismo deve essere applicato con la forza, se non è accettato volontariamente. [7]

Nel 2014, Papanikolaou aveva sostituito il termine "multicuralismo" con "differenza culturale".

Ma quel mite cambiamento non aveva pacificato Vigen Guroian, professore emerito di studi armeni presso l'Università della Virginia. In una recensione devastante di The Mystical as Political in First Things, Guroian ha rivelato il cavallo di Troia nell'argomento di Papanikolaou:

Al posto di questa visione ecclesiale della trasformazione, ci viene servito lo sproloquio della diversità e della correttezza politica... Applicato con la forza? Questo non implica che lo Stato liberale ha la responsabilità e il diritto di operare una coercizione sulla Chiesa quando la Chiesa non afferma la "diversità e differenza culturale"? Sicuramente, Papanikolaou sa che questi termini sono propri della sinistra progressista che insiste sul matrimonio omosessuale, tra le altre cose che l'Ortodossia si rifiuta di "riconoscere". [8]

In "The Secular Pilgrimage of Orthodoxy in America", un documento successivo dato alla conferenza annuale dell'OTSA il 23 giugno 2016, Guroian si chiede perché il pluralismo religioso che definisce l'America nel ventunesimo secolo "è interpretato come la norma della vita religiosa, proprio come una separazione tra chiesa e stato è interpretata come un mandato divino, quasi come un undicesimo comandamento divino". Perché le Chiese ortodosse dovrebbero abbracciare una secolarizzazione più aggressiva che li riporterebbe nei loro precedenti ghetti religiosi ed etnici separati in qualche modo dal bene comune?

La via alla secolarizzazione dovrebbe essere per i cristiani ortodossi – anzi, per tutti i cristiani tradizionali – come nella memorabile poesia di Robert Frost, "quella meno battuta".

Potpourri sessuale

Il terzo cavallo di Troia può essere spiritualmente il più pericoloso di tutti.

Lo Zeitgeist emergente di disordine sessuale, confusione e libertinismo che è apparso per la prima volta in America negli anni '60 è diventato l'ideologia etica sociale dominante. Chi avrebbe potuto immaginare che un qualsiasi chierico o teologo ortodosso si sarebbe iscritto a un simile movimento? Purtroppo, i ranghi crescono, a quanto pare, ogni anno che passa.

Preminenti chierici e teologi ortodossi hanno sostenuto diverse cause avant-garde di provenienza non ortodossa, che vanno dalle donne chierici (in primo luogo, la "restaurazione" dell'ordine obsoleto della "diaconessa" e, per alcuni, anche l'innovazione radicale dei "preti" donne) a una svendita degli antichi divieti contro l'aborto all'ultima tendenza,il "transgenderismo". Ma l'antenata di tutti è un'ossessione crescente per tutto ciò che ha a che fare con il mondo LGBT. In merito a quest'ultimo, sorprendentemente, le élite di sinistra non sono finora molto più avanti della maggioranza dei fedeli di chiesa regolari. Il Religious Landscape Study del 2016 del Pew Research Center ha reso noto che il 64 per cento degli americani ortodossi intervistati nel 2014 pensava che l'omosessualità "dovrebbe essere accettata", mentre solo il 31 per cento pensava che "dovrebbe essere scoraggiata". Analogamente, il 54 per cento era favorevole in misura più o meno ampia ai "matrimoni dello stesso sesso", mentre solo il 41 per cento era più o meno opposto. Le percentuali riguardo ai "matrimoni dello stesso sesso" erano pari a quelle dei protestanti e dei cattolici mainline, ma erano invertite rispetto a quelle dei protestanti evangelici e dei mormoni. [9]

Tuttavia, tre studiosi ortodossi (due dei quali sono sacerdoti ordinati) costituiscono un'avanguardia di élite che spinge con forza per questo movimento profondamente inquietante.

In primo luogo, Aristotele Papanikolaou della Fordham ha recentemente reso pubblici i suoi sentimenti nel suo editoriale aperto post-elettorale intitolato "Essere cristiani durante una presidenza di Trump": "Se i cristiani non pretendono profeticamente da Trump che questi rinneghi pubblicamente il sostegno alla supremazia bianca, allora i cristiani sono complici dell'espansione e del potenziamento del razzismo, dell'antisemitismo e dell'omofobia". [10] Colpito, in particolare, dall'ultimo termine di quella litania clintonesca di miserabili, ho chiesto a Papanikolaou in una conversazione telefonica per specificare che cosa ritenesse essere una paura irragionevole degli omosessuali (questo è ciò che significa letteralmente il termine politicamente corretto "omofobia") tra i cristiani ortodossi. Ha risposto che la violenza, ovviamente, sarebbe disdicevole, e su questo siamo d'accordo. Ma ha detto che dovrebbe anche essere vietata una "discriminazione" nell'assunzione di omosessuali attivi, come un'offesa contro la decenza e l'umanità comune – anche nelle parrocchie ortodosse e nelle scuole parrocchiali!

In secondo luogo, un rispettato arciprete anziano della Chiesa Ortodossa in America (OCA), padre Alexis Vinogradov di Wappingers Falls, New York, ha lanciato una sfida su questo tema nel luglio 2011. Su un blog ortodosso ormai defunto, ha scritto un articolo intitolato "Nuovi inizi in comunità: le questioni del gender e la Chiesa". [11] Sperava "di avviare una conversazione... perché tra le chiese ortodosse, per lo meno, non abbiamo ancora una piattaforma comune per un discorso rispettoso sulle complesse questioni sociali del nostro tempo".

Ma il "discorso rispettoso" è rapidamente evaporato quando ha cominciato a scagliarsi contro il "crescente fascino e fiducia per risposte semplicistiche e formali" tra molti dei suoi confratelli ortodossi. "Una tale religiosità non può," ha proseguito, "tollerare ambiguità, perché attribuisce la moderna crisi morale e spirituale interamente al disprezzo per assoluti e certezze... Quindi, ci viene detto che il dibattito sulla sessualità deve smettere, perché la norma indiscussa è la scelta del matrimonio eterosessuale o della vita celibataria nella società o nel monachesimo". I cristiani tradizionali attenti potrebbero già individuare il cavallo di Troia che padre Alexis stava cavalcando, mentre iniziava sottilmente a pare un appello per una nuova, terza "norma".

Padre Alexis si è spiegato in modo tale da rimuovere tutti i dubbi relativi alla sua visione:

Le persone omosessuali non hanno deciso di diventare omosessuali. Questo non è stato il frutto della loro presunta depravazione o peccato. Questo è ciò che sappiamo oggi. Ci può essere una conversazione continua solo se possiamo superare quell'ostacolo di sfacciata intransigenza espressa da coloro che rifiutano di riconoscere questo fatto. Ma le persone omosessuali, così come quelle eterosessuali, devono sentire il calore, l'amore e la sollecitudine di altre persone. Dio li ha creati per quell'amore, quell'amore è la sostanza della nostra umanità; è ciò che costituisce tutti noi nel portare la sua immagine dentro di noi. Per ogni membro della razza umana, quando l'amore non giunge apertamente e facilmente, quando i tabù e le paure della comunità li isolano dalla famiglia, è inevitabile che la loro legittima ricerca e necessità appaiano come anomalie a coloro che sono passati in modo sicuro attraverso lo schermo selettivo invisibile. La cultura, la società in generale o la chiesa selettiva li spingerà fino all'estremi.

Tale appello è fin troppo familiare ai protestanti e ai cattolici romani in America, ma è ancora nuovo tra la maggior parte dei fedeli cristiani ortodossi: dobbiamo accettare gli omosessuali che sono nati così, e non allontanarli chiamandoli al pentimento e al celibato – la sola "norma" morale tradizionale oltre al matrimonio "eterosessuale". Più avanti nel suo articolo padre Alexis ha la sfacciataggine di avvisare che è "la nostra inquietudine, il giudizio e auto-assicurazione", non la perversione sessuale, che "può danneggiare" la sposa di Cristo, la Chiesa.

Padre Alexis ci ha offerto un'occhiata sobria del modo in cui lo spirito del mondo ha catturato coloro che vorrebbero prendere su se stessi il compito di tenere lezioni e addirittura di rimproverare noi (scegliete l'aggettivo: semplicisti, spaventati, totalitari, intolleranti, superficiali, intransigenti, egocentrici, sfrenati, chiassosi, spiritualmente deboli – padre Alexis ci ha scagliato contro tutti questi epiteti per definirci come "altri"), ovvero noi ortodossi e gli altri cristiani che rifiutano la noiosa idea che i tempi siano cambiati e che noi dobbiamo cambiare con loro.

In terzo luogo, l'arciprete Robert Arida, pastore di lunga data della cattedrale della santissima Trinità a Boston (OCA), ha svolto il ruolo di Odisseo per questo moderno cavallo di Troia. Nel giugno 2011, poco dopo che New York aveva approvato la legge sulla parità di matrimonio, che legalizzava il matrimonio tra due uomini o due donne, padre Robert ha pubblicato sul suo sito parrocchiale un breve saggio intitolato "Response to Myself". Tenendo conto delle implicazioni della nuova tendenza legale, ha esplorato l'ambigua storia della Chiesa che tollera la schiavitù e ha concluso proponendo un'intrigante ipotesi:

Se la Chiesa dovrà rispondere alla legalizzazione del matrimonio/unione dello stesso sesso, sembra che dovrebbe cominciare a considerare come servire quelle coppie dello stesso sesso, legalmente sposate, che vengono con i loro figli e bussano alle porte delle nostre parrocchie cercando Cristo. Li ignoriamo? Oppure, prima facie, li mandiamo via? Oppure, sotto la rubrica del pentimento, li incoraggiamo a divorziare e a smantellare la loro famiglia? Oppure offriamo loro, così come offriamo a chiunque desideri Cristo, cura pastorale, amore e una casa spirituale? [12]

Anche se questo scenario, prima facie, può sembrare di richiedere sfumature e sensibilità pastorali, l'uso fatto da padre Robert di "oppure" nelle frasi finali tradisce un sottilissimo interrogativo, e forse un rifiuto, di un requisito universale del santo mistero del matrimonio nell'Ortodossia, vale a dire un uomo e una donna. Chiaramente implica che qualsiasi cosa di meno di un abbraccio pieno della "famiglia" della sua ipotesi sarebbe anti-pastorale, intollerante e priva d'amore.

Un altro saggio sul sito della parrocchia di padre Robert tre anni dopo, "Never Changing Gospel; Ever Changing Culture", [13] ha provocato una tempesta quando è stato portato anche sul Wonder blog, una pubblicazione online del Dipartimento dei giovani, giovani adulti e ministeri unicersitari dell'OCA. Padre Robert affermava di "sollevare domande", affinché non trasformiamo il passato in "un tiranno oppressivo". Affermando, nello spirito di Ebrei 13:8, "il immutabile che è Gesù Cristo", padre Robert ha insistito che la Chiesa "deve venire a termini comuni con la cultura postmoderna", cioè dimostrare "un desiderio da parte di tutti i fedeli – vescovi, sacerdoti e laici – di consentire alla mente e al cuore di cambiare e ampliarsi".

Questo, a sua volta, comportava questo ossimoro, che padre Robert ha messo in corsivo e in grassetto per aumentarne l'effetto: "Predicare il Cristo che non cambia ci impone di cambiare sempre" – non solo spiritualmente attraverso la lotta contro le passioni peccaminose, il pentimento personale e la coltivazione delle virtù, ma anche teologicamente, "senza più ignorare o condannare problemi e questioni che si presume possano contraddire o sfidare la sua tradizione vivente". Da una parte, sminuisce "i cristiani ortodossi che abusano del Cristo che non cambia per promuovere un particolare ordine politico e ideologico, o come licenza per assalire verbalmente e fisicamente quelli che percepiscono come immorali". Traduzione: i cristiani tradizionali che fanno i "bulli" con gli omosessuali. D'altra parte, non ha specificato come i cristiani ortodossi dovessero "espandere" le proprie menti e cuori sulle "questioni" elencate.

Ma il metropolita Tikhon (Mollard), primate dell'OCA, è stato in grado di leggere tra le righe. Ha rimosso il saggio di padre Robert dal Wonder blog dell'OCA e ha sostituito la propria risposta. Il vescovo ha offerto una breve chiarificazione dell'insegnamento di lunga data dell'OCA sul matrimonio, sulla famiglia e sulla sessualità umana e ha spiegato perché la discussione di tali profondi temi teologici e morali "avrebbe beneficiato di un'analisi più approfondita di quanto possa essere fornito in un blog". [14]

Tuttavia, l'intervento del metropolita Tikhon è arrivato troppo tardi. I saggi di padre Robert, e l'approvazione ufficiale iniziale di uno di loro, rivelano che questo cavallo di Troia è già all'interno delle porte della Chiesa Ortodossa in America. Presto apparirà in stampa, attraverso gli auspici del cosiddetto forum europeo dei Gruppi cristiani LGBT, un nuovo volume di saggi sotto il titolo "For I Am Wonderfully Made": Texts of Eastern Orthodoxy and LGBT Inclusion. Tra i contributi ci sono quelli degli arcipreti Robert Arida e Alexis Vinogradov, di Mark Stokoe (un laico nell'OCA), del dottor Bryce R. Rich (un teologo laico dell'OCA e autore di un capitolo intitolato "A Queer Personhood: Freedom from Essentialism"), di Maria McDowell (una ex studiosa dell'OCA che ha lasciato la Chiesa ortodossa ed è stata unita in "matrimonio" con una donna da un ministro donna della Chiesa episcopale).

Un compito familiare ma impegnativo ci attende

Ciò che vediamo negli appelli degli studiosi ortodossi qui discussi è una sfida pubblica sottile, erudita, ma insincera ad abbandonare le antiche verità cristiane sotto il maschera di una cosiddetta "conversazione" o "discussione". Questo dovrebbe suonare come un allarme ai profughi dalle principali denominazioni protestanti e dalle parrocchie radicali cattoliche, che hanno sperimentato l'ingenuo abbraccio con i loro cavalli di Troia iniziati negli anni '60. Il modello è inconfondibile: innanzitutto, una chiamata a "trascendere" dogmi stretti, rigidi e arcaici, accoppiata con un invito a una "conversazione" per condividere punti di vista basati principalmente sull'esperienza personale e sulla "nuova" conoscenza, invece di una immersione nella Tradizione; seguita da una chiamata alla reciproca comprensione, alla tolleranza e, infine, alla piena accettazione di diverse moralità. Abbastanza presto, la rana ortodossa nella pentola messa a bollire è completamente cotta e non è più una rana vivente.

Uno degli studiosi sopra citati, che insegna regolarmente in una classe di scuola domenicale per gli studenti delle scuole superiori ortodosse, mi ha detto che non include mai la moralità sessuale nel suo curriculum e trema ogni volta che uno studente gli pone anche solo una domanda su una qualsiasi questione sessuale. Questi studenti di liceo sono così tanto prigionieri dei costumi sessuali contemporanei, che egli è convinto che ogni tentativo di presentare l'insegnamento ortodosso tradizionale potrebbe essere, al massimo, inutile, o di fatto potrebbe spingere tutti i suoi studenti completamente fuori dalla Chiesa. Tale timidezza pedagogica costituisce, a mio avviso, un malcostume ecclesiale, una resa preventiva allo Zeitgeist e una garanzia che tali adolescenti ortodossi escluderanno la testimonianza morale profetica alla società, affinché questa non impedisca la loro sistemazione confortevole nella cultura circostante.

Forse questo saggio risuonerà come un allarme per tutti i vescovi ortodossi in America, così come per chierici e laici, a impegnarsi a contrastare con amore e giustizia coloro che vogliono distorcere la nostra venerabile tradizione morale.

NOTE

[1] http://www.theamericanconservative.com/dreher/the-orthodox-trojan-horse/

[2] https://publicorthodoxy.org/2015/10/12 e https://publicorthodoxy.org/2016/11/11

[3] http://pravoslavie.ru/english/94598.htm

[4] https://blogs.goarch.org/blog/-/blogs/orthodox-fundamentalism

[5] https://www.christiancentury.org/article/2016-09/great-and-holy-council

[6] https://publicorthodoxy.org/2016/04/05

[7] http://www.academia.edu/4292579/Byzantium_Orthodoxy_and_Democracy

[8] https://www.firstthings.com/article/2014/04/godless-theosis

[9] http://www.pewforum.org/religious-landscape-study/religious-tradition/orthodox-christian/

[10] https://publicorthodoxy.org/2016/11/11

[11] http://ocanews.org/news/Vinogradov7.12.11.html

[12] http://holytrinityorthodox.org/articles_and_talks/Response.pdf

[13] http://holytrinityorthodox.org/articles_and_talks/Never%20Changing%20Gospel.pdf

[14] http://wonder.oca.org/2014/11/01/never-changing-gospel-ever-changing-culture

Padre Alexander F. C. Webster, Ph.D., è un cappellano in pensione dell'esercito americano (con il grado di colonnello) e parroco della Chiesa ortodossa russa di sant'Herman d'Alaska (ROCOR) a Stafford, Virginia

 
VIDEO - Vita di san Luca della Crimea

Presentiamo qui di seguito due filmati sulla vita di san Luca (Vojno-Jasenetskij) della Crimea, un santo medico dei nostri tempi. Speriamo di poter presentare presto anche una sua vita in italiano. Il primo filmato è in greco, con sottotitoli in romeno; il secondo è in russo.

Viața Sfântul Luca al Crimeei, doctor fără de arginţi

Архиепископ Лука Войно-Ясенецкий

 
Arnaud Gouillon, enfant terrible di un'Europa dalla memoria corta

Arnaud Gouillon

Tutto è iniziato con uno scandalo. Nel momento in cui i progressisti dell'umanità combattevano in un fronte unificato contro il dittatore Milosevic e i "maledetti serbi", un impudente adolescente francese ha osato insistere sul fatto che Francia e Serbia condividono una relazione di lunga data nella sfera culturale e come alleati. E tutto quello che i serbi hanno sempre voluto era proteggere la loro patria e la sua gente dalla disintegrazione. E che non tutte le storie raccontate dalla stampa libera, una delle più "libere" al mondo, sono vere...

E così, un adolescente di nome Arnaud Yves Gouillon è divenuto l'enfant terrible della sua scuola a Grenoble. Ecco perché ha ricevuto un rimprovero dal preside della scuola e... una pacca sulla spalla da suo padre. Il papà era entusiasta: "Stai imparando a usare la mente! Beh, significa che le lezioni che hai ricevuto da me e tuo nonno stanno dando i loro frutti. Significa anche che non tutto è perduto! Gloria a Dio! Resisti, ragazzo mio. Tua madre e io saremo sempre con te nel bene e nel male. Anche i tuoi fratelli non sono idioti, ti difenderanno anche loro". Arnaud ha ricevuto sostegno non solo dalla sua famiglia ma, come la storia ha dimostrato, anche da migliaia di francesi.

I Gouillon sono francesi in carne e ossa con forti tradizioni familiari. Arnaud e i suoi fratelli ricordano le storie che il nonno e il padre hanno condiviso sulla storia della loro famiglia e dell'Europa nel suo insieme. Sapevano fin troppo bene che c'erano momenti in cui il Vecchio Mondo non solo vedeva con gioia russi e serbi, ma anche in cui i francesi riponevano le loro speranze su Serbia e Russia in modo che la loro bella Francia potesse riprendersi e rialzarsi dal sonno. I membri della famiglia Arnaud conoscevano Anna Jaroslavna, [1] il Vangelo di Reims e perché era scritto in cirillico, o perché i re francesi solevano prestarvi il giuramento di incoronazione. Ricordavano anche la storia più recente in cui la Francia, insieme a Russia e Serbia, aveva combattuto durante la prima e la seconda guerra mondiale e il prezzo pagato dai popoli dei loro paesi.

Dovremmo tradire i nostri ex alleati? Oppure, dovremmo credere che i nostri amici si siano improvvisamente trasformati in sub-umani solo perché lo di cono la TV e i giornali o il signor insegnante ne ha fatto una conferenza durante le sue lezioni di propaganda? Niente affatto, almeno non per Arnaud e i suoi fratelli, cresciuti diversamente in una tradizione che ancora oggi onora quella buona vecchia Europa. L'onore era molto apprezzato in quella vecchia Europa. Alcuni hanno dato la vita per proteggerlo.

Nel 2004, l'anno memorabile delle rivolte di massa, quando Arnaud ha visto dai notiziari dei mass media più coscienziosi e basati sui fatti come il trionfante "oppresso" ha bruciato chiese e monasteri dei cosiddetti "oppressori" e con ferocia e malvagità ha strappato le croci, o come gli "oppressori" sono stati costretti ad abbandonare a migliaia la loro terra sacra del Kosovo e Metohija. È stato allora che, ormai quasi adulto, ha detto ai suoi fratelli e amici: "Ok ragazzi, non c'è niente da fare. Le nostre proteste non stanno andando bene e dobbiamo farle in modo diverso. Suggerisco di radunare sostegni per i serbi rinchiusi nelle loro enclavi in ​​Kosovo. Non con i soldi, ma con coperte, vestiti, giocattoli ed elettrodomestici, cose senza le quali non possiamo immaginare la nostra vita europea. Fanno parte dell'Europa e neanche loro possono immaginare la loro vita senza queste cose. Andiamo a vedere la Serbia. Andiamo a vederla in prima persona".

Detto e fatto. Hanno raccolto un camion pieno di beni di prima necessità e sono partiti per la sconosciuta Serbia, salutati dagli sguardi perplessi della maggior parte dei suoi connazionali e dagli sguardi eccitati di chi ha contribuito a raccogliere gli oggetti. I viaggiatori hanno affrontato una deprimente incertezza, ma erano rinvigoriti dalla loro ambizione di imparare tutto da soli e di aiutare i perseguitati al meglio delle loro capacità.

È così che Arnaud Gouillon è arrivato per la prima volta in Kosovo e Metohija. È venuto e vi è rimasto. Forse non in senso strettamente fisico, ma spiritualmente ed emotivamente. Quando ha visto cosa stava realmente accadendo nella sacra terra serba, è rimasto stupito non solo dalla sofferenza dei serbi, ma anche dal loro fiducioso e luminoso affidarsi all'aiuto di Cristo e dalla loro altruista ospitalità di "Un ospite è alla porta – Dio è in casa", così che, secondo le sue stesse parole, un tizio "senza una goccia di sangue serbo nelle vene ha ricevuto un cuore serbo". Al suo ritorno, scosso fino in fondo da ciò che aveva visto e vissuto, Arnaud era deciso a sostenere i serbi kosovari e a stare con loro in ogni momento. Di conseguenza, l'organizzazione "Solidarité Kosovo" è stata fondata e opera in Francia da dieci anni.

con il Vescovo Tedosije di Rasko-Prizren e Kosovo-Metohija

Gouillon non riesce nemmeno a ricordare quante volte ha guidato un camion in Kosovo e Metohija. Ha imparato a conoscere questo paese sul serio. E si è convinto che non è affatto sicuro essere un cristiano nel cuore stesso di un'Europa un tempo cristiana. Ha capito attraverso gli occhi dei bambini con cui ha parlato, giocato e scherzato, che non ha il diritto di venire qui solo una volta, distribuire cioccolatini e poi andarsene pensando che il suo dovere morale sia stato adempiuto. Non c'è modo di andarsene! Aiutare significa offrire aiuto. Senza parlare a vuoto della "necessità di mostrare sostegno", ma invece, agire.

"In realtà, resta da vedere chi assiste chi", dice Arnaud fermandosi a pensare. "Vedete, i serbi che risiedono nelle enclavi ci hanno insegnato una lezione e ci insegnano ancora come leggere la Bibbia con i fatti piuttosto che semplicemente leggendola. Ti offrono molte opportunità per praticarle queste cose. Ricordo come sono stato per la prima volta a Visoki Dečani. Immaginate i monaci che vivono lì in quel territorio ostile! Soffrono insulti, minacce e furti quasi ogni giorno e tutto quello che dicono è: "beh, non è un grosso problema, c'est la vie!" Come hanno fatto a non amareggiarsi o a non offendersi per il mondo intero! Tuttavia, mantengono il loro spirito di preghiera pacifico e generoso, e io semplicemente non riesco a ottenerlo! Pensateci, pregano persino per coloro che li perseguitano!"

"Lo so", rispondo. "Ci sono stato anch'io".

"Giusto. Sei uno di noi, un kosovaro. Ma tu sei quello che non è abbastanza bravo".

Abbiamo riso malinconicamente allo scherzo.

L'esperienza più terrificante di Arnaud durante i viaggi per fornire aiuti umanitari ai serbi kosovari è stata nelle enclavi:

"Ci è stato fortemente sconsigliato di andare in quelle zone: "Va bene, forse la parte settentrionale del Kosovo popolata da serbi. Ma non pensare mai di andare in Metohija e nelle sue enclavi! Troppo pericoloso!" Come poteva essere che non andassi nelle enclavi se il nostro aiuto è stato donato principalmente ai bambini che risiedono nelle enclavi? Un'enclave fa parte del territorio dello stato completamente racchiuso dal territorio di un altro stato. La nozione di "stato enclave" viene utilizzata solo quando sono circondati da un altro paese e non hanno accesso al mare, "questo è quello che ho letto. Come mai le enclavi serbe non hanno accesso al mare? Ma certo che lo hanno: appena sei fuori, hai un mare di umiliazioni, insulti, risate malvagie e disprezzo. A volte, dei pogrom. Ricordo come siamo arrivati ​​al villaggio di Banja, ed era la mia prima visita a un'enclave. La gioia dei suoi abitanti, la chiesa, la caffetteria e un piccolo negozio. Ma si è scoperto che la notte prima del nostro arrivo gli shiptari hanno rubato una scorta di legna da ardere, due mucche e un trattore. L'hanno fatto senza una ragione particolare, tipo "E cosa ci farai?" Ed è normale lì, vedi? I serbi restano lì mentre sono privati di qualsiasi diritto legale!"

"Lo so. Ne sono stato testimone molte volte".

"Mi sono dimenticato di nuovo! Ma il mio lavoro è anche condividere questo con "l'Europa civilizzata", che non si preoccupa affatto di alcuni serbi o dell'ingiustizia fatta loro. L'Europa non si preoccupa di bambini in condizioni di povertà che sembrano un paio di anni più giovani della loro età a causa della malnutrizione. Inoltre, sono serbi, quelli che vengono chiamati "miserabili oppressori" e cose simili. Ebbene, si scopre che i serbi sono quelli che soffrono in Kosovo e Metohija, e questo non rientra nello stereotipo impiantato nelle teste dei consumatori dei giornali, i "mangiatori d'aria fritta", i bersagli viventi di TV e Internet. Un paio di anni fa, siamo stati in grado di visitare Corfù portando alcuni bambini delle enclavi e hanno visto il mare per la prima volta nella loro vita; e non ci crederete, anche loro hanno assaggiato le olive per la prima volta.

una poesia scritta dai bambini del Kosovo ad Arnaud Gouillon

Passo dopo passo, nel corso di alcuni anni, Arnaud con fratelli e amici ha iniziato a distruggere quegli stereotipi assassini trapanati nelle menti e nelle anime dei loro compatrioti. Per la gioia non solo dei serbi del Kosovo ma anche dei francesi, come riconoscono con orgoglio oggi:

"A causa dei fatti veritieri sulle attività nel cuore dell'Europa e grazie agli aiuti umanitari che abbiamo raccolto per i serbi oppressi e offesi al meglio delle nostre capacità, possiamo dire ancora una volta che noi francesi siamo una nazione cristiana".

Succede che la persecuzione dei cristiani in Kosovo e Metohija induca coloro che non se ne occupano direttamente a rivolgersi a Cristo.

D'altra parte, le persecuzioni colpiscono anche loro. Arnaud ha ricordato come durante le sue apparizioni in Francia, i francesi hanno guardato i documentari, visto le foto e ascoltato le testimonianze dei testimoni delle persecuzioni. Quando in seguito sono stati in grado di discutere le menzogne ​​e la diffamazione riversate sui fedeli ortodossi, non pochi tra loro – e non solo donne –non riuscivano a trattenere le lacrime. Ciò significa che la Serbia, con il suo esempio di moderno martirio per Cristo, è stata in grado di risvegliare la loro coscienza dal sonno.

Grazie ad Arnaud e a "Solidarité Kosovo", che lui ei suoi amici hanno fondato per presentare un'immagine veritiera della Serbia di oggi, molte persone in Francia l'hanno saputo. Poi sono arrivati ​​i giornalisti che valutavano la verità più delle "notizie tradizionali" e quello che guadagnano da essa, e poi personaggi pubblici, scrittori e musicisti.

"Può sembrare che siamo pochissimi", dice Guillon imbarazzato, "e la propaganda, terribile e potente, è il nostro acerrimo nemico. Ma, sapete, Davide non aveva davvero alcuna possibilità contro Golia. La domanda qui è da che parte sta Cristo".

Alcuni anni fa, Arnaud è stato accolto nell'Ortodossia. È successo lo stesso giorno in cui lui e sua moglie Ivana hanno battezzato la loro figlia Milena a Visoki Dečani.

"Io e mia figlia abbiamo la stessa età in Cristo, sì!" ride Arnaud.

durante il battesimo della figlia al monastero di Visoki Dečani

A proposito, il padrino o kum di Milena è Francesco, un italiano che è stato tonsurato monaco con il nome di Benedetto nel monastero Draganac del distretto Pomoravlje del Kosovo. È quindi altamente discutibile che l'intera Europa debba essere considerata laicista. Gouillon è intervenuto:

"Condividiamo problemi comuni, da Brest e Nantes a Vladivostok e Petropavlovsk. Condividiamo i bei momenti in cui siamo con Dio".

Si scopre che il mondo è davvero un posto piccolo. Amici e conoscenti comuni. Sfide condivise e momenti felici. Uno di noi soffre perché i francesi si sono arresi alla propaganda; un altro non è contento della realtà della vita in Russia e soffre di ignoranza della situazione con i nostri fratelli ortodossi in Serbia (basta confrontare quanto tempo la "nostra" TV dedica agli affari serbi con il tempo dedicato a storie sul picchio americano o su altri uccellini). Uno di noi si rallegra quando un nuovo carico di aiuti umanitari arriva in Kosovo e Metohija dalla Francia (hanno recentemente consegnato un paio di trattori per i residenti dell'enclave, un paio di lavatrici, ecc.), o quando un altro fornisce con orgoglio assistenza umanitaria dai fratelli russi ai monasteri e alle famiglie numerose in Metohija. Entrambi impariamo la lingua serba. A proposito, Gouillon la sa incomparabilmente meglio di me mentre impara il russo e riesce a parlarla praticamente senza accento. A entrambi è stato negato l'accesso al "Kosovo indipendente" in quanto "persone che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale". Lui ed io siamo alleati, per così dire. Enfants terribles.

Nel frattempo, Arnaud ha incontrato il maestro che gli aveva dato tanto fastidio durante quella fatidica lezione del lontano 1999 in una libreria di Grenoble durante una delle sue visite alla sua famiglia. Arnaud oggi è cittadino serbo. Si sono salutati. L'insegnante è rimasto in silenzio per un po' e poi ha detto:

"Gouillon, ammetto di essermi sbagliato. Avevi ragione. Grazie".

Nota

[1] Anna Jaroslavna era una figlia di Jaroslav il Saggio, gran principe di Kiev e principe di Novgorod, e della sua seconda moglie Ingegerd Olofsdotter di Svezia. Divenne regina di Francia nel 1051 dopo aver sposato il re Enrico I. Restaurò chiese e costruì un monastero. Non si sa se sia rimasta ortodossa o sia diventata cattolica romana: da un lato ha incontrato il papa di Roma, mentre dall'altro una lettera attribuita a lei contiene una terminologia tipicamente ortodossa.

 
Il podvig di un pellegrino

una mappa del viaggio del cristiano, da Il pellegrinaggio del cristiano (The Pilgrim's Progress)

Uno dei momenti più ironici della mia vita ha avuto luogo il 20 maggio 2007. Ero in piedi di fronte al Cremlino a Mosca. Ero allora un sacerdote, e pertanto era vestito con la tipica rjassa nera, la croce pettorale e la skufija di un sacerdote russo. Una famiglia dal Messico si è avvicinata e mi ha chiesto, in inglese, se potevano farsi fotografare con me – senza dubbio presupponendo che io facessi parte del paesaggio nativo – e io sono stato d'accordo. Come ha fatto un ex protestante dal Texas a finire per essere un prete ortodosso russo? È una lunga storia, quindi lasciatemi iniziare dal principio.

cattedrale di San Basilio, al di fuori del Cremlino

Radici

Sono cresciuto in una famiglia protestante molto religiosa, un nazareno di quinta generazione... il che significa che la mia famiglia (da parte di mia madre) è stata in tale denominazione più o meno da quando è esistita. Nella mia casa, mia madre, quattro fratelli, e io, con eccezioni molto rare, partecipavamo alla scuola domenicale, al servizio della domenica mattina, al servizio serale della domenica, agli incontri di preghiera serale del mercoledì, ed eravamo in chiesa ogni sera della settimana in cui c'era un "risveglio", il che non capitava di rado.

Anche mio padre veniva da un ambiente molto religioso – la Chiesa di Cristo "campbellita". È nato in Texas, è cresciuto nel Missouri, e poi si è trasferito con la famiglia in California durante il periodo della Dust Bowl. Era un veterano della seconda guerra mondiale, che guadagnava molto bene come montatore di tubature e di coibentazioni con l'amianto. Conosceva il contenuto delle Scritture meglio di mia madre, ma quando ero bambino raramente andava in chiesa, e quando lo faceva, veniva con tutti noi alla chiesa del nazareno. Ho scoperto più tardi che rientrava in uno schema che ho osservato nelle persone associate a tale denominazione – aveva raggiunto il punto in cui aveva deciso che le chiese erano per la maggior parte piene di ipocriti, e così non ne sentiva il bisogno, ma manteneva una fede personale. Di conseguenza, non ha avuto un grande impatto sulla mia educazione religiosa, al di là dei racconti di alcune delle controversie che imperversavano nella Chiesa di Cristo (storie molto simili a quelle che ho poi sentito da altri ex membri che avevano lasciato quella chiesa), e il mio ricordo di alcuni passi della Scrittura che amava citare.

I miei genitori divorziarono quando avevo circa 6 anni, e poi quando avevo 9 anni mia madre si trasferì con me e i miei fratelli dalla California a Murray, nel Kentucky. Era un bel po' più giovane di mio padre, e veniva da Chicago, ma aveva deciso di trasferirsi a Murray perché sua madre era andata in pensione lì. A parte questo, tuttavia, non era una decisione molto pratica, perché là non c'era molto lavoro. La più vicina "grande città" era Paducah (che è proprio tra Possum Trot e Monkeys Eyebrow), ed eravamo circa 50 miglia più oltre, in una landa desolata. Economicamente, questo è stato per noi un grande passo verso il basso. Vivevamo letteralmente in Country Club Lane, in una periferia cittadina del sud della California (Grand Terrace), e ora ci eravamo trasferiti in Tobacco Road. Questa piccola città nel Kentucky occidentale non era un luogo molto accogliente per gli estranei. Eravamo considerati "furnurs" (foreigners, stranieri). Nel mio primo anno lì, in quarta elementare, ho fatto a botte per 52 volte. Me ne ricordo il numero, perché segnavo il punteggio sulla mia scrivania per spaventare gli sfidanti (49 vittorie, 3 sconfitte). Due anni dopo ci siamo trasferiti a Houston, dove viveva uno dei miei zii, e dove il lavoro era molto più abbondante. Se mi fossi trasferito direttamente dalla California al Texas, forse mi sarebbe piaciuto così tanto, ma dopo due anni a Murray, Kentucky, l'ho amato molto presto.

Dalla mia più tenera infanzia, fino alla mia adolescenza, mia madre ci ha sempre letto qualcosa alla sera. Quando eravamo più giovani, leggeva storie della Bibbia. Quando siamo cresciuti ha letto altri libri che pensava sarebbero stati edificanti, come storie di missionari in Africa. In terza media ho cominciato a leggere la Bibbia per conto mio, dalla prima all'ultima pagina, e l'ho letta diverse volte prima di arrivare a metà del liceo. Tuttavia, ero curioso riguardo alle altre religioni, e cominciato a leggere su di loro in età precoce. Una delle cose che facevo quando ero annoiato da bambino era di sfogliare la World Book Encyclopedia, e leggere qualcosa che aveva attirato la mia attenzione (erano i tempi precedenti ai videogiochi, ai videoregistratori e a Internet). Ricordo di aver letto l'articolo sulla "Chiesa ortodossa orientale" prima di trasferirmi dalla California, poco prima di avere compiuto dieci anni. Quindi sapevo che tale Chiesa esisteva, ma non ci avevo pensato troppo. Avevo pensato che fosse una forma più esotica del cattolicesimo romano... e nella mia casa, praticamente ci insegnavano che i cattolici romani erano idolatri, e che quando morivano finivano in cantina e giù per uno scivolo dritti all'inferno.

All'età di dodici anni mi sono interessato all'islam, a causa di alcuni studenti iraniani che vivevano in un complesso di appartamenti in cui ci eravamo trasferiti. Poi ho studiato il giudaismo. In terza media ho fatto un corso per corrispondenza dai cavalieri di Colombo, e ho studiato il cattolicesimo romano. Nonostante quello che mi era stato insegnato, lo trovavo interessante su molti livelli, ma non riuscito a farlo quadrare, alla fine, con quello che ritenevo l'insegnamento delle Scritture.

Al primo anno del liceo, ho conosciuto una ragazza che apparteneva alla Chiesa Pentecostale Unita; avevo una cotta per lei, e quando mi ha invitato alla sua chiesa, ci sono andato. Il primo servizio a cui ho partecipato era la prima domenica del nuovo anno, e quando il pastore si alzò a parlare ha detto "So che molti di noi non pensavano di veder mai arrivare questo giorno... ma quest'anno, succederà qualcosa... è una profezia!" Alcune settimane dopo, avevano un "evangelista" in visita a predicare. Sembra che non stesse ottenendo la reazione emotiva che si aspettava da un sermone di successo, è cominciò a dichiarare: "Qualcuno morirà stasera! Dio mi ha detto che c'è qualcuno qui stasera che – se non viene a questo altare [nei circoli evangelici, si tratta della ringhiera a cui ci si inginocchia] a pentirsi, morirà... stasera! Hai commesso gli stessi peccati, più e più volte, e Dio ti dà solo quest'ultima possibilità". Ero abituato a sermoni progettati per spaventare i fedeli, ma questo era a un livello completamente nuovo. Così per un paio di mesi, ho frequentato questa chiesa, cantando nel coro, e partecipando praticamente a ogni servizio. Tuttavia, col passare del tempo, le emozioni hanno cominciato a svanire... e non si è sviluppato niente con la ragazza che mi aveva fatto andare lì in primo luogo, perciò sono tornato alla mia vecchia chiesa del nazareno.

Anni dopo, una collega di mia madre, che era anche lei della Chiesa pentecostale unita, mi ha chiesto di andare in chiesa con lei una domenica sera. A quel tempo ero al college, studiavo per diventare un ministro nazareno, ma sono andato, per lo più per curiosità e per un po' di nostalgia. E capitava che fosse la prima domenica di un altro nuovo anno, e – non me lo sto inventando – il pastore si alzò e disse "So che la maggior parte di noi non pensava di veder mai arrivare questo giorno..." e prima che la serata finisse udii un'altra volta il messaggio: "Qualcuno morirà questa notte", notevolmente simile a quello che avevo sentito al primo anno del liceo.

Nell'abisso spirituale

Più tardi, al liceo, ho trovato un lavoro in una libreria, e perché il mio lavoro era verificare i nuovi libri in arrivo, ho acquisito un certo numero di nuovi interessi. Per esempio, ho iniziato a studiare il giapponese, a causa di un libro in cui mi sono imbattuto, che ha spiegava come leggere e scrivere i kanji (che sono i caratteri presi in prestito dal cinese). Poiché non vi erano giapponesi tra i miei conoscenti, ma c'era un certo numero di studenti cinesi, sono passato a studiare il cinese, ed è così che alla fine ho incontrato mia moglie (anche se non abbiamo iniziare a uscire assieme fino a dopo la fine del liceo). Ho anche iniziato a interessarmi alle arti marziali, al misticismo orientale (buddismo, taoismo, induismo), e anche all'occulto. Mi sono molto allontanato da Dio in quel periodo, anche se continuavo andare in chiesa regolarmente (perché l'idea di non andare in chiesa era qualcosa che la rigorosa disciplina di mia madre aveva scacciato da me molti anni prima). Tengo a precisare che non avrei mai potuto arrivare a negare direttamente Cristo. Durante quel periodo, quando la gente mi chiedeva di che religione ero, dicevo che ero un cristiano zen (un po' cristiano... un po' buddhista). E anche se avevo ipotizzato che forse Cristo è un'altra incarnazione di Krishna, o di Buddha, non avrei mai potuto conciliare adeguatamente ciò che sapevo di Cristo dalla Scrittura con queste idee non cristiane, ma ho preferito alzare semplicemente le spalle e lasciare la questione irrisolta, perché sapevo che ci doveva essere qualcosa di più nella vita spirituale di quanto non avevo sperimentato finora, e forse speravo di trovarlo in altre religioni. Non sapevo molto di studi biblici a quel tempo, ma avevo sentito abbastanza da parte di chi sollevava dubbi circa l'affidabilità delle Scritture, da pensare che forse alcune delle cose nella Scrittura che non si adattavano a queste altre religioni erano semplicemente errori che si erano insinuati nel corso dei secoli. Nonostante queste incertezze, avevo la sensazione che stavo andando nella direzione giusta, e una fiducia che non avevo conosciuto prima. Ero il padrone del mio destino (pensavo), ma ben presto avrei imparato in modo diverso... nel modo più duro.

Dopo essermi diplomato, il mio piano era diventare un agente di polizia (in parte perché pensavo che legasse con il mio interesse per le arti marziali). Tuttavia, avvenne che il dipartimento di polizia di Houston decise proprio in quell'anno di aumentare l'età di ingresso nella scuola di polizia, e quindi non fui in grado di andare avanti con quel progetto, per il momento. Così iniziai semplicemente a lavorare a tempo pieno.

Le tre grandi cose nella mia vita a quel tempo erano la mia ragazza (da non confondere con mia moglie, che a quel tempo conoscevo già, ma che non avevo ancora iniziato a frequentare), il kung fu, e il mix di idee buddhiste, taoiste, indù e occulte che trovavo così affascinante. Ero molto appassionato di un libro taoista di divinazione, chiamato "I Ching." Lo usavo regolarmente, e pensavo che le sue previsioni fossero notevolmente accurate. Una sera, però, tutte le indicazioni dall'I Ching erano che mi stavano per accadere cose orribili. Troppo tempo è passato per ricordarmi tutti i dettagli, ma mi ricordo che una delle previsioni era che il mio rapporto con la mia ragazza sarebbe finito, anche se allora null'altro mi aveva portato a pensare che questo fosse probabile. Per la prima volta, ho avuto la sensazione che mi dilettavo di qualcosa di malvagio. Era quasi come se potessi sentire le risate dei demoni. Penso che sia stata l'ultima volta che ho usato quel libro. Non molti giorni dopo, qualcosa ha inaspettatamente iniziato nella mia vita una reazione a catena che sembrava adempiere le previsioni di quella sera.

Mi capitava spesso di andare a piedi al lavoro, a causa del numero limitato di auto in famiglia, e, talvolta, solo per risparmiare benzina. Un giorno, finito il lavoro intorno alle 5 del pomeriggio, facevo jogging sulla strada di casa, sentendomi veramente bene, probabilmente nella migliore forma della mia vita. Mi sono imbattuto in una passerella sopra Greens Bayou, e proprio dall'altra parte c'era un albero. Per un capriccio, ho deciso di fare un salto con una piroetta sull'albero. Lo avevo fatto prima, e quindi non mi preoccupava. Non è stato il calcio all'albero il problema, ma l'atterraggio. Sono atterrato sul piede sinistro, con tutto il mio peso, e la radice dell'albero ha dato una storta alla mia caviglia sinistra, e ho sentito un forte "pop". La mia caviglia si è gonfiata subito fino alle dimensioni di un melone, e ho dovuto togliermi la scarpa e saltellare sul piede destro fino al telefono più vicino. In seguito non sono stato in grado di camminare senza stampelle per un bel po' di tempo. Ovviamente, il kung fu era fuori questione per il momento. Pochi giorni dopo, la mia ragazza ha rotto con me, e ho cominciato a sprofondare in una depressione molto profonda che è andata avanti per circa sei mesi. Non riuscivo a mangiare durante quel periodo. Ho avuto pensieri di suicidio su base regolare, e non riuscivo a vedere alcuna luce al fondo del tunnel.

Ritorno al punto di partenza

Alla fine, cominciai a realizzare che mi trovavo dov'ero perché mi ero allontanato da Dio, e così ho cominciato a pentirmi. Alla fine ho cominciato a sentire di nuovo una pace e una gioia che alla fine hanno vinto la mia depressione, e mi hanno tratto fuori dall'abisso spirituale da cui pensavo che non mi sarei più liberato. Ho bruciato tutti i miei libri occulti, la mia collezione piuttosto completa delle opere di Bhagwan Shree Rajneesh, e tutti gli altri libri che sentivo che non erano graditi a Dio. Avevo raggiunto un punto in cui pensavo di aver superato i "grandi peccati" nella mia vita, ma poi Dio mi mostrava sempre qualcosa di più a cui non avevo pensato, e di cui dovevo cominciare a pentirmi allo stesso modo. Ho avuto un risveglio spirituale, che era molto in linea con la tradizione in cui ero stato allevato. E ho cominciato a sentire una chiamata al ministero. In particolare, sentivo una chiamata a essere un missionario, e ho cominciato a fare progetti per frequentare la Southern Nazarene University, e laurearmi in "religione" (che nel gergo del movimento Holiness era una parola il cui significato potrebbe variare da "teologia" a "spiritualità"; da qui le frasi "si è dato alla religione" e "datemi quell'antica religione"... non era un programma sulle "religioni del mondo"). Da allora hanno cambiato il nome del programma in "teologia e ministero".

matushka Patricia, da bambina a Guizhou, in Cina. Si è trasferita a Hong Kong all'età di 6 anni, e negli Stati Uniti all'età di 16 anni. Il bottone che indossa è un bottone di Mao.

È stato durante questo risveglio che ho cominciato a uscire con la mia futura moglie, e prima di andare alla SNU (Southern Nazarene University), ci siamo formalmente fidanzati, anche se mentre ero a scuola eravamo separati da ben 500 miglia, le chiamate a distanza erano molto più costose allora, non c'era internet, e così noi parlavamo per circa 30 minuti a settimana, e altrimenti comunicavamo per lettera.

Gli studi per il ministero

Sono arrivato alla SNU con le convinzioni e lo zelo di un nuovo convertito, perché ero riconvertito, e l'esperienza è stata così profonda e potente, che esistevano molte cose che non sapevo, c'erano alcune cose che non dubitavo più. Non dubitavo più la verità della fede cristiana, la verità della Scrittura, o ciò che Cristo era e che è. Ma, iniziando il mio primo semestre, ho avuto la sensazione che alcuni dei miei professori fossero molto ansiosi di versare acqua fredda sui loro giovani studenti ardenti e zelanti. In una classe, un professore ha iniziato la sua prima conferenza parlando di come gli ebrei avevano atteso da secoli la venuta di Cristo, ma che quando è venuto, lo hanno perduto, perché avevano costruito muri attorno la loro fede per proteggerla. E proprio come i farisei, disse: "Anche voi avete costruito muri intorno alla vostra fede". Poi ha proceduto a spiegare che stava per abbattere quei muri, in modo da poter costruire la nostra fede su un fondamento più sicuro. Nei prossimi mesi, sono giunto a vedere quello che aveva in mente, e non posso dire di essere stato un partecipante molto collaborativo.

Quando uno di questi professori faceva una dichiarazione che trovavo discutibile, andavo a fare ricerche sul problema, e poi, quando si menzionava quel tema, menzionavo quello che avevo trovato. Per la maggior parte, i miei professori alla SNU erano aperti a far mettere le proprie opinioni in discussione, e il flusso di queste discussioni mi ha stimolato a scavare più a fondo in molte questioni fondamentali della teologia e della Scrittura – domande che probabilmente non sarebbero state esaminate se i miei istruttori avessero avuto nazareni più conservatori.

Molti dei miei compagni di classe mi hanno dato l'impressione di essere molto passivi, e sembravano accettare ciò che era insegnato solo come un dato di fatto, dal momento che i professori erano quelli che la sapevano più lunga. Tuttavia, ho avuto alcuni compagni di classe che erano più propensi a mettere in discussione ciò che ci era insegnato, e ci siamo subito diventati amici. Due di questi compagni di classe provenivano da ambienti nazareni, e due provenivano da ambienti carismatici, e frequentavano una chiesa del movimento Vineyard (che era una sorta di una denominazione non confessionale che aveva servizi molto informali, e musica di un tipo molto "Top- 40 "(banda rock, "gruppo di culto", ecc). Era una "non-chiesa". I fedeli si rilassavano stappando una coca cola. Con rare eccezioni, non si vedeva una giacca e cravatta... ma jeans, t-shirt, bermuda e camicie hawaiane. Si concentravano su doni spirituali, combattimento spirituale, cacciare i demoni, guarire i malati e profezie. Trovato molte di queste cose attraenti, ma non sono mai riuscito ad arrivare a farne parte. C'erano elementi della loro dottrina che non potevo accettare. Per esempio, credevano nella sicurezza eterna ("una volta salvato, sempre salvato"), e i nazareni decisamente no. Inoltre, la mia precedente esperienza con il pentecostalismo mi aveva lasciato un po' più scettico su alcuni degli eccessi che vedevo.

la Southern Nazarene University

Mentre ero alla SNU, i miei studi procedevano su più sentieri contemporaneamente: c'era il materiale che dovevo leggere per le lezioni; c'era il materiale che leggevo per contrastare il materiale che dovevo leggere per le lezioni; c'era il materiale che leggevo perché mi ero interessato a un particolare argomento; e poi c'era il materiale che leggevo perché ero alla ricerca di qualcosa di più profondo. Il terzo e quarto sentiero si sono evoluti nel corso del tempo. Nel corso del primo anno o giù di lì, mi sono particolarmente concentrato a scavare più a fondo nel movimento Holiness di cui la Chiesa del nazareno era una parte. Ho letto le opere di Charles Finney, quasi completamente. Ho letto anche molti altri scrittori del movimento Holiness... John Wesley, naturalmente; William e Catherine Booth, i fondatori dell'Esercito della Salvezza (che è una denominazione, e non solo un ente di beneficenza); Hannah Whitall Smith; Samuel Logan Brengle; Phineas Bresee F.; "Uncle" Bud Robinson; A.M. Hills; H. Orton Wiley; Watchman Nee; e molti altri scrittori meno noti. Ho anche ampiamente studiato la storia del metodismo e del movimento holiness, così come il collegamento tra i movimenti e il pentecostalismo. Avevo sperato che scavando nelle radici della tradizione Holiness, avrei potuto scoprire ciò che ora vi mancava. Ho trovato molte figure storiche ammirevoli, e ho trovato impressionante la loro devozione a Dio e la serietà con cui si avvicinavano alla vita spirituale. Le descrizioni dei vecchi risvegli mi hanno fatto pensare che forse allora avevano qualcosa che era stato perso lungo la strada.

Il movimento pentecostale era originariamente un ramo del movimento Holiness... infatti il ​​luogo di nascita del pentecostalismo è generalmente considerato il la missione di Azusa Street a Los Angeles, che era stata fondata da un pastore nazareno nero che aveva iniziato a predicare che si doveva parlare in lingue per essere ripieni di Spirito Santo, e che subito dopo fu escluso dalla sua Chiesa insieme alla sua congregazione. A quel tempo la Chiesa del nazareno era in realtà conosciuta come la "Chiesa pentecostale del nazareno"... ma il termine "pentecostale" era stato precedentemente usato come riferimento alla "seconda benedizione", cioè l'opera di "tutta la santificazione", che come si insegnava, era il risultato del battesimo dello Spirito Santo... che come generalmente si credeva, avveniva a un certo punto dopo la giustificazione, cioè, quando qualcuno giungeva a una "fede salvifica" in Cristo. Ho scoperto che il movimento pentecostale aveva di fatto deviato un certo numero di termini (come "Full Gospel"), che erano stati comuni nel movimento Holiness, ma poiché il movimento Holiness maggioritario era così ansioso di prendere le distanze dai "chiacchieroni in lingue", ben presto abbandonarono la terminologia che li poteva associare a questo nuovo movimento, e nel processo si allontanarono molto anche dallo spirito revivalista che li aveva caratterizzati. Il movimento Holiness è in realtà il luogo da cui è venuto il termine "Holy Roller"... perché c'era chi era abituato a rotolare nelle navate, saltare i banchi, correre intorno alla chiesa, salire sui pali, gridare, agitare i fazzoletti, ecc. Ho lavorato per un vecchio il cui padre era stato un tempo un evangelista nazareno, e mi ha detto che quando era ragazzino, autobus turistici da Oklahoma City portavano la gente alla Prima chiesa del nazareno di Bethany, in modo che potessero vedere questo tipo di cose in prima persona. Non lo si sarebbe detto dalla prima chiesa del nazareno di Bethany al tempo in cui andavo a scuola, o praticamente qualsiasi altra chiesa del nazareno. Così ho cominciato a chiedermi se forse il fervore del movimento Holiness era stato perso a causa di una reazione eccessiva al pentecostalismo, e così ho cominciato a vedere se riuscivo a trovare qualcosa a metà strada tra la Chiesa del nazareno che io avevo conosciuto, e il movimento pentecostale, che sapevo che aveva un lato stravagante, che volevo evitare.

Il vicolo cieco del non-denominazionalismo

Nell'estate del 1988 mia moglie e io ci siamo sposati nella chiesa battista cinese che lei aveva frequentato a Houston. Grazie agli sforzi di mia moglie, che era molto frugale, siamo stati in grado di avere un bel matrimonio, un ricevimento, una luna di miele, e traslocare le sue cose in Oklahoma, il tutto per circa mille dollari. Nel successivo anno scolastico, pensavo di aver trovato quello che cercavo. Era stata avviata nella zona di Bethany una chiesa non confessionale, che consisteva principalmente di ex nazareni con tendenze carismatiche, e il pastore era stato un evangelista musicale nazareno (lui e sua moglie cantavano ai risvegli in giro per il paese). Era anche laureato al Nazarene Theological Seminary, ma ho scoperto che pur essendo un uomo per bene e sincero, non era molto propenso agli studi teologici. Infatti, quando ho cominciato a frequentare quella chiesa, mi ha chiesto di occuparmi della loro classe di scuola domenicale degli adulti, e anche di scrivere una dichiarazione dottrinale per la loro chiesa. Aveva iniziato lo studio di Ebrei, e così ho continuato dove aveva lasciato, e mi è piaciuto scavare a fondo in Ebrei e delineare il suo significato per la classe.

Ho anche accettato la sfida di scrivere una dichiarazione dottrinale: utilizzando come punto di partenza gli articoli di fede nazareni (che sono stampati in quello che è conosciuto come "il manuale nazareno", che ha avuto origine dal libro di disciplina metodista, ed era una sorta di dichiarazione dottrinale della denominazione, in combinazione con le regole che governano la Chiesa del nazareno sui suoi vari livelli, e forniva anche gli standard di comportamento cristiano a cui i nazareni avrebbero dovuto aderire), integrandoli con alcune cose dal manuale di dottrina dell' Esercito della salvezza (che è di simile portata), e aggiungendo alcune altre cose sui doni dello Spirito Santo, ho preparato un testo e l'ho presentato al pastore. La sua reazione è stata "Oh, cielo... è così negativo! C'è tutta questa roba sul peccato! Sembra il manuale nazareno!" Gli ho risposto che in realtà era basato sugli articoli del manuale nazareno di fede, e poi abbiamo iniziato a discutere la questione se la dottrina debba essere radicata in qualche cosa del passato. Mi ha detto: "Dio ha una parola odierna per la Chiesa", e in fondo non avevamo bisogno di preoccuparci di ciò che un gruppo di persone morte pensava sulla dottrina. Gli ho chiesto se credeva che Dio avesse parlato per mezzo di uomini come John Wesley. Ha detto che ci credeva. Così ho chiesto, se Dio ha parlato per mezzo di uomini come John Wesley, un tale messaggio non sarebbe qualcosa che vorremmo conoscere e capire? Non mi ha dato una risposta soddisfacente. Ma quel testo non è diventato la dichiarazione dottrinale di quella chiesa... e nemmeno altri testi. Ho notato nel corso del tempo che questo pastore predicava sulla base di qualunque cosa stesse leggendo in quel momento. Per un po' predicava sermoni basati su un romanzo cristiano sulla guerra spirituale dal titolo "This Present Darkness". Poi ha iniziato a predicare dal libro di Watchman Nee "autorità spirituale". Quindi la dottrina della Chiesa cominciò a sembrare imperniata su ciò che aveva mangiato la sera prima. Cominciai a vedere la follia delle Chiese non confessionali che non hanno alcuna responsabilità al di là del capriccio dei pastori che le dirigono.

I nodi vennero al pettine una domenica quando, insegnando su Ebrei, parlai della questione se si possa perdere la propria salvezza o no (una questione sollevata da Ebrei 6:4-6 ed Ebrei 10:26- 27). Non avevo motivo di pensare che questo sarebbe stato un tema controverso, perché i nazareni credono che si possa perdere la salvezza. Tuttavia, un certo numero di persone che avevano aderito a questa chiesa veniva dalle chiese battiste del sud, dove la "sicurezza eterna" è la dottrina prevalente. Mentre stavo insegnando in questa classe, c'era un ragazzo che non avevo mai visto prima che continuava a discutere i punti che stavo sollevando, ma ho pensato che stesse difendendo le sue posizioni piuttosto abilmente. Poi, dopo la classe, mi ha parlato una donna di provenienza battista, che era così sconvolta che stava tremando. Non aveva mai sentito finora obiezioni sulla sicurezza eterna, e non sapeva come si possa credere che qualcuno potesse essere salvato, se la sicurezza eterna non era vera. Ho fatto del mio meglio per calmarla. Poi è iniziata il servizio principale, e ho scoperto che il predicatore ospite di quella domenica era il ragazzo che mi aveva fatto obiezioni nella classe. Durante l'omelia, le parti si sono ribaltate, ma a differenza di una classe della scuola domenicale, non è generalmente considerato un buon comportamento ribattere a un predicatore durante il servizio. Lui non mi ha identificato per nome in quel sermone, ma chiunque nella classe sapeva di chi stava parlando. Dopo il servizio, il pastore mi ha chiamato in disparte, perché aveva sentito che alcune persone erano sconvolte da quello che avevo detto nella classe della scuola domenicale. Mi ha detto che dovevo "smetterla con quella roba dottrinale", perché la dottrina "divide". Gli ho fatto notare che era lui che aveva scelto Ebrei come materia di studio, e gli ho chiesto che cosa avrei dovuto fare quando arrivavo a passi che insegnano chiaramente che la salvezza non è garantita, solo perché una volta si è fatta una professione di fede. Ancora una volta, non mi ha dato una buona risposta, e quella è stata la mia ultima domenica di quella chiesa. Ben presto sono tornato a una delle nuove chiese nazarene nella zona, e da quel punto in avanti ho avuto un nuovo apprezzamento per la dottrina, l'autorità della Chiesa e la Tradizione.

Pastore associato e attivista pro-life

La nuova chiesa del nazareno che ho cominciato a frequentare sembrava l'ideale che avevo sempre cercato. Era  stata avviata per iniziativa del sovrintendente di distretto (che funziona un po' come un vescovo diocesano), con l'intenzione di attirare le persone inclini a un ambiente più "carismatico". Non aveva nemmeno il termine "nazareno" nel suo nome – era chiamata semplicemente "The Sonlight Center" – anche se questo termine era stato precedentemente un requisito per ogni chiesa locale del nazareno. Aveva un gruppo rock, un culto "Top 40", e un'enfasi sui doni dello Spirito – ma aveva anche una dichiarazione dottrinale e rispondeva a una chiesa più ampia. Alla fine sono diventato il pastore associato di questa chiesa.

Uno dei ministeri che questa chiesa aveva cominciato a intraprendere era l'attivismo pro-life. In realtà, questa chiesa aveva dato iniziato al capitolo locale di "Operation Rescue", che conduceva proteste presso le cliniche abortiste, e la cui tattica preferita era quella di bloccare l'ingresso, utilizzando i metodi di resistenza passiva che erano stati utilizzati dal movimento per i diritti civili, e cercare di ostruire la clinica giù a lungo possibile. Al primo incontro che abbiamo tenuto, padre Anthony Nelson della chiesa ortodossa di san Benedetto è arrivato con la sua rjassa e croce pettorale, e io mi sono rivolto a mia moglie e le ho detto scherzosamente, "Riesci a immaginarti me vestito così?" Dopo la riunione, una delle signore della chiesa mi ha informato che avevano lo scopo di inviare un invito a tutte le chiese della zona di Oklahoma City, ma che non aveva sufficiente affrancatura, e così aveva pregato Dio di guidarla nella scelta delle chiese a cui inviare gli inviti. Quindi il fatto che padre Anthony avesse anche solo ottenuto l'invito, per non parlare della sua venuta, è stato un evento improbabile, ma che si è rivelato fondamentale nel mio viaggio verso la Chiesa ortodossa.

Alla scoperta della Tradizione

C'erano molte cose che ho studiato in profondità e che hanno cominciato ad aprirmi gli occhi sui difetti fondamentali nel protestantesimo, e anche sull'importanza della tradizione: la critica testuale, l'empirismo e il suo ruolo nelle scienze bibliche protestanti, la questione dell'ispirazione della Scrittura, le opere di Thomas Oden, i libri sull'Ortodossia, e poi gli scritti dei Padri stessi.

Ho cominciato a studiare la questione della critica testuale dopo essermi messo a studiare il greco del Nuovo Testamento, e dopo essere venuto a conoscenza di variazioni testuali. Ho letto diversi libri di John Burgon, che era uno studioso anglicano del XIX secolo, nato a Smirne, e così cresciuto in un ambiente di lingua greca. Era un'autorità sulla patristica, e ha scritto ampiamente contro il lavoro di Wescott e Hort – due studiosi anglicani che avevano reso popolare l'approccio alla critica testuale, che si riflette nel testo greco usato dalla maggior parte delle traduzioni protestanti moderne, con l'eccezione della New King James Version, e poche altre versioni meno conosciute (e, naturalmente, nel caso della versione di Re Giacomo, questa era basata sul Textus Receptus che essenzialmente è lo stesso testo della maggior parte dei manoscritti greci, e ha preceduto Wescott e Hort di alcuni secoli). Ho letto anche altri autori più contemporanei sul tema, come Zane C. Hodges e Wilbur Pickering, e ho letto dibattiti in cui Hodges e Pickering, sostenitori di quello che oggi è conosciuto come "Il testo maggioritario" o "il testo bizantino", hanno dibattuto i sostenitori dell'approccio Wescott-Hort. Questo è un argomento complicato, ed è troppo grande per entrarvi in profondità qui, ma basti dire che ho trovato più convincenti gli argomenti a favore del testo greco tradizionale, e tali argomenti dipendono in gran parte da una convinzione che Dio ha preservato la tradizione testuale della Chiesa... e se si accetta questa, si solleva la questione più ampia dell'affidabilità della Tradizione.

In un corso di livello di laurea sulla Scrittura (che era insegnato dai due professori più liberali che ho avuto), ho scelto di fare un documento sul ruolo del positivismo nella dottrina biblica. Anche questo è un problema complesso (ne offro qualche dettaglio nel mio saggio Sola Scriptura), ma ho cominciato a vedere il razionalismo che è al centro del protestantesimo e che lo è stato sin dai tempi di Martin Lutero e Giovanni Calvino.

In quello stesso corso, il nostro lavoro finale, che dovevamo presentare a turno alla classe negli ultimi giorni del semestre, era un'esposizione della nostra teologia personale sull'ispirazione della Scrittura. Avevo notato fin dall'inizio del semestre che sembrava come se l'intero scopo di quella classe fosse di convincere lo studente che la Bibbia era piena di errori, ma di affermare anche, in qualche modo, che era comunque ispirata. Ho deciso di mettere in pratica il "quadrilatero wesleyano", e quindi ho analizzato la questione chiedendo prima ciò che la Scrittura dice di se stessa, poi ciò che la tradizione dice sulla natura della Scrittura, e poi guardando la questione dal punto di vista della ragione e dell'esperienza.

Non lo si direbbe frequentando la maggior parte delle chiese del nazareno, ma poiché i nazareni fanno risalire storicamente le loro radici attraverso il movimento metodista a John Wesley, hanno una connessione remota con la tradizione anglicana. Io ne ho avuto qualche idea crescendo al suo interno, e leggendo le pubblicazioni dei nazareno... di fatto, da adolescente, ho digiunato il mercoledì e il venerdì per circa un anno, perché avevo letto che John Wesley digiunava in questi giorni, in base alla prassi della "Chiesa primitiva". Ma se non le hai notate da laico, certamente sei introdotto a queste radici anglicane quando studi per essere un ministro nazareno. Nella teologia anglicana, hanno il concetto dello sgabello a tre gambe dell'anglicanesimo: loro teologia si basa sulla Sacra Scrittura, la tradizione e la ragione. John Wesley ha aggiunto ancora una gamba allo sgabello (l'esperienza), e quindi nasce il "quadrilatero wesleyano". L'idea di base è che la teologia wesleyana dovrebbe essere basata principalmente sulla Scrittura, ma la Scrittura interpretata dalla tradizione, dalla ragione, e dall'esperienza - in questo ordine di importanza. In pratica, tuttavia, raramente si sente parlare di qualsiasi tradizione al di fuori delle discussioni della dottrina della Trinità, o della cristologia.

La maggior parte della mia ricerca sulla questione dell'ispirazione della Scrittura era incentrata sulla questione di ciò che la tradizione ha da dire in proposito, e poiché a quel punto avevo più o meno un'idea da "teoria dei rami" di ciò che costituiva la Chiesa, l'ho analizzata in termini di ciò che la "Chiesa antica" insegnava sul tema, quindi ciò che la Chiesa cattolica romana, la Chiesa ortodossa e poi i vari rami principali del protestantesimo avevano storicamente insegnato... con un'enfasi particolare sul ramo in cui mi trovavo io in quel tempo. Quello che ho trovato era che tutti i cristiani affermavano l'idea che le Scritture sono completamente ispirate, e che sono in realtà infallibili. Avevo buone fonti per la maggior parte di queste sezioni, ma non per gli ortodossi. Ma io sapevo abbastanza sulla Chiesa ortodossa per sapere che avevo bisogno di coprire adeguatamente il suo punto di vista. Dal momento che avevo incontrato padre Anthony Nelson e avevo lavorato con lui in diverse manifestazioni, ho deciso di chiamarlo e discuterne con lui. Quando ha spiegato la comprensione ortodossa dell'infallibilità della Scrittura, la cosa aveva così tanto senso che è diventata essenzialmente la conclusione finale del mio saggio. In breve, la sua spiegazione era simile a quella che ho poi trovato negli scritti di sant'Agostino (Lettera a san Girolamo, 1:3). Noi crediamo che le Scritture sono inerranti perché Dio, che le ha ispirate, è a un certo livello il loro autore. Se, tuttavia, troviamo nella Scrittura qualcosa che sembra in contrasto con la ragione, possiamo concludere o che abbiamo difetti di ragionamento, o che abbiamo frainteso il senso delle Scritture, o forse abbiamo una cattiva traduzione o un cattivo manoscritto... ma sappiamo che le Scritture sono vere... e se non sappiamo con certezza quale dei fattori di cui sopra è la causa del conflitto apparente con la ragione, non passiamo troppo tempo a preoccuparci, perché la nostra comprensione delle Scritture come individui non è infallibile, e non dovremmo aspettarci che lo sia. La comprensione della Chiesa delle Scritture nel suo insieme è infallibile, e se restiamo sotto la guida della Chiesa, non andremo troppo lontano negli sbagli.

Come ha scritto san Gregorio il Teologo:

"Noi però, che estendiamo la precisione dello Spirito al minimo dettaglio e iota, non ammetteremo mai l'affermazione empia che anche le cose minime sono state trattate in modo casuale da parte di coloro che le hanno registrate, e che sono state quindi tenute a mente fino a oggi: al contrario, il loro scopo è stato quello di fornire memoriali e istruzioni per la nostra considerazione in circostanze analoghe, se queste ci capitassero, e affinché gli esempi del passato ci possano servire da regole e modelli, per nostro avvertimento e imitazione "(NPNF2-07, san Gregorio Nazianzeno, Orazione II:. In difesa della fuga nel Ponto, e del suo ritorno, dopo la sua ordinazione sacerdotale, con un'esposizione del carattere della funzione sacerdotale, cap. 105, NPNF2, p. 225).

Quando è venuto il giorno in cui ho presentato il mio saggio alla classe, ho presentato la visione che la Chiesa aveva sempre avuto per quanto riguarda le Scritture, e ho sostenuto che se la Chiesa ha sempre insegnato qualcosa, ciò deve essere vero, perché non era possibile che tutta la Chiesa affermi qualcosa in realtà errato. Lo stesso professore che aveva tenuto conferenze sull'abbattere i muri intorno alla nostra fede (all'inizio dei miei studi presso la SNU) è stato quello che ha sfidato con più veemenza la mia tesi. A un certo punto dichiarato che, se intendevo sostenere quella posizione, avrei dovuto "diventare cattolico, accettare gli apocrifi, il papa e il purgatorio". Ho risposto che se avessi potuto essere convinto che la Chiesa aveva sempre insegnato queste cose, io le avrei accettate... ma non pensavo che fosse il caso [gli ortodossi accettano i libri deuterocanonici, ma non le nozioni del papato o del purgatorio].

A questo punto non avevo idea che avrei fatto eventuali cambiamenti radicali nella mia affiliazione ecclesiale, ma io credevo di aver scoperto un nuovo metodo teologico, che poteva risolvere praticamente qualsiasi controversia teologica. Non importa la domanda, c'era solo bisogno di chiedere "cosa ha sempre insegnato la Chiesa a riguardo?" Una volta trovata la risposta, il problema era risolto; c'era solo bisogno di conformarsi agli insegnamenti della Chiesa. E per essere chiari, a quel tempo la mia idea della Chiesa era basata sulla teoria dei rami, ma anche se si vede la Chiesa come un albero con rami, si finisce ancora con lo stesso tronco.

sant'Ignazio di Antiochia

Tuttavia, quando ho iniziato a studiare seriamente gli scritti del teologo metodista Thomas Oden, mi sono reso conto che il mio nuovo metodo teologico non era affatto un nuovo metodo – era solo nuovo per me. Gran parte del materiale che mi era assegnato da leggere mentre ero alla SNU era un lavoro gravoso, niente di ispirazione o edificante – ma c'erano alcune eccezioni, e in primo piano tra queste eccezioni vi erano i libri di Thomas Oden. Oden era stato un allievo del biblista tedesco estremamente liberale, Rudolph Bultmann, e così faceva molto parte dell'ambiente intellettuale scettico che trovavo così poco attraente. Tuttavia, a un certo punto negli anni '70 ha cominciato ad applicare i criteri scettici degli studi liberali proprio sugli studi liberali, e ha finito per affermare l'idea che il "consenso ecumenico" del primo millennio della storia cristiana era "normativo". Sono stato introdotto alle sue opere nel mio corso di teologia sistematica. Egli aveva in quel momento scritto i primi due volumi di una teologia sistematica che seguiva le linee generali del Credo niceno, e che erano per molti versi un'introduzione ai Padri, e un indice per indicare dove nei loro scritti si può trovare ciò che aveva da dire sulle questioni contemplate dai testi. In quella classe, abbiamo usato il volume 2, "La Parola di Vita", che si concentrava su quelle parti del Credo che hanno a che fare con Cristo. Quel libro era così rinfrescante che ho ottenuto una copia del volume 1, "Il Dio vivente", e ho letto pure quella. Ho anche scoperto che la nostra biblioteca aveva il suo libro "Agenda per la Teologia", che allora penso fosse fuori stampa, ma era il suo manifesto teologico, e ha spiegato come era passato da bultmanniano a difensore dell'autorità della tradizione della Chiesa. Quel libro è stato successivamente ristampato in una forma significativamente riveduta, con il titolo "Dopo la modernità... Cosa?" In una delle mie classi di teologia pastorale, era usata anche la sua "Teologia pastorale" come libro di testo, che cercava nella Tradizione della Chiesa una guida su come affrontare le questioni pratiche di teologia pastorale.

C'era un capitolo de "La Parola di Vita" (il capitolo 7, che si occupava della questione della "ricerca del Gesù storico"), che era una critica tanto approfondita del liberalismo protestante che vi ho messo a margine effetti sonori dai fumetti di Batman: "Boom!", "Pow!", "Smack!", etc.

"Noi violiamo un requisito etico primario degli studi storici se imponiamo su una serie di documenti dei presupposti a noi congeniali e poi prendiamo in prestito il prestigio canonico dei documenti sostenendo che corrisponde alla nostra predisposizione favorita. Questo manca di onestà. Il tentativo moderno di studiare Cristo si è comportato così ripetutamente. Il testo è diventato spesso uno specchio di interessi ideologici: il Cristo di Kant diventa un'esposizione stiracchiata dell'imperativo categorico; il Cristo di Hegel si presenta come un ombra-immagine della dialettica hegeliana. Il Cristo di Schleiermacher è un riflesso dell'accoppiamento scomodo del pietismo e del romanticismo; il Cristo di Strauss è ben ripulito dalle erbacce di tutti i riferimenti soprannaturali. Il ritratto di Cristo di Harnack appare esattamente come quello di un idealista liberale tedesco tardo-ottocentesco; e il Cristo di Tillich è un'idea esistenziale antistorica dell'essere che partecipa allo straniamento senza essere estraniato... Il critico biblico storico "non era tanto interessato a essere cambiato dalla sua lettura della Bibbia, quanto a cambiare il modo in cui la Bibbia è stata letta al fine di conformarla allo spirito moderno" "(La Parola di Vita: Teologia sistematica, Volume II, New York: Harper & Row, 1989, 224n.

"L'ermeneutica del sospetta è stata applicata in modo sicuro alla storia di Gesù, ma non alla storia degli storici. È giunto il momento di cambiare le carte in tavola. L'ermeneutica del sospetto deve essere equamente e prudentemente applicata al movimento critico in sé. Questa è la più certa prossima fase degli studi biblici – la critica della critica" (Ibid., p. 226).

"Un'evidente arena trascurata è la posizione sociale dei critici quasi-marxisti che criticano la posizione sociale del cristianesimo classico, a partire da comode sedie in solchi ben tracciati. Questi scrittori si sono concentrati sull'analisi della posizione sociale degli autori e degli interpreti della Scrittura. Tuttavia tale principio attende ora di essere applicato ai pregiudizi sociali della "elite erudita" – una gilda di studiosi che affermano il loro interesse per la posizione privilegiata dell'università moderna... La motivazione per scoprire reperti critici senza precedenti aumenta quando l'avanzamento professionale è offerto come ricompensa per una ricerca originale. Questa abitudine perenne della tradizione accademica tedesca ha portato la critica biblica a nuove estasi di mode passeggere, dove la storia reale di Gesù svanisce in un mucchio di teorie e speculazioni sulla trasmissione redazionale della tradizione della testimonianza su di lui... È poco probabile che la Sacra Scrittura sia stata ispirata, fornita, tramandata a costi elevati, e difesa da venti secoli per nessun migliore scopo che mantenere gli storici occupati oppure far avanzare carriere accademiche... Gesù ha avuto parole dure per tali ostruzionisti: "Guai a voi dottori della legge, perché avete sottratto la chiave della conoscenza. Voi stessi non siete entrati, e avete impedito l'ingresso a quelli che entravano" (Lc 11:52)" (Ibid., pp. 226-228).

Il terzo volume della sua "teologia sistematica" non è stato pubblicato fino al 1992, e a quel momento ero già ortodosso da un po', e così ero meno desideroso di acquistare una copia, anche se ho sempre avuto l'intenzione di farlo un giorno, al fine di completare la serie. Ventidue anni dopo, l'ho finalmente ottenuto, e la lettura è stata una passeggiata lungo il viale dei ricordi. Leggere la prefazione mi ha ricordato che spirito radicalmente diverso avevo trovato nei suoi scritti in confronto con la maggior parte del materiale che avevo studiato alla SNU.

 Nel secondo paragrafo della sua prefazione, ha scritto:

"Alla fine di questo viaggio ribadisco gli impegni solenni assunti al suo inizio:

• Non offrire nessun nuovo contributo alla teologia

• Resistere alla tentazione di citare scrittori moderni meno istruiti in tutta la parola di Dio rispetto ai migliori antichi esegeti classici

• Cercare molto semplicemente di esprimere quello spirito della Chiesa credente che è stato sempre attento all'insegnamento apostolico in cui il consenso è stato dato dai credenti cristiani in tutto il mondo, sempre, e da tutti - questo quello che intendo con metodo vincenziano (Vincenzo di Lerins, Commonitorium, LCC [Library of Christian Classics] VII, pp 37-39,65-74; per un resoconto di questo metodo si veda Il Dio vivente (volume 1 della sua teologia sistematica), pp 322 -25.341-51.

Mi sono dedicato alla mancanza di originalità. Mi impegno all'irrilevanza, se rilevanza significa indebitamento alla modernità corrotta. Quanto è ritenuto utile in teologia è probabile che ammuffisca in pochi giorni. Prendo a cuore il monito di Paolo: "Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, che sia condannato in eterno! Come abbiamo già detto [dal primo kerygma apostolico], così ora ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto [par o parelabete, diverso da quello che avete ricevuto dagli apostoli], che sia condannato [anathema esto] per sempre"! (Gal. 1:8,9, NR, il corsivo è mio) (La vita nello Spirito: teologia sistematica Volume III, New York: Harper & Row, 1992 p vii).

Non riesco a ricordare in quale dei suoi libri ha detto questo, ma mi ricordo che faceva eco ai sentimenti di cui sopra, e che disse che voleva che l'epitaffio sulla sua tomba dicesse: "Non ha aggiunto nulla di nuovo alla teologia"

Thomas Oden è ancora un protestante, e quindi non si deve dare per scontato che io sia d'accordo con lui del tutto, ma la sua devastante critica del liberalismo protestante e della modernità in generale, in combinazione con la sua affermazione della tradizione della Chiesa era un'oasi in un deserto spirituale e intellettuale.

Intorno al periodo in cui ho cominciato ad approfondire la "teologia sistematica" di Oden, ho ricevuto 2 libri che padre Anthony Nelson mi aveva suggerito di leggere se volevo capire di più sulla Chiesa ortodossa: "Orthodox Dogmatic Theology", di padre Michael Pomazansky, e "Becoming Orthodox", di padre Peter Gillquist. Sono rimasto colpito da molti dei parallelismi tra "Orthodox Dogmatic Theology" e quello che leggevo nei libri di Oden, ma sono stato anche colpito da alcune delle differenze. Ho spesso scritto note a margine, e in quel libro ho scritto a lato commenti come "Ma certo che no!", ma dopo essere diventato ortodosso ho dovuto tornare indietro e cancellare tali osservazioni. "Ma certo che sì!"

Anche "Becoming Orthodox" è un libro che mi ha aperto gli occhi. Avevo sentito parlare degli "ortodossi evangelici" e del loro viaggio dalla Campus Crusade for Christ alla Chiesa ortodossa. Un docente ospite ne ha parlato... e non mi ricordo perché ne ha parlato, ma mi ricordo lo sguardo perplesso sui volti di coloro che udivano... questo senza dubbio rispecchiava la mia stessa espressione. Credo che ci siano state anche alcune risposte udibili, come "Eh?" o "Cosa?" La mia reazione è stata di chiedermi cosa potevano mai aver avuto in mente. Leggere il libro ha risposto alla mia domanda. Non mi ha convertito, ma penso che la cosa principale compiuta con la lettura di quel libro è stata che ho visto che la conversione all'Ortodossia era una vera opzione, anche se in quel momento non la consideravo ancora un'opzione molto seria.

'Ho anche cominciato a leggere i Padri stessi, e non solo a leggere su di loro, con le citazioni occasionali che si potevano incontrare. Venendo da presupposti protestanti, quanto più antico era il Padre, tanto più affidabile era probabile che fosse. Uno dei primi Padri che si possono trovare dopo i tempi del Nuovo Testamento è Sant'Ignazio di Antiochia. Era stato un discepolo dell'apostolo Giovanni, fu consacrato vescovo di Antiochia da san Giovanni stesso, e fu martirizzato nell'arena di Roma nel 112 d.C. Così ho letto le suoi sette epistole con grande interesse, e sono stato più e più volte colpito dal fatto che non era un protestante:

"Allo stesso modo, che tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, proprio come dovrebbero rispettare il vescovo, che è un modello del Padre, e i presbiteri come il consiglio di Dio e come la schiera degli Apostoli. Senza questi nessun gruppo può essere definito una chiesa "(Tralliani 3,13).

"Non commettete errori, fratelli, nessuno che si segua un altro in uno scisma erediterà il regno di Dio, nessuno che segue dottrine eretiche è dalla parte dellla passione" (Filadelfi 3: 3).

"Siate zelanti, poi, nell'osservanza dell'unica eucaristia. Infatti c'è una sola carne del nostro Signore Gesù Cristo, e un solo calice che porta all'unione nel Suo sangue. C'è un solo altare, in quanto vi è un solo vescovo, con il presbitero e i diaconi, che sono miei compagni di lavoro "(Filadelfi 4: 1).

"Ma considerate coloro che sono di parere diverso rispetto alla grazia di Cristo che è venuta a noi, come si oppongono alla volontà di Dio... Si astengono dall'eucaristia e dalla preghiera, perché non confessano l'eucaristia come la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha sofferto per i nostri peccati, e che il Padre, della sua bontà ha risuscitato di nuovo. Quelli, dunque, che parlano contro il dono di Dio, incontrano la morte in mezzo alle loro controversie. Ma sarebbe meglio che trattino tale dono con rispetto, affinché anch'essi possano risorgere" (Smirnesi 6:2-7:1).

"Fuggite dalle divisioni, come dall'inizio dei mali. Tutti voi dovete seguire il vescovo, come Gesù Cristo ha seguito il Padre, e seguire i presbiteri come fareste con gli apostoli; e rispettare i diaconi come il comandamento di Dio. Nessuno faccia qualcosa nella Chiesa senza il vescovo. Solo l'eucaristia che è sotto l'autorità del vescovo (o di chiunque egli stesso designa) è da considerarsi valida. Ovunque appare il vescovo, là sia la congregazione; come ovunque è Gesù Cristo, là è la Chiesa cattolica. Non è consentito né battezzare né tenere una festa di agape senza il vescovo. Ma qualunque cosa egli approva è gradito a Dio, in modo che tutto ciò che potete fare sia affidabile e valido" (Smirnesi 8:1-2).

"Radunatevi insieme in comune, ognuno di voi individualmente, uomo accanto a uomo, in grazia, in una sola fede e in un solo Gesù Cristo, che secondo la carne era della discendenza di Davide, che è Figlio dell'uomo e Figlio di Dio, affinché possiate obbedire al vescovo e al presbiterio senza distrazione della mente; spezzando un solo pane, che è farmaco d'immortalità e antidoto per non morire, ma per vivere per sempre in Gesù Cristo. (Efesini 20:2).

Qui avevamo un discepolo dell'apostolo Giovanni, che insegna che l'eucaristia è veramente il corpo e il sangue di Cristo, che è il farmaco dell'immortalità, che potrebbe essere valida o non valida in base all'autorità del vescovo, che nessun gruppo che non ha vescovi, sacerdoti e diaconi può essere chiamato una chiesa, e che nessuno che vada in scisma o eresia erediterà il Regno di Dio. Quando ho letto queste lettere per la prima volta, non ero sicuro di dove sarei finito, ma sapevo che non potevo più rimanere un protestante. Per circa 10 secondi, mi è venuto in mente il pensiero dell'anglicanesimo, e se fossi nato cento anni prima, avrei potuto optare per questo, ma il decadimento dottrinale della Chiesa anglicana aveva raggiunto in quel momento un punto tale che non potevo considerarlo un'opzione seria.

Non la basilica di Santa Sofia ... ma comunque, il cielo sulla terra

In uno dei miei corsi pratici di teologia (credo che fosse intitolato "Teologia del culto cristiano"), uno dei nostri compiti era quello di visitare un certo numero di servizi di culto che non erano i tipici servizi evangelici protestanti a cui eravamo abituati. Ho usato quest'opportunità per andare a un servizio alla parrocchia di padre Anthony Nelson. Era un Vespro del sabato sera, e anche se san Benedetto ha oggi un bellissimo edificio ecclesiale, non lo aveva nel gennaio del 1990. Si riunivano in un piccolo negozio. Le lastre del soffitto avevano macchie di ruggine visibili da perdite precedenti. Il tappeto sembrava aver visto giorni migliori. La congregazione non era grande. Tuttavia, il canto era ben fatto, e ho avuto la sensazione che questa fosse la cosa autentica quando si trattava di culto. In realtà, ho notato elementi che mi hanno ricordato di cose che avevo letto sul culto della sinagoga, e così ho potuto vedere che questo tipo di culto doveva avere radici molto antiche. E il prochimeno del sabato sera, cantato in canto Znamennyj, "Il Signore regna, si è rivestito di maestà" (Salmo 92:1 LXX) mi ha colpito particolarmente. Ho poi letto su come gli inviati di San Vladimiro hanno raccontato di un servizio a cui avevano partecipato nella basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, "Non sapevamo se eravamo in cielo o in terra." Io non ero nella basilica di Santa Sofia sotto alcun punto di vista, ma ho avuto un'esperienza simile.

Il mio interesse per l'Ortodossia era iniziato come una curiosità accademica, ma a poco a poco si è sviluppato in qualcosa d'altro. In un primo momento ho pensato che sarebbe stato utile saperne di più. Poi ho pensato che ci sono in essa molte cose interessanti, ma ancora non riuscivo a vedermi ad accettarle. Poi, col passare del tempo, ho cominciato a pensare che avrei potuto diventare ortodosso, se solo avessi potuto rispondere a cinque domande (la venerazione delle icone, la verginità perpetua della Vergine Maria, la venerazione dei santi, le preghiere ai santi e le preghiere per i morti), ma non lo ritenevo probabile. Poi ho cominciato a studiare ciascuna di questi cinque domande, e poco a poco hanno avuto risposta, una per una. Ricercavo la domanda del momento, guardavo attraverso i primi scritti dei Padri su questo argomento, e in ogni caso è stato infine accertato che ciascuna di queste credenze ortodosse era coerente con le tradizioni più antiche della Chiesa. E si spegnevano luci in modi inaspettati. Per esempio, un giorno ho parlato con un vicino di casa a proposito della moglie di un professore in pensione della SNU. Mi ha detto che questa donna era una donna di preghiera, che se mai avessi avuto bisogno di una risposta a una preghiera, avrei dovuto andare da lei, perché "aveva una linea diretta con Dio". Dopo aver conosciuto alcuni nazareni molto pii nel corso degli anni, non ho trovato questo difficile da credere. Ma poi mi sono reso conto, se una donna ha mai avuto una linea diretta con Dio, non sarebbe prima di tutti la Vergine Maria? E non fu Cristo a dire che Dio era il Dio dei vivi e non dei morti (Matteo 22:23-33), e così se potevo chiedere a questa pia anziana donna nazarena da Bethany, Oklahoma di pregare per me, non potevo chiedere anche alla vergine Maria da Nazaret, Galilea, di pregare per me?

Inoltre, quando arrivi a capire cosa sia la Chiesa, raggiungi un punto in cui ti fidi della Chiesa senza bisogno di ulteriori prove. Dalla lettura degli scritti di san Cipriano di Cartagine (defunto nel 258 d.C.), ho imparato che non era possibile che tutta la Chiesa potesse insegnare come vero ciò che è erroneo (si veda in particolare il suo Trattato sull'unità della Chiesa).

Così, dopo tutte le mie ricerche e studi, ero abbastanza certo che volevo diventare ortodosso, e così ho deciso che era il momento di farne partecipe mia moglie – secondo un diario che stavo tenendo a quel tempo, ho raggiunto questo punto attorno al 28 aprile 1990 (che era appena circa un mese prima che mi laureassi alla SNU). Questo è stato uno shock per lei. Non ne avevo parlato con lei, o con chiunque altro, tranne padre Anthony Nelson e Anna Voellmecke (la sua direttrice del coro). La ragione era semplice. Immaginavo che se qualcuno pensava che io stessi contemplando un cambiamento così radicale, avrebbe messo in dubbio la mia stabilità (forse anche la mia sanità mentale)... e se mi ero convinto che questa fosse la strada giusta da percorrere, ero pronto a subire qualsiasi conseguenza che tale decisione poteva portare. Tuttavia, fino a quando fossi stato sicuro di volerlo fare, non ho nemmeno detto a mia moglie e ai miei amici più cari quanto il mio interesse per l'Ortodossia fosse veramente serio. Purtroppo, questo ha avuto l'effetto di lasciar pensare a molti dei miei compagni di classe e conoscenti che un giorno ero un nazareno conservatore, e che il giorno dopo per un capriccio sono diventato ortodosso, ma in realtà è stata la conclusione di un processo molto lungo e di una grande quantità di intenso studio.

mia moglie e io, nel giorno del nostro matrimonio (28 maggio 1988)

Transizione

Mentre i miei dubbi sul protestantesimo aumentavano, mi trovavo in una situazione molto sgradevole. In qualità di pastore associato, avevo alcune responsabilità, che comprendevano la conduzione di un piccolo gruppo la domenica sera, e anche occasionalmente la predica alla domenica mattina. Continuavo a svolgere questi compiti, ma ero sempre meno convinto delle cose che ci si aspettava che insegnassi e predicassi. Avevo anche iniziato a frequentare il Vespro del sabato sera a san Benedetto su base regolare, e poi la domenica mattina ero di nuovo nella chiesa semi-carismatica del nazareno di cui ero il pastore associato. Il contrasto tra questi due stili molto diversi di culto su base settimanale ha avuto l'effetto di convincermi ulteriormente della superficialità del culto protestante in generale, ma soprattutto dello stile "contemporaneo" di culto che la mia chiesa del nazareno stava usando. C'erano due "canti di culto" che si distinguevano come particolarmente poco profondi. Uno era "Come fece Davide agli occhi di Geova, voglio danzare con tutte le mie forze" – che non aveva alcun significato diverso dal volersi dimenare sulle note della rock band che suonava la musica. Un altro era "Suonate la tromba in Sion", basato su parole di Gioele, capitolo 2. Tuttavia, questa canzone distorceva il significato delle parole di quella profezia pretendendo di parlando di che esercito potente era il popolo di Dio, quando in realtà la profezia è una profezia di giudizio sul popolo di Dio che ha peccato. L'esercito di cui si parlava in quel passo, che sta per "correre per la città" e "correre sulle mura" è un esercito che sta venendo a distruggere Sion (Gerusalemme) su comando di Dio. La tromba è suonata in Sion per dare l'allarme, perché Gerusalemme è sotto attacco. Dio sta chiamando il suo popolo a pentirsi, se vogliono evitare questo giudizio... ma questo canto di "culto contemporaneo" è tutt'altro che un canto penitenziale. Una domenica, quando mi è stato chiesto di predicare, ho predicato su Gioele 2, e ho spiegato il motivo per cui questo canto distorceva il significato del passo, e che cosa significasse realmente. La domenica successiva, il "gruppo di culto" lo cantava di nuovo, come al solito.

Il Sonlight Center aveva incontrato un discreto successo nella costruzione di una comunità, ma era stato inizialmente avviato dal distretto (che è simile a una diocesi), e aveva un contratto di locazione molto costoso in un locale di negozio molto bello e ampio. Il distretto aveva promesso di fornire sostegno finanziario solo per un periodo di circa un anno, e alla fine il sostegno si è concluso. Non ero molto coinvolto nel lato organizzativo di quella chiesa, ma è stata presa una decisione che avevamo bisogno di cercare una sede nuova e più conveniente. Mentre eravamo in fase di transizione, i nostri servizi sono stati ospitati per un certo periodo presso una chiesa messianica ebraica, che ovviamente non aveva servizi la domenica, in quanto li teneva al sabato. Ma dal momento che ci stavano ospitando, ho partecipato ad alcuni dei loro servizi, che non avevano quasi nessuna somiglianza con una tradizionale funzione di sinagoga ebraica. In sostanza, il loro culto era un tipico culto carismatico, con l'aggiunta di alcuni elementi ebraici dozzinali, e molta musica nello stile del film Fiddler on the roof. Ho trovato che i fedeli della hiesa erano quasi tutti battisti del sud provenienti dall'Oklahoma che erano alla ricerca di qualcosa che avesse una tradizione. Ho pensato che fosse un peccato che invece di guardare alla tradizione cristiana, si fossero affrettati a giudaizzare il cristianesimo. Questa era un'ulteriore prova del crollo dell'evangelicalismo, che non ha fatto che accelerare negli anni successivi.

La rottura definitiva

Le cose finalmente avevano raggiunto il punto in cui ero più che pronto per la conversione, e a mia moglie andava anche abbastanza bene con l'idea di frequentare la parrocchia di san Benedetto, ed ero pronto alla rottura definitiva con la chiesa in cui ero cresciuto. Il 29 giugno 1990, ho informato il pastore capo della mia chiesa che avrei lasciato la Chiesa del nazareno. Non gli ho detto dove stavo per andare, perché sapevo che la sua chiesa era in uno stato finanziario traballante, e ho pensato che se il fedele medio in quella chiesa sapeva perché me ne andavo, questo avrebbe potuto causargli problemi, e io non volevo essere la causa del collasso di quella chiesa. Non sono sicuro, in retrospettiva, se questo sia stato il piano migliore, ma sapevo che la maggior parte dei fedeli in quella Chiesa non sarebbe stata in grado di capire la mia decisione, e non vedevo la ragione di scandalizzare qualcuno. Ho pensato che lo avrei detto più tardi a quelli a cui ero più vicino, incluso il pastore capo... e l'ho fatto alcuni mesi dopo, ma purtroppo, poche delle amicizie che avevo in quella chiesa sono sopravvissute alla mia conversione.

Anche la mia famiglia ha avuto una forte reazione. Per esempio, quando ho informato mia madre della mia conversione, è sembrato che la prendesse abbastanza bene, ma poi mi ha richiamato circa un'ora più tardi, e mi ha detto che stavo andando all'inferno. In seguito si è scusata, ma ha criticato fermamente la mia decisione ancora per molti anni.

Tengo a precisare che non ho lasciato la Chiesa del nazareno con rabbia. Ero grato per tutto ciò che era buono e vero che avevo imparato, e per le molte persone sincere e affettuose che avevo incontrato. Al momento in cui la lasciavo, pensavo alla Chiesa del nazareno come a una denominazione conservatrice con molte buone qualità, ma dopo aver scoperto la visione patristica di ciò che costituiva la Chiesa, mi sono semplicemente convinto che, per benintenzionata che fosse, semplicemente non era la Chiesa dei Padri.

Se non avessi mai frequentato la SNU, o se i miei professori alla SNU fossero stati più addentro nella tradizione del movimento Holiness, probabilmente non avrei fatto loro pressioni con il tipo di domande che mi hanno portato a divenire ortodosso. Ho avuto molti degli stessi professori che ha avuto mio fratello maggiore quando ha frequentato la SNU in precedenza negli anni '80, ma i professori liberali che ha avuto mio fratello erano gli stessi professori conservatori che ho avuto io, e non erano diventati più conservatori nel processo. I conservatori più anziani erano per lo più in pensione, sostituiti da professori che erano ancor più liberali di quanto erano stati i liberali precedenti. Tutto questo ovviamente è relativo alla Chiesa del nazareno, che era una denominazione evangelica abbastanza conservatrice a quei tempi (James Dobson è uno degli esempi più importanti di un nazareno in America). Più tardi, dopo la laurea alla SNU (e la conversione all'Ortodossia), ho avuto la possibilità di partecipare al Phillips Theological Seminary con una borsa di studio. Tuttavia, poiché si trovava a Enid, Oklahoma (lontano dalle grandi città, dove sarebbe stato più difficile trovare un'occupazione), ho deciso di limitarmi a seguire un corso satellite che tenevano a Oklahoma City . Questo corso era tenuto da un professore che faceva apparire anche il professore più liberale che avevo alla SNU come un fondamentalista a confronto... Onestamente non so neppure se credesse in Dio, ma in quella classe di certo non ha dato alcuna prova di fede. La seconda metà del mio saggio Sola Scriptura ("L'approccio ortodosso alla verità") è stato in realtà originariamente scritto come 10 pagine di prefazione a un documento scritto per questo professore, che ho scritto per spiegare perché non avevo intenzione di avvicinarmi alle Scritture nel modo da lui richiesto. A differenza dei miei professori alla SNU, era chiaro che un disaccordo con il suo punto di vista non era il benvenuto, e così ho preso la decisione che non sarebbe valsa la pena di passare altri quattro anni del mio tempo a trattare gli stessi argomenti, ma in un ambiente meno aperto alle idee che non facevano parte della prospettiva liberale dominante della scuola. Quindi, in retrospettiva, sono giunto a vedere i professori liberali che avevo alla SNU in una luce più caritatevole. Ho il sospetto che, confrontandosi con questo tipo di arido liberalismo a un certo punto della loro formazione, si siano convinti che gran parte degli studi erano accurati, ma non siano comunque riusciti a conciliarli con la propria fede, che e volessero sinceramente aiutare i loro studenti a prepararsi nel modo migliore alle scosse che dovevano affrontare lungo il percorso dei loro studi accademici. Così, mentre non sono mai riuscito a vedere le cose alla maniera dei i miei professori, sono arrivato ad apprezzare meglio molte delle cose buone che avevo imparato da loro, e apprezzo sinceramente il fatto che mi hanno fatto porre domande che hanno portato alla mia scoperta dei Padri della Chiesa.

Il cammino da catecumeno

Padre Anthony Nelson ha invitato me e mia moglie a visitare con lui il monastero della santa Trinità (il centro spirituale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, o ROCOR), a Jordanville, New York, e la sede del Sinodo a New York City, e così abbiamo fatto. Mentre ero a Jordanville, il 24 luglio (giorno di santa Olga), mi hanno fatto catecumeno. Padre Anthony e io ne avevamo parlato, e mia moglie era giunta al punto di essere d'accordo. Così Padre Anthony ha chiesto e ha ricevuto il permesso di fare il servizio nella cattedrale del monastero. Essere fatto un catecumeno ha molte similitudini con il servizio del fidanzamento, e questo è intenzionale, perché il catecumeno è una sorta di fidanzato della Chiesa. L'impegno è preso; tuttavia, il rapporto non è ancora consumato – ma come un fidanzamento, si tratta di un grande passo.

Vedere l'entroterra dello stato di New York è stata per me una sorpresa. Mi aspettavo che tutto a New York fosse una giungla urbana arrugginita, ma lo stato di New York era molto bello... niente di simile agli stereotipi che avevo in mente. Da Jordanville, ci siamo diretti a New York City, e nei giorni prima di Giuliani, c'erano ovunque graffiti sui muri, e ho visto da dove erano venuti tutti quegli stereotipi su New York. Ma quando siamo arrivati ​​al Sinodo, sembrava una parte molto bella della città. Siamo entrati, e lì ho avuto modo di incontrare per la prima volta il molto gentile e amorevole metropolita Hilarion, che era allora vescovo di Manhattan. Dopo circa un'ora, siamo tornati fuori, e abbiamo scoperto che, in pieno giorno, il nostro furgone aveva una finestra fracassata, e la gran parte del nostro bagaglio era stata rubata. Tra le cose che ho perso c'era la Bibbia che avevo acquistato da matricola, e che avevo segnato, e con la quale mi ero così familiarizzato che sapevo quale parte di quale pagina guardare per trovare un testo particolare. In un certo senso, questa è stata un'altra rottura di un collegamento con il mio passato protestante. Alla nostra uscita di New York, un tipo in una stazione di servizio ci ha detto di aver visto il vetro rotto e che gli avevano parlato del nostro bagaglio rubato, "Questo è quello che si ottiene al parcheggiare in città con targhe di altri stati".

...fino alle sponde di Tripoli

Avendo finora studiato l'Ortodossia per conto mio ne avevo prima discusso con mia moglie, che aveva un certo lavoro di recupero da fare. Non era di mentalità chiusa in materia di Ortodossia, ma non era neppure intenzionata a convertirsi solo per farmi felice. Nel corso degli anni ho conosciuto persone che presumono che le donne asiatiche siano tutte obbedienti e sottomesse come le mogli giapponesi che hanno visto nei film. Non ho avuto modo di conoscere molte donne giapponesi, ma ne ho conosciute molte cinesi, e non sono così. Una volta ho lavorato come cameriere in un ristorante cinese, e la moglie del proprietario, che era alta circa un metro e mezzo, e relativamente sottile, si è seriamente offerta di proteggermi quando avevo a che fare con clienti rissosi (e io ero al tempo ero alto un metro e 90, pesavo 85 chili e avevo studiato arti marziali per 2 anni). Quindi non mi facevo illusioni che mia moglie si convertisse per motivi diversi dai suoi. Avevo sperato di essere in grado di convincerla col tempo con gli argomenti che avevano convinto me, ma all'inizio dell’autunno del 1990 ho cominciato a pensare che avrebbe potuto non convertirsi mai. Mia moglie ha detto che il giorno del giudizio sarebbe stata lei a dover rispondere per la sua decisione, e non io... e su questo non potevo discutere.

La decisione di mia moglie di convertirsi o di non convertirsi era una domanda che avrebbe deciso alla fine la mia possibilità di proseguire a diventare un prete ortodosso, perché un prete ortodosso non può essere sposato con una donna non ortodossa. La moglie di un prete ortodosso è una carne sola con il marito, e così ha un grado di partecipazione nel sacerdozio. I requisiti canonici per essere la moglie di un prete sono praticamente gli stessi che la il marito per essere sacerdote, a parte la questione del proprio sesso. La moglie del prete ha anche un titolo simile. Nella tradizione greca, la moglie del sacerdote è chiamata "presbitera", che è la forma femminile di "presbitero" (la parola greca per "prete"). Gli arabi chiamano un prete "khouri" ( che significa "prete" ), e sua moglie "khouria" (ancora una volta, la forma femminile per prete). I russi chiamano un prete "batjushka" (letteralmente "piccolo padre"), e sua moglie è chiamata "matushka" ("piccola madre"). La matushka di una parrocchia non ha alcun ruolo liturgico nella parrocchia, ma ha un ruolo materno, e questo è il motivo per cui un sacerdote non può essere sposato con una non ortodossa. Quindi, di fronte alla probabilità che la decisione di mia moglie di non convertirsi eliminasse la possibilità di diventare sacerdote, ho dovuto considerare che altro avrei potuto fare con la mia vita.

A quel tempo, la prima guerra del Golfo era all'orizzonte, e così ho deciso di fare il militare, per due motivi: 1) perché, come figlio di un veterano della seconda guerra mondiale, mi sentivo come se fosse giunto il mio turno, e 2) perché se non potevo essere un sacerdote, ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata quella di servire nei marines degli Stati Uniti. Nessuno sapeva in anticipo che la guerra sarebbe stata tanto breve e unilaterale come si è rivelata essere. I media hanno esagerato la forza e le dimensioni dell'esercito iracheno, e molti predicevano che saremmo finiti in un pantano che poteva proseguire per molti anni. Ho prestato giuramento (nello stesso edificio che Timothy McVeigh avrebbe poi fatto saltare in aria) ai primi di novembre del 1990.

Mi ero mosso lentamente fino a questo punto, con la speranza di essere battezzato assieme a mia moglie, ma a lei andava bene che fossi battezzato dopo essermi arruolato, perché sapeva che sarei andato presto al campo di addestramento, e probabilmente poco dopo in guerra. E così il 10 novembre 1990 sono stato alla fine battezzato. È stata una grande gioia essere in grado di partecipare pienamente ai servizi, e di ricevere la comunione per la prima volta il giorno successivo. Ho pregato che mia moglie mi seguisse, ma ho deciso che mi sarei limitato a rispondere alle domande che mi faceva, e non dire nulla che potesse sembrare che la stavo spingendo ulteriormente sull'argomento.

Avevo trascorso molto tempo a pregare per la mia decisione di arruolarmi, e avevo trascorso un bel po' di tempo a chiedere consigli e a pensarci. Ma, al momento, mi sembrava la cosa giusta da fare, e speravo che questa fosse la volontà di Dio, ma una delle cose che avevo imparato dagli scritti di Charles Finney era che era una buona idea pregare Dio di contrastare quello che stiamo facendo, se questa non è la sua volontà. Così pregavo regolarmente che se non era volontà di Dio che io diventassi un marine, egli non lo permettesse. Mentre ero in attesa di partire per il campo di addestramento, ogni mese dovevo partecipare a un "incontro dei coscritti". Nel gennaio del 1991, la fase aerea della guerra era ben avviata, e un fervore patriottico stava spazzando la nazione. Tutti i coscritti si sono riuniti presso la stazione di reclutamento dei marines, e siamo corsi in formazione verso un parco vicino. Mentre correvamo con le bandiere, la gente si fermava per applaudire, e dalle auto suonavano il clacson con approvazione. Una volta al parco ci siamo esercitati, abbiamo ottenuto un assaggio dei metodi che i nostri istruttori ci avrebbero riservato al campo di addestramento, e poi abbiamo giocato a flag football. Avevo appena finito il college, e quindi ero un po' più grande rispetto alla maggior parte degli altri ragazzi, che erano appena usciti dalla scuola superiore. Molti di loro sembravano intenti a impressionare i loro reclutatori, e così stavano giocando a flag football usando piuttosto i placcaggi del calcio normale, ma senza il casco e le protezioni. A un certo punto, qualcuno mi ha colpito da dietro e ho sentito un leggero colpo alla base della schiena. Al momento, non ci ho pensato molto, ma quando siamo corsi di nuovo alla stazione di reclutamento, ho provato molto dolore. Non lo sapevo in quel momento, ma Dio aveva risposto alla mia preghiera.

Il giorno dopo non potevo sedermi, camminare o stare in piedi senza dolore intenso, e non stavo molto meglio quando ero sdraiato. Non avevo l'assicurazione sanitaria, al college avrei dovuto averla, ma avevo semplicemente messo nel modulo che la mia assicurazione era coperta dalla "YHWH, Inc", e il mio numero di polizza era " MT0817 " (che era un riferimento a Matteo 8:17 "affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:" Egli stesso ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie") . E anche se avevo giurato, non ero un militare in servizio attivo (perché non ero ancora andato al campo di addestramento) e così non avevo copertura sanitaria neanche dall'esercito. Quindi, tutto quello che potevo fare era andare da un medico generico e pagare di tasca mia, e, purtroppo questi non aveva alcuna idea di quale fosse il problema. Ha pensato che fosse uno stiramento, e mi ha prescritto alcuni farmaci anti-infiammatori e alcuni antidolorifici ... dosi da 500 milligrammi di ibuprofene. Un giorno mi venne in mente che normalmente ne prendevo ben oltre per un mal di testa, e quindi non c'era da meravigliarsi che fosse di scarsa utilità. I giorni diventavano settimane e mesi, e avevo avuto solo un lieve miglioramento. La mia data di partenza per il campo d'addestramento continuava a slittare, e nel frattempo, la guerra è finita.

A un certo punto mia moglie ha provato un rimedio cinese che includeva un cerotto a base di erbe sulla mia schiena, e poi ha messo un pezzo di pelle di cane bollita sul cerotto, per tenerlo a posto. Quando è arrivato il momento di rimuoverlo, ho scoperto che questo rimedio non era stato progettato per i caucasici con molti peli sul corpo. Ho finito per doverlo radere via, ululando come il cane di cui avevo attaccato un pezzo di pelle alla mia schiena.

Curiosamente, una cosa che mi ha portato un po' di sollievo è stata fare molte prosternazioni. Ho scoperto che se facevo almeno 50 prosternazioni al giorno, avevo meno dolore, ma se non riuscivo a farlo, il mio dolore aumentava.

Dopo un po', è sembrato che il dolore si facesse gestibile, e ho cominciato a lavorare per ritornare in forma. Ma mentre lavoravo all'aperto, un giorno, ho sentito un altro colpo alla schiena, e sono ritornato al punto di partenza. Poco dopo, sono giunto alla conclusione di non essere in grado di andare al campo di addestramento, e quindi, dopo aver chiesto al mio deputato di sostenere il mio caso, sono stato finalmente in grado di ottenere il congedo che mi liberava dal mio arruolamento. C'è voluto circa un altro anno perché il mio problema alla schiena se ne andasse (anche se ancora mi dà qualche dolore oggi) . Quando finalmente ho avuto dopo anni un'assicurazione sanitaria, mi è stato detto che si era sovraestesa una giuntura semi mobile nella zona lombare della schiena.

Ma tutto questo si è rivelato provvidenziale. Il cambiamento nella direzione dei miei piani ha pressato mia moglie a prendere una decisione. Inoltre, mia madre si era trasferita da me in quell'estate, e i suoi continui sforzi per convincermi ad abbandonare l'Ortodossia hanno aiutato mia moglie a entrarvi. E nel frattempo continuava a frequentare le funzioni con me, e dopo la funzione delle Lamentazioni del Sabato Santo del 1991, è stata così profondamente commossa, che mi ha informato che voleva essere battezzata. È stata battezzata il sabato luminoso, la settimana successiva, un'altra risposta inattesa alla preghiera.

Lo sviluppo di una mente ortodossa

Fortunatamente per noi, padre Anthony Nelson ci aveva preparati al fatto che la conversione alla fede ortodossa non è stata la fine della strada, ma piuttosto la fase finale dell'inizio di un lungo cammino spirituale. Non si raggiunge mai la fine di quel viaggio in questa vita, ma ci ha sottolineato in particolare che ci volevano almeno un paio d'anni prima che uno inizi realmente a pensare in modo ortodosso. E così, anche se ero stato abituato a insegnare e predicare, non ho neppure insegnato a una classe di scuola domenicale per bambini fino a 3 anni dopo che sono diventato ortodosso. Si potrebbe descrivere questo processo in termini di spostamento di visione del mondo, o di un cambiamento di paradigma.

Una visione del mondo è un insieme di paradigmi mentali con cui valutiamo le nostre esperienze. La nostra visione del mondo è il modo in cui pensiamo. È il modo in cui guardiamo le cose, e processiamo le informazioni; sono i paradigmi con cui risolviamo le cose. La nostra visione del mondo determina le nostre aspettative della realtà, e le nostre aspettative determinano in gran parte la nostra percezione della realtà. Se siamo di fronte a qualcosa che non rientra nel nostro paradigma, allora è probabile che rimarremo ciechi davanti a questa cosa, o cercheremo di farla entrare artificialmente nella nostra visione del mondo. Per esempio, in alcune culture si distinguono solo tra due o tre colori, come chiari e scuri – così in tale contesto, blu e nero sono entrambi scuri, senza distinzione. Oppure, un esempio più vicino a noi: ciò che la visione del mondo predominante della nostra cultura chiamerebbe una persona emotivamente disturbata, un altro (come quella della Bibbia) potrebbe chiamarla indemoniata (cosa che naturalmente non vuol dire che tutti i casi simili lo siano). Le aspettative di queste visioni del mondo o aprono o chiudono una persona a certe possibilità. Un animista non capirebbe il ruolo che svolgono i germi nella malattia, o il ruolo che una ferita alla testa o danni cerebrali potrebbero avere in una malattia mentale – un animista vedrebbe tutto in termini di forze spirituali. Un empirista moderno, d'altra parte, ignorerebbe completamente la possibilità stessa che forze spirituali possano anche solo giocare un ruolo in cose come le infermità o le malattie mentali.

Quando la gente viene al cristianesimo ortodosso dal paganesimo (una persona irreligiosa, o con un background religioso che non è cristiano né ebreo né musulmano), per molti versi trova più facile accettare la nostra fede e praticarla senza snaturarla, perché quello che stanno abbracciando è così radicalmente diverso da ciò che sapevano in precedenza. Hanno molto di meno da disimparare prima di poter imparare correttamente la Tradizione ortodossa, e non pensano di comprendere già parole o concetti che in realtà non comprendono, nel senso proprio cristiano ortodosso.

Quando studiavo arti marziali al liceo, lo stile che studiavo era una forma di Kung Fu cinese. Ora, nella mia scuola di arti marziali abbiamo avuto una serie di "convertiti" dal Tae Kwon Do, che per qualche motivo avevano deciso di voler imparare il Kung Fu. La cosa interessante, però, è che un neofita appena arrivato dalla strada avrebbe trovato più facile imparare a compiere correttamente le forme e le posizioni. Il problema era che molte delle posizioni e delle forme, così come i pugni e i calci, erano molto simili – ma abbastanza diverse per rendere molto difficile imparare a farle nel modo del Kung Fu. Ma quando arrivava il momento di mettere in pratica queste tecniche – quando ci affrontavamo – questo problema diventava ancora più evidente. Con il tempo, molti di questi "convertiti" hanno imparato a fare le posizioni e le forme correttamente (anche se a volte si poteva ancora vedere l'influenza del Tae Kwon Do), ma quando ci affrontavamo – molti di loro duellavano come se non avessero mai studiato il Kung Fu. L'istruttore bloccava spesso l'azione, e diceva a queste persone, "Guardate, il Tae Kwon Do va bene, se volete imparare il Tae Kwon Do, ma voi siete qui per imparare il Kung Fu. Se volete imparare il Kung Fu, dovete mettere da parte quello che sapete del Tae Kwon Do e utilizzare le tecniche che avete imparato qui". Il motivo per cui queste persone ritornavano al Tae Kwon Do mentre si affrontavano è semplice – quando stai duellando, devi pensare e agire in fretta, e il Tae Kwon Do era quello che veniva loro naturale – di fatto impediva loro di arrivare al punto in cui il Kung Fu sarebbe diventato naturale, e così fino a che non arrivavano ad accantonare le loro tecniche di Tae Kwon Do, potevano fare pochi progressi nel Kung Fu.

Allo stesso modo, nella Chiesa ortodossa oggi ci sono molti convertiti dal protestantesimo, che hanno visto nell'Ortodossia quello che mancava nella loro precedente esperienza protestante, ma molto spesso parlano e agiscono ancora in modo molto protestante. Questo non significa che un convertito dal protestantesimo non potrà mai diventare autenticamente ortodosso, ma significa che ha alcuni ulteriori ostacoli da superare. Vorrei anche sottolineare, tuttavia, che molti ortodossi "dalla culla", cresciuti nella cultura protestante americana, spesso pensano in modi protestanti, e così molti di loro passano anche attraverso una sorta di processo di conversione, se devono acquisire una mentalità autenticamente ortodossa... e qui, possono essere ancora più svantaggiati di un ex protestante, perché almeno un ex protestante sa che una volta era un protestante. Troppi tra quelli nati in famiglie ortodosse sono completamente ignari dell'influenza che ha avuto su di loro il pensiero protestante.

Gli ex protestanti hanno il vantaggio di essere più familiari con le Scritture, e di sapere molto della terminologia ortodossa, ma spesso non si muovono oltre la loro comprensione protestante di queste cose per raggiungerne una ortodossa, oppure ritornano a una comprensione protestante, a volte all'improvviso. Un ex pagano convertito non pensa di avere già capito qualcosa che non sa – e così è più facile da istruire. Quello che dovevo a capire è che, se anche ero stato un protestante da cintura nera, ero una cintura bianca nella Chiesa ortodossa, e quindi dovevo imparare la fede fin dall'inizio, e non dare per scontato che capivo già le cose.

Questa non è stata una transizione confortevole. Quando le persone che conoscevo mi chiedevano ciò che la Chiesa insegna, se sapevo per certo ciò che la Chiesa insegna, lo dicevo loro. Tuttavia, se mi chiedevano di qualcosa su cui non ero sicuro della risposta ortodossa, ho dovuto imparare a dare risposte provvisorie: "Penso che la risposta sia così e così, ma non sono sicuro. Dovrò fare qualche ricerca a proposito". La domanda costante che dovevo farmi era se quello a cui pensavo era veramente ortodosso, o se questo era semplicemente il mio precedente apprendimento protestante che colmava le lacune. E dovrei dire che, dopo quasi 23 anni nella Chiesa ortodossa, mi trovo ancora a volte a farmi quella domanda, e a dovere ancora dare la stessa risposta provvisoria, in attesa di ulteriori studi.

Ovviamente la lettura della dottrina e della tradizione ortodossa è una parte importante del processo, anche se quando mi sono convertito io c'era molto meno materiale disponibile in inglese di quanto c'è oggi. Ora, se si sa su quali siti andare, è possibile trovare una serie di informazioni con pochi clic del mouse, ma allora c'erano solo i libri che erano in stampa (che non potevi trovare in genere presso la tua biblioteca, e così si dovevano acquistare), e c'era un certo numero di periodici ortodossi a cui ero abbonato. Una cosa che ho trovato particolarmente utile è la lettura dei romanzi di Fjodor Dostoevskij. I suoi romanzi portano lo spirito dell'Ortodossia in un modo che un testo asciutto sull'Ortodossia in genere non può fare. Ma un corpo di letteratura ortodossa su spesso si affaccia chi è in cammino verso l'Ortodossia e i nuovi convertiti è la lettura delle vite dei santi, e questa è una delle cose più importanti a cui dovremmo dedicare il nostro tempo e la nostra attenzione. Il vescovo Pietro (Lukianov) dice che san Giovanni di Shanghai ha notevolmente sottolineato l'importanza delle vite dei santi, e spesso quando gli ponevano una domanda su alcune questioni di fede o la pratica, avrebbe risposto citando qualcosa da queste vite, di cui aveva una vasta conoscenza. E tutte le letture sull'Ortodossia nel mondo saranno di poco aiuto se non si frequentano regolarmente i servizi, non si digiuna, non si prega e non si vive la tradizione ortodossa nella propria vita quotidiana. San Massimo il Confessore ha dichiarato: "La teologia senza la pratica è la teologia dei demoni" [Per ulteriori informazioni su questo si veda il testo di una conferenza che ho tenuto su questo argomento nel 1995].

Un coniglio con tre tane

Mia moglie e io siamo rimasti in Oklahoma fino al gennaio del 1992, quando sono andato a Jordanville con lintenzione di trovare un lavoro e un alloggio adatto, e quindi far venire mia moglie, e poi studiare al Holy Trinity Seminary. Tuttavia, c'è un proverbio cinese che dice un coniglio saggio ha tre tane, e in quello stesso momento mia moglie è tornata a Houston per ottenere un lavoro, e abbiamo lasciato la maggior parte delle nostre cose in Oklahoma. Il piano "B" era che se le cose non funzionavano a Jordanville, sarei tornato da mia moglie a Houston. Avevamo anche la possibilità di tornare in Oklahoma.

A Jordanville ho avuto modo di vedere la vita monastica e vivere i suoi ritmi, ho imparato molto sui servizi, e ho anche sperimentato per la prima volta un vero shock culturale – ed è stato un doppio smacco. Nel monastero, ero circondato da russo e slavonico. C'era molto che dovevo imparare di cultura russa e galateo ortodosso. E poi, quando mi recavo in città, ero circondato da yankees. Non ero un gran fan della musica country, ma ho dovuto comprarne alcune riproduzioni mentre ero lassù.

Tuttavia, dopo pochi mesi è diventato chiaro che avevo scelto il momento sbagliato dell'anno per andare in cerca di lavoro nello stato di New York, e la situazione economica era tale da lasciarmi dubbi che la primavera o l'estate sarebbe andata molto meglio. Il seminario della santa Trinità era molto conveniente per uno studente single – potevi fondamentalmente lavorare per permetterti insegnamento, vitto e alloggio. Ma non c'erano molti alloggi per studenti sposati, e niente che fosse disponibile o probabilmente disponibile in qualunque momento a breve termine. Così verso la fine della Quaresima, ho deciso che dovevamo tornare al piano "B". Ho continuato a seguire corsi per corrispondenza da Jordanville, ma sono rimasto deluso di non poter rimanere lì.

Ritorno a casa

Mia moglie aveva trovato un buon lavoro a Houston, e aveva cominciato a frequentare la parrocchia russa di san Vladimiro a Houston. A differenza di san Benedetto in Oklahoma, questa parrocchia non era una parrocchia di convertiti. La maggior parte dei servizi era in lingua slavonica (che per un russo è simile alla lingua della Bibbia di re Giacomo), e la maggior parte dei fedeli o veniva dalla Russia, o aveva genitori dalla Russia o dall'Ucraina. Mia moglie cinese spiccava tra la congregazione, e non si è subito sentita ben accolta – con le eccezioni del sacerdote, padre George Lardas, la sua famiglia, e anche l'anziana direttrice del coro, Anastasia Titov – che le disse che era una sua connazionale, perché era una "cinese bianca", cioè una russa da Harbin, in Cina. Più tardi abbiamo appreso che aveva lavorato come assistente di segreteria a san Giovanni di Shanghai.

Quando l'ho raggiunta, abbiamo iniziato a frequentare la Veglia del sabato sera, e c'era un piccolo gruppo di russi anziani (compresa Anastasia) che avevano "custodito il forte" al kliros, ma quando hanno visto che mia moglie e io stavamo frequentando regolarmente, era come se dicessero: "Signore, ora lascia che il tuo servo vada in pace", e da allora siamo stati normalmente nel coro... il che significa che dovevo memorizzare i toni e imparare le rubriche. Avevamo aiutato nel coro di san Benedetto, ma stare nel coro e seguire gli altri è molto diverso dal fare da soli. Ho anche dovuto imparare a leggere il russo nel calendario liturgico di Jordanville, perché non c'erano ancora guide alle rubriche in inglese, e abbiamo dovuto imparare a cantare in slavonico (anche se non sono mai diventato molto bravo a cantare inni che non erano fatti regolarmente).

Padre George Lardas ha accettato di farmi da mentore, e ci incontrava al sabato pomeriggio insegnandomi lo slavonico e il Tipico. Padre George è letteralmente uno scienziato (a quel tempo lavorava a contratto per la NASA), oltre a essere un genio linguistico e liturgico, e quindi la maggior parte di quello che so sul Tipico l'ho imparata da lui, e dal lavoro di formazione del kliros.

Ci sono molti aspetti sottili della pietà ortodossa che sono, che non ci si aspetta di leggere in un libro sull'Ortodossia, e sono queste sottigliezze che un convertito può raccogliere stando intorno a quelli che sono più profondamente radicati nella fede. Un esempio di questo è stato alla Veglia della festa della Dormizione. Cantavamo lo stichiro della festa, che è cantato dopo il Salmo 50, e lo cantavamo in slavonico. Il mio slavonico di allora era molto più limitato, e non sottolineavo le parole giuste, e quindi poiché vi è una lunga preghiera subito dopo questo inno, Anastasia Titov ha colto l'occasione della pausa nel canto per spiegarmi il significato dell'inno, al fine di spiegare quali parole devono essere sottolineate. Ha poi fatto una traduzione al volo dallo slavonico in inglese, notevolmente accurata (lo sapevo perché avevo il Mineo Festivo in inglese aperto a questo testo, e gli stavo dando un'occhiata mentre lei spiegava. Mentre leggeva le parole dell'inno, giunta alla parte in cui si dice "E Pietro gridò ad alta voce a te, piangendo: "O Vergine, io ti vedo chiaramente distesa, tu vita di tutti, e ne sono stupito, perché nel tuo corpo la delizia della vita futura ha preso la sua dimora! O tutta pura, supplica sinceramente tuo Figlio e Dio, che il tuo gregge possa essere salvato illeso"," lo lesse con tanto calore e pietà da commuovermi quasi fino alle lacrime. Il suo punto era che il timore di san Pietro dovrebbe riflettersi nel modo in cui si canta l'inno, ma nello spiegarlo ha espresso un amore e rispetto per Dio, i santi, e i servizi in un modo che un libro non può fare. La mia capacità di cantare quell'inno in lingua slavonica non era migliorata, ma la mia capacità di apprezzare gli inni a livello spirituale lo era. Sono stato fortunato ad aver avuto tali istruttori.

Sono stato tonsurato lettore nel 1994, che è stato anche l'anno in cui è nata la mia prima figlia (Elizabeth), così come l'anno in cui ho avuto accesso a Internet, e l'anno in cui siamo stati in grado di partecipare alla glorificazione di san Giovanni di Shanghai a San Francisco. Sono stato ordinato diacono il 4 marzo 1995 dal vescovo Hilarion (ora metropolita), e ho servito a san Vladimir fino al 1998. È stato difficile essere in una situazione in cui i servizi erano per lo più in slavonico (anche se le veglie erano per lo più in inglese, tranne che nelle grandi feste), ma l'esperienza di essere in una parrocchia molto russa mi ha insegnato molto sulla pietà ortodossa. Ho imparato soprattutto da parte delle persone più anziane, come Anastasia che aveva una così profonda pietà personale, e che aveva tanta saggezza ed esperienza.

Catherine, Matushka ed Elizabeth

Alcuni convertiti in realtà cercano di adottare l'identità etnica di qualsiasi giurisdizione ortodossa a cui si convertono, a volte con risultati comici. Non ho mai avuto alcuna illusione che avrei potuto diventare un russo, né ho alcun grande desiderio di farlo. Una volta ho avuto una conversazione con padre Damian (di beata memoria) che era l'abate del monastero della gloriosa Ascensione a Resaca, in Georgia. Parlavamo di un convertito che veniva da un certo stato, che aveva detto che i convertiti nella Chiesa russa dovrebbero cercare di diventare russi. Il giorno dopo, mi ha ricordato quella conversazione, e ha detto (con il suo aristocratico accento del North Carolina che chi l'ha conosciuto ricorda bene): "Sono grato ai russi per averci portato la Fede, ma io sono un bianco del sud, e sono felice di esserlo. Tuttavia, se venissi da [lo stato da cui proveniva questo convertito], penso che vorrei essere anch'io un russo". D'altra parte, l'Ortodossia non esiste in forme astratte prive di contenuti culturali. Quando abbracciate l'Ortodossia, in qualche modo dovete abbracciare la confezione culturale della particolare espressione della Chiesa Ortodossa in cui vi trovate. Quando la fede ortodossa è stata portata agli slavi, questi hanno abbracciato molti aspetti della cultura bizantina ortodossa che ha portato loro la fede. Ma con il tempo, a loro volta crearono i propri, e una nuova cultura ortodossa si è sviluppata. Si potrebbe andare indietro di un passo e parlare della cultura ebraica degli apostoli, e dell'interazione che i convertiti greci avevano con essa, che alla fine si è sviluppata nella cultura greca bizantina. Così, mentre io non sono un russo, né potrei mai diventare un russo, la mia esperienza dell'Ortodossia è russa, e quindi io sono un ortodosso russo, e amo e apprezzo gli aspetti migliori della cultura russa. Un giorno, a Dio piacendo, vedremo una cultura ortodossa americana, ma i tentativi di forzarne l'esistenza prematuramente hanno prodotto cattivi risultati, e credo che questo non permetta di comprendere come l'Ortodossia cambia una cultura. I russi non hanno deciso che un giorno avrebbero buttato fuori la cultura greca, inventandone una versione russa. Questo è avvenuto naturalmente, mentre la loro Chiesa nazionale è maturata. La Chiesa americana ha una strada molto lunga da percorrere.

Tuttavia, essere ortodossi russi non significa che non si può avere i servizi in una lingua comprensibile. Ci sono decine di diverse lingue in uso nella Chiesa ortodossa russa nella sola Russia, per non parlare della diaspora russa. Soprattutto l'inglese è utilizzato ampiamente, e a questo punto tutti i servizi sono stati tradotti in inglese, e tante parrocchie utilizzano esclusivamente l'inglese. E vedendo che molti dei giovani che erano cresciuti a san Vladimir hanno smesso di venire quando hanno raggiunto la loro adolescenza, non ho potuto fare a meno di concludere che la mancanza dell'inglese, specialmente nella Liturgia, è stato un grande fattore. Il mio slavonico aveva raggiunto un punto in cui potevo seguire i servizi in slavonico senza grosse difficoltà, ma ero preoccupato per le mie figlie. La mia seconda figlia (Catherine) è nata nel 1996, e mentre le mie figlie erano molto giovani, sapevo che i servizi in slavonico non sarebbero stati un grande problema, ma che sarebbero diventati un problema in seguito. Così ho deciso di farle crescere in una parrocchia di lingua inglese molto prima di raggiungere il punto di non voler più andare in chiesa, perché non capivano i servizi. Nel 1998, il vescovo Gabriel (oggi arcivescovo del Canada) ci ha dato una benedizione per iniziare una missione di lingua inglese. Il vescovo Gabriel aveva detto che avrebbe preferito che noi chiamassimo la parrocchia con il nome di un santo poco glorificato, e così abbiamo scelto tre nomi, e abbiamo chiesto a padre Anthony di metterli sotto l'antimensio prima di una liturgia. Dopo la liturgia, il nome estratto era quello di San Giona della Manciuria – che era stato glorificato nel 1996, e di cui padre Luca (Murjanka) ci aveva da poco inviato una fotografia di punto in bianco (da quando avevo lasciato Jordanville nel 1992 avevo comunicato con lui solo poche volte).

Iniziando da zero

Avere una missione di lingua inglese, senza avere un sacerdote permanente, è stato difficile, ma abbiamo fatto regolari servizi da lettori, e siamo stati in grado di avere sacerdoti ospiti per servire la Liturgia in maniera piuttosto regolare. È stato quando abbiamo iniziato la missione di san Giona che ho cominciato la pubblicazione di rubriche liturgiche online, così come i testi dei servizi dei lettori.

Quando si tratta di missioni iniziate nella ROCOR, uno dei vantaggi è che i nostri vescovi sono disposti a iniziare a missioni anche quando queste hanno mezzi finanziari scarsi. Lo svantaggio è che non c'è molto in termini di aiuto esterno per tali missioni, e quindi coloro che iniziano una missione devono essere pronti a lottare, e devono essere abbastanza pazienti da permettere che la missione raggiunga una massa critica che consenta loro di superare il prossimo ostacolo. Per noi, il primo ostacolo è stato di non poter fare la Liturgia regolarmente in una zona in cui vi erano altre chiese ortodosse che avevano la Liturgia. Abbiamo finalmente superato questo ostacolo, quando il 14 gennaio 2001 (nuovo calendario) sono stato ordinato sacerdote dal vescovo Gabriele.

nel santuario della cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, 17 maggio 2007

Il prossimo ostacolo è stato quello di trovare un locale più adatto. Abbiamo fatto la nostra prima Liturgia nella mia casa. Poi abbiamo avuto una famiglia che ha ospitato i nostri servizi per qualche tempo, ma poi quella famiglia ha preso la decisione di tornare a san Vladimir, e così siamo tornati a casa mia, a tenere servizi in una stanza di 12 metri quadrati, adatta per servizi accoglienti. Quando la gente chiamava e chiedeva informazioni sui nostri servizi, spesso sembravano molto interessati, fino a quando davo loro indicazioni, e spiegato avevamo i servizi in una casa... di solito queste persone non si presentavano nemmeno. Tuttavia, nel corso del tempo abbiamo costruito un piccolo ma relativamente impegnato gruppo di persone. Il nostro reddito era piuttosto scarso, a quel tempo, e quindi era difficile trovare un negozio un affitto nei limiti del nostro bilancio... e anche se ci siamo guardati e abbiamo fatto molte richieste, niente si è realizzato. Poi, un giorno, la Provvidenza ha dato una mano. Sono tornato a casa dal lavoro, e gran parte della mia casa era allagata, perché un tubo si era incrinato, e questo ha colpito particolarmente la camera che usavamo come cappella. Non abbiamo avuto altra scelta che trovare un altro luogo, oppure non tenere servizi fino a quando fosse possibile completare le riparazioni, e queste sarebbero durate almeno per diverse settimane. Tuttavia, pochi giorni dopo, Matushka ha guardato per caso il Greensheet (un giornale di annunci e inserzioni di vendita), e ha trovato un negozio su una strada che dava sulla I-45, e volevano solo circa 300 dollari al mese. Questo spazio era di soli 55 metri quadrati, ma rispetto a quello che avevamo, era incredibilmente spazioso. Il rovescio della medaglia è che condividevamo un muro con una chiesa pentecostale nera che aveva una band musicale e un predicatore rumorosi – quindi abbiamo dovuto calibrare i tempi dei nostri servizi per coincidere con le parti meno rumorose dei loro. Anche rumore dell'autostrada era abbastanza forte, anche con la porta chiusa. Ma è stato un grande passo nella giusta direzione, e la nostra parrocchia ha cominciato a crescere più rapidamente. E mentre è stato un balzo di fede muoversi in questo negozio, e dover pagare un canone mensile, una bolletta della luce e l'assicurazione, non abbiamo mai avuto difficoltà a pagare le bollette. Dio ha provveduto.

L'ostacolo successivo è stato trovare un negozio più grande, e ancora una volta abbiamo dovuto raggiungere una massa critica. Infine, abbiamo trovato un locale di circa 220 metri quadrati, che ci sarebbe costato più di 1.000 dollari al mese – e ancora una volta condividevamo un muro con un'altra chiesa pentecostale nera, ma meno rumorosa, perché lungo quel muro avevano delle aule. Anche in questo caso, è stato un atto di fede fare un tale contratto di locazione, ma ancora una volta siamo cresciuti, e non abbiamo mai avuto alcuna difficoltà a pagare le bollette. Questo locale aveva lo spazio per permetterci di fare il nostro primo grande evento, che è stato una mostra di icone. Avevamo un parrocchiano con una grande collezione di icone russe del XVIII e del XIX secolo, e quindi in primo luogo abbiamo tenuto una mostra che ha avuto molto successo, e ha avuto l'effetto di far sapere che eravamo lì, e ha portato nuova gente nella parrocchia, sia ortodossi sia persone in ricerca.

Anche un negozio considerevole, non importa quanto bello possa essere, non piace a molte persone che sono abituate ad andare in una bella chiesa indipendente, e così il prossimo ostacolo era per noi comprare la nostra proprietà. Abbiamo avuto diversi parrocchiani generosi che hanno donato 20.000 dollari ciascuno, mettendoci in condizione di cercare una proprietà. Abbiamo trovato diverse località potenziali, ma c'era sempre un certo numero di famiglie a cui non piaceva la posizione perché era troppo lontana per loro. Non pensavamo che ci fosse qualcosa a prezzi accessibili vicino a dove eravamo, ma alla fine abbiamo interpellato un agente immobiliare locale, e gli abbiamo chiesto di cercare di trovare qualcosa di più vicino possibile alla nostra posizione attuale, e preferibilmente con un edificio già su presente che fosse adatto per o servizi, almeno inizialmente. In un breve periodo di tempo, ha scoperto quello che si è rivelato essere molto meglio di qualsiasi delle altre proprietà che avevamo guardato. Era a pochi passi dalla nostra struttura attuale, aveva una grande casa e un fienile, ed era abbastanza grande per consentire un'ulteriore espansione. Così abbiamo chiuso l'affare nel marzo del 2008, e ci siamo trasferiti nella proprietà a maggio, dopo aver abbattuto le pareti e rimodellato la casa per renderla adatta per i servizi. Questo è stato solo poco prima del decimo anniversario della fondazione della nostra parrocchia.

Nel 2009 abbiamo ricevuto una donazione molto considerevole da un generoso parrocchiano che ci ha messo nella posizione di iniziare i piani per la nostra Chiesa nella "fase II". Mentre il progetto si è sviluppato, sono arrivate altre donazioni da fuori e dentro la parrocchia, e quando abbiamo finito la costruzione della nuova chiesa, era costata circa un quarto di milione di dollari, ma siamo stati in grado di pagare tutto in contanti.

la nostra chiesa nella "fase II", poco dopo la costruzione

La nostra parrocchia è iniziata come una parrocchia per lo più di convertiti. Si è sviluppata in una parrocchia mista, con circa la metà degli adulti convertiti, e l'altra metà di famiglia ortodossa, di provenienza russa, polacca, araba, serba e greca. Questo è stato un sano mix, perché è bene avere lo zelo dei convertiti, ma è anche bene che quello zelo sia temperato dalla praticità di coloro che sono cresciuti nella Chiesa.

Epilogo

Uno dei momenti più importanti della mia vita è stato nel 2007, quando sono stato scelto come uno dei delegati della diocesi di Chicago e degli Stati Uniti centrali per andare in Russia alla firma dell'Atto di comunione canonica, quando la Chiesa ortodossa russa fuori della Russia si è finalmente riconciliata con la Chiesa in Russia, dalla quale era stata amministrativamente separata dalla fine degli anni '20, a causa delle interferenze sovietiche negli affari della Chiesa. Questo atto è stato firmato il 17 maggio 2007, nella cattedrale di Cristo Salvatore – una chiesa che era stata distrutta da Stalin, ma è stata ricostruita dopo il crollo dell'Unione Sovietica.

la chiesa dei Nuovi Martiri a Butovo

Uno degli aspetti più commoventi di quel viaggio è stata la partecipazione alla consacrazione di una chiesa a Butovo, che era un campo di sterminio sovietico, dove decine di migliaia di cristiani ortodossi furono martirizzati. Prima del servizio, il clero che avrebbe servito è entrato nella chiesa inferiore per mettere i paramenti. Ho notato che le pareti avevano icone molto belle tutto intorno alla chiesa, ma non ho prestato attenzione a ciò che rappresentavano, immaginando che sarebbe stato il solito mix di icone che si vede in una chiesa – ma poi padre Vladimir Bojkov (un gioviale sacerdote cinese-mongolo-russo che avevo conosciuto molti anni prima in Australia) ha sottolineato che queste icone erano tutte le icone dei vari martiri noti di Butovo, uccisi in questo posto dai comunisti. Quando la chiesa era in costruzione, i familiari dei martiri di Butovo avevano commissionato queste icone. Questa realizzazione ci ha dato il pieno impatto di dove eravamo e quello che stavamo per fare. Queste non erano solo icone, questa non era una qualsiasi chiesa, e questo non sarebbe stato un qualsiasi servizio.

i martiri di Butovo

Siamo andati alla chiesa principale, che ha tre altari, ognuno dei quali sarebbe stato consacrato in questo giorno, e siamo rimasti lì, in attesa dell'arrivo del patriarca. Dopo il saluto del patriarca, abbiamo iniziato il servizio della Grande Consacrazione di una chiesa. Gli altari erano solo cornici di legno, con il piano del tavolo messo da parte. All'inizio del servizio, come prima cosa i vescovi hanno indossato grembiuli bianchi da falegnami, e si è montata la santa mensa. La mia unica parte in questo servizio era di aiutare a sollevare la parte superiore della santa mensa, e tenerla in modo che il patriarca potesse benedire la sua parte superiore e inferiore con l'acqua benedetta, e quindi posizionarla sul telaio. Mentre il patriarca stava facendo questo con l'altare maggiore, altri vescovi, tra cui il metropolita Lavr, stavano facendo le stesse cose con i due altari laterali. Il piano d'appoggio è stato inchiodato al telaio, e sui chiodi è stata versata cera per sigillarli. La parte superiore del tavolo è stata lavata con acqua calda, poi con vino, e quindi unta con il santo crisma. Poi la santa mensa è stata rivestita con i paramenti. Poi un vescovo ha fatto il giro della chiesa a ungere le quattro mura con il crisma.

C'era un prete del patriarcato di Mosca lì vicino, che era uno di quelli il cui compito era quello di fare in modo che nei servizi tutto filasse liscio. A un certo punto mi ha detto di fare qualcosa, ma ora non riesco a ricordare cosa fosse. Padre Vladimir gli ha spiegato che io non parlavo russo, e che venivo dal Texas – sembrava che gli facesse un piacere particolare farlo notare a tutti. Questo prete ha commentato a padre Vladimir che doveva essere difficile per me essere in un servizio che era tutto in lingua slavonica. Padre Vladimir ha spiegato che sapevo quello che stava succedendo, ed ero felice di essere lì. In ogni caso, ho pensato che fosse bello che avesse espresso tale preoccupazione.

Verso la fine del servizio di consacrazione, siamo andati in processione intorno alla chiesa, preceduti dalle reliquie che sarebbero state finalmente messe negli altari. Una volta tornati all'interno della Chiesa, il servizio della Grande Consacrazione si è concluso, e la Liturgia è iniziata.

In generale, ho cercato di stare fuori dai piedi. Ero abituato a stare in servizi che erano in tutto o in gran parte in lingua slavonica, però, di nuovo, negli Stati Uniti, la maggior parte della gente parla inglese e le indicazioni fornite al clero nell'altare di solito sono in inglese, o se no, quando è chiaro che non hai capito la prima volta in russo, lo ripetono la seconda volta in inglese. Ma qui era tutto in russo, e quindi ho cercato di stare vicino a padre Vladimir.

Mi sono ricordato che ero un convertito relativamente nuovo quando il comunismo in Russia alla fine è crollato in occasione della festa della Trasfigurazione del 1991, ed ero rimasto colpito dal fatto che questa era la risposta a tutte le nostre preghiere per la salvezza della Russia, e che sarebbe stata liberata dal giogo sovietico. Certo, non tutto è stato fatto proprio in un giorno, ma da quel momento in poi, abbiamo visto come Dio ha restaurato la Chiesa russa in salute e in forza, e in questo giorno il contrasto tra il passato sovietico e il presente erano innegabili.

Dopo la comunione del clero, padre Vladimir si è rivolto a me e ha detto con il suo accento australiano, "allora, non hai ancora incontrato il patriarca?" Ho risposto che avevo ricevuto la comunione da lui due volte, ma che non potevo dire di essergli stato presentato come si deve. Così mi ha afferrato per la manica e ha detto: "andiamo, amico." Aveva minacciato in precedenza che mi avrebbe presentato al patriarca sollevando nel contempo il mio sticario per mostrargli i miei stivali da cowboy. Ero abbastanza certo che stava per mettere in pratica questa minaccia, ma non lo ha fatto. Dopo che entrambi abbiamo ricevuto la sua benedizione, padre Vladimir gli ha detto chi ero, che venivo dal Texas, e che anche se non sapevo parlare russo ero stato un fautore vocale per la riconciliazione della Chiesa russa. Il patriarca mi ha ringraziato e disse che sperava che avrei continuato a essere un avvocato per l'unità della Chiesa. È stato un breve scambio, ma aveva un'espressione molto calda sul suo volto. Ero già impressionato da lui, ma mi sono allontanato ancor più impressionato.

Dopo il servizio, ci siamo diretti tutti in una grande tenda in cui c'è stato un altro banchetto. Padre Vladimir e io ci siamo seduti di fronte alcuni dignitari russi. Uno di loro era Sergej Baburin, un membro della Duma russa – non lo avrei ricordato, se non ci fossimo scambiati i biglietti da visita. Accanto a lui c'era un uomo il cui nome non ricordo, ma lui indossava una medaglia che indicava che era un eroe dell'Unione Sovietica, qualcosa di simile alla medaglia d'onore del Congresso. Padre Vladimir mi ha presentato, e ancora una volta ha spiegato la mia incapacità di parlare in russo, e che ero stato un fautore della riconciliazione della Chiesa russa. L'uomo con la medaglia ha commentato che avevo passato così tanto tempo a difendere l'unità della Chiesa russa, che avevo acquisito il volto di un russo.

È stato interessante riflettere che c'è stato un tempo in cui l'unica cosa che sapevo della Russia era che erano i nemici, e pensavo che l'unico modo in cui avrei mai visitato la Russia era nel modo di Slim Pickens ne Il dottor Stranamore... in sella a una bomba all'idrogeno.

È stato in questo viaggio che mi è capitato di trovarmi di fronte al Cremlino e di imbattermi in quella famiglia dal Messico.

Quando mio sono convertito alla fede ortodossa, mia madre ha predetto che non sarebbe passato molto tempo prima che mi trasferissi a qualcos'altro. Data la natura tortuosa del mio viaggio spirituale fino a quel momento, non posso biasimarla, ma con il passare degli anni, si è resa conto che questa volta era facevo sul serio. Alla fine è anche arrivata a rispettare la mia decisione, anche se non è mai riuscita a comprenderlo appieno lei stessa.

mia madre nel giorno del suo compleanno, non molto tempo prima del suo riposo

Essere nella Chiesa ortodossa non è stato un viaggio dello spirito attraverso un'Isola che non c'è – ci sono state anche molte prove dolorose e tribolazioni. Non pretendo neppure di aver raggiunto tutto quello che avrei dovuto o sperato spiritualmente, ma non ho mai rimpianto la decisione, e ho un profondo senso di avere "visto la vera luce" e "trovato la vera fede". C'è sempre qualcosa in più da scoprire, ma finalmente so dove si trova il tesoro.

Quando ero ragazzo, mi ricordo che stavo nel letto del camion di mio padre, e notavo che, seduto lì, con la schiena alla cabina del camion, guardando indietro, potevo vedere dove eravamo stati, ma potevo solo immaginare dove stavamo andando... ma, naturalmente, un ragazzo non si preoccupa troppo di questo, quando suo padre è al volante. Quando ripenso alla mia vita fino a questo punto, posso vedere come Dio mi ha guidato – a volte dolcemente, e talvolta con una botta in testa – ma di solito ne sono stato consapevole solo quando ho guardato indietro in retrospettiva. Non si può essere sicuri di quello che verrà dopo, ma il Padre è alla guida.

 
Una storia triste: la fine della chiesa di san Ioasaf di Belgorod in Illinois

foto: Brian DeNeal/Springhouse Magazine

Nel 1913, dopo una migrazione iniziata nel 1880 di carpato-russi da parti dell'allora Impero Austro-ungarico (oggi Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Ucraina occidentale), fu costruita una chiesa in onore di un santo appena canonizzato, il santo ierarca Ioasaf di Belgorod, un misericordioso protettore dei poveri, nel minuscolo insediamento minerario di Muddy, nel sud dell'Illinois. La città aveva preso il nome dalla società con sede a Harrisburg che vi operava: la Big Muddy Coal Company. I minatori immigrati negli Stati Uniti erano cristiani ortodossi, ed era stato naturale per loro costruire una chiesa ortodossa nel luogo dove vivevano, in una zona che a malapena aveva sentito parlare della nostra fede.

Durante quel nascente periodo del cristianesimo ortodosso in Nord America, la Chiesa ortodossa russa ha avuto la maggiore influenza e la maggiore responsabilità per le parrocchie nella nuova terra. Lo tsar Nicola II dell'Impero Russo rispose ai bisogni degli immigrati ortodossi in America donando fondi per la costruzione di chiese. Fu anche il benefattore della chiesa di san Ioasaf di Belgorod a Muddy, fornendo fondi per la sua costruzione e utensili ecclesiastici. Il lotto di terra per la chiesa fu offerto da un immigrato ceco, il minatore George Pulaski, e il legname fu donato dalla Barnes Lumber Company. La chiesa fu costruita e consacrata il 27 giugno 1913, e un'icona le fu donata dal vescovo Platon della diocesi russa, con la gramota:

san Ioasaf di Belgorod. Foto: Brian DeNeal/Springhouse Magazine

"Sua Eminenza, il reverendissimo Platon, vescovo delle Aleutine e del Nord America, come benedizione per la nuova confraternita del vescovo Iosaf [sic] di Belgorod, e come memoria indelebile: dona alla fratellanza di questo servo di Dio, Ioasaf di Belgorod, a Muddy, Illinois, questa icona del vescovo Ioasaf il Taumaturgo di Belgorod e di tutta la Russia, un santo appena manifestato il cui corpo è stato nella terra per 150 anni ed è rimasto incorrotto, e ha concesso molti miracoli e guarigioni a tutti quelli che hanno fatto ricorso a lui con fede, e il suo corpo incorrotto e onorevole è stato glorificato nel 1911, il 4/17 settembre. Possa la fraternità fiorire con le preghiere del vescovo Ioasaf. Possa il vescovo Ioasaf essere un fedele e benevolo protettore. Alla confraternita che porta il suo nome e ai suoi stessi fratelli secondo i suoi antenati e secondo la santa fede ortodossa che questo servo di Dio ha tenuto fermamente e ha ricevuto la salvezza e il Regno dei cieli. O santo vescovo, padre Ioasaf, intercedi presso Dio per noi".

La comunità crebbe con una vita di lavoro onesto e di preghiera. Sebbene fossero arrivati analfabeti nella loro nuova casa, impararono rapidamente l'inglese e aprirono persino una scuola elementare riconosciuta come la migliore dell'Illinois. Una linea ferroviaria e una centrale elettrica contribuirono alla crescita economica del villaggio, che per alcuni decenni fu considerato un bel posto in cui vivere. Ma le migliori condizioni in altre miniere di carbone, e poi la scomparsa dell'industria carboniera dell'Illinois in generale, attirarono gradualmente gli abitanti ortodossi di Muddy in altri luoghi. Negli anni '30 la comunità parrocchiale, che un tempo era composta da sessanta famiglie, iniziò a diminuire di numero. Una famiglia rimasta negli anni '40 discendeva dal donatore della terra, George Pulaski. La Chiesa ortodossa russa, incapace di mantenere una chiesa senza parrocchiani, affidò la proprietà alla famiglia Kertis, ed Edwin Kertis, il nipote di Pulaski, rimase custode della chiesa dove aveva servito all'altare da bambino. Lui e la sorella Madeline Pisani sono cresciuti a Muddy ma se ne sono andati da adulti; tuttavia, per molti anni non abbandonarono la chiesa di san Ioasaf, facendo visite regolari per mantenerla assieme alle proprietà intorno ad essa, anche se la chiesa rimase per decenni senza Divina Liturgia. La famiglia ha persino pagato oltre 40.000 dollari in riparazioni per l'edificio, ma una struttura in legno vuota non può durare per sempre.

Madeline e George ricordano bene le storie di vita dei loro genitori e dei loro nonni nella città un tempo piena di miniere di carbone. La gente del posto era piuttosto diffidente nei confronti degli slavi ortodossi giunti da così lontano, e ci volle del tempo per essere accettati. Ecco perché Madeline ed Edwin hanno una grande simpatia per gli immigrati:

"La nostra gente ha avuto una vita dura nella loro terra natale. Erano così poveri da dover mandare bambini di sette anni in Ungheria e in altri posti a lavorare nelle miniere. Ritenevano che fosse più facile per i più piccoli strisciare attraverso gli stretti cunicoli. Certo, anche qui hanno vissuto molto modestamente, ma l'America ha dato loro l'opportunità di una nuova vita". Edwin aggiunge: "La gente del posto non capiva la nostra gente; dopotutto, non assomigliavamo a loro. La gente del posto ha sempre paura delle nuove ondate di immigrati impoveriti. Ora la gente ha paura di una nuova ondata di milioni di messicani. Ma la penso diversamente. Ricordo da cosa fuggivano i miei antenati e cosa hanno acquisito qui, e simpatizzo con i messicani. Sono venuti anch'essi per lavorare, per avere qualcosa per sfamare le loro famiglie. Col passare del tempo, saranno proprio come noi: ordinari cittadini americani.

padre Martin serve un acatisto nella chiesa di san Ioasaf di Belgorod. Foto: StBasilthegreat.org

I cristiani ortodossi nelle vicinanze hanno cercato di portare la preghiera nella chiesa abbandonata ogni volta che è stato possibile. Padre Martin e i parrocchiani della chiesa di san Basilio il Grande a St. Louis, Missouri, facevano pellegrinaggi annuali a Muddy per servire molebny nella chiesa e panichide nel cimitero. Il vescovo Peter della diocesi di Chicago e del Midwest (ROCOR) si è occupato della chiesa, che necessitava ancora di riparazioni strutturali. Il tetto aveva bisogno di ancora più lavori di quelli che i Kertis avevano già finanziato, il campanile era sull'orlo del crollo e l'onere finanziario stava diventando più di quanto Madeline ed Edwin potessero sopportare. Preoccupato per la sorte della chiesa, il vescovo Peter ha voluto indagare sulla possibilità di stabilirvi una comunità monastica, affinché si rinnovasse la preghiera al Signore e si onorasse san Ioasaf. Infine, il 23 dicembre 2007, festa di san Ioasaf di Belgorod, il vescovo Peter ha visitato la chiesa per celebrare la Divina Liturgia nella chiesa, la prima in quarant'anni. I fedeli sono arrivati da altre Chiese ortodosse della zona, e due monache da altri monasteri si sono recate lì per pregare e parlare della proprietà.

il vescovo Peter presso la chiesa di san Ioasaf di Belgorod. Foto: StBasilthegreat.org

La famiglia Kertis aveva diviso il terreno qualche tempo prima e ne aveva venduto una parte alla compagnia elettrica dell'Illinois, il che significava che proprio di fronte alla chiesa sorgeva un'enorme centrale elettrica. La chiesa stessa, così come la casa parrocchiale adiacente, non aveva isolamento. La ragione di ciò è che all'epoca del boom del commercio del carbone, la gente del posto aveva molto carbone per il riscaldamento e non si preoccupava dell'isolamento. Edwin ha notato che a lui e alla sua famiglia piaceva pescare nello stagno locale, ma i pesci non sono più commestibili. Come spesso accade con l'industria "sporca", soprattutto prima dei nostri tempi di consapevolezza ecologica, l'acqua e la terra sono avvelenate. Una comunità monastica non ha mai preso forma...

Il vescovo Peter ha visitato nuovamente la proprietà nel settembre 2011 per celebrare la Liturgia nel 100° anniversario della glorificazione di san Ioasaf di Belgorod. Sarebbe stata l'ultima Liturgia servita in quella chiesa.

Il sito web della chiesa di san Basilio il Grande a St. Louis, Missouri, scrive che nel 2019 la chiesa è stata demolita.

foto: stbasilthegreat.org

"A causa dell'impossibilità di continuare a occuparsi della chiesa vacante, nonché di effettuare l'eccessiva quantità di riparazioni necessarie per metterla in sicurezza, la chiesa è stata demolita e debitamente smaltita a dicembre... Finora, nessun piano è stato stato fatto per ricostruirla o per servire qualsiasi fedele rimasto in questa regione dell'Illinois del Sud. Esiste ancora il catholicon della santa Dormizione della Madre di Dio, commissionato anch'esso dallo tsar-martire Nicola II, a circa 150 miglia a nord-ovest di Muddy, e vi si tengono servizi divini occasionali".

foto: stbasilthegreat.org

È un fenomeno triste: le chiese abbandonate dalle comunità minerarie formate da immigrati di passaggio nella cintura del carbone degli Stati Uniti. Quanto ci addolora quando un altare custodito dal suo santo patrono e custode viene abbandonato o distrutto da mani umane. È un riflesso del nostro stato spirituale, di come abbandoniamo così spesso il nostro santo dei santi, il nostro spirito divino, la nostra fede. Pertanto, possiamo solo lodare la famiglia Kertis per la loro lunga dedizione alla chiesa della loro infanzia. Possiamo solo sperare che una chiesa dedicata a San Ioasaf di Belgorod, meraviglioso ma umile patrono dei poveri, rinasca negli Stati Uniti. [1] E chiediamo il suo perdono per la nostra negligenza, per essere spiritualmente incapaci di continuare a servirlo e ricordarlo in quel luogo un tempo ortodosso.

Nota

[1] Tuttavia, anche la chiesa nello skit di santa Xenia di Pietroburgo considera san Ioasaf come suo santo patrono.

 
Ecco quello che i russi pensano veramente. Intervista al popolare scrittore e politico Nikolaj Starikov

Una figura molto maggioritaria in Russia: "Gli americani capirebbero meglio la nostra posizione se noi mettessimo un paio di centinaia di missili in Messico o in Canada."

Abbiamo accennato a Starikov la settimana scorsa in un articolo sul talk show politico preferito della Russia. Storico di formazione, è un autore e blogger estremamente popolare di San Pietroburgo. Molti dei suoi libri sono veri best-seller. È in TV tutto il tempo, una delle più visibili figure di una nuova generazione di politici in ascesa.

Trasmissione radio conservatrice, in stile russo

Di recente ha fondato il Partito della Grande Patria, un partito patriottico conservatore che sposa i valori cristiani. In un contesto americano, si potrebbe paragonarlo a un Marco Rubio, e in Europa... l'Europa non produce realmente questo tipo di uomo politico.

La cosa da capire è che è un uomo molto tradizionale. Fa eco a quello che crede la maggior parte dell'élite e del pubblico russi.

Parte del suo successo sta nel fatto che è molto articolato e intellettuale. In TV, ha spesso un ruolo professorale, spiegando argomenti complessi in termini che la gente è in grado di capire - storia, economia, attualità. Ha un contegno molto ragionevole, pratico, diretto al punto contegno, e ha successo con il pubblico.

Ecco un esempio tipico in cui spiega gli oligarchi russi a un'affollata riunione di presentazione di un libro a Mosca.

 

Trascrizione (Video non più disponibile)

L'oligarchia è una forma di trasferimento della proprietà popolare nelle mani dei monopoli occidentali.

Lei, come si chiama? Sergej? Ecco, faccia per noi l'oligarca. Noi le vendiamo la "Yukos" per 3 copechi a un'asta sicura. Il suo compito sarà quello di svilupparla un po', di legalizzarla e poi le diremo a chi venderla e per quanto.

Questo è il ruolo dell'oligarca.

Oppure supponiamo di designarla come il proprietario della Norilsk Nickel, tutto sarà fatto "offshore", così non si saprà chi è il proprietario. Così lei sarà il nostro proprietario della Norilsk Nickel e farà quel che le diciamo. Comperare una squadra di calcio, sostenere il giusto partito politico, e così via. A parte questo, si goda la sua vita.

Ecco cos'è l'oligarchia: una forma di trasferimento di proprietà.

Se una società americana vuole acquistare un pozzo di petrolio a un'asta truccata, la cosa può essere contestata. Ma in questo caso l'hanno comprato dal suo legittimo proprietario. Come questo legittimo proprietario l'ha acquistata 10 anni fa, ebbene, voglio dire, ovviamente non conosciamo le vostre leggi. Le cose cambianio continuamente in Russia. Ma noi l'abbiamo acquistata in modo legittimo. Vedete, abbiamo comprato la Yukos, l'abbiamo pagata miliardi e questo è tutto quel che sappiamo...

Khodorkovskij è stato arrestato un mese prima di quando intendeva vendere agli americani la sua azienda, e questa è la vera ragione del suo arresto. Ora è trascinato di nuovo nella politica. Ecco il punto. Dieci anni di carcere sembrano aver avuto un considerevole effetto su di lui. Un effetto magico. Si è reso conto che è stato venduto e spazzato via dagli americani. Ricordate, aveva un piede nella porta dappertutto, per così dire: dietro di lui c'erano George Bush, i monopolisti americani, e così via.

È stato arrestato e imprigionato, e i suoi amici americani non lo hanno aiutato. Perché? Perché le sue attività sono state trasferite alla Rosneft. E il denaro che doveva andare a Khodorkovskij e ai proprietari di tutto questo, parte di questo è andato nel budget e parte nel Fondo di stabilità. Con il denaro nel Fondo di stabilità abbiamo comprato obbligazioni degli Stati Uniti. Così, di fatto abbiamo restituito agli americani il loro denaro. Di fatto non hanno niente di cui lamentarsi e tutto va a meraviglia. Sapete che Rosneft e BP hanno fatto uno scambio di azioni. Ciò che Rosneft ha avuto da Yukos è ora di proprietà inglese. Ogni pretesa contraria da parte di Yukos non sarebbe riconosciuta in alcun tribunale di Londra.

 

Se volete capire ciò che sta pensando la Russia, e dove è diretta, prestate attenzione a quest'uomo.

Ecco alcune citazioni interessanti dell'intervista:

"Essere russo significa servire Dio. In Occidente, si tratta piuttosto di fare un accordo con Dio".

"La maggior parte dei funzionari del Dipartimento di Stato americano non sarebbe in grado di trovare l'Ucraina su una mappa."

"Gli americani capirebbero meglio la nostra posizione se noi mettessimo un paio di centinaia di missili in Messico o in Canada".

"Non ho alcun dubbio che dietro il colpo di stato ucraino ci sia l'America. (I leader ucraini) ... sono essenzialmente burattini di Washington."

"I russi e gli ucraini sono un popolo solo... con lievi differenze culturali, culinarie e linguistiche... L'Ucraina è la culla del mondo russo."

"Nel mondo russo, lo scopo della vita è vivere secondo alcune norme morali, come il dovere. Le tradizioni occidentali sono più egoiste".

"I russi sono pronti al compromesso, ma non siamo noi quelli che hanno istigato una guerra civile in Canada o in Messico."

"Se l'Europa e l'America dicessero agli ucraini di avviare dei negoziati, quelli lo farebbero subito..."

(Riferendosi ai leader politici ucraini) "Se ci sono persone che considerano come propri idoli Hitler e le persone che hanno combattuto al fianco dei nazisti, perché non possiamo chiamare queste persone nazisti?"

Ecco l'intervista:

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Lei dice di essere un "nazionalista" russo. Chi considera russo? I valori russi sono diversi dai valori ucraini?

Russi e ucraini sono un popolo solo. 100 anni fa c'erano grandi russi, piccoli russi (ucraini) e russi bianchi (bielorussi). Queste definizioni sono più appropriate delle designazioni attuali. Non è offensivo dire "piccola Russia", perché significa solo "originale", con Kiev come città russa da cui tutta la Russia proviene.

Starikov alla presentazione di un libro a Mosca

Pertanto, ucraini e russi sono lo stesso popolo, con lievi differenze culturali, culinarie e linguistiche.

Essere russo non è solo una questione etnica ma un modo specifico di vedere il mondo. Nel complesso, non ci sono valori separati tra russi e ucraini, che, insieme ad altre nazionalità costituiscono un grande "mondo russo".

Ci sono valori che sono specifici del mondo russo e sono diversi, per esempio, dai valori europei o americani?

Sì. La differenza principale è il loro obiettivo nella vita. Nel mondo russo, lo scopo della vita è quello di vivere secondo alcune norme morali, come il dovere. Le tradizioni occidentali sono più egoiste, vivono per sé. L'odierna società dei consumi occidentale ne è il risultato diretto.

Se potessi riassumere, essere russo significa servire Dio. In Occidente, si tratta piuttosto di fare un accordo con Dio.

C'è spazio per la cooperazione tra queste diverse civiltà?

Non solo è possibile, ma dobbiamo trovare un compromesso. Il problema, tuttavia, è che ci deve essere uno sforzo da entrambe le parti. C'è stata una ricerca di compromesso tra il 1945 e il 1991. Ora l'Occidente non vuole ascoltare la Russia, non vuole vedere la Russia sulla mappa del mondo. Un buon esempio sono i tentativi americani in corso di far combattere due parti dello stesso popolo [ucraini e russi] l'una contro l'altra.

I russi sono pronti al compromesso, ma non siamo noi quelli che hanno istigato una guerra civile in Canada o in Messico.

Allora, da cosa pensa che venga quella che lei vede come una politica americana anti-russa?

In primo luogo, non ho alcun dubbio che dietro il colpo di stato ucraino ci sia l'America, proprio come dietro ai colpi di stato in Libia, Siria e altri paesi, e anche in paesi amici come l'Egitto.

Le ragioni sono le stesse che stavano dietro la prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale: indebolire i concorrenti e rendere il dollaro (e ora mantenere il dollaro) come unica valuta di riserva.

Nella nostra intervista con Denis Pushilin (ex leader di una delle regioni separatiste nell'Ucraina orientale), questi ha detto che vorrebbe vedere Donetsk come parte di un impero russo. Quali sono le sue opinioni su questa affermazione?

Penso che il signor Pushilin abbia una visione piuttosto ristretta. Dobbiamo parlare non solo di Donetsk e Lugansk, ma di tutto il territorio dell'attuale Ucraina.

Questo territorio è la culla del mondo russo, e mi piacerebbe vedere l'Ucraina come una parte di esso. Se alcune parti dell'Ucraina non vogliono essere una parte dell'Unione Eurasiatica o dell'unione doganale, possono allora scegliere di andare in un'altra direzione. Questo è ciò di cui stiamo parlando quando parliamo di federalizzazione dell'Ucraina. Ma in questo momento ci sono tentativi di sopprimere la volontà del popolo dell'Ucraina orientale con la forza militare. Dovrebbe essere la gente del posto a decidere quale percorso prendere.

Come può essere risolto il conflitto in Ucraina?

Di solito ci sono due modi. Uno è una vittoria militare di una parte sull'altra. L'altro modo è che le due parti depongano le armi e inizino negoziati. In questo momento, il governo ucraino, che è salito al potere in seguito a un colpo di stato, è sostenuto dall'Occidente, ed è per questo che ha adottato questa linea inflessibile nei confronti dell'Ucraina orientale.

Se l'Europa e l'America dicessero agli ucraini di avviare dei negoziati, quelli lo farebbero subito, perché sono essenzialmente burattini del regime di Washington.

Se sono burattini di Washington, perché il presidente Putin chiede il dialogo con loro?

Perché si fermi lo spargimento di sangue, è necessario negoziare con qualcuno. Putin, insieme a milioni di russi, ritiene il governo ucraino corrente semplicemente come un gruppo di politici amorali. Ma per fermare i combattimenti, dobbiamo parlare con qualcuno.

Qual è la sua opinione sulle recenti elezioni presidenziali in Ucraina?

Sono pronto a considerarle le legittime non appena gli Stati Uniti approveranno le recenti elezioni siriane che hanno avuto luogo in mezzo a un conflitto militare.

Molti esperti hanno suggerito che ciò che la Russia vuole davvero è un conflitto congelato in Ucraina orientale, che potrebbe quindi utilizzare a proprio vantaggio. Qual è la sua valutazione di questa affermazione?

La Russia non vuole alcun conflitto ai suoi confini, per evitare che si  riversino in Russia. Per gli Stati Uniti si tratta di un conflitto lontano, e la maggior parte dei funzionari del Dipartimento di Stato non riesce a trovare l'Ucraina su una mappa.

Lei ha più volte definito "nazista"il governo di Kiev. Oltre le affermazioni che stanno utilizzando la forza militare contro i civili, quali altre somiglianze vede tra Kiev e la Germania nazista?

Se ci sono persone che considerano come propri idoli Hitler e le persone che hanno combattuto al fianco dei nazisti, perché non possiamo chiamare queste persone nazisti?

Sta parlando di Stepan Bandera [nazionalista ucraino che collaborò con i nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica]?

Sì.

Può fare il nome di alcune organizzazioni o persone specifiche che considera "nazisti"?

Settore destro, Svoboda, e tutti coloro che sfilano per le strade con ritratti di Bandera.

Lei ha detto in precedenza che solo una piccola minoranza di persone in Ucraina orientale ha preso le armi. Che cosa significa un piccolo numero persone disposte a combattere?

Non c'è nulla di nuovo in questo. Anche durante la guerra civile russa, decine di milioni di persone non hanno preso le armi. La maggior parte delle persone normali in genere è riluttante a combattere, pensando che ogni crisi avrà il suo riflusso.

Eppure le proteste di Maidan hanno attirato centinaia di migliaia di persone.

Sì, ma non credo che tutti abbiano firmato per unirsi al Settore destro e per andare a combattere in Oriente.

Non stiamo parlando di questioni militari, ma semplicemente di gente che si fa vedere per esprimere sostegno al proprio punto di vista.

Allora ci sono stati anche due milioni di persone che hanno votato per la secessione delle regioni di Donetsk e Lugansk. Ci sono solo circa quattromila persone che sono pronte a combattere, e queste sono le persone che si sono iscritte alla Guardia Nazionale ucraina. I separatisti orientali sono più numerosi.

Qual è il futuro delle relazioni Russia-NATO?

Vedo un futuro di relazioni cortesi e senza provocazioni costanti, come quelle della NATO contro la Russia. I nostri colleghi americani avrebbero capito la nostra posizione meglio se se noi avessimo messo un paio di centinaia di missili in Messico e in Canada. Dovrebbero ricordarsi la reazione piuttosto forte da parte del Presidente John Kennedy ai tentativi sovietici di mettere i missili a Cuba.

Quelli che difendono l'espansione della NATO affermano che questi paesi hanno voluto far parte della NATO.

Bene. Ma anche Cuba ha voluto ospitare missili sovietici, volontariamente.

Se l'America non avesse contestato i missili russi a Cuba, lei avrebbe sostenuto l'Ucraina nella NATO?

Sarebbe stata una grande misura costruttiva di fiducia da parte loro, e la Russia avrebbe sentito che l'America è un amico.

 
Metropolita Ilarion: la Chiesa russa non è coinvolta nel bando ai Testimoni di Geova

La Chiesa ortodossa russa non ha avuto alcuna parte e non è stata consultata sulla decisione della Corte Suprema russa di riconoscere il Centro amministrativo dei Testimoni di Geova in Russia come organizzazione estremista e di vietare la sua attività all'interno della Federazione Russa, ha dichiarato il metropolita Ilarion (Alfeev) in un'intervista televisiva, riportata dalla TASS.

"Vorrei sottolineare che la Chiesa non ha avuto alcuna parte in questo, e che non si sono consultati con noi. La Chiesa non chiede che gli eretici, i settari e i dissidenti siano sottoposti a un processo penale", ha detto il metropolita.

Tuttavia, egli ha anche espresso la sua opinione che il bando ai Testimoni di Geova sia un passo positivo nella lotta contro la diffusione delle idee settarie che non hanno nulla in comune con la religione cristiana.

"Non dubito che i membri delle sette rimarranno e continueranno la loro attività, ma almeno il fatto che cesseranno apertamente di equipararsi con le confessioni cristiane è un cambiamento per il meglio", ha spiegato sua Eminenza, aggiungendo che le attività del gruppo violano la legge civile oltre a pervertire gli insegnamenti di Cristo. Ha sottolineato che non credono in Gesù come Dio e Salvatore, né riconoscono il dogma della santa Trinità, come riferisce Interfax-Religion.

"È una setta, e per di più una setta totalitaria e nociva. Lo so bene, perché ho avuto più possibilità di parlare con gli ex membri della setta", ha dichiarato il metropolita Ilarion, aggiungendo che la loro attività si basa sulla "manipolazione della coscienza, e distruggono la psiche delle persone e delle famiglie".

In precedenza la Corte suprema russa aveva riconosciuto come legittima la decisione di liquidare gli uffici locali dei testimoni di Geova. I rami locali sono stati ripetutamente richiamati alla responsabilità amministrativa per la distribuzione di materiali estremisti in varie città.

 
Domande dei nostri ragazzi

Una piccola serie di domande che ci ha posto il gruppo dei ragazzi di una delle nostre parrocchie ortodosse in Italia ci da un’idea della sete di conoscenza che hanno i nostri adolescenti, della loro capacità di andare a fondo nelle cose, e di notare immediatamente le contraddizioni negli insegnamenti della Chiesa.

Al di là delle nostre risposte (che abbiamo cercato di mantenere brevi e provocative) il testo delle domande dei ragazzi, che presentiamo - tanto per cambiare... - nella sezione “Domande e risposte” dei documenti, ci dovrebbe incoraggiare a venire incontro alle domande (tutt’altro che superficiali) dei giovani che vogliono veramente iniziare a comprendere la vita della Chiesa.

 
L'inevitabile lotta per l'inevitabile Chiesa locale

Prefazione

La formazione di nuove Chiese ortodosse locali è inevitabile, anzi è iniziata molto tempo fa. Un giorno ci saranno quattro nuove Chiese locali nel mondo: per l'Europa occidentale, il Nord America, il Sud America e l'Oceania. Questa non è una profezia, è una cosa ovvia, e per me è stata ovvia da 45 anni. Ma quando si realizzerà? Anche la lotta per essa è inevitabile. Non avverrà, penso, nella mia vita, forse nemmeno nella vita dei miei figli, ma forse nella vita dei miei nipoti. La formazione di una nuova Chiesa locale nell'Europa occidentale è ciò a cui ho dedicato la mia vita. Spero che, come tanti altri, avrò contribuito con qualcosa di positivo, per quanto modesto, alla sua fondazione.

Introduzione

La rovina della Chiesa è qualsiasi attaccamento al mondo, e una delle forme più forti di attaccamento è il nazionalismo. Per esempio, gli ebrei non hanno potuto accettare Cristo a causa del loro attaccamento al nazionalismo ebraico come "popolo eletto". Poi i copti e gli armeni si sono staccati dalla Chiesa a causa del nazionalismo, l'Europa occidentale se ne è staccata a causa del nazionalismo occidentale, inventando un cattolicesimo "romano" autogiustificante, e i futuri protestanti se ne sono staccati a causa del nazionalismo germanico. La forma più flagrante di questo nazionalismo è forse la "Chiesa d'Inghilterra", creata da un re assassino e avido di potere.

In tempi molto più recenti l'unità della Chiesa è stata messa sotto forte pressione da parte del nazionalismo greco, chiamato filetismo, anche se siamo ancora in attesa del pentimento dell'episcopato fanariota. Il nazionalismo è per definizione mondanità ed è quindi anti-missionario. Dio parla solo la lingua dei nazionalisti, sia essa l'ebraico, il latino, il greco o altro, e come sapeva ogni inglese vittoriano, "Dio è un inglese". I gruppi nazionalisti inevitabilmente muoiono, man mano che vengono assimilati. Invece di obbedire agli ultimi due versetti del Vangelo di Matteo, si rifiutano di uscire a battezzare il mondo, cercando piuttosto di rubare il gregge degli altri, come nell'Ucraina di oggi.

Imperialismo

Quanto sopra è un elenco di esempi di quello che potremmo chiamare "nazionalismo non canonico", poiché il suo estremismo porta sempre a scismi ed eresie, cioè porta a essere fuori dalla Chiesa. Questo lo possiamo vedere nel caso del contemporaneo Patriarcato di Costantinopoli, il cui scisma ha impiegato 100 anni per svilupparsi. Tuttavia, c'è anche il nazionalismo all'interno della Chiesa, quello "canonico". Sebbene ovviamente, per definizione, più moderata della forma estremista al di fuori della comunione della Chiesa, è fondamentalmente imperialista. Il suo segno è l'esclusivismo nazionale, e accetterà gli altri solo se "diventeranno greci" o "diventeranno russi", per esempio.

Questo imperialismo è segnato dall'imposizione di un'unica lingua e di un'unica cultura, dalla centralizzazione e dalla burocrazia. Questo è inevitabilmente parte di una tirannia di controllo, di bullismo e d'intimidazione sia del clero che della base dei fedeli. Creando paura e ingiustizia, spera di ottenere la proprietà e le ricchezze delle persone, le loro chiese. Maltrattando il clero, questo centralismo imperialista scoraggia l'impulso missionario, spesso perseguitando qualsiasi iniziativa missionaria in nome del controllo e dei "protocolli". Una tale mentalità è morte per l'anima e morte per la vita spirituale della Chiesa: l'imperialismo è sempre morte spirituale.

Localismo

L'imperialismo è anche per definizione un attaccamento al mondo, il nazionalismo, ma l'altro estremo di questo nazionalismo è quello che può essere chiamato "localismo". Questa è la reazione alla centralizzazione, il movimento si scissione e di disunione in nome di qualche piccolo paese, spesso artificiale, che ha portato negli ultimi 200 anni alla formazione di tutta una serie di piccole Chiese locali "autocefale". L'esempio più recente è stato quello che si è formato cinquant'anni fa in Nord America, con la formazione della minuscola 'OCA', la Chiesa ortodossa in America, un gruppo che in realtà riuniva meno del 10% degli ortodossi del Nord America, forse solo il 5%.

Nati da idee e schemi di un attivista pratico e frustrato, padre Alexander Schmemann, che aveva soppiantato il teorico accademico padre George Florovsky, gli ideologi dell'OCA cercarono di imporre a tutti la cultura americana, indipendentemente dalla sua mancanza di contenuto spirituale. Fondata non sul cristianesimo ortodosso, questa mentalità ha cercato di imporre il minimo comune denominatore della cultura locale: nuovo calendarismo, modernismo, antimonachesimo, anti-ascetismo e moralismo anti-spirituale, nel migliore dei casi un intellettualismo razionalista annacquato. Tuttavia, la Chiesa di Cristo non è fondata su una cultura umana locale, ma sul suo Vangelo universale incarnato.

Conclusione

Da quasi cinquant'anni ci battiamo per l'Ortodossia autentica, ma specificamente nella lingua locale (e non nelle versioni straniere di tale lingua!), per l'onore dei santi locali, dove essi esistono, e per le tradizioni locali che non sono contrarie alla Chiesa. Non possiamo ignorare la lingua, la geografia e la storia locali, dobbiamo consultarle e non ignorarne l'esperienza. Tutto il resto è arroganza. Quello che abbiamo osservato nell'ultimo mezzo secolo è che ogni formazione nazionalista, sia di nazionalismo imperialista che di nazionalismo localista, si è estinta. Pertanto, sia la Chiesa greca che quella russa sono morte qui, così come è morto il tentativo di creare un'Ortodossia anglicana.

Questo XXI secolo non porterà una 'Chiesa ortodossa britannica' nazionalista e neo-anglicana, come volevano. Tuttavia, potrebbe portare una Chiesa ortodossa dell'Europa occidentale autocefala, guidata da un metropolita a Parigi. Per quanto riguarda i quattro popoli e nazioni di queste "Isole del Nord Atlantico" (IONA), queste sarebbero una parte autonoma di tale metropolia, che potrebbe avere quattro arcivescovi, uno per l'Inghilterra, uno per un'Irlanda riunificata, uno per la Scozia e uno per il Galles, possibilmente con vescovi vicari. Tuttavia, realisticamente, questo può accadere solo sotto la guida della Chiesa ortodossa russa, la sola che fonda nuove Chiese. Sia fatta la volontà di Dio.

 
Temi d'attualità della Chiesa oggi (intervista al metropolita Hierotheos di Nafpaktos)

La seguente intervista al metropolita Hierotheos di Nafpaktos e Agiou Vlasiou è stata fatta dal giornalista Giorgio Mylonas, e pubblicata sul quotidiano Arca dell'Ortodossia (Κιβωτός Ὀρθοδοξίας) il 12 novembre 2015. È un complemento alla seguente lezione: "La crisi teologica e il suo impatto sulla vita ecclesiastica quotidiana".

Nel documento che ha presentato alla gerarchia, lei ha parlato di una crisi teologica. Pensa che il Sinodo pan-ortodosso nel 2016 porterà risultati fruttuosi in questa direzione?

Dagli studi che ho fatto, trovo che c'è una crisi teologica, perché oggi sono prevalenti alcuni movimenti teologici che differiscono dalla teologia patristica. Non penso che il Sinodo pan-ortodosso del 2016 affronterà tali questioni. E questo è il grande problema. I temi che sono stati prefissati e gli argomenti che verranno trattati non sono questioni teologiche serie. Voglio dire che non saranno affrontati il "filioque" e "l'actus purus", che l'ottavo e il nono Sinodo ecumenico hanno trattato, e a mio parere questo dimostra che le conferenze pre-sinodali pan-ortodosse non hanno preparato al meglio i temi per il Santo e Grande Sinodo della Chiesa ortodossa, che deve essere convocato. Credo che il Sinodo di san Fozio il Grande (879-80) sia una continuazione del secondo Sinodo ecumenico e il Sinodo di san Gregorio Palamas (1351) sia una continuazione del sesto Sinodo ecumenico. Quando non ci occupiamo di questioni teologiche serie, ciò indica che la crisi teologica rimane.

Come giudica il lavoro della delegazione greca per quanto riguarda il Sinodo pan-ortodosso?

Al momento, non ho familiarità con i testi presentati. Credo che ad un certo punto i testi verranno discussi dalla gerarchia iniziando con un "referendum", e, naturalmente, non come un fatto compiuto per approvazione, ma perché siano discussi e ne consegua una decisione finale della nostra gerarchia. Ad esempio, se i testi contengono la frase "dignità e la santità della persona umana", indicando che presumibilmente la natura è violata e peccaminosa, mentre la persona è sacra, perché è collegata con la "libertà della persona", questo io non lo posso accettare, perché nega la teologia dei Padri, dove la natura è buona ed è la persona con la sua volontà gnomica che causa il peccato.

Dove dovrebbe, dunque, prestare particolare attenzione la delegazione greca?

Come accennato in precedenza, il tema è stato determinato e non è probabile che saranno incluse altre questioni, a meno che non lo si faccia quando si avvicina il tempo per la convocazione del Santo e Grande Sinodo. Sono stato informato che ci sono alcune Chiese che si sentono in difficoltà a porre serie questioni teologiche ed ecclesiastiche.

È ottimista sul fatto che i problemi tra le Chiese ortodosse verranno trattati in modo decisivo?

Non so se dovrei rispondere a questa domanda in termini psicologici, che coinvolgono le parole "ottimismo" e "pessimismo". Nella Chiesa si parla con terminologia teologica, con la fede e con una mentalità ecclesiastica. Tuttavia, sono seriamente turbato, perché, purtroppo, quello che ho notato è che i punti di vista delle diverse Chiese ortodosse sono influenzati da interessi nazionali e strategie geopolitiche. Questo mi preoccupa molto. Quando il messaggio teologico è influenzato dal nazionalismo e da considerazioni politiche, questo dimostra la sua secolarizzazione.

A seguito della crisi economica, vediamo sacerdoti "volontari" nelle metropolie delle province. Questa può essere una soluzione al problema?

Con il termine "volontari" lei intenderà di certo i preti non pagati, cioè i sacerdoti che sono ordinati e servono i cristiani senza ricevere uno stipendio. Questo viene fatto su piccola scala in alcune metropolie, a causa di varie esigenze pastorali. In generale, il volontariato è un grande e importante valore, ed è in crescita nella Chiesa, ma non si può contare solo su questo per il clero. Ogni sacerdote ha una famiglia ed esigenze diverse e non dovrebbe vivere nel bisogno, né i cristiani dovrebbero essere caricati del sostentamento delle famiglie del clero. Può immaginare cosa succederebbe se prevalessero i "volontari" tra insegnanti, professori, impiegati e funzionari civili?

In ogni caso, gli stipendi del clero sono un obbligo dello Stato ellenico, che a suo tempo ha fatto un contratto con la Chiesa, dando stipendi al clero in cambio della cessione della proprietà di beni ecclesiastici. Ogni Stato onorevole deve rispettare i contratti che ha sottoscritto.

Il governo, dopo il dibattito sul tema dell'insegnamento della religione nelle scuole, ha aperto la questione del matrimonio gay. Quale dovrebbe essere l'atteggiamento della gerarchia?

La questione del "matrimonio gay" è stata aperta molto tempo fa, ma ogni volta si sposta verso la tolleranza di questo problema da parte della società. Mi preoccupa soprattutto quando la società tollera molte deviazioni, quando in nome dei cosiddetti diritti umani, si eludono principi mantenuti nel corso dei secoli, che governano la società e creano una grande civiltà.

La gerarchia, nella sua riunione del 17 ottobre 2013, ha discusso la questione e ha preso le sue decisioni. Alla fine, deve essere ferma con una parola profetica nel denunciare deviazioni, da qualunque parte provengano, ma anche allo stesso tempo amare i peccatori e i pentiti.

Per quanto riguarda il cosiddetto "matrimonio gay", questo introduce una terza forma di matrimonio, dopo quello ecclesiastico e quello civile. Ogni individuo può fare la propria scelta, ma non deve degradare il livello della società, né i cosiddetti diritti umani devono minare l'uomo stesso, perché con il passare del tempo i diritti umani cambiano, a volte sono sovrumani e volte sono subumani. Così, tutti fanno le loro scelte, ma ripeto che la Chiesa dovrebbe indicare l'altezza dell'uomo e del cristiano ortodosso e dovrebbe mostrare amore per il pentito.

Sembra che si stia aprendo la strada per la cremazione in Grecia.

Anche questo problema è stato discusso in passato. La Chiesa ha preso le sue decisioni, che l'incenerimento è un atto che non è coerente con la sua tradizione e chi volontariamente dichiara il proprio desiderio di far cremare il corpo indica in realtà la propria autonomia dalla Chiesa. È per questo che non si fanno in tali casi servizi funebri e commemorativi. Ma è lasciato alla discrezione del metropolita consentire un semplice Trisaghion. Questa non è mancanza di amore per la gente, ma un'esatta osservanza dell'insegnamento ortodosso e un rispetto per la libertà di scelta delle persone.

L'arcivescovo nel Sinodo ha affermato che "il nemico è dentro le mura." Come vede evolversi le relazioni con lo stato?

Più volte ho parlato che non dovremmo parlare della separazione tra Chiesa e stato, perché in uno stato nessuno è separato. Ogni club, ogni organizzazione ha un rapporto con lo stato, e così siamo contenti che lei abbia utilizzato il termine "rapporti" invece di "separazione". Vi è ora nella attuale Costituzione la distinzione dei ruoli dell'amministrazione ecclesiastica e civile, e in alcuni punti questa distinzione può essere meglio definita.

Le parole dell'arcivescovo, che "i nostri nemici non sono più lontani, ma all'interno delle nostre mura. Lo vediamo e ne sentiamo l'odore," si riferisce alla questione dell'insegnamento della religione nelle scuole, ed esprime la sua opinione che in Grecia e in Europa ci sono persone che stanno "approfittando della nostra situazione finanziaria disastrosa" e "secondo le regole delle nostre relazioni economiche", perseguiranno "con tutti i mezzi l'alterazione della nostra società greca, a cominciare dalle nostre scuole". Questa è una realtà che vediamo costantemente intorno a noi. Sentiamo, cioè, in atto un tentativo di tagliarci fuori dalle nostre tradizioni e di alterare il nostro stile di vita culturale, a partire dalle ideologie espresse nei movimenti occidentali.

Fonte - traduzione di John Sanidopoulos.

 
Uno sguardo sull'Africa per il nuovo anno

i padri Ambrose Chawala e Georgij Maksimov

Dal canale Telegram di padre Georgij Maksimov:

Sul tema della storica decisione odierna del Sinodo, vorrei parlarvi di padre Ambrose Chawala della Tanzania. È stato uno di quelli che, nel novembre 2019, hanno firmato la "Lettera aperta dei sacerdoti del Patriarcato di Alessandria", dove è stato espresso in modo molto mite un disaccordo con la decisione del patriarca Theodoros di riconoscere gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, a quel tempo padre Ambrose non ha nemmeno parlato di un passaggio alla Chiesa ortodossa russa. Si sperava che il patriarca d'Alessandria ascoltasse la voce del suo clero, e molte altre voci che lo chiamavano a ribaltare quella fatidica decisione.

padre Ambrose Chawala

Cosa è successo dopo la pubblicazione della lettera? Il vescovo greco Agathonikos ha convocato padre Ambrose e gli ha chiesto di firmare un documento a sostegno della decisione del patriarca Theodoros. Padre Ambrose ha rifiutato, e il vescovo Agathonikos ha dimezzato il suo stipendio. Padre Ambrose non ha cambiato idea. Nell'agosto 2020 la sua chiesa ha subito un furto, in particolare sono stati trafugati il calice e l'evangeliario dall'altare. Quando padre Ambrose ha riferito l'accaduto, il suo vescovo ha risposto: "Probabilmente li hai rubati tu stesso! Vuoi andare dai russi, quindi li hai nascosti!" Inoltre, il vescovo Agathonikos ha benedetto il suo assistente a chiedere alla polizia di indagare su padre Ambrose. La polizia lo ha arrestato, ma poi lo ha rilasciato, convinta della sua innocenza.

All'inizio del 2021, la nostra società missionaria di san Serapion Kozheozerskij ha stampato un libro di preghiere in swahili, oltre a icone di Cristo e della Vergine. Padre Andrej Novikov ha gentilmente accettato di portare questi doni in Tanzania. Su mia richiesta, alcune delle icone sono state donate a padre Ambrose. Il 10 dicembre il vescovo Agathonikos ha rimosso padre Ambrose dalla carica di rettore della chiesa e gli ha ordinato di andarsene il prima possibile dalla casa parrocchiale assieme alla sua famiglia. Il giorno dopo, su indicazione del vescovo greco, alcune persone hanno portato via tutte le icone "russe" dalla chiesa e le hanno gettate contro la porta di padre Ambrose. Questo incidente ha scioccato molti sacerdoti ortodossi in Tanzania, i quali hanno affermato che neanche i pagani si sono mai permessi di fare cose del genere.

Confesso che la cosa mi ha colpito spiacevolmente. Posso comprendere da un punto di vista puramente psicologico il dispiacere e l'indignazione del vescovo Agathonikos nel trattare con un sacerdote disubbidiente, ma che colpa ne hanno le icone?

In generale, dopo tutto ciò che è stato detto, spero che comprendiate il sollievo e la gioia con cui 102 chierici africani, che sono stati ricevuti nella Chiesa ortodossa russa, hanno accettato la decisione odierna del nostro Sinodo. Padre Ambrose è uno di questi. I greci ora scriveranno con indignazione sugli "africani ingrati" e sui "russi insidiosi", non volendo ammettere l'amara verità che quanto accaduto è stata esclusivamente colpa loro, dei vescovi greci del Patriarcato di Alessandria. Non hanno nessuno da incolpare se non loro stessi.

E la decisione del Sinodo è storica e mi auguro che diventi una salvezza per l'Ortodossia africana, le dia nuova vita. Gli africani ortodossi meritano di meglio.

 
Decine di sacerdoti africani servono la prima Liturgia dell'Esarcato russo (+Video)

foto: Facebook

Decine di sacerdoti africani si sono riuniti nel Kenya occidentale per celebrare la prima Divina Liturgia ufficiale del neonato Esarcato russo in Africa.

foto: Facebook

Ai 24 sacerdoti si è unito padre Georgij Maksimov di Mosca, che è stato determinante nello sviluppo dell'Esarcato.

La liturgia è stata celebrata presso la chiesa del grande martire Panteleimon nel villaggio di Ebuyangu, con sacerdoti dei distretti circostanti, come riferisce il metropolita Leonid di Klin, esarca patriarcale dell'Africa.

Sia il patriarca Kirill che il metropolita Leonid sono stati commemorati durante il servizio, che è stato celebrato sui nuovi antimensi recentemente firmati e consacrati dal metropolita.

"È stata utilizzata una nuova traduzione in swahili della Liturgia di san Giovanni Crisostomo, realizzata nel rispetto della tradizione liturgica russa, e correggendo molte imperfezioni nella traduzione precedente", riferisce l'esarca patriarcale.

Video della Liturgia (da Facebook)

Dopo il servizio, padre Georgij ha offerto icone per la chiesa e icone domestiche, croci e libri di preghiere in swahili ai sacerdoti e ai fedeli. I sacerdoti hanno ricevuto anche i loro antimensi firmati dal metropolita Leonid.

Poi si è tenuta una riunione generale del clero, in cui sono state discusse numerose questioni relative all'organizzazione della vita della Chiesa.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha creato il 29 dicembre il suo Esarcato africano, che comprende due diocesi che coprono l'intero continente africano. L'Esarcato è iniziato con 102 sacerdoti africani e la scorsa settimana il metropolita Leonid ha detto che il numero è cresciuto fino a 150.

 
"Ebola è una grande menzogna"

Nota: propongo il seguente articolo alla vostra attenzione "per vostra informazione". Anche se personalmente non ho le conoscenze per avere un parere su questo argomento, credo che lasciare ai media generalisti il monopolio delle informazioni su Ebola sia pericoloso.

Saker

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"Ebola è una grande menzogna" – dice "Nana Kwame" dal Ghana – e una nuova operazione sotto falsa bandiera in divenire, di dimensioni da orrore

di Peter Koenig

Secondo un uomo chiamato "Nana Kwame" - molto probabilmente uno pseudonimo - che vive in Ghana, Ebola è stato portato in Africa occidentale in 4 paesi per 4 ragioni specifiche - nientemeno che dalla Croce Rossa. Questo articolo ha avuto una diffusione esplosiva in Internet nell'ultimo paio di giorni, per esempio in "Spirit Science and Metaphysics" - ed è stato tradotto in spagnolo e pubblicato dal quotidiano peruviano LaPrimera, un giornale che cerca regolarmente di sezionare la verità dal diluvio di menzogne ​​emesse dai media generalisti peruviani.

La storia molto credibile era già almeno parzialmente confermata da altri articoli web, tra cui quello di Timothy Alexandre Guzman, di Global Research, che racconta la storia del dottor Cyril Broderick, un professore universitario liberiano. Secondo il dottor Broderick, il Dipartimento della Difesa ha concluso un contratto con una società farmaceutica canadese, la Tekmira, per condurre una ricerca su Ebola e gli esseri umani in Guinea e Sierra Leone, poco prima dello scoppio dell'epidemia in Guinea e Sierra Leone. L'epidemia in Africa occidentale è stata dichiarata nel marzo 2014. Inoltre, Broderick afferma: "È molto preoccupante che il governo degli Stati Uniti operi un laboratorio di ricerche di bioterrorismo sulla febbre emorragica virale in Sierra Leone". La sua è una domanda ovvia - "Ce ne sono altri?"

Solo per caso, pochi giorni fa, il Canada ha annunciato che consegnerà all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) 800 unità di vaccini Ebola. L'OMS si consulterà con i paesi più colpiti su come utilizzare il vaccino. Reuters dice che le sperimentazioni umane saranno effettuate all'Istituto di ricerca militare Walter Reed negli Stati Uniti.

Perché ora i vaccini contro Ebola sono donati dal Canada, quando il virus Ebola è 'posseduto' dagli Stati Uniti attraverso la CDC, dal novembre 2007, domanda n. 200706291, brevetto N. CA 2741523 A1, data di pubblicazione aprile 2010?

Ebola era stato identificato in quello che è oggi il Sud Sudan nel 1976 e più tardi lo stesso anno in un piccolo villaggio nel nord della Repubblica Democratica del Congo (allora Zaire). L'epidemia è scomparsa dopo 26 giorni, per motivi non del tutto chiari.

Ora di nuovo Ebola – perché? In Africa occidentale, a migliaia di chilometri di distanza dal primo focolaio? Le risposte possono essere contenute nel rapporto del sig. "Nana Kwame".

Il signor Kwame afferma:

Le popolazioni nel mondo occidentale hanno bisogno di sapere cosa sta succedendo qui in Africa occidentale. Stanno mentendo! "Ebola" come virus non esiste e non è "diffuso". La Croce Rossa ha portato una malattia in 4 paesi specifici per 4 motivi specifici, e la malattia è contratta solo da coloro che ricevono i trattamenti e le iniezioni della Croce Rossa. È per questo che i liberiani e i nigeriani hanno iniziato a espellere la Croce Rossa dai loro paesi e a riportare notizie della verità.

E continua elencando quattro ragioni per la cosiddetta 'epidemia' – che sarebbe meglio chiamare 'scoppio controllato'. Dice che la maggior parte della gente può saltare alla conclusione sbagliata di un tentativo di 'spopolamento', che l'Occidente vede sempre con interesse quando si parla di Africa.

Ricordate che l'Africa detiene ancora circa il 60% delle risorse naturali del mondo, ambite da parte dell'Occidente per mantenere la propria avida economia predatoria. Con meno africani, le risorse possono essere di più facile accesso, e con una popolazione mondiale ridotta, una piccola élite occidentale può vivere più a lungo godendo di queste risorse (non rinnovabili) prima che siano esaurite. Ho sentito gente che dice: le guerre sono orribili. Il loro unico lato buono è che riducono la popolazione mondiale.

Ma le vere ragioni, sostiene il signor Kwame, sono quattro:

1) l'Occidente, in particolare gli Stati Uniti d'America, può giustificare l'arrivo di truppe sul terreno in Nigeria, Liberia e Sierra Leone. Questo è già successo. Poche settimane fa Obama ha inviato 3.000 soldati in Liberia, e nessuno di loro era un medico o specialista sanitario, nessuno di loro era un esperto nella prevenzione delle pandemie. I cinici hanno chiesto: crede forse che il virus possa essere fermato con le pallottole?

2) Il secondo motivo, secondo il signor Kwame, sono i diamanti della Sierra Leone, il più grande – e più disumano – produttore di diamanti del mondo. I minatori sono in sciopero da quattro mesi, a causa di orribili condizioni di lavoro da schiavitù. Una 'assistenza' militare aiuterà. Gli scioperanti potranno essere tutti uccisi e sostituiti da altri, e il flusso redditizio dei diamanti nei mercati avidità occidentali potrà riprendere a fluire. Ricordate il film documentario "Blood Diamonds".

3) La terza ragione, sostiene il signor Kwame, è le truppe sul terreno possono forzare le 'vaccinazioni' contro Ebola (veleno – o meglio la malattia stessa) sui cittadini diffidenti e contrari. Le truppe costringeranno queste vaccinazioni sul popolo per garantire l'aspetto visibile di una pandemia di Ebola. In aggiunta a questo proteggeranno la Croce Rossa dai liberiani e nigeriani che giustamente hanno cercato di espellerla dai loro paesi.

4) La quarta ragione che il signor Kwame descrive è il fattore paura. Tutti vediamo la psicosi di Ebola nei media occidentali, a causa di circa 4.000 morti – a seconda dei conteggi – in Africa occidentale. Intendiamoci, si tratta di una cifra importante, soprattutto se il virus è stato piantato artificialmente, ma si tratta di un numero irrisorio, se paragonato ai milioni che muoiono ogni anno per febbri da palude (malaria), che colpiscono anche l'emisfero settentrionale, e per le quali nessun vaccino è in vista . Le persone che muoiono di malaria sono comunque troppo povere per pagarsi per un vaccino – poche prospettive di affari per l'avidità delle case farmaceutiche.

Non dimentichiamo che ci sono altri 'vantaggi'. Il capitalismo neoliberista si accontenta di rado di un solo fattore di avidità. La situazione a vincita sicura, inventata dal consenso di Washington e diffusa dalla Banca Mondiale, dal FMI e da enti di tale calibro è diventato lo slogan del successo.

Ciò che la maggior parte degli occidentali non capisce è che il neoliberismo è infinitamente più mortale di Ebola, dell'Aids e tutte le epidemie del secolo scorso combinate. Guerre e conflitti ispirati, provocati e istigati dalla nostra avidità economia neoliberista e guidati dalla macchina da guerra di Washington e della NATO, hanno ucciso solo dal 2001 una stima di 12-15 milioni di persone in tutto il mondo.

Immaginate la miniera d'oro per l'industria farmaceutica quando la popolazione sarà vaccinata a forza come è stato quasi il caso per l'H1N1 – quando i governi hanno comprato centinaia di milioni di vaccini, prima che scoppiasse il relativo scandalo. Centinaia di milioni di unità di vaccino pronte per una vaccinazione forzata, sulle spalle dei contribuenti. Una strategia che quella volta non ha funzionato, nonostante il battage mediatico.

La psicosi di Ebola ha tutti i colori di un'altra operazione sotto falsa bandiera, diretta da Washington.

Ebola è artificiale, 'controllabile' ed esportabile – per quanto oggetto di psicosi. Una popolazione spaventata e ignorante anche nelle nostre città occidentali può essere facilmente manipolata ad accettare un vaccino, non importa quanto sia efficace nel bloccare la malattia, o, in alternativa, quanto sia efficace nel diffonderlo. L'idea è di sottomettere, quindi bloccare le popolazioni, mettendo le persone in quarantena (carceri), per assicurarsi che non si verifichino sconvolgimenti. L'élite occidentale elite, guidata da Washington e debitamente seguita dai suoi burattini e vassalli europei e in tutto il mondo – può poi tranquillamente occuparsi della fase finale dei propri piani per la conquista del mondo – il One World Order – il Dominio a spettro completo, il compimento del PNAC (il Progetto per un Nuovo Secolo Americano) che è in corso di implementazione proprio mentre queste righe sono scritte, ma quasi nessuno se ne accorge.

Gente, attenzione! Siamo a circa allo stesso punto che abbiamo visto con l'H1N1 – con il clamore mediatico a livello di psicosi, e la memoria di breve durata della gente, un blocco totale in preda al panico è facile – senza grandi spese militari, dal momento che i pochi dissidenti possono essere facilmente sottomessi. E non oso pensare cos'altro si può fare di loro.

Grazie a Dio per la Russia e la Cina. Anche se possono non essere in grado di prevenire la psicosi di Ebola in Occidente, sono di sicuro la nostra ultima speranza per evitare un dominio a spettro completo da parte dalla banda di Washington e dei suoi seguaci criminali.

 
A proposito del legame tra confessione e comunione

Spesso, quando ci chiedono di spiegare in modo semplice le regole della confessione e della comunione nella Chiesa ortodossa, non possiamo rispondere... perché non ci sono regole fissate per tutti. Molto, nella pratica della confessione e della comunione, è un risultato di diverse sollecitazioni in diversi periodi, e spesso ci sono state anche degenerazioni di pratiche che erano state introdotte per motivi specifici, ed erano andate al di là dei loro scopi iniziali. Lo ieromonaco Petru (Pruteanu), in un suo recente saggio, cerca di fare luce nel legame tra confessione e comunione analizzando la storia di questo legame attraverso i secoli, e le diverse risposte date da differenti Chiese ortodosse locali. Nella sezione “Ortoprassi” dei documenti, presentiamo il saggio di padre Petru in romeno, in traduzione russa e nella nostra traduzione italiana.

 
Un anniversario profetico

Cristo è Risorto!

Dieci anni fa, il 17 maggio 2007, durante la Liturgia dell'Ascensione, alla quale è stato firmato l'atto di comunione canonica, io ero nella cattedrale di Cristo Salvatore ad ascoltare confessioni. Tra quelli che si confessavano c'erano funzionari militari di alto livello, in uniforme, che erano venuti a pentirsi per aver perseguitato la Chiesa nei tempi sovietici. Non si rendevano conto che confessavano i loro peccati a Dio in presenza di un sacerdote della Chiesa fuori della Russia. Non ho mai sentito la nostra unità in modo così profondo. È dal nostro reciproco pentimento, e entrambe le parti hanno dovuto pentirsi, che abbiamo preso la nostra profonda unità e così abbiamo potuto chiedere insieme le preghiere dei nuovi martiri e confessori. In particolare chiediamo oggi le preghiere dei martiri imperiali, che ricordiamo in questo centenario del tragico tradimento dell'impero Russo.

Per decenni io sono appartenuto alla Chiesa fuori della Russia e l'ho servita in Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Portogallo e Inghilterra, parlando per lei negli USA, in Australia e nei Paesi Bassi. Infatti la Federazione Russa è oggi solo una parte del mondo ortodosso russo, di quello che chiamiamo Rus'. Oggi, la Rus' non è solo la Federazione Russa, l'Ucraina (nonostante la giunta installata dagli Stati Uniti a Kiev) e la Belarus', non solo la Moldova e la Rus' Carpatica (Transcarpazia). La Rus' è ovunque sia confessata la fede ortodossa russa, dal Kazakistan ai paesi baltici, dal Giappone alla Thailandia, dalla Germania al Venezuela, dalla Svizzera all'Asia centrale, dall'Italia all'Indonesia, dall'Argentina agli USA, dall'Australia all'Inghilterra, dal Canada alla Nuova Zelanda. Anche noi siamo la Rus', insieme a tutti voi.

In questi ultimi tempi la Chiesa ortodossa russa ha una missione mondiale di predicare la nostra fede comune senza compromessi, globalmente e in tutte le lingue, nonostante quelli che ci oppongono. Alcuni dei più grandi patrioti russi sono in quella che P. Andrej Tkachov giustamente chiama "la nostra Chiesa fuori dalla Russia". Il nostro motto è sempre stato "Per la fede, per lo tsar, per la Rus'," e questo è ciò che hanno sempre proclamato i nostri più grandi santi, san Giona di Hankou, san Giovanni di Shanghai e san Serafino di Sofia.

Noi facciamo parte della Chiesa dello tsar, e operiamo nel suo spirito, poiché lo tsar martire parlava cinque lingue e ha costruito diciotto chiese in Europa occidentale, desiderando di vederne costruita una in ogni capitale occidentale. (Ne abbiamo ancora da costruire una nel centro di Londra per soddisfare il suo desiderio). Noi nella Chiesa fuori della Russia siamo gli avamposti dell'Ortodossia russa, oasi spirituali in un mondo occidentale spesso ostile. Ci stiamo preparando, anche in Occidente, per il prossimo tsar della Rus'. Questa è la nostra unità. E la nostra unità è la nostra vittoria comune!

Arciprete Andrew Phillips,

Parrocchia di san Giovanni di Shanghai,

Colchester, Inghilterra

 
Terminano i lavori sui mosaici della cattedrale di san Sava a Belgrado

Dopo più di un secolo sono in fase finale i lavori di costruzione e abbellimento della chiesa di san Sava a Belgrado e i lavori intorno all'edificio.

La chiesa è adornata con bellissimi mosaici di Cristo Pantocratore, della Madre di Dio e della Natività di Cristo, su un'area di oltre 15.000 metri quadrati, che la rendono una chiesa unica nel mondo ortodosso. L'installazione dei mosaici è stata recentemente completata, come riferisce la metropolia del Montenegro della Chiesa ortodossa serba. 

I mosaici sono stati realizzati con una tecnica utilizzata in Russia da 15 anni, che, secondo sua Grazia il vescovo Stefan (Šarić) di Remesiana, rettore di san Sava, è migliore di quella utilizzata nei più famosi mosaici veneziani. Cuocendo il vetro ad alte temperature, si ottiene un colore specifico ideale necessario per il mosaico e le future icone, ha spiegato vladyka.

È attualmente in fase di installazione un'illuminazione speciale che illuminerà completamente la gloria dei mosaici.  

Il principale mosaico dell'Ascensione nella cupola centrale, realizzato da un collettivo di artisti russi, è stato inaugurato solennemente nel febbraio 2018.

L'attuale fase finale dei lavori nella chiesa comprende tre iconostasi, un altare di cui è stato appena terminato il pavimento e un'icona di Gesù Cristo con un'apertura di braccia di oltre 16 metri.

Ci sono tre altari nella chiesa, il principale è dedicato a San Sava. L'altare destro è dedicato ai santi Ermilo e Stratonico, i primi martiri di Belgrado, e al santo Stefan Lazarević, che ha fatto di Belgrado la capitale.

Per quanto gloriosa sia la chiesa, il vescovo Stefan dice che non spetta al popolo serbo vantarsi, perché è stata data loro da Dio, ed è san Sava che ha meritato una simile chiesa in suo onore.

Si prevede che l'interno della chiesa sarà completato il mese prossimo.

* * *

I lavori alla chiesa di san Sava durano più di 120 anni. L'anno di inizio della costruzione è considerato il 1894, anche se la costruzione effettiva della chiesa non iniziò fino al 1935 e fu presto interrotta dalla seconda guerra mondiale e dal successivo cambiamento del potere politico in Jugoslavia.

La costruzione riprese solo nel 1986. La cupola fu completata nel 1989.

L'inaugurazione ufficiale si è tenuta nel 2004, anche se i lavori negli interni sono continuati nei successivi 16 anni.

 
La parrocchia ortodossa di Rito Antico di San Nicola a Torino

Torino conta una parrocchia ortodossa russa di Rito Antico, dipendente dalla Concordia di Beloktrinitsa (il più antico dei sinodi dei Vecchi Credenti sacerdotali).

Dopo alcuni anni di ospitalità presso le chiese ortodosse dei patriarcati di Romania e di Mosca, i Vecchi Credenti hanno avuto dapprima un uso temporaneo di una chiesa cattolica, e poi hanno allestito la loro prima chiesa in un salone di un edificio in Via Principe Tommaso angolo via Campana:

Negli ultimi anni, hanno acquistato una loro sede in Lungo Dora Liguria 48, con una chiesa che qui vediamo nell'occasione della visita del metropolita Leontij di Brăila alla festa di san Nicola nel dicembre 2012:

 

la sede della chiesa dall'esterno

il parroco, l'arciprete Savelij Makarov

 
Altri 15 sacerdoti della Chiesa di Alessandria si uniscono all'esarcato russo in Africa

chierici della Chiesa ortodossa russa in Africa con il sacerdote Georgij Maksimov. Foto: t.me/exarchleonid

I sacerdoti africani che hanno deciso di passare alla Chiesa ortodossa russa hanno affermato che il loro ex vescovo è andato da loro e li ha minacciati di conseguenze per un simile passo.

Il 9 febbraio 2022, il metropolita Leonid, esarca della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha riferito che altri 15 sacerdoti si sono uniti al clero dell'Esarcato patriarcale dell'Africa.

Il 9 febbraio un gruppo missionario guidato dal sacerdote Georgij Maksimov ha tenuto un incontro pastorale nella città di Meru (provincia orientale del Kenya), al quale hanno partecipato sacerdoti di due decanati della diocesi di Nyeri della Chiesa ortodossa di Alessandria (i decanati centrale e settentrionale di Meru).

Il metropolita Leonid ha scritto sul suo canale Telegram che questi sacerdoti avevano invitato padre Georgij per presentargli le petizioni per la loro accettazione nella Chiesa ortodossa russa.

Secondo i risultati dell'incontro pastorale, 15 sacerdoti sono stati accolti nella Chiesa ortodossa russa. I loro voti sono stati firmati.

Ha anche affermato che, secondo i sacerdoti locali, domenica il vescovo Neophytos di Nyeri è andato da loro e ha chiesto loro di non passare alla Chiesa ortodossa russa, minacciandoli di conseguenze per un tale passo, ma ha sentito che la stragrande maggioranza dei sacerdoti di entrambi i decanati di Meru aveva già preso una decisione che avrebbe dovuto rispettare.

"La foto mostra che non tutti i chierici erano in tonaca... il motivo è semplice. La maggior parte dei sacerdoti africani ha una sola tonaca. Quindi se ne prendono cura, perché se è danneggiata non possono contare sulla sua sostituzione. Quei padri che sono venuti da lontano in motocicletta (e sono viaggi di diverse ore) semplicemente non hanno osato portare con sé una tonaca per paura di danneggiarla accidentalmente sulla strada. Non importa, con l'aiuto di Dio, risolveremo questo problema", ha scritto l'esarca patriarcale.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che creando l'Esarcato in Africa, la Chiesa russa non ha invaso il territorio canonico del Patriarcato di Alessandria, ma ha risposto alle richieste dei chierici africani.

 
2014: il punto di svolta

Ogni 500 anni circa il mondo occidentale sembra passare attraverso un periodo di trasformazione rivoluzionaria, a volte positivo, a volte negativo. Così, con la nascita di Cristo, l'Europa occidentale ha dovuto affrontare una scelta tra il vecchio e crudele e il nuovo e compassionevole; dopo 300 anni e il sacrificio di innumerevoli martiri e confessori, ha finalmente scelto il nuovo, preferendo stare con Cristo. Poi, dall'anno 500 in poi, gli eroi spirituali cominciarono a diffondere il percorso da loro scelto in tutta l'Europa occidentale, all'ovest e al nord, sulle lontane e fredde coste atlantiche, e il sesto e settimo secolo sono noti alla storia come l'Età dei Santi. I secoli successivi hanno portato le terre periferiche dell'Europa occidentale all'Ortodossia, che nell'anno 1000 si era diffusa in Scandinavia e perfino nelle isole del Nord Atlantico.

Tuttavia, dopo il primo millennio, intorno all'anno 1000, l'élite assetata di potere dell'Europa occidentale è caduta nella tentazione della Roma pagana con il pretesto di una forma compromessa, feudale del cristianesimo, una nuova ideologia aggressiva che fu poi chiamata cattolicesimo romano. Intorno all'anno 1500 quest'ideologia è degenerata in una forma compromessa, capitalistica del cristianesimo, che ha giustificato l'aggressione e il genocidio in tutto il mondo. Oggi, dopo l'anno 2000, questa élite sta gettando via le ultime vestigia del cristianesimo e ri-entrando nel mondo demonizzato del passato pagano, in cui l'uomo ha solo un valore economico. I demoni stanno tornando dall'inferno, che si sta diffondendo in tutto il mondo, attualmente in Ucraina, parte del mondo russo, che, dopo molte tentazioni sta scegliendo di rimanere fedele al cristianesimo originale pre-cattolico romano e pre-protestante.

Nell'Ucraina l'attuale giunta di burattini dell'Occidente ironicamente insiste molto sui "valori europei" e sulla civiltà 'occidentale' 'euroatlantica', che oppone alla civiltà cristiana russa. Di fatto ha ragione, in quanto tali "valori europei" puramente moderni si oppongono alla storia europea, che, come la storia russa, ha radici cristiane. Questo termine di propaganda, 'valori europei', in realtà significa gli anti-valori dell'élite finanziaria parassitaria transnazionale, attualmente localizzata negli Stati Uniti, e la sua dottrina geopolitica globale di dominio e di sfruttamento. Questa dottrina è del tutto contraria alla cultura europea tradizionale, che sta rinascendo nella risorgente Russia cristiana di oggi. Ecco il motivo per cui questa Russia è così odiata da quella élite: perché sbarra la strada della ricerca della gestione elitaria del potere per l'egemonia globale, la denuncia e addirittura cerca di invertire tale tendenza.

In realtà, i valori 'euroatlantici' stanno portando alla morte della stessa Europa occidentale, i paesi diventano semplici colonie del Quarto Reich di Berlino, che a sua volta è una mera colonia dell'élite transnazionale. I popoli una volta sovrani in Europa muoiono attraverso l'aborto, il suicidio e l'eutanasia, come sanno le minoranze patriottiche al loro interno. Un paese che resiste, come la Serbia, è bombardato fino alla sottomissione, il suo territorio è inquinato con l'uranio, diviso, portato via e trasformato in una base NATO per corrieri della droga. Questo è quello che l'élite globale ora sta tentando in Ucraina e ciò che intende fare con la Russia. Ma la missione della Russia è di essere colui che trattiene l'iniquità (2 Ts 2, 7), non è di portare l'inferno nel mondo così spietatamente sfruttato dall'élite innamorata di Mammona, è di portare al mondo la luce di Cristo, gli ideali del bene e della giustizia divina e umana.

L'attuale guerra in Ucraina è una guerra anti-ucraina, in quanto si oppone alla rinascita spirituale del mondo russo e del resto dei fedeli cristiani ortodossi. La guerra è combattuta tra il cristianesimo e Mammona, il cui sommi sacerdoti vogliono distruggere e dividere la Russia multinazionale risorta, riducendola a colonia occidentale come era stata sotto il comunismo dopo il 1917 e nel post-comunismo dopo il 1991. I mondo russo si oppone a questa guerra con la sua indipendenza sovrana, la sua religione universale non-nazionalista e la sua cultura popolare. La Russia resiste al mito dei "valori europei", perché ha già sofferto in virtù di tali "valori", conoscendoli fin dalla rivoluzione del 1917, che l'Europa aveva con tanto entusiasmo imposto alla Russia attraverso la quinta colonna infida degli aristocratici russi occidentalizzati.

Ogni rivoluzione anti-cristiana in Russia infatti è stata diretta dall'élite (boiardi / aristocratici / oligarchi, chiamateli come volete) contro i tre valori fondanti della società cristiana ortodossa: sovranità (indipendenza), la fede cristiana ortodossa (giustizia divina e umana) e il popolo (unità). Oggi il mondo russo si trova di fronte a una scelta, di diventare un vassallo dell'Occidente globale (come l'élite fascista installata dall'Occidente a Kiev sta cercando di fare con l'Ucraina) e così scomparire come civiltà, oppure di tornare alla pienezza dei valori cristiani nell'Ortodossia russa. Questi includono il ristabilimento dello Stato cristiano multinazionale, con i suoi ideali di giustizia sociale, che unisce e supera le divisioni artificiali di destra e sinistra. A questi valori si oppongono tre anti-valori, così ben descritti dallo tsar-martire Nicola II come 'tradimento, viltà e inganno'.

Se il mondo occidentale indebitato vuole pentirsi della sua millenaria apostasia dal cristianesimo, dei suoi millenari anti-valori di 'tradimento, viltà e inganno', e smettere di seguire gli oligarchi transnazionali, tutto ciò che deve fare, come alcuni hanno già fatto, è di accettare l'integrale fede cristiana ortodossa. Se, invece, continua a scacciare i valori cristiani con il suo liberalismo totalitaria, la dipendenza da un califfato di immigrati musulmani e la schiavitù del debito agli oligarchi, cadrà ulteriormente in una bestiale decomposizione morale, nella zombificazione del panem et circenses e così nella morte spirituale e fisica. Nella sua agonia l'elite semina divisione in tutto il mondo, in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Ucraina. Ma nonostante tutto, la vittoria è ancora possibile. Il nostro compito è di riportare i resti fedeli dell'Occidente alla Russia risorta e alla salvezza.

 
La Chiesa ortodossa nelle isole Hawaii

Le isole Hawaii non sono il primo luogo del pianeta che si associa istintivamente alla Chiesa ortodossa... eppure, l’Ortodossia nell’arcipelago delle Hawaii è ricca di oltre due secoli di storia, e recentemente ha avuto la manifestazione di una celebre icona miracolosa. Approfondiamo anche noi la storia della Chiesa ortodossa nelle Hawaii (con un video relativo all’icona), nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 

 
Ora che è passato del tempo dal quasi dimenticato incontro a Creta

Quasi un anno fa si è svolto a Creta un incontro di una minoranza selezionata dei circa 650 vescovi ortodossi nel mondo. Chiamato da uno dei vescovi del patriarcato di Costantinopoli che vi ha preso parte, ma che, come tanti altri presenti, ha rifiutato di firmare i suoi documenti, "lo spettacolo di Ioannis" (riferendosi all'anziano e malato metropolita Ioannis Zizioulas la cui antiquata filosofia antica è stata alle spalle di tutto), l'incontro di Creta è stato utile per la preparazione di un futuro Concilio ortodosso. Ora sappiamo come intendiamo esprimere la verità ortodossa in merito alle domande messe in discussione in modo conciliare – in maniera molto diversa da quella umanista secolare, di imposizione da parte di una commissione, vista a Creta, e cioè nello spirito e nella lingua dei Padri della Chiesa. Con questa riunione ecumenista ora largamente dimenticata, il mondo ortodosso è già andato oltre.

Così la Chiesa ortodossa russa multinazionale, che rappresenta il 75% di tutto il mondo ortodosso e non era presente all'irrilevante incontro di Creta, con un gregge di milioni di fedeli in Europa occidentale – 100 grandi parrocchie in Germania, 70 in Italia, una nuova cattedrale al centro di Parigi e un seminario e diverse decine di parrocchie in altri paesi – si muove per mettere in piedi una metropolia. Questa unirà gli ortodossi russi di tutte le nazionalità e di tutte le lingue nell'Europa occidentale continentale. Senza dubbio, con il tempo la Chiesa ortodossa russa farà lo stesso in Sud America e si riprenderà anche l'Alaska, creandovi una metropolia. Così, si estenderà dal Portogallo all'Alaska, coprendo tre continenti. Con il passaggio del tempo, come il sempre ricordato patriarca Alessio II ha dichiarato circa quattordici anni fa per quanto riguarda l'Europa occidentale, le metropolie diverranno nuove Chiese autocefale.

Detto questo, cosa ne sarà della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR), la cui sede è a New York? Guidata dal patriarca di tutta la Rus', con 12 vescovi, più due pensionati e due più recentemente ricevuti dall'organizzazione di base slava e fondata nella guerra fredda conosciuta come la Chiesa Ortodossa in America (OCA), il suo destino sembra chiaro. Sarà la Chiesa singola e unita di tutti i numerosi ortodossi russi di tutte le nazionalità del mondo di lingua inglese. Dagli USA al Canada, dall'Australia alla Nuova Zelanda, dalla Gran Bretagna all'Irlanda e ai Paesi che dipendono da loro (da Haiti al Costa Rica, dal Messico a Puerto Rico, dall'Indonesia alla Corea del Sud e altri), tutti gli ortodossi russi vi si uniranno. Dimentichiamo il passato irrilevante e aiutiamo a costruire il futuro!

 
La pittura dei murali iconografici al monastero di san Gregorio Palamas

Mi è stato chiesto di dipingere i murali iconografici nella nuova cappella del monastero di san Gregorio Palamas a Perrysville, Ohio. Questa cappella, dedicata a san Gregorio Palamas, è un altro buon esempio di architettura ortodossa contemporanea, che unisce l'aspetto tradizionale degli interni bizantini con i familiari dettagli esterni dell'architettura rurale locale. È stata progettata da Andrew Gould e costruita nel 2019, nel cuore del paese degli amish. Semplice ma elegante dall'esterno, questo edificio relativamente piccolo è abbastanza spazioso all'interno, con proporzioni progettate con cura e un'attenzione ai dettagli che caratterizza l'approccio di Andrew a ogni edificio che crea.

l'interno prima di iniziare i murali

Le superfici interne sono state intonacate con intonaco calce-cemento prodotto da KEIM USA. Queste pareti intonacate, con il loro colore bianco sporco naturale, i bordi morbidi e la struttura vivace, riproducono l'aspetto semplice e autentico degli edifici ecclesiastici antichi. Un nuovo materiale per gli artigiani locali, la superficie KEIM si è rivelata un po' sovraccarica, risultando in una consistenza più "sabbiosa" del previsto.

Per preservare la bellezza naturale di queste pareti, per il progetto murale sono state utilizzate pitture KEIM ai silicati. Queste pitture minerali hanno una durata eccezionale per applicazioni interne ed esterne, e formano un rivestimento traspirante perfettamente opaco. Molto simile ai murali storici realizzati in vero affresco, la pittura ai silicati è l'unica pittura che può essere applicata con così tanto successo su queste superfici.

La mia filosofia è che ogni singolo murale in una chiesa ortodossa deve essere una parte di una composizione iconografica completa, che possa testimoniare la visione ortodossa di Dio e della sua Chiesa.

Tali composizioni devono prendere in considerazione ogni elemento architettonico e caratteristica spaziale di una data struttura della chiesa, i bisogni spirituali e la visione della comunità ecclesiale locale, insieme ad altri elementi tecnici e storici. Ai nostri giorni, semplicemente non è sufficiente copiare murali di chiese storiche e posizionarli senza un ordine particolare sui muri degli edifici contemporanei, affermando che questa sia una "conservazione della tradizione". Un approccio così semplicistico porta solo a una decorazione murale mal organizzata, che lascia le chiese ingombre di immagini, distraendo la nostra preghiera invece di aiutarla.

Durante il nostro primo incontro nel gennaio 2020, l'abate del monastero padre Joseph e io abbiamo discusso della visione iconografica completa e delle richieste specifiche della fraternità monastica. Sebbene l'intero interno possa essere completato tra molti anni, l'altare e il muro est dovevano essere progettati come parte di questo programma generale.

Mentre la cappella è dedicata a san Gregorio Palamas, la festa della Trasfigurazione è stata particolarmente importante per la fraternità. Mi è stato quindi chiesto di trovare un posto di rilievo per il murale della Trasfigurazione nella mia composizione e, dopo alcune considerazioni, abbiamo convenuto che il posto migliore sarebbe stato la volta a botte sopra l'iconostasi. La prima fase del progetto comprende l'intera area dell'altare e la Trasfigurazione, con cupola e pennacchi a seguire in un secondo momento.

Per scegliere la migliore composizione per questo complesso edificio, ho dovuto creare un modello tridimensionale in scala di tutta questa sezione della chiesa che sarebbe stata decorata per prima.

Sebbene laborioso e dispendioso in termini di tempo, questo processo mi ha aiutato a sentire lo spazio e perfezionare la composizione della Trasfigurazione, che si estende su tutta la volta e circonda lo spettatore. Insieme a dozzine di vari schizzi preparatori, questo modello ha anche risparmiato molto tempo durante la pittura sul muro stesso.

L'altare

L'idea teologica principale proclamata dai murali dell'altare è duplice: pone Cristo al centro del nostro culto e dichiara che la nostra liturgia ha origine dall'ultima cena di Cristo con i suoi discepoli.

L'area dell'altare nella chiesa di san Gregorio è relativamente bassa e allungata, il che non consente più di due file di immagini. L'iconostasi, che è stata conservata dalla vecchia chiesa, copre la vista verso l'abside dell'altare dalla navata e separa l'altare dal volume principale della chiesa.

In queste condizioni, ho deciso di spostare l'immagine della Platytera dall'abside dell'altare e di sostituirla con la Deisis (Cristo in trono con la Theotokos e san Giovanni Battista). Il significato spirituale di questa immagine è spiegato dal testo sulla fascia gialla sotto Cristo: "Esaltate il Signore nostro Dio e prosternatevi allo sgabello dei suoi piedi, poiché è santo" (Salmo 99:5)

Mentre l'immagine della Platytera appare spesso nelle absidi degli altari, la Deisis è meno comune, ma può essere rinvenuta sin dai primi tempi, soprattutto nelle comunità monastiche. Uno di questi esempi si trova nella chiesa della Trasfigurazione nel monastero di Mirozh a Pskov, in Russia, dipinta da maestri bizantini all’inizio del XII secolo.

Nella Deisis, Cristo è raffigurato seduto su un trono decorato, coperto da un cuscino e da un panno liturgico bianco. Lo stesso panno è ripetuto nella composizione circostante della comunione degli apostoli, come copritavolo d'altare. Quel piccolo dettaglio dovrebbe ricordarci che Cristo stesso è "l'offerente e l'offerto" nella comunione.

Al livello inferiore, otto santi vescovi sono raffigurati di fronte allo spettatore e circondano la mensa dell'altare, concelebrando con il sacerdote officiante, affermando così l'unità tra la chiesa eterna dei santi e la chiesa locale che celebra la liturgia qui e ora.

La Trasfigurazione e la Platytera

La volta a botte sopra l'iconostasi illustra il Tropario della Trasfigurazione: "Ti sei trasfigurato sul monte, o Cristo Dio, / rivelando la tua gloria ai tuoi discepoli per quanto lo potevano. / Fa' risplendere anche su noi peccatori la tua eterna luce, / per l'intercessione della Theotokos, / o datore di luce, gloria a Te".

L'immagine della Theotokos con Cristo occupa l'area direttamente sopra l'iconostasi ed è separata dall'immagine della Trasfigurazione da una sottile fascia ornamentale.

Anche se, secondo gli evangelisti, la Madre del nostro Signore non aveva partecipato all'evento della Trasfigurazione, la vicinanza di queste due immagini permette agli spettatori di contemplare l'ultima parte del Tropario: "Fa' risplendere anche su noi peccatori la tua eterna luce, / per l'intercessione della Theotokos..."

Possiamo anche ricordare un altro Tropario, quello della Natività della Madre di Dio: "... Il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, / è rifulso da te, o Theotokos!"

Questo è il motivo per cui ho scelto di raffigurare Cristo nel grembo di sua madre in vesti bianche (come nella Trasfigurazione sopra) con attorno un cerchio rosso brillante, a simboleggiare la sua gloria. Lo stesso colore rosso della gloria sarà utilizzato successivamente per l'immagine del Pantocratore nella cupola, unendo così tutte e tre le composizioni dal tema comune della Luce divina.

L'area relativamente ampia e la forma complessa della volta a botte mi hanno permesso di espandere la composizione tradizionale della Trasfigurazione con due tra le immagini correlate della teofania dell'Antico Testamento: Mosè che riceve la Legge (Esodo 19:9) e la rivelazione di Dio a Elia sul Monte Oreb (1 Re 19:11).

In questi eventi biblici, entrambi i profeti non furono in grado di vedere Dio faccia a faccia: Elia è raffigurato mentre si nasconde da Dio che gli parla dalla nuvola, e anche Mosè può vedere solo la nuvola. Solo nella Trasfigurazione sul Monte Tabor incontrano e vedono personalmente quel Dio che aveva parlato con loro.

Con il grande aiuto di mia moglie Olga Rusanova, responsabile degli ornamenti decorativi, l'intero progetto è stato eseguito con pitture ai silicati KEIM direttamente sulle pareti in sole undici settimane, e senza interrompere la vita liturgica del monastero.

La superficie ruvida delle pareti a volte creava effetti simili a mosaici, il che non fa che migliorare l'aspetto autentico dei murali finiti.

Secondo l'abate, padre Joseph, la fraternità del monastero è stata molto soddisfatta del risultato e attende con impazienza la continuazione del progetto nel prossimo anno.

studio tridimensionale della pittura

schizzo preparatorio della vernice

l'esterno della cappella

 
Patriarca Kirill: Noi non definiamo ecumenico il prossimo Concilio pan-ortodosso

Presentando il suo rapporto al Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, aperto il 2 febbraio a Mosca, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha parlato delle preparazioni per il Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa.

"Noi crediamo che la Chiesa di Cristo è una, santa cattolica e apostolica, come afferma chiaramente il Credo. La Chiesa è una per sua natura. L'esistenza di molte Chiese autocefale in tutto il mondo è una forma di esistenza della Chiesa nella storia, più adatta per svolgere la sua missione salvifica. Sappiamo anche che il processo decisionale della Chiesa, importante per la pienezza ortodossa, ha sempre richiesto la partecipazione, se non di tutti i vescovi ortodossi, almeno di rappresentanti di ciascuna Chiesa locale. In questo senso, i Concili ecumenici e alcuni altri Concili di significato pan-ortodosso sono una espressione visibile dell'unità della Chiesa, della sua natura conciliare, un riflesso della sua consapevolezza di sé come un unico corpo in Cristo (cfr. Rm 12:5).

"L'accoglienza di un particolare Concilio da parte di tutta la Chiesa è sempre stata graduale e, come dimostra la storia della Chiesa, nessun Concilio potrebbe imporre le sue decisioni sulla Chiesa se è provato che è stato respinto dal popolo di Dio, ovvero se non c'è stata una ricezione a livello di tutta la Chiesa delle risoluzioni del Concilio". Per questo motivo, nessun Concilio ecumenico è divenuto tale solo per il fatto della sua convocazione: il suo reale significato è diventato chiaro solo dopo un certo tempo, e talvolta dopo un tempo molto lungo.

"Noi non definiamo ecumenico l'imminente Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa. A differenza degli antichi Concili ecumenici, non è chiamato a prendere decisioni su questioni dottrinali perché queste sono state prese molto tempo fa e non sono soggette a revisione. Non è neppure chiamato a introdurre innovazioni nella vita liturgica della Chiesa e nel suo ordine canonico. Tuttavia, se preparato correttamente, può diventare un fattore importante per consolidare l'unità e la cooperazione interna della Chiesa e contribuire alla chiarificazione delle risposte che la Chiesa ortodossa dà alle sfide di oggi, sulla base della sua secolare tradizione".

Sua Santità ha anche sottolineato che questo Concilio sarà pan-ortodosso solo se vi prendono parte i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse autocefale generalmente riconosciute.

Parlando della storia, ha dichiarato che durante quasi tutti gli ultimi mille anni la comunione delle Chiese locali in concilio è stata complicata. Tra le ragioni vi è il fatto che per molti secoli tutti gli antichi patriarcati sono stati sotto il dominio musulmano. Le circostanze del XX secolo non hanno favorito l'attivazione delle comunicazioni inter-ecclesiali: basti ricordare le guerre balcaniche, la prima guerra mondiale, la rivoluzione del 1917 in Russia, che ha avviato una severa persecuzione della Chiesa, la disintegrazione dell'Impero Ottomano e la deportazione dei cristiani dell'Asia Minore, e, infine, la seconda guerra mondiale.

Nondimeno, già nel 1923, a Istanbul, la Chiesa di Costantinopoli convocò il cosiddetto Congresso inter-ortodosso, e nel 1930 una Commissione preparatoria inter-ortodossa che si è riunita al monastero di Vatopedi sul Monte Athos. "Questi primi tentativi di interazione pan-ortodossa sono falliti", ha detto sua Santità. "Alcune Chiese locali non hanno partecipato a questi eventi. Alla Chiesa ortodossa russa era impossibile partecipare in quella situazione. Il lavoro del Congresso inter-ortodosso di Istanbul è stato portato avanti in uno spirito riformista di disprezzo per la tradizione. Per questo motivo, nessuno ha riconosciuto le sue decisioni in seguito, tranne che per la decisione sul nuovo calendario, adottata da alcune Chiese a costo dei deplorevoli scismi che ne sono conseguiti".

Il patriarca Kirill ha anche ricordato al concilio dei vescovi che le iniziative pan-ortodosse nel XX secolo, non hanno avuto luogo solo per iniziativa della Chiesa di Costantinopoli. Così, su iniziativa del patriarcato di Mosca, una Conferenza dei capi e rappresentanti delle Chiese ortodosse locali ha avuto luogo nel 1948 a Mosca, programmata per la celebrazione del 500° anniversario dell'autocefalia della Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, le sue decisioni non sono state accettate da quelle Chiese locali che ritenevano che solo il patriarca di Costantinopoli potesse convocare qualsiasi conferenza di importanza pan-ortodossa.

I preparativi per un Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, ha osservato sua Santità, si sono realmente intensificati nel 1961 in occasione della prima Conferenza pan-ortodossa che ha avuto luogo nell'isola di Rodi in Grecia. La Conferenza ha stilato un elenco completo di oltre un centinaio di argomenti da preparare e sottoporre all'esame di un futuro Concilio. Un po' più tardi, nel 1968, la 4° Conferenza pan-ortodossa di Ginevra ha adottato la decisione che l'ulteriore preparazione di un Concilio avrebbe dovuto fa parte di Conferenze pre-conciliari pan-ortodosse e di Commissioni preparatorie inter-ortodosse precedenti alla sua convocazione. Questo è il formato di preparazione valido oggi.

Alla Conferenza di Rodi nel 1962, tutte le Chiese locali sono state invitate a comunicare il loro punto di vista sugli argomenti adottati. Parlando della partecipazione della Chiesa ortodossa russa nell'elaborazione di questi argomenti, il patriarca Kirill ha sottolineato che si è accostata con senso di responsabilità. Nel 1963, il Santo Sinodo ha istituito una commissione speciale presieduta dal defunto metropolita Nikodim di Leningrado, che ha incluso importanti teologi della Chiesa ortodossa russa – vescovi, clero e laici. Per i cinque anni della sua esistenza la Commissione ha effettuato l'enorme compito di preparare progetti di documenti su tutti gli argomenti della lista, senza eccezioni. "Non sarebbe esagerato dire che la Chiesa russa ha dato un contributo senza precedenti per la preparazione del Concilio pan-ortodosso e non è stata semplicemente pronta per l'occasione, ma ha proposto progetti di documenti conciliari concreti e ben ponderati, che sono stati un risultato del lavoro effettuato dai migliori teologi della nostra Chiesa", ha sottolineato sua Santità.

Tuttavia, nel 1971, i rappresentanti di alcune Chiese locali hanno iniziato a insistere sulla necessità di ridurre notevolmente l'ordine del giorno proposto per il Concilio. Di conseguenza, la prima conferenza pre-conciliare pan-ortodossa nel 1976 ha ridotto la lista a dieci argomenti. Un'ulteriore elaborazione ha avuto luogo nell'ambito della Commissione preparatoria inter-ortodossa, così come nella seconda e terza Conferenza pre-conciliare pan-ortodossa nel 1982 e nel 1986.

"Nehli anni '90, questo lavoro è stato sospeso per un lungo periodo di tempo", ha detto sua Santità. "La ragione è che nel 1996 il Patriarcato di Costantinopoli ha istituito la cosiddetta Chiesa ortodossa autonoma estone nel territorio canonico del Patriarcato di Mosca e ha voluto farne un partecipante a pieno titolo del processo pre-conciliare, cosa con la quale la nostra Chiesa è stata categoricamente in disaccordo". Sono apparse altre prospettive per riprendere i preparativi per un Concilio pan-ortodosso nel 2008, quando l'Assemblea dei primati delle Chiese ortodosse locali ha preso una decisione che solo i rappresentanti delle Chiese autocefale, non di quelle autonome, come il Patriarcato di Costantinopoli definisce la sua struttura in Estonia, potranno partecipare agli eventi preparatori del Concilio. "Da quel momento, i rappresentanti delle Chiese autonome hanno partecipato al processo pre-conciliare non in modo indipendente, ma come membri delle loro Chiese madri", ha spiegato il patriarca Kirill.

Il Patriarca Kirill ha anche detto che il processo di preparazione è proseguito nelle commissioni preparatorie e durante la quarta Conferenza pan-ortodossa pre-conciliare nel 2009. "Nel mese di marzo 2014, ho partecipato alla riunione dei primati delle Chiese ortodosse locali, che ha avuto luogo a Istanbul. Essa ha preso la decisione di convocare un Consiglio pan-ortodosso nel 2016, se circostanze impreviste non lo impediscono", ha osservato sua Santità.

È stato dato per scontato che nel restante limitato periodo di tempo saranno intensificati gli sforzi di tutti i partecipanti al processo pre-conciliare. A tal fine, la riunione dei primati ha istituito una commissione inter-ortodossa, che è riuscita a rivedere tre progetti di documenti del Concilio e a raggiungere un accordo su di loro alla quinta Conferenza pre-conciliare pan-ortodossa che ha avuto luogo lo scorso ottobre. Questi sono i testi sull'importanza del digiuno, sui rapporti della Chiesa ortodossa con il resto della cristianità e sui mezzi per dichiarare l'autonomia di una Chiesa.

Come parte del processo pre-conciliare, si è anche discusso il tema dell'autocefalia e i mezzi per dichiararla.

La Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse locali, che ha avuto luogo il 21-28 gennaio 2016, a Chambesy, ha considerato in particolare i progetti di documenti del Concilio pan-ortodosso sulla missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo, sul sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti, così come altri temi.

Servizio per le comunicazioni del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne

 
Qualcosa di molto, molto interessante è accaduto in Novorossija

Qualcosa di incredibilmente interessante è accaduto in Novorossija: due dei suoi comandanti, Igor' Bezler e Alexej Mozgovoj, hanno tentato di comunicare con gli ucraini dall'altra parte.

Anche se non sono sicuro circa le date esatte degli eventi (tutto quello che ho è la data della pubblicazione su YouTube), quest'idea a quanto pare ha preso piede quando Igor' Bezler ha accettato di farsi intervistare da tre troupe televisive allo stesso tempo: una russa, una novorussa e una ucraina. La grande novità qui è stata, naturalmente, che a una giornalista ucraina è stato dato l'accesso alla città di Gorlovka, oggi circondata da forze ucraine, e che ha avuto modo di parlare con la gente del posto, tra cui i combattenti e quindi ha avuto accesso allo stesso Bezler. Dal momento che tutti i giornalisti si sono più o meno apertamente accusati a vicenda di "filtrare la verità", tutte le parti hanno convenuto che la registrazione completa, inedita, fosse resa disponibile su YouTube. Ora, si prega di tenere presente che in Banderastan i giornalisti russi sono sulla lista nera, le stazioni televisive russe sono fuori legge, e che alla gente dell'Ucraina controllata dalla giunta viene detto che l'altro lato ci sono terroristi e soldati russi. Oh, e i media ucraini sono i più disgustosi, venduti, sottomessi e propagandistici che potete immaginare. E poi, all'improvviso, almeno una troupe televisiva ucraina si impegna a mostrare il volto di uno dei comandanti novorussi più temuti e gli fa spiegare il suo punto di vista.

Ma l'evento successivo è stato ancora più sorprendente. Alexej Mozgovoj ha accettato una videoconferenza non solo con i giornalisti ucraini, ma con i veri e propri comandanti di campo dell'esercito ucraino. Vedere Mozgovoj e gli ucraini parlare direttamente l'uno con gli altri è stato assolutamente incredibile. E qui devo chiedere scusa. Io non chiederò ai nostri traduttori di tradurre e sottotitolare l'evento completo. In primo luogo, ci sono state non una, ma due di queste videoconferenze. Quindi, stiamo parlando di tre lunghi video, controllate di persona:

Intervista a Bezler: pubblicata il 21 ottobre 2014

http://youtu.be/uVN2wkuL88w (lunghezza: 2 ore e 17 minuti)

Prima videoconferenza di Mozgovoj: pubblicata il 22 ottobre 2014

http://youtu.be/WYy5Y9MQozA (lunghezza: 1 ora e 20 minuti)

Seconda videoconferenza di Mozgovoj: pubblicata il 28 ottobre 2014

http://youtu.be/tC7YGe0SmqQ (lunghezza: 1 ora e 51 minuti)

Spero che qualcuno da qualche parte tradurrà tutto questo, ma è un carico troppo grande perché io lo chieda a uno qualsiasi dei nostri volontari.

Inoltre, questi sono video molto complessi. Ci sono discussioni, alcuni brevi momenti di urla e di interruzione, non vi è conversazione e ci sono anche due canzoni. Sono momenti complessi, molto emozionanti, molto difficili da trasmettere in un testo tradotto. Inoltre, chi avrà il tempo di sedersi a trascrivere tutti?

No, quello che propongo è di condividere con voi gli elementi che mi hanno colpito così tanto.

Ma prima ho bisogno di chiarire un punto importante: mentre l'idea originale a quanto pare era stata di avere combattenti che parlano con combattenti, la parte ucraina aveva solo un paio di comandanti e alcuni attivisti. La parte dei novorussi era composta da soldati effettivi. A quanto pare, la parte ucraina non se l'è sentita di mettere i propri soldati di linea sul podio.

In primo luogo, è stato incredibile vedere quanto entrambe le parti concordavano completamente. Entrambe le parti hanno convenuto che questa guerra era inutile e beneficiava solo i nemici dell'Ucraina. Entrambe le parti hanno espresso disprezzo, disgusto e anche odio per i politici al potere e gli oligarchi che governano il Banderastan oggi. Entrambe le parti concordano anche sul fatto che Yanukovich era una canaglia e che le proteste di Maidan erano assolutamente legittime, ma che le proteste iniziali sono state dirottate dai nemici dell'Ucraina. Entrambe le parti hanno anche convenuto che questa guerra doveva essere fermata. Ora, vi prego di tenere presente che i nazisti ucraini, naturalmente, non erano stati invitati. Questi erano principalmente soldati regolari ucraini che parlavano con militari novorussi e attivisti ucraini che parlavano a Mozgovoj. Ci sono stati anche alcuni disaccordi reali.

La posizione ucraina era questa (per fare una parafrasi, e non una vera citazione): "Maidan era legittima e corretta, ma voi – i novorussi – avete preso le armi e in tal modo avete creato una crisi che la giunta illegittima ha utilizzato e che ci ha impedito di difendere i nostri obiettivi politici. non vogliamo che il nostro paese si frantumi ulteriormente, e ciò che state facendo è esattamente questo. Inoltre, sappiamo che i "garbati uomini armati in verde" russi stanno combattendo al vostro fianco e molti di voi non stanno rappresentando veri interessi ucraini, ma gli interessi russi. Smettete di combattere e partecipate al processo politico per ripulire il nostro paese dai pazzi".

Al che Mozgovoj ha risposto (per fare una parafrasi, e non una vera citazione): "non abbiamo scelto noi di combattere, sete venuti voi nella nostra terra e si state uccidendo la nostra gente Se davvero volete ripulire Kiev dalla feccia nazista, allora non mettetevi di mezzo tra noi e Kiev e lasciateci passare – ci prenderemo cura noi di loro, senza problemi. State prendendo ordini da nazisti e oligarchi e non state facendo nulla per impedire loro di uccidere la nostra gente Se dovessimo deporre le armi, saremmo tutti massacrati.

Una cosa interessante è che quando gli ucraini hanno accusato i novorussi di fare il gioco della Russia, Mozgovoj ha risposto che gli ucraini erano pedine della CIA e, sorprendentemente, gli ucraini sono stati più o meno d'accordo sul fatto che la CIA sta dirigendo il loro spettacolo. Per quanto riguarda Mozgovoj, non ha negato che la Russia stava aiutando.

Entrambe le parti hanno espresso la frustrazione di non poter unire le loro forze e sbarazzarsi insieme degli oligarchi e dei nazisti.

Durante l'intervista di Bezler, c'è stato un momento sorprendente quando la troupe ucraina ha chiesto a Bezler se parlava ucraino, al che Bezler ha risposto 'sì'. Non convinta, la troupe ucraina gli ha chiesto se poteva recitare una poesia del famoso poeta Taras Shevchenko. Poi, con sorpresa di tutti, Bezler ha recitato la poesia "ai polacchi", in cui Shevchenko descrive com'erano felici i cosacchi,

finché nel nome di Cristo

sono venuti i ксьондзи (preti latini) e han dato fuoco

al nostro tranquillo paradiso e riversato

un enorme mare di lacrime e sangue,

e hanno ucciso e crocifisso gli orfani

nel nome di Cristo.

I capi dei cosacchi sono caduti

come l'erba calpestata,

l'Ucraina piangeva, e gemeva!

E testa dopo testa

cadeva a terra. Come in preda all'ira,

la furiosa lingua di un prete

gridava: "Te Deum! Alleluia!"

Ed è così, amici e fratelli miei polacchi!

Preti malvagi e uomini ricchi

ci hanno separati gli uni dagli altri

quando avremmo potuto vivere insieme felici.

[nb: questa è la mia una traduzione, non sono riuscito a trovare questa poesia in inglese da nessuna parte; come ogni russo, capisco più o meno l'ucraino, ma posso facilmente fraintendere una parola o un'espressione; così, caveat emptor, e non prendete questa traduzione per oro colato! Saker]

È stato abbastanza sorprendente vedere quanto Bezler parla bene l'ucraino e come ha usato l'occasione per ricordare ai suoi omologhi ucraini come già in passato sono stati usati e manipolati dai nemici occidentali della Russia e dell'Ortodossia, e lo ha fatto con i versi del loro eroe nazionale!

In un altro momento, piuttosto surreale, un soldato novo russo ha tirato fuori una chitarra e ha cantato una canzone sulla guerra. Gli ucraini ne sono stati chiaramente commossi, anche se sono stati disturbati dal fatto che la canzone più volte ha detto che si trattava di "russi che combattono i russi". Questo problema è venuto alla luce diverse volte più tardi nella conversazione. Dal punto di vista dei novorussi, anche gli ucraini erano parte del "regno culturale russo " (al contrario dello stato o della nazionalità russa) anche se con un accento diverso e una storia diversa. Gli ucraini hanno insistito sul fatto di essere una nazionalità diversa, anche se con forti legami con il "regno culturale russo".

Durante entrambe le interviste a Bezler e a Mozgovoj è stata sollevata la questione dei prigionieri. Entrambe le parti hanno riferito che i loro uomini sono stati maltrattati e persino torturati mentre erano prigionieri. È interessante notare che, durante l'intervista a Bezler, c'erano due funzionari ucraini presenti, un attivista dei diritti umani e un altro che rappresentava il Ministero della Difesa ucraino sul tema dei prigionieri di guerra. Entrambi hanno prontamente ammesso che Bezler tratta i prigionieri ucraini non come prigionieri, ma come ospiti: sono liberi di andare in giro, mangiano e dormono con gli uomini di Bezler, sono stati trattati con gentilezza e ospitalità. Una volta hanno offerto loro anche caviale rosso! Ma lo stesso Bezler ha apertamente ammesso che "non prendiamo prigionieri dalle squadre della morte naziste", il che conferma ciò che ho detto più volte: la gentilezza e generosità russa verso i prigionieri di guerra ucraini si estende solo alle unità dell'esercito regolare – i membri degli squadroni della morte, una volta catturati, sono immediatamente giustiziati.

Ci sono centinaia di piccoli momenti e scambi che vorrei potervi trasmettere, ma questo prenderebbe troppo spazio e tempo. Quello che posso dire è che è stato abbastanza sorprendente vedere nemici che parlano tra loro in un modo molto amichevole. Sono stato anche stupito di quanto facilmente gli ucraini hanno convenuto che l'Ucraina deve liberarsi dai nazisti e dagli oligarchi. In varie occasioni la gente da entrambe le parti ha detto "facciamolo insieme!". Altri erano più dubbiosi. Francamente, sono molto colpito dal coraggio e dalla decenza di molti degli ucraini in queste interviste che, mentre sostengono il loro punto di vista sulla questione dell'integrità territoriale dell'Ucraina, hanno apertamente detto quanto odiavano i nazisti e gli oligarchi. Di sicuro, spero che Dio protegga questi uomini per il loro coraggio.

Sia Bezler sia Mozgovoj sembravano stare molto, molto bene. Quest'ultimo in particolare mi ha sorpreso, quando ha affermato esplicitamente che il suo obiettivo era un cambio di regime a Kiev e non solo la separazione della Novorossija che egli vede chiaramente come una soluzione solo temporanea e come una misura di autodifesa necessaria. Chiaramente, sia Bezler sia Mozgovoj sono prima di tutto anti-nazisti ed entrambi vedono che non c'è una "soluzione novorussa". Mozgovoj ha esplicitamente dichiarato che pensa che entrambe le parti possano vivere insieme, se gli ucraini si liberano dai loro nazisti e oligarchi.

Mentre io ho sempre detto che l'unica possibile soluzione stabile della crisi è una denazificazione dell'Ucraina e una conversione dell'attuale Banderastan in un'Ucraina "mentalmente sana", non sono ingenuo e vedo anch'io che questa operazione potrebbe richiedere dieci anni o più. Tuttavia, vedendo come Mozgovoj e suoi omologhi ucraini hanno convenuto sulla necessità di de-nazificare e di de-oligarchizzare (si dice così?) vedo che c'è speranza perché la linea di fondo è questa: entrambe le parti hanno molto più in comune di quello che le separa!

Ancora una volta, questi erano militari regolari ucraini, non membri impazziti degli squadroni della morte nazisti, questo lo capisco. E le due parti non sono d'accordo su alcune questioni fondamentali. Capisco anche questo. Ma vedo anche che c'è una base, un minimo in comune, per negoziare. Questa non deve essere una guerra di sterminio.

L'Ucraina come la conoscevamo è morta. Ora abbiamo la Crimea e la Novorossija che sono andate per sempre, e un'Ucraina ridotta che io chiamo "Banderastan", che è occupato dalla CIA americana e dai nazisti e oligarchi ucroidi. La mia speranza è che proprio come la guerra civile ucraina si è trasformata in una guerra per l'autodeterminazione e la liberazione della Novorossija, così la guerra per l'autodeterminazione e la liberazione di Novorossija possa trasformarsi in una guerra per la liberazione dep Banderastan dai suoi occupanti americani / nazisti / oligarchi. Se ciò accade e se una nuova Ucraina alla fine emergerà, non ho dubbi che il popolo dell'Ucraina sarè d'accordo che ogni regione dovrebbe avere il diritto di autodeterminazione che va dai diritti culturali alla separazione completa. Solo allora potremo davvero scoprire quali regioni vogliono rimanere e quali vogliono andarsene per sempre.

Nel frattempo, sono molto positivamente impressionato dai comandanti di campo novorussi. Bezler e Mozgovoj, naturalmente, ma anche Givi, Motorola, Zakharchenko, Kononov e gli altri sono tutti figure forti che sono capaci di combattere e di parlare. Strelkov, purtroppo, è ancora più o meno in una terra politica di nessuno e sono molto preoccupato dalla sua vicinanza con il blogger El-Murid, che è chiaramente una "porta" per i "patrioti dell'urrà" e per i demonizzatori utilizzati dall'Impero per cercare di screditare Putin. Eppure, la lotta politica tra i leader novorussi continua e non vi è ancora un leader chiaro. Speriamo che le prossime elezioni contribuiranno a risolvere questo problema.

Saker

 
I chierici che si sono opposti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati privati dell'assistenza

il sacerdote Georgij Maksimov. Foto: t.me/exarchleonid

Il vescovo della Chiesa russa ha affermato che gli orfanotrofi in Africa hanno bisogno di assistenza finanziaria.

Il metropolita Leonid, esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha affermato che gli orfanotrofi organizzati da sacerdoti che si opponevano alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati privati dell'assistenza.

Sul suo canale Telegram, prima di annunciare la visita del gruppo missionario della Chiesa ortodossa russa ai credenti nel distretto della chiesa di Kisii-Khomabay, vladyka ha scritto: "vi parlerò dell'amore".

"È avvenuto così. Dopo che i sacerdoti che mantengono i rifugi si sono espressi contro lo scisma e il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte del patriarca Theodoros e del loro vescovo locale, questi hanno interrotto TUTTI gli aiuti... Cos'è l'amore? – Questo è l'amore!", - vladyka ha ironicamente citato una frase del film "Amore e colombe".

Ha anche affermato che entrambi i rifugi utilizzano pozzi profondi e attingono l'acqua a mano, ed è difficile fornire acqua a molte decine di bambini. "Penso che qui sarà utile una pompa elettrica", ha detto vladyka.

Secondo lui, "i posti letto dei bambini, ovviamente, sono tutt'altro che ideali". "Ma per cominciare, abbiamo bisogno almeno di una distribuzione per età e sesso, in modo che ciascun gruppo abbia una stanza. Proviamo a farcela", ha scritto.

"E dovunque cartelli che salutano la RUSSIA ORTODOSSA! Stiamo arrivando, stiamo andando!", ha sottolineato il metropolita Leonid, esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che, secondo il metropolita Leonid, due comunità eterodosse in Africa hanno deciso di convertirsi all'Ortodossia.

 
Giro di vite sul rito occidentale

Il giorno della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo (12 luglio 2013) è stata data la notizia di una sessione straordinaria del sinodo della Chiesa ortodossa russa all’estero (ROCOR) avvenuta mercoledì 10 luglio a New York. La delibera del Sinodo è piuttosto severa nei confronti del vescovo Jerome (Shaw), vicario per le chiese di rito occidentale (nella foto), e delinea un futuro piuttosto restrittivo per le presenze ortodosse di rito occidentale nella Chiesa russa. Pubblichiamo la notizia in russo e in traduzione italiana nella sezione "Pastorale" dei documenti, e ci mettiamo all’opera per tradurre alcune opinioni sul rito occidentale dall’interno stesso della ROCOR, che se possibile pubblicheremo sul sito domani stesso.

 
Storie dal ghetto

"Il ghetto": è così che, con un tocco di triste umorismo, la gente di Orahovac in Kosovo e Metohija chiama la loro città. Divisa in due parti - quella serba e quella albanese – la città non offre davvero motivi di gioia. Tuttavia, i serbi che vivono lì non solo mantengono la calma, ma mantengono anche la speranza e la fede in Cristo, senza le quali, come si dice, la vita non ha senso. A conferma della fedeltà dei nostri fratelli a Cristo e del loro desiderio di vivere pacificamente nella loro terra natale, offriamo ai nostri lettori diversi racconti di Dejan Baljosevic, che vive nell'enclave serba.

Orahovac. L'enclave serba

"Ti do un colpo sulle nocche"

Una volta, prima della Giornata internazionale degli scomparsi, che si tiene il 30 agosto, sono stato incaricato di fare un elenco delle famiglie di Orahovac che avevano perso i loro cari durante la guerra e l'occupazione. Queste persone si sarebbero recate al Monastero di Gracanica per l'evento, dedicato alla memoria degli scomparsi, in un pullman accompagnato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. L'evento era triste quanto l'occasione per questo incontro dei serbi del Kosovo.

Ho aperto l'elenco della parte serba di Orahovac (la città è divisa nelle parti superiore, o serba, e inferiore, o albanese) e con l'aiuto dei miei colleghi ho iniziato a scrivere i dettagli delle famiglie in cui un padre, fratello, figlia o figlio erano scomparsi negli ultimi anni... Era terribile, tanto più perché sapevamo che tutte queste persone, anche se le avevamo salutate, o avevamo parlato, lavorato, giocato e studiato con loro solo di sfuggita... erano nostri parenti, amici, conoscenti, compagni di scuola...

Il lavoro procedeva lentamente. Mentre noi, quelli che eravamo rimasti a Orahovac, guardavamo la lista in continua crescita, continuavamo a pregare e pensare ai nostri concittadini scomparsi. Erano ancora vivi, nonostante tutto? Se erano stati uccisi, allora dove? Chi li aveva seppelliti e dove erano le loro tombe?

In quel momento Vitko Stolic ha fatto irruzione nella nostra stanza e subito ci accorgemmo che era infuriato. Aveva presentato una domanda per ricevere aiuti sociali diversi giorni prima, ma la sua domanda non soddisfaceva i criteri richiesti, quindi non gli sarebbe stato fornito alcun aiuto sociale.

"Cosa fai?" è esploso con rabbia. Vedendomi al computer, era ancora più furioso.

"Come puoi vedere, sto stilando un elenco", ho risposto.

"Vai! Crea la tua lista! Ma io non sarò incluso, giusto?!"

Ho guardato nel mio computer e ho visto che, grazie a Dio, nessuno con il cognome "Stolic" figurava in quel terribile documento. Ho deciso di alleviare la tensione e ho detto:

"Possa il tuo cognome non apparire mai in questo elenco, con l'aiuto di Dio!"

Vitko è andato su tutte le furie:

"Ti do un colpo sulle nocche! Possa Dio proibire che il tuo nome e i nomi di tutti i tuoi parenti siano mai in questa lista!", ha urlato.

Poi si è voltato, se n'è andato e ha sbattuto la porta, facendo tremare le pareti.

I miei colleghi e io ci siamo scambiati un'occhiata e poi siamo scoppiati a ridere. In effetti non vorresti che qualcuno fosse in una simile lista. Anche se non abbiamo riso a lungo perché l'argomento è tutt'altro che divertente.

L'intervista più breve

Dopo la guerra, quando ho rappresentato gli interessi della comunità serba nella nostra zona, in linea con il mio dovere ho dovuto rilasciare molte interviste. Anche se non ricordo tutto, un'intervista è rimasta impressa nella mia memoria sia per i sentimenti contrastanti che ha lasciato che per la sua durata. Il fatto è che è finita senza realmente iniziare.

Un giorno una giornalista olandese è arrivata nella parte serba di Orahovac, una città divisa in due dal filo spinato. Anche se giovane e carina, per noi balcanici lei (la giornalista) sembrava troppo magra, e noi di Orahovac la chiameremmo "di sangue debole". Ma questo non importa davvero.

Si è presentata educatamente, si è seduta al tavolo, ha tirato fuori dalla borsa un taccuino con le domande e un dittafono e lo ha acceso.

"Ho alcune domande per voi", ha detto.

"Va bene. Cominciamo", ho risposto, aspettandomi le solite domande relative alla vita della comunità serba dopo la guerra.

"Domanda numero uno. Quand'è che l'esercito serbo ha occupato il Kosovo?"

"Mi spiace, non ho capito la sua domanda..."

Ha ripetuto con più forza la sua domanda. L'interprete si stava chinando all'indietro per pronunciarla nel modo più chiaro e articolato possibile, probabilmente pensando io avessi problemi di udito.

Questo mi ha dato piuttosto fastidio, e ho risposto alla domanda con una domanda:

"Sarebbe così gentile da rispondermi: quand'è che l'esercito olandese ha occupato i Paesi Bassi?"

Avevo difficoltà a ricordare tutte le province dei Paesi Bassi, ma volevo tracciare un parallelo tra questi e la Serbia con il Kosovo come parte costituente e integrante dello stesso paese.

"Non ho capito la sua domanda", la giornalista ha detto perplessa.

"Ma cara signora, come possiamo portare avanti un dialogo se non ci capiamo dall'inizio?" Ho detto.

"Ebbene, ha ragione", annunciò, mettendo le sue cose dal tavolo nella borsa e facendoci un sorriso cinico e beffardo prima di andarsene. L'abbiamo interpretato come qualcosa del tipo: "Voi serbi siete davvero una nazione stupida e non ha senso parlarvi in ​​alcun modo".

La signora con il suo interprete si è quindi diretta verso la parte albanese della città, dove era sicura di trovare ottimi intervistati che dovevano essere ansiosi di raccontarle dei "vili e cattivi invasori serbi", completamente in linea con i cliché e i pregiudizi della propaganda occidentale verso la nostra nazione e il Kosovo e Metohija.

un concerto a Orahovac

L'ultima partita di domino

Per superare lo sconforto e la disperazione dell'isolamento in cui in cui si sono trovati i serbi del Kosovo dopo la guerra, e per provare anche solo un po' di gioia e speranza, provavamo a divertirci a Orahovac, per esempio giocando a domino.

Una grande e allegra squadra di anziani, che organizzava le proprie partite di domino nella piazza davanti alla nostra chiesa, era la compagnia più interessante, attiva e piuttosto rumorosa. Le loro battaglie a domino iniziavano presto la sera, quando gli anziani si radunavano a un tavolo decrepito, si sedevano sulle panchine intorno e tiravano fuori i set del domino dalle scatole.

I giovani, me compreso, spesso stavano dietro le spalle dei giocatori, provando attraverso battute e frasi divertenti per rallegrare i nonni e le nonne che si lasciavano trasportare e talvolta perdevano il loro autocontrollo. Il rumore e le risate attiravano l'attenzione dei soldati della Forza tedesca del Kosovo, che lanciavano uno sguardo occasionale all'allegra compagnia dal loro carro armato, che si trovava anche lui nella piazza davanti alla chiesa. Probabilmente stavano faticando per capire "cosa stanno facendo di nuovo questi serbi selvaggi".

la Chiesa della Madre di Dio a Orahovac

Era divertente ma triste osservare i pensionati dal viso arrossato (che continuavano a lamentarsi del fatto che i loro apparecchi acustici funzionavano male e ogni tanto cadevano) che cercavano di distinguere il numero di punti sul domino e il loro colore. Ora si portavano le mani al naso, ma poi - allungavano le braccia con un pezzo del domino, assicurando a coloro che li circondavano che potevano vedere "meglio di qualsiasi giovane aquila". Alcuni di loro ricorrevano all'astuzia: facevano un cenno a uno di noi giovani, e sottovoce ci chiedevano di dire loro il numero di punti sul loro domino. Noi giovani spesso li ingannavamo spudoratamente e poi il gioco si trasformava in una vera e propria battaglia: un nonno dichiarava di aver vinto, ma un altro gridava: "Non barare! Sono io il vero vincitore! "

Tra i giocatori c'erano quelli che dopo aver lasciato il loro posto a lungo occupato erano tornati dalle loro famiglie e dai loro amici: era molto difficile per loro vivere in un'altra parte della Serbia, anche se è lo stesso paese. Così sono tornati. Proprio come è impossibile trapiantare un vecchio albero in una nuova posizione, così è con le persone anziane. I nostri anziani sentivano e sapevano che sarebbe stato meglio per loro affrontare la fine della loro vita a casa. Vedendo ciò, i giovani li trattavano con deferenza.

Va detto che l'umorismo non è morto nemmeno negli anni più difficili: ha aiutato molti di noi a sopportare il dolore e l'ingiustizia. Anche se è divenuto gradualmente cupo, come i tempi. Così, l'area in cui i nostri anziani giocavano a domino è stata chiamata, su iniziativa di qualcuno, "il cimitero degli elefanti", dove gli anziani morivano – in silenzio, docilmente e spesso soli.

Un giorno abbiamo mandato i nostri scolari a fare un'escursione. La vettura con i bambini era sorvegliata da veicoli corazzati, cosa comune in Kosovo. Quando se ne erano andati e il baccano dei genitori che avevano visto i loro figli si era spento, uno degli anziani (molto probabilmente d'accordo con i suoi compagni) ha gridato nella mia direzione:

"Ehi, Dejan, ascolta! Quando hai intenzione di organizzare un'escursione per noi anziani? Magari a un centro vacanze? È facile per i giovani perché tutta la loro vita è davanti a loro. Ma noi siamo stati dimenticati da tutti e tu non organizzi mai niente per noi!"

"Dite che non organizzo niente? Guardate, vi sto rifacendo il cimitero!", ho gridato e ho indicato il sagrato dove erano in corso i lavori di restauro. Ed ero orgoglioso della mia risposta, credendo che la mia battuta avrebbe fatto ridere i genitori e i ragazzi nella piazza. Ma una volta che ho visto i volti degli anziani, non è rimasta traccia del mio orgoglio o del mio umorismo. Allora ho tenuto a freno la lingua, maledicendo la mia mancanza di moderazione e la mia stupidità, anche se era troppo tardi!

Dejan Baljosevic

I vecchi non mi hanno detto niente; si sono limitati a guardare me e il cimitero in silenzio (ricordo benissimo quello sguardo!) e hanno continuato a giocare.

A volte la loro squadra si rinnovava: uno dei vecchi giocatori si ammalava e veniva sostituito da qualcun altro. Più tardi il triste bilancio del funerale avrebbe annunciato la morte del vecchio partecipante. Erano sepolti nello stesso cimitero, a poco più di trenta metri dalle loro battaglie di domino.

In molti casi i loro figli e altri parenti non erano nemmeno presenti ai funerali. Molti avevano paura di recarsi in Kosovo e Metohija e la loro cautela a quel tempo era abbastanza giustificabile. Più tardi sarebbero venuti e avrebbero venduto agli albanesi le case costruite dai loro bisnonni. E il posto al tavolo di ogni giocatore scomparso sarebbe stato occupato da un'altra persona anziana.

Ora, molti anni dopo, quando cammino per le strade deserte dell'ex Orahovac serba, sfinito ed esausto per l'incertezza del futuro del Kosovo e dei serbi, guardo spesso il "cimitero degli elefanti", ricordando con angoscia i volti incoraggianti dei nostri vecchi.

Per qualche ragione questoi non mi fa più ridere. Sto aspettando il mio turno. Aspetto il momento in cui mi siederò sulla vecchia panchina e giocherò la mia ultima partita a domino.

* * *

Dejan Baljosevic è nato nel 1966 a Prizren. Ingegnere, prima della guerra del 1999 ha lavorato per imprese manifatturiere jugoslave in Kosovo e Metohija. Insieme alla sua famiglia risiede dove viveva prima della guerra, cioè nell'enclave serba da quando Orahovac è stata divisa nelle parti serba e albanese. È membro di un'associazione pubblica che mira a organizzare, normalizzare e stabilizzare la vita dei serbi nella zona. Lavora nella comunità di Orahovac come coordinatore di progetti e come commissario per rifugiati e migranti. E, come tutti gli altri serbi, attende con impazienza una soluzione ai problemi del Kosovo e Metohija.

PS. Cari lettori, stiamo continuando l'iniziativa a sostegno dei serbi del Kosovo, insieme alle chiese e ai monasteri in Kosovo e Metohija. Se siete disposti e in grado di contribuire, potete fare donazioni al fondo Visoki Decani per aiutare il Kosovo e Metohija.

 
La Chiesa ortodossa e i non calcedoniani – Parte I: Cristologia / Ecclesiologia

quarto Concilio ecumenico di Calcedonia. Visoki Dečani

Era nel marzo del 2013 che ho scritto qualcosa su questo argomento. Ho menzionato come un suddiacono nella parrocchia che frequentavo alla metà degli anni '70 aveva commentato: "Ora loro dicono che abbiamo sempre creduto la stessa cosa e quindi dovremmo lavorare per una riunione". Allora pensavo fosse un'ottima cosa. Non avevo alcuna educazione teologica oltre alla lettura di un semplice libro di catechismo e l'avevo accettata di punto in bianco. Ma nel corso degli anni qualcosa è cambiato. Sono diventato monaco, e qualcosa è cambiato. Non avevo precedentemente studiato teologia, avevo letto solo qualche altro libro catechistico all'inizio della mia vita monastica. Tuttavia, attraverso la vita in un monastero, la partecipazione ai servizi e la lettura dei padri ascetici, qualcosa è cambiato all'interno. Questo non può essere messo in parole o spiegato, ma è diventato impossibile per me semplicemente accettare che "abbiamo creduto la stessa cosa tutto il tempo e quindi dobbiamo lavorare per una riunione".

Allora, quale motivo mi spinge a scrivere nuovamente su questo argomento? Verso la fine della Grande Quaresima c'è stato un attentato dinamitardo in una chiesa copta da parte di terroristi, in cui sono morti circa quaranta cristiani copti. La Chiesa ortodossa ha mostrato compassione e in alcune parrocchie sono state offerte preghiere. Questo è lodevole, ma è spiacevole che alcuni chierici ortodossi abbiano portato i fedeli a concludere che crediamo la stessa cosa e che i cristiani copti siano già ortodossi. Pertanto, scriverò nuovamente e, in modo più semplice, riconsidererò alcuni argomenti nell'articolo precedente e tratterò alcune questioni precedentemente inedite. Nella mia debolezza, attraverso le preghiere di san Giovanni Damasceno, la cui icona che sto ora guardando, spero di realizzare il mio obiettivo.

san Giovanni Damasceno

Da dove comincio? Dal luogo dove questo è iniziato. Utilizzerò come base le poche parole che ho detto a un piccolo gruppo all'eremo di sant'Arsenio alla domenica di san Tommaso, integrandole in un articolo più ampio. Ecco come ho iniziato quella domenica.

Sento un bisogno di dire qualcosa che è catechetico, poiché è istruttivo. Recentemente c'è stato un bombardamento in cui dei cristiani copti sono stati uccisi nella loro chiesa. I nostri ortodossi hanno mostrato molta simpatia e in alcune parrocchie i sacerdoti hanno ricordato questi defunti durante le funzioni. Tutto questo va bene, ma il problema che si è verificato è che i cristiani copti sono stati presentati come se anch'essi fossero ortodossi. Abbiamo nella Chiesa Ortodossa chierici che credono a questo. E, mi è stato detto, la discussione sul web su queste uccisioni dimostra che un certo numero di ortodossi sta esprimendo questo stesso parere. Come può essere questo, visto che i cristiani copti sono stati separati dalla Chiesa ortodossa fin dal quarto Concilio ecumenico, nel quinto secolo?

Nel corso dei secoli si sono avvicinati a noi; In particolare, con i dialoghi tra ortodossi e non calcedoniani, la loro cristologia sembra esserdi più raffinata. Infatti, un prete ortodosso che ha avuto molti contatti con i sacerdoti copti ha recentemente condiviso con me le seguenti considerazioni:

La "natura una" che essi confessano è destinata a sottolineare l'unità di persona di Cristo. È la "natura una del Logos incarnato" di san Cirillo, che lo stesso san Cirillo ha chiarito, parlando in realtà di due nature ("incarnato" implica una natura supplementare al Divino). Adesso accettano l'Ortodossia delle due nature "senza divisione, senza separazione, senza confusione, senza commistione" (infatti i copti hanno inserito la formula di san Leone nella loro liturgia nella confessione di Cristo prima di ricevere la comunione – una preghiera simile al nostro "Credo, Signore, e confesso... "). In uno dei nostri dialoghi più recenti, i vescovi non calcedoniani presenti hanno sostenuto l'Ortodossia di Calcedonia e hanno dichiarato la loro comprensione che essa deve essere interpretata alla luce dei successivi Concili ecumenici che ne danno chiarezza.

Poi egli continua ad ammettere: "Niente di tutto questo significa che ciò sia sempre e necessariamente stato il caso. Sono loro che si sono spostati teologicamente più vicino a noi. Non ci siamo spostati affatto".

Naturalmente, al quarto Concilio ecumenico, che si è occupato cristologia, si sono separati da noi, mantenendo un'opinione monofisita in relazione alle due nature del nostro Signore Gesù Cristo. Riconoscevano che era "da" due nature ma non lo consideravano più "di" due nature. Essi affermano in particolare di essere seguaci di san Cirillo d'Alessandria e si aggrappano ardentemente a una frase da lui usata, cioè "la natura una del Verbo (o Logos) incarnato". Questa fu pensata come un'espressione di san Cirillo, ma la storia ha dimostrato diversamente. È ben noto che si trattava di un'espressione di eretici apollinaristi che, per dare peso alle loro convinzioni, avevano diffuso un documento sotto il nome di sant'Atanasio il Grande. San Cirillo aveva preso questa frase che pensava appartenesse a sant'Atanasio e cercò di spiegarla in modo accettabile. Dopo la sua morte fu scoperto che questo documento era un prodotto degli apollinariani. Nell'Ortodossia accettiamo san Cirillo e comprendiamo il suo uso del suddetto termine; ma non pretendiamo di essere suoi seguaci. Seguiamo il consenso di tutti i nostri santi Padri. Questo è ciò che si implica quando, nel Credo, chiamiamo la Chiesa "cattolica". "Cattolica" è una parola composta, in greco è: "kata" che significa secondo e "holos", il che significa interezza. L'idea deve essere conforme al tutto.

Ci sono comunque molti, sia calcedoniani che non calcedoniani, che credono che per tutta la storia ci sia stato un problema linguistico, una questione di semantica. Tuttavia, san Giovanni Damasceno conosceva la loro lingua e scrisse contro di loro. E se fosse tutta una questione di un problema linguistico, allora dovremmo dire che Dio ha commesso un errore con il miracolo che ha compiuto attraverso la grande martire Eufemia al quarto Concilio ecumenico. Nella sua bara la santa teneva in mano la confessione ortodossa di fede. E la confessione non calcedoniana era ai suoi piedi.

Tuttavia, la Chiesa copta ha continuato a avvicinarsi a noi. Oggi sostengono di non essere monofisiti e di don esserlo mai stati, ma piuttosto di essere miafisiti. Essi spiegano le due nature in Cristo come lo fanno gli ortodossi, ma dicono che queste si trovano in una sola natura unita, dunque dicono che sono miafisiti. Ma due nature in una sola natura unita sono uguali a due nature in una persona? Ovviamente no! Inoltre, una sola natura unita composta da due è una natura composita. San Giovanni Damasceno scrive specificamente contro questo (si veda il mio primo articolo) come ha fatto sant'Agatone papa di Roma nel documento detto "Lettera di Agatone e del sinodo romano di 125 vescovi", che è incorporato negli articoli del sesto Concilio ecumenico. [1] Ora farò una domanda prima di passare a un altro problema. Se dovessimo accettarli come una Chiesa altrettanto valida e unirci, dovremmo ripudiare l'articolo del Credo che parla de "la Chiesa UNA, santa, cattolica e apostolica"?

Nota

[1] Riconosciamo Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio, come sussistente in due sostanze non confuse, in modo inalienabile, indivisibile, inseparabile, e che la differenza delle nature non è in alcun modo annullata dall'unione, bensì le proprietà di ogni natura sono conservate e concorrono in una persona e in una sussistenza, non disperse o divise in due persone né confuse in una natura composita. (Enfasi dell'autore)

 
Arciprete Andrew Phillips: alcune note autobiografiche

Mi è stata fatta una serie di domande su come, proveniendo da una semplice famiglia di campagna inglese, sono diventato un prete ortodosso russo della Chiesa fuori della Russia. Avendo un po' di inaspettato tempo libero questa settimana, ho cercato di esaminare alcune vecchie carte che avevo dimenticato e ora posso rispondere a queste domande con alcune date.

Come è entrato nella Chiesa russa?

Dopo un'infanzia in campagna stranamente piena di interesse per la lontana Russia, ho iniziato ad apprendere il russo come autodidatta nel mese di ottobre del 1968. Mi è stato detto di farlo in un luogo particolare a Colchester, dove potrei condurvi oggi, da una voce che ho sentito arrivare, portata per così dire da un vento da est. Così ho cominciato a leggere letteratura russa in traduzione e storia russa. Due anni più tardi, nel 1970, avevo deciso che volevo essere parte della Chiesa Russa e avevo cominciato a leggere quanto più riuscivo a trovare su di essa (ben poco era disponibile a quel tempo). Tuttavia, fu solo dopo il mio sedicesimo compleanno che sono riuscito a visitare le chiese russe.

Dove? A Londra?

No, la mia famiglia non andava mai a Londra, che abbiamo sempre considerato come un altro pianeta. La campagna era la nostra casa. Avevo vinto una borsa di studio e sono stato nel 1972 in Unione Sovietica; di fatto, la prima chiesa che ho visitato è stata la cattedrale di san Vladimir a Kiev. Quando entrai in quelle chiese, sapevo che volevo essere parte della loro vita interiore e che questo era il mio destino, tutto il senso della mia vita, a prescindere di tutte le barriere che potevano mettermi di fronte. Sentivo che ero sempre stato lì, che questo era nel mio sangue. (Solo nel 2004 ho scoperto una possibile spiegazione, anche se molto distante: ho avuto una bisnonna carpato-russa – la madre della madre di mia madre). Alla fine del febbraio 1973 sono riuscito a visitare una chiesa russa in Inghilterra, la minuscola cappella domestica patriarcale russa a Oxford, dove ho pregato i Vespri in due sabati successivi. Dopo ho visitato la cattedrale patriarcale di Londra, di cui avevo sentito parlare. La ROCOR non aveva esistenza al di fuori di se stessa, ed era sconosciuta al mondo esterno.

Quindi, a quale parte della Chiesa russa si è unito?

Non appena sono stato libero di farlo all'età di 18 anni, nel 1974, ho chiesto di unirmi alla Chiesa Russa. Naturalmente, allora ce n'erano due parti. Dapprima, ho incontrato due rappresentanti della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR), che mi hanno solennemente informato che non mi sarebbe stato permesso di unirmi alla loro Chiesa, perché in ogni caso era 'solo per i russi'. Ho incontrato anche altri individui della ROCOR, piuttosto fanatici e settari, che mi hanno completamente allontanato. Ho quindi preso l'unica opzione che mi restava e mi sono unito alla Chiesa patriarcale, presumendo che fosse identica alla Chiesa che avevo visto in Russia e nell'Ucraina.

Tuttavia, ho ben presto scoperto che la piccola parrocchia patriarcale di Oxford era dominata da due clan opposti – da un lato, da altezzosi modernisti del tipo di Parigi, e, d'altra parte, da nazionalisti sciovinisti sovietici, per i quali il partito comunista non poteva fare nulla di male! Mi sono mantenuto da solo in una vita spirituale leggendo libri teologici russi che avevo ordinato a Jordanville e altrove. Visitando la Russia sovietica per la seconda volta nel 1976, e passandovi del tempo lì, ho visto ancora una volta come la vera Chiesa russa era diversa dalle cricche di Oxford. Nel 1977 un prete che avevo incontrato in Russia l'anno prima mi suggerì di studiare all'Accademia teologica di Mosca. Mi sarebbe molto piaciuto farlo, ma al culmine della guerra fredda questo era assolutamente impossibile. Questo è stato tragico.

Che cosa ha fatto?

Ho scelto la seconda cosa migliore, andando nel 1978 a vivere e lavorare in Grecia per un anno. Qui, ho visto come l'ethos poteva essere tradizionale, molto diverso dalla Chiesa di Costantinopoli che avevo visto in Inghilterra, ma purtroppo ho visto anche un gretto nazionalismo balcanico e ho incontrato le organizzazioni semi-protestanti Zoe e Sotir – più vicine al metodismo che all'Ortodossia! Tuttavia, ho anche visitato Monte Athos e sono stato particolarmente influenzato da padre Ephraim a Philotheou e dai monaci molto poveri ed eroici al monastero russo di San Panteleimone. Ricordo in particolare padre Serafim, padre Misail (che voleva che mi unissi al monastero divenendone il bibliotecario) e il direttore del coro da Odessa. Questi erano ortodossi reali, esemplari. È stato a questo punto che ho deciso che avrei dovuto andare a studiare in un seminario russo.

Dal momento che mi avevano detto (in realtà mi avevano mentito) che Jordanville accettava solo russi, ho scelto l'unica opzione rimasta e sono andato al Saint Serge a Parigi. (Le due istituzioni di 'seminario' della O.C.A. non avevano alcun interesse per me, essendo entrambe di calendario cattolico / protestante e deviate in altri modi dall'ethos e dalla pratica della Chiesa russa in Russia. Ne sapevo abbastanza da conversazioni con persone che vi erano state e dalle mie visite in Russia per capire che non erano i posti giusti per me. Io volevo la cosa reale).

Cos'è successo dopo?

Sono andato a studiare al Saint Serge a Parigi. Là ho sperimentato la reale battaglia tra le due fazioni a Parigi in quel momento. La prima, guidata dal protopresbitero Aleksij Knjazev, un meraviglioso insegnante, era quella filo-russa, che era abbastanza perspicace per vedere che l'unico futuro era di riunirsi alla Chiesa russa, ma su una base autonoma.

Il secondo gruppo, la Fraternité Orthodoxe, guidato essenzialmente dal conte istruito dai gesuiti, Padre Boris Bobrinskoj, famigerato per aver celebrato in un convento cattolico la Liturgia con il filioque (!) – in modo da 'non offendere i nostri fratelli cattolici', era praticamente composto da uniati. Altri membri includevano il fantasista Olivier Clément che odiava l'Athos e un prete georgiano che trascorreva il suo tempo esaltando il Concilio Vaticano II. Ho rinunciato ben presto ad andare ai loro corsi. La modernista e manipolatrice Fraternité era popolata da aristocratici paternalistici e ideologi fantasisti che sfruttavano i cattolici ingenui e i convertiti. Discendenti degli autori della rivoluzione, odiavano assolutamente la Russia e non avevano alcuna intenzione di tornare alla sobrietà e alla disciplina della Chiesa russa. Naturalmente, io sostenevo il primo gruppo, l'unico autentico e anche realistico.

Questi due gruppi dipendevano dal vescovo di Rue Daru, il debole e anziano ma santo arcivescovo Georgij (Tarasov). La Fraternité era chiaramente in attesa che morisse per poi prendere il potere, cosa che sono riusciti a fare appieno solo vent'anni dopo. I membri della Fraternité, alcuni dei quali sarebbero diventati sacerdoti, erano soliti zittire, deridere e fischiare pubblicamente l'arcivescovo Georgij. Era terribile. Credo che l'arcivescovo Georgij, un ex pilota russo della prima guerra mondiale sul fronte occidentale, fosse un santo. Se fosse stato in buona salute e fosse vissuto altri quindici anni, avrebbe riportato il gruppo alla Chiesa russa con lo status di una Metropolia autonoma.

Dov'è andato dopo il Saint Serge?

Dopo aver incontrato mia moglie, che è fondamentalmente di origine anglo-italiano-romena, ed esserci sposati a Parigi, siamo tornati in Inghilterra. Siamo stati qui per tre anni, cercando di trovare una sorta di equilibrio vita spirituale tra gli estremi della Chiesa pseudo-patriarcale e della Chiesa fuori dalla Russia, con le loro cricche che non erano per nulla ecclesiali, molto diverse dalla Chiesa in Russia, che avevo visto nel 1972 e nel 1976, e di nuovo a San Panteleimone sul Monte Athos.

Avendo scoperto le verità scandalose sugli estremisti che dominavano entrambi i gruppi in Inghilterra, siamo tornati disillusi in Francia e nella giurisdizione di mia moglie (Rue Daru). Là il nuovo arcivescovo tedesco ci aveva personalmente promesso che avrebbe condotto la Chiesa lontano dalla modernista e ecumenista Fraternité Orthodoxe e sarebbe tornato alla tradizione ortodossa russa, ma usando le lingue occidentali ove necessario. Entusiasmato da questa ragionevole direzione e con il sostegno di padre Aleksij Knjazev, che allora era ancora in vita, sono stato ordinato a Parigi nel gennaio 1985.

Cosa è successo?

Ero caduto dalla padella nella brace. Entro quattro mesi mi è stato chiesto di diventare massone, cosa che mi sono rifiutato di fare, firmando così per me stesso una sorta di condanna a morte spirituale. Per debolezza di carattere, il nuovo arcivescovo aveva ormai preso una strada suicida. Ordinava massoni e altri membri della Fraternité, e al tempo stesso vietava l'uso delle lingue locali, facendo esattamente il contrario di tutto quello che aveva promesso. Stava garantendo la morte di Rue Daru, la cui unica speranza di sopravvivenza era di fatto tornare all'una o all'altra delle parti della Chiesa russa.

Così mi sono arreso alla volontà di Dio. E nel 1987 mi è stata concessa la grazia di incontrare il sempre memorabile arcivescovo Antonio di Ginevra, un vero rappresentante della ROCOR, che aspettava solo di tornare a una Chiesa russa politicamente libera. Venendo da Kiev, dove per la prima volta ero stato a una funzione ortodossa, l'arcivescovo Antonio mi ha mostrato la vera, multinazionale ROCOR, di cui avevo letto, ma che non ero riuscito a incontrare a Londra per il suo nazionalismo e settarismo. Nel luglio del 1988, Rue Daru ha tenuto una funzione in onore del millennio dell'Ortodossia nella Rus', alla presenza del cardinale cattolico modernista di Parigi, ma da cui erano stati banditi tutti i vescovi russi!

È stata l'ultima goccia e, grazie a Dio, l'arcivescovo Antonio ha ricevuto volentieri un gruppo di 17 di noi profughi spirituali nella ROCOR alla fine dello stesso anno. Questo è stato in realtà un punto di svolta per il gruppo di Rue Daru, e da allora non è cessato il flusso di ortodossi seri che se ne sono andati, rinunciando a lottare per salvarlo. Ora ci rendiamo conto, naturalmente, che questa lotta era impossibile e he noi ci eravamo impegnati nella lotta per un idealismo fuori luogo. La sorgente era stata avvelenata sin dall'esordio. È stato anche un punto di svolta per noi, che da quel momento non ci siamo mai più guardati indietro.

Guardando indietro, cosa farebbe se potesse rivivere ancora una volta il suo tempo?

Una domanda puramente ipotetica. Il senno di poi, come si suol dire, è una cosa meravigliosa. A quel tempo non avevo alcun consiglio, oppure ne avevo alcuni di molto cattivi, e non c'era internet. Oggi, non vi è alcun dubbio nella mia mente che avrei studiato a Londra e poi, nel 1977, sarei andato a studiare a Jordanville. Tuttavia, se non avessi fatto quello che ho fatto allora, come potrei sapere tutto questo ora? Solo l'esperienza insegna.

Se non avessi fatto quello che ho fatto, non avrei mai capito la Chiesa di Grecia, non avrei mai incontrato il santo arcivescovo Georgij Tarasov, l'eroico arcivescovo Antonio di Ginevra e tante altre figure di santi, come gli ultimi rappresentanti del vero e proprio movimento russo bianco, padre Silvano dell'Athos al patriarcato (discepolo di san Silvano), la meravigliosa baronessa Maria Rehbinder, la squisita poetessa parigina Ljudmila Sergeevna Brizhatova, l'ultimo ufficiale bianco Vladimir Ivanovich Labunskij, e tanti altri, rappresentanti della vera Santa Rus' in tutte le giurisdizioni dell'emigrazione russa.

Né avrei mai capito la tragica decadenza rinnovazionista e l'assurdo nazionalismo sovietico all'interno di parti del patriarcato al di fuori della Russia in quel momento, i due lati della giurisdizione suicida di Rue Daru (purtroppo, oggi ne è rimasto in gran parte un solo lato) e come la ROCOR è stata quasi sopraffatta dagli estremi marginali di uno stretto sciovinismo nazionalista russo e da fanatici convertiti vecchio-calendaristi, ma è stata salvata dalla santità del metropolita Lavr e di molti con lui, che hanno così esattamente espresso i nostri valori nella Santa Rus', nella Russia eterna.

Anche in questa breve esperienza di quarant'anni vi è una vita di gioie e dolori. Ho avuto il privilegio di conoscere tutto. In questo senso non mi pento di nulla, anche se ho incontrato molte persone tragiche, ho visto tanto spreco e tante occasioni perdute, e ho visto parti della diaspora russa suicidarsi attraverso l'impurità spirituale. Tuttavia, sono stato ancora più privilegiato a veder la vecchia e artificiale disunione cadere a pezzi e diventare unità di cuore e vita nel dinamico presente e futuro. Il peggio, ed era davvero brutto, è finito, e il meglio è ora e nel futuro. Nel corso degli ultimi venti anni la Provvidenza mi ha permesso di lavorare liberamente per la Chiesa ortodossa russa nel lavoro missionario nella mia terra d'origine, le tre contee dell'Est dell'Ingilterra.

 
Intervista di Ed Schultz al patriarca Kirill

Ed Schultz. Buona sera, amici: questa sera ci concentriamo sulla nostra copertura del viaggio all'Avana, Cuba, sulla nostra copertura di questo storico incontro tra il papa e il patriarca della Chiesa ortodossa russa. Lo sfondo di questo incontro, L'Avana, Cuba, è stato molto significativo per il popolo cubano e certamente l'occasione per Raul Castro per dimostrare al mondo che Cuba prende sul serio il cambiamento. Castro ha detto dopo l'incontro che questo dimostra Cuba sta dalla parte della pace. Entrambi i leader religiosi si concentrano sui diritti umani e sul deterioramento delle condizioni dei cristiani di tutto il mondo; in una dichiarazione congiunta dopo l'incontro il pontefice e del patriarca dicono: il nostro sguardo deve innanzitutto rivolgersi a quelle regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzioni. In molti paesi del Medio Oriente e Nord Africa le cui famiglie, i villaggi e le città dei nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono completamente sterminati. Lo sterminio dei cristiani è stato uno dei tanti argomenti trattati tra i due leader religiosi cristiani. Il giorno seguente ho avuto una straordinaria opportunità di sedermi accanto al patriarca Kirill; abbiamo parlato di relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti e del suo punto di vista su ciò che deve essere fatto per affrontare la minaccia del terrorismo nel mondo; ecco l'intervista.

Vostra Santità, è un onore e un piacere e un privilegio essere in vostra presenza oggi e certamente apprezziamo il tempo che ci concede.

Patriarca Kirill. Grazie.

E. S. Molte grazie. L'incontro di ieri ha documentato bene nella sua prospettiva storica come i cristiani di tutto il mondo percepiscono questo avvicinamento e forse lo vedono come un'era del tutto nuova della fede cristiana in un nuovo percorso in avanti. Può parlare di questo?

P. K. Vorrei dire che questo incontro, naturalmente, è molto importante; è un tentativo di riunirsi al massimo livello e di elaborare una visione comune di dove siamo e dove stiamo andando, prima come famiglia cristiana e poi come civiltà umana.

E. S. Che dire del significato del fatto che ha luogo qui a Cuba?

P. K. Naturalmente significa molto per Cuba ospitare tale incontro, ma anche noi abbiamo pensato che Cuba sarebbe stato il luogo giusto per esso, perché da un lato Cuba ha una forte tradizione cattolica, ma in realtà è un paese secolare con un'ideologia comunista. Anche la Russia è stata tradizionalmente un paese ortodosso, ma tutti noi siamo nati e cresciuti in un ambiente ideologico e politico simile, quindi per me, nato in Unione Sovietica, Cuba è qualcosa con cui so mettermi in sintonia, e c'è stato un altro fattore che può aver effettivamente svolto un ruolo decisivo nella scelta di questo luogo: Cuba ci offre l'opportunità di dare un'occhiata alle nostre divisioni storiche e ai conflitti che abbiamo avuto nel contesto dell'Europa dall'esterno, per così dire; scegliere Cuba come luogo era il nostro modo di dire: sì, siamo consapevoli del nostro difficile passato, ma lo mettiamo da parte, e ciò che conta davvero è che ora guardiamo al futuro insieme. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto Cuba.

E. S. Vostra Santità, c'è una crescita del cristianesimo in Russia e credo che molti americani non sono consapevoli della rinascita del cristianesimo in Russia. Perché succede questo?

P. K. C'è una sola parola per descrivere ciò che è accaduto in Russia negli anni 1990 e 2000 e quello che sta accadendo oggi in termini di rinascita della fede: si tratta di un miracolo. Dopo decenni di regime ateo si vede una rinascita genuine della fede religiosa; questa rinascita coinvolge tutti i tipi di classi sociali: la gente comune, persone istruite, uomini d'affari, politici, tutte queste persone sono coinvolte nella Chiesa di oggi, in un modo o in un altro, e molto spesso vediamo persone che spiegano le loro azioni citando valori cristiani, così abbiamo sottolineato nella nostra dichiarazione congiunta con Papa Francesco che hanno avuto luogo cambiamenti fondamentali in Europa orientale in questo periodo. Forse sono stati quei cambiamenti che hanno aperto la strada per l'incontro che abbiamo avuto, perché oggi sia la Chiesa russa sia la Chiesa cattolica sono in grado di avere una visione così globale di ciò che sta accadendo, e abbiamo discusso insieme i problemi che affliggono i cristiani e tutti l'umanità di oggi.

E. S. Santità, lo sterminio e l'attacco ai cristiani in Medio Oriente e Nord Africa è ben documentato, e questo, naturalmente, è stato esposto al mondo a un livello molto speciale ieri, quando sia lei che il papa avete emesso una dichiarazione che parla di questo, avvertendo I cristiani nel mondo a riconoscerne e capirne la gravità. Cosa si deve fare per fermare questo attacco? Qual è l'obbligo morale del mondo per fare in modo che questa persecuzione e sterminio non continui?

P. K. Quello che sta accadendo in Medio Oriente oggi è una tragedia; Il cristianesimo è nato lì in Medio Oriente e oggi a causa della guerra e gli attacchi terroristici si vede una drastica diminuzione della popolazione cristiana, quindi le chiese e tutte le persone che possono contribuire in modo positivo vi dovrebbero porre fine: dobbiamo preservare la presenza cristiana in Medio Oriente e Nord Africa, ma dobbiamo fare ancor di più. Credo fermamente che dovremmo lavorare insieme al fine di salvare la nostra società dalla scristianizzazione perché di fronte a una crescente pressione atea, che è diventato molto aggressiva in alcuni paesi, i cristiani vengono esclusi dalla vita pubblica, in un certo senso si può dire che i cristiani non si sentono a proprio agio in molti paesi sviluppati di oggi. I cristiani sono sotto pressione: in particolare si cerca di limitare le manifestazioni religiose nella sfera pubblica. Tutto questo indica che qui abiamo a che fare con una situazione critica e pericolosa; per quanto riguarda la realtà cristiana, la presenza cristiana, penso che il nostro incontro con papa Francesco è venuto al momento giusto in modo che possiamo avere una discussione dettagliata e approfondita di questo problema e arrivare a una direzione congiunta che è riflessa nella dichiarazione.

E. S. Certo, le superpotenze del mondo, vostra Santità, intervengono e proteggono i cristiani; ci sono molti cristiani in America che credono che noi abbiamo l'obbligo morale di dispiegare la nostra forza militare per proteggere i cristiani a fare in modo che queste purghe non continuino, e il conflitto, naturalmente, non è una decisione della fede cristiana, ma è un'opzione? Oppure, come vedrebbe un conflitto se si arrivasse a doverlo fare?

P. K. La situazione in cui si trova ora la comunità cristiana in Medio Oriente richiede ovviamente un'azione comune da parte di tutti coloro che sono pronti a proteggere i cristiani. È perfettamente ovvio che non si può trattare con i terroristi solo attraverso il dialogo e le esortazioni; è necessario usare la forza, Sono I terroristi che distruggono insediamenti cristiani, spingono le persone fuori dalle loro case, radono al suolo templi monasteri, distruggono i luoghi santi e il patrimonio storico, e dato che usano la violenza, naturalmente, tutti coloro che sono interessati a mantenere la presenza cristiana e più in generale la pace in questa regione dovrebbero usare la forza per farlo. Questo è il motivo per cui è così importante che la Russia, gli Stati Uniti, l'Europa occidentale e i paesi arabi uniscano i loro sforzi per il bene di un unico obiettivo: fermare la guerra, sbarazzarsi dei terroristi. e, naturalmente, fornire alle popolazioni in Siria e in Iraq la possibilità di scegliere liberamente il proprio futuro, in modo che questi paesi possano vivere in pace e in modo che tutti i gruppi religiosi, cristiani e musulmani, possano vivere fianco a fianco in pace, cosa che sarebbe una solida base per la pace in Medio Oriente e in generale.

E. S. A causa dell'intervento che ha avuto luogo poco più di un decennio fa in Medio Oriente e a causa dell'economia di tutto il mondo, più persone povere e più persone ricche, abbiamo visto scoppiare nel nostro paese un vero dibattito sull'immigrazione e su cosa dovremmo fare a questo proposito, e ora questo problema si è spostato verso l'Europa, dove c'è perfino un sistema che chiede agli immigrati di pagare per rimanere. Come dovrebbe essere affrontata l'immigrazione da un punto di vista cristiano, e quali sono gli obblighi dei paesi che si trovano ad affrontare questi problemi?

P. K. Dai punti di vista umanitario, umanistico e cristiano dobbiamo aiutare coloro che soffrono anche se i sistemi possono variare; come dice una famosa metafora, c'è una differenza nel dare a un affamato un pesce o una canna da pesca, che potrà utilizzare per prendere più pesci; ciò significa che il sostegno e l'assistenza sono utili, ma l'obiettivo principale dovrebbe essere eliminare la causa principale dietro il massiccio afflusso di rifugiati nei paesi europei. È la destabilizzazione politica in Medio Oriente che ha portato a questo punto, e quindi dobbiamo fare tutto il possibile per risolvere il conflitto in corso nel più breve tempo possibile; ciò richiede un impegno comune di tutti questi soggetti, in primo luogo gli Stati Uniti, la Russia, l'Unione Europea e i paesi arabi; non possiamo avere diverse coalizioni che dichiarano di avere lo stesso scopo, ma in realtà vanno dietro ai loro diversi obiettivi: è necessario riunirsi e fissare un obiettivo comune e di agire per conseguirlo; se questo può essere reso possibile e se i paesi preoccupati della diffusione del terrorismo sono in grado di fornire una risposta concertata alla minaccia, questo potrebbe sicuramente aiutare a stabilizzare la situazione in Medio Oriente e a fermare il flusso dei rifugiati. Sono convinto che molti profughi lasceranno l'Europa e torneranno alle loro case; questa è l'unica strada in avanti che mi sembra realistica.

E. S. Le relazioni tra la Russia e gli Stati Uniti agli occhi degli americani sono ora tese più di quanto lo siano state in passato. È sua speranza che questa unità all'interno della fede cristiana, tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, sarà un sentiero che porterà i due paesi a rendersi conto che per loro c'è proprio troppo in gioco per non venire a un accordo su questioni fondamentali?

P. K. Abbiamo bisogno di fare tutto il possibile per progettare un drastico miglioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti e la Russia; dobbiamo renderci conto che si tratta di due grandi potenze che hanno il potere militare di distruggersi a vicenda e di distruggere il mondo intero; una guerra su larga scala dovrebbe essere evitata a tutti i costi. Questo è quello che abbiamo discusso con papa Francesco: potrebbe essere il disegno di Dio portarci insieme in questo momento, quando nubi scure si addensano sulla Siria e quando c'è una minaccia di confronto tra paesi con un'immensa forza distruttiva; abbiamo bisogno di fare tutto il possibile per evitare la guerra; questa è la nostra priorità numero uno per americani, russi e molti altri popoli con una prospettiva ragionevole su ciò che sta accadendo. Quanto alle relazioni russo/americane, vorrei ricordare i difficili anni della guerra fredda, quando il mondo era sull'orlo di una guerra vera e i cristiani degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica trovavano ancora l'opportunità di incontrarsi e di lavorare insieme per un futuro migliore. Abbiamo avuto intensi contatti con la comunità cristiana negli Stati Uniti tra cui visite di delegazioni e conferenze nel tentativo di elaborare un approccio cristiano concertato alle questioni che dividevano gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Perché non possiamo farlo oggi? Perché ci siamo allontanati così tanto? La maggior parte degli abitanti degli Stati Uniti è composta da cristiani, che condividono i nostri stessi valori e appartengono alla nostra stessa famiglia cristiana globale; dovremmo usare questa opportunità per costruire ponti piuttosto che approfondire il divario che si trova tra di noi. Allora questo supporto di base proveniente dalla gente comune, dal clero e dalle istituzioni religiose forgerà nei nostri rispettivi paesi un ambiente che avrà un impatto positivo su quelli che formano la politica estera.

E. S. Vostra Santità, come uno dei principali leader religiosi del globo, può dirci cosa dovrebbe essere fatto per frenare e porre fine al terrorismo che il mondo si trova ad affrontare in questo momento? Qui c'è un'umanità dotata di una tecnologia che viene utilizzata contro altri esseri umani e che non abbiamo mai affrontato prima e non sembra essere in grado di essere sconfitta con eserciti... Come si fa a sconfiggere il terrorismo?

P. K. Abbiamo bisogno di identificare le ragioni che costringono le persone buone a diventare terroristi. Certamente ci sono capi terroristi con obiettivi politici che pensano che il modo più semplice per ottenere loro sia attraverso il terrorismo, bombardando persone buone e innocenti, minando la stabilità e creando panico; queste sono le tattiche e la strategia del terrorismo, ma è la gente comune reclutata come terroristi che fa saltare in aria quelle persone innocenti; Allora, qual è il meccanismo di reclutamento delle persone, spesso persone buone trasformate in terroristi? Ho fatto qualche ricerca su questo tema e ho scoperto che i reclutatori utilizzano idee nobili per portare la gente dalla loro parte; dando una forte ispirazione, una forte motivazione a una persona a suicidarsi per uccidere altri. Quale è la loro motivazione? Per dirla in breve, la motivazione è che il mondo sta sprofondando nel male; la civiltà occidentale moderna è il male; Dio viene estromesso da questa civiltà e il mondo sta diventando senza Dio e satanico; solo tu puoi fare qualcosa per superare questo male. Questo è il tuo obbligo religioso: stai combattendo contro le potenze oscure, contro il diavolo; sei dalla parte di Dio, dalla parte della luce. Questo è ciò che i predicatori islamici dicono ai loro fedeli quando si confrontano con loro dopo la preghiera del venerdì, e anche se una persona non ha mai pensato di mettere una bomba o di prendere le armi e uccidere la gente, si fa ispirare da queste parole e comincia a pensare che sta lottando per la verità di Dio contro questo mondo terribile che può distruggere pure l'islam. Quindi, per superare il terrorismo abbiamo tutti bisogno di cambiare. Il terrorismo è prima di tutto una sfida filosofica: abbiamo bisogno di capire cosa sta succedendo all'interno delle persone che possono prendere le armi per combattere per Dio. Sono pienamente convinto del fatto che la civiltà umana nel processo del suo sviluppo, purtroppo, ha rinunciato ala legge morale di Dio e a Dio. Questa è la ragione che sta dietro il terrorismo. È molto importante raggiungere un consenso morale globale. Come può la gente avere valori comuni? Come possiamo avere valori comuni se ci sono diversi partiti politici e sistemi filosofici e religiosi? Come possiamo raggiungere un consenso globale? C'è un solo modo: questo consenso deve essere basato sul senso morale umano. Il senso morale umano viene da Dio; Dio ha messo la morale nell'anima umana. Americani e russi condividono gli stessi principi morali. Se andiamo a Papua - Nuova Guinea, vedremo che la gente del posto ha gli stessi principi morali. Quindi non dobbiamo contrastare questo senso morale con la creazione di nuove leggi, che tra l'altro distruggono le leggi morali tradizionali, ma abbiamo bisogno di raggiungere un accordo su questi valori morali comuni e poi costruire la nostra civiltà globale sulla base di questo consenso. Non c'è posto per il terrorismo in questo tipo di civiltà: anche se qualcuno cerca di sfruttare delle persone per danneggiare gli altri, gli sarà molto difficile farlo, perché questi appelli saranno in contraddizione con la comprensione comune del bene e del male; ma dobbiamo lavorare insieme al fine di costruire una nuova civiltà globale basata sul consenso morale. Credo che questo sia possibile: il mio incontro con papa Francesco è stato fondamentale in questo senso. I leader delle due maggiori chiese cristiane si sono incontrati per sincronizzare i loro orologi per discutere i problemi dai loro diversi punti di vista e ci siamo resi conto che è possibile trovare le risposte insieme e – questo può lasciare sorpresi – siamo stati in grado di farlo facilmente perché poniamo la fede nel nostro Signore Gesù Cristo, nei suoi comandamenti e nelle leggi come il nostro consenso morale, ma le stesse leggi e comandamenti morali si possono trovare nella religione musulmana e anche nell'umanesimo laico; o almeno, c'erano a un certo stadio di sviluppo dell'umanesimo secolare. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo si riferisce alla morale umana come una limitazione ai diritti umani, ma nella morale umana mondana di oggi non è più una limitazione alla libertà umana. Purtroppo oggi ci stiamo muovendo lontano dalle cose che ci hanno sempre uniti al più profondo livello ontologico. Credo che, se questa tendenza continua, le prospettive per l'umanità nel nostro mondo saranno molto brutte. Non possiamo vivere insieme in un piccolo globo se siamo dilaniati da profonde contraddizioni ontologiche. Credo che il mio incontro con il pontefice, almeno in una certa misura abbia contribuito a costruire un futuro consenso morale tra tutti i popoli.

E. S. Un'ultima domanda: nel nostro governo il presidente della Camera dei Rappresentanti è un cattolico. Il papa si è rivolto al Congresso degli Stati Uniti. Le piacerebbe rivolgersi al Congresso? Pensa che sarebbe utile?

P. K. Sono pronto rivolgermi a qualsiasi gruppo di persone. Ho parlato di fronte a membri del parlamento e a membri del governo. Mi rivolgo anche a gente comune ogni domenica. (in inglese) Sono aperto a questo tipo di discussione e accoglierei con favore una tale opportunità: sono pronto ad avere contatti e a discutere con tutti coloro che sono aperti a una possibilità di discussione. Sono pienamente aperto a tutti.

E. S. Pensa che incontrerà ancora papa Francesco?

P. K. È possibile; non abbiamo discusso alcun incontro futuro, ma dal momento che abbiamo avuto il nostro primo incontro, ce ne potrebbe essere un secondo e un terzo.

 
95 sacerdoti si sono trasferiti da noi nel solo Kenya

il metropolita Leonid, esarca dell'Africa. Foto: seraphim.com.ua

Il metropolita Leonid ha parlato dei risultati concreti del lavoro del primo gruppo missionario in Kenya.

L' esarca patriarcale in Africa, il metropolita Leonid di Klin, ha affermato sul suo canale Telegram che 95 sacerdoti si sono uniti alla Chiesa ortodossa russa solo in Kenya.

Il metropolita Leonid ha annunciato i risultati dei lavori del primo gruppo missionario in Kenya.

Secondo lui, in 2 settimane i membri del gruppo missionario "hanno visitato 12 città e villaggi delle province occidentali, centrali e orientali. Abbiamo tenuto 10 incontri generali con sacerdoti e 7 incontri privati. Alle conversazioni hanno partecipato 95 sacerdoti kenioti della Chiesa ortodossa russa e 10 i cui documenti e biografie sono in corso di verifica. Sono state officiate 3 Liturgie concelebrate, e compiuti servizi di preghiera e di commemorazione. Sono state visitate 11 chiese, 2 orfanotrofi e 5 case di sacerdoti. Sono stati pronunciati 4 sermoni pubblici e date 2 interviste ai media locali per spiegare la posizione della Chiesa ortodossa russa".

Inoltre, durante le 2 settimane di lavoro della commissione missionaria, "si sono svolti colloqui con due leader di comunità eterodosse che desiderano convertirsi all'Ortodossia e con un sacerdote di uno dei gruppi scismatici dei vecchi calendaristi, che è pronto a passare attraverso le procedure richieste alla Chiesa ortodossa russa. Su invito di un pastore protestante, hanno tenuto un incontro con i suoi parrocchiani con un sermone sull'Ortodossia. Una prima struttura ecclesiastica è stata organizzata per le parrocchie della Chiesa ortodossa russa in Kenya.

"Abbiamo consegnato 150 libri di preghiere in swahili (non ce n'erano di più, li stiamo stampando), più di 200 icone e più di 2000 croci, antimensi, croci pettorali e crisma per i sacerdoti", ha aggiunto il metropolita Leonid.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Leonid ha parlato dei risultati delle attività dell'Esarcato in Africa.

 
I crimeani sono più felici di far parte della Russia che non i russi stessi

È la metà di luglio, e io sono su un volo verso un luogo che il Foreign and Commonwealth Office sconsiglia a tutti i viaggiatori con questi avvertimenti minacciosi:

"Le forze russe e i gruppi filo-russi hanno stabilito un pieno controllo operativo in Crimea. A seguito di un referendum illegale il 16 marzo, la Russia ha annesso illegalmente la Crimea il 21 marzo e le tensioni rimangono elevata. I voli da e verso l'aeroporto di Simferopoli sono soggetti a interruzioni... I treni e gli autobus che portano fuori dalla penisola sono ancora in funzione, anche se soggetti a interruzioni non programmate. Ci sono segnalazioni di blocchi stradali, con passeggeri perquisiti, ma il traffico è in grado di scorrere. Se state visitando la Crimea o ci vivete, dovreste andarvene ora. Se scegliete di rimanere, dovreste mantenere un basso profilo, evitare le zone di protesta o di manifestazioni e rimanere in casa, se possibile".

Se non avessi visitato questa penisola esotica sul bordo del Mar Nero ogni anno da quando avevo 6 anni, probabilmente seguirei questo consiglio sbagliato, che è ancora on line sul sito web del governo britannico. Anche al culmine della crisi di Crimea, nel marzo 2014, mentre stavo telefonando a tutti i miei numerosi amici in Crimea, preoccupata per la situazione, mi hanno sempre rassicurata che la maggior parte delle cose che leggevo sui media occidentali erano una bugia. Nessuno di questi amici, che vivono soprattutto nella zona meridionale della Crimea, ha incontrato alcun problema, ha visto omini verdi, è stato perquisito, minacciato o in alcun modo intimidito. La maggior parte dei cittadini comuni non ha subito alcun effetto, e ben lungi dal 'mantenere un basso profilo', la gente accorreva in piazza, in qualsiasi occasione, per celebrare ciò che i più vedono come una 'riunificazione' con la Russia.

"Ho pianto di gioia. Non ho mai visto il lungomare così pieno. Tutti erano in estasi (per il Giorno della Russia, 12 giugno). Il giorno in Crimea si è unita alla Russia è stato il giorno più bello della mia vita", mi ha detto al telefono una dei vecchi amici della mia famiglia, Ljubov (65), nata a Yalta e vissuta lì per tutta la vita. Tutti gli altri miei amici e conoscenti, dai 23 ai 70 anni di età, con i quali ho parlato, hanno votato per l'indipendenza dall'Ucraina e mi hanno detto che tutti i loro amici e parenti hanno fatto lo stesso. L'unica persona che conosco, la cui esperienza è stata diversa, è una cantante ucraina nata in Crimea, Jamala, di origine Qimily Tatar, che mi ha scritto nel mese di marzo: "quando mio nonno ha sentito che i russo occupavano Crimea, ha retto a malapena. Non sarà in grado di sopportare un'altra guerra, e per questo sono anch'io in crisi isterica".

La penisola di Crimea è un crocevia culturale unico dove l'Oriente incontra l'Occidente - tra steppe erbose, boschi, montagne e una costa pittoresca si possono trovare rovine greche, fortezze italiane, tumuli sepolcrali sciti, il Palazzo del Khan di Crimea, sinagoghe ebraiche in grotte, palazzi degli tsar e della nobiltà russa e numerosi stabilimenti termali di epoca sovietica. Etnicamente il 58% della popolazione della Crimea è russo, il 24% è ucraino e il 10,2% è composto da tartari, insieme ad altre minoranze, tra cui bielorussi, tartari del Volga, armeni ed ebrei. Tutto il benessere di queste persone dipende principalmente dal turismo e dall'agricoltura, quindi è paradossale che mentre i governi e i media occidentali professano il loro amore per le minoranze della Crimea, in realtà stanno impoverendo economicamente queste persone quando pubblicano avvertimenti contro i viaggi nella loro patria.

Sono preoccupata di incontrare saloni vuoti all'arrivo all'aeroporto di Simferopoli, quindi, alla prima assistente dell'aeroporto che vedo, le chiedo quanto sono occupati. "Avevamo di solito 23 voli al giorno e ora ne abbiamo 80. Tutti dalla Russia. Siamo molto occupati", risponde lei. Naturalmente, molte persone erano abituate ad arrivare in auto in Crimea attraverso l'Ucraina, ma con la guerra in Donbass, tale opzione non è più disponibile per loro. Durante il mio viaggio di luglio ho trovato la Crimea più tranquilla del solito, anche se entro agosto sembra di nuovo piuttosto trafficata. Da normale turista non vedo grandi cambiamenti, tranne le bandiere russe ovunque, i cartelloni pubblicitari di partiti politici russi e la polizia vestita con una divisa diversa. Per il resto, la Crimea rimane proprio come mi piace - culturalmente e geograficamente ricca e sempre con qualcosa di nuovo da esplorare. Inutile dire che non ho mai incontrato alcun blocco stradale, non sono mai stata arrestata, perquisita o minacciata (anche se mio marito e io abbiamo sempre parlato in inglese). Le spiagge della Crimea non sono vuote, c'è cibo nei negozi e la maggior parte di quello che ho letto sulla Crimea prima di andarci non era semplicemente vero. Uno degli obiettivi del mio viaggio era quello di parlare con la gente stessa, di sentire le loro voci non mediate dalla stampa e di capire quello che pensano e sentono del loro nuovo status politico.

In entrambi i viaggi, visito l'Hotel Yalta, un gigante modernista che ricorda una grande nave, dove i miei genitori mi portavano quando ero bambina e adolescente, e sono piacevolmente sorpresa di trovarlo pieno, non molto al di sotto della sua consueta capacità. Di proprietà di moscoviti per diversi anni, è stato solo questa estate che i proprietari hanno deciso di fare numerosi lavori di ristrutturazione, tra cui una nuova piscina, un nuovo parco giochi, nuovi ristoranti e un bar a tema cinematografico, che dall'aspetto potrebbe essere facilmente nel Sud della Francia. Molti altri lavori erano ancora in corso - un segno del rinnovato ottimismo del proprietario per il futuro degli affari. "Le cose stanno andando bene in questa estate, ma l'anno prossimo sarà migliore", una giovane alla reception mi risponde subito, ma evita di darmi numeri più specifici e finge di essere occupata con i documenti.

Due addette al servizio del sanatorio Druzhba di Alushta, un capolavoro modernista sovietico simile a una nave spaziale del film Solaris di Tarkovskij, sono molto più disposte a impegnarsi in una conversazione, dato che il loro fatiscente posto di lavoro è pieno solo per un terzo. Ljudmila, 43 anni, e Aljona, 48 anni, che hanno votato entrambe per la riunificazione, ora sono sconvolte dal fatto che i prezzi sono aumentati, ma i loro salari sono rimasti gli stessi (solo che ora sono pagate in rubli). "Nessuno controlla i prezzi, così alcuni negozi li hanno aumentati più di altri. È come una bagarre", si lamenta Aljona. "È meglio a Sebastopoli, perché hanno un buon sindaco, che effettivamente gira lui stesso per la città, controllando i prezzi", aggiunge Ljudmila. Nonostante le loro lamentele, concludono che è molto meglio stare con la Russia che avere una guerra come nel Donbass. Mentre Aljona inizia a raccontare qualche storia dell'orrore dai campi di battaglia che ha visto in tv, da qualche parte in una sala lontana si inizia a sentire la Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven e io inizio a sentire un nodo in gola.

La venticinquenne Oksana, con cui ho appena parlato di quanto vanno male gli affari nella sala giochi dove lavora, mi dice improvvisamente che non viene dalla Crimea, ma dal Donbass. Quando le dico che anch'io sono nata in Donbass, entrambe ci fissiamo in silenzio per un momento – due sconosciute che condividono lo stesso dolore. Poi mi racconta di sua madre a Gorlovka, che continua a chiamarla impaurita nel cuore della notte, perché l'area in cui vive viene bombardata. Mi dice che anche se aveva intenzione di rimanere in Crimea per tutta la stagione turistica,

tornerà a Gorlovka tra una settimana per stare al fianco di sua madre. Come se volesse evitare di scoppiare in lacrime, Oksana torna alla questione degli affari: "Sono andati molto male questa estate, molte sale giochi stanno chiudendo, ma solo temporaneamente, perché qui hanno fiducia nel futuro". L'ultima frase rimane pesantemente in sospeso tra di noi – i civili del Donbass sono ancora bombardati dall'esercito ucraino, alcuni sono riusciti a fuggire in Russia e in Crimea, ma quelli rimasti non hanno più motivo di avere fiducia.

Anatolij, nativo crimeano di 50 anni ed ex agente del KGB, che ora affitta case per vacanze a Gurzuf, è pieno di fiducia e di entusiasmo, nonostante il fatto di avere avuto solo un terzo dei suoi soliti guadagni estivi. È sicuro che le imprese tornerà alla normalità una volta che sarà costruito il ponte di Kerch, che collegherà la Crimea con la Russia continentale, cosa che dovrebbe avvenire in 3-4 anni. Ha detto che ha votato per la riunificazione, anche se così facendo ha perso tutti i suoi contatti professionali in Ucraina. Sembra molto orgoglioso del suo nuovo passaporto russo e del suo nuovo presidente, ed è ottimista circa le prospettive della Crimea all'interno di un paese più grande. Ammette che da quando la Crimea è divenuta parte della Russia, è diventato più difficile fare soldi extra, aggirando le leggi: "la corruzione ucraina ha fatto sì che si potesse trovare il trucco per fare qualche grivna in più, ma i russi sono molto più severi con la corruzione, cosa ottima per la Crimea, anche se questo significa che personalmente guadagnerò di meno".

Alcuni tra le giovani generazioni non sono così ottimisti – Liza Kuzub, nata in Crimea, che ha vissuto a Kiev dal 2012, ma è tornata a casa per l'estate, condivide con me che molti dei suoi amici, giovani interpreti e traduttori come lei, sono preoccupati per le loro prospettive di carriera, in quanto non ci sono turisti stranieri e si teme che non ce ne saranno molti in futuro, se "Crimea diventerà un luogo isolato anti-globalizzazione". Di conseguenza, il 70% dei giovani che conosce ha in programma di andarsene dalla Crimea alla ricerca di una vita più promettente. Anche se è stata attivista di Maidan, dice di aver sempre amato la Russia e il popolo russo, anche se i recenti avvenimenti le hanno fatto vedere ogni cosa "sotto una luce diversa".

Al contrario, Olga Rogacheva, traduttrice ventisettenne da Sebastopoli, non ha intenzione di trasferirsi da nessuna parte e respinge la mia domanda se la Russia ha forzato un referendum sulla Crimea. "Tutta la mia famiglia e gli amici a Sebastopoli volevano unirsi alla Russia da lungo tempo. Ho anche messo un video su Youtube, in cui la gente si è riunita presso l'Assemblea Popolare sulla piazza e ha deciso di separarsi dall'Ucraina. A quei tempi non si parlava nemmeno dell'esercito russo, o di chiedere l'aiuto della Russia. Era solo il popolo di Sebastopoli che decideva che la loro città avrebbe dovuto diventare autonoma, perché non voleva più stare con Kiev".

Sebastopoli è sempre stata una città russa con uno status speciale, quindi non è sorprendente che fossero filo-russi, ma non è molto diverso nel resto della Crimea. Quando l'Unione Sovietica è crollata e l'Ucraina ha votato per essere indipendente, il supporto della Crimea è stato il più basso di tutti nell'Ucraina (solo il 54% a favore) con una bassissima affluenza alle urne (il 65%). L'anno successivo il parlamento della Crimea ha votato a favore di un referendum, ma questo è stato soppresso con forza dall'amministrazione di Kiev, come testimonia un articolo del New York Times del 1992. Da allora l'attivismo separatista in Crimea è ben evidenziato, come in questa cronologia della biblioteca delle risorse delle Nazioni Unite. È un mito rappresentare il referendum della Crimea come il risultato di un intervento dello Stato russo. Al contrario, se si guarda alla cronologia storica, sembra essere Kiev ad avere soppresso il diritto costituzionale della Crimea all'autodeterminazione per molti anni.

Olga Sergeeva, architetta sessantenne dedita a opere di conservazione, che ha lavorato al restauro di tutte le principali icone architettoniche della Crimea, tra cui il palazzo di Alupka, il palazzo di Livadia, il palazzo di Bakhchisaraj e le kenesse dei caraiti, mi ha detto che "c'è un enorme strato di storia russa in Crimea, espresso in edifici e piani urbanistici". Lei mi spiega che, mentre nel periodo sovietico c'era una legge che richiedeva che il 10% del bilancio fosse usato per il restauro, dopo il crollo dell'Unione Sovietica quel denaro è sparito, il che significava che ha veramente lottato per tenere gli edifici in piedi e ha fatto più che altro lavori 'cosmetici'. "Gli ucraini avevano priorità diverse e non sono stati in grado di ripristinare correttamente, ricostruire e creare nuove parti, ma ora tutto è a posto e la Crimea finirà per avere il sostegno dello Stato per la rigenerazione della cultura russa". Sergeeva mi ha detto che dopo che i risultati del referendum sono stati annunciati, si è tagliata i suoi lunghi capelli, per segnare un nuovo inizio. "Tutti erano pazzi di felicità! Tutto il senso della mia vita è stato cristallizzato – ho capito cosa stavo facendo nel mio lavoro, ed ero entusiasta di ricongiungermi con la terra in cui sono sepolti i miei antenati".

Viktor Aleksandrovich Bezvergij, 63 anni, capo della casa di cura Tempo Libero di Djulber, che era deputato alla Verkhovna Rada (Consiglio Supremo) dell'Ucraina e ora è passato al Cremlino, esprime sentimenti simili riguardo la sua speranza per la rigenerazione del suo posto di lavoro fatiscenti. Da esteta, Viktor Aleksandrovich cita Khalil Gibran, mentre parla della storia di questo singolare palazzo in stile orientale costruito dal Gran Principe Petr Romanov, e confida che "durante il dominio ucraino nulla è stato fatto qui, tutto stava cadendo a pezzi. Ora abbiamo una speranza. Ho già incontrato i nostri nuovi capi, e sono completamente diversi, persone serie. Non sono solo tipi da 'vodka i seljodka' (vodka e aringhe) come quelli di prima".

Igor, trentaduenne nato in Crimea, organizzatore di concerti, che aveva sviluppato sentimenti patriottici per l'Ucraina, ma non al punto da "indossare camicie ricamate ucraine" afferma con fiducia che, anche se a suo avviso il referendum era illegale, "perché le regole del referendum non sono state rispettate e la sovranità di un paese è stata violata", egli non dubita che la maggioranza della Crimea abbia votato per stare con la Russia. È scettico sulle ragioni di questo voto: "Solo il 20% della gente è composto da sinceri patrioti russi, il resto sono gente pragmatica, che ritengono più" redditizio" essere parte di un vicino di casa più grande ed economicamente più potente". È convinto che siano stati i media russi a influenzare le opinioni della gente: "Spero solo, per tutte le persone che hanno votato per la Russia in attesa di "montagne d'oro", che quelle montagne d'oro verranno a loro". Personalmente non ha votato affatto, perché "preferisce essere libero e non vuole che i suoi diritti siano ridotti in Russia." Quando gli chiedo quali diritti in particolare ha paura che potrebbe non essere in grado di esercitare, risponde "in Russia non si può nemmeno ri-postare il blog di Navalny, e preferisco non vivere una vita così ricca, ma essere libero". Alla fine del colloquio, quando gli chiedo se ha intenzione di lasciare la Crimea, ammette che anche se ha i mezzi per farlo, rimarrà, e sarà in grado di 'vivere con tutto questo'.

Per avere un punto di vista minoritario, parlo a Mustafa Seitumerov, leader sessantenne dei tartari della parte meridionale della Crimea, il quale conferma che durante il periodo del referendum alcuni del suo popolo hanno avuto molta paura, a causa della storia della deportazione forzata di Stalin. Tuttavia, la guerra in Donbass li ha resi grati di vivere in pace. Mi ha anche ricordato che erano rappresentati dal Partito delle Regioni, che ora è molto debole e non ha possibilità di vincere in un prossimo futuro. Ciò significa che, anche se fossero rimasti parte dell'Ucraina, non avrebbero avuto alcuna speranza che i loro interessi fossero mai rappresentati nel Parlamento ucraino. Tuttavia, ha espresso il suo rammarico che l'adesione della Russia sia accaduta in modo così frettoloso e forzato e ha detto che anche se alcuni dei suoi amici hanno subito appeso bandiere tricolori sulle loro case, alla maggioranza ci vorrà più tempo per cambiare i loro cuori . Ha condiviso le sue speranze che il popolo tartaro non sia ingannato e che le promesse fatte loro dal nuovo governo (per esempio il 20% dei deputati nel parlamento della Crimea), saranno rispettate. Egli nega le voci che i tartari stiano pianificando una rivolta armata contro il nuovo governo: "I tartari hanno combattuto per 70 anni per i loro diritti e non abbiamo mai preso le armi. Vogliamo lavorare con il nuovo governo, non vogliamo essere mandati via".

Durante il mio secondo viaggio in Crimea nel mese di agosto, ho la possibilità di ottenere il parere di un tartaro sulla trentina, che lavora nella principale moschea della Crimea, a Evpatorija. Mi dice che non è vero ciò che dicono i media, che tutti i tartari hanno lo stesso atteggiamento. "Persone diverse hanno opinioni diverse. Alcuni sono pro-Ucraina e alcuni sono pro-Russia. Siamo persone pacifiche e cooperative. Vogliamo essere rispettati, e ricambieremo il rispetto". Già durante il breve tempo in cui la Crimea è stata sotto la Russia, la lingua tartara è stata legalizzata come lingua di stato (cosa che gli ucraini hanno rifiutato di fare per anni) e una delle principali festività tartare è stata trasformata in una festa nazionale per l'intera Crimea.

Infine, vado alla kenessa dei caraiti a Evpatorija per scoprire cosa provano i caraiti di origine ebraica nell'essere parte della Russia. Mi dà una risposta l'edificio stesso – nel cortile centrale c'è un obelisco in marmo all'imperatore russo Alessandro I con un aquila reale russa sulla cima. I caraiti, a differenza dei tartari, non hanno una storia di conflitti con la Russia e, al contrario, hanno sempre collaborato con loro, hanno combattuto dalla parte di Russia in tutte le guerre, e molti caraiti hanno avuto alte posizioni di potere sotto il precedente dominio russo.

Nel complesso, nonostante una stagione turistica più lenta, per maggior parte i crimeani sembrano più felici di far parte della Russia che non i russi stessi, anche se a ogni nuovo cambiamento politico ci sono sempre degli insoddisfatti. La questione sono le domande legittime su come sia stato rispettato il diritto della Crimea all'autodeterminazione secondo la costituzione della Repubblica Autonoma di Crimea, o se si sia scelto invece di ignorare questo diritto per il bene di altre necessità geopolitiche ed economiche. È chiaro che la maggior parte dei governi e della stampa in Occidente ha scelto quest'ultima versione.

 
Pensieri sul rito occidentale nella Chiesa ortodossa

Le ultime notizie riguardanti il vicariato di rito occidentale della Chiesa ortodossa russa all’estero (di cui abbiamo presentato ieri le delibere sinodali in russo e in italiano) hanno fatto discutere molte persone che conoscono questo fenomeno minoritario. La maggior parte degli ortodossi (e delle persone interessate all’Ortodossia), tuttavia, non ha idea di che cosa sia il ‘rito occidentale’ nella Chiesa ortodossa.

Abbiamo perciò tradotto in italiano, tra il materiale disponibile in rete (che non è poco) due testi che possono dare un’idea, sia positiva che critica, del fenomeno del rito occidentale nell’Ortodossia: il primo è un’intervista del diacono Andrej Psarjov, curatore del sito ROCOR Studies, al vescovo Jerome (Shaw) di Manhattan, recentemente sospeso dalla carica di vicario delle parrocchie di rito occidentale della ROCOR; il secondo testo, apparso quattro anni fa sul sito Orthodox England, è una serie di considerazioni fatte con la sua consueta intelligenza e acume dal nostro confratello arciprete Andrew Phillips, che evidenzia piuttosto gli aspetti ambigui del rito occidentale. Facciamo notare che a parlare in questi termini, positivi e negativi, sono membri anziani ed esperti della stessa giurisdizione ecclesiale, che non hanno alcun motivo di essere in conflitto reciproco. Anzi, proprio per il fatto che trattano seriamente un fenomeno pur arrivando a conclusioni diverse, possono aiutarci a formare una valutazione più seria. Presentiamo i due testi dell’intervista e dei commenti nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Una passeggiata autunnale attraverso il Cremlino di Rostov

Il Cremlino di Rostov, uno dei complessi architettonici più famosi dell'Anello d'Oro della Russia, attende da più di vent'anni il suo meritato inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Il costruttore del Cremlino di Rostov fu il metropolita Giona III (Sysoevich, 1607-1691), che durante la sua amministrazione diocesana eresse il complesso, unico nella sua integrità, che comprende cappelle, saloni ed edifici amministrativi e domestici. La sua attività di costruzione di chiese è un fenomeno eccezionale della cultura artistica russa della seconda metà del XVII secolo. Pochi mecenati nell'intera storia dell'antica arte russa si possono paragonare a lui nella portata e nella coerenza dell'attuazione del suo piano, che cercava di far apparire un'immagine di paradiso in terra non lontano dal Lago Nero al centro dell'antica città di Rostov.

Foto: Anton Pospelov / Pravoslavie.ru

Cortile episcopale. Veduta dalla chiesa di san Giovanni il Teologo

Cortile episcopale. Sala Rossa

Giardino del metropolita

Cortile episcopale. Veduta dalla chiesa di san Giovanni il Teologo

Edificio di Samuele. Dipartimento di arte antica russa

Pozzo nel cortile episcopale

Ingresso principale al Cremlino di Rostov

Cattedrale della Dormizione

Veduta della chiesa del Salvatore dal campanile

Veduta dei saloni dal campanile

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Veduta della cattedrale della Dormizione dal campanile

Campanile

Piazza con la cattedrale della Dormizione

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La Chiesa ortodossa e i non calcedoniani – Parte II: La deificazione – Matteo il Povero e papa Shenuda

Parte I

C'è ancora una questione da considerare che è fondamentale per il concetto ortodosso della salvezza, e cioè la deificazione. Riferirò ciò che ho imparato da un prete ortodosso che è professore universitario. Questo padre conosce bene l'arabo e ha studiato le posizioni calcedoniane e non calcedoniane.

I copti sono attualmente divisi sulla deificazione. Da un lato, c'è padre Matta El Meskin ("Matteo il Povero", 1919-2006), il defunto padre spirituale del monastero di san Macario a Scete, che ha insegnato profondamente la deificazione (e che la comunione è al Cristo intero, alla divinità e all'umanità). Dall'altro lato, c'è papa Shenouda (1923-2012, papa dal 1971 al 2012) che negava la deificazione, la chiamava eresia e negava anche che i Padri della Chiesa abbiano mai insegnato una tale dottrina (negava anche che nella comunione partecipiamo al Cristo intero, e sosteneva invece che partecipiamo solo alla sua umanità)! La controversia tra papa Shenouda e padre Matteo è stata molto pubblica.

Da quello che capisco, Le prospettive di padre Matteo sono oggi molto popolari tra molti monaci, chierici e laici istruiti copti, mentre altri seguono il punto di vista di papa Shenouda. L'attuale Papa Thawadros non ha davvero preso una posizione in questa controversia e non è stata adottata alcuna decisione conciliare sul tema.

Per le loro posizioni sulla deificazione e sulle questioni correlate, papa Shenouda e padre Matteo si rifacevano a fonti divergenti. Papa Shenouda si rifaceva alla tradizione copta medievale, in arabo, che aveva in gran parte soppresso la deificazione. Padre Matteo si rifaceva direttamente alle fonti patristiche greche disponibili nelle traduzioni in lingue europee e sugli studi patristici moderni, in cui la deificazione è naturalmente prominente.

Questa è certamente una differenza significativa tra i copti (almeno quelli che seguono papa Shenouda) da un lato e noi, ortodossi calcedoniani, dall'altro. Ci sono anche altre differenze. Per esempio, una delle conseguenze del "monofisismo" (o, per usare il termine più "politicamente corretto", il "miafisismo") è che i cristiani anti-calcedoniani (come i copti) credono anche in una sola volontà in Cristo (ciò che noi chiamiamo "monotelismo"), una visione respinta da san Massimo il Confessore e dal sesto Concilio ecumenico.

padre Matteo il Povero

Queste questioni sollevate dal sacerdote e professore universitario dovrebbero essere considerate seriamente dalla nostra Chiesa ortodossa.

Vorrei aggiungere qualcosa su padre Matteo il Povero, dal momento che ha acquisito una certa reputazione nel mondo inglese. È stato un celebre mentore di monaci e ha scritto un libro sulla preghiera che è stato tradotto in inglese e pubblicato nel 2003 dal Seminario Ortodosso di St Vladimir: Orthodox Prayer Life: The Interior Way. John Watson, nel suo articolo, "Abouna Matta El Meskeen Contemporary Desert Mystic ", parla del successo di questo libro. "In arabo è stato certamente un testo chiave per la spiritualità monastica copta ... Forse non è troppo da dire che il suo libro sulla preghiera ortodossa ha definito la vita di preghiera di migliaia di lettori di lingua inglese all'inizio di questo secolo". Watson continua a parlarci del fondamento di Orthodox Prayer Life: The interior Way:

La fonte primaria di Orthodox Prayer Life: The Interior Way è stata un dattiloscritto in lingua inglese. Abuna Matta aveva impacchettato nella sua borsa il modesto manoscritto di sole 122 pagine, dattiloscritte a spazio doppio. Non aprì il documento inglese perché aveva fretta di intraprendere la vita eremitica, iniziata per lui nel 1948:

"Quando ho finalmente aperto il manoscritto del pellegrino inglese e ho trovato che conteneva parole sulla preghiera, il mio cuore ha fatto un salto di gioia. Un'ondata di felicità e di esaltazione mi ha sopraffatto. Come aveva fatto Dio a portarmi questo tesoro in mano?"

Il testo dattiloscritto era la creazione di un pellegrino inglese che aveva visitato Gerusalemme. Per il resto della sua vita, abuna Matta ha riconosciuto l'influenza dello scrittore di lingua inglese e il valore centrale del piccolo libretto che aveva ricevuto molto tempo fa.

L'autore del testo era l'archimandrita Lazarus Moore. Ancora una volta Watson continua a parlare delle fonti supplementari del libro di padre Matteo il Povero:

Per i successivi cinquant'anni anni abuna Matta El Meskin ha vissuto con un testo molto amato, tradotto e dattiloscritto dall'archimandrita Lazarus Moore. Ma in ogni decennio della sua vita monastica e ascetica, il padre copto del deserto occidentale ha ampliato le fonti primarie russe in un commento importante sulla spiritualità ortodossa classica. Padre Matteo aveva accuratamente classificato e modificato spiritualmente una straordinaria serie di testi ispirati, a partire dal primo cristianesimo mediorientale fino alla Russia ortodossa ottocentesca.

Spero che il punto che sto cercando di sottolineare sia chiaro: l'influenza degli insegnamenti della Chiesa ortodossa sul monaco copto, Matteo il Povero. È impossibile aver fatto uno studio così approfondito della tradizione ascetica ortodossa come egli dimostrava e non essere introdotto al concetto ortodosso di deificazione. Abuna Matta El Meskin è stato "un principale", se non "il principale", propagatore della deificazione tra i cristiani copti e, come è stato detto in precedenza, il suo conflitto con papa Shenuda su questa questione è stato abbastanza pubblico. E sembra chiaro che per aderire al concetto di deificazione doveva venire alla Chiesa ortodossa.

Cosa possiamo dunque concludere? Sebbene dalla prospettiva ortodossa ci siano gravi difetti da parte dei cristiani copti, in particolare in riferimento alla cristologia e alla soteriologia, si sono avvicinati a noi. Ma il loro avvicinarsi a noi è stato un risultato di quello che hanno appreso dalla Chiesa ortodossa – non hanno teologizzato da soli. Perciò, è giusto dire che "abbiamo sempre creduto la stessa cosa" o che "sono già ortodossi?"

 
'Seguendo i santi Padri': la fuga di padre Theodoros Zisis dalla cattività babilonese dell'ecumenismo

"Un tempo ero un discepolo degli ecumenisti, ma sono diventato un discepolo e seguace dei santi Padri. E mi glorio di averlo fatto!"

- padre Theodoros Zisis.

1. Introduzione

Recentemente è 'riemersa' una serie di testi scritti dal ben noto professore di patristica, ora in pensione, il protopresbitero Theodoros Zisis, raggiungendo via Internet i fedeli ortodossi di lingua inglese. [1] Originariamente pubblicati negli anni '70, questi testi, in particolare uno intitolato 'il Patriarcato Ecumenico e l'archimandrita Justin Popovich', parlano entusiasticamente del Patriarcato Ecumenico e del patriarca Atenagora, [2] e sono critici del santo serbo recentemente canonizzato, Justin Popovich. [3] Ci si potrebbe chiedere: che cosa rende la 'riscoperta' di questi vecchi testi così particolarmente interessante? Sembrerebbe essere il fatto che padre Theodoros è ora, circa una trentina di anni più tardi, un faro di guida nel mondo ortodosso, che invita i fedeli ortodossi – vescovi, clero e laici – a sostenere la Tradizione della Chiesa come espressa negli scritti dei santi Padri e dei santi Canoni, a fronte della pan-eresia dell'ecumenismo. In altre parole ci sta invitando a seguire le orme di san Giustino Popovich, controllando così le, le pratiche ecumeniste non canoniche del Patriarcato Ecumenico.

Dunque, emerge un certo numero di possibili motivazioni quando si considera il motivo per cui sono in circolazione questi testi ormai di trent'anni. Potrebbe essere un tentativo di screditare la testimonianza di padre Theodoros alla Chiesa contemporanea, creando l'impressione che egli sia in qualche modo incoerente? Potrebbe essere un tentativo di deludere coloro che hanno visto in lui la luce di Cristo, la luce della Verità, mentre denuncia il loro capo come un ex ecumenista? Basta non guardare oltre due grandi confessori ortodossi, San Marco di Efeso e Gennadio II Scolario – entrambi molto amati dallo stesso padre Theodoros – per scoprire che queste tattiche precise sono state usate nel corso della storia nei confronti di coloro che hanno osato opporsi alle false unioni. [4]

Qualunque sia stata la motivazione per aver richiamato l'attenzione su questi testi, Dio ha permesso che diventasse un'opportunità per il nostro beneficio spirituale. Come ha detto il giusto Giuseppe, consolando i suoi fratelli dopo il loro grande tradimento: "Avete fatto del male contro di me, ma Dio lo ha trasformato in bene". [5] Come risultato di questi recenti avvenimenti, Padre Theodoros + giunto alla decisione di descrivere il suo viaggio dalla mentalità ecumenista, o quella che chiama "la cattività babilonese che attualmente attanaglia il Patriarcato Ecumenico", a quella libertà che è l'obbedienza alla tradizione della Chiesa ortodossa. Qui di seguito offrirò una sintesi di questo percorso come lui stesso lo ha descritto in una confessione pubblica che, il 12 aprile 2011, ha raggiunto internet solo in formato video. [6] Questa confessione da una parte cancella qualsiasi confusione che circonda la storia dei testi in questione e dall'altra fornisce un'importante testimonianza alla Chiesa contemporanea.

2. Prima formazione

Che il padre Theodoros a un certo tempo nella sua carriera sia stato un 'philopatriarhikos' (filo-patriarcale) è tutt'altro che segreto. [7] Nella sua recente discussione di questo problema ha suggerito che, mentre il giovane che ha 'riscoperto' questi scritti vecchi di trent'anni, ha sentito di aver "scoperto l'America", una rapida scansione dei suoi dettagli biografici rivela queste prime inclinazioni a chiunque voglia osservare. Da studente presso l'Università Aristotele di Salonicco tra il 1961 e il 1965, padre Theodoros era immerso in una facoltà di teologia che non vantava un singolo anti-ecumenista nel suo personale. La facoltà non era solo del tutto ecumenista; lo era in modo entusiasta, ispirandosi al patriarca ecumenico Atenagora. Il patriarca Atenagora era proiettato come una figura profetica sui giovani impressionabili, un'idea rafforzata dalle immagini del patriarca che sembrava un nuovo Mosè con la sua lunga barba, mentre incontrava e cingeva il papa con le braccia tese, quando i due si incontrarono a Gerusalemme nel 1964. Il mentore di padre Theodoros all'università, il noto patrologo Panagiotis Chrestou, era lui stesso vicino ad Atenagora, essendo stato nominato direttore dell'Istituto patriarcale per gli studi patristici per ordine del patriarca. Dopo aver respirato l'aria di un tale ambiente nel corso degli anni iniziali della sua formazione, non dovrebbe essere una sorpresa che padre Theodoros fosse inizialmente innamorato sia dell'ecumenismo sia del patriarcato. Così, prima del 1976, tutte le sue opere erano puramente teologiche – in gran parte studi sui Padri – e nessuna era scritta contro l'ecumenismo e il patriarcato: molte opere, come gli scritti in questione, riflettevano anche positivamente su questi aspetti.

3. Un primo sguardo attraverso le nuvole

Da giovane professore, diplomato con il massimo dei voti e in possesso di un grande amore per il Patriarcato Ecumenico, forse non è sorprendente che il nome 'Theodoros Zisis' sia diventato strettamente associato con il Fanar. Egli divenne ben presto "il prescelto" del patriarcato, scrivendo centinaia di discorsi e altri documenti per il patriarca Demetrio. Questo rapporto, però, si sarebbe presto trasformato in disagio.

Tra il 1978 e il 1980, padre Theodoros ha intrapreso uno studio approfondito di Gennadios II Scholarios, il primo patriarca di Costantinopoli dopo la caduta della città nel 1453, nella speranza di produrre una monografia. [8] Egli ha descritto questa decisione come il prodotto di "intervento divino" e di una "illuminazione divina", dal momento che non aveva mai realmente pensato di trattare questo tema in precedenza, ed è stato questo studio che ha portato davanti a lui per la prima volta tutta la tradizione della Chiesa riguardo al papismo, agli eventi del Concilio di Ferrara-Firenze, e alle lotte di san Marco di Efeso. Attraverso questo studio ha imparato molte cose che gli erano state nascoste nei suoi studi universitari precedenti. Confrontando il percorso su cui si trovava attualmente con quello che i suoi studi recenti gli avevano svelato, padre Theodoros ha cominciato a rendersi conto che si era sbagliato. Ha avuto così inizio il processo di ri-orientamento.

4. Ordinazione.

In combinazione con il suo studio della tradizione ortodossa, il suo disagio ha continuato a crescere man mano che passava tempo in rappresentanza della Chiesa ortodossa al dialogo ortodosso-cattolico romano. Dopo aver intrapreso questo compito inizialmente nel 1985 su richiesta del metropolita Dionysios di Neapolis e Stavroupolis, che si lamentava che non erano stati inclusi rappresentanti della scuola teologica di Salonicco nelle delegazioni ortodosse, questa esperienza ha dipinto per lui un quadro di ciò che significa veramente la parola 'dialogo' nel contesto dell'ecumenismo moderno.

Nonostante il suo crescente disagio nei confronti della posizione ecumenica del patriarcato, nel 1991, all'età relativamente avanzata di 49 anni, padre Theodoros ha accettato l'ordinazione. È stato ordinato presso il monastero patriarcale di santa Anastasia Farmacolitria appena fuori Salonicco. Per l'evento il patriarca Demetrio ha inviato il vescovo di più alto rango del patriarcato, Bartolomeo di Calcedonia, [9] a compiere l'ordinazione. A questo punto, padre Theodoros ha suggerito di essere disposto a convivere con i suoi dubbi circa l'orientamento di Costantinopoli sull'ecumenismo con la consapevolezza che, da prete all'interno del patriarcato, avrebbe forse potuto portare qualche cambiamento positivo.

Poco dopo la sua ordinazione, tuttavia, Padre Theodoros è stato messo di fronte a un evento particolarmente inquietante nel contesto del dialogo: la condanna dell'uniatismo a Frisinga. Nel 1991, le delegazioni degli ortodossi e dei cattolici avevano firmato insieme una condanna dell'uniatismo. Padre Theodoros aveva giocato un ruolo fondamentale nella redazione dei documenti e nell'intermediazione dell'accordo tra gli ortodossi e i rappresentanti del Vaticano. Prima che i documenti relativi fossero ampiamente diffusi, tuttavia, il metropolita Stylianos dell'Australia ha visitato la sua casa in presenza della sua presbitera, chiedendo a padre Theodoros aiuto per insabbiare i documenti già firmati. Una netta vittoria della verità era stata raggiunta – una vittoria per la santa Ortodossia – e gli veniva chiesto di assicurarsi che questa passasse inosservata! Nel giro di due anni, attraverso la grande influenza del Vaticano, i documenti sono stati fatti svanire e si è tenuta una nuova consultazione a Balamand, in Libano, che ha riabilitato la reputazione dell'uniatismo, facendo finta che la condanna a Frisinga non avesse mai avuto luogo. [10] Padre Theodoros ha scritto una critica all'accordo di Balamand – un documento che si sarebbe rivelato l'inizio della fine della sua collaborazione con il patriarcato.

5. L'ascesa del patriarca Bartolomeo

Durante il periodo tra Frisinga e Balamand, Bartolomeo di Calcedonia è asceso al trono patriarcale di Costantinopoli. Poco dopo la sua ascesa, il nuovo patriarca ha chiamato padre Theodoros nel suo ufficio. Gli ha posto una domanda: "Vuoi lavorare per me – scrivere discorsi, ecc – con il fervore con il quale hai lavorato per il mio predecessore?" Con questo il patriarca si era offerto di fare di padre Theodoros il suo logografo [11] ufficiale. Nella sua discussione di questi eventi, padre Theodoros dice di avere "sudato freddo", mentre era seduto nell'ufficio del patriarca, sapendo che la cooperazione stava diventando sempre più difficile, in base a ciò che ormai capiva. Oltre all'offerta di una posizione, il Patriarca ha detto che stava progettando un viaggio in Germania per un evento ecumenico e che voleva che padre Theodoros andasse con lui come espressione di ringraziamento per tutto quello che aveva fatto per il patriarcato.

 Nel 1993 hanno fatto il viaggio in Germania. Alla manifestazione ecumenica la delegazione ortodossa ha avviato una chiara istanza di preghiera comune con gruppi ereticali. [12] Non credendo ai suoi occhi, padre Theodoros è rimasto da parte da solo. Questo fatto è stato notato dal futuro metropolita Tarasio del Sud America, allora un diacono, che gli ha chiesto: "Padre Theodoros, non vuoi venire a unirti al gruppo?" Ora sapeva che le accuse che il Patriarcato e gli ecumenisti ortodossi facevano preghiere comuni con gli eretici erano state vere per tutto il tempo; che questa non era una calunnia come aveva inizialmente pensato. La sua mente era decisa: "Non posso lavorare per una chiesa che non segue i santi Canoni". Al ritorno a casa padre Theodoros ha ricevuto una telefonata di qualcuno che gli diceva che il patriarca aveva bisogno di lui per la preparazione di diversi documenti. Padre Theodoros ha rifiutato, cosa che ha terminato la sua collaborazione con il patriarcato.

6. La tempesta incipiente

La critica di padre Theodoros all'accordo di Balamand, il suo rifiuto di sopprimere le decisioni di Frisinga, le sue azioni alla manifestazione ecumenica in Germania, così come il suo generale cambiamento di mentalità, sono stati tutti debitamente notati da chi era in posizioni di importanza. Il Vaticano, dispiaciuto dalla condanna dell'uniatismo e dal suo capo architetto, ha espresso il suo disappunto al Patriarca, il quale, dopo aver visto anche la critica aperta del nuovo documento di Balamand fatta da padre Theodoros, ha inviato una lettera che affermava che padre Theodoros Zisis non avrebbe più dovuto essere impiegato dalla Chiesa ortodossa nei dialoghi con i cattolici. Questo, tuttavia, era solo l'inizio.

Poco dopo, padre Theodoros ha ricevuto un'altra lettera dal patriarcato. Questa volta gli è stata fatta una semplice domanda: "A quale metropolia dovremmo inviare i tuoi documenti?" Nel giro di pochi anni, padre Theodoros nota che è passato da essere il "prescelto" a essere un persona non gradita al patriarcato, semplicemente per aver cambiato idea sull'ecumenismo sulla base della ricerca accademica e dell'esperienza. Questi eventi hanno lasciato padre Theodoros in una posizione scomoda in quanto non se li era particolarmente aspettati. Il riposo del metropolita Pantelemon di Thessaloniki ha inoltre aggiunto complessità alla sua situazione in quanto gli sarebbe stato impossibile richiedere un trasferimento fino a quando fosse stato eletto il nuovo metropolita. Egli ha quindi risposto al patriarca di conseguenza, suggerendo che non avrebbe potuto fare nulla fino all'elezione di un nuovo metropolita. Con nessuna soluzione immediata in vista, la questione è stata dimenticata per un certo tempo.

Tuttavia, questa pace non è durata a lungo. Quando il patriarca ha ricevuto il papa al Fanar, padre Theodoros ancora una volta ha risposto scrivendo un articolo dal titolo: 'Lontano dal sentiero dei santi Padri' in cui descriveva l'incontro e la mentalità che si trovava dietro di esso. [13] Questa volta è stata inviata una seconda lettera e la richiesta del patriarca si è compiuta; Padre Theodoros è stata accettata e registrata come sacerdote della metropolia di Thessaloniki, cosa che ha terminato ufficialmente la sua associazione con il Patriarcato Ecumenico.

7. San Giustino Popovich

Dopo aver discusso come la sua visione del mondo è cambiata dal momento in cui ha scritto gli articoli in questione fino a oggi, Padre Theodoros si è rivolto direttamente alla questione del suo rapporto con san Giustino Popovich.

Padre Theodoros ha suggerito che se si leggono gli articoli in questione per se stessi, vi si vede chiaramente vedere che, anche se a quel tempo non era d'accordo con il grande anziano serbo, aveva per lui il massimo rispetto e amore. Anche se non era d'accordo con le osservazioni di san Giustino circa il Patriarcato Ecumenico e la sua promozione attiva dell'ecumenismo, era sempre impressionato dal calibro spirituale del santo ed era consapevole del fatto che si trovava a un gigante spirituale dei nostri tempi. Quando scrisse il suo articolo intitolato 'Il Patriarcato Ecumenico e l'archimandrita Justin Popovic', però, i due erano in cammino su percorsi diversi; appartenevano a diversi ambienti. Padre Theodoros confessa apertamente che era convinto della difesa del patriarcato che aveva scritto a quel tempo, ma nel giro di pochi anni dopo aver scritto quelle parole le cose per lui sono cambiate radicalmente.

Successivamente, durante il suo discorso, padre Theodoros ha colto l'occasione per chiedere pubblicamente perdono al santo. "Mi sono pentito (metanoesa) nel vero senso della parola". Confessa davanti al mondo che ha "cambiato strada" e che ora si sforza di seguire il percorso stabilito da san Giustino.

7. Conclusione

Ciò che al collaboratore del sito Amen.gr ha preso dieci minuti da 'trovare' ha aiutato a scoprire una storia molto più grande e più importante; una storia che altrimenti potrebbe avere richiesto un lungo periodo di tempo per essere raccontata in dettaglio. [14] Sì, padre Theodoros Zisis un tempo aveva un alto rango nel patriarcato e ne era un difensore entusiasta. Sì, questo significa che a volte ha difeso l'ecumenismo. Sì, un tempo era in disaccordo con san Giustino Popovich. Tuttavia, Dio, vedendo la sua lotta personale e la sua erudizione, e il suo grande amore per i santi Padri, lo a raggiunto attraverso un'apertura tra le nuvole dell'inganno e lo ha ricompensato con la verità. Questa lotta ha gli è costata cara; sia in termini di ciò a cui ha dovuto rinunciare per abbracciare la verità che ha incontrato, sia in termini dell'ira che ha affrontato per l'inconveniente che questa verità rappresenta per altri. Che Dio, nella sua abbondante misericordia, continui a onorarci con queste anime, che, vedendo la verità per se stessi, diventano fari per gli altri.

Sabato di Lazzaro

16 aprile 2011

[1] Originariamente postato in greco a questo indirizzo: http://www.amen.gr/index.php?mod=news&op=article&aid=5198. Questo è stato tradotto in inglese e pubblicato qui: http://www.johnsanidopoulos.com/2011/03/fr-theodoros-zisis-responds-to-st.html .

[2] Il patriarca Atenagora (25 marzo 1886 – 7 luglio 1972) è stato patriarca ecumenico di Costantinopoli dal 1948 al 1972 ed è ampiamente riconosciuto come uno dei più importanti ecumenisti ortodossi.

[3] San Giustino Popovich (6 aprile 1894 – 7 aprile 1979) è stato canonizzato dalla Chiesa di Serbia, il 2 maggio 2010. Egli è forse più noto nel mondo di lingua inglese per il suo libro La Chiesa ortodossa e l'ecumenismo, che è rinomato per la sua articolata critica della ecumenismo nei suoi vari aspetti.

[4] La vita di Scholarios ci fornisce esempi sorprendenti di questo comportamento. Furono fatti consistenti sforzi da parte di chi desiderava una unione di compromesso con il papa per seminare discordia tra la leadership anti-unionista. Per ulteriori dettagli si veda il libro di Kyriakos Papakyriakou Gennadios II Scholarios e l'unione delle Chiese. Questi tentativi sono descritti negli ultimi quattro capitoli.

[5] Genesi 50:20.

[6] Cfr. http://www.impantokratoros.gr/ptheodoros_ekklhsiastikh_epikairothta.el.aspx

[7] 'Philopatriarhikos': termine greco che significa uno che ama il patriarcato.

[8] Zisis, Theodoros. Gennadios II Scholarios: vita-scritti-insegnamenti (Istituto patriarcale di studi patristici: Thessaloniki, 1980). [In greco].

[9] Il 2 novembre 1991 Bartolomeo di Calcedonia sarebbe salito al Trono Patriarcale di Costantinopoli, diventando patriarca ecumenico.

[10] Padre Theodoros ha pubblicato questi documenti ora molto difficili da trovare nel suo libro Unia: condanna ed esonero (Ekdoseis Vrenios: Thessaloniki, 2002).

[11] Autore dei documenti ufficiali e dei testi per i discorsi.

[12] La preghiera congiunta con gli eretici è chiaramente vietata dai Canoni dei Concili ecumenici. Vedi l'elenco completo dei canoni vigenti in Gotsopolous, Anastasios. La preghiera comune con gli eretici: presentazione della prassi canonica della Chiesa (Thessaloniki, 2009), 26-29.

[13] per una traduzione di questo articolo, v. http://www.impantokratoros.gr/8AC792C1.en.aspx

[14] Padre Theodoros ha detto che ha a lungo voluto pubblicare qualcosa riguardo a ciò che ha detto negli ultimi giorni; tuttavia, le restrizioni sul suo tempo lo hanno sempre impedito. Spera che in futuro sarà in grado di pubblicare un documento contenente la documentazione riguardo agli eventi che ha menzionato.

 
L'Esarcato dell'Africa inizia la costruzione di una nuova chiesa in Tanzania

il sacerdote Andrej Novikov e il sacerdote Elijah Mhando Katisiko con i parrocchiani. Foto: t.me/exarchleonid

Al posto di quella sequestrata sarà costruita una nuova chiesa; il terreno per la sua costruzione sarà fonito da uno degli anziani dell'insediamento dei Masai.

L' Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa inizierà la costruzione di una nuova chiesa in onore di san Vladimir Pari agli Apostoli in Tanzania. L'esarca patriarcale, il metropolita Leonid (Gorbachev), ha riferito questa notizia sul suo canale Telegram.

Ha detto che il 12 febbraio l'arciprete Andrej Novikov ha visitato una parrocchia missionaria di recente formazione, guidata dal sacerdote Elijah Mhando Katisiko.

Padre Elijah è un membro del popolo africano dei Masai e la sua parrocchia missionaria si trova lontano dalle strade e dalle comunicazioni nell'insediamento Masai. In precedenza, nessun altro è venuto qui per fare missione e per predicare.

Il metropolita Leonid ha affermato che padre Elijah aveva recentemente presentato domanda di ammissione alla Chiesa ortodossa russa ed era stato espulso dalla sua chiesa dal vescovo greco locale.

Inoltre, secondo Vladyka, la maggior parte degli abitanti dell'insediamento non è stata ancora battezzata. "Abbiamo avuto un catechismo e un colloquio missionario con loro, a padre Elijah è stata data una croce da sacerdote della Chiesa ortodossa russa. Le croci pettorali e le icone sono state consegnate a coloro che hanno scelto di accettare il santo Battesimo e tali persone si sono fatte avanti già durante l'incontro", ha scritto il vescovo.

Uno degli anziani dell'insediamento ha detto che avrebbe fornito il suo appezzamento di terreno per la costruzione di una chiesa ortodossa e di una casa parrocchiale. "Dopo una consultazione, abbiamo deciso di intitolare la prima parrocchia missionaria della Chiesa ortodossa russa al santo isapostolo grande principe Vladimir, l'illuminatore della Rus', chiedendo le sue preghiere per la conversione e il battesimo del popolo Masai alla santa Ortodossia", ha detto vladyka.

Alla fine dell'incontro, un gruppo di giovani Masai si è avvicinato all'arciprete Andrej e ai suoi accompagnatori dicendo per due volte: "Benvenuto nella nostra terra!"

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che il patriarca d'Alessandria minaccia di punire due sacerdoti della Chiesa russa per le loro attività missionarie in Africa.

 
"Stanno giocando a tennis: tre set per ogni partita, per cercare di ucciderci"

Premessa: Quello che segue è un resoconto di prima mano degli eventi che hanno avuto luogo nella zona del luogo dello schianto dell'MH17 nel mese di agosto di quest'anno, scritto da un membro della squadra degli ispettori e osservatori dell'OSCE. Il team del sito Slavyangrad è stato avvicinato da questo individuo, al fine di pubblicare il suo resoconto in quanto riteneva che le fonti di notizie più generaliste avrebbero o falsato o censurato il racconto. Di conseguenza, abbiamo fatto solo piccole modifiche per migliorare l'inglese e per appianare errori tipografici e / o grammaticali (l'inglese non è la madrelingua dell'autore). Per ovvi motivi (evidenti dal paragrafo finale di questo racconto) abbiamo sostituito uno pseudonimo al vero nome dell'autore.

L'8 agosto, abbiamo ricevuto informazioni che un agricoltore della zona a sud del luogo dell'incidente aveva riferito di aver trovato materiali che credeva provenire dal volo MH17 della Malaysian Airlines. Secondo il rapporto, il contadino credeva anche che ci potessero essere resti umani sui suoi campi e chiedeva istruzioni su cosa fare. Domenica 10 agosto abbiamo cercato di raggiungere l'agricoltore. Per questo abbiamo dovuto passare dal territorio tenuto dagli ucraini al territorio in mano ai ribelli, attraversando la terra di nessuno tra le linee del fronte. In realtà, questo significava lo spazio tra gli ultimi posti di blocco sulle strade principali.

All'ultimo posto di blocco tenuto dagli ucraini (presidiato da un gruppo di volontari che indossavano le insegne del battaglione Azov), ben all'interno del perimetro di 20 km intorno al luogo dell'incidente, ci hanno proibito di continuare perché vi erano operazioni militari in corso nella zona davanti a noi. In risposta alle nostre domande sulle operazioni, ci hanno detto "non sono affari vostri," e "siate contenti che vi lasciamo andare." Abbiamo deciso di fare una deviazione per tentare la fortuna a un altro posto di blocco. A questo posto di blocco, nelle mani dell'esercito regolare, siamo stati semplicemente salutati dopo il controllo dei nostri documenti. Abbiamo chiesto se ci fossero operazioni militari in corso nella zona davanti a noi; la risposta è stata "non che noi sappiamo – abbiamo l'ordine di tenere la nostra posizione e di limitarci a difenderci."

Sapendo che i posti di blocco sono un bersaglio regolare per entrambe le parti, abbiamo deciso di andare avanti rapidamente e vedere quanto saremmo arrivati lontano. Il gestore designato della nostra missione ci ha detto che si aspettava un altro posto di blocco davanti a noi, e a pochi chilometri lungo la strada il suo sospetto è stato confermato: un posto di blocco improvvisato costruito da auto bruciate e alberi abbattuti, presidiate da truppe irregolari. Sembravano molto eccitati, e ci esortavano "tornate indietro, tornate indietro, stiamo combattendo!": Un soldato con il distintivo di Azov e l'identificazione rosso-nera del Settore destro, apparentemente il comandante di questo gruppo, è arrivato alla nostra auto e ci ha detto: "vi è stato già detto che c'è un'operazione militare in corso e che non vi è permesso di procedere". Questo ha reso chiaro che mentre le unità irregolari o di volontari comunicavano tra di loro, non comunicavano con le unità dell'esercito regolare che mantenevano il posto di blocco che avevamo già attraversato.

Abbiamo preso questo uomo da parte e gli abbiamo ricordato l'impegno del suo governo a garantire l'accesso al luogo dell'incidente e al mantenimento di una zona di 20 chilometri di cessate il fuoco intorno ad esso. La risposta è stata, per noi, una scossa: "Io non prendo ordini da Kiev," e dopo questo il suo tono è divenuto minaccioso. Abbiamo deciso di tornare indietro al posto di blocco tenuto dall'esercito e di chiedere lì intorno. Il comandante al posto di blocco dell'esercito ha detto di non sapere dove i "dilettanti" (così chiamava gli irregolari) avevano i loro posti di blocco o quello che stavano facendo. La sua dichiarazione esatta è stata: "Io non so chi dà loro ordini, non abbiamo alcuna comunicazione con loro. I miei ordini sono di tenere questa posizione e di agire solo per difendere noi stessi, e questo è quello che facciamo. "Gli abbiamo chiesto di nuovo se sapeva di qualsiasi operazione militare in corso nella zona abbiamo cercato di visitare, e la sua risposta è stata molto semplice : "La vostra traduttrice ha frainteso qualcosa? Abbiamo l'ordine di tenere questa posizione". Il suo fastidio sembrava reale: nonostante la mancanza di una reale comprensione dei suoi ordini effettivi, mi ero convinto che stesse dicendo la verità.

Abbiamo deciso di lasciare l'area visibile dal posto di blocco e di cercare invece di trovare l'accesso prendendo strade secondarie, dato che il nostro gestore era sicuro che sarebbe stato in grado di trovare un modo per aggirare i posti di blocco e raggiungere l'agricoltore che ci aspettava. Usando strade secondarie e piste sterrate tra i campi, siamo stati in grado di aggirare i posti di blocco di entrambe le parti, compresi quelli controllati dalle forze irregolari ucraine.

Vicino al villaggio abbiamo incontrato il contadino. Mentre ci presentavamo, potevamo sentire il fuoco di artiglieria ed esplosioni in lontananza, un evento normale in questo settore, nonostante l'impegno di un cessate il fuoco attorno al luogo dell'incidente. Il contadino, Gennadij, ci ha spiegato quello che aveva scoperto e che voleva assicurarsi di non disturbare nulla, ma che aveva bisogno anche di iniziare a prepararsi per il suo raccolto. Quando ci siamo avvicinati al sentiero nei suoi campi ho notato due candele, alcuni fiori e una croce. Gennadij si è inginocchiato per ripulire un po' di sporcizia ed è rimato lì fisso per un momento. La nostra traduttrice ha sussurrato, "sta pregando". Quando si è alzato, ha detto qualcosa che a quanto pare ha toccato la nostra traduttrice, tanto che in un primo momento ha risposto a Gennadij in inglese, "diglielo," prima di continuare in russo.

Ciò che Gennadij aveva detto era: "Ho ringraziato Dio che siete qui, perché non ci attaccheranno ora che ci siete". È seguita una descrizione, scioccante per me, di regolari bombardamenti di artiglieria contro i villaggi e gli insediamenti in questa zona. Gennadij ci ha detto che gli abitanti del villaggio dicono "stanno giocando a tennis, perché fanno tre set ogni partita per cercare di ucciderci". Avevamo già sentito parlare di persone che utilizzavano il termine 'tennis' per tali azioni, ma finora avevamo pensato che questo si riferisse ai proiettili che volano sopra di loro come palle da tennis durante una partita. Evidentemente non era così; siamo rimasti scioccati dalla fredda descrizione. Gennadij ha indicato alcuni dei siti che sapeva che erano stati colpiti – tutte fattorie, insediamenti umani e i due villaggi nelle immediate vicinanze. Nessuna postazione militare, nessun obiettivo militare.

Gennadij inoltre ci ha detto che aveva già perso parte del suo raccolto a causa delle esplosioni nei suoi campi. "Questo raccolto è tutto quel che ho, il mio unico reddito. Spero di poter vendere quello che è rimasto, perché questo è tutto ciò di cui vivrà la mia famiglia fino al prossimo raccolto, nella prossima estate".

Improvvisamente abbiamo sentito il suono caratteristico delle bombe in arrivo. Nel suo breve periodo di lavoro all'interno della zona del cosiddetto cessate il fuoco, la nostra traduttrice si era già abituata a questi suoni e si è resa subito conto che stavano venendo nella nostra direzione. Ci siamo tuffati a terra cercando copertura, e poco dopo il primo proiettile è esploso proprio sull'altro lato del sentiero. Oltre l'eco della detonazione abbiamo sentito molti oggetti volare in aria e poi abbiamo sentito l'impatto sul nostro equipaggiamento di protezione. Pochi secondi dopo, un secondo proiettile è esploso accanto alla strada, più vicino al villaggio. Un terzo proiettile è esploso poco dopo, sull'altro lato della strada; abbiamo immaginato che fosse o molto vicino o all'interno del villaggio. Dopo questo il bombardamento si è concluso.

Stando al coperto, abbiamo ispezionato il sito dell'impatto più vicino a noi. Quello che abbiamo visto erano le carcasse delle munizioni a grappolo. Non vi era dubbio su qual era lo scopo di questa bomba: causare il massimo danno a tutti gli esseri umani nella zona di impatto.

Correndo verso la nostra auto, prendendo Gennadij con noi, le sue parole continuavano a correrci per la testa: "stanno giocando a tennis, perché fanno tre set ogni partita per cercare di ucciderci". Una volta in macchina, la nostra priorità immediata è stata di scappare da lì. Nessuno ha detto una parola. Dopo qualche minuto, Gennadij ci ha chiesto di guidare fino a casa di sua madre perché voleva controllare se stava bene o no. Poi ha detto "state sanguinando." Tutti noi ci siamo controllati. Tutti avevamo solo lievi ferite grazie al nostro equipaggiamento protettivo. Questo equipaggiamento, però, era stato colpito da schegge e chiodi, alcuni dei quali erano ancora fissati in esso e sporgevano all'esterno. Abbiamo continuato a guardare avanti e indietro tra i nostri malconci equipaggiamenti protettivi e Gennadij; tutti, Gennadij incluso, ci siamo resi conto che, se non fossimo stati lì a coprirlo, tutte le schegge ora depositate nei nostri equipaggiamenti di protezione lo avrebbero colpito e ucciso.

La risposta di Gennadij ha fissato quest'uomo fermamente nel mio cuore per sempre. "Dio ha ascoltato le mie preghiere e vi ha mandato a proteggermi. Per favore, preghiamo per ringraziare Dio che siamo vivi". Io stesso non sono una persona religiosa, ma le sue parole mi hanno toccato profondamente. Per la prima volta in molti anni ho sentito il bisogno di pregare. Abbiamo fermato la macchina, siamo scesi e abbiamo pregato insieme, tenendoci per mano. Quando siamo arrivati ​​a casa della madre di Gennadij, ci ha invitati per il tè. Ne avevamo tutti bisogno. Per me è stato importante per conoscere quest'uomo – questo contadino che, per fortuna o per intervento divino, non è stato ucciso in questo giorno.

Gennadij, ora intorno ai sessantacinque anni, ha lavorato su questi campi da quando ha lasciato la scuola, interrompendo questo lavoro solo per il suo obbligo di fare il servizio militare nell'esercito sovietico. Anche suo padre aveva lavorato su questi campi tutta la sua vita, proprio come suo nonno e suo bisnonno. Gennadij ha due figli. Il suo figlio maggiore è nella Milizia, il figlio più giovane è con la famiglia in Russia. Spera che possano tornare al più presto perché è troppo vecchio per lavorare questi campi da solo. "Questi campi hanno un buon terreno perché mio padre e mio nonno e il mio bisnonno si sono presi cura di loro e mi hanno insegnato come prendermene cura, così come io ho insegnato ai miei figli a prendersene cura. Questi campi sono buoni per noi, si ottiene un buon raccolto. Le colture da questi campi hanno alimentato la nostra famiglia per generazioni, noi siamo parte di questa terra. Le apparteniamo".

"Non dimenticherò mai il giorno in cui mi è stato detto che ormai ero un cittadino ucraino e vivevo in un paese chiamato l'Ucraina, e che i campi in cui tutta la nostra famiglia ha sempre lavorato erano ora campi ucraini. Non avevo mai sentito parlare di una cosa del genere prima di allora. Noi siamo russi, siamo sempre stati russi. Perché avremmo dovuto essere ucraini? Questa primavera, il capo del nostro villaggio ci ha detto che saremmo stati parte della Russia ancora una volta, che si sarebbero presi cura di tutto. Questo mi ha fatto felice perché la Russia è la mia patria, è la mia casa, è il mio luogo. Ma nessuno ci ha detto che ci sarebbe stata di nuovo la guerra. La mia famiglia ha sofferto in guerra, come tutte le famiglie qui. La mia famiglia ha combattuto per la Russia in quelle guerre. Difendiamo la Russia, ma non abbiamo fatto nulla contro l'Ucraina. Perché stanno cercando di ucciderci? La Russia ci proteggerà? "

Quando eravamo pronti a partire, abbiamo offerto di riportare Gennadij alla sua fattoria. Ha detto che sarebbe rimasto con la madre e avrebbe camminato più tardi, come fa ogni giorno. Ogni giorno, quando il suo lavoro è terminato, Gennadij passeggia fino al vicino villaggio dove cena con la madre, che ha cura della sorella malata. Dopo cena, Gennadij torna a piedi a casa. Normalmente, ci vorrebbero una ventina di minuti attraverso i suoi campi, ma da quando l'MH17 è precipitato, Gennadij aveva iniziato a prendere un'altra strada perché non voleva disturbare le vittime dell'incidente. La passeggiata ora lo porta in giro per quaranta minuti. È un contadino; si può vedere dalla sua faccia che ha lavorato tutta la sua vita all'aria aperta, in tutti i generi di tempo; un uomo d'onore, devoto, temprato dal duro lavoro,.

Oggi hanno cercato di uccidere Gennadij e i suoi vicini di casa bombardando una zona popolata che non ha postazioni militari, accampamenti o altri obiettivi, e che il governo aveva dichiarato una zona di cessate il fuoco. La direzione dei proiettili in entrata mostra che erano stati sparati da posizioni tra i due posti di blocco presidiati dagli irregolari ucraini che indossano insegne del battaglione Azov e del Settore destro – le stesse unità che ci avevano negato l'accesso alla zona a causa di presunte "operazioni militari in corso".

Nelle settimane dopo questi eventi, alcune delle persone coinvolte hanno ricevuto minacce esplicite che vengono prese molto sul serio dalle autorità.

"Colonnello Tulip"

 
Intervista a John Sanidopoulos

Da molti mesi traduciamo con piacere i contributi del blog Mystagogy, curato da John Sanidopoulos, che negli ultimi anni è diventato una delle voci più note dell’Ortodossia in rete. In questi ultimi giorni, John ha rilasciato un'intervista a un altro specialista di apologetica in rete, Godwin Delali Adadzie, un giovane cattolico dal Ghana. Traduciamo volentieri quest’intervista (che ci dà un’idea di come un ortodosso intelligente e preparato dovrebbe rivolgersi ai suoi amici cattolici) nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Chiese di cinque province russe da una prospettiva dall'alto

Da diversi anni Mikhail ed Ekaterina Pogorelskij si occupano di fotografia aerea. I loro soggetti preferiti per la loro arte sono le chiese e i monasteri della Russia, a cui hanno dedicato un account Instagram, ChurchesFromAbove. I fotografi hanno gentilmente fornito a OrthoChristian.com l'opportunità di presentare ai nostri lettori la bellezza delle chiese di Dio, viste questo autunno da una prospettiva dall'alto.

Il loro lavoro completo è disponibile sul sito Aerialphoto.ru.

Chiesa della Natività della santissima Madre di Dio. Perevles, provincia di Rjazan'

Chiesa della santa Risurrezione. Sushki, provincia di Rjazan

Chiesa dell'icona della Madre di Dio di Kazan'. Polovskoe, provincia di Rjazan'

Monastero della santa Dormizione. Vysha, provincia di Rjazan'

Monastero di san Nicola. Starocherneevo, provincia di Rjazan'

Rovine della cattedrale dei santi Boris e Gleb. Staraja Rjazan'

Chiesa della santa Trasfigurazione. Staraja Rjazan'

Chiesa della santa Risurrezione. Isady, provincia di Rjazan'

Chiesa dell'icona della Madre di Dio di Iviron. Muratovo, provincia di Rjazan'

Eremo della radice di Kursk. Provincia di Kursk

Chiesa dei santi Gioacchino e Anna. Dolgoe, provincia di Kursk

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo. Orlovka, provincia di Tula

Chiesa della Dormizione della santissima Madre di Dio. Sebino, provincia di Tula

Chiesa della Dormizione della santissima Madre di Dio. Epifan, provincia di Tula

Cattedrale di san Nicola il Taumaturgo. Epifan, provincia di Tula

Monastero di san Nicola di Venev. Provincia di Tula

Chiesa della santa Teofania. Galjanovo, Pogost Psovets, provincia di Tver'

Cattedrale dell'icona della Madre di Dio di Korsun. Toropets, provincia di Tver'

Città di Sebezh, provincia di Pskov

Chiesa della Trinità vivificante. Sebezh, provincia di Pskov

Campanile della cattedrale della Natività di Cristo. Sebezh, provincia di Pskov

Chiesa della santa Risurrezione. Klin, provincia di Pskov

Chiesa di san Nicola il Taumaturgo. Zarodischi, provincia di Pskov

Chiesa della Trinità vivificante. Zhuki, provincia di Pskov

 
Scoprire la verità: i copricapo e l'interpretazione biblica revisionista

Il blog impropriamente chiamato Public Orthodoxy, che spende la maggior parte delle sue energie ad attaccare la tradizione della Chiesa Ortodossa, ha recentemente pubblicato un articolo di Mark Arey, "Submission, Sexism, and Head Coverings" (Sottomissione, sessismo e copricapo), che cerca di minare alla base la millenaria tradizione ecclesiale di chiedere alle donne di coprirsi il capo in chiesa. L'articolo focalizza la sua attenzione su 1 Corinzi 11:2-16, il passo che fornisce la base scritturale di questa tradizione. Il fatto che è più notevole in questo articolo è che non cita un solo Padre della Chiesa a sostegno di una delle sue obiezioni alla pratica in questione – ovviamente perché non ce ne sono da poter citare a questo scopo. Ma oltre a non avere alcun sostegno da parte dei Padri della Chiesa, le interpretazioni presentate da Mark Arey hanno anche scarso sostegno da parte degli studi biblici protestanti.

L'argomento di Mark Arey in questo saggio corre lungo queste linee: prima argomenta che questo passo si focalizza solo sulle donne sposate. Poi afferma che quando san Paolo parla della necessità che una donna abbia "autorità sul suo capo a causa degli angeli", ciò significa che una donna deve avere autorità sul marito (che san Paolo chiama capo della moglie) in un senso analogo all'autorità reciproca che un marito e una moglie hanno sopra i corpi l'uno dell'altra nel matrimonio (1 Corinzi 7:3-4) e che in qualche modo gli angeli si compiacciono di vedere il mutuo equilibrio nella relazione paritaria di marito e moglie. Egli afferma inoltre che san Paolo non sta veramente chiedendo che tutte le donne (sposate o meno) indossino qualsiasi tipo di copricapo, purché abbiano i capelli lunghi, che egli ritiene un copricapo alternativo, secondo la sua lettura di questo passo.

Quindi, diamo qui un'occhiata più da vicino ai meriti della sua linea di ragionamento.

Le donne sposate, o tutte le donne?

Qui Mark Arey traduce la parola "donna" (in greco: γυνή, gynē, da cui viene la parola "ginecologia") come "moglie", senza tenere in alcun conto il fatto che questa è una scelta di traduzione altamente discutibile. Poche versioni fanno questa scelta: l'English Standard Version è un esempio eccezionale, ma la maggior parte (King James Version, Douay-Rheims, Revised Standard Version, New Revised Standard Version, New King James Version, New American Standard Bible, Contemporary English Version, ecc.) non lo fa. Anthony C. Thiselton, nel suo commento piuttosto esauriente su I Corinzi, riconosce che il rapporto marito e moglie è un aspetto importante del contesto di questo passaggio, ma afferma che nondimeno ciò "non giustifica la limitazione della traduzione di γυνή alla moglie (NRSV, NIV, REB, NJB) come se l'enfasi fosse esclusiva" (The New International Greek Testament Commentary: The First Epistle to the Corinthians, Grand Rapids, MI: Eerdmanns Publishing Company, 2000, p. 832).

Mark Arey cita un articolo che sostiene che andare in giro senza velo fosse un'abitudine ebraica per le donne non sposate e quindi cerca di sostenere la nozione che i copricapo fossero obbligatori solo per le donne sposate. Tuttavia, qualunque sia il suo ragionamento, è difficile vedere come questo argomento possa concordare con il suo argomento successivo, che i capelli lunghi possono servire da copertura al posto di un velo. Se è così, allora sta sostenendo che le donne non sposate di quei tempi avevano i capelli corti finché non si sposavano? Se tutto ciò di cui san Paolo era preoccupato era il fatto che le donne avessero i capelli lunghi, perché mettersi a menzionare i copricapo? Ed è davvero probabile che il problema della chiesa di Corinto fosse un gruppo di donne con un taglio maschile di capelli? Non sono a conoscenza di alcun commentario significativo che abbia pubblicato una tesi del genere.

Norme culturali greco-romane, oppure standard cristiani?

È stato spesso sostenuto che in questo passo san Paolo chiedeva semplicemente che le donne mantenessero le norme culturali del tempo e del luogo in cui scriveva, ma il punto della questione è che nella cultura romana e greca non era obbligatorio che le donne si coprissero il capo in pubblico o nelle funzioni religiose. I copricapo non erano certo sconosciuti, ma non ce n'era alcuna necessità culturale. Non ci sono neppure prove che solo le prostitute in quella cultura andassero a capo scoperto. Se si guardano le statue e i dipinti di donne dei greci e dei romani, si trovano sia capi coperti che scoperti. Non erano le norme culturali dei greci o dei romani pagani che san Paolo stava richiedendo, ma piuttosto le norme culturali del pio ordinamento ebraico dell'Antico Testamento, che egli istruiva le donne cristiane a seguire ovunque quando pregavano o profetizzavano. Va anche notato che non si dovrebbe supporre che i costumi ebraici prevalessero nel primo secolo, ma piuttosto guardare alle prove contemporanee di tale pratica. Per esempio, Tertulliano, un romano nord africano che viveva come tempo e pratica in una cultura molto vicina a quella di san Paolo, notava che le donne ebraiche si distinguevano dalla folla perché si coprivano il capo (De Corona 4, v. anche Theological Dictionary of the New Testament, Vol. 3, a cura di Gerhard Kittel, Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing, 1964-1976,, p. 562s), e così le prove effettive indicano un requisito specificamente cristiano, radicato nell'abitudine ebraica.

Ma come possiamo essere sicuri che san Paolo intendesse davvero dire che questo era qualcosa che si aspettava da tutte le donne cristiane, indipendentemente dalle norme culturali della loro società? Per cominciare, egli racchiude questo passo come tra parentesi, con due appelli alla tradizione della Chiesa. All'inizio dice: " Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse". E alla fine di questo passo, affrontando coloro che vogliono contestare questa tradizione, egli afferma nel verso 16: "Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio". La pratica universale della Chiesa (e anche di quei gruppi cristiani maggioritari che sono al di fuori della Chiesa ortodossa) prima che i Beatles apparissero all'Ed Sullivan Show era che le donne si coprissero il capo in chiesa. Io sono cresciuto in un contesto protestante evangelico, ma sono abbastanza vecchio da ricordare le vestigia di questa pratica quando ero ragazzo, anche tra gli "holy-rollers" non liturgici che osservavo. E così sappiamo che questo è ciò che voleva dire san Paolo, perché è così che due millenni di cristiani hanno capito ciò che intendeva dire. È solo a memoria dei viventi (ossia di chi è vissuto dopo la rivoluzione sessuale) che questo tema è improvvisamente diventato un problema per alcuni.

Qui potete vedere una scena del film del 1955 "A Man Called Peter", un film biografico sul ministro presbiteriano (allora) noto a livello nazionale, Peter Marshall. La scena raffigura una funzione in una chiesa negli anni '30 a Washington D.C., e noterete che ogni donna ha una qualche forma di copricapo.

Inoltre, possiamo osservare la nostra tradizione iconografica. È estremamente raro vedere un'icona che raffigura una donna matura senza un copricapo. Santa Maria Egiziaca e la nostra prima madre Eva sono gli unici esempi contrari che mi vengono in mente. Nel caso di santa Maria Egiziaca, questo è perché i vestiti che indossava nel deserto erano caduti a pezzi, e lei indossava solo il mantello monastico stracciato che gli era stato dato da san Zosima. Nel caso di Eva, costei è descritta prima della caduta, in modo da trasmettere il fatto che lei e suo marito "erano nudi e non ne provavano vergogna". E poi, dopo la caduta, è raffigurata con le foglie di fico di cui lei e Adamo si erano rivestiti, o con le tuniche di pelle date loro dal Signore. In entrambi i casi, le loro storie richiedono queste rappresentazioni. Oltre a questi, se esistessero altri esempi, sarebbero estremamente rari, e probabilmente sarebbero aberrazioni dalla tradizione iconografica generale.

Autorità sul capo?

La Bibbia di re Giacomo fornisce una traduzione molto letterale del versetto 10: [1]

"Per questa ragione la donna dovrebbe avere potere sul suo capo a causa degli angeli".

"διὰ τοῦτο ὀφείλει ἡ γυνὴ ἐξουσίαν ἔχειν ἐπὶ τῆς κεφαλῆς διὰ τοὺς ἀγγέλους."

La parola tradotta qui come "potere" (ἐξουσία) è solitamente riferita al potere di un'autorità. E la maggior parte delle traduzioni aggiunge alcune parole per chiarire il significato, per esempio:

"Per questa ragione la donna dovrebbe avere un segno di autorità sul suo capo a causa degli angeli".

Mark Arey rifiuta quest'aggiunta, perché la parola "segno" o "simbolo" non è presente in greco. Tuttavia, spesso quando si traduce da una lingua all'altra si devono aggiungere alcune parole che non sono letteralmente nell'originale per trasmettere l'effettivo senso di ciò che le altre parole (che sono nell'originale) significano in realtà nella loro particolare disposizione in un determinato contesto.

E per i cristiani ortodossi, se abbiamo dubbi sul significato di un testo come questo, il nostro primo ricorso dovrebbe essere ai Padri della Chiesa, e come osserva Thiselton,

"la maggior parte dei commentatori patristici non ha visto alcun problema nella comprensione di ἐξουσία in un senso attivo, come metonimo per un segno di potere. Crisostomo osserva: "Essere coperti è un segno di soggezione e di autorità" [san Giovanni Criostomo Omelia 26:5 su ICorinzi], e Teofilatto esplicitamente comprende il termine come segno metonimico del potere. Ireneo comprende qui il termine κάλυμμα [velo, Contro le eresie 1:8:2]" (Thiselton, p. 838).

A questi tre padri, potremmo aggiungere i seguenti esempi:

"Per autorità si riferiva alla copertura, come per dire: lasciate che mostri la sua sottomissione coprendo se stessa, e non di meno a causa degli angeli, che vigilano sugli esseri umani e ne hanno cura" (beato Teodoro di Ciro, Commentary on the Letters of St. Paul, Vol. 1, tr. Robert Charles Hill, Brookline, MA: Holy Cross Orthodox Press, 2001, p. 205).

"Il velo significa potere, e gli angeli sono vescovi, come si dice nella Rivelazione di Giovanni, dove, poiché sono uomini, sono criticati per non aver rimproverato il popolo, anche se pure il loro buon comportamento è lodato" (Ancient Christian Texts: Commentaries on Romans and 1-2 Corinthians, Ambrosiaster, tradotto e curato da Gerald L. Bray, Downers Grove, IL: Intervarsity Press, 2009, p. 143)

Inoltre penso che sia ovvio dire che nessun Padre della Chiesa ha mai considerato questo passo come se si riferisse a una moglie che ha autorità sul marito, perché se qualcuno lo avesse fatto, quelli che contestano la pratica tradizionale dei copricapo ci avrebbero avvisato di tali dichiarazioni da lungo tempo.

Dobbiamo anche chiederci perché, se di fatto san Paolo affermava l'eguaglianza della moglie e del marito nel versetto 10, avrebbe sentito la necessità di far seguire quel versetto con una dichiarazione che affermava quella stessa cosa, ma che inizia con "Tuttavia" (πλήν):

"Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio" (1 Corinzi 11:11-12).

Chiaramente, questi versetti sono destinati a bilanciare ciò che precede, cosa che sarebbe inutile se ciò che precede dicesse sostanzialmente la stessa cosa. Thiselton, riferendosi al commento di Gordon Fee con approvazione, scrive:

Fee giustamente osserva: "Con queste due serie di frasi, in ognuna delle quali donna e uomo sono in coppie equilibrate, Paolo qualifica l'argomento precedente". La forza di πλήν, "tuttavia", lo conferma (Thiselton, p. 842, enfasi nell'originale).

Ci sono alcuni commentatori protestanti che sostengono che quello che san Paolo dice qui è che una donna dovrebbe mantenere il potere sul suo capo indossando un velo e quindi o proteggersi dagli altri in pubblico (attraverso la sua modestia) o dagli angeli caduti, o da entrambi; e alcuni hanno sostenuto che il velo fosse un segno che una donna era abilitata a profetizzare (Thiselton, p. 837-841). Tuttavia, nessun commento protestante di qualsiasi rilevanza, per quanto ne so, ha mai tentato di presentare un'interpretazione remotamente simile a quella di Mark Arey.

L'idea che una moglie sia in qualche modo sotto l'autorità del marito non richiede un'affermazione che le donne siano inferiori agli uomini, più del fatto che Cristo si è sottomesso alla volontà del Padre suo implichi una disuguaglianza nella divinità. Commentando il significato del "capo" (κεφαλή) in questo passaggio, Thiselton osserva:

"Crisostomo è altamente sensibile alla multivalenza di κεφαλή in 1 Corinzi 11:3. Crisostomo è consapevole del fatto che un parallelo tra uomini/donne e Dio/Cristo non dovrebbe dare motivo agli "eretici" di sviluppare una cristologia di subordinazione. Il certi aspetti un capo denota una specie di primato, ma sia Dio e Cristo da un lato sia uomini e donne dall'altro condividono lo stesso modo di essere. "Se infatti Paolo avesse avuto intenzione di parlare di regole e di sottomissione ...non avrebbe fatto l'esempio di una donna (o di una moglie), ma piuttosto di uno schiavo e di un padrone... Una moglie (o una donna) è altrettanto libera, uguale in onore; a anche il Figlio, anche se si fece obbediente al Padre, era il Figlio di Dio; era come Dio "[Omelia 26: 3 su I Corinzi]. Crisostomo (a) riflette la nozione di Paolo che nel contesto dell'amore tra Dio e Cristo, o tra uomo e donna, l'obbedienza o la risposta è scelta, non imposta; e (b) riflette l'impegno a fare giustizia alla dualità o integrità traa differenza e "ordine" da un lato e reciprocità e reciproca dignità e rispetto dall'altro "(Thiselton, p. 818n).

Per saperne di più sul significato della frase "a causa degli angeli" in questo verso, si veda questo mio commento.

Copricapo o capelli lunghi?

Mark Arey conclude il suo saggio con l'affermazione che San Paolo non è veramente interessato a che alcuna donna, sposata o meno, in realtà indossi un copricapo in chiesa, perché San Paolo parla dei capelli lunghi della donna come copertura. Questa è un'interpretazione assolutamente assente nei Padri. Esiste una minuscola minoranza di protestanti che sostengono tali argomenti, ma ben pochi studiosi seri li fanno propri.

Il punto che san Paolo cerca di sottolineare è che è un peccato che una donna abbia il capo rasato – una punizione talvolta data a donne di cattiva reputazione, quindi è una vergogna per una donna non coprire il capo in chiesa. Qualsiasi altra lettura di questo passo rende senza senso tutto ciò che precede questo punto.

È particolarmente difficile capire come San Paolo potesse avere nella sua mente la nozione che i capelli lunghi sono la copertura che egli vuole che la donna indossi, quando dice:

"Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra" (1 Corinzi 11: 6).

Si dovrebbe credere che stia argomentando che se una donna ha i capelli corti, i suoi capelli dovrebbero essere tagliati corti... e già lo sarebbero. Inoltre è difficile immaginare come i capelli di una donna potessero crescere lunghi, se li tagliava, perché erano corti.

Conclusione

L'argomento più comune portato dai protestanti contemporanei, che cercano di evitare l'ovvio intento di questo passo, è quello di sostenere che san Paolo affronta semplicemente una questione culturale specifica e che il principio che opera in questo passo sarebbe solo quello di non usare la libertà cristiana per sfidare le norme culturali e le distinzioni di genere. N. T. Wright, nel suo commento su I Corinzi, evidentemente sente la debolezza di questo argomento. Dopo aver esposto tutte le ragioni per cui potrebbe essere stata una questione culturale specifica, scrive "Qui c'è un sacco di "forse" (Paul for Everyone: 1 Corinthians, Louisville, KY: Westminster John Knox Press, 2003, p. 140). Poi aggiunge ancora qualche altro "forse", e poi dice:

"Il problema è, ovviamente, che Paolo non dice esattamente questo, e noi rischiamo di" 'spiegarlo' in termini che potrebbero (forse) avere senso per noi ignorando ciò che egli stesso dice" (Ibid, 141) .

Forse, poiché NT Wright è un protestante, noi possiamo essere indulgenti se cerca di accostarsi a questo testo in tal modo, ignorando la storia dell'interpretazione del testo a favore di una che favorisca le sensibilità protestanti contemporanee, ma Mark Arey dovrebbe saperla più lunga.

Su quale base Mark Arey presenta le sue nuove interpretazioni come se fossero la corretta comprensione ortodossa di questo passaggio? Certamente non sulla base dei Padri. Certamente non sulla base di come la Chiesa ha sempre capito questo passo. E non può davvero sostenere di avere molto sostegno per le sue vedute su questo testo negli studi biblici protestanti.

Nel servizio per la ricezione dei convertiti provenienti da altri gruppi cristiani eterodossi, una delle domande fatte al convertito prima di riceverlo è:

"Riconosci che le Sacre Scritture devono essere accettate e interpretate secondo la fede che è stata tramandata dai santi Padri e che la nostra madre, la santa Chiesa ortodossa, ha sempre sostenuto e ancora sostiene?"

La risposta corretta a questa domanda per un credente cristiano ortodosso è "sì", non "no".

Nota

[1] La King James Version, pur fornendo una traduzione molto letterale di questo verso, ha anche una nota a margine che dice: "cioè, una copertura, per segnalare che è sotto il potere del marito".

 
Alcuni retroscena del viaggio del patriarca Kirill in Antartide

Il patriarca Kirill è il primo – e per ora l'unico – leader di una chiesa apostolica ad aver visitato l'Antartide. Per la verità, questa visita è abbondantemente giustificata dal fatto che la Chiesa ortodossa russa è l'unica ad aver finora costruito sul continente antartico una vera e propria chiesa, e non una semplice cappella polare temporanea.

Tuttavia, la visita non è stata priva di risvolti ecologici e di politica sociale. Un articolo della Tass riporta un commento del patriarca che a nostro modesto avviso è degno di una particolare attenzione:

"L'Antartide è l'unico posto al mondo dove non ci sono armi, né guerre, né sviluppo di armi di distruzione di massa... è un modello regale di un genere umano ideale e un esempio che gli esseri umani possono vivere in questo modo - senza confini, senza armi, senza concorrenza ostile, e possono collaborare e sentirsi come una famiglia".

A prescindere da ciò che si possa pensare dell'Antartide come società umana ideale, riteniamo che un simile commento meriti senz'altro l'attenzione dei media, se non altro perché è abbastanza neutrale da non poter essere vantato come possesso esclusivo di qualsiasi posizione politica o religiosa.

Sarebbe stato bello, leggere questo pensiero sui media occidentali... ma lo hanno riportato?

Purtroppo no... ai consumatori dei media occidentali è stata propinata la satira sul patriarca che va a passeggiare tra i pinguini (sottinteso: non avendo abbastanza fedeli in Russia...)

Alexej Naval'nyj, il leader liberale russo, ci delizia con un twitter dal profondo spirito di preghiera:

"Il patriarca Kirill in Antartide, in mezzo ai pinguini. Non è un photoshop. Salvaci, Signore"

[NB. Siamo totalmente d'accordo... che il Signore salvi Naval'nyj e i suoi seguaci!]

Mentre il mondo si fa qualche grossolana risata sull'incontro tra il patriarca e i pinguini, arriva intanto la notizia che il patriarca e il suo seguito hanno rischiato la morte per fare questo viaggio:

Il parabrezza dell'aereo del patriarca Kirill si è rotto in pezzi durante il suo volo in Antartide

Pravoslavie.ru, 24 febbraio 2016

Il volo in Antartide del patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' avrebbe potuto finire tragicamente: il parabrezza del suo aereo si è rotto in pezzi quando stava lasciando l'aeroporto cileno di Punta Arenas.

"Hanno riferito di una collisione molto pericolosa, il parabrezza della cabina si era rotto in piccoli pezzi. È composto da due strati, e il primo strato, in grado di resistere ai colpi più forti, si è sbriciolato, il pilota ha detto che la situazione era molto pericolosa e dovevamo tornare a Punta Arenas", ha detto il ​​patriarca ai giornalisti, riassumendo i risultati del suo viaggio in America Latina.

Sulla via del ritorno a Punta Arenas, non essendo riuscito a raggiungere l'Antartide, l'aereo ha volato piuttosto basso per un lungo periodo di tempo, in modo che la probabile rottura del secondo vetro non portasse a conseguenze tragiche, ma alcune parti del volo sono state effettuate all'altezza di 9.000 metri. Quindi la delegazione guidata dal patriarca ha aspettato un altro aereo che è riuscito a portarli in Antartide.

"Certo, è stato un volo rischioso... Ma io credo nella volontà di Dio. E poi bisogna ricordare che una persona che dà tutta la sua vita a Dio non può che credere nella vita dopo la morte. E se credete sinceramente, avrete reazioni diverse da quelle di una persona che non crede, soprattutto quando perde qualcosa di importante in questa vita. In tal caso ci può essere una crisi isterica, il panico. E di fatto il panico non è permesso", ha detto il patriarca.

Certo, la scelta di modelli di riferimento è un fatto totalmente libero. Messi di fronte a una scelta tra il patriarca e il suo seguito (incluso il nostro vescovo Antonij), che hanno dimostrato di avere cojones, e le figure del mondo liberale e filo-atlantista russo, che hanno dimostrato di esserlo, non abbiamo dubbi nello scegliere sua Santità come nostro modello. Ma come sempre, a ogni uomo il suo maestro...

 
I chierici dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa hanno celebrato la prima Liturgia in Uganda

il sacerdote Georgij Maksimov con i credenti della Chiesa ortodossa russa in Uganda. Foto: t.me/exarchleonid

Sacerdoti e credenti ugandesi hanno espresso la loro profonda gratitudine per la creazione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa.

Il 13 febbraio 2022 è stata celebrata in Uganda la prima Liturgia su un antimensio dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha detto sul suo canale Telegram il metropolita Leonid di Klin, esarca della Chiesa ortodossa russa in Africa.

La prima Divina Liturgia è stata celebrata congiuntamente dal sacerdote Georgij Maksimov e dal sacerdote David Lakvo presso la parrocchia di san Michele Arcangelo nel villaggio di Obvola vicino alla città di Gulu (Nord Uganda).

"Dopo che nel novembre 2019 padre David ha firmato la lettera dei sacerdoti africani che non erano d'accordo con la decisione del patriarca Theodoros di riconoscere gli scismatici ucraini, è stato espulso dalla sua chiesa da parte del vescovo, ma i fedeli lo hanno seguito e ora si stanno radunando per la preghiera sotto l'ombra di un grande albero. La Liturgia è stata servita in lingua acholi, con la menzione dei nomi di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' e dell'esarca d'Africa, il metropolita Leonid di Klin", ha scritto il metropolita Leonid.

Secondo l'esarca della Chiesa ortodossa russa, "i membri del consiglio parrocchiale hanno accolto calorosamente l'ospite dalla Russia e hanno espresso la loro gioia in occasione dell'istituzione dell'Esarcato africano della Chiesa ortodossa russa".

"A sua volta, il sacerdote Georgij ha tenuto un sermone e distribuito icone e croci ai credenti. Poi si è tenuto un pasto comune, ai giovani è stato mostrato uno spettacolo che introduceva la cultura del popolo Acholi. Più tardi, il sacerdote Georgij e il sacerdote David hanno discusso dei modi per sviluppare la vita ortodossa in questa regione", ha aggiunto il metropolita Leonid.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, l'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa inizierà la costruzione di una nuova chiesa in Tanzania.

 
Intervista a Edward Snowden a Mosca

Il 6 ottobre 2014, i redattori di The Nation Katrina vanden Heuvel e Stephen F. Cohen (professore emerito di studi russi alla New York University e a Princeton) sono stati a Mosca per una discussione ad ampio raggio con Edward Snowden.

Nel corso della loro conversazione di quasi quattro ore, durata molto più a lungo del previsto (si veda l'articolo originale per gli estratti audio), Snowden, dall'aspetto giovanile, è stato affabile, disponibile, premuroso e di tanto in tanto divertente.

Tra le altre questioni, ha discusso il prezzo che ha pagato per dire la verità di fronte al potere, la sua definizione di patriottismo e responsabilità, e la sua frustrazione con i media e il sistema politico americani. L'intervista è stata modificata e abbreviata per la pubblicazione, riducendo lunghe conversazioni su questioni tecnologiche che Snowden ha già discusso altrove.

Snowden: dire la verità di fronte al potere

Ci fa piacere essere qui con lei. Noi visitiamo Mosca spesso, per il nostro lavoro e per vedere vecchi amici, ma lei non ha scelto di vivere in Russia. È in grado di utilizzare il suo tempo qui per lavorare e avere un qualche tipo di vita sociale? Oppure si sente confinato e annoiato?

Io mi descriverei come un gatto da appartamento, perché sono un informatico e lo sono sempre stato. Non sono uno che esce a giocare a calcio o cose del genere – non è la mia vita. Io voglio pensare, costruire, parlare, creare. Così, da quando sono qui, la mia vita è piena di un lavoro che in realtà è appagante e soddisfacente.

Lei ha tutto il necessario per continuare il suo lavoro?

Sì. Come sapete, io non passo tutto il giorno a nascondermi da figure ombrose – sono in esilio. Il mio governo ha revocato il mio passaporto per lasciarmi intenzionalmente in esilio. Se davvero avessero voluto catturarmi, mi avrebbero permesso di viaggiare in America Latina, in quanto la CIA laggiù può operare impunemente. Ma non lo  hanno voluto; hanno scelto di tenermi in Russia.

Siamo consapevoli che lei non è una persona che dà la massima priorità alla vita sociale, ma ne ha  un po' qui a Mosca?

Sì, ne ho più che a sufficienza per le mie esigenze, mettiamola in questo modo.

Se ha solo voglia di stare insieme e chiacchierare con la gente, può farlo?

Sì, posso. Ed esco davvero. Sono riconosciuto di tanto in tanto. Questo avviene sempre in negozi di computer. È qualcosa di simile alle associazioni mentali, perché nei negozi di alimentari nessuno mi riconosce. Anche con i miei occhiali, quando appaio esattamente come le mie foto pubbliche, nessuno mi riconosce. Ma potrei essere totalmente rasato, con un cappello in testa, molto diverso d'aspetto, e in un negozio di computer mi diranno "Snowden?!"

Sono amichevoli? Sono in genere giovani?

Sì, sì.

Ebbene, la sua video-domanda a Putin in quella grande conferenza stampa di quest'anno...

Già, quella è stata terribile! Oh, Gesù, mi è esplosa in faccia. Speravo di cogliere Putin in una bugia come è successo al direttore della National Intelligence, James Clapper [nella sua testimonianza al Congresso]. Così ho fatto a Putin sostanzialmente le stesse domande sulla sorveglianza di massa in Russia. Sapevo che sta facendo la stessa cosa, ma lo ha negato. Se una singola fonte russa si fosse fatta avanti, l'avrebbero fritta. E negli Stati Uniti, ciò che ho fatto apparendo in quella conferenza stampa con Putin non è valso la pena.

Quindi non si sente prigioniero qui?

No. Per esempio, sono andato a San Pietroburgo. San Pietroburgo è meravigliosa.

Guarda la televisione?

Faccio tutto sul computer. La TV è tecnologia obsoleta per me.

Guarda qualche TV americana?

Sì, ho visto The Wire di recente.

Quindi ha ancora una connessione attiva con gli Stati Uniti attraverso Internet? Ne segue la cultura popolare?

[ridacchia] Sì, ma odio queste domande, non mi piace parlare di queste cose, perché è così... per me, è così ordinario.

Come fa a fare interviste in Internet?

Ho costruito il mio studio personale. Non ho il linguaggio professionale per descriverlo, perché non sono un operatore video, ma sono un tecnico. Così prendo la videocamera, prendo tutto il necessario per tradurre dalla videocamera al computer, creo una sessione dal vivo, mi occupo della sua sicurezza, creo uno sfondo come fanno i giornalisti televisivi, per sostituirlo con tutto quello che voglio, e posso essere ovunque mi va di essere.

Ma si vede che è un americano che segue le trasmissioni a puntate che tutti vediamo in America.

Sì, tutta quella roba come Game of Thrones e tutte le altre serie. Che ne dite di House of Cards? Per quanto riguarda Boardwalk Empire, vi si parla di un altro periodo di eccessi del governo, ma almeno si usa il processo degli emendamenti! Nella vita reale, il potere esecutivo, violando la Costituzione, sta usando decreti al posto di emendamenti costituzionali per diminuire la nostra libertà.

Il che ci porta a chiedere: Com'è che la sua conoscenza di "tecnico" ha cominciato a influenzare il suo pensiero politico?

Una preoccupazione che avevo mentre lavoravo attivamente alla comunità dei servizi segreti – come uno che aveva ampio accesso, che era esposto a più rapporti rispetto agli individui medi, che aveva una migliore comprensione del grande quadro – era che le società post-seconda guerra mondiale e post-guerra fredda erano o a direzione sostanzialmente autoritaria o [in generale] liberale o libertaria. Le società autoritarie ritenevano che i diritti di un individuo erano fondamentalmente forniti dai governi e determinati dagli stati. Le altre società – come la nostra –tendevano a credere che per una gran parte i nostri diritti sono inerenti e non possono essere abrogati da parte dei governi, anche quando questo sembra necessario. E la domanda è: in particolare nella dell'era post-9 settembre, le società stanno diventando più liberali o più autoritarie? I nostri concorrenti – per esempio la Cina, che è una nazione profondamente autoritaria – stanno diventando più autoritari o più liberali nel corso del tempo? Il centro di gravità si è spostato in modo tale che tutti i governi hanno maggiori poteri e meno restrizioni di quanto non abbiano mai avuto, in forza di una tecnologia che nessun governo ha mai avuto in passato? Come conserviamo i nostri diritti civili, le nostre tradizioni di democrazia liberale, in un momento in cui il potere del governo è in espansione ed è sempre più difficile da controllare? Vogliamo emulare la Cina nel modo in cui la Cina emula l'Occidente? Credo che, per la maggior parte degli americani, la risposta a questa domanda sarebbe no.

Le sue rivelazioni hanno scatenato un dibattito e hanno causato indignazione per vie politiche. Eppure stiamo vedendo che molto poco viene fatto. C'è qualcosa che si chiama Freedom Act USA, che è annacquato all'ennesima potenza, ma c'è molto poco movimento reale. Cosa ne pensa del sistema politico, non solo negli Stati Uniti, ma del sistema politico necessario per fare riforme proporzionate alla portata delle sue rivelazioni?

C'è più azione in alcuni altri paesi. In Germania, hanno avviato una seria indagine che sta scoprendo sempre di più. Hanno appena scoperto una grave violazione della Costituzione tedesca che era stata nascosta da parte del Parlamento. Negli Stati Uniti, non ci sono state molte modifiche legislative sulla questione della sorveglianza, anche se ci sono alcune proposte tiepide.

L'ultimo pezzo di Jonathan Schell per The Nation – è morto a marzo – era su di lei come dissidente, come disgregatore e come difensore radicale della privacy. Jonathan ha posto una domanda fondamentale: che cosa fanno gli americani quando i canali ufficiali sono disfunzionali o non rispondono? Il cambiamento ha bisogno di persone che svelano la verità come lei?

Noi siamo una democrazia rappresentativa. Ma come ci siamo arrivati ​​? Ci siamo arrivati ​​attraverso l'azione diretta. E questa è sancita nella nostra Costituzione e nei nostri valori. Abbiamo il diritto di fare rivoluzioni. Le rivoluzione non devono sempre essere fatte con le armi e la guerra; si tratta anche di idee rivoluzionarie. Si tratta dei principi che riteniamo rappresentativi del tipo di mondo in cui vogliamo vivere. Un dato ordine potrebbe non riuscire in un dato momento a rappresentare quei valori, a anche lavorare contro quei valori. Penso che sia questa la dinamica che stiamo vedendo oggi. Abbiamo questi partiti politici tradizionali che sono sempre meno sensibili ai bisogni della gente comune, così la gente va alla ricerca dei propri valori. Se il governo o i partiti non affrontano le nostre esigenze, lo faremo noi. Si tratta di azioni dirette, anche di disobbedienza civile. Ma poi lo stato dice: "Beh, perché ci sia disobbedienza civile legittima, è necessario seguire queste regole". Ci hanno messo in "zone di libertà di parola"; ci dicono che possiamo agire solo in questo tempo, e in questo modo, e che non è possibile interrompere il funzionamento del governo. Limitano l'impatto che può raggiungere la disobbedienza civile. Dobbiamo ricordare che la disobbedienza civile deve essere disobbediente, se vuole essere efficace. Se ci limitiamo a seguire le regole che lo stato impone su di noi quando quello stato agisce in contrasto con l'interesse pubblico, non stiamo in realtà migliorando nulla. Non stiamo cambiando nulla.

Qual è stata l'ultima volta in cui la disobbedienza civile ha portato un cambiamento?

Occupy Wall Street.

Qualcuno di noi potrebbe non essere d'accordo con lei. Probabilmente, Occupy è stata un'iniziativa molto importante, ma è stata presto vaporizzata.

Credo fermamente che Occupy Wall Street abbia avuto tali limiti in quanto le autorità locali sono state in grado di far rispettare, fondamentalmente nella nostra immaginazione, l'immagine di ciò che deve essere la corretta disobbedienza civile – e cioè  una disobbedienza semplicemente inefficace. Tutte quelle persone che si sono impegnate hanno perso il lavoro, non sono state pagate. Quelli erano individui che già sentivano gli effetti della disuguaglianza, così non avevano molto da perdere. E poi gli individui più forte, più dirompenti e, per molti versi, più efficaci nell'attirare l'attenzione sulle loro preoccupazioni sono stati immediatamente castigati dalle autorità. Sono stati transennati, spruzzati di gas al peperoncino, gettati in carcere.

Ma pensa che Occupy abbia comunque avuto un impatto?

Ha avuto un impatto sulla consapevolezza. Non è stata efficace nel realizzare un cambiamento. Ma troppo spesso ci si dimentica che i movimenti sociali e politici non avvengono dal giorno alla notte. Non portano subito a un cambiamento, è necessario costruire una massa critica di comprensione dei problemi. Ma trasformare la disuguaglianza in consapevolezza era importante. Tutti questi sapientoni politici che ora parlano delle elezioni del 2014 e del 2016 parlano della disuguaglianza.

Snowden si sta adeguando alla vita a Mosca

Ha parlato altrove della responsabilità economica. Stiamo assistendo alla fine della responsabilità nel nostro paese? Le persone che ci hanno portato alla crisi finanziaria sono di nuovo in sella. Le persone che ci hanno portato al disastro della guerra in Iraq oggi sono ormai consulenti di politica estera a Washington e presso il pubblico. O, come lei ha sottolineato, James Clapper si trova al Congresso senza nemmeno un buffetto sulla guancia.

Le rivelazioni della sorveglianza sono di fondamentale importanza in quanto hanno rivelato che i nostri diritti sono stati ridefiniti in segreto, da tribunali segreti che non erano mai stati destinati ad avere quel ruolo, senza il consenso del pubblico, senza neppure la consapevolezza della maggior parte dei nostri rappresentanti politici. Tuttavia, per importante che sia questo, non credo che sia la cosa più importante. Penso che sia il fatto che il direttore dell'intelligence nazionale ha fornito al Congresso una falsa dichiarazione sotto giuramento, e questo è un crimine. Se permettiamo ai nostri funzionari di violare consapevolmente la legge in pubblico e di farla franca senza conseguenze, stiamo istituendo una cultura dell'immunità, e questo è ciò che penso che storicamente sarà effettivamente considerato il più grande disappunto dell'amministrazione Obama. Non credo che ciò sarà collegato alle politiche sociali o economiche; sarà il fatto che egli ha detto andiamo avanti, non indietro, per quanto riguarda le violazioni del diritto che si sono verificate sotto l'amministrazione Bush. C'è stata una vera e propria scelta quando è diventato presidente. Era una scelta molto difficile, dire "Non abbiamo intenzione di ritenere gli alti funzionari responsabili secondo le stesse leggi valide per ogni altro cittadino del paese", oppure "Questa è una nazione che crede nello stato di diritto". E lo stato di diritto non significa che comanda la polizia, ma che tutti noi rispondiamo alle stesse leggi. Sapete, se il Congresso sta per indagare se i giocatori di baseball hanno detto o non hanno detto la verità, come possiamo giustificare il dono di un abbonamento alle partite a Clapper, il più potente funzionario dei servizi segreti? Ecco come J. Edgar Hoover ha finito per essere responsabile dell'FBI in perpetuo.

Pensa che i membri delle commissioni del Congresso per l'intelligence ne sapessero di più degli altri deputati e senatori? Che sapessero che venivano dette falsità e siano rimasti in silenzio?

I presidenti delle commissioni lo sapevano assolutamente. Fanno parte della "Banda degli Otto". Vengono informati su ogni programma di azione segreta e di tutte le cose del genere. Sanno dove sono sepolti tutti i corpi. Allo stesso tempo, ottengono in campagna elettorale molte più donazioni di chiunque altro dagli appaltatori della difesa, dalle aziende di intelligence, dalle compagnie militari private.

Questo ci fa chiedere se Internet in realtà aumenti o no la libertà di parola, e quindi la democrazia? Forse invece incoraggia la violazione della privacy, le opinioni sconsiderate, la disinformazione. Quali sono i vantaggi e svantaggi di Internet per il tipo di società per cui lei e The Nation si battono?

Direi che il primo concetto chiave è che, in termini di progresso tecnologico e di comunicazione nella storia umana, Internet è sostanzialmente l'equivalente della telepatia elettronica. Siamo ora in grado di comunicare in ogni momento attraverso i nostri piccoli smartphone magici con persone che sono ovunque, per tutto il tempo, apprendendo costantemente cosa stanno pensando, di cosa stanno parlando, scambiando messaggi. E questa è una nuova funzionalità anche all'interno del contesto di Internet. Quando si parla di Web 2.0, questo significa che quando Internet, il World Wide Web, è diventato popolare, era unidirezionale. La gente pubblicava i propri siti web; gli altri li leggevano. Ma non c'era un vero avanti e indietro se non attraverso le e-mail. Il Web 2.0 è quello che hanno chiamato il web collaborativo – Facebook, Twitter, i social media. Quello che stiamo vedendo ora, o stiamo iniziando a vedere, è un'atomizzazione della comunità Internet. Prima, tutti andavano solo su alcuni siti; ora abbiamo tutte queste boutique. Abbiamo piccoli siti pazzi che vanno contro gli assestati pachidermi dei media. E sempre più stiamo vedendo questi siti ultra-partigiani che ottengono sempre più lettori perché la gente si auto-seleziona in comunità. Io lo descrivo come tribalismo, perché sono comunità molto strettamente intrecciate. La mancanza di civiltà è parte di questo fenomeno, perché è così che si comportano le tribù di Internet. Lo vediamo sempre di più nella politica elettorale, che è diventata sempre più velenosa.

Tutto questo è una benedizione e una maledizione. È una benedizione, perché aiuta le persone a stabilire ciò che per loro ha valore; capiscono il genere di idee con cui si identificano. La maledizione è che non hanno sfide nelle loro opinioni. Internet diventa una cassa di risonanza. Gli utenti non vedono le controdeduzioni. E penso che stiamo per vedere un allontanamento da questa dimensione, perché i giovani – nativi del digitale che spendono la loro vita su Internet – ne sono saturi. È come una tendenza di moda, e diventa segno di mancanza di sofisticazione. D'altra parte, Internet è lì per riempire le esigenze di informazione e socializzazione della gente. Otteniamo ora questo genere di identificazioni, perché sono tempi di grande irritabilità. Viviamo in un momento di difficoltà.

Cosa pensa che emergerà da questo momento di difficoltà?

Guardate le reazioni dei governi liberali alle rivelazioni sulla sorveglianza durante l'ultimo anno. Negli Stati Uniti, abbiamo questo grande dibattito, ma abbiamo la paralisi ufficiali, perché sono loro a essere stati presi con le mani infilate più profondamente nella marmellata. E ci sono violazioni indiscutibili della nostra Costituzione. Molti dei nostri stati alleati non hanno queste protezioni costituzionali – la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda, l'Australia. Hanno perso il diritto di essere liberi da perquisizioni e sequestri immotivati ​​senza causa probabile. Tutti questi paesi, sulla scia di queste rivelazioni sulla sorveglianza, si sono precipitati a far approvare leggi che sono state sostanzialmente dettate dalla National Security Agency per consentire la sorveglianza di massa senza la supervisione dei tribunali, senza tutti i controlli standard e gli equilibri che ci si aspetterebbe. Il che ci porta inevitabilmente alla domanda: dove potremo rifiutare quel facile, ma imperfetto processo di lasciare che i servizi segreti facciano quello che vogliono? È inevitabile che questo accadrà. Penso che avverrà laddove andranno le attività svolte su Internet.

Per esempio, Microsoft è impegnata in una battaglia legale con il Dipartimento di Giustizia. Il Dipartimento di Giustizia sta dicendo: "Vogliamo informazioni dal vostro data center in Irlanda. Non sono dati su un cittadino degli Stati Uniti, ma li vogliamo. "Microsoft ha detto," OK, bene. Andate da un giudice in Irlanda. Chiedetegli un mandato. Abbiamo un trattato di mutua assistenza legale. Lo faranno loro. Dareci quel mandato, e noi provvederemo a fornirvi le informazioni in conformità con le leggi irlandesi". Il Dipartimento di Giustizia ha detto:" No, voi siete una società americana, e noi abbiamo accesso ai vostri dati ovunque. Non importa la giurisdizione. Non importa chi riguarda". Questo è un caso legale di riferimento che sta ora passando attraverso il processo d'appello. Ed è importante, perché se permettiamo agli Stati Uniti di fissare il precedente che i confini nazionali non contano quando si tratta di protezione dei dati delle persone, anche altri paesi stanno guardando. Stanno prestando attenzione ai nostri esempi e a ciò che consideriamo comportamento normativo in materia di trattamento delle informazioni digitali.

Guardano ancora a noi?

Guardano ancora a noi. Ma, cosa altrettanto importante, lo fanno anche i nostri avversari. Quindi la domanda diventa ciò che farà, per esempio, il governo della Repubblica Democratica del Congo o della Cina la prossima volta che avremo un dissidente candidato al Premio Nobel per la pace e vogliono leggere la sua posta elettronica, e questa sta in un data center irlandese? Andranno a dire a Microsoft: "Avete consegnato questa roba al Dipartimento di Giustizia; farete lo stesso con noi". E se Microsoft esita, diranno: "Guardate, se avete intenzione di applicare diverse norme di legge qui e là, vi sottoporremo a sanzioni in Cina. Metteremo su di voi sanzioni commerciali che vi renderanno meno competitivi". E Microsoft ne soffrirà, e quindi la nostra economia ne soffrirà.

Ci sono paesi che si stanno ribellando contro queste cose?

Sì, lo vediamo molto forte, per esempio, in Brasile. Sono andati alle Nazioni Unite e hanno detto, "Abbiamo bisogno di nuovi standard in questo campo". Abbiamo bisogno di dare un'occhiata a quella che stanno chiamando "la sovranità dei dati." La Russia ha recentemente approvato una legge – io la ritengo una legge terribile – che dice che devi memorizzare tutti i dati dei cittadini russi sul suolo russo, solo per impedire ad altri paesi di fare lo stesso tipo di giochi legali che stiamo facendo in questo caso con Microsoft.

Perché questo sarebbe terribile come forma di sovranità? E se tutti i paesi lo facessero – questo non romperebbe il monopolio americano?

Romperebbe il monopolio americano, ma romperebbe anche il business su Internet, perché si dovrebbe avere un data center in tutti i paesi. E i data center sono estremamente costosi, un grande investimento di capitale.

Quando si parla dell'affermazione di nuovi privilegi di base di un governo con una giustificazione debole o inesistente, non dobbiamo nemmeno guardare al diritto internazionale per vedere le loro carenze. Guardiamo come, costituzionalmente, solo il Congresso può dichiarare una guerra, e questo viene regolarmente ignorato. Non è la NATO o l'ONU, ma è il Congresso che deve autorizzare queste guerre senza fine, e non è così.

L'amministrazione Bush ha segnato un punto di svolta molto serio e profondamente negativo, non solo per la nazione, ma per l'ordine internazionale, perché abbiamo iniziato a governare con l'idea che "il potere crea il diritto". E questa è un'idea molto vecchia, tossica e infettiva.

Questa è stata una reazione al 9 settembre?

In molti modi una reazione al 9 settembre, ma anche all'idea di Dick Cheney di un'esecutivo unitario. Avevano bisogno di un pretesto per l'espansione non solo del potere federale, ma in particolare del potere esecutivo.

Ma questa sarebbe una novità? La Casa Bianca ha fatto la stessa cosa nello scandalo Watergate, intercettando i telefoni e invadendo la privacy.

Ma l'arco è continuato. Richard Nixon è stato cacciato da Washington per aver intercettato una suite d'albergo. Oggi stiamo intercettando ogni cittadino americano nel paese, e nessuno è stato messo sotto processo o anche solo indagato per questo. Non abbiamo nemmeno un'indagine in corso.

Negli anni '70, il Comitato Church del Senato ha indagato e ha cercato di tenere a freno queste cose, ma abbiamo visto l'erosione di quelle riforme.

"Quando si parla dell'affermazione di nuovi privilegi di base di un governo con una giustificazione debole o inesistente, non dobbiamo nemmeno guardare al diritto internazionale per vedere le loro carenze".

Questa è la chiave – mantenere il giardino della libertà, giusto? Questa è una cosa generazionale che noi tutti dobbiamo fare continuamente. Abbiamo solo i diritti che noi proteggiamo. Non importa ciò che diciamo o ciò che pensiamo di avere. Non basta credere in qualcosa; conta ciò che effettivamente difendiamo. Così, quando pensiamo al contesto delle violazioni dell'ultimo decennio in materia di libertà personale e delle rivelazioni dell'anno precedente, non si tratta di sorveglianza. Si tratta di libertà. Quando la gente dice: "Non ho nulla da nascondere", quello che sta dicendo è: "I ​​miei diritti non contano". Perché non sei tu che hai bisogno di giustificare i tuoi diritti di cittadino questo rovescia il modello della responsabilità. È il governo deve giustificare la sua intrusione nei tuoi diritti. Se smette di difendere i tuoi diritti dicendo: "Non ho bisogno di loro in questo contesto" o "non riesco a capire queste cose", allora non sono più diritti. Hai ceduto il concetto dei tuoi diritti. Li hai trasformati in qualcosa che ottieni come privilegio revocabile da parte del governo, qualcosa che può essere abrogato a sua convenienza. E questo ha diminuito la misura della libertà all'interno di una società.

È una fondamentale idea conservatrice americana, tornare a diritti inalienabili.

Mi chiedo se è conservatrice o liberale, perché quando pensiamo al pensiero liberale, quando pensiamo alla relazione alla libertà, stiamo parlando di conservatorismo tradizionale, in contrapposizione al conservatorismo di oggi, che non rappresenta più quei punti di vista.

Ogni presidente, e questo sembra essere confermato dalla storia, cercherà di massimizzare il suo potere, e vedrà la sorveglianza dei nostri giorni come parte di quel potere. Chi limiterà il potere presidenziale in questo senso?

Ecco perché abbiamo rami separati e co-uguali. Forse sarà il Congresso, forse no. Forse i tribunali, forse no. Ma l'idea è che, nel corso del tempo, uno di questi troverà il coraggio di farlo. Uno dei lasciti più tristi e più dannosi dell'amministrazione Bush è la maggiore affermazione del privilegio dei "segreti di Stato", che ha impedito a organizzazioni come l'American Civil Liberties Union, che aveva casi di persone che erano state realmente torturate e detenute a tempo indeterminato, di portare i propri casi in tribunale. I tribunali avevano paura di sfidare le dichiarazioni che sarebbero venute dall'esecutivo. Ora, nel corso dell'ultimo anno, abbiamo visto, in quasi ogni singolo giudice che ha avuto casi di questo tipo di sicurezza nazionale, che sono diventati decisamente più scettici. Le persone delle organizzazioni per le libertà civili dicono che è un cambiamento epocale, e che è molto chiaro che i giudici hanno cominciato a mettere in discussione in modo più critico le affermazioni fatte dall'esecutivo. Anche se sembra così evidente ora, è straordinario nel contesto degli ultimi dieci anni, perché i tribunali avevano semplicemente detto che non erano il migliori ramo per giudicare queste affermazioni, il che è completamente sbagliato, perché sono l'unico ramo non politico. Sono il ramo che è specificamente incaricato di decidere le questioni che non possono essere decise in modo imparziale dai politici. Il potere della presidenza è importante, ma non è determinante. I presidenti non devono essere esentati dagli stessi standard di ragione, di prova e di giustificazione a cui dovrebbe essere tenuto qualsiasi altro cittadino o movimento civile. A proposito, devo dire che sono sorpreso da quanto The Nation è stata scettica dell'amministrazione Obama.

I critici hanno a lungo parlato del potere ingiustificato dello "Stato profondo".

Esiste sicuramente uno Stato profondo. Fidatevi di me, io ci sono stato.

A proposito di questo stato profondo e segreto, nutre ancora speranza? Le sue rivelazioni sono così travolgenti, che la gente potrebbe pensare che non c'è niente che possiamo fare. Oppure potrebbero portare ad azioni che mettono in discussione, o anche smontare, queste forze antidemocratiche.

Beh, abbiamo già visto, praticamente in tutti i paesi del mondo in cui sono sorti questi problemi, che il grande pubblico si è ritirato dall'ideologia che sta dietro questi programmi.

Sono sicuro che l'ha sentito, ma nelle periferie tedesche ci sono insegne alle finestre delle case che dicono "Ho un letto per Ed."

È affascinante vedere come sono cambiate le cose. In pratica, ogni volta che il governo degli Stati Uniti scende dal palco improvvisato dei talk show della domenica mattina, cresce il sostegno dell'americano medio alle rivelazioni sulla sorveglianza. I membri di entrambi i partiti nei comitati del Congresso sui servizi segreti – tutti questi funzionari cooptati che giocano alle cheerleader per le agenzie di spionaggio – vanno a questi spettacoli domenica e dicono: "Snowden era un traditore. Lavora contro gli americani. Lavora per i cinesi. Oh, aspetta, ha lasciato Hong Kong – lavora per i russi". E quando lascio la Russia, iniziano, "Oh, lavora, non so – per la Finlandia", o qualcosa del genere. Non importa che anche l'FBI abbia detto che non è così e non ce n'è alcuna prova. Stanno cercando di influenzare l'opinione pubblica. Ma alla gente non piace che le si menta, e non le piace avere i propri diritti violati. Così, non appena smettono di fare questi argomenti, si vede che il supporto per me inizia a salire.

Supponiamo che ci sia stato un sondaggio nazionale Gallup con una domanda formulata in questo modo: "Il signor Snowden ha rivelato gravi violazioni delle vostre libertà personali e dei diritti attraverso la sorveglianza da parte del governo americano. Il governo americano sostiene che lo fa per proteggersi dai terroristi". Pensa che ci sarebbe un parere di maggioranza a suo favore? Ha sollevato forse la questione più importante del nostro tempo, ma per la maggior parte degli americani, che in realtà stanno vivendo un momento economico più difficile di quello che dovrebbe esserci, il problema probabilmente non è in cima alla loro lista delle preoccupazioni.

OK, mi permetta di chiarire. Quando parlo di sondaggi, sto parlando di principi. Questi funzionari stanno consapevolmente tentando di manovrare l'opinione pubblica, anche se sanno che quello che dicono non è autentico. È chiaro che si tratta di opinione pubblica, in quanto l'opinione dell'elite... Voglio dire, il New York Times e The Guardian sono venuti fuori a dire, "Ehi, clemenza per Snowden". Ma per me, la chiave – e l'ho detto fin dall'inizio – e che non si tratta di me. Non mi importa se mi daranno clemenza. Non mi interessa quello che succede a me. Non mi importa se finisco in galera o a Guantánamo o qualsiasi altra cosa, sbattuto giù da un aereo con due colpi di pistola in faccia. Ho fatto quello che ho fatto perché credo che sia la cosa giusta da fare, e continuerò a farlo. Tuttavia, quando si tratta di impegno politico, io non sono un politico – sono un ingegnere. Leggo questi sondaggi perché le organizzazioni per le libertà civili mi dicono che ho bisogno di essere a conoscenza dell'opinione pubblica. È l'unica ragione per cui faccio queste interviste, io odio parlare di me, odio fare queste cose – è perché persone incredibilmente ben intenzionate, di cui ho rispetto e fiducia, mi dicono che questo contribuirà a portare cambiamenti positivi. Non causerà un cambiamento epocale, ma sarà a beneficio del pubblico.

Fin dall'inizio, ho detto che ci sono due tracce di riforma: quella politica e quella tecnica. Non credo che quella politica avrà successo, esattamente per le ragioni che avete sottolineato. La questione è troppo astratta per la gente media, a cui accadono troppe cose nella vita. E noi non viviamo in un periodo rivoluzionario. Le persone non sono disposte a contestare il potere. Abbiamo un sistema di educazione che è in realtà una sorta di eufemismo per l'indottrinamento. Non è stato progettato per creare pensatori critici. Abbiamo dei media che vanno di pari passo con il governo ripetendo a pappagallo frasi destinate a provocare un certo tipo di risposta emotiva, per esempio, "sicurezza nazionale." Tutti dicono "sicurezza nazionale", al punto che ora dobbiamo usare anche noi il termine "sicurezza nazionale", ma non è alla sicurezza nazionale che sono interessati; è alla sicurezza dello Stato. E questa è una distinzione fondamentale. Non ci piace usare l'espressione "sicurezza dello Stato" negli Stati Uniti, perché ci ricorda tutti i regimi cattivi. Ma è un concetto chiave, perché quando questi funzionari sono in TV, non parlano di ciò che è buono per voi. Non parlano di ciò che è buono per gli affari. Non parlano di ciò che è bene per la società. Parlano della protezione e della perpetuazione di un sistema statale nazionale.

Io non sono un anarchico. Non sto dicendo, "Bruciate tutto fino alle fondamenta". Ma sto dicendo che dobbiamo essere consapevoli di questo, e abbiamo bisogno di essere in grado di distinguere quando si verificano sviluppi politici che sono in contrasto con l'interesse pubblico. E questo non può accadere se non mettiamo in discussione le premesse su cui tutto si fonda. Ed è per questo che non credo che la riforma politica abbia probabilità di successo. [I senatori] Udall e Wyden, nel comitato sui servizi segreti, hanno fatto risuonare il campanello d'allarme, ma sono una minoranza.

"Esiste sicuramente uno stato profondo. Fidatevi di me, io ci sono stato"

Ci spieghi la riforma tecnica che ha citato.

La vediamo già accadere. Il problema che ho portato avanti nel modo più chiaro è stato quello della sorveglianza di massa, non del controllo in generale. Va bene se intercettiamo il telefono di Osama bin Laden. Voglio sapere cosa sta progettando – ovviamente non lui, oggi, ma questo genere di persone. Non mi importa se si tratta di un papa o di bin Laden. Fino a quando gli investigatori devono andare da un giudice, un giudice indipendente, un vero e proprio giudice, non un giudice segreto, e spiegare che c'è una probabile ragione che giustifica un mandato, allora lo possono fare. Ed è così che si dovrebbe fare. Il problema è quando controllano tutti noi, in massa, per tutto il tempo, senza alcuna giustificazione specifica per l'intercettazione, in primo luogo, senza alcuna giudizio specifico che mostri che c'è una probabile ragione per tale violazione dei nostri diritti.

Dal momento delle rivelazioni, abbiamo assistito ad un cambiamento epocale massiccia della base tecnologica e dell'aspetto di Internet. Una storia ha rivelato che la NSA stava raccogliendo illegittimamente i dati dai data center di Google e Yahoo. Stavano intercettando le operazioni dei data center delle aziende americane, cosa che non dovrebbe essere permessa in primo luogo perché le aziende americane sono considerate una sorta di persone americane, sottoposte alle nostre autorità di vigilanza. Si dice: "Beh, lo stavamo facendo all'estero", ma questo ricade sotto una diversa autorità dell'era di Reagan: EO 12333, un ordine esecutivo per la raccolta di intelligence estera, al contrario di quelli nazionali che oggi usiamo. Quindi questo non è nemmeno autorizzato dalla legge. È solo un vecchio pezzo di carta con sopra la firma di Reagan, che è stato aggiornato un paio di volte da allora. Quindi, quello che è successo è stato che tutto ad un tratto queste enormi, colossali aziende hanno realizzato che i propri data center – che inviano centinaia di milioni di comunicazioni personali avanti e indietro tutti i giorni – erano completamente privi di protezione, elettronicamente nudi. GCHQ, l'agenzia di spionaggio britannico, stava ascoltando, e la NSA stava ottenendo i dati e tutte le cose del genere, perché potevano schivare la crittografia che è utilizzata in genere. In sostanza, ecco il modo in cui la cosa funzionava tecnicamente: si va dal telefono a Facebook.com, diciamo, e tale collegamento è crittografato. Quindi, se la NSA sta cercando di guardarlo da qui, non riescono a capirlo. Ma ciò che queste agenzie hanno scoperto è stato che il sito di Facebook a cui il telefono è collegato è solo il fronte di una rete imprenditoriale più ampia, che non è in realtà il luogo da cui i dati provengono. Quando chiedete la vostra pagina di Facebook, colpite questa parte protetta, ma si deve fare un lungo rimbalzo in tutto il mondo per ottenere in realtà quello che state chiedendo e tornare indietro. Quindi, quello che hanno fatto è stato solo di uscire dalla parte protetta e di entrare nella rete che sta alle spalle. Sono entrati nella rete privata di queste aziende.

Le aziende lo sapevano?

Le aziende non lo sapevano. Hanno detto: "Beh, abbiamo dato alla NSA la porta d'ingresso; vi abbiamo dato il programma PRISM. Potevate comunque ottenere tutto quello che volevate dalle nostre società, tutto quello che dovevate fare era chiedercelo noi ve lo avremmo dato". Così le aziende non avrebbero potuto immaginare che i servizi segreti si sarebbero intrufolati anche dalla porta sul retro – ma lo hanno fatto, perché non dovevano sottostare allo stesso processo legale di quando entravano dalla porta principale. Quando questo è stato pubblicato da Barton Gellman in The Washington Post e i servizi sono stati esposti, Gellman ha stampato un grande aneddoto: ha mostrato a due ingegneri di Google una diapositiva che mostrava come la NSA stava facendo questo, e gli ingegneri sono "esplosi in bestemmie."

Un altro esempio – un documento che ho rivelato era il rapporto riservato di un ispettore generale su un'operazione di sorveglianza Bush, Stellar Wind, che sostanzialmente dimostrava che le autorità sapevano che era illegale al momento. Non c'era alcuna base legale; stava accadendo fondamentalmente perché così aveva detto il presidente e per un'autorizzazione segreta che nessuno aveva avuto il permesso di vedere. Quando il Dipartimento di Giustizia ha detto, "Non lo autorizzeremo di nuovo perché non è legale", Cheney – o uno dei consiglieri di Cheney – è andato da Michael Hayden, direttore della NSA, e ha detto: "Non vi è alcuna base legale per questo programma. Il Dipartimento di Giustizia non ha intenzione di autorizzarlo nuovamente, e non sappiamo che cosa dobbiamo fare. Continuerete comunque sulla parola del presidente?" Hayden ha detto di sì, anche se sapeva che era illegale e che il Dipartimento di Giustizia era contrario. Nessuno ha letto questo documento, che è lungo circa ventotto pagine, anche se è incredibilmente importante.

Le sue rivelazioni hanno anche influenzato lo sviluppo della tecnologia di crittografia dell'iPhone 6, di cui il governo sta dicendo che impedirà la legittima applicazione della legge.

Questa è la chiave. Le grandi aziende di tecnologia hanno capito che il governo non aveva solo danneggiato i principi americani, aveva anche danneggiato i loro affari. Hanno pensato, "Nessuno si fida più dei nostri prodotti". Così hanno deciso di risolvere questi problemi di sicurezza per proteggere i loro telefoni. Il nuovo iPhone ha la crittografia che protegge il contenuto del telefono. Questo significa che se qualcuno ti ruba il telefono – se un hacker o qualcosa del genere te lo clona – non può leggere ciò che è sul telefono stesso, non può guardare le tue immagini, non riesce a vedere i messaggi di testo da te inviati, e così via. Ma non ferma i tutori della legge dal monitorare i tuoi movimenti tramite la geolocalizzazione sul telefono se questi pensano che sei coinvolto, per esempio, in un caso di sequestro di persona. Non ferma i tutori della legge dal richiedere copie dei testi dai fornitori tramite un mandato. Non impedisce loro di accedere alle copie delle tue immagini o qualsiasi altra cosa che hai caricato, per esempio, dal servizio cloud di Apple, che è ancora legalmente accessibile perché non è crittografato. Protegge solo ciò che è fisicamente sul telefono. Questa è puramente una funzione di sicurezza che protegge contro il tipo di abuso che può accadere con tutte queste cose che sono là fuori inosservate. In risposta, il procuratore generale e il direttore dell'FBI sono saltati sul podio a dire: "State mettendo i nostri bambini a rischio".

Esiste un potenziale conflitto tra la crittografia di massa e la ricerca legale dei reati?

Questa è la polemica che il procuratore generale e il direttore dell'FBI stavano cercando di creare. Stavano suggerendo, "Dobbiamo essere in grado di avere accesso legale a questi dispositivi con un mandato, ma questo non è tecnicamente possibile con un dispositivo sicuro. L'unico modo possibile è se si compromette la sicurezza del dispositivo lasciando una back door (porta posteriore)". Abbiamo saputo che queste porte posteriori non sono sicure. Io parlo con crittografi, con alcuni dei tecnici più importanti del mondo, per tutto il tempo, su come possiamo affrontare questi problemi. Non è possibile creare una porta posteriore che sia accessibile solo, per esempio, all'FBI. E anche se lo fosse, si cadrebbe nello stesso problema con il commercio internazionale: se crei un dispositivo che è famoso per la sua sicurezza compromessa e che ha una porta sul retro accessibile solo agli americani, nessuno lo comprerà. Comunque, non è vero che le autorità non possono accedere al contenuto del telefono anche se non c'è una porta posteriore. Quando ero alla NSA, facevamo questo ogni singolo giorno, anche la domenica. Io credo che la crittografia sia una responsabilità civica, un dovere civico.

Per la prima volta, abbiamo capito che è una questione di diritti civili.

Mi fa piacere che anche voi lo diciate, perché tutto il mio modello, fin dall'inizio, era di non pubblicare personalmente un solo documento. Ho fornito questi documenti ai giornalisti, perché non volevo che i miei pregiudizi decidessero ciò che è di interesse pubblico e ciò che non lo è.

Sta suggerendo che non vuole giocare un ruolo politico, ma ormai questo treno ha lasciato la stazione.

Ah, mi sembrate l'ACLU.

Lei ha un dilemma. Conosciamo o abbiamo studiato un sacco di "santi folli", come dicono i russi – dissidenti determinati che hanno dato tutto per un principio. Ma alla fine la gente vorrà sapere il prossimo capitolo della sua vita, e ci dovrà essere una difesa. Non può evitarlo. Non può dire: "Beh, io sono solo un ragazzo ad alta tecnologia, vi ho svelato dei segreti, ora lasciatemi in pace".

Avete familiarità con Cincinnato? Questo è il primo alias che ho usato.

Pensa davvero che se potesse tornare a casa domani con l'immunità completa, non le farebbero pressioni irresistibili per diventare un portavoce, anche un attivista, a nome dei nostri diritti e libertà? In effetti, questo non sarebbe ora il suo dovere?

C'è solo un'idea per me, ora – perché io non sono un politico, e non credo di essere efficace in questo modo, quanto le persone che effettivamente vi si preparano – di concentrarmi sulla riforma tecnica, perché io parlo la lingua della tecnologia. Ho parlato con Tim Berners-Lee, l'uomo che ha inventato il World Wide Web. Siamo d'accordo sulla necessità di questa generazione per creare ciò che egli chiama la Magna Carta di Internet. Vogliamo dire che cosa dovrebbero essere i "diritti digitali". Quali valori dovremmo proteggere, e come li possiamo affermare? Ciò che posso fare io – perché io sono un tecnico, e perché in realtà so come funziona questa roba sotto il cofano – è contribuire a creare nuovi sistemi che riflettono i nostri valori. Certo che voglio vedere riforme politiche negli Stati Uniti. Ma potremmo riuscire a far a passare le migliori riforme di sorveglianza, le migliori tutele della privacy nella storia del mondo, negli Stati Uniti, e avere impatto zero a livello internazionale. Impatto zero in Cina e in tutti gli altri paesi, a causa delle loro leggi nazionali – che non riconosceranno le nostre riforme, e continueranno a fare le loro cose. Ma se qualcuno crea oggi un sistema tecnico riformato – gli standard tecnici devono essere identici in tutto il mondo per poter funzionare insieme.

La creazione di un nuovo sistema può essere la sua transizione, ma è anche un atto politico.

Nel caso in cui non lo abbiate notato, ho un modo un po' subdolo di effettuare un cambiamento politico. Non voglio confrontarmi direttamente con grandi potenze, che non siamo in grado di sconfiggere alle loro condizioni. Hanno più soldi, più peso, più tempo di reazione. Non possiamo essere efficaci senza un movimento di massa, e il popolo americano oggi è troppo comodo per adattarsi a un movimento di massa. Ma, mentre la disuguaglianza cresce, i legami fondamentali della fraternità sociale si stanno sfilacciando, come abbiamo discusso in materia di Occupy Wall Street. Mentre le tensioni aumentano, la gente diventa più disposta a impegnarsi in segno di protesta. Ma quel momento non è adesso.

Qualche anno fa, The Nation ha fatto un numero speciale sul patriottismo. Abbiamo chiesto a un centinaio di persone il modo in cui lo definiscono. Come si fa a definire il patriottismo? E a proposito, lei è probabilmente più famoso informatore del mondo, anche se non le piace questo termine. Quale caratterizzazione del suo ruolo preferisce?

Ciò che definisce il patriottismo, per me, è l'idea che uno lotta per conto del proprio paese. Come ho detto prima, questo è distinto dall'agire a beneficio del governo, una distinzione che è sempre più persa oggi. Tu non sei patriottico solo perché sostieni chi è al potere oggi o le loro politiche. Sei patriottico quando lavori per migliorare la vita della gente del tuo paese, della tua comunità e della tua famiglia. A volte questo significa fare scelte difficili, scelte che vanno contro il tuo interesse personale. La gente a volte dice ho rotto un giuramento di segretezza, una delle prime accuse mosse contro di me. Ma si tratta di un equivoco fondamentale, perché non esiste un giuramento di segretezza per le persone che lavorano nella comunità dei servizi segreti. Ti viene richiesto di firmare un accordo civile, chiamato Modulo standard 312, che dice in sostanza che se fornisci informazioni riservate, puoi essere citato in giudizio; ti possono fare questo e altro. E rischi di andare in prigione. Ma ti è anche chiesto di prestare giuramento, e questo è un giuramento di servizio. Il giuramento di servizio non è al segreto, ma alla Costituzione, per la protezione contro tutti i nemici, stranieri e nazionali. Questo è il giuramento che io ho mantenuto, e James Clapper e l'ex direttore della NSA Keith Alexander invece no. Alzi la mano e fai il giuramento nella tua classe quando sei a bordo. Tutti i funzionari del governo che lavorano per i servizi segreti lo devono fare, almeno, ed è lì che ho fatto il giuramento.

Per quanto riguarda l'etichettatura di qualcuno come informatore, penso che questo faccia a loro – a tutti noi – un disservizio, perché ci trasforma in "altri". Usare il linguaggio dell'eroismo, chiamare Daniel Ellsberg un eroe, e chiamare le altre persone che hanno fatto grandi sacrifici eroi, anche se quello che hanno fatto è davvero eroico – significa distinguerli dal dovere civico che hanno compiuto, e scusare il resto di noi dallo stesso dovere civico di parlare quando vediamo qualcosa di sbagliato, quando vediamo il nostro governo che compie reati gravi, abusi di potere, si impegna in massicce violazioni storiche della Costituzione degli Stati Uniti. Dobbiamo parlare, oppure siamo parte di quella cattiva azione.

"Io non sono un tipo da film. Non so cosa comporta la celebrità. Non so chi saranno gli attori e cose del genere. Ma chiunque voglia parlare delle questioni – è una gran cosa".

Forse ci dovrebbe essere un corso speciale per i bambini piccoli circa un dovere patriottico verso la Costituzione.

Si tratta anche di vedere come si comportano i genitori. È importante sapere quali sono le tue convinzioni, e che devi lottare per loro o altrimenti non ci credi davvero. Sapete, mio padre e mia madre, di fatto ogni membro della mia famiglia immediata, hanno lavorato per il governo federale. A volte si fraintende che non lotto per rovesciare il sistema. Quello che volevo fare era dare alla società le informazioni necessarie per decidere se voleva cambiare il sistema.

Se crede in un governo rappresentativo, l'approccio più diretto sarebbe quello di chiedere che i candidati per il Congresso si impegnino, se eletti, a compiere ogni sforzo per conoscere ciò che la comunità dei servizi segreti sta facendo e di limitarla nei modi che ha specificato. E forse, oltre a riempire i candidati giudici di domande sull'aborto, chiedere cosa decideranno sulle questioni della sorveglianza.

C'è un pericolo reale nel modo in cui funziona oggi il nostro governo rappresentativo. Funziona correttamente solo se abbinato con la responsabilità. I candidati concorrono all'elezione a forza di promesse elettorali, ma una volta che sono eletti rinnegano quelle promesse, cosa che è successa con il presidente Obama su Guantanamo, sui programmi di sorveglianza e sulle indagini dei crimini dell'amministrazione Bush. Questi erano promesse elettorali molto serie che non sono state mantenute. Io ho considerato di fornire le informazioni su questi programmi di sorveglianza prima delle elezioni, ma ho atteso perché ho creduto che Obama fosse sincero quando ha detto che stava per cambiare le cose. Ho voluto dare al processo democratico il tempo di funzionare.

Considerando la sua esperienza personale – i rischi che ha corso, e ora il suo destino qui a Mosca, pensa che altri giovani uomini o donne saranno ispirati o scoraggiati dal fare quello che ha fatto?

Chelsea Manning ha avuto 35 anni di carcere, mentre io sono ancora libero. Parlo con la gente nell'ufficio dell'ACLU a New York per tutto il tempo. Sono in grado di partecipare al dibattito e di fare una campagna per la riforma. Sono solo il primo che si fa avanti con successo nel modo che ho fatto. Quando i governi esagerano nel punire le persone per azioni che sono dissenso, piuttosto che una vera e propria minaccia per la nazione, rischiano di delegittimare non solo i loro sistemi di giustizia, ma la legittimità del governo stesso. Perché quando portano accuse politiche contro la gente per atti che sono stati chiaramente intesi almeno nell'interesse pubblico, negano loro la possibilità di una difesa di interesse pubblico. Le accuse che hanno portato contro di me, per esempio, hanno esplicitamente negato la mia capacità di fare una difesa di interesse pubblico. Non c'erano protezioni per informatori che avrebbero protetto me – e questo è noto a tutti nella comunità dei servizi segreti. Non ci sono canali adeguati per rendere disponibili queste informazioni quando il sistema fallisce in modo completo.

Il governo vorrebbe affermare che quelli che sono a conoscenza di gravi irregolarità nella comunità dei servizi segreti dovrebbero sottoporre le loro preoccupazioni alle persone responsabili di quegli stessi misfatti, e basarsi su quelle persone per correggere i problemi che queste stesse persone hanno autorizzato. Ritornando indietro a Daniel Ellsberg, è chiaro che il governo non si preoccupa di un danno alla sicurezza nazionale, perché in nessuno di questi casi c'era un danno. Al processo di Chelsea Manning, il governo non ha potuto indicare alcun caso di danno specifico causato dalla massiccia rivelazione di informazioni riservate. Le accuse sono una reazione all'imbarazzo del governo più che una genuina preoccupazione per queste attività, o altrimenti avrebbero dimostrato ciò che sono stati fatti danni. Siamo ormai a più di un anno dalle mie rivelazioni sull'NSA, e nonostante le numerose ore di testimonianza davanti al Congresso, nonostante le tonnellate di citazioni fuori onda da parte di funzionari anonimi che hanno motivi di vendetta, non un solo funzionario degli Stati Uniti, non un sola rappresentante del governo degli Stati Uniti, ha mai indicato un solo caso di danno individuale causato da queste rivelazioni. Questo, nonostante il fatto che l'ex direttore della NSA Keith Alexander ha detto che le rivelazioni avrebbero causato un danno grave e irrevocabile alla nazione. Qualche mese dopo aver fatto questa dichiarazione, il nuovo direttore della NSA, Michael Rogers, ha detto che, in realtà, non vede il cielo che cade. Non è così grave, dopo tutto.

Considerando quel tacito esonero, se le fosse dato un processo equo negli Stati Uniti, potrebbe essere un'opportunità storica perché lei difenda tutti i principi coinvolti.

Ho parlato con un sacco di avvocati abbastanza buoni di tutto il mondo. Non sono estradabile. Questo è il vero motivo per il governo degli Stati Uniti era furioso, anche quando all'inizio ero a Hong Kong. L'unico modo con cui potrei essere estradato è attraverso il principio di ciò che i miei avvocati chiamano "la politica che calpesta la legge." Se si tratta di una questione di diritto, le accuse che mi hanno rivolto – l'Espionage Act – sono chiamate delitto politico per eccellenza. Per delitto politico, in termini di legge, si intende qualsiasi crimine contro lo Stato, al contrario dei crimini contro un individuo. L'assassinio, per esempio, non è un crimine politico perché hai ucciso una persona, un individuo, e la sua famiglia è stata danneggiata. Ma sei hai danneggiato lo Stato stesso, non puoi essere estradato per questo.

Ma se potesse ottenere una garanzia di un processo equo?

[ride] Fidatevi di me, non avremo una tale garanzia, poiché l'amministrazione statunitense non vuole che io ritorni. La gente dimentica come sono finito in Russia. Hanno aspettato fino a quando sono partito da Hong Kong per annullare il mio passaporto al fine di intrappolarmi in Russia, perché è questo l'attacco più efficace che hanno contro di me, dato il clima politico negli Stati Uniti. Se riescono a dimostrare che sono in Russia e fanno finta che indosso t-shirt con scritto "I love Putin"...

Forse è esagerato, ma lei ci ricorda un po' il grande dissidente dell'era sovietica, Andrej Sakharov.

Lo conosco di fama, ma non conosco la sua storia personale.

È stato il co-creatore della bomba all'idrogeno sovietica, uno scienziato nucleare. Cominciò a preoccuparsi di ciò che aveva creato, e alla fine cominciò a protestare contro le politiche del governo. Ma non amava la parola "dissidente" perché, come lei, diceva: "In primo luogo, la Costituzione sovietica dice che ho tutto il diritto politico di fare quello che sto facendo. E in secondo luogo, il governo sovietico sta violando la propria Costituzione, mentre la gente non sa che cosa sta facendo il governo nel suo nome".

[ride] Wow, suona familiare. È interessante il fatto che menzionate l'attivita creativa di Sakharov – aveva prodotto qualcosa per il governo e poi si rese conto che era qualcosa di diverso da quello che intendeva. Questo è qualcosa che Bill Binney [informatore dell'NSA] e io condividiamo. Binney ha progettato ThinThread, un programma della NSA che utilizza la crittografia per cercare di rendere la sorveglianza di massa meno discutibile. E sarebbe stato comunque illegale e incostituzionale. Binney discuterebbe con voi tutto il giorno su questo tema, ma la sua idea era che avrebbe raccolto tutto di tutti, ma per essere immediatamente criptato in modo che nessuno potesse leggerlo. Solo un tribunale avrebbe potuto dare ai funzionari dei servizi segreti la chiave per decodificarlo. L'idea era quella di trovare una sorta di compromesso tra il diritto alla privacy e l'affermazione che se non si raccogli le cose mente accadono, non potrai più farlo in un secondo momento, perché ciò che la NSA vuole davvero è la capacità d'indagine retrospettiva. Vogliono avere un resoconto perfetto degli ultimi cinque anni della tua vita, in modo che quando arrivi alla loro attenzione, potranno sapere tutto di te. Io non sono d'accordo, ma Binney stava cercando di creare qualcosa di simile.

E ci ricorda anche Robert Oppenheimer [fisico del Progetto Manhattan], ciò che ha creato e di cui poi si è preoccupato.

Qualcuno ha parlato di recente di sorveglianza di massa e delle rivelazioni della NSA come il momento dell'atomica per gli informatici. La bomba atomica è stato il momento morale per i fisici. La sorveglianza di massa è lo stesso momento per gli informatici, quando si rendono conto che le cose che producono possono essere utilizzate per danneggiare un numero enorme di persone.

È interessante il fatto che così tante persone che diventano disincantate, che protestano contro le proprie organizzazioni, sono persone che hanno contribuito per loro qualcosa e poi hanno visto come questo è stato abusato. Quando stavo lavorando in Giappone, ho creato un sistema per garantire che i dati dell'intelligence a livello globale fossero recuperabili nel caso di un disastro. Non ero a conoscenza della portata della sorveglianza di massa. Mi sono imbattuto in alcune questioni giuridiche quando stavo creando il sistema. I miei superiori si sono arrestati come se dicessero: "E cosa ne faremo di questi dati?" E io mi dicevo: "Io non sapevo nemmeno che esistessero". Più tardi, quando ho scoperto che stavamo raccogliendo più informazioni sulle comunicazioni americane di quanto lo facessimo sulle comunicazioni russe, per esempio, il mio commento è stato del genere: "Oh, merda." Essere a confronto con la consapevolezza che ciò che hai fatto a beneficio delle persone viene usato contro di loro ha un effetto radicalizzante.

Come abbiamo detto, noi veniamo spesso in Russia. Forse non vuole parlare troppo della Russia?

[ridacchia] Per niente.

Perché no? Tutti sanno che non è finito qui per sua scelta.

Sareste sorpresi di sapere quanto sia efficace, almeno per influenzare gli elettori a bassa informazione, la propaganda negativa su di me. Forse i media da boutique, forse le persone che stanno leggendo i giornali e parlando con accademici e quant'altro, forse capiscono, perché sono ad alta informazione. Ma un sacco di persone sono ancora ignare che non ho mai avuto intenzione di finire in Russia. Non sono a conoscenza del fatto che i giornalisti stavano twittando dal vivo le immagini del mio posto sul volo per l'America Latina a bordo del quale non ero in grado di salire perché il governo degli Stati Uniti aveva revocato il mio passaporto. Ci sono anche alcuni che credono ancora sinceramente che io abbia venduto informazioni a Putin – per un favore personale, in cambio di asilo. E questo dopo che il presidente della commissione del Senato sui servizi segreti, che legge le segnalazioni della NSA sulle mie attività ogni mattina, ha detto che tutte queste teorie del complotto sono deliranti.

Abbiamo un presentimento, o certamente la speranza, che la rivedremo presto in America, forse qualche tempo dopo la fine di questa crisi ucraina.

Mi piacerebbe pensarlo, ma abbiamo fatto tutta la strada risalendo la catena a tutti i livelli, e cose del genere. È stata presa una decisione politica di non irritare la comunità dei servizi segreti. Le agenzie di spionaggio sono davvero in imbarazzo, stanno davvero male – le rivelazioni hanno fatto davvero del male alla loro mistica. Negli ultimi dieci anni, stavano ottenendo trattamento Zero Dark Thirty; erano eroi. Le rivelazioni sulla sorveglianza li hanno riportarti al tipo di narrazioni del Grande Fratello, e non ne sono affatto contenti. Sembra quasi che l'amministrazione Obama abbia paura della comunità dei servizi segreti. Hanno paura della morte per mezzo di mille tagli, sapete, fughe di notizie e cose del genere.

Parlando di film, abbiamo capito che, oltre al documentario di Laura Poitras, Citizenfour, saranno fatti un paio di altri film su di lei.

Qualsiasi cosa sia fatta per convincere la gente a parlare dei problemi è grande. Io non sono un tipo da film. Non so cosa comporta la celebrità. Non so chi saranno gli attori e cose del genere. Ma chiunque voglia parlare delle questioni – è una gran cosa.

Lei è già una celebrità.

C'è chi lo dice, ma finora ho firmato autografi solo per tipi da "libertà civili". E autografo ordinanze di tribunale.

Forse, ma ha bisogno di una strategia di come ha intenzione di utilizzare la sua celebrità, nel bene e nel male. La possiede, e non può sbarazzarsene.

[ride] Beh, è ​​una specie di condanna!

E non sa quello che l'aspetta. La fortuna a volte cambia improvvisamente, inaspettatamente.

Allora speriamo che le sorprese sono buone.

Ci ha dato molto del suo tempo, e le siamo molto grati, come lo saranno i lettori di The Nation e altri lettori. Ma prima di finire, ha qualche altro pensiero sul suo futuro?

Se dovessi indovinare ciò che sarà il futuro per me – ammesso che non sia una tuta arancione in un buco – penso che alternerò tra la tecnologia e la politica. Penso che ne abbiamo bisogno. Penso che sia in realtà quello che manca da parte del governo, per la maggior parte. Abbiamo avuto un sacco di gente che fa politica, ma non abbiamo tecnologi, anche se la tecnologia è una grande parte della nostra vita. È semplicemente fantastico, perché anche queste grandi aziende di Silicon Valley, i padroni dell'universo o qualsiasi altra cosa, non si sono impegnati con Washington fino a poco tempo fa. Stanno ancora giocando a rincorrersi.

Per quanto riguarda la mia politica personale, alcuni sembrano pensare che io sia una specie di arci-libertario, un iper-conservatore. Ma quando si tratta di politiche sociali, credo che le donne hanno il diritto di fare le proprie scelte, e che la disuguaglianza è una questione molto importante. In qualità di tecnologo, vedo le tendenze, e vedo che l'automazione significherà inevitabilmente sempre meno posti di lavoro. E se non troviamo un modo per fornire un reddito minimo alle persone che non hanno lavoro o non hanno un lavoro significativo, avremo disordini sociali che potrebbero far morire della gente. Quando avremo aumenti di produzione – anno dopo anno dopo anno – una parte  deve essere reinvestita nella società. Non ha bisogno di essere costantemente concentrata in fondi di capitale di rischio e cose del genere. Io non sono un comunista, un socialista o un radicale. Ma queste questioni devono essere affrontate.

 
Perché nelle icone nessuno sorride?

A questa domanda semplice e solo apparentemente ingenua, occorre una risposta seria e profonda. Le prime impressioni lasciate dalle icone modellano infatti molta della reazione successiva alla fede e alla dottrina cristiana ortodossa, ed è importante capire come le icone vogliano trasmetterci un’immagine dell’umanità trasfigurata. Una risposta meditata ci viene dalla storica dell’arte Irina Jazykova sul portale Pravmir. Presentiamo la risposta in russo e in traduzione italiana nella sezione “Santi” dei documenti.

 
I monasteri rupestri della Crimea

Presentiamo qui un tour fotografico dei monasteri rupestri di Shuldan e Chelter-Marmara e della città rupestre di Eski-Kermen in Crimea.

Il monastero di Cristo Salvatore a Shuldan si trova vicino al villaggio odierno di Ternovka a Sebastopoli. Il nome "Shuldan" significa "eco clamoroso" o "luogo inaccessibile". Si compone di due chiese rupestri e di venti stanze adibite a scopi religiosi ed economici, disposte su due ordini.

Il monastero fu fondato nell'VIII secolo da monaci iconoduli profughi provenienti da Bisanzio durante il periodo della lotta contro le icone da parte degli imperatori della dinastia isaurica di Leone e Costantino Copronimo. I monaci che vivevano a Shuldan lavoravano nella viticoltura e nella vinificazione.

Il monastero rupestre di Chelter-Marmara si trova su una scogliera del monte Chelter-Kaja, non lontano dal monastero di Shuldan, un miglio a nord-ovest del villaggio di Ternovka, nel territorio della città di Sebastopoli. È un oggetto di importanza federale nel patrimonio culturale dei popoli della Russia.

Nella lingua dei tatari di Crimea, "Chelter" significa "reticolo" o "griglia". Marmara è il nome di un borgo medievale ai piedi della montagna. Ci sono più di cinquanta grotte situate su quattro livelli. Ci sono quattro chiese, celle, una trapeza e magazzini e depositi. Nell'antichità erano collegati da scale in legno, balconi e gallerie che assomigliavano a un reticolo traforato.

Non lontano da questi monasteri si trova la città-fortezza medievale di Eski-Kermen. Nella lingua dei tatari di Crimea, il nome significa "vecchia fortezza". La città è costruita su un altopiano simile a un tavolo, delimitato da scogliere profonde fino a 100 piedi. È una delle città rupestri più visitate della Crimea e fa parte della Riserva storica e culturale di Bakhchisaraj. In questa città esistevano diverse chiese rupestri, scavate nella roccia tra il XII e il XIII secolo, con una moltitudine di affreschi.

alba sul Mar Nero

lungo la strada per il monastero di Shuldan

torre-cappella sopra il monastero di Shuldan

veduta dalla torre-cappella

veduta di Sebastopoli dalla cappella della torre

veduta panoramica dal monastero

ingresso al monastero

nel monastero

dipinto della torre-cappella

ingresso alla chiesa

campana della chiesa

nella chiesa principale del monastero

nella chiesa principale del monastero

una cella

nel monastero

scogliere lungo la strada verso il monastero di Chelter-Marmara

lungo la strada per il monastero di Chelter-Marmara

scogliere lungo la strada verso il monastero di Chelter-Marmara

nel monastero di Chelter-Marmara

veduta panoramica dal monastero di Chelter-Marmara

chiesa di san Sabba il Santificato nel monastero di Chelter-Marmara

veduta attraverso una finestra nella chiesa di san Sabba

icona di san Nicola

chiesa di san Nicola

dono del Fondo di sant'Andrea il Primo chiamato al monastero di san Sabba il Santificato a Chelter-Marmara in ricordo del trasporto delle reliquie di sant'Andrea dalla cattedrale dell'Epifania a Mosca in Crimea il 30 luglio-agosto 30, 2016

il monastero di Chelter-Marmara

antica città di Eski-Kermen

antica città di Eski-Kermen

nella chiesa della città rupestre di Eski-Kermen

città rupestre di Eski-Kermen

città rupestre di Eski-Kermen

in una delle grotte di Eski-Kermen, con resti di affreschi

in una delle grotte di Eski-Kermen

in una delle grotte di Eski-Kermen

veduta da una grotta Eski-Kermen

veduta panoramica dalla città di Eski-Kermen

serata sulla costa meridionale della Crimea

 
Come il mito di un dogma della terra piatta ha fatto iniziare la guerra tra religione e scienza

Avviare una guerra con falsi pretesti non è cosa nuova. Ma quando alcuni accademici del XIX secolo hanno dichiarato una guerra tra scienza e religione, hanno fatto a tutti noi un disservizio.

John W. Draper (1811-1882) nacque in Inghilterra in una devota famiglia metodista. Nel 1832 emigrò negli Stati Uniti, studiò medicina all'Università della Pennsylvania e successivamente divenne professore di chimica e biologia e capo della scuola medica all'Università di New York. Nel frattempo aveva rifiutato la religione della sua famiglia e aveva acquisito un'intensa antipatia per il cattolicesimo. Due fattori furono fondamentali nell'elaborazione del suo atteggiamento: i dibattiti sull'evoluzione darwiniana scoppiati poco dopo la pubblicazione di Sull'origine delle specie nel 1859 e l'atteggiamento reazionario di papa Pio IX verso il progressivismo liberale incapsulato nel suo Sillabo degli errori pubblicato nel 1864.

Nel 1874 Draper pubblicò The History of Conflict Between Religion and Science, in cui sosteneva che gli eventi del XIX secolo riflettevano la totalità della storia cristiana. Il cristianesimo si opponeva al progresso perché era sempre stato un ostacolo alla scienza, alla ragione e al progresso. Un esempio particolarmente esile di questo era l'insistenza della Chiesa su una terra piatta, un dogma risibile che persistette ostinatamente fino a quando Colombo non lo demolì, prevalendo coraggiosamente nonostante le ignoranti proteste dei cardinali spagnoli.

Draper, con un piccolo aiuto da parte di Washington Irving, diffuse così il mito della "terra piatta", l'idea che prima di Colombo ci fosse una diffusa convinzione religiosa che la terra era piatta. Gli storici contemporanei hanno infranto questo mito: ta questi, il libro di Jeffrey Russell Inventing the Flat Earth è probabilmente il più dettagliato resoconto di come e perché è sorto il mito. Lo storico della scienza David Lindberg riassume la comprensione medievale della terra e del cosmo nel suo libro The Beginnings of Western Science: "Al centro di tutto è la sfera della terra. Ogni studioso del periodo medievale ha concordato sulla sua sfericità, e le stime antiche della sua circonferenza (circa 252.000 stadi) erano ampiamente conosciute e accettate" (p. 253).

Il fatto piuttosto banale è che gli scrittori cristiani più istruiti accettavano gli insegnamenti greco-romani sulla terra e sul cosmo, e passavano rapidamente alle questioni più urgenti del peccato e della salvezza. Nessuna autorità cristiana di alcuna rilevanza ha mai insegnato che la terra fosse piatta.

Quindi, da dove ha trovato Draper l'idea di una credenza cristiana medievale in una terra piatta? Aveva letto il libro di William Whewell, History of Inductive Sciences, pubblicato circa tre decenni prima. Whewell, un vice-cancelliere di Cambridge e sacerdote anglicano, trasformò in stelle intellettuali due autori cristiani minori, Lattanzio e Cosma Indicopleuste. Lattanzio era un convertito del secolo IV dal paganesimo al cristianesimo che si compiaceva particolarmente di litigare con tutto ciò che avesse mai detto un filosofo pagano, inclusa la teoria che la terra era rotonda. I cristiani volevano i convertiti, ma neanche loro potevano sopportare Lattanzio, le cui opere furono condannate dopo la sua morte.

Cosma Indicopleuste fu un esemplare ancor più peculiare. Un mercante e navigatore del sesto secolo che più tardi entrò nella vita monastica, Cosma vantava una mente letteralista al di là di ogni speranza. Per lui, le mappe di Strabone e di Eratostene con proiezioni di forma rettilinea significavano che la terra era fisicamente piatta. Inoltre, confermavano un'interpretazione letterale di  descrizioni bibliche come i "quattro angoli della terra" (che la maggior parte degli altri prendeva allegoricamente). A differenza di Lattanzio, le idee di Cosma erano troppo sciocche per essere condannate. Si limitarono a ignorarlo. Ma Whewell lo riesumò assieme a Lattanzio, e Draper corse in giro con i cadaveri. Così un eretico a lungo dimenticato e una nullità stravagante sono diventati i portabandiera della geografia cristiana medioevale.

Draper fu seguito nel 1896 dal presidente dell'Università di Cornell, Andrew Dickson White, che pubblicò il set di due volumi History of the Warfare of Science with Theology in Christendom. Da storico migliore di Draper, White capì che l'argomento medioevale della terra piatta medievale era tristemente tenue. La sua tattica fu quella di falsificare astutamente alcuni Padri della Chiesa (Basilio, Crisostomo) come sostenitori della terra piatta, e argomentare che sostenitori della terra non piatta erano poche coraggiose anime che nuotavano contro una marea colossale. Come gente come Origene, Ambrogio, Agostino, Clemente e Aquino potessero nuotare contro le maree da loro  stessi create, questo non è mai stato spiegato. Ma non importa. I fatti non fanno che confondere una buona storia. La narrativa era audace e semplice, e fu abbracciata con zelo dall'intellighentsia ottocentesca, che affermava che oggi, come sempre, la religione sovverte la conoscenza e il progresso. Era una lotta classica del bene contro il male, del progresso contro il regresso, dell'ignoranza contro l'illuminazione - proprio ciò di cui i giornali avevano bisogno per vendere copie.

Non è mai esistito un dogma della terra piatta. Quando Colombo si confrontò con i cardinali spagnoli, la questione era la dimensione della terra, non la sua forma. E i cardinali avevano ragione: la terra era di gran lunga più grande di quanto credeva Colombo. La sua missione era mal concepita, e fallì. Ma fallì in modo glorioso. Colombo andò nella tomba pensando erroneamente di essersi imbattuto in un certo angolo dell'Asia.

Whewell, Draper e White hanno tutti dato contributi lodevoli alla scienza e alla società, ma il loro coinvolgimento nell'errore della terra piatta è una macchia riprovevole. Hanno fabbricato una storia falsa messa in risalto da un dogma inesistente e l'hanno utilizzata per attaccare i credenti come incessantemente reazionari, ottusi nemici della scienza. In realtà, la scienza e la religione hanno avuto una storia complessa, che sfida le etichette semplicistiche. Lo stesso papa reazionario del Sillabo degli Errori ha anche istituito la Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei (successivamente chiamata Pontificia Accademia delle Scienze), dedicata alla promozione della scienza. Inoltre, i chierici hanno spesso dato importanti contributi al progresso scientifico: Mendel nella genetica e Lemaître nella cosmologia del big bang. Ma ci sono anche nadir infami, come nei casi di Teilhard de Chardin e Galileo. Affermare che la scienza e la religione hanno conosciuto solo una guerra incessante tradisce un'ignoranza della storia e possibilmente un ordine del giorno socio-politico.

La lezione in tutto questo è che sia la scienza che la religione sono degli sforzi umani e la natura umana si impone su di loro. Whewell, Draper e White hanno permesso alla natura umana di intromettersi negli studi accademici di buon livello. Purtroppo, la divisione in fazioni avversarie è profondamente insita nel nostro patrimonio naturale. Ancora più degli amici, noi umani abbiamo bisogno di nemici. Questi ultimi ci definiscono, ci danno uno scopo; spesso, senza di loro siamo persi. La ricerca di punti di accordo e la costruzione di un terreno comune non sono cose eccitanti; non rimescolano i sensi e non fanno bollire il sangue. È molto più divertente agitare una spada e gridare: "Addosso ai cattivi!", e di solito è troppo tardi quando ci rendiamo conto che i cattivi siamo noi.

Sia all'interno della scienza che della religione, tuttavia, c'è ispirazione per resistere al tribalismo distruttivo. Al suo meglio, la religione ci insegna a essere umili, a essere strumenti della pace divina, a cercare di comprendere piuttosto che di essere compresi. Allo stesso modo, al suo meglio, la scienza ci insegna a falsificare le nostre idee più apprezzate e confortanti, a cercare di dimostrarle sbagliate. La scienza e la religione non sono nemiche tra loro. Le menti piccole e le immaginazioni ottuse sono nemiche di entrambe.

 
La comunità ortodossa di Lira in Uganda si unisce alla Chiesa russa

la comunità ortodossa a Lira, Uganda. Foto: t.me/exarchleonid

I sacerdoti e la comunità ortodossa della città di Lira in Uganda hanno deciso di trasferirsi nella Chiesa ortodossa russa.

La comunità ortodossa della città di Lira in Uganda ha espresso il desiderio di entrare a far parte dell'Esarcato patriarcale in Africa. Lo ha annunciato sul suo canale Telegram il metropolita Leonid di Klin, esarca della Chiesa ortodossa russa per l'Africa.

Il sacerdote Georgij Maksimov ha visitato la comunità di Lira come parte di un gruppo missionario.

"Dopo una lunga e dettagliata conversazione, i tre sacerdoti e l'intera comunità hanno deciso insieme di trasferirsi nella Chiesa ortodossa russa", ha affermato il metropolita Leonid.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha riferito che il 13 febbraio 2022 in Uganda è stata celebrata la prima Liturgia con l'antimensio dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa; hanno concelebrato i sacerdoti Georgij Maksimov e David Lakvo.

 
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